Do pasta, not war- Di come Campania e Veneto chiesero l'indipendenza.

di draconianApathy
(/viewuser.php?uid=175323)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Veh~, è finita la pasta? ***
Capitolo 2: *** 01: Napoli-Milano/Verona-Milano ~ Il ritrovo delle ribelli. ***
Capitolo 3: *** 02. Chi si fa ammazzare, chi sfoggia arti marziali: il meeting più normale del pianeta! ***
Capitolo 4: *** << E mo' chi ca**o è questo? >> ***



Capitolo 1
*** Prologo: Veh~, è finita la pasta? ***


  Do pasta, not war!
Di come Campania e Veneto chiesero l'indipendenza.      


Prologo: -Veh~, è finita la pasta? 

 

-Di cosa dovevi parlarmi fratellone?-

-Stanno succedendo varie cose nel nostro paese.

-Ve~ è finita la pasta?

-Non scherzare è una cosa seria!

-Che succede?

-Vogliono diventare indipendenti ... Due regioni.

-Ma ... Davvero? Com’è possibile?

-Non lo so ... Stiamo già rimediando.

-Ve~ che hanno detto i superiori?

-Dobbiamo parlare con i due popoli. Quindi ci vogliono dei rappresentanti e penso di aver trovato le persone giuste!


..

.

..


~CAMPANIA~


Il sole irradiava la città, i suoi raggi penetravano nelle finestre delle case che per il caldo le persone avevano lasciato aperte. La temperatura era abbastanza elevata ma grazie ad un piccolo venticello che faceva gonfiare i panni stesi come vele, l’aria si manteneva abbastanza fresca.

 In un piccolo vicolo c’era una comitiva di ragazzi che si conoscevano da quando erano piccoli, parlavano e ridendo facevano battute come era loro solito fare . Una ragazza lì in mezzo spiccava, aveva i capelli color mogano che le cadevano sulle spalle formando piccoli boccoli ,occhi castani che in estate brillavano di un colore simile al rame e abiti solitamente maschili: pantalone a cavallo basso, una felpa che le copriva tutte le forme, delle converse e un cappellino con la visiera girata all’indietro, la solita ragazza che viene nominata ‘’maschiaccio’’

Ma a Maiori non importava, non c’erano pregiudizi e tutti vivevano in modo sereno e unito perché si conoscevano tutti, poteva essere definito alquanto strano vista da fuori . Per i ragazzi era raro che si incontrassero tutti insieme fuori alla loro scuola, loro preferivano altri luoghi come il bar in piazza o il lido vicino alla scogliera, ma era un caso particolare: c’era in atto una ribellione di tutta la Campania e i professori avevano proposto di organizzare pullman per arrivare là dove si terrà una protesta, a Napoli. Il motivo era più che semplice, tutti si erano stancati di essere discriminati e etichettati solo come ‘’mafiosi’’; erano stufi dei pochi fondi che lo Stato inviava di cui avevano bisogno per aggiustare scuole e ospedali; avevano finalmente detto basta a tutte le cattive parole che la gente rivolgeva loro. Avevano concluso tutto ciò con una voglia di indipendenza che si sarebbe discussa quel giorno. Le scolaresche salirono nei pullman e si intrattenevano durante il viaggio cantando a squarciagola le canzoni napoletane più famose e ripetere i discorsi che avevano preparato insieme ai professori

-Ua ragà dovevate vedere la faccia della prof di Latino quando le abbiamo detto che non ci saremo stati per una settimana per  chiedere l’indipendenza- disse ridendo un ragazzo di nome Alessandro, mentre si aggiustava il ciuffo ribelle biondo, ai suoi compagni.

-Pff~  lei è troppo all’antica! Lei non voleva fare questa protesta perché diceva che è “Inutile”- rispose la ragazza dai capelli castani facendo un imitazione buffa della voce della prof sull’ultima parola.

-Non la offendete! Lei ha conosciuto Napoleone tanto che è vecchia!- urlò un ragazzo in fondo ai sedili facendo ridere tutto il pullman e anche la professoressa di Francese  che li controllava. Non era raro che molte professoresse diventavano molto amiche degli alunni.

-E non sapete le voci che girano su di lei!-urlò lo stesso ragazzo

-Come se non ce lo avessi detto tremila volte!- risposero delle ragazze che erano intende a spettegolare, beccandosi un occhiata da quest’ultimo.

La ragazza della comitiva formata principalmente da maschi, aveva uno scintillio negli occhi, era finalmente contenta che questa sua terra di cui era terribilmente orgogliosa si stesse ribellando.

Passò un ora e finalmente arrivarono nella città dai mille colori, Napoli.

Anche lì il sole splendeva e piccole scaglie della luce che emanava si rispecchiavano nel mare, limpido e calmo. Arrivarono scolaresche, famiglie e persone da tutte le parti della Campania: Caserta, Salerno, Benevento e Avellino e la stessa Napoli.

Li accolsero delle persone che, oltre a dare delle indicazioni per le zone in cui dovevano posizionarsi, perché si dividevano le folle in provincie, offrivano bottiglie d’acqua così non ci sarebbero stati svenimenti per disidratazione, sembrava di essere ad un concerto. Tutti i gruppi di persone arrivarono a ”piazza del Plebiscito”. La piazza  situata vicino al San Carlo, famoso teatro lirico, incombeva nella sua enorme fierezza con l’emiciclo dorico in pietra lavica e marmo lucido e spendente. Un grosso palco di legno, che era situato al centro della piazza, era stato allestito per l’evento.

Uno del comitato della ALC (Associazione Liberazione Campania) che si trovava sul palco attirò l’attenzione con un gesto della mano e tutti i mormori e le urla si zittirono.

-Miei cari fratelli grazie per essere qui in questa bellissima giornata di sole per protestare e ottenere l’indipendenza della NOSTRA TERRA!-urlò un ragazzo di circa 24 anni, con un microfono, alla folla che applaudì subito.

-In passato abbiamo chiesto aiuto allo Stato per vari problemi come la spazzatura, la Terra Dei Fuochi o i fondi per i nostri luoghi pubblici e loro cos’hanno fatto?- chiese urlando

-NIENTE!- gridò di rimando la folla

-Per questo vogliamo diventare indipendenti! Quelli del Nord ci odiano guardandoci dall’alto in basso, ci sfruttano, ci considerano della spazzatura e poi vengono a farsi le vacanze qui va pare giusto?!-  aggiunse un altro ragazzo biondo mettendo un braccio sulla spalla del compagno.

-NO!- gridarono

-Non permetteremo ciò! Come dice la canzone di Pino Daniele

“Napule è tutta nu suonno                                     “Napoli è tutta un sogno

e 'a sape tutto 'o munno                                           e la sa tutto il mondo

ma nun sanno 'a verità”                                   ma non sanno la verità”

Quindi miei cari concittadini mostreremo loro la VERITA’, LA VERITA’ SU NAPOLI E LA CAMPANIA!- esclamò una ragazza bionda con un tailleur bianco affiancandosi agli altri due.

La folla iniziò un coro in crescendo che fece venire i brividi a chiunque lo ascoltasse.

La ragazza della comitiva di Maiori, urlando euforica durante la protesta, si trovava in prima fila perché avrebbe letto in chiusura un bellissimo discorso, lo stesso che ha convinto il comune di Napoli ad accettare la contestazione per ottenere l’indipendenza. Era stato tutto una sua idea, ma poi aveva lasciato ai suoi compagni il compito di capo protesta, non perché non ne era capace ma aveva molta fiducia nei suoi amici ed infatti non l’avevano affatto delusa con il raduno di tutta quella gente che ne aveva vista così tanta solo all’udienza del papa a Roma.

