TI AMO SCIOCCHINO

di Lucylu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nuova pagina 1

Questa fic è stata scritta molti anni fa, all'inizio del manga dove non esisteva ancora un "passato" per Nishikado e Mimasaka, quiondi se non vi interessa come coppia e/o non amate il genere di storia per favore non leggete.

Grazie.

DISCLAIMER: I personaggi non sono miei ma della brava Yoko Kamio, sperando che quando si accorgerà di ciò che ho fatto, non mi faccia a fette ç___ç!! Per Herika e Daichi beh, loro sono miei!!!^^

DEDICHE: allora la dedico a Seimei perché è sempre gentile con me e poi perché è diventata la mia beta!!!^O^
Inoltre la dedico anche alla mia nuova amica Silene ^^ ricordandole che ora le armi bianche non le servono più!!^^""

NOTE: questa fic non ha un esatto tempo nel fumetto, è solamente una storia scritta per mio divertimento!!!^O^ E poi mi sono sempre piaciuti questi due personaggi!!!^^
Buona lettura e se potete, vi prego, commentate, vorrei sapere cose ne pensate di questo pair e della fic in sè!!^^

 

Ti amo sciocchino

Capitolo 1

 

Tutta la scuola era in fermento.

Nessuno credeva alle proprie orecchie, ma sembrava che Nishikado, uno dei membri dei gloriosi F4 si fosse fidanzato ufficialmente.
Tutte le ragazze erano disperate, non potevano credere che il loro Nishikado fosse stato accalappiato da una smorfiosetta qualunque ma quel pomeriggio ne ebbero la dolorosa conferma.

Erano da poco finite le lezioni e Hanazawa, Domyoji e Mimasaka parlavano tranquillamente nel giardino della scuola.
Anzi, a dire la verità, gli ultimi due parlavano normalmente, mentre l'altro era un po' addormentato.
All'improvviso una macchina nera si fermò davanti all'Eitoku.
L'autista scese e, pochi attimi dopo, aprì la porta facendo uscire con grazia un ragazza non molto alta, con occhi verdi e capelli neri come la pece.
La nuova arrivata si passò una mano nella chioma folta.
Tutti gli sguardi dei ragazzi erano su di lei.
Compiaciuta, sorrise a se stessa.

Il suo sguardo si posò sui tre ragazzi, per poi andare oltre e soffermarsi su un quarto giovane che dietro di loro camminava in tutta calma.
Non appena lo vide, si mise a correre contro di lui e l'abbracciò forte, sentendosi bene racchiusa in quella dolce stretta.
Nishikado ricambiò l'abbraccio con lo stesso vigore, stringendola a sè dolcemente, per poi lasciarla andare, di fronte agli sguardi un po' troppo gelosi e invidiosi di ragazze e ragazzi.
"Herika, ti avevo chiesto di aspettarmi a casa!! Cosa ci fai qui??" chiese, appoggiandole una mano sulla testa e scompigliando i fili d'ebano.
"Non riuscivo a starti lontana, avevo tanta voglia di rivederti!!!" replicò lei sorridendo, per poi arrossire un po', ma senza abbassare il suo sguardo.
"Ok, allora ti accompagno a casa!! Saluto gli altri e andiamo..."
"Si!!" trillò lei, tutta felice mentre i suoi occhi verdi si accendevano di mille venature blu.
"Ehi ragazzi, accompagno a casa Herika, poi ci vediamo nel solito locale, ok??"
"Va bene e buon divertimento!!" disse sorridendo Mimasaka.
"Divertirsi?? Ma se l'accompagna a casa???!!" domandò Domyoji con aria sorpresa.
Rui e Akira lo guardarono un attimo.
"Capirai quando sarai grande!!" rispose Akira, mentre Rui annuiva.
Davvero non potevano crederci... come poteva essere così ingenuo???!!

Mimasaka iniziò a camminare più velocemente, ripensando che se il suo Sojiro si era messo con Herika, era stato solo merito suo!
Chiuse un attimo gli occhi, cercando di dirsi che andava bene.
Sì, era così, era contento che il suo amico fosse felice.
Durante l'infanzia Herika era stata una sua carissima amica, forse ancora più di Shizuka, ma poi, molti anni prima, si era dovuta trasferire e ora finalmente era tornata.
Era stato lui a presentarle gli F4.
Desiderava così tanto che anche lei entrasse a far parte del suo mondo solo che...
Solo che mai nella vita si sarebbe immaginato che Herika si sarebbe innamorata di Sojiro, e che lui avrebbe provato lo stesso.
Gli faceva male, dannatamente male, ma era più che certo che insieme sarebbero stati felici.
"Allora ci si vede sta sera!!" gridò Tsukasa.
Il biondino si fermò, lentamente girò il capo ed annuì per poi riprendere il corso i suoi pensieri.

