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di LauraMomiji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Michelangelo ***
Capitolo 2: *** Donatello ***
Capitolo 3: *** Raffaello ***
Capitolo 4: *** Leonardo ***



Capitolo 1
*** Michelangelo ***


Faceva freddo in quella casa di campagna, ma era inverno, e il freddo era forse l’unica cosa che rimaneva di normale in quel mondo impazzito.
A Northampton ancora non si vedevano gli effetti devastanti dell’invasione dei kraang, probabilmente non era un cittadina degna di attenzione e forse potevano permettersi il lusso di aspettare e curarsi le ferite in quel posto dimenticato da tutti.
Leo stava troppo male, chissà quando si sarebbe ripreso, e il sensei, chissà forse era davvero morto come si ostinavano a pensare gli altri…  
No!
Mickey era sicuro che fosse ancora vivo, doveva esserlo! Il più piccolo dei  4 fratelli non aveva il minimo dubbio! Essere pessimisti e lasciarsi prendere dallo sconforto non li avrebbe aiutati.
Si doveva andare avanti e sperare solo di migliorare!
Con questi pensieri Michelangelo  si rigirò nel  letto della sua nuova sistemazione: la grande casa di campagna di April.
Per fortuna che c’erano abbastanza coperte e addirittura un caminetto al piano di sotto! Non passò molto tempo e il giovane mutante si cominciò ad assopirsi, gli avvenimenti di New York l’avevano spossato, aveva decisamente bisogno di riposo.

“Stai dormendo?” una voce femminile parve risuonare nella sua testa.
“Ci provo!” rispose Mickey, ancor prima di rendersi conto che non si trattava di una voce conosciuta.
“Ops! Scusami!  Volevo solo essere sicura che tu mi potessi sentire.”
Il tono della voce era tranquillo e un po’  divertito, non sembrava assolutamente ostile.
Mickey si guardò attorno, incuriosito e un po’ titubante. La luce della luna, affievolita dalle nuvole, filtrava dalla finestra.
Nell’angolo più buio della stanza scorse una figura longilinea.
“Sei un fantasma?! Accidenti! Ma dove ci ha portato April!?” la voce era più acuta, ma cercò di non sembrare troppo spaventato.
“Mmhh…  Un fantasma? Sai che ci hai preso?”
Mickey si alzò di scatto e rimase sulla sponda del letto, senza la benché minima idea di cosa fare.
Non era nemmeno sicuro di avere paura, o meglio, un po’ ne aveva, ma non si sentiva *davvero* in pericolo.
“Non avere paura. Guardami meglio.”
La figura si avvicinò, i contorni erano sfocati, ma Mickey riusciva a distinguerne i lineamenti.
Era una donna orientale, con i capelli lunghi, corvini e lo sguardo intelligente. Indossava un kimono. Gli sorrideva e sembrava leggermente divertita.
“Sei  Michelangelo, vero? Yoshi amava tanto l’arte italiana del Rinascimento, non mi stupisce che ti abbia chiamato così!”
Dentro la testa di Mickey scattò qualcosa.
“Tang Shen!” pronunciò quel nome ad alta voce, ma si tappò subito la bocca, quasi temendo che quell’apparizione svanisse davanti a lui.
“Ding, dong! Risposta esatta!” e il fantasma non sparì. “Mi fa piacere che tu abbia capito chi sono. Rende tutto più facile.”
Michelangelo la guardò come rapito.
Quello era l’aspetto della “mamma” che aveva sempre osservato, con un misto di timore e meraviglia, nella foto che Splinter teneva sul piccolo altare della stanza del rifugio.
Quante volte aveva fantasticato su di lei, quante volte si era immaginato da piccolo di poterla incontrare, pur sapendo che mai sarebbe stato possibile…
Eppure… Eccola lì!
La figura più vicina ad una madre che lo aveva accompagnato nei suoi sogni di bambino.
“Perché sei qui?” chiese Michelangelo “E’ successo qualcosa di brutto al maestro Splinter?” la voce tremava, ma Tang Shen lo interruppe subito.
“Yoshi è vivo, ma al momento non può raggiungervi. Pensa così tanto a voi da essere riuscito a richiamarmi anche se solo per mandarvi un messaggio.” La donna  lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise.
“Ho voluto cominciare da te, dal figlio minore che ha sempre creduto in suo padre e non ha mai perso la speranza.”
Una lacrima scese dagli occhi di Mickey. Quello che Thang Shen aveva appena detto lo commosse profondamente.
Si sentì sereno e pronto ad affrontare nuovamente i giorni a venire.
Sarebbe stata dura, ma ora sapeva che suo padre era vivo!
“Grazie mamma!” disse tirando su col naso.
A Michelangelo sembrò di intravedere uno sguardo di gratitudine negli occhi di Tang Shen. La donna si avvicinò a lui e lo sfiorò per dargli un bacio sulla fronte. “Avrei tanto voluto farti da madre, Michelangelo, a te, ai tuoi fratelli, a tua sorella. Purtroppo non mi è stato possibile, e rimane il mio più grande rimpianto.”
Mickey avvertì un soffio delicato, avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma sapeva che non sarebbe stato possibile. Si stese nuovamente nel letto, spinto dal quella leggera brezza che sembrava venire dal nulla.
“Adesso dormi piccolo mio.” Sussurrò il fantasma.
Si sentì improvvisamente molto stanco. No! Non voleva dormire! Voleva stare con sua madre, Voleva raccontarle tante cose che lei non sapeva, voleva prometterle che avrebbe fatto di tutto per tirare su il morale ai fratelli e che si sarebbe dato da fare per far stare bene anche Leo!
“Lo so, figliolo. Lo so! So benissimo di poter contare su di te.” Cullato dalle ultime parole di sua madre,  Michelangelo si addormentò sereno.
 
