What doesn't kill you makes you Stronger

di _Lullaby99_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I can't let you die ***
Capitolo 2: *** Piccole vittorie scolastiche ***
Capitolo 3: *** You're a Sky Full of Stars ***
Capitolo 4: *** Capelli Solari e Frecce Stregate ***
Capitolo 5: *** Nulla è più Insensato di una Guerra ***
Capitolo 6: *** Hope is so much Stronger than Fear ***
Capitolo 7: *** I will Try to Fix You ***
Capitolo 8: *** Friends Until the End ***
Capitolo 9: *** Scherzi Innocenti ***



Capitolo 1
*** I can't let you die ***


Titolo: I can’t let you die
AU: HungerGames!AU
Personaggi: Merida, Hiccup, Vari ed Eventuali
Parings: Mericcup
Rating: Verde
N.A.: Allora, prima di cominciare a leggere questa cosuccia che, come avrete letto sopra, è un HungerGames!AU, un piccolo sommario per chi non conoscesse l'universo in cui impianterò i nostri amati Big Four. Ho deciso di citare Wikipedia, santa Wikipedia, per rendere tutto più comprensibile a voi poveretti che siete capitati, per sbaglio, qui. 
" Panem è una nazione immaginaria in cui si svolgono le vicende della trilogia di Hunger Games ideata da Suzanne Collins. La narrazione si svolge in un futuro post-apocalittico e occupa quello che è l'attuale Nord America, che è stato distrutto da disastri, siccità, incendi e uragani. Panem è divisa in 12 distretti (precedentemente 13) comandati dalla capitale, chiamata Capitol City. Nella capitale si trova la residenza del presidente, che è il capo del governo oligarchico.  I distretti non hanno un nome, ma vengono identificati con un numero, da 1 a 12, e ogni distretto si occupa di un determinato settore economico, ad esempio il Distretto 12 estrae il carbone dalle miniere, e il 4 si occupa della pesca. La popolazione dei distretti è molto più povera della capitale.Non si conosce l'anno in cui Panem è stata fondata, ma pare che all'inizio i cittadini vivessero tutti in pace e prosperità. In seguito, però, ci furono i "Giorni Bui", ossia il periodo della rivolta dei tredici Distretti contro la capitale. Il distretto 13 venne distrutto e gli altri dodici sottomessi, e costretti a consegnare ogni anno, in ricordo della rivolta, un ragazzo e una ragazza che vadano a combattere nell'arena degli Hunger Games. I Giorni Bui avvengono 74 anni prima dell'inizio della vicenda narrata in Hunger Games. "
In questa One Shot i protagonisti, i miei cuccioli Merida e Hiccup *^*, saranno i tributi del distretto 12 ( volevo metterli nello stesso distretto per ragioni che presto scoprirete ). Per quanto riguarda Jack e Rapunzel, che verrano solamente citati, ho optato per Jack il 5 mentre per Rapunzel il 9 ( Non so il perché ... forse colpa di alcune fan art xD ). E adesso, basta annoiarvi, buona ... " lettura "-

 
-    Avanti, fallo. – 
La mano di Merida tremava più del solito mentre si preparava a scoccare la freccia che avrebbe determinato il suo destino. Aveva mandato a segno numerosi tiri in situazioni ben peggiori di quella, eppure in quei casi era rimasta fredda, concentrata sul tiro, adesso non riusciva neanche a riflettere con lucidità. E pensare che, fino a pochi giorni prima, quel ragazzo era solo un suo vicino di casa, uno sconosciuto con cui ogni tanto scambiava un saluto. 
-    Nessuno ti truciderà se lo fai, credimi. A nessuno importa di me, sono solo un altro stupito poverino capitato in questi giochi che, se non verrà ucciso da te, morirà da solo. –
Merida non capiva perché quel ragazzo continuasse a mettersi in ridicolo davanti alle telecamere, a supplicare di essere ucciso, eppure lo faceva con sentimento, come se sentisse che sarebbe stato meglio essere ucciso dalla propria compagna di distretto che da qualcun altro.
Sarebbero bastati pochi secondi e Capitol avrebbe avuto ciò che voleva: un’altra vittima. Pochi secondi e Merida si sarebbe aggiudicata una possibilità in più di vivere, di tornare a casa. Ma, quei pochi secondi avrebbero anche spezzato una vita a cui lei non era del tutto indifferente, per quanto si sforzasse di esserlo. 
Ricordava quel giorno in cui lo aveva sorpreso a spiarla nella foresta ai confini del distretto 12, stesso giorno in cui lei lo aveva seguito e trovato a giocare con un gatto. Ricordava anche quel pomeriggio in cui l’aveva pregata di catturare uno scoiattolo e di darlo a lui per poter dire finalmente a suo padre che era riuscito ad uccidere un’animale. Aveva assunto un’espressione così contenta quando questo lo aveva elogiato davanti a tutto il quartiere povero del distretto, annunciando che suo figlio non era poi un completo disastro come tutti credevano.
Non poteva ucciderlo, per quanto si sforzasse di farlo. I giochi erano quelli, non si dovevano provare emozioni, eppure il solo pensiero di spegnere quegli occhi verdi così vispi le spezzava il cuore.
-    Non posso farlo. – annunciò mentre lasciava cadere l’arco sul terreno.
Il ragazzo la scrutò, confuso da quel gesto e desideroso di capirne la ragione, ma gli occhi acqua marina della ragazza non facevano trapelare alcuna emozione che potesse illuminarlo. Loro non erano mai stati amici, probabilmente aveva deciso di risparmiarlo per non essere mal vista nel distretto. Nessuno infatti nelle edizioni passate aveva mai ucciso un compagno di distretto dato che era come tradire la propria patria, dare meno possibilità a casa tua di vincere.
-    Sai, mio padre adesso starà bestemmiando contro gli dei. – esclamò dopo mentre raccoglieva l’arco da terra e lo porgeva a Merida  – Credo sia stato felice quando sono stato scelto per gli Hunger Games. Sai cosa mi ha detto il giorno della Mietitura? –
La ragazza fece cenno di no, ma immaginava già cosa Hiccup le stesse per dire.
-    Non ce la farai mai. Non sono giochi per te, non sai impugnare un’arma, non sai fare niente. Stai tutto il giorno a giocare con quello stupido gatto invece di impegnarti in qualcosa di serio! Quella ragazza invece, lei ha speranze. – disse cercando di imitare la voce e le movenze del padre - Lui ti ha sempre ammirata Merida, avrebbe voluto avere te come figlia. –
-    Nessuno vorrebbe avere me come figlia, credimi – rispose lei mentre recuperava l’arco ottenuto alla Cornucopia dalle mani del ragazzo – Chiedilo a mia madre se hai dubbi. –
Hiccup ricordava di aver sentito innumerevoli volte urla arrabbiate provenire dalla casa di Merida ma non si era mai preoccupato molto sapendo che era solamente un altro degli ennesimi rimproveri che la ragazza riceveva per essere tornata tardi dalla sua caccia. Cacciare era illegale al distretto 12 e la madre di Merida non aveva mai accettato il fatto che la figlia lo facesse ogni giorno. Era sempre stressata e nervosa per via di questa cosa, sempre preoccupata che la figlia potesse essere catturata da dei pacificatori e giustiziata in piazza. 
-    A lei avrebbe fatto comodo un figlio come te. – continuò con rabbia mentre dava dei calci all’erba – Penso che anche mia madre sia felice dell’essersi quasi liberata di me. –
-    Impossibile. –
-    Non l’hai vista il giorno della Mietitura? È rimasta impassibile. – la rabbia traspariva dalla sua voce mentre pronunciava quelle parole amare
-    Perché era addolorata. –
-    Certo ... –
La ragazza si mise a sedere, accese velocemente un fuoco con della legna trovata in precedenza nel paraggi e cominciò a cucinare uno degli animali che era riuscita a rimediare nell’Arena. Impegnarsi in qualcos’altro per smettere di pensare era quello che faceva sempre in situazioni simili. Intanto, Hiccup pensò di cambiare discorso, la famiglia non era il loro forte. 
-    Allora, io ... mi sono perso gli ultimi risvolti dell’arena. – 
Merida sembrava così impegnata a cucinare quel coniglio da non prestare ascolto alle domande del ragazzo.
-    Le solite cose. – si limitò a rispondergli – Favoriti che ammazzano ed il restante dei tributi che cerca di difendersi. –
Udite quelle parole, Hiccup rivolse lo sguardo verso la sua gamba sinistra, preoccupato. Dopo che il ragazzo del distretto 1 gliel’aveva colpita, zoppicava parecchio e gli faceva provare dolori lancinanti. Cercò di non darlo a vedere e zoppicò il meno possibile mentre si avvicinava a Merida per sedersi di fianco a lei. 
-    Dobbiamo stare attenti ai favoriti. – disse poi mentre continuava a fissare l’arto dolorante
-    Già. Appena finisco di cucinare questo andiamo via, il fumo provocato dal fuoco potrebbe attirarli come la luce attira le falene nelle notti d’estate. –
Il ragazzo annuì, alquanto preoccupato. Se si fossero messi a camminare non sarebbe riuscito a nascondere ancora per molto il suo problema. 
-    Quali sono i tributi rimasti? – chiese poi, cercando di pensare ad altro. 
-    Flynn e Eep del distretto 1, Astrid del 2, Guy del 3, i due tributi del 5 e Rapunzel del 9. –
-    Non sei riuscita a farti degli alleati oltre che ... beh, me che non sono un granché? –
-    La ragazza del 9 ... siamo state per un po’ di tempo insieme. Poi, una notte è scappata. Forse aveva paura che io la uccidessi durante il sonno. –
A Hiccup sembrava una cosa stupida: la Merida che conosceva non avrebbe mai ucciso un suo alleato. In quel momento si ricordò infatti di quella volta in cui l’aveva vista insieme ai suoi fratellini pestiferi passare vicino ad una pasticceria, negozio alquanto inusuale da trovare nel povero distretto 12. I tre avevano insistito per entrare ma lei, con voce ferma, glielo aveva proibito e gli aveva trascinati via. Subito dopo, passato il nervosismo, li aveva abbracciati e li aveva promesso che avrebbe convinto lei la mamma a cucinare per loro qualcosa di dolce e di meno costoso dei manicaretti della pasticceria. Fu quel giorno che comprese ancora di più che persona fantastica quella ragazza fosse, nonostante sembrasse dura e poco amichevole all’esterno.
-    Oltre ai favoriti, mi spaventa il ragazzo del distretto 5. – la voce di Merida lo risvegliò da ricordi – Credo si chiami... Jack. –
-    Non mi sembra così pericoloso. – ammise poi lui, portandosi una mano dietro alla nuca 
-    È molto furbo, è riuscito a prendersi gioco dei favoriti l’altro giorno. Astrid era infuriata. –
-    Che cosa ha fatto? –
-    È riuscito a buttare nel fiume tutte le loro provviste dandole in pasto agli ibridi. È stata una mossa geniale! – 
-    Ma un punto debole ce l’avrà anche lui. –
-    Si, sua sorella. La ragione per cui è qui. –
-    La sta proteggendo. – intuì il castano
-    Già. Farebbe di tutto per salvarla, anche morire al posto suo. –
Entrambi ammiravano il coraggio di quel ragazzo. Offrirsi volontari per salvare la propria sorella non era cosa da poco. Merida si chiese se avrebbe fatto lo stesso se uno dei suoi fratellini fosse stato in età da Mietitura. 
-    È pronto. – disse poi – Adesso dobbiamo sbrigarci, abbiamo già attirato troppo la loro attenzione. - 
La ragazza spense il fuoco così velocemente da far venire il mal di testa ad Hiccup. Prese tutte le loro cose e le loro provviste e cominciò a camminare.
-    Avanti, andiamo. – 
-    Certo. – rispose nervoso lui, tentando di alzarsi in piedi ma con scarsi risultati.
Il piede faceva malissimo, più di quanto ricordava. Sembrava stesse peggiorando, e Hiccup pensò che il coltello di Flynn Rider non era cosa da poco come aveva pensato. 
-    Va tutto bene? – chiese Merida rendendosi conto del problema solo adesso – Tutto apposto alla gamba? –
Hiccup cercò di girarci intorno, dicendo che se l’era solo slogata ma Merida non ci era cascata.
-    È stato un favorito, vero? –
-    Si. Non riesco a camminare. Ti ho detto che avermi come alleato è un pessimo affare. –
La rossa corrugò la fronte, non d’accordo sull’ultima frase che il ragazzo aveva pronunciato.
Era contenta di averlo lì con lei, di poter avere un amico con cui parlare, finalmente. Di non dover più contare solo su se stessa. Adesso aveva qualcosa per cui lottare, qualcosa da proteggere, o meglio, qualcuno. Voleva che fosse Hiccup a vincere quell’edizione, perché se lo meritava, perché doveva dimostrare a suo padre che si era sbagliato sul suo conto. Perché non voleva che niente e nessuno potesse spegnere quegli occhi vispi ed intelligenti. 
-    Lasciami qui. – sospirò il moro, guardandola – Ti rallento, farò uccidere entrambi. – 
-    Non posso lasciarti qui. –
-    Perché no? – 
-    Perché non posso lasciarti morire. –




N.A. ( Di fine capitolo xD ): Ancora a rompere sto? Lo so, sono una rompi bubblesma sono fatta così. ^^
Vi dico solo che ho postato questa cosuccia solo perché un signorino, il " DioMagoPrescelto99 "... -_- ... mi ha convinta a farlo. E anche lui sta per postare qualcosa di suo ... quindi ... che dire ... spero vi sia piaciuta e aspetto con ansia una recensione di qualche buon anima xD 

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Capitolo 2
*** Piccole vittorie scolastiche ***


Titolo: Piccole vittorie scolastiche
AU: School!AU
Personaggi: Jack Frost, Rapunzel, Merida, Hiccup
Parings: Nessuno
Rating: Verde
N.A.: E rieccomi qui, alla vigilia di Ferragosto, a postare un'altra one shot. ^^ Che dire, uno School!AU ci voleva, tanto per catapultare i nostri amati quattro in un luogo che noi tutti odiamo almeno un po': LA SCUOLA. E' stato abbastanza complicato da scrivere, non tanto per i protagonisti, ma più per le comparse che ho aggiunto xD Ho fatto una specie di Casting tra i personaggi Disney e Non ed è stato ... molto molto difficile. Ma, alla fine, dovrebbe essere venuto fuori un qualcosa di leggibile, spero xD Mi sono divertita molto ad immaginarmeli a scuola a combinare pasticci e spero di divertire anche voi ^.* E adesso basta annoiarvi come di mio solito. Buona lettura! =)


 

A Jack la scuola non piaceva e questo era risaputo. Ma, quella mattina, la loro insopportabile professoressa di storia non si era trattenuta dall’assegnare tante, troppe per i suoi gusti, pagine da studiare di storia sui popoli scandinavi, i vichinghi, o, come a lui piaceva chiamarli, brutti ceffi che indossavano strani copri capi.
Quella stessa mattina avevano deciso di alleggerire la pena incontrandosi per un sano pomeriggio di studio. Hiccup aveva pensato fin da subito che non sarebbero riusciti a produrre nulla di buono in quelle ore, specialmente se fossero andati a casa di Merida, caotica e rumorosa come la ragazza che ci viveva dentro ma, alla fine, aveva accettato. 
Così, si ritrovavano tutti e quattro lì, alle ore 16,37 in punto, davanti ai loro libri di storia poggiati accuratamente sulla scrivania della padrona di casa, aperti esattamente alla pagina 157. Titolo? Breve storia dei popoli Scandinavi, peccato che quel capitolo fosse lungo almeno venti pagine. 

-    Cominciamo? – spezzò il silenzio Hiccup 

La rossa annuì, pronta a cominciare. Era certa che la professoressa Tremaine* l’avrebbe interrogata la mattina seguente dato che l’aveva puntata da tempo. 
Infatti, durante le lezioni, la professoressa non faceva altro che fissarla con i suoi spaventosi occhi verdi, ammonirla quando lanciava qualche bigliettino a Rapunzel e, la cosa peggiore, interrogarla ogni volta che le andava di mettere un brutto voto. 
Come se tutto questo non bastasse, la ragazza non si poteva permettere un altro votaccio o sua madre l’avrebbe prima fucilata, poi impedito di continuare a far parte della squadra femminile di calcio della scuola. 

-    Capitolo 1. – esordì cercando di concentrarsi il più che poteva - Per "Germani settentrionali" indichiamo convenzionalmente le popolazioni che abitavano anticamente la penisola scandinava.

-    E fin qui ci siamo. – dichiarò Jack mentre portava le braccia dietro alla nuca e poggiava i piedi sulla scrivania già troppo disordinata della padrona di casa. 

-    Metti a posto i tuoi piedacci, Overland*! – lo ammonì poi lei, spingendolo e costringendolo a destarsi dalla posizione comoda che aveva appena assunto

-    Scusami, principessina! - 

Il lentigginoso sbuffò. Con Jack e Merida andava a finire sempre così. A Rapunzel però non sembrava importare molto, continuava a disegnare dei piccoli soli sul lato destro della pagina, completamente disinteressata alla storia dei vichinghi e ai bisticci dei suoi amici.

-    Tutto bene, Punzie? – chiese così Hiccup per far focalizzare l’attenzione di tutti sulla ragazza e cessare i litigi

-    Si, certo. Solo che ... dovremmo sbrigarci. Mamma mi rivuole a casa entro le 19,00. –

-    Così presto? - domandò Merida con voce triste - Pensavo l’avessi convinta a farti restare a dormire da me... – 

-    Mi dispiace, Mer, è già molto che io sia qui in questo momento. –

Hiccup aveva da sempre pensato di avere l’esclusiva sui genitori peggiori del mondo ma di certo la mamma ultraprotettiva di Rapunzel non era da mettere a paragone con suo padre. Stoik poteva sembrare duro e autoritario ma almeno lasciava al figlio la libertà di uscire e di incontrare i suoi amici quando voleva.

-    Tua madre esagera. – sbuffò poi Jack – Non capisco, ha paura che ti divoriamo viva e lasciamo le tue ossa sotto al letto di Merida? –

I quattro risero. Era disgustoso e allo stesso tempo comico immaginare una scena simile. 

-    Io credo che abbia paura che siano i miei fratelli a mangiarla. L’ultima volta, quando è venuta a prendere Punzie a casa mia, ha fatto una faccia disgustata dopo aver visto quei tre piccoli mostriciattoli divorare un intero vassoio di pasticcini nel giro di trenta secondi! – 

Altre risate riempirono la stanza della rossa fino a quando Hiccup, guardando l’orario, non si rese conto del tempo prezioso che stavano perdendo.

-    Dobbiamo lavorare. – 

Ci teneva a studiare per bene quel capitolo. Non per aggiungere un ennesimo buon voto alla sua collezione, più che altro perché gli interessava molto il periodo in cui erano vissuti i vichinghi, forse perché in parte discendeva da questi, come suo padre teneva a specificare durante ogni singola ora della giornata in cui si trovavano, per sbaglio, nella stessa stanza. 