Si ricordava ancora quando in seconda media si era accorto di come il suo corpo fosse attratto da quello di persone dello stesso sesso, ma non ci aveva dato più di tanto peso.
Semplicemente si era auto-imposto di andare a letto prima con ragazze sue coetanee e poi con donne sempre più mature e affascinanti, tutto per dimostrarsi che lui non era gay.
Era passato meno di un anno da quando si era accorto di amare davvero un ragazzo.
La cosa di cui aveva avuto più paura nella vita si era manifestata all'improvviso, e non con un ragazzo comune, bensì con il suo migliore amico, la persona a cui più teneva nella vita. In quel periodo cercava in tutti i modi di restare il meno possibile da solo con il moretto.
Aveva paura di cadere in tentazione, di non riuscire a frenare i propri istinti e finire con il baciarlo.
Cosa lo aveva sempre spinto a non farlo?
Semplice.
Il bel moretto amava tutte le donne, indistintamente e, appena ne vedeva una nuova, ci provava spudoratamente.
Insomma era un etero convinto.
Mentre lui...
Lui, andava a letto con donne mature solo per non dover fare un confronto tra quello che avrebbe provato ad essere amato da Sojiro, un suo coetaneo, un uomo...
Si faceva donne mature solo perché sapeva bene che avevano più esperienza, che lo avrebbero guidato, che tutto ciò che doveva fare stando con loro era rilassarsi, dimenticare e non pensare a niente che non fosse il piacere effimero di un attimo.

Anche se...

Un triste sorriso arcuò le sue labbra.
Ogni volta che arrivava al momento della penetrazione sovrapponeva l'immagine di Sojiro a quella della donna sotto di lui, e fingeva che a gemere d'estasi fosse il suo amato e non una sciaquetta da quattro soldi.
Si sentiva disgustato da se stesso, e provava ribrezzo solo al ricordo di quei pensieri.

Arrivò davanti al parco e si fermò.
Guardò con occhi nostalgici quel luogo che da sempre amava, e vi entrò senza nemmeno pensarci.
Gli piacevano i parchi.
Erano rilassanti e tutto quel verde lo faceva stare bene.
Si inoltrò per un sentiero e, dopo circa una decina di minuti, si sedette sotto un grande albero.
Il tepore del sole non ancora primaverile lo riscaldava appena.
Si mise ad osservare una foglia senza però realmente vederla.
Brillava alla luce tenue del sole ed era davvero splendida.
Anche se non era primavera gli alberi erano già fioriti da tempo, ed ora sovrastavano il cielo con i loro candidi fiori.

"Coraggio Akira, è ora di tornare in scena…"

Il biondino si sciolse i capelli, lasciandoli liberi da quella tortura chiamata elastico, si alzò e tornò a casa.

La musica si propagava alta e forte dagli amplificatori posti in punti strategici del locale.
Le cubiste si scatenavano in danze ammiccanti, le coppie ballavano strusciandosi, le teste giravano, la musica irrompeva forte e impetuosa sulla pista, mentre, al bancone del bar, due ragazzi bevevano del Bayles.
"Allora come procedono le conquiste??" chiese Sojiro un po’ sbronzo, cercando con gli occhi, il viso dell’altro.
"Come al solito..."
"Mhh... capisco..." mormorò, svuotando il suo bicchiere, per poi posare i suoi occhi scuri su quelli del biondino, che in tutti i modi cercava di sfuggire ai suoi.
"Scusa ma è tardi... salutami tu gli altri!!" sbottò all'improvviso.
Si alzò dallo sgabello e con passo lento uscì dal locale, cercando di non pensare alla luce calda di quei pozzi neri.
Una mano lo bloccò e lo trascinò in un vicoletto, dove venne sbattuto con forza contro un muro.
"Ma che diavolo..." protestò, ma la frase gli si bloccò in gola.
Davanti a sé c’era Sojiro che lo osservava con uno sguardo bruciante.
"Ora tu mi dici perchè cazzo mi eviti in questi giorni!!"
"No, io non ti evito!!!"
"Bugiardo!!!" gridò Sojiro, in preda ad una frustrazione quasi dolorosa.
Strinse forte i polsi di Akira sollevandoli al di sopra della testa e inchiodandoli al muro, per poi schiacciarlo con il suo corpo.
"Dimmi cosa ti ho fatto per meritarmi il tuo disinteresse!!" sussurrò piano, e questa volta nella sua voce c’era un briciolo di tristezza.
"Ti ho già detto che non è vero"
Akira cercava a tutti i costi di mantenere un tono di voce normale, facendo uno sforzo immenso per non lasciarsi andare, per non commettere il più grande errore della sua vita.
"Ok... ho capito..."
Il moretto lasciò la presa e si voltò, dandogli le spalle.
Stava per andarsene, ed Akira ebbe la sensazione che da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato.
Strinse le mani a pugno.
Non poteva corrergli incontro.
Non poteva abbracciarlo e confessargli che l’amava, che l’amava da sempre.
Sorrise tristemente.
Era davvero tutto finito.
Ora poteva finalmente girare pagina, e dimenticarsi di lui.
Ma allora perchè??
Perchè i suoi occhi si ostinavano a lasciar sfuggire tutte quelle lacrime??

