Sweet Blood

di Camilla Boo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Sweet Blood

                  

-Questo è l'ultimo.- mia madre mi porse uno scatolone e mi fece cenno di metterlo nel baule dell'auto. Mi sistemai una ciocca di capelli lilla che mi era finita sul viso. Ancora poche ore e non sarei più stata una ragazza di Londra. Non capivo bene perché dovevamo trasferirci, mi trovavo così bene lì, avevo tantissimi amici, compresi quelli con cui avevo faticato tanto per legare, mi ero fatta una reputazione insomma. Ma ora sarebbe cambiato tutto. Tutto quello che mi ero impegnata a fare in tanto tempo stava per diventare inutile e sarebbe stato cancellato. “Tranquilla, Bailee, ti farai tanti nuovi amici” continuava a ripetermi mia madre. Non ne dubitavo, ma sapevo che quegli amici che conoscevo dall'asilo mi sarebbero mancati molto. Tipo Hazel o Abbie, sapevo che le avrei riviste al massimo un paio di volte all'anno e mi sembrava davvero troppo poco. Inoltre, non lasciavamo Londra per andare in un posto fighissimo, no, noi stavamo andando nel Northumberland, più precisamente a Chollerford. Io non ero neanche a conoscenza dell'esistenza di quel posto e mi toccava andarci a vivere. Non era come Londra, no, era un posto sperduto chissà dove e i miei genitori avevano anche avuto la brillante idea di prendere una casa lontana dal centro e completamente isolata. Che bello.

-Su tesoro, scommetto che Chollerford ti piacerà moltissimo.- fece mia madre prendendo le ultime cose da quella che, fra poco, non sarebbe più stata casa mia.

-Certo, mamma. Amo i luoghi sperduti in culo al mondo.- dissi ben poco entusiasta.

-Bailee!- la guardai scocciata -Starai bene, fidati di me.-

-Eccoci!- la vocina acuta di Molly mi fece voltare. Lei e mio padre erano usciti dalla porta e quest'ultimo fece per chiuderla quando: -Volete salutare la nostra casetta per l'ultima volta?- il modo in cui mio padre pronunciò questa frase mi fece innervosire, non sapevo neanche io perché, ma entrai comunque in casa: -Addio, casa. Non ti dimenticherò mai.- dissi in modo piuttosto teatrale mettendomi una mano sul cuore per poi aprire la portiera dell'auto di mio padre e lasciarmi cadere sul sedile.

 

Il viaggio fu piuttosto lungo: eravamo partiti alle sei di mattina ed era già pomeriggio inoltrato. Ci fermammo davanti ad una casa, era piuttosto grande, su due piani. Come casa non era neanche brutta, il problema era quello che c'era intorno: campagna e boschi, ovunque. Non un altra casa né qualsiasi altra struttura. Solo in lontananza potevo vedere il paese, era circa a tre chilometri di distanza ed era leggermente più elevato rispetto alla nostra casa. All'inizio i miei avevano detto che sarei dovuta andare a scuola in bicicletta, ma poi per fortuna avevamo scoperto che c'era uno scuolabus che passava abbastanza vicino a casa.

-Bailee, ti piace?- mio padre mi mise una mano sulla spalla guardando con gli occhi che brillavano la costruzione davanti a noi. -Non è male.- risposi. -E' questa la nostra casetta nuova?- ancora una volta sentii la voce della mia sorellina che, in quel momento, era più felice che mai. Certo, Molly aveva solo cinque anni, non aveva niente di così importante da lasciare a Londra, al contrario di me.

-E' proprio bella, eh?- disse mia madre con uno scatolone in mano -Dai, entriamo.-.

Mio padre tirò fuori dalla tasca dei vecchi jeans le chiavi scintillanti con le quali avrebbe aperto la porta un attimo dopo.

La casa non era questo granché, era abbastanza rustica e molto luminosa. La prima cosa che si notava entrando era il divanetto, girato verso il caminetto che stava sulla parete alla mia sinistra. La tappezzeria era di un bianco/azzurro e in alcuni punti pendeva leggermente dalla parete: -Beh, non vi preoccupate se qualcosa non è perfetto, lo aggiusterò prima possibile.- mio padre posò una scatola sul pavimento e alzò la testa per vedere le condizioni del soffitto. -Evviva...- farfugliai, conoscendo le scarse abilità di tutto fare di mio padre. -Bailee, la tua stanza è l'ultima in fondo al corridoio del piano di sopra, perché non vai a dare un occhiata?- mi sorrise mia madre, indicandomi le scale in legno dipinto di bianco che si trovavano alla mia destra. -Certo, mamma.- feci come mi aveva detto. Gli scalini scricchiolavano sotto ai miei passi e mi diedero l'impressione di star per cadere, ma, fortunatamente, ciò non accadde e arrivai al piano di sopra. C'era un corridoio abbastanza lungo che finiva con una porta bianca, la mia camera. Camminai velocemente sul legno del pavimento e tirai la maniglia d'argento, era una stanza abbastanza grande, più di quella di Londra, ma era piuttosto spoglia. Attaccato al muro al centro c'era un letto, il mio letto, a una piazza e mezza, forse. Le coperte erano in pizzo bianco e avevano qualche rifinitura in azzurro. Poteva andarmi peggio.

 

 

Il pomeriggio lo passai a svuotare valigie e scatoloni, decorando più che potevo la mia stanza, giusto per darle un aspetto un po' meno noioso. Sopra al letto attaccai tutte le foto che trovai: le mie foto preferite di quando ero piccola, alcune foto della mia famiglia, alcune foto mie e dei miei amici e un po' di paesaggi, il tutto circondato dalle vecchie lucine di Natale che mio padre aveva scartato circa due anni prima. Avevo inoltre attaccato qualche poster, qualche disegno e messo un vaso con una piantina in un lato.
Ero abbastanza soddisfatta del mio lavoro. Presi il mio libro preferito: “White Death” di Jason Budder e lo misi sullo scaffale in bella vista. Non so perché mi piacesse tanto quel libro, era tutta una storia un po' sovrannaturale e io, francamente, sono sempre stata molto scettica riguardo a ciò. Nonostante questo, leggevo e rileggevo quel libro da quando ero in terza media, tanto che la copertina originale era tutta rovinata e avevo dovuto ricoprirla con un po' di cartoncino bordeaux e ci avevo riscritto sopra il titolo a mano.

Uscì dalla mia stanza per andare a cena quando, dall'altra parte del corridoio, sul soffitto, notai una specie di botola rettangolare.

