Avventure a Neverland

di Shayla_the_angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03. ***
Capitolo 4: *** 04. ***
Capitolo 5: *** 05. ***
Capitolo 6: *** 06. ***
Capitolo 7: *** 07. ***
Capitolo 8: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** 01. ***


SALVE A TUTTI! CHIEDO SCUSA PER IL FANDOM ASSURDO IN CUI STO SCRIVENDO (E IN CUI SONO CAPITATA PER CASO).

Partiamo dal fatto che ora faccio la babysitter e quindi sono diventata un'espertona di cartoni animati di Rai yoyo. Se qualcuno di voi ha fratelli/cugini piccoli che si drogano con questo canale, certamente saprà che in programmazione hanno anche "Le nuove avventure di Peter Pan" che mi ha presa tantissimo, soprattutto perché sono una bambinona troppo cresciuta e perché (questo me l'hanno detto millemila persone) essendo dei gemelli sono capace di innamorarmi (in senso platonico) 15 volte al giorno di qualsiasi cosa, dagli uomini veri ai cartoni animati, e quindi sono stata mortalmente colpita dal fascino di Peter. Quindi mentre guardavo l'ennesima puntata ho pensato..."E se ci scrivessi una ff? Per rivalutare Uncino innanzitutto e poi finalmente per rendere giustizia alla coppia Peter/Wendy?" e così, armata di carta e penna come i migliori monaci amanuensi, mi sono messa all'opera.

Ora, spero che questa storia vi piaccia e che vi colpisca almeno un pochino, quel tanto che basta per una recensione e per seguirla fino alla fine.

Un abbraccio ^_^

 

01.

 

Splendeva il sole sull’Isola che non c’è. Peter Pan osservava l’alba dalla cima dell’albero in cui aveva costruito il suo rifugio respirando l’aria fresca del mattino e pensando alla giornata che si parava davanti a lui. I bimbi sperduti dormivano tranquilli nelle loro amache e Trilly, la piccola fatina compagna inseparabile di Peter, riposava su una morbida foglia.

L’intera isola era silenziosa e calma.

Le sirene alla laguna se ne stavano sdraiate sugli scogli. Le loro code squamate rilucevano, proiettando graziosi riflessi verdi e azzurri sul filo dell’acqua.

La Jolly Roger, la nave di Capitan Uncino, invece aveva gettato l’ancora su una spiaggia lì vicino. I pirati erano già al lavoro. C’era chi spazzava il ponte, chi sistemava le corde, chi ancora, munito di secchio e spazzolone, tirava a lucido tutta la nave. Sapevano bene che se il loro capitano avesse trovato anche solo un puntino fuori posto, sarebbero stati guai per tutti.

Era una giornata importante sull’Isola che non c’è. Peter Pan aveva preso una decisione fondamentale che avrebbe cambiato la vita dei bambini e li avrebbe rallegrati parecchio.

I bimbi sperduti si alzarono alla spicciolata e raggiunsero il loro “capo” che li aspettava all’ingresso del loro nascondiglio.

«Oggi è una giornata importantissima! Vi ho preparato una sorpresa! Ho deciso che porterò qui la bambina che racconta le favole» disse, gonfiando il petto orgogliosamente.

«Peter, non puoi!» esclamò Trilly volandogli davanti agli occhi.

«Perché no? Sono sicurissimo che sarà felice di venire qui a raccontarci qualche storia e anche voi sarete felici di averla qui».

Non attese nemmeno la risposta della fata e volò verso la sua destinazione.

«Combinerà sicuramente qualche pasticcio» sussurrò lei, seguendolo.

 

*

 

A Londra era ora di andare a dormire.

«Wendy, ci leggi una storia?» chiese Michael stringendo il suo orsetto e rannicchiandosi sotto le coperte.

La giovane sorrise, scompigliandogli i folti capelli scuri.

«Aspettiamo John» rispose lei, poi si legò i riccioli ramati sulla nuca e prese un libro dalla mensola dei fratelli.

In quel momento entrò anche il maggiore dei due maschi che, riposti gli occhiali sul comodino, prese posto nel suo letto, in attesa della favola serale.

Wendy, John e Michael rispettivamente di 17, 14 e 4 anni, erano tre fratelli molto uniti.

I genitori erano quasi sempre fuori casa per lavoro e, nonostante amassero alla follia i propri figli, avevano delegato Wendy al ruolo di mamma.

La giovane si schiarì la voce, lisciò una piega della maglietta, quindi aprì il libro delle fiabe.

«C’era una volta, in una terra lontana lontana…».

Fu interrotta da un forte rumore proveniente dal balcone della cameretta. Subito i tre fratelli scattarono in piedi, spaventati.

La portafinestra si spalancò con un tonfo sordo e sulla soglia comparve un ragazzo.

Aveva i capelli corti, rossicci e scompigliati, con un ciuffo che gli ricadeva davanti ai suoi occhi scuri, profondi e magnetici, ma ciò che colpì di più Wendy, oltre agli strani abiti verdi, fu il suo sorriso sghembo e beffardo.

«Chi sei e cosa vuoi da noi? Non abbiamo paura di te!» esclamò John, frapponendosi tra lo sconosciuto e i suoi fratelli.

Il ragazzo mosse un passo all’interno della stanza e alzò le braccia in segno di resa.

«Calmi amici. Non voglio farvi nulla di male. Il mio nome è Peter Pan e voglio portarvi con me a casa mia, sull’Isola che non c’è».

I tre fratelli rimasero in silenzio, incerti su quanto appena sentito.

«Ehm, Peter sei sicuro di sentirti bene?» domandò Wendy avvicinandosi.

«Certo! I bimbi sperduti non vedono l’ora di conoscerti per ascoltare le tue favole. Vi farò vedere la laguna delle sirene, la tribù di Giglio Tigrato e anche la nave di Capitan Uncino».

La ragazza inclinò la testa, osservandolo, quindi gli poggiò una mano sulla fronte, scostandogli il ciuffo ramato nel tentativo di capire se il ragazzo fosse in preda ai deliri della febbre.

Peter Pan, stupendosi di se stesso, si sentì avvampare le guance si scostò di colpo. Non era mai stato così vicino ad una ragazza.

In quel preciso istante un’onda luminosa si frappose fra Wendy e il ragazzo, colpendo la giovane sulla fronte che si portò le mani al volto mugugnando di dolore.

«Trilly!» esclamò Peter, preoccupato.

La luce si affievolì e i tre fratelli si trovarono di fronte ad una ragazza in miniatura dotata di ali.

Non era più alta di una spanna, indossava un abitino fatto di foglie con delle scarpette abbinate. Aveva folti capelli biondi, raccolti in un disordinato chignon con un ciuffo che le ricadeva davanti agli occhietti azzurri.

«Era troppo vicina! Credevo volesse farti del male» esclamò la fatina in sua difesa.

John afferrò gli occhiali sul comodino.

Lui e Michael erano senza parole. Assisterono alla scena senza riuscire a credere a ciò che avevano appena visto.

«Tu sei veramente una fata?»  chiese il più piccolo dei due attirando l’attenzione della fanciullina su di se.