Il giorno seguente Mimasaka non andò a scuola.
Non ne aveva assolutamente voglia e così, quando la macchina di Tsukasa era venuta a prenderlo, aveva semplicemente detto ad un maggiordomo di dire che non si sentiva bene.
Almeno per quel giorno se l’era scampata.
Erano da poco passate le dieci, e lui era già in giro per il centro, guardando vetrine e soffermandosi davanti ad ogni negozio in cui aveva comprato degli abiti.
Sorrise amaramente al suo riflesso che lo guardava triste dalla vetrina di Armani.
Non ne poteva più di tutto quel lusso, così decise di cambiare zona.
Si mise a camminare rapido, per allontanarsi da quei luoghi che tanto gli ricordavano il suo Sojiro.
Dopo alcuni minuti giunse davanti ad un negozio e senza pensare a niente entrò per poi ritrovarsi immerso da ragazzi che ridevano felici.
Con suo immenso stupore si accorse che non c'erano donne in quel posto.
"Ciao biondino!" lo accolse una voce.
Si voltò e vide che a parlare era stato un ragazzo di circa diciassette anni, carino, con occhi verdi e capelli rossi, tagliati cortissimi, le punte indurite dal gel.
"Ciao"
"Io sono Daiki, ti posso essere utile in qualcosa???" disse il piccoletto e solo allora Akira capì che altri non era che un commesso.
"No, do solo un’occhiata..." rispose Akira imbarazzato.
Si guardò intorno per qualche secondo e poi vide due ragazzi presenti che si baciavano appassionatamente.
"Ma... e quei due?" chiese al commesso, mentre le sue guance si tingevano ti purpureo.
Il rosso lo guardò un sopracciglio alzato.
"Questo negozio è per gay... non lo sapevi???" chiese, divertito dalla faccia del biondino.
"No... è la prima volta che ci vengo..."
"Me ne ero accorto... uno come te lo avrei notato sicuramente" rispose, sfoggiando un bellissimo sorriso.
"Ti va di uscire con me??" chiese titubante Mimasaka.
Doveva parlare con quel tipo...
Forse, lui, poteva aiutarlo.
"Ok, tanto tra due minuti finisco il mio turno!"
Con un'espressione più che felice il rossino andò a cambiarsi e, dopo pochi attimi, i due uscirono dal negozio.
Camminarono un po’ in silenzio.

"Lo so che ti ho invitato io ma..."

Dai lo guardò un secondo e poi sorrise.
Conosceva bene quello sguardo perchè anche lui l’aveva avuto.
Quelli di Akira erano gli occhi di qualcuno che non sa come confessare agli altri la propria diversità.
Che poi non è una vera e propria diversità.
È solo un modo come un altro di provare amore perchè, in qualunque modo si manifesti, l'amore è e resta sempre amore, anche se tutti gli altri lo vedono come qualcosa di fuori dal comune, qualcosa di sbagliato o disdicevole.

"Non preoccuparti e chiedi, io non mi arrabbio!!" cercò rassicurarlo il ragazzo, posandogli una mano sulla spalla, provando, con quel piccolo gesto, ad infondergli un po' di coraggio.
"Sei molto dolce... ti va di andare al parco?"
"Per me va bene e poi amo i spazi verdi!! Forza sbrighiamoci!!!" gridò Daiki prendendo per mano Akira che, per la prima volta, si sentiva bene con se stesso, e non schifato da quello che era.

Erano entrambi seduti sotto il grande albero, quello dove il giorno prima Akira si era messo a ricordare il suo passato.
"Come si sta bene!!" disse il rosso distendendosi a terra.
"Già... oggi è proprio una bella giornata..."
"A proposito posso sapere il tuo nome???"
"Akira..."
Si sedette e lo guardò dritto negli occhi, trovandosi perso in due pozzi azzurri.
Gli sorrise dolcemente.
"Allora Akira cosa vuoi chiedermi??"
"Come fai ad essere felice, nonostante per gli altri..." si bloccò Akira.
Non riusciva a terminare la frase.
"Tu sei più fortunato di me" rispose tranquillamente Daiki, nemmeno stesse parlando del tempo "io ho dovuto prima lottare contro me stesso, per trovare il coraggio di ammettere di essere gay... quella è stata davvero una lunga battaglia, e questo mi ha portato di essere felice, perchè il primo passo per la felicità è l’ammissione... comunque, i miei amici quando l’hanno saputo, beh, diciamo che ho scoperto che delle persone, che non consideravo come veri amici, si sono rivelate molto più leali e affettuose di altre"
Restarono ancora in silenzio mentre il vento scompigliava piano le ciocche bionde. Akira chiuse un attimo gli occhi.
"E tu?? Perchè non sei felice??"
"Perchè sono innamorato di uno dei miei migliori amici" rispose Akira in tono rassegnato "Ci conosciamo fin dall’asilo... all’inizio credevo che mi sarebbe passata, invece ora mi ritrovo geloso... geloso da impazzire, per ogni bacio o carezza che d&qagrave; alla sua ragazza, perchè so che questa volta fa sul serio..."
"Mi dispiace..." sussurrò pianissimo il ragazzo, "ma se fossi in te glielo direi"
Mimasaka sussultò.
Non sarebbe mai riuscito a dirglielo, non poteva, che ne sarebbe stato della loro amicizia?
"Se non vuoi dirglielo ti resta una cosa sola da fare... devi dimenticarlo. All'inizio sarà difficile, ma sono sicuro che ci riuscirai..."
"Non so... tu dici di provare a dimenticare???"
"Si, se non vuoi esporti, questa è l'unica cosa che ti resta..." rispose Daiki tristemente.
Akira lo guardòun attimo e ne restò affascinato.
Il sole giocava con la pelle così chiara per un giapponese, mentre i lineamenti dolci si erano intristiti al ricordo di ciò che era stato.
"Anche tu?"
"Si... ho dimenticato un amore impossibile... lui era etero... all’inizio è stato difficile liberarmi del suo ricordo, ma ora eccomi qua, vivo e felice!" spiegò sorridendo dolcemente.
All'improvviso Akira sentì il desiderio di baciarlo.
E lo fece.
Posò per un attimo le proprie labbra su quelle di lui, per un solo tocco, dolce quanto un soffio di primavera.
"Perchè??"
Il biondino si strinse nelle spalle.
"Eri triste, e quel sorriso mesto non ti dona... il tuo viso deve essere illuminato solo dalla gioia!!"
Un altro sorriso e Daiki si alzò e gli porse la mano.