-    Hic, davvero non ti rendi conto che dobbiamo fare qualcosa per far cambiare idea alla madre di Punzie? – dichiarò strepitando Jack mentre si alzava dalla sedia 

-    Già, al diavolo la storia! – acconsentì Merida con altrettanta enfasi

Hiccup li guardò, sbalordito e alquanto seccato dalla scena a cui stava assistendo. 

-    Perfetto, non siete mai d’accordo su qualcosa e proprio su questo dovevate esserlo...  – rispose poi sarcasticamente

-    Allora, ecco il mio piano. –

-    Jack ... non ce n’è bisogno ... – cercò di dire Rapunzel ma fu messa a tacere dal ragazzo 

-    Allora, se Merida comincia a prendere bei voti, io la smetto di cacciarmi nei guai con i miei scherzi ai professori e Hiccup ... beh, la smette di parlare con quel suo gatto ... tua madre cambierà idea e vorrà che tu stia sempre con noi! –

-    Ehi, anche Merida parla con il suo cane Angus! – affermò il moro alzandosi anche lui dalla sedia

-    Ma per me è diverso, sono una giocatrice di calcio, nessuno mi trova strana, Hic. – 

Poi, anche la biondina si alzò in piedi, più autoritaria che mai, ed esclamò a gran voce:

-    BASTA! –

Gli altri tre abbassarono il capo rendendosi conto del loro errore. Avrebbero dovuto studiare e invece continuavano a litigare per ragioni assurde. 

-    Voi non dovete cambiare, siete perfetti così per me! E dovremmo studiare! –

-    Già, o tu cara Merida, prenderai un altro brutto voto domattina. – concluse la frase Hiccup accompagnando la rossa alla scrivania

Finito di formulare piani rivoluzionari, Jack si riposizionò sulla sua sedia, alquanto scomoda stavolta. 

-    L’hai cambiata! – urlò contro la rossa che aveva appena ricominciato a leggere il paragrafo di storia

-    Andiamo, Jack ... – sbuffò nuovamente il moro 

-    Si, l’ho cambiata, così che tu non possa stravaccarti! Sei qui per studiare! – 

-    Appunto, e non lo stiamo facendo ... –

-    Sta zitto, Hic! – gli urlarono poi contro in coro, arrabbiati

Rapunzel non riuscì a trattenere le risate. Vedere Jack e Merida punzecchiarsi mentre Hiccup cercava di fermarli era una scena così comica che si meritava un posto nella sua raccolta di disegni. 
Mentre la biondina si destreggiava tra matite e gomme per cancellare, i bisticci tra Merida e Jack stavano facendo scoppiare la testa al povero Hiccup. Ormai andavano avanti da circa un’ora, solo l’arrivo dei pasticcini preparati dalla signora Dun Broch li aveva fatti smettere per qualche minuto. 

-    Basta, vi prego! – esclamò mentre lasciava cadere il capo sul libro di storia, sfinito – Punzie, perché non li dici anche tu di smetterla?! –

Quest’ultima però continuava a disegnare, così assorta nel suo lavoro da non sentire le parole del migliore amico.

-    Punzie? – insistette

-    Eh? Ah si. – alzò lo sguardo questa, tornando alla realtà - Beh, non dico nulla perché... mi hanno ispirata! –

-    Certo, questo è un complotto per farmi diventare matto... –

Rapunzel sorrise. Le dispiaceva per Hiccup ma nella storia era stato da sempre molto portato, come lo era in tutte le materie, e se la sarebbe cavata benissimo lo stesso il giorno dopo. Per Merida e Jack non si poteva dire lo stesso, ma aveva già un’idea per sistemare le cose.

***

-    Allora, signorina Dun Broch, vuole proferire si o no? – la voce grave della professoressa Tremaine riecheggiava nella piccola classe, facendo sentire Merida ancora più triste e sola.

Era tutta colpa di Jack se si ritrovava impreparata. Rispetto alle altre volte, però, c’era una sola differenza: non aveva scampo. Un altro brutto voto sarebbe risultato fatale. 
Il capitano della squadra di calcio, Eep Croods, le stava puntando i suoi occhi verdi addosso, piuttosto irritata. Qualche giorno prima, dopo gli allenamenti, le aveva detto che aveva talento e che, se avesse avuto voti sufficienti in tutte le materie, avrebbe ottenuto un posto fisso in squadra. Per partecipare alle attività sportive infatti bisognava avere una media quantomeno mediocre, cosa che a Merida mancava sicuramente. 

-    Si, ecco ... Questi popoli vivevano ... ohm ... –

-    Ha studiato si o no? – 

Ed eccoli lì, quegli occhioni verdi terrificanti analizzarla da dentro a fuori. Merida si sentiva una specie di cavia ogni volta che succedeva, sembrava come se riuscisse a scoprire ogni più piccolo segreto nascosto nell’animo dei suoi alunni, anche quello più complicato da scovare, solo guardandoli. 

-    Io... ecco ... –

-    La signorina Dun Broch è giustificata! – la voce di Rapunzel suonò come un’ancora di salvezza alle orecchie della terrorizzata Merida

-    Davvero lo sono? – 

-    Certo! – confermò la ragazza mentre si alzava dal suo posto e si avvicinava alla cattedra dell’insegnante con un disegno in mano – Questa è la sua giustifica! – 

Poggiò il foglio sulla cattedra mentre il resto della classe la osservava attonita. Merida dubitava che quel foglietto potesse aiutarla, ma lasciò che l’amica provasse a salvare la situazione, infondo, non aveva altra scelta.

-    Cosa significa questo, signorina Corona? – domandò irritata la signora Tremaine mentre indicava il disegno della biondina

-    Ieri, io, il signor Haddock ed il signor Overland siamo stati invitati a studiare a casa della signorina Dun Broch e non è andato tutto per il meglio, come vede. – rispose cordialmente mentre alludeva al foglio di carta posato sulla cattedra

La professoressa Tremaine storse gli occhi. Merida aveva paura che potesse mettere a Rapunzel la sua prima nota di demerito e non poteva permetterlo.

-    Punz... la signorina Corona stava solo cercando di dirle che ... – provò a dire ma non le passava nulla di sensato per la testa.

Che un orso di passaggio aveva rubato i loro libri per acculturarsi? Che ... il suo cane Angus li aveva mangiati? O, cosa più credibile, che i suoi tre fratelli li avevano mangiati!
Cercò gli sguardi degli altri due amici, desiderosa di un aiuto che non tardò ad arrivare.

-    Che... che ... non abbiamo potuto studiare tutti e quattro. – continuò la frase Jack alzandosi in piedi

-    E quindi cosa volete dalla mia povera anima?! – continuò a chiedere più indignata che mai l’insegnante mentre preparava la penna a scrivere una nota di demerito sul registro 

-    Vogliamo che ... se proprio deve mettere un brutto voto a Merida, cioè volevo dire alla signorina Dun Broch, allora deve metterlo anche a noi! – concluse soddisfatto Hiccup mentre tutta la classe lo osservava sbigottita, compresi i suoi amici.

La rossa non riusciva a credere ai suoi occhi. Davvero voleva rinunciare alla sua fantastica media per aiutare lei che era una scansafatiche?
Rapunzel intanto sorrise, annuendo soddisfatta, mentre Merida pensava a quanto fossero fantastici i suoi amici. Stavano rischiando il tutto per tutto pur di salvarla.  

-    Basta, sono stanca di voi insopportabili ragazzini! – si sfogò l’insegnante mentre faceva volare la sua amata penna a sfera in preda alla frustrazione.

Hiccup si aspettava una giornata in detenzione o, peggio, qualche giorno di sospensione per tutti e quattro. La professoressa Tremaine invece si alzò dalla sedia e trasse un respiro profondo. Un Gambedipesce terrorizzato le porse la penna che poco prima le era sfuggita di mano, tremando. La Tremaine la prese e la poggiò sulla cattedra. Questo gesto fece rassicurare Merida: niente note di demerito.

-    Non metterò nessuno voto negativo, né alla signorina Dun Broch e né a voi altri. – disse con voce seria 

In un primo momento i quattro non erano riusciti a comprendere a pieno le parole della professoressa che aveva usato un tono così serio da sembrare che avesse appena impartito una punizione terribile che le loro giovani anime avrebbero dovuto scontare. Solo in seguito compresero il senso della frase meravigliosa che l’insegnate aveva pronunciato e, di rimando, esclamarono in coro un vittorioso Si. Si guadagnarono un applauso sentito da parte di tutta la classe che però venne subito arrestato dalla mano eloquente della professoressa. Nonostante la piccola vittoria, continuavano ad essere terrorizzati da quell’essere inquietante.

-    MA – si fermò per far risaltare quella parola tanto temuta da ogni alunno che si rispetti – oggi pomeriggio aiuterete i custodi a pulire TUTTE le classi della scuola, dalla prima fino all’ultima! – 

Era una punizione crudele, eppure ai quattro ragazzi sembrava meno peggio di un ennesimo brutto voto di Merida. 
Quando la Tremaine uscì dall’aula quello stesso giorno, il resto degli alunni della classe si strinse attorno a Jack, Merida, Hiccup e Rapunzel, acclamandoli per il loro coraggio. Erano riusciti a fregare, in un certo senso, la professoressa più temuta dell’istituto e Merida si era sentita così fiera dell’avere degli amici speciali come i suoi.

 


*Tremaine: Ebbene si, la matrigna di Cenerentola la vedevo troppo bene come professoressa inquietante di storia. Sarà che cercavo un personaggio che mettesse ansia ... e a me quella donna l'ha sempre messa fin da quando portavo i pannolini! ^^" xD
*Overland: Visto che ci troviamo di fronte ad una specie di Modern!AU, Jack è umano, non un guardiano, per ciò ... ecco la spiegazione xD

 

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Capitolo 3
*** You're a Sky Full of Stars ***


Titolo: You’re a Sky Full of Stars
AU: Nessuno
Personaggi: Jack Frost, Rapunzel
Parings: Jackunzel
Rating: Verde
N.A.: Eccomi qua, reduce da quel BELLISIMO, MAGNIFICO, SUBLIME film di nome Dragon Trainer 2, a postare l'ennesima one shot. Dovevo postarla stasera per un motivo. xD Chi mi conosce, sa quanto ci tenevo a vedere quel film ( come ci tenete tutti voi fan, credo xD Ma io ci tenevo di più!! ) e per me è stato come realizzare il sogno che mi perseguitava da... Giugno? Forse Maggio, non ricordo di preciso xD Ma ne è valsa la pena aspettare, sono ancora emozionata nonostante sia tornata a casa due ore fa xD  Quando si parla di sogni, tutti noi pensiamo a quella pucciosa di Punzie, che, povera, ha dovuto vivere ben 18 anni della sua vita rinchiusa in una torre insieme ad una pazza che sfruttava il potere dei suoi miracolosi capelli magici. Beh, adoro la Jackunzel e, secondo me, il nostro Spirito della Neve le è stato vicino in quei diciotto anni, e... ho scritto questa cosuccia ( sulla quale sono terrorizzata sempre per la storia del mio peggior incubo: OOC. >.< ) quindi sarò felice se recensirete per sapere se... beh, ho fatto un buon lavoro e avete trovato i personaggi IC come io voglio che siano xD Anche se non recensirete, don't worry, mi accontento delle visite che trovo che sono tantissime, quindi ringrazio chiunque legga *^* Un'altra cosa prima di scappare, questa one shot è venuta fuori grazie ad una canzone bellissima ( come tutte le loro canzoni ) dei Coldplay, A Sky Full of Stars. E adesso, stop, Buona lettura =)



Il sole era tramontato da un pezzo e, come ogni sera, Rapunzel si ritrovava lì, davanti alla finestra della sua camera, ad osservare il cielo. Quella sera risplendeva più del solito, adornato da centinaia di stelle. 
Al centro della volta celeste, la Luna brillava in tutta la sua maestosità. La ragazza non l’aveva mai vista così grande e bella in quei diciotto anni di vita trascorsi ad osservarla ogni sera prima di andare a dormire. Voleva raggiungerla, voleva analizzarla più da vicino per apprezzare meglio quel magico candore che le trasmetteva ogni notte ma sapeva che sua madre non le avrebbe mai permesso di uscire, anche solo per pochi minuti. Chiedere era inutile, la risposta era da sempre la stessa: negativa. Ma un giorno ce l’avrebbe fatta, lo sapeva. Avrebbe raggiunto la Luna. 
-    Rapunzel, va a dormire! – una voce femminile proveniente dalle scale della torre la riportò alla realtà
-    Certo, madre. – rispose lei cordialmente, seppur triste che quell’attimo di osservazione dovesse cessare così presto.
Socchiuse la finestra tristemente per poi sussurrare a quell’inaccessibile corpo celeste: 
-    Ti raggiungerò prima o poi, promesso. – 
Si diresse verso il suo letto, sospirando, convinta che un cielo così bello non si sarebbe mai più presentato nei pressi della torre in cui viveva. 


Era tardi, lo sapeva, ma non poteva non andare a trovarla. 
Era stata una giornata piena per lo Spirito della Neve. Aveva fatto chiudere sei scuole ed una ventina di negozi in una cittadina nel Nord America a causa della tormenta che aveva provocato. I bambini si erano rivelati contenti, i negozianti un po’ meno, ma era stato divertente vederli imprecare contro il mal tempo, dopotutto.
Aveva cercato di fare il possibile per arrivare alla torre della ragazza prima del tramontare del sole, ma non c’era riuscito. Adesso però era lì e non poteva non lasciarle un saluto, quanto meno. Si sentiva così in colpa per averla lasciata da sola per tutto il giorno! E, se proprio non aveva passato quella giornata completamente sola, quella strega di sua madre non era di certo una compagnia migliore. 
Arrivato davanti alla finestrella della camera della ragazza, la trovò socchiusa e questo lo fece preoccupare. Dormiva di sicuro. 
L’albino esitò per un attimo. Se davvero stava riposando, non poteva entrare nella sua stanza come un pazzo maniaco e spaventarla a morte ma, allo stesso tempo, se non l’avesse almeno salutata, se ne sarebbe pentito per il resto dei suoi giorni. Alla fine, studiò il suo piano d’azione. Sarebbe entrato in camera e le avrebbe lasciato un biglietto, il tutto senza disturbare il suo sonno beato. Si, era perfetto. 
Aprì lentamente la finestra, quel tanto che bastava a fare entrare nella stanza il suo corpo esile. Una volta entrato, cominciò a cercare qualche pezzo di carta. A Rapunzel piaceva disegnare e Jack era convinto che nella sua stanza ci fossero posizionate ovunque matite e fogli per farlo. Peccato che, nel buio più totale, era alquanto difficile riuscire ad individuarli. Così, optò per qualcosa di più “ semplice “, qualcosa che lo rispecchiasse di più. Ghiacciò il vetro della finestra da cui era entrato e cominciò ad incidere col dito un messaggio. Mi dispiace se non sono venuto prima, volevo solo farti sapere che beh, sono venuto, anche se non te ne sei accorta. Scusa ancora, Jack. 
Non credeva che il messaggio sarebbe resistito a lungo, specialmente con il clima primaverile che persisteva all’esterno della torre, ma provare non costava nulla. 
Stava per andare via quando un movimento di Rapunzel lo fece destare. Si era spostata di qualche millimetro per stare più comoda nel grande letto di cui disponeva. A Jack era scappato un sorriso mentre la osservava. Era così bella quando dormiva. Non che non lo fosse anche da sveglia, ma quando sognava aveva un’espressione così rilassata e felice che faceva tenerezza. 
Basta, Jack, devi andartene rimproverò se stesso mentalmente E se si svegliasse e tu la spaventassi? È sbagliato.
Stava uscendo dalla finestra quando una voce inaspettata lo fermò.
-    Non andare via, ti prego. –


Si era sentita osservata e, per un momento, aveva pensato che sua madre fosse entrata in camera per farle una visita notturna. A volte lo faceva, ma solo quando ne aveva bisogno. Come quella volta in cui, nel bel mezzo della notte, avevano cantato la canzone del fiore insieme e la donna aveva giustificato l’intrusione notturna con testuali parole: Abbiamo dimenticato di farlo dopo cena, dobbiamo farlo adesso. 
Ma, quegli sguardi, erano molto più dolci di quelli che Madre Gothel le riservava. Così, aveva aperto gli occhi e, vederlo lì, con lei, era stato come vedere la luce infondo ad il tunnel buio della sua solitudine.  
-    Pensavo dormissi. – rispose il ragazzo, sorridendo 
Lei fece cenno di no, ricambiando il sorriso. Poi, fece un gesto del tutto impulsivo. Si alzò dal letto e gli corse incontro per poi stringerlo a se in un abbraccio che, dopo un po’ di sgomento, il ragazzo ricambiò. 
-    Sono felice che tu sia qui, pensavo non saresti più venuto dopo quello che è successo l’altro giorno. – 
Già, quel maledetto giorno in cui aveva parlato di Jack a sua madre e questa le aveva risposto con un tono più indignato del solito, dicendole di smetterla di credere ai racconti che leggeva nei suoi libri preferiti. Il ragazzo aveva assistito alla scena ed era scappato sotto gli occhi dispiaciuti di Rapunzel. Poi lei aveva pianto, per tutto il giorno. Jack era reale, lo sapeva, eppure sua madre aveva affermato il contrario. Adesso che lo abbracciava, però, tutti i suoi dubbi erano spariti. Era lì e la stringeva. Non era un sogno, era realtà. 
-    Non mi interessa cosa pensa tua madre. Io sono qui e ci sarò sempre, anche se un giorno tu non dovessi più credere in me. – continuò l’albino con la voce un po’ tremante mentre scandiva la parte finale della frase.
Aveva paura di perderla. Un giorno, l’animo infantile di Rapunzel l’avrebbe abbandonata e lui sarebbe diventato un dolce ricordo di un’infanzia durata troppo a lungo. Avrebbe dovuto lasciarla andare, anche se non voleva. 
-    Non succederà. – rispose lei, fermamente, mentre si staccava impacciata dal corpo del ragazzo.
Rimasero in silenzio per un po’, imbarazzati. Poi, Jack tentò di spezzare il nervosismo cambiando argomento.
-    È una bellissima serata. – cominciò mentre si sporgeva dalla finestra
-    Già ... vorrei tanto poter uscire da qui ... osservare la Luna più da vicino ... ma non posso. –
-    Perché no? –
-    Mamma non vuole che esca, lo sai. –
Jack storse il naso per poi sorridere maliziosamente. 
-    Chi ha detto che mamma lo deve sapere? – chiese, utilizzando un tono scaltro, mentre era già uscito dalla finestra e svolazzava all’esterno.
Rapunzel esitò. Non poteva trasgredire, per quanto la proposta la allettasse.   
-    Io ... –
-    È solo per una sera. Non ti porto lontano, promesso. E poi, pensandoci bene, non scendiamo neanche da questa torre! –
-    Che intendi dire? – chiese di rimando lei, confusa
-    Vieni con me e vedrai. – concluse il guardiano mentre le porgeva la candida mano
Rapunzel era stanca di continuare a vivere ogni suo giorno in modo uguale. La sua vita era stata la stessa per quasi diciotto anni, non poteva continuare ad essere così per altri diciotto. E, da quando Jack era entrato nella sua vita, sentiva che finalmente qualcosa sarebbe cambiato. Ma, la domanda giusta da porsi in quel momento era solo una: Sei pronta per qualcosa di diverso?*   
Afferrò la mano di Jack, rispondendo alla domanda che si era posta. Lo era, finalmente. Era pronta per qualcosa di diverso. 
-    Non sarà un viaggio lungo, credimi. – dichiarò poi lo Spirito della Neve mentre la ragazza gli cingeva il collo, aggrappandosi saldamente a lui
Rapunzel annuì e cercò di non guardare in basso. La finestra della sua camera si trovava ad un’altezza spaventosa, più spaventosa di quanto immaginasse. Cercò di concentrarsi sugli occhi color ghiaccio di Jack e questo la aiutò molto. Non erano di un azzurro classificabile, nonostante lei conoscesse tutti i colori esistenti sul pianeta, sebbene non li avesse visti tutti dal vivo, grazie ai suoi libri. Erano particolari e, osservandoli attentamente, si riusciva anche ad individuare all’interno di essi la forma di un fiocco di neve. 
Troppo concentrata ad osservare le iridi dell’albino, non si era resa conto di essere giunta alla destinazione che il ragazzo aveva prefissato.  Il viaggio era durato pochi attimi, giusto il tempo di arrivare al tetto della torre.
Quel tetto era instabile, ricurvo e inadatto ad osservare le stelle. Sarebbe potuta cadere da un momento all’altro, era pericoloso. Ma, con Jack al suo fianco, si sentiva protetta e, allo stesso tempo, più libera che mai. 
-    Eccoci qui! – esclamò soddisfatto il ragazzo, sorridendo – Finalmente sei uscita! –
-    Non posso ancora crederci ... sono fuori da quelle quattro mura. – sussurrò incredula mentre i suoi occhi si perdevano ad osservare ogni piccola sfumatura che il cielo aveva assunto quella notte
-    Con Jack Frost tutto è possibile. – si vantò scherzando il ragazzo 
-    Hai mai toccato la Luna? – chiese ingenuamente poi lei continuando a fissare la volta celeste, estasiata
Lo Spirito della Neve sorrise. Era una domanda assurda ma, detta da una ragazza che aveva vissuto per anni in una torre, del tutto plausibile. 
-    No, è più lontana di quanto sembri. E poi ... non ci ho mai provato. Ho dei problemi con la Luna, sai com’è ... è un tale pallone gonfiato. – 
A Rapunzel scappò una risata. 
-    E che mi dici delle stelle? –
-    Stessa cosa. Se la tirano parecchio come la loro amica. –
Jack trasformava ogni suo disagio in qualcosa di divertente, Rapunzel però sapeva a cosa si riferiva. Nessuno oltre a lei poteva vederlo, nonostante tutte le cose belle che faceva ogni giorno per il divertimento dei bambini. E, nonostante lui si ostinasse a chiedere spiegazioni all’uomo della Luna, questo non rispondeva mai.
-    Un giorno ti risponderà, ne sono sicura. –
-    Un giorno, certo. Sono stanco di aspettare. Trecento anni e mai una risposta, capisci? –
La ragazza annuì, dispiaciuta.
-    Ehi, non devi essere dispiaciuta per me. Io sto benissimo anche senza le risposte di quella palla di luce, credimi. – 


