DEMON & WITCH II

di SamuelRoth93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2x01-Il canto del cigno ***
Capitolo 2: *** 2x02-Il fantasma rubacuori ***
Capitolo 3: *** 2x03-Amuleto ***
Capitolo 4: *** 2x04-La musica del sonno ***
Capitolo 5: *** 2x05-La maledizione della sirena ***
Capitolo 6: *** 2x06-Movimenti involontari ***
Capitolo 7: *** 2x08-Nel risvegliare i morti ***
Capitolo 8: *** 2x07-Le porte della rivelazione ***
Capitolo 9: *** 2x09-Quando le streghe non hanno limiti ***
Capitolo 10: *** 2x10-Dietro alle maschere ***
Capitolo 11: *** 2x11-Un secondo per provare la morte ***
Capitolo 12: *** 2x12-Venerdì ***
Capitolo 13: *** 2x13-Le ossessioni del vampiro ***
Capitolo 14: *** 2x14-Il sussurro ***
Capitolo 15: *** 2x15-Il ritratto di Julian Gray? ***
Capitolo 16: *** 2x16-La città delle ombre smarrite ***
Capitolo 17: *** 2x17-Emozioni mortali ***
Capitolo 18: *** 2x18-Diabolico ***
Capitolo 19: *** 2x19-La casa del viaggiatore ***
Capitolo 20: *** 2x20-Eternità ***
Capitolo 21: *** 2x21-La spada della buona sorte ***
Capitolo 22: *** 2x22-Incastro ***



Capitolo 1
*** 2x01-Il canto del cigno ***


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Volume Due

 “Diffusione”

~

CAPITOLO UNO

"Sing Song World"

 

 
Morney Hill, Wisconsin

 

Era passato diverso tempo dalla fine della battaglia contro i servitori del caos e la vittoria dei prescelti. Dopo la scomparsa improvvisa di Samuel per mano del consiglio, Jade era tornata a Morney Hill, riprendendo in mano la sua vecchia vita. L’estate stava ormai giungendo al termine e la giovane strega era sempre più in pena per il suo demone e la sorte che lo attendeva; non passava giorno in cui non pensasse a lui, nemmeno uno. Nonostante ciò, però, Jade doveva convivere anche con altri demoni interiori…

 

In casa Ferguson suonò il campanello e fu la Nonna a precipitarsi ad aprire.

“Oh, Brenda, entra pure, mia cara!”

“Buongiorno, signora Ferguson. Jade è in camera sua?”

Il sorriso sparì subito dal volto di Dana: “Sì, ormai è sempre lì.”

“Per lei è difficile dimenticare Samuel. Sa, me lo dice ogni notte al telefono” poi lasciò sola la donna, diretta verso la camera dell’amica.

Bussò, per poi aprire un piccolo spiraglio: “Posso entrare?”

Jade si voltò e sorrise: “Ma certo! Vieni!”

L’altra entrò e, dopo essersi data un’occhiata intorno, raggiunse l’altra sul letto.

“Oggi ti ricordi di me? Oppure devo dirti io che sono la tua migliore amica?”

L’altra rise. “Certo che mi ricordo di te! Mia Nonna mi ha preparato una pozione per bloccare il parassita mangia-ricordi che Wolf mi ha messo nella testa, prima di morire. Sono completamente guarita, tranquilla.”

“Allora ricorderai anche che l'estate è quasi finita e che fra poco si torna a scuola. Jade, devi tornare a divertirti: stare qui a piangerti addosso non risolverà nulla! Esci con me a svagarti, stasera c'è una festa a casa di un certo Michael e, se venissi con me, ne sarei davvero felice.”

“Non me la sento proprio, mi dispiace. – rispose l’amica, poco convinta - È passato un mese dalla scomparsa di Samuel e questa settimana il Consiglio deciderà cosa fare di lui.”

“Come fai ad esserne sicura?”

“E’ molto complicato da spiegare. In poche parole, il tempo scorre in modo diverso ai piani alti: un giorno lì equivale a un mese qui. Perciò Samuel fra poche ore verrà giudicato.”

“Mi stai dicendo che poche ore lì equivalgono a qualche giorno, nel nostro mondo, giusto?”

“Brava! Vedo che inizi a capire!”

“Ragionare in modo soprannaturale è molto meglio che fare un equazione di matematica!”

E, a questa sua battuta, scoppiarono entrambe a ridere. Quando tornarono serie, Brenda prese le mani dell’amica nelle sue.

“Ascolta, Jade: vieni con me a quella festa, ti diverti un po' e ti prometto che ti aiuterò ad andare da Samuel, dopo. Okay?”

“Cosa ti fa credere – replicò l’altra, perplessa - che cercherò di andare da lui?”

“Sono tua amica da abbastanza tempo da capire che non resterai qui seduta senza intervenire. Soprattutto ora che hai trovato il vero amore.”

Jade, allora, abbassò la voce, in modo che nessuno potesse sentirle: “Non voglio che la Nonna lo scopra: ho in mente di raggiungere i piani alti con un incantesimo. Adesso, però, prepariamoci per questa festa per cui blateri tanto, a patto, però, che mi aiuterai. Intesi?”

Brenda si buttò addosso a lei e l’abbracciò forte: “Sì, sì, sì! La mia ragazza è tornata, finalmente!”

 

Le due, quindi, iniziarono a prepararsi per la festa, finchè la Nonna non le disturbò, bussando alla porta. Quando le vide, però, l’anziana donna rimase a bocca aperta.

“WOW! Come mai siete vestite e truccate, ragazze?”

“Ho convinto la nostra Jade a uscire di casa. Sempre che lei sia d’accordo, signora Ferguson....”

“Ma certo! – rispose Dana, sorridendo dopo tanto tempo - Se fossi giovane come una volta, non ci avrei pensato due volte a seguirvi, ma le vecchiette devono rimanere a casa... Voi, invece, uscite e divertitevi! Soprattutto tu, piccola Jade, ok?”

“Grazie, Nonna.”

E lasciarono la casa, dirette verso la festa.

 

“La villa di questo Michael è a tre isolati da qui. Non puoi farci apparire a casa sua con la tua magia?”

“Se ti riferisci al teletrasporto, non ho più quel potere, ricordi? Qualche giorno fa ti ho raccontato che, non essendo più la prescelta, ho perso tutti i miei poteri. Ora posso solo fare incantesimi, come una comunissima strega.”

“Ah, già! L'avevo dimenticato, scusami. Ci toccherà camminare, allora.”

 

Qualche minuto di camminata dopo, le due giunsero di fronte a un enorme villa e subito furono colpite dalla musica a tutto volume e dai tantissimi ragazzi presenti, alcuni impegnati a tuffarsi in piscina e altri a fare gare di bevute. Davanti a tutto questo caos, Jade si bloccò, spaesata e subito Brenda la portò in disparte, preoccupata.

“Sei sicura di voler entrare? Guarda che possiamo anche tornare indietro, se non ti va, eh! Non c'è alcun problema...”

“Non è che non sono pronta... il fatto è che, fino a poco tempo fa, lottavo contro cose che non mi sarei mai immaginata di vedere in vita mia e ora eccomi qui, a una comunissima festa. Tutto questo mi sembra così nuovo, anche se in passato non facevo che andare da una festa all’altra. Capisci?”

“Vedrai che ti riabituerai. Adesso entriamo!”

 

Seppur a fatica, le due riuscirono a raggiungere l’ingresso e a varcarlo, per poi dirigersi subito verso il tavolo delle vivande per prendersi qualcosa da bere; la musica era molto forte e, intorno a loro, la stanza era piena di ragazzi che ballavano.

A un certo punto, Brenda si avvicinò all'orecchio di Jade e, per farsi sentire sopra il frastuono, gridò: “Hai visto quel ragazzo? Mi sta guardando!”

L’altra rispose altrettanto forte: “Sì, lo sto guardando! Carino! Cosa intendi fare?”

“Vado a parlargli, ovviamente! – ridacchiò Brenda - Oppure mi avvicino, aspettando che lo faccia lui!” e si allontanò, lasciando sola l’amica a pensare al suo amato Samuel.

 

 

Su un’isola sconosciuta

 

 

L’uomo che, un mese prima, aveva depositato su quell’isola sconosciuta, all’interno del santuario, un cigno d'argento,  vi fece ritorno, portando con sé cinque persone, che entrarono con lui, disponendosi intorno all’oggetto.

“Benvenuti nel mio santuario Devon, Xandra, Rey, Terence e Faith. Un mese fa vi ho lasciato un messaggio che vi diceva di incontrarci qui, in questo giorno e a quest’ora, perchè le vostre vite sarebbero cambiate per sempre.”

Rey, un uomo apparentemente sbruffone e impaziente, sbuffò: “Arriva al punto, John! Ci avevi promesso il potere, quindi?”

“Rilassati, Rey! Il potere lo riceverai, solo quando il cigno canterà.”

“E quando accadrà?” domandò Faith.

“Manca poco: a mezzanotte inizierà lo spettacolo!”

 

Quando le campane del santuario batterono dodici rintocchi, i sei si presero per mano e a quel punto, improvvisamente, il cigno si attivò, diffondendo nell’aria un canto che generò onde di energia circolari che investirono il mondo intero.

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

Jade è ancora alla festa, ma non si sta divertendo molto, al contrario della sua amica. A un certo punto, mentre è impegnata a svuotare il suo bicchiere, in un angolo, Brenda tornò da lei, infuriata.

“Non ci crederai mai! Quel ragazzo che mi fissava è stato con me per dieci minuti e, quando mi sono distratta per un attimo, l'ho beccato che sbavava dietro ad una troietta con i capelli rossi! Ti rendi conto?!?”

“Già! – mormorò l’amica, completamente indifferente - È un vero stronzo!”

In quel momento, attraverso il vetro della portafinestra che separava la casa dalla piscina esterna, notò sconvolta degli strani fasci di luce nel cielo.

“Ma che diavolo....?”

Brenda, confusa, la osservò preoccupata: “Jade? Cosa stai guardando? Sembra che tu abbia visto qualcosa di soprannaturale, o sbaglio?”

“Vedi quella luce nel cielo?”

L’altra strizzò gli occhi, ma non riuscì a scorgere nulla: “Io vedo solo un cielo stellato. Jade, sei sicura di stare bene? Sembra che tu stia delirando!”

“Sto impazzendo! – esclamò, toccandosi la testa - Forse ho solo immaginato di vedere dei fasci di luce. Sto impazzendo!”

“Forse è meglio tornare a casa. Direi che ti sei divertita abbastanza, per stasera!”

 

Improvvisamente, un ragazzo che si trovava in piscina fu violentemente scagliato all’interno della casa e, nel volo, colpì la vetrata, distruggendola in mille pezzi. Dopo un attimo di smarrimento, tutti iniziarono a urlare e fuggire in preda al panico, mentre Brenda e Jade, più lucide, riuscirono a nascondersi dietro al divano. Fecero appena in tempo perchè, poco dopo, piombarono nella stanza degli esseri enormi con la pelle verde, simili a degli orchi, ricoperti di stracci maleodoranti, che fecero a pezzi tutto ciò che incontrarono sul loro cammino.

Brenda, terrorizzata, d’istinto si rivolse all’amica: “Chi sono questi mostri? Ho paura!”

“Non lo so! Non lo so!” rispose l’altra, confusa.

Intanto, uno dei mostri disse all’altro: “Io l'ho fiutata qui, ma non capisco dove sia!”

“Streeega? Dove seiiiii? Siamo tornati per fartela pagare!”

Jade, allora, si fece coraggio e si rivelò: “Parlate di me, esseri ripugnanti?”

 

Anche Brenda, benché terrorizzata, spuntò fuori: “Salve! Tutto bene?”

Poi bisbigliò a Jade: “Ma sei impazzita?!? Sono enormi: ci faranno a pezzi! Dovevamo stare nascoste!”

 

“Ti pentirai di averci fatto scomparire! Siamo in tanti, a volerti morta, e ci stiamo diffondendo!”

Jade, però, è confusa e non capisce: “Ma cosa diavolo state blaterando?!? Io non vi ho mai visti in vita mia e, senza offesa, ma vi offrirei una mentina se ce l’avessi!”

“Noi siamo disordini che tu e il demone avete mandato via da questo mondo, ma ora siamo tornati, più forti di prima!”

I due, allora, iniziarono ad avanzare verso le due ragazze, ma Jade, d’istinto, alzò le mani, scaraventandoli contro la parete e lasciando l’amica a bocca aperta.

“Ma non avevi detto di aver perso i tuoi poteri?”

“Infatti lo pensavo anche io. – esclamò l’altra, sorpresa, prendendola per mano - Devo averli recuperati, ma adesso non c'è tempo per discutere. Usciamo da questo posto!”

Solo quando arrivano in strada, hanno il coraggio di parlare di nuovo.

“Dove andiamo adesso?”

“Andiamo a casa mia! La Nonna sicuramente saprà cosa sta accadendo.”

 

 

Sull’isola sconosciuta

 

 

John annunciò che il rito era stato completato e si rivolse agli altri per averne conferma.

“Sentite il potere, adesso?”

Rey fu il primo a rispondere: “Avevi ragione: mi sento stranamente…potente!”

L’uomo sfoderò un sorriso: “Questo è solo l'inizio, ragazzi! Da oggi, infatti, vi chiamerete I cinque del cigno d'argento e io sarò colui che vi guiderà.”

“Adesso che tutto è iniziato, però, cosa dobbiamo fare?” s’intromise Terence.

“Il nostro potere può essere ostacolato in ogni momento, perciò voi lo preserverete occupando cinque punti strategici: Rey si stabilirà a Devils Lake, Faith a Salem, Devon a San Diego, Terence ad Augusta ed, infine, Xandra a Savannah. Tutto chiaro?”

Faith, però, era perplessa e non lo nascose agli altri: “Perchè metterci a capo di cinque città diverse?”

“Nei luoghi in cui vi troverete, dovrete amministrare il vostro potere e controllare i disordini che diffonderete nelle varie zone. Mi raccomando: più ne create, più il vostro potere aumenterà. Perciò, ora andate!”

Mentre uscivano, Rey si rivolse a Faith, superbo: “Perchè ti importa di dove andremo? Adesso siamo potenti e nessuno potrà fermarci!”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

Jade entrò in fretta e furia in casa, chiamando sua Nonna fin dalla porta.

“Nonna è successa una cosa! Nonna... ehm... Zeta, cosa ci fai qui?”

“Ciao, Jade. Sono passata qui, perchè ti sto cercando.”

“Come mai? Allora vi siete accorti anche voi di quello che sta accadendo lì fuori, vero?!”

“Devi venire con me: è comparsa una nuova profezia!”

“Se Samuel non sarà con me, sappi che non farò nulla di quello che mi direte!” esclamò la ragazza, decisa.

“Mi dispiace, – replicò l’altra, sinceramente mortificata – ma Samuel in questo momento sta per essere sottoposto al giudizio del Consiglio, perciò non verrà.”

Jade la fissò per qualche secondo, confusa: “Aspetta un attimo... secondo i miei calcoli, Samuel doveva essere giudicato solo fra qualche giorno!”

“Il Consiglio ha voluto anticipare le cose, a quanto pare.”

“Ti prego, Zeta... – la supplicò – Devi portarmi ai piani alti, quello che stanno facendo a Samuel è ridicolo! Ti prego... sei il mio angelo-guida. Aiutami!”

Quasi commossa, la donna cedette: “D'accordo! Attaccati a me, ok?”

 

Prima che se ne andassero, però, la Nonna riuscì a fare un’ultima raccomandazione alla nipote.

“Stai attenta, mi raccomando! E non essere sfacciata con il Consiglio, perchè sono molto severi.”

Brenda, che nel frattempo le aveva raggiunte, aggiunse: “Riprenditi il tuo ragazzo e, senza offesa per lei, signora Ferguson... fregatene di loro!”

“Grazie. State attente!” riuscì a dire Jade, prima di scomparire.

 

Appena Zeta e la strega se ne andarono, Dana si rivolse a Brenda.

“Ti va di andare a caccia di mostri?”

“E’ una frase in codice per dire: andiamo a fare una torta?” rispose l’altra, sarcastica, ma l’anziana donna era serissima.

“No, cara!”

 

 

Ai piani alti

 

 

Jade e Zeta ricomparvero davanti a un grande edificio bianco con grandi portoni di legno. Intorno, tutto era silenzioso e circondato da una fitta nebbia bianca.

La ragazza rimase stupita da ciò che le si parava davanti.

“Dove siamo? In mezzo alle nuvole?”

“Qualcosa del genere.”

Poi iniziò a osservare meglio il palazzo che si elevava davanti a loro: “Cosa c'è dietro quelle grosse porte?”

“Il tribunale, dove il consiglio si riunisce.”

E, senza aspettare la donna, Jade spalancò le porte e si precipitò all’interno, facendo voltare tutti i presenti e facendo infuriare il capo del consiglio.

“Signorina Alison! Come si permette a interrompere questa riunione?”

In quel momento, Samuel, seduto davanti al giudice, si voltò, sorpreso: “Jade?”

“Ciao, Samuel. – la gioia di lei nel rivederlo era palese - Non preoccuparti, sono venuta a tirarti fuori di qui. Fuori dal regno della follia: ma come vi viene in mente di giudicarlo dopo quello che ha fatto per voi? Per non parlare delle milioni di vite che abbiamo salvato, e che lui ha salvato!”

“Signorina Alison, – tuonò più forte la voce di prima - con quale titolo osa entrare qui?”

“Con il titolo di prescelta!” esclamò lei, risoluta.

“Come, scusi? Lei non è più la prescelta, il suo compito è stato già assolto.”

Ma Zeta intervenì in favore della strega: “Scusi se mi intrometto, signore, ma, mentre il Consiglio si riuniva, è comparsa una nuova profezia e, sulla pietra, è ricomparso il nome di Jade Alison.”

“Ah! – ghignò la giovane - Ora come la mettiamo?”

Il Capo ci pensò su un attimo, poi rispose: “Dopo discuteremo anche di questo, ma resta comunque il fatto che Samuel Roth verrà giudicato per la sua natura di demone e per le sue azioni passate.”

Fu a quel punto che Jade si infuriò come poche altre volte nella sua vita: “Mi perdoni la schiettezza, ma come potete fare questo a un ragazzo che ha appena salvato il mondo? Samuel ha fatto tanto di quel bene, che ve lo sognate da altri demoni come lui e, se ancora non vi è chiaro, ve lo posso ripetere fino a perdere la voce: Samuel non ha ucciso nessuno! È stato Wolf a commettere l'omicidio, possedendo il suo corpo. Fine della storia.”

“Nonostante le sue affermazioni, penso che il nome di Samuel Roth non sia stato menzionato dalla pietra delle profezie, giusto, Zeta?”

“Ehm... in realtà c'è anche quello. – rispose la donna, imbarazzata - I due sono stati rieletti come prescelti effettivi.”

“Ah! – esclamò vittoriosa Jade - Adesso liberatelo! Non vorrete mica andare contro quello che dice la pietra delle profezie, sarebbe un reato molto più grave, non crede?”

Il Capo, benché innervosito e alquanto indispettito dalla piega che aveva preso la situazione, non poté che arrendersi e rivolgersi alle guardie che tenevano sotto controllo il demone.

“Avanti, liberatelo! Signorina Alison... lei ha una bella faccia tosta e questa volta ha ottenuto quello che voleva, ma le assicuro che non finisce qui! Noi non condanniamo il giusto, ma siamo dell'idea che, chi ha servito il male una volta, può anche cadere nuovamente in tentazione e in passato abbiamo pagato care le nostre leggerezze, in tal senso.”

 

Finalmente libero, Samuel poté ricongiungersi a Jade, che subito lo abbracciò.

“State pur certi che con questo demone non accadrà. Ve lo posso assicurare!” esclamò, rivolgendosi un’ultima volta al capo del Consiglio.

Zeta, allora, si avvicinò a loro, con un leggero sorriso sul volto: “Venite... dovete leggere ciò che dice la profezia.”

 

I due, quindi, vennero condotti al cospetto della pietra di cui avevano tanto sentito parlare e la donna iniziò a leggere ciò che vi era da poco comparso.

Colui che si muove tra il bene e il male impugnerà l'arma capace di far tacere il cigno che canta...

Come era solita fare, Jade iniziò subito a rifletterci su: “Colui che si muove fra il bene e il male? Sembra che stia parlando di Samuel! Ha natura di demone, cioè malvagia, ma, allo stesso tempo, adesso, è un demone buono.”

“Bene, il primo enigma è stato risolto, ma qual è l'arma? E che cos'è il cigno di cui parla alla fine?”

Nessuno ebbe il tempo di rispondere, perchè, voltandosi per caso, la strega rimase sconvolta da ciò che vide.

“È vero, Zeta! I nostri nomi sono incisi sulla pietra, ma... perchè ne stanno comparendo tanti altri?”

“Questo può significare soltanto che, intorno a noi, sta succedendo qualcosa di grande e che, voi due soli, non basterete a compiere la profezia...”

 

CONTINUA NEL SECONDO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

Angolo autore: Finalmente ha inizio anche la seconda stagione, siete pronti per questa nuova avventura? Attenzione, perchè c'è subito il secondo episodio a tenervi compagnia, non perdetelo.

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Capitolo 2
*** 2x02-Il fantasma rubacuori ***


CAPITOLO DUE

"The Ghost Latin Lover "

 

 

Morney Hill

 

 

Jade e Samuel, vennero rimandati sulla Terra e, più precisamente, a casa di Jade e della Nonna.

Brenda, appena la vede, riabbraccia l’amica, contenta che ce l’abbia fatta: “Allora sei riuscita a salvare il tuo fidanzato!”

Samuel, nel sentirla, arrossisce all’istante: “Ehm... fidanzato?”

“Brenda! – esclama Dana, indispettita, mentre abbraccia la nipote - Credo sia ancora presto per parlare di fidanzati!”

Poi, si volta verso Jade: “Allora, tesoro, cos'è successo?”

“Purtroppo credo che dovremo ripartire, ma comunque il Consiglio sta ancora decidendo.”

Brenda, preoccupata, la interrompe prima che possa dire altro: “Partire? Fra poco inizierà la scuola, come farai?”

“Forse è destino che io non ci debba andare... – ribatte l’amica, mortificata - in fondo, se il mondo dovesse finire, il diploma non mi servirebbe poi così tanto!”

“Voglio partire con voi, allora!”

“Questo non è un gioco, Brenda!” la ammonisce Dana, stupita.

Ma lei la ignora, troppo impegnata a supplicare l’amica: “Ti prego, Jade, portami con te!”

“Io... non lo so, non mi aspettavo mi facessi una richiesta del genere, ma credo che prima dovresti parlarne con i tuoi genitori.”

La Nonna, ovviamente, è contrariata per la piega che sta prendendo la conversazione: “Brenda, non credo che questa sia una buona idea. Adesso chiamo tua madre e la faccio venire qui, altrimenti darebbe la colpa a me, se tu scappassi con loro!”

E se andò nell’altra stanza, dove c’era il telefono.

 

Dopo qualche minuto, la madre di Brenda suonò il campanello e raggiunse il gruppetto in soggiorno.

“Ciao, Rose!  - la accolse subito Dana - Scusa se ti ho disturbata a quest'ora, ma tua figlia si è messa in testa di voler partire con mia nipote per un'avventura rischiosa. E, sinceramente, non sono nemmeno sicura io di voler lasciare andare Jade...”

“Nonna! Io ci devo andare per forza!” protestò vivacemente la nipote.

“Mamma, – Brenda si rivolse direttamente a Rose, supplicandola - devi lasciarmi andare. Ti prego...”

La donna è, chiaramente, molto preoccupata per lei: “Perchè ti sei messa in testa una cosa del genere, Brenda? Dana ha perfettamente ragione quando dice che è troppo pericoloso e, poi, tu non hai alcun potere, non puoi difenderti!”

“Mamma, io ti ho vista quel giorno, quando hai incontrato Jade per la prima volta dopo tanto tempo. Ho notato che la vedevi cambiata, forte e matura ed eri fiera di lei. Io desidero solo che un giorno tu mi possa guardare nello stesso modo. E l’unico modo per farlo, è lasciarmi andare. Ti prego!”

Le due donne, ormai, avevano entrambe le lacrime agli occhi: “Come farai con la scuola? Cosa dirà tuo padre?”

Ma nessuno rispose mai a quelle domande, perchè, improvvisamente, nella stanza comparve Zeta, portando notizie.

“Ho alcune novità da comunicarvi: il Consiglio ha deciso che Jade e Samuel devono ripartire subito portando con loro la bussola dei disordini.”

“Allora è vero che sono tornati! – interviene Dana - Com'è possibile?”

“Il Consiglio deve ancora capire da dove sia partito tutto, ma l'unica cosa certa è che i disordini sono stati diffusi in tutto il mondo ed è per questo che la pietra delle profezie ha nominato due prescelti per ogni continente e ogni zona del mondo.”

Ascoltando le sue parole, Jade, dubbiosa, domanda: “Non ci restituite il Libro del Bene e del Male?”

In quel momento, tutti notano che la donna ha fra le mani due libri: “Dopo la sconfitta di Deimos, si è diviso, perchè anticamente erano stati uniti un libro delle Ombre, appartenente alla strega, e un Grimoire, appartenente al demone” e li consegnò loro. 

Jade prese il suo ed uscì dalla stanza, diretta verso il telefono.

 

Qualche minuto dopo, la ragazza tornò in soggiorno.

“Ho chiamato Zack e ha detto che prenderà un volo per raggiungerci nella città in cui andremo.”

“Allora ve ne andate davvero?” le chiese Brenda, triste.

Sentendola, Zeta si ricordò di essersi dimenticata di dover portare un’altra comunicazione e, perciò, si girò proprio verso la ragazza per comunicargliela.

“Ah, già! Dimenticavo una cosa. Tu sei Brenda, vero?”

“Sì, perchè?”

“Il Consiglio ha ascoltato la tua richiesta e ha pensato che, dato che la tua famiglia ha avuto un ruolo importante nella scorsa missione di Jade e Samuel, tu possa partire con loro. Hanno aggiunto anche che il viaggio ti aiuterà ad avere una visione più chiara del mondo che ti circonda e che a Jade darà un incoraggiamento in più per sconfiggere i suoi nemici.”

La ragazza, al colmo della felicità, saltò addosso alla donna per ringraziarla, facendola quasi cadere a terra.

“Grazie, grazie, grazie” poi corse verso sua madre, che, nel frattempo, stava esternando i suoi dubbi.

“Come farete con la scuola?”

Zeta, riavutasi, riuscì a rispondere: “Non c'è alcun problema, signora Rose. Il Consiglio ha provveduto anche a creare delle sostitute, o cloni per essere più chiara, che andranno a scuola al posto delle ragazze senza destare sospetti; l’idea l’hanno presa da Heith, quando creò le copie malvagie di Jade e Samuel!”

“Ma questo è barare!” esclamò Dana, sconvolta.

“Fico!” replicarono, invece, le due ragazze.

“Non si preoccupi, Dana, è tutto regolare. E’ una magia molto potente e le ragazze acquisiranno in tempo reale ciò che i loro cloni stanno imparando a scuola. In pratica, sarà come andarci per davvero, senza essere fisicamente lì.”

“Con i miei poteri, invece, è tutto a posto? – chiese Jade, preoccupata - Ho recuperato la telecinesi, ma gli altri?”

“Con la nomina di più prescelti, i poteri che possedevi prima sono stati suddivisi fra le varie streghe, quindi non li recupererai tutti. Tuttavia, avrai comunque un vantaggio in più rispetto alle altre, visto che sei la prescelta originale.”

“Uffa, sarà dura spostarsi da uno stato all'altro senza teletrasporto!”

“Vorrà dire che useremo la mia auto. – la rassicurò Samuel, pratico come sempre - Se non ricordo male, è rimasta qui, giusto?”

Ma la ragazza gli lanciò un’occhiataccia: “Sfortunatamente, mia Nonna l'ha conservata in garage. Io odio viaggiare in auto!”

Alla fine, però, tutti si convinsero e, la mattina seguente, dopo aver salutato le rispettive famiglie, le due ragazze partirono in direzione sud-est, seguendo la bussola.

 

 

Tre giorni dopo – South Bend, Indiana

 

Appena entrarono in città, Samuel parcheggiò davanti ad un motel e, vedendo che le ragazze stavano dormendo, suonò il clacson, facendole svegliare bruscamente.

Jade, che, come al solito, era di fianco a lui, lo colpì sulla spalla: “Sei impazzito? Mi è quasi venuto un infarto!”

Il ragazzo rise. “Vi sta bene! Non è giusto che voi dormiate, mentre io devo guidare per tre giorni di fila con il vostro continuo chiacchiericcio nelle orecchie.”

In quel momento, Brenda riemerse dal sedile posteriore, con i capelli disordinati che sparavano da tutte le parti si guardò intorno, sconvolta.

“Un motel?”

“Già, tesoro! – le rispose l’amica, scendendo dall’auto - E questo non sarà di certo l'ultimo che vedrai!”

“E’ un scherzo, vero?”

“Mi ricordi Jade l’anno scorso. – le disse Samuel, con dolcezza, perdendosi per un attimo nei ricordi - Ti ci abituerai, non preoccuparti!”

 

I tre, allora, entrarono e, dopo aver ritirato alla reception le chiavi, si diressero nella loro stanza.

Mentre percorrevano un lungo corridoio, Samuel si avvicinò all’amica, suadente: “Mi sono appena ricordato che una certa signorina mi ha salvato dal Consiglio dei piani alti e vorrei tanto sdebitarmi con lei.”

“Okay, sdebitati pure...” e lo baciò, mentre Brenda, disgustata, apriva la porta della stanza.

Quando si staccarono, la ragazza, sorpresa, esclamò: “Wow! Non abbiamo scintillato!”

Brenda era ancora più disgustata: “Sappiate che già vi odio, ragazzi! Spero arrivi presto il vostro amichetto, perchè io il terzo incomodo non lo faccio!” e si stese sul letto, fissando il soffitto.

Poco dopo, però, ruppe di nuovo il silenzio, rivolgendosi direttamente all’amica: “Spero ci sia altro da vedere in questa avventura, oltre ai vostri sbaciucchiamenti. Come diavolo faceva il vostro amico a sopportarvi?”

“Diciamo che lui non conosce ancora questa nuova versione di me e Samuel....”

 

In quel momento, il demone uscì dal bagno, con solo un asciugamano intorno alla vita e Brenda non poté non guardarlo, affascinata.

“Mmmh... accidenti! Adesso cominciamo a ragionare!”

Jade, arrabbiata, le lanciò addosso un cuscino: “EHI! Quello è il mio ragazzo!”

“Ah ah... – la punzecchia lui, felice - hai detto ragazzo!”

“Copriti, invece di sorridere! Non siamo più soli come una volta!”

 

Per non guardarlo rivestirsi, Brenda si avvicinò alla finestra e notò del movimento in strada.

“E’ arrivato un taxi da cui è appena sceso un ragazzo davvero affascinante...”

Jade sospirò, facendo roteare gli occhi, per poi replicare, sarcastica: “Tu trovi affascinanti anche i manichini dei negozi!”

L’altra la ignorò, sempre più agitata: “Oh, mio Dio! Sta venendo qui! È davanti alla nostra porta!”

In quel momento, si sentì bussare alla porta e Samuel, che era andato ad aprire, rimase sconvolto da chi si ritrovò davanti.

“Z...Z...Zack?”

“Posso entrare o hai intenzione di rimanere a fissarmi ancora a lungo?”

Il demone si fece da parte per lasciarlo passare. Appena entrò, il nuovo arrivato lanciò sul tavolo un grosso borsone nero, mentre le due ragazze lo osservavano, senza parole.

“Cosa avete da guardare?” chiese lui, notando la loro reazione.

Fu Jade a trovare abbastanza coraggio per rispondere: “Ehm... sei... sei cambiato! Niente più occhiali, giubbotto di pelle nero al posto delle tue solite felpe…e capelli che tendono al biondo?”

“Ora uso le lenti a contatto, – incominciò a spiegare lui, togliendosi la giacca e rimanendo con una semplice canottiera nera che metteva in risalto le braccia muscolose - le felpe non mi piacciono più e i capelli... beh, gli ho solo schiariti un po'! Niente di che...”

“E quello sul braccio è un tatuaggio? Sembra anche tu ti sia dato alla palestra!”

“Sì, me lo sono fatto giusto un mesetto fa, quando ho iniziato ad andare in palestra e a frequentare un corso di autodifesa e uno di arti marziali!”

Brenda, allora, si sistemò i capelli e si avvicinò a lui, per rivelare la sua presenza.

“Ehm... piacere di conoscerti, io sono Brenda.”

Lui la guardò confuso: “Ma se ci siamo incontrati un mese fa! Per la pagina mancante che avevano i tuoi genitori, ricordi?”

“Ah, già! Cosa? Tu sei il nerd che si era abracadabrizzato i poteri? Santo cielo, ti ha posseduto David Gandy, per caso?”

Jade la richiamò subito: “Brenda!”

“Che c’è? Il ragazzo è sexy!” bisbigliò, tornando a sedere accanto all’amica.

 

Samuel, irritato, mette fine alla conversazione: “Sì, è proprio lui! Adesso possiamo metterci al lavoro?” le due ragazze si limitarono a lanciarsi un’occhiata di intesa e ad annuire.

 

I quattro si riunirono, allora, intorno al piccolo tavolo che c’era nella stanza, per discutere su cosa fare.

Samuel, come al solito, prese la parola per primo: “Io direi di iniziare cercando su internet qualche notizia su questa città” e, senza dire altro, l’amico mise mano al proprio computer, mentre Brenda cercava di aprire il suo borsone, curiosa.

“Qui cosa c'è? Sembra roba pesante!”

Zack rispose senza nemmeno distogliere gli occhi dal computer: “No, stai ferma! Sono armi!”

“Armi? – chiese Jade, sconvolta - A cosa ti servono?”

“I miei poteri sono scomparsi, perciò ho bisogno di qualcosa per difendermi.”

Brenda, nel frattempo, aveva ignorato i suoi avvertimenti e frugava all’interno della borsa, esaminandone il contenuto, per poi tirare fuori una balestra: “Io posso usare questa?”

L’altro, irritato, si girò verso i suoi amici, domandando: “Adesso che mi ci fate pensare, perchè lei è qui con noi?”

“E’ una lunga storia, lascia perdere!”

 

Finalmente, qualche minuto dopo, riuscì a trovare qualche notizia interessante.

“Ho trovato un articolo che parla di una serie di omicidi di adolescenti, tutte ragazze.”

“Non male come inizio!” mormora Jade.

Il demone, allora, si avvicinò a lui, in cerca di ulteriori informazioni.

“Cos'altro dice l'articolo su di loro?”

“Tutte le ragazze sono state trovate senza cuore.”

“Ma è terribile!” esclamò Brenda, continuando a tirare finti colpi con la balestra che aveva fra le mani.

“Già! Davvero atroce!” sospirò Jade, d’accordo con Brenda.

“No, Jade, che hai capito? Intendevo dire che è terribile che Zack abbia portato una balestra senza frecce. Come faccio a usarla, adesso?”

L’amica roteò gli occhi, esasperata: “Prendo il libro, così identifichiamo il colpevole.”

Quando si avvicinò alla borsa per prenderlo, però, si ritrovò di fronte una bella sorpresa.

“E’ tornato! È tornato come prima!”

“Fantastico! – esclamò il demone, contento - Sarebbe stato noioso consultare due libri diversi ogni volta!”

L’altra, intanto, aveva già iniziato a sfogliarlo: “Potrebbe essere un Wendigo?”

“Cos'è?” domandò Brenda, ignorante in materia.

“È una specie di lupo che strappa i cuori dalle persone e se li mangia.”

Ma Brenda, che aveva posto la domanda, non la stava ascoltando, perché aveva gli auricolari nelle orecchie: “Cos'hai detto? Non ti sento, sto ascoltando la nuova canzone di Rihanna!”

Per la prima volta, l’amica si infuriò: “Santo cielo, Brenda! Ti sei portata l'Ipod?”

“Ho portato anche il cellulare se è per questo. Perchè?”

A quel punto, Samuel si intromise e decise di parlarle seriamente: “Questo non è un gioco, Brenda! Portando il cellulare qui, rischi di compromettere la tua copertura a Morney Hill!”

La ragazza si alzò in piedi, offesa: “Vedo che qui sono di troppo, in questo momento. Credo che andrò a farmi una passeggiata, così vi lascio lavorare in pace” e uscì, sbattendo la porta.

 

Appena se ne andò, Zack, sollevato, esclamò: “Almeno si è tolta di torno! Ho un fucile nel borsone, ancora pochi minuti e l'avrei usato volentieri!”

Jade lo guardò malissimo: “Fino a prova contraria, quella è la mia migliore amica! Cercate di darle tempo.”

 

~

 

Intanto, Brenda si aggirava per le strade della città, finchè non si avvicinò a un locale e un ragazzo la fermò, incuriosito.

“Ti sei persa? Hai l'aria smarrita.”

“No, no, è solo che non sono del posto.”

Lui le allungò la mano, presentandosi: “Io mi chiamo Joey, tu?”

Lei lo guardò e sorrise: “Io sono Brenda, piacere di conoscerti...”

“Vieni! – la invitò lui, entrando nel locale - Lascia che ti offra qualcosa da bere. Sei maggiorenne, vero?”

Sorridendo, lei gli mentì: “Certo!”

 

I due si sedettero a un tavolo in disparte, dopo potevano chiacchierare in tutta libertà.

“Sei sola? Dici di non essere del posto, perciò presumo che tu sia qui in vacanza.”

“No, sono qui con degli amici, ma in vacanza, proprio come hai detto tu.”

Il ragazzo la osservò per qualche istante, perplesso: “Allora come mai non sono usciti con te?”

“Lasciamo stare! – gli risponde la ragazza, un po’ brilla - Preferiscono rimanere chiusi in quello stupido motel- ehm... volevo dire hotel, invece che uscire e godersi un po' la vita!”

Joey rise nel vedere la sua reazione: “Ti lamenti proprio come un'adolescente, sai?”

“Che vuoi che ti dica... sono un eterna bambina! Ma non sono un'adolescente!” puntualizza lei, temendo di rovinare tutto rivelandogli la sua vera età.

Il ragazzo, però, la tranquillizzò: “Non preoccuparti, saremmo davvero noiosi, se ogni tanto non facessimo delle bambinate!”

Brenda era sempre più affascinata da lui: “Sei stato davvero molto carino ad invitarmi. Sei proprio un bravo ragazzo, sai?”

“Ma no, figurati! Sei stata tu davvero gentile ad accettare il mio invito. Non tutte si fermerebbero a parlare con un estraneo.”

 

Intanto, al motel, i ragazzi erano ad un punto morto, mentre Jade, sbuffando, continuava a sfogliare pagine, finchè, toccando una, non ebbe una visione orribile.

Samuel, che era di fianco a lei, si accorse subito che qualcosa non andava: “Jade? Cos'hai?”

Lei si riprese quasi del tutto, ma la preoccupazione degli altri due non svanì altrettanto presto.

“Ho appena recuperato il potere della premonizione.”

“Cos'hai visto?”

Ancora sconvolta, la ragazza rimane in silenzio qualche secondo, prima di rispondere: “Sicuramente dobbiamo escludere il Wendigo, perchè chi ha ucciso quelle adolescenti è un normalissimo ragazzo, per di più anche molto affascinante, a mio parere...”

“Allora guarda su che pagina hai avuto la premonizione, no?”

Jade, allora, abbassa lo sguardo sul libro, rimanendo sorpresa: “Fantasmi? Impossibile! Sono esseri astratti, non possono toccare gli oggetti, figuriamoci se sono in grado di strappare cuori dal petto! La premonizione non c'entra nulla, mi dispiace...”

Samuel, però, notò che c’era qualcosa di strano e girò il libro verso di lui.

“Qui c’è qualcosa non quadra!”

“Perchè? Cosa hai visto?”

Il ragazzo inizia a leggere.

 
(sezione modificata)  Fantasmi 

I fantasmi sono esseri evanescenti, che non possiedono un corpo concreto.
Essi rimangono bloccati sulla terra per questioni irrisolte e si manifestano grazie al fatto che si nutrono delle emozioni umane, oltre al fatto che si presentano con l'aspetto che avevano al momento della morte. Non possono toccare oggetti o persone, ma sono in grado di generare fenomeni soprannaturali di diversa entità.

 Formula per scacciare un fantasma: “Vortice di morte che ostacola la sorte, il freddo delle sue braccia ti accoglie e poi ti scaccia”

 * I fantasmi infettati da un disordine possono riacquistare un corpo concreto e toccare oggetti o persone. Il disordine, inoltre, offre loro la possibilità di mantenere il corpo, a patto che uccidano altri esseri umani nello stesso modo in cui sono stati uccisi loro.

 Formula per ripristinare un fantasma infettato: “La tua natura non può cambiare, ma un disordine lo può fare. Ripristina ciò che è stato, perchè così deve restare”

 

Finita la lettura, Jade è più confusa di prima: “Non ci sto capendo più niente! Che cosa significano queste sezioni modificate?”

“Significa che i disordini non più quelli che conoscevamo e pare che il libro , adesso, sia anche in grado di aggiornarsi da solo. Incredibile!”

Interrompendoli, Zack riportò il discorso sul fantasma: “Quindi il nostro fantasma ha l'aspetto di una persona viva e per mantenersi così deve uccidere, giusto?”

La strega, preoccupata, inizia ad allarmarsi: “Dobbiamo uscire a cercarlo! Se il ragazzo che ho visto nella mia visione è veramente così attraente, non mi sento per niente tranquilla per le ragazze che sono lì fuori. Chiunque potrebbe cadere ai suoi piedi!”

“Allora andiamo, invece di star qui a pensarci” esclama Zack, estraendo un pugnale dal borsone.

Jade si blocca per qualche secondo, ancora stupita dal nuovo atteggiamento dell’amico.

“Accidenti, sei proprio diverso!”

“Già, proprio un'altra persona! – esclama il demone, geloso ed irritato – Andiamo, senza perdere altro tempo, per favore!”

 

I tre, allora, iniziarono ad aggirarsi per la città, in attesa che la bussola indicasse loro di essere vicini al loro avversario. Mentre passavano accanto a un locale, però, Jade ebbe un’altra visione, che la sconvolse più della precedente.

“Cos'hai visto, stavolta?”

“Oh, no! Non può essere! Il fantasma è con Brenda!”

“Cosa?!? – replicò Zack, stupito - Di tutti i ragazzi della città, proprio con il fantasma doveva uscire?”

Ma la strega lo ignorò, troppo impegnata a stringere, in preda all’ansia, il braccio dell’amato demone.

“Ti prego, dobbiamo trovarla! Non so cosa farei, se dovesse capitarle qualcosa...”

In quel momento, Zack notò che sembrava esserci qualcosa fra di loro, ma fece finta di niente, intuendo che non era il momento per fare domande del genere.

“Ehm... per caso hai visto dov'erano ?”

“Vediamo.... era un vicolo buio e c'era l'insegna di un ristorante cinese. Altro non ricordo, mi dispiace. Povera Brenda...”

 

Nel frattempo l’amica, ignara di tutto, stava passeggiando con Joey.

“Mi hai detto che mi portavi a conoscere i tuoi amici, ma la strada mi sembra molto lunga!”

“Abbi pazienza. Loro non vedono l'ora di conoscerti!”

Lei rise. “Ma se nemmeno mi conoscono! Comunque, se sono in quel ristorante cinese laggiù, ti avverto che la cucina cinese non mi piace!”

Improvvisamente, alle loro spalle, comparvero Zack, Samuel e Jade.

“Brenda! – le urlò la ragazza – Allontanati subito da quel ragazzo! Vuole ucciderti!”

“Jade? – si voltò, sorpresa – Cosa stai dicendo?”

Prima che potesse dire altro, però, Joey, velocemente, la bloccò, stringendole il collo da dietro.

“Che nessuno si avvicini o le faccio del male!”

Terrorizzata e confusa, Brenda non capisce cosa sta accadendo: “Joey? Cosa stai facendo?”

Ma quello la ignorò, rivolgendosi direttamente ai due prescelti.

“Non riuscirete a mandarci via, stavolta! Siamo più forti di voi, cari Jade e Samuel...”

“Come fai a conoscerci?”

“Non si dimentica chi ha cercato di mandarci via!”

“Non è lui a parlare, – bisbiglia Samuel a Jade, senza farsi sentire - ma il disordine che l'ha infettato.”

Improvvisamente, però, Brenda tirò una forte gomitata contro l’uomo che, barcollando, si allontanò, permettendole di fuggire. Nel frattempo Zack, con tre capriole, avanzò verso di lui, per poi tirare fuori il pugnale e infilzarlo.

“Com'è morire una seconda volta, maledetto bastardo?”

Joey cadde a terra, sotto gli occhi sbalorditi dei presenti.

“Wow! Questo corso di arti marziali deve essere davvero speciale!”

“Muoviti, Jade, l'incantesimo!” la incalzò il demone.

“La tua natura non può cambiare, ma un disordine lo può fare. Ripristina ciò che è stato, perchè così deve restare...”

Un fumo nero abbandonò il corpo a terra e Joey tornò ad essere un fantasma, risollevandosi subito, arrabbiato.

“Mi hai pugnalato? – si rivolse direttamente a Zack – Sappi che hai fatto un grosso errore!” e, generando un forte vento, lo scaraventò contro un cassonetto, per poi voltarsi verso gli altri due.

“Ora tocca a voi!”

La ragazza, agitata, tentò di bloccarlo, ma fallì.

“Non si blocca! Quel potere non mi è tornato, cosa facciamo?”

“Aspetta un attimo, Jade, ora non è più infettato! Usa l'altra formula!”

Vortice di morte che ostacola la sorte, il freddo delle sue braccia ti accoglie e poi ti scaccia...”

E, con urla strazianti, Joey si distrusse davanti ai loro occhi.

 

Il mattino dopo, Samuel caricò tutte le loro cose in macchina, mentre gli altri finivano di prepararsi.

Mentre scendevano le scale, Jade si rivolse all’amica, ancora un po’ preoccupata: “Tutto bene, Brenda?”

“A parte il fatto che sono uscita con un fantasma che voleva uccidermi, direi tutto bene!”

“Tranquilla, io sto con un demone!” entrambe scoppiarono a ridere, per poi tornare subito serie.

“Sai, Jade, questa esperienza mi ha fatto capire quanto sono ingenua e stupida, a volte. Solo ora me ne rendo conto, ma voglio impegnarmi fin da subito per cambiare!”

“Brava! Mi fa piacere sentirtelo dire, è il primo passo verso il tuo cambiamento. Sono davvero fiera di te!”

Poi, però, si ricordò di aver dimenticato una cosa in camera e dovette tornare indietro.

“Vai pure avanti! Io torno subito, ho dimenticato una cosa.”

Ma, voltandosi, si ritrovò davanti Zack.

“Mi dispiace, ma non ho fatto a meno di sentire quello che hai detto a Brenda.”

“Che sono fiera di lei?”

“Mi riferisco al fatto che hai ammesso di stare insieme a Samuel...”

“Sì, è vero! L'amuleto era l'unica cosa che ci divideva, ma ora non è più così. Adesso, però, scusami, ma devo salire in camera, perciò fammi passare!”

E, dopo essersi guardati negli occhi per qualche istante, andarono ognuno per la propria strada.

 

Erano, finalmente, tutti pronti per partire, ma molti dubbi su quanto era accaduto la sera prima tormentavano ancora la strega.

“Ancora non mi spiego come facesse quel fantasma a conoscere me e Samuel...”

“Era il disordine che l'aveva infettato a parlare, Jade” le rispose Zack, con gentilezza.

Brenda, però, intervenì, confusa quanto l’amica: “Voi, però, mi avete detto che i disordini sono una specie di nuvola nera. Non riesco a capire...”

“Infatti è così! Ma sembra quasi che questi nuovi disordini abbiamo vita propria e ragionino come se avessero una mente!”

Samuel, facendo partire la macchina, pose fine alla questione.

“Mi chiedo cos'altro dovremmo aspettarci da loro... Sono più astuti, forti e pieni di vendetta nei confronti di chi ha cercato di sopprimerli e questo non mi ispira nulla di buono...”

 

CONTINUA NEL TERZO EPISODIO 

Testo a cura di Lady Viviana

Angolo autore: Questo è l'ultimo episodio di oggi, Demon & Witch II tornerà mercoledì prossimo con un solo episodio a settimana. Non perdete l'appuntamento con il prossimo episodio, la 2x03 "Amuleto". Infine, ne approfitto per dirvi che è prevista anche una terza stagione che avrà iniziò nel mese di febbraio 2015, subito dopo gli ultimi episodi della seconda stagione. Buona settimana stregata!

 

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Capitolo 3
*** 2x03-Amuleto ***


CAPITOLO TRE   

“Reverse Karma”    

 

                                                     

Dayton, Ohio

 

 

Jade, Brenda e Zack si stanno godendo una pausa nella migliore gelateria della città, approfittando della mancanza di disordini.

Pensando, come sempre, a Samuel, Jade rompe il silenzio, condividendo i suoi pensieri con gli altri.

“Chissà perchè Samuel non è voluto venire. Questo gelato è davvero ottimo!”

“Già! – le rispose Zack, leggermente isterico - Chissà perchè!”

E in quel momento Brenda, senza farsi vedere, gli tirò un calcio sotto al tavolo, approfittando della distrazione dell’amica, che si stava alzando.

“Mi è venuta sete, ragazzi. Vado dentro a bere un bicchiere d'acqua, d’accordo? Torno subito, non preoccupatevi!”

 

“Sei impazzito?!? Samuel ci ha detto che non dobbiamo farle capire nulla della sorpresa! Adesso, comunque, la portiamo un altro po' in giro e poi torniamo al motel, d'accordo?”

“Sì, certo!” annuisce, indifferente.

L’altra, però, sembrò non notare il suo poco entusiasmo: “Mi chiedo cosa le regalerà per i suoi 18 anni... Secondo te?”

“Cosa vuoi che mi interessi?!?” sbottò lui, infastidito.

Brenda lo guardò confusa, senza capire: “Si può sapere cosa ti prende? Sono i tuoi migliori amici! Dovresti essere contento per loro, invece ti comporti come se fossi geloso!”

Il silenzio del ragazzo le fece capire che c’era qualcosa che non sapeva e questo la sconvolse.

“Oh, mio Dio! Tu ami Jade?”

Ma non ottenne mai risposta perchè la ragazza ritornò sorridendo, pronta per andarsene.

“Ho fatto. Andiamo?”

In silenzio, i due si alzarono e tutti insieme uscirono, per continuare la loro passeggiata.

 

~

 

Intanto, Samuel aveva vagato senza meta per la città, finchè non si era imbattuto in una bottega chiamata “Magie e Meraviglie”. Entrato, non aveva trovato nessuno dietro il bancone ed era stato così costretto a suonare un piccolo campanellino per attirare l’attenzione del proprietario, impegnato nel retrobottega.

Questi era un uomo sulla trentina passata, stretto in un vestito in stile retrò, ma dall’aria gentile.

“Benvenuto nel mio negozio! Mi chiamo Timoty, come posso esserle utile?”

Stranamente, Samuel sembra incapace di nascondere le sue emozioni, come accade di solito, da quando la sua strega era riuscita a intenerire il suo cuore gelido di demone.

“Cerco un regalo per la mia fidanzata. Oggi compie gli anni e vorrei donarle qualcosa di veramente speciale.”

“Ti rivelo un segreto, mio caro ragazzo: il miglior regalo è la semplicità. In essa c'è più amore che in qualsiasi altra cosa. Per esempio, cosa ti viene in mente se pensi alla semplicità?”

“Qualcosa di piccolo?”

Il commesso rise, prima di rispondere: “Non esattamente. Deve essere qualcosa che, quando la vedi, ne rimani affascinato, perchè è in grado di farti ricordare cose piacevoli, che ha la capacità di  riscaldarti il cuore nei momenti di tristezza. Ora, hai compreso? Prova a guardare nella vetrinetta vicino all’entrata, dovrebbe esserci qualcosa che potrebbe piacerti.”

“In effetti, ci sono molte cose carine qui, ma quella che mi ha colpito di più, è la collana con la pietra.”

“Intendi quell’amuleto con la pietra nera?”

“Sì, proprio quello. Un tempo lei ne portava uno, ma ora non lo possiede più e sono sicuro che risponda a tutti i requisiti che ha detto lei prima!”

Il commesso, allora, lo tirò fuori dalla teca in cui era conservato e si diresse verso il bancone.

“Ottima scelta! Lo metto nella scatola e lo incarto subito.”

Pochi minuti dopo, l’uomo ritornò nella stanza con un pacchettino e Samuel gli allungò attraverso il bancone l’importo corrispondente.

“Vedrà che le piacerà così tanto, che non se ne separerà mai più!”

“Lo spero, altrimenti significherà che non le è piaciuto. Grazie mille e arrivederci!” ed uscì dal negozio.

 

~

 

Gli altri tre, intanto, stavano continuando la loro passeggiata, chiacchierando tranquillamente.

“Non so voi, – esordì Brenda all’improvviso - ma non riuscirei mai a vivere in questa città. È troppo caotica... guardate quanta gente cammina sul corso! Per non parlare del traffico, se non smettono di suonare quel clacson, giuro che mi metto a urlare!”

Jade, però, non la ascoltò, troppo impegnata a fissare una ragazza che stava attraversando la strada, incurante del furgone che stava arrivando a tutta velocità.

“Ma cosa sta facendo quella?!? Perchè non si volta a guardare la strada?”

“Di cosa stai parlando?” chiese Zack, confuso, e lei gli indicò subito la scena.

“Guardatela: non si volta!”

“Hai ragione! Oh, no! No!” iniziò a gemere Brenda e l’amica, alzando le mani, bloccò tutta la città, per poi sbloccare subito i suoi amici.

Appena riavutasi, Brenda si guardò intorno, confusa: “Cosa sta succedendo? Perchè sono tutti fermi?”

“Hai recuperato il potere di fermare il tempo?” le chiese, invece, Zack, ignorando totalmente i commenti dell’altra.

“A quanto pare! Ma adesso non c'è tempo, dovete aiutarmi a spostare quella ragazza dalla strada!”

Benché fosse piuttosto leggera, la presero in braccio tutti e tre insieme, per spostarla sul marciapiedi opposto.

“Ci credo che non guardava la strada, stava parlando al telefono! Però... bella collana, vero?” commentò Brenda, incapace di stare zitta.

Zack non poté trattenere un commento sarcastico: “Ha parlato la ragazza che si è portata dietro il cellulare e l'ipod per sconfiggere il male!”

“Bene! Adesso torniamo a dove eravamo prima, ok?” e, quando furono di nuovo al loro posto, la strega fece ripartire il tempo, per poi osservare assieme agli altri il comportamento della ragazza che avevano salvato.

“E’ così impegnata a parlare al telefono, che non si è nemmeno accorta di non essere più in mezzo alla strada!” esclamò Brenda, ridendo.

“Almeno ha cambiato strada, però!” replicò il ragazzo.

In quel momento, però, mentre camminava accanto a un negozio, la ragazza venne schiacciata da un frigorifero, caduto dall’undicesimo piano del palazzo che stava costeggiando, lasciando sconvolti i tre che la stavano osservando.

“Oh... mio... Dio!” commentò Brenda, senza parole.

L’amica era ancora più sconvolta: “Ma è terribile!”

“Questa sì che è Sfortuna!” aggiunse Zack, basito quanto loro.

 

Ancora sotto shock e incapaci di proseguire, i tre tornarono al motel, continuando a scambiarsi impressioni su quanto era appena accaduto.

“Pazzesco! – esclamò Brenda, la più sconvolta del gruppo - Come si fa a sfuggire ad un furgone, per poi essere schiacciati da un frigorifero? Ancora non riesco a crederci...”

“Per non parlare di quel servizio traslochi! – aggiunse Zack - Come hanno fatto a sganciare per sbaglio quel frigorifero? Con tutta quella gente che passava sotto quel palazzo, per di più!”

“Sta di fatto, però,  – concluse Jade, inserendo la chiave nella toppa – che, in quel momento, c’era solo lei lì sotto-” ma non riuscì a finire la frase perchè spuntò fuori Samuel con una torta fra le mani.

“Sorpresaaaaaa!!!”

Mentre lo abbracciava, finalmente, la ragazza capì.

“Ecco perchè non sei venuto con noi a mangiare il gelato!”

“E il primo compleanno che festeggio con te, da quando ci siamo conosciuti. Non potevo ignorarlo. Non un giorno così importante.”

Jade, commossa, non sapeva cosa dire: “Okay, ora mi farai piangere. E non dovrei piangere…visto che ora sono una donna! E anche la prescelta!”

Lei lo abbracciò ancora, sotto gli occhi infastiditi di Zack.

Dopo aver spento le candeline della torta, Samuel tirò fuori un coltello e ne presero tutti una fetta.

“Credimi, Samuel, hai fatto bene a non venire con noi, perchè ti sei risparmiato uno spettacolo veramente orribile!”

“Perchè? Cosa è successo?”

“Abbiamo salvato una ragazza che stava per essere investita da un furgone, ma lei, subito dopo, è stata schiacciata da un frigorifero caduto da un edificio. – spiegò Jade - Buffo, vero?”

“Oh, poverina! – esclamò Samuel, sinceramente dispiaciuto, mentre abbracciava la ragazza - Devi essere sconvolta. Stringimi forte!”

Brenda, intanto, trascinò Zack fuori dalla stanza, aggiungendo solo: “Forse è meglio se vi lasciamo soli...”

Ma l’altro, infastidito, protestò vivacemente: “Ma io non voglio uscire!”

“Sì, che vuoi uscire!” e il tono che non ammetteva repliche fu sufficiente a convincerlo.

 

I due innamorati, perciò, rimangono soli e, non appena la porta si chiuse alle spalle dei due amici, iniziarono a scambiarsi sguardi carichi di passione, iniziando a baciarsi.

“Adesso siamo proprio soli soletti...”

“Aspetta! – la fermò lui, staccandosi - Dimenticavo di darti una cosa!” e tirò fuori dal comodino una scatolina di velluto blu.

“Che cosa tenera! Mi hai fatto un regalo?”

Lui la aprì e tirò fuori l’amuleto “Voltati!” esclamò, per poi allacciarglielo.

La ragazza, come aveva previsto Timoty, rimase senza parole.

“Mi hai regalato un amuleto. Io... io sono davvero – rise, per la felicità – al settimo cielo, non so che dire. Grazie!”

“Ho pensato che ti mancasse qualcosa da mettere al collo.”

Insieme, si sdraiarono sul letto, e Jade, sdraiandosi sul letto, riprendendo da dove si erano interrotti.

“E’ il più bel regalo che mi abbiano mai fatto. Non è solo una semplice collana con una pietra attaccata, ma un oggetto capace di farmi ricordare tutto quello che abbiamo passato per giungere fino a questo punto. L’amuleto è un simbolo molto importante per me, perché mi ricorda che avermi tenuta lontana da te e non poterti toccare, mi ha fatto desiderare di non volerlo più al collo. Ma cosa più importante di tutte, mi ha fatto rendere conto che ti amo con tutta me stessa, Samuel...”

“Non avrei potuto scegliere oggetto migliore, per sentirti dire quello che avrei detto anche io. Ed è questo che ci rende una persona sola, e io – Le accarezza il viso - non ti ho mai amata così tanto…” poi la bacia.

Improvvisamente, le gambe del letto si ruppero e i due si ritrovarono a terra, sconvolti, ma, per fortuna, incolumi.

“Certo che i letti dei motel sono proprio scadenti!”

“Già! Maledetti motel!”

Ormai innervositi, i due si separano.

“Vado un attimo in bagno, d’accordo?” gli disse la ragazza, alzandosi.

Mentre si stava avviando, però, Samuel notò che il lampadario stava per cedere e colpirla e riuscì a buttarsi su di lei appena in tempo. Il lampadario cade a terra con un rumore assordante, rompendosi in mille pezzi.

“Accidenti! Anche i lampadari sono molto scadenti!”

“Credo che pagheremo un piccolo extra per questo disastro!” esclamò lui, sconvolto.

 

Intanto, Brenda e Zack erano usciti dal motel e si erano seduti su una panchina poco distante, da dove potevano vedere l’ingresso.

“Tornando un attimo al discorso di stamattina... tu sei innamorato di Jade, ho intuito bene?”

Lui, ovviamente, si arrabbiò: “Sì! È questo che vuoi sentire? SI’ sono innamorato di lei!!!”

“Calmati, era solo una domanda! Piuttosto, lei lo sa?”

“Ora sono due domande, però!”

“Avanti, smetti di fare il duro, perchè non inganni nessuno; o almeno non inganni me. Rispondi e basta!”

L’ultimo barlume di indecisione si ruppe e il ragazzo decise di aprirsi con lei, sfogando tutto ciò che reprimeva dentro di sè dal giorno in cui aveva conosciuto il demone e la strega.

“No, non lo sa. L’ho confessato soltanto a Samuel.”

Brenda rimase senza parole: “Ma chi sei? Il più grande cretino del secolo? Dovevi dirlo a lei, non a lui!”

“Lei ama LUI, è inutile negarlo! Persino il destino ha deciso che doveva essere così. Sai, la profezia, lui demone e lei strega, gli opposti che si attraggono e gli altri mille motivi?! Non c'è decisamente paragone!”

“E’ per lei che ti sei trasformato da nerd a bullo delle scuola, vero?”

“Pensavo che, cambiando, si sarebbe accorta di me, ma è stato tutto inutile. Prima era più facile, perchè scintillavano, ora, invece, sono sempre attaccati come la colla e io non lo sopporto!”

“Lei ti considera un amico, Zack, e se tu non ti dichiari, è ovvio che le cose continueranno a rimanere sempre così.”

Il ragazzo, però, mise fine alla conversazione, alzandosi e tornando verso il motel.

“Io non glielo dirò mai! Se mi rifiutasse, non riuscirei più a stare con voi.”

“Hey! Aspettami!” lo rincorse lei, cercando di raggiungerlo.

Il ragazzo, infatti, era intenzionato a tornare in stanza, ma la ragazza riuscì a fermarlo in tempo.

“Non vorrai mica interrompere la loro romantica serata?”

Lui la ignorò, continuando a salire i gradini: “Infatti è proprio così! Ho molto sonno e non rimarrò certo qui fuori per permettere a quei due di sbaciucchiarsi tutta la notte!”

 

Quando misero piede in stanza, pochi secondi dopo, ciò che videro li lasciò sconvolti: Jade era in biancheria intima, a stento coperta dal lenzuolo.

“Che voi ci crediate o no, non è come sembra! Il mio vestito si è impigliato nella cintura di Samuel e, per liberarmi, l’ha dovuto strappare.”

“Okay, come dobbiamo interpretare, invece, il letto sfondato e il lampadario a terra?”

Samuel, benché molto imbarazzato, riuscì a mettere insieme qualche parola per spiegare la situazione: “Sembra che Jade sia molto sfortunata, questa sera.”

Zack decise di rivolgersi a lui, per ignorare Jade mezza nuda: “Intendi sfortuna normale o sfortuna soprannaturale?”

La ragazza, entrando in bagno, gli rispose, isterica: “Sfortuna soprannaturale. Decisamente.”

 

“Tesoro, – Brenda si avvicinò alla porta chiusa, preoccupata - va tutto bene, lì dentro?”

“Vieni subito qui! Ho qualcosa tra i capelli!”

“Stai chiamando me o Brenda?” le chiede Samuel, confuso.

“Ma che c'entri, tu! Voglio Brenda. Brendaaaaa!”

“Arrivo! Basta che mi apri la porta: non sono mica un fantasma!”

 

Per un minuto, nella stanza cade il silenzio, finchè i ragazzi, preoccupati e incuriositi, non decidono di avvicinarsi alla porta, ancora chiusa, del bagno.

“Tutto bene, ragazze?”

Dal bagno arrivò l’urlo di Brenda.

“Sono scarafaggi!!! Non riesco ad uscire, la porta è bloccata!”

“Toglimeli!” gridava, intanto, Jade.

Intuendo cosa si celava dietro, Samuel corse a prendere il Libro: “E’ ovvio che qui c'è qualcosa che non va!”

Mentre Zack cercava di rendersi utile: “Io, invece, cerco qualcosa su internet. Magari è qualcosa che non sta accadendo solo a Jade.”

 

In quel momento Brenda riuscì a uscire dal bagno, ma ancora Jade rimaneva lì dentro.

“Jade?”

“Si sta lavando i capelli. Non capisco proprio da dove siano usciti quegli scarafaggi...”

Zack annuì, continuando a digitare qualcosa sul computer.

“Ragazzi, ho trovato un articolo davvero stupefacente: Julie Rosemberg, assistente sociale, viene assalita da un cane e muore, ma il padrone non sa spiegare l'accaduto, perchè il suo cane non è mai stato aggressivo. Ellen Pierce, infermiera, trovata morta nella sua camera da letto, dopo che il soffitto le è ceduto addosso. Tamara Hererra, insegnate d'asilo, un camion che trasportava legname davanti alla sua auto perde un tronco, che sfonda il suo parabrezza, uccidendola sul colpo. E potrei elencarvene molti altri.”

“Ma è terribile! – esclamò Brenda, sconvolta - Sono tutte morte in modo atroce!”

Nell’articolo c’era la foto di una delle vittime e, mentre il ragazzo le scorreva per cercare altre notizie utili, lei lo fermò, incuriosita.

“Aspetta! Puoi zoomare sul collo, per favore”

“Vuoi vedere che gioielli porta, per caso?”

“No, idiota! Voglio solo verificare una cosa.”

Il ragazzo, allora, eseguì quanto gli era stato chiesto, ma ciò che vide lasciò la ragazza sconvolta.

“Quella collana! Non ti sembra identica a quella che aveva la ragazza di stamattina, quella del frigorifero?”

“Forse hai ragione, ma prima non ci ho fatto tanto caso, pensavo solo a salvarla.”

“Tu non capisci! Quella collana non è solo identica a quella della ragazza del frigorifero, ma anche a quella che Samuel ha regalato a Jade!”

Il ragazzo, sentendo le sue parole dall’altro lato della stanza, iniziò ad agitarsi: “Ne sei proprio sicura?”

“Sicura come il fatto che non prenderò mai una A in matematica!”

 

In quel momento, Jade riemerse finalmente dal bagno.

“Non capisco da dove siano usciti quelli scarafaggi... Comunque, di cosa stavate parlando?”

“Ehm... niente di cui tu debba preoccuparti!” minimizzò Samuel, ma Brenda, ignorandolo, le disse la verità.

“Samuel ti ha regalato un amuleto che presto ti ucciderà nei peggiori modi possibili: c’è solo l’imbarazzo della scelta. La ragazza del frigorifero ne aveva uno simile.”

“COSA?!? Samuel, è vero?”

Il ragazzo lanciò un’occhiataccia a Brenda e poi si rivolse con un sorriso alla sua ragazza: “Jade, calmati! Vedrai che una soluzione la troviamo. Magari nel libro.”

“Fantastico! Il giorno del mio diciottesimo compleanno, il mio fidanzato demone mi regala una calamità della morte! Adesso mi siedo, allora, sperando che un esercito di scarafaggi non tenti di divorarmi!”

“Perchè non te lo levi dal collo? – le suggerisce Zack - Magari risolvi qualcosa...”

Ma tutti i tentativi di lei di sfilarselo fallirono.

“Ovvio! Non si toglie!” per Jade era prevedibile.

In quel momento, però, Samuel finalmente lo trovò sul Libro.

 

(sezione modificata)  L’amuleto del Karma

 L'amuleto del karma è un oggetto che si può trovare solo nelle botteghe o nei negozi di magia gestiti rispettivamente da stregoni e da streghe.
Il suo potere deriva direttamente dal karma posseduto dalle donne che lo indossano, perciò se, ad esempio, commetteranno azioni positive, l'amuleto porterà loro molta fortuna, ma, al contrario, azioni negative causeranno loro solo una serie di sfortunati eventi.
E’ stato creato allo scopo di portare sulla terra una sorta di giustizia divina per chi fa del bene e per chi fa del male.

 *Quando uno stregone o una strega viene infettato dai disordini, vengono modificati, di conseguenza, anche gli oggetti magici da loro venduti. L'amuleto del karma, in questo caso, porterà alla morte coloro che nella vita si sono dedicate a fare del bene e porteranno salute e ricchezze a chi ha fatto solo del male agli altri. L'amuleto non può essere tolto da chi  lo indossa, perciò l'unica soluzione è che chi lo ha venduto venga purificato dal disordine che l'ha infettato.

 Incantesimo per lo stregone o la strega infettati: “Porti in dono oggetti preziosi, che della magia ci rendono orgogliosi. Non ritorcerci più contro tutto il male di questo mondo, butta fuori ciò che ti pervade e la tua falsa natura presto cade”

 

“L'assistente sociale, l'insegnante d'asilo e l'infermiera: tutte donne che si sono dedicate a fare del bene!” commentò Zack quando finirono di leggere.

“E io ho fatto un mucchio di bene. Morirò sicuramente!” replicò Jade, terrorizzata.

“Noi non lo permetteremo! – la rassicurò l’amica - Andremo a scovare lo stregone o la strega che hanno venduto a Samuel quell'amuleto e sistemeremo tutto, d’accordo?”

“E io cosa faccio, intanto? Rubo le caramelle ad un bambino?” era isterica, Jade.

Il ragazzo, allora, ripensò agli avvenimenti del pomeriggio, per poi esclamare: “Timoty! Quel maledetto bastardo!”

“Chi è Timoty?”

“Suppongo lo stregone. Comunque è stato lui a vendermi l'amuleto.”

“Bene, – concluse Zack, alzandosi dalla poltrona su cui si era seduto un attimo a riposare - io vado a prendere l'ascia che c’è nel mio borsone. Forse la bottega è ancora aperta e riusciamo a beccarlo subito.”

Brenda lo seguì. “Io prendo la balestra. Potrei chiamarmi Balestra-girl, oppure la donna balestra...”

“Non devi avere per forza un nome da supereroina per maneggiare un arma, sai?” e si allontanarono insieme.

 

Rimasti soli, Jade e Samuel si guardono, imbarazzati.

“Scusami tanto, Jade... – esordì lui, rompendo il silenzio - Sicuramente non è il compleanno che ti aspettavi.”

“Non importa. I compleanni non mi sono mai piaciuti, però tu hai fatto del tuo meglio e sono fiera di te ugualmente. Comunque, avete intenzione di lasciarmi qui?”

“Assolutamente no! Non vorrei che ti crollasse il motel addosso. Verrai con noi, non preoccuparti.”

 

Tornati i due con le armi, i quattro insieme lasciarono la stanza, diretti verso la bottega indicata dal demone.

Giunti lì davanti, però, non videro nulla: era sparita.

“Sei sicuro che sia questo l'indirizzo?” gli chiese Zack, perplesso.

“Certo che è qui! Com'è possibile che sia sparito?”

Sconsolata, Jade si sedette sui gradini del palazzo vicino: “Tipico! Lui sparisce e io rimango con questa trappola mortale al collo.”

Arrabbiato, Samuel iniziò a colpire il muro con delle sfere di energia, ma una rimbalzò e finì contro Jade, ferendola a una spalla.

Zack, preoccupato, corse subito in suo aiuto: “Stai bene?”

“Tranquilli, mi ha appena sfiorata.”

“Appena?!? – esclamò lui, lanciando uno sguardo di fuoco al demone - Poteva ucciderti! Samuel, cosa ti è venuto in mente?”

“Io... io non l'ho fatto apposta! È solo che questa cosa mi sta facendo impazzire!”

“Non preoccuparti! – lo rassicurò, invece, lei - Quella sfera di energia mi ha colpita solo per via dell'amuleto. Mi sembra chiaro, è malefico!”

“Ragazzi, adesso cosa facciamo, però? – chiese Brenda, interrompendoli – Non so voi, ma io non voglio assistere alla morte della mia migliore amica.”

 

In quel momento, però, comparve all’improvviso alle loro spalle il demone, con un leggero ghigno dipinto sulle labbra.

“Quanti clienti fuori dal mio negozio! Peccato che al momento siamo chiuso.”

Samuel, non appena lo vide, iniziò ad avvicinarsi, intenzionato a prenderlo a pugni: “Maledetto bastardo! Se ti prendo, ti faccio a pezzi!”

Ma quello scomparve, per poi riapparire alle spalle di Brenda, poco distante. Quella, però, avvertita da Zack, si girò e fece scattare la balestra; tuttavia, la freccia colpì Jade, infilzando un pezzo del vestito e inchiodandola al muro.

Osservando la loro incredulità, lo stregone iniziò a ridere.

“Sono spiacente, ragazzi, ma ogni vostro attacco finirà contro la povera Jade. Perchè lei ha fatto tanto bene in questo mondo e l'amuleto, perciò, le attirerà tanta, tanta sfortuna.”

“Anche tu mi conosci?” gli chiese Jade, interrompendolo.

“Quando ti metterai in quella testolina che noi ti conosciamo tutti? Non è stato un caso che Samuel sia venuto a comprare quell'amuleto proprio nel mio negozio, era tutto calcolato. E, più tempo avrai quell'amuleto al collo, più in fretta morirai!”

Ma lei, nel sentirlo, si arrabbiò: “Ti sbagli, se credi che resterò senza fare nulla aspettando la mia morte. Sfortunatamente, quelle povere ragazze non potevano difendersi, ma io sì!” e con la telecinesi cercò di scaraventarlo a terra, ma qualcosa andò storto e lei si sollevò in aria.

“Povera streghetta... l'amuleto sta alterando anche i tuoi poteri!”

Intanto, la ragazza saliva sempre più alto, senza accennare a fermarsi.

“Aiuto! Non riesco a scendere!”

Usando il suo potere di emulazione, Samuel si alzò in volo, determinato a raggiungerla.

“Non temere, Jade. Sto arrivando!”

La afferrò in tempo, prendendola in braccio e i due si fermarono a mezz’aria a guardarsi negli occhi, davanti alla luna che risplendeva nel cielo sopra di loro.

 

Intanto, a terra, approfittando del fatto che era distratto a guardare i due innamorati fluttuare nel cielo, Zack decise di saltare addosso allo stregone.

“Prendi il libro e leggi la formula!” gridò a Brenda, che subito eseguì, per quanto dubbiosa, ciò che le era stato chiesto.

“Ma se non sai nemmeno se funzionerà!”

“Provaci e basta!”

“Okay! Speriamo che funzioni. Porti in dono oggetti preziosi, che della magia ci rendono orgogliosi. Non ritorcerci più contro tutto il male di questo mondo, butta fuori ciò che ti pervade e la tua falsa natura presto cade...”

E il disordine lo abbandonò, permettendo a Jade e Samuel di ritornare giù e toccare lentamente il suolo.

“Anche se questo compleanno è iniziato male, – gli disse lei, con dolcezza – il finale è stato a dir poco spettacolare. Non vorrei essere da nessun'altra parte, in questo momento!”

Notando che era finalmente al sicuro, il ragazzo la adagiò dolcemente a terra, liberandosi dal suo abbraccio. “Aspettami qui! Vado a sistemare quello stregone da strapazzo, d’accordo?”

Ma lei lo fermò: “Lascia stare, non serve più! Lo stregone non era malvagio di natura, ma lo era divento per via del disordine che aveva dentro.”

 

Pochi secondi dopo, l’uomo, sinceramente dispiaciuto, si scusò con loro e, soprattutto, con lei per quanto era accaduto, ma, quando la ragazza fece la mosa di slacciarsi l’amuleto dal collo, lui la fermò.

“Non ridarmelo, Jade. Tienilo con te, ora ti porterà solo fortuna e, senza dubbio, ti servirà per il tuo viaggio. Quando il disordine mi possedeva, ho sentito tanta di quella malvagità, ma, sopratuttto, rabbia nei confronti di te e del demone che difficilmente riuscirò a dimenticare...”

Riconoscente, lei gli prese le mani: “Ti prometto che faremo del nostro meglio, affinché le vittime del tuo amuleto vengano vendicate. Addio, Timoty!”

Lui rientrò nel suo negozio, finalmente libero: “Grazie e buona fortuna, ragazzi!”

 

Il giorno dopo, i ragazzi erano pronti per ripartire e ancora una volta stavano facendo i bagagli e caricando tutte le loro cose in macchina, quando Jade e Brenda si isolarono su una panchina poco distante per parlare da sole.

“Ti rendi conto? – Brenda era ancora incredula per gli avvenimenti della sera prima - Ho recitato la mia prima formula magica! Non pensavo che ci sarei riuscita, a essere sincera...”

Ma l’amica, incantata a guardare Samuel, non la stava ascoltando: “Ehm... cosa hai detto, scusa? Non ti stavo seguendo.”

“Lo so io cosa stavi seguendo! Piuttosto, ne sei proprio innamorata?”

“Non puoi immaginare quanto! Credo che non potrei amare qualcun'altro come amo lui. Tra noi c'è un qualcosa di forte che, però, non riesco a descrivere.”

“Bene, mi fa piacere. Ma stai attenta anche a chi ti sta intorno, potresti non accorgerti di molte cose…”

L’altra, ovviamente, non capì le sue allusioni: “A cosa ti riferisci?”

“Niente, niente!” minimizzò quella, chiudendo il discorso.

 

Jade, allora, si voltò di nuovo verso Samuel, ma, improvvisamente, intravide accanto a lui una strana ombra nera che lo seguiva, mentre sistemava le cose in auto.

“Cos'è?” esclamò, spaventata, con un filo di voce.

L’amica la vide spaventata, ma non capì. “Di che cosa stai parlando?”

Guardò di nuovo, ma stavolta non scorse nulla: “Niente. Forse mi sono solo sbagliata, non preoccuparti....”

 

CONTINUA NEL QUARTO EPISODIO     

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE:  L'avventura dei prescelti continua, ma il mistero del cigno rimane ancora un mistero. Continuate a seguire il viaggio del demone e la strega nel quarto appuntamento con la 2x04 "La musica del sonno" Martedì prossimo. Buona settimana stregata!

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Capitolo 4
*** 2x04-La musica del sonno ***


CAPITOLO QUATTRO

"Enchanted Sleep Long"

 

 

Charleston, West Virginia

 

 

L'alba era ormai sorta da alcune ore ed il sole era alto nel cielo, mentre i quattro ragazzi percorrevano l’autostrada diretta a Charleston. Sbirciando nello specchietto retrovisore, Samuel si accorse che c’era preoccupazione sul volto della sua ragazza.

“Jade, è tutto a posto?”

Lei, distratta, fece un salto, confusa: “Ehm... cosa?”

“Ora che mi ci fai pensare, – intervenne Brenda - Jade è molto strana da quando abbiamo lasciato Dayton...”

“Ragazzi, state tranquilli! Sto benissimo, capita a tutti che la stanchezza faccia brutti scherzi, ogni tanto.”

“Sicura?”

“Sicurissima!” confermò, decisa, mentre di lei si scatena l’inquietudine. Dal momento in cui ha scorto quell’ombra fuori dal motel, infatti, non è più riuscita a essere tranquilla.

 

Nel frattempo, però, giunsero in città e, non appena si inoltrarono lungo il viale principale, si accorsero che era deserto.

“Accidenti che vitalità! Dove può essere la gente alle dieci del mattino?”

Jade, sconvolta, ignorò il commento dell’amica e si girò subito verso Samuel: “Stai pensando a ciò che ho in mente io, vero?”

La reazione del ragazzo fu analoga: “Purtroppo sì!”

Zack continuò a spostare lo sguardo da uno all’altro, poi sbottò, esasperato: “Si può sapere di che cosa state parlando? A cosa state pensando?”

“Ah, già, è vero, tu non ti eri ancora unito a noi, all'epoca, per questo non capisci. Devi sapere che l'anno scorso io e Samuel ci siamo imbattuti in uno dei Cavalieri dell’apocalisse, si trattava di Morte, e l'atmosfera che c'è qui sembra la stessa che aveva creato lui.”

“Già, però non vedo corpi distesi per le strade, Jade.”

Brenda, spaventata, lo interruppe, prima che potesse dire altro: “Hai detto c...c..corpi?”

“Sì. Vedi, il fatto è che, al suo passaggio, ogni persona nel suo raggio d'azione muore.”

“Di certo – provò a ragionare Zack, altrettanto sotto shock, ma più razionale - il Cavaliere non può essersi preso il disturbo di spostare i corpi. Non credete?”

Mortificato, Samuel continuò ad addentrarsi nella città, finchè non si ritrovò davanti uno spettacolo difficile da dimenticare.

“Ecco i corpi! A quanto pare al nostro cavaliere non è passa per la mente l’idea di spostarli...”

 

Non potendo proseguire, il ragazzo si fermò e i quattro, insieme, scesero dall’auto, rimanendo vicini a contemplare l’orribile e angosciante scenario che gli si parava davanti: gente stesa ovunque, per le strade, nelle caffetterie, nei negozi, nelle case.

Brenda, ormai completamente sotto shock, venne colta da una crisi di pianto e Jade si affrettò a consolarla, mentre i due ragazzi cercavano di vedere se qualcuno era sopravvissuto.

Avvicinatosi ad un uomo, Zack con due dita gli toccò il collo, scoprendo con sua grande sorpresa un accenno di battito: “Qui c'è un uomo vivo! Correte!”

Subito i tre lo raggiunsero. “Ne sei sicuro?”

“Sembra quasi che stia... russando. O sbaglio?” osservò la strega, subito appoggiata dagli altri.

Samuel, allora, corse anche dagli altri, per verificare se c’era qualcun altro in quelle condizioni.

“Anche qui c'è gente che respira!”

 

Brenda si asciugò gli occhi, sentendosi più calma.

“Allora non sono morti?”

“No, Brenda, stai tranquilla. Pare che stiano solo... dormendo...”

 

I quattro decisero quindi di cercare un luogo tranquillo dove riflettere e confrontarsi sulla situazione senza la visione dei corpi davanti, ma, prima che potessero dirigersi alla macchina, Jade gridò loro di fermarsi.

“Fermi!”

“Cosa succede? – le chiese l’amica, spaventata - Hai visto qualcuno alzarsi?”

In risposta, la ragazza estrasse la bussola, che stava proprio in quel momento lampeggiando di rosso.

“A quanto pare non siamo soli...”

“C'è da capire, però, chi è in grado di far dormire una città intera!”

 

Improvvisamente, in lontananza, nascosto a un incrocio, Samuel scorse un uomo incappucciato e vestito di nero osservarli con attenzione. Temendo scappasse, corse gridando verso di lui.

“EHI!! Chi sei?”

“Samuel? – lo rincorse Jade, preoccupata – Dove stai andando?” ma Zack la fermò, tenendola per un braccio.

“No, lascialo andare! Dobbiamo rimanere uniti!”

“Non possiamo lasciarlo andare da solo! Non sappiamo neanche chi o che cosa ha visto!”

Anche l’amica, sempre più spaventata, cerca di convincerla a rimanere: “Ti prego, fa come ha detto Zack! Non voglio che ci separiamo, soprattutto se siamo gli unici ad essere svegli in questa dannata città!”

Capendo di non avere alternative, la ragazza si decide a rimanere.

 

Intanto, il suo compagno proseguì nell’inseguimento dell’uomo misterioso, finchè non si ritrovò in un vicolo cieco, dove lo vide scomparire nel nulla.

“Cosa c'è? Non vuoi uscire allo scoperto perchè hai paura di me? Guarda che ti troverò comunque! In questa città è facile vedere cose che si muovono!”

 

Circa due ore dopo, ancora non c’è traccia del demone e Jade, sempre più preoccupata, continua ad camminare in tondo, sotto gli sguardi preoccupati dei suoi amici.

“Che ne dite di trovare un posto dove sistemarci?” propose Zack a un certo punto.

“Sei impazzito? – gli urlò lei, trattenendosi a stento - Sono passate due ore da quando è sparito! Non ci penso minimamente a spostarmi da qui!”

Ma Brenda, guardandosi intorno ansiosa, ancora una volta la pensa diversamente.

“Forse è meglio seguire il suggerimento di Zack, sai? Non mi sento tranquilla qui, in mezzo alla strada, mi sembra di essere osservata e, sinceramente, la cosa mi terrorizza molto...”

Arrabbiata, la strega volta loro le spalle, risoluta: “Voi andate pure, io resto qui ad aspettare Samuel. Non voglio abbandonarlo, al contrario di voi due!”

 

In quel momento, però, il ragazzo si fece finalmente vivo e lei gli saltò addosso e lo abbracciò felice di rivederlo, sano e salvo.

“Che paura che mi hai fatto prendere! Si può sapere dove sei stato?”

“Già, Samuel! – aggiunse Zack, irritato - Dove sei stato per due, lunghissime ore?”

“Ho inseguito un uomo con il cappuccio che ci stava spiando, ma, sfortunatamente, mi è sfuggito. Ho girato per le strade, cercando di ritrovarlo, ma niente, sembra scomparso nel nulla...”

 

Improvvisamente, in lontananza, esplose il rumore di uno sparo, mentre uno stormo di uccelli si levava in cielo.

“Oppure non è sparito è, semplicemente, nascosto qui intorno ad osservarci.”

“BASTA! – gridò Brenda, sempre più agitata – Ragazzi,  non so voi, ma io inizio seriamente ad avere paura...”

Subito l’amica l’abbracciò, nel tentativo di tranquillizzarla: “Cosa vuole questa persona da noi?”

“E’ ovvio che vuole spaventarci, forse per mandarci via.”

“Direi che il messaggio è arrivato forte e chiaro. Avanti, ragazzi, lasciamo questa città, non dobbiamo per forza intervenire ovunque andiamo!” replicò Brenda, sempre più confusa.

Jade si staccò da lei, stizzita: “Invece è proprio questo che siamo chiamati a fare! Non possiamo andare via e lasciare queste persone, come se niente fosse. Per quanto sia terrorizzata, io resterò qui e sconfiggerò l'essere che ha fatto tutto questo!”

Zack, sentendola, subito la interrompe: “E’ meglio che vi decidiate in fretta: fra qualche ora sarà buio e saremo dei bersagli facili!”

 

Infatti, non avendo concluso nulla, dopo alcune ore i ragazzi si recarono in un hotel nel centro della città, in cerca di una stanza.

Frivola come sempre, Brenda esclamò: “Potremo prendere una suite di lusso!” ma venne subito zittita e sgridata da un’indignatissima Jade.

“Brenda!”

“Che c'è? Tanto mica la paghiamo! E poi, quando ci capiterà di nuovo una situazione del genere?”

Stranamente, Zack appoggiò quest’ultima: “In effetti, non ha tutti i torti... anche io sono stanco di dormire nei motel!”

“Vada per la suite allora!” mise fine al discorso Samuel, sfondando la porta della stanza numero 406.

 

Brenda corse subito a farsi una doccia nella vasca idromassaggio e Samuel scese nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare, mentre Jade e Zack si sedevano su delle comode poltroncine nell’ingresso per consultare il libro.

“Accidenti! – esclama lei, aprendolo - Non sappiamo neanche cosa cercare!”

“Prova a ragionare: sappiamo che questo essere ha fatto addormentare la città.”

“Non basta, mi servono più dettagli!”

 

Intanto, dal bagno, arrivò rivolto a loro un urlo di Brenda, che sembrava avere trovato finalmente la tranquillità.

“Ragazzi? Perchè non venite a farmi compagnia? L'acqua è fantastica e questo hotel è il paradiso!”

“Non siamo dell'umore per farci un bagno. – replicò l’amica, esasperata - Goditelo tu!”

“Ci puoi scommetere, Tesoro!

 

Improvvisamente, però, andò via la corrente in tutta città e la ragazza, spaventatissima, si precipitò fuori dal bagno, solo con un asciugamano a coprirla.

“Cosa è successo?!?”

“Calmatevi, ragazze! Ho trovato una candela.”

“Zack, – gli rispose Jade, tranquillissima - guarda che è Brenda quella spaventata, io sono più che calma!”

In quel momento, Samuel irrompe nella stanza, preoccupatissimo: “State tutti bene?”

Isterica e incapace di stare zitta, Brenda anticipò tutti e rispose per prima: “Suppongo che i miei compagni coraggiosi ti risponderanno di sì, ma io no! Io non sto affatto bene e voglio solo andarmene da questa maledetta città!”

 

In pochi minuti l’atmosfera si fece sempre più cupa e inquietante, finchè non udirono una strana melodia diffondersi per tutta la città.

Brenda, confusa, si appoggiò al braccio dell’amica: “Non so voi, ma adesso la cosa si sta facendo davvero…inquietante...e sapete, credo di non sentirmi tanto...bene...” e svenne.

La musica si interruppe e Jade poté avvicinarsi a lei, per cercare di farla rinsavire con dei piccoli schiaffi sulle guance.

“Brenda? Tesoro? Avanti, svegliati, cosa ti sta succedendo?”

Dolcemente, Zack la staccò, facendola sedere sulla poltrona poco lontano: “Credo sia inutile, Jade: dorme come tutti gli altri.”

“Ma... come è potuto accadere?”

“Forse è stata quella melodia a farla addormentare.”

“Allora cosa suggerite di fare?”

“La portiamo nella nostra auto e la chiudiamo dentro, poi andiamo a cercare il responsabile di questo sonno collettivo. Che ne dite?” progettò Samuel, per poi voltarsi verso gli altri in cerca di approvazione.

Zack subito lo appoggiò: “Sì, mi sembra la mossa giusta da fare!”

Ma Jade, sconcertata, iniziò a inveire contro di loro: “Siete impazziti?!? Secondo me Brenda aveva ragione: dobbiamo lasciare la città, prima che accada la stessa cosa anche a noi!”

“Se ce ne andiamo, Jade, la tua amica e il resto della città continueranno il loro sonno eterno. E poi, non eri tu quella che voleva rimanere per salvare tutti?”

“Ho cambiato idea, ora che Brenda è l’ennesima vittima di questo essere! E presto faremo anche noi quella fine, se rimaniamo qui. Perchè non lo volete capire?”

Nel tentativo di mettere fine alla discussione, Samuel, per una volta, alzò la voce:  “Adesso basta, Jade! Siamo due contro uno, perciò Brenda finisce in auto e noi tre andiamo a cercare quella creatura. Inoltre, anche volendo, non te ne puoi andare perchè non sai guidare!”

“Bene! Adesso vi siete coalizzati contro di me, perciò okay, vi seguirò, ma vi avverto: quando sarò io ad addormentarmi, vi renderete conto che avevo ragione....”

 

I due ragazzi, quindi, presero delicatamente Brenda e la portarono fuori dall’hotel, mentre la ragazza li seguiva, facendo loro luce con una torcia. Raggiunta l’auto, l’adagiarono delicatamente sul sedile posteriore e la chiusero dentro.

“Per fortuna c'è la luna a fare un po’ di luce: odio il buio totale!” esclamò la ragazza, mentre si allontanavano.

“Ora che Brenda è al sicuro, andiamo a cercare quel bastardo, ragazzi!”

Zack, guardandosi intorno, incominciò a riflettere sul da farsi: “Deve aver tolto la corrente direttamente dalla centrale elettrica, perciò propongo di andare lì e ripristinare la luce in tutta la città.”

Samuel approvò immediatamente, ma la ragazza non ebbe il tempo di commentare, perchè la bussola, conservata nella sua borsa, si attivò, iniziando a lampeggiare.

“Fermi, ragazzi! Guardate!”

“E’ qui vicino! Ma non riesco a capire dove...”

Proprio in quel momento, alle loro spalle comparve l’uomo incappucciato che il demone aveva visto nel pomeriggio.

“Non disturbatevi a venirmi a cercare, ragazzi!”

Jade, arrabbiata, gli si scagliò, subito contro: “Risveglia subito la mia amica e tutto il resto della città!”

Ma lui la ignorò e, tenendosi nascosto nell’ombra, iniziò a parlare: “Dovevate ascoltare la vostra amica e andarvene fin dall'inizio. Lo sparo, la corrente e quello che ho fatto alla ragazza che era con voi erano tutti avvertimenti: se continuerete ad ostacolarmi, farete la stessa fine degli altri, uno ad uno. E’ chiaro? Cosa decidete di fare, allora?”

Risoluto come sempre, Zack fu il primo a rispondere: “Inizia a darti da fare, allora, perchè noi da qui non ci muoviamo!”

L’uomo scoppiò a ridere: “Bene, come volete!”

A quel punto, dalla giacca tirò fuori un flauto e, una volta in mano, iniziò a suonarlo. La melodia, però, fu talmente potente da rompere i vetri delle auto e delle finestre degli edifici e dei negozi e da scaraventare lontano da lui i tre ragazzi.

Jade, quando riuscì a rialzarsi in piedi, si accorse, guardandosi intorno, che era sceso il silenzio e che l’uomo era sparito.

“Tutto bene?”

Zack, un po’ stordito, si stava alzando proprio in quel momento: “Più o meno! Voi?”

La ragazza, però, non lo ascoltò, perchè si stava avvicinando al demone, ancora steso sull’asfalto.

“Oh mio Dio! Samuel!”

“Dorme anche lui, vero?”

Inginocchiata sull’asfalto, con l’amato fra le braccia, la strega annuì, ignorando le lacrime che le stavano rigando le guance.

“Perchè lo hai provocato? Perchè hai voluto fare l'arrogante con quell'essere? Adesso ci ha lasciati anche Samuel e Dio solo sa come andrà a finire!”

“Mi dispiace tanto, ma siamo comunque rimasti in due e credo che dovremmo iniziare a inquadrare chi abbiamo davanti.”

Lei si asciugò le lacrime con la manica del maglione e si rialzò: “Credo che ormai non abbiamo altra scelta.”

L’altro annuì e iniziò a sollevare l’amico addormentato: “Aiutami a metterlo in macchina!”

Lei, però, si limitò a guardarlo, preoccupata: “Qual è la prossima mossa?”

“Credo che tu abbia abbastanza elementi. Un uomo che con un flauto è capace di far dormire una città intera? Sul libro lo troverai di sicuro!”

Dopo aver sistemato Samuel in macchina e averlo chiuso dentro, i due si sedettero sul cofano dell’auto e, tirato fuori il libro dalla borsa, iniziarono a consultarlo, finchè non trovarono la pagina che cercavano.

 

(sezione modificata)  Il pifferaio magico

 

 Si tratta di una creatura mistica capace di incantare i mortali con la melodia prodotta dal suo flauto magico. E’ creatura malvagia per natura e con i suoi poteri è stato in grado di addormentare i suoi nemici per secoli o, addirittura, costringerli a fare quello che vuole.

 

*Il pifferaio magico, se infettato da un disordine, aumenta il suo potere per ogni mortale che addormenta, perchè ne assorbe, man mano, l'energia vitale. Con un numero elevato di esseri umani sotto il suo influsso, nessuna formula è in grado di contrastarlo. L'unico modo è inibire il suo potere, per poi eliminarlo.

 

Incantesimo di eliminazione: Musica maledetta che è dentro la mia testa, che circola insidiosa e striscia rumorosa, al pifferaio che per noi non suonerà, un destino crudele spetterà”

 

Zack, però, non era molto contento di ciò che aveva letto.

“Se ha fatto addormentare l'intera città, significa che il suo potere è di gran lunga aumentato e che la formula non lo eliminerà. Giusto?”

“E’ vero! Allora come possiamo fare? Come si elimina qualcuno che non può essere eliminato?”

“Aspetta! Il libro parla di inibire in qualche modo il suo potere. Hai idea di che cosa intenda dire?”

Lei, sarcastica, replicò subito: “Cosa dovremmo fare? Suonargli una serenata?”

“Qualcosa del genere...” rispose lui, sorridendo.

Confusa, lei non sapeva se prenderlo sul serio o no: “Ehm... non vorrai mica prendermi sul serio! Guarda che scherzavo!”

“Hai mai sentito parlare di falene e pipistrelli?”

“Ti sembrerà strano, ma sì. Credo che il mio clone a Morney Hill l'abbia studiato in questi giorni, perchè improvvisamente mi sta tornando tutto in mente.”

“Dev'essere bello imparare, senza andare a scuola!”

Lei rise: “E’ il piccolo prezzo da pagare per essere la salvatrice del mondo, ma mi farò forza, non preoccuparti. Piuttosto, continua il tuo discorso di prima, qualcosa mi dice che comprenderò ogni tua parola, per una volta...”

“Vedi, all'università ho frequentato un corso che parlava del fatto che le falene sentono gli ultrasuoni emessi dai pipistrelli e, così, li evitano. In pratica creano una sorta di segnale contrastante che inibisce il loro orientamento e si salvano dall’attacco dei predatori distorcendo gli ultrasuoni che loro emettono.”

“Quindi, se ho capito bene, il pifferaio ha addormentato tutta la città usando una specie di lunghezza d'onda particolare e noi dovremmo, in qualche modo, assorbirla o interromperla. E’ corretto?”

“Accidenti! – esclamò l’altro, stupito - Se un anno fa mi avessero detto che queste parole sarebbero uscite dalla tua bocca, non ci avrei mai creduto! Sono fiero di te secchio-Jade!”

“Ho imparato dal migliore, secchio-Zack!”

 

Pochi secondi dopo, discussi gli ultimi dettagli, i due si alzarono e iniziarono a camminare.

“Perchè ci stiamo muovendo?”

Il ragazzo le rispose continuando a guardarsi intorno: “Devo trovare un locale dove ci siano degli strumenti musicali, perchè mi servono delle casse. Poi andremo alla centrale elettrica e lì useremo il mio portatile per scaricare un programma per suoni. Vabbè, ti spiego tutto strada facendo, ok?”

Ma lei, perplessa, continuò a chiedere spiegazioni: “Perchè non puoi usare il tuo portatile qui?”

Zack cercò di nascondere, inutilmente, il suo nervosismo: “Perchè il mio portatile ha quasi esaurito la batteria e, sinceramente, non saprei cos'altro inventare se tutto non va secondo il mio piano.”

 

La loro ricerca, purtroppo, si rivelò infruttuosa, ma, proprio quando si stavano per arrendere, Jade scovò un negozio di strumenti musicali.

“Zack! Vicino alla videoteca c'è il negozio che fa per noi!”

Sollevato, il ragazzo si precipitò nella direzione indicatogli: “Perfetto! Dobbiamo fare presto, però!”

Quando si avvicinarono ad esso, però, si accorsero che era chiuso.

“E’ chiuso!”

“Avanti, fallo!” la incitò lui.

“Fare cosa?”

“Usa il tuo potere per distruggere la vetrina, così entriamo!”

Ma lei scosse energicamente la testa: “Non se ne parla nemmeno! È da criminali!”

Capendo che non avrebbe ceduto, Zack riuscì a recuperare poco lontano un bidone dei rifiuti.

“Di certo non suonerà l'allarme e sicuramente nessuno è abbastanza sveglio da venire qui ad arrestarci, non credi?”

“In effetti... Comunque, cosa vorresti fare con quel bidone?”

Lui lo sollevò in aria, sopra di sè: “Allontanati e sta a vedere!” poi lo lanciò contro la vetrina, mandandola in frantumi.

La ragazza lo guardò sconvolta, immobile: “Non posso credere che tu l'abbia fatto!”

“Invece l’ho fatto!” esclamò lui, risoluto, entrando nel negozio.

 

Fortunatamente, riuscì a trovare delle casse abbastanza grandi, mentre l’amica rubava un carrello dal supermercato vicino, stupendo l’amico, che ricordava bene la sua reazione di poco prima.

“Wow! Non posso credere tu abbia rubato quel carrello!”

Lei lo guardò con un sorrisino, avvicinandosi a lui: “Invece l’ho fatto! Ora metti quelle casse nel carrello. Sarai anche un pazzo, ma, di certo, non hai abbastanza forza per portarle fino alla centrale elettrica.”

 

Poiché avevano recuperato tutto l’occorrente, i due si misero in viaggio per la centrale.

“Secondo te, – gli chiese lei dopo un po’, rompendo il silenzio - il pifferaio ci ha sentiti quando abbiamo distrutto la vetrina di quel negozio?”

“Ma certo che sì! – replicò lui, spavaldo - Con il silenzio che c'è qui si sentirebbero anche i passi di un topolino, figuriamoci una pioggia di vetri rotti!”

“Okay, okay, non c'è bisogno di farla così lunga, era solo una domanda!”

 

Mancavano pochi metri, ormai, e la centrale si presentava enorme, silenziosa e buia davanti a loro.

“Eccola! Siamo quasi arrivati!”

Dopo essere entrati, Zack chiuse tutte le porte e i cancelli, mentre l’amica lo osservava perplessa.

“Adesso che ci hai intrappolati come topi, che intenzioni hai?”

“Per prima cosa – iniziò, avviando il computer - ridiamo la corrente a questa città!” e, con poche e semplici mosse, riuscì nell’intento, illuminando a giorno la stanza in cui si trovavano.

“WOW! Ci sei riuscito. Ora puoi caricare il tuo computer.”

“Era questo il mio obiettivo: niente corrente, niente batteria.”

“Ora cosa stai facendo, invece?”

“Sto scaricando dalla rete un programma per suoni, per contrastare l'effetto di quel dannato flauto.”

L’amica, nonostante conoscesse già le sue capacità, era sempre più stupita: “Bravo! Non pensavo ti interessassi anche di musica...”

Lui la guardò, distogliendo per un attimo lo sguardo dallo schermo, e sorrise: “Beh, dopo la battaglia contro Wolf, mi sono dedicato anche a questo, creando decine e decine di effetti sonori per alcuni spettacoli teatrali di un mio amico, perciò sarà una passeggiata!”

 

Mentre aspettavano che il programma finisse di scaricarsi, i due continuarono a parlare come non erano mai riusciti a fare da quando si erano rivisti.

“Sai, Zack, quando Samuel è stato colpito dalla musica del flauto, ho pensato che per noi era finita, ma adesso mi rendo conto che mi sbagliavo: lui non sarebbe mai riuscito a fare tutto questo e un po' mi sento sollevata che sia rimasto tu con me, alla fine.”

Nel sentire le sue parole, Zack si innervosì: “Quindi sei sollevata, non perchè è il tuo amico ad essere rimasto con te, ma solo perchè sono la tua unica speranza?”

Lei, spiazzata, rimase senza parole per qualche secondo: “Non intendevo questo! Come ti viene in mente?”

“Guardiamo in faccia alla realtà: avresti voluto che ci fosse Samuel al posto mio, ma ora che ho la soluzione per salvarci, ti senti sollevata che sia andata così. Quindi è solo per il mio cervello che sei contenta di avermi al tuo fianco!”

La ragazza, ferita, si innervosì e alzò la voce: “Adesso, basta! Sai benissimo che ti voglio bene e che sei il mio migliore amico, perciò perchè ti comporti così?”

“La tua amica, che viaggia con noi da poco più di un mese, ha capito tutto già dal primo giorno, mentre tu, che mi conosci da più di un anno, non ti sei resa conto di nulla! Come fai ad essere così cieca?”

“Okay! Ho notato che, nel mese in cui non ci siamo visti, sei cambiato radicalmente e ammetto che è da un po’ che sei strano, però non riesco ancora a capire cosa ci sia che non va, mi dispiace.”

Zack, frustrato e quasi in lacrime, fece un ultimo tentativo per farle capire la verità: “Non ti sei mai chiesto come mai io abbia cambiato look o frequentato corsi di arti marziali? Non ti sei mai chiesta perchè mi sono unito a te in questo viaggio? O perchè, quella volta, abbia usato su di me quella formula, in modo da avere dei poteri?”

Confusa e fragile, Jade non capiva dove voleva arrivare: “Tu... tu ti sei unito a noi per il piacere del soprannaturale.”

“No, Jade! – scosse la testa - Il soprannaturale era solo un hobby. La verità è che era te che volevo, sei tu la ragione per cui mi sono unito a voi. Ti amo, Jade. Come fai a non vederlo?”

Una solitaria lacrima segna il volto della ragazza: “Io... mi dispiace... non immaginavo che...”

“Che potessi essere innamorato di te? Invece lo sono, dal primo giorno che ti ho vista alla cassa di quel centro commerciale e non immagini quanto sia stato difficile per me sopportare la faccenda della profezia. Il demone e la strega, destinati ad amarsi per sempre… Fino a quando tu e Samuel non potevate toccarvi, potevo sopportarlo, ma adesso le cose sono cambiate e ogni volta che vi vedo insieme è un dolore che non può essere paragonato nemmeno al peggiore dei mali...”

“Ma io ti voglio bene! Non puoi farmi questo! Sai che non potrò mai darti quello che tu vuoi!”

“Lo faccio perchè tu capisca cosa sia il dolore che provo io tutti i giorni!”

 

L’eco dell’ultima parola del ragazzo riempiva ancora la stanza, quando la melodia del flauto ruppe il silenzio.

Zack aprì velocemente il suo programma per i suoni, mentre la ragazza si asciugava ancora una volta le lacrime.

“Uno di noi si addormenterà. Cosa facciamo?”

Lanciando un’occhiata alle telecamere di sorveglianza, il ragazzo scosse la testa: “Non credo: il pifferaio sta controllando alcuni cittadini e vuole farli entrare qui per impedirci di fermarlo.”

Spaventata, Jade iniziò a tenere d’occhio l’ingresso. “Stanno scavalcando il cancello!”

“Usa il tuo potere!”

“Come? Da qui dentro non può funzionare.”

“Invece puoi farlo! Sei abbastanza potente da riuscirci anche da qui!”

La ragazza, allora, provò a impegnarsi e, infatti, riuscì a buttare gli uomini giù dal cancello con la sola forza della mente. Il suono si interruppe e il ragazzo le fece cenno di avvicinarsi al computer.

“Voglio che tu stia attenta a ciò che sto per dirti, d’accordo?”

Benché confusa, lei annuì. “Cosa vuoi fare?”

“Alla prossima melodia, io mi addormenterò e tu rimarrai sola, perciò devi ascoltarmi attentamente. Quando il pifferaio suonerà di nuovo quel flauto, tu dovrai registrare il suono sull'hard-disk, selezionarne una parte, tagliarla e copiarla in un'altro file, per poi selezionare tutto. A quel punto usa il programma per suoni e inverti la forma d'onda, copiala e incollala cinque volte in coda, per poi riselezionare l'intero progetto e mandarlo in LUP e...”

“Fermo! E’ troppo per me, non sono in grado di farlo!”

Lui, allora, le prese le mani e la guardò negli occhi: “Sì che puoi. Io non potrò aiutarti ed è per questo che, nel poco tempo che ci rimane, ti ripeterò quello che devi fare fino alla nausea. E sono sicuro che ci riuscirai, perchè sei la ragazza più in gamba che io abbia mai conosciuto!”

“D'accordo!” esclamò lei, risoluta, sentendosi più sicura.

 

Pochi minuti dopo, il suono ritornò, proprio come avevano previsto.

“Ci siamo! Ricorda tutto quello che ti ho detto di fare. Quando hai finito, premi play e, se tutto è andato bene, la gente si risveglierà e lui si indebolirà. A quel punto toccherà a te farlo fuori con l'incantesimo, d’accordo?”

Riuscì appena a finire la frase che iniziò a vacillare, sempre più debole, sotto gli occhi inorriditi dell’amica.

“Zack! No, non lasciarmi!”

“Mi fido di te, Jade! So che ci riuscirai e che fra cinque minuti ci rivedremo di nuovo...” poi cadde a terra, addormentato.

Jade, allora, si mise davanti al computer e, incredibilmente, riuscì a seguire tutte le istruzioni. Finalmente, arrivò all’ultimo punto, proprio mentre il flauto riprendeva a suonare: era giunto il momento della verità. Non appena toccò il tasto Play, dalle casse partì un suono potentissimo e, subito, si accorse che stava funzionando e che era ancora sveglia. Decise, quindi, di uscire dalla centrale e tornare in città per cercare l’uomo, mentre tutti i cittadini di Charleston e si suoi amici si risvegliavano, lentamente.

Intanto, vagando per i vicoli della città, il pifferaio si accorse che tutti si stavano svegliando e che il suo potere stava diminuendo sempre di più, mentre Brenda, chiusa in auto assieme a Samuel, cercava di capire cosa stava succedendo.

“Cosa diavolo è successo?”

Il ragazzo, confuso quanto lei, non sapeva cosa rispondere: “Non chiederlo a me! Ricordo solo di essere stato scaraventato in aria.”

“Io e te…non abbiamo fatto nulla, giusto?

“NOO!”

L’altra, roteò gli occhi, mentre si alzava dal sedile: “Okay, okay,Scusami! Era solo una domanda!”

Samuel, intanto, si voltò verso il finestrino, rimanendo sorpreso da ciò che c’era fuori: “Guarda! Si sono svegliati tutti!”

“Forse Jade e Zack hanno eliminato il pifferaio...”

In quel momento comparve proprio il ragazzo con le chiavi dell’auto in mano. Subito, i due furono liberati e poterono tornare all’aria aperta.

“Ragazzi, state bene?”

“Direi di sì! Avete sconfitto il pifferaio?”

“In realtà l'abbiamo solo contrastato, ma Jade si sta occupando di lui ora che è debole...”

Il demone sobbalzò bruscamente, sconvolto: “COSA?!? L'hai lasciata andare da sola?”

“Guarda che dormivo anche io! Non potevo certo seguirla da sonnambulo!”

“D’accordo, – rispose, più calmo - allora vado a cercarla. Voi restate qui!”

 

Nel frattempo Jade vagava per la città, senza riuscire a trovare da nessuna parte il pifferaio e, con la gente tornata a riempire le strade, la sua ricerca diveniva di minuto in minuto sempre più difficile. Esasperata, fu costretta a bloccare l’intera città con il suo potere.

“Ora va meglio!”

Poi chiuse gli occhi e si concentrò.

“D'accordo, Jade, sei una strega potente ed è ora di utilizzare una formula inventata da te per localizzarlo. Sperando funzioni... Il male è una traccia che non sempre scompare, aiuta la mia mente a trovare quello che i miei occhi non possono osservare...