"Vieni con me???"

Gli occhi di Akira guardarono quella mano che si mostrava a lui senza paura.
Sapeva cosa significavano quelle tre parole.

Vieni con me...
Dimentica la solitudine di questi anni trascorsi a nasconderti dal dolore di rinnegare la propria natura.

Vieni con me....
Fidati di me, apri il tuo cuore al mio, lasciati andare e permettimi di amarti.

Vieni con me...
Lasciati alle spalle il tuo amore impossibile, lascia che il mio sorriso cancelli il ricordo delle notti passate a piangere dopo aver fatto sesso con delle donne di cui a stento rammenti il nome.

Vieni con me...
Tre parole... una sola proposta... dimentica...

Vieni con me...
Rinasciamo insieme sotto una nuova stella bella e luminosa.

Vieni con me...

La mano di Akira afferrò quella del ragazzo e, dopo che si fu alzato, il suo cuore era più leggero che mai.
Insieme si diressero verso il centro della città.
Il sole era caldo e con i suoi raggi blandiva i corpi di Akira e Daiki che, come vecchi amici, si divertivano a chiacchierare del più e del meno, passeggiando tranquilli per le vie affollate, trascorrendo una piacevole mattinata di svago.
Per Mimasaka era tutto nuovo.
Prima aveva sempre guardato il mondo da un angolatura diversa e invece ora si sentiva libero di abbracciare il ragazzino e tirarlo verso i negozi più strani per poi ridere crepapelle, mangiare un panino, stuzzicarsi per farsi i dispetti, per vedere a chi dei due cadeva prima il panino.
Una giornata così, da quanto non l’aveva??
Da quando non si sentiva davvero felice??
Da quanto non stava in pace con se stesso??
Non lo sapeva, ma era certo che da ora in avanti sarebbe stato sempre così.

I giorni passavano velocemente, ed Akira aspettava sempre che arrivasse pomeriggio per andare da Daiki, incontrarlo e divertirsi, sentirsi libero di essere ciò che non era, libero di amare.
Purtroppo però i suoi amici si accorsero che piano piano si stava allontanando da loro.
Non usciva quasi più in loro compagnia, parlava poco e sorrideva molto più spesso di prima.
Solo che il suo sorriso era diverso, era luminoso.
"Chissà cosa succede ad Akira!!! Anche oggi se n’è andato senza dirci niente!!" sbuffò Tsukasa passandosi la mano sul mento, come a cercare una soluzione per quel comportamento.
"Boh..." rispose Rui cercando di trattenere uno sbadiglio.
Si sentiva stanco e aveva proprio bisogno di una dormita.
Al contrario di Hanazawa e Domyoji, che erano sì preoccupati, ma comunque calmi e tranquilli, Sojiro se ne stava sulle sue, cercando di non entrare troppo in quel discorso.
Non gli piacevano proprio per niente quei sorrisi così diversi, quei sorrisi da…

"Innamorato!! Secondo me Akira è innamorato!!" disse una voce allegra.
Tutti e tre si girarono incontrando il volto felice di Herika che stava sorridendo a trentadue denti.
"Dici??" chiese titubante Nishikado, stringendo i pugni cercando di calmarsi.
Se ciò che Herika stava dicendo fosse stato vero, per lui non ci sarebbero più state occasioni per averlo accanto a sè.
"Si!!" rispose la ragazza, ma poi si pentì delle sue parole.
Prese a braccetto Sojiro e lo trascinò via, lasciando gli altri due senza parole.

La ragazza trascinò il moretto in disparte e, dopo essersi assicurata che in giro non ci fosse nessuno, si piazzò di fronte a lui con le mani ben piantate sui fianchi.
"Mi sa che il nostro piano sta andando in fumo!!" esordì con aria sicura.
"Lo credo anch’io..."
"Ma io sono sicuro che lui ti ricambi!!! Insomma ci sono cose che sento a pelle e questa è una di quelle!!" borbottò alterata.
"Io credo che tu ti sia sbagliata... forse è meglio lasciar perdere tutto..."
"COSAAAA??!! Stai scherzando??? Ascoltami Sojiro, io sono sicura che anche lui ti ami..." disse abbassando lo lo sguardo "e poi io voglio vederlo felice, e sono sicura che con te lo può essere!!!"
"Credi davvero??"
"Si, ed ora è meglio che vada, altrimenti chi la sente l’insegnante di spagnolo!!" finì sorridente, per poi correre via, lasciando Sojiro da solo.
Il ragazzo strinse forte i pugni promettendosi che avrebbe lottato e che Akira sarebbe stato solo suo!

Quella sera il bel moretto camminava per città.
Voleva fare due passi, senza per forza sentirsi osservato dall’autista.
A volte lo infastidiva di brutto quel tipo.
La luce dei lampioni, le vetrine colorate ancora illuminate dai neon, le persone che camminavano accanto a lui, tutto era come era sempre stato, già, come sempre, eppure i suoi occhi s’incupirono di colpo.
Lì, tra la folla, aveva visto una testa bionda appoggiata ad un muro.
Aveva le mani dietro la schiena, gli occhi che si posavano frenetici da tutte le parti, finchè non si posarono su una persona, diventando improvvisamente felici.
Sojiro seguì il suo sguardo per poi indurirsi appena vide un ragazzo correre a perdi fiato dal biondino che in un attimo si era messo dritto, con le mani in tasca mentre un dolce sorriso gli incurvava le labbra.
Strinse i pugni.
Vide lo strano ragazzo appoggiare le mani sulle ginocchia e, con un sorriso, parlare rivolto a lui, probabilmente per chiedere scusa, e poi gli occhi di Akira così vivi e felici, come non li aveva mai visti.
Osservò i due ragazzi allontanarsi e, seguendo l'impeto del momento, iniziò a seguirli.
Akira era suo, e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.




