La delucidazione della parola Amare

di StormLight94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La teoria dell'Esperimento ***
Capitolo 2: *** La reazione alla notizia ***
Capitolo 3: *** L'effetto del bacio interrazziale ***
Capitolo 4: *** Il riflesso del conto alla rovescia (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Il riflesso del conto alla rovescia (parte 2) ***
Capitolo 6: *** La variabile del koala di peluche ***
Capitolo 7: *** L'oscillazione del rapporto di coppia ***
Capitolo 8: *** La tangibile prova d'affetto ***
Capitolo 9: *** L'alterazione dello Status Quo ***
Capitolo 10: *** Il fattore gelosia ***
Capitolo 11: *** L'incognita del trasferimento ***
Capitolo 12: *** La reattività al Bon Voyage ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La teoria dell'Esperimento ***


tbbt

Bene e così inizio una fanfiction sulla mia nuova droga. In una sola settimana mi sono fatta fuori tutte e sei le stagioni e sto aspettando come un'ossessa i cofanetti con i DVD.  

Comunque è la prima volta che scrivo su un personaggio così complicato come Sheldon e, ahimè, ho paura che sia leggermente (o anche molto di più) OOC. 
Detto questo spero davvero che la  fic possa comunque piacere :D
A presto :)

Cap 1 "La Teoria dell'Esperimento"


Amy giocherellava con il suo bicchiere di vino mentre ascoltava distrattamente i discorsi delle sue uniche, vere amiche: Penny e Bernadette. Ogni volta la conversazione finiva con loro due che parlavano delle ultime "imprese" dei loro uomini a letto, come se il raccontare con tanta leggerezza la propria intimità fosse un motivo di vanto.

Così, mentre Penny rideva della goffaggine di Leonard e Bernadette sorrideva pensando ad Howard e alle sue stranezze anche in quel campo, Amy non poteva far altro che rimanere in silenzio. Non credeva di poterlo mai dire, ma era gelosa dei loro discorsi. A volte si chiedeva perchè avesse scelto un fidanzato così...così strano, ecco. Voleva essere una ragazza come tutte le altre, con un fidanzato che la baciasse, la tenesse per mano, la coccolasse. Non poteva raccontare dell'ultimo regalo ricevuto perchè lui aveva un concetto del tutto particolare  sull'idea di regalo  e l'ultimo risaliva a quasi due anni prima, dopo una litigata (anche se l'idea di aver ricevuto un diadema da farla sembrare una principessa ancora la faceva andare su di giri) . Non poteva parlare del loro primo bacio perchè non c'era mai stato, o non come se lo sarebbe aspettato almeno. Non che fosse un vero problema dopotutto. Insomma sapeva benissimo a che tipo di relazione sarebbe andata in contro, ma se prima riusciva a sopportarla,  ora tutta quella freddezza e quella  riluttanza anche solo a prendersi per mano cominciava a farla soffrire. E parecchio anche.

Si portò il calice alle labbra e se le bagnò appena con il liquido rosso mentre faceva guizzare gli occhi da una bionda all'altra sperando che la finissero al più presto. Quella sera ne aveva sentite fin troppe di baci, bacini, parole sdolcinate e chi più ne ha più ne metta. Appoggiò il calice ancora mezzo pieno e si alzò, prendendo borsa e giacca come se se fossero rimasti ancora lì per un secondo sarebbero potute esplodere.

<< Dove stai andando? >> la voce stridula di Bernadette la fermò prima che uscisse dall'appartamento come un treno senza salutare o dare alcuna spiegazione.

<< È che...sono stanca tutto qui. >> mentì la neurobiologa.

<< C'è qualcosa che non va? >> Penny si avvicinò ad Amy preoccupata. 

<< Già, abbiamo detto qualcosa che ti ha dato fastidio? >> Bernadette si torturava le dita nervosa, forse aveva davvero paura di aver ferito l'amica involontariamente.

" Se la smetteste di parlare di tutto ciò che fate con i vostri ragazzi mi fareste un grosso favore!" Amy ebbe la saggia idea di non dare voce al suo pensiero.

<< No...no, no! È tutto a posto dico davvero >> Penny e Bernadette si guardarono; era ovvio che stava mentendo.

<< Dai, a noi puoi dirlo >> Bernadette cercò di essere il più convincente possibile e Penny la accompagnò delicatamente sul divano. Amy si sedette e prese le ginocchia tra le mani. Lo faceva sempre quando era sotto pressione.

<< Ecco...io sono felice  di stare con Sheldon, dico davvero, però...>>

<< Però? >> dissero insieme  le due amiche per incitarla a proseguire.

<<...però credo mi manchi qualcosa. Non lo so...forse non sono così contenta come dovrei esserlo. >>

<< In che senso? >>

<< Bè vedi...>>

<< Io ho capito benissimo invece. >> Amy e Bernadette si girarono verso Penny mentre lei assaggiò un altro sorso di vino  << Immagino come ci si sente a stare con uno che non sopporta nemmeno di essere sfiorato. Io impazzirei a stare con uno così! >>

Penny aveva capito tutto. E  a quel punto Amy  non potè più mentire nè agli altri nè a se stessa.

 

 

 

Appena Amy scese la prima rampa di scale Penny si scaraventò come una furia nell'appartamento di fronte al suo. Dopo le confidenze di Amy non poteva più ignorare la faccenda ed era ora che quello stramboide capisse il significato di avere una fidanzata.  

I quattro amici erano intorno al tavolo, come sempre, e giocavano al gioco di carte "Mystic Warrior of Ka'ah" ed erano così presi che  nemmeno si accorsero di Penny ferma sulla porta. Almeno finchè non percepirono un'aura negativa e vagamente minacciosa  provenire dall'altra parte della stanza che si concretizzò con la mano della biondina sbattuta violentemente sul mazzo di carte.

<< Ok il gioco è finito! >>

<< Ehi, come ti permetti di irrompere a casa mia e di dire che il gioco è finito se nemmeno siamo arrivati a metà! Chi ti credi di essere per venire qui a dettare legge?  >> Se avesse potuto Sheldon l'avrebbe disintegrata con lo sguardo. Odiava interrompere qualcosa.

<< Tu zitto signorino. Ho un bel discorsetto da farti! >>

<< Ma che...che sta succedendo? >> chiese Leonard piuttosto confuso.

<< Tu >> disse Penny indicando con il dito il fidanzato << fila nel mio appartamento. Tu >> il dito si spostò su Raj << tu vai dove ti pare  e infine tu >> questa volta era il turno di Howard << prendi Bernadette e vai a casa. Devo rimanere sola con Sheldon. >> Anche se non capivano cosa stesse succedendo decisero comunque di obbedire e persino Sheldon rimase seduto al solito posto con una faccia che passava dal perplesso al confuso al dubbioso.

<< Ho fatto qualcosa di sbagliato? >> chiese il fisico mentre fissava la bionda avvicinarsi sempre di più fino a sedersi accanto a lui.

<< Il problema non è quello che hai fatto, ma quello che non hai fatto. >> Sheldon la guardò, se possibile, ancora più confuso di prima.  Aveva voglia di prenderlo in giro?

<< Ti devo parlare di Amy e voglio che tu mi ascolti attentamente. >>

 

 

 

Amy finì di lavarsi e si preparò per andare a dormire, non prima di aver controllato la scimmia e di essersi assicurata che non potesse procurarsi del tabacco di notte o che scappasse cercando di divorarle la faccia.

Improvvisamente vide il portatile illuminarsi.

"Una videochiamata? A quest'ora?" Premette un tasto e vide che la chiamata veniva da Sheldon. Strano, a quell'ora di solito già dormiva.  Chissà cosa voleva anche se sperava con tutto il cuore che non fosse una chiamata per qualche assurda emergenza.

<< Pronto? Qui Amy. >>

<< Ciao Amy. >> Aveva una faccia strana e anche il tono di voce non era tra i più allegri.

<< È successo qualcosa? >>

<< Ecco,  volevo chiederti se ti andava di  venire a mangiare  a casa mia domani sera. >> Voleva mostrarsi il più tranquillo e rilassato possibile, ma i suoi movimenti troppo rigidi tradivano un certo nervosismo.

<< Insieme ai ragazzi? >>

Per un semplice invito a cena con gli altri doveva fargli una videochiamata a quell'ora? C'era sotto qualcosa?

<< No, siamo...siamo solo noi. >>

Ah, ecco, ora si spiegava tutto. Amy non ci poteva credere. Non erano mai stati da soli nel suo appartamento.

<< Solo noi due? Davvero Sheldon? >> chiese speranzosa la neurobiologa.

<< Sì...sì solo io e te. >>  Sheldon neanche la guardava più negli occhi come se il tutto gli fosse costato una fatica immane.

<< D'accordo ci vediamo domani allora!  Buonanotte Sheldon. >> Amy andò a dormire immaginando una cena a lume di candela con tanto di champagne, musica romantica e parole dolci.

 

Cosa Penny avesse detto a Sheldon rimaneva ancora un mistero che Leonard voleva a tutti i costi scoprire. Sheldon non ne aveva fatto cenno per tutto il giorno e, piuttosto che lasciarsi sfuggire qualcosa, era rimasto zitto. Sicuramente centrava qualcosa lo strano comportamento del coinquilino, dato che aveva passato il resto del pomeriggio (o della pre-sera come lo chiamava spesso Sheldon) in uno stato di agitazione. Oltretutto gli aveva detto che doveva andarsene via per il resto della serata, che non gli importava dove ma l'importante è che non si fosse fatto vedere . Per quello per fortuna c'era Penny.

<< Ehi, va tutto bene? >>

<< No Leonard non va affatto bene. >>

<< Potrei aiutarti se mi dicessi qual'è il problema >> gli fece notare Leonard.

<< Il problema è che sto continuamente pensando a quello che mi ha detto Penny ieri sera. >>

<< E cosa ti ha detto? >>

Sheldon sospirò. Ormai era fregato, sapeva che non avrebbe mantenuto il segreto a lungo.

 

 

 

 Amy arrivò all'appartamento alle 8 precise. Ancora non ci credeva che Sheldon l'avesse invitata a cena. Forse voleva farle la proposta...

Scacciò immediatamente quel pensiero dalla testa. Non voleva farsi inutili illusioni.

Bussò alla porta e ad aprirgli fu uno Sheldon vestito elegantemente. Amy rimase un attimo a fissarlo. Certo, non era la prima volta che lo vedeva in giacca e cravatta ma quel completo non aveva nulla a che fare con quelli precedenti di dubbio gusto. Era a tinta unita, blu scuro, con una camicia candida e una cravatta completamente nera, ma molto elegante.

Si chiese se non stesse sognando.

<< Sheldon! Stai...stai benissimo! >>

<< Dici? Io non lo trovo un granchè. Me lo ha portato mia madre la prima volta che è venuta qui, ma non l'ho mai messo. È stato Leonard a costringermi a farlo. >>

Amy riuscì a malapena a riprendersi da quella visione celestiale quando, nell'entrare, vide la tavola apparecchiata, le candele e, buon Dio, la musica in sottofondo. Poteva anche morire in quel momento. Si aggrappò alla maniglia per non cadere e Sheldon la guardò  perplesso.

 La ragazza si avvicinò alla tavola e passò un dito sulla tovaglia bianca come se stesse saggiando  la consistenza e si assicurasse che il tutto non si sarebbe volatilizzato all'improvviso sotto i suoi occhi.

Abbandonò borsa e giacca sul divano e finalmente si sedette mentre Sheldon preparava i piatti.

<< Sheldon, non sapevo che sapessi cucinare. >>

<< Ho dovuto imparare quando sono rimasto a vivere da solo per un periodo, prima di conoscere Leonard. Non lo faccio mai, però, perchè non mi piace. >>Amy sorrise e abbassò lo sguardo sul suo piatto colmo di cibo. Sheldon aveva fatto qualcosa che non gli piaceva per lei. Era un evento più unico che raro.

<< Oh che sbadato! >> Sheldon si schiaffò una mano sulla fronte << mi sono dimenticato una cosa importante >>

Il giovane fisico aprì il frigo e tirò fuori una bottiglia che a Amy ricordava quella di Champagne. Quando la appoggiò sulla tavola Amy sgranò gli occhi. Era davvero Champagne. E uno piuttosto costoso anche.

<< Addirittura lo Champagne? Sheldon, ti senti bene? >> Il fisico versò il liquido nei bicchieri, senza però alzare lo sguardo verso di lei.

<< Sai Amy >> appoggiò la bottiglia e finalmente la guardò negli occhi per la prima volta in quella serata << le convenzioni sociali prevedono che ad una cena, come dire, romantica  entrambi devono fare un brindisi con lo Champagne. >>

<< Sheldon, non è una regola fissa >>

<< Ah no? Dal tono usato da Penny ieri sera io direi il contrario invece. >>

Ecco chi c'era dietro tutto questo. Era incredibile come quella ragazza riuscisse a plasmare a suo piacimenti quei due nerd. 

Uno Sheldon così bendisposto non se lo sarebbe persa per nulla al mondo per cui decise di stare alle sue "regole".

<< D'accordo. A cosa brindiamo? >> chiese Amy, testando fino a che punto si sarebbe spinto quella sera.

<< Mmh, non lo so. Tu cosa proponi? >>

<< Che ne dici di brindare a noi due? La coppia più felice del mondo! >> Sheldon la guardò come se si fosse appena bevuta il cervello poi però gli vennero in mente le parole di Penny perciò cercò di ammorbidire il più possibile la sua espressione, risultando essere un sorrisetto forzato.

Esattamente come quando pensava ai koala. Ecco, forse per il resto della serata avrebbe fatto bene a pensare ai koala.

" << Senti, voglio che cominci a trattare meglio Amy. Lei è la persona migliore che puoi incontrare, quindi tienila da conto. >>

<< Che potessi incontrare semmai. >>

<< Sheldon! Mi ascolti quando parlo?! >>

<< Va bene va bene! >> Sheldon incrociò le braccia e la guardò con estremo fastidio. << Cosa vuoi che faccia esattamente? >>

<< Domani sera organizzi una bella cenetta e ti comporti da persona normale, ok? Sarai gentile e le farai capire che ci tieni a lei. Hai capito? O puoi dire addio ai tuoi preziosi fumetti! >>"

<< Pensavo di brindare alla nascita del famoso scienziato John Schwarz che fu uno dei padri fondatori della Teoria delle Stringhe, il quale ha condotto alla cosiddetta "prima rivoluzione delle superstringhe" nel 1984, ma va bene lo stesso. >> Sheldon scrollò le spalle e avvicinò il suo bicchiere a quello di Amy finchè non si toccarono appena, facendo risuonare un leggero tintinnio nella stanza.

Amy ridacchiò quando vide Sheldon fare una faccia schifata dopo aver assaggiato il vino. Sembrava un bambino che assaggiava per la prima volta un cibo e questo risultava essere troppo aspro.

La cena proseguì molto meglio di come se la aspettasse. Sheldon sembrava davvero interessato a quello che stava dicendo e non fece nemmeno un commento sprezzante o sarcastico  sul suo lavoro.

Oppure stava davvero pensando ai koala, o peggio, ai treni.

Inaspettatamente non si fermò al primo sorso. Anzi, sembrava averci preso gusto.

Al terzo bicchiere di Champagne la parte logica e razionale di Sheldon andò a farsi benedire. Non solo le fece un complimento, pur sempre velato e che potrebbe essere addirittura interpretato come una puntigliosa osservazione sul suo aspetto, ma le sfiorò addirittura la mano. Amy avvampò, ma non si limitò a quel veloce contatto. Tentò un azzardo e lo prese per mano cosa che, a Sheldon, incredibilmente non dispiacque.    

Ah l'alcol, cosa era in grado di fare alle persone.

<< Sai Amy, noi stiamo insieme ormai da diversi anni... >> il cuore di Amy prese a battere velocemente e gli intensi occhi azzurri che la fissavano non facevano altro che agitarla ancora di più <<...e credo che dovremmo portare la nostra relazione a un livello successivo. >>

Ok, era partito definitivamente.

<< Cosa...cosa intendi? >> Sheldon si alzò dal tavolo, sempre tenendola per mano,  costringendo Amy ad alzarsi a sua volta. La portò nella sua stanza da letto e Amy per miracolo non cadde a terra svenuta per l'emozione. Che stesse davvero per accadere?

Non ebbe nemmeno il tempo di metabolizzare quello che stava accadendo -colpa dell'alcol anche- che Sheldon si era già tolto la cravatta e l'aveva appoggiata alla maniglia esterna.

<< Leonard mi ha spiegato che bisogna mettere una cravatta fuori dalla porta per non essere disturbati. >> disse il fisico  notando l'espressione quasi indecifrabile di Amy.

<< S-sì...>>

Oddio. Oddio. Oddio. Oddio. Stava per accadere davvero...

<< Sheldon, sei sicuro che noi due..sì insomma...ecco...>> Sheldon si avvicinò fino ad arrivarle a un soffio dalle sue labbra. La sua voce fu un semplice sussurro.

<< Diciamo che potrebbe essere un esperimento. Vediamo cosa succede se la nostra relazione si sposta di un livello. >>

Quello che accadde dopo fu un travolgimento di emozioni e di passione.

A guidare le mani, i movimenti e i gemiti probabilmente era l'alcol. Eppure Amy Farrah Fowler era convinta che una parte logica, seppur piccola e insignificante, fosse in realtà sopravvissuta all'effetto inebriante dell'alcol e che in quel momento fosse lì, a ricordarle che, infondo, anche Sheldon Cooper è pur sempre un essere umano.

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Capitolo 2
*** La reazione alla notizia ***


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Eccomi con il secondo capitolo :D Non è stato per niente facile scriverlo e avrò riscritto il capitolo qualcosa come quattro volte e questa è la versione che mi ha convinto di più e che ho trovato un pochino decente. Nonostante tutto mi è piaciuto troppo scriverlo e ridevo da sola immaginando le scene e le facce dei protagonisti (lo so non sono a posto -.-). Spero apprezzerete anche voi!

Vi ringrazio moltissimo per le recensioni del primo capitolo :D

Alla prossima!

Cap 2 La reazione alla notizia

Leonard era in cucina, intento a preparare la colazione per entrambi. Quella mattina il pancake non aveva nessuna intenzione di uscire quantomeno decentemente per cui optò per delle semplici uova strapazzate e del bacon, sperando che il suo coinquilino non si lamentasse troppo. Erano quasi le 8 di mattina e di Sheldon nemmeno l'ombra, cosa alquanto strana per uno che calcolava ogni singolo istante della propria esistenza. Improvvisamente sentì dei passi provenire dal corridoio anche se più che passi sembravano il lento trascinamento di uno zombie che aveva appena sentito odore di cervella. Quando gli si parò davanti, infatti, aveva l'aspetto di uno che era appena finito sotto uno schiacciasassi.

<< Sheldon non hai un bell'aspetto. Ti senti bene? >>

 << A parte il fatto che ho un mal di testa che mi sta uccidendo, che mi reggo a malapena in piedi e che probabilmente passerò il resto della mattinata a vomitare, direi che sì, sto una favola! >> rispose piuttosto nervoso e arrabbiato. << Comunque, Leonard, è successa una cosa sconvolgente >>

Leonard si accorse solo ora dello sguardo allarmato e preoccupato del suo amico.

<< Cosa? >>

<< Stamattina quando mi sono svegliato ho visto tutti i miei vestiti della sera precedente sparsi per tutta la stanza, ma non è questa la cosa che mi turba di più >> Sheldon si sedette sullo sgabello di fronte all'amico che finiva di impiattare la colazione << la cosa che mi sta turbando è che mi sono svegliato senza nulla addosso! Ti rendi conto? Cosa potrebbe essere accaduto? >> il suo tono di voce si fece ancora più preoccupato. Leonard cercò di trattenersi dal ridere. Lui aveva ben capito cosa era accaduto  e non solo perchè aveva visto Amy sgattaiolare via, ma anche perchè adesso c'era uno Sheldon con i postumi di una sbornia affetto da amnesia.

<< Non so, magari sei stato rapito dagli alieni e hanno voluto studiarti. >> disse Leonard cercando di tirarlo un po' in giro.

<< Se mi avessero rapito stai pur certo che mi avrebbero tenuto con loro, riconoscendo la mia superiorità intellettiva e nominandomi capo supremo della loro civiltà evoluta. Oltretutto a quest'ora starei utilizzando un fucile al plasma per vedere se è davvero così facile da usare come fanno vedere nei Man In Black. >>

Leonard si passò una mano sulla fronte, rassegnato dai discorsi privi di logica di Sheldon.

<< Ascolta, credo che l'unica soluzione sia chiedere a Amy cosa sia successo. Almeno ti togli tutti i dubbi riguardo ad alieni e compagnia bella. >>

<< Oh sì che lo farò perchè questa cosa mi ha letteralmente sconvolto e Amy dovrà trovare una spiegazione più che logica per spiegare tutto ciò! >> disse Sheldon gesticolando per dare più enfasi al suo discorso.

Leonard dovette girarsi dall'altra parte per non scoppiargli a ridere in faccia e si appuntò mentalmente che non avrebbe dovuto perdersi la scena per nulla al mondo. Avrebbe ricordato la faccia di Sheldon per il resto dei suoi giorni.

<< Credo che dovresti chiamarla adesso. >> lo incoraggiò il fisico sperimentale.

<< Sì lo farò...Appena avrò finito di vomitare. >> e corse in bagno.

Leonard si precipitò per prendere il telefono, inciampando pure nella sedia.

<< Pronto Penny? Non crederai mai a cosa è successo. >>

***

 

A Amy non andò per niente giù l'idea di dover scappare, come se si dovesse vergognare di quello che era accaduto quella notte, ma sapeva che Sheldon probabilmente non si sarebbe ricordato nulla e sapeva anche che se l'avesse vista nel suo letto con tutta probabilità avrebbe dato di matto.

Entrò nel suo appartamento e invece di sentirsi felice come aveva immaginato, si sentì confusa. Se fosse stato colto da un'amnesia avrebbe dovuto dirgli quello che era successo tra loro due? Come avrebbe reagito in tal caso? Forse poteva far finta che non fosse accaduto nulla.

Ma lei non voleva dimenticare. Non voleva dimenticare che sotto quella fredda corazza che usava per proteggersi dagli altri nascondeva una persona gentile e molto dolce.

Ok che  non era proprio lucidissimo e che quelle erano qualità che probabilmente non sarebbero mai uscite allo scoperto, ma lei aveva sempre saputo che c'erano e ora ne aveva avuto la conferma. Non solo per come l'aveva toccata che faceva pensare a un maneggiatore che teneva in mano un oggetto così fragile e prezioso che sarebbe bastato un po' di pressione in più per ridurlo in mille pezzi. O per i baci che bruciavano dal tanto erano desiderati.  E nemmeno per il ti amo sussurrato all'orecchio. È vero, l'alcol fa fare cose che non ci si aspetterebbe mai di fare, ma non cambia le persone. Sapeva che quello che avevano provato quella notte era frutto di un amore sincero, forse un po' fuori dal comune, ma indubbiamente sincero.

Decise di farsi una doccia sperando che l'acqua calda potesse ridurre almeno un po' il senso di disagio che sentiva.

***

Penny entrò nell'appartamento dei due fisici ancora in pigiama e con i capelli spettinati. Appena sentì le parole sesso e Sheldon nella stessa frase abbandonò tutto ciò che stava facendo per voler assicurarsi di persona che quello che aveva sentito fosse vero e non un sogno.

Appena Leonard la vide entrare si accorse che stava già aprendo la bocca per riempire Sheldon di domande, ma fu abbastanza veloce da farle capire che non doveva proferire alcuna parola al riguardo.

<< Quello che mi hai detto al telefono...non è uno scherzo vero? >> sussurrò Penny stando ben attenta che Sheldon non la sentisse.

<< No che non è uno scherzo! È proprio questo il bello! >>

<< Che cosa sta facendo? >> Penny guardò il fisico teorico smanettare con il portatile.

<< Si sta mettendo in contatto con Amy >> Leonard aveva un sorriso ebete stampato in volto. Penny lo guardò non capendo << vuole farsi dire cosa è successo ieri sera. >>

Penny sgranò gli occhi e si mise una mano davanti alla bocca per soffocare un gemito.

<< Ma sei impazzito?! Hai idea di come potrebbe prenderla? >>

<< Quella è l'area spettatori >> indicò il divano dietro di loro << e ringrazia che non abbia chiamato Howard e Raj. >>

Un suono digitale attirò l'attenzione dei due "spettatori": Amy aveva accettato la chiamata.

<< Buongiorno Amy >> disse Sheldon piuttosto fiacco.

<< B-buongiorno Sheldon. Tutto bene? >>

<< Se il buongiorno si vede dal mattino direi che questa sarà una pessima giornata. >>

<< In effetti hai una faccia...come dire...sconvolta. >> Amy era piuttosto nervosa e ringraziava che ci fosse uno schermo del computer a dividerli.

<< Infatti è proprio per questo che ti ho chiamata al di fuori degli orari stabiliti. Vorrei che mi dessi delle delucidazioni su ciò che è accaduto ieri sera perchè dopo il brindisi ho un'amnesia totale. >>

<< N-non è successo nulla di strano! Niente! Tutto come al solito ah..ah...>> ridacchiò nervosa.

<< Avanti Amy diglielo >> disse tra sè e sè Leonard mentre si mangiava un unghia per l'agitazione.

Sheldon lo guardò perplesso. << Mi stai nascondendo qualcosa Amy Farrah Fowler? >>

<< Ehm...bhe ecco...>>

Leonard e Penny drizzarono la schiena e tesero le orecchie, per paura di perdersi anche solo una singola sillaba.

<< Vedi, noi due...>>    

<< Avanti Amy non ho tutto il giorno! >> sbottò Sheldon.

Amy prese un grosso respiro come se dovesse dire a una persona che le mancano solo poche ore di vita.

<< Noi due abbiamo avuto un coito!>> disse tutto d'un fiato.

Sheldon la guardò del tutto inespressivo.

<< Credo...Credo di non aver capito bene...>>

<< Hai capito benissimo invece. Ieri sera abbiamo avuto un coito. >> ripetè Amy più lentamente.

Il fisico aprì e richiuse la bocca un paio di volte e, per la prima volta, non sapeva cosa dire. Era tutto semplicemente assurdo.

<< È uno scherzo? >>

<< No è tutto vero. Perchè dovrei mentirti? >>

La totale mancanza di espressività fu sostituita da alcuni movimenti convulsi del labbro e da un tic nervoso all'occhio destro. Sembrava sul punto di esplodere.

<< Sheldon...>>

<< Ho-ho bisogno di un po' tempo per riflettere >> era teso come una corda e Amy quasi dispiacque di non essersi inventata una balla.

<< Aspe...>> la chiamata fu interrotta dal fisico che riuscì a dare solo un veloce sguardo ai due ragazzi seduti dietro di lui prima di sparire in camera sua, sbattendo la porta.

Leonard e Penny si guardarono allibiti. Non avevano capito bene come Sheldon avesse reagito alla notizia e non avevano neppure la più pallida idea di come comportarsi.

<< Forse dovresti andare da Sheldon >> suggerì Penny.

<< E a fare che? Cosa dovrei dirgli? >>

<< E che ne so! Già mi sembra assurdo il fatto che abbia preso la notizia come se stesse per morire! Prova a consolarlo! >>

Leonard la guardò come se il tutto fosse solo una grossa candy camera e che da un momento all'altro sarebbero saltati fuori dei tizi urlando che era tutto uno scherzo. Penny però era terribilmente seria quindi capì che nessuno era nascosto nel loro appartamento e che avrebbe fatto meglio ad alzarsi dal divano per raggiungere il suo coinquilino.

<< Va bene va bene! Anche se trovo che sia tutto al limite dell'assurdo! >>

Penny sorrise quasi per compassione e si avviò verso la porta.

<< Credo che nella storia dell'umanità non sia mai capitato che qualcuno dovesse consolare un altro per aver fatto sesso! >> sbottò Leonard prima di sparire dietro l'angolo del piccolo corridoio.

Questa volta Penny rise di gusto e lasciò l'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.

Leonard si fermò davanti alla porta del fisico teorico. Era piuttosto riluttante all'idea di doversi sorbire le sue lamentele noiose e, francamente, inutili.

Bussò, ma non ricevette nessuna risposta. Riprovò, ma anche questa volta nulla.

Ok, forse non aveva voglia di parlare. Oppure si era gettato dal balcone, lasciandogli la vita finalmente libera e una nuova collezione di fumetti.

Provò una terza volta e la porta si aprì di scatto, mostrando uno Sheldon arrabbiatissimo.

<< Cosa c'è? >>

<< Ehm...Ah....>> Nella mente di Leonard frullavano mille parole, ma non riusciva a trovare niente che potesse far star meglio il suo amico. E come poteva dato che non capiva neanche perchè si stava comportando così? Sheldon assottigliò lo sguardo e Leonard si sentì abbastanza a disagio ad avere gli occhi puntati addosso in quel modo. Provò comunque a dire qualcosa.

<< Senti Sheldon, non credi di stare esagerando? >>

<< Ah e così starei esagerando secondo te...>> incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta <<...perchè fare una cosa, che non hai mai sentito il bisogno nè la consideri appropriata o adatta alle tue esigenze, del tutto involontariamente e subita con l'inganno è una cosa del tutto normale che non comporta alcuna reazione, ma che anzi, dovrei addirittura mostrarmi contento e soddisfatto? >>

<< Bhè sì...>>

Sheldon stava per sbattergli la porta in faccia, ma Leonard riuscì a bloccarla prima che questa si fermasse sulla sua faccia.

<< Senti Leonard forse per te può essere anche la cosa più normale del mondo, ma per me no. Io sono uno scienziato che ha un quoziente intellettivo fuori dal comune e che sta cercando di dare un contributo concreto all'umanità, ma adesso mi sono abbassato a qualunque misero essere umano che ha bisogno di soddisfare i propri istinti animaleschi e questa cosa non la sopporto. Leonard...non posso più essere considerato un geniale scienziato che ha dedicato tutta la sua vita solo ed esclusivamente alla scienza. >>

Leonard provò un po' di pena per lui. Forse riusciva quasi a comprendere quale fosse il vero problema di fondo: essere come tutti gli altri. Infondo glielo aveva sentito dire fino alla nausea che lui si sentiva quasi un estraneo nella società, che non aveva nulla in comune o da condividere con gli altri  e che faticava molto ad adeguarsi alle convenzioni sociali.

<< Sheldon, credo che nella vita di tutti si arrivi a un punto in cui non si ha più il controllo di quello che ci sta attorno e che finiamo coinvolti in situazioni che mai ci saremmo aspettati di dover affrontare, ma bisogna comunque reagire e andare avanti. È inutile piangersi addosso per una cosa ormai accaduta. >>

Lo sguardo di Sheldon si addolcì e sembrò rilassarsi.

<< Credo tu abbia ragione. Infondo avevo detto che era una cosa che sarebbe potuta accadere... >>

Leonard si sentì soddisfatto per come aveva risolto la questione e, forse, si sarebbe davvero risparmiato uno Sheldon irritante e arrabbiato con il mondo intero.

<<...Anche se credevo che ciò sarebbe avvenuto tra una decina d'anni o più. >>

<< Andiamo a farci una partita a Call of Duty? >>

<< Sì, ho proprio voglia di uccidere un po' di persone >>

No, probabilmente era ancora arrabbiato con il mondo intero.

 

Per diversi giorni Sheldon tenne il muso ad Amy, incolpandola indirettamente per quello che era successo. Era diventato, se possibile, ancora più freddo e distaccato di prima. Se prima durante un appuntamento cercava in qualche modo di sembrare quantomeno interessato a quello che lei  diceva e, sopratutto, cercava di apparire alla gente come un fidanzato qualsiasi, ora se ne fregava allegramente. Oltretutto Howard e Raj, dopo lo stupore e lo sbigottimento iniziale del primo e un misto di incredulità e rassegnazione nel secondo quando Leonard li aveva informati nella mensa dell'università tanto che l'indiano per poco non si soffocava con i maccheroni, avevano iniziato a prenderlo in giro coinvolgendo anche gli altri.

Amy però non demorse e, portando una pazienza infinita, riuscì pian piano a fargli cambiare idea e a riottenere la sua fiducia. Infatti dopo tre settimane le cose sembravano essersi risolte e tutto tornò alla normalità.

Erano come al solito tutti insieme nell'appartamento 4A a mangiare del cibo d'asporto. L'atmosfera non era più tesa come un tempo e finalmente si poteva respirare un po' di pace e di tranquillità. Howard si vantava ancora di essere stato nello spazio, Raj raccontava come aveva cercato di rimorchiare una tipa al solito bar e le ragazze discutevano di argomenti piuttosto futili sotto lo sguardo scettico di Sheldon.

Amy però era piuttosto taciturna. Aveva un pensiero fisso che non le permetteva di concentrarsi su altro.

"Devo  dirglielo. Ora. In questo istante". Amy continuava a ripetersi quella manfrina da quando aveva messo piede nell'appartamento.

 D'altro canto Penny e Bernadette le lanciavano occhiate complici tanto che questa cosa non sfuggì a Leonard.

<< Ragazze, c'è qualcosa che non va? >>

<< No, perchè dovrebbe esserci qualcosa che non va? >> rispose Penny avvicinandosi alle labbra il bicchiere di vino.

<< Mah...Mi sembrate un po' strane...>>

Amy guardava Sheldon con la coda dell'occhio. Stava finendo di mangiare, poteva essere questa l'occasione migliore per dirglielo. O avrebbe fatto meglio ad aspettare fino a quando non era totalmente assorto in un film fantascientifico? E se gli regalasse prima uno di quei giocattoli per bambini che lui amava tanto? Magari avrebbe retto meglio il colpo...

<< Ragazze non crederete mai a cosa è successo! È incredibile, sorprendente! Non pensavo mi sarebbe mai capitato!   >> urlò Amy entrando nell'appartamento di Penny come se non esistessero più regole sociali come il bussare e aspettare che venissero ad aprirti.

Penny e Bernadette la guardarono come se avesse perso l'ultimo barlume di sanità mentale.

<< P-perchè non entri, chiudi la porta e ti siedi qui, mentre ti porto qualcosa per calmarti? >> le suggerì la bionda aspirante attrice.

Amy ignorò le sue parole e si avvicinò alle due amiche senza smettere di muoversi per l'agitazione.

<< Amy calmati!>> urlò Penny esasperata. <<  Mi sembri un...>>

<< Sono incinta! >> la interruppe la neurobiologa. << Incinta, capite? Sto aspettando un bambino! >>

Il bicchiere che aveva in mano Bernadette si schiantò al suolo mentre Penny rimase con la bocca spalancata per lo stupore.

<< Stai...stai dicendo sul serio? >>

<< Avrò fatto il test una decina di volte ed è sempre risultato positivo! Non ci sono dubbi! >>

<< Tesoro, sono così contenta per te! >> Penny corse ad abbracciarla seguita a ruota da Bernadette.

<< Anche io sono felicissima! >> cinguettò la microbiologa << Glielo hai detto a Shedon? >>

<< Ehm...devo trovare il momento giusto...e le parole giuste...e il luogo giusto...>> osservò Amy << Forse potrei dirglielo una sera  quando siamo da soli...>>

<< E perderci la sua faccia quando lo scoprirà? Non ci penso proprio! >> disse Penny << Oltretutto potrebbe avere una crisi isterica quindi credo sia meglio se siamo presenti tutti. >>

 

 

   Ormai le occhiate delle due amiche erano diventate troppo insistenti per cui decise che quello sarebbe stato il momento, non doveva indugiare oltre. Appoggiò il piatto ricolmo di cibo thailandese e si girò verso Sheldon, cercando di guardarlo dritto negli occhi senza indugiare.

<< Sheldon ti devo dire una cosa...>>

<< Va bene ti ascolto. >>

<< È importante, quindi vorrei che smettessi di mangiare e che mi guardassi. >>

<< Ok, anche se non capisco cosa ci sia di così importante dall'impedirmi di consumare la mia cena. >> puntualizzò il fisico.

Amy prese un grosso respiro, ancora più grosso di quando doveva informarlo del coito.

<< Io...Io sono incinta. >>

Immediatamente tutti smisero di far qualsiasi tipo di rumore e la guardarono come se avesse detto di essere alieno proveniente da un altro pianeta e che si trasforma in un enorme gorilla durante le notti di luna piena.

<< Ok...Qual'è il problema? >> disse Sheldon, non afferrando il punto.

Leonard stava per dire qualcosa ma tutto ciò che gli uscì fu un verso strozzato.

<< Sto aspettando un bambino, Sheldon. E tu sei il padre. >>

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Capitolo 3
*** L'effetto del bacio interrazziale ***


tbbt3

Ecco qui, solo per voi, il terzo capitolo! Sono abbastanza soddisfatta del risultato anche se il giudizio spetta solo a voi, ovviamente. 
Perdonatemi per il probabile OOC largamente diffuso in questo capitolo, ma credo che in una situazione del genere sarebbe stato inevitabile. Ditemi se è così tremendo ed evidente da doverci mettere la nota <.<
D'accordo, quello che dovevo dire l'ho detto perciò non mi abbandonerò in ulteriori sproloqui :)
Alla prossima!

Capitolo 3: L'effetto del bacio interrazziale.

Il gruppo di amici guardava Amy come se stesse per dire un Bazinga da un momento all'altro. Nessuno aveva proferito una sola parola da quando Amy aveva dato la "sconvolgente" notizia e un silenzio piuttosto imbarazzante ne faceva da padrone. Il primo a spezzarlo fu Howard, l'unico che si era momentaneamente ripreso.

<<  Quello che stai dicendo...è vero? >> disse con un filo di voce.

<< Sì è vero. Qual è il problema? >> la neurobiologa si guardava intorno e non capiva quei sguardi così carichi di confusione.

<< Non capisco le vostre facce così sconvolte! Forza gente, qui si deve festeggiare! >> Penny prese dal frigorifero le poche bottiglie di birra che erano rimaste e le appoggiò sul tavolino. Passato lo stupore iniziale cominciarono tutti a esultare e a complimentarsi con Amy. Nessuno però aveva fatto caso a Sheldon che era ancora in una sorta di limbo in cui la sua mente geniale cercava di metabolizzare la notizia, ma tutto ciò che essa riuscì a fare fu zittirlo e fargli assumere un'espressione inorridita. Voleva credere che fosse in realtà una specie di sogno, di universo parallelo in cui era capitato per sbaglio, ma era tutto così realistico che era impossibile avere dei dubbi. Oltretutto la frase "sono incinta e tu sei il padre" continuava a ripetersi nella sua mente in un loop infinito.

<< C'è qualche problema Sheldon? Non sei contento? >> Amy lo guardò un po' preoccupata perché non aveva ancora detto una sola parola. Anzi non aveva reagito proprio. Gli sfiorò la mano ma lui si sottrasse da quel contatto non voluto e fece guizzare lo sguardo da un amico a un altro in cerca di un qualche aiuto.

<< Ecco io...non lo so. Non mi aspettavo di arrivare a questo punto e non ho idea di come reagire...>>

<< Innanzitutto potresti provare a mostrare un minimo di entusiasmo dato che ne sei coinvolto direttamente...>> suggerì Penny mentre si versava della birra nel bicchiere.

<< Avere un figlio è una delle gioie più grandi della vita dopotutto...>> Bernadette non si mostrò particolarmente convincente dato che non aveva mai sopportato i bambini e l'idea di averne uno per ora era totalmente fuori discussione.

<< Una delle gioie più grandi della mia vita sarebbe quella di ricevere il Nobel >> puntualizzò Sheldon.

<< Avanti hai detto che avresti voluto avere un figlio da lei. Qual è il problema? >> intervenne Leonard, memore della discussione sulla possibilità di riprodursi in vitro o meno.

<< Qual è il problema?! Te lo dico io qual è il problema mio caro Leonard! Il problema è che io non voglio avere un figlio adesso. >> sbottò Sheldon come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. << Sono arrivato ad un punto nella mia carriera in cui ho bisogno della  massima concentrazione e l'avere un moccioso a cui accudire  comporterebbe continue distrazioni che rovinerebbero per sempre il mio operato! >>

Amy ci rimase male nel sentirgli pronunciare quelle parole con così tanta durezza, ma dopotutto una reazione simile se l'era immaginata e non poteva certo pretendere da lui lo stesso entusiasmo che aveva lei. L'idea di poter rovinare tutti i progetti futuri di Sheldon la rattristavano parecchio e si sentì non solo inutile , ma addirittura un intralcio, un peso. Non voleva lasciarlo, ma non voleva nemmeno costringerlo ad assumersi una responsabilità così grossa se non se la sentiva. Infondo chi era lei per poter decidere della vita altrui?

Capendo che la situazione si sarebbe fatta più tesa man mano che la conversazione proseguiva Raj distolse l'attenzione da Amy per portarla su se stesso. Informò gli amici che presto gli avrebbe fatto conoscere la sua nuova ragazza e questo bastò per far dimenticare temporaneamente di Amy e della sua maternità. Raj venne travolto letteralmente da domande di ogni tipo: chi fosse, dove l'avesse conosciuta, se non fosse una donna che cercasse solo un pretesto per sposarsi per nascondere la sua omosessualità alla sua famiglia come già era accaduto. Sheldon non si interessò minimamente alle vicende amorose dell'amico indiano, troppo preso com'era da ciò che aveva detto Amy.

Era arrabbiato, deluso e amareggiato.

Erano tutti talmente concentrati su Raj che nemmeno si accorsero di Amy che stava uscendo dall'appartamento per tornarsene a casa. Ad accorgersene per prima fu Bernadette che la fermò prima che questa si richiudesse la porta alle spalle.

<< Dove stai andando? >>

<< Ah...Ehm...domani ho un'importante ricerca da svolgere e non voglio fare tardi stasera. Sono contenta per te Raj >> Raj le sorrise e le augurò la buonanotte mentre Amy se e andò senza nemmeno salutare.

In poco tempo anche gli altri lasciarono l'appartamento e rimasero solo uno Sheldon assorto nei suoi pensieri e un Leonard che preferì far finta di niente per non sorbirsi monologhi infiniti.

 

***

<< A cosa stai giocando? >> chiese Leonard dopo aver visto Sheldon armeggiare freneticamente con il joystick della PS3.

<< Sto giocando a Batman Arkham City, ma non riesco trovare Joker. >>

<< Joker è proprio lì, dentro a quel palazzo. >>

Sheldon sbuffò infastidito. << Grazie tante! Mi hai rovinato l'effetto sorpresa! >>

<< Scusa...Ma mi sembrava piuttosto ovvio che fosse lì dato che te lo segna sulla mappa! >>

Il fisico teorico abbandonò il joystick sul divano e si lasciò andare in un lungo sospiro.

<< Hai ragione... Sono un po' distratto...È da ieri che penso ad Amy e a come le ho risposto. Forse non avrei dovuto dirle quelle cose >>

<< Oh, il grande Sheldon Cooper si sente in colpa per qualcosa  che ha fatto! Quasi quasi mi commuovo! >> il sarcasmo era tanto palese che persino Sheldon lo capì e infatti gli lanciò una delle sue famose occhiatacce di disapprovazione.

<< Non mi sento in colpa! >> obiettò il fisico << Sentirsi in colpa significa avere un'alterazione del campo esperenziale che consegue l'aver fatto qualche tipo di trasgressione mentre io sono solo dispiaciuto per quello che ho detto >>

Leonard lo guardò perplesso.  << Ti senti in colpa Sheldon. Sai capita spesso anche a me di sentirmi così. Molto spesso. >>

<< Va bene va bene! Mi sento in colpa, contento? >> spense la tv per concentrarsi meglio sull'amico << Che cosa mi consigli di fare? >>

<< Secondo me la cosa migliore da fare è andare da lei, chiederle scusa e mostrarti contento per la bellissima notizia. >>

<< Ma io non sono contento! Leonard non so se hai capito bene il punto, ma io il figlio non lo voglio. >>

<< E allora diglielo! È inutile che mi chiedi consigli se poi fai di testa tua! >>

<< Forse è il caso di rompere la nostra relazione... >> disse con un filo di voce.

<< Che cosa? >> Leonard fu scioccato nel sentirgli parlare di una possibile rottura tra loro due. Erano una coppia molto particolare, questo è vero, ma si vedeva che si volevano bene e che ci tenevano l'uno all'altra. Era davvero arrivata la fine degli Shamy, come aveva previsto Howard lo stesso giorno che si erano conosciuti? << Sheldon...non puoi...>>

<< Credo sia meglio se ognuno vada per la sua strada. >> lo interruppe Sheldon << Lo sapevo che dovevo mettere una clausola di questo tipo nel contratto tra fidanzati! >>

<< Sheldon non puoi lasciarla in un momento del genere! >> Leonard cercò di farlo ragionare, ma era tutto inutile. Conosceva molto bene l'incredibile testardaggine dell'amico e probabilmente non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea nemmeno se glielo avesse detto in Klingon, in Elfico e nella lingua nera di Mordor.