Aveva assistito a tutte le riunioni e proteste che si erano fatte dall’inizio del mese fino ad adesso ma senza farsi riconoscere come “l’inizio di tutto” ma semplicemente la ragazza che voleva il meglio per la sua terra. Stava pensando ciò quando un ragazzo con occhiali da sole neri salì sul palco mani nella tasca e atteggiamento strafottente. Tutta la folla zittì curiosa di ciò che stava accadendo, il ragazzo perlustrò l’enorme platea e si tolse gli occhiali. Romano, Romano Vargas quello era il nome del ragazzo. Tutti lo conoscevano in città per le partite di pallone in spiaggia o era stato visto a varie feste popolari, ma la sua presenza, come confermavano alcune occhiatacce, non era molto gradita. I suoi occhi castano/verdi splendevano, non si capiva se di rabbia o di indecisione; senza chiedere il permesso a nessuno prese il microfono e parlò alla massa.

-Voglio dirvi una sola cosa perché non ho molto tempo ... Capisco le vostre ragioni ma non potete chiedere l’indipendenza così di botto- tagliò corto mentre i fischi echeggiavano sempre più alti.

-Ovviamente non potrai fare niente per fermarci!- esclamò Alessandro giù in prima fila seguito da “Si” decisi di alcuni suoi compagni.

-Si che posso!- si guardò in giro -Tu! In prima fila vicino al ragazzo che ha parlato ... sei  Marika Salerno?

Lei annuì decisa facendosi avanti.

-Devi venire con me al meeting a Milano sarai la rappresentante della Campania  per discutere di tutto ciò perché mi hanno riferito che sei stata tu la base di tutto- parlò Romano, mentre i bisbigli serpeggiavano  tra le persone, per poi concedersi per andare nella macchina lì vicino, aspettando che la ragazza salga con lui.

Marika salutò i suoi amici della banda battendo il cinque con ognuno, disse ad Alessandro, il suo migliore amico che lo avrebbe chiamato. Si avvicinò pochi passi alla macchina poi si girò indietro, la coda di cavallo che si era fatta prima dondolò, guardò la folla e sorrise. Non era affatto sorpresa della visita di Romano, anzi poteva dire che il suo piano stava andando più che bene.


...

..

.

..

...

 

~VENETO~


Il rumore dei passi di tre individui veneti riecheggiavano quella mattina afosa in una delle tante strade di Verona; pur abitando nel basso-veronese i tre ragazzi erano stati incaricati di controllare le varie insurrezioni che ora stavano per infuriare in tutta la regione.

Il cielo plumbeo non prometteva niente di buono, ma la vista dell’Arena mattutina era una cosa mozzafiato, passeggiando per una città solitamente caotica, nel mentre era deserta e non vi era alcun segno di vita: sembrava appunto un luogo appena dopo una guerra e forse, chi lo sa, potrebbe esserlo un giorno.

Una ragazza nel mezzo del trio dava particolarmente all’occhio, camminando poco più avanti degli altri due amici: l’abbigliamento ricordava quasi quello di un marinaio, la maglia era blu elettrico a maniche corte le quali terminavano con una riga bianca, mentre il colletto di essa era di quest’ultimo colore e finiva con un nodo sempre candido, portava anche dei pantaloncini fino al ginocchio –essendo estate- blu e bianchi verso la fine, mentre le scarpe erano del medesimo colore.

Gli occhi erano di un azzurro strano, non intenso, quasi color ghiaccio, ma talvolta sul verde, era quasi indefinibile; i capelli erano di un biondo un poco scuro, molto corti, quasi rasati, a destra e pian piano si allungavano verso sinistra fino al mento, se non per una ciocca che compiva una serie di cerchietti sul lato sinistro.

L’altra ragazza portava un’acconciatura semplice, fino alle spalle e scura come i suoi occhi profondi, come per l’amico che aveva una capigliatura corta sparata in aria e castana, mentre le iridi erano color nocciola.

I due indossavano la medesima divisa a differenza della prima, camicia bianca, cravatta idem, una specie di giacca a maniche corte blu con delle tasche, una cintura semplice, pantaloncini del medesimo colore della giacca, mentre le scarpe erano nere.

<< Guardate amici miei, oggi pomeriggio Piazza Brà sarà piena di ribelli. Non è magnifico? Aw~ >> esordì la ragazza in testa dagli occhi ora di un color glaciale a causa dell’empireo argenteo.

I due sorrisero compiaciuti, immaginando il luogo gremito di gente pronta ad ascoltarli e seguirli nel loro cammino verso la liberazione della propria regione, ci sarebbero riusciti a costo di girare tutto il mondo, pur avendo ancora tredici anni ed essendo minorenni, la cosa migliore per una buona rivolta era coinvolgere i giovani.

I ragazzi continuarono il loro cammino, quella mattina la prima dei tre non era riuscita a cambiarsi in tempo, aveva perfino saltato varie ore di sonno, essendo appena tornata da un’insurrezione a Belluno in macchina verso le 23.00 e arrivata a Verona alle 6.00 del mattino; certo, per arrivare fino a Verona ci si metteva un’ora e mezza dal proprio paese, ma era comunque stremata.

I tre si avviarono verso una specie di villa la quale aveva qualche camera per la vita quotidiana, ma anche degli uffici per svolgere attività importanti, di certo loro ci capivano poco di tutte quelle carte e la maggior parte della politica perciò erano sempre seguiti da un adulto, naturalmente non potevano vivere da soli.

 

Il pomeriggio arrivò in fretta e furia, anche l’ultima del trio aveva indossato la divisa, differenziandosi dai due per la camicia e cravatta pece; piazza Brà era piena di persone pronte a rivoluzionare il mondo, a costo di farsi rappresentare da un gruppetto di ragazzini.

I tre fissarono lo spettacolo dalla finestra del piano più alto della villa, per poi scendere dove vi era un balcone abbastanza basso per farsi vedere bene e sentire dal pubblico che li attendeva con ansia; i tre si fecero forza, si presero le mani e uscirono alzandole con fare vittorioso, la gente esultava allegramente, fischiava e innalzava cartelloni: volevano la libertà una volta per tutte.

<< Fratelli! Le tasse ci stanno sommergendo, l’Italia sta andando in rovina, non possiamo vivere così. Nemmeno i miei compagni qui presenti, Clara e Daniele. Vogliamo la libertà, non è così? >> alzò di poco la voce all’ultima frase e tutti approvarono gridando.

Solo una frase fece ammutolire il pubblico e pure i tre rappresentanti era un “BASTA!” che suonava molto più come un “PASTA!”, difatti una figura minuta si fece spazio tra le persone, brandendo una bandiera bianca formato gigante e lanciando “Veh” ovunque senza senso.

Il trio rimase allibito alla sua entrata ridicola, seguendo il percorso con le proprie iridi; i tre si guardarono incerti sul da farsi, dovevano brandire le armi e attaccare o lasciarlo entrare?

In fondo, man mano che si avvicinava, si poteva notare il ricciolo ribelle sul lato sinistro dei capelli castani e gli occhi stranamente chiusi: come faceva a correre? Eppure, a quanto pareva, lui era il famoso Veneziano Feliciano Vargas, Italia del Nord in persona.

<< Vengo in pace, devo solo parlare. Possiamo mangiare della pasta se volete. >> li informò.

Clara squadrò Italia: era senza armi, aveva solo una ridicola bandiera bianca che segnava la pace e un sorriso sornione da bimbo.

<< Lasciatelo entrare. >> consentì Daniele dopo un’occhiata d’intesa alla bionda.

Quest’ultima rimase pensierosa e rientrò nella villa assieme ai due amici, senza spiccicare parola ai propri ribelli, ancora scossi e confusi per l’ingresso improvviso di Veneziano, per poi avviarsi ad accogliere la loro nazione famosa per essere molto ingenua.

Si riunirono in ufficio, la bionda seduta alla scrivania e dietro in piedi i due compagni; non lo davano a vedere, ma erano di gran lunga confusi e lievemente preoccupati dalla presenza di Feliciano.