Continua......


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

DISCLAIMER: I personaggi non sono miei ma della brava Yoko Kamio, sperando che quando si accorgerà di ciò che ho fatto, non mi faccia a fette! ç___ç
Per Herika e Daiki, beh… loro sono miei!^^

DEDICHE: la dedico a tutti quelli che l'hanno letta e commentata! Una dedica speciale va a Pam-chan e Tesla che l'hanno commentata per prime! Infine alla mia Roby, spero ti piaccia questo ultimo capitolo!^O^

NOTE: finalmente dopo tanto tempo eccomi con l'ultimo capitolo. Spero vi piaccia!^^

 

Ti amo sciocchino

Capitolo 2

 

Non poteva ancora crederci!
Il suo Akira assieme a quel tipo!
Carino e dolce, gli fece ricordare la sua coscienza che neppure dopo otto bicchieri di gin lo lasciva stare. E neppure la sua mente, dato che gli faceva rivedere di continuo il sorriso luminoso, allegro e caldo del biondino.
Quel sorriso che una volta era suo.
Suo!
Quel sorriso era suo, ed ora... ora... ora apparteneva a un altro.
Un altro ragazzo avevo quel sorriso.
Strinse il bicchiere, lo portò alla bocca e lo scolò in un attimo, buttando giù senza remore il contenuto che, fresco, gli fece bruciare i polmoni. Se si ubriacava, forse, avrebbe dimenticato e quel dolore al cuore si sarebbe dissolto.
Lo sperava davvero.
Strinse gli occhi, sigillandoli mentre appoggiava la testa alla stoffa della poltrona e le mani crollavano inermi sui braccioli scuri e il bicchiere cadeva a terra, ma non gli importava.
Tutto il suo essere soffriva.
Stava male.
Non sopportava di sapere il suo... il suo Akira con un altro uomo.
Era inconcepibile.
Quante volte aveva sofferto perché non poteva amarlo?
Tutte le volte in cui faceva sesso con una ragazza.
Sesso.
Solamente sesso.
Non amore.
Con loro era solo sesso perché l'amore l'avrebbe voluto fare con il suo ricciolino, con lui sarebbe stato amore.
E mentre una lacrima scivolava lenta sulla sua guancia, i ricordi di quel giorno gli si presentarono nella sua mente.

Rideva con quel tipo.
Come un automa iniziò a pedinare i due ragazzi, che se la ridevano e scherzavano sempre di più.
E lui, nel suo cuore fumava di rabbia e dolore. Un dolore immenso nel vedere Akira così felice, così libero e... e... bello.
Non l'aveva mai visto così, mai, neppure nei suoi sogni più nascosti.
Eppure, ora che aveva scorto quel suo lato... ogni sorriso, ogni carezza, ogni luccichio negli occhi, era una pugnalata al cuore… una vera pugnalata al cuore. Doveva scoprire chi fosse quel ragazzo!
Non poteva credere che quei due stessero insieme, eppure ogni attimo che passava quell'ipotesi diveniva reale.
Il vero e proprio colpo di grazia arrivò un attimo dopo.
Il rosso, quel Daiki come l'aveva chiamato il suo amore proibito, stava appoggiando un braccio sulla vita di Akira per poi stringerlo a sè.
Sperava di vedere partire un bel pugno invece... invece il volto del biondino si volse verso il ragazzo e sorrise dolcemente, in un modo tutto diverso.
In un modo speciale.
Particolare.
Un sorriso... un sorriso d'amore.
E ogni sua più piccola e vana speranza cadde definitivamente a terra quando li vide stringersi di più.
Con il cuore a pezzi ritornò a casa, iniziando a bere per dimenticare, per cancellare quel sordo dolore che non gli dava tregua.


