My Life Changed

di _Black_Rainbow_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Are you following me? ***
Capitolo 2: *** Cupido ***
Capitolo 3: *** Come un castello di carte ***
Capitolo 4: *** Sometimes things go wrong ***



Capitolo 1
*** Are you following me? ***






Elsa era appena arrivata nella nuova scuola, non era stato facile trasferirsi dall'altra parte del mondo e lasciare tutti i suoi amici, ma ormai era un mese che viveva lì ed aveva scoperto di trovarsi stranamente bene.

Fortunatamente a mitigare il peso della distanza c'era sempre la sua sorellina, Anna. Era, letteralmente, il suo sole, felice e socievole, non perdeva occasione per fare amicizia e trascinarla per la città alla ricerca di negozi e di nuove avventure.

Non che lei non fosse socievole, ma preferiva il silenzio e leggere per conto suo piuttosto che cercare attenzioni. Le piaceva starsene da sola e se qualcuno voleva stare con lei doveva fare la prima mossa. Anche se, a dire il vero, un'occhiata attorno l'aveva data e un ragazzo aveva attirato la sua attenzione.

Si chiamava Jack, capelli chiarissimi, a volte sembravano bianchi, occhi luminosi e sorriso sempre presente.

Aveva uno sguardo davvero profondo, la intrigava. Lui era il tipo che attirava attenzioni, con molti amici e sempre impegnato, che fosse sport o studio poco importava.

A dire il vero non si erano ancora mai parlati, ma più di una volta i loro sguardi si erano incontrati durante le lezioni. Aveva anche notato che, negli ultimi giorni, aveva iniziato a sedersi al suo tavolo per ascoltare le storie di Anna sul loro paese natale e sul loro trasferimento. Anna aveva la pessima abitudine di attirare attenzioni e parlare un sacco.

Quando era vicino le piaceva ascoltare la sua risata, la faceva sentire più tranquilla, come se tutto fosse al suo posto, almeno per un po'. Per questo non si era mai lamentata della sua vicinanza costante.

Certo la presenza di quest'ultimo non era esattamente disinteressata.

Anche Elsa attirava tutti gli sguardi, maschili. Capelli biondissimi, occhi azzurri luminosi, naso leggermente all'insù, labbra rosse e perfette, obiettivamente era bellissima e per la prima volta Jack non sapeva come comportarsi con qualcuno... E se non le fosse piaciuto il suo lato da buffone?

Era quello che sapeva fare meglio, far ridere le persone.

Sbuffò guardando fuori dalla finestra, la ragazza, qualche banco più indietro stava osservando lui.
 
***
 
Era la prima volta che tornava a casa sola, ma Anna aveva insistito per fermarsi con un nuovo amico, Kristoff. Elsa aveva avuto la sensazione che alla sorella il ragazzo interessasse molto più che come amico, ma aveva preferito non dire niente e lasciarli soli.

A dire il vero anche lei era in compagnia, una decina di passi più dietro Jack la seguiva silenziosamente da quando la campanella aveva annunciato il termine delle lezioni.

-Hai finito di seguirmi?

Alzò volutamente la voce, il capo leggermente piegato all'insù perché lui potesse sentirla. Rallentò il passo perchè potesse raggiungerla e aspettò una mossa.

-Te ne sei accorta.

I loro occhi si incontrarono e si studiarono interessati, come se potessero leggersi dentro.

-Io sono Jack Frost.

-Elsa. Ma scommetto che già lo sai, hai l'abitudine di seguire tutte le nuove studentesse?

Lui scoppiò a ridere imbarazzato.

-A dire il vero seguo solo quelle carine.

-Non so se sentirmi lusingata o offesa per la tua mancanza di tatto.

-La prima, decisamente la prima. Sei la prima ragazza carina che seguo

Anche lei sorrise alla leggera goffaggine del ragazzo.

-Perché mi stavi seguendo?

-Una ragazza non dovrebbe girare per la città tutta sola.

Assunse lo sguardo più serio del suo repertorio.

-Pessima scusa.

Lui scoppiò a ridere, lei anche. Si fermarono all’ingresso di una stretta strada laterale.

-Sono arrivata, grazie per la compagnia.