Sheldon aveva già preso la giacca e la sua inseparabile tracolla, pronto per uscire.

<< Allora Leonard? Ti sbrighi o no ad accompagnarmi? >>

<< Non ti accompagno da nessuna parte! >> Leonard si alzò di scatto e si mise a un palmo dal naso di Sheldon << Non finchè non abbandonerai quell'idea ridicola di lasciarla! >>

<< Devo rammentarti il Contratto tra Coinquilini? E poi non ho detto che la lasciavo, ma che forse l'avrei lasciata, è un'ipotesi. Ho tutto il viaggio per pensarci. >>

<< Tutto il viaggio? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? >> Leonard era sempre più scioccato dalla conversazione.

<< Senti, se non hai intenzione di mantenere i tuoi oneri presi una volta firmato il contratto, prendo l'autobus e vado da solo. >> il suo sguardo era serissimo, esattamente come quando lavorava alle sue teorie. Se aveva intenzione di prendere un autobus a quell'ora e senza nemmeno usare i suoi "pantaloni da autobus" allora vuol dire che era davvero deciso ad andare fino in fondo. Rassegnato prese le chiavi della macchina e si avviò verso le scale, seguito da uno Sheldon soddisfatto per aver ottenuto un mezzo di trasporto più idoneo.

Dopo aver percorso il tragitto in totale silenzio una volta arrivati Leonard non riuscì a trattenersi dal dargli un ultimo piccolo avvertimento.

<< Sheldon, qualunque cosa tu stia pensando, ti prego, ripensaci. >>

<< Tranquillo Leonard è tutto sotto controllo >> e gli diede una pacca veloce sulla spalla, abbozzandogli un sorriso. Leonard guardò l'amico scendere dalla macchina e avviarsi sicuro verso l'entrata del palazzo per poi sparire dietro la pesante porta di vetro. Sapeva che non doveva lasciarlo da solo. Non era in grado di gestire una cosa del genere contando solamente sulle proprie forze e con tutta probabilità il risultato sarebbe stato disastroso; ma non poteva nemmeno stargli dietro come se avesse dieci anni. Era un adulto fatto e finito e abbastanza intelligente da capire come affrontare una situazione così delicata, anche se il termine delicatezza era di quanto più lontano e poco adatto ci fosse per descrivere la sua personalità.

 

Sheldon era fermo davanti alla porta di Amy per un tempo decisamente troppo lungo per i suoi gusti, eppure nonostante il suo cervello gli ordinasse di bussare la sua mano era ancora ferma lungo il fianco. Non capiva perché era tanto restio ad andare da Amy. In fin dei conti non poteva nemmeno rimanere lì in piedi come un fesso per tutta la notte, no?

Toc toc toc << Amy... >>.

Aspettò due secondi prima di continuare con quel gesto tanto abituale da essere diventato una sorta di rito.

Toc toc toc << Amy. >>

Riprovò dando dei colpi più energici,  ma Amy non era nemmeno dietro alla porta come era solita fare ad aspettare che finisse anche il terzo "richiamo".

Toc toc toc << Amy! >>

Questa volta fu ancora più decisivo. Era una bussata che non ammetteva di essere ignorata, eppure la porta era ancora immobile. Generalmente al terzo tentativo chiunque avrebbe aperto, un po' per cortesia, un po' per l'esasperazione di sentire la propria porta minacciata così a lungo.

Stava per rompere il suo rituale provando per  la quarta volta, ma fu interrotto da una Amy sulla soglia della porta con in mano un pacchetto di fazzoletti e gli occhi arrossati.

"Oh cielo, piagnistei" pensò Sheldon scrutandola attentamente e facendo una breve ipotesi in base agli indizi più evidenti. Ormai si considerava abbastanza bravo da poter intuire gli stati d'animo più elementari delle persone per cui era praticamente sicuro di averci azzeccato.

Cercò di trovare un sorriso che infondesse una certa sicurezza un po' come se stesse dicendo "sono venuto in pace", ma il risultato fu una smorfia inquietante che finì per rendere ancora più gelido il contesto.

<< Cosa vuoi? >> sbottò Amy vedendo la persona in quel momento meno gradita davanti a casa sua.

<< Prima di chiedere a una persona il motivo della sua visita dovresti farla entrare e offrirle una bevanda. Sai questo è il minimo richiesto in una circostanza simile. >>

<< Sai Sheldon solo ora capisco il livello della tua stronzaggine. >> dichiarò Amy guardandolo fisso negli occhi e scorgendo un guizzo di sorpresa.

<< Stronzaggine? >> ripeté il fisico non capendo come quel termine così grossolano potesse in qualche modo essere collegato alla sua persona.

<< Sì stronzaggine. >> Amy si scostò un po', quel tanto che bastava per farlo passare. << Se ti sei scomodato a quest'ora della sera per venire fin qui ci sarà un motivo particolare immagino. >> Raggiunse il divano dove c'erano una montagna di fazzoletti di carta che si riversavano sul bracciolo e sul pavimento.  Sheldon si sedette in un angolo del divano, ben lontano da qualunque fonte di germi.

<< Credo che il motivo lo sappia anche tu, altrimenti non staresti qui a riempire di muco quintali di fazzoletti di carta usa e getta in cellulosa disseminando, tra l'altro, ogni tipo di agente patogeno in grado di  contaminarmi. >>

<< Sheldon lo so che la nostra relazione ha preso una piega che né io né tu ci aspettavamo. >> Amy prese un altro fazzoletto e iniziò a rigirarselo fra le mani nervosa << All'inizio ero euforica all'idea di essere rimasta incinta, ma adesso non ne sono poi così sicura...>>

"Dobbiamo lasciarci" Nella mente del fisico  continuavano ad insinuarsi prepotentemente quelle due parole e più passava il tempo più se ne convinceva.

<< Quando hai reagito in quel modo ieri sera dicendo di non volere un figlio ho capito che in effetti noi due non siamo pronti per un tale impegno...Anzi, forse non lo saremo mai. >> il fazzoletto veniva torturato nelle mani di Amy e piccoli pezzettini cadevano sul tappeto. Sheldon la ascoltò in silenzio pensando che  fosse giunta alla sua stessa conclusione.

<< Vedi io non voglio...>> gli occhi le si riempirono di lacrime e si maledisse per essersi mostrata così debole di fronte a lui.  << Io non voglio rinunciare a te...Non voglio che la nostra relazione finisca così... >> Quelle due parole che rimbombavano trepidamente nella mente di Sheldon si fecero via via più deboli fino a diventare un lontano eco. Nemmeno lui voleva interrompere la relazione perché sì, la sua parte razionale gli diceva che quella era la scelta più logica e semplice, ma il suo cuore lo stava già condannando urlandogli contro tutta la sua disapprovazione. << Perché io ti amo Sheldon. >>

Il fisico rimase molto colpito nel sentire quella dichiarazione. Era la prima volta che una persona, una donna, mostrasse tutto quest'affetto e questo attaccamento per lui. Incredibilmente si accorse di provare lo stesso tipo di sentimento, lo stesso affetto veniva trasmesso reciprocamente.  Aveva sempre avuto un atteggiamento scostante verso tutti e per questo non aveva mai nemmeno immaginato di poter provare un tipo di emozione che aveva sempre trovato inutile se non ridicola e falsa.

<< Amy...>> Per la seconda volta si trovò nell'assurda ipotesi in cui la sua mente si rifiutava di elaborare un pensiero. In quel momento non pretendeva nulla di eccezionale, anzi si sarebbe accontentato anche della frase più sciocca ed elementare del mondo.  

<< Ci ho pensato a lungo e sono arrivata a una decisione...>> Fu lei a riempire quel vuoto cosmico che stava per mandare nel panico Sheldon. Amy era sicura di quello che faceva ma nonostante tutto le sue certezze crollarono  come un castello di carte non appena dovette rendere partecipe anche il suo compagno.

Iniziò a singhiozzare mentre Sheldon la guardava leggermente turbato. << Ho deciso di abortire. >> disse con un filo di voce ma che a entrambi giunse come un grido disperato.

Sheldon fu scosso profondamente da quella decisione. Non credeva che potesse giungere a tanto e capì quanto il cercare di fuggire dai propri problemi non portava altro che problemi sempre più grossi. Un tale sacrificio richiedeva una forza di volontà notevole e se Amy era arrivata a tanto era solo e unicamente per lui.

<< Amy io...>> titubante avvicinò la mano fino alla sua, sfiorandosi appena. Un gesto molto timido che però fu sentito come una scossa in grado di smuovere due animi così chiusi e distanti. Sheldon si sentiva strano. Era come se fino a quel momento fosse stato sotto l'influsso della famigerata Forza Oscura che non solo gli aveva plagiato la mente, ma che lo stava portando a condividere una scelta che lo avrebbero portato ad avere rimpianti per tutta la vita. Ora invece era come se fosse improvvisamente passato dalla parte dei Jedi, capendo che l'idea di lasciarsi era del tutto priva di ogni fondamento. << Io non voglio che tu faccia una cosa del genere...>> continuò il fisico  <<...È fuori da ogni concezione morale e etica.  Non potrei mai accettare il fatto che la futura mente geniale, il nuovo Homo Novis,  in grado di portare l'umanità in un periodo di prosperità, possa essere uccisa. >>

Il morale di Amy si risollevò un po' e volle provare a immedesimarsi in uno dei classici cliché in cui la donna avrebbe dato alla luce una sorta di prescelto, di eroe che si sarebbe battuto per la razza umana. Rise a quel pensiero piuttosto buffo per un momento simile e pensò di essere stata troppo influenzata dal nerdismo del suo fidanzato. Era così presa dal vortice di emozioni che provava che non si accorse di avere la mano di Sheldon stretta nella sua. Non l'aveva lasciata nemmeno un secondo e lei non poté fare a meno di darsi della stupida per non averci fatto caso prima. Erano momenti troppo preziosi per lasciarli andare via così facilmente; troppo importanti da volerseli imprimere nella mente in modo indelebile. Quando mai si sarebbero trovati di nuovo in una situazione così delicata e intima? Nemmeno Sheldon si accorse di cosa la sua mano stesse stringendo e quando la sua mente si focalizzò sul leggero intorpidimento delle dita immediatamente mollò la presa. Stava provando una varietà così ampia di emozioni tutte in una volta che lo stavano spaventando. Forse lo Sheldon di una volta sarebbe scappato, ma quello di adesso non voleva lasciarsi influenzare dai suoi timori.

Amy si asciugò gli occhi e continuò a pensare a quanto fosse fortunata ad aver trovato lui. Probabilmente un altro non si sarebbe nemmeno fatto vedere.

<< Sai Amy anche io provo lo stesso sentimento che hai detto di provare per me...>> Amy alzò di colpo lo sguardo dal pezzo di carta per verificare che fosse reale e non un'allucinazione uditiva. Sheldon aveva lo sguardo puntato su un angolo del tappeto come se in quel momento la fantasia dell'accessorio fosse diventata estremamente interessante.

Amy addolcì lo sguardo e sorrise intenerita. << Quindi anche tu mi ami? >> Sheldon mosse il capo in un cenno timido e quasi impercettibile mentre le guance si imporporavano di imbarazzo. Distolse l'attenzione dal tappeto per tornare nuovamente a specchiarsi negli occhi nocciola di lei.

<< Allora dimmelo Sheldon >> Amy tentò un azzardo avvicinandosi sempre di più al suo viso, convinta nel suo subconscio che si sarebbe allontanato. Invece rimase fermo come se il tempo si fosse bloccato in una frazione di tempo in cui entrambi erano semplicemente lì a fissarsi.

<< Dimmi che mi ami...>> continuò lei, accorciando sempre di più la distanza tra loro. Era arrivata ad un soffio dalle sue labbra, tanto che le particelle e le molecole che componevano i loro respiri si mescolavano in un vortice di sensualità e di paura per quella nuova esperienza. I battiti si fecero sempre più veloci, i respiri più irregolari e la voglia di incontrarsi diventava sempre più insostenibile.

<< Io...>> ormai le loro labbra si stavano sfiorando e il ti amo uscito come un leggero soffio venne catturato da Amy dopo che le sue labbra sia appoggiarono su quelle di Sheldon.

Quel contatto, che aveva sempre ignorato e schifato in quanto veicolo di una quantità di germi i grado di mettere in allarme il suo sistema immunitario, era stato in realtà molto piacevole. Certo, non esaltante come lo propinano in certi discutibili film per ragazzine con gli ormoni a mille, ma comunque non era nemmeno da condannare. Capì che con quel gesto non avrebbe preso nessuna malattia rarissima da far diagnosticare al Dottor House e che le sue preziosissime attività cerebrali sarebbero state perfettamente intatte. Infondo se era stato possibile il bacio interrazziale tra il capitano Kirk e Uhura non doveva poi essere una cosa tanto tragica se alla fine aveva ceduto anche lui, no?

Amy non era mai stata così felice.
Non solo avrebbe tenuto il bambino, ma Sheldon le aveva aperto il suo freddo e apatico cuore regalandole un momento indimenticabile, un momento che avrebbe inciso per sempre nella sua anima.

<< Questo non significa però che ci abbandoneremo a continui contatti fisici in luoghi inappropriati come al Cheescake Factory o che dovremo appellarci a vicenda con ridicoli soprannomi come "cucciolo amoroso" o altre stupidaggini che abbondano nei squallidi film che guarda Penny vero? >>

<< No non ci chiameremo "cucciolo amoroso", non ci terremo per mano quando saremo in giro insieme e non ci baceremo davanti ai tuoi amici >> lo tranquillizzò la neurobiologa.

<< Molto bene. >>

Amy gli sorrise lasciando trasparire tutto il suo ottimismo per un futuro in cui presto avrebbe fatto parte una nuova vita. Ne ricevette uno a sua volta, ma non l'ombra sbiadita di un movimento interfacciale che ricordava Joker nel momento in cui stava per uccidere Batman; ma un sorriso sincero, gioioso.

Erano pronti per una nuova vita.

Insieme.

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Capitolo 4
*** Il riflesso del conto alla rovescia (parte 1) ***


tbbt4

Eccomi qui! Perdonate il ritardo ma è successo di tutto in questo ultimo periodo. Oltretutto quando mi mettevo davanti al pc per scrivere, nella mia testa c'era il vuoto totale. Cioè no, sapevo cosa scrivere ma non sapevo come scriverlo e così passavo il tempo davanti alla pagina bianca di word senza scrivere una sola maledettissima parola. Quindi se il capitolo non è tutto 'sto granchè....mi dispiace <.< 
Forse anche i prossimi aggiornamenti saranno lenti perchè sinceramente (ma proprio con tutta la sincerità di questo mondo) non ho idea di come concludere la fanfic. Penso che ci vorranno due o al massimo altri tre capitoli più un piccolo epilogo, ma non so ancora bene cosa fare. 
Vabbè bando alle ciance ecco il nuovissimo capitolo, finito con uno sforzo sovrumano xD
A presto! (Si spera -.-)

Capitolo 4: Il riflesso del conto alla rovescia (parte 1)

<< Sì mamma è vero! Perchè dovrei mentirti? No, tutto naturale...Sì esatto niente laboratori...Mi dispiace ma non credo proprio che il tuo dio mi punirà per sempre nel fuoco eterno...>>

Leonard sfogliava pigramente una rivista scientifica e intanto ascoltava la conversazione tra Sheldon e sua madre. Purtroppo poteva sentire solo quello che diceva l'amico, ma comunque dalle frasi spezzettate non era poi così difficile ricostruire il dialogo completo, sopratutto se dall'altra parte del telefono c'era una religiosissima madre del Texas. Era passato più di un mese da quando avevano saputo della futura maternità di Amy e solo adesso Sheldon aveva trovato il coraggio di chiamare la signora Cooper. Infatti perfino Leonard riuscì a sentire piuttosto distintamente sua madre sbraitare un "Ma perchè non me lo hai detto subito?!" dal telefono.

<< Sì d'accordo...Va bene...Ciao. >> spense il telefono e sbuffò in direzione dell'amico.

<< Allora? >>

<< Mia madre verrà qui la prossima settimana...>> Sheldon si sedette pesantemente sul divano, evidentemente infastidito dalla futura visita della madre.

<< Bè c'era da aspettarselo. Non è il tipo di notizia che si da' tutti i giorni dopotutto...>>

<< Avrei preferito che si limitasse a mandarmi uno scialbo biglietto di auguri, invece ora dovrò sorbirmi inutili prediche sul fatto che se non mi pentirò la mia anima brucerà per sempre nell'inferno. >>

Leonard sorrise nel vedere l'espressione imbronciata che il fisico assumeva ogni qualvolta affrontava il temibile binomio madre+religione.

<< Dovresti dirlo a Amy. >>

Sheldon lo guardò perplesso. << Dirle che cosa? >>

<< Che tua madre verrà qui. Potrà, come dire, prepararsi psicologicamente a conoscere la futura suocera.>>

<< A parte la tua ostinazione a iniziare le frasi con le congiunzioni che rendono i tuoi dialoghi fastidiosi all'ascolto, ritengo che Amy e mia madre non abbiano nessuna ragione di incontrarsi. >>

<< E perchè mai? >> Sheldon lanciò un'occhiataccia di rimprovero per l'ennesima congiunzione a inizio frase e Leonard semplicemente lo ignorò dato che la lezione di grammatica in quel momento non gli interessava per nulla.

<< Perchè la mente debole di Amy potrebbe essere manipolata da abili e ingegnosi sotterfugi che finirebbero per farla lentamente piegare alla volontà di mia madre. >>  Leonard assunse un'espressione che partiva dal confuso per poi sfumare in preoccupazione  e inquietudine.

<< Questa tua affermazione ha un non so che di inquietante...Anche se non ho ben capito cosa intendi esattamente...>> Sheldon sospirò, rassegnato dal fatto che da quando il suo coinquilino usciva con Penny aveva avuto un notevole calo delle sue capacità intellettive. O meglio, la sua attività celebrale era stata costretta ad adattarsi a quella semplice e superficiale della bionda per cui ora bisognava ripetergli le cose due volte prima che capisse.

<< Mia madre si intrometterebbe troppo nella nostra relazione. >> disse semplificando il concetto come se stesse cercando di spiegare la teoria della complessità computazionale a un bambino.

<< Sei il solito esagerato. Scommetto quello che vuoi che in realtà non si intrometterà affatto nella vostra relazione e che sarà una nonna e una suocera perfetta, non come mia madre  che finirebbe per mettere degli elettrodi ai suoi nipoti pur di studiare il loro cervello! >> sbottò Leonard.

<< Tu non la conosci, non sai di cosa è capace...>> insistette Sheldon.

<< Davvero? Oh scommetto che sarà davvero terribile! Non vorrei essere nei tuoi panni! >> disse ironico l'amico. Erano già sull'orlo di un'ennesima discussione quando improvvisamente la porta si aprì ed entrarono Howard e Rajesh. Entrambi notarono che i due amici erano reduci da una lunga diatriba, ma non andarono oltre e preferirono invece illustrare il programma della serata.

<< Per la maratona Peter Jackson stasera guarderemo Lo Hobbit in blue-ray, versione integrale con commenti dell'autore. >> proferì l'ingegnere sfilando con estrema cautela il DVD dalla confezione.

<< Io ho portato birra light, patatine non fritte e snack a basso contenuto di calorie senza grassi aggiunti. >> Rajesh svuotò il contenuto della busta sul tavolino e Howard non potè risparmiarsi una delle sue classiche battutine sulla mancanza di testosterone nell'amico indiano.

<< Stasera siamo solo noi. Niente donne a cui bisogna spiegare la differenza tra Hobbit e Nani. >> continuò Howard sedendosi sul divano. Premette il tasto play e immediatamente furono catapultati  nel mondo fantastico di Tolkien.

<< A proposito qualcuno ha idea di cosa stiano facendo le ragazze? >> domandò Leonard per poi sentire un ponderoso "shh!" provenire dal lato destro.

<< Credo stiano parlando di cosa comprare per il futuro nascituro. Sai, robe come culle, camerette e...>> un altro "shh!" ancora più stizzito arrivò ad interrompere Howard che, per tutta risposta, gli lanciò uno sguardo truce.

<< Piacerebbe un sacco anche a me discutere di queste cose. Ogni volta che sta per nascere un bambino c'è una tale frenesia ed eccitazione che rende tutto unico e speciale! >> Raj si era già scolato mezza birra e intanto si era perso in uno dei suoi film mentali in cui si immaginava di essere a casa di Penny a sfogliare riviste per neo mamme.

<< Ma che cavolo! Stiamo guardando lo spin-off del Signore degli Anelli o dobbiamo discutere di argomenti tanto futili e banali da far invidia al circolo delle donne di mezza età?! >> sbottò Sheldon visibilmente alterato per le continue interruzioni.

<< Ma non sei un po' curioso di sapere cosa organizzeranno per tuo figlio? >>

Sheldon alzò un sopracciglio. << Ti sembra la faccia di uno a cui importi qualcosa? >>

<< No infatti...Immaginavo...>> rispose Leonard rassegnato.

<< Se fosse mio figlio gli comprerei il letto a forma di macchina, una pista per le Hotwheels così grande da non passarci dalla porta e, sicuramente, gli prenderei un Big Jim.>> disse Raj con aria sognante per poi diventare improvvisamente serio << Perchè i miei non mi hanno mai comprato un Big Jim?! >> alzò la voce per sottolineare il suo disappunto.

<< A parte il fatto che il Big Jim è fuori produzione da tipo 20 anni; non si sa ancora se sarà maschio o femmina...>> Sheldon si girò verso l'indiano << In ogni caso, Rajesh, le tue idee sono idiote. >> Raj si depresse un po' a sentirsi bocciate quelle idee che reputava, a suo modesto parere, geniali.

<< Secondo voi sarà maschio o femmina? >> domandò Howard. Ormai erano entrati nell'argomento e probabilmente, curiosi com'erano, sarebbero stati in grado di andare avanti per tutta la sera. Sheldon invece si era già seccato di tutte quelle chiacchiere. Non solo perchè ormai erano 15 minuti buoni che interrompevano il film impedendogli di seguire un solo dialogo, ma sopratutto perchè quelle erano tutte chiacchiere che ledevano, secondo lui, la sua sfera privata. Odiava quando la gente si intrometteva nella sua  vita.

<< Secondo me...>>

<< Considerando il fatto che è impossibile stabilire la combinazione dei cromosomi X e Y e che in alcun modo è possibile avvantaggiare uno o l'altro sesso...>> iniziò il fisico teorico interrompendo senza tanti scrupoli Leonard <<...Ritengo, comunque, che in base alle ultime statistiche e la composizione della mia famiglia  la probabilità che sia un maschio è molto alta. E spero vivamente che sia così. >> fece una breve pausa mentre gli altri lo fissavano curiosi di sentire le sue motivazioni.

<< Tanto per cominciare il cervello dei maschi ha l'emisfero sinistro più sviluppato rispetto a quello femminile ed è per questo che siamo più portati per le materie scientifiche. Poi i maschi hanno più controllo sulle loro emozioni, non hanno quel fastidioso problema del ciclo e non sono perfidi e meschini come le donne. >> Fortunatamente i presenti erano tutti uomini perchè se si fosse trovato in presenza delle loro donne probabilmente non sarebbe uscito vivo.

<< Sai Sheldon che c'è la possibilità che siano gemelli vero? >> lo punzecchiò Howard e subito Sheldon rizzò la schiena come se gli avessero dato un pizzicotto da dietro. << Magari due femmine...Non sarebbe fantastico? O perchè no magari quattro belle femminucce tutte insieme. >> continuò l'ingegnere scatenando delle risatine tra Raj e Leonard. Sheldon corrugò la fronte e si mise subito a riflettere. Effettivamente aveva una sorella gemella e, come la scienza insegna, è un fattore genetico quindi c'era la concreta possibilità che da lì a pochi mesi si sarebbe trovato non con uno ma ben si con due mocciosetti urlanti a cui badare. O forse quattro. Ma in quel caso non si sarebbe fatto trovare, poco ma sicuro.

<< A questo non avevo pensato...>> proruppe dopo aver riflettuto su quell'ipotesi per niente gradita.

<< Guarda il lato positivo...>> Sheldon guardò Leonard non capendo quale potesse essere questo fantomatico lato positivo in una situazione del genere. << Almeno non dovrai concepirne un altro quando il bambino ti assillerà perchè vuole un fratellino. >> gli altri ridacchiarono immaginandosi la scena.

 

Intanto le ragazze erano a casa della futura mamma a stillare una lista di tutto ciò che dovevano comprare. Era abbastanza presto per organizzarsi così ma erano tutte dell'idea che prima si comincia e meglio è. Girando per i vari siti internet si accorsero che effettivamente c'erano un sacco di cose che dovevano acquistare. Dalla cameretta alla culla, dai vestitini ai pannolini. Insomma da sola era piuttosto difficile far fronte a tutte quelle spese.

<< Mi ci vorrà un mutuo per prendere tutte queste cose. >> disse Amy notando che la lista si stava allungando sempre di più.

<< Mica dovrà gravare tutto sulle tue spalle. Puoi sempre farti aiutare da Sheldon. >> Bernadette finì di aggiungere "fasciatoio" alla lista.

<< Già, Bernadette ha ragione. Ha un sacco di soldi messi da parte, devi solo guardare in qualche action figure...Oddio che carino! >> squittì Penny alla vista di un grazioso vestitino da bambina.

<< Sì anche questo è vero. Dovrò parlarne con lui e... >> si alzò di colpo in piedi e corse in bagno in preda a un attacco di nausea improvviso.

<< Sarà una gravidanza molto lunga...>> disse Bernadette a bassa voce e Penny annuì, ritornando a spulciare tra i vari siti.

***

<< Buongiorno signora Cooper, è sempre un piacere rivederla! >>

<< Grazie, anche per me è un piacere Leonard. >> Mary entrò nell'appartamento e si mise subito alla ricerca del figlio. Intanto Amy era seduta sul divano, nervosa, mentre guardava la futura suocera. Le dava ancora le spalle e discuteva con Leonard su quanto cominciasse a pesarle il viaggio dal Texas fino a Pasadena e se avesse parlato con Sheldon sulla possibilità di trasferirsi entrambi più vicino. Amy la guardava così intensamente che  Mary sentiva come una presenza alle spalle e questo la spinse a girarsi e a notarla. Rimase un attimo bloccata a studiarla e Amy si sentì ancora più a disagio ad avere quello sguardo puntato addosso perchè era lo stesso sguardo attento e analizzatore di Sheldon. Finalmente Mary si decise a rompere quella momentanea staticità avvicinandosi e tendendole la mano.

<< Tu devi essere...>>

<< Amy! È un vero piacere conoscerla anche se in realtà ci siamo già incontrate...>>

<< Sì mi ricordo di te...>> Mary continuava a fissarla dritta negli occhi come se potesse carpire ogni sorta di informazioni utili semplicemente usando il pensiero. Amy avvertiva una sorta di freddezza, quasi la donna volesse prima metterla alla prova. Ok che lei era la persona che avrebbe passato il resto della sua vita con Sheldon e sapeva quanto lei fosse legata a suo figlio perciò capiva tutta quella diffidenza, dopotutto. La tensione fu spezzata da Leonard che domandò alla signora Cooper se gradisse una tazza di caffè e Amy non potè che ringraziarlo mentalmente per essere stato tanto perspicace.

<< Sai, non pensavo che Shelly si sarebbe mai impegnato in una relazione seria e devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita...>> mescolò con calma il caffè senza mai, tuttavia, staccarle gli occhi di dosso. <<...Penso che facciate una bella coppia. >>

<< G-Grazie...>> balbettò Amy. Ora che aveva superato la prova poteva anche tirare un sospiro di sollievo.

<< A proposito...>> Mary tirò fuori dalla borsa un bigliettino e glielo porse. << Qui c'è il numero di quello specialista di Houston...Sai, nel caso dovesse servire...>> mormorò la signora Cooper per non farsi sentire.

Amy lo prese un po' titubante e non sapeva se ringraziarla o far finta di niente. Non le andava molto l'idea che suo figlio avesse bisogno di essere visitato da qualche specialista, psichiatra o chi altri.

<< Non ti preoccupare te ne accorgerai subito...>> disse fraintendendo la perplessità di Amy.

In poco tempo Sheldon fece la sua comparsa. Immediatamente un' espressione gioiosa si dipinse sul volto della madre.

<< Ciao mamma >>

<< Ciao Shelly! Allora dimmi come stai? Tutto bene? >> Gli occhi chiari di Mary ardevano dal desiderio di sapere cosa fosse successo tra lui e Amy, cosa lo avesse spinto a prendere una decisione tanto importante e, sopratutto, come stavano procedendo le cose. Sheldon appoggiò un dito sotto al mento e cominciò a riflettere.

<< Mmh...I miei movimenti intestinali sono regolari, ho fatto sistemare la carie e non devo togliermi nessuno dei quattro denti del giudizio quindi direi che sto bene. >>

Mary sbuffò per il fraintendimento di Sheldon riguardo il suo "come stai" interpretandolo a suo modo. Avrebbe dovuto essere più specifica.

<< No, intendevo come vanno le cose tra voi due e come vi state organizzando per questa...gravidanza >> disse l'ultima parola quasi con cautela, non sapendo ancora come Sheldon avrebbe reagito una volta toccato questo argomento.

<< Ah quello...Bé insomma noi...>>

<< Ci stiamo lavorando >> lo interruppe Amy. << Stiamo valutando ogni cosa: da cosa acquistare al vivere insieme in una casa nostra. >> Sheldon inarcò le sopracciglia sorpreso dato che l'opzione "vivere insieme in una casa nostra" non era ancora stata nè discussa nè anche solo immaginata.

Mary sorrise compiaciuta.

<< Mi fa piacere che voi due andiate così d'accordo, ma c'è ancora un aspetto a cui tengo molto e che non avete ancora accennato. >> Amy e Sheldon si guardarono senza capire a cosa si stesse riferendo mentre Leonard invece aveva già intuito qualcosa. Mary rimase basita nel vedere il loro silenzio, segno che non ci avevano nemmeno pensato.

Si protese verso di loro. << Quando vi sposerete? >>

 

<< Cosa? La signora Cooper vuole che voi due vi sposate?! >>Penny era incredula e sia Amy che Bernadette non capivano il motivo di tanto stupore.

<< Mi sembra una cosa normale dopotutto...>> disse la microbiologa e Amy annuì in risposta.

<< Sì ma stai per stipulare un contratto che ti legherà a vita con Sheldon! Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico! >> continuò la bionda. Amy fece finta di non aver sentito quest'ultima parte.

<< Penny ma sei cattiva! Se loro due si amano qual è il problema? >> disse Bernadette che, al contrario di Penny, era al settimo cielo per il matrimonio.

<< E Sheldon come l'ha presa? >> disse la ragazza ignorando la domanda dell'amica. Amy sospirò.

<< Come vuoi che l'abbia presa? Prima ha fatto una faccia tra lo sconvolto e lo scioccato, poi ha ribadito più volte che non ha nessuna intenzione di sposarsi e infine ha detto a sua madre di smetterla di dirgli cosa deve fare. >>

<< Wow...E la signora Cooper cos'ha detto? >>

<< Ha detto che se si azzardava a fare di testa sua non gli avrebbe parlato per il resto della sua vita. Ha cominciato a tirare fuori discorsi del tipo "sai che figura ci faccio in chiesa quando sapranno che hai avuto un figlio al di fuori del matrimonio!?" e cose simili. >> Amy fece una pausa. << Io sono d'accordo sul sposarsi, anzi ne sarei felicissima, ma non voglio che lui lo faccia solo perchè è obbligato da sua madre! >>

<< Dai su...Vedrai che le cose si sistemeranno in qualche modo...>> cercò di tirarla su di morale Bernadette, ma era una situazione abbastanza complessa e delicata. Avevano un po' tutti le mani legate perchè a parte cercare di farlo ragionare non c'era poi molto da fare. Penny, forse per la prima volta da quando lo conosceva, capiva come si sentiva a motivo di tutte le volte che si era ritrovata a rifiutare le proposte di Leonard e per questo non se la sentiva di condannarlo completamente. Forse proprio per questo era l'unica che poteva dargli un consiglio sincero.

***

 

Sheldon era in lavanderia a fare il bucato come ogni sabato pomeriggio. Penny fece il suo ingresso e aspettò che il ragazzo finisse di mettere il detersivo nella lavatrice.

<< Ciao Sheldon >>

<< Ciao Penny >> disse apatico. Chiuse lentamente lo sportello e prese gli indumenti da piegare. Cominciò mettendo la maglia di Lanterna Verde nell'apposito piega maglie mentre Penny restava immobile sull'entrata.

<< Tua madre è partita? >> chiese lei dopo aver fatto qualche passo verso di lui.

<< Sì stamattina. >> rispose Sheldon tagliente. Penny si morse il labbro. Aveva scelto proprio un brutto momento.

<< Dato che sei qui senza una cesta con della biancheria sporca e che nessuna lavatrice contiene tuoi indumenti deduco che tu non sia qui per fare il bucato come di consueto. >> disse il fisico mentre piegava la maglia di Superman.

<< Già infatti...>> mormorò la bionda.

<< Sei venuta per farmi anche tu un discorsetto su questa cosa del matrimonio? Ti ha mandato mia madre vero? Tra lei e Leonard comincio ad essere stufo. >>

<< Senti, so cosa stai provando e ti capisco benissimo...>> Sheldon le lanciò un'occhiata che ammetteva tutto il contrario. Penny proseguì. << È per questo che ti dico di non accettare se non vuoi. >> Il fisico interruppe il suo lavoro e la fissò sorpreso.

<< Penso che farlo perchè si è obbligati sia la cosa più sbagliata da fare. Potresti non essere...>> Penny si bloccò e iniziò a tormentarsi il labbro con i denti.

<< Essere? >> Sheldon la incalzò a proseguire.

<<...Felice. >> Il fisico teorico rimase in silenzio e per diversi secondi rimasero così, fermi a guardarsi negli occhi chiari senza dirsi una parola.

<< Io voglio che tu sia felice Sheldon...>> continuò la bionda << Potete restare insieme senza che sia uno stupido pezzo di carta a dirlo. Ecco questo era quello che volevo dirti. >> Penny uscì e salì velocemente le scale, lasciandolo lì da solo con ancora la maglia di Superman da piegare. Rimase così turbato che interruppe il suo lavoro, gettò gli ultimi indumenti nella cesta e ritornò a casa sua. Mentre saliva la lunga rampa delle scale mille pensieri cominciarono a frullargli nella sua geniale mente. Se da una parte riteneva che il pensiero di Penny fosse tra i più logici e fattibili, oltre a essere totalmente d'accordo, dall'altra si sentiva come schiacciato da una strana pressione.

Forse infondo infondo sentiva il bisogno di ufficializzare la cosa.

O forse erano solo le idee inculcate da sua madre fin da quando era piccolo a farlo sentire così. Leonard in quei giorni gli aveva ripetuto fin alla nausea che ormai non poteva più permettersi di pensare solo ed esclusivamente ai suoi interessi, che doveva che entrare nell'ottica del "noi" e abbandonare quella dell'"io".

Forse se per una volta cedeva non sarebbe successa la fine del mondo. Avrebbe comunque potuto fare tutto quello che aveva fatto fino a quel momento.

Magari quello che sentiva era solo paura. Paura di dover stravolgere la sua vita di punto in bianco, di abbandonare quella casa e quella familiarità che aveva acquisito dopo tutti quegli anni. Paura di perdere la sua amicizia con Leonard.

Era in balia di due fuochi e non aveva idea di cosa fare.

Entrò in casa e abbandonò la cesta in un angolo, cosa che suscitò un certo stupore nel coinquilino dato che quella era sicuramente la prima volta che lasciava in giro qualcosa e conoscendo la sua ossessione per l'ordine non era affatto un segno positivo.

<< Tutto bene? >> chiese Leonard, ma venne completamente ignorato da Sheldon che si mise a smanettare al computer.

<< C'è qualcosa che non va? Ehi, ma mi ascolti? >> Sheldon non lo degnò di uno sguardo perciò Leonard provò a mettere un episodio di Babylon 5, la serie odiata dall'amico. In poco tempo fece effetto e Sheldon si girò appena, giusto per guardarlo con la coda dell'occhio.

<< Hai intenzione di guardarlo fino alla fine? >>

<< Ah, ma allora non sei stato colpito da un improvviso attacco di mutismo! >> commentò ironico << Si può sapere che ti prende? >>

<< Niente non sono affari tuoi. >> disse tagliente Sheldon.

<< Sheldon andiamo...Se non mi dici nulla non ti posso aiutare! >>

<< Grazie, ma i tuoi consigli sono proprio gli ultimi che vorrei sentire. >> rispose lapidario.

Leonard sospirò. << Bè grazie tante! Arrangiati allora...>> sbottò infastidito.

<< Sono sempre più convinto dell'idea di non sposarmi...>> cedette infine Sheldon.

<< Oh, ci risiamo...>> mugugnò fra sè e sè Leonard portandosi una mano sulla fronte. << Ne abbiamo già parlato, cosa c'è ancora che non ti convince?! >>

<< Non lo so...Forse la consapevolezza che non sarà più come prima, che non potrò vivere come voglio io, che non avrò le mie libertà...>>

<< Sheldon ma già il fatto che stai per avere un figlio da lei e che probabilmente andrete a vivere insieme costituisce già di per sè una sorta di matrimonio! Si tratta solo di ufficializzare la cosa. Vedila come un modo per far contenta tua madre a questo punto...>>

Leonard aveva ragione. Con Amy aveva già discusso su chi andava a vivere da chi quindi una volta messo in atto il programma si trattava di un vero e proprio matrimonio, anche se non davanti alla legge. Non era certo il tipo che preferiva restare fidanzato a vita per paura di assumersi degli impegni o per avere la possibilità di cambiare spesso partner così, giusto per passare il tempo. Cosa dovrebbe fare a questo punto?

Ascoltare Penny o Leonard?

 

Il mattino dopo Sheldon era già dall'altra parte del pianerottolo a un orario che la ragazza non avrebbe mai e poi mai definito tollerabile.

 Toc toc toc  << Penny! >>

 Toc toc toc << Penny! >>

 Toc toc toc << Penny! >>

La ragazza aprì la porta ancora assonnata e Sheldon la guardò titubante.

<< Sì? >>

<< Ho deciso. >> disse guardandosi intorno nervoso. Penny incrociò le braccia aspettando una risposta.

<< Mi accompagneresti a prenderle l'anello? >>

Penny sorrise. Aveva fatto bene a farsi insegnare da Mary Cooper quella cosa chiamata "Psicologia inversa".

***

Sheldon era seduto al solito posto mentre guardava distrattamente un episodio di Doctor Who. Continuava a far passare velocemente lo sguardo dallo schermo all'ingresso e cercava di captare ogni singolo rumore che proveniva al di fuori. Appena sentì il cigolio della porta (che aveva sempre trovato fastidioso ma che in quel momento gli si era rivelato davvero utile) e dei passi echeggiare nel corridoio, si fiondò immediatamente verso l'uscita.

<< Amy puoi venire un attimo per favore? >>

Amy rimase un po' sorpresa nel vedere il fisico fare capolino così di fretta. Gli si leggeva in faccia una certa inquietudine come se avesse una gran fretta di dire qualcosa.

<< Adesso? >> chiese la ragazza.

<< Sì adesso. >> tagliò corto Sheldon.

Amy scrollò le spalle e lo raggiunse, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Penny sull'uscio di casa sua con un sorrisetto da "ho capito tutto". Neanche il tempo di rientrare e dall'appartamento 4A uscì un Leonard spinto fuori in malo modo.

<< Ehi ma che ti salta in mente!? >> battè alcuni colpi, incredulo di essere appena stato sbattuto fuori. << Questa è ancora casa mia se non ti dispiace! >> urlò invano.

Penny alzò gli occhi al cielo e sospirò. In poche falcate lo raggiunse e lo trascinò verso casa sua.

<< A volte sei così stupido! >> commentò la bionda.

<< Ma-ma...! >> balbettò il ragazzo non capendo più niente. Un attimo prima era sul suo comodo divano a guardarsi lo speciale per i 50 anni di Doctor Who e adesso si trovava a casa di Penny dopo essere stato brutalmente cacciato via dal suo coinquilino senza un motivo logico. Una serata che avrebbe ricordato a lungo.

 

<< Allora che cosa c'è? >>

Sheldon era indeciso su come cominciare. Poteva semplicemente preparare una bevanda calda e offrigliela come la consuetudine voleva, essendo sua ospite, oppure potevano restare lì in piedi e iniziare subito, senza perdersi in inutili convenevoli. Optò per la prima ipotesi in modo che potesse avere qualche manciata di minuti in più per richiamare a sé tutta la calma possibile e per prepararsi mentalmente in modo da sentirsi a suo agio.

Amy lo guardò da sotto gli occhiali mentre si portava la tazza con il liquido fumante alle labbra. Non si erano ancora detti una parola e l'unico suono che si sentiva era il bollitore che gorgogliava sul fuoco. Odiava quei silenzi lunghi e imbarazzanti non essendoci abituata, dato che il fisico era conosciuto per la sua logorrea molto spesso sfiancante.

<< Amy...>> iniziò finalmente Sheldon <<...l'usanza tipica degli occidentali prevede che prima di giungere all'accordo vero e proprio l'uomo o, per meglio dire il fidanzato, offra un dono che ha la funzione di simboleggiare un patto che verrà confermato con una frase standard a cui la fidanzata sarà tenuta a rispondere nel 95% dei casi in modo positivo...>> tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un cofanetto di velluto blu. Alla vista dell'oggetto il cuore di Amy perse un battito. Era tutto vero o era vittima di qualche sostanza allucinogena finita in uno dei piatti del Cheescake Factory? Lo prese tra le mani e ci volle qualche secondo prima che riuscisse ad aprirlo e quando vide l'anello brillare per poco non svenne. L'emozione che provava era così forte che l'unica cosa che riusciva a fare era balbettare parole sconnesse mentre con la mano tremante cercava di infilarsi l'anello al dito.

<< Amy...Vuoi...>>

<< Sì! >> lo interruppe << Sì, voglio sposarti! >> esclamò Amy al massimo dell'euforia. Non riuscì a trattenersi e lo abbracciò e Sheldon, non ancora abituato nè a tutto quell'entusiasmo nè a quel contatto si limitò semplicemente a darle due pacche veloci sulla schiena. Era stato uno sforzo quasi disumano farle quella dichiarazione, eppure nei film sembrava tutto così semplice. Però nel vederla così felice provò anche lui un sentimento piuttosto piacevole e che non si sarebbe mai aspettato di provare.

***

<< Così il prossimo a sposarsi tra di noi è Sheldon...Chi se lo sarebbe mai immaginato! >> commentò Leonard mentre tirava fuori dal sacchetto di plastica i piatti ordinati dai suoi amici.

<< Ma sopratutto...Quante possibilità c'erano che uno come lui si sarebbe mai sposato? Se fossi in voi due inizierei a preoccuparmi seriamente...>> aggiunse Howard rivolto ai due nerd ancora scapoli e che si limitarono solo a guardarsi di sottecchi.

  << Non è che mi vada molto a genio sinceramente...Però ormai è fatta e non è più possibile tornare indietro...>> borbottò il fisico teorico mentre scrutava il suo piatto per essere sicuro che Leonard avesse ordinato giusto.

<< Stai parlando come se stessi per partire per la guerra e non sai se tornerai vivo. >> obiettò Raj.

<< Infatti è esattamente così che mi sento. >> mormorò Sheldon e gli altri tre sbuffarono sonoramente all'unisono di fronte all'ennesima affermazione decisamente fuori luogo ed esagerata.

<< Comunque tornando al discorso di prima,  dovresti cominciare a pensare a come organizzarvi dato che volete fare tutto prima che nasca il bambino...>> suggerì Leonard.

<< È tutto sotto controllo. >>

<< Il tuo "è tutto sotto controllo" si riferisce al fatto che tu te ne starai completamente al di fuori mentre a pensare a tutto sarà Amy? >> continuò il suo coinquilino nonché migliore amico.

<< Esattamente. >>

<< È evidente che avete bisogno di aiuto quindi mi offro io, il vostro wedding planners personale! >> commentò Raj già eccitato all'idea di organizzare le nozze.

<< Scusa e da quando saresti il nostro wedding planners? >> obiettò Sheldon che al solo pensiero di lasciare tutto nelle sue mani lo fece rabbrividire.

<< Da quando ho organizzato per Howard un matrimonio fa-vo-lo-so! >> continuò l'amico indiano << Anche se non mi ricordo più di tanto come si è svolto dopo il pranzo dal tanto avevo bevuto...>>

<< Già, lasciati aiutare e vedrai che non te ne pentirai! >> enunciò l'ingegnere e subito gli altri due annuirono energicamente.