Passarono molte ore in silenzio, a guardare le stelle. Rapunzel si era sentita più vicina a quel mondo che tanto l’affascinava grazie alla splendida serata che Jack le aveva regalato. 
-    Vorrei che tutto questo non finisse ... non credo che mi possa ricapitare di vivere un’altra notte come questa. È la prima volta che vedo un cielo così limpido e stellato. – disse, felice di aver vissuto quella notte al meglio ma allo stesso tempo triste che questa si fosse già conclusa 
-    No, non è impossibile che ricapiti. Costringerò il pallone gonfiato a farsi vedere più spesso da queste parti, sia l’ultima cosa che faccio! – rispose con il suo solito tono il ragazzo, mentre la osservava, perso nei suoi pensieri.
Ne aveva visti di cieli stellati nei suoi trecento anni di vita, così tanti da averne quasi la nausea. Ma, da quando l’aveva conosciuta, si sentiva diverso, non solo perché per la prima volta qualcuno credeva in lui. Provava delle sensazioni mai provate prima quando era affianco a lei, proprio le stesse sensazioni che la ragazza provava davanti a quel cielo stellato. 
Per lui era lei il vero evento da ricordare. Lei era il suo cielo pieno di stelle. 



 

*Sei pronta per qualcosa di diverso?: Chiara citazione al testo della canzone Something Different, scritto da una compaesana di Fandom ( perché siamo tutti una famiglia xD ) Lily Sevin, che sicuramente conoscerete. Adoro quella canzone e mi sembrava perfetta in questo contento. ^.*
 

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Capitolo 4
*** Capelli Solari e Frecce Stregate ***


Titolo: Capelli solari e Frecce stregate
AU: CampHalfBlood!AU
Personaggi: Jack Frost, Hiccup, Merida, Rapunzel, Vari ed Eventuali
Parings: Nessuno
Rating: Verde
N.A.: Ed eccomi qui, a postare un'altra piccola One Shot da aggiungere alla raccolta! =3 Non vedevo l'ora di postare un bel CampHalfBlood!AU da brava Semidea la quale sono. xD Per chi non avesse letto la magnifica saga del nostro zio Rick, ovvero Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo ( e la sua magnifica saga di continua, che sto amando più della prima *-*, Eroi dell'Olimpo ) ecco una piccola spiegazione! ^^ =3 
- Cosa sono i semidei ( o mezzosangue )? Come dice la parola stessa, sono per metà figli di comuni mortali e per metà figli di una divinità ( nel caso di questa One Shot, una greca xD ^.* )
- Cos'è il Campo Mezzosangue? Il Campo Mezzosangue è una specie di campo estivo ( anche se chiamarlo così è riduttivo! >.< ), l'unico posto in cui i semidei sono al sicuro. 
- Al sicuro da cosa? Beh, se esistono le divinità dell'Olimpo, esistono anche le creature mitologiche di cui si parla nei poemi greci, no? Minotauri, manticore, ciclopi e chi ne ha più ne metta, che sono... assatanati di carne semidivina ( ? ). Ecco da cosa vengono protetti. 

Spero di essere stata abbastanza esaustiva ( ne dubito ), anche perché a spiegarvi il resto ci penserà il nostro Jack nella One Shot xD
Buona Lettura e ci vediamo nelle Note di fine Capitolo! ^.* 



Il profumo delle fragole inebriava il suo naso lentigginoso, distraendolo completamente da ciò che Filottete gli stava spiegando in quel preciso instante. 
-    Mi stai a sentire, ragazzo?! – chiese irritato l’uomo capra, richiamandolo all’attenzione
Come poteva riuscire a prestare ascolto alle parole del satiro con tutto quello di bello e di affascinante che accadeva attorno a lui? Alla sua sinistra c’era un uomo per metà cavallo che insegnava a tirare con l’arco in un prato lì vicino, di fronte a lui dei ragazzi della sua età erano intenti a scalare una parete per l’arrampicata alquanto inusuale, provvista di una cascata di lava incandescente, mentre alla sua destra vi erano un mucchio di satiri assorti nel suonare una musica così melodiosa da stimolare le piante vicine a germogliare. Quelli sembrano pacifici a differenza del satiro che era toccato a lui come guida. 
-    Quindi... io sono un semidio, giusto? –
-    Così sembra. – sbuffò di rimando il satiro
-    E tu quindi sei ... un satiro. –  
Filottete storse gli occhi, esausto. Hiccup pensò che per lo scorbutico satiro doveva essere difficile introdurre il Campo ad ogni nuovo arrivato. Non voleva complicargli ulteriormente la vita, ma aveva bisogno di fare un punto della situazione, di sentirsi ripetere le cose due volte per comprendere al meglio quella che da oggi in poi sarebbe stata la sua realtà. 
-    Perspicace ... – rispose sarcastico - Filottete, ma preferisco Fil. E non sono un semplice satiro, bensì IL satiro! Direttore delle attività del campo, mio caro. – continuò mentre gonfiava il petto d’orgoglio
-    Ehi Fil, smettila di annoiare il nuovo arrivato! – una voce maschile interruppe prepotentemente il discorso dell’uomo capra.
Hiccup si guardò intorno, confuso e spaventato, fino a quando non capì da dove proveniva quella voce. Un ragazzo dai capelli chiarissimi, tendenti al bianco, e dagli occhi più furbi di quelli di una volpe si era piazzato davanti al satiro, visibilmente arrabbiato per la sua intrusione.
-    Frost, visto che ti piace tanto scherzare, fa fare tu un giro del campo al nuovo arrivato! – ribatté Fil, in un certo senso sollevato dall’aver trovato qualcuno a cui scaricare quello stancante incarico
-    No, no, no, sai che ho da fare! – cercò di salvarsi il ragazzo – E non sono la persona adatta! - 
-    Mi spiace, avresti dovuto pensarci due volte prima di provocare il sottoscritto! – concluse soddisfatto Filottete mentre si dirigeva verso la Casa Grande, bloccando tutte le possibili giustificazioni che il ragazzo avrebbe potuto usare. 
-    Oh beh, devo farlo per forza... – l’albino si portò le mani alla fronte – Piacere, sono Jack, figlio di Ermes. – cominciò poi porgendo la mano al nuovo arrivato
-    Io sono Hiccup ... figlio di chi ancora non so. – rispose lui, alquanto dispiaciuto di non sapere ancora chi fosse il suo famigerato genitore divino
-    Aspettare il riconoscimento è una vera rogna ... ma può essere anche divertente, dipende dai punti di vista. Sai, mio padre, oltre ad essere il messaggero degli dei, è anche il protettore dei viandanti ... perciò la mia casa accetta tutti i ragazzi senza riconoscimento. – 
Hiccup fu sollevato dall’udire quelle parole. Questo significava che non sarebbe rimasto da solo a dormire in mezzo ai prati del Campo aspettando che qualcuno lo riconoscesse.  Avrebbe avuto un luogo in cui stare, grazie agli dei. 
-    Adesso, andiamo alla casa numero undici, così che tu possa sistemare un po’ le tue cose. – continuò notando lo zaino che il lentigginoso portava con se.
Camminarono per un po’ fino ad arrivare nel bosco vicino al lago, là dove erano disposte le dodici case di cui sia Jack che Filottete avevano parlato. Hiccup notò che alcune di queste erano vuote mentre altre erano affollatissime. ' Al Campo ci devono essere dei seri problemi di organizzazione ', pensò sarcastico.
-    Ogni casa corrisponde ad una delle principali divinità dell’Olimpo, se è questo che ti stai chiedendo. – spiegò Jack, capendo perfettamente come si potesse sentire confuso un nuovo arrivato – Noi semidei veniamo assegnati ad una di queste case in base al nostro genitore divino. - 
Hiccup annuì e, senza che se fosse accorto, erano già giunti di fronte alla casa di Ermes, colma di ragazzi di tutte le età e stature. 
-    E a me è capitata una grossa rogna, come ben vedi. Mio padre doveva essere proprio Ermes ... – 
-    Tutti i semidei interminati come me finiscono qui? – intuì il moro 
-    Esatto. Alcuni ci rimango per poco, altri ... per molto, molto tempo. E poi ci siamo noi, i veri figli di Ermes, costretti a condividere. – 
In quell’istante, Hiccup sperò vivamente di non essere un figlio del messaggero degli dei. Ermes non era male, assolutamente, ma ritrovarsi in una casa stracolma di gente non era il massimo a cui aspirava. Mai un momento per se stessi, sempre perennemente in compagnia di centinaia di ragazzi.  
-    Tranquillo, ci rimarrai per poco!  Almeno lo spero per te. – l’albino pronunciò l’ultima parte a bassa voce, come se fosse una preghiera.
Dopo quell’esclamazione di Jack, Hiccup deglutì a vuoto, preoccupato, per poi seguire il figlio di Ermes  nell’accampamento numero undici. 
Una marea di semidei tentava di crearsi un proprio spazio nell’accampamento, spingendosi e reclamando il proprio territorio, mentre Jack, noncurante, cercava di farsi spazio tra la folla, trascinando Hiccup con se. Era uno spazio decisamente troppo piccolo per ospitare tutta quella gente. 
Poi, i due giunsero davanti ad un’amaca disposta in un angolo. Era piuttosto precaria, per niente accomodante, ma era sempre meglio di niente.
-    È un po’ malandata, ma dovrebbe andare bene. È il massimo che abbiamo qui alla casa undici ... –
-    Non importa, davvero, va bene così. – accennò un sorriso Hiccup, sentendosi già come se fosse a casa propria.
Per la prima volta non si sentiva a disagio in mezzo a quella gente. Erano tutti molto accoglienti e nessuno lo prendeva in giro con nomignoli come “ lo strano “ o “ l’asociale “. Di tutti i campi, scuole pubbliche ed istituti privati che aveva visitato, quello era di sicuro il migliore. 
Mentre il nuovo arrivato si stava avvicinando all’amaca che da quel giorno fino al suo riconoscimento gli avrebbe fatto da letto,  avvertì un forte crampo provenire dalla sua gamba sinistra. Soffocò un gemito, sperando che Jack non lo notasse, ma il figlio di Ermes era più attento di quanto pensasse.
-    Tutto ok? – chiese quest’ultimo mentre guardava pensieroso la gamba del ragazzo
-    Oh si, tutto apposto. –
La sua corsa contro il tempo per giungere al Campo Mezzosangue doveva avergli provocato qualche problema muscolare alla gamba. Non era un ragazzo allenato e aveva corso fin troppo quella mattina per scampare dalla furia di un mostro mitologico. 
-    Non si direbbe. Sistema la tua roba in modo che i miei fratelli non te la rubino e andiamo alla casa sette. –

**

Hiccup non sapeva se preoccuparsi o meno. Le visite mediche non gli erano mai andate a genio e in quel momento si sentiva ancora più a disagio dato che sapeva con certezza che la sua gamba non aveva nulla di grave.
-    Davvero Jack, non ce n’è bisogno! –
-    Perché soffrire quando possiamo rimediare al dolore con dei capelli magici, scusa! – 
-    Capelli magici? –
L’albino non rispose, come se non volesse rovinargli la sorpresa. 
La casa sette di cui il ragazzo parlava non era molto lontana dalla undici perciò ci arrivarono nel giro di qualche minuto. 
Era molto diversa dall’edificio in cui era stato prima. Era molto luminosa, così tanto che sembrava fatta d’oro. C’erano tanti ragazzi, ma non troppi, e nell’aria si respirava un’atmosfera di pace. Una ragazza suonava la lira, e, quello strumento, fece intuire ad Hiccup la divinità a cui quella casa era dedicata. 
-    Apollo? –
-    Esatto! Sai, sei una buona recluta dopo tutto! – rispose sorridendo Jack mentre si faceva strada tra i figli del dio delle arti – Non capisco il motivo per cui quel satiro di Fil ti ha scaricato a me. –
Quello che a Hiccup sfuggiva invece era la ragione della loro visita alla casa di Apollo. I suoi dubbi però stavano per lasciare posto allo stupore. Una ragazza dai lunghi capelli biondi spuntò davanti a loro, facendolo sobbalzare dallo spavento. Jack al contrario era rimasto impassibile e la sua bocca aveva assunto un sorriso diverso da quelli che riservava agli altri ragazzi del Campo. 
-    Ciao Jack! Hai portato un nuovo arrivato!  – esclamò contenta la biondina mentre porgeva la mano ad Hiccup – Io mi chiamo Rapunzel e avrai intuito che mio padre è Apollo. –
Il ragazzo annuì, leggermente sconcertato dalla lunga cascata di capelli biondi che partivano dalla testa della ragazza e finivano in un punto impreciso della stanza non a portata della vista di Hiccup. 
-    Hiccup, indeterminato. – si limitò a rispondere, cercando di non fissare troppo i capelli  di Rapunzel
-    L’ho portato qui per la sua gamba. Sai com’è, arrivare al Campo Mezzosangue non è un gioco da ragazzi ed è già tanto che sia arrivato intero. – 
-    Risolvo tutto io! Hiccup, siediti qui. – continuò la figlia di Apollo indicando un cuscino sul pavimento.
Hiccup si sedette sul cuscino lilla e si preparò a ... qualunque cosa la biondina stesse per fare.
Quest’ultima agguantò i suoi chilometrici capelli e li avvolse attorno alla gamba sinistra del ragazzo. Poi, sotto gli occhi stupiti dell’ultimo citato, cominciò a cantare una melodiosa canzone.
-    Fiore, dammi ascolto 
Se risplenderai 
Con i tuoi poteri 
Tu mi proteggerai 
Con la tua magia 
Tu mi aiuterai 
E non dirmi che 
Per me è tardi ormai 
E' tardi ormai –
I capelli le si illuminarono ad ogni strofa, trasmettendo ad Hiccup un calore piacevole, benefico, che avvolse tutta la gamba sinistra. Quando la ragazza smise di cantare, gli sorrise, soddisfatta.
-    Ora starai meglio! – esclamò contenta mentre liberava la gamba del ragazzo dai capelli
-    Come ... cosa ...? – cercò di chiedere ma era ancora troppo scioccato per riuscire a proferire qualcosa di veramente sensato
-    Punzie fa questo effetto a tutti, all’inizio. – rispose l’albino che aveva osservato la scena, per nulla spaventato dalla dote della ragazza.
Doveva esserci abituato perché quello che era successo non era nulla di scientificamente plausibile agli occhi di Hiccup.
-    È il dono di mio padre. Apollo, oltre che ad essere il dio delle arti, della poesia e del sole, lo è anche della medicina. –
Nonostante il tono risoluto usato da Rapunzel nel spiegargli l’avvenimento, Hiccup continuava a fissare incredulo la fonte di quel calore benefico. Era stato un attimo ed ogni male, sia fisico che mentale, era magicamente sparito. 
Se suo padre fosse stato Apollo, non si sarebbe lamentato. Gli piaceva quella casa, anche se con la musica e le poesie non se l’era mai cavata, e la stessa cosa valeva per la medicina. No, anche se lo voleva, sapeva di non  essere parte della progenie del dio del sole. 
-    Hai mostrato ad Hiccup il laghetto delle canoe? – ruppe il silenzio la biondina cercando di distogliere l’attenzione del nuovo arrivato dai suoi capelli magici – E alla stalla dei pegasi? Oh, avrai visto sicuramente l’arena, l’anfiteatro e il campo da pallavolo! –
-    In realtà ... siamo stati solo alla casa undici per ora. E ovviamente alla casa sette... – rispose l’albino mentre si rendeva conto di aver saltato tutti quei luoghi, parti importanti del Campo.
-    Non te la cavi molto bene come guida turistica, Jack. – continuò di rimando Rapunzel, ridendo – Allora rimediamo subito, no? –