Fu proprio quest’ultimo a parlare << Sono a conoscenza della vostra volontà di Indipendenza. Siccome mio fratello Romano crede che io non sia in grado di risolvere questa cosa da solo, c’è bisogno che tu – e indicò la ragazza seduta – venga con me al meeting di Milano. >> le sue parole scivolarono via come un bicchiere d’acqua e lasciarono storditi i tre ragazzi.

Veneziano diede loro il tempo di pensare e si congedò momentaneamente, uscendo dalla stanza.

<< Serenissima … >> Clara e Daniele la guardavano spaesati, gli occhi vuoti ma colmi di tristezza contemporaneamente.

Di lì a poco sarebbero rimasti soli, avrebbero dovuto continuare le rivolte da soli, avrebbero dovuto condurre i princìpi per i quali lottavano assieme senza colei che aveva avuto l’idea e li aveva condotti fino a quel punto.

Serenissima rivolse loro un sorriso rassicurante << Mi fido di voi, ragazzi. >> commentò poi spostando lo sguardo un po’ su Clara, un po’ su Daniele. << Tuttavia, non vi possono essere due galli in un pollaio: Clara, a te il comando! >> il tutto si concluse con un “si!” da parte di quest’ultima e un’imprecazione da parte del ragazzo << Oh andiamo! >>.

Le due risero al broncio di Daniele per poi abbracciarsi da brave migliori amiche quali erano, per poi augurarsi buona fortuna. Quanto si volevano bene non lo sapveano nemmeno loro, la loro amicizia era nata due anni fa e si era rafforzata nel tempo: avevano gli stessi obbiettivi, ovvero ribellarsi ( e qualche volta sclerare sui libri, ma questa è un’altra storia ).

Dopodiché toccò l’abbraccio con l’unico ragazzo del gruppo che sembrava quasi non volesse lasciarla più andare << Non fare idiozie! >> la raccomandò infine con due pacche sulla schiena. << Sì, padre. >> ironizzò lei provocando la risata fragorosa dei presenti.

Si salutarono definitivamente, quindi Serenissima uscì dalla stanza e seguì Italia del Nord in un’uscita sul retro della villa; non parlarono molto durante il tragitto verso l’auto, ma Feliciano aveva sempre un sorriso allegro stampato in faccia e … Occhi chiusi? Di nuovo? Sul serio?

<< Veh~, so che mi conosci ma non voglio sembrare scortese, io sono Feliciano Veneziano. >> detto ciò si volse verso la compagna di percorso agitando le braccia come se stesse cercando di volare.

<< Mi conoscono tutti come Serenissima Veronella, tanto che ho scordato io stessa il mio nome di nascita. >> scosse il capo sinceramente divertita, perché in presenza di quel ragazzo era impossibile ridere per il suo comportamento ingenuo.

Finalmente arrivarono a destinazione, per poi entrare nell’auto tanto bramata e avviarsi verso questo meeting a Milano per conoscere una volta per tutte anche l’altro fratello Vargas.
Si girò verso il finestrino, nascondendo un sorrisetto “E ad attuare il piano con una vecchia amica d’infanzia.”



Angolo delle autrici:
PASTA. Okay devo piantarla, a dir la verità questo è un angolo di una sola autrice per oggi. uwu
ANYWAY, Campania è un OC creato dalla mia cara compare Katniss_yaoi (L'ammore mio aw.)
Mentre Veneto è un OC creato da me :3 Il punto è che quest'idea ci è venuta in mente grazie ai nostri filmini mentali uwu
Quindi in qualche modo volevamo incontrare le nazioni di Hetalia, perciò è nata questa ideuzza qui e i nostri OC ci rappresentano più o meno, dato che io vengo dal Veneto e lei appunto dalla Campania.
Perciò, eccoci qua! c: Vi attendo in numerosi seguaci a questa fanfiction comica e cretina uwu.
 
Katniss_yaoi und
Ellie01 :3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 01: Napoli-Milano/Verona-Milano ~ Il ritrovo delle ribelli. ***


Do pasta, not war!

Di come Campania e Veneto chiesero l'indipendenza.


Capitolo 1: Napoli-Milano/Verona Milano ~ Il ritrovo delle ribelli



~CAMPANIA~

 

Il viaggio si prospettava abbastanza lungo, la distanza Napoli-Milano non era una cosa da niente ed era impossibile farla con la macchina. Dopo aver raggiunto la stazione centrale Romano e Marika si avviarono sul treno, riservato solamente a gente di potere o in questo caso a Nazioni. Il mezzo non era uguale a tutti gli altri, non si sentiva l’odore nauseante di pelle e plastica, qui non c’erano sedili, aveva un tavolo centrale ,sedie e divanetti blu sparsi:alcuni appoggiati alle pareti ,altri posizionati al centro. Il parchè sotto i piedi brillava, come se fosse stato lucidato con la cera, ed era coperto centralmente con un enorme tappetto persiano.

Sul tavolo erano deposti vari dolci e il loro profumo arieggiava intorno.

Romano dopo essere entrato e aver dato uno sguardo in giro, raggiunse il conducente nel vagone finale  per riferirgli le informazioni sulla viaggio.

Marika si mise a curiosare ,come sempre, nel vagone dopo aver buttato la felpa sul divano blu più vicino e posato la sacca sul tavolo.

-E pensare che da noi c’è gente che non ha neanche un pezzo di pane per sfamarsi  e guarda questi che lusso!- esclamò a se stessa mentre si piegava a guardare i vari oggettini posti nella credenza di legno vicino al finestrino.

-Uh! Guarda che carin- …

CRASH!

-OH CAZZO!- urlò la ragazza mentre in ginocchio cercava di recuperare il cagnolino di cristallo che aveva fatto cadere

- Oh no! Se n’è caduta la testa! E mo’ che faccio?-esclamò in panico.

-Cosa è successo?- domandò Romano in lontananza mentre i suoi passi avanzavano sempre più rapidi. Marika velocemente appoggiò più delicatamente possibile la testa decapitata su quel povero cane e agile come un felino prese una forchetta e la buttò a terra in modo che Lovino pensasse che la causa di quel rumore era stata la caduta della forchetta. Ma non vide il tappeto e agile come un elefante in un negozio di cristalli ci inciampò sopra, cadendo sul pavimento a pancia sotto. Romano entrò e si guardò  intorno cercando di vedere il problema e lo trovò disteso a terra.

-Che ci fai lì a terra?-esclamò abbastanza confuso.

-Prendevo la forchetta che è caduta-rispose indicando la posata a pochi centimetri dalla sua  faccia mentre con uno sbuffo cercava di spostare la ciocca di capelli che le era caduta davanti agli occhi.

-Ah si? A casa tua così prendi le forchette che cadono?- rispose alzando un sopracciglio per poi scuotere la testa e andando a posizionare sul divano, sedendosi sulla felpa della ragazza.  Marika col viso arrossato dall’imbarazzo si alzò per sedersi sulla sedia che si trovava al centro tra il tavolo e il divano su cui c’era Romano.

Dopo essersi ripresa incominciò ad osservarlo e pensò che ERA DAVVERO UN BEL RAGAZZO! Quell’aria da cattivo ragazzo lo rendeva anche più bon ... ehm carino. Lo vedeva sempre giocare a pallone in varie piazze d’estate e lo aveva sempre ammirato. Si ritrovò addirittura ad essere  invidiosa della sua felpa perché aveva avuto l’onore di toccargli il sedere. Non ne era innamorata, perchè pensava altre cose, su Lovino e un ‘altra persona...

-Allora, passiamo al dunque arriveremo a Milano e dopo aver incontrato mio fratello e l’altra ribelle, raggiungeremo le altre Nazioni al Municipio e discuteremo degli avvenimenti successi cercando di risolverli il più veloce possibile- concluse in fretta interrompendo i suoi pensieri, per poi prendere il giornale lì vicino e sfogliarlo.