«Certamente, altrimenti come potrei fare questo?» rispose fregandosi le mani e cospargendo una manciata di polverina luminosa sulla testa corvina del piccolo.

L’effetto fu subito evidente. I piedi di Michael si staccarono dal pavimento e lui cominciò a fluttuare leggiadro e senza peso per la cameretta ridendo come un matto.

«Anche io voglio volare!» esclamò John saltellando entusiasta e subito la sua richiesta fu esaudita dalla fatina.

Wendy non credeva ai suoi occhi. I suoi fratelli stavano volando e Peter Pan con loro.

«Ora mi credi?» chiese il giovane tendendo la mano alla ragazza.

La fanciulla sorrise, incantata dallo sguardo magnetico di quello strano e buffo tizio.

«Sì, portami all’Isola che non c’è» disse, stringendogli la mano.

Trilly li separò immediatamente.

«Ci penso io a fari volare» sibilò, arrossendo di rabbia.

Dopo pochi istanti uscirono tutti dalla portafinestra e, in piedi sul balcone, attesero di partire.

«La mamma e il papà si preoccuperanno moltissimo quando non ci troveranno» disse Wendy, voltandosi verso la stanza.

«Non ti preoccupare. Sull’Isola il tempo scorre in maniera diversa che qui. Un paio di giorni con me equivarranno a pochi minuti quaggiù» disse Peter rincuorandola.

Lei gli sorrise, quindi spiccarono tutti un salto e seguirono i due stranieri verso il loro mondo.

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Capitolo 2
*** 02. ***


Dunque, come promesso, ecco un altro capitolo. Pubblicazioni velocissime. Sono quasi le cinque di mattina, sono riuscita a ricopiare un altro capitolo così posto questo e il 3 e poi mi ritiro a letto, se no domani chi la sente mia madre ehehe. Grazie ai 17 lettori che hanno dato una sbirciatina al primo capitolo. Grazie di cuore. Spero di riuscire a continuare domani.

Buona lettura a tutti.

Shayla <3

 

02.

 

Splendeva il sole sull’Isola che non c’è. I bambini sperduti erano in attesa di Peter Pan e i suoi ospiti. Avevano già preparato una festa per accoglierli. Avevano addobbato la loro tana con fiocchi colorati e disegni, preparato piatti gustosi e si erano dati una ripulita.

«Stanno arrivando!» strillò uno di loro indicando quattro puntini scuri all’orizzonte. Scattarono tutti in piedi, sbracciandosi e gridando per accogliere i nuovi arrivati.

Wendy, John e Michael furono letteralmente assaliti e travolti da decine e decine di domande.

«Silenzio! – li zittì Peter – Lei è Wendy. Trattatela bene perché sarà lei a leggerci le favole. Loro invece sono i suoi fratellini, John e Michael. Anche loro li dovrete trattare bene, perché sono amici miei. Bene, e ora visto che siamo tutti qui, direi che possiamo festeggiare!».

I tre fratelli ancora non riuscivano a credere all’incredibile avventura che stavano vivendo.

I festeggiamenti per l’arrivo dei ragazzi furono all’insegna del divertimento e si protrassero fino a sera. I bambini giocarono, ballarono, inscenarono dei buffi spettacoli e tutti risero a crepapelle.

La luna si stava levando nel cielo quando i bimbi sperduti chiesero a Wendy una favola.

Peter aveva preparato dei giacigli anche per i tre ospiti così, quando furono tutti pronti per andare a dormire, Wendy si accomodò a terra e cominciò a raccontare.

Parlò di una principessa rinchiusa in una torre, di una strega malvagia e di un principe coraggioso che affrontò mille pericoli pur di salvare la fanciulla che però era stata vittima di un incantesimo ed era caduta in un sonno profondo. Il valoroso eroe doveva darle un bacio per risvegliarla e quando finalmente la bellissima principessa aprì gli occhi, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.

Quando Wendy alzò lo sguardo tutti i bambini dormivano sereni, compresi John e Michael.

Si alzò silenziosamente, quindi uscì in balcone ed incontrò Peter.

«Ciao, cosa ci fai qui?» chiese sorridendogli.

«Sapevo che saresti arrivata. È da molto che ascolto le tue favole e ho imparato che dopo aver letto un libro ai tuoi fratelli ti piace uscire all’aria fresca».

La ragazza arrossì e si appoggiò alla ringhiera.

«Questo posto è magnifico. Sei molto fortunato a vivere qui» disse.

Peter però, anziché sorridere di rimando, sospirò. La ragazza lo guardò con aria interrogativa.

«Qui è tutto magnifico e divertente. Ci sono centinaia di posti da esplorare, avventure da vivere, però sono sempre da solo» disse.

«E i bimbi sperduti?».

«Loro diventano grandi. E una volta cresciuti non possono più essere bimbi sperduti. Devono fare una scelta. O tornare sulla Terra, oppure unirsi alla ciurma di Uncino. In entrambi i casi però perderanno la memoria e si dimenticheranno di me» rispose, con aria triste.

«Questa cosa è molto triste. Non c’è nulla che tu possa fare?».

«No. Purtroppo gli unici due che non crescono siamo io e Uncino, il mio acerrimo nemico. Condividiamo lo stesso destino. Costretti a non invecchiare e a guardare i nostri compagni crescere e morire, continuando a scontrarci per l’eternità».

Wendy era senza parole. Si avvicinò a Peter e gli prese una mano, stringendola.

«Io non potrei mai dimenticarmi di te – sussurrò – e nemmeno John e Michael» aggiunse arrossendo.

Peter la guardò negli occhi.

«Posso chiederti una cosa?» le domandò.

Lei annuì incapace di proferire parola.

«Nelle tue favole parli spesso del bacio del vero amore, ma cos’è un bacio?».

In quel momento arrivò Trilly che, inferocita dalla gelosia, si frappose tra i due.

«Ragazzi! È ora di andare a letto» disse, con un sorriso ingenuo.

I giovani si guardarono, quindi obbedirono alla fatina e andarono a dormire.

«Non va affatto bene. Non sono nemmeno ventiquattr’ore che è qui e già lo bacia? Non mi porterà via Peter. Non ci riuscirà» sibilò la creatura pensando a come sbarazzarsi della fastidiosa ospite.

La mattina seguente si svegliarono tutti allegri. Tutti tranne Wendy.

Era rimasta turbata dagli avvenimenti della sera prima. Sia dalla storia di Peter che dallo strano sfarfallio allo stomaco che aveva provato quando lui le aveva chiesto del bacio.

Non sapeva se anche il giovane fosse turbato per quanto accaduto il giorno precedente poiché le parve che Trilly facesse di tutto per tenerli separati.

La fata sembrava particolarmente gentile.

«Wendy, avresti voglia di venire con me oggi? Sai, per stare un po’ tra ragazze» le disse.

La fanciulla si fidava poco, ma non sapeva come dirle di no senza offenderla.

Con un mezzo sorriso le annuì.