**

Rapunzel era simpatica ed Hiccup pensò di non essere l’unico a pensarla così. Anche se lo nascondeva, si vedeva da lontano un miglio che Jack era cotto di lei. L’unica che sembrava non accorgersene però era appunto l’interessata che continuava ad illustrare ad Hiccup i luoghi del Campo che stavano visitando, associandoli ad aneddoti divertenti, come quella volta in cui alla mensa Jack aveva, “ accidentalmente “, rovesciato un po’ di acqua sul satiro Fil. 
-    È stato epico! – commentò l’autore dello scherzo – Ti sei perso una gran bella cosa! –
-    Tranquillo, avrà sicuramente modo di assistere ad altri tuoi scherzi! – 
-    Da quello che sono riuscito a capire... sei un maestro degli scherzi. – 
-    È mio dovere far divertire la massa. – rispose il ragazzo assumendo un’aria da gradasso - E, a proposito di far vedere al nuovo arrivato quello che so fare, sembra che si stia presentando proprio l’occasione giusta. –
Erano davanti al poligono di tiro con l’arco. Gli uomini per metà cavalli che Rapunzel aveva chiamato centauri si erano concessi una pausa. Mentre questi riposavano, una ragazza dalla folta chioma rossa si stava posizionando nella zona di tiro mentre un’altra ragazza la osservava, appuntando qualcosa su un taccuino.
-    No, non di nuovo, Jack ... sai come è fatta! – rimproverò l’albino Rapunzel mentre Hiccup era più confuso che mai
-    Che cosa...? –
-    Sta a vedere, amico. – 
La ragazza, con fare convinto, posizionò la freccia nell’arco e la scoccò dopo qualche minuto. Con suo estremo stupore, la freccia mancò il bersaglio. Hiccup la vide abbastanza tranquilla, perciò non capì il perché della preoccupazione di Rapunzel. 
-    Adesso esplode ... – sussurrò la biondina mentre si nascondeva dietro di lui, proteggendosi da un’eventuale reazione della rossa
-    La calma prima della tempesta. – commentò Jack mentre, a differenza di Rapunzel, si preparava a godersi lo spettacolo.
Poco dopo la videro trarre un respiro profondo. Poggiò l’arco a terra e, ad un tratto, cominciò a tirare calci alla faretra urlando arrabbiata:
-    FROST!!! –
Il citato rideva come un matto mentre Rapunzel si faceva sempre più piccola dietro le spalle di un Hiccup intento a coprirsi le orecchie per salvaguardare i timpani da eventuali danni permanenti.
Una furia rossa si avvicinava a loro, sbuffando come un toro imbizzarrito, mentre Jack si ricomponeva, cercando di risultare il più serio possibile. 
-    Sei stato tu! Quelle frecce puzzano di sortilegio! – esclamò la rossa dopo aver afferrato l’albino per la maglietta arancione del Campo 
-    Ti sbagli, noi figli di Ermes non sappiamo fare quelle cose. I figli di Apollo, loro sanno farle. – obiettò l’imputato mentre alzava le mani in segno di resa
-    Rapunzel, l’hai aiutato! – l’obbiettivo della rossa cambiò – Non ci posso credere! – 
La stretta con cui Rapunzel aveva avvinghiato Hiccup si faceva sempre più forte, tanto che il ragazzo sentì di dover intervenire.
-    Io non so come ti chiami, ma ... è solo uno scherzo, non è nulla di che. –
-    NULLA DI CHE?! – i suoi occhi acqua marina infuocati di rabbia si andarono a posare sul nuovo arrivato – E tu chi saresti?! Anzi, domanda migliore, chi ti credi di essere per difendere... Frost! – 
-    Mi chiamo Hiccup ... sono arrivato stamattina al Campo. – 
-    Questo spiega tutto. –
La ragazza sembrò calmarsi dopo quella frase e questo fece allentare anche la stretta della biondina sulle spalle di Hiccup. 
-    Mi chiamo Merida e mio padre è Ares, il dio della guerra. –
-    Anche questo spiega molte cose... – sussurrò tra se e se, sarcastico
-    Che cosa hai detto?! – chiese irritata mentre i suoi occhi si riaccendevano di odio
-    Nulla, nulla! – si salvò all’ultimo il ragazzo
-    E comunque, tu non conosci bene Frost, non puoi difenderlo. E soprattutto, non conosci me! Quella freccia sarebbe dovuta andare a segno, avevo fatto una scommessa con Belle! – lo sguardo si spostò verso l’albino – Come sempre, hai rovinato ogni mio piano. Adesso infilzerò tutte queste frecce stregate nel tuo pancreas! – 
-    Merida, calmati! – la fermò la biondina - Con Belle risolvo io, è una figlia di Atena, è intelligente, e poi conosce Jack, quindi accetterà di rifare la scommessa. Per quanto riguarda le frecce ... si, le ho stregate io ma Jack mi aveva detto che era per una buona causa! –
La rossa sbuffò mentre si sedeva sull’erba. Hiccup pensò che scene di questo genere dovevano accadere ogni giorno quando un figlio di Ermes burlone come Jack ed una figlia di Ares permalosa come Merida si scontravano ma, alla fine, ci avrebbe fatto l’abitudine. Non sapere chi fosse il suo genitore divino era stressante anche se, in un certo senso, l’attesa non sarebbe stata poi così terribile se l’avesse passata con quei tre ragazzi. Ed un’altra cosa Hiccup sapeva con certezza: lui di sicuro non era un figlio del dio della guerra. 


N.A. ( di Fine Capitolo xD ): Dovevo fare delle note finali stavolta perché, per non spoilerarvi la One Shot,  ho dovuto tacere ad inizio capitolo. xD Allora, Filottete non potevo non inserirlo in questo contesto, è un satiro! E poi lui ha sempre addestrato eroi perciò lo vedevo perfetto a sostituire Chirone in questa versione Disney/Non del Campo Mezzosangue.
Jack è un figlio di Ermes perché è un burlone e beh, non potevo inserirlo da Borea in quanto, chi ha letto la saga avrà capito, il tutto si ambienta prima della promessa che Percy fa fare agli Dei alla fine de Lo scontro finale
Rapunzel andava di diritto da inserire nella progenie di Apollo in quanto praticamente perfetta rappresentante del dio del Sole! ^^
Merida - la nostra " cara " e " dolce "  Merida - io l'ho sempre vista come un'agguerita figlia di Ares, che ci posso fare. xD 
Per quanto riguarda il nostro Hic, è rimasto tutto in sospeso ( perché su di lui sono stata indecisa tra due divinità ^^" ), ma ho fatto intendere che sta cercando suo padre quindi molti di voi avranno intuito! ^.*
Poi la comparsa che ho fatto fare a Belle come figlia di Atena... su di lei non ho avuto dubbi
Insomma, ci tengo tanto a questa One Shot perché vi intruduce alla long che sto preparando. La sto scrivendo da qualche settimana, sono arrivata al Capitolo 3, ma sto avendo problemi con il Prologo ( colpa della profezia, faccio pena come Oracolo di Delfi! >.< ). Quando risolverò questi problemucci, credo di postarla, ma tutto dipende da come reagirete alla One Shot xD ^^"
Quindi, le recensioni sono ASPETTATISSIME stavolta, voglio sul serio sapere cosa ne pensate! 
Prima di lasciarvi ( tra poco le note diventeranno più lunghe della One Shot >.< ) volevo dedicare questo mio lavoretto ( oltre che a tutti coloro che leggono ) anche  alla mia madre divina ( nonché migliore amica <3 ) Slvre99 . Ti voglio bene cucciola, anche se partirai e non potrai leggerla per ora ='( <3
E adesso basta tediarvi, vi sarete addormentati.
Alla prossima ( Che sia la long o la nuova one shot ) =3

 

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Capitolo 5
*** Nulla è più Insensato di una Guerra ***


Titolo: Nulla è più insensato di una guerra
AU: War!AU
Personaggi: Merida, Hiccup, Vari ed Eventuali
Parings: Mericcup
Rating: Verde
N.A.: Ed ho aggiornato anche la raccolta! Pensavate che me ne fossi dimenticata? Eh no, vi avevo promesso una bella Mericcup ed eccola qui! =3 Questa volta, un bel War!AU, per quanto l'aggettivo bel possa sposarsi con la guerra. Questo è uno di quegli argomenti che mi stanno molto al cuore e, per parlarne, ho usato come scusa la Mericcup ( La mia amata OTP, ma questo lo sapete già *-* ) e la faida Scozzesi Vs Vichinghi. Chi di noi shippers non li ha mai immaginati un po' come Romeo e Giulietta? Cioè mi pare che venga spontaneo. E poi i loro film si ambientano anche nello stesso periodo storico, perciò è ancora più credibile questa cosa. Mi si sta scatenando il fangirlismo, adesso mi fermo, tranquilli. xD Allora, prima di lasciarvi alla lettura, vorrei dirvi un po' come si piazza questa One Shot tra le storie dei protagonisti. I fatti narrati dalla sottoscritta vanno a posizionarsi dopo le avventure di Merida in Ribelle - The Brave e anche dopo le avventure di Hiccup nel primo Dragon Trainer, però. Diciamo il periodo della serie tv ( Dragons *-* ), per essere più chiari. Con questo, la smetto di parlare e parlare e vi lascio alla One Shot! <3




Per Merida quegli ultimi mesi erano stati di sicuro i peggiori di tutta la sua esistenza. Scegliere un marito tra i pretendenti dei clan vicini non era nulla di così spaventoso messo a confronto con quella guerra tra popoli che impazzava da qualche anno. La ragazza era da sempre stata completamente disinteressata alla faida tra Scozzesi e Vichinghi. Potevano farsi guerra quanto volevano, l’importante era che questa non si mettesse tra lei e la sua libertà.  
Fu proprio per questo motivo che, un giorno, anche lei dovette attivarsi per contrastare il conflitto. 
Per colpa dei suoi doveri da principessa, la ragazza non era mai riuscita a farsi degli amici veri e trovarne uno in quel vichingo gracile e lentigginoso le aveva migliorato di sicuro l’arco vitale. 
Si incontrarono per la prima volta ai confini del territorio del clan Dun Broch. Quel giorno si era spinta troppo in là per i gusti di sua madre, preoccupata che qualcuno potesse rapire la figlia in quanto erede al trono del loro regno. Lei però era da sempre stata uno spirito libero, incontrollabile ed irrefrenabile, e la regina se n’era ormai fatta una ragione. 
Si stava allenando nel tiro con l’arco, sua disciplina prediletta, quando un’ombra sospetta aveva attirato la sua attenzione. Per nulla spaventata dalle conseguenze di quell’azione, aveva chiesto all’ombra chi fosse e cosa volesse da lei. Nessuna risposta era arrivata dallo sconosciuto, costringendo Merida a credere che questo avesse cattive intenzioni. Aveva preparato così la sua freccia, pronta a difendersi da eventuali attacchi a sorpresa. Poi però, la voce di un ragazzo della sua età che richiamava un certo “ Sdentato “ all’attenti l’aveva tranquillizzata. L’ombra di quello che doveva essere un’animale scomparve, spingendo l’animo avventuriero di Merida a seguirne le tracce. 
Non camminò a lungo prima di scoprire che l’ombra che aveva visto e che l’aveva spiata era quella di un enorme drago nero, creature che di certo non vivevano nei pressi di Dun Broch. La vista di quella creatura le fece ricordare i racconti di guerra che suo padre le narrava sempre durante la cena a palazzo. Parlava di vichinghi in sella a degli enormi draghi sputa fuoco, ma lei non aveva mai creduto alle esagerazioni del Re Fergus. Però, quando capì di averne davanti uno, non poté che scendere ad una conclusione: quello di fronte a lei era un nemico, uno dei vichinghi che suo padre combatteva da un anno. 
Così era uscita da dietro i cespugli e aveva puntato la freccia dritto verso i suoi aggressori. Il ragazzo aveva alzato le mani spaventato, in segno di resa, mentre il drago gli si era parato davanti per proteggerlo ed aveva assunto un’espressione feroce, del tutto diversa da quella tranquilla e dolce che la creatura aveva mostrato precedentemente.  
-    Chi siete? – aveva detto con voce ferma mentre continuava a tenere la freccia ben puntata verso l’obbiettivo
-    Non vogliamo farti del male, davvero. Non abbiamo cattive intenzioni. –  aveva risposto il ragazzo cercando di rimediare al pasticcio che aveva combinato.
Peccato che il drago aveva continuato a ringhiare contro la ragazza che, dato il comportamento dell’animale, continuava a non fidarsi di loro. 
-    Allora perché il tuo animaletto mi ringhia contro? – aveva chiesto nuovamente poi, arrabbiata
-    È colpa dell’arco, lo spaventa. Sta solo cercando di proteggermi. – aveva affermato poi il ragazzo mentre accarezzava il drago per calmarlo – Poggia l’arma e vedrai che la smetterà. –
Merida non sapeva se era bene fidarsi o meno di ciò che diceva ma, alla fine, l’espressione tranquilla del vichingo la convinse ad arrendersi. 
Come previsto dal lentigginoso, il drago si calmò e gli occhi che fino a poco prima erano rabbiosi e larghi quanto una piccola fessura si erano trasformati in due grandi occhioni da cucciolo. 
Fu così che la loro strana amicizia cominciò. Da lì in poi si incontrarono sempre in quel luogo, posto facilmente raggiungibile da entrambi. Merida insegnò ad Hiccup come tirare con l’arco e come andare a cavallo, mentre quest’ultimo insegnò a lei come cavalcare un drago e come usare lo scudo-catapulta di sua invenzione che portava sempre con se. Entrambi erano a conoscenza del rischio che correvano nel frequentarsi, eppure, continuavano a farlo. Lei principessa di Dun Broch, lui figlio del capo tribù di Berk. La loro amicizia non avrebbe portato a nulla di buono, eppure non riuscivano a far a meno l’una dell’altro. Insieme parlavano di quanto i loro genitori fossero esagerati e stressanti, imparavano cose nuove, esploravano il mondo attorno a loro e coccolavano Sdentato a più un posso che, dopo giorni di titubanza, aveva trovato una certa simpatia per la ragazza.  Inoltre Merida veniva a conoscenza di tante usanze dei vichinghi quando era insieme ad Hiccup mentre lui imparava a sua volta quelle degli scozzesi e, pian piano, stavano cominciando a comprendere le innumerevoli cose che i due popoli avevano in comune. Se solo i loro genitori l’avessero capito, la guerra sarebbe finalmente cessata. 
Peccato però che non ebbero il tempo di cambiare le cose come avrebbero voluto. Era successo tutto così in fretta in quegli ultimi giorni che Merida faceva ancora fatica a collegare i pezzi del puzzle che costituivano i suoi ricordi del pomeriggio in cui venne catturata. Uno squarcio nella foresta, un uomo potente e corpulento che Hiccup aveva chiamato papà, Sdentato che aveva cercato di portarla al sicuro, una cella fredda e buia. Era quello il luogo in cui si trovava adesso, a ricordare i momenti felici che aveva vissuto con colui che, secondo i suoi genitori, doveva essere trattato da nemico. Ma lei non ce la faceva a vederlo come tale. Era il suo primo ed unico vero amico e aveva fatto di tutto per convincere suo padre a lasciarla andare. Questo ovviamente non ne aveva voluto sapere di ascoltare suo figlio, ritenuto troppo incoerente per poter sapere cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato fare. 
Stava andando tutto storto. Adesso che lei era ostaggio dei vichinghi, ogni idea di pace tra i loro popoli era sfumata. Re Fergus, furioso, doveva aver mandato una truppa a Berk per recuperare la figlia e Merida non si sarebbe mai perdonata le morti che quella stupida battaglia avrebbe provocato. A confermare la sua teoria, il ruggito assordante dei draghi la fece destare. 
Avrebbe voluto fermare tutto, poter cambiare il destino dei loro popoli. Bloccata in quella cella, però, non sarebbe riuscita a risolvere nulla. 
Si accasciò sul pavimento gelido della prigione, impotente, e cominciò a pregare che le persone che amava riuscissero a sopravvivere. Tra queste, inaspettatamente, c’era anche Hiccup. Tra loro era nato un rapporto diverso da una semplice amicizia, per quanto Merida cercasse di non darlo a vedere. Incontrarlo era stato destino, diventare sua amica una scelta, ma innamorarsi di lui era una cosa che la ragazza non aveva potuto controllare. Lei voleva la libertà, non appartenere ad un ragazzo, eppure, con Hiccup era diverso. Non era come quelli stupidi pretendenti che la madre le aveva proposto l’anno prima e per cui lei aveva combinato un altro dei suoi ennesimi pasticci, ovvero trasformare la regina Elinor in un orso. Era intelligente e pieno di qualità, la sua vita con lui non sarebbe stata poi così male. 
Scacciò quell’ultimo pensiero dalla testa, maledicendosi mentalmente per aver pensato una cosa simile. Anche se Hiccup avesse ricambiato quel sentimento, questo era sbagliato. Le loro famiglie non avrebbero mai approvato e sarebbe scoppiata un’altra guerra senza fine. 
Ad un tratto però un rumore metallico la fece sussultare. Qualcuno aveva aperto la cella in cui era rinchiusa. In un primo momento la ragazza pensò fosse stato uno degli uomini di Re Fergus che era riuscito ad addentrarsi nelle prigioni per salvare la principessa. Una gamba di metallo conosciuta, però, fece capire alla ragazza di chi si trattasse veramente.
-    Cosa di fai qui? – chiese, preoccupata che qualcuno potesse scoprirlo e sgridarlo per aver dato confidenza ad una prigioniera – Non voglio crearti altri problemi. –
-    Siamo noi la soluzione ai nostri problemi. – rispose mentre le porgeva la mano – Adesso alzati e andiamo a fermare questa guerra. –
La ragazza alzò lo sguardo, afferrò la mano di Hiccup e si alzò in piedi.  Adesso erano loro due contro due popoli interi. Non sapevano se ce l’avrebbero fatta a contrastare quel mostro che la guerra era ma, insieme, si sentivano capaci di cambiare il mondo intero


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Capitolo 6
*** Hope is so much Stronger than Fear ***


Titolo: Hope is so much Stronger than Fear 
AU: Guardians!AU
Personaggi: Jack Frost, Hiccup, Merida, Rapunzel, Pitch Black
Parings: Nessuno
Rating: Verde
N.A.: Come promesso, anche se con un giorno di ritardo, eccomi qui ad aggiornare anche la raccolta. =) Allora, ci ho messo tempo a decidermi se postarla o no perché avevo altre idee in testa per la raccolta e questa non mi convinceva come le altre. Avevo in mente un Modern!AU che però si concentrava molto sulla Jackunzel  ( ed era molto, MOLTO angst , come piace a me del resto ù.ù xD ) quindi, sapete quanto io sia maniaca dell'ordine, ho optato per scrivere prima un Guadians!AU che si concentrasse su tutti e quattro e sulla loro amicizia ^^ Non è ordine il mio in questa raccolta ma più che altro... dare spazio a tutto ( ovvero sia all'amicizia che io adoro tra i quattro e sia alle mie due OTP in questo Fandom xD ). Che dire, questo spezzone che state per leggere è tratto dalla prima long che ho scritto sui Big Four e che ho sempre trovato troppo banale per essere postata qui. Quindi, non chiedetemelo perché non lo farò xD ^^""
Allora, prima che cominciate a leggere però, devo spiegarvi un po' di cose sulla long da cui il pezzo è tratto. 
Merida, Hiccup, Sdentato ( ebbene si, anche lui! *-* ) e Rapunzel sono stati scelti dall'uomo della Luna per aiutare i guardiani a fronteggiare la rivincita di Pitch. La cosa che devo spiegarvi è che i quattro sono praticamente... morti nel bel mezzo della loro storia. Ad esempio, Hic annega nella scena in cui tenta di salvare Sdentato nel primo Dragon Trainer. Merida invece viene uccisa da Mor'du quando, dopo aver inseguito i fuochi fatui insieme alla madre nella foresta, precipita nella grotta/sala del trono di cui la storia che sua madre le raccontava narrava. La nostra Rapunzel muore... assiderata la sera in cui, da sola e non con l'aiuto del nostro Flynn/Eugene, scappa dalla torre per inseguire il suo sogno. Quindi, tecnicamente, le loro storie sono incopiute, lasciando in loro un grande senso di... vuoto. Ecco spiegate le paura con cui Pitch cercherà di... schiacciarli durante la One Shot. Lo so, sono MOOOLTO cattiva ma era tutto per esigenze di trama! =( 
Adesso basta, vi lascio in pace ( ma ci rivediamo nelle note finali! ^^"" ) 