La napoletana aveva un sorriso stampato in viso, finalmente poteva ricontrare la sua vecchia amica! E riuscire a diventare indipendenti avevano pianificato questa cosa da tanto ,non vedevano l’ora di attuarla e … aspetta aveva detto raggiungere le altre Nazioni?

-Hai detto che incontreremo le altre Nazioni?-chiese timorosa.

-Certo…- disse senza degnarla di uno sguardo, girando una pagina.

Marika esultò mentalmente, aveva sempre voluto conoscerli e adesso che il suo sogno stava per avverarsi  non sapeva più come contenersi dalla contentezza. Aveva previsto la partecipazione delle altre Nazioni ma non così presto!


*GURGLE GURGLE*


Gli stomaci di entrambi inquietantemente brontolarono quasi all’unisono.

-Ordino qualcosa?-chiese Lovino automaticamente  mentre si alzava  per prendere il cellulare collegato con il servizio Ristorante-Bar

-Nah- rispose acciuffando la sua sacca e cacciando sul tavolo tutto ciò che c’era lì dentro : Puparuolo Mbuttunato (Peperone Imbottito), pizza di maccheroni, frittelline, pizzette fatte in casa e infine dei leggerisssssimi panini con pomodoro, tonno, olive, capperi e acciughe sott’olio. Tutti cibi principalmente napoletani.


-Vuoi favorire?- chiese Marika addentando una pizzetta.


Romano inizialmente sgranò gli occhi dalla sorpresa, ma poi un sorriso si allargò sul suo volto e senza farselo ripetere due volte si mise a tavola.

-Ti ho già detto che io e te andremo molto d’accordo?- disse con la bocca piena di frittelline che Marika quella mattina aveva fatto personalmente. Il viaggio continuò con quella grande mangiata, 5 ore per digerire tutto, un pisolino finale e il sospiro di Marika , sollevata del fatto che Romano non avesse notato un certo cane nella credenza con la testa al contrario.
 

...
..
.
..
...

 

~VENETO~
 

Li aspettava un autista al volante dell’auto di Feliciano, una semplice cinque porte a cinque posti, la Nazione e la propria Regione presero posto nei sedili posteriori, per poi fare cenno all’autista di partire.

Serenissima non si sarebbe mai aspettata una cosa simile: per la prima ora del viaggio Veneziano propose di cantare qualche canzone tipica delle Nazioni, oppure egli si esibiva in qualche canta in veronese.

<< Ah ah, tabetai na tomato-mato-mato buon appetito! Ah ah, makenai zo … >> era strano dire che erano in conflitto, dal canto che Veneto voleva diventare indipendente, ma vederli lì in quel momento, cantando in dialetto o altre lingue era come se fossero fratelli.

Si misero a parlare d'architettura neoclassica per rompere il ghiaccio completamente, per poi passare a tutti i detti e filastrocche di vari paesi del Nord.

<< Nel mio paese si dice 'Bonavigo bona gente, ma se no te ghe i schei no i te dá niente!'* >> commentò ad un certo punto Serenissima, il tutto seguito da una fragorosa risata da parte del compagno di viaggio, il quale ridacchiava inserendo un 'Veh~' ogni tanto.

A viso di lei, quel ragazzo non sarebbe riuscito mai ad essere arrabbiato con nessuna persona nel mondo, aveva un carattere troppo socievole, un viso sempre sorridente e non l’aveva mai visto assumere un’espressione diversa da quella che ora aveva: già, fino a quel momento mai una volta i suoi occhi si erano aperti.

<< Ehy, finisci questo: Veneziani gran signori, Padovani gran dotori **… >> era una sua impressione o gli si era gonfiato il petto quando aveva parlato dei Veneziani? Comunque egli le propose quella specie di quiz e ora le toccava finire il detto più famoso in Veneto, fin troppo facile.

<< Ovviamente: **Visentini magna gati, Veronesi tuti mati. Udinesi, castelani co i cognòmi de Furlani. Trevisani, pan e tripe, Rovigòti, baco e pipe. I Cremaschi fa coioni, i Bresàn, tàia cantoni. Ghe n’é ncora de pì tristi … Bergamaschi brusacristi! E Belun? Póro Belun, te si proprio de nisun! >> recitò con un fare teatrale tanto convincente da far rotolare dalle risate Feliciano; eh già, lui riesce a rotolare anche in macchina, è incredibile quante cose si possono imparare su Italia del Nord stando con lui.

All’improvviso il paesaggio monotono della tangenziale presentava in lontananza un’autogrill imponente di due piani perfino, Pareva molto moderna, come di una costruzione futuristica essendo essa quasi indescrivibile.

Gli stomaci di Feli e Serenissima esibirono un verso strano, mentre i due risero all’unisono. Feliciano ordinò all’autista di parcheggiare pure nel posteggio dinnanzi all’edificio, per poi uscire assieme alla propria Regione e all’ultimo loro compagno di avventure talmente asociale da non aver spiccicato parola per un’ora.

I tre entrarono assieme, l’autista si avviò a prendere qualcosa da mangiare e bere, tanto per togliersi uno sfizio almeno per quella prima parte del viaggio mentre la ragazza si fiondò verso i pochi libri che erano esposti in uno scaffale basso: Colpa delle Stelle era l’unico che conosceva pienamente e per poco non le vennero gli occhi lucidi.

Veneziano si era perso a parlare di pasta con un gruppo di turiste giapponesi, per poi informarle che conosceva Giappone e che anche a lui piaceva la pasta che gli cucinava tipo … quasi sempre? Alla ragazza venne voglia di sprofondare dall’imbarazzo.

Si riunirono tutti su un tavolino a caso, dissetandosi con del succo all’ACE e addentando ogni tanto una brioche ognuna di diverso gusto, non appena una canzone non dominò la sala grazie agli altoparlanti: Bailando di Enrique Iglesias, alla quale la Regione e la Nazione non riuscirono a resistere.

Bastò loro un’occhiata d’intesa e lo sguardo esasperato dell’autista e i due si spostarono verso il corridoio completamente sgombro dagli ostacoli, iniziando a ballare cantando.

“Yo te miro, se me corta la respiración, cuanto tu me miras se me sube el corazón, (me palpita lento el corazon). Y en silencio tu mirada dice mil palabras, la noche en la que te suplico que no salga el sol.”

La gente lì intorno li accerchiò battendo le mani al ritmo col quale i due ballavano ridacchiando divertiti, almeno una volta nella vita dovevano farlo; purtroppo l’atmosfera gioiosa venne interrotta dall’autista che prese i due per il colletto, decretando così che era ora di andare.

Italia del Nord e Veneto lo seguirono sospirando, per poi intraprendere la seconda ora del viaggio la quale si susseguì con una chiamata di Feliciano al fratello per informarlo del loro arrivo nel giro di poco tempo e che avrebbero aspettato lui e l’altra regione ribelle, dopodiché Serenissima gli fece qualche domanda riguardante il meeting.

<< Non ti devi preoccupare di nulla, mia cara. Una volta là ci riuniremo con le altre nazioni e decideremo cosa fare, discutendo generalmente su ciò che ora sta accadendo nel mondo! >> non smise di sorridere, nel mentre la informava su ciò che l’avrebbe aspettata.

Il viso di lei si bloccò in un’espressione strana << L-Le altre nazioni? >> chiese senza credere ad una parola del compagno.

<< Sì! Dovresti conoscere Germania, è una persona fantastica, non come tutti credono che siano i tedeschi! >> si mise a parlare di quest’ultimo per il resto del viaggio, finché non scesero in una cittadina vicina a Milano per poi prendere la Metrò e arrivare perfettamente in piazza dinnanzi all’immensità del Duomo.

“Per tutti gli Dei.” pensò appena lo vide, per poi ripensare di nuovo all’amica che stava per rincontrare: il loro piano stava procedendo di bene in meglio, avrebbero perfino incontrato le altre nazioni!