Con sua grande sorpresa, l’uomo si materializzò davanti ai suoi occhi, confuso.

“Ma... ma, come sono arrivato qui?”

La ragazza lo guardò, sorridendo trionfante: “Hai commesso un grosso errore a lasciarmi per ultima!”

“Ti avevo sottovalutato, strega!” replicò lui, arrabbiato.

“Un vero peccato... Ma adesso basta perderci in chiacchiere! Musica maledetta che è dentro la mia testa, che circola insidiosa e striscia rumorosa, al pifferaio che per noi non suonerà, un destino crudele spetterà” E l’uomo si disintegrò, urlando.

“Non finisce qui! Siamo ancora in tantiiiiiiiiii....”

L’altra sbuffo, seccata: “Ma non hanno altro da dire quando muoiono? Come se non lo sapessi che sono in tanti…quando mai i disordini sono stati pochi!”

 

Jade tornò quindi dai suoi amici, per poi far ripartire il tempo. Samuel rimase sconvolto, trovandosela davanti all’improvviso.

“J...Jade? Sei qui! Hai fermato il tempo, per caso?”

“Esatto!”

Non appena la vide, Brenda corse ad abbracciarla, sollevata: “Hai ucciso il signor Ninnananna, quindi?”

“Sì, Brenda. L’ho ucciso!”

Incapace di resistere, Samuel le si avvicinò per baciarla, sussurrandole: “Ho temuto per te, ma vedo che non ce ne era bisogno... Ti amo, Jade...”

Notando Zack poco lontano, però, la ragazza si scansò: “Non mi piace molto che ci baciamo davanti ai nostri amici, Samuel.”

Lui, perplesso, si allontanò da lei: “Non è mica una novità!”

“Mi mette a disagio... preferisco baciarti quando siamo da soli, okay? È ancora tutto nuovo per me  e preferisco andarci piano. Cerca di avere pazienza con me!”

Benché confuso, il ragazzo annuì: “D'accordo, come vuoi tu.”

 

In quel momento, dall’auto, Brenda li richiamò: “Allora, piccioncini, ci muoviamo o avete intenzione di restare lì?”

In silenzio, i due raggiunsero l’auto e gli altri, mentre Zack, curioso, si chiedeva cosa si fossero detti.

 

 

Villa di Terence, Augusta, Maine

 

Sentendo il campanello suonare, la domestica si affrettò ad aprire.

“Buonasera, signore. Desidera?”

“Sono John. Ho un appuntamento con Terence” si presentò lui, quando quella aprì la porta.

La donna si fece da parte per farlo passare: “Ah, già! Il signor Terence mi aveva avvisata che sarebbe venuto. Entri pure!”

Sentendo delle voci nell’ingresso, Terence si affacciò per accogliere l’ospite.

“John! Ti stavo aspettando. Vieni nel mio studio, così possiamo parlare con calma.”

 

Entrati nella stanza, l’uomo si accomodò su una poltrona al centro della stanza.

“Allora, ti piace la villa che ti ho dato? Mi sembra che tu ti sia ambientato bene!”

“Non c'è male, grazie.”

“Solo il meglio per i cinque del cigno d'argento, lo sai. Piuttosto, come mai mi hai convocato?”

“Ti ho chiamato perchè abbiamo un problema: i prescelti si stanno avvicinando a Xandra.”

“Non vedo quale sia il problema. – replicò l’altro, indifferente - Xandra è stata dotata di potenti poteri dal cigno d'argento e non riusciranno a sconfiggerla tanto facilmente.”

“Questo è vero, ma... – continuò Terence, preoccupato - se dovesse essere eliminata?”

“Di questo non dobbiamo preoccuparci. – concluse l’altro, alzandosi - I prescelti non sanno ancora cosa c'è dietro a tutto questo e, di certo, non verranno mai a saperlo!”

“Non sottovalutarli! Hai visto che fine a fatto Wolf!”

“Non preoccuparti... – lo tranquillizzò John, uscendo dalla stanza - per accedere all'arma bisogna eliminarvi tutti e cinque e dubito che ci riusciranno.”

“Tu cosa farai, intanto?”

“Andrò a trovare una persona a me molto cara. Una persona che non mi vede da tempo e che forse non sarà tanto felice di vedermi o magari lo sarà: chi può dirlo!”

 

CONTINUA NEL QUINTO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

Angolo autore: Il viaggio continua e il mistero del cigno d'argento è rimane ancora tale. I nostri quattro avventurieri scopriranno cosa sta succedendo? Scopritelo nel prossimo appuntamento della serie con l'episodio 2x05 "La maledizione della sirena" martedì prossimo. Buona settimana stregata!

 

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Capitolo 5
*** 2x05-La maledizione della sirena ***


CAPITOLO CINQUE

"Stuck in the Spell"

 

 

Wilmington, North Carolina

 

 

Il viaggio continuò e i quattro presto si ritrovarono in una nuova città. Per la prima volta, nell’auto era caduto il silenzio, dovuto al disagio di Jade dopo la rivelazione fattale da Zack. Ad un certo punto, Brenda, incapace di stare zitta troppo a lungo, decise di romperlo.

“WOW! – esclamò, guardando fuori dal finestrino - Le acque dell'Oceano Atlantico sono così splendenti...”

“Come sai che questo è l'Atlantico? – le chiese l’amica, stupita - Senza offesa, ma sono la tua migliore amica e so per certo che non hai mai aperto un libro di geografia!”

Quella rispose celando a stento il sorrisino che le era spuntato sulle labbra: “Io no, ma il mio clone, a quanto pare, sì! Adoro avere qualcuno che va a scuola al posto mio!”

Zack non riuscì a trattenere il proprio sarcasmo: “Anche io avrei voluto che qualcuno si laureasse al posto mio, ma, a quanto pare, non tutti hanno questa fortuna.!”

“Senti chi parla! Jade mi ha detto che ti sei appropriato di alcuni poteri. Anche questa è una fortuna, anzi è un privilegio!”

“Forse Jade dovrebbe aggiornarti, sai, gli ho persi completamente nell’ultima battaglia!”

 

In quel momento, Brenda si sentì girare la testa ed esclamò: “Oh mio Dio!”

“Brenda! – esclamò subito l’amica, preoccupata – Cosa ti succede?”

Per fortuna, tornò subito normale: “Niente! Il mio clone sta studiando trigonometria. Che orrore!”

“Sempre la solita! – la prese in giro Samuel, impegnato dietro il volante - Comunque siamo arrivati... chissà cosa ci attende, stavolta!”

“Io credo di saperlo: shopping!” esclamò Brenda, di nuovo vivace come sempre.

“Shopping? Guarda che il fatto che Xao e Zeta ci abbiano muniti di carte di credito, non significa che ne dobbiamo approfittare troppo, eh!”

“Avanti! – lo incitò Jade, d’accordo con l’amica - Per questa volta possiamo fare un’eccezione. Ora che ci penso, indosso questa maglietta da tre giorni!”

Il ragazzo sbuffò, prima di rispondere: “D'accordo, ma non esagerate!”

“Evviva! Evviva!” esclamarono le due ragazze, felici, battendosi il cinque.

Preoccupato, però, Zack sussurrò all’altro ragazzo: “Secondo me spenderanno tutto...”

“Lo so, purtroppo...”

Ovviamente, Brenda, dal sedile posteriore, li sentì e li sgridò: “Guardate che vi abbiamo sentito! Un po' di shopping farebbe bene anche a voi, sapete? Sono certa che avete gli stessi vestiti di quando siamo partiti per la grande avventura!”

 

Pochi minuti dopo, i quattro arrivarono in città e Samuel, per prima cosa, fece scendere le due davanti a un grande negozio di abbigliamento femminile, per poi fare loro le ultime raccomandazioni.

“Non esagerate con i soldi, mi raccomando, e ricordatevi che ci devono bastare per un mese. Noi andiamo a cercare un alloggio e poi a fare “shopping”. Passeremo a riprendervi fra mezz’ora, se avete problemi, chiamateci, ok?”

“Scusate, se avete intenzione di fare tutto in così poco tempo, quanto pensate di dedicare allo shopping? Cinque minuti?” chiese loro Brenda, perplessa.

“Se siamo fortunati, anche due! Prenderemo le prime cose che ci capitano, non ci servirà molto...”

“Uomini: non li capirò mai!” replicò quella, alzando gli occhi al cielo.

“State attenti, mi raccomando!” raccomandò loro Jade, prima di scendere.

“Non mi dai un bacio, Jade? Non ci vedremo per un po’...”

Ma quella, sentendo lo sguardo di Zack addosso, si negò, sentendosi a disagio: “Magari dopo, ok? Di certo non morirai senza i miei baci!” e scese dalla macchina, seguita dall’amica.

Samuel notò lo strano comportamento della ragazza, ma, non sapendo spiegarlo, scosse la testa, ingranò la marcia e partì.

 

Non appena le due ragazze entrarono nel negozio, subito furono accolte da un commesso molto gioviale.

“Salve, ragazze! Sono a vostra completa disposizione, di cosa avete bisogno?” e, poi, si inginocchiò davanti a loro.

Jade, sconcertata, si voltò verso l’amica: “Ma cosa sta facendo?!? Perchè si inginocchia?”

“Che ti importa? – replicò l’altra, lusingata - A Morney Hill c'erano solo commesse donne che non facevano altro che snobbarti, invece qui ci sono commessi sexy che ti trattano come regine. Non è meraviglioso?”

“Beh, sì, ma è anche molto strano....”

 

Nel frattempo, i due ragazzi giravano la città in cerca di un negozio di abbigliamento maschile in cui poter fare acquisti.

“Lei lo sa, vero?” chiese il demone, all’improvviso.

“Non capisco a cosa ti riferisci.”

“Hai detto a Jade che la ami, vero?”

“Mi dispiace, – gli rispose Zack, a disagio – ma non riuscivo più a tenerlo per me. È stata lei a dirtelo?”

“Sono un demone, riesco ad avvertire ogni tipo di emozione umana, comprese la paura e l'amore e, a volte, riesco anche a capire quando una persona mente.”

“Complimenti! Devi aver frequentato un’ottima Accademia per essere così perspicace!”

“Che intenzioni hai, Zack?”

“Puoi anche rilassarti, Samuel, la tua fidanzata mi ha già chiarito la situazione: ama te e soltanto te!”

Il demone frenò bruscamente: “Non intendevo questo! So perfettamente che Jade mi ama. La domanda è riferita a te: hai intenzione di rimanere nella squadra e toglierti Jade dalla testa, o te ne vai?”

Zack rimane sconvolto dalla brusca sincerità dell’altro: “Non c’era bisogno di essere così diretti! Comunque sia, ho intenzione di restare e ti prometto che non mi metterò mai in mezzo fra voi due, ma non posso togliermela dalla testa, mi dispiace...”

 

Nel negozio, intanto, Brenda stava provando l’ennesimo paio di scarpe, mentre Jade guardava pensierosa fuori dalla vetrina più vicina.

“Hai notato che non abbiamo visto neanche una ragazza da quando siamo arrivate?”

“Non...è...meglio così? – bofonchiò l’altra, mentre cercava di infilare il piede in un paio di sandali - In questo modo prenderemo i vestiti più belli!” poi, sconfitta, riconsegnò le scarpe al commesso, che aspettava poco lontano.

“Ascolta, tesoro, queste non mi vanno, puoi portamene un altro paio?”

“Sì, signorina, torno subito”

Poi la ragazza si voltò verso l’amica e sussurrò: “Oh, Jade! Non è un amore di commesso?”

“Sì, certo. – mormorò quella, percependo, però, una sensazione strana  che non sapeva definire – Piuttosto, sbrigati a trovare un paio di scarpe, perchè fra poco arriveranno i ragazzi.”

“A proposito di ragazzi, mia cara amica, sbaglio, o ci sono tensioni nell'aria?”

“A cosa ti riferisci?”

“Non fare la finta tonta con me! So riconoscere certe situazioni!”

“Va bene, va bene! – si arrese, sedendosi di fianco a lei - Hai sempre avuto occhio per queste cose, in effetti...”

“Lo so. – replicò quella, con un sorriso – Avanti, racconta!”

“Quando il pifferaio ha addormentato te e Samuel, io e Zack siamo rimasti da soli e lui mi ha confessato di amarmi. Ti rendi conto?!?”

“Certo che devi essere proprio perdutamente innamorata di Samuel per non averlo capito prima...”

Quella, arrabbiata, le tirò un pizzicotto sul braccio: “E tu dovevi dirmi prima che sapevi tutto! Potevi avvertirmi!”

“Ahia! Non essere arrabbiata con me. Sai perfettamente che so mantenere un segreto e Zack mi ha fatto promettere che non te l'avrei detto. Però io, ovviamente, gli ho consigliato di farlo e, a quanto pare, mi ha dato ascolto.”

Jade, improvvisamente triste, abbassò lo sguardo: “Avrei preferito che non lo facesse. Lui è il mio migliore amico e adesso che so come stanno le cose, mi sento a disagio anche solo se mi avvicino a Samuel. Non voglio ferirlo, capisci?”

In quel momento tornò il commesso con un nuovo paio di scarpe e Brenda si precipitò subito a prenderle: “Cosa hai detto, scusami? Non ti stavo ascoltando: questo commesso mi manda fuori di testa. È un amore! Te l’ho già detto che è un amore?”

“Per lei questo e altro, signorina.”

Jade lanciò loro un’occhiataccia: “Preferisco non commentare questa scena!”

 

Nel frattempo, i ragazzi avevano continuato a girare per la città, senza tuttavia riuscire a trovare un negozio adatto a loro.

“Possibile che non ci sia nemmeno un negozio di abbigliamento maschile, qui?”

“Forse dovremmo scendere a chiedere informazioni.”

Così i due parcheggiarono la macchina di fronte a un bar poco lontano.

“Buongiorno, – chiese Zack al barista, entrando – possiamo chiederle un’informazione? Non ci sono negozi di abbigliamento maschile in questa città? L’abbiamo girata tutta, ma non siamo stati capaci di trovarne...”

Tutti, nel locale, li guardarono in modo ostile.

“Uscite immediatamente da qui!”

“Come, scusi?”

Barista e clienti iniziarono ad avanzare minacciosi verso di loro.

“Ho detto di uscire! Non lo ripeterò un'altra volta!”

I due ragazzi iniziarono a indietreggiare, preoccupati: “Ehm... qui c'è qualcosa che non va....”

“Già! Questa gente è poco ospitale.”

 

In pochi secondi, furono raggiunti e scaraventati di peso fuori dal bar. Rialzandosi doloranti, corsero verso la macchina, prima che potessero raggiungerli.

“Presto, presto! Stanno uscendo!”

Samuel ingranò la marcia e schiacciò l’acceleratore, allontanandosi in fretta da lì.

“Devono ringraziare di essere umani, o li avrei eliminati subito!”

“Sicuro che lo fossero? A me non sembra. Inoltre, sbaglio o, da quando siamo arrivati, non abbiamo visto nemmeno una ragazza?”

“Ecco un'altra cosa strana!”

 

Intanto, Brenda finalmente aveva scelto cosa comprare e si era diretta alla cassa, seguita subito dall’amica.

“Paghiamo con la carta” esclamò, sbattendo gli oggetti sul banco.

Il commesso sorrise loro, poi rispose: “Non si preoccupi, lei non mi deve nulla.”

“Davvero??” esclamò quella stupita, subito seguita da Jade.

“COSA?!? Come sarebbe?”

A quel punto, però, l’amica le tirò una gomitata, sussurrandole: “Cosa ti interessa? Gira i tacchi e andiamocene, prima che cambi idea.”

In quel momento, sentirono chiaramente il rumore di un auto che frenava bruscamente.

“Devono essere quei due!”

 

Pochi secondi dopo, Zack e Samuel fecero irruzione nel negozio, preoccupatissimi.

“Ma guarda chi si vede! – esclamò Brenda, vedendoli entrare - Ci danno mezz’ora per fare shopping e poi tornano dopo un’ora. Bravi!”

Ma Zack ignorò le sue parole: “Allontanatevi da quel ragazzo!”

“Cosa?? E perchè dovrei allontanarmi da questo bocconcino, che non mi ha fatto nemmeno pagare? Resterei qui con lui per sempre, se potessi!”

Questa volta fu Samuel a zittirla: “Allontanatevi, maledizione: quel ragazzo è pilotato!”

Spaventata dalle sue urla, la ragazza gli diede finalmente ascolto: “D'accordo, calmati...”

Jade, curiosa, si intromise: “Cosa intendi per pilotato?”

“Guardalo bene: ha lo sguardo fisso nel vuoto. E’ stato soggiogato, come il resto degli abitanti maschi di questa città!”

“Ora è tutto chiaro. Sai, pensavo fosse strabico...”

 

Improvvisamente, però, una voce femminile e suadente si diffuse per tutta la città, rivolgendosi a tutti gli uomini.

Prendetele e portatele da me!

“Ma che strano! – esclamò Brenda, osservando Samuel - Anche tu hai quello sguardo fisso nel vuoto, adesso!”

Non ebbe tempo di dirgli altro, però, perchè lui, Zack e il commesso presero lei e Jade e le condussero con forza fuori dal negozio, nonostante opponessero resistenza, graffiandoli con le unghie. I tre, allora, legarono loro le mani e le caricarono in macchina, senza dire una parola.

“Ragazzi, cosa state facendo?!? Siete impazziti, per caso?”

“Jade, – le chiese l’amica, con voce strozzata - dove ci stanno portando? Questa storia non mi piace per niente!”

 

Finalmente, dopo diversi minuti, la macchina si fermò e le due si accorsero di essere su una spiaggia.

“Perchè siamo venuti qui?”

Brenda, isterica, le urlò: “Non ti sembra ovvio?!? Vogliono affogarci o chissà cos’altro!!”

In quel momento, il demone si avvicinò a Jade, intimandole: “Voltati!”

“Cosa?” chiese lei, perplessa.

“Voltati, ho detto!” ripeté quello, con voce minacciosa e lei, spaventata, eseguì.

“Cos... cosa vuoi fare, Samuel?” gli chiese Brenda, terrorizzata, senza ricevere risposta.

Samuel, infatti, spingendola, aveva gettato la ragazza in acqua. Dopo qualche minuto, ella riemerse, accorgendosi subito che era cambiato qualcosa: al posto dei piedi, aveva una lunga coda da sirena.

Brenda ne rimase sconvolta: “Jade? Santo cielo!”

Improvvisamente, però, Zack le si avvicinò da dietro e la spedì in acqua e si ripetè quanto era appena accaduto.

“Cosa significa?  - chiese, tornando in superficie – Jade, dove sono le nostre gambe?”

“Credo che siamo diventate... sirene...”

“Sirene?!? Io voglio tornare a camminare con le mie due bellissime gambe. Immediatamente!”

Intanto, davanti a loro, Zack disse a Samuel: “Il nostro lavoro qui è finito. Adesso tocca a lei occuparsi di loro…” e, ignorandole, i due si allontanarono.

“HEY!!! – gridò loro Jade, cercando di fermarli - Dove state andando? Non potete lasciarci qui!”

“Stanno andando via!”

“Io non mi preoccuperei di loro adesso, Brenda, visto che hanno parlato di una donna che dovrebbe occuparsi di noi...”

“Quindi cosa dovremmo fare? Farci una nuotatina, per caso?”

Non ricevette mai risposta, però, perchè, improvvisamente, l'acqua che le circondava iniziò ad agitarsi, fino a formare un vortice, che le trascinò bruscamente sott’acqua.

 

Qualche ora dopo, le due si risvegliarono, confuse e stordite, in una caverna sotterranea, illuminata dall’acqua che traspariva dal fondale.

“Jade? Dove siamo? Come siamo arrivate qui?”

“Credo sia stata una corrente marina soprannaturale a condurci qui.”

Brenda, allora, iniziò a guardarsi intorno, sempre più preoccupata: “Questo posto non mi rende per niente tranquilla e nemmeno questa dannata coda, se devo essere sincera... Secondo te perchè Samuel e Zack ci hanno fatto una cosa del genere?”

“Credo fossero controllati, o pilotati, come ha detto Samuel poco prima di diventare come tutti gli altri, in questa città!”

“Controllati? Da chi?”

“Vorrei tanto saperlo, ma senza libro sono impotente!”

 

Non potendo fare altro, le ragazze tentarono di uscire da quella piccola piscina naturale per raggiungere le rocce che la circondavano e, quando ci riuscirono, la coda scomparve, con grande felicità di Brenda.

“Wow! È andata via!”

“Forse la coda spunta solo quando siamo a contatto con l'acqua. Almeno, se ricordo bene qualcosa sulle sirene...”

Si diressero quindi verso l’interno della caverna, intenzione ad esplorarla.

“Io non so nulla sulle sirene... non sapevo nemmeno che esistessero!” sussurrò Brenda all’amica, ancora sotto shock.

“Credimi... durante il mio viaggio ho imparato che, se esistono i demoni e le streghe, esiste anche molto altro...anche se: come diavolo fai a non conoscere le sirene?”

“Sai, dopo tutto quello che ho passato finora, rimpiango decisamente il liceo. E, conoscendomi, puoi capire quanto sia grave quello che ho appena detto!”

In quel momento si sentì un sassolino cadere e le due, spaventate, si bloccarono.

“Che cos'è?”

“Oh, era solo un sassolino!” le rispose Jade, non vedendo nulla.

L’altra sospirò. “Che spavento!”

 

Man mano che si inoltravano, però, iniziarono a sentire delle voci rimbombare lungo le pareti e si preoccuparono.

“Zitta un attimo, Brenda! Hai sentito?”

“Sì, sento delle voci. Sì, sono sicuramente voci femminili!”

 

Arrivate alla fine della caverna, videro una schiera di donne in piedi davanti a un trono. Decisero, quindi, di  nascondersi dietro una roccia e ascoltare non viste quanto stava accadendo. Fecero appena in tempo, perchè improvvisamente su di esso si sedette una donna dai capelli lunghi e neri.

“Benvenute nel nostro ritrovo, mie care sirene, per noi questa notte è una grande notte, perchè da oggi saremo noi a dominare...”

“Jade, di cosa sta parlando? E chi sono tutte queste donne?”

Sconvolta, l’amica riuscì a bisbigliarle: “Credo che siano tutte le donne che vivono a Wilmington, trasformate in sirene.”

“Credi sia quella donna a manovrarle tutte?”

“Io credo che manipoli tutti quanti e non solo queste donne...”

 

Le due ragazze continuarono a seguire la riunione, finchè, a un certo punto, la donna concluse il suo discorso.

“...prima di lasciarvi andare, però, voglio presentarvi altre due nostre sorelle”

 

“Di chi sta parlando?”

Jade sgranò gli occhi, pensando al fatto che le cose si stavano mettendo decisamente male: “Oh no, credo che parli di noi.”

“Di noi?”

 

La donna, rivolgendosi direttamente a loro, le incitò a svelarsi.

“Avanti, ragazze! Uscite allo scoperto e non preoccupatevi, sono stata io a condurvi qui da me”

Le due, allora, si arresero e si mostrarono al gruppo di donne, avvicinandosi a loro.

“Perchè siamo qui? Chi sei?”

“Mi chiamo Ester, sono la regina delle sirene e voi siete qui per unirvi al mio regno”

“Far parte del tuo regno? – le chiese Brenda, perplessa - Ma quanti anni hai? Due?”

“Sei una sirena come noi e non puoi tirarti indietro. Che ti piaccia o no.”

“Non so cosa ti sia messa in testa, – insistette Jade, appoggiando l’amica - ma noi non ci pensiamo minimamente a far parte del tuo regno, o a prendere ordini da te!”

“Invece lo farete!”

E, con la sua persuasione da sirena, disse: “Da questo momento sarete ai miei ordini e fare tutto ciò che vi dico....”

Brenda e Jade, ormai soggiogate, annuirono, con lo sguardo fisso nel vuoto.

“Siamo ai vostri ordini, regina Ester”

Quella sorrise, soddisfatta: “Tenetevi pronte, mie care. Quando la luna raggiungerà il punto più alto, voi assalirete la città e farete ciò che vi ho detto di fare!”

Jade si fece avanti: “Mi permetta di farle una domanda, regina: cosa dobbiamo fare esattamente?”

“Ah, già, voi due non lo sapete. Come ho detto alle altre, andrete in città e ucciderete la persona che tanto vi ama, con sangue freddo…loro meritano solo questo!”

 

Un’ora dopo, Jade stava nuotando assieme a tutte le altre verso la città e, quando raggiunse la riva e toccò la terraferma, le gambe ripresero il posto della coda. Alzando lo sguardo, si trovò davanti Samuel e si spaventò.

“Samuel! Cosa... cosa ci fai qui?”

“Sapevo che eri tu. Non avevo dubbi.”

Lei lo guardò per qualche secondo, confusa: “Aspetta un secondo... tu non sei soggiogato, vero?”

“La persuasione non funziona con me, perciò ho finto di essere controllato.”

Sollevata, la ragazza lo colpì sulla spalla: “Sei un idiota! Perchè non mi hai detto nulla? Potevi farmi un occhiolino o qualsiasi altra cosa!”

“No, perchè avrei fatto insospettire Zack e quel commesso che, al contrario mio, sono realmente controllati.”

Jade, allora, lo abbracciò forte, saltandogli addosso: “Sono contenta che tu sia qui! Sai, una sirena malvagia vuole costringere tutte le donne della città ad uccidere gli uomini che amano...”

“Purtroppo ne sono già al corrente. Sono venuto qui in spiaggia a cercarti, perchè sapevo che saresti venuta. Noi due siamo collegati, perciò, se non vengo soggiogato io, non vieni soggiogata nemmeno tu.”

“Hai ragione! Inizialmente ha funzionato, ma, più mi avvicinavo alla riva,  più tornavo ad essere me stessa. Perchè mi stavo avvicinando a te.”

Lui la strinse, poi la allontanò da sè e la guardò negli occhi: “Ascoltami attentamente: mentre eri via, ho letto il Libro e non immagini cosa ho scoperto!” e si diresse verso una catasta di legna dove aveva acceso un falò, lasciandola libera di leggere con la luce delle fiamme.

 

La maledizione di Ester

 Quando una strega di nome Lilian si innamorò perdutamente di un mortale, quest'ultimo la ricambiò, giurandole amore eterno, finchè, un giorno, il giovane conobbe una bellissima sirena di nome Ester, alla quale non riuscì a resistere. La strega, perciò, venne tradita dal suo amato e la sua furia la spinse a vendicarsi di colei che le aveva rubato il suo più grande amore, lanciandole una maledizione: Ester, uccidendo il suo amato in una notte di luna piena, avrebbe perso ogni sentimento umano e con essi la capacità di amare qualcuno, condannata a rimanere sola nella sua caverna per l'eternità.

 

 

Jade rimase sconvolta e triste dalla storia che lesse, capendo improvvisamente cosa aveva visto un’ora prima.

“Che cosa orribile! Ester è stata costretta ad uccidere il suo amato senza poter reagire. Come possono esistere streghe così malvagie?”

Samuel, seduto su un tronco poco lontano, fu più comprensivo: “Anche la strega era innamorata di quel ragazzo. L'amore ti fa fare qualunque cosa e, se si tratta di una strega, non esistono davvero limite, credimi...”

La ragazza rimase in silenzio per un po’, intenta a guardare le fiamme e a scaldarsi le mani, persa nei suoi pensieri.

“Brenda e Zack sono soggiogati, però, cosa possiamo fare per fermare tutto questo? Il Libro non ci ha dato molte informazioni.”

“Mentre tu eri via, ho notato anche che gli uomini di questa città si stanno preparando ad una specie di sacrificio. Ti dice niente?”

“Ma certo! La regina controlla le sirene che, a loro volta, manipolano i loro amati. Loro si stanno preparando al sacrificio, perchè le sirene stanno arrivando. Sembra quasi che stia sottoponendo le donne di questa città alla sua stessa maledizione, ma non capisco cosa significhi o perchè lo faccia...”

“Aspetta! Dobbiamo ragionare fuori dai soliti schemi: se in questa città gira un disordine, ogni regola viene letteralmente cambiata e distorta, giusto? Quindi cerca il capitolo sulle maledizioni!”

 

(sezione modificata)  Maledizioni 

 In genere una maledizione viene creata al fine di dare una punizione, scontare una pena o per semplice vendetta di chi l'ha lanciata. Le maledizioni sono potenti e complicate, ma, nonostante ciò,sono sempre a doppio senso: come vengono create, così possono essere spezzate.

 *Se un disordine entra in contatto con una maledizione, ne cambia completamente ogni regola e corso. In questo caso, infatti, può essere ceduta a uno o più individui, trasformandosi in una maledizione collettiva, impossibile da spezzare.

 Incantesimo per ripristinare una maledizione distorta“Amplificate dal tempo, le maledizioni danno tormento. Dalle parole della strega che l'ha lanciata, che torni alle regole con cui è stata creata”

 

Jade, però, era ancora perplessa: “Avevi ragione sulla maledizione, ma quello che non riesco a capire è: come hanno fatto le donne di questa città a giungere alla caverna e diventare sirene?”

“Evidentemente abbiamo a che fare con un disordine molto potente, che ha completamente cambiato le regole di questa città. Ora, però, è meglio avviarci, sperando che l'incantesimo funzioni, altrimenti saremo costretti a ucciderla.”

“Ucciderla? – lo fermò lei, contrariata - Ma non è colpa sua! È stata privata delle sue emozioni dalla strega che l'ha maledetta!”

Il demone le mise le mani sulle spalle, la guardò negli occhi e, mortificato, le spiegò: “Nemmeno a me piace questa opzione, Jade, ma meglio una sirena morta, che un'intera città maledetta per l'eternità...”

 

Mentre Jade e Samuel spegnevano il fuoco e si avviavano, il mare iniziò ad agitarsi e, in lontananza, la ragazza vide una schiera di sirene che si avvicinava, pronta ad assaltare la città.

Sconvolta, la strega si aggrappò al braccio del demone: “Guarda all'orizzonte: stanno arrivando! Cosa facciamo adesso?”

Lui, che invece, era voltato verso la strada, era altrettanto preoccupato: “Anche i ragazzi stanno arrivando!”

 

I due si ritrovarono, così, in mezzo alle due schiere che avanzavano, gli uni confusi, le altre minacciose, senza sapere cosa fare.

“Ricordi il tuo potere di creare una barriera protettiva? Quello che hai usato con Terence la prima volta che ci siamo incontrati?”

“Non l'ho più usato da allora. E, se ben ricordi, ho perso alcuni dei miei poteri quando siamo ripartiti per questo nuovo viaggio.”

“Provaci ugualmente, no? Se ci riuscirai, tu fermerai le sirene dal tuo lato e io i ragazzi dal mio, copiando il tuo potere. Forza!”

La ragazza, allora, chiuse gli occhi, pregando di non fallire: “Avanti, bariera, avanti compari!”

In pochi secondi, una grande barriera blu e invisibile si estese davanti a lei, separandola dalle sirene.

“Ci sono riuscita!” esultò saltellante.

Nello stesso momento, Samuel, sorridendo per la piccola vittoria, fece altrettanto con i ragazzi.

Fecero appena in tempo, perchè in un attimo le due schiere si avvicinarono e furono respinte dalle due barriere.

“Forza, Jade! L'incantesimo!”

Amplificate dal tempo, le maledizioni danno... ”  ma non riuscì a finire la frase, perchè venne subito bloccata dalla regina delle sirene che, dalla sua caverna, usando i suoi poteri, aveva creato dei vortici d’acqua con l’intento di rompere le barriera.

Jade, destabilizzata, si bloccò, voltandosi spaventata verso Samuel: “Non riesco ad andare avanti. È troppo forte! Non posso recitare l'incantesimo e trattenere la barriera contemporaneamente... Sto cedendo, aiutami!”

“Jade, continua a leggere. Non farti sconfiggere, tu sei più forte!”

La ragazza, ormai allo stremo delle forze, tentò per l’ultima volta di pronunciare la formula, quasi gridandola: Amplificate dal tempo, le maledizioni danno tormento. Dalle parole della strega che l'ha lanciata, che torni alle regole con cui è stata creata ...”

Per qualche secondo non ci furono miglioramenti, ma poi, finalmente, la maledizione abbandonò tutti gli abitanti di Wilmington; alle donne scomparve la coda e tutti, ragazzi compresi, si guardarono intorno confusi, chiedendosi come e perchè erano su quella spiaggia.

Picchiettandola su un braccio, Samuel sussurrò a Jade: “Presto, blocca tutti quanti!”

Lei eseguì. “E ora?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e chiamò: “Xao!”

In un attimo l’uomo apparve di fronte a loro: “Eccomi!”

“Ciao, puoi fare qualcosa? Sono confusi e non hanno idea di come sono arrivati qui.”

“Il Consiglio provvederà a rispedirli in città e a cancellare loro la memoria. Prendete i vostri amici e andate tranquilli.”

 

Il giorno dopo, tutto era tornato alla normalità, così Brenda e Jade decisero di fare ritorno al negozio di abbigliamento per gli ultimi acquisti prima della partenza.

Dopo essersi accomodata e aver provato diverse paia di scarpe, Brenda, con voce sdolcinata, chiese al commesso del giorno prima: “Mi porta un'altro paio di scarpe, per favore?”

“Un altro? – chiese quello, scocciato – Ha già provato mezzo negozio senza comprare nulla!”

Lei, offesa, sospirò: “E va bene, mi incarti l'ultimo che ho provato.”

Mentre quello si allontana, diretto al balcone, sussurrò all’amica: “Era più carino quando era soggiogato. Decisamente più carino....”

Jade nascose, con poco successo, una risata: “Non preoccuparti: ci sono tanti pesci in mare!”

L’altra roteò gli occhi: “Giusto per essere in tema, eh?”

 

Pochi minuti dopo, le due uscirono dal negozio, dirette verso l’auto.

Appena salirono, Zack si rivolse subito a Jade: “Samuel mi ha raccontato che ti dispiace per quella sirena...”

“Già! Purtroppo, per lei la maledizione rimane ancora...”

“Zack ha scoperto sul libro che è stata una tua antenata a maledire quella sirena, perciò, essendo una sua discendente, tu hai il potere di annullarla.”

Sorpresa e piacevolmente sconvolta, la strega li abbracciò, commossa: “Grazie, grazie, grazie. Vi adoro!”

 

Zeta, chiamata dai ragazzi, li teletrasportò tutti nella caverna, dove Jade si avvicinò subito alla regina.

“Ciao, Ester!”

Quella, che era sdraiata su una roccia, la squadrò, indifferente: “Cosa volete? Andate via!”

“Sono qui per aiutarti. Ho scoperto che è stata una mia antenata a lanciarti la maledizione, perciò io posso spezzarla...”

“E perchè dovresti farlo? Questa sera stavo per commettere qualcosa di orribile, pur di liberarmene...”

La ragazza, in pena per lei, cercò di non farglielo vedere: “Nessuno merita di non poter amare. Tutti dobbiamo avere la possibilità di farlo, anche se non viene corrisposto – e lanciò un’occhiata a Zack - Non eri in te, questa notte, e non lo sei da molti anni. Lilian ha congelato le tue emozioni e ti ha resa sola al mondo. Io, però, penso non sia giusto che qualcuno sia costretto a rimanere da solo” e stavolta il suo sguardo si posò sul demone, per via del suo passato da recluso.

“Vorrei piangere in questo momento, ma, come sai, non posso. Se sei veramente sincera, allora fallo. Non aspetto altro da molto, molto tempo...”

Sorridendo, la strega le prese le mani: Che tu possa amare, incantevole sirena, che tu possa uscire alla luce del sole e, da questo luogo di tristezza e dolore, sei libera di andare ovunque ti porti il tuo cuore... La maledizione è spezzata. Sei libera di andare...”

Avvolta da una luce bianca, Ester pianse di gioia: “Finalmente sento ogni emozione umana pervadermi. Non so come ringraziarti, Jade, e sappi che non ti dimenticherò mai per quello che hai appena fatto per me...grazie!” poi si tuffò nella piscina della grotta, libera di andare.

 

Avendo risolto con successo anche questo disordine, i ragazzi ripartirono immediatamente, pronti per una nuova avventura.

Il silenzio, però, fu rotto pochi minuti dopo la partenza da Brenda, che era assillata da un dubbio.

“Scusa se ti faccio questa domanda, ma la profezia ha sempre legato un demone ad una strega? Anche all'epoca della tua antenata?”

“Certo, Brenda! La profezia esiste fin dalla prima generazione e Lilian era la sessantesima strega. Perchè me lo chiedi?”

“Se Lilian era legata ad un demone per via della profezia, perchè stava con un mortale?”

Zack, che non si era perso una parola, saltò sul sedile e si voltò di scatto verso le ragazze, che occupavano i sedili posteriori: “Aspettate un attimo! Questo vincolo può essere spezzato?”

La strega, confusa, non sapeva cosa rispondere: “Non lo so! So soltanto che la profezia lega un demone e una strega, ma non ho mai sentito nulla riguardo a questo. Comunque, la domanda di Brenda mi sta facendo riflettere e penso che l’unica che può risolvere i nostri dubbi, potrebbe essere mia Nonna.”

“Già! Anche lei, in passato, è stata legata ad un demone. Sicuramente sa perfettamente queste cose.”

Innervosito, Samuel lanciò loro un’occhiata attraverso lo specchietto retrovisore: “Non vedo perchè disturbarci. Anche se esistesse un modo per spezzare il nostro vincolo, perchè dovremmo farlo?”

“Infatti! È  una cosa stupida. Pensiamo alla nostra missione, piuttosto...”

Sui quattro, allora, cadde il silenzio, anche se ognuno, dentro di sé, continuò a riflettere su quanto si erano appena detti.

 

 

Casa di Dana Ferguson, Morney Hill, Wisconsin

 

 

Il campanello suonò e Dana si precipitò ad aprire.

“Rose! Sono contenta che tu sia venuta appena ti ho chiamato.”

La donna, preoccupata, entrò in casa: “Perchè mi hai cercato? È successo qualcosa a Brenda?”

Tranquillizzandola, l’anziana signora la introdusse in cucina e le offrì una tazza di tè.

“Brenda e i ragazzi stanno bene. Non preoccuparti.”

“Mi sembravi turbata, al telefono. Cosa succede?”

Con un’espressione angosciata dipinta sul volto, la donna le indicò un vaso con dentro un fiore sul tavolo delle veranda.

“Vedi quel vaso? Ogni giorno, davanti alla mia porta, ne trovo uno e c’è solo un uomo che nella mia vita mi ha donato una Camelia!”

Rose, altrettanto shock, si coprì la bocca con una mano, sospirando: “Non stai parlando di lui, vero? L’uomo di cui mi hai raccontato tempo fa.”

Con gli occhi chiusi, l’altra annuì: “Sì, non ho dubbi. E’ tornato. Anche se non so come abbia fatto...”

“Hai avvertito Jade?”

“Non ho il coraggio di dirglielo. Porto con me questo segreto da anni e sarebbe troppo doloroso per lei scoprirlo...”

 

CONTINUA NEL SESTO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

Angolo autore: Scusate per il ritardo di questo capitolo, in verità è pronto da giorni, ma andava revisionato. Non mancate al prossimo appuntamento con la 2x06 "Movimenti involontari" Martedì prossimo. Buona settimana stregata!

 

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Capitolo 6
*** 2x06-Movimenti involontari ***


CAPITOLO SEI

"Puppet Shows"

 

 

Nei pressi di una foresta

 

 

Mentre il cielo si tingeva di rosa per l’alba imminente, Brenda correva in una foresta silenziosa con in mano la sua balestra, finchè, con il respiro affannoso per la corsa, non si fermò, guardandosi intorno. Alle sue spalle, comparve una creatura e la ragazza si voltò di scatto.

“Ragazzi! – gridò – L'ho trovato!”

Poi gli puntò contro l’arma: “Ti abbiamo cercato ovunque! Dov'eri finito, demone lucertola?”

Quello iniziò a fare dei versi, agitando le mani, come se volesse dirle qualcosa. Purtroppo lei, temendo stesse per aggredirla, d’istinto lanciò la freccia, che lo colpì in pieno, facendolo esplodere.

Era ancora affascinata dal suo primo omicidio, quando Zack e Samuel la raggiunsero.

“Ehi, ragazzi! Queste frecce di porpora che mi ha fatto Jade esplodono che una meraviglia!”

“Cosa?!? Perchè l'hai eliminato? Dovevamo chiedergli perchè ci ha attirati qui!”

“Rilassati, tanto non parlava!”

Zack, ignorandola, prese a guardarsi intorno: “Jade non si è ancora vista? Quando ci siamo divisi per cercare la creatura, mi sembrava fosse andata verso est, o sbaglio?”

“Sì, – confermò il demone - anche io l'ho vista andare da quella parte. Troviamola e raggiungiamo Macon in fretta, allora!”

 

Intanto, Jade, ignara di quanto era appena accaduto, stava continuando a cercare la misteriosa creatura, quando un rumore di rami spezzati la fece voltare, preoccupata.

“Ragazzi? Samuel, sei tu?”

Non ricevendo risposta, continuò a camminare, finchè non sentì di nuovo il rumore di poco prima.

Sentendosi seguita, la strega pensò si trattasse di uno scherzo degli amici: “Ragazzi, se è uno scherzo, sappiate che non è divertente!” ma, non appena finì la frase, vide una creatura osservarla da dietro un albero.

Spaventata, iniziò a indietreggiare: “Chi sei? Esci fuori!”

Quella, però, la ignorò, iniziando ad arrampicarsi agilmente su un albero, per poi saltare su quello vicino. Terrorizzata, Jade cominciò a correre, senza mai smettere di tenerla d’occhio; accidentalmente, però, si imbatté in una radice sporgente e cadde, finendo in un burrone. Fortunatamente, mentre cadeva, riuscì ad aggrapparsi a un’altra radice sporgente e iniziò a urlare, cercando di attirare l’attenzione degli amici. La sua voce risuonò per tutta la foresta, subito sentita da Samuel.

“Jade!”

“Ragazzi, perchè sta gridando? chiese Brenda, confusa – Ho eliminato io la creatura!” ma i due non la ascoltarono, scappando subito via.

 

“Jade? Grida, così possiamo trovarti!” chiamarono.

Lei, sentendo la voce di Samuel, cercò di rispondere: “Sono qui! Fate presto, vi prego, sto scivolando…”

“Hai sentito? È vicina. Corriamo!”

 

Brenda li raggiunse proprio nel momento in cui Samuel, sconvolto, vide Jade appesa a un ramo e sul punto di cadere.

“Jade siamo qui, resisti!”

Per la tensione, la ragazza scoppiò a piangere: “Aiutami, Samuel… È altissimo qui!”

Ma, quando il ragazzo si avvicinò per aiutarla, da un albero scese un altro demone-lucertola, che si frappose fra loro e iniziò a colpire le mani della strega, nel tentativo di farla cadere.

Aiutato da Zack, si preparò a saltargli addosso per fermarlo, ma fu fermata da Brenda, armata di balestra.

“Spostatevi!” e scoccò un freccia che lo fece esplodere.

Purtroppo, però, nello stesso momento, Jade perse la presa e precipitò nel burrone. Le sue urla, sempre più fioche, lasciarono angosciati e sotto shock i tre ragazzi, ma soprattutto Zack, che iniziò a chiamarla.ù

“NOOOOOOOO!”

Senza pensarci due volte, Samuel si gettò nel vuoto, cercando di recuperarla, prima che raggiungesse il fondo.

Sconvolta, coprendosi la bocca con una mano, Brenda si sporse, cercando di scorgerli: “Oddio, non voglio guardare... moriranno tutti e due!”

 

Mentre continuava a cadere, Jade vide Samuel sopra di lei che si avvicinava velocemente e si preoccupò ancora di più.

“Samuel, cosa stai facendo?”

Lui la raggiunse e la afferrò, stringendola forte: “Ti ho presa!”

Improvvisamente, si fermarono, bloccati a mezz’aria e la strega, confusa, si guardò intorno, incapace di spiegare ciò che era appena accaduto.

“Come fai a volare, Samuel?”

“Non lo so, non mi aspettavo di farlo, sinceramente...”

“Se non ti aspettavi di volare, perchè ti sei buttato?”

Il ragazzo sorrise, guardandola negli occhi: “Non lo so, una voce nella mia testa mi ha detto di saltare. Volevo soltanto raggiungerti e salvarti.”

Sentendosi, dopo tanto tempo, protetta, Jade lo baciò con passione, anche se stavano fluttuando a mezz’aria.

 
Pochi secondi dopo, i due risalirono in cima al burrone e videro Zack, convinto che fossero morti, che abbracciava Brenda, incapace di trattenere le lacrime. Accorgendosi della loro presenza, si voltò a guardarli, incredulo.

“Come.... com'è possibile?”

Appoggiata alla sua spalla, Brenda era scossa dai singhiozzi: “Come sarebbe...? Sono caduti e sono morti!”

Lui, allora, la allontanò da sè e le mostrò i due, sani e salvi, che li guardavano sorridendo.

“Pensavate fossi morta? Ci vuole ben altro per togliermi di mezzo!”

L’amica corse ad abbracciarla, sollevata: “Sei stata una stupida a camminare così vicino a questo burrone. Mi hai fatto prendere un colpo!”

Solo in quel momento Zack notò che Samuel stava fluttuando a qualche centimetro dal suolo.

“Come fai a volare? Jade non ha quel potere e tantomeno io o Brenda. Da chi lo stai emulando?”

Rimettendo i piedi a terra, il ragazzo si avvicinò a loro: “Non ne ho idea, ma sono contento di poterlo fare, altrimenti io e Jade saremmo morti. Magari qui intorno c’è un altro demone-lucertola e l’ho preso da lui...”

Zack, però, era perplesso: “Uhm, non credo. Sono agili e veloci, sì, ma non sanno volare.”

Brenda, accanto all’amica, lo guardò male: “Cosa stai insinuando, Zack? Ringrazia la nostra buona stella e andiamocene!”

“A questo punto, sospetto che Samuel abbia fatto un incantesimo per acquisire dei poteri, come me qualche mese fa!” accusò lui, irritato.

Passandogli accanto per andarsene, il demone gli diede una spallata: “Non farmi il terzo grado, Zack, non ho fatto nessun incantesimo!”

I quattro, allora, si avviarono, ma Zack continuò a essere convinto dei suoi sospetti, nascondendo a stento la sua gelosia nei confronti di Jade.

 

 

Macon, Georgia

 

Sulla strada, mentre raggiungevano la città di Macon, sull’auto cadde il silenzio, finchè Brenda, non riuscendo più a sopportarlo, non lo spezzò.

“Forse ho capito come ha fatto Samuel a volare: vi ricordate quando abbiamo combattuto contro lo stregone che aveva maledetto l’amuleto e Jade si era sollevata in aria?”

Quella, perplessa, ci pensò un attimo su, poi rispose: “Sì, quel giorno avevo tentato di usare la telecinesi, invece mi sono sollevata in aria. Hai ragione!”

Zack, però, si intromise, ancora sospettoso: “Tu non hai il potere di volare. Era l'amuleto che mutava i tuoi poteri!”

“Forse hai ragione. O forse era un nuovo potere.”

“Non credo proprio, visto che i tuoi poteri di prescelta sono stati divisi fra le altre streghe del mondo. E poi, non hai mai volato prima di allora.”

“Beh, sì, ma non ho nemmeno mai provato...”

“Allora sei proprio testarda, eh! I tuoi poteri sono collegati alle emozioni che provi, perciò, quando sei precipitata nel burrone, avresti dovuto volare di tua spontanea volontà.”

Brenda, esasperata, intervenì, cercando di porre fine alla discussione: “Oddio, la vuoi smettere con le tue teorie del cavolo? Rischi di diventare noioso, Zack!”

Samuel, altrettanto innervosito, l’appoggiò: “Infatti, Zack! Ho volato, quindi? Un nuovo potere ci fa comodo, ora come ora, e non vedo perchè dobbiamo sempre cercare una spiegazione per tutto!”

“Bene! – si arrese quello, sentendosi attaccato - Come volete, non cercherò mai più spiegazioni, anche se fino ad ora le mie noiose spiegazioni ci hanno salvati parecchie volte. Va bene così!” poi si voltò verso il finestrino, dando le spalle a tutti.

Jade, dispiaciuta, gli sfiorò un braccio, cercando di essere comprensiva:  “Dai, non te la prendere! Sono sicura che Brenda e Samuel non volevano dire quello che hanno detto, vero, ragazzi?”

“Non ritiro mai quello che dico, dovresti saperlo!” esclamò Brenda, risoluta.

“Io sono un demone. – aggiunse Samuel - Non mi pento mai di quello che dico, tranne se si tratta di te, ovviamente...”

“Branco di ingrati!” bisbigliò Zack, ma non così piano da non essere udito da Brenda.

“Come, prego? Se sono ancora viva, dopo tutto quello che ho dovuto affrontare, non è di certo per merito tuo!”

Il ragazzo, sentendo queste ultime parole, esplose e iniziò a gridarle contro: “Si può sapere chi ti credi di essere?!? Sei arrivata ieri e pensi di sapere già tutto su questo mondo? Pensi che essere uscita con un fantasma o aver eliminato due demoni con le tue frecce esplosive ti renda più esperta di me? Ne hai di strada da fare, tesoro!”

“Adesso basta, Zack!” intervenne il demone, cercando di porre fine alla discussione.

“No, mi dispiace, tu non mi dai ordini! Se pensi di avere a che fare con il vecchio Zack, hai sbagliato di grosso, Samuel! Per quanto mi riguarda, tu e Brenda potete anche andare al diavolo, l'unica cosa che mi trattiene in questa squadra è Jade!”

“Se credi che Jade ti amerà per questa tua dichiarazione, – intervenne Brenda, sarcastica, con l’intento di ferirlo – beh, puoi anche andartene...”

Jade rimase sconvolta: “Brenda! Cosa stai dicendo?”

 
Ma non ebbe mai risposta perchè entrarono in città e Zack saltò giù dall’auto appena Samuel parcheggiò davanti al motel locale. Jade, ancora sotto shock, lo rincorse.

“Zack! Aspetta, ti prego! Dove vai?”

Lui, offeso, accelerò il passo: “Non hai sentito la tua amica e il suo nuovo amichetto demone? Non servo a nulla, secondo loro, perciò voglio proprio vedere come se la caveranno senza di me!”

“Resta per me. Ti prego...”

Sentendo quelle tre parole, Zack si bloccò, per poi, dopo qualche secondo, voltarsi e guardarla negli occhi.

“Vado a fare un giro per schiarirmi le idee. Ok?”

“Poi torni, vero?”

“Certo! Ma solo per te, non certo per quei due!”

 
Più tranquilla, la ragazza la lasciò andare, tornando poi da Brenda e Samuel che, nel frattempo, avevano raggiunto la loro stanza. Quando li raggiunse, continuarono a mostrare indifferenza, impegnati a disfare i rispettivi bagagli.

“Non vi interessa sapere se Zack è andato via o no?” chiese, lanciando loro un’occhiataccia.

“NO!” risposero quelli, in coro.

Sconcertata, la ragazza si chiuse in bagno.

“Sono senza parole! Di Brenda non posso dire nulla perchè è con noi da poco, ma da te, Samuel, non me lo sarei mai aspettata!”

Dispiaciuto, il ragazzo si avvicinò alla porta e bussò: “Scusami, Jade! Il fatto è che lui mi punta sempre il dito contro e la cosa mi fa innervosire, sapendo che è a causa del fatto che è innamorato di te.”

“Non mi interessa! Lui è sempre un nostro amico, quello che ci ha aiutati in tutte le battaglie che abbiamo combattuto e voi vi siete accaniti contro di lui ingiustamente...”

“Dai, esci da quel bagno. – tagliò, secca, Brenda - Ti prometto che gli chiedo scusa appena torna, ok?”

“Anche io lo farò, ma tu esci!”

 
Nel frattempo, il ragazzo era arrivato fino al parco cittadino e ne stava esplorando i viali, ripensando a quanto era accaduto prima in macchina, quando un uomo, seduto su una panchina a dare da mangiare ai piccioni, lo notò.

“Hey, ragazzo, tutto bene?”

“Ehm...sì, non si preoccupi. Mi ero solo perso nei miei pensieri.”

“Non ti ho mai visto qui, sei di passaggio?”

“Sì, infatti adesso devo andare. Buona giornata!”

Ma quello lo fermò: “Aspetta! Conosco quell'espressione: sembri deluso. Prendi un po' di mangime dalle mie mani e dallo ai piccioni. E’ fantastico per far risollevare il morale, credimi...”

Zack eseguì e, in poco tempo, si ritrovò in mezzo a uno stormo di uccelli affamati che reclamavano cibo. Quando, pochi minuti dopo, l’uomo si alzò per andarsene, il sorriso era tornato sul volto.

“E’ stato un piacere fare una chiacchierata con te. A proposito, mi chiamo Craig. Tu?”

“Io sono Zack. – lo salutò - È stato un piacere anche per me! Sembra che dar da mangiare ai piccioni sia terapeutico, in qualche modo!”

“Lo penso anche io!”

 
Nel frattempo, nella stanza al motel, Brenda stava lucidando soddisfatta la sua balestra.

“Ah, Jade, mi sono dimenticata di dirti che le tue frecce intinte nella porpora sono stramitiche. Mi sento forte con quest'arma, sai?”

Seduta al tavolo con Samuel per consultare il Libro, quella l’ascoltò solo distrattamente: “Basta che non ti fai male, ok? La porpora crea un effetto molto, molto esplosivo, ma credo che tu l'abbia già capito, ormai!”

“Piuttosto, – le chiese il ragazzo, mentre girava alcune pagine - puoi dirmi come si è comportato il demone-lucertola prima che lo uccidessi?”

“Gesticolava, ma senza parlare e poi è morto con un grosso boom.”

“Strano! Il Libro non accenna al fatto che siano muti o roba simile. Ne sei sicura?”

“Forse, – ipotizzò la strega - a contatto con i disordini lo sono diventati. Non è la prima volta che un disordine cambia le caratteristiche di un demone o altre creature magiche!”

“Ora che ci penso, sembrava che volesse dirmi qualcosa. O almeno credo.”

Samuel, però, era pieno di dubbi: “Mi sembra comunque molto strano. In più, ogni volta che ci avvicinavamo a questa città, compariva un demone-lucertola, come se volessero distrarci o attirarci lontano da qui. Ci avete fatto caso?”

 

Zack, intanto, stava continuando la sua passeggiata per le strade della città, sempre immerso nei suoi pensieri, finchè, davanti a sè, non notò sul tetto di un edificio una donna che stava per suicidarsi. Mentre la folla si riuniva sotto di esso, discutendo su cosa fare, lui decise di salire e provare a salvarla. Corse lungo diverse rampe di scale, finchè non arrivò all’ultimo piano e, spalancando la porta della terrazza, gridò:

“Fermati!”

Lei, piangendo, si voltò a guardarlo: “Non posso!”

“Certo che puoi. – le disse, dolce, iniziando ad avvicinarsi - Non vale la pena fare una cosa del genere, mi creda...”

“Lei non capisce... Io non riesco a controllare il mio corpo, non sono stata io a salire qui sopra.”

Solo in quel momento il ragazzo notò il riflesso di alcuni fili che la donna aveva legati al corpo.

“Cosa sono?” bisbigliò fra sè.

“Presto! – gli urlò lei, nel frattempo - Il mio corpo si sta di nuovo muovendo. Aiutami, per favore! Non riesco ad oppormi!”

E si buttò, ma Zack fu più svelto e, prima che cadesse, le afferrò la mano e la traette in salvo.

 

Nello stesso momento, al motel, i tre ragazzi lottavano contro la luce, che andava e veniva continuamente. Stanca della situazione, Brenda decise di scendere dal titolare per chiedere delle lampadine nuove.

“Mi scusi, signor...” iniziò, entrando nell’ufficio.

“Mi chiamo Craig, cosa succede?” le chiese l’uomo dietro la scrivania.

“Nella nostra stanza non funzionano alcune lampadine, me ne potrebbe dare un paio nuove?”

“Ma certo! Le prenda pure!” le rispose, porgendole una scatola nuova appena estratta dal cassetto.

“Grazie mille!” e si congedò, mentre il titolare la osservava ritornare in stanza.

 

Quando risalì in camera, chiamò Jade e Samuel per consegnargliele.

“Me ne ha date 5! Allora... io le cambio alle lampade da notte, Samuel al lampadario e Jade a quelle del bagno, va bene?” aprì la confezione e gliele consegnò.

 

Un’ora dopo, Zack fece finalmente ritorno al motel, irrompendo letteralmente nella stanza.

“Presto, datemi il Libro!”

Brenda si avvicinò subito a lui, gentile: “Senti... volevo chiederti scusa per prima, Zack...”

Ma lui la ignorò: “Spostati, devo vedere una cosa!”

Offesa, la ragazza arretrò, lanciando un’occhiataccia all’amica: “Ti avevo detto che non meritava delle scuse!”

Jade, però, notandolo agitato, si preoccupò per lui: “Ehi, cosa ti è successo?”

“Ho appena salvato una donna che si stava per gettare da un edificio. Prima che si buttasse, mi ha detto di non controllare il suo corpo e mi sono accorto che aveva attaccati a diverse parti del suo corpo dei fili invisibili.”

“Hai detto fili? – si intromise Samuel, entrando in quel momento nella stanza - E da dove provenivano?”

“Non lo so. Sembrava arrivassero dal Cielo, perchè erano molto lunghi, ma difficili da notare. Infatti io li ho visti solo grazie al riflesso del sole e la cosa peggiore è che, mentre venivo qui, ne ho visti altri!” e continuò a sfogliare pagine, finchè Brenda non lo interruppe bruscamente.

“Aspetta! Torna indietro un attimo, mi è sembrato di vedere qualcosa di famigliare!”

Avvicinandosi al Libro, esclamò, sorpresa: “Ma questo è Craig!”

Jade la guardò confusa: “Chi è Craig?”

Zack la guardò altrettanto perplesso: “Aspetta un secondo: come fai a conoscere Craig?”

“E’ il titolare del motel, quello da cui sono andata prima a prendere le lampadine. Tu, come fai a conoscerlo?”

“Ti sbagli! Craig è un tizio che ho incontrato al parco, non può essere la stessa persona!”

“Invece ti dico che è il titolare del motel!”

Samuel, sconvolto, cercò di porre fine alla questione: “Ragazzi, credo proprio che dobbiate leggere quello che c'è scritto qui!”

“Qualcosa mi dice che non è niente di buono, o sbaglio?”

 

(sezione modificata) Il burattinaio

 

Il burattinaio ha una natura malvagia e possiede il potere di controllare altri individui grazie a fili invisibili che, uscendo dalle sue dita, si legano agli arti delle vittime, rendendole suoi schiavi.

Per controllare un individuo, il burattinaio deve bere una pozione miscelata ad un capello o a un’altra cosa che contenga il DNA della vittima. A questo punto può accedere alla sua mente, ai suoi pensieri, alle sue parole e al controllo dei suoi movimenti.

Il suo punto debole è rappresentato dall’anello che possiede al dito, perciò, se ne viene privato, non è più in grado di usare i suoi poteri.

 
*Quando il burattinaio viene infettato da un disordine, il suo punto debole rimane ugualmente l’anello, ma, in questo caso, cambia il modo di controllare le vittime. Infatti, in questo caso può farlo anche con il solo contatto fisico, che sia un semplice sfioramento o una stretta di mano.

Un'altra variante è che la vittima venuta in contatto con il burattinaio, toccando altri individui, li “infetti”, rendendoli automaticamente suoi schiavi e innescando così una reazione a catena.

 Incantesimo da pronunciare al burattinaio senza anello“Legati a chi ti parla, esegui ogni mio ordine; io ora attingo al tuo potere e la morte non dovrai più temere

 Incantesimo per rilevare l'anello“Anello del controllo, anello della volontà, dal burattinaio resta lontano, perchè io ti possa avere nel palmo della mia mano”

 Incantesimo per il burattinaio infettato“Una malvagità che accresce, può oscurare ogni mente. Che il tanto potere a te dato, si distrugga in un grosso boato”

 

Alla fine della lettura, Zack era più preoccupato che mai.

“Ragazzi, io ho avuto un contatto ravvicinato con il burattinaio. Vi prego, ditemi che non l'avete toccato...”

Brenda ci pensò su un attimo, poi rispose: “Se Craig è il burattinaio, allora l'ho toccato anche io, quando mi ha dato le lampadine.”

“Voi?” chiese, allora, agli altri due.

Il demone scosse la testa: “Io non ho avuto contatti con nessuno!”

Jade ebbe una reazione analoga: “Nemmeno io, ma il Libro dice che, se le vittime vengono in contatto con lui, possono a loro volta, toccando altri individui, metterli sotto il suo controllo. E Brenda ci ha dato le lampadine.”

Zack, sconvolto, iniziò a gridare: “Quindi mi state dicendo che da un momento all'altro saremo tutti sotto il controllo di un pazzo?!? E chi ci salverà, allora??”

Samuel si sedette, sinceramente mortificato: “Io...io non lo so!”

Brenda, per una volta più forte, cercò di farli ragionare: “Perciò i demoni che abbiamo incontrato nella foresta erano controllati dal burattinaio?”

“Evidentemente – aggiunse Jade - sapeva del nostro arrivo e ha cercato di tenerci lontani per non farsi mettere i bastoni tra le ruote, ma ora che siamo in città, ci considera sicuramente i suoi giocattoli preferiti...”

L’amica, terrorizzata, andò in panico: “No, no, no, io non voglio! Cosa credete ci farà?”

“Tutto quello che vuole” rispose Zack, sospirando.

 

A quel punto, i due ragazzi, anche se giù di morale, si sedettero al tavolo e provarono a cercare nel Libro una soluzione al loro problema, mentre le ragazze si piazzarono davanti alla tv. Improvvisamente, Brenda si avvicinò a Jade e, con sua somma sorpresa, la baciò.

“Brenda, mi hai appena dato un bacio!”

Sconvolta, la ragazza si allontanò: “Lo so benissimo, ma non sono stata io! Che razza di maiale!”

“Ragazzi? Presto, venite qui!”

All’urlo di Jade, i due accorsero subito, preoccupati.

“Cosa sta succedendo?!?”

“Il burattinaio ha appena agito, Sherlock, facendomi baciare Jade!” replicò Brenda, lanciando una frecciatina a Zack.

Il ragazzo rimase sotto shock: “C…cosa?!?! Spero di non dover baciare Samuel, allora!”

“Credimi... – replicò quello, altrettanto ironico - nemmeno io gradirei!”

 

La televisione, proprio allora, iniziò a gracidare e l’immagine a sgranarsi, facendo comparire il volto di Craig.

“Salve, ragazzi! Come va il vostro soggiorno nel mio motel? È tutto di vostro gradimento?”

Zack, arrabbiato, pensò seriamente di lanciare qualcosa contro il televisore: “Va all'inferno! Me la pagherai per avermi ingannato con la storia dei piccioni!”

L’uomo lo guardò sorridendo: “Vedi, Zack, sapevo che tra te e i tuoi compagni non corre buon sangue e che, quindi, non avresti mai avuto un contatto con loro, così mi sono dovuto occupare io di te. Degli altri poco mi importava, sapevo che Brenda, al contrario, è una a cui il contatto non dispiace. Senza offesa, cara…”

In risposta, la ragazza lo guardò schifata: “Ti sputerei in un occhio, se fossi qui davanti a me. Devi essere uno di quelli che per tutta la vita vengono emarginati e finiscono per giocare solo con le loro bamboline di pezza. O sbaglio, razza di maiale psicopatico?

Craig le lanciò un’occhiataccia: “Ti pentirai di quello che hai appena detto, ragazzina, ma adesso devo andare. Buon divertimento!” e l’immagine sparì, lasciando i ragazzi con il fiato sospeso.

 

Passarono diversi minuti di assoluta tranquillità, che i quattro trascorsero seduti sul divano e sulle sedie vicine, immersi nei loro pensieri. All’improvviso, Samuel balzò in piedi e Jade, preoccupata, gli sfiorò un braccio.

“Dove vai?”

“Non ne ho idea, non sto controllando il mio corpo, in questo momento.”

Brenda, ricominciò ad agitarsi e saltò in piedi: “Jade, ho paura! Cosa vuole farci fare?”

Lei, ansiosa, non sapeva cosa rispondere: “Non lo so, Brenda. Non lo so!”

 

Intanto, il ragazzo si era avvicinato a uno dei comodini e, dopo averne aperto il cassetto, ne aveva estratto una pistola – probabilmente messa lì dal burattinaio – ed era ritornato al suo posto sulla sedia. Zack, intanto, si era alzato ed era andato a prendere una bottiglia di whisky in frigo, per poi tornare al suo posto; Brenda, invece, si alzò e uscì dalla stanza, sotto gli occhi sconvolti e preoccupati di Jade, che non sapeva cosa sarebbe successo dopo.

 

La televisione, allora, si riaccese e comparve nuovamente di fronte a loro il volto di Craig, che si rivolse direttamente a lei.

“Rieccomi di nuovo!”

Piangendo, la ragazza iniziò a gridargli contro: “Cosa stai cercando di fare?!? Perchè la pistola? E Brenda, dove l'hai mandata?”

L’uomo scoppiò a ridere: “Adesso ti spiego cosa accadrà: nella pistola c'è una sola pallottola, Zack e Samuel si ubriacheranno e, a turno, la punteranno l’uno contro l'altro e spareranno, fino a quando uno dei due non morirà, mentre il vincitore uscirà dalla stanza. Brenda, invece, si dirigerà nel parcheggio con la sua balestra e lancerà una freccia contro chi uscirà dalla porta, per poi gettarsi sotto una macchina. Infine, tu... tu rimarrai semplicemente a guardare i tuoi amici morire, mentre io mi farò una grossa risata. Ti piace il programmino? Questa città è il mio giocattolo e non sarete certo voi a portarmelo via!”

“Ti prego, non lo fare. Ti supplico...” ma la televisione si spense, prima ancora che finisse la frase.

 

Il piano del burattinaio, quindi, andò avanti, finchè Samuel e Zack non arrivarono a tre tentativi ciascuno, tutti andati a vuoto, ovviamente, sotto gli occhi sgomenti e pieni di lacrime di Jade. La pistola, a quel punto, passò nelle mani di Zack, che la caricò, rivolgendosi all’altro.

“Tocca di nuovo a me. Pensi che sarò io ad uccidere per primo?”

L’altro, dato che era ubriaco, rispose in modo piuttosto ironico: “Guarda il lato positivo: il tuo desiderio potrebbe realizzarsi davvero!”

Jade, angosciata, lo interruppe bruscamente: “Non dire sciocchezze, Samuel! Zack non vuole la tua morte, vero?”

L’altro puntò la pistola contro il demone: “Se ti dicessi di sì, Jade, penseresti che sia io a dirlo o che sia il burattinaio a costringermi a dirlo?”

La ragazza non credette a ciò che sentiva: “Questo non sei tu! È sicuramente il burattinaio a fartelo dire!”

Con un rumore sordo, Zack premette il grilletto: il proiettile, seguendo una traiettoria quasi perfetta, colpì il petto di Samuel, che cadde all’indietro, finendo sul pavimento. Con la pistola fumante in mano, il ragazzo rimase bloccato per qualche secondo, gli occhi ancora sgranati per la sorpresa; non pensava avrebbe azzaccato l’unico proiettile che c’era.

La strega osservava la scena, in lacrime, continuando a scuotere la testa.

“No, no, no, non può essere vero...”

Zack si alzò, dirigendosi verso la porta, ma lei, agitata, provò a fermarlo.

“No, non uscire! Brenda ti ucciderà con una freccia. Ti prego, opponiti!”

Il ragazzo, mortificato, iniziò a girare il pomello della porta: “Mi dispiace tanto, non posso fermarmi...”

“No, no ,no, non voglio crederci... Devo fare qualcosa, un incantesimo, forse! Allora, Jade, concentrati... l'aiuto delle streghe io invoco per rendermi libera da questo gioco, datemi la forza di contrastare ciò che non posso controllare...

Finalmente, la ragazza ritornò padrona del proprio corpo e, dopo essersi accorta che Zack stava uscendo dalla stanza, si lanciò su di lui e lo fece cadere, mentre la freccia colpiva la porta sopra di loro, facendola esplodere. Intanto, però, dopo aver messo da parte la balestra, Brenda si era avvicinata alla strada per suicidarsi, ma Jade la bloccò prima col suo poteredi fermare il tempo.

Fu proprio in quel momento che comparve davanti a lei Craig, arrabbiato per la piega che stava prendendo il suo piano.

“Qui c'è qualcosa che non va, o sbaglio? Perchè non riesco più a controllarti?”

“Spiacente, Craig, ma la partita finisce qui... “Anello del controllo, anello della volontà, dal burattinaio resta lontano, perchè io possa averti nel palmo della mia mano...e l'anello svanì dal suo dito, per ricomparire nelle mani di Jade.

L’uomo, ovviamente, si infuriò: “Restituiscimelo immediatamente, strega!”

Intanto Brenda si era sbloccata e si guardava intorno, confusa: “Come sono arrivata qui?” poi si voltò verso il motel.

“Jade, sono tornata in me! Spostati, così lo faccio fuori!”

“NO, FERMATI! Va distrutto con l'incantesimo!” ma Brenda non la ascoltò e scoccò la freccia, facendolo esplodere in mille pezzi.

Nell'esplosione del suo corpo, però, il fumo nero che era in lui passò in Jade entrando dentro di lei attraverso le vie nasali, mentre Zack, appena ritornato a sè, assisteva confuso alla scena.

“Tutto bene, Jade?”

“Credo di sì, tranquillo.”

“Ne sei sicura? Ho visto il fumo nero dei disordini che entrava in te.”

Lei iniziò a toccarsi la testa, finchè, a un certo punto, non barcollò, iniziando a gridare per il dolore.

“Ragazzi, non mi sento tanto bene, mi sta scoppiando la testa...”

Zack riuscì ad afferrarla un attimo prima che cadesse: “Brenda, vieni su ad aiutarmi! C’è qualcosa che non va in Jade!”

Intanto, fra le braccia, la ragazza continuava ad agitarsi, dilaniata dal dolore: “La mia testa! È un dolore terribile, aiutatemi, vi prego!”

 I due, allora, la fecero sdraiare a terra, ma lei continuò a peggiorare finchè, improvvisamente, non comparve accanto a loro la signora Ferguson, la nonna di Jade.

“Cosa sta succedendo, ragazzi?”

Brenda la guardò, sollevata: “Un disordine è penetrato dentro di lei.”

Zack, invece, guardò confuso l’anziana signora: “Perchè lei è qui?”

“Jade ha usato un incantesimo per chiedere l’aiuto delle altre streghe e io l'ho percepito. Adesso la porto via con me, non preoccupatevi!”

“Starà bene? Che cos'ha?” il ragazzo, sempre più preoccupato, la sommerse di domande.

La donna, però, osservando il corpo di Samuel poco lontano, tagliò corto: “Non ho tempo per spiegarti. Chiama Xao per curare Samuel, prima che sia troppo tardi per recuperarlo, e ripartite immediatamente!”

“E io che cosa faccio?“ le chiese Brenda, toccandole un braccio.

La Nonna, con Jade fra le braccia, esclamò: “Torni con noi a Morney Hill! Temo di sapere cosa è successo alla nostra Jade e la cosa sembra essere molto più grave di quanto pensassi...”

 

CONTINUA NEL SETTIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: La trama che avvolge questa stagione, inizia a svelarsi dal prossimo episodio. Cosa accadrà alla nostra prescelta? Scopritelo nel prossimo appuntamento con la 2x07 "Le porte della rivalzione" che verrà pubblicato Lunedì prossimo, stavolta. Buona settimana stregata!

 

 

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Capitolo 7
*** 2x08-Nel risvegliare i morti ***


CAPITOLO OTTO

"Wake Up, Witches!"

 

 

Morney Hill

 

 

Jade si risvegliò bruscamente nel suo letto e la prima persona che vide fu sua Nonna, che le sorrideva dalla poltrona vicina.

“Bentornata, tesoro!”

Il viso della ragazza si contrasse subito in una smorfia: “Non so se sia un bene il fatto che io sia tornata. Per prima cosa, voglio sapere cosa mi è successo e come sono arrivata qui!”

“Un disordine è penetrato dentro di te, perchè Brenda ha eliminato il burattinaio prima che tu potessi pronunciare la formula .”

Lei, però, a quelle parole, parve ancora più confusa: “Perchè un disordine avrebbe dovuto farmi del male?”

Dana era mortificata: “Il parassita si è risvegliato, tesoro, nel momento in cui i disordini sono tornati. Assorbendo quello, è diventato più forte e io, purtroppo, non sono riuscita a indebolirlo.”

 

In quel momento, il silenzio fu rotto dal rumore di passi concitati sulle scale. Pochi secondi dopo, Brenda piombò nella stanza, correndo subito ad abbracciare l’amica, felice per il suo risveglio.

“Jade!”

Jade rise, stringendola a sua volta: “Brenda! Così mi soffochi!”

Sentendo le sue parole, l’altra la lasciò subito andare: “Scusa, scusa! È tutta colpa mia, se ti è successo questo!”

“Non sentirti in colpa nella maniera più assoluta, Brenda. Sai perfettamente che mai e poi mai potrò prendermela con te!”

Dana, però, si intromise nella conversazione e le interruppe: “Scusami, cara, so che avete voglia di parlare, ma puoi lasciarci sole qualche minuto? Io e Jade dobbiamo parlare di un po' di cose. Va bene?”

“Certo! Ne approfitterò per tornare a casa e salutare mio padre.” e, dopo essersi chiusa la porta alle spalle, tornò al piano inferiore.

 

 

Savannah, Georgia

 

 

Zack e Samuel riuscirono a entrare di nascosto nella villa, seguendo i demoni con le bare e, a distanza di sicurezza, osservarono la donna condurli in un sotterraneo illuminato da torce di fuoco. Li seguirono, scendendo lungo delle scale strette e sdrucciolevoli, per poi percorrere un lungo corridoio, fino a raggiungere la stanza in cui erano entrati gli altri. All’interno di essa, videro quattro porte, su ognuna delle quali era posta una targhetta con un nome.

La donna, indicando una di esse, ordinò: “Andate da Faith e consegnatele le sue bare. Un gruppo di voi rimarrà con lei per aiutarla al cimitero e l'altro tornerà qui da me immediatamente. Chiaro?”

Quelli, in coro, risposero: “Sì, Xandra!” poi attraversarono le porte e, grazie al teletrasporto, sparirono.

 

I due fecero appena in tempo a nascondersi in una nicchia, che la donna passò loro davanti, diretta verso la villa. Quando fu lontana, uscirono allo scoperto e si diressero nella stanza misteriosa, per poterla osservare più da vicino.

“Rey, Faith, Terence e Devon: chi diavolo sono?” lesse Zack sulle porte.

Samuel, nel sentirlo, sgranò gli occhi per la sorpresa: “Hai detto Terence, per caso?”

“Oddio,  ho detto Terence! – solo in quel momento l’altro si rese conto del nome appena pronunciato - Credi che sia lui?”

“Non mi stupirebbe. L'ultima volta ci disse chiaramente che sarebbe tornato alle sue attività malvagie.”

“E non ci ha messo molto a farlo, a quanto pare... – ribatté, sarcastico, Zack - Mi chiedo che cosa significhi tutto questo e, soprattutto, cosa rappresentino queste porte.”

 

Improvvisamente, alle loro spalle comparve Xandra.

“Quelle sono porte-passaggio e servono per andare in un lampo da un posto all'altro. Ah, sì, salve, ragazzi!” e, muovendo le mani, li attaccò al muro a mezz'aria.

Zack, agitato, la guardò e le chiese: “Tu devi essere Xandra, giusto?”

La donna non smise mai di camminare avanti e indietro per la stanza, il ticchettio dei tacchi a rompere il silenzio: “Hai davvero un udito straordinario! Dovresti lavorare come spia per il governo, invece di perdere tempo nella mia villa, piena di demoni pronti ad ucciderti al mio più piccolo cenno, sai?”

“A dire il vero, non mi è mai piaciuta la vita noiosa. E, comunque, per un po' siamo riusciti a ingannarti, perciò non sottovalutarci!”

Xandra rise a lungo: “Ingannarmi? So della vostra presenza dal momento in cui avete parcheggiato la vostra auto ad un chilometro da qui.”

Fu a quel punto che Samuel si intromise: “Allora perchè non ci hai uccisi subito?”

Zack gli lanciò un’occhiataccia e sussurrò, cercando di farsi sentire solo dall’amico: “Non darle suggerimenti! Qui non tutti abbiamo un angelo guida pronto a riportarci in vita come il tuo!”

“Credimi, – iniziò lei - l'avrei fatto molto volentieri, ma un uccellino mi ha detto che non dovevo. Questo fino a quando non siete entrati, ovviamente. E’ stata davvero una pessima idea!”

“Quindi non volevate attirare la nostra attenzione. Perchè? Cosa state nascondendo di così importante?”

La donna non apprezzò affatto il suo tono arrogante: “Di certo qui non troverai le tue risposte. Io non so nulla di quello che state cercando, prendo solo ordini dal mio capo e, fino a quando mi viene data ricchezza e potere, non mi interessa sapere altro dei suoi loschi piani.”

“E chi sarebbe il tuo capo?”

La donna lanciò loro una lunga occhiata, poi sorrise: “Così carini e così stupidi... Pensate davvero che io sia così idiota da dirvelo?”

“No, – le rispose il demone, sorridendo a sua volta - ma puoi sempre fare un bel volo!” con la telecinesi la lanciò fuori dalla stanza e lui e l’amico scivolarono bruscamente a terra.

 

Zack rimase perplesso da ciò che il demone aveva appena fatto.

“Come puoi usare i poteri di Jade, se lei non è qui?”

Il demone gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi: “E’ un po' di tempo che mi capita di usare poteri, senza prima assorbirli, ma non è questo il momento di parlarle. Piuttosto, oltrepassiamo al più presto una di queste porte, prima che Xandra si riprenda e venga a prenderci a calci!”

“In quale delle quattro entriamo?” chiese Zack, confuso.

Deciso, Samuel lo prese per un braccio e lo trascinò: “Entriamo in quella di Faith, ovviamente!” e, pochi secondi dopo, la oltrepassarono.

 

 

Morney Hill

 

 

Jade, seduta comodamente sul letto, si preparò ad ascoltare ciò che sua Nonna aveva da dirle.

“Bene, ora che Brenda è uscita, puoi dirmi tutto!”

Mettendosi più comoda sulla poltrona, Dana iniziò a raccontare.

“Come ben sai, io sono la prescelta che ti ha preceduto e, come te, anche io sono stata affiancata da un demone, tuo Nonno.”

“Mmmh sono molto confusa.... io sapevo che mio Nonno era morto e che era un essere umano...”

“Nonno David non era il tuo vero nonno, né il padre di tua madre, ma l’ho sempre tenuto segreto, perchè entrambe non avreste mai accettato la verità.”

Jade si alzò in piedi di scatto, irritata: “Allora, qual è la verità?”

L’anziana signora si ritratte, intimorita dalla sua reazione: “Il tuo vero Nonno si chiama John Rockwell. Eravamo innamorati, proprio come te e Samuel, combattevamo il male ogni giorno per proteggere l’amuleto che poi ti avremmo consegnato, ed eravamo molto felici. Poi, all'età di 29 anni, ho partorito tua madre e siamo diventati genitori...”

Seguì una lunga pausa, che la giovane ragazza cercò di troncare il prima possibile: “Poi cos’è successo?”

Dana abbassò lo sguardo sulle scarpe e si torturò le mani, prima di rispondere: “Io dovevo fare la madre a tempo pieno e non potevo più combattere il Male, così John dovette farlo per entrambi. Col passare del tempo, però, divenne più forte e acquistò un nuovo e strano potere: l'emulazione permanente.”

“Che cos'è? Sembra lo stesso di Samuel!”

“No, il tuo Samuel può assorbire poteri solo da chi gli è vicino, temporaneamente; John, invece, lo faceva in maniera permanente. A quei tempi arrivò a possedere una vasta collezione di poteri, diventando così...”

“... un essere molto potente!” completò la nipote per lei.

“Esatto! – continuò Dana - Il Consiglio, però, si accorse di tutto questo e si rivoltò contro di lui, mandando diversi membri in missione per catturarlo. Erano molto più forti di lui inizialmente e l'avrebbero sicuramente esiliato, così John trovò l'appoggio dei servitori del caos.”

Jade era sconvolta: “Santo cielo!”

“Come ben sai, i disordini hanno il potere di rendere più forti esseri che lo sono già,  per questo John trovò allettante un’alleanza con loro, in modo da avere abbastanza potere per contrastare il Consiglio, che a quel punto lo voleva morto.” ma si fermò, la voce che le tremava.

Jade, anche se addolorata, poiché voleva sapere la verità, la incitò a continuare: “Il Consiglio alla fine lo catturò?”

“No, non ci riuscì mai. Per molti anni scomparve e io decisi di continuare la mia vita, crescendo la piccola e sposandomi con David, e tua madre, anche quando diventò grande, non capì mai che David non era il suo vero padre.”

“David, però, sapeva tutta la verità? Voglio dire... non tutti gli essere umani sanno accettare l'esistenza di un mondo soprannaturale!”

Sul volto della Nonna si dipinse un sorriso: “No, no, David non era un uomo come gli altri. Era un cacciatore di demoni che ho conosciuto ai piani alti e al’epoca lavorava per conto del Consiglio, occupandosi di catturare John. Infatti è così che ci siamo conosciuti.”

 

Improvvisamente sentirono la porta di casa aprirsi e, pochi minuti dopo, comparve di fronte a loro un’altra Jade.

Sconvolta, quella vera fece un salto indietro, allarmata: “B-Jade?” e, con la telecinesi, la scaraventò contro il muro.

Dana, però, le fece abbassare subito le mani, cercando di fermarla: “No, no, tesoro, cosa stai facendo? Quello è il clone creato dal Consiglio per sostituirti qui Morney hill, ricordi?”

La ragazza si sedette, sconvolta e imbarazzata: “Oh! L’avevo dimenticato, scusami... Nonna, cosa mi sta succedendo?”

L’anziana signora si alzò, le si avvicinò e le prese con dolcezza le mani nelle sue: “Non preoccuparti, ogni tanto ti capiterà di dimenticare diverse cose per via del parassita, ma ti prometto che troveremo una soluzione anche per quello. D’accordo?”

“Lo spero tanto. Non posso perdere me stessa in un momento del genere e con tutte quelle minacce che si trovano appena fuori dalla porta!”

 

 

Villa Faith, Salem, Oregon

 

 

Pochi secondi dopo aver varcato la porta-passaggio, Zack e Samuel si ritrovarono dall’altra

parte. Confusi, iniziarono subito a guardarsi intorno.

“Cosa sta succedendo? Perchè siamo sempre nella stessa stanza?”

“No, Zack! – chiarì subito Samuel - Questa è sicuramente un'altra villa, anche se identica a quella dove eravamo prima.”

“Ma sono diventati tutti ricchi?! Per caso esiste una banca demoniaca che stampa soldi per il male, o qualcosa del genere? Come fanno a permettersi tutto questo?”

Nel frattempo, il demone si era affacciato in corridoio, per continuare l’esplorazione.

“Non fare lo spiritoso e usciamo via di qui prima che si accorgano di noi!”

 

Così, i due iniziarono a salire e a inoltrarsi all’interno della villa, senza, tuttavia, incontrare nessuno. Mentre Samuel si guardava attentamente intorno in cerca di altre presenze, Zack, dietro di lui, osservava gli oggetti che incontravano man mano: candele appoggiate sui mobiletti, tende rosse a coprire le grandi finestre, quadri di donne sulle pareti e strani simboli celtici. Pochi minuti dopo, raggiunsero la porta principale.

Fermandosi, Samuel sussurrò: “Sembra non esserci nessuno in casa. Ad ogni modo, dobbiamo uscire da qui e raggiungere il cimitero al più presto, ok?”

Zack lo ascoltò a malapena, pensieroso per via di ciò che aveva visto: “Cosa?? Vuoi andare in un cimitero? Non ti basta questa macabra villa con quadri che sembra ti guardino? Dobbiamo anche incontrare degli zombie nel cuore della notte? E poi, perché?”

“Certo che la tua memoria fa proprio schifo certe volte, eh? Ricordi che Xandra ha detto che i demoni dovevano portare le bare al cimitero? Beh, noi ovviamente stiamo andando lì per vedere cosa succede!”

Poi, ponendo fine alla conversazione, lo prese per un braccio e lo trascinò fuori, incurante delle sue proteste.

 

I due, però,  fecero prima sosta in un parco dove, dopo aver trovato una panchina per sedersi, Zack tirò fuori il computer per controllare la strada.

“Allora, in questa città ci sono tre cimiteri, perciò... in quale dei tre sono andati i nostri amici demoni?”

“Aspetta, prima dobbiamo consultare il libro! Si aggiorna continuamente, quindi magari può dirci qualcosa in più su ciò che sta accadendo e su chi sono i nomi sulle quattro porte.”

Zack, per una volta d’accordo con lui, gli sorrise: “Ottima idea! Lasciamo perdere gli zombie, per ora. Ma il Libro non ce l'ha Jade?”

Il demone, allora, alzò lo sguardo verso il cielo e chiamò: “Xao!”

L’uomo comparve subito davanti a loro: “Ti ascolto!”

“Ci serve il Libro. Puoi andare da Jade a recuperarlo? A proposito, come sta?”

“Zeta mi ha riferito che si è risvegliata e sta bene. Avrete il libro al più presto!” e scomparve nuovamente.

 

 

Morney Hill

 

 

Un paio d’ore dopo, Brenda tornò a casa Ferguson, trovando Jade e Dana sedute in salotto a parlare.

“Eccomi! – esclamò, entrando - È stato bello tornare a casa, anche se solo per poco!”

L’amica la guardò e le sorrise: “Mi fa piacere. Non vedevi la tua famiglia da mesi, ormai...”

In quel momento, alle spalle di Brenda comparve il clone di Jade e la ragazza sobbalzò e urlò, spaventata.

Le due, dal divano, risero: “Brenda, ti presento il mio clone!” le disse Jade, naturalmente.

Sedendosi con il fiatone, l’amica esclamò: “Sì, lo so! È solo che fa impressione vederlo dal vivo!”

“Tu hai incontrato il tuo?”

Fu il clone, però, a risponderle: “Credo proprio di no! L'altra Brenda è andata a dormire da una certa Jenny Donovan e con altre ragazze.”

“Bene! Mi fa piacere che l'altra me abbia una vita sociale attiva!” il sarcasmo era evidente.

“Ottimo, a me, invece, fa piacere che l’altra Brenda stia facendo diventare l’altra me un asociale!” contestò, la vera Jade.

“Strano, – le rispose l’altra - forse i nostri cloni non vanno d’accordo. Può essere?”

 

Ma non ebbe risposta, perchè, improvvisamente, di fronte a loro comparve Xao.

“Scusate se vi disturbo, ma Samuel ha bisogno del Libro. Me lo potete dare, se avete finito?”

Subito, Jade lo recuperò e glielo porse: “Va tutto bene? Dove sono?”

“A Salem, in Oregon.”

La ragazza pensò si aver capito male e lo guardò confusa: “In Oregon? Come hanno fatto ad arrivare lì in poche ore? La Georgia è lontana da lì e dubito che ci siano arrivati con l'auto!”

“Accidenti, – si intromise Brenda - come siamo messe bene in geografia!”

Il clone della strega, seduta vicino a loro, alzò la mano, sentendosi coinvolta: “Merito mio! Sono io quella va a scuola, ricordate?”

“Notevole!”

Solo allora Xao riuscì a rispondere alla domanda che gli era stata fatta: “Non ho idea di come abbiano fatto, ma adesso devo andare. Vi saluto!” e scomparve.

 

A quel punto, Jade e Dana continuarono a parlare, mentre Brenda si sedeva accanto al clone dell’amica, iniziando a fissarla.

“Cos’hai da guardare?” le chiese quella, innervosita.

“Wow! La vostra somiglianza è impressionante, sai?” e le tirò un pizzicotto.

Entrambi gridarono per il dolore e la sorpresa.

“Sei impazzita?!? – le chiese quella vera - Guarda che l'ho sentito!”

“Perchè è stato creato da te!” spiegò loro Dana.

Brenda, allora, si girò verso il clone, seria: “Vedi di non ficcarti sotto a un autobus, ok? Non voglio che la mia migliore amica finisca a pezzettini per colpa tua!”

L’altra rispose con una smorfia: “Tranquilla, so attraversare una strada, non sono stupida! Sai, io vado a scuola, a differenza vostra!”

“Beh, anche io ci vado! – replicò l’altra, infastidita - Nella mia testa, ovviamente!”

Dana, allora, le interruppe, rivolgendosi al clone: “Jane, porta Brenda in cucina e offrile qualcosa da bere, d’accordo? Io e Jade dobbiamo finire di parlare.”

“L'ha appena chiamata Jane, signora Ferguson?” chiese Brenda all’anziana signora.

“Certo! Per non fare confusione con la mia vera nipotina, naturalmente!”

Le due, allora, si alzarono e lasciarono la stanza.

 

Appena la porta si chiuse alle spalle delle due, Jade si voltò verso sua Nonna.

“Ora che siamo di nuovo sole, c'è un dubbio che non riesco a spiegarmi: se il demone e la strega prescelti hanno un vincolo, come hai potuto sposare uno che non fosse John? Perchè qualche settimana fa mi sono imbattuta nella storia della nostra antenata, Lilian, innamoratasi di un mortale e da allora mi sono chiesta se il vincolo può essere spezzato, se lo si desidera. E’ così?”

“Sì, Jade! Il vincolo che lega una strega ad un demone può essere spezzato e io l'ho fatto!”

“Come ci sei riuscita?”

“Ci sono soltanto due modi: la morte o il cambiamento.”

“Il cambiamento? Che cos'è?”

“Quando uno dei prescelti decide di andare contro la profezia che li ha eletti, il Consiglio può decidere di agire, eliminando il problema o chiedendo alla strega di spezzare il vincolo.”

“E tu l'hai spezzato?”

“Quando John si fece di nuovo vivo, tua madre era già adulta e tu avevi cinque anni. Uccise David davanti a me e ai tuoi genitori, cercando, senza trovarlo, il suo grimorio. Il mese seguente cercai di tenerlo lontano da casa mia e feci anche cancellare la memoria a mia figlia e suo marito su ciò che avevano visto. Poi, per garantire la loro sicurezza, ho regalato loro un viaggio come scusa per farli allontanare, ma..” e si fermò, perchè proseguire le era troppo doloroso.

Fu la nipote a farlo per lei: “... ma John mandò fuori strada l'auto in cui c'eravamo io e miei genitori. Giusto? Oddio... come ha potuto uccidere sua figlia?”

Dana rispose, amareggiata: “Perchè il troppo potere gli aveva fatto perdere la ragione, oltre ad essere stato con i servitori del caos. Perciò, a quel punto, concentrai in me tutto il potere che avevo e posi fine alla questione rinchiudendolo in una cripta sotterranea per l'eternità.”

Sentendo quelle ultime parole, Jade saltò in piedi, di scatto: “Lui è ancora vivo, vero? Non chiedermi perché lo penso, ma… la me stessa del futuro sembrava abbastanza provata a causa di alcune questioni di questo periodo.”

Dana sospirò: “Infatti è così! Ora, però, è ritornato e ti assicuro che non ho idea di come abbia fatto a liberarsi!”

 

Improvvisamente, dalla cucina arrivò un urlo e le due corsero nella stanza.

Vedendo Brenda piegata in due, Jade si avvicinò a lei, spaventata: “Cosa sta succedendo?”

Fu Jane, però, a rispondere: “Io le ho dato solo un succo di frutta!”

Dana, intanto, si era avvicinata alla ragazza e la stava aiutando a rialzarsi: “Cara, stai bene? Cosa ti è successo?”

“Io... io ho avuto una strana sensazione, come se mi avessero pugnalata alla pancia.”

La strega, confusa e agitata, si rivolse spaventata alla Nonna, in cerca di una soluzione: “Cosa significa?”

“Che qualcuno ha fatto del male al suo clone!”

“Questo vuol dire che morirò?” le chiese l’interessata, sconvolta, mentre si accomodava su una sedia.

“No, no, non dire sciocchezze! Voi e i vostri cloni non siete collegati a tal punto da morire se succede qualcosa all'altro, ne avvertite soltanto le loro sensazioni.”

“In questa città – pensò Jade ad alta voce - nessuno farebbe del male ad una mosca, chi potrebbe voler uccidere Brenda?”

Ma non ebbe mai risposta perchè, improvvisamente, la casa iniziò a tremare, facendo cadere quadri e oggetti e facendo addirittura rompere i vetri delle finestre.

 

 

Salem, Oregon

 

 

Samuel, ricevuto il Libro, lo aprì per consultarlo, mentre Zack, alle sue spalle, gli metteva fretta.

“Avanti! Non ci vuole molto a trovare quello che stiamo cercando!”

“Se mi metti fretta, ci metterò una vita, perciò sta zitto!” replicò l’altro, lanciandogli un’occhiataccia.

Improvvisamente, sentirono una ragazza urlare da qualche parte nel parco e subito si allarmarono.

“Hai sentito anche tu, Samuel?”

I due si misero subito a correre nella direzione del suono: “Forte e chiaro! Prendi le tue cose e andiamo!”

 

Quando la raggiunsero, il demone si gettò su di lei, per fermarla e la ragazza iniziò subito a gridare, spaventata.

“Aiutatemi, vi prego! È dietro di me!”

Il ragazzo le prese il volto con le mani, nel tentativo di calmarla: “Calmati! Adesso ci siamo noi qui con te. Dimmi come ti chiami e cosa è successo, ok?”

Lei, sospirando, raggiunse la panchina più vicina e si sedette, ancora visibilmente scossa per quanto accaduto.

“Mi chiamo Stacy e stavo uscendo dall'università, come tutti i giorni, dirigendomi verso il parcheggio, quando, all'improvviso, ho sentito un rumore dietro di me. Quando mi sono girata... oh mio Dio... era Derek!”

“Chi è Derek? – le chiese Zack, perplesso - Il tuo Professore?”

“No, idiota! – replicò quella, isterica - Era il mio ex-fidanzato, morto l'anno scorso!”

“Ne sei sicura?” chiese Samuel.

“Sicura che non fosse un'allucinazione provocata dal troppo studio? Voglio dire... io quando studiavo troppo in biblioteca, vedevo  Mary Poppins, fuori dalla finestra, sollevarsi in cielo, ad una certa ora!” aggiunse Zack, ironico.

L’occhiataccia che Samuel lanciò a Zack dopo quest’affermazione lo zittì definitivamente.

“Noooo! – continuò la ragazza - Vi ho detto che quello era Derek, non una cavolo di allucinazione!”

Il demone, più controllato, cercò nuovamente di farla calmare: “Ascolta, hai una foto di questo Derek?”

Lei tirò fuori il portafoglio dalla borsa e gli mostro una piccola fototessera: “Eccola! Cosa volete farci? Siete poliziotti, per caso?”

“Qualcosa del genere. – rispose Zack - Ora però ti riaccompagniamo a casa, d'accordo?”

“Vi ringrazio!” più sollevata, la ragazza si diresse con i due verso l’uscita del parco più vicina.

 

Dopo aver portato Stacy a casa sua, i due si recarono nel cimitero in cui era seppellito il presunto Derek,  scavalcando i grandi cancelli per penetrare nel lugubre posto, visto che era già passata l’ora di chiusura.

Samuel, con una pala in mano, iniziò a camminare indifferente fra le lapidi, mentre l’amico, al contrario, puntava ovunque la luce della torcia, scrutando pipistrelli e gufi notturni, mentre un vento gelido gli sferzava il viso.

Voltandosi verso di lui, il demone gli chiese: “Tutto bene?”

Il tono isterico celò il suo vero stato d’animo: “Tutto a meraviglia! Sono in un cimitero di presunti zombie fuggitivi con un demone del tutto indifferente a ciò che ci circonda. Ti sembra che possa stare bene??”

L’altro si stupì di una tale reazione: “Wow! E dire che facevi così tanto il duro, quando c'era Jade...”

“Avanti, lo sai benissimo che era solo una commedia per conquistarla! Ho odiato fare palestra, le lenti a contatto mi bruciano gli occhi, per non parlare della tinta bionda che non sopporto e che ho sempre criticato nei ragazzi altezzosi!”

L’altro camminò ancora per qualche manciata di secondi, in silenzio, poi si fermò davanti a una tomba e gli rispose.

“Dovrei prenderti a pugni solamente per il fatto che mi stai dicendo apertamente che corteggi la mia Jade, ma, visto che siamo davanti alla lapide di Derek, è meglio sprecare le energie per scavare!”

Presa una pala per uno, i due iniziarono a lavorare.

A un certo punto, Zack bisbigliò: “La mia faccia ti deve un favore, Derek!”

 

Dopo aver tolto un grosso mucchio di terra, che riposero ai lati della buca, arrivarono finalmente in fondo e trovarono la bara.

“Il momento della verità è arrivato!”

Samuel si abbassò per scoperchiarla: “Il motivo per cui sto togliendo io il coperchio è che tu moriresti di paura prima ancora di farlo e io non ho voglia di perdere tempo a scavarti una fossa, ok?”

Sarcastico, l’altro cercò di aiutarlo illuminando il buco con la torcia: “Ma quanto sei premuroso, Samuel!”

Con stupore, i due scoprirono che era vuota. Ancora sconvolti, ricoprirono subito la buca, preparandosi ad andarsene.

“Chissà se Derek è uscito da solo o qualcuno l'ha aiutato... Tu cosa ne pensi?”

“Non ne ho idea, ma almeno adesso sappiamo che Stacy non è pazza. Chissà se, in questa città, Derek è l’unico ad aver lasciato il cimitero....”

Fu allora che sentirono dei rumori e si zittirono all’istante.

“Shhhhhh! – disse Zack - Ho sentito delle voci, anche tu?”

“Sì, ora le sento anche io. Mettiamoci dietro al mausoleo laggiù e vediamo chi è, d’accordo?”

 

I due ragazzi riuscirono a nascondersi appena in tempo nel punto convenuto, quando fecero l’ingresso nel cimitero i demoni di Xandra con le bare, seguiti da una donna misteriosa che non avevano mai visto.

“Quella dev'essere la Faith di cui parlava Xandra!” tirò a indovinare Zack.

“Hanno posizionato quelle sette bare intorno a lei fino a formare un cerchio, perciò dev'essere una specie di rito o cerimonia. Stiamo a vedere!”

Poco dopo, i demoni si allontanarono e la donna, rimasta sola, chiuse gli occhi e iniziò a recitare qualcosa.

“Spiriti delle streghe, che il mondo hanno abbandonato. Spiriti delle streghe, che di morte ingiusta hanno pagato. Spiriti delle streghe, il mio potere vi chiama, il vostro corpo, risorto dalle ceneri, vi attende e vi brama. Spiriti delle streghe, una seconda vita vi aspetta e, con la stessa velocità con cui siete morte, tornate in fretta...”

Le bare, a quel punto, si aprirono tutte contemporaneamente e da essa uscirono sette, splendide donne.

Faith sorrise loro: “Ben trovate, mie care, spero che il cimitero sia di vostro gradimento...”

 

Solo a quel punto Samuel si accorse che, durante il rito, la bussola si era illuminata e lo fece notare anche all’amico che era di fianco a lui.

“Quella Faith ha usato il potere dei disordini per riportarle in vita. Ora capisco: tutto questo sta interferendo con i morti che riposano in questo cimitero, facendogli risvegliare!”

Zack, però, non lo ascoltò, troppo sconvolto da ciò che aveva davanti agli occhi.

“Ehm... – lo scosse – Samuel, quella appena uscita da una delle bare non è Heith?”

“Oh no, – esclamò, sconvolto - questo a Jade non piacerà!”

 

 

Morney Hill

 

 

Dopo lunghi attimi che a tutte parvero ore, il terremoto in casa Ferguson si fermò e tutte e quattro poterono alzarsi dal pavimento, su cui erano cadute.

“State tutte bene?” chiese Dana, cercandole.

“Cosa è successo?” era sconvolta Jade.

“Non lo so, ma dobbiamo uscire in fratta. State dietro di me!”

 

Le quattro uscirono fuori, ancora un po’ scosse e Brenda iniziò subito a guardarsi intorno, scrutando le case dei vicini. Nessuno era fuggito dalla propria abitazione.

“E’ una mia impressione, o il terremoto l'abbiamo sentito solo noi?”

Improvvisamente, un uomo comparve alle loro spalle.

“Scusatemi, vi interrompo, per caso?”

La signora Ferguson si girò e lo fissò, pietrificata: “John!”

L’uomo sorrise, mellifluo: “Bentrovata, amore! Vedo che la tua memoria funziona ancora, nonostante la tua avanzata età. Come stai?”

 

CONTINUA NEL NONO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Questo è il secondo e ultimo episodio di oggi, l'appuntamento con Demon & Witch vi aspetta Lunedì prossimo con la 2x09 "Faith/Haith". Ricordate di lasciare il vostro commento per esprimere le vostre riflessioni sul capitolo, per noi è molto importante. Buona settimana stregata!

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Capitolo 8
*** 2x07-Le porte della rivelazione ***


CAPITOLO SETTE

"A Look into the Past, the Present and the Future"

 

 

Macon, Georgia

 

 

Sotto gli occhi preoccupati e in ansia di Xao e Zack, Samuel, finalmente, si risvegliò.

Confuso e stordito, li guardò: “Cosa è successo?”

“Non te la prendere, ma ti ho sparato” rispose l’amico, mortificato.

“Tutto qui? Dove sono Jade e Brenda?”

Preoccupato, il ragazzo sospirò, esitando per qualche secondo, prima di rispondere: “Purtroppo l'eliminazione di Craig ci ha creato dei problemi: Brenda, infatti, l’ha ucciso, prima che Jade potesse pronunciare l'incantesimo, perciò il disordine è penetrato nel suo corpo e sua nonna è venuta a prenderla.”

Sconvolto, il ragazzo cercò di alzarsi: “COSA?!? Dobbiamo andare subito a Morney Hill!”

Ma Xao si intromise e scosse la testa: “No, mi dispiace, ma non posso portarvici. Non vi preoccupate, però, perchè Zeta e Dana si stanno già occupando di lei. Piuttosto, voi dovete riprendere il viaggio da soli al più presto...”

Furioso, il demone si ribellò: “No, non se ne parla assolutamente! Come possiamo cavarcela senza di lei? Come faremo con gli incantesimi?”

L’amico, più lucido, provò a calmarlo: “Samuel, ascolta, non possiamo fare nulla per Jade in questo momento. Saremo solo d'intralcio, se torniamo a Morney Hill. Per quanto riguarda gli incantesimi, beh, se ci è riuscita Brenda, figurati tu che sei un prescelto!”

“D'accordo, – si arrese - ma voglio essere aggiornato ogni secondo. Chiaro?”

Xao, vedendo come si era evoluta la situazione, si preparò ad andarsene: “Non preoccupatevi, vi informerò presto.”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

Quando arrivarono a casa, Dana adagiò Jade sul suo letto e poi sistemò delle candele per la stanza.

Brenda la osservò dalla soglia, confusa e preoccupata, per poi chiedere a Zeta, in piedi accanto a lei: “Cosa sta succedendo? Cosa sta facendo Dana?”

“Qualcosa per aiutarla. E’ una strega molto potente, sai?”

 

In quel momento arrivò Rose e le raggiunse al piano superiore della villetta. Vedendo la figlia, corse subito ad abbracciarla.

“Tesoro mio! Va tutto bene?”

Lacrime solcarono il volto stanco della ragazza: “Mamma, ho fatto del male a Jade!”

La donna guardò l’anziana signora: “Tutto bene, Dana?”

Col il libro degli incantesimi in mano, quella si girò verso di loro: “Tranquilla, non è colpa di Brenda. E’ qualcosa che Jade già aveva da tempo.”

Zeta, finora silenziosa, a quel punto intervenne: “Per caso ti riferisci al parassita che Wolf ha impiantato nella mente di Jade poco prima di morire?”

“Esatto!”

“Ma lei l'aveva guarita, se non ricordo male!” le chiese Brenda, sempre più confusa.

“No, non l'avevo guarita. Con i miei poteri purtroppo sono riuscita solo ad addormentare il parassita, non a neutralizzarlo.”

“Cos'è andato storto?”

“Vedi, cara, questo tipo di parassita si alimenta con l'attività dei disordini. Quando Samuel e Jade hanno mandato via i disordini nell'ultima battaglia, il parassita si è indebolito e io ho potuto addormentarlo, ma ora che sono ritornati, si è risvegliato e ha iniziato ad agire fin da quando siete partiti, solo che Jade non se ne è mai accorta.”

La ragazza scoppiò in lacrime: “E’ comunque colpa mia, perchè, grazie a me, il parassita ha avuto una specie di overdose di disordini...”

Dana le fece una carezza, cercando di tranquillizzarla: “Tesoro, non c'entra nulla quello che è successo. Se non era ora, sarebbe stato fra un mese, o due, stavo già aspettando, questo momento, io...”

Rose, sentendo le parole della donna, si preoccupò ancora di più: “Quindi adesso cosa accadrà a Jade? Come interverrai?”

“Preparerò prima un rito di rallentamento, poi un filtro e, infine, pronuncerò un incantesimo abbastanza potente.”

“Rallentamento? – si intromise Brenda - Quindi il parassita rimarrà nella testa di Jade?”

La donna continuò a sistemare i vari oggetti per qualche secondo, prima di rispondere: “Purtroppo questo parassita nasce dal potere di un servitore del caos, perciò, fino a quando ci saranno i disordini ad alimentarlo, non potrà essere neutralizzato definitivamente. Wolf ha giocato un brutto tiro alla mia bambina, devo ammetterlo!”

 

Qualche secondo dopo, tutto era pronto per il rito, ma Dana si accorse all’ultimo momento di aver dimenticato una cosa.

“Accidenti!” esclamò, attirando l’attenzione di Zeta.

“Qualcosa non va, Dana?”

“Dimenticavo la cosa più importante: il grimorio del demone!”

“Ti riferisci alla parte che compone il libro del Bene e del Male? – le chiese la donna, perplessa - Quello è nelle mani di Samuel, in questo momento”

“Sì, proprio quello. Chiedigli di prestartelo, non lo terrò a lungo...”

 

Non appena Zeta si teletrasportò via per andare a prenderlo, Rose si avvicinò all’amica e sussurrò.

“Quando Jade si sveglierà le racconterai tutto, vero?”

Dana scosse la testa: “Non accetterà mai la verità. Ecco perchè nel rito inserirò un altro incantesimo per ampliare la sua mente e permetterle di arrivare alla verità!”

Brenda, nascosta dietro la porta, ascoltò perplessa lo scambio di parole fra le donne, chiedendosi di cosa stavano parlando.

 

 

Savannah, Georgia

 

 

Samuel e Zack erano da soli in macchina, diretti verso una nuova città. Il primo guidava nervosamente, senza nessuna intenzione di mettere fine al silenzio che era calato su di loro.

Infastidito, l’amico sbottò: “Vuoi concentrarti sulla guida e smetterla?”

“Non ci riesco proprio, sono preoccupato per Jade!”

“Anche io lo sono, ma non le saremmo d'aiuto, se ci andiamo a schiantare contro un albero, non credi?”

Il demone, in preda all’ansia e sempre più irritato, frenò bruscamente: “Senti, guida tu, ok? Io proprio non ci riesco!”

 

Pochi secondi dopo, i due si scambiarono di posto.

“Devi essere proprio in ansia, se mi stai facendo guidare la tua preziosa auto!” esclamò Zack, girando la chiave.

L’altro gli lanciò un’occhiataccia: “Non farmene pentire!”

 

Il viaggio riprese tranquillo, finchè, a un certo punto, Zack non fece sbandare l’auto, quando vide, attraverso lo specchietto, Zeta comodamente seduta sul sedile posteriore. Il ragazzo frenò bruscamente, fermandosi sul ciglio della strada.

“Zeta! Sei impazzita?”

Ancora affannato, Samuel cercò di riprendersi dalla spavento: “Ci hai fatto prendere un colpo!”

“Scusate, ragazzi! – la donna era sinceramente mortificata - Pensavo vi foste abituati al mio apparire e scomparire senza preavviso...”

“Non farlo più! Soprattutto se c'è Zack alla guida! – la sgridò il demone – Comunque, hai notizie di Jade?”

“Sono venuta proprio per questo: Dana deve compiere un rito su Jade per rallentare il parassita che c'è nella sua testa e le serve il Libro.”

Il ragazzo, sorpreso, sgranò gli occhi: “Cosa?!? Pensavo fosse risolta la faccenda del parassita!”

“Purtroppo Dana quella volta non l'aveva neutralizzato, ma solo addormentato. Perciò, quando i disordini sono tornati, si è risvegliato”

Comprendendo la situazione, il ragazzo prese il Libro dalla borsa e glielo porse: “Potete tenerlo quanto tempo volete, l'importante è che Jade stia bene. A noi non serve, in questo momento...”

“Vi prometto che vi terrò aggiornati.” e svanì, così com’era arrivata.

 

 

Villa Xandra 

Tre demoni entrarono in una sala talmente grande da contenere un’intera piscina, avvicinandosi subito alla donna sdraiata su dei divanetti romani. Uno di loro, si inginocchiò di fronte a lei, prima di iniziare a parlare.

“Padrona Xandra, le portiamo dei messaggi.”

Dopo aver fatto cenno con la mano al demone che la stava imboccando con dell’uva di allontanarsi, la donna rivolse la sua attenzione ai nuovi arrivati.

“Parla pure. Ti ascolto.”

“Uno dei prescelti si sta avvicinando alla nostra città.”

“Ah, già! Terence mi aveva avvertita che sarebbero passati da queste parti. Però, se non sbaglio, aveva parlato di due prescelti. L'altra dov'è?”