 
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Buonasera a tutti. Questa è una "prova" che faccio di scrittura di fanfic.
Non sono assolutamente brava a scrivere, nelle descrizioni sono una frana, ma volevo provare a mettere per scritto un'idea che mi frullava in testa da un po' di tempo. Chiedo venia per questo mio bislacco tentativo.
Amo molto il personaggio di Tang Shen, in tutte le sue incarnazioni! Ho preso spunto dal fumetto IDW per la "figura materna" e l'idea dal primissimo film, quando Splinter appare ai suoi quattro figli. Un bel guazzabuglio della mia mente, vero? XD
Non so quando e se riuscirò a scrivere i rimanenti due capitoli, purtroppo il tempo è tiranno e nei prossimi giorni mi sarà impossibile mettermi a scrivere "seriamente".
Abbiate pazienza! Un grazie a chi proverà a leggere questa storia e scusate per gli errori che sicuramente ho fatto.
Grazie di cuore.
Momiji

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Capitolo 2
*** Donatello ***


Donatello continuava a rigirarsi in quel letto.
La casa di campagna di April era davvero grande.
Si erano sistemati tranquillamente tutti e sei senza troppi problemi, i letti (alcuni recuperati  in soffitta) e le coperte non mancavano.
Certo, la casa era disabitata da anni e aveva bisogno di una bella sistemata, ma ci avrebbero pensato nei prossimi giorni.
In qualche maniera si doveva tenere occupato e di cose da fare ce ne erano fin troppe, a partire dal nuovo laboratorio che voleva provare a costruire da zero. Avevano portato parecchie cose dal rifugio e anche quella casa traboccava di oggetti “recuperabili”.
Doveva tuffarsi a capofitto in qualcosa, altrimenti sarebbe impazzito.
Era solo colpa sua.
Perché non aveva dato retta a Leo? Lui e la sua testaccia!
Era stato troppo occupato nel  costruire le sue macchine e si era opposto con tutte le sue forze al piano di Leonardo che adesso gli appariva decine di volte più sensato di tutte le sue brillantissime idee.
Leonardo…  Leonardo per colpa sua era quasi morto.
Non riusciva a darsi pace. Suo fratello adesso era in uno stato letargico da cui forse non si sarebbe svegliato mai.
Si era sacrificato per salvarli. E lui? Cosa aveva fatto lui?
Un bel niente!
Basta! Doveva dormire, doveva riposare e darsi da fare per far stare meglio Leo e per andare avanti. E se Leo non ce l’avesse fatta?
Splinter non era lì ad aiutarli, New York e chissà quali altre città erano ormai sotto assedio e non potevano tornare senza prima essersi rimessi in piedi.
Più facile a dirsi che a farsi. Probabilmente sarebbero stati raggiunti dai Kraang e da Shredder ben prima!
Niente! Lui non sarebbe riuscito a fare niente come al solito. Quanto si odiava per questo, non era riuscito a proteggere la sua famiglia e la ragazza a cui voleva bene.
Un fallimento su tutta la linea!