Si allontanarono dal rifugio senza che nessuno facesse domande e Wendy un po’ se ne dispiacque. Soprattutto perché anche Peter non aveva dato importanza alla loro uscita, distratto dai bimbi sperduti.

«Ti porterò in un posto magnifico. Manca poco. Scommetto che sarai entusiasta» disse Trilly volandole davanti e ridendo.

S’inoltrarono nella foresta per parecchi minuti. C’erano alberi in fiore ovunque. Graziose creature saltavano da un ramo all’altro diffondendo nell’aria un fresco profumo.

«Siamo arrivate!» trillò la fatina, gioiosa.

Wendy si trovò di fronte ad un piccolo stagno dall’acqua cristallina.

«Questa è l’acqua della verità. Ti mostrerà il tuo futuro. So che voi umani siete estremamente curiosi, così pensavo che saresti stata contenta di guardarlo. Mi sei simpatica e pensavo di farti un regalo».

La giovane si chinò verso lo specchio d’acqua, ma quello che vide non fu il suo riflesso, bensì quello di un bellissimo ragazzo che dimostrava all’incirca vent’anni. I corti capelli neri come la notte gl’incorniciavano il viso. Sulle guance c’era appena un accenno di barba che faceva risaltare i suoi occhi verdi come smeraldi. Indossava una casacca vermiglia leggermente aperta sui pettorali scolpiti, delle braghe nere in tessuto morbido ed eleganti stivali in lucida pelle nera. Alla cintura aveva legata una preziosa spada dall’elsa dorata.

Non appena la fanciulla distolse lo sguardo dall’acqua si rese conto d’essere rimasta da sola.

Un fruscio tra i cespugli la fece sobbalzare.

«Trilly?» domandò allarmata e guardandosi attorno nel tentativo d’individuare una via di fuga.

Dalle foglie non comparve la fatina, bensì il giovane dello stagno.

La ragazza si sentì avvampare le guance.

«Damigella, vogliate perdonarmi, non volevo spaventarvi» disse lui, con voce calda e melodiosa.

«Non devi scusarti. Non è successo nulla. Sono io che sono un po’ fifona» rispose lei, tentennando.

«Mi chiamo James e voi?» disse con un profondo inchino.

«Sono Wendy, Wendy Darling, molto piacere» rispose arrossendo.

«Ditemi, cara Wendy, cosa ci fate nella foresta tutta da sola?».

«Io…ero qui con un’amica, ma temo mi abbia lasciata da sola» rispose lei, chinando il capo.

«Vi serve aiuto? Mi pare di non avervi mai vista in questi luoghi, che possono risultare pericolosi per chi non li conosce».

La sua voce era melodiosa e con un tono così morbido e pacato da penetrare a fondo nel cuore e nella mente.

Wendy si sentiva come drogata da quelle parole, dal loro suono. Aveva bisogno di sentirle ancora, quindi accettò volentieri le gentilezze di James e rimase con lui per tutto il pomeriggio.

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Capitolo 3
*** 03. ***


Ed ecco anche il terzo. Bene, ora giuro che me ne vado J bye bye people!

Shayla <3

 

03.

 

«Vi andrebbe di cenare con me, madamigella?» domandò il giovane.

La ragazza ormai totalmente affascinata dai modi di fare di James annuì e si lasciò condurre restando mano nella mano con lui.

Non si preoccupò nemmeno quando salirono sul ponte di una maestosa nave pirata, né quando gli uomini a bordo si rivolsero al giovane chiamandolo capitano.

«Mi auguro di non offendervi offrendovi un abito più adatto all’occasione» disse il pirata guidando Wendy nella sua cabina.

La fanciulla rimase estasiata di fronte ad uno stupendo vestito in pesante tessuto damascato rosso e oro.

«Posso anche aiutarvi ad indossarlo» le sussurrò all’orecchio, scaldandole l’incavo del collo con il suo respiro.

Wendy si sentiva strana. Non era più una bambina e sapeva bene cosa accadeva tra uomo e donna.

Certo, non lo aveva mai provato sulla sua pelle, ma alcune sue amiche sì e gliene avevano parlato.

Sentiva il suo corpo rispondere alle istigazioni di James ed era estremamente piacevole.

Si lasciò accarezzare i fianchi e attraverso il corpetto avvertì le mani del giovane risalire rapidamente dal ventre fin quasi a sfiorarle i seni.

Inarcò la testa all’indietro sporgendosi verso le vermiglie labbra del ragazzo, quando un suono di vetri infranti li interruppe e dalla finestra rotta entrò Peter Pan, furente.

«Wendy! Non farlo! È uno dei suoi sporchi trucchi» gridò.

I due ragazzi si allontanarono l’uno dall’altra e James sguainò la spada.

«Bene, bene. Guarda un po’ chi si rivede. Il mio caro e dolce fratellino Peter. Qual buon vento ti porta qui?» chiese il moro, sogghignando.

«Trilly mi ha detto tutto. Hai usato i tuoi sporchi giochetti per rapire Wendy, ma io sono venuto a salvarla» rispose l’altro, estraendo il pugnale dalla cintura.

«E dimmi, caro Peter, la tua piccola amica Trilly ti ha detto che è stata una sua idea quella di allontanare Wendy da te, abbandonarla allo stagno del destino e lasciare che io la trovassi seguendo le sue precise istruzioni?».

Peter rimase momentaneamente interdetto, il che diede a James la possibilità di attaccare per primo, cogliendo impreparato l’avversario.

Fortunatamente il rosso aveva i riflessi pronti e, sapendo volare, riuscì a schivare il colpo e a riportare una lieve ferita al braccio.

«Wendy, dammi la mano ed andiamocene!» esclamò, tendendo la mano alla ragazza, ma il pirata si frappose tra i due.

«Non così in fretta ragazzino volante. Ora devi preoccuparti di me».

I due incominciarono a combattere ferocemente. Negli occhi di entrambi si vedeva l’odio che li legava.

«Spugna! Pensa alla ragazza! Sai già quale trattamento riservarle» gridò il capitano mentre tentava di colpire il suo mortale nemico.

Dalla porta entrò un vispo ometto panciuto dalle gambe storte che, in modo decisamente poco educato, afferrò una Wendy inerme ed incapace di reagire per un braccio e la trascinò via bruscamente.

«Se non posso averla io, allora non l’avrai neanche tu» disse Uncino, quindi la nave cominciò a muoversi.

«Cosa pensi di fare? Lo sai bene che non possiamo lasciare i confini dell’Isola» disse Peter, parando un fendente.

«Lo so, ma so anche che il mare è comunque profondo e che il vestito della tua cara amica è decisamente pesante. Le due cose non vanno d’accordo, a meno che qualcuno non voglia farla affogare» rispose lui con un ghigno beffardo, spingendo l’avversario contro una libreria.

In quel momento si udirono le urla spaventate di Wendy, seguite da un drammatico quanto eloquente tonfo in acqua.

Peter non disse nulla. Rimase a bocca spalancata, incapace momentaneamente di reagire.