-Che guardi, tesoro?- mia madre comparve di fianco a me. -Cos'è quella?- chiesi indicando con il dito la botola. -E' una soffitta, vuoi vedere?- annuii e lei tirò una cordina che penzolava e, con uno scatto, una scala scivolò giù. -Vieni.- mia madre mi fece cenno di salire e subito dopo mi seguì anche lei. Ci ritrovammo in uno spazio piuttosto ampio, tutto in legno. Il soffitto non era molto alto, circa due metri, e c'erano degli enormi finestroni che davano sul giardino. Non so perché ma quel posto mi piaceva, era come nascosto. Faceva un po' freddo, quello sì, ma sarebbe stato un ottimo posto per fare un pigiama-party o semplicemente per stare con gli amici o da sola.

 

 

 

Il fastidioso drin della sveglia sul mio comodino mi fece svegliare, erano passati tre giorni da quando ci eravamo trasferiti e quel giorno iniziava la scuola. Già, il solo pensiero mi faceva stare male, un po' perché l'autunno stava cominciando, anche se si stava facendo sentire ormai già da un po', ma soprattutto perché sarei andata in un luogo dove non conoscevo nessuno e, come tutti sanno, all'inizio della terza superiore i gruppetti sono già formati e sarebbe stato difficile integrarsi con gli altri, ma speravo che ce l'avrei fatta.

Mi alzai dal letto mezza assonnata e, non so perché, per un attimo pensai di essere ancora nella vecchia casa di Londra. Mi diressi verso il bagno, che era poco distante dalla mia camera, e mi guardai attraverso lo specchio per cercare di sistemare il possibile per sembrare almeno umana, avevo tutti i capelli in disordine: ciocche lilla che andavano in tutte le direzioni possibili. Ci misi un po' per sistemarli e poi mi andai a preparare. Misi un maglione blu, pantaloncini jeans, collant neri con sopra le parigine dello stesso colore e le mie vecchie e ormai logore ma amate vans. Ero quasi decente. Scesi in salotto per fare colazione ma, quando guardai l'orologio, mi accorsi di essere in ritardo e dovetti mangiare la brioche lungo il tragitto verso la fermata del bus. C'erano pochi ragazzi alla stazione, probabilmente perché la maggior parte degli studenti viveva in paese e non in mezzo al nulla come me.

Il pullman arrivò, era giallo, abbastanza scolorito e con la scritta Schoolbus in nero sul cofano e su entrambe le fiancate. L'uomo alla guida era piuttosto vecchio e indossava una vecchia divisa blu scura. Appena l'uomo aprì le porte, si udirono gli schiamazzi dei ragazzi all'interno del veicolo. Salii e mi misi alla disperata ricerca di un posto e lo trovai, al centro, vicino al finestrino. Due donne di mezza età sedute poco dietro di me si misero indisturbatamente a fare commenti sui miei capelli e sul mio abbigliamento, non era la prima volta e non ci feci caso. Dopo circa dieciquindici minuti di viaggio, il bus si fermò davanti ad una grossa struttura che riconobbi come la mia nuova scuola: era alta, rettangolare e piuttosto severa, con la scritta Chollerford School su un cartello appena dilato al cancello di ferro. Scesi dal mezzo e seguii gli altri ragazzi fino al cortile della scuola. Come temevo, i gruppi erano già formati e mi sedetti su una delle cinque panchine in legno non curato che si trovavano intorno alla struttura. Guardandomi in giro, notai che le persone vestivano differentemente da quelle di Londra e che sembravano tutti poco simpatici. Ma questo non potevo ancora dirlo per certo. Il mio sguardo si fermò su una persona in particolare, un ragazzo moro e abbastanza alto. La cosa che più mi colpiva di lui erano gli occhi, erano molto ambrati, quasi gialli e brillavano di una luce che non avevo mai visto prima. Aveva uno sguardo strano, quasi sovrannaturale. Si girò di scatto con un sorriso strano, non un sorriso gentile, come se sapesse che lo stavo guardando, anche se ciò era impossibile dato che sembrava essere piuttosto preso dalla conversazione tra lui e gli altri ragazzi che erano vicino a lui. Fece una risatina rigirandosi verso i suoi amici e si passò una mano tra i capelli scuri.

La campanella suonò, si sentirono alcuni ragazzi lamentarsi ma poi tutti si diressero verso l'entrata dell'edificio. Mi trovai un po' in difficoltà, speravo che qualcuno sarebbe venuto lì a dirmi che fare, che qualcuno semplicemente notasse che ero nuova. Ma dovetti aspettare un po' prima che qualcuno se ne accorse. -Hey, tu sei quella nuova? Devi fare la quarta, giusto?- mi voltai, dietro di me trovai una ragazza, più alta di me, con lunghi capelli castani e grandi occhi blu. -Eh..sì. Non so dove sia la mia classe, aspettavo che qualcuno mi notasse ma nessuno lo faceva e non potevo mica alzare la mano e urlare 'che diamine, sono nuova, aiutatemi'.- dissi ironicamente, facendo scoppiare a ridere la ragazza davanti a me. -Capisco. Tu sei nella mia classe, la quarta F, seguimi.- la ragazza iniziò a camminare, fermandosi poi per dire -Oh, non mi sono neanche presentata, scusa. Sono Nadya, piacere.- le sorrisi, pensai che forse avrei potuto trovare in lei un'amica, ma era presto per dirlo. Mentre camminavamo, notai che la ragazza aveva una cicatrice sul collo, era abbastanza profonda, come un breve taglio nella carne. Mi incuriosì, ma non mi sembrava il momento di chiederle come se l'era fatta.

Ci fermammo davanti a un'aula, la quarta F, e Nadya aprì la porta. C'erano molti ragazzi e ragazze, all'incirca venti, se ne stavano sparsi per la classe, nonostante una donna magra e bassetta, probabilmente la nostra insegnante, continuava a ripetere di sedersi e di fare silenzio. Tra uno di quei gruppetti riconobbi anche il ragazzo di prima, questa volta stava parlandopomiciando con una ragazza bionda e magra. Buon per loro.

-Ragazzi, per favore, sedetevi.- la donna si alzò in piedi e cominciò l'appello. -Vedo che abbiamo una ragazza nuova, vuoi venire a presentarti? Mi venne quasi da rispondere no, ma vedendo la donna sorridermi presi coraggio e mi alzai in piedi. Per qualche motivo la classe si zittì in un attimo, ciò mi mise più ansia di quanta già ne avessi. -Beh..io sono Bailee Josephine Evans..vengo da Londra..- qualche fischio di approvazione si alzò dalla parte maschile, ma credo che lo facessero con tutte. Mi risedetti. -Bene, questa è la vostra nuova compagna, fatela integrare, starà con noi fino alla fine delle superiori.-. Detto ciò, la lezione iniziò.