Lui dondolò leggermente sui talloni, indeciso su come sarebbe stato meglio salutarla.

-Ci vediamo domani, Elsa.

Le sorrise, le lasciò una live carezza sulla spalla prima di girarsi e tornare indietro. Si girò un paio di volte a controllare se lei fosse ancora lì, ma se ne era già andata.
 
***
 
Elsa quel giorno si era vestita più carina del solito, una gonna al ginocchio, azzurra e leggera, incurante dell'autunno che stava lentamente lasciando il posto all'inverno ed un maglioncino più scuro che faceva risaltare la pelle candida e gli occhi leggermente truccati, solo una linea di matita nera e un po' di mascara per farli sembrare più grandi.

Anna per tutto il tragitto fino a scuola non aveva fatto altro che assillarla per sapere chi fosse il ragazzo che le piaceva.

A lei Jack non piaceva. Ma non c'era nulla di male nel volersi vestire bene per una volta, giusto?

Elsa cercava di convincersi fosse un giorno come gli altri, ma appena pensava al ragazzo il suo cuore si fermava leggermente, e poi riprendeva a battere più forte.

Jack, dal canto suo, quel giorno aveva completamente distrutto la sua camera alla ricerca della sua maglia fortunata, ora sembrava una zona di guerra tanto era il caos che regnava.

Decise di sistemare tutto al suo ritorno, proprio non poteva rischiare di arrivare tardi quel giorno.





 

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Capitolo 2
*** Cupido ***





Elsa si stupì non poco quando posto di Astrid al suo fianco si accomodò Jack. L'aveva notato appena era entrato, con il fiatone, aveva salutato tutti con un sorriso enorme sul volto e lei gli aveva rivolto un piccolo gesto prima di tornare al suo libro

Perché lui si fosse seduto lì per lei era un mistero, la deconcentrava dalla sua lettura, vedeva le sue mani muoversi nervosamente, strette appena sopra al ginocchio, con il piede teneva il ritmo di una canzone che solo lui poteva sentire.

-Ciao Jack.

Finalmente aveva deciso di alzare lo sguardo per incontrare quello dell'altro.

Lui le sorrise imbarazzato. -Ciao Elsa.

Il suo sguardo si fermò sulle mani della ragazza, erano piccole, curate, le dita lunghe e affusolate.

Da quando faceva caso a certi particolari?

-Non hai freddo?- Chiese indicando l'abbigliamento leggero di lei.

-No, mi piace il freddo. Ci sono abituata. Come mai qui?

-Mi sembrava avessi bisogno di divertirti un po'.

Rise facendo sorridere anche lei. Gli piaceva come le sue labbra si arricciavano e le guance si arrossavano gonfiandosi, anche la punta del naso, leggermente all'insù, si colorava.

Non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.

-Ti sei imbambolato?

-No!-Distolse lo sguardo, era stato beccato a fissarla, si chiese se adesso avrebbe pensato che lui fosse un qualche tipo di stalker. Il
giorno prima l'aveva seguita, ora la stava fissando e lei ancora non sapeva quante altre volte l'avesse fatto. In effetti, dall'esterno poteva benissimo sembrare un maniaco.

-Astrid ha detto che le andava bene scambiarci, così può stare vicino a Hiccup, non so se lo sai, ma stanno insieme da parecchio ormai, mi dispiace separarli.

-Avevo notato. Sai, ci ho parlato quando ancora era la mia compagna di banco, è simpatica.

-Quando non cerca di farti mangiare da una drago.- Borbottò.

-Come?

Lui rise all'espressione confusa di Elsa. Decise che era il caso di spiegare e, magari, raccontare qualche storiella imbarazzante sugli amici avrebbe aiutato a rompere il ghiaccio.

-All'asilo c'era un robot, una drago telecomandato, potevi farlo volare, camminare e un mucchio di altre cose. Un giorno l'ho presa in giro dicendo che le piaceva Hic e lei mi ha inseguito con quel robot per tutta la stanza, finché non le hanno tolto il telecomando. Vorrei farti notare che avevo pienamente ragione.

-Quindi sei una specie di cupido.

Lei rise immaginando lo mezzo nudo, un pannolino bianco addosso.