<< Detto da te Howard la raccomandazione "non te ne pentirai" suona più come una minaccia che come una vera e propria rassicurazione...>> Howard gli lanciò un'occhiataccia, ma Sheldon lo ignorò e continuò <<...Nonostante tutto però mi vedo costretto ad accettare i vostri consigli e aiuti come il protocollo sociale prevede in queste circostanze. >>

<< Allora dobbiamo dividerci i compiti...Howard tu penserai alla location e mi raccomando non deludermi... Leonard tu dovrai preparare gli inviti mentre io penserò a tutto il resto vestito e bomboniere comprese. >> ordinò Raj assumendo già il ruolo del leader.

<< Vestito? Ma a quello non ci penseranno già le ragazze? >> replicò Howard.

<< Senza di me chissà cosa compreranno...Ho già in mente un paio di modelli che potrebbero starle bene...>> riflettè posandosi due dita sotto il mento e fissando un punto non ben definito dietro di loro. Howard scosse la testa rassegnato dagli atteggiamenti decisamente troppo effeminati che ultimamente stavano venendo alla luce. Restarono in silenzio per diversi minuti ognuno assorto nei suoi pensieri tra un boccone di cibo thai e l'altro finchè Leonard non lo interruppe.

<< A proposito come vi organizzerete dopo? Cioè andrai a vivere da lei o vi prenderete una casa vostra? >>

<< Andrò da lei...O almeno questo è il piano B. >> disse Sheldon.

<< E qual'era il piano A? >> chiese il fisico sperimentale.

<< Il piano A era cacciarti via di casa per far venire Amy qui...>> Leonard lo guardò male <<...Come la logica suggerirebbe del resto. >> aggiunse infine.

<< E hai accettato così? Di punto in bianco? Senza lamentarti e senza farci venire l'esaurimento? Wow mi sorprendi sempre di più! >> disse sarcastico Wolowitz facendo finta di essere colpito e sorpreso.

<< L'idea di dover cambiare casa e ambientarmi nuovamente in un posto nuovo mi uccide. Tuttavia non posso nemmeno pretendere di rimanere qui per tutta la vita...Oltretutto se l'ho già fatto una volta, andando via dal Texas, sono benissimo in grado di rifarlo nuovamente. >> Sheldon cercò di autoconvincersi il più possibile anche se i risultati erano piuttosto scarsi dato che sapeva che non sarebbe stato per niente facile.

<< Quindi significa che tra un po' sarò libero! Niente contratti, niente prove di evacuazione, niente commenti sarcastici sul mio lavoro! >> affermò euforico Leonard e Sheldon lo guardò storto. << Quando te ne vai? >>

<< Me ne andrò soltanto tra qualche mese...E comunque se non ti stavo bene potevi anche cambiare casa >> continuò il fisico offeso.

<< Dai non offenderti...>> provò a dire Leonard ma fu subito interrotto dall'amico.

<< Comunque dovrete aiutarmi a portare via tutte le mie cose, ma tranquilli mi sdebiterò offrendovi una pizza. Inoltre dovrò concordarmi con te Leonard sulle cose che abbiamo acquistato insieme come la spada che abbiamo appeso vicino alla porta...>>

<< Quella è pericolosa per il bambino quindi resta qui. >> Leonard accennò un sorrisetto di vittoria quando notò l'espressione contrariata dell'amico e la sua riluttanza ad accettare nonostante sapesse che aveva ragione.

<< Sì d'accordo la spada resta qui...>> mormorò infine.

 

 

 I mesi seguenti furono piuttosto movimentati, stressanti, ma nello stesso tempo eccitanti. Più si avvicinava la data delle nozze più si sentiva nell'aria una certa frenesia che venne notata perfino dai colleghi di lavoro nonostante fossero all'oscuro di tutto. Ormai era tutto pronto: il vestito c'era, gli invitati anche, gli inviti in Klingon per i suoi tre amici e quelli normali per gli altri pure; insomma tutto procedeva secondo gli attenti e meticolosi piani di Raj.

Erano riusciti persino a organizzargli un addio al celibato che, seppur molto semplice e senza nessuna pretesa, finì per assomigliare molto a quello di Howard ovvero ubriacatura di praticamente tutti gli invitati con racconti imbarazzanti e più o meno compromettenti da quelli che fino a poche ore prima poteva ancora considerare amici, ma che dopo Whiskey e Brandy finirono per diventare dei veri e propri traditori. Ovviamente praticamente nessuno si sarebbe ricordato una sola parola di quello che avevano detto e incredibilmente nessun filmato finì su Youtube. Una serata praticamente perfetta. Perfetta anche se forse avrebbe causato una crisi depressiva in Stuart dato che ancora si chiedeva come fosse possibile che uno come Sheldon avesse trovato l'amore della sua vita mentre lui passava le serate solo come un cane nel retro di una fumetteria.

Sheldon stava vivendo quei mesi con una certa ansia. L'idea di avere decine e decine di sguardi puntati addosso lo stava già mettendo sotto pressione e sapeva che probabilmente avrebbe avuto la faccia da pesce lesso per tutta la durata della cerimonia. Poi tutta quella cosa delle foto, degli auguri degli invitati, i discorsi, i brindisi...Sarebbe stata una giornata d'inferno. Rimpianse di non essere nato in una di quelle tribù indigene in cui come unico rito bisognava semplicemente sacrificare un animale a qualche divinità.

***

Amy era ormai al sesto mese e mancavano poche settimane al matrimonio.  Si massaggiò il pancione e intanto ascoltava i discorsi del suo fidanzato e i suoi amici riguardo a vampiri, zombie, lupi mannari e altre creature mitologiche mentre Penny e Bernadette li guardavano annoiati. Avevano da poco saputo che sarebbe stata una femmina e questo aveva mandato Amy al settimo cielo dato che sperava fosse proprio una femminuccia al contrario di Sheldon che aveva passato la giornata con una faccia da funerale e perfino la ginecologa gli chiese perchè fosse tanto abbattuto e la sua risposta poco delicata e decisamente maschilista aveva lasciato le due donne offese nel loro orgoglio femminile.

<< Se un lupo mannaro morde uno zombie, che morde un vampiro che a sua volta morde un essere umano quest'ultimo diventa uno zombiro mannaro? O i poteri si danno battaglia dentro il suo corpo finchè esso non implode su se stesso? >> Raj espose la sua teoria contorta sull'acquisizione dei poteri paranormali e subito si accese un dibattito che fece rimpiangere alle ragazze di non essersi trovati dei fidanzati normali.

<< Ok questa cosa è durata anche troppo...>> sbottò Penny ormai esasperata da quei discorsi senza senso. << Ragazzi perchè invece di parlare di queste cose così strane  e macabre non parliamo di qualcosa di più allegro? >>

<< Giusto! Mancano solo tre mesi e non avete ancora scelto il nome...>> intervenne Bernadette.

 << Oh quello...Il nome sarebbe già stato deciso se qualcuna non si ostinasse tanto nell'affermare che il nome scelto non sia adatto...>> borbottò Sheldon.

<< Te lo scordi che chiamerò mia figlia come l'elfo donna de Il Signore degli Anelli! >> sbottò esasperata Amy.

<< Si chiama Arwen, Amy, Arwen...>> le ricordò il fisico che per tutta risposta ottenne uno sguardo truce dalla donna.

<< Bè infondo Arwen era un elfo che ha rinunciato alla sua immortalità per amore e quindi...>> Amy incenerì Leonard con gli occhi perchè ci doveva solo provare a dargli ragione. << Ok sto zitto. >> mugugnò infine Leonard.

<< Ho un'idea...che ne dite se ognuno dice un nome finchè non si trova quello che piace? >> propose Penny e gli altri annuirono tranne Sheldon  che non era per niente convinto della validità dell'idea. Nessuno avrebbe trovato un nome che sarebbe stato in grado di superare Arwen nella sua scala di preferenze.

<< Ok inizio io che ne dite di...uhm...Audrey? >> provò Leonard, ma il nome venne subito bocciato da Penny.

<< No no, non mi piace...>>

<< Allora Margaret? >> continuò il ragazzo, ma anche quello venne bollato sempre da Penny.

<< Jasmine, Jane, Julie, Janet? >> Anche i nomi scelti da Howard non trovarono il consenso della ragazza che scosse la testa in un cenno di dissenso.

<< Kamala, Madhuri, Shreya, Leela? >> Subito tutti guardarono Raj perplessi. << Bè in India sono nomi molto diffusi! >> provò a giustificarsi.

<< A me piace un sacco Abigail! >> squittì Bernadette e Penny fece una smorfia di disgusto.

<< Penny non puoi essere tu a decidere il nome! >> la rimproverò il fidanzato, ma per tutta risposta lo ignorò senza farsi molti scrupoli.

 << Che ne dite invece di Elizabeth? È un nome molto popolare oltre che piuttosto bello! >> esclamò la bionda. Amy però non ne era convinta e nemmeno a Sheldon piaceva quindi si misero di nuovo a riflettere su un possibile nome. Howard usò il tablet per cercare su un sito di nomi, ma la quantità esorbitante che vi trovò lo fece andare ancora di più in confusione.

Improvvisamente il volto di Amy si illuminò. Forse aveva trovato il nome perfetto.

<< Che ne pensate di Grace? >>

Penny provò a ripetere il nome una volta e poi una seconda volta più lentamente, come se volesse scandire ogni singola lettera e sentire ogni suono.

<< È...È davvero bellissimo! >> esclamò Penny sorridendo e anche gli altri dopo una veloce riflessione parvero essere d'accordo.

<< Ti piace Sheldon? >> chiese Amy.

<< Premetto che io avrei scelto in ogni caso Arwen, tuttavia Grace è il nome migliore che sia venuto fuori. Ma se sei proprio convinta a non volerla chiamare come voglio io...>> provò a fare il finto offeso nella speranza che cambi idea e che decida per il nome che aveva optato fin dall'inizio.

<< Ok abbiamo deciso allora! >> Amy si passò la mano sul ventre gonfio << Si chiamerà Grace >>

<< Grace...Grace Cooper...Suona bene. >> disse Leonard.

Amy non vedeva l'ora che quei tre mesi passassero. Voleva vedere la sua bambina, voleva stringerla e prendersi cura di lei. Voleva crescerla e darle tutto il suo amore. Già si immaginava una piccola bimbetta di due anni che le correva incontro urlando "mamma!" ogni volta che tornava a casa. Sapeva che non sarebbe stato facile e che da lì a pochi mesi la sua vita non sarebbe più stata come prima, ma sognava di avere una famiglia da così tanto tempo che ora le sembrava quasi impossibile che tutto ciò che desiderava di più alla fine l'avesse ottenuto. Avrebbero trovato imprevisti e difficoltà, ma non si sarebbero mai persi d'animo perchè insieme avrebbero affrontato la vita e ciò che il destino avrebbe avuto in serbo per loro.

E non avrebbe avuto rimpianti perchè non avrebbe cambiato una sola cosa della sua vita.

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Capitolo 5
*** Il riflesso del conto alla rovescia (parte 2) ***


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Buonsalve a tutti!~ Un po' in ritardo, ma comunque vi avevo avvisati che gli aggiornamenti non sarebbero stati veloci. Or dunque cosa posso dire? Niente oltre al fatto che c'è un piccolissimo spoiler della puntata 7x11 (nulla di stratosferico eh, quindi tranqua se non avete visto l'episodio ma dovete rimediare il prima possibile u.u) e che per il finale probabilmene mi odierete a morte. Già lo so che devo prepararmi prima di venire demolita all'istante <.< Meglio smetterla qui prima di fare spoiler già dalle note autore per cui vi lascio al quinto capitolo (di già?! Sembrava ieri che avevo iniziato il primo loool ) Ok basta. 

Detto questo spero di ricevere tanti commenti positivi!

Ah già non ho risposto alle recensioni. Sono davvero una brutta persona. Sono stata cooooosì impegnata (seh) che praticamente mi sono scordata (non avevo voglia) di rispondere una per una (ah, la pigrizia. Come se ce ne fossero tante a cui rispondere) quindi lo faccio qui.

Grazie, grazie, grazie, grazie! Sono felicissima che vi piaccia e i vostri commenti mi incoraggiano ad impegnarmi a fondo per ogni capitolo e, sopratutto, a portare fino alla fine questa storia! ♥ Sniff, mi commuovo T.T

Ma ora ciancio alle bande (?) vi lascio davvero al quinto capitolo^^ mentre mi nascondo in un angolino buio.

Alla prossima~

Capitolo 5: Il riflesso del conto alla rovescia (parte 2)

Sheldon era nell'ufficio del Dottor Gebolhauser da quindici minuti buoni ormai. Per tutto il tempo il direttore non aveva fatto altro che elogiare la sua mente geniale e il suo talento per le materie scientifiche e che tutte queste qualità rappresentavano un vanto per l'università. Aveva sempre saputo di essere la persona più intelligente a lavorare lì e anche i suoi colleghi, chi più chi meno, non mettevano in dubbio la sua superiorità intellettuale. Solo non capiva come mai il direttore stesse riconoscendo il suo valore in un modo tanto plateale e sopratutto dopo tutti quegli anni.

<<...Quello che sto cercando di dirle Dottor Cooper è che ultimamente i suoi lavori ne stanno risentendo molto. Non solo le sue ultime teorie sono inconcludenti e prive di alcuna base scientifica, ma il suo ultimo lavoro, quello riguardante la costante cosmologica,  è palesemente copiato dal suo collega Leonard Hofstader. >>

Sheldon rimase spiazzato nel constatare che tutti gli elogi di prima erano solo un mero e inutile sotterfugio per arrivare al vero punto della questione, ovvero che Sheldon Cooper non era più il brillante scienziato di un tempo. 

Rimase fermo davanti alla scrivania del Dottor Gebolhauser, tormentandosi le mani nervosamente mentre il direttore lo fissava intensamente aspettandosi una qualche sorta di spiegazione. Spiegazione che, conoscendo il soggetto che aveva di fronte, sapeva che sarebbe arrivata in poco tempo; ma in realtà essa non arrivò mai.

Sheldon non sapeva come tirarsi fuori da quella situazione. È vero, ultimamente si era incartato con i vari teoremi ed erano mesi che fissava le sue lavagne senza riuscire a comprendere  cosa lo stesse bloccando e questo poteva anche accettarlo; ma dire che il suo lavoro era copiato da Leonard era semplicemente assurdo.

Dava la colpa alle ore spese davanti ai più svariati aggeggi elettronici o al paintball, che lo teneva occupato durante i weekend, o a Penny che lo costringeva ad ascoltare i suoi discorsi futili durante i pasti.

Il problema però era un altro.

<< Lei era la persona più vicina al premio Nobel qui dentro e, se si fosse concentrato a dovere in questi mesi, sono sicuro che entro l'anno avrebbe ricevuto la candidatura...>> Il tono era diventato più sprezzante, quasi accusatorio. Sheldon non capiva dove stesse cerando di andare a parare. I suoi lavori erano ben lontani da un premio Nobel da praticamente sempre. Perchè gli stava dicendo quelle cose?

<<...Purtroppo le devo dire che lei non ha alcuna possibilità di vincere  il premio Nobel nella situazione in cui si trova adesso. Nè ora, nè mai. >> il direttore fu così freddo e  lapidario che Sheldon si sentì la pelle accapponare. Rimase completamente sconvolto e la mente era avvolta da una fitta nube che gli impediva anche solo di formulare un pensiero. 

<< Credo che il problema sappiamo entrambi qual è non è vero? >> continuò il direttore sempre nel suo tono glaciale. Sheldon deglutì sonoramente perchè sapeva cosa c'era che non andava, ma non voleva che fosse lui a farglielo presente.

Il direttore si sistemò meglio sulla sedia e appoggiò i gomiti sulla scrivania per sorreggere  il mento. Quello sguardo inquisitore metteva Sheldon in soggezione e rendeva difficoltoso  sostenere quegli occhi pungenti. Avrebbe fatto di tutto pur di andarsene. Anche tenere una lezione a quei lebratudor che riempivano i corsi e che  sognavano di diventare grandi scienziati un giorno.

<<  Visto che il problema lo sa meglio di me, perchè non mi dice quando il suo lavoro ha cominciato a risentirne? >> Assottigliò lo sguardo e aspettò che rispondesse.

<< Il problema risale a sei mesi fa...>> riuscì a dire in un mormorio che fu appena udibile dal suo interlocutore. << Sei mesi fa...Quando è nata mia figlia. >>

Sheldon si svegliò di colpo, agitato e madido di sudore. Quando si accorse di essere nella sua stanza tirò un sospiro di sollievo e riappoggiò la testa sul cuscino. Cercò di riaddormentarsi, ma la conversazione avuta in sogno con il direttore dell'università continuava a girargli per la mente, rendendo impossibile ogni tentativo di cadere in un sonno profondo.

Il mattino dopo si trascinò stancamente verso la cucina e Leonard notò subito il volto spossato dell'amico.

<< Ehi, che ti succede? Hai una faccia sconvolta...>>

<< Non ho dormito stanotte Leonard >> si sedette sullo sgabello e afferrò la tazza di the appena preparata. << La mia mente nella fase REM  ha avuto una parasomnia in cui ha continuato a proporre immagini e scene che mi hanno agitato e tormentato durante tutto il sonno, quindi invece di essere riposato come al solito mi sento come se fossi finito sotto uno schiacciasassi. >>

<< Hai avuto un incubo? >> chiese l'amico, sorseggiando il suo latte di soia.

<< È evidente no? Per quale altro motivo dovrei sentirmi così se non per un incubo che mi ha tenuto poi sveglio per tutta la notte? Certe domande non dovresti nemmeno farle! >> sbottò alterato il fisico teorico. Quando Sheldon non dormiva diventava ancora più insopportabile e irritante del solito e più volte Leonard dovette resistere alla tentazione di sbattergli la tazza in faccia.

<< D'accordo non faccio più domande allora! >> cercò di mantenere la calma, ma la frase uscì più sprezzante di quanto si aspettasse.

Sheldon abbassò lo sguardo sulla sua tazza di Superman e un po' gli dispiacque di averlo trattato male dato che non aveva nessuna colpa.

<< È il terzo incubo che faccio questa settimana. >>

Leonard osservò l'amico mescolare il the svogliatamente. Corrugò la fronte e lo guardò perplesso. Era il terzo incubo che faceva  e ancora non gli aveva detto nulla? Di solito dopo averglieli raccontati finiva col portarlo in fumetteria per distrarlo e tranquillizzarlo. Era davvero strano che non ne avesse fatto parola. Molto strano.

<<  Come sarebbe il terzo? >>

Sheldon iniziò a spiegarglieli nel modo più dettagliato possibile e si soffermò sopratutto sull'ultimo, in quanto era indubbiamente quello che l'aveva turbato di più.

<< Oh andiamo Sheldon, non credo proprio possa accadere una cosa del genere! >> cercò di tranquillizzarlo l'amico.

<< Non capisci Leonard! In questo genere di sogni c'è sempre un fondo di verità! >> disse  sottolineando la parola "sempre".

Leonard sospirò di fronte al viso serio del coinquilino. Si portò una mano sulla fronte e cominciò a pensare a cosa dirgli per mettere fine a quella storia.

<< Ascolta, è vero che all'inizio sarai occupato e che dovrai imparare a gestire questa nuova vita, ma questo non significa che non avrai più tempo per le tue ricerche e che esse ne saranno irrimediabilmente compromesse per sempre! >> si sforzò per essere il più convincente possibile, ma Sheldon non era particolarmente sicuro delle parole di Leonard e continuò invece a sorseggiare la bevanda assorto nei suoi pensieri.

 

Amy finì di sistemare le ultime cose nella cameretta. I ragazzi l'avevano aiutata molto nel prepararla e, nonostante non eccepissero nell'arte dell'imbiancaggio  e, sopratutto, nel montaggio mobili Ikea, la stanza non era uscita per niente male. Le pareti rosa pallido le fecero venire in mente i lunghi pomeriggi passati in camera a guardare dalla finestra i bambini giocare in strada, quegli stessi bambini che a scuola la escludevano e la prendevano in giro. Si ripromise che sua figlia non avrebbe passato la stessa infanzia che aveva passato lei.

Fece scorrere un dito su tutto il bordo del lettino e già si immaginava come sarebbe stato tutto diverso da lì a poco più di un mese. Un mese soltanto e avrebbe avuto una bambina da accudire e un compagno, ormai diventato suo marito, stabile a casa sua.

Fece girare l'anello e seguì con i polpastrelli la linea liscia e perfetta. Avevano discusso a lungo su cosa far incidere sull'anello. Lei aveva optato per la classica e tradizionale incisione dei loro nomi e la data delle nozze all'interno dell'anello, mentre lui...bè voleva che sulle loro fedi fosse riportata in elfico la celebre frase tratta dalla sua saga fantasy preferita, ovvero "un anello per trovarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli". Sorrise pensando al broncio che aveva messo quando si era sentito negato quell'unico piccolo desiderio. Alla fine però aveva ceduto e lo aveva accontentato. Non le andava molto a genio quella scelta, ma quando vide un guizzo di felicità attraversargli gli occhi azzurri decise che infondo un piccolo sacrificio poteva anche farlo. Oltretutto agli occhi degli altri sarebbe passato per una semplice e particolare decorazione. Nessuno avrebbe saputo che cosa ci fosse scritto in realtà.

Si sfiorò la pancia proprio nel momento in cui Grace le tirò un calcio. Amy gemette, un po' sorpresa nel sentire quel movimento.

<< Lo so, lo so hai fretta di uscire...>> si portò entrambe le mani sul ventre e cominciò a massaggiarlo con movimenti circolari, parlandole con voce calda e rassicurante e la bambina, sentendo la voce familiare sembrò calmarsi.  

Amy guardò l'orologio e si accorse che Sheldon sarebbe arrivato da un momento all'altro. Uscì dalla cameretta, ma non prima di aver dato nuovamente una sbirciatina ai regali che le avevano fatto i suoi amici.

C'era l'album-diario in cui poteva scrivere tutte le "tappe" della bambina e mettere le sue foto che le aveva regalato Raj, un carillon da parte di Howard e Bernadette e un kit con bagnoschiuma, shampoo, crema e profumo da parte di Penny, ma quello che più aveva apprezzato era stato il regalo di Leonard. Un braccialetto d'oro. Quando l'aveva visto era rimasta di stucco e gli chiese il motivo di quel regalo così costoso, ma Leonard rispose che era ben felice di farle quel regalo poichè si trattava della figlia del suo migliore amico.

Posò lo sguardo anche sulla quantità di tutine e scarpette che era stata praticamente costretta ad acquistare ogni qualvolta si imbatteva in un negozio per bambini. Erano talmente belli che non resisteva alla tentazione di comprarne uno. La stessa cosa capitava a Penny e Bernadette infatti nelle ultime settimane quasi ogni volta che si incontravano si presentavano con un vestitino nuovo.  

Sheldon insieme a Howard, Leonard e Raj stava facendo i preparativi per il trasferimento. Il piano iniziale consisteva nel trasferirsi dopo che la bambina fosse nata, ma alla fine, dato che mancavano solo due settimane al termine, pensò che forse sarebbe stato meglio anticipare. Stava archiviando tutti gli oggetti presenti nella sua stanza in un registro per essere sicuro di non dimenticarsi nulla. Ogni volta che tirava giù dallo scaffale un oggetto lo rigirava tra le mani per qualche secondo per poi sospirare e infine posarlo nella scatola. Erano tutte cose che aveva acquistato da quando viveva lì e ogni volta che posava gli occhi su una delle sua action figure gli venivano in mente un sacco di ricordi. Non sapeva di avere un lato così nostalgico. Probabilmente quegli oggetti da collezione che amava tanto sarebbero rimasti chiusi in quella scatola per chissà quanto tempo. Relegati in soffitta ad ammuffire. Forse era proprio questo che lo faceva sospirare ogni volta.

Portò fuori gli scatoloni con l'aiuto di Leonard mentre Howard e Raj più che sistemare le cose preferivano sfogliare e commentare, con una punta di invidia, i rari fumetti che componevano la sua collezione.

<< C'è davvero un mucchio di roba >> Leonard appoggiò lo scatolone sopra un altro che portava l'etichetta "vestiti". << Dovremo fare almeno un paio di viaggi. >>

Sheldon si girò verso di lui e gli mostrò un sorrisetto di superiorità. << Leonard...Sai, ho passato ore e ore durante la mia infanzia a incastrare cubi e rettangoli di vari colori sul mio Gameboy. Sono praticamente imbattibile a Tetris e quindi credo di essere perfettamente in grado di disporre nel modo più consono queste scatole in modo da risparmiarci un viaggio in più. >>

Leonard corrugò la fronte. << D'accordo ti sfido a farlo allora >>

Improvvisamente Howard e Raj fecero capolino in salotto con in mano un pacco di lettere. Quando Sheldon capì cosa fossero impallidì di colpo.

<< Non sapevo avessi delle lettere di tua nonna >> disse Howard sfogliandole.

<< Perchè non ce l'hai mai detto? >> aggiunse Raj sfilandogli le lettere di mano e cominciando a leggerle.

Sheldon con un balzo li raggiunse e strappò con forza le lettere dalla mano di Raj per poi stringersele a sé, come se avesse paura che potessero rubargliele nuovamente.

<< Queste sono private. Non avete alcun diritto di ficcare il vostro naso nelle mie cose >> mormorò il fisico mentre sistemava i pezzi di carta.

Howard alzò le mani. << D'accordo d'accordo! Non interferiremo mai più con la tua sfera privata. Giusto Raj?  >> L'astrofisico annuì un paio di volte.

<< Non lo diremo a nessuno...Cuor di panna >> e scoppiarono entrambi a ridere. Leonard aveva le braccia incrociate e li guardava con aria di sufficienza mentre Sheldon li stava fulminando con gli occhi. Odiava essere preso in giro su cose che lui riteneva importanti. Vedendo lo sguardo serio e offeso del fisico immediatamente Howard e Raj smisero di ridere e ritornarono al loro lavoro.

 

Quando anche l'ultimo scatolone fu chiuso ed etichettato Sheldon potè tirare un sospiro di sollievo per aver terminato anche quel lavoro. Howard si offrì di portarlo da Amy poichè aveva una macchina più spaziosa di quella di Leonard. Dopo aver portato giù anche l'ultimo scatolone a Sheldon non rimase altro che prendere la sua tracolla.

<< A quanto pare sembra sia giunto il momento >> Sheldon cercò di mantenere il solito sguardo serio. Eppure si riusciva a leggere una punta di amarezza.

<< Già...Il nostro contratto tra coinquilini non serve più a nulla ora >> a Leonard sembrava quasi incredibile che non avrebbe più dovuto sopportare tutte quelle assurde clausole riportate sul documento. Presto avrebbe pregustato un senso di libertà che da anni probabilmente non sentiva. Eppure non era così sollevato come si aspettava.

Sheldon gli tese la mano. << Come si usa dire in queste circostanze...Ci si vede, amico >>  Non era mai stato avvezzo con i saluti e non sapeva bene come comportarsi in questi momenti, nè tantomeno sapeva cosa il protocollo sociale imponesse di fare.

Leonard sospirò. << Oh al diavolo! >> Si avvicinò e abbracciò Sheldon.

Sheldon rimase sbalordito da quel gesto. Era la prima volta che abbracciava Leonard e ne rimase un po' spiazzato, quasi imbarazzato.

Leonard si staccò quasi subito, forse perchè era stupito quanto Sheldon per quel gesto fatto quasi istintivamente, senza pensarci. Si sistemò meglio gli occhiali e guardò l'ex coinquilino prendere la tracolla, depositare per l'ultima volta le chiavi nel solito posto e chiudersi la porta alle spalle.

Leonard si sedette sul divano, sul posto di Sheldon e, invece di essere felice come se lo era sempre immaginato il momento in cui Sheldon se ne sarebbe andato, sentì un senso di solitudine incombere lentamente su di lui.

 Incredibilmente Sheldon aveva ragione riguardo a Tetris e riuscì a farci stare tutto dentro, occupando ogni angolo disponibile. Il viaggio trascorse nel più completo silenzio. Non credeva che sarebbe davvero arrivato il momento in cui avrebbe lasciato la sua casa in cui aveva vissuto per quasi dieci anni. Ma forse ciò che lo turbava di più non era lasciare la sua casa, ma la sua vita con Leonard. Era convinto che avrebbero vissuto insieme per un sacco di tempo, anche nel caso in cui Leonard si fosse sposato con Penny. Howard capì che l'insolito silenzio dell'amico era dovuto a un senso di disagio che provava, ma preferì guidare ed evitare ogni tipo di approfondimento.

 

Amy fu riportata alla realtà quando sentì l'inconfondibile bussata di Sheldon. Un po' goffamente a causa del pancione andò ad aprirgli e si trovò davanti un Howard e uno Sheldon così carichi di roba che quasi non si vedevano, sopratutto il primo a motivo della sua bassa statura.

Dopo aver incaricato l'ingegnere di sistemare gli scatoloni secondo un ordine ben preciso stabilito dal fisico teorico, Amy e Sheldon rimasero da soli.

<< Bè...Eccoci qua! >> Amy aveva un grande sorriso sulle labbra. Era molto eccitata all'idea che d'ora in avanti avrebbero vissuto insieme. Erano anni che non aspettava altro e ancora aveva ben in mente quando si era offerta di trasferirsi nell'appartamento di Leonard dopo che quest'ultimo aveva deciso di punto in bianco di traslocare da Penny. Ricordava anche molto bene di come Sheldon le aveva detto chiaramente che non la voleva come coinquilina poichè sarebbero inevitabilmente passati a un tipo di intimità a cui non era affatto pronto e che, anzi, gli metteva quasi paura. Ci era rimasta davvero male. Così male che si era ripromessa che non glielo avrebbe mai più chiesto. Ma quando era stato lo stesso Sheldon a chiamarla qualche tempo fa per illustrarle i suoi piani futuri, quell'episodio che per molto tempo l'aveva turbata le apparve immediatamente come un semplice ricordo lontano.

Amy si sedette sul divano e con un gesto della mano gli fece segno di fare altrettanto. Sheldon si posizionò accanto a lei, ma subito avvertì che c'era qualcosa che non andava.

Quello non era il suo posto.

Si guardò attorno. Avrebbe dovuto cercarsene un altro e non sarebbe stato per niente semplice.

Ancora una volta Grace si mosse, urtando Amy. A Sheldon non sfuggì l'espressione di fastidio che Amy  aveva cercato di mascherare, ma la ragazza lo tranquillizzò subito.

<< È tutto il giorno che Grace si muove...>>

Sheldon la guardò attentamente. << A questo punto i bambini hanno l'udito quasi completamente formato e riescono già ad avvertire quello che accade all'esterno. Sapevi che sono già in grado di distinguere le voci dei genitori? Anche se in realtà i suoni esterni arrivano piuttosto ovattati mentre quelli interni sono molto udibili. Oltretutto alcuni studi hanno dimostrato che riescono a percepire molto più chiaramente le voci femminili che quelle maschili poichè hanno una vibrazione più veloce >> Sheldon aveva letto ogni sorta di informazioni possibili sia sulla gravidanza, sia sui primi mesi di vita e ne era rimasto davvero affascinato, anche se una volta giunto ai rischi che madre e bambino potevano correre aveva avvertito  una così tale ansia che non aveva più osato approfondire.

<< Mentre dalla ventesima settimana sono già in grado di sentire le carezze dei genitori >> continuò lei.

Sheldon annuì e posò lo sguardo sul vistoso pancione di Amy. Anche se non lo dava a vedere si era già affezionato alla bambina e sinceramente non vedeva l'ora che nascesse. Negli ultimi tempi, dopo aver fatto quel sogno che l'aveva turbato, aveva incrementato notevolmente il tempo dedicato ai suoi studi, riducendo al massimo ogni tipo di distrazione. Da una parte voleva portarsi avanti il più possibile per essere sicuro che se anche avesse avuto un rallentamento, questo non sarebbe risultato troppo compromettente per la sua carriera. Dall'altra parte invece voleva assicurarsi che Grace ricevesse tutte le attenzioni di cui aveva bisogno. Non voleva essere un esempio negativo per sua figlia, come lo era stato suo padre con lui. Si sarebbe sforzato di essere un padre migliore anche se non sarebbe stato affatto semplice. 

Sheldon, sopratutto negli ultimi mesi, trascorse davvero poco tempo con Amy e un po' se ne pentì. Quella sera era forse la prima in cui erano rimasti soli così a lungo.

Amy notò che lo sguardo del fisico non si era ancora spostato e l'espressione di Amy si addolcì, se possibile, ancora di più.

<< Vuoi sentire tua figlia? >> gli chiese dolcemente. Sheldon spostò gli occhi su di lei e la guardò un po' sorpreso. Amy gli prese la mano e delicatamente se la portò sulla pancia. A quel gesto Grace immediatamente si mosse, premendo contro la parte in cui aveva appena avvertito il tocco del padre. Sheldon rimase molto colpito. Non credeva che una cosa tanto piccola potesse regalargli una sensazione così particolare e intensa. Era come se Grace lo stesse toccando e gli stesse dicendo che lei era lì e che non vedeva l'ora di conoscere il suo papà.

Sheldon rimase imbambolato per un minuto buono quando Amy gli diede un bacio, facendolo tornare alla realtà. Sbatté un paio di volte le palpebre mentre Amy aveva un ampio sorriso. Abbozzò un timido sorriso anche lui nonostante si sentisse un po' in imbarazzo. Girò la testa dall'altra parte com'era solito fare quando avvertiva un certo tipo di disagio, ma Amy continuava a stringergli saldamente la mano.

Durante i quasi nove mesi quello era stato il momento in cui senza dubbio si erano sentiti più vicini perchè a unirli c'era la loro bambina.

***

Quella sera del 24 maggio Amy  decise di passarla dalla sua migliore amica.  Sheldon era in fumetteria come tutti i mercoledì sera e sinceramente non aveva proprio voglia di seguirlo. Per fortuna c'era Penny così almeno non avrebbe passato la serata da sola ad annoiarsi. Questa volta però Bernadette non si era unita a loro poichè stava lavorando a un nuovo tipo di farmaco e probabilmente sarebbe rimasta impegnata per tutto il resto della settimana.

Stavano sfogliando il freschissimo album di nozze e Penny non riusciva a trattenersi dal non farle notare ogni volta l'espressione disorientata e talvolta confusa di Sheldon. Amy ridacchiava perchè effettivamente certe volte sembrava un po' fuori dal mondo. C'era una foto in particolare che le piaceva e che non ritraeva esclusivamente loro due. Erano presenti tutti i loro amici seduti intorno a un tavolo e avevano tutti i calici in alto, probabilmente a brindare. Erano tutti rivolti verso il fotografo e Raj in primo piano, girato verso la macchina, era forse quello più entusiasta di tutti. Si riusciva tranquillamente a leggere sui loro visi una grande  e sincera allegria per gli sposi. Amy sorrise riguardando quella foto e pensò che probabilmente non avrebbe mai trovato amici migliori di loro.

<< Anche a me piace molto questa foto >> disse Penny << E non siamo nemmeno ubriachi! >> Doveva essere ancora all'inizio del pranzo perchè era bastato poco prima che cominciassero, sopratutto Penny e Raj, ad alzare il gomito arrivando a fine giornata in condizioni pietose.

Penny girò alcune pagine finchè si soffermò su una foto in cui Sheldon e Amy si baciavano. Era davvero molto bella tanto che Penny rimase qualche secondo a fissarla impietrita.

<< Questa...Questa è davvero fantastica! >> gridò Penny dando una leggera pacca sul braccio di Amy. << Devi farla assolutamente incorniciare! >>

Amy arricciò le labbra. << Non credo proprio che Sheldon mi permetterà mai di farlo. >> prese l'album e se lo tirò più vicino a sè. << Non sai quanto ci ha messo il fotografo a convincerlo a fare questa foto. >>

Penny rise immaginandosi la scena in cui Sheldon e il fotografo litigavano sul tipo di posa e di foto da scattare.

Improvvisamente Amy avvertì una dolorosa fitta sul basso ventre. Poi un'altra e un'altra ancora. Crescevano via via sempre più di intensità. Penny si allarmò quando vide Amy piegarsi dal dolore.

<< Credo...Credo siano iniziate le contrazioni...>> mormorò appena Amy.

<< O-oddio! Cosa devo fare? >> Penny si alzò di scatto, agitata e per niente pronta a una cosa simile. Sì, sapeva che ormai non mancava molto, ma non pensava sarebbe iniziato proprio quella sera!

<< D-devo andare all'ospedale...>> Amy avvertì un'altra fitta che le tolse il respiro.

<< Corro a chiamare Leonard! >> Si precipitò fuori dall'appartamento, ma dopo pochi secondi ritornò indietro. << Non c'è nessuno, dannazione! Oggi è mercoledì e sono tutti in fumetteria! Stupidi nerd...>> sbottò dopo aver chiuso violentemente la porta ed essersi seduta accanto a Amy prendendole le spalle e cercando di tranquillizzarla.

<< Forse adesso sono di ritorno...>> mormorò la bionda alzando gli occhi verso la porta.

<< N-non c'è tempo per aspettarlo...Devi accompagnarmi tu! >> Penny annuì e immediatamente la aiutò ad alzarsi e a scendere le scale, maledicendo mentalmente Leonard per: uno, non esserci mai quando serve e due, per aver fatto esplodere l'ascensore con il suo stupido esperimento anni fa.

Con non poca fatica arrivarono alla macchina e finalmente Amy potè sedersi. Ormai le fitte stavano diventando sempre più dolorose e in più stava cominciando ad andare nel panico. Era stata colta di sorpresa e adesso tutte le istruzioni che aveva ricevuto dall'ostetrica sembravano perse in un oblio.

 

 

<< Comunque Aquaman fa schifo, è inutile che cercate di convincermi del contrario >> sbottò Raj dopo che Sheldon spiegò che aveva intenzione di partecipare anche quell'anno alla festa in maschera in fumetteria con tanto di premio per il miglior costume. Tutti erano entusiasti all'idea dell'ennesimo cosplay di gruppo raffigurante la Lega della Giustizia. Tutti tranne Raj che anche quell'anno era costretto a impersonare Aquaman.

<< Mi dispiace dissentire, Raj, ma non penso assolutamente che Aquaman faccia schifo, come dici tu. Senza di lui mancherebbe un elemento importantissimo per la Lega, impedendogli di operare negli oceani che, vorrei ricordarti, occupano il 70% della superficie del pianeta. >> Sheldon aveva un'espressione di sufficienza come a dimostrare che tanto lui aveva ragione per cui non ci sarebbe alcun motivo di proseguire la discussione. Raj roteò gli occhi.

<< Ci credo che pensi così...Non sei tu a fare Aquaman ogni anno >> sbottò seccato e ritornò a sfogliare una lunga fila di fumetti. 

Sheldon stava per replicare quando sentì improvvisamente il telefono vibrare in tasca. Lo tirò fuori e vide la chiamata di Penny. Era tentato di chiudere la chiamata poichè quella era la serata fumetteria e niente e nessuno avrebbe dovuto interferire con essa.

O quasi.

Decise comunque di rispondere perchè in un lampo nella sua mente gli balenò l'idea che lei in quasi sette anni che si conoscevano non l'aveva mai chiamato al cellulare.

Rispose con la mano libera mentre con l'altra continuava a sfogliare uno ad uno i fumetti.

Raj, Leonard e Howard lo guardavano di sbieco più intenti a cercare l'ultimo numero da aggiungere alla collezione che capire cosa gli stesse dicendo la persona dall'altra parte del telefono, ma quando videro la  mano del fisico fermarsi improvvisamente e l'espressione farsi più severa anche loro smisero immediatamente di fare quello che stavano facendo.

<< C-cosa? >> mormorò il fisico. Gli altri si lanciavano sguardi interrogativi tra di loro. Sheldon impallidì di colpo, gli occhi sgranati e la mascella contratta. Chiuse la chiamata senza dire una sola parola e si infilò in fretta il telefono in tasca.

<< Allora cos->>

<< All'ospedale...D-dobbiamo andare all' ospedale...>>

Leonard dapprima corrugò la fronte perplesso, poi però spalancò gli occhi capendo cosa stava accadendo. << Non dirmi che...>>

<< Amy sta per partorire >> disse solamente prima di lanciarsi verso l'uscita seguito a ruota dagli altri.

 

In quel momento dei germi e dei batteri che pullulavano le stanze, i corridoi e qualunque cosa ci fosse all'interno dell'edificio non gliene importava nulla. Non gli importava nemmeno di tutte le persone malate che gli passavano accanto.

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Sheldon passava velocemente le stanze e dava una sbirciatina all'interno per essere sicuro che l'infermiera non si fosse sbagliata nel dirgli il numero della stanza. Quando arrivò alla 125 si fermò un attimo. Prese un grosso respiro, abbassò con un colpo secco la maniglia ed entrò.

Amy era sdraiata sul letto con un'espressione sofferente in volto. Penny accanto a lei le teneva la mano e cercava di rassicurarla il più possibile.

<< S-Sheldon! >> esclamò appena lo vide entrare. Aveva un viso addirittura più pallido del suo. Si vedeva  chiaramente che era agitato e, come lei, non ancora pronto per quello che di lì a breve sarebbe iniziato.

<< Amy! Come...come va? >> Leonard sbucò da dietro l'amico e si avvicinò a Penny.

<< Come vuoi che vada Leonard?! Da schifo non lo vedi? >> rispose nervosa Penny al posto di Amy.  Mentre la bionda rimproverava il fidanzato Amy cercava un po' di conforto in Sheldon, ma lui era rimasto ancora immobile, con un'espressione di puro terrore.

Penny notando il disagio di Sheldon pensò che forse sarebbe stato meglio se fossero rimasti da soli per cui prese Leonard per un braccio e lo trascinò fuori.

Una volta chiusa la porta Sheldon si sbloccò e lentamente si avvicinò verso di lei. Non l'aveva mai vista così sofferente e la cosa gli metteva un'angoscia tremenda. Non sapeva assolutamente come comportarsi anche se aveva letto da qualche parte che durante il travaglio è essenziale che il compagno sia in parte alla donna per infonderle coraggio e sostenerla psicologicamente. Il come farlo, però, era stato rimosso dalla sua mente proprio in quel momento. O più probabilmente sul libro che aveva letto non c'era scritto come dovesse essere fatto.

Avvicinò la mano verso di lei e Amy gliela prese, stringendola in una morsa salda e inscindibile. Si sedette accanto a lei e per qualche minuto rimasero così con Amy che aumentava la presa ad ogni nuova contrazione e con Sheldon che si guardava attorno spaesato. C'erano decine e decine di medici e infermiere per l'ospedale e nessuno si degnava di vedere come stava Amy. Quando sarebbe tutto finito avrebbe presentato un bel reclamo contro l'ospedale, questo era poco ma sicuro.

Sheldon voleva andare a cercare un medico, ma Amy gli teneva la mano così saldamente che non se la sentiva di lasciarla da sola. Oltretutto quegli occhi lo stavano letteralmente implorando di rimanere per cui desistette dall'idea di chiamare qualcuno.

All'improvviso delle lacrime iniziarono a scivolare sul viso di Amy. Sheldon trattenne il respiro per quella scena decisamente imprevista e la ragazza si passò velocemente il braccio sugli occhi.

<< Mi...Mi dispiace >> tirò sul naso e guardò il fisico. Sheldon aveva le labbra serrate in una linea dura.

<< Io...Io ho paura. Ho tanta paura...>> disse prima iniziare a singhiozzare.

Sheldon allarmato portò una mano sulla sua spalla. A quel tocco Amy sussultò.

<< Dai dai...>> disse con un filo di voce, dandole un paio di colpetti leggeri. << Non devi avere paura. Andrà tutto bene...>> Voleva apparire sicuro e rassicurante, ma quello che gli uscì furono parole frammentate dalla tensione che provava e dal senso di inutilità che lo stava attanagliando minuto dopo minuto.

<< E se invece non andrà tutto bene? E se succedesse qualcosa? >> Il labbro di Amy tremava << Cosa faremmo in questo caso? >> Sheldon avvertì una morsa allo stomaco. Non aveva più pensato alle possibili complicazioni da quando aveva interrotto i suoi approfondimenti sulla gravidanza. Ora però, a poche ore dal parto, tutto questo si stava facendo molto, troppo reale. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Cosa avrebbero fatto se fosse successo qualcosa? Niente. Non avrebbero potuto far nulla. Inoltre non era detto che qualcosa sarebbe andato storto per cui perchè fasciarsi la testa ancor prima di romperla?

<< Qualunque cosa succederà io sono qui...Non ti lascerò da sola. >> Sheldon era sincero e questo Amy lo apprezzò moltissimo. Sentendo quelle parole provenire direttamente da lui si tranquillizzò e si promise che non avrebbe fatto più un solo pensiero negativo sull'esito della gravidanza.

L'ostetrica finalmente entrò per visitare Amy e Sheldon approfittò del momento per uscire a prendere un po' d'aria.