“Mi dispiace, ma non lo so...” rispose quello, intimorito.

Sbuffando, la donna schioccò le dita e lo fece bruciare vivo: “Odio chi non sa rispondere alle mie domande!”

Poi si voltò verso gli altri due: “Terence mi ha detto di non fare nulla, quando arriveranno in città, ma, se dovessero avvicinarsi alla mia villa, uccideteli. Adesso andate e continuate le vostre attività demoniache, la mia amica Faith sta aspettando il prossimo carico. Sbrigatevi!”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

Dana finalmente entrò in possesso del Libro e poté cominciare il rito. Rose, Brenda e Zeta la osservarono dalla soglia, intimorite e preoccupate.

Dopo aver sistemato dieci candele intorno al letto, l’anziana donna chiuse gli occhi e, con il libro in mano, iniziò a recitare: “Ogni candela rappresenta l'ostacolo che ti rallenta, le prime tre ti stordiscono, le altre tre ti indeboliscono e le ultime quattro calmano la tua fame. Il fuoco è l’elemento naturale che mi dà la forza di accingere al tuo male: bloccati. Bloccati. Bloccati!”

Poi, riaprì gli occhi e si voltò verso le altre: “Il rito è compiuto. Ora Jade deve solo riuscire ad espellere il disordine che ha assorbito!”

 

 

Intanto, nella mente di Jade

 

 

Tutto era buio intorno a Jade, e la ragazza, svegliandosi, non vide altro che oscurità e si spaventò.

“Dove sono? Che posto è questo?”

Sentendola, intorno a lei un coro di voci maligne canticchiò: “Morte alla prescelta! Ti vogliamo morta, Jade! Non vediamo l'ora di farti a pezzi. Sei nostra!”

Lei, confusa e sola, si mise le mani sulle orecchie nel tentativo di placarle: “BASTA! Mi scoppia la testa! Chi siete? Smettetela!”

Improvvisamente, davanti a lei si materializzò il burattinaio, uno strano ghigno dipinto sulle sue labbra: “Vuoi davvero sapere chi siamo? Siamo tutto il male che c’è in questo mondo e ti stiamo uccidendo lentamente...”

La strega gli lanciò un’occhiataccia: “TU! Ho visto il tuo corpo esplodere, come fai ad essere ancora vivo?”

“Il burattinaio è morto, infatti, ma io sono il disordine che c'era dentro di lui. Devi sapere che noi disordini possiamo trasformarci in ciò che vogliamo, comprese le creature che abbiamo infettato.”

Fu allora che la ragazza ricordò quanto era accaduto: “Gli incantesimi! Non li ho usati tutti!”

“Di cosa diavolo stai blaterando?!?”

Ma lei lo ignorò, chiudendo gli occhi: “Allora... c'era scritto: una malvagità che cresce può oscurare ogni mente. Che il tanto potere a te dato, si distrugga in un grosso boato...”

L’essere esplose in un grande fumo nero, urlando: “Non riuscirai a fermarci tutti! Noooooooo!”

 

~

 

Nel frattempo, nella stanza di Jade, i presenti guardavano con orrore il fumo nero che usciva dal naso della ragazza e Brenda, incapace di trattenere l’ansia, si girò verso Dana.

“Il disordine è uscito! Significa che sta per risvegliarsi, vero?”

L’anziana signora non rispose, anzi, chiuse gli occhi e pronunciò un nuovo incantesimo: Giovane strega addormentata, che dai dubbi sei tormentata, avvicinarsi alla verità potrai, se le porte della rivelazione aprirai...

A stento Rose riuscì a trattenere la figlia, che cercò in tutti i modi di svincolarsi dalla sua presa.

“Cosa sta succedendo? Non era quello di prima, il rito?”

Dana, con lentezza, si voltò verso di lei: “Sì, certo, ma per Jade è arrivato anche il momento di combattere una nuova battaglia.”

 

~

 

La ragazza, intanto, è ancora bloccata nella sua mente, ma almeno l’oscurità si è diradata, per lasciare il posto a un meraviglioso giardino fiorito, pieno di uccellino che cinguettano, coprendo a stento il rumore dell’acqua che zampilla dalle fontane. In lontananza, la ragazza osserva la comparsa di due porte, restando immobile a guardarle, indecisa se avvicinarsi e aprirle oppure no.

 

 

Savannah, Georgia 

 

 

Samuel e Zack avevano appena superato il cartello che dava loro il benvenuto in città, che il demone iniziò a sentirsi male, perseguitato da un forte dolore alla testa. Preoccupatissimo, Zack accostò l’auto e si fermò.

“Cosa ti sta succedendo, Samuel?”

“Non lo so! È questa città: ha qualcosa di strano.”

L’altro si guardò intorno qualche secondo, prima di rispondere: “Non vedo nulla di irregolare in giro, ne sei sicuro?”

Cercando di placare il dolore, il ragazzo si sdraiò sul sedile posteriore e chiuse gli occhi: “Trova al più presto un motel dove fermarci, ti prego.”

 

Qualche minuto dopo, i due riuscirono ad affittare una stanza e, mentre l’altro scaricava i bagagli, Samuel si precipitò subito dentro per sdraiarsi sul letto.

“Ancora la testa?” gli chiede l’amico, raggiungendolo con le valigie.

“Non riesco a stare meglio. C'è qualcosa che non va!”

Fu in quel momento che Zack notò, nella borsa che Jade aveva lasciato in macchina, una strana luce, come quella emanata dalla bussola. Il ragazzo, allora, si avvicinò e la estratte, sorpreso.

“WOW! Ha mai fatto così?”

“Così come?”

“Si è mai illuminata di tutti i colori dell'arcobaleno?”

Sentendo quelle parole, il demone riaprì di scatto gli occhi e si alzò, nonostante l’emicrania: “Accidenti! Non aveva mai fatto così: sembra impazzita!”

“Forse è perchè la sua proprietaria non è qui...”

“No, lo escludo.”

“Allora in questa città c'è proprio qualcosa che non va! Ma cosa potrà mai essere?”

 

La domanda, però, non ricevette mai risposta. Il ragazzo, infatti, si mise a disfare i bagagli, posando tutte le sue cose sul tavolo, mentre l’amico si riposava per qualche minuto. Improvvisamente, però, con sua grande sorpresa, alcuni oggetti iniziarono a galleggiare in aria. Capendo di dover indagare su quello strano fenomeno, si mise al pc a fare qualche ricerca. E quello che scoprì, lo lasciò letteralmente senza parole.

“Non è possibile!”

Subito dopo, corse a svegliare Samuel, portando con sè il computer.

“Guarda cosa ho scoperto sulla tua strana sensazione!”

Il ragazzo, ancora stordito, reagì con fastidio: “Cosa c'è? Stavo dormendo!”

“Guarda, dormiglione!” esclamò, girando lo schermo verso l’amico.

“Puoi tradurre, per favore? Non ci capisco nulla!”

Con un sospiro, l’altro si sedette di fianco a lui e iniziò a spiegare: “Prima di tutto, quella che vedi è una mappa e il puntino rosso è la città in cui ci troviamo.”

“I cerchi intorno alla città, invece, che cosa sono?”

“Dovrebbero essere campi magnetici, ma, aggiungendoci un pizzico di soprannaturale, posso azzardare che quelli sono disordini in accumulo! Io definirei questa La Città dei disordini...

Perplesso, l’altro provò a osservare meglio la rete di linee che si intersecavano davanti a lui: “Perchè i cerchi, invece di espandersi, si concentrano qui?”

“Se le mie ricerche sono giuste, pare che la città di Savannah si comporti come una sorta di antenna satellitare, nel senso che assorbe un segnale che poi distribuisce all'intera città.”

“Un segnale? Mi stai dicendo che i disordini arrivano da un altro luogo?”

“Non ne ho la certezza, ma pare che sia così! Purtroppo non posso fare altro con questa attrezzatura, perchè stiamo parlando di cose a cui nemmeno i computer possono trovare una risposta. Non sono in grado di spingermi oltre, mi dispiace...”

“Okay, non preoccuparti. Piuttosto, se la città raccoglie un segnale spedito da un luogo che non possiamo rintracciare, non è possibile, invece, intercettare a chi viene spedito?”

Il ragazzo annuì: “Sì, credo di poterci riuscire!” e si mise subito all’opera.

 

Dopo alcuni minuti, Zack chiamò di nuovo Samuel, facendogli cenno di avvicinarsi al tavolo.

“Vieni!”

“Allora? Dov'è?”

“In questa città si trova l’epicentro, ovvero il punto d'origine dei disordini. Più precisamente, si tratta di una villa, situata su una collina in periferia. In pratica, quella villa riceve i disordini che poi si diffondono in questa città e in quelle circostanti. Capito?”

“Perfetto! Non dobbiamo perdere altro tempo! Tu occupati delle armi, prendi solo le migliori, mi raccomando. Intanto io recupero le chiavi della macchina!” e poi corse verso la porta.

Zack, però, lo bloccò prima che uscisse: “Armi? Aspetta un secondo... non vorrai mica andare in quella villa?”

“Certo! – replicò l’altro, indifferente - Cos'altro vuoi fare? Un pigiama-party?”

“Certo che no! Intendevo ricordarti che non sappiamo a cosa andiamo incontro. Voglio dire, mi sembra ovvio che c'è qualcosa di grosso in ballo, stavolta, e senza la presenza di Jade siamo come una mosca cieca!”

“Non importa, noi andremo comunque! Le mosche danno fastidio, no? Beh, diamo fastidio allora!”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

Jade vagò per un po’ nel giardino che si era creato nella sua mente, ma, alla fine, la curiosità la spinse ad avvicinarsi alle porte misteriose, che finora aveva evitato.

Quando entrò in quella zona, un silenzio calò su quel luogo e le porte si aprirono da sole, come per magia. Non sapendo cosa aspettarsi, la ragazza indietreggiò, mentre avanzavano verso di lei due figure: una bambina e una donna anziana.

Capendo di non doverle temere, Jade si avvicinò loro, curiosa.

“Chi siete? Ci conosciamo?”

Fu la signora a risponderle: “Oh, certo! Siamo la te stessa del passato e del futuro.”

“Non...non capisco, com’è possibile? Mi trovo in un sogno o sono morta, per caso?”

“Non sei morta, o non sarei qui! Sei semplicemente nella tua mente. Un disordine è penetrato dentro di te, ma per fortuna sei riuscita ad allontanarlo.”

“Perchè non mi sono ancora svegliata, allora?”

“Perchè prima devi parlare con noi due. Infatti, dobbiamo dirti una cosa che tua Nonna vuole tu sappia ora.”

“Sapevo che c’entrava qualcosa in tutto questo! – replicò Jade, ironica - Voglio dire: le farfalle colorate, questo giardino e gli uccellini? Sono proprio il suo stile!”

“Già! – le sorrise la sua versione futura - Ricordo di aver detto questa frase circa 46 anni fa, quando ero esattamente dove sei tu ora!”

 

Mentre la bambina che rappresentava la sua sé passata giocava a rincorrere le farfalle, le due si sedettero su una panchina per parlare.

“Allora, qual è questa rivelazione?”

“Vedi, Jade, l’incantesimo della rivelazione che ha fatto comparire le due porte, non significa che oggi ne riceverai due, anzi, in realtà, sarà solo la te stessa del passato a parlare.”

“Quindi tu che ruolo hai in tutto questo?”

“Da me avrai un avvertimento. Diciamo che ho alcune cose da sistemare con la me stessa di questo tempo e approfitto di questa situazione per farlo, ecco...”

Jade la guardò per qualche secondo, confusa e incapace di capire chiaramente cosa stava davvero succedendo: “Okay, così mi confondi e sai perfettamente che le cose complicate non sono il nostro forte!”

L’altra sembrò non cogliere l’ironia, anzi, cambiò completamente argomento, spiazzandola: “L'hai vista, vero?”

“Visto cosa?”

“Parlo dell'ombra.”

Improvvisamente, la ragazza ricordò: “Allora non l'avevo immaginata! Che cos'è?”

“Non sono qui per dirti cos'è, quello lo scoprirai nel corso del tuo viaggio. Infatti, sarà una figura ricorrente nel tuo cammino e sono qui proprio per chiederti di non combatterla...”

“Se non devo combatterla, significa che non è un nemico, giusto? In fondo, l'ho vista soltanto io!”

“L’ombra non ha nulla a che fare con la battaglia che stai combattendo. Cerca solo di non indagare e di non combatterla quando la vedrai in futuro, ok? Perchè io non ho ascoltato le parole della me stessa del futuro quando mi è comparsa, dato che la storia dell'ombra mi riguardava da vicino...”

Jade guardò la donna negli occhi e vi vide della sofferenza: “Da come parli, sembra che quest'ombra ti abbia dato molto dolore. Ma ti prometto che non la combatterò!”

“Ti guardo e penso a com'era quando iniziò tutto. Sai, io, alla tua età, non avevo ancora fatto nulla di ciò che ho fatto fino ad ora. Cosa non darei per tornare ai bei vecchi tempi!” una solitaria lacrima le solcò il viso sorridente.

“Ti confesso che sono già stanca di tutto questo e sembra che tu ne abbia passate davvero tante. Pensi che finirà mai?”

“Sarò sincera, perchè posso mentire a chiunque, ma non a me stessa: no, Jade, non finirà mai. Ci sarà sempre qualcosa!”

La ragazza rimase sbigottita da quell’affermazione, ma, dopo qualche secondo di raccoglimento, la loro chiacchierata continuò.

“So che non posso chiederti nulla sul futuro, ma non vedo in te gli occhi dell'amore. Voglio dire... ricordi che in questo periodo io e Samuel stiamo ufficialmente insieme, vero? Dopo la prima profezia, niente ci ha più potuto ostacolare.”

“Come potrei mai dimenticare il nostro amore? Il mio Samuel…”

Jade la vide sospirare e rise: “Allora, ci siamo sposati? Dai, dimmelo, ti prego!”

Quella rise: “Sai che non posso dirti nulla! Però stai tranquilla: il vostro amore durerà in eterno. Almeno per noi, – le fece un’occhiolino - sarà così!”

Jade tirò un sospiro di sollievo, appoggiandosi alla panchina: “Beh, se lo dici tu!”

L’altra le sorrise, poi le prese le mani: “E’ arrivato il momento di ricevere la tua rivelazione, Jade, ma, prima di lasciarti alla te stessa del passato, voglio chiederti di essere forte, perché, non voglio nascondertelo, i prossimi due anni saranno i più difficili della tua vita. Molte cose mi hanno cambiata e molte sono cambiate. Non voglio che tu commetta i miei stessi errori. Promettimi di essere forte e di non cedere mai!”

Spaventata, la ragazza si allontanò: “Così mi fai paura! Per caso succederà qualcosa di brutto a mia Nonna o ai miei amici?”

“Sai che non posso risponderti. Mi dispiace tanto, ma dovevo dirtelo. La mia me stessa del futuro non mi ha mai parlato con queste parole e, quando tutto è accaduto, avrei tanto voluto che qualcuno mi avesse avvertito di essere forte. Così magari lo sarei stata, chi lo sa. Adesso, però, devo andare. Ti auguro di riuscire anche in questa profezia. Addio!” dopo essersi alzata, si avvicinò alla sua porta.

“Aspetta, ti prego!”

“Mi dispiace, devo andare!” e, dopo queste ultime parole, svanì assieme a quella porta.

 

Jade rimase, piena di dubbi e di domande, da sola con la sua versione passata, alla quale si avvicinò teneramente.

“Come sei bella... Mi piacciono molto i tuoi capelli, sai?”

Con dolcezza, la ragazza la prese in braccio e la fece sistemare sulle sue ginocchia: “Anche tu sei molto bella. Sai come mi chiamo, vero?”

“No, come?”

“Io mi chiamo Jade, tu?”

La bambina rise: “Anche io mi chiamo così!”

Jade, allora, le fece il solletico, non smettendo per un attimo di sorriderle: “Siamo entrambe belle e con lo stesso nome!”

Subito dopo, però, il volto della bambina si scurì ed ella si mise seria fra le sue braccia: “Mi è successa una cosa brutta e non avrei dovuto essere felice, nemmeno per un secondo con quello che è successo…”

“Cosa è successo, piccolina? Raccontami…” le chiese la ragazza, preoccupata.

“Mamma e papà sono morti e io sono rimasta da sola.”

Rattristandosi, Jade mormorò fra sè e sè: “Già! È a quest'età che ho perso i miei genitori...”

Ma la bambina la udì comunque: “Perchè parli da sola? Hai perso anche tu i tuoi genitori?”

“Sì, tesoro, ma non devi preoccuparti, perchè io posso vedere il futuro.”

Quella, nel sentirla, sgranò gli occhi: “Davvero?!? E cosa vedi?”

“Vedo che avrai degli zii molto affettuosi che si prenderanno cura di te e poi che andrai a vivere con una Nonna fantastica e anche un po' pazza. Andrai al liceo e conoscerai una ragazza eccezionale che diventerà tua migliore amica ed, infine, avrai un meraviglioso principe azzurro tutto tuo che ti amerà per sempre.”

L’altra ridacchiò: “Wow! Che bello! E il Nonno?”

Jade rimase sconcertata: “Perchè lo nomini, tesoro? Non lo conosci nemmeno!”

Quella non rispose, anzi, scese giù dalle sue ginocchia e scappò via, dileguandosi nel giardino, mentre Jade a stento le stava dietro.

“Aspetta, piccola Jade! Non hai risposto alla mia domanda!”

 

 

Savannah, Georgia

 

 

Dopo qualche minuto di macchina, Samuel e Zack raggiunsero la periferia della città, per poi appostarsi in un bosco vicino alla villa-attira disordini. Dopo circa un'ora, intravidero dei momenti sospetti all’esterno di essa e Zack, nascosto dietro un albero, ruppe il silenzio che si era creato fra loro.

“Alzati, alzati! Sta succedendo qualcosa!”

Il demone, seduto vicino a una radice sporgente, si alzò e osservò per qualche secondo la scena: “A quanto pare la villa si sta ripopolando!”

“Chi sono tutti quelli?” gli chiese l’amico, in ansia.

“Sembrano demoni...”

 

In quel momento, dalla villa uscì una donna che si rivolse direttamente a loro.

“Fate presto! A mezzanotte le porte si chiudono e io voglio essere puntuale con le consegne!”

Dopo aver parcheggiato un furgone vicino all’ingresso, i demoni iniziarono a scaricare fuori una serie di bare che, una alla volta, portarono dentro alla villa.

I due assistettero a tutta la scena, non perdendosi nemmeno un particolare.

“Visto che quelli sono amici tuoi per natura, mi spieghi che cosa fanno?” chiese Zack, preoccupato.

L’altro gli lanciò un’occhiataccia: “Per prima cosa, non sono più nel giro e secondo, non facevo questo tipo di cose, quando ero un demone assoldato.”

“Mi chiedo chi sia quella. Sembra che loro ubbidiscano ai suoi ordini, o sbaglio?”

“Infatti è così. Piuttosto, io mi domando che cosa combinino con quelle bare e a chi sono destinate...”

“Ha parlato di porte che si chiudono a mezzanotte e di consegne. Forse hanno un qualche tipo di mezzo di trasporto demoniaco...”

“Allora, – decise il demone, iniziando a uscire allo scoperto – dobbiamo intrufolarci e scoprirlo!”

L’altro si bloccò, troppo sconvolto per tentare di fermarlo: “COSA?!? Sei impazzito, per caso? Non andare!”

“Troppo tardi, Zack: sto già camminando!”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

Vedendo che Jade non si svegliava, Brenda iniziò a preoccuparsi e a tempestare di domande la madre.

“Mamma che cosa sta succedendo? Che cos'è questa storia?”

Rose le accarezzò con dolcezza il viso: “Tesoro, non preoccuparti... Dana sa quello che fa e Jade starà presto bene. D’accordo?”

Non capendo, la ragazza si rivolse direttamente a Dana: “Signora Ferguson, che cosa sta facendo a Jade? Non sono un'esperta di stregoneria, ma so che non servono due incantesimi per risolvere un solo problema!”

“Jade in questo momento ha bisogno di conoscere una verità di cui finora non sapeva nulla e il mio incantesimo gliela rivelerà.”

“Non capisco... una verità? Ma Jade è guarita, o no?”

“Se ti riferisci al parassita, non c'è modo di rimuoverlo dalla testa di Jade. Io ho potuto solo rallentare la sua attività, ma, fino a quando i disordini non verranno mandati via da questo mondo, esso continuerà a vivere.”

Brenda si spaventò, temendo per la vita dell’amica: “Cosa le accadrà, se i disordini non verranno neutralizzati?”

L’anziana signora sospirò, triste: “Si tratta di un parassita mangia-ricordi, perciò con il passare del tempo Jade perderà gran parte della sua memoria, fino a perdere persino la sua identità.”

“Povera, Jade...”

 

Intanto, nella sua mente, Jade rincorreva la sua versione passata tra le farfalle e i fiori colorati del giardino, finchè non riusciva a fermarla. Qualche minuto dopo, passato il fiatone, riuscì finalmente a parlarle.

“Finalmente ti ho presa!”

“Già, mi hai presa!” la bambina sorrise, lasciandosi acchiappare.

Jade, però, tornò subito seria: “Prima hai parlato del Nonno. Te l’hanno detto che è morto, vero?”

Quella, però, scosse con energia la testa: “Lui non è morto! È vivo, però è un uomo molto cattivo che ha lanciato un forte vento contro la nostra auto. – scoppiò a piangere - I miei genitori sono morti per colpa sua!”

Poi, con le lacrime che le rigavano il viso, corse verso la porta, la varcò e poi la chiuse dietro di sè, scomparendo in pochi istanti.

Jade rimase sola, senza parola per quello che le era appena stato rivelato, confusa e angosciata dalle domande che aveva in testa e a cui nessuno, in quel momento, poteva rispondere.

“Non può essere. Se tutto questo è vero, perchè non lo ricordo?”

 

CONTINUA NELL'OTTAVO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: La settimana scorsa, Demon & Witch non è stato pubblicato, quindi non muovetevi perchè è già online anche il prossimo episodio.


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Capitolo 9
*** 2x09-Quando le streghe non hanno limiti ***


CAPITOLO NOVE

“Clash between the Witches”

 

 

Ore 00.58 a.m. – Casa Ferguson, Morney Hill, Wisconsin 

 

 

John si era appena rivelato, lasciando Dana con il fiato sospeso, pietrificata in mezzo al vialetto di casa.

Jade, confusa, la guardava: “Sei sicura che si tratti di lui? È un po' troppo giovane, non credi?”

L’uomo la sentì e si affrettò a rispondere: “Se ti chiedi perchè non sono invecchiato come tua nonna, te lo spiego subito io: per diversi anni ho alloggiato nel castello dei servitori del caos e i disordini che vagavano da quelle parti erano in grado di rallentare l'invecchiamento. Questo spiega perché i servitori del caos possono essere gli stessi per ben tre generazioni!”

La ragazza gli rivolse un’occhiataccia: “La domanda l'ho rivolta a mia Nonna, non a te!”

“Bel caratterino! – rise – Tu devi essere Jade, giusto?”

“E tu devi essere il bastardo che ha ucciso i miei genitori!” replicò lei, arrogante.

L’uomo, meravigliato, si girò verso Dana: “Accidenti! Si vede proprio che è mia nipote, vero Dana? Comunque sia, dove sono finite le buone maniere?”

“Le abbiamo perse, quando hai deciso di farci visita, John!” rispose la donna, arrabbiata.

 

Per tutto il tempo, Brenda era rimasta in piedi al loro fianco, in silenzio, spostando continuamente lo sguardo dall’uno all’altro. Alla fine, in preda la curiosità, si rivolse all’amica in cerca di spiegazioni.

“Jade, si può sapere chi è questo signore?”

Ancora una volta John si intromise e rispose per primo: “Sono suo Nonno, bel bocconcino! Per caso hai il potere di clonarti? Perchè mi è sembrato di averti già uccisa, mentre venivo qui!”

La ragazza rimasta sconvolta dalle sue parole: “Jade, ma tuo Nonno non era morto?”

“Purtroppo ci sbagliavamo...”

 

Dana, a quel punto, mise fine alla conversazione, domandando all’uomo: “Taglia corto, John. Cosa sei venuto a fare qui?”

“Finora ho solo scherzato, ma ora torniamo a fare le persone serie: sono qui per il mio grimorio, Dana. Dove diavolo è?”

“Dovresti sapere meglio di me che fa parte del Libro del Bene e del Male insieme a un Libro delle Ombre e che sono indivisibili...”

John rise: “Certo, certo, conosco  fin troppo bene la profezia, ma so anche che, se uno dei prescelti muore, i libri si separano” e, senza che nessuno potesse prevederlo, lanciò una sfera di fuoco contro Jade. Jane, però, si mise in mezzo e fu disintegrata, salvandola.

Dana e Brenda cercavano di aiutare la strega, caduta a terra, quando questa iniziò a gridare contro sua Nonna.

“Nonna! Ha cercato di uccidermi, senza pensarci due volte!”

La donna si rivolse direttamente al demone: “Il potere ti ha proprio dato alla testa, sai?”

“Dovresti sapere che non ho alcun limite, tesoro!” replicò quello, preparando un’altra sfera di fuoco, ma l’anziana signora si mise davanti alla nipote, per proteggerla.

“Allora ti invito a ritentare quello che hai appena fatto, così posso mostrarti fino a che punto riesco a spingermi io!”

“Mi stai minacciando, amore?” e iniziò a lanciarle colpi, ma quella alzò uno scudo di fronte a lei e le distrusse tutte.

“Sì, amore, ti sto proprio minacciando!”

 

Improvvisamente, però, alle spalle di John comparve Terence che, ignorando tutti gli altri, sussurrò qualcosa all’orecchio dell’uomo, fermando lo scontro.

“Devi venire con me. È urgente!”

Jade, nel vederlo, lo apostrofò, indignata: “Tu! Sei in combutta con mio Nonno, adesso?”

“Ben trovate Jade e Dana, e ciao, ragazza che non conosco.  Se la memoria non mi inganna, l'ultima volta avevo chiarito che sarei tornato dalla parte del Male, perciò non ho niente da dirti, carissima...”

John, seccato, si girò nuovamente verso Dana: “A quanto pare, oggi la fortuna gira a vostro favore, perchè, purtroppo, ora devo lasciarvi per via di altri impegni più urgenti, ma tornerò per il mio grimorio, non vi temete!”

Ma, prima che svanissero, la donna lo fermò: “Aspetta! Prima di andartene, puoi spiegarmi come hai fatto ad uscire dalla cripta in cui ti ho rinchiuso? Nessuno, oltre me, è in grado di farlo!”

Sul volto dell’uomo si dipinse un ampio sorriso: “Diciamo che ho diversi assi nella manica... Alla prossima, mie care!” e lui e Terence scomparvero, lasciando le due donne sotto shock.

 

 

Ore 1.45 a.m. – Cimitero di Wikery, Salem, Oregon

 

 

Zack e Samuel si rifugiarono all’interno di un mausoleo e ne approfittarono per iniziare a consultare il Libro.

“Resta di guardia alla porta! – ordinò Samuel all’amico, con il libro sulle ginocchia – E, se dovessero avvicinarsi, avvertimi subito. Ok?”

“Ci puoi giurare! Non ho certo il potere per contrastarli!”

Il ragazzo iniziò a sfogliare le pagine, pregando di trovare qualcosa.

“Eccolo!” esclamò, a un certo punto.

 

I Cinque del Cigno d’argento

 

Si tratta di una congrega segreta, creata alla scopo di diffondere i disordini, da cui traggono potere. Non ci sono molte informazioni in merito a questo gruppo, se non che possiede un potere unico, che può essere indebolito eliminando i membri  uno ad uno. La congrega è formata da cinque individui, che hanno fatto un patto oscuro con il possessore di un oggetto mistico, chiamato “il Cigno”, dai poteri ancora sconosciuti.

 

*Anche i poteri dei cinque sono sconosciuti, ma possono comparire sul libro se ci si trova nel loro stesso raggio d'azione.

 

1. Devon “Il sussurratore” = Potere sconosciuto.

2.  Xandra “L'incantatrice” = Potere sconosciuto.

3.  Rey “Il cacciatore di ombre” = Potere sconosciuto.

4. Terence “Il servitore del caos” = Mosse estreme di arti marziali durante il combattimento.

5. Faith “La strega alchimista” = Riportare in vita i morti utilizzando la magia nera.

 

 

Non appena finirono entrambi di leggere, Zack non poté non commentare.

“Nomi abbastanza inquietanti, direi. L'unica cosa che non capisco, però, è: perchè il potere di Xandra non compare sul libro, se l'abbiamo già incontrata?”

“Perchè allora il libro l’aveva Jade. Diciamo che questo libro è come un computer: può immagazzinare dati al momento!”

Il ragazzo annuì, seppur ancora pieno di dubbi: “Comunque, ora abbiamo capito che i cinque diffondono i disordini, ma resta il dubbio su chi li manda a loro. Ricordi il discorsetto sulle antenne che ricevono il segnale? Noi dobbiamo scoprire chi è il mittente!”

“Per non parlare del cigno... chissà a cosa serve! Se non ricordo male, viene citato nella profezia che io e Jade abbiamo letto prima di partire...”

“Okay, okay, fermati! Troppe informazioni... Risolveremo tutto con calma, ma, prima di tutto, cerchiamo di scoprire dal Consiglio cosa saono il potere unico e il patto oscuro di cui parla il Libro, ok? Se hai letto attentamente, queste due parole sono la chiave per eliminare e indebolire la congrega e quindi fermare la diffusione dei disordini, o sbaglio?”

“Esatto! Però adesso usciamo di qui e poi contattiamo Xao, ok?”

 

I due, perciò, uscirono dal mausoleo, ma subito si accorsero di avere un problema: erano circondati da demoni.

Samuel, arrabbiato, sussurrò all’amico: “Non dovevi stare a guardia della porta?”

“Ops!” rispose quello, mortificato.

 

In quel momento, il gruppo si scansò per fare spazio a Faith.

“Ma guarda un po' chi abbiamo qui!”

A lei si aggiunse subito Xandra: “Te l'avevo detto che c'erano due intrusi. Sono passati dalla mia villa alla tua con la porta-passaggio!”

“Grazie per avermi avvisata, Xandra! I tuoi demoni ora possono anche togliere il disturbo, perchè ci penseranno le mie streghe a dare il benvenuto ai miei nuovi ospiti!”

 

Pochi minuti dopo, Zack e Samuel vennero catturati e portati alla villa, dove furono imprigionati in una gabbia magica. Intorno a loro, le streghe risorte e Faith, tutte intenzionate a dar loro una lezione.

Il demone, però, non aveva nessuna intenzione di farsi sottomere e le apostrofò, arrogante.

“Sono stato esiliato per molto tempo, perciò preparati: uscirò da questa gabbia in meno di un secondo!”

La donna rise: “Ti avverto: questa non è una semplice gabbia. Infatti, è pervasa da una simpatica magia. Se la toccherete o userete i vostri poteri su di essa, questi vi si ritorceranno contro, oppure prenderete una una piccola scossetta!”

Zack, spaventato, abbassò le mani dell’amico, che stava già preparandosi a lanciare contro di essa sfere di energie.

“Forse è meglio fare come dice. Non voglio finire arrosto. Comunque, davvero ingegnosa, sai?”

“Merito della mia nuova alleata. Ragazzi, vi presento Heith....”

La donna entrò nella stanza e, dopo avergli squadrati per qualche secondo, esclamò: “Non c'è bisogno che ci presenti, cara. Io e i signori ci conosciamo già!”

“Bene, allora abbiamo una rimpatriata, a quanto pare!”

Heith, però, la ignorò, avvicinandosi subito alla gabbia: “Allora, ragazzi, dov'è la vostra amichetta strega? Ho voglia di farci due chiacchere, da vecchie amiche!”

Zack la fissò, sconcertato: “Questo è davvero il colmo! Il Male ti ha voltato le spalle e tu continui ancora a servirlo? Ti ricordo che è stato il tuo amichetto Wolf ad eliminarti, non Jade.”

La donna iniziò a camminare avanti e indietro davanti a loro: “Ne è passata di acqua sotto ai ponti, vero, ragazzi? Per quanto riguarda Jade, non vedo l'ora di farla marcire in qualche buco oscuro senza via d’uscita, magari proprio nel sotterraneo di questa villa insieme a voi. Stare tutti e due chiusi qui con lei nella gabbia dovrebbe farvi piacere, visto che la amate entrambi, o sbaglio?”

Sentendo le sue parole di scherno, Samuel si arrabbiò e iniziò a sbattere le mani contro le sbarre: “Adesso basta!” ma non riuscì a dire altro, perchè venne fulminato e cadde a terra, privo di sensi.

Zack si avvicinò subito a lui, iniziando a scuoterlo e a chiamarlo.

“Samuel? Svegliati, Samuel!”

Le due streghe, nel vedere la scena, risero di gusto: “Credo che il tuo amico si farà una bella dormita, sai?” e se ne andarono.

“Aspettate! – cercò di fermarle il ragazzo – Cosa significano tutte quelle bare che portate qui?”

Fu Faith a voltarsi per rispondergli: “Questa è la città delle streghe, mio caro, ed è qui che vengono seppellite, dopo essere morte. Peccato che a me servano vive...  A dopo, bellezza!” e, insieme, le due donne lasciarono la stanza.

 

 

Ore 3.56 a. m. – Casa Ferguson, Morney Hill, Wisconsin

 

 

Rientrate in casa, Dana, Jade e Brenda si diressero subito in cantina.

Brenda, stupita e incuriosita, iniziò a guardarsi intorno: “Cos'è questo posto?”

“Consideratelo il mio laboratorio delle pozioni!”

Le due ragazze iniziarono a passeggiare fra gli scaffali, carichi di boccette colorate.

“Ha un filtro d'amore per me, Signora Ferguson?”

“Brenda! – la rimproverò l’amica - Ti sembra il momento?”

“Diciamo che il male non verrà mai a bussare alla mia porta senza una pozione, ecco...”

“A cosa ti riferisci?”

“No, niente. E’ solo che quel Terence era molto, molto carino, sai?” bisbigliò.

Jade e Dana esclamarono insieme, sconcertate: “Brenda!”

Quella le guardò, stupita: “Che c'è?”

“Non può piacerti un cattivo! Ti prego, lascia perdere, so perfettamente che di solito non molli mai le tue prende, ma Terence no! Devi assolutamente stare lontana da lui, intensi?”

L’altra sospirò e alzò gli occhi al cielo: “D'accordo!”

La nonna, pochi secondi dopo, fece un sottile commento sulla bellezza di Terence: “Però non ha tutti i torti!”

Jade si rivolse sconcertata anche a lei: “Nonna! Anche tu adesso?”

“Per carità, io sono troppo vecchia per lui!”

“Io no!” aggiunse Brenda, con un’occhiataccia dell’amica a seguito.

“Ok, sto zitta!”

 

 

 

Dopo qualche altro giro, Brenda si avvicinò alla signora Ferguson, che stava mischiando gli ingredienti di una pozione su un tavolo poco distante.

“Cos'è quella sostanza nera che c'è nel recipiente?”

La donna appoggiò il recipiente sul fornello per riscaldarlo: “E’ per te, mia cara.”

“Per me? E cosa ci dovrei fare?”

La signora sorrise: “Jade mi ha detto che hai imparato ad usare la balestra. La sostanza nera è porpora e renderà le tue frecce ancora più esplosive di quelle fatte da Jade.”

La nipote, poco lontana, esclamò: “Non usare la tua esperienza per sminuirmi, Nonna! Se avessi visto che esplosioni facevano le frecce fatte da me, ora non la penseresti così...”

“Non ti sto sminuendo, bambina mia, credimi... Tu fai cose che io, alla tua età, potevo solo sognare!”

Jade arrossì vistosamente, anche se cercò di nasconderlo: “Okay, adesso basta con i complimenti, però!”

 

In quel momento la pozione cambiò colore sotto i loro occhi.

“Come mai è diventata bianca? La pozione fatta da Jade restava nera e basta.”

Dana la tolse dal fuoco e la versò in un piccolo contenitore: “Te l'avevo detto che le mie pozioni sono diverse. Le tue frecce, adesso, provocheranno un’esplosione tre volte più potente, perciò sta attenta, ok?” e le consegnò un pacco di frecce nuove.

“Ora intingi delicatamente la punta nella porpora, intanto che io mi occupo di Jade, ok?”

 

Tirando la nipote per un braccio, la trascinò vicino a uno scaffale.

Confusa, la ragazza la seguì: “Nonna, che cosa vuoi fare?”

La donna la ignorò, continuando a cercare fra le boccette: “Allora... vediamo... eccola, l'ho trovata!”

“Trovato cosa?”

Dana le mise in mano una piccola fiala: “Bevi questa pozione. Ti servirà ad aumentare al massimo i tuoi poteri, perciò stai attenta a come li usi da ora in poi, ok?”

La ragazza esitò, perplessa: “Prima la porpora e ora questa pozione, perchè?”

Una mano dell’anziana signora si alzò e andò a sfiorarle dolcemente il viso: “Tesoro, da adesso il gioco si farà più duro per te e per Samuel. Ora che John è ricomparso, lo vedrete molto spesso e, credimi, aumentare i poteri ti servirà. Quell'uomo, ormai, ne ha molti più  di quanto pensi per via dell'emulazione permanente e puoi immaginare, in questi anni, a quanti individui ha assorbito i poteri...”

 

In quel momento, furono interrotte dall’improvviso e brusco arrivo di Xao, che portava una pessima notizia.

“Samuel e Zack sono stati catturati!”

Jade, sconvolta, si girò subito verso di lui: “COSA?!? Da chi?”

“Il Consiglio l'ha identificata come Faith. È una strega e, non so come, nè perchè, i ragazzi stavano indagando su di lei.”

“Teletrasportaci immediatamente nel luogo in cui si trovano!”

Brenda, però, la fermò: “Aspetta! E i nostri cloni? Sono morte, ricordi?”

Senza perdere tempo, la ragazza si rivolse a sua Nonna, in cerca di una soluzione: “Nonna puoi fare qualcosa?”

“Contatterò il Consiglio per informarli, d’accordo?”

“Ricordati, però, – aggiunse la nipote - che l'altra Brenda è stata uccisa da John e che il suo corpo potrebbe essere ovunque. Non vorrei che qualcuno lo trovasse e iniziasse a girare la notizia che Brenda è morta. Questo sconvolgerebbe completamente la sua vita...”

“Andate tranquille, ci penso io. Ok?”

E, attaccandosi a Xao, le due ragazze si fecero teletrasportare via.

 

 

Ore 4.29 a.m. – Villa Xandra, Savannah, Georgia

 

 

Dopo essere stata a Salem da Faith, Xandra ritornò nella sua villa in Georgia, dirigendosi subito nelle sue stanze per prepararsi un lungo bagno caldo nella sua vasca. Stava per togliersi l’asciugamano che la avvolgeva e immergersi, quando John le comparve alle spalle.

Senza voltarsi, la donna si bloccò e sorrise: “A cosa devo la tua visita, John? Vuoi farti un bagno rilassante con me?”

“Mi piacerebbe molto, ma ho diverse faccende da sbrigare.”

Lei, allora, si girò lentamente e si avvicinò a lui, per poi accarezzargli una guancia: “Allora cosa sei venuto a fare?”

“Dove sei stata, Xandra?”

Lei, perplessa, si fermò: “Cosa? Da nessuna parte, perchè?”

L’uomo alzò la mano e le diede uno schiaffo, facendola cadere a terra.

“Odio quando qualcuno mi mente!”

Xandra si rialzò, ma continuò a tenere lo sguardo a terra: “Sono stata da Faith. Uno dei prescelti ha usato la mia porta-passaggio e ho voluto avvertirla.”

Arrabbiato, John la strattonò: “Il patto prevede che tu non abbandoni questa villa. Ti ho dato il potere e la ricchezza e io ti ho chiesto una sola cosa in cambio: non lasciarla MAI!” e, senza dire altro, si voltò per andarsene.

“Non voglio essere una prigioniera, John!” urlò la donna, guardandolo allontanarsi.

Chiudendo la porta, l’uomo concluse, dicendo: “Sono io a dettare le leggi e tu devi sottostarvi! Non osare mai più andartene, o la prossima volta non sarò così clemente!”

E, ignorando le lacrime che solcavano ormai le guance di Xandra, le voltò le spalle e se ne andò.

 

 

Ore 4.39 a.m. – Salem, Oregon

 

 

Xao e le ragazze ricomparvero poche secondi dopo in un punto imprecisato di Salem e subito Jade iniziò a sentirsi male, allarmando l’amica.

“Jade, è tutto a posto?”

“Non preoccuparti, è solo un cerchio alla testa dovuto al parassita. Deduco che questa città è stracolma di disordini!”

In quel momento, davanti a loro si teletrasportarono un ragazzo e una ragazza e subito la strega si avvicinò loro alle spalle e, con la telecinesi, li buttò a terra.

“Se tu sei Faith, – gridò - dimmi subito dove hai messo i miei amici!”

La ragazza iniziò a rialzarsi, guardandola perplessa: “Ma sei fuori di testa, o cosa? Io non sono Faith, sono Katrine!”

“Katrine? E chi diavolo saresti, tu? Xao, – esclamò, rivolgendosi all’uomo – devi dirci qualcosa, per caso?”

A fianco dei due, comparve allora un altro essere, che riconobbe subito Xao.

“Ben trovato, amico!”

“Elia? Cosa ci fai qui?”

Jade era sempre più sconvolta e confusa: “HEYYY!!!! Qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo?”

“Sono d'accordo con Jade! – l’appoggiò Brenda - Possiamo sapere chi è Katrine  e il ragazzo - decisamente carino - che l'accompagna?”

“Non prendetevela con Xao, – iniziò a raccontare il misterioso Elia - il Consiglio ha preso questa decisione all'ultimo momento e lui non è stato ancora informato. Io sono Elia, l'angelo-guida di Katrine e Brett, i prescelti nominati nell'America del sud.”

Jade rimase sbigottita dalle sue parole: “Se le mie conoscenze di geografia non mi ingannano, noi siamo nell'America del nord, perciò voi siete decisamente nel posto sbagliato.”

“No, no, invece sono proprio nel posto giusto. Il Consiglio non ha abbastanza informazioni su questa Faith e ha deciso di affiancarvi un'altra coppia di prescelti per aiutarvi.”

Nel sentirlo, Katrine fece a Jade una linguaccia: “Hai sentito? Il nostro posto è qui!”

L’altra scosse le spalle: “Fate come vi pare. Io devo salvare i miei amici!”

 

In quel momento, venne colta da una visione: Samuel e Zack erano rinchiusi in una gabbia, all'interno di una villa.

Subito Brenda le si avvicinò, preoccupata: “Cosa ti succede?”

“Ho avuto una visione: Samuel e Zack si trovano in una villa!”

Katrine si intromise, saccente: “E come credi di raggiungerla, se non sai nemmeno dov'è?”

Jade sbuffò, infastidita: “Guarda che non hai a che fare con un'incompetente! Li troverò con un incantesimo di ricerca che ho usato l'anno scorso per scovare una ragazza inseguita da un gruppo di Banshee.”

“Conosco quell'incantesimo e devi avere un oggetto personale perchè funzioni.”

“Ti consiglio di ripassare il tuo libro degli incantesimi, perchè, oltre all'oggetto personale, si può anche avere un legame e, guarda caso, Samuel e io siamo legati dal vincolo di prescelti. Come vedi, so perfettamente cosa fare, non per questo sono la prescelta originale, mentre voi altre siete solo imitazioni, non dimenticarlo!”

Riuscì a zittire la ragazza, che incassò il colpo e fece un passo indietro.

“Ben detto, tienile testa!” le sussurrò Brenda, orgogliosa, aprendo davanti a lei la cartina della città.

La strega, allora, chiuse gli occhi e iniziò a recitare: Vedo i suoi passi, sento il suo respiro. Cuore di strega, indicami il suo cammino...

Riaprì gli occhi e indicò un punto sulla mappa: “Ecco: sono qui. Muoviamoci!”

Katrine, però, la ignorò, osservando delle figure in lontananza: “Chi sono quelle due donne che vengono verso di noi?”

Brenda si voltò, intimorita, iniziando a fissarle: “Già! Chi sono quelle? Altre prescelte?”

Jade, sconvolta, le vide sempre più vicine: “Non ci credo!”

 

Pochi minuti dopo, le due li raggiunsero: si trattava di Faith ed Heith. Sorridendo, quest’ultima si rivolse a Jade, che la fissava con orrore.

“La signorina si è degnata di venire, finalmente. Cerchi il tuo Samuel?”

“Che c'è, Heith? Sei intollerante alla morte, per caso?”

Faith, nel sentirla, rise, poi si rivolse alla sua alleata: “Non vorrai dirmi che è lei la prescelta di cui mi hai parlato...”

La ragazza le lanciò un’occhiataccia: “Cosa vorresti insinuare?”

“Che sei solo una ragazzina! Mi sento patetica solo a stare qui a parlare con te e con questi idioti che ti stanno intorno”

Brenda si sentì offesa: “Hey, bada a come parli, stracciona!”

Heith si voltò a guardarla con curiosità: “E tu chi saresti? Con quella balestra in mano, non fai paura a nessuno, sai?”

La ragazza la caricò, prima di rispondere: “Hai appena commesso il più grande errore della tua vita!” e scoccò la freccia. Questa, però, si limitò a passare in mezzo alle due donne, sfiorandole, per andare a conficcarsi nell’auto dietro di loro e farla esplodere.

Furiose, le due donne si rimisero in piedi.

“Inizialmente volevamo uccidere la tua amica, ma, visto che ci tieni tanto a morire, avrai la precedenza!” la minacciò Faith.

Jade si girò allora verso l’amica e le intimò: “Raggiungi il punto che ho indicato sulla cartina e libera i nostri amici. Xao, accompagnala!”

Stessa cosa fece Katrine con i suoi due compagni: “Andate con loro, io resto ad aiutarla. Ok?”

“Grazie, Katrine!”

“Jade, sicura di farcela?” le chiese Brenda, preoccupata.

“Tranquilla! C'è Katrine con me, ci occupiamo noi di queste due!”

Anche se ancora esitante, il gruppetto si allontanò.

Faith, però, decise di fermarli, ma Jade, usando la telecinesi potenziata dalla sua pozione datale da sua Nonna, scaraventò lei e l’altra donna a terra.

“Non ci provate, ragazze!”

“Wow, Jade! – esclamò Heith, sinceramente sorpresa, mentre si rialzava - Da dove proviene tanto potere?”

“Sai com'è, sono la prescelta e per questo ho grandi poteri. Al contrario tuo, che sei una strega invidiosa che non ha altro da fare che vendicarsi,  perchè – poverina - non è stata nominata come prescelta dalla pietra delle profezie. Povera cara, sei così patetica...”

Gli occhi della sua nemica si colorarono di rosso: “Presto tu e la tua amichetta strega  - urlò, furiosa - rimpiangerete di essere venute qui!” e fece sollevare tutte le auto che si trovavano nei paraggi.

Faith la guardò, preoccupata: “Devo andarmi a sedere, per caso? Non vorrei intralciarti, amica!”

“Tranquilla! Non ti farò sporcare le mani per due streghe da quattro soldi!” esclamò, iniziando a lanciare auto contro le due ragazze come se stesse giocando al tiro al bersaglio.

 

Con la telecinesi, Jade ne riuscì a deviare una dentro un negozio vicino, mentre Katrine spedì la seconda fuori dalla città con un urlo ultrasonico, sotto lo sguardo sorpreso della sua alleata.

“WOW! Ecco dov'è finito il mio vecchio potere!”

“Mi dispiace che tu non l’abbia più, perchè l’adrenalina mi sale a mille tutte le volte che lo uso!”

“Tranquilla, mi ricordo perfettamente la sensazione!”

Heith, esasperata, le richiamò all’ordine: “Allora, ragazzine, avete finito di chiacchierare?”

“Cosa c'è, Heith? Le streghe da quattro soldi ti stanno dando del filo da torcere?”

La donna, nel sentire le loro parole, si arrabbiò ed evocò un’enorme palla di fuoco: “Adesso vi faccio vedere io!” e la lanciò contro di loro. Le due, però, usando contemporaneamente la telecinesi e l’urlo ultrasonico, la rispedirono indietro, e le altre due la deviarono contro un edificio vicino, che esplose.

Sotto le risate malvagie delle due streghe, Jade, sconvolta e arrabbiata, gridò: “Siete impazzite?!? In quell'edificio c'era della gente innocente!”

Faith, annoiata, intervenne per porre fine alla contesa: “Ti prego, facciamola finita, non le sopporto più!”

Prendendosi per mano, le due crearono intorno a loro una cupola di energia, che diventò sempre più grande, avvicinandosi sempre di più alle due ragazze, ferme immobili in mezzo alla strada.

Katrine, però, non si rassegnò e prese l’altra strega per mano: “Conosco un incantesimo per accingere al loro stesso potere. È l'unico modo per contrastarle, perciò ripeti con me: ogni potere ha un’origine scaturente. Io invoco l'energia più vicina e più potente, affinché nulla mi renda impotente…ripeterono insieme e, improvvisamente, un’altra cupola di energia si formò intorno a loro.

Le due cupole si incontrarono a metà strada e, scontrandosi, crearono scintille e scariche di energie che si diffusero ovunque, arrecando danni a tutti gli edifici, i negozi e le automobili che si trovavano vicino. Le due coppie di streghe, allora, si concentrarono per riuscire ad avere la meglio l’una sull’altra, ma, pochi secondi, l’accumulo di energia creò una piccola implosione, che le divise, scaraventandole contro le auto vicine.

Poco dopo, Jade aprì gli occhi, dolorante, e si voltò verso Katrine, iniziando a scuoterla.

“Tutto bene?”

“Apparte qualche costola rotta, sì, tutto bene...”

Jade rise: “Quella formula magica è stata davvero forte! Ti avevo sottovalutata, sai?”

La ragazza annuì e si guardò intorno in cerca delle loro avversarie: “A quanto pare sono vive anche loro...” e le indicò con un cenno della testa.

Contemporaneamente, anche Faith ed Heith avevano ripreso i sensi: “Guarda, sono sopravvissute anche quelle incapaci!”

“Maledette, – imprecò la prima, scendendo dal parabrezza frantumato - mi sento la schiena a pezzi. Senti, adesso è meglio andare, non dovrei stare così a lungo fuori dalla mia villa....” e, insieme, corsero via.

Jade le vide ed esclamò: “Stanno tornando alla villa. Seguiamole!”

 

                                                         

Ore 5.03 – Villa Faith

 

 

Intanto Brenda, Brett, Xao ed Elia avevano raggiunto la villa di Faith nel punto che Jade aveva indicato loro sulla cartina. Ovviamente trovarono gli ingressi sigillati e Brenda si rivolse agli angeli-guida in cerca di aiuto.

“Non riuscite a teletrasportarci dentro?”

Elia rispose per entrambi: “Mi dispiace, ma la villa è protetta contro gli intrusi.”

“D’accordo, allora allontanatevi!” ordinò, mentre caricava la balestra con una freccia.

Brett, però, la fermò: “Scusa, vorresti sfondare una porta con una misera freccia?”

La ragazza ghignò: “Oh, ma queste non sono frecce normali. Sta a vedere, tesoro!”

E, mentre il ragazzo la guardava arrossendo, la scoccò, facendo esplodere la porta e lasciando al suo posto un grosso buco.

A quel punto, entrò, voltandosi poi verso gli altri che erano rimasti fermi fuori.

“Allora, venite o no?”

“Tu sei pericolosa, ragazza con la balestra!” esclamò Brett, ancora a bocca aperta.

“Lo so, – rispose, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi - ma adesso diamoci una mossa, ok?”

 

I quattro, allora, entrarono e si misero a frugare in ogni angolo della casa, apparentemente vuota, finchè, improvvisamente, dei demoni non li attaccarono. In poco tempo, però, Brenda, aiutata dalle sfere di energia di Brett, riuscì a sconfiggerli.

“Formiamo una bella coppia, io e te, vero?”

“Tecnicamente la coppia siamo io e Katrine, ma sì, siamo forti anche noi due...” ammise, suscitando un sospiro nella ragazza.

“Siete propri fissati con questo vincolo della profezia, eh? Che noia!” si lasciò sfuggire, per poi iniziare ad andare avanti da sola. Percorso un lungo corridoio, si trovò davanti l’entrata dei sotterranei.

Seguita dagli altri, scese le scale, fino a un altro corridoio, su cui si affacciavano numerose porte.

“HEYYYYY! – gridò - C'è nessuno?” mentre gli altri tre, scioccati, le bisbigliavano di fare silenzio.

In quel momento, però, una voce, proveniente da una delle stanze, la chiamò: “Siamo qui! Brenda, sei tu?”

Sul volto della ragazza, mentre si girava verso i suoi tre compagni, si dipinse una smorfia: “Questa è la voce di Zack. Avete visto che urlare ha funzionato?”

Xao scosse la testa, per poi dirigersi subito verso il punto da cui era arrivata la voce: “Liberiamoli immediatamente, prima che quelle streghe tornino qui!”

 

Tutti insieme, allora, entrarono nella stanza in cui erano prigionieri i ragazzi.

Zack, sollevato di vedere Brenda, esclamò: “Oh, grazie a dio! Brenda, non sono mai stato così felice di vederti, credimi!”

La ragazza sorrise e si avvicinò alla gabbia per aprirla: “Sì, sì i ringraziamenti tienili per dopo. Cosa è successo a Samuel, piuttosto?”

“E’ stato fulminato. Comunque, sbaglio o qui dentro ci sono delle facce che non conosco?”

Mentre Xao si prendeva cura del demone, gli altri due si presentarono. Il primo a farsi avanti fu Elia.

“Io sono Elia, l'angelo-guida di Brett, il demone prescelto per il Sud America. Piacere di conoscerti...”

Zack gli strinse la mano, per poi commentare, sarcastico: “Wow, non bastava un demone solo, dovevano mandarcene anche un altro? Il piacere è tutto mio, comunque.”

In quel momento, Samuel finalmente riuscì a riprendersi e tutti insieme poterono lasciare il sotterraneo e risalire verso la villa.

Il demone, vedendo i due estranei, chiese subito spiegazioni a Brenda:  “Chi sono questi due in tua compagnia?”

“Mi dispiace, ma ora non ho tempo per spiegarti tutto. Dobbiamo andare via di qui, prima che Heith e Faith ritornino!”

“Allora le avete conosciute anche voi!” s’intromise Zack, che camminava affianco a loro.

“Sì, un’accoppiata davvero interessante, devo dire. Ora, però, usciamo, ok?”

Il ragazzo, però, la fermò: “No, non ancora: dobbiamo prima bruciare questa villa!”

Brett si voltò a guardarlo, sorpreso: “Scusa, ma lei ha detto che dobbiamo uscire in fretta. Non ci senti, per caso?”

“Scusami Signor Nessuno, ma io qui conto più di te e, di certo, ho i miei buoni motivi, se voglio bruciare questa villa. E’ chiaro?”

“Adesso basta, – si intromise l’amica, intenzionata a porre fine alla discussione - non essere scortese con Brett! E poi, perchè dovremmo perdere tempo qui? Hai idea di quanto ce ne voglia per incendiare questa villa immensa?”

“Ascoltate, – intervenne Samuel, difendendo l’amico - Zack ha ragione: la villa va distrutta, perchè concentra in sè una notevole quantità di disordini. In pratica, da quello che ho capito, questa villa è un epicentro da cui si diffondono i disordini, perciò, distruggendola, porteremmo a termine la prima parte della missione. Capite?”

“Bene, ora mi spiegate come diavolo facciamo a distruggerla?”

Ma nessuno fece in tempo a rispondere perchè, in quel momento, alle loro spalle comparvero le due streghe.

“Qui nessuno distrugge niente!” esclamò Faith, mentre la sua alleata si rivolgeva ai due (ormai ex) prigionieri.

“Vedo che gli idioti sono usciti dalla gabbia! Beh vi avverto: ci tornerete subito e, stavolta, dovrete stringervi, visto che sarete in tanti!”

Per nulla intimidita, Brenda le gridò: “Al massimo ci finirai tu, in gabbia! Dov'è Jade?”

“Lei e la sua amichetta strega, intendi? – rispose per entrambe Heith, tranquilla - Forse sotto a qualche maceria, chi può dirlo?!”

Zack, pensando di aver capito male, sgranò gli occhi: “COSA?!?Jade è in città?”

Faith, però, lo corresse: “ERA in città. Si parla al passato, quando una persona non c'è più, sai?”

Fece appena in tempo a finire la frase che le due ragazze comparvero alle loro spalle e le due streghe cattive, sentendole arrivare, si girarono, sorprese.

“Spiacente, mie care, ma sarà un po' difficile liberarsi della sottoscritta e di Katrine, con cui ho sparlato di voi due durante il tragitto, ovviamente...”

Brenda rise, contenta per l’inaspettato colpo di scena: “Ma quanto siete patetiche da 1 a 10? 100?”

Heith, furiosa, iniziò a inveire contro di loro: “Adesso basta, razza di imbecilli! Voi non avete idea di chi vi siete messe contro!” e, dopo aver preso per mano Faith, ricreò la cupola di energia.

La ragazza, però, continuò a ridere: “E questo cos'è, un gioco di prestigio?”

Jade, però, non era altrettanto tranquilla, anzi: “Forse è meglio uscire, ragazzi! Quella cosa ha creato una forte esplosione, giù in città.”

“Tranquilla! – la rassicurò, puntando la balestra contro le due - Di quelle due presto rimarrà solo cenere!” e si preparò, mentre Samuel faceva altrettanto con le sue sfere di energia.

“Al mio tre lanciamo, ok? 1... 2... 3!”

“NO, fermi!” gridò Jade, troppo tardi.

La freccia e le sfere vennero assorbite dalla cupola, che divenne così potente che perfino le streghe ne persero il controllo, facendo sì che iniziasse a ingrandirsi senza limiti, sotto gli occhi sgranati dei presenti. La potente energia che si sprigionò investì tutti quanti ed, essendo troppa per essere contenuta dalla villa, la fece esplodere in mille pezzi. Ancora diversi minuti dopo, la scenario era agghiacciante: macerie ovunque, fiamme, fumo e, in lontananza il suono delle sirene della polizia e del camion dei pompieri che si avvicinavano, mentre piccoli pezzi continuavano a precipitare al suolo, fra il frastuono assordante degli allarmi delle auto del circondario.

Chi mai potrà essere sopravvissuto a tale disastro? Nessuno avrebbe potuto prevederlo…

 

 

CONTINUA NEL DECIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Attenzione, Demon & Witch raddoppia. Lunedì prossimo verranno pubblicati gli ultimi episodi di quest'anno, rispettivamente la 2x10 "Dietro alle maschere" e la 2x11 "Un secondo per provare la morte", che corripondono con il finale di metà stagione. Dopo di che, la serie tornerà dal 5 Gennaio con la seconda parte di stagione.

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Capitolo 10
*** 2x10-Dietro alle maschere ***


CAPITOLO DIECI

"A Tree That Gives Back Us Wicked"

 

 

Ore 6.13 a.m. – Villa di Faith, Salem, Oregon 

 

Mentre nel cielo si mostravano le prime luci dell’alba, la polizia e i pompieri giunsero sul luogo della disastrosa esplosione, alla fine di lunga notte costellata di avvenimenti strani e, per loro, inspiegabili.

Jade era stesa fra le macerie della – ormai ex – villa e fu la prima a tornare in sè.

Quando riaprì gli occhi, una misteriosa voce accanto a lei le disse: “Ci ho messo tredici minuti per riportarti in vita, cosa diavolo è successo qui?”

Scossa e agitata, la ragazza si tranquillizzò quando vide chi  era il suo interlocutore: “Zeta! – poi si voltò, guardandosi intorno - Oh mio Dio, che disastro! Samuel dov'è? E Brenda, Zack? Oddio...”

La donna cercò di tenerla ferma e di impedirle di alzarsi: “Jade, ascoltami: in questa esplosione siete morti tutti...”

“No, non è vero! – gridò la strega, ormai in lacrime - Ti prego, non puoi dire sul serio!”

“Xao si è teletrasportato un attimo prima dell'esplosione e da venti minuti sta cercando di riportare in vita Samuel. Mi dispiace...”

“E Zack e Brenda? Per loro non c'è proprio nulla da fare? Dimmelo, Zeta!”

“Ehm... non sono sicura di poterlo fare, Jade, non sono tenuta a farlo...”

Jade, in un impeto di rabbia e di disperazione, iniziò a scuotere con violenza la donna, prendendola per le spalle: “Mi prendi in giroooo? Zeta, tu devi dirmelo se c'è una soluzione!”

 

In quel momento, si avvicinò a loro il demone, appena ritornato in vita.

“Come sono felice di vederti, amore mio” le disse, abbracciandola.

“Anche io, ma Zack e Brenda non ce l'hanno fatta! Però Zeta sostiene che ci sia una soluzione per loro!”

Il ragazzo, allora, si rivolse a Xao, che nel frattempo li aveva raggiunti, in cerca di spiegazioni: “E’ vero?”

“Non siamo tenuti a dirvelo, ma sì, è così, c’è una soluzione.”

“Allora cosa aspettate a dircela? – urlò la ragazza – Sono i nostri amici, santo cielo!”

La donna, allora, si decise a parlare, non senza prima sospirare: “Nel vostro Libro esiste un incantesimo che vi permette di cedere il vostro angelo-guida ad un'altra persona per un lasso di tempo ben preciso.”

“Di quale incantesimo parli? Io l’ho letto tutto e non ho mai visto questa formula!”

“La pagina che lo contiene è camuffata con un falso incantesimo e solo noi possiamo rendervela visibile, ma, purtroppo, il Consiglio ci ha vietato di farlo. Mi dispiace...”

Jade, isterica, non riuscì a celare la sua rabbia: “Non me ne frega niente del Consiglio! Rivoglio Brenda e Zack qui con noi, perciò rendete visibile quella dannata formula!”

“Io sono d'accordo con Jade, – aggiunse Samuel - ma c'è una cosa che non capisco: perchè il Consiglio vi ha vietato di parlarci di questa formula?”

“Ora che ve lo spiego, capirete meglio: vedete, il fatto è che, dal momento in cui deciderete di cedere i vostri angeli-guida ad altre persone, per un anno intero non potrete più usufruire dei nostri poteri.”

“Quindi ci stai dicendo che, se verremo feriti o, addirittura, uccisi, voi non potrete curarci o riportarci in vita?”

“Esatto! Il Consiglio ha preferito non rivelarvelo, perchè sapeva che un giorno sareste arrivati a fare una cosa del genere. Ora, so che l'unico vostro pensiero al momento è salvare i vostri amici, ma prima voglio ricordarvi che voi siete i prescelti e che il Male tenterà di uccidervi in ogni momento, perciò la mia domanda è: riuscirete a sopravvivere per un anno intero?”

I due ragazzi ci pensarono su per qualche secondo. Jade, sempre più determinata, fu la prima a rispondere.

“Correrò il rischio. Non mi interessa! Loro ci hanno seguiti per aiutarci nella nostra battaglia, nonostante tutti i pericoli che ci sono e nonostante il fatto che sia la nostra battaglia e non la loro. Perciò rendete subito visibile qull’incantesimo!”

Samuel, però, era molto più dubbioso: “Jade, forse il Consiglio non ha tutti i torti: pensa a quanta gente morirebbe se noi, i prescelti, venissimo eliminati! E poi, sinceramente, non sono sicuro di voler cedere un anno della mia vita a Zack...”

“COOOSA?!? – gridò lei, sconvolta - Non ci posso credere, Samuel! Stiamo parlando di Zack e Brenda, le persone che viaggiano con noi tutti i giorni, che sono nostri amici, come può venirti anche solo un dubbio?”

Ma l’altro, nel sentire le sue parole, si arrabbiò: “Il dubbio mi viene, perchè preferisco che sia tu a vivere e non Zack. Come pensi che potrei andare avanti, se ti dovesse succedere qualcosa? Mi dovrei consolare con lui? Senti, Jade, io tengo a loro, anche se non quanto te. Inoltre, se non ricordo male, entrambi sapevano bene a ciò che stavano andando incontro e hanno deciso ugualmente di venire con noi!”

“E non ci pensi a come potrei vivere io, sapendo che loro due non ci sono più? Non sarei più la stessa e mi avresti perso in entrambi i casi, perchè se andiamo via adesso, lasciandoli al loro destino, io morirò dentro, lo capisci oppure no?”

Samuel si commosse e si arrese: “D'accordo, hai vinto! Ma non piangere, se un giorno dovesse accadermi qualcosa, perchè oggi stiamo firmando la nostra condanna a morte, chiaro?”

 

Accorgendosi che erano finalmente arrivati a una conclusione, Xao li interruppe bruscamente.

“Qui non possiamo più restare, prendete i loro corpi e andiamo via. Sta arrivando la polizia!”

Si misero, allora, a cercare i corpi e trovatoli, li teletrasportarono fino all’auto. Mentre si occupava di Brenda, Jade vide il corpo di Katrine sotto le macerie e non poté non versare una lacrima in suo ricordo, prima di allontanarsi.

Mentre avviavano l’auto, però, la strega vide qualcosa che la lasciò sconvolta: Heith si stava alzando da sotto un cumulo di detriti.

“Non posso crederci! – esclamò – E’ ancora viva!” e si precipitò fuori, iniziando a rincorrerla.

“MALEDETTAAAAA, io ti uccidooooo!”

Quella, nel sentirla, iniziò a scappare e Jade, con la telecinesi,  cercò di lanciarle addosso una trave di legno, senza tuttavia riuscirci.

Samuel, dall’auto, cercò di richiamarla: “Jade, lasciala stare! Muoviti, o la polizia ti vedrà!”

Sconsolata, la ragazza cedette e tornò al suo posto, non senza prima aver lasciato all’avversaria un ultimo avvertimento: “Scappa quanto vuoi! Giuro che, se ti rivedo sulla mia strada ancora una volta, ti uccido, maledetta bastarda!”

“Adesso, però, calmati, ok?” le intimò Zeta, trascinandola in auto.

 

I quattro, allora, lasciarono la città fino a raggiungere il confine con Washington, dove si fermarono in una vecchia fattoria abbandonata e, mentre i due uomini trasportavano i corpi all’interno, Jade ripassò le fasi del rito, ora visibili sul Libro.

 

 

Trasferimento di un angelo-guida

Il processo consiste nella rinuncia volontaria, da parte di un prescelto, del proprio angelo-guida al fine di cederlo ad un altro individuo. Questo, però, implica che il prescelto in questione non possa usufruire dei poteri del suo angelo per 365 giorni, durante i quali ne beneficerà il ricevente.

AvvertimentoSe, nel corso dell'anno, il prescelto dovesse perdere la vita, l'angelo-guida passerà al ricevente in maniera permanente.

ProcedimentoIncidere con una lama sia il proprio polso, che quello del ricevente, per poi avvicinarli, in modo che i due gruppi sanguigni entrino in contatto e leggere la formula. 

Formula di rinuncia del proprio angelo guida: “Rinuncio all'angelo che mi è stato accanto e lo cedo secondo la mia volontà alla persona di cui mi fido tanto. Rinuncio al suo potere e al suo sostegno e che il suo proprietario, (nome del ricevente), ne abbia tutto il suo vantaggio. E da oggi a un anno, queste parole non cambieranno...”

 

Finito di leggere, Jade posò il libro accanto a sè.

“Hai capito tutto?” le chiese Zeta, in piedi accanto a lei.

“Sì, è tutto chiaro, anche se non sono entusiasta all’idea di tagliarmi i polsi. Però è per gli amici, quindi non importa, giusto?”

La donna le sorrise sinceramente: “Hai davvero un cuore grande, Jade!”

 

Pochi minuti dopo, i loro amici erano ormai in posizione, sdraiati a terra su alcuni residui di fieno.

“Bene, iniziamo e facciamola finita in fretta, ok?” esclamò Samuel.

Jade lo guardò e capì che il ragazzo non era altrettanto convinto: “Ascolta, Samuel: so che non ti va per niente di fare questa cosa, ma almeno fallo per me, se ci tieni veramente. Va bene?”

“Puoi giurarci! E penso anche che sia una pessima idea renderci vulnerabili in un momento come questo, ma, come hai detto tu, io lo faccio per te, perciò muoviamoci!”

“D’accordo. Ora incidi il tuo polso e quello di Zack, falli combaciare e recita la formula, ok?”

Il demone eseguì fedelmente la procedura e, alla fine, recitò: “Rinuncio all'angelo che mi è stato accanto e lo cedo secondo la mia volontà alla persona di cui mi fido tanto. Rinuncio al suo potere e al suo sostegno e che il suo proprietario, Zack, ne abbia tutto il suo vantaggio. E da oggi a un anno, queste parole non cambieranno...

“Bene, – esclamò la strega - ora tocca a me!” si tagliò il polso e lo avvicinò a quello di Brenda, fino a farli toccare.

Rinuncio all'angelo che mi è stato accanto e lo cedo secondo la mia volontà alla persona di cui mi fido tanto. Rinuncio al suo potere e al suo sostegno e che il suo proprietario, Brenda, ne abbia tutto il suo vantaggio. E da oggi a un anno, queste parole non cambieranno...

Quando finì, però, si stupì, perchè non era accaduto nulla.

“E adesso? Cosa succede?” chiese.

“Adesso tocca a noi! – le sorrise Zeta - Dobbiamo riportarli in vita come facciamo di solito con voi. Fra poco sapremo se il rito ha funzionato...”

 

La donna e Xao, allora, si misero di fianco ai corpi e, circa dieci minuti dopo, Zack e Brenda riaprirono finalmente gli occhi, con il respiro affannoso, come se fossero stati sotto’acqua per molto tempo.

Jade corse subito ad abbracciarli, incurante delle loro difficoltà.

Una volta che si ripresero, iniziarono a guardarsi intorno, sempre più confusi.

“Qualcuno mi vuole spiegare cosa è successo? – chiese Brenda - Mi sento strana...”

“Già, anche io! – aggiunse Zack - Mi ricordo l'esplosione e poi più nulla, fino ad adesso. Oh mio Dio, non eravamo morti, vero?”

Jade, sorridendo, intervenne: “Ragazzi, vi spiegheremo in viaggio, d’accordo? Ora non abbiamo tempo da perdere!”

Zeta, allora, si congedò: “Adesso, però, io e Xao dobbiamo proprio andare, il nostro lavoro qui non è più necessario. A presto!”

Samuel, però, li fermò: “Aspettate! C'è una cosa che devo domandarvi in merito ad una illustrazione che ho letto sul Libro a proposito di un gruppo chiamato I cinque del Cigno d'argento: cos'è un potere unico? E un patto oscuro?”

“Mi dispiace, ma neanche noi conosciamo questo gruppo, perchè sono ancora sconosciuti al Consiglio, però a una delle due domande posso risponderti: un potere unico viene creato quando il potere di un solo individuo non è sufficiente. Chiaro?”

“In genere – aggiunse Zeta – si tratta di due o più persone che si uniscono per accrescere i poteri di un singolo individuo, oppure per proteggere qualcosa.”

Fu Zack il primo a intervenire e a fare domande: “Quindi il potere unico dev'essere formato da questi Faith, Rey, Devon, Xandra e Terence, ma chi è l'individuo che stanno aiutando?”

Jade, sorpresa, lo interruppe: “Hai detto Terence, per caso? Lui era con John a Morney Hill, perciò è John l’individuo che aiutano!”

“Scusami, – le chiese il ragazzo, confuso – ma chi è John?”

“E’ una lunga storia, poi ti spieghiamo!” tagliò corto, lasciando Samuel libero di continuare.

“Quindi dobbiamo eliminare i cinque e indebolire il potere unico, in modo da accedere a ciò che proteggono e, al tempo stesso, indebolire questo John, giusto?”

“Il Libro parla del cigno, probabilmente è quello che proteggono.” concluse Zack, ma l’altro continuava ad avere dei dubbi.

“Non credo, perchè nella profezia c’è scritto che devo distruggerlo con un’arma ben precisa. Forse è proprio essa che nascondono. Però, dove?”

“Credo che lo scopriremo solo mettendoci in viaggio!” esclamò Jade, dando voce ai pensieri di tutti.

I due angeli, allora, poterono finalmente andarsene, ma prima dissero ancora qualche parola.

“Per quanto riguarda il patto oscuro, invece, si tratta di un patto di sangue a cui nessuno può sottrarsi. Se lo si fa, si vieni puniti con la morte.”

“D’accordo. Grazie per le informazioni, ragazzi!” li ringraziarono, mentre sparivano.

I quattro, quindi, risalirono in auto, pronti a ripartire, di nuovo insieme dopo tanto tempo.

 

 

Su un’autostrada, in direzione Washington

 

Mentre Samuel guidava, gli altri si erano aggiornati riguardo gli ultimi avvenimenti e le scoperte fatte durante il periodo di assenza e Zack, che non poté non rimanere sconvolto nell’ascoltare il racconto di Jade, commentò.

“Pazzesco! Quindi il nostro nuovo nemico è il nonno di Jade? Questa storia è peggio di Beautiful!”

“Nn scherzare, idiota!” lo sgridò Brenda, dandogli un pugno sul braccio.

In quel momento, il ragazzo notò i tagli sui polsi di Samuel e di Jade.

“Cosa vi è successo ai polsi?”

La strega decise di far finta di non saperne nulla: “Oh, accidenti! Devo essermelo fatto durante il combattimento...”

“E allora come mai Samuel ha lo stesso taglio che hai tu? – continuò quello, sempre più perplesso - Mi sembra abbastanza strano.”

Brenda, però, lo zittì con un altro colpo: “Ma la vuoi smettere con tutte queste domande? Che ti importa? L'importante è essere tutti vivi, no?”

Fu solo in quel momento che il demone intervenne nella discussione, appoggiando la ragazza: “Già, Brenda ha ragione!”

Quello, pur rimanendo sospettoso, capitolò: “D'accordo, come volete. Piuttosto, adesso cosa si fa?”

“Non ne ho idea, ma questa faccenda di mio nonno e dei Cinque mi preoccupa. Per non parlare di Heith: non mi fido di lei e non mi sento tranquilla, sapendo che è là fuori a tramare qualcosa contro di noi.”

“Di lei ci occuperemo quando sarà il momento, Jade. – cercò di tranquillizzarla Samuel - Adesso la priorità è trovare i cinque ed eliminarli. Una è già fuori, perciò ne restano quattro da stanare. Dal prossimo che incontreremo, dovremmo scoprire dove nascondono l’arma.”

 

Nel frattempo, Zack si era messo a trafficare con il portatile e dopo qualche minuto trovò finalmente le informazioni che cercava.

“A proposito di Faith: dopo l'esplosione della villa, la concentrazione di disordini nella città di Salem è svanita. Perciò, deduco che ogni membro dei cinque possiede una villa nella quale vengono indirizzati i disordini, provenienti dal cigno, a questo punto. Per trovare gli altri membri, perciò, basterà semplicemente cercare con il mio computer le altre quattro località con la maggior concentrazione di disordini.”

Improvvisamente, però, l’auto si fermò bruscamente, facendo sobbalzare tutti: uno strano muro fatto di fumo nero bloccava la strada davanti a loro, impedendo ai quattro di proseguire.

I ragazzi decisero di scendere e di avvicinarsi a esso per capirne di più; tuttavia, dopo aver fatto pochi passi, si accorsero che la bussola di Jade aveva iniziato a lampeggiare.

“E’ sicuramente un muro costituito da disordini” esclamò lei, tirandola fuori dalla tasca.

Zack guardò in entrambe le direzioni, sempre più stupito: “Ma si estende per chilometri! Cosa diavolo significa?”

Samuel, nel frattempo, pensava a un modo per distruggerla: “Qualunque cosa sia, ci sta sbarrando la strada” e iniziò ad avanzare verso di esso.

“Aspetta! – cercò di fermarlo Jade - Cosa vuoi fare?”

“Ho intenzione di creare un varco per passare!”

Brenda prese la sua balestra: “Sono con te!”

La strega li guardò, sconvolta e senza parole: “Siete diventati matti, per caso?! Per poco non morivate a Salem per colpa di questa combinazione esplosiva, ma cosa vi dice il cervello?!?”

L’amica le lanciò un’occhiata stupita e perplessa: “Di cosa ti preoccupi, se possiamo tornare in vita?”

“Infatti, di cosa ti preoccupi? – calcò Samuel, lanciandole un’occhiataccia - Tanto possiamo tornare in vita quante volte vogliamo, no?”

La tensione fra i due non sfuggì a Zack, che finora era rimasto a guardarli in silenzio: “Mi sono perso qualcosa, mentre ero morto, per caso?”

Ma non ottenne risposta.

 

Pochi secondi dopo, Samuel fece comparire una serie di sfere di energia e iniziò a lanciarle contro il muro, mentre Brenda faceva altrettanto con le frecce esplosive, ma nessuno dei due riuscì a fare nulla, perchè i colpi vennero immediatamente assorbiti.

Sconcertati, i due rimasero immobili per qualche secondo.

“Ma... ma, non è successo nulla!”

Mentre ancora cercavano di trovare una spiegazione, i quattro vennero improvvisamente folgorati: Brenda e Zack finirono a terra, mentre Jade e Samuel furono risucchiati all’interno del muro.

 

 

1975 - Morbridge, South Dakota

 

 

Dopo quelli che a loro erano parsi solo pochi secondi, Jade e Samuel si risvegliarono in un campo di grano in mezzo alla campagna. Subito, la ragazza si tirò su e iniziò a guardarsi intorno, spaventata.

“Dove siamo finiti?”

“Non chiedermelo... l'ultima cosa che ricordo è noi che venivamo risucchiati nel muro...”

“Non vedo Brenda e Zack! Non mi piace...”

Il ragazzo si alzò e iniziò a camminare: “Tanto loro, male che vada, possono sempre tornare in vita, non dimentichi?” le disse, ironico.

Anche lei si tirò su e lo seguì: “Ti prego, Samuel, non ricominciare con questa storia... E poi, sono sicura che anche tu tieni a loro e che per questo hai accettato di cedere Xao...”

“Hai ragione: tengo a loro. Ma anche a noi due, Jade! Come pensi che faremo a trascorrere un anno intero senza morire? Per noi la morte è all’ordine del giorno, ormai ho perfino perso il conto di quante volte ci abbiamo lasciato le penne!”

“Ci penseremo quando sarà il momento, Samuel...”

Ma quello si arrabbiò ancora di più: “Allora non capisci proprio! Non c'è nulla da pensare, Jade! Se moriremo, saremo morti e basta! Fine. Nessuno potrà resuscitarci, quindi niente prescelti e niente mondo da salvare!”

Jade, nel sentire le sue parole e la durezza con la quale le pronunciava, si fermò e scoppiò a piangere: “Sarò anche una stronza egoista, ma non posso vivere senza i miei amici, Samuel! Loro sono il mondo che devo salvare: se li perdessi, sarebbe come perdere me stessa e io non lo posso sopportare...”

Anche Samuel si fermò e la strinse forte fra le sue braccia: “Ti prego perdonami... – le disse, di nuovo dolce - È solo che, se dovesse succederti qualcosa, io perderei il mio, di mondo...”

“Non preoccuparti, non mi perderai...”

“Non ne puoi essere sicura...”

 

Staccandosi da lui, la ragazza notò in lontananza un’abitazione: “Guarda! Che cos'è quella?”

“Sembra la tenuta di una nobile famiglia.”

 

I due, allora, uscirono dal campo e la raggiunsero, per poi nascondersi dietro un capanno per osservarla meglio: di fronte ad essa c’erano parcheggiate numerose macchine di lusso e uomini e donne dell’alta società che chiacchieravano e ridevano nei loro vestiti eleganti.

“Ma qui c'è una festa!” esclamò lei.

“Qui c'è qualcosa che non quadra, però... – osservò lui, perplesso - Gli atteggiamenti, il modo di vestire: questo non è il nostro tempo! Credo che siamo finiti nel passato.”

Jade scattò in piedi, sconvolta: “Nel passato?!? Dobbiamo andarcene subito!”

“No, no, – la trattenne Samuel, tirandola di nuovo giù - dobbiamo restare, ci deve essere un motivo se siamo tornati indietro nel tempo, non trovi?”

“Quindi? Cosa vuoi fare, imbucarti alla festa in jeans e magliette all'ultima moda?”

Lui sorrise, ghignando leggermente: “Non se fai una piccola magia per passare inosservati...”

“Se lo faccio, è solo per provare gli abiti con le sottane, chiaro?”

Il demone rise, scuotendo la testa: “D'accordo, sono proprio curioso!”

Concentrandosi su una coppia che stava entrando in quel momento per avere un’ispirazione, la strega chiuse gli occhi e si concentrò: Un’immagine speculare è poco originale, che l'ispirazione fornita ai miei occhi, faccia di me e il mio cavaliere una coppia bella da vedere...!”

E in pochi secondi, magicamente, si ritrovarono pronti per la festa.

Con fare cavalleresco, Samuel tese una mano a Jade: “Possa accompagnarla a questo ballo, madame?”

Lusingata, lei arrossì leggermente: “Certo, mio cavaliere.”

 

Così, uscirono dal loro nascondiglio e si mescolarono in mezzo agli invitati, fino a raggiungere l’ingresso, dove furono accolti da un servizievole maggiordomo.

Samuel e Jade si mescolano tra la gente e arrivando all'ingresso, il maggiordomo dice a loro: “Benvenuti alla tenuta dei Rosemberg. Per questo ballo vi servirà una maschera” e gliene consegnò due.

“Fico, – esclamò lei - un ballo in maschera!”

Ma subito lui, con un bisbiglio appena udibile, la sgridò: “Non dire fico! Ti ricordo che siamo in un ambiente abbastanza retrò!”

 

E, risolto questo piccolo inconveniente, i due entrarono, iniziando ad aggirarsi per la grande sala, gremita di invitati mascherati impegnati a bere e divertirsi.

“Chissà in che epoca siamo finiti!”

“Presumo siano gli anni Settanta, dato che il cognome Rosemberg era molto frequente, sai?”

Jade annuì, per poi mettersi finalmente la maschera sul viso; subito, però, venne colta da un’emicrania talmente forte da cadere quasi a terra per il dolore, sotto lo sguardo preoccupato e ansioso di Samuel.

“Jade, va tutto bene?”

Tempo pochi secondi e la ragazza si riprese senza problemi: “Sì, non preoccuparti. È passato.”

“Ancora quei capogiri dovuti al parassita?”

“No, è quella maschera. –  disse, indicando l’oggetto che aveva scagliato poco lontano - È malvagia!”

Samuel la raccolse, incuriosito, per poi iniziare ad esaminarla: “Allora c'è un disordine anche qui! Comunque, questa maschera è stata intagliata dal ramo di un albero.”

“Mi sembra di averne visti alcuni nel retro della tenuta. Andiamo a controllare!”

“NO! – la fermò - Il ballo sta per iniziare e ci renderemo sospetti, se ci allontaniamo. Inoltre, ho la sensazione che, se c'è un disordine, c’è anche un servitore del caos che lo diffonde.”

“Ma, se non posso indossare la maschera, come faremo a confonderci tra gli altri?”

“Potresti crearne due fasulle con la magia, ma facendo in modo che siano identiche a quelle che ci hanno dato, proprio come hai fatto per i vestiti.”

Lei, allora, annuì e chiuse gli occhi per concentrarsi: Una maschera vale l'altra, ma il suo volto sempre cambia. Se la sua forma non va bene, una diversa ne voglio avere...e due copie esatte comparvero nelle sue mani.

 

Pochi minuti dopo, gli ospiti avevano smesso di arrivare e il ballo poté finalmente avere inizio: i musicisti iniziarono a suonare i primi accordi di “Take to five” e signore e cavalieri si avviarono al centro della sala per le danze.

Anche Samuel, con un sorriso sincero sul volto, invitò la sua dama a ballare: “Mi vuole concedere questo ballo, signorina?”

La ragazza si mise una mano davanti al viso, come per nascondere l’imbarazzo, poi rispose: “Non posso credere che tutto questo stia accadendo davvero...”

E i due si misero a volteggiare al centro della stanza, lo sguardo di uno negli occhi dell’altro, colmi di amore e di complicità.

 

 

Intanto, nel presente...

 

 

Qualche secondo dopo la caduta, Brenda e Zack, storditi e confusi, cercarono faticosamente di rialzarsi, guardandosi intanto intorno in cerca degli altri.

“Dove sono finiti quei due?”

“Non lo so, sai com’è, ero troppo impegnato a cadere...” rispose il ragazzo, ironico, non facendo altro che aumentare la sua preoccupazione.

“Spero stiano bene... probabilmente non sono andati lontano...”

*Povera illusa! – pensò il ragazzo - Al massimo saranno dietro qualche albero a sbaciucchiarsi, mentre noi siamo qui a preoccuparci come degli idioti!*

Brenda, però, lo sentì: “Cosa hai detto, scusa?”

Quello la guardò confuso: “Detto cosa? Non ho aperto bocca!”

“Non è vero! Hai detto che Jade e Samuel si stanno sbaciucchiando dietro ad un albero!” riferì agitata, lasciando sotto shock Zack.

“COSA?!? Io non l'ho detto, l'ho solo pensato!”

“Quindi mi stai dicendo che sento i tuoi pensieri? È ridicolo! Forse hai parlato senza muovere le labbra e non te ne sei accorto...”

“Non sono un ventriloquo! Piuttosto, vediamo se ci riesci ancora, ok? Ripeti i numeri che adesso penserò.”

*23,7,45,55,34*

La ragazza sentì tutto e ripeté correttamente: “23,7,45,55,34, giusto? Oh mio Dio, sento davvero i pensieri! Com'è potuto succedere?”

 

Improvvisamente, vicino al muro comparvero Terence e John, e Brenda, vedendoli in tempo, riuscì a trascinare Zack dietro la loro auto, dove si nascosero.

I due malvagi, che apparentemente sembravano non averli notati, si avvicinarono al muro e iniziarono ad esaminarlo.

“Ecco! – indicò Terence – E’ in questo punto che c'è stata l'anomalia.”

“Accidenti, se i confini ora sono visibili, significa che la morte di Faith ha ridotto il potere unico!”

“Potremmo trovare qualcuno che la sostituisca, che ne pensi?”

John, però, scosse la testa: “Ma ci vuole una strega come lei!”

“Aspetta: so che ha riportato in vita delle streghe, morte anche loro con lei, tranne una, Heith.”

L’altro, però, era ancora perplesso: “E chi è questa Heith?”

“Una strega che ho già conosciuto in passato, quando era viva. Adesso è fuggita, ma se vuoi posso cercarla e portarla da te.”

“D’accordo, fai il possibile per trovarla. Se i prescelti dovessero seguire i confini, troverebbero in fretta la sede degli altri quattro membri e alla fine, beh, lo sai...”

Fu allora che, voltandosi, notò l’auto dietro di loro.

“E questa macchina da dove spunta fuori?” ma non ricevette risposta.

In realtà, però, Terence, che la conosceva, aveva già capito la situazione. *Ma questa è l'auto di Samuel e Jade! Chissà, magari con loro c'è anche lei...*

 

Intanto, senza farsi vedere, Brenda e Zack erano andati a nascondersi dietro un albero del bosco vicino.

“Che cosa dicono?” le chiese lui, guadagnandosi solo un’occhiataccia e una risposta sarcastica.

“Guarda che non ho il super-udito, sento solo i pensieri! Terence, però, sta pensando ad una lei che sta con Jade e Zack!”

Ma lui, allarmato, ormai non l’ascoltava più: “Guarda! Si stanno avvicinando all'auto. Tu e Jade avete detto che John vuole il suo grimorio, giusto?E nell'auto, guarda caso, c'è il Libro! Cosa facciamo?”

 

Poco più in là, Terence stava cercando di tenere lontano John dalla macchina.

“Magari è l'auto di qualche idiota essere umano. Andiamo via!”

L’altro, però, scosse energicamente la testa: “No, voglio vederla da vicino!”

Improvvisamente, però, le porte si chiusero e la macchina iniziò a spostarsi da sola, tornando indietro sulla strada da cui era venuta.

Sconcertati, i due ragazzi assistettero a tutta la scena.

“Ma... ma... chi ha mosso l'auto?” chiese Brenda.

E Zack, sconvolto, dovette ammettere: “Credo... credo di essere stato io...”

“Impossibile! E come avresti fatto?”

John, intanto, raggiungendola, stava provando ad aprire una delle portiere, ma, proprio in quel momento, Zack concentrò lo sguardo sull’auto ed esclamò, deciso: “Mettiti in moto e parti!”

Come per magia, la macchina fece retromarcia ancora una volta, sgommò e sfrecciò via, sotto gli occhi sgranati dei quattro.

 

John era sempre più incuriosito dalla faccenda.

“Ma chi c'era dentro quell'auto?”

“Senti, andiamo via! – cercò di convincerlo Terence - Perdiamo tempo prezioso e poi, ti ricordo che i confini sono costituiti da disordini, probabilmente questo ha creato qualche bizzarro fenomeno paranormale.”

Benché ancora perplesso, l’uomo concordò con lui: “Sì, forse hai ragione. Cerchiamo quella Heith, piuttosto!”

Ma, prima di scomparire, Terence pensò: *Devono essere nascosti nel bosco. Spero che quella bella ragazza non esca allo scoperto, o John la ucciderà. Resta nascosta ancora un secondo, ti prego...* implorò, come se sapesse che poteva sentirlo.

E fu allora che Brenda capì che la ragazza di cui stava pensando l’uomo era proprio lei...

 

 

Morbridge, South Dakota 1975- Tenuta Rosemberg

 

 

Mentre continuavano a ballare, stretti uno all’altro, Jade e Samuel non smisero un secondo di guardarsi intorno ed osservare gli altri invitati.

“Uomo sospetto a ore dieci” sussurrò lei a un certo punto nell’orecchio di lui.

“Perchè ti sembra sospetto?”

“Guardalo: sta lì seduto a fissare tutti, come se stesse aspettando che accada qualcosa.”

“Forse si è stancato di ballare e si è andato a sedere.”

Poco dopo, all’uomo se ne aggiunse un altro, dall’aria alquanto nervosa, lasciando sempre più perplessa la strega.

“Quello che è appena arrivato ha un'aria famigliare. Accidenti, la maschera non mi permette di riconoscerlo!”

“Adesso escono. Aspettiamo un po' e seguiamoli, ok?”

 

Poco dopo, anche i due lasciarono la sala, pronti a seguirli. Stavano per varcare la porta, però, quando accade qualcosa di strano: all’improvviso, tutti gli invitati iniziarono a litigare fra di loro, al punto da lanciarsi addosso anche sedie e coltelli. D’istinto, Jade, sconvolta, fermò il tempo, bloccando tutto, attirandosi, però, i rimproveri di Samuel.

“Cosa stai facendo?”

“Li fermo prima che qualcuno si faccia male, no?”

“Jade, non possiamo interferire con gli eventi del passato. Non dovremmo nemmeno essere qui!”

Lei gli lanciò un’occhiata sospettosa, prima di rispondere: “Che c'è? Sai qualcosa che non so?”

“All’inizio era solo un sospetto, ma ora ne sono più che certo: vedi, quando facevo parte del mio vecchio clan di demoni, ho sentito parlare della strage di Rosemberg.”

“E pensi che sia legata a questa tenuta?”

“Credo proprio di sì! Pare che un servitore del caos abbia costretto più di settanta esseri umani ad uccidersi tra loro in un vero e proprio bagno di sangue, ma la vicenda di Rosemberg non fu l'unica, perchè in seguito, purtroppo, ci furono altre uccisioni di massa.”

E, senza aggiungere altro, fece ripartire il tempo, approfittando della confusione per trascinare la ragazza fuori dalla stanza.

Raggiunto il giardino, Jade cadde a terra, scossa dai singhiozzi, mentre Samuel cercava, invano, di consolarla: “Lo so che è una cosa brutta, ma dovresti saperlo che i servitori del caos sono noti per la loro crudeltà.”

“Non possiamo fare proprio nulla?”

“No, Jade. Anche se intervenissimo, credo che non ci converrebbe: abbiamo già abbastanza problemi nel presente e non voglio che qualcuno dal passato ce lo rovini ulteriormente. Capisci?”

In quel momento, guardando sopra la spalla del ragazzo, la strega notò un albero malefico e imponente dietro di loro e glielo indicò.

“Guarda: dev'essere da lì che provengono le maschere.”

“Dal colore, direi proprio di sì! Fa venire i brividi solo a vederlo!”

Vedendo un’ascia appoggiata a terra poco lontano, Jade la prese e, senza pensarci, la usò nel tentativo di far del male alla pianta.

“No! - cercò di fermarla lui – Sei impazzita?”

“Se l'albero viene distrutto, le maschere non influenzeranno quelle persone ad uccidersi!”

Ma, sotto i loro occhi, le ferite che aveva appena inferto all’albero si rigenerarono da sole.

“Come vedi, non possiamo fare nulla, Jade...”

La ragazza lasciò cadere l’arma a terra e scoppiò di nuovo a piangere, sconfitta: “Non è possibile... Da qui sento le loro grida e mi straziano da morire...”

Samuel le fece una carezza, subito distratto, però, da alcuni bisbigli poco lontani.

“Abbassa la voce. – le sussurrò - Qui dietro ci sono quei due che abbiamo visto nella sala. A questo punto, credo siano servitori del caos.”

 

Dopo essersi nascosti dietro un muretto, si sporsero leggermente, in modo da ascoltare meglio la conversazione dei due uomini misteriosi che, nel frattempo, si erano tolti la maschera. Nell’osservare il volto di uno di loro, Jade rimase letteralmente senza parole.

“Ma quello è mio nonno!” esclamò.

“Ne sei sicura?”

“Riconoscerei il volto di quel bastardo tra mille. Inizio a pensare che non avevi tutti i torti, quando dicevi che siamo qui per un motivo: forse dovevamo assistere a questa conversazione.”

“Chi sarà l'altro in sua compagnia, però?”

 

A giudicare da quel poco che riuscirono a captare, John sembrava molto agitato e preoccupato per qualcosa.

“Ho consultato una veggente e mi ha detto che, in futuro, Dana mi rinchiuderà in una cripta. Io non posso finire così, devi aiutarmi, Luis!”

“Conosco una soluzione che può salvarti, ma devi farti rinchiudere in quella cripta.”

“Come sarebbe? È proprio quello che cerco di evitare!”

“Tranquillo, John, non vi resterai a lungo. Ricordi quella stanza segreta che c'è nel nostro castello?”

“Sì, perchè?”

“Lì è nascosto un cigno dai poteri mistici, che ho creato con il potere dei disordini con il passare degli anni, e che è in grado di collegarsi ad una persona.”

John lo osservava, sempre più confuso e perplesso: “Non riesco a seguirti: in che modo potrebbe aiutarmi?”

“Versando il tuo sangue nella sua bocca, posso collegarti ad esso. Tu e Dana siete collegati dal vincolo di prescelti, perciò anche Dana sarà collegata al cigno. Nel momento in cui lei ti rinchiuderà nella cripta, il vincolo fra voi due si spezzerà automaticamente e il cigno rimarrà collegato solo a lei.”

“E questo cosa significa?”

“Il cigno annullerà ogni incantesimo che lancerà contro di te, perciò, anche se sarà convinta di averti rinchiuso nella cripta, in realtà avrà fallito.”

Il viso dell’uomo si illuminò: “Ma è grandioso! Ti ringrazio!”

Luis, però, frenò bruscamente la sua euforia: “Non ringraziarmi, John. Non pensare che non voglia qualcosa in cambio: infatti, quando uscirai dalla cripta, io ti esilierò su un'isola e lì attenderai l'arrivo di mio figlio Terence.”

“E perchè?”

L’altro alzò la voce, visibilmente seccato: “Non discutere con me, John! Vuoi il mio aiuto? Ecco, te lo sto dando, ma, in cambio, ho bisogno di questo favore. Ricordati bene: quando sarai sull'isola, dovrai aspettare l'arrivo di mio figlio, quando sarà il momento. Lui, infatti, ti porterà il cigno con una mia lettera di istruzioni e a quel punto tutto avrà inizio. E’ chiaro?”

 

Jade, che assieme a Samuel, aveva ascoltato tutto, si voltò verso il demone e, confusa, gli chiese: “Quali istruzioni? Di cosa stanno parlando?”

“Non lo so, ma la faccenda si fa sempre più misteriosa, ora che abbiamo scoperto che c'è di mezzo anche il padre di Terence.”

In quel momento, accidentalmente, la ragazza calpestò un ramoscello, che scricchiolò. Lui, sentendo il rumore si voltò di scatto, allarmato.

“C'è qualcuno lì dietro, John!”

L’uomo si allontanò per andare a controllare: “Chi c'è? – gridò - Odio la gente che ascolta le conversazioni altrui!”

 

CONTINUA NELL'UNDICESIMO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana

Angolo autore: Non muovetevi, perchè è già online anche il prossimo capitolo.

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Capitolo 11
*** 2x11-Un secondo per provare la morte ***


CAPITOLO UNDICI

"Post mortem"

 

 

1975 – Morbridge, South Dakota

 

Quando Luis e John si accorsero di essere spiati, i due ragazzi, nascosti dietro il muretto, si bloccarono, in silenzio, terrorizzati man mano che i passi si avvicinavano a loro.

“Cosa facciamo, Samuel? – bisbigliò lei - Non possiamo scappare!”

“Avanti! – intimò John, sempre più arrogante - Esci fuori, chiunque tu sia: sei in trappola!”

Ma, quando sbirciò oltre il muretto, con sua grande sorpresa, non vide nessuno.

Tirando un sospiro di sollievo, tornò da Luis: “Falso allarme, probabilmente era solo un topo.”

L’altro, però, non era convinto: “Doveva essere un topo bello grosso, allora!”

 

 

Nel presente

 

Il muro nero sputò fuori Jade e Samuel, riportandoli nel presente.

Non appena se ne accorsero, Brenda e Zack corsero nella loro direzione, felici di rivederli.

“Jade! Sei tornata!” la chiamò l’amica.

“Brenda! Che bello rivederti!”

“Bel vestito! E anche Samuel è uno schianto. Da dove venite?”

“Siamo stati ad un ballo in maschera, ma non è stato un vero divertimento, a dire la verità.”

In quel momento, li raggiunse anche Zack, che si era attardato sul ciglio della strada: “B- bel vestito, Jade. Dove sei stata?”

Samuel, geloso, gli lanciò un’occhiata di fuoco: “Guarda che ci sono anche io, eh. Dovresti rivolgere la domanda ad entrambi, sai?”

“Non darti delle arie solo perchè indossi uno smoking!”

Brenda, per farli un dispetto, si intromise e commentò: “Però, Zack, devi ammettere che formano una bella coppia, vestiti così....”

“Adesso smettila!” la intimò, però, l’amica, profondamente imbarazzata.

 

Solo allora Samuel notò che erano soli e che non c’era traccia della sua auto.

“Ehm... non vedo la mia macchina. C'è qualcosa che non va?”

Entrambi abbassarono lo sguardo e solo diversi secondi dopo Brenda, mortificata, trovò il coraggio di parlare: “Visto che hai tirato in ballo la tua macchina, ne approfittiamo per dirvi una cosa...”

“Sembrate agitati. Cosa sta succedendo?”

“Vedi... abbiamo un grosso problema: io sento i pensieri e Zack ha detto alla macchina di andarsene...”

Samuel e Jade la guardarono, senza capire: “Mi dispiace, ma non riusciamo a seguirti.”

“Come sarebbe che l'auto se ne andata? – chiese, invece, la strega – E dove l'avete portata?”

“Mentre eravate via, abbiamo avuto il tempo di capire dal libro cosa ci era successo e, in pratica, io sono diventato un tecnopatico, mentre Brenda è telepatica.”

“COOOOSAA?!? Vi siete dati dei poteri???” gridò, scatenando una risatine isterica nell’amica.

“No, no! Questi poteri sono comparsi solo dopo che il muro ci ha folgorati.”

Ma il demone, sempre più furioso, ignorò le spiegazioni, rivolgendosi all’amico: “Dov'è la mia auto, Zack?”

“Sono venuti John e Terence per via di un'anomalia nel muro in cui siete entrati, così, per proteggere il libro, ho usato il mio potere per allontanare l'auto, ma adesso non so dove l'ho mandata.”

“John e Terence sono qui?!?!?” chiesero i due, allarmati.

Erano qui, – spiegarono gli altri - ma poi se ne sono andati.”

 

Improvvisamente, sgommando, l’auto tornò nel loro campo visivo, fino a raggiungere il posto che occupava prima.

“Come è possibile???”

Samuel, vantandosi, rispose: “Guarda che sono stato io! A quanto pare riesco ad usare il tuo nuovo potere meglio di te...”

Brenda lo guardò, poi gli disse, sinceramente preoccupata: “Ti consiglio di non emulare il mio potere. Non immagini cosa si può sentire!”

“Perchè – le chiese l’amica, leggermente in ansia - mi stai leggendo il pensiero, adesso?”

“No, tranquilla, non invaderei mai la privacy della mia migliore amica. Quando mi lamentavo del mio potere, parlavo di Zack: non fa altro che canticchiare nella sua mente le canzoni di Celine Dion. Vi rendete conto?!?”

Ovviamente, il diretto interessato s’infuriò: “HEYYYY!! Esci subito fuori dalla mia testa!”

“Magari! Purtroppo, però, non riesco a controllarlo.”

Jade le lanciò un’occhiata sospettosa, alquanto preoccupata per lei: “Senti, il fatto che questi poteri derivino dal muro, non mi fa stare tranquilla. In passato abbiamo incontrato dei ragazzi che, come te e Zack erano stati infettati dai disordini e hanno manifestato dei poteri, e il risultato fu che ognuno di loro si sentiva un dio sceso in terra, al punto che, insieme, facevano quello che volevano, senza controllo.”

Il ragazzo si affrettò a tranquillizzarla: “Non preoccuparti, noi stiamo bene e non perderemo la testa.”

Samuel scosse la testa e salì in auto, dietro il volante come al solito: “Ora basta perdersi in chiacchiere. Dovremo prendere una strada alternativa, a questo punto, se vogliamo andare a nord.”

“No, non credo sia necessario. Salite tutti in macchina!” ordinò Jade, prendendo posto.

 

I quattro, allora, ripresero i loro soliti posti e fu allora che la strega pronunciò un incantesimo.

Gli ostacoli sono fatti per essere saltati, ma alcuni sono troppo complicati. Fammi superare ciò che non mi fa proseguire, perchè nessuno il mio cammino può impedire....

E, magicamente, si ritrovarono dall’altra parte.

 

“Accidenti, Jade, – esclamò il demone, sinceramente stupito - diventi sempre più brava!”

Brenda, dal sedile posteriore, lanciò loro un’occhiataccia, sospirando: “Okay, lo so che adesso inizierete a guardarvi come Romeo e Giulietta e finirete per farvi delle smancerie, ma noi siamo in attesa di sapere dove siete stati!”

 

 

Cinque ore dopo – Tacoma, Washington 

 

 

Dopo diverse ore di viaggio, finalmente i ragazzi giunsero in una nuova città; mentre Samuel guidava, chiacchierando con Zack e Brenda per passare il tempo, Jade si mise ad ascoltare la radio, alzando il volume quando si sintonizzò sul notiziario locale, che aggiornava gli ascoltatori sulla misteriosa esplosione avvenuta a Salem la notte prima.

Nel sentire quelle notizie terribili, Jade cadde preda dell’angoscia: “Pensavo di aver scordato quella terribile notte ed ecco che la radio me la ricorda. Poveri cittadini, non solo indagano su qualcosa che non scopriranno mai, ma devono fare anche i conti con gli zombie che se ne vanno in giro!”

“Per non parlare dei poveri Katrine e Brett. – aggiunse l’amica - Che morte orribile!”

Ma il demone tranquillizzò entrambe: “Degli zombie non dobbiamo preoccuparci: infatti, quando Faith è morta, così è stato per le persone che ha riportato in vita.”

“Tutte tranne Heith. – aggiunse Zack - Quella ragazza ci perseguita, per caso?”

“Già! Non ne parliamo. Chissà cosa dobbiamo aspettarci da lei... Come se i problemi che abbiamo non fossero già abbastanza!”

 

Improvvisamente, però, la conversazione fu rotta dal rumore provocato da cinque ambulanze che, in fila, passarono loro accanto, sfrecciando via. Allarmati, decisero di accelerare e inseguirle.

“Cosa sarà successo?”

Jade tirò subito fuori la bussola dalla borsa, notando che stava lampeggiando con insistenza: “Qualunque cosa sia, la bussola sta lampeggiando!”

“Presto, Zack: controlla sul tuo computer se Tacoma è una delle città-epicentro!” lo incalzò il demone.

“Città-epicentro - chiesero le ragazze – Di cosa state parlando?”

“Sarebbero le città da cui si diffondono i disordini e che, quindi, ne hanno la massima concentrazione.”

“Aspettate un secondo: se non ricordo male, John disse a Terence che quel muro nero era un confine e che, se l'avessimo scoperto, ci sarebbe bastato seguirlo per arrivare nelle città dei cinque!”

“E lo dici soltanto adesso???? Ci vorranno altre cinque ore per tornare dove eravamo! E se è sparito?”

“Scusa, ma, con tutto quello che è accaduto, l'ho dimenticato. E poi la colpa non è solo mia: c'era anche Zack con me! A lui niente terzo grado?”

“Tu – la strega, stavolta, si rivolse al ragazzo – cosa hai da dire a tua discolpa?”

“I confini non ci servono: quando io e Samuel siamo stati nella villa di Xandra, c'erano quattro porte e ognuna conduceva a una villa. Perciò ci basterà tornare lì per raggiungere gli altri membri.”

 

Intanto, erano stati costretti a fermarsi per rispettare un semaforo rosso, con grande rabbia di Samuel, che temeva di dover rinunciare all’inseguimento.

“Aspetta! – lo rassicurò Zack - Forse so come fare” e, fissando i semafori, da rossi li fece diventare verdi, lasciando Brenda sotto shock.

“Wow! Sei stato fenomenale!”

“Modestamente... È bello contare di nuovo su un potere, sai?”

Jade scosse la testa, preoccupata, e cercò di metterli in guardia: “Vi ricordo che sono poteri usciti dal muro, perciò state attenti a non abusarne. Ok?”

“Va bene, mammina!” risposero i due, in coro.

 

Intanto, Samuel era riuscito a raggiungere le ambulanze proprio mentre entravano nell’ospedale principale della città, il cui piazzale antistante era pieno di persone, intente a pregare con delle candele in mano. Subito, i quattro scesero dall’auto e si avvicinarono alla folla, curiosi e perplessi.

“Allora, si tratta di una città-epicentro?”

“No, non ha nulla a che vedere con Salem.”

Le due ragazze, invece, si erano avvicinate a una signora anziana dall’aria gentile, in cerca di spiegazioni.

“Mi scusi, signora, ma cosa è successo? Perchè c’è tutta questa gente?”

Tristissima, la donna rispose: “I bambini della scuola elementare, che stamattina erano andati in gita al lago, sono stati riportati in città dalle ambulanze in stato di coma e così anche le insegnanti che li accompagnavano.”

Jade e Brenda ammutolirono, sconvolte.

“Cosa è successo al lago?”

“Nessuno lo sa, né riesce a capirlo. Forse l'acqua era contaminata.”

“Mi scusi, saprebbe dirmi dove si trova questo lago?”

“Certo! E’ a pochi chilometri dalla città.”

Jade, allora, la ringraziò e le due si allontanarono per parlare.

“Sicuramente i medici e la polizia sanno qualcosa e tu sei l'unica che può riuscire a scoprire la verità su questa storia” disse all’amica, stando attenta a non farsi sentire dalle persone che avevano intorno.

“Io? E come potrei?” le chiese, però, quella, perplessa.

“Sei telepatica, ricordi? Entrando in ospedale, sarai in grado di sentire ciò che pensano.”

 

In quel momento, riuscirono a ritrovare i ragazzi e subito li raggiunsero.

“Hey, ragazzi, cosa avete scoperto?”

“Questa gente non sa nulla. Parla solo del lago in cui erano i bambini.”

“Pensate si tratti di qualcosa di soprannaturale?”

“Decisamente! Perciò i e Brenda entreremo in ospedale per scoprire qualcosa di più sulla faccenda, mentre voi andate a dare un'occhiata a questo lago. Va bene?”

Ma Zack protestò, contrariato: “Perchè devo andare di nuovo con Samuel? Ogni volta che siamo soli, finiamo sempre per cacciarci in qualche guaio!”

“Non è vero!” negò con fermezza l’altro, guadagnandosi un’occhiataccia.

“Fammi pensare... una volta siamo stati inseguiti da gargoyle volanti e trasformati in statue di pietra, un'altra stavamo per essere risucchiati da un buco nero, o quasi divorati dalle bestie di una fattoria e l'ultima volta siamo finiti in una gabbia circondata da demoni! Devo continuare la lista, o è sufficiente?”

Prima che il demone potesse replicare, però, Jade li sospinse con forza verso la macchina: “Non mi interessano le vostre disavventure, voi andrete in quel dannato lago insieme. Fine della storia. E’ chiaro?”

“Se ci tieni tanto... – continuò Zack – Ma, se dovessi morire, ti assicuro che verrò a tormentarti dall'aldilà!”

 

 

Villa di Terence, Augusta, Maine 

 

 

Terence, nervoso, stava camminando avanti e indietro lungo il corridoio che c’era all’ingresso della sua villa, attendendo ansioso che la porta di fronte a lui si aprisse. Finalmente, John si teletrasportò lì e fece la sua comparsa nella casa.

“Allora, l'hai trovata?”

Terence annuì: “I demoni di Xandra l'hanno trovata a Seattle e la stanno portando qui. Dovrebbero arrivare a momenti.”

