Here With Me.

di Victoire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inchiostro Verde ***
Capitolo 2: *** Per me? ***
Capitolo 3: *** Abitudine ***
Capitolo 4: *** Maledetta McGrannit ***
Capitolo 5: *** Orgoglio Spezzato ***
Capitolo 6: *** Dal cono d'ombra ***
Capitolo 7: *** La Stanza Odorosa ***
Capitolo 8: *** Come dici prego? ***
Capitolo 9: *** La Partita ***



Capitolo 1
*** Inchiostro Verde ***


Ed eccomi qui, con la piuma tra le mani, a tentare di scrivere qualcosa per Lui.
Per quel lui che in questi anni mi ha tormentata, di giorno e di notte, insinuandosi nei miei pensieri in ogni momento.
Probabilmente non leggerà mai ciò che sto per scrivere ma questo non è importante perché io so che, in qualche modo, sa ciò che sento, sa cosa provo per lui.
Respiro profondamente prima di intingere la punta della mia piuma nel calamaio colmo di inchiostro verde.

Verde.


Un tributo alla sua casata.
Lo so, ciò che sto facendo è irrazionale, stupido, inspiegabile. Eppure lo sto facendo. Che sia stato lui a farmi perdere completamente il senno?
Questo non lo so.
So solo che lo vorrei qui, davanti a me, adesso anche se non so se riuscirei a dirgli ciò che penso.
La piuma si posa sulla pergamena producendo un lieve fruscio mentre la mente (o il cuore?) detta le parole che la mia mano scrive.

Poco dopo mi fiondo fuori dalla porta del dormitorio, giù per le scale mentre i miei occhi vengono colpiti da quel tripudio di colori.

Rosso & Oro.

I colori della mia casata, i colori dei quali vado fiera.
Attraverso la sala comune senza prestare attenzione agli occhi dei presenti che si voltano per tentare di comprendere quale sia l’origine di tutto quel baccano.
Altre scale scorrono veloci sotto le mia scarpine nere mentre mi dirigo in Sala Grande, è quasi l’ora di cena. Eccola li, la tavolata dei Serpeverde. Quello è il suo posto. Quello che gli altri gli riservano essendo lui, e chi se no?, il principe degli Slytherin.
Mi mordo il labbro mentre cammino verso quel punto, arrivata. Lui siede li, a capo tavola, su una sedia diversa dalle panche dove sono soliti accomodarsi gli altri studenti.
A volte mi chiedo come possa il Preside permettere preferenze di tal genere.
Sguardo intorno, sono sola.
E la poggio li la mia pergamena.
Due lettere visibili nella parte esterna: D. M., Draco Malfoy.

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Capitolo 2
*** Per me? ***


Spazio Autore
A lilyluna_4e e mAd wOrLd: Spero davvero di riuscire a dare corpo a questa storia in maniera decente..Grazie per l'incoraggiamento.
Fatemi sapere cosa pensate anche di questo capitolo!



Impossibile per la ragazzina credere ai propri sentimenti, credere che tutto quello che era convinta di provare per lui fosse vero.
Aveva cercato di sfuggire a quel sentimento all’inizio, mascherando l’attrazione con le occhiate malevoli e le frecciatine continue.
Ma ora, seduta in sala grande, non era altro che un fascio di nevi.
Ogni muscolo del suo corpo era contratto, ogni centimetro di lei teso ad aspettare il momento in cui lui avrebbe preso la lettera.
Nonostante conoscesse Malfoy da molto tempo non riusciva neppure ad immaginare la sua reazione alla vista di quell’inchiostro verde.
Avrebbe gettato via la pergamena?
L’avrebbe aperta con almeno un po’ di trepidazione sul viso?


Dopo essere entrato con il drappello di Serpeverde adoranti al seguito infatti, si diresse immediatamente verso il posto che da sempre gli apparteneva. Aspettò che fosse Tiger a scostare la pesante sedia di legno mentre lui, dal canto suo, era intento a discorrere con un compagno di casata, Jared.
Quando si voltò notò subito il pallore della pergamena spiccare su quel legno scuro ma, da bravo attore qual’era, fece finta di non vederla non preoccupandosi affatto che il suo servitore, scostando la sedia, avesse potuto vedere quella lettera.


Una lettera, una lettera per lui.



Le iniziali ricamate finemente non lasciavano adito a dubbi: D.M., Draco Malfoy. Nel frattempo la ragazzina lo guardava con la coda dell’occhio mordendosi appena il labbro inferiore. Un tuffo al cuore quando lo vide sedersi senza recuperare la lettera.
<< Lo sapevo >> biascicò a mezza voce prima di alzarsi, salutare velocemente i concasati e sparire nei corridoi.
L’animo di Draco intanto era profondamente curioso di conoscere la mittente, perché era sicuro che fosse una lei.
L’avrebbe aggiunta alla sua collezione, ne era certo.
Se però Ginevra non fosse uscita così velocemente, dalla posizione in cui si trovava avrebbe certamente potuto vedere il Platinato infilarsi la pergamena in tasca con gesto fulmineo prima di riprendere a discorrere con quelli che riteneva essere suoi pari.