Dopo diverse ore Amy fu portata in sala parto. Sheldon era stravolto per la moltitudine di emozioni che stava provando nelle ultime ore, oltre per la mancanza di sonno a causa dell'ora tarda, ma decise comunque di seguirla. Aveva assistito al parto di sua sorella, quindi non era completamente nuovo a quel tipo di esperienza e  poteva considerarsi preparato all'evento.

Ma non aveva preso in considerazione il fatto che non si trattava di sua sorella, ma della persona che aveva sposato soltanto qualche mese fa.

Gli misero il camice e si posizionò accanto a lei, sempre tenendola per mano. Amy non riusciva a credere che sarebbe rimasto con lei per tutto il tempo. Si sentì più tranquilla adesso. Era decisa a dare il meglio di sé.

 

Leonard camminava nervosamente avanti e indietro. Il tempo sembrava passare di una lentezza esasperante. Da quanto tempo erano lì dentro? Dieci minuti? Mezz'ora? Non riusciva a dirlo con esattezza. Tra tutti loro lui era sicuramente quello che più non vedeva l'ora di vedere la bambina. Era al settimo cielo all'idea che presto sarebbe diventato zio. Di sicuro si sarebbe sentito più zio di Grace che dei figli dei suoi fratelli.

Penny lo seguiva con lo sguardo e abbandonò completamente l'idea di tranquillizzarlo dopo i vari tentativi falliti miseramente. Pure Howard, che di solito aveva sempre un atteggiamento spavaldo, fissava un punto non preciso davanti a sé mentre le gambe si muovevano nervosamente. Almeno ci fosse stata Bernadette si sarebbe sentito un po' meno in tensione. Non osava immaginare come avrebbe reagito se fosse stata sua moglie a partorire invece di Amy.

 

Dopo varie spinte finalmente il medico riuscì a tirare fuori la bambina. Sheldon dovette far forza a tutto se stesso per non svenire alla vista di tutto quel sangue. Il medico però non portò la bambina da Amy e nemmeno si congratulò per la nuova nascita. La portò dall'altra parte della stanza, verso delle macchine seguito a ruota da diverse infermiere. Sheldon lo guardava spaesato non capendo cosa stesse accadendo, ma improvvisamente un unico, terribile pensiero gli attraversò la mente.

Grace non aveva pianto quando l'avevano tirata fuori. Non aveva sentito il minimo suono provenire da lei.

Questo significava solo una cosa.

La bambina non respirava.

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Capitolo 6
*** La variabile del koala di peluche ***


tbbt6

Buonasera miei cari~ 
Lo so sono un essere abominevole per aver concluso il capitolo scorso in quel modo e per aver fatto passare così tanto tempo T.T Ma eccomi qui con un nuovo capitolo di una tristezza sconvolgente.
Non so neanch'io perchè abbia voluto fare una cosa così triste. Lo so che la serie è una comedy e che sarei dovuta rimanere più in linea con la sitcom per l'appunto, ma ho voluto provare qualcosa di diverso e cioè inserire l'elemento drammatico perchè io amo la comicità, ma amo ancora di più il drama e così ho voluto mettermi in gioco. 
Detto questo vi lascio con il capitolo nuovo♥
A presto!

Capitolo 6: La variabile del koala di peluche

Sheldon era sconvolto, non riusciva a crederci. Era accaduto tutto troppo in fretta.

Un attimo prima era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio, mentre ora invece era sul punto di perdere tutto.

I medici l'avevano fatto uscire in fretta senza dargli alcuna spiegazione e, dopo un'ora, ancora non si sapeva niente.

Era seduto sulle fredde e bianche poltroncine della sala d'aspetto. Muoveva la gamba destra in modo nervoso mentre con gli occhi faceva passare ogni medico o infermiera che gli sfrecciavano davanti, sperando che qualcuno si degnasse almeno di dirgli qualcosa. Purtroppo però veniva puntualmente ignorato. I ragazzi erano tutti lì, ma nessuno osava fiatare. La tensione era così alta che si poteva tagliare con un coltello.

A monosillabi era riuscito a dire quello che era successo, o almeno, quello che aveva capito fosse successo. Cercava di ricostruire mentalmente tutto quello che aveva visto, ma per la prima volta nella sua vita la sua memoria eidetica aveva deciso di abbandonarlo. Non solo non ricordava molti dettagli, ma era tutto tremendamente confuso. Se avesse dovuto riscrivere tutto ciò a cui aveva assistito non sarebbe stato nemmeno in grado di iniziare. La mente era annebbiata, complice probabilmente la stanchezza e la moltitudine di sentimenti contrastanti provati in un lasso di tempo piuttosto breve.

Leonard provò a sedersi vicino a lui, ma in quel momento non tollerava la presenza di nessuno.

Tentarono anche gli altri di confortarlo, ma dopo essere stati tutti cacciati in malo modo capirono che era molto meglio se lo lasciavano da solo.

Dopo un'attesa estenuante di due ore un medico dai capelli grigi e lo sguardo severo si avvicinò verso di loro.

<< Signor Cooper? >>

Sentendosi chiamato Sheldon si alzò di colpo.

<< Sì? >>

<< Le devo parlare. Venga con me. >> Si girò e iniziò ad avviarsi verso una zona più isolata. Sheldon, titubante, lo seguì.

Penny appoggiò una mano sulla spalla del fidanzato.

<< Forse è meglio se vai con lui >> mormorò la ragazza. Leonard annuì e con passo svelto li raggiunse.

Il medico si tolse gli occhiali prima di iniziare a parlare.

<< La bambina ha avuto un arresto respiratorio al momento della nascita. Siamo riusciti a rianimarla, ma dobbiamo tenerla sotto osservazione per i prossimi giorni...>> prese una pausa per lasciare il tempo ai due ragazzi di metabolizzare la notizia. Si schiarì la voce e proseguì, con un tono più basso però. << Le funzioni vitali sono basse e non sappiamo con certezza se sopravvivrà...Mi dispiace. >> Nonostante il tono usato fosse professionale si riusciva a percepire un sincero dispiacere, forse dettato dalla lunga esperienza nel settore. Non era certo la prima volta che vedeva quegli sguardi di smarrimento nei genitori e Sheldon non fu da meno. Quelle parole furono un vero e proprio pugno nello stomaco e anche Leonard rimase completamente spiazzato, tant'è che non riusciva nemmeno a muovere un muscolo.

Sheldon riuscì in qualche modo a sedersi su una di quelle monotone poltroncine poco distanti prima di iniziare a fissare un punto a caso davanti a sé con lo sguardo vuoto.

Quando videro il medico allontanarsi immediatamente gli amici li raggiunsero per avere notizie. Leonard parlò al posto dell'amico e, con non poca fatica, riuscì a dare qualche spiegazione. Howard e Raj sbiancarono di colpo mentre Penny scoppiò a piangere e corse ad abbracciare Leonard.

La parte più difficile però era dire a Amy quello che stava accadendo.

Sheldon si alzò e, senza proferire alcuna parola si avviò verso la stanza di Amy. Aveva bisogno di vederla. Quando entrò capì che Amy era già al corrente di tutto. Stava piangendo e, quando lo vide entrare, i singhiozzi si fecero più intensi.

Il fisico fu completamente preso alla sprovvista. Non aveva la più pallida idea nè di cosa fare nè tanto meno di cosa dire. Constatò che quello non era affatto un buon momento per rimanere, ma non poteva nemmeno girarsi e andarsene come se niente fosse.

Decise per la prima volta di dar retta al suo istinto e il suo istinto gli diceva che doveva raggiungerla e starle vicino.

E questo fu esattamente quello che fece.

Si sedette in parte e Amy si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

<< Mi dispiace...>> riuscì a malapena a mormorare con la voce rotta. << Mi dispiace...È tutta colpa mia...>>

Sheldon la guardò allarmato. Perchè stava dicendo che era colpa sua? Lei non centrava nulla per quale motivo si stava tormentando così?

<< Come potrebbe essere colpa tua? Non hai fatto nulla di male. È stato solo un...>>

Un incidente? Un caso? Il destino? Non lo sapeva e nemmeno l'avrebbe mai saputo. Ma una cosa era certo: lei non aveva colpa. Non voleva che continuasse a darsi colpe immaginarie che poco o nulla avevano a che fare con quanto accaduto.

Le appoggiò una mano sulla spalla, ma sapeva che era un gesto troppo poco confortante in quel caso. Lei gliela presa e la strinse fino a farla sbiancare. Vedeva che si stava trattenendo dal piangere nuovamente per cui passò la mano libera dietro la sua testa e la tirò delicatamente verso di sé fino a quando la sua fronte non toccò il suo petto. Non sapeva se quello era il gesto più consono da utilizzare o se il protocollo sociale imponesse qualcos'altro, ma si ricordò di sua madre che faceva la stessa identica cosa quando era piccolo e gli altri bambini lo trattavano male e immediatamente si sentiva meglio.

Quando Amy si accorse di essere avvolta in un abbraccio si sfogò completamente.

 

 

Grace fu messa in incubatrice e forse questa fu la parte più dolorosa. Non potevano toccarla né tantomeno tenerla in braccio. Non potevano vederla quando e quanto volevano. Tutto questo fu uno strazio per Amy.

Sheldon passava le giornate tra l'università, in cui però riusciva a combinare poco e nulla a causa della sua perenne distrazione, e l'ospedale. Anche il semplice risolvere un'addizione elementare in quel momento risultava difficile, se non impossibile. Prima con un semplice sguardo sulla lavagna riusciva già a capire il metodo da utilizzare, il procedimento e la relativa soluzione. Ora ai suoi occhi appariva solo come un'accozzaglia di numeri, lettere e simboli privi di senso.

I suoi amici cercavano in tutti i modi di aiutarlo per dargli un po' di tregua, ma lui non era interessato a riposarsi o a fare qualunque altra attività non indispensabile.

Erano tutti stupiti dall'apprensione che stava mostrando in quei giorni Sheldon e capirono che poteva essere anche terribilmente egocentrico, orgoglioso e arrogante, ma non era una persona cattiva né menefreghista nei confronti delle persone a cui teneva.

Anche Amy non fu da meno in quanto a stupore e solo ora capiva quanto lui ci tenesse a lei. Non aveva avuto bisogno di parole per saperlo. I suoi gesti già dicevano tutto.

I giorni passarono lentamente e con il fiato sospeso, ma finalmente i medici dissero che c'erano segni di miglioramento.

***

 

Sheldon camminava per il lungo corridoio che lo separava dal reparto di neonatologia. I suoi passi riecheggiavano, creando un suono sinistro. Ogni volta quel corridoio sembrava sempre più lungo da percorrere.

Finalmente raggiunse la stanza dove c'erano le incubatrici.

E anche Grace.

Si fermò davanti all'ingresso e fece passare con lo sguardo i pochi neonati presenti finché non la trovò.

Titubante entrò e oltrepassò i neonati molto piccoli, probabilmente prematuri.

Quando giunse da lei si fermò un attimo, poi si sedette.

Strinse il koala di peluche che aveva preso al negozietto dell'ospedale. Guardò il suo piccolo petto alzarsi e abbassarsi in modo regolare e questo lo fece sentire un po' meglio. La osservò attentamente e si chiese se assomigliasse di più a lui o a Amy.

Amy.

Non era ancora uscita dall'ospedale a causa di un'emorragia avuta durante il parto e avevano preferito tenerla lì per assicurarsi la sua completa guarigione. Anche se, con tutto quello che stava passando, era difficile restare tranquilli e riposare per cercare di riprendersi il prima possibile.

Sheldon non riusciva a restare nella stessa stanza di Amy per più di qualche minuto. Non sopportava quel bianco asettico, l'odore di disinfettante che impregnava  l'ambiente e la paura, nota ormai a tutti, di germi e batteri.

Questo era quello che di cui cercava di auto convincersi. In realtà riusciva stare nella stessa stanza con Amy. Odiava vederla in quello stato. Il viso pallido e sciupato, le mani fredde e quegli occhi che se non erano inondati di lacrime erano avvolti da un velo di tristezza e sofferenza da costringerlo a uscire per prendere un attimo di respiro.

Si sentiva inutile e patetico. Non riusciva nemmeno a mostrarsi forte almeno per lei. Tutto quello che riusciva a fare era scappare quando sentiva la pressione intorno a sé farsi troppo insopportabile.

E quando era così l'unica cosa di cui aveva bisogno era restare da solo.

 

<< Ho preso questo koala di peluche. È bello vero? Di sicuro molto meglio di quei terrificanti orsi che la gente si ostina a regalare ai bambini. >> Lo appoggiò in parte con cura, stando ben attento a non farlo cadere per terra.

<< È curioso sai? Lo stesso giorno che sei nata, ma di quattro anni fa, io e tua madre ci siamo visti per la prima volta. Se non fosse stato per Raj e Wolowitz e la loro assurda idea di mettere i miei dati su quel sito di incontri probabilmente non l'avrei mai incontrata >> prese una pausa. Forse lo stava ascoltando. Si avvicinò un po' di più e la studiò attentamente. La pelle era chiara come la sua. I pochi capelli erano di un castano scuro. Chissà se sarebbero rimasti così o sarebbero diventati più chiari come quelli di Amy. E gli occhi? Li avrebbe avuti di un caldo marrone come sua madre o di un freddo azzurro come i suoi?

Sospirò pesantemente. Non poteva fare molto in quella situazione però gli venne in mente l'unica cosa che riusciva a farlo stare meglio. Magari funzionava o magari no. Non poteva saperlo se non ci provava. Aprì la bocca e con un filo di voce appena udibile iniziò a cantare.

<< Soft kitty warm kitty little ball of purr...>> sentì un nodo alla gola che da molto tempo non provava, ma proseguì lo stesso. Aveva aiutato Penny quella volta che si era fatta male alla spalla e perfino il professor Proton quando aveva avuto un problema al cuore. Avrebbe aiutato anche Grace su questo non aveva dubbi. << Smile kitty sleepy kitty purr purr purr...>> la vide muoversi appena. Riprovò un'altra volta.

<< Anche mia madre mi cantava una canzone simile quando ero piccola...>>

Sheldon sussultò, preso alla sprovvista. Era convinto di essere da solo invece non aveva notato l'infermiera dai capelli rossi in fondo alla stanza, la stessa che qualche giorno prima gli aveva indicato la stanza di Amy.

<<...Solo che invece di un gattino c'era un coniglietto. Amavo i conigli da bambina >> continuò lei e gli sorrise dolcemente. Sheldon invece era un po' spaesato. Si era lasciato andare in un attimo di debolezza e non gli andava che qualcun'altro lo vedesse così.

<< A dire il vero stavo andando via >> proruppe alzandosi in fretta dalla sedia e, tuttavia, domandandosi perchè stesse facendo una cosa simile. Lui non voleva andarsene, voleva rimanere ancora lì. Ora si trovava in piedi e non aveva idea di cosa fare nè tanto meno cosa dire all'infermiera guastafeste che aveva di fronte.

Vedendo che il fisico teorico era in netto disagio, la ragazza provò a rompere il ghiaccio.

<< Può prenderla in braccio se vuole >> disse semplicemente.

Sheldon sbarrò gli occhi sorpreso.

<< M-ma non è pericoloso? >> domandò preoccupato.

L'infermiera aveva sempre lo stesso sorriso sulle labbra.

<< Non si preoccupi non è in gravi condizioni e inoltre ci sono qui io. >> Si avvicinò all'incubatrice e con molta delicatezza la tirò fuori e gliela mise in braccio.

Goffamente la prese e cercò di metterla nella posizione corretta.

  Fu una sensazione molto strana. Certo, aveva già tenuto in braccio suo nipote quando era appena nato, ma non aveva provato nessuna particolare emozione, anzi era quasi infastidito da quell'esserino tanto piccolo quanto rumoroso, con tutto quel piangere e quegli strilli che aveva emesso da quando era venuto al mondo.

Invece in questo caso fu tutto completamente diverso. Non solo aveva paura anche solo a stringerla un po' di più, ma stava provando un turbinio di emozioni che da anni probabilmente non provava. Erano sentimenti contrastanti che si combattevano cercando di prevalere uno sull'altro. Paura, gioia, timore...

Sembrava come se il tempo si fosse fermato improvvisamente. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e non riusciva a capire come potesse stregarlo fino a quel punto.

Esattamente come sua madre.

Zittì immediatamente quella vocina interiore che usciva sempre nei momenti meno opportuni.

Era in un piccolo idillio e, per quanto fosse strano, gli sarebbe piaciuto rimanere così per un bel po' di tempo.

Quel piccolo momento fu interrotto quando l'infermiera si avvicinò per togliergli Grace dalle braccia e rimetterla in incubatrice. Ci rimase male, ma ovviamente non poteva fare nulla.

Era però così entusiasta che voleva correre da Amy e renderla partecipe di quella sensazione assolutamente nuova e mai provata prima, come un bambino che ha appena ricevuto il regalo più bello del mondo e avesse appena finito di giocarci. Un bel treno elettrico nel suo caso.

Voleva dirle che Grace stava bene, che non doveva preoccuparsi e che sì, l'aveva presa in braccio e gli era piaciuto.

E tanto anche.

Appena uscì dalla stanza però il suo entusiasmo si spense poco alla volta.

Amy in quei giorni era molto diversa. I suoi occhi erano spenti, assenti e tremendamente tristi. Sapeva quanto soffrisse ogni volta venisse menzionata Grace anche se i medici avevano detto che ci sarebbero buone possibilità che si riprendesse.

Forse non voleva sentirsi dire che era stato lui a prenderla in braccio per primo e non lei che era sua madre. O forse il fatto che lei non avesse ancora provato quell'emozione che aveva appena provato lui. Proseguì il cammino, ma invece di andare verso Amy si girò e andò dalla parte opposta, verso l'uscita.

 

Il giorno dopo si recò dopo l'università come sempre da Amy. Questa volta nella stanza c'erano tutti i suoi amici e anche il medico con i capelli grigi e lo sguardo severo. Aveva paura che fosse successo qualcosa, ma i visi allegri dei suoi amici, fortunatamente, indicavano il contrario. Il medico era tranquillo e quasi si poteva addirittura intravedere un mezzo sorriso sulle sua labbra che creava un certo contrasto con l'espressione non proprio dolce e premurosa.

<< Sheldon! >> trillò Penny vedendolo entrare e immediatamente gli si avvicinò, mostrando un gran sorriso. << Il medico ha appena finito di dire che domani potrete tornare a casa! Amy si è completamente ripresa e Grace sta  bene, non è più in pericolo di vita! >> Spruzzava entusiasmo da tutti i pori e se non fosse per il fatto che sapeva quanto Sheldon odiasse essere toccato, a quest'ora lo starebbe abbracciando così forte da togliergli il respiro.

<< D-davvero? >> mormorò quasi incredulo. Vide il medico annuire e tirò un sospiro di sollievo.

Si fece largo tra gli amici fino a raggiungere Amy.

Finalmente la vide sorridere dopo troppi giorni passati tra lacrime e sensi di colpa.

Il suo viso stava cominciando a riacquistare colore, abbandonando quel pallore che la faceva sembrare così innaturale.

Accennò un breve sorriso anche lui e il suo sguardo, solitamente freddo e analitico, divenne a poco a poco più dolce.

Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma quando la vedeva così sorridente e con gli occhi che brillavano di felicità non poteva fare a mano di provare lo stesso tipo di sentimento.

Un po' come quando guardava i koala allo zoo.

No, questa volta era ancora meglio dei koala.

Amy si tirò su e si mise a sedere. Allungò una mano fino a toccargli il viso. Non era più fredda, ma calda come la prima volta che si erano presi per mano tre anni fa. Forse in un altro momento si sarebbe scostato o avrebbe fatto qualche commento sarcastico e fuori luogo, ma questa volta invece rimase immobile. Non voleva separarsi da quel gesto così semplice e naturale fatto dall'unica persona che aveva avuto il permesso di toccarlo e di diventare intima con lui.

Amy lentamente si allungò verso di lui e, senza pensarci due volte, lo baciò. Non le importava nulla se erano davanti a tutti o se, stando secondo le regole del vecchio Contratto tra Fidanzati -sì, anche da sposati valevano più o meno le stesse regole- dovesse aspettare un periodo di tempo prima di avere un qualsiasi contatto fisico con lui nel caso fosse stata in ospedale.

Penny si coprì la bocca con la mano.

<< Guarda Leonard! >> sussurrò mentre con la mano stringeva il braccio del fidanzato. << Gli Shamy si stanno baciando! >> Era la prima volta che li vedeva così intimi e, sopratutto, vedere Sheldon alle prese con qualche atteggiamento amoroso.

Avevano passato giorni terribili questo è vero, ma erano già pronti a lasciarsi quell'esperienza alle spalle per sempre.

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Capitolo 7
*** L'oscillazione del rapporto di coppia ***


tbbt7

Salve^^
Inizio dicendo che questo capitolo fa pietà. No, non è un modo di dire. Fa davvero pietà. Non so neanche perchè lo pubblico, ma è più di un mese che non aggiorno e questo bene o male è come avevo in mente di far proseguire la storia. Sarà perchè ho un avuto un mezzo blocco o forse per l'ispirazione che andava e veniva, fatto sta che mi piace l'idea, ma non mi piace assolutamente come è venuto fuori, ecco. Poi boh, magari sono io che sono tremendamente negativa. Lascio a voi l'ultima parola, ovviamente. 
Ora mi dileguo, ritorno nel mio angolino buio aspettando di ricevere sassate per questo capitolo obrobrioso. 

Ah, non so se ve ne siete accorti, ma alla fine ho deciso di mettere la nota OOC perchè credo che da qui in poi ce ne sarà a iosa. Non ho ancora idea di quanto manchi alla fine, dipende se l'ispirazione finisce o meno sotto a un sasso.

Ora basta ho parlato anche troppo. 

Vi lascio al capitolo~

A presto^^

Capitolo 7: L'oscillazione del rapporto di coppia

<< Leonard stavo pensando...cosa farai ora che Sheldon è andato via? >> Penny rivolse lo sguardo serio sul ragazzo mentre l'espressione di Leonard si fece perplessa. Mise in pausa l'episodio di Buffy l'Ammazzavampiri e guardò Penny.

<< Cosa intendi dire esattamente? >>

Erano passati esattamente tre mesi e dodici giorni da quando Sheldon aveva lasciato l'appartamento 4A per trasferirsi definitivamente da Amy. In tutto quel tempo Penny non aveva mai accennato una sola volta ai progetti futuri di Leonard. Forse non le interessava, pensava lui, oppure, cosa molto più probabile, era ancora riluttante all'idea di una possibile convivenza insieme. Comunque stavano le cose Leonard sapeva che Penny lo amava. Doveva lasciarle il tempo di riflettere. Farle pressione non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose.

<< Intendo dire se hai in mente di trovarti un nuovo coinquilino o no >> rispose la bionda.

<< Per ora preferisco rimanere così. Metti che trovo un altro come Sheldon se non peggio. E poi non è così male essere da soli. Nessuna regola, nessuno che ti critica per qualunque cosa fai o che butta le tue maglie solo perchè le trova brutte e quando rientro a casa trovo tutte le mie cose nell'esatto punto in cui le ho lasciate. Vivere in questo stato di totale anarchia non mi dispiace affatto! >> Leonard sorrise mentre Penny abbassò gli occhi pensierosa.

<< Cosa c'è? >> chiese il ragazzo notando l'espressione della fidanzata.

<< Niente, assolutamente niente! >> gli prese la mano e la strinse affettuosamente << Sono felice che tu stia bene, ecco >> sorrise, ma risultò essere forzato.

Leonard corrugò la fronte.

<< So quando c'è qualcosa che non va Penny, ti conosco. Perché non ne parli? >>

Penny sospirò. Avvicinò il bicchiere di vino pieno alle labbra e ne assaporò un sorso per poi tornare a fissarlo negli occhi scuri.

<< Ecco vedi...Sheldon e Amy stanno passando un bel periodo adesso, sono felici di vivere insieme...>> prese una pausa mentre l'espressione di Leonard divenne ancora più confusa.

<< Ok...dove vuoi arrivare? >>

<< Noi siamo gli unici che sono ancora in una sorta di stallo. Tutti hanno fatto progressi nella loro relazione, tranne Raj che è stato nuovamente scaricato da quella ragazza, ma lui è un caso particolare quindi non fa testo..>> si mordicchiò un labbro prima di arrivare al punto. << Pensavo che potevamo provarci anche noi. >> concluse un po' imbarazzata.

Leonard fu sorpreso. Era la prima volta che Penny parlava di un possibile sviluppo del loro rapporto. Che cosa aveva in mente?

<< Infondo ci conosciamo da tanti anni, siamo vicini di casa e trascorriamo un sacco di tempo insieme...>> aggiunse.

Matrimonio?

No, non era sicuramente possibile. Era ancora troppo presto e poi avevano accordato che sarebbe stata lei a fare la proposta e quelle sue parole preannunciavano tutto tranne che una proposta di matrimonio.

E se invece...

<< Aspetta...mi stai chiedendo di andare a vivere insieme? >> chiese con gli occhi sgranati Leonard.

<< Bhè...sì >> mormorò Penny.

Leonard sorrise e l'abbracciò euforico pregustando già l'idea della graditissima convivenza.

<< Sarei davvero felicissimo! >> esclamò << Non vedo l'ora che tu ti trasferisca da me! >> aggiunse e le diede un bacio.

Penny non sapeva da dove era venuto quell'improvviso desiderio di condividere l'appartamento con lui. Forse davvero era tutto merito di Sheldon.

Insomma se c'era riuscito lui che odiava ogni sorta di cambiamento, anche quello più piccolo e insignificante, l'idea non doveva poi essere così terribile.

<< Allora domani cominciamo a portare di qua tutta la tua roba! Sarà una faticaccia, ma con l'aiuto degli altri faremo in fretta vedrai >> era così eccitato che Penny non poteva fare a meno di sorridere nel vederlo sprizzare felicità da tutti i pori. 

<< O-ok devo calmarmi...>> mormorò il ragazzo affannato. Tirò fuori dalla tasca un inalatore per l'asma e lo usò, prima di rischiare di dover chiamare l'ambulanza.

Quando si fu calmato le prese le mani e Penny capì di star facendo la cosa giusta. Si avvicinarono sempre di più finchè le labbra non si unirono in un bacio appassionato.

<< Che ne dici di concludere di là? >> chiese maliziosa Penny.

<< Non potrei essere più d'accordo >> rispose Leonard prendendola per mano e portandola nella camera da letto.

 

 

 

Leonard raggiunse gli amici seduti al tavolo della mensa con un grosso sorriso stampato in faccia. Ad alcuni pareva addirittura ebete ma a lui questo non importava.

Era felice e non vedeva l'ora di rendere partecipi anche i tre amici.

<< Ragazzi non sapete cosa è successo ieri! >>

Howard e Raj alzarono la testa dal piatto e lo guardarono curiosi.

<< Penny mi ha chiesto di andare a vivere insieme! >> esclamò euforico.

I due ragazzi sgranarono gli occhi sorpresi mentre Sheldon non dava alcun cenno di interesse.

Leonard, vedendo che l'amico non si era mosso di un millimetro né aveva proferito una sola parola, si girò verso di lui e notò che aveva lo sguardo fisso sul piatto.

<< Non dici niente? >> domandò.

Sheldon alzò la testa piuttosto lentamente e posò stancamente gli occhi su di lui. Bofonchiò qualcosa in risposta  e Leonard corrugò la fronte.

<< Non ti senti bene? Sei pallido e hai due occhiaie spaventose >>

Sheldon rispose a rilento.

<< Sono giorni che non dormo >> riuscì solo a dire mentre con una mano si passava il volto stanco. Posò la forchetta e allontanò il piatto, dato che in quel momento anche il solo odore del cibo gli faceva venire la nausea.

<< Capisco...quindi Grace non dorme di notte? >> domandò Leonard anche se la risposta era piuttosto ovvia a giudicare dall'aspetto dell'amico.

<< Dire che non dorme è un eufemismo...Non fa altro che piangere, svegliandomi continuamente. Passo la notte tra l'alzarmi, il cercare di riaddormentarmi e il litigare con Amy su chi deve andare a prenderla...>> sbottò irritato. Gli altri si lanciarono sguardi preoccupati per la situazione stressante che stava affrontando.

<< Ma guarda, ha già preso tutto dal papà! >> si intromise Howard che per tutta risposta ricevette un'occhiataccia dal fisico.

<< Comunque spero proprio che le cose cambino perchè non so ancora quanto posso reggere...Non riesco a capire perchè i neonati dormono di giorno e stanno svegli di notte. Cosa sono dei gatti? Oltretutto Amy potrebbe lasciarmi dormire dato che sono io quello che si alza per andare a lavorare mentre lei se ne sta a casa, invece di disporre quella stupida cosa dei turni, manco fossimo in caserma >> borbottò tra sé e sé, ma le sue parole furono chiaramente udite anche da tutti gli altri.    

<< Se ti può far sentire meglio anch'io da piccolo dormivo poco e piangevo sempre. È uno dei motivi per cui mia madre non mi ha mai sopportato. L'ha pure scritto nel suo ultimo libro >>

Sheldon alzò un sopracciglio e lo guardò con aria interrogativa.

<< In quale sorta di universo parallelo questa tua affermazione potrebbe essere in qualche modo un metodo per farmi sentire meglio? >>

<< Ehm...Bhè...Ecco...Diciamo che....Oh lascia perdere >> si arrese e continuò a mangiare.

Restarono in silenzio per qualche minuto finchè Raj non si rivolse al fisico sperimentale.

<< Allora Penny viene a vivere da te! Non so quale stratagemma tu abbia usato per convincerla a trasferirsi, ma se ha funzionato con te allora c'è davvero speranza per tutti! Anche per me! >> Raj sorrideva mentre Leonard abbassò lo sguardo per la frase che uscì leggermente offensiva.

<< Sì e domani vediamo come organizzare gli spazi. Per esempio non sappiamo ancora cosa farci con la stanza di Sheldon >> Leonard si aspettò qualche commento poco opportuno da parte di Sheldon concernente il coinvolgimento dei suoi vecchi spazi e invece non sentì proferire una sola parola.

<< Sveglia Sheldon! >> gridò Leonard dandogli una pacca sulla gamba vedendo che si stava abbioccando. Sheldon aprì gli occhi di scatto, spaventato.

<< Pericolo! Pericolo! >> esclamò il fisico agitato per poi calmarsi quando vide di essere ancora nella mensa dell'università.

<< Vai a casa Sheldon sei stravolto >> disse con premura Leonard, ma Sheldon fece un cenno di dissenso con la testa.

<< No, sto bene...Devo far vedere questa relazione che ho scritto al Dottor Gebolauser sulla Cromodinamica quantistica. Anche se dubito possa capire appieno quello che è riportato dato la sua scarsa preparazione nel campo della Fisica. O della scienza in generale se vogliamo essere precisi >> Sheldon ordinò i fogli in modo che fossero quantomeno presentabili.

Raj lo guardò perplesso.

<< Quella non è la relazione che hai scritto. È l'elenco che ti sei fatto sull'uscita dei fumetti che segui nei prossimi diciotto mesi. Ce l'hai fatto vedere ieri. >>

Sheldon si bloccò e guardò con orrore i fogli scoprendo che l'amico aveva ragione. Li gettò malamente sul tavolo e si appoggiò stancamente sullo schienale della sedia.

<< Hai ragione...Forse è meglio che vada a casa...>> mormorò spossato. Si alzò e Leonard fece altrettanto, offrendosi di accompagnarlo.

Quando si furono allontanati Howard si rivolse al suo migliore amico.

<< Cavolo, non l'avrei mai detto, ma un po' mi dispiace per Sheldon >>

Raj annuì.

<< Già e pensa che potresti essere tu al suo posto se Bernadette decidesse di volere un figlio >>  

 

***

Sheldon inserì la chiave nella serratura e, con uno scatto secco, aprì la porta di casa. Subito dopo aver varcato la soglia la prima cosa che notò fu Amy seduta sul divano che, appena lo sentì, si girò rivolgendogli uno sguardo minaccioso.

<< Dove sei stato? >> domandò. Con gli occhi lo seguì mentre appoggiava le chiavi nel solito posto e si toglieva giacca e tracolla.

<< In fumetteria. Oggi è mercoledì. Il mercoledì sera è la serata fumetteria. >> rispose calmo e lasciando trapelare dal tono di voce una certa ovvietà.

<< Avevi detto che saresti tornato presto...>> mormorò, mantenendo sempre uno sguardo severo e vedendolo avvicinarsi al piano cottura per mettere a bollire l'acqua per il tè.

<< Lo so, ma i ragazzi stasera andavano a comprare i nuovi numeri così mi sono aggregato anch'io e visto che il mercoledì è sempre stato il mercoledì dei fumetti ho pensato che non ci sarebbe stato nulla di male se ci fossi andato >> cercò di giustificarsi, ma la ragazza non sembrava bendisposta verso ogni tipo di scusa.

Si alzò di scatto avvicinandosi a lui.

Sheldon sospirò capendo che ci sarebbe stata l'ennesima discussione.

Da quando Grace era nata si ritrovavano sempre più spesso a discutere e i motivi, solitamente, erano piuttosto futili. Non riusciva a capire perchè il loro rapporto fosse diventato così teso in quegli ultimi mesi. Se prima i pochissimi screzi avuti si risolvevano in poco tempo, ora invece venivano portati avanti anche per giorni. Sembrava che la colpa fosse sempre sua di tutto. Rimpiangeva quei giorni in cui tutta la sua vita era in perfetto equilibrio.

Lentamente mise la teiera colma d'acqua sul fornello e diede le spalle a Amy.

<< Passo tutto il giorno qui da sola e la sera è l'unico momento in cui possiamo stare un po' insieme e invece cosa fai? O ti piazzi davanti alla tv con uno di quei stupidi videogiochi o rientri tardi perchè devi andare a comprare quei ridicoli fumetti come se fossi un ragazzino di tredici anni! >> disse seccata e nervosa, guardando la sua schiena.

<< Lavoro tutto il giorno e sono stanco non pensi che abbia bisogno di svagarmi un po'? E poi sono settimane che non faccio più nulla con Leonard e gli altri! Non ho più fatto partite ad Halo con loro il giovedì, non sono più andato a giocare a paintball nel weekend. Se per una volta rientro un po' più tardi non mi sembra la fine del mondo! >> alzò la voce e con un gesto rapido si girò, puntando gli occhi su di lei.

<< Stanco?! Perché, pensi che non lo sia anch'io? Non mi aiuti mai in niente! Non puoi aspettarti di essere servito e riverito continuamente mentre io sgobbo dalla mattina alla sera come una serva! >> alzò ancora di più la voce e vide lo sguardo di Sheldon farsi più cupo.

<< Non gridare, lo sai che lo detesto >> cercò di usare un tono calmo, ma si vedeva che aveva i nervi tesi.

<< Non sto gridando! Sono calmissima! >> pensò di riuscire a controllarsi, invece quelle parole uscirono sprezzanti e con un tono decisamente alto che lasciava presupporre tutto tranne che fosse calma. Si guardarono per qualche secondo in modo truce quasi stessero pensando a cosa dire per dimostrare la propria ragione e uscirne vittoriosi. Erano entrambi molto orgogliosi e testardi e difficilmente uno dei due avrebbe abbassato la testa e chiesto scusa all'altro.

Prima che uno dei due potesse aprire bocca sentirono il pianto di Grace provenire dall'altra stanza. Sheldon  si lasciò andare in un lungo sospiro mentre teneva sempre lo sguardo corrucciato.

<< Sei contenta adesso che l'hai svegliata? >> mormorò appena.

 Si avviò per raggiungerla, ma venne bloccato da un braccio di Amy.

<< Lascia stare, vado io, visto che sei troppo stanco e troppo occupato a fare altro per pensare a tua figlia >> sibilò con disappunto.

Sheldon rimase spiazzato nel sentirsi dire quelle parole che lo ferirono. Non era vero che era occupato a fare altro, semplicemente aveva bisogno di una valvola di sfogo.

Il fischio della teiera lo fece ritornare alla realtà. Spense il fornello, ma lasciò la teiera lì dove stava e preferì invece mettersi davanti alla tv a guardare Firefly sperando che potesse rilassarlo e distrarlo un po' mentre aspettava che Amy sbollisse la rabbia. Accese sul primo canale che trovò e vide che trasmettevano Babylon 5 al posto della sua amata serie tv.

Peggio di così non poteva andare.

 

 

 

Amy il giorno dopo decise di andare da Penny visto che era a casa dal lavoro. Avrebbero passato il pomeriggio insieme e Penny era molto contenta, sopratutto perchè adorava passare il tempo con la bambina. Le faceva così tanta tenerezza che non riusciva a passare più di mezzo minuto lontano da lei quando l'aveva nei paraggi.

Salì con fatica le numerose scale portando con un braccio la borsa con tutto l'occorrente e con l'altro la navetta con dentro Grace.

Bussò e immediatamente Penny aprì accogliendola con un sorriso radioso.

<< Ciao Amy! È da tanto che non ci vediamo! >> la fece entrare e le prese la borsa appoggiandola in un angolo vicino all'ingresso.

La neurobiologa si sedette sul divano e mise la bambina  davanti a sé mentre lei già si guardava intorno, studiando l'ambiente poco familiare.

 Penny la raggiunse e si sedette accanto all'amica. Portò un dito verso il viso di Grace e lei prontamente lo afferrò.

<< Oh, è adorabile! >> commentò la bionda mentre la neo mamma abbozzò un sorriso. << Vieni qui dalla zia >>

Delicatamente Penny la tirò su e la prese in braccio come faceva ogni volta che la vedeva. L'avrebbe tenuta in braccio tutto il giorno se avesse potuto.

<< Ma guardati! Assomigli sempre di più a Sheldon ogni giorno che passa. Hai perfino i suoi stessi occhi azzurri. Speriamo solo che tu non abbia preso anche il suo caratteraccio! No, scommetto che sei come la tua mamma, vero? >> Grace la osservò attentamente e Penny ridacchiò perchè sembrava quasi che potesse capire quello che diceva.

<< Scommetto che sta pensando: "Ehi, ma questa cosa vuole da me? Perchè non mi lascia stare?" >> Penny continuò a ridere e guardò Amy aspettandosi anche una risata da parte sua, invece la vide seria e con uno sguardo perso.

<< Ehi che succede? Va tutto bene? >> chiese un po' preoccupata vedendola così.

Amy si risvegliò dai suoi pensieri e sospirò. Non sapeva se dirle o no cosa la attanagliava così tanto, ma pensò che tenersi tutto dentro non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare l'umore già di per sé nero.

<< Ieri sera io e Sheldon abbiamo litigato di nuovo >> mormorò atona.

Penny arricciò le labbra. << Mi dispiace...>> riuscì solo a dire. Non sapeva bene cosa dire dato che lei e Leonard spesso litigavano per cui lei era probabilmente l'ultima persona al mondo a cui chiedere qualche consiglio su come evitare discussioni e litigi.

Amy scrollò le spalle. << Che ci vuoi fare? Purtroppo ultimamente è così...è solo che prima non litigavamo praticamente mai mentre adesso c'è una discussione per qualsiasi cosa. Sembra che a lui non importi nulla di quello che sto passando. Vuole solo continuare a fare le stesse cose che faceva prima e lasciare tutto nelle mie mani. Lo sai che non l'ha cambiata nemmeno una volta? E che sono sempre io che la fa addormentare? >>

Penny strinse le labbra cercando di capire come potesse sentirsi l'amica. Era piuttosto difficile però, essendo totalmente estranea alla vicenda.

<< Capisco...Bhè forse ha solo bisogno di un po' di tempo per abituarsi. Hai già provato a parlare con lui? >>

<< Sì, ma sembra che gli entri da una parte e esca dall'altra. >> Si alzò per versarsi un po' d'acqua in un bicchiere e bevve a piccoli sorsi.

<< Non lo so Penny...prima mi sembrava fosse diventato più premuroso con tutto quello che era successo con Grace e ora invece sembra essere tornato come prima...>> ritornò a sedersi e appoggiò il bicchiere quasi vuoto sul tavolino di fronte.

Penny le appoggiò una mano sulla spalla. << Dai, vedrai che le cose si sistemeranno. Devi solo avere pazienza! >> cercò di rassicurarla, ma Amy non sembrava così ottimista.

<< Facciamo così oggi invece di starcene qua andiamo a fare shopping che ne dici? >> Amy la guardò accigliata. Non era particolarmente in vena di andare in giro per negozi quel pomeriggio.

<< Hai bisogno di distrarti quindi ti porto in un negozio che conosco molto bene e acquisteremo tutto ciò che ti piace! >> esclamò eccitata.

<< Mmh...Ok >> disse poco convinta di quell'idea.

Invidiava la superficialità di Penny con cui un semplice vestito nuovo sarebbe bastato per tirarla su di morale. In realtà aveva bisogno di qualcosa di più di un semplice vestito. Aveva bisogno di sfogarsi completamente con lei, di farle capire come si sentiva.  Voleva che lei le desse dei consigli, che le facesse capire che cosa stesse sbagliando e perchè prima erano sempre andati così d'accordo mentre ora non ci riuscivano più.

 

Penny tornò a casa verso l'ora di cena. Al suo ingresso vide Leonard seduto sul divano intento a leggere una rivista dall'argomento decisamente troppo difficile per i suoi standard. Il fidanzato alzò gli occhi su di lei e le sorrise.

<< Allora come è andata oggi? Cosa avete fatto tu e Amy? >>

Penny si lasciò cadere pesantemente sul divano e guardò il fidanzato con aria tediosa.

<< Leonard, Sheldon ti dice come stanno andando le cose ultimamente? >>

<< Mi dice che va tutto bene...Perchè c'è qualcosa che non va? >> chiese perplesso.

La bionda sospirò e raccontò tutto quello che Amy le aveva detto durante il pomeriggio. Più andava avanti più il volto di Leonard diventava sorpreso essendo totalmente ignaro fino a quel momento di cosa stava accadendo al suo amico.

<< Capisci Leonard? Sheldon e Amy non stanno passando un buon momento, ma sono entrambi troppo orgogliosi per ammetterlo >>

<< Io credo tu stia esagerando. È normale avere degli screzi all'inizio, quando il bimbo è appena nato, ma io sono convinto che le cose con il tempo si sistemeranno da sé >> Leonard si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla, cercando di confortarla.

<< E...e se non fosse così? >> mormorò Penny timidamente, quasi si vergognasse a fare una domanda del genere.

Leonard rise.

<< Ehi ma che ti prende? Hai paura che si lasceranno? Non devi preoccuparti, andrà tutto bene. Lasciagli solo un po' di tempo per trovare il giusto equilibrio >>

Penny lo guardò non del tutto convinta di quello che diceva.

<< Proverai a parlargli? >> domandò la ragazza guardandolo intensamente negli occhi scuri. Aveva uno sguardo così serio che a Leonard era capitato poche volte di vedere. Leonard capì che stava parlando di Sheldon.

<< D'accordo. Ci proverò >> rispose semplicemente e Penny sorrise. Portò le braccia intorno al suo collo e lo baciò sulle labbra. << Ma ti assicuro che è davvero difficile ragionare con lui >> aggiunse. Penny ridacchiò e gli diede un altro bacio, più lungo questa volta.

<< Sai, stavo pensando che cosa farci con la stanza di Sheldon...>> sussurrò e Leonard la guardò curioso.

<< Ah davvero? E cosa ti è venuto in mente? >> domandò.

<< Credo che sarebbe una stanza perfetta per un futuro bambino >>

Leonard annuì un paio di volte poi improvvisamente il sorriso abbandonò le sue labbra e gli occhi si spalancarono in un'espressione sorpresa e sconvolta allo stesso tempo.

<< C-c-cosa...tu....>> balbettò e Penny lo guardò perplessa.

<< Ho solo detto che sarebbe una bella stanza per un bambino, stai tranquillo mica sono incinta! >>

Leonard prese dei grossi respiri per calmarsi.  Quando si riprese un po' si rivolse a lei cautamente.

<< Quindi stai dicendo che...>>

<< Sì >> lo interruppe << Sì, ci sto pensando Leonard. Non so perchè, ma ultimamente non la vedo come un'idea così lontana e al di fuori della mia portata. >> Si mordicchiò il labbro prima di proseguire.

<< Tu cosa ne pensi? >> chiese.

 Leonard sorrise dolcemente.