Proprio in quel momento, si spalancò una porta e fecero la sua comparsa dei demoni e Heith, tenuta saldamente da due di loro per le braccia.

“Lasciatemi! – urlava - Toglietemi le vostre luride mani di dosso!”

John, lascivo, si avvicinò a lei e iniziò a studiarla: “Hai un bel caratterino, streghetta! E anche la pelle dura, visto che mi risulta tu sia morta da parecchi mesi...”

La donna lo ignorò, rivolgendosi verso Terence, sarcastica: “Ma guarda chi c'è: il traditore!”

Quello sorrise, prima di risponderle, gentile: “Ben trovata, Heith! E’ da molto che non ci vediamo, vero?”

“Già! Da quando tu e Wolf mi avete uccisa, se non sbaglio...”

“Guarda che è stato Wolf, ma non preoccuparti: ha pagato per le sue malefatte.”

John, irritato, li interruppe, intromettendosi nella conversazione: “Direi che i convenevoli sono durati fin troppo, perciò veniamo subito alla faccenda per cui sei qui. So che abbiamo un nemico comune: Jade e Samuel...”

“Io non collaboro con voi! – protestò la donna, risoluta – Lavoro da sola da quando il Male mi ha voltato le spalle, perciò eliminerò quei due per conto mio.”

L’uomo si infuriò e le inveì contro: “Qui decido io, perciò hai solo due alternative: puoi allearti con me, oppure ti uccido. Subito dopo Jade e Samuel, naturalmente. Cosa preferisci?”

La sua reazione ebbe l’effetto sperato, perchè lasciò Heith intimorita e vagamente preoccupata.

“E io cosa ci guadagno? – chiese - Chi mi garantisce che non vi comporterete come Wolf?”

“Io non sono Wolf, tesoro... Io ti darò molto più potere di quello che puoi immaginare e, in cambio, ti chiedo solo di fare un patto oscuro con me.”

“Un patto oscuro? Mi hai presa per una povera idiota, per caso? Se lo faccio, dovrò sottostare a te per sempre, perciò non se ne parla assolutamente!”

“Questo è vero, ma immagina che strega saresti con il potere dei disordini dentro di te. Nulla ti fermerebbe più, nemmeno Jade.”

La strega, ora, era combattuta su cosa fare, perchè la vendetta era un richiamo troppo forte: “Io voglio quella strega morta e la voglio uccidere con le mie mani, perciò... accetto il patto!”

Entusiasta, John le tese la mano: “Dammi la mano, così posso portarti nel posto dove ufficializzeremo la cosa” ma, prima che sparissero, Terence li interruppe con un’ultima domanda.

“John, ma se Heith prenderà il posto di Faith, dove andrà a vivere, visto che la villa è stata distrutta?”

“Semplice: dividerete questa!”

 

 

Haiden Lake - Tacoma, Washington 

 

 

Dopo qualche minuto di macchina, finalmente Samuel e Zack arrivarono al lago che era stato indicato loro in città e subito notarono che era tutto molto silenzioso e deserto, nonostante fuori dalla riserva fossero parcheggiate diverse auto della polizia, compresa una delle scientifica.

“Che silenzio! – esclamò Zack, stupito - Non vedo nessuno.”

“Già! Entriamo a dare un'occhiata, ma senza avvicinarci troppo al lago, ok?”

E si avviarono.

Ben presto, però, davanti a loro si presentò uno scenario terrificante: vicino alla riva c’erano i corpi senza vita dei poliziotti, gli occhi sgranati per la sorpresa e la paura. Con cautela, il demone si avvicinò a uno di loro, osservandolo attentamente.

“Cosa diavolo è successo qui?”

L’altro si stava guardando intorno, sempre più spaventato: “Che brutto posto! Mi viene la pelle d'oca! Chi può aver fatto una cosa del genere?” poi si avvicinò a uno degli uomini a terra, toccandogli la giugulare. “Sicuro che siano morti? Il battito c'è, anche se molto debole.”

“Apparentemente sembrano morti, ma forse sono soltanto in coma. Proprio come i bambini.”

“Ottima deduzione, dottor Samuel! Perciò adesso è meglio tornare in città, prima che accada la stessa cosa anche a noi, non credi?”

“Ma non abbiamo scoperto ancora niente!” protestò l’altro.

L’amico, però, non gli rispose, troppo terrorizzato dalla visione che aveva davanti, al punto da tremare senza riuscire a controllarsi: una donna, con lunghi capelli biondi e occhi blu, e indosso solo una vestaglia bianca, stava camminando sull’acqua, dirigendosi verso di loro. Samuel, però, non si accorse di nulla e lei, con fare complice, gli fece cenno di tacere. Per fortuna, il ragazzo non l’ascoltò e lo avvisò subito.

“Samuel, voltati: c'è una donna che ci sta guardando!”

Immediatamente, il demone eseguì: “E tu chi diavolo saresti? Sei stata tu a fare tutto questo, vero? Rispondi!” ma quella tacque, anzi, iniziò a ridere.

“Non vuoi parlare? – continuò, innervosendosi sempre di più - Adesso vediamo se cambi idea!” e le lanciò delle sfere di energia che, però, si limitarono ad attraversarla.

Zack, intanto, era sempre più allarmato, al punto da afferrare l’amico per un braccio: “Samuel, forse è meglio andare via!”

Quella lo sentì ed esclamò: “Io non vi lascerò andare via!” e, quando puntò il braccio verso di loro, i ragazzi iniziarono a sentirsi soffocare, fino a cadere a terra.

Prima di toccare il suolo, con voce strozzata, Zack riuscì a dire poche parole: “Samuel! Non... riesco... a... respirare...”

L’altro, nelle stesse condizioni, rantolò: “Nemmeno io! Dev'essere lei .... a toglierci... il respiro. Maledetta, non ho la forza... di... reagire”

In quel momento, toccarono terra e dalle loro bocche uscì una specie di bolla bianca, che volò via fino alle mani della donna, da cui furono lanciate in fondo alla lago. Soddisfatta, ella se ne andò, lasciandoli lì.

 

 

Intanto, in ospedale

 

 

Jade e Brenda riuscirono a entrare abbastanza facilmente in ospedale, ma furono costrette a nascondersi in qualche stanza tutte le volte che incrociavano qualche medico. Una di queste volte finirono in uno sgabuzzino e Brenda, esasperata, sospirò, lamentandosi.

“Jade, non possiamo continuare a nasconderci ogni volta che vediamo dottori o infermieri! Io mi sto stufando!”

“Se ci vedono in giro, ci cacceranno e non scopriremo niente!”

“Anche nascondendoci tutto il giorno non scopriremo nulla, perciò usciamo e vada come vada, ok?”

Ma l’amica scosse energicamente la testa: “Assolutamente no! Piuttosto, non riesci ad usare il tuo potere da qui e vedere se senti i pensieri di qualcuno?”

L’altra la guardò, perplessa: “Non lo so... da dietro una porta? In uno sgabuzzino? Non sono mica la ragazza bionica o Clark Kent!”

Jade sospirò e si arrese: “Uffa, quante storie! Usciamo, va bene?”

 

Le due, allora, aprirono la porta e tornarono in corridoio, per poi, mano nella mano, iniziare a percorrerlo in punta di piedi, cercando di non fare rumore.

“Allora? Riesci a sentire qualcosa?” sussurrò Jade.

“No! - rispose l’altra, a denti stretti – se aspetti un secondo, magari!”

In quel momento, si fermarono fuori dalla stanza di uno dei bambini e Brenda sentì una voce nella testa che chiedeva aiuto.

*Aiuto, sto soffocando! Mamma!*

Vedendolo dietro il vetro, gli chiese, telepaticamente: *Sei il bambino steso sul letto? Sei tu che mi parli?*

Notando che l’amica si era incantata davanti al vetro, Jade la scosse dolcemente: “Brenda? Cosa c'è? Perchè ti sei fermata davanti a questa stanza? Senti qualcosa?”

“Shhhh! – venne zittita - Aspetta!”

Intanto, il bambino chiese: *Chi mi sta parlando? Non ti vedo!*

*Non mi vedi perché hai gli occhi chiusi e sei steso su un letto. Sei in ospedale, lo sai, vero?*

*Io....io non riesco a capire... Ti prego, aiutami, quella donna ha fatto del male a me e i miei amici!*

*Chi? Quale donna?*

 

Ma non ebbe mai risposta perchè un’infermiera arrivò alle loro spalle e le sorprese.

“Hey! – chiese – Chi siete voi due? Qui non potete stare!”

Jade si voltò, spaventata: “Ehm... noi... noi... Oh, al diavolo!” e la bloccò, sotto lo sguardo stupito dell’amica.

“Wow! Sei riuscita a bloccarla senza bloccare anche me!”

“Sono strega da parecchio tempo, se non sapessi padroneggiare i miei poteri, dovrei lavorare al circo. Comunque, mi puoi dire cosa sta succedendo?”

“Io e il bambino nella stanza stiamo comunicando telepaticamente. E’ uno di quelli che erano al lago, mi stava per dire chi li ha ridotti così, quando è spuntata questa stramaledetta infermiera.”

“Allora vai a scoprirlo, no? – la incitò Jade, spingendola nella stanza - Io bloccherò chiunque spunti nel corridoio e terrò bloccata anche lei. Muoviti, veloce!”

 

Brenda, allora, entrò e si avvicinò piano al letto.

*Hey! – lo chiamò - Ci sei ancora?*

*Voglio svegliarmi, ma non ci riesco!* rispose quello, sempre più agitato.

*Cerca di stare calmo. Come ti chiami?*

*Sono... sono Michael.*

*Bene, Michael, adesso ti va di dirmi chi ha fatto tutto questo a te e i tuoi amici?*

La paura era palese, ora, nella voce del bambino: *E’ stata una donna con i capelli biondi e lunghi e un vestito bianco. Ha alzato le braccia e tutti siamo caduti a terra e abbiamo iniziato a non respirare più...*

*Ma è terribile! – esclamò la ragazza, sinceramente in pena per lui - Senti, io posso aiutarti, ma mi servono più dettagli su questa donna. Ricordi altro, per caso?*

*Lei... lei riusciva a camminare sull'acqua.*

*Bene, mi sei stato davvero di grande aiuto. Grazie. Ti prometto che tu e i tuoi amici vi risveglierete presto. Parola di Brenda!*

*Brenda? – chiese - È così che ti chiami, quindi?*

Dimenticandosi che non poteva vederla, la ragazza sorrise: *Esatto, Michael! Adesso, però, devo andare. Non avere paura, mentre non ci sono, ok?*

*Va bene!*

 

Intanto, fuori dalla stanza, Jade continuava a fare la guardia, attenta a ogni minimo rumore, quando, improvvisamente, comparve davanti a lei Samuel, sotto forma di proiezione astrale.

Il ragazzo la guardò, supplicandola con gli occhi: “Aiutami, Jade! Non abbiamo molto tempo, non riusciamo a respirare!”

Spaventata dall’apparizione, la ragazza iniziò a gridare, sconvolta, il suo nome, ma quello svanì prima di poterla rispondere.

 

Quando, qualche minuto dopo, Brenda la raggiunse fuori, allarmata dal suo grido, le due si recarono nella mensa dell’ospedale, dove, sedute a un tavolo in disparte, si misero a consultare il Libro in cerca della donna misteriosa. Mentre Brenda girava le pagine, però, la strega, preoccupata, non faceva che pensare a quello che aveva visto.

“Samuel non aveva una bella cera. – ripeté per l’ennesima volta - Temo che lui e Zack siano davvero in pericolo. Ha detto che non respiravano!”

“Anche Michael l'ha detto. ”

“Oltre al messaggio, però, c'è un'altra cosa che mi ha turbato...”

“Cosa?”

“Samuel ha usato la proiezione astrale per avvertirmi di lui e Zack. Io non ho più quel potere e, anche se lo avessi, dovrebbe essermi accanto per usarlo.”

L’altra alzò gli occhi dal libro, confusa: “E quindi? Scusami, ma non riesco a seguire il tuo discorso, visto che sono impegnata nella consultazione.”

“Temo che Samuel sia diventato un emulatore permanente, come mio nonno, e sia, quindi, in grado di acquisire poteri senza più perderli.”

Brenda si bloccò, sconvolta: “Cosa?!? Ne sei sicura?”

“Io... io non so a cosa credere, in questo momento, ma, se fosse così, Samuel potrebbe perdere la testa, come è successo a John e io a quel punto non saprei cosa fare....”

“Non preoccuparti, Jade... – le disse l’altra dolce – Comunque, forse ho trovato qualcosa, la descrizione sembra uguale, secondo te è lei?” e girò il libro, in modo che potessero leggerlo entrambe.

 

La guardiana del Lago

 

Luna è il nome attribuito a tutte le guardiane dei laghi, ognuna delle quali ha il compito di vegliare su di essi e custodire lo scrigno dei respiri, che permette alla vegetazione circostante di nutrirsi e crescere, oltre a purificare i laghi e rendere possibile la vita delle creature marine.

In particolare, Luna compare ogni 365 giorni per aprire lo scrigno, camminando intorno al lago. Se non dovesse assolvere il suo compito, l'equilibrio tra la flora e la fauna non ci sarebbe, provocando conseguenze negative sulla vita degli esseri umani. 

 *La guardiana infettata dai disordini ha il potere di utilizzare lo scrigno in tutt'altro modo, infatti può garantire la sua salita in superficie in maniera permanente, rubando i respiri degli esseri viventi e rinchiudendoli nello scrigno. Le vittime, a quel punto, appaiono come morte, ma in realtà sono solo rinchiusi nella loro mente, dove continuano a rivivere in eterno il momento in cui il loro respiro è stato rubato e, quindi, a sentirsi soffocare, che pare sia un destino ben peggiore della morte. 

Avvertimento: Si ricorda che la guardiana è un essere pacifico, perciò non va eliminato, ma solo purificato. L'incantesimo va pronunciato solo quando tutti i respiri saranno liberati dallo scrigno, perchè questo la indebolirà a tal punto da non riuscire a difendersi.

Incantesimo per una guardiana infettata“Essere della natura, che si nutre di aria pura, respira velocemente alle mie dolci parole e non aver più paura dell'oscurità che ti cattura”

 

Le due, a questo punto, sapevano come agire, ma c’era ancora un problema da risolvere, che fu sollevato da Brenda.

“Okay, io sono pronta a fare a botte con la pacifista, ma come ci arriviamo al lago senza l'auto?”

L’amica, però, le sorrise, porgendole la mano: “Prendi la mia mano. Se c'è una cosa che so, è che io e Samuel siamo legati da un vincolo, perciò tento un incantesimo: Legame magico che mi vincola per sempre, sono in un luogo che non mi pretende. Che il battito del mio cuore mi sposti in un momento, in quello del suo sofferente tormento...

 

E, in pochi secondi, magicamente, comparvero sulla riva del lago, dove videro subito i due ragazzi, stesi a terra.

Jade si precipitò subito urlando nella loro direzione.

“Samuel! Samuel! Zack!”

L’amica, intanto, si era guardata intorno, sempre più sconvolta: “Ehm, Jade... credo che siano tutti intrappolati.”

Quella si voltò e la osservò, disperata: “E allora cosa facciamo adesso? Non vedo la guardiana e nemmeno lo scrigno!”

Ma, improvvisamente, si sollevò una fitta nebbia e comparve proprio la donna.

“Cosa abbiamo qui? – chiese - La prescelta e la sua fedele amica: siete così belle da togliere il fiato, ragazze!” e, dopo aver alzato la mano, iniziò a rubare il respiro di Brenda, che cominciò a vacillare.

Vedendo l’amica soffocare, Jade le inveì contro: “Smettila, tu non sei davvero malvagia! Dov'è lo scrigno?”

“Oh, tesoro... Dubito tu possa raggiungere il fondo del lago per recuperarlo...”

Intanto, Brenda era caduta a terra, ormai senza fiato: “Jade... non riesco... a... respirare...”

Allora, la strega, provò a fermare la guardiana con un incantesimo: Ciò che distrae, è la paura che cresce e sale. Cerchi di fuoco nell'acqua e la guardiana rimane in trappola...

E, proprio come aveva sperato, intorno alla donna comparve un cerchio di fuoco, che, momentaneamente, distolse la sua attenzione da loro.

Jade, vedendo che si era allontanata, si precipitò dall’amica, iniziando a scuoterla, mentre le lacrime le rigavano le guance, offuscandole la vista.

“Brenda? Brenda! Avanti, non lasciarmi anche tu! Nooooooo..”

Era rimasta sola, a quel punto.

 

Guardò per qualche secondo i suoi amici, a terra, bloccati dentro la loro mente e si fece coraggio: “Io non vi abbandono: vi salverò!”

Si tolse i vestiti e, approfittando della distrazione della guardiana, si tuffò nel lago per raggiungerne il fondo e aprire lo scrigno. Man mano che scendeva, la temperatura dell’acqua si abbassava e l’ossigeno diminuiva e non aveva quasi più fiato, quando vide davanti a lei brillare qualcosa; con le ultime forze rimaste, raggiunse lo scrigno e lo aprì, liberando tutti i respiri rubati. Tranne il suo: senza ossigeno, infatti, il suo cuore aveva smesso di battere, i suoi occhi si erano chiusi e il corpo senza vita era risalito lentamente verso la superficie.

Quando rinvennero, Zack, Samuel e Brenda osservarono per qualche secondo Jade galleggiare sul pelo dell’acqua a faccia in giù, poi si accorsero di quello che era accaduto e corsero a tirarla fuori. Il demone, più esperto degli altri, prese in mano la situazione e iniziò a premere sul petto della ragazza, nel tentativo di rianimarla.

“Jade? Jade! Jade, avanti, ti prego!”

Zack lo osservava sconvolto, confuso e agitato: “Cosa stai facendo? Chiama immediatamente Zeta!”

Lui, arrabbiato, rispose senza nemmeno guardarlo negli occhi: “Zeta non può fare niente! Il giorno che siete morti, vi abbiamo ceduto i nostri angeli-guida e ora non possono più aiutarci per un anno.”

“COSA?!? Stai scherzando, vero?” gridò Brenda, sconvolta e in lacrime.

“Si, Brenda, hai sentito bene: ora sono vostri, Xao e Zeta. Vostri, maledizione!” e poi, stremato e scosso dai singhiozzi, si accasciò sul corpo senza vita dell’amata.

 

~

 

“Sono morta?” chiese Jade e la sua voce rimbombò. Si trovava in un luogo pieno di luce e nuvole trasparenti e fu un uomo biondo e in nero, davanti a lei, a risponderle, gentile.

“Ci rivediamo ancora una volta...”

Perplessa, la ragazza lo guardò, confusa: “Ancora una volta? Chi sei?”

“La mia identità non ha importanza.”

All’improvviso, la ragazza ebbe un’intuizione e, finalmente, ricordò: “Aspetta un attimo: per caso sei quell'ombra che ho visto tempo fa?”

L’uomo sorrise: “Non cercare di scoprire chi sono, non ho spiegazioni da darti e suppongo che tu sia già stata avvertita dalla tua te stessa del passato che non devi interessarti a me, perciò ti prego, lascia perdere. Ok?”

“Sì, è vero, mi ha parlato di te, ma non capisco il perchè: sei una sorta di nemico, per caso?”

“No, Jade, io non sono né buono, né cattivo. Non preoccuparti.”

Jade annuì, poi iniziò a guardarsi intorno, confusa: “Che posto è questo? Sono morta, per caso?”

Quello scosse la testa: “No, Jade, questa non è la tua ora. Devi ritornare dove è giusto che tu stia, ma qualcosa mi dice che presto ci incontreremo ancora...” e, senza aggiungere altro, scomparve.

“Aspetta! Come sarebbe a dire che ci incontreremo ancora? Aspettaaaa!!!”

 

CONTINUA NEL DODICESIMO EPISODIO

 

 

Testo a cura di Lady Viviana.

Angolo autore: Grazie a tutti voi per aver seguito questa prima parte di stagione. Vi ricordo come sempre di lasciare un commento, anche breve, con le vostre considerazioni; rappresenterà per me una ricompensa in quanto scrittore e un motivo utile affinchè la storia continui. Ringrazio anche la mia Beta reader per l'eccellente lavoro con il testo della mia storia. Infine, vi ricordo che Demon & Witch torna dal 5 Gennaio con la seconda parte di stagione e verranno pubblicati gli episodi 2x12 "Venerdì" e 2x13 "Le ossessioni del vampiro". Non mancate e buone vacanzedi Natale stregate!

Appuntamento all'anno prossimo!

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Capitolo 12
*** 2x12-Venerdì ***


CAPITOLO DODICI

"Dejà-vu All Over Again"

 

 

24 ore dopo – Tucson, Arizona

 

 

Jade venne svegliata da un raggio di sole, entrato dalla porta socchiusa della stanza presa in un motel la notte prima. Attraverso di essa, vide Samuel, con indosso solo un paio di jeans, ammirare il sole nascente, appoggiato alla ringhiera del balcone.

Confusa, si avvolse ancora di più nelle lenzuola e iniziò a guardarsi intorno.

“Come sono arrivata qui?”

Il ragazzo, al suono della voce, si voltò e si accorse che era sveglia, così, sorridendole, rientrò nella camera.

“Buongiorno, amore” e la baciò, lasciandola spiazzata.

“Non che mi dispiaccia, eh, ma potresti prima spiegarmi cosa ci facciamo in questo motel? E dove sono Zack e Brenda?”

“Ci siamo separati, ricordi? Loro sono in California, adesso.”

“COSA?!? – gridò lei, alzandosi di scatto – Cosa sta succedendo?”

Samuel la guardò, confuso: “L'abbiamo deciso ieri: dividendoci, libereremo più città dai disordini. Non ricordi niente?”

Fu allora che Jade si rese conto che dalla sua memoria mancava tutta la giornata precedente: “Okay, ma non è pericoloso lasciarli da soli?”

L’altro scosse la testa: “Zack è un veterano, ormai, mentre Brenda se la cava abbastanza bene anche lei ora che ha un potere. E poi, di cosa ti preoccupi ora che sono immortali?”

“Oh, no! – esclamò lei, a quel punto - La Guardiana del lago!”

“La Guardiana? – il ragazzo continuava a non capire - Guarda che l'abbiamo eliminata dopo che sei tornata in vita. So che te lo sto ripetendo fino alla nausea, ma mi hai fatto prendere un grande spavento, sai?”

“Tornata in vita? Ma Zeta non può...”

“Cosa ti prende? – chiese lui, guardandolo preoccupata - Sembra che tu abbia una specie di vuoto di memoria... Non sarà il parassita, spero...”

In realtà le cose stavano proprio così, ma, per non farlo preoccupare, la ragazza decise di mentire: “No, no, il mio parassita è sottocontrollo, non preoccuparti. Ho solo un cerchio alla testa, credo che andrò in bagno” e si alzò, dirigendosi verso la porta opposta a quella del balcone, con addosso solo la camicia di Samuel.

“A proposito... – aggiunse lui, prima che entrasse - ho passato una fantastica notte, ieri!”

“Cosa? Ehm...volevo dire... anche per me è stata meravigliosa” e si chiuse in bagno, intuendo cosa era successo.

 

Subito, decise di chiamare Brenda per chiarire alcune cose che le sfuggivano, bisbigliando per non farsi sentire.

“Oh mio Dioooooooo!!!” sussurrò, quando l’amica rispose.

“Cosa è successo?” chiese l’altra, perplessa.

Il nervosismo era palese, ma, per fortuna, non poteva vederla: “Io e Samuel... ieri sera... motel... amoreggiare...letto... Capisci?”

A Brenda, per l’emozione, sfuggirono dei gridolini: “Cosaaaaaaa??? È successo? Beh, era anche ora!”

“No, tu non capisci: io non me lo ricordo, non ricordo assolutamente nulla della giornata di ieri e, soprattutto, della NOTTE di ieri!”

“Brutta storia! Come mai?”

“Ehm...vediamo, – replicò, sarcastica - ho solo un parassita cancella-ricordi nella mia testa... chissà come sarà successo! Piuttosto, aggiornami su tutto quanto...”

“Oh, no! Allora credo che non ti piaceranno le novità: se, come hai detto, non ricordi nulla della giornata di ieri, ti arrabbierai molto per quello che sto per dirti...”

“Ok, ma ora sputa il rospo!”

“Sei morta, ma tua Nonna ti ha riportata in vita con l'incantesimo della condivisione e tu ti sei infuriata molto. A quel punto, abbiamo purificato la Guardiana e salvato i bambini, per poi ripartire. E’ stato allora che ti ho rivelato che, grazie al mio nuovo potere telepatico, quando sei tornato nel passato, ho scoperto che Terence ha una cotta per me. Un po’ di tempo dopo, tu e Samuel avete litigato, ma tu l’hai perdonato quasi subito ed è stato allora che abbiamo deciso di dividerci per poter eliminare più disordini possibili. Finito. Tutto chiaro?”

“Wow! Mi sono dimenticata parecchie cose! Aspetta, cos'è l'incantesimo della condivisione?”

“Quando sei morta, Zeta ovviamente non poteva riportarti in vita per via di quello che avete fatto, così Samuel, disperato, ha chiamato tua Nonna, che attraverso questo rito si è tolta un anno di vita e l'ha ceduto a te. In pratica, per un anno non puoi morire.”

Jade rimase in silenzio per qualche secondo, troppo sconvolta per rispondere: “Ma è impazzita?!?”

“Sì, anche ieri hai avuto una reazione simile, ma era l'unico modo per riportarti tra noi, ingrata che non sei altro!”

“Okay. Ora, Terence ha davvero una cotta per te? Spero tu stia scherzando: è malvagio!”

“Sì, lo so. Ma, mentre era con John davanti al muro nero, ho sentito che mi stava pensando.”

“Non voglio neanche sapere cosa provi per lui, perchè sarebbe ridicolo, perciò ne riparliamo di persona, ok? Cosa mi dici della lite tra me e Samuel, invece?”

“E’ stato perchè sospettavi avesse il potere dell'emulazione permanente, come tuo nonno.”

“Lo immaginavo, ma adesso c'è qualcos'altro che mi preoccupa: il mio piccolo viaggio nell'aldilà!”

Brenda, però, le mise fretta, troncando la conversazione: “Ascolta, Jade: mi piacerebbe molto ascoltare la tua storia ultraterrena, ma Zack mi sta chiamando e, se non vado, continuerà a farlo fino a costringermi ad infilzarlo con una delle mie frecce. Sai, ci aspettano dei demoni dalle lingue lunghe. A presto, tesoro!” e chiuse bruscamente la chiamata.

“No, non chiudere!” me era troppo tardi e così, rassegnata, uscì dal bagno, trovando Samuel dietro la porta.

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia, arrabbiato: “Ho sentito tutto, sai?” esclamò, senza lasciarle il tempo di spiegarsi.

“Ah sì? – chiese l’altra, guardandosi nervosamente intorno - E che cos'hai sentito, di preciso?”

“Mi hai mentito, Jade!”

Sbuffando, Jade fu costretta ad arrendersi: “E va bene: ho mentito, non ho alcun ricordo della giornata di ieri. Contento adesso?”

“Neanche di ieri notte?”

“A quanto pare, no. Ma non è quello a cui volevo arrivare, non preoccuparti...”

“Sappi che per me è stato speciale, ma, piuttosto, ora dimmi: dove volevi arrivare?”

“Al fatto che tu, ultimamente, abbia volato e usato la proiezione astrale. Io non ho più quei poteri, perciò vuoi spiegarmi cosa sta succedendo?”

Lui sospirò, esasperato: “Ti prego, Jade... Ne abbiamo già parlato ieri!”

“Sì, ma io non me lo ricordo, perciò rinfrescami la memoria: hai gli stessi poteri di mio Nonno, o no?”

“Come ti ho detto ieri, sì, da diversi mesi, ormai.”

“Oddio... E quanti poteri possiedi ora?”

“Ne ho contati quindici.”

Jade, sconvolta, iniziò a gridare, alzandosi dal letto su cui si era appoggiata: “Quindici?!? Santo cielo, Samuel! Mio Nonno ha perso la testa con tutti i poteri che possiede, cosa mi garantisce che non succederà anche a te?”

“Rilassati, alcuni sono poteri davvero inutili e poi non dipendere da me, non posso controllare questa cosa! Ogni volta che mi avvicino a qualcuno che possiede dei poteri, io li acquisisco in maniera permanente, ma, come ti ho detto ieri, io non cederò come è successo a tuo Nonno!”

“Ora capisco perchè il Consiglio ha così tanti pregiudizi su di te e ti voleva esiliare a tutti i costi: temono che tu possa diventare una minaccia come mio nonno!”

Il ragazzo la guardò senza rispondere, poi la invitò a sedersi sul letto e le si accomodò accanto, guardandola negli occhi.

“Credi che dovevano lasciarmi dov’ero? Che hanno sbagliato a liberarmi dall’esilio?”

“Certo che no! Però rimani comunque una possibile minaccia per loro. Se non fosse per la profezia, non credo che tu saresti qui con me, sai?”

Samuel le prese anche le mani, stringendole nelle sue: “Lo so perfettamente, ma ti prometto che il potere non mi darà alla testa. Il mio amore per te vincerà su tutto il resto...”

E, con queste ultime parole, la convinse definitivamente.

Jade, allora, lo baciò, più tranquilla: “Allora di questo non devo preoccuparmi, perchè so quanto mi ami tu e quanto ti amo io...”

 

~

 

Venerdì

 

Jade e Samuel stavano girando in auto la città, guardandosi attentamente intorno, quando il ragazzo esclamò: “C'è un disordine da queste parti!”

La ragazza, con la bussola in mano, annuì: “Già! Ne sta segnalando uno, ma non siamo abbastanza vicini alla fonte. Prova a girare a destra, verso la zona industriale, ok?”

L’altro eseguì.

“Chissà cosa combineranno Zack e Brenda insieme!” aggiunse, pensieroso.

“Al telefono, Brenda mi sembrava abbastanza motivata e, come hai detto tu, Zack è ormai un esperto nella lotta contro il Male, soprattutto ora che ha dei poteri.”

“Guarda che io non intendevo la lotta contro il Male! – esclamò il ragazzo, malizioso - Mi riferivo al fatto che potrebbe scattare qualcosa tra quei due, così magari Zack si dimenticherà di te, finalmente!”

Jade rise di cuore e gli tirò una pacca sulla spalla: “Come sei cattivo! E poi, ti assicuro che Brenda ha altro per la testa, al momento...”

“Ma l'amore è imprevedibile e fa innamorare le persone più improbabili. Come me e te” ma, nel dire questo, distolse lo sguardo dalla strada un secondo di troppo. Infatti, non riuscì a evitare il furgone che si stava dirigendo verso di loro e l’impatto fu talmente forte da schiacciare l’auto contro un muro, facendo esplodere i vetri e riempiendo l’aria di denso fumo nero.

Qualche secondo dopo, Jade, stordita e confusa, riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto di Samuel, ricoperto di sangue, accanto a lei. Angosciata, si tolse la cintura di sicurezza e iniziò a scuoterlo e chiamarlo, fra le lacrime, nel tentativo di risvegliarlo.

“Samuel, avanti! Svegliati, ti prego! Avanti!” poi liberò anche lui, cercando di tirarlo fuori attraverso il parabrezza. Nonostante le ferite riportate, salvare il suo amato era molto più importante e quindi Jade non sentì il dolore e riuscì nel suo intento, mentre il Libro rotolava poco lontano e John e Terence comparivano davanti a loro.

La ragazza tentò di tutto per salvarlo, persino la respirazione bocca a bocca, ma nulla sembrò funzionare, anzi, ormai erano entrambi in una pozza di sangue e le speranze si facevano sempre più fioche. Disperata, gli tirò un fortissimo schiaffo, senza vedere, però, alcuna reazione.

“Non morire! Non ti azzardare a morire, Samuel! Ti scongiuro, resta qui con me!”

 

In quel momento, John avanzò verso di lei, lanciandole addosso il Libro delle Ombre.

“E’ morto, Jade! Il Libro si è diviso e io ho finalmente riavuto il mio grimorio.”

La ragazza, arrabbiata, alzò lo sguardo verso di lui e lo squadrò: “L’incidente è stato opera tua, vero?”

L’uomo sorrise, compiaciuto: “Per dividere il Libro, occorre che uno dei prescelti muoia, perciò ho usato il potere dei disordini per rendere la città un posto poco sicuro per voi.”

“Come?”

“Dopo aver messo piede in questa città, non sareste riusciti a lasciarla fino alla morte di uno di voi due. Se foste sopravvissuti entrambi a questo incidente, sareste sicuramente morti in qualche altra maniera, ma vedo con piacere che ho ottenuto quello che volevo già al primo colpo!”

Jade, ora, era davvero furente e – si sa – la forza della disperazione è molto potente: “Se pensi che rimarrò a guardare, ti sbagli di grosso: abbiamo più risorse di quanto pensi!”

“Davvero? E cosa farai adesso, chiamerai i vostri angeli-guida? Ops, non potete più, a quanto ho saputo. Un peccato, vero?”

Inaspettatamente, l’altra rise: “E’ vero, non possiamo più affidarci ai nostri angeli, ma su qualcosa posso contare: i miei poteri. Se io non avrò Samuel, tu non avrai quel grimorio, stanne certo!”

 

Terence, allora, intuendo la situazione, si intromise, cercando di attirare l’attenzione di John: “Avanti, andiamo via!”

L’altro, però, gli lanciò un’occhiata infastidita:  “No, voglio stare qui e vedere cosa farà la mia cara nipotina arrogante.”

Sentendosi chiamata in causa, la ragazza sorrise: “Sono contenta tu l'abbia detto, perchè credo proprio che nessuno di noi se ne andrà tanto presto da qui, sai? Che il tempo si riavvolga ad ogni sua morte, non segnando la sua sorte. Chiedo al tempo di non seguire più il suo corso e che questo giorno non sia mai trascorso...

I due la guardarono, ignari delle conseguenze dell’incantesimo che la strega aveva appena pronunciato.

 

 

Venerdì – Numero 2

 

Jade si svegliò bruscamente nella stanza del motel e, dalla porta socchiusa, vide Samuel, vivo e vegeto, fuori sul balcone.

“Ci sono riuscita! – sussurrò - L'ho salvato e mi ricordo ogni cosa!”

In quel momento, il ragazzo entrò nella stanza e vide che era di nuovo cosciente.

“Vedo che ti sei svegliata. Sei davvero bellissima, sai?”

Contenta di vederlo, lei si alzò di scatto e gli saltò addosso, abbracciandolo e facendolo quasi cadere a terra.

“Così mi soffochi, Jade! Cosa ti prende?”

La ragazza si scostò da lui e lo guardò, perplessa: “Ma come, non ricordi nulla di quello che è successo?”

Samuel le sorrise, complice: “Ti riferisci alla notte di ieri, per caso?”

Jade si accorse di essere l’unica a ricordarsi dell’incidente, così decise di tenerselo per sè e mentirgli: “Sì, è stato fantastico!”

“Anche per me!” concordò lui, prima di avviarsi verso il bagno.

 

Un’ora dopo, i due lasciarono il motel e si recarono nel parcheggio vicino per prendere l’auto, ma, quando erano quasi arrivati, la ragazza, ricordandosi di quanto era successo, si fermò.

“Senti... perchè non andiamo a piedi oggi? Magari possiamo andare in qualche tavola calda e mangiarci qualcosa, che ne dici?”

“Veramente, Jade, abbiamo una missione più importante da portare a termine e comunque ho preso qualcosa prima dal distributore automatico”

Ma lei insistette, mettendosi addirittura in mezzo fra lui e la portiera: “Ti prego, muoio di fame... Solo venti minuti, avanti!”

Perplesso per il comportamento insolito della ragazza, alla fine Samuel scosse la testa e si arrese: “Ma se sei sempre a dieta! Comunque, se proprio hai fame, possiamo andare in qualche tavola calda. Però dovresti spostarti, altrimenti non posso salire in macchina, ok?”

Quella, però, lo prese per un braccio e lo allontanò dall’auto: “Niente auto! Camminare ci farà bene e poi ho appena visto l'insegna della tavola calda non molto lontano da qui. Su, cammina!”

 

A qualche chilometro di distanza, dall’altra parte città, John e Terence stavano architettando un piano per appropriarsi del grimorio.

“Il disordine che ho portato qui bloccherà i due prescelti in una spirale di sfortunati eventi, che si fermerà soltanto con la morte di uno dei due. A quel punto il libro si dividerà e il grimorio sarà tuo. Soddisfatto?” spiegò Terence.

“Certo, certo, il tuo piano è molto ingegnoso, ma...”

“Ma? Mi sembri perplesso.”

L’altro lo guardò, confuso: “Questa discussione tra noi due mi sembra famigliare. Ho una bizzarra sensazione, Terence, come una sorta di… dejà-vu. Hai presente?”

“Non mi sembra, io non ce l’ho. Comunque sia, temo dovremo attendere prima di prelevare il grimorio...”

 

Nello stesso momento, Jade e Samuel erano seduti nella tavola calda vicino al motel, intenti a studiare il menù.

Pochi minuti dopo, una giovane cameriera si avvicinò loro con il blocchetto in mano: “Cosa ordinate, ragazzi?”

“Io un cheeseburger con patatine, un milk-shake e una cola, grazie.”

“E lei, signorina?”

Jade, però, non rispose, fissando intensamente il suo amato, seduto di fronte a lei: “Niente, grazie, tutto quello che voglio è qui davanti a me.”

Sbuffando, la cameriera trascrisse tutto e si allontanò.

 

Solo quando fu abbastanza lontana da non sentirli, il ragazzo iniziò a fissarla intensamente, lanciandole un’occhiata stranita.

“Non avevi detto che morivi di fame?”

Quella, dolcemente, gli prese le mani, prima di rispondere: “Adesso mi è passata, tesoro... Tu, piuttosto, non hai esagerato?”

“Nah, al contrario tuo, io sono affamato!”

In quel momento, la cameriera ritornò con i piatti che aveva ordinato, disponendoli sul tavolo fra i due.

 

Mentre Samuel iniziava a mangiare, John e Terence raggiunsero la tavola calda e riconobbero i due prescelti attraverso la vetrina.

“Eccoli! Ora dobbiamo solo aspettare che il disordine agisca contro di loro” esclamò Terence, mentre l’altro fu più cauto e sospettoso.

“Non so, sento che qualcosa andrà storto…”

“Cosa te lo fa credere?”

 

Intanto, all’interno, il demone divorava letteralmente il contenuto dei piatti, sotto lo sguardo sempre più sorpreso di Jade.

“Accidenti, hai proprio fame! Però vacci piano, ok?”

“Non soffocherò, tranquilla.”

La ragazza, allora, voltò lo sguardo verso l’esterno e notò i due uomini dall’altra parte della strada, così, spostando bruscamente indietro la sedia, si alzò dal tavolo.

“Oh no, John e Terence! Dobbiamo andarcene subito, Samuel. Samuel?” chiamò, non ricevendo risposta, ma il ragazzo riuscì solo a gridare, la voce strozzata e il respiro mozzato a causa del cibo che gli si era incastrato in gola.

“Non… respiro... Aiutami!” e cadde a terra.

“NOOOOO! – iniziò a gridare Jade, chinandosi accanto a lui - Sputalo fuori, Samuel! Aiutatemi, non rimanete a guardare… presto!” chiamò, guardandosi intorno.

Immediatamente, i camerieri corsero ad aiutarla e a loro si aggiunse un medico, che, come loro due, si era fermato a fare colazione.

“Cosa aspetta? Lo faccia respirare, presto!”

Ma l’uomo, che stava facendo di tutto per salvarlo, fu costretto a fermarsi, sconfitto: “Mi dispiace, ma è morto.”

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, mentre, scivolando sul pavimento accanto al corpo dell’amato, scuoteva incredula la testa.

“Non è possibile...”

A pochi metri di distanza, Terence e John, guardando la scena, iniziarono a correre verso il locale, pronti a entrare in azione.

“Avanti, John! Prendiamo il grimorio, ora possiamo farlo!”

 

 

 

Venerdì – Numero 3

 

 

Jade si risvegliò ancora una volta nel letto del motel, con Samuel sempre fuori ad ammirare il sole. Pochi secondi dopo, lui rientrò, sorridendole.

“Buongiorno, amore!”

Scombussolata dagli ultimi avvenimenti, la ragazza esclamò: “Non ci credo!”

Lui la guardò, confuso: “Cosa c’è, Jade? Non ti va che ti dica buongiorno o che ti chiami amore?”

Sbuffando, la ragazza si alzò dal letto: “No, no, non è quello. E’ solo che è una giornata un po’ particolare...”

“Ma se è appena iniziata!”

“Per te, forse!” bisbigliò quella in risposta, stando però attenta a non farsi sentire.

“Hai detto qualcosa, per caso?” le chiese lui, guardandola sinceramente preoccupato.

“No, Samuel. – gli sorrise - Vado a cambiarmi e andiamo via, d’accordo?” e si diresse verso il bagno.

“Sono stato bene, ieri notte” le urlò lui, prima che varcasse la porta.

“Sì, lo so.”

 

Qualche minuto dopo, uscirono dal motel, diretti verso il parcheggio, ma, quando Samuel si avvicinò all’auto, Jade urlò, nel tentativo di fermarlo.

“No! Niente auto!”

“Va bene. Sai una cosa? Ho proprio una fame da lupi!”

Sul volto della ragazza si dipinse una maschera di terrore: “NO! Niente tavole calde, pizzerie o fast food, ok? Niente!”

Il ragazzo, per l’ennesima volta dopo pochi minuti, la osservò confuso: “Amore, ti senti bene?”

“Una meraviglia!” mentì, isterica.

 

In quel momento, Samuel si accorse di aver dimenticato l’orologio e dovette tornare indietro.

“Oh, no, devo tornare in camera, ho dimenticato l’orologio!”

“Va bene, ti aspetto qui, ma non metterci troppo e stai attento alle macchine che parcheggiano, ok?”

 

Stava aspettando che ritornasse, appoggiata alla macchina, quando comparvero di fronte a lei John e Terence, pronti a prendere il grimorio. Arrabbiato, il Nonno si avvicinò minacciosamente a lei.

“Guarda che ho capito cosa stai facendo!”

“Non so di cosa stai parlando...” replicò lei, indifferente, ma nervosa.

“Non fare la finta tonta, ho capito che ci hai bloccati in un aspirale del tempo. La prima volta pensavo fosse solo un semplice dejà vù, ma adesso sono certo che è così.”

“L’età può fare molti scherzi, non credi?”

L’uomo, di fronte alla sua indifferenza, si infuriò ancora di più, fino a puntarle un dito in faccia: “TU, piccola arrogante, ora ti faccio vedere io!”

 

Intanto Samuel, da una finestra del secondo piano, vide tutta la scena e aprì la finestra più vicina per urlarle di scappare via.

“Jadeeeeee, vattene!!” si precipitò giù per le scale per raggiungerla, ma finì per inciampare e, dopo un lungo volo, cadde a terra, spezzandosi l’osso del collo.

Quando Jade si accorse di quanto era successo, corse da lui, ma era troppo tardi: Samuel era morto.

Nel frattempo, poco fuori, Terence stava correndo verso di loro.

“Presto, John, prendiamo il grimorio

Ma l’altro lo squadrò, senza muoversi: “Lascia perdere. E’ inutile, sento che questa giornata sta per ricominciare...”

 

 

Venerdì – Numero 151

Jade e Samuel erano seduti l’uno di fronte all’altra sul letto che condividevano nella stanza di quello sconosciuto motel in periferia. In quel momento, lui la stava guardando, perplesso, tormentandosi le mani.

“Quindi mi stai dicendo che riviviamo lo stesso giorno, ogni volta che muoio?”

Esasperata, la ragazza sbuffò ancora una volta: “Sì, te lo sto ripetendo da 148 venerdì e sono stufa, francamente!”

“Scusami. Perchè non proviamo a lasciare la città, allora?”

Cercando di pensare a una soluzione, la ragazza si alzò e iniziò a percorrere a grandi passi la stanza, avanti e indietro: “Non possiamo, il mio incantesimo ci tiene bloccati qui.”

“Allora scioglilo, no?”

“Oh santo cielo, me l’hai detto anche la scorsa volta, okay? Se sciolgo l’incantesimo, tu morirai!”

“Okay, okay, non farlo!”

“Allora, pensiamoci: se io sciolgo l’incantesimo, tu muori, ma, se mio Nonno annulla il disordine, il tempo non si riavvolgerà e tu sarai salvo. Solo che non lo farà mai, accidenti!”

Sconfitti, i due rinunciarono a trovare una via di uscita e, pochi minuti dopo, lasciarono il motel. Stavano per raggiungere l’auto, però, quando Samuel si distraette un attimo di troppo, fu investito. Sotto shock, la ragazza si bloccò sul posto, incapace di muoversi per raggiungerlo.

“Non può essere! Eppure aveva guardato prima di attraversare...”

Intanto, il conducente dell’altra macchina la stava chiamando, disperato, facendole grandi segni con le mani.

“Signorina, mi scusi, ma... dovrebbe venire qui. Il...il ragazzo è... morto...”

All’apparenza indifferente, Jade si riscosse e si avviò verso i due: “Sì, lo so.”

L’altro, stupito, non nascose il suo palese nervosismo: “Ehm, non dovrebbe chiamare il 911 o…piangere disperata, mentre chiama il 911?”

Jade, a quel punto, sorrise all’uomo: “Non servirà, perché…”

 

 

Venerdì – Numero 211

 

 

Samuel, chiuso in bagno da Jade, dovette urlare per farsi sentire da lei, da sola nella stanza a fianco.

“Si può sapere perché mi hai chiuso qui dentro?”

Isterica, quella a malapena alzò lo sguardo dal tavolo, sul quale aveva aperto il Libro per consultarlo: “Così non ti farai uccidere, amore.”

“Guarda che posso scivolare nella doccia o prendere la scossa.!”

Sbuffando, lei si alzò, convinta: “Ok, ok, esci prima che me ne penta e aiutami ad interrompere questi venerdì interminabili.”

Camminando lentamente e stando bene attento, il ragazzo la raggiunse al tavolino:  “Sei davvero sicura che stiamo rivivendo la stessa giornata? A me sembra un giorno come tutti gli altri, sai?”

Sospirando, Jade lo trascinò sul balcone, mostrandogli la strada sotto di loro.

“Fra due minuti passerà un bambino con lo skateboard, una donna con un’auto rossa ne tamponerà una grigia, nella stanza 23 cadrà la porta e tu mi dirai che ho ragione.”

Ovviamente, tutto quello che aveva detto si avverò, lasciando Samuel stupito e confuso.

“Hai ragione! Ma…come hai fatto?”

“E’ come rivedere lo stesso film un milione di volte: dopo un po’, lo sai a memoria. Hai presente?”

Il ragazzo, annuì, capendo cosa intendeva e la tristezza si impadronì di lui: “Mi dispiace che tu stia sopportando tutto questo” le sussurrò, sfiorandole con dolcezza un braccio.

Lei si appoggiò esausta alla porta, stringendosi a lui: “La mia unica consolazione è che anche mio Nonno sta sopportando tutto questo. Spero vivamente che non ne possa più e annulli il suo disordine!”

Improvvisamente, però, la ringhiera si ruppe e Samuel, che vi era appoggiato col gomito, precipitò di sotto, cadendo rumorosamente sul marciapiede qualche piano più in basso.

Jade sospirò, prima di rientrare nella stanza e prepararsi a vedere ancora una volta il cadavere del suo amato.

“Okay, questa storia è durata fin troppo. Deve finire.”

 

 

Venerdì – Numero 272

 

 

Samuel era legato al letto, impossibilitato a muoversi.

“Mi raccomando, amore. – gli stava dicendo Jade, dolce - È essenziale che vivi il tempo necessario affinchè io chiami Zack e Brenda per tirarci fuori da questo inferno, ok?”

“Vedrai che non morirò stavolta. O almeno, non subito...”

“L’hai detto anche le altre volte e guarda dove siamo... Cinque volte fa ti sei soffocato ingoiando una mosca, ci credi?”

Il ragazzo voltò la testa, nascondendo una smorfia di disgusto: “Okay, questa storia deve finire. Chiamali pure, io non mi muoverò.”

 

Jade, allora, prese il cellulare e compose il numero, ricevendo una risposta dopo pochi squilli.

“Pronto? Brenda?”

“Dimmi pure, ma fa presto, io e Zack abbiamo trovato un covo di creature gelatinose da eliminare, ok?”

Agitata, la ragazza iniziò a gridare: “Lasciatele perdere e venite a tirarmi fuori da questo incubo!”

“Perchè non mi hai chiamata subito, se sei in difficoltà?”

“Ci ho provato, ma Samuel moriva prima che potessi prendere il telefono. L’ho dovuto legare al letto per poterlo fare, capisci?”

Confusa, Brenda lasciò passare qualche secondo di silenzio, prima di rispondere: “Okay, tesoro, di che cosa stai parlando?”

Allora, un po’ gridando, un po’ piangendo, l’amica le raccontò tutta la storia, lasciandola sconvolta e senza parole.

“Capisci perché vi ho chiamati?” concluse.

“Certo, ma io non saprei come aiutarti, tesoro.”

“Chiama Zack, no? Santo cielo, non ne posso più di rivivere altri venerdì, quanto tempo è passato da voi piuttosto?”

“Intendi che giorno è oggi?”

“No, volevo sapere se Kim Kardashian è comparsa in qualche copertina per cui non ha ancora posato. – rispose Jade, sarcasticamente - Certo che intendo quello!”

“Accidenti, ti hanno proprio resa isterica, eh? Comunque è venerdì anche da noi.”

“Dici sul serio? Quindi ho vissuto quasi trecento venerdì in un giorno solo? Pazzesco!”

L’altra, però, non la ascoltò, anzi, terminò bruscamente la chiamata: “Ascolta, Zack è qui adesso e ha bisogno di alcuni minuti per capire come aiutarti. Ti richiamiamo fra poco, va bene?”

“Per favore, fate presto!” e si salutarono.

 

Jade, allora, tornò da Samuel, fermo dove lo aveva lasciato.

“Allora?”

“Dobbiamo aspettare. Zack e Brenda stanno trovando un modo per tirarci fuori da qui, perciò vedi di non morire per i prossimi otto minuti, ok?”

 

Ne erano trascorsi quasi nove, quando finalmente il telefono di Jade squillò, rompendo il silenzio.

“Grazie al cielo, – urlò - ditemi che avete buone notizie. Vi supplico...”

“Wow, devi essere proprio disperata!” scherzò Zack.

“Non è il momento di prendermi in giro, idiota! Cos’hai in mente, piuttosto?”

“Ho una buona notizia e una cattiva, quale vuoi per prima?”

L’altra sbuffò, spazientita: “Quella buona, accidenti!”

“Potete uscire dalla spirale del tempo con un incantesimo che ho visto tempo fa sul libro, dovrebbe trovarsi verso le ultime pagine, prova a guardare. Va pronunciato sia nella nostra dimensione che nella vostra, nello stesso momento, se ricordo bene.”

Subito, Jade prese il Libro e iniziò a sfogliarlo, finchè non trovò la pagina giusta.

“Sì, eccolo, l’ho trovato! E la cattiva notizia?”

“Se non uscirete dalla spirale del tempo entro la fine del NOSTRO venerdì, rimarrete bloccati in essa per sempre. In pratica, dobbiamo fare tutto prima che diventi sabato qui da noi, ok?”

“Va bene. – annuì - Che ore sono da voi, adesso?” chiese, nervosa.

“Mancano tre quarti d’ora alla mezzanotte, mentre suppongo voi siate ad inizio giornata per via dell’avvolgimento temporale, giusto?”

“Puoi dirlo forte, – sospirò, esausta – Perciò facciamo in fretta, ok?”

 

I due ragazzi, allora, presero l’auto e, miracolosamente senza avere incidenti, riuscirono ad arrivare al confine della città, dove Jade richiamò Zack, mettendolo in vivavoce.

“Sei pronto?”

“L’importante è che siate pronti voi. Ti sei assicurata che Samuel sia al sicuro?”

“Certo! E’ chiuso in auto con la cintura di sicurezza ben stretta. Ma ora basta perdere tempo. Iniziamo!”

E i due, nello stesso momento, pronunciarono l’incantesimo che c’era nel libro:

Il tempo e lo spazio coesistano per un solo attimo, affinché si pieghino le barriere e i giorni diventino sere...

Intanto il ragazzo, dall’auto, vide John e Terence arrivare alle loro spalle e urlò per avvisarla.

“Jade, dietro di te!”

Sbuffando, lei si voltò: “Lo so, ma la formula va ripetuta ancora una volta.”

John, intanto, continuava ad avanzare, sempre più sospettoso: “Hey, cosa state combinando lì?” e con la telecinesi fece spostare indietro l’auto.

Ma la strega, però, lo ignorò, pronunciando con l’amico una seconda volta l’incantesimo nel tentativo di fermarlo.

Il tempo e lo spazio coesistano per un solo attimo, affinché si pieghino le barriere e i giorni diventino sere...

Un varco si aprì, rivolto verso l’esterno, e la ragazza si precipitò in macchina, sbattendo la portiera.

“Partiiiiiiiiii!” urlò lei a Samuel.

I due riuscirono così, finalmente, a lasciare la città. Intanto, temendo di rimanere bloccati nella spirale del tempo, anche John e Terence si misero a correre, preoccupati che il varco potesse richiudersi.

 

Qualche minuto dopo, mentre percorrevano l’autostrada, i due ragazzi ricevettero una chiamata di Zack, in cerca di notizie.

“Beh? Com’è andata?”

“Siamo fuori, grazie al cielo! Incontriamoci da qualche parte, magari alla prossima stazione di servizio, ok?”

“D’accordo, non mancheremo!”

 

Anche John e Terence, intanto, erano riusciti a mettersi in salvo.

“Come mai non siamo rimasti bloccati nella città?” chiese il secondo, una volta al sicuro.

“I riavvolgimenti temporali erano dovuti alle continue morti di Samuel, perciò, lasciando la città, ha liberato automaticamente anche noi dalla spirale del tempo.”

“Siamo stati fortunati, allora! Ma si può sapere cosa diavolo c’è in quel grimorio da rischiare così la nostra vita?”

“Qualcosa che mi serve. Qualcosa di vitale importanza. Ecco perchè dobbiamo prenderlo a tutti i costi!”

 

CONTINUA NEL TREDICESIMO EPISODIO

 

 Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Salve a tutti e buon anno. da oggi parte ufficialmente la seconda parte della stagione, ma non con un doppio episodio come previsto. Vi erano mancante le avventure dei nostri prescelti? Non temete, perchè sono tornati e vi terranno compagnia ogni Lunedì per le prossime settimane, con gli ultimi 11 episodi della seconda stagione. Ricordatevi di lasciare sempre un commento sul capitolo è importante affinchè la storia continui. Non mancate al prossimo apputamento con la 2x13 "Le ossessioni del vampiro". Buona settimana stregata!

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Capitolo 13
*** 2x13-Le ossessioni del vampiro ***


CAPITOLO TREDICI

“Bad Blood”

 

 

Autostrada E56, Arizona

 

 

Finalmente, in una stazione di servizio nei pressi della città di Flagstaff, i quattro riuscirono a ricongiungersi. Subito, le ragazze si rifugiarono in bagno a parlare, mentre gli altri due facevano rifornimento di benzina e di cibo.

Mentre Brenda si sistemava il trucco nello specchio scheggiato, Jade, seduta su una panca, iniziò a parlare, senza alzare lo sguardo dalle scarpe.

"Non immagini come sono felice che tu abbia risposto alla mia chiamata! Non avrei potuto sopportare di rivivere altri venerdì per tutto il resto della mia esistenza...”

"Devo ammettere che questa volta è stato tutto merito di Zack. Siete salvi grazie a lui.”

L’altra alzò lo sguardo, sorpresa da una simile affermazione: "Da dove viene tutta questa solidarietà per Zack? – chiese, maliziosa - Se non ricordo male, non vi siete mai sopportati. Mi sono persa qualcosa?"

Brenda si voltò lentamente e le scoccò un’occhiata omicida: "Non ti fare strane idee! A parte una carneficina di demoni dalla lingua lunga, non è successo nulla, credimi."

"Ah, già. Dimenticavo che stravedi per il mio nemico numero uno...."

"Cosa?!? – replicò l’altra, alquanto infastidita - Io non stravedo per nessuno! Al massimo è lui, a giudicare da quello che ho sentito..."

"Okay, comunque, scherzi a parte, Terence è un personaggio pericoloso, soprattutto ora che è il braccio destro di mio Nonno, perciò promettimi che non ti caccerai in qualche guaio come al solito, ok?"

"Promesso, mammina!" esclamò Brenda, incrociando le dita.

"Bene! Ora, tornando a me e Samuel: sono convinta ci sia qualcosa di strano, sai?”

Avendo finito di truccarsi, l’amica si sedette sulla panca di fianco a lei: "A cosa ti riferisci?"

"Io e Samuel siamo stati protagonisti di numerosi incidenti, ma io ne uscivo sempre illesa. Lo scopo di John era quello di dividere il libro, causando la morte di uno dei prescelti, però era sempre Samuel a morire. Perchè?"

"Sai, ultimamente ti sono successe un sacco di cose strane, come la tua morte o il rito fatto da tua Nonna. Io credo che il tuo dubbio sia legato a quello, perciò credo dovresti consultare Zeta."

"Sì, hai ragione. – si alzò in piedi - Credo che la chiamerò proprio in questo momento" e così fece.

 

Pochi secondi e la donna comparve davanti a loro, preoccupata.

"Che succede, ragazze?"

Brenda parlò per entrambe: "Jade ha un dubbio: pensa che il rito di sua Nonna abbia interferito in qualche modo su... su... aspetta un attimo, su cosa?"

"Beh, – prese la parola la diretta interessata - in realtà nemmeno io so su cosa ha interferito il rito fatto da mia Nonna, perciò speravo potessi illuminarci tu su questo."

"Ho capito, non c'è bisogno aggiungiate altro, so perfettamente cosa è successo. Dal vostro punto di vista, certi meccanismi possono essere difficili da capire, perciò sarò breve ed esauriente, ok? Dovete sapere che, quando Dana ha riportato in vita Jade, l'ha fatto donandole un anno della sua vita e questo vale per tutto il tempo, qualunque cosa succeda. Capite?"

"Quindi ci stai dicendo che sono diventata una specie di essere immortale?"

"Esatto! Questo rappresenta un'ancora di salvezza per te, in quanto questa tua momentanea immortalità durerà fino al mio ritorno come angelo-guida."

Brenda, felice, saltò in piedi, guardando esaltata l’amica: "Hai sentito? Il tuo sacrificio per me e Zack ne è valsa la pena, siamo tutti salvi!"

Ma l’altra scosse la testa, angosciata: "Tutti tranne Samuel. Voi avete Xao e Zeta, io sono immortale grazie all’anno di vita che mi è stato donato, ma Samuel? Lui rimane il bersaglio più vulnerabile tra noi, anzi, l'unico!"

 

Nessuna aggiunse altro, comprendendo la situazione, perciò, dopo aver congedato e ringraziato Zeta, le due ragazze uscirono dal bagno, tornando all’auto.

I ragazzi, nel vederle, sbuffarono, perchè stavano aspettando da molto il loro ritorno.

"Si può sapere perchè le donne rimangono chiuse per ore nei bagni? – esclamò Zack, infastidito - Stiamo aspettando da secoli! Cosa stavate facendo?"

Potendo percepire i suoi pensieri, Brenda gli si avvicinò e gli tirò uno schiaffo così forte che rimase il segno.

"Guarda che io sento tutti i tuoi pensieri, idiota! Non stavamo facendo quello che pensi, pervertito!”

L’altro si arrabbiò altrettanto per quell’intrusione: "Smettila di entrare nella mia testa!"

Prima che potessero continuare, però, Jade si mise in mezzo, cercando di calmarli: "Basta voi due! E poi, Zack, non so a cosa stavi pensando e non voglio nemmeno saperlo, ma non stavamo facendo niente di quello che frulla nella testa di voi ragazzi!"

Avendo emulato anche quel potere, Samuel ridacchiò, sapendo a cosa Brenda si riferiva.

"Anche io lo so, visto che sono telepatico grazie a Brenda...”

"Fantastico! – Zack era sempre più furioso - Vi pregherei di non utilizzare più la mia testa come casetta delle vacanze, d’accordo? Uscite tutti e due, accidenti. ORA!"

"Okay, ragazzi! – si intromise ancora una volta Jade - Adesso basta! Non mi sembra il momento di scherzare, visto che abbiamo problemi più seri!"

"Ti riferisci al fatto che tuo Nonno vuole ucciderci per avere il grimorio, per caso?"

"Quello è solo UNO dei tanti problemi. Comunque, siamo rimaste tanto in bagno perchè stavamo parlando con Zeta.”

"Perchè? Sta succedendo qualcosa di cui non siamo a conoscenza?"

Quella, abbassò lo sguardo e annuì: "Sono immortale per via del rito di mia Nonna. Ecco perchè nella serie di incidenti moriva solo Samuel."

"Ma è fantastico, amore!" esclamò lui, sinceramente contento, non notando la sua angoscia.

"Per niente! In questo modo sei solo tu a rischiare la vita e questo mi manda fuori di testa visto che ti ho costretto io a rinunciare al tuo angelo-guida. Senza offesa per Zack, ovviamente..."

"Tranquilla, Jade. – la rassicurò l’amico – Non gli avrei mai permesso di farlo, sapendo che per lui non c'era alcuna garanzia in caso di morte."

Il demone, però, era sereno e, prima di parlarle, la guardò negli occhi, sfiorandole un braccio: "Jade, non devi sentirti in colpa e nemmeno Zack. Quella scelta, alla fine, l'ho presa io e poi, vedrai che ce la caveremo, come è successo per la spirale del tempo. Ok?"

Quella, però, con uno strattone si liberò e lo allontanò: "Pensi che, se ti sei salvato una volta, sarà così anche per le altre? Non posso creare spirali del tempo o altre cose simili in eterno! Prima o poi succederà qualcosa, me lo sento...”

"E’ solo per un anno, Jade. Anzi, ormai solo per altri nove mesi e quattro giorni. Vedrai che riuscirò a sopravvivere."

"Per il momento! – ammise, più calma - Ora che John vuole il grimorio per non so quale motivo, farà di tutto per eliminarti."

Zack, sentendo le sue parole, si intromise: "Se John vuole il grimorio, significa che dentro c'è qualcosa che a lui serve, non credi?"

"Cosa potrebbe essere?" chiese Brenda, incuriosita.

Il demone ci pensò su un attimo, poi propose: "Forse dovremmo leggere tutte le pagine al suo interno, fino a quando non troviamo qualcosa che possa essere potenzialmente sospetta. Che ne dite?"

Tutti annuirono.

"Allora direi di iniziare da subito, ok? Questo libro ha molte pagine, che sfortunatamente continuano ad aggiornarsi da sole.”

 

 

6 ore dopo - Holbrook, Arizona 

 

 

Dopo diverse ore di viaggio, nel cuore della notte i ragazzi giunsero nella città di Holbrook, fermandosi, come al solito, nel primo motel che trovarono. Non appena misero piede nella reception, però, la bussola si illuminò, segno che c’era un altro disordine di cui occuparsi al più presto. I quattro, allora, si recarono nella stanza loro assegnata per lasciare i bagagli e subito i due ragazzi si prepararono a uscire, ma Jade, con violenza, si oppose.

"Cosa credi di fare, uscire?"

"Esatto! Mi sto cambiando per uscire a combattere contro il nuovo disordine" rispose.

"E io lo accompagno!" aggiunse Zack, prendendo un’arma dal borsone.

Ma la ragazza si arrabbiò, mettendosi davanti alla porta: "Ma allora non avete proprio ascoltato niente del discorso che ho fatto in macchina! Che Zack esca, va bene, ma tu, Samuel, assolutamente no! Andrò io."

Zack alzò le spalle, annuendo: "Okay! Per me va bene lo stesso. Andiamo?"

Quella, però, prese Brenda per un braccio, avviandosi verso la porta: "Anche tu rimani qui. Sarà Brenda a venire con me."

Samuel, per nulla d’accordo, iniziò a scuotere con violenza la testa: "Siete impazzite? Io non vi mando fuori da sole a combattere contro chissà cosa!”

"Non siamo delle bambine e abbiamo poteri abbastanza forti da difenderci, perciò... ciao!"

"Aspetta, – la fermò l’amica - prendo la mia balestra!" e, dopo una manciata di secondi, uscirono, una sotto il braccio dell’altra.

Il ragazzo, però, non si arrese e urlò loro dietro: "Non mi interessa, vengo ugualmente!"

"Spiacente, mio caro. – gli disse Jade, in piedi sulla soglia - Dentro e fuori dalle stanze, c'è una soglia separante. Fino al mio ordine di strega, Zack e Samuel non avran più tregua...

"Jade, che cosa gli hai fatto?" chiese Brenda, ma non ebbe bisogno di una risposta perchè, in quel momento, Samuel, che stava cercando di uscire, venne scaraventato indietro nella stanza da una campo di forza, creatosi con l’incantesimo.

"Avanti, Jade! – le urlò Zack, spazientito - Non è divertente. Annulla l'incantesimo!"

"Spiacente, ragazzi, ma, fino a mio ordine, non potrete uscire da queste quattro mura" e se ne andò via ridacchiando con Brenda, lasciando i poveri ragazzi chiusi in camera.

 

Le due iniziarono allora a camminare tranquillamente per le vie della città, continuando a tenere d’occhio la bussola per verificare dove il segnale era più forte.

“Non sei stata troppo perfida con loro?"

"Lo faccio per il bene di Samuel. Ora come ora gli sarebbe fatale anche un graffietto!"

"Devo ammettere che sei stata forte con quell'incantesimo, però!"

L’amica, a quel punto, si bloccò improvvisamente in mezzo al marciapiedi.

"Senti, ne approfitto adesso che non ci sono i ragazzi... ho un problema e tu sei l'unica a cui posso dirlo..."

"Certo che hai più problemi di Lindsay Lohan, eh? – scherzò l’altra, cercando di mascherare la preoccupazione crescente - Comunque il tuo tono non mi piace per niente, di cosa si tratta?"

"Quando sono morta, ho incontrato una strana entità di cui mi aveva parlato la mia me stessa del futuro."

"Ehm…seguire i tuoi discorsi diventa sempre più difficile... A volte preferisco come eravamo un tempo, quando parlavamo solo di ragazzi e vestiti, ricordi?” ammise Brenda, confusa, abbassando lo sguardo.

"Quei tempi sono finiti, Brenda. Comunque, si tratta di un’ombra che avevo già visto prima di morire, accanto a Samuel."

"Oh, ma certo! – ricordò - Ti riferisci a quel giorno che eravamo sedute su quella panchina e farneticavi di aver visto un'ombra, giusto?"

"Sì, però poi ti ho mentito, dicendoti che forse mi ero sbagliata. In realtà quell'ombra era reale e la mia me stessa del futuro me l'ha confermato."

"Quindi cosa sarebbe? Presumo non c'entri nulla con i disordini, John e tutto il resto, o sbaglio?"

"No, credo di no, non penso neanche che sia una minaccia vera e propria. Comunque, la Jade del futuro mi ha detto di non combattere contro di essa e di non indagare. Quasi come se fosse inutile…"

"Allora non farlo, no? Puoi non fidarti di quest’ombra, ma non puoi non credere alla te stessa del futuro. Se ti ha detto di non combatterla, allora ascoltala!"

L’altra si tormentò le mani, angosciata: "Questo lo so, ma il fatto è che c’è qualcosa che mi turba, ho come una strana sensazione addosso...sono spaventata a morte!"

Brenda le circondò le spalle con un braccio, cercando di rassicurarla: "Senti, tesoro... io ti consiglio di lasciar perdere e di calmarti. Se quest'ombra comparirà ancora, ti prometto che indagheremo, ma, se sei stata avvertita di non farlo, forse dovresti seguire il consiglio, ok?"

Jade annuì, convinta: "Va bene. Lo farò!”

 

Le due, allora, ripresero a camminare finchè l’urlo di una ragazza, proveniente da un vicolo poco più avanti, le mise in allarme. Subito iniziarono a correre, sperando di raggiungerla in tempo.

"Ma nessuno sa che non bisogna mai girare da soli nei vicoli bui? Eppure in CSI te lo fanno capire bene!" esclamò Brenda, cercando di raggiungere l’amica.

Quando arrivarono, si trovarono di fronte un gruppo di vampiri e, in mezzo a loro, una povera ragazza indifesa.

"Hey, ragazzi! – gridò Jade, per attirare la loro attenzione - Non vi hanno mai detto che inseguire le ragazze nei vicoli è stalking? Siete maniaci, per caso?"

Ma, quando quelli si girarono a guardarle, la faccia deformata sulla quale spiccavano gli occhi gialli e i canini allungati, fece capire alle due di avere a che fare con un gruppo particolarmente aggressivo.

Brenda, da i riflessi pronti, puntò subito contro di loro la balestra: "Odio dover eliminare dei bei ragazzi come voi, ma i vostri canini appuntiti non mi danno altra scelta!" e scoccò la freccia, infilzandone uno, ma, stranamente, non accadde nulla.

Jade si voltò verso di lei, spiazzata e sorpresa: "Ma non dovrebbe esplodere?"

"Dovrebbe, sì!"

Intanto, il vampiro si era tolto la freccia dal petto, come se nulla fosse accaduto: "Spiacente, ragazze, ma il fuoco non ha effetto su di noi."

Brenda lo guardò strano, sinceramente stupita: "Davvero? Perchè le prime tre stagioni di The vampire diaries mi hanno insegnato che il fuoco è una delle cose che temete, dopo i paletti di legno e la verbena, ovviamente!"

Quelli sbuffarono, lanciandole un’occhiataccia: "Dovresti sapere che quella è solo fantascienza!"

"Okay, – li interruppe Jade, stanca di assistere alla discussione - adesso basta con i convenevoli, ok? Lasciate andare la ragazza e non vi elimineremo. Forse..."

"Uuuuuhh, che paura!" sussurrano quelli, in coro, incuranti delle urla della ragazza in mezzo a loro.

"Va bene, adesso mi avete stancata!" ma, prima che potesse attaccarli, arrivo un altro vampiro in forma umana, capelli biondi e occhi azzurri che, senza guardare lei e l’amica, iniziò a parlare.

"L'avete trovata, finalmente! Perchè ci state mettendo tanto?"

Brenda lo guardò intensamente, incantata dalla sua bellezza: "Wow, che carino!" beccandosi anche una gomitata e un rimprovero dell’amica.

"Brenda!"

"Che c’è? E’ la verità!"

 

Intanto la ragazza, ignorandole completamente, aveva ripreso a gridare, stavolta, contro il nuovo arrivato: "Vattene, Gabriel! Non tornerò mai più con te, quindi dì subito ai tuoi amici di lasciarmi andare!"

Brenda, confusa, la interruppe: “Come? Vi conoscete?"

Fu allora che il bel vampiro notò le due ragazze, chiedendo subito spiegazioni agli altri.

"E queste due chi sono?"

"Guardale bene, o, meglio, annusale!"

Per qualche secondo Gabriel le squadrò, in silenzio, poi disse, indifferente: "La smorfiosa non la conosco, ma l'altra è la prescelta, ne sento l'odore."

"Bene, – esclamò la diretta interessata - allora senti questo!" e lo scaraventò, con la telecinesi, contro i cassonetti dell'immondizia, mentre la ragazza, approfittando del momento, si liberava.

"Scappa! Vieni con noi!"

 

Così, le tre si precipitarono fuori dal vicolo, senza accorgersi, però, che si trovavano nei pressi di un cimitero, dopo.

"Oh, no! – esclamò Brenda - Non credo siamo scappate dalla parte giusta. Sbaglio, o i cimiteri sono il luogo di ritrovo dei vampiri?"

Ancora affannata per la corsa, la ragazza si fermò un attimo a riprendere fiato, prima di tranquillizzarla: "No, non preoccuparti. Conosco Gabriel e la sua banda e so che si riuniscono altrove. A proposito, mi chiamo Eve. Grazie per avermi salvata..."

"Io sono Jade e lei è la mia amica Brenda" esclamò la strega, raggiungendole.

"Tanto piacere, Eve, – le rispose l’amica, gentile - ma mi spieghi cosa ci facevi con quei vampiri? Sembra che tu li conosca molto bene, o sbaglio?"

"Infatti è così: Gabriel è il mio ragazzo, anzi ex, da quando è diventato un vampiro."

Improvvisamente, però, Brenda iniziò a sentire delle voci e con un gesto della mano la zittì.

"Sentite anche voi qualcuno che parla? Sembra una specie di invocazione."

Quelle, però, scossero la testa, negando.

"No, mi dispiac-“ ma, prima che potessero finire la frase, Brenda svanì nel nulla.

"Ma che diavolo è successo alla tua amica?" chiese Eve, confusa.

"Non ne ho idea!" le rispose Jade, sconvolta.

 

 

Villa di Terence, Augusta, Maine 

 

 

Pochi secondi dopo, Brenda ricomparve nell’ingresso di una villa sconosciuta e subito iniziò a guardarsi intorno, confusa.

"Ma dove sono finita?"

Davanti a lei, notò una tavola apparecchiata e, sopra di essa, due candele accese. In quel momento, dalle scale di fronte a lei scese Terence, vestito con il suo abito migliore e una bottiglia di champagne stretta fra le mani.

"Vedo che sei riuscita a venire, ma, purtroppo, senza il vestito giusto...” e, con uno sciocco di dita, fece comparire addosso a lei un lungo vestito rosso e delle scarpe nere con il tacco, mentre uno splendido gioiello si andò ad adagiare sul suo collo.

La ragazza rimase sconvolta da tutto ciò e, anzi, si arrabbiò anche con lui.

"Sei uno psicopatico, per caso? Cosa significa tutto questo?"

Quello spostò una delle due sedie, per farla accomodare: “Che voglio cenare con una splendida ragazza..." e sorrise.

Brenda, però, rimase ferma dov’era, anzi, scoppiò anche a ridere: "Sei fuori di testa se pensi che mi siederò qui con il peggior nemico della mia migliore amica. Perciò riportami subito dov’ero prima, razza di idiota del caos o come diavolo vi fate chiamare!"

Terence, però, la ignorò, andando ad accomodarsi dall’altra parte del tavolo: "Tu non vai da nessuna parte, tesoro. Non mi dire che i tacchi e il vestito non sono di tuo gradimento... Eppure, fino a poco tempo fa era questo il tuo mondo, o sbaglio?"

L’altra non rispose, voltandogli le spalle per dirigersi verso la porta, sempre più arrabbiata: "Tu sei malato! Me ne vado da sola da qui!" ma, quando la raggiunse, si accorse che era chiusa, protetta con un campo di forze. Provò anche le finestre più vicine, ma non ottenne risultati neanche lì.

L’uomo alle sue spalle rise: "Sei proprio adorabile quando ti arrabbi e cerchi di fuggire, sai?"

 

 

Holbrook, Arizona

 

 

Rimaste sole, Jade ed Eve iniziarono ad aggirarsi per il cimitero, anche se la prima era ancora preoccupata per le sorti dell’amica.

"Eve, dobbiamo andare dai miei amici, sono in un motel qua vicino. Loro ci aiuteranno. Ok?"

"E la tua amica?"

"Brenda sa cavarsela da sola e sento che non è in pericolo. Perciò adesso è meglio se mi occupo di te. Spiegami come ti sei trovata in questa situazione, va bene?"

Sospirando, l’altra iniziò a raccontare: "Io e Gabriel facevamo il liceo insieme ed è stato lì che, pian piano, mi sono innamorata di lui. Quando l’ho conosciuto, però, era un umano.”

"E ora è morto, giusto?"

Sentendosi debole, quella si sedette su un muretto con gli occhi pieni di lacrime: “Esatto! Quando è girata la voce a scuola che lui era morto per un banale intervento al ginocchio, a me è caduto addosso il mondo intero. Sono rimasta chiusa per giorni nella mia stanza a piangere e Dio solo sa quante lacrime ho versato... Pensavo di non aver mai provato un dolore simile in tutta la mia vita e lentamente stavo perdendo me stessa."

Alle sue parole, anche Jade si commosse: "Ma come è potuto morire, se, come hai detto, era un banale intervento?"

“Non è possibile e infatti qualche giorno dopo scoprì che era una menzogna. I suoi genitori mi raccontarono che, in realtà, Gabriel soffriva di una malattia rara che colpisce una persona su un milione. Sapeva di stare morendo, ma preferì non dirmi nulla, finchè un giorno, mentre mi rigiravo nel letto cercando di prendere sonno, non l'ho visto seduto accanto a me che mi osservava."

"Era diventato un vampiro, vero? – si intromise Jade, sconvolta - Come aveva fatto?"

"Quando era ancora umano e vivo, farneticava di aver stretto una sorta di patto con i vampiri per essere trasformato. Mi aveva anche raccontato della malattia, ma era così sorridente e spensierato che non ci avevo creduto, pensando fosse una sua invenzione. Sai, lui scrivere storie sul soprannaturale, era la sua passione...”

"Secondo te, perché ha fatto tutto questo? E che genere di patto aveva stretto?"

Eve sospirò, afflitta: "Mi disse di aver fatto tutto questo per amore, perchè non voleva lasciarmi. Per quanto riguarda il patto, non ne ho idea. Comunque sia, inizialmente io non ero spaventata, anzi, ero felice di vederlo vivo e non mi interessava che fosse diventato un vampiro, perchè io lo amavo con tutta me stessa."

“Ma...?”

"Per un certo periodo andò tutto bene: era gentile, romantico, sensibile. Ma, circa sette mesi fa, tutto cambiò: diventò violento contro chi mi veniva accanto, mi perseguitava anche in casa mia, temendo che io non lo amassi più e in poco tempo diventai per lui una specie di ossessione.”

Jade annuì, capendo perfettamente la situazione e le mise una mano sul braccio, comprensiva: "Ascolta Eve... io so perfettamente cosa è successo a Gabriel: si chiamano disordini. Il tuo Gabriel non è quello di prima, perchè circa sette mesi fa è stato infettato da questi disordini."

"Quindi mi stai dicendo che il suo comportamento non dipende da lui?" le chiese la ragazza con gli occhi pieni di speranza.

"Esatto Eve! – strinse le mani nelle sue - E ti prometto che ti restituirò il Gabriel che conoscevi. D’accordo?"

 

Nel frattempo, i ragazzi erano ancora bloccati nella loro stanza al motel e Zack per passare il tempo pensò di lanciare una pallina da tennis contro il muro, mentre l’altro cercava una soluzione.

“E’ inutile che cerchi un contro incantesimo: non lo troverai.”

L’altro, che stava sfogliando nervosamente le pagine del Libro, alzò la testa e gli lanciò un’occhiataccia: “Ti pregherei di chiudere la bocca, grazie. Cavolo, non posso credere che Jade mi abbia fatto questo per davvero!”

L’amico, stupito, si bloccò: “Non ti è mai passato per quella zucca vuota che hai per cervello che Jade ti ama a tal punto da chiuderti qui dentro?”

“Certo, ma lei, però, si è dimenticata che in passato sono stato esiliato in una prigione infernale per molto tempo. Non è stata un’esperienza piacevole e lei dovrebbe sapere che non mi va affatto di riviverla...”

“Secondo me lei lo sa perfettamente, per questo ti ha lasciato con me, idiota!” e riprese a giocare.

 

 

Villa di Terence, Augusta, Maine 

 

 

Brenda, alla fine, si era seduta a tavola, ma continuava a essere molto infastidita dalla situazione.

“Sappi che, anche se mi sono seduta, non vuol dire che gradisco stare qui, chiaro? – chiarì subito, leggermente isterica - Lo faccio solo per far finire il prima possibile questa cena infernale e tornare da Jade.”

L’altro, divertito, le sorrise: “Sai, trovo molto affascinante il modo in cui ti esprimi. Altro Champagne?”

“E per cosa? – ribatté, infastidita, coprendo il bicchiere con una mano - Per farmi ubriacare e portarmi nella tua camera da letto demoniaca? No, grazie! Preferisco restare sobria, così ti posso prendere meglio a calci se tenti di avvicinarti a me!”

“Oh, mia cara Brenda… – rise - sei proprio uno spasso, sai?”

 

Improvvisamente, però, dalle scale scese Heith e la ragazza si alzò in piedi di scatto, facendo quasi cadere la sedia.

“E questa cosa ci fa qui?”

Quando anche l’uomo notò la nuova arrivata, il suo volto divenne una maschera di rabbia: “Heith, cosa sei venuta a fare qui? Non vedi che sono in compagnia?”

“Lo vedo. – replicò, squadrando Brenda dalla testa ai piedi – Ma lo sai che questa è anche casa mia.”

La ragazza iniziò a gridare per la rabbia, sentendo la novità: “Che storia è mai questa? Non mi dire che adesso questa è con voi!”

“Non sono affari tuoi. E comunque lei adesso se ne va, non preoccuparti.”

“Io non vado proprio da nessuna parte, al massimo è lei quella che deve andarsene!”

Brenda si voltò verso di lei e le lanciò un’occhiataccia: “Smetti subito di dare fiato a quella bocca da sgualdrinella, io voglio andarmene da qui più di quanto pensi, ma non posso farlo, purtroppo!”

“A chi hai detto sgualdrina?!?” si infuriò la strega e, alzando un braccio, la scaraventò contro il muro.

Terence si mise in mezzo, cercando di fermarla: “Adesso basta!” e Brenda ne approfittò per rialzarsi.

“Usi il tuo potere contro di me, eh? Adesso vedremo!” e, con la telepatia, intercettò la sua prossima mossa e la usò contro di lei, facendola rotolare giù per le scale.

Mentre quella, arrabbiata, si rialzava con fatica, la ragazza rimase sinceramente sorpresa di quanto era riuscita a fare.

“Come diavolo hai fatto, maledetta?! Giuro che adesso ti farò a pezzi e poi ti darò in pasto alle bestie!”

Sicura di sè, l’altra iniziò ad avanzare: “Fatti sotto, puttana!”

Ma Terence, con loro sommo dispiacere, le fermò. “Adesso basta, voi due! Questa serata è chiaramente giunta al termine.”

Heith ghignò: “Meglio per te che sia così, perchè sono a tanto così dal dire tutto a John.”

Brenda la ignorò totalmente, continuando a inveire contro l’uomo: “Rimandami immediatamente indietro e non azzardarti mai più a portarmi qui. Chiaro?”

“Va bene, va bene. Tu ritornerai da dove sei venuta, ma tu – e puntò l’indice contro la strega – vedi di sparire immediatamente dalla mia vista.”

“Voi due siete malati. Vedi di sbrigarti” e aveva appena terminato la frase che, con uno schioccò di dita, Terence la fece scomparire. Non prima di aver scambiato con lei uno sguardo molto intenso e complice, ovviamente.

 

Quando se ne andò, Heith era ormai alle spalle di Terence e gli chiese, molto più gentile di pochi secondi prima: “Ami quella ragazza, vero? Allora non ti conosco davvero come pensavo, Terence!”

L’altro sospirò, deluso: “So che dobbiamo vivere insieme in questa villa, ma voglio che tu rispetti i miei spazi, d’accordo?”

“D’accordo, ma posso dirti una cosa prima di andarmene?”

“Basta che sia davvero l’ultima.”

“Ho conosciuto persone davvero malvagie, me compresa, ma non penso tu sia davvero come noi. Ora che ci penso, non ho mai capito il tuo ruolo in questa battaglia e, sinceramente, ho appena avuto la dimostrazione che, per me, tu rimani ancora un mistero” e, senza aggiungere altro, se ne andò, lasciando Terence fermo in mezzo alla sala, in preda alla confusione più totale.

 

 

Holbrook, Arizona

 

 

Brenda ricomparve nel punto esatto in cui era sparita, ma, con sua grande sorpresa, non trovò nessuno ad aspettarla.

“Accidenti, dove saranno Jade ed Eve? L’unica cosa che posso fare a questo punto è tornare al motel” e iniziò a correre, sperando di raggiungerli al più presto.

 

Intanto, però, le due ragazze erano poco lontano da lei, rinchiuse in un vecchio mausoleo e circondate dalla banda di vampiri.

“Parliamo piano e cerchiamo di non fare rumore, ok? I vampiri hanno un udito molto sviluppato” sussurrò Jade all’altra, spaventata a morte.

“Cosa facciamo se capiscono che siamo qui? Ci hanno circondate!”

All’esterno, Gabriel iniziò a chiamarla, suadente: “Eeeveeee... lo so che sei qui. Sento il tuo cuoricino battere forte, mio tesoro...”

Quella, all’interno, scoppiò a piangere, disperata: “Ci ha trovate, ci ha trovate! Cosa facciamo adesso, Jade?”

La strega, però, si fece prendere dal panico e, senza sapere come, riuscì a proiettarsi astralmente e a raggiungere i suoi amici al motel.

 

Zack, ancora impegnato a giocare sul letto si voltò di scatto e la vide, ferma al centro della stanza.

“Wow! Sei... sei una proiezione astrale, vero? Non hai più questo potere, come hai fatto?”

Lei, però, era stupita quanto loro: “Non lo so, ma adesso non c’è tempo per spiegare. Cercate sul libro il capitolo sui vampiri e ditemi tutto su come liberarmi di loro, ok? E fate in fretta, perchè sto per tornare nel mio corpo!”

Samuel, che stava ancora sfogliando il libro, si precipitò a cercare la pagina giusta.

 

Vampiri

 

Sono esseri immortali creati da altri vampiri tramite il famoso “morso del vampiro”. I mortali che muoiono con sangue di vampiro in circolo vengono chiamati “soggetti in stato di transizione”, in quanto non hanno completano del tutto la loro trasformazione. Quando ciò accade, però, egli ha un’amplificazione delle sue emozione umane e un potenziamento fuori dal comune dei suoi sensi (quindi super udito, super velocità, etc.)

 

*Come eliminare un vampiroesponendolo al sole, con un paletto di legno nel cuore, oppure bruciandolo con il fuoco.

 

*Motivi che spingono i mortali a diventare vampiri: i mortali stringono patti con i vampiri per essere immortali come loro, vivere un amore eterno, oppure perché temono la morte. I vampiri accolgono questi tipi di richieste da parte dei mortali solo in cambio della loro anima, in quanto risulta essere un’ottima merce di scambio nel mondo demoniaco.

 

*I vampiri infettati dai disordini subiscono alterazioni a livello emotivo, diventando veramente malvagi. Essi sono immuni alla magia, al fuoco e a qualsiasi cosa uccide un vampiro normale. In particolare, essi possono entrare in ogni abitazione senza essere invitati.

 

*Incantesimo per purificare un vampiroDisordine che pervade nelle menti più malsane, esci fuori da questo corpo e va lontano, senza far più ritorno”

 

Jade sentiva di stare per ritornare nel proprio corpo, così, allarmata, chiese a Samuel di sbrigarsi a leggere.

“Presto, cosa c’è scritto?”

“Jade, – si intromise Zack - forse hai bisogno di una mano. Lasciami uscire!”

Lei lo guardò per un attimo, poi annuì: “D’accordo, sei libero.”

Il demone, però, si arrabbiò molto: “E io? Fa uscire anche me!”

“Tu non vai proprio da nessuna parte! E ora dimmi l’incantesimo.”

“Fammi uscire o non te lo dico!” replicò l’altro, offeso.

Preoccupato e infastidito dal comportamento dell’amico, Zack si intromise: “Avanti, non è il momento di fare il bambino! Jade, l’incantesimo è: Disordine che pervade nelle menti più malsane, esci fuori da questo corpo e va lontano, senza far più ritorno... fece appena in tempo a finire di ripeterlo, che la ragazza scomparve dalla stanza.

“No!” gridò Samuel, nel vederla sparire.

“Cosa c’è?”

“Non le ho dato certe informazioni importanti sul vampiro infettato!”

“Tranquillo, sto andando ad aiutarla” lo rassicurò, uscendo dalla stanza.

 

A un paio di chilometri di distanza, intanto, Eve stava osservando preoccupata Jade, appena ritornata nel suo corpo.

“Hey Jade, cosa ti è successo? E’ diversi minuti che ti chiamo, ma non rispondi.”

“Ho avvertito i miei amici, perciò adesso dobbiamo uscire da qui e andare in un altro posto. Casa tua è molto lontana da qui?”

“Non molto.”

“Bene, allora dovremmo fare una bella corsa. Uscite da qui, dobbiamo essere come fulmini, ok?”

Eve la guardò in modo strano, spaventata e preoccupata: “Ma loro sono velocissimi!”

“Non preoccuparti, se dovessero raggiungerci, saprò come difenderci. Ok?”

 

Le due, quindi, si presero per mano e corsero fuori, subito notate da Gabriel e dalla sua banda, appostati lì vicino.

“Eccole! Dove credete di andare?”

Mentre correva, Jade provò ad agitare le mani per bloccarlo, ma fallì.

“Perché non si bloccano?”

“Corriamo! Ci raggiungono, lascia perdere, credo siano immuni alla magia.”

“Allora acceleriamo, Eve!”

 

Intanto, Zack vagava per la città, cercando di trovare le due ragazzi e, girando l’ennesimo angolo, si scontrò con Brenda, facendola cadere a terra.

“Stai attento a dove vai!”

Lui alzò lo sguardo, sorpreso: “Brenda? Ma non eri con Jade?”

“Zack! – esclamò quella, altrettanto stupita - Come hai fatto ad uscire dal motel?”

Le porse una mano e l’aiutò a rialzarsi: “Adesso non c’è tempo per spiegare, portami da Jade!”

“Mi dispiace, ma io non ero con lei, ma non chiedermi nulla, perchè non ho tempo di risponderti. Comunque, l’ultima volta che l’ho vista, eravamo in un cimitero, ma ora non so dove sia. Come facciamo a trovarla?”

“Se riuscissi grazie al mio potere ad accedere al sistema di telecamere della città, forse potrei scoprirlo...”

“Pensi di poterlo fare?”

Zack chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi: “Posso provarci. Allora… qui niente, qui nemmeno. Aspetta! Per caso è in compagnia?”

“Sì, sì, di una ragazza di nome Eve!”

“Allora è lei! Andiamo, non sono molto lontane da qui. Ho visto anche che sono inseguite, perciò facciamo in fretta!” i due iniziarono a correre, più veloci che potevano.

“Ma le hai davvero viste attraverso una telecamera?” gli chiese lei, dubbiosa.

“Certo! Sono un tecnopatico, perciò posso entrare con la mente dentro ogni macchina presente su questo pianeta. Bello, vero?”

“Già.. io, invece, con il mio posso usare quelli degli altri, però è una lunga storia, perciò ora andiamo!”

“C-come Samuel?”

“Diciamo…adesso corriamo, non dobbiamo distrarci!”

 

Nello stesso momento, poco lontano, le due ragazze stavano continuando a correre, finchè Eve non rallentò.

“Ecco! Siamo arrivate a casa mia!”

“Presto, entriamo!” gridò Jade, guardandosi alle spalle, così spalancarono la porta e si precipitarono dentro, inciampando nell’ingresso e lasciandola, perciò, aperta.

Jade si rialzò a fatica, un po’ stordita per la corsa e la caduta: “Stai bene, Eve?”

“Ho battuto la testa, ma niente di grave. Non preoccuparti.”

 

Non appena finì la frase, sulla porta comparve Gabriel.

“Quanta fretta, ragazze!”

Eve scoppiò a piangere, disperata: “Cosa vuoi da me? Smetti di tormentarmi, ti prego!”

Jade, però, si affrettò a tranquillizzarla: “Sta calma! Non può entrare se non lo inviti. Perché tu gli hai negato l’invito, vero?”

“Sì, sì, da quando ha iniziato a entrare di nascosto. Tranquilla.”

Con loro grande sorpresa, però, il ragazzo fece un passo all’interno, sorridendo alle due.

“Ma tu guarda! Non mi serve un invito per entrare!”

“Jade, è dentro casa!” urlò Eve, terrorizzata.

“Tranquilla, ci penso io: Disordine che pervade nelle menti più malsane, esci fuori da questo corpo e va lontano, senza ritorno...

Non appena pronunciò l’incantesimo, Gabriel iniziò a vacillare e ad emettere strani versi con la bocca, poi alzò lo sguardo e scoppiò a ridere.

“Ci siete cascate! Credevi davvero bastasse una formuletta da strega per annientarmi? I vampiri infettati sono immuni alla magia, prescelta. Dovresti leggere il tuo libricino più attentamente, sai?”

Jade lo guardò sconvolta: “Non è possibile!”

Quello le sorrise, afferrando il collo di Eve e sollevandola da terra: “Invece ci devi credere, mia cara. E, se Eve non sarà mia, non sarà di nessun’altro!”

Quella, però, nonostante la paura e le lacrime che le scendevano copiose lungo le guance, trovò la forza di liberarsi e di tirargli uno schiaffo.

“Smettila! Torna in te! Jade mi ha detto che a cambiarti è stato un disordine, perciò devi combatterlo, perché io rivoglio il Gabriel di cui mi sono innamorata, chiaro? Io ti amo, ti amo con tutta me stessa e morirei senza di te...”

Il ragazzo rimase sorpreso e senza parole di fronte a una simile dichiarazione e tacque, immobile.

Anche Jade rimase commossa e si rivolse direttamente a lui, sperando di riuscire ad aiutarlo: “Ascoltala, Gabriel... puoi combattere quello che c’è dentro di te. Non perdere la tua Eve, combatti!”

E, improvvisamente, un denso fumo nero abbandonò il suo corpo e lui, tornato normale, riuscì a guardare negli occhi la sua amata.

“Eve! – le prese le mani - Perdonami per quello che ti ho fatto. Ti giuro che non riuscivo a controllarmi...”

Lei, notando il cambiamento, gli saltò addosso, lo baciò e lo abbracciò: “Tranquillo, Gabriel, ora sei di nuovo te stesso.”

 

Proprio in quel momento, fecero irruzione in casa Zack e Brenda.

“Jade, siamo qui! – chiamò la ragazza - Dove sei, vampiro maledetto!”

Vedendoli, la strega sorrise con gli occhi ancora lucidi: “Meglio tardi che mai, giusto, ragazzi? Qui è tutto risolto, non preoccupatevi.”

Gabriel, non appena riconobbe la nuova arrivata, si avvicinò a lei: “Scusami se prima vi ho aggredite, non ero in me. Vi chiedo perdono...”

La ragazza, affascinata da lui, gli sorrise: “Non preoccuparti, un bel bocconcino come te non ha bisogno di chiedere scusa.”

Zack le lanciò un’occhiataccia: “Sempre la solita, eh?” e tutti scoppiarono a ridere.

                      

 

Il giorno dopo

Prima di partire, i ragazzi passarono da casa di Eve per salutarla. Mentre Zack e Brenda aspettavano fuori in auto, Jade entrò con Samuel, per presentarglielo.

“Ciao, ragazzi, lui è Samuel, il mio fidanzato.”

Gabriel gli strinse subito la mano: “Piacere di conoscerti. Sei un demone, vero? Scusa, ma il mio naso da vampiro è attivo 24 ore su 24!” rise.

“Ma no, figurati! È la tua natura, perchè negarla?”

 

Mentre i due continuavano a chiacchierare del più e del meno, le ragazze si misero in disparte a parlare.

“Ora capisco – iniziò Eve - perché hai voluto aiutarmi: sapevi cosa significa amare una persona… diversa! Una persona che viene giudicata male e che solo noi possiamo capire.”

Jade sorrise, prendendole le mani: “La tua storia mi ha davvero commossa, veramente.Ho trovato molte somiglianze tra noi due e sono contenta che alla fine tu abbia ritrovato il tuo Gabriel dopo tanto tempo. Poi, ti ammiro per la tua fermezza… voglio dire: sei una mortale e avere a che fare con vampiri, demoni e disordini non è di certo all’ordine del giorno!”

L’altra comprese e annuì: “Mi ha fatto molto piacere conoscerti e spero che tu possa portare a termine il tuo compito. Non arrenderti mai quando si tratta della persona che ami, ricordatelo sempre!”

“Tranquilla, – le rispose, guardando con occhi innamorati il suo Samuel - non mi arrenderò mai. Credo davvero di aver trovato il vero amore e nessuna meglio di te può capire cosa intendo..”

 

Pochi minuti dopo, i ragazzi salutarono, preparandosi a uscire. Prima di varcare la porta, però, Samuel aveva ancora un’ultima domanda per Gabriel.

“Come farai con la banda di vampiri in città?”

“Tranquillo, non sono poi così minacciosi. E poi sarei io il loro capo, adesso: ci penso io!” e i due se andarono via sereni, con la certezza di aver conosciuto due persone speciali.

 

I quattro ragazzi poterono, così, ricominciare il viaggio, ma ora le cose si stavano facendo serie e non potevano più fare finta di niente.

“Credo – esordì Jade – che sia ora di far visita ad un altro membro dei cinque. Torniamo al confine, o andiamo direttamente alla villa di Kendra? Adesso basta giocare!

 

 

CONTINUA NEL QUATTORDICESIMO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Demon & Witch vi aspetta lunedì prossimo con un nuovo episodio, la 2x14 "Il sussurro", non mancate. Ricordate di lasciare il vostro commento al capitolo, anche breve. Buona settimana stregata!

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Capitolo 14
*** 2x14-Il sussurro ***


CAPITOLO QUATTORDICI

"Whispers Persuade"

 

 

Oregon, presso il confine

 

 

Grazie al potere di Samuel di teletrasportarsi, i ragazzi riuscirono in poco tempo a raggiungere l’Oregon e, più precisamente, il punto in cui lui e Jade erano stati risucchiati dallo strano muro nero. Subito scesero dall’auto e Zack si complimentò sinceramente con l’amico.

“Ci era mancato questo potere, sai? Abbiamo percorso migliaia di chilometri in pochi secondi!”

Jade, però, non era altrettanto d’accordo, anzi era infastidita dal suo avere le stesse abilità del Nonno: “Sì, certo. Ci era proprio mancato!”

Notando il suo comportamento e cogliendo l’ironia, il diretto interessato sospirò: “Ti prego, Jade. Non dirmi che la cosa ti infastidisce ancora... Ne avevamo già parlato e mi sembrava avessimo chiarito. O sbaglio?”

“Lo so, è solo che la cosa mi da i brividi, perchè mi fa pensare a quel mostro di John.”

Lui, comprendendo, le accarezzò con dolcezza il viso: “Io non diventerò un mostro. Non con te accanto, Jade...”

Fu a quel punto che, sbuffando, Brenda li interruppe: “Ragazzi, abbiamo del lavoro da fare, dimenticate?”

Intanto Zack, con il computer appoggiato sulla macchina, stava già facendo le sue solite ricerche: “Il mio computer non percepisce nulla! Sembra che quel confine, o muro nero che sia, sia sparito definitivamente!”

Samuel, però, era scettico: “Secondo me, invece, è sempre qui, solo che non possiamo più vederlo, né percepirlo.”

“Quindi, – si intromise Jade - ci stai dicendo che John e Terence hanno fatto qualcosa per farlo sparire e impedirci di seguirlo fino alle cinque ville?”

“Pensateci: Faith, uno dei cinque, muore nell’esplosione. Poco dopo, ci compare davanti questo vasto muro nero, John e Terence se ne accorgono e vengono a controllare, poi vanno via e magicamente questo scompare di nuovo. Un po’ strano, non trovate?”

“Vorresti dire che qualcuno ha preso il posto di Faith e che, ricostituito il potere dei cinque, i confini svaniscono nuovamente dalla nostra vista?”

“Ma chi potrebbe averlo fatto?” tutti si lanciarono uno sguardo perplesso e Brenda capì che era il momento di dire la verità sulla sua misteriosa sparizione del giorno prima.

“Heith!”

“Heith? – chiesero – E come fai a saperlo?”

Quella abbassò gli occhi, imbarazzata: “Okay, c’è una cosa che dovete sapere e che finora vi ho tenuto nascosta: a quanto pare, Terence è interessato a me. L’ho scoperto con il mio potere, la sera stessa in cui l’ho acquisito, allora l’ho raccontato a Jade e lei mi ha semplicemente raccomandato di stare attenta. Solo che, mentre eravamo impegnati con il vampiro Gabriel, lui mi ha evocato nel suo castello con un incantesimo.”

“Ecco perché sei scomparsa per ore! – esclamò l’amica, capendo finalmente cosa era successo - Comunque non si spiega ancora cosa c’entri Heith.”

“Da quel che ho capito, Heith e Terence condividono la stessa villa e lei l’ha minacciato di rivelare a John della cena.”

Jade alzò gli occhi al cielo, sospirando infastidita: “Vedo che non ha perso tempo… Non la sopporto!”

“Quindi adesso cosa facciamo?”

Samuel, che era il più pratico del gruppo, ci pensò su un attimo, poi espose il piano: “Si passa al piano B, ovviamente: tornare alla villa di Xandra e usare una delle porte-passaggio.”

 

I quattro, quindi, risalirono in auto, pronti per ripartire, ma furono bloccati dal rumore di rami spezzati proveniente dalla foresta vicina.

“Cos’è stato?” chiese Jade, spaventata, mentre Samuel si guardava intorno circospetto.

“Non lo so, ma con il potere di Brenda sento una strana presenza psichica.”

La ragazza in questione, a quel punto, senza alcun timore scese dall’auto, imbracciando la balestra: “Ci penso io!” chiuse gli occhi e, ascoltando i pensieri nella sua testa, riuscì a localizzare gli intrusi. Poi, scoccò una freccia a destra, una sinistra e, infine, una sopra a un albero, seguite, pochi secondi dopo, dal rumore di corpi che cadevano.

Gli amici, nel vedere quello che aveva fatto, rimasero letteralmente senza parole.

“Non ho mai visto nulla del genere… come diavolo hai fatto? Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Brenda?!?” esclamò Zack, sconvolto, esprimendo i pensieri di tutti.

La ragazza sorrise, compiaciuta: “La vecchia Brenda non esiste più. Diciamo che ho sviluppato diverse abilità, grazie al mio potere...”

Jade la osservò a lungo, poi, nel sentire le sue parole, annuì, convinta: “Wow, quasi non ti riconoscevo quando hai fatto quella cosa con la balestra a occhi chiusi!”

Intanto, Samuel aveva trascinato più vicino i cadaveri: si trattava di strane creature dal corpo blu, con piccole corna bianche sulla fronte.

Non appena lì vide, Zack riuscì a identificarli: “Sono Japagi! Demoni agili e veloci che vengono assoldati per raccogliere informazioni.”

Tutti si girarono a guardarlo, sconvolti: “Come puoi identificarli senza nemmeno aver controllato sul Libro?”

“Ho letto molte volte il Libro, - praticamente lo conosco a memoria – in più, grazie al mio potere ho una specie di memoria fotografica che mi permette di ricordare alcune delle varie illustrazioni.”

Samuel, però, interruppe bruscamente la conversazione, non volendo perdere altro tempo: “Okay, è davvero formidabile che tutti abbiamo delle super abilità, ma dobbiamo muoverci in fretta. Mi sembra ovvio che questi Japagi sono stati mandati da John per controllarci, perciò andiamo!”

 

 

Nei pressi della villa di Xandra, Savannah, Georgia

Ancora una volta, Samuel riuscì a teletrasportare tutti quanti, ma, stavolta, la destinazione fu la Georgia.

“Mi raccomando, – disse a tutti, mentre scendevano dall’auto - prendete tutto quello che vi serve, non dimenticate nulla. Potremmo restare via molto a lungo. Ok?”

“Io ho solo la mia balestra!” rispose Brenda, mostrandogliela.

Jade, invece, controllò la sua borsa: “Io ho preso la bussola e il Libro. Non ho altro in macchina.”

“Io ho il mio computer, come sempre!” concluse Zack.

“Bene, state dietro di me e non fate rumore, ok? I demoni di Xandra potrebbero essere appostati intorno alla villa.”

A quel punto, Brenda decise di chiudere gli occhi e concentrarsi, in modo da avere la certezza di essere soli: “Io credo non ci sia nessuno. Non sento alcun pensiero, a parte i vostri.”

“Forse i demoni non pensano, ecco perché non li senti!” le sussurrò Zack, sarcastico, mentre le passava accanto.

 

Giunti di fronte alla porta, Samuel l’aprì e, lentamente e prestando la massima attenzione, entrò; anche nell’ingresso, però, non c’era anima viva.

“Entrate, via libera!” urlò agli altri, rimasti fuori.

Zack varcò la soglia perplesso, guardandosi intorno: “Strano che non ci sia nessuno. L’ultima volta che siamo stati qui era pieno di demoni.”

“Forse sono nei sotterranei.”

“Guarda caso, proprio dove dobbiamo andare noi!” esclamò Jade, seccata.

 

I quattro, allora, decisero di separarsi ed esaminare ogni stanza. A Brenda spettò il soggiorno e, quando entrò, si trovò davanti una scena talmente sconcertante che iniziò a urlare, attirando l’attenzione degli altri, che accorsero subito da lei.

“Cosa sta succedendo? Perché hai gridato?!”

Quella, però, era troppo sconvolta e non disse nulla, limitandosi a indicare un punto davanti a lei: lì giaceva Xandra con una corda al collo, sollevata a pochi metri da terra e, chiaramente, ormai senza vita. L’orribile visione sconvolse tutti.

“Cosa significa? Perché si è tolta la vita?” chiese Jade agli altri, sperando ne capissero di più.

“Questo lo può sapere solo lei. – le rispose Samuel - Tuttavia, questo va a nostro favore.”

Quella annuì, per poi avvicinarsi al camino ancora accesso; quando si appoggiò, però, ebbe una visione.

 

John comparve davanti a Xandra, proprio quando questa stava per immergersi nella vasca da bagno. Lei lo vide in tempo e cercò di sedurlo, ma quello la ignorò, rivolgendosi minaccioso a lei.

“Dove sei stata?”

“Cosa? Da nessuna parte, perchè?”

Lui, allora, le tirò uno schiaffo, accusandola di mentire e quella, spaventata, confessò la verità.

“Sono stata da Faith! Uno dei prescelti ha usato la mia porta-passaggio e ho voluto avvertirla.”

Ma quello si arrabbiò, dicendole che non avrebbe dovuto lasciare la villa.

“Mi sento una prigioniera e non voglio più esserlo. – urlò quella - Liberami, ti prego! Non voglio più essere una di voi! Mi hai sentito? Liberami, John!” ma quello, senza risponderle, se ne andò.

 

Jade tornò quasi subito in sè e gli occhi le si riempirono di lacrime per ciò che aveva visto.

“Ora so perché si è tolta la vita: si sentiva sola, come... imprigionata in questa immensa villa.”

Samuel annuì, comprensivo: “Anche io ho ricevuto la premonizione. A quanto pare, Xandra non mentiva, non sapeva davvero nulla dei piani di John: i cinque membri sono soltanto pedine. Vivono in queste cinque ville, ma in realtà non sanno qual è lo scopo di tutto questo.”

“Questo perché – aggiunse Zack – John ha dato loro tutto. Voglio dire… se mi dessero poteri straordinari e una villa del genere, penso che anche a me poco importerebbe di tutto il resto. No?”

Brenda, sentendoli, scosse la testa, incapace di smettere di guardare il cadavere accanto a sè, pur essendone profondamente disgustata: “Sentite, non so voi, ma a me sta vendendo da vomitare. Andiamo via, o avete altri commenti da fare?”

“Andiamo! L’entrata dei sotterranei è dall’altra parte della villa.”

 

Come avevano già fatto la volta precedente, i ragazzi raggiunsero i sotterranei, discesero la scalinata e poi, dopo aver percorso il corridoio, giunsero nella stanza con le porte-passaggio e fu Brenda a sollevare il dilemma su cui si stavano arrovellando tutti.

“Rey, Devon o Terence?”

Jade ci pensò su un attimo, poi rispose: “Mi sembra ovvio che non andremo da Terence, dato che c’è anche Heith. Poi, secondo me la mossa migliore sarebbe affrontare i cinque membri uno per uno, non come l’ultima volta, quando siamo tutti morti. Che ne pensate?”

Samuel l’appoggiò subito: “Sì, hai ragione. Ora la scelta rimane tra Devon e Rey. Io direi di far scegliere a Brenda, visto che si tratta di due ragazzi” e rivolse alla diretta interessata un sorrisino.

Quella, però, non apprezzò affatto l’ironia: “Ma che idiota! Comunque, se proprio devo scegliere, allora Devon.”

Zack non poté resistere dal punzecchiarla ancora: “L’hai scelto perché è il nome del tuo ragazzo ideale, per caso?” ma quella non gli rispose, lanciandogli un’occhiataccia.

Scuotendo la testa, Jade li zittì: “Dai, ragazzi, basta!”

Subito Samuel tornò in sè, pratico come sempre: “Già! Bando alle chiacchere, è ora di andare!”

E, così come avevano deciso, varcarono la porta-passaggio di Devon, pronti ad affrontare ciò che li aspettava dall’altra parte.

 

 

Villa di Devon, San Diego, California

Quando arrivarono dall’altra parte, Brenda si guardò subito attorno, molto stupita.

“Certo che queste ville sono tutte uguali, eh? Sembra di essere ancora nell’altra!”

Subito, Zack, preoccupato, la zittì: “Shhhhhh! Vuoi farci scoprire? Guarda che, al contrario della villa precedente, il proprietario di questa è ancora vivo!”

Intanto, Samuel si era subito messo al lavoro e comunicò anche agli altri le sue scoperte: “Sto usando il potere di Brenda e la villa è vuota, al momento.”

Ma i due lo ignorarono, perchè la ragazza in quel momento stava tirando per vendetta piccoli schiaffi all’altro: “Chiedimi subito scusa, mi hai fatto la morale per niente, idiota!”

Jade, nel vederli, scosse la testa, infastidita dai loro continui battibecchi: “Ragazzi, per favore!”