“Non essere troppo severo con te stesso!” lo rimproverò una voce femminile.
Donatello si alzò dal letto e cercò di mettere a fuoco i contorni di quella strana presenza che avvertiva vicino a sè.
“Chi sei!?” chiese il mutante.
“Mmhhh… Non so! Se ti dico che sono un fantasma mi crederesti? O è pretendere troppo?” domandò la voce dando l’impressione di essere più vicina.
Donnie non ci pensò troppo e aprì le tende, permettendo alla luce della luna di farsi strada nella stanza.
Una figura femminile in kimono si stagliò di fronte a lui; aveva qualcosa di estremamente familiare. Era sicuro di aver visto quel volto.
La donna non trasmetteva paura, sembrava molto calma e sinceramente interessata al suo interlocutore.
Donnie spalancò gli occhi. “La moglie del maestro! No! E’ impossibile!”
“Mi fa piacere che tu mi abbia riconosciuto, Donatello.” Disse, mentre gli sorrideva.
Donnie sembrò barcollare e tornò  a mettersi seduto sul letto. Fece dei respiri profondi. “Non è reale! Non è reale!” ripeté chiudendo gli occhi.
Tang Shen gli si avvicinò. “Vorrei tanto poter essere ancora una persona fisicamente tangibile, ma credimi, adesso sono qui, davanti a te e vorrei tanto che tu mi ascoltassi, anche solo per un attimo. Poi sarai libero di credere quello che vorrai sulla mia presenza stanotte.”
Donatello sospirò. Cosa aveva da perdere? Il mondo sembrava ancor più fuori controllo. Era tutto così assurdo!
“Va bene, ti ascolto.” Si stupì di se stesso mentre pronunciava quelle parole.
“Grazie figliolo.” Tang Shen si sedette accanto a lui. “ Tuo padre è vivo, ma non può raggiungervi. Non è nelle condizioni di farlo, ma la sua mente è costantemente rivolta a te e ai tuoi fratelli. I suoi pensieri mi hanno condotto qui. Volevo solo farti coraggio e chiederti di stringere i denti e andare avanti. Piangersi  addosso non ti porterà a niente.”
Donatello sorrise. “Lo so.”
“Ovvio che tu lo sappia!” esclamò la donna con un bel sorriso che le illuminava il volto “sei o non sei il più intelligente? Hai solo il difetto di essere troppo disfattista e di tendere all’autocommiserazione. Tutti facciamo errori, l’importante è andare avanti cercando di rimediare.”
“Ho paura per le condizioni di Leo! Ho paura di perderlo!” La interruppe il mutante.
La donna gli si avvicinò e lo circondò sfiorandolo con le braccia. Donnie si portò una mano al volto e cominciò a singhiozzare. Quella presenza lo stava realmente confortando. Si rese conto di non aver mai desiderato tanto come in quel momento un parola gentile, un gesto di comprensione. E adesso, era arrivata la donna che suo padre aveva amato con tutto se stesso a consolarlo e fargli coraggio.
Che andasse contro ogni logica poco importava! Aveva così bisogno di lei adesso…  
“Grazie, madre!”
Che fosse una vera apparizione o meno, Donatello si lasciò trasportare dalle emozioni e si sfogò in un pianto liberatorio.
“Grazie a te figlio mio!” gli sussurrò nell’orecchio, mentre con un soffio leggero, toccò la fronte del figlio con le labbra e lo accompagnò sul cuscino. “Conto su di te, mi raccomando!”
Donatello chiuse gli occhi e con un ultimo pensiero di gratitudine si addormentò.


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Chiedo scusa per i capitoli brevi e gli errori.
Grazie ancora per aver letto questa storia.
Si tratta solo di mie fantasie su personaggi a cui sono molto affezionata, nulla più.
Momiji

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Capitolo 3
*** Raffaello ***