 








Hey hey. Eccomi con una nuova storia! Spero che vi piaccia! Mi raccomando, se vi piace, fatemelo sapere! Perchè la vostra scrittrice qui, di solito tende ad eliminare le storie se non piacciono a nessuno (ne ho già eliminate due ahi ahi)! Comunque spero che apprezzerete lo sforzo (dato che sto scrivendo da tipo tre ore e mia madre crede che io sia morta), alla prossimaa.
 

Camilla Boo

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Capitolo 2
*** 2. ***


Passarono tre ore di lezione prima che, finalmente, la campanella suonasse. Le aule iniziarono a svuotarsi ed io seguii Nadya fino al cortile. -Allora, ti piace la scuola?- la ragazza mi invitò a sedermi accanto a lei. -Si..beh..è molto diversa da quella di Londra.- dissi addentando la mia barretta al cioccolato, guardandomi in giro. -Certo, è normale. Qui non non è come Londra.- fece lei, guardandomi con i suoi grandissimi occhi azzurri. In quel momento il mio sguardo finì di nuovo su quel ragazzo moro e su quella che presumevo fosse la sua ragazza.

-Che guardi?- Nadya cercò di seguire la traiettoria del mio sguardo con un dito -Ah, guardi Malik e Shally.-. -Stanno insieme?- chiesi senza distogliere lo sguardo. -Insieme? No. Zayn Malik non sta praticamente mai con una ragazza, ci gioca un po' e poi si stufa. Adesso è preso da Shelly Kirkman, fra una settimana cambierà ragazza. Ti consiglio di starci alla larga.-. Risposi con un semplice -Ah.- ma continuai a guardarli. Più che altro, a guardare il ragazzo che avevo scoperto chiamarsi Zayn, Zayn Malik. Soprattutto i suoi strani occhi ambrati. Lo vidi ghignare silenziosamente, per poi girarsi verso di me. Distolsi lo sguardo, sperando di non essere beccata. Era strano, però, che tutte le volte che posavo gli occhi su di lui, mi guardasse. Era come se capisse..sesto senso?

-Vedo che qui ci sono molti gruppi.- dissi rivolgendo un'occhiata ad alcuni di essi -Perché tu non ne hai uno?- chiesi cercando di non essere troppo sfacciata.

La vidi rattristarsi, iniziai a chiedermi se ci fosse qualcosa di sbagliato in quello che avevo chiesto. -Ho..ho detto qualcosa di sbagliato?- solo in quel momento Nadya reagì -Oh, oh no tranquilla. Non è colpa tua, non potevi saperlo.- la ragazza sospirò -Beh, vedi, la mia migliore amica, Hanna, è scomparsa quasi due anni fa. Non è mai stata ritrovata. Nessuno sa che cosa sia successo, una mattina è uscita e non è mai arrivata a scuola.-. Non potevo non essere dispiaciuta per quella perdita, perdere un'amica doveva essere davvero terribile. Notai, però, che Nadya aveva avuto un tono di voce strano ed era stata piuttosto tremolante nel pronunciare la parola scomparsa e ancor di più nel dire la frase nessuno sa che cosa sia successo. Non ci feci molto caso, mi limitai a dire -Mi dispiace davvero tanto.- e a toccarle leggermente la mano per consolarla almeno un po'. -Dopo la scomparsa di Hanna non ho più avuto molti amici. Non sono mai riuscita a dimenticarmi di lei e quindi neanche a trovare una migliore amica. Ho qualche amico, qui e là, ma la maggior parte di loro fingono di esserlo solo per compassione o semplicemente per dire “ho consolato la Hemming dopo che ha perso la mia migliore amica”, i ragazzi usano questa tecnica per sembrare dolci e compassionevoli agli occhi delle ragazze.- quest'ultima affermazione mi fece quasi ridere, ma cercai di trattenermi il più possibile.

-Sai, lei assomigliava un po' a te.-. -Aveva i capelli viola ed era un completo disastro?- dissi facendo scoppiare a ridere la ragazza davanti a me. -No, ma aveva il tuo stesso senso dell'umorismo... e i tuoi stessi occhi blu, precisi, ti giuro, mi sembra di vedere i suoi.- la ragazza prese un respiro, probabilmente perdendosi nei ricordi. -E' per questo che mi hai aiutato a trovare la classe? Perché ti ricordavo lei?- lei annuì. -Quindi se non fosse per questo mi avresti lasciata lì da sola sperduta, che stronza, e io che pensavo fossi simpatica.- quest'ultima frase fece nuovamente ridere Nadya che, in tutta risposta, mi rispose in tono snob: -Sì, probabile.-. Le tirai un pugno leggero sulla spalla e la campana che segnava la fine della pausa suonò.

Una folla di studenti si ritirò all'interno dell'istituto dove, pian piano, entrarono di malavoglia nelle proprie classi. Quando io e Nadya arrivammo davanti alla porta della nostra classe, potemmo benissimo vedere quel ragazzo, quel Malik, che baciava in modo poco casto la ragazza bionda. Fin qui tutto normale, se non che Zayn continuasse a guardarmi mentre muoveva la lingua nella bocca di Shelly. Sembrava quasi divertito e io cercai di ricambiare lo sguardo il meno possibile.

 

 

Anche le ultime ore di lezione finirono. Il professor Smith, un uomo alto, calvo e sulla cinquantina, era ormai esaurito dopo le precedenti due ore di latino e uscì dall'aula quasi chiedendo grazie a Dio. Non ero mai stata in una classe più irrispettosa e chiassosa di quella, superava perfino la mia vecchia classe delle medie, quale avevo sempre considerato terribile. Erano soprattutto i ragazzi ad urlare, mentre le ragazze parlavano tra loro non degnando di uno sguardo i professori, che cercavano di trattenersi dal strappare la laurea ed andare a coltivare patate. E poi c'era Zayn. Lui non parlava più di tanto, si limitava a ridere e ad ignorare i prof e, quando questi ultimi lo richiamavano per qualche motivo, lui li guardava con il suo solito sguardo di sfida e il ghigno sulle labbra. Era praticamente impossibile capire qualcosa della lezione, tutti se ne fregavano altamente.

Raccolsi i miei libri e li misi nella cartella, mentre Nadya si lamentava del fatto di non capirci un acca di latino. Mentre uscivamo dalla classe, notai che Malik e Shally Kirkman non stavano seguendo il gruppo degli studenti, ma che stavano andando dalla parte opposta. Che volevano fare? Non mi interessava più di tanto.