...
..
.
..
...

 

~TOGETHAH~


Passarono le ore nell'attesa dell'arrivo dei due interessati, Feliciano aveva constatato che vi sarebbero volute almeno altre quattro ore affinchè il treno non sarebbe finalmente arrivato, perciò presero in considerazione l'idea di visitare il Duomo di Milano, un'immensitá che faceva invidia a chissá quante altre opere!

I due salirono perfino vicino alle guglie, dove la meta più alta era la statua della Madonna: meno male che nessuno dei due soffriva di vertigini; il panorama era fantastico, mozzafiato perfino per uno che di paesaggi ne aveva visti tanti.


Per loro grande sorpresa un'ora e mezza giá era passata visitando tutta quella costruzione da cima a fondo, scorgendo turisti da tutte le parti del mondo e perfino ragazzine che stressavano i genitori per andare all'Abercrombie.

Ritornando a noi, i due uscirono per avviarsi verso una gelateria lì vicino, perchè sinceramente la colazione all'autogrill non era bastata loro.

<< Quale sará il luogo del meeting? >> chiese la Regione, curiosa come sempre e peggio di un bimbo che vuole aprire un uovo di pasqua.

<< Hai presente la Scala? >>

<< Ehm ... Non so dove si trova. >> ribadì lei, provocandogli una risatina per poi dire 'Lo vedrai'.

Rimasero a chiacchierare nel mentre attendevano e le ore volarono come le rondini in primavera, fino a che Feliciano non ricevette la fatidica telefonata di Romano che lo informava del loro bramato arrivo.

A quel punto i due si fiondarono al centro della piazza il più velocemente possibile, continuando a perlustrare il luogo per riuscire a scorgere Italia del Sud e la Regione che Veneto conosceva fin troppo bene.

 

-…ti stavo dicendo, non avevamo niente da fare quando all’improvviso passano dei turisti probabilmente tedeschi o polacchi, che tutti perfettini del cavolo criticavano il posto come “pieno di mafiosi”.

Allora io e i miei amici come un lampo di genio, architettammo questo piano: andammo a casa di un mio amico che aveva il balcone che affacciava sul ristorante dove i turisti stavano mangiando una pizza.. CON LA FORCHETTA! Ti pare possibile?! Comunque  buttammo, accuratamente con un filo, un pezzo di Red Savina Habanero uno dei peperoncini più piccanti al mondo sul cibo!- concluse Marika ridendo.

-Nooo, davvero?!- rispose Romano ridendo anche lui -E loro che hanno fatto?

-Beh c’era una tizia bionda che appena l’ha assaggiato è caduta dalla sedia e imprecava in tedesco credo! Il marito invece tutto, rosso in viso, si è scolato una bottiglia di 2 litri anche se gli bruciava ancora la gola!

-Hai tutta la mia stima!- esclamò Romano -Così imparano brutti Crucchi!

Erano da poco arrivati a Milano e per passare il tempo, avevano incominciato a raccontarsi tutti gli scherzi che avevano fatto. Marika al contrario di Romano, non odiava i tedeschi o altro, anzi si considerava abbastanza pacifista ma andava in bestia quando criticavano lei o la sua Terra.

Faceva più paura di Russia ed era capace di architettare, con l’aiuto dei suoi amici, gli scherzi più malefici che mai.

Arrivarono in piazza, ll Duomo nella sua grande magnificenza incombeva davanti a loro. I piccioni svolazzavano nell’aria per poi posarsi sulla statua equestre di Vittorio Emanuele II.

C’era una cosa che rendeva tutto surreale, non c’era nessuno. Non c’erano nè turisti, nè gente che ti chiede di comprare cose, nè quelle persone inquietanti che sbucavano all’improvviso urlando”Vu Cumprà?” o che ti mettono in mano pasta e semi da dare ai piccioni.

 Si sentivano solo le macchine che passavano veloci e basta.

-Che cosa? Perchè non c’è nessuno?- Chiese confusa Marika guardandosi in giro.

-Ah Feli deve aver già dato l’avviso per far sgomberare le persone- rispose Romano, mentre togliendosi gli occhiali da sole, che Marika non aveva notato, scrutava in giro alla ricerca di qualcuno.

Era impossibile non notarli, anche se c’erano solo loro: stavano imitando i piccioni, leggermente piegati muovendo la testa avanti e dietro.

 I due meridionali si guardarono confusi e si avvicinarono ai due. Erano Feliciano e Serenissima che per ammazzare il tempo si stavano divertendo a imitare i pennuti sovrani della piazza, ad un tratto la Regione settentrionale si bloccò, avendo individuato due persone davvero molto confuse alle quale forse dovevano delle spiegazioni.

Serenissima collegò i pezzi del puzzle in pochi secondi e si fiondò correndo come una forsennata da Marika, urlando il suo nome come se non ci fosse un domani. Quest’ultima fece lo stesso cercando di non cadere per la sua enorme sbadataggine sui piccioni che rompevano e si mettevano davanti ai piedi. Era quasi arrivata quando le cadde dalla borsa un pezzo di panino che si era conservato e come un film horror tutti i piccioni girarono la testa dalla sua parte. Uno stormo di volatili le si scagliò addosso, riuscì ad uscirne fuori solo dopo essere stata aiutata dall’amica.
Il tutto fece provocare a quest'ultima la risata più fragorosa che mai in tutta la sua vita aveva esibito, per poi abbracciare la ragazza davanti a lei fino a quasi farla soffocare. Dio quanto le mancava, da quel lontano giorno estivo; un'improvvisa idea sembrò illuminare i visi delle due Regioni le quali, avendo avuto la stessa idea, si lanciarono uno sguardo d'intesa urlando "ALLA FELTRINELLI!" mentre un Feliciano restava ancora lontano da loro a imitare i piccioni e un esasperato Romano cercava di controllare la situazione, ma come vi sarebbe riuscito con un fratello/piccione e due Regioni attivate in modalità fangirls scappate dalla sua portata di vista?



Angolo delle pazzoidi:
AVE POPOLO ROMANO!
Romano: EHM EHM.
Volevo dire, AVE POPOLO E ROMANO.
Romano: Tsk, bastarda.
-.- ANYWAY, siamo tornate con questo magnifico seh come no capitolo :3 Spero vi sia piaciuto!
Che dire, stiamo sclerando malamente da ieri sera, prima ci eravamo messe a muovere i personaggi di Hetalia usando *Pinco Pallino fece (ecc ecc)*
Poi c'è un video di Hetalia .. AH dovete vederlo, piango da ieri.
Veneziano: Ricordatevi di imitare i piccioni!
Veneto&Campania: NOOOOON TI SCOOOORDAAAR MAI DI NOOOOI.
... Che disagiati ho qui. Ora mi tocca scappare, tao mao a tutti gente!
Ellie01&Katniss_Yaoi ♥

Note:
* Bonavigo buona gente, ma se non hai i soldi non ti danno niente. (Tipico detto del paese di Ellie01)
** Veneziani gran signori, Padovani gran dottori, Vicentini mangia gatti, Veronesi tutti matti, Udinesi, castellani(?) con i cognomi dei Furlani, Trevigiani pane e trippe, Rovigotti bacco e pipe, i Cremaschi fanno CENSURATO, I Bresciani tagliano corto, ce ne sono di peggiori, Bergamaschi brucia Cristi! E Belluno? Povero Belluno, non sei proprio di nessuno!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 02. Chi si fa ammazzare, chi sfoggia arti marziali: il meeting più normale del pianeta! ***


Do pasta, not war!
Di come Campania e Veneto chiesero l'indipendenza.

Capitolo 2: Chi si fa ammazzare, chi sfoggia arti marziali: il meeting più normale del pianeta!