 

I quattro, allora, decisero di uscire dalla villa, per scoprire dove erano finiti e subito la bussola iniziò ad attivarsi, come impazzita.

“Guardate, ragazzi: dev’esserci un forte flusso di disordini in città.”

Zack, allora, decise che era arrivato il momento di usare il suo potere: “Adesso provo ad accedere alle telecamere di tutta la città e a vedere se c’è qualcosa di anomalo, ok?”

Jade, preoccupata, gli mise fretta: “Fai presto, però. Qualcuno potrebbe essere in pericolo!” ma così riuscì solo a innervosirlo.

“Ecco, aspetta, ho trovato: c’è un uomo in piedi su un ponte. Credo si stia per… gettare nel vuoto...”

Brenda gli lanciò un’occhiata perplessa: “Quindi? Un suicidio non può essere naturale? Cosa c’entrano le forze del male?”

Il demone, però, non era d’accordo ed elaborò subito un piano d’azione.

“Provo a teletrasportarci nel luogo che hai visto, ok?” e, in pochi secondi, furono là.

 

Nel vedere l’uomo, in procinto di gettarsi, Jade iniziò a gridare per cercare di fermarlo.

“HEYYYY!!! Non lo faccia, aspetti!” ma l’uomo sembrava non reagire, come se non l’avesse sentita.

“Jade sta gridando, eppure lui non si volta.” commentò Brenda.

“Forse non la sente.” aggiunse Zack.

Fu in quel momento che la strega notò qualcosa di strano vicino all’uomo e così lo indicò anche gli altri: “Ragazzi, non vedete anche voi quella specie di sagoma trasparente accanto a lui?”

Anche Brenda avvertì qualcosa di anomalo e iniziò a preoccuparsi: “C’è qualcosa di strano: sento un altro pensiero oltre a quello dell’uomo...”

“Qualcosa mi dice che quell’uomo non è solo, perciò... Che ciò che ai nostri occhi rimane nascosto, possa rivelarsi restando al suo posto... ” e, alle spalle dell’uomo, comparve una persona, che subito si voltò verso i quattro.

“Bene, bene, a quanto pare abbiamo dei guastafeste!”

“Presto! – Samuel aveva capito cosa stava succedendo e si girò verso di lei – Il Libro si aggiorna ogni volta che incontriamo uno dei cinque. Controlla che poteri ha!”

E così fece lei, scoprendo che aveva ragione il demone: il Libro era cambiato.

 

I Cinque del Cigno d’Argento

1.   Devon/ Il sussurratore = Il suo potere gli consente, sussurrando, di pilotare i pensieri degli altri. Chi è vittima della sua magia, però, non ne è consapevole per via della sua invisibilità

2.   Xandra/ L'incantatrice = Il suo potere di persuasione le permette di controllare tutti i demoni e metterli al suo servizio

3.   Rey/ Il cacciatore di ombre = Potere sconosciuto

4.   Terence/ Il servitore del caos = Il suo potere gli consente di compiere mosse estreme di arti marziali durante il combattimento

5. Faith/ La strega alchimista = Il suo potere le consente di riportare in vita i morti dall'oltretomba grazie all'utilizzo della magia nera

 

Dopo la lettura, Jade riferì agli amici quanto aveva appena scoperto: “Lui sussurra! Può costringerci a fare quello che vuole: è questo il suo potere.”

In quel momento, l’uomo in piedi sul parapetto del ponte si buttò giù, sotto gli occhi sconvolti dei quattro.

“Fermalo, Jade! – urlò Brenda, spaventata - Santo cielo!”

La ragazza, allora, si sporse e riuscì a bloccarlo a mezz’aria, per poi farsi da parte e lasciare che Samuel lo recuperasse.

 

Intanto, Devon, irritato per la loro intrusione, iniziò ad avanzare minaccioso verso di loro.

“Credo proprio che con voi dovrò fare un gran lavoro. Giusto, ragazzi?”

Brenda lo guardò, terrorizzata: “Sta lontano da noi!”

Ma quello la ignorò e si voltò verso la strega: “Jade? – quella si voltò - Buttati di sotto!” le impose e quella, ovviamente, eseguì sotto lo sguardo sconvolto dell’amica.

“Oh mio Dio... Jadeeeeee!”

Zack prese subito in mano la situazione e si affacciò per avvisare Samuel: “Presto, Samuel! Jade è caduta! Presto!”

E quello, con l’uomo appoggiato su una spalla, volò appena in tempo a recuperarla. Il troppo peso, però, li fece presto precipitare, facendoli cadere sulla riva del fiume.

A questo punto, Zack e Brenda erano rimasti da soli con Devon, che sorrideva compiaciuto, guardandoli attentamente.

“E ne restarono solo due!”

Ma, proprio in quel momento, usando il teletrasporto, Samuel ricomparve sano e salvo con Jade e l’uomo.

“Credo proprio che dovrai rifare i tuoi conti, sai?”

Quello rise di gusto, poi gli impose: “Teletrasportati al circolo polare artico e restaci.

E, senza dire una parola, quello eseguì, proprio mentre Jade, stordita, si riprendeva dallo svenimento.

“Cosa è successo?” chiese, guardandosi intorno.

“Ti ha costretta a buttarti dal ponte.”

“COOSA?!? Non me ne sono nemmeno accorta!”

L’uomo, che era davanti a loro, nel sentire le sue parole, rise nuovamente: “E’ questo il bello del mio potere: le mie vittime sono inconsapevoli.”

Brenda, allora, s’infuriò, iniziando ad inveirgli contro: “Adesso basta! Fai ritornare subito Samuel, chiaro?”

Jade pensò di aver sentito male: “Cosa? Dov’è Samuel?”

“L’ha costretto a teletrasportarsi al circolo polare artico. Assurdo!”

“Brrrrrrrr!” verseggiò Devon, prendendosi gioco di loro.

Stavolta, anche la strega si infuriò, forse più dell’amica: “Fallo ritornare qui! Subito!”

Irritato dalla sua arroganza, Devon le lanciò un’occhiataccia: “Tu non mi dai ordini, chiaro? Semmai sono io che li do a te... Vai in città e usa i tuoi poteri per…vediamo…svaligiare una banca!” e quella, senza reagire, si voltò, allontanandosi lungo la strada.

Zack, preoccupato, la rincorse: “Jade, – le gridò - torna in te! Ti manovra. Reagisci!”

Ma lei sembrava quasi in trance e anzi, sentendosi ostacolata, usò il suo potere per liberarsi di lui, scaraventandolo a terra. Come prima, Devon assistette ridendo alla scena.

“Non vi affannate troppo. Le mie vittime portano sempre a termine ciò che io impongo a loro e non si fanno intralciare da nessuno. Questa è la mia città e voi siete a casa mia. Non potete battermi!”

Brenda, intanto, cercò di aiutare l’amico a rialzarsi, sussurrandogli il suo piano: “Scappiamo! Non abbiamo possibilità contro di lui. Se rimaniamo qui, faremo la stessa fine di Jade e Samuel e nessuno potrà salvarci. Ok?”

“Va bene. Tieniti pronta, ok? Userò il mio potere per spegnere i lampioni che illuminano il ponte. A quel punto sarà buio e noi ne approfitteremo per scappare.”

Ovviamente, l’uomo intuì che stavano tramando qualcosa e cercò in tutti i modi di distoglierli dalla conversazione.

“Hey, cosa state bisbigliando voi due?”

Ma non ricevette mai risposta perchè, proprio in quel momento, i lampioni si spensero e sul ponte cadde l’oscurità. Grazie ad essa, però, i due ragazzi riuscirono a fuggire via, mentre Devon, che non vedeva nulla, rimaneva fermo immobile dov’era, senza provare a raggiungerli.

“Bel trucchetto, ragazzi, ma io sono superiore a tutto questo!”

 

A qualche centinaio di metri di distanza, intanto, Jade stava usando i suoi per distruggere l’entrata di una banca e l’esplosione fu talmente forte da far frenare bruscamente alcune auto che passavano lungo la strada. Una di queste stava per investirla, quando riuscì, grazie alla telecinesi, a farla volare sopra la propria testa, facendola atterrare sopra un’altra. Il caos regnava ormai sovrano e anche la ragazza dava segni di cedimenti per l’eccessivo sforzo, tanto che cominciò a perdere sangue dal naso.

 

Brenda e Zack, intanto, iniziarono a vagare per la città senza sapere cosa fare, quando la ragazza si fermò, sconvolta.

“Non riusciremo a sfuggire a quel mostro! Pazzesco, ogni sua parola è un comando forzato. Questo tizio è peggio del burattinaio!”

L’altro annuì, distratto, perchè stava consultando il Libro, dopo averlo appoggiato sul cofano di una macchina.

“Per questo devo trovare un incantesimo per proteggerci” ma non fece in tempo perchè alle loro spalle comparve Devon che, non appena li vide, iniziò ad applaudire.

“Bravi, davvero molto bravi. Molto interessante il trucchetto con le luci, sapete?”

La ragazza lo guardò con occhi terrorizzati, per poi iniziare a scuotere l’amico per incitarlo a sbrigarsi: “Presto! Hai trovato l’incantesimo?”

Quello, senza dire una parola, si voltò: “Se queste parole tu ascolterai, nulla ci scalfirà mai e lontano da noi resterai...” ma, con sua grande sorpresa, non succede nulla.

“Forse gli incantesimi funzionano solo pronunciati da Jade o magari sei troppo spaventato per farli funzionare. Oppure queste cose non funzionano con i cinque” ipotizzò Brenda.

A quel punto, ovviamente, Devon iniziò a considerarli degli incompetenti: “Sapete, non c’è gusto con voi, perciò vediamo di farla finita una volta per tutte, ok? – evocò un coltello e lo lanciò a Zack – Pugnalati...

E quello, senza pensarci, lo fece, cadendo a terra, morto dissanguato.

 

Disperata, Brenda si inginocchiò accanto al corpo dell’amico, piangendo disperata: “Xao, – chiamò – aiutaci, ti prego! Zack, resisti!” ma lui non rispose alla sua richiesta.

“Angelo-guida, vero? – si intromise Devon – Mi dispiace, ma il tuo amico non può essere riportato in vita perché i miei comandi sono irrevocabili! L’unico modo per annullare tutto ciò che ho fatto ai tuoi amici è uccidermi , ma dubito che, da sola, ci riuscirai, bellezza.”

A quel punto Brenda, distrutta, arrabbiata e in lacrime, si rialzò a fatica, consapevole di essere inerme di fronte all’uomo e, in un ultimo sprazzo di lucidità, recuperò il Libro e scappò via. Subito, però, l’uomo la raggiunse, facendole capire ancora una volta che non aveva scampo.

 

Intanto, Jade era riuscita a infilarsi in banca e, grazie ai suoi poteri, stava staccando la gigantesca porta del caveau, mentre fuori la polizia aveva circondato l’edificio e i cecchini l’aspettavano, appostati sui palazzi circostanti.

 

Brenda era in piedi, il Libro stretto forte fra le braccia, mentre Devon, sorridendo, camminava avanti e indietro davanti a lei, pensando ad alta voce.

“Allora, cosa posso farti fare? Farti investire da un auto, buttarti giù da un palazzo, farti uccidere qualcuno? Non saprei, c’è l’imbarazzo della scelta...”

Con voce tremante, lei cercò di difendersi: “Sei solo un pazzo psicopatico figlio di puttana, lo sai? Pensi di avere il mondo nelle tue mani, non è così?”

“Sì, qualcosa del genere” annuì, senza accorgersi che l’altra stava intercettando i suoi pensieri.

Inginocchiati!” gli ordinò e quello, senza capire cosa stava succedendo, eseguì.

“Ma… ma cosa sta succedendo? Come puoi riuscirci?”

Brenda gli rivolse un sorriso, asciugandosi le lacrime: “Grazie ai miei poteri riesco ad intercettare i tuoi e a usarli a mio favore. Non te l’aspettavi vero?”

L’uomo, però, iniziò lentamente a rialzarsi: “A quanto pare, però, non riesci a farlo a lungo. Perciò, ora, inginocchiati tu.” ma quella riuscì a resistere.

I due, allora, continuarono a darsi reciprocamente comandi e a resistere, finchè a Brenda non iniziò a colare il sangue dal naso, con grande soddisfazione del suo avversario, più allenato di lei nell’arte della persuasione.

“Bene, ti stai indebolendo. Ora non fai più la dura, eh? Guardati: stai perdendo sangue e ti reggi a malapena in piedi...”

“Sta zitto! Chiudi quella maledetta bocca!” gli gridò lei, ormai stremata.

L’uomo, allora, si avvicinò a lei e, con il viso vicinissimo al suo, le sussurrò: “Concediti a me. Adesso sei mia e non opporrai resistenza.” e iniziò a baciarla e a toccarla, fino a sbatterla contro il muro vicino e abusare di lei, mentre sul suo volto scendeva una lacrima solitaria.

Devon continuò a lungo ad approfittare di lei, finchè, improvvisamente, non sgranò gli occhi per la sorpresa e la sua bocca si riempì di sangue: qualcuno lo aveva pugnalato alle spalle. Mentre cadeva a terra in una pozza di sangue, Brenda riuscì a riprendere possesso del proprio corpo e a sgusciare via, accorgendosi di essere stata salvata dalla persona più improbabile: Terence.

Per un attimo rimase in silenzio, lo sguardo fisso a terra, invasa dalla vergogna per quanto era appena successo. Lentamente, l’uomo si avvicinò a lei e le accarezzò il viso con dolcezza.

“Non preoccuparti. Ha pagato per ciò che ha fatto.”

Lei scoppiò a piangere, scuotendo energicamente la testa: “Non sarà mai abbastanza. Non riuscirò mai dimenticare quello che mi ha fatto...”

“Se vuoi, io posso farti dimenticare.”

Finalmente, Brenda ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e, lentamente, riuscì a guardarlo negli occhi: “Perché sei qui? Hai ucciso un tuo alleato. Perché?”

“Ancora non ci arrivi, vero?”

Quella scosse di nuovo la testa: “Non puoi innamorarti di me, non puoi giocare dalla parte del male e pretendere che cada ai tuoi piedi.”

L’uomo sospirò, consapevole di come stavano le cose.

“Io non voglio che tu cada ai miei piedi, io… non posso credere di stare dicendo una cosa del genere, ma… voglio solo poterti amare. Non... non ho mai provato nulla del genere. Per molto tempo ho osservato gli umani e mi sono fatto tante domande. Perché sorridono? Perché si baciano? Cos’è questa cosa che io non so descrivere?”

Lei, allora, con la mano gli fece segno di tacere, poi si avvicinò lentamente a lui e lo baciò, staccandosi immediatamente.

“E adesso? Riesci a farlo?”

Lui la guardò negli occhi e annuì: “E’ amore. Conoscevo questa parola, ma non il suo significato. Non fino ad ora. E... è stato meraviglioso...”

Brenda lo guardò per qualche secondo, lanciandogli strane occhiate, poi ebbe il coraggio di fargli la domanda che gli frullava in testa da un po’.

“Tu non sei malvagio, vero?”

“Mi sono trovato a combattere dalla parte del Male perchè mio padre ha scelto così. Non è un cammino che ho voluto percorrere io, ma dopo averlo fatto per così tanto tempo, è difficile cercare di essere qualcos’altro, anche se, in fondo al cuore, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato. Questa è la mia natura, ma…stranamente non la sento più mia!”

Comprendendo i suoi sentimenti, la ragazza lo abbracciò con calore: “Allora vattene! Non essere più quello che non sei, ma diventa quello che vorresti essere!”

Terence rimase spiazzato da quella manifestazione d’affetto, ma non ebbe il tempo di dire nulla, perchè si accorse che uno degli angeli-guida stava per teletrasportarsi lì, così la staccò bruscamente da sè, allontanandosi.

“Devo andare. Uno dei vostri angeli sta arrivando e se mi vede qui penserà che tu…”

“Certo, vai!” lo tranquillizzò lei, capendo la situazione.

Prima di sparire, però, lui le mise fra le mani un piccolo libricino nero.

“Tienilo. Io ne ho un altro identico. E’ magico e serve per comunicare. Tu leggerai ciò che ti scrivo e io cosa mi scriverai tu, ok? Adesso devo proprio andare, o si accorgeranno della mia assenza. A presto!”  e scomparve.

 

Pochi secondi dopo, Xao apparve alle spalle della ragazza.

“Eccomi! Sentivo il vostro richiamo, ma qualcosa mi impediva di venire.”

Felice di vederlo, Brenda gli corse incontro: “Era per via di uno dei cinque. Ma ora facciamo presto: Zack è stato pugnalato!”

 

Intanto, poco lontano, Jade era finalmente uscita dalla banca, con la porta della cassaforte che fluttuava dietro di lei a mezz’aria, sotto gli sguardi sconvolti della polizia e di tutto il resto dei presenti. Quelli iniziarono a sparare, senza tuttavia riuscire a farle nemmeno un graffio. Arrabbiata, lanciò allora contro di loro la porta, usandola come un frisbee e causando diverse esplosioni e molto caos. Fu a quel punto, però, che tornò in sè, guardandosi intorno sconvolta, senza riuscire a credere di essere stata lei a causare tutto quel caos.

“Oddio, che cosa ho fatto... Devo andarmene subito e tornare dagli altri...”

 

Nel frattempo, Xao era riuscito a riportare in vita Zack, proprio un istante prima che si teletrasportassero lì Jade e, subito dop, Samuel e quest’ultimo rimase molto stupito nel vedere cosa la strega era riuscita a fare, da sola.

“Ma... ma... come hai fatto?”

Stupita quanto lui, la ragazza si girò verso l’angelo in cerca di spiegazioni: “Già. Xao, tu hai qualche idea?”

“Non allarmarti, Jade... – la tranquillizzò - Quei poteri sono sempre stati parte di te, prima o poi sarebbero tornati.”

“Ma – gli chiese lei, confusa – pensavo fossero stati divisi fra tutte le prescelte, o sbaglio?”

“Molti prescelti stanno perdendo la vita in questa battaglia. Non hanno tutti i poteri che possedete voi, né la vostra esperienza, perciò, purtroppo, il male ha avuto la meglio su di loro.”

Nel sentire le sue parole, rimasero tutti sconvolti: “E’ terribile! – esclamò la strega, sotto shock – Vorresti dire che ogni volta che riacquisto un potere, dietro c’è la morte di un’altra prescelta?”

“Di MOLTE streghe” le rispose lui, mortificato, abbassando lo sguardo.

 

Proprio in quel momento Samuel notò poco lontano il cadavere di Devon, immobile nell’esatta posizione in cui era caduto.

“Scusate, ragazzi, ma cosa è successo qui?” chiese, indicandolo.

“Ehm… sono morto e resuscitato, a quanto pare” replicò Zack, pensando parlasse di lui.

“Non mi riferivo a te, ma a Devon. Chi l’ha ucciso?”

“Sono stata io!” ammise Brenda, la voce appena udibile.

Jade, allora, si voltò verso di lei e notò preoccupata che l’amica era in uno stato pietoso.

“Tesoro, stai bene?”

Quella sorrise debolmente: “Sì, non ti preoccupare” e il discorso fortunatamente finì lì.

 

Samuel, contento per la vittoria riportata, propose di partire immediatamente, ma Jade, che non era d’accordo, fermò tutti.

“Aspettate! Abbiamo un grosso problema, anzi, IO ho un grosso problema: la polizia mi sta cercando.”

Xao, che nel frattempo, aveva ricevuto un messaggio telepatico dal Consiglio, annuì: “Sì, è vero, ti stanno cercando, ma il Consiglio mi ha appena rivelato che non sono riusciti ad identificarti. Vi suggeriscono, però, di ripartire in fretta, prima che possano scoprire chi sei in realtà, dato che questo potrebbe compromettere la tua copertura a Morney Hill e l’intera missione. Andate, presto!”

Intanto, da un’auto misteriosa parcheggiata in un vicolo vicino, qualcuno osservava in silenzio il gruppetto...

 

CONTINUA NEL QUINDICESIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Scusate il ritardo del capitolo, ma ho avuto degli impegni urgenti. L'appuntamento con Demon & Witch vi aspetta per Lunedì o Martedì prossimo, con la 2x15 "Il ritratto di Julian Gray?". Ricordatevi di lasciare un commento,anche breve, alla storia, affinchè prosegua. Buona settimana stregata!

 

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Capitolo 15
*** 2x15-Il ritratto di Julian Gray? ***


CAPITOLO QUINDICI

"The Evil Side"

                                                                   

 

Nei pressi di un fiume, New Mexico 

 

 

Il gruppo era all’inseguimento di una creatura chiamata “Khali” ma, mentre, Jade, Samuel e Zack attraversavano un ponte sospeso sul fiume per raggiungere l’altra sponda, Brenda era nascosta dietro ad un albero a scambiare messaggi con Terence grazie al libricino magico che le aveva donato.

Voltandosi indietro, Jade la notò e le fece cenno di sbrigarsi: “Brenda! Cosa aspetti a passare il ponte con noi?”

“Arrivoo! Un secondo!”

“Fai presto, o rimarrai indietro!”

Intanto, Zack aveva consultato il Libro e, dopo aver trovato la pagina giusta, la lesse ad alta voce agli altri.

 

Khali

 

Khali è una creatura dalla piccola statura, veloce e sfuggevole che assomiglia ad un elfo dalle orecchie a punta. E’ capace di evocare tra le sue mani una sfera dai colori accecanti, in grado di infondere felicità.

 

*Se infettato da un disordine, la sfera, anziché infondere felicità, causa lo scambio di corpi di chi gli è vicino. Khali, però, è una creatura pacifica, perciò non va eliminata, ma solo purificata. Basta pronunciare la formula di purificazione e chi è stato colpito dai poteri della sfera ritornerà nel proprio corpo.

 

Incantesimo per la purificazione di Khali: “Forze del Bene, a voi siamo riconoscenti per la felicità che ci rende potenti. Ruota la sfera di pura magia e del disordine non sarai più in balia”

 

Finito di leggere, Zack scoppiò a ridere, divertito: “Sarebbe comico se scambiassi il corpo con Samuel!”

Quello, ovviamente, gli lanciò un’occhiataccia: “Sarei capace di ucciderti. Anche se si tratta del mio corpo, sappilo.”

Sbuffando, Jade cercò di porre fine alla discussione: “Avanti, ragazzi, non fate gli stupidi! L’importante è che non ci avviciniamo troppo a Khali, ok?”

In quel momento, dopo una bella corsa, li raggiunse finalmente Brenda.

“Allora? Cosa mi sono persa?” chiese, ancora con il fiatone.

“A quanto pare stiamo cercando una specie di scambia corpi. Tu, però, non avvicinarti, ok?”

 

Improvvisamente, Samuel notò dei movimenti all’interno dei cespugli dall’altra parte della sponda e avvisò gli altri.

“Eccolo! L’ho visto!”

 

I quattro, allora, iniziarono a correre in quella direzione, ma Brenda, lasciando tutti senza parole, lanciò velocemente e con decisione quattro frecce, che bloccarono la creatura a un albero.

“Wow! – esclamò l’amica, sorpresa - Non ti ho mai vista così sicura di te. L’ultimo combattimento con il membro dei cinque ti ha cambiata, o sbaglio?”

“Non sai quanto!” replicò quella, lo sguardo serio e un po’ perso.

Sfortunatamente, però, il Khali riuscì a liberarsi e iniziò a scappare.

Stavolta, però, era il turno di Jade di provare a fermarlo: “Adesso ci penso io: voragine!” e sotto i piedi della creatura si aprì una fossa, nella quale cadde immediatamente.

Lentamente e con circospezione si avvicinarono.

“Ciao, piccoletto. Ti abbiamo preso!” esclamò Brenda, guardandolo dall’alto.

“Adesso spostatevi, ok? – intimò subito dopo la strega - Devo leggere l’incantesimo.”

Zack, allontanatosi con Samuel, vide che Brenda era rimasta ferma e la chiamò: “Spostati anche tu!”

In quello stesso istante, però, Khali materializzò fra le sue mani una sfera magica, che creò un vortice di luce attraverso il quale si scambiarono le anime delle due ragazze, colte di sorpresa, mentre i ragazzi si buttavano a terra, coprendosi gli occhi con le mani.

Prima che si riprendessero, però, la creatura scappò.

Alzandosi in piedi e constatando di essere interi e nel proprio corpo, Zack esclamò, sollevato: “Grazie a Dio non sono Samuel!”

“Meglio per te, amico. – replicò quello, sarcastico – Ti avrei eliminato!”

Solo allora si accorsero che le ragazze, stordite, giacevano a qualche passo di distanza.

“Tutto a posto voi due? Siete nei vostri corpi?”

Jade, nel corpo di Brenda, scosse la testa, osservandosi con orrore: “Oh mio Dio, porto la quarta di reggiseno!”

Anche la reazione dell’amica, che era nel suo corpo, fu molto simile: “Oh mio Dio, indosso la giacca orrenda di Jade!”

“Ops! – esclamò, allora, Samuel, spiazzato per la piega imprevista che aveva preso la situazione - A quanto pare c’è un problema nel paradiso femminile!”

Jade, furiosa, gli gridò contro: “Non fare battutine stupide, Samuel! Troviamo Khali, piuttosto. SUBITO!”

Zack, ridendo, non poté resistere dal punzecchiare Brenda: “Hey, come ci si sente ad essere la prescelta?”

Quella, girandosi di scatto verso di lui, usò la telecinesi facendolo volare sul ponte, rimanendo poi impressionata dai suoi nuovi poteri: “Oddio, scusa... Non l’ho fatto apposta...”

Rialzandosi a fatica, quello le lanciò un’occhiata di fuoco: “Sei impazzita, per caso?!? Potevi farmi precipitare nel fiume!”

Jade assistette sconvolta alla discussione e alla scena che la seguì, poi impose: “Okay, dobbiamo trovare Khali al più presto, prima che Brenda sperimenti per sbaglio tutti i miei poteri.”

E, proprio allora, grazie al suo nuovo potere, riuscì a captare i pensieri di Samuel.

*Adesso come farò a baciare Jade se è rinchiusa nel corpo di Brenda? Ho il terrore a chiederglielo...*

Si avvicinò a lui e, senza dire una parola, gli tirò uno schiaffo.

“Io non ti bacerò mai chiusa nel corpo della mia migliore amica. Ti è piaciuta la risposta?”

“Già! – si ricordò lui, amareggiato, toccandosi la guancia dolorante - Adesso tu puoi leggere nella mente. Dovevo intuirlo subito.”

 

Non potendo fare altro, i quattro tornarono all’auto e Jade decise di usare la bussola per decidere quale direzione prendere.

“Indica sud-est. Zack, puoi darmi delle coordinate più precise su dove si trova Khali?”

Quello non perse tempo e controllò subito sul suo computer: “Rilevo un picco di disordini nella città di Albuquerque. Direi che ce ne sono almeno due.”

Jade roteò gli occhi, sospirando: “Come se Khali non bastasse… Va bene, ci occuperemo anche dell’altro disordine, ma la priorità adesso è far tornare me e Brenda nei nostri corpi, ok?”

 

 

Albuquerque, New Mexico

 

 

Giunti in città, i ragazzi iniziarono a vagare, notando subito che l’atmosfera era alquanto piatta: sui marciapiedi, infatti, le persone camminavano con lo sguardo fisso nel vuoto e Brenda, osservandoli attraverso il finestrino, non riuscì a non rabbrividire.

“Questa città mi fa venire la pelle d’oca! Non sembra anche a voi che da queste parti ci sia solo gente anziana?”

“In effetti…” confermò Jade, ma non riuscì ad aggiungere altro, perchè ebbe un piccolo giramento di testa.

Preoccupato, Samuel fermò subito l’auto: “Cosa succede? Tutto bene?”

Lei si riprese subito e annuì: “Sì, sì, è stato solo un piccolo capogiro. Questo luogo ha una concentrazione di disordini molto intensa e il mio parassita se la sta spassando, a quanto pare.”

“Pensavo che fosse rimasto nel tuo corpo.”

Quella scosse la testa, massaggiandosi le tempie: “Il parassita è nella mia mente, perciò, anche se cambio corpo, lui rimane sempre con me.”

Lo sguardo che le rivolse nel sentire le sue parole era carico di preoccupazione: “Bene, allora faccio subito retromarcia e ce ne andiamo via da qui, ok?”

Ma lei lo fermò: “No, no, sto bene adesso. E poi, dobbiamo svolgere una missione e non sarà certo un giramento di testa a ostacolarci. Chiaro?”

Convinto, Samuel riprese a guidare finchè, a un certo punto, non iniziò a vedere doppio e la macchina, priva di controllo, iniziò a sbandare.

“Samuel, che ti prende?” gli urlò Jade, spaventatissima.

“Prendi il volante! Presto, ci vedo doppio!”

“Ma io non so guidare! Zack, aiuto!”

Ma lui non poteva aiutarla, troppo impegnato a tenere a bada le sue mani, che avevano iniziato a tremare violentemente, sotto lo sguardo preoccupato di Brenda, seduta al suo fianco.

“Cosa ti prende?”

“Io… io… non lo so”

Quella gli lanciò un ultimo sguardo preoccupato, poi si rivolse all’amica: “Jade, presto, prendi il volanteeee!” ma non riuscì neanche a finire la frase che la macchina si schiantò contro un palo della luce.

Il fumo ormai circondava la vettura, quando le due riuscirono a uscirne fuori.

“Accidenti! – esclamò Jade, sotto shock – Cosa diavolo è successo?”

Quella, indolenzita, le si avvicinò: “La prossima volta fa sedere me sul sedile anteriore, almeno io agisco in fretta!”

L’altra fece una smorfia, sbuffando: “Lo sai che io non so guidare!”

Solo allora si ricordò dei ragazzi e corse a liberare Samuel, mentre Brenda faceva la stessa con Zack e con fatica, riuscirono a estrarli dalla macchina.

“Cosa è successo?” chiese il demone, steso a terra, con voce rauca.

Lei lo guardò sconvolta: “Hai perso il controllo, cosa ti sta succedendo?”

Intanto Brenda, notando qualcosa di strano in Zack, la chiamò: “Hey, Jade! Vieni un po’ a vedere!”

“Cosa c’è?”

Quella, allibita per quanto stava accadendo, indicò l’amico steso davanti a lei: “Zack ha i capelli bianchi!”

Jade osservò sconvolta che aveva ragione e, quando si girò verso il demone, si accorse con sorpresa che la pelle di quest’ultimo era diventata rugosa.

“Che diavoleria è mai questa?!? Sembra che stiano... invecchiando...”

 

Le due, allora, aiutarono i due ragazzi ad alzarsi e sedersi su una panchina.

“Perché sta succedendo solo a loro, secondo te?”

“Credo di aver letto che, quando si è sotto un incantesimo, non è possibile subirne altri.”

“Quindi è un bene che Khali abbia scambiato i nostri corpi, in questo modo non siamo soggette ad altri incantesimi.”

“Beh, sì, altrimenti saremmo invecchiate di colpo anche noi.”

In quel momento Zack, che aveva il computer sulle ginocchia, cercò di attirare la loro attenzione, facendo loro capire che voleva dire qualcosa e Jade si sedette accanto a lui per aiutarlo.

“Stai cercando di dirci qualcosa, per caso?”

Ma quello, che faceva fatica a parlare, si limitò a indicare qualcosa sullo schermo.

Spostando lo sguardo, allora, le due videro che si trattava di una sontuosa villa, posta su una collina.

“Ci sta dicendo che dobbiamo andare lì?” chiese Brenda, dubbiosa.

“Penso di sì! – replicò l’altra, convinta - Forse il responsabile di questo invecchiamento abita proprio lì.”

“Pensi che si tratti di un altro membro dei cinque? Te lo chiedo visto che vivere nelle ville è una loro caratteristica.”

“Non mi interessa, andremo lì e lo scopriremo. Ok?”

“E come facciamo con loro? Invecchiano a vista d’occhio!”

L’altra, però, non rispose, troppo distratta da qualcosa alle sue spalle: grossi mostri deformi che avanzavano verso di loro.

“Dietro di te! Usa la telecinesi per allontanarli!”

Quella, girandosi, urlò, vedendo ciò che aveva davanti: “Oddio, come cavolo funziona il tuo potere? Aiutami!”

“Forza!” le gridò.

Per fortuna, Brenda, muovendo le mani, riuscì a scaraventarli a terra, ma quelli, con sua grande sorpresa, si rialzarono subito.

“Credo che dovremmo correre, ma come facciamo con Zack e Samuel?”

Scudo intorno a voi, scudo che protegge. Alza la barriera che nessuna forza può abbattere...” pronunciò Jade, sperando che fosse sufficiente.

“Wow, l’incantesimo è riuscito anche se non sei nel tuo corpo!”

“Adesso scappa! Andiamo verso la collina, presto!”

Le due non si fermarono per ben venti minuti, avvicinandosi sempre di più alla villa che avevano visto sul computer.

 

Intanto, John, Terence ed Heith fecero la loro comparsa in città.

“Ti prego, – iniziò subito la donna, maliziosa - dimmi che Jade sta diventando una vecchietta brutta e rugosa...”

John si guardò intorno, circospetto: “Non eccitarti troppo, Heith! Jade e la sua amica sono riuscite a salvarsi da questo sortilegio, ma Samuel no.”

Terence sospirò di sollievo nel sentire che la sua amata era salva.

“Che cosa vuoi fare adesso?” chiese poi.

“Ora che Samuel è vulnerabile, posso ucciderlo e riavere il mio grimorio. Heith, voglio che tu faccia un incantesimo per rintracciarlo.”

L’altro, però, cercò di distrarlo e di temporeggiare.

“Ma il Libro potrebbe averlo la strega, non credi?”

“Una volta che si sarà diviso, non sarà lei a fermarmi. Sarà uno scherzo appropriarsene!”

La strega, pronta per fare quanto le era stato chiesto, li guardò e sorrise: “Bene. Non vedo l’ora di uccidere l’amato Samuel. Iniziava a darmi i nervi, questa coppietta... Che la mia essenza prenda la forma di una piccola luce, rintracci la sua persona, che sia vicina o lontana, e mi conduca presto da lei con gioia profana... ” dal suo corpo fuoruscì una sfera di energia negativa che si librò via.

“Venite! Dobbiamo inseguirla!” e corse via, seguita da un compiaciuto John e da un preoccupatissimo Terence.

 

Nel frattempo, Jade e Brenda erano arrivate sulla collina e stavano scavalcando il cancello della villa, un bellissimo edificio in stile vittoriano. Nel fare questo, però, a Jade cadde in terra un piccolo libricino nero che era nella tasca di Brenda. Confusa, lo guardò giacere sull’erba, senza toccarlo.

“Cos’è questo?”

Nel vederlo, Brenda iniziò ad agitarsi, cercando di riprenderlo: “Ridammelo! Non è nulla!”

Quella, però, era troppo incuriosita, perciò lo prese e, dopo essersi allontanata, lo aprì.

“Come sarebbe?? E’ caduto dalla mia – cioè dalla tua - tasca!”

Poi iniziò a leggere le strane conversazioni di cui le pagine erano piene, finchè non le fu brutalmente strappato via dalle mani dalla sua amica.

“Non giudicarmi, ti prego!” la supplicò Brenda, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.

“Comunichi con messaggi magici con Terence? – gridò Jade, sconvolta da ciò che aveva appena scoperto - Sei impazzita forse?!?”

“Non è come credi! Lui mi ha salvata da Devon!”

“Okay, adesso sono davvero confusa. Puoi spiegarmi cosa sta succedendo?”

L’altra scoppiò in lacrime e si decise a rivelarle la verità: “Quando voi eravate tutti soggiogati da lui, Devon mi ha fatto… del male. In realtà non sono stata io ad ucciderlo, ma Terence” e, senza aggiungere altro, cadde a terra.

Jade si chinò e l’abbracciò, avvolgendola fra le sua braccia: “Tesoro, va tutto bene. Tranquilla, ok?”

“Scusa se ti ho nascosto una cosa del genere... Lui non è cattivo come sembra, lui mi ha salvata da quel mostro!”

 

Improvvisamente, però, dalla porta della villa uscì il proprietario, molto infuriato e accompagnato da due grossi pitbull.

“E voi chi siete? – chiese, minaccioso - Questa è proprietà privata.”

Dopo aver fatto un salto per la sorpresa, le due si rialzarono in piedi, sostenendosi a vicenda.

“Più tardi ne riparliamo, ok?” sussurrò con dolcezza Jade, per poi girarsi e rivolgersi all’uomo, molto giovane e bello.

“Saltiamo i convenevoli, tu sai chi sono io e io so che stai facendo qualcosa a questa città.”

Quello, sentendosi minacciato, strinse ancora di più la presa sul guinzaglio dei cani: “Non so di cosa stai parlando, io so solo che, se non uscite immediatamente da qui, scioglierò i cani.”

Ma la ragazza continuò ad avanzare verso di lui, senza timore: “Ma guardami, sto già tremando di paura...Palloncini! ” e, con un gesto della sua mano, trasformò i due animali in altrettanti palloni, che volarono via nel cielo.

L’uomo, agitandosi, iniziò a indietreggiare: “Ma chi sei tu, una strega?!?”

“Risparmiati queste scenette! – replicò quella, sempre più nervosa - Sappiamo che sei uno dei cinque. Comunque, accidenti, riesco ad usare i miei poteri anche in questo corpo. Fantastico!”

Brenda sbuffò, roteando gli occhi: “La solita fortuna della prescelta, io posso usare solo i tuoi poteri, che non riesco nemmeno a far funzionare! Comunque, io credo che lui non abbia idea di chi tu sia, dal modo in cui ci guarda spaventato!”

“La tua amica ha ragione: non so chi siete e non sono certo uno dei cinque di cui blaterate!”

La strega lo guardò, confusa: “Allora chi è stato a fare questo alla città?”

Quello fece loro cenno di avvicinarsi: “Venite dentro!”

Le due, però, esitarono, titubanti: “Ci fidiamo?”

“C’è solo un modo per saperlo: prova a sentire i suoi pensieri, usando il mio potere.”

L’altra annuì e chiuse gli occhi per qualche secondo per concentrarsi: “Niente. Non sento niente di malvagio in lui.” perciò entrarono.

 

La casa era molto calda e, quando entrarono nel soggiorno, rimasero letteralmente senza parole di fronte all’enorme libreria e ai mobili sontuosi che lo riempivano.

Tuttavia, Jade era comunque intenzionata a stare poco e perciò si girò verso lui, che si stava versando da bere, per mettergli fretta: “Te lo chiedo ancora una volta: che cosa sta succedendo alla città?”

Quello si agitò sulla sedia per qualche secondo, prima di rispondere: “Mi chiamo Julian Gray e vi assicuro che non sono malvagio come pensate, ma, prima di spiegarvi, c’è qualcosa che dovete vedere, ok?” poi si alzò e si allontanò e le due, dopo essersi lanciate un’occhiata perplessa, lo seguirono.

L’uomo salì al piano superiore, fermandosi davanti alla porta che doveva condurre in soffitta e lì aspettò che lo raggiungessero.

“Dovrete avere la mente aperta, perchè quello che sta per vedere ha dell’incredibile. Ok?”

“Apri la porta! – lo interruppe bruscamente Jade, sbrigativa - Credimi, la mia mente è molto più che aperta, dimentichi che ho trasformato i tuoi cani in palloncini, poco fa?”

Quello annuì e la spalancò.

 

La notte stava calando ormai su Albuquerque e un raggio di luce lunare, passando attraverso una finestrella, illuminò alcuni scatoloni coperti da grandi lenzuoli bianchi e varie cianfrusaglie, di quelle che si trova comunemente nelle soffitte. Julian, allora, entrò e si avvicinò a un cumulo di scatole, estraendone un ritratto impolverato.

“Cos’è quello?” chiesero.

“Questo dipinto ritrae me. Mi è stato fatto qualche mese fa” e glielo mostrò.

Il protagonista del quadro, però, era brutto e, sopratutto, non ritraeva Julian come lo vedevano le ragazze.

“E’ orrendo! – si lasciò sfuggire Brenda, sorpresa - Come puoi essere tu quel mostro?”

“Invece sono proprio io. Solo che non raffigura me, ma la mia anima.”

Jade, allora, ricordò e il suo viso si illuminò: “Aspettate un secondo! Io questa storia già la conosco, sembra quella di Dorian Gray o sbaglio?”

“Sì, hai ragione!” confermò l’amica e l’uomo, perplesso, annuì.

“Esatto…credo!”

“Com’è possibile?”

“Dopo essermi fatto ritrarre, ho iniziato a guardarlo ogni notte, come se ne fossi geloso, o, meglio, invidioso, perchè io sarei invecchiato e lui no. Poi, una sera, bussò alla mia porta un tizio vestito di nero dall’abito al cappello e mi domandò se volessi rimanere giovane per sempre. Io all’inizio scoppiai  a ridere, ma lui era serio, così lo feci entrare.”

“Cosa voleva? Chi era?”

“Mise un foglio sul tavolo, era una sorta di contratto. Mi disse che, se avessi firmato, il mio dipinto sarebbe invecchiato al posto mio e io sarei rimasto giovane per sempre. All’inizio avevo timore nel firmarlo quel foglio, ma qualcosa, dentro di me, mi costrinse a farlo, anche se non ne ero convinto del tutto. Pochi giorni dopo, però, capii che qualcosa era andato storto…”

“Il tuo dipinto stava cambiando!”

Julian scosse la testa, sedendosi su un baule lì vicino: “No, no. Secondo l’accordo doveva invecchiare al posto mio ed era così che stava andando, infatti. Io intendo le persone di questa città: stavano tutti subendo le conseguenze del mio patto con quell’uomo.”

Le ragazze sgranarono gli occhi per la sorpresa.

 

I tre, quindi, tornarono in soggiorno e nel tragitto Jade ebbe modo di pensare attentamente a tutta la faccenda.

“Ascolta, – esordì, mentre entravano nella stanza - questo patto è stato fatto da un demone, ma il fatto che questo abbia influito anche sulla città è legato ai disordini.”

E tirò fuori dalla borsa il Libro, con l’intenzione di consultarlo e verificare la sua ipotesi.

 

Gli ispiratori

 

Sono creature invisibili che hanno seguito scrittori e poeti nel corso dei secoli, fornendo loro l’ispirazione giusta per creare le loro opere.

Quando coloro che ispirano muore, essi hanno il compito di mantenere viva la sua opera, facendo sì che diventi quasi vera. Prima di farlo, però, selezionano coloro che faranno parte di essa in base alle somiglianze che hanno con i personaggi inventati (nomi, cognomi, stili di vita, storie comuni o aspetto fisico). Trovato il giusto candidato, gli ispiratori si rivelano, facendo stringere loro una sorta di patto diabolico e offrendo qualcosa che desiderano disperatamente, pur di farli firmare.

Naturalmente, le vittime non sanno che tutto ciò che ottengono ha un prezzo.

Per spezzare il patto, bisogna far concludere la storia, esattamente come viene conclusa nell’opera originale, oppure distruggere la persona o l’oggetto intorno a cui ruota l’intera vicenda. Ovviamente, le vittime non sono consapevoli di vivere la vita di un personaggio letterario e ogni giorno è come se i personaggi dell’opera originale si reincarnassero in loro, rendendo loro impossibile poterlo spezzare da sole.

 

*Il disordine che infetta un ispiratore fa in modo di ampliare il sortilegio anche su altri esseri umani, quasi come se fosse un sortilegio collettivo.

 

Incantesimo per liberare un ispiratore da un disordine“Libero da un disordine io ti renderò, questo è il nostro patto e io lo rispetterò”

 

Finito di leggere, Jade mostrò a Julian l’immagine che c’era in fondo alla pagina per avere l’ultima conferma della sua ipotesi.

“E’ lui quello che ha stretto il patto con te?”

“Sì. Ma perché ha scelto proprio me?”

“Gli ispiratori scelgono le loro vittime in base alle somiglianze che esse hanno con il personaggio creato dallo scrittore che in passato seguivano. Tu hai molte somiglianze con Dorian Gray: sei giovane e bello, vivi in una villa lussuosa, ti sei fatto fare un ritratto e hai anche il suo stesso cognome.”

“Adesso l’importante è capire come annullare il patto, però” s’intromise Brenda.

“Per caso nella tua libreria possiedi l’opera di Wilde?”

L’uomo cercò fra gli scaffali, tornando da loro mortificato: “Mi dispiace, forse lo avevo, ma ora non c’è più. Inizio a ricordare il nome di questo protagonista, ma non la storia.”

Rendendosi conto della propria stupidità, Jade sospirò, roteando gli occhi: “Era ovvio! Sicuramente gli ispiratori hanno rimosso la storia di Dorian Grey sia dalla tua mente, che dalla tua libreria per non permetterti di capire l’inganno e spezzare il patto.”

“Allora come salveremo Samuel, Zack e il resto della città?” le chiese l’amica, sconvolta e in panico.

Jade, allora, le prese le mani e la guardò negli occhi: “Brenda, dobbiamo fare affidamento ai nostri ricordi delle le lezioni di letteratura del professor Gregory, ok?”

Quella sbuffò sonoramente: “Ma io sentivo la musica nelle sue ore! Era così noioso che, se l’avessi ascoltato per più di un minuto, avrei avuto una crisi isterica!”

“Già! Io invece scarabocchiavo sul quaderno. Bene, allora dobbiamo trovare un altro modo e in fretta!”

 

In quel momento Brenda, maldestra come sempre inciampò nel tappeto, finendo addosso a Julian. Nel toccarlo, però, ebbe una premonizione: vide lui, seduto sulla poltrona accanto al fuoco che leggeva le ultime pagine della storia di Dorian Grey.

Fortunatamente si riprese dopo pochi secondi, facendo un respiro profondo per calmarsi.

“Wow! Ho avuto una premonizione!”

“Cos’hai visto?”

Quella, però, non gli rispose, troppo impegnata a guardare storto Julian: “Ma tu hai letto il libro! Ci stai mentendo, per caso?”

L’uomo scosse la testa, alzando le mani: “No, no, no, io non ricordo di averlo fatto. Non so come finisce l’opera. Davvero.”

Jade gli credette e si girò verso l’amica, cercando di spiegarle la situazione: “Credo che sia sempre per via del patto. Se si ricordasse  il finale dell’opera, si salverebbe da solo, non credi?”

“Ma io adesso lo conosco! L’ho appena letto nella premonizione.”

“Bene, – le sorrise - sputa il rospo, allora!”

“Se ho letto bene, Dorian pugnala il dipinto, solo che poi questo si salva e lui si uccide da solo. Ma che razza di finale è questo?”

Julian rimase allibito e sgranò gli occhi: “COSA?!? Io non ho intenzione di suicidarmi, come la mia ex fidanzata!”

“Faceva l’attrice a teatro, per caso?”

“Sì, come fai a saperlo?”

Anche se era fuoriluogo, Jade saltellò, entusiasta: “Sììììì, allora qualcosa mi ricordo della lezione!”

Sbuffando, Brenda la interruppe bruscamente: “Okay, io non mi ricordo nemmeno quello, comunque resta il fatto che Julian deve pugnalarsi da solo o il resto della città morirà di vecchiaia.”

L’uomo, nel sentire le sue parole, indietreggiato, il volto deformato dall’orrore e dalla paura: “Non potete obbligarmi!”

“Rilassati, – cercò di tranquillizzarlo Jade - non arriveremo a tanto, il Libro dice che basta distruggere l’oggetto intorno a cui ruota la storia, cioè il dipinto.”

“State scherzando, vero? Se pugnalo il quadro, morirò ugualmente!”

“Allora incendia la villa, così saremo sicuri che il dipinto sparirà per sempre, annullando il patto.”

Quello, però, scosse con energia la testa: “No, la villa no! Non brucerò la mia villa!”

“Decidi: o ti pugnali da solo, o bruci la villa. Non hai altra scelta.”

 

Cinque minuti dopo, i tre erano fuori dalla villa, pronti a bruciarla, quando Brenda ricevette sul quadernino un messaggio di Terence.

 

Siamo in città. John sta cercando di uccidere Samuel.

 

Sgranando gli occhi, la ragazza chiamò subito l’amica, invitandola ad avvicinarsi a lei.

“Tuo Nonno è in città e vuole uccidere Samuel!”

Quella la guardò un attimo, perplessa: “E tu come lo sai?”

Le mostrò il messaggio. “Mi ha avvisata Terence, che in questo momento è con lui. Te l’avevo detto che ora è buono!”

“Accidenti, dovevo immaginare che sarebbe venuto! Sa che Samuel è vulnerabile e che, uccidendolo, otterrà il suo grimorio.”

“Quindi cosa facciamo?”

In risposta, Jade la prese per un braccio e iniziò a correre: “Lo scudo non durerà ancora molto, perciò dobbiamo tornare in città, in fretta!”

Julian, rimasto solo, le rincorse fino al cancello, gridando: “E io cosa faccio adesso?”

“Brucia la villa e sarai libero” gridò Jade, prima di scavalcare la cancellata e sparire.

 

Intanto, la sfera di Heith era riuscita a trovare Samuel, ormai davvero anziano.

Nel vederlo, John scoppiò a ridere: “Questa volta me l’avete fatta proprio facile!” poi si avvicinò a lui, ma, a una certa distanza, fu costretto a bloccarsi.

“Cosa succede? C’è una sorta di scudo invisibile che non mi fa avvicinare a lui.”

Subito Heith fece un passo avanti: “Vuoi che faccia qualcosa?”

Ma quello, in preda alla rabbia, iniziò a lanciare decine di sfere di energia contro la barriera, senza, tuttavia, riuscire nemmeno a scalfirla.

 

Fu proprio in quel momento che le due ragazze li raggiunsero. Mentre ancora erano lontane, però, Jade sussurrò un’ultima raccomandazione all’amica.

“Non devono capire che ci siamo scambiate i corpi o lo useranno a loro favore, ok?”

L’altra annuì, perciò si rimise in cammino. Ovviamente, John le vide da lontano e, con un finto sorriso sulle labbra, si preparò a salutarle.

“Ma guarda chi c’è: la mia nipotina preferita!”

Ovviamente fu Brenda, che occupava il corpo di Jade, a rispondere: “Risparmiati i convenevoli di famiglia, nonnetto!” e inciampò, sbattendo la faccia per terra.

L’aria si riempì delle risate di scherno di Heith, che non riuscì a trattenersi: “E tu saresti la prescelta? La pietra delle profezie non aveva altre streghe più capaci fra cui scegliere?”

Irritata, Jade non riuscì a trattenersi: “Rilassati, il mio posto non l’avrai mai!”

La strega si girò verso il corpo di Brenda e la guardò, piuttosto confusa: “E tu cosa c’entri?”

John, però, fu più sveglio di lei e riuscì a intuire la situazione: “Ma tu guarda… si sono scambiate i corpi!”

“No, non è vero!” esclamarono insieme, le due ragazze.

“Beh, – esclamò Heith – non è cambiato molto: entrambe bionde ed entrambe tonte!”

Brenda, nel sentirla, si innervosì a tal punto da far esplodere un lampione della luce vicino e anche la reazione dell’amica fu di rabbia.

“Ma lo sai che sei proprio una maledetta spina nel fianco, Heith?”

“Una spina conficcata molto in profondità, mia cara.”

“Sai, quando ti ho uccisa la prima volta, avrei dovuto assicurarmi che nessuno potesse riportarti in vita, ma – ahimè! - ero una strega alle prime armi e ancora non conoscevo le mie potenzialità.”

“Sarà per la prossima volta, allora” e le lanciò contro una sfera di energia verde che, fortunatamente, Brenda riuscì a schivare con la telecinesi. Purtroppo, però, la ragazza perse il controllo e, senza sapere come, si proiettò astralmente fuori dal corpo.

“Cosa stai facendo?” le urlò Jade, preoccupatissima.

“Non lo so!”

Heith le guardò nascondendo a malapena il ghigno che le spuntò sulle labbra, divertita dalla situazione: “Che scena patetica!”

Intanto, John continuava a cercare un modo per abbattere la barriera di protezione, senza tuttavia aver ancora avuto successo.

“Non ti azzardare!” gli gridò la nipote, notandolo.

“Altrimenti cosa fai, mi leggi il pensiero?” poi, con i suoi mostruosi poteri, scaraventò le due ragazze contro la vetrina di un negozio.

Nel vedere quella scena, qualcosa scattò nella testa di Terence, finora rimasto in disparte e l’uomo decise che era arrivato il momento di ribellarsi e attaccò i suoi vecchi alleati, riuscendo anche a ferirli.

“Adesso basta!”

John lo guardò, sinceramente sorpreso: “Terence? Ti è dato di volta il cervello, per caso?”

“Tu non toccherai mai più questi ragazzi. Hai capito?”

“Questa è bella! – rise - Tu dalla parte del bene? Cosa ne penserebbe tuo padre?”

Nel sentire nominare il genitore, Terence si infuriò: “Lui era un pazzo, proprio come te. Tutti e due presi dalla voglia di potere. Lui mi ha abbandonato per inseguire i suoi scopi e guarda che fine ha fatto! Fallirai anche tu, proprio come è stato per lui per colpa del cigno..”

“Io non commetterò i suoi stessi errori. Lui mi ha dato delle istruzioni precise e io le seguirò.”

Solo in quel momento, però, si accorsero che la città, fra cui i due ragazzi sulla panchina, stava lentamente ritornando alla normalità. John capì quindi di non poter rimanere un minuto di più e iniziò quindi a battere in ritirata, ma non prima di dire un’ultima cosa a Terence.

“Mi dispiace che tu abbia fatto la scelta sbagliata. Sai cosa ti attende, hai fatto un patto oscuro e morirai per averlo appena infranto.”

 

Appena si ripresero, Samuel e Zack corsero in aiuto delle ragazze e il suo amato fu quindi la prima cosa che vide Jade quando riaprì gli occhi.

“Allora Julian ha incendiato la sua villa ed è riuscito a spezzare il patto...”

Brenda, però, non la stava ascoltando, troppo occupata a sorridere al suo Terence: “Grazie per averci aiutate, sapevo che potevo fidarmi di te.”

Zack, però, non era della stessa opinione e gli lanciò un’occhiataccia: “Se fossi in te, non ne sarei così sicuro. Chi ci dice che non sia una manovra per imbrogliarci?”

Jade, percependo che la situazione stava diventando difficile, si intromise fra i due: “Terence ci ha aiutato, perciò meriterebbe un grazie, in questo momento.”

Anche Samuel gli lanciò un’occhiata sospettosa: “Grazie tante, ma io la penso come Zack.”

 

Solo in quel momento, Jade si accorse di essersi dimenticata qualcosa.

“Oh no: Khali e l’ispiratore! Dobbiamo annullare i loro disordini!”

Ma Terence la tranquillizzò subito: “Non preoccupatevi, sono un servitore del caos e posso annullarli io” e così fece, con un semplice schiocco di dita, permettendo alle ragazze di tornare nei loro corpi.

Felice, Brenda lo raggiunse e lo abbracciò, per poi imbarazzarsi come l’uomo: “Grazie! Ora cosa farai, però?”

“Nulla. Purtroppo, chi si sottrae a un patto oscuro è destinato a morire e io ho poco tempo prima che accada.”

Preoccupata, la ragazza si rivolse verso l’amica in cerca di aiuto: “Cosa possiamo fare per lui?”

“Non lo so. Ci penseremo strada facendo, ok?”

 

 

Villa di Terence, Augusta, Maine

 

 

Accompagnata da John, Heith fece finalmente ritorno alla villa.

“Che bello! Suppongo che ora sarò l’unica persona a vivere qui dentro, giusto?”

“A quanto pare!”

Poi, mentre lui stava bevendo un bicchiere di bourbon guardando le fiamme che ardevano nel camino, lei gli si avvicinò silenziosamente alle spalle.

“Secondo te si sono accorti che dei mortali sono sulle loro tracce?”

“No, non sanno ancora che qualcuno gli ha scoperti. Del resto, era scontato con tutti i disastri che si sono lasciati dietro in questi due anni!”

Sdraiandosi sul divano, la strega scoppiò a ridere: “Sarà proprio una bella sorpresa per i nostri amici, non vedo l’ora!”

 

CONTINUA NEL SEDICESIMO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Martedì prossimo cominciano gli episodi inediti che aspettavano i miei vecchi lettori dell'anno scorso. Martedì prossimo non perdete l'appuntamento con la 2x16 "Ombre smarrite". Buona settimana stregata!

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Capitolo 16
*** 2x16-La città delle ombre smarrite ***


CAPITOLO SEDICI

"Shadowless"

 

 

Villa Devon, San Diego, California  

 

 

Dopo aver evitato l’uccisione di Samuel da parte di John, il gruppo fece ritorno a villa Devon per attraversare un’altra delle porte-passaggio, ma questa volta con loro c’era Terence, passato dalla loro parte. Tuttavia, non tutti sembravano comunque fidarsi di lui.

 

Mentre si addentravano nei sotterranei, Jade vide l’amica a disagio, così si avvicinò a lei.

“Brenda, va tutto bene?” le sussurrò.

Lei, confusa, si voltò di scatto e la guardò confusa per qualche secondo, prima di rispondere: “E’ che… stare nella villa di Devon mi fa ricordare quello che mi ha fatto...”

Terence, che era poco lontano, decise di intervenire nella discussione per rassicurarla: “Sta tranquilla, lui non può più farti del male. L’ho ucciso, ricordi?”

La ragazza lo guardò intenerita: “Grazie per avermi salvata. Ti prometto che noi, invece, ti aiuteremo per la questione del patto oscuro. Vero, Jade?”

L’altra, con il Libro stretto in mano, annuì: “Di questo non devi preoccuparti, farò tutto il possibile per aiutarti, Terence.”

“Mi dispiace per… beh, per tutto quanto. – le disse lui, con l’aria di essere sinceramente pentito - Ti ho fatto passare l’inferno, eppure vuoi ugualmente aiutarmi...”

“Hai solo commesso degli sbagli. E poi, meglio tardi che mai, no?”

 

Intanto, pochi metri più avanti, Zack e Samuel commentavano la situazione.

“Ma guardale! Si fidano veramente di Terence! Chi ci dice che non sia tutta una farsa per condurci in una trappola?” esordì Zack.

“Niente, purtroppo. – confermò sconsolato l’amico - Ma Jade si fida, perciò non ci posso fare un bel niente, lo sai.”

“Scherzi, vero? Dobbiamo intervenire e farle ragionare!”

Ma Samuel lo fermò, deciso: “Per quanto io sia d’accordo con te, non riuscirai mai a convincerle, credimi. Per ora pensiamo alla missione e, se Terence farà qualche passo falso, sarò felice di farlo fuori con le mie mani. Ok?”

 

Poco dopo, i cinque raggiunsero la sala delle porte.

“Rimane solo una villa a cui far visita, a questo punto: Xandra si è suicidata, Faith e Devon sono stati eliminati e Terence è qui. Rimane solo Rey, giusto?”

“Ed Heith!” aggiunse Brenda.

“Ah, già, dimenticavo che lei è un altro membro del cigno!” commentò Zack, dando voce anche ai pensieri degli altri.

Terence, però, si affrettò a correggerlo e a spiegargli la situazione: “No, lei non è mai stata un membro del cigno. Esso è stato attivato da cinque persone e continuerà ad essere così. Non può esserci una sesta persona, o qualcuno che prenda il posto di quelli eliminati. John glielo ha fatto credere per tenerla buona e per usufruire delle sue conoscenze di strega.”

“Ma questo è fantastico! – esclamò Jade, che teneva ancora in mano il Libro - Perché non l’hai detto subito?”

L’amica le sorrise: “Te lo sta dicendo adesso, no? Non ha avuto molte occasioni per farlo, visto che è con noi solo da qualche ora.”

“Quindi, Jade? – Zack mise bruscamente fine alla conversazione fra le due ragazze - Perché tutto questo sarebbe fantastico?”

“C’è un incantesimo chiamato Scambio di esistenze, che permette di trasferire il proprio destino a qualcun altro.”

“E cosa significa? Vuoi fare uno scambio di corpi, per caso?”

“No, no, assolutamente. In poche parole, l’incantesimo serve a scambiare il destino di due persone. Se lo usiamo su Terence ed Heith, possiamo scambiare le loro esistenze: Heith otterrà il patto oscuro e sarà il quinto membro del cigno, mentre Terence riceverà il suo, cioè niente. E sarà libero, come se non avesse mai fatto quel patto.”

L’uomo rimase letteralmente senza parole: “Davvero? Ne sei sicura?”

Brenda, invece, era dubbiosa: “Ma Terence così non perderà i suoi poteri? Insomma, lui diventerà uno stregone e lei un servitore del caos e membro del cigno, no?”

“No, nulla di tutto questo. Essere strega o servitore del caos fa parte della loro natura e questo non può essere cambiato. Sono le scelte che si fanno a determinare il destino di una persona e io andrò a cambiare proprio questo.”

Samuel aveva ascoltato in silenzio le sue parole, ma ora non poté non esimersi dal rivolgere all’uomo un commento sarcastico, pensando a quanto diversa era stata la sua esperienza: “Sarebbe bello se tutti i nostri errori fossero cancellati così facilmente, non credi, Terence? Stai per uscirne fuori, come se non avessi mai fatto nulla. Complimenti!”

Terence rimase impassibile, cercando di rispondere nel modo più gentile possibile, per quanto difficile: “So che non ti fidi ancora di me e non ti biasimo per questo…”

Ma Brenda, impaziente, non gli diede il tempo di finire la frase: “Allora, Jade? Quando possiamo farlo questo incantesimo?”

“Anche subito, ma è di tipo demoniaco, quindi solo un demone può recitarlo. Una volta letto l’incantesimo, comunque, Terence cadrà in un sonno profondo che durerà quasi un giorno. Al suo risveglio, il suo destino sarà cambiato.”

Zack, perplesso, la fermò per esporle i suoi dubbi: “Questo significa che anche Heith cadrà in un sonno profondo, perciò cosa impedirà a John di capire cosa sta succedendo e di venirci a eliminare?”

“L’incantesimo riguarda solo la persona che ha deciso di voler scambiare la propria esistenza. Perciò, non solo Heith non si addormenterà, ma non si accorgerà proprio di niente.”

“Quindi, – chiese il demone, ancora ostile - devo recitarlo io l’incantesimo, oppure non se ne fa niente. Giusto?”

Brenda, insolitamente minacciosa, si avvicinò a lui a tal punto che i loro volti si sfioravano: “E perché non dovresti farlo?”

“Perché lui dovrebbe meritare di cambiare la sua esistenza? Perché dovrebbe essere migliore di me? Io ho ucciso una bambina perché ero posseduto da quel folle di Wolf, ma nessuno ha cambiato la mia esistenza e sono stato segregato ingiustamente in una cella infernale, pagandone le conseguenze. Quindi, ripeto: perché dovrebbe meritare il mio aiuto per liberarsi del suo fardello?”

“Perché lui presto morirà!” la ragazza alzò la voce.

“Beh, – intervenne Zack, deciso - questi sono affari suoi! Nessuno gli ha chiesto di fare un patto oscuro con quello psicopatico del nonno di Jade!”

Brenda si bloccò e si guardò intorno, sconcertata: “Non posso crederci… dite sul serio?”

Jade che la sostenne: “Se non fosse per Terence, non saremmo usciti vivi da Albuquerque. Ci ha salvato la vita e sta cercando di cambiare. Non vi basta?”

Fu a quel punto che Terence, capendo la situazione, decise di intervenire: “Va tutto bene, Jade. Hanno ragione loro. Lasciate che mi meriti quell’incantesimo in un’altra maniera, ok?”

Samuel era tutt’orecchi: “Bene, sentiamo.”

L’altro si rivolse direttamente a lui: “Se mi aiuterai a liberarmi dal patto oscuro, vi svelerò tutto quello che so sul cigno d’argento e sull’arma mistica di cui parla la vostra profezia.”

Il demone lo guardò per un attimo, poi sorrise: “E noi dovremmo crederti sulla parola? Per chi mi hai preso, scusa?”

Jade, vedendo la sua reazione, si avvicinò a lui, determinata: “Samuel, per favore. Ti posso assicurare che Terence è sincero e che per noi è vitale avere quelle informazioni…”

Annuendo, l’uomo proseguì: “Non sono vitali solo per la vostra missione, ma anche per Jade. Non è del tutto fuori pericolo, dopo l’intervento della signora Ferguson, perchè ha ancora quel parassita nella testa, che diventa sempre più forte grazie ai disordini circostanti. Adesso sta bene, ma più avanti…”

Fuori di sé, Samuel cercò di gettarsi addosso a Terence, ma fu fermato in tempo da Zack, mentre Brenda si schierava davanti al suo amato per difenderlo.

“Come ti permetti?!?”

“Samuel, ti prego… – intervenne nuovamente Jade - non facciamo finta che non sia vero. Lui ha ragione: ogni giorno che passa, perdo un pezzo di me stessa.”

Capendo di non avere altra scelta, se voleva salvare la sua amata, il demone si arrese.

“Hai vinto, Terence. Avrai ciò che vuoi.”

La strega annuì, poi, pratica come sempre, spiegò agli altri il suo piano: “Bene, qui di fianco c’è una cella. Terence rimarrà chiuso lì dentro con un mio incantesimo, finchè il passaggio di esistenze non sarà completato. D’accordo?”

 

Il gruppo, quindi, si spostò e Samuel si preparò a leggere l’incantesimo. Intanto, Brenda era andata a procurarsi delle candele, necessarie per completare il rito.

“Dove le hai prese?” le chiese Jade, vedendola.

“Le ho staccate dalle pareti del sotterraneo, non c’è tempo per andare a cercare da un’altra parte.”

La strega annuì e iniziò a disporle in cerchio, mentre Terence si sdraiava su una lastra di marmo rettangolare che occupava il centro della stanza. Ora, finalmente, era tutto pronto e Jade poté dare le ultime indicazioni.

“L’incantesimo sarà attivo, quando le candele si accenderanno e poi si spegneranno di colpo. Dopo, Terence dormirà per parecchie ore.”

Samuel, pronto, anche se non molto convinto, annuì: “Bene, ma facciamo in fretta, grazie!”

Terence, però, improvvisamente lo fermò: “Aspetta!”

“Cosa c’è adesso?” gli chiese Brenda, preoccupata, avvicinandosi a lui.

“Prima lasciate che vi metta in guardia sul prossimo membro che incontrerete, ok? Dovete stare molto attenti, perchè Rey è il più pericoloso di tutti: la sua capacità è quella di rubarvi l’ombra!”

Zack lo guardò, perplesso: “E allora? Anche gli altri erano pericolosi, ma, come vedi, siamo riusciti ad eliminarli.”

“Rey è affiancato da una creatura mistica, che si nutre di coloro che non hanno un’ombra, perciò state attenti a non farvela rubare, perché altrimenti non avrete scampo, credetemi!”

“Grazie per averci avvertiti!”

“Staremo attenti, tranquillo!”

Rilassato, l’uomo poté finalmente sdraiarsi e così Samuel iniziò a recitare l’incantesimo.

Quod tibi destinatus, alia mutata est” [“Ciò per cui sei destinato, con un altro è stato cambiato”]

Quando terminò, Jade disse a Terence: “Ora ti basta pensare alla persona con cui scambiare la tua esistenza. Ok?”

Le candele, allora, si sollevarono a mezz’aria e si accesero improvvisamente, per poi spegnersi pochi secondo dopo, tornando lentamente a terra.

Non vedendo più  reazioni nell’uomo, Brenda, preoccupatissima, iniziò a chiamarlo: “Terence? Terence!”

“Ha funzionato. Ora usciamo da qui, tesoro!”

 

I tre, allora, uscirono dalla cella e aspettarono all’esterno che la strega, con un gesto delle mani, ponesse una sorta di blocco sulla porta della cella, per renderla inaccessibile fino al giorno successivo, quando il rito si sarebbe completato. Poi, raggiunge finalmente gli altri.

“Ora nessuno potrà interrompere il rito. Andiamo, forza!”

 

I quattro tornarono, allora, nella stanza delle porte-passaggio.

Brenda era intimorita al pensiero di ciò che li aspettava: “Sapete... dalle parole di Terence, questo Rey non mi ispira nulla di buono!”

“Noi quattro siamo forti, perciò anche lui deve avere paura. – tranquillizzò Zack - Quattro contro uno, ricordatelo!”

Improvvisamente, però, la porta-passaggio iniziò ad illuminarsi, emettendo una luce così forte che furono costretti a coprirsi gli occhi per non rimanere accecati.

“Ma che cosa...?”

Samuel provò ad avvisare Jade e Zack, che erano i più vicini, ma non fece in tempo perchè i due furono risucchiati dentro di essa.

Subito dopo, tutto tornò alla normalità e Brenda osò avvicinarsi, osservando sconcertata il punto da cui erano spariti poco prima i suoi amici.

“Cosa diavolo è successo?”

“Forse la porta è stata manomessa. John sapeva che l’avremmo varcata e ha voluto dividerci.”

“Dividerci per cosa?”

“Per quello che ha detto Zack: insieme siamo forti, separati no.”

 

 

Devils Lake, South Dakota

 

 

Jade e Zack ricomparvero in un quartiere buio, illuminato solo debolmente da lampioni ad intermittenza. Tuttavia, sembrava essere deserto.

Subito, Jade si guardò attorno, perplessa: “Non siamo ricomparsi nella villa di Rey. Come mai?”

“Sento puzza di sabotaggio... Le porte-passaggio non avevano mai fatto così, prima d’ora!”

“Ma dove sono Brenda e Samuel? Erano dietro di noi!”

Solo in quel momento il ragazzo si accorse che erano soli: “Forse la porta ha risucchiato solo noi due. Eravamo più vicini ad essa, rispetto a loro: ecco perché al liceo non mi sedevo mai in prima fila!”

L’altra non riuscì a non sorridere: “Perché? Cosa succedeva a chi si sedeva in prima fila?”

“Che quelli delle file dietro ti lanciavano palline di carta a ripetizione!”

Lei gli lanciò una strana occhiata, prima di chiedere, esitante: “Sembri saperne molto, non è che…”

“Sì, ero io quello seduto in prima fila, contenta? Le palline di carta era il piccolo prezzo da pagare per essere il secchione della classe. Pensavo di aver imparato la lezione!”

Jade rise: “Se può farti stare meglio, io mi sarei seduta accanto a te, al liceo.”

Lui, ovviamente, non le credette: “Bugiarda!”

 

I due, però, smisero presto di scherzare e iniziarono ad incamminarsi lungo la strada, ancora tranquilla. Improvvisamente, però, videro un uomo terrorizzato che correva nella loro direzione, finchè, per l’agitazione, questo non finì contro un palo della luce.

Dopo essersi lanciati un’occhiata di intesa, i ragazzi iniziarono a correre verso di lui, cercando di attirare la sua attenzione.

“Hey! Va tutto bene?”

“Cosa le è successo?”

L’uomo, affannato per la corsa, respirò lentamente per qualche secondo, prima di riuscire a parlare: “Un uomo…. con l’impermeabile nero. Lui... lui mi ha fatto qualcosa e poi… una creatura dagli occhi rossi è uscita fuori dai cespugli, ma non… non riuscivo a vederla, era come invisibile... Aiutatemi, vi prego!”

Spaventata, capendo che qualcosa non andava, Jade si allontanò leggermente: “Zack, guarda a terra! La luce del lampione riflette le nostre ombre, ma non la sua!”

L’altro annuì e si rivolse all’uomo: “Dove lo ha incontrato?”

“A… a qualche isolato da qui.”

“Dov’è la gente di questa città, invece?”

“Nascosta dove non può essere trovata. La maggior parte di noi è stata catturata da quel mostro, però!”

“E quel mostro dove porta la gente che cattura?”

Ma, prima che quello potesse rispondere, un suono assordante riempì l’aria spezzando il silenzio, un suono così potente da far piegare i ragazzi per il dolore, gli occhi chiusi nel tentativo di sopportarlo. Improvvisamente, qualcosa afferrò l’uomo vicino a loro e, ignorando le sue grida di aiuto, lo trascinò via con forza sovraumana. Solo allora il suono si interruppe e i due ragazzi riuscirono a rialzarsi, benché a fatica.

“Cos’era?” gridò lei, allibita, guardandosi intorno.

Zack, però, era altrettanto sconvolto: “Suppongo la creatura mistica di cui parlava Terence.”

“Fortuna che non ha preso anche noi…”

“Per ora! Ma dobbiamo stare attenti a non perdere la nostra ombra, o faremo la fine di quell’uomo. In questa città, solo chi perde l’ombra, viene preso dalla creatura.”

“Hai visto in che modo l’ha preso? Con un suono che ti spacca i timpani è difficile scappare da qualcosa che non riesci a vedere.”

“Ecco perché dobbiamo stare doppiamente attenti: non c’è scampo di fronte a quella creatura!”

“Sei riuscito a vedere i suoi occhi, piuttosto?”

L’altro scosse la testa: No. Riuscivo a malapena a tenere i miei aperti.”

 

Improvvisamente, però, alle loro spalle risuonò una voce poco amichevole.

“Oh, due nuovi turisti!”

Preoccupati, i due si voltarono di scatto: “Oh no!” esclamò lei.

“Suppongo tu sia Rey...” osò l’altro, più coraggioso.

L’uomo di fronte a loro sorrise: “Esatto, sono proprio io, in carne ed ossa!”

“Vedo che hai spaventato a morte la gente che vive qui...” gli disse Zack, sbruffone.

Rey rise, tirando fuori una sorta di bacchetta appuntita dalla tasca: “Pensate davvero di distrarmi con questa inutile conversazione?”

Senza farsi sentire, Jade sussurrò all’amico: “Hai visto cosa ha tirato fuori?”

“Probabilmente è con quello strumento che ruba le ombre alle persone, perciò dobbiamo riuscire a prenderlo!”

Ovviamente, l’altro, che era molto perspicace, capì le loro intenzioni: “State discutendo su come prendermi questa bacchetta, vero?”

“Stammi bene a sentire, sotto specie di Harry Potter: non ci fai paura. Abbiamo già eliminato i tuoi compagni di banco, quindi abbassa la cresta e preparati a raggiungerli!” gli urlò il ragazzo, per poi voltarsi verso l’amica, che lo guardava allibita.

“Stai scherzando, vero?!? Ora siamo praticamente cibo per la bestia!”

“Almeno moriremo con dignità, – replicò quello, ironico - sapendo che non abbiamo supplicato questo buffone di risparmiarci...”

Rey, a quel punto, si infuriò: “Adesso basta!  - urlò - Mi avete stancato!”

Poi, posò la punta della bacchetta sull’asfalto e le ombre dei due ragazzi iniziarono lentamente a staccarsi da loro, attirati dalla bacchetta come se fosse stata una calamita.

Jade, disorientata, iniziò a guardarsi intorno agitata: “Oh no, che cosa sta facendo?”

“Ci ruba l’ombra, no? Presto, fa qualcosa, bloccalo!”

Ma l’altra iniziò a vacillare: “Credo di avere un capogiro, non mi sento per niente bene, Zack...”

“Ma certo! – lui guardò il loro avversario e capì cosa stava accadendo - Ogni volta che ruba un’ombra, utilizza il potere dei disordini. E questo non va bene, visto il tuo parassita. Dobbiamo allontanarci!”

“Troppo tardi, – sussurrò lei, sempre più instabile - prendimi…” e svenne, afferrata al volo dall’amico, preoccupatissimo.

“No, no, no! Non adesso, Jade, ti prego!”

Ray rise nel vederlo: “Adesso siete cibo per il mio fedele amico, ma… prima di lasciarvi a lui, voglio giocare un po’ con voi...” agitò la bacchetta e, dalla strada, si sollevarono due ombre, identiche a Zack e Jade.

Il ragazzo, perplesso, osservò attentamente la scena: “Ma quelli siamo noi!” esclamò.

“Esatto, con la sola differenza che non hanno un volto e che non vi daranno tregua!”

Capendo che era arrivato il momento di fuggire, Zack prese in braccio l’amica, mentre Rey lo derideva senza pietà.

“Pensi davvero di potermi scappare, amico? Tu e la strega siete nella città delle ombre e qui nessuno sfugge al mio controllo!”

E così accadde: le ombre, infatti, iniziarono subito ad inseguire i due fuggitivi.

 

~

 

Intanto, Brenda e Samuel avevano attraversato la porta ed erano arrivati nella villa di Rey. La ragazza si guardò subito attorno, sperando che l’amica fosse nelle vicinanze.

“Credi che siano qui?”  gli chiese, mentre camminavano.

“Non lo so, vedremo. Adesso pensiamo ad uscire da qui, ok?”

 

Una volta fuori, dopo aver constatato di essere soli, i due ragazzi uscirono in strada in cerca dei loro compagni. Brenda non riuscì a non notare che le finestre delle case erano barricate con assi di legno e che per strada non c’era anima viva.

“Accidenti, questo posto sarebbe perfetto per il prossimo film di Stephen King!”

“Concentrati, – la richiamò lui - dobbiamo trovare Jade.”

“E Zack. Perché ti dimentichi sempre di lui?”

“Perchè Jade è quella più vulnerabile, in questo momento. Non hai sentito cosa ha detto il tuo fidanzatino, prima che lo aiutassi a redimersi gratuitamente?”

Innervosita, la ragazza lo interruppe bruscamente: “Per prima cosa, non è il mio fidanzatino e poi, perché continui ad essere così spregevole con lui? Pensavo che i buoni dovessero sostenere gli aspiranti buoni, o sbaglio?”

Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò, serissimo: “Lui non è un aspirante buono. E’ un servitore del caos malvagio e senza scrupoli.”

“Perché continui a giudicarlo così, quando lui ci ha aiutati?” ormai stavano entrambi gridando.

“Perché tu non lo conosci come noi, okay? Non puoi arrivare nel bel mezzo di una storia cominciata prima che arrivassi e prendere per buono tutto ciò vedi: bisogna essere realisti, non ingenui!”

“Okay, questa storia dell’ultima ruota del carro è andata avanti per troppo tempo. – replicò lei, offesa e seccata - Va bene, io non conosco Terence come voi, ma Jade sì. Eppure, non la pensa come te, o sbaglio?”

“Lei non è in sé, ora. E’ distrutta, lo sento con ogni fibra del mio corpo, nonostante cerchi di non farcelo notare. Io ho paura di perderla e perciò non ho tempo per essere l’ancora di salvezza di uno come Terence.”

Brenda lo guardò un attimo, poi gli mise una mano sulla spalla: “Sai... quando ho iniziato questo viaggio con voi, Jade mi ha raccontato ogni cosa su di te, come la tua reclusione in quella sorta di prigione infernale, ad esempio. Io credo che tu sia stato da solo per talmente tanto tempo, da aver perso la capacità di fidarti degli altri. Nessuno ti ha aiutato, quando ne avevi più bisogno e hai paura che il mondo ti possa portare via l’unica persona di cui ti fidi davvero, ignorando tutto il resto. Beh, devi tagliare i ponti con il passato, Samuel, e iniziare a pensare che le persone possono anche essere realmente buone, se solo qualcuno decide di aiutarli, fidandosi completamente della loro volontà di cambiare. E, credimi, nessuno vuole deludere la persona che crede in te.”

Colpito dalle sue parole, Samuel scoppiò a piangere: “Per diversi anni sono stato in quel clan di demoni. Molti erano come fratelli per me, ma, quando è arrivato Wolf e ha preteso di avermi, nessuno si è opposto e mi ha salvato. Mi hanno dato via, come se per loro non fossi mai esistito...”

Sentendo il bisogno di abbracciarlo, la ragazza lo strinse forte a sé: “Loro sono il passato, noi siamo il presente. E per quello che vale, ora ci sono delle persone nella tua vita che farebbero il diavolo a quattro per te. Non sarai mai più solo, anzi, non lo sei da parecchio tempo ormai, e non te ne sei nemmeno accorto.”

I due rimasero così, in silenzio, abbracciati, per qualche minuto, finchè Samuel non scoppiò a ridere.

“Zack che fa il diavolo a quattro per me?”

Rendendosi conto della situazione, la ragazza si unì a lui: “Beh, a modo suo ti vuole bene. Credo....”

“Terence è fortunato ad averti come ancora di salvezza, sai? Meglio per lui se non ti delude e, per quello che vale, se tu ti fidi della sua buona volontà a cambiare, allora lo farò anche io.”

Brenda non nascose la sua felicità: “Sono contenta di essere rimasta da sola con te... cioè, non in quel senso, ma… volevo dire, avevamo bisogno di legare un po’, ecco. Non trovi? Insieme agli altri era difficile riuscire ad avere una discussione da soli.”

“Lo stesso vale per me. Sei una persona straordinaria e ora capisco perché Jade tiene tanto a te.”

 

In quel momento, Samuel notò una sagoma che si muoveva nei cespugli di fianco a loro e si insospettì.

“Cosa diavolo è quella?!?”

“Sembra... sembra una persona..” poi, la sagoma avanzò lentamente verso di loro, facendosi via via più nitida.

“Jade?” gridò il ragazzo, sorpreso.

“Cosa? Jade?” replicò Brenda e lui la invitò a osservarla meglio.

“Guardala bene: ha gli stessi tratti di Jade!”

Allora l’ombra, che fino a quel momento si era rivelata innocua, alzò una mano e li fece volare contro il parabrezza di un auto.

Solo diversi secondi dopo i due riuscirono a riprendersi dalla botta e a rialzarsi.

“Ha anche i suoi stessi poteri! Cosa diavolo sta succedendo?” chiese la ragazza, spaventata.

“Forse Rey le ha rubato l’ombra.”

“E ora cosa facciamo?”

Il ragazzo ci pensò su un attimo, poi, notando che la macchina su cui erano caduti non era chiusa, gliela indicò: “Presto, entriamo in questa macchina!”

L’altra lo seguì senza esitazioni: “Cosa vuoi fare? Un tour della città, per caso?”

Lui sorrise e mise in moto: “Qualcosa del genere...” e partì, puntando verso l’ombra, che era in piedi in mezzo alla strada.  Non appena le fu vicino, accese i fanali e quella, a causa della forte luce, si dissolse.

Mentre il ragazzo sfrecciava via, Brenda si voltò indietro e notò che l’ombra si stava ricomponendo lentamente.

“Credo che non basterà una piccola lucetta, per liberarsi di questi esseri, sai?”

“Lo so, ma noi adesso dobbiamo pensare a trovare Jade e Zack e con questa macchina faremo più velocemente.”

 

Intanto, Zack era riuscito a trasportare il corpo di Jade nei pressi di un vicolo buio. Dopo averla fatta sedere con la schiena contro al muro, tentò di svegliarla, dandole dei piccoli colpetti sulle guance.

“Jade? Forza, Jade, andiamo! Svegliati!”

Finalmente, lei riuscì ad aprire lentamente gli occhi, guardandosi intorno confusa: “Cosa è successo?”

Lui sospirò, sollevato: “Grazie a Dio! Beh, sei svenuta, probabilmente a causa della grande concentrazione di disordini che c’era in quell’uomo.”

“A proposito di lui, come facciamo a fermarlo? Ci ha preso le ombre e noi non sappiamo come fare, perchè non possiamo nemmeno consultare il Libro.”

“Spero che Samuel e Brenda siano qui da qualche parte. Da soli possiamo fare ben poco, soprattutto ora che siamo senza poteri.”

Nel sentire le sue parole, Jade si agitò, spaventata e preoccupata: “Senza poteri? Cosa vorresti dire?”

“Portandoci via le ombre, ci ha tolto anche i poteri. Ma mi sono accorto di non averli solo mentre ti portavo qui.”

Nervosa, Jade si rimise bruscamente in piedi: “Dobbiamo trovare Samuel e Brenda. Se ruba le ombre anche a loro, saremo in guai grossi!”

 

Nello stesso momento, gli altri due stavano continuando a girare con la macchina per le strade della città, quando, improvvisamente, Samuel frenò bruscamente vedendo qualcuno attraversare la strada di fronte a lui. Immediatamente, si rese conto che erano Zack e Jade.

Brenda, felice, scese subito dall’auto: “Ragazzi, come sono felice di vedervi!” e corse ad abbracciare l’amica, mentre Samuel accostava vicino al marciapiedi e la raggiungeva.

“Si può sapere cosa vi è successo?”

“Quella porta-passaggio è stata manomessa. E’ chiaro che volevano farci dividere.”

Subito, Jade corse fra le braccia dell’amato: “Mi ha rubato l’ombra!”

Lui la guardò negli occhi, felice di rivederla, prima di rispondere: “Lo so, l’abbiamo incontrata prima.”

Lei lo guardò perplessa: “Incontrata? In che senso?”

Rendendosi conto dell’errore, Zack provvide subito ad aggiornarla sulla situazione: “Ehm… già, tu non puoi saperlo visto che sei svenuta: le nostre ombre hanno preso forma e vagano per la città a caccia di noi due.”

Nel sentire le sue parole, Samuel si preoccupò immediatamente: “Cosa?!? Svenuta?”

“Tranquillo, – si affrettò subito a spiegare l’altro – solita storia del parassita. E’ bastato allontanarci da quel Rey e si è ripresa subito.”

Fu allora che Brenda, spazientita, sbuffò, interrompendo i loro discorsi: “Ora possiamo elaborare un piano, per favore? Qui c’è qualcuno che ha ancora la sua ombra e di certo non vuole perderla. Allora, come sconfiggiamo Rey?”

“Beh, il suo piatto forte sono le ombre, quindi informiamoci su di esse consultando il libro, no?” e così fecero immediatamente.

 

I cacciatori di ombre

 

Essi sono esseri in grado di rubare le ombre altrui attraverso una sorta di bacchetta magica, fatta di Acacia dealbata, da cui non si separano mai. Portando via l’ombra, risucchiano assieme ad essa anche i poteri di chi ne possiede.

Un cacciatore di ombre, inoltre, può controllare tutte quelle che ha in possesso. Solitamente, è affiancato da una creatura chiamata Shatux, che si nutre dei corpi privi di ombre. Lo Shatux, però, non si nutre subito delle vittime; dopo averle rapite, infatti, le porta nella sua tana, dove le immerge in una sorta di enorme calderone. Nel giro di poche ore, coloro che ne sono immersi diventano “liquido privo d’ombra” che lo Shatux beve per saziare la sua fame. Lo Shatux, inoltre, è una creatura invisibile, perciò non è possibile riconoscerla al momento dell’attacco; pare, però, che i suoi occhi possano essere notati, in quanto brillano come un flash. Per stordire le sue vittime e renderne più facile la cattura, emette un potente suono acustico.

 

Sorpreso da quanto appena scoperto, Zack interruppe bruscamente la lettura.

“Avete sentito?”

Brenda, impaurita, gli lanciò un’occhiataccia: “Sentito cosa? Non scherzare, Zack!”

“E chi scherza!” ribatté l’altro, serio.

Poi, però, si sentì un rumore lieve provenire dai cespugli vicini e anche Jade si allarmò.

Subito, Samuel cercò di mettere tutti in guardia: “Potrebbe essere lo Shatux. Chi non ha l’ombra stia indietro, ok?”

Ma Zack, sentendo un rumore alle sue spalle, si voltò nella direzione opposta a quella dei suoi amici e vide due occhi luminosi che quasi lo accecarono. Il ragazzo, ovviamente, non esitò un istante ad avvertire gli altri.

“ATTENTI! Lo Shatux è dietro di noi!” ma, non appena gli altri si voltarono, un suono assordante li fece piegare tutti e quattro a terra. Il dolore era insopportabile e a stento il demone riuscì a tenere gli occhi aperti.

“Jaaaade! – gridò - Sta attenta, non farti prendere!”

Ma era troppo tardi: lo Shatux aveva già afferrato lei e Zack, incapaci di reagire. Brenda e Samuel, impotenti, non poterono fare altro che rimanere a sentire le urla dei compagni, mentre venivano trascinati via. E fu allora che tornò il silenzio.

Samuel, fuori di sé, iniziò a gridare: “Maledizione! Non doveva succedere!”

Subito, Brenda provò a calmarlo: “Non sono morti, ricordi? Il Libro dice che dovranno essere trasformati nel calderone, prima che la creatura possa divorarli, bevendo il loro liquido, o quello che è! Abbiamo ancora del tempo, non agitarti!”

Fortunatamente, le sue parole riuscirono nell’intento e il ragazzo più lucido, riuscì a rialzarsi e a guardarsi intorno: “Non ho finito di leggere tutte le informazioni che ci servono. Nascondiamoci da qualche parte, se restiamo qui in bella vista, Rey potrebbe trovarci e rubarci l’ombra e questo non deve succedere!”

Lei annuì: “Già, considerando che ci sono anche le ombre di Jade e Zack in giro a cercarci, probabilmente siamo in pericolo qui...”

 

I due, allora, entrarono in un piccolo supermercato saccheggiato e devastato da atti di vandalismo e ormai abbandonato. Le luci funzionavano ad intermittenza, ma erano abbastanza luminose da permettere ai ragazzi di muoversi al suo interno senza problemi.

Cercando di evitare dei pezzi di vetro, Brenda guardò sorpresa la devastazione che la circondava: “Accidenti, cosa è successo qui?”

“La gente è fuggita e si è nascosta, Brenda. E quando qualcuno fugge e si nasconde, ha bisogno di un grosso rifornimento di cibo per sopravvivere.”

“Wow, sarebbe questa l’anteprima di un apocalisse? Accidenti!”

Finalmente, facendosi largo attraverso scaffali crollati e scatoloni distrutti, riuscirono a raggiungere il magazzino, dove poterono fermarsi a leggere in tranquillità il Libro.

“Bene, qui saremo al sicuro, finchè non capiremo cosa fare.”

La ragazza, però, non era altrettanto convinta e si guardava intorno perplessa: “Sicuro che Rey o le ombre non ci raggiungeranno anche qui?”

“Qui c’è molta più luce rispetto alla strada e le ombre non possono proiettarsi nella luce senza un corpo. Fuori c’erano dei lampioni, ma illuminavano solo il marciapiedi e non tutta la strada, qui invece non ci sono zone buie.”

Più convinta, Brenda lo incitò a continuare la lettura: “Va bene, mi hai tranquillizzata, ora vediamo come salvare i nostri amici, ok?”

E, ovviamente, Samuel non perse altro tempo.

 

Gli Shatux

Sono particolari creature mistiche, invisibili agli occhi di tutti. Per secoli sono stati temuti dai cacciatori di ombre, perseguitati da essi in quanto “privi d’ombra”. Essi, infatti, risultano essere la loro unica fonte di sazietà eterna, tanto che nel XII secolo, gli Shatux decimarono interi villaggi abitati da loro.

Pur di non permettere la loro estinzione, alcuni dei cacciatori rimasti decisero di stipulare un accordo con gli Shatux: avrebbero procurato loro dei corpi senza ombra, così da poter sopravvivere. In cambio, sarebbero stati finalmente risparmiati. E così hanno fatto da allora.

 

Avvertimento: Un cacciatore fornisce la sazietà eterna allo Shatux, mentre un essere umano o una qualunque altra creatura soprannaturale lo fa solo per breve tempo.

 

“Mi sembra chiaro quello che dobbiamo fare, no?” esclamò Brenda, quando finirono entrambi di leggere.

Samuel la guardò perplesso, stupito che avesse un piano: “Anche io, ma non so se stiamo pensando alla stessa cosa!”

“Rivoltare lo Shatux contro Rey, ovviamente!”

Interessato, il ragazzo le fece cenno di continuare.

Prendendola come una sfida, lei iniziò a esporgli nel dettaglio quanto aveva in mente: “Al momento, lo Shatux è in buoni rapporti con il nostro cacciatore di ombre, perché questo continua a fornirgli corpi senza ombra da poter divorare per saziarsi. Perciò, prima di tutto, propongo di rubare la bacchetta a Rey, quella che usa per risucchiare le ombre, dopo di che faremo visita alla tana dello Shatux e rovesceremo il calderone liberando tutti e…”

Ma l’altro la interruppe bruscamente: “Cosa impedirà allo Shatux di farci a pezzi nel frattempo?”

“La nostra astuzia, ovviamente. Insomma, basta spaventare lo Shatux, dicendogli che Rey non ha più la bacchetta e che quindi non può più fornirgli corpi privi d’ombra per restare in vita, no? A quel punto spezzeremo la bacchetta davanti ai suoi occhi abbaglianti e renderemo le cose moooolto serie.”

Rendendosi conto che era davvero un buon piano, Samuel le sorrise: “E nulla impedirà allo Shatux di divorare Rey, per avere la sua sazietà eterna...”

I due, felici di essersi capiti, si scambiarono il cinque.

“Esatto! Due piccioni con una fava!”

“Devo ammetterlo, mi hai davvero sorpreso: questo è un piano a dir poco geniale!”

Solo in quel momento, Samuel si accorse che c’erano delle falle nel loro progetto e subito, ovviamente, la ragazza si rese conto del suo cambio di espressione.

“Cosa succede? Perché non hai più la faccia da Abbiamo la vittoria in pugno?”

“Ci sono due problemi: primo, non sappiamo dove si trova lo Shatux e secondo,non siamo abbastanza forti per rubare una bacchetta dalle mani di un membro del cigno!”

Brenda, però, era più ottimista di lui e non lo nascose: “Una cosa per volta, Samuel. Passami quel libro, intanto.”

Fiducioso, lui eseguì e lei gli diede una rapida occhiata, prima di spiegargli cosa doveva fare.

“Allora, qui c’è scritto che gli Shatux amano gli ambienti umidi, dove la luce non penetra mai. Che razza di luogo sarà mai? Dubito che esista...”

Samuel abbassò lo sguardo verso il pavimento: “Beh, prova ad immaginare…”

Finalmente, la ragazza ci arrivò e la sua faccia schifata lo fece capire all’amico più delle parole: “No! Ti prego, no! Non dirmi che vivono nelle fogne!”

L’altro annuì: “Già! Ora non ci resta che pensare a come rubare quella dannata bacchetta dalle mani di Rey e poi…tutti giù per il tubo come i topolini di quel cartone, no?”

“Guardi i film d’animazione, adesso?”

“Colpa di Zack, sul suo portatile trovi solo quelli da guardare…però non sono male!”

“Ne sono sicura, adesso vieni con me, ho un piano! ” esclamò lei, iniziando a correre.

“Accidenti, Brenda, – replicò lui, mentre cercava di raggiungerla - se tu avessi un diario, avresti molte cose da scrivere sulla giornata di oggi!”

“Ma non ce l’ho! Non sono mica una tredicenne con problemi adolescenziali cronici! E ora forza, corri, super demone a cui piacciono i cartoni!”

“Non insultarmi sempre, ora che te l’ho detto!”

 

Pochi minuti dopo, mentre vagava per le strade della città in cerca di Brenda e Samuel, l’attesa di Rey finalmente finì, perchè la ragazza spuntò all’improvviso davanti a lui.

“Oh, salve! – lo salutò - Volevo un informazione... per caso ha visto un tizio - un cretino, per la precisione – con una bacchetta in mano stile Maghi di Wevarly?”

Rey ignorò il suo commento sarcastico e le sorrise: “Che carina ad esserti buttata nella tana del lupo così facilmente! Sono quasi commosso, ti cercavo solamente da qualche ora, sai?”

Fingendo di distrarsi, l’altra replicò: “Bene, adesso che mi hai trovata, cosa vogliamo fare? Vuoi rubarmi l’ombra, giusto?”

Intanto Samuel stava camminando lentamente alle spalle di Rey.

“Davvero sei venuta qui, vulnerabile come sei, per farti rubare l’ombra da me? Sembri fin troppo ingenua per i miei gusti...”

Poi, si girò, trovandosi di fronte Samuel che, subito, gli prese la bacchetta dalle mani, mentre con una grossa folata di vento Rey, per sbaglio, lo faceva volare per terra.

“Nooooooo! – gridò - Ombre, prendetelo!” e comparvero subito le ombre di Jade e Zack che, in poco tempo, riuscirono a fermare il ragazzo.

 

Nel frattempo, Brenda, assisteva alla scena e al loro fallimento.

“E’ ora del piano B!” esclamò, correndo dentro la macchina aperta e non smettendo di farfugliare fra sé e sé.

“Allora, Samuel ha detto che devo collegare i due fili per farla partire. Dai, scintillate! Dai, forza!” e, improvvisamente, i fili emisero una scintilla e il motore si accese.

Brenda, allora, si mise dietro il volante e si diresse proprio in direzione di Rey.

“Cosa vorresti fare? Investirmi?” le chiese lui, guardandola.

“Lo vedrai... Luci accecanti, irrompete in questo buio così raro e rendete quest’auto abbagliante come un faro...

Subito, i fari dell’auto si accesero, investendo i presenti con una luce talmente potente, da far dissolvere le ombre che avevano agguantato Samuel. Rey, invece, cercava con una mano di ripararsi gli occhi per non rimanere accecato.

“Spegni queste dannate luci, o giuro che te ne pentirai!” le sibilò,minaccioso.

“Spegnerle? – esclamò lei, prima di ingranare la marcia - Ci ho messo mezz’ora per scrivere il mio primo incantesimo con una rima decente!” e partì a tavoletta, non dandogli nemmeno il tempo di spostarsi e prendendolo in pieno, al punto che il suo corpo rotolò sopra l’auto, prima di toccare terra.

 

A quel punto, Brenda scese dall’auto e raggiunse Samuel, che intanto si era guardato intorno, esaminando la zona.

“Muoviamoci, ho visto un ingresso fognario da quella parte!”

Eccitata per quanto aveva appena fatto, la ragazza lo seguì correndo: “Visto come l’ho investito? E non andrò nemmeno in galera!”

 

Qualche minuto dopo, i due riuscirono finalmente a calarsi nelle fogne, anche se Brenda non nascose mai il suo disgusto per quanto stavano facendo.

“Santo cielo, è questo l’odore di una vera fogna?!? Nei film, gli attori si disgustano per tipo un minuto, qui c’è da tapparsi il naso a vita!”

Avanzando con una torcia stretta in mano, Samuel la zittì: “Smettila di lamentarti, mi sa che siamo vicini, perchè sento delle voci.”

“Non sono voci, sono pensieri!”

“Lamenti di persone che soffrono... Allora siamo molti vicini! Ecco il calderone, infatti. L’abbiamo trovato, finalmente!” e, puntata su di esso la luce della torcia, permise anche all’amica di vederlo.

“Corro a rovesciarlo prima che arrivi lo Shatux, allora!”

“Io ti guardo le spalle!”

 

Quando si avvicinò all’enorme calderone, Brenda, vide al suo interno tanti piccoli fasci luminosi, che si muovevano emettendo lamenti confusi e assordanti. La ragazza rimase sconcertata da quanto aveva davanti.

“Oh mio Dio, povere persone... Non preoccupatevi, presto sarete liberi!”

“Brenda, sbrigati!” la incitò l’amico, a qualche passo di distanza.

“Aiutami, è troppo pesante!” lo chiamò, sbuffando per la fatica.

L’altro, allora, provò a sollevare un braccio e ad usare la telecinesi, ma non accade nulla.

“Allora? Perché non funziona?”

“Mi dispiace, è troppo pesante anche per me. Ci vuole qualcosa di più potente!”

La ragazza, allora, ebbe un’illuminazione e si tolse lo zaino dalle spalle: “Le frecce intinte nella porpora che mi ha fatto la Signora Ferguson! La loro potenza esplosiva riuscirà a far rovesciare il calderone, vedrai...”

Ma Samuel non era altrettanto fiducioso e, anzi, iniziò anche a indietreggiare.

“Ti ricordo che siamo quasi morti, l’ultima volta, ma il piano è tuo, quindi fa come vuoi!”

Senza rispondere, l’altra caricò la balestra e scoccò la freccia contro il calderone che, con una grossa esplosione, finalmente si rovesciò. Subito, i piccoli fasci di luce sgorgarono fuori, dirigendosi verso l’alto, mentre un suono assordante investiva l’intero tunnel.

 

I due si coprirono le orecchie con le mani, nel tentativo di resistervi.

“Sta arrivando lo Shatux, presto, spezza la bacchetta!”

E lei eseguì, mentre di fronte a loro si palesavano gli occhi luminosi della creatura. Non appena lei li vide, si mise davanti ad essi.

“Fermo, fermo! – gridò, mostrandogli la bacchetta - Come vedi, il tuo cacciatore non ha più gli strumenti per procurarti il nutrimento che ti serve. Indovina chi è ferito e pronto a darti la sazietà eterna, su in città, steso su una strada?”

Capendo che ormai era fatta, Samuel non nascose un sorriso.

 

Nello stesso momento, qualche metro più sopra, Jade e Zack ricomparvero nel punto esatto in cui erano stati rapiti.

Ancora scombussolati, si guardarono intorno: “Siamo tornati, vero?” chiese lui all’amica, nel suo stesso stato.

“Credo di sì, ma non vedo Samuel e Brenda.”

Fu allora che intravide nel cielo una forte luce e subito gliela indicò: “Vedi anche tu quella luce? Non credo che la strada da cui provenga sia molto lontana, sai?” e i due iniziarono subito a correre per raggiungerne la fonte.

 

Una volta arrivati, compresero che si trattava di una macchina con dei fari molto potenti e subito la strega si insospettì.

“Una macchina normale non può fare tutta questa luce, vero?”

Zack, però, non la ascoltava, distratto da qualcosa che si muoveva dietro di essa:  “No, ma… chi è quel tizio ferito che sta cercando di mettersi in piedi?”

Togliendosi dalla luce abbagliante, riuscirono a vederlo meglio: “Ma è Rey!” esclamò lui e subito l’uomo si accorse della loro presenza.

“Accidenti, vi hanno liberati!” esclamò, ansimando per lo sforzo.

Improvvisamente, ricomparve nuovamente quel suono assordante e i due ragazzi si coprirono immediatamente le orecchie con le mani per cercare di resistervi.

“Oh no! Di nuovo!” gridò Zack, ma, con sua grande sorpresa, questa volta lo Shatux trascinò via soltanto Rey, mentre loro due assistevano impotenti alla sua triste dipartita.

 

Pochi minuti dopo, i quattro finalmente riuscirono a ritrovarsi e, avendo salvato anche la città di Devils Lake dalla minaccia di uno dei cinque, si affrettarono a tornare a villa Rey per attraversare nuovamente la porta-passaggio, ignari, però, della macchina parcheggiata fuori da essa, che per tutto il tragitto li aveva inseguiti.

 

Mentre raggiungevano la stanza delle porte, Brenda non riusciva a nascondere il nervosismo.

“Non vedo l’ora di tornare da Terence, – mormorò - chissà se il rito ha funzionato...”

Subito, Jade le si affiancò, cercando di calmarla: “Rilassati, mancano ancora diverse ore prima che il rito si completi. Festeggia per essere riuscita a salvarci tutti, piuttosto!”

Intanto, a poca distanza da loro, Zack era ancora abbastanza carico per gli ultimi avvenimenti: “Wow, ma ci credete? Abbiamo sconfitto tutti i membri del cigno!”

“Beh, non tutti!” aggiunse Samuel, ricevendo un’occhiata perplessa da parte di Jade.

“Cosa stai dicendo? Certo che li abbiamo eliminati tutti!”

Brenda, nel sentirla, scoppiò a ridere, pensando stesse scherzando: “Simpatica! Posso capire il tuo odio verso Heith, ma così esageri!”

Sorpresa, l’altra si fermò, bloccandosi in mezzo al corridoio: “Heith? Di cosa state parlando?”

Zack la guardò a occhi sgranati: “Okay, non stai scherzando, vero? Cioè, sei seria?”

Fu allora che Samuel riuscì a capire cosa stava succedendo: “Sta perdendo i ricordi!”

Confusa, lei lo guardò e, finalmente, riuscì a ricordare: “Accidenti, per un attimo io… scusate, ora mi ricordo...”

Subito, l’amica si precipitò ad abbracciarla: “Tesoro, va tutto bene. Sistemeremo anche questo, ormai siamo vicini alla fine e, quando i disordini verranno cancellati da questo mondo, tu guarirai. D’accordo?”

Fiduciosa, la ragazza guardò uno ad uno i suoi amici: “Lo spero, altrimenti…” ma non completò la frase e, seguita dagli altri, attraversò la porta-passaggio.

 

Poco dopo, i due individui che si trovavano nell’auto parcheggiata fuori, un uomo e una donna, si introdussero nella villa.

Dopo aver ispezionato ogni centimetro della casa, si ritrovarono proprio nella stanza in cui erano i quattro pochi minuti prima.

“Non sono da nessuna parte, dove sono finiti?”

L’altro stava osservando con interesse le porte-passaggio di fronte a lui: “Magari sono passati attraverso queste porte...”

Lei lo guardò, perplessa: “C-cosa stai dicendo? Lo vedi anche tu che dietro c’è solo un muro di mattoni!”

Quando si voltò, l’uomo indossava una collana simile a un amuleto: “Te l’ho detto, non sono persone normali. Sono anni che indago su di loro, specialmente sulla ragazza, Jade Alison.”

“Okay, – replicò la donna, ancora diffidente - ma tutto questo è comunque assurdo! Quello che so io, invece, è che quella ragazza ha svaligiato una banca a San Diego e che, da quando lavoro con te, non fai altro che farneticare di cose strane e a dir poco... impossibili...”

“Ancora non mi credi, vero?Allora, spiegami, dove sarebbero andati quei quattro ragazzi entranti qui poco fa?”

“Beh, io non lo so!” dovette ammettere lei, sconfitta.

L’altro, allora, annuì, si voltò di nuovo verso la porta e iniziò a camminare verso di essa, finchè non la attraversò e scomparve, sotto gli occhi sconvolti della collega che, seppur esitante e incredula, si costrinse a seguirlo.

 

CONTINUA NEL DICIASSETTESIMO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.


ANGOLO AUTORE: Scusate per il ritardo del capitolo, ma andava revisionato prima della pubblicazione e in questi giorni non sono riuscito a trovare il tempo. Non mancate all'appuntamento con il prossimo episodio, la 2x17 "Emozioni mortali". Buona settimana stregata!



PROMO 2x17

I PIANI DEL NEMICO STANNO PER ESSERE SCOPERTI

Il gruppo è davanti al computer di Zack
Brenda: "Di cosa si tratta?"
Zack: "...ho iniziato a raccogliere queste informazioni dopo l'incontro con il primo membro del cigno!"
Jade: "...nulla potrà impedirci di prendere l'arma che disattiverà il cigno!"
Terence: "Avete scoperto gran parte dei piani di John, ma questo non vuol dire che resterà fermo a guardarvi mentre vi appropriate dell'arma!"

DUE DESTINI SONO STATI CAMBIATI

Heith: "Cosa mi sta succedendo?"
John: "Hanno scoperto l'incantesimo che cercavo nel grimorio, quello dello scambio di esistenze!"

E SI TROVERANNO FACCIA A FACCIA CON IL NEMICO

Brenda: "Che sgualdrina!"
Heith: "Ti pentirai di averlo detto!"
Jade: Prova a torcele un solo capello e ti pentirai di essere ritornata in vita!"

MA LE COSE SI METTERANNO MALE

Brenda: "...come facciamo ad aiutare Jade e Zack?"
Samuel: "Zack è un uomo morto!"

E TUTTI SARANNO MESSI L'UNO CONTRO L'ALTRO

Zack: "Tu non la meriti! Samuel, torna qui! Non ho finito con te!"


Demon & Witch / Nuovo episodio Martedì 10 Febbraio












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Capitolo 17
*** 2x17-Emozioni mortali ***


CAPITOLO DICIASSETTE

“Destructive Behavior”

 

 

 

Villa Devon, San Diego, California

 

 

Il gruppo era tornato nella villa di Devon, in attesa della fine del rito e del risveglio di Terence. Subito, i quattro entrarono nella stanza in cui l’uomo era immerso nel sonno e immediatamente Brenda si sedette accanto a lui.

“Jade, – chiese all’amica, senza smettere di guardarlo – credi ci vorrà ancora molto?”

L’altra, però, era distratta e non le rispose subito: “Ehm, cosa?”

“Ti ho chiesto quanto ci vorrà ancora.”

“Scusami, mi sto sforzando di pensare. Inizio a temere di poter dimenticare cose importanti, così sto controllando se ricordo tutto.”

Samuel, dall’altra parte della stanza, non riuscì a non intervenire: “E ricordi ancora tutto?”

La strega dovette ammettere di non essere molto tranquilla: “Beh, la maggior parte delle cose, sì. Però, ci sono alcuni incantesimi che fino a ieri sapevo alla perfezione, ma che in questo momento fatico a ricordare.”

“Questo è un problema, se tuo nonno decidesse di attaccarci da un momento all’altro.” commentò subito Zack.

Samuel, invece, non riuscì a nascondere la sua ira: “Accidenti a quel figlio di puttana di Wolf!”

Subito l’amico gli mise una mano sulla spalla nel tentativo di calmarlo: “Calmati, adesso! Di certo non risolverai il problema, così, non credi?”

“Calmarmi?!? Abbiamo eliminato tutti i membri del cigno, eccetto Terence che sta scambiando la sua esistenza con quella di Heith, e poi? Cosa faremo adesso per mandare via i disordini? Jade non ha più tempo e presto perderà la sua identità!”

Brenda, a quel punto, decise di intromettersi fra i due: “Quando Terence si sveglierà, sarà lui a dirci quale sarà la prossima mossa, okay? Non siamo delle pecorelle smarrite, non ancora, perlomeno!”

 

Finalmente il demone riuscì a calmarsi e Zack decise di prendere il computer e sfruttare il tempo che rimaneva per parlare agli altri.

“Ragazzi, c’è una cosa che devo mostrarvi intanto che aspettiamo. Si tratta di qualcosa cui sto lavorando da tempo, ma solo ora credo di avere un quadro abbastanza completo” poi appoggiò il portatile su un ripiano e tutti si avvicinarono per vedere e per ascoltarlo.

 

Per prima cosa, Zack aprì un’immagine:


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Non riuscendo a capire, Brenda chiese subito spiegazioni.

“Di cosa si tratta?”

“Santo cielo, è una mappa, non vedi?” replicò l’altro, seccato.