Raffaello
 
Da quanto tempo erano arrivati alla fattoria?
Quante settimane? Quanti mesi? Tre? Aveva perso il conto.
Le giornate sembravano accavallarsi l’una all’altra, tutte uguali.
Tutti si davano da fare per tenersi occupati e Raffaello, nel suo piccolo, aveva provato a dare una mano.
Non aveva smesso di allenarsi, e continuava a impegnare i suoi fratelli, Casey e April in allenamenti giornalieri.
Come Donatello e Michelangelo, anche lui cercava di tirare avanti e non pensare troppo a quello che era successo a New York.
Questa volta non poteva permettersi di farsi prendere la mano dal suo caratteraccio, dalla sua rabbia costante e continua.
Leonardo ancora non si svegliava,  era il secondogenito, era suo dovere occuparsi degli altri.
Li avrebbe protetti a qualsiasi costo.
Quella sera, come ogni giorno, lasciò gli altri nella sala del camino e si diresse al piano superiore, a vegliare Leo.
Mickey aveva trovato svago in uno di quegli assurdi cartoni animati, in fondo era un bene, vederlo in qualche modo contento per qualcosa, lo tranquillizzava. Gli altri facevano compagnia al più piccolo, anche solo per provare a passare un momento tranquillo insieme.
Raffaello però non poteva fare a meno di andare al piano di sopra.
Non gli pesava affatto andare a vegliare il fratello che dormiva, ne sentiva il bisogno.
Aprì la porta del bagno e, anche questa volta, sperò in cuor suo di trovare Leonardo sveglio, ma puntualmente, le sue aspettative restarono deluse.
Perché? Perché doveva succedere proprio a Leo? Sarebbe stato mille volte meglio che fosse capitato a lui!
Era solo in grado di arrabbiarsi e agire d’impulso, non sapeva cosa consigliare agli altri, si sentiva sempre fuori luogo.
Mai come ora avrebbe avuto bisogno di Leonardo. Magari anche solo per litigarci e poi per farci pace.
Invece il fratello giaceva immobile nella vasca da bagno, completamente privo di sensi, a ricordare di continuo che l’aveva lasciato da solo ad affrontare nemici più forti di lui, a sacrificarsi per tutti.
Si mise a sedere accanto alla vasca, senza dire una parola, come tutte le sere.
Si sentiva stanco, non solo dal punto di vista fisico, e non tardò ad appisolarsi. Sentì un soffio gelido dietro al collo, e avvertì una presenza nella stanza.
Si voltò di scatto e la vide.
Una donna in kimono dai lunghi capelli neri.
Impugnò immediatamente i sai, mettendosi in posizione di attacco.
“Non credo ti serviranno molto, Raffaello.”
Gli aveva parlato! E conosceva il suo nome. Si lanciò su di lei, ma le passò attraverso.
“Cosa sei?!” tuonò.
“Calmati Raffaello.” gli rispose.
“Non voglio farti del male, né a te né  a tuo fratello. Sono qui solo per darti un messaggio, poi me ne andrò come sono venuta.”
“Sei un fantasma? La tua faccia non mi è nuova, io ti ho già vista.” Il mutante non rinfoderò i sai e si frappose tra l’apparizione e Leonardo, non era assolutamente sicuro di potersi fidare, ma quel volto gli era familiare.
La donna sorrise.
“Sì, sono un fantasma e sono la moglie di tuo padre, Tang Shen. Mi riconosci?”
Raffaello spalancò gli occhi, incredulo. L’immagine della fotografia della famiglia perduta di Splinter gli tornò subito in mente. Ecco dove l’aveva vista!
Il fantasma si mosse leggermente verso di lui.
“Non provare ad avvicinarti a Leo! Non ti azzardare a toccarlo!”
Tang Shen si fermò subito e gli rivolse uno sguardo deciso.
“Ti ho già detto che non gli farò alcun male. Volevo solo vederlo più da vicino. Non so se riuscirò a parlare anche con lui visto il suo stato, ma almeno potrò provare a fare due chiacchere con te. Sempre che tu me lo permetta. Ovviamente!”
Raffaello, rinfoderò i sai e incrociò le braccia, quasi a sfidarla.
“Parla! Sono tutt’orecchi!”
Tang Shen sospirò. “Vostro padre è vivo, non vi può raggiungere perché non è in grado di farlo, ma è vivo. Il suo forte desiderio di parlarvi mi ha raggiunto e, prima di andarmene per sempre, volevo inviare ai suoi… ai nostri figli, un messaggio di speranza.”
“E io ti dovrei credere e tanti saluti, vero?” sogghignò Raffaello in tono sarcastico.
La donna sbuffò.
“Che caratterino! Sospettoso e impulsivo! Mi ricordi un sacco Yoshi da giovane!”
Gli puntò il dito al naso e si avvicinò al viso di Raffaello.
“Sei libero di credermi o di non credermi, ma almeno provaci!”
“Splinter mi somigliava da giovane?”
Quelle parole gli erano scappate senza nemmeno pensarci. Sembrava assurdo. Il suo maestro con il suo pessimo carattere? Con la rabbia sempre in agguato a perseguitarlo? No, sembrava impossibile!
“Sei degno figlio di tuo padre, fidati!” la donna lo guardò con un largo sorriso stampato in faccia.
“Impulsivo come pochi, soggetto a scatti d’ira, ma incredibilmente devoto e pronto a dare la vita per chi ama. Yoshi ha lavorato molto sui lati più spigolosi del suo carattere, ma la devozione e l’altruismo, per fortuna, sono sempre rimasti come suo pregio migliore. Gli somigli così tanto!”
Tang Shen allungò la mano verso di lui e lo sfiorò in volto.
“Anche adesso quello che più ti preme è badare a tuo fratello e difendere tutta la tua famiglia! Non permettere che la rabbia offuschi le tue qualità. Sei una gran bella persona, sai?”
Raffaello provò a ricambiare quel tocco gentile, ma capì a malincuore che non ci sarebbe riuscito.
“Va pure da Leonardo.” Si fece da parte per far passare Tang Shen.
“Grazie infinite, figlio mio” gli disse.
Il fantasma si diresse verso la vasca e si chinò sul ragazzo tartaruga che vi dormiva.
Lo baciò sulla fronte e svanì.
 
