Il ritorno dell'Imperatore

di metaldolphin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di pirati e vecchie comari ***
Capitolo 2: *** L'Imperatore e l'uomo ***



Capitolo 1
*** Di pirati e vecchie comari ***


Quando sentii che era stata avvistata la Red Force in avvicinamento, anche se erano ormai passati anni dall’ultima volta che aveveo visto Shanks, non andai al porto.

Rimasi dietro al bancone a lucidare bicchieri già puliti, così nervosa da farmi dolere le dita. Sapevo che sarebbero venuti qui, lo facevano sempre e sicuramente l’equipaggio era all’oscuro di quanto accaduto tra noi, anche se qualcuno più sveglio e vicino al capitano credo avesse sospettato qualcosa.

Come avrei reagito, incontrandolo?
Quell’ultima notte l’avevo cacciato: dopo un contorto ragionamento senza capo né coda, in cui diceva di dovermi lasciare, nonostante mi amasse, per non farmi soffrire, aveva raggiunto l’apice dell’assurdo chiedendomi di rifarmi una vita al villaggio.
A quel ricordo battei il boccale che avevo tra le mani, incrinandolo sul bancone. Lui di certo non immaginava neanche quante lacrime avevo versato per colpa sua…io sapevo che comunque anche lui ne aveva spese quella stessa sera.

Davvero aveva creduto che avrei potuto dimenticarlo o addirittura sostituirlo?
E lui, con quante altre era stato, sostituendomi senza rimorso alcuno?

Forse, adesso nemmeno sarebbe venuto al bar…dopotutto la sua importanza era cresciuta, adesso lo definivano Imperatore: cosa avrebbe avuto da spartire con l’umile Makino?

Non so se mi faceva più male l’idea di rivederlo o più paura quella di trovarmi faccia a faccia con lui.
In un modo o nell’altro, comunque, la cosa non sarebbe dipesa da me.

Ormai erano attraccati: la folla si disperdeva dal porto…ciò voleva dire che il momento della verità stava per arrivare e il petto mi doleva da quanto forte mi batteva il cuore. Ma passò circa un’ora e, gradualmente, mi calmai. Forse non sarebbe arrivato nessuno.

Finendo di riordinare, notai che la luce era diminuita: un’ombra imponente si stagliava contro la porta del locale.
-Ciao, Makino. Come va la vita?
Voce conosciuta, ma non era il Capitano.

Mi voltai a guardare il nuovo arrivato che mi sorrideva senza capire che così diventava molto più inquietante.
-Ciao, Benn. Quanto tempo…- lo salutai, sospirando di sollievo. -Qui è sempre la stessa vita, lo sai.- aggiunsi, rispondendogli.
-Sempre uguale, eh?- rimarcò a sua volta, osservando con insistenza le mie mani e distolsi la sua attenzione chiedendogli cosa volesse da bere, visto che si era seduto la bancone sul quale stava posando una banconota appena tirata fuori.
-Una birra fredda, grazie.
Lo servii subito.

Era strano il fatto che fosse solo, ancor più che mi rivolgesse tutte quelle domande sulla vita qui, ma sospettai che ci fosse una ragione ben precisa dietro.
Non posso dire che Benn non fosse un bell’uomo, ma aveva uno sguardo che potevo classificare non troppo rassicurante e non era il tipo che si immischiava nei fatti altrui. Ma era pur sempre il Vice di un Imperatore, quindi non era uno stupido.
Ne ebbi conferma pochi minuti dopo, quando alla mia espressione che virava tra l’infastidito ed il perplesso, tolse la fine sigaretta di bocca e scosse ripetutamente il capo.
-Ah! Scusami, Makino, ma non ci riesco….
Lo guardai con una domanda muta negli occhi ed incrociai le braccia sotto al seno, in attesa di una risposta.
-Qualsiasi cosa dica Shanks, non posso fare la vecchia comare, tantomeno il ruffiano…- ammise, per poi mandare giù tutto d’un fiato il mezzo boccale di birra che gli era rimasto.

Rimasi congelata da quella strana affermazione.
-Cosa c’entra Shanks, adesso?- chiesi atona.