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Capitolo 3
*** Abitudine ***


E cammina velocemente per i corridoi, a tratti quasi corre, per raggiungere la sua meta.
Meta che, effettivamente, non sa di preciso quale sia. Diritto, destra, diritto, scale, sinistra, ancora scale..
Ed eccola arrivata. La Guferia.
Li, ne è certa, nessuno la disturberà. Soprattutto considerando che si tratta dell’ora di cena.
La porta cigola mentre lentamente la spinge in avanti, dall’interno proviene un tubare sommesso assieme ad una folata di vento fresco.
Ecco di cosa ha bisogno.

Aria.

Non si premura neppure di chiudere la porta alle proprie spalle prima di avvicinarsi alla finestra, puntellarvi i gomiti e posare il mento sulle mani strette in due pugni.
Guarda fuori, lontano.
Respira a pieni polmoni quell’aria così pungente non curandosi dei brividi di freddo dai quali è scosso il suo corpo.
E ripensa a poco prima.
All’espressione di Draco o meglio, alla sua non espressione.
Un sorriso amaro le si fa strada sul volto mentre le lacrime premono per uscire.
Piangere?No, non servirebbe affatto.
Sono gocce di delusione quelle che pulsano nei suoi occhi ma lei, abile com’è, riesce a ricacciarle indietro, a fingere di dimenticare quel dolore che le toglie il respiro.


In un altro punto di Hogwarts, esattamente nei sotterranei, sta avvenendo qualcosa di diverso. Draco è comodamente seduto su una poltrona in pelle nera in sala comune.
Nessun pensiero a turbarlo, nessun ricordo a perseguitarlo..almeno agli occhi degli altri.
Infatti nella mente del biondino si agitano mille domande senza risposta, mille quesiti ai quali, ne è certo, non saprà mai trovare un soluzione.

Ma, infondo, va bene così.


Lui è un principe e, come tale, non avvezzo alla pratica di consuetudini quali la manifestazione dei sentimenti. Prima fra tutte quella che a molti sembra essere la più semplice da praticare, il sorriso.
-Ciao Draco..-
Eccola li, come tutte le sere, pronta a soddisfare le sue voglie, pronta a piegarsi al suo volere.
Ghigno sul volto del bel biondino nell’udire la sua voce.
-Pansy..-
Solo il suo nome pronunciato a mezza voce per salutarla ed ecco che la Parkynson gli si avvicina sfiorandogli le labbra con le proprie.
Un profumo troppo forte, che sa di fiori, giunge alle narici delicate del Principino che storce impercettibilmente il naso.
E lei continua a stuzzicarlo mentre lui annota nella mente tutto ciò che di lei non riesce a tollerare.
Prima fra tutte la sua stupidità, il suo essere così inconsistente sotto tutti i punti di vista.
Non che a letto non sia brava, le serpi lo sono tutte, ma..
c’è qualcosa che non va in lei.
Evidentemente, in questo caso, la sua provenienza da famiglia Purosangue non basta a elevarla sulla massa.
Eccolo alzarsi senza curarsi minimamente della presenza della concasata e raggiungere l’ingresso delle stanze riservate ai ragazzi.
-Sbrigati.-
Nessuna grazia, nessuna cortesia in quella voce e, tantomeno, in quella tempesta che si agita nei suoi occhi.
E, mentre lei lo priva degli indumenti, l’orecchio di Draco si tende ad ascoltare un rumore imprevisto, come di carta contro il tessuto.
E’ un attimo, un flash.

La lettera.
che sia stata lei a..?

Se lo chiede davvero per un attimo ma, guardandola, si rende conto che la cosa non è possibile.
Quella calligrafia così sottile, così curata, senza sbavature o esitazioni non può di certo appartenere a quella sgualdrina.

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Capitolo 4
*** Maledetta McGrannit ***


La mattina seguente la casata dei Serpeverde e quella dei Grifondoro trovarono un nuovo messaggio in bacheca, lo stesso.

Si informano gli studenti del Settimo Anno che la lezione di Trasfigurazione
si terrà alle ore 09.30 nella ex aula di Incantesimi, al Secondo piano.
Non tollererò ritardi.



Minerva McGrannitt,
docente di Trasfigurazione


Gli studenti di entrambe le casate si diressero verso l’aula indicata mormorando frasi di velato dissenso.
Fu quando i Grifondoro giunsero all’imboccatura del corridoio sul quale si affacciava la porta dell’aula che cominciarono i problemi.
Videro arrivare, dalla parte opposta del corridoio, un drappello di Serpi capeggiato da Draco Malfoy.
I due gruppi di studenti giunsero contemporaneamente dinnanzi all’aula ma fu Harry a parlare per primo.
- Cosa ci fate qui? – Fu la domanda poco gentile rivolta a Malfoy.
- Tu cosa ci fai qui? – Chiese di rimando il ragazzo.Nessuna espressione sul viso la cui superficie pareva esser fatta di cera tant’era liscia e candida.
- Trasfigurazione– Si decise a rispondere un ragazzo non identificabile appartenente a Grifondoro. Malfoy storse il naso.

Lezione con i Grifondoro. Con Potter, un Weasley e una Mezzosangue.


- Vattene Potter – disse voltandosi verso i suoi concasati.
- Scordatelo Malfoy– fu la repentina risposta dello Sfregiato
- Ah si? – Mormorò appena il biondino prima che un sorriso raggiante gli apparisse sul volto e mentre la mancina scendeva per afferare la bacchetta tenuta nascosta sotto il maglioncino.
Fu un lampo. Pochi istanti dopo Harry era finito contro il gruppo dei Grifondoro che tentavano di sorreggerlo mentre Draco ghignava soddisfatto osservando al scena.