Ormai a metà strada per arrivare la fermata del bus, mi ricordai di aver dimenticato di far firmare in segreteria il foglio che mi aveva dato il professore, anche se non sapevo esattamente a cosa servisse. Fermai Nadya e le dissi di aspettarmi alla fermata, per poi calpestare di nuovo i miei passi e dirigermi nuovamente verso la scuola, facendo in fretta per non sforare con i tempi e perdere l'autobus.

Arrivai davanti all'istituto, era vuoto ormai. Nadya mi aveva detto poco prima che la segreteria era in fondo a destra e camminai in quella direzione. Mi fermai quando sentii dei rumori provenire dallo stanzino, sembravano dei leggeri lamenti e poi il silenzio. Sembrava che ci fosse una persona in quella stanza, così cercai di guardare attraverso lo spazio della porta socchiusa. Impallidii. In quel momento mi sentii male davvero nel vedere quella scena: era Zayn, le sue iridi erano diventate quasi luminescenti e di un giallo intenso e brillavano nella penombra. La cosa più agghiacciante, che mi fece completamente sbiancare, era che aveva tra le braccia il corpo di una ragazza, che riconobbi come Shelly, e le stava mordendo il collo. I canini del moro si erano allungati visibilmente e un rivolo di sangue gli colava da un labbro, lungo il collo. No, non poteva essere vero, era impossibile...non riuscivo a vedere niente di logico, niente di umanamente possibile. Zayn Malik era..un vampiro?

Ebbi un attimo di mancamento alla vista di Zayn che si alzava dal corpo della ragazza, e fu una mossa fatale, perché andai a sbattere involontariamente contro la porta, leggermente, ma abbastanza forte da far voltare il moro. Si formò un ghigno sul suo viso, mentre io ero pietrificata, letteralmente in preda al panico. L'unica cosa che riuscii a dire fu -Io..io..non..perché..?- lui scoppiò in una sonora risata che mostrò ancora di più i suoi canini. -Vieni qui, che giochiamo un po'.- disse, asciugandosi il sangue che gli scorreva ancora lungo il collo, ghignando in un modo che mi fece rabbrividire. Feci un passo indietro, sperando di riuscire a scappare a gambe levate, ma con un guizzo, assolutamente disumano, il moro mi afferrò per un braccio e mi fece sedere su una sedia che prese da un angolo dello stanzino, successivamente chiuse la porta a chiave con un altro guizzo.

-Bene, bene. Ci piace spiare eh?- si avvicinò un po' di più a me. -Non..non mi toccare, stai lontano da me.- cercai di dire e Zayn fece una risatina. -Strano, sembravo interessarti parecchio quando mi guardavi in cortile, in classe e anche mentre venivo qui dentro. Abbiamo le idee un po' confuse a quanto pare.- lo guardai con aria di sfida, ma non credo che mi uscì tanto bene. -Cosa sei tu?- chiesi, con lo sguardo che passò dal corpo di Shelly agli occhi sovrumani del moro, lui si passò la lingua sui canini -Ma come..non ti è chiaro? Sono un vampiro, un succhia sangue, se preferisci. Non te lo aspettavi...vero?- ghignò. -Lasciami andare.- la mia voce suonò piuttosto tremolante e indecisa, ovvero l'esatto contrario di quello che speravo, -ora.-. -Non ti va di giocare un po'? Sai che se ti mordo anche una sola volta, muori? Bene, se provi ad andartene, fai la sua stessa fine.- indicò il corpo ormai senza vita della ragazza bionda, sul pavimento. Continuò a girare lentamente intorno a me, con quel suo solito ghigno, che dava veramente ai nervi, stampato sul volto, che era diventato più pallido -Sei mora o bionda sotto?- fece prendendo tra le dita una ciocca dei miei capelli lilla e tirandola leggermente -Sono mora.- dissi. Non capivo bene il senso di quella domanda, ma avere Zayn a quella distanza così limitata non metteva sicurezza e pensai fosse meglio obbedirgli. -Le more hanno il sangue dolce, lo sai? Mi piacerebbe scoprire se anche il tuo lo è.-. Rabbrividii, sentendo il suo respiro sul mio collo -Ti prego, non farlo.- sussurrai, con le pupille ridotte a due buchi microscopici e il respiro affannoso. Il ragazzo (o forse dovrei chiamarlo 'essere'?) si allontanò, giusto di qualche centimetro. -Oh, ma guarda, mi stai pregando?- lo sentì sogghignare vicino al mio collo -Si. Ti prego.- non muovevo un muscolo, tremavo solo e speravo che la mia vita non sarebbe finita quel giorno.

-Potremmo fare un patto, io e te, ma solo perché sei troppo carina, dovrei divertirmi un po' prima di ucciderti.- Zayn si allontanò del tutto dal mio collo e riprese a camminarmi intorno. -Che genere di...patto?- deglutii -Beh, io non ti mordo e tu non dirai niente a nessuno di quello che hai visto, nessuno dovrà sapere quello che sono veramente, né di quello che è successo a Shelly.- si fermò davanti a me. Lo guardai, i suoi occhi brillavano di una luce innaturale e i canini gli spuntavano leggermente dai lati della bocca. Pensai che fosse un patto più che perfetto -Solo questo..?- mi pentii di aver fatto quella domanda quando lui pronunciò: -Hai ragione, è troppo poco, non sarebbe equo.- poi si chinò per raggiungere l'altezza del mio viso -Cosa potrei farti fare, Bailee?- mi alzò il mento con due dita, il suo ghigno si fece sempre più luminoso. -Ho trovato.- fece il moro qualche secondo dopo. -Cosa vuoi farmi fa...-

-Devi baciarmi.- Zayn mi interruppe bruscamente, ridendo poi nel vedere la mia espressione a metà tra lo sconvolto e il “mi stai prendendo per il culo?”. Ma scherzava? Io dovevo baciare un vampiro? No, grazie.

-Forza, baciami Bailee.- mi guardò ancora una volta sogghignando. -Capisco, tu hai paura? Non vuoi avere a che fare con un vampiro, eh? Bene, allora bacia il normale diciassettenne Zayn.- detto questo, vidi i suoi denti tornare alla normalità e i suoi occhi tornare del normale colore ambrato, anche se, come avevo già notato da subito, avevano ancora gli strani riflessi gialli nelle iridi: -Ti senti più sicura adesso? E dai, lo so che anche tu lo vuoi.- si avvicinò di più a me.

