I Wanna Know What Love Is

di ILoveRainbows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stop the car! ***
Capitolo 2: *** Coffee And Brioche With Mika ***
Capitolo 3: *** Abercrombie ***
Capitolo 4: *** You Fooled Me ***
Capitolo 5: *** The Same Bar... ***
Capitolo 6: *** Thank You ***
Capitolo 7: *** Moustaches Of Cream ***
Capitolo 8: *** This Is My Story ***
Capitolo 9: *** I Need Him In Every Possible Way ***
Capitolo 10: *** Ego Edere Volo ***
Capitolo 11: *** Surprise! ***
Capitolo 12: *** I Was In The Army ***



Capitolo 1
*** Stop the car! ***


CAPITOLO 1

- Ommioddio zio! Ferma la macchina! -
Quasi inchioda dallo spavento e poi accosta la macchina guadagnandosi la rabbia e le grida degli automobilisti.
Si gira verso di me. - Che c'è?! -
- Torno subito. - Senza altre parole scendo dall'auto con un balzo, sotto lo sguardo pesante di mio zio.
Ho visto la Perfezione più tre suoi amici.
Faccio una breve corsa fino ad essere davanti all'entrata di Radio Deejay e pochi passi dietro di loro.
Solo a quel punto realizzo che non ho la più pallida idea di cosa dire. Purtroppo le mie gambe godono di vita propria e prima di riuscire a fermarle mi trovo spiaccicato sulla schiena di una persona molto magra, ma muscolosa, e decisamente alta.
Lui e gli altri tre si girano per vedere cosa sia successo e io arrossisco fino alla punta delle orecchie come un bambino sorpreso a rubare la marmellata. Vorrei dire: 'I'm very sorry Mr. Penniman.', ma tutto quello che ne viene fuori è un gorgoglio nel quale però per fortuna si riconosce la parola "sorry".
Tuttavia alzando lo sguardo sono felice di constatare che il mio idolo non ha uno sguardo omicida, ma al contrario mi sorride divertito a trentadue denti. 
- Non preocuparti. It happens. - L'accento... Oh my gosh... Il mio cervello mi sta abbandonando, lo sento andarsene, ma non posso farci niente e mi ritrovo a fissare imbambolato l'uomo che ho davanti.
Non so come faccio a trovare la forza per tornare in me senza svenire o saltargli addosso, ma per fortuna il mio cervello torna dalla vacanza e mi dà una mano. Sento la mia mano muoversi verso il taschino della mia giacca rossa per cercare un pezzo di carta e una penna che gli tendo chiedendogli un autografo.
- Sure! Come ti chiami? -
- Daniele, Daniele Roversi. -
- Daniele... - Dice soprappensiero. Poi inizia a scrivere concentrato. In quel momento lo posso finalmente osservare in tutta la sua perfezione. Jeans attillati. Maglia bianca. Giacca blu elettrico. Stringate argentate. Capelli morbidi (posso immaginare) e leggermente  stropicciati. Gucci Guilty il profumo: fresco ma mascolino. Una lieve ruga gli solca la fronte per la concentrazione.
Simply fucking perfect.
Daniele, smettila di fissarlo. E smettila di fissarlo lì, beh, anche lì, non solo, non è l'unica cosa che mi interessa. Basta!
Alleluia.
Mi ridà il foglio e vedo che ci sono scritte alcune parole e c'è un disegnino, ma decido di analizzare il foglio solo arrivato a casa.
Per come mi guardando i quattro cantanti che ho davanti sono sicuro di avere uno sguardo da ebete, ma non m'importa.
Rimettendolo in tasca mi accorgo che c'è un altro rimasuglio di foglio e ormai non ho più vergogna quindi mi rivolgo a Morgan. - Ehm... Potresti farmi un autografo pure tu? - Alza lo sguardo verso di me e solo in quel momento noto la linea nera di kajal sopra e sotto l'occhio. Indossa camicia bianca, giacca e pantaloni neri. I capelli grigi sono pieni di sfumature inimmaginabili. Anche lui è terribilmente sexy.
Mentre scrive mi rivolgo a Elio e alla (S)Ventura; sì, non la sopporto.
- Scusate se ho chiesto solo a loro due l'autografo - faccio una breve pausa pensando a cosa dire. - ...ma loro sono due dei miei idoli. Beh, insieme ai Queen, i Beatles, David Bowie... " pronuncio quei nomi con gli occhi lucidi, incurante del fatto che ho cominciato a farneticare e che mi ero imposto di smettere di farlo.
Per me la musica è tutto e ho dei riferimenti che, a parte per Mika, sono riferimenti particolari per qualcuno della mia epoca.
I due miei idoli, che in quel momento si trovavano di fronte a me, si mostrarono subito interessati nel sentir pronunciare quei nomi e mi osservarono incuriositi. Inutile dire che mi sentivo in soggezione.
- Veramente ti piace quel kind of music? - Chiede Mika stupito.
- Yep. - rispondo come se fosse la cosa più normale del mondo. - Amo quei musicisti e anche te e Morgan. - Mi pento subito di quello che ho detto è avvampo. Odio avvampare, ma ho la pelle chiarissima e si nota subito.
Per una volta la Ventura serve a qualcosa e mi toglie dall'impiccio. - Scusate, io devo andare. Ho un appuntamento fra poco. -
- Anch'io vado. - Si aggrega Elio.
Mika e Morgan li salutano dicendo "Ciao" e io faccio un breve cenno con la testa biascicando una parola simile ad "Arrivederci".
Quando se ne sono andati, Mika, dimentico della figuraccia che ho appena fatto mi chiede qual'è la mia canzone preferita dei Queen. Tutto con il suo adorabile accento inglese.
- Ehm... Gosh... Non lo so... -
- Daiiiii - insiste la Perfezione fatta carne.
- Credo "One Year Of Love" -
- Beautiful! - esclama mettendosi a canticchiarla e io rischio di sciogliermi.
Morgan mi ridà il foglio e osservo al volo la sua scrittura. Così diversa e decisa confronto a quella di Mika. Ora è il suo turno del terzo grado e mi sento sempre più in difficoltà - E di David Bowie? -
Qui vado sul sicuro. - Può sembrare scontato, ma amo "Space Oddity" e "Heroes". Amo tutto di quelle canzoni. Il ritmo, la melodia, le parole... - Daniele, smettila di farneticare!
Annuisce, ma con la testa ha già iniziato a viaggiare in un altro mondo.
- Beh, allora grazie a entrambi. - Dico io.
- Ciao Daniele. - Dice Morgan.
- Good luck and goodbye. - è quasi un supplizio smettere di ammirare la Perfezione.
Andandomene sono però al settimo cielo. Se non sapessi di avere dietro quei due mi metterei a ballare, ma riesco a trattenermi.
Arrivo in macchina e finalmente posso sciogliermi sul sedile.
- Allora, che c'era? -
Ma non ha visto niente?! Ogni tanto mi chiedo se mio zio sia cieco in realtà.
- Ah no. Una vecchia compagna delle medie. Secoli che non la vedevo. Possiamo andare. - 
Annuisce impercettibilmente e rimette in moto.
Meglio che nessuno sappia di Mika e Morgan. Soprattutto di Mika.

Mika ha scritto:
A Daniele con i miei migliori auguri per la tua vita, qualunque siano i tuoi progetti, Mika.
In fondo aveva disegnato una palla pelosa con due giganteschi occhioni.

Marco invece:
Daniele, continua su questa strada con la musica, i ragazzi come te sono rari ormai. Morgan

Conserverò quei due pezzi di carta come fossero due dipinti o statue di inestimabile.
Arrivato a casa saluto mio zio e salgo le scale del condominio. Appena entrato un forte odore di bruciato mi accoglie.
No, non di nuovo! Luca, la caffettiera!
Mi dirigo in cucina velocemente già sapendo quale sarà lo spettacolo. Infatti trovo una caffettiera mezza fusa sul fuoco e sento gemiti arrivare dalla stanza del mio compagno di appartamento.
Cazzo, sono solo le quattro del pomeriggio. Sembra di stare in un bordello.
Ripulisco il disastro e su un foglietto scarabocchio a caratteri cubitali: COMPRARE NUOVA CAFFETTIERA. Se ne occuperà appena avrà finito spero. Vado in camera mia sbarrandomi la porta alle spalle.
Mi appoggio con la schiena contro la porta chiudendo gli occhi e pensando all'esperienza bellissima di circa mezz'ora prima.
Quando li riapro vedo le condizioni in cui versa la mia camera e mi chiedo come posso vivere in quello stato.
Il pianoforte è sotterrato dai vestiti usati. La scrivania è scomparsa sotto mille fogli e cianfrusaglie. I CD sono sparpagliati ovunque ricoprendo ogni superficie libera insieme agli Lp. Forse ne ho troppi.
Mi passo una mano fra i capelli dorati e decido che qualcosa deve cambiare. Per prima cosa raccolgo CD ed Lp. Poi decido di metterne su uno per farmi compagnia e, considerando l'incontro fortuito di poco prima, metto su Origin Of Love.
Poi raccolgo tutti i vestiti da lavare e li porto in bagno dove li butto tutti insieme in lavatrice insieme a un acchiappa-colore per evitare spiacevoli inconvenienti che ho già sperimentato. Poi sistemo appunti vari.
Infine spazzo il pavimento usando la scopa come chitarra e microfono allo stesso tempo.
Manca solo una cosa. Prendo i due foglietti e li infilo in una busta trasparente che metto in una teca. È lì che ho ciò a cui tengo veramente.
Poi vado in cucina cercando di evitare i suoni della stanza accanto e prendo una birra dal frigo per richiudermi in camera mia. Spengo le casse, prendo iPod e cuffiette e mi butto sul letto. So perfettamente che è prestissimo, ma sono anche distrutto per le emozioni che ho provato. Infilo le cuffiette con le canzoni di Mika a ripetizione e mi metto giù.
In mente ho solo gli occhi marroni con pagliuzze verdi di Mika. Mi osservano e scavano nella mia anima.
So che lui si sarà già dimenticato di me, ma io non riesco a togliermelo dalla mente. In realtà una parte di me (quella sana probabilmente) dice che dovrei smettere di pensare a lui, però per ora vince quella che dice che è sexy e la persona migliore del mondo.
Con il suo sguardo nel mio giungo infine nelle braccia di Morfeo dove i sogni sono popolati da sorrisi sinceri e occhi color cioccolato.


I wanna rock (Rock)
I wanna rock (Rock)

Turn it down you say
Well, all I got to say to you is time and time again I say
"No, no, no, no, no, no, no"
Tell me not to play

Prima o poi mi deciderò a cambiare sta sveglia? Probabilmente no. È l'unico modo per farmi svegliare. Nemmeno i cannoni funzionano. Solo questa canzone.
Guardo l'orologio. Le 6.30. Poi ricordo. Oggi entro un'ora dopo. Ho istinti omicidi verso la sveglia e penso di inventare un nuovo sport: lancia la sveglia fuori dalla finestra; ma mi trattengo.
Ormai sono sveglio, tanto vale che mi alzi. Faccio una doccia abbastanza veloce e mi vesto. Camicia a quadri, gilet, farfallino, pantaloni neri. Poi vado in cucina con l'intenzione di farmi un caffè.
Il post-it è dove l'ho lasciato e non c'è traccia di caffettiere se non di quella mezza fusa. Impreco silenziosamente contro Luca. Gli voglio un bene dell'anima, ma quando fa così...
Quindi mi metto un paio di scarpe, prendo la borsa con un quaderno ed esco di casa pensando a Mika.
Ho deciso di andare in un grazioso baretto che si trova sulla strada per l'università. È un po' costoso, ma tranquillo e fanno un cappuccino che è la fine del mondo. Ho circa dieci minuti, poi dovrò avviarmi verso l'università, ma devo prendere caffeina, ormai è come una droga. Sarei morto senza.
Il cameriere è il solito. È anche carino, ma non proprio il mio tipo e non si avvicina neanche lontanamente a Michael.
Bevo il caffè al bancone, sorseggiandolo con calma. Voglio godermi il momento di tranquillità e pace.
- Un caffè american per favore. -
Chi berrebbe mai un caffè all'americana? Un momento, la voce, quella voce. Io conosco quella voce. Mi giro di scatto verso il luogo da cui proveniva e il mio sguardo si incontra con quello del Riccio. Ha un'aria un po' stanca e trasandata e i capelli sono più scompigliati del solito. Deve aver dormito poco e male. Vorrei cullarlo e dirgli che va tutto bene...
- Daniele?! Tutto bene?! - Ommioddio! Devo aver fatto una figuraccia. Mi sento avvampare fino alle orecchie. Come sempre.
- Ci... Ciao Mika. Anche tu qui? - riesco a chiedere.
- Già, ci vengo a volte in the morning. Tu? - Non riesce a dire una frase senza aggiungere qualcosa in inglese o altre lingue; questo me lo fa amare sempre di più e mi ispira tenerezza.
- Sto andando all'università. Il mio coinquilino. Ha rotto la caffettiera. Quindi sono qui a bere il caffè. Perché è sulla strada per l'università. E io sto andando all'università. - Basta farneticare! Ciao cervello, ben collegato, sono quasi le otto di mattina e stiamo avendo un altro incontro ravvicinato con un esemplare della specie Mika.
- Capisco. - il cameriere arriva con il suo caffè e ci mettiamo a bere in silenzio.
Dopo un po' guardo l'orologio. Sono praticamente in ritardo. Ingurgito il caffè restante e lascio due euro sul bancone.
- Beh, è stato un piacere vederti di nuovo - riesco a dire.
- Anche per me. - E quando mi sorride decido quasi di fermarmi lì a osservarlo per il resto dei miei giorni. - Se passi di qui tomorrow morning più presto di oggi potremmo chiacchierare. If you like. -
- Certo! - esclamo con voce un po' acuta.
Poi mi avvio fuori nell'aria già calda di maggio.

ANGOLO SCRITTRICE: come promesso a coloro che seguivano la mia precedente fanfiction eccoci qui. Non c'è molto da dire su questo capitolo se non che dopo molte guerre interne al mio cervello ho deciso di scriverlo in prima persona e al presente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Au revoir
ILoveRainbows

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Capitolo 2
*** Coffee And Brioche With Mika ***