Benn posò con studiata attenzione il boccale umido di condensa sul bancone, poi rispose come se misurasse con attenzione le parole: -Vedi, non so cosa sia successo tra voi, ma prima di ormeggiare il Capitano mi ha chiesto, in privato, di venire qui non appena avessimo toccato terra, con priorità assoluta.
-E perché mai?- lo incalzai, già nervosa perché un pensiero malsano stava già formandosi nella mia mente, annientando calma e pazienza.
Lui abbassò la voce: -Voleva… che scoprissi qualcosa su te… se avessi messo famiglia… non so altro, Makino, ti giuro!

Passai una mano sul viso.
Di solito sono una persona calma e gentile, ma sbuffai e portai le mani dietro la schiena a sciogliere il nodo che mi teneva il grembiule fermo in vita, quindi lo sfilai dalla testa, lo piegai malamente e lo sbattei forte sul bancone, facendo sussultare tutto ciò che vi stava sopra.

Uscii in sala e mi avvicinai al pirata, lo afferrai per un polso e lo trascinai fuori.
Chiusi con una certa violenza la porta del Party’s ed alzai il viso per piantargli il mio sguardo furente negli occhi.
-Il tuo Capitano è rimasto a bordo?- domandai
Lui annuì: -Attende che io torni ad informarlo.
-Bene- affermai -Portami subito da lui, Benn- ordinai, decisa.
-No, Makino- ribattè duro, ma non mi lasciai scoraggiare.
-Allora vado sola. La Red Force è al porto, no? Posso andare anche per conto mio!- esclamai, lasciandolo basito.
Tutti sanno che su un’imbarcazione si sale soltanto dietro assenso del Capitano… non credo che l’avrei avuto se l’avessi chiesto. Cercai di non pensarci e mi avviai nella direzione del mare, decisa a vomitargli in faccia il rancore che avevo accumulato negli anni di lontananza, condito da una buona dose di rabbia.

Tallonata da Benn, non mi fermai neppure quando incrociammo Yasop e Lucky Lou, che dal porto salivano all’abitato.
-Makino…- iniziò a dire con un sorriso il primo, ma senza fermarmi urlai loro: -Il Party’s è chiuso!- annullando ogni loro tentativo di dialogo.

La Red Force dondolava appena sul mare calmo e pensai che non lo sarebbe rimasto a lungo, così placido.

Una volta a bordo (ero salita senza chiedere il permesso di rito), con Benn ancora appresso, mi piantai a braccia conserte e gambe larghe sul ponte e gridai: -SHAAANKS!- con quanto fiato avevo in gola.



Autore a piè di pagina:
Aveva lasciato anche a me l'amaro in bocca la storia precedente, così ho deciso per il sequel.
Ringrazio Yellow Canadair per avermi fatto conoscere e messo curiosità sulla Ciurma del Rosso... il mio Benn non è serio quanto il suo, splendidamente tratteggiato in una situazione ben più tragica, con "Le schiave" e "L'uomo che tornava dal mare", ma è servito comunque egregiamente qui in un ruolo che sconfina tra ruffiano, vecchia comare ed investigatore privato...
Perdonami bel pirata!

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Capitolo 2
*** L'Imperatore e l'uomo ***


Mi aspettavo che venissi fuori da sottocoperta, invece mi atterrò vicino con un tonfo, prendendomi alla sprovvista: doveva essere appollaiato da qualche parte, tra il sartiame o su di un pennone.

Si affrettò a rimettere a posto il mantello scuro, che si era scostato dal braccio mutilato, così da celarlo al mio sguardo, come se non lo avessi mai visto, facendo sbollire in parte la mia ira.
Tra la sorpresa di vederlo piombare così, il rinnovato dolore nel rivedere quella menomazione col significato che portava, unitamente al fatto che lo incontravo di nuovo dopo tutto quel tempo, mi avevano, in qualche modo bloccata.

Mentre Benn ne approfittava per svicolare di soppiatto, restammo a fissarci come due statue di cera.

Era più maturo e massiccio di come lo ricordavo, ma i suoi capelli erano rimasti dello stesso colore vivo e la cicatrice sempre ben visibile.