-Ti sbagli.-

-Davvero? Io non credo proprio. Ho visto come mi guardi.- sussurrò a pochi centimetri dalla mia bocca -Tu mi desideri, dal primo momento, io lo so. Sei innamorata di un vampiro, dolcezza.- le parole di Zayn mi fecero arrossire visibilmente -Non ti bacerò.- cercai di allontanarlo, ma non ci riuscii. -O un bacio, o un morso, scegli tu.- il moro sembrava essere sempre più divertito, merda, doveva togliersi quel dannatissimo ghigno dalle labbra. Fu così che trovai un modo per non farlo sorridere e fare ciò che serviva per salvarmi la pelle nello stesso momento: lo presi per la giacca e posai le mie labbra sulle sue. Le labbra di Zayn erano morbidissime, cercai di non pensare al fatto che poco prima fossero state appoggiate sul collo di Shelly. Durò poco, ma abbastanza perché il moro fosse soddisfatto: -Visto? Dillo che ti è piaciuto.-

-Ora lasciami andare.-

-D'accordo, è abbastanza, per ora.- Zayn si avvicinò di nuovo -Ci rivediamo presto, Bailee, a domani.- fece un ultimo ghigno prima di schizzare fuori dalla finestra con un guizzo nero.

Cazzo, avevo appena baciato un vampiro.












Hey, eccomi qui con un altro capitolo! Beh, che dire, Bailee ha scoperto la vera natura di Zayn e i due si sono anche baciati, ahhh. Vedrete che casini che partiranno da questo, ahah. Lo so che dovevo continuare prima 'OUR LOVE IN A CAGE' ma, sapete, mi era venuta l'ispirazione per questo capitolo e ho sentito di doverlo scrivere subito, lol. Spero che vi piaccia! Alla prossimaa.
 

Camilla Boo.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Uscii dalla scuola ancora mezza scioccata, con le gambe che mi tremavano e la testa nel pallone. Ricapitoliamo: quel bellissimo moro che avevo notato fin dal primo momento era un vampiro. Un vero vampiro. E io l'avevo anche baciato. Non ero mai passata per una situazione più ambigua di questa, tutto quello che volevo fare era tornare a casa, anche se non era la mia bella casetta di Londra, e dimenticare quella giornata. Guardai il piccolo orologio sul mio polso: segnava le quattordici e venti. Era ufficiale, avevo perso l'autobus. Ormai era partito già da dieci minuti e io ero rimasta giù, a scuola, per colpa di un certo Zayn del tutto anormale. Avrei potuto prendere un altro autobus, certo, ma avrei dovuto aspettare più di un quarto d'ora. Mi sedetti sulla panchina di roccia dell'autostazione: della stazione non aveva praticamente niente, l'unica cosa che la contraddistingueva dal resto della strada era il cartellone degli orari. Nulla a che vedere con quella della mia città, per niente.

Ma ora quella sarebbe stata la mia “città”, se così posso definirla. La cosa non mi esaltava, oltretutto ci si era messo anche Malik, un fottutissimo vampiro, a rovinarmi l'esistenza. Avevo ancora in testa le immagini di quello che era successo poco prima: Shelly a terra e tutto quel sangue. E Zayn. Zayn con i canini aguzzi conficcati nel collo della ragazza che solo poche ore prima baciava. E i suoi occhi puntati su di me, due strani cristalli scuri che mi scrutavano, accompagnati da quel ghigno insopportabile che avevo visto più volte sulle labbra del moro. Quelle labbra che avevo baciato. Così fredde, così morbide, così esperte. Era stato un contatto fatale, quello, anche se non l'avevo dato a vedere. Ovviamente non l'avrei baciato, se non fosse stato per quel patto. Ero stata obbligata, come aveva detto lui “ O un bacio, o un morso, scegli tu.” e bene, sì, preferivo le sue labbra ai suoi denti. Ma io non provavo nulla per quel ragazzo, giusto? Giusto?

Senza che me ne accorgessi erano passati quindici minuti e il bus si presentò davanti a me con un fischio. Quando aprì le porte udii subito gli stessi schiamazzi che avevo sentito quella mattina, salii sul veicolo e dopo pochi secondi questo partì. Trovai posto vicino ad un ragazza con le cuffiette e lo sguardo perso.

Arrivai a casa venti minuti dopo e, giuro, la villetta mi sembrò quasi un'oasi paradisiaca. Dopo aver rischiato di morire, davvero, tornare a casa sembrava un sogno.

Tutto il pomeriggio lo passai a guardare il soffitto, a pensare. Solo verso le cinque capii che stare così non sarebbe stato molto produttivo e optai per pulire e mettere in ordine quella soffitta interessante che avevo scoperto tre sere prima, ma che non mi ero ancora decisa a sistemare. L'avevo esplorata il giorno prima: c'erano solo un paio di scatoloni stracolmi di cianfrusaglie e polvere e ragnatele a palate.

Ci misi un po' a pulire il tutto, ma il risultato era abbastanza soddisfacente: era un bel posto, tutto di legno scuro, con due finestroni sulla destra e il soffitto che faceva vedere la classica forma a punta del tetto. Avevo trovato un paio di poltroncine e un divano vecchi e gli avevo messi in un punto a caso della stanza. Magari in seguito ci avrei messo qualcos'altro lì dentro, qualche lucina, foto e varie cose che mi piacevano. Era un posto più che perfetto per guardare le stelle, leggere o guardare un film, tanto mia sorella non ci sarebbe mai potuta arrivare e di certo miei non si sarebbero affaticati a salire la scala così spesso. E in più la botola aveva anche il lucchetto. Sarei stata parecchio bene lì dentro.

 

La mattina dopo la sveglia suonò vicino al mio orecchio. Mi ero addormentata intorno alle tre, avevo passato tutta la sera a pensare agli avvenimenti del giorno prima, soprattutto a quel moretto che si era fatto fin troppo spazio nei miei pensieri. Ma era normale, cazzo, era un vampiro, si nutriva di sangue e io ci avevo fatto un patto. Sarei stata già morta se non fossi stata “carina” come aveva detto Zayn. E pensare che avrei dovuto incontrarlo di nuovo a scuola, quella mattina e per tante altre. Ce l'avevo anche in classe, Dio, e a quanto pare ero l'unica a sapere della sua natura, dato che uccideva tutte le sue vittime succhiando loro il sangue.

Scesi con la testa ancora affollata da mille domande e pensieri, quasi mi spaventai nel vedere le condizioni dei miei capelli quando passai davanti allo specchio in corridoio: un ammasso informe di capelli lilla. Cercai di sistemarli un po' e mi avviai verso il salotto, da dove proveniva il rumore della televisione accesa sul telegiornale.