Muri fatti di tenebre li separavano. Pitch ci aveva messo mesi per perfezionare quel suo trucco ma, alla fine, era riuscito ad ottenere i risultati che bramava. 
Sapeva che l’unico modo per sconfiggerli era dividerli. Quando erano lontani l’uno dall’altro non riuscivano a riflettere con lucidità, troppo impegnati a pensare all’incolumità di chi non avevano a portata di vista per concentrarsi su se stessi. Era quello un po’ il difetto fatale di ogni guardiano, addestrati sin dal giorno in cui venivano scelti a lottare per salvare la vita di qualcuno che neanche conoscevano, e Pitch era riuscito a sfruttarlo a suo favore. 
I quattro ragazzi giacevano sul pavimento del covo dell’uomo nero, tremanti e spaventati. Avevano continuato a chiamarsi, a cercarsi, ma invano. Si sentivano persi, soli. Anche il drago di uno di loro, Sdentato, si era ormai arreso dopo aver ruggito disperato contro le ombre che lo circondavano. Peccato che nessuno era riuscito a sentirlo. Quelle mura d’ombra erano state create appositamente per non permettere ai cinque di comunicare, di rassicurarsi tra di loro. Per spaventarli, così che lui potesse risucchiare la loro paura. Rafforzarsi, diventare invincibile come voleva. 
-    Non sarai mai un vero guardiano, Jack. – 
-    Non hai mai avuto la libertà, Rapunzel. –
-    Non saresti mai stato un vero vichingo, Hiccup. –
-    Non sei mai stata coraggiosa, sei sempre stata solamente un’egoista, Merida. – 
La voce dell’uomo risuonava inesorabile nelle loro menti, potente, come un martello che picchiava violentemente su di un chiodo fisso: la paura. Perché lui conosceva quella di tutti e sapeva come trarla a suo vantaggio. 
-    Chi ti dice che tu sia stato davvero accettato dagli altri guardiani? Un giuramento non può attestarlo, dico bene? Ed i bambini... oh, adesso ti amano ma hai dimenticato come venivi trattato da loro anni fa? –
-    Chi ti assicura che questo non sia soltanto uno dei tuoi bei sogni, che le persone che tu abbia incontrato qui non sia frutto della tua fantasia. Chi ti promette che tu sia uscita seriamente da quella torre? – 
-    Credevi davvero che la tua comunità potesse accettare quelle bestie come animali da compagnia, vero? Adesso tu sei qui però, chi ti assicura che non stiano continuando a vivere lo stesso stile di vita di prima come se la tua vita e quella di Sdentato fossero state inutili? –
-    Sei stata una sciocca a pensare di essere davvero coraggiosa! Il coraggio non è... questo! Il tuo è da sempre stato egoismo nei confronti degli altri! Hai trasformato tua madre in un orso per salvarti la pelle! –
Jack, ormai privo di forze, abbassò lo sguardo verso le sue mani. Stava sparendo. I bambini avevano smesso di credere in lui e negli altri guardiani e presto Jack Frost, Babbo Natale, il Coniglio di Pasqua, l’Omino del sonno e la Fatina dei denti sarebbero stati solamente un bel ricordo. E che ne sarebbe stato di Rapunzel, Hiccup, Merida e Sdentato? Loro non sarebbero scomparsi, nessun bambino credeva in loro. Si sarebbero dovuti schierare dalla parte di Pitch per sopravvivere.
-    È finita, per tutti voi. – concluse con un ghigno soddisfatto l’uomo nero.
Si sentiva onnipotente, invincibile. Assaporava di già il sapore della vittoria che tanto aveva atteso. Dopo la sua prima sconfitta, aveva bramato per anni una seconda opportunità per rifarsi. L’aveva avuta e, nonostante l’uomo della Luna avesse reclutato addirittura nuovi guardiani per fermarlo, non l’aveva sprecata, stavolta. 
Le ultime parole che aveva pronunciato fecero scuotere la terra. Una nuova era presto sarebbe giunta. Secoli bui attendevano i bambini di tutto il mondo. 
Loro però non potevano arrendersi. Il loro compito era quello di salvare quei bambini, non di lasciarli al loro destino. Dovevano tentare il tutto per tutto per ribaltare le cose. Peccato che si sentissero troppo stanchi e deboli per riuscire a fare qualcosa. 
-    E da oggi in poi tutti voi sarete solamente un bel ricordo, un sogno infrantosi troppo presto. – 
Quell’ultima esclamazione dell’uomo nero fece destare Rapunzel. 
Non poteva andare a finire così. Sapeva bene cosa i sogni significassero per un bambino. Lei, che di sogni belli ne aveva fatti a bizzeffe durante la sua prima vita, nascosta in una torre in cui l’unico modo per svagarsi era quello di viaggiare con la fantasia. Non poteva negare quel piacere ai bambini di tutto il mondo. Li avrebbe salvati ed avrebbe salvato anche i suoi amici. 
Con le gambe tremanti cercò di alzarsi da terra. L’uomo nero intanto rideva soddisfatto, certo della sua vittoria imminente. I puntini sul mappamondo diminuivano sempre più come le speranze di vittoria per i quattro. 
Rapunzel riuscì finalmente a mettersi in piedi dopo instanti insopportabili di sofferenza. Quello non era un sogno, lei era davvero una guardiana e Pitch non poteva convincerla del contrario. 
Concentrò tutte le sue forze in punto preciso del suo corpo. Era come se tutti i sogni dei bambini si stessero fondendo con il potere dei suoi capelli, aumentando l’efficacia di questi ultimi, rendendoli forti, radioattivi più del dovuto. Non era sola in quella battaglia. Con se aveva tutti gli ideali dei piccoli che proteggeva.
 Gli altri tre guardiani, notando una strana scintilla nell’oscurità, si accesero improvvisamente di speranza. Questa si aggiunse a quella dei bambini, rendendo il potere della biondina una vera e propria bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro. 
Quando i capelli giunsero al massimo della loro potenza, esplosero di un energia che riuscì a rompere l’oscurità attorno a lei e ad i suoi amici. Il covo sotterraneo di Pitch si frantumò in tanti piccoli pezzi. Non fu però l’unica cosa che Rapunzel riuscì a spezzare. 
L’uomo nero cadde a terra, urlando arrabbiato. La speranza di cui quell’energia era infusa era giunta anche nei cuori dei bambini di tutto il mondo, diminuendo così il potere che Pitch aveva acquistato in quegli ultimi giorni. 
Quella speranza aveva rinvigorito anche Jack, Hiccup e Merida che erano corsi a soccorrere l’amica, sfinita da ciò che aveva fatto. 
-    Sei stata bravissima. – sussurrò poi l’albino alla ragazza, sorridendole – Adesso ci pensiamo noi. – 
Pitch si allontanava implorando pietà. Merida fremeva dalla voglia di dargli una bella lezione ma, prima che potesse far ciò che aspettava da mesi, Hiccup la fermò.
-    Che ti prende? –
Il ragazzo si voltò verso Jack. Cominciarono a lanciarsi sguardi che la rossa non riuscì a decifrare. Era come se stessero tenendo una conversazione silenziosa a colpi di iridi.  Poi, il moro si rivolse a Pitch.
-    Non ti faremo del male. Vogliamo solo che tu vada via da qui, per sempre. – disse, con un tono risoluto
-    Aspetta, lo stiamo lasciando andare? Dopo tutto quello che ci ha fatto?! – chiese di rimando confusa Merida.
Un altro sguardo eloquente, stavolta rivolto a lei, la fece ragionare. ' Non ne vale la pena ' sembrava dire Hiccup e non aveva tutti i torti. Se lo avessero ucciso, si sarebbe dimostrati uguali al loro nemico. Così, annuì in risposta al ragazzo per poi rivolgersi anche lei all’uomo nero.
-    Noi non siamo come te. – 
Pitch si alzò da terra, fingendo riconoscenza, anche se in realtà continuava ad odiarli come prima. 
I quattro lo guardarono poi allontanarsi, a testa bassa. Sperarono con tutto il loro cuore che quella fosse l’ultima volta in cui avrebbero dovuto scontrarsi con l’uomo nero.

 


N.A. ( di fine Capitolo xD ): Oh mamma, mi sono appena resa conto che le note iniziali sono praticamente quasi più lunghe della One Shot. Non è colpa mia se ho tante cose da dire e non ho ancora finito xD  ^^""
Il titolo della One Shot che avete appena letto è una frase bellissima presente nel testo della canzone Battle Scars dei Paradise Fears ( che invito tutti voi ad ascoltare =) ). 
La storia dei capelli di Punzie che esplodono ve la devo spiegare xD Allora, in poche parole, la nostra biondina, dopo essere diventata una guardiana, ha  ricevuto in dono dall'uomo della Luna un potere extra, ovvero quello di... caricare i suoi capelli come se fossero una bomba ad orologeria carica di speranza. xD Lo so, sono strana. ù.ù Colpa di Radioactive degli Imagine Dragons che mi fa venire queste idee ( e vi invito ad ascoltare anche quella di canzone xD ) 
Smetto di fare la consiglia-canzoni da... adesso e continuo a spiegare altre cosucce. xD 
Per quanto riguarda la fine e la frase che Merida dice... ed anche il fatto che decidono di non uccidere Pitch è una citazione al mio Simbino de Il Re Leone ( Fandom di cui faccio fieramente parte xD ). Perchè quella frase raccoglie in se tutto ciò che io penso riguardo alla faida buoni vs cattivi. Secondo me i buoni si distinguono dai suddetti cattivi perché non compieranno mai le gesta che questi ultimi fanno.
Adesso la smetto sul serio, starete imprecando come matti davanti allo schermo del pc! Mi sento Anna di Frozen quando straparlo a questi livelli. ù.ù
Che dire, sarò contentissima se mi lascerete una recensione nonostante vi abbia tediati tantissimo ( ma avevo TANTE cose da spiegare stavolta! ). 
Alla prossima! <3



 

 

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Capitolo 7
*** I will Try to Fix You ***


Titolo: I will try to Fix You
AU: Modern!AU
Personaggi: Jack Frost, Hiccup, Merida, Rapunzel, Vari ed Eventuali
Parings: Jackunzel, hints!Mericcup
Rating: Verde 

N.A.: Nonostante la scuola mi stia praticamente uccidendo ( e sono solo i primi giorni -.- ) sono ancora qui, perché io sono LullabyEPossoFarcela xD 
Ecco qui la One Shot di cui vi avevo accennato qualcosina l'altra volta. Cioè, vi avevo solo detto che sarebbe stata una Jackunzel molto... angst quindi... preparatevi. Mi aspetto già una marea di Jackunzel shipper  ( sorelle care xD <3 ) che mi inseguono con forconi e torce urlando: '' A morte! ''. Avete ragione, ragazze, avete perfettamente ragione. Ma io amo l'angst, che ci posso fare xD Vi lascio alla lettura ( e ai pianti ^^" ) e ci vediamo alle Note di fine capitolo ;) 


 

[ Attenzione: Altamente angst!! Lettore avvisato, mezzo salvato xD ]


Era in ospedale da pochi minuti eppure le sembrava di già un’eternità. Tratteneva le lacrime meglio che poteva, pregando che Jack stesse bene, che riuscisse a sopravvivere, che restasse con lei. 
I medici non le davano il permesso di entrare. Si limitavano tutti ad invitarla ad accomodarsi sulla panca vicino alla camera dove una delle persone a cui teneva più al mondo stava lottando per rimanere in vita, come se fosse facile restare calmi in una situazione simile.  
-    Se la caverà, lo conosco. – le disse l’omone barbuto che le stava seduto affianco, rivelando alla biondina un marcato accento russo – Sono vecchio amico di... madre. – 
Proferì quell’ultima parola con la voce tremante. La madre di Jack non c’era più, quel terribile incidente l’aveva portata via. Rapunzel non voleva permettere a quest’ultimo di portare con se anche il ragazzo che le aveva fatto battere per la prima volta il cuore come non mai. Ricordava ancora quella sera in riva al mare, una di quelle poche sere in cui erano riusciti a rimanere soli, con solo la Luna ad osservarli. 

-    Il mare di notte mi spaventa. – aveva detto la biondina al moro per dissuaderlo dal portarla in quel posto a quella determinata ora 
-    Io lo adoro invece. – si era limitato a rispondere lui, sorridente - Ti fidi di me? – 
Come avrebbe potuto dirgli di no? Lei si fidava cecamente di lui. 
Così, si erano ritrovati ad osservare la tavola scura che il mare di sera era, completamente soli. Rapunzel a quel punto si era subito ricreduta: quel posto a quell’ora notturna era molto più affascinante e bello che di mattina, quando le urla dei bambini e dei venditori ambulanti ne rovinavano l’atmosfera.
-    Non mi sembri tanto spaventata. – l’aveva canzonata poi Jack mentre un sorrisetto soddisfatto faceva capolino sul suo viso.
-    È... fantastico. –
-    Lo so. – 
Gli occhi marroni del ragazzo si perdevano nell’osservare il mare fondersi con il cielo in quell’idilliaca serata estiva. La biondina lo osservava, cercando di fissare indelebilmente nei suoi ricordi quell’espressione che, sfortunatamente, raramente il ragazzo che le stava di fianco assumeva. 
-    Ho qualcosa che non va? – aveva chiesto quest’ultimo, sentendosi evidentemente osservato dalla ragazza
-    No, anzi. Sembri così... felice. – 
Jack aveva sorriso di nuovo e, quel sorriso, Rapunzel non lo avrebbe barattato con nulla al mondo. 
-    Mi piace come di notte il mare sembri essere un tutt’uno con il cielo. – aveva cominciato a spiegarle - È come se... si unissero finalmente. Come se realizzassero il loro sogno di vivere insieme. Sai, come due innamorati costretti a rimanere divisi tutto il giorno per colpa di una stramaledettissima linea dell’orizzonte che li tiene separati ma che poi, la sera, decide di andare via, lasciandoli soli e loro possono finalmente fondersi in un unico corpo, in un’Unica Realtà. – 
Silenzio. Si perché la ragazza non riusciva a trovare le parole giuste per rispondere a quella teoria così dolce, così... non da Jack. Almeno lei non lo aveva mai immaginato come un ragazzo così profondo. I suoi scherzi, le sue battute, i sorrisetti maliziosi erano questo che in realtà nascondevano. 
-    Lo so, è un pensiero strano e... – non riuscì però a completare quella frase perché le labbra rosee della biondina si erano posate sulle sue, dando il via ad un bacio inaspettato, bacio che Rapunzel aveva dato impulsivamente, senza pensarci. 
Si era pentita subito dopo però e si era prontamente allontanata dal ragazzo.
-    Mi dispiace... – aveva detto poi, torturandosi una ciocca di capelli dorata 
-    A me non dispiace affatto. – aveva risposto lui, avvicinandosi al volto della ragazza così tanto da poter contare le poche ed invisibili lentiggini che le si stagliavano sul naso – E non vedo l’ora di rifarlo. –
La luce emanata dalla Luna illuminava i loro volti mentre, come il cielo ed il mare, diventavano un’Unica Realtà.


-    Rapunzel! – la voce di un ragazzo a lei famigliare la risvegliò dai dolci ricordi.
Hiccup stava correndo preoccupato verso di lei e, al suo seguito, una Merida altrettanto angosciata cercava di tenere il passo del ragazzo. La biondina trovò inusuale vederli insieme dato il periodo di amore/odio che stavano passando. Ma, si sa, il dolore unisce tutti sotto la sua morsa letale.
Qualche instante dopo erano entrambi lì e la abbracciavano. Rapunzel a quel punto non riuscì più a trattenere le lacrime: le lasciò sgorgare come un fiume che era stato represso per troppo tempo da una diga posta prepotentemente sul suo corso. 
-    È tutto ok, ci siamo qui noi adesso. – sussurrò Merida cercando di tranquillizzarla ma con scarso successo dato che aveva la voce tremante e qualche lacrima stagliata sul viso anche lei.
-    Perché sta succedendo a noi? – chiese Rapunzel mentre rimaneva stretta in quell’abbraccio famigliare – Che abbiamo fatto di sbagliato per meritarcelo? 
-    Non lo so, Punzie. So solo che non te ne devi dare la colpa. – le rispose Hiccup cercando di rimanere il ragazzo razionale e serioso che era ma, anche lui come Merida, non riuscì ad ottenere l’effetto voluto. 
Era grata ad Hiccup e a Merida di esserci. Anche loro volevano bene a Jack, anche loro stavano soffrendo eppure la loro presenza la consolava, in qualche modo. 

-    Il primo giorno di scuola è sempre il più terrificante, Punzie. Andrà tutto bene, promesso. – quelle le parole di sua madre il primo giorno della terza elementare.
La bimba era terrorizzata. Aveva cambiato scuola numerose volte per via del lavoro di suo padre ma, nonostante ciò, ogni primo giorno era sempre spaventata.
-    Ci vediamo più tardi, tesoro mio. – 
La macchina si era poi allontanata dall’ingresso della scuola, lasciando Rapunzel sola. 
Aveva fatto qualche passo verso la porta d’entrata quando un bambino dai profondi occhi verdi delle sua età le era per sbaglio finito addosso. 
-    Mi dispiace tanto. Sai sono in ritardo e l’unica mia possibilità è quella di correre. – aveva detto timidamente a sua discolpa 
-    Non importa. Io sono Rapunzel. – aveva risposto prontamente la bambina per evitare che il primo bambino che aveva incontrato scappasse via
-    Hiccup. – 
Una bambina dai capelli rossi intanto stava correndo come una forsennata verso l’ingresso.
-    Hiccup, sbrigati! Siamo in ritardo! – aveva esclamato per richiamare l’amico all’attenti
-    Oh si, certo. –
-    Io sono Rapunzel. – aveva detto lei seguendo ancora una volta il consiglio di sua madre, ovvero di presentarsi con tutti per farsi subito degli amici 
-    Ciao Rapunzel. Che ne dici se entriamo? – 
Erano corsi nella loro classe che, per fortuna di Rapunzel, era la stessa per tutti e tre e si erano accomodati ai loro posti. Hiccup aveva ceduto il suo posto affianco a Merida a Rapunzel, così da farla sedere accanto ad una persona conosciuta, mentre lui si era andato a sedere di fianco ad un’altra ragazzo, quello che dopo qualche settimana Rapunzel conobbe come Jack.
-    La mamma ha dimenticato di mettere il libro di matematica nel mio zaino... – aveva esclamato tristemente poi, sempre quella mattina, la biondina
-    Tranquilla, lo condividiamo. – aveva risposto sorridente la bimba riccioluta, posizionando il libro in mezzo a loro – E poi a me neanche piace la matematica. -
Quella fu solo la prima cosa che Rapunzel avrebbe condiviso con quei ragazzi da lì in avanti.