<< Qualunque cosa tu deciderai, io sarò sempre qui a sostenerti >>

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Capitolo 8
*** La tangibile prova d'affetto ***


tbbt8

Salve a tutti^^
Questo capitolo è stato difficile da scrivere e l'avrò riletto una decina di volte, indecisa se pubblicarlo così o cambiarlo. Alla fine l'ho lasciato come lo avevo immaginato fin dal principio e quindi boh, forse non piace o forse sì. Ditemi voi mei baldi lettori cosa ne pensate a riguardo xD
Ringrazio come sempre tutti quanti che mi state sopportando da 8 capitoli ♥ 
Alla prossima~

Capitolo 8: La tangibile prova d'affetto

La pioggia batteva con forza contro la finestra dell'ufficio di Sheldon. Il fisico teorico era appoggiato al bordo della scrivania e, con una mano sotto il mento e l'altra che giocherellava distrattamente con un pennarello, osservava i molteplici numeri riempire la grande lavagna bianca.  Un tempo era in grado di rimanere fermo in quella posizione per ore, con la mente rivolta esclusivamente verso la matematica, ma ora invece era un continuo distrarsi.

Pensava a Amy e a come il loro rapporto era cambiato nel giro di pochi mesi. Si sforzava di concentrarsi solo sul suo lavoro, escludendo tutto ciò che in quel momento non aveva nulla a che fare con la Fisica, ma semplicemente non ci riusciva.

Ciò che era successo qualche sera prima con Amy l'aveva lasciato parecchio turbato. Aveva ancora in mente lo sguardo serio e truce di lei, il modo freddo e accusatorio con cui si era rivolta a lui, e come l'aveva additato come persona menefreghista e poco responsabile.

<< Lascia stare, vado io, visto che sei troppo stanco e troppo occupato a fare altro che pensare a tua figlia >>

Aggrottò la fronte sentendo quella frase materializzarsi per l'ennesima volta nella sua mente.

Scosse la testa imponendosi di non pensarci.

Tra la formula di Lagrange  e il Teorema di Rolle che cercava di usare per risolvere una banalissima e alquanto semplice funzione di variabile reale, Sheldon si chiese per quanto tempo sarebbe durata questa tensione tra loro due. Non voleva ammetterlo, ma sotto sotto aveva paura che sarebbero diventati come i suoi genitori, ovvero due persone che litigavano troppo spesso costringendosi a stare lontani l'uno dall'altra per non azzannarsi.

Voleva tornare ai vecchi tempi quando le cose andavano per il verso giusto.

Sospirò sonoramente rendendosi conto di star trascurando ancora una volta lo studio di funzione.

Improvvisamente sentì la porta aprirsi e questo lo risvegliò dai suoi pensieri. Si girò appena, giusto per vedere con la coda dell'occhio chi aveva avuto l'inopportuna idea di disturbarlo.

<< Sheldon sei impegnato? >>

Riconobbe la voce di Leonard e sospirò nuovamente. Abbandonò la sua postazione per sedersi sulla sedia.

<< Leonard, vorrei rammentarti, qualora te ne fossi dimenticato, che io, essendo un fisico teorico con un alto quoziente intellettivo, sono sempre impegnato. >> lanciò uno sguardo alla lavagna e corrugò la fronte. << Tuttavia questa funzione non ha nessuna intenzione di uscire corretta quindi no, non sono così impegnato da doverti mandare via. >> disse con aria di sufficienza.

<< Ok bene...>> rispose l'amico. Si avvicinò di qualche passo con cautela, come se avesse avuto di fronte un gatto selvatico e non voleva farlo scappare via. Sapeva quanto Sheldon fosse nervoso e irritabile in quell'ultimo periodo e doveva stare ben attento alle parole che pronunciava.

Vedendo che Leonard tardava a spiegare il motivo della sua visita, Sheldon gli lanciò uno sguardo seccato.

<< Allora? >>

Leonard prese un respiro profondo.

<< D'accordo vado subito al punto...Penny mi ha detto che le cose tra te e Amy non vanno molto bene...>>

Sheldon assottigliò lo sguardo e incrociò le braccia sul petto.

<< Quella ragazza non è mai stata in grado di farsi gli affaracci suoi >> sbottò visibilmente infastidito.

<< Il fatto è che tutti se ne sono accorti e vogliamo aiutarvi >> continuò il fisico sperimentale.

Sheldon sciolse le braccia e cominciò a sistemare i fogli sulla scrivania pur di non incrociare gli occhi dell'amico.

<< Va tutto bene >> tagliò corto. Serrò le labbra pensando a quanto poco vere fossero quelle parole.

<< Quando è stata l'ultima volta che vi siete presi del tempo solo per voi due? >> chiese Leonard aspettandosi già la risposta.

Sheldon si bloccò e fissò i fogli tenuti stretti nelle sue mani, mentre rifletteva sulle parole di Leonard.

<< Dal...dal giovedì prima che Grace nascesse >> mormorò in un soffio.

Si stupì pensando a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che erano usciti da soli per conto loro. Erano stati così presi che a fatica trovavano il tempo per loro stessi, figuriamoci uscire per un appuntamento romantico.

<< Ascolta, io sono convinto che passare un po' di tempo da soli e parlare possa aiutarvi molto >>

Sheldon sembrò abbandonare quell'aria tesa e lasciò che i fogli gli scivolassero di mano mentre alzava gli occhi stanchi per guardarlo.

<< Perché questo giovedì non uscite insieme come ai vecchi tempi? Se vuoi possiamo tenere io e Penny la bambina >> domandò.

Sheldon alzò un sopracciglio scettico.

<< Tu e Penny? Seriamente Leonard? Vuoi lasciare a Penny il compito di badare a mia figlia? Ti devo forse ricordare cosa accadde quando le chiesi di prendersi cura del tuo pesce rosso? >>

Leonard di passò una mano sul viso, esasperato.

<< Oh andiamo Sheldon, non puoi paragonare una bambina a un pesce rosso! >> esclamò, ma Sheldon non sembrava della stessa opinione.

<< Io non do mai nulla per scontato >> disse con naturalezza.

Leonard preferì ignorarlo.

<< Veniamo per le sette a casa tua >> disse infine e se ne andò.

 

Alle 7 in punto Sheldon stava camminando avanti e indietro per il salotto guardando nervosamente l'orologio. Leonard gli aveva detto che alle sette era lì, ma erano ormai ben le sette e quarantacinque secondi e ancora non era arrivato.

Espresse a voce alta il suo disappunto, incolpando Penny di rovinare sempre tutto. Era sicuro che il ritardo dell'amico era dovuto a Penny e alla sua odiosa abitudine di prendere tutto con troppa calma, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

Sbuffò sonoramente in direzione della porta mentre si sistemava le maniche della camicia nera fin sopra i gomiti.

<< Rilassati, vedrai che adesso arriveranno. >>

Sentì la voce di Amy provenire dal bagno.

<< Leonard aveva detto che sarebbe stato qui alle sette in punto. Evidentemente per lui l'espressione le sette in punto copre un arco di tempo ben più ampio rispetto a quello che intendo io e il resto dell'umanità. Se ci fosse una guerra intergalattica e fosse lui l'unica possibilità di salvezza per tutti scommetto che ci farebbe morire tutti quanti perchè non arriverebbe in tempo! >> sbottò in risposta.

 Poco dopo la porta si aprì e Amy lo raggiunse in soggiorno. Era ancora rivolto verso l'ingresso perciò le dava le spalle.

<< Come sto? >> domandò la ragazza.

Sheldon si girò e rimase molto sorpreso nel vederla. Non portava i soliti cardigan sformati, ma un delizioso vestito verde acqua che si stringeva in vita per poi scivolare morbido fino alle ginocchia. I capelli tenuti raccolti le incorniciavano il viso, ammorbidendo i lineamenti e conferendole un'aria più accattivante. Infine un coprispalle nero e un paio di scarpe con il tacco non alto, ma che bastava per darle il giusto slancio, completavano il tutto.

Sheldon non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Era rimasto folgorato da quella bellezza che mai aveva pensato potesse appartenerle. Gli occhi cominciarono subito a squadrarla da capo a piedi, soffermandosi istintivamente sulle sue forme, cosa che non aveva mai fatto prima. Si sentiva come un ragazzino alla prima cotta. Non capiva come quella donna riuscisse a bloccarlo e a mandarlo in confusione semplicemente indossando un vestito nuovo.

Amy arrossì sentendo i suoi occhi puntati addosso in quel modo così intenso.

<< L'altro giorno Penny mi ha costretta ad andare a fare shopping con lei >> spiegò.

 Ora capiva chi ci aveva messo lo zampino.

<< Ti piace? >> chiese timidamente.

Sheldon aprì e chiuse la bocca un paio di volte come per ponderare bene le parole giuste da dire.

<< Non è il solito vestito che indossi quando ci accingiamo ad andare al ristorante per la consueta cena romantica >> disse. Il solito tono freddo e distaccato usato dal fisico le fece abbassare lo sguardo. Lo sentì però schiarirsi la voce. << Non mi dispiace questo nuovo cambiamento >> aggiunse con voce più bassa.

Amy sorrise sentendo quelle velate parole di apprezzamento provenire direttamente da lui.

Sheldon guardò l'ora sull'orologio da polso e sbuffò nuovamente vedendo che erano quasi le sette e dieci.

Amy ridacchiò. << Perchè sei così impaziente? Devi andare a prendere il treno? >> chiese ironica.

Il fisico la guardò interrogativo.

<< Non capisco...perchè mi stai chiedendo se devo andare a prendere il treno? Dobbiamo andare da qualche parte? >> sgranò improvvisamente gli occhi e il tono divenne più acuto. << Hai organizzato un viaggio e non mi hai detto niente?! >>

Amy sospirò e alzò gli occhi al cielo capendo che lui e l'ironia non sarebbero mai andati d'accordo, nemmeno fra un milione di anni.

<< È un modo di dire Sheldon >> spiegò.

Sheldon rispose con un semplice "ah" per poi tornare a concentrarsi sull'ora e sul ritardo assolutamente non perdonabile dell'amico.

Amy gli passò accanto per poi sedersi sul divano stando attenta a non stropicciare il vestito nuovo. Prese in braccio Grace e cominciò a giocarci un po' intanto che aspettava la sua migliore amica e il suo fidanzato.

Sheldon la guardava attentamente mentre si divertiva con lei. Ad un certo punto la chiamò facendola girare verso di lui.

<< Amy, ho qui una cosa per te. Avrei voluto dartela più tardi, ma a quanto pare le cose andranno per  le lunghe. Evidentemente o si sono persi, o sono finiti in una frattura spazio-temporale e si sono messi a girare l'universo a bordo del Tardis, altrimenti, cosa molto più probabile, sono nel bel mezzo di un coito e si sono dimenticati di dover venire qui. >>

Amy lo guardò curiosa, ignorando tutto ciò che aveva detto di superfluo. << Davvero? Che cosa? >>

<< Aspetta. >> Con passo svelto si diresse verso la camera da letto per poi ritornare poco dopo con in mano una scatolina lunga e stretta.

Amy continuò a guardarlo non capendo cosa stesse facendo. Sheldon lentamente tolse il coperchio e con due dita tirò fuori una collana con un pendente fine e raffinato che subito brillò sotto la luce.

Amy guardò sorpresa il gioiello nella sua mano.

<< Oh...>>

Era troppo emozionata per riuscire a dire altro.

<< Il pendente, anche se piccolo, è formato da una delle tante forme allotropiche in cui può presentarsi il carbonio, costituito da un reticolo cristallino di atomi disposti secondo una struttura ottaedrica >> spiegò.

Amy capì subito.

"Diamanti" pensò.

<< Qualche anno fa, dopo un diverbio avuto a causa del tuo lavoro da neurobiologa, ti ho regalato il diadema su consiglio di Leonard. Te lo ricordi? >>

Come poteva dimenticarselo? Era stato uno dei regali che più aveva apprezzato in assoluto.

<< Visto che più o meno si è creata la stessa situazione, anche se con cause completamente diverse, ho pensato di agire nella medesima maniera >> mormorò imbarazzato.

Amy addolcì lo sguardo sapendo quanto dovesse essere stato difficile per lui fare una cosa del genere.

Sheldon si sedette accanto a lei e glielo mise.

<< È...è così bello >> sussurrò mentre se lo rigirava fra le dita. Alzò poi gli occhi su di lui. << Grazie >>

Sheldon sorrise vedendo il suo viso illuminarsi così tanto.

Amy gli mise in braccio la bambina e corse a vedersi allo specchio. Era incantata di fronte alla lucentezza che emanava e con la punta delle dita continuava a sfiorarlo.

Il fisico si avvicinò mettendosi dietro di lei.

<< Mi piace tantissimo >> disse lei sempre tenendo gli occhi fissi sul gioiello. Dal riflesso lo vide annuire e mormorare un "bene" prima di sentire due dita sfiorarle il collo, esattamente sotto l'orecchio. Sentendo quel tocco fu istintivo distogliere l'attenzione dal regalo per girarsi verso di lui.

Erano vicinissimi e alle loro labbra mancava solo un soffio per toccarsi, ma proprio nel momento in cui stavano per unirsi sentirono dei colpi provenire dalla porta facendo trasalire Amy e facendo allontanare velocemente Sheldon per andare ad aprire.

Vedendo Leonard all' ingresso non riuscì a trattenersi dal rimproverarlo per il ritardo.

<< Avevi detto alle sette. Sono le sette, ventotto minuti e sedici secondi. Cos'hai da dire a tua discolpa? >> sistemò meglio Grace in braccio e lanciò all'amico uno dei suoi migliori sguardi di disapprovazione.

<< Bè...ecco...È colpa di Penny! >> esclamò indicandola con il dito.

<< Cosa?! >> obiettò la ragazza guardando in modo assassino il fidanzato.

Leonard si rivolse verso di lei. << Mi dispiace, ma non ho nessuna intenzione di assumermi la colpa questa volta. >>

Riportò l'attenzione su Sheldon che ancora aspettava spiegazioni.

<< Io ero prontissimo, anzi sarei riuscito ad arrivare addirittura in anticipo, ma Penny doveva ancora lavarsi e vestirsi. Ha chiamato quattro amiche e in più non trovava le scarpe >> rispose frettolosamente facendosi spazio per entrare.

Anche Penny stava per entrare, ma venne bloccata dal fisico teorico il quale sentiva il bisogno impellente di criticare il suo atteggiamento.

<< Sei sempre la solita. Sai, l'orologio è stato inventato per un motivo ben preciso. Ma evidentemente quando gli altri bambini stavano imparando a leggere l'ora tu eri impegnata ad attaccare gomme da masticare sotto i banchi. Probabilmente era la cosa che sapevi fare meglio >> affermò con aria di infinita superiorità e strafottenza.

<< Sheldon, tesoro...>> rispose con tono calmo e pacato mentre gli sfilava la bambina di braccio <<...perchè non chiudi quella bocca e te ne vai via? Così, giusto per non tirarti un pugno in faccia. >>

Sheldon stava per replicare quando venne tirato per un braccio da Amy che lo portò fuori prima che scoppiasse la Terza guerra mondiale.

<< A volte quel ragazzo è così irritante! >> esclamò avvicinandosi a Leonard. Quest'ultimo ridacchiò divertito.

<< Solo a volte? >> Leonard le passò un mano sulla schiena. << Quando hai intenzione di tirargli un pugno, ti prego, avvisami. È una scena che non voglio assolutamente perdermi >>

Penny rise e venne seguita a ruota da Leonard.

 

 

Passò un po' di tempo e Leonard osservava silenziosamente Penny accudire Grace. Non l'avrebbe mai detto ma era piuttosto portata con i bambini e la cosa lo lasciò piacevolmente sorpreso.

Stava camminando avanti e indietro cercando di farla addormentare, ma senza successo. Probabilmente sentiva la mancanza dei genitori.

Alla fine si arrese e, dopo averla messa nella culla, si sedette sul divano accanto a Leonard.

<< Non pensavo fosse così difficile badare a un bambino piccolo >> borbottò mentre guardava distrattamente le immagini passare sulla tv.

<< Penso che tu non te la sia cavata male >> rispose il ragazzo e Penny abbozzò un sorriso.

<< Davvero? >> mormorò.

<< Oh sì >> Leonard abbassò il volume e si girò con il busto verso di lei. << Hai fatto tutto con molta naturalezza. Non hai nemmeno dovuto cercare su Google come cambiare il pannolino! >> esclamò e Penny ridacchiò. << E per la cronaca, io lo avrei fatto. >> aggiunse infine serio.

Le mise una mano sulla guancia e subito Penny si sentì più tranquilla.

<< Saresti una madre fantastica >> sussurrò con dolcezza.

<< Oh non credo proprio >> si attorcigliò una ciocca di capelli attorno a un dito << Solo perchè me la sono cavata bene con il figlio di altri non significa che con il mio sarà la stessa cosa. >>

Leonard sospirò. << Invece dovresti avere più fiducia in te stessa >>

 

Dopo un paio di ore Sheldon e Amy tornarono a casa, ma quando il fisico notò che Grace ancora non dormiva corrucciò lo sguardo.

<< Penny, perchè è ancora sveglia? Ho lasciato delle precise indicazioni riguardo alle sue abitudini e mi sarei aspettato che l'avreste quantomeno rispettato. >> disse portandosi le mani dietro la schiena come era solito fare quando spiegava qualcosa  a qualcuno.

<< Bhè scusa tanto se non ha voluto seguire le tue indicazioni! >> sbottò infastidita.

Nel momento in cui stava per replicare Amy lo bloccò mettendosi in mezzo tra i due.

<< Grazie ragazzi siete stati molto gentili! >> esclamò con un gran sorriso.

<< Figurati, è stato un piacere! >> rispose la bionda cambiando espressione, passando dall'infervorata all'euforica in un nanosecondo.

Amy dopo averli fatti uscire e chiusa la porta, si avviò a prendere Grace, passando davanti al fisico che intanto si era già seduto sul divano e aveva acceso la tv per vedere gli ultimi due episodi dell'ultima stagione di Breaking Bad che aveva registrato quella sera stessa.

Amy mise Grace a dormire nel suo lettino. Con una mano l'accarezzò delicatamente mentre lei agitava le braccine come a voler dire che non aveva nessuna intenzione di dormire.

Intonò una ninna nanna, la prima che le venne in mente.

Se la bimba fa la nanna è contenta anche la mamma

bimba mia non pianger così che la tua mamma è sempre qui.

Sentendo Amy cantare Sheldon mise in pausa l'episodio nel bel mezzo di una scena clou e si avvicinò alla stanza. Gli dava le spalle per cui si fermò sulla porta, incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite. La osservò cercando di non fare il minimo rumore per paura che si fermasse.

Bimba mia dormi serena che se no la mamma sarà in pena

bimba mia stai bene qua insieme alla tua mamma e al tuo papà.

Sheldon si mosse verso di lei e Amy sentendo dei passi provenire da dietro le sue spalle sussultò, colta alla sprovvista.

<< Scusa non volevo spaventarti >> disse a voce bassa il fisico.

<< N-non ti ho sentito arrivare...>> mormorò. Appoggiò le mani sul bordo del lettino e continuò ad ammirare la bambina come se fosse la cosa più bella del mondo.

<< Mi piace sentirti cantare, hai una bella voce. Dovresti farlo più spesso >> continuò Sheldon.

Amy si girò per guardarlo, ma lui l'aveva già raggiunta mettendosi al suo fianco.

<< Non è bellissima? >> domandò lei senza staccarle gli occhi di dosso.

Sheldon annuì e Amy abbozzò un sorriso.

Rimasero fermi uno accanto all'altra per un po' di tempo fino a quando Amy, dopo un sospiro incominciò a parlare.

<< Sai, credo sia davvero stupido continuare a litigare per delle sciocchezze >>

<< Sono d'accordo >> rispose ammorbidendo l'espressione del viso.

Amy appoggiò una mano sulla sua e senza alcun bisogno di dirselo si erano già scusati entrambi.

 

 

Amy raggiunse Sheldon in soggiorno dopo essersi assicurata che Grace si fosse addormentata. Osservò la sua espressione concentrata mentre dallo schermo della televisione venivano trasmesse delle immagini e a giudicare dal suo guardo doveva essere una delle sue serie tv preferite.

Il fisico non si accorse della presenza di Amy finchè quest'ultima non gli si sedette accanto.

<< Finalmente si è addormentata >> disse a bassa voce.

Sheldon annuì e tornò a concentrarsi sulla serie.

Amy cominciò a rilassarsi, cosa che riusciva a fare solo la sera dopo aver messo Grace a dormire e sedendosi sul divano vicino a Sheldon.

Socchiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla sua spalla. Era stanca ma non voleva andarsene in camera da sola e per aspettare Sheldon avrebbe dovuto attendere un altro episodio. E a giudicare dalle scene non era nemmeno arrivato a metà del primo.

Sheldon passò un braccio dietro di lei cingendole le spalle.

Amy sollevò lo sguardo e gli sorrise ricevendo come risposta un semplice cenno della testa. Da quando Grace era nata era diventato meno freddo e aveva abbandonato un po' il suo ripudio per il contatto fisico. Forse era stata la paura di perdere qualcuno di importante a cambiarlo.

La mora riabbassò  lo sguardo e si sistemò meglio ora che aveva appurato che la cosa non lo stava infastidendo. Sentì il suo braccio stringerla di più quasi avesse paura di lasciarla andare.

Il fisico teorico però non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Osservava i capelli castani lisci e appena spazzolati scivolarle lungo il profilo del viso fino a raggiungere le spalle che si alzavano e si abbassavano in un lento e regolare respiro. Assaporava il suo profumo mentre la esaminava nel vestito verde a cui non era abituato.

Amy si accorse di essere fissata in modo attento e analizzatore, come uno scienziato che studia un animale bellissimo, ma raro e difficile da trovare  se non impossibile.

Si girò appena, giusto per guardarlo con la coda dell'occhio e gli abbozzò un piccolo sorriso malizioso.

<< Non guardi il film? >>

A Sheldon sembrò di svegliarsi da un incantesimo.

<< Sì, certo che stavo guardando >> rispose frettolosamente e istintivamente portò lo sguardo sullo schermo.

Ma non il film. Pensò Amy.

Lasciò la sua comoda posizione per mettersi seduta. I loro occhi si incrociarono e ancora una volta Sheldon non riusciva a fare a meno di immergersi in quel castano così intenso da mettergli tensione e tranquillità allo stesso tempo. Si sentiva stregato. Non riusciva a capire perchè fosse così attratto da lei. Eppure stava guardando una delle sue serie preferite in assoluto, ma in quel momento non la considerava degna di maggiore attenzione rispetto ad Amy.

Rimasero a contemplarsi a vicenda per un tempo che parve infinito finchè lei non si avvicinò lentamente, portando le labbra a unirsi con le sue.

Sheldon sentì un calore intenso partire dalla bocca per poi diffondersi per tutto il corpo. Era così piacevole che istintivamente la prese per i fianchi e la tirò verso di sè. Amy sentendosi attratta verso di lui iniziò a baciarlo con più ardore, gustando il suo sapore e cercando quella passione che aveva sempre avuto paura di mostrare. Lentamente Sheldon si protese all'indietro, spinto delicatamente da Amy, finchè la sua schiena non toccò il cuscino del divano. Lasciarono che il loro corpi si modellassero e trovassero da soli il modo perfetto per unirsi.

Amy continuò a esplorare la sua bocca passando poi al collo perfettamente liscio, assaporando il profumo di dopobarba.

Sheldon chiuse gli occhi sentendo la figura di lei premere sopra di sé e ad ogni tocco e ad ogni bacio poteva sentire una scossa di adrenalina e di eccitazione diffondersi per ogni cellula.

<< A-Amy...>> mormorò, ma lei lo ignorò tornando a baciarlo nuovamente sulla bocca, soffocando un suo gemito quando la sentì strusciarsi lentamente sopra di sé.

Sheldon continuava a ricambiare mentre i respiri si facevano più affannati e l'attesa di incontrarsi diventava sempre più insopportabile. Lasciò che le mani raggiungessero le sue esili spalle per poi iniziare a scendere lungo tutta la sua schiena fino a fermarsi sui suoi fianchi.

Amy si fermò un attimo per osservare l'azzurro dei suoi occhi brillare in un modo che non aveva mai visto. Portò un dito sulle sue labbra che sembravano bruciare e tracciò una linea fino al mento. Sheldon le spostò una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio.

<< Cosa mi hai fatto Amy Farrah Fowler? Perché sono così irrimediabilmente attratto da te da lasciarti fare tutto questo? >> mormorò con voce grave.

<< Perché mi ami >> rispose semplicemente.

Ripresero a baciarsi nuovamente con la stessa intensità di prima quasi quella fosse stata l'ultima notte che avrebbero passato insieme.

O forse la prima notte dopo aver passato tanti anni a reprimere i sentimenti che avevano bisogno di essere sfogati.

Sheldon lentamente tirò la cerniera del vestito scoprendo la schiena. Con la punta delle dita sfiorò la pelle nuda e la sentì fremere ad ogni suo tocco. L'altra mano le accarezzava la coscia per poi salire per il fianco fin sopra la spalla dove un dito si infilò sotto la spallina facendo scivolare la stoffa.

Amy tastò il suo petto sentendolo abbassarsi e alzarsi con foga mentre il cuore batteva all'impazzata. Iniziò a scendere con lentezza sbottonando la camicia fino a trovare il bottone dei pantaloni e cominciò ad armeggiare per slacciarlo.

Sheldon si lasciò scappare un altro gemito sentendola così vicina, ma ormai era talmente preso dal vortice di emozioni che non riusciva più a ragionare con lucidità, impedendogli così di interromperla.

O forse non voleva affatto interromperla.

Sheldon iniziò a farle scivolare il vestito di dosso mentre Amy cercava di togliergli la camicia quando Grace iniziò a piangere, facendoli sussultare.

<< V-vado io >> mormorò Amy sistemandosi il vestito in qualche modo e abbassando la gonna.

Sheldon rimase sdraiato per un po' intanto che il respiro si faceva più regolare e la mente ritornava a ragionare con più lucidità. Solo ora si accorse di avere la camicia sbottonata fino a metà e i pantaloni quasi abbassati e la cosa lo mise a disagio. Si alzò in piedi e riallacciò sia la camicia che i pantaloni, pensando a cosa sarebbe successo da lì a poco se Grace non li avesse interrotti.

Da quando sentiva certi impulsi? Da quando un contatto così intimo con un'altra persona non lo trovava più così ripugnante, ma anzi lo stava trovando addirittura piacevole?

Percepiva ancora la sensazione del suo corpo premere sul suo, la pelle morbida sotto il suo tocco e le labbra calde che si posavano sul collo, le guance e la bocca. Riusciva ancora a sentire quella piacevole sensazione che solo lei era riuscita a trasmettergli con il semplice tocco delle sue mani scorrere per tutto il corpo anche se era molto più attenuata rispetto a prima. Poteva dire di tutto su ciò che stava provando, ma non che non gli fosse piaciuto e che, se si ritrovasse nella stessa situazione, non lo rifarebbe di nuovo.

Decise di farsi una doccia calda e di bere una tisana rilassante prima di andare a dormire sperando di addormentarsi subito e che l'indomani mattina avrebbe avuto una visione più chiara di ciò che in quel momento lo stava turbando parecchio.

Passò davanti alla stanza di Grace e sentì la voce ovattata di Amy. Sospirò prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.

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Capitolo 9
*** L'alterazione dello Status Quo ***


9

Ebbene sì, signori, sono tornata. Dopo due mesi sono riuscita a scrivere questo nono capitolo e non ho nemmeno idea di cosa pensare. Siamo arrivati ad un momento cloui e ho dovuto meditare e studiare a lungo su come proseguire per non rovinare tutto. Così, dopo averci pensato a lungo, l'episodio 7x22 "The Proton Transmogrification" mi ha dato la giusta ispirazione per buttare giù questo capitolo che dire che è stato un parto gemellare è un eufemismo <.<  
Ci sono leggeri riferimenti anche ad altri episodi della settima stagione, ma anche se non l'avete vista non importa perchè verranno spiegati o in questo capitolo o nei prossimi (o prossimo se decido di chiudere baracca e burattini con questo). 

Detto questo, ci si vede gente~

Capitolo 9: L'alterazione dello Status Quo

La luce del sole filtrava attraverso le tende per poi raggiungere il viso di Amy. Dopo una smorfia di fastidio aprì gli occhi e guardò l'ora sull'orologio: le 8:02.

Si appoggiò sui gomiti e scostò leggermente le coperte. Sheldon dormiva accanto. Era a pancia in giù, un braccio sotto il cuscino e il viso rivolto verso di lei. Amy sorrise vedendo la sua espressione così tranquilla e serena, tutto il contrario di quando era sveglio.

Ripensò alla prima sera in cui Sheldon si trasferì a casa sua. Era così nervoso all'idea di condividere il letto con lei che cercò in tutti i modi di convincerla a farlo dormire sul divano.

<<...quindi, in sintesi, ritengo che il divano sia la scelta più consona. >>

Amy alzò gli occhi al cielo esasperata.

<< D'accordo. Se vuoi passare i prossimi trent'anni a dormire sul divano, accomodati. >> disse tranquillamente indicando l'oggetto.

Sheldon serrò le labbra e si guardò attorno in cerca di un'idea. Il divano andava bene per una o al massimo due notti, poi sarebbe diventato problematico avere un sonno ottimale su un oggetto che, oltre a non avere le dimensioni opportune, era anche scomodo. Un materassino gonfiabile? No, non aveva il minimo supporto lombare e, a parità, sarebbe stato più comodo su una panchina del parco. Poteva piantare una tenda nel bel mezzo della stanza, ma Amy probabilmente si sarebbe un tantino infervorata. Un sacco a pelo magari? Ottimo per i mesi invernali, ma d'estate sarebbe morto dal caldo quindi lo escluse. O forse una brandina da mettere nella camera della figlia. Ma doveva trovava una brandina a quell'ora? Notò che lo sguardo di Amy si stava assottigliando sempre di più e che aveva una strana ombra minacciosa per cui, se davvero non voleva passare le prossime notti a dormire sul tappetino del bagno, decise di arrendersi. Rassegnato si diresse nella camera da letto. Un sorriso di vittoria di dipinse sul volto di Amy e lo seguì.

<< A metà del letto c'è una linea divisoria immaginaria. Io non invado la tua parte e tu farai lo stesso. >> borbottò tirando su le coperte e infilandosi dentro.

<< Va bene. Linea immaginaria. Ho capito. >> acconsentì Amy sdraiandosi anche lei.

Rimasero a fissare il soffitto per qualche minuto.

<< Per quanto tempo durerà questa fantomatica linea immaginaria? >> chiese.

<< Per tutto il tempo cui reputo necessario. >> disse sistemandosi le coperte come era solito fare. << E sappi che se per caso dovessi toccarmi nel cuore della notte mi metterò a urlare. >> aggiunse tirandosele fin sotto il mento.

<< Non credi di esagerare? >>

<< Oh no, affatto. Non esagero mai quando si tratta di dormire. >>

 

La linea immaginaria stabilita da Sheldon durò molto meno rispetto a quanto si aspettava Amy. All'inizio dormiva in una posizione così rigida e vicino al bordo che se si fosse mosso di un solo centimetro sarebbe caduto per terra. Ora invece dopo diversi mesi aveva abbandonato la sua abituale posizione per avvicinarsi di più a lei. Era sicura che più di una volta l'avesse osservata a lungo appena sveglio. Ricordava anche di due dita che percorrevano la sua guancia in un tocco leggero, ma non era certa che fosse vero o semplicemente un sogno.

Si alzò con cautela per non svegliarlo, ma bastò il leggero spostamento della coperta per fargli uscire un lamento, girarsi dall'altra parte ed emettere un lungo respiro.

Preparò la colazione stando attenta a non far rumore e diede un'occhiata veloce all'orologio sulla parete. Ancora una decina di minuti e Sheldon si sarebbe messo sul divano a guardare Doctor Who come ogni sabato. La programmazione era stata spostata di un'ora e Amy ricordò bene di quanto si fosse lamentato del cambiamento, rovinandogli così la sue abitudini. Lei invece era più che grata dato che, almeno nel week end, poteva evitare la tv accesa già la mattina presto.

<< Buongiorno. >> bofonchiò Sheldon facendo capolino in salotto e allacciandosi la vestaglia blu.

<< Oh, buongiorno. >> disse girandosi per guardarlo.

Lui si era già sistemato sul divano pronto a guardare la sua amata serie.

<< Oggi devo dare l'addio all'Undicesimo Dottore per la terza volta e ancora non riesco a farmene una ragione. Spero solo che Peter Capaldi sia degno di interpretare il Dodicesimo con la stessa efficacia e lo stesso carisma di Matt Smith nei panni dell'Undicesimo. Anche se nessuno sarà mai in grado di raggiungere la bravura di David Tennant nel ruolo del Decimo Dottore. >> disse con una punta di rammarico.

Praticamente stava parlando da solo dato che Amy tra tutti questi Dottori, rigenerazioni e quant'altro non aveva mai capito niente. Gli portò la tazza con i cereali e si sedette accanto a lui, a gambe incrociate.

 Iniziò l'episodio, appena il tempo di far vedere la sigla di apertura e già c'era qualcosa che non andava. Un rumore costante e fastidioso proveniva da una Amy concentrata a capire qualcosa dal piccolo riassunto a inizio puntata.

<< Amy, sei in grado di masticare quei cereali in modo da non infastidire la mia visione dell'episodio? Sembra che qualcuno stia buttando dei sassi dentro un tritarifiuti. >> disse con il solito tono saccente.

<< Scusa tanto se il mio modo di mangiare di urta tanto. >> sbottò.

<< E questo è il motivo per cui mi sono lamentato a lungo del cambio di programmazione. Almeno prima ero da solo. >> mormorò ricevendo un'occhiataccia dalla ragazza.

Amy sospirò e pensò bene di ignorarlo. Sapeva che quando Sheldon rispondeva male, o meglio, rispondeva in un tono più provocatorio e insolente del solito, era perchè c'era qualcosa che lo preoccupava, ma non voleva ammetterlo.

<< Sei turbato per qualcosa? >> chiese tenendo lo sguardo fisso sullo schermo dove le luci delle immagini trasmesse danzavano sul suo viso.

Sheldon la guardò stupito chiedendosi come facesse sempre a intuire quello che provava. Eppure era molto bravo a nascondere le sue emozioni. Era una cosa che faceva con molta naturalezza, ma con lei quei semplici trucchetti non funzionavano. Dopo tutti quegli anni passati insieme ormai lei lo conosceva fin troppo bene.

<< No, va tutto bene. >> disse secco.

 << È per ieri sera. >> non era una domanda, ma una affermazione. Sheldon aprì e richiuse la bocca, incerto su cosa dire. Voleva negarlo, ma ciò l'avrebbe portato a mentire e, si sa, Sheldon Cooper non mente mai. Ma non poteva nemmeno ammetterlo come se niente fosse. Non di fronte a lei, tra l'altro.

<< Non devi prenderla così. >> continuò Amy. << Siamo sposati e viviamo insieme da diverso tempo. È normale volere un po' di...intimità. >>

Normale.

Quella parola era sempre più presente nella sua vita.

È normale comportarsi in questo modo. È normale reagire così, Sheldon. È normale provare questi sentimenti...

Odiava quella parola. La odiava perché non riusciva a capirla. Quello era il suo modo di vivere, la sua normalità. Perché tutti quanti dovevano sempre sostenere il contrario?

<< Capisco anche che se non vuoi...bhè dovrò rispettare la tua decisione...>>

Sheldon ora aveva gli occhi fissi sul pavimento in un'espressione cupa.

<<...e farmene una ragione. >> concluse atona.

Dopo pochi attimi però le labbra di Amy si piegarono un piccolo sorriso che doveva sembrarle confortante, ma a Sheldon apparve solo triste.

<< A me piaci così come sei. >> Amy portò una mano sulla sua guancia e si alzò, portando via entrambe le tazze ormai vuote.

La osservò  raggiungere il bancone della cucina e poi muoversi da una parte all'altra per mettere un po' in ordine.

A me piaci così come sei.

Quella frase cominciò a ronzare nella mente del fisico anche se cercava in tutti i modi di concentrarsi sulla serie tv. Una domanda si formulò inevitabilmente. Era giusto non fare nulla per cambiare, nonostante lei sia cambiata per lui e abbia rinunciato a tante cose che avrebbero potuto renderla più felice?

<< No, non è vero. >> disse Sheldon come se si fosse ricordato solo ora di rispondere. Lei si girò incuriosita. << Tu vuoi che io cambi. >> si alzò e con pochi passi ridusse la distanza che li separava arrivando a pochi centimetri da lei. << Non è così? >> mormorò con voce grave fissandola intensamente.

Lei trattenne il respiro per qualche secondo. << Io non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi. >>

Sheldon le passò la mano sul viso spostandole i capelli. << Io ho capito che tu...>>

Il rumore del cellulare che vibrava sul piano della cucina lo interruppe. Voleva ignorarlo, ma la curiosità era troppo forte per cui andò a rispondere.

<< Leonard? Come mai chiami a...>> il viso si fece di colpo cupo. << Quando?...OK, capisco...Va bene...>>

Chiuse la chiamata e appoggiò il cellulare con insolita lentezza. Amy lo interrogò con lo sguardo.

<< Il professor Proton è morto. >> disse con sospiro.

<< Mi dispiace. >> mormorò Amy toccandogli una mano, ma lui si ritrasse. Spense la tv negli ultimi 10 minuti dell'episodio e scomparve in camera.

 

***

 

Penny camminava su e giù per il salotto con una certa ansia. Era nervosa all'idea di condividere la notizia con Leonard un po' perchè non se l'aspettava e un po' perchè non sapeva come avrebbe reagito. Guardò di sfuggita l'orologio e si accorse che il tempo stava passando troppo in fretta per i suoi gusti.

Improvvisamente la porta d'ingresso si spalancò e appena vide il compagno sulla soglia intento ad appoggiare le chiavi nel solito posto mentre dava una veloce occhiata alla posta, gli si scagliò contro.

<< Leonard! Ho una notizia da darti! >> gridò euforica non riuscendo a stare ferma.

<< Cos...Ma che ti prende? >> chiese notando la sua esagerata esuberanza.

<< Mi hanno presa per una parte in un importante film! >> battè la mani e fece una piroetta sentendosi al settimo cielo.

<< Davvero? >> sorrise il fisico abbandonando la posta su un angolo della scrivania e stringendole le spalle in un gesto affettuoso.

<< Sì! E indovina chi ci sarà anche nel cast? >>

Penny prese una pausa per creare suspance e Leonard non provò neanche ad indovinare dato la sua poca conoscenza riguardo ad attori non strettamente pertinenti alla fantascienza.

<< Will Wheaton! >> si rispose da sola mentre Leonard strabuzzava gli occhi.

<< Oh, ma è fantastico! >>

<< È tutto merito suo. Dopo che è stato mandato via da quell'orrendo film di gorilla è stato chiamato per un altro film decisamente più impegnativo e non a basso costo. Quando il regista gli ha chiesto chi potesse fare la protagonista lui ha fatto il mio nome! >> la bionda prese un paio di respiri per calmarsi e tornò a parlare in un tono più tranquillo. << Ho fatto il provino stamattina e al regista sono piaciuta subito! Le riprese inizieranno settimana prossima. >> disse con un sorriso a trentadue denti.

<< Sono davvero contento per te. >> disse il fisico accarezzandole una guancia. Per qualche secondo si guardarono negli occhi poi Leonard corrugò la fronte dubbioso.

<< Perchè non mi hai detto che avevi il provino stamattina? >>

Penny fece schioccare la lingua e si guardò attorno pensierosa.

<< Bhè vedi il fatto è che...>> si bloccò davanti alla sua espressione interrogativa. Se gli diceva la verità probabilmente ci sarebbe rimasto male. Forse era meglio inventarsi qualcosa.

<< ...Semplicemente mi sono dimenticata. >> scrollò le spalle e gli mostrò un sorriso finto.

Leonard alzò un sopracciglio perplesso.

<< Dimenticata? Di solito tormenti tutti con questa storia del provino. L'ultima volta ne hai parlato così a lungo che me lo sono persino sognato di notte! >> abbassò poi lo sguardo sulle sue mani. << E se proprio vuoi saperlo neanche lì ti avevano presa. >> mormorò guardandola di sottecchi per paura di una sua reazione.

Penny sbuffò. << Ok va bene lo ammetto! >> alzò le mani in segno di resa. << Se non te l'ho detto è solo perchè tutte le volte che te ne parlo va a finire che non mi prendono mai. >>

<< L'hai fatto per scaramanzia? >>

<< Mi dispiace tesoro...>> si avvicinò e gli diede un bacio poi sorrise divertita. << Non è colpa mia se porti sfiga. >>

<< Ah e così io porto sfiga? >> disse sorridendo e facendo finta di esserci rimasto male.

<< Sì, ma solo per quanto riguarda il lavoro. Per il resto mi sento la donna più fortunata del mondo. >> mormorò a un soffio dalle sue labbra. << Se sto per realizzare il mio sogno è solo per merito tuo. Mi sei stato più vicino di chiunque altro e senza di te che mi spronava ad impegnarmi e a dare il meglio di me, probabilmente mi sarei arresa da tempo. >>

Leonard si imbarazzò a sentire tutte quelle parole di apprezzamento. Era una delle poche volte in cui Penny gli faceva capire che davvero ci teneva a lui e che lo considerava parte integrante della sua vita.

<< Ho preso del vino per festeggiare e anche un completino molto sexy. >> mormorò maliziosa staccandosi da lui e andando verso il frigorifero.

<< A questo punto non vedo l'ora di festeggiare. >> disse seguendola

 

***

Sheldon rimase tutto il pomeriggio chiuso in camera. Aveva dato l'impressione che non gli importava un granché, ma dentro di sé era sconvolto. Aveva appena perso una figura di riferimento, l'uomo che l'aveva spinto a diventare uno scienziato.

Amy entrò un paio di volte per cercare di consolarlo, ma lui la ignorò completamente. In quel momento non aveva voglio di vedere nessuno, nemmeno lei.

Si addormentò poco dopo. I suoi sogni furono popolati dal professor Proton che, in veste di Jedi, lo aiutava e gli stava vicino esattamente come Obi wan-Kenobi fece con il giovane Luke Skywalker.

<< Dovresti apprezzare di più le persone che ti stanno accanto. >> disse Proton con aria seria.

Sheldon alzò un sopracciglio perplesso. << Non capisco cosa intendi. >>

Proton era in piedi al centro della stanza mentre Sheldon era seduto sul suo solito posto, immerso nella visione del quarto film di Star Wars. Lo fissò per alcuni secondi prima di proseguire.

<< Stai dando per scontato la loro presenza nella tua vita, ma non ti rendi conto che senza di loro non sei più nessuno. Non vuoi ammetterlo, ma sai che solo loro sono in grado di riempire la tua vita e di renderti felice. >>

<< Loro chi? Intendi forse i miei amici?  >> chiese.

<< No non sto parlando di loro. È vero, hanno avuto un ruolo importante e lo avranno sempre, ma io mi stavo riferendo alla donna che hai accanto e a tua figlia. >>

Sheldon rimase bloccato, incapace di dire una sola parola.

<< Hai già perso delle persone che ti stavano a cuore senza mai dire che gli volevi bene. >> continuò riferendosi a suo padre e suo nonno. << Non rifare lo stesso errore o finirai per pentirtene. Proprio come ho fatto io. >>

<< In che senso? Cosa intendi dire? >>

Proton sospirò e si prese una lunga pausa prima di proseguire.

<< Vedi, quando ero insieme a mia moglie davo per scontato il fatto che sapesse che ci tenevo a lei, che l'amavo. Non mi piaceva esternare i miei sentimenti, ero convinto che lei lo  capisse da sola. Inutile dire che quando mi ha lasciato mi sono pentito per sempre di non averglielo mai detto. >>

Il fisico incupì lo sguardo. Amy sapeva che l'amava anche se non era mai riuscito a dirglielo apertamente. Lo sapeva e non aveva bisogno di dirglielo continuamente. 

O forse sì? 

<< M-ma io...>>

Si avvicinò e portò una mano sulla sua spalla mentre faceva passare lo sguardo dal suo viso, alla tv e poi di nuovo su di lui. Ammorbidì un po' l'espressione del viso anche se rimaneva serio. << La vita è breve, Sheldon. Non sprecare il poco tempo che hai. >>

 

Sheldon si svegliò agitato e con il fiato corto come se avesse trattenuto il respiro a lungo. Dalla poca luce che filtrava dalla tenda capì di aver dormito fino a sera.

Sentì la porta aprirsi e Amy si affacciò timidamente. Quando lo vide seduto sul bordo del letto entrò e si sedette accanto a lui.

<< Va tutto bene? >> chiese mettendogli una mano sulla schiena.

Il fisico si lasciò andare in un lungo sospiro. << Sì, più o meno. >>

Amy abbozzò un mezzo sorriso. << Vieni di là. La cena è quasi pronta. >>

Lei si alzò, ma si bloccò appena sentì le dita di Sheldon afferrarle il polso.

<< Aspetta. >> mormorò. << Resta un po' qui. >>

<< D'accordo. >> disse rimettendosi dov'era prima.

Restarono in silenzio per interminabili secondi.

<< La morte di Proton ti ha turbato molto. Perché non ne parli? >>

<< Cosa dovrei dire? >> chiese non capendo.