“Lo so, genio! Mi riferivo a tutte quelle frecce e quei colori. Cos’è, il compito di un bambino delle elementari?”

Samuel non riuscì a non ridere, anche se questo gli costò un’occhiataccia.

“Se mi date un secondo, ve lo spiego, razza di idioti!”

“Cosa sono quei cerchi rossi?” chiese Jade, senza dargli tempo di parlare.

“Ora ci arriviamo. Allora, ho iniziato a raccogliere queste informazioni dopo l’incontro con il primo membro del cigno…”

“Cioè, – si intromise Samuel – da quando mi hai parlato per la prima volta delle città-epicentro che ricevono i disordini e poi li distribuiscono, giusto?”

“Esatto! Qui le città epicentro sono rappresentate dalle cinque punte della stella; il che mi fa pensare che le residenze dei cinque non siano state scelte a caso, ma situate in un punto geografico ben preciso.”

“Quindi, i disordini giungevano nelle città-epicentro e i cinque avevano solo il compito di distribuirli nelle zone circostanti, giusto? – commentò Jade - Perciò le frecce rosse rappresentano la direzione di diffusione del disordine, a partire da quelle città. Esatto?”

Il ragazzo annuì: “Proprio così!”

“Il cerchio rosso a sinistra che poi si collega con l’altro, cosa sarebbe, invece?”

“Quello è il punto in cui abbiamo trovato quel muro nero che si estendeva per chilometri,  ve lo ricordate? Lo stesso che vi ha teletrasportati fino ad un campo di grano vicino a Morbridge, nel 1975.”

Brenda, perplessa, si mise a ragionare ad alta voce: “Ma certo, il muro è comparso dopo la morte di Faith in quell’esplosione!”

“Che mio Nonno, poi, ha provveduto a rendere di nuovo invisibile!” aggiunse Jade.

“Ed è qui che arriva il bello: le linee blu rappresentano i confini scomparsi dopo la morte dei vari membri, mentre quelle in giallo sono i confini di…”

“…Terence. L’unico membro ancora vivo!” concluse Brenda per tutti e subito l’amica la guardò, preoccupata.

“Ma presto quei confini apparterranno ad Heith, quindi dovremo eliminarla al più presto, se vogliamo farli sparire.”

“E quelle linee rosse, invece?” senza saperlo, il demone aveva posto la domande più importante.

“Era proprio qui che volevo arrivare: i disordini hanno assediato ogni stato presente sulla mappa, eccetto quelli all’interno del pentagono. Questo mi porta a pensare che John abbia creato i membri del cigno per tenerci lontani da ciò che si trova al centro della stella.”

“L’arma che neutralizzerà il cigno, forse?” propose Jade.

“Ma certo, è senz’altro così! Ecco perché era così preoccupato quando i confini di Faith sono diventati visibili ai nostri occhi: temeva che avremmo capito ciò che stava combinando!” esclamò Samuel, sicuro.

Ma Brenda ancora aveva dei dubbi e si affrettò ad esporli anche agli altri: “Un secondo, ma, se non sbaglio, quella volta scavalcammo il muro, grazie all’incantesimo di Jade. Se l’arma si trova davvero all’interno del pentagono, cosa ci impedirà di scavalcare anche quel confine ed entrare?”

“Sai, non credo che i confini in blu siano uguali a quelli in rosso. Penso che non si possano scavalcare con nessuna magia, altrimenti sarebbe stato troppo facile per noi. John non è stupido. Tuttavia, credo che le pareti del pentagono si siano indebolite sempre più, man mano che i membri del cigno venivano sconfitti, e che rimangano in piedi solo grazie all’ultimo membro rimasto.”

“Beh, mi sembra chiaro cosa dobbiamo fare, allora: non appena lo scambio di esistenze sarà completato, elimineremo Heith e insieme a lei spariranno i confini che partono dalla sua città e che mantengono sollevate le barriere del pentagono.”

Il volto di Jade si aprì in un ampio sorriso: “E, a quel punto, nulla potrà impedirci di prendere l’arma che disattiverà il cigno per sempre!”

Improvvisamente, però, il loro entusiasmo fu interrotto da Terence, finalmente sveglio.

“Non siate così ottimisti!” esclamò, facendo voltare tutti di scatto.

Subito, Brenda gli sorrise, felice: “Ti sei svegliato, finalmente!”

Samuel, però, era rimasto serio, deciso a capire cosa intendeva dire l’uomo: “Perché?”

“Avete scoperto gran parte dei piani di John, ma questo non vuol dire che resterà fermo a guardarvi, mentre vi approprierete dell’arma! Inoltre c’è ancora molto altro che non sapete...”

“Ma noi non vediamo l’ora di ascoltarti... Spero che onorerai la tua promessa.”

“Ti ringrazio per la fiducia, non avere dubbi su questo. Però adesso, non possiamo più restare qui, dobbiamo andarcene..”

Zack appoggiò subito la proposta: “Ha ragione: John potrebbe notare qualcosa di diverso in Heith e noi non possiamo restare in uno dei primi posti in cui ci verrebbe a cercare.”

Jade raccolse subito le sue cose e, per ultimo, il Libro: “Bene, allora usciamo immediatamente da qui. Abbiamo molto di cui parlare.”

 

Qualche minuto dopo che il gruppo, insieme a Terence, aveva lasciato la villa, le due persone che li avevano seguiti attraverso la porta-passaggio uscirono allo scoperto: fino a quel momento, infatti, erano rimasti nascosti nella stanza accanto alla loro, ascoltando ogni cosa.

I due erano Byron Mills, un agente di polizia, ed Ava Reynolds, la sua partner da qualche mese.

Lei era ancora incredula per quanto era accaduto loro pochi minuti prima.

“Io-io… io…”

Più calmo, l’altro si avvicinò subito a lei: “Rilassati, adesso, ok? So che tutto questo è assurdo, ma è reale.”

“Ma... ma, com’è possibile? Chi è quella gente? E di cosa stavano parlando?”

Byron, però, era confuso quanto lei: “Nemmeno io riesco a capire di cosa parlavano, ma so che in ogni città in cui mettono piede c’è qualche stranezza: sono due anni che sono sulle loro tracce, eppure nessun altro sembra notare i disastri che si lasciano dietro. Come se qualcuno cancellasse la memoria a tutti!”

“Tu sembri ricordare tutto, però...”

“Il giorno in cui la casa di quella ragazza si incendiò, mandarono me sul posto. Era tutto distrutto, tutto bruciato. Alcune cose, però, si erano salvate, come la collana che porto al collo da allora. – e gliela mostrò – Sai, io penso che sia grazie ad essa se io ricordo ogni cosa e gli altri no.”

La donna era sempre più sconcertata e incredula: “Stai parlando di… stregoneria?”

L’altro sorrise, rendendosi conto di quanto tutto sembrasse assurdo: “Chiamala stregoneria, magia, o quello che vuoi: so solo che, un anno dopo, quella casa è ricomparsa dal nulla e che nessuno, escluso me, ricorda l’incendio. Né disastri accaduti in altre città dello stato: l’esplosione dell’istituto genetico a Norfolk, l’anno scorso? Mai esistito. Il blackout nell’intero stato del New Jersey, sempre l’anno scorso? Nulla. La misteriosa esplosione di quella villa a Salem, qualche mese fa? Niente, nessuno ha la minima idea di che cosa si tratti.”

“Ma la rapina alla banca da parte di questa Jade Alison, se la ricordano ancora tutti, però. Come mai?”

“Non ne ho idea, ma qualunque stregoneria hanno usato finora per cancellare le loro tracce, adesso non funziona più. Ed è qui che entriamo in scena noi.”

“Noi? – chiese Ava, confusa – Cosa vorresti dire?”

“Quella ragazza può procurarmi la promozione del secolo, così non sarò più solo un comune agente. L’anno scorso, seguendo quei ragazzi, mi sono imbattuto in un negozio di stregoneria, uno vero! La donna che ci lavorava si chiamava Heith e io, disinvolto e stando al gioco, le ho chiesto se avesse qualcosa per recuperare dei ricordi perduti. Mi ha consegnato un sacchetto con dentro della polvere e mi ha detto che dovevo miscelarla a qualcosa di liquido che si potesse bere. Il giorno dopo, l’ho messa nel caffè di un mio collega e lui ha iniziato a ricordarsi di cose a cui non pensava da anni.”

L’altra non riuscì a trattenere una risatina: “Oh mio Dio, tutto questo è assurdo! E cos’avresti in mente di fare, ora?”

Quello le lanciò un sorriso compiaciuto: “Arresterò quella ragazza e, dopo aver fatto bere a tutti quella polvere, farò loro ricordare ogni suo crimine, così io riceverò la promozione che aspetto da tutta una vita. Dio, dopo ben due anni di inseguimenti, aerei, microfoni e videocamere, ci sono finalmente così vicino...”

“E io ti aiuterò!” esclamò Ava, pensando di trarre anche qualche vantaggio per sé dalla situazione.

 

 

Villa di Terence/Heith - Augusta, Maine

 

 

Poiché era in allarme, John si era recato alla villa per discutere con Heith di cosa fare.

Lei, però, sembrava indifferente, mentre lui, nervoso, faceva avanti e indietro per la stanza.

“Siamo nei guai: Rey è stato eliminato e io non ho più tempo!”

“Più tempo per cosa? – replicò lei, guardandosi le unghie - Pensavo che ora che siamo così intimi, mi avresti svelato i tuoi piani...”

L’altro alzò la voce, irritato: “Voi membri del cigno non siete tenuti a sapere i miei piani. Siete stati creati solo per amministrare il potete dei disordini e distribuirli!”

Heith rise: “Tutto qui? Davvero? O, forse, siamo solo la tua rete di protezione, per qualcosa che vuoi tenere nascosto ai prescelti. Magari, l’arma di cui parla la profezia...?”

“Ho detto che non sei tenuta a sapere i miei piani! Come ti ho creata, posso distruggerti. Non dimenticarlo!”

Sempre ridendo, la donna si avvicinò a lui finchè i loro volti non si sfiorarono: “Tu non puoi distruggermi, – gli sussurrò, soave - ora che Terence morirà per essersi sottratto al patto oscuro, perchè questo farà di me l’ultimo filo che regge il sipario. E, se cadrà, l’arma che tenti di nascondere così disperatamente sarà a portata di chiunque...”

L’altro comprese allora che era il momento di rivelarle il suo inganno: “Vedi, Heith, il fatto è che... non sei tu l’ultimo filo che regge il sipario, perché, in realtà…”

Ma non finì la frase, perchè gli occhi della donna si annerirono per qualche istante e questa iniziò a ondeggiare: “Cosa mi sta succedendo?”

Subito John la prese, sorreggendola, controllando subito gli occhi: “Va tutto bene?”

“Ho... ho una strana sensazione. – mormorò lei, ancora confusa - Mi sento come… potente. Sì, sento un grosso potere dentro di me... cosa mi sta succedendo?”

L’altro sgranò gli occhi, comprendendo come stava realmente la situazione: “Hanno scoperto l’incantesimo che cercavo nel grimorio, quello sullo scambio di esistenze” mormorò, senza farsi sentire.

Intanto, Heith stava iniziando lentamente a riprendersi: “Hai detto qualcosa, per caso?”

“Sì, hai ragione tu, Heith, sei l’ultimo filo del sipario. Loro verranno qui per ucciderti e questo non deve accadere, perciò dobbiamo prendere quel grimorio. Perchè, quando lo avrò, potrò salvare entrambi.”

 

 

Augusta, Maine

 

 

Grazie ai poteri di Samuel, l’auto venne teletrasportata direttamente nella città di Augusta, perchè Terence era pronto a portare il gruppo alla sua villa, che ora era di Heith.

Jade, più agguerrita che mai, fu la prima a scendere dall’auto: “Muoviamoci, non vedo l’ora di prendere a calci Heith!”

Subito Brenda la affiancò, la sua fedele balestra in mano: “E io di renderla un fantastico spiedino di strega!”

Samuel, invece, non riuscì a trattenere un commento sarcastico: “Chi non ha paura, scagli la prima pietra. Insomma, credo che ci sarà anche John insieme a lei, perciò datti una calmata, ok?”

La ragazza gli fece l’occhiolino: “Prenderemo a calci anche lui, se prova ad intromettersi, non preoccuparti. E poi, ora sono immortale, dimentichi?”

“Parla per te, – replicò lui, preoccupato - io non lo sono!”

Subito Jade si affrettò a tranquillizzarlo: “Amore, non preoccuparti, nessuno ti farà del male, c’è la tua ragazza a proteggerti...”

Sospirando, Zack roteò gli occhi: “Possiamo lasciare da parte le smancerie per dopo o…mai?”

 

Dopo aver camminato per un quarto d’ora, con Terence a capo del gruppo, Brenda iniziava a stufarsi.

“Ci vuole ancora molto? Non possiamo semplicemente teletrasportarci dentro la villa e farla finita?”

L’uomo le rispose senza nemmeno voltarsi: “Niente magia, o se ne accorgeranno. Dobbiamo coglierli di sorpresa!”

Intanto, di fronte a loro iniziò a stagliarsi una grossa abitazione: la villa.

“Eccola, dev’essere quella!”

“Sì, – confermò Terence – ma, come pensavo, non è sola, c’è anche John con lei. Come avete intenzione di agire, una volta dentro?”

“In realtà, non abbiamo mai pensato a cosa fare una volta qui” gli rispose Samuel e Zack non riuscì a trattenere uno dei suoi soliti commenti sarcastici.

“Già, il tema smancerie ha occupato gran parte della conversazione, durante il tragitto!”

Brenda sbuffò: “Che c’è da pensare? Siamo cinque contro due!”

“Sì, ma non sono due persone qualunque!”

“Beh, – esclamò allora Jade, sempre più determinata, iniziando a camminare da sola verso la villa – io non me ne starò qui a pensare su come agire per uccidere quella stronza. Potrei perdere i miei ricordi da un momento all’altro e voglio essere me stessa, quando ucciderò quella bastarda!”

Brenda non disse altro e raggiunse subito la sua amica.

“Vedo che hanno deciso loro, come al solito!” si lasciò sfuggire Zack, innervosito.

Terence rimase spiazzato dalla sua reazione: “E le lasciate andare così?!?”

“Credimi, fanno sempre di testa loro. Andiamo!” gli spiegò Samuel, mentre anche loro si avviavano.

 

Finalmente erano tutti dentro la villa e stavano varcando la porta d’ingresso. Con loro grande sorpresa, trovarono Heith piacevolmente seduta su una sontuosa poltrona, che sorrideva compiaciuta. John, invece, era proprio alle sue spalle.

Per alcuni, lunghissimi, secondi le due fazioni si lanciarono sguardi intensi, finchè Brenda non ruppe il silenzio.

“Che sgualdrina!” commentò, suscitando una risata nella donna.

“Ti pentirai di averlo detto, ragazzina!”

Ovviamente, Jade prese subito le parti dell’amica:  “Prova a torcerle anche solo un capello e ti giuro che ti pentirai di essere ritornata in vita da quel mucchio di ceneri che eri!”

“Ma quanta rabbia repressa! A cosa è dovuto, Jade?”

“Ehm, vediamo... hai quasi ucciso i miei amici insieme a quella pazza di Faith, mi rendi la vita impossibile e… ti odio a morte. Ti basta?”

Fu John, però, a prendere la parola, guardando direttamente Terence: “Ma guardati, Terence, non ti senti un po’ ridicolo con questo branco di adolescenti?”

Samuel non riuscì a non intromettersi: “Beh, tu non sei messo tanto meglio, visto che il tuo destino dipende da quella psicopatica, da circa… sessanta minuti?”

Heith, che non capiva, si voltò subito verso John in cerca di spiegazioni: “Di che cosa sta parlando?

Zack, però, rispose per lui: “Te lo dico io: non sei mai stata un membro del cigno, fino a qualche ora fa. John ti ha ingannata, mia cara!”

La donna, allora, si lanciò bruscamente, lanciando un’occhiata a John: “E’ la verità?”

L’uomo riuscì, per fortuna, a mantenere il sangue freddo, mentre le rispondeva: “I membri del cigno sono solo cinque, non potevano essercene altri. Ti ho mentito per tenerti buona e per sfruttare le tue capacità a mio favore, perciò, sì, è la verità. Cosa ti aspettavi da me? La lealtà, forse? Beh, non è una delle mie qualità.”

Jade non riuscì a trattenere un sorriso beffardo: “Sai che novità per Heith.... un malvagio che le volta le spalle!”

Lentamente, quella si voltò verso di lei, il volto contratto in una smorfia di rabbia: “Chiudi quella bocca, razza di stupida!” poi tornò a rivolgersi a John con uno sguardo di sfida.

“No, la storia non è la stessa. Questa volta sono io che ho un malvagio in pugno. Senza di me, infatti, ora non puoi nulla!”

Annoiata, Brenda scoccò una freccia: “Tutto questo è commuovente, ma noi dobbiamo ucciderti, mi dispiace...” ma la freccia si bloccò a metà strada, mentre Heith le dava ancora le spalle.

Poi, la donna si voltò verso i ragazzi: “Pensate davvero che sia così facile liberarvi di me? Mi sembra chiaro che qualcosa, in me, è cambiato. Ora sono più potente. E, state certi che TUTTI VOI avrete ciò che meritate!” e, con la forza della mente, fece uscire il Libro del Bene e del Male dalla borsa di Jade.

“Ma guarda un po’, il libro dei prescelti nelle mie mani!”

Tutti gli altri si allarmarono.

“Restituiscimelo, immediatamente!” gridò Jade, ma l’altra la ignorò e, anzi, iniziò anche a sfogliarlo, notando che tutte le pagine erano bianche.

“Pagine bianche, eh? – rise - Ingegnoso, questo stupido libro!”

Samuel la guardò con un sorriso: “Vedo che il Libro è in grado di proteggersi benissimo da solo. Qualunque cosa cercavate, sembra che non riuscirete a leggerla!”

“Non se uno di voi muore e il libro si divide” si affrettò a ricordargli John. Ma Heith, che era furiosa con lui, gli lanciò un’occhiataccia.

“Chiudi quella bocca! Se pensi che continuerò ad aiutarti, beh, ti sbagli di grosso. Non appena avrò finito con questo branco di idioti, sta pur certo che il prossimo a soccombere sarai tu!”

“Non puoi voltarti contro di me, ora che sei sottomessa al patto oscuro” le ricordò lui, suscitando, però, solo un’altra risata in lei.

“E vuoi che non lo sappia, razza di genio del male? Perché credi che abbia appena rubato loro il Libro? Non appena li avrò uccisi tutti, infatti, troverò un modo per liberarmi anche da te. In fondo, se ci è riuscito Terence, perché non può farlo anche una strega come me?”

Poi, si voltò verso i ragazzi e iniziò a recitare una formula: “Separa i sentimenti che insieme vagano, isola il più forte e gli altri presto cadano. Che le emozioni umane non siano più leali e diventino presto emozioni mortali...”

I ragazzi ne furono subito colpiti, anche se non riuscirono a capire di cosa si trattava esattamente.

Zack fu il primo a domandarglielo: “Che cosa ci hai fatto?”

“Si tratta di una mia creazione. Diciamo che mi avete ispirata non appena vi ho visti e ho subito capito quali sono le vostre emozioni dominanti.”

Brenda, invece, la guardò confusa: “Di cosa stai parlando? Traduci, prego!”

“Come siete noiosi, devo proprio fare la maestrina con voi?! Beh, prima di tutto dovete sapere che le nostre emozioni sono tutte in perfetto equilibrio fra loro, nessuna sovrasta le altre, o, almeno, non in modo permanente. Quello che ho fatto io, però, è stato isolare tutte le vostre emozioni e lasciarne una sola a dominarvi. Presto sentirete la differenza!”

Subito, Jade la squadrò con rabbia: “TU! Io ti faccio a pezziiiiiiiiii!!” e lanciò un urlo ultrasonico che, per fortuna, l’altra deviò in tempo, grazie a una sorta di scudo magico, verso l’ala destra della villa. Naturalmente questo produsse una spaventosa esplosione che creò un enorme voragine nella parete.

Heith, allora, applaudì, abbozzando anche un piccolo inchino verso i presenti: “Bene, vi presento la rabbia: l’emozione più pericolosa di tutte!”

Samuel, a quel punto, iniziò a indietreggiare, impaurito: “Forse è meglio andarcene!”

Ma Zack non solo non lo ascoltò, ma gli lanciò anche un’occhiataccia: “E lasciare qui Jade? Che razza di fidanzato sei?!? Tu non la meriti!” e gli tirò un pugno, sotto lo sguardo divertito di Heith.

“Ed ecco a voi paura ed invidia. Troppo facile, ragazzi!”

Stanca della situazione, Brenda la guardò sbuffando: “Hai finito il tuo teatrino, Heith? Dovrò eliminarti per annullare ciò che hai fatto a loro, lo sai?”

Quella, però, la ignorò, anzi le si rivolse con tono arrogante: “Ed infine abbiamo il coraggio. Sai, pensavo fossi una fifona, invece.... beh, ora è ora di andare, ma, provate a prendermi, se ci riuscite!” poi si voltò un’ultima volta verso John.

“Con te, facciamo i conti, dopo, chiaro?” e svanì.

Poco dopo, anche John fece lo stesso, ma non prima di aver lanciato un sorriso compiaciuto al gruppo.

 

Scomparsi i malvagi, la situazione iniziò a degenerare.

Jade, in particolare, era sempre più fuori di sé e continuava a urlare e a inveire contro l’altra strega: “Vado in città a cercarla e giuro che le farò uscire gli occhi dalle orbite!”

Intanto, Brenda cercava inutilmente di fermarla: “Ehi, amica, datti una calmata!” ma fu gettata a terra con la telecinesi.

“Non ho tempo, amica! Devo trovare Heith e ucciderla!” poi se ne andò, distruggendo la porta d’ingresso in mille pezzi.

 

Intanto, Zack, a cavalcioni su Samuel, lo stava prendendo a pugni.

“Ho dovuto… trattenermi… fino ad ora. Per mesi sono stato… a guardarti… sperando che arrivasse il giorno… in cui ti avrei finalmente spaccato… la faccia!”

Quando riuscì a rialzarsi, Brenda li notò subito e si affrettò a chiedere aiuto a Terence: “Presto, che aspetti a dividerli?”

L’altro la fissò: “Stai scherzando, vero?”

In quel momento, Samuel tirò un calcio a Zack, che cadde di lato, permettendogli di rialzarsi e scappare via attraverso la voragine creata da Jade poco prima.

Subito, però, Zack si affrettò a seguirlo: “Samuel, torna qui! Non ho finito con te!”

“Nooooooo! Zack, aspetta, torna qui!” urlò Brenda, assistendo sconvolta alla scena, mentre Terence la fermava afferrandole un braccio.

“Lascialo andare, è tutto inutile. Ormai sono in balia delle loro emozioni dominanti.”

Lei, nel sentire le sue parole, si voltò e gli lanciò una lunga occhiata perplessa: “Tu non sembri diverso da solito, eppure Heith ha lanciato l’incantesimo su tutti noi. O sbaglio?”

“Non ha effetto su di me, quella formula. Non provavo alcuna emozione, quando lei ha lanciato l’incantesimo, grazie alla mia natura di servitore del caos; infatti, noi siamo stati addestrati a non provare alcuna emozione di fronte al nemico.”

Brenda annuì, già immersa nei suoi pensieri: “Devo salvarli ad ogni costo, perché sicuramente saranno in pericolo!”

Preoccupato per lei, Terence le prese le mani: “Anche tu sei in pericolo, perché è il tuo coraggio a parlare. Finirai per rischiare la tua vita per cercare di salvarli ad ogni costo. Lascia almeno che ti aiuti...”

Ma quella si sottrasse bruscamente alla stretta, fuggendo via: “Non posso perdere tempo con queste smancerie, Terence. Devo correre a salvarli. Ora!”

“Aspettaaaaa! Non era un discorso romantico, Brenda! Accidenti!”

 

 

Villa Devon, San Diego, California

 

 

I due agenti di polizia erano ancora nella villa dell’ultimo membro del cigno sconfitto. Dopo aver visto l’auto dei ragazzi, con loro dentro, sparire nel nulla, però, tornare dentro e, più precisamente, nella stanza delle porte-passaggio. Ava, però, era sempre più scombussolata per tutto ciò che aveva visto nelle ultime ore.

“Come fai ad essere così calmo? – chiese al collega - Insomma, quei ragazzi sono letteralmente svaniti nel nulla!”

Ma l’altro la ascoltò appena, troppo impegnato a leggere le targhette sopra le porte: “Ho visto cose più strane, credimi.”

La donna respirò profondamente nel tentativo di mantenere la calma: “Okay, mi hai detto che il tuo piano è catturare quella ragazza, ma cosa ti fa credere che ci riuscirai? Non è sola, come hai ben visto!”

“Tempo fa, ho intercettato una loro conversazione. Pare che lei sia malata o qualcosa del genere e che più tempo passa, più diventa vulnerabile. Da come discutevano prima di svanire, pare che ormai non manchi molto a che la ragazza si indebolisca del tutto. A quel punto, entreremo in scena noi, sperando che sia sola. Ok?”

Ava annuì. “Adesso cosa stai facendo, esattamente, invece? Vuoi di nuovo attraversare una di quelle porte?”

“C’era qualcun altro con quei ragazzi. Mi è parso di sentire il nome Terence, hai avuto anche tu quest’impressione?”

“Sì, ho sentito anche io quel nome.”

Byron, sorridendo, le indicò una delle porte dietro di lui: “Beh, casualmente una di queste porte porta il suo nome, perciò penso proprio che li raggiungeremo molto presto!” e, senza aggiungere altro, la attraversò.

 

Subito dopo, anche Ava lo raggiunse dall’altra parte e la donna non riuscì a trattenersi dall’inveire contro il collega.

“Potevi almeno avvertirmi, che stavi per attraversare quella stupida porta!”

Ma l’altro non la sentì, già impegnato a fare un giro della villa, così lei fu costretta a corrergli dietro nascondendo un sospiro.

Ad un certo punto, i due raggiunsero la sala d’ingresso, dove trovarono la voragine e la porta d’ingresso distrutta.

Ava osservò sconvolta la scena: “Oh, santo cielo, cosa è successo qui?”

“Sembra sia avvenuta da poco una lotta” commentò il collega, guardandosi intorno.

“Avrei detto un terremoto, ma ormai non ci sto davvero capendo più niente. Piuttosto, dove diavolo siamo?”

Byron era sempre più euforico: “Andiamo a scoprirlo, no?” e scappò fuori, mentre Ava ancora una volta lo inseguiva seccata.

“Aspettami, Byron! Oh, insomma, non correre!”

 

Nel frattempo, i ragazzi si erano recati in città.

Samuel, in particolare, stava girovagando per le strade affollate, spaventato e letteralmente impaurito da tutto ciò che lo circondava. Ad un certo punto, mentre attraversava distrattamente la strada, per poco non fu investito da una macchina e cadde a terra, mentre l’autista della vettura lo insultava.

“Stai più attento, stronzo!”

Il ragazzo si alzò a fatica, tremante: “Mi- mi scusi... Io- io non volevo, mi scusi...”

L’altro gli lanciò un’occhiata perplessa: “Amico, stai bene? Sembra che tu ti sia fatto di qualche sostanza...”

“Sto- sto bene!” gli urlò Samuel, scappando via.

 

Subito dopo, riuscì a trovare rifugio in un vicolo deserto, ma ecco che alle sue spalle comparve Zack, minaccioso e inquietante.

“Avresti fatto meglio a non percorrere strade coperte dalle telecamere di sorveglianza. Lo sai che posso vederti, vero? Io ho il potere di controllare ogni apparecchiatura elettronica, ricordi?”

L’altro iniziò a indietreggiare: “Senti, Zack, perché non ti calmi adesso? Si può sapere cosa ti ho fatto?”

Quello però lo ignorò, continuando ad avanzare con arroganza: “Cosa mi hai fatto?!? Per colpa tua, Jade non può amarmi! TU sei l’ostacolo che ci separa. Se tu morissi, sarebbe tutto più facile. Anzi, sarebbe stato più facile se tu non fossi mai esistito e se non esistesse anche quella stupida profezia in cui voi siete dannatamente destinati a stare insieme!”

Sempre più spaventato, il demone fu costretto a fermarsi, perchè aveva raggiunto una recinzione metallica: “Zack, mi- mi dispiace... Io non volevo che tu arrivassi a soffrire così, mi dispiace veramente, te lo giuro!”

Ma Zack continuò ad avanzare, stringendo fra le mani un tubo di metallo recuperato nel frattempo da terra: “Ho dovuto sopportare i vostri baci, le vostre carezze, i vostri sguardi. Tu non hai idea di cosa sia la sofferenza, ma… sta tranquillo, lo saprai presto...” e iniziò a correre, mentre l’altro cercava di arrampicarsi sulla recinzione.

 

Intanto, in un’altra parte della città, Jade era alla disperata ricerca di Heith, mentre la sua energia psichica disturbava la luce dei lampioni, creando sbalzi di corrente.

“HEITH! – gridava, fuori di sè - Esci fuori, razza di codarda! Non vedo l’ora di sfogare la mia rabbia su di te, perché ne ho abbastanza di vederti sulla mia STRADA!” e, al suo urlo, tutte le vetrine circostanti esplosero in mille pezzi.

Finalmente la strega comparve davanti a lei, pur mantenendosi a distanza di sicurezza.

“Calmati, piccola strega... Fortuna che in questa zona non passa molta gente, o qualcuno ti avrebbe vista usare i tuoi grandiosi poteri.”

L’altra, sempre più furiosa, l’ascoltò a malapena: “Sai, Heith, non mi interessa se qualcuno mi vede. Io voglio solo ucciderti, così finalmente parte dei miei problemi andranno via con te.”

“Come sei gentile... Peccato che, così facendo, non saprai mai dove ho nascosto il vostro prezioso Libro, Libro che tuo nonno non fa che cercare disperatamente, fra l’altro, ma questo lo saprai già sicuramente, perché la prescelta è una tipa sveglia. Quanto fa stupida moltiplicato per molto stupida? Oh, ma certo: fa Jade! Allora non sei così sveglia come si dice in giro...”

Jade prese un’auto e la sollevò sopra di sé: “Vediamo se continuerai a parlare anche dopo che ti avrò spalmata per bene sull’asfalto come formaggio fuso!”

Ma Heith, sempre più arrogante, si limitò ad alzare una mano verso di lei: “E vediamo come avrai la forza di farlo, dopo che avrò sovraccaricato la tua rabbia!”

Proprio in quel momento, Jade iniziò a sentire un forte dolore alla testa che la stordì completamente: “Bastaaaa, fermati! Giuro che dopo ti faccio a pezzi, stronza! Fermatiii!” poi si inginocchiò a terra, incapace di sopportare il dolore, mentre l’altra si godeva la scena.

“Ora non fai più la dura, eh?”

 

Intanto, Terence, giunto anche lui in città, era riuscito a trovare Brenda.

“Brenda! – le gridò - Hey, eccoti!”

Subito, lei si voltò a guardarlo: “Terence? Mi hai trovata, alla fine.”

Ancora affannato per la corsa, si prese qualche secondo prima di rispondere:  “Già, ci ho messo un bel po’, ma alla fine ce l’ho fatta. Senti, devo tenerti d’occhio: più il tempo passa, più la tua unica emozione cresce. In questo momento, tu provi un inteso coraggio e questo ti porterà alla morte, senza che tu te ne renda conto.”

Ma la ragazza si limitò a sorridergli: “Tranquillo, Terence, va tutto bene. Pensavo che l’incantesimo avesse avuto più effetto su di me, ma a quanto pare sto benissimo. Ora, invece, devo trovare i miei amici, che sicuramente sono quelli veramente in pericolo.”

Nello stesso momento, poco lontano da loro, un edificio stava bruciando e, sotto di esso, molte persone lo guardavano, circondate da diversi camion dei pompieri. Tuttavia, Terence decise di ignorare la cosa e continuare a parlare con Brenda.

“Senti, c’è qualcosa di strano in John. E’ stato fin troppo silenzioso durante la nostra discussione alla villa.”

Per lei, però, era difficile seguire il filo del discorso, distratta com’era dalla scena che si stava svolgendo vicino a loro: “Cosa vorresti dire?”

“Heith ha in pugno la situazione e anche il Libro. Voi, invece, ormai siete ad un passo dall’arma, ma lui rimane calmo. Ha sicuramente qualcosa in mente!”

“Senti, – cercò di concludere lei - sei tu quello che ancora non ci ha detto tutto quello che sai sul cigno e sui piani di John. Io ora devo andare a vedere cosa sta succedendo laggiù, ma tu cerca di indagare, okay?” e, senza aspettare una risposta, scappò via.

“Accidenti, aspetta!” ma, prima che potesse rincorrerla, fu teletrasportato in un altro luogo: il tempio in cui era custodito il cigno sull’isola sconosciuta.

 

John, nascosto nell’ombra, si fece subito avanti.

“Finalmente possiamo chiacchierare noi due da soli...”

Terence, però, non aveva tempo per i giochetti dell’uomo:  “Rimandami subito da dove mi hai preso, John!”

“Rilassati, Terence. – replicò l’altro, gentile - Voglio solo parlare. Tutto qui.”

“Non mi va di parlare con te, va bene?”

Alle sue parole, l’altro divenne più aggressivo: “Invece, sì, dal momento che sei l’unica persona che conosce qualche mio piccolo... segreto...per quanto insignificanti. Ma sono pur sempre segreti, no?”

Terence lo guardò e sorrise: “Beh, non penso di sapere molto dei tuoi piani, sai? Non ti sei mai fidato di nessuno, del resto, o sbaglio? Quello che mi chiedo, però, è cos’hai in mente di fare ora? Non sono stupido e neanche cieco: sei stato fin troppo indifferente agli ultimi avvenimenti e la cosa mi puzza!”

John non riuscì a trattenere una risata: “Hai ragione, mio caro. Ho grandi progetti per il gran finale. Sai com’è, la vittoria si conquista in silenzio. E subdolamente, nel mio caso. Tuttavia, ho recitato bene la commedia anche con te: i confini non vengono resi visibili quando un membro muore. Sono stato io a renderlo visibile, dopo la morte di Faith, infatti, proprio perché volevo che i prescelti arrivassero a tutte le ville e che ne eliminassero i proprietari. E così è stato. Magari ho reso visibile quel muro anche per altri scopi, ma ora non voglio stare qui ad annoiarti. Poi mi hai portato Heith e ho pensato che miglior regalo non potevi farmi, Terence: come vedi, lei me la tengo stretta, perchè intendo trarne grandi benefici.”

Nonostante tutto, Terence era ancora fiducioso: “Non so cosa tu stia architettando, né quale piano contorto tu abbia in testa, ma loro sanno più di quanto immagini. Non manca molto al momento in cui l’arma sarà nelle loro mani. E, credimi, sarò io stesso, poi, a condurre Samuel in questo tempio per completare l’opera e vederti colare a picco!”

“Come siamo ottimisti, mio caro Terence. – replicò l’altro, per nulla intimorito – Non hai proprio idea di come mi sto prendendo gioco di tutti voi, ma presto ne avrai un assaggio. E tranquillo, non cadrò a picco come speri...”

“E’ tutto inutile, John, il Male non vince mai. Per quanto tu possa affannarti a raggiungere il tuo obiettivo, qualunque esso sia, non ci riuscirai, perchè il Bene trionfa sempre: È una legge universale.”

L’altro rise, divertito: “Ti consiglio di gustarti del buon vino, mentre mi guardi stravolgere quella legge universale di cui stai farneticando. Ascolta tu, piuttosto, la voce di chi mi aiuterà a sovvertire la legge che ci impedisce di vincere contro il Bene…” e, improvvisamente, una terza voce rimbombò nel tempio.

“Ben trovato, Terence!”

L’uomo, confuso, iniziò a guardarsi intorno circospetto: “Conosco questa voce: è quella di mio padre!”

Sul volto di John, ora, era ben visibile un sorriso compiaciuto: “Non è nell’aria, Terence. La voce di tuo padre proviene dal cigno, perché lui è DENTRO il cigno.”

Incredulo, Terence riuscì a stento a mettere insieme poche parole: “No, non è possibile! Io- io pensavo fosse morto!”

“Invece no. E le sorprese non finiscono qui, perché la mente che si nasconde dietro a questo gioco non sono mai stato io, ma tuo padre. Io lo sto solo aiutando, visto che gli devo un favore. Se non fosse per lui, a quest’ora sarei ancora rinchiuso in quella cripta progettata da Dana.”

“Che- che cosa avete in mente? Che cosa volete ottenere?”

Questa volta, però, fu direttamente il padre a rispondere: “Quello che abbiamo sempre desiderato: l’immortalità!”

“Vedi, – continuò John - come ben sai, sono i disordini a tenere in vita i servitori del caos. Essi, infatti, rallentano il vostro processo di invecchiamento, ma tutto ciò non dura in eterno. Prima o poi, anche voi servitori del caos morite. Wolf, però, non ha saputo portare a termine il suo compito, perché preso dalla sete di potere, ha perso di vista il suo obiettivo e perciò i prescelti sono riusciti ad impedire il ritorno di Deimos, colui che vi avrebbe resi finalmente immortali e potenti.”

“E come avete intenzione di rendere possibile tutto ciò?”

“I disordini non fanno parte di questo mondo, perciò, da sempre, voi servitori avete continuiato a diffonderli. Ma immagina ora se questo non dovesse più accadere. Immagina se i disordini facessero parte di questo mondo a tutti gli effetti e che nessuno fosse più in grado di cancellarli. Beh, indovina: tuo padre ha trovato il modo!”

Incredulo, Terence voleva sapere il più possibile sulla questione: “E’ impossibile, nessuno è in grado di rendere i disordini permanenti in questo mondo! Cosa vi fa credere di poterci riuscire?”

“Perché tuo padre è un genio. Quello che frulla nella sua testa…e un qualcosa di sbalorditivo e senza precedenti. Ma lascia che ti dica una cosa: è stato un bene che io e tuo padre ci siamo conosciuti in passato, perché è stato un piccolo segreto di noi prescelti a dargli l’ispirazione.”

“Di cosa stai parlando?”

Ma quello mosse un dito, scuotendo con energia la testa: “No, no, te l’ho detto, è un segreto. Ma sta tranquillo, non ti divorerai il fegato a cercare di capire di cosa si tratti, perché tu non avrai memoria di questa conversazione, né di tutto quello che sai su tutta questa storia, di tuo padre o del suo passato. Mi dispiace, ma non voglio che qualcuno ci guasti i piani, arrivati a questo punto, perché basta anche un misero tassello per permettere ai tuoi nuovi amici di metterci i bastoni tra le ruote.”

E, con un gesto della mano, cancellò dalla mente di Terence alcuni degli ultimi ricordi, per poi rimandarlo indietro.

 

Finalmente soli, Luis si rivolse a John.

“Ecco perché non mi fido mai di nessuno. Anche un figlio può voltarti le spalle.”

“Fortuna che hai qualcuno di cui fidarti, allora, giusto, mio caro Luis?”

“Già. Comunque, è arrivato il momento di dare inizio alla seconda fase del piano. Ne servono solo quattro, compreso te, per realizzare la prossima mossa e serve anche qualcuno che recuperi gli anelli della congiunzione dimensionale, il pezzo più importante. Penso che tu sappia già come agire...”

John sfoderò un sorriso: “Una del gruppo è un essere umano. Si chiama Brenda. Mi sembra un’ottima candidata per recuperare gli anelli, senza che lo sappia, non credi?”

“Non mi interessa. L’importante è che sia umana e che abbia coraggio da vedendere”

“Oh, credimi, il coraggio non le manca!”

 

Intanto in città, Heith era accanto al corpo svenuto di Jade, che, per il sovraccarico della sua unica emozione, aveva ceduto. Fu allora che sulla scena comparvero Byron e Ava, increduli di ciò che avevano davanti e sorpresi di essere riusciti, finalmente, a trovare la ragazza.

La strega non appena li vide alzò lo sguardo su di loro: “Oh, ma guarda chi c’è: gli esseri umani che stanno dando la caccia alla streghetta! Era ora che vi faceste vivi, sapete?”

Ava, confusa, si girò subito verso Byron in cerca di spiegazioni: “Chi è questa? Cosa sa di noi?”

Ma l’altra la sentì e si intromise:  “Risparmiati le spiegazioni, io sono una strega molto potente e, assieme al mio capo super malvagio e super bastardo, visto che mi ha usata, sapevamo che degli esseri umani erano sulle tracce di questa idiota e del suo ragazzo demone. – osservò Byron attentamente - Carino l’amuleto che porti al collo, a proposito, credo che, se non fosse per quello, oggi non sareste nemmeno qui…”

Istintivamente, la mano dell’uomo andò al collo: “L’ho trovato tra le macerie della casa di quella ragazza, circa due anni fa e…”

“Sì, sì, l’amuleto ti permette di non essere soggetto alla manipolazione dei ricordi e bla bla bla... Ora prendete questa imbecille e sparite, ok?”

Ava ancora si guardava intorno confusa, incapace di fare i conti con lo strano mondo che la circondava: “Demoni? Streghe? Sul serio?!?”

Heith roteò gli occhi e sospirò rivolgendosi a Byron: “Dio, quanto è noiosa! Perché l’hai portata con te?” poi, con un solo gesto delle mani, le spezzò il collo e la ragazza cadde a terra, morta, sotto lo sguardo sconvolto del collega.

“NO! perché l’hai fatto?”

La donna lo guardò indifferente, mentre si accasciava sul corpo dell’amica, disperato: “Alzati, è morta! E poi era una spina nel fianco, credimi.”

“Come potrò giustificare la sua morte?”

Con un’altra magia, Heith fece sparire il corpo: “Ecco, ora non è mai esistita. L’ho letteralmente cancellata dalla faccia della terra, merito dei miei nuovi e spaventosi poteri. Adesso prendi quella dannata strega e assicurati che abbia la sua camicia di forza ad Alcatraz, ok? Au revoir!” e mentre si allontanava, parlò tra sé e sé: “Mmmh, so anche il Francese!”

Ma Byron la fermò: “Aspetta! Ci siamo già visti da qualche parte, o sbaglio?”

“Davvero? Sai, sono morta e resuscitata parecchie volte, quindi ho qualche problema di memoria...”

Fu allora che l’uomo, finalmente, la riconobbe: “Ma certo, tu sei Heith! La proprietaria di quel negozio di magia a Brunswick!”

Lei lo guardò, sorpresa: “Ah sì? Adesso sarei anche famosa?”

“Mi hai dato una polvere per aiutarmi a recuperare ricordi perduti. Stranamente, tutti si sono dimenticati dei disastri che questa ragazza si è lasciata dietro, perciò avevo bisogno di quella polvere, perché, se l’avessi arrestata, mi avrebbero preso per matto, dato che questa Jade Alison risulta pulita nei registri della polizia.”

“Beh, mio caro, mi dispiace dirtelo, ma avrai bisogno di molto di più che quella misera polvere!” e gli fece comparire fra le mani una boccetta con dentro una strana sostanza bianca.

“Quando avrai portato questa stronza in centrale, apri la boccetta e soffiaci sopra, affinché la fragranza si diffonda nell’aria. Una volta che l’avrai fatto, tutti ricorderanno ogni cosa. Attento a non romperla, però, perché hai tra le mani qualcosa di molto potente, ok?” e corse verso il corpo di Jade, pronta per teletrasportare entrambi.

Byron, però, non si mosse, limitandosi a fissarla intensamente: “Perché mi stai aiutando? Pensavo che le streghe si aiutassero a vicenda, o almeno così ho sempre creduto dopo tutti i film che ho visto su di voi.”

“Ricordami di uccidere i registi di tutti quei film, perché io quella strega la voglio morta. Ah, un consiglio: lascia la città più in fretta che puoi, perché se il suo ragazzo demone dovesse sopravvivere al mio incantesimo, beh, avremmo un poliziotto in meno su questa terra. Addio!”  e se ne andò, lasciando Jade nelle mani dell’uomo.

 

Nel frattempo, Brenda si era avvicinata al luogo dell’incendio e aveva chiesto ad una donna dettagli su quanto stava accadendo.

“Mi scusi, sa dirmi per caso se c’è ancora qualcuno dentro quell’edificio?”

“Sì, ancora due persone, una donna e un bambino. Spero si salvino.”

“Grazie per l’informazione, signora.”

Poi, lentamente si fece strada tra la folla e, approfittando della distrazione dei vigili del fuoco, oltrepassò il nastro giallo e corse verso l’entrata dell’edificio in fiamme. Uno di loro, però, si accorse di lei e cercò di fermarla.

“Hey! Hey, ragazza! Dove stai andando? Torna subito indietro!” ma era troppo tardi: Brenda era già all’interno del palazzo e, fra le fiamme e il fumo, cercava i due che vi erano intrappolati.

“C’è qualcuno? Fatevi sentire!” delle grida di aiuto sembrarono risponderle e subito cercò di avvicinarsi alla fonte.

“Sto arrivando, non temete. Signora, continui a parlare così la posso raggiungere, ok?”

E così fece la donna. “Sono qui, faccia presto!”

Finalmente gli intravide, rintanati insieme in un angolo: “Presto, attaccatevi a me. Non temete, vi porterò in salvo.”

Pochi secondi dopo, raggiunsero l’uscita e la ragazza spinse i due fuori per metterli in salvo. Mentre stava per uscire anche lei, però, una trave di legno le cadde addosso, bloccandole una gamba e impedendole, quindi, di uscire. Tuttavia, sembrava non sentire il dolore, né la necessità di chiedere aiuto.

“Accidenti! – esclamò – E adesso come faccio? Devo trovare il modo di liberarmi!”

 

In quel momento, all’esterno, Terence, ricomparso davanti all’edificio in fiamme, si ricordò di lei e subito si teletrasportò all’interno per cercarla, sapendo che era lì. Quando la trovò, non fu per niente sorpreso di vederla in quelle condizioni.

“Brenda, maledizione! Ti avevo detto di non entrare! Hai deciso che vuoi morire a tutti i costi, per caso?”

L’altra a malapena lo ascoltò, troppo impegnata a cercare di liberarsi da sola: “Ora sono immortale, dimentichi? Mi basta chiamare Zeta e sarò come nuova!”

Terence scosse la testa, mentre cercava di togliere la trave che la bloccava: “Non mi sembra tu l’abbia chiamata, però. Pensavi di essere tanto coraggiosa da riuscire a cavartela da sola, per caso?” e, finalmente, riuscì a farla rialzare.

“Ho salvato due vite, questo dimostra che me la so cavare benissimo da sola!”

E, in un attimo, grazie ai poteri dell’uomo, i due furono fuori dall’edificio.

Lui la guardò intensamente, preoccupato per la sua incolumità: “Devo aiutarti a spezzare l’incantesimo di Heith, prima che tu arrivi a buttarti sotto ad autobus anche solo per salvare un gattino.”

“Rilassati, – lo tranquillizzò lei, scrollandosi la polvere dai vestiti - i gatti hanno nove vite, perciò non mi butterò sotto ad un autobus tanto presto.”

“Tanto presto? Seriamente, ma ti ascolti quando parli?”

 

Passarono soltanto poche manciate di secondi, che le sirene di un gruppo di auto della polizia attirarono di nuovo l’attenzione della ragazza.

“Accidenti, chissà cos’è successo... Devo andare!” ma Terence afferrò la sua mano e la prese immediatamente in braccio.

Dopo un lunghissimo istante in cui i loro sguardi si incrociarono, lui la teletrasportò via in un’altra parte della città.

 

Scendendo subito dalle sue braccia, Brenda, furiosa, iniziò a inveire contro di lui: “Perché l’hai fatto? Avevano bisogno di me!”

Ma Terence si limitò a sorriderle: “Bene, hai recuperato un’emozione: la rabbia.”

Lei lo squadrò, per nulla divertita dalla cosa: “Se è per questo, mi è tornato anche l’istinto omicida, eh.”

“L’istinto omicida? – esclamò l’altro, perplesso – Ma non è un emozione!”

“Beh, allora proverò una grande emozione nell’ucciderti!”

Ma, in quel momento, spuntò fuori Samuel, che subito corse verso di loro: “Fortuna che vi ho trovati! Aiutatemi, vi prego, Zack vuole uccidermi perchè è invidioso di me!”

Brenda sbuffò, roteando gli occhi: “Sai che novità, lo è da sempre! Sei fidanzato con la ragazza di cui è innamorato, svegliati!”

Fu allora che Terence ebbe un’illuminazione: “Ma certo! – esclamò - Forse so come spezzare l’incantesimo che vi ha fatto Heith! Provate a stringetevi la mano.”

I due si voltarono e lo guardarono perplessi.

“Hai bevuto, per caso?”

“Stringetevi quelle dannate mani e basta!”

Intimoriti dal tono che l’uomo aveva usato, i due senza discutere, eseguirono e subito si creò fra loro una piccola scintilla.

Brenda, spaventata e confusa, ritirò subito la mano: “Cosa è successo?!?”

Samuel, furente, iniziò a inveire contro l’amico: “Zack è un uomo morto!”

Ovviamente, Terence intervenne immediatamente per farli calmare: “Tranquilli, adesso siete liberi dall’incantesimo e avete recuperato tutte le vostre emozioni, nuovamente in equilibrio fra loro.”

“Davvero? E come abbiamo fatto?”

“Semplice, basta usare la logica: il coraggio e la paura si annullano a vicenda, perchè sono due emozioni opposte fra di loro.”

Samuel annuì, ma era ancora preoccupato per Jade: “Per caso anche la la rabbia e l’invidia si annullano a vicenda?”

“Non esattamente!”

“Allora come facciamo ad aiutare Jade e Zack? – gli chiese Brenda, seccata - Presto si autodistruggeranno, come stavo facendo io in quell’edificio in fiamme!”

Il demone non riuscì a non lasciarle un’occhiata: “Sei entrata in un edificio in fiamme?”

“Già! E credo di avere anche qualche costola rotta. Quando l’adrenalina sarà svanita, non voglio essere nei miei panni.”

“Okay,- la interruppe, però, Samuel, per ritornare al discorso principale - per quello chiamerai Zeta, ora dobbiamo pensare a Jade e Zack. Come possiamo aiutarli?”

“Beh, ora che Heith è un membro del cigno, ha utilizzato il potere dei disordini per dare origine all’incantesimo, quindi ci basterà portare Jade e Zack fuori dai confini del suo territorio e tutto questo dovrebbe annullarsi.”

“Le linee gialle!” esclamò Brenda, lasciando gli altri a guardarla confusi.

“Le linee gialle? Di cosa stai parlando?”

“No, niente, parlavo di uno schema che Zack ci ha mostrato questa mattina in cui i confini di Heith erano segnati in giallo.”

“Quindi, – riassunse Samuel - ci basta spostarli al di fuori del territorio che Zack ha delimitato sulla cartina. Fino a qui è facile, ma come facciamo a prenderli? Dubito che quella furia scatenata di Zack si faccia toccare e di Jade non ne parliamo nemmeno!”

“Tranquilli, a questo penserò io. Sono un servitore del caos, no?”

Sorridendo, Brenda si attaccò al suo braccio: “Hai sentito, Samuel? Ci pensa il mio Terence.”

Il volto dell’uomo assunse un’insolita sfumatura rossiccia: “Il mio Terence?”

Samuel, roteando gli occhi, si voltò, pronto a mettersi in cammino: “Muoviamoci, per favore!” e i due lo seguirono, ancora avvinghiati.

 

Poco lontano da dove si trovavano loro, Zack vagava ancora in cerca di Samuel. Non trovandolo, l’invidia fece riemergere anche la rabbia che covava dentro, al punto che iniziò a urlare.

“Esci fuori, Samueeeel! Sono STANCO di cercarti!” alle sue spalle, però, comparve qualcuno che non era decisamente la persona che cercava.

“Zack, vero? – gli chiese - Sono contento di conoscerti senza la presenza degli altri intorno.”

Arrogante, il ragazzo lo squadrò per qualche secondo: “Quale onore, il nonnino di Jade... Mi piacerebbe tanto restare qui a fare due chiacchiere con lei, ma al momento non è questa la mia priorità.”

Quello, però, proseguì, sempre in tono gentile e pacato: “Gira voce che sei in cerca di Samuel per ucciderlo. E’ un peccato che ci sia voluto un incantesimo per farti rendere conto che il tuo unico pensiero è vederlo morto. Oltre al fatto che, normalmente, è impensabile che tu abbia il coraggio di farlo, visto che senza l’incantesimo di Heith sei innocuo e insignificante. E non hai la forza necessaria per battere un demone come lui, ovviamente.”

Zack, ovviamente, si sentì provocato e replicò minaccioso: “Levati dalla mia strada, o te ne pentirai!” alle sue parole, le luci dei lampioni circostanti iniziarono ad alzarsi ed abbassarsi di intensità.

Nonostante ciò, John continuò a parlare: “Tecnopatico, vero? Davvero forte, ma non abbastanza per battere un demone con innumerevoli poteri, non credi?”

“Hai finito? Perché io me ne starei andando...”

L’altro, allora, decise di giocare un’ultima carta pur di attirare l’attenzione del ragazzo: “Ti piacerebbe essere un demone come Samuel? Se tu lo diventassi, giochereste ad armi pari. E magari, alla fine di tutto, potresti ritrovarti con un demone morto e una strega tutta per te, quella che ami, che hai sempre amato. Jade, insomma.”

Zack trovò la sua proposta interessante, ma cercò di non darlo a vedere: “Di che cosa stai parlando?”

John lo guardò e sorrise: “Sto dicendo che ho il potere di renderti un demone, se lo vorrai. A mio parere, potresti diventare di gran lunga più interessante agli occhi di Jade e sicuramente migliore di Samuel. Allora, Zack, ti interessa? Ti interessa la mia proposta di renderti l’uomo giusto per Jade e mandare al diavolo quella stupida profezia secondo la quale loro due devono stare insieme?”

“Quella stupida profezia…” mormorò il ragazzo fra sé e sé, mentre l’uomo ridacchiava.

“Se hai deciso, avanza pure, mio nuovo amico” e così fece Zack, sempre meno titubante, mentre l’altro riusciva a stento a nascondere la propria soddisfazione.

 

 

Fuori dal territorio di Heith - Portland, Maine

 

 

Byron aveva lasciato la città da ormai diverse ore e ormai si trovava a Portland, diretto in Wisconsin per consegnare Jade alle autorità. Mentre guidava, però, non riusciva a non lanciare, di tanto in tanto, qualche occhiata alla ragazza distesa sul sedile posteriore, ancora priva di sensi. Un piccolo sorriso gli sorgeva, allora, sulle labbra, un sorriso di trionfo nel vederla lì, inerme.

“Presto sarà tutto finito e io avrò una grossa ricompensa, grazie a te. Devo soltanto avere pazienza…”

Poi riprese a guidare, mentre la strega, incosciente, era ancora totalmente ignara del destino che la aspettava...

 

CONTINUA NEL DICIOTTESIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Scusate per il ritardo, ancora una volta, ma i tempi sono questi. Non perdete il prossimo appuntamento con la 2x18 "Diabolico" Mercoledì prossimo. Buona settimana stregata!



PROMO 2X18

PERDERANNO UN AMICO

Brenda: "Nooo! Non farlo Zack, per favore, svegliatiti!"
John: "Ci vorrà un pò affinchè la trasformazione sia completa!"

E IL NEMICO DIVENTERA' SEMPRE PIU' DIABOLICO

John: "...ora sono tutti miei!"

Brenda: "Samuel è finita! Quel pazzo ha dalla sua parte tre delle persone più potenti, rimaste.

MENTRE DA QUALCHE PARTE STA SUCCEDENDO QUALCOSA

Byron: "Hey, hey...dove credi di andare!"
Jade: "Lasciami stare, cosa vuoi da me?"


DEMON & WITCH / Mercoledì 18 Febbraio


 


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Capitolo 18
*** 2x18-Diabolico ***


 CAPITOLO DICIOTTO

“Rampage”

 

Augusta, Maine

 

Il gruppo, formato soltanto da Samuel, Brenda e Terence, fece sosta in un parco, dove Brenda iniziò a sentire per la prima volta il dolore per le ferite che si era procurata. Improvvisamente, sopraffatta, si fermò: “Non ce la faccio più! Mi fa male ovunque: la spalla, le gambe…”

Subito, Terence le si avvicinò, preoccupato: “Reggiti a me, su!”

“Ora chiamo Zeta, d’accordo? – le disse, invece, Samuel - Zeeetaa??” ma, stranamente, nessuno arrivò.

“Strano!”

“Forse c’è una concentrazione così alta di disordini, da interferire con la chiamata del vostro angelo-guida.”

Il demone scosse la testa, preoccupato: “Non ci resta che uscire dal territorio di Heith, allora.”

Ma la ragazza, sorprendentemente, si oppose, cercando di mostrarsi forte: “No, non se ne parla. Dobbiamo salvare Zack e Jade, io ce la farò, starò bene. Tranquilli, ragazzi, ok?”

“Sei sicura?”

 

Proprio in quel momento, alle loro spalle comparve John, che esordì sprezzante e giocherellone come sempre: “Ma che fantastico trio! E vedo anche che alcuni di voi si sono salvati dall’incantesimo di Heith. Complimenti! Merito tuo, Terence? Ben trovato di nuovo!”

Subito Brenda si voltò verso Terence, perplessa: “Di nuovo? Perché, ci hai già parlato?”

“No, certo che no! – replicò l’altro, confuso, guardandosi intorno - Te l’avrei detto.”

“Oh, ma certo! – intervenne John, sentendo le sue parole - Dimenticavo... ho cancellato alcuni ricordi di Terence e, precisamente, la conversazione avuta quest’oggi su di me e il mio piano. Spero tanto che l’abbiate interrogato per bene, visto che ora non può più darvi alcun indizio...”

Combattuto, Terence abbassò lo sguardo, incapace di guardare in faccia i compagni: “Scusate, avrei dovuto trovare il tempo di dirvi almeno quello che sapevo e ora sono come un libro bianco...”

Comprensiva, la ragazza gli mise una mano sul braccio: “Non preoccuparti, scopriremo da soli quello che ha in mente. Esattamente come abbiamo scoperto dei confini e tutto il resto. Ok?”

Ma John, nell’ascoltarli, non riuscì a trattenere una risata: “Ma come siete adorabili… Beh, comunque ora basta scherzare, perché ho un piccolo annuncio da fare. Per prima cosa, voglio presentarvi un ospite. Avanti, prego!” e, dopo un suo cenno, comparve Zack.

Il gruppo rimase con il fiato sospeso nel vederlo e Samuel fu il primo a ritrovare la parola.

“Zack? Cosa vuoi fare con lui?”

Quello gli rispose stranamente arrogante: “Perché non chiudi quella bocca, Samuel?”

Brenda, irritata, non riuscì a stare zitta: “Sei impazzito o cosa, Zack? Vieni subito qui con noi!”

“Sono stanco di correre con voi da tutte le parti, sai? E sono stanco anche di sentirmi dire quello che devo fare, senza mai un grazie. Ma ora finalmente tutto questo finirà, perché sto per riscrivere il mio destino.”

Anche Samuel era innervosito dalla situazione e non lo nascose: “Avanti, Zack, non fare lo stupido. Sei soltanto in balia dell’incatesimo di Heith!”

“Sarò anche in balia dell’incantesimo di Heith, ma il mio odio e la mia invidia nei tuoi confronti sono più che reali ed è bastato isolare tutte le altre emozioni, per farmi capire ciò che sento veramente.”

Gli altri rimasero letteralmente senza parole e John ne approfittò per intromettersi nella conversazione.

“Ok, direi che per ora può bastare. Arrendetevi, Zack non tornerà più dalla vostra parte dopo oggi. E adesso ne approfitto per presentarvi altri due ospiti...” e, con un altro cenno delle mani, fece comparire dal nulla Heith e la signora Ferguson.

Le due donne erano chiaramente molto confuse e la prima a prendere parola fu l’anziana donna.

“Cosa sta succedendo? Come sono arrivata qui?”

“Signora Ferguson?” la chiamò la ragazza, sorpresa quanto lei.

“Brenda! Tu ne sai qualcosa?”

Subito John si affrettò a chiarire la situazione a tutti: “Sono stato io, tesoro. Ti ho portato io qui.”

Heith, seccata, si intromise subito nella conversazione: “Non lavoro più per te, John! Grazie al libro di Jade e Samuel troverò un modo per sottrarmi al patto oscuro. Quindi, se non ti dispiace, ora ritorno dov’ero.”

L’altro, però, la fermò subito, limitandosi ad agitare un dito: “No, no, no, tu non vai proprio da nessuna parte, bellezza, perché chi ha il potere, qui, sono io. E’ chiaro?”

Dana, sprezzante, non riuscì a non commentare ad alta voce: “Ma davvero? Non sfidarmi, John, potrei essere pericolosa, lo sai.”

Quello si voltò verso di lei, la guardò e sorrise: “Vuoi sapere come mi sono liberato dalla cripta, Dana? Grazie all’aiuto di un caro amico, ho versato una goccia del mio sangue dentro la bocca del cigno. Noi eravamo legati dal vincolo di prescelti, perciò, se io ero collegato al cigno, lo eri anche tu. Sfortunatamente per te, tu hai deciso di spezzare il vincolo, quandi vi sei rimasta legata soltanto tu e l’incantesimo che hai fatto su di me si è annullato. Ormai, nemmeno tu puoi fermarmi.”

Heith comprese subito le parole e sgranò gli occhi per la sorpresa e l’indignazione: “Bastardo, figlio di puttana!”

“Esatto, Heith, ci sei arrivata!”

Brenda, però, non era così sveglia e si voltò confusa verso gli altri in cerca di spiegazioni: “E’ arrivata a cosa? Non riesco più a seguire il discorso.”

Ma fu la strega ad aiutarla: “In genere, gli oggetti mistici vengono utilizzati per amministrare un certo tipo di potere o controllare altri individui contro la loro volontà.”

Nell’aria risuonò subito il piccolo applauso di John: “10 e lode, mia cara, 10 e lode... E, indovinate un po’ – indicò con il dito Dana, Heith e Zack – uno, due e tre hanno versato il loro sangue nel cigno. E ora sono tutti miei!”

“NO, non può essere!” gridò Heith, subito seguita da Dana.

“Sei uno psicopatico folle!”

Sconvolta, la ragazza invece si rivolse a Terence: “Cosa?!? Può farlo davvero?”

“Terence? – lo incalzò Samuel - Dice la verità?” ma quello non rispose, restando a guardare sconcertato la scena.

A quel punto, John guardò le tre persone nominate e pronunciò, passando una mano davanti ai loro visi, un incantesimo: “Totum imperium” e gli occhi dei tre divennero per qualche istante rossi, per poi tornare normali.

Soddisfatto, si rivolse loro: “Allora, ragazzi, chi comanda adesso?”

La risposte dai tre fu la stessa: “Tu, John. Siamo qui per servirti, John.”

Brenda guardò la scena sconvolta, come i suoi compagni accanto a lei: “E’ una specie di scherzo, vero?”

John, però, non aveva finito: “E non finisce qui, miei cari: Heith, evoca l’artiglio di Anvolea!”

Samuel e Terence inorridirono: “No, non può essere!” gridarono nello stesso momento, mentre la ragazza li guardava perplessa.

“Perchè?? Volete spiegarmi cosa sta succedendo?”

Sentendola, John rispose per loro: “Ti ci vuole proprio un bel corso di storia demoniaca, tesoro! Beh, se proprio vuoi saperlo, l’artiglio di Anvolea serve a…”

Ma Samuel lo interruppe e finì la frase per lui: “John vuole trasformare Zack in un demone. A questo serve l’artiglio: alcuni nascono demoni, mentre altri lo diventano. La leggenda dice che il primo essere umano trasformato in demone fu graffiato da un mostro che viveva nella foresta di Anvolea, una dimensione oscura, dove finivano i peccatori e altre persone predisposte al Male.”

L’altro applaudì, sarcastico come prima: “10 e lode anche per Samuel. Quanti primi della classe abbiamo, oggi!”

Brenda, stanca di tutta la situazione, si voltò verso l’amico, cercando di scuoterlo: Non puoi volerlo davvero! Cosa direbbe Jade, se ti vedesse?” ma quello si limitò a lanciarle uno sguardo assente, senza rispondere.

Con dolcezza, Terence la allontanò, prendendola per un braccio: “Non può sentirti, è completamente succube di John, ora.”

 

Heith, allora, tramite una formula, evocò il fatidico artiglio e lo consegnò subito a John, che si avvicinò a Zack per graffiarlo.

Subito Samuel preparò una sfera di energia: “Non si torna indietro dopo il graffio, perciò non ti permetterò di rovinare la vita del mio amico!”

Senza nemmeno guardarlo, John si voltò verso Dana: “Ci pensi tu?” e subito la donna annullò la sfera di energia, per poi generare uno scudo di protezione per l’uomo, che intanto stava graffiando Zack.

Brenda non ci poteva credere e per questo iniziò a gridare nel tentativo di distrarlo: “NO! Non farlo, per favore, Zack, svegliati!” ma era troppo tardi.

John, a quel punto, si rivolse direttamente ai ragazzi: “Ci vorrà un bel po’ affinché la trasformazione sia completa. Ma consiglio caldamente a Samuel di non farsi trovare quando avrò rilasciato Zack, diabolicamente demoniaco. La partita, ora, è nelle mie mani, perciò a me la prossima mossa!” e sollevando le braccia, teletrasportò via lui e i suoi seguaci.

 

Sui tre, rimasti soli e sbigottiti dagli ultimi avvenimenti, cadde il silenzio.

Brenda, ancora incredula, fu la prima a parlare: “Cosa è appena successo? Ditemi che non è vero!”

“Devo ammetterlo, – ammise Terence, non senza dispiacere - l’avevo sottovalutato.”

Samuel era combattuto quanto lui: “Dobbiamo assolutamente trovare Jade. Non vorrei che fosse la prossima ad entrare nell’esercito privato di John. Le verrà un colpo, quando le racconteremo cosa è successo...”

Ma Brenda, affranta, lo prese per un braccio: “Samuel, non capisci? E’ finita. Anche se riuscissimo a trovare Jade, quel pazzo ha dalla sua parte tre delle persone più potenti fra quelle rimaste. Inoltre, sono sicura che troverà un modo per rendere Heith immune alla morte – hanno anche il Libro! –  e, se non la uccidiamo, i confini che ci separano dall’arma rimarranno invalicabili e senza arma… beh, lo sai...”

Anche Terence la pensava in quel modo: “Non credevo che sarebbe andata a finire così, ma Brenda ha ragione. In più ho perso i ricordi relativi a quello che sapevo, perciò i giochi sono davvero chiusi, ora, Samuel.”

A quel punto, il ragazzo dovette ammettere la sconfitta e, in preda alla disperazione, riuscì soltanto a mettersi le mani nei capelli, incredulo.

 

 

La mattina seguente,

in una stazione di servizio presso Harrisburg, Pennsylvania

 

 

Byron, alle prime luci dell’alba, fece una sosta nella prima stazione di servizio dello stato. Jade era ancora priva di sensi, ma, mentre il poliziotto stava facendo rifornimenti di cibo, la ragazza rimasta in auto, si svegliò.

Confusa e scombussolata, si guardò attorno e si accorse di avere delle manette ai polsi: “Ma che diavolo...?!? Dove sono?” poi, d’istinto cercò di aprire la portiera, ma ovviamente questa era bloccata.

Innervosita, iniziò a gridare e ad agitare le mani: “Accidenti!” e all’improvviso tutte le portiere si sbloccarono.

Sbigottita, si domandò fra sé e sé: “Che strano, come ci sono riuscita?” ma non fece in tempo a darsi una risposta, che già era scesa dall’auto.

Si guardò attorno, mentre si allontanava e per questo Byron riuscì a vederla in tempo, per poi far cadere tutti i suoi acquisti e rincorrerla: “Hey, HEY! Dove credi di andare?” e la afferrò, mentre lei gridava, cercando di liberarsi.

“Lasciami andare! Cosa vuoi da me?”

Ma lui continuò a trascinarla verso l’auto, attirando anche l’attenzione di un camionista fermo poco lontano.

“Ragazzo! Hey, dico a te!”

Subito Byron si voltò.

“Che cosa stai facendo? Perché la ragazza sta urlando? La stai importunando, per caso?”

Appena lo vide, la ragazza lo guardò, implorante: “Mi aiuti, la prego!”

L’uomo, allora, estrasse dalla tasca il distintivo e lo mostrò, per poi far notare all’altro le manette ai polsi di lei.

“Come vedi, non la sto importunando. E’ una criminale.”

“Oh, scusami tanto, allora” rispose quello e si allontanò.

Jade, ovviamente, rimase sorpresa da una simile affermazione: “Una criminale? IO? Ma non ho fatto niente!”

“Ti piacerebbe, tesoro!” replicò quello, prima di buttarla in auto e poi tornare dietro il volante, pronto a partire.

“Ascolta, giuro che non ricordo di aver commesso un crimine. Io... io non so nemmeno chi sono o come sono arrivata qui...”

Mentre metteva in moto, Byron le lanciò una lunga occhiata attraverso lo specchio retrovisore: “Non usare questi trucchi con me, so perfettamente che sei una strega. Buffo vero? Esistete per davvero, a quanto pare!”

“Di che cosa stai parlando? – replicò lei, confusa - Le streghe non esistono e... e tu sei malato.”

L’uomo sbuffò, seccato: “Farai meglio a sederti e a chiudere la bocca, perchè il viaggio sarà ancora molto lungo. Quando arriveremo a destinazione, sconterai finalmente la giusta punizione per tutti i disastri che ti sei lasciata dietro negli ultimi due anni.”

“Negli ultimi due anni?” bisbigliò quella fra sé e sé, incapace di ricordare.

 

 

Fuori dalla villa di Rey, Devils Lake, North Dakota

 

 

Samuel teletrasportò nuovamente la sua auto a Devils lake, esattamente nel punto da cui erano partiti, prima che il gruppo si dividesse. Appena scesi dalla vettura, Brenda provò a chiamare Zeta e, stavolta, la donna comparve. Tuttavia, fu Samuel il primo a parlarle.

“Ciao Zeta, come mai non rispondevi al nostro richiamo?”

“I disordini che si trovavano nella zona da dove chiamavate avevano creato interferenze. Fortunatamente, però, adesso sono qui, perchè devo mettervi al corrente di molte cose.”

“Cose non belle, suppongo!” commentò il ragazzo, notando l’espressione tesa sul suo volto.

“Da qualche tempo i poteri del Consiglio sono diventati del tutto inefficaci a causa dei disordini sempre più diffusi. A quanto pare, ciò che è successo a San Diego non è stato cancellato dalla memoria dei mortali.”

“Intendi, quando abbiamo combattuto contro il sussurratore?” chiese Brenda, preoccupata.

Subito Samuel, sconvolto, intuì cosa realmente significavano le parole della donna: “Oh mio Dio, Jade aveva rapinato una banca, quindi questo vuol dire che…”

“Esatto, è ricercata dalla polizia, ma fortunatamente non l’hanno ancora trovata, visto che avete lasciato quella città diverse settimane fa. Tuttavia, al momento si trova con qualcuno di cui siamo venuti a conoscenza soltanto ora, purtroppo...”

“Chi?”

“Si tratta di un poliziotto di nome Byron Mills che pare sia sulle vostre tracce da ben due anni.”

“Due anni? – il demone la guardò perplesso - Com’è possibile, se avete cancellato la memoria a tutti dopo la sconfitta di Wolf?”

“Purtroppo non ce ne siamo mai resi conto fino a ieri, quando si è esposto e ha rapito Jade. Comunque, il Consiglio mi ha detto di riferirvi che questo Byron è stato uno degli agenti che hanno ispezionato la casa della signora Ferguson dopo l’esplosione e che tra le macerie trovò un amuleto che l’ha praticamente reso immune alla cancellazione della memoria, su quelle vicende.”

L’altro annuì e sospirò: “Come se i problemi che abbiamo non fossero già abbastanza...”

Brenda, invece, era più positiva: “Va bene, ma Jade sa perfettamente come cavarsela. E’ una strega potente. Insomma, questo Byron è solo un essere umano, perciò prima o poi scapperà e verrà da noi, no?”

Ma Zeta scosse la testa, dispiaciuta: “Purtroppo non può farlo. Ha perso completamente la memoria, dopo che Heith ha sovraccaricato la sua rabbia con il potere dei disordini. Non sa minimamente di essere una strega.”

Fu solo in quel momento che Terence prese la parola: “Avete qualche altra brutta notizia da darci, per caso?”

“No, questo è quanto” rispose lei, mortificata.

Brenda, allora, tornò a rivolgersi a lei, speranzosa: “I tuoi… – ehm - capi non possono aiutarci? Abbiamo perso il Libro, la signora Ferguson e…”

Ma l’angelo la interruppe prima ancora che finisse la frase: “Sì, sappiamo tutto quello che è successo. Purtroppo, però, non possono aiutarvi, non ci sono vie d’uscita. La profezia è molto chiara: bisogna recuperare l’arma e disattivare il cigno. E, stando alle vostre recenti scoperte, se non ucciderete Heith, non avrete accesso ad essa.”

Samuel non riuscì a trattenere un commento sarcastico alle parole della donna: “Buffo, vero? Ora stranamente sapete ogni cosa, mentre prima ignoravate addirittura l’esistenza di questo poliziotto e molte altre cose che, tra l’altro, abbiamo dovuto scoprire da soli. Si  può sapere a cosa servite, voi? Perché io non ne ho proprio idea...”

“Samuel... so che  in questo momento sei arrabbiato, ma voglio ricordarti che noi non siamo onnipotenti e onnipresenti. Cerchiamo solo di aiutarvi come possiamo.”

Terence, allora, capì che era il momento di chiudere il discorso e rivelare il motivo per cui l’avevano chiamata: “A proposito, potresti…?”

“Oh, ma certo!” esclamò lei, avvicinandosi alla ragazza e iniziando a curarla.

 

Intanto, Samuel, con le mani affondate nei capelli, cercava di riflettere, deciso a prendere in mano la situazione.

“Allora… – esordì dopo un po’ - per prima cosa, salviamo Jade da questo pazzo. Seconda cosa, dobbiamo lavorare sugli appunti di Zack. La sua borsa è rimasta in auto, vero?”

Subito Terence andò a verificare: “Sì, le sue cose sono tutte qui.”

“Bene! – proseguì, allora - Se c’è un altro modo, lo troveremo. Questa volta la profezia non ha una scadenza, quindi abbiamo tempo per esaminare tutto. ok?”

Brenda, intanto, era riuscita a riprendersi: “Ok, – esclamò, decisa - mettiamoci al lavoro!”

 

 

Tempio del cigno sull’isola sconosciuta

 

 

John portò i suoi nuovi seguaci al Tempio, dove avrebbe rivelato loro le prossime mosse.

Avvicinandosi al cigno, si rivolse subito a Luis: “Come vedi, te ne ho portati tre.”

“Bene, – rispose quello - ma ne serve ancora uno per realizzare il rito. Sai già chi usare?”

L’uomo annuì, avvicinandosi a Zack: “L’angelo-guida di Samuel è passato a lui, perciò i due sono collegati, ora. Sarà Xao il quarto e con me arriveremo a quota cinque.”

“Non vedo l’ora di uscire da questo cigno... Comunque, complimenti, John: sei riuscito a riunire cinque esseri per attivare il cigno e altri cinque per liberarmi da esso. Sono colpito, non pensavo che ce l’avremmo fatta, sai?”

L’altro sorrise, compiaciuto: “Passeremo alla storia per aver compiuto l’impossibile!”

“Già… e pensare che, se non avessimo avuto quella conversazione nel 1974, oggi non saremmo dove siamo e io non avrei mai creato quel cigno…”

 

 

1974 - Castello dei Servitori del Caos, Canada

 

 

Luis accolse per la prima volta John nel suo castello. Gli mostrò ogni corridoio, ogni stanza, felice e incredulo di avere uno dei prescelti dalla sua parte.

“Sai, John, – gli disse a un certo punto - sto ancora cercando di abituarmi al fatto che tu ti si sia unito a noi e che giri nel mio castello. Dopo tutto, sono anni che lottiamo fra di noi!”

Già, per me è lo stesso. Tuttavia, devo ammettere che voi mi avete aiutato. Se non fosse per voi, i cacciatori di demoni mandati dal consiglio mi avrebbero ucciso.”

“Sì, ho sentito la storia della tua emulazione permanente. Pare che tu abbia molti poteri, ora e che loro ti ritengano una minaccia.”

“Non mi sono mai piaciuti quelli del Consiglio, perchè hanno sempre disprezzato noi demoni. In realtà, l’emulazione permanente era solo una scusa per farmi fuori. Non aspettavano altro, perchè non è mai andato loro a genio che un demone facesse parte della profezia.”

“I soliti diffidenti, che si credono una sorta di Dio onnipotente... Nemmeno io li ho mai sopportati, sai?”

In quel momento, John rabbrividì e iniziò a guardarsi intorno, sentendosi addosso una strana sensazione: “Che cos’è? L’aria è diventata pesante, da queste parti...”

“Devono essere i disordini che vagano nel castello. – rispose l’altro, entrando nelle sue stanze - Sono quelli che ci permettono di sopravvivere in questo mondo. Se qualcuno dovesse mai cancellarli, non so che fine faremmo io e gli altri servitori, perchè rallentano il nostro invecchiamento e ci permettono di vivere più a lungo. Vedrai che ti abituerai all’atmosfera...”

John sorrise e gli lanciò una lunga occhiata: “Temete la morte, per caso?”

“Non esiste essere al mondo, che non la tema”

“Io non la temo, perchè il destino di noi prescelti è ben diverso da quello di tutti gli altri, dopo la morte.”

Luis, incuriosito, si versò del vino e non riuscì a trattenersi dal chiedergli spiegazioni: “Ah sì? E in cosa?”

“Diciamo che i prescelti hanno una sorta di ricompensa, alla fine di tutto. Passano la vita a combattere contro il Male e per questo non possono vivere una vita del tutto normale, così  qualcuno – non so esattamente chi, però – ha deciso che devono avere una seconda chance…”

“Spiegati…”

“Dopo la morte, veniamo condotti in un nuovo mondo, dove la magia non esiste e dove possiamo vivere la vita che non abbiamo potuto avere in questa. Ecco perché non ho paura della morte: perché io continuerò a vivere da un’altra parte.”

In quel momento, nella mente di Luis iniziò a formarsi l’idea che, negli anni successivi, sarebbe diventato un vero e proprio piano.

 

Lungo un’autostrada della Pennsylvania 

 

 

Il viaggio di Byron, dopo la tentata fuga della ragazza, poté finalmente andare avanti, mentre sulla macchina cadeva il silenzio.

 

Intanto, a Devils Lake, Samuel stava tentando di tutto pur di raggiungere la sua amata.

“Allora, adesso tenterò un incantesimo che Jade ha usato parecchie volte con me, ok?”

“Intendi quello del cuore e del respiro?” chiese Brenda e l’altro annuì, serio, prima di concentrarsi e chiudere gli occhi.

Vedo i suoi passi, sento il suo respiro. Cuore di strega, indicami il suo cammino... ma, ovviamente, non successe nulla.

“Forse funziona solo se detto da Jade...” suggerì la ragazza, ma Samuel scosse energicamente la testa.

“No, questo incantesimo proviene dal Libro, chiunque può usarlo.”

Terence, allora, decise di intervenire per provare ad aiutarlo: “Forse dovresti sostituire la parola strega con demone, non credi?” gli altri due sobbalzarono, sentendosi improvvisamente molto stupidi.

“Già, che sciocco!”

Allora il ragazzo si concentrò nuovamente e ritentò, sperando di avere maggior fortuna: “Vedo i suoi passi, sento il suo respiro. Cuore di demone, indicami il suo cammino...

Quando riaprì gli occhi, aveva chiara la via.

“Allora?” gli chiese la ragazza, impaziente.

Lui sorrise, prima di rispondere: “Sta raggiungendo Pittsburgh, in Pennsylvania.”

“Non ha perso tempo il nostro Byron, eh!”

“Forza, allora, teletrasportiamoci!”

 

Poco dopo, il trio ricomparve al centro di un’autostrada deserta.

Perplessa, Brenda iniziò a guardarsi intorno: “Sicuro che qualcosa non sia andato storto? Non la vedo!”

“Forse sta arrivando” suggerì Terence, notando un’auto che si avvicinava in lontananza.

Samuel annuì, sicuro: “Sì, è lì dentro. Percepisco la sua presenza.”

 

Intanto, Byron continuava a guidare indisturbato, finchè non si accorse che, poco distante da lui, c’era qualcuno fermo in mezzo alla strada.

“E quelli chi sono?” mormorò fra sé e sé, ma non abbastanza piano da non farsi udire dalla ragazza alle sue spalle.

“Cosa sta succedendo? Qualcosa non va?”

“Ehm… niente, forse qualcuno è rimasto a secco e vuole un passaggio. Peccato che non saremo noi a darglielo!”

Quando furono vicini, però, Jade si accorse che qualcosa non andava: “Ma non ci sono auto accanto a quelle persone!”

Byron se ne accorse e frenò bruscamente.

“Oh no!” esclamò ad alta voce, facendo spaventare la sua passeggera.

“Cosa ti prende? Sei impazzito, per caso?”

Ma quello non rispose e iniziò a fare retromarcia: li aveva riconosciuti.

“Dobbiamo tornare indietro. Ora!”

 

Dall’altro lato, Samuel fece un sorriso beffardo, mentre con la mano puntata verso l’auto, con la telecinesi bloccava le ruote.

“Tu non vai da nessuna parte, mio caro!”

Subito dopo, arreso, Byron scese dall’auto e fece uscire anche Jade.

Da lontano, il demone gli gridò: “Dacci la ragazza e noi non ti faremo del male, intesi?”

“No, non vi permetterò di farle del male!”

Brenda lo scrutò, perplessa, pensando di aver sentito male: “Cosa diavolo sta dicendo?!? Non siamo di certo noi i sequestratori di streghe!”

Terence, però, capì la situazione e cercò di avvisarli: “Sta recitando, vuole farci passare per i cattivi, visto che Jade non si ricorda di noi.”

Tutti e tre capirono di non poterselo permettere.

“Jade, vieni subito qui! – urlò Samuel, rivolgendosi direttamente a lei - Siamo venuti a salvarti, non credergli! Quell’uomo vuole solo farti del male!”

Byron, allora, si voltò verso la ragazza di fianco a lui, in preda alla confusione:  “Stanno mentendo, sono loro quelli che vogliono farti del male. Io ti ho salvata.”

Lei si prese la testa fra le mani, smarrita: “Io... io non so nemmeno chi siete!”

“Sono stati loro a rapirti, ecco perché sei ammanettata e io sono quello che ti ha salvata.”

Ormai la ragazza tremava e piangeva, incapace di controllarsi: “Ma.. ma mi hai detto che sono una criminale...”

“Ti ho mentito, perché la mia bugia è migliore della verità. Tu sei una strega molto potente e loro vogliono il tuo potere. Ti hanno addirittura cancellato la memoria pur di portarti dalla loro parte, credimi!”

 

Da lontano, Samuel li guardava parlare, sempre più spazientito, finchè non si decise ad agire.

“Ora basta, vado a prenderla!”

“Stai attento! – lo ammonì Brenda - Lei non sa chi sei.”

Intanto, anche Jade si era accorta delle mosse del ragazzo: “Oh no! Uno di loro sta venendo qui!”

Byron continuò: “Loro voglio torturarti per avere il tuo potere. Fidati di me, non sono io il nemico!”

“Hai detto che sono una strega potente, giusto? – replicò lei, agitata – Adesso che mi ricordo, prima ho fatto qualcosa alle portiere della macchina per farle aprire, quindi… mi hai detto la verità.”

“Non ti ho mai mentito. – proseguì lui, gentile - Anzi, ti ho salvata!”

Jade, allora, si convinse che doveva fidarsi di lui: “Entra in macchina!” ordinò e quello eseguì.

“Cosa vorresti fare?”

Subito, lei lo seguì all’interno della vettura: “Provo a farci scomparire. Se sono una strega potente come dici, sarò in grado di farlo, no?”

In quell’istante, Samuel riuscì ad ascoltare i suoi pensieri, proprio mentre l’auto si smaterializzava davanti ai suoi occhi.

“Nooo!” urlò, puntando subito le mani verso di essa per cercare di fermarla.

Tuttavia, i suoi sforzi furono vani, perchè, pochi secondi dopo, scomparve.

 

Brenda e Terence, sconcertati, lo raggiunsero subito.

 

“Ma... ma come ha fatto? – chiese lei, guardando gli altri due in cerca di spiegazioni - Non può essersi ricordata di essere una strega!”

Samuel sospirò: “A quanto pare, Byron è riuscito a farglielo credere...”

“Se Jade ha recuperato anche il potere del teletrasporto, allora, questo significa che anche gli altri prescelti stanno perdendo la loro battaglia.”

Terence la guardò confuso: “Cosa vorresti dire?”

“Oh, certo, tu non lo sai. Beh, quando siamo partiti, Jade non possedeva tutti i poteri che aveva la scorsa volta, perché con la nomina di più prescelte, erano stati suddivisi. Se ne ha recuperato uno, significa che altre streghe sono morte.”

“Mi dispiace… non mi sento in pace con me stesso, sapendo che parte di quel male che tutti state combattendo, l’ho creato io.”

Lei si avvicinò, comprensiva, e gli accarezzò un braccio: “Tu non fai più parte di quel male, ormai. Non preoccuparti...”

 

Intanto, Samuel era impegnato a osservare il terreno circostante in cerca di indizi e, infatti, notò subito qualcosa nel punto in cui poco prima era ferma l’auto.

“E quello cos’è?”

Subito si avvicinarono per capire meglio: “Sembrerebbe una valigetta.”

“Già, – esclamò il ragazzo, prendendola in mano - è proprio una valigetta. Devo averla trattenuta con il mio potere, mentre l’auto si smaterializzava.”

“Beh, che aspetti? Aprila, no?” e così fece.

 

 

Tempio del cigno sull’isola sconosciuta

 

 

John era ancora alle prese con la gestione del suo piano e così iniziò ad assegnare a tutti un compito da eseguire, partendo dalle sue due streghe.

“Prendete il Libro e tornate alla villa di Terence. Voglio che uniate i vostri poteri per dividerlo, intesi?”

“Faremo ciò che ha chiesto, padrone” risposero quelle, in coro, prima di svanire.

Poi, l’uomo si rivolse a Zack: “Togliti la maglietta!” e il ragazzo, succube, ubbidì, mentre l’altro toccava il lato destro del suo petto, soddisfatto.

“Bene, vedo che il marchio del demone è quasi completo. Presto la trasformazione arriverà alla fine, mio caro.”

Luis, dal cigno, aggiunse: “E quando Zack sarà diventato un demone malvagio, avrà abbastanza influenza sul suo angelo-guida da far passare anche lui dalla nostra parte…”

L’altro sorrise: “... E una volta che saremo in cinque, potremo finalmente liberarti da questo cigno.”

“Quando le due streghe avranno diviso il Libro e il grimorio sarà finalmente nelle tue mani, avremo anche l’incantesimo che ci serve. A questo punto, ci mancheranno solamente gli anelli della congiunzione dimensionale. Che piani hai per questi?”

“Te l’ho detto: nel gruppo c’è anche un umana. Sarà lei a procurarceli.”

Luis, però, era ancora dubbioso: “E come arriveranno a quegli anelli, se non sanno nemmeno della loro esistenza?”

“Se c’è una cosa che so su quel gruppo, è che sono tutto tranne che stupidi. Esamineranno ogni mossa che ho compiuto fino ad ora, pur di fermarmi. Vedrai che ci arriveranno da soli, prima o poi...”

 

 

Tavola calda “Woody” – Pittsburgh, Pennsylvania

 

 

Dopo aver recuperato la valigetta, Samuel, Brenda e Terence decisero di fermarsi in una tavola calda per esaminarne il contenuto. Più che altro, solo Samuel si prestò a questo compito, dato che la ragazza era troppo impegnata a mangiare.

Tolto tutto il contenuto (principalmente fogli), lo sparse sul tavolo, mentre lei si gustava affranta un enorme cheeseburger.

“Dio, sembra che non mangio da una vita!”

Terence, intanto, la squadrava, sorpreso da tanta voracità: “Ehm… è buono?”

“Sì, ma… tu non mangi? – chiese, indicando il lato del tavolo dell’uomo, completamente vuoto - Insomma, voi malvagi mangiate, vero? O siete come i vampiri?”

“Sì, mangiamo., non preoccuparti. Solo... cibi più raffinati di un cheeseburger.”

Con sua grande sorpresa, l’altra rise: “Beh, lascia che ti porti sulla cattiva strada, allora. Credimi, mi ringrazierai!”

Poi si voltò verso la cameriera: “Un altro cheeseburger, per favore!”

 

Fu allora che Samuel si intromise nella conversazione: “Byron vive a Morney Hill e… ci sta seguendo praticamente da sempre! – poi mostrò loro alcune foto – Questi siamo io e Jade a San Francisco, qualche anno fa. Poi a Norfolk, dopo l’esplosione del laboratorio genetico e c’è anche Zack!”

Brenda le osservò, divertita: “Uuuh guarda, – ne indicò una - ci sono anche io! Se non sbaglio eravamo a South Band, dove sono uscita con quell’affasciante fantasma, che poi voleva uccidermi.”

Ma l’altro continuò a rimanere serio: “Questo tizio ha prove che possono rovinare tutti noi!”

Lei lo guardò, perplessa: “E perché noi siamo qui, mentre Jade è l’unica ad essere stata rapita?”

“Beh, non poteva mica catturarci tutti! E poi Jade è molto più nei casini di noi, dopo la rapina alla banca di San Diego.”

Solo allora Terence decise di condividere con gli altri i suoi dubbi: “Scusami, ma mi sembra abbastanza fallimentare come piano. Insomma, se il Consiglio ha provveduto a cancellare la memoria a tutti sugli eventi che vi riguardano, come crede di essere preso sul serio?”

“Non ne ho idea, – rispose il ragazzo, confuso quanto lui – ma, se dovesse riuscire nel suo intento, diventerebbe l’uomo che ha arrestato la criminale più ricercata di tutti i tempi!”

 

In quel momento, però, si accorsero che Brenda, accanto a loro, stava maneggiando una strana boccetta trovata nella valigetta.

“E questa cos’è?” chiese, ma non fece in tempo a ricevere risposta, che le cadde di mano e finì sul pavimento, distruggendosi.

“Brenda!” la sgridò Samuel, sgranando gli occhi e, per una volta, la ragazza era davvero mortificata per quanto aveva fatto.

“Ops!”

 

Intanto, Terence iniziava a sentirsi strano a causa dei fumi che stavano salendo dal liquido sparso sul pavimento.

“Ragazzi, sta succedendo qualcosa…”

I due si voltarono di scatto verso di lui: “Cosa?” chiesero, all’unisono.

“Ho recuperato i ricordi!” esclamò quello, stupito.

“Davvero? – Brenda sgranò gli occhi per la sorpresa - E come avresti fatto?”

“La boccetta che hai rotto! Dev’essere così che Byron voleva far ricordare a tutti i crimini commessi da Jade. Deve essere una sorta di pozione.”

“Una pozione? E dove l’avrebbe presa, scusa?”

Ma l’altro a malapena la ascoltò, troppo impegnato a radunare tutto il materiale e a richiuderlo nella valigetta, per poi recuperare le sue cose e prepararsi ad uscire.

“Non lo so, ma si diffonde velocemente. Di certo non è stata creata per far riemergere i ricordi ad un numero limitato di persone e potrebbe anche avere effetto su scala mondiale.”

“D’accordo, ma dove vai adesso?”

“Forse anche Jade riacquisterà i ricordi perduti e voglio essere lì quando accadrà. Voi continuate a trovare una soluzione per la faccenda dell’arma, io vado a recuperare la mia auto e la mia ragazza, ok?” e scappò via.

“Non uccidere, Byron, è solo un essere umano, ricordatelo!” gli urlò dietro lei, accorgendosi troppo tardi di avere addosso gli sguardi di tutti i clienti del fast food. Con una risatina isterica, gli guardò, cercando una soluzione per rimediare al disastro combinato.

“Ehm… ucciderlo in senso metaforico, ovviamente...”

Terence, intanto, cercava di richiamarla lanciandole lunghe occhiate, ma fallì, così le sussurrò: “Brenda… ehm… girati, lascia stare, ok?”

Subito, lei eseguì: “Okay, sto zitta!”

 

 

In una stazione di servizio presso Morney Hill, Wisconsin

 

 

L’auto di Byron era ricomparsa in una stazione di servizio, con sua grande sorpresa non molto lontana da Morney Hill.

“Ce l’hai fatta!” esclamò, contento e lei sorrise, ancora incredula.

“Oh mio Dio, sì! Ce l’ho fatta davvero!”

“Ora scendo a fare il pieno e poi giungeremo a Morney Hill, ok? Sai, Jade... – a proposito, questo è il tuo nome – Morney Hill è la città dove abiti e io… beh, io ti sto riportando a casa.”

La ragazza sgranò gli occhi: “Io ho una casa?”

“Certo che sì e anche qualcuno che ti aspetta. E ti prometto che una volta che ti avrò portata a casa, nessuno potrà più farti del male.”

Lei annuì, felice della rassicurazione, poi aggiunse: “Prima di partire, posso andare a rinfrescarmi un po’ in bagno?”

“Certo, ma non metterci tanto, ok? Ci vorrà pochissimo per fare il pieno.”

 

La ragazza, allora, si diresse in bagno e, dopo essersi lavata la faccia, si guardò allo specchio e, improvvisamente, qualcosa cambiò.

“Ora ricordo! – esclamò, sbigottita - Sono Jade Alison e vivo a Morney Hill con mia nonna Dana.”

Il contenuto della boccetta l’aveva finalmente raggiunta e la ragazza aveva recuperato la memoria.

 

Intanto, fuori, Byron, impegnato a fare il pieno, non si accorse che alle sue spalle c’era qualcuno.

“Ciao Byron, ci si rivede!” gli disse una voce poco lontana e subito l’uomo si voltò.

“Ancora tu!” esclamò, mentre l’altro sfoggiava un sorriso beffardo, stringendo fra le mani la valigetta.

“Guarda un po’ cos’ho qui! La riconosci? Sembra proprio la tua valigetta!”

Byron iniziò ad agitarsi e a sudare freddo: “Restituiscimela subito!”

Quello, però, rise, scuotendo la testa: “E tu pensi che un demone potente come me, si metta ad ubbidire ai tuoi ordini? Le tue leggi non esistono nel mondo del sovrannaturale. Puoi affannarti quanto vuoi a rapire Jade e dimostrare che lei è una criminale, ma non ci riuscirai. La magia cancella sempre tutto” e poi bruciò la valigetta davanti ai suoi occhi, incurante delle urla dell’uomo.

“NOOO!”

Divertito, il demone continuò: “Ah, volevo anche farti sapere che la boccetta che custodivi qui dentro è stata accidentalmente rotta dalla mia amica, perciò ora tutti sanno che Jade è una criminale e sicuramente inizieranno a cercarla. Complimenti, il tuo piano sembra essere riuscito perfettamente! Peccato, però, che una volta strappato l’amuleto che porti al collo, non ci sarà un’altra pozione a farti ricordare quanto sei stato patetico nel credere che potessi davvero farla franca!”

Terrorizzato, l’uomo strinse talmente forte nella mano l’oggetto che portava al collo, che le nocche gli diventarono bianche, poi alzò gli occhi al cielo: “Heith? – chiamò - Ho bisogno di te, presto!” Samuel continuava a ridere di gusto: “E’ stata Heith a darti quella pozione, quindi? Beh, c’era da aspettarselo. Comunque ho una brutta notizia da darti: al momento non è disponibile, perciò… buon ritorno alla normalità, Byron!” con la telecinesi, allora, gli strappò dal collo l’amuleto che lo proteggeva dall’oblio.

Poi, l’uomo rimase a fissare il ragazzo, mentre faceva il pieno alla sua auto.

“Non trova anche lei che il prezzo della benzina sia quasi un furto, oggi giorno?” gli chiese quello, a un certo punto.

Byron sorrise: “Già! Sono dei veri ladri!” poi rientrò in auto e se ne andò per la sua strada, privo dei ricordi che riguardavano Jade e tutte le cose che aveva scoperto su di lei negli ultimi due anni.

 

Samuel, a quel punto, non desiderava altro che vedere subito la sua ragazza, così iniziò a cercarla ovunque. Improvvisamente, ci andò a sbattere contro, proprio mentre questa usciva dai bagni.

Subito, gli occhi di lui si illuminarono, mentre li fissava in quelli di lei: “Ciao!” esclamò.

Lei, mortificata, abbassò lo sguardo: “Oh mio Dio, scusami!” esclamò, mentre la aiutava a rialzarsi.

“Stai bene?”

“Sì, niente di rotto. Ti ringrazio. Ehm… senti, sai dove ci troviamo, per caso? – rise per l’imbarazzo – Ho una specie di vuoto di memoria, al momento, devo essere andata ad una festa e la mia amica Brenda deve avermi fatta ubriacare fino a farmi perdere la memoria...”

Il ragazzo la guardò, senza riuscire a nascondere la delusione: “Quindi ricordi solo questo?”

“Perché, dovrei ricordare altro?” chiese lei, perplessa, continuando a sorridere.

“No, niente, non farci caso. Comunque, siamo a pochi chilometri da Morney Hill.”

“Che bella notizia! Abito proprio in quella città, solo che – si guardò intorno preoccupata – non so come tornarci. Non è che potresti darmi un passaggio? Sempre se stai andando da quella parte, sia chiaro.”

“Ma certo, – esclamò lui, contento di poterle stare accanto per un po’ di tempo - ho la macchina proprio qui dietro.”

Lei, sollevata, poté finalmente calmarsi: “Non so come ringraziarti, mi hai davvero salvata. Anche se teoricamente mia nonna mi ucciderà lo stesso, visto che non so esattamente quanto tempo sono stata fuori casa...”

“Sai... qualcosa mi dice che non lo farà...”

“Spero che tu abbia ragione, perché non sai come sia quando è furiosa. A proposito, io mi chiamo Jade Alison, tu?”

“Samuel Roth” rispose lui, mettendo in moto l’auto.

Lei lo fissò per qualche secondo, ma poi non disse nulla: “Piacere di conoscerti, allora.”

Lui sorrise, ma dentro di sé sentiva soltanto un senso di tristezza e inquietudine, mentre, insieme, si mettevano in viaggio verso Morney Hill.

 

 

Tavolo calda “Woody” – Pittsburgh, Pennsylvania

 

 

Era ormai passata la mezzanotte e Brenda e Terence avevano passato quasi tutta la giornata all’interno della tavola calda a cercare un modo per aggirare i confini che separavano Samuel dall’arma, ma ormai era tardi e la cameriera fece notare loro che non erano più persone gradite.

“Scusate, ma tra dieci minuti dobbiamo chiudere.”

Del tutto indifferente, la ragazza le chiese: “Può portarci un altro cheeseburger?”

Sia la donna che Terence la guardarono sorpresi: “Ancora?” esclamarono insieme e lui ricevette un calcio sotto il tavolo.

“Ma certo! Ancora!”

La cameriera sbuffò: “Sentite, ve ne porto ancora un altro, ma dopo ve ne andate, ok?”

La ragazza sfoderò un sorriso innocente: “Sai, il fatto è che il mio ragazzo è vegano, perciò gli sto facendo provare qualcosa di nuovo.”

Quella, senza aggiungere altro, si diresse verso la cucina mormorando fra sé e sé: “Questa è fuori di testa!”

 

Quando se ne andò Terence, arrossendo, si voltò verso di lei: “Il tuo ragazzo?”

Imbarazzata, Brenda abbassò lo sguardo: “Ho detto così? Davvero?”

Lui annuì, mentre lei tornava a riguardare gli appunti di Zack, voltando nervosamente i fogli.

“Beh, non me ne sono accorta!”

“Comunque, oggi mi hai fatto mangiare almeno venti cheeseburger e ne stai ordinando ancora. Perché tenti in tutti i modi di farci restare qui? Possiamo benissimo continuare le ricerche in una comoda stanza di un motel, sai?”

“Hai sentito la cameriera? – replicò lei, nascondendo a stento il nervosismo - Possiamo stare qui ancora un altro po’.”

“Stai cercando di non rimanere sola con me, per caso?”

L’altra si sentì in trappola e dovette ammettere la verità: “A dire la verità, sto cercando di non rimanere sola con te davanti ad un letto, okay?”

“Oookay!” esclamò lui, di una strana tonalità rossiccia.

 

A quel punto, una pagina che la ragazza reggeva fra le mani attirò la sua attenzione.

“Aspetta, torna indietro!” esclamò.

“Cosa? Cosa hai visto?”

Lui indicò una foto: “Questa!”

“Ah, sì! Morbridge. Jade e Samuel ci sono stati tempo fa, nel 1975, per la precisione.”

“Quindi l’anomalia rilevata da John, quando è apparso il muro, si trattava di un viaggio nel tempo?”

“Sì, perché?”

“Ora che ho recuperato parte dei ricordi perduti, rammento la conversazione che ho fatto con John sull’isola, poco prima che me li cancellasse. Ha detto che è stato lui a far comparire il muro, non la morte di Faith. Poi aggiunto che faceva parte dei suoi piani, in modo da permettere a voi di seguire i confini, giungere alle ville ed eliminare i cinque. E infine mi ha fatto intendere che serviva ad altri scopi, magari proprio il viaggio nel tempo di Jade e Samuel.”

“Quindi tu pensi che sia stato voluto da John? E perché?”

“Non ne ho idea, ma la parola chiave è Morbridge. Che si trova proprio…”

Ma la ragazza lo interruppe e terminò la frase per lui: “…accanto al confine. Credi che lì ci sia una sorta di accesso segreto che può farci attraversare l’ostacolo e penetrare all’interno del pentagono in cui si trova l’arma?”

Terence sorrise: “Non ci resta che andare lì e scoprirlo, no?”

 

CONTINUA NEL DICIANNOVESIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Il prossimo episodio vi aspetta Mercoledì 25 Febbraio con la 2x19 "La casa del viaggiatore". Ricordate di lasciare un commento, ai fini della continuazione della storie. Buona settimana stregata!

- 4 episodi al finale di stagione.

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Capitolo 19
*** 2x19-La casa del viaggiatore ***


CAPITOLO DICIANNOVE

"No Exit"

 

 

Casa Ferguson – Morney Hill, Wisconsin

 

 

Samuel aveva condotto Jade a Morney Hill, come gli aveva chiesto. Parcheggiata l’auto fuori dalla villetta della donna, la ragazza scese per entrare, ignara di ciò che stava accadendo intorno a lei,  mentre Samuel, rimasto in piedi accanto all’auto, decise di chiamava finalmente Brenda.

“Hey, sono io!” la salutò, quando rispose.

“Che voce poco allegra che hai! Sei riuscito a salvare Jade?”

“Sì, sì. Tranquilla.”

“Ma è fantastico! – esclamò la ragazza, contenta - Quando ci raggiungete?”

Suo malgrado, il ragazzo dovette frenare il suo entusiasmo: “Diciamo che la situazione è un po’ complicata. Sono riuscito a togliere l’amuleto dal collo di Byron e, naturalmente, non ricorda più nulla, quindi di lui ci siamo finalmente liberati. Jade, invece, grazie alla pozione ha recuperato la memoria, ma non del tutto...”

“Come sarebbe a dire? Insomma, adesso sa chi è oppure no?”

“Ha recuperato la memoria, ma, sfortunatamente, ha un bel buco di due anni.”

“Quindi…”

“… quindi non conosce me, né sa di essere una strega.”

“Okay, ma adesso lei dov’è?”

“Mi ha chiesto un passaggio per tornare a casa, pensava di essere andata ad una festa e di essersi ubriacata con te. Ora è dentro casa sua e sicuramente si starà chiedendo dove diavolo è sua nonna.”

“Bene, almeno si ricorda di me. Adesso, però, Samuel, ascoltami bene, ok? Devi trovare il modo di portarla qui da me, senza farle capire che sei un demone con poteri sovrannaturali. Se sono l’unica persona di cui si ricorda, allora sono anche l’unica di cui riuscirà a fidarsi.”

“E come faccio? – replicò lui, isterico e disperato - Le metto una benda sugli occhi e poi le dico abracadabra, siamo dall’altra parte dello stato?”

“In verità, siamo molto più vicini di quanto pensi. Al momento ci troviamo a Morbridge.”

“Cosa?! Perchè? Non è dove…”

“…tu e Jade siete stati nel 1975? Sì, esatto!”

“Come mai siete lì?”

“Abbiamo una pista: ora che Terence ha recuperato i ricordi cancellati da John, siamo riusciti a fare qualche collegamento con gli appunti di Zack e forse abbiamo scoperto un modo per entrare nella zona invalicabile.”

Il ragazzo sgranò gli occhi, anche se lei, ovviamente, non poteva vederlo: “Sul serio?”

“ Sì, davvero. Ecco perché devi raggiungerci al più presto: se troviamo un modo per varcare il confine, tu potrai accedere all’arma senza dover uccidere quella troietta di Heith, che anche stavolta si salverà, a quanto pare!”

Sentendo le sue parole, Samuel si sentì più felice e sollevato: “Bene, troverò un modo per raggiungervi, ma non sarà facile. D’accordo?”

“Va bene. Un’ultima cosa: Terence ha detto che la pozione rievocherà i ricordi di tutti quelli che l’hanno respirata e a quest’ora dev’essersi ormai diffusa ovunque, perciò stai attento, perché la polizia potrebbe venire a cercare Jade a momenti, ok? In teoria è una super criminale, adesso.”

“Hai ragione. – confermò lui - Devo portarla subito via da qui!” e chiuse la chiamata.

 

In quel momento, Jade uscì da casa sua con il viso sconvolto, sull’orlo di una crisi di pianto e subito Samuel le andò incontro, preoccupato.

“Ehm… va tutto bene?”

Lei lo guardò, stupita: “Sei ancora qui? Pensavo fossi andato via.”

“Mi volevo assicurare che andasse tutto bene e stavo aspettando che uscissi a dirmi che è tutto a posto con tua nonna.”

“In verità, – ammise l’altra, perplessa -  non c’è e non capisco dove possa essere alle cinque del mattino...”

“Magari è andata a fare una corsetta.”

Jade gli lanciò un’occhiataccia che, se avesse potuto, lo avrebbe incenerito: “Mia nonna non corre!”

“E adesso come faccio….” mormorò fra sé e sé, ma non così piano da non essere sentito dalla ragazza.

“Fare cosa?”

Improvvisamente, si udirono in lontananza le sirene della polizia, così Samuel, spaventato, la spintonò in auto, nervoso.

“Ehm… dobbiamo andare: la tua amica Brenda è in pericolo!”

Lei lo guardò, confusa e sbigottita: “La mia amica Brenda? Di cosa stai parlando?”

Solo quando avviò il motore e sfrecciò via, il ragazzo si decise a risponderle: “Eravamo alla stessa festa, ma pensavo parlassi di un’altra Brenda alla stazione di servizio. Comunque ti spiego strada facendo, okay?”

Jade, guardandolo con occhi spalancati per il comportamento assurdo che aveva avuto, non aggiunse altro e si fece portare via.

 

 

Morbridge, South Dakota

 

 

Terence e Brenda si erano teletrasportati alla periferia di Morbridge, dove c’erano solo diverse fattorie immerse nella campagna. Percorsero allora uno dei sentieri, cercando di scoprire qualcosa in più.

Ad un certo punto, la ragazza ruppe il silenzio: “Come ci aiutano i tuoi ricordi? Se pensi a Morbridge, cosa ti viene in mente?”

Lui ci rifletté su un attimo, prima di rispondere: “La strage di Rosemberg, una sontuosa tenuta che si trova da queste parti.”

“Cosa successe?”

“Settanta persone sono morte, massacrandosi a vicenda.”

Brenda rimase sconvolta dalla rivelazione: “Santo cielo, chi può aver fatto una cosa del genere?!?”

Terence accennò un sorriso triste: “Mio padre.”

Se possibile, la ragazza rimase ancora più sbigottita: “A volte dimentico che siete tutti servitori del Caos e che lui deve averti preceduto...”

“E’ mio padre che si nasconde dietro a tutto questo, Brenda! – esclamò lui, all’improvviso - Non è solo l’artefice della strage di Rosemberg. “

Spiazzata, Brenda si voltò di scatto verso di lui: “C... come sarebbe? Cosa vorresti dire? E’ stato John a dare origine a tutto questo!”

“Sì, è vero, ma l’ha fatto su precise istruzioni di mio padre. Purtroppo, me ne sono reso conto soltanto ora, perché, quando John mi ha evocato nel suo Santuario, ho avuto il piacere di rivedere mio padre, anche se non fisicamente.”

“Non ti ho mai chiesto se tuo padre fosse vivo, ma presumevo fosse morto visto che non ne ho mai sentito parlare. Ma cosa significa che lo hai incontrato, ma non fisicamente?”

“E’ dentro il cigno, Brenda! Parlava da dentro il cigno.”

Le sgranò gli occhi, fermandosi: “Tuo padre è il cigno?”

“No, è solo al suo interno, anche se non capisco perché.”

“Ma tu lo sapevi, prima di quel momento?”

“Sì, ma pensavo fosse morto. Una sera, nel castello dei servitori del Caos, circa trentadue anni fa, quando io avevo solo 11 anni, ho seguito mio padre nelle segrete. Lì aveva riunito con sé delle persone incappucciate, che si misero in cerchio intorno a lui…”

Ma la ragazza lo bloccò prima che potesse continuare: “Aspetta un secondo! Mi stai dicendo che hai 43 anni?!? Oh mio Dio, sembra che tu non ne abbia nemmeno una trentina! Com’è possibile?”