Le immagini di lui versione cupido vennero sostituite da altre meno caste, ma, forse, più divertenti. Era magro, non troppo alto, ma comunque più di lei ed era convinta che dovessero esserci anche parecchi muscoli, quelli di chi si tiene in esercizio costante senza esagerare mai.

-È il mio vero lavoro, ma non dirlo a nessuno.

Risero insieme. Lei non rideva così da tanto.

Con lui era tutto facile, anche parlare, non c'erano silenzi imbarazzanti e lui sembrava sapere sempre cosa dire e cosa fare al momento giusto. Un po' si sentiva intimorita dalla grande confidenza che gli aveva concesso dopo aver scambiato appena qualche parola.

Decisamente Anna avrebbe specificato che non era da lei e che probabilmente si era presa una bella cotta. Elsa non aveva una cotta per Jack, ancora non sapeva nulla di lui e lei non era il tipo da buttarsi tra le braccia del primo venuto, era molto selettiva e soprattutto voleva delle certezze.

Voleva essere certa che i suoi sentimenti fossero ricambiati e che le forze in gioco nel rapporto fossero equilibrate.

Si portò una mano alla fronte sospirando. Pensava già ad un possibile rapporto, forse, e solo forse, la vocina di Anna nella sua testa non aveva sbagliato così tanto.

Jack aveva notato l'aria pensierosa e il sospiro della ragazza così si era avvicinato al suo viso.

-Tutto bene?

Lei, d'altro canto, era così immersa nei suoi pensieri da non rendersi conto di lui e della sua vicinanza finché non sentì la sua voce.

-S-scusa...

Si allontanò mettendo una maggiore distanza tra i loro volti.

-Tutto bene.

Il sorriso che gli rivolse bastò a Jack per accorgersi di essersi innamorato di lei.





Note: è corto, ma mi farò perdonare ;) promesso!
Baci _Black_


 

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Capitolo 3
*** Come un castello di carte ***


Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, se avete consigli sono tutta orecchie :) Buona lettura.

_Black_









-Jack, stai occupando la mia sedia.

Lo guardò, disteso sulle due sedie, un braccio a coprirgli gli occhi e le gambe a penzoloni.

Si, era davvero molto carino, ma questo non la fermò dal togliergli la sedia da sotto al sedere e farlo finire a terra.

-Così impari.

Lui borbottó delle proteste massaggiandosi la parte lesa. Lei lo ignorò, come sempre del resto, cominciando a rivedere gli appunti della lezione precedente.

-Sai, sei carina quando mordi la matita in quel modo.

Il suo respiro le solleticó il collo, le guance si arrossarono e i loro occhi si incontrarono. Il tempo parve fermarsi attorno a loro, c'erano solo loro due e la voglia di abbracciarsi e baciarsi per ricordare ancora quella sensazione familiare di pace e di tranquillità. Poi lei gli diede un piccolo buffetto sulla guancia sorridendo e tornò a concentrarsi sugli appunti.

-Elsa, me lo dai un bacio?

-Puoi scordartelo, siamo in classe.

Lui mise un adorabile broncio, consapevole che lei avrebbe ceduto, non riusciva proprio a resistergli quando faceva così.

-Jack...

Non ce la faceva proprio. Appoggiò velocemente le labbra alle sue staccandosi subito.

-Accontentati.

Lui rise del suo tono imbarazzato, delle sue guance arrossate, dei suoi occhi sfuggevoli.

Lo divertiva la sua reticenza a lasciarsi andare in pubblico, lo invogliava a stuzzicarla fino a farla cedere.

Strano a dirsi, ma lei aveva tutto quello che lui aveva sempre desiderato. Si compensavano perfettamente, se lui era giocoso e sempre allegro, lei era seria e badava anche a lui, non rideva spesso ma quando lo faceva era come sentire una scossa elettrica partire dal cuore e non poteva fare a meno di unirsi a lei nella risata.

Il suo sorriso poi, Jack non avrebbe saputo descriverlo nel modo giusto. Le parole non erano abbastanza per spiegarlo, era aperto, sincero, semplice e profondo, ma anche molto di più. Lo faceva sentire vivo e spesso avvertiva un bisogno quasi fisico invaderlo quando lei non era con lui.