Sollevai la mano di scatto, in un gesto istintivo, ma lui intercettò il mio polso quando il mio palmo era ad un paio di centimetri dal suo viso.
Certo che era stato veloce…

Era più bassa e profonda la sua voce, quando mi parlò: -So di meritarmelo, Makino, ma non posso lasciartelo fare.- mi ammonì, e seguii l’impercettibile movimento del suo sguardo.
Mi voltai appena e vidi un gruppetto dei suoi uomini fissarci con gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Capii che l’imperatore non poteva mostrarsi debole davanti alla Ciurma, non poteva prendere uno schiaffo a casa sua, per così dire, da chiunque e men che meno da una donna.

Non lasciò il mio polso, ma accostò il viso alla mano aperta, costringendomi ad una carezza che non gli avrei mai dato di mia spontanea volontà. Toccavo la sua pelle calda di nuovo, senza che ne avessi avuto intenzione, ma inebriandomi di essa, nonostante tutto.
-Sei un miserabile- sibilai, con meno rabbia di quella che avrei voluto usare.

Mi sorrise, quindi si voltò verso una porta e mi trascinò, senza lasciarmi, sottocoperta …cercai di impuntarmi, ma fu inutile… era pur sempre un pirata: che intenzioni aveva? Arrivammo alla sua cabina e dopo averla aperta spingendone la porta con la spalla, mi ci lanciò praticamente dentro con un movimento fluido della mano, poi mi seguì e richiuse l’uscio dietro di sé.

Sfilò lo spadone che portava in vita per gettarlo in un angolo e mi si avvicinò.
Arretrai di un passo, intimorita, ma la distanza tra noi non si ridusse.
-Avanti- mi incitò -Fallo. Ne hai tutto il diritto.- mormorò, fissandomi.

Allora mi lasciai andare, e presi a colpirlo a mano aperta sul viso, tempestai di pugni il suo petto; non si ritrasse, non tentò di fermarmi… non c’era più l’Imperatore davanti a me, soltanto un uomo che ammetteva il suo errore.
Non gli urlai contro, ma le lacrime presero a scorrermi sul viso e ne sentii il sapore così simile a quello del mare.
Ad un tratto mi afferrò la mano, fermando quello sfogo che iniziava a scemare, e si chinò, poggiando le sue labbra sulle mie. Non approfondì il contatto, ma continuò ad assaggiarle con calma, delicatamente, fino a che non cedetti e risposi a quella richiesta.

Non so quanto durò quel bacio che in sé aveva il sapore del mare, dei ricordi e della nostalgia…quando ci staccammo, però, lui mi sorrise ed io sentii cedere le gambe: da troppo tempo mi mancava, da troppo tempo lo desideravo. E la cosa doveva essere reciproca, perché si gettò su me con la stessa sete di un uomo che avesse attraversato il deserto senza nulla da bere.

Io non fui da meno.

Diverso tempo dopo, mentre si acquietava nella solita posizione di un tempo, appoggiando il capo sul mio seno, e sospirò. Titubava, come se volesse dirmi qualcosa e mi tornò in mente la nostra ultima notte ed ebbi paura. Era cominciata così ed era finita che l’avevo cacciato via da casa.
-Ho mandato Benn da te perché…- iniziò a dire, ma lo fermai.

-So perché l’hai fatto, non ci vuole molto a capirlo. Volevi sapere se mi fossi rifatta una vita. Credo di averti già dato una risposta, Shanks.- mentre gli dicevo questo, allo stesso modo di quella notte, gli sfiorai la pelle irregolare di quel triplo sfregio e tirai un profondo respiro.
-E adesso?- mi chiese.
Chiusi gli occhi ed abbandonai il capo sul cuscino che profumava di lui.

Cosa avremmo fatto? Conoscevo già la risposta.
Avrei continuato ad attenderlo, tutte le volte che fosse andato via da Goa, da Foosha, da me.

Cos’altro avrei potuto fare? Sapevo di amarlo, sapevo che mi amava.
Ed anche se non lo aveva detto, gli leggevo nello sguardo che ero rimasta l’unica nel suo cuore.

-Lo sai.- gli sussurrai -Continuerò ad aspettare il ritorno della  Red Force, ogni volta che andrai via.
-Ed io tornerò a casa ogni volta che mi sarà possibile…- soffiò in un sorriso.

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