Quei ricordi avevano fatto rammentare a Rapunzel quanto fossero uniti allora e quanto, ultimamente, si fossero improvvisamente separati, specialmente Merida ed Hiccup. La realtà dei fatti era che litigavano spesso perché entrambi avevano un debole l’una per l’altro solo che non volevano ammetterlo a se stessi.
Il cellulare di Hiccup squillò poi improvvisamente, costringendo i tre a sciogliersi da quel caldo abbraccio. 
-    Scusate, è Astrid, vado un attimo fuori. – 
Astrid non era la sua ragazza ma solamente un’amica, eppure Merida sembrava essere gelosa di lei. Questo era uno dei motivi per cui i due comunicavano di meno e litigavano di più. 
Rapunzel osservò la rossa intenta a guardare il castano allontanarsi, afflitta. 
-    Dovresti dirglielo, sai? – disse all’amica mentre si asciugava le lacrime piante poco prima
-    Dirgli cosa? – rispose quest’ultima fingendo indifferenza
-    Non fare la finta tonta con me, Mer. – continuò la biondina in tono quasi da rimprovero – Che ti piace, cosa se no? E che ti da fastidio questo suo essersi avvicinato ad Astrid. -
-    Non servirebbe a nulla. E... adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare, lo sai. – 
La biondina non riuscì ad obbiettare. Jack era ancora lì dentro, a combattere per sopravvivere. La questione Merida-Hiccup doveva passare inevitabilmente in secondo piano. 

Quando Hiccup tornò, una dottoressa giunse finalmente per chiarire la situazione ai ragazzi. 
-    Sta bene ma ora sta riposando. Ha salvato sua sorella durante lo scontro, sapete? Ha usato il suo corpo come scudo e purtroppo... ha subito danni abbastanza gravi. Ma dovrebbe farcela, è un ragazzo forte. –
Rapunzel non sapeva se soffermarsi sul sta bene o sul ha subito danni abbastanza gravi. Praticamente aveva detto due cose opposte nella stessa frase, cosa che non aveva fatto altro che confondere ancora di più i tre ragazzi.
-    Noi possiamo ... – cercò di dire Hiccup ma fu fermato subito dalla dottoressa
-    No ragazzi, mi dispiace. Sarebbe meglio per voi tornare a casa vostra. –
-    Sta scherzando vero?! – Merida partì in quarta – Noi DOBBIAMO vederlo, lei non capisce! –
Rapunzel invece era troppo scioccata e confusa per poter controbattere.
-    Merida... – cercò di calmarla Hiccup ma senza successo
-    Non possiamo tornare a casa a far finta che nulla sia successo! Non lo accetto! – 
Dopo altre urla e arrabbiature, il castano riuscì finalmente a trascinare via Merida, caricandola a forza sulla sua auto. La biondina li aveva seguiti, in silenzio. Ognuno aveva il suo modo di soffrire, il suo era quello silenzioso, quello di Merida invece fin troppo rumoroso.
-    Perché devi fare sempre così?! – chiese arrabbiato Hiccup mentre guidava verso casa alla rossa che, sbuffando, aveva poggiando i piedi sul cruscotto dell’auto
-    Così come?! Sbraitare ed urlare per un mio amico?! Abituati, lo faccio spesso. – 
Mentre i due litigavano, come sempre ultimamente, Rapunzel osservava il mondo muoversi al di fuori del finestrino. Alberi alleggiavano ai lati della strada, facendo riaffiorare in lei altri ricordi.

Una mattina d’estate, i quattro avevano deciso di andare a fare un picnic al parco cittadino, lontani dallo smog prodotto dalle auto e dal rumore assordante dei clacson che risuonava spesso nel traffico.
A proporre l’idea era stata Rapunzel e gli altri avevano subito accettato.
-    Ci farà bene staccarci dalla tv, una volta tanto. – aveva detto Hiccup, felice di passare un po’ di tempo insieme ai suoi amici immerso nel verde.
Avevano preparato tramezzini, insalate e succhi di frutta di ogni genere per l’evento. Hiccup aveva portato anche delle crocchette per il cane di Merida, Angus, e per il suo inseparabile micio Sdentato. I due animali non andavano molto d’accordo all’inizio ma poi si erano abituati all’idea di condividere uno spazio per più di trenta secondi. 
Quel picnic era stato divertente, dopo tutto. Si erano ritrovati insieme, come un tempo, come quando avevano sette anni. A giocare, a divertirsi, a parlare e a prendersi in giro. 
Jack aveva fatto uno dei suoi soliti scherzi, ovvero quello di arrampicarsi su di un albero e da lassù lanciare dritte in testa a Merida delle foglie verdi rigogliose che alla rossa non fecero affatto piacere. Alla fine, si era divertita comunque, però. 

Rapunzel aveva nostalgia di quel pomeriggio. Era passato solamente un anno ma in quell’anno era cambiato tutto. Hiccup non sembrava più il bambino lentigginoso che la ragazza aveva conosciuto il primo giorno di scuola di terza elementare. Era più maturo, nonostante avesse solo diciassette anni. Merida al contrario non era cambiata molto: sempre ribelle, sofferente alle regole ed i suoi lunghi e ricci capelli rossi erano rimasti immutati nel tempo. Ultimamente però era diventata molto più suscettibile. 
Jack... Rapunzel cercò di non pensare a lui. Era in un letto di ospedale, ce l’aveva fatta, ma non aveva ancora la certezza che fosse davvero tutto apposto. 
E lei... lei era la stessa piccola e dolce Rapunzel. La sua passione per i capelli lunghi non era mutata, come quella per l’arte e per la musica. L’unica cosa che era cambiata erano i suoi sentimenti verso Jack. Lo amava, sapeva di non poter vivere senza di lui e sperava in cuor suo di non essere mai costretta a farlo.
Passarono il resto di quel pomeriggio a casa di Merida a fissare lo schermo di una tv spenta. Era triste, ma ogni azione che compivano li riportava irrimediabilmente a Jack.

Passò qualche giorno prima che i tre fossero accetti dentro la camera d’ospedale del ragazzo. L’infermiera, impietositasi di quei ragazzi, aveva finalmente deciso di farli entrare.
-    Devo dirvi una cosa prima che voi lo vediate. –
Quella frase aveva spaventato Rapunzel che aveva cominciato a torturare una ciocca dei suoi lunghi capelli, azione che faceva sempre quando era nervosa. 
-    Lui... ha battuto forte la testa durante l’incidente. Una zona della sua testa, quella riguardante i ricordi... è stata danneggiata. Potrebbe... non ricordarsi di voi. –
Non poteva essere vero. La biondina cercò di convincersi che l’infermiera si stesse sbagliando. Non poteva aver dimenticato i momenti belli passati con loro, i momenti belli passati con lei. Entrò così prepotentemente nella stanza, sfuggendo dalla presa protettiva del migliore amico Hiccup. 
Quando vi entrò, la sorellina del ragazzo era di fianco a lui e stava bene. L’aveva salvata sul serio e Rapunzel non riuscì a non essere fiera di lui. Invece, Jack aveva parte della testa fasciata ma, apparentemente, sembrava fosse anche lui in salute.
-    Potrebbe portami un po’ d’acqua, per favore? – domandò all’improvviso quest’ultimo, rivolto a lei
-    Dici... dici a me? – chiese di rimando lei, stupita dalla richiesta del ragazzo e dal fatto che le avesse dato del lei
-    Si ... si, dico a lei. –
-    Non... non ti ricordi di me? – continuò la biondina, ormai sul punto di piangere.
Il ragazzo si grattò la testa, come se stesse cercando di scavare come meglio poteva nella sua mente. 
-    Do... dovrei? – domandò confuso poi.
Come poteva aver dimenticato? La spiaggia, la scuola, il picnic. La loro Unica Realtà.
La biondina esplose in un pianto liberatorio, cercando di soffocare i singhiozzi, mentre Merida, che era rimasta per tutto il tempo nell’angolo insieme ad Hiccup, era corsa da lei e l’abbracciava mentre la invitava ad uscire dalla stanza.
-    Ehi, shh, sta calma. – cercò di tranquillizzarla quest’ultima una volta fuori dalla stanza di Jack, cercando di apparire la ragazza forte che diceva di essere ma, di nuovo, non riuscendoci.
Piangeva anche lei mentre diceva:
-    Ce la faremo, supereremo anche questa! Dobbiamo continuare a tenere duro. –
Rapunzel doveva credere che ce l’avrebbero fatta. Jack era vivo e questo le bastava.
-    Proveremo a guarirlo, è una promessa, Punzie. – continuò Hiccup mentre le lacrime sgorgavano anche dai suoi occhi verdi bosco – Lo guariremo. –
Non potevano essere sicuri che Jack sarebbe tornato il loro Jack ma dovevano provarci, per lui. Meritava un nuovo inizio, una nuova vita. Da orfano, si, ma pur sempre con loro. Insieme ne sarebbero usciti. Sarebbe stato difficile, un percorso lungo e doloroso, specialmente per Rapunzel, ma ci avrebbero provato. Avrebbero provato a guarirlo

 


 

N.A. ( di fine Capitolo ): Sono un mostro, lo so! Avanti, uccidetemi, me lo merito! T^T Il bello è che scrivendo queste cose faccio inevitabilmente male anche a me stessa, eppure mi piace! Sono una masochista schifosa xD Cioè ho rovinato tutte e due le mie OTP in una sola One Shot. >.< Ebbene si, in questo contesto non mi sono trattenuta da fare un po' di hints!Mericcup, tanto per creare altri drammi sul dramma principale. Sono mostruosamente cattiva. Ma, non è tutto merito mio. Diamo la colpa anche a tre canzoni ovvero: When you're gone e Keep Holding On di Avril Lavigne & Fix You dei Coldplay *-*. Abituatevi, sono una musicomane incallita ed ogni cosa che scrivo/faccio/dico/leggo mi è dettata dalla mia amata Musica. *^* 
E, ancora una volta, c'è una chiara citazione al mio classico Disney preferito, stavolta però parliamo del sequel, Il Re Leone 2. Con orgoglio e lealtà siamo un'Unica Realtà e nessuno la spezzerà mai! *^* Adoro quella canzone e ciò che dice Simba a sua figlia Kiara in quella meravigliosa scena. 
E, parlando sempre dell'Unica Realtà, stavolta di Jack e Punzie, quel discorso del mare e del cielo che Jack fa è... cioè, stento ancora a credere che sia stato partorito dalla mia mente. ^^" Sono profonda, lo so. ù.ù
Oh, e scommetto che tutti avrete apprezzato HiccupFigoneModeOn che guida la macchina ( io si almeno *-* ) e Merida GelosonaModeOn
Che dire, spero mi abbiate perdonata per il dramma ( almeno per me xD ) che ho descritto in questa One Shot. Sappiate che quel giorno avevo appena finito di leggere Colpa delle Stelle quindi sono giustificata. >.<
Ci vediamo prestissimo all'aggiornamento della long ( perché ripeto io sono LullabyEPossoFarcela! ) e purtroppo un po' più tardi con l'aggiornamento di questa raccolta perché... ho finito le idee e sto dando precedenza all'altra storia ^^
Spero continuerete a sostenermi con le vostre fantastiche recensioni ( ne ho davvero bisogno stavolta perché vorrei che i miei sforzi fossero ripagati xD ), sappiate che vi adoro tutti ( Lo sapevate già, lo dico ogni singola volta. ù.ù ). 
Alla prossima! =3 

 



 

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Capitolo 8
*** Friends Until the End ***


Titolo: Friends Until the End
AU: Pokémon!AU
Personaggi: Jack Frost, Hiccup, Merida, Rapunzel
Parings: Nessuno
Rating: Verde
N.A.: Tra uno starnuto e l'altro ed il naso che cola, eccola qui, la vostra" sopravvisuta " ù.ù, pronta ad aggiornare, inaspettatamente, la raccolta. Si perché, come avevo detto precedentemente, l'avrei trascurata un po', visto che, con gli impegni che ahimè ho, dovevo darmi delle priorità ( e la priorità è la long xD ). E, oltre a questo, fino a... giovedì scorso non avevo alcuna idea interessante per una nuova One Shot. Poi, giovedì pomeriggio, tra una puntata dei Pokémon e l'altra ( Altro Fandom di cui sono pazza, ragazzi. x'D ) e qualche immagine della mia nuova OTP ( Ebbene si, sono in periodo Amourshipping *-* ), lampo di genio ( o pazzia dell'ultimo momento, decidete voi x'D ): I Big Four nel Mondo dei Pokémon. Tutta euforica ho cominciato a correre per casa scalza, come di mio solito ( poi mi lamento se sono raffreddata per 18 mesi su 12 ù.ù xD ) e, il sabato, ho cominciato a buttare giù qualche riga su questa strana idea. Credo di essere la prima ad azzardare una cosa del genere ( Ma penso di sbagliarmi xD Qualcuno ci avrà sicuramente già pensato prima! -.- ). 
Beh... penso che tutti conosciate il Pikachu puccioso, no? Beh, se non è così, non ho proprio la forza di spiegarvi qualcosa perciò, prima di leggere, potete andare ad informarvi =3 Scusate ancora una volta ma... sono veramente... sfatta ( ? ) 
E adesso, vi lascio alla lettura ^^ A dopo! <3 


Kecleon : Pascal
Dragonite: Sdentato

 

- Glaceon, geloraggio! – ordinò Jack al suo Pokémon che, obbediente, attaccò come richiesto.
Hiccup sapeva di trovarsi in vantaggio in quella lotta ma sapeva anche che il suo Dragonite non era ubbidiente come il Glaceon del compagno di viaggio. 
Il Pokémon del moro schivò in seguito con non curanza l’attacco di Glaceon sotto gli occhi stupidi dell’allenatore di quest’ultimo che non si aspettava di certo una così strabiliante velocità.
-    Bravo, Dragonite! – esclamò Rapunzel gioiosa mentre il suo Kecleon se ne stava comodamente sdraiato sulle sue ginocchia, con un occhio aperto puntato sulla lotta e l’altro chiuso a riposare
-    Dragonite, usa dragartigli! – urlò poi Hiccup al suo Pokémon, cercando di mantenere una voce ferma ed autoritaria.
Quel mattacchione non lo ascoltava mai. Era testardo e, con i Pokémon testardi come lui, di certo non potevi sperare di vincere una lotta. In quel momento però il lentigginoso sperava con tutto il suo cuore che quel comando venisse ascoltato, almeno per una volta non avrebbe fatto la figura dell’incompetente di fronte ai suoi amici. 
Ma, come previsto, Dragonite si limitò a sedersi sul terreno e ad incrociare le zampe anteriori, come se quella lotta lo stesse annoiando non poco. 
-    Dragonite è il solito antipatico. – borbottò Merida tra sé e sé mentre cercava di arbitrare quella strana lotta in cui solamente il Glaceon di Jack attaccava 
-    Oh andiamo, per favore. Solo per una volta, non chiedo di più! Potresti far ciò che ti chiedo di fare? – cominciò a supplicare un Hiccup ormai al limite della  pazienza, inginocchiatosi disperato al cospetto del suo possente Dragonite pigrone.
Quest’ultimo si limitò però a sbuffare e a dare le spalle al suo allenatore che, sfinito, si portò una mano alla fronte sudata. 
-    Andiamo male, Hiccup. Il tuo Dragonite è più pigro di Merida appena sveglia! – commentò ironico Jack mentre si avvicinava all’amico insieme al suo Glaceon
-    Sta zitto, Frost! – gli urlò contro la citata da lontano, arrabbiata
-    Non ce la farò mai. – sussurrava intanto sconfitto il moro – Sono una schiappa. Forse dovrei tornare a casa... -
-    Hic! – lo rimproverarono in coro i tre amici adesso che anche Merida e Rapunzel lo avevano raggiunto 
-    Dico sul serio. Guardatelo, per lui non esisto. – continuò indicando il Pokémon in questione che, tranquillo, scorrazzava sull’erba come se nulla fosse accaduto poco prima.
I tre amici si rattristirono improvvisamente. Non avevano mai conosciuto un Pokémon  testardo come quel Dragonite e vedere Hiccup in quello stato non era affatto bello.
-    Ehi Hiccup. – cominciò così Rapunzel, tentando di sollevare il morale dell’amico – Io e Kecleon all’inizio non eravamo poi così tanto amici, sai? – 
-    Davvero? – chiese stupito di rimando il lentigginoso
-    Si. – confessò la biondina – Vero Kecleon? – 
-    Ke-Kecleon! – rispose affermativamente il Pokémon
-    E come hai fatto ad istaurare un rapporto così solido con lui? –
-    Fammi indovinare - si intromise l’albino – Pokèbigné?
-    Esatto! –