Ma qualcosa andò storto.


Proprio mentre i Serpeverde erano ipegnati ad inneggiare Draco la porta dell’aula si aprì e il viso ben poco tranquillo della docente di trasfigurazione fece capolino dall’interno.
Minerva ci mise un attimo per comprendere cosa fosse successo e non si scompose.
Spalancò la porta e, mentre gli studenti sfilavano sotto il suo sguardo vigile, incrociò gli occhi di Malfoy mormorando una sola frase.
- Alle Sette e trenta nel mio ufficio -




SPAZIO AUTRICE
Per lilyluna_4e: Grazie per il complimento, spero di riuscire ad incuriosire ancora.
Per Alyenda: Non sono una scrittrice di fiction abituale però ci provo^^
Per sarawinky: Sono Lusingata..la prima ç_ç guarda che mi commuovo..
Per mAd wOrLd: Concordo pienamente..Draco non fa mai male!
Aspetto altri commenti e/o suggerimenti..Bye

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Capitolo 5
*** Orgoglio Spezzato ***


Uno sguardo allo specchio prima di abbandonare la propria stanza.
Bello come sempre, nervoso come non mai.
Nessun saluto rivolto ai concasati prima di uscire dalla sala comune per recarsi a scontare la sua punizione.

Lui in punizione.
Lui che, in un modo o nell’altro, riusciva sempre a cavarsela, a trovare una scorciatoia per evitare i guai e che questa volta, ahimè, aveva incontrato l’ira della persona sbagliata..Minerva McGrannitt.

Dopo aver percorso i corridoi ormai privi di segreti per lui era giunto dinnanzi alla massiccia porta di mogano dell’ufficio della docente di trasfigurazione, uno sguardo all’orologio che portava al polso, regalo di suo zio Maximilian, che segnava le 19.29.

Toc. Toc. Toc.



Un bussare secco, disinteressato.
< Avanti Malfoy> sentì rispondere la docente dall’interno della stanza.
Pose quindi la mano sulla maniglia facendola scattare ed entrando senza troppe inutili cerimonie in quel luogo che l’avrebbe visto in punizione, sottomesso al volere della McGrannitt.
< Accomodati > disse lei indicando una poltrona in pelle scura.
< No grazie, preferisco stare in piedi > freddo e altero ma pur sempre ben educato lui che, parlando, aveva compiuto un paio di passi alla volta della docente.
< Come preferisci >la donna sfilò gli occhiali posandoli poco dopo sulla superficie lignea della scrivania proprio mentre Draco analizzava con sguardo severo ogni angolo della stanza.
Era semplice, priva di inutili orpelli e, doveva ammetterlo, anche piacevole da un certo punto di vista.
Ma ovviamente questo non l’avrebbe mai detto alla docente, non avrebbe ammesso di aver avuto un pensiero simile neanche sotto tortura.
Odiando gli sprechi di tempo la Professoressa cominciò a parlare riportando il biondino alla realtà, lontano dai suoi pensieri.
< Aiuterai Madama Chips dalle 19.00 alle 24.00 tutte le sere >disse tranquillamente la donna.
Draco si limitò ad annuire tenendo gli occhi grigi puntati in quelli chiari di lei. Stava quasi per voltarsi e dirigersi fuori dalla stanza quando sentì nuovamente la voce della sua interlocutrice.
< Senza magia >
Il sangue gli si gelò nelle vene.

Come poteva pensare che lui si sarebbe sporcato le mani?
Come poteva credere che lui avrebbe accettato una simile prova per il suo orgoglio di Purosangue?

Draco strinse i pugni così forte che, dopo poco, le nocche diventarono bianche per lo sforzo. Annuì nuovamente senza proferire parola.
< Terrò io la tua bacchetta sotto custodia durante le tue ore di servizio, posala qui > aggiunse indicando un punto sulla propria scrivania.
Il ragazzo fissò con sguardo vacuo quel punto prima di ordinare alla propria mano di seguire le istruzioni dategli dalla McGrannit.
Ora era li, davanti a lei, senza alcuna possibilità di difendersi.
Inerme come non era mai stato.
< Ora vai, Madama Chips ti aspetta. Buona Serata. >
Senza dire nulla il giovane si voltò, raggiunse la porta di ingresso e biascicando un < Salve > scomparve dalla vista della donna.




SPAZIO AUTRICE
per sarawinky: Si, effettivamente sono brevi. O almeno lo sono per ora. Vedremo come e se cambierenno con il tempo.

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Capitolo 6
*** Dal cono d'ombra ***


Anche quel giorno era riuscita a cavarsela, a destreggiarsi tra una lezione e l’altra senza far notare ad anima viva che la sua forma non fosse proprio quella che può definirsi smagliante.
Erano 3 giorni che aveva la febbre.
Era riuscita a tenerlo nascosto grazie ad un velo di trucco che di norma non usava mai e che le sue amiche avevano interpretato come un cambio di stile e ad un piccolo stratagemma.
Quando l’ultima volta l’avevano ricoverata in infermeria vi era rimasta così tanto che anche ora, a distanza di più di un anno, ricordava perfettamente dove si trovassero i medicinali e a cosa servisse ogni singolo flacone.
L’idea le era venuta in mente quando le avevano comunicato che si sarebbero tenuti gli allenamenti di Quidditch quella sera stessa. Lei non poteva di certo mancare.
Quindi era sgattaiolata in infermeria..