Amy scrollò le spalle. << Non lo so. Quello che vuoi tu. >>

Sheldon ci pensò su. << Ho fatto un sogno prima. Era..strano. Non saprei bene neanche'io. >>

Amy continuava a passare la mano sulla schiene in modo protettivo, come se stesse consolando un bambino.

<< Mi ha...mi ha detto parecchie cose. >>

<< Chi? >>

<< Proton. >> rispose con ovvietà. Lei si bloccò, poi riprese con quel gesto.

<< E cosa ti ha detto? >>

<< Mi ha detto che devo apprezzare maggiormente le persone che ho accanto e  inoltre ha fatto intendere che guardo troppa tv. >> disse assumendo un'espressione leggermente imbronciata a causa dell'ultima affermazione che Proton aveva sottinteso con lo sguardo. Si girò poi verso di lei corrugando la fronte con aria interrogativa.

<< Secondo te guardo troppa tv? >>

Amy sorrise. << Penso che la domanda che dovresti porti sia un'altra. >> Aspettò qualche secondo, ma il fisico non disse nulla. << Stai apprezzando le persone che ti sono vicine? >> chiese.

Lui temeva quella domanda perché sapeva che la risposta era incerta. Sì, le apprezzava, ma non era mai riuscito a farlo a capire a nessuno di loro. Forse però questa volta era diverso.

<< Credo che senza di te la mia vita sarebbe stata molto diversa. Se prima ero convinto che mai nessuno potesse in qualche modo infrangere la mia idea di non avere alcun tipo di legame emotivo o di relazione, ora devo ricredermi. >>

Amy sgranò gli occhi e trattenne il respiro emozionata. Il fisico attorcigliò una ciocca dei suoi capelli tra il pollice e l'indice, saggiandone la morbidezza.

<< Credo che quell'indovina avesse ragione. >> Lentamente si avvicinò al suo viso e Amy rimase immobile, aspettandolo.

<< L'-l'indovina...? >> riuscì solo a chiedere. Ricordava di quando Penny l'aveva costretto ad andare insieme lei dalla cartomante per farsi predire il futuro. Cosa però gli aveva detto la donna era rimasto un mistero. Fino adesso.

 Il resto della frase rimase bloccata in fondo alla gola. Lui le era arrivato a un soffio e le labbra erano vicinissime, ma non si toccavano ancora.

<< Tu sei la chiave della mia felicità. Sono stato stupido a ignorarlo per tutto questo tempo. >> abbozzò un mezzo sorriso ironico. << Ma guarda, mi sono appena dato dello stupido per la prima volta. >> mormorò prima di catturare le sue labbra in un lungo bacio.

La attirò a sé in un gesto protettivo. Le mani avevano iniziato a percorrere la sua schiena raggiungendo le esili spalle per poi ridiscendere nuovamente verso il basso fino a soffermarsi sui suoi fianchi. 

Amy portò le mani sulla sua nuca avvicinandolo ulteriormente a sé, eliminando completamente ogni distanza, sia reale sia immaginaria.

Non rifare lo stesso errore...

La voce di Proton riecheggiava come un eco distante nella sua mente. Sembrava come se fosse esattamene lì accanto e che gli stesse dicendo cosa doveva fare.

Non avrebbe rifatto quell'errore.

Aumentò l'intensità con cui baciava quella bocca e le mani avevano preso a esplorare sotto la sua maglia, arrivando dove non erano mai giunte prima. Lasciò che fosse il suo istinto a guidarlo.

 Non sprecare il poco tempo che hai.

Lentamente la fece sdraiare sul letto, stendendosi sopra di lei e sostenendo il proprio peso con i gomiti per evitare di schiacciarla.

Amy aveva il respiro irregolare e il cuore aveva iniziato a martellargli nel petto. Non emetteva alcun suono quasi avesse paura di rovinare tutto. Riuscì solo a sfiorargli le braccia con la punta delle dita.

<< Sheldon...>>   

 Diglielo. Diglielo che la ami.

La voce di Proton si confondeva con la sua parte irrazionale ed emotiva. La stessa che aveva sempre soffocato e ignorato per paura di finirne succube. E la stessa che aveva all'improvviso sentito il bisogno di mostrare ad altri.

 A lei.

La luce fioca proveniente dai lampioni esterni illuminava debolmente i loro volti. Riuscivano solo a guardare il luccichio negli occhi di entrambi e a loro questo bastava.

<< Mi dispiace. >> disse dopo averla osservata a lungo nella penombra. << Mi dispiace di non avertelo mai detto. >> mormorò con voce grave.

Le braccia gli facevano male, ma ignorò il formicolio che si diffondeva dal polso fino alla spalla.

<< Ho sbagliato a credere di non aver bisogno di qualcuno. >> Si avvicinò al suo orecchio sfiorando il lobo con la punta del naso. << Ti amo, Amy. >>

Lei chiuse gli occhi cercando di imprimere in modo indelebile quelle parole nella mente.

<< Ti amo anch'io. >> sussurrò nella semioscurità della stanza.

Lui sorrise compiaciuto e la baciò sulla bocca staccandosi solo per toccare in modo impercettibile con le labbra il mento e il collo liscio che sembrava di velluto.

Amy ritornò indietro con la mente a quella notte di quasi un anno prima. Era tutto molto simile, ma solo di una cosa si discostava. Lui non era ubriaco, sapeva quello che faceva.   

<< Se...se dovessi perderti io credo che...>>

Non finì la frase.  La morte di Proton l'aveva angosciato parecchio e per una frazione di secondo immaginò lei al posto di Arthur.

Amy lo rassicurò aumentando l'intensità con cui gli sfiorava la guancia.

<< Non pensarci. Io sono qui adesso. >> disse accennando un sorriso.

Lui annuì riacquistando più serenità.

Le alzò delicatamente la maglia scoprendo porzioni di pelle sempre maggiori. Non credeva sarebbe mai arrivato il momento in cui avrebbe esposto la parte più nascosta e profonda di se stesso. Non credeva che avrebbe mai anche solo pensato di farlo.

Voleva toglierle quell'indumento che lo intralciava, che creava una sorta di protezione, come se fosse lì per dargli ancora la possibilità di ripensarci un'altra volta. Aveva paura di tutte quelle emozioni che stavano prendendo piede dentro di lui e che non pensava nemmeno di possedere.

Non riusciva ad allontanarsi, nè tantomeno a fermarsi e più sentiva la sua pelle a contatto con la sua più si accorgeva di quanto, in effetti, la desiderasse.

Era diverso rispetto a quando desiderava un nuovo videogioco o una nuova action figure. Era un desiderio represso, istintivo e in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di soddisfarlo. Pur di averla.

Le mani continuavano a salire in un tocco leggero e Amy inarcò la schiena per permettergli di sfilare la maglia con facilità.

La contemplò per diverso tempo rendendosi conto che ormai la sottile barriera tra di loro era stata infranta.

Tornò a sfiorare ancora il suo collo con movimenti lenti, inebriandosi del suo profumo. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Era lo stesso che sentiva ogni volta che gli passava accanto, lasciando una scia che gli ricordava che lei era lì. Lo stesso che riempiva la casa e con cui si addormentava la sera.

Amy voleva assaporare ogni singolo momento senza mettergli fretta. I suoi tocchi erano così delicati che per certi istanti le sembrò tutto un semplice sogno. Un sogno da cui non si sarebbe mai svegliata.

Aveva così tanto desiderato quelle mani su di sé che ora faticava quasi a crederci.

Sheldon aveva deciso di cambiare e lo stava facendo solo per lei.

Il cellulare sul comodino iniziò a vibrare richiamando la loro attenzione, ma prima che il fisico riuscisse a raggiungerlo Amy lo afferrò con un gesto veloce.

<< Siamo occupati! >> sbottò senza nemmeno guardare chi era. Lo riappoggiò senza prestare molta cura e Sheldon la guardò con disappunto.

<< Potrebbe essere qualcuno di importante. Forse vogliono informarmi che con la mia scoperta ho il premio Nobel assicurato, oppure Stan Lee ha finalmente accettato il mio invito a uscire per mangiare un gelato insieme. >>

<< Hai intenzione di lasciare le cose a metà, Sheldon Lee Cooper? >> chiese maliziosa mentre intrecciava le mani dietro la sua nuca.

Lui abbandonò la sua espressione infastidita per far spazio a un sorrisetto complice. Infilò due dita sotto la spallina del reggiseno facendola scivolare lungo la spalla.

<< Dopo tutti questi anni dovresti sapere che detesto interrompere qualcosa, Dottoressa Fowler. >>

In poco tempo si liberarono dei vestiti che vennero gettati in malo modo sul pavimento e bastò poco per far si che si unissero e diventassero una cosa sola.

Il fuoco che sentivano dentro veniva alimentato sempre di più mentre i loro corpi si muovevano e si intrecciavano in un crescendo di passione e desiderio.

Si abbandonarono sulle lenzuola sfiniti e ansimanti.

La strinse a sé in un abbraccio e lei si lasciò cullare da quelle braccia ancora una volta.

<< Amy...>> mormorò debolmente al suo orecchio.

Lei gli accarezzò la schiena sentendolo irrigidirsi ad ogni suo tocco.

Sheldon si tirò su appena, quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. Fece scivolare le dita lungo il suo braccio fino a passare un pollice sulla sua guancia calda. << Non mi lascerai mai vero? >>

Amy scosse la testa. << No, mai. Resterò per sempre qui, accanto a te. >>

 << Anche se dovesse intromettersi un geologo con la fissa per le rocce? >> chiese con un velo di preoccupazione.

Amy ridacchiò per quella frase che risultò essere un miscuglio di timore e ingenuità. Appoggiò il palmo della mano sul suo petto sentendo i battiti veloci e intensi.

<< Nessuno si metterà in mezzo, Sheldon. >>

Il fisico si riversò su un fianco e la cinse per le spalle attirandola a sé, sentendo un'altra volta il suo corpo stretto al suo. Inspirò il profumo dei suoi capelli lasciandosi travolgere dalle emozioni provate tutte insieme in un solo momento.

Lei appoggiò la fronte sul suo collo e chiuse gli occhi.

<< Io sono già innamorata del fisico più intelligente e strano del mondo. >>   

~°~

Sì ci sono anche delle note finali perchè dovevo dire un'ultima cosa, ma non potevo certo dire tutto prima o avrei rovinato la sorpresa no?

Ok, su le mani chi avrebbe voluto qualcosa di più dettagliato. (Vi vedo brutti pervertiti u.u)  

A parte gli scherzi scrivere questa scena è stato un'agonia, non tanto per il momento in sè (sì anche per quello, ma qui sono io che mi faccio mille problemi), ma più che altro immaginarsi uno Sheldon in certi momenti non è affatto facile. Quindi io ho immaginato una cosa simile e spero che anche voi l'abbiate apprezzato. Mettere qualche frase alla Sheldon avrebbe solo rovinato la scena secondo me, perciò ho preferito "umanizzarlo" completamente. Infondo anche quando nella serie si arriverà a questo momento penso che ci sarà già stato il cambiamento, o meglio, la crescita del personaggio. 

Accidenti se mi sono dilungata non volevo essere così puntigliosa e noiosa, sorry!

Ora vi lascio davvero e un immenso grazie a tutti♥

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Capitolo 10
*** Il fattore gelosia ***


10

Buonasera gente~

Lo so, lo so, avete pensato che fossi dispersa e aspettavate una puntata di Chi l'ha visto? pensando a quale sciagurato destino fossi andata incontro, ma si tratta soltanto dell'estate, il periodo più brutto in cui scrivere a parere mio (ok che è stata un'estate tra le più schifose di sempre, ma comunque il suo effetto lo fa lo stesso) perchè appunto non si ha voglia. Le idee c'erano eh, non esattamente così perchè doveva esserci un ulteriore pezzo alla fine del capitolo ma ho deciso di toglierlo perchè all'ultimo secondo non mi ha convinto per niente e ho preferito abbreviare.  
Premetto che questo capitolo è inutile in quanto non porta avanti per nulla la trama, ma serve solo a conlcludere, diciamo così, questo arco narrativo (si chiama così? Boh non lo so, vabbé...ottima scrittrice tra l'altro che non sa manco cos'è un arco narrativo. Complimenti.)  e per scrivere qualcosa di fluff che non fa mai male quando riguarda gli Shamy e successiva prole.

 

Buona lettura ♥


Capitolo 10: Il fattore gelosia

<< Stasera niente mogli e fidanzate quindi possiamo giocare una luuuunga partita a Dungeons and Dragons proprio come ai vecchi tempi! >> proruppe Howard sistemando sul solito tavolino che aveva ospitato per anni i loro giochi la base su cui far muovere i personaggi. Controllò anche che ci fossero entrambi i dadi e che nessuna pedina mancasse.

<< Non sapete quanto mi mancano queste serate in cui siamo solo noi e le nostre passioni nerd. >> commentò Raj stillando su un foglio le caratteristiche come forza, intelligenza e destrezza che avrebbero caratterizzato il proprio personaggio.

<< È vero, da quando Howard e Sheldon si sono sposati il tempo che trascorriamo insieme si fa sempre più ridotto. >> continuò Leonard mentre rimurginava sulla possibilità di cambiare il proprio personaggio in elfo o restare sempre umano.

<< Quando anche Leonard si sposerà vivrete tutti per conto vostro, insieme alla vostra famiglia e vi dimenticherete di me! >> piagnucolò Rajesh in tono melodrammatico.

<< Hai guardato ancora il diario di Bridget Jones? >> chiese con una punta di esasperazione l'ingegnere.

<< E allora? Al contrario di voi io sono sempre solo e passo le serate in compagnia della mia cagnolina e di un film romantico strappalacrime. >>

Entrambi alzarono gli occhi al cielo esasperati.

<< A proposito, Sheldon dov'è? Non è da lui far tardi a una partita di D&D. >> disse Howard finendo gli ultimi preparativi per il gioco.

<< Non lo so, ma dato che per venire qui avrà sicuramente preso l'autobus, probabilmente si sarà addormentato e forse lo staranno deportando in Sud America. >> rispose con tono estremamente tranquillo il fisico sperimentale.

Prima che gli altri potessero esprimere un proprio parere la porta si aprì e uno Sheldon, leggermente infastidito per aver usufruito di un automezzo tanto grezzo e poco sicuro oltre che pieno zeppo di bacilli sconosciuti potenzialmente mortali, fece il suo ingresso.

<< Perdonate il mio ritardo, ma l'autista ha sbagliato strada per ben tre volte e in più ha saltato la mia fermata, facendomi scendere a quella che si trova a due isolati da qui. Ho dovuto percorrere a piedi la zona malfamata e inoltre un signore ha cercato di convincermi a tutti i costi a comprare uno dei suoi quadri di dubbio gusto che esponeva con tanto orgoglio manco fosse  il Van Gogh del ventunesimo secolo. >> scrollò poi le spalle, lasciando che l'espressione contrariata abbandonasse il suo viso.  << Oh beh, sono cose che capitano dopotutto. >> disse tranquillamente sedendosi al suo posto e pensando a quale personaggio interpretare.

Gli altri tre lo guardarono perplessi. In genere "avventure" di questo tipo non si risolvevano mai con un semplice "Oh beh, sono cose che capitano", non se sei Sheldon Cooper.

Lo osservarono per qualche secondo mentre lui disponeva tutto l'occorrente e notarono che aveva stampato in volto un sorrisetto che non avevano mai visto. Sembrava quasi di buon umore.

<< Sheldon, lo so che questa cosa per te è molto sconvolgente ed è difficile da accettare, ma io stasera non posso fare il Dungeon Master perché ho un mal di gola pazzesco, però si è offerto Howard di sostituirmi. >> disse Leonard con un certo timore sapendo che il suo amico avrebbe tenuto il muso per tutta la serata oltre a esprimere in tono saccente e provocatorio tutto il suo disappunto sulla scelta effettuata.

<< Già, ma non devi preoccuparti si impegnerà al massimo! Hai presente con Zacary Quinto che pensavi fosse stato una pessima scelta per interpretare il signor Spock nell'ultimo Star Trek, ma in realtà poi ti è piaciuto molto? >> continuò Raj usando un tono che fosse il più convincente possibile.

Sheldon li guardò corrugando la fronte. << Ragazzi, qual è il problema? Se Leonard è impossibilitato a esercitare il ruolo di leader del gioco vorrà dire che faremo senza. Il mio amico Howard andrà più che bene dato che l'ultima volta è stato davvero bravo. >> disse tornando a sistemare tutto l'occorrente.

I tre si scambiarono sguardi interrogativi.

<< Sbaglio o ha appena detto che sono stato bravo? Cioè, ha davvero fatto un complimento a me? >> mormorò Howard incredulo senza staccargli gli occhi di dosso. Non sapeva se a sconvolgerlo fosse il fatto che l'avesse chiamato amico o per il complimento sincero.

Raj bevve un sorso di birra. << Non lo so, ma è davvero strano. >>

Si accorsero che aveva ancora quel sorrisetto, ma non riuscivano a capire a cosa fosse dovuto.

<< Magari ha capito finalmente come comportarsi con le persone. Oppure si è inceppato. >>

Howard assottigliò lo sguardo. << No, io non credo sia così semplice. Ho già visto quel comportamento e...oooh! >> sgranò gli occhi  e un mezzo sorriso apparve sul suo volto. Si passò due dita sotto il mento e lo guardò attentamente.

<< Sheldon, cos'è quella macchia sul collo? >> chiese facendo il finto tonto.

Improvvisamente il fisico divenne serio e si tirò su il colletto della maglia con fare nervoso.

Anche Leonard e Raj capirono e cominciarono a ridacchiare.

<< Da quando porti i dolcevita? >> chiese Leonard trattenendo a stento le risate.

Sheldon era visibilmente in imbarazzo. << Ho...ho cercato di emulare Howard indossando uno dei suoi tipici abbigliamenti che prevedono maglie con dolcevita e pantaloni colorati. Purtroppo i pantaloni di un colore così vispo non ne possiedo perciò ho dovuto ripiegare  solo sulla maglia.>> rispose incapace di sostenere il suo sguardo. << Inoltre quest'anno va di moda. >> aggiunse infine.

Rajesh incrociò le braccia. << E da quando ti interessa la moda? >>

<< Il fatto che ignori le discussioni frivole di Penny non significa che non ascolti. >> borbottò.

<< D'accordo, ma quella macchia? Ancora non ci hai spiegato da dove proviene. >> continuò Leonard divertito. Finché non lo avrebbe sentito uscire direttamente dalla sua bocca non ci avrebbe mai e poi mai creduto.

  << Allergia. >> rispose prontamente. << Sì, allergia a...uhm...latte e latticini. >> disse dopo essersi guardato intorno in cerca della migliore scusa possibile. Non potevano, in alcun modo, venire a conoscenza della verità.

<< Latte e latticini? >> domandò Leonard alzando un sopracciglio.

<< Sì. Ho recentemente scoperto che l'assunzione di latte e dei suoi derivati fa comparire sulla mia pelle degli ematomi di varia grandezza di colore violaceo. Fortunatamente passano dopo qualche giorno. Ora possiamo giocare? >> disse sperando che finisse lì il discorso.

<< Certo come no. Che il gioco abbia inizio! >> Howard aprì le braccia in un gesto plateale e un ghigno divertito si dipinse sul suo volto.

Trascorsero diversi minuti e Sheldon aveva deciso stranamente di collaborare con gli altri e addirittura curò un suo compagno moribondo usando l'ultima delle sue pozioni curative.

<< Sei di buon umore, Sheldon? >> chiese Leonard dopo che quest'ultimo gli lasciò usare l'armatura che aveva conquistato.

<< È da stamattina che mi sento strano. Non saprei spiegare bene neanche io, è come se fossi, come dire, appagato. >> disse pensieroso mentre faceva rimbalzare i dadi nella mano prima di lanciarli.

 << Appagato, eh? >> disse Howard assottigliando lo sguardo e mostrando una delle sue migliori espressioni da pervertito. << Mi sa che questa notte Sheldon ha fatto scintille. >>

Il fisico alzò un sopracciglio scettico. << Scintille? E cosa sono, la Torcia umana? >> disse dopo aver lanciato i dadi e mostrando un sorriso compiaciuto per il risultato. << E poi non capisco a cosa ti stia riferendo. >> aggiunse tranquillamente.

L'ingegnere si schiaffò una mano sul viso, esasperato. << Pensi che non abbiamo capito? Non sei rimasto sconvolto quando l'autista ha sbagliato fermata, non hai detto una parola quando abbiamo cambiato Dungeon Master e sei stranamente di buon umore e generoso. Perché non ammetti che ci hai dato dentro e che quella cosa che hai sul collo è un succhiotto? >>   

Ora avevano tutti puntato gli occhi su di lui.

<< Già Sheldon perché non lo ammetti? >> disse Leonard con un sorriso ebete seguendo a ruota Howard.

Sheldon sospirò rassegnato. Ormai non aveva più vie di fuga.

<< E allora? >> incrociò le braccia al petto e assunse un'aria imbronciata. << Con Wolowitz non eravate così invadenti quando si presentava con strani segni sul corpo. >> borbottò.

<< Perché Howard non è un robot asessuato con la fobia per il contatto fisico. >> rispose Raj alzando la seconda bottiglia di birra quasi vuota. Poi iniziò a ridacchiare da solo come se fosse stata la battuta del secolo.

Sheldon gli lanciò un'occhiataccia torva. Si toccò involontariamente il segno violaceo sulla pelle.

<< Solo perché ho chiesto ad Amy cosa fosse un succhiotto. Non volevo anche la dimostrazione pratica. >> sbottò guardando un punto non ben definito della cucina.

<< Ne hai ancora di cose da imparare. >> sospirò Howard allungandosi sul tavolino per spostare la sua pedina.

  << Non dire niente o lo traumatizzi. >> continuò distrattamente Leonard mentre scriveva qualcosa su un foglio.

<< Per forza. Non vuole andare avanti a leggere il libro che gli abbiamo regalato. >>

Sheldon alzò gli occhi al cielo visibilmente infastidito. Ora tiravano in mezzo anche quello stramaledettissimo libro. Ricordò di come furono sufficienti soltanto i titoli dei capitoli per inorridirlo.

<< Possiamo smetterla di parlare di Sheldon e continuiamo invece il gioco? Non voglio sapere i dettagli e sopratutto non voglio un motivo in più per sentirmi ancora più inutile e solo. >> piagnucolò Raj mentre beveva la terza birra. L'alcol aveva già cominciato a dargli alla testa.

Lo ignorarono volutamente quando iniziò a parlare delle sue storie precedenti -tutte disastrose tra l'altro- e di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che era stato insieme a una ragazza.

 << Tutto sarebbe molto più facile se vivessimo in un mondo fantasy in cui tutte le decisioni vengono prese con un semplice dado. >> mormorò sconsolato guardando il gioco davanti a sé.

<< Neanche in un mondo fantasy avresti qualche speranza...>> sospirò Howard.

 

***

 

<< Stavo pensando...perché mi hai chiesto se fossi rimasta con te anche se si fosse intromesso un geologo? >> Amy giocherellava con il cibo nel piatto e non lo guardava negli occhi. Erano diversi giorni che ci rifletteva, ma non aveva mai avuto l'occasione giusta per farglielo notare. Aveva un'aria tesa come se in realtà non volesse affatto saperlo il motivo.

Dal canto suo Sheldon restò immobile con la forchetta sospesa a mezz'aria.

<< Allora? >> insistette lei vedendo che non riceveva alcuna risposta.

Sheldon appoggiò la forchetta e sistemò il tovagliolo solo per prendere un po' di tempo.

<< Non lo so. È una frase che mi è uscita così, senza alcun motivo particolare. >> fece spallucce e tornò a concentrarsi sul suo piatto.

<< Sì ma perché? >> continuò lei per niente soddisfatta dalla risposta. Sheldon non direbbe mai una cosa del genere, nemmeno in un momento così intimo. Cosa c'era sotto?

Il fisico la guardò leggermente sorpreso da tutta quell'insistenza. << Non so perché ho detto quella frase. Dopo il coito si dicono un sacco di frasi assurde e che molto spesso non si pensa davvero. Dovresti sentire  le frasi di Leonard, sono quanto di più discutibile e imbarazzante tu possa immaginare. >> disse la prima cosa che gli venne in mente e, per essere una cosa improvvisata, si ritenne abbastanza soddisfatto della sua spiegazione. Amy abbassò lo sguardo poco convinta. << Piuttosto parliamo di cose più interessanti. Lo sapevi che nel Medioevo le forchette non si utilizzavano perché avevano la forma a tre punte e ricordava il forcone del Diavolo? La gente pensa che erano semplicemente rozzi in realtà erano solo molto superstiziosi. >> spiegò sperando che la conversazione vertesse sulle forchette.

Amy lo ignorò completamente.

<< Perché proprio geologo? Perché non, che so, un chimico o un altro fisico se era una frase detta così a caso? >> continuò Amy imperterrita.

<< Ti ripeto che non lo so. Perché ti interessa così tanto? >>

<< Perché è ovvio che ci sia sotto qualcosa, Sheldon. >> sospirò. << Cosa c'è che non va? >>

<< Niente. Non c'è niente che non va. Credi che mi importi di quel geologo da due soldi che con le sue lusinghe e i suoi regali ti faceva la corte? >> sbottò visibilmente infastidito, ma si bloccò di colpo quando si accorse di aver rivelato fin troppo.

<< Tu...tu lo sapevi...>> mormorò la biologa guardandolo negli occhi. << Chi...come facevi a saperlo? >>

Sheldon sospirò. << Me lo ha detto Howard un po' di tempo fa. >>

<< Oh... >> disse solo.

Continuarono a mangiucchiare in silenzio e l'unico rumore udibile erano i leggeri versi emessi dalla bambina un po' per la tensione che sentiva, un po' perchè veniva deliberatamente ignorata.

Ad un certo punto Amy mostrò un grande sorriso e Sheldon la guardò perplesso chiedendosi il motivo di quel gesto.

<< Sai, avrei detto tutto di te tranne che fossi un tipo geloso. >>

Il fisico alzò un sopracciglio dubbioso. << Io geloso? Non dire assurdità. >> obiettò con disappunto.

<< Anche quella volta che sono uscita con Stuart ti sei intrufolato al nostro appuntamento perchè ti infastidiva che fossi rimasta da sola con lui. O sbaglio? >> continuò lei e Sheldon non poté fare a meno di rimanere fermo ad ascoltare perché anche se non voleva ammetterlo era vero.

<< Q-questo non dimostra niente...>> mormorò cercando un appiglio.

<< Ammettilo che mi avevi chiesto di diventare la tua fidanzata perché avevi paura che qualcuno mi portasse via da te. >> aggiunse con tono che non ammetteva repliche.

Sheldon rimase spiazzato. Avrebbe potuto tirare fuori tutte le argomentazioni del mondo ma non sarebbe mai riuscito a confutare quella semplice verità. Era così dopotutto. L'idea che uno come Stuart passasse del tempo con lei l'aveva fatto arrabbiare parecchio.

Amy appoggiò una mano sulla sua accarezzando il dorso con il pollice.

<< Perché non ammetti che ancora adesso hai quella paura? >>

<< No, non è vero. >> negò con poca convinzione.

Amy indietreggiò appoggiandosi allo schienale della sedia. << D'accordo allora non ti creerà alcun disturbo se accetto di andare con Bert a vedere la mostra di minerali, no? >> chiese per vedere la sua reazione.

Sheldon si bloccò e aprì leggermente la bocca in un'espressione stupita.

<< Davvero ci andresti? >> chiese con voce grave.

Amy fece spallucce. << Perchè no? È da tanto che mi piacerebbe andarci. >> continuò lei fingendosi interessata e giocando con una ciocca di capelli. Chiunque si sarebbe accorto che tutto quell'interesse era finto, ma Sheldon no. E la sua espressione divenne terribilmente seria.

<< Fai come ti pare. >> disse in tono glaciale e si alzò.

Ok forse aveva esagerato.

<< Sheldon...>> lo chiamò, ma lui si era già accomodato sul divano dandole le spalle e ignorando qualunque cosa avesse potuto dire nelle successive ore.

Sistemò tutto quanto con una certa lentezza mentre rimurginava su quello che aveva detto prima.

 << Puoi guardare tu la bambina mentre io mi faccio una doccia? >> chiese un po' titubante quando finì. Il fisico grugnì una specie di sì e lei l'appoggiò nella culla. Sentì la porta chiudersi a chiave. Continuava a far passare lo sguardo dallo schermo alla figlia notando come la sua espressione si stesse facendo via via più imbronciata. Ancora pochi minuti e le sue povere orecchie sarebbero state trafitte da strilli acutissimi.

Alzò gli occhi al cielo e abbandonò la sua comoda posizione, raggiungendola.  Appena Grace lo vide interruppe il suo tentativo di richiamare la sua attenzione e lo osservò curiosa quasi ridendo.

<< Sei un bel tipo sai? Era solo una finta per farmi avvicinare vero? >> chiese. Per tutta risposta lei rise più forte. Se voleva tornare a guardare il suo programma aveva due opzioni: prenderla in braccio o restare lì in piedi. Se almeno ci fosse Amy avrebbe risolto tutto dato che lei era indubbiamente più pratica di lui in queste cose, ma visto che per chissà quanto ne avrebbe ancora avuto e che non aveva la benché minima voglia di perdere ulteriori secondi del suo programma, decise con poca voglia di assumere il suo ruolo di genitore. La tirò su con delicatezza chiedendosi perché Amy dovesse sempre vestirla di rosa, colore che detestava con tutto se stesso.

Se la portò al petto sentendo il suo corpicino caldo aderire al suo. Avvertiva sempre una sensazione molto piacevole quando lo faceva ed era forse l'unica cosa che in quel periodo lo facesse stare bene. Infatti anche adesso riusciva a infondergli calma e tranquillità, proprio quello di cui aveva bisogno.

Si risedette al suo posto questa volta con un'aria più serena rispetto a quando si era alzato, cinque minuti prima. La verità è che avrebbe potuto restare così per delle ore. La adorava e sapeva che per quanto provasse a negarlo a se stesso era indubbiamente più felice ora di quanto lo fosse mai stato negli anni precedenti -o in tutta la vita se vogliamo essere precisi -.

Ora che l'aveva in braccio e che si era addirittura apprestato a un gesto che doveva assomigliare anche solo vagamente al cullare di Amy era convinto che si sarebbe addormentata nel giro di pochi secondi, se non subito, cosicché avrebbe continuato l'attività di prima senza distrazioni; ma ovviamente tutto ciò non accadde.  Grace era sveglissima e probabilmente non si sarebbe addormentata tanto presto.

Sbuffò e diede una veloce occhiata al corridoio. Ma quanto ci metteva ancora Amy?

Mentre guardava aspettando una possibile apparizione di Amy sentì una manina stringersi attorno alla fede che portava al dito. La osservò mentre ci giocava e per qualche motivo gli tornò in mente il momento in cui Amy gli propose di abortire. Se avesse accettato si sarebbe perso tutto quanto. Tutto ciò che aveva provato e vissuto da quando c'era sua figlia.

Improvvisamente la sigla di un episodio di Star Trek serie classica fece capolino dalla tv ridestandolo dai suoi pensieri.

<< Finalmente inizia! Questo ti piacerà ne sono sicuro. >> disse con un ampio sorriso. << Questo è un episodio della terza stagione, quella più bella a mio parere, e qui per poco Scott non muore assiderato per essere finito in un era glaciale a causa di un viaggio nel tempo per raggiungere Kirk...>>  spiegò con serietà e precisione. Si ricordò di un documentario in cui spiegavano che per far addormentare i bambini era utile raccontare loro delle favole poichè il suono della voce li rilassa molto. Le favole però  le aveva sempre trovate stupide, prive di alcun senso, perciò parlare di Star Trek sarebbe stato sicuramente molto meglio. E così fece.

<< Per capirlo bisogna partire dall'inizio però...>> cominciò dopo essersi schiarito la voce. Raccontò con calma tutto ciò che riguardava quell'universo fantascientifico passando dalle ambientazioni, ai personaggi - con una larga parentesi solo per Spock - fino alle trame degli episodi.  Nel suo lungo discorso non si accorse di Amy che lo osservava dopo aver finito la doccia da un pezzo. Si avvicinò appoggiando una mano sulla schiena.

<< Si è addormentata. >> disse sussurrando al suo orecchio.

<< Oh...>> mormorò quando notò che aveva ragione.

Gliela diede in braccio e non poté fare a meno di sorridere dolcemente. << Non avevo mai visto nessuno raccontare alla propria figlia Star Trek invece di Cappuccetto Rosso per farla addormentare. >>

Scrollò le spalle. << Faccio solo quello che avrei voluto avessero fatto a me. >> disse superandola per andare in camera.

<< Aspetta...>> Amy lo raggiunse velocemente prima che si chiudesse la porta alle spalle. Quando gli fu davanti si alzò sulle punte dei piedi dandogli un bacio leggero sulle labbra. << Mi dispiace per aver detto quelle cose prima...>>

<< Non importa. >> rispose il fisico abbozzando un mezzo sorriso. Infondo più di tanto non gli importava di quel tizio...se fosse rimasto alla legittima distanza di almeno mezzo chilometro da lei.

<< D'accordo. >> disse lei ora più sollevata per aver risolto la cosa.

Dopo averla messa nel lettino in cameretta ed essersi assicurata che stesse dormendo profondamente raggiunse Sheldon in camera e si sistemò sotto le coperte anche lei.

<< Davvero non sei più arrabbiato? >> chiese ancora notando la sua espressione corrucciata illuminata dalla luce azzurra dell'ipad che aveva in mano. Lui si lasciò andare in un lungo sospiro e premette il tasto per spegnere lo schermo.

<< No, ma se in futuro avessi un raggio della morte ora so chi sarebbe la mia prima vittima. >> borbottò mentre appoggiava l'oggetto sul comodino.

Lei ridacchiò. << Addirittura un raggio della morte? >> disse socchiudendo gli occhi e appoggiandosi alla sua spalla. << Non ti sembra troppo? >>

 << Troppo poco? Forse hai ragione...un raggio della morte non è sufficiente per uno che regala sassi così indiscriminatamente senza curarsi minimamente se la donna in questione fosse impegnata o meno. >>

<< Sono minerali Sheldon...>> disse Amy voce bassa mentre il sonno cominciava pian piano a farsi sentire.

<< Quello che è. >> sbottò il fisico. << E se vogliamo dirla tutta non sono neanche belli. È chiaro che se ne intende poco di quello che studia, per quanto sia essa stessa una materia estremamente semplice e inutile, perchè se ci fossi stato io al suo posto avrei scelto una pietra di luna o un'ametista, di certo non una cosa tanto banale come i silicati che si trovano ovunque. Occupano più del 90% della crosta terrestre. Praticamente ovunque ti giri ne trovi uno...>> continuò lui mostrando tutto il suo disappunto e fu il lento e regolare respiro di Amy a fargli capire che si era addormentata.

<< Oh bene, a quanto pare stasera nessuno ha voglia di starmi a sentire...>>

Spense la luce e si sistemò cercando di stare attento a non svegliarla. Gli piaceva osservarla nella penombra, studiarne il viso e l'espressione priva di preoccupazioni che assumeva quando dormiva qui, accanto a lui. Vedere come i capelli le scivolavano lungo le spalle e con cui avrebbe voluto avvolgere le dita per ore. Ascoltare il suo respiro e chiedersi continuamente come farebbe se lei non fosse lì ogni volta che ne sente il bisogno, dove un semplice sguardo basta per mandarlo in confusione, ma dai cui non si vorrebbe staccare mai.

Sorrise.

Sì, ora aveva finalmente capito cosa significa amare qualcuno.  



Ma quanto sono adorabili? <3
La cosa del succhiotto mi è venuta guardando un episodio della sesta stagione (se non erro) in cui appunto Sheldon chiedeva che cosa fosse xD Per cui capitemi, ho dovuto u.u Se non è Amy a spiegarglielo chi altri deve farlo?
Ok tornando seri (ma quando mai...)
nel prossimo ci sarà un piccolo (più o meno) salto temporale (forse due, dipende da come voglio fare l'epilogo...Troppe idee, troppe, e non so cosa scegliere D:). Per tutto agosto sarò praticamente al mare a crogiolarmi al sole tra un cannolo e l'altro per cui non avrò il tempo di buttare giù neanche mezza riga, perciò se dovesse passare un'altra era geologica non è colpa mia (o forse sì T.T), ma a settembre prometto che mi impegno e chissà magari riesco ad aggiornare per il 22 settembre, in concomitanza con l'inizio dell'ottava stagione. 

A presto e buone vacanze :D

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Capitolo 11
*** L'incognita del trasferimento ***


cap11

Devo smetterla di dire la data in cui pubblicherò che poi immancabilmente non rispetto mai. Ci ho provato eh, ma come si sa deve sempre accadere tutto insieme. Ho dovuto lasciare da parte la scrittura per un po' e questo mi è dispiaciuto davvero tanto sopratutto perché ormai siamo alla fine. Alla fine ho trovato un po' di tempo e un po' di motivazione per andare avanti. Sopratutto dopo la 8x03 che mi ha fatto ricordare il motivo per cui adoro questa coppia. Cioè, erano troppo carucci dai ♥
Volevo fare un unico capitolo, ma veniva decisamente troppo lungo per cui l'ho diviso in due parti (sì mi sopporterete ancora per vostra sfortuna) un po' come hanno fatto con l'ultimo film di Harry Potter cosa c'entra solo io lo so, vabbè.

Dato che è passato un sacco di tempo dall'ultimo aggiornamento vi lascio e spero di ricevere qualche recensione in merito perché davvero non c'è niente di più gratificante e motivante di leggere dei commenti da chi segue la tua storia (positivi o negativi che siano). 

Grazie a tutti ♥

Capitolo 11: L'incognita del trasferimento

Dopo un anno e mezzo la vita di Sheldon aveva trovato il giusto equilibrio.

Nonostante le difficoltà iniziali per abituarsi a quell'improvviso stravolgimento della vita e alla crisi lavorativa subita immediatamente dopo, il fisico teorico aveva capito che finalmente le cose stavano andando nel verso giusto.

Sua madre gli faceva visita regolarmente perché, come diceva sempre, "i nipoti non sono nipoti se non hanno la nonna vicino". Cosa volessero dire quelle parole se lo chiedeva ogni volta che apriva la porta e si trovava sua madre davanti, ma aveva avuto l'accortezza di non dire nulla di sconveniente o poco appropriato.

Persino suo fratello aveva deciso di andare a trovarlo nonostante fossero passati anni dall'ultima volta che si erano visti e sua sorella lo aveva abbracciato così forte da  lasciarlo perplesso per cinque minuti buoni. L'aveva poi sentita farneticare sul fatto che finalmente era diventata zia di una bambina che era figlia di quel fratello gemello che aveva sempre trovato così strano e che non era mai riuscita a capire del tutto nonostante gli volesse davvero bene. Inoltre voleva che suo figlio passasse più tempo con la cugina, anche perché avevano quasi la stessa età e Sheldon sperò davvero che cambiasse idea al più presto. Tutto questo attaccamento da parte della sua famiglia non riusciva proprio a capirlo. Sembrava fosse stato l'avvento del secolo, una cosa che mai ricapiterà nella storia dell'umanità. Dalla parte di Amy non erano così appiccicosi e invadenti e almeno per quello poté tirare un sospiro di sollievo.

Varcò la soglia della sua fidata fumetteria e Stuart alzò leggermente lo sguardo per verificare se fossero dei nuovi clienti o i soliti nerd che ormai da anni frequentavano il suo negozio. Dopo aver appurato che era appena entrato uno dei suoi clienti più fedeli di solito riabbassava lo sguardo per continuare l'attività interrotta, ma questa volta semplicemente appoggiò la penna e lo fissò curioso.

<< Oh, ciao Sheldon. >> disse guardando prima lui e poi una bambina che non doveva avere più di due anni stargli accanto e tenendolo per mano.

<< Ciao. >> tagliò corto guardandosi attorno e facendo una smorfia di disapprovazione quando vide che la sezione Marvel era dalla parte opposta rispetto a dove si era sempre trovata, ovvero vicino alla DC Universe.

<< Lei è...è tua nipote? >> chiese dopo essersi ricordato che una volta aveva sentito i suoi tre amici parlare di sua sorella -piuttosto attraente a giudicare  dai loro commenti- che doveva partorire dopo pochi giorni. Non credeva fosse passato così tanto tempo.

Entrarono anche Leonard e Raj che discutevano sull'ultimo numero di Thor mentre Howard parlava al telefono probabilmente con Bernadette.

Sheldon si fermò e corrugò la fronte fissando Stuart come se avesse fatto la domanda più stupida del mondo.

<< Non è mia nipote...è mia figlia. >>

Stuart sgranò gli occhi e si girò di scatto verso Leonard che intanto stava guardando gli oggetti esposti sul bancone. << Sua figlia?! E da quando? >> si rigirò nuovamente e solo ora si accorse della notevole somiglianza tra i due.

<< Da quasi due anni. >> rispose distrattamente il fisico sperimentale.

<< E dopo tutto questo tempo non avete pensato neanche una volta di accennarmelo? >> continuò Stuart ancora sconvolto.

Sheldon scrollò le spalle e rispose con noncuranza. << Non pensavo di dover informare anche te. >>

<< Eravamo convinti che lo sapessi anche tu. Tutti lo sanno. >> intervenne Raj.

Leonard prese un pacchetto di carte di Magic e lo fece girare tra le mani un paio di volte. << Forse ci siamo dimenticati di dirtelo. >> disse mentre leggeva la descrizione sul retro.

Stuart sbatté gli occhi un paio di volte. << Beh, grazie. Sono contento di avere degli amici come voi. >> mormorò a bassa voce e con tono sconsolato.

Raj lo guardò e corrugò le sopracciglia con aria confusa. << Ma scusa al matrimonio non hai visto Amy col pancione? >>

<< Io al matrimonio non c'ero. >> obiettò e Raj annuì ricordandosi che l'amico mancava.

<< Giusto, mi ero scordato che dovevi andare a un altro matrimonio. Quello di tua cugina se non sbaglio. >>

<< Sì...sì proprio quello. >> rispose frettolosamente. In realtà non c'era nessun matrimonio di una cugina. Aveva rifiutato l'invito e si era inventato quella scusa perché era tremendamente invidioso del fatto che Sheldon si sarebbe sposato con Amy. A lui Amy piaceva ancora. E tanto anche nonostante sapesse di non avere alcuna possibilità con lei. Sapeva solo di aver perso la sua occasione quella volta al cinema e  ancora adesso si stava pentendo e probabilmente l'avrebbe fatto per chissà quanto ancora, anche se erano passati molti anni. Non aveva nemmeno idea del perché di punto in bianco avevano deciso di sposarsi e a lui non interessava minimamente e non voleva nemmeno saperlo. Certo non aveva mai pensato che il motivo fosse una gravidanza.

<< Perché hai deciso di portarla qui? >> chiese infine mentre cercava di abituarsi a uno Sheldon genitore.

Sheldon aveva un'aria un po' seccata. << Perché Amy sono giorni che si lamenta che non ha un momento libero e stasera voleva stare da sola con Penny e Bernadette a fare le solite cose frivole e noiose da donne. In più mi ha minacciato che se non me la fossi portata dietro non sarei venuto qui in fumetteria. >> prese in braccio Grace e si avvicinò a passo svelto al bancone e l'appoggiò sopra, sotto gli occhi perplessi di Stuart.

<< Ma cos- >>

<< Tienila d'occhio un attimo. >> e senza nemmeno aspettare una risposta dall'amico si fiondò alla ricerca di nuovi numeri.

<< Ehi, aspetta! Non puoi lasciarmela qui! >> gridò il proprietario della fumetteria, ma Sheldon lo stava bellamente ignorando mentre sfogliava uno dei nuovi numeri con aria assorta.

Due occhi azzurri intensi e vivaci lo stavano fissando attentamente e Stuart si sentì un po' a disagio ad avere quello sguardo puntato addosso. Era come se lo stesse studiando e stesse cercando di capire chi fosse esattamente. Non era abituato con i bambini e di certo non aveva la più pallida idea di cosa fare, ma finché se ne stava seduta lì...

<< No, ferma! Dove vai?! >> con un gesto veloce la afferrò prima che si sporgesse oltre il bordo per vedere cosa ci fosse di sotto. La rimise nel punto di prima, ma ovviamente non aveva nessuna intenzione di restarci.

<< Sheldon...>> provò a chiamarlo e bastarono meno di due secondi di distrazione per lasciar libera Grace di appropriarsi di un oggetto appuntito trovato per caso.

<< Questo no! E nemmeno questo! No, non puoi metterli in bocca! >> allontanò tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi - che nel suo caso erano un bel po' - e sperò che così non facesse alcun danno. Ma si sbagliava perché a quanto aveva capito la bambina non voleva rimanere assolutamente lì sopra. Però non poteva certo lasciarla scorrazzare per tutto il negozio e corrergli dietro dato che comunque c'erano dei clienti da seguire.