“Te l’ho detto: i disordini rallentano il nostro processo di invecchiamento e poi, ti ha colpito solo questo del discorso che sto facendo?”

Mortificata, lei abbassò lo sguardo: “Ehm, sì, scusa, continua pure. Anche se devo ancora metabolizzare che mi piace un vecchio con il triplo della mia età, che se li porta bene...”

Terence decise di ignorare l’ultima frase e di andare avanti da dove era stato interrotto: “Fecero una sorta di rito, in cui mio padre fu letteralmente risucchiato all’interno del cigno. Spaventato, scappai via e il giorno dopo, tra i servitori del Caos, si diffuse la notizia della sua scomparsa. Ecco perché lo credevo morto.”

“Ma gli altri sapevano cosa stava facendo? E chi erano quelli incappucciati?”

“Ho sentito molte conversazioni quando ero al castello e molti sostenevano che mio padre avesse consultato un oracolo, che gli aveva predetto la disfatta di Deimos per mano degli ultimi prescelti della profezia. Per quanto riguarda gli incappucciati, non ho idea di chi fossero, probabilmente ricoprivano lo stesso ruolo che hanno avuto gli attuali membri del cigno che avete eliminato.”

“Quindi tuo padre, sapendo che Deimos sarebbe stato sconfitto…”

“… creò il cigno!”

Brenda, però, era ancora confusa: “Ma a quale scopo?” chiese.

“Brenda, noi servitori del Caos, sopravviviamo grazie al potere dei disordini. Finchè c’era la statua di Deimos, eravamo al sicuro. Ora, però, è il cigno a farlo: mio padre l’ha creato per prevenire la sconfitta di Deimos.”

“Perchè fare tutto segretamente?”

“Erano tutti ciecamente fedeli a Deimos e nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato sconfitto. Se avessero scoperto cosa stava facendo mio padre, l’avrebbero giudicato severamente. Tuttavia, penso che lui avesse progetti ben più grandi con il cigno....”

La ragazza rifletté sulle sue parole per qualche istante, poi, improvvisamente lo guardò, triste: “Hai detto che i disordini tengono in vita voi servitori del Caos. Quindi... questo vuol dire che quando Samuel disattiverà il cigno…”

“… non lo so, Brenda. Può essere” replicò Terence, altrettanto abbattuto.

Sui due, allora, calò il silenzio, mentre continuavano a camminare attraverso la campagna, troppo angosciati dal futuro per fare qualsiasi altra cosa.

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine

 

 

Dana ed Heith, intanto, erano impegnate a concentrare tutto il loro potere nel tentativo di separare il libro del Bene e del Male. John, da meticoloso supervisore quale era, si era teletrasportato nella villa per controllare come stava andando l’impresa. Dopo essere comparso all’improvviso davanti a loro, osservò il Libro, sospeso a mezz’aria e colpito da fasci di energia emanati dalle mani delle due streghe, in piedi una di fronte all’altra. In quel momento, era inglobato in una sfera di grande energia, che faceva zampillare piccole saette da ogni parte.

Subito, l’uomo si intromise: “Come procede la divisione del Libro?”

Fu Dana a rispondere, tenendo sempre gli occhi chiusi, le braccia puntate verso il libro e la mente concentrata: “Ci serve più tempo, non è un’impresa da poco. Di solito, si divide solo se uno dei prescelti muore, ma, in questo momento, stiamo cercando di cambiare la regola. Anzi, stiamo cercando una scorciatoia per aggirarla, a dire il vero.”

“Avete tutto il tempo che vi serve, per quanto mi riguarda. Ma non metteteci più del dovuto, non vi ho dato l’eternità per portare a termine questo compito. E’ chiaro?”

“Non preoccuparti, – lo rassicurò Heith - non ci vorrà ancora molto. Il grande potere da noi posseduto rende il processo molto più veloce e presto avrai ciò che ti serve.”

Sul volto di John comparve l’accenno di un sorriso:  “Bene, era proprio quello che volevo sentire!”

 

Improvvisamente, nella sala comparve anche Zack, in compagnia di Xao.

“Il marchio è completo e ora sono un demone a tutti gli effetti. Come mi avevi chiesto, ho chiamato Xao e gli ho fatto versare il suo sangue nel cigno…”

L’uomo, succube, si girò subito verso John: “Sono ai suoi ordini.”

“Bene, bene. – John si sfregò le mani, soddisfatto - Direi che tutto sta filando liscio come l’olio. Ora ho solo un piccolo problema da risolvere: Jade e Samuel. Stanno raggiungendo i loro compagni a Morbridge e io ho bisogno che la ragazza umana non si riunisca ai suoi amati prescelti, perchè per lei ho altri piani in serbo.”

Subito, Zack si intromise: “Vuoi che me ne occupi io?”

“Ma tu guarda, era proprio quello che stavo per chiederti! E immagino che tu non veda l’ora di sperimentare il tuo lato demoniaco su Samuel e Jade. O meglio, su Samuel e basta, direi. Giusto?”

“Non aspetto altro...” rispose quello, serio.

L’uomo rimase quasi affascinato di fronte a ciò che era riuscito a fare del ragazzo, ma riuscì a tornare in sè in tempo: “Allora vai” lo congedò e Zack svanì subito in una nube nera.

 

 

Qualche ora dopo - presso Ortonville, South Dakota

 

 

Jade nutriva sempre più dubbi nei confronti della storia che gli aveva raccontato Samuel e anche per questo, durante il viaggio, nessuno dei due disse una parola, fino a quando lei non si rese conto che tutta la storia era ridicola e che probabilmente il ragazzo era completamente pazzo, o qualcosa del genere.

“Senti, – esordì – io sto iniziando a pensare che non tu non mi stia portando da Brenda e, chiaramente, non siamo più nel Wisconsin. Si può sapere dove cavolo mi stai portando allora?”

Il ragazzo comprese di dover fare di tutto per non farla agitare: “Ti ho detto la verità: la tua amica Brenda è in pericolo e io ti sto portando da lei, a Morbridge.”

“A Morbridge? – chiese l’altra, perplessa - E che cosa ci fa lì?”

“Ehm… vedi, dopo la festa, un ragazzo più grande l’ha rapita e ho letto dalla sua carta d’identità che vive a Morbridge.”

Seppur ancora piena di dubbi, Jade prese dalla tasca il telefonino: “Storia assurda, ma perché non crederci, a questo punto? Insomma, se tu fossi un serial killer, mi avresti già uccisa, no?”

Samuel annuì, poi, per un attimo, spostò lo sguardo su di lei, per controllare le sue mosse: “Hey, aspetta! Cosa stai facendo?”

“Chiamo la polizia, no?”

Con un gesto fulmineo, lui le tolse il telefono dalle mani: “Sai, forse è meglio non coinvolgerla. Non sappiamo cosa potrebbe fare questo pazzo a Brenda, non credi?”

In risposta, ricevette un’occhiataccia: “E cosa dovremmo fare? Hai in mente di salvare la mia amica con dei super poteri, per caso?”

Nel sentire le sue parole, per poco il ragazzo non andò fuori strada: “Hai detto super poteri, per caso? Perché?”

La sua reazione sconvolse ancora di più la già fragile Jade, che lo guardò preoccupata:  “Era per dire, ma… ti senti bene? Sei parecchio strano...”

Lui ridacchiò nervosamente, stringendo le mani sul volante: “Devo essere ancora su di giri per la festa di ieri, non farci caso…” poi spostò di nuovo gli occhi sulla strada e vedendo qualcuno in piedi in mezzo alla carreggiata, frenò bruscamente.

“Oh no!”

La ragazza. spaventata, gridò: “Ma che problema hai? Sei impazzito, per caso?!?” poi aprì la portiera e scese, subito seguita da Samuel.

“No, aspetta! – le urlò lui - Vieni qui, è pericoloso!”

“Ma quella è una persona! Mi scusi – e alzò la voce per farsi sentire meglio – mi può aiutare, per favore?”

Il demone, allora, la prese per un braccio: “Dobbiamo tornare in macchina, quel tipo è pericoloso.”

Lei guardò prima la mano che la teneva ferma e poi lui, lanciandogli un’occhiataccia: “Di cosa stai parlando? Semmai, qui quello pericoloso sei tu!” e si liberò dalla stretta.

Ma lui non la lasciò perdere, anzi: “Non vedi che non c’è nessuna auto accanto a lui?”

“Senti, – lo interruppe lei, gridandogli per l’ultima volta - vuoi lasciarmi stare? Ora vado da quel tizio e chiamo la polizia, chiaro?” e, improvvisamente, una sfera di energia colpì Samuel, facendolo volare contro il parabrezza della sua auto.

Jade, con occhi sgranati, osservò sconvolta la scena: “Ma che diavolo…?”

A fatica, il ragazzo riuscì a rialzarsi: “Entra in macchina, corri!” e, per una volta, lei eseguì senza discutere.

 

A quel punto, Samuel iniziò ad avanzare verso la figura misteriosa, che altri non era se non Zack.

Giunti faccia a faccia, Zack gli sorrise, beffardo: “Non ti arrendi mai, eh? Piaciuta la mia prima sfera di energia, a proposito?”

Deluso, il ragazzo ribatté con cinico sarcasmo: “Come cattivo, Zack, sei ridicolo, sai? Andiamo, chi credi di prendere in giro?”

L’altro, però, fece finta di non cogliere la provocazione: “Chi vuoi prendere in giro TU, Samuel. Non sei mai stato così patetico come adesso, dovresti arrenderti, sai? Lei è persa, tu anche e John ormai è vicino a… beh, a qualunque cosa stia cercando di ottenere. Perciò, fermati, grande demone coraggioso, è finita.”

Prima di rispondergli, Samuel si voltò a guardare Jade, nascosta all’interno dell’auto: “So perfettamente cosa vuoi fare: darmi una lezione davanti a lei, così che possa amarti e stare con te, giusto? Beh, non funziona così, Zack, mi dispiace.”

“Io eseguo solo degli ordini, non sono qui per gareggiare con te!” rispose quello, arrogante.

 

In quel momento, alle loro spalle, si udì una sgommata partire dall’auto di Samuel: Jade aveva messo in moto l’auto per fuggire.

Zack si voltò immediatamente a guardare cosa stava succedendo: “La tua strega sta scappando. Si vede che non ama molto stare con te...”

L’altro, però, non rispose, anzi, approfittò della situazione per tirare al suo avversario un pugno così forte che quello cadde a terra.

“Beh, non starà nemmeno con te, però!” poi si teletrasportò nell’auto con Jade, che, vedendolo apparire all’improvviso, gridò, perdendo il controllo della macchina.

“E tu da dove spunti fuori?”

Prendendo subito in mano la situazione, Samuel riuscì con la tecnopatia a frenare, sotto gli occhi sempre più sconvolti della ragazza.

“Ma... ma... come hai fatto?”

Lui la guardò negli occhi, prima di risponderle: “Fidati di me, ti porterò dalla tua amica Brenda.”

 

Improvvisamente, il paesaggio fuori dal finestrino cambiò: i due, infatti, non erano più lungo l’autostrada, ma su un sentiero immerso nella foresta.

Jade, distogliendo lo sguardo da Samuel, si guardò attorno, disorientata: “Cosa è successo? Io non capisco... eravamo… poco fa, eravamo… ma chi sei tu?”

Il ragazzo, allora, capì che non doveva più mentirle: “Sono un demone” le rivelò e su di loro, per qualche secondo, cadde il silenzio.

“Un demone? Mi stai prendendo in giro, forse?”

Lui, stanco per la situazione ed esasperato dalla perdita di memoria della ragazza, perse il controllo: “Sì, sono un demone, dannazione! E tu sei una strega, la MIA strega! Che non ricorda di esserlo, però…”

Stremata anche lei dagli eventi, Jade uscì dall’auto: “Ora basta, tu hai qualche problema serio!”

Subito Samuel la seguì: “Io avrei un problema? Solo perchè non credi nell’esistenza dei demoni? Beh, poco fa hai visto una sfera di energia colpirmi e come spieghi che da quell’autostrada siamo finiti qui, allora?! Sicura di non avere TU qualche problema?”

Nel sentire l’ultima frase, la ragazza si fermò, voltandosi lentamente: “Io voglio soltanto andare a casa…”

Qualcosa nel tono, più che in ciò che disse colpì il demone, che tornò a rivolgersi a lei con dolcezza: “Credimi, vorrei tanto saperti sana e salva, ma non puoi tornare a casa. Non è sicuro.”

Jade, allora, scoppiò in lacrime, soffocando il volto in mezzo alle mani: “Spiegami cosa sta succedendo, almeno.”

“Lascia che prima ti porti da Brenda, poi dopo avremo modo di parlare, okay? Ti prego solo di fidarti di me!” e lei lo ascoltò, perché sentiva che doveva farlo.

 

 

Intanto, poco lontano

 

 

In quella stessa foresta, Brenda e Terence erano impegnati a raggiungere la parete del confine, quando, non molto lontano, intravidero del fumo denso salire verso il cielo.

“Guarda, c’è del fumo! – esclamò lei – Perciò deve esserci un’abitazione, qui vicino!”

“Già, hai ragione!”

“Credo sia meglio allungare il passo, allora.”

In quel momento, Terence si accorse che la ragazza era tesa e le lanciò una lunga occhiata: “Sei preoccupata?”

Lei decise dei fingersi forte: “Per cosa?”

“Per me. Per quello che accadrà quando Samuel disattiverà il cigno.”

“Senti, – esordì lei, determinata a chiudere il discorso il prima possibile - l’arma non è ancora in nostro possesso, perciò non affrettare le cose! Abbiamo tempo e per allora troveremo una soluzione, ok?”

“Non c’è nessuna soluzione, Brenda. Quando i disordini lasceranno questo mondo, ogni servitore del Caos morirà. Compreso me.”

“Beh, io voglio credere che ci sia, okay? Perché, se vado avanti sapendo già che ti perderò, allora potrei anche smettere di lottare per recuperare questa stupida arma!” gridò lei, esasperata.

Nel tentativo di farla calmare, lui la afferrò saldamente per le spalle: “Tu devi aiutare Samuel e Jade a portare a termine la loro missione. Non permettere a ciò che il destino ha in serbo per me di offuscare il tuo obiettivo, okay? Almeno morirò sapendo che qualcuno teneva a me.”

La tristezza si dipinse sul volto della ragazza, mentre questa abbassava lo sguardo: “Non è giusto…”

Terence le sorrise: “Invece sì che lo è, Brenda. E’ giusto che esista il Male, ma non senza il Bene, è giusto che esistano i cattivi, ma non senza gli eroi. Ed è anche giusto che esista la Morte, così come la vita. Tutto questo porta sempre a qualcosa e, senza di esso, noi non ci saremmo mai conosciuti e tu non saresti quella che sei ora. Guardati: quella che eri un tempo, non vale nemmeno la metà di quella che sei oggi. Eppure, in entrambi i casi, io mi sono innamorato di te.”

Nel sentire le sue parole, Brenda scoppiò in un pianto disperato e lo abbracciò: “E io mi sono innamorata di te…”

 

Mentre si stavano separando, però, dietro loro comparve qualcuno con in mano un’arma, che subito li interruppe.

“Chi siete voi due?”

La ragazza alzò le mani, voltandosi lentamente: “Hey, sta calmo, ok?”

Intanto, Terence riuscì a far comparire l’arma fra le sue mani, mentre l’altro, agitandosi, si preparò a scappare, subito fermato da Brenda.

“Aspetta, non vogliamo farti del male! Per favore...”

Quello la ascoltò, fermandosi: “Cosa volete?” chiese.

“Noi… noi siamo qui per cercare una cosa.”

Lui le lanciò un’occhiata sospettosa: “Sei una strega, per caso?”

“Una strega? No, perché?”

“Perché l’area è protetta da una magia che vieta ai malvagi come lui di avanzare verso la mia casa. Perciò tu devi essere per forza una strega, altrimenti lui sarebbe stato respinto.”

Terence, allora, non riuscì a trattenere la curiosità ed intervenì: “Ma tu chi sei? Come fai a sapere queste cose?”

Brenda, però, lo zittì immediatamente: “Lascia parlare me! – poi si rivolse al ragazzo – Senti, lui non è malvagio e nemmeno io. E, da quello che ho capito, non sei neanche tu del tutto estraneo alla magia, perciò, se proprio vuoi saperlo, ci stiamo dirigendo verso la barriera che segna un confine…”

“Intendi quella sorta di muro invisibile?” la interruppe lui, per nulla stupito.

“Esatto, proprio quello. Oltre quella parete è custodita un’arma molto potente che serve ai miei amici prescelti per sconfiggere… beh è una lunga storia, comunque, ci lasci passare, allora?”

Il ragazzo apparve confuso, tanto che ignorò la sua richiesta: “Prescelti?”

Terence intuì che il ragazzo non era a conoscenza proprio di tutto, così cercò di farlo notare anche alla sua compagna: “Brenda, credo che non sappia proprio tutto.”

L’altro, però, si intromise, non dandole il tempo di replicare: “Voi conoscete mio padre, per caso?”

“No, dovremmo?” chiese lei, perplessa.

“Perché mi ha lasciato scritto che un giorno qualcuno sarebbe venuto qui per l’arma di cui mi avete appena parlato.”

I due sgranarono gli occhi per la sorpresa.

“Davvero?” domandarono, all’unisono.

“Sì, davvero.”

“E dov’è tuo padre, adesso? Vorremo parlare con lui.”

“Non potete. Lui è... dall’altra parte.”

 

 

Intanto, Samuel e Jade, dopo aver abbandonato l’auto, continuarono a percorrere il sentiero a piedi, senza rivolgersi mai la parola. Lui camminava avanti e lei dietro, con aria seccata. Improvvisamente, però, la ragazza decise di rompere il silenzio.

“Chi era quel ragazzo? Quello che ti ha aggredito – oddio, non posso credere di stare per dirlo davvero – con quella sfera luminosa?”

“Un mio... amico.”

“Non sembravate molto amici quando ti ha fatto volare contro il parabrezza, però!” ribatté lei, sarcastica.

“Ex - amico, ok?”

Jade annuì, sbuffando: “Piuttosto, siamo ancora lontani? Voglio parlare subito con Brenda.”

 

In quel momento, ebbero entrambi una visione in cui videro Brenda, che camminava lungo il loro stesso sentiero con Terence.

Lei tornò sconvolta alla realtà: “Cos’era?”

“Una visione, a quanto pare.”

“No, non può essere. – negò lei, ancora scettica - Insomma, mia Nonna mi ha riempito di storie sulla magia, sul fatto che era una strega e…”

“Ed era tutto vero...”

“Dov’è adesso mia Nonna, a proposito?”

Ancora una volta, il ragazzo decise di essere sincero: “Non voglio mentirti. Non è in una bella situazione.”

“Okay, tutto questo non sta succedendo davvero. Per favore, spiegati meglio...”

Samuel, però, stanco, sospirò e scosse la testa: “Ti spiegherà tutto Brenda, okay? Ora è importante che continuiamo a camminare.”

 

Improvvisamente, una sfera di energia si disintegrò contro un albero e quella che sembrava essere la voce di Zack, gridò diabolicamente, nella loro direzione.

“Ragazzi, dove volete andare senza di me?”

Jade si voltò subito, sconvolta: “Oh no! E’ il ragazzo di prima!”

Zack parve quasi offeso dalle sue parole: “Ma che maleducato, il nostro Samuel! Non le hai ancora detto chi sono?”

L’altro, però, lo ignorò, rivolgendosi direttamente a lei: “Corri!” le urlò e i due iniziarono a scappare.

“Questa foresta non è infinita, Samuel. Sappiamo entrambi che c’è un confine a pochi passi da qui e che segnerà il vostro capolinea!”

Ma, in quel momento, andò a sbattere contro la protezione intorno all’area, mentre i due la attraversavano indenni.

Confusa, la ragazza si voltò indietro e vide la scena: “Cosa è successo?”

“Non ne ho idea!”

 

Intanto, lentamente, Zack si era risollevato da terra: “Cosa diavolo è?”

Ovviamente, Samuel approfittò subito della situazione per prendersi gioco di lui.

“A quanto pare sei arrivato TU al capolinea!” gli urlò.

“Troverò il modo di raggiungervi, stanne certo!” ma i due si voltarono e continuarono a camminare senza più voltarsi.

 

Nel frattempo, il misterioso ragazzo aveva condotto Brenda e Terence alla sua abitazione, di fianco alla quale scorreva un fiume.

Dopo averli fatti accomodare, finalmente si presentò: “Io mi chiamo Noa e questa è la mia casa.”

Il fuoco nel camino rendeva l’ambiente caldo e accogliente e Brenda ne fu letteralmente estasiata: “E’ davvero molto bella.”

“Ti ringrazio, l’ha costruita mio padre molti anni fa.”

Terence, però, non aveva tempo da perdere in convenevoli, perciò mise subito fretta agli altri due: “Giust’appunto: tuo padre. Dove eravamo rimasti?”

“Mio padre è scomparso circa un anno fa, quando quella strana parete è comparsa all’improvviso. Inizialmente si presentò come un enorme muro nero, poi sparì, ma… io sapevo che c’era ancora.”

“Come facevi a saperlo? Sei stato respinto, non appena hai tentato di avvicinarti?”

“No, non mi sono mai avvicinato. Mio padre era partito poco prima che tutto iniziasse e, una settimana dopo la comparsa di quel muro, qualcuno dall’altra parte cercò di attirare la mia attenzione, lanciando dei sassi. Io, però, non riuscivo a capire chi fosse a lanciarli, perchè sbucavano dal nulla e dall’altra parte non vedevo nessuno, era tutto normale.”

Fu Terence a intuire la soluzione: “Forse chi si trova di là, può vedere chi c’è da questa parte, ma non viceversa.”

Noa, però, proseguì, senza confermare, né smentire la sua ipotesi: “Continuavo a guardare attentamente e vedevo solo alberi e il paesaggio intorno, ma niente persone. Improvvisamente, qualcuno lanciò una penna con agganciata una lettera e io mi resi conto che era mio padre, perché sapevo che era sua. Così ho iniziato a gridare il suo nome, ma nessuno mi rispondeva. Penso che fosse proprio davanti ai miei occhi, ma non potevo vederlo per via di quel muro sovrannaturale.”

“Possiamo leggere questa lettera?”

Il ragazzino annuì, prendendola da una specie di scrigno posto sopra il camino: “Tieni. La conservo da molto tempo ormai…” e subito lei aprì.

“Quindi tuo padre non ha mai fatto ritorno?”

Il volto dell’altro divenne triste: “No. Evidentemente è rimasto bloccato dopo la comparsa di quel muro. Anche se non capisco di preciso come funzioni questo meccanismo. Insomma, questa sorta di muro ha diviso il mondo in due parti?”

“Non esattamente. Vedi, parte del Kansas, Missouri, Iowa, South Dakota, Wyoming, Colorado e l’intero stato del Nebraska sono racchiusi all’interno di un pentagono da cui nulla entra e nulla esce.

Noa rimase sconvolto da quella rivelazione: “Quindi le città che sono all’interno, sono isolate dal resto del mondo?”

Ma Terence non rispose, perchè, in quel momento, Brenda lo strattonò per un braccio per mostrargli la lettera.

“Guarda qui!” indicando, ficcandogliela fra le mani.

 

Figliolo, ti scrivo per farti sapere che sto bene. Sentivo che c’era qualcosa che dovevo trovare. Non ti ho mai detto la ragione per cui sono partito per questo viaggio, ma, vedi, io sentivo che dovevo farlo, che in questo momento della mia vita dovevo compiere qualcosa… scoprire qualcosa. E finalmente l’ho trovato!

Noa, figliolo, non immagini nemmeno tutto ciò che ho scoperto e visto durante questo mio viaggio! Devi sapere che esiste un mondo diverso da quello che conosciamo, un mondo in cui c’è la magia, quella vera, non quella che si vede negli spettacoli o in televisione. Ho conosciuto una strega, qui, e mi sono avventurato con lei in un misterioso tempio antico, dove abbiamo trovato quella che lei definisce “l’arma della profezia”.

Ora, però, sono solo molto confuso al riguardo, ma credo ci sia una lotta in corso per quell’arma e solo io sono riuscito ad arrivarci, perciò rappresento un ostacolo che va eliminato. Dentro la busta, perciò, troverai un amuleto che dovrai gettare nel fiume che scorre accanto alla nostra abitazione: proteggerà l’intera area da coloro che hanno cattive intenzioni e nessuno potrà farti del male. Ricorda anche queste due ultime cose che ti scrivo: nel punto in cui ti ho lanciato la penna, inizia una parte del confine che mi tiene bloccato qui e che non dovrai mai oltrepassare. Infine, se qualcuno riuscirà ad eludere l’incantesimo che hai lanciato sull’intera area, dovrai consegnargli questa lettera, assicurandoti prima, però, che si chiamino Samuel e Jade.

Ti abbraccio forte, con la speranza di tornare presto a casa.

Papà

 

 

Terence, perplesso, si rivolse al ragazzo: “Posso vedere una foto di tuo padre?” chiese e l’altro, benché sorpreso dalla domanda, annuì e gliene porse una.

“Eccola, perché?”

“Già, – lo incalzò la ragazza - perché ti interessa, Terence?”

Lui, in risposta, le mostrò il tatuaggio sul collo dell’uomo: “Ci avrei giurato! Ha tatuato sul collo un triangolo celtico: è un viaggiatore!”

Noa, nel sentire le sue parole, rise di gusto: “Quella è una voglia, non un tatuaggio!”

“Tatuaggio, voglia, qualsiasi cosa sia, è il simbolo dei viaggiatori.”

Brenda lo guardò, sempre più confusa: “Cos’è un viaggiatore?”

“Sono molto rari da incontrare, quasi una leggenda. Esistono con l’unico scopo di cercare qualcosa di importante, loro sentono di doverlo fare, ma senza sapere che cosa. Se ne incontri uno, sta pur certo che ti porterà a trovare qualcosa di enorme e potente.”

“In questo caso l’arma che ci serve!”

“Quindi, – chiese loro il ragazzino, speranzoso - se voi entrate in possesso dell’arma, mio padre potrà tornare a casa?”

La ragazza lo guardò e sorrise: “L’arma serve a neutralizzare ciò che tiene in piedi questi confini, quindi sì. Però, – e il sorriso si spense - ora che ci penso, come facciamo a recuperare l’arma se non c’è modo di andare dall’altra parte?”

Ma non ebbe mai risposta, perchè, proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta, mettendo tutti in allarme.

 

“Aspetti ospiti, Noa?”

“No. Sai com’è, siamo in mezzo al bosco!”

Intanto, Terence, con cautela, stava aprendo la porta.

 

“Samuel! – Brenda corse subito ad abbracciare i nuovi arrivati – Jade! Tesoro, come stai?”

L’altra, però, la evitò, alquanto arrabbiata: “Come dovrei stare, secondo te? Si può sapere che cavolo di gente stai frequentando? Questo ragazzo mi ha appena detto che sono una strega, ho provato l’ebbrezza del teletrasporto e ho evitato una sfera di energia lanciata da un tizio completamente fuori di testa! In più, ti ho vista nella mia testa che camminavi con un tizio che non avevo mai visto prima in tutta la mia vita e che ora è qui davanti a me con te!”

Capendo che era sotto shock, l’amica la scosse energicamente: “Calmati ora, ok?”

Noa, preoccupato per l’evolversi della situazione, decise di intervenire: “Scusate, chi sono questi due?”

“Chi sei TU, piuttosto!” ringhiò Samuel, guardandolo storto.

“Beh, io qui non conosco nessuno!” esclamò Jade, seccata.

Brenda le sorrise, dolcemente: “Tecnicamente ci conosci tutti, ma piano piano ci arriviamo, okay?”

 

Intanto, Terence ne approfittò per aggiornare il demone sugli ultimi sviluppi: “Suo padre ha trovato l’arma. E’ un viaggiatore!”

“DAVVERO?!? Allora esistono veramente, ne ho sentito parlare!”

“Solo che dobbiamo andare dall’altra parte per farci dare l’arma.”

Noa, a quel punto, si intromise ancora una volta: “A proposito, volevo dirvi che dietro la lettera c’è una nota.”

“Oh, davvero? Non avevo guardato dietro…”

 

Girando il foglio, lessero questa frase:

 

P.S. Il confine può essere attraversato solo da esseri umani.

 

Tutti quanti sbuffarono, tranne Noa, che non capì perchè tanta agitazione.

“C’è qualche problema? C’è qualcuno di umano in mezzo a voi, vero?”

Terence alzò la mano: “Servitore del caos.”

E Samuel lo seguì a ruota: “Demone.”

“Strega, a quanto pare. Anche se non so che cavolo sta succedendo!” aggiunse Jade.

“Accidenti, – esclamò il demone, demoralizzato - se Zack non fosse diventato un demone malvagio, ci avrebbe salvati!”

Noa, però, lo ignorò, rivolgendosi all’unica che non aveva ancora parlato: “E tu cosa sei, invece?”

“Beh, io sarei un’umana, ma…”

“Bene! Allora perché quelle facce abbattute?”

“Brenda è umana, ma… insomma, non sappiamo cosa c’è dall’altra parte e… dubito che recuperare la spada sia una passeggiata...” cercò di spiegargli Samuel, subito interrotto dalla ragazza, infuriatissima per le sue parole.

“Credi che non ne sia capace? Okay, forse per un secondo non ci ho creduto nemmeno io, ma non ho affrontato fantasmi assassini, vampiri, streghe pazze e una lunga lista di demoni con svariati poteri per poi arrendermi adesso! Evidentemente è destino che io sia l’unica a poter passare dall’altra parte e quest’anno sono stata messa davanti a numerose prove per essere preparata a questo, perciò… sono pronta! Sono nata pronta, a essere sinceri.”

“Sei sicura?” le chiese Terence, per l’ultima volta e lei non nascose la sua determinazione.

“Mai stata più sicura! Lo devo fare anche per Jade, perchè recuperi al più presto la memoria.”

L’amica le lanciò una lunga occhiata perplessa: “Memoria?”

“Esatto. Purtroppo, per via di alcune circostante spiacevoli, hai perso i tuoi ricordi. Tutto questo ti sembrerà assurdo, adesso, ma fino a qualche giorno fa era la normalità, il tuo mondo. Sei stata proprio tu a farmelo conoscere e per questo non finirò mai di ringraziarti, perché non solo mi hai resa forte e matura, ma mi hai anche permesso di trovare lo stesso amore vero – e per un attimo il suo sguardo si posò su Terence - che hai trovato tu. Andare a prendere quell’arma e salvarti, sarà il mio modo per dirti: grazie, amica mia...”

Jade, benché ancora molto confusa, decise di credere alle sue parole, mentre le lacrime le rotolavano lungo le guance: “Va bene. Anche se non capisco, va bene.”

Ormai anche Brenda piangeva, mentre correva ad abbracciarla un’ultima volta: “Stai tranquilla, ok? Quando sarò andata, sappi che di Samuel e Terence puoi fidarti ciecamente. Ma se adesso avessi i tuoi ricordi, non sarebbe stato necessario dirti una cosa del genere, perché tu affideresti la tua vita ad occhi chiusi a quel ragazzo in piedi accanto a te.”

Quando Jade si voltò a guardarlo, incuriosita, Samuel la guardò, emozionato e adorante: “Sono qui per te…”

E la ragazza iniziò a fidarsi veramente di lui. “Allora vai! – disse a Brenda - Io starò bene.”

 

Dopo quella chiacchierata ricca di emozioni forti e un veloce aggiornamento sulla storia del viaggiatore, il gruppo uscì fuori dall’abitazione e seguì Noa lungo un ponte di legno che attraversava il fiume, finchè il ragazzo non si fermò davanti ad una linea tracciata con un ramo tempo prima.

“Il confine inizia qui.”

Brenda, allora, si voltò, rivolgendosi a tutti, eccetto a Jade che non poteva capire: “Ora che siamo tutti aggiornati riguardo i recenti sviluppi, ho pensato una cosa…”

“Cosa?”

“Prima Terence mi ha parlato delle cinque persone che rinchiusero suo padre all’interno del cigno, diversi anni fa. Mi chiedevo se con la signora Ferguson, Zack ed Heith,  John non voglia ripetere lo stesso processo...”

Samuel la guardò, perplesso: “Entrare nel cigno anche lui?”

Ma Terence ebbe un lampo di genio e capì: “No! Forse far uscire mio padre dal cigno!”

“Cosa pensate che abbiano in mente?”

Ancora una volta, però, fu Noa a intromettersi e a risponderle: “Beh, lo scopriranno per conto loro, mentre noi andiamo dall’altra parte insieme, ok?”

Lei sorrise, sorpresa: “Noi?”

“Sono un essere umano anche io, devo ritrovare mio padre. E, grazie al tuo arrivo, ora ho un buon motivo per varcare finalmente quel confine.”

Terence, ovviamente, riuscì a fatica a nascondere la sua gelosia: “Sei ancora sicura di volerlo fare?”

Ovviamente, la ragazza notò il suo atteggiamento e gli sorrise, comprensiva: “Sì, lo sono. L’ho detto almeno dieci volte, mentre uscivamo da casa di Noa!”

Il ragazzino, allora, si intromise, sfacciato come sempre: “Non hai capito che è geloso? Tranquillo, amico, – si rivolse verso di Terence - ho gusti diversi!”

Ovviamente Brenda si offese per le sue parole: “Apparte che non mi interessa, cosa ci sarebbe che non va in me? Sono praticamente la ragazza più desiderabile del pianeta!”

Noa, però, non rispose, limitandosi a guardare Samuel, che, notandolo, tossì per l’imbarazzo.

“Ehm… Brenda, non c’è niente che non va in te. Fidati, la questione è ben diversa.”

L’altro, allora, sorrise: “Già, fidati di ciò che dice il nostro amico demone!”

Jade, allora, notando che l’amica era l’unica a non aver intuito che il loro nuovo amico era gay, scoppiò a ridere, guadagnandosi un’occhiataccia.

“Hey, stai ridendo… Che bello, non lo credevo possibile date le circostanze!” e si avvicinò a lei per salutarla con l’ennesimo abbraccio.

“Mi raccomando, stai attenta, okay?”

“Lo sarò!” poi si spostò ad abbracciare Samuel, che quasi si imbarazzò.

“Non pensavo che mi sarei affezionata così tanto a te, ma è successo. Ti porterò quella dannata arma, d’accordo? Così potrai salvare la persona che amiamo.”

Lui la strinse a sè: “Sono fiero di te, cerca di stare attenta!”

“Mi dispiace solo che Zack non sia qui con noi. Grazie al mio potere riesco a capire che stai soffrendo per una persona che consideravi ormai un amico. Ti prometto che salveremo anche lui...”

Infine, si spostò da Terence, con cui scambiò un saluto alquanto formale ed imbarazzante: “Bene, ci siamo, giusto? Prenditi cura dei miei amici, ok?”

Lui le sorrise: “Promesso. Anche se non sarà più lo stesso qui, senza di te.”

Lei arrossì immediatamente: “Grazie. Mi mancherai anche tu.”

Poi si avvicinò a Noa, pronta per varcare il confine. Tutti e due avrebbero voluto un saluto molto più affettuoso, ma nessuno aveva avuto il coraggio di renderlo tale.

 

Era pronta, ormai.

“Bene, è ora di andare!”

Ma Jade la fermò: “Ancora un attimo!”

“Cosa c’è?”

“Scusate, sto cercando in qualche modo di essere la vecchia me. Noa, in casa, ha spiegato a Samuel che la lettera era insieme ad una penna, giusto?”

Il ragazzino la estraette subito dallo zaino: “Ah, sì, questa. La tengo sempre con me da quando mio padre me l’ha… beh,  - ridacchiò -  lanciata. Si chiama Thomas Quill e fabbrica penne da collezione, come questa che mi ha dato.”

Brenda rimase sorpresa dalle sue parole: “Aspetta, QUEL Thomas Quill?!? Quello che incide sulle penne un soprannome? Mio padre va matto per le sue penne!”

Samuel, allora, si incuriosì: “Davvero incide soprannomi sulle penne? E cosa c’è su quella che ti ha dato?”

“Broken” lesse e Terence subito gliela chiese in prestito.

“Dammela un po’!” e Noa gliela lanciò.

Quello, non appena la ebbe fra le mani, però, la spezzò.

“NOOOO, cosa stai facendo?” gli urlarono, prima di accorgersi che, all’interno, era contenuta una mappa.

“Cosa credete che sia?” chiese Jade, incuriosita.

“Forse la mappa per arrivare all’arma?” suggerì Samuel, mentre Noa gli lanciava uno sguardo malizioso.

“Dev’essere senz’altro come dice il demone... Beh, buon per noi!”

 

A quel punto, Brenda guardò sorridente i suoi compagni per l’ultima volta, poi si voltò con Noa, pronta ad attraversare il confine.

“Andiamo?” le chiese lui, e lei rispose determinata come sempre.

“Andiamo!” ed insieme in pochi secondi attraversarono.

 

I ragazzi, rimasti dall’altra parte, ormai non potevano più vederli a causa del muro, ma per loro non era la stessa cosa e Brenda non poté che lanciare loro uno sguardo triste.

“Loro non mi vedono più, vero?” chiese a Noa.

“Esatto. Proprio come io non vedevo mio padre, quando era da questa parte. Allora, sei pronta per l’avventura?”

Lei, però, non rispose, rendendosi conto di aver dimenticato una cosa importante.

“No, – mormorò fra sé e sé - non posso andarmene senza averlo baciato! Potrei non avere un’altra occasione!” e immediatamente ritornò indietro per fare ciò che doveva, ma non appena si avvicinò al confine che aveva da poco attraversato, fu letteralmente respinta e cadde a terra con un tonfo.

Noa corse subito in suo soccorso: “Stai bene?” le chiese, aiutandola a rialzarsi.

“Cosa è successo? – gli domandò lei, confusa - Perché non sono riuscita a tornare indietro?”

“Credo proprio che siamo bloccati qui anche noi, adesso!”

Allora Brenda, sconvolta e incredula, si rese conto che le occasioni vanno colte al volo e, soprattutto, quando se ne ha la possibilità…

 

CONTINUA NEL VENTESIMO EPISODIO

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Purtroppo oggi non ci sarà il doppio episodio previsto, ma state tranquilli perchè l'episodio 2x20 "Eternità" vi aspetta Giovedì 5 Marzo, mentre gli episodi finali della seconda stagione saranno pubblicati Lunedì 9 Marzo, perciò manca solo una settimana al finale di stagione, contenti? Vi ricordo, inoltre, che Demon & Witch tornerà presto con una terza stagione. Naturalmente, cercate di lasciare un commento ai fini della continuazione della storia. Buona settimana stregata!

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Capitolo 20
*** 2x20-Eternità ***


CAPITOLO VENTI

"Heart Bewitched"

 

 

All’interno del Pentagono 

 

 

Brenda era stata appena respinta dalla parete invisibile del confine e ora era seduta a terra, ancora confusa: lei poteva vedere i suoi amici, ma la cosa non era reciproca. Una lacrima le scese lungo il viso, mentre Noa correva da lei per aiutarla a rialzarsi.

“Stai bene?”

La ragazza scosse la testa, amareggiata e disperata: “Non l’ho salutato come dovevo. Avrei dovuto baciarlo quando ero ancora dall’altra parte, mentre adesso sono qui e non posso più tornare indietro!”

Nel tentativo di consolarla, lui la abbracciò: “Ma lo rivedrai, non temere…”

Lei si staccò bruscamente da lui, continuando a piangere: “No, tu non capisci. Lui morirà, quando sarà tutto finito! E io… io non gli ho detto addio, come una stupida!”

“Mi dispiace tanto…”

“E, quando se ne andrà, io non ci sarò, perché sono bloccata qui dentro, ora.”

“Senti, magari non tutto è perduto, magari riusciremo a tornare dall’altra parte, in un modo o nell’altro. Ti ricordo che qui c’è mio padre e una strega con lui. Dai, non ti abbattere!”

“Vorrei tanto essere ottimista come te, ma, se ci fosse stato un modo, tuo padre sarebbe già tornato a casa da un pezzo, non credi?”

Noa, di fronte a quelle parole, si rese conto che aveva ragione e non aggiunse altro.

 

 

All’esterno del Pentagono

 

 

Era passato solo qualche minuto da quando Brenda aveva attraversato il confine con Noa, ma Jade si allarmò lo stesso.

“Dov’è finita? Non la vedo più!”

“Il confine è sovrannaturale, cioè incantato – si affrettò a spiegarle Samuel – e perciò non ci permette più di vedere Brenda, da quando lo ha attraversato.”

“Se lo dici tu! Non sono certo io l’esperta, qui!” esclamò lei, per nascondere la sua confusione.

“No. In verità, qui l’esperta sei proprio tu, ma…”

“…non me lo ricordo. Sì, sì, me lo hai già detto!” finì lei, annoiata.

 

Poi, Samuel spostò lo sguardo su Terence e notò che era leggermente provato.

“Tutto bene, amico?” li chiese.

“Potrei stare meglio, ma… direi che è ora di fare anche noi la nostra parte.”

L’altro, con lo sguardo alquanto perplesso: “La nostra parte? Pensavo che la mia iniziasse una volta avuta l’arma. Cosa vorresti fare?”

L’uomo rise: “Non avrai mica creduto che noi tre saremmo stati qui tutti insieme felici e contenti ad aspettare con ansia il ritorno di Brenda, spero! Ho i miei progetti a cui badare, ora.”

“Scusami, non credo di aver capito. Di cosa stai parlando? Noi qui siamo al sicuro, grazie all’incantesimo che ha lanciato Noa sull’intera area, perciò ci basta aspettare l’arma portata da Brenda per mettere fine a tutto questo.”

“Credi davvero che sia tutto così facile? John e mio padre progettano questa cosa da anni, probabilmente, e noi non siamo nemmeno sicuri di cosa sia. Non sono così stupidi da farsi battere così facilmente, perciò ho intenzione di andare a scoprire cosa hanno in mente. E non ti chiederò certo il permesso di andarmene!”

“D’accordo, ma vedi di non farti uccidere, perché sei l’unico a sapere dove si trova il cigno, ok?”

L’altro, però, non rispose, dileguandosi in una nuvola di fumo nero.

 

A quel punto, Jade si avvicinò a lui.

“Servitore del Caos mi suona di malvagio…”

Il demone la guardò e sorrise: “Infatti è così!”

“Quindi Brenda sarebbe innamorata di un cattivo?” chiese lei, perplessa.

“Beh, non lo è più, come hai potuto vedere. Brenda si fida di lui e anche io ho imparato a farlo.”

La ragazza, sorpresa, non gli nascose la sua diffidenza: “Io non mi sarei fidata, anzi, l’avrei fermata!”

“E invece l’hai sostenuta. Dal primo istante.”

“Davvero? Non mi sembra di essere io!”

“E lo faresti, se ti dicessi che Brenda non è l’unica ad essersi innamorata di un ex-cattivo?” le chiese allora lui, guardandola negli occhi.

Per un attimo, lei ne rimase rapita, poi distolse rapidamente lo sguardo, iniziando a indietreggiare: “Senti, Samuel, senza offesa, ma… magia o non magia, io ti conosco solo da due giorni.”

Lui, però, continuò ad avanzare, serio e determinato: “E invece mi conosci da due anni!” poi la prese per i polsi e la tenne ferma.

“Ascolta, Samuel, non puoi pretendere che io mi innamori di te, solo perché prima era così. E’ come se mi chiedessi di innamorarmi di un ragazzo qualsiasi in mezzo ad una folla. Al momento, tu, per me SEI soltanto un ragazzo qualsiasi.”

Sapendo che aveva ragione, il ragazzo le lasciò le sue mani: “Scusami, non volevo. Prova anche a metterti nei miei panni, però: io ricordo ancora ogni cosa e mi si spezza il cuore a sentire che mi vedi solamente come un estraneo…”

“Mi dispiace davvero, ma non posso cambiare ciò che provo in questo momento. Però, c’è qualcosa che puoi fare, se vuoi.”

“Cosa?”

“Farmi ricordare chi sono, per esempio. Raccontandomi delle cose o mostrandomi dei luoghi che per noi sono stati importanti. Che ne dici?”

“Mi piacerebbe tanto ripercorrere con te la tua storia, la NOSTRA storia, ma forse è meglio restare qui, dove siamo al sicuro grazie all’incantesimo di Noa e nessuno come il ragazzo che ci ha attaccato prima, può farci del male.”

“Allora raccontami e basta. Credo che le storie abbiano un grande peso, quando sono vere. Voglio sapere ogni cosa da quando ti ho conosciuto. Ok?”

“D’accordo. – le concesse lui, felice di farlo - Ricordare farà bene ad entrambi.”

“Ehm… prima potresti andare a prendermi un bicchiere d’acqua, per favore? Non bevo da diverse ore e potrei morire disidratata durante il racconto.”

“Ma certo! – annuì lui, con un sorriso - Entro e te lo prendo. Torno subito!” poi si incamminò verso la casa di Noa, mentre Jade si sedeva sui gradini del ponte.

 

Mentre lo guardava allontanarsi velocemente, si chiese se una parte di lei lo amasse davvero, ma quel pensiero svanì non appena vide accanto al ragazzo un’ombra misteriosa. Spaventata, si sollevò in piedi per guardare meglio, ma non c’era già più. Così si risedette, ancora stranita.

 

 

Nel santuario del Cigno sull’isola sconosciuta

 

 

Intanto, John era tornato al Santuario e si era avvicinato subito al Cigno per aggiornare Luis sugli ultimi sviluppi.

“Le streghe hanno diviso il Libro?”

“Non ancora, ma ci stanno lavorando. Ricorda che non è un libro qualunque!” rispose l’uomo, mortificato.

“Devono farcela, John! Ho praticamente donato me stesso per questo piano e devo portarlo a termine a tutti costi!” insistette Luis.

“E ci riuscirai! Dannato libro! Se non viene diviso, è impossibile leggere la formula che c’è scritta. Inoltre, è talmente potente da farla dimenticare a chi l’ha già letta, o l’avrei già estorta a quel Zack.”

“E gli anelli della congiunzione dimensionale?”

“Non preoccuparti, presto avremo anche quelli. L’essere umano, Brenda, è passata attraverso il confine assieme al figlio del bastardo che mi ha rubato gli anelli un anno fa, poco prima che attivassi il cigno.”

“Sei sicuro che sia abbastanza coraggiosa? Sai come funzionano, no?”

“Beh, ad Augusta, dopo l’incatesimo di Heith, la ragazza è stata sopraffatta dall’unica emozione che provava in quel momento: il coraggio. Stranamente non ha paura di niente e questo ci tornerà utile.”

“Saresti dovuto stare molto attento, John. Avresti dovuto assicurarti prima che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, mentre li recuperavi.”

“Già, hai ragione!”

 

 

Un anno prima – Santuario del Cigno

 

 

Terence aveva appena consegnato a John il cigno e la lettera che vi era allegata.

“Cosa è contenuto in quella lettera?”

“Delle istruzioni.”

“Per cosa, esattamente?”

“I disordini non fanno più parte di questo mondo, ora che i prescelti hanno sconfitto Deimos e portato a compimento la profezia. Perciò ogni servitore del Caos è destinato a morire nel giro di poco tempo. Nessuno escluso. Quelle che ho in mano, sono le istruzioni necessarie per attivare il cigno e, quando esso canterà, i disordini torneranno di nuovo a regnare in questo pianeta e magari per sempre, stavolta.”

“Dovresti starci attento. Ho visto mio padre giocarci, tanti anni fa, e non ha fatto una bella fine. Per caso la lettera te l’ha mandata uno di quelli incappucciati che erano con lui?”

John lo ascoltò distrattamente, troppo impegnato a leggere: “Ora non ho tempo di rispondere alle tue domande. Ma stai tranquillo, so quello che faccio, perciò adesso lasciami sbrigare le ultime faccende, prima di dare inizio alle danze!” e lasciò il Santuario.

 

Questo era ciò che recitava la lettera:

 

Esiste un antico tempio a pochi chilometri da una città chiamata North Platte, nel Nebraska, dove è custodita l’unica cosa che può mettere fine al nostro piano, quello di cui abbiamo parlato poco prima che ti isolassi dal mondo. Di fianco ad esso, c’è un enorme quercia secolare, ai cui piedi ho sepolto una collana alla quale sono stati agganciati due anelli. Essi rappresentano una parte fondamentale del piano, perciò, quando andrai a recuperarli, assicurati che nei dintorni non ci sia nessuno. Su di essi vige un incantesimo molto potente: infatti, sono attirati da chi possiede un immenso coraggio, perciò stai attento!

 

John, allora, era giunto ai piedi dell’albero, come richiesto, e, dopo aver scavato con pazienza, era riuscito a trovare gli anelli e a metterseli al collo. Ebbe appena il tempo di fare un sorriso per la buona riuscita del lavoro, che alle sue spalle udì il rumore di un ramoscello che si spezzava.  Si voltò subito e, a qualche passo da lui, vide un uomo con uno zaino sulle spalle, che subito si affrettò a tranquillizzarlo.

“Oh, scusa! Non volevo spaventarti. Non pensavo di trovare qualcuno da queste parti, sinceramente. – rise, tirando fuori una cartina – Posso chiederti un’informazione, allora?”

John, però, iniziò a indietreggiare, nervoso: “Ehm… non sono del posto, perciò non ti avvicinare!”

L’altro gli lanciò una lunga occhiata perplessa: “Ascolta, mi chiamo Thomas Quill e voglio solo un’informazione, okay? Sta calmo!”

Improvvisamente, però, la collana sparì dal collo di John, per ricomparire su quello di un incredulo Thomas.

“Ma che diavolo....?”

Ora John era davvero furioso: “Sei un uomo morto, amico!” lo minacciò e l’uomo iniziò a scappare, arrivando all’entrata del Tempio vicino.

Esitò qualche secondo sulla soglia, ma, alla fine, la varcò. Qualche secondo dopo, John lo raggiunse, ma si fermò prima, a causa di una nota contenuta nella lettera.

 

P.S. Per nessun motivo dovrai entrare nel Tempio. Chi lo fa, infatti, non è più in grado di uscirne. O meglio, solo alcuni non sono in grado di farlo, fra cui quelli come noi.

 

Sapendo di non poter fare nulla, John iniziò a sbraitare, sempre più furioso: “Accidenti, non finisce qui! Ho tutto il tempo del mondo per venire a riprendermeli!” e se andò a mani vuote, sapendo che un giorno sarebbe riuscito a riappropriarsi di quegli anelli.

 

 

Intanto a Dallas, Texas...

 

 

Terence, intanto, era alle prese con la sua missione: scoprire i piani di John e di suo padre. Pensò che uno scontro frontale fosse una pessima idea, perché in una battaglia ad armi pari è l’astuzia che fa la differenza, perciò decise di contattare una sua vecchia conoscenza.

Entrò, quindi, in una libreria non molto affollata e si diresse verso uno scaffale, dove c’era una donna sulla quarantina che sistemava libri. Quando ella udì che era entrato qualcuno nel negozio, si voltò e, non appena vide chi era, lasciò cadere i libri, sconvolta.

“Terence? Sei proprio tu?”

L’altro la guardò e sorrise: “Sì, sono proprio io, Talia.”

“Caspita, non sei invecchiato di un giorno, eh?”

“Sai perfettamente che noi servitori del Caos non invecchiamo come gli altri. O l’hai dimenticato?”

Irritata, la donna si mise a raccogliere i libri caduti a terra: “Come potrei? Ma… un conto è saperlo e un conto è vederlo con i propri occhi vent’anni dopo! Sai, non ho frequentato molti servitori del Caos per poter sperimentare la cosa...”

Ridendo, l’uomo si chinò per aiutarla: “Vedo che il rancore non è sparito...”

L’occhiataccia che gli rivolse fu molto eloquente: “Vorrei abbracciarti e darti uno schiaffo allo stesso tempo e francamente non so quale pensiero sovrasti l’altro, in questo momento.”

“Ti chiedo scusa per essermi comportato in quel modo e…”

Ma lei lo fermò, risentita: “Mi stai chiedendo scusa adesso, dopo vent’anni? Dopo essertela spassata con me, per poi sparire come nulla fosse per inseguire il tuo destino da essere malvagio? Terence, io mi ero innamorata di te! E tu mi hai trattato come un’ingenua streghetta con cui passare il tempo! Credimi, le tue scuse sono del tutto inutili…”

“Ma ora non è più così, ora sono buono! E sono completamente d’accordo con te, quando dici che le mie scuse non saranno mai sufficienti, ma, per quello che vale, sappi che anche io mi ero innamorato di te. Tuttavia, i miei ideali sono stati molto più forti e hanno offuscato giorno dopo giorno quello che provavo per te. Mi dispiace ancora. Davvero.”

La donna, allora, gli mise una mano sul cuore e chiuse gli occhi per qualche istante: “Stai dicendo il vero, a quanto pare. Cosa vuoi allora, Terence?”

“Sei a conoscenza della profezia?”

“Non vivo sulla luna! – ridacchiò - Certo che sì.”

“Sto aiutando uno dei prescelti a compierla. Purtroppo, di recente, sono venuto a sapere che dietro a tutta la storia del cigno c’è mio padre. E ho paura che non sarà facile sconfiggerlo…”

“Non ne sono affatto sorpresa, sai? I servitori del Caos non si arrendono davanti a niente, quando si tratta di potere, tantomeno tuo padre. Esattamente, però, cosa sei venuto a chiedermi?”

“Sei ancora una strega praticante? O hai deciso di fare la vita da comune mortale e sei soltanto una bibliotecaria, ora?”

 

Sbuffando, Talia gli fece cenno di seguirlo. Arrivata davanti ad un’altro scaffale carico di libri, ne tirò giù uno, aprendo un passaggio. I due, allora, entrarono in una stanza segreta, piena di pozioni, libri di stregoneria di ogni genere, talismani, amuleti e molto altro.

La donna allora si girò e lo guardò: “Chi nasce strega, muore strega, mio caro Terence!”

L’uomo sorrise: “Non ho mai dubitato di questo, a dire il vero. La mia era solo una provocazione, come ai vecchi tempi.”

“Allora, cosa ti serve?”

“C’è un posto in cui l’alleato di mio padre ha passato molto tempo, da cui parlava con mio padre e continua a farlo tuttora. Un posto che nasconde tutti i loro segreti, che custodisce tutto quello che si sono detti e io ho bisogno di sapere!”

Talia, allora, girovagò un po’ per la stanza, guardandosi attentamente intorno, finchè non trovò un piccolo scrigno di legno, che prese e depose fra le mani dell’uomo.

“Dentro ci sono due pietre, chiamate pietre scisma, che ti permetteranno di vedere ciò che è passato e ciò che è importante. L’unica regola è posizionarle in due posti differenti: la prima in un luogo qualsiasi scelto da te e la seconda in quello in cui vige il mistero che vuoi conoscere e svelare. D’accordo?”

L’altro, però, era alquanto confuso dalla sua spiegazione: “Quindi devo mettere la pietra nel Santuario e poi? Cosa succederà?”

“Lascia quel luogo e dirigiti in un altro posto con l’altra pietra. Una volta arrivato, ti basterà posarla per terra per ritrovarti improvvisamente in quel Santuario, ma non nel presente, bensì nel momento in cui si è parlato di quel segreto.”

“E’ una sorta di viaggio nel tempo, quindi? E loro mi vedranno?”

“No, non è un viaggio nel tempo. Rimarrai sempre nello stesso luogo, anche se lo scenario cambierà. Le pietre ti permettono di vedere e sentire, quasi come in una visione. Loro non ti vedranno, sarai come una sorta di fantasma invisibile e muto e, quando avrai scoperto ciò che ti serve, le pietre ti riporteranno alla realtà. Semplice, no?”

L’uomo, allora, finalmente capì e ne rimase semplicemente sbalordito: “Wow, sono davvero senza parole! Ti ringrazio per il tuo aiuto.”

“Mi raccomando, Terence, non fare con lei gli stessi sbagli che hai fatto con me. Ho sentito il tuo cuore, prima, e ho percepito che batte per qualcuna.”

Lui annuì, poi, per ringraziarla, le stampò un bacio sulla fronte: “Non lo farò, Talia, non lo farò” e poi lasciò il negozio, finalmente pronto.

 

 

Casa di Noa – Morbridge, South Dakota

 

 

Samuel stava riempiendo un bicchiere d’acqua per Jade, come gli aveva chiesto. Improvvisamente, però, percepì qualcuno seduto sulla poltrona alle sue spalle che lo fissava e, quando si voltò, vide se stesso. Le parole gli morirono in gola, mentre, sempre più sorpreso, guardava quell’essere identico a lui, vestito di nero. E fu proprio l’altro, infatti, a parlare per primo.

“Non essere spaventato, non sono un nemico. L’incantesimo di quel ragazzo mi avrebbe respinto, altrimenti.”

“E allora chi sei?”

“Sono colui che tutti temono, te compreso, o non staresti tremando.”

“Sei la Morte, vero?”

“Esatto. Proprio io!” confermò, alzandosi in piedi, mentre Samuel lo guardava confuso.

“Perché sei identico a me?”

“La Morte non ha un aspetto, Samuel. E’ solo un’entità. In genere non mi rivelo mai a nessuno, sai? Mi limito solamente a seguire coloro che sono prossimi alla morte, fino a quando non arriva quel momento.”

“E perché io ho l’onore di incontrarti, allora?”

“Perché c’è qualcosa di ingiusto, in tutto questo. Colui che sta per salvare il mondo, merita di sapere che non sopravvivrà e che questi sono gli ultimi giorni della sua vita su questa terra.”

“Morirò? – chiese il ragazzo, sconvolto, con un filo di voce - Ma io sono il prescelto, senza di me la profezia non si compierà e... e tu hai appena detto che salverò il mondo!”

“Sì, salverai il mondo, ma perderai la vita facendolo. Sono la Morte, credimi, so perfettamente ciò che dico e anche come morirai.”

“Perché me lo stai dicendo?”

“Te l’ho detto: lo trovo ingiusto.”

“Perché?”

“Quelli del Consiglio sanno perfettamente che farai questa fine, ma hanno preferito tacerlo. Tu incastrerai l’arma nel cigno e i disordini verranno richiamati ad esso, ma prima, però, passeranno attraverso di te. Immagina tutto il male che c’è in questo mondo che tocca ogni fibra del tuo essere. Fidati, nessuno sopravviverebbe. Ecco, è questo che trovo ingiusto: tu meriti di sapere ciò cui stai andando incontro e di goderti gli ultimi istanti che ti restano. E’ orribile morire all’improvviso, quando ancora non hai fatto quello che potresti...”

Samuel annuì, triste: “Ti ringrazio.”

“Non ringraziare chi ti toglierà la vita, Samuel. Prendi le mie parole e fanne tesoro. Per quanto riguarda Jade, lei è una strega davvero molto potente. E’ riuscita a percepirmi molte volte al tuo fianco, sai?”

Fu a quel punto che il demone capì i comportamenti strani della ragazza nei mesi precedenti: “Per questo era preoccupata…”

“Sì, lo era. Tuttavia, non ha mai capito chi sono, perciò è ignara del tuo destino.”

“D’accordo. Ora devo andare, però. Come si dice, il tempo è tiranno, no?”

“Certo, certo! Non ti trattengo oltre, ho già fatto la mia parte. Posso solo augurarti buona fortuna e… a presto!” poi scomparve e Samuel rimase per qualche minuto spaesato.

 

Improvvisamente, però, fuori dall’abitazione si sentirono delle urla e il ragazzo corse fuori a vedere, preoccupatissimo.

“Jade, tutto a posto?”

Ma ciò che vide, lo lasciò senza parola: a terra c’era il corpo di quella che sembrava essere Zeta, mentre la ragazza stava correndo terrorizzata nella sua direzione.

“Quella donna è comparsa dal nulla, io mi sono agitata, ho alzato una mano e lei è... è volata per terra. Cosa sta succedendo?”

“Sta calma, è un’amica, ok?” e corse ad aiutarla.

“Tutto bene, Zeta?” le chiese, mentre quella cercava di rimettersi a posto.

“Sì, non preoccuparti. Ho cercato di dirle che sono buona, ma è difficile convincere qualcuno che non si ricorda di te.”

Mortificata, Jade si avvicinò lentamente ai due: “Mi dispiace, non volevo farle male!”

“Tranquilla, – la rassicurò subito la donna - non è successo niente.”

Ma non riuscì, però, a nascondere al demone il suo nervosismo.

“Zeta, ti vedo tesa, cosa sta succedendo?”

“Xao è stato catturato, o meglio, soggiogato dal patto oscuro di John.”

“Come è potuto succedere?”

“Gli angeli-guida sono strettamente collegati ai prescelti e, in questo caso…”

“…Xao è collegato a Zack. Accidenti! Non ci voleva!” sbuffò lui, completando la frase.

“Il Consiglio pensa che aver preso Heith, Zack, Dana e Xao in un colpo solo, sia un tentativo di ricostituire i cinque per attuare qualcosa di malvagio.”

“Risparmia pure al Consiglio la fatica di pensare: Luis, il padre di Terence, è all’interno del cigno e John ha intenzione di tirarlo fuori con l’aiuto dei suoi succubi.”

Zeta rimase scioccata dalla rivelazione: “Santo cielo, ma è terribile! Riferirò subito, allora” e svanì.

 

Allora Jade, perplessa, si voltò verso Samuel.

“Non ho capito neanche un parola di ciò che avete detto, sai?”

Nonostante tutto, il ragazzo non riuscì a non sorriderle: “Senti, ti va ancora di andare a visitare quei posti importanti?”

“Ma non avevi detto che era pericoloso e che qui siamo al sicuro?”

“Ho cambiato idea. Certe cose vanno fatte quando se ne ha la possibilità, non credi? – il suo tono si abbassò improvvisamente – Magari poi non sarà più così....”

“Ehm, sicuro di stare bene? Sei strano...”

“Sto bene, non preoccuparti. – cercò subito di tranquillizzarla lui - Pensavo solo ad alta voce. Allora, devi solo attaccarti a me e saremo ovunque vuoi in un attimo, d’accordo?”

Lei eseguì, cingendogli un braccio con forza: “Voglio andare dove ci siamo incontrati per la prima volta. Te lo ricordi, vero?”

“E come potrei dimenticarlo?” replicò lui, guardandola negli occhi e, improvvisamente, i due svanirono, lasciando solo un lieve vento dietro di loro.

 

 

All’interno del Pentagono, presso Pierre, South Dakota

 

 

Brenda e Noa erano all’ingresso della prima città incontrata da quando si trovavano dentro il Pentagono. Durante il viaggio, però, avevano chiacchierato molto e lui era rimasto letteralmente rapito dai racconti di lei.

“Accidenti, ne hai fatta di strada da quando hai iniziato il tuo viaggio con Jade!”

“Già, ma a volte avrei tanto voluto non essere partita. Non sapevo proprio a cosa andavo incontro!”

“Per non incontrare mai Terence?” le chiese lui, notando il suo tono triste.

“Fa troppo male. Io lo amo da morire, ma lui probabilmente non lo saprà mai, perché sono una ragazza stupida.”

“E invece lo sa! Le vostre bocche non avranno parlato, ma i vostri occhi sì!”

Lei gli sorrise, sincera: “Sembri un esperto sull’amore. Anche tu hai una persona speciale?”

“Niente di serio, solo un amico di penna che non ho mai incontrato.”

“Un amico?” chiese la ragazza, perplessa, scatenando in lui una risata.

“Brenda, sono gay! Pare che l’abbiano capito tutti, tranne te!”

“Oh mio Dio, lo vedi quanto sono stupida? Ecco perché guardavi Samuel in quel modo! Certo che hai gusto, eh. Comunque, scusami se non l’ho capito subito, ma sei davvero bravo a nasconderlo.”

“Io non nascondo niente. E’ solo che, quando conosci qualcuno, non ti metti mica a parlare subito della tua sessualità! Quando ce ne è l’occasione, lo dico, altrimenti lascio che la gente lo capisca da sè.”

Brenda annuì, prendendo dalla borsa la mappa che avevano trovato nella penna: “Non l’avrei mai capito, credimi.”

 

Intanto, mentre camminavano, Noa vide una città spenta e deserta e se ne stupì.

“Siamo finiti ai confini della realtà, o cosa? Il sole è tramontato da pochi minuti e i lampioni non si sono ancora accesi. Per di più, non c’è luce da nessuna parte…”

“Non è la prima città che incontro ad apparire così strana, sai? Piuttosto, la mappa dice che dobbiamo raggiungere una sorta di antico tempio che si trova a 150 chilometri da una città chiamata North Platte. Quanto siamo lontani da questo posto, secondo te?”

“Hai detto North Platte, per caso? Mi sembra di averlo già sentito, sai? – poi, di colpo, si ricordò – ma certo: North Platte! Mio padre mi raccontava sempre di una zia che abita lì e non faceva che ripetermi quanto fossero buone le sue torte di mele. E se lui fosse a casa sua, adesso? Insomma, non abbiamo altri parenti dentro questo pentagono.”

“Bene, direi che è buon inizio. Se lo troviamo, magari potrà portarci lui stesso al tempio che custodisce l’arma.”

“Sì, però non è vicinissima, ci serve un mezzo di trasporto.”

La ragazza annuì e, guardandosi intorno, notò poco distante un’officina nel quale un uomo era impegnato a lavorare e glielo indicò.

“Guarda, c’è una persona! – poi si rivolse direttamente all’uomo – Hey, mi scusi!” e corse verso di lui, che li squadrò, indifferente e impegnato.

“Cosa volete?” chiese, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.

Fu Noa a parlare per entrambi: “Senta, non c’è un posto dove possiamo noleggiare un’auto? Oppure ce ne può prestare una lei, abbiamo dei soldi…”

Brenda lo guardò, perplessa: “Abbiamo?”

L’altro roteò gli occhi, sbuffando: “HO dei soldi. La prego, ci serve assolutamente un auto!”

Stranamente, l’uomo rispose lui con un sorriso beffardo dipinto sul volto: “Spiacente, ragazzi, ma non noleggio auto. E, se anche fosse, non credo vi servirebbe a molto.”

“Certo che ci serve! La prego, ci faccia questo favore...”

“Da dove diavolo venite? – replicò quello, guardandoli con sospetto -Tutti sanno che in questa regione le auto non funzionano. Nulla funziona, qui!”

“Regione? Di che cosa sta parlando?”

“Parlo di tutti gli stati esclusi dal resto del mondo. Da quando siamo stati intrappolati qui, tutti gli stati sono stati fusi in una sola regione, chiamata La Regione Unica.”

“Fantastico! – commentò la ragazza, sarcastica -  Come aggiungere storia ad altra storia. Le unificazioni non mi sono mai piaciute!”

“Tranquilla, – si affrettò a rassicurarla il suo compagno di viaggio - non credo che La Regione Unica  finirà sui libri o, comunque, non occuperà molte pagine.”

“Sapevo – continuò l’uomo - che c’era un complotto terroristico in atto, ma nessuno mi ha mai creduto. Io sono uno che naviga parecchio sul web per informarmi di queste cose, sapete? O meglio, ci navigavo.”

“Ma sta dicendo sul serio? Davvero non funziona nulla, qui?”

“Niente tecnologia, niente corrente. Sembra di vivere nella preistoria: la gente ruba, uccide e si nasconde. Tuttavia, credo che il culmine di questa apocalisse debba ancora arrivare!”

“Avanti, amico, non scherzare! Ho guardato il telefono meno di un minuto… – ma si bloccò nell’istante in cui notò che il telefono, che ora aveva fra le mani, era spento - Ma che diavolo?!? Non si accende!”

Il meccanico, allora, lanciò loro una lunga occhiata: “Non siete di queste parti, vero? Non ditemi che venite da fuori!”

“Sì, ma ora non possiamo più uscire.”

 

In quel momento, Noa si avvicinò a una delle auto posteggiate nell’officina:  “E’ sicuro che non funzionino? Ha provato a cambiare il solenoide?”

Brenda fece un mezzo sorriso, sorpresa: “Wow, sono impressionata! Ti intendi di auto e meccanica? E io che ti immaginavo davanti alla tv, abbracciato ad un cuscino, mentre guardi una puntata di Glee!”

“E io che ti immaginavo davanti ad una rivista di moda, mentre ti fai le unghie con la tua migliore amica!” replicò lui, aprendo il cofano.

“Beh, ma io lo faccio davvero!”

“Come non detto... Comunque, è ora di sfatare certi stereotipi, Brenda. Se tutti sanno che una rana salta, non vuol dire che tutte le rane lo facciano allo stesso modo, sai?”

Allora l’uomo, che era rimasto confuso ad ascoltare i loro discorsi, decise di intervenire: “Ho già provato a cambiare il solenoide, ma non funziona lo stesso.”

Noa annuì e iniziò a trafficare con i alcuni cavi: “Può provare ad accendere l’auto? Forse sono riuscito a risolvere il problema.”

L’altro girò la chiave e scosse la testa: “No, niente. Te l’avevo detto.”

Allora Brenda, volendo dare una mano, gridò: “Hey, qui ho trovato un altro di quei sole… beh, quei cosi! – e ne prese in mano uno, ricevendo una piccola scossa - Ahia! Ma che cavolo...?”

“Attenta, – le urlò il ragazzo - non farlo cadere! Passamelo!” lei, seccata, eseguì.

“Odio la meccanica!”

Intanto, Noa aveva inserito il solenoide portato da Brenda nell’auto: “Ehm, signor…?”

“Kinney!”

“Signor Kinney, riprovi a mettere in moto.”

Il meccanico, allora, fece quanto gli aveva chiesto e, con sorpresa, si accorse che l’auto si stava accendendo.

“Come avete fatto?”

Noa si voltò verso Brenda in cerca di risposte: “Già, come hai fatto?”

“Fatto cosa? Sei tu che hai messo quel sole-coso nella macchina.”

Il ragazzo capì che non sarebbe mai riuscito ad avere una risposta soddisfacente, così si voltò e si rivolse direttamente all’uomo: “Può darci l’auto? Ho dei contanti e un mio documento. Se non gliela riporto, potrà anche denunciarmi, okay?”

“Non ce ne è bisogno. Se mi svelate il trucco che avete usato per far partire quest’auto, sarà vostra, ok?”

Ma Brenda intervenì: “Da quello che ho visto, il mio amico non ha fatto nulla di speciale, sa?”

Il ragazzo in questione si voltò verso di lei: “Forse io no, ma tu sì! Devi aver fatto qualcosa al solenoide, quando l’hai toccato.”

Lei ridacchiò: “Sì, certo, ora ho anche il potere di resuscitare le parti di un auto!”

Lui, allora, ne prese un altro e lo inserì in un’altra auto, ma, quando provò ad accenderla, non successe nulla. Allora tornò a rivolgersi a lei.

“Puoi toccare il solenoide, per favore?”

Lei eseguì, ancora seccata: “Tutto questo è ridicolo!” e, stavolta, la macchina si accese, lasciando la ragazza a bocca aperta per lo stupore.

“Ehm… l’auto ora è nostra, vero?” chiese, voltandosi verso il meccanico, che era altrettanto incredulo.

“Tocca tutti i miei solenoidi e sarà vostra.”

Noa sorrise: “Sicuro!”

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

Samuel aveva deciso di seguire il consiglio della Morte e aveva lasciato la casa di Noa per portare Jade sul viale dei ricordi. Il demone, quindi, si era teletrasportato con la sua amata in un luogo che per entrambi era stato importante, un tempo: il liceo di Morney Hill.

Subito, percorrendo il cortile, la ragazza lo riconobbe.

“Ma questa è la mia scuola! Cosa ci facciamo qui?”

“E’ qui che ci siamo incontrati per la prima volta.”

Lei si voltò a guardarlo, sorpresa: “Davvero? Per caso eri un mio professore?”

L’altro non poté trattenere una risata: “No, no, ma Terence lo è stato, o almeno, fingeva di esserlo. Tu, però, hai intuito subito che era una minaccia, così sei fuggita fuori dalla scuola e sei andata a sbattere contro di me.”

Jade si sforzò davvero di pensare a ciò che le stava dicendo, ma tutti i suoi sforzi furono vani: “Mi dispiace, vorrei tanto ricordare, ma…”

“Non preoccuparti, non mi aspettavo che lo facessi. Come potresti, del resto...”

“Perché non potrei? – chiese lei, notando in lui qualcosa di strano - Magari, se vedessi altri posti, la mia memoria potrebbe essere risvegliata, non credi?”

“Purtroppo, la situazione è molto più complicata di quello che pensi. Infatti, tornerai a ricordare solamente quando io avrò portato a termine la missione.”

“Okay, non ho capito, ma non importa. Allora, ci sono altri luoghi da visitare?” lui si avvicinò subito a lei, per portarla da un’altra parte.

 

Stavolta, giunsero davanti al cimitero di Morney Hill.

“Qui c’è stato il primo nostro vero combattimento. Avevamo appena scoperto la nostra missione e Terence cercò di ucciderci, dopo che la tua casa esplose, quando ancora pensavi che tua nonna fosse morta.”

Avvicinandosi al cancello, la ragazza vide accanto un volantino con una sua foto: “Ma questa sono io! Ricercata?”

“Ehm… anche questa è una lunga storia. Sai, per la città eravate morte nell’esplosione della tua casa e poi hai svaligiato una banca, tempo fa, anche se sotto l’influsso del male.”

Nel sentire le sue parole, Jade sgranò gli occhi per la sorpresa: “COSA?!? Sono una criminale morta? Accidenti, almeno avrò qualcosa da scrivere nella domanda di ammissione per il college. – solo allora si ricordò della scuola – Oh mio Dio, il college! Come sono messa?”

“Rilassati, mentre eri in viaggio con me, c’era un clone a sostituirti – un clone molto intelligente, devo dire – che sicuramente ha provveduto a mandarla.” la tranquillizzò lui, riuscendoci solo parzialmente.

“Ma se ora io sono ricercata, cosa le sarà successo?”

“Calmati, Jade! Lei sicuramente è in salvo e, quando tutto questo sarà finito, riavrai la tua vita normale e nessuno ricorderà di ciò che è successo, okay?”

“Ok, ok, non preoccuparti!” e subito si spostarono in un altro luogo.

 

Questa volta erano a Gettysburg, una città molto importante per Jade, ma Samuel sembrò alquanto nervoso quando si rese conto di dov’erano finiti.

“Ehm, riattaccati a me. Credo di aver sbagliato posto.”

“E invece io credo di no. – esclamò lei, notando che qualcosa non andava - Cosa significa questa città per me?”

L’altro sospirò, prima di decidersi a rispondere: “Qui hai conosciuto, o meglio, abbiamo conosciuto, una persona speciale, soprattutto per te: Zack, il tuo migliore amico.”

“E dov’è lui, adesso? Insomma, quando eravamo con gli altri, non ricordo di avervi sentito parlare di questo ragazzo, o sbaglio?”

“Beh, vedi... lui è quello che ci ha attaccati su quell’autostrada.”

Jade rimase sconvolta da quella rivelazione: “Ma… ma... non era nostro amico? Cosa stai dicendo? Così mi confondi.”

“Diciamo che al momento è sotto l’influenza del male e, se tu fossi di nuovo tu, ne soffriresti molto. Per te è una persona importantissima, forse anche più di me.”

A lei, però, non sfuggì il tono triste con cui lo aveva detto: “Anche tu tieni molto a lui, vero? E non negarlo, perché non credo che tu stia soffrendo solo per me!”

Gli occhi del ragazzo divennero, allora, improvvisamente lucidi: “E’ orribile, quando due persone a cui tieni diventino quasi irriconoscibili. Tu non ti ricordi di me, mentre Zack è completamente accecato dal male. Prima, invece, noi tre eravamo sempre insieme, inseparabili. Sì, abbiamo avuto i nostri alti e bassi, ma in fondo al mio cuore vi consideravo come… la mia famiglia. Una famiglia che non mi avrebbe mai abbandonato, che non mi avrebbe mai fatto del male e che mi amava, nonostante le nostre nature differenti. E ora, invece, sono qui a chiedermi perché sto soffrendo...”

Commossa, la ragazza gli accarezzò una spalla e subito lo scenario cambiò ancora una volta.

 

Adesso, erano nel bel mezzo di un campo di fiori e il sole stava ormai per tramontare. Jade, però, intuì che c’erano molte altre cose che tormentavano il ragazzo.

“Siamo stati anche qui? Perché sento di non c’entrare niente con questo posto…”

L’altro, però, le dava le spalle, piangendo ai piedi di un enorme albero.

“Mi ci ha portato mia madre, una volta. Diceva che era un posto meraviglioso da mostrare a un bambino, perché era aria pura, maestosa bellezza e libertà. Io iniziai subito a correre tra questi fiori profumati e a rincorrere farfalle colorate e solo dopo diversi minuti mi accorsi che mia madre non c’era più. La cercai ovunque, ma se n’era semplicemente andata.”

“E poi è tornata?”

Lui scosse la testa: “Non l’ho mai più vista, da quel giorno. Con il passare del tempo, scoprii di essere stato adottato da due mortali e che quelli che consideravo mia madre e mio padre, non erano i miei veri genitori. Perciò, quando iniziai a manifestare i miei poteri, mio padre decise che non era sicuro tenermi e che la cosa migliore sarebbe stata sbarazzarsi di me perché ero diverso. Credo che solo mia madre abbia sofferto nell’abbandonarmi, perché portandomi qui pianse a dirotto, solo che io ero piccolo e non compresi il perchè.”

Ormai anche il volto di Jade era ricoperto di lacrime, mentre, commossa, ascoltava la storia di Samuel: “Come hai scoperto tutto questo, se non li hai mai più visti?”

“Quando diventai grande e facevo ormai parte del clan di demoni che mi aveva accolto, tornai nella mia vecchia casa, ormai disabitata, dove trovai solo un diario, dentro un cassetto dell’armadio. Era di mia madre e c’era scritta ogni cosa. Nonostante mi avesse abbandonato, continuava a ricordarmi in ogni pagina che scriveva…”

 

A quel punto, i due si fermarono e si sedettero sul prato, sotto le fronde dell’albero.

Lei sorrideva spensierata, inebriandosi del profumo dei fiori, mentre Samuel ne coglieva uno e glielo donava. Jade, sorpresa e incantata, lo prese, stringendolo delicatamente fra le mani.

“E’ meraviglioso... non ne ho mai visto uno così bello in tutta la mia vita.”

“Esiste solo qui, ai piedi di quest’albero. E’ chiamato Fiore dell’eternità. Ogni volta che viene colto, ne cresce un altro nello stesso punto. Vent’anni fa, mia madre lo donò a me, perché si dice che simboleggi un amore eterno e lei mi amava, nonostante tutto, per questo non l’ho mai odiata per quello che ha fatto.”

Solo allora lui si accorse delle lacrime di lei: “Stai piangendo...?”

Spiazzata, Jade si affrettò ad asciugarle: “Io… io non so cosa mi stia succedendo, ma… per un attimo è come se avessi provato qualcosa. Ho sentito come una stretta al cuore.”

Samuel le sorrise, dolce: “E’ amore, Jade. Una parte di te sta lottando per non perdere anche quello, perchè l’amore è l’unico ricordo che non può essere cancellato.”

Lei, allora, lo abbracciò, stringendolo forte: “E’ qualcosa di indescrivibile, Samuel. Sento di provare qualcosa di forte, sento tantissime emozioni dentro di me, ma non hanno un senso!”

“Lo avranno, te lo prometto. – sussurrò lui, ricambiando la stretta - Non mi darò pace fino a quando le tue emozioni non avranno di nuovo un senso.”

E i due rimasero a lungo abbracciati, fra le lacrime.

 

 

Presso le rovine del castello di Deimos, al confine fra USA e Canada 

 

Terence aveva posizionato una delle pietre-scisma all’esterno del Santuario, come aveva detto Talia. Poi, dopo essersi teletrasportato via dall’isola senza essere visto da nessuno, era ricomparso in un luogo in cui non tornava da tempo, il castello di Deimos. Tra le macerie di quel castello, posò la seconda pietra e, continuando a seguire le istruzioni della sua amica strega, aveva schioccato le dita per due volte. In un batter d’occhio, lo scenario cambiò e lui si ritrovò nuovamente all’esterno del Santuario, esattamente doveva aveva messo l’altra pietra; stavolta, però, si trovava nel passato, o meglio, in una sorta di visione del passato.

“Pazzesco! – esclamò, incredulo - Questa allucinazione, o quello che è, sembra dannatamente reale!” poi iniziò a muoversi all’interno del Santuario, facendo subito un balzo indietro non appena vide John accanto al cigno.

Tornando indietro, si accorse di aver fatto rumore, ma, con sua grande sorpresa, nessuno lo aveva udito. Solo allora si ricordò ciò che gli aveva detto Talia.

A quel punto, si fece nuovamente avanti, iniziò ad ascoltare cosa John stesse bisbigliando al cigno e lentamente cominciò a scoprire ogni cosa.

Non appena comprese che cosa avevano in mente John e suo padre, però, sgranò gli occhi per la sorpresa, ritrovandosi di nuovo nel presente.

“Oh mio Dio, – esclamò - ha trovato il modo!” e si rese conto che doveva correre subito da Samuel, per raccontargli di quel folle piano.

 

 

Villa Faith – Salem, Oregon

 

Dopo qualche minuto, il viaggio nei luoghi importanti continuò e Samuel teletrasportò Jade in quello che aveva segnato una scelta difficile per loro, anche se non riuscì a non sbuffare quando si accorse di dov’erano finiti.

“Accidenti, cosa non va nei miei poteri?” esclamò, mentre lei osservava le macerie della villa.

“Perché? Cos’è questo posto?”

“Credo che siano le mie ansie e paure a pilotare la maggior parte dei luoghi dove andiamo” replicò lui, angosciato.

“Senti, – ribatté lei, innervosita - per quasi tutto il giorno mi hai mostrato diversi luoghi in cui sono successe cose importanti. Mi hai raccontato molte cose e io ho dovuto lentamente accettare di essere una strega, che il male esiste e che mia nonna è succube di un essere malvagio. Perciò smettila di fingere che siamo finiti qui per sbaglio, ok?”

Samuel sospirò e, dopo aver camminato per un po’ in mezzo alle rovine, si decise a parlare: “C’è stata una battaglia qui, tempo fa, dove siamo morti tutti. Compresi me e te. Noi, però, riuscimmo a ritornare in vita grazie ai nostri angeli-guida, ma i nostri amici no…”

“Poi, cosa è successo?”

“Quando ci siamo risvegliati, abbiamo scoperto che c’era un modo per salvarli, ovvero cedere loro i nostri angeli-guida e tu non esitasti nemmeno per un secondo, anche quando ci fu detto che saremmo stati vulnerabili per un certo periodo di tempo e che saremmo potuti morire. Ancora oggi, infatti, io sono sempre in pericolo di vita.”

“Intendevi dire che SIAMO in pericolo, giusto?” chiese lei, perplessa, ma l’altro sorrise, triste.

“Tua nonna in qualche modo è riuscita a salvarti e, credimi, io ne fui immensamente sollevato, perchè oggi sono qui, nel luogo in cui ho preso una decisione che ha segnato il mio destino per sempre, e ho paura...”

“E non si può fare la stessa cosa con te? Insomma, anche se fosse, non durerà per molto questa tua vulnerabilità, giusto? Tu sei il prescelto e salverai il mondo, non può succederti nulla!” ma, quando lui le si avvicinò per cercare di spiegarle che non c’era nulla da fare, inspiegabilmente, lei iniziò a indietreggiare, fino ad inciampare in una pietra e far cadere entrambi a terra. Toccando il suolo, entrambi furono colti da una visione che riguardava il passato.

 

Un paramedico era appena giunto con un ambulanza, poco dopo l’esplosione. Aveva trovato una donna sotto le macerie ed aveva iniziato subito a farle un massaggio cardiaco per rianimarla. Ad un certo punto, il suo cuore ricominciò a battere e quella, bruscamente, si risvegliò, subito tranquillizata dall’uomo, mentre gli altri paramedici la caricavano in ambulanza. Lui, però, le rimase accanto anche in ospedale, mentre lei dormiva beatamente nel suo letto.

 

La visione era terminata, ma Jade non riusciva proprio a capire ciò che le era stato mostrato e si stupì notando che anche Samuel era disorientato.

“Hai visto anche tu? Che cosa significa? Mi avevi detto che eravate tutti morti!”

“Infatti! Oh mio Dio, Faith è ancora viva!”

“Chi è questa Faith? Un’altra nostra amica di cui non mi ricordo?”

“Non esattamente...”

 

CONTINUA NEL VENTUNESIMO EPISODIO

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Non perdete l'appuntamento con il gran finale di stagione, Giovedì 12 Marzo con doppio episodio (2x21-2x22).

Lasciate un commento a questo episodio, ricordo che serve ai fini della continuazione della storia.

 

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Capitolo 21
*** 2x21-La spada della buona sorte ***


CAPITOLO VENTUNO

“The Smile Sword”

 

 

Villa di Faith – Salem, Oregon

 

Dopo aver scoperto, grazie ad una visione, che Faith era viva, Samuel non si fece scrupoli nel chiamare Terence per informarlo della novità, sotto lo sguardo perplesso di Jade.

“Si può sapere cosa sta succedendo? Chi è questa Faith?”

“Un miracoloso asso nella manica!” esclamò l’altro, compiaciuto, mentre Terence compariva davanti a loro, alquanto stupito per quella chiamata.

“Ero venuto a cercarvi alla casa del viaggiatore. Cosa ci fate qui? Perchè non siete rimasti al sicuro, come avevi detto?”

Ma il demone ignorò tutte quelle domande:“Ho una notizia!” esclamò.

“Anche io: conosco tutto il piano che hanno architettato John e mio padre!”

“Davvero?!? Come hai fatto?”

“Mi sono fatto aiutare da una mia vecchia conoscenza. Tuttavia, il tempo stringe e loro potrebbero essere già in vantaggio.”

“Forse possiamo capovolgere la situazione. Io e Jade abbiamo avuto una visione: Faith è viva!”

“COSA?!? Non è possibile!”

“E invece è proprio così! Dopo l’esplosione, un paramedico l’ha soccorsa e rianimata. Come abbiamo potuto non accorgerci di nulla?!”

“Ma certo: Faith è una strega alchimista! Quando è morta lei, sono morte anche tutte le streghe che aveva riportato in vita. Poi, però, è stata salvata da quel paramedico e per questo Heith è viva. Che stupidi, avevamo la prova proprio sotto gli occhi!”

“Esatto! Nessuno di noi si è mai chiesto come Heith avesse fatto a sopravvivere. Perciò, se adesso eliminiamo Faith, morirà anche Heith e tuo padre non uscirà mai da quel cigno se non saranno in cinque a compiere il rito.”

“Ottimo! Nella visione hai visto anche dov’era?”

L’altro scosse la testa: “L’hanno portata in un ospedale, ma non so quale.”

A quel punto Jade, che finora si era limitata ad ascoltarli, decise di intromettersi nella discussione: “E se facessi un incantesimo? Sono una strega, no? Dovrei riuscirci.”

Terence, però, scosse la testa, nervoso: “Dobbiamo trovarla immediatamente. Senza Heith, il piano fallirà sicuramente.”

“Il potere è dentro di me, quindi non dev’essere complicato, giusto?!” la strega continuò a insistere, poi prese una pietra dal cumulo di macerie.

Fredda è la tua storia, di cui hai memoria. Mostraci la via che la strega Faith ha compiuto e saremo grati del tuo immenso aiuto...recitò.

La pietra, allora, si sollevò in aria e iniziò a muoversi e tutti la fissarono per un attimo, incantati.

“Beh? Ha funzionato, no? – esclamò lei, soddisfatta – Cosa aspettiamo a seguirla?”

“Per un attimo, mi sei sembrata di nuovo tu, sai?” le disse Samuel, ricevendo in cambio un sorriso.

Ma Terence, che stava già correndo via, rovinò il momento: “Muovetevi, accidenti! – urlò loro - Questa dannata pietra è veloce!”

 

 

North Platte, Nebraska

Dopo diverse ore di viaggio, Noa e Brenda erano finalmente giunti a North Platte. Mentre il ragazzo cercava di ricordare il quartiere in cui abitava la zia di suo padre, lei ripensava ancora alla faccenda dei solenoidi.

“Ancora non riesco a capire come ho fatto a far funzionare quei cosi. Insomma, non sono una strega o roba simile. Ho solo il potere di sentire i pensieri e una discreta abilità con la balestra...”

Noa si voltò e le lanciò un’occhiataccia, irritato: “Ma non ce la fai proprio a chiamarli solenoidi? E’ così difficile da memorizzare? E poi, cosa ti importa di quella storia? L’importante è aver trovato un mezzo con cui spostarci e, a giudicare dalle autostrade deserte che abbiamo percorso, è l’unico. E hai reso ricco quel meccanico, aggiustando tutti i suoi solenoidi, o qualunque cosa tu abbia fatto.”

“Ti ho detto che non ho fatto un bel niente, a parte toccarli. Dev’essere stato qualcos’altro!”

“Ok, comunque ci siamo. – esclamò lui, infilandosi in una stradina – Ne sono certo: è questo il quartiere.”

“Finalmente! Un altro minuto in auto e mi sarei gettata fuori dal finestrino. Forza, troviamo tuo padre e facciamola finita, ok?”

 

I due, allora, scesero dall’auto e si diressero verso il cancello dell’abitazione di fronte a loro.

“Vedi la cassetta delle lettere? – indicò lui, sempre più convinto di essere nel posto giusto - L’incisione che c’è sopra l’ho fatta io con la punta di una chiave.”

“Hai inciso aprimi?  - replicò lei, sarcastica – Ingegnoso... Scommetto che il postino non ci sarebbe mai arrivato da solo!”

Lui le lanciò un’occhiataccia: “Avevo solo 11 anni!”

“Quante volte sei venuto qui?”

“Una o due volte, credo.”

Lei rimase sbalordita: “Vedo che eri molto rispettoso nei confronti di una parente appena conosciuta!”

Noa le sorrise, mentre avanzavano: “Lascia stare, ero ribelle e maleducato, da piccolo. Pensa che una volta ho dipinto di viola il gatto di mia nonna e lei ha gridato per un’ora, finchè uno dei quadri appesi alla parete non è caduto a terra.”

Brenda non riuscì a trattenere una risata, mentre il ragazzo suonava il campanello e lei gli raccontava le sue avventure: “Io ho messo della super colla sulla cerniera della borsa di una professoressa, quando ero al primo anno. Ho pensato che se non poteva tirare fuori i libri, allora non avremmo fatto lezione. Morale della favola? Ne aveva una copia nel cassetto dell’aula professori e io sono stata sospesa. Però le ho anche fatto un favore, visto che quella borsa era orrenda!”

“Oh mio Dio, eri proprio tremenda! Chissà cosa avremmo combinato insieme, se fossimo stati compagni di banco!” ma la risata si spense nel momento in cui la porta fu aperta.

 

“Ehm… questa donna mi sembra un po’ troppo giovane per essere la zia di tuo padre, non credi?”

Come se avesse percepito qualcosa, quella rimise dentro la testa e urlò a qualcuno che si trovava all’interno: “Thomas, c’è qualcuno che ti cerca!”

Noa, sgranando gli occhi, domandò: “Mio-mio padre è qui?”

Lei gli sorrise: “Devi essere suo figlio, o sbaglio? Quegli occhi sono inconfondibili! E sì, lui è qui.”

In quel momento, l’uomo la raggiunse e rimase per qualche secondo a guardare il figlio, incapace di dire qualsiasi cosa: “Noa… - e corse verso di lui per abbracciarlo – Oh mio Dio, non posso credere che tu sia qui!”

“E io non posso credere di averti ritrovato, finalmente!” gli rispose, staccandosi da lui.

“Come hai fatto a ricordarti di questa casa? Ti ci ho portato solo due o tre volte, quando eri piccolo. E poi non ti avevo detto di non oltrepassare il confine?”

“Memoria fotografica!” esclamò il figlio.

Brenda rimase molto sorpresa nel vedere il meraviglioso rapporto che c’era fra l’amico e suo padre e, assieme alla donna, non poté non sorridere.

Poi, il ragazzo rivelò loro perchè si trovavano lì: “Mi mancavi tanto e poi non potevo lasciare lei – e indicò Brenda – da sola.”

Thomas la guardò attentamente: “Non può essere uno dei prescelti!”

“Infatti non lo sono, visto che gli esseri soprannaturali non possono attraversare il confine. Ho solo accompagnato i prescelti nel loro viaggio, perchè Jade, la strega, è la mia migliore amica.”

“Quindi sarai tu a portare l’arma, giusto?”

“Sì, se lei ci aiuterà. Siamo qui per questo, infatti. Noa mi ha detto che lei è l’unico ad essere entrato nel tempio dove è custodita l’arma, come ha scritto anche nella lettera.”

“Esatto. Io e Monique siamo stati gli unici.”

La donna, allora, si fece avanti, presentandosi: “Piacere, sono Monique.”

“La strega!” esclamò Noa, guardandola con più attenzione e quella annuì.

“Esatto.”

 

Il tempo, però, era prezioso e Brenda, frettolosa, interruppe il loro discorso: “Potete portami in questo tempio, tipo adesso? I miei amici sono là fuori ad aspettare l’arma e il tempo stringe.”

“Non essere così precipitosa!” la ammonì Thomas, lasciandola turbata e confusa.

Noa, allora, decise di venirle in aiuto: “A proposito del mondo esterno, perché siamo riusciti a oltrepassare il confine, ma non possiamo tornare indietro?”

Fu Monique a rispondergli: “Purtroppo siete rimasti bloccati qui, come tutti gli altri. Gli esseri umani possono oltrepassare il confine una sola volta e questa regola vale sia per chi è dentro, che per chi è rimasto fuori, fin dal momento in cui le pareti si sono sollevate.”

“Quindi, chi era dentro il pentagono quando il cigno è stato attivato può uscire, giusto?”

“Sì, perché?”

“Potrei recuperare l’arma e darla a qualcuno che la porti dall’altra parte. Qualcuno che non ha ancora utilizzato il suo biglietto di sola andata, no?”

Ma Noa subito la sgridò: “Brenda!”

“Che c’è? Di certo io non posso andare da nessuna parte, perchè ho già varcato una volta l’enorme metal detector soprannaturale!”

“Ascolta, Brenda, – intervenì Thomas, più gentile - ormai è un anno che sono qui e grazie a Monique ho scoperto molte cose sul mondo che pensavo di conoscere. E, se c’è una cosa che ho capito più di altre, è che quest’arma è troppo importante per essere messa nelle mani di un estraneo.”

“Molta gente è rimasta bloccata qui, visto che il cigno è stato attivato durante l’estate, quando molte famiglie erano di ritorno dalle vacanze. Gli altri che non sono mai andati via, non sono nemmeno consapevoli di poter uscire dal pentagono. Hanno paura, non c’è corrente, il cibo scarseggia, gli omicidi sono all’ordine del giorno e pensano che sia così in tutto il mondo. Perciò, mettere in mano un’arma ad una persona psicologicamente provata da tutto questo è un enorme rischio. Che non possiamo assolutamente correre.”

“E allora che cosa dovrei fare? Andare al supermercato e litigare per l’ultimo pacchetto di patatine con dei saccheggiatori sull’orlo di un apocalisse?” replicò l’altra, esasperata, alzando la voce.

“Magari può gettare l’arma dall’altro lato, come hai fatto tu con la penna, no?” propose Noa, ma la strega scosse energicamente la testa.

“Impossibile! L’arma è un oggetto soprannaturale, non può varcare il confine.”

La ragazza rimase letteralmente senza parole: “Mi state prendendo in giro, per caso?!? Allora cosa ci faccio qui? Dalla lettera, sembrava che sapeste perfettamente come fare per aiutarci!”

Thomas tirò fuori una collana da sotto la camicia: “Credo che questa possa portarti fuori da qui, o almeno credo. L’ho rubata ad un tizio che si aggirava nei pressi di quel tempio, probabilmente l’ha usata per entrare e uscire dal pentagono a suo piacimento.”

“Credo, magari, forse… Queste sono tutte supposizioni!” rispose lei, nervosa.

 

Noa, allora, si rivolse nuovamente alla strega: “Monique, tu che sei una strega, sai a cosa serve questa collana con gli anelli?”

“No, non l’ho mai vista in vita mia. Ma sono sicura che non deriva dai Creatori, o sarebbe sui libri di stregoneria. E’ stata sicuramente creata dai servitori del Caos, ma non so dirvi a quale scopo.”

Brenda guardò l’oggetto, dubbiosa: “Ma funzionerà quando la avrò al collo? Potrò varcare il confine con l’arma?”

“Gli anelli di questa collana sono sicuramente magici, ma all’interno del pentagono non esiste la magia, perchè, da quando il cigno ha cantato, da qui è sparita completamente.”

“Quindi, fatemi indovinare, gli oggetti magici non sono più magici, giusto? Dove sarebbe la soluzione ai nostri problemi?”

“Ascolta... Monique è fermamente convinta che, una volta in possesso dell’arma, sarà essa stessa a permetterti di uscire.”

E la donna prese parola per aggiungere dettagli a quanto appena dettole da Thomas: “Quella che serve al prescelto, non è una comune arma. Si tratta di una spada, la spada della buona sorte, detta anche spada del sorriso. Essa viaggia di dimensione in dimensione e, molto probabilmente, è nata nello stesso momento in cui è stato creato il Male più puro, il cigno. Infatti, compare nei luoghi in cui regna una minaccia e, soprattutto, dove qualcuno ha osato spingersi oltre il consentito.”

“Cosa vorresti dire?” le chiese Brenda, confusa.

“La guerra contro i servitori del Caos si sarebbe dovuta concludere con l’ultima profezia, ma così non è stato, perchè qualcuno è riuscito a riportare il Male in questo mondo, attuando un piano astuto ancora prima di sapere l’esito di quella battaglia.”

“Ma noi sappiamo chi c’è dietro a tutto questo: un servitore del Caos. Però non capisco, lei sta forse cercando di dirci che questa persona sapeva che la prima profezia si sarebbe compiuta?”

L’uomo annuì: “Monique pensa che l’uomo contro cui combattete, abbia consultato un oracolo.”

Noa era alquanto perplesso. “Un oracolo?”

“Gli oracoli osservano, VEDONO il futuro. Ma sarebbe troppo facile per chiunque poter prevedere l’imprevedibile, ecco perché sono rari da incontrare.”

“E, allora, come avrebbe fatto Luis, l’uomo contro cui stiamo combattendo, ad incontrarne uno?”

“Per contattare un oracolo, bisogna compiere tre massacri di enorme portata” le spiegò l’altra e subito la ragazza capì.

“La strage di Rosemberg” sussurrò e l’altra annuì.

“Quella è solo una delle tre, mia cara. Questo Luis deve essere perfettamente cosciente di ciò che sta facendo, altrimenti non avrebbe dato vita a tutto questo e non avrebbe reso la spada così irraggiungibile.”

“E come può aiutarmi ad uscire dal pentagono?”

“E’ una spada benefica e porterà buona sorte solo a coloro che combattono contro il Male. Non so esattamente in che modo ti farà uscire da qui per raggiungere i tuoi amici, ma, se non fosse così, perché Luis si sarebbe affannato tanto a rinchiuderla in un antico tempio, aggiungendo intorno ad esso delle pareti invalicabili? E’ come se avesse chiuso una cassaforte dentro un’altra cassaforte, capisci? Quella spada è troppo importante per finire nelle mani dei buoni!”

A quel punto Thomas capì che era ora di andare  e recuperò la giacca da una sedia: “E’ ora di fare visita a quel posto, se volete capire meglio. D’accordo?”

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine

 

 

Le streghe stavano ancora tentando di dividere il Libro, ancora a mezz’aria, quando John tornò alla villa per verificare i loro progressi. Purtroppo, ancora una volta non c’erano risultati.

“Accidenti, – disse fra sé e sé - non sta funzionando! Non posso deludere Luis, non dopo quello che ha fatto per me!”

 

 

1975 – Castello dei servitori del Caos, Canada

 

Luis, grazie ai suoi poteri da servitore del Caos, aveva appena compiuto un massacro, quello che tutti avrebbero chiamato “la strage di Rosemberg”. Quella notte, però, John si era presentato da lui per discutere di una questione delicata: Dana stava per rinchiuderlo in una cripta, perché ormai rappresentava una minaccia per lei e per il Consiglio da quando si era unito a loro.

Subito dopo aver parlato, lo portò al castello per aiutarlo a sfuggire a quel destino e, più precisamente, lo condusse nei sotterranei.

“E’ ora di portarti nella stanza di cui ti ho parlato, quella dove tengo nascosto il cigno.”

L’altro, però, era ancora scettico: “Sei sicuro che riuscirà ad aiutarmi?”

“Certo! L’ho creato io e può fare cose strabilianti.”

 

Arrivati nella stanza, l’uomo sollevò subito il telo che lo nascondeva.

“Ho creato questo cigno per renderlo un’arma infallibile contro i nemici. Purtroppo, la sto ancora perfezionando, ma posso controllare chiunque io voglia se solo ne verserò dentro del sangue. Tu e Dana siete collegati dal vincolo di prescelti, giusto? Perciò basterà versare qui il tuo sangue per collegarla e annullare quindi qualsiasi incantesimo lancerà su di te. Quando lei spezzerà il vincolo, perciò, farò in modo che solo lei rimanga collegata.”

“E poi che le accadrà?”

“Dana farà tutto ciò che voglio, se solo vorrò, anche se preferirei tenermi questo asso nella manica per un prossimo futuro. Sai, John, ormai sono quasi due anni che sei passato dalla nostra parte e, se ti sto aiutando, è perché per me sei stato una fonte di ispirazione...”

L’altro era lusingato e sorpreso per le sue belle parole: “Davvero? Beh... ti ringrazio, ma… per cosa ti avrei ispirato?”

Per rispondere, Luis si avvicinò a lui e abbassò la voce:“Hai presente questa battaglia che stiamo combattendo contro la fazione di cui facevi parte? Loro vogliono fermare il ritorno di Deimos, mentre noi vogliamo impedirlo, perchè, quando il nostro padrone tornerà a camminare tra noi, avremo potere e immortalità, ciò che ci aveva promesso, in pratica. Ricordi?”

“Sì, certo, quindi?”

“Ho dei forti dubbi sul suo esito, perché, siano noi che loro, siamo convinti di vincere. Perciò mi chiedo chi avrà ragione, alla fine. E, beh, non possiamo saperlo – e rise – non possiamo prevedere il futuro, no? Perciò l’unica che so è che, se vinceremo, otterremo tutto ciò che vogliamo, ma, se perderemo, sarà la nostra fine e io non voglio di certo soccombere. E sai cosa si fa in questi casi?”

“Prevenire, prima che sia troppo tardi…” replicò John, d’istinto, e l’altro annuì.

“Esatto. Ma qui, nel nostro Castello, vige la fedeltà assoluta nei confronti del nostro padrone. Nessun servitore del Caos oserebbe voltare le spalle a Deimos. Peccato che io ci stia già pensando e forse mi sono spinto troppo oltre, creando quel cigno. Se gli altri servitori lo scoprissero, io…” e si interruppe.

“Luis... cos’è questo cigno esattamente? Da quanto ho capito, può fare molto di più che controllare le persone…”

“John, io ho creato il cigno pensando di dare vita a una vera e propria arma, non un semplice oggetto! Da quando mi hai raccontato di quella faccenda dei prescelti che vanno in un mondo senza magia dopo la morte, il mio cervello ha cominciato a fare mille ragionamenti per arrivare da solo ad avere ciò che Deimos ha promesso a tutti noi.”

“Hai bene in mente ciò che vuoi fare?”

“Sì, certo. Inoltre, grazie alle mie conoscenza della storia sui servitori del Caos, sono riuscito a pensare ad un piano ben strutturato. Infatti, qui esiste un’altra stanza, nella quale vengono custoditi alcuni oggetti mistici e potenti creati da Deimos, che uniti alla mia creazione, lo renderebbero semplicemente… il piano perfetto!”

Il demone era sempre eccitato all’idea di una possibile collaborazione fra loro due: “Allora dimmi tutto. Dobbiamo assolutamente attuarlo!”

Ma quello scosse la testa: “No, non posso. I poteri del cigno devono essere ancora plasmati; inoltre, non posso dare origine a qualcosa di enorme, prima di essere certo che questa battaglia verrà persa.”

John lo guardò, perplesso: “Ma hai detto che non è possibile avere la certezza…”

“Lo so, per questo ho deciso di contattare un oracolo. Quello che mi hai visto fare stasera alla tenuta dei Rosemberg e le uccisioni di massa sono il modo per incontrarlo. Dovevo compiere tre massacri e quello di stasera era il secondo. Me ne manca ancora uno e poi potrò finalmente consultarlo e chiedergli se la profezia si compierà. Se risponderà no, allora non faremo niente, altrimenti... nessuno potrà fermarmi...”

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine 

 

John si riscosse dai suoi pensieri e capì che tutti quegli anni, passati a meditare e a preparare il piano perfetto, non dovevano essere vani, così gridò alle due donne: “FERME! BASTA!” ed esse cessarono di scatenare i propri poteri contro il Libro e alzarono la mani, facendo sì che questo cadesse al suolo.

Subito, l’uomo si avvicinò a loro: “Ditemi la verità: i vostri tentativi non serviranno a nulla, vero?”

“Il Libro è molto potente e oppone resistenza, ma noi faremo il possibile” gli rispose Dana, risoluta, ma non abbastanza da convincerlo.

“NON BASTA! E tu, nonostante sia sotto il mio controllo, hai ancora una mente da buona e quindi hai una visione del tutto limitata. – poi si rivolse ad Heith – Tu, invece, ragioni come i cattivi, che non hanno limiti. Perciò, cosa ti serve per dividere questo dannato Libro?”

“Più potere! Quello che abbiamo non è nemmeno la metà di ciò che serve.”

John rimase molto sorpreso da quella richiesta: “Vorresti dire che il potere dei disordini di cui sei dotata, immenso ora che sei rimasta l’unica del gruppo, non è sufficiente? Allora, sentiamo, come lo vorresti ottenere?”

“Beh... sarebbe una cosa proibita, punibile con la morte e nessuna strega oserebbe farlo...”

“Sì, sì questa l’ho già sentita! – ridacchiò lui - Il fatto è che non puoi più decidere cosa sia giusto fare e cosa non fare, perchè la posta in gioco è troppo alta e puoi vincere soltanto se osi fare quello che gli altri temono di fare. Perciò dimmi pure.”

Ma, sorprendentemente, fu Dana a rispondere: “Noi streghe possiamo appropriarci dei poteri di altre streghe. Questo, però, non può accadere, visto che siamo state dotate tutte degli stessi poteri e nessuna sovrasta le altre. Quando ciò avviene, però, non significa che essa abbia più magia, ma che, semplicemente, si è allenata maggiormente a usarla.”

“Ma voi siete collegate al cigno, ora,  e quindi ad un immenso potere, che io posso darvi. Questo, perciò, vi porta ad un gradino più sopra rispetto le altre. Ops... ho appena sovvertito le leggi della magia, o sbaglio? – e rise, prima di tornare serio e perfido - Adesso fate ciò che serve per dividere quel Libro, anche se significa privare tutte le streghe del mondo della loro magia. ORA!” e le due, subito, eseguirono.

“Sarà fatto!” esclamarono insieme le due donne, prima di alzare le mani al cielo, pronte a recitare la formula, mentre John le osservava soddisfatto.

 

 

Nei pressi di un quartiere residenziale – Salem, Oregon

 

 

Terence era fuori di sé, perchè ormai stavano seguendo la pietra incantata da Jade da almeno un’ora ormai, senza risultati.

Alla fine, perse del tutto la pazienza: “Okay, adesso basta! Sono stufo di seguire quella pietra, non la troverà mai!”

Jade, irritata, gli lanciò un’occhiataccia: “La vecchia me potrà anche esserti stata amica, ma in questo momento io decisamente no, ragazzo di Brenda o come diavolo ti chiami!”

“Mi chiamo Terence e non sono fidanzato con la tua amica!”

Sentendoli, Samuel sbuffò, incapace di sopportare simili battibecchi: “D’accordo, la pietra ci ha portati in ospedale, ma lì non c’era. Inoltre abbiamo scoperto che una certa Jane Doe è stata dimessa circa sei mesi fa, ma non sappiamo dove sia andata. Suggerimenti?”

“La volete smettere? – li ammonì lei - Questo è il mio primo incantesimo e, dato che mi avete ripetuto fino alla nausea che sono una brava strega, sono sicura che funzionerà. La pietra ci sta semplicemente mostrando il percorso che ha fatto questa Faith dopo l’ospedale, non credete?”

“Qualcuno può spiegarmi chi sarebbe questa Jane Doe, piuttosto?” chiese allora Terence, confuso.

“Suppongo che al castello dei servitori non c’era la tv via cavo, vero? E che quindi non hai mai visto Grey’s Anatomy o altre serie medical.”

“Ehm no, che cos’è?”

Jade, allora, lo prese bonariamente in giro: “Maddai, lo so perfino io che sono praticamente una lavagna bianca senza ricordi!” ma ne guadagnò solo un’occhiataccia.

“Ok, vuoi spiegarmi ora?”

Jane Doe è il nome assegnato alle donne sconosciute che non ricordano il proprio nome, oppure a quelle trovate morte e senza documenti che ne permettano il riconoscimento. L’equivalente maschile, invece, è John Doe.”

“Hai mai pensato di insegnare quando tutto questo sarà finito?”

L’altro, improvvisamente angosciato, lo guardò in modo strano: “Forse in un’altra vita, in questa non credo proprio!”

Ovviamente l’uomo notò che qualcosa non andava, ma non fece in tempo a scoprire di più perchè fu interrotto da un urlo di Jade, poco più avanti lungo la strada.

“Si è fermata! La pietra si è fermata!”

 

Quando la raggiunsero, i tre si ritrovarono davanti ad una tipica casa borghese, con il giardino perfettamente immacolato circondato da una staccionata bianca.