 

~ From now on, they’ll be together ~

<< Non posso credere di dover trasportare in questo modo la rappresentante di una regione. >> sbottò Romano uscendo difficoltosamente dalla libreria più bramata da due CERTE ragazze ora trascinate fuori da essa grazie alle due nazioni rappresentanti l’Italia: in che modo?

Beh, dato che le due non avevano alcuna intenzione di seguirli si erano aggrappate allo scaffale dedicato a John Green contemplando i libri che si trovavano lì sopra perciò a Romano e Veneziano, anche se quest’ultimo non aiutava affatto perché aveva adocchiato nel reparto “Cucina” delle ricette per la pasta, venne l’idea strana di trasportare di peso le due ragazze, ma purtroppo per loro non avevano contato gli acquisti nelle buste delle ragazze che siccome c’era il 15% di sconto avevano comprato quasi tutta la libreria e quindi oltre alle ragazze dovettero trasportare più di 20 chili di libri.

La parte peggiore di tutto ciò era che era toccato al meridionale fare tutto il “lavoro sporco” per così dire, mentre il settentrionale non faceva altro che sclerare in quanto alla pasta, quindi provate a immaginare quanto il ragazzo avrebbe dovuto sopportare: più di cento chili sulle spalle e un fratello che parlava di cucina della quale non interessava un cavolo.

Romano si sentiva sollevato che per strada e vicino al Duomo non ci fosse anima viva, se no questa situazione sarebbe sembrata abbastanza strana; durante il tragitto però stanco e sudato, diede la rappresentante del Veneto al fratello minore che la prese in braccio a principessa mentre la rappresentante della Campania si trovava ancora sulle spalle di Romano che la trasportava come un sacco di patate o pomodori come avrebbe preferito lui, dato che ogni riferimento alle patate gli ricordava quel crucco mangia patate -come lo chiamava lui- di Germania.

<< Vi prego ditemi che manca poco >> per quanto potesse essere pucciosa quella situazione, Feliciano non ce la faceva già più a portare Serenissima e i suoi libri, quindi Marika e Lovino lo guardarono male, anzi straniti.

<< Ma se non lo sai tu quanto manca, dove caspita stiamo andando? >> chiesero all’unisono con gli occhi sgranati; a quel punto Feli si mise una mano dietro la nuca e iniziò a ridacchiare imbarazzato: a quanto pareva non si ricordava nemmeno di esistere.

Questa azione però lo portò a far cadere di peso la ragazza che aveva in braccio e poverina atterrò sull’asfalto duro, così mentre Marika aiutava l’amica ad alzarsi e sgridava Veneziano, Romano si avvicinò ad una struttura che per fortuna riconobbe come il luogo del Meeting.

<< Per oggi te la sei cavata! >> esclamò l’Italia del Sud << Se succede ancora niente pasta per tre giorni! >> detto ciò qualcosa come un grido spaventato uscì dalle labbra del diretto interessato e continuò a ripetere per trentun volte “LA PASTA NO!” e promise di fare il bravo almeno per la prossima giornata.
O così si sperava vivamente.

<< Quindi questa struttura dall’altra parte è la Scala? >> chiese la rappresentante del Veneto che nel frattempo aveva messo amichevolmente un braccio sulle spalle della compagna d’avventure.
<< Boh, penso di sì. >> rispose la diretta interessata che aveva visitato due anni prima solo la Mondadori e il McDonald quando aveva fatto un viaggio a Milano con la sua famiglia.

Aveva appena finito di dire ciò quando si accorse che Romano e Veneziano non c’erano più, quindi per prima cosa venne loro un attacco di panico, ma poi sentirono la voce di Veneziano che supplicava il fratello di lasciargli la pasta nella scalinata che si trovava all’ingresso dell’edificio.

Sentito ciò si fiondarono subito dentro il Comune e, peggio di flash, corsero come delle pazze verso i loro due “boss”, ridendo poi pazzamente e facendo attenzione a non far cadere i libri dalle buste.
Arrivarono finalmente alla stanza, che trovarono un po’ per fortuna un po’ perché avevano chiesto indicazione, dove si sarebbe tenuto il meeting: era una sala gigantesca molto più grande di quanto le due ragazze avevano immaginato, vi era posto per qualunque nazione ovviamente ma la cosa che più mancava erano proprio gli Stati, difatti le sedie e i tavoli erano in perfetto ordine appena puliti dalle donne di servizio e i quattro erano completamente soli.
Per loro fortuna trovarono un divano in pelle proprio affianco alla finestra dove occupando quel posto si misero a leggere e misero a caricare i telefoni nella presa più vicina.

Erano così immerse nella lettura che non si accorsero dell’arrivo delle altre nazioni che si accomodarono in silenzio ai loro posti … almeno finché non arrivò Alfred che gridò << I’M THE HERO! >> così forte che le ragazze sobbalzarono per quella voce che aveva spezzato l’atmosfera rilassante, anche se pieno dei continui “Veh” di Veneziano e le imprecazioni di Romano, che si era creato. Per colpa di quella nazione alle due amiche caddero i libri dalle mani e sentirono una strana voce ridacchiare che identificarono come, grazie alle parole di Romano, “quell’idiota di Danimarca”.

Le due ragazze dopo aver realizzato che si trovavano a pochi centimetri dalle nazioni che da sempre avevano sognato di incontrare, esplosero di felicità e incominciarono a fare un strano balletto che era alquanto imbarazzante, ma al quale anche Feliciano si unì allegramente anche senza saperne il motivo.
A quel punto, dopo la teatrale entrata in scena di Alfred, un irritato Arthur Kirkland fece il suo ingresso dirigendosi dall’americano e dandogli una forte pacca sulla testa << The hell, smettila con le tue cretinate e fai silenzio come un vero gentiluomo. >> Per poi sedersi in una delle sedie roteando gli occhi.

Nel mentre varie nazioni si stavano accomodando ai loro posti, magari sorseggiando qualcosa o addentando qualcos’altro, leggendo un libro o il giornale - o un libro di magia nel caso di Inghilterra, ma sorvoliamo - tutto ciò nell’attesa dell’inizio del “grande” meeting; solo uno di questi, però, pareva parecchio agitato e inquieto e se ne stava in un angolo della stanza cercando una via di fuga o un nascondiglio al più presto.
Questi era per l’appunto Romano Vargas, i suoi occhi color verde brillante setacciavano la stanza in maniera scrupolosa sperando di non trovare ciò che lo preoccupava, ma le sue speranze furono infrante quando sentì arrivare dalla porta d’ingresso la voce di Antonio accompagnato dai suoi fedeli amici GIlbert e Francis: il Bad Touch Trio in persona era finalmente arrivato!

In meno di un nanosecondo Romano si diresse nello sgabuzzino più vicino ma dimenticandosi per sua sfortuna del ricciolo che si intravedeva dalla porta.              
Le due ragazze che stavano ancora ballando con Feliciano si spaventarono di nuovo perché una voce si mise ad urlare << Dov’è il mio amato Loviii~? >> il proprietario di essa era, purtroppo per Lovino, ovviamente Spagna che si mise a cercarlo in lungo e in largo pur di poterlo trovare e spupazzarselo un pochino: difatti il ricciolo dell’italiano lo tradì, perciò lo spagnolo - con un grande sorriso vittorioso in volto - si diresse da Romano o almeno da quello che poteva intravedere di lui e gli tirò il suo sacrosanto ricciolo.

Tutto ciò fu seguito da un acuto “CHIGII” da parte di Lovino che uscì di malavoglia dallo sgabuzzino per suonargliele ad Antonio il quale rideva in continuazione per la scena.
<< Non ridere, bastardo! >> sentenziò l’italiano furioso lanciando degli sguardi assassini al ragazzo in questione il quale si fiondò ad abbracciarlo sotto lo sguardo di due ragazze che avevano gli occhi a cuoricino, Dio solo sa quanto amavano vederli assieme.