La porta del salotto si aprì piano lasciando all'ospite di vedere il suo interno.
La stanza semi-oscura si avvolgeva di un'aria densa di dolore, se lo poteva percepire a pelle. Non si riusciva a vedere bene, eppure alcune forme di mobili e oggetti si potevano intravedere, solo una poltrona era ben visibile dato che stava accanto alla finestra.
E lì seduto, stava Nishikado.
L'ospite entrò piano e chiudendosi la porta alle spalle ebbe l'attenzione del moretto.
Era Herika.
La ragazza indossava dei semplici pantaloni azzurri con una maglia nera, mentre i capelli erano stretti una treccia che si posava sulla spalla sinistra. Con lo sguardo serio si avvicinò alla poltrona, ma il ragazzo, nonostante l'avesse vista, non dava segni di vita, si limitava a guardarla con occhi vacui.
Fece ancora qualche passo e uno strano rumore attirò la sua attenzione, abbassò il volto e vide dei frammenti di vetro.
Non sapeva come comportarsi.
Quel pomeriggio, verso tardi, stava tornando a casa dopo essere stata in biblioteca e per un gioco del destino si era quasi scontrata con due ragazzi.
Uno rosso e l'altro biondo.
I suoi occhi si erano spalancati nello scoprire che il biondino altri non era che il suo amico d'infanzia! Lui fece finta di non vederla e la lasciò stranita. Ancora sotto shock li aveva osservati con occhi perplessi, ma le bastò poco per riprendersi e correre verso la macchina che l'aspettava, ma, proprio quando stava per salire, delle grida divertite attirarono la sua attenzione.
"Oggi sarai mio!"
Si era girata di colpo.
Quella voce non era di Akira, ma del suo accompagnatore, il quale strinse a sè il corpo del ricciolino che, tutto imbarazzato, si appoggiò a lui.
Non doveva accadere.
Solo questo fu il suo pensiero.
Così ordinò a una propria guardia di seguire i due, intanto lei sarebbe corsa dal suo ragazzo.
Ma ora?
Ora cosa avrebbe fatto?
Come poteva dirgli quello che aveva sentito e visto?
Persa nei suoi pensieri non si accorse degli occhi puntati su di sè, solamente la voce cupa di Sojiro ebbe il potere di riscuoterla.
"Cosa vuoi?"
Alzò il viso e i suoi occhi si puntarono in quelli della ragazza.
"Prima... ho incontrato Akira con un rossino..." e si bloccò, notando l'irrigidimento della mascella del ragazzo.
Ci furono attimi di silenzio, poi continuò incerta.
"... li ho visti abbracciarsi, e..." ma non riuscì a terminare la frase, che due mani forti le strinsero le braccia.
Accadde tutto in un attimo.
Sojiro la spinse contro la libreria, la bloccò con tutto il suo peso facendo aderire i loro corpi, poi strinse forte le braccia lasciandole, probabilmente, dei lividi. Ma poco importava ora, tutto il suo corpo fremeva di rabbia allo stato puro. La sua mente aveva cancellato tutto, tranne Akira e il rosso che ridevano e scherzavano.
Ora il Nishikado che tutti conoscevano era sparito lasciando al suo posto una belva furiosa e assetata di vendetta.
"La... lasciami, mi fai male" gridò Herika, cercando di liberarsi da quel vero e proprio placcaggio, ma era tutto inutile, per quanto forza usasse, per quanto cercasse di muoversi non succedeva nulla.
La presa restava forte e immutata, a un tratto però la forza aumentò facendo gridare la moretta.
"Ahi! Mi fai male!"
A quella frase piena di paura e dolore, il ragazzo ritornò in sé. Osservò la ragazza che si massaggiava le braccia, cercando in qualche modo di riattivare la circolazione.
"Scusami." mormorò il membro degli F4, indietreggiando fino alla parete libera alle sue spalle, dove solo un quadro, rappresentate il nonno del giovane, osservava i due con aria severa, si appoggiò al muro cercando di calmarsi, ma il dolore era forte.
"Non preoccuparti. Ora dobbiamo andare, Aki-chan sta per fare una grossa cavolata!" disse la moretta appoggiando una mano sulla maniglia della porta, socchiudendola.
"Cosa...?" chiese senza forze Sojiro, ancora sotto shock per aver fatto del male ad una ragazza.
"Si concederà a quel rosso" mormorò pianissimo la giovane, ma poi continuò forte "..... sono sicura che ama te!"
Lunghi istanti di silenzio, dove solo il ticchettio rompeva quella calma irreale.
Una scelta difficile: andare o lasciare.
Ancora attimi di grande aspettativa.
"Andiamo!" decise il moro, prendendo delicatamente per un braccio Herika, che lo seguì accondiscendete.
Dovevano fare presto, intervenire prima del disastro.
Scesero velocemente le scale e uscirono, lì, davanti a loro la macchina era già pronta per partire. Salirono immediatamente. Era una corsa contro il tempo, ma forse era ancora possibile fermarli.
Quel pensiero fece scaturire una breve domanda.
"E se avessero già....." ma la voce del ragazzo venne bloccata dalla risposta.
"Non è possibile, gli ho messo un mio uomo alle costole. Se succedesse qualcosa gli ho detto di avvertirmi!"
"Nh..."
E tutto fu silenzio.
Quel viaggio in macchina l'avrebbe portato dal suo Akira, una volta lì, cosa avrebbe fatto?
I suoi occhi assunsero un'espressione strana, quasi diabolica per poi sfociare in una colma di odio e cattiveria. Per prima cosa avrebbe cambiato i connotati a quel Daiki, poi avrebbe preso per un braccio il biondino e gli avrebbe fatto capire a chi apparteneva.
Non gli importava se il biondino avrebbe avuto delle rimostranze.
Lui era suo.
Era questo che doveva capire, e se non ce l'avesse fatta, beh, lui aveva tutta una vita davanti a sè; per fargli entrare in testa che si appartenevano. Non gli importava che si amassero.
Lui rivoleva Akira accanto a sè.
E l'avrebbe avuto.
Eppure sapeva bene che se Aki era innamorato di quel rosso... l'avrebbe lasciato andare. Questa era la verità, l'avrebbe lasciato andare via, lasciato a quel tipo, pur di non vedere le sue lacrime.
Sospirò.
Le sue lacrime.
Solo una volta le aveva viste, ed erano state lacrime tristi, piene di odio e rancore. Non ricordava bene, erano ancora piccoli eppure gli avevano fatto male. Da allora aveva deciso che l'avrebbe difeso e aiutato, non avrebbe permesso alle lacrime di coprire quel sorriso candido e dolce... eppure aveva fallito.