CAPITOLO 2

Volerei se potessi. Ho un appuntamento con Mika. Ok, mi sto facendo troppi film mentali. Meglio se torno con i piedi per terra.
Purtroppo il mio cuore ha la meglio sul cervello e passo il giorno cantando "The Origin Of Love". Sembra che tutti abbiano notato la mia allegria.
È anche vero che tutti dicono che il 99% del tempo sembro un personaggio dei fumetti che sprizza fulmini e che si porta dietro una nuvoletta carica di pioggia mentre ringhio tuoni, ma non pensavo che in me potesse esserci un cambiamento così radicale.
All'uscita decido di andare a comprare dei fiori ed esco dal fioraio con un vaso di rose, uno di girasoli (che so perfettamente che non sopravvivranno), uno di orchidee, uno di margherite, uno di papaveri e uno di violette. Ora sembro io un fioraio; in bici. Non so come faccio a non schiantarmi o a investire qualcuno. In compenso tutti si girano e mi indicano fra bisbigli.
Quando arrivo a casa smonto dalla bici e faccio acrobazie per prendere i fiori tutti in un colpo e non dover fare mille trasporti. Per fortuna ce la faccio, ma ho rischiato di far volare le violette in testa alla vecchietta del primo piano e mi sono punto con una rosa.
Quando arrivo davanti alla porta dell'appartamento lascio le piante per terra per riuscire ad aprire la porta e poi, lasciandola aperta, ne porto nell'ingresso due alla volta creando una giungla di fiori.
Luca evidentemente è in casa e non è occupato a fare altro, se non stare davanti alla tv a fare zapping e grattarsi la pancia.
Deve aver sentito il baccano che sto facendo perché sbuca dalla porta del soggiorno per guardare cosa sto facendo in corridoio.
- Ma che caz.. - non l'ho mai visto con sta faccia. Dovrei fotografarlo.
- Zitto e aiutami. - esclamo cercando di tirare in casa il vaso del girasole che pesa decisamente molto.
Quando siamo riusciti a portare tutti i vasi in casa chiudo la porta e mi siedo a terra. Impresa compiuta. Ormai più nulla è mission impossible. Effettivamente nelle ultime ventiquattro ore la mia soglia dell'impossibile si è decisamente alzata.
Luca si piazza davanti a me a braccia incrociate. - Mi spieghi che cosa significa? -
Lo guardo ancora sorridente. La mia giornata non è ancora stata rovinata. - Ho pensato che in questa casa mancasse colore. -
- Così hai deciso di comprare una decina di piante. - 
- Hai colto nel segno. -
Scuote la testa e si siede su uno sgabello dietro di lui con aria stanca. - Che ti succede ultimamente? -
Arrossisco fino alle punte delle orecchie, di nuovo. - Niente - dico tormentandomi le mani.
- Daniele, ti conosco da quanto? Da ventun anni? Credi che non capisca ancora quando c'è qualcosa che non va? -
Colpito e affondato. Odio giocare a battaglia navale o a poker, sono un pessimo mentitore.
- No, sul serio. Tutto bene. -
Mi guarda con aria paterna. - Sicuro? -
- Sì papà. -
Un sorriso gli increspa le labbra. - Dai, stasera sono tutto tuo. Che vuoi fare? -
- Cosa consiglia lo chef? - chiedo.
Si alza di scatto facendo finta di accarezzarsi la barbetta che non ha. - Film e pop corn oppure discoteca. -
- Credo che opterò per film e pop corn. -
- Scelta saggia. - Dice aiutandomi ad alzarmi. - E sentiamo, che film vorrebbe vedere? -
- Pensavo a James Dean. - dico con sguardo sornione.
- Chissà come mai... - commenta andando in cucina a preparare i pop corn.
Io invece vado in camera mia nella mia personale "videoteca" e tiro fuori "Gioventù Bruciata". Perfect!
Vado in soggiorno e accendo il maxi-schermo che io e Luca, da fanatici del cinema, ci siamo comprati qualche mese fa. Il miglior affare della mia vita. 
Infilo il DVD nel lettore e faccio partire la pubblicità buttandomi sul divano. Poco dopo arriva Luca con i pop corn e ci mettiamo a vedere il film.
Lo so a memoria... Lo ammetto. Tutte le scene, tutte le battute, i tagli di scena, i piani sequenza, i cambi di camera... Tutto! Vedere questo film con me comporta sempre una lezione su come è stato creato, ma questa volta la mia mente è troppo concentrata su altro. Non riesco a seguire nemmeno il mio film preferito.
Il mio cervello è già alla mattina dopo, al bar, al ricciolino. Non credo di aver mai amato così nessuno, e in realtà non lo conosco nemmeno.
A metà del film mi alzo e, in modo simile a uno zombie, mi dirigo verso la mia camera dove crollo sfinito sul letto sognando l'incontro del mattino dopo.
Alle sei sono già in piedi canticchiando "I Wanna Rock" a causa della sveglia.
Facendo la doccia però metto su musica e finisco a cantare "Bohemian Rhapsody", che il mio iPod ha deciso che dovevo assolutamente provare ad intonare. Non credo di essere pessimo a cantare, ma stiamo parlando di Freddie, non ho speranze. Sì, io e Mr. Hyde non abbiamo speranze, come no. Devo ricordarmi di smettere di farneticare e di parlare di noi al plurale. Urta, e non poco!
Per le 6.30 sono pronto per uscire. Spruzzo un poco di colonia e mi chiudo il portone alle spalle.
Prendo la bici e pedalo velocemente fino al bar. Parcheggio in modo veloce, ma silenzioso e, dopo essermi dato una sistemata, entro.
Mi do un'occhiata in giro per cercare di individuare il riccio, ma non lo vedo e mi siedo a un tavolino un po' in disparte dove però riesco a vedere l'entrata del bar. Ordino un cappuccino e una brioche alle noci e mi metto a smangiucchiare.
Qualche minuto dopo lo vedo entrare. Aria allegra, vestiti colorati, capelli scompigliati.
Si guarda intorno anche lui, ma quando mi guarda non gli faccio nessun segno, anzi, faccio finta di guardare da un'altra parte. Non sono più sicuro che quello che ha detto ieri vale veramente o se lo ha detto per scherzare.
Poi lo vedo sedersi sulla sedia vuota di fronte a me in tutta la sua perfezione. - Hi Daniele. -
Arrossisco.
Non ci posso credere! Ancora?!
Vabbè... Almeno cerchiamo di parlare decentemente. Deglutisco appena. - C...ciao. -
Mi sorride e chiama il cameriere. - Un caffè all'americana e... What's that? - mi chiede.
- Una brioche alla cioccolata. -
- E una di quelle please. - Il cameriere annuisce e si congeda.
Fra di noi cala un silenzio carico di tensione. Uh, un po' di tensione sta svolazzando davanti a me, la posso praticamente toccare.
- Allora, tutto bene? -
Sembra quasi che lo risveglio da un sogno. - Oh, - sorride ancora di più; - sì, tutto bene. You? -
- Ancora un po' frastornato per essere qui con te. Non in quanto cantante che adoro, beh, anche... Però perché sei te, e... No vabbè. -
Daniele piantala, non gliene frega niente.
Stiamo qualche altro minuto in silenzio. Io osservo in modo interessato il liquido marrone nel bicchiere e lui beve tranquillamente osservandomi.
- Allora, - dice infine e io mi faccio subito interessato. - Cosa studi all'università? -
- Arte, disegno, ma anche musica - mi fermo un attimo. - E danza. E teatro. Un po' di tutto. Comunque cose artistiche. Amo l'arte e tutto quello che rappresenta e contiene. Scusa, mi sto facendo trasportare, di nuovo... - mi gratto la testa e lo guardo.
Mi sta ascoltando interessato con l'aria un po' trasognata.
- Please, continua - dice tornando in sé. - È interesting. -
- Dubito. Comunque dicevo che l'arte per me è tutto. La musica, il disegno, anche la scrittura a modo suo, anche se non mi piace così tanto, mostrano chi sei. Con l'arte ci si può esprimere senza paura. Si può mostrare la propria vera natura... - ho iniziato a gesticolare e racconto con più enfasi del solito. Continuo elogiando l'arte e non so più neanche io cosa sto dicendo. Però mi piace, non ho mai trovato nessuno che mi ascolti. A parte Luca, ma lui mi ascolta da sempre, non è la stessa cosa. Sto farneticando probabilmente, ma non mi interessa in questo momento, sto esprimendo cosa sento.
Per tutto il tempo lui mi guarda leggermente trasognato e allo stesso tempo concentrato per capire cosa sto dicendo. 
Quando finisco fa un breve applauso. - Bravo. Saresti un ottimo... How do you call them? Quelli che parlano in pubblico. -
- Oratori? - azzardo e sono quasi sicuro che è la parola che cerco.
- Exactly! - Sorride felice. - Saresti un ottimo oratore. -
- Maddai! Io?! Mai. -
- Ti ci vedrei come comico. - Dice scrutandomi.
Mi impongo di provare a stare serio. Poi realizzo: non si può stare seri in sua presenza!
Guardo l'ora 7.34. Acciderbiolina! 
Arriverò in stra ritardo.
Sono combattuto. Una parte di me vorrebbe rimanere qui per sempre. L'altra, che non ho ancora deciso se è la più intelligente, dice che dovrei alzarmi e andare all'università.
Per una qualche strana ragione riesce a vincere la seconda. Non voglio portare via neanche altro tempo alla Perfezione.
- Beh, io... Dovrei andare o non arriverò mai. -
Di nuovo si riscuote dai suoi pensieri. - Sì sorry, è colpa mia. - Esclama alzandosi di colpo e andando a sbattere su un lampadario decisamente troppo basso sopra di lui. - Ouch! -
- Tutto bene? -
- No, yes, si. Stupid chandelier! - Si massaggia il punto della testa che ha subito l'impatto con il lampadario e sono tentato di accorrere in suo aiuto.
Dopo qualche secondo per fortuna si riprende e ci avviamo verso la cassa.
Riesco ad arrivare per primo. - Pago tutto. - e così dicendo tiro fuori dieci bigliettoni sperando che bastino.
- No, wait! - mi ferma la Perfezione. - Pago io. -
- Non se ne parla - dico scuotendo la testa. - Pago io. -
Alla fine ho la meglio e riesco a sdebitarmi in parte con Mika per l'occasione che mi ha dato.
Quando siamo fuori mi avvio verso la bici e lui mi segue a coda a pochi centimetri. Poi inizio ad aprirla, avendo alcuni problemi con il lucchetto ovviamente, e lui mi osserva incuriosito. Sembra non abbia mai visto una bici. Ah già, dimenticavo che lui preferisce il monopattino.
Appena sono riuscito a liberare la mia bici gli tendo la mano. - È stato un vero onore e un piacere passare questa colazione con te. -
Mi stringe la mano e sento dei brividi corrermi lungo la schiena. - The same for me, ma non è finita qui. Devo assolutamente sdebitami per la colazione. -
- Fugurati - dico con un segno della mano. Ci manca solo che uno dei miei idoli, i miei irraggiungibili idoli, si senta in debito con me.
- Insisto. - Ha una faccia determinata. So che non ho speranze quindi cedo senza combattere.
- Okay. - 
Sorride compiaciuto si se stesso. - Tomorrow morning alla stessa ora di oggi. Stesso posto di oggi. -
Annuisco. - Allora a domani Mika. -
Faccio finta di toccarmi il cappello che non ho in segno di saluto e, inforcata la bici, parto verso scuola.

ANGOLO SCRITTRICE: so di averci messo molto. chiedo di essere assolta e mi scuso. Sul capitolo non c'è molto da dire. Un po' alla volta comunque conosceremo Daniele: sia di aspetto che di carattere, ma un po' alla volta. Boh, sto farneticando anch'io. Quindi stacco la spina per stasera.
ILoveRainbows

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Capitolo 3
*** Abercrombie ***


CAPITOLO 3

- Roversi, potrebbe gentilmente ripetere alla classe cosa stavamo dicendo sul Signor Da Vinci? -
Oh cazzo! Non ci voleva! Calma Daniele. Cosa ti ricordi di Leo? Prova a dire quello, magari hai fortuna. Di bene in meglio, ora parlo di me in seconda persona.
- Da Vinci era considerato un pazzo dagli uomini di allora poiché come sappiamo aveva delle idee che per l'epoca erano molto strane. Può essere definito il padre di molte macchine moderne come l'aeroplano. Si interessò anche di anatomia e, anche se i suoi modelli anatomici avevano molti errori, alcune cose si usano ancora oggi... -
- Basta così. Stavamo parlando della tecnica pittorica. - Il prof scuote la testa e va avanti a spiegare.
Beh, anche se non era giusta la risposta ho saputo rispondere con prontezza devo riconoscermi, peccato che non ne sia capace anche con Mika.
Dopo un'altra ora di storia dell'arte e due di disegno grafico finalmente posso andare a casa.
Luca non c'è quindi prendo uno yogurt dal frigo e mi chiudo in camera mia a mangiarlo mentre ascolto musica. Scelta difficile, ma alla fine decido di ascoltare i Pink Floyd, "The Piper At The Gates Of Dawn".
Già, Syd Barrett.
Finito di mangiare lo yogurt mi sdraio e mi addormento al suono della sua voce.
19.30. La porta d'ingresso si apre.
Torno a dormire.
22.45. La mia porta viene aperta. Luca fa capolino da dietro la porta. Faccio finta di dormire.
Dopo cinque minuti sto dormendo di nuovo.
2.12. Basta! Se dormo un minuto di più muoio.
Il cd sta ancora andando e ringrazio mentalmente Luca per non averlo spento. Sa quanto amo dormire con la musica.
Mi faccio una lunga doccia. Mi rado. Metto una camicia bianca, un golfino grigio, un paio di jeans forse un po' attillati, le mie immancabili All Star bianche, prendo la borsa in pelle con un paio di quaderni e per le 2.50 sono fuori di casa.
Appena arrivo al piano terra mi rendo conto di non sapere cosa fare.
Inizio a vagare per la città, in centro considerando dove vivo.
C'è ancora qualche ragazzo in giro, ma niente di più. Passo davanti alle vetrine illuminate dei negozi chiusi in Corso Vittorio Emanuele e poi mi siedo su una panchina in piazza Duomo aspettando che sorga il sole. Mi metto le cuffiette nelle orecchie e inizio ad ascoltare Mika. Parte "Underwater" e assaporo ogni singola nota e parola di quella canzone facendola penetrare nell'anima.
Le ascolto tutte credo finché verso le sei il sole inizia a fare capolino da dietro le guglie del duomo. A quel punto mi alzo e mi avvio verso il bar dove ho l'appuntamento. Mi sembra ancora una situazione surreale. Stento a credere che stia succedendo davvero.
Le strade iniziano a popolarsi un po' alla volta di uomini quadrati in giacca e cravatta che si dirigono verso i vari uffici dove li attende una giornata davanti a un computer a lavorare.
"Non voglio finire come loro" è l'unica cosa che riesco a pensare prima di essere a meno di cento metri dal bar.
Entrando lo vedo già seduto con un bicchiere di... Spremuta?!?! davanti. Sono scandalizzato per la spremuta.
È seduto nel posto dove mi ero messo io ieri.
Mi dirigo dalla sua parte ostentando sicurezza che non ho e quando mi vede arrivare il suo volto si illumina e si sistema meglio sulla sedia.
- Hi Daniele. -
- Hi! Tutto bene? - Chiedo una volta seduto.
- Yep. -
In quel momento arriva la cameriera e ordino un cappuccino seguito da Mika che chiede il solito caffè all'americana.
- Tu? -
- Tutto bene grazie. - dico alzando lo sguardo dalle mie mani poggiate sul tavolo verso di lui. Quando i miei occhi incrociano i suoi sento le mie gote infiammarsi, ma non ho il coraggio di distogliere lo sguardo. Sono completamente disperso in quell'oceano di cioccolato e venature di smeraldo.
Rimaniamo a fissarci finché la cameriera non arriva e distrugge quel momento magico.
- So, anche today vai all'università? -
- Già... Come sempre. Te invece? - Mi pento subito della domanda, magari non vuole parlarne. E comunque, chi sono io per chiederglielo?!
Stacca la tazza da quelle labbra perfette che mi fermo a osservare un secondo di troppo. Poi un sorriso delicato gli increspa le labbra.
- I... Io farò sei passi. -
Cerco di trattenermi, ma sorrido a trentadue denti come faccio molto raramente. Se ne deve essere accorto perché mi guarda incuriosito.
- It's: faccio due passi. Non sei. -
Si mette una mano sulla bocca come per rimangiarsi quello che ha detto e mi verrebbe di baciargli ogni centimetro di quelle perfette mani da pianista per fargliele togliere da davanti alla bocca.
Continuo a chiedermi cosa mi trattenga da saltargli addosso seduta stante. Con quella t-shirt bianca così attillata, i pantaloni blu altrettanto attillati e il blazer aperto davanti è veramente la Perfezione.
Parliamo di un po' di tutto e lui si diverte a parlare della sua famiglia. Devono essere persone molto simpatiche da come le descrive. Ridendo dice anche che però le sue sorelle sono molto oppressive e che a volte vorrebbe saperle fare stare zitte.
Mi chiede anche della mia famiglia, ma dalla faccia che faccio credo capisca che non è un argomento di cui mi piaccia parlare e cambia argomento chiedendomi dei miei hobby.
Poi è il mio turno.
Sembra una partita di ping pong.
Alle sette e mezza circa ci alziamo e andiamo a pagare dove lui insiste per pagare lui e dopo un breve battibecco ha la meglio.
Fuori mi ricordo di non avere la bici e mi giro verso di lui. - Beh, come ho detto ieri è stato un vero onore e un piacere poter passare del tempo con te. -
Mi tende la mano e gliela stringo godendo di quel piccolo contatto fisico. - The same... -
Faccio per staccare la mano dalla sua, ma non mi lascia e avvicinandosi a me mi da un piccolo e umido bacio sulla guancia destra. - Goodbye Daniele. - bisbiglia.
Così dicendo si gira e se ne va lasciandomi in piedi come un pesce lesso a guardare davanti a me con sguardo perso.



- Roversi, che ti succede? -
È Alberto che parla, oggi è seduto accanto a me, ma sinceramente non so perché mi rivolge la parola. Non siamo mai stati effettivamente amici. È un po' un bullo, o almeno si è guadagnato questa fama e tutti cercano di stargli lontano.
- Niente niente. -
Mi osserva di sbieco e inizio ad avere quasi paura. Non può farsi gli affari suoi e lasciarmi in pace?!
- Certo, come no... Si vede lontano un miglio che hai qualcosa. Sai sempre qualsiasi cosa i prof ti chiedono, ma da ieri sei completamente perso. Se vuoi puoi parlarmene, tanto nessuno mi rivolge la parole e i tuoi segreti sarebbero al sicuro con me. -
Ma si è bevuto il cervello a forza di spinelli e Marijuana?! Dovrei parlare a LUI dei miei problemi?!
Per fortuna la campanella della fine delle lezioni suona e mi toglie da quella situazione spinosa.
Infilo in fretta e furia quaderno e penna in borsa e saluto Alberto con un breve "ciao" prima di andarmene.
Una volta fuori mi fermo a mangiare un trancio di pizza e poi vado in centro.
Devo andare a prendere un golfino da Abercrombie. Ne ho visto uno blu qualche giorno fa che è la fine del mondo.
Fortuna che a quest'ora non c'è tanta gente. Entro nel negozio andando a passo sicuro verso il mio nuovo fantastico golfino.
Faccio per prenderlo e la mia mano si scontra con quella di qualcun altro. Alzando lo sguardo vedo Mika e mi sento avvampare dalla punta dei piedi fino a quella delle orecchie.
- Hi. - dice allegro.
- H..hi. -
Ho ancora in mente quel breve gesto di stamattina e quel pensiero non mi aiuta per niente.
- Anche tu qui? 
- S...si. Avevo visto questo golfino. Vengo spesso qui. E lo avevo visto. Ma non avevo il portafogli. Perché ero uscito a correre. E non porto il portafogli a correre. Però ho fatto un salto qui. E avevo visto questo golfino. E sono venuto a prenderlo. Perché io amo questo golfino. -
Ci risamo. Non cambierò mai!
- Daniele! Calm down. Hahahaha. Sei così teso. I'm not gonna bite you. - Mi sorride con dolcezza, ma io arrossisco comunque e abbasso lo sguardo.
- Dai, - dice per cambiare discorso. - Let me see come stai con quel golfino. -
Gli sorrido timidamente e, togliendomi quello che ho su, lo infilo facendo attenzione a non fare la figura del deficiente.
Una volta che c'è l'ho su assume un'aria pensierosa, ma dopo qualche istante esclama - Perfect! È perfetto! -
- Grazie. -
- Non devi thank me. Ti sta bene. - Mi sorride in modo strano.
Mi ricambio e poi ci avviamo alla cassa. Lui alla fine non ha preso il golfino. Non so perché.
Una volta fuori si gira verso di me. - Hai voglia di fare un salto at my place? Ti offro qualcosa da bere. -
Strabuzzo gli occhi. Cosa cosa cosa?!?! A casa sua?!
Abbandonato ogni pudore esclamo di sì, certo!
Ci avviamo attraverso un paio di stradine secondarie con lui che mi guida. Stiamo per lo più in silenzio, a parte per qualche commento sul tempo.
Io tengo la testa leggermente china, perso nei miei pensieri. A volte lo guardo di sottecchi e vedo che lui cammina a testa alta, fiero, guardando davanti a sé e a volte osservandomi con mille emozioni indecifrabili sul volto.
A un certo punto si ferma davanti a una palzzina un po' isolata. Posto tranquillo.
Tira fuori le chiavi dalla tasca del blazer e apre la porta. Io lo seguo guardandomi intorno felice. È fantastic!
Saliamo con l'ascensore fino all'ultimo piano e poi apre la porta del suo appartamento entrando.
Lui si ferma sull'entrata per mettere via chiavi e blazer e disattivare l'allarme.
Io invece continuo a camminare arrivando in soggiorno.
Una parete è interamente occupata da una finestra. Siamo più alti di tutti gli altri palazzi intorno. Davanti alla finestra c'è un pianoforte a coda nero senza una ditata sopra, se non sui tasti.
Le altre pareti sono ricoperte di schizzi. Quadri con disegni astratti, surrealisti. Quasi come Dalí.
Tutta la casa emana calore e mi sembra familiare. Come se ci avessi vissuto da sempre.
Faccio un paio di giravolte su me stesso e trovo Mika che mi guarda con le braccia incrociate sul petto, ma un sorriso a increspare le sue labbra perfette.
- You like it? -
- È bellissimo - gli rispondo trasognato.
- Mi fa piacere che ti piaccia. It's my lair qui a Milano. -
Sarei tentato da saltargli al collo e abbracciarlo in eterno. Nient'altro.
- So, cosa vuoi da bere? -
- Hai del tè? -
- Of course! - sembra quasi indispettito dalla domanda. Cruccia i lineamenti dolci del viso e diventa, se possibile, ancora più perfetto.
- Allora prenderò quello. - dico sorridendogli e anche lui si illumina di nuovo.
Sparisce in cucina e io prendo a camminare per la casa. Come mi aspettavo non ci sono molti libri, gli scaffali infatti sono ingombrati da cd e foto.
Ci sono foto con lui, con Mel (cucciolo *_*), con le sorelle e la madre, con il padre e con altre varie persone che non riconosco.
Ce ne sono un paio con un ragazzo punk. Capisco subito che è il suo fidanzato. In una si stanno scambiando uno sguardo sornione e nell'altra si stanno baciando.
Ha i capelli praticamente viola, sparati in su come una spazzola. Gli occhi sono marroni, quasi neri e le labbra sottilissime. Indossa una giacca di pelle nera con le borchie e una maglia dello stesso colore.
È così diverso da Mika in apparenza. Ma chissà come è in realtà. Se lo ama ci sarà una ragione.
Un attimo prima che proprio Mika entri in soggiorno mi sposto davanti ai cd. Salvato per un pelo.
- Il tè è pronto. -
Mi giro verso di lui e lo raggiungo in cucina.
Beviamo in silenzio, lanciandoci occhiate indecifrabili e languide da una parte all'altra del tavolo.
Sono stanco di questa situazione surreale. Mi sto facendo del male. Solo ora me ne accorgo. Dopo aver visto la foto del suo fidanzato sono tornato con i piedi per terra.
Mi alzo di scatto. - Scusa, devo andare. -
Mi avvio verso la porta e lui mi segue. All'entrata recupero la borsa e il sacchetto di Abercrombie e metto la mano sulla maniglia della porta d'ingresso.
- Oh fuck off! - dice alle mie spalle.
Mi sento prendere per un braccio e vengo fatto girare. Ora ho la porta alle spalle e Mika davanti a me. Non ho possibilità di fuga.
Si avvicina pericolosamente a me e poggia le sue labbra sulle mie. Sanno di fresco e pulito, con un retrogusto di cioccolato. Fa passare la lingua sulle mie labbra ancora chiuse e mi mordicchia il labbro inferiore. Dopo un paio di secondi gli lascio via libera per la mia bocca e la mia lingua.
Spinge con forza contro il mio corpo schiacciandomi al muro mentre le nostre lingue continuano a rincorrersi nelle due bocche.
Dopo un po', un tempo allo stesso tempo lunghissimo e brevissimo, ci stacchiamo. Si allontana da me, mi giro, apro la porta ed esco di lì.