<< Sheldon...>> riprovò ancora con una punta di disperazione nella voce e quest'ultimo alzò semplicemente la testa dal fumetto senza tuttavia girarsi.

<< Un attimo Stuart, ho quasi finito. E poi ti lamenti che non viene mai nessuno nel tuo negozio...Guarda come tratti i tuoi clienti! >>

Stuart sospirò rassegnato. Provò a darle in mano un fumetto sperando che le immagini la incuriosissero, ma tutto quello che ottenne fu un povero albo smembrato da due manine e le cui pagine cadevano lentamente sul pavimento.

Finalmente prese anche l'ultimo fumetto da acquistare e arrivò al bancone dove appoggiò tutto ciò che doveva comprare. In quel caso un considerevole numero di arretrati e alcune nuove uscite.

<< Mamma! >> esclamò quando Grace si trovò vicino Sheldon.

<< Sì, dopo andiamo dalla mamma. >> rispose distratto mentre guardava un'action figure di Ezio Auditore mentre era in procinto di compiere il famoso salto della fede.

<< Mamma! >> esclamò di nuovo indicandolo.

Il fisico sbuffò. << Ho detto dopo. E comunque non sono la mamma...>> la prese con un braccio mentre con l'altra prendeva le borsine piene. Si avviarono verso l'uscita, ma dovette fermarsi per cercare il cellulare che suonava nella tasca della giacca e che, con una bambina e due borse stracolme di roba oltre alla tracolla,  più che un semplice gesto sembrava quasi un'odissea. Quando rispose riconobbe la voce di Amy dall'altra parte che gli chiese se si trovava ancora lì.

<< Certo che sono ancora qui. Dove vuoi che sia? >> guardò i tre amici alla cassa pronti per pagare poi spostò lo sguardo annoiato verso l'uscita. << Va bene...sì, ho capito...no, non mi interessa che cosa fate, non c'è bisogno che mi spieghi per filo e per segno tutto quello che...okay...>> sospirò. << Certo che so metterla a dormire non sono mica stupido...riesco benissimo a cavarmela da solo per una sera puoi restare via quanto vuoi...d'accordo, ciao. >> osservò lo schermo diventare nero e si chiese se a volte Amy si dimenticasse che lui è pur sempre un genio con un quoziente intellettivo di centottantasette. Insomma, quanto poteva essere difficile restare da solo per una sera ad accudire una bambina di neanche due anni mentre Amy era via con le amiche? Gli aveva dato un sacco di raccomandazioni come se fosse stato un ragazzino di tredici anni che doveva badare alla sorellina.

<< A quanto pare stasera siamo soli. >> disse guardandola mentre rimetteva a posto il cellulare. Lei non gli tolse gli occhi di dosso e Sheldon aggrottò la fronte perplesso.

<< Beh, cosa c'è? >>

Grace alzò un braccio e con il dito lo indicò.

<< Papà! >> gridò con un sorriso.

Questa volta schiuse la bocca per lo stupore e quasi le borse che aveva in mano caddero, ma riuscì a salvarle all'ultimo secondo. La osservò mentre lei ripeteva ancora quella parola nuova. Leonard la sentì e si avvicinò sfoggiando un bel sorriso.

<< Sbaglio o è la prima volta che ti chiama papà? >>

Sheldon si ricompose e gli diede un'occhiata di sufficienza. << Forse. E allora? >>

<< Awww, Sheldon si è emozionato! >> disse Raj comparendo alle loro spalle e con un'espressione tenera in volto.

<< Non mi sono emozionato. >> sbottò Sheldon corrugando la fronte e girando la testa dall'altra parte. Figuriamoci se si emozionava per una cosa simile. Lo avrebbe chiamato papà per chissà quanti anni ancora, cosa cambiava se fosse stata la prima, la decima o la centomillesima volta? Però, doveva ammetterlo, era un po' stufo di sentire sempre e solo "mamma", come se esistesse solo lei. Ora invece era come se si fosse accorta che c'era anche lui nella sua vita non solo Amy. 

Finalmente uscirono e Howard osservò la moltitudine di numeri che aveva acquistato con aria piuttosto confusa.

<< Perché hai preso tutti quegli arretrati? Non ce li avevi già quei numeri di Flash? Sembra che ti sia andata a fuoco l'intera collezione! >> rise, ma appena ricevette un'occhiataccia truce dal fisico si ammutolì di colpo.

<< No, non mi è andata a fuoco la collezione, ma non sei andato nemmeno tanto lontano. È accaduto un evento simile e altrettanto grave che mi ha costretto a ricomprare un considerevole numero di vecchie copie. >>

<< E cos'è successo? >> domandò Leonard perplesso.

Sheldon lo guardò con aria afflitta. << È troppo dura da raccontare...>>

 

Sheldon tornò a casa dall'università al solito orario. Era di buon umore quel giorno, complice l'aver umiliato Kripke davanti a tutti dimostrando che quello che lui sfoggiava come nuova teoria sui buchi neri era in realtà frutto di un errore madornale. In più alla mensa avevano offerto il budino al cioccolato, il suo preferito. Cosa poteva esserci di meglio nella vita? Ah già la conferma letta quella mattina sull'uscita del quinto film di Indiana Jones con il sommo Harrison Ford.

Appoggiò le chiavi e cercò tracce di vita, ma non sentì alcun rumore per cui dedusse che doveva essere solo in casa. Meglio così, un mezzo pomeriggio libero di giocare alla playstation era il modo perfetto per concludere quella giornata perfetta. Era già in procinto di inserire il disco di The Last Of Us quando avvertì dei rumori provenire dalla camera da letto. All'inizio pensò di esserseli immaginati, ma poi li sentì nuovamente. Era come se qualcuno stesse sfogliando delle riviste e stesse strappando qualcosa.

Si avvicinò lentamente e con circospezione. Allora non era solo come pensava. Possibile che non si era accorto di Amy?

La porta del bagno si aprì di colpo e se la ritrovò davanti improvvisamente.

<< Oh, ciao Sheldon. >> disse andandoci quasi addosso.

Il fisico sussultò per lo spavento per quella improvvisa apparizione. << Ma che...Tu che ci fai qui? >>

Amy alzò un sopracciglio. << Beh, mi pare che io ci viva qui. >>

<< Pensavo non ci fosse nessuno. >> mormorò. Probabilmente era così contento per come era andata la giornata che non aveva fatto caso ai rumori ovattati che venivano dal bagno. << Stavo andando a vedere in camera la causa di questi rumori. >> aggiunse.

<< Quali rumori? >>

<< Shh. >> ordinò tenendo un dito alzato.

Strap.

<< Questo. >>

La superò e si affacciò alla porta della camera e vide sua figlia seduta sul pavimento con qualcosa in mano che si divertiva a strappare.

<< Cosa stai facendo? >> chiese e quando capì cosa aveva in mano impallidì di colpo e un'espressione di puro orrore si dipinse sul suo volto.

Quello che pensava fosse una rivista che si assomigliava a un numero dei Fantastici 4 in cui incontrano il Dottor Destino per la prima volta  era davvero il numero dei Fantastici 4 in cui incontrano il Dottor Destino per la prima volta. E insieme a quello c'erano uno svariato numero di altri fumetti tra cui Batman, gli X-man e la versione deluxe della Lega della Giustizia comprata al Comic-Con di quell'anno e soffiata a un altro nerd che sosteneva di averlo visto per primo.

Aprì e richiuse la bocca più e più volte e un tic nervoso prese a tormentargli l'occhio destro. Erano anni che non gli capitava.

Amy lo raggiunse e capendo cosa era appena successo si morse il labbro e si appoggiò allo stipite.

<< Accidenti, pensavo che dormiva. >>

<< Per una volta...>> mormorò sconvolto. << Per una sola volta in tutta la mia vita che non metto a posto i fumetti comprati. >>

<< Può capitare...Non è la fine del mondo, puoi sempre ricomprarli. >> cercò di consolarlo.

Sheldon la guardò con l'espressione di uno sull'orlo di una crisi isterica. << Non è la fine del mondo?! Come puoi dire una cosa del genere? Ti rendi conto della gravità della situazione? >>

Amy provò ad essere dispiaciuta per la "disgrazia" appena accaduta, ma non ci riuscì per cui optò di  fingere al meglio un'espressione addolorata.

<< Caspita e ora come farai? >> disse con una punta di sarcasmo e Sheldon era troppo sconvolto per darci peso.

<< Voglio restare solo...>> mormorò. Poi si rivolse agli albi stesi sul pavimento con uno dei toni più affranto possibili. << Non...non sono riuscito a salvarvi. >>

 Amy alzò gli occhi al cielo e sospirò.

<< Sempre il solito esagerato. >> disse tra i denti prendendo in braccio Grace e uscendo prima che esplodesse.

I suoi tre amici si scambiarono occhiate di sostegno. Era davvero difficile far fronte a una tragedia di questo tipo.

Howard annuì con comprensione. << Beh allora si capisce tutto amico. Condoglianze. >>

Anche Leonard e Raj annuirono.

Camminarono per un po' quando il viso di Leonard si illuminò improvvisamente.

<< Tra qualche giorno ci sarà l'anteprima del film di Penny e ho i biglietti per far entrare anche voi. >>

<< Davvero? Ma non è un'esclusiva riservata solo a critici, attori e registi in genere? >>

<< Ci saranno anche giornalisti e altre persone, ma visto che avanzavano dei posti abbiamo pensato che sarebbe stato bello se assistevate anche voi. >>

Howard e Raj era entusiasti mentre Sheldon aveva sempre la solita espressione seria.

<< Non riesco a capire il motivo di tutto questo entusiasmo. Si tratta di un film di Penny, mica di Julia Roberts. Se è brava come lo era a prendere le ordinazioni allora è meglio se lo fa vedere a meno persone possibile. >>

<< D'accordo allora non vieni. Darò il tuo biglietto a qualcun'altro. >> sbottò l'amico.

<< Oh no, neanche per sogno. Ormai me lo hai detto e il mio biglietto non lo do' a nessuno. >>

Leonard si chiese cosa lo trattenesse dal prenderlo a schiaffi. Poi guardò la bambina  scosse la testa. << Mi dispiace che tu abbia un papà così rompiballe. >>

Grace cercò subito di ripetere quella parola anche se usciva un suono incomprensibile a causa della lunghezza e della complessità della parola.

Sheldon gli lanciò un'occhiata torva. << Complimenti insegnale le parolacce. Falla diventare una teppista. >>

<< Tecnicamente non è una parolaccia e poi aspetta quando andrà all'asilo. Imparerà più parolacce di quante ne sai tu adesso. >>

 

 

***

 

Sheldon si sistemò la cravatta svogliatamente. Era la terza volta che rifaceva quello stupido nodo e ancora gli usciva storto. Sbuffò esasperato mentre lo disfaceva per l'ennesima volta. Ecco perché detestava le cravatte. Era pronto per riprovarci una quarta volta quando sentì una mano esile passargli sulla spalla.

<< Aspetta, ti aiuto io. >> Amy lo fece voltare e gli tirò su prima il colletto facendo scorrere il pezzo di stoffa fino ad ottenere la giusta distanza tra le due estremità.

<< Dobbiamo proprio andarci? >> domandò con lo stesso entusiasmo di uno che doveva essere portato al patibolo.

<< Sì che dobbiamo. È il primo film di Penny come protagonista e la critica è stata molto positiva sia sul film in generale che sulla sua interpretazione. Inoltre ci tiene che tutti i suoi amici siano lì per vederla. >> disse mentre incrociava le due parti e facendo poi scivolare la parte più larga sotto a quella più stretta.

<< Ma non mi interessa vedere un film romantico drammatico. Lo sai che mi annoiano. >>

<< A malapena sai di cosa parla, come fai a dire che ti annoia? >> riportò la parte più larga sopra quella stretta.  << Invece credo che ti piacerà. >>

Sheldon alzò gli occhi al cielo. << Oh certo, sicuro. Una donna che ha passato una vita difficile e che quando pensa di aver trovato l'amore della sua vita questo muore tragicamente. Sai che spasso. >> borbottò guardando le mani di Amy che si muovevano agili mentre faceva passare la parte stretta verso l'alto, dietro la cravatta e facendola poi scivolare nell'anello frontale. << Come fa a essere considerato bello un film senza effetti speciali o superpoteri o con un minimo di avventura? >>

<< Un film deve anche saper emozionare e far riflettere lo spettatore non solo far vedere tizi che distruggono tutto e vengono sconfitti dal classico supereroe di turno. >> tirò delicatamente per stringere l'anello e aggiustò il nodo finché non fu sopra l'ultimo bottone della camicia. << Ecco fatto. >> disse allontanandosi di un paio di passi per vedere se era dritta.

Il fisico si guardò allo specchio piuttosto soddisfatto del risultato. Di certo a lui così bene non sarebbe venuta.

<< Però non capisco perché mi devo conciare così. Non bastava una semplice maglietta? >> obiettò sentendo già la cravatta stringere e la camicia dare fastidio. Amy prese la giacca dalla sedia e lui se la infilò senza prima fare una smorfia di disappunto.

<< È un'anteprima, Sheldon. È un'occasione importante e solo un numero ristretto di persone possono assistere. Ci sarà un sacco di gente importante. >>

<< Fortunati quelli che non possono andarci allora. >>

Amy sospirò esasperata. << Penny ha chiesto al regista se potevano assistere anche i suoi amici più cari e lui ha detto di sì. Dovresti almeno ringraziarla, sai? >>

Lui alzò un sopracciglio perplesso. << Ringraziarla? E per cosa? Siamo noi a farle un piacere mica il contrario. >>

<< Lascia stare. >> tagliò corto sapendo che non ci sarebbe stato verso di fargli cambiare idea. Passò velocemente la mano sulla spalla e sulla schiena per togliere alcune tracce di polvere dalla giacca. << Alla fine ci è riuscita a realizzare il suo sogno. >> sorrise e prese dal portagioie il ciondolo che le aveva regalato Sheldon tempo prima.

Il fisico la guardò attraverso il riflesso dello specchio con un'espressione indecifrabile in volto. << Ha solo avuto fortuna. >> disse dopo una piccola pausa mentre Amy era ancora intenta ad allacciare il gancetto.

<< Ma tu non credi nella fortuna. >> replicò guardando concentrata lo specchio.

<< No infatti però è l'unica cosa abbastanza convincente che mi sia venuta in mente. Andiamo, non crederai mica che sia tutto merito suo vero? >>

<< Non dirmi che sei invidioso. >> finalmente riuscì ad agganciare il ciondolo e si specchiò a lungo per vedere se stava bene con il vestito rosso che indossava. Era un vestito semplice che scendeva stretto e si allacciava dietro al collo, scoprendo le spalle. Doveva solo cercare il coprispalle, ora.

<< Invidioso? Solo perché non sono ancora riuscito a vincere il premio Nobel non significa che provi invidia verso i risultati ottenuti da Penny. Insomma, era pur sempre una sciocca cameriera. Ora non svolge più quella mansione, ma sciocca rimane comunque. >>

Amy lo ignorò. Non capiva perché dovesse sempre denigrare tutto quello che lei faceva. Però alla fine poteva dire quello che voleva, ma era sinceramente felice per la sua amica. Probabilmente non sarebbe mai riuscita a strappargli di bocca quella piccola confessione, eppure lo notava dal suo sguardo che apprezzava ciò che Penny era riuscita a fare. Ormai lo conosceva troppo bene e quello che sfuggiva agli altri lei riusciva a notarlo e quasi sempre ci azzeccava.

<< Sto bene così? >> domandò rivolta a lui e Sheldon rimase ammutolito. Esattamente come tutte le volte che la vedeva con un vestito addosso. Amy si avvicinò e gli diede un bacio leggero sulle labbra.

<< Lo prendo come un sì. >>

Si mise il coprispalle e finì il tutto con un bracciale. Rispose al telefono e quando il fisico capì che si trattava della madre di Amy sbuffò. Se quella donna non telefonava quindici volte al giorno quando doveva tenere Grace non era contenta.

<< Sei pronta? >> le chiese infine dopo aver cercato di nascondere la PSP nella tasca della giacca ed essere stato scoperto da Amy che lo intimò di metterla giù o sarebbe volata fuori dalla finestra.

<< Ancora un attimo. >> disse mentre si avviava fuori dalla stanza e Sheldon pensò che poteva prendere il cubo di Rubik, ma scartò subito l'idea quando si rese conto di metterci 20 secondi a risolverlo. In più al buio sarebbe stato alquanto arduo distinguere i colori.

Ritornò pochi secondi dopo con in mano un foglio piegato in tre parti. 

<< Che cos'è? >> domandò curioso quando lei glielo porse.

<< Leggilo. >>

Il fisico lo prese e iniziò a leggere corrugando la fronte arrivando a metà.  << Non capisco. >> alzò lo sguardo su di lei per farsi dare delle spiegazioni.

<< Sono stata invitata a partecipare a una conferenza sulle dipendenze a livello internazionale che si svolgerà in Svizzera, più precisamente a Ginevra...>> lasciò la frase in sospeso pensando che Sheldon collegasse le cose, ma il suo sguardo confuso dimostrò che ancora non capiva.

<< D'accordo, ma io che c'entro? >>

<< Visto che andrò in Svizzera ho chiesto se il CERN fosse interessato ad avere in visita un genio della fisica che sta lavorando alla Teoria delle Stringhe...>>

Sheldon sgranò gli occhi e aprì leggermente la bocca in un'espressione stupita. Trattenne il fiato.

<< Ovviamente hanno detto di sì. >> disse con un sorriso.

<< V-vuoi dire che posso andare al CERN? Cioè, io entrerò al CERN e vedrò l'acceleratore di particelle dal vivo? >> era sbalordito, non riusciva a crederci.

Amy annuì. << Partiamo fra due settimane. >>

<< Ma come hai fatto? >>

<< Beh, basta essere un po' insistenti con l'Università. E inoltre il CERN è sempre interessato verso chi ha talento per la fisica, perciò non è stato difficile. >>

Non sarà stato difficile, ma sicuramente una cosa lunga e impegnativa. Il CERN non accetta mica chiunque e sono pochi quelli che hanno la fortuna di andarci.

<< Perché non mi hai detto nulla? >> chiese sbattendo gli occhi un paio di volte sperando che quello non fosse un sogno.

Amy poteva vedere i suoi occhi colmi di gratitudine e ammirazione. Anche se non le avrebbe detto nulla, solo per il modo in cui la guardava in quel momento non sarebbero bastate tutte le parole di questo mondo. Quello sguardo era sufficiente per ricordarle il motivo per cui lo amava.

<< Sento l'irrefrenabile impulso di abbracciarti. >> disse il fisico dopo essersi ripreso dallo shock post notizia sensazionale.

Lei sorrise, un po' meno di prima però. << Non fa niente, dico davvero...>>

Con sua grande sorpresa invece sentì le sue braccia avvolgerla e stringerla a sé in un abbraccio un po' goffo. Inspirò il suo profumo e lasciò che quelle braccia la stringessero ancora.

<< Grazie. >> mormorò.

Amy sentì il cuore accelerare improvvisamente e non riuscì a non sorridere mentre aveva ancora la testa appoggiata al suo petto.

Cosa c'era di meglio che renderlo felice?  

***

 

Sheldon aveva in mano il joystick della XBOX 360 e cercava nel menù opzioni la configurazione ideale per i comandi. Ogni volta che comprava uno sparatutto doveva modificare le impostazioni perché altrimenti non si trovava. "Non puoi lasciare i comandi di base?" gli chiedevano ogni volta esasperati i suoi amici. Ovviamente no perché, andiamo, come si fa ad utilizzare la mira in modo ottimale con i comandi al contrario?

E così anche Halo 4 non era stato risparmiato dalla sua precise e meticolose modifiche le quali finirono per coinvolgere anche la risoluzione dello schermo e la qualità audio.

Leonard era seduto accanto all'amico con aria annoiata mentre scorreva la sua pagina facebook intanto che aspettava di giocare. Ormai era un quarto d'ora buono che era dietro a smanettare con le opzioni e forse, se gli andava bene, avrebbero iniziato la nuova partita nel giro di poco.

<< Non capisco perché i produttori si ostinino a mettere le opzioni in questo modo ridicolo e assolutamente fastidioso.  >> disse corrugando la fronte e premendo il tasto A per la millesima volta.

<< Solo tu trovi fastidioso come vengono messe le impostazioni. Al resto dell'umanità va bene così. >> rispose Leonard sempre tenendo lo sguardo sul cellulare.

<< Perché il resto dell'umanità è stupida e non ha ancora capito il modo corretto di giocare. >>

Leonard sospirò. << D'accordo, hai ragione tu. >>

Qual'era il modo migliore per zittire un fisico logorroico con manie di grandezza? Semplice. Dargli sempre ragione.

Dopo cinque minuti finalmente Sheldon decise di avviare la campagna in multiplayer senza prima riassumere tutta la storia dei ben sette Halo usciti prima durante il lungo caricamento.

<< La grafica è eccezionale non trovi? >> disse dopo il filmato introduttivo mentre muoveva il personaggio per testare i comandi.

<< Già. >> rispose frettolosamente Leonard.

<< Ci sono un sacco di armi nuove.  C'è il Fucile a Dispersione, il Fucile a Impulsi e la Railgun. In più le abilità armatura comprendono lo Scudo Respingente, il Visore Prometeico e il Jetpack. >>

<< Lo so. >>

Sheldon gli lanciò un'occhiata veloce. Avvertiva qualcosa, ma non ne era ben sicuro. Gli sembrava distratto.

<< Va bene se resto davanti io? >> chiese mentre partiva un'altro filmato.

<< Okay. >> rispose secco.

Giocarono per un po' in completo silenzio e, quando la testa di Leonard esplose per la decima volta di fila, Sheldon si decise a mettere in pausa. Si girò verso di lui.

<< Capisco che tu possa essere distratto per un qualche motivo di cui a me non frega nulla, però potresti cortesemente smettere di pensare e iniziare a concentrarti sul gioco? Halo 4 ha bisogno della massima concentrazione e io sono stufo di aspettare che ti rigeneri ogni venti secondi. >> lo guardò per qualche secondo poi si rigirò, ma prima che potesse premere il tasto start venne bloccato da Leonard.

<< Sheldon ti devo dire una cosa. >> si mangiucchiava l'unghia del pollice e lo osservava con un certo nervosismo.

Il fisico gli regalò un'occhiata di sufficienza.

<< D'accordo. Cosa c'è di così tanto importante che devi dirmi da non poter essere rimandato a dopo la sempre più rara partita del venerdì sera? >>

Leonard prese un respiro profondo. << Io e Penny ci trasferiamo. >>

L'espressione di Sheldon rimase immutabile. << Tutto qui? Solo perché ti sposti di un paio di chilometri ti sei fatto tormentare dall'ansia? Dovresti fare una cura sai? L'ansia a lungo andare può causare l'ulcera. Ti consiglio lo Xanax, è un ottimo farmaco per chi è ansioso. >>

Leonard scosse la testa. << Non restiamo a Pasadena...>>

Sheldon lo interruppe. << Andate in quel paese appena fuori città? Effettivamente non è male. È meno affollato di Pasadena e ha un livello di inquinamento decisamente più basso. >>

<< No, dannazione! >> sbottò per essere stato interrotto. Già era difficile dirglielo, non c'era bisogno che complicasse ulteriormente le cose. << Non andiamo lì. >> si sistemò meglio e unì le palmi delle mani e appoggiò il mento sulla punta delle dita.

<< Allora non capisco...Dove andate? >> domandò a bassa voce e con tono sorpreso.

<< Non restiamo in California, Sheldon, e nemmeno negli Stati Uniti. >>

Sheldon contrasse la mascella e respirò appena. Una punta di panico si insinuò dentro di lui. Ma cosa diamine stava dicendo?

<< Penny ha ottenuto un ingaggio come protagonista in una nuova serie tv. La serie è della BBC. >>

Il fisico schiuse leggermente la bocca e sgranò gli occhi. Se era della BBC questo voleva dire che...

<< Ci trasferiamo a Londra. >>


D'accordo questo forse non ve lo aspettavate, ma a me come idea non dispiace affatto. Ora so che ci sarà gente che mi aspetta fuori casa, ma almeno non è morto nessuno no? xD O sì invece, chi può dirlo?
Mi dispiace aver interrotto qui, ma come avevo già detto il capitolo sarebbe venuto troppo lungo. E poi bisogna creare un po' di suspance no? u.u Se no dove sta il bello? xD
Però magari ci ripensano, chi lo sa? L'importante è che leggiate anche il prossimo capitolo (e che io riesca a pubblicarlo entro un lasso di tempo ragionevole). Tanto è praticamente già pronto non dovrei metterci molto (le ultime parole famose u.u).
Ok ora basta sul serio vi ho già rubato troppo tempo.
Alla prossima <3

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Capitolo 12
*** La reattività al Bon Voyage ***


5

Penultimo capitolo gente, ormai manca pochissimo! Sono di fretta per cui sarò brevissima. Spero solo che vi piaccia anche questo capitolo e sopratutto la svolta che ha preso la storia proprio sul finale.
Voglio ringraziarvi immensamente per essere arrivati fin qui. ♥
A presto con l'ultimo capitolo!

 

Capitolo 12
La reattività al Bon Voyage

L'espressione tranquilla e serena di Sheldon mutò gradualmente fino a diventare una maschera incredula e inorridita per quello che l'amico aveva appena osato pronunciare.

Il joystick cadde sul parquet con un tonfo, ma il fisico non se ne curò affatto. Lo lasciò lì mentre la luce verde si accendeva e spegneva a causa della botta ricevuta.

Quelle parole lo investirono come un treno. Non ci credeva. Non ci voleva credere. Sperò con tutto il cuore di aver sentito male. Ma la parola Londra continuava a ripetersi nella sua mente come un eco.

<< A Londra?! >> gridò mentre l'amico abbassava lo sguardo. << Vi state per trasferire a Londra?! Hai idea di quanto è distante? >>

<< Lo so Sheldon...>>

<< Sono ottomilacinquecentosessanta chilometri, Leonard. Ottomilacinquecentosessanta. >> scandì bene la parola in modo glaciale. << Forse vi è sfuggita questa cosa quando ci stavate pensando e probabilmente vi siete anche dimenticati che è in un altro continente e che c'è un oceano in mezzo. >>

Leonard riusciva a leggere la rabbia e la delusione nel suo tono di voce, dallo sguardo e da come stringeva il tessuto dei pantaloni. Forse avrebbe fatto meglio a dirglielo con più garbo, oppure cercando di girarci un po' attorno senza arrivare al punto in modo così diretto. Magari avrebbe potuto regalargli qualcosa in modo che si distraeva. Aveva agito d'impulso, effettivamente.

<< Ci abbiamo pensato a lungo e alla fine abbiamo preso questa decisione. È un'occasione più unica che rara. Quante possibilità ci sono che Penny possa entrare nel cast di una promettente e attesissima serie tv? Sai anche tu che le serie britanniche sono di una qualità nettamente superiore rispetto alla maggior parte di origine statunitense. >> mormorò cercando di giustificarsi. Ma infondo quella era la sua vita, non c'era bisogno di alcuna giustificazione. Però Sheldon era suo amico e si sentiva in obbligo di farlo.

Sheldon chiuse gli occhi e prese un grosso respiro per calmarsi. Poi li riaprì e Leonard rimase spiazzato vedendo i suoi occhi di un azzurro solitamente così rilassante fremere per la rabbia. Non l'aveva mai visto così arrabbiato in dieci anni che lo conosceva. E ce ne sono state di occasioni in cui il fisico teorico era tutt'altro che felice e sereno.

<< E quanto rimanete? >> chiese lentamente e con un tono piuttosto basso.

Leonard aspettò qualche secondo prima di rispondere. << Non lo so forse qualche mese o un paio d'anni...>> lasciò andare il respiro che aveva trattenuto e si appoggiò completamente al cuscino del divano. Si sistemò gli occhiali e il suo sguardo si fece vuoto. << O forse per sempre. >>

Ci fu una lunga pausa che diventava sempre più pesante ogni secondo che passava. Più il tempo trascorreva più Sheldon si irrigidiva e Leonard veniva investito dai sensi di colpa. Forse aveva fatto male ad assecondare Penny e forse non doveva lasciare Sheldon da solo.

<< Quando avete deciso? >> disse Sheldon mentre raccoglieva da terra con estrema calma il joystick della Xbox e se lo rigirava dalle mani cercando di constatare i danni. Ovviamente era solo un modo per non guardare l'amico perché del Joystick in quel momento non gliene fregava assolutamente nulla. Sarebbe potuto esplodere insieme a tutte le sue console e alla televisione per quanto gli interessava. 

Leonard non rispose. Avevano saputo dell'ingaggio di Penny un bel po' di tempo fa e la relativa decisione fu presa dopo un certo lasso di tempo in cui entrambi si consigliarono con tutti. Tutti tranne Sheldon. Voleva inventarsi una bugia, accorciare il tempo che era passato dalla scelta al momento in cui finalmente aveva trovato il coraggio per dirglielo, ma la verità uscì in modo del tutto inaspettato. Brutale e cinica come tutte le verità.

<< Tre...tre settimane fa. >> disse con un filo di voce.

 Lo sguardo di Sheldon si assottigliò. << E perché ci hai messo così tanto per dirmelo? >> il tono grave e accusatorio con cui si era rivolto fece irrigidire il fisico sperimentale.

<< Perché sapevo quanto questa cosa ti avrebbe fatto soffrire. Ti vedo felice in questo periodo Sheldon, felice per davvero e avevo paura di rovinare tutto. Non...non riuscivo mai a trovare l'occasione giusta per dirtelo. >> cercò ancora di giustificarsi, ma fu inutile. A Sheldon non piacquero quelle scuse.

<< Quindi gli altri lo sapevano già? >> appoggiò l'oggetto sul tavolino da caffè e ritorno a concentrarsi pienamente sull'amico che aveva cominciato a muoversi nervosamente sul divano. Leonard si sentiva come se fosse stato sotto interrogatorio per aver commesso uno dei crimini più terribili della storia dell'umanità. Si ricordò di dover rispondere alla sua domanda quando vide lo sguardo dell'amico farsi più serio di quanto non lo fosse già. Annuì semplicemente.

<< Anche Amy? >>

Leonard fu colto impreparato. Ora cosa avrebbe dovuto rispondergli? Che Amy sapeva? Certo che sapeva, era stata forse la prima ad essere informata di tutto ed era stata lei a insistere che doveva dirglielo in qualche modo, altrimenti lo avrebbe fatto lei. Pensò ancora all'eventualità di un'altra bugia, ma ancora una volta il suo cervello aveva optato per la più difficile verità.

<< Sì, ma non è colpa sua. Sono stato io a chiederle di non dirti nulla. Volevo essere io a farlo. >>

<< Capisco. >> mormorò con tutta la delusione possibile. Perfino Amy ne era a conoscenza. Gli avevano mentito per tutto il tempo e questa cosa non poteva accettarla né da parte sua né da parte di Leonard. Sopratutto da parte di quest'ultimo. Quanto voleva aspettare ancora? Magari fargli una telefonata mentre era sull'aereo già che c'era?

Raj e Howard entrarono all'improvviso in quello che una volta era anche l'appartamento di Sheldon, facendo sussultare un Leonard già abbastanza teso di suo. Howard sembrò non accorgersi dell'aria di tensione che aleggiava nella stanza. Si sistemò davanti alla console per prendere il suo joystick.

<< Siete pronti per giocare? Forza che il tempo stringe. Non capiterà più una sera come questa. >> si alzò e quando notò l'espressione dei due amici tutt'altro che contenta per l'imminente partita ad Halo si passò una mano dietro il collo e lanciò occhiate all'astrofisico che ricambiò con sguardi preoccupati.

Sheldon riservò un'occhiata afflitta e carica di risentimento verso Leonard perché dalle parole appena pronunciate da Howard si era appena reso conto che presto non avrebbero più passato del tempo insieme. Non avrebbero più parlato insieme di scienza, non avrebbero mangiato insieme in mensa e a casa come tutte le sere e non ci sarebbe più stata una cavolo di partita ad Halo il venerdì sera tra birre e schifezze. Aveva appena perso il suo migliore amico.

Si alzò di scatto come se fosse stato appena punto da qualcosa di invisibile e molto doloroso. << Non ho più voglia di giocare. >> mormorò prendendo la giacca e senza nemmeno mettersela uscì passando tra i due amici che lo guardarono confusi. Solo quando scese la prima rampa di scale capirono cosa era appena successo.

<< Così glielo hai detto, eh? >> disse Howard avvicinandosi al fisico sperimentale.

Lui annuì e sentì il respiro tornare più regolare ora che Sheldon se ne era andato. Anche i muscoli avevano cominciato a rilassarsi. << Non pensavo la prendesse così male. >>

<< È normale! Prova a metterti nei suoi panni. È come se Howard mi dicesse di punto in bianco che si trasferisce in Israele. Io darei di matto. >> intervenne Raj sedendosi in parte all'amico.

<< Già. O come se Raj tornasse in India. Sarebbe un duro colpo. >> aggiunse l'ingegnere.

<< Ma non è da solo. C'è Amy adesso e ci siete voi due...>> disse passandosi una mano sulla fronte e riflettendo sul fatto che adesso aveva altre persone nella sua vita non soltanto lui.

<< Non è la stessa cosa. Lo sai che ti vedeva un po' come un "papà". Ti vuole bene e si è affezionato molto a te in questi anni. Molto più che con noi, Leonard. >> continuò Howard.

Ora Leonard si sentiva in colpa, esattamente come tutte quelle volte che aveva lasciato casa perché non sopportava più la convivenza con l'amico. Quando pensava di esserci riuscito alla fine un misto di rimorso e dispiacere lo affliggeva, così finiva sempre per ritornare sui suoi passi e mettere una pietra sopra ai comportamenti talvolta esagerati del fisico teorico.

Questa volta però non era come le altre. Era infinitamente peggiore. Sentiva il senso di colpa schiacciargli il petto con una forza sempre maggiore.

<< E cosa dovrei fare adesso? >> chiese sperando che i suoi due amici potessero aiutarlo.

<< Dagli un po' di tempo per calmarsi e riflettere. >> fu l'unico consiglio che si sentirono di dargli.

 

 

Amy sentì la porta d'ingresso aprirsi e poi chiudersi di colpo. Guardò l'ora sulla sveglia del comodino e corrugò la fronte chiedendosi cosa ci facesse Sheldon a casa così presto. Lo vide mentre gettava malamente la giacca sul divano e spostarsi in cucina a trafficare con la teiera e la scatola in alluminio con dentro tutti i tipi di tè e tisane possibili.

Okay c'era qualcosa che non andava. E aveva ovviamente capito di cosa si trattasse.

<< Sheldon...>> provò a chiamarlo, ma lui la ignorò accendendo il gas e mettendo la teiera sul piano cottura.

Lei si avvicinò lentamente e si sedette su una sedia della cucina. Lo osservò a lungo mentre si mordeva un labbro e pensava a cosa dire. In effetti non c'era poi molto che potesse dire. Gli aveva tenuto nascosta una cosa importante per un bel po' di tempo ed era piuttosto dispiaciuta per averlo fatto. Ma lo aveva promesso a Leonard e non aveva voluto rimangiarsi la parola.

<< Mi dispiace tanto avertelo tenuto nascosto, dico davvero. Credimi è stato difficile anche per me accettarlo, ma dobbiamo farlo. >> teneva lo sguardo basso e si tormentava una pellicina. Sentì solo un sospiro provenire da Sheldon.

Il fisico verso l'acqua calda dentro una tazza e infilò il filtro contenente la tisana che voleva, ma lasciò che rimanesse lì a galleggiare mentre appoggiava le mani al bordo del mobile.

<< Leonard non voleva ferirti. >> ignorò le pellicine e lo osservò sperando che dicesse qualcosa. Qualunque cosa. Anche un lungo e tedioso discorso. Odiava vederlo silenzioso.

Sheldon si tirò su e spostò la tazza in parte, poi si girò verso di lei e si appoggiò al bordo.

<< Certo che non voleva ferirmi. C'è forse qualcuno che non abbia mai cercato di farlo durante tutta la mia vita? >> disse incrociando le braccia.

Amy fu colpita da quelle parole e dal modo freddo con cui le aveva dette. Sheldon non aveva mai avuto un bel rapporto con le altre persone e quando tirò in mezzo questo fatto Amy si amareggiò ulteriormente. Capì che c'era rimasto più male di quanto pensava.

<< Sai bene che non era sua intenzione ferirti in alcun modo, Sheldon. È stata una decisione che hanno preso dopo lunghissime conversazioni e persino litigi e...>> 

<< No Amy, non hai capito. >> la interruppe. << Mi ferisce che voi avete fatto le cose alle mie spalle senza dirmi nulla, come se non avessi importanza. >>

Amy non sapeva cosa dire. Avevano pianificato tutto tenendolo all'oscuro perché avevano paura della sua reazione. Però avevano sbagliato completamente. Sheldon era diverso ora, non era più il nerd asociale capriccioso e insensibile di un tempo. Forse avrebbe reagito in maniera totalmente diversa da come si aspettavano. Forse sarebbe riuscito addirittura a essere contento per loro.

<< Hai ragione, abbiamo sbagliato tutti. Dovevamo coinvolgere sopratutto te sapendo quanto sei legato a Leonard. >> disse con sguardo mortificato.

Sheldon non disse nulla, prese la tazza con la tisana ormai diventata tiepida e si sedette al tavolo di fronte a lei. Mescolò con una lentezza esagerata per secondi che parvero ore. Appoggiò il cucchiaino sulla tavola, ma non bevve neanche un sorso. Alzò lo sguardo e fissò a lungo la moglie negli occhi.

<< Resta comunque il fatto che mi hai mentito. >> continuò. << E se c'è una cosa che non sopporto è proprio essere preso in giro. >>

Amy rimase bloccata e non aveva la più pallida idea di cosa fare. Il modo in cui la stava guardando la metteva in uno stato di soggezione che non aveva mai provato da quando lo conosceva. Ora sì che si sentiva davvero in colpa.

<< Io...>> si rigirò la fede con nervosismo. << Mi dispiace, Sheldon. Mi dispiace davvero tanto. >>

Il fisico sembrò addolcire lo sguardo anche se la sua espressione rimase seria. 

<< Va bene. >> disse semplicemente. Glielo leggeva negli occhi il rimorso che provava e pensò che fosse inutile portare avanti la questione. Inoltre non era nemmeno colpa sua in fondo.

Amy tirò un sospiro di sollievo e il velo di nervosismo aveva cominciato a lasciarla andare.

<< Non voglio che tu lo faccia ancora, Amy. >> aggiunse il fisico teorico dopo una pausa in cui entrambi erano immersi nei propri pensieri. La neurobiologa respirava appena, ma riuscì comunque a sostenere il suo sguardo pungente. << Se non posso fidarmi di te di chi dovrei farlo? >>

 

***

 

Sheldon per giorni non parlò con Leonard. Era ancora offeso e ogni volta che lo vedeva sentiva un moto di nervosismo crescergli dentro, per cui cercò di evitarlo il più possibile. Non si sedeva al tavolo con loro in mensa e rifiutò di andare al ristorante messicano insieme agli altri solo perché c'era appunto anche il fisico sperimentale.

Leonard d'altro canto voleva mostrarsi indifferente per l'atteggiamento dell'amico, ma tutto quell'astio e quella distanza che Sheldon aveva imposto lo ferivano parecchio. Era mille volte peggio di quando non voleva portarlo in Svizzera perché aveva preferito Penny. Almeno lì poteva dire di avere un buon motivo per aver scelto la fidanzata, ma adesso non aveva alcuna scusa. Decise però di non insistere e lasciò che fossero le cose a sistemarsi da sole. Anche se questo poteva significare che Sheldon non gli avrebbe mai più parlato insieme.

Leonard impacchettò le cose dentro uno scatolone e lo chiuse con il nastro adesivo. Aggiunse l'etichetta Collezione. La quarta che metteva e ne aveva ancora di  scatoloni da riempire.

<< Tesoro vuoi davvero portarti a Londra tutta questa roba? >> domandò Penny osservando scettica gli scatoloni ammucchiati.

Leonard passò lo sguardo dallo scatolone, alla fidanzata e ancora allo scatolone.

<< Beh, sì. Sono pur sempre le mie cose dopotutto. >> rispose con ovvietà, ma vide una piccola smorfia farsi largo sul bel viso di Penny. Lei si avvicinò e appoggiò una mano sul suo braccio. << Il fatto è che potremmo trasferirci spesso. E ogni volta portare sei o sette scatole solo con la tua collezione diventa difficoltoso. Inoltre non sappiamo se ci sta proprio tutto in casa. >>

Leonard sospirò e si sistemò gli occhiali. << Allora dovrò lasciare a qualcuno tutto questo. Bernadette non credo voglia tutta questa roba contando tutto quello che ha già Howard e di Raj non mi fido. Potrebbe dare via tutto solo per conoscere una ragazza qualsiasi. Ma non voglio nemmeno vendere tutto a Stuart. >> mormorò.

Aveva omesso Sheldon per ovvi motivi, ma lui sarebbe stata la scelta perfetta. Gli avrebbe tenuto tutto in ordine e pulito e non si sarebbe mai sognato di dar via qualcosa.

Continuò lo stesso a sistemare le cose e ad etichettare gli scatoloni. Avrebbe trovato un modo per preservare tutto quello che aveva acquistato nel corso degli anni. Il come restava ancora un mistero.

<< Ciao Leonard. >>

Leonard riconobbe una voce molto familiare e che gli era mancata molto in quelle settimane. Era talmente bassa che a fatica l'aveva sentito, ma era sicurissimo che fosse proprio lui. Infatti quando vide Sheldon di fronte a sé sgranò gli occhi in un'espressione stupita e incredula.

<< C-ciao...>> riuscì solo a dire. Faceva fatica a credere di averlo proprio sulla soglia di casa, sopratutto senza alcuna motivazione e senza il modo duro e scostante che aveva deciso di riservare soltanto per lui.

Sheldon si avvicinò lentamente dando un'occhiata veloce alla casa spoglia.

<< Stai preparando tutto per partire? >>

Il fisico annuì ancora confuso. << Sì stiamo...stiamo mettendo le cose negli scatoloni...>> sussurrò con voce roca. Era difficile vederlo tranquillo quando fino a ieri gli lanciava sguardi d'odio.

<< Io comincio a portare giù un po' di roba. >> disse Penny dando un bacio sulla guancia al fidanzato e prendendo in mano alcune cose. Quando uscì dalla porta non riuscì a trattenere un sorriso.

Sheldon guardò gli oggetti sistemati all'interno di una scatola e arricciò il naso in una smorfia infastidita.

<< Non puoi mettere le cose in questo modo disordinato e privo di logica. Ci vuole una meticolosa organizzazione se vuoi trovare tutto una volta arrivato nella nuova casa. >> afferrò la scatola e la svuotò sul pavimento. << Capisco che con Penny le parole ordine e organizzazione non possano coesistere insieme, ma pensavo che con tutti gli anni in cui abbiamo vissuto insieme avresti almeno capito le basi per tenere le proprie cose nel modo più consono e ottimale. >> disse con il solito tono di rimprovero.

Leonard mostrò un largo sorriso e non fu mai così felice di ricevere rimproveri e puntigliose osservazioni fatte da Sheldon come in quel momento.

<< Certo, hai ragione. Quindi come procediamo? >> chiese osservando il suo profilo. Sembrava di essere tornati indietro di dieci anni quando stavano cercando di aiutare una Penny che si era appena trasferita a montare gli armadi. Solo che adesso era solo Sheldon che lo aiutava a trasferirsi.

Sheldon si passò un dito sotto il mento per riflettere. << Facciamo un elenco con tutto quello che hai e poi spuntiamo mano a mano quando riponiamo le cose nelle scatole e scriviamo anche dove le abbiamo messe così saprai subito dove sono collocate senza perdere tempo inutilmente. >>

<< Geniale. >> commentò prendendo dei fogli e delle penne.

Sheldon gli lanciò un'occhiata di superiorità. << Io sono sempre geniale Leonard, dubitavi? >>

Non sapeva cosa gli avesse fatto cambiare atteggiamento di punto in bianco, ma poteva scommetterci che c'era lo zampino di Amy. Quella donna aveva sempre esercitato una grande influenza su di lui ed era l'unica persona che il fisico teorico ascoltava per davvero. Forse gli aveva detto che quella era l'unica occasione per rimettere le cose a posto e che una volta partito si sarebbe pentito per sempre di non averlo fatto prima.

Leonard non avrebbe mai saputo cosa avesse spinto Sheldon a mettere da parte l'ascia di guerra e cercare un modo per far pace con l'amico. E se doveva essere sincero non gli importava granché saperlo.