La macchina si fermò davanti a un locale.
Era giunto il momento.
Entrambi i ragazzi uscirono e osservarono la porta nera. Era una semplice porta nera, niente cartello, niente orari di apertura o chiusura, nulla a parte un butta fuori, grosso e molto gorillesco.
L'omaccione li guardava da capo e piedi.
"Desiderate?" parlò, osservandoli attraverso gli occhiali scuri ed incrociando le braccia al petto.
Poco rassicurante, quel tipo era davvero poco rassicurante.
"Vogliamo entrare!" fece Herika, sfidandolo con i suoi pozzi verdi.
Un ghigno derisorio si dipinse sul volto dell'uomo in nero, che ora si stava davvero divertendo.
"Vi ha invitato qualcuno?"
"No. Ma so bene che ci sono due minorenni in questo locale... solo tre quindi, se non vuoi che chiami la polizia, facci entrare!" parlò autoritario Sojiro, passando davanti agli occhi del butta fuori alcune banconote.
Era disposto a tutto pur di entrare.
"Ok. Ma se vi prendono non sono affari miei!" detto ciò aprì la porta e nello stesso momento nascose i soldi.
I due entrarono.
Luci soffuse per tutto il locale, piccoli angoli nascosti dove giovani coppiette si trattenevano in dolci effusioni. Quelle coppiette però erano anche omosessuali, e allora entrambi capirono.
Era un locale friendly.
Consci di non dover essere scoperti si addentrarono, scoprendo altri dettagli del luogo, come ad esempio che a quell’ora c'erano poche coppie, musica lenta e dolce, e una pista da ballo dove due ragazzi ballavano abbracciati.
Gli occhi neri di Sojiro si puntarono su quelle figure, analizzando e scoprendo chi fossero.
Erano Akira e Daiki.
A passo di marcia si avvicinò alla pista, pronto anche a lottare, ma la mano gentile di Herika lo fermò per un braccio, sussurrandogli piano.
"Non fare sciocchezze, ok?"
"Si, ma ora lasciami!" brontolò, continuando verso la coppietta che ballava sorridendosi felice.
Era giunto il momento di chiarire le cose.
Arrivati al bordo della pista la coppietta si fermò, Akira si sciolse da quella presa ed osservò i suoi due amici.
Cosa ci facevano lì?
Daiki osservò i due ragazzi avvicinarsi, capì subito chi fossero e velocemente portò un braccio alla vita del biondino, che ancora sotto shock osservava Herika e Sojiro.
Occhi negli occhi.
Occhi chiari in occhi scuri.
"Sojiro... Herika..." pigolò il biondino, non sapendo cosa fare o dire.
La sua mente era bianca, completamente vuota.
"Akira, vieni con me!" disse perentorio il moretto prendendo il ragazzo per un braccio e tirarselo contro, cercando di trascinarlo, dato che Mimasaka non si muoveva di un millimetro.
"No, io... non voglio." disse deciso.
Non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli la vita, non ora che era felice.
"Vieni!" gridò, alterato Sojiro.
"Lascialo. Non vuole venire con te, quindi smettila di rompere e vattene, tu con la tua bella bambina viziata!" sussurrò Daiki, pronto anche ad arrivare alle mani pur di difendere il ricciolino.
"Cosa vorresti dire!?" gridò alterata Herika.
Come osava quello dirle quelle cose? Neanche la conosceva e le dava della viziata?!
Ma gliela avrebbe fatta pagare, molto cara!
"Sparisci ragazzina!"
"Senti teppistello! Tu cosa ne sai? Eh? Mi vedi e mi dici che sono viziata, ma mi conosci?"
"Non ci tengo a conoscerti!"
La moretta sprigionò fiamme dagli occhi.
Stava per schiaffeggiare il rosso il quale, velocemente bloccò il suo attacco, stringendo appena la presa. Purtroppo ciò che non si aspettava era il pugno diretto al suo mento che lo fece cadere a terra.
"Ma sei scemo Soji?!" gridò istericamente il biondo accucciandosi a terra accanto a Daiki.
Nishikado osservò i due.
La preoccupazione sul viso del ragazzo che amava, era... era innamorato di quel rosso.
E il suo mondo si infranse, era arrivato troppo tardi. Strinse i pugni e uscì senza più voltarsi indietro. Stava malissimo e voleva ritornare a casa, sfogarsi e... sperare che tutto finisse.