ANGOLO SCRITTRICE: hei! Allora, sono un po' in anticipo perché mi andava di scrivere. Comunque, questo capitolo è molto fluffy e mi piace un sacco questa cosa quindi probabilmente continuerò così. Fatemi sapere cosa ne pensate ;)
ILoveRainbows

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Capitolo 4
*** You Fooled Me ***


CAPITOLO 4

Mi sbatto la porta alle spalle ed esco velocemente di lì. Scendo a piedi, non ho pazienza di aspettare l'ascensore.
Una volta fuori inspiro profondamente facendomi entrare nei polmoni l'aria piena di smog di Milano.
Prendo a camminare verso casa mia. Non sono lontanissimo. Un quarto d'ora a piedi circa.
Quando arrivo apro con furia la porta.
Passando davanti al soggiorno vedo Luca e una tipa che non conosco buttati sul divano mentre si imboccano a vicenda con chicchi d'uva.
Scuoto la testa e li guardo con disprezzo.
Poi mi barrico in camera, come se dovessi aspettare bombardamenti su Milano di qui a poco.
Metto su i Nirvana con le casse e da quanto è alto il volume mi sembra che tremi tutto il palazzo, di sicuro le finestre della mia camera.
Mi tolgo appena le scarpe, lascio borsa e sacchetto per terra e mi butto sul letto. Vorrei piangere, ma tutto quello che viene fuori è un grido che si mischia a quelli di Kurt.
Questa situazione di "pace" non dura molto però. Infatti dopo circa un minuto Luca irrompe in camera incazzato nero.
- Che cazzo stai facendo si può sapere?! - urla sopra tutto.
Si avventa sul lettore CD e abbassa quasi del tutto il volume.
- Vattene - sibilo. Non ho voglia di vedere nessuno se non i miei pensieri.
- Se vuoi ascoltare musica a questi volumi almeno fammi il piacere di spaccare solo i tuoi timpani e mettiti le cuffie! - urla. Vorrebbe aggiungere altro, ma mi conosce, ha visto come sto, e sa che è meglio lasciarmi in pace.
Così dicendo esce di scena sbattendosi con poca eleganza la porta alle spalle, facendo tremare gli stipiti e la parete.
Rialzo il volume a quasi gli stessi volumi di poco prima fregandomene e osservo il soffitto a occhi sbarrati. Mi sento svuotato. Non riesco a provare niente.
Che cosa gli era preso?! Lui è fidanzato e mi bacia. A che gioco gioca?! So perfettamente che da questa storia io ne uscirei distrutto. Solo io.
La mia mente sta per esplodere, ma non riesco a pensare ad altro che non sia quel maledetto bacio. L'ho voluto così tanto e ora che lo ho avuto lo disprezzo.
Certo, sa baciare da Dio... Daniele! È fidanzato! Piantala!
Giusto emisfero sinistro, scusa. Ammetto che hai ragione tu.
Emisfero destro, zitto!
Mmmh, gli emisferi del mio cervello si stanno contendendo il primo posto nei miei pensieri... In realtà sono loro stessi i pensieri. Interessante e spaventoso. Prima o poi mi farò vedere da uno psicologo molto bravo.
Ma torniamo a noi. Devo dimenticarlo. È uno stronzo. Non si rende conto che quel gesto per lui così insignificante lo serberò nel cuore fino alla fine dei miei giorni.
A lui probabilmente serviva solo uno svago, niente più. Voleva qualcosa e se l'era preso.
Non lo sopporto. Come ho fatto a innamorarmi di una persona così terribile?!
Mi infilo sotto le coperte e mi addormento al ritmo di "Heart Shaped Box".

La mattina dopo sono tornato il Daniele di sempre. Quello prima di aver incontrato Mika.
Un personaggio dei fumetti con nuvoletta carica di pioggia, lampi e tuoni. Non voglio parlare con nessuno se non sono obbligato.
Entro a lezione di storia dell'arte in ritardo di cinque minuti, ma l'aria che devo emanare è talmente negativa che nemmeno il professore osa dire qualcosa.
Alla fine delle lezioni torno subito a casa dove mi preparo una bistecca al sangue. Devo calmarmi un po', ma non ci riesco.
Anche Luca ormai non fa niente per provare a capirmi. Dal giorno prima mi ignora proprio. Non che mi dispiaccia ora come ora.
Il pomeriggio mi chiudo in camera e mi metto a fare una tela. Avevo in mente un progetto, ma è stato accantonato. Rivesto la camera di un telo trasparente, so già che farò un disastro.
Tiro fuori acrilici di vari colori, ma nessuno è allegro. 
Appendo la tela al muro e la riempio di pennellate decise e fatte con odio. Sembra un incrocio fra un quadro di Pollock e uno di Van Gogh.
A un certo punto entra Luca e gli tiro contro una pennellata di verde che gli finisce in schizzi su tutta la faccia. Sembra un marziano. In un altro momento saremmo entrambi scoppiati a ridere, ma ora mi rivolge solo uno sguardo d'odio che ricambio e poi esce dalla stanza.
Prima o poi ci farò pace. Siamo già passati attraverso momenti simili. Ma ora non posso.
La sera mi limito a togliere il telo trasparente dal letto e buttarmi mezzo morto sopra le coperte dove mi addormento. La mattina faccio una doccia, bevo un caffè, esco e vado all'università. Poi torno a casa, mangio, studio, dormo, mi sveglio, bevo un caffè...
Non chiedetemi per quanti giorni vado avanti così. So che l'ultima volta che ho guardato il calendario era il 18 maggio. Ormai faccio una vita da eremita. Con Luca non ho ancora fatto pace. Se siamo obbligati a dirci qualcosa usiamo post-it sul frigo.

- Auguri!! - sento un peso morto che mi atterra addosso e mi giro dall'altra parte scocciato.
Non so chi sia e cosa voglia. La sveglia segna le 6. Lasciatemi dormire ancora un quarto d'ora. Sparite!
- Daniele. Alzati e cammina. -
Ah, è Luca, o forse finalmente sono morto ed è Gesù.
No, è decisamente Luca.
Non mi muovo di mezzo centimetro. Non voglio parlargli né fare pace.
- Se devo ti tiro su di peso, sappilo. -
Non m'interessa. Voglio solo vivere il resto dei miei giorni come ho fatto nell'ultima settimana (??), forse due, forse neanche una... Boh...
Lo spingo malamente giù dal letto e metto la testa sotto il cuscino.
Quando parla di nuovo il tono festoso e giocoso è sparito per far spazio a uno più severo. - Non so cosa ti sia preso nelle ultime due settimane... - ah, allora sono passate sue settimane, dovrebbe essere giugno ormai. Buono a sapersi. - ma non puoi andare avanti così. Quindi ora alzi il tuo fragile deretano da quel letto e ti fai una doccia. Poi vai all'università. All'uscita andiamo a mangiare qualcosa fuori per il tuo compleanno. -
Wow, è il mio compleanno. Che bello... Ceeeerto, come no...
Mi alzo di malavoglia trascinandomi in bagno simile a uno zombie. Faccio una doccia veloce, bevo un caffè, metto una felpa degli Stones, un paio di pantaloni neri e le All Star e sono pronto ad uscire. C'è da dire che da quella brutta esperienza, o come la si vuol definire, anche i miei vestiti sono "peggiorati". Sono vestiti che tutti mettono. Pantaloni e una felpa. Niente più vestiti originali e colorati.


Arrivato a scuola tiro su il cappuccio e mi confondo con gli altri studenti. Conosco un po' troppa gente e non ho voglia di auguri di compleanno. Però sono difficili da evitare. Sopravvivrò spero.
Riesco a superare le due ore di disegno tecnico più noiose della mia vita e poi un'ora di danza classica... Non ridete, mi serve per la postura e sì, può anche darsi che mi piaccia, ma preferisco qualcosa di più spontaneo della classica.
Infine ho due ore di fotografia che passiamo in giardino a fotografare la bellezza della natura. Normalmente sarei entusiasta di una lezione simile. Amo fare foto, ma non sono di buon umore e la maestosità della natura non arriva a colpirmi.
Alla fine della lezione mi fermo ancora un attimo a fotografare il giardino. Gli studenti iniziano ad uscire e lo spiazzo dietro alla scuola si popola velocemente.
Inizio a fare foto alla gente. Non mi piace fotografare le persone normalmente. La gente cambia quando la fotografi, assume un'aria diversa, quella che pensa che il fotografo voglia. Per questo mi piace fotografare le persone quando sono distratte, le foto vengono più naturali e spontanee.
Facendo l'ennesima foto noto che c'è Alberto di spalle che parla con uno spilungone riccioluto. Non lo riconosco come uno studente della scuola, infatti appena mi accorgo di chi si tratta il mio cuore perde un battito. È lui. Dopo ben due settimane si rifà vivo. 
Inizialmente penso che si conoscano ma poi mi accorgo che il riccioluto sta descrivendo qualcuno e ho come l'impressione che quel qualcuno sia io.
Metto via la macchina fotografica in fretta e furia e mi dirigo verso l'uscita dove so per certo che c'è Luca che mi aspetta. Devo assolutamente evitare di incontrare Mika. Non voglio parlarci. Non voglio le sue scuse e non voglio sentire cos'ha da dirmi.
Deve stare fuori dalla mia vita.
Finalmente vedo Luca. Mi da le spalle e sta parlando con una del terzo anno.
Ormai è fatta, ma proprio quando sto per raggiungerlo una voce familiare mi giunge da dietro.
- Daniele! Daniele! - per qualche secondo faccio finta di non aver sentito, ma so che non funzionerà. - C'è una persona che è venuta a chiedere di te. Ha detto che siete vecchi amici. Daniele! - sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e mi giro.
Davanti a me c'è Mika in tutti i suoi 195 centimetri e accanto a lui Alberto che sorride (???).
- Hi. -
Lo fisso senza dire una parola. Le labbra serrate e gli occhi ridotti a una fessura. Voglio proprio vedere cosa ha da dire.
Stiamo per un tempo che sembra infinito a fissarci negli occhi. Lui alla ricerca di non so cosa: perdono forse. Io cercando di convincerlo ad andarsene. Risultato: fallimento per entrambi.
Intanto la gente intorno a noi si accorge della presenza di Mika e alcuni lo riconoscono e iniziano a bisbigliare.
Anche Luca si è accorto di lui e sento il suo sguardo alle mie spalle.
- Daniele, listen... Io volevo scusarmi. -
Continuo a non dire niente. Lo fisso severo e lui mi guarda chiedendo assoluzione.
- I avevo litigato con my boyfriend. Ero arrabbiato e triste. Non sapevo che fare. Avevamo litigato a lot. You were there e io ne ho approfittato. To try something different. -
Non so cosa mi prenda, non avrei mai creduto di poter picchiare qualcuno... Non dopo... Beh, non lo avrei mai creduto, ma la mia mano parte verso il suo volto e ci si schianta contro violentemente. Sento un bruciore alla mano che ignoro, non m'importa. - You fooled me! - voglio urlare, ma tutto quello che ne esce è un bisbiglio che solo lui può sentire, ma che è più tagliente di mille lame. - I don't want to see you ever again. -
Poi me ne vado, lasciandolo lì. Mi rivolge degli occhioni da cucciolo che chiedono perdono, ma non mi faccio commuovere e mi avvio nella strada seguito da Luca.


ANGOLO SCRITTRICE: bonsoir! Allora, eccoci qui. Ecco chiarito il gesto impulsivo di Mika. Volevo che la storia fosse un po' colorita e mi serviva qualcosa di assurdo, solo che non so se ci sto riuscendo :\  fatemi sapere che ne pensate ^_^ inizio a pensare che la fanfiction non piaccia >.<
Al prossimo capitolo salvo cataclismi,
ILoveRainbows

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Capitolo 5
*** The Same Bar... ***


CAPITOLO 5

- Ti va di parlarne? -
Non possiamo combattere questa guerra fredda in eterno. Lo sa lui quanto lo so io.
Quindi svuoto il sacco, a Luca, in un luminoso ristorantino sui Navigli.
Per tutto il discorso cerco di mantenere un tono fermo a non crollare.
Alla fine mi sento svuotato. In me non è rimasto niente. Né rabbia, né dolore e nemmeno sollievo o felicità.
Mi fissa negli occhi. Silenzioso. Attento.
- Povero, povero Daniele. - bisbiglia abbracciandomi a sé come farebbe una madre. Rimaniamo così per un tempo infinito. Per due settimane ho praticamente ignorato il dolore. Andando avanti.
Ora sono vuoto. Mi aggrappo debolmente a lui cercando conforto e scoppio in un pianto liberatorio, ma silenzioso.
Alcune persone intorno si girano, le vedo con la coda dell'occhio, ma le ignoro, non sanno niente, non possono capire.
Dopo qualche istante cerco di ricompormi.
È finita. Non devo più pensare a lui.
Quando mi stacco da lui devo avere un'aria stravolta e lui mi accarezza la nuca scompigliandomi i capelli.
Sembriamo veramente due fidanzatini, ma siamo di più, anche se non so esattamente cosa. Padre e figlio, fratelli, migliori amici... Nessuno può dirlo. Noi meno di tutti. Quello che condividiamo è strano, profondo, radicato alla base della nostra vita.
Lui c'è sempre stato, e tutt'ora lo è. Esattamente lì dove dovrebbe essere. E io lo stesso per lui.
Ci conosciamo da sempre. Migliori amici, compagni di avventure. 
Solo Luca riesce a capirmi. Mi ascolta e non dice niente. Aspettando che mi sia sfogato.
Eppure a lui non è mai successo niente di simile a quello che ho passato io. Prima o poi gli chiederò l'origine della sua forza.
Dopo che mi sono ricomposto un po' prendiamo a mangiare. O meglio, a smangiucchiare, per quanto mi riguarda. Non ho fame, né gola. Ingurgito semplicemente qualche boccone, senza neanche sentire il sapore della pasta. Giusto per non morire per calo di forze o altro.



- Dai, alzati pigrone. - Sento dire a Luca. - So che ne hai ancora meno voglia del solito, ma ti tocca. -
- In realtà non vado più alla scuola dell'obbligo - mugugno.
- Mica detto questo. Ma ti tocca se non vuoi che ti faccia fuori. -
- Va bene mamma. - dico scherzando e mentre mi alzo lo vedo mandarmi a fanculo e uscire dalla stanza.
Mi preparo velocemente. 
Quando ho finito tracanno del caffè ed esco di corsa. Sono in ritardo e piove, ma corro e riesco ad arrivare miracolosamente a un minuto all'inizio delle lezioni.
La mattina passa tranquillamente. Niente di particolare o fuori dal normale. Niente alieni né incendi.
All'uscita mi avvio camminando verso casa. Non ho particolare voglia di tornare quindi cammino lentamente senza ombrello incurante della pioggia e facendo conversazione con la mia altra personalità riguardo il tempo.
A un certo punto inchiodo (se possibile vista la velocità a cui andavo). Un uomo dai capelli di colore e taglio indefiniti mi si para davanti con le braccia incrociate e il volto crucciato. - Che cosa gli hai fatto?! -
Ci metto qualche secondo a elaborare, lo ammetto, sto praticamente dormendo. Poi realizzo che si tratta di Morgan e capisco anche di cosa sta parlando.
Assumo uno sguardo duro. - Niente - e riparto imperterrito per la strada. 
- Fermo! Non credere di potermi sfuggire così! - inizia a corrermi dietro, ma non ho intenzione di fermarmi. - Gli devi delle spiegazioni! -
Continuo a camminare, ma gli rispondo - Non gli devo nessuna spiegazione, perché non c'è niente da spiegare! -
- Ah no?! - urla prima di raggiungermi e mi tira la manica della giacca per farmi girare, ma mi libero dalla sua presa continuando a camminare. - E che mi dici del bacio?! Non merita spiegazioni?! -
- No, non era niente, quindi non merita spiegazioni. E poi - urlo esasperato girandomi verso di lui - se proprio vuole delle spiegazioni, perché ha mandato te e non è venuto lui stesso?! -
Vedo che sta per tirarmi uno schiaffo, il tipo di schiaffo che tirerebbe un padre a un figlio, ma alla fine non lo fa - Perché lui è a casa a piangere a causa tua! -
Faccio le spallucce. - Non sono stato io ad illuderlo. -
- Ne sei proprio sicuro?! - urla di nuovo.
- Sí ne sono proprio sicuro! Semmai é stato lui ad illudermi. Sapeva cosa provavo per lui e ha giocato con i miei sentimenti per mero divertimento. - Riprendo a camminare dopo che mi ero fermato per qualche secondo a parlare. - Non ho intenzione di proseguire questa conversazione. Se vuole delle risposte che venga lui stesso. -
- Così lo potrai trattare come l'ultima volta?! -
- Sono disposto a intrattenere un discorso pacifico, ma non con il suo portavoce. Se vuole parlarmi che venga domattina al solito bar. -
Detto questo mi avvio con la testa incassata nelle spalle e non mi volto più indietro.
Ho la testa più confusa del solito. Non so perché gli ho detto che avremmo potuto parlare. Io non voglio parlare. Volevo solo liberarmi di Morgan. Quell'uomo è peggio di una cozza, anche se è molto affascinante.