-Buongiorno tesoro.- mia madre mi sorrise, prendendo due tazze e porgendomene una a me ed una a Molly, che disegnava tenendo i pastelli con la sua mano da bambina.

-Hai sentito al telegiornale? È scomparsa una ragazza della tua età. La conoscevi?- proprio in quel momento sullo schermo della tv apparve una foto di Shelly, sorridente e con i capelli biondi alle spalle.

Scomparsa, sì, come no. A quanto pare Zayn nascondeva le sue vittime dopo averle uccise.

-Beh, più o meno. Frequenta la mia scuola, è nella mia classe.-. Sarebbe stato il caso di dire “frequentAVA la mia scuola, ERA nella mia classe” ma mia madre, e nessun altro, poteva sapere che Shelly era morta.

-Ah.- la donna mi passò una frittella -Speriamo che la ritrovino presto.-.

-Già, speriamo che la ritrovino presto.- ripetei, guardando il cibo nel mio piatto, quasi senza voglia di mangiarlo.

 

Scesi dall'autobus e mi diressi verso la scuola, Nadya non c'era in cortile ed intuii che non doveva essere ancora arrivata. Speravo con tutto il cuore che non avrei incrociato il moro, dopo quello che era successo il giorno prima, non mi sembrava il caso di riparlarci.. e neanche di vederlo. Purtroppo le mie preghiere non furono esaudite, perché mentre camminavo a passo rapido qualcuno mi si presentò davanti.

-Ciao Bailee.- riconobbi subito quella voce e il ghigno davanti a me mi tolse ogni dubbio. -Che cazzo vuoi?- cercai di superarlo in tutti i modi possibili, ma con una forza disumana Zayn riuscì a spingermi con le spalle al muro e si posizionò a qualche centimetro da me. -Siamo un po' scorbutiche oggi.- mi alzò il mento con due dita -Sei ancora più carina quando fai così.-. Cercai di levarmelo di dosso, ma non si muoveva di un millimetro -Ma si può sapere che vuoi? Non ho detto niente a nessuno, ora per favore levati.-

-E perché dovrei?- si passò la lingua sui denti -Lo so che ti piace starmi così vicino, anzi, ti piacerebbe anche stare più vicina di così.- ghignò ancora. Nonostante il suo continuo sogghignare mi desse ai nervi, sapevo di non dover fare mosse false, se non volevo beccarmi due canini nel collo. -E cosa te lo fa pensare?- cercai di tenergli testa, ma non fu facile. Sogghignò ancora -Io non lo penso, io lo so. Riesco a percepire quello che senti... anche la tua paura. Dovresti sapere che sono un po'... speciale.- si morse il labbro a pochi centimetri dal mio viso e fece allungare i suoi canini per un attimo, abbastanza per farmeli vedere, ma in modo che nessun altro potesse accorgersene. -Se tu chiami “essere speciale” essere un assassino, allora sei pazzo.- lo guardai negli occhi finché non riuscii più a sostenere lo sguardo. -Pazzo di te.- sussurrò a pochi millimetri dal mio orecchio, lasciando poi un bacetto sul collo sotto di esso, lasciandomi praticamente pietrificata.

Fortunatamente sentii una voce in lontananza chiamare il mio nome. Era Nadya. -Malik, vattene via da lei.- la ragazza si posizionò di fianco a noi, facendo sbuffare il moro, che se ne andò ridacchiando e facendomi un occhiolino da lontano.

-Grazie, Nadya.- le sorrisi e lei ricambiò il sorriso, un po' teso, però, continuando a guardare Zayn allontanarsi.

-Che voleva?- mi chiese poi mentre ci dirigevamo all'interno della struttura

-Bah, niente, si è solo avvicinato un po' troppo.- mentii. Non potevo dirle niente, dovevo rispettare il patto con quell'essere odioso.

-Va bene, comunque non fidarti di lui, mai. È...uno stronzo. Tienilo d'occhio, credo che tu gli stia iniziando a piacere.- mentre pronunciava questa frase, si toccò più volte il collo, coprendo poi la cicatrice con i capelli. Non capivo per quale motivo, né sapevo l'origine di quella ferita. Nadya sembrava molto convinta del fatto di non fidarsi di Zayn ed ero più che sicura che avesse ragione.

Entrammo in classe, il solito baccano mi riempì le orecchie e mi sedetti al mio banco, vicino a Nadya. La professoressa di inglese, una donna dai lunghi capelli neri, alta e smilza, entrò nell'aula salutando e convincendo gli studenti a sedersi. -Bene ragazzi, oggi ho deciso che cambieremo i posti.- dalla classe si alzarono alcuni fischi di approvazione -Tu sei la ragazza nuova, vero?- mi indicò e io annuii, ancora una volta sentendomi gli occhi di tutti addosso, soprattutto da un certo moretto che era dall'altra parte della classe, all'ultimo banco. -Bene, ci conosceremo di più in questi mesi, sono la professoressa Martens, la vostra prof di inglese.- mi sorrise e si rivolse poi a tutta la classe -Ora torniamo a noi, cambiamo i posti, è dall'anno scorso che siete disposti così.-. Per un attimo mi misi a pensare al perché il mio banco non fosse appartenuto a nessuno, poi mi venne in mente: Hanna. Sicuramente doveva appartenere a lei.

-Dato che siamo all'inizio dell'anno, vi do il permesso di scegliere il vostro compagno di banco. Però, non deve essere lo stesso con cui siete adesso, d'accordo?- si alzò un coro di “sì” e successivamente si udì un frastuono tremendo causato dallo spostamento dei ragazzi. Vidi Nadya salutarmi e spostarsi nel banco di fianco a quello di una ragazza dai capelli rossi, che si doveva chiamare Alison. Pensai che sarebbe stato meglio rimanere seduta e aspettare che qualcuno si sedesse accanto a me. Quando realizzai la cavolata che avevo fatto, era troppo tardi. Zayn era già stravaccato sulla sedia di fianco alla mia. -Hey dolcezza.- sbuffai e cercai di ignorarlo, mentre sul viso di Nadya si celò un'espressione vagamente preoccupata. -Smettila di ignorarmi, mi senti benissimo. Il tuo cuore accelera di un battito quando parlo, lo sai?- mi girai verso di lui, cercando di non guardarlo troppo negli occhi -La smetti di stressarmi? Ti ho baciato, i patti erano questi. Non ti devo niente.- vidi sul volto del moro un sorriso divertito -Ripetilo ancora.- posò il gomito al banco e ci appoggiò la guancia, continuando a guardarmi. -Ripetere cosa?- mi slegai lo cignon spettinato che mi tenevano legati i capelli e feci cadere questi ultimi sulle spalle. Per qualche ragione mi sentivo più sicura con il collo meno esposto.