Hiccup non credeva che far semplicemente ingozzare Dragonite dei dolcetti che cucinava Rapunzel potesse aiutarlo a recuperare un rapporto quantomeno decente col Pokémon ma, in fin dei conti, tentare non costava nulla.
-    Prendine uno e porgilo a lui. Tutti i Pokémon amano i miei bigné! – gli disse entusiasta la biondina mentre gli tendeva un sacchetto ricolmo di Pokèbigné colorati
-    Okay, proviamo. – rispose così lui, ancora però titubante.
Cominciò ad avvicinarsi con cautela al suo Dragonite, sperando vivamente che il metodo Rapunzel funzionasse. 
Desiderava tanto riuscire a raggiungere il rapporto bellissimo che i suoi amici avevano instaurato con i loro Pokémon ma, nonostante tutti i tentativi che aveva fatto, il tipo drago sembrava ancora non provare alcun interesse verso di lui dopo... quello che era successo qualche mese prima.
Quando poi fu finalmente abbastanza vicino al Dragonite, cercò di richiamare la sua attenzione.
-    Ehi bello, è l’ora della pappa. – affermò poi il lentigginoso con una voce vagamente tremante che, ovviamente, lo tradì inesorabilmente.
Il Pokémon però, nonostante il tono di voce incerto del suo allenatore, si voltò e cominciò ad annusare ciò che quest’ultimo teneva nel sacchetto. Sembrava molto interessato alle leccornie che Rapunzel aveva preparato per lui e questo suo comportamento fece accendere in Hiccup un barlume di speranza.
-    Si, bravo bello. Qui tanta buona pappa! – continuò, stavolta facendogli vedere anche ciò che il sacchetto tanto ambito conteneva.
Dragonite, dopo qualche attimo di esitazione, li addentò tutti in un solo boccone, come se non toccasse cibo da mesi. Hiccup fece un gesto di vittoria rivolto ai suoi amici, soddisfatto.
Poco più distante da lui, Rapunzel batteva le mani festosa mentre, appagata, sussurrava allo scettico Jack:
-    Ti avevo detto che piacevano a tutti! –
Peccato che, dopo la scorpacciata, la situazione non era mutata di molto, anzi, sembrava essere addirittura peggiorata! Con la pancia piena, Dragonite non ne voleva sapere di muoversi né tanto meno di attaccare Glaceon.
-    Basta con queste sciocchezze sui Pokèbigné – dichiarò poi Merida all’improvviso, interrompendo la pseudo - lotta Pokémon in corso – Il vero legame si instaura durante una lotta! –
-    E che cosa stiamo facendo noi secondo te, giochiamo? – rispose a tono Jack, leggermente irritato dall’ultima frase della rossa
-    No. Dico solo che a Dragonite serve uno stimolo maggiore del tuo... Glaceon. Ad esempio, il mio bel Ursaring. – 
-    Oh, certo. – continuò sarcastico l’albino – Allora vediamo se voi due riuscite a migliore la situazione. –
Detto questo, si andò a sedere insieme a Glaceon su di un tronco affianco a Rapunzel, sbuffando.
-    Oh andiamo, sai come è fatta Merida. Magari con la sua competitività riesce ad aiutare sul serio Hiccup e Dragonite! – 
-    Speriamo. –
La rossa chiamò il suo Ursaring al di fuori della sfera Poké e, quest’ultimo, una volta uscito, ruggì sonoramente rivolto al suo avversario. Hiccup deglutì a vuoto mentre Dragonite, per la prima volta dopo mesi, sembrava interessarsi finalmente ad una lotta.  Magari Merida aveva ragione: un avversario determinato lo avrebbe invogliato a lottare come si doveva.
Ancora una volta, però, Dragonite non si comportò come dovuto, mandando in frantumi ogni speranza del suo allenatore.
-    Avanti Ursaring, facciamo svegliare questo Dragonite cattivo! Martelpugno! –
Il Pokémon di Merida partì all’attacco. 
Dragonite schivò il Martelpugno con facilità: era piuttosto veloce. Se solo avesse usato quella velocità anche per attaccare! 
-    Dragonite, usa codadrago! – ma il Pokémon rimase nuovamente fermo, come se Hiccup non gli avesse imposto alcun comando
-    La tua tecnica ha migliorato la situazione, come bene vedo, rossa. – diceva intanto soddisfatto Jack a Merida che, però, lo ignorava, cercando di rimanere concentrata sul da farsi.
La sua missione era quella di svegliare quel Pokémon testardo e ci sarebbe riuscita, anche se per farlo avrebbe dovuto far cascare il mondo intero. 
-    Eh no, così non ci sto Dragonite. – continuò così, sicura – Sfuriate! –
Ursaring attaccò con sentimento e, stavolta, non mancò il colpo. Dragonite a quel punto fu come improvvisamente travolto da una cascata di rabbia: dal Pokémon pigro che era si alzò da terra, arrabbiato, e cominciò ad attaccare violentemente Ursaring con mosse che Hiccup non gli chiedeva di compiere.
-    No, Dragonite, fermo! – cercò di frenarlo l’allenatore, ma senza successo. 
In preda alla rabbia, Dragonite continuava ad attaccare furiosamente l’Ursaring di Merida che, di rimando, tentava di difendersi come meglio poteva.
-    Ascoltami, basta! – 
-    Oh no, dobbiamo fermarli! – esclamò Rapunzel preoccupata mentre si portava entrambe le mani alla bocca.
A risposta dell’ultima esclamazione di Rapunzel, il Glaceon di Jack intervenne, riuscendo a far cessare la lotta grazie ad un geloraggio ben assestato lanciato dritto verso Dragonite. 
A quel punto, Hiccup non sapeva più a cosa pensare. Doveva forse affidare Dragonite ad un allenatore più preparato di lui? Si, decise, quella ormai era la sua ultima opzione.
-    Io... –
-    Fermo! – lo interruppe Jack – Prima che tu scenda a conclusioni affrettate, io ti  consiglio di pensarci su un altro po’. Una bella dormita ti schiarirà le idee. –
-    Si, Hiccup, il sole sta tramontando. Cominciamo a preparare tutto per la notte? – propose così Rapunzel agli amici che annuirono poco dopo in risposta. 


Cenarono insieme come ogni sera da quando il loro viaggio era cominciato. Da lì a quel momento, pensò Hiccup, molte cose erano cambiate, come ad esempio il rapporto di amicizia tra lui ed il suo Dragonite. La loro storia non era come le storie di amicizia tra uomini e Pokémon che tutti raccontano, ovvero quelle di un ragazzo che incontra un Pokémon, gli diventa amico, lo cattura e poi vive insieme a lui felice e contento, destreggiandosi tra lotte e viaggi per intere regioni. Non era andata affatto così, anche se, in un certo senso, sarebbe stato meglio che lo fosse stato, almeno adesso i due avrebbero avuto un rapporto agli occhi di tutti “ normale “. 
E pensare che, all’inizio, le cose sembravano filare per il verso giusto...
Lo aveva catturato per sbaglio, con una rete, durante uno dei suoi numerosi tentativi di rendere suo padre fiero di lui. Quel giorno voleva a tutti i costi dimostrare a quest’ultimo che era pronto per intraprendere un viaggio per la regione e, per farlo, aveva deciso di catturare un Pokémon. Non avendo Pokéball a disposizione però, si era dovuto arrangiare con una rete da pesca che un amico di vecchia data di suo padre, Skaracchio, aveva costruito per catturare qualche bel Goldeen. 
Non si aspettava di certo che il Pokémon che sarebbe riuscito a catturare con quel marchingegno che aveva costruito apposta per l’occasione e la rete presa in prestito da Skaracchio fosse proprio un possente Dragonite, tanto bello quanto raro Pokémon. Lo stupore nel vedere ciò che aveva catturato era stato infatti così tanto che, in un primo momento, era addirittura svenuto per la paura! 
Dopo aver rispeso i sensi però, assalito dai sensi di colpa, lo aveva subito liberato. Appena libero dalla rete che lo aveva costretto per qualche minuto, Dragonite gli era balzato addosso e gli aveva ruggito contro ma, stranamente, non lo aveva neanche minimamente sfiorato con i suoi affilati artigli. Cosa ancora più strana, non era scappato, anzi, era rimasto lì, ad osservare curioso Hiccup che, attonito, si era limitato a ricambiare quegli sguardi. 
Si era poi fatto coraggio e lo aveva nutrito con del cibo per Pokémon e, dopo averlo fatto, aveva provato addirittura ad accarezzarlo! Dragonite però, inizialmente, non gli aveva permesso di farlo, ruggendogli contro furiosamente ogni volta che lui provava anche solo a sfiorarlo. Poi, col passare dei giorni, alla fine, aveva acconsentito.  
Era stato quel gesto a spingere Hiccup ad andare a rinvenire una Pokéball, quella Pokéball. Sua madre, prima di sparire, l’aveva data a Stoik e aveva detto a quest’ultimo di donarla ad Hiccup che, quando quel giorno speciale sarebbe arrivato, l’avrebbe utilizzata come meglio credeva. Hiccup aveva creduto davvero che Dragonite fosse il Pokémon giusto per quella Pokéball. 
Quest’ultimo si lasciò catturare facilmente ed Hiccup quel giorno si era sentito inspiegabilmente più legato al ricordo di sua madre, che era stata un tempo una grande allenatrice di Pokémon di tipo drago.
Adesso però che Dragonite non voleva saperne neanche di tornare in quella Pokéball, il moro si sentiva ancora più perso e triste. Fissava il piatto che Rapunzel aveva cucinato amorevolmente per lui, incapace però di assaggiarne anche solo un boccone.
-    Ehi, si sistemerà tutto, vedrai! – gli sorrise la biondina, cercando di tirargli su il morale
-    Già, Dragonite non può continuare a fare il duro per sempre. – continuò Jack con convinzione, probabilmente cercando di infondere la sua sicurezza anche nell’amico.
Hiccup annuì, accennando un sorriso. Un sorriso falso e forzato, che si era dovuto stagliare prepotentemente sul suo viso per non far preoccupare gli amici. Jack e Rapunzel sembravano essere cascati all’inganno, Merida invece no. Quando i primi due andarono a dormire, infatti, quest’ultima decise di fare una chiacchierata col suo amico Hiccup. 
-    Non ho tanto sonno. – disse così per attirare l’attenzione del lentigginoso
-    Neanche io. – rispose quest’ultimo mentre osservava il suo Dragonite intento a riposare.
Nonostante quello che gli stava facendo passare in quell’ultimo periodo, gli voleva bene ed il solo pensiero di affidarlo ad un altro allenatore lo uccideva. Ma, in fin dei conti, che senso aveva tenerlo con sé se non sapeva come addestrarlo adeguatamente? 
-    La prima volta che ti abbiamo incontrato, ci hai detto che Dragonite all’inizio non era così come è ora. Cosa è successo? – chiese poi la rossa, cercando di non apparire però invadente – Ovviamente se ti va di parlarne, se non vuoi dirmelo non importa. –
-    No, no, tranquilla. – la rassicurò quindi il moro, notando nell’espressione dell’amica un pizzico di disagio – Certo che voglio parlarne. – 
Intanto, Dragonite continuava a dormire serenamente come un cucciolo indifeso, nonostante il respiro gelido di Glaceon gli stesse letteralmente congelando la coda. 
Kecleon invece riposava tra le braccia di Rapunzel che, nel sonno, borbottava frasi incomprensibili all’orecchio umano. 
Jack, poco più distante dagli ultimi due, menava calci a destra e a manca: probabilmente stava sognando un ulteriore scontro con il Team Nightmare dato che mormorava: ‘ Lasciate andare i Pokémon! ‘ .
-    Eravamo abbastanza legati. Un tempo, volavamo insieme sopra la mia città, sai? – cominciò il moro dopo qualche istante di esitazione
-    Doveva essere bello. – commentò la ragazza, immaginandosi Hiccup in groppa a Dragonite che sfiorava le nuvole con un dito
-    Si, lo era. – annuì lui, sorridendo – Ma poi ... – e lì il suo volto si rabbuiò improvvisamente – una ragazza ci ha sfidati in una lotta e non è andata molto bene. Abbiamo perso e, da quel giorno, credo che Dragonite non voglia più lottare perché si sente... tipo ferito nell’orgoglio, credo. –
-    È anche orgoglioso! – affermò in risposta ridendo Merida – Quindi non è un problema tra... voi due. –
-    No, ma lo è diventato. Da quel giorno mi tratta male. Mi volta le spalle e rifiuta di tornare nella sua Pokéball. È come se si senta... un fallito. E credo sia colpa mia. –
-    Perché? Mica gli hai detto che è un cattivo Pokémon! –
-    No ma... lui sa quanto io ci tenga ad ottenere buoni risultati. Allenare i Pokémon di tipo drago per me è come... seguire le orme di mia madre. E mia madre era fortissima. Ma quello che Dragonite non sa è che anche lei un tempo era una schiappa come noi due. – 
La rossa si limitò ad annuire, non sapendo più cosa dire per replicare. 
-    È... complicato. – 
-    Già... più complicato di quanto pensassi. Ma, secondo me, dovresti provare a dirglielo. A dirgli che tu gli vuoi bene nonostante tutto. –
Hiccup a quel punto pensò che Merida non aveva tutti i torti.


Alla fine, i due erano riusciti a prendere sonno. 
La mattina dopo, al loro risveglio, Rapunzel era di già in piedi ed osservava pensierosa l’orizzonte.
-    Che cos’hai, Punzie? – chiese così Hiccup all’amica, notando nel suo sguardo una leggera nota di preoccupazione 
-    Oh, nulla di importante. Solo... c’è troppo silenzio. –
-    È una foresta, che ti aspettavi? – replicò Jack mentre si stiracchiava assonnato poco più distante da loro
-    Si ma... lasciamo perdere. –
Stringeva a se Kecleon come se temesse che qualcuno potesse portarglielo via. Era già successo una volta che quei mentecatti del Team Nightmare riuscissero a rubare per qualche ora i loro Pokémon ma, alla fine, erano sempre riusciti a recuperarli in qualche modo e a far saltare in aria quei criminali. Nonostante ciò, Rapunzel era terrorizzata all’idea che, in uno dei loro strambi tentativi di portarle via Kecleon, potessero riuscire definitivamente nell’impresa. 
-    Hic, ricominciamo l’allenamento? – propose poi l’albino una volta svegliatosi completamente. 
Il volto di Hiccup a quella proposta si rabbuiò. Merida, notando l’espressione di quest’ultimo, gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e gli sussurrò:
-    Non arrenderti. –
Lui non voleva arrendersi. Voleva seguire le orme di sua madre, diventare un allenatore potente specializzato in tipi drago. Ma, soprattutto, voleva riavere con sé il Dragonite di un tempo. 
-    Già, basta cincischiare, a lavoro! – rispose così, euforico, per poi correre verso un punto della foresta ideale per l’allenamento.
Dragonite intanto si stava scongelando la coda che Glaceon gli aveva congelato per sbaglio durante la notte, del tutto disinteressato all’allenarsi. 
-    Dai Dragonite, raggiungi Hiccup! – lo incitò Merida con un tono vagamente irritato. 
Quel Pokémon non voleva neanche fare due passi, il che le dava sui nervi.
Constato che neanche le maniere forti di Merida riuscivano a spostarlo, alla fine, Rapunzel decise di attirarlo verso Hiccup con i suoi magici Pokèbigné e, come previsto, la tecnica funzionò. 
-    Adesso che siamo riusciti a trascinare il pigrone sul Campo Lotta improvvisato - continuò  Jack, ancora divertito al pensiero di Dragonite che seguiva Rapunzel con in mano i Pokèbigné - cominciamo? –
Il moro dall’altra parte fece un cenno con la mano, come a dire Aspetta un secondo
-    Dragonite... – pronunciò poi avvicinandosi al suo Pokémon – non importa se vinciamo o perdiamo, l’importante per me è rimanere uniti. –
Fece seguire quell’esclamazione da un sorriso rassicurante e da un abbraccio altrettanto rincuorante che fecero stagliare sorrisi soddisfatti sui volti dei loro compagni di viaggio che gli osservavano da poco distante. Il Pokémon invece sobbalzò a quelle parole e a quei gesti. Sembrava come se qualcosa fosse scattata dentro di lui, come se, improvvisamente, si fosse pentito di ciò che aveva fatto in quegli ultimi mesi. 
Quando Hiccup tornò al suo posto, Dragonite, che prima giaceva seduto come di suo solito, si alzò sulle sue zampe posteriori, finalmente pronto a cominciare.
Gli occhi del lentigginoso, dopo aver assistito a quella scena, brillarono di una luce nuova e, con tutta la passione per i Pokémon che aveva dentro di sé, esclamò a gran voce:
-    Avanti Dragonite, dragartigli! –
Ma, quando il Pokémon fu finalmente sul punto di attaccare e quindi di ascoltare un comando del suo allenatore, un braccio meccanico afferrò il Glaceon di Jack, trascinandolo dentro ad una gabbia posta su di una mongolfiera a forma di nuvola temporalesca che i quattro conoscevano fin troppo bene.
-    Adesso che le cose si stavano sistemando, arrivano questi qui! – imprecò Merida fuori di sé.
-    Salve a tutti voi, bambocci. – proferì la donna riccia sulla mongolfiera, sogghignando malignamente – Stavolta i vostri Pokémon non ci sfuggiranno. –
-    Abbiamo studiato per bene il nostro piano d’azione e nulla ci fermerà. – continuò l’uomo massiccio che le stava di fianco, con voce altrettanto maldicente e rude.
Avevano avuto numerose volte a che fare con quei due criminali da quando il loro viaggio nella regione era cominciato. Sembravano seguirli ovunque, sempre pronti a mettere in atto i piani più disparati per rubare loro i Pokémon.
-    Il capo stavolta sarà fiero di noi! – 
I quattro avevano avuto anche il piacere di incontrare questo loro fantomatico capo, una volta. Pitch Black, fondatore dell’associazione criminale più temuta della regione: il Team Nightmare. Peccato che - o fortuna che - quei due non erano i perfetti esponenti della categoria a cui appartenevano! 
Rapunzel intanto, terrorizzata, stringeva forte a sé Kecleon, come a reclamare il possesso del Pokémon. Jack invece continuava a tenere i suoi occhi di ghiaccio puntati sul povero Glaceon che si dimenava all’interno della gabbia rinforzata, incapace di distruggerla con il suo potente geloscheggia.  
-    Lasciate andare Glaceon! – li urlò contro poi, arrabbiato 
-    Pensi che siamo stupidi? Siamo qui per rubarvi i Pokémon, mica per portarli in gita e restituirveli! -  rispose la donna, che loro conoscevano con il nome di Gothel, quasi offesa da ciò che l’albino aveva appena proferito
-    E adesso, fateci lavorare. – concluse così la frase di quest’ultima l’uomo, Drago Bludvist. 
Quest’ultimo fece partire dalla mongolfiera un altro braccio meccanico, stavolta rivolto verso Dragonite. Hiccup non esitò neanche per un istante. D’istinto, si lanciò in difesa dell’amico, guadagnandosi così un bel graffio sulla gamba sinistra. 
-    Hiccup! – urlarono all’unisono gli altri tre, preoccupati per le condizioni del ragazzo. 
A terra, sfinito, il lentigginoso riuscì però a dire con voce flebile:
-    Non avrete mai Dragonite. – 
Il Pokémon, ancora scosso da ciò che il suo allenatore aveva appena fatto per lui, fissava la scena confuso. Tutti i bei momenti passati con Hiccup riaffiorarono violentemente nella sua mente, come a ricordargli quanto quest’ultimo fosse importante per lui. Ricordò il loro primo incontro, la prima lotta persa e l’incontro con i tre allenatori che adesso li accompagnavano in viaggio. Perché era stato così testardo e cattivo con quel ragazzo che avrebbe dato anche la sua stessa vita per salvarlo? 
Fu proprio questo a far smuovere Dragonite che, infuriato, scagliò un potente tuono contro la mongolfiera del Team Nightmare, liberando così il suo amico Glaceon e facendo volare via, come di routine, i due sciocchi criminali. 
-    Perché finisce sempre così? – domandò Gothel a Drago seccata, mentre entrambi volteggiavano nell’aria
-    Non chiederlo a me, non ne ho idea. – 
Mentre questi ultimi precipitavano chissà in quale parte del mondo Pokémon, Merida fece mente locale di quello che era appena accaduto. Dragonite aveva davvero abbandonato la pigrizia e salvato tutti quanti! 
-    Oh mio dio, Dragonite, sei stato fantastico! – esclamò così gioiosa mentre però il Pokémon in questione si avvicinava al suo allenatore ancora steso sul terreno
-    Sei stato bravissimo. – sussurrò quest’ultimo al suo Dragonite sorridendo e, il Pokémon, posò in risposta la testa sul petto del ragazzo.
Poco dopo, Hiccup, grazie all’appoggio offerto da Dragonite, riuscì finalmente ad alzarsi da terra, ignorando per un attimo il dolore insopportabile che il graffio profondo gli provocava. 
-    Ci saremo sempre, l’uno per l’altro. – riuscì a dire dopo aver poggiato il capo sul muso del suo Pokémon – E’ una promessa. - 
La sua ferita infondo sarebbe sparita pochi giorni dopo, esattamente come il ricordo di quella brutta avventura. La cosa che invece mai sarebbe venuta meno era la loro solida e potente amicizia, indistruttibile a differenza delle stupide gabbie che il Team Nightmare fabbricava puntualmente ogni singola volta! 