- Bentornato. - appena entro in casa Luca mi si para davanti con grembiule e un piatto di risotto alla milanese in mano. Ha un sorriso da pazzo stampato in faccia e mi ricorda un brutto manga.
- Ciao. - Gli prendo il piatto con forchetta dalle mani e continuo lungo in corridoio verso la mia stanza. Mi sbatto la porta alle spalle e l'ultima cosa che vedo è la faccia stupita e confusa di Luca. - Scusa - bisbiglio. Chiudo la porta a chiave e appoggio il piatto sulla scrivania ingombra di fogli per poi cambiarmi.
Quando ho finito mangio svogliatamente il riso e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che Mika odia il riso. Dovrei smetterla di pensare a lui.
Quando ho finito mi butto sul letto. Ormai la mia vita è solo questo ed è strano. Ho sempre avuto un sacco di passioni, ma sono morte tutte.
Mi addormento. Di questo passo recupererò tutte le ore di sonno che ho perso negli ultimi sette anni circa.
Alle cinque sono in piedi. Ecco, gli effetti collaterali della vita senza orari sensati che conduco? Che se poi vado a dormire presto mi sveglio la notte e non mi riaddormento più perché il mio corpo non è abituato.
Considerando che sono così in anticipo me la prendo con molta calma. Faccio una doccia calda. Lavo i capelli e provo (da sottolineare il verbo) a sistemarli. Scelgo con più cura del solito i vestiti e metto una t-shirt con disegnato un bulldog o qualcosa di simile, dei pantaloni beige a sigaretta e un golfino verde chiaro.
Sono pronto per uscire.
Socchiudo la porta della stanza di Luca e si rigira nel sonno senza però svegliarsi. Sembra un angioletto. hahahaha.
Mi chiudo la porta di casa alle spalle ed esco di casa.
Ora la verità sembra abbattersi sulle mie spalle. Non so cosa mi aspetta e non voglio andare al bar, ma non ho nemmeno voglia che Morgan mi stalkeri dopo scuola quindi vado al bar a piedi, sotto la pioggia che non ha deciso di cessare, e di malavoglia.
Quando arrivo vedo immediatamente Mika seduto al tavolino dove ci eravamo già seduti per due volte. Tiene un bicchiere di latte (?!) sollevato e fa girare il liquido al suo interno. Ha un'aria stanca. La barba ha almeno un giorno e i ricci sono morti sulla testa. Sembra che nonostante sia venuto abbia però perso ogni speranza.
Quando mi vede avvicinare al tavolo alza lo sguardo e scatta in piedi come in un riflesso rischiando di rovesciare il tavolo e tutto quello che c'è sopra di esso.
- Hi Daniele - dice con sguardo triste.
- Ciao - rispondo duro.
Ci sediamo.
Mi guarda negli occhi scavandomi nell'anima. - Come stai? -
- Non lo so. Te? - 
- Boh... - rigira per l'ennesima volta il latte nel bicchiere.
È la conversazione più forzata che io abbia mai fatto.
- Volevi parlarmi? - prima risolviamo la questione prima me ne posso andare. Soprattutto perché sono consapevole che lui mi piace, ma non lo ammetterò mai, voglio solo allontanarmi dalla Perfezione il più presto possibile.
- Volio solo farti capire che I was confused e che non sapevo cosa I was doing. - chiede perdono ed è profondamente dispiaciuto.
È distrutto, non posso credere che stia così per colpa mia quando anch'io sto nello stesso modo.
Non posso far finta che non sia successo niente però.
- I' m sorry. Goodbye - così dicendo mi alzo e me ne vado trascinando i piedi, ma senza voltarmi per guardarlo in volto. Tuttavia non posso fare a meno di notare che pochi secondi dopo che mi sono allontanato lascia un paio di euro sul tavolo e con un paio di falcate mi raggiunge sull'uscio.
Ignorandolo esco sotto l'acqua e mi avvio, borsa e un Mika al seguito, verso l'università.
- I beg you, perdonami! -
Sto per cedere, è veramente troppo, ma continuo ad avanzare fino a giungere in un vicolo desolato.
- Faciamo finta che nothing happened. Ripartiamo from the beginning. -
Mi giro di scatto verso di lui e quasi rischia di schiantarsi contro di me. - I can't! -
Lo sbatto contro il muro e lo bacio con foga. Mi lascia subito via libera alla sua bocca che mi metto a esplorare in ogni luogo. Mi sento sollevare da terra, dieci metri sopra il cielo.
Dopo poco però, ancora insoddisfatto, mi stacco da lui e me ne vado.


ANGOLO SCRITTRICE: chiedo umilmente perdono per il ritardo, la cortezza e la scialbaggine del lavoro appena pubblicato. Dal prossimo capitolo cercherò di sistemare un po' la storia fra questi due e di porre rimedio a vari casini che ho sicuramente fatto e che vi prego di farmi notare. Ah, avete sentito dei paparazzi in Francia? Vergognoso!
Ciaociao
ILoveRainbows

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Capitolo 6
*** Thank You ***


CAPITOLO 6

Bene, gambe mie, spiegatemi gentilmente perché vi state allontanando da quel vicolo e quando mi avete risposto, qualunque sia la vostra risposta, fate retro-march e tornate di filato da Mika. 
Niente, non ne vogliono sapere e io sto degenerando, parlo con le mie gambe... Pazienza.
Mi sono quasi convinto a tornare indietro quando mi accorgo di essere arrivato all'università.
Ammetto di avere il cuore più leggero. Sto meglio e mi metto a canticchiare "Beautifyl Day" mentre vado appunto a lezione di canto...

It's a beautiful day, sky falls, 
And you feel like it's a beautiful day
It's a beautiful day
Don't let it get away

See the world in green and blue
See China right in front of you
See the canyons broken by cloud
See the tuna fleets clearing the sea out
See the Bedouin fires at night
See the oil fields at first light
See the bird with a leaf in her mouth
After the flood all the colors came out

It was a beautiful day
Don't let it get away
Beautiful day

Per i corridoi mi guardano tutti male... Ammetto che sto urlando un po', ma c'è gente meno sana di me in questo posto. Per esempio Mario, che indossa sempre un lungo mantello con strascico e va in giro con un teschio in mano recitando l'Amleto.
Poi c'è Ginevra che nonostante il nome ispiri dolcezza è una dark che ascolta musica heavy metal e la quale passione sono i graffiti.
E non dimentichiamoci del nostro amico Renzo, che non è per niente quello dei Promessi Sposi, anzi... Mi ricorda tanto Beethoven o qualche compositore tormentato e gira sempre con mille spartiti fra le braccia.
Quindi... Non capisco perché mi guardino strano a parte per il fatto che nelle ultime settimane sono stato molto depresso e ora sto cantando una canzone così allegra.
Entrando in classe mi annuncio con il mio solito saluto "Buon-salve a tutti" e un sorriso sulle labbra.


La mattina passa velocemente. Tutti devono aver capito che mi è successo qualcosa perché me ne vado per i corridoi saltellando come un coniglio a cui hanno appena regalato una fornitura di carote a vita e saluto tutti fra mille abbracci.
Al suonare della campanella la mia felicità non è ancora finita, mi sento pieno di vita.
Esco dalla classe salutando tutti, compreso il prof di arte, con un sorriso a trentadue denti e dietro di me sento il prof chiedere alla mia compagna Lucia cosa mi è preso.
Ah, sapesse prof...


Fuori mi trovo ad affrontare una scena curiosa che mi lascia spiazzato. In mezzo al giardino ci sono Mika e Alberto che si fronteggiano e intorno a loro un piccolo gruppo di studenti che partecipa alla scena... Forse più di un piccolo di gruppo. Mi faccio largo a spintoni e riesco ad arrivare in prima fila così da sentire cosa dicono.
- Non ci pensare. - dice Alberto.
- Ma perché?! - cerca di capire Mika e spero che Alberto si spieghi perché nemmeno io sto capendo.
- Perché tu lo fai soffrire e lui ha detto che non vuole più vederti. -
- Chi ti dice that we didn't make peace? -
- Non è possibile! -
Decido di intervenire prima che la situazione degeneri.
Mi faccio avanti con le mani alzate in aria. - Bom, fine della disputa. Tutti a casa - dico al pubblico e per fortuna godo di abbastanza rispetto e popolarità (che non so da dove derivi) da farmi ascoltare e la folla si disperde velocemente. - Quanto a voi due - dico rivolgendomi ai contendenti. - Si può sapere che vi salta in mente?! -
Alberto prova a parlare, ma Mika passa avanti bloccandolo. - Ero venuto a prenderti to talk to you, ma questo qui non mi fa passare. -
- Questo qui?! Chi sei tu per chiamarmi così? - dice agitando i pugni per aria. Nonostante l'inferiorità muscolare di Mika questo sembra pronto a menar le mani. Mi piazzo fisicamente fra i due alzando di nuovo le braccia per fermarli.
Mi giro verso Alberto. - Se non ti spiace, so risolvere da solo i miei problemi. - Lo lascio con una faccia stupita e mi giro verso Mika.
Tendo la mano per prendere la sua e chiedo - accetterebbe di venire fuori a pranzo con me Messere? -
Ridacchia e stringe la mia mano. - Con molto piacere. -
Così ci avviamo verso un qualsiasi ristorante e solo dopo un po' mi accorgo che stiamo andando a casa sua.


Quando arriviamo ci mettiamo sul divano in soggiorno, il cibo può aspettare, dobbiamo chiarire la situazione in cui ci troviamo.
- Allora - inizio serio. - Sono stufo di cercare di auto-convincermi che non mi piaci perché sappiamo entrambi che è una vera e propria cazzata. Mi piaci e vorrei provare a far funzionare la nostra storia se tu ci stai. Tuo turno. -
Mi osserva negli occhi alla ricerca di ripensamenti, ma non ne trova. Non sono mai stato così sicuro di fare qualcosa in tutta la mia vita.
- From the air I breathe to the love I need 
Only thing I know is you're the origin of love 
From the god above to the one I love 
Only thing that's true the origin is you.
Ho risposto alla tua richiesta? - soffia troppo vicino alle mie labbra.
- Yes you did. - Così dicendo mi abbandono alle sue labbra al cioccolato e al suo abbraccio. 
Finalmente.
Non aspettavo altro.
Per tutta la mattina non avevo pensato ad altro che non fossero le sue soffici labbra. Delicate, ma allo stesso tempo desiderose. Ho baciato più ragazzi nella mia vita, ma nessuno è come Michael.
Quando rimaniamo senza fiato siamo costretti a fermarci per quanto andrei avanti a dare attenzioni alle sue labbra per il resto dei miei giorni vivendo di lui.
Dopo un tempo che mi pare brevissimo, ma che a giudicare dalle labbra rosse di entrambi è lunghissimo ci stacchiamo stando però con le labbra a pochi millimetri le une dalle altre e sorridiamo.
- Ti amo. - Ha preso lui l'iniziativa, ma sono sicuro di provare la stessa cosa per lui. Le due settimane senza di lui non hanno fatto altro se non accrescere i sentimenti che provo per lui.
- Anch'io - faccio una pausa. - Anch'io ti amo. -
Mi abbraccia. - Ne sono felice. -
I suoi abbracci sono la cosa migliore del mondo. Ti fanno sentire in pace con te stesso e protetto come non mai. Non solo scaldano il corpo in senso fisico, ma anche sul piano dell'astrazione. Ti entrano nell'anima.
- Grazie - sussurro dopo un po'.
- For what? - chiede stupito allontanandosi.
Mi lascio cadere all'indietro sulle sue gambe e chiudo gli occhi mentre sorrido. - Di tutto. Di amarmi. -
- Per così poco. - e anche con gli occhi chiusi capisco che sta sorridendo.
- Per me è tutto. Grazie. -
Con una mano si diverte con i miei capelli e poi si mette a disegnare i lineamenti del mio viso con un dito, delicatamente.
Arrossisco leggermente, non ci posso fare niente.
- Ancora? - mi chiede bisbigliando vicino al mio orecchio.
- È per questo che so di amarti. - rispondo sempre con gli occhi chiusi.
Sento due labbra posarsi sulle mie e lasciarmi un piccolo bacio umido.
Sono finalmente in pace con me stesso.
Non mi sono mai sentito così.


- Sono a casa. - dico chiudendomi la porta alle spalle.
Compare dalla cucina mentre sono ancora all'entrata. - Buonasera principessina. Si può sapere cosa ti è preso e dove sei stato? -
Mi accascio con la schiena appoggiato alla porta. Chiudo gli occhi e sorrido. - In another world. - 
- E si può sapere dov'è questo posto fantastico di cui parli? -
Apro gli occhi e guardo verso l'alto per incrociare lo sguardo del mio coinquilino. - In un adorabile appartamento. Di una persona incredibile. -
Finalmente sorride. - Mi fa piacere che vi siate chiariti. - Lo guardo riconoscente. - Ma se osa farti soffrire di nuovo se la vedrà con questi - disse mostrandomi i pugni.
- Stanne certo - rispondo con aria trasognata.
- Tu sei cotto a puntino mio caro. -
- Più che cotto, sono innamorato... - Mi alzo in piedi e faccio un paio di giravolte.
- Veramente innamorato? -
Mi avvio in soggiorno e mi butto a peso morto sul divano. Luca si siede sulla poltrona accanto e ora mi sento come da uno psicologo.
Fisso il soffitto e inizio a parlare. - Non lo so. È quello che sento. Sento di essere finalmente riuscito a innamorarmi di nuovo. Ma ho ancora paura. Non vorrei che finisse come l'altra volta. -
- Daniele... -
- Si? - 
- Guardami. -
Mi giro verso di lui e lo fisso negli occhi.
- Non avverrà. - mi dice serio.
- Come lo sai? - 
Cerco risposte nei suoi occhi.
- Perché stiamo parlando di Mika. Non lo conosco, ma non credo ti farà soffrire. Tu apriti con lui. Dagli fiducia. Parlagli di te e della tua esperienza, capirà vedrai. Ti ama troppo da quanto ho visto quel giorno fuori dall'università. -
Lo guardo stranito. - Da quand'è che sei nella posizione di dare consigli d'amore? -
- È una dote naturale - dice con falsa superiorità e gli tiro dietro un cuscino.
- Vaffanculo Luca! - 
Si alza dalla poltrona e viene a farmi il solletico. - No, no, no! Sai quanto lo soffro. -
- Sì, - ride maligno. - È la giusta punizione! -


ANGOLO SCRITTRICE:
Hei, allora, mi scuso per il ritardo. Il problema è che ero indecisa se far finire la fanfiction o meno. Alla fine ho deciso di continuare, ma vedremo.
Intanto a presto
ILoveRainbows

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Capitolo 7
*** Moustaches Of Cream ***