-Ripeti che mi hai baciato.- disse, con il solito, fottuto ghigno sulla bocca. -Perché dovrei?- dissi lanciando un occhiata verso la prof che stava aspettando che tutti i ragazzi si fossero sistemati. -Perché mi piace sentire quanto veloci diventano i tuoi battiti ogni volta che lo dici.-









Hey, eccomi qui! Scusate per il ritardo assurdo ma la scuola mi sta rubando tutto il tempo che ho a disposizione! Perdonatemi please. Beh, che dire, Zayn ha iniziato a stressare Bailee (lol), non so voi ma boh, Zayn vampiro mi fa impazzire. 
In ogni caso, scusate se i miei capitoli sono un po' corti, ma se cercassi di farli più lunghi si crerebbe meno supance lol.
Alla prossimaaa.

PS: Sì, ho momentaneamente sospero 'Our love in a cage' perché sto cercando di concentrarmi su questa e le idee che avevo per quella non mi convincono più di tanto! Ma don't worry, ritornerà, non so quando, ma ritornerà ahah.

Camilla Boo

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Capitolo 4
*** 4. ***


-Perché mi piace sentire quanto veloci diventano i tuoi battiti ogni volta che lo dici.-

-Non dire cazzate.- arrossii pesantemente. Cercai di nasconderlo, certo, ma invano. Sentii il moro sogghignare, di nuovo.

-Rispondi sempre così male perché sai che ho ragione.- e con questo la conversazione finì. La lezione continuò, tre ore nelle quali io mantenni sempre la distanza di sicurezza, nonostante sapessi che non sarebbero potuti accadere spiacevoli incidenti, in mezzo a tutta quella gente, ma non volevo comunque invogliarlo a mordermi. Quando la campanella suonò, mi lasciai scappare un sospiro di sollievo. Stare a pochi centimetri da un vampiro per ore non era una cosa molto rassicurante ed ero felice di potermi allontanare da quell'essere sanguinario con il quale avevo stretto un patto.

Prima di uscire in cortile andai in bagno a rinfrescarmi un po' e a liberarmi della tensione che Zayn mi aveva provocato. Il bagno delle ragazze si trovava al primo piano, quindi per arrivarci dovetti superare la rampa di scale che si trovava poco più in là della porta della mia classe. Entrai e subito mi colpì un forte odore di disinfettante, nulla a che fare con il buon profumo alla violetta che la bidella spruzzava ogni giorno nel bagno della scuola di Londra. Mi guardai allo specchio e mi rinfrescai il collo con giusto un po' d'acqua. Uscii poco dopo, non riuscendo più a sopportare l'odore di quella stanza. Feci per dirigermi verso il cortile ma, quando passai davanti alla porta della mia aula, sentii delle voci provenire dall'interno. Mi sporsi leggermente e guardai dalla fessura della porta che era poco socchiusa: erano Nadya e Zayn. Stavano parlando e vidi che la mia amica era piuttosto agitata e arrabbiata, continuava a puntare l'indice contro il moro, che sembrava più tranquillo e quasi annoiato. Le uniche parole che riuscii ad afferrare furono “Stalle lontano”, “Hanna” e “Smettila di ingannare la morte”. Queste ultime parole mi provocarono un brivido lungo la spina dorsale, cosa voleva dire Nadya? Non lo sapevo, ma sentivo come se mi stesse nascondendo qualcosa, qualcosa di importante. Ero così concentrata nei miei pensieri che non mi accorsi che i due ragazzi si stavano avvicinando alla porta. Fortunatamente riuscii a spostarmi prima che si accorgessero della mia presenza.

-Bailee! Forza, andiamo fuori.- fece la ragazza, prendendomi per un braccio e ignorando completamente il moro che era uscito dalla porta con lei. Non le chiesi niente della conversazione avvenuta poco prima, altrimenti avrebbe capito che li stavo spiando e non volevo certo dare l'idea di una che non si fa i cazzi propri.

 

Anche le ultime ore di scuola passarono velocemente e mi sbrigai a prendere il bus per non fare di nuovo tardi. Non riuscivo a pensare ad altro che a Zayn Malik, cavolo, si era fatto spazio con forza nella mia vita e non ne era più uscito, nonostante io avessi creduto che dopo aver stretto quel patto non avrei avuto più niente a che fare con quel moro e con il suo ghigno fastidioso. Dovevo ancora capire se fosse tutto reale o se mi trovassi semplicemente in un sogno, dal quale mi sarei svegliata nel mio comodo letto di Londra. Tra le due possibilità avrei di certo preferito la seconda.

Arrivai a casa in orario e mi fiondai subito sul piatto caldo che mia madre mi aveva preparato.