Scrissero, archiviarono ed etichettarono per un bel po' aiutati anche da Penny che ogni trenta secondi veniva rimproverata da Sheldon per qualcosa.

<< Abbiamo deciso di sposarci prima di partire. >> disse Leonard mentre scriveva.

<< Lo so. >> disse Sheldon mentre rifletteva su dove mettere una determinata cosa. << Me lo ha detto ieri Amy. >>

<< Eravamo convinti di non riuscire a farlo qui per la mancanza di tempo, ma hanno detto che possiamo partire appena sposati. >> aggiunse Penny. << Noi volevamo farlo qui quindi se non volevano perdere la star della serie hanno dovuto per forza accettare. >>

Sheldon annuì e tornò a concentrarsi sul foglio che aveva in mano.

<< E poi volevo chiederti una cosa...>> Leonard si mise davanti a lui e dovette piegare la testa leggermente all'indietro a causa della notevole differenza di altezza.

<< Che cosa? >>

<< Vorresti essere il mio testimone di nozze? >>

Sheldon sbatté gli occhi un paio di volte e inclinò la testa verso sinistra. << Prego? >>

<< Vorrei che mi facessi da testimone, Sheldon. >> ripeté. << Ci tengo molto. >>

Il fisico aprì la bocca, ma la richiuse subito.

<< Io? Perché? >> chiese dopo una lunga pausa, come se stesse cercando di metabolizzare bene quello che aveva appena detto.

<< Perché sei il mio migliore amico. A chi dovrei chiedere? >> rispose con ovvietà.

<< Ma ci sono Howard e Raj che possono subentrare al mio posto! >> esclamò.

<< Ma io ho già scelto chi sarà il mio testimone. >> insistette. << Penny ha chiesto ad Amy e io ho chiesto a te. >>

<< Sì, ma loro sono sicuramente più adatti per questo ruolo. Sarò al centro dell'attenzione tanto quanto lo sposo e dovrò fare il discorso al pranzo e vorranno fare le foto con me e tutti verranno a parlarmi e...Leonard non farmi parlare davanti a tutta quella gente. >> lo implorò sentendo già il respiro accelerare e l'ansia diventare più intensa.

<< Tranquillo andrai alla grande. >> disse dandogli una pacca sulla spalla.

<< Quando non ti parlavo più assieme era tutto più facile. A saperlo avrei continuato, almeno mi sarei risparmiato tutto questo. >> borbottò riprendendo a leggere il foglio.

 Leonard guardò il soffitto lasciando andare un lungo sospiro.

Perché doveva lamentarsi per qualunque cosa?

Sorrise. Perché se non si lamentava non era Sheldon e non riusciva ad immaginarsi una vita senza di lui.

 

***

 

 Sheldon camminava velocemente per l'aeroporto cercando il check-in giusto mentre dietro di lui una Amy lo seguiva mantenendo con difficoltà il suo passo. C'era una marea di gente di tutte le nazionalità che le passavano accanto o che si infilavano tra lei e Sheldon  facendole perdere di vista il fisico per qualche secondo per poi vederlo riapparire magicamente ad una notevole distante rispetto a dove si trovava soltanto pochi secondi prima. Fortunatamente era alto ed era solo quello il motivo per cui ancora non l'aveva perso.

<< Puoi rallentare un po'? >> chiese Amy quando lo raggiunse dopo essersi fermato per guardarsi attorno.

<< Siamo in ritardo, Amy. Siamo qui da dieci minuti e ancora non ho capito dove sia. >> disse dopo essersi girato su se stesso per un controllo veloce della zona. << Questo aeroporto è grandissimo e tutta questa gente mi sta confondendo. >> aggiunse.

<< L'imbarco è tra venti minuti. >> disse Amy dopo aver guardato l'orario. << Ci conviene sbrigarci o non faremo in tempo. >>

Sheldon alzò lo sguardo seccato. << Grazie per il prezioso consiglio. Non sapevo che ci conveniva darsi una mossa. >>

Amy fece finta di non aver sentito. Erano in ritardo, in un aeroporto immenso dove non riuscivano ad orientarsi e con una bambina che dalla mattina non faceva altro che i capricci. Non aveva proprio voglia di sopportare anche lui.

<< Chiediamo a qualcuno così almeno finiamo di girare a vuoto. >> propose Amy e il fisico la guardò per qualche secondo, poi annuì e si diresse subito da una delle ragazze che prenotavano i voli per farsi dire dove diamine si trovava l'imbarco giusto.

Dopo aver camminato per altri cinque minuti finalmente capirono di essere arrivati al posto giusto quando videro in lontananza Howard e Bernadette. Accelerarono e finalmente li raggiunsero, entrambi con un leggero fiatone.

<< Finalmente, pensavo non sareste venuti. >> disse Howard.

Il fisico lo guardò con aria di sufficienza. << Amy ha fatto tardi. Aveva da fare delle cose...cose da donne. >> alzò poi lo sguardo al di sopra dell'ingegnere per vedere se riusciva a trovare la persona per cui erano venuti quella mattina. Fece in tempo a scorgere due o tre persone quando sentì un sonoro sbuffo provenire da una Amy stizzita.

<< E così ero io quella in ritardo, eh? >> incrociò le braccia e rivolse un'occhiata minacciosa a Sheldon che per tutta risposta lui indietreggiò appena, quasi avesse paura dell'immediata reazione di Amy. << Io. Non tu che hai cominciato a smanettare con il videoregistratore mentre eravamo pronti per uscire, vero? >>

Sheldon deglutì. << Beh, solo perché il videoregistratore si è impallato altrimenti non saremmo affatto partiti in ritardo. E se non ricordo male, cosa ovvia perché io ricordo sempre tutto perfettamente, sei stata tu l'ultima a usarlo ricordi? Quella volta che hai registrato un episodio di Sex and the City che poi hai guardato con Penny e Raj...>> cercò di difendersi. Non poteva certo perdere Doctor Who solo per andare a salutare un amico in aeroporto, no? 

<< Punto uno Raj mi ha chiesto un favore quando il suo registratore si è rotto...>> Amy alzò un dito. <<...e punto secondo se per una volta non registravi quello stupido programma non sarebbe successo nulla. >>

Sheldon la guardò stupito con la bocca leggermente socchiusa. << M-ma come puoi dire che Doctor Who sia stupido?! Hai idea di quanti temi vengano trattati e quanto sia profondo e complesso nel suo insieme? È uno dei capolavori più grandi della televisione e...>>

<< Ragazzi eccovi finalmente! >> Penny si intromise tra la coppia e abbracciò a lungo Amy. Sheldon la guardò torvo per essere stato interrotto. Un'abitudine che non aveva mai perso in tutti quegli anni che si conoscevano. Anche Leonard li raggiunse, ma rimase un po' più distaccato e appoggiò in parte a sé il trolley e un pesante borsone. Sheldon spostò lo sguardo disgustato da tutto quell'appiccicume che c'era tra Amy e Penny e si soffermò sull'amico rimasto in disparte. Titubante mosse qualche passo verso di lui mentre gli altri avevano creato un piccolo cerchio attorno alla bionda.

<< Come mai rimani qui, lontano dagli altri? >> chiese dando un breve cenno con la testa verso il gruppo.

Leonard alzò le spalle e si sistemò gli occhiali. << Non...non mi sono mai piaciuti i saluti e la gente che ti sta attorno in quel modo così apprensivo...sembra che non ci rivedremo mai più...>> mormorò tenendo lo sguardo fisso su Penny.

<< Capisco...credo farei lo stesso anche io. >>

Leonard annuì. Rimasero qualche secondo in silenzio a guardare gli amici che ridevano e scherzavano come facevano sempre, quasi si fossero trovati attorno al solito tavolino da caffè o al Cheescake factory e immediatamente un'insolita nostalgia cominciò a farsi strada dentro entrambi fino ad impiantarsi nella loro parte più profonda. Non c'era bisogno di parole complicate o discorsi elaborati tra di loro in quel momento. L'unica cosa che volevano era la reciproca presenza, il fatto di potersi sentire vicini ancora per qualche istante. Era davvero confortante, più di quanto Leonard avesse potuto immaginare.

<< Non c'è alcun modo in cui io possa convincerti a non partire vero? >> domandò il fisico teorico rompendo improvvisamente quel silenzio rassicurante che li avvolgeva. Leonard girò la testa verso di lui, ma Sheldon non lo stava guardando. Fissava ancora davanti a sé.

<< Temo di no...>>

Ora Sheldon lo guardava con la coda dell'occhio. Era stato così facile insinuargli il dubbio quando anni fa stava per partire per il Mare del Nord mentre ora non riusciva a trovare nulla per cui potesse valere anche solo la pena ripensarci.

<< Immaginavo...>> soffiò fuori quelle parole con una punta di delusione. << Allora l'unica cosa che posso dirti, come le convenzioni sociali prevedono, è soltanto una. >> si girò completamente verso e si bloccò per qualche secondo prima di proseguire. << Buona fortuna. >>

Leonard sorrise per quell'insolito augurio proveniente proprio da Sheldon. Sopratutto perché era assolutamente sincero. << Mi mancherai...>> riuscì solo a dire a causa dell'emozione.

<< Ma certo che ti mancherò, è il motivo per cui non hai mai voluto andartene dal nostro appartamento. Perché ti sarei mancato...>>

Leonard ridacchiò divertito. << Forse hai ragione, sai? >>

Il fisico lo guardò infastidito. << Forse? Io ho sempre ragione, Leonard. >>

Guardarono l'ora. A momenti avrebbero chiamato il loro volo. Quei venti minuti erano letteralmente volati e sotto sotto Leonard sperò che ce ne fossero altri dieci, o venti o anche due ore. Forse non voleva affatto partire, lasciare la sua vita, i suoi amici, la sua routine. Se si tirava indietro avrebbe perso Penny, cosa che non sarebbe mai riuscito ad accettare, non ora che era finalmente diventata sua moglie. Sapeva bene che sarebbe stato difficile, ma ormai aveva scelto e solo i vigliacchi sarebbero tornati sui loro passi. E lui non era quel genere di persona.

<< Ci...ci rivedremo ancora? >> chiese Sheldon timidamente interrompendo il suo flusso di ripensamenti.

<< Certo! Certo che ci rivedremo ancora! >> esclamò portandosi davanti a lui. << Sheldon, questo non è un addio, okay? Noi ci ritroveremo ancora come ai vecchi tempi a mangiare cibo d'asporto e a giocare ai videogiochi. Te lo assicuro. >>

Sheldon sorrise e annuì. << È quindi un arrivederci? >>

Ora gli amici li stavano guardando aspettando che finissero. Nessuno voleva interromperli o intromettersi. Quello era un momento riservato soltanto a loro due.

<< Sì, è un arrivederci Sheldon. >>

Entrambi guardarono Penny che mostrò loro un grande sorriso e si avvicinò stringendo Sheldon in un abbraccio.

<< Mi mancherai razza di stramboide che non sei altro...>> nascose la faccia nella maglietta sperando che nessuno vedesse le sue lacrime.

<< Apprezzo sempre i tuoi complimenti Penny. >> sbottò sarcastico lanciando un'occhiata esasperata a Leonard per la troppa vicinanza che la sua donna gli aveva riservato. E ancora non aveva deciso di liberarlo da quella morsa insopportabile. Poggiò una mano sulla sua spalla facendo leva perché si staccasse .            << D'accordo credo che sia sufficien...>>

<< È tutto così triste...>> piagnucolò Raj mentre si asciugava con un occhio con il dorso della mano. << Non piangevo così da Toy Story 3...mi mancherete tantissimo ragazzi. >> aprì le braccia e avvolse entrambi in un abbraccio appoggiando la testa sulla spalla di Penny.

<< Ehi, ma cosa fai...ehi, ma...! >> Sheldon non fece in tempo a replicare che sentì anche Howard e Bernadette condividere quell'abbraccio. << Questa cosa non mi piace affatto...>> borbottò, lasciando trapelare tutto il fastidio che stava avvertendo in quel momento. Cercò di districarsi, ma fu più difficile di quanto pensasse e dopo vari tentativi decise di arrendersi e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.

Leonard guardò divertito quella scena. Era piuttosto insolita, ma piuttosto tenera nel suo insieme. Sheldon lo guardò implorante sperando che l'amico potesse aiutarlo a liberarsi da quell'inferno.

Scrollò le spalle e sorrise. << Ma sì, quando ricapiterà mai un'occasione del genere? >> si disse a bassa voce e li raggiunse anche lui, unendosi al gruppo e facendo sbuffare esasperato Sheldon.

<< Tutta colpa della stupida pressione sociale e della tua incapacità di mantenere il controllo. >> mormorò il fisico da sopra la testa di Leonard.

Una voce all'altoparlante gracchiò l'annuncio dell'imminente partenza del volo di Leonard e Penny e per la gioia di Sheldon il mega abbraccio di gruppo si sciolse.

<< È il nostro, dobbiamo andare. >> disse Penny passandosi una mano sotto l'occhio umido. Afferrò la maniglia del suo trolley e, prendendo Leonard per mano, si avviarono verso l'imbarco.

Sheldon sentì un dolore traversargli il petto. Un dolore sordo che si intensificava man mano che vedeva il suo amico allontanarsi. Immediatamente, come un flash, nella sua mente si materializzarono i dieci anni in cui vissero assieme.

Non era mai stato molto carino con lui e ci furono un sacco di occasioni in cui lo trattò davvero male. Non gli aveva mai detto che era stato un buon amico, anzi il primo che aveva deciso di restare con lui di sua volontà. Grazie a lui aveva imparato molte cose su come costruirsi dei legami con altre persone e sì, senza Leonard non sarebbe mai stato in grado di trovare la forza per fare quei cambiamenti necessari per condividere il resto della sua vita con Amy.

Lo aveva additato spesso come un pessimo scienziato e come un coinquilino appena accettabile a causa di quelle abitudini che non era mai riuscito ad estirpargli come il fischiettare ogni volta che era in bagno. Gli aveva buttato via le sue maglie poiché le trovava davvero brutte, aveva causato dei problemi con le sue ex ragazze e gli aveva anche rovinato l'ultimo libro di Harry Potter facendo spoiler sul finale. Si era così arrabbiato da voler addirittura andarsene di casa.

Non lo faceva per cattiveria in fondo. Non aveva mai avuto un amico prima e non aveva idea di come si dovesse comportare a riguardo. Ci vollero anni per capire che gli amici non sono degli schiavi che hanno il compito di esaudire ogni suo singolo e talvolta insolito capriccio. È un rapporto basato sul dare, non solo sul ricevere.

In alcune occasioni si ritrovò persino a consolarlo. Gli aveva detto che in fondo erano una famiglia e che ci sarebbe stato se avesse avuto bisogno di lui.  Colto da un momento di debolezza aveva tramutato in un lungo abbraccio quello che non era mai riuscito a dirgli, ovvero che gli voleva bene. Leonard fu colto alla sprovvista da quel gesto tanto insolito quanto raro e l'unica cosa che riuscì a fare fu dargli delle pacche sulla schiena.

Deglutì cercando di sciogliere il nodo che aveva in gola. Avrebbe voluto gridargli di fermarsi, ma ormai era troppo tardi. Era lontano e con tutta quella calca di gente non lo avrebbe mai sentito.

Amy capì che quello era il momento in cui aveva più bisogno di lei. Si mise al suo fianco, sfiorandolo appena, e lasciò che la sua mano trovasse quella di Sheldon il quale la afferrò prontamente intrecciando le dita con le sue. Una presa salda, calda, confortante.

<< Andiamo. >> mormorò dopo essersi assicurato che Leonard fosse completamente fuori dalla sua visuale.

Amy annuì e si incamminarono anche loro. Dalla parte opposta però.

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


13

Capitolo 13

Epilogo

<< Sicura che il posto sia giusto? >>

<< Certo che sono sicura. >>

<< E l'ora? Sicura che sia questo l'orario di ritrovo? Potresti aver letto male oppure aver capito un'ora per un'altra...>>

<< No, non ho sbagliato. L'ora e il posto sono giusti. >>

<< E se invece...>>

<< Senti Sheldon...>> lo interruppe piuttosto bruscamente dopo aver sospirato ed essersi girata nella sua direzione. << Hanno detto alle otto al ristorante cinese sulla 72esima dove una volta c'era il Cheescake Factory e noi siamo proprio qui. >> indicò il cartello su cui c'era scritto il nome della via, ma Sheldon non sembrava affatto convinto.

<< Ma allora perché non vediamo ancora nessuno, Amy? >> chiese guardando fuori dal finestrino della macchina accostata lungo la via con un certo nervosismo. Odiava aspettare e più il tempo trascorreva più diventava impaziente. Cercò di individuare qualche volto familiare tra gli individui che gli passavano accanto o che si avvicinavano dal fondo della strada, ma con il buio era un'impresa alquanto ardua scorgere qualche lineamento familiare.

<< Non sono passati neanche due minuti da quando siamo arrivati. Dagli tempo. >> Amy osservò Sheldon mentre si slacciava la cintura e cercava di sistemarsi in una posizione un po' più comoda sempre mentre teneva lo sguardo puntato davanti a sé.

<< Sta di fatto che qualunque siano le circostanze loro due sono sempre, e dico, sempre in ritardo. E ovviamente sappiamo entrambi chi sia la causa. >> disse stizzito e cercò in Amy uno sguardo o una parola che potesse confermare la sua affermazione. Amy però si limitò ad appoggiare la testa sul pugno chiuso della mano mentre con le dita tamburellava la parte bassa del volante.

<< Mamma, quando scendiamo? >> domandò una voce provenire da una bambina di sei anni seduta sul sedile posteriore ancora avvolta nella cintura e che aveva iniziato a spostare un po' da una parte, un po' dall'altra poiché la infastidiva e cominciava ad avvertirne l'inutilità essendo ormai fermi.

Amy la guardò dallo specchietto retrovisore. << Tra un po' tesoro, dobbiamo aspettare delle persone. >>

Grace corrugò la fronte in un'espressione che ricordava terribilmente uno dei classici sguardi corrucciati di quando qualcosa non andava bene di Sheldon.

<< Ma io ho fame adesso. >> ribatté.

<< Già anche io ho fame adesso. >> si intromise Sheldon che venne accolto con un sorriso dalla figlia e con uno sbuffo annoiato da Amy. Ora aveva due bambini impazienti da sopportare. Non importa se uno aveva più di trent'anni e doveva impersonare l'uomo maturo di casa, lei avrebbe sempre avuto due bambini da sopportare e accudire. Non che la cosa le dispiacesse, eh. Solo che a volte le sarebbe piaciuto che l'uomo adulto si comportasse da adulto e non peggio di sua figlia di sei anni.

<< Lo so, ma non posso farci niente...>> tagliò corto Amy guardando fuori e sperando che arrivassero il più in fretta possibile.

<< Non mangiamo mai così tardi...>> riprese Grace senza arrendersi. << Perché non possiamo andare noi intanto? >>

Sheldon annuì pienamente accondiscendente per la proposta di Grace. << È vero non mangiamo mai così tardi, Amy. Ritengo che potremmo accingerci ad entrare per scegliere così i posti e iniziare a sfogliare il menù intanto che li aspettiamo...>> l'espressione tranquilla di chi stava sostenendo un'idea eccellente si tramutò presto in un'espressione di timore quando vide Amy lanciargli un'occhiata minacciosa. <<...oppure potremmo restarcene qui ad aspettare per chissà quanto ancora...>> mormorò leggermente impaurito per come l'aveva appena guardato e per preservare la sua incolumità optò per tornare a guardare fuori dal finestrino e di tenere la bocca chiusa. Era un periodo che Amy aveva l'umore che altalenava dall'euforico, al depresso, all'infervorata nel giro di pochissimo tempo per cui non voleva assolutamente peggiorare le cose. Ah, le donne, come sono difficili da capire e da sopportare. Suo padre aveva ragione quando glielo ripeteva continuamente e ora che aveva non una ma bensì due femmine si accorse di quanto fosse tutto assolutamente vero.

<< Allora...possiamo andare io e papà? >> chiese dopo qualche secondo di silenzio. Amy vide il suo sguardo speranzoso riflettersi sullo specchietto e si trattenne dal sorridere. Doveva sembrare seria.

<< No, andremo tutti insieme. Non appena arriveranno anche gli altri. >> disse prima di dare il tempo a Sheldon di intervenire ancora.

La vide sospirare e cominciare a guardarsi attorno annoiata fino a soffermarsi sulla vetrina illuminata da cui poteva vedere un vasta,  colorata e zuccherosa serie di dolciumi di ogni tipo. Immediatamente gli occhi si illuminarono di fronte a tutto quel paradiso. Alzò un braccio per indicare il negozio.

<< Dopo voglio entrarci! E voglio le caramelle grandi piene di zucchero e le palline di cioccolato e anche gli orsetti gommosi! >> gridò studiando attentamente tutto quello che riusciva a vedere all'interno, allungandosi quel tanto che la cintura allacciata le permetteva fino a schiacciare il naso contro il finestrino.

Amy si stropicciò gli occhi chiedendosi come avesse fatto a non accorgersi del negozio di caramelle in parte. Ora sarebbe stato impossibile andarsene senza comprarle qualcosa.

<< Le caramelle con la liquirizia sono le migliori, però. >> disse il fisico dopo aver sentito il lungo elenco di dolci detto da Grace. << Sapevate che la liquirizia, o glycyrrhiza glabra, è usata in Asia da cinquemila anni come rimedio per tosse, intossicazione alimentare e disturbi al fegato? >>     

 << Quindi dopo ci andiamo? >> domandò la bambina allungando il busto verso i genitori e aspettando trepidante una risposta affermativa.

<< Certo che andiamo...>>

<< No che non andiamo...>>

Amy e Sheldon risposero all'unisono e si girarono di scatto per guardarsi studiando per qualche secondo l'uno la risposta dell'altra.

<< M-ma come? Non andiamo? >> mormorò il fisico deluso. Come poteva Amy dire di no? Come poteva non acconsentire dopo quella meraviglia di negozio che avevano a soltanto pochi metri di distanza e dove quelle caramelle non facevano altro che invitarli a entrare per comprarle?

Lo sguardo di Amy guizzò prima su Sheldon poi su Grace e poi di nuovo su Sheldon. Entrambi la fissavano intensamente con i loro occhi azzurri e stavano letteralmente pendendo dalle sue labbra.

Alla fine la neurobiologa sorrise e tornò ad appoggiarsi al sedile. Tanto non sarebbe riuscita a dire di no a entrambi.

<< D'accordo dopo ci passiamo. >>

Padre e figlia si scambiarono un sorrisetto compiaciuto. Erano riusciti ad ottenere quello che volevano.

Improvvisamente riconobbero delle figure familiari ferme sul marciapiede a qualche metro di distanza. Dovevano essere arrivati da un po', ma presi dalla discussione sulle caramelle non ci avevano fatto caso.

<< Sono Howard e Bernadette. >> disse Amy aprendo la portiera e la stessa cosa fece Sheldon. Intanto che Amy tirava giù la figlia lui si avvicinò alla coppia di amici.

<< Non sono ancora arrivati? >> domandò visibilmente impaziente e ansioso guardando entrambi i coniugi.

<< Ciao Sheldon, sì stiamo bene grazie. >> disse Howard sarcastico per l'omissione volontaria da parte del fisico dei convenevoli. In quel momento Sheldon li trovava del tutto irrilevanti e superflui. Si erano incontrati quella mattina stessa in università e aveva appurato che tutto era nella norma, cosa poteva mai cambiare nel lasso di quelle poche ore in cui non si erano visti?

Bernadette abbozzò un mezzo sorriso. << No, non ancora, ma prima li ho sentiti al telefono e hanno detto che saranno qui a momenti. >>

Sheldon annuì e venne raggiunto da Amy che si affiancò a lui. Una folata di aria gelida costrinse Amy ad allacciarsi il cappotto e a sistemare meglio la sciarpa di Grace in modo che non prendesse freddo. Era un po' delicata e bastava poco perché si ammalasse. Le mise anche il cappello anche se sapeva che Grace non li sopportava. È normale che i bambini a quell'età si ammalino spesso, ma Sheldon diventava estremamente paranoico e apprensivo quando sua figlia prendeva anche la semplice influenza. Quindi meno la esponeva al freddo, meno possibilità aveva di ammalarsi e si risparmiava anche uno Sheldon maniaco dell'igiene e preoccupato che potesse aver preso una malattia incurabile e contagiosa.

Poco dopo furono raggiunti da Raj e da Emily, la sua nuova ragazza. Dopo due anni dalla partenza di Leonard, Raj conobbe questa ragazza dai lunghi capelli rossi su un sito di incontri e si erano piaciuti subito. Ora stavano insieme da quasi due anni e ancora faticavano a credere che finalmente anche lui avesse trovato una relazione stabile. Salutò piuttosto velocemente gli amici con un semplice cenno della mano mentre ne riservò uno decisamente più caloroso e di una durata maggiore per Grace. Lei si staccò dalla presa della madre e si avvicinò velocemente all'astrofisico. Raj La prese in braccio e lei iniziò subito a raccontargli del negozio di caramelle che aveva visto.  Non che Howard e Bernadette le stessero antipatici, ma con Raj era diverso. La faceva sempre ridere e giocare e le aveva regalato un sacco di giochi. Sì, Raj era senza dubbio il suo "zio" preferito. Il tutto si svolse sotto lo sguardo vigile e attento di Sheldon. Non che gli importasse davvero qualcosa, ma sotto sotto era geloso quando gli altri interagivano con Grace. Anche se erano i suoi amici.

Dopo un po' la rimise per terra e tirandosi su con la schiena diede un'occhiata rapida ai lati della strada.

<< Leonard e Penny non sono ancora arrivati? >>

Scossero la testa e, dopo aver guardato l'ora e constatando che la temperatura stava precipitando velocemente, concordarono che avrebbero atteso altri dieci minuti al massimo e poi li avrebbero aspettati dentro.

Sei minuti dopo videro sul fondo della strada una ragazza bionda che sbracciava nella loro direzione accanto a un ragazzo bassino e con gli occhiali dalla spessa montatura nera.

<< Sono loro...Ehi, siamo qui! >> gridò Raj alzando entrambe le braccia per farsi vedere. Anche gli altri si girarono nella loro direzione osservando le due figure avvicinarsi sempre di più.

<< Scusate se ci abbiamo messo tanto, ma l'aereo ha ritardato. >> disse Leonard mentre faceva guizzare lo sguardo da un amico all'altro.

 Raj li abbracciò entrambi nello stesso modo energico di quando li aveva salutati all'aeroporto anni prima.  << Ragazzi è così bello rivedervi finalmente! Sono passati quattro anni, ma non siete cambiati di una virgola! >>

<< Anche voi sembrate sempre gli stessi. >> esclamò Penny dopo essersi divincolata dall'abbraccio. Era davvero bello essere ritornati di nuovo in quella città, rivedere i vecchi amici. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi.

Sheldon nel rivedere il suo migliore amico a distanza di tutto quel tempo sentì un acuto senso di felicità e immediata tranquillità, come se l'arrivo dell'amico avesse rimesso tutto in equilibrio.

<< Ciao Sheldon. >> disse Leonard sorridendo rivolto all'amico. << Ti sono mancato? >>

Il fisico non riuscì a trattenersi e lo abbracciò. Se gli era mancato? Diamine se gli era mancato. Era rimasto quattro anni senza una delle persone più importanti della sua vita e non era stato facile, proprio per niente.

Leonard rimase un po' sorpreso, ma lasciò che l'amico continuasse a stringerlo nell'abbraccio un po' goffo e particolare come ogni volta che Sheldon abbracciava qualcuno. Questo era diverso però. Era un abbraccio lungo e affettuoso. Un abbraccio che sapeva terribilmente di casa.

Dopo che si furono staccati Sheldon posò la sua attenzione anche sulla bionda accanto all'amico.                 << Dimentico che ci sei anche tu e che, come le convenzioni sociali prevedono, se saluto Leonard devo salutare anche te quindi ciao Penny. >> l'espressione seria fu subito sostituita da una smorfia quando Penny si tolse il berretto. << Vedo che hai tagliato i capelli corti. >> affermò con sufficienza.

Penny si passò una mano nei capelli per rimetterli un po' a posto. << Sì, ti piacciono? >>

<< No, per niente. È un taglio terribile. Sicura che il parrucchiere non fosse ubriaco quando era in procinto di tagliarti i capelli? >> disse il fisico senza tanti giri di parole.

Penny sospirò. << Beh, grazie per i complimenti. Mi sei mancato anche tu sai? >>

Sheldon la guardò allarmato. << Non vorrai mica abbracciarmi, vero? >>

Penny rise e prese per mano Leonard. << No Sheldon non ti abbraccio. Hai già abbracciato Leonard quindi per i prossimi quattro anni credo che sei a posto. >>

Leonard vide Grace nascosta dietro Sheldon e che con la testa sbucava timidamente da dietro la sua gamba.

<< Accidenti se è cresciuta...>> disse piegandosi sulle gambe per raggiungere la sua altezza. << Ehi, ciao, come va? >>

Grace si nascose ancora di più. Non aveva mai visto quel tizio e con gli estranei era molto timida.

<< Non si ricorda di me...beh è normale, non aveva neanche due anni quando siamo partiti...>>

Sheldon passò istintivamente una mano sulla testa della figlia. Provò a spingerla delicatamente verso Leonard, ma lei rimaneva ancorata ai pantaloni del padre.

Intanto Penny dopo aver salutato Howard, Bernadette e Raj e aver fatto conoscenza con la sua nuova ragazza -che le è stata subito antipatica tra l'altro- fu la volta di Amy.

<< Sono così contenta di rivederti, tesoro. >> disse Penny mentre la abbracciava.

<< Anche tu mi sei mancata tanto. >>

Il sorriso di Penny da sopra la spalla di Amy lasciò lentamente spazio a un'espressione perplessa quando si accorse che qualcosa non andava. Allontanò il viso dalla sua spalla per guardare prima il suo ventre, poi i suoi occhi poi il suo ventre ancora.

<< Oh mio Dio...>> spalancò la bocca per  la sorpresa quando realizzò che quello non era l'effetto di un cappotto troppo largo. << Ma...ma tu...oddio, ma tu sei incinta! >>

Amy mostrò un largo sorriso e annuì.

<< Quanto? >> continuò sconcertata l'amica. No, non ci poteva credere. La prima volta era stato buffo e insolito, la seconda volta è semplicemente traumatico.

<< Sono appena entrata nell'ottavo mese. >> disse senza smettere di sorridere.

Leonard appena sentì le parole della neurobiologa si girò di scatto verso Sheldon e cominciò a balbettare parole sconnesse e prive di logiche a causa dello shock. No, lo stavano prendendo in giro. Doveva essere uno scherzo, doveva,  ma le forme di Amy lasciavano presagire tutto tranne che fosse uno scherzo. Non poteva credere che Sheldon, proprio quel Sheldon con cui aveva vissuto per un sacco di tempo e che era sempre stato molto riluttante ad avere una famiglia sua stesse per avere un secondo figlio.

Lo vide abbassare lo sguardo come se fosse in imbarazzo -o forse lo era davvero- e, se possibile, il suo sorriso si fece ancora più grande. Ma quante cose erano cambiate in quattro anni?

<< A quanto pare sono loro due che ci danno dentro, qui. >> si intromise Howard sbucando da dietro il fisico teorico che per tutta risposta gli lanciò un'occhiataccia.

<< Ero convinto che avreste finito con questa storia del "darci dentro". >> sbottò guardandolo malissimo.

<< Suvvia, stiamo scherzando! E poi se è la verità cosa posso farci? >> continuò Howard con un velo di malizia nel sorriso e nello sguardo.

 Sheldon si limitò a sospirare e a scuotere la testa in segno di resa. Certo la seconda gravidanza era stato uno shock per tutti, lui per primo. Chi cavolo se lo andava a immaginare che sarebbe potuto accadere di nuovo? Quando Amy glielo aveva detto a cena c'era mancato poco che si strozzasse con la pasta. Ancora con i polmoni in fiamme e il respiro affannato per essersi liberato dal maccherone assassino aveva gridato un "Cosa?!" che probabilmente era stato sentito da tutto il vicinato. Per i primi mesi fu come essere in una sorta di limbo in cui la sua mente si autoconvinceva che andava tutto bene, che niente era cambiato. Tutta la sua illusione svanì quando con il passare del tempo vide la pancia di Amy crescere sempre di più. Poi ci fu la prima ecografia e lì capì davvero che sarebbe diventato padre per la seconda volta.

<< Beh, entriamo? >> chiese Penny dopo essersi ripresa dalla notizia sconvolgente. Era rimasta imbambolata per tutto il tempo mentre Amy le raccontava di come si sentisse, di quanto fosse felice e di come non vedesse l'ora di avere un altro figlio.

Si sistemarono attorno a un tavolo e immediatamente avvertirono l'aria di familiarità diffondersi tra di loro. La stessa che si respirava fino al momento in cui per la prima volta si riunirono senza Leonard e Penny. Avvertivano sempre un senso di vuoto ogni volta che si ritrovavano insieme. Mancavano a tutti i commenti semplici e talvolta superficiali di Penny, i suoi battibecchi con Sheldon, la felicità negli occhi di entrambi quando si guardavano. E proprio quando avevano iniziato ad abituarsi arrivò la chiamata in cui annunciarono che sarebbero tornati a Pasadena per Natale. Lo seppero ben tre mesi prima e per tutto il tempo furono piuttosto ansiosi all'idea di rivederli dopo tanto tempo.

<< Quindi...ripartirete a breve? >> domandò Howard prendendo uno dei menù. Anche gli altri si voltarono verso Leonard e Penny aspettando una loro risposta.

Il volto di Sheldon si fece cupo. Non aveva pensato che la loro permanenze a Pasadena fosse solamente temporanea. Aveva dimenticato per un secondo che loro vivevano a Londra adesso, avevano là i loro amici, il loro lavoro. Gli era sembrato tutto così normale che non aveva assolutamente preso in considerazione il momento in cui avrebbe dovuto salutarli di nuovo, dire loro addio un'altra volta. Un'altra, dolorosa, volta.

<< No, abbiamo deciso di rimanere. La serie tv è finita quindi abbiamo pensato che fosse ormai l'ora di tornare a casa. Londra non ha più nulla da offrirci ormai. >> disse Leonard lasciando tutti di stucco.

<< Davvero? >> Sheldon era incredulo. Leonard, il suo migliore amico, sarebbe rimasto lì, a Pasadena, insieme a lui per...sempre.

Penny annuì. << Sì tesoro. Dovrò sopportarti per un sacco di tempo d'ora in avanti. Sai, quasi quasi non mi dispiaceva restarti lontano per centinaia di chilometri. >>  

<< Facciamo un brindisi! >> esclamò Raj alzandosi in piedi e prendendo il suo bicchiere di vino bianco. Scrutò  a uno a uno i volti dei presenti, poi si schiarì la voce e iniziò. << Vorrei fare un brindisi a Leonard e Penny che, nonostante le difficoltà, le incomprensioni e le differenze, sono ancora insieme e vivono la loro vita nel modo più pieno e felice che ci sia...>> disse alzando il bicchiere verso di loro ed entrambi ridacchiarono pensando a quanto effettivamente fosse stato lungo e tedioso il cammino verso il momento in cui finalmente capirono che non c'era altra persona con cui volessero passare il resto della loro vita.

<< A Sheldon e Amy che stanno per diventare di nuovo genitori e, accidenti, non pensavo che l'avrei rivisto di nuovo...>> questa volta si rivolse a loro due che si scambiarono una rapida occhiata e un mezzo sorriso. A Amy venne in mente quando chiese a Sheldon di conoscere sua madre e il fisico, preoccupatissimo, le chiese se per caso fosse innamorata perdutamente di lui. Lei rispose che no, non lo era e non lo sarebbe mai stata. Era solo un pretesto per far smettere sua madre di assillarla con tutta 'sta storia del fidanzato. Quanto si era sbagliata. Solo a distanza di anni capì che fu proprio quello il momento in cui iniziò ad amarlo. 

<< Ad Howard e Bernadette che sono una delle coppie più belle che conosca...sul serio amico, come hai fatto a conquistare Bernadette rimane ancora un mistero per tutti...>> disse guardando la coppia sposata da più tempo. Abbassarono entrambi lo sguardo imbarazzati e sotto il tavolo si presero per mano. Forse loro due erano proprio destinati a restare insieme. Più passava il tempo e più Howard si rendeva conto di quanto fosse fortunato ad averla incontrata. Aveva commesso un sacco di sciocchezze e idiozie, ma lei era sempre stata pronta perdonarlo e a passarci sopra, persino quella volta in cui aveva fatto sesso virtuale con un troll nel videogioco di ruolo World of Warcraft. Quanto era stato stupido quella volta. Stava per perdere la persona più importante della sua vita per colpa di un videogioco.

<< E infine a Emily, la ragazza più bella e intelligente che potessi incontrare...>> Emily si commosse e fu intenerita nello stesso modo in cui lui, quasi due anni fa, si era scusato per essersi comportato male la prima volta che erano usciti insieme. L'aveva trovato goffo e impacciato, ma era proprio questo suo lato timido e riservato a renderlo così attraente per lei.

<< E alla nostra amicizia che ci lega da molto, molto tempo. >> aggiunse Leonard e vide subito gli occhi di tutti puntatati addosso.

Raj annuì. << Giusto. Quindi...cin cin! >>

<< Cin cin! >> dissero tutti all'unisono e un tintinnio di bicchieri che si toccavano tra di loro si diffuse per la sala del ristorante sotto lo sguardo divertito degli altri clienti. Solo quando tutti appoggiarono i propri bicchieri Sheldon si accorse di essersi dimenticato di una cosa fondamentale.

<< Ehi, non vi ancora detto da dove deriva il brindisi! >>

 

***

 

Amy aprì stancamente la porta di casa. La serata si era protratta a lungo ed erano rimasti al ristorante praticamente fino alla chiusura, quando ormai non c'era più nessuno e i camerieri cominciavano a dare segni di impazienza a motivo dell'ora tarda. Ma a loro tutto questo non importava. Avevano un sacco di cose da raccontarsi, cose che Facebook, Twitter o qualsiasi altro social network non erano stati in grado di fare. Perché un conto è una foto postata su Facebook, un conto è sentire la storia della suddetta foto raccontata direttamente dai protagonisti stessi.

Se non fosse stato per il proprietario che li invitò gentilmente a uscire, sarebbero rimasti attorno a quel tavolo per chissà quanto tempo ancora.

Sheldon entrò immediatamente dopo con in braccio Grace che dormiva profondamente. Aveva passato le ultime due ore a sbadigliare e a ciondolare con la testa da una parte all'altra, implorando con lo sguardo i genitori affinché si tornasse a casa il prima possibile. Provò a resistere fino a casa, ma crollò sul sedile posteriore non appena Amy accese la macchina. Quindi toccava a Sheldon portarla in braccio su per le scale. Provò a svegliarla prima perché, insomma, si trattava pur sempre di una rampa di scale, ma Grace dormiva così profondamente che non ci fu verso di farla muovere. Perciò dopo aver sospirato esausto la tirò su e lasciò che le sue braccia si strinsero attorno alla nuca e che il viso si nascondesse nell'incavo del collo. Poteva sentire il respiro lento e regolare solleticargli la pelle.

La mise nel letto cercando di staccare nel modo più delicato possibile quelle braccia che si erano ancorate attorno al collo. Grace lasciò andare un lungo sospiro ancora mezza addormentata e mugugnò qualcosa che il fisico non capì. Una volta raggiunto il letto si girò dall'altra parte riprendendo a respirare più regolarmente.

Sheldon tornò in salotto dove Amy si stava ancora togliendo il cappotto. Lo appoggiò su una sedia.

<< Quando Raj beve comincia a raccontare sempre un sacco di stupidaggini, oltre che a cose piuttosto imbarazzanti...>> disse Amy ricordandosi dei resoconti fatti dall'amico indiano sugli ultimi anni, concentrandosi in particolar modo sui due anni prima di conoscere Emily in cui aveva fatto e detto cose piuttosto umilianti con altre ragazze. Penny stava ridendo così tanto da avere le lacrime e riuscì solo a dire che non pensava che sarebbe riuscito ad essere addirittura peggiore di Wolowitz.

<< Già. Credo che quel problema con l'alcool se lo porterà dietro per sempre. >> constatò Sheldon mentre si toglieva la giacca e l'appoggiava nello stesso punto in cui c'era il cappotto di Amy.

<< Anche se devo ammettere che il brindisi non mi è dispiaciuto...>>continuò la neurobiologa.

Sheldon annuì semplicemente. Infondo non gli era dispiaciuto nemmeno a lui. Molto, molto infondo. << Ma non mi avete nemmeno fatto dire da dove deriva. >> aggiunse imbronciandosi. Era in procinto di dare la sua geniale quanto approfondita spiegazione su una delle ricorrenze più classiche quando Leonard con uno sbuffo gli aveva detto che già lo sapevano, che era la milionesima volta lo spiegava e che non c'era bisogno che lo facesse ogni singola volta in cui si apprestavano a brindare.

<< Beh, se vuoi puoi dirlo a me...>> mormorò Amy avvicinandosi e appoggiando una mano sul suo petto.

<< D'accordo. >> Sheldon con un passo accorciò ancora di più la distanza, arrivando a pochi centimetri dalle sue labbra. << Il brindisi deriva dall' antico rito religioso di bere in onore di dèi e defunti. Significa "io porto a te" inteso come saluto e augurio. >>

<< Oh, ma davvero? >> Amy fece scivolare il braccio dietro la sua nuca seguito anche dall'altro mentre si fingeva interessata e colpita dalla sua spiegazione.

<< Sì. È entusiasmante vero? Senza contare poi il brindisi poetico diffusosi nel Seicento e al doppio significato che "cin cin" assume in giapponese. >>

I loro corpi premevano uno contro l'altro ed erano così vicini da poter sentire i loro respiri mischiarsi.

<< Credo sia una delle cose più entusiasmanti che abbia mai sentito. >> continuò lei lasciando trasparire una certa nota di malizia nella voce. Quando erano così vicini tutto ciò che lui diceva perdeva totalmente di interesse troppo concentrata com'era a studiare i lineamenti del viso, quelle labbra da cui non riusciva a tenersi lontana e quegli occhi così azzurri da risultare magnetici.

<< Lo sapevo. >> portò una mano sul suo fianco e con la punta del naso le sfiorò leggermente il lobo dell'orecchio. << Ormai credo di conoscerti piuttosto bene, sai? >>

<< Allora presumo che tu sappia cosa sta per succedere...>>

Nemmeno il tempo di rispondere che già aveva la bocca di Amy unita alla sua in uno dei singolari, ma non rari baci che si concedevano quando erano da soli. Con la mano libera il fisico rasentò con un tocco appena accennato il pancione di Amy. Amava farlo, esattamente come con Grace.

<< Penso che tu stia diventando prevedibile, Amy. >> constatò dopo che si lasciarono.

<< Vedo che tutta questa prevedibilità non ti dispiace però. >> sussurrò la neurobiologa mantenendo sempre quella vicinanza da renderla incapace di ragionare con lucidità.

Abbozzò un mezzo sorriso e lasciò che le sue labbra calde si posassero prima sul mento e poi sul collo. Chiuse gli occhi. << Oh no, proprio per niente. >>

Note Autrice

La parte più difficile di una storia -che sia un libro, una fanfiction, una serie tv o quello che volete voi- è senza dubbio il finale. Perché la storia può anche essere una delle cose più belle mai scritte, ma se il finale è deludente è probabile che anche l'opinione sull'intera storia cambi. Cosa voglio dire con questo? Semplice, spero solo che il finale non sia stato deludente, ecco tutto. È un happy ending che più happy non si può quindi penso di aver fatto le cose per bene xD Perché l'idea di un finale non proprio rose e fiori c'è stata, dico sul serio, ma non potevo proprio far succedere qualcosa di brutto -anche perché so che sareste venuti a cercarmi a casa con le torce e i forconi u.u-
Dai, un secondo figlio per gli Shamy ci stava. Insomma se ne ha avuti addirittura tre Beverly, non vedo perché anche il nostro Sheldon non possa averne altri u.u
E niente, mi mancherà questa storia. Mi ci sono affezionata molto anche se in alcuni punti mi ha fatto disperare, però sono davvero contenta di essere riuscita a mettere la parola FINE alla mia prima long. Avevo paura di non riuscirci, ma invece ce l'ho fatta, sono commossa :')
Ringrazio infinitamente chiunque abbia seguito questa fanfic. Chi l'ha recensita, messa tra le preferite/seguite/ricordate e anche chi l'ha letta silenziosamente. Non so come avrei fatto senza i vostri commenti sempre positivi che mi hanno spronato ad andare avanti anche quando non avevo idea di come proseguire.
Grazie ancora a tutti e boh, forse scriverò ancora qualcosa, forse no dipende u.u
D'accordo ho finito per davvero, vi lascio.

Adios.

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