Mass Effect 3,5: Rancori

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I) Una giornata normale ***
Capitolo 2: *** I) Vecchi nemici ***
Capitolo 3: *** I) Una famiglia ***
Capitolo 4: *** II) La Grissom ***
Capitolo 5: *** II) Trish ***
Capitolo 6: *** III) Palaven ***
Capitolo 7: *** III) Arena e Combattimenti ***
Capitolo 8: *** III) Il trio si riunisce ***



Capitolo 1
*** I) Una giornata normale ***


Settore sanità, energia, ricerca e sviluppo, armamenti, agricolture e cibo, trasporti, e finanziario.
Otto individui di specie differenti erano seduti a un tavolo, ognuno rappresentate delle industrie operanti nel proprio settore. A presiedere la riunione, come sempre, il volus delegato del settore finanziario perché erano i soldi a tenerli assieme.
« Può funzionare ?» Chiese il turian del settore armamenti. Una cultura militarista e disciplinata, alti più di un metro ottanta, una pelle spessa come cuoio facevano del popolo turian dei soldati nati.
« Si, le capacità combattive del soggetto sono enormi.» Rispose il salarian della ricerca e sviluppo. Corpi alti e slanciati, una testa lunga e sottile sormontata da un paio di corna sporgenti vero l’alto e occhi enormi di forma ovale. Questi tratti e il fatto di avere una mente iperattiva induce sempre a pensare che sappiano più di quanto dicano.
« Il fatto che si possa fare, non significa che dobbiamo farlo. Nonostante Dasha Weaver abbia usato le risorse della Noveria Corps per armare un esercito privato e assaltare Omega, il Consiglio si è dimostrato sorprendentemente generoso nel toglierle solo qualche contratto e obbligandola ad accettare osservatori che controllino cosa capita su Noveria. » Affermò l'umano dell'energia
« Hhhhhh...Non conta come o perché il Consiglio si sia comportato in certi modi. » - Asserì il volus della finanza, distendendo le sue corte braccia sul tavolo nel farsi avanti - « La Noveria Corps. non accetta accordi con nessun altra azienda, agisce al di fuori di questo comitato e fa concorrenza a ogni altra società in quasi tutti i settori e sappiamo bene che alla prima occasione, si infilerà in quelle fette di mercato che ancora la escludono. Dasha Weaver e chi la segue va eliminata se vogliamo ritornare ad avere nuovamente il controllo del mondo degli affari…hhhhh...non è la prima volta che il Comitato elimina qualcuno e sicuramente non sarà l'ultima…hhhh » - e terminò la frase con uno dei sospiri che caratterizzavano la sua razza.
I volus erano per vocazione commercianti e banchieri, i migliori della galassia. Di bassa statura e costretti a indossare tute ambientali per vivere al di fuori di Irune, il loro pianeta natale.
Originari di un mondo con atmosfera a base di ammoniaca e ad alta pressione, le tradizionali condizioni di vita sarebbero per loro dannose. I loro corpi si sfalderebbero in pianeti con una pressione più bassa.
« Sospetto: È giusto dare fiducia agli umani in questa situazione? » Chiese dubbioso l’elcor dei trasporti, fissando una nona figura seduta a parte.
Aveva parlato nel modo tipico della sua razza che si era evoluta usando odori, movimenti impercettibili e infrasuoni sublocali per comunicare.
Consapevoli di questa loro particolarità, antepongono in tutti i dialoghi con specie aliene un’affermazione emotiva per chiarire il loro tono.
Era anche l’unico non seduto, avendo gli elcor un corpo enorme sorretto da quattro potenti arti inferiori ed essendo incapaci di muoversi velocemente.
La persona indicata si alzò avvicinandosi al tavolo. Era un uomo dai tratti asiatici, doveva essere più vicino ai sessanta che ai cinquanta e indossava la divisa di ufficiale dell'Alleanza; sulle spalline era cucito il grado di ammiraglio.
« Siamo gli unici che possono tentare e nel contempo evitare che scoppi una scandalo. Noveria non è un problema ma la Grissom è dell'Alleanza e non permetterò ad alieni di entrarvi, inoltre avete speso fin troppo per ritirarvi adesso senza ottenere nulla. Ma se volete farlo mi sta bene, l'Alleanza ci ha comunque guadagnato anche se non raggiungeremo lo scopo per cui ci siamo schierati dalla stessa parte. » Spiegò con tono calmo e distaccato l'ammiraglio Jumishu
« No, andremo avanti come stabilito.» Dichiarò il volus. Gli altri membri del Comitato annuirono.
« Per quello che riguarda mio figlio? » Domandò l’ufficiale.
« hhhh...Suo figlio sarà nominato s.p.e.t.t.r.o. dal Consiglio. »
« Come posso esserne sicuro? »
« Non si preoccupi di questo ammiraglio, Il Consiglio ha enorme influenza ma sono solo politici, influenzando la base del potere che li ha nominati a quel ruolo noi possiamo controllarli. » Asserì sicuro il rappresentate del settore finanziario.
L'ammiraglio si limitò a un cenno di assenso.
 *****
« Il Comitato si sta dando da fare. » Commentò tranquillo Volanti Deos, il consigliere turian seduto al tavolo con il consigliere asari Tevos, quello umano Chloe De falco, il salarian Jerod Wizard, la krogan Bakara e la quarian Nine'Fogar vas Sozal che di recente aveva sostituito Xen in tale ruolo.
« Sono decisi a risolvere il problema che la Noveria Corps rappresenta per loro. » Disse Tevos continuando sulla stessa linea.
« A noi conviene lasciarli fare o dobbiamo interferire? » Chiese Chloe De falco.
« Non mi pare si sia opposta alla nomina di Okiyua Jumishu a s.p.e.t.t.r.o.» Obiettò Jerod.
« Avere un altro umano a s.p.e.t.t.r.o. conviene sempre. » Dichiarò Chloe senza nascondersi dietro a false scuse.
Jerod scosse la testa, era altro che lo preoccupava « Il Comitato sa qualcosa di quello che accade sotto il ghiaccio di Noveria? »
« No, agiscono solo per il loro tornaconto economico. Ancora non si spiegano il perché di quella punizione moderata per Dasha e la Noveria Corps. » Dichiarò Bakara.
« In ogni caso per noi è indifferente, vogliono eliminare Dasha Weaver e se questo succede potremmo trovare qualcuno di più facile da controllare. L'esperimento oramai sta andando avanti bene, Isabella e i suoi cloni non sono più necessari per ottenere dati. » Disse Nine'Fogar. Lei era l’ultima arrivata nel Consiglio, sapeva che doveva misurare le parole e scegliere bene gli alleati.
I suoi gusti personali andavano verso gli umani, anche solo perché le due specie di assomigliavano abbastanza.
I quarian erano sempre stati abili scienziati nel campo della tecnologia e dell’intelligenza artificiali, adesso che si erano ripresi il proprio pianeta natale stavano lentamente erodendo il primato dei salarian. Erano più bassi e snelli degli umani, con tre spesse dita per mano come i turian, ma con una struttura facciale e capelli che li rendevano molto più simili ai primi.
« Cosa dite di Olivia Williams Shepard? » Chiese Chloe.
« È in missione, questa volta non potrà intromettersi. Steve Williams Shepard potrebbe dare problemi inaspettati se si mette di mezzo che sopravviva o no. Dovremmo trasferirlo dalla Grissom, se i suoi genitori decidono di intervenire questa storia ci sfuggirà di mano. » Asserì Tevos.
« Conosco quei ragazzi da quando erano cuccioli, non aspettatevi la mia collaborazione e quella dei krogan se succedesse qualcosa a Steve.» Disse con tono appena minaccioso Bakara.
Tevos, teneva le mani congiunte sul tavolo, rifletté sulla situazione e disse « Facciamo sapere al Comitato che al figlio minore di John Shepard non deve succedere niente, e che la Grissom non deve essere coinvolta. Dovrebbero accettare, per loro non hanno valore. »
Gli altri consiglieri annuirono, avevano bisogno della Noveria Corps. , al momento, ma Dasha Weaver era difficile da gestire e con le dovute precauzioni avrebbero potuto evitare lo scioglimento della società, cosa che voleva il Comitato, se amministravano correttamente la morte del suo presidente.
*****
Quasi tutte le strutture su Noveria erano in gran parte sotterranee per ottenere una protezione aggiuntiva dal clima. La sede principale, nel massiccio roccioso Caninea, non sfuggiva a questa regola e li si trovavano gli appartamenti privati del presidente della compagnia. All'esterno, la parte più evidente della struttura erano le porte corazzate su cui in bella vista campeggiava il marchio dell'azienda.
Nel logo della Noveria Corps erano ben distinguibili una N e una C all'interno del profilo di una montagna in campo bianco. Il colore verde delle lettere e delle stelle era segno di prosperità, le stelle erano per indicare i traffici interstellari della vasta flotta commerciale.
La sagoma del monte rappresentava la vetta più alta del complesso montuoso di Caninea e di tutta Noveria. All’interno di questa montagna aveva sede il QG della compagnia, il più grande complesso industriale della galassia. Il cuore della Noveria Corps e dei suoi segreti.

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Dasha Wever era seduta piacevolmente, immersa con l'acqua calda fino al petto, dentro alla vasca da bagno dei propri appartamenti personali su Noveria.
« Vacci piano. » Borbottò. Dietro di lei, in ginocchio, Isabella annuì mentre le stava energicamente insaponando la testa.
« Diana, Trish e Alexya cosa stanno facendo? » Chiese riferendosi ai tre cloni migliorati di Isabella. Creati da una estremista biotica asari di nome Mythra Zon nel tentativo che Aria T'Loak e Dasha si uccidessero a vicenda. Con suo stupore Isabella aveva deciso di non ucciderli, ma li aveva presi con se e parevano essersi affezionate a entrambe le donne.
Tutte e quattro hanno subito un indottrinamento da phantom e io sono una nemesis, centra qualcosa col fatto che sembro attirare ogni phantom esistente? – Si chiese tra se Dasha
« Neve , pupazzo » Rispose Isabella. I tre cloni erano state indottrinate appena l'età l'aveva consentito e avevano sperimentato quasi niente di quello che la vita poteva offrire, neanche le cose più semplici come un gioco.
Non che la mia vita sia stata questa gran cosa, ma ho avuto anche dei bei momenti e ora va decisamente meglio –  Anche lei era stata indottrinata, come Isabella, da persone che volevano rifondare Cerberus, ma un attacco dell'Alleanza li aveva fermati lasciando il processo incompleto.
Entrambe avevano perso molti dei loro ricordi, lei non era sicura che Dasha Weaver fosse il suo vero nome, mentre l'unica cosa di cui sembrava certa Isabella era il suo di nome.
Lei era poi scappata dal centro dove l'Alleanza le aveva portate, insieme ad altre persone, e nella fuga una ragazza l'aveva seguita.
La prima cosa che fece quando si accorse di essere seguita fu mandarla via, ma lei si rifiutò, allora cercò di colpirla con una pietra. La ragazza la schivò con sorprendente facilità e le fu addosso puntandole un coltello da cucina alla gola dicendo « Isabella, uccidere, aiutare. »- e lei rispose - « D'accordo Isabella mi aiuterai ad uccidere. »
Lei ancora non sapeva come aveva indovinato cosa dire, ma da quel momento erano state sempre assieme.
Mi chiedo come sono finita in questa situazione? Con tre ragazzine, cloni dell'assassina più pericolosa della galassia, che mi danno retta e che devo accudire come fossi la loro madre. Cosa siamo diventati? Una famiglia? – Quel pensiero la fece improvvisamente sentire a disagio e cercò di scacciarlo, ma questo tornava. – Possibile che l'idea mi piaccia? – 
Una melodia la fece smettere di rimuginare su quella possibilità che le dava un senso d’angoscia.
« Questa dove l'hai imparata? » Chiese a Isabella che si era messa a canticchiare una melodia piuttosto orecchiabile.
« Grissom, lezioni, musica. » Spiegò lei. Dopo che aveva creato un esercito e invaso Omega era stata costretta ad accettare tre condizioni da parte del Consiglio, se voleva evitare guai maggiori.
La prima era stata accettare che oltre agli s.p.e.t.t.r.i. anche ispettori nominati da quest'ultimo potessero recarsi dove volevano su Noveria e controllare tutto. Aveva accettato, la cosa la infastidiva ma poteva essere gestita.
La seconda richiesta le era pervenuta tramite la persona di Hannah Shepard, la nonna di Olivia e Steve. Ritenevano Isabella un problema e volevano che fosse in un posto sicuro, inoltre desideravano studiarla per apprendere di più sull'eezo 19, un isotopo molto raro dalle proprietà sconosciute che i biotici non dovrebbero possedere perché letale per l'organismo.
Per qualche ragione però Isabella era sopravvissuta agli esperimenti che un folle dottore di Cerberus, morto quando l'Alleanza le ha liberate, aveva fatto per impiantarle in corpo quell'elemento.
Così aveva accettato che Isabella, Alexya, Trish e Diana fossero trasferite alla Grissom dove avrebbero anche cercato di insegnare ai phantom a stare assieme alle altre persone senza ucciderle. Vi era anche un'equipe scientifica del Consiglio che studiava le ragazze, sotto lo sguardo vigile di Isabella che non lasciava che qualcuno le si avvicinasse.
Alexya, Trish e Diana andavano anche a lezione con abbastanza regolarità, anche se seguivano solo quello che volevano e Isabella... beh, faceva semplicemente quello che le andava.
Formalmente le tre ragazze erano normali studentesse dell'accademia e Isabella un'insegnante di supporto, ma alla Grissom nessuno ci credeva.
Però si era presa una piccola rivincita costringendo Steve Williams Shepard a servire sulla Grissom come capo della sicurezza, non gli era mai parso animato dalla stessa vena idealista di Olivia e non lo sconvolgeva stare vicino a un'assassina professionista e ai suoi quasi altrettanto letali cloni. Sapeva che in passato era anche stato abbastanza in gamba da misurarsi con Isabella senza morire, poche persone potevano vantarsi di questo, era convinta che se per caso il phantom avesse perso il controllo Steve sarebbe riuscito a difendere gli altri da lei, per un po' almeno.
Sembrava anche che si divertissero con lui, le ragazze le avevano raccontato che lo attaccavano diverse volte alla settimana e anche Isabella, ubbidiente alla richiesta di Dasha di non uccidere nessuno, non faceva mai sul serio ma cercava di far passare il tempo con un buon combattimento. Era certa che se avesse potuto avrebbe voluto affrontare anche la direttrice della Grissom e colei che era a capo dell'equipe scientifica del Consiglio, rispettivamente Jack e Miranda Lawson, due degli eroi della Normandy.
C'era anche un'altra persona sempre intorno a Isabella e alle ragazze, una certa Kelly Chambers, psicologa, su di lei sapeva solo che aveva aiutato John Shepard contro i Collettori e amava aiutare il prossimo, in teoria avrebbe dovuto insegnare a Isabella a comportasi come una persona normale, ma di fatto veniva semplicemente ignorata da colei che voleva aiutare.
Ma dopo un po' Isabella soffriva di nostalgia e incominciava a essere irrequieta, allora una nave della compagnia giungeva a portare tutte e quattro da Dasha...a casa. Come in questo caso.
Un pensiero improvviso si affacciò alla mente di Dasha – Chissà se le piace Steve? Se le piacciono gli uomini ? – Si chiese ricordando come la prima volta che misero piede sulla Grissom, all'epoca della minaccia dei grigi, Isabella si fosse introdotta nella camere di lui mentre dormiva, lo avesse immobilizzato al letto stringendogli la gola con una mano e si fosse strofinata per un po' su di lui andandosene poi soddisfatta.
Mentre qualche sera dopo aveva bussato alla sua di porta e appena aperta l'aveva baciata, quando accadde Dasha ne fu sorpresa e Isabella aveva una strana espressione indecifrabile in viso ma lei non si era mai fatta dominare degli eventi, neanche quella volta. Non era mai stata con una donna, ma decise che era qualcosa che andava provato. Da allora aveva sperimentato diverse volte.
Mi chiedo come dovrei definire il mio rapporto con Isabella ? O cosa dovrei essere io per lei? Almeno parlasse normalmente. – Rifletté tra se la Weaver.
Isabella nonostante gli sforzi della Grissom continuava a parlare poco e a esprimersi con il minimo numero di parole necessarie, le ragazze avevano dato qualche segno di miglioramento ma non molto.
Poi Isabella la abbracciò da dietro e per la sorpresa le scappò un piccolo lamento quando le mordicchiò il lobo destro dell'orecchio.
Ci fu uno sciabordare d'acqua mentre Dasha si girava e spingeva Isabella contro il bordo della vasca immobilizzandola, non che lei stesse lottando.
« Se fai così mi induci nel peccato. » Dichiarò la Weaver con un sorriso malizioso e le si avvicinò soffiandole nell'orecchio. Isabella si agitò senza troppo convinzione a causa del solletico e arrossì.
Dasha vide chiaramente il rossore del volto sulla chiare pelle di lei, e facendosi così vicina che i loro nasi si sfiorarono disse « Adorabile, mi fai venire voglia di mangiarti. » E chiuse rumorosamente la bocca facendo sbattere i denti.
Un orologio suonò l’ora.
« Pare che non abbiamo tempo, andiamo. » Affermò Dasha e si alzò uscendo dalla vasca.
Isabella indugiò ancora un attimo, sentiva la testa che le girava e la sensazione di calore che avvertiva in corpo non era dovuta all'acqua. L'aggressività e la sicurezza che Dasha dimostrava in certi momenti la lasciava esterrefatta e ammaliata, non che le dispiacesse.
Vestite in eleganti abiti da sera entrambe le donne erano dirette alla sala ricevimenti principale del complesso in cui si trovavano, quando sulla strada incrociarono Naomi Takara e Tenus Etiam.
La prima da ex N7 e mercenaria rivestiva ora il ruolo vice-capo della sicurezza, questo faceva di lei la seconda in comando di Divisione N che era l’esercito privato della compagnia.
Il secondo era un drell, di aspetto rettiliforme, con pelle verdastra e grandi occhi neri era un assassino professionista. Non figurava tra il personale della società continuando a svolgere per Dasha il suo compito originale.
Nella recente guerra con Omega un Isabella indottrinata gli aveva amputato un braccio e inferto una profonda ferita, ma le cure mediche l'avevano rimesso in sesto.
« Cosa guardate ? » Chiese Dasha.
« Alexya.» Risposero osservando attraverso una vetrata che dava su una palestra ad uso del personale di Isabella.
Alexya stava sudando copiosamente mentre si allenava con un paio di spade.
Più di Trish e Diana si stava impegnando a imparare a usare due spade in contemporanea, l'indottrinamento da phantom faceva si che si imparasse a impugnare all'istante una singola spada corta, quelle che invece stava usando lei erano due e lunghe molto più difficili da usare.
Poteva essere un clone di Isabella, ma non era lei. Alla donna era infatti bastato impugnare due spade assieme per capire subito come usarle e meno di un mese per affinare la tecnica.
La ragazza invece pareva aver bisogno ancora di allenamento se giudicava bene l'espressione critica di Isabella che non si accontentava mai di meno della perfezione, se si trattava di spade e di come usarle.
Inaspettatamente Isabella entrò in palestra e scattò in un salto biotico quando Alexya, impegnata in una serie di veloci affondi con entrambe le spade, perse l'equilibrio riuscendo ad afferrarla giusto in tempo per impedirle di finire sulle sue stesse lame. Aveva intuito, con appena una frazione di anticipo, cosa sarebbe successo alla ragazza studiandone i movimenti.
Quando uscirono, il segno di una mano era ben impresso su una guancia della ragazza che tirava su rumorosamente con il naso.
« Adesso finiscila, vai in camera a prepararti che è tardi. Presto Diana e Trish ti raggiungeranno. »
Alexya però non sembrava convinta. Dasha alzò gli occhi, poi la accarezzò in testa solo allora la vide sorridere e le sentì dire « Vado subito. », diede una abbraccio veloce a Isabella e corse via. Le spade, una per fianco, sbattevano rumorosamente a ogni passo.
« Mi ricorda qualcuno. » Commentò Dasha, Tenus e Naomi scoppiarono a ridere, Isabella si limitò a inarcare un sopracciglio.
« Diana e Trish dove sono? Credevo giocassero con la neve. » Chiese il presidente della Noveria Corps.
« Trish si è diretta verso l'ufficiò di Tetrius, Diana...lo sa il diavolo. » Rispose Naomi
« Non dovresti essere il vice-capo delle sicurezza? » Obiettò la Weaver
« Assumi cento uomini con il solo compito di seguirla, allora saprò dirti dov’è in ogni istante o forse neanche così. » Commentò il secondo in grado della sicurezza.
Dasha scosse la testa, quella frase conteneva una mezza verità « Recuperiamo Trish, troveremo Diana dopo. »
Erano quasi giunti alla sede centrale della sicurezza dove Tetrius aveva il suo ufficio come capo della sicurezza, quando udirono la voce del turian provenire dalla porta socchiusa.
«...allora ordinai ai miei uomini di usare i prigionieri come scudi e di farli andare avanti per primi  mentre noi li seguivamo da vicino, pochissimi di quegli idioti ebbero il coraggio di sparare contro i loro compagni prigionieri. Noi ci riversammo tra le loro linee e una volta vinto, feci uccidere tutti i prigionieri privi di qualche utilità. » La fine della storia fu accolta da un sonoro clop clop di mani.
Quando entrarono trovarono Trish tutta allegra e raggiante seduta su una sedia che applaudiva Tetrius per la storia appena raccontata.
« Generale...istruiamo le reclute? » Chiese incredula la Weaver, non si sarebbe mai aspettata di trovare l'ex generale turian a comportasi come un nonno umano.
« Stavo insegnando perché anche i prigionieri possono essere una risorsa da usare senza tante remore. » Spiegò Tetrius.
« Capisco...Trish vatti a cambiare, è ora. » Asserì Dasha.
La ragazza annuì e corse via.
« Bene, troviamo Diana.» Dichiarò lei uscendo dall'ufficio, un'impresa che poteva richiedere molto tempo. La ragazza amava tendere imboscate e cogliere di sorpresa la sua vittima.
Stavano percorrendo un corridoio quando Dasha scattò di lato, giusto in tempo per evitare una figura che arrivava da dietro.
Prontamente lei la afferrò per collo del vestito « Non avresti sorpreso nessuno Diana, ora devi prepararti. » La ragazza non parve entusiasta dell'idea mentre veniva trascinata via, preferendo di gran lunga a girare a zonzo per la struttura e scoprire quali segreti nascondesse.
La serata che vedeva presenti i vertici della Noveria Corps rappresentati da Dasha e Isabella, membri del suo consiglio di amministrazione, politici, capitani d’industria, magnati e chiunque avesse abbastanza denaro da potersi definire ricco.
La Weaver, passata da volgare criminale a membro della cosiddetta società perbene, non aveva trovato molto differenza tra i due ambienti. L’unica vera differenza che notò era che dal lato dei criminali stava chi infrangeva la legge ed era povero, dall’altro chi faceva la medesima cosa ed era ricco.
Dato l’evento aveva assunto un mago piuttosto famoso che rispondeva al nome di Divus Laurentium Dominus Imperator, un nome idiota a suo parere ma stava facendo il suo dovere e la serata si svolse senza problemi. Anche le ragazze, sedute al suo stesso tavolo, erano entusiaste del mago. Ma lo aveva scelto anche per un altro motivo, sapeva che era anche un agente dell'ufficio frodi fiscali e ultimamente troppi di loro stavano ficcando il naso negli affari della Noveria Corps., doveva mandare un messaggio.
Quando lo fece chiamare a fine serata al suo tavolo, il mago aveva un’aria tronfia che si sgonfiò subito quando lei gli mise in mano le cimici che aveva provato a nascondere. Sunt, il suo hacker volus le aveva trovate senza problemi.
« Bene Divus...mago, porta un messaggio ai tuoi capi “Fuori dai miei affari”, ora scappa o queste tre splendide ragazze ti uccideranno per il loro piacere. » Lo informò la Weaver.
Il mago sussultò a quelle parole « S-stà scherzando, se muoio non posso riferire nessun messaggio. »
« Farò consegnare la tua testa. » Fu la gelida risposta.
Lui corse via mentre Diana, Alexya e Trish correvano non dietro al mago ma alle loro stanze dove avevano lasciato le spade. Non avrebbero voluto separarsene, ma Dasha aveva detto che non potevano portale in sala. Ora che avevano l'occasione non se la sarebbero fatta sfuggire.
 