Il clima rilassante e armonioso tranne per Romano, venne spezzato dall’ingresso di Germania che si posizionò a capotavola e diede inizio al meeting. Le due rappresentanti si posizionarono anche loro nei posti prenotati vicino ai due italiani.
<< Mi scuso per questa riunione decisa all’ultimo momento, ma dovremo risolvere delle situazioni che si stanno svolgendo anche adesso.>> disse e dopo aver spento le luci, prese il telecomando con molta destrezza per far partire il proiettore che si trovava dietro lui.

Dopo ciò partirono dei filmati che rappresentavano entrambi dei moti rivoluzionari in due paesi diversi, ma sempre italiani: erano i filmati girati durante delle “riunioni” per la libertà della Campania e del Veneto guidate dalle ragazze che facevano finta di niente leggendo i libri che avevano comprato, fischiettando, ridendo come delle matte per le facce buffe che faceva Feliciano, ignare di essere state “chiamate in causa”.

Finiti questi due filmati le ragazze sentirono parecchie paia di occhi puntati su loro due, soprattutto quelle rosse di un certo prussiano.
<< Uuuh, guarda chi sono quelle tizie sul proiettore! >> esclamò Marika alzando gli occhi dal libro per poi accorgersi di essere lei e la sua amica, la quale alzò gli occhi a sua volta curiosa di vedere per poi rendersi conto anche lei di chi erano.

La napoletana però si accorse di uno sguardo furioso del ragazzo dagli occhi color rossi e sapeva che non sarebbe finita tanto bene.
<< Almeno siamo venute bene, aw~! >> disse Serenissima per spezzare quel momento di tensione, ma ormai nella sala arieggiava un silenzio abbastanza inquietante.

<< ABBIAMO COMBATTUTO UNA GUERRA INSIEME NEL 1870! >> urlò Gilbert alzandosi in piedi portando gli sguardi su di se.
<< Veramente era nel 1866. >> ricordò con nonchalance la settentrionale mantenendo la calma come se non ci fosse affatto una persona davanti a lei che le stava gridando contro.
<< OH, E’ UGUALE! (?) >> rispose per poi girare intorno al tavolo e dirigersi a pochi centimetri dalla ragazza. << TI SEMBRA UNA COSA NORMALE COMBATTERE INSIEME LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA PER POI MANDARE ALL’ARIA TUTTO!? >> continuò furente, tanto che si poteva immaginare il fumo che gli usciva dalle orecchie.
<< Era, in realtà, la terza guerra d’indipendenza. >> ribattè lei incrociando le braccia divertita dai suoi errori, aspettandosene molti altri da correggere.
<< NON CAMBIARE DISCORSO! >> esclamò ancora più furioso mentre tutti gli altri assistevano a quello strano siparietto.
<< Non posso farci niente se hai la memoria corta. >> disse semplicemente continuando a guardarlo negli occhi con fare ironico.

Dopo questa frase tutta la rabbia del prussiano emerse e si abbatté come una furia sulla ragazza facendo pressione con le mani sul collo di lei in un attimo la sala esplose di urla sorprese dal gesto con Germania che cercava invano di staccare il fratello dalla rappresentante, mentre Veneziano piangeva.
Marika che aveva assistito a varie risse dei suoi compagni nel suo paesino sapeva perfettamente cosa fare, con sangue freddo prese la caviglia di Prussia e lui per evitare di cadere si staccò un attimo dalla gola di Serenissima; la napoletana approfittò di questo momento di distrazione per prendergli le braccia e mettergliele dietro la schiena, subito dopo prese il libro sul tavolo e glielo fracassò in testa, facendogli perdere i sensi.

<< Ho sempre detto che i libri di C.S Lewis è una lettura abbastanza pesante! >> esclamò fiera la ragazza.
La rappresentante del Veneto fissò la scena a bocca aperta, massaggiandosi la gola e riprendendo aria. << Tu mi hai letteralmente salvato la vita! >> esclamò poi la settentrionale per andare ad abbracciare la sua cara eroina, mentre America se ne stava in un angolino ribadendo che voleva essere lui l’eroe.
<< Non potevo stare a guardare mentre lui accecato dall’ira ti stava mandando nell’oltretomba >> rispose la napoletana << Ho visto tante di quelle risse che ormai ci sono abituata a dividere le persone anche se finisce sempre che ferisco qualcuno… >> concluse la ragazza mentre fissava gli altri che la guardavano timorosa e Romano che fissava Prussia con un sorriso a 32 denti perché sperava che Marika gli insegnasse quella mossa.

A quel punto Feliciano iniziò a battere le mani a Marika, sorridendo sornione come era solito fare e dicendo “Brava, brava!”.
Germania, che cercava di soccorrere il fratello, perciò annunciò che la riunione era rimandata di una settimana e uscì dalla sala, ma nel mentre apriva la porta della stanza vide un ragazzo che si stava preparando per bussare: era alto quasi quanto le due ragazze rappresentanti le regioni, portava una capigliatura scura a mo’ di ciuffo come i giovani d’oggi e le iridi erano di color nocciola.

Lo guardò con fare interrogativo e così fecero tutte le altre nazioni lì intorno, ma lo lasciò passare e la sua figura perciò riuscì ad essere vista da tutti i presenti; Serenissima inarcò entrambe le sopracciglia palesemente sorpresa.
<< … Andrea?! >> sgranò gli occhi e così fece anche l’altro ragazzo, mentre il resto dei presenti stava a guardare la scena come poco prima, curiosa di sapere.





Angolo autrici:
EINS, ZWEI POLIZEI, DREI, VIER ... Non me la ricordo più.
ANYWAY, SAAALVE~ Vi ho spaventato abbastanza? Molto bene. Scusateci il ritardo, la mia cara compare aveva avuto problemi tecnici al Pc, poi non abbiamo più avuto tempo per scrivere e io ero partita per le vacanze natalizie. (AW. cit.)
Comunque ora siamo di nuovo qui e non vediamo l'ora di un nuovo capitolo :3 si, di già uwu
Mi dispiace per la dimensione piccola del testo, ma il mio pc non collabora molto bene con l'editor di EFP c':
Alors, ve lo aspettavate un Prussia così? uwu Spero che non vi siate dimenticati del 48 in Italia e co. (?) AHAHAHAHAH
Ho adorato scrivere quella parte con la mia tata (Si la chiamo tata uwu) perché lei scriveva ciò che vi era dentro alle "<< ... >>"  mentre io scrivevo la parte all'esterno di esse c': Voi non potete immaginare la nostra telepatia AHAHAHAH
Bien, direi che per oggi è tutto, linea allo studio!
Ellie01 e Katniss_yaoi :3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** << E mo' chi ca**o è questo? >> ***


Do pasta, not war!
Di come Campania e Veneto chiesero l’indipendenza.