<< Salve Madama.. >> le sorrise dolcemente
<< Ciao Cara.. >> un sorriso apparve anche sul volto della donna che però subito dopo si rabbuiò.
<< Stai poco bene? >>le chiese con un velo di preoccupazione nella voce.
Lei scosse il capo facendo ondeggiare i capelli e mantenendo quel dolce sorriso sul viso.
<< Affatto Madama, sto benissimo >> mentì spudoratamente << però avrei bisogno di una pozione contro l’acne. >>
La donna sollevò un sopracciglio guardandola ancora.
<< E’ per mio Fratello Ronald.. >>si affrettò ad aggiungere abbassando il capo poco dopo.
La donna, intenerita da quell’atteggiamento da bambina, le sorrise bonaria.
<< Vado a prenderla, aspettami qui >>
Gli occhi azzurri seguirono la figura vestita di bianco fin quando non scomparve oltre una porticina al limitare della stanza. Non appena il separè si chiuse con un rumore secco Gin scatto in avanti, diretta all’armadietto di metallo che conteneva gli antibiotici.
Dopo poco la vide. Era una bottiglia scura tenuta separata dalle altre ma, quando la prese, per poco non la lasciò cadere.
Era vuota.
Sentendo i passi di Madama non potè attendere ancora e afferrò uno sciroppo che le avevano dato per farle abbassare la temperatura. I babbani lo chiamavano Antiinf..qualcosa così insomma.
Tornò quindi esattamente dove la gentil donna l’aveva lasciata e sfoderò un altro dei suoi sorrisi migliori mentre lei le passava la lozione.
<< Mi raccomando Ginevra, solo una volta al giorno. Deve risciacquare con abbondante acqua calda >>
La grifondoro annuì e, dopo aver ringraziato ancora la donna, uscì dall’infermeria.


Adesso però c’era un problema.
Non poteva di certo presentarsi nuovamente in infermeria con la scusa dell’acne di suo fratello e non poteva di certo mandarci uno dei suoi amici i quali, se avessero saputo che stava poco bene, non le avrebbero permesso di allenarsi e tantomeno di giocare alla partita di inizio anno.
Aveva bisogno di quella medicina, era perfettamente conscia del fatto che senza quel piccolo aiutino non sarebbe neppure riuscita a salire sulla scopa.
Quindi in tarda serata, quando ormai la sala comune era deserta, decise che sarebbe scesa in infermeria a prendere in prestito un altro po’ di quello sciroppo.
Per i corridoi non aveva incontrato nessuno, neppure il fantasma di Nick-quasi-senza-testa che amava intrattenersi nelle vicinanze del ritratto della Signora Grassa.
Tutto filava liscio come l’olio.
Era giunta una decina di minuti dopo dinnanzi alla pesante porta di Mogano dell’Infermeria.
Le luci sarebbero dovute essere spente o comunque molto basse a quell’ora.
Un respiro profondo prima di posare la mano sulla maniglia e premere con delicatezza, lasciando che i battenti si scostassero solo per lo spiraglio necessario per farla entrare.
Si acquattò contro la porta muovendo lo sguardo da destra a sinistra.
Le tende dei letti erano tirate, non c’era traccia di Madama Chips. Un lieve sorriso le increspò le labbra mentre si dirigeva al tanto agognato armadietto.
Lo aprì e allungò la mano verso il flacone identico a quello che teneva in tasca, stretto nella mancina, pronta a sostituirli.
<< Che cosa credi di fare? >> una voce fredda la fece bloccare quasi come se un coltello le avesse pugnalato la schiena.
Ci mise pochi istanti a razionalizzare, comprendendo a chi appartenesse.
<< Cosa vuoi? >>si voltò verso di lui, il timore celato dietro ad una maschera di indifferenza, il tono scocciato.
Il biondino uscì dal cono d’ombra nel quale era rimasto per tutto quel tempo ad osservare la ragazzina. Un paio di passi gli bastarono per trovarsi sotto la fioca luce delle torce.
<< Non crederai di poter trafugare pozioni sotto il mio naso Weasley.. >> disse con voce melliflua avvicinandosi ancora a lei. Eccolo arrestare il suo incedere a pochi passi dall’altrui posizione.
<< Cosa te ne importa? >>ribattè lei, indispettita dall’essere stata scoperta.
<< Si da il caso che io sia l’assistente di Madama Chips >> rispose scostando gli occhi da lei per un attimo.
Il viso di Ginevra cambiò completamente.
La ragazzina lasciò cadere la maschera che aveva celato le sue emozioni fino a quel momento aprendo lievemente la bocca. Era completamente sconcertata.
Come era possibile che una notizia del genere non avesse già fatto il giro della scuola?
Malfoy come assistente..Alt.
C’era qualcosa che non andava.

Malfoy al servizio di qualcuno che non fosse se stesso?C’era decisamente qualcosa che non andava.