"Acc... certo che quel tipo picchia forte!" borbottò il rosso, passandosi una mano sulla guancia.
"Scusalo. Non so cosa gli sia preso!" disse dispiaciuto Akira, accarezzando dolcemente la guancia offesa del ragazzo che, ancora a terra, osservava la ragazza di fronte a sé.
I suoi occhi si spalancarono.
Cosa...
Akira si accorse del suo irrigidimento, si voltò e restò shockato.
Davanti a lui Herika piangeva.
Piangeva come una bambina piccola, alla quale hanno portato via la bambola preferita.
"Perché... perché Aki..." singhiozzava incapace di trattenere quelle stupide lacrime, ma voleva che Akira sapesse la verità.
"He-chan, ma..." chiese spiazzato il ricciolino, che si rialzò con Daiki.
"Perché gli fai questo?" disse trattenendosi dal gridare. Aveva un voglia matta di urlargli contro, di ferirlo e fargli male.
Daiki, ormai al limite della sopportazione, disse. "Siete stati voi due ha fargli del male! Vi siete messi assieme ed ora venite qui e..."
"TI SBAGLI!" lo interrupe la ragazza, stringendo occhi e pugni, doveva trattenersi eppure la voglia era tanta, voleva ferire Akira per aver fatto soffrire sia Nishikado che lei.
"Noi abbiamo solo finto! Era un piano per vedere se Aki era geloso, perché Nishikado è cotto di lui!" gridò senza più poter fermare le lacrime.
Akira la fissò.
Sojiro era...
... il suo So-chan era...
... era innamorato di lui…
Il suo cuore batté più forte.
Doveva fermarlo e dirgli la verità, ma prima si volse verso Daiki e sorrise.
"Mi dispiace... devo andare!"
Detto ciò corse via.
Doveva ritrovare il suo amore e spiegargli come stavano le cose, dirgli che l'amava da sempre e che… Daiki era solo… solo un modo per dimenticarlo, ma non c'era risuscito! Lui l'amava con tutto il suo cuore.
Si mise a correre: doveva trovarlo assolutamente.
Uscì fuori dal locale e si guardò attorno, c'era ancora la macchina di Herika, ma di Nishikado neanche l'ombra, dov'era finito?
Aggrottò le sopracciglia, non poteva essere scappato via così velocemente! Insomma l'aveva subito seguito, quindi dove si era cacciato?! Girò la testa a destra e vide, poco lontano, un scia di fumo.
Una scia di sigaretta.
Con il cuore in gola si avvicinò al vicolo, temeva di sbagliarsi, anzi era sicuro che non fosse lì, ma la speranza era l'ultima a morire. Arrivato si girò e vide un uomo di circa trent’anni seduto a terra, non era lui. Stava per andarsene quando l'uomo indicò con una mano la parte opposta del vicolo, un segno che lo rese felice.
"Grazie." disse solo, addentrandosi in quell'antro oscuro con l'unica speranza di trovare il suo amore.
La cosa in sé era difficile, odiava tutto quel buio, quell'angoscia di non trovarlo, quella paura di quel luogo, tutto gli metteva un senso di inspiegabile cupa agitazione. Guardava davanti e vedeva distante l'uscita.
Eppure quel vicolo era lungo pochi metri, mentre per lui erano chilometri.
Strinse i denti e camminò avanti...
... finalmente la luce della notte lo abbracciò.
Davanti a sé una piccola piazzetta, delimitata da alcune case e da un campo da basket, e nel centro un ragazzo che con il volto in alto osservava le stelle.
Akira ebbe un tuffo al cuore.
Non attese oltre, era troppo la gioia che provava gli corse incontro abbracciandolo da dietro, facendo aderire i loro corpi.
Sentì per un attimo il ragazzo irrigidirsi.
Le sue braccia si strinsero alla vita dell’altro, mentre le mani si posavano sulla cintura dei pantaloni.
"Vattene, torna da quel tipo... so che lo ami, quindi lasciami stare..." un piccolo bisbiglio, solo poche parole per restare in pace.
Sentì la fronte di Akira appoggiarsi alla sua spalla, la stretta della braccia aumentare.
"Ti amo, sciocchino!"
Una frase e una un calore improvviso avvolse i due ragazzi, ma Sojiro aveva bisogno di certezze, di spiegazioni.
"E quel tipo?"
"Non amo Daiki, lui è solo un caro amico..."
E finalmente l'amore nacque.
Sojiro si girò in quel caldo abbraccio, portò le mani sulle spalle del suo, finalmente, ragazzo il quale, per tutta risposta sorrise dolcemente.
Un sorriso colmo d’amore, affetto e speranza nel loro rapporto.
Quel sorriso era stupendo, diverso da quello per Daiki, diverso da tutti gli altri, quel sorriso era per lui.
Solo per lui.
Quel pensiero gli riscaldò il cuore.
"Ti amo Akira&quto; bisbigliò, appoggiando le labbra su quelle dell'altro. Delicati baci di farfalla, leggeri come pioggia primaverile. Piccoli strusciamenti e finalmente fu amore. Amore vero, puro, dolce e cristallino che nasce dal cuore e che fiorisce in tutto il corpo.
Un bacio per suggellare il loro amore appena nato, sapevano che ci sarebbero stati alti e bassi, rabbia e ripicche, liti e sfuriate, e tant'altro, ma ce l'avrebbero fatta... insieme.
E lì, sotto quel cielo stellato, si promisero che niente e nessuno li avrebbe divisi.
Sotto le stelle di quel cielo magico due paia d'occhi guardavano incantati i due ragazzi, entrambi sorrisero.
Finalmente si erano messi assieme.
Con il cuore un po' più leggero presero una stradina che portava via da quel luogo, e sotto la luce magica della notte le loro voci si incontrarono.
"Ti eri innamorato di Akira, eh?" chiese la voce femminile che, osservando il ragazzo accanto a lei, portava le mani dietro la schiena.
"Si, e tu Herika?" rispose il rosso, incrociando le braccia al petto sorridendo enigmatico.
"Si, ma sapevo di non avere speranza! Ti va di andare a prenderci da bere?" lo invitò la morettina, sorridendo apertamente.
"Ok! Ma offri tu!" disse Daiki con tono giocherellone.
"Cosa? Ma io sono una ragazza!"
"E allora? A me piacciono i ragazzi, solo a loro offro da bere!"
"Cattivo!" piagnucolò la fanciulla un po' più serena.
Entrambi avevano perso un amore, erano soli, e non sarebbe accaduto nulla tra di loro, eppure quello era l'inizio di una nuova, splendida amicizia. E si sa l'amore viene e va, cambia e si trasforma, ma la vera amicizia resta per sempre.



Fine

Ringrazio le 58 persone che hanno letto e soprattutto aquizziana per avermi messo tra i preferiti.
 

 

 

 

 

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