CAPITOLO 7

Domenica.
Giorno del Signore. 
Giorno sacro.
No, non vado in chiesa, sono ateo da anni ormai, da quando ho scoperto di essere gay. Alla chiesa non va bene quello che sono, ma qualcosa cambierà prima o poi spero.
Tuttavia anch'io considero la domenica un giorno sacro.
Riposo.
Nonostante ciò oggi mi sono svegliato presto confronto al solito, 8.00.
Devo parlargli.
Sento un bisogno impellente di raccontargli di me prima di donargli il mio cuore.
Passo al solito bar e prendo due brioche e due caffè (uno all'americana, bleah!) da portare via.
È complicato andare in bici con due bicchieri in mano per Milano. A un certo punto, quando ormai sono arrivato, un poliziotto mi lancia uno sguardo assassino e mi affretto a fare un'occhiata angelica e scendere dalla bici così da poter passare oltre senza problemi.
Lego la bici, trovo il portone del pianterreno aperto, salgo le scale, trovo la porta giusta, suono... Silenzio...
Suono di nuovo... Silenzio...
La terza sarà quella buona, funziona sempre così, no? O è quella buona o è la peggiore.
Sto per mettere il dito sul campanello quando sento la porta aprirsi e qualcuno lanciarsi sul mio braccio.
- Don't. You. Dare! -
Sfoggio di nuovo un'occhiata angelica. - Scusa. -
Alza lo sguardo verso l'alto per guardarmi; cosa mai successa, di solito la situazione è il contrario.
Il suo volto si raddolcisce. - Ciao amore. -
Un brivido mi percorre dalla punta dei piedi fino a ogni nervo del mio cervello. Lui tiene ancora il mio braccio e noto dal suo sguardo che se ne accorge. Si rimette dritto e si avvicina a me piazzandosi a solo pochi centimetri di lontananza. Con la bocca è ancora più vicino. Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra e incateno il mio sguardo al suo. Le gote mi si infiammano, per quella vicinanza. Come sempre quando sono con lui.
- Hai freddo o are you hot? - soffia sussurrando.
- Non lo so più. -
Sorride debolmente.
- You're on fire. - dice malizioso.
Se tre secondi fa ero rosso ora sono da definirmi viola.
Ride. - Sei ancora more adorable tutto rosso. -
Si diverte a stuzzicarmi e io sento che potrei sciogliermi da un momento all'altro.
Sento alle mie spalle qualcuno che cerca di aprire mille serrature di una porta. 
- Non finisce qui. - sussurra Mika prima di interrompere il nostro contatto e invitarmi ad entrare in casa.
Mentre entro qualcuno assale il mio sacchetto di brioche e per un attimo sospetto che Mel sia qui in casa invece che a Londra, ma poi mi accorgo che è Mika. Tre secondi dopo anche i caffè mi vengono sottratti molto agilmente e vedo una figura andare in cucina.
Sospiro sorridendo.
Quando arrivo anch'io in cucina lui si è già avventato sulle brioche. In realtà solo su una, ma è la mia in teoria. Quella alle noci.
Mi sorride soddisfatto e riconoscente per la colazione.
Io mi siedo sullo sgabello di fronte al suo e mi approprio del caffè iniziando a sorseggiarlo e guardando Mika gustarsi la brioche in modo incredibilmente lento.
- Con cos'è? - mi chiede alludendo alla brioche.
- Noci. - continuo a sorseggiare il caffè. Devo pensare a un modo per fargliela pagare per prima.
- It's good. -
- Lo so. È la mia preferita. -
- Ne vuoi un bite? -
- No grazie. -
Torniamo a mangiare silenziosamente la colazione.
A un certo punto si alza e apre il frigo. Tira fuori una panna spray e la affoga nel caffè, poi chiude la panna e l'appoggia sul tavolo. Lo guardo strano.
Inizia a bere il caffè e quando mette giù il bicchiere noto che gli si sono formati dei baffi di panna.
Trovato!
So come fargliela pagare, farò qualcosa di imprevedibile.
Finisco di bere il mio caffè velocemente mentre i miei neuroni lavorano per mettere a punto il piano malefico e Mika si mangia anche l'altra brioche.
Mi alzo per buttare il bicchiere di carta pensando agli ultimi particolari e per fortuna la pazzia di Mika mi viene in aiuto.
Infatti quando mi giro noto che si sta spruzzando la panna dallo spray in bocca sorridendo felice.
Mi avvicino a lui in un momento in cui chiude gli occhi e gli prendo lo spray dalle mani rimettendolo sul tavolo.
Apre gli occhi guardandomi stupito e senza capire cosa voglio fare. Io da parte mia so cosa voglio fare, ma non posso credere che lo stia veramente facendo.
Mi avvicino a lui e mi metto fra le sue gambe. Mi avvicino fino ad azzerare la distanza fra le mie labbra e le sue.
Lo sento irrigidirsi per un secondo per poi lasciarsi andare al bacio.
Incateno la mia lingua alla sua esplorando la sua bocca e ponendo fine anche alla distanza fra i nostri corpi.
Stacco per un attimo la bocca dalla sua. - La panna è molto più buona su di te. - Dico guardando ancora le sue labbra, poi alzo la testa quel tanto che mi basta per guardarlo negli occhi e noto lo stupore nel suo sguardo.
- Daniele, is this really you? Non sei un sosia o simile? -
- Come puoi dubitare della mia identità?! - Esclamo facendo il finto offeso.
- Voglio esserne sicuro e c'è un unico modo per scoprirlo. -
Mi prende per il colletto della giacca riavvicinandomi a sé e mi mette le gambe intorno alla vita bloccandomi e impedendomi un'eventuale fuga.
Posa le sue labbra sulle mie e mi mordicchia il labbro per farmi aprire la bocca. Alla fine gli lascio via libera e ci baciamo in modo ancora più travolgente di prima.
Dopo un po' Mika stacca le sue gambe dalla mia vita e scende dalla sedia senta staccarsi dalle mie labbra. Lentamente mi spinge indietro fino a farmi adagiare sul divano e mi fa sdraiare.
Si mette a cavalcioni su di me e inizia a slacciarmi i bottoni della camicia baciandomi il petto e procurandomi dei brividi.
Non posso.
Non ancora.
- Mika -
- Si? - mormora continuando inesorabile la sua discesa.
- Mika. -
- Che c'è? -
Non ho la sua attenzione.
- Mika fermo per favore. - Cerco di tenere la voce ferma, ma sono sul punto di scoppiare.
Si tira su e mi guarda. Nota che ho gli occhi lucidi e si affretta a scusarsi e a sedersi sul divano.
- Non è colpa tua. - ribatto.
Scuote la testa, triste. - Sì, I should have asked you prima di iniziare. Devo sempre rovinare tutto. I'm horrible. -
Come può pensare una cosa simile di sé? Lui è la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Mi sporgo verso di lui e lo bacio delicatamente.
Mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e senza capire.
Gli passo una mano fra i capelli e poi la poggio all'altezza del suo cuore ascoltandone il battito che sembra anch'esso triste e sconsolato. Infine sprofondo la testa nella sua spalla. Mi avvolge insicuro un braccio attorno alle spalle.
- Non è colpa tua - ripeto. - Ti voglio raccontare una storia. La storia della mia vita fino a pochi mesi fa. -


ANGOLO SCRITTRICE: scusateeeeee, ritardo e corto, ma ho avuto un sacco da fare con la scuola, sto impazzendo. Comunque sto già scrivendo il prossimo e dato che ho ispirazione spero di riuscire a finirlo presto. Questo capitolo non mi piace, non succede niente, ma volevo finirlo così per poi incentrare il prossimo capitolo sulla storia di Daniele.
A presto (lo giuro!!)
ILoveRainbows

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Capitolo 8
*** This Is My Story ***


CAPITOLO 8
 
Rimango con la testa sprofondata nella sua spalla nel suo abbraccio protettivo che mi fa sentire al sicuro.
- Tutto è iniziato circa quattro anni fa... -
 
" - Daniele, scendi, c'è quel tuo amico, quel Ludovico. -
Un sorriso mi si dipinse sul volto come sempre quando potevo vedere Ludo e, infilando una camicia sopra la t-shirt, scesi le scale quasi volando.
Passando davanti a mio padre mi rivolse un sorriso - Non fare tardi, mi raccomando -
- Non sono più un bambino - gli risposi facendo il finto offeso e uscendo di casa. Consideravo il rapporto con mio padre fantastico, sono pochi gli adolescenti che possono dire una cosa uguale della relazione fra loro e i loro genitori.
Ludovico mi stava aspettando in fondo ai cinque scalini che avevo davanti a casa. Quando lo raggiunsi mi girai un'ultima volta per salutare mio padre sulla porta prima che questi chiudesse la porta.
Io e Ludovico ci avviammo fianco a fianco verso il parco, sorridendo. In giro non c'era nessuno e dopo neanche cinquanta metri sentii la mia mano scontrarsi con la sua ed essere afferrata. Le mie dita si intrecciarono alle sue e ci rivolgemmo uno sguardo felice di sottecchi.
Stavamo insieme da due anni e nessuno se n'era ancora accorto... Almeno fino a proprio quel giorno che era iniziato così bene.
Verso le sei tornai a casa. Il sole stava iniziando a calare e un venticello freddo soffiava senza sosta da Ovest. Ludovico ed io ci saremmo visti a scuola il giorno seguente, anche se non era la stessa cosa.
Quando entrai in casa sentii subito che c'era qualcosa di sbagliato. L'aria puzzava di sudore e pensai che mio padre avesse fatto ginnastica. Avvertivo qualcos'altro però, qualcosa che non si può propriamente sentire con il naso. Più che un odore era una presenza. La rabbia era entrata in casa mia. L'aveva occupata e ora ogni trave e ogni oggetto ne era pregno ospitandola con timore.
Una parte di me avrebbe voluto andarsene. Girare i tacchi e tornare da Ludovico. Un'altra parte di me voleva sapere cos'era successo, cosa mi procurava questo senso di disagio.
La scena che mi si presentò davanti una volta in soggiorno mi lasciò interdetto.
Mio padre era sulla sua poltrona con gli occhiali da lettura sul naso e un'unica luce puntata sul libro che teneva in grembo.
Una scena che normalmente non avrebbe significato niente, ma che in quel momento era completamente fuori posto, come in una bolla, senza accorgersi di cosa succedeva all'esterno.
- Ciao - tentai.
Si accorse di me solo in quel momento e si girò verso di me togliendosi gli occhiali e sorridendomi. - Ehi ciao. Divertito? -
- Sisi, abbiamo fatto un salto da Luca e poi siamo andati un po' al parco. - Dissi titubante, non ero realmente sicuro che fosse tutto apposto.
- Bravi bravi - disse mostrando quel finto interesse che hanno i genitori nei confronti dei figli quando fanno finta di ascoltare quello che dicono. E così dicendo ritornò sul libro tornando nello stato di leggero torpore in cui si trovava prima.
- Allora... Ehm... Io vado a studiare -
Lo risvegliai dal torpore una seconda volta - Sì! Sì... Ok. A dopo - e si rigirò senza dire nient'altro
Me ne tornai in camera mia, sapendo che qualcosa era cambiato per sempre in modo irreparabile.
Nei mesi successivi non successe niente, ma continuavo ad avvertire la rabbia come una lama sopra il collo, che aspettava il momento e il modo giusto di colpire.
Da fuori il nostro rapporto poteva sembrare lo stesso di sempre, ma da dentro si avvertiva la differenza. Per quanto cercassimo di mantenere le apparenze, il nostro rapporto si era fatto teso, costellato da conversazioni forzate.
Poi arrivò un altro giorno che mi colpì, che tutt'ora è fisso nella mia mente in modo indelebile.
Era una bella giornata, calda, ma non afosa e io mi stavo facendo la doccia quando sentii il campanello suonare. Mio padre andò ad aprire la porta e non capii di chi si trattasse finché non mi chiamò dicendo che c'era Ludovico. Risposi che sarei arrivato dopo dieci minuti, quindici al massimo.
Ero felice. Quel giorno non avremmo dovuto vederci, ma mi aveva fatto una sorpresa ed ero più che felice di vederlo.
Nei dieci minuti che ci misi a prepararmi credo debbano aver chiacchierato, anzi, ne sono sicuro!
Quando tornai mio padre stava ringraziando Ludovico e si sorridevano, come se fossero stati amici da una vita.
Fu l'inizio della fine.
Mese dopo mese la situazione peggiorò. Non in casa, no, lì sembrava ancora che nulla fosse successo. Il problema era con Ludovico. Dopo tanto tempo che stavamo insieme qualcosa si era irrimediabilmente spaccato.
Se prima era una dolce, sempre pronto a sopportarmi e consolarmi, ora era violento per usare un eufemismo. A volte tornavo a casa con veri e propri ematomi, questo mi portò ad uscire anche in piena estate con le maniche lunghe. Mio padre però non vedeva, o meglio, come ne ebbi certezza in seguito, faceva finta di non vedere.
Non capivo perché Ludovico improvvisamente avesse iniziato a comportarsi così. Quello non era lui. Lui era una persona pacifica e sempre sorridente.
Non riuscivo più a sopportarlo ormai.
Non dissi a nessuno quello che stavo passando e sospettavo che nessuno se ne accorgesse, ma nemmeno io mi sentivo più me stesso. Iniziai a smettere praticamente di mangiare, non uscivo più di casa, se non per vedere Ludovico e ciò solo perché se non mi presentavo ai nostri appuntamenti avevo la certezza che il giorno dopo usciti da scuola mi avrebbe picchiato.
Dalle stelle alle stalle.
Passò più un anno... Avevo perso quasi tutte le speranze. Non ero un figlio di papà, nonostante il buon rapporto che avevamo avuto, ma non ero neanche forte e capace di ribellarmi.
Ludovico, oltre che violento era diventato anche geloso, troppo geloso. Non potevo fare quasi più niente senza il suo consenso. Mi impedì anche di vedere Luca, capitava rarissimamente che potessi avere l'occasione di incontrarci.
Proprio lui mi salvò da tutto questo. Ad un certo punto la situazione divenne così estrema che in un momento in cui ci trovavamo stranamente soli mi fece confessare tutto. Non ci volle molto. Avevo capito di essere arrivato a una situazione insostenibile e che non potevo andare avanti così.
Mi fece scappare. Da Aosta ce ne andammo a Milano dove con un po' di fortuna e molto olio di gomito riuscivamo a sbarcare il lunario.
Mio padre si fece vedere una volta. Non so come ottenne l'indirizzo del luogo dove lavoravo. Venne a testa alta, fiero come sempre.
Quando lo vidi arrivare volevo scappare, nient'altro scappare più veloce possibile verso casa e sbarrarmi dentro.
Però non mi mossi e quando arrivò vicino a me si limitò a lasciarmi una busta con sopra il mio nome dicendo - Non ho ancora cambiato idea e mai lo farò. Sei il disonore della tua famiglia. -
Una parte di me voleva aprire la lettera lì, su due piedi, ma alla fine decisi di andare al parco vicino casa una volta uscito dal lavoro. Un luogo tranquillo dove non avrei trovato nessuno che mi disturbasse.
Una volta arrivato lì mi sedetti su un'altalena e lessi quello che aveva scritto.
 
Ciao,
A quanto pare non hai capito. Non hai capito che non devi stare con uomini perché gli uomini, come sono io, come sei te, sono creature violente e ti farebbero solo soffrire. Un uomo non può stare con un altro uomo per natura, ci sarebbe competizione e odio, non può esserci amore. In più un uomo ha bisogno di una donna, qualcuno che lo ubbidisca sempre, qualcuno che si occupi della casa, un uomo che si possa chiamare uomo non si abbasserà mai a questi livelli, ma sei ancora troppo inesperto per capirlo. Il mondo è ancora da scoprire per te, non sai niente della vita, sei solo un bambino!
So che cambierai idea, sei figlio mio e sei un uomo. Quando ciò avverrà torna ed io ti perdonerò. Se dovessi veramente scoprire di essere uno di quegli scherzi della natura allora non provare a presentarti perché non ti riconoscerò come figlio.
Ah, Ludovico voleva dirti che gli dispiace per quello che ti ha fatto passare, ma gli servivano soldi e io lo pagavo abbastanza da convincerlo a picchiare il fidanzato per fargli capire che quello che stava facendo era sbagliato.
Addio, anche se spero che questo sia un arrivederci, Claudio Roversi.
 
Fu solo l'ennesima porta che si chiudeva. "
 
Non ce la faccio. Scoppio in lacrime e Mika mi stringe a sé quasi soffocandomi, ma volendo trasmettermi tutto l'amore possibile, cercando di farmi capire che lui c'è. Io gli imbratto la t-shirt di lacrime calde e salate. Non avevo mai raccontato a nessuno di questa storia.
- I'm sorry... I'm so so sorry. - sussurra.
Mi aggrappo se possibile ancora di più a lui. Non so per quanto vado avanti a piangere, ma credo di non aver mai versato così tante lacrime in tutta mia vita, neanche durante quel periodo terribile con Ludovico.
Sono fortunato ad avere una persona come Mika. Solo ora, dopo avergli raccontato questa storia sento di amarlo con tutto me stesso.
 
ANGOLO SCRITTRICE: io e le promesse non andiamo d'accordo. Anzi, io e le promesse con la scuola a farmi da ostacolo non andiamo d'accordo! Beh, questo è un capitolo di passaggio.
Spero vi sia piaciuto!
ILoveRainbows

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Capitolo 9
*** I Need Him In Every Possible Way ***


CAPITOLO 9

POV MIKA
Dio.
Dio, non...
Non può. Non può essere stata così la sua vita.
È orribile.

Si è addormentato da ore ormai. Io non mi sono mosso di un centimetro, lasciando vagare il mio sguardo in giro alla ricerca di qualcosa su cui focalizzarmi, ma senza trovare niente.
La mia maglia è bagnata dalle sue lacrime e lui giace sul mio grembo ancora aggrappato a me. La luce della luna appena calata filtra debolmente dalla finestra e gli illumina il volto, che anche nel sonno non è sereno.
Passo le dita di una mano fra i suoi capelli lucenti e traccio le ombre della luna sul suo volto con un dito. 
Sorrido leggermente. Se fosse sveglio sarebbe arrossito come sempre al mio tocco.
Lo contemplo per un tempo indefinito ascoltando il suo respiro quasi regolare.
Ne ho sentite di storie terribili, ma quello che suo padre gli ha fatto passare per il suo "essere diverso" è orribile.
Non riesco a credere che lui, Daniele, questo Daniele abbia passato un periodo così terribile...
Odio suo padre. Quello che ha fatto è inumano. Picchiare un altro umano, un proprio simile, è inumano. O forse è umano, ma non è animale. L'uomo si è da sempre rivelato essere come l'essere vivente più ostile verso i propri simili al contrario degli animali che consideriamo così inferiori a noi.
Quindi forse tutto ciò è umano, ma non è animale.
Io non credo che sarei sopravvissuto o che potrei tutt'ora sopravvivere a quello che ha dovuto sopportare lui. Sarei crollato, non ho la sua forza.
Sono certo di essere innamorato perso di lui e il mio amore continua a crescere se possibile. Più lo conosco mi accorgo che è come un fiore rarissimo e preziosissimo, ma allo stesso tempo forte come una roccia.
È forte anche perché, oltre ad essere sopravvissuto a Ludovico, è anche riuscito a rimettere in sesto quasi completamente la sua vita.
Daniele è veramente la cosa migliore che mi sia mai capitata. Una persona forte e stravagante, follemente e incondizionatamente innamorata di me.
Mi sembra che passino ore e non riesco a schiodarmi dal fissarlo. È ancora a torso nudo a causa della mia irruenza e nonostante la sua aria non del tutto in pace con se stessa riposa in un'aura che non affiora quando i suoi occhi irrequieti e scalpitanti sono aperti. Anche se giace scomposto sembra quasi un bassorilievo medievale, scolpito dal più bravo fra gli artigiani, che è riuscito a rendere su pietra la vera essenza della persona che è rappresentata. Possiede come un bassorilievo quello che potrei definire come il fascino di un giovane eroe che ha combattuto valorosamente in guerra, dove battendosi fino alla fine ha dimostrato il suo coraggio, morendo poi per mano del più temibile avversario sul campo di battaglia.
Mi sento leggermente patetico per quello che sto facendo. Non mi è mai capitato, nemmeno con Steven, il mio fidanzato. Con lui è sempre stato diverso, la nostra relazione è, era, più superficiale? Si può definire così? Non dico di non averlo amato, tutt'altro, ma non mi ha mai fatto provare quello che mi fa provare Daniele con un solo sguardo.
Decido che è meglio se la smetto. Prendo in braccio Daniele senza troppa difficoltà e lo porto verso la mia camera da letto.
Lo adagio sul letto dopo aver spostato le coperte. Gli tolgo i pantaloni decisamente tropo stretti per dormire comodamente senza malizia. Dopo averlo sistemato ritiro sù le coperte e sto un altro secondo ad osservare il suo profilo meraviglioso.
Gli lascio un piccolo bacio umido sulle labbra e vedo i suoi muscoli facciali distendersi un pochino e addolcirsi.
Tolgo la maglia e mi siedo sul bordo della finestra, che ho fatto fare con un cassettone, così da poterci creare un angolino mio con cuscini e coperte. Sono pronto a vegliare sul sonno di Daniele. Mi accoccolo sotto un piumone e abbraccio un cuscino blu. Si gode di una bella vista sul firmamento.
Mi giro un'ultima volta verso Daniele e senza accorgermene mi addormento...