«Quel che è peggio, fratellino, è che Trilly ha deciso di allontanarti da lei per un ottimo motivo. Se per caso tu avessi baciato quella dolce fanciulla, saresti diventato un ragazzino normale. Saresti diventato grande e avresti dovuto abbandonare l’Isola e Trilly ti avrebbe perso per sempre. La paura di rinunciare a te e la gelosia per il sentimento che stava nascendo tra te e la ragazzina, hanno fatto il resto. Povero piccolo Peter Pan, ecco qui l’esatto momento in cui il tuo cuore si è spezzato. E ora, per rendere del tutto perfetta la mia giornata, muori!».

Così dicendo si scagliò contro Peter che, nel frattempo, per lo sconforto aveva lasciato cadere a terra il pugnale.

Inerme ed indifeso rimase immobile in attesa del colpo mortale che però non arrivò.

Accadde tutto in una frazione di secondo. Il capitano cercò di affondare la sua lama nel petto del ragazzo, ma un potente bagliore lo scagliò dall’altra parte della stanza, prima che ferisse mortalmente il suo avversario.

«Vai a salvarla!» strillò Trilly.

Peter scattò rapidamente fuori dalla porta, attraversò il ponte di corsa e si gettò nel mare, dove la schiuma e le bolle segnalavano la presenza di Wendy.

Grazie alla sua capacità di volare, riuscì ad immergersi rapidamente e a raggiungere la ragazza che stava affogando.

Uncino aveva ragione. Il vestito inzuppato pesava una tonnellata. L’aria cominciava a mancargli a causa dello sforzo per portare Wendy fuori dall’acqua. La mente cominciava ad annebbiarsi, quindi cercò il pugnale nel tentativo di strapparle quell’abito di dosso, ma si ricordò in quel momento di averlo lasciato nella cabina del capitano.

Si fece prendere dal panico, il che aumentò la sua fame d’aria. Non sapeva cosa fare. Gli mancava il respiro, gli angoli del suo campo visivo cominciavano a farsi neri. Voleva uscire all’aria fresca, ma non voleva e non poteva abbandonare la ragazza.

Si fece coraggio, la strinse più forte e tentò di ritornare in superficie. Le forze vennero meno e, a qualche metro dall’ossigeno che tanto desiderava, Peter Pan si arrese e smise di lottare.

Guardò Wendy un’ultima volta mentre veniva trascinato sul fondo.

Gli occhi della giovane erano chiusi, ma lui ricordava perfettamente la loro splendida sfumatura di verde. Le labbra erano livide, ma gli parvero comunque splendide.

Le accarezzò una guancia fredda e chiuse gli occhi, dicendole addio per sempre.

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Capitolo 4
*** 04. ***


Hola bella gente. Dunque, pare che la storia non vi abbia presi. Il che un po’ mi rattrista. So bene che il fandom non è dei migliori, ma datele almeno una possibilità, se no poi si mette a piangere J

Comunque vi lascio il quarto capitolo e vado a ricopiare il quinto.

Nel caso in cui qualcuno stesse leggendo, beh, mi faccia sapere cosa ne pensa J

 

04.

 

 

Un raggio di sole lo colpì agli occhi, svegliandolo. Mosse lentamente un braccio per schermarsi dalla luce e sentì tutti i muscoli indolenziti.

«Peter! Finalmente ti sei svegliato!» esclamarono i bimbi sperduti che si erano radunati attorno al suo letto.

Il giovane si mosse e si mise a sedere, guardandosi intorno con aria smarrita.

«Hai dormito per due giorni di fila dopo che Trilly ti ha salvato dal mare» spiegò uno dei bambini.

Peter balzò fuori dal letto, ignorando i dolori.

«Wendy! Come sta? È viva?» chiese, allarmato.

«Sì, Trilly l’ha riportata a casa insieme ai suoi fratelli ieri» rispose un altro dei bimbi.

Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e si rimise a letto. Certo, probabilmente non l’avrebbe rivista mai più, ma saperla viva e al sicuro lo rasserenò.

Trilly, invece, non si fece vedere per diverse settimane, finché i bimbi sperduti non la chiamarono.

«Abbiamo bisogno di te» dissero, preoccupati.

Da quando si era scontrato con Uncino, Peter non era più lo stesso. Non giocava più, non rideva più e passava quasi tutta la giornata da solo.

La fatina sapeva già il perché. Lei lo aveva tradito, rischiando di farlo uccidere da Uncino e aveva perso Wendy per sempre. Peter Pan non sarebbe stato mai più felice sull’Isola che non c’è. Ed era tutta colpa della sua migliore amica.

«Bambini, per salvare Peter Pan dovremo compiere un grande sacrificio. L’unico modo per ridargli la felicità sarà fargli rivedere Wendy e lasciare che se ne vada con lei per sempre. Abbandonando l’Isola senza farvi più ritorno. Sarete disposti a fare questo?».

I bimbi sperduti annuirono tutti, senza esitazioni.

«Peter farebbe lo stesso per ognuno di noi. Ti prego Trilly, porta qui Wendy e ridai la felicità al nostro amico».

La fatina partì subito verso Londra piangendo lacrime amare.

Lei era disposta a fare quel sacrificio?

Ricordava ancora quando Peter e James erano arrivati sull’Isola.

Erano stati i primi bambini e lei si era presa cura di loro come una sorella maggiore.

Crescendo avevano instaurato un meraviglioso rapporto e insieme si erano presi cura degli altri bambini che arrivavano.

Poi però qualcosa era cambiato. James non accettava che Peter, il suo fratello minore, fosse in grado di volare, mentre lui era ancorato a terra. L’invidia lo aveva portato ad aggredire il fratello. I due avevano combattuto ferocemente e James ne era uscito sconfitto, riportando una brutta ferita che gli aveva lasciato una cicatrice dalla forma particolare che gli aveva conferito il soprannome di Uncino. L’odio tra i due fratelli li aveva allontanati e il maggiore dei due si era esiliato su una nave pirata, meditando vendetta.

Trilly ne soffrì molto essendo legatissima ad entrambi.

Questa lite li aveva maledetti. Non sarebbero mai cresciuti.

La fatina giunse a casa dei fratelli Darling ed entrò nella loro stanza.

«John, Michael dov’è Wendy?» chiese, guardandosi attorno.

«Per fortuna sei arrivata. Uncino l’ha rapita e portata via» disse John evidentemente spaventato.

Michael stava piangendo, abbracciato al suo orsetto.

«Devo salvarla» disse.

Stava per ripartire, ma i due fratellini insistettero per andare con lei.

Durante il viaggio, la ragazza, li aggiornò su quanto accaduto sull’Isola.

 

*

 

«Perché mi hai rapita? Peter verrà a salvarmi» esclamò Wendy.

Era stata legata ad una sedia e nonostante i suoi tentativi, non riusciva a liberarsi.

«Dubito che verrà. È dal nostro ultimo incontro che non si fa più vedere in giro e oltretutto non sa nemmeno che ti ho portata qui. Per rispondere alla tua domanda, invece, devo raccontarti una triste storia d’amore, rabbia, dolore e vendetta» rispose James.

Si mise in piedi davanti alla ragazza e cominciò a raccontare.

«Non ricordo quando sono nato, né dove. So soltanto che è accaduto moltissimo tempo fa. Dimostro vent’anni, certo, ma il mio corpo ne ha vissuti molti di più, così come Peter. Non ricordo quasi nulla della mia vita prima di arrivare all’Isola. Ricordo solo lei. Era una donna meravigliosa e bellissima. Nessuno mi ha mai amato quanto lei. Era sempre al mio fianco, sorridente e raggiante. Poi Peter me l’ha portata via. Lui è nato e lei non ha più fatto ritorno. È per questo motivo che siamo finiti qui, in questo luogo maledetto. Me l’ha portata via per sempre e non contento mi ha provocato anche questa!» e con il volto livido di rabbia, Uncino si slacciò la casacca mostrando alla ragazza la cicatrice che lo identificava.

La linea rossa correva in rilievo dall’ombelico fino al centro del torace, passando attorno al pettorale sinistro.

Wendy era inorridita, ma al tempo stesso non riuscì a resistere all’idea di sfiorarla. La sua pelle candida contrastava con quella martoriata e vermiglia della ferita. Con l’indice seguì tutto il profilo della cicatrice e quando giunse al centro del petto. James le prese la mano e se la portò alle labbra.

 

*

 

«Ma se Peter abbandona l’isola, Uncino avrà campo libero. Allora perché ha rapito Wendy? Cosa ci guadagna lui?» chiese John, atterrando non lontano dal rifugio dei bimbi sperduti.

«Purtroppo questo è successo a causa della mia disattenzione. Accecata dalla gelosia ho ignorato un dettaglio in tutta questa faccenda. Se Uncino riuscisse a sedurre e quindi a baciare la persona di cui Peter è innamorato, il nostro amico morirebbe. Il desiderio di vendetta di James è talmente forte che non si accontenterà di allontanare suo fratello per sempre. È per questo che dobbiamo fare in fretta. Uncino è molto, molto dotato nell’arte della seduzione ed è veramente impossibile resistergli»

 

*

 

La slegò dolcemente, sfiorandole più volte il collo con le labbra, poi le tese le mani e l’aiutò ad alzarsi tirandola a sé e stringendola contro il suo petto nudo.

«Giovane Wendy, ti andrebbe di stare qui con me?» chiese con il suo tipico tono vellutato.

Lei annuì, incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

 

*

 

«Con che coraggio ti presenti qui? Dopo tutto quello che mi hai fatto!» sbottò Peter non appena vide Trilly.

«Non sarei mai più tornata se non fosse urgente. Mi vergogno tantissimo per quello che ho causato» disse lei chinando il capo, poi gli raccontò tutto.

Dalla decisione presa dai bimbi sperduti, al rapimento di Wendy, fino al triste epilogo in caso di sconfitta.

«Tieni d’occhio loro due e i bambini. Se non dovessi fare ritorno entro domani, sai cosa fare» disse il ragazzo correndo via.

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Capitolo 5
*** 05. ***


Rieccomi! Il diluvio mi tiene bloccata a casa e così mi dedico alla ricopiatura della mia storiella. Ho notato che avete letto in  tanti il che mi fa moooooolto piacere. Non mi lasciate neanche una recensione??? Daiiii, su. Anche solo un «Ciao! La tua storia mi fa cacare!» andrebbe bene…giusto per sapere cosa ne pensate. Bene, ora me ne vado ;) capitoli 5 e 6 pronti per essere caricati.

Shayla.

 

05.

 

James cominciò a sbottonarle lentamente la camicia. La giovane ormai era totalmente stordita dalle sue arti seduttive.

L’atmosfera era perfetta per i suoi scopi. Sul tavolo al centro della stanza, trionfava un’enorme ciotola di cristallo piena di frutti succosi e squisiti. Le candele illuminavano delicatamente l’ambiente creando graziosi riflessi sulle eleganti librerie colme di volumi dalle copertine in preziosa seta colorata. Il mappamondo pregiato brillava, troneggiando vivino al sontuoso letto a baldacchino su cui si trovavano i due giovani.

Il capitano si chinò dolcemente su di lei. Le sfiorò le labbra con i polpastrelli, le baciò l’incavo del collo, lasciando che la ragazza s’inarcasse verso di lui, poi le passò un braccio dietro la schiena e la tirò a sé, pronto ad impossessarsi delle sue rosee e morbide labbra, quando dal ponte si levarono delle urla.

La fanciulla si mise a sedere, spaventata.

«Wendy, tesoro, non temere. Ti difenderò io. Ora però nasconditi, finché non finirà tutto».

Lei obbedì e si rifugiò sotto il letto.

Dall’esterno arrivavano grida e rumori di battaglia. Sembrava che la ciurma stesse combattendo contro una belva inferocita.

Uncino prese la sua spada, quindi uscì sul ponte, dove trovò Peter Pan alle prese con tutti i suoi uomini.

«Bentornato fratellino. Mi stavi facendo di preoccupare. Temevo fossi morto» disse, beffandosi di lui.

«Dov’è Wendy?» ringhiò l’altro.

«Quanta fretta, piccolo mio. Non vorresti divertiti un po’ con me, prima?».

Peter si scagliò contro James e i due cominciarono a combattere.

«Vorrei ricordarti com’e finita l’ultima volta che abbiamo incrociato le lame, Uncino».

«Vorrai dire penultima, pesciolino o forse dovrei rinfrescarti la memoria?».

Peter digrignò i denti rabbiosamente, parando un fendente del suo avversario.

Combatterono con ferocia ferendosi reciprocamente in più punti, finché  James non disarmò il fratello.

«Bene, bene, bene. Dunque pare che finalmente siamo giunti all’epilogo della nostra storia. Purtroppo non sei mai stato capace di sceglierti un’arma di tutto rispetto. Pugnale contro spada. Era evidente chi avrebbe vinto, fin da subito. Siccome ho anche io un cuore, invece di seguire i miei più profondi istinti e trapassarti il torace con la mia lama immediatamente, voglio darti la possibilità di dire le tue ultime parole».

Il rosso era nel panico. Come aveva potuto perdere così miserabilmente? Sarebbe morto e quel che è peggio, avrebbe perso Wendy.

Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, quindi s’inginocchio e levò il capo in direzione del capitano.

«Mi hai dato la possibilità di parlare un’ultima volta e non voglio sprecarla. Non ho ricordi della mia infanzia, le mie memorie cominciano molto dopo il nostro arrivo sull’Isola, ma nonostante questo so bene il motivo per cui mi porti rancore. Ora che ho l’occasione di parlare pacificamente con te, ti chiedo scusa. Per essere stato la causa della morte di nostra madre. Io non l’ho mai conosciuta, ma a giudicare da quanto tu fossi legato a lei, penso fosse una donna straordinaria. Il rancore che provi per me è del tutto legittimo. Probabilmente se fossi stato al tuo posto, avrei reagito nello stesso modo ed è proprio per questo che imploro il tuo perdono, cosicché quando mi ucciderai, potrò dire di essermene andato con la coscienza pulita».

Uncino era senza parole. Di certo non si sarebbe mai aspettato un discorso del genere.

«Cosa diavolo stai dicendo?» chiese, digrignando i denti.

«Trilly mi parlò a lungo di questa cosa quando ti allontanasti da noi. All’inizio non riuscivo a capire cosa stesse dicendo. Parlava di amore profondo, ma ancora non conoscevo questo sentimento. Ora finalmente l’ho capito. Io, Peter Pan, sono pronto a morire per la ragazza di cui sono innamorato e la rabbia che ho provato quando me l’hai  portata via mi ha fatto capre come potessi sentirti tu, quando nostra madre, la donna più importante della tua vita, morì dandomi alla luce».

Sull’Isola che non c’è, dove splendeva sempre il sole, aveva cominciato a piovere. Una pioggia fitta, pesante e gelida che in poco tempo si trasformò in un violento temporale con tuoni e fulmini.

Nessuno riuscì a capire se sui volti dei due fratelli ci fossero lacrime o pioggia.

Wendy, nel frattempo, era uscita dal suo nascondiglio e aveva osservato la scena dalla porta socchiusa della cabina.

Allora Peter era innamorato di lei?

Questo pensiero dissipò la nebbia della sua mente, causata da James.

I due avversari erano arrivati ad un momento di stasi. Cosa sarebbe accaduto ora?

«Se con queste parole credi di avermi intenerito, ti sbagli di grosso. Morirai lo stesso, stupido ragazzino» disse James con la voce rotta da quello che sembrava pianto.

«Non m’importa di morire ora che ti ho chiesto scusa, fratello» e così dicendo allargò le braccia in segno di resa e levò il capo al cielo, lasciando che la pioggia gl’inondasse il viso.

I capelli, già zuppi, s’incollarono alla fronte, marcando maggiormente la linea della sua mascella. Gli abiti fradici delinearono la muscolatura del ragazzo pronto a morire.

Uncino strinse l’elsa della sua spada, dal cui filo scendeva un rapido rivolo d’acqua, prese un respiro e si preparò a colpire.

Wendy, terrorizzata, corse sul ponte, scivolando più volte sulle assi di legno bagnate.

In quel preciso istante un fulmine colpì l’albero maestro della nave, incendiandolo e facendolo crollare.

L’enorme legno s’inclinò pericolosamente verso la prua della nave.

«Wendy! Attenta!» gridò Uncino cogliendo un movimento alla sua destra e realizzando in un istante che la ragazza sarebbe stata sicuramente travolta.

Lasciò cadere la spada, corse nella direzione della giovane poi, prima che fosse troppo tardi, la spinse via prendendo il suo posto sotto la gigantesca trave.

Peter aveva assistito inerme alla scena. Volò velocemente verso Wendy e la portò via, al riparo dall’onda d’urto e dalle schegge di legno che dopo l’impatto schizzarono dappertutto.

La Jolly Roger affondò in pochi minuti. I pirati si gettarono in mare nel tentativo di salvarsi dal naufragio e, una volta al sicuro sulla spiaggia, si resero conto che il loro capitano non c’era più.


 

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Capitolo 6
*** 06. ***


06.

 

Il temporale aveva spaventato anche John, Michael e i bimbi sperduti, che avevano supplicato Trilly di portarli fino alla nave di Uncino, per vedere se Wendy e Peter stessero bene.

Quando arrivarono si trovarono di fronte ad uno scenario da brivido.

La Jolly Roger che, a causa del fulmine, aveva preso fuoco, si stava lentamente inabissando; i pirati se ne stavano in disparte a capo chino e con i cappelli in mano. Gli occhi lucidi puntati su quella che era stata la loro casa per tanto tempo.

Wendy era alle spalle di Peter che, sulla battigia sfiorata dalle onde rabbiose, fissava il mare senza vergognarsi delle lacrime che gli solcavano il volto.

«Mi aveva perdonato» sussurrò lanciando il pugnale nell’acqua.

Gridò il nome del fratello, poi cadde in ginocchio con la testa tra le mani, noncurante dell’acqua del mare che gli bagnò gli abiti.

I bambini si radunarono accanto a Wendy. La disperazione di Peter li aveva colpiti violentemente e non sapevano come comportarsi.

Non lo avevano mai visto piangere.

Dopo qualche minuto fu Trilly la prima a parlare.

«Per quanto mi dispiaccia pronunciare queste parole, credo che restare qui non migliorerà la situazione. Torniamo al rifugio e asciughiamoci» disse radunando i bimbi sperduti.

I pirati guardarono il gruppetto con aria depressa e la fatina decise di portare al riparo anche loro.

In fondo lei se li ricordava, quando erano stati bimbi sperduti a loro volta.

Wendy si avvicinò a Peter e gli posò una mano su una spalla.

«Gliel’ho letto negli occhi Wendy…non voleva uccidermi. Si sarebbe sistemato tutto» sussurrò, scosso dai singhiozzi, poi si voltò verso di lei, abbracciandola.

«Lo so Peter, lo so. Non mi avrebbe salvato la vita, altrimenti» rispose lei, accarezzandogli i capelli e stringendolo a sé.

Il diluvio si stava lentamente calmando. Il mare era meno feroce e le onde, dapprima rabbiose, cominciarono a portare dolcemente a riva frammenti di legno e detriti vari provenienti dalla nave.

«Prima di andarcene – disse Peter a voce alta, attirando l’attenzione di tutti – vorrei spendere due parole in onore di James, capitano della Jolly Roger».

Bambini e pirati si fermarono, dando le spalle all’entroterra e osservando il giovane.

Peter era di fronte a loro.

Chinarono tutti il capo in segno di rispetto, dopodiché il ragazzo cominciò a parlare.

«Io e James abbiamo compiuto molti errori durante la nostra vita qui sull’Isola, primo e più importante, quello di separarci. Abbiamo lottato per un’infinità di anni, coinvolgendo sempre bambini e pirati, senza alcuna ragione. La vita quest’oggi ha voluto darci una terribile lezione portandocelo via per sempre. James era il terribile capitan Uncino, terrore di tutti i bambini, ma negli ultimi istanti della sua esistenza si è rivelato per quello che era e che io, come spero tutti voi, ricorderò per sempre. Un uomo coraggioso e pronto a sacrificarsi per salvare chi è in difficoltà. Oggi non è morto solo Uncino. Oggi è scomparso James il capitano, fratello di Peter Pan ed eroe».

Rimasero tutti in silenzio mentre, veloce come se n’era andato, tornava a splendere il sole.

Le onde del mare s’infrangevano delicatamente sulla battigia e dalla foresta arrivavano i suoni degli animali che, dopo il diluvio, erano tornati a correre tra gli alberi.

Spugna, il braccio destro del capitano, levò un’ultima volta lo sguardo sul mare, con gli occhi gonfi di lacrime, quando notò qualcosa.

Sulla riva spiccava una casacca rossa. L’uomo giaceva immobile, ma il petto si muoveva lievemente.

«È vivo!» strillò, correndo verso il suo capitano.

Peter fu più veloce di lui. Prese il viso del fratello tra le mani e gli diede dei buffetti sulle guance, nel tentativo di farlo riprendere.

«James, ti prego rispondimi. Apri gli occhi» disse con voce preoccupata.

«Levami le tue luride mani di dosso» tossicchiò l’altro, sputando acqua di mare.

Aveva una brutta ferita alla testa e probabilmente avrebbe perso una gamba, ma quantomeno era vivo.

Trilly usò la sua polvere magica per sollevarlo da terra e tutti s’affrettarono a raggiungere il rifugio di Peter.

Una volta arrivati, i bambini si radunarono tutti nel salone, mentre in una stanza Peter, Trilly e i pirati lavoravano velocemente ma con precisione per medicare il capitano.

Trascorsero parecchie ore poi, finalmente, quando l’unica ad essere rimasta sveglia era Wendy, uscirono tutti dalla stanza di James.

«Come sta?» chiese la ragazza alzandosi dalla poltrona sulla quale si era accomodata e posando il libro che stava leggendo per rimanere sveglia.

«È vivo e per ora credo basti questo. Probabilmente non perderà la gamba, ma temo che resterà zoppo, quindi tanti cari saluti alla vita da pirata. La ferita alla testa invece ha avuto bisogno di qualche punto» le rispose Peter, evidentemente esausto.

«Tu invece come stai?» domandò lei.

Il giovane sospirò, poi e fece cenno di seguirlo sulla terrazza.

«Sono confuso…ed indeciso» rispose, una volta che furono all’aria fresca.

Lo sguardo eloquente di Wendy lo spronò a continuare.

«Tu sei l’unica ad essere rimasta all’oscuro di tutto. Devi sapere che tu sei la mia unica via d’uscita da questa maledizione. Innamorandomi di te ho fatto sì che un tuo bacio mi renda un ragazzo normale. Crescita e invecchiamento compresi. Però c’è anche l’altro lato della medaglia. Perdendo la mia unicità, oltre a rinunciare a volare e quant’altro, dovrò abbandonare per sempre l’Isola e adesso che ho ritrovato la pace con mio fratello perderei anche lui, oltre a Trilly e ai bambini».

Wendy gli prese il viso tra le mani e lo guardò nei suoi profondi occhi scuri.

«Anche io sono innamorata di te Peter, per quanto possa sembrare assurdo visto che ci conosciamo da pochissimi giorni. Sei un ragazzo fantastico, dal cuore d’oro, ed è proprio per questo che sono disposta a rinunciare a te. Averti al mio fianco per il resto della mia vita sarebbe una gioia incommensurabile, ma solo se anche tu fossi felice. Non voglio che rinunci a questo per me. Io non valgo la tua felicità e capisco perfettamente i tuoi dubbi. Non angosciarti troppo. Prendi la decisione migliore per te, senza preoccuparti di quello che potrei pensare io o cosa direbbero gli altri».

Si scostò e lo lasciò da solo a pensare e lui rimase lì. Tutta la notte.

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Capitolo 7
*** 07. ***


07.

 

Non voleva rinunciare a Wendy, ma nemmeno ai suoi amici, alla sua isola e alla sua famiglia.

La mattina successiva Trilly lo trovò ancora in terrazza. Anche lei ascoltò i suoi dubbi.

«Purtroppo Peter, questa ò una decisione che spetta solo a te. Io non posso decidere al posto tuo. Nessun altro può farlo».

«Lo so, solo che non so proprio cosa fare».

«Io ho rischiato la pelle per quella ragazzina e ora tu vuoi lasciarla andare via?»

Peter si voltò sorridendo e corse incontro al fratello maggiore che, poggiato ad un bastone, avanzava lentamente.

«È vero, rinuncerai all’Isola, ai bambini e ad un sacco di altre cose, ma sei sicuro di voler rinunciare all’amore per tutta l’eternità? Certo, potrai andare a trovarla ogni tanto, ma quando un domani lei si sposerà con un altro uomo e avrà dei figli, tu cosa farai? Sarai contento della tua scelta? Non te ne pentirai a tal punto da arrivare ad odiare questa vita? L’Isola e tutto il resto?».

Quel pomeriggio, il giovane rosso, volle radunare tutti nel salone. Aveva preso una decisione.

«Ho voluto che foste tutti qui perché ho fatto una scelta. Ci ho pensato tutta la notte e non sono riuscito ad arrivare ad una conclusione che mi soddisfacesse, poi le parole di mio fratello mi hanno aperto gli occhi. È con dolore, ma assoluta serenità nel cuore, che oggi voglio dire addio a tutti voi. Ho deciso di restare con Wendy, John e Michael a Londra. Non me ne vado perché non ho più piacere a stare con voi, ma perché so che l’Isola non ha più bisogno di me. So che sarete in buone mani lasciando che James si prenda cura di voi e so anche che d’ora in avanti, tra bimbi sperduti e pirati ci sarà collaborazione. Non vorrei dilungarmi oltre, ma voglio ringraziarvi tutti. Per avermi cresciuto, sostenuto ed aiutato quando ne avevo più bisogno»

I primi a corrergli incontro e ad abbracciarlo, furono i bimbi sperduti. Piangevano tutti, perché sapevano che non si sarebbero mai più rivisti.

«Ci mancherai tantissimo, Peter» dissero tutti.

Anche i pirati vollero stringere la mano al ragazzo che fino a poco tempo prima era loro nemico.

«Grazie per le belle avventure che ci hai fatto vivere» disse Spugna.

Peter si trovò faccia a faccia con suo fratello. Nonostante avesse la testa, il torace e la gamba fasciati, sedeva su una poltrona in una posizione rigida e quasi regale, con la mano poggiata sulla sommità del suo bastone.

L’uomo si alzò, nascondendo una piccola smorfia di dolore e allargò le braccia per accogliere il fratellino.

«Mi dispiace esserti stato lontano in tutti questi anni, ma so che Wendy si prenderà cura di te» disse stringendolo.

«Mi mancherai James. Anche se solo per poco tempo, sei stato e sarai sempre il fratello migliore che potessi desiderare» sussurrò Peter, trattenendo le lacrime.

«Il capitano lo prese saldamente per le spalle e lo guardò dritto negli occhi.

«Non piangere Peter Pan. Nel profondo del mio cuore sento che questo non è un addio, bensì un arrivederci, quindi stai sereno e parti tranquillo».

Il ragazzo sorrise.

«Parto tranquillo perché so che l’isola è in buone mani. Spero anche io che sia solo un arrivederci».

L’ultima persona da salutare fu Trilly. Era in lacrime, ovviamente e faticava a parlare.

«Mi dispiace molto per tutto quello che ho fatto. Sono stata un’incosciente e un’egoista. Non volevo combinare tutti questi guai» disse abbracciando il viso del giovane.

«È tutto ok Trilly, non ti preoccupare. Voglio che tu sappia quanto io ti sia grato per avermi cresciuto ed esserti presa cura di me, come una madre».

La fatina gli diede un leggero bacio su una guancia.

«Prendi questa e promettimi che la leggerai tra una settimana» disse porgendogli una lettera.