 


N.A. (  di fine One Shot  ): Okay, non so assolutamente come abbiate reagito a questo mio esperimento x'D Spero bene. ^^" 
Riflettendoci bene in questi giorni, questa raccolta è davvero importante per me, non solo perché è stata il mio... trampolino di lancio su EFP ma anche perché ogni singola One Shot racconta un pezzo di me ( perché le mie passioni sono ME ) e per questo ha un forte impatto emotivo nei miei confronti. Nonostante non abbia successo come la mia long, credo di essere più affezionata alla raccolta. Ed è con questo che vi annuncio che, molto probabilmente ( ma non sicuramente ), la prossima One Shot sarà l'ultima e spero di scriverla il più epicamente possibile xD 
Ma adesso parliamo della One Shot. ;)
Allora, Sdentato nelle vesti di un Dragonite disubbidiente ce lo vedevo troppo, perciò eccolo lì, a far sgolare il povero Hiccup. xD 
Glaceon è un Pokémon che amo TANTISSIMO ( come tutte le evoluzioni di Eevee ) ed essendo un tipo ghiaccio era perfetto per Jack. ^^
Pascal che diventa un Kecleon... beh, se non conoscete il Pokémon vi consiglio di andare a vedere una sua immagine e, a quel punto la mia scelta vi sarà chiara xD
E Merida con un Ursaring... anche qui non c'è nulla da spiegare, secondo me xD Sembrano perfetti l'uno per l'altra ( non solo perché gli Ursaring sono tipo... degli orsoni xD ).
Il Team Nightmare al posto del Team Rocket... ragazzi, sono completamente pazza, lo so x'D 
E, su questo punto, devo ringrazire DioMagoPrescelto99 che mi ha dato l'idea di aggiungere degli antagonisti alla One Shot. Non so proprio come farei senza di te che mi sopporti durante i miei scleri da scrittrice in crisi =3
Che dire, aspetto ansiosamente le vostre reazioni a questa One Shot. Giuro, non sono mai stata così ansiosa di ricevere recensioni come stavolta xD
Adesso, la vostra raffreddatissima LullabyChePuòFarcela vi lascia e vi avvisa che l'aggiornamento della long, esclusi imprevisti, avverà domani! =3
Non smetterò mai di dirvi quanto ognuno di voi sostenitori sia importante per me. Grazie davvero a tutti, di cuore. =3
Alla prossima! <3 


 

 

 

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Capitolo 9
*** Scherzi Innocenti ***


Titolo: Scherzi Innocenti
AU: Modern!AU, Halloween!Special
Personaggi: Jack Frost, Hiccup, Merida, Rapunzel, Vari ed Eventuali
Parings: Nessuno, hints!Mericcup
Rating: Verde
N.A.: Come promesso, sono tornata con una nuova One Shot!
E' proprio vero che le vacanze fanno bene. In questi giorni ho avuto parecchio tempo per pensare... e le idee sono sgorgate come un fiume in piena! Perciò, questa non sarà l'ultima ;) Ho ancora in mente un bel Hogwarts!AU ( per rendere giustizia ad OGNI mio fandom xD ) e un... non so come chiamarlo sinceramente... forse Childhood!AU? Non lo so xD 
Insomma, anche se in ritardo, ecco qui una One Shot ambientata in questo periodo dell'anno, per esattezza ad Halloween. L'ho scritta in un solo giorno ( ieri xD ) perciò non aspettatevi granché... ^^" 
Mi ha ispirata una fan art ( che se l'avessi ritrovata avrei linkato -.- ) dove i nostri quattro indossavano dei bei costumi per Halloween xD
Ah, un'altra cosa, come il titolo suggerisce la OS non sarà  creepy, assolutamente xD L'ho scritta per suscitare qualche bel sorrisone sui vostri volti stancati dalla scuola =) 
Adesso, la pianto di tediarvi e vi lascio alla lettura! ;) Ci vediamo alle note di fine Capitolo ( che saranno cortine, non ho molto da dire stavolta xD Miracolooo ) 



-    Non indosserò quel coso neanche se mi paghi. – imprecò Jack contro l’amica rossa che, divertita, gli aveva appena porto un delizioso vestito da coniglio di Pasqua.
Era questo il prezzo da pagare per la scommessa persa. Jack avrebbe tanto voluto possedere una macchina del tempo per poter tornare indietro al giorno prima e non scommettere più con Merida sui risultati della partita di football giocata dalle loro due squadre preferite. Ma adesso che il danno era fatto, doveva rispettare i patti.
Se qualcuno lo avesse visto con quel costume quella sera lo avrebbe di sicuro preso in giro da lì fino al resto dei suoi giorni. 
-    Tanto una reputazione non l’hai mai avuta, cosa cambierebbe un vestito da coniglietto? – replicò l’amica a quell’imprecazione, facendo seguire quell’ironica domanda da una giocosa linguaccia – Starai benissimo, ci scommetto qualsiasi cosa tu voglia! –
-    Basta scommesse! – rispose prontamente Jack – E adesso, il coniglietto va a vestirsi! – 

***

Mentre Jack si preparava per la serata, Rapunzel ed Hiccup bussarono finalmente alla porta di casa Dun Broch. Ad accoglierli purtroppo non furono né i genitori di Merida e né Merida stessa, bensì le tre pesti che quella sera i quattro avrebbero dovuto accompagnare per tutto il quartiere a fare Dolcetto o Scherzetto?
-    Dolcetto o Scherzetto? – domandarono infatti i tre, eccitatissimi 
-    Ohm... – si grattò la testa Hiccup – Io non ho dolcetti. –
-    Neanche io... – abbassò lo sguardo Rapunzel, spaventata all’idea che i tre potessero cominciare a piangere davanti a loro.
Sarebbe stato meglio che il pensiero di quest'ultima si fosse avverato perché quello che accadde dopo fu peggio di un capriccio dei gemelli. 
-    SCHERZETTO! – esclamarono i tre bambini, lanciando sulla faccia dei due della farina che avevano conservato nelle mani fino a poco prima ma che i due mal capitati non avevano notato. 
Fu proprio allora che la signora Dun Broch fece la sua comparsa, rimproverando i tre figlioletti e porgendo ad Hiccup e a Rapunzel uno strofinaccio per pulirsi la faccia imbiancata. 
-    Fortuna che i vostri costumi non si sono rovinati! – esclamò poi, contenta che i figli non avessero mandato a monte con i loro scherzi la serata dei due ragazzi
-    Costumi?! – si udì pronunciare da una voce proveniente dalle scale – Vi siete messi dei costumi?! –
Era Merida che, dopo aver sentito la voce della madre pronunciare quella parola, era corsa a controllare. 
-    Ci eravamo accordati che nessuno si sarebbe vestito, quest’anno. – rimproverò gli amici – Abbiamo sedici anni! E poi, se ci mettiamo un costume anche noi, Jack non fa la brutta figura che voglio che faccia. –
-    Io volevo rispettare i patti – cercò di giustificarsi Hiccup – ma Rapunzel ha tanto insistito per indossare il costume che sta preparando da settimane... non volevo dirle di no. –
-    E cosa rappresenterebbe? – 
La biondina indicò il suo costume verde chiaro, eccitata. Sembrava che avesse rubato la pelle a qualche rettile per farselo. 
-    Mi sono vestita da Pascal! – esclamò soddisfatta poi – Ed il costume cambia colore come un vero camaleonte! Ci ho lavorato davvero sodo... –
-    È... fantastico Punzie! – rispose Merida, davvero impressionata dall’operato dell’amica – E tu Hiccup, cosa saresti? Un pipistrello? –
-    Una Furia Buia. – la corresse lui – Ed anche io me lo sono fatto da solo. – 
Il lavoro che il ragazzo aveva fatto per le squame era davvero impressionante. E le ali erano così realistiche da mozzare il fiato. Merida si sentì improvvisamente offesa, però. 
-    Tutto questo senza dirmi nulla! Complimenti vivissimi, ragazzi. E adesso io che faccio? – 
Hiccup e Rapunzel abbassarono il capo, visibilmente dispiaciuti, mentre il quarto elemento della combriccola faceva il suo ingresso trionfale nelle vesti di un candido coniglietto di Pasqua. 
-    Non sto poi così male. – disse mentre divertito si lisciava il pelo del costume  – Potrei lanciare una nuova moda. –
I tre amici scoppiarono a ridere mentre la mamma di Merida cercava come meglio poteva di trattenere le risate, per non mostrarsi irrispettosa nei confronti dell’amico della figlia. 
-    Bene, allora voi bambini andrete in giro con Harry, Hubert ed Hamish, mentre io, evitando figuracce che rovinerebbero il resto della mia inutile vita, vi aspetterò a casa. – cercò con quella frase di svignarsela la rossa, ma fu fermata prontamente da Jack
-    No, no, no, non se ne parla. – disse quest’ultimo, infastidito dalla proposta
-    Sono d’accordo con Jack. – intervenne la signora Dun Broch – Un vestito tu ce l’hai, signorina. –
-    No, mamma, quello no! –

***

Era passata un’ora da quando Merida e sua madre erano salite di sopra con un costume per Halloween a seguito e Hiccup, Rapunzel e Jack, in preda ad un attacco di noia, avevano cominciato a fare delle ipotesi.  
-    Sarà un vestito da principessa guerriera. – immaginò Hiccup
-    Nah, non farebbe tutte queste storie se lo fosse. – rispose Jack escludendo quell’ipotesi – Sarà qualcosa di imbarazzante... –
-    Lo penso anch’io. – annuì Rapunzel – Qualcosa che Merida detesta... –
-    Qualcosa di sgargiante. – continuò Hiccup
-    Qualcosa come... quello. – 
Merida era di fronte a loro, imbronciata, con indosso un vestito da mamma orsa coi fiocchi. Anche i tre gemelli erano pronti alla serata con i loro costumi da orsetti in perfetto abbinamento a quello della sorella.
-    Mamma, è Halloween! – esclamò la rossa, arrabbiata – Non voglio vestirmi da tenero orso! – 
-    Lo farai, per i tuoi fratelli! –
-    Ma chi spaventeremo con queste robacce?! – 
-    Non voglio sentire altri ma, signorina. E adesso sbrigatevi, alle dieci vi rivoglio a casa. – 
I quattro con a seguito i tre fratellini di Merida si avviarono verso la porta.
-    Chi di costume imbarazzante ferisce, di costume imbarazzante perisce. – commentò Jack divertito prima di chiudersi alle spalle la porta di casa Dun Broch. 

***

Il giro del quartiere fu noioso e poco interessante per una come Merida. Non incontrarono alcun loro compagno di classe e non sapeva se esserne felice o meno. Da un lato ringraziava il cielo per ciò perché così nessuno l’aveva vista con quell’imbarazzante costume da mamma orsa, dall’altro lato si sentiva maledettamente triste perché sicuramente gli altri avevano di meglio da fare quella sera che accompagnare i loro fratellini a fare Dolcetto o Scherzetto?
Rapunzel, Hiccup e Jack invece sembrava si stessero divertendo un mondo. Avevano racimolato una montagna di dolciumi di tutti i tipi e gioivano come bambini al loro primo Halloween. Molti avevano fatto i complimenti ad Hiccup e Rapunzel per i loro costumi fatti a mano e molti altri avevano voluto farsi una foto con Jack il candido Coniglio di Pasqua. Dicevano che era originale. Merida avrebbe voluto dire a tutti loro che chi aveva scelto il costume del ragazzo che tanto ammiravano era stata lei, perciò il merito della scelta ed i complimenti che ne seguivano andavano di diritto a lei. Ma non lo fece, infondo non se ne importava un'accidente. 
Quando si fermarono a mangiare in una paninoteca, si sporcò di proposito di ketchup per rendere il suo costume da mamma orsa meno dolce e più macabro come lei voleva. 
-    Così va meglio! – aveva detto prima di pagare il panino che aveva consumato ed i cinque panini extra large che invece si erano spazzolati i suoi insaziabili fratelli.
Erano le nove di sera quando poi Merida trovò finalmente qualcosa che suscitò il suo interesse: una bella casa abbandonata. 
-    Non se ne parla, noi lì dentro non ci entriamo. – disse Hiccup, irremovibile
-    Andiamo, sciogliti un po’ Hic! – rispose Jack, approvando l’idea di Merida di entrare lì dentro
-    Io... sono d’accordo con Hiccup. Non dovremmo... è pericoloso. – replicò Rapunzel, terrorizzata – Mamma dice di non fidarmi della case abbandonate perché se sono state abbandonate un motivo ci sarà! - 
-    Okay, allora facciamo scegliere ai gemelli. Dopo tutto siamo qui per loro! -  propose Merida già sapendo che i suoi fratelli, avventurosi come lei, avrebbero approvato la sua idea.
-    ANDIAMO! – esclamarono infatti in coro i tre, correndo come forsennati verso l’ingresso della casa.
Se l’esterno era spaventoso, con le finestre rotte ed il tetto crepato, l’interno era di gran lunga più raccapricciante. Il pavimento, rigorosamente a scacchi, era ricoperto da uno spesso strato di sporcizia. Il tavolo da pranzo di legno era diventato una perfetta dimora per ragni. Il lampadario di cristallo, ovviamente impolverato, pendeva pericolosamente sopra le loro teste e Rapunzel, in preda ad un attacco di paura, premette per sbaglio il pulsate cambia – colore fabbricato da lei stessa, facendo diventare il manto del suo costume da verde sgargiante a viola tenebroso. 
I tre fratelli di Merida intanto scorazzavano curiosi per la casa, seminando distruzione  e caos anche in una dimora già distrutta da sé. 
Hiccup invece osservava preoccupato le infiltrazioni d’acqua sul soffitto mentre Merida si riempiva il costume da mamma orsa, già sporco di ketchup, di terrificanti ragnatele. 
-    Così va ancora meglio! – esclamò soddisfatta quando ebbe finito di applicare quest’ultime sul vestito.
Mentre questa si insudiciava come meglio poteva, la porta d’ingresso si chiuse improvvisamente, facendoli sobbalzare tutti, anche il più coraggioso dei sette. 
-    Tranquilli... sarà stato il vento. – cercò di giustificare l’avvenimento Hiccup ma neanche lui ci credeva più di tanto.
Poi, delle voci spettrali cominciarono ad alleggiare nella casa.
-    Non avete scampo. – dicevano, con una voce simile ad un ululato.  
Le pareti cominciarono a tremare come se stesse per arrivare un Uragano pronto a spazzarli via. Gli spettrali quadri che fino a poco prima li avevano fissati dalla parete cominciarono a cadere giù ed uno di questi per poco non colpì il povero Hubert in pieno. 
Merida, senza rendersene conto, aveva afferrato terrorizzata il polso di Hiccup mentre Rapunzel si nascondeva dietro di  loro e Jack rimaneva immobile sul posto, cercando di rimanere calmo per capire da dove provenisse quella strana voce. 
I fratellini di Merida si accostarono poi a Jack che gli fece cenno di rimanere in silenzio. 
-    Non ci sfuggirete. – continuava la voce 
-    Vi abbiamo in pugno. – diceva l’altra
-    Vi uccideremo. – proseguì una terza voce 
-    Ma che dici, uccidere è esagerato. – rimproverò la prima voce – Vi tortureremo va meglio. – 
-    È solamente uno scherzo! Dovresti chiamarti Testa di Rapa! - 
Jack accennò il tipico sorrisetto compiaciuto di chi aveva capito tutto, lasciando i suoi amici ed i fratelli di Merida del tutto spiazzati. Poi, convinto, si diresse verso il vecchio armadio di legno consumato dai tarli che si trovava nella stanza.
Si portò un dito alla bocca per far capire agli altri di rimanere in silenzio, poi lo aprì.
I ragazzi che vi si erano nascosti dentro lanciarono una serie di urla terrorizzate che furono arrestate poco dopo da un indignato Jack. 
-    La prossima volta se volete fare uno scherzo al re degli scherzi dovrete impegnarvi di più. – esclamò – Pensavate di spaventarmi con così poco? – 
Erano tre loro compagni di classe: i gemelli Testa Bruta e Testa di Tufo insieme a quell’altro “ intelligentone “ di Moccicoso. 
Questi ultimi abbassarono il capo in segno di sconfitta mentre Jack aveva cominciato a ridere di gusto.
-    Siete davvero cascati allo scherzo di questi tre fanfaroni? – disse rivolto ai suoi amici – Posso capire i tuoi fratelli e Rapunzel, Merida, ma non tu! – 
Solo all’ora quest’ultima si rese conto di star ancora stringendo il polso di Hiccup. Lo lasciò, imbarazzata, per poi prendersela con Jack per ciò che aveva detto.
-    Non ero spaventata! Stavo solamente cercando di dare una soddisfazione a quei tre! –
-    Si certo, come no. – la beffeggiò Jack, assumendo poi un atteggiamento superiore
-    Ma quello è un vestito da Coniglio di Pasqua? – chiese all’improvviso Moccicoso, stupito
-    Ohm... ehm ... –
-    Ma certo che lo è! – rispose tornando a sorridere Merida – Jack non vedeva l’ora di poter indossare un vestito del genere! – 
I tre decerebrati cominciarono a ridere, facendo stagliare sul volto di Jack un’espressione accigliata. In fin dei conti, quello era stato comunque un bel Halloween per Merida. 


 



N.A. ( di fine Capitolo  ): Ed anche questa è andata, amici! ^^ 
Mi sono divertita un MONDO  a scrivere di Jack vestito da Coniglio di Pasqua x'D E quel ragazzo è sempre così fantastico da riuscire a divertirsi comunque, nonostante il costume imbarazzante che Merida gli ha intimato di indossare xD E, riguardo quest'ultima, ' Chi di costume imbarazzante ferisce, di costume imbarazzante perisce ' ù.ù Mentre Hiccup e Rapunzel, pucciosi come sempre, se lo sono fabbricati da soli il loro costume *-* Quello di Hiccup c'era anche nella fan art che mi ha ispirata mentre quello di Rapunzel, da Pascal ( xD ), l'ho immaginato io ^^ 
E poi la parte finale dello scherzo e quei leggeri hints!Mericcup ( che erano d'obbligo perché sommati agli hints dell'altra One Shot fanno... una One Shot dedicata a loro intera xD ) sono stati divertenti&pucciosi da scrivere xD 
Insomma, questo è tutto. Per l'aggiornamento della raccolta dovrete aspettare un altro po', magari due settimane, non lo so. Ma arriverà la prossima One Shot, promesso! xD 
Aspetto come sempre i vostir pareri e ci leggiamo alla prossima! 
P.S.: Menomale che dovevo parlare poco ù.ù xD 



 


 

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