Il silenzio cadde tra i due per attimi interminabili nei quali Ginevra si sforzò di tenere puntato lo sguardo negli occhi del platinato.
Fu lui a parlare per primo. << Cosa ci fai ancora qui? >>
<< Io.. >>abbassò lo sguardo << Ne ho bisogno. >> aggiunse con un filo di voce.
Maloy inarcò un sopracciglio, incerto se quello che aveva appena visto fosse reale.
<< Sei una specie di drogata o cosa? >>
<< MALFOY! >> urlò lei di rimando.
Lui sghignazzo. Chi l’avrebbe mai detto che una punizione potesse essere così divertente.
La ragazzina strinse i pugni e capì che non aveva scelta.
Staccò lo sguardo da quello del ragazzo e fece qualche passo verso l’ingresso. Malfoy la seguiì con la coda dell’occhio, senza neppure voltarsi.
<< Dove credi di andare? >> chiese tranquillo continuando a fissare diritto dinnanzi a se.
<< In dormitorio ovviamente >> Malfoy rise apertamente di tanta ingenuità.

Come poteva credere che l’avrebbe lasciata andare così?

Solo allora si mosse, avvicinandosi a lei.
<< Da stasera sarai mia prigioniera qui dalle 19.00 alle 24.00, tutte le sere.. >>
<< Sei pazzo se credi.. >>
<< Altrimenti rivelerò il tuo segreto e la tua squadra di idioti si ritroverà con un giocatore in meno >>
La frase le morì in gola. Lui sapeva. Sicuramente lo aveva intuito.
<< Stronzo >> sibilò a denti stretti.
Lui dette uno sguardo all’orologio da polso e sorrise alzando lo sguardo.
<< Ora puoi andare, a domani >>
Ecco un altro ghigno sul bel visino. Ghigno che non fece altro che allargarsi quando udì la pesante porta della stanza sbattere alle proprie spalle.

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Capitolo 7
*** La Stanza Odorosa ***


Non aveva chiuso occhio tutta la notte tant’era la rabbia che le pulsava dentro.
Rabbia per essere stata scoperta, per essersi sentita sciocca, per non riuscire (o non volere?) trovare una via di fuga.
La mattina dopo la stanchezza le segnava il volto sottoforma di due occhiaie piuttosto marcate che conferivano ai suoi occhi un qualcosa di anomalo, un riflesso scuro.
A colazione non toccò cibo impegnata com’era a fissare Malfoy dall’altra parte della stanza e a lanciargli mentalmente miriadi di maledizioni.
Lui non si era neppure voltato a guardarla, sicuro com’era che lei sarebbe arrivata puntuale quella sera stessa in infermeria, e discorreva pacato con i suoi concasati.

La mattina trascorse velocemente per la ragazzina tra la lezione di trasfigurazione, quella di erbologia e quella di storia della magia.
Lui, invece, trascorse la sua giornata tra pozioni, stelle e animali magici.

Draco si recò nell’ufficio della McGrannit per consegnarle la bacchetta come da accordi presi. Gli bastarono due minuti per consegnare l’oggetto tanto amato e, mentalmente, annotò che la Weasley non doveva assolutamente scoprire che lui fosse disarmato.
Quella ragazzina sapeva essere una vipera, l’aveva sperimentato a sue spese l’estate precedente quando un insulto rivolto a Lenticchia gli era costato una giornata costellata da nausea e dolori articolari dovuti ad una fattura praticata dalla ragazza.
Storse appena il naso al ricordo ritrovando la sua naturale alterigia proprio nel momento esatto in cui la Weasley voltava l’angolo diretta in Infermeria.
<< Sei puntuale >> biascicò ghignando appena.
Lei non rispose, si limito a piantate gli occhi azzurri in quelli grigi del Serpeverde.
Rimase in disparte, in attesa che Draco entrasse nel loco per poi seguirlo e così avvenne.
Lui si diresse istantaneamente dietro il bancone vicino l’ingresso della stanza e lei rimase immobile dinnanzi alla porta di ingresso ormai chiusa.
Il ragazzo prese a frugare tra una pila di pergamene e, alla fine, ne estrasse una piuttosto nuova e la spiegò.
In alto a sinistra una scrittura ordinata mediante l’utilizzo di un inchiostro nero come la pece riportava in elegante calligrafia un messaggio.


Buonasera Draco.
Ho lasciato nella stanza attigua delle erbe medicinali da catalogare e, conoscendo le tue doti, ho
deciso che sarà il tuo compito per questa sera e anche per quelle che verranno (vista la mole di materiale).
So di potermi fidare di te.

Buon Lavoro

Madama Chips



Emise un sospiro acuto, seccato.
<< Muoviti Weasley >> disse senza nessura grazia.
Lei inarcò un sopracciglio e ingoiò la risposta che le stava per affiorare dalle labbra, si era ripromessa che non avrebbero litigato quella sera.
Seguì il passo veloce e silenzioso di lui fino alla porta situata in fondo a sinistra, quella che non aveva mai varcato.
Quando Draco la aprì un’espressione di stupore le si dipinse sul volto alla vista della grandezza di quella stanza. Era quadrata, grande quanto più della metà dell’infermeria, e stracolma di scaffali dai quali traboccavano vasetti di forma e colore differente contenenti essenze sicuramente diverse fra loro. L’odore che le colpì le narici appena varcò la soglia era simile a lavanda, mughetto e limone..Non stucchevole ma davvero troppo forte.
Il Serpeverde storse ancora il naso, indignato. Maledisse ancora e ancora la docente di Trasfigurazione. Se avesse avuto la bacchetta tutto quel lavoro sarebbe stato molto più facile. Strinse le mani in due pugni ponendo maggiormente in evidenza le nocche bianchissime.
Si diresse verso la parte finale della stanza, sulla parete posta esattamente di fronte all’ingresso, e puntò in direzione dell’inizio dello scaffale. Si guardò intorno, indeciso sul da farsi e solo allora notò una scala poggiata lì di fianco. La afferrò con entrambe le mani e la posò contro il ripiano ricolmo di contenitori facendo tintinnare più di un vetro. Salì i pioli senza proferir parola e tese la mano verso i barattoli del ripiano più in alto, ne afferrò due con un sol gesto.
Abbassò le braccia, come per porgerli a Gin che però nel frattempo era rimasta in disparte, lontana dalla sua persona.
<< Sei tonta o cosa? >> le sibilò contro << Prendi questi >> tono perentorio e anche piuttosto seccato.
Lei si mosse dopo un solo attimo di esitazione e afferrò i barattoli con le mani poggiandoli sul pavimento subito dopo.
Quel tacito scambio di materiale proseguì fin quando Draco non ebbe passato a Gin l’ultimo barattolo del ripiano più alto e scese dalla scala stando attento a non urtare il centinaio di barattoli che ora giaceva sul pavimento.
Si sedette a terra e la ragazzina questa volta lo imitò, posizionandosi non molto lontano da lui che un istante dopo si guardò attorno spazientito.
<< Hai una piuma? >> le domandò
Lei si alzò e si diresse verso lo scaffale a destra dell’ingresso, dove aveva visto posati piuma, calamaio e anche qualche rotolo di pergamena.
<< Immagino che servano anche questi >> mormorò appena, nascondendo un sorriso in quella frase.
Draco annuì e lei riprese posto accanto a lui. Stappò la boccetta di inchiostro e vi intinse la piuma mentre il ragazzo le aveva già srotolato la pergamena dinnanzi.
Cominciarono così a catalogare quella marea di piante magiche.
<< Lacrete >> sussurrò il ragazzo dopo aver annusato e toccato con mano il contenuto del primo barattolo. Lei trascrisse silenziosamente.
<< Musercina >> usò lo stesso tono mentre, con la coda dell’occhio, controllava che la ragazza annotasse correttamente le sue parole.
<< Paranchis >>
La muta collaborazione continuò e, col tempo, il ragazzo smise di controllare che lei trascrivesse correttamente avendo notato l’attenzione con la quale la ragazzina svolgeva il suo compito.
La sua calligrafia era ordinata, perfettamente leggibile, sottile e anche elegante. L’unica nota stonata era che stesse scrivendo in stampatello maiuscolo.
<< Come mai scrivi così? >> le chiese ad un tratto interrompendo la serie interminabile di nomi che le ragazzina non aveva mai neppure sentito.
Lei si limitò ad alzare le spalle.
<< Così non c’è pericolo che Madama non comprenda >>
Lui ghignò. Avrebbe dovuto immaginarlo.
Guardò l’orologio, era mezzanotte passata quindi si alzò e si diresse verso la porta attendendo la compagna sulla soglia.
Lei gli sgusciò accanto e, assieme, si diressero verso l’uscita.
<< Malfoy >> mormorò lei in segno di saluto prima di sparire nel corridoio
<< A domani >> disse lui, il solito ghigno sul viso, la solita voce irritante.

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Capitolo 8
*** Come dici prego? ***



Il giorno seguente fu dura rispettare il patto che aveva fatto con se stessa. Malfoy non aveva fatto altro che provocarla per tutta la mattinata, sin dall’ora di colazione quando, dopo essere entrato in sala grande, l’aveva fissata per diverso tempo e, alla fine, si era abbandonato ad un sorriso beffardo mimando un “ pun-tu-a-le” con le labbra sottili.
Il tormento per lei era continuato anche durante la mattinata quando la Professoressa Sprite le aveva chiesto di recarsi nei sotterranei per chiedere a Piton un particolare concime che sarebbe servito loro per la lezione del giorno.
Arrivata dinnanzi alla porta dell’aula di pozioni battè il pugno per tre volte contro il legno scuro e attese la risposta dall’interno.
<< Avanti >>
Spinse il battente e compì un passo avanti divenendo visibile a tutti i presenti. Sfilò accanto ai banchi sforzandosi di non voltare il capo verso gli altri studenti e tenendo lo sguardo puntato su Piton.
<< Buongiorno Professore, vengo per conto della Professoressa Sprite.. >> incalzò quindi con fare tranquillo.
<< Silenzio, ho capito di cosa parli >> commentò soltanto Piton dirigendosi verso lo scaffale posto a sinistra della propria cattedra.
Lei attese in silenzio, battendo soltanto lievemente il piede. Quando il docente le ebbe consegnato tutto gli sorrise. << La professoressa mi ha detto di ringraziarla da parte sua. >>
Severus annuì soltando. << A più tardi Signorina Weasley >>
<< Buon Proseguimento >> disse Gin prima di dare le spalle all’uomo.
Fu proprio in quel momento che una voce sottile la raggiunse.
<< Mmh..Servizievole >>
Fulminò con lo sguardo il ragazzo biondo dal quale erano venute quelle parole. Strinse la mascella e lo maledisse mentre, mediante l’ausilio delle scale, usciva dal sotterraneo e si dirigeva verso le serre.


Gli incontri serali continuarono immutati per tutta la settimana riempiendo le serate di entrambi i ragazzi di strani nomi e odori.
La domenica seguente si sarebbe dovuta disputare la prima partita di Quidditch della stagione.
Quando venne comunicato il calendario delle partite la squadra di Grifondoro era intenta in una discussione piuttosto accesa riguardo lo schema tattico da seguire se la prima partita fosse stata contro i Serpeverde, notoriamente la squadra più forte contro la quale potessero battersi.
<< Se attacchiamo dall’ala sinistra.. >> incalzò Ron, rosso in viso.
<< A sinistra c’è Goyle! Come diavolo credi di dribblare quel bestione? >> Domandò Hermione cercando di mantenere un certo contegno. Da diverso tempo infatti ella presenziava alle riunioni della squadra pur non appartenendovi fungendo da “Giudice di pace”.
<< Di che t’impicci? >> domandò quindi Ronald, voltando il capo con gli occhi ridotti a fessure verso di lei.
Hermione inarcò le sopracciglia con fare minaccioso. << Ti ricordo che sei stato tu a volermi qui! >> gli urlò contro.
<< PIANTATELA! >> urlò di rimando Harry alzandosi e facendo trasalire i presenti.
Subito nel loco divenuto d’un tratto silenzioso giunse un picchiettare sommesso. Tutti i membri della squadra voltarono il capo verso la finestrella quadrata che congiungeva visivamente lo spogliatoio nel quale erano stipati al campo da gioco.
Gin allungò la mano per aprire la finestra e permettere al volatile di entrare. Il pennuto planò immediatamente verso Harry, capitano della squadra, e si posò sul trespolo che gli stava accanto tendendo la zampa in modo tale da permettere al ragazzo di sfilare la comunicazione che, a giudicare della fattura della carta e dal timbro in cera lacca, doveva essere ufficiale.
Ci vollero pochi istanti a srotolarla.
<< Sarà con Corvonero, alle 10.30 di Domenica prossima >>
Lo studio delle tattiche di gioco continuò ancora per svariato tempo mentre all’esterno il cielo era ormai divenuto buio.
Alla fine della riunione i componenti della squadra sfilarono sotto lo sguardo vigile del capitano e, tutti assieme, si diressero verso il castello.
<< Fortuna che abbiamo ottenuto il permesso di trattenerci oltre il coprifuoco.. >> biascicò appena Harry rivolto a Ronald.
<< Già, altrimenti non avrei potuto permettere… >> cominciò Hermione
<< Herm? >> la chiamò il rosso
<< Si? >> rispose lei arrestando il discorso
<< Piantala >>
Quando i tre ragazzi sollevarono il capo Ginevra non era più con loro.


Il dire di Harry le aveva riportato alla mente l’appuntamento con Malfoy. Si era rifiutata di guardare l’orologio fin quando non era giunta dinnanzi alla porta dell’Infermeria.
Abbassò lo sguardo verso il proprio polso.
20.15
Era più di un semplice ritardo.
Serrò la mascella e compì un passo avanti.
Senza premurarsi di bussare abbassò la maniglia e si fece strada nella grande stanza.
Non fece neppure a tempo a richiudere la porta che una voce tagliente la raggiunse.
<< Non ti hanno insegnato a bussare? >>
Non lo guardò neppure, richiuse la porta senza proferire parola.
<< Ah, dimenticavo..probabilmente nel tugurio nel quale abitate non ci sono neppure le porte >>
Gin voltò le iridi chiare verso di lui, decisa a mantenere il controllo.
<< Vedi di piantarla Malfoy >> sibilò a denti stretti.
Lui le si avvicinò immediatamente, fermandosi ad un palmo dal suo viso << Altrimenti? >>
La domanda echeggiò nell’aria senza trovare risposta alcuna.
Rimasero immobili per diverso tempo, decisi a non distogliere lo sguardo, a non arrendersi.
La ragazza tese una mano verso l’altrui petto per scostarlo ma questi si ritrasse prima ancora che la lei potesse sfiorarlo. Il contatto visivo si ruppe e la ragazzina si diresse verso la stanza odorosa seguita a ruota dal Platinato.
Catalogarono meno di un centinaio di spezie quella sera.
<< Non finiranno mai >> biascicò Ginevra tappando la boccetta di inchiostro, rivolgendosi più a se stessa che al serpe verde.
Lui inarcò un sopracciglio con fare stizzito << Colpa tua >>
<< Come dici prego? >> domandò Gin indicandosi l’orecchio con l’indice e socchiudendo le palpebre, quasi cose se non avesse ben compreso il significato di quanto detto dal ragazzo.
<< E’ colpa del tuo ritardo >>
<< Avresti benissimo potuto cominciare da solo >>
Uscirono assieme da quella grande stanza quadrata e si diressero verso l’uscita.
Gin però, arrivata all’altezza del bancone di Madama Chips, svoltò a sinistra diretta verso l’armadietto dei medicinali. Lo aprì senza troppe cerimonie mentre Draco, con la spalla poggiata alla porta, attendeva che lei si sbrigasse.
Le mani di Gin si mossero sicure. Intascò dopo pochi attimi un flacone di medicinale. Fortunatamente la sua memoria non aveva fatto cilecca. Senza quello sciroppo non sarebbe mai riuscita a giocare la partita della domenica seguente.
Mancavano solo due giorni.

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Capitolo 9
*** La Partita ***


Il ritmo degli allenamenti si era fatto più frenetico e Gin si era vista costretta a ricorrere ai medicinali almeno tre volte al giorno. Nessuno pareva essersi accorto di niente, neppure Hermione che di solito era molto attenta ai particolari.
Purtroppo però Harry non la perdeva d’occhio un istante. Le sue continue assenze in sala comune cominciavano ad insospettirlo più di quanto lei avrebbe voluto.
<< Dove sei stata ieri sera? >> Le chiese sfrecciandole accanto a bordo della sua scopa.
Gin sollevò le spalle e, fingendo di aver intercettato la pluffa, virò bruscamente a sinistra allontanandosi da lui.
Quando atterrarono Harry le si affiancò immediatamente << Allora? >>
<< Ero in dormitorio, dovevo finire la relazione di Trasfigurazione >> .
Prese quindi a camminare reggendo la scopa nella destrorsa e decise che, forse, chiedendo ad Harry come fosse andata la loro serata lui si sarebbe tranquillizzato.
E così fu.
Lo sfregiato, pur mantenendo un aria un po’ scettica, ammorbidì i tratti e le raccontò ogni avvenimento della serata precedente nei minimi dettagli.


Alle 19.30 era già davanti all’Infermeria, conscia del fatto che Draco non avrebbe affatto tollerato un altro ritardo, qualunque fosse stata la causa.
Posò la mano sulla maniglia ma la ritrasse subito facendo battere le nocche chiare contro il legno.
Non una, non due, ma tre volte.
<< Avanti >>
La ragazza fece capolino e intercettò immediatamente il ghigno sulle labbra del ragazzo.
<< A quanto pare stai imparando le buone maniere >>
Lei si morse il labbro, lui aveva vinto.
Catalogarono molte spezie quella sera, Gin ne seppe individuare alcune senza l’aiuto di Draco.
Mentre uscivano dalla stanza Gin infilò la mancina nella tracolla che indossava e ne estratte un flacone quasi completamente vuoto. Scambiò ancora una volta le boccette, perfettamente consapevole del fatto che la partita dell’indomani mattina sarebbe stata impossibile da disputare se lei non ne avesse preso una giusta dose.


<< Domenica mattina, prima partita della stagione di Quidditch. Le squadre schierate in campo per contendersi la vittoria come potete vedere sono Corvonero e Grifondoro.. >>
Il commento di Lee Jordan si udì sugli spalti dove gli studenti erano stipati, infervorati dall’inizio del nuovo campionato.
<< Vinceremo! >> il pugno del capitano si levò in alto mentre la squadra rosso-oro sfilava verso il centro del campo. I giocatori si schierarono gli uni di fronte agli altri attendendo che Madama liberassi il boccino, i bolidi e lanciasse la Pluffa.

<< tre, due, uno..é iniziata!Signori e Signore, ragazzi e ragazze benvenuti alla prima partita del nostro campionato..Guardate con quanta grazie volteggiano i giocatori di Grifondoro..le loro uniformi.. >>
<< Jordan >> bisascicò Piton, seduto esattamente dietro di lui.
Il ragazzo si voltò e trasalì appena << Scusi Professore ma è la verità..Li guardi anche lei, li guardi.. >>
Indicò con l’indice i giocatori che sfrecciavano dinnanzi a loro. << Sai cosa vedo?Una relazione dettagliata sui funghi magici scritta da te e consegnata domattina sulla mia scrivania >> il docente di Pozioni ghignò.
Il Grifondoro sbuffò e si concentrò nuovamente sulla partita, commentando ogni singolo avvenimento con molto più pathos di quanto non fosse realmente necessario.

Nonostante avesse ingoiato una dose doppia di quello sciroppo che quel giorno le era parso particolarmente nauseabondo Gin non era al massimo della forma.
La testa le doleva e i crampi allo stomaco continuavano a susseguirsi sempre più vicini costringendola a flettere il busto per avvicinarlo al manico di scopa.
La squadra dei Grifondoro conduceva la partita per 40 a 20 quando avvenne qualcosa di imprevisto.
Un giocatore della squadra fino a quel momento vincente stava perdendo quota e, a giudicare dai capelli rossi che si vedevano volteggiare nell’aria, non poteva essere altri che Ginevra.
La McGrannit tese immediatamente la bacchetta verso la superficie del campo, creando una sorta di cuscino invisibile per attutire la caduta che fu comunque piuttosto rovinosa.
La scopa non riportò alcun danno ma non si potè dire lo stesso per la ragazza.
Il radio si era spezzato in un punto e il femore aveva riportato dei danni. Niente che non si potesse sistemare comunque, ci avrebbe certamente pensato Madama Chips.
La partita venne immediatamente interrotta e uno sciame di curiosi si accalcò dietro la porta dell’Infermeria dove Gin era stata immediatamente portata.
Venne concesso di entrare solo a Ronald, Harry ed Hermione che attesero pazientemente che lei si svegliasse.
Nel mentre discussero con Madama Chips riguardo le possibili cause del malore che aveva provocato la caduta. La donna non seppe dare immediatamente una risposta ma fu più che sicura nell’affermare che Ginevra non stava affatto bene da diverso tempo e cominciò ad interrogarsi e ad interrogare i presenti sul modo in cui la ragazzina fosse riuscita a dissimulare tutto dinnanzi ai loro occhi.

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