 
Chiedo venia per i mesi che ho lasciato passare. Ç_ç
Scusatemi. Tra lavoro e vari impegni ho sempre rimandato.
Non sono molto soddisfatta del risultato, si vede che ho fatto un po’ di fretta, temo anche che si siano un po' di errori. Scusatemi.
Raffaello è un personaggio molto particolare e nella serie 2012, a Northampton è più silenzioso del solito, si vede che si dà da fare per mandare avanti le cose al meglio, basta pensare a come cerca di far coraggio a Leonardo durante la convalescenza.Io ci ho provato comunque! XD
Per l’ultima parte vi chiedo si aspettare un altro po’, scusatemi! Ç_ç

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Capitolo 4
*** Leonardo ***


Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it.

Prompt: Sogno

Lista: PumpNIGHT

 

LEONARDO

 

 

Tenebre, nessun rumore.

Da troppo tempo era avvolto dall'oscurità più silenziosa, ma non osava aprire gli occhi. Ormai tutto era perduto. Shredder aveva vinto e chissà cosa ne era stato della sua famiglia.

Percepì un tocco delicato sulla fronte, poi una voce lo chiamò. “Leonardo!”

Era una voce femminile.

“Rispondimi!”

Leonardo aprì gli occhi.

Era cosciente di trovarsi in un sogno, ma c'era una donna davanti a lui. La luce che emanava quella figura illuminava entrambi.

Non si trattava di una figura corporea, i contorni sembravano sfocati, come una proiezione luminosa che aveva preso forma.

Quella donna aveva un'aria molto familiare. Indossava un kimono, lungi capelli le ricadevano lisci sulla schiena. Lo guardò negli occhi e sorrise.

“Mi riconosci?” chiese.

Nella testa gli si accese la scintilla di un ricordo.

“La moglie del maestro!” sussurrò spalancando gli occhi.

“Sono proprio io, Tang Shen.” confermò lei.

“Sono morto?” chiese intimorito Leonardo. “E' tutto finito?”

“Non ti azzardare nemmeno a pensarlo!” lo rimproverò la donna. “Sei solo in uno stato di incoscienza, non ti svegli da giorni e i tuoi fratelli stanno vegliando su di te.”

Leonardo si gettò a terra con il volto tra le mani. “La mia disfatta è stata totale, ho tradito la fiducia di tutti, a cominciare da mio padre.” si sentiva così stanco, svuotato.

Tang Shen si rannicchiò a terra e allungò una mano sul suo capo.

“La tua famiglia ti aspetta. Sono ancora tutti in vita grazie a te! Anche tuo padre è vivo. E' lontano, ma spera ancora di rivedervi.”

“Dici davvero?” Chiese voltandosi incredulo, per incontrare lo sguardo della moglie di suo padre.

“Fidati di me!”Tang Shen gli sorrise. “Ti chiedo solo di fidarti di me! ...e di svegliarti!”

Leonardo singhiozzò “Ho paura!” ammise.

“Fai bene ad averne, ma devi reagire!” lo spronò lei.

Leonardo si alzò in piedi.

“Va bene, cercherò di andare avanti come meglio posso.”

Si fermò un attimo a guardarla. Stava iniziando a percepire delle sensazioni, forse si stava risvegliando.

Con un movimento veloce la donna gli gettò le braccia al collo.

“Almeno qui posso abbracciare uno dei miei figli. Con i tuoi fratelli non ci sono riuscita.” Lo strinse a sé “Abbi cura di te.”

“Grazie... Madre.”

La figura luminosa svanì avvolgendolo nella luce.

 

Aprì gli occhi. Si sentiva senza forze e spossato, provò a parlare, ma non riusciva a farlo. Un suono gracchiante e roco gli uscì dalla bocca.

“LEO!” sentì gridare Raf, la voce di suo fratello si ruppe in una serie di singhiozzi spezzati “ti sei svegliato!!”

Era tornato.

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Dopo ANNI finalmente porto a termine la storia.
Ho approfittato del Writober.
Chiedo scusa per gli errori e la poca originalità. Un saluto a tutti!

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