Capitolo 3: << E mo’ chi cazzo è questo? >>
 
- E mo’ chi ca**o è questo? - esclamarono all’unisono Romano e la rappresentante della Campania e dopo essersi accorti di quello strano coretto avvenuto prima erano in procinto di darsi un cinque, quando la voce di Serenissima interruppe il loro piano.
A quanto pareva quest’ultima e l’interessato della situazione si conoscevano, ciò fu subito chiarito quando, come un flash, il ragazzo dagli occhi nocciola prese a correre a gambe levate verso la rappresentante del Veneto urlando un chiaro “CUGIA!” mentre la raggiungeva.
Non appena fu a pochi passi da lei le si fiondò addosso e la abbracciò come se non si vedessero da anni e la ragazza stava per soffocare … per la seconda volta.
-Staccati. Di. Dosso. - per quanto volesse bene a suo cugino, Serenissima odiava gli abbracci, soprattutto i suoi; quando il suddetto parente si staccò diede uno sguardo tutt’intorno alla sala e fischiò vedendo tutte quelle persone.
- Ma voi siete politici? - chiese gettando uno sguardo curioso ad ogni figura nella sala ma non riconoscendone neanche una - Mh non vi ho mai visti in tv... -
Tutti si scambiarono occhiate imbarazzati e a disagio, come rispondergli dopotutto? Guarda noi siamo le nazioni umanizzate che probabilmente hanno addirittura conosciuto un tuo antenato quando si trovava ancora nelle caverne?
No così non andava affatto bene, quella notizia poi poteva fare il giro del mondo spezzando tutto l’equilibrio che si era creato fin da quel momento.
-Ehm noi siamo consiglieri dei politici principali, siamo nascosti nei meandri del parlamento. Tu non ci vedrai mai. - cercò di spiegare Arthur Kirkland, la personificazione dell’Inghilterra, cercando di suonare abbastanza convincente alle orecchie di questo nuovo ragazzo.
Andrea fece spallucce e annuì, convinto che ciò che la nazione gli aveva detto fosse vero, ma naturalmente a rovinare l’atmosfera chi potrebbe mai comparire?
-Anche se vorrei apparire di più per mostrare la mia bellezza - ecco appunto: Francis Bonnefoy, ovvero la Francia in persona (letteralmente), si era intromesso commentando quella piccola spiegazione beccandosi anche un’occhiataccia da parte dell’inglese il quale commentò a sua volta con un - Si certo, bella battuta.
- Oh no è una schiacciata! - disse Marika mentre si aggiustava una ciocca di capelli, aveva detto quella frase tante di quelle volte con i suoi amici che adesso le era risultata normale dirlo anche se in una situazione abbastanza delicata.
A quel punto Serenissima, guardò l’amica che sorrise vedendo la sua faccia, alzò gli occhi al cielo esasperata e batté la mano destra sulla sua fronte in segno di arresa e proclamò -La squallidezza deve essere abolita e deve diventare un reato! (©*) - che dire, non ne poteva più, ma inutile dire che con tutta questa “squallidezza” che la circondava prima o poi ci sarebbe cascata anche lei.
-ZHAT IS ENOUGH. Vi prego di zittirvi una buona volta per tutte! Tu, come t’ha chiamato? Andrea? Quali sono i tuoi propositi di essere qui? - come il solito, Ludwig o Germania aveva salvato la situazione dal degenerare come avrebbe fatto in ogni caso, ormai conosceva a fondo come andavano a finire i meeting, solo che quel giorno non vedeva l’ora di affrettarsi a tornare a casa con quel suo fratello malcapitato ancora inerme dalla batosta precedente.
- Ehm mi trovavo qui e cercavo un po’ di pasta - rispose il ragazzo a disagio grattandosi la nuca. Germania lo guardò per pochi secondi per poi sbuffare, gli italiani sono sempre i soliti mangia-pasta, guidato da questo piccolo stereotipo confermato da Feliciano non si era accorto della evidente bugia, ma un’altra persona si.
Romano non si faceva di certo ingannare con così poco, solo quel rincoglionito di suo fratello era così fissato con la pasta. Non sopportava quel tipo e rimase così ad osservarlo con le braccia conserte e gli occhi attenti e neanche a farlo apposta il ragazzino approfittando del momento di distrazione della maggior parte dei presenti si era avvicinato a Serenissima per sussurrarle qualcosa che doveva essere molto importante visto che l’aria giocherellona si era sostituita ad uno sguardo serio e profondo.
Capì al volo cosa stava succedendo, e a grandi falcate prese per il polso il sottoscritto per portarlo via dalle ragazze. Doveva ammettere però che, seppure si trovassero in una situazione di nemicizia e molto probabilmente in futuro si sarebbero battuti per ideali diversi provava una simpatia per le due ragazze come se fossero le sue piccole sorelline. Ma Andrea come aveva detto prima non gli piaceva e per lui poteva anche essere il re del Veneto a lui non importava un fico secco, lo avrebbe fermato ad ogni costo.
-C-Che diamine- - senza tanti complimenti il ragazzino fu portato fuori dalla sala sotto gli sguardi impressionati delle altre nazioni e soprattutto delle due rappresentanti: Marika lanciò uno sguardo interrogativo all’amica, la quale le rispose con un gesto che lasciava intendere che ne avrebbero parlato dopo.
Feliciano nel frattempo era rimasto a fissare tutta la scena- no ma chi sto prendendo in giro, Feliciano non stava nemmeno prestando attenzione, era intento a costruire un castello con le carte da gioco di scala quaranta che aveva rubato dalla borsa di Giappone per un motivo a noi totalmente sconosciuto.
Dopo quel momento di distrazione nei pensieri di Veneziano, il fratello maggiore tornò in sala cercando di staccarsi tutti gli occhi di dosso -specialmente quello di uno spagnolo che stava fumando di gelosia-, si fermò a pochi passi dalle due regioni e le guardò con fare studioso-Mi dispiace ma date le circostanze, fino al prossimo meeting dovrete alloggiare in varie nazioni diverse, cosicché non riuscirete a comunicare coi vostri ribelli.
-NON PUOI FARCI QUESTO! - esclamò Marika decisamente arrabbiata - avete intenzione di tenerci in gabbia come delle bestie?
Romano parve quasi pensarci su un attimo per poi dire -Beh ... Si. -
A Serenissima caddero le braccia, ma che diamine di soluzione stavano decidendo?
Le altre nazioni espressero anche dei giudizi positivi su questa proposta, cercando di organizzarsi per ospitare le due ragazze come se nulla fosse, quest’ultime rimasero inermi a guardare: una arrabbiata come non mai, l’altra abbastanza confusa e scioccata.
-Ohnohnohnohn~ per questa settimana potrei ospitarle io! - disse una voce con tono mieloso. Marika gettò uno sguardo complice alla sua amica sorridendo furbamente.
Francis si era appena si era appena scavato la fossa: ne avrebbero combinate tante.
 

 
 
Note delle autrici: Do Re Mi Fa Sol La Si~
*Quel copyright è dovuto alla frase di Serenissima che è una citazione presa dalla storia della mia compare qui “E se i personaggi di Hetalia avessero Whatsapp?”
Siamo imperdonabili lo soo! Maaa posso giustificare! La scuola uccideva gli ultimi mesi e poi io, Ellie, ho avuto gli esami tutto Giugno e poi ho dovuto prendermi il mio relax, poi entrambe siamo andate in vacanza e niente AHAHAH Adesso siamo qui!
Questo capitolo è abbastanza corto lo sappiamo, è solo un filler per mandarci direttamente alle pazzie sclerotiche che faranno le due compare in giro per il mondo (Non so quanto sclereranno da Iggy per Harry Potter), ma per farci perdonare ne scriveremo un altro in questi giorni! Promesso uwu
Inutile dire che mentre scriviamo, mettiamo anche stupide idiozie che poi non mettiamo realmente, per questo volevamo donarvi oggi di una piccola parte di ciò che io chiamo “Bloopers” della storia, divertitevi!

Ellie01&Katniss_yaoi

(Riferito a quando dovevamo decidere che spiegazione Iggy doveva dare ad Andrea) Ecco, sono il personale del BOH del comune di Milano (?) Scrivi così e ti becchi l’occhiataccia di tutta la sala
“…alzò gli occhi al cielo esasperata e (FACEPALM)”
“si fermò a pochi passi dalle due regioni e le guardò con fare studioso(? e marika vedendolo così vicino gli urlò COME SEI BONO aggrappandosi a lui come un panda”
“(Marika era FAVOLOSA e Serenissima DIVINA. fine e andarono tutti via FABOLOSAMENTE)”
“ -UOHOHOOHHHH ( così si intitolava lo yaoi R-18 che si stava leggendo giappon- oh)
EVERYTIME YOU BELIEVE IN EVERYONE IN EVERYONE YOU- … “
(Ho lasciato il migliore alla fine solo per voi)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2893252