Conosceva a memoria la forma delle sue labbra stirate, gli angoli all'insù e gli occhi luminosi. Elsa sorrideva anche con gli occhi, il suo corpo intero diventava caldo ed accogliente come un sorriso.

Se Jack, per un momento, si era chiesto se Elsa fosse il tipo di ragazza che chiede e non dà nulla in cambio, si era ricreduto altrettanto in fretta. Lei non gli aveva mai chiesto nulla, lei semplicemente dava agli altri senza neppure rendersene conto.

Bastava scalfire il suo guscio esterno e diventava la ragazza più dolce che avesse mai conosciuto.

Una volta l'aveva vista aiutare una signora anziana ad attraversare la strada portandole alcune borse della spesa dall'aria pesante,un'altra volta si era fermata al parco sotto casa a giocare con dei bambini a palle di neve.

Si era stupito di vederla così allegra e sciolta in un contesto così diverso da quello a cui era abituato. Non si sarebbe mai scordato il bacio bagnato al sapore di neve che si erano scambiati salutandosi e la palla di neve che lo colpì esattamente in testa appena le ebbe voltato le spalle.

Poi tutto era crollato come un castello di carte al soffio carezzevole del vento.

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Capitolo 4
*** Sometimes things go wrong ***







Quando Elsa l'aveva chiamato quel pomeriggio era rimasto piuttosto stupito, avevano deciso di vedersi in serata per mangiare una pizza e guardare un film. Senza esitazione le rispose e spalancò gli occhi quando riconobbe la voce di Anna all'altro capo del telefono.
-Scusa, non avevo il tuo numero Jack, pensavo volessi saperlo... Elsa è in ospedale.
Il ragazzo rimase immobile con il telefono appoggiato all'orecchio, sentiva i singhiozzi soffocati di Anna e la sua voce leggermente incrinata chiamarlo, ma non riusciva a muoversi.
-Arrivo.
Indossò velocemente un paio di scarpe e si lanciò fuori dal suo piccolo appartamento. Salì in sella alla sua moto e, incurante di ogni norma stradale, raggiunse l'ospedale.
-Terapia intensiva.
Quelle parole non fecero che allarmarlo ulteriormente. Non sapeva neanche cosa le fosse successo, ma già pregava perché riuscisse a riprendersi. Non era un bel posto quello. Troppo asettico ed impersonale, neppure un tocco di colore, solo le luci al neon ad illuminare i corridoi e le varie stanze.
Jack sperava di andarsene il prima possibile, con Elsa.
Raggiunse in fretta la stanza che gli era stata indicata dall'infermiera e proprio lì davanti trovò Anna ed i suoi genitori in lacrime. Poco lontano notò anche Kristoff, doveva essere passato per stare con lei e, magari, consolarla. Non ricordava bene le dinamiche dell'incontro, sapeva che Anna si era stretta a lui singhiozzante e poco dopo aveva avuto il permesso per entrare nella camera.
Era rimasto fermo al centro della stanza a guardare il viso rilassato della fidanzata ed i capelli biondi sparsi sul cuscino. In quel momento poteva davvero ricordare un angelo, di ghiaccio.




-Cosa le è successo?
Anna era ancorata alla sua felpa, ma ormai non ci faceva neppure più caso. Doveva sapere perché Elsa era in quella stanza.
-Era al fiume, va spesso a passeggiare lì. Dei bambini stavano giocando con la palla quando è finita in acqua... uno di loro ha provato a recuperarla, ma è caduto dentro e lei ha subito cercato di aiutarlo. È riuscita a portarlo fuori.
Alzò lo sguardo sugli occhi lucidi della madre di Elsa, erano così diversi. Non riusciva affatto a sentirsi meglio sapendo che aveva cercato di salvare un bambino.
-Lui come sta?
-Bene, è già tornato a casa.
-Lei?
-Ipotermia, dicono che dovrebbe svegliarsi ora che la sua temperatura si è ristabilita.
-Allora perché è qui?
-Vogliono monitorare le sue condizioni.
-Ehi Elsa. Mi hanno detto che ti sei fatta un tuffo... se me lo chiedevi ti portavo in piscina sai.







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