-Bailee, ti senti bene?- fece mia madre con fare premuroso, intanto che puliva la bocca a Molly. -Sì mamma, sto bene.- mangiai un boccone -Sono solo un po' stanca. È appena iniziata la scuola e...sai.- replicai senza alzare gli occhi dal piatto. -Capisco. Hai fatto amicizia a scuola?- continuò lei guardandomi con sguardo preoccupato. Effettivamente aveva ragione a preoccuparsi, da quando ci eravamo trasferiti a Chollerford non le parlavo quasi più. Ma non era colpa sua, ero io. Ero troppo stressata da tutto quel cambiamento e inoltre ci si metteva anche Zayn a complicarmi ulteriormente la vita. Avrei voluto solo sdraiarmi sul letto e starci un mese intero. -Sì, più o meno. Ho trovato un'amica, ma per il resto devo ancora conoscere gli altri.- presi un altro boccone mentre in cucina era piombato il silenzio. -Papà torna a casa più tardi, stasera.- fece mia madre rompendo il silenzio -È stato trattenuto al lavoro.-. Io annuii, lasciando poi la tavola quando ebbi svuotato il piatto. Decisi che avrei finito di sistemare la soffitta, avevo riempito alcuni scatoloni delle cose che avrei potuto metterci, così le presi e, non senza un po' di fatica, le trasportai una ad una per la non molto stabile scaletta di legno fino alla soffitta. Proprio mentre stavo per posare l'ultima udii qualcosa che mi fece sobbalzare:
-Hey dolcezza, stiamo lavorando vedo.-. Quella voce. Avrei potuto riconoscerla fra tante. -Zayn! Che cazzo ci fai in casa mia?- mi voltai lanciando uno sguardo truce al ragazzo che se ne stava appollaiato sul davanzale di uno dei finestroni -Sono venuto a trovarti, dovresti essere più gentile con i tuoi ospiti.- fece il moro, non muovendosi da quella posizione, continuando a guardare me, che avevo posato lo scatolone e lo guardavo a mia volta. Sospirai -Come diavolo fai a sapere dove abito?- chiesi a quello che con un guizzo scese dal davanzale -Semplice, ti ho seguita.- Zayn fece spallucce e si avvicinò di più a me. Cercai ancora una volta di respingerlo e di andarmene, ma non si smuoveva minimamente, quasi fosse inchiodato al legno del pavimento: -Non sei felice? Ora posso venire da te ogni volta che voglio.- ghignò. -Ma vattene.- dissi incontrando i suoi occhi color ambra -E non tornare più.-. Vidi nuovamente comparire un ghigno ad arricciare le labbra di Zayn: -Si dice che quando una ragazza dice ad un ragazzo 'vattene' in realtà voglia dire 'resta e baciami'. Lo sai, Bailee?- rimasi quasi pietrificata, ma poi ribattei -E io invece intendo proprio 'vattene'.- sbuffai ancora, sperando che il moro mi ascoltasse, nonostante fossi sicura che non l'avrebbe fatto, dato il suo bel carattere. -Sicura? Voi ragazze siete tutte uguali, dite una cosa e ne pensate un'altra. Quindi confessa, Bailee, quel bacio dell'altra volta ti è piaciuto.-. -E questo adesso che c'entra?- dissi ormai stremata da quella conversazione -Anche se fosse, importerebbe qualcosa? Mi avevi costretta. E poi tu sei solo un assassino. Mi fai schifo, Zayn.-. Lo vidi scoppiare a ridere, senza capirne il motivo. Avevo detto forse qualcosa di divertente? -Sei così tenera quando menti.- fece un sorrisino compiaciuto -È inutile, riesco a sentire tutto quello che pensi e che provi. La realtà è che continui a pensare a me, ti sono entrato nella mente, vedo. E so che ora se io me ne andassi tu sentiresti una grave mancanza e che se io adesso ti baciassi, tu mi lasceresti fare.-. Sentivo come se Zayn avesse svuotato il mio cervello. Eppure non volevo ammettere che tutto quello che il moro aveva detto era vero. Non ci volevo credere neanche io, non potevo essermi stupidamente innamorata di un vampiro, non potevo, era impossibile. Così, con il tono più serio che riuscii a trovare iniziai a dire: -Non è vero, non dire ca...- ma non riuscii a finire la frase, perché mi ritrovai le labbra di Zayn premute sulle mie. Stetti immobile per qualche secondo, quasi in preda al panico, non capendo cosa stesse realmente accadendo. I miei polsi erano bloccati alla colonna di legno dalle mani del moro e sentivo le gambe deboli e percosse da tremolii, incapaci di muoversi secondo i miei comandi. Sentii la lingua di Zayn farsi spazio prepotentemente tra le mie labbra ed io, automaticamente, senza pensarci, gli diedi accesso alla mia bocca. Lo sentii ghignare sulle mie labbra, divertito e, un po' per cancellare quel ghigno odioso dalla sua bocca, un po' per desiderio personale, gli morsi il labbro inferiore. Le sue labbra erano così fredde, quasi congelate, non pulsavano, erano così morbide, fin troppo invitanti. Mi veniva voglia di morderle, come per eliminare quel fottuto ghigno e per farlo soffrire un po', ma mi limitai a ricambiare senza troppe complicazioni. Ancora non capivo cosa stavo facendo, mi sentivo incredibilmente stupida, stavo appunto dicendo che non provavo nulla per il moro ed ora eccomi a contraccambiare il bacio che proprio quell'essere mi stava rivolgendo. Fu lui a staccarsi per primo, guardandomi con un'aria del tipo “Cosa dicevi?” e facendomi abbassare gli occhi. -Questo non significa niente!- provai nuovamente a ribattere. -Certo.- ridacchiò -Smettila di mentire a te stessa, è piuttosto evidente ormai. Non ingannare te stessa.- ghignò ancora. Quest'ultima frase mi fece ricordare lo “smettila di ingannare la morte” che avevo sentito qualche ora prima a scuola, durante la conversazione tra Nadya e Zayn. -Bene, ora direi che è meglio se vado, per tua grande delusione.- disse sempre senza perdere il suo odioso senso dell'umorismo. -Aspetta.- dissi, facendo bloccare il moro che stava per scavalcare il finestrone -Che c'è?- mi guardò con un sorrisetto compiaciuto -Vuoi forse che io rimanga?-. -No!- sbuffai -Oggi ho sentito... per caso... tu e Nadya parlare di qualcosa in classe. Qualcosa a proposito di... ingannare la morte... forse. Che vuol dire?- stetti qualche secondo in attesa di una risposta, che però non arrivò. -Forse un giorno te lo dirò.- e con un guizzo nero il moro uscì dalla finestra.
Stetti qualche minuto con lo sguardo rivolto verso la finestra, da cui si poteva vedere il cielo, ormai buio, con le prime stelle e il bosco che si muoveva come in una danza leggiadra grazie alla brezza autunnale che entrò anche nella mia soffitta, provocandomi brividi in tutto il corpo. Mi misi a pensare. Quella situazione era assolutamente fuori dal comune e la cosa più brutta era che non ne potevo parlare con nessuno, dato che mi avrebbero presa per pazza. Già, nessuno sapeva quello che sapevo io, a parte Zayn, logicamente. Mi mancava la vita spensierata che conducevo a Londra, prima che quel tale offrisse un lavoro molto promettente a mio padre, a pochi chilometri da quel paesino di merda. Che poi magari sarebbe anche stato bello vivere lì, se non fosse per tutto quello che stava accadendo in quel periodo. Sì, quel moro mi doveva un pezzo di felicità e spensieratezza che lui aveva contribuito a far sparire da mio cuore. E sapete la cosa peggiore? Io ero fottutamente innamorata di quell'idiota.








Ed eccomi qui! Sono un po' in anticipo rispetto al solito, ma vbb. Mi scuso se il capitolo è un po' corto ma se non altro, è intenso (lol).
Ebbene sì! Bailee si è innamorata di Zayn! Inoltre in questo capitolo sono venute a galla questioni ancora da scoprire, ma vedrete, tra qualche capitolo verrà chiarito tutto anche a proposito di Nadya e Hanna.
Alla prossimaaaa.

Camilla Boo

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