Terence sollevo un sopracciglio, perplesso: “Faith ha per caso sterminato una rispettabile famigliola e si è sistemata qui?”

“Stiamo per scoprirlo!” esclamò Samuel, avanzando, ma subito Jade lo fermò, prendendolo per un braccio.

“Hey, non mi dire che stiamo per usare la violenza! Potrebbe esserci altra gente in quella casa, oltre alla vostra Faith, sai?”

“E quindi cosa vorresti fare? Entrare con un cestino di muffin e chiederle gentilmente di farsi uccidere?”

La ragazza gli lanciò immediatamente un’occhiataccia: “Fate andare avanti me e statemi dietro pronti all’azione in caso volesse uccidermi, ok?” e, senza aspettare una risposta, iniziò a camminare verso la porta.

“Eccome se vuole ucciderti!” sussurrò l’uomo fra sé e sé.

Samuel, invece, fu più diretto: “Jade, non mi piace la tua tattica, sappilo. Un tempo l’avresti presa a calci, non ti saresti comportata come stai facendo ora!” ma lei lo ignorò, suonando il campanello.

 

Pochi secondi dopo, si affacciò una donna.

“Sì, eccomi, chi mi… – ma, quando osservò bene la ragazza, quella reagì male e cercò subito di chiudere la porta – Oh mio Dio!” esclamò.

Subito, Jade cercò di opporre resistenza e di tenerla aperta.

“Aiutatemi, cavolo!” gridò e subito il demone iniziò a preparare una sfera di energia, che distrusse la porta.

“Dovevamo fare così dall’inizio!” esclamò Terence, mentre entravano.

 

Trovarono la donna in cucina, circondata da coltelli che fluttuavano per aria, minacciosi.

“Non vi avvicinate, o sarò costretta a farvi del male!”

Nel vederla, Terence rise: “Adesso saresti pacifica? Ma fammi il piacere!”

“No, – rispose lei - voi non capite: io non sono più quella persona. Non voglio farvi del male, ok?”

Il demone, invece, le lanciò un’occhiata strana, l’ennesima sfera di energia fra le mani: “Stai scherzando, vero?”

“Sta recitando, – gli gridò l’uomo – lanciala!” e in quel momento furono raggiunti da Jade, che entrò correndo nella stanza.

“Fermi, non fatelo!” urlò loro, tra le mani una fotografia presa da un ripiano in soggiorno.

Samuel, però, non si voltò nemmeno, rimanendo in guardia: “Jade, tu non capisci: se non la uccidiamo ora, è finita!”

Disperata, Faith lasciò cadere i coltelli: “Vi prego, non fatemi del male… ho una vita, adesso!”

Terence sgranò gli occhi per la sorpresa: “Come, scusa? Ho sentito bene?”

La ragazza, allora, intervenì, mostrando loro quello che aveva trovato: “Sta dicendo la verità: in questa foto sorride accanto ad un uomo. – poi si rivolse direttamente a Faith – E’ il paramedico, vero?”

“Sì, è l’uomo che mi ha salvata. Dopo avermi portata in ospedale, non mi ha mai lasciata sola, si è preso cura di me e io, lentamente, me ne sono innamorata, come lui di me. Mi ha cambiata, non sono più quella che ero un tempo e ora siamo felici, SONO felice, e viviamo insieme. Perciò, vi prego, non fatemi del male, non rovinate tutto questo... Perdonatemi per quello che vi ho fatto in passato, vi supplico...”

Terence era sbalordito: “Stai mentendo!” le urlò, ma subito Jade prese le sue difese.

“Non sta mentendo! Si vede chiaramente che è sincera!”

Samuel, però, prese le parti dell’uomo: “Jade, noi dobbiamo ucciderla, o…”

“O niente, Samuel! Noi non faremo proprio niente e tantomeno uccideremo qualcuno! Guardala... io forse non ricordo chi sia, ma la donna che ho davanti ai miei occhi adesso, è tutt’altro che malvagia e non merita di morire.”

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime, mentre la guardava riconoscente: “Grazie!”

Con grande sconcerto di Terence, Samuel abbassò le mani.

“Stai scherzando, vero?”

“Cosa vuoi che faccia? Che la uccida davanti a Jade? Tu lo faresti, se Brenda fosse qui a dirti di non farlo? Beh, non credo, perciò non alzare la voce con me!”

La ragazza rimase sollevata quando sentì le sue parole: “Ti ringrazio!” ma quello, in procinto di uscire dall’abitazione, rimase serio.

“Non ringraziarmi, abbiamo un grosso problema, adesso”.

Ancora sotto shock, Terence lo seguì a ruota.

 

Prima che uscissero, però, Jade li fermò: “Io non vengo!”

Samuel, guardandola perplesso, tornò subito indietro: “COSA?!? Che significa? Brenda sta per tornare con l’arma e noi dobbiamo escogitare subito un piano B, visto che il piano A è dietro di te!”

L’altra, allora, li prese per un braccio, conducendoli via: “Devo scambiare due parole con loro, torno subito, ok?” disse a Faith, prima di uscire.

 

Appena varcarono la porta, però, i due si sfogarono.

“Allora? – chiese Terence, spazientito – la tua era una recita e possiamo ucciderla di sopresa?”

“No! Assolutamente no!”

“Quindi?” la incalzò Samuel.

“Terence ha delle informazioni sui piani delle persone contro cui state combattendo, o sbaglio? Andate da qualche parte e discutetene, mentre io resto con Faith e le faccio qualche domanda. In fondo, siete stati voi a dirmi che è una strega, quindi potremmo ottenere ciò che vogliamo senza dover uccidere nessuno, non credete?”

“No, non ti lascio da sola con quella. – le disse Samuel, contrariato - Ti ricordo che… anzi, no, non puoi ricordarlo. Ascolta, Jade, lei è malvagia e ci ha quasi uccisi l’ultima volta che l’abbiamo incontrata...”

Ma Jade scosse energicamente la testa: “Nei suoi occhi c’è qualcosa di innocente, non è più la stessa persona. Sentite, fidatevi di me e andate da qualche altra parte. Lei di me si fida, quindi riuscirò a farci dare una mano, ok?”

Alla fine, Terence capitolò e si arrese: “Senti, andiamo, è testarda come la sua amica!”

Il demone, però, non riuscì a trattenersi dal fare un’ultima raccomandazione: “Stai attenta, ok? Hai perso due anni della tua vita e non hai più le stesse abilità e la stessa astuzia che hai maturato con il tempo. E’ come se il tuo viaggio fosse ricominciato dall’inizio e all’inizio si è sempre ingenui...”

“Non preoccuparti!”

 

A quel punto, Terence e Samuel se ne andarono, mentre Jade rientrava in casa di Faith per parlare con lei. Ma i due non si allontanarono molto, anzi, si fermarono pochi metri più in là, dove c’era una panchina. Subito, Samuel vi si diresse e si sedette, lasciando l’altro molto perplesso.

“Cosa c’è, sei stanco, per caso?”

Quello gli lanciò un’occhiataccia, osservando la casa che avevano appena lasciato: “Credi davvero che me ne sarei andato da qualche altra parte, sperando che vada tutto per il meglio? Per lei Faith è solo una sconosciuta, ma noi sappiamo chi è veramente. Poi, Zack si sarà accorto che non siamo più a casa di Noa, rinchiusi nell’area protetta dall’incantesimo e sicuramente starà venendo qui per prendermi a calci. Quindi resto qui!”

L’altro annuì e lo raggiunse.

“Visto che ci vorrà molto, perchè non mi racconti cos’hanno in mente John e Luis?”

Terence, allora, iniziò a parlare.

 

 

Presso il Tempio Antico, all’interno del Pentagono

 

 

Thomas e Monique condussero i due ragazzi al Tempio in cui è custodita la Spada della Buona Sorte, ma Brenda sembrò essere talmente ottimista che l’uomo si sentì subito in dovere di ammonirla.

“Senti, non pensare che sarà così facile. Purtroppo dentro quel tempio ci sono numerose insidie. Ok?”

“Di che tipo di insidie parliamo?” chiese allora la ragazza, ormai davanti all’imponente ingresso.

Tuttavia, fu la strega a risponderle: “C’è una creatura all’interno di quel tempio. Diciamo che ho conosciuto Thomas in circostanze assai poco... gradevoli...”

L’uomo, ovviamente, si affrettò a spiegare loro com’era andata: “Monique mi ha salvato da quel mostro, perchè all’epoca aveva ancora i suoi poteri.”

Ma, con loro grande sorpresa, Brenda scrollò le spalle: “La cosa non mi intimidisce. Quest’anno ho affrontato cose che non pensavo potessero esistere, che andavano al di là di… beh, di tutto quanto! Perciò non sarà certo un mostro ad impedirmi di prendere quella spada.”

Thomas annuì, poi si rivolse di nuovo a lei e al figlio: “Siete riusciti a trovare la mappa all’interno della penna?”

Noa la estrasse subito dallo zaino: “Sì, da un lato c’era la mappa per arrivare a questo tempio e dall’altro lato… beh, suppongo sia quella per arrivare all’arma.”

“Esatto! Monique mi ha raccontato che il tempio che è stato creato dal vostro nemico per tenere l’arma lontana dal prescelto,  fa parte di una magia molto potente chiamataTempio del non ritorno, perchè, chi vi entra, è destinato a restarci per l’eternità.”

Lei lo guardò, perplessa: “E allora come ha fatto ad arrivare all’arma e ad uscire?”

“Credo che la spada sia talmente potente da avermi infuso parte della sua buona sorte, affinché potessi uscire sano e salvo.”

“Vedete, – aggiunse Monique - Thomas era del tutto neutrale, quando vi entrò. Era qualcuno di inaspettato, che non combatteva né per il Bene né il Male, perciò la spada si è fidata di lui, aiutandolo a trovare l’uscita.”

L’uomo, allora, prese la mappa dalle mani del figlio: “Ho fatto molto di più che uscire dal quel posto: ho trascritto il percorso sulla carta affinché chiunque fosse giunto qui per recuperare l’arma, potesse anche trovare la via per andarsene.”

La ragazza annuì, soddisfatta: “Bene, perciò non ho solo la mappa con me, ma anche l’uomo che l’ha disegnata. Direi che a questo punto possiamo entrare, no?”

“D’accordo, vi guiderò io. Ma non aspettatevi striscioni di benvenuto. Sarà dura!” e, senza aggiungere altro, entrò, seguito dagli altri.

 

 

Casa di Faith – Salem, Oregon

 

 

Jade si sedette accanto a Faith, che iniziò a raccontarle in breve tutto ciò che le era capitato, tenendo sempre in mano la foto di lei col suo fidanzato.

“Si chiama Alex – iniziò, mentre gli occhi le si inumidivano, mentre gliela mostrava –  e lo conobbi durante il mio terzo giorno in ospedale, quando mi svegliai.”

“Carino!” esclamò la ragazza, sorridendo e suscitandole una risata.

“Sì, molto. – il suo tono, però, tornò subito serio – All’inizio non capivo bene cosa fosse successo e trattavo male chiunque mi si avvicinasse, perchè ero ancora malvagia. Facevo così anche con lui, dicendogli che non volevo la sua compagnia, che volevo solo andarmene. Un giorno, però, un’infermiera entrò nella stanza per cambiarmi le bende che avevo al braccio e mi disse quanto fossi stata fortunata: Alex mi aveva trovata, mi aveva salvato la vita, dato che ero praticamente morta, ed era stato così buono e altruista da aver passato ogni notte accanto al mio letto, nella speranza che io mi svegliassi e stessi meglio. Dopo quelle parole, quando lui tornò a trovarmi, la mia visione sul mondo era cambiata radicalmente: cominciai a ringraziarlo, a sorridere e lui ricambiava, gentile. E, ogni volta che se ne andava, sentivo un grande vuoto nel cuore. Improvvisamente, avevo come dimenticato totalmente chi ero, come se la mia vita prima della morte fosse svanita in un attimo.”

“Allora sei stata davvero fortunata a incontrarlo, perchè... beh, guarda dove sei ora: siete innamorati e vivete una vita meravigliosa in questa bellissima casa. Un po’ ti invidio, sai?”

Mortificata, la donna le prese le mani nelle sue: “Jade, voglio tu sappia che mi dispiace tanto per tutto quello che ti ho fatto passare quando ci siamo incontrate l’ultima volta. Se tu ricordassi, non ti saresti di certo seduta qui con me, anzi, mi avresti uccisa subito, come volevano fare Samuel e Terence non appena hanno varcato quella porta. Ora sono veramente cambiata, sono una persona buona e mi sento bene, come mai ero stata in tutta la mia vita. Non voglio morire…”

“E non morirai, non lo permetterò, te lo prometto. Non mi interessa chi eri prima, l’importante è che tu abbia deciso di cambiare. Però, avrai anche capito che siamo in una situazione difficile e che, se non ti uccideremo, avranno comunque bisogno di un aiuto magico per contrastare quelli contro cui combattono. Anzi, quelli contro cui combattiamo, visto che ci sono di mezzo anche io.”

“Ascolta, Jade, io non ho il potere di fermare John. Se la riuscita del suo piano è collegata ad Heith, l’unico modo di ucciderla è uccidere me, purtroppo. Perciò, se deciderete di risparmiarmi, io non potrò comunque aiutarvi. Mi dispiace...”

“Apprezzo la tua sincerità e, anche se non potrai aiutarci, non ti uccideremo ugualmente. Troveremo sicuramente un altro modo per liberarci di questa Heith. Tu cerca di vivere bene questa tua nuova vita, ok?”

 

Intanto, fuori dall’abitazione, seduto su una panchina, Terence stava spiegando a Samuel cosa aveva scoperto grazie alle Pietre Scisma.

“Mentre ero in quella sorta di allucinazione, ho sentito tutto quello che John diceva a mio padre, rinchiuso nel cigno. Quello che ti dirò, però, deve rimanere strettamente confidenziale, o almeno una parte. Non lo dovrà sapere nessuno, ok? Nemmeno Jade, né Brenda. Nessuno.”

“D’accordo, dimmi pure.”

“Mio padre creò quel cigno, dopo che John gli rivelò un segreto sui prescelti. Inizialmente, infatti, non era una vera è propria arma, ma lo diventò quando mio padre consultò un oracolo per scoprire se la prima profezia si sarebbe avverata, il che spiega i tre massacri: gli sono serviti per consultarne uno.”

“Come quello di Rosemberg, quando io e Jade siamo andati nel passato…”

“Quando questo oracolo gli confermò che la profezia si sarebbe compiuta, il cigno diventò una vera e propria arma diabolica. Mio padre, a quel punto, era sicuro che Deimos non sarebbe mai sopravvissuto e quindi realizzò il suo piano in segreto, senza che nessun altro servitore del Caos venisse a scoprirlo, apparte John, il suo unico alleato. Il cigno fu poi modificato e non ebbe più solo la capacità di controllare le persone, ma anche quella di assorbire al suo interno ogni tipo di magia, compresi i disordini.”

“Sì, però c’è anche tuo padre all’interno. Perché?”

“Per assorbire tutta quella magia dentro di sé, no? E immagina quanta possa essere dopo trentasette anni di reclusione!”

“Perché è dovuto rimanere dentro così a lungo? – chiese allora Samuel, alquanto preoccupato - Insomma, se voleva essere il più potente in assoluto, gli bastava restare lì dentro solo qualche anno. O sbaglio?”

“Non è quello il suo obiettivo, infatti. I servitori del Caos hanno da sempre aspettato il ritorno di Deimos per la salute e l’immortalità che ci avrebbe offerto e i disordini non fanno parte di questo mondo, per questo dobbiamo diffonderli, per sopravvivere. Così mio padre ha trovato il modo di renderli permanenti in questo mondo.”

“Come?”

“Si fece rinchiudere nel cigno da cinque servitori del Caos che controllava grazie ad esso. Per farlo, infatti, gli servivano esseri magici e discretamente potenti e loro facevano al caso suo. Subito dopo, però, essi morirono, perché una volta collegati al cigno con il loro sangue, avrebbero dovuto stipulare il patto oscuro per rimanere in vita e John, ovviamente, fece in modo di liberarsi subito dei corpi. Il cigno, poi, grazie a un incantesimo di occultamento, fu nascosto nel castello, insieme ad una lettera di istruzioni lasciata da mio padre, in modo che nessuno potesse trovarlo. Allora John, creduto morto sia dal Consiglio che da Dana, si esiliò su un’isola, attendendo gli eventi che avrebbero seguito il compimento della profezia.”

“Quindi il piano è stato progettato per avere inizio subito dopo la sconfitta di Deimos? E cosa c’entra John con il fatto di rendere permanenti i disordini in questo mondo?”

“Il segreto dei prescelti che John gli ha rivelato e che tu non dovrai riferire a nessuno. Quello secondo cui, riceverete una sorta di premio per il lavoro svolto…”

Il ragazzo rimase alquanto stupito dalle sue parole: “Un premio? Il Consiglio non ci ha mai parlato di questo!”

“Infatti, nessun prescelto ne è a conoscenza, almeno inizialmente. Lo si viene a sapere solo quando la missione è quasi arrivata al termine. John e Dana scoprirono di quel premio, nell’esatto momento in cui Annabelle Montgomery e Joshua Alison scoprirono di aspettare Jade, la cui nascita avrebbe significato la fine della loro missione, con la consegna dell’amuleto all’ultima prescelta.”

“E di cosa si tratta, esattamente?”

“Quando i prescelti muoiono in questa vita, si risvegliano subito in un nuovo mondo. Il Consiglio la definisce come una sorta di seconda opportunità per vivere la vita che non si è potuta avere, per via della lotta contro il Male. Esso, però, non è simile al nostro, perchè lì la magia non esiste.”

Samuel, allora, abbassò lo sguardo, triste, e sussurrò con voce quasi impercettibile: “Allora non morirò…”

Terence, però, lo sentì ugualmente: “Di cosa stai parlando?”

“Anche io ho un segreto che non dovrai dire a nessuno, nemmeno a Jade: ho scoperto che compiere la nuova profezia, causerà la mia morte, una volta incastrata l’arma nel cigno. Finirò in questo… mondo, a quanto pare.”

“Mi dispiace tanto, ma almeno sarai vivo, no?”

“Beh, sì, ma non con Jade. Comunque è ancora presto per dire addio a questa terra, perciò ora dimmi cosa c’entra il piano di tuo padre con il segreto dei prescelti.”

“Mio padre ha intenzione di scambiare la sua esistenza con quella di John, così, quando morirà, andrà nel nuovo mondo, grazie a un anello, chiamato Anello della congiunzione dimensionale. Ce ne è anche un altro, gemello, che porterà John e servirà per tenere collegati i due mondi.”

Il demone rimase letteralmente sconvolto da quella rivelazione: “Ma perché tuo padre dovrebbe voler andare in un luogo dove non c’è magia?”

“Quando mio padre uscirà dal cigno, avrà talmente tanta magia in corpo, che potrà cambiare le leggi di quel mondo in modo che ci sia anche lì. E, con i disordini in entrambi i mondi, creerà un equilibrio talmente perfetto da renderli…”

“... permanenti in entrambi! In questo modo, nessuno potrà mandarli via e i servitori del Caos otterranno tutto quello che Deimos aveva promesso loro: potere e immortalità. Un piano geniale, direi...”

“Esatto! Ecco perché mio padre e John hanno fatto in modo che l’arma fosse ben protetta all’interno del pentagono.”

Rendendosi conto della gravità della situazione, il ragazzo si alzò, pronto per andarsene: “Non possiamo permetterlo! Faith deve morire, non c’è altra soluzione per rovinare il piano di quei due prima che sia troppo tardi!”

 

In quel momento, però, poco lontano da loro, apparve Zack, un sorriso malvagio stampato sulla faccia.

“Ops.. – esclamò, vedendoli - spero di non aver interrotto niente. In ogni caso, qualcosa mi dice che qui non ci sarà un campo di forze ad impedirmi di staccarti la testa, Samuel...”

Allora i due, allarmati, presero posizione.

“Zack, non voglio ucciderti, ok?” gli disse l’ormai ex-amico.

Ma Terence era di un altro parere: “Beh, io sì, però!”

Zack li osservò e rise: “Qui nessuno mi ucciderà, non illudetevi. Sono un demone potente dotato dei poteri del cigno, credete davvero che John mi avrebbe mandato a darvi la caccia, se fosse stato certo che mi avreste ucciso? – ma dai due non arrivò alcune risposta - No? Nessuno risponde? Bene, allora: Zack 1 - coppia di idioti 0.”

Samuel sospirò: “Beh, io non ti ucciderei in ogni caso. Siamo amici e non lo farei mai, anche se sei malvagio.”

“Wow, sei anche diventato sentimentale! – rise di gusto – Devi essere proprio disperato, perché non è da te.” poi sollevò le braccia e li fece letteralmente volare a terra.

Per poi aggiungere, in tono crudele: “E, Samuel, sappi che noi non siamo amici.”

 

Improvvisamente, Jade e Faith uscirono di casa, attirate dai rumori proveniente dall’esterno e la ragazza rimase letteralmente sconvolta dalla scena che si ritrovò davanti.

“Cosa sta succedendo?!?“ urlò.

“Torna in casa, Jade!” le urlò Samuel, rialzandosi, ma Zack aveva già puntato lo sguardo su di lei.

“Vedo con piacere che voi due siete ancora insieme: in salute e in malattia, finchè un’amnesia da parassita mangia-ricordi non vi separi, eh? Davvero patetico, Samuel, davvero patetico. Le hai raccontato di me, per caso? Del suo diabolico migliore amico?”

“E di quanto fai schifo in questo momento? – replicò l’altro, pulendosi il sangue che colava dal labbro – Ovvio che no, amico caro. E vuoi sapere una cosa? Lei ti odia a morte, adesso!”

Furioso, quello gli graffiò la faccia con un solo gesto della mano e, a quel punto, il demone decise che era arrivato il momento di giocare pesante.

“Terence, – disse, glaciale - porta via le ragazze. Io e Zack abbiamo un paio di cose da dirci” e subito l’uomo eseguì, allontananddosi con le due.

“Abbiamo qualcosa da dirci? – gli chiese Zack, appena rimasero soli - E cosa, di preciso? Che la ragazza giusta sta con il ragazzo sbagliato? Non ti senti privilegiato dalla profezia, per caso? Chissà se Jade avrebbe mai guardato un demone ripugnante come te, senza quella stupida pietra!”

“Sai, Zack, da quando ho scoperto di poter assorbire molti poteri, mi sono sempre chiesto come sarebbe stato usarli tutti insieme e forse sto finalmente per scoprirlo....” e improvvisamente, si alzò in aria, si avvicinò a Zack e gli tirò un calcio, beccandolo in pieno petto, per poi volteggiare all’indietro e tornare al suolo, lanciando una serie di sfere di energia.

Per evitarle, Zack dovette nascondersi dietro un auto, ma subito Samuel la sollevò grazie alla telecinesi, per poi rendersi invisibile.

“Ops, dove sono?”  gli disse, prendendosi gioco di lui e quello iniziò a guardarsi intorno per cercarlo, finchè non iniziò a ricevere una serie di pugni che lo colpirono allo stomaco e in faccia, buttandolo a terra.

 

 

Presso il Tempio antico all’interno del Pentagono

 

Il gruppo era ormai dentro il tempio: era un luogo cupo, le vie illuminate da torce infuocate e le pareti piene di disegni e incisioni. Thomas era davanti a tutti, con in mano la mappa, poiché ricordava i corridoi che andavano seguiti, mentre Brenda lo seguiva continuando a fargli domande.

“Questo posto è inquietante. Secondo voi, il mostro ci ha percepiti?”

“Questo tempio è la sua casa, sa come muoversi e sicuramente sa anche che siamo qui” le rispose tranquillamente Monique, mentre Noa la guardava.

“Davvero confortante! – esclamò, prima di rivolgersi al padre – Papà, manca ancora molto?”

Quello sbuffò, troppo concentrato per prestargli attenzione: “Noa, non è una passeggiata al parco questa!”

“Non mettergli pressione. Se sbaglia direzione, rischiamo di perderci, ok?” aggiunge la strega, più gentilmente.

“Davvero confortante!” replicò allora Brenda, imitandolo, quando un rumore ruppe il silenzio in cui erano immersi, facendoli voltare di scatto.

“Cos’è stato?” chiese il ragazzo, spaventato.

“Forse il mostro!” gli rispose lei, più coraggiosa, guadagnandosi un’occhiataccia.

“Non scherzare!”

Monique scosse impercettibilmente la testa: “Restate in guardia, ok? Potrebbe anche non essere nulla.”

Poi, Thomas esclamò: “Ok, ci siamo, mi ricordo questa zona del tempio. Solo che c’è qualcosa di diverso…”

Davanti a loro, infatti, c’era un muro con una scritta: Solo la verità potrà proseguire il cammino

Brenda la lesse, alquanto perplessa: “Che cosa significa, signor Quill?”

“Non lo so, quando sono passato io, non c’era.”

“Forse ti sei sbagliato, papà, perchè non proviamo un’altra via?”

 

Ma, quando si voltarono, il corridoio alle loro spalle era scomparso, sostituito da un altro muro: non c’era più nessuna vita d’uscita.

Brenda, incredula, esclamò: “Ok, sono sicura che dietro di noi ci fosse un lungo corridoio.”

Improvvisamente, però, la parete iniziò ad avanzare verso di loro, pronta a schiacciarli e tutti si allarmarono.

Thomas, però, era sicuramente il più nervoso: “Ok, mantenete la calma e toccate tutta la parete, ok? Magari c’è qualche passaggio segreto. O almeno spero.”

“Spero? Ha detto spero?!?” chiese la ragazza, isterica, mentre si metteva all’opera.

Il muro, però, continuava ad avanzare e allora a Monique venne un’idea.

“Aspettate! Forse dovremmo fare come dice la scritta: qualcuno di noi nasconde qualcosa e questo non ci permette di proseguire.”

“Io non nascondo niente. Giuro!” esclamò Brenda, risoluta, mentre Noa, imbarazzato, abbassava lo sguardo.

“Forse il problema sono io...”

Subito Thomas notò la sua angoscia e si preoccupò: “Hey, cosa ti succede? Intendi dire che nascondi un segreto? Che lo nascondi a me?”

“Sì…”

“Pensavo che noi ci dicessimo tutto. Io ti ho sempre ascoltato e appoggiato, non capisco…”

“Papà, sono gay...

Per qualche istante, il padre rimase fermo immobile, poi, si scrollò le spalle e ritrovò la parola: “Va bene, non è un problema. – e lo abbracciò – Va tutto bene, figliolo.”

Brenda, però, indicò terrorizzata la parete dietro di loro: “Il muro però c’è ancora! Significa che non tutti abbiamo vuotato il sacco.”

“Io non nascondo niente. Ve lo garantisco!” le rispose Thomas e, stavolta, infatti, fu Monique a prendere la parola.

“Sono io quella che nasconde qualcosa. Thomas, io…. sono innamorata di te, ma non ho mai trovato il coraggio di dirtelo e forse era destino che dovessi entrare qui con te per rivelartelo. Dal momento in cui ti ho incontrato la prima volta, ho capito che eri un uomo speciale, ma temevo che la mia natura di strega e la tua di mortale non potessero combaciare. Pensavo che non mi avresti mai accettata, perché era tutto nuovo per te.”

L’uomo rimase incredulo di fronte a quella rivelazione: “Accidenti! E io che pensavo di essere l’unico a provare qualcosa...”

Lei arrossì, imbarazzata: “No, non eri l’unico. E sono felice di saperlo.”

Ancora una volta, Brenda li interruppe, sempre più agitata: “Tutto questo è molto tenero, ragazzi, ma il muro c’è ancora. Stiamo per essere schiacciati vivi e vi assicuro che non sto nascondendo nulla, perché in genere non ho peli sulla lingua e non so mantenere un segreto. Faccio proprio schifo.”

Allora, Thomas ebbe un’idea e provò a toccare la parete, finendo subito a terra dall’altra parte.

Subito, gli altri lo seguirono.

“Fortuna che non siamo rimasti lì a pensare a cosa potessimo nascondere!” esclamò la ragazza, sollevata.

“Ve l’avevo detto che questo tempio è pieno di insidie e che questa non sarà di certo l’ultima!” le rispose lui, rialzandosi.

 

Più avanti, infatti, c’era una nuova sfida da affrontare: il corridoio, stavolta, aveva un pezzo mancante e tra loro e l’altra sponda c’era il vuoto più assoluto, superabile solo grazie a piccole piattaforme di pietra che oscillavano a mezz’aria.

Brenda non riuscì a trattenere una risata: “Davvero? Cioè, dovremmo saltare su quelle pietre per arrivare dall’altro lato?”

“Papà, per caso siamo fuori strada?” chiese invece Noa, preoccupato.

Ma quello scosse la testa: “No, no, questa parte me la ricordo benissimo, c’era anche prima. Dobbiamo solo fare attenzione e saltare uno alla volta, ok?” spiegò, tirando fuori una lunga corda dallo zaino.

“Allora, io andrò per primo così fisserò la corda a quel gancio dall’altra parte, ok?”

“Quindi ci aiuteremo con la corda, giusto?” gli domandò la ragazza, ancora dubbiosa.

“Sì, esatto! Mio figlio fisserà l’altro capo della corda al gancio che c’è qui e così  riusciremo a passare senza problemi e senza vertigini. Più o meno.”

“Odio quando le sue frasi finiscono con più o meno, o credo, ma va bene. Male che vada precipiterò in eterno in un vuoto senza fine, perché questo vuoto non ha un fondo, giusto?”

Monique, vedendola nervosa, cercò di tranquillizzarla: “Ce la faremo, cara, non preoccuparti. So perfettamente che senti il peso di questo compito sulle spalle e che i tuoi amici contano su di te, perciò sta calma. Se c’è qualcuno che conosce bene questo posto, quello è Thomas, perciò fidiamoci di lui.”

 

Lei, però, non si arrese e iniziò ad assillare Noa.

“Sei sicuro di saperlo fare?”

Quello le lanciò un’occhiataccia: “Mio padre mi ha costretto ad andare al campo scout per sei estati di fila. Credimi, lo so fare un nodo ad un gancio!”

Il padre, che stava per saltare, lo sentì e non riuscì a non farsi sfuggire un commento: “Almeno c’erano scout carini?” e, mentre le due ragazze erano rimaste pietrificate dalle parole appena uscite dalla bocca dell’uomo, Noa rispose tranquillamente.

“Papà, ti prego, non iniziare... Ti voglio bene e sono contento che hai accettato la cosa, ma lascia stare, ok?”

“Ok, sto zitto!”

“Per la cronaca, – aggiunse Brenda - al campo scout ci sono sempre dei tipi carini, per questo ci vanno anche le ragazze.”

L’uomo annuì: “Ok, vado, allora!” e iniziò a saltare una pietra dietro l’altra, mentre Monique lo guardava, in apprensione.

“Stai attento!”

“Ora che ho una donna che mi ama, non cadrò di certo!” e finalmente, nonostante tutta l’ansia, arrivò dall’altra parte, fissando subito la corda all’altro gancio.

“Bene, ora che la corda è ben tesa potete tenervi, mentre saltate. Forza, Brenda, vieni tu, adesso!”

Lei indietreggiò, intimorita: “Io? Non posso essere l’ultima, come a ginnastica?”

L’uomo roteò gli occhi, sbuffando: “Non siamo a scuola, Brenda! E poi dubito che nella tua palestra ci sia un percorso simile.”

Allora, la ragazza cercò di farsi coraggio e, attaccandosi con una mano, iniziò a saltare sulla prima: “Ok, la prima è andata, no? Ora devo passare alla seconda.”

Ma, improvvisamente, Thomas si accorse che alle spalle di Noa e Monique stava arrivando qualcosa, anzi qualcuno, così gli avvisò.

“Attenti, alle spalle!”

E un feroce mostro con il corpo ricoperto di bende, gli occhi gialli, denti e unghie affilatissime e cicatrici sparse su tutto il corpo, si avvicinò lentamente verso loro, come se stesse annusando le sue prede.

Preoccupata, Brenda si voltò: “Oh mio Dio!”

Subito, Monique si mise davanti a Noa per proteggerlo e, quando il mostro le saltò addosso, il ragazzo cadde indietro nel vuoto, rimanendo aggrappato solo grazie a una piccola sporgenza rocciosa.

 

Brenda, allora, prese la balestra e iniziò a colpire il mostro, che nel frattempo stava cercando di trascinare via Monique, mentre Thomas tornava indietro per aiutarli.

“Noa! Monique! Resistete!”

Intanto, la ragazza era riuscita a colpirlo e quello, gravemente ferito, lasciò andare la strega, per poi scappare via.

“Monique, stai bene?” le chiese subito, preoccupata, mentre quella cercava di rialzarsi, ancora scossa.

“Sto bene, sto bene. – poi corse ad aiutare il ragazzo - Eccomi Noa!” esclamò, tirandolo su.

 

A quel punto, però, Thomas si trovava sulla stessa pietra di Brenda.

“Bene, vieni, ti aiuto io a finire la traversata, ok?” ma non fece in tempo a fare nulla, che le pietre fluttuanti iniziarono a spostarsi via dalla fune.

Brenda, spaventata, iniziò a gridare: “Cosa sta succedendo?!?”

“Attaccati alla corda! Attaccati alla corda!” la incitò lui e, quando tutte le pietre si allontanarono, rimase solo quella a salvarli dal vuoto.

 

Noa li osservò dalla sponda, preoccupato. Erano rimasti appesi.

“Ce la fate?”

“Evidentemente dovevamo attraversarla uno per volta. Se ci aiutiamo, è come imbrogliare!” gli rispose Thomas, mentre la ragazza, in difficoltà, invocava il suo aiuto.

“Mi sudano le mani, sento che sto per mollare!”

“No, non mollare! - le urlò lui - Non abbiamo fatto tutta questa strada per mollare!”

“Io ci sto provando, ma… oddio, le mani iniziano a farmi male. Non ce la faccio!”

“Sali sulla mia schiena!” le ordinò allora l’uomo, lasciandola sbigottita.

“Cosa? Ma…”

“Brenda, ti ho detto di salire sulla mia schiena! Fidati di me.”

Lei eseguì e, nonostante il grande sforzo, lui riuscì ad avanzare, poco alla volta. Le sorprese, però, non erano finite lì, tant’è che, dal vuoto, iniziarono a salire delle minuscole fiammelle, quasi stesse piovendo al contrario.

La ragazza, quando le notò, rimase senza parole: “Cosa sta succedendo? Da dove arrivano?”

Monique e Noa, invece, osservavano sconvolti la scena, incapaci di fare nulla, mentre Thomas cercava di ignorare tutto quanto e di continuare ad avanzare, finchè una di esse non sfiorò la corda, che iniziò a bruciare.

“Oh mio Dio.. la corda sta bruciando, sta bruciando!” gli urlò Brenda, ma lui non fu abbastanza veloce e, inevitabilmente, essa si ruppe, facendoli precipitare per qualche metro, fin quando non colpirono duramente l’altra sponda, rimanendo appesi per miracolo.

“State bene?” gridò subito loro la strega, preoccupata, ma i due ignorarono le sue grida.

“Arrampicati, presto!” intimò Thomas alla ragazza.

“D’accordo, ma…”

“Non preoccuparti se mi metterai un piede in testa o su una spalla, devi arrampicarti e fregartene. Sei tu quella che deve arrivare alla spada, non io. Ok?”

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime: “Ma… Oddio, la prego, mi dica che salirà dopo di me... Non può mollare!”

Lui le fece un sorriso forzato, perchè ormai era arrivato al limite delle sue forze: “Sto per cedere, non ce la faccio più, Brenda. Nell’ultimo tratto di strada sarai sola, ma potrai usare la mia mappa, intesi? Alla fine di questo corridoio ti troverai davanti un’enorme porta e dietro ad essa troverai la spada. Adesso vai e dì a Noa e Monique che li amo!” e lei, arrampicandosi con la morte nel cuore, finalmente riuscì a salire la sponda.

Noa, a quel punto, iniziò a incitare il padre: “Dai, papà, tocca a te! Arrampicati!”

Ma quello scosse la testa: “Non ho più forze figliolo. - poi si lasciò cadere -  Mi dispiaceeeeeeeeee...”

“Noooooooooooooo!” gridarono tutti, distrutti dal dolore, mentre Brenda si rialzava in piedi a fatica, osservando gli altri, sconvolti quanto lei.

Monique, allora, strinse fra le braccia Noa, mentre le lacrime le solcavano il viso.

“Non può essere vero. – mormorava il ragazzo - No, non può essere!”

La strega, allora, fece capire con un cenno a Brenda che doveva proseguire e quella comprese il messaggio e iniziò ad allontanarsi, distrutta dal pianto incessante dell’amico.

 

 

Casa di Noa – North Platte, Nebraska

 

 

Mentre la lotta tra Samuel e Zack continuava, Terence aveva teletrasportato Jade e Faith a casa di Noa. Non essendoci nessuno a fermarlo, l’uomo pensò che fosse meglio per tutti togliere di mezzo la donna una volta per tutte e poter quindi rovinare tutti i piani del padre.

Ovviamente, Jade si oppose, mettendosi davanti alla donna nel tentativo di difenderla.

“No, tu non la toccherai!”

“Non vedi che sta cercando di ingannarti con questa commedia sull’essere cambiata ed essere diventata buona? Dobbiamo eliminarla, prima che sia troppo tardi!”

“Ho detto che non le torcerai un capello. CAPITO?” e fece partire un urlo ultrasonico che fece cadere l’uomo a terra.

Poi, ancora incredula, si voltò verso Faith: “Presto, scappa, prima che si riprenda! Io lo terrò occupato.”

Lei fece quanto le aveva detto, ma subito Terence le comparve davanti di nuovo.

“Spiacente!”

“Ti prego, lasciami andare. – lo supplicò allora lei, disperata - Io sono davvero cambiata, proprio come hai fatto tu. Perché non mi credi?”

“Okay, puoi anche essere cambiata, ma resta il fatto che Heith è collegata a te, perciò se muori, morirà anche lei e questo manderà a monte i piani di mio padre. In questo modo salveremo il mondo, perché la tua vita non vale più di quelle che verranno sacrificate quando questo sarà un luogo di dolore e sofferenza. Vuoi davvero che la persona che ami, quel paramedico, viva in un mondo simile?”

Sentendo le sue parole, la donna si arrese con un sospiro: “D’accordo, forse hai ragione…”

Ma Jade si intromise subito, furibonda: “NO! No, che non ha ragione! Possiamo trovare un’altra soluzione, lei non merita di essere uccisa perché ci fa comodo per salvare il mondo. Noi dovremmo salvare tutti, nessuno escluso.”

Faith si voltò verso di lei: “Per le mie azioni passate, meriterei di essere morta in quella esplosione, ma non è stato così. Ora tu vuoi salvarmi e io sento sempre di più di non meritarmelo, soprattutto dopo le parole di Terence. Probabilmente, lui vi ha dato una prova del suo desiderio di voler cambiare, o per dimostrare che lo stava facendo, perciò lasciate che io faccia altrettanto, ok?”

L’uomo le lanciò, allora, una lunga occhiata: “Impedirai a mio padre di uscire dal cigno?”

“No, ma posso risolvere un grosso problema futuro, quello di Jade.”

 

Intanto, poco lontano,  Samuel e Zack erano distesi, feriti, in mezzo alla strada, senza la forza per alzarsi e riprendersi.

“Non posso credere che siamo arrivati a questo punto…” disse il demone, sospirando.

“Mi dispiace, avresti dovuto aspettartelo.”

L’altro fece un sorriso triste: “Mi dispiace che sia andata a finire così. Ciò che dirò, probabilmente non ti sfiorerà nemmeno, visto che sei succube del cigno e che non provi più nulla. Ma io ci provo lo stesso, perché, quando tutto questo finirà, tu ricorderai tutto.”

“Non me ne importa niente delle tue parole!” gli gridò l’altro, insensibile.

Samuel, però, parlò ugualmente: “C’è stato un periodo della mia vita in cui sono stato davvero felice e ci siete tu e Jade, oltre a Brenda, anche se è arrivata dopo. Tutte le avventure, i litigi, le incomprensioni, le risate nei momenti più critici fanno parte di un meraviglioso ricordo che serberò per sempre nella memoria. Non credo nemmeno io a ciò che sto per dirti, ma lo faccio comunque: tu sei l’unico vero amico che io abbia mai avuto e sono sicuro che in fondo al cuore, tu non mi odi veramente. Zack, io sto per morire… ed è per questo che voglio che tu ti prenda cura di Jade, quando tutto questo sarà finito, perché lei sarà distrutta e avrà bisogno dell’altra persona che ama più al mondo. Ok?”

Zack, per tutto il tempo, aveva fissato il cielo, col sangue che gli colava lungo il volto e uno sguardo arrabbiato e, come previsto, quelle parole non lo toccarono: “Va all’inferno, Samuel!”

L’altro, però, sorrise, perchè capì che non era il momento.

“Ti voglio bene anche io, amico...” sussurrò, prima di teletrasportarsi via.

 

Pochi secondi dopo, ricomparve presso il fiume che scorreva vicino alla casa di Noa e gli altri si accorsero subito del suo arrivo e gli corsero incontro, soprattutto Jade, quando notò che era ferito.

“Samuel, stai bene?” gli chiese, preoccupata.

“Si, tranquilla! – la rassicurò, per poi rivolgersi subito a Terence – Si può sapere perché Faith è ancora viva?”

“Perché ha qualcosa da offrirti, a quanto pare” replicò quello, lasciandolo perplesso.

“Di che cosa stai parlando?”

Ma fu direttamente la donna a prendere la parola: “A quanto pare, non avete raccontato a Jade del suo parassita.”

“Non avevi il diritto di dirglielo!” le urlò il demone, arrabbiato, ma subito la ragazza lo calmò.

“E’ tutto a posto. Non prendertela con lei!”

Lui la guardò e abbassò lo sguardo: “Mi dispiace non averti rivelato il motivo della tua amnesia, ma non volevo spaventarti. Fai ancora fatica a capire tutto ciò che ti circonda e…”

Faith, però, si intromise, impedendogli di finire la frase: “Sei molto dolce a volerla proteggere, ma così non la salverai.”

“Sì, invece! Una volta che avrò incastrato l’arma nel cigno, il parassita morirà e Jade ricorderà tutto.”

Ma la donna scosse la testa, mortificata: “Mi dispiace, ma le cose non funzionano così, Samuel. Il parassita è nella mente di Jade da parecchio tempo e sta facendo più danni di quanto immagini. Se non fosse per la pozione di Heith di cui mi ha parlato Terence, infatti, sarebbe in condizioni ben più gravi. Tuttavia, il suo effetto non durerà ancora per molto e perciò presto perderà nuovamente i ricordi.”

Lui, però, continuò ad insistere: “Ho detto che quando porterò a termine…” ma fu di nuovo bruscamente interrotto.

“Non servirà a nulla portare a termine la tua missione! Il parassita ha danneggiato la memoria di Jade a tal punto, che, anche se i disordini spariranno da questo mondo, lei non sarà comunque mai più quella di prima!”

Allora, Terence si intromise, per cercare di farlo ragionare: “Lei vuole offrirti il suo aiuto, in cambio della salvezza.”

“Questo è solo un trucco per non permetterci di ucciderla!” ribatté il ragazzo, sempre diffidente.

“Credimi, è la verità! Posso ancora salvarla! So che voi morite dalla voglia di farmi fuori, ma lasciate che meriti di vivere facendo un atto di altruismo verso Jade, datemi l’opportunità di redimermi. Vi prego!”

“Ti prego, Samuel! – la sostenne Jade, rivolgendosi direttamente a Samuel - Sono stanca di essere confusa e non voglio risvegliarmi in un mondo in cui non mi ricordo dei miei più cari amici e di te.”

Tutti videro che, dopo quelle parole, Samuel era combattuto.

Tuttavia, c’era ancora un’importante questione da sistemare e il ragazzo si voltò verso Terence per chiarirla: “Come facciamo con l’altra faccenda, però?”

“Sapevo che l’avresti risparmiata, così ho preparato anche un piano B.”

“Bene, è quello che speravo di sentirti dire. – poi si rivolse a Faith – Cosa le farai?”

“Le farò un incantesimo, che preserverà la sua memoria fino a quando i disordini non lasceranno questo mondo. Tuttavia, per fare questo, dovrà cadere in un lungo sonno. Quando si sveglierà, però, la sua memoria sarà intatta e i vecchi ricordi ripristinati.”

Terence la guardò, dubbioso: “Ma non hai detto che la memoria di Jade è gravemente danneggiata? Cosa vuoi preservare, allora?”

“Il mio incantesimo andrà ad aggiustare i danni fatti dal parassita, prima di preservarne la memoria. Fortuna che mi avete trovata appena in tempo, o non l’avreste mai saputo!”

Samuel non aveva più dubbi, a quel punto: “Allora procedi!”

 

 

Presso il Tempio antico all’interno del pentagono  

 

 

Brenda, senza voltarsi indietro, imboccò l’ultimo tratto di strada che la separava dalla meta. E, come le aveva detto Thomas, dopo pochi passi si ritrovò davanti ad un’enorme porta, affiancata da una fontana di pietra e dall’ennesima incisione.

Andrà versato il sangue di chi ha perso per permettere al vincitore di spalancare le porte e giungere al proprio premio 

In quel momento la ragazza, con ancora gli occhi lucidi e il respiro affannato per gli eventi appena vissuti, sentì dei passi alle sue spalle e, quando si voltò, vide se stessa: vestita bene, unghie perfette e capelli impeccabili. Solo quella sorrideva malvagiamente, mentre lei la accoglieva con ghigno dipinto sulle labbra.

“E così sarei io l’ostacolo di me stessa? Bene – e afferrò una freccia dall’astuccio che portava sulle spalle – non sarà così difficile togliere di mezzo tutto ciò che rappresentavo un tempo, visto che ora sono cambiata...” poi corse verso la ragazza e gliela conficcò nello stomaco, facendola accasciare a terra.

“Beh, all’epoca non sapevo difendermi molto bene, in effetti...” esclamò, mente strappava una parte della maglietta e tamponava parte del sangue che stava colando copioso sul pavimento. Poi, lo portò vicino alla fontana e, strizzandolo, fece colare il liquido al suo interno.

Allora, la porta si spalancò ed ecco, l’arma era proprio davanti a lei, che fluttuava al centro dell’enorme stanza immersa in una bolla di energia celeste. Non appena la ragazza attraversò la soglia, la ragazza si sentì quasi travolta da un’ondata di pace e speranza.

“E’ così bella…- sussurrò, con voce soave e un sorriso dipinto sul volto - Finalmente ti ho trovata, finalmente sei mia, spada della buona sorte” poi si avvicinò, pronta a prenderla fra le mani. Il suo braccio penetrò all’interno di quella bolla di energia e la sua mano afferrò senza timore la spada.

“Portami fortuna…” aggiunse, prima che il Tempio iniziasse a tremare...

 

CONTINUA NELL’ULTIMO EPISODIO DELLA SECONDA STAGIONE

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Siamo arrivati al penultimo episodio di questa stagione, purtroppo, però, non sono riuscito a revisionare anche l'ultimo e dovrete aspettare fino a domani per il gran finale della seconda stagione dal titolo "Incastro". Ricordate di lasciare sempre un commento ai fini della continuazione della storia, a domani!


 

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Capitolo 22
*** 2x22-Incastro ***


CAPITOLO VENTIDUE

"Heroes Walk Alone at the End"

 

  

Casa di Noa – Morbridge, South Dakota

 

 

Tutti i presenti si erano spostati in una delle camere e Jade subita si era seduta sul letto, mentre Faith si apprestava a spiegarle quello che doveva fare.

“Grazie al mio incantesimo, ti sveglierai non appena i disordini verranno neutralizzati. Ricorderai ogni cosa, anche quello successo fino a questo momento.”

La ragazza l’ascoltò attentamente, ma non riuscì a nascondere la tensione: “Quindi funzionerà sicuramente, giusto?”

“Questo dipende dal tuo ragazzo: se porterà a termine la sua missione, senza dubbio.”

“E... – chiese quella, dubbiosa – se non dovesse farcela? Cosa mi succederà se Samuel non disattiverà questo cigno?”

“Semplicemente, non ti sveglierai mai più.”

Samuel, allora, dovette intervenire, per placare il terrore che aveva visto comparire negli occhi di Jade: “Ti prometto che non succederà. Io ce la farò. Ad ogni costo, ok?”

Sentendo le sue parole, lei decise finalmente di fidarsi: “D’accordo, – disse alla donna - fallo! Preferisco non risvegliarmi mai che essere una ragazza senza ricordi. Io... ne ho bisogno, quindi… vale la pena rischiare.”

“Bene, se vuoi puoi stenderti sul letto adesso…”

Ma il demone la fermò: “Aspetta, Faith, potresti darci un minuto?”

“Ma certo! Sono qui fuori, quando avete finito, ok?” e uscì.

 

Allora, Samuel si sedette accanto a Jade sul letto e lei subito gli sorrise.

“Cosa c’è? Vuoi dirmi addio, per caso? Guarda che dormirò solamente, non andrò mica all’altro mondo!”

Lui rise, nel sentirla: “Lo so che non morirai, ma non permetterò nemmeno che tu dorma per sempre come Biancaneve.”

“Ma lei non dormì per sempre, dato che il suo principe arrivò a salvarla, no? Almeno le favole me le ricordo!”

Il ragazzo, però, tornò subito serio e le prese una mano: “Ti prometto che farò in modo che anche tu abbia un lieto fine…”

Fiduciosa, la ragazza fece altrettanto: “Con te, si spera!”

Samuel si sforzò di sorridere: “Già… Con me!” e lei improvvisamente lo abbracciò, lasciandolo di stucco.

 

Quando Jade si staccò, lui subito le disse: “Pensavo che…”

“…non saresti riuscito a conquistarmi? Se ce l’hai fatta in soli due giorni e mezzo, non voglio immaginare quanto ti possa amare la Jade con tutti i ricordi!”

“Ti amo… e non mi interessa se mi tirerai uno schiaffo per quello che ti ho appena detto.”

“Non preoccuparti, non lo farò. E non ti dirò nemmeno che ti amo, perché tu dovresti già saperlo, se mi conosci veramente come dici…”

Lui la guardò negli occhi, prima di risponderle: “E’ così.”

“Allora sai già cosa provo e al mio risveglio ne avrai la conferma.”

Poi, Samuel la osservò ancora una volta per cercare di catturare più dettagli possibili del suo viso, poi si voltò verso la porta e chiamò Faith, che aspettava fuori e che rientrò subito al suo cenno.

“Siamo pronti?” chiese.

“Adesso sì!” le rispose la ragazza.

“Allora stenditi e chiudi gli occhi.”

Prima di farlo, però, Jade rivolse un ultimo sguardo al demone: “Buona fortuna! Salva mia Nonna e tutti gli altri, ok?”

“Salverò tutti voi!” la rassicurò lui.

 

E, non appena la ragazza chiuse gli occhi, la strega iniziò a pronunciare l’incantesimo.

La ragazza ora cade in un sonno profondo e solo quando il suo male sarà morto, farà ritorno…

Poi, Samuel provò a chiamare Jade, ma quella, ovviamente, non rispose e Faith annuì, soddisfatta.

“L’incantesimo ha funzionato. Ora tocca a te, no?”

“Già… Grazie per quello che hai fatto, anche se è stato solo per avere salva la vita.”

“Se io muoio, con me si annullerà l’incantesimo fatto a Jade. Tuttavia, non l’ho fatto per avere salva la vita, ma per me stessa. Perchè ora sono buona, ma non avevo ancora avuto l’opportunità di dimostrarlo, né a me, né al resto del mondo. Da quando sono morta e tornata in vita, è come se avessi iniziato a vivere davvero. Ho vissuto come una persona normale, lì fuori e mi è piaciuto da morire: una casa, una persona che ti ama. Niente magia, niente buoni o cattivi, solo io e una vita normale.”

“Già. La magia è la rovina di questo mondo e probabilmente vivremmo meglio senza. Magari, in un giorno non molto lontano, saprò anche io cosa si prova a vivere in un mondo normale...” poi si apprestò ad uscire dalla stanza, ma Faith lo fermò perchè aveva una domanda per lui.

“Aspetta, perché non le hai raccontato che il vostro nemico è suo nonno?”

“Quando si sveglierà, se lo ricorderà, perché farle avere degli incubi inutilmente?” e poi, senza aspettare una risposta, se ne andò, pronto a tornare da Terence, che lo aspettava fuori.

 

Quando lo raggiunse, l’uomo stava osservando quello che c’era oltre il fiume, dove si trovava Brenda. Samuel, però, lo distolse dai suoi pensieri.

“L’incantesimo è stato fatto.”

“E ti fidi a lasciare Jade da sola con Faith?”

“Non le farà del male, non preoccuparti” poi tirò fuori una lettera dalla tasca e gliela porse.

“Puoi dare questa a Jade quando si risveglierà?”

L’altro rimase un attimo sorpreso, ma poi la prese: “Ma certo! Solo che… perché l’hai data a me?”

“Perché mi fido, no? Jade lo ha fatto fin da subito, quando sei passato dalla nostra parte e avrei dovuto farlo anche io, per quello che vale. E poi, sono sicuro che con te arriverà a destinazione, perché anche tu ami qualcuno e sai benissimo quanto tutto questo sia importante.”

L’uomo sorrise: “Grazie per la fiducia. Considerala già consegnata!”

 

Il ragazzo allora annuì, mettendosi poi a osservare come lui il paesaggio di fronte a loro.

“Allora, Terence, qual è il piano B?”

“Il piano B è insieme a Brenda. E non mi riferisco alla spada.”

“E che cos’è?”

“Hai uno di quei telefoni che usate per comunicare, per caso?”

“Siamo nel 2014, – rispose quello, ironico - tutti ne hanno uno, anche i demoni!”

“Bene. Dobbiamo chiamare Brenda e assicurarci che il piano B arrivi qui con lei, allora.”

 

 

Nei pressi del Tempio, all’interno del Pentagono 

 

 

Quando il tempio aveva iniziato a tremare, Brenda aveva chiuso gli occhi e, non appena tutti i suoni cessarono, gli riaprì, rendendosi subito conto che il tempio era scomparso del tutto: si guardò intorno e c’erano soltanto alberi e una vasta distesa pianeggiante. Improvvisamente, però, udì qualcuno piangere, così corse verso quel suono, con la spada stretta nella mano, finché finalmente si fermò: davanti a lei c’era Noa, stretto fra le braccia di Monique.

Subito la ragazza si avvicinò, straziata per il dolore che vedeva nell’amico.

“Noa…” chiamò, con un filo di voce.

Sentendo sussurrare il suo nome, il ragazzo si voltò con gli occhi pieni di lacrime senza dire nulla. Monique, perciò, prese la parola al suo posto: “Hai preso la spada, a quanto vedo…”

Brenda abbassò lo sguardo, mortificata per l’amico: “Sì, l’ho presa, ma adesso cosa devo fare? Come la porto agli altri?”

Il ragazzo, allora, si asciugò le lacrime, divenne serio e rispose: “Troveremo un modo. Mio padre non è morto invano!”

L’amica annuì, grata: “Mi dispiace per quello che è successo. Ti ringrazio!”

E una voce alle loro spalle mormorò: “Successo cosa?”

Noa, incredulo, si girò e gridò: “Oh mio Dio, papà!”

Monique, con una mano davanti alla bocca, esclamò: “Thomas!” e i due corsero subito ad abbracciarlo, mentre Brenda assisteva alla scena, sorridendo sollevata.

L’uomo rise per la loro reazione e si sentì quasi soffocare per gli abbracci: “Pensavate che fossi morto? Beh, potrebbe succedere veramente,se continuate a stringermi così!”

Subito si staccarono, imbarazzati: “Oh, scusa! E’ che… sono così felice di vederti!” sussurrò Monique, ancora incredula, subito seguita da Noa.

“Ma… ma, come hai fatto? Ti abbiamo visto precipitare nel vuoto!”

L’uomo, però, era sorpreso quanto loro: “Credetemi: non ne ho la più pallida idea. L’ultima cosa che ricordo è che sono caduto e un attimo dopo mi sono ritrovato disteso al suolo.”

Brenda, però, non la lasciò finire e prese la parola: “Sono felice di rivederla, signor Quill. E grazie.”

Lui le sorrise: “Hey, ragazza con la spada! Vedo che ce l’hai fatta!”

“Sì, diciamo di sì, dai. – replicò lei, modesta - Peccato che ora non sappiamo come portarle fuori dal Pentagono.”

Improvvisamente, però, Thomas notò qualcosa di famigliare al collo della ragazza ed esclamò: “Ma quella è la mia collana!”

Lei, allora, abbassò lo sguardo e lo rialzò subito, perplessa: “Com’è arrivata qui?”

“Forse gliel’hai data tu, papà” propose Noa.

Ma quello scosse la testa: “No, non l’ho mai tolta da quando ce l’ho.”

“Allora è stata la magia?”

“Beh, – intervenne Monique - qui non c’è magia, ma potrebbe...”

“E’ sicuramente magia! – replicò invece Thomas - Quando l’ho rubata all’uomo che la possedeva, ricordo di non aver avuto paura, anzi, di aver provato un immenso coraggio. Forse la collana viene attirata dal coraggio. Ma certo! Dev’essere senz’altro così: Brenda ha affrontato quel mostro con la sua balestra senza timore. E’ stato sicuramente in quel momento che la mia collana è passata a lei!”

La strega rifletté sulle sue parole, ancora dubbiosa: “Allora la magia è tornata? Io sono una strega, eppure non sento niente di diverso in me.”

 

In quel momento, il telefono di Brenda iniziò improvvisamente a squillare.

“E’ impossibile, i telefoni non funzionano qui!”

Quella la guardò un attimo sarcastica, prima di rispondere: “Allora dev’esserci una super recezione!”

Poi lo prese in mano: “Pronto?”

Dall’altra parte, con qualche interferenza, si sentì una voce debole: “Brenda? Mi senti? Sono Terence!”

Il viso di lei si illuminò per la felicità di sentirlo: “Terence! Oh mio Dio, come sono felice di sentirti, anche se la linea è disturbata.”

“Anche io, ma non c’è più tempo, devi venire subito qui! Hai recuperato la spada?”

“Sì, è qui con me.”

“Bene, però ci serve anche un’altra cosa…” e iniziò a spiegarle tutto, ma, dopo qualche minuto, la ragazza lo interruppe.

“Aspetta! C’è qui una strega con me, pensi potrebbe funzionare?” e, subito dopo aver sentito la risposta, chiuse la chiamata.

 

Gli altri, ovviamente, erano curiosi e Monique fu la prima a farsi avanti.

“Cosa ti hanno detto? Cosa c’entro io?”

“Pensi sia possibile che io abbia un po’ di magia in me? Insomma: la collana, i solenoidi che riprendono a funzionare al mio tocco, il mio telefono che è  l’unico a funzionare…”

“Perché dovresti, se qui non può esistere?”

“Non ne ho idea, ma qui c’è sicuramente sotto qualcosa. Forse sono una sorta di fonte magica e questa spada è il conduttore che mi permetterà di passare parte della mia magia a te. Accidenti, non avrei mai creduto di poter formulare una frase chimico-magica!”

Thomas, però, la interruppe, scuotendo la testa: “Se fosse così, saresti un essere soprannaturale, ma loro non possono attraversare il confine.”

“Beh, comunque c’è qualcosa. – rispose lei – Ma non lo scopriremo mai, se Monique non tocca la spada. I miei amici mi hanno spiegato il loro piano, ma serve una strega per attuarlo, prima di tornare da loro con essa.”

Il suo discorso, fortunatamente, aveva convinto la donna, che acconsentì: “D’accordo, proviamo!” e toccò la spada, tenendola stretta fra le mani per qualche secondo.

“Allora?”  la incalzò Brenda.

“Hai ragione: sento qualcosa. Sento... del potere dentro di me…”

“Bene! E’ sufficiente per fare un incantesimo?”

“Suppongo di sì. Di cosa si tratta?”

Ma la ragazza iniziò a correre:  “Ve lo dico strada facendo, ora dobbiamo raggiungere al più presto il confine da cui siamo entrati!” e il gruppo subito la seguì, mettendosi in marcia.

 

 

Ex villa di Terence – Augusta, Maine

Dana ed Heith, sotto gli ordini di John, diedero inizio al rito che avrebbe rubato la magia alle streghe di tutto il mondo. Tale potere, però, sarebbe servito per separare finalmente il Libro del Bene e del Male e l’uomo era determinato a riuscire nell’impresa.

“Non fermatevi fino a quando non avrete prosciugato ogni strega di questo pianeta, intesi?”

Senza rispondere, le due chiusero gli occhi e stesero le braccia con il palmo delle mani rivolto verso l’alto: Maleficis virtute cupimus, palmam in manu nostra… [“Che le streghe mettano nelle nostre mani il loro potere”]

 

Intanto, John aveva provato a richiamare Zack, ma questo non gli aveva risposto. Tuttavia, ad un certo punto riuscì a percepire dove si trovava e così si teletrasportò da lui, trovandolo disteso a terra e sanguinante.

Cercando di scuoterlo, lo prese a calci: “Sveglia, forza!”

Ma l’altro gli rispose dolorante, con un filo di voce: “Vorrei, ma sono conciato abbastanza male. Samuel me la pagherà, quando mi sarò rimesso in piedi!”

John sospirò: “Non abbiamo tempo per le tue vendette, abbiamo ben altro di cui occuparci al momento, perciò ti farò guarire dall’altro imbecille che ho come seguace – schioccò le dita e comparve Xao – Cura questo buono a nulla e fa presto!”

Subito quello eseguì.

“Ora andremo a recuperare il pezzo mancante di questa grande opera e lo faremo davanti ai loro occhi.”  aggiunse, mentre il ragazzo si rimetteva di nuovo in piedi.

“Di cosa stai parlando, padrone?”

“Non sono affari che ti riguardano, tu verrai solo con me e mi starai dietro, perchè sto preparando un’entrata in grande stile per i nostri amici!”

Zack, però, era perplesso: “Ma… si trovano nella zona protetta dal campo di forze!”

L’uomo, allora, gli rivolse un sorriso compiaciuto: “Non preoccuparti, se ne stanno occupando le nostre alleate e presto tutte le streghe del mondo saranno private della loro magia. E, dato che essa nasce da loro, se non l’avranno più, semplicemente... svanirà. Esattamente come il campo di forze e qualsiasi altra diavoleria da loro creata.”

 

 

Casa di Noa – Morbridge, South Dakota

 

 

Non appena Terence finì di spiegare cosa aveva in mente a Brenda e chiuse la chiamata, Faith uscì dall’abitazione e lo raggiunse.

“Ho fatto il mio dovere, come da accordi. Non sono più utile qui, perciò vorrei tornare alla mia vita.”

Subito Samuel si avvicinò a lei: “D’accordo, hai fatto la tua parte e credo proprio che ora la tua vita non sia più in pericolo. Se John venisse a scoprire che sei viva, di certo non ti ucciderebbe, perciò puoi andare. E grazie per aver aiutato Jade!”

“Non ringraziarla, non l’ha fatto mica gratis!” replicò Terence, duro come sempre e la risposta della donna fu altrettanto cinica.

“Hai fatto cose ben peggiori delle mie mio, caro ex-servitore del caos. Dovresti tacere e ringraziarmi anche tu!”

“Mai, mia cara. Mai.”

Nel vederli, Samuel sbuffò, roteando gli occhi: “D’accordo, ora puoi andare, Faith. Ti auguro il meglio per la tua nuova vita...”

 

In quel momento, però, la strega ebbe un mancamento e il ragazzo la afferrò al volo prima che cadesse a terra.

“Hey, va tutto bene?”

Con lentezza, l’altra cercò di rialzarsi: “Ho avuto un capogiro e ora mi sento debole, cosa mi succede? Sembra quasi che mi stiano succhiando via la magia...”

Intanto, Terence si avvicinò a loro: “Cosa? Di cosa stai parlando?”

Ma fu il demone a rispondere: “Credo che John le stia facendo qualcosa. Zack deve averla vista e forse glielo ha spifferato.”

L’uomo, però, era perplesso: “Sì, ma per quale motivo? Strategicamente parlando, non dovrebbe farle nulla se vuole preservare il suo piano e non uccidere anche Heith, no?”

“Ma lui non mi sta uccidendo. Mi sta solo portando via la magia, infatti” spiegò la donna.

 

Improvvisamente la porta della casa di Noa si aprì e ne uscì Jade, gridando.

“Si può sapere cosa sta succedendo? Perché mi sono già svegliata? Non mi sembra di aver recuperato i ricordi...”

Faith capì subito cos’era successo e lo spiegò agli altri: “L’incantesimo dev’essersi sciolto. Se mi viene portata via la magia, esso diventa automaticamente nullo.”

“Accidenti! – esclamò Samuel, per poi voltarsi verso Terence - Secondo te cosa significa?”

L’uomo era nervoso, ma cercò di mantenere la calma: “Forse ho capito cosa sta facendo John, ma per ora atteniamoci al piano e aspettiamo, ok?”

“Farai meglio a spiegarti, perché, se Jade non si riaddormenta di nuovo, io non mi muoverò da qui!”

 

 

Casa di Monique – All’interno del Pentagono

 

 

Dopo la telefonata con Terence, Brenda aveva compreso di non avere più molto tempo e subito avvisò il gruppo.

“Ci abbiamo messo molto per arrivare qui e ci vorrà altrettanto per tornare al confine. Peccato che, purtroppo, non abbiamo tutto questo tempo.”

“Non abbiamo altra scelta, visto che possiamo solo usare la macchina” le ricordò Monique.

Ma Noa subito si intromise: “Scusami, se hai appena fatto un incantesimo per gli amici di Brenda, non puoi portarci al confine con la magia?”

“Già!” esclamò la ragazza, annuendo.

La donna, però, era ancora dubbiosa: “Non so nemmeno se quello ha funzionato. E comunque, non credo di avere la magia necessaria per portarci al confine.”

“Tentar non nuoce, no?” cercò di convincerla Thomas e lei, finalmente, cedette.

“D’accordo, proviamo. Brenda potrà anche essere una sorta di inspiegabile fonte magica, ma resta il fatto che questa è una parte di mondo priva di magia, quindi il potere che ho è limitato e, francamente, non so nemmeno se ne ho ancora.”

La ragazza, allora, le prese le mani: “Ti prego, facciamolo e basta, ok? Ho bisogno di raggiungere subito i miei amici...”

“Probabilmente non ho abbastanza magia per portarci tutti al confine.”

Fu a quel punto che Thomas si intromise: “Non è necessario che io e mio figlio veniamo con voi. Ora è tutto soltanto nelle mani di Brenda”

Lei, però, non voleva abbandonarli e si oppose: “Ma così voi rimarrete bloccati qui!”

Noa le si avvicinò e le mise una mano sul braccio, sereno: “Non preoccuparti per noi. E poi, se il tuo amico porta a termine la missione, saremo di nuovo liberi. Le pareti a quel punto spariranno, no? – le sorrise - Avanti, vai!” e la ragazza abbracciò entrambi, triste.

“Ci rivedremo presto. Promesso!”

L’uomo rise, ricambiando la stretta: “Questo è poco, ma sicuro ragazza con la spada!”

“Veramente, io sono la ragazza con la balestra. La spada è per il mio amico demone!”

 

Poi, dopo l’ennesimo saluto, finalmente si avvicinò a Monique: “Bene, cosa dobbiamo fare ora?”

“Prendi le mie mani” e così fece.

La strega, allora, chiuse gli occhi, ma non successe niente.

“Allora? Perché non funziona?”

“Te l’avevo detto: non ho magia. E, se l’avevo, l’ho sprecata per l’incantesimo di prima.”

Brenda allora fissò la spada e la allungò verso di lei: “Allora facciamo un altro pieno di magia. Toccala, ok? Forse posso trasferirti un altro po’ di magia, come prima.”

Benché poco fiduciosa, la donna eseguì:  “Ok, sento di nuovo qualcosa scorrere dentro di me. Riproviamo!” e le due si presero di nuovo per mano.

 

Improvvisamente, scomparvero nel nulla, sotto lo sguardo sbalordito di Noa.

“Wow, ma dove sono andate? Quasi non me ne sono accorto!”

Thomas gli sorrise: “Evidentemente ha funzionato. Ora, però, il nostro lavoro è finito, ti va di andare a farci una birra e un cheeseburger?”

“Pensavo che qui fosse stato tutto saccheggiato giorni fa.”

L’altro gli circondò le spalle con un braccio: “Beh, tentar non nuoce, no? E poi, ho una gran fame…” e i due andarono per la loro strada.

 

Intanto, Brenda e Monique erano comparse proprio nei pressi del confine, ma la donna era estremamente affaticata, tanto da far preoccupare molto la ragazza, quando se ne accorse.

“Monique, stai bene?”

“Prova tu a gestire qualcosa che equivale ad una goccia di magia! Comunque sto bene, non preoccuparti”

La ragazza annuì e si girò verso il confine: “Vedo il fiume, ma non la casa di Noa. Dov’è?”

“Forse siamo ricomparse in un altro punto, ma, se c’è il fiume, significa che non siamo molto lontane.”

“D’accordo, ma resta comunque un altro problema: come faccio ad attraversare il confine?”

“L’ultima volta sei stata rigettata via, prova ora che hai la spada.”

E così fece Brenda, ma fu respinta nuovamente.

“Niente, anche con la spada non funziona.”

Monique, allora, iniziò a riflettere attentamente su tutta la situazione: “La magia qui non esiste, ma tu sembri riuscire a crearla in qualche modo e non riesco a capire come mai. C’è qualcosa che ti è successo in passato, per caso? Hai detto di non essere una strega e il fatto che tu sia riuscita a varcare il confine la prima volta lo dimostra. Perché allora c’è della magia in te?”

“E’ vero, non sono una strega, ma ho acquisito dei poteri, tempo fa. Ci siamo imbattuti in un muro oscuro fatto di disordini, mi sono avvicinata troppo e... mi ha folgorata. Da quel momento ho la capacità di ascoltare i pensieri altrui.”

“Aspetta! Queste pareti, o muri, sono fatti di disordini. E tu hai ottenuto un potere, quando sei stata folgorata da un muro disordinato. – fu allora che ebbe un’illuminazione – La tua magia si è conservata, perché deriva dai disordini! Non può svanire come quella normale, ecco perchè ne sei immune!”

“Ma questo non risolve comunque il nostro problema, no?”

“Invece sì! Se con la poca magia che mi hai trasmesso, io provassi ad estrarre quella che c’è dentro di te, potrei rigettarla contro il muro e aprire un varco che ti permetta di uscire.”

Brenda, però, era ancora perplessa: “Davvero puoi farlo? Aspetta, ma questo vuol dire che poi non avrò più un potere?”

“Direi che è arrivato il momento di restituirlo al mittente. Quel potere, infatti, sta per diventare il tuo biglietto di sola andata verso il mondo esterno.”

L’altra, benché triste all’idea di perdere il suo potere, acconsentì: “Ok, facciamolo!”

Monique, allora, puntò la mano verso di lei, chiuse gli occhi e lentamente estrasse il potere che aveva dentro. Subito una sfera oscura lasciò il corpo di Brenda, che si spaventò nel vederla.

“Oh mio dio, quella cosa era dentro di me?”

La donna annuì, tenendo la sfera sospesa fra le sue mani: “E’ la forma di magia più malvagia di sempre e per fortuna te ne ho appena liberato. Ora è arrivato il momento di uscire, però!” e la lanciò contro la parete, che da invisibile si colorò di nero, finchè uno squarcio non si aprì nel mezzo.

Brenda, sorridente, esultò: “Ce l’hai fatta!”

Monique era altrettanto contenta, ma la incitò comunque a sbrigarsi: “Non perdere tempo, corri! Il varco non rimarrà aperto a lungo e non avrai altre occasioni!”

“Ma tu non vieni con me?”

“No, io rimarrò qui con Noa e Thomas. Sono riuscita ad aiutarti e qui finisce il mio compito. – poi le sorrise - Ora tocca a te, Brenda!”

“Ci rivedremo quando sarà tutto finito. Grazie di tutto!” e poi, con la spada stretta fra le mani, si gettò velocemente attraverso il piccolo squarcio che stava per richiudersi, mentre, alle sue spalle, la strega le augurava ancora una volta buona fortuna. Quando si voltò, però, il varco si era già chiuso e la parete era tornata nuovamente trasparente e tranquilla; non vedeva più niente, ma sapeva che Monique era ancora lì dentro e la stava osservando.

Fece un grosso respiro, aspirando di nuovo l’aria pura del mondo esterno, poi urlò, determinata: “Sto arrivando, ragazzi!” e iniziò a correre, seguendo il corso del fiume.

 

Nel frattempo, a casa di Noa, tutti avevano assistito stupiti ai cambiamenti della parete.

“Cosa è successo? – chiese Jade, confusa - Perché la parete si è oscurata in quel modo?”

“Non lo so, ma ora sembra essere tornato tutto alla normalità” osservò Samuel, mentre Terence si guardava intorno preoccupato.

“Forse è tornata Brenda, ma dov’è?”

 

Improvvisamente, alle loro spalle, una voce diabolicamente ironica li interruppe: “Che piacere vedervi qui tutti insieme!”

Girandosi velocemente, il volto di Samuel si deformò per la sorpresa: “John! Come hai fatto a…”

“…a superare il campo di forze? Beh, diciamo che ho preso in prestito la magia di tutto il pianeta e l’amuleto è magico, no? Anzi, lo era!”

“Cosa sei venuto a fare qui?”

Intanto, gli si erano affiancati Xao e Zack, immobili alle sue spalle: “Niente, sono solo venuto a dare un’occhiata. Un campo di forze è sospetto, quindi ho pensato che forse nascondevate qualcosa.”

Terence, cinico, prese parola per primo: “Come se non lo sapessi! Piuttosto, qualcosa mi dice che non hai rubato tutta la magia del mondo per abbassare un misero campo di forze. O sbaglio?”

L’altro sorrise: “E’ questo che adoravo di te, mio caro Terence: sei sempre stato incredibilmente perspicace. Tuttavia, i piani di guerra non si rivelano mai al nemico, non credi?”

A quel punto Jade, sfacciata, intervenì: “Quindi sei tu quello contro cui lottiamo? Ti pentirai di aver preso mia nonna!”

John si voltò subito verso di lei con un ghigno: “Oh, dimenticavo la mia quasi nipote… Beh, dico quasi, perché la tua memoria fa un po’ schifo ultimamente, a quanto mi è stato detto...”

Ovviamente, Jade rimase senza parole: “Nipote?” poi si voltò subito verso gli altri in cerca di spiegazioni.

“Nessuno ti raccontato di me? – le chiese l’uomo, stupito, per poi guardare Terence e Samuel – Ma che smemorati!”

Il demone, allora, sospirò e si decise a raccontare alla ragazza la verità: “Il nostro nemico è tuo nonno, Jade. Non te l’abbiamo detto per non darti un altro dolore.”

“Già, il dolore di tuo nonno che manda fuori strada l’auto dei tuoi genitori!”

Arrabbiata, Jade alzò il braccio per fargli del male, ma non accade niente e subito John scoppiò a ridere.

“Spiacente, tesoro, ma non hai più magia!”

E mentre Jade cercava di calmarsi, Faith rivelò finalmente la sua presenza: “Ciao John. Ci si rivede, eh?”

L’uomo la guardò per qualche secondo, come se non la riconoscesse, poi, esitante, la chiamò: “Faith?”

“In carne ed ossa!”

“Ma...  ma, come è possibile? – chiese lui, incredulo - Tu dovresti essere morta!”

“Rilassati, non sono più collegata al tuo stupido cigno. Sono morta e tornata in vita nel giro di un attimo, ma è stato sufficiente.”

Allora, John capì e le rivolse uno dei suoi sorrisi: “Anche tu sei passata dalla parte dei patetici buoni, a quanto vedo. Pessimo errore, Faith. Pessimo errore. Nella mia fetta di mondo non saranno ammessi i traditori, lo sai...”

“Tranquillo, perchè non ci tengo. – replicò lei, sfacciata - Hai reso tutti noi dei mostri e marcirai all’inferno per questo!”

 

Fu allora che, dall’altra parte del ponte, si udì una voce affannata rispondere: “E ci marcirà molto presto!”

Era Brenda che, con gran sorpresa di tutti, sollevò la spada per intimorire il nemico. John, però, non si fece intimidire tanto facilmente.

“O magari lo farete voi!” poi, con un gesto della mano, cercò di appropriarsi dell’arma, ma essa rifletté il suo potere, facendo risplendere la lama, mentre la ragazza, compiaciuta, osservava la scena.

“Qualcosa mi dice che la spada sa difendersi da sola da quelli come te!”

Ma l’uomo era del tutto indifferente al fallimento: “Beh, la spada saprà anche difendersi da sola, ma gli anelli che porti al collo no!” e, sempre con lo stesso gesto, le strappò la collana, facendola volare fra le sue mani aperte.

Tutti rimasero a guardarlo, senza dire una parola, mentre contemplava gli anelli.

“Sapete, era tutto pianificato. Sapevo che la ragazza umana avrebbe attraversato il confine, che avrebbe preso gli anelli da chi me li aveva rubati e che con il suo coraggio gli avrebbe conquistati. Perché questi anelli sono attirati da chi ne ha tanto coraggio e in questo momento voi tremate tutti di paura” e rise.

Poi, in conclusione, aggiunse: “Tuttavia, non intendo certo perdermi in chiacchieri inutili con voi e nemmeno sprecare tempo a uccidervi. Ho quello che mi serve, perciò ora me ne vado…”

Nell’istante in cui svanirono, però, all’insaputa degli altri, Jade e Zack incrociarono i loro sguardi per pochi secondi.

 

 

Santuario del Cigno presso l’isola sconosciuta

 

 

John aveva finalmente tutto quello che gli serviva e ora nulla avrebbe potuto più fermare i piani suoi e di Luis. Quando arrivò all’interno del Santuario, l’uomo era già circondato da tutti i suoi fedeli.

“Bene, vedo che siete tutti qui.”

Heith, avvicinandosi a lui, gli porse un libro: “Grazie al potere di tutte le streghe del mondo, siamo riuscite a dividere il Libro. Ecco il tuo grimorio!”

John rispose con un sorriso compiaciuto: “Finalmente…”, poi si avvicinò al cigno, prese una lama e si fece un taglio lungo il palmo della mano, versando il sangue nella bocca.

“Bene, John, – gli disse Luis, quando finì - ora sei collegato al cigno anche tu.”

“Adesso siamo in cinque e ti tireremo fuori”

Poi si rivolse ai presenti, ovvero a Dana, Heith, Zack e Xao.

“Uniamoci intorno al cigno, formando un cerchio. Prendiamoci per mano e riportiamo indietro il nostro padrone” e così fecero.

Allora l’uomo pronunciò l’incantesimo: In olor esset exsilio, et nunc liberus erit ab ibin” [“Nel cigno era in esilio e ora da esso sarà liberato”]

Improvvisamente, un’aura oscura iniziò ad uscire dal cigno e a prendere forma accanto a loro. I cinque, allora, lasciarono libere le mani e John si fece avanti per parlare con l’uomo che non vedeva da moltissimi anni.

Luis era ormai libero e subito guardò il suo alleato: “Sono libero, finalmente… – gli sorrise – Non hai idea di quanto io abbia aspettato questo giorno!”

Ma, in realtà, John la capiva benissimo avendo vissuto una situazione simile tempo prima: “Invece ce l’ho, credimi. Comunque sia, sono felice di rivederti...”

“Anche io, ma fai in modo che non sia tornato invano. Hai tutto quello che ci serve?”

Lui, allora, gli mostrò il libro e gli anelli: “C’è tutto, come puoi vedere. E abbiamo anche un demone – e indicò Zack con lo sguardo – per lo scambio di esistenze.”

Lui annuì, soddisfatto: “Non perdiamo altro tempo, allora. Ho dato metà della mia vita per raggiungere questo obiettivo e fatto l’impossibile per procurarmi i mezzi necessari, perciò non intendo fallire...”

 

 

1975

 

Luis aveva compiuto l’ultimo dei tre massacri e finalmente era al cospetto dell’oracolo. Non appena essa arrivò, l’ambiente circostante si trasformò e diventò tutto bianco, mentre davanti a lui comparve una donna vestita di bianco, seduta su un trono; tra le mani aveva un bastone, che all’estremità superiore racchiudeva una sfera di vetro.

Impaziente di parlare con lei, si avvicinò: “Ho compiuto tre massacri, come da procedura. Avrò le risposte che cerco?”

“Certamente, se farai la domande giuste. E ricorda: non avrai mai più altre occasioni per incontrarmi.”

L’uomo, allora, non perse altro tempo: “La profezia si avvererà? Deimos verrà sconfitto dai prescelti?”

L’oracolo rise: “Ma certo che la profezia si avvererà! Avevi qualche dubbio, forse? Sai meglio di me che il bene trionfa sempre. O forse non lo sai, visto che i cattivi sono sempre convinti del contrario?”

Luis ricambiò il sorriso: “E se ti dicessi che ho un piano, un’arma, capace di ribaltare questa legge?”

Ma la donna continuò ad usare il suo tono beffardo: “Pensi che non sappia di cosa stai parlando? Io vedo tutto e so tutto. Non ci sono misteri per me.”

Intimorito dal suo tono, l’uomo iniziò ad arretrare: “Io però ce la farò, vero? Insomma, il mio piano è solo all’inizio, ma…”

“…è un ottimo piano? – lo interruppe subito – E’ questo che vuoi dirmi? Beh, sappi, mio caro, che anche il migliore dei piani può fallire...”

Lui, nel sentire le sue parole, si indignò, arrabbiandosi: “Sto per creare l’arma più potente di tutti i tempi. Credimi, so per certo che non fallirò!”

“Sai, Luis, per ogni veleno c’è sempre un antidoto…”

“Cosa vorresti dire? Che la mia arma può essere distrutta da un’altra?”

“Non mi sono spiegata bene con quella metafora, forse?”

Luis annuì, determinato: “Allora troverò quell’arma e la farò sparire, la distruggerò, farò tutto ciò che è necessario, insomma!”

“Ti auguro buona fortuna allora. E... posso darti un consiglio? Non affannarti a fare in modo che niente e nessuno possa ostacolare il tuo piano, perché alcune volte il piano perfetto può rovinarsi con le sue stesse mani...”

E dopo queste ultime parole, l’oracolo scomparve, ma Luis non si fece intimidire e si mise subito all’opera, senza darle retta.

 

 

Casa di Noa – Morbridge, South Dakota

 

 

Brenda si trovava ancora dall’altra parte del fiume con la spada fra le mani, mentre i suoi amici non aspettavano altro che il momento in cui li avrebbe raggiunti e avrebbero potuto abbracciarla. La ragazza, perciò, corse più veloce della luce, attraversando il pontile e buttandosi subito tra le braccia della persona che la aspettava con più ansia di tutti: Terence. I due si baciarono appassionatamente, dimenticandosi del resto del mondo per qualche secondo.

“Avrei dovuto farlo prima di avventurarmi in quell’inferno” gli disse lei, quando si staccarono, strappandogli un sorriso.

“Meglio tardi che mai, no?”

Intanto, alle spalle di Terence, erano arrivati gli altri.

Il primo a prendere la parola fu Samuel: “Hey – le sorrise – come stai? Vedo che ce l’hai fatta!”

Brenda corse subito ad abbracciarlo, sorprendendolo: “Wow, – rise lui – Piano, così mi fai male.”

“Sta zitto, mi sei mancato!” replicò lei, fra le lacrime e il ragazzo la strinse più forte.

“Mi sei mancata anche tu. Sei l’ultima persona rimasta a cui tengo e che non ho ancora perso…”

Sentendo quelle parole, però, Jade si rattristò, sapendo di non rappresentare più la persona capace di colmare il vuoto causato nel demone dalla solitudine.

Terence, però, decise di interrompere questo momento per passare subito al da farsi: “Ragazzi, credo che sia arrivato il momento…”

“Di andare sull’isola, giusto?” gli chiese il ragazzo.

“Beh, sì” rispose.

“Siamo sicuri che il piano funzionerà? – si intromise Brenda - Dentro il Pentagono, la magia scarseggiava, quindi non sappiamo se i poteri di Monique hanno funzionato o no.”

“DEVE aver funzionato, altrimenti siamo fregati!” replicò Terence e subito Faith si intromise.

“Se è stato fatto un incantesimo dall’altra parte, qui non sarà più attivo. Heith e Dana hanno rubato tutta la magia delle streghe e, se non la ripristineremo, la fatica di Brenda e di questa Monique sarà stata vano.”

“Già, non ci avevo pensato!” le rispose Samuel, improvvisamente preoccupato, ma non ebbe tempo di aggiungere altro, perchè in quel momento Brenda si accorse della presenza della strega.

“Un secondo, ma lei non è…?”

“Sì è Faith, ma ora non c’è tempo per le spiegazioni. Sappi solo che puoi fidarti di lei, quindi rimani calma, ok?” la tranquillizzò subito Terence.

Sentendo che la questione era conclusa, la donna proseguì: “Jade è una strega molto potente, anche se al momento non ne è consapevole e io lo sono altrettanto, perciò forse possiamo riportare indietro la magia e ripristinare tutti gli incantesimi fatti, compresi i vostri.”

Ma il ragazzo scosse la testa: “Non possono esserci dei forse, è vitale che la magia torni, altrimenti perderemo Jade e anche la battaglia!”

La strega, allora, si girò verso la ragazza, prendendole le mani: “Ascoltami attentamente, ora uniremo le nostre forze per riportare la magia a tutte le streghe e ripristinare l’equilibrio originario, ok? Perciò ripeti insieme a me la formula...”

Benché titubante, l’altra acconsentì: “Certo, d’accordo. Sì, ce la posso fare!”

“E’ necessario che tu sia calma e concentrata, perciò non avere paura. Iniziamo!”

 

Intanto, non sentita, Brenda sussurrò a Terence: “Siamo sicuri che quella sia Faith? Sprizza bontà da tutti pori!”

“Già, da non credere…”

 

Nello stesso momento, Jade si bloccò, quasi volesse tirarsi indietro: “Aspetta!” gridò a Faith.

“Che c’è? Pensavo fossi pronta.”

La ragazza si avvicinò immediatamente a Samuel: “Non posso andare avanti senza …” e improvvisamente lo baciò, sorprendendo tutti i presenti.

Quando si staccarono, il ragazzo parve piuttosto confuso: “Perché questo bacio?“

“Per farti sapere che non sei mai stato solo e che non mi hai persa del tutto. Posso anche non ricordare tutto il tempo passato insieme, ma dentro di me c’è qualcosa di talmente forte nei tuoi confronti, che dovrebbero inventare una nuova parola per descrivere questo sentimento che non ho mai provato in tutta la mia vita.”

Gli occhi di lui divennero immediatamente lucidi: “Adesso devi andare, ma, credimi, non potevi farmi regalo migliore per aiutarmi ad affrontare l’ultimo ostacolo…”

Jade gli sorrise: “Ci rivedremo quando mi sveglio, allora!”

Terence, allora, sbuffò e roteò gli occhi di fronte a quella scenetta smielata, attirandosi un’occhiataccia di Brenda: “Hey, guarda che sono carini! E poi, si sono appena subiti il nostro bacio da premio oscar, perciò taci!”

“Possiamo fare in fretta, però? Avrei un demone da condurre verso la vittoria...”

 

Le due donne, allora, si misero subito in posizione e pronunciarono l’incantesimo.

Maleficis virtute cupimus noi in palmam manu nostra…” [“ Che le streghe mettano nelle nostre mani il potere che desideriamo”]

Improvvisamente, tutti percepirono una vibrazione nell’aria e, dopo pochi istanti, Jade svenne e cadde al suolo.

Brenda fu la prima ad allarmarsi e a correre da lei: “Oh mio Dio, Jade!”

Ma Terence subito la prese per un braccio e la rassicurò: “Tranquilla è tutto normale – si rivolse poi a Faith – giusto?”

La donna annuì: “L’incantesimo che avevo fatto a Jade è ripartito, quindi vuol dire che ce l’abbiamo fatta. La magia è ufficialmente tornata a tutte le streghe!”

 

A quel punto Terence, visibilmente a disagio, si avvicinò al demone, lasciando che la ragazza si prendesse cura dell’amica: “Ehm… ora dovresti darmi le mani.”

L’altro gli lanciò un’occhiata perplessa: “Co-come? Le mie mani, nelle tue mani, dici?”

“Non farmelo ripetere un’altra volta!”

“E’ proprio necessario?”

L’uomo si spazientì e alzò la voce: “Sì, è necessario. Vuoi andare sull’isola o no?”

Brenda li osservò, roteando gli occhi: “Oh, andiamo! – esclamò - Non vi state mica sposando! Forza Samuel!”

“Ok, ok, ho capito!” si arrese lui.

Una volta per mano, i due chiusero gli occhi, ma… non accadde nulla e subito il demone li riaprì, perplesso.

“Beh?”

L’altro lo guardò altrettanto confuso: “Strano, non ci riesco…”

Faith allora prese nuovamente la parola: “Non è strano, è magia di strega! Avete l’arma che distruggerà il cigno, John sa perfettamente che la vostra prossima tappa sarà l’isola.”

“Ma allora come ci arriveranno?” chiese Brenda, preoccupata.

“A quanto pare, via mare!” esclamò Terence, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Samuel, per nulla in vena di battute.

“Scherzi, vero? Non ho tempo di solcare i sette mari! Siamo sicuri che non ci sia un altro modo?”

“C’è un blocco magico che ci impedisce di teletrasportarci lì, perciò sì, non c’è un altro modo, se non quello che ti ho appena suggerito. Raggiungeremo il molo più vicino all’isola e useremo una barca per arrivarci.”

Ancora una volta Brenda si intromise: “Ma ci sei sempre andato con un incantesimo, almeno sai dove si trova esattamente?”

Il volto dell’uomo si contrasse in una smorfia: “Sì, che lo so! E ora attaccatevi tutti a me, così vi teletrasporto al molo da cui partiremo.”

Il demone, allora, corse subito verso la sua amata: “Un secondo, prendo Jade” e la prese in braccio, per poi tornare accanto a Terence ed farsi teletrasportare insieme agli altri.

 

 

Molo 44 – Washington D.C.

 

 

Terence e i suoi passeggeri ricomparvero pochi secondi dopo presso il molo 44 del porto della città di Washington D.C. e Brenda non perse occasione per commentare il luogo in cui erano finiti.

“Wow, fa tanto Orange County, vero?”

L’uomo scosse la testa, ignorandola: “L’isola, esattamente come il tempio antico, è stata creata dal nulla, probabilmente da mio padre. Perciò, partendo da qui, dovremmo metterci circa mezz’ora per raggiungerla.”

“Non perdiamo altro tempo, allora e chiudiamo questa storia” esclamò Samuel, determinato, con ancora la sua amata stretta fra le braccia.

Il gruppo, perciò, si diresse verso l’approdo più vicini e, una volta arrivati, il demone fece segno all’uomo di avvicinarsi a lui: “Tieni, prendi Jade!”

“Ma... io pensavo che sarei venuto con te…” replicò, eseguendo quanto gli aveva chiesto e ricevendo in risposta un sorriso.

“Ti ringrazio, ma devo andare da solo. Hai già fatto più di quanto avrei immaginato. Del resto, negli due anni ci siamo fatti la guerra e ora eccoci qui, che combattiamo contro un nemico comune.”

“Come arriverai all’isola? E se dovessi perderti e non sapere più in quale direzione andare?”

“Hai ripetuto anche nella mente le coordinate di questa dannata isola, perciò me la caverò. Tranquillo.”

Brenda, nel sentirlo, sospirò: “Beato te che puoi ancora sentire i pensieri... Io ho perso quel potere per sempre e ora sono la ragazza comune di prima…”

Il ragazzo, allora, si girò e le sorrise: “Brenda, tu sei tutto tranne che comune. Sei riuscita a recuperare l’arma più potente che sia mai stata creata e dio solo sa cosa hai dovuto affrontare dentro al Pentagono. Hai contribuito a salvare questo mondo e la persona che entrambi amiamo più di chiunque altro. Perciò, quando tornerai a casa, ricordati che non sarai più la ragazza comune che eri prima di questo viaggio, ma una vera eroina, d’accordo?”

L’altra, commossa, gli consegnò la spada: “Sei pronto a diventare un eroe anche tu?”

Samuel la abbracciò velocemente, prima di prendere l’arma: “Non vedo l’ora  e – guardò Jade per un secondo – prenditi cura di lei per me, ok?”

Quelle parole lasciarono la ragazza abbastanza perplessa, mentre lui si spostava per salutare Terence e Faith. Poi, pronto ad affrontare il suo destino, salì a bordo della barca vicino a loro e, una volta al largo, iniziò a remare.

Guardandolo allontanarsi, Brenda decise di condividere con gli altri i suoi pensieri: “Lui non tornerà mai più, vero?”

Terence, con in braccio Jade, scosse la testa e abbassò lo sguardo: “No, non tornerà” per poi alzarlo e vedere le guance della sua amata rigate di lacrime.

 

Dopo aver remato a lungo, il demone, finalmente, si voltò indietro, scorgendo a malapena il molo da cui era partito, per poi riportare subito lo sguardo davanti a sè e osservare se stesso. Stavolta, però, non si spaventò.

“Ah, sei tu!”

La Morte gli fece un cenno: “Ti farò compagnia durante tutto il viaggio. Ormai non manca molto tempo.”

“L’ultima volta mi hai detto che non bisogna ringraziare chi ti toglie la vita, ma io voglio farlo lo stesso. Mi hai dato la possibilità di salutare tutte le persone che amo, un privilegio che pochi al mondo possono avere, e di fare tutto quello che non avrei mai fatto, se non avessi saputo di stare per morire. Perciò grazie. Grazie infinite!”

“Gli eroi camminano da soli verso la fine.”

“Ed ecco laggiù la mia fine…” sussurrò il ragazzo, scorgendo l’isola in lontananza.

 

Intanto, dentro il Santuario del Cigno, Luis e John aveva spedito tutti fuori, con la raccomandazione di stare in guardia, e trattenendo con loro soltanto Zack.

Allora Luis, con in mano gli anelli, ne diede uno al suo fedele amico e l’altro subito se lo mise al dito. “Ora manca la formula ed è fatta” disse John e l’altro annuì.

“Lo scambio di esistenze costa una giornata di lungo sonno, ma, grazie all’immenso potere dei disordini, durerà poco più di qualche minuto. Perciò, non appena mi risveglierò, tu mi pugnalerai, così io mi ritroverò direttamente nel nuovo mondo. Saremo collegati tramite gli anelli, perciò, quando avrò preso il controllo di esso, i disordini diventeranno stabili sia lì che qui e avremo finalmente la nostra vittoria.”

“E un giorno ci rivedremo di nuovo, mio caro amico!” esclamò il suo alleato, mentre si scambiavano un sorriso complice.

A quel punto Luis si rivolse a Zack, poco lontano: “Bene, comincia con l’incantesimo!”

Obbediente, il ragazzo iniziò a recitare la formula: Quod tibi destinatus, alia mutata...

Lentamente, l’uomo iniziò a vacillare, finchè non si adagiò a terra, immerso in un lungo sonno profondo. Subito, John controllò le sue condizioni, prima di rivolgersi nuovamente a Zack.

“Passami il pugnale. Quando si sveglierà, lo scambio di esistenze sarà completato e, dopo che lo avrò ucciso, avrà inizio anche il nostro dominio sui due mondi.”

Ebbe appena il tempo di finire la frase, però, che iniziò a vacillare, uno smorfia di puro orrore dipinta sul volto.

“Co-cosa mi sta succedendo?” sussurrò, cadendo a terra.

Subito, il ragazzo accorse per aiutarlo: “Mio signore, si sente bene?”

“C-che cosa diavolo mi hanno fatto? Che cooosaaa?” e cadde addormentato accanto a Luis, sotto lo sguardo confuso dell’altro.

 

Nel frattempo, Samuel era sbarcato sull’isola e, dopo aver lasciato l’imbarcazione sulla spiaggia, si era incamminato verso il Santuario. Quando giunse alla scalinata d’ingresso, però, si accorse che, appena fuori dalla porta, c’erano Heith, Dana e Xao di guardia, così si rese invisibile. In quel momento, però, gli occhi dei tre diventarono improvvisamente rossi, per poi tornare normali subito dopo, come quando John li aveva resi schiavi, così il ragazzo, percependo la loro confusione, decise di rivelarsi.

“Siete di nuovo voi?”

L’anziana signora fu la prima ad accorgersi della sua presenza: “Samuel? Cosa sta succedendo?”

Intanto, Heith, disorientata come gli altri, quando si accorse della presenza del demone, senza dire una parola scappò via, sotto gli occhi indifferenti di Xao.

“Siamo sull’isola, vero?” chiese l’angelo al nuovo arrivato.

“Esatto. Siete stati sotto il controllo di John, ma, grazie all’incantesimo fatto segretamente sugli anelli, ora lui e Luis sono caduti insieme in un lungo sonno e voi siete stati liberati. Adesso, però, dovete andare via, d’accordo?”

Dana sorrise e, dopo essersi avvicinata a lui, gli accarezzò una guancia: “Ce l’hai fatta, mio caro. – una lacrima le cadde lungo la guancia – Hai salvato la mia bambina, come mi avevi promesso. Sappi che non lo dimenticherò mai...”

Il ragazzo si voltò, cercando di sfuggire al suo sguardo: “Adesso andate, vi prego!” e i due non se lo fecero ripetere due volte.

 

A quel punto il demone, finalmente, poté varcare le porte del Santuario: davanti a sé ora aveva il cigno, delicatamente appoggiato sull’altare, i due malvagi stesi a terra nella vicinanza e, in un angolo, Zack, confuso, ma libero.

“Zack? Sei di nuovo tu?” gli chiese, avvicinandosi, ma l’altro non riusciva a parlare, perché ricordava ogni cosa di ciò che aveva fatto nel frattempo, così gridò ancora più forte.

“Zack, sei tu?”

E l’altro, allora, si decise a rispondergli: “Tra poco si risveglieranno, perchè il loro rito dura meno rispetto a quello di Terence, perciò fai presto, ok?”

Samuel annuì, per poi correre verso l’altare con la spada fra le mani: “Togli l’anello a Luis e poi vattene da qui!”

Poi, senza perdere altro tempo, la incastrò nel Cigno e, improvvisamente, la terra cominciò a tremare: i disordini erano stati richiamati e lentamente stavano tornando indietro.

In quell’istante, dentro il santuario comparve anche Terence, che subito gli sorrise: “Il blocco magico non c’è più. Serve una mano?”

Il ragazzo si voltò leggermente, in modo da poter continuare a mantenere la spada incastrata nel cigno, in attesa dell’arrivo dei disordini, e annuì: “Togli l’anello a tuo padre, presto!”

“Con molto piacere!” rispose l’altro, per poi buttare l’oggetto appena recuperato a terra, in un angolo lontano. Poi vide il pugnale che Zack aveva fra le mani.

“Dammelo!” ordinò e, senza aspettare l’altro, glielo strappò letteralmente dalle mani.

Poi, pieno di rabbia e rancore, si avvicinò al corpo del padre e lo pugnalò a morte. Proprio in quell’istante, però, Luis aprì gli occhi e chiese se era già giunto nel nuovo mondo, oppure no.

“No, papà, – rispose il figlio, scuotendo la testa - non ci sei arrivato!”

L’altro, deluso, sospirò, sentendo la morte vicina: “Ho fallito. Non ce l’ho fatta, ho sprecato solo del tempo prezioso...”

Sentendo le sue parole, Terence affondò ancora di più la lama, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime: “Tempo che avresti dovuto passare con me, non a progettare piani per saziare la tua sete di potere. Hai avuto solo ciò che meritavi e non avrai più altre occasioni per rimediare. Addio, papà!” e subito dopo Luis, piangendo anche lui, esalò l’ultimo respiro.

 

Samuel assistette alla scena in silenzio, esattamente come Zack, ma poi si accorse che l’inevitabile stava per accadere, che i disordini stavano arrivando, così ruppe il silenzio per avvisare i suoi due compagni.

“Dovete andarvene! Subito!”

“E di John cosa ne facciamo?” chiese Terence, indicando il corpo dell’uomo.

“Morirà qui con me. Tranquillo, non sopravvivrà.”

L’altro annuì, triste: “Mi dispiace davvero tanto, Samuel... Ti prometto che farò in modo lei abbia la lettera che mi hai dato, prima di morire anche io.” poi si girò verso Zack.

“Dobbiamo andarcene, Brenda e gli altri non sono molto lontani da qui, quindi penso tu posso riuscire a percepirli e a teletrasportarti fino a loro. Sbrigati!”

Ma, mentre stava svanendo, John aprì gli occhi e saltò sulle sue spalle, svanendo con lui.

Il demone assistette a quella scena impotente, perchè tutto si svolse in pochi secondi.

“NOOOOOOO!”

Subito, l’amico si avvicinò a lui, tranquillo: “Ormai John non rappresenta più una minaccia, non credi? Terence si occuperà sicuramente di lui.”

L’altro, però, era troppo preoccupato per lui per pensarci: “Zack, devi andartene! Questa stanza sarà presto invasa dai disordini e non voglio che tu faccia la mia stessa fine!”

“Non capisco... hai incastrato la spada, no? Allora adesso possiamo andarcene, insieme.”

Samuel gli sorrise, triste e abbassò lo sguardo: “Non posso, purtroppo. Le mie mani sono come incollate alla spada, non riesco a muovermi. Il mio destino è qui, a quanto pare. Ma tu puoi andartene, tornare dagli altri e... stare con Jade, prenderti cura di lei, come hai sempre voluto.”

Nel sentire le sue parole, gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime: “Mi dispiace talmente tanto, Samuel. Mi dispiace davvero. Io... io non pensavo quelle cose che ho detto, io non ti odio veramente. Tu… tu sei mio amico!”

“Mi fa piacere sentirtelo dire, – gli rispose l’altro, piangendo - non è bello sentirsi odiati. Quando Jade ha perso i ricordi che aveva di me, non soffrivo solo per aver perso lei, ma anche per aver perso te, l’unico vero amico che abbia mai avuto. Sono contento di morire, sapendo che anche tu pensi lo stesso di me.”

Intanto, intorno a loro, la terra tremava sempre di più.

“Non posso tornare da Jade, non dopo quello che ho fatto. Ti prego, non chiedermi di tornare da loro…  Ora sono un demone e il mio cuore è cambiato.”

“Zack, devi andartene! Ma prima devi promettermi che la proteggerai ugualmente, che troverai il modo di farti perdonare. Per favore, ora vatteneeeee!” gli urlò, sentendo la fine vicina; l’altro capì e corse il più velocemente possibile verso l’uscita.

“Addiooo!”

 

Nello stesso istante, Terence ricomparve sul molo davanti agli compagni guardarsi intorno preoccupato e gridando.

“Ma dov’è andato?!?”

Brenda, felice di vederlo, si avvicinò, confusa dal suo comportamento: “Hey, sei tornato! Ma di chi stai parlando?”

“John si è attaccato a me, mentre mi teletrasportavo!” rispose lui, agitato e subito Faith si intromise.

“Allora dov’è, se non qui?”

A quella domanda, però, non ci fu mai risposta, perché poco più avanti comparvero Dana e Xao e la ragazza, vedendoli, corse subito verso di loro.

“Signora Ferguson! Xao! Siete salvi!” ma l’entusiasmo si spense subito, perché tutti si fermarono ad osservare il cielo, diventato ormai scuro come la pece: i disordini stavano passando proprio sopra le loro teste. Nubi nere arrivavano da tutto il mondo dirette verso l’isola e pronte a sparire per sempre.

 

Samuel era ormai rimasto solo all’interno del Santuario e sentiva la fine ormai vicina. Ma, mentre lo pensava, davanti a lui comparve John, che aveva intanto recuperato le forze.

Il ragazzo lo guardò storto: “Cosa c’è? Vuoi restare a morire? Beh, tanto non fa differenza, perchè lo farai, quando i disordini spariranno definitivamente da questo mondo.”

Ma quello rise, per poi rispondergli con la sua solita arroganza:  e John, ridendo arrogantemente, disse: “Che meraviglia, vero? Sono rimasto solo io... Luis si era totalmente insinuato nella mia vita e ora non c’è più, grazie a voi. Sai, non ho nemmeno dovuto sforzarmi tanto, perchè sapevo che sarebbe andata a finire così.”

Il demone lo guardò, confuso: “Di cosa stai parlando?”

“Tranquillo, non resterò qui a lungo. Sono solo venuto a salutarti e a dirti che presto renderò la vita della tua Jade e di tutti gli altri un vero inferno. Ora in questo mondo c’è solo un cattivo ed è così che doveva essere fin dall’inizio. Dopotutto, non sono fatto per dividere la mia gloria con altri...”

Pensando fosse impazzito, Samuel scoppiò a ridere: “Tu stai delirando: presto morirai, come tutti gli altri che ti hanno preceduto.”

Ma quello continuò, sempre sicuro di sé: “C’è sempre un modo per scampare alla morte, mio caro Samuel. Nel tuo caso, purtroppo, no, ma nel mio, non è detta l’ultima parola. Sappi che mi divertirò un sacco a far vivere le persone che ami in un mondo di dolore, mentre tu ti risveglierai chissà dove. E sai qual è la cattiva notizia? Che non potrai fare nulla per salvarli!” e, mentre la sua risata malefica risuonava nell’aria, scomparve.

 

I disordini erano ormai arrivati e, con una forza impetuosa, colpirono e attraversarono il demone. Lentamente, rientrarono nel Cigno, per poi sparire per sempre, mentre il dolore del giovane era talmente grande da farlo gridare disperato.

“JADEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!”

 

Intanto, poco lontano, Jade, ancora distesa sul cemento di cui era fatto il molo, riaprì gli occhi.

“Samuel…”

 

~

 

Due settimane dopo

 

 

Grazie al sacrifico di Samuel, la battaglia era ormai finita e i disordini solo un ricordo lontano. Nella città di Morney Hill era in corso la cerimonia dei diplomi e Brenda stava per salire sul palco a ritirare il suo. Nell’attesa di sentir pronunciare il suo nome, la ragazza contemplava la sedia vuota accanto a sé, dove avrebbe dovuto sedersi la migliore amica, assente nel loro giorno più importante.

Improvvisamente, però, una voce alle sue spalle le risollevò il morale: “Emozionata?”

Sorpresa, la ragazza si girò verso la fila alle sue spalle: “Terence, ce l’hai fatta a venire! E ti sei messo anche un vestito elegante!”

L’altro arrossì, abbassando lo sguardo: “Beh, è un giorno importante per te, no?”

“Sì, dovrebbe…” rispose lei, mentre il sorriso le svaniva dalle labbra.

“Jade non si è ancora vista?”

“Credo che non le importi nulla di essere qui, che non le più interessi più niente, ormai. Pensavano di recuperare la nostra Jade, una volta conclusa la storia dei disordini. Invece, beh, ci sbagliavamo: ora l’abbiamo persa per sempre e non credo che le cose torneranno mai più come prima. – poi lo guardò teneramente, accarezzandogli il viso – E’ stata una fortuna non perdere anche te.”

Terence le sorrise, comprensivo: “Se sono ancora qui, è solo merito tuo. Non pensavo che mi amassi a tal punto da fare quello che hai fatto per salvarmi.” e lo guardò innamorata, finchè una voce non irruppe nei suoi pensieri: qualcuno stava chiamando il suo nome.

“Brenda Jenkins!”

Sentendo il suo nome, si alzò, di nuovo il sorriso sulle labbra: “Tocca a me, ora, è il mio momento. Questo è il mio momento!”

 

 

FINE DELLA SECONDA STAGIONE

 

~

 

INTRODUZIONE ALLA TERZA STAGIONE

 

 

Morney Hill, Wisconsin

 

 

In una tranquilla casa della città di Morney Hill, una famiglia felice, composta dai due genitori e dal loro figlioletto di sei anni, aveva appena finito di cenare. La madre, subito dopo, aveva portato il bambino nella sua camera, per poi rimboccargli le coperte, mentre il padre lavava i piatti, canticchiando.

Ad un certo punto, la moglie lo chiamò dal piano di sopra: “George, tuo figlio vuole che sali a raccontagli la favola della buonanotte, altrimenti ha giurato sui suoi piedini che non dormirà!”

L’uomo rise: “Sto salendo, ho quasi finito!” ma la distrazione gli fu fatale, perchè si ferì ad un dito.

“Oh, accidenti! – esclamò, rivolgendosi alla moglie, che nel frattempo l’aveva raggiunto e osservava preoccupata il sangue scendere copioso - Tesoro, dove hai messo i cerotti?”

“Secondo cassetto in alto della cucina. Fai presto!”

Ma, quando gli porse la scatola, si accorse di qualcosa di sconvolgente: il sangue stava ritornando dentro la ferita.

Mentre l’uomo si guardava sconvolto il dito, incapace di fare i conti con ciò che aveva appena visto, la donna continuava a chiamarlo insistentemente, senza ricevere mai risposta.

“George? George!”

 

CONTINUA…

 

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE:  Siamo arrivati alla fine di questa lunga seconda stagione, ringrazio Lady Viviana per aver curato i testi e i lettori che mi hanno seguito. La terza stagione partirà nella seconda metà di Aprile con la 3x01 "Il secondo avvento". Non mancante a questo appuntamento e ricordate di lasciare un commento all'episodio finale. A presto! 

ECCO LE DOMANDE LASCIATE IN QUESTA STAGIONE:  Cosa ne sarà di Samuel, dopo la morte? Jade scoprirà il segreto dei prescelti e del nuovo mondo? Che ne sarà di Zack? E di John? Che accadrà a Terence? Quale sarà il mistero della terza stagione?

Scoprirete cosa è successo molto presto, buon mese stregato!

 

 

 

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