POV DANIELE
Cos'è successo?
Mi risveglio in un letto che non è il mio, ma è dieci volte più comodo. Girandomi un po' noto che si tratta di un letto matrimoniale, ma non c'è nessuno con me.
Non riconosco nemmeno la stanza.
Non riesco ad accendere il cervello, che sembra aver deciso di prendersi le ferie anticipate.
Girandomi dall'altra parte vedo Mika addormentato sul bordo della finestra, abbracciato a un cuscino, e i ricordi del giorno prima mi si abbattono addosso.
Devo essermi addormentato in salotto e lui mi deve aver portato qui cedendomi il suo letto.
Sul comodino c'è una sveglia e vedo che sono le tre di notte.
Faccio per alzarmi e noto che sono solo in boxer. Arrossisco anche se nessuno mi vede. Vedo i miei pantaloni in fondo al letto e capisco che Mika me li ha tolti altrimenti sarei stato scomodo.
Mi alzo dal letto decidendo di fregarmene dei vestiti e vado verso Il Bell'Addormentato Nel Bosco. O forse dovrei dire Il Bellissimo Addormentato Nel Bosco.
Una volta che gli sono accanto sono indeciso su come svegliarlo.
Mi siedo anch'io sul davanzale, però in modo da essere di fronte a lui. Lo osservo nel sonno sorridendo come un ebete. Forse avvertirà il mio sguardo su di sé... Figuriamoci. Non avverte niente.
Mi sporgo in avanti e gli lascio un bacio sulla punta delle labbra. Mugugna leggermente, ma ancora niente.
Riprovo e dopo aver rinnovato il suo disappunto per essere disturbato nel sonno con un mugugno, inizia ad aprire gli occhi.
- Ben svegliato. - sussurro. C'è silenzio. Non c'è bisogno di urlare. Può sentirmi benissimo anche così.
Si stropiccia gli occhi e mi ricorda un peluche, una piccola pallina pelosa e dolce. - Ciao amore. -
Divento immediatamente bordeaux. Avevo resistito fino ad adesso, ma sapevamo entrambi che non sarei arrivato alla fine.
Si sporge verso di me. - Posso avere il mio bacio? - chiede accarezzandomi una guancia.
Poggia delicatamente le sue labbra sulle mie e ci baciamo per solo pochi secondi prima di staccarci e ritornare a guardarci.
Prendo me stesso e il mio coraggio in mano e inizio lentamente a parlare - Mika, quello che ti ho raccontato ieri... -
È subito sull'attenti, pronto ad ascoltare. - Insomma, - continuo - non l'ho mai raccontato a nessuno a parte Luca. Sentivo di dovertelo dire perché - cerco le parole - perché anche se non è una parte della mia vita che mi piace, è comunque la mia storia, e credo tu la debba conoscere. Se dopo questo hai paura, di me, della mia storia, di mio padre, di qualunque cosa, e se non vuoi che vediamo ancora, sappi che lo capirò. -
Abbasso la testa e lo sguardo.
Attendo il suo giudizio, e anche se arriva praticamente subito, il tempo che passa dal mio discorso e la sua risposta sembra infinito.
Si avvicina a me e mi prende per le spalle. Si ferma a pochi centimetri da me. Con una mano mi fa alzare il volto in modo che lo possa guardare negli occhi.
Posa di nuovo le sue labbra sulle mie. Poi bisbiglia - Never. I love you. Remember this. -
Il mio sguardo si riempie di gioia. Forse finalmente ho trovato qualcuno che mi ami veramente. - I love you too, God only knows how much! -
Appoggiamo le fronti una contro l'altra e chiudiamo gli occhi. Io li apro poco prima di lui e accidentalmente (lo giuro!) mi cade lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni aderenti dove la sua erezione si fa vedere un po'.
Non so perché, ma ciò mi fa sbarrellare.
Azzero i pochi centimetri che ci sono fra di noi intrecciando la mia lingua con la sua e assaporando il suo delicato sapore di menta e fresco, con un retrogusto di cioccolato al latte.
Lo bacio più appassionatamente del solito. So che qualche ora fa non mi sentivo pronto e che sono forse un ipocrita ora, ma ho bisogno di lui.
Ho bisogno di sentirlo mio in ogni modo possibile.
Ho bisogno di lui.

[AVVISO: SEGUE UNA SCENA ROSSA, TRANQUILLI, MI STO GIÀ SCAVANDO LA FOSSA]

Mi sporgo un po' su di lui senza smettere il contatto fra le nostre bocche.
Sbatte leggermente la testa sul muro e sorrido divertito sulle sue labbra. - Ci spostiamo? - dico in un momento di pausa.
- Yes - risponde e ci alziamo in modo leggermente claudicante.
Stiamo per arrivare al letto quando cambia idea e mi spinge contro il muro facendo scontrare le nostre erezioni attraverso i boxer in modo brusco più e più volte portando entrambi al delirio.
Il muro freddo dietro di me mi fa da appoggio e inarco il bacino verso di lui cercando più contatto.
Fra i due è quello dotato di più autocontrollo e si allontana un po' da me per farmi soffrire.
Poco dopo però si rifionda sulle mie labbra.
Prende a baciarmi il torace scoperto e scende lentamente verso l'inguine.
Quando arriva ai boxer ritorna alla bocca.
- Sei cattivo! - esclamo.
In sua difesa cita una canzone di Adam Lambert - Let me entertain you 'till you scream. -
Con le mani mi abbassa i boxer e li calcia via.
Inizia a massaggiarmi l'eccitazione mentre gemo di piacere e dopo un po' cade in ginocchio sostituendo la bocca alle mani. Prende la mia erezione in bocca con calma, stuzzicandola con la lingua.
Rilassa la gola e inizia a succhiare, prima lentamente e poi accelerando sempre di più. Mi aggrappo con le mani ai suoi capelli e con il bacino spingo verso di lui.
Dedica attenzioni a quel punto del mio corpo come nessuno aveva mai fatto prima.
Mi manca pochissimo perché io venga e ce ne accorgiamo entrambi. Quindi si stacca improvvisamente da me guadagnandosi un'altra occhiata d'odio da parte mia.
Vuole giocare? Giochiamo.
Non so come riesco a invertire le posizioni, ma anche nel buio vedo la sua faccia sorpresa.
Punto sulle labbra dedicando alla sua bocca mille attenzioni. Nel frattempo le mie mani scendono verso il suo corpo fermandosi lì.
Inizio ad accarezzargli l'erezione attraverso i pantaloni e lo sento gemere compiaciuto nella mia bocca.
Continuo finché l'erezione non diventa dolorosa da quanto è grossa e a quel punto faccio sparire i pantaloni seguiti a ruota dai boxer.
Stuzzico ancora la sua erezione con le mani e lui butta la testa un po' all'indietro.
- Do you like what you see? - chiede fra un gemito e l'altro.
- Oh, yes. -
Lo ripago con la stessa moneta di lui poco prima e mi stacco lasciandolo insoddisfatto.
Gli chiedo dove siano il preservativo e il lubrificante e mi indica il comodino.
Una volta presi faccio per tornare indietro, ma mi prende per le spalle e mi butta a pancia in giù sul letto facendomi prendere un infarto.
Sento il familiare rumore della bustina che viene aperta e poco dopo il lubrificante che viene spalmato sulla mia apertura.
Si sporge verso il mio orecchio e soffia - I'm here for your entertainment -
Dicendo così e senza preavviso entra in me facendomi urlare di dolore.
- Tutto bene? - chiede dopo essersi sistemato.
- Sì - dico stringendo i denti.
Prova una spinta e dal grido che lancio capisce di aver colpito la prostata.
Prova a spostarsi leggermente e inizia a muoversi sempre più velocemente continuando a colpire lì.
I nostri gemiti si mescolano senza che si capisca quali sono i miei e quali sono i suoi.
Alla fine viene dietro di me con un urlo liberatorio. Non soddisfatto faccio un mugolio di protesta, sono così vicino... Se ne accorge e con un sorrisetto malandrino mi gira rudemente sul letto: afferrando il mio membro e iniziando a pompare, sempre più velocemente,fino a farmi toccare il cielo con un dito e farmi contemporaneamente precipitare all'Inferno. 
Si butta sul letto abbracciandomi e riprendiamo fiato.
Alla fine soffia - It's been fantastic. - dice.
- Yes it has. -

ANGOLO SCRITTRICE: La fossa per la mia tomba è quasi pronta... No beh, ecco, non ho niente da dire. Aspetto commenti costruttivi, imprecazioni e qualunque altra cosa.
Ci vediamo quando penserò sia passato abbastanza tempo perché vi siate dimenticati di quello che ho scritto
Byebye
ILoveRainbows

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Capitolo 10
*** Ego Edere Volo ***


CAPITOLO 10

DRIIIIIIIIN
DRIIIIIIIIN
DRIIIIIIIIN
Sento Mika drizzarsi di colpo con le orecchie praticamente tese in direzione della porta.
Risveglio traumatico.
Ma d'altronde è lunedì, potrei veramente aspettarmi di meglio da un lunedì? Non credo.
Il mio cervello sta fischiando mandando segnali preoccupanti al mio corpo che vengono bellamente ignorati.
Dopo un momento in allerta Mika crolla di nuovo sul letto dove sono evidenti i segni della notte precedente e chiude gli occhi.
Ancora nudo mi sporgo verso di lui e gli lascio un bacetto umido sulle labbra.
- Non devi aprire se non vuoi. - gli suggerisco.
- I have to, non smeterà presto. -
Lo guardo interrogativo.
- Morgan - sospira a metà fra lo sconsolato e il divertito. - Non cambierà mai. -
Infatti dopo qualche secondo di pausa il campanello ricomincia a suonare.
Si alza rischiando di ammazzarsi nel lenzuolo ammassato a un lato del letto e cerca qualcosa da mettersi.
Essendo le sette del mattino può permettersi di non essere al massimo dell'eleganza (anche se è elegante con tutto) e si limita a infilare dei jeans e una canotta.
Lo seguo a ruota però indosso un paio di pantaloni" a sigaretta e una sua maglia bianca.
Infine usciamo dalla stanza socchiudendo la porta alle nostre spalle.
Lui si ferma alla porta e fa un sospiro profondo preparandosi all'uragano e io proseguo verso la cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti.
Dopo pochi secondi sento la voce di Morgan dal soggiorno. 
Roca e mascolina. Sì, mi fa ancora effetto. È Morgan dopotutto e non posso negare assolutamente che sia sexy.
Sento Mika e Morgan che chiacchierano. Non si è ancora accorto che mi trovo in casa. Dopo qualche istante trovo una mela e le dò un morso tornando in salotto.
Mi fermo sullo stipite della porta della cucina dato che nessuno dei due sembra essersi accorto della mia presenza.
Morgan è impeccabile come sempre. Indossa dei pantaloni a sigaretta simili ai miei, ma neri. Una giacca color rame e un cappello nero che gli copre mezzo volto. I capelli ribelli sono lasciati al loro destino e svolazzano in giro, tenuti fermi solo dal cappello.
Stanno parlando del fatto che Michael deve guardare avanti e non può stare ad aspettarmi in eterno e il mio fidanzato sembra alimentare le sue parole in attesa che io ritorni e faccia cadere con un soffio tutte le carte del castello che stanno costruendo.
Tossisco leggermente e Morgan si gira verso di me mentre Mika fa un sorrisetto compiaciuto.
Lo sguardo di Marco è impagabile. Inizia a balbettare parole incomprensibili che dopo un po' portano a una frase di senso compiuto che suonava tanto come "Voi state insieme?! Mika, perché cazzo non mi hai detto niente?!"
Commento sarcastico - Sempre delicato come uno scaricatore di porto. -
Si rigira leggermente indispettito verso di me.
Prima di poter ribattere però si ritrova stritolato nel mio abbraccio sotto lo sguardo indagatore del mio fidanzato un pochino geloso.
Accosto la sua bocca al suo orecchio e i suoi capelli brizzolati mi solleticano il naso. - Grazi per avermi convinto a parlare di nuovo con lui. -
Ripreso dal leggero shock ricambia calorosamente il braccio. - Sarebbe stato un errore se non vi foste più parlati. -
Mi carezza la schiena energicamente prima di lasciarmi e ci scambiamo uno sguardo d'intesa.
Ecco il lato dolce e più personale di Morgan.
Mika non ha sentito quello che ci siamo detti ed è evidentemente curioso di saperlo, ma io e Morgan lo lasciamo a bocca asciutta.
Riprendendosi dal momento di sdolcinatezza Morgan fa uno sguardo malizioso. - Allora Daniele, hai dormito qui stanotte? -
Ecco che la mia baldanza di prima sparisce e torna il vecchio Daniele che arrossisce per nulla.
Morgan e Mika ridacchiano alla mia reazione.
Mika mi salva dalla situazione, mettendomi in una quasi peggiore. - Yes. Ha dormito qua. Una notte di fuoco. - finisce guardandomi maliziosamente.
Perché si diverte a mettermi in imbarazzo?! Cervello dammi una mano almeno tu...
Ridono nuovamente.
- Igitur, - inizia Morgan - ego edere volo et necesse est vos cum me venire. -
Mika ha un'aria sconvolta.
Io intervengo prontamente - Che vuol ch'io faccia del suo latinorum? -
- Bravo, vedo che li ha studiati i Promessi Sposi. - dice a metà fra il sarcastico e lo scoppiare a ridere per la farsa che stiamo mettendo in piedi.
- Grazie professore - dico con un cenno della testa.
- Se un complimento è meritato va fatto - fa l'occhiolino. - Sa anche dirmi da dove deriva il termine "professore"? -
Se Mika prima non capiva niente ora sembra su un altro pianeta.
- Suppongo derivi dal latino. -
- Ah bene, molto bene. Da professor, professoris per l'esattezza, che a sua volta viene da profiteri che oltre che "dichiarare" significa anche: insegnare pubblicamente. -
- Lei mi ha aperto un mondo, mi ha proprio fatto vedere la luce. -
Non resistiamo più e scoppiamo a ridere. Quasi mi tengo la pancia (che non ho esattamente) dal ridere.
A lato Mika ci guarda leggermente scioccato.
- Voi non avete tute le rotele apostò. -
- No - rispondiamo in coro.
Con un cenno della mano lascio via libera a Marco - Lo sappiamo, - dice - ma d'altronde abbiamo fatto il classico e siamo artisti. -
- Anche io sono an artist! - dice indignato.
Sostituisco Morgan. - Sì, ma non hai fatto il Classico. -
Si arrende.
Riprendiamo la serietà.
- Dicevo, - interviene Marco - io ho fame e voi verrete con me a cercare cibo. -
- Ma sono le sette e mezza. - brontola Mika che da parte sua sembra aver molta voglia di dormire.
- Beh, - dice pensieroso - io però ho fame anche se ho fatto colazione. -
Mika gli indica l'orologio con insistenza e uno sguardo greve.
- Allora facciamo così - dice infine Morgan giungendo a un compromesso. - Voi vi cambiate con calma, poi usciamo e andiamo a fare la spesa. -
Io e il Riccio (molto disordinato al momento) ci guardiamo e decidiamo che è una situazione accettabile.
Mika si incammina verso il bagno. Io mi fermo ancora un attimo, chiedo a Morgan di allungarmi la mano, gli do il torsolo di mela e senza una parola vado a cambiarmi. 
- Grazie eh! - sento alle mie spalle.

Dopo mezz'ora siamo pronti e docciati. Indosso dei vestiti di Mika, non mi vanno benissimo, ma sono accettabili.
In strada Morgan si avvia verso una Mercedes nera con le chiavi in mano.
Bene, niente autista per oggi, meglio, più tranquillità.
Sale al posto dell'autista e Mika a quello del passeggero. Io mi imbuco dietro al centro in modo da vedere la strada.
Dopo molto tempo, o almeno così pare a me, arriviamo davanti a quello che sembra essere il più grande supermercato di sempre.
Avete presente i supermercati che si vedono nei film americani? Quelli con scaffali veramente molto alti, corridoi infiniti, un sacco di stand per provare lnovità, una gigantesca zona piena di oggetti per la casa perfettamente inutili, ma che non puoi fare a meno di comprare? Insomma, quel tipo di supermercato dove puoi trovare di tutto! Anche cose che non ti aspetteresti mai di trovare lì.
All'entrata prendiamo un carrello e partiamo alla volta del negozio...
Mika tiene il carrello e io e Morgan stiamo ai suoi lati.
Una bottiglia di coca-cola, muffins, caramelle, noccioline (con tanto di faccia disgustata di Mika), zucchero, pancetta, arance, un'anguria gigantesca, fagioli, salsa di pomodoro, salmone affumicato, aglio, purea di mele, cibo per Mel (da notare che si trova a Londra...), sciroppo d'acero, tonnellate di gelato alla vaniglia, banane, uva passa.... E via dicendo per il reparto di cibo.
Ah, è da notare che si tratta di un negozio all'ingrosso. Quindi pensate alle normali confezioni di un supermercato, moltiplicatele per cinque, più o meno, e capirete le situazioni del nostro carrello. Un pericolo ambulante.
Infine, finiamo il reparto cibo e arriviamo in quello di casa e altre cose.
Dopo tre secondi che ci entriamo vedo il carrello, un attimo prima alla mia sinistra, partire in quarta verso i quaderni e i colori.
Mika ovviamente.
Io e Morgan prendiamo a girovagare abbandonando il terzo della "Banda Bassotti" insieme ai colori.
C'è veramente di tutto. Da soprammobili a strani oggetti in ceramica. Da lenzuola a cassettiere.
Dopo un po' anche Mika resuscita con qualche decina di blocchi. No beh dai, non sono così tanti.
Poco prima di andare alle casse passiamo per una zona dove ci sono un po' di cose per il giardino e Mika sembra adocchiare subito un dondolo. Un divano a dondolo.
Bene, inutile dire che dopo essercisi accasciato sopra per provarne la morbidezza ha deciso di comprarlo.
Arrivando alla cassa sembriamo pronti per un viaggio in Siberia di tre mesi. Mancherebbero soltanto vestiti molto pesanti.
Siamo in coda. È quasi il nostro turno. Abbiamo tutto ciò che ci serve (più o meno). E...
Morgan vede le gomme da masticare.
Non possiamo non prenderle!
Ovvio, certo che no!