Il mago aveva il fiatone, non era abituato a correre ma ora che vedeva la sua navetta a meno di venti metri sulla pedana esterna si sentiva nuovamente in forze, aveva seminato quei tre piccoli mostri e quel loro cagnetto disorientandole con i suoi trucchi, ma doveva sbrigarsi perché l'avrebbero trovato a breve.
Fu allora che un proiettile gli sfrecciò da dietro graffiandogli la guancia sinistra, facendo fuoriuscire un po' di sangue. Lui provò a voltarsi, per lo spavento inciampò e cadde grossolanamente nella neve.
Quando riuscì finalmente a scorgere chi aveva sparato, vide Dasha Weaver che si sporgeva  da una finestra dei piani superiori con in braccio un fucile di precisione.
Lui fece per riprendere la corsa, ma una lama affilata gli venne puntata alla gola da qualcuno alle sue spalle.
« Sei fortunato mago. » Gridò Dasha per farsi sentire.
« P-Perché? »Bofonchiò lui tremante.
« Isabella ti considera troppo scarso per volerti uccidere e sei sfuggito a quelle tre, hai guadagnato il diritto di continuare a respirare, ma fai ben intendere ai tuoi capi che se continuano a interessarsi ai miei affari io mi interesserò a loro.. e anche Isabella. »
Al mago sfuggì un urlo, quando Isabella gli lasciò un segno simile sull'altra guancia con la spada mentre lo lasciava andare. Lui era sicuro che non si trattasse di un errore.
« Meglio che scappi mago…stanno arrivando. » Urlò ancora Dasha udendo un rumore di passi in avvicinamento e un allegro abbaiare.
Quando trovarono le ragazze sembravano essersi dimenticate di quello che gli aveva chiesto Dasha, impegnate com'erano a giocare con Spadino il cane di Isabella, un esemplare di Welsh Corgi Pembroke.
Fu Isabella ad aggiungere « Mago scarso, non divertente uccidere. »
Tetrius scelse quel momento per avvicinarsi « Abbiamo un problema, un nostro impianto minerario su Zorya, nella frontiera di Ismar, ha cessato ogni comunicazione e non sappiamo cosa sia successo. » Dichiarò il turian.
Dasha si fece seria, aveva bisogno di quei minerali per portare avanti la terza e ultima richiesta del Consiglio. Qualcosa che anche la Noveria Corps aveva difficoltà a soddisfare nonostante le sue enormi risorse.
Il progetto richiesto aveva luogo vicino al polo nord del pianeta sotto il ghiacciaio di Barbin, una lastra di ghiaccio di venticinquemila Km di superficie e due di spessore dov'era più sottile, ideale per nascondere alla galassia e dissipare l'enorme calore che si sprigionava.
« Tetrius faccia preparare l'Atlantic Codex, me ne occuperò personalmente. » Annunciò Dasha e rivolgendosi a Isabella « Preparati e anche le ragazze, forse troverete qualcosa che valga la pena di uccidere. »

Angolo dell'autore: Per conoscere meglio il mago ecco il link della sua prima comparsa http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2827183

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Capitolo 2
*** I) Vecchi nemici ***


Zorya, nella Frontiera di Ismar, era un pianeta con una flora lussureggiante di piante e funghi, con vaste aree ricoperte di giungla su buona parte dei suoi otto continenti.
Capace di attrarre, nonostante i costanti problemi con muffa e ruggine, un buon numero di investitori e di corporazioni da tutta la galassia per le enormi risorse minerarie del pianeta.
Era anche la sede della compagnia mercenaria dei Sole Blu, la quale dominava le forze di sicurezza delle colonie. I Sole Blu avevano un'influenza quasi illimitata sui politici e giudici locali, impedendo qualsiasi competizione economica da parte di altri imprenditori militari privati.
Quasi ogni colonia del pianeta possedeva una stazione di reclutamento e un campo d'addestramento dei Sole Blu, sebbene questo non rendesse affatto più sicuro il pianeta: pirateria, droghe, vizi e violenze politiche erano cose di tutti i giorni.
La prima cosa che la Noveria Corps aveva dovuto affrontare, nel costruire i suoi impianti minerari lungo la fascia equatoriale del pianeta, erano stati i Sole Blu.
Dasha aveva aperto le trattative facendo decapitare da Tenus i vertici dell'organizzazione sul pianeta, presentandosi alla prima riunione con i nuovi capi le teste dei loro predecessori.
« Questo è quello che ho fatto quando non avevo motivo di avercela con voi, immaginate cosa potrei fare se avessi motivo di lamentarmi dei Sole Blu. »
La Noveria Corps fu l'unica società a non fare affidamento sui Sole Blu per la propria sicurezza, a non pagare bustarelle per evitare eventuali “incidenti”.
La prima idea di Dasha alla notizia di problemi da quel pianeta, fu che i Sole Blu avessero deciso di rivedere il loro accordo. – Se è questo il motivo, stavolta tratteranno con Isabella. – Pensò divertita.
Quando sbarcò vicino all'impianto assieme ad Isabella, Alexya, Trish , Diana , a una ventina di soldati e quattro mezzi militari leggeri, una versione moderna delle antiche jeep, armati di mitragliatrici fu sicura che i Sole Blu non c’entravano.
Nell'impianto lavoravano una sessantina di persone, grossomodo lo stesso numero di cadaveri smembrati e assemblati in una macabra scultura.
Lei tolse la sicura al suo fucile d'assalto, sentì fare lo stesso ai soldati dietro di lei.
Un verso che a Dasha ricordò una sorta di muggito riecheggiò nell'aria, un enorme figura uscì dalla foresta in corsa e alzò la testa annusando l'aria.
Lei guardò e non aveva idea di cosa fosse, solo che era ripugnante. Sembrava un incrocio tra un krogan e uno yahg, come quest'ultimo aveva otto occhi. Sul corpo erano chiaramente installati congegni cibernetici, due enormi lame erano agganciate agli arti anteriori della creatura che si ergeva su due piedi e che doveva essere alta sui due metri e mezzo.
Questa voltò la testa tozza verso di loro e lanciando lo stesso verso di prima, si precipitò in una corsa folle protendendo in avanti gli arti armati.
« Guadagnatevi la paga ragazzi! » Esclamò Dasha ai propri uomini, questi scattarono avanti esultati, mentre i mezzi leggeri si mettevano in movimento circondando e girando velocemente attorno all’essere, aprendo il fuoco con la mitragliatrice di cui erano dotati.
La creatura incassò i colpi, i proiettili parvero rimbalzare sulla sua pelle e sorprendendo tutti mostrò di essere dotata di un sistema di propulsione, simile a quello usato dai turian sulle proprie corazze. La bestia si alzò in aria piombando su uno dei mezzi, artigliando con le lame l'addetto alla mitragliatrice che fu scaraventato fuori dal veicolo tagliato in due pezzi, mentre il mezzo si capottava sbalzando fuori i suoi occupanti, la creatura si alzava nuovamente in aria atterrando indenne.
Attirata dal sangue e indifferente ai colpi  afferrò uno dei soldati feriti, sollevandolo in aria e staccandogli la testa con un solo morso e masticandola.
A quella vista l'attacco dei compagni del caduto si fecero ancora più violenti. La Noveria Corps. forniva armi a gran parte della galassia e Dasha faceva sempre in modo che i suoi uomini avessero il meglio dell'industria bellica, anche quando era qualcosa proibito dalle leggi.
« McGun! » Urlò l'ufficiale al comando, due uomini fecero fuoco con una versione potenziata del vecchio McCain. Questa volta la bestia urlò di dolore e barcollò sotto i colpi, ma non cadde mostrando di avere capacità sorprendenti di rigenerazione, perfino superiore a quelle di un krogan.
Sotto lo sguardo di tutti le ferite si stavano velocemente rigenerando ma senza aspettare la loro guarigione la creatura attaccò urlando, alzandosi  in aria a metà strada per piombare sugli uomini della Noveria, ma cadde grossolanamente al suolo. Quando si alzò uno dei suoi otto occhi era mancante, al suo posto un foro di proiettile.
Dasha imprecò, aveva sperato che il grosso calibro del suo fucile di precisione sarebbe bastato a finire quella bestia, ma evidentemente doveva avere un cranio robusto.
Ma prima che potesse riprendersi, subì tre attacchi contemporanei e anche la sua dura pelle cedette mentre le lame affondavano nel suo corpo sui fianchi e da dietro.
Alexya, Trish e Diana nell'armatura tipica da phantom avevano attaccato, dimostrando come sempre un sincronismo perfetto fra loro, aiutate dal sistema di occultamento.
Non erano potenti quanto Isabella, l' eezo 19 in loro avrebbe richiesto ancora anni per convertire il resto dell'eezo che possedevano ma la loro agilità non era da meno di quella di lei.
Attaccavano e si spostavano invisibili, non dando tregua alla creatura e usando il cannone a energia oscura, nel palmo della mano sinistra, sulle ferite aperte.
Dasha, per la prima volta, ebbe l'impressione di avere un infarto quando Alexya saltò sulle spalle della creatura affondandogli la spada nel collo. Questa prese a dimenarsi e quando si buttò schiena a terra, lei temette davvero di vedere il cadavere della ragazza che però era saltata via giusto in tempo.
Accanto a Dasha, Isabella le fece cenno con la testa.
« D'accordo stiamo perdendo troppo tempo con...quella cosa. » Commentò la Weaver.
Isabella estrasse la sua coppia di spade, avanzando tranquilla verso la creatura e lanciando un fischio nel comunicatore, le ragazze si ritirarono lasciando a lei il campo di battaglia.
La bestia si accorse del nuovo nemico e caricò, una lama di luce si originò dall'alto al basso mentre Isabella eseguiva il suo doppio fendete. Come sempre, il suo attacco biotico divorò la distanza che lo separava dal bersaglio lasciando sul suolo un perfetto solco rettilineo, come se un gigantesco taglierino avesse appena inciso il terreno.
La terra fu abbondantemente annaffiata dal sangue della bestia che subì il colpo in pieno, ma una volta terminato lanciò nuovamente il suo urlo e riprese la sua carica.
Isabella ne fu sorpresa, il suo attacco solitamente tranciava ogni cosa, ma quell'essere era abbastanza resistente da non morire nonostante la ferita appena riportata percorresse in verticale il suo corpo e fosse profonda.
Le pesanti lame della creatura colpirono più volte il terreno nel tentativo di uccidere il phantom, ma per quanto non mancasse di potenza era troppo rozzo per Isabella che evitava gli attacchi con la massima facilità, senza bisogno di ricorrere all'occultamento.
Lei riprese ad avvicinarsi a passi misurati, agitando le spade in aria e mimando con esse il gesto di colpire il terreno come se fossero fruste.
La bestia caricò.
A ogni frustata mimata le spade brillavano di più e quando la creatura gli fu addosso liberò l'energia accumulata. La lama biotica generata questa volta non si disperse subito dopo aver centrato il bersaglio, ma dopo aver colpito il corpo della creatura continuò a esistere e a spingere contro di essa, come un coltello spinto con forza da una mano misteriosa che cerca di affondare in una bistecca.
Isabella fischiò.
Alexya, Trish e Diana apparrirono dietro la bestia . La creatura era intrappolata tra due attacchi, quando infine la lama biotica svanì era ancora in piedi ma immobile, all'improvviso fu colta come da dei tremori. Tre punte di lama fuoriuscirono dal suo largo petto, liberando un copioso getto di sangue sia davanti che dietro.
Le ragazze erano ricoperte di sangue e lo stesso valeva per Isabella, ma quando si tolsero i caschi i loro volti erano quelli dell'allegria.
Nel suo modo silenzioso Isabella si complimentò con loro, prima di ritornare da Dasha e lasciandole vantarsi della loro impresa. Lei da canto sua era soddisfatta solo in parte, quella cosa non era debole ma uccidere qualcosa priva di raziocinio che non si accorgeva di morire non le dava mai la giusta soddisfazione.
« Ben fatto! Ora muoviamoci, voglio capire cosa diavolo era e da dove è giunta. » Ordinò la Weaver andando incontro al phantom e rivolgendosi all'ufficiale che guidava i suoi uomini « Stabilite un perimetro, perlustrate l'impianto. Muoversi!»
« Sissignore! » Rispose l'ufficiale.
Isabella fischiò a richiamare le ragazze, Dasha aveva fretta, avrebbero potuto vantarsi e giocare con la loro preda una volta finito il lavoro.
A malavoglia abbandonarono il cadavere della bestia, avrebbero voluto fare delle foto. Diana si attardò un attimo a farne una e fece appena in tempo a guardarsi alle spalle, accorgendosi di un'ombra, quando un pugno la colpì in testa.
Alexya e Trish urlarono ed avevano appena estratto le loro spade, quando un lampo blu attraversò lo spazio in mezzo a loro puntando sul misterioso aggressore.
Era Isabella che con un salto biotico si precipitava sul nemico, ma non per divertirsi questa volta. Le sua lame affondarono nel morbido terreno, Diana veniva tenuta per il collo e sollevata in aria in modo da essere usata come uno scudo.
L'unica soluzione che aveva trovato per fermarsi era stata piantare le sue lame nel terreno e usarle come ancore.
« Come sei caduta in basso Isabella, preoccuparti per qualcuno che non sia Dasha. Dovevo vederlo per crederci. » Disse con tono divertito l'aggressore.
Solo ora Isabella riusciva a mettere a fuoco il nemico, fino a quel momento con il sole alle spalle, vide un'armatura da furia e udì una voce femminile da essa.
Furia era il nome di una classe di soldati scelti, biotici, dell’Alleanza dei Sistemi che si contraddistinguevano per la loro incredibile velocità di movimento. Spuntando in maniera imprevedibile sul campo di battaglia, scatenavano i loro poteri biotici sui nemici per poi sparire fino al prossimo attacco.
« Dasha! So quanto vali come cecchino, provaci e la ragazza muore con me. Ho indosso bombe a uomo morto. » Urlò l’aggressore.
La Weaver imprecò non sapeva se stava bleffando, ma se era vero significava che se l’uccideva si sarebbe verificata un'esplosione appena il battito del suo cuore fosse cessato e Diana sarebbe morta.
Isabella si mosse, la furia strinse a se la ragazza, un braccio sotto il mento e una mano sulla testa
« Una mossa e le spezzo il collo, anche se a un mostro come te forse non importa. Hai ancora due cloni e sicuramente Dasha ti clonerebbe un nuovo giocattolino, se glielo chiedi.»
A quella parole Isabella stava per scattare ma la mano di Dasha, avvicinatasi nel frattempo, sulla spalla la trattenne.
« Cosa vuoi? » Chiese la Nemesis.
« Non saluti Dasha, voglio vendetta e anche giustizia...e ripulire la galassia da gente come voi che la fa marcire ogni giorno. »
« Ci conosciamo? Dalle tue parole direi che c'è qualcosa di personale. »
La furia rise, una risata amara che non aveva niente di divertente « Oh si! Arguta come sempre...ma sei la Noveria Corps...fai ciò che vuoi e inganni la giustizia.. ma ora basta.» e si chinò, mettendo la sua faccia sotto il casco alla stessa altezza di quella di Diana. « Guardatele la faccia..sembra che la mia presenza non le piaccia...Tieni lontani i tuoi cani Dasha! » Gridò all'improvviso.
Dasha alzò la mano per ordinare ai propri uomini di fermarsi, aveva sperato di attirare l'attenzione del nemico abbastanza a lungo perché un suo uomo potesse far fuoco, ma non aveva funzionato.
Ma aveva ragione, Diana era incosciente e perdeva sangue dalla testa da una ferita che sembrava quasi una bruciatura, da come i capelli erano assenti o anneriti e la pelle arrossata.
« Cagna bastarda, l'hai colpita con Campo distruttivo!» La insultò la Weaver, era un'abilità biotica che danneggiava chiunque fosse entro un certo raggio dal biotico che l’aveva lanciata. I danni erano simili ad ustioni, e aumentavano col diminuire della distanza.
« L'ho detto sei arguta...ma ci sono andata piano, se l'avessi usato al massimo questo faccino sarebbe stato tutto ustionato e ora non avrei un prezioso ostaggio. »
« Cosa vuoi ? » Richiese Dasha
« Voglio divertirmi, come Isabella si era divertita con me! Ma stai ignorando quello che ti ho detto..»
« SILENZIÒ! » Gridò una voce che proveniva da un piano superiore dell'impianto « Non devi dare spiegazione. »
Quell’ordine venuto da un altro nemico sconosciuto per la Weaver sembrò irritarla « No!Voglio darle!Voglio che sappiano tutto, Isabella ami ingannare i tuoi nemici e fargli pensare fino all'ultimo che ci sia una possibilità... ma sarò IO a toglierti la speranza come feci tu con me. »
Dasha in tutto quel discorso non aveva distolto lo sguardo dalla furia, anche se aveva sperato in un attimo di esitazione.
Era sicura che al piano superiore la figura che vedeva in lontananza dovesse essere un assassino o un ombra a giudicare dal tipo di armatura, ma quello che la colpiva era la voce, le sembrava di averla udita non molto tempo fa.
« Coraggio Dasha non noti niente sul volto della piccola Diana? » Continuò la furia.
Lei guardò, la ragazza era ancora svenuta ma il suo volto...no...il suo corpo tremava e le contrazione sulla faccia le davano un'espressioni di disgusto, come se si fosse trovata vicino a qualcosa di nocivo. Ma cosa ?
« Va bene, un aiutino. » Dichiarò la furia e lasciando andare appena la ragazza, si sfilò con un veloce gesto il casco
« Dio santo ! Tu sei...cosa hai fatto al volto?» Domandò Dasha non riuscendo a nascondere la sua repulsione per quello che vedeva, era come se schegge di metallo fossero state inserite nel viso. C'erano decine di tutte le dimensioni, da così piccole da sembrare nei a quelle grandi come l'unghia di un pollice.
Ma ancora più difficile era da credere che la persona davanti a lei fosse Mila Zoe, un tempo aveva fatto parte dalla squadra di Olivia Williams Shepard sulla Normandy SR3. Ma quando i grigi erano una minaccia per la galassia e sembrava che i poteri di Isabella fossero la chiave per vincerli, Olivia aveva stretto un accordo con Dasha nonostante lei, molto tempo prima, avessero guidato l'attacco al campo base su Tuchanka rubando la Normandy SR3 e causando la morte di un paio di compagni di Olivia. A ucciderli erano stati dei divoratori usati come diversivo, idea di cui Dasha era all'oscuro e pensata da colui che da dietro le quinte dirigeva l'operazione: il signor Wood. Olivia avrebbe voluto arrestare Dasha ma aveva l'abitudine di rispettare la parola data, e si domandava come avrebbe reagito Isabella se all'improvviso nessuno fosse stato più in grado di controllarla, soprattutto dopo che la particolarità dei suoi poteri era stata dimostrata. Sfruttando l'emergenza del momento Dasha aveva ottenuto due cose fondamentali: la prima era un'amnistia completa per lei e per chi la seguiva per ogni crimine commesso, la seconda era l'approvazione, a scatola chiusa da parte Consiglio, di quegli accordi che avevano portato alla nascita della Noveria Corps.
Ma Mila non era riuscita a dimenticare i compagni morti e ritenendo Dasha responsabile di tutto aveva contatto il primo ministro terrestre e il consigliere salarian che avevano stretto un accordo, lei aveva aiutato squadre SOS salarian a salire sulla Grissom per arrestarle. Ma Olivia si era opposta originando un conflitto a fuoco, durante il quale Mila era scappata inseguita da Isabella che giocando al gatto e al topo le aveva reciso una mano con un colpo di spada.
Era però riuscita a salvarsi la vita, perché la figlia maggiore di Shepard e Dasha erano arrivate giusto in tempo, ma al termine della crisi Olivia l'aveva espulsa dalla sua squadra ritenendo di non potersi fidare. Mila come ultima cosa, le aveva promesso che avrebbe trovato un modo per vendicare gli amici caduti.
« Avvelenamento da Nium. » Rispose Mila, riferendosi al minerale di recente scoperta che aveva la capacità di annullare le proprietà elettromagnetiche dell'energia oscura, cosa che lo rendeva pericoloso per ogni biotico. La vicinanza al minerale dava ad ogni soggetto con poteri biotici un senso di malessere generale e se iniettato impediva l'uso di qualsiasi potere, fintato che era in circolo.
– Niente di strano che Diana, anche se incosciente, reagisca in quel modo. – pensò Dasha che chiese
« Ma...»
« Come faccio a usare i poteri biotici se ho del nium in corpo? È questo che vuoi sapere » disse Mila senza lasciare a Dasha il tempo di completare la domanda. « Semplice...volontà. Non sai a cosa può abituarsi il corpo umano, ma c'è stato un prezzo da pagare. » Disse lei toccandosi di sfuggita la faccia sfigurata.
Lo sguardo di Mila divenne un tratto folle « I tuoi nemici...hanno usato il mio odio, come io ho usato loro...ora sono pronta...porterò giustizia...pulirò la galassia incominciando da voi...nessun accordo con i criminali...giustizia assoluta. » Annunciò, si rimise il casco da furia e prima che qualcuno potesse fare qualcosa sparì con Diana in uno spostamento di fase, sotto lo sguardo terrorizzato delle due donne,di Alexya e Trish.
Isabella corse disperata verso il complesso dove aveva scorto l'altra figura, fuori di sé ignorava perfino la voce di Dasha. I polmoni umani collassavano se lo spostamento di fase veniva fatto senza un casco adeguato e Diana ne era priva quando era sparita.
Lei sapeva bene per averlo provato direttamente, la prima sensazione era di avere piombo fuso nei polmoni e che quando si riappariva sembrava che questi fossero rimasti indietro, in quella zona di non-spazio che si attraversa per una frazione di secondo, una delle esperienze più dolorose che avesse provato. Diana probabilmente stava urlando dal dolore, se la cosa non l'aveva uccisa all'istante.
Dasha le correva dietro imprecando tra se, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un Isabella fuori controllo. Si affacciò all'entrata dello stabile dopo aver trovato una copertura, puntando il suo fucile di precisione, sapeva che inconsciamente si stava comportando seguendo il suo indottrinamento da nemesi ma non poteva farci niente.
Nell'ambiente illuminato solo dalla luce del sole, vide numerosi macchinari pesanti per la lavorazione dei minerali, mentre passerelle di metallo sopra la sua testa mettevano in collegamento i vari piani dell'impianto. Nessuna traccia di Isabella.
« Dasha sappiamo che sei qui!» Gridò la voce che aveva udito prima « Solo tu e Isabella entrerete nell'impianto, tieni fuori i tuoi uomini o la ragazza muore. »
Dasha non rispose, scattò in avanti entrando dentro l'impianto riparandosi dietro a uno dei macchinari. Le si sporse e finalmente poté vedere il suo interlocutore.
Su una delle passerelle l'assassino, poteva vedere bene l'armatura, le stava parlando e Mila gli era a fianco. Non c'era traccia di Diana.
Gli assassini dell’Alleanza erano soldati biotici scelti, che come i phantom di Cerberus, abbinavano attacchi all’arma bianca a quelli biotici muovendosi occultati sul campo di battaglia.
« Ho usato sulla ragazza lo stesso trucco che Olivia usò con te alla Grissom, ha un collare esplosivo. Se entra qualcun altro Diana muore. »
« Chi sei ? » Domandò Dasha.
Senza esitazione il nemico rispose « Okiyua Jumishu e ora sono uno s.p.e.t.t.r.o., qualcuno che rimetterà a posto le cose finalmente. »
Lei imprecò di nuovo, ora sapeva perché quella voce le era sembrata famigliare. Il tizio aveva fatto parte della squadra di Olivia nella recente guerra di Omega, quando Isabella era stata rapita da un'estremista biotica, prendendo il posto di Steve sulla Normandy SR3.
Sapeva che la sua presenza era stata imposta ad Olivia, aveva dimostrato fin da subito di non andarci d'accordo, riuscendo alla fine ad allontanarlo al termine della crisi grazie anche a un aiuto di sua nonna Hannah Shepard.
Oltre a questo Okiyua Jumishu era anche il figlio di un ammiraglio dell'Alleanza, si chiese fino a che punto quest'ultima fosse coinvolta.
« Cosa vuoi dire? Anche la tua amica pazza ha blaterato qualcosa.» Chiese ad alta voce, per farsi sentire senza sporgersi.
« Troppe volte coloro che dovrebbero difendere la galassia, hanno fatto accordi con criminali come te, proprio come Olivia Williams Shepard. Un buon ufficiale, ma come molti altri incapace di servire la giustizia fino alla fine. La tua morte, quella di Isabella e di questi abomini che sono i suoi cloni, saranno il segnale che le cose hanno preso a andare come devono, puliremo l'Alleanza da ufficiali come gli Shepard e da chi la pensa come loro, facendola diventare lo strumento che porterà la giustizia in tutta la galassia. » Annuncio Okiyua.
Un ruggito proveniente dall'esterno rimbombò negli ampi spazi tra i macchinari.
« Impossibile. » Mormorò Dasha.
« Ah,ah,ah...ci sono cose che neanche Isabella può uccidere, non è la morte dopotutto. » Commentò divertito Okiyua.
Spari risuonarono all'esterno, assieme al rumore di mezzi leggeri in movimento. Al comunicatore Dasha udì il suo ufficiale « Signore, quella bestia si sta rialzando stiamo facendo l'impossibile per abbatterla. »
« Faccia tutto ciò che è necessario per eliminarla! » Ordinò Dasha e cambiando frequenza « Alexya, Trish se volete rivedere Diana uccidete quella cosa. »
« Interessante cosa possano fare le cellule dei Vorcha, se non fossero così stupidi sarebbero mortalmente pericolosi. Quella bestia non ha organi che i tuoi cari phantom possano ferire, ma come i Vorcha ha “gruppi” di cellule adibiti a particolari compiti come respirare, digerire ecc... e possiede una rigenerazione cellulare quasi istantanea. Incredibile cosa possa fare la manipolazione genetica, certo con un fattore di guarigione spinto così all'estremo non vivrà più di qualche giorno ma va bene lo stesso. » Spiegò Okiyua.
« È qui! » Gridò Mila usando schianto oscuro contro il nulla apparente. Un attacco che danneggiava il bersaglio a livello cellulare.
Una lama di luce bluastra fendette l'aria intercettando l'attacco di Mila che si disperse come fumo al vento. Isabella, a spade snudate, aveva raggiunto le sue prede e come sempre l'eezo 19 che possedeva  permetteva alle sue spade di “tagliare” l'intangibile energia biotica dei nemici, disperdendola.
Mila si lanciò su Isabella, aveva sopportato ogni cosa solo per questo momento, per avere una seconda occasione contro di lei. Per essere lei il predatore.

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Capitolo 3
*** I) Una famiglia ***


Dasha sparava e si muoveva, non lo faceva a caso ma nonostante un'eccellente mira non riusciva a colpire Jumishu. L'assassino come lei sparava e si muoveva, ma i poteri biotici gli davano dei vantaggi potendo usare il trasferimento di fase per cambiare posizione senza essere visto o colpito, e potendo usare i propri fendenti biotici per colpire attraverso le coperture che Dasha usava per ripararsi.
– Dannazione! Stiamo combattendo come vogliono loro. – Pensò arrabbiata, mentre alzava lo sguardo. Due piani sopra lei, in un susseguirsi di esplosioni bluastre, Isabella si stava misurando con Mila, talmente furiosa per quello che aveva fatto a Diana da non ascoltare neanche Dasha.
La Weaver si lanciò in una capriola in avanti per poi sparare sulla posizione da lei un attimo prima occupata, giusto in tempo per vedere l'assassino sparire. Aveva cercato di sorprenderla con un salto biotico, se non fosse stata veloce a muoversi l'avrebbe trafitta con la lama da dietro.
                                                
Il pugno colpì in pieno il volto di Isabella, la barriera biotica fu come se non esistesse. Mila era estasiata, ci stava riuscendo, il phantom era in difficoltà. Non aveva mai toccato la sua arma, voleva sconfiggere Isabella alle sue regole, voleva una vittoria su tutta la linea.
Isabella si muoveva con difficoltà, la vicinanza a cosi tanto nium le rendeva difficile usare i propri poteri che spesso si attivavano con qualche istante di troppo, avvisando ogni volta delle fitte di dolore in testa. Ma la cosa peggiore era quando la mano destra dell'avversaria la toccava, anche se non sapeva il perché.
Era stufa, fece ricorso alla sua ultima risorsa, la sua stessa armatura. Costruita espressamente da Mores, il krogan esperto di armi, aveva la particolarità che poteva concentrare il potere biotico evitandone la dispersione di energia sotto forma di luce o altro, ma per un periodo limitato essendo il corpo del soggetto sottoposto a uno stress eccessivo.
Attivò la sua armatura. Isabella crollò a terra, era cosciente ma stava davvero male.
Da sotto il casco da furia, Mila rise « Stupida... ti sei dimenticata che più i poteri biotici sono forti, maggiori sono gli effetti del nium. »
Isabella, con uno sforzo immane, scattò in piedi, all'indietro cercando di andare in trasferimento di fase per allontanarsi, ma prima di riuscirci Mila la afferrò per un braccio con la sua maledetta mano destra. Lei sentì come se le mancasse il fiato.
Un calcio la raggiunse all'addome facendola crollare. Mila le afferrò saldamente il braccio sinistro e glielo sbatté con forza contro la balaustra in metallo della passerella, dove si stavano affrontando.
Isabella urlò di dolore, lasciando la spada che cadde nel vuoto. Con una scarica d'energia, datole dal dolore e dall'adrenalina, impiegò l'altra spada in un affondo davanti a se.
La furia scomparve, riapparendo qualche metro più indietro.
Isabella sfruttando l'attenuarsi del dolore, dato dalla maggior distanza, lanciò un fendente biotico.
Come per tutta la durata del loro scontro, la furia dovette solo alzare la sua mano destra e l'energia biotica del fendente si disperse nel nulla.
Mila rise nuovamente « Non capisci vero?...Vedi questa mano, quella che tu mi amputasti sulla Grissom...l'ho sostituita...mi hanno donato una protesi fatta interamente di nium...mi hanno rimodellata per essere il tuo predatore e dare giustizia. »
Il phantom si lanciò in un altro attacco, ma dovette fermarsi quando un proiettile infranse i suoi scudi.
Isabella guardò in direzione da dov'era giunto il proiettile, come se una magia fosse stata spezzata, tutta la concentrazione e attenzione che aveva riservato a Mila svanirono nel nulla. Si rese nuovamente conto di cosa accedeva intorno a lei.
« ISABELLA!» Le gridava Dasha nel comunicatore.
« Si. » Le rispose.
Dasha non sapeva dire quanto era sollevata nell’averla udita « Corri verso di me, viene verso di me! »
Mila rimase un attimo spiazzata, non aspettandosi la fuga della sua avversaria.