Il ragazzo annuì, quindi prese per mano Wendy, John e Michael e si preparò ad andare.

«Arrivederci amici miei e grazie di cuore».

I saluti proseguirono finché i quattro non furono che dei minuscoli puntini in lontananza.

James e Trilly si guardarono, annuendo mestamente.

 

*

 

Era sera a Londra. I tre fratelli e Peter Pan atterrarono sul balcone, quindi si prepararono per andare a dormire.

«Ora che ci penso…come spiegheremo ai tuoi genitori la mia presenza qui?».

«Non ti preoccupare. Non è necessario che lo sappiano. Stanno a casa pochi giorni al mese e di sicuro non si accorgeranno di te. A malapena sanno che scuola frequentiamo noi tre» rispose John, leggermente malinconico.

I due fratelli andarono a dormire, mentre Peter e Wendy salirono in camera della ragazza.

«Pronto a diventare un ragazzino normale?».

Lui annuì, quindi si avvicinò, le cinse la vita con le braccia e la strinse a sé, posandole un delicato e morbido bacio sulle labbra.

Inizialmente non accadde nulla, poi Peter avvertì un forte formicolio alla base della nuca, che lentamente si espanse a tutto il corpo.

La stanza fu invasa dalla luce e quando tutto tornò alla normalità il ragazzo si sentiva strano.

«Va tutto bene? Come ti senti?» chiese Wendy, preoccupata.

Peter si guardò le mani, quasi come se si aspettasse di vederle diverse.

«Sì sì, sto benissimo» rispose con un sorriso e la baciò di nuovo.

 

*

 

La prima settimana da ragazzo normale trascorse tranquillamente. Era strano non poter volare, ma si sarebbe abituato. Mentre Wendy e i bambini erano a scuola, decise di leggere la lettera di Trilly.

«Caro Peter, se stai leggendo questa lettera, significa che hai lasciato l’Isola. Ti scrivo nella speranza che tu abbia rispettato il mio volere di attendere una settimana prima di leggere queste parole. Sai perché ti ho chiesto di lasciar trascorrere sette giorni? Perché questo è il lasso di tempo necessario per dimenticare l’Isola. Non ti spaventare piccolo mio, è la cosa giusta per te e per tutti noi. Tu eri e sarai sempre il custode dell’Isola. Domattina, quando ti sveglierai senza averne più memoria, noi tutti dovremo tornare ad una vita normale. I bimbi sperduti avranno delle famiglie e così anche noi adulti. Dimenticandoti dell’Isola ci darai la possibilità di vivere delle vite diverse e libererai James dalla maledizione. Non ricorderai di come ti ho cresciuto, ma avrai memoria dei bei momenti, senza però ricordarti di me. Non so se il destino ci darà la possibilità di rivederci, ma stai tranquillo, se mai dovesse accadere, lo capiremo. Grazie per aver reso la mia vita un po’ più speciale. Ti voglio bene Peter Pan, piccolo monello. Rimarrai il mio bimbo sperduto preferito.

PS per quanto brutale possa sembrare, non potrai sfruttare la lettera per ricordare l’Isola, perché queste parole svaniranno non appena le avrai lette.

Con affetto.

Trilly».

Come scritto, la lettera si smaterializzò tra le sue dita.


 

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Capitolo 8
*** EPILOGO ***


EPILOGO

 

Passarono dieci anni da quel giorno.

«Papà! Mamma!» esclamò un bambino dai disordinati capelli rossi, correndo incontro ai genitori che lo aspettavano sorridenti fuori da scuola.

Nel correre inciampò in una stringa ed andò a sbattere contro un altro uomo che lo afferrò al volo, prima che cadesse rovinosamente a terra.

«Hey piccolo, ti sei fatto male?» domandò l’uomo, rimettendolo in equilibrio.

«Capitano! Fai attenzione» lo sgridò la madre, prendendolo per mano.

«Mi scusi, a volte è un po’ distratto» si scusò il padre, notando che l’altro si appoggiava ad un elegante bastone da passeggio.

«Non si preoccupi, ho anche io un maschietto di quell’età e la capisco benissimo. Se posso permettermi di chiedere, come mai lo ha chiamato capitano?» aggiunse lo sconosciuto, incuriosito.

«È da quando è piccolo che ha una passione smisurata per i pirati e ogni tanto gli piace fingere d’essere il capitano di una nave. Ormai sono anni che io e mia moglie lo chiamiamo così» rispose il padre del bambino.

I due si guardarono negli occhi per un istante.

Gli occhi verdi del misterioso uomo col bastone s’illuminarono per un istante di uno strano lampo familiare.

«Ci siamo già visti?» chiese il primo, osservando il volto dello sconosciuto.

Era sicuramente un bell’uomo, nonostante la barba leggermente incolta. I capelli scuri rendevano magnetico il suo sguardo smeraldino.

«Non saprei, ma ho anche io la stessa impressione. Mi chiamo James Bell, molto piacere» rispose tendendogli la mano.

«Peter. Peter Young – rispose l’altro, stringendogliela – Lei è mia moglie Wendy e lui p il piccolo James. Piacere mio».

Il signor Bell fece una leggera riverenza alla moglie di Peter, che sorrise dolcemente.

«So che potrà sembrarvi strano, ma l’ultima volta che ho provato una sensazione simile è stato quando ho conosciuto mia moglie. Che ne direste di venire a cena? Lily e il piccolo Peter saranno sicuramente felici di conoscervi».

In quel preciso momento arrivò un altro bambino, coetaneo del piccolo James, che abbracciò il padre.

«Eccolo qui, appunto, il mio piccolo eroe» disse James, presentando il figlio alla coppia.

«Noi ci conosciamo già. Siamo nella stessa classe» disse il bimbo rosso, sorridendo all’amichetto.

«Ecco allora chi è il famoso bimbo che si chiama come me» disse il signor Young.

I tre adulti risero.

«Signor Bell, sarà un piacere. Ditemi voi quando preferite».

«Stasera per le sette va bene?» domandò.

«Perfetto» rispose Peter Young.

Si scambiarono i numeri di telefono, quindi James e la sua famiglia fecero ritorno a casa, per prepararsi.

«Guarda un po’ che caso. Lui si chiama come nostro figlio e il suo bambino si chiama come te» disse Wendy.

Peter si voltò a guardare quello strano sconosciuto che con passo fermo zoppicava, aiutandosi col bastone, al fianco del bambino.

«Già, che buffo scherzo del destino».

 

 

 

Bene signori e signore siamo arrivati alla fine. Come promesso ho caricato tutto in fretta e furia e ora mi ritiro, in attesa di qualche anima buona che vorrà farmi sapere cosa ne pensa di questa storiella buffa e sconclusionata che mi è venuta in mente al lavoro. Ripeto, è un’idea nata e completata in un paio di giorni, quindi abbiate pietà della mia anima.

Ora vi saluto (nella speranza che chi segue l’altra long su Hunger Games non decida di uccidermi, visto che non aggiorno da secoli e secoli)

Bye e grazie a tutti quelli che hanno letto ;)

Un abbraccio dalla vostra cara e pazza Shayla!

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