Dopo un po' riusciamo finalmente uscire dal negozio.
Non so come ci facciamo a farci stare tutto in macchina.
Quando arriviamo a casa di Mika saliamo e riempiamo qualsiasi mobile disponibile di cibo!
Infine usciamo sul grande terrazzo pieno di fiori e piante e iniziamo a montare il dondolo. O meglio, Morgan, inizia a montare il dondolo mentre io e Mika lo guardiamo senza sapere esattamente cosa fare. Non appena è pronto Mika ci si sdraia sopra facendomi segno di raggiungerlo.
Nel frattempo Morgan mette via gli attrezzi e quando si rigira pronto per provare la sua "costruzione" si accorge che non c'è posto.
Scuote leggermente la testa. - Ho capito. Siete stati chiarissimi. Me ne vado. Ci vediamo domani. -
- Grazie Marco - sussurra quasi Mika abbracciandomi da dietro la vita con le braccia.
Il suo viso si raddolcisce. - Vi lascio un po' da soli. Passo in cucina a prendere dei muffins e tolgo il disturbo. -
- Ok, lo rassicura Mika, - vai tranquilò. Ci sentiamo via phone domani. -
- Ok. - Fa per andarsene e poi si gira di colpo fermandosi. Mi rivolge uno sguardo un po' truce. - Tu - inizia indicandomi, - Domani ricordati che devi andare all'università -
- Ok, ciao. -
- Ciao. -
Così dicendo se ne va e io mi abbandono del tutto fra le braccia di Mika sotto un tiepido sole.

ANGOLO SCRITTRICE: perdonatemiiii, è stato un parto! Prima non avevo ispirazione e poi avevo ispirazione, ma non tempo.
È uno schifo, lo so
Prima di mercoledì non so se riesco ad andare avanti, ma vedo che posso fare perché vado a Bologna a vedere le audizioni, poi ho un'interrogazione vitale per me, esce il singolo... Vedrò.
Intanto tanti saluti
ILoveRainbows

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Capitolo 11
*** Surprise! ***


CAPITOLO 11

- Mika? -
- Mmmh... -
- Mika? -
- Si? -
Siamo ancora sul dondolo e il pomeriggio sta scorrendo lentamente.
Un sole tiepido è incastonato fra qualche nuvola e in strada masse di persone si muovono frettolosamente mentre noi ci godiamo un po' di pace.
Mi giro con il volto un po' verso di lui e ricambia lo sguardo. - Cosa ne pensi di me? -
Voglio saperlo.
- Cosa intende? -
Ritorno a guardare il cielo avvolto fra le sue braccia. - Intendo... - penso - tu come mi vedi? -
- Come la persona che I love? - è visibilmente confuso.
- No... Non era questo. Forse più... - pausa - perché ti sei innamorato di me? -
Sospira e la mia schiena con lui se così si può dire.
- Quando te ho visto per la prima volta I thought che eri curioso. Forse è stato per your blushing quando ti parlo, o per la tua dolcità... I don't know! Ed è why io so di essere inamoratò di te my love -
Mi giro completamente verso di lui restando sdraiato e mi sporgo verso le sue labbra lasciandogli tanti brevi baci sulle labbra.
- Sei adorabile lo sai? -
- Soltanto? - chiede scherzando.
- Oh, ma stai zitto! - e mi rifiondo sulle sue labbra ancora leggermente socchiuse in una danza che non ha inizio né fine.

Credo di essermi appisolato fra le sue braccia sotto il sole e quando riapro gli occhi li stropiccio con i pugni chiusi come un bambino e cerco di mettere a fuoco Mika che mi guarda amorevole.
Arrossisco per non smentirmi mai.
- Quanto ho dormito? - chiedo assonnato.
- Un'oreta, not much more. - sorride e io mi sciolgo come un pupazzo di neve che bramoso di vedere l'estate resiste a tutte le intemperie per poi sciogliersi sotto il sole caldo.
- Potevi svegliarmi - gli dico strizzando leggermente gli occhi perché ho il sole contro.
- Oh, but you were lovely! - mi schiocca un bacio in fronte e io mi riaccoccolo fra le sue sue braccia completamente stravaccato su di lui.
Sto benissimo.
Sono in pace con me stesso per la prima volta dopo tanto tempo: fra le sue braccia e con il suo corpo che mi tiene caldo.
Fossi un gatto farei le fusa più sonore del mondo.
Mi guarda divertito.
- Che c'è?! Sei comodo. -
- Ooooh, lo vedo. -
Se era un invito a spostare il mio dolce peso piuma dal suo torace, beh... No way Mika, sorry!
Sto al massimo un paio di minuti ad osservare il cielo che comincia a colorarsi di mille colori: rosa, arancio, violetto (?!)... E rosso, più il tempo passa più il cielo diventa rosso sangue.
- Under a blood red sky. Come nella canzone degli U2. - dico.
Si mette a canticchiarne un verso a cappella. Così, su due piedi. Anzi, con me a bloccargli la respirazione.

Under a blood red sky
A crowd is gathered in black and white
Arms entwined, the chosen few
The newspaper says, says
Say it's true, it's true...
And we can break through
Though torn in two
We can be one

Bisbiglia nel mio orecchio l'ultimo verso.
La sua voce mi fa venire i brividi come sempre. Ho provato ad abituarmici, ma ancora niente. Ora che posso averla quando voglio è ancora più una droga.
- Grazie per aver cantato per me. -
- Always. - dice con sguardo perso, innamorato.
- Ti piace così tanto mettere parole inglesi nei discorsi in italiano? -
- È beautiful. - dice arricciando il naso.
- Ho capito. - pausa. - Ma con Andrew ci hai più parlato? - 
Si incupisce per qualche secondo. - It's since we had that argument that we don't talk to each other. This is probably the end, after a lot of problems... - Parla in inglese, sussurrando. Il suo sguardo è triste e arrabbiato.
Sto fermo e lo guardo: aspettando. Una lacrima gli solca il viso e gliela asciugo. Mi guarda riconoscente.
- Posso chiedere perché avete litigato? -
- He cheated on me. - mi guarda cercando qualcosa, ma non capisco se lo trova.
Non resisto più e lo abbraccio. Niente di più.
A quel punto scoppia in lacrime e singhiozza silenziosamente. Lo tengo abbracciato per un paio di minuti, finché non si calma. - Thank you. -
- Always... - stiamo per moltissimo tempo a guardarci.
Dopo un po' scoppia improvvisamente a ridere. - This is stupid! Io ora ho te. - 
Così dicendo mi bacia fugacemente.
 - che ore sono? - chiedo dopo un po'.
- Boh... Wait - e vedo una lampadina accendersi sopra di lui.
Allunga la mano verso i miei pantaloni e infila una mano in tasca per estrarre un mobile come direbbe lui.
Sono arrossito di botto e lo guardo un po' scioccato.
- What?! Non posso? - chiede tranquillamente guardando l'ora. - By the way, sono le 17.30. -
- Ok... - dico ancora non del tutto ripreso dallo schock. 
Mi dà il cellulare e noto cinque chiamate perse.
Merda!
Luca...
Compongo il suo numero timoroso come un ragazzino quando ha venti chiamate perse dai genitori a cui non ha risposto.
Uno squillo
...
Due squilli
...
Tre squilli
...
Quattro pecore... Pardon! Squilli
...
- Dove sei? - chiede Luca dall'altra parte della cornetta mantenendo tutta la calma di cui è capace.
- Da Mika. - rispondo cautamente.
- Ma tu sei pazzo?! - mi urla in un timpano. - Non ti ho più sentito da ieri! Avresti potuto essere dappertutto! Essere morto! -
- Tranquillo tranquillo! Sto bene! - mi affretto a rassicurarlo.
Mika mi guarda incuriosito.
- Meglio. Bene. Ma ti prego, non farlo mai più. - sento una vera punta di preoccupazione nella sua voce.
- Non accadrà tranquillo. - sono dispiaciuto.
- Bene. - pausa - stasera però vieni a mangiare fuori con me e non te ne stai con il tuo bello. Sennò a sto punto ti trasferisci da lui direttam... -
- Luca! - lo interrompo brusco.
- Ups. È lì con te vero? -
- Sì! -
- Scusa scusa. Me lo passeresti un attimo? -
- Solo se non dici cose stupide - lo ammonisco.
- Croce sul cuore. -
- Spero per te. - dico un po' scontroso.
Mi giro di nuovo verso di Mika.
- Vuole parlarti. - gli comunico.
- A me? -
Annuisco.
Allunga la mano e prende il telefono.
Io mi alzo per andare in bagno. Non sono sicuro di voler sapere cosa hanno da dirsi.

Quando torno Mika si sta stiracchiando. Io gli giungo alle spalle e gli poggio le mani sulle spalle per fargli un piccolo massaggio e fargli passare l'indolenzimento.
Quando sente le mie mani su di lui si gira a guardarmi e io abbasso le braccia pensando che non gradisca e arrossisco per la figura che ho fatto.
Si gira di novanta gradi verso di me e mi prende le mie mani fra le sue portandole alle sue spalle e facendomi cenno di fare quello che volevo fare.
Inizio a disegnare cerchi con i pollici sopra le scapole, in un punto strategico, che tanti anni fa mi ha insegnato mia madre.
Mugola debolmente compiaciuto sotto le mie mani.
Appena finisco si gira verso di me del tutto e mi bacia dolcemente per appena un paio di secondi. Poi si avvicina con le labbra al mio orecchio - You know, dovreste farlo anche a letto. -
Inutile ormai dire la mia reazione, risulterei solo ripetitivo e noioso.
Si allontana e entra in casa. Mi affretto a seguirlo.
- Usciamo for dinner. - mi rende partecipe dei suoi piani (che comprendono anche il sottoscritto).
Lo seguo come un cagnolino mentre va in camera.
- Dove? -
- Con Luca. -
Apre l'armadio e ci infila dentro la testa alla ricerca di qualcosa.
- Non ho chiesto con chi. -
- Io, te e lui. -
Scuoto la testa mentre non può vedermi. - Roger! Lo abbiamo perso. -
Mi butto sul letto.
In dieci minuti è pronto. Io non posso fare molto e spero che non andremo in un luogo troppo di lusso.
Si avvia verso il bagno per sistemare gli ultimi particolari e io mi decido ad alzarmi dal letto per andare verso la porta per uscire.
- Where the hell are you going? -
- Dobbiamo uscire. - Il mio tono è leggermente stupito. Cosa dovrei fare? Uscire dalla finestra. -
- Non esci like that. - Indica il mio abbigliamento.
- cosa dovrei mettere? -
- I give you qualcosa. -
Torna all'armadio e mi lancia un paio di pantaloni beige e una t-shirt blu elettrico, ma non kitsch.
- Ecco! -
- Oh, grazie. -
Neanche ho finito la frase che è già in bagno. Mi cambio velocemente e sono pronto.
Quando torna in camera è vestito di tutto punto. Sembra pronto per gli Oscar per quanto i vestiti siano un po' sportivi e trascurati a modo loro. Mi osserva pensante per qualche secondo e poi mi lancia una camicia blu elettrico che mi calza a pennello, quindi a lui è piccola. La infilo sopra la maglietta e la lascio aperta. Non credo che stiamo andando in qualche luogo molto particolare e elegante.
- Siamo pronti. - gli sorrido e lui ricambia felice.
Scendiamo e vedo una Mercedes che ci aspetta.
Ci avviamo verso la macchina, ma Mika mi precede di qualche passo e mi apre la porta per farmi entrare.
Incateno lo sguardo con il suo prima di entrare.
Mika si siede dietro con me e passa un foglietto all'autista con l'indirizzo.
Tutti questi segreti iniziano incuriosirmi.
Senza contare che è presto per uscire a cena, molto presto.
Partiamo e dopo pochissimo Mika tira fuori dalla tasca della giacca un foulard che si annoda con un fiocco intorno al collo.
- Dove stiamo andando? - chiedo non appena entriamo in autostrada.
- Surprise! - dice con un sorriso malandrino.
- Daiiiii!!! Odio le sorprese! - faccio gli occhioni dolci, ma Mika è irremovibile. Il massimo che ottengo è un bacio sulla punta delle labbra.
Cartelli:
• Monza •
• Bergamo •
• Brescia •
• Peschiera •
A Peschiera l'autista mette la freccia per uscire dall'autostrada.
Amo Peschiera! È una cittadina molto bella.
Ormai sono le 19.00.
Pensavo ci fermassimo a Peschiera, ma considerando che stiamo uscendo dal paese, le mie teorie sono errate.
Arriviamo ai margini di un bosco che si estende per molti chilometri e che è pieno di radure. Ci sono già stato una volta.
Ci fermiamo all'inizio del bosco. Ci sono moltissime macchine parcheggiate e la gente va e viene dal bosco. Alcune sono macchine veramente particolari.
C'è un'aria di festa e allegria.
Quando esco dalla macchina sento della musica che suona in lontananza.
Le persone sono divise in gruppetti e chiacchierano felici.
Mi mette gioia solo stare qui. Voglio assolutamente prendere parte anch'io a questo marasma.
Ho un sorriso stampato in faccia quando Mika mi raggiunge. Siamo ancora accanto alla macchina e io mi guardo intorno cercando di capire il perché di tutto ciò e cosa mi aspetta una volta entrati nel bosco.
Mika mi guarda, contento del mio stupore e mi strappa un bacio a tradimento mentre sono distratto.
- Che cos'è tutto questo? -
- Una festa for old music fans. -
- Lo vedo! Come facevi a sapere che amo queste cose? -
Mi fa l'occhiolino. - Comunque for tonight: mangiamo. Cantiamo. Baliamo. Beviamo e we have fun. -
- Sembra fantastico! - sono veramente entusiasta.
Dopo un po' arriva una moto nera. Quella di Luca. A bordo però ci sono due persone.
Ci avviamo verso la moto che nel frattempo si è fermata poco lontano da noi.
Ne scendono un Luca tranquillo e un Morgan elettrizzato per la corsa in moto.
- Questo è fuori. - commenta quest'ultimo quasi urlando di gioia indicando il mio coinquilino.
Guardo Luca e questi fa spallucce mentre mette via il casco.
- Abbiamo corso tantissimo e più di una volta ho temuto ci schiantassimo. È stato veramente fortissimo! -
- Mika, non mi avevi detto di Morgan. -
Si gira verso di me e dice semplicemente - Suprise. -
Mi lancio verso di lui e lo bacio per neanche un secondo, ma mi basta per il momento.
- Allora, entriamo? - si intromette Luca.
Annuisco cercando di contenere la felicità. Sono come un bambino in un negozio di caramelle.
Scatto verso l'entrata, ma quasi subito mi giro e noto che gli altri sono dove erano prima che mi guardano divertiti. - Daiii! - Urlo - andiamo! -
Mika inizia a farsi prendere dalla festosità ed è il primo a raggiungermi con un sorriso sulla faccia.
Mi prenda per mano e intreccia le sue dita alle mie provocandomi un brivido.
Ci avviamo verso l'entrata del bosco, incuranti se gli altri ci stiano seguendo o meno.
Il bosco non è fitto ed è pieno di gente che cammina lungo i sentieri. 
Ci buttiamo in uno a caso perdendo gli altri due. Sopravviveranno.
Ci facciamo trasportare dal flusso di persone.
Il sole splende ancora, ma non tanto quanto prima.
Arriviamo in una piccola radura. In un angolo vendono birre e vino e c'è un pianoforte con il quale una donna sta cantando e suonando "I Will Survive".
Alcune persone ballano quasi come in discoteca. Altri formano gruppetti e chiacchierano. Altri sono intorno al pianoforte che cantando insieme alla cantante.
Siamo in un punto fermo nel tempo, un universo differente. Siamo negli anni '80 e fine anni '80.
Sempre mano nella mano andiamo a prendere del vino e poi finiamo accanto al pianoforte a cantare a squarciagola.
Quando la canzone finisce iniziamo a battere le mani.
Non so come Mika finisce seduto al pianoforte e tutti intorno lo incitano a suonare qualcosa. Pochi però sembrano averlo riconosciuto.
Credevo avrebbe fatto una sua canzone, ma improvvisa "I Need A Hero" di Bonnie Tyler e tutti dietro a cantare con lui. Ha un modo magico di coinvolgere il pubblico. Sono sempre affascinato da come tutti lo seguano quanto inizia a cantare.
Tutti cantano e ballano. Se quello che stanno facendo può definirsi ballo.
Alla fine della canzone il pubblico chiede il bis e Mika, dopo aver mandato giù mezzo bicchiere di vino in un sorso li accontenta con ancora più energia della prima volta.
Io sono in piedi accanto a lui come un sacco di altra gente e canto con gioia. Ogni tanto ci scambiamo uno sguardo. Non avrebbe potuto farmi sorpresa migliore. Altro che discoteca, qui si sta molto meglio!
Dopo esserci scatenati sulle note di quella canzone per la seconda volta un'altra donna che intona un pezzo un po' diverso. "Walking On Sunshine".
È una canzone che mi mette gioia.
Io e Mika ci allontaniamo un po' dall'occhio del ciclone. 
Ci guardiamo e inizio:
- I used to think maybe you loved me now baby I'm sure
And I just cant wait till the day when you knock on my door -
Mi fa capire che continua lui e mi zittisco senza smettere di guardarlo.
- Now everytime I go for the mailbox , gotta hold myself down
'Cos I just wait till you write me your coming around -
Infine cantiamo insieme.
- I'm walking on sunshine , wooah
I'm walking on sunshine, woooah
I'm walking on sunshine, woooah -
Ridiamo e cantiamo. Sto camminando sette metri sopra il cielo.
Non aspettiamo che la canzone finisca e sulle sue note prendiamo un altro sentiero in direzione di un'altra radura.
Riconosco da lontano le note di Elvis Presley.
Oh, gli anni '50! Bello! pensa il mio cervello dirigendosi verso quel bellissimo suono.
Trovammo gente che sembrava effettivamente arrivare dagli anni '50.
Una band suonava "Jailhouse Rock" e le persone si scatenano sulle note della canzone. Non mi stupirei se lo stesso Elvis spuntasse da dietro un albero. Ok, forse qualche domanda me la farei.
Senza pensarci due volte trascino Mika in mezzo alla pista tirandolo per un braccio.
" The warden threw a party in the county jail.
The prison band was there and they began to wail.
The band was jumpin' and the joint began to swing.
You should've heard those knocked out jailbirds sing.
Let's rock, everybody, let's rock.
Everybody in the whole cell block
was dancin' to the Jailhouse Rock. "
Canta la band e noi con loro.
Ci scateniamo durante tutto il pezzo ridendo e ballando come deficienti.
Quando finisce la band attacca subito con "Hard Headed Woman", per rimanere in tema Elvis anni '50.
"Well a hard headed woman
A soft hearted man
Been the cause of trouble
Ever since the world began
Oh yeah, ever since the world began
A hard headed woman been
A thorn in the side of man. "
Continuiamo a stare nella pista da ballo e alla fine ci dileguiamo ridendo.
Anche lungo i sentieri ci sono persone sedute per terra in gruppetti con una chitarra che improvvisano canzoni su due piedi.
Poco lontano dagli anni '50 sentiamo qualcuno suonare della musica Honky-Tonk. Improvviso un balletto, ma proseguiamo cercando un'altra meta.
Boogie-Woogie! La faccia di Mika dice "no, ti prego. Se mi ami non farmi ballare il boogie-woogie." Rido per la sua faccia, ma continuiamo dritti, mano nella mano.
Jazz. Stile John Coltrane. Questa volta sono io a tirare dritto.
Oh, blues di Chicago. Questo anche ci piace molto. Pensa il mio cervello in autonomia e trascina verso quella musica il mio corpo e Mika.
Muddy Waters. Che coraggio a fare un pezzo suo. Del padre del blues di Chicago.
Devo dire che però il ragazzo che suona, che tanto ragazzo non è più, non se la cava male.
A Mika non deve piacere il blues particolarmente. Storce un po' il naso, ma non mi fa allontanare vedendo la mia aria felice.
Pendo dalla chitarra del tipo. Si può dire? Come se pendessi dalle sue labbra, ma pendo dalla sua chitarra.
È veramente bravo considerando chi sta cercando di eguagliare.
Uno dei più grandi chitarristi di sempre. Sicuramente fra i 50 più bravi.
Quando finisce di suonare "She's All Right" mi faccio largo fra la folla, Mika al seguito, per complimentarmi per la performance.
Lui per ringraziarmi del complimento improvvisa un motivetto allegro con la chitarra e si allontana ridendo.
Mi giro verso Mika che appena mi guarda scoppia a ridere. Ridiamo e non riusciamo a smettere.
Qui dentro sono tutti pazzi e fantastici.
Prendiamo un'altra birra e la sorseggiamo mentre un ragazzo, veramente un ragazzo, suona un pezzo di Chuck Berry.
Ascolto la musica e per un po' nessuno dei due parla.
Mi sto prendendo un momento. Un momento per pensare a quanto fantastico sia l'uomo che ho al mio fianco.
Mi ha portato in un posto fantastico. Musica musica musica. Poi... Ricordiamoci che lui è un musicista e un cantante quindi questo posto piace anche a lui. È tutto perfetto.
L'uomo che amo al mio fianco e tutta la musica che voglio.
A un certo punto mi sporgo verso di lui e gli lascio un fugace bacio che sa di birra sulle labbra.
Mi sorride leggermente interrogativo e io alzo le spalle.
Mi prende per mano e io mi lascio condurre verso qualunque posto voglia andare.
Seguiamo musica piano bar e giungiamo in una radura più grande delle altre.
Guardiamo verso il pianoforte per capire chi stia suonando così bene e vediamo Morgan con una sigaretta fra le labbra sottili teatralmente che suona con sentimento e passione.
Qui la situazione è più calma che dalle altre parti. Il prato è ricoperto da un parquet provvisorio ed è pieno di tavolini dove le persone sorseggiano drinks, ordinati al bancone improvvisato bar.
Ad un tavolo adocchiamo Luca e ci avviamo in là ordinando un analcolico, per la nostra sicurezza.
- Ciao - dico quando arrivo.
- Hei ciao piccioncini. - ci schernisce lui sorridendo mentre ci sediamo.
- Da quanto siete qui? - bisbiglio.
- Abbiamo fatto un giro. Poi non trovandovi Morgan ha visto il pianoforte dove non stava suonando nessuno e ci si è subito fiondato. Hai ragione, suona da Dio. -
- Te l'ho sempre detto, ma non mi hai mai ascoltato. -
Sorride innocentemente a trentadue denti.
Mi giro verso di Mika e noto che non c'è più, poi lo vedo al pianoforte con Morgan.
Suonano a quattro mani e dopo qualche secondo di improvvisazione sembrano decidere cosa suonare e Morgan inizia a intonare la canzone a volte facendo di quando in quando bolle di fumo con la bocca.
- It's nine o'clock on a Saturday
The regular crowd shuffles in
There's an old man sitting next to me
Making love to his tonic and gin
He says... -
Mika gli dà subito il cambio con le parole.
- Son can you play me a memory
I'm not really sure how it goes
But it's sad and it's sweet and I knew it complete
When I wore a younger man's clothes -
Non riesco a fare a meno di immaginarmi Mika nei panni del vecchio signore e faccio fatica a trattenermi dal ridere.
Poi continuano insieme.
- Sing us a song, you're the piano man 
Sing us a song tonight 
Well, we're all in the mood for a melody 
And you've got us feelin' alright -
L'alchimia che c'è tra di loro quando cantano è incredibile. Sembrano amanti... Si lanciano sguardi indecifrabili e anticipano le mosse dell'altro.
È proprio così che dev'essere una coppia: nella musica come nella danza o nel pattinaggio. In qualunque campo artistico.
Quando hanno finito il pubblico scoppia in un fragoroso applauso che loro si prendono tutto prima di raggiungerci al tavolo con sguardo felice.
- Allora, voi due vi siete divertiti? - chiede Marco a me e Mika.
Io annuisco energicamente e mi stampo in faccia un sorriso fino alle orecchie.
- Direi di sì. - sorride e tira un'altra boccata di fumo dalla sigaretta.
Sento un rumore strano provenire dalla parte di Mika e mi giro verso di lui interrogativo.
Si sta tenendo lo stomaco. - Ho fame credo. -
- Splendido! - esclama Morgan saltando in piedi.
Lo seguiamo a ruota e si dirige a passo sicuro fra gli alberi facendo slalom fra chitarre e cespugli.
Arriviamo in una zona simile a quella dove siamo appena stati. Parquet per terra. Bar. Tavolini. Ma l'atmosfera è completamente diversa. Bar anni '80. Cameriere in minigonna. Jukebox che suona. Colori accesi. Poltrone imbottite. Luci al neon.
Ci sediamo e ordiniamo degli hamburger.
Mangiamo in silenzio, divorando con voracità il panino. Il primo a finire è ovviamente Mika, che subito adocchia il mio hamburger ancora a metà. Risultato: ingurgito il panino velocissimamente prima che lui abbia la possibilità di addentarlo.
Quando abbiamo finito Luca chiede che si fa e io propongo di andare a scatenarci con musica rock anni '70.
La proposta viene accettata di buon grado da tutti e ci muoviamo velocemente sotto le luci della notte ormai inoltrata alla ricerca delle canzoni giuste.
A un certo punto Morgan si ferma di colpo e prende una strada diversa da quella che stiamo facendo. Lo raggiungiamo di corsa mentre si muove velocemente. Ha trovato qualcosa e poco dopo capisco cos'è.
"Heroes". Quest'uomo è proprio fissato.
Finalmente troviamo l'origine del suono. La gente intorno inizia ad essere un po' alticcia.
Appena arriviamo Morgan si mette a cantare con l'attuale musicista a squarciagola.
-I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can be Heroes, just for one day
We can be us, just for one day. -
Quaranta e passa anni, ma con le stesse forze di un adolescente.
Passiamo lì del tempo perdendoci nella musica suonata da varie persone e gruppi. Tutti molto bravi.
Un gruppo con “Smoke On The Water” dei Deep Purple e "Highway To Hell" degli AC/DC.
Un uomo con "Psycho Killer" dei Talking Heads.
Questa serata è un'occasione per ascoltare canzoni che non sentivo da tempo. Ci vorrebbe un po' di metal forse, ma così va più che bene.
Passano un sacco di artisti con le canzoni più disparate e l'ultima che sentiamo è "My Sharona" dei The Knack.
Con le note di questa canzone ci avviamo verso l'uscita mentre la luna e le stelle illuminano la nostra vita e questo posto che sembra essere parte di un altro mondo.

ANGOLO SCRITTRICE: alleluia! Non sono morta XD no beh, ci ho messo di più, ma è anche il doppio più lungo.
Non so esattamente cosa dire del capitolo. È un po' un delirio da parte mia. Un incrocio fra il Latitude Festival e Woodstock. Non so, però è un po' l'utopia del posto per me perfetto. Che dire?... Beh, sicuramente ci sono imprecisioni, in quanto, ho trapiantato un bosco di chilometri e chilometri vicino a Peschiera e non ricordo ci sia in realtà.
Comunque spero vi sia piaciuto ^_^ mi sono divertita a scriverlo
Alla prossima tesurini
ILoveRainbows

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Capitolo 12
*** I Was In The Army ***


CAPITOLO 12

Estate!
Inauguro l'inizio dell'estate buttandomi sul letto e addormentandomi in tre nano secondi alle quattro del pomeriggio.
Al mio risveglio guardo la sveglia. 20.20.
Scatto seduto. - Esprimi un desiderio! - esclamo parlando a me stesso. - Mh... Ce ne sono tanti.. - dico sempre a alta voce ributtandomi sul materasso e fissando il soffitto. Intorno a me c'è un buio quasi totale perché le tapparelle sono abbassate quasi del tutto per favorire il sonno. - Vorrei che Mika fosse qua con me - sospiro passandomi una mano fra i capelli biondo oro e chiudendo gli occhi pensando alle sue labbra dolci sulle mie.
Sento qualcosa muoversi alla mia sinistra e spalanco gli occhi irrigidendomi. Non muovo nessun altro muscolo, per paura di chi possa essere. La figura scura si erge in tutta la sua altezza. Si china verso di me e le sue labbra si poggiano sulle mie per un bacio dolce e senza fretta. Le riconosco subito e mi rilasso. Non ho mai assaggiato labbra simili; dolci, ma decise; che sanno di fresco e buono.
Quando si stacca da me appoggia la sua fronte alla mia e chiude gli occhi sospirando.
Capisco subito che qualcosa non va. Mi sposto a un bordo del letto per lasciargli spazio.
Si sdraia lentamente sul letto e si mette a guardare il soffitto con sguardo vacuo.  Chissà perché è qui. 
Mi sporgo verso di lui nel buio e mi adagio sul suo torace circondandolo con le braccia. Sento il battito del suo cuore, lento, regolare.
Stiamo in silenzio. Aspetto. Aspetto che si senta pronto a dirmi cosa non va o che comunque faccia qualcosa.
Aspetto non so quanto.
- Abiamo un problema - dice infine in un sospiro.
- L'avevo capito. - commento senza tono.
- Andrew. -
Un brivido mi percorre da capo a piedi e Mika mi stringe un po' più a sé.
Dopo qualche secondo continua. - Andrew... - prende un respiro profondo. - Non accetta che ti stai con me. -
Wow, una frase quasi completamente giusta! Purtroppo non è quello a colpirmi, ma il contenuto... In che senso non accetta? Cosa vuole fare?
- Mika, - dico cauto allontanandomi leggermente da lui per guardarlo in faccia. - Cosa intendi? -
- Non vuole. - noto i suoi occhi lucidi - he says che farà de tutto per farte scomparire. -
Pensieri molto oscuri mi passano per la mente e un altro brivido mi attraversa, questa volta ben mascherato a Mika.
- Lui, - prosegue; - lui è cattivo. - Il timore nel suo sguardo è una coltellata.
Se penso che Andrew possa aver fatto del male a Mika, l'uomo che mi fa sentire come non mai, mi sale il nazismo.
- Magari possiamo parlarci... - propongo.
Scuote la testa con forza per poi ripararsi nell'incavo fra il mio collo e la mia testa. Sento qualche lacrima bagnarmi la spalla e lo stringo a me con più forza. Poi lo faccio tirare su per guardarlo negli occhi. - Troveremo una soluzione ok? - 
Annuisce poco convinto.
- Su, andiamo a mangiare qualcosa - dico asciugandogli le lacrime sul viso e aiutandolo ad alzarsi.
Metto la mano sulla maniglia per aprire la porta quando un braccio si poggia sul mio avambraccio per fermarmi. Mi giro e lui pianta il suo sguardo nel mio. - Thank you. -
Gli sorrido amorevolmente e usciamo dalla stanza. Fuori troviamo Luca stranamente da solo spaparanzato davanti a una commedia che mangia un tacos.
Quando ci vede arrivare indica la cucina - Ce ne sono anche per voi. -
- Grazie. - dico prima di andare in cucina trascinando Mika con me.
Prendiamo i tacos, due piatti e ci buttiamo sul divano con Luca.
- Che guardi? - chiedo.
Finisce di masticare. - Ammetto che non lo so. Parla di lui e lei come sempre e lui la picchia e lei cerca un modo per risolvere il problema, ma non vuole chiedere aiuto alla polizia perché non si fida.
Sento Mika accanto a me irrigidirsi e tremare leggermente. Mi prende una mano e la stringe.
Mi giro un attimo verso di lui per poi tornare a guardare Luca che si è accorto del comportamento di Mika. - Possiamo guardare qualcos'altro? -
- Perché? - chiede Luca facendo lo strafottente.
- Semplicemente cambia canale. -
- Vorrei sapere il perché visto che la storia mi stava prendendo. -
Mentre noi litighiamo o meglio, bisticciamo come bambini, non mi accorgo che è iniziata una scena dove il marito sta picchiando la moglie e Mika trema più vistosamente al mio fianco piantandomi le unghie nella mano.
Con uno scatto prendo il telecomando dalle mani di Luca e cambio canale in fretta.
Poi mi giro verso Mika e lo stringo a me sotto lo sguardo a metà fra l'arrabbiato e strafottente di Luca.
Mika è leggermente scosso da singhiozzi, ma cerca di trattenersi.
- Si può sapere che hai?! - urlo a Luca.
- Che avete voi piuttosto! - ribatte.
- Non sono affari tuoi. - sibilo.
Mika, probabilmente non volendo che litighiamo mi fa capire di smettere. Si asciuga in fretta le lacrime e parla con voce ancora tremante. - È colpa mea. Daniele non fa niente. -
Luca lo guarda sospettoso, ma Mika continua. - Io non può dirte nient'altro. Sareste nei problems. -
Luca riassume la solita calma e comprensione. - Mika - inizia - qualcuno ti picchia? -
Scuote la testa con troppa forza e qui capisco che siamo perduti per sempre.
- Chi è? -
- Nobody! - continua a scuotere la testa.
Decido di rimanerne fuori. È una storia fra loro due. Non è giusto che io intervenga.
- Mika, voglio aiutarvi. -
- Non può. - dice lui quasi sull'orlo di un altro pianto.
- Ho protetto Daniele a suo tempo. Voglio proteggere anche te. Non ti meriti che qualcuno ti faccia male. -
Ed ecco il crollo. Affonda il viso fra le mani e riprende a piangere. Non l'ho mai visto così. Dobbiamo assolutamente risolvere questa situazione.
Fra un singhiozzo e l'altro sento che dice - Andrew. - e lo deve sentire anche Luca, che si passa una mano fra i capelli incolti.
- Brutto... - si alza di scatto e va verso un cassetto che so esattamente cosa contiene. - Dove si trova? - chiede voltandoci le spalle mentre armeggia con qualcosa.
Mika si riprende un attimo. - A casa mia. -
Il tono di Luca è freddo. - Hai le chiavi? -
- Luca no! - urlo io, ma questo non si gira e Mika mi guarda confuso mentre tira fuori le chiavi non del tutto convinto.
- Luca no! - ripeto mentre lui si gira verso di noi e va verso di Mika per prendere le chiavi che gli tende.
Mika vede la pistola che Luca sta mettendo via e ha un sussulto.
- Cosa vuole fare? - chiede leggermente spaventato.
- Niente, tranquillo. - afferma con calma glaciale che normalmente non gli si addice.
- Ma tu ha una gun! - esclama ora decisamente terrorizzato.
Luca si ferma un attimo. - Sono stato nei militari qualche anno, reparto speciale. Ho il porto d'armi da allora e si, so benissimo come usare una pistola e qualsiasi altra arma da fuoco. Ma non voglio ferirlo né niente, lo giuro. Solo spaventarlo. Posso assicurarti che poi non tornerà. -
Mika non è ancora convinto, ma Luca non gli lascia il tempo di ribattere es esce di casa.
Stringo Mika con forza sperando che il tempo passi in fretta.
Tic tac
Tic tac
Tic tac
Tic tac
Tic tac
...
Passavano più velocemente le ore di matematica delle medie. Quest'attesa è insopportabile.
Infine sento una chiave venir infilata nel chiavistello e sia io che Mika drizziamo le orecchie di scatto.
Luca entra dalla porta.
Butta un cappellino nero sul mobile all'entrata e poi ci mette sopra anche la pistola.
Ha un labbro spaccato.
- Ho avuto fortuna. - dice soltanto.
Va in bagno, si dà una sciacquata. Si cambia in camera e poi torna in soggiorno. - Cosa. Gli. Hai. Fatto? -
Mi guarda con sguardo greve. - Credi veramente che avrei potuto ucciderlo? - chiede serio.
- No, hai ragione. Scusa. Non è una buona giornata. -
Mi poggia una mano sulla spalla e la stringe con dolcezza.
- A casa non c'era quindi sono sceso e l'ho beccato al parco lì accanto. Sfruttando il buio e il fatto che non ci sono telecamere sono andato a parlargli. Però non voleva ragionare e ho dovuto difendermi. -
Scuoto leggermente la testa sconsolato.
- Tranquillo, non mi ha visto in faccia e per difendermi ho solo tirato un pugno sulla spalla. Comunque non credo che tornerà. -
- Sei sicuro? - chiedo.
Mi sorride come un padre. - Sicuro. -
Sul volto di Mika, che ha ascoltato la conversazione, compare un timido sorriso.
- Grazie Luca. - sussurra.
- Di nulla. -
Gli lancio le braccia al collo e lo stringo a me come un fratello lasciandomi andare alla felicità.
Poco fa sembrava una situazione irrisolvibile, ma Luca mi aveva, ci aveva, salvati. Come sempre. Non so come farei senza di lui.
- Noi andiamo in, di là. - Dice Mika finalmente sorridendo e mostrandomi i suoi tenerissimi dentoni.
Mi prende per mano e intreccia le dita alle mie portandomi in camera.
Di nuovo ci amiamo come la prima volta e continuiamo il nostro viaggio verso il sole. Ci saranno alti e bassi, lo so. Ma per ora ci siamo solo noi due che ci amiamo.

ANGOLO SCRITTRICE: allora, inizio dicendo che mi dispiace per questo ritardo. Non voglio cercare scuse; purtroppo una serie di sfortunati eventi mi ha portato a non poter scrivere né pubblicare. Spero comunque che apprezzerete questo capitolo :) a presto speriamo

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