Dasha continuava a correre, dolorante in qualche punto e con gli scudi al minimo, sulla passerella mentre intorno a lei fischiavano i colpi dell'arma di Jumishu che la stava inseguendo.
Lei caricò nella sua arma la sua ultima risorsa, uno speciale tipo di proiettili rinvenuti tanto tempo fa nella vecchia base di Cerberus dove aveva trovato anche l'Atlantic Codex, li aveva voluti tenere per se, anche se sul mercato la Noveria Corps li avrebbe venduti a un buon prezzo.
Isabella le stava arrivando dritto incontro, a meno di dieci metri lei le sparò contro.
Il proiettile partì dritto contro Isabella. Il phantom svanì nel nulla, il proiettile continuò la sua corsa.
Mila si era precipitata all'inseguimento, senza controllare lo stato dei suoi scudi, quando il proiettile la colpì li attraversò senza problemi, poté sentirlo conficcarsi nel lato sinistro della pancia.
Si rese subito conto che la ferita non era mortale, fece per rialzarsi ma un dolore più forte di prima la fece crollare a terra.
Avvertiva come la sensazione che qualcuno scavasse nelle sue viscere, vomitò sangue e un violento fiotto di questo fuoriuscì dalla ferita. Lei crollò definitivamente a terra, sguardo rivolto verso l'alto.
« Cosa hai fatto? » Mormorò con un filo di voce a Dasha in piedi davanti a lei.
« Proiettile piranha worms, prima ti bucano, poi come una trivella scavano nelle tue viscere e infine esplodono. Un giocattolo che ho tenuto a mio uso privato. »
Chinandosi su di lei chiese « Dov'è Diana? »
 
Isabella si buttò giù dalla passerella, sorprendendo Mila, sparendo a meta della caduta e apparendo indenne su quella sottostante. La furia imprecò nel mettersi all'inseguimento.
Il phantom riuscì a raggiungere il ponticello, Dasha le stava correndo incontro e fece fuoco contro di lei.
Isabella svanì nel nulla, il proiettile attraversò lo spazio occupato da lei un solo istante prima . Il trasferimento di fase la fece apparire a mezz'aria, di spalle alla nemesi ma davanti all'assassino che colto di sorpresa riuscì lo stesso ad alzare la propria spada per proteggersi.
Lei calò la spada di potenza, convogliando in essa tutta l'energia biotica che possedeva, la barriera biotica dell'assassino cedete all'istante, la sua spada andò in frantumi mentre il rumore del metallo della corazza che veniva lacerato riempiva l'aria insieme a un urlo.
Per avere la mano valida libera Isabella gettò via la spada, afferrò Jumishu e sbattendolo contro una parete urlò « Diana! »
 
Trovarono Diana ancora viva, era stata messa nell'immondezzaio dell'impianto. Quando uscirono all'esterno con Dasha che teneva la ragazza in braccio, videro che gli uomini della Noveria Corps. con Alexya e Trish avevano fatto il proprio dovere. Non sembrava avessero riportato altre perdite, Dasha assumeva solo professionisti.
La creatura era in piedi ma immobilizzata, il comandante aveva avuto la fantasia di usare delle catene e come moderni cowboy gli uomini sui mezzi avevano preso la creatura improvvisando dei lazzi. Le avevano bloccato gli arti superiori, mentre l'ultima catena era posta attorno al collo come un collare.
L'essere era davanti a loro, a braccia aperte sotto un costante fuoco degli uomini di Dasha e sul suo corpo si aprivano e si richiudevano velocemente nuove ferite.
Alexya e Trish, ricoperte di sangue e con qualche taglio ma per lo più integre, si precipitarono da loro, per una volta la possibilità di continuare a combattere e uccidere non fu in cima alle loro priorità.
Dasha consegnò la ragazza al personale medico, che aveva accompagnato la squadra da sbarco.
« Finiamola con questa storia! » Disse e si diresse a passo deciso verso la bestia incatenata. I suoi uomini si erano dati da fare, molte delle parti cibernetiche erano danneggiate, difficilmente avrebbe potuto compiere un altro dei suoi balzi.
Isabella la affiancava, camminava con lo stesso passo deciso. Non aveva ancora recuperato la spada perduta contro Mila e il braccio sinistro le doleva troppo per usarlo, ma poche volte era stata cosi arrabbiata per non parlare che il verso che la bestia emetteva di continuo le dava veramente fastidio, non contribuendo di certo a migliorarne l'umore visto il mal di testa che già aveva per la vicinanza a del nium.
Sette proiettili piranha worms si conficcarono in ciascuno degli occhi della creatura, dopo qualche istante esplosero tutti assieme.
La creatura, urlò ma non morì ancora, Isabella con un balzo apparve all'altezza della sua testa e calò con forza la spada. Il cranio della creatura era cosi duro che dovette aiutarsi anche con il braccio leso, per avere la forza per inciderlo.
Quando cedette si udì un suono come di una noce che viene rotta, in questo caso una bella grossa.
Solo col cervello tagliato a metà, smise finalmente di urlare.
Per evitare sorprese, gli uomini della Noveria Corps finirono l'opera sembrando il cadavere e trascinarono fuori dall'impianto i due nemici lasciandoli a Dasha, mentre obbedienti si sbarazzavano della macabra scultura di cadaveri.
Isabella e le ragazze si tenevano alla larga, Diana si era svegliata e al momento si erano messe comode, prive di armature, su un telo a godersi la bella giornata, sembravano sazie del sangue versato, mentre il resto degli uomini pattugliava il perimetro e completava i lavori.
Dasha era seduta davanti Mila e Okiyua, buttati a terra davanti a lei. La furia sembrava pronta a morire da un momento all'altro, l'assassino avrebbe anche potuto farcela con le giuste cure
« Cominciamo con una domanda semplice. Perché questo impianto? » Domandò la Weaver.
Nessuna risposta.
Si chinò in avanti « Potrei decidere di farvi curare e dopo consegnarvi a Isabella, poi curarvi e darvi di nuovo a lei, mi chiedo quanto potremmo andare avanti. »
« Dannata! » Rispose Okiyua.
Mila rise sputando altro sangue « Non farai niente Dasha, ti conosco. Non hai ucciso Olivia perché la temevi, avevi paura di come avrebbero reagito tutti quanti a una simile morte. Okiyua è figlio di un ammiraglio, non puoi permetterti di avere qualcuno di così in alto contro. La tua scelta migliore è di lasciarci andare. »
Lei sorrise, ma anche se lo sguardo era sereno si poteva vedere l'inferno in esso. « Non ho ucciso Olivia, perché le due volte che ci ho provato è stata abbastanza in gamba da sfuggirmi. Si, avrei dei problemi se lo facessi ma non dall'Alleanza o il Consiglio, quelli li compro, ma da coloro che le stanno vicino. Ha attorno gente in gamba che non posso comprare, se decidessero di vendicare lei o chiunque altro del loro gruppo facessi fuori. Ma voi...Mila Zoe, un soldato qualunque allontanato dalla sua squadra perché ha perso la fiducia del suo comandante e ora esperimento di laboratorio,  Okiyua Jumishu un N7 e  figlio di un ammiraglio con un'idea tutta sua dell'Alleanza...mi chiedo, chi morirebbe per voi?...Nessuno che possa causarmi problemi è la risposta. Adesso rispondete alla mia domanda o giuro che farò quanto ho annunciato! »
« Questo impianto è stato scelto per via degli enormi carichi di minerali diretti a Noveria, si pensava che se avesse smesso di funzionare saresti venuta di persona a controllare. Attaccarti su Noveria non era pensabile, la Grissom era stata presa in considerazione per provare a indurre Isabella a inseguirci, con te che la seguivi a tua volta. Ma pare ci siano state obbiezioni dall'alto, si temeva che essendo Steve Williams Shepard il capo della sicurezza, di non riuscire a gestire la cosa senza coinvolgere persone che si preferiva rimanessero estranee ai fatti. » Spiegò Okiyua.
« Perché eliminare anche i miei dipendenti? » Chiese Dasha.
Fu Mila a rispondere « Dobbiamo ripulire la galassia, renderla un luogo migliore. I criminali e chi collabora con loro, coscientemente o meno, sono colpevoli in ugual misura. Noi due eravamo gli strumenti che avrebbero portato a un'Alleanza migliore, a una galassia migliore.»
« Isabella sulla Grissom ti tagliò una mano, la sanità mentale l'hai persa solo per colpa tua. » Commentò acida la Weaver che domandò « Okiyua anche tu sei un biotico in che modo riesci a starle cosi vicino, senza avere problemi ?»
« Farmaci e droghe. »
« Il solito rimedio. » Dasha parve delusa e poi chiese « Di quella bestia cosa sapete dirmi ? »
« Gente che appoggia mio padre l'ha fornita, sostenevano che per abbattere un mostro ne serviva uno maggiore. » Aggiunse Okiyua guardando in direzione di Isabella.
Dasha seguì il suo sguardo. Il “mostro” con Alexya e Trish era seduta su un telo vicino a Diana che si era svegliata ma che i medici, per sicurezza, tenevano su una barella sotto osservazione anche se non aveva niente di rotto.
Aveva rimediato solo un bernoccolo e la necessità di un nuovo taglio di capelli. Per starle accanto, la barella era stata abbassata a livello del terreno e ora la ragazza stava giocando con le sorelle. Isabella, vicino a loro, vigilava con attenzione.
Dasha richiamò un paio di uomini, fissi a guardare le curve di Isabella ora che senza armatura indossava solo dei vestiti sportivi aderenti.
Tornando ai suoi prigionieri disse « Escludendo i laboratori della Noveria Corps, sono pochi quelli in grado di ideare e costruire una simile mostruosità. Non sarà un problema scoprire chi c'è dietro. »
Dasha si alzò e rivolgendosi ai propri uomini « Nell'impianto c'è una fonderia, buttateceli dentro. » Ordinò indicando i due prigionieri, non prima di avergli staccato le medaglie di riconoscimento.
Questi presero a scalciare e a urlare, maledicendo il suo nome al punto che una delle guardie colpì con il calcio del fucile Okiyua, finché non smise di creare problemi nel venire trascinato.
« Speriamo di rientrare in tempo per vedere la partita.» Disse una delle guardie all'altra.
 Dasha non riuscì a sentire la risposta, essendosi già allontanate di parecchio.
« Preparatevi per la partenza, appena pronti si va!» Gridò. Gli uomini si diedero subito da fare, mentre Isabella si rimetteva in piedi e Alexya e Trish ritiravano il telo.
Vedendo Dasha arrivare le sorrise, ma rimase sorpresa quando le punto un dito contro.
« Sai che abbiamo rischiato di farci ammazzare, perché tu non ascoltavi quello che ti dicevo? » Isabella si mosse a disagio, succedeva raramente che Dasha la sgridasse. Poi con sua sorpresa le prese il volto tra le mani e la baciò.

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Autore: Maria Adeeva http://www.deviantart.com/art/Cerberus-kiss-325650140

– Avevi ragione Okiyua, lei non è la morte. Ma assieme non c'è nemico che non possiamo uccidere. --pensò Dasha mentre si staccava da lei.
« Non farmi più preoccupare cosi » Disse, Isabella annuì.
Prima di partire Trish volle fare una foto di loro cinque, lei ne avrebbe fatto a meno ma la ragazza sembrava tutta intenzionata a complicarle la vita se non avesse ottenuto quello che voleva.
Guardando la foto, ritraeva Diana al centro seduta sulla barella, lei e Isabella ai lati, Alexya e Trish davanti, ma chine sulle ginocchia mentre tenevano ciascuna metà della testa della creatura, non riuscì a pensare che sembravano proprio una famiglia.
*****
Otto individui di specie differenti erano seduti a un tavolo, a presiedere la riunione, come sempre, il volus.
Qualcuno bussò alla porta dello studio. Dal modo in cui aprì la porta e si diresse verso il tavolo con passo deciso, il volus ebbe la certezza che sentiva alle proprie spalle tutta la potenza della sua posizione. Sedette all’altro capo del tavolo, di fronte al volus.
« Tutti fuori, tranne il volus! » Ubbidirono « È stato difficile trovare il Comitato.» Commentò Dasha.
« hhhh...Ucciderci non ti servirà, siamo solo dei rappresentanti. Da un’altra parte, sarà già sorto un altro Comitato. »
« Eravate anche ben difesi, ho perso una decina di uomini. Isabella si è divertita. » Aggiunse la Weaver.
« Cosa vuoi fare? »
« Uccidervi naturalmente, come esempio per il nuovo Comitato di cosa succede a provocarmi. So per esperienza, che è un buon incentivo per costringere gli altri a più miti consigli. »
« Allora, perché perdi tempo a parlare? »
« So tante cose di voi, ma non i vostri nomi. Quella è un'informazione che non ho ottenuto. Perché? »
Il volus si limitò a scendere dalla sedia e a dirigersi verso l'uscita con la sua andatura goffa.
« Questo Dasha, è un segreto che non ti spiegherò. Quando ci ucciderai? »
« L'ho già fatto. Isabella deve aver terminato con i tuoi compagni, starà solo aspettando che tu esca per completare l'opera. »
« Capisco. » fu l'unico commento del volus e uscì dalla stanza.
Morì prima che Isabella lo colpisse. Il suo corpo giaceva a terra in mezzo a una stanza dell'edificio privo della maschera della tuta ambientale.
 
L'ammiraglio Toraru Jumishu uscì dal centro di comando dell'Alleanza nelle Filippine, visibilmente contrariato e entrò nella astro-auto diretto a casa.
Non aveva notizie da nessuno, il Comitato non rispondeva e neanche suo figlio. Temeva il peggio, ma si riteneva un guerriero, figlio di una stirpe di guerrieri, se qualcosa fosse andato male avrebbe affrontato le conseguenze a viso aperto, salvando almeno il proprio onore.
Aveva usato Mila Zoe per cercare di catturare quella Isabella e i suoi cloni. Trovava inaccettabile che criminali e prodotti da laboratorio circolassero liberi sulla Grissom, quando erano anche un importante fonte di informazioni sull'energia bianca, la forma di energia sviluppata dal raro isotopo 19 dell'eezo. Vive o morte lo sarebbero rimaste lo stesso, oltre a essere il punto da cui partire per ripulire l'Alleanza da tutti quei deboli elementi che la ammorbavano.
« Ammiraglio Toraru Jumishu! »
Lui sussultò a sentirsi chiamare dal momento che era solo nel veicolo
« Ammiraglio Toraru Jumishu! » Ripeté la voce.
Stavolta l'ammiraglio capì la provenienza, arrivava dagli altoparlanti del veicolo.
« Chi sei? » Chiese
« Dasha Weaver » Rispose la voce.
Lui sentì la gola seccarsi, ma si controllò « Cosa vuole? »
« Lo sapete, come intuite cosa significhi il fatto che sono qui e vostro figlio no. Aprite il vano porta oggetti della macchina. »
Quando lo fece, trovò al suo interno la medaglia di riconoscimento N7 di suo figlio assieme a quella della Zoe. Le strinse in pugno, scacciando le lacrime che sentiva bagnarli gli occhi. Queste mal si addicevano a un guerriero.
« Bastarda! Non pensare di sfuggirmi. » La minacciò lui.
« Sfuggirle? Ammiraglio pare non abbia capito. »
Il veicolo fece un'ampia manovra cambiando rotta.
« Che succede? » Gridò Toraru.
« Ho alle mie dipendenze un hacker volus molto abile, che quando era un libero professionista uccideva i suoi obiettivi facendo sembrare le loro morti dei normali guasti dovuti a un mal funzionamento. Domani i notiziari parleranno della sua tragica morte dovuta a un incidente e nessuno indagherà. Si goda il resto del viaggio ammiraglio. Addio. »
La comunicazione si interruppe. Davanti a se Toraru fissava il grattacielo in costruzione farsi sempre più vicino. L'ultima cosa che notò prima che la sua auto si schiantasse contro i piloni in acciaio fu il logo della compagnia di costruzione. Quello della Noveria Corps.
*****
Quando i quattro phantom rientrarono all'accademia Grissom, Steve fu sicuro che fosse successo qualcosa. Isabella era straordinariamente di buon umore e sapeva che genere di cose la rendevano tale.
Tutte le persone a cui teneva stavano bene, decise quindi di lasciar perdere. Ai morti, chiunque fossero, non sarebbe in ogni caso stato d'aiuto.

 

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Capitolo 4
*** II) La Grissom ***


L’accademia Jon Grissom era una stazione spaziale della lunghezza di un chilometro, su di essa vivevano poco più di ottomila persone. Ospitava un corpo studentesco che andava dalla prima adolescenza all’età post-universitaria.
Il suo compito era raccogliere, istruire e servire studenti umani capaci di eccellere nella matematica, nella scienza e nelle arti liberali.
Al suo interno si svolgeva anche il progetto Ascension, creato dalla scuola con l’obiettivo di addestrare studenti biotici, integrandoli nel contempo nella società.
Nel 2216 si iscrissero a questo progetto anche Isabella con cognome Noveria, assieme a lei anche Alexya, Diana e Trish con cognome Weaver.
Nessuna della quattro aveva un cognome vero, ma la burocrazia lo esigeva così si dovette improvvisare.
Nonostante diverse incidenti erano ormai due anni che frequentavano l’accademia, il 2218 non si presentava come un anno diverso dai precedenti.
Vi era un’altra persona giunta alla Grissom insieme a loro, per garantire la sicurezza di tutti i presenti: Steve Williams Shepard, attuale responsabile della sicurezza.
 
Steve, in palestra, picchiava furioso il sacco da box che aveva davanti senza fare caso ai colpi che metteva a segno.
Aveva male allo stomaco tanto era nervoso, avrebbe voluto fare un'autentica scenata ma era il capo sicurezza dell'accademia Grissom e aveva un ruolo da interpretare.
Si sentiva un accessorio per i gatti, di quelli per permettere all'animale di farsi le unghie senza rovinare i mobili.
Solo che nel suo caso i gatti erano Isabella e i suoi cloni, lui la cosa su cui si “facevano le unghie”, trovando divertente attaccarlo con le loro spade.
Ma quello non era un problema, sapeva a cosa andava incontro accettando il lavoro e con una punta d'orgoglio era conscio di essere uno dei pochi a impegnare Isabella quando combatteva.
Dasha era stata chiara, durante il soggiorno di lei e delle ragazze alla Grissom non avrebbero dovuto uccidere nessuno solo perché avevano il piacere di farlo.
Tutte loro si erano attenute scrupolosamente a quello che era stato detto, ma quando combattevano con lui per divertirsi non si trattenevano sul resto, anche se i colpi di Isabella non erano mortali venivano lo stesso dati con potenza.
Più volte la giornata di lavoro era terminata con Steve costretto a farsi medicare in infermeria.
Oltre a quello doveva vedersela con Samir Totton, il secondo in comando del precedente capo della sicurezza. Aveva sperato di subentrare lui al suo predecessore ma l'arrivo di Steve aveva distrutto le sue speranze.
Inizialmente ostile aveva lo stesso obbedito agli ordini del suo nuovo capo. Soprattutto, dopo aver capito che rivestire il ruolo di comando lo avrebbe costretto a vedersela con quattro donne pazze. Da allora tra lui e Steve c'era una cordiale collaborazione ma niente di più, lui si occupava di tutto e Steve poteva dedicarsi, tranquillamente, a impedire che qualche studente venisse “affettato”.
C'era poi il resto dei suoi uomini, una ventina di soldati in tutto che Steve faceva allenare al limite, erano soldati che non si erano mai trovati in una situazione di pericolo.
Non erano cattivi elementi, ma neanche eccezionali e passare la loro carriera in una struttura come la Grissom li aveva inevitabilmente impigriti.
Questo non aveva contribuito a renderlo simpatico, forse non lo sarebbe stato lo stesso visto che non molto tempo fa, quando serviva ancora sulla fregata Normandy SR3, aveva picchiato un membro della sicurezza della Grissom per una battuta infelice su di lui.
Ora quel soldato era ai suoi ordini, non che gliene importasse fintanto che ubbidiva ma era sicuro che avesse parlato di lui nel peggior modo possibile.
Vi era poi Kelly Chambers, psicologa sulla Grissom con lo scopo di aiutare Isabella, Alexya, Trish e Diana a comportarsi in maniera più “civile”, trovando un modo per farle sfogare che non implicasse l'uso della spada.
Il che voleva dire che ogni tanto aveva una qualche idea che costringeva Steve a del lavoro extra. Le ultime in successione furono provare a insegnare a loro quattro la danza artistica, nella speranza che i nastri colorati avrebbero sostituito le spade. Una pessima idea, anche se lui dovette ammettere che vedere Isabella con una tuta aderente da ginnastica era “interessante”.
Separare le tre ragazze, mettendole in classi diverse, nella speranza che con più facilità avrebbero stretto amicizia con qualcuno. Gran brutta idea. I tre cloni non erano mai stati separati, quando capirono cosa ci si aspettava da loro fu una delle giornate peggiori di Steve.
Isabella non era iscritta come studente, non aveva chiaramente l'età per essere tale ma era segnata nel personale della Grissom come assistente ed era libera di fare quello che voleva. Il resto del personale non ne era esattamente contento, ma Jack con uno dei suoi discorsi aveva chiarito il concetto. Il primo che avesse provato a costringere Isabella a fare qualcosa avrebbe dato le “dimissioni” da questa vita.
Quello che però era intollerabile per Steve era il riso di tutti. Sapevano che lui balbettava, aveva provato a nasconderlo ma come sempre aveva fallito.
Era certo che gli ridessero da dietro le spalle, soprattutto gli studenti ogni volta che lo salutavano o gli parlavano per qualche motivo ma anche i suoi uomini.
Qualsiasi ruolo lui avesse o azione compisse lui si sentiva sempre nella parte del buffone.
L'unica cosa che invidiava a sua sorella Olivia era la capacità di avere il rispetto degli altri, non aveva mai capito come ci riusciva.
A volte provava il desidero di far sparire quel ghigno che gli pareva di scorgere sulle facce altrui prendendole a pugni e rompendo qualche osso. Quel pensiero gli si conficcava nel cervello come una scheggia e difficilmente lo scacciava ogni volta e... --Piacevole – pensò.
« Tutto bene? » Chiese una voce alle sue spalle
Lui si voltò sorpreso, non aveva sentito entrare nessuno in palestra. Davanti a lui stava Kelly Chambers. Una donna con una chioma rossiccia, che causa età aveva qualche segno di bianco. Era una psicologa, una vecchia amica di famiglia degna della massima fiducia, aveva un passato da operatore di Cerberus e il fatto di aver accompagnato l’allora comandante John Shepard in una missione suicida, avevano fatto si che venisse assegnata sulla Grissom per occuparsi a tempo pieno di Isabella e cloni.
« Si, grazie.»Rispose, voltandosi verso il sacco e cercando di tornare ai suoi pensieri.
« A me non sembra. »
Steve sospirò rimanendo fermo davanti al sacco. « Dimmi!» disse con tono seccato.
« Stai bene? »
« Si! »
« Sai che c'è una differenza tra stare bene e stare bene sul serio? »
« Quindi? »
« Sei contento di quello che fai? »
« Faccio il mio dovere, svolgo l'impegno che ho accettato. Sono soddisfatto. »
« Si è sempre capito quando sei seccato, sono le uniche occasioni nelle quali ti imponi. Jack mi ha chiesto di aiutarti se c'è qualcosa che non va, avevo lo stesso intenzioni di parlarti anche se non mi diceva niente. Magari potresti passare da me in ufficio, potremo parlare anche del tuo problema e potrei darti una mano. »
Com'era sicura lei lo vide irrigidirsi a quelle parole.
Steve evitò di girarsi, era furioso, sapeva che se si fosse voltato forse non si sarebbe controllato e qualsiasi cosa avesse detto o fatto i suoi l'avrebbero saputo. – Dio! Come sarebbe piacevole esplodere ogni tanto.-- pensò
« No. » Rispose invece e senza guardarla salutò, andandosene.
Lei gli gridò ancora qualcosa, ma era troppo concentrato sulla propria rabbia per capire cosa dicesse.
Il mattino dopo, nuovamente al lavoro dopo aver terminato con la solita routine, Steve ascoltava Kelly esporre a Isabella, Alexya, Trish e Diana cosa avrebbe voluto che facessero.
Non sapeva come ma stranamente stava cominciando a distinguere le ragazze, tecnicamente erano cloni della medesima persona. Avevano lo stesso volto, si vestivano e si conciavano allo stesso modo eppure lui stava cominciando a notare delle lievissime differenze tra loro.
Come sempre in questi casi lui indossava l'armatura da paladino, era uno specialista con quella da distruttore ma era inadatta in un ambiente come la Grissom dove le granate avrebbero colpito chiunque nei paraggi.
Il paladino, invece, con lo scudo permetteva una buona difesa e i suoi attacchi congelati erano ideali per colpire il singolo nemico, evitando un eventuale massa di civili che si dava alla fuga.
Isabella, come sempre, aveva con se le sue immancabili spade. Le ragazze avevano invece accettato una custodia di legno che portavano a tracolla e sui cui era inciso il loro nome, all'interno era custodita una lama.
Nonostante questo accorgimento le rendesse meno minacciose, non avevano ancora stretto nessun tipo di legame con nessun altro studente della Grissom. Parlavano a mala pena, causa diversi problemi mentali dovuti ai residui del programma phantom che aveva in testa.
Questo le rendeva ancor a più simili a Isabella, il cui programma invece non era mai stato installato del tutto. L’Alleanza la liberò da ragazza, quando solo parte di esso era stato installato.
Sapeva che Isabella era diventata da subito il sogno proibito di quell'esercito di adolescenti e ragazzini dagli ormoni scatenati che erano gli studenti dell'accademia. Una bellezza dai lunghi capelli biondi, cristallini occhi azzurri e un corpo da modella non si vedeva tutti i giorni.
Osservando le ragazze poté dire che erano sulla buona strada, erano i cloni dopotutto, normalmente avrebbero dovuto essere circondate da un esercito di spasimanti, invece gli unici maschi che si avvicinavano a loro erano Henry e Willimas Coats.
Una coppia di gemelli, geni, figli di Miranda Lawson e Marty Coats, rispettivamente maggiore e colonnello nell'Alleanza. Miranda era anche a capo del progetto per studiare l'eezo 19 delle ragazze, nessun dubbio che fosse la persona adatta avendo diretto del progetto Lazzarus ed essendo una delle leggende viventi della Normandy SR2.
Una gran bella donna dai capelli neri, su cui il passare degli anni non sembrava aver avuto ancora effetto.
Mentre l'unica amica che sembravano essersi fatte le ragazze Weaver era Taiga, figlia di Jack e Vega, anche lei sull'accademia.
Le altre ragazze davano l'impressione di tenerle volontariamente a distanza. Lui non sapeva il perché, immaginava centrasse con qualche possibile gelosia e col fatto che loro tre non avevano ancora molto chiaro su come approcciarsi a una persona. – Se è per quello, neanche io ho mai capito con sicurezza qual è il modo giusto – rifletté lui
« Cucinare. » Annunciò Kelly a un tratto, tutti la guardarono come se fosse pazza.
« Cucinare un piatto è un'esperienza molto rilassante, sono sicura che piacerà a tutte e quattro. » Nessuna era convinta della cosa e Steve con loro.
Poi Kelly aggiunse, rivolgendosi a Isabella « Se cucinassi una buona torta a Dasha piacerebbe, sono sicuro che ti farebbe dei complimenti. »
Steve ringraziò di avere il casco, poteva sorridere tranquillamente davanti a quell'idea senza che gli altri se ne accorgessero e ammirò Kelly per la sua astuzia, era riuscita a sfruttare a suo vantaggio l'unica debolezza di Isabella.
Lui la vide arrossire, poi voltarsi e coprirsi la faccia con le mani mentre muoveva la testa facendo dondolare la bionda coda di cavallo – Cosa sta immaginando? È solo una torta!-- si domandò guardandola.
Il pericoloso phantom gli ricordò un cane che scodinzola all'idea di essere portato a passeggio.
Dovette lottare con se stesso per evitare di mettersi a ridere.
Quando furono nella stanza adibita a cucina per l'occasione, i cuochi avrebbero avuto da ridere se avessero invaso le cucine dell’accademia, trovarono un IV che avrebbe spiegato i vari passaggi mentre cucinavano. Un cuoco vero sarebbe stato senz'altro meglio, ma avrebbe anche potuto essere ferito se Isabella e le ragazze trovavano la sue presenza fastidiosa.
Cosi mentre le quattro biotiche ascoltavano la IV, che forniva le istruzioni su come fare una torta di mele, Steve e Kelly stavano in disparte lasciandole fare. Il vero motivo non era di certo che imperassero a cucinare, ma trovare qualcosa di loro gradimento che potesse anche essere un hobby e magari un modo per avvicinarsi agli altri.
Solo dopo che si furono messe all'opera Steve notò una cosa strana. Isabella si muoveva con difficoltà in mezzo alla cucina, le sue spade sbattevano ovunque intralciando anche le altre cuoche. Voltandosi verso Kelly vide che sorrideva, lui fu veramente colpito dalla geniale e semplice idea che la donna aveva avuto. Isabella avrebbe dovuto per forza di cose staccarsi dalle sue spade se voleva continuare, gli sguardi di disappunto delle ragazze erano un messaggio chiaro e silenzioso che non poteva non recepire.
Se Kelly in qualche modo, riusciva anche solo per un breve periodo a far sì che Isabella si separasse di propria volontà dalle sue spade, forse sarebbe veramente riuscita a farle controllare la propria voglia di combattere e uccidere.
Mezz'ora dopo, Isabella posò le spade su un bancone e tornò alla sua opera, la sua seconda torta la prima non era riuscita molto bene.
Un'ora dopo il phantom senza spade stava ancora ritentando, cucinare non era proprio il suo punto forte anche se le mele venivano affettate in maniera incredibilmente veloce.
Le ragazze, invece, ritenendosi soddisfatte avevano interrotto la loro esperienza di cucina e se ne erano andate per dedicarsi ad altro. Steve sperò niente di pericoloso...per gli altri.
Isabella tenacemente continuava.
Alla fine si fece tardi,  venne ora di cena, le luci calarono in tutta la stazione simulando l’inizio della sera.
*****
Era sera tardi, Steve camminava per i corridoi con indosso solo la divisa. Isabella e compagnia erano andate a dormire, poteva fare a meno dell'armatura da paladino.
Diretto al refettorio, sentiva il bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. Aveva cenato ma si sentiva nervoso e per qualche motivo il suo corpo chiedeva altro cibo, come se mangiare lo aiutasse.
Passò davanti alla cucina dove oggi pomeriggio aveva visto Isabella cimentarsi come cuoca, era buia e silenziosa. Il suo stomaco, era sicuro venisse da li, gli fece venire un'idea.
Vi entrò e accese le luci, in attesa di essere buttate via su uno scaffale stavano le torte fallite della giornata. Prese quella che gli sembrava fosse stata fatta per ultima e recuperando una sedia si mise seduto a mangiarla.
L'aspetto non era invitante, ma era commestibile e aveva mangiato cose peggiori. Al corso reclute dell'Alleanza i soldati erano obbligati a mangiare gli avanzi del giorno prima, per imparare a vincere la repulsione di mangiare quella che potrebbe essere una disgustosa ma preziosa fonte di cibo in caso di necessità.
Terminò la torta abbastanza in fretta, era per quattro persone, ma si sentiva esattamente come prima, pareva che niente riempisse il suo stomaco. Sospirò. Sapeva cos'era, gli era già capitato, solo nervosismo. --Spezzare qualche collo – la frase era stata formulata dal suo cervello non da lui, ma continuò a rimuginarci sopra.
---Secondo Kelly, cucinare rilascia-- pensò guardano i fornelli, sbuffò rumorosamente e anche se non ne aveva voglia si mise a preparare una torta di mele, c'erano ancora tutti gli ingredienti.
Non sapeva nemmeno lui cosa stava facendo, cucinare gli piaceva e nessuno si era mai lamentato di quelle poche volte che aveva preparato qualcosa, non aveva nessuna voglia di fare quello che stava facendo, ma non riusciva neanche a smettere. Era solo contento che non ci fosse nessuno in giro.
Stava impastando quando vide qualcuno sulla soglia. « Isabella. » disse salutando l'intrusa imprevista.
Lei come sempre non rispose, ma inclinò la testa lanciandogli una strana occhiata.
Lui non era esattamente contento della situazione, non gli pareva avesse voglia di combattere ma essere disarmato in sua presenza non gli piaceva.
Lei si avvicinò, guardando il vassoio vuoto e sporco che aveva portato la torta mangiata da Steve.
« Ho mangiato una delle tue torte, ne sto facendo un'altra. »
Il phantom prese una sedia e ci si sedette all'incontrario e lo fissò, mettendosi proprio a ridosso del mobile che stava usando per impastare.
Lui non disse niente, ma continuò nel proprio lavoro quasi dimenticandosi del resto. Fece una smorfia quando dovette pelare le mele, era qualcosa che non gli era riuscita bene. Decise di tentare la sorte.
« Me le peleresti, per cortesia. » disse porgendo a Isabella quattro mele e un coltello. Gliele mise davanti, lei non si mosse, lui si voltò per prendere la tortiera da mettere nel forno e sorrise quando sentì un secco “TOC”, ma non udì altro.
Quando, presa la tortiera, guardò di nuovo verso di lei le quattro mele erano state perfettamente pelate e tagliate a spicchi, rimase interdetto ma non ci pensò troppo. Era inutile frasi certe domande quando si trattava di Isabella.
Preparò il tutto e mise la torta in un forno, ma non in uno di quelli moderni che l'avrebbero cotta in pochi minuti. Ne usò uno tradizionale, in cucina per certe cose serve tempo le aveva detto più volte da piccolo sua madre.
Come allora lui si accoccolò davanti al forno in funzione, incrociando le gambe. Erano avanzati alcuni spicchi e se li era messi in una ciotola per mangiarli.
Isabella si mise accanto a lui, a fissare la torta che coceva.
Ecco una situazione insolita. – prese uno spicchio e lo addentò, porgendo la ciotola ad Isabella che ne prese alcuni.
Lui ne prese un altro e fece per morderlo, ma si fermò quando gli sembrò che brillasse di una luce bluastra.
Una mela biotica?— guardò Isabella e tirò un morso allo spicchio, tranne la luce non aveva niente di differente.
Ma dopo dieci minuti dovette controllarsi nel vedere la torta nel forno brillare di luce bluastra e levitare oltre che lievitare. Fortunatamente anche la tortiera venne sollevata insieme all'impasto.
Anche Isabella accanto a lui si mosse sorpresa a quella vista.
Lui aspettò fino alla fine, curioso di vedere cosa avrebbe ottenuto, si chiese se anche Isabella era altrettanto curiosa, poi il bagliore bluastro sparì e la torta ritornò immobile sulla griglia del forno.
Alla fine fu pronta, all'apparenza era una torta come un'altra.
Lui tagliò una fetta per ciascuno, facendo attenzione a dare a Isabella la prima, più volte sua madre l'aveva reguardito sul modo di comportarsi con gli ospiti.
Stava per mangiarla quando si chiese se questa torta biotica era salutare. Eezo di norma era tossico, eezo 19 che possedeva Isabella lo era innumerevoli volte in più però era impossibile che fosse finito nella torta, al massimo poteva trattarsi solo di energia biotica anche se non capiva il perché e il come si fosse manifestata non essendoci eezo.
« Al diavolo!» disse rispondendo a se stesso e diede un morso. Si era stancato di porsi domande.
Gli piaceva, si poteva far meglio ma era buona. Pensò che doveva piacere anche a Isabella a giudicare da come la mangiava.
Trovò che in fondo non era neanche male come compagnia, aveva potuto far tutto senza sentire nessuna fastidiosa opinione su come avrebbe dovuto fare. Se lui non le chiedeva, perché gli altri gli dicevano le loro opinioni non richieste? Era una delle cose che trovava più fastidiosa.
C’era silenzio mentre mangiavano, trovò quella quiete veramente riposante.
Sorprendente, incontrollabile, incontenibile e clamoroso un rutto uscì da Steve, lui si sentì improvvisamente bene come se lo stomaco fosse tornato a posto.
Guardò Isabella. Lei lo fissava immobile dall'altro lato del tavolo, poi incominciò a ridere. Portandosi però una mano alle tempie, per sopportare meglio le fitte di dolore che il programma phantom le provocava come punizione per quel comportamento umano.
Lui era ancora più stupito, l'aveva vista sorridere, forse accennare una risata, ma mai l'aveva vista ridere di gusto, tenendo una mano sulla pancia e con le lacrime agli occhi. Steve si unì a lei. Andarono avanti per almeno dieci minuti, prima di riuscire a ricomporsi.
Alla fine, come se fosse un gatto, Isabella si stiracchiò e se ne andò.
Lui guardò l'ora, si era fatto tardi. Si alzò per andare a dormire, domani aveva un altro giorno di lavoro, ma al momento non gli sembrava un problema.
Il giorno dopo Kelly volle ripetere l'esperienza e lui ne approfittò per dire cosa era successo ieri sera. Lei ne fu entusiasta, lui non capì il perché ma volle sapere riguardo alla torta.
« Non c'è pericolo, si tratta solo di energia residua. Può capitare se il biotico è potente. » Spiegò lei.
Una delle spade di Isabella, appoggiata da lei in cucina per muoversi meglio mentre era intenta a impastare, cadde a terra.
Kelly senza pensarci la raccolse prima che Steve gridasse « Non farlo! »
Arrivò con l'omni-scudo in tempo per bloccare il coltello da cucina, Isabella, sguardo glaciale in volto, lo teneva per il manico facendolo brillare di luce biotica e premendolo con forza.
Il coltello si ruppe e Steve gridò a Kelly « Mettila giù! Subito!»
Rimise la spada a fianco dell'altra e seguendo le indicazione di Steve indietreggiarono, senza mai dare le spalle a Isabella, permettendole di riprendersi le sue spade. Sperando che bastasse.
Lei ne sfoderò una, il potere biotico fece brillare la lama affilata.
« Scappa e avvisa di isolare il settore.» Ordinò lui a Kelly
« Cosa? »
« Sbrigati! » Urlò, lei corse via.
« Guadagniamoci la paga. » Mormorò guardando davanti a se.
Isabella gli stava sorridendo, un sorriso feroce. Lui gli corse addosso, lei gli scattò contro. Spada e scudo si scontrarono.
Venti minuti dopo era tutto finito, Steve ordinò di terminare l'isolamento. Quando le porte corazzate si aprirono, Jack e Miranda furono le prime ad entrare seguite da Kelly, pallida in volto e da una squadra di soccorso.
« Sei intero Steve? » Chiese Jack, sia lei che Miranda erano visibilmente preoccupate, anche se non ne avevano motivo si sentivano responsabili per Steve.
« Si, Kelly ha fatto infuriare Isabella e quando ha estratto la spada, si è ricordata di quanto gli piace fare quello che fa. »
« Ma stai bene? » Domandò Miranda, convinta dal contrario. L'armatura era ammaccata in più punti, in altri era tagliata e profonde crepe percorrevano il casco.
« Niente che non mi sia già successo. Ho solo bisogno di una visita in infermeria. »
Kelly lo abbracciò « È stata solo colpa mia Steve, mi dispiace. Ho avuto veramente paura. » gli disse con tono supplichevole.
« Ora dov'è? » Chiese Jack
« Una volta che si è sfogata e tornata in cucina. Con le ci sono anche le ragazze, fortunatamente hanno deciso di non partecipare. »
« Quella stronza di Dasha, questa volta dovrà sborsare come si deve se vuole ripagare i danni della sua Isabella. » Commentò Jack guardandosi in giro.
Arrivarono al locale, aveva riportato pochi danni essendosi lo scontro spostato subito all'esterno.
Isabella era china davanti allo stesso forno che avevano usato ieri sera.
Lo aprì e ne tirò fuori una torta, le ragazze come delle bambine qualsiasi guardarono il dolce con evidente voglia, lei ne tagliò una fetta per ciascuna e con sorpresa una per lui.
La prese come se nulla fosse, come se non avesse appena finito di combattere contro di lei.
Isabella non aveva cercato seriamente di ucciderlo, al massimo di ferirlo e se lui si risentiva quando solo sospettava che la gente sparlasse di lui essere preso a botte non lo urtava particolarmente.
Era un soldato, che la gente cercasse di ucciderlo o prenderlo a botte era normale lavoro per come la pensava.
Lui morse la fetta « Buona! » Dichiarò in totale sincerità, la torta era migliore delle precedenti.
Per il resto della giornata il resto delle attività di Isabella e delle ragazze fu rimandata anche la sessione di studio sui loro poteri, preferivano aspettare che lei si calmasse ed essere sicuri che Steve stesse bene.
 *****
Due giorni dopo la suddetta sessione aveva luogo, Alexya , Trish e Diana ubbidivano a quello che gli veniva chiesto, sotto lo sguardo attento di Isabella. Inavvicinabile per chiunque degli scienziati della squadra del Consiglio con a capo Miranda, scelta per le sue molteplici doti e per l'idea che un semplice intellettuale non sarebbe bastato.
Ma anche guardate da Jessie Taylor, figlia di Jacob Taylor e Bryan Cole. Una ricercatrice umana di colore, come entrambi i suoi genitori. Aveva occhi e capelli di un marrone chiaro, portava i primi sciolti e lunghi fino alle spalle.
Steve la conosceva ma lui per primo non sapeva come definirla, la vedeva di rado e non la sentiva mai, sempre immersa nel lavoro. Aveva preso l'intelligenza della madre e l'intraprendenza dal padre, viveva in un mondo fatto di calcoli e probabilità. Ripeteva che odiava il fattore umano, perché era l'unico che non poteva calcolare o prevedere.
Ancora meno sopportava che i suoi esperimenti fossero condizionati dal comportamento di tre adolescenti e da quelli di un'adulta pazza.
Per questo giorni prima aveva scritto una lettera, lamentandosi della scarsa cooperazione che i soggetti dimostravano nonostante l'accordo con Dasha Weaver che il Consiglio aveva stretto, in cambio di una mite punizione per l'esercito privato che lei aveva assemblato per invadere Omega.
Con sua soddisfazione in risposta alla sua lettera, qualche giorno dopo vide arrivare Britius Scridus, uno s.p.e.t.t.r.o. turian. del Consiglio.
Britius sembrava rispecchiare il modello del soldato perfetto, imposto dalla società militarista della Gerarchia Turian.
Con lui erano in quattro in riunione nell'ufficiò della direttrice Jack, oltre la direttrice c'erano anche Miranda e Jessie.
Nel 2218 a gestire questo istituto, come da più di un decennio, era “Jack” una donna dai modi sbrigativi, tatuaggi dalla testa a i piedi, capelli a spazzola, biotica estremamente potente, una ex criminale dalla vita difficile ma non veramente cattiva, l’incontro con John Shepard l’aveva cambiata
« Non c'è modo di ottenere una maggior cooperazione? O velocizzare gli esperimenti? » Chiese il turian.
« Perché? » - rispose Miranda - « Il progetto in corso sotto il ghiacciaio di Barbin, su Noveria, dovrebbe già avere tutti i dati necessari. »
« A Barbin si occupano solo di una cosa. Sull'eezo 19 si sa ancora poco, credevo che il gruppo di ricerca qui alla Grissom avesse lo scopo di indagare su tutte le sue proprietà. » Obiettò il turian
« Infatti! » Rispose in tono saccente Jessie
« Ragazzina, meglio se taci. » - La ammonì Jack e rivolgendosi al turian « No, non possiamo fare niente, mi spiace, sono delle adolescenti, cosa vi aspettate che facciano? Sono state indottrinate e sotto il controllo di una folle asari per oltre un decennio, sono libere da solo un paio d’anni e lo stato mentale è appena accettabile, non sapevano fare niente tranne quello che l'indottrinamento da phantom ha loro insegnato. Forse voi non lo capite perché nessuno vi ha mai tenuto prigionieri, ma un paio d’anni di libertà su tutta una vita sono niente. Hanno scoperto cose come il gioco o i dolci solo dopo che sono state salvate...non le tratterò come cavie da laboratorio.» Disse, mentre una minacciosa luce bluastra la avvolgeva.
« Capisco. » Commentò il turian, in tono seccato.
« Beh...ma non è esatto. » Disse Jessie.
« Cosa vuole dire? » Chiese il Britius.
« Jessie. » Solo il tono con cui la direttrice dell’accademia pronunciò il suo nome, era un avvertimento da non sottovalutare.
« Mah è vero. » - proseguì la scienziata - « Per conoscere meglio le capacità dell'eezo 19 bisogna spingerlo al limite, se usassimo una dose concentrata di sabbia rossa lo spingeremo al massimo o potremo esportare dei nuclei di eezo dai loro corpi o da Isabella, il suo eezo è già stato convertito nel suo isotopo da molto più tempo, la potenza è maggiore. »
« Ma sei pazza! » Urlò Jack,
« È una follia! » Gridò Miranda.
Jessie sbraitò a sua volta « Perché? Eezo 19 è una nuova frontiera, fino a pochi anni fa gli unici campioni era poche particelle, ora abbiamo dei noduli interi, con le giuste applicazioni si potrebbero rivoluzionare i campi FTL, l'energia, gli effetti dell'eezo sui corpi e molti altri settori. Non vale forse la pena di correre qualche rischio? Scusate ma ritengo che la Grissom non sia il posto adatto per condurre questi esperimenti, io e gli altri del team siamo qui per fare esperimenti non da babysitter o occuparci di ragazzine viziate...e non vogliatemene a male ma non sono neanche veramente persone, sono cloni! Non sono neanche tutelate dalla legge e la loro identità è fittizia, sono stati creati per essere studiati! »
« Davvero! Anche la mia origine non è del tutto naturale, cosa ne pensi di me Jessie? » Chiese Miranda.
« Tu sei diversa. » Rispose lei imbarazzata, conosceva la storia della Lawson e ora si sentiva a disagio.
« Ora basta! » - Strillò Jack - « Questa è la mia accademia, Consiglio e s.p.e.t.t.r.i. possono prendersi le loro lamentele e ficcarsele nel culo, magari anche a vicenda se la cosa piace. Non permetterò che si conducano esperimenti in stile Cerberus, fino a quando sarò io a comandare alla Grissom. »
Jessie abbassò la testa e in silenzio, Britius rimase impassibile ma sostenne lo sguardo di Jack e uscì senza proferire parola.
« Bene, mi auguro che questa faccenda sia chiusa. » Disse Miranda, Jack le rivolse un cenno d'approvazione.

Nota Autore: Vorrei sapere che ne pensate della situazione, direi, abbastanza anomala che vede coinvolti Steve e Isabella. Basta anche solo un messaggio privato, non mi serve una recensione. Grazie.

 

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Capitolo 5
*** II) Trish ***


« Qual è il problema? » Chiese Steve sedendosi allo stesso tavolo di Jessie , nel refettorio
« Cosa?... Nessuno...non dovresti tenere d'occhio i nostri preziosi soggetti da esperimento.» Borbottò lei
« Sono a quel tavolo laggiù, a pranzare. » rispose lui indicando dietro di se un tavolo in fondo alla sala « E c'è sicuramente un problema, vista la tua espressione. »
Lei buttò la forchetta con fare seccato sul piatto « Non è giusto...Cazzo! L'intera ricerca è condizionata dall'umore di quattro biotiche pazze, dovrei essere a Barbin dove fanno vere ricerche!»
« Barbin? »
« Niente...fai conto di non aver mai sentito questo nome. »
Lui la guardò accigliato, lei nel tentare di cambiare argomento e per sfogarsi gli descrisse l'incontro con lo s.p.e.t.t.r.o. nell'ufficio di Jack, tralasciando di dire nomi o altre informazioni sensibili.
Steve con tono indifferente chiese « Il turian? »
« E' partito subito dopo. »
« Bene...ci avrebbe dato problemi se rimaneva. » – Sarà meglio che chieda a Samir per sicurezza.--  pensò e rivolgendosi a Jessie « Non mi metto a giudicare cosa è giusto o sbagliato, quello lo lascio ad Olivia, ma preferisco un lavoro dove posso avere la coscienza pulita.»
Un improvviso vociare lo fece girare, William, Henry e Taiga si erano aggiunti al tavolo di Isabella e delle ragazze. Nonostante avessero a che fare con quattro assassine capaci, e lo sapessero, si comportavano come se fossero persone normali.
Stava per continuare il discorso con Jessie ma un improvviso abbracciò da dietro, accompagnato da un bacio sulla guancia e un « Ciao Steve. » lo interruppe.
« Ilary!»- Disse lui stupito - « Aspetta...non mi sono scordato che eri in licenza o altro? Spero. » Chiese con l’ansia tipica di ogni uomo, quando si rende conto che potrebbe aver dimenticato qualche data importante per la propria donna.
Lei era il miglior pilota dell’Alleanza, occhi di un azzurro scuro e capelli corvini raccolti in una modesta treccia al limite del regolamento. Un bel corpo, ma soprattutto un seno che era l’invidia di ogni donna e che avrebbe fatto la felicità di ogni uomo.
Gentile, quasi materna in certi istanti, quando necessario sapeva sviolinare le peggiori battute imparate da suo padre. Lui gliele aveva insegnate con la scusa che una ragazza doveva dimostrare di sapersi far rispettare nell’esercito.
Aveva anche una buona conoscenza della lotta corpo a corpo.
Ilary gli sedette accanto « Ciao Jessie. No, siamo rientrati prima del previsto dalla nostra ultima missione e Olivia ci ha accordato un paio di giorni di licenza. Ti mandano tutti i loro saluti. »
Lui si tranquillizzò, era salvo. « Un’altra missione andata bene, la pace nella galassia è garantita, festeggiamo? »
« Mi pare ovvio, sono venuta qui solo per avere la giusta ricompensa dal mio ragazzo per un lavoro ben svolto. » disse lei ammiccando. Lui cercò di fare finta di non accorgersene, ma non poté evitare di sorridere in modo idiota.
Scuotendo la testa Jessie si alzò andandosene.
« Jessie ti serve un uomo!» Le gridò dietro Ilary
« No! » Rispose seccamente lei
« Allora ti serve solo un cazzo con cui fare sesso occasionale in maniera animalesca. » Disse la pilota. Steve strabuzzo gli occhi, sforzandosi di non ridere.
La scienziata, schiena diritta e sguardo avanti, uscì velocemente dalla sala.
« Penso che hai esagerato. » Commentò lui
« Lo so, ma se lo meritava. Il mondo non si limita a un laboratorio, è una cosa che non ha mai imparato. »
« E questo cosa centra col gridarlo qui, dove ti hanno sentito tutti? »
Ilary sbatté un attimo le palpebre a quelle parole, guardandosi attorno vide che i vari avventori del refettorio, alcuni adulti ma quasi tutti studenti adolescenti dell'accademia, la stavano fissando.
Stava per rispondere ma questa volta fu lei ad essere abbracciata da dietro.
« Ilary! È bello vederti! Hai altre barzellette sporche da raccontarmi? » Chiese Taiga, con lei i gemelli. Avevano sentito e riconosciuto la voce dell'amica.
« A me le racconterai questa sera, devo rientrare in servizio. » Disse Steve alzandosi.
« Aspetta, ti accompagno. »
« Non credo. » Obiettò una voce alle sue spalle. Lei si voltò trovandosi davanti Jack
« Ciao Jack! » Disse lei, « Jack » Salutò Steve, « Zia Jackie » Dissero i gemelli, « Ciao mamma »  Disse Taiga.
« DIRETTRICE JACK! Quando lo capirete che in pubblico alla Grissom dovete chiamarmi così. » Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, tornando poi a concentrasi su Ilary
« Cos'era quella frase che hai gridato a Jessie e quella storia delle barzellette sporche? Pretendo un certo contegno davanti ai miei studenti. »
 « SSSSSTTTTEEEEVVVVEEE!!» Urlava Ilary qualche momento dopo, mentre veniva letteralmente trascinata da Jack, per il corridoio, verso l'ufficio della direttrice dove avrebbe subito una punizione.
Lui in piedi la salutava con un cenno della mano.
 
Era mattino presto, Steve stava ancora dormendo e con un braccio cingeva Ilary che gli era accanto. Forse per quello che avevano fatto solo qualche ora prima, si destarono confusi senza la solita lucentezza che l'addestramento militare aveva loro imposto. Lui ebbe bisogno di qualche istante per ricordare dove stava il comunicatore e per farlo smettere di suonare.
Quando lo accese sullo schermo apparve il volto di Samir « Signore si sono attivate le misure di sicurezza nei laboratori, il settore risulta isolato, a quest'ora non doveva esserci nessuno. »
« Arrivo! »
Miranda, Jack, Kelly e Samir con altri soldati erano già sul posto, anche Ilary era venuta nonostante fosse un pilota e quello non fosse il suo posto.
« Che succede? » Chiese fissando la spessa porta corazzata che bloccava l'accesso.
Samir lo informò subito « Signore, non lo so. La video sorveglianza interna non funziona e non sappiamo come abbiamo attivato le porte, i tecnici stanno controllando ma non hanno trovato segni di manomissione.»
« Henry! William! » Urlò Steve, i gemelli e  Taiga uscirono da dietro un angolo. Li conosceva troppo bene per non sapere che erano nei paraggi.
 
Jessie era a disagio, anche se stava ubbidendo a uno s.p.e.t.t.r.o. non era sicura che quello che stava facendo fosse legale.
Trish distesa su un letto davanti a lei e immobilizzata cercava energicamente di liberarsi, avrebbero potuto sedarla ma i risultati avrebbero potuto risentirne.
Il turian si era presentato alla sua porta quel mattino presto e le aveva ordinato di seguirla, lei intimorita aveva ubbidito e arrivata in laboratorio aveva trovato Trish in quella situazione. Solo allora si accorse che non sarebbe stata in grado di dire quale delle tre ragazze fosse, ci riuscì solo grazie all'astuccio di legno, buttato su un carrello li vicino, con il nome inciso sopra.
« Dottoressa proceda, ha l'occasione di fare quello che si proponeva. Non si lasci condizionare da falsi pregiudizi, non sono vere persone ma cloni, parole sue mi sembra di ricordare. » Le disse il turian.
Una voce improvvisa la fece sobbalzare.
« Steve Williams Shepard, capo della sicurezza della Grissom, identificatevi e sbloccate subito il laboratorio, è un ordine. »
« Sono Britius, uno s.p.e.t.t.r.o., questo esperimento ha la mia approvazione quindi quella del Consiglio. A condurlo è la dottoressa Taylor. Vi è proibito interferire, lei ha inoltre l'ordine di tenere sicura l'area. » Dichiarò Britius in tono sicuro, come se stesse dando un ordine a dei sottoposti.
Prima che potessero udire la risposta la comunicazione cadde e avvertì un forte tremore provenire da oltre le porte chiuse.
 
Steve si era buttato di lato appena in tempo, intravedendo una intensa luce biotica alle sue spalle con la coda dell'occhio. Non aveva idea di cosa stava  accadendo, ma sapeva a chi apparteneva quell'attacco biotico.
« Quella dove cazzo l'hai presa? » Gridò rialzandosi. Isabella era nella sua armatura da phantom, non avrebbe dovuto averla sulla Grissom ma in qualche modo l'aveva fatta entrare.
Due figure nello stesso tipo di armature le erano affianco, gli ci volle qualche istante perché la sua mente analizzasse e comprendesse quell'informazione.
« Trish » Disse il trio davanti a lui.
Riattivando il comunicatore urlò « Britius, Jessie non lo fate qualsiasi cosa sia. Se fate male a Trish nessuno fermerà Isabella. »
L'unica risposta fu il suono delle scariche statiche.
 
Trish sentiva le lacrime scendergli di lato, vedeva quella signora che spesso le faceva fare dei test e quel turian che non conosceva. Voleva andarsene, essere sola non le piaceva, voleva le altre lei, no le sue sorelle era questo il termine che aveva imparato per indicare Alexya e Diana, anche se ancora non aveva capito cosa fosse una sorella.
Dov'erano? Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Perché le avevano tolto la sua spada? Aveva ancora un nome, se non aveva più la spada?
Un grido attirò la sua attenzione, vide il turian e la dottoressa litigare, a lei venne strappato qualcosa di mano. Il turian si chinò su di lei e gli sentì dire « Voi umani dovette imparare ancora molto sul significato di sacrificio. » e avvertì una puntura sul collo.
Un calore improvviso la invase.
 
« Fermati, stupida pazza! » Urlò Jack correndo via, imitata da tutti gli altri.
Isabella stava colpendo la porta corazzata con una vera tempesta biotica rendendo pericoloso starle vicino, gli attacchi respinti dalla porta esplodevano liberando energia in ogni direzione rischiando di colpire chiunque fosse a portata. Anche il trasferimento di fase si rilevò inutile, la Grissom era una scuola per biotici e le sue misure di sicurezza erano pensate per contrastare tali poteri.
« A che punto siete con hackeraggio? » chiese impaziente Steve nel comunicatore.
« Ci siamo quasi, qualsiasi cosa abbia fatto quel turian l'ha fatta davvero bene. » Gli rispose Henry. I gemelli craccavano i sistemi per divertimento ed erano i migliori della scuola con la tecnologia, sperava che non l'avrebbero deluso proprio ora che avevano l'occasione di fare quello che gli era proibito.
Ma ora doveva trovare un modo per calmare Isabella.
« Possiamo stabile un canale di comunicazione con Dasha, su Noveria? »
No rispose Miranda a quel punto Kelly, con fare deciso, passo in mezzo a loro due. Inorriditi la guardarono avvicinarsi a Isabella, troppo velocemente perché potessero fare qualcosa.
Forse perché al phantom piaceva uccidere biotici e avversari che sapevano combattere, perché Kelly non era una minaccia per nessuno, perché Isabella l'aveva sempre ignorata tutte le volte che desiderava, per una di queste o tutte queste ragioni lei non si mosse quando la psicologa le fu davanti.
PAF! Accompagnato da uno schiocco questo suono invase l'aria, mentre la testa di Isabella scattava  di lato e la mano di Kelly rimaneva ferma a mezz'aria « Smettila! Sai che Trish può contare solo sul nostro aiuto, Dasha è troppo distante per fare qualcosa. »
Passarono alcuni secondi, a tutti parvero un'eternità, nessuno osava muoversi. Isabella guardava fissa la psicologa che le tenne testa fissandola con decisione a sua volta.
Steve certo che sarebbe dovuto andare al funerale dell'amica, rimase interdetto quando vide le scariche di potere biotico cessare.
Kelly si allontanò, ignorando i complimenti che le venivano rivolti e girò l'angolo.
Steve, per sicurezza, andò a dare un'occhiata e la vide a capo chino contro il muro e tremava.
« Tutto bene? » chiese, la domanda era stupida e la riposta ovvia ma non sapeva cos'altro chiedere.
« No...Ho avuto paura ...non penso potrei rifarlo una seconda volta. »
« Sei stata brava. » Le disse e la lasciò, non prima di chiedere a Ilary di starle vicino
Isabella in piedi davanti alla porta attendeva immobile, circondata da una sorta di calma rabbiosa che saturava l'aria e nessuno osava avvicinarsi. Perfino Diana e Alexya erano a qualche metro di distanza.
Sfidando la sorte lui si mise di fianco « I gemelli riusciranno di sicuro ad aprire la porta...li conosci...non fallirebbero mai un'occasione per mettersi in mostra. »
Lei non si mosse.
« Quando entreremo lo s.p.e.t.t.r.o. è tuo, mio occuperò io di Jessie e Trish...se fallisco puoi avere la mia testa. »
Lei si voltò e lo fissò solo dopo inclino la testa in un gesto di assenso.
Steve si chiese se faceva bene, ma non potendo trattenere Isabella si augurava che consegnarle lo s.p.e.t.t.r.o. bastasse a calmarla.
« Ci siamo! » Gridarono assieme i gemelli. Le porta corazzata si sollevò.
 Una figura apparve a mezz'aria davanti a lui.
Steve si diede dell'idiota, si era dimenticato che le armature turian erano dotate di propulsori che permettevano veloci spostamenti e attacchi corpo a corpo portati dall'alto.
Gettandosi di lato, Isabella fece lo stesso dall'altro lato, lui riuscì appena in tempo a evitare la lama del factotum e reagì sparando con il suo fucile a pompa ma il colpo andò a vuoto.
Il turian si era spostato usando i propulsori,era così abile a farlo da potersi muovere all'indietro, rimanendo rivolto verso i nemici che teneva sotto pressione con rapidi attacchi di mitragliatrice, li respinse oltre la linea della porta. Questa si stava nuovamente abbassando, in qualche modo ne aveva ripreso il controllo.
« Non ho motivo di uccidere uno Shepard, ma ho un lavoro da svolgere e lo porterò a termine. » disse Britius.
Tanti saluti all'idea di impressionarlo con il nome di famiglia— pensò scocciato, lui e Isabella si buttarono sotto la porta appena in tempo perché questa si chiudesse alle loro spalle.
Udì il turian imprecare, mentre Isabella si lanciava all'attacco e Britius usava i propulsori per schivarla in brevi e veloci manovre. In un duello di agilità i due nemici si affrontarono.
Steve si buttò nella prima porta laterale entrando nel laboratorio.
Vi trovò subito Trish. Gli occhi della ragazza erano fortemente arrossati, aveva della bava alla bocca, respirava affannosamente, polsi e cavagli sanguinavano vistosamente e lo sguardo era quello di qualcuno che aveva perso la ragione, in mano stringeva la sua spada.
Ai piedi di lei Jessie aveva un taglio vistoso su un braccio.
Steve cercò di calmarla parlandoci « Trish...ricorda cosa ha detto Dasha...non devi uccidere alla Grissom... se mi segui ti riporto da Diana e Alexya. » Di solito era la più calma della tre, adesso era irriconoscibile
Lei sorrise, gli sembro che stesse per dire qualcosa ma quando aprì la bocca solo altra bava colo dando a quel sorriso un aspetto grottesco.
Trish, una luce bluastra la avvolse, fece un balzo puntandogli contro la spada, lui afferrò il polso della mano che reggeva l’arma, questo era sottile e Steve riuscì a cingerlo del tutto.
La sentiva che torceva le ossa nella sua presa e vide balenare minacciosamente la lama, ma la mano che la impugnava non riuscì a liberarsi.
Ma non avrebbe funzionato ancora a lungo, i poteri biotici la rendevano troppo forte perché riuscisse a trattenerla ancora.
Steve spinse il suo stinco contro il suo, costringendola ad arretrare contro il muro, le fece sbattere il braccio contro la parete più volte per fare cadere la spada, ma lei gli sputò in faccia e non mollò la presa.
Trish ansimò e si divincolò per liberarsi. La luce biotica dei suoi poteri aumentò e con la mano libera colpì con un pugno Steve al volto, lui sentì il casco creparsi.
Aveva cercato di trattenersi, non voleva farle male ma stava finendo le possibilità. Omni-scudo apparve fra loro schiacciando la ragazza contro il muro. Lei prese a urlare e a scalciare in maniera animalesca, liberando finalmente la mano che impugnava la spada.
Steve dovette concentrarsi per non cedere il dolore, quando sentì la lama penetrargli spalla sinistra.
Con un ringhio rabbioso, vincendo il male, afferrò la spada stessa stringendola in pugno e mentre  questa gli incideva il palmo della mano, usò l'attacco criogeno della sua armatura.
La lama si ruppe.
La ragazza si fermò un istante, riprendendo a gridare, ma in maniera diversa, questo era colmo di disperazione.
Lui dovette lasciarla andare, i movimenti di Trish si erano fatti così violenti che si stava ferendo da sola. Libera dalla pressione dello scudo cadde a terra.
« Trish... mi dispiace. » disse Steve che si era avvicinato. Sapeva cosa aveva fatto, si rendeva conto che non avrebbe mai potuto di comprendere i sentimenti che ciascuna di loro nutriva per la sua arma  se non da un punto di vista intellettuale, le definizione che più gli si avvicinavano erano “ anima” o “scopo”.
Lei non rispose, non dava neanche l'idea di averlo sentito. Si mise in piedi davanti al muro e tiro una violenta testata contro la parete in metallo, un rivolo di sangue le scese dalla fronte mentre tirava la seconda.
Steve la circondò con le braccia  da dietro sollevandola « Smettila! » la ragazza riprese a urlare e scalzare.
Lui cadde all'indietro quando lei rilasciò i suoi poteri, prima che potesse reagire le fu sopra e gli strinse con forza la gola indirizzandogli un'occhiata folle e carica d’odio
« Trish fermati! » disse mentre cercava di allentare la presa, poteva liberarsi avrebbe dovuto solamente usare l'attacco criogeno, ma su un corpo umano senza protezione l'effetto sarebbe stato tremendo.
All'improvviso si sentì bagnare e un forte odore di urina riempì l'aria, lo sguardo della ragazza  si rovesciò all'indietro. Lei cadde svenuta accanto a lui, con disgusto la vide preda di convulsione mentre la mandibola e gola le si contraeva involontariamente liberando sul pavimento un fiume di saliva  biancastra.
« Jessie aiutami! » Urlò, mentre la prendeva e la adagiava sul lettino, usando due dita per tirarle fuori la lingua praticava la respirazione bocca a bocca. Aveva smesso di respirare.
Lei non si mosse
« Jessie! » Gridò Steve. Finalmente reagì, aprì dei cassetti. Per lei il corpo umano era sempre stata una macchina che reagiva alla chimica sapeva cosa aveva fatto, doveva solo trovare un modo per disfarlo.
Concentrata nel suo lavoro, degnò appena la porta che si aprì.
Isabella era sulla soglia, aveva diverse ferite, era priva del casco e un grosso livido sulla fronte dava l'idea che presto sarebbe diventato un bernoccolo.
In mano teneva le spade, quando vide Trish in quello stato fu come se delle fiamme le avvolgessero.
« Uccidimi pure se vuoi, ma sono l'unica che può salvare Trish in questo momento. » Dichiarò Jessie senza neanche voltarsi a guardarla.
Le fiamme che avvolgevano le spade diminuirono fino a estinguersi Lei si avvicinò notando, solo dopo averla calpestata, l'elsa della spada frantumata di Trish.
Steve aveva continuato per tutto il tempo a praticarle il massaggio cardiaco, indirizzando a Isabella solo un paio di occhiate, non poteva fermarsi.
« Sono pronta! Spostati! » Gli ordinò Jessie.
Lo fece ma prima di poter vedere se aveva funzionato, la vista gli si offusco e cadde a terra sentendo la propria coscienza che se ne andava.
 
Quando si risvegliò riconobbe l'infermeria della Grissom e notò che le sue ferite erano state medicate, giudico la cosa un segnale promettente. Stava per alzarsi quando una sorta di rantolo proveniente dalla tenda che faceva da separè lo incuriosì.
Scostandola vide Ilary che dormiva nel letto accanto. Si chiese se era rimasti li per lui, osservandola dormire decise che era fortunato ad avere una ragazza così e ebbe un'idea.
Si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno, si avvicinò con gli indici di ambedue le mani ai seni di lei e diede una toccattina veloce ai capezzoli. Lei emise un lievissimo gemito.
Lui ripeté la cosa diverse volte, sapeva che avrebbe dovuto chiedere cosa era successo, ma adesso che aveva iniziato non riusciva a smettere.
« Steve! » Gridò Miranda che entrava in quel momento stupita di vederlo sveglio.
« Si! » Rispose lui quasi urlando scattando in piedi.
« Steve! » Urlò Ilary svegliata da tutto quel chiasso che gli saltò addosso.
Cercando di prenderla al volo finirono a terra entrambi e prima di alzarsi Ilary gli disse nell'orecchio « Possiamo continuare nella tua stanza il gioco che avevi iniziato? »
Si sentì arrossire fino alle orecchie « Eri..sveglia? » Domandò stupefatto.
« Solo dopo la prima volta. »
« Scusa »
Lei ridacchiò « Non serve. Vuoi sapere cosa ti ho fatto mentre dormivi? »
« Fatto cosa? »
« Vuoi due vi volete alzare? Non so cosa state facendo, ma ci sono posti più appartati. » Li sgridò per finta Miranda.
Quando uscirono dalla stanza  Steve era riuscito ad avere un quadro della situazione. La cura improvvisata di Jessie aveva funzionato, Trish si trovava in un locale appartato, sotto sorveglianza e la costante presenza di Isabella, lui si era sentito male perché nel praticare la respirazione bocca a bocca aveva assorbito un po' di quello che era stato somministrato alla giovane biotica.
Henry e William erano riusciti alla fine a sbloccare la porta e finalmente erano potuti entrare. Britius era scappato, aveva una navetta nascosta ancorata ai laboratori e l'aveva raggiunta prima che Isabella potesse ucciderlo.
La sua via di fuga era stata anche quella che aveva usato per ritornare sulla stazione senza farsi notare, aveva deciso che come s.p.e.t.t.r.o. poteva forzare l'esperimento. Davanti al fatto compiuto nessuno avrebbe più obiettato, almeno quella fu l'idea che si formò una volta raccolte tutte le prove e le testimonianze.
La prima cosa che fece fuori dall'infermeria fu appunto passare a visitare Trish, stava per superare la porta sorvegliata quando Ilary disse « Ragazzi perché siete qui fuori? »
Seduti in un corridoio laterale vi erano Taiga, i gemelli, Alexya e Diana.
« Trish non vuole vederci, solo Isabella. Non vuole che entriamo. Bello vederti Steve » Spiegò la figlia di Jack, mentre anche gli altri lo salutavano e si facevano raccontare la sua versione della storia.
« Ridicolo. » Sentenziò Steve « Non vorrebbe mai stare separata dalle sue sorelle. Stavamo entrando, tanto vale che andiamo tutti assieme. »
Quando entrarono videro Trish seduta sul letto, aveva l'aria di stare bene ma sul volto l'aria più triste che avesse mai visto su una adolescente. Di fianco a lei, Isabella aveva un'aria di disappunto.
Subito non ebbe reazione vedendoli, ma quando Diana e Alexya corsero avanti lei nascose il viso contro il petto di Isabella, mentre agitava una mano e diceva  « Via! » « Andate Via! » più e più volte.
Le due ragazze ebbero tutta l'aria di rimanerci male e di non capire.
Steve aveva una mezza idea di quale fosse la causa, ma ne fu sicura quando Isabella gli indirizzò un'occhiata che sembrava dire – Tutta colpa tua, come pensi di rimediare?--
« Fa così perché è senza spada? Si vergogna? » Chiese lui.
Per tutta risposta Isabella gli mostro l'elsa della spada, su di essa inciso il nome Trish e la corta lama spezzata.
« No. » « Nascondere. » « Senza nome. » « Non volere cambiare nome, Io Trish, non volere altri. » Piagnucolò la ragazza che ora stava singhiozzando.
« Ma non puoi farne arrivare un'altra da Noveria? Qual è il problema ? » Chiese Steve
« Infatti. » Dissero i gemelli.
Furono sicuri di aver detto una grossa stupidaggine, quando tutte le ragazze li fissarono con aperta disapprovazione. Non avevano idea del perché, ma erano sicuri di essere nel torto.
Quello che più scocciava Steve era che anche Ilary e Taiga li guardavano nella stessa maniera, cosa avevano capito che a loro sfuggiva?
Decise però di non perdere tempo su quel dettaglio inutile, Steve prese l'elsa da Isabella e porgendola assieme a un tesserino della sicurezza diede tutto a Henry e rivolgendosi a entrambi disse « Fate qualsiasi cosa, ma portatemi una spada come si deve. »
William e Henry si fissarono e corsero via trascinando con loro Taiga, che chiamò Diana e Alexya che la seguirono.
« Cosa pensi che faranno? » Chiese Ilary a Steve.
« Non ne ho idea. »
« Ti ricordi che quel tesserino apre anche l'armeria? »
Lui tossì.
« Steve? »
« Torno subito, vado in bagno. » Corse a cambiare il codice dell'armeria prima dell'inevitabile.
 
Il giorno dopo stava ammirando Trish che duellava con le sue due “sorelle”, sorridente e contenta delle riparazione che i gemelli avevano fatto alla sua spada.
Il duo in qualche modo era riuscito anche in questa impresa, recuperando anche i singoli frammenti della spada originale e rimettendoli insieme grazie ad alcuni studenti di ingegneria.
« La pace regna di nuovo alla Grissom e tutti vissero felice e contenti. » Commento Ilary e baciò Steve « Questa è la ricompensa per l'eroe. »
« Preferivo la ricompensa di ieri notte.» - disse lui sorridendo - « Pronta a partire? »
« Si. Sicuro di non voler denunciare Britius? »
« Finché non mi da problemi, non mi importa cosa fa in giro per la galassia. Se vuoi parlarne ad Olivia non ho niente in contrario. In ogni caso ho scritto tutto su un rapporto che ho dato a Jack, ci penserà lei.»
« Pensi che Isabella, vorrà dargli la caccia? »
« Dovrei prima capire cosa pensa Isabella, per adesso sta seguendo Kelly dappertutto come faceva con me all'inizio. »
« E perché? »
« Prima non la considerava, per lei era come se non esistesse ma dopo lo schiaffo che le ha dato si è fatta notare, il che vuol dire che Isabella potrebbe decidere di ucciderla solo per divertirsi, anche se sembra che la cucina per ora la tenga impegnata. Riguardo a Jessie. Tutta questa storia l'ha trascinata fuori dal suo piccolo mondo di laboratori, mi chiedo cosa decideranno. »
« Steve si fa bello con Ilary che lo bacia...» Disse Henry
« … e per noi che ci siamo resi utili niente premio. » Terminò William
« Voi due da dove saltate fuori? » Disse quasi gridando Ilary che era stata colta di sorpresa.
Prima che potessero rispondere Steve si mise davanti a loro, parando con lo scudo del paladino la stoccata di Diana, il rovescio di Alexya e il dritto di Trish
« Direi che vi state divertendo? » Ormai capiva quando facevano sul serio o no e adesso poteva stare tranquillo, anche se sapeva che non avrebbero esitato a ferirlo se si fosse fatto sorprendere.
Ma Trish lo sorprese, rinfodero la spada lo abbracciò.
« Non è giusto...» commentò Henry piagnucolando.
« Abbiamo riparato noi la sua spada. » Disse William con lo stesso tono.
Ilary si sentì strattonare la manica, Alexya stava indicando i gemelli e guardandola chiese
« Cos'hanno? » Era la frase più lunga che le avesse mai sentito pronunciare, fu sorpresa anche solo che lo avesse fatto.
« Vorrebbero che qualche ragazza li considerasse. »
Alexya inclinò la testa, in quella che era una chiara e silenziosa domanda di chiarimenti.
« Penso che vorrebbero un bacio. »
Alexya la guardò in malo modo, pareva convinta che le avesse raccontata una qualche stupidaggine per farle uno scherzo.
Diana e Alexya si fissarono, l' incredulità era evidente sui loro volti.
Quando baciarono Henry e William questi assunsero un'espressione di beatitudine, le due “sorelle” si guardarono e fecero spallucce, non avevano capito una tale reazione a una cosa come un bacio.
Ilary sorrise, quelle ragazze avevano ancora molto da imparare a incominciare dal fatto che come Isabella erano delle splendide donne.
Alexya estrasse di scattò la spada per difendersi da un attacco a tradimento di Diana, che solo grazie a una torsione improvvisa del busto evitò l'attacco di Trish che si abbassò prontamente evitando la spada di Alexya.
*****
Jack guardò distrattamente la scena dallo schermo delle telecamere di sicurezza del suo ufficio, tornado a concentrarsi su Jessie che sedeva davanti a lei. Erano sole.
« Tutto è successo perché eri impaziente di accelerare la ricerca sull'eezo19. » Disse la direttrice.
«  Lo so. »
« Sarai allontanata, sia per darti una lezione che per proteggerti. »
« Proteggermi? »
« Non ti sei chiesta cosa sarebbe successo se i gemelli non avessero aperto in tempo le porte? Eri da sola con Isabella e avevi contribuito a ridurre Trish a una drogata in astinenza. Se quella pazza assassina non fosse stata più preoccupata per la ragazza che di soddisfare il proprio piacere di uccidere, avrei dovuto dare parecchie spiegazioni a Jacob e Brian. Non possiamo nemmeno escludere che lo faccia in futuro, per questo sarai allontanata. »
« D'accordo. Troverò di certo un laboratorio dove fare vere ricerche, senza delle mocciose a cui badare. »
« Ci hai preso per stupidi? Ho detto che ti serve una lezione. Ne ho parlato con i tuoi e abbiamo trovato il posto giusto. »
« Con i miei? Cosa sono? Una bambina da mettere in castigo?! »
« Non alzare la voce con me. » Disse minacciosa Jack circondata da un'aurea azzurrina.
« Mi dispiace. Dove andrò? »
Jack le passò un datapad « Starai scherzando? Cosa dovrei fare? Sono simpatici... ma la loro mente è primitiva paragonata alla mia. È in un laboratorio dove posso dare il massimo? »
« Abbiamo deciso che sei stata troppo in un laboratorio, un po' di vita “vera” ti aiuterà a recuperare il contatto con la realtà. »
« È cosa dovrei fare? Come potrei rendermi utile? »
« Mi pare ovvio... facendo qualsiasi cosa ti chieda il tuo comandante. »
Jessie sospirò furiosa « Che ne sarà delle informazioni che ho ottenuto mentre Trish era sovrastimolata? I computer hanno registrato molti dati interessanti. »
« Sovrastimolata...bel modo di definire una ragazza a cui avete somministrato a forza un concentrato di sabbia rossa e altre porcherie. »
« Hai visto i filmati, non l'ho fatto io, è stato il turian... e non è una ragazza ma un clone, la legge non dice niente al riguardo non sono neanche certa abbia dei diritti a cui appellarsi. »
« Non dice neanche che non ce l'abbia... e si abbiamo visto che non eri del tutto sicura di voler usare quella porcheria su Trish, per questo godi ancora di un po' di fiducia e ti consiglio di non sprecarla. Riguardo ai dati saranno tutti inviati al Consiglio, insieme a un rapporto mio e di Steve sul loro s.p.e.t.t.r.o., vedremo cosa decideranno. Adesso vattene. »
Jessie fece quanto le veniva detto, maledicendo tra se il fatto di essere un genio tra cavernicoli.
*****
Erano passate due settimane da quei fatti e tutto aveva ripreso il corso normale. Su Noveria, Dasha Weaver, presidente della Noveria Corps, alzò lo sguardo da alcuni documenti quando il vassoio venne poggiato sulla scrivania del suo ufficio. I suoi occhi neri indugiarono su una fetta di torta e una tazza di the.
Inclinò la testa lievemente di lato, facendo ondeggiare i corti capelli neri.
« Cos'è? Devo fare merenda? » Chiese a Isabella che la guardava sorridendo. Lei aveva lasciato la Grissom qualche giorno fa per una visita temporanea su Noveria, anche le ragazze erano andate con lei cosa che aveva ulteriormente peggiorato l'umore dell'equipe rimasta per studiare l'eezo 19 contenuto nei loro corpi. Ma impedirle di fare qualcosa era pericoloso, quando poi questo voleva dire tenerla lontana da Dasha era un suicidio.
La Weaver la osservò un istante, pareva valutarla.« Sicura di aver avuto una buona idea a lasciare le ragazze in giro da sole per la galassia? »
Isabella fece segno di si.
« Mi fido del tuo giudizio, le conosci meglio di come potrei mai fare io. Spero solo di non dover pulire una montagna di cadaveri. » Non aveva chiesto dove fossero dirette le ragazze, ma aveva una sua idea – Se non so niente sarà più facile negare con il Consiglio che sappia qualcosa riguardo alla scomparsa di un loro agente. –
« Quel turian è scappato a te, non sarà troppo per loro? » Curiosità e preoccupazione erano una miscela pericolosa per qualunque animo – Quand'è che ho incominciato a preoccuparmi per quelle tre? –
« I predatori vivono, le prede muoiono. » Rispose Isabella sintetica come sempre.
« Va bene. » Disse mettendo da parte i documenti e tirando a se il vassoio. Bevve un sorso di te e addentò la torta « Buona, la pasta è più fresca del solito. Sembra fatta in casa. » Commentò.
Rischiò di soffocare tra il pezzo di torta in bocca e l'abbracciò di Isabella che la sorprese.
Il phantom dovette spiegare un paio di volte, nel suo solito modo conciso, che era stata lei a prepararla.
« Buona. » Ripete Dasha, con l'interfono comunicò alla sua assistente che non voleva essere disturbata per le prossime due ore. Si alzò avvicinandosi a Isabella, le dava le spalle in quel momento intenta a versarsi una tazza per se e veloce fece passare un dito su ambedue i fianchi di Isabella, che inarcò improvvisamente la schiena.
Lei riuscì in qualche modo a evitare di rovesciare il te, voltandosi verso Dasha con un espressione imbronciata per lo scherzo che le aveva fatto
« Sei più tesa del solito. Preoccupata per le ragazze? Per la loro prima uscita senza la tua guida? »
Isabella non rispose, limitandosi a distogliere lo sguardo.
Dasha, delicatamente la costrinse a guardarla.
« Ehi! Ricorda da chi hanno preso...presto saranno di ritorno. Non preoccuparti.»
Isabella mise giù la tazza e l'abbracciò, la faceva sentire meglio e le era sempre piaciuto come il suo mento poggiava tra la spalla e il collo di Dasha
*****
La mano afferrò saldamente, con le punta delle dita, la piccola placca della pelle del turian e con un solo movimento deciso gliela strappò di netto. Britius urlò per il dolore.
Ma l'urlo cessò quando Trish con un pugno gli sfondo la bocca rompendo denti e mandibole strappandogli anche la lingua. Non le piacevano le urla, rendevano difficile concentrarsi  e godersi il lavoro.
Poco distanti Alexya e Diana guardavano la “sorella” a cavalcioni sul turian disteso a terra nell'edificio abbandonato. Avevano impiegato quattro giorni per prenderlo, ma erano soddisfatte dalla difficoltà della caccia.
Mentre Trish continuava a rimuovere manualmente ogni placca usando la forza amplificata dei suoi poteri biotici, Alexya ricevette un messaggio, lo lesse incuriosita quando si accorse che era di Taiga.
Il testo le avvertiva che erano invitate alla sua festa di compleanno. Lei ci pensò un pò su e  voltandosi verso Diana chiese « Cos'è compleanno? »
Diana fece segno di non saperlo, ma si dimostrarono d'accordo sul fatto di volerci andare.
Quando lo fecero leggere a Trish fu anche lei della stessa idea, ma le fecero notare la data. Se volevano essere sicuri di esserci non avevano tempo da perdere.
Lei rilasciò i suoi poteri e quando sentì i muscoli invase dall'energia biotica, afferrò con forza la testa del turian. Britius ebbe il tempo di un ultimo lamento prima che la sua testa esplodesse tra le mani di Trish e materia cerebrale schizzasse ovunque.
Sorridenti si allontanarono da quel luogo dirette alla sede locale della Noveria Corps. Avevano bisogno di un passaggio, di chiedere a Isabella e Dasha cos'era un compleanno e come prepararsi. Se era una cosa viva, sicuramente potevano ucciderla.

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Capitolo 6
*** III) Palaven ***


Ka’hairal Balak stava percorrendo i corridoi del palazzo della Nuova Egemonia Batarian diretto al suo studio, dove fu accolto dalla vista non molto allegra di una pila di documenti ammucchiati sulla sua scrivania.
In passato avrebbe ignorato l'amministrazione a favore dei piaceri, ma nelle sere come quella in cui la pila era particolarmente alta gli veniva da domandarsi se non stesse sbagliando.
In cima al mucchio di documenti c'era un resoconto delle tasse provenienti dalla provincia di Dhafkob. Una delle province agrarie situate e nord di Nuova Khars'shan, la capitale del pianeta Anhur.
Il mondo situato nella nebulosa Aquila, nel sistema Amon era una delle due sole colonie batarian situate al di fuori del sistema natale della sua specie e adatte per essere la loro nuova casa.
L'altra colonia era Lorek, nel sistema Fathar, nella nebulosa Omega ma una possibile instabilità del suo asse aveva fatto scegliere Anhur, anche per la presenza di elemento zero su quest'ultimo.
Anhur era un cosìddetto pianeta-giardino, perfetto per impiantarci delle colonie aveva prima della guerra contro i Razziatori una popolazione mista di batarian e umani.
Nel dopo guerra la presenza umana si era fatta trascurabile. La capitale era stata ribattezzata da New Thebes a Nuova Khars'shan e la popolazione batarian sul pianeta si aggirava sui due miliardi.
Simili agli umani e alle asari, la loro caratteristica fisica più evidente erano i quattro occhi, un tratto raro tra le altre specie. Dotati in genere di un epidermide di colore marrone, avevano un naso triangolare piatto rovesciato e orecchie appuntite.
I superstiti del suo popolo avevano ricevuto il permesso di stabilirsi su quel mondo, dopo che il loro pianeta natale era andato perso nella guerra contro i razziatori non essendo stato possibile riparare il portale del loro sistema.
Tutte le altre specie dello spazio della Cittadella vi erano riuscite grazie alla creazione di una rete di comunicatori quantici, precedente di poco alla guerra, in tutti i sistemi. Questo aveva reso possibile trasmettere i piani per la riparazione a tutti i sistemi e ad Omega e da li ai pianeti dei Sistemi Terminus.
I batarian invece erano stati i primi a cadere, isolati politicamente non avevano costruito nessuna rete quantica per il proprio pianeta. A volte si chiedeva se su Khars'shan fossero rimasti sopravvissuti e che tipo di vita potessero condurre, se un giorno fossero riusciti a riparare il loro portale tutti i suoi simili avrebbero potuto far ritorno a casa. Ma che mondo avrebbero trovato? L'egemonia batarian su Nuova Khars'shan aveva mantenuto solo il nome di quella vecchia, i cittadini erano meno controllati di prima e la schiavitù come il sistema di classi erano stati aboliti. Il prezzo da pagare per avere l'appoggio del Consiglio e collaborare con le altre specie, perfino gli umani.
Non gli piaceva, non a lui che aveva combattuto gli umani in ogni modo, ma il suo popolo non era così numeroso da occupare per intero neanche un pianeta e qualsiasi specie della galassia contava di più come influenza politica.
Era però riuscito a far si che mantenesse l'indipendenza economica, rifiutando e proibendo lo stabilirsi delle grandi compagnie commerciale, con cui inevitabilmente sarebbe giunta anche l'influenza delle loro specie.
Anche la potente Noveria Corps sorta dalla fusione di tutte le compagnie con interessi su Noveria, situata fuori dalla spazio del Consiglio e dalla sua influenza non era riuscita a mettere piede.
I successivi tre rapporti risultarono essere resoconti fiscali. Ma quello seguente proveniva dal suo ambasciatore sulla Cittadella, Com Dhak'caroh, una missiva che richiedeva quindi la massima attenzione.
“ Da Com Dhak'caroh a Balak, salve.
Confido che nella capitale tutto stia andando bene, qui non ho ricevuto notizie cattive. Il Consiglio continua a promettere che si impegnerà un modo per farci tornare tutti a casa, ma come al solito le parole di chi ha un paio di occhi valgono come quelle di un umano, niente. Ho distribuito in girò qualche credito in modo da essere informato in caso di notizie interessanti ma per ora non ho avuto successo. Continuerò a tentare
.”
La lettera proseguiva.
Per il resto, abbiamo concluso accordi commerciali con diversi popoli, in questo momento la situazione ci agevola visto lo scandalo della Guerra di Omega provocato dalla Noveria Corps. Di cui ufficialmente non si parla perché non è mai avvenuta, al Consiglio non gioverebbe far vedere come non controlli tutto né tanto meno causare una crisi economica con denunce ufficiali.”
« Bene. » Commentò Balak se si era creata un'occasione che i batarian potessero sfruttare, lui avrebbe fatto di tutto per sfruttarla.
Seguirono un altro paio di resoconti e dopo si trovò tra le mani un documento di  Dapo Dhognator, il Pagporos di  Nuova Khars'shan, la massima autorità spirituale del suo popolo. Da quando erano arrivati sul loro nuovo pianeta molti batarian si erano rifugiati nella religione.
Dapo Dhognator detto “Il pazzo” un tempo era stato un profeta su Omega, apparteneva alla vecchia guardia di coloro che avevano potuto vedere Khars'shan con i loro occhi. Nonostante il suo fervore religioso rivolto molto spesso contro gli umani, erano riusciti a lavorare bene forse proprio per quel tratto che li univa.
Ma Dapo sapeva anche che la fede da sola non bastava se la sua specie voleva sopravvivere, doveva imparare ad andare d'accordo anche con gli umani e non aveva mai alimentato il fuoco dell'odio, non in pubblico almeno.
Balak devo riferire dell'insorgere di una voce che si sta diffondendo tra gli strati più bassi della popolazione. Un guida spirituale sta diffondendo un'eresia chiamata “la via” in cui incita la popolazione a sollevarsi dal proprio letargo e riappropriarsi del proprio orgoglio batarian, di scacciare qualsiasi alieno dal pianeta e ridurre in schiavitù gli altri popoli e portare la testa di John Shepard al tempio dei Pilastri della Forza. Ho fatto delle ricerche, sono sicuro che qualcuno li stia sobillando anche se non so chi, suggerisco di chiudere alla svelta questa faccenda prima che ci causino veri problemi ”
Balak sbuffò di rabbia a quelle parole ma sapeva che Dapo aveva ragione, era un problema che andava risolto subito « Almeno ho il batarian giusto. » Commentò.
 
In attesa che la Normandy SR3 terminasse il ciclo di manutenzione, a cui gli ingegneri della Cittadella avevano sottoposto la sua nave una settimana prima, Olivia Williams Shepard e Arturus Vakarian si stavano godendo un periodo di riposo a Cipritine, la capitale di Palaven.
Pianeta natale del popolo turian aveva una temperatura media di una trentina di gradi. Dotato di un debole campo magnetico poco efficace contro le radiazioni del proprio sole gran parte, aveva costretto gran parte delle forme di vita planetarie a sviluppare un carapace metallico per proteggersi da esse.
Compresi i turian solitamente di un metro e ottanta, con una pelle della consistenza del cuoio e con una serie di mandibole attorno a una bocca con denti che ricordavano quelli di un coccodrillo.
Le loro città, causa la loro società militarista, assomigliavano a delle fortezze anche se in epoca moderna i conflitti interni erano spariti rendendo queste fortificazioni al più oggetti di ornamento.
Durante la guerra con i Razziatori, questi ultimi bombardarono le città al punto che la polvere derivante dalla loro distruzione oscurò il pianeta mettendone a rischio la capacità di sostenere la vita.
Per l’occasione la giovane coppia aveva preso in affitto un appartamento, rifiutando cortesemente l’invito dei genitori di lui di passare quel periodo presso di loro.
L’anno in corso, il 2219, pareva un anno tranquillo come i due precedenti. Vi erano stati solo incidenti secondari qua e là, ma niente di grave. Loro avevano cominciato a parlare del futuro assieme, sempre più di frequente.
Olivia teneva le braccia intorno al collo di Arturus e con le dita solleticava il retro del collo del turian.
« Olivia potresti smettere di farlo? » Chiese lui, non troppo convinto.
« Perché? Pensavo ti piacesse. » Rispose lei sorridendo, sapendo bene che ai turian in generale piaceva essere toccati in quel punto. Era considerato un gesto di una certa intimità. Inoltre lui era turian solo per metà, l’altra era quarian e questo faceva si che la sua pelle fosse più morbida e chiara rispetto al normale. Rendendo il lieve tocco delle dita di lei più accentuato.
« Si, quando siamo da soli. Non in mezzo a una sala da ballo di un ricevimento, con molti importanti generali turian presenti. »
Lei non rispose, ma piegò un po' la testa di lato e lo guardò sott'occhi. Dolcissimi occhi verdi come smeraldi che sembravano sorridere, incorniciati in un grazioso viso abbellito da delle lentiggini e il tutto sormontato da una folta chioma di capelli naturali rosso fuoco. Una rarità anche tra gli umani e il tratto fisico che il suo ragazzo apprezzava più di lei, proprio perché i turian erano privi di peli e li trovava qualcosa di esotico ed affascinante almeno su Olivia.
« Non è giusto, non puoi guardarmi così con quei tuoi bellissimi occhioni verdi, hanno un che di ipnotico e ….» prima di finire la frase, il turian la coinvolse in un caschè.
Le scappò una risatina ma quando risalì non stava più ridendo e il suo viso era dello stesso colore dei suoi capelli: rosso.
« Sei pazzo! Se qualcuno avesse visto dove hai messo la mano. » Obiettò Olivia mentre continuavano a ballare, voltò la testa in giro per vedere se qualcuno si era accorto di qualcosa.
Per un attimo il suo sguardo cadde sull'unico batarian della festa, un tipo anziano che indossava un completo color corda, aveva una vecchia cicatrice su una guancia. Seduto, non parlava con nessuno, ma pareva tutto sommato gioviale mentre si gettava in bocca della frutta e sorrideva alla cameriera.
Riportando poi la sua attenzione su Arturus
« Sono tutti turian, nessuno di loro conosce le femmine umane così bene da scandalizzarsi. » Spiegò lui con un sorriso divertito, che invece tale conoscenza l’aveva e anche pratica.
« Quasi tutti, c'è ad esempio l'ambasciatore umano su Palaven se ricordi...in ogni caso grazie a te ho proprio bisogno di andare in uno dei vostri bagni a darmi una sistemata. » Si lamentò Olivia
Lei stava per andarsene ma si imbatté in una quarian estremamente affettuosa che l'abbracciò « Olivia tutto bene? Spero che ti stia divertendo, anche se in genere questi ricevimenti ufficiali lo sono poche volte. »
Di aspetto più simile agli umani di quanto non lo fossero con i turian e perfino dotati di capelli, i quarian erano la sola specie che come i turian era basta su destro-amminoacidi e non levo-amminoacidi. Cosa che permetteva alle due specie di condividere il cibo e avere dei figli, con qualche aiuto medico.
« Si grazie Tali, fortunatamente lo hanno fatto dopo il tramonto del sole. Altrimenti ora starei sudando, oltre a essere costretta a usare quelle untuose creme per proteggermi la pelle. »
« Lo so bene Olivia, fortunatamente gli impegni miei e Garrus ci costringono a passare poco tempo su Palaven...ma questo non dirglielo. » disse ridacchiando la quarian.
« Contaci...ma adesso scusami, devo assentarmi un attimo. »
« In effetti sei un po' rossa in viso. Sicura di star bene? Arturus non le avrai fatto prendere troppo sole, sicuramente è colpa tua. »
Lui rimase in silenzio alle accuse della madre, non sapendo cosa rispondere e avendo lei perfettamente ragione anche se per un motivo diverso da quello che pensava.
« Garrus! Puoi venire? Penso che Arturus abbia fatto prendere troppo sole a Olivia. »
Si avvicinò reggendo un paio di bicchieri, seguito da due turian e un volus con cui aveva iniziato una discussione.
« Dannazione! Arturus non ti avevo detto di fare attenzione che non capitasse. » Lo sgridò il padre.
« Il sole non centra, sto bene! » Obiettò decisa Olivia, voleva veramente togliersi da quella situazione. Se non si era sbagliata, sotto l'abito qualcosa aveva ceduto.
Si presentò uno dei turian arrivato in compagnia di Garrus « È un onore conoscere la figlia di Shepard e il più recente tra gli s.p.e.t.t.r.i del Consiglio. Mi presento: Plabious Gratius, responsabile affari economici con il protettorato Volus. Invece il piccoletto al mio fianco è..... »
« Hhhhh...ho un cervello più grande del tuo Plabious e posso presentarmi da solo. » disse il volus facendosi avanti « Botna Hul, la controparte volus di Plabius. Ho il compito di difendere gli interessi del protettorato su Palaven, in particolare affaristi di dubbia fama arrivati di recente. »  Lanciò un'occhiataccia all'altro turian.
Non rispose alla provocazione ma rivolgendosi ad Olivia chiese « Prima che ci siano fraintendimenti, voi siete Olivia Williams Shepard, s.p.e.t.t.r.o e figlia di John Shepard? »
« Si. »
« Capisco, allora forse non dovremo parlarci. Mi è stato detto di starle lontano e per nessuna ragione farmi coinvolgere in qualcosa che veda la sua presenza. »
Olivia era seccata e incuriosita in ugual misura da quelle parole « Ma lei chi è ? »
« Osom Sikobio, faccio gli interessi della Noveria Corps su Palaven. »
A lei fu tutto chiaro « Mi faccia indovinare. Il messaggio su di me arriva dall'alto, direttamente da Dasha Weaver. Ho ragione? »
Con un certo imbarazzo il turian fece segno di si « È stato inviato a tutti gli amministratori locali, pare che l'idea di avere rapporti con lei non piaccia a chi sta al vertice. »
« Già, è una cosa reciproca. Glielo posso assicurare. » Ogni volta che la sua strada si era incrociata con quella di Dasha era sempre stato per qualche grosso problema che minacciava la pace della galassia. Lei era contenta che ultimamente non fosse capitato più niente, le ultime missioni erano state dei normali compiti di routine.
« In ogni caso posso assicurarle che i nostri uffici saranno lieti di fornirle qualsiasi cosa di cui possa aver bisogno, con un lauto sconto posso aggiungere. » Rispose il turian, desideroso di abbandonare un terreno scomodo e di non mostrasi ostile.
« hhhh...Dovrebbe invece arrestare la Weaver! Oppure piantarle un proiettile in testa. Qualsiasi cosa stia facendo la Noveria Corps è certamente illegale e lei come s.p.e.t.t.r.o dovrebbe agire. » Dichiarò Botna, puntandole contro un dito grosso e tozzo
« Sei arrabbiato solo perché abbiamo tolto al protettorato alcuni buoni affari e ci stiamo rafforzando su Palaven! » Rispose Osom, era evidente che non gli piaceva che il volus desse qualche pessima idea a uno s.p.e.t.t.r.o, tanto meno a quello su cui era stato messo in guardia e rivolgendosi ad Olivia « Posso assicurare che la Noveria Corps non ha scheletri negli armadi e niente da nascondere. »
Sicuramente non negli armadi, ma quanti saranno quelli sotto il ghiaccio del pianeta? – pensò Olivia, conosceva meglio di Osmon alcuni fatti che avevano permesso a Dasha di fondare la sua società.
Ma il volus non aveva finito « Invece non è così è lo sai! » e confessò ad Olivia quello che sapeva « La Noveria Corps sta acquistando minerali in maniera esorbitante, la domanda è letteralmente schizzata alle stelle eppure non stanno producendo più del normale. La loro produzione, come le vendite, risultano invariate. Non si acquistano qualche centinaia di tonnellate di minerali senza un valido motivo...hhhh... e lei come agente del Consiglio dovrebbe indagare. » Insistette Bonta.
Osom era chiaramente preoccupato.
Di questo Olivia non aveva dubbi, capiva i loro atteggiamenti avendo un ragazzo turian con cui esercitarsi « Di quanto minerale stiamo parlando? » chiese lei, incuriosita dalla reazione dell'amministratore locale. Una vocina in testa le consigliava di lasciar perdere.
« hhhh... per darle un'idea...abbastanza da costruire venti corazzate. » Asserì il volus, Olivia non riuscì a trattenere un fischio di stupore a quella frase mentre indirizzava un'occhiata a Osom che rispose « Se ha delle domande sono certo che il nostro presidente delegato saprà risponderle.»
« Sono sicura che Dasha lo farebbe ma si tranquillizzi, non ho intenzione di ficcare il naso fino a quando la Noveria Corps non da problemi. » Affermò lei.
Osom si rilasciò, mentre Botna non riuscì a trattenere un sospiro rabbioso.
« Ora scusatemi, ma devo andare. » disse Olivia stringendo la mano di Arturus e trascinandoselo  dietro, usandolo come schermo e cercando di celare una camminata non proprio naturale.
Si chiese dove avrebbe potuto trovare biancheria intima per umani su Palaven, solo distrattamente notò un batarian avvicinarsi al gruppo di politici e affaristi.
*****
Alexya era seduta da alcune ore su una cassa dandosi della stupida in tutti i modi, ancora non credeva che fosse successo veramente. Per giocare con Diana e Trish era salita nella stiva di una delle tante navi cargo che arrivano e partono da Noveria, quando questa si era chiusa e la nave era partita.
Aveva provato a far rumore ma non era servito, non le rimaneva che aspettare che qualcuno entrasse nella stiva per una ragione qualsiasi.
Trasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo dispositivo simile a un ID in uso presso i militari per identificarsi, lei non sapeva cosa conteneva ma solo che ognuna di loro tre ne aveva uno. Doveva solo darlo a chi di dovere e non avrebbe avuto problemi a trovare un passaggio su una nave della Noveria Corps per tornare a casa o a mettersi in contatto con Dasha. Qualsiasi informazione contenesse, il personale le guardava sempre con un misto di paura e rispetto dopo averle visionate.
Come diavolo ho fatto a trovarmi in questa situazione? – pensò
« Come? » disse, come se dirlo a voce alta le avesse fornito una risposta.
Ripete la parola un paio di volte, ma solo per sentire il suono della propria voce e l'effetto che parole e lettere le provocavano in bocca.
Trovava ancora strana la propria voce, fino a quando quell'asari l’aveva avuta al suo comando lei e le sue “sorelle” parlavano solo se dovevano rispondere a delle domande. Non si ricordava molto di quel decennio passato sotto l'indottrinamento, ma trovava davvero strano come e quante parole usassero le persone per comunicare.
Sbuffò di noia, chiedendosi quante ore sarebbe durato il viaggio. Avrebbe voluto aprire le casse della stiva e vedere cosa contenevano, ma era merce della Noveria Corps e Dasha non avrebbe approvato se avesse rovinato un intero carico. Aveva da farsi perdonare un viaggio fuori programma, non voleva aggiungere altri guai al suo ritorno a casa.
Casa? Casa? Cos'è casa? – si mise a riflettere su questo termine aiutata dalla noia e dal silenzio della stiva. Prima di Dasha e Isabella era sicura di non aver mai avuto un posto da chiamare casa, ricordava vagamente una stanza che le pareva di condividere con Trish e Diana con tre letti su cui rimanevano a riposare fino a quando non erano chiamate a svolgere qualcosa.
Quando si concentrò su questo termine, però in mente non le apparvero le vette innevata di Noveria, né le enormi porte corazzate del QG della Noveria Corps sotto il massiccio di Caninea che sempre le davano una sensazione di sicurezza e accoglienza ogni volta che le attraversava, ne altri luoghi che conosceva bene.
Ma vide i volti di Diana e Trish così simili al suo, quello di Isabella altrettanto uguale mentre si allenavano assieme, Dasha che le sorrideva durante un loro ritorno dalla Grissom. Ma vide anche Takara, Tenus, Tertius, Mores, Sunt, Nequet.
« Cos'è casa? » si chiese ancora, ma dovette fare attenzione a non cadere quando un'improvvisa vibrazione fece sobbalzare diverse casse.
Rimase immobile con i sensi in allerta, cercando di captare qualsiasi suono che le facesse capire cosa stava accadendo.
Un secondo improvviso scossone fece tremare nuovamente tutto, stavolta fu davvero costretta a tenersi alle casse per non cadere.
Aveva però capito cosa stava accadendo, la nave stava venendo assaltata.
****
Qualche giorno dopo, Olivia fu piuttosto sorpresa quando aprendo la porta dell'appartamento si trovò davanti un poliziotto turian.
« Olivia Williams Shepard? » chiese l'agente
« Si » rispose lei, udendo avvicinarsi i passi di Arturus.
« C'è stato un omicidio, vorremo che lei venisse per una deposizione. »
Lei ne fu sorpresa « Certo, ma dovrà pazientare che mi prepari. Il sole di Palaven è troppo forte per noi umani per uscire senza protezioni. »
« Non c'è problema. » alla risposta del poliziotto si voltò per andarsi a preparare, lasciando ad Arturus il tentativo di ottenere qualche dettaglio in più. Lei in ogni caso ci sarebbe andata, sentiva che la sua curiosità era stata risvegliata.
Quando fu di ritorno, il suo turian preferito era riuscito a ottenere qualche informazione « Olivia, pare che un diplomatico batarian sia stato rinvenuto morto stamattina nel quartiere Tatana.»
«Cos’è successo?» chiese lei, desiderosa di vedere quali risultati aveva ottenuto il suo turian preferito chiacchierando con l'agente.
«Sembrerebbe un'aggressione di strada. È avvenuto la notte scorsa. Qualcuno gli ha sfondato il cranio con estrema violenza.»
« Come? »
«Sbattendolo contro un muro.» Specificò Arturus, mentre erano diretti sul luogo dell'accaduto.
 Il quartiere Tatana era una zona nel complesso squallida nella quale sorgevano alcune grandi dimore signorili, situata ad est della città. Chi ci lavorava doveva affrontare qualche grattacapo, ma in genere niente di importante che facesse perdere il sonno a qualcuno. 
Un politico batarian morto e il presunto coinvolgimento di uno s.p.e.t.t.r.o avevano chiaramente rovinato la giornata degli agenti locali.
Di questo lei fu sicura appena parlò con l'ufficiale turian che si occupava del caso, anche se era educato il tono non lasciava dubbi sulla sua insofferenza.
« S'è beccato una bella botta!» Commentò l'ufficiale, con una note divertita nella voce.
« Sapete chi è? »
« Dhank Cran'kah. Vuole dargli un'occhiata?» A un suo gesto affermativo, li condusse al corpo ancora adagiato a terra, mentre altri agenti finivano di raccogliere le prove.
Il sangue era già abbastanza sgradevole di per sé, i cervelli spappolati lo erano ancora di più
Arturus e Olivia esaminarono superficialmente il cadavere.
Non avevano idea di chi fosse « Adesso volete dirmi perché mi avete chiesto di venire? Non penso vi serva uno s.p.e.t.t.r.o e ancora non so cosa ci faccio qui. » Commentò leggermente brusca, irritata dalla situazione.
Con un tono più solerte l'ufficiale chiese « L'ultima volta che qualcuno l'ha visto è stato a una cena dell'alta società a cui anche lei ha partecipato. Le ricorda qualcosa? »
Solo allora le venne in mente quel batarian seduto in disparte « Si, ma non posso aiutarvi. Mi ricordo di averlo visto alla festa, ma non ci siamo parlati in nessun modo. Ne ha fatto niente per farmi capire che volesse mettersi in contatto con me. »
« Capisco. Quando ho letto il suo nome tra quello degli invitati, ho pensato di essermi imbattuto in questioni delicate o che il batarian le avesse detto la sua personale opinione sulla sua famiglia. Fa niente, la ringrazio di essere venuta... la farò riaccompagnare a casa. » disse l'ufficiale.
« Sa di cosa si occupava? »
« Ufficialmente aveva il compito di garantire gli interessi di ciò che resta dell'Egemonia su Palaven, aveva contatti in diversi ambienti dell'alta economia. Ufficiosamente doveva corrompere chi contava perché scegliessero la sua parte e non l'altra. »
Non potendo essere ulteriormente d'aiuto Olivia e Arturus se ne andarono.
La sera stessa ricevettero delle altre visite. Ad accomodarsi in salotto furono due turian: Osom Sikobio e Plabious Gratius. L'espressione mortalmente seria. Tutti e quattro si accomodarono.
« Sono sorpresa di vederla Osom, non penso che il suo capo sarà contento di questa improvvisata nell'alloggio del mio ragazzo. » Commentò Olivia
Fu Plabius a prendere la parola, l'altro ospite perseverava nel suo silenzio « Sappiamo che l'hanno informata della morte di Dhank. »
« Si e ho detto che non so niente. Faccenda chiusa. »
Il turian sembrò deluso « Noi vorremo la sua collaborazione, ci sono alcuni interessi in gioco. Uno s.p.e.t.t.r.o può muoversi dove vuole, senza bisogno che io debba autorizza qualcosa o firmale documenti. Come turian, invece, penso di potermi fidare di lei, sembra che la mia razza le stia simpatica. » disse l'ultima frase indirizzando una sguardo a Arturus.
« Cosa volete? Se vi rivolgente a un agente del Consiglio non è qualcosa da poco, vorrei anche sapere perché non chiedete a un turian di aiutarvi? Un agente del vostro popolo sicuramente si muoverebbe molto meglio di me sul vostro pianeta. In ogni caso, se volete davvero che vi aiuti farete bene a parlare da ora. »
Plabius e Osom si scambiarono una sguardo e solo dopo lui riprese a parlare.
« Dopo la guerra l'economia di Palaven era distrutta, chiedemmo ai volus di aiutarci essendo i maggiori esperti in campo economico e finanziario, cosa che permise a loro di sviluppare una notevole influenza sull'economia del pianeta. Però per ottenere il loro aiuto volevano qualcosa in garanzia, da buoni economisti non avrebbero mai prestato miliardi di crediti senza una giusta contro partita. Accettammo di cedere la completa gestione degli impianti minerari di palladio nella provincia di Darlius per i prossimi trent'anni. Quelle miniere sono estremamente ricche e uno dei beni più preziosi della Gerarchia turian. »
« Sbaglio o quel volus, Botna Hul, ha parlato di una enorme richiesta di minerali dal mercato e perché il rappresentante della Noveria Corps su Palaven è qui? »
Osom rimase in silenzio, Plabius proseguì « Il contratto per quegli impianti è prossimo alla scadenza, molti si sono fatti avanti a chiederne la gestione. »
« Tra cui l'azienda per cui lavora Osom. » Dichiarò lei.
« Si. » Rispose il turian, pronunciando la prima parola da quando era entrato nell'alloggio
Plabius annuì e aggiunse« Ma inaspettatamente anche i batarian si sono fatti avanti, chiedendo una quota di partecipazione minoritaria. Volevano che la Noveria Corps cedesse il trenta percento della gestione delle miniere, in cambio avrebbero fornito informazioni che avrebbero permesso di escludere i volus, quando fosse venuto il momento di scegliere a chi affidarle. »
« Non sapete dove siano le informazioni e volete che qualcuno le trovi per voi. » Dichiarò a un tratto Arturus, la sua non era una domanda ma un'affermazione vera e propria
« Si! » Dissero all'unisono Osom e Plabius.
Olivia era giunta alle sue stese conclusioni « Non avete ancora detto perché dovrei farmi coinvolgere in questa storia, sono su Palaven per turismo. »
Osom si sentì costretto a fornire qualche dettaglio in più « Perché il mio capo la ritiene affidabile e perché è anche nell'interesse del Consiglio. Quello che ha detto Botna è esatto, su Noveria stanno consumando un enorme quantità di risorse ma non ne conosco il motivo ma il Consiglio si, di questo sono sicuro. »
« Come può esserlo? » Chiese lei
« Perché dalla mia posizione ho accesso ad alcune informazioni riservate, con l'appoggio del Consiglio la Noveria Corps sta facendo affari anche con i sistemi Terminus e Omega. Montagne di eezo grezzo arrivano ogni giorno al QG della compagnia nel massiccio Caninea per evitare che come succede per i metalli ci sia un aumento del costo dell'eezo, questo avrebbe conseguenze ben peggiore come un notevole aumento del costo dell'energia. Agenti del Consiglio come lei hanno fatto in modo che la cosa non venisse notata. Ma la “fame” di metalli non sembra placarsi e abbiamo avuto un ulteriore problema a causa di “pirati”. Molti carichi sono stati assaltati, non sappiamo ancora chi ci stia dietro, ma le posso garantire che Dasha Weaver ha intenzione di risolvere entrambe le cose con la massima determinazione. » Asserì il dipendente della Noveria Corps.
Olivia aveva ascoltato con la massima attenzione. Non le piaceva che Dasha e Aria facessero affari insieme che fosse eezo o altro, aveva sempre avuto dubbi sul fatto di aver fatto bene a mediare una pace tra loro due quando un asari estremista Mythra Zon aveva spinto Dasha ad assemblare un esercito e assaltare Omega.
Se Noveria e Omega lavoravano insieme avrebbero costituito un polo di potere non trascurabile. Riguardo al fatto che Dasha si sarebbe impegnata al massimo di questo  poteva essere sicura, aveva al suo servizio i migliori assassini, un vero esercito di guardie e se la normale mano d'opera non fosse stata sufficiente poteva contare su Isabella, oltre ad essere lei stessa un'abile assassina e un cecchino formidabile.
« Va bene ...»
« Olivia sei sicura? » chiese Arturus, ma un gesto dello donna lo fermò
« Indagherò ma non prometto niente, se scopro che mi avete tenuto nascosto qualcosa mi tirerò fuori, non faccio questo per simpatia nei confronti del suo capo Osom, glielo dica pure, ma conosco i suoi modi, so cosa aspettarmi e non mi piace. »
I due turian risposero a qualche altra domanda e solo molto sul tardi se ne andarono.
Solo dopo che li ebbe accompagnati alla porta e furono usciti Arturus chiese « Stai morendo dalla voglia di sapere cosa sta succedendo su Noveria e in cosa è coinvolto il Consiglio? »
Voltandosi verso la sala non vide nessuno, poi qualcosa di morbido lo colpì in faccia. Era caduto dal piano superiore, osservandolo mentre lo teneva con le mani riconobbe il reggiseno di Oliva.
Alzando la testa la vide che le sorrideva, china in avanti e appoggiata a un muretto che nascondeva quanto bastava ma che lasciava intuire qualcosa.
Non volendo cadere nella palese trappola chiese « Sei sicura che sia una buona idea? Forse per una volta dovresti rifiutare. »
Lei non rispose, si chinò sparendo per un attimo dalla sua vista. Lui afferrò al volo il secondo oggetto tirato da Olivia, delle mutande umane. Questa volta lui rimase decisamente senza parole, quando ne incrociò lo sguardo capì che avrebbe dovuto salire subito o cercarsi un posto dove dormire per quella notte. Salì di corsa la scala per arrivare al secondo piano, odiando la propria ragazza per come sapeva evitare una discussione sull'opportunità delle sue decisioni.
Il giorno dopo erano stati fino a sera davanti a quello che era l'ufficio di Dhank, l'unica idea che era venuta ad Olivia era che nessuno avesse ancora recuperato le informazioni sui volus. Gli agenti di guardia avevano abbandonato la porta solo poche ore prima, quando dopo un'approfondita ispezione avevano portato via tutto ciò che ritenevano necessario.
Olivia non poteva escludere che quello che cercava fosse tra quello recuperato dagli agenti di sicurezza, ma pensava che per documenti così importanti avrebbe scelto con cura dove nasconderli.
Fu con interesse che vide un batarian entrare nell'edificio, da quello che sapeva la vittima era l'unico della propria razza a viverci.
Si trattava di un appartamento di due stanze al quarto piano di un tetro caseggiato. La mobilia era scarsa ma pulita e ordinata. Nella stanza più interna si trovavano il letto, un paio di vestiti e alcuni oggetti personali che non rivelavano niente di particolare. Nell'altro vano campeggiava un tavolo, sul quale era posato il terminale privato della vittima. Ogni stanza era illuminata da un'unica finestra posta troppo in alto per potere vedere fuori
Il misterioso visitatore forzò la porta senza problemi. Una volta dentro, sebbene le finestre sembrassero irraggiungibili, trascinò il tavolo sotto una di esse, vi salì era sopra e allungandosi all'esterno tastò a casaccio con le mani alla fine trovò qualcosa.
Dovette fare una notevole forza per staccare quello che aveva trovato dallo stretto bordo esterno della finestra, un nascondiglio pericoloso, l'oggetto era stato protetto contro ogni scherzo del clima locale così come era stata presa ogni precauzione perché non potesse cadere di sotto.
Saltò giù dal tavolo incominciando a esaminare cosa aveva trovato. Improvvisamente si fece guardingo, voltandosi di scatto e assestando un pugno deciso al turian che aveva tentato di coglierlo alle spalle. I guanti pesanti batarian fecero fare al suo avversario un notevole volo indietro costringendo una seconda figura, che solo in quel momento vide, a scartare di lato per evitare di essere travolta dal suo compare che cadeva.
Il batarian approfittò della confusione creatasi per tuffarsi in avanti e guadagnare l'uscita, dietro di se poteva sentire i passi del suo inseguitore, dal rumore era sicuro che fosse solo uno. Uscì dal palazzo e svoltò in un vicolo, cercando un posto adatto dove un batarian potesse nascondersi.
Quando un colpo di pistola gli graffiò la guancia non si mosse, alzò le braccia e si voltò lentamente. Sapeva riconoscere il colpo di un professionista da quello di un dilettante
« Umana ti stai ficcando in guai che non conosci, vattene e dimentica tutto. »
« Sbagliato. » Rispose Olivia puntandogli l'arma contro.
« Si, sbagliato. »
Olivia si accasciò al suolo quando qualcosa la colpì alla nuca.
*****
Lo schiaffo la svegliò. Olivia sbatté un paio di volte le palpebre prima di prima di poter distinguere cosa ci fosse davanti a lei, un feroce mal di testa le annebbiava ancora la mente.
Rudemente una mano le afferrò il volto costringendola a guardare avanti, lei riconobbe il batarian di ieri sera.
« Non c'è tempo umana. Quando entreranno da quella porta di che il tuo nome è Lydie Crace se vuoi vivere, se scoprono che sei uno Shepard ti uccideranno all'istante, sei un capo artigliere dell'Alleanza. Fidati e forse potrò evitare la tua morte. »
La porta dietro di loro si aprì e Olivia tossì sputando saliva, quando il batarian la colpì violentemente allo stomaco.
« Che fai? » Chiese il batarian appena entrato
« Si è svegliata e ha detto qualche commento su di me, dimostravo quanto gli avevo apprezzati. Cos'hai deciso Efapo? »
« Abbiamo controllato il suo ID, è solo un soldato qualsiasi della maledetta Alleanza. Dimmi, cosa ci facevi li? »
Olivia non rispose subito, cercando di farsi un'idea della situazione e che il suo cervello decidesse una buona volta di aiutarla « I-Io...Io ero con un turian, un amico...mi ha chiesto un favore...ero li per dargli una mano. Diceva che potevamo trovare cose interessanti con cui arrotondare lo stipendio, l'Alleanza non paga molto. Quando ho visto quel batarian scappare, ho pensato che avesse trovato qualcosa e l'ho seguito, poi non ricordo. »
« Sei stata sorpresa da altri due dei miei uomini la fuori. Ti avrebbero uccisa subito ma Areno qui presente ha pensato che fosse meglio interrogarti prima, ma pare sia stata una perdita di tempo. Uccidila Areno. »
« Aspetta! E' un'umana in salute, sa combattere e credo sia anche di bell'aspetto tra la sua gente. Potrebbe farti guadagnare bene con Maltia Bellculus, proprio come l'altra. »
Efapo sorrise mostrando una serie di denti aguzzi « Qualche credito in più fa sempre comodo. » disse in tono divertito al suo sottoposto.
Senza aggiungere si voltò per andarsene « Il tuo nome umana? » Chiese a un tratto proprio sulla soglia della porta.
« Lydie Crace » rispose Olivia, Efapo uscì. Areno impassibile lo seguiva a sua volta lasciandola sola.
Solo allora poté ammirare la stanza in cui la tenevano, un piccolo locale interamente di metallo impregnato dall'odore di oli di metallo. Corte catene, ma con anelli spessi le bloccavano gambe e braccia alla parte costringendola a rimanere in piedi, a ridosso della parete. Per il momento poteva solo aspettare, sperare nel proprio ragazzo e chiedersi chi fosse Areno.

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Capitolo 7
*** III) Arena e Combattimenti ***


Quando Olivia scese da quella che scoprì essere una normalissima nave cargo, si trovò sotto la volta di un enorme cupola, un foro centrale aveva permesso l'atterraggio della nave. Spinta da un paio di guardie batarian e accompagnata da Areno e Efapo varcò una porta blindata, facendola entrare in un ambiente dall'aria estremamente raffinata, con decine di tavoli disposti attorno a una struttura centrale di forma ottagonale, leggermente più in basso rispetto al resto del locale. Dai tavoli si aveva una visione perfetta della piattaforma.
Prima che potesse chiedere dove fosse una turian con un paio di guardie si avvicinò senza dire niente piantandosi davanti a Olivia e osservandola. Lei la guardò fissandola negli occhi.
Efapo si fece avanti « È lei l'umana di cui ti ho parlato Maltia, sono sicura che può farti guadagnare bene. »
« È la seconda volta che mi porti della merce interessante. È preoccupante, potrei pensare che sei diventato intelligente? » disse senza smettere di fissare Olivia.
« Cosa devo fare di te umana? L'arena o la puttana? » e senza attendere risposta protrasse un braccio verso di lei.
Olivia reagì di scatto come anni di allenamento le avevano insegnato, afferrando il braccio e torcendolo, ma non proseguì oltre quando avvertì il rumore di diverse armi estratte e puntate su di lei.
Maltia si massaggiò il braccio libero dalla presa e guardando Olivia disse « Arena. » emettendo il suo giudizio e schiaffeggiandola subito dopo, lasciando su di lei più lividi di quanto una mano umana avrebbe potuto fare « Impara presto chi è la tua padrona e forse avrai anche dei momenti piacevoli. »
« Quanto? » Chiese Efepo
« Non avere fretta, come sempre voglio prima vederla nell'arena. Se sopravvive al primo incontro potremo concludere l'affare. » e rivolgendosi alle guardie disse « Portatela via. »
Impossibilitata a ribellarsi Olivia venne condotta via.
Non sapeva dire da quante ore si trovava in quella fetida cella, le mura erano di spessa roccia e l'assenza di una finestra garantiva un'aria stantia, una robusta porta di metallo la separava dalla libertà.
PPPssshhh , il verso proveniva da oltre la porta. Lei si avvicinò guardinga, non sapendo cosa fare bussò contro la porta per segnalare la propria presenza.
La feritoia si aprì e quattro occhi la fissarono. Era Areno.
« Ho solo pochi istanti, non interrompere. Siamo nelle rovine di una città fortezza turian risalente ai tempi della guerra, non abbiamo lasciato il pianeta. Combatterai nell'arena, nei giochi biotici clandestini, cerca di sopravvivere non posso aiutarti. »  e fece cadere qualcosa attraverso la feritoia,  risuonò con rumore metallico per terra, e la chiuse.
Olivia sentì i suoi passi allontanarsi. Raccolse l'oggetto che aveva lascito cadere, solo un pezzo di metallo con un lato rozzamente affilato. Lo nascose nelle tasche, un coltello rudimentale era ben poca cosa, ma al momento giusto avrebbe potuto fare la differenza.
Erano venuti a prenderla mezz'ora prima, buttando nella sua cella un'imbarazzante armatura alquanto esotica che lasciava esposta un po' troppa carne per i suoi gusti e perché fosse di qualche utilità.
Il seno e linguine erano le sole parti che copriva, si cambiò dando le spalle alla porta, sperando che nessuno stesse spiando, nascondendosi addosso come meglio poteva l'arma improvvisata.
L'avevano poi portata nella cella in cui si trovava ora, dotata di una finestra a livello del suolo dell'arena aveva potuto vedere gli ultimi due incontri.
Fu con un misto di orrore e curiosità che assisté al primo incontro tra un Vorcha e un leone terrestre. Inconsciamente si trovò a fare il tifo per la bestia, solo per il fatto di essere originario della terra
In quello successivo vide un turian misurarsi con un salarian mentre il pubblico urlava e incitava il proprio campione, seduti su confortevoli sedie attorno a eleganti tavoli sorseggiando drink e mangiando. Protetti da un campo di forza che li separava dai combattenti e che impediva a questi ultimi di tentare la fuga.
Solo il salarian lasciò l'arena sulle su gambe.
Una porta opposta a quella da cui era arrivata si aprì nella cella di Olivia, non potendo fare altro vi entrò. Sbucò ai lati dell'arena ottagonale, mentre quello che doveva essere il presentatore la annunciava al pubblico.
« Ora per deliziarvi l'ultima novità di questa sala di divertimenti, “la selvaggia rossa” un'umana senza poteri affronterà uno dei beniamini del pubblico Onime “l'imperturbabile”, la drell che sazia la propria dea con offerte di sangue! »
La beniamina del pubblico entrò nell'arena in quel momento, nel più assoluto silenzio e fissando davanti la sua avversaria. Dava l'idea che il resto per lei non esistesse.
Sull'arena era calato un silenzio carico di attesa.
A una decina di metri di distanza la drell sembrava una statua, immobile com'era in quella che sapeva essere una posizione di preghiera. Olivia cercava di mostrare la stessa tranquillità; riteneva di avere l'addestramento e l'abilità per farcela, ma non era una biotica. Un addetto porse a Olivia una spada, Onime ricevette una lancia.
Alzò la vista e vide un tabellone in aria con le puntate, la davano perdente cinque a uno. Olivia impugnò saldamente la spada preoccupata nell'usare un'arma a cui non era abituata, i corti pugnali usati dai soldati erano tutta un'altra cosa.
Su un palco rialzato, a ridosso dell'arena, Maltia osservava la scena
Riecheggiò una sirena.
Per un attimo Olivia restò immobile, poi l'addestramento di anni di servizio e quello impartitole ancora prima a lei e agli altri figli degli eroi della Normandy SR2, da quelle stesse leggende viventi, ebbe il sopravvento salvandola.
Un crack distinto gli giunse quando la lancia della drell si frantumò colpendo il campo di forza alle sue spalle, gettandosi di lato aveva evitato il salto biotico incredibilmente veloce di Onime.
Olivia sentì un dolore acuto sotto le costole, un calcio dell'avversaria la colpì intercettandola mentre di spostava. Anche se l'attacco iniziale era andato a vuoto la drell aveva reagito senza problemi.
Olivia vacillò e fu sul punto di cadere. Indistintamente, udiva le voci degli spettatori.
Onime usando ciò che restava della lancia come un randello, le fece sfuggire di mano la spada mentre un pugno biotico le costrinse a terra.  Il sapore del sangue le riempì la bocca e un occhio era velato di sangue. Per un momento tutto quello che riuscì a fare fu restare ferma, ma sapeva che o faceva qualcosa o era morta.
La drell le era incredibilmente vicina, poteva vederne i piedi. Cogliendola di sorpresa, estrasse la rudimentale arma che Areno le aveva dato e la piantò con forza nella caviglia della drell rigirando il coltello per allargare la ferita. Cadde a terra insieme a lei e le si gettò sopra, recuperando la spada e puntandogliela alla gola
 «Arrenditi!» gridò.
La drell la guardò stranamente « Sono incontri a morte, non ci si può arrendere. »
Olivia si alzò in piedi barcollando e tirò su Onime che fece un tentativo di ribellarsi, ma una ginocchiata nell'addome la fece desistere e la trascinò attraverso l'arena.
Davanti al palco con Maltia, «Diglielo! » gridò lei alla drell
Onime abbasso la testa. « Mi arrendo!»
Sulla turian lo sguardo di stupore, mentre il pubblico esultava per l'inaspettato risultato.
« Questi incontri sono a morte umana, pensavo l'avessi capito. Uccidila. »
« No! »
« Come? »
« Vieni tu nell'arena! »
« Umana tu sei solo una merce, posso disporre ti te come voglio! » Un batarian la raggiunse bisbigliandole qualcosa all'orecchio. La turian sembrava sul punto di morire soffocata dalla sua stessa rabbia, ma poi si rilasciò.
« Mi hanno ricordato che tu non sei mia finché non ti compro e come ho detto lo farò a fine del tuo primo incontro. Che però non è ancora finito, non c'è stato un morto come richiesto dal regolamento. » - si alzò in piedi e urlando disse - « La casa si avvale del diritto di far entrare il suo campione. Le puntate saranno venti a uno .»
Urla di eccitazione da parte del pubblico accolsero quella notizia.
Esattamente come prima qualcuno fece il suo ingresso nell'arena. Era vestito da capo a piedi con  un'armatura nera smaltata e una maglia di ferro argentea, ad Olivia ricordò quella di qualche Olofilm storico. L'elmo le copriva interamente la testa e solo una visiera bucherellata le permetteva di vedere. Era armata di una pesante mazza.
Lanciò un urlo rabbioso, irradiando una luce bluastra che la avvolse per intero e si precipitò su di loro con uno schianto biotico. Olivia si scansò per evitare il colpo, Onime non poteva farlo e alzò una barriera biotica per parere il colpo.
La mazza avvolta di potere biotico bucò la barriera come se non esistesse. Il Campione di Maltia attaccò urlando, calando l'arma. Spaccò il cranio di Onime, schegge di osso e materia cerebrale si sparsero tutte attorno. La mazza era calata con tale forza che del cranio non rimaneva che poltiglia, il corpo era senza capo.
Si voltò verso Olivia urlando e attaccò. Lei non provò neanche a bloccare l'attacco, non si sarebbe mai affidata di un'arma che non sapeva usare e la scherma non rientrava tra l'addestramento fornito dall'Alleanza.
Per questo continuò a muoversi velocemente, per schivare l'attacco e sperando che presto si stancasse. I poteri chiedevano molto energia, indipendentemente dalla specie.
Il campione sferrava colpi tremendi, il pavimento dell'arena si sbriciolava sotto di loro. Olivia ebbe però la sensazione che non sapesse usare quell'arma, non meglio di lei con la spada.
Il suo attacco era sempre lo stesso, dall'alto in basso poche volte di lato, i vari attacchi erano intervallati da alcuni secondi che le permettevano di recuperare fiato.
Sfuggendo all'ultimo attacco, si trovò alle sue spalle e scoprì il campione in difficoltà quando dovette voltarsi e lo vide assumere una posizione di guardia, come se avesse temuto un attacco che non si aspettava.
Sferrò un colpo verso il basso, in direzione delle sue ginocchia. Olivia si spostò e volarono schegge dal pavimento, il campione sbuffò e menò un altro colpo, questa volta all'altezza della testa.
Anche questo a vuoto, roteò la pesante mazza.
Olivia indietreggiò, ma con orrore si accorse di essere arrivata al limite dell'arena, il campo di forza la bloccava. Il pubblico urlava pregustando la fine.
Saltò all'ultimo evitando la mazza che colpì il campo di forza. Una violenta scarica investì il campione che perse la sua arma, indietreggiò lentamente, inciampò, cadde a terra.
Il pubblico era ammutolito. Olivia si avvicinò, a terra il suo avversario sembrava incapace di muoversi.
Poi udì un rumore insolito provenire da dentro l'armatura, il suono di qualcuno che piangeva. Olivia fece per avvicinarsi, ma delle guardie armate di vere armi fecero il loro ingrosso, la disarmarono e la ammanettarono. Venne presa e sospinta all'internò, lo stesso accadde al campione che venne trascinato e fatto uscire da un'altra parte.
Quando fu di nuovo nei sotterranei, Areno fermò la guardia « Maltia non ha ancora pagato. La prendo io in consegna, è merce che non vi appartiene. »
« Fatti un giro! » fu la risposta della guardia.
Un calcio alle sue parti basse quelle di Areno « È merce che non vi appartiene.» Strattono malamente Olivia per un braccio e la condusse via.
« Sei viva bene, ma Maltia è arrabbiata. Quando Efepo ti avrà venduta potrà farti quello che vuole. »
Lei deglutì « Si sono accordati? »
« No, Efepo si è accorto che Maltia ti vuole più che mai, vuole tirarla per le lunghe per alzare il prezzo. Un bene per noi, ma ancora non so come farti uscire da qui. »
« Chi sei? »
« Non ti interessa. Ho una missione, se devo scegliere tra la tua vita e la missione tu sarai sacrificata. Siamo entrambi soldati, dovresti capire. »
« Si. Del campione di Maltia cosa sai dirmi? »
« Solo voci, non ero sulla nave che ha abbordato quel trasporto. Quando sono tornati alla base avevano imprigionato questa umana pazza...»
« È un'umana? »
« Si...l'avevano catturata dopo che aveva ucciso diversi batarian, tenendola in vita pensando di venderla o di farci comunque dei crediti. Forse volevano farla prostituire...ma Efepo aveva conoscenza nell'ambiente dei giochi clandestini. L'ha venduta a Maltia, dopo che ha ucciso il precedente campione l'ha subito proclamata tale. »
Areno si fermò, la sbatte violentemente contro il muro la sua faccia molto vicino alla sua, una mano sul sedere, l'altra sotto il seno.
Due guardie passarono, dandogli appena un occhiata e proseguendo oltre facendo qualche battuta oscena.
« Allontanati. » Sussurrò Olivia, quando furono passate.
Lui si scostò e come prima ripresero a camminare « Mi spiace. »
« Il campione cos'altro sai? Pareva che non sapesse usare quell'arma »
« Maltia ama lo spettacolo, per questo veste i suoi combattenti con queste ridicole armature. Ma vuole che ci sia un velo di mistero intorno al suo campione, per questo l'armatura la cela completamente. Anch'io ho notato che era goffa con quell'arma, pare che quando l'hanno venduta avesse una spada, probabilmente è con quella che ha ucciso il suo predecessore...Siamo arrivati.» disse fermandosi davanti a un'entrata sorvegliata.
« Dove siamo? »
« I bagni, Maltia ama che i suoi “animali da spettacolo” siano puliti per il pubblico. Se desideri incontrare il campione potresti farlo qui, se riesci a convincerla sarebbe un comodo alleato. So che la Noveria Corps non assume mai dilettanti. »
« Come? »
« Eh? »
« Hai detto Noveria Corps? »
« Si, ora entra non è normale che resti qui fuori. » e andò via. Olivia non ebbe altra scelta che entrare.
Una volta dentro una guardia tolse ad Olivia le manette. Si massaggiò i polsi guardandosi attorno, i bagni non erano più puliti di altri posti di quel complesso sotterraneo, c'era solo lo stretto necessario per lavarsi e una grossa vasca nel terreno.
Con disappunto notò che erano misti, maschi e femmine di diverse specie, una trentina di individui parzialmente vestiti o nudi condividevano quel luogo.
Alzò lo sguardo al soffitto, guardie armate su un camminamento li sorvegliavano. Doveva rinunciare a qualsiasi possibilità di intimità.
Fortunatamente “l'armatura” era ridotta così al minimo che poteva lavarsi tenendola addosso.
Quando entrò nella vasca  e si lavò, sentì una risatina. Voltandosi vide distesa lungo il bordo della vasca un asari il cui corpo era ricoperto da numerosi cicatrici, alcune della quali parevano molto vecchie e senza un occhio. Era completamente nuda.
« Si vede che sui nuova, altrimenti non indosseresti quel costume, oramai qui nessuno ci fa più caso se indossi qualcosa o no. »
Olivia non rispose ma indirizzò un'occhiata alle guardie sul camminamento sopra di loro, l'asari se ne accorse.
« Sono qui per sorvegliarci e per impedire che il bagno diventi un’orgia. La cara Maltia non vuole  guerriere gravide, non potremmo combattere. Ovviamente puoi dirle che preferisci lavorare come puttana ai tavoli, può darsi che ti dia ascolto ma non prima che ti abbai fatto distendere su un tavolo e le guardie non ti stuprino fino a quando non si stancano. »
« Un vero cuore d'oro. » Commentò Olivia.
L'asari rise di gusto « Vero e si prende cura di noi anche morte. Non ci butta in una fossa, vende i nostri organi al mercato nero e il resto viene dato in pasto agli animali dell'arena. Come vedi un'impresa a impatto zero, non si butta via niente. »
« Dovrebbero premiarla come imprenditrice dell'anno su Palaven. »
L'asari rise di nuovo. « Dimmi nuova, hai un nome? Non mi piace dare informazioni senza neanche sapere con chi sto parlando. »
« Lydie Crace... Il campione? Vorrei incontrarlo!»
« Non è qui. Maltia la starà punendo per non averti uccisa come ha chiesto, ma non la ucciderà. Non si incontrano spesso biotici così potenti. Tu invece morirai presto, dopo la tua bravata nell'arena. »
« Forse. Chi sei? Del campione cosa sai dirmi? »
« Morirai presto, non ho motivo di dirti il mio nome. Ti interessa il campione...perché no? Se lo uccidi tu, io potrò misurarmi con solo di qualcuno più debole. È una giovane umana, ha ucciso il suo predecessore tagliandolo quasi in due con un colpo di spada. Un taglio netto dalla testa fino all'addome e dopo ha cercato di scappare. Le guardie hanno avuto la meglio solo grazie al numero, dopo Maltia le ha messo quell'armatura. In verità è una prigione, pesa talmente tanto che la si può muovere solo usando i poteri e scappare con quel peso addosso è impossibile. Non prima però che Modrak Gaxx, il krogan a capo della sicurezza, le avesse dato una sonora lezione, quel bastardo sa come colpire senza rompere ossa. Sicuramente le starà dando una lezione anche ora. Maltia le aveva ordinato di ucciderti, ma non ci è riuscita, questo merita una punizione.»
« So che è stata presa su una nave della Noveria Corps. Assumono solo personale addestrato, è possibile che sia una ex- ombra? »
« Non conosco gli usi di voi umani, ma non penso. Io suoi movimenti sono simili a un'ombra, ma diversi... mi ricordano qualcosa che ho visto nella guerra contro i razziatori, ma non ricordo cosa. »
« A quale ricordo ti riferisci e cosa centrano gli usi di noi umani? »
« A uno in cui difendevo una stazione di comunicazione, ma non riesco a essere più precisa. Ho menzionato gli usi di voi umani perché non penso che l'Alleanza addestri bambini. »
Olivia aggrottò le sopracciglia a quella risposta.
« Tutti i combattenti nello spazio comune! » Annunciò una voce.
Lo spazio comune era semplicemente la palestra dove si allenavano.
In palestra Olivia non credette a quello che vide. In mezzo allo spazio, legata a dei ganci tramite delle funi vi stava un'adolescente. Braccia tese verso l'alto, occhi chiusi, il petto che si alzava e abbassava in respiri corti, gambe divaricate dalle funi che stringevano le caviglie.
Olivia fu disgustata da quello che vide, anche perché la giovane vittima aveva gran parte della testa e della faccia, il braccio sinistro e la mano destra coperti da lividi, lo stesso poteva dirsi delle gambe.
Lei cercò di pensare, di mettere assieme tutte le informazioni che aveva ma il risultato la lasciava sempre sconvolta. Quel viso così simili a uno più maturo che lei aveva già visto, quei capelli biondi, ma soprattutto gli occhi, che poté vedere quando la prigioniera mosse leggermente la testa, di un colore celeste e piani di rabbia le tolsero ogni dubbio.
« Maltia vuole che sia punita ma deve rimanere viva. Potete farle ciò che volete fino a domani mattina. Le guardie non interverranno qualsiasi cosa succeda. » disse Modrak e uscì dalla stanza.
Olivia sconvolta si accostò all'asari con un solo occhio. « Quel ricordo che menzionavi. Potrebbe essere che ti riferivi a un phantom? »
« Esatto, ci hai azzeccato in pieno! » disse sorridendo l'asari battendosi un pugno sul palmo della mano « Non sai il fastidio di non ricordare, quelle maledette mi fecero faticare. Anche se è impossibile che...»
Olivia non la stava ascoltando, si era diretta verso la vittima.
Un umano si era avvicinato alla giovane prigioniera e le sue intenzioni non potevano essere più chiare. Ma prima che potesse realizzarle il suo naso si ruppe sbattendo contro il pavimento, Olivia gli prese il braccio sinistro in una stretta. Si sentì lo scrocchio agghiacciante dell'osso che si spezzava e l'urlo di dolore.
Olivia si alzò, ignorando l'avversario ormai innocuo e mettendosi in guardia davanti a tutti gli altri.
Non avrebbe mai permesso, in ogni caso, ciò che stava per accadere.
« Prima di toccare lei, dovrete vederla con me. » Urlò.
« Allora ci scoperemo sia te che lei, due bellezze in un giorno. » disse qualcuno in mezzo al gruppo che gli fece eco assecondando quelle parole.
« Uno alla volta! » disse l'asari uscendo dal gruppo e mettendosi a metà strada. « La affronterete uno alla volta e niente poteri. »
Si levarono voci di protesta, ma uno sguardo dell'asari bastò a zittirle.
Olivia andò con la mente alla volta che aveva costretto il suo insicuro fratellino Steve a misurarsi con l'intero corso per la promozione a Tenente, alla stazione spaziale “ La Guardia”.
Ora toccava a lei fare qualcosa di simile.
Qualcuno si fece avanti, sarebbe stata una lunga notte.
Olivia non seppe dire quanto tempo ci volle, ore di questo fu sicura ma alla fine fu sempre l'asari ciclopica a decretare la fine di quella lotta, dopo che i più validi si erano stati sconfitti e gli inetti si guardavano intorno con aria persa.
Lei si sentiva come se fosse stata sballottata dentro a una scatola chiusa, non aveva un singolo muscolo che non gli facesse male e diversi lividi in più punti del corpo.
« Grazie » disse alla asari « Ma perché ti danno retta? »
« Sono una specie di matrona qui dentro, anche le guardie mi rispettano se non vogliono problemi. »
Olivia si volto versò colei che aveva protetto e la slegò.
« Maltia non ti perdonerà! » La mise in guardia l’asari.
« Maltia è già morta, solo che non lo sa. Aiutami e forse al termine di questa storia sarai viva. » disse senza smettere di slegare la prigioniera, aiutata dall'asari.
Quando lo fece dovette prenderla al volo, per evitare che cadesse. Dolcemente la distesa al suolo.
« Tieni. » Disse l'asari porgendole una coperta presa chissà dove.
La usò per coprire la ragazza. China su di lei chiese « Ehi piccola! Mi senti? »
Lei non si mosse.
« Sono sicura che conosci Steve, lavora alla Grissom e ogni giorno deve vedersela con tre spadaccine i cui nomi sono Diana, Alexya e Trish, tre giovani e bellissime ragazze, e la loro sorella maggiore Isabella. Si può dire che conosco Dasha Weaver, una donna con una mira eccezionale, ma conosco anche Tetrius, Tenus, Sunt, Mores, Naomi e Maquet. Una volta abbiamo lavorato tutti assieme per salvare la galassia, non so se Dasha te l'ha mai raccontato. » disse nel tono più dolce e rassicurante che poteva.
Le parve che le labbra della ragazza si muovessero « Non ho capito? »
Avvicinando l'orecchio colse una singola parola « Casa. »
« Tranquilla andrai a casa molto presto, ci andremmo tutte. »
L'asari guardò stranamente Olivia, come se avesse appena detto una grossa stupidaggine.
« Ora dimmi, chi sei delle tue sorelle? »
« Alexya… »
« Bene Alexya, prometto che troverò un modo per far uscire entrambe, se mi aiuti aumenteranno le nostre possibilità di chiamare aiuto.»
A quale parole Alexya si mosse, nonostante il tentativo di Olivia di impedirglielo. Si mise a quattro zampe e si infilò una mano in gola. Vomitò.
« Alexya smettila! »
Ma la ragazza non la ascoltò e prese qualcosa dal proprio vomito e glielo porse. Senza fare smorfie lei lo prese. Quello che vide fu un ID  di identificazione, molto simile a quello usato dai soldati.
« Segnale d'aiuto, segnale per Dasha. » Rispose Alexya
« Come fai ad averlo con te? »
A questa domanda la ragazza fece una smorfia « Ingoiato...molte volte. »
Olivia non si soffermò sul possibile significato di quella frase, ma strinse a se la ragazza con sincero affetto « Sei stata brava Alexya. Dasha e Isabella saranno molto orgogliose di te. Presto riavrai la tua spada. »
Lei avvertì il corpo della ragazza tremare, poi la sentì singhiozzare e alla fine piangere. Suo fratello gli aveva scritto molte volte di loro, sapeva quanto per ognuno di loro fosse importante la propria spada. Si chiese dove fosse finita quella di Alexya.
« Posso avere una spiegazione? » Chiese l'asari ciclopica
Olivia sorrise, ma non aveva niente di allegro « Maltia si crede in gamba, vediamo come reagirà quando chi dico io le farà crollare il suo piccolo regno in testa. »
Prima che potessero azionare il suo piano gli allarmi suonarono. Le porte della palestra si aprirono e Efepo con i suoi uomini si fece avanti  « Prendetele! Non cederò merce non pagata. » gridò.
Olivia tentò una reazione ma era troppo dolorante per fare qualcosa e il nemico era armato e con corazze, vere corazze.
Presero lei e Alexya e ferirono l'asari a un fianco quanto tentò di difenderle. Nella confusione generale Olivia perse ID e lo vide cadere a terra vicino all'asari ferita, nessuno badò alle sua parole
« Prendilo! Usalo! Ti prometto che sarai libera!»  « Fallo! » fu l'ultima cosa che l'asari le sentì dire prima che le porte si richiudessero.
Olivia non aveva idea di cosa stesse succedendo, venne trascinata fuori per altre vie e si trovò nello stesso spazio sotto l'enorme cupola da cui era arrivata.
Guardando verso l'alto, attraverso l'enorme apertura centrale da cui la nave doveva essere entrata vide la sagoma inconfondibile di una corazzata turian delle forze di sicurezza.
Con schizzi ovunque esplose la testa di un batarian affianco a lei, seguito da un altro. Si voltò e vide una squadra turian le cui insegne erano quelle della guardia nera avvicinarsi di corsa, al suo comando un cecchino formidabile.
« Arturus! Arturus! » gridò lei a squarcia gola. Non vedeva il volto del turian, aveva un armatura completa, ma riconobbe lo stesso il suo ragazzo.  Fu sicura che in quel momento la vide.
Il turian corse verso di lei, in maniera quasi folle si esponeva al fuoco nemico mentre passava dal fucile di precisione a quello d'assalto. Allontanandosi troppo perché la sua squadra potesse coprirlo. Ma nessun nemico lo sorprese, un angelo vegliava su di lui o meglio un arcangelo.
Quando un’altro colpo di precisione eliminò un batarian attorno ad Olivia, lei seguì con la vista il percorso a ritroso del proiettile. Un turian con un'armatura blu stava facendo strage dei nemici.
Olivia si dimenava, cercava di liberarsi.
Ma un batarian si mise tra lei e la salvezza. Areno teneva imbracciato un lanciamissili e lo usò.
Il suo bersaglio era la base di una grossa colonna spezzata, all'esplosione questa cadde frapponendosi tra i turian e i batarian e dando a questi ultimi l'occasione di fuggire.
« Fottutissimo bastardo! Gran figlio... » Gli urlò Olivia, ma dovette smettere quando con un colpo del calcio del fucile Areno le fece perdere i sensi.
Arturus sorpassò la colonna solo in tempo per vedere l'astronave con sopra Olivia che prendeva il volo. Urlò di rabbia a quella vista, tutta quella che aveva in corpo, non gli importava se non era un comportamento degno di un turian. Le perdite in battaglia sono inevitabile diceva la dottrina turian, in quel momento a lui non importava.
Garrus distante vide la disperazione del figlio e sentì un nodo in gola. Avevano scovato rapidamente il posto dove era stata portata Olivia ma per farlo non aveva contattato Shepard e Ashley, ora non aveva più scusanti e si chiese in quale modo avrebbe guardato in faccia l'amico.
*****
« Che ci guadagno? » Chiese Maltia alla centrale della sicurezza turian dove era stata portata dopo il suo arresto. Garrus aveva voluto interrogarla di persona, aveva anni di esperienza sulle spalle in questo campo e sapeva che si sarebbe potuto spingere oltre la legge senza problemi per ottenere le informazioni che voleva.
Ma anche Maltia aveva anni di interrogatori, subiti. Fu con rabbia che vide la porta aprirsi nonostante il suo ordine di non essere disturbato, ma lo stupore fu maggiore quando vide che si trattava di suo figlio, solitamente ligio al regolamento.
« Signore, abbiamo degli ospiti inattesi. »
« Cosa vorrebbe dire? »
Gli ospiti inattesi si fecero largo senza problemi nella sala « Perché ID di Alexya si trova qui Vakarian? » Chiese Dasha, puntando con i suoi occhi neri e intensi i due turian, dietro di lei Isabella e due ragazze che le assomigliavano moltissimo: Diana e Trish.
« Cosa vuoi Dasha? Non ho tempo per i tuoi problemi. » Rispose Garrus con tono arrabbiato
« Ne io per i tuoi! Ma qualcuno qui mi dirà le risposte che voglio. » Disse premendo con foga un dito sul petto di Garrus.  Al turian fremettero le mandibole e Dasha digrignò i denti, mentre sostenevano l'uno lo sguardo dell'altra.
« Dasha!? » Domandò una voce, intervenuta a interrompere quel confronto.
I due si voltarono verso colei che aveva parlato. « Maltia! Che diavolo fai qui? » Chiese la Weaver
« Ci deve dire quello che sa su alcuni batarian. » Spiegò Garrus
« Perché non usciamo da qui e cerchiamo di capire che succede? » Propose Arturus
Senza dire altro i due uscirono.
« D'accordo Dasha, prima tu. Che succede? »
« Ho perso Alexya, è salita per sbaglio su una nave cargo in partenza. Ma quando ce ne siamo accorti era tardi, la nave era già stata assaltata da alcuni pirati batarian, sono settimane che mi creano problemi. Non trovo la loro base. Alexya, le ragazze, ognuna di loro ha un ID che gli ho fornito che le identifica come personale di livello I° della Noveria Corps. Questo le autorizza ad avere il supporto del personale in loco della ditta, in più questo dispositivo emette un segnale ogni volta che viene usato e mi informa della loro posizione. Ora che sai...dov'è Alexya? »
Garrus guardò bene Isabella e le due ragazze, solo dopo disse « Mi spiace, non abbiamo trovato nessuno che le assomigliasse. Non ci sono ragazzine. »
Prima che Dasha rispondesse, fu Arturus a intervenire « Perché prima non scopriamo come e perché ID si Alexya si trova qui? »
La donna sbuffò, ma fece cenno con la testa che accettava. Non fu un problema scoprirlo, un tecnico turian aveva inserito ID in un terminale per analizzarlo, per farlo lo aveva attivato. Ammise di averlo avuto da un asari ferita con un occhio solo.
La trovarono in infermeria, distesa su un letto a causa della ferita, alla domanda di Dasha se aveva visto una ragazza assomigliante alle due con se rispose « Si »
« Dov'è? »
« L'hanno presa dei batarian e anche quell'umana dai capelli rossi. » A quell'aggettivo Dasha si chinò avanti, facendosi più attenta e con una strana sensazione in corpo. Alla sua richiesta di spiegare tutto l'asari raccontò ogni cosa.
Di come la ragazza fosse stata venduta dai batarian, delle percosse di Mordek, di come fu esposta agli altri lottatori, ai loro desideri, di come un'umana dai capelli rossi di nome Lydie Crace l'avesse difesa e le avesse urlato di tenerlo e usarlo, perché questo avrebbe fatto crollare su Maltia il suo piccolo regno.
Al termine del discorso il volto di Dasha era un blocco di ghiaccio, non esternava nessuna emozione al contrario quello di Isabella era la rabbia incarnata, immobile e silenziosa. Diana e Trish erano state fatte uscire, dimostrando una certa sensibilità la Weaver aveva preferito che non ascoltassero cosa poteva essere capitato ad Alexya, conosceva bene l'ambiente dei giochi clandestini biotici. Arturus e Garrus erano almeno sollevati di sapere che Olivia era viva.
Dasha estrasse un biglietto e glielo diede « Chiama questo numero se hai problemi. Sono gli avvocati della Noveria Corps, sapranno aiutarti. » L'asari lo prese.
Lei uscì di scatto dalla stanza. Appena fuori « Dove c'è un Vakarian c'è uno Shepard, si dice in certi ambienti. Una donna dai capelli rossi, sul serio? Volete dirmi che la cara, vecchia e rompicoglioni Olivia è coinvolta in tutto questo? Non perdete tempo a mentirmi. »
« Si!» fece Arturus « Ha salvato Alexya da una gran brutta esperienza. Quindi invece di arrabbiarti perché non ti rendi utile. Maltia non parlerà tanto presto con noi, ma con te? Secondo me non si rende conto di chi aveva tra le mani. » Propose Arturus.
« Siete disposti a farmici parlare alle mie condizioni? » Chiese e fissò Garrus.
Il turian rimase qualche secondo in silenzio « Si, ma che sia viva quando esci. »
« Dasha perché se qui? Che succede? » Disse vedendola entrare. Le si avvicinarono dai lati opposti del tavolo.
« Maltia, tu hai avuto una ragazzina umana tra le mani...di cui hai fatto il tuo campione...sapevi la sua provenienza? »
« No, l'ho comprata da degli schiavisti batarian come tante altre volte. »
« Quella ragazza era su una delle mie navi.... »
La turian rimase un attimo senza fiato, sapeva cosa voleva dire « Non lo sapevo, ti giuro...»
« Era sotto la mia diretta protezione... »
« Posso rimediare in qualche modo. Ne sono sicura … posso ripagare sicuramente il suo valore. »  Isabella l'afferrò per il collo, sul davanti e la sbatté contro il muro, tenendola sollevata contro di esso con un solo braccio. Una luce biotica l'avvolgeva tenuemente, la rabbia e il potere trattenuti stavano esplodendo.
« Isabella è sua “sorella” maggiore, ci tiene ad averla indietro. A questo non puoi rimediare. »
Maltia sentì brividi scendergli lungo la schiena. Si costrinse a mantenere una parvenza di calma, a controllare il respiro.« Dirò tutto, ogni cosa. Ma ha una condizione, voglio vivere e non mi si dovrà  fare del male. »
« Prometto che uscirai da qui viva e in salute. » Promise la Weaver
Dieci minuti dopo avevano tutte le informazioni necessarie.
« Bisognerà contattare la Forza N7, è l'unica con una forza sufficiente già pronta. La SR3 è alla Cittadella per manutenzione, richiederebbe troppo richiamarla. Speriamo bastino le forze qui su Palaven.» Commentò Garrus.
« Ehi! Assomigli a quella puttanella che ci stavamo per scopare! » Disse a Isabella un prigioniero batarian che passava li, scortato da un agente.
Un movimento rapido, un sonoro Crack! e la testa del prigioniero ruotò all'indietro, fece in tempo a battere ancora una volta tutti e quattro gli occhi prima di cadere disteso in avanti senza un lamento.
Isabella nella furia non aveva neanche estratto le spade, la rabbia gliele aveva fatte dimenticare, aveva fatto tutto a mani nude.
Un silenzio irreale invase la sala, tutti la fissarono.
« Muoviti Vakarian e non preoccuparti di quale vantaggio abbiano loro, noi ne abbiamo uno maggiore. » Rispose Dasha.

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Capitolo 8
*** III) Il trio si riunisce ***


Il salarian entrò nella stanza furibondo « Non dovrebbe mancare molto all'arrivo di Efepo. Quell'idiota, per ottenere qualche credito in più ha rischiato di farci perdere le informazioni che ha recuperato sul protettorato volus. Per poco i turian non lo catturavano. »
« Ma non è successo. » Disse Bano Dhab'senrek raggiungendolo da una stanza laterale di quel locale che fungeva sia da abitazione che ufficio.«Efepo stava solo rispettando le nobili tradizioni batarian sulla schiavitù. Noi batarian dobbiamo fare il possibile per mantenere vive le tradizioni che il Consiglio e la Nuova egemonia vorrebbero estirpare dal cuore di tutti i veri batarian.»
« Sempre che non interferiscono con gli interessi dell'Unione Salarian. »
Bano voleva tagliare corto, troppe volte aveva sentito il salarian lamentarsi della scarsa disciplina che esigeva tra i suoi uomini. « Efepo ha inviato un resoconto sull'accaduto. » prese un datapad e glielo porse.
Lui lesse tutto per alcuni minuti e chiese « Queste foto di chi sono?  »
« Un paio di umane che ha recuperato nell'arena dei combattimenti di Maltia. Quella dai capelli rossi è il motivo per cui ci è andato, sperava di venderla. L'altra, quella bionda e giovane, è quella che ha venduto settimana scorsa, l'ha rubata a Maltia insieme all'altra mentre i turian attaccavano, così Efepo potrà vendere due volte la stessa merce. Una bastarda rognosa che ha ucciso diversi batarian quando hanno assaltato un cargo della Noveri corps. Era stata catturata e venduta lo stesso giorno. Ha inviato quelle foto con una richiesta di annuncio. Quando si tratta di ottenere un guadagno non vuole perdere tempo. »
« Non posso credere che siate così idioti! » Dichiarò il salarian in tono tagliente.
« Attento a come parli! »
Il salarian rise nervosamente e disse quello che sapeva.
*****
Areno stava camminando per i corridoi della nave furioso con Efepo. Quello stupido si era voluto riprendere l'umana dai capelli rossi e anche la ragazza che aveva venduto in precedenza a Maltia, solo per ricavare qualche credito in più alla prossima occasione di venderle.
Aveva rischiato di farli ammazzare tutti dai turian, facendo fallire la sua possibilità di liberarsi di quella ingombrante figura. Quando aveva accettato questa missione sotto copertura non aveva mai pensato che avrebbe incontrato la figlia di John Shepard, se gli fosse successo qualcosa per opera di un batarian la posizione del suo popolo si sarebbe fatta ancora più difficile.
Aprì con foga la porta della prigione improvvisata in cui erano state confinate le prigioniere. Un pugno lo mandò a stendere.
Una lama appoggiata alla gola gli impedì di alzarsi, a reggerla Alexya
« Meglio se spieghi cosa sta succedendo. » Gli disse Olivia chinandosi sulle ginocchia vicino a lui. « Alexya vuole tornare a casa e anch'io. »
L'unica risposta fu un grugnito di rabbioso. La pressione sulla gola aumentò, una piccola goccia di sangue bagnò la lama rudimentale.
« Ti posso assicurare che questa ragazza sa come si usa una lama, di qualsiasi dimensioni. Anche una artigianale come quella che mi hai dato e che ti preme sul collo. »
« Come vi siete liberate?  » Chiese lui.
« Una grande ladra mi ha insegnato qualche trucco. Avevi ragione...quella piccola lama che mi hai dato è stata incredibilmente utile. »
« Felice di sentirlo, ma non sopravvivrai senza di me. Stiamo andato in un posto dove sarebbero felici di vendicarsi di John Shepard uccidendone la figlia.  »
Olivia sorrise a quelle parole « Che si mettano in fila, i nemici in famiglia non ci mancano. »
« Sono il solo che può aiutarti...aiutarvi.  » disse l'ultima parola fissando Alexya. La ragazza aveva il respiro corto e accelerato, gli era chiaro che l'avrebbe ucciso con piacere.
« Prima voglio sapere cosa sta succedendo a partire da chi sei Areno. È il tuo vero nome? »
« Si. » Il batarian soffio rumorosamente
« Efepo e i suoi uomini. Lavorano per qualcuno o per se stessi? »
« Efepo è solo un idiota. Si è unito a un gruppo di batarian estremisti che vorrebbero prendere il comando dell'attuale egemonia. Lui però è solo in cerca di un'occasione che gli permetta di fare la bella vita, ho solo dovuto “bussare” alla sua porta  e mi ci ha tirato dentro, considerando gli idioti di cui si serve non ho avuto problemi a ritagliarmi una posizione di rilievo. »
« Hai parlato di una missione. Qual è e chi ti ha dato gli ordini?  »
« Ultimamente una voce sta allarmando i vertici della Nuova Egemonia. Si dice che esista un modo per riportare tutti i batarian sul loro pianeta natale, è chiamato “La via.” Ho avuto l'ordine di indagare e la cosa si è rilevata più grande del previsto. Il piccolo gruppo disorganizzato che mi aspettavo di trovare, non era piccolo ma anche terribilmente ben finanziato, a capo vi è Bano Dhab'senrek. Lavorava per la Noveria Corps, ma si è licenziato e ha incominciato a mettere in giro queste voci. I salarian si sono dimostrati interessati. »
« I Salarian? »
« Quei viscidi anfibi sono sempre stati furbi. Quando hanno sentito di Bano hanno accettato di finanziarlo, in cambio lui li avrebbe aiutati a creare problemi su Noveria tramite attacchi pirati. Un'offerta che Bano non avrebbe mai potuto rifiutare. »
« Che interessi hanno i Salarian per Noveria?  »
« Noveria è sul portone di casa dei salarian, sperano che creando problemi alla Noveria Corps di mettere un piede nella società, almeno è quello che penso, non ho prove. »
« D'accordo e per quale motivo dovrebbe avercela con la mia famiglia? »
« La distruzione del portale Alpha. »
Olivia deglutì a quelle parole, non che non ci avesse pensato ma « È successo per difendere la galassia dai razziatori. Dovreste sapere cosa sarebbe accaduto se mio padre non lo avesse fatto.  »
« Si e molti batarian, soprattutto tra quelli della nuova generazione, non odiano Shepard. Ma molti della vecchia guardia continuano a desiderare la sua morte. I più sono innocui, ma continuano lo stesso a odiarlo, come se quel sentimento fosse un ricordo del loro mondo perduto e così alcuni dei loro figli che hanno imparato a disprezzare quel nome. Bano ha usato quest'odio per trovare seguaci, non so se lui vi odia davvero ma certo sarebbe felice di poter esporre la figlia di John Shepard ai propri uomini. »
« Tu no? »
« No...tuo padre ha fatto la sola cosa necessaria. Inoltre se ti accadesse qualcosa per opera di questi pazzi è probabile che l'intera mie specie sarebbe guardata come dei paria dal resto della galassia.  »
« Capisco, ma ancora non mi è chiaro come tu sia finito su Palaven a cercare dei documenti. La tua missione era un'altra. »
« I salarian...loro volevano le prove della truffa dei volus, ma non so il perché. Non so se la nuova egemonia avesse già mandato un agente a recuperare le informazioni, così mi sono comportato come se fossi l'unico in grado di farlo. Mi sono unito alla missione, volevo impossessarmene e sostituire le informazioni con dei falsi e consegnare gli originali alla prima occasione sicura. Ma la morte improvvisa di Dhank e il tuo arrivo hanno complicato le cose.  » Disse stoccando ad Olivia un'occhiataccia più eloquente di mille parole.
« Che bella situazione.  » disse sconfortata Olivia « Dasha mi dovrà un paio di favori. Alexya lascialo andare, se vogliamo farcela lui ci servirà. » la ragazza non si mosse, ma si passo la lingua sulle labbra mentre aumentava la pressione sulla gola di Areno.
« Se vuoi rivedere Dasha, Isabella e le tue sorelle il suo aiuto ci servirà. »
Per un attimo lei parve indecisa, alla fine scese da sopra il batarian permettendogli di rimettersi in piedi. Lui osservò la ragazza mentre si massaggiava la gola.
« “ Se vuoi rivedere Dasha”....intendi Dasha Weaver? L'amministratore della Noveria Corps? » Chiese Areno ad Olivia
« Si. »
« Che legame può avere questa ragazza umana con quella donna? »
« Conosci la guerra di Omega? » Domandò lei
« La guerra che non c'è mai stata tra Aria T'Loak e Dasha Weaver, tenuta nascosta dal Consiglio per evitare di fare una brutta figura. Mai sentita nominare. »
« Dasha mise insieme un esercito per salvare una persona. Anche se non era Alexya, sono sicura che userà tutto il peso della Noveria Corps per trovarla. Ancora una cosa, non mi hai detto chi ti manda?  »
Lui si fece  improvvisamente attento e rigido. « Mio padre...il governatore della nuova egemonia. »
Olivia sgranò gli occhi.
« Ka'hairal Areno... Ka'hairal Balak è mio padre. »
La nave atterrò senza problemi sulla piattaforme esterna della base, ma quando Efepo ne scese, accompagnato da Areno con un paio di altri uomini e le due prigioniere, aveva avuto un messaggio che qualcuno era interessato ad acquistarle e di farle scendere subito, ebbe una spiacevole sorpresa.
Bano, con una ventina di uomini e un salarian lo stava aspettando.
« Tutto questo per due umane?  » Chiese
Il salarian lo ignorò avviandosi alle due prigioniere e fissandole. Si chinò verso Alexya « Non ci posso credere...siete voi... questo va oltre alle semplice fortuna. »
Olivia rimase calma e impassibile « Se lo sai, sapete contro chi ti stai mettendo? »
Efepo intanto seguiva la discussione senza capire. Il salarian alzò il capo verso di lei « Lo so perfettamente. »
Olivia e Alexya erano state ammanettate con le mani dietro la schiena, tutta scena perché le manette non era chiuse. Areno aveva scelto quella posizione per la possibilità di passarle, se necessario, qualcosa senza essere visto.
Lei sentì la famigliare e solida impugnatura di un'arma in mano. Prima che qualcuno potesse reagire una granata stordente, fatta cadere da Areno finì tra i piedi del salarian.
Olivia chiuse gli occhi e distolse lo sguardo, anche così la luce accecante passò attraverso le palpebre ma non la abbagliò. Con un solo movimento si liberò delle manette e fece fuoco sui nemici più vicini, colpì anche una cella energetica non lontana da loro che liberò scariche elettriche che investirono in parte i nemici.
Areno con due colpi precisi del proprio fucile a pompa si era liberato dei due soldati scesi con lui dalla nave e strattonò Olivia per una spalla, dovevano correre via approfittando della momentanea confusione.
Scapparono via, ma rallentati da Alexya. La ragazza non era stata abbastanza pronta e non riusciva a vedere.
La testa del batarian di guardia all’uscita del hangar esplose quando il fucile a pompa di Areno lo colpì in faccia.
Si voltò indietro per dare copertura ad Olivia, che con indosso ancora una finta e molto ridotto armatura non aveva protezioni. Ma lei dimostrò che non aveva bisogno del suo aiuto, aveva recuperato un fucile d’assalto da uno dei nemici e stava facendo un buon lavoro con la propria arma.
-Di sicuro non gli sta rendendo le cose facili.—pensò, un secondo dopo senti un ringhiare sommesso e un rumore di artigli sul cemento.
Si chiese quando fossero arrivati, perché era sicuro che quando era partito nella base non ci fossero una dozzina di varren addestrati al combattimento. Feroci carnivori estremamente aggressivi, abituati a cacciare in branco sono spesso usati da krogan e batarian come mastini da guerra.
« Tutti quanti! Smettete di sparare.  » Gridò una voce stridula. Il salarian si era ripreso ma i batarian smisero di sparare solo quando fu Bano a ordinarlo. Si rivolse ai fuggitivi.
« Arrendetevi non vi sarà fatto del male, siete ostaggi con un certo valore da vivi. Quella ragazza è uno di quei cloni che sono sotto la responsabilità di Dasha Weaver, sappiamo che lei ci tiene. Sarà un buon modo per ricattarla. Invece, lei, Olivia Williams Shepard un nome che può aprire o chiudere molte porte se usato nel modo giusto.  »
C fu una certa agitazione tra i batarian quando sentirono quel nome. Olivia rispose semplicemente « No! »
Il salarian li osservò freddamente, estrasse un telecomando e lo usò, i varren che bloccavano l’uscita cominciarono a muoversi.
« Sono varren modificati per eseguire azioni semplici, come catturare invece di uccidere, anche se è impossibile prevedere quali ferite potrete riportare. Seguite il mio consiglio e arrendetevi, non garantisco che al termine abbiate ancora tutti i vostri arti o che qualcuno si prenda la briga di riattaccarveli.»
*****
Garrus non aveva avuto problemi a ottenere la completa collaborazione degli uomini dell'Agenzia per la sicurezza N7. Se Shepard l'aveva fondata, Garrus era stato il suo vice.
La Noveria Corps aveva degli stabilimenti sul pianeta e numerose navi cargo attraccavano e partivano ogni giorno scortate da Divisone N, la sezione della sicurezza della Noveria Corps. Il suo braccio armato ed esercito privato agli ordini della Weaver, che aveva anche aperto alcuni magazzini in cui erano state stipate delle armi destinate al mercato di Palaven.
Su ordine di Dasha Divisione N si unì all’impresa, motivati da una promessa di una paga extra. Su Dasha Weaver si potevano dire tante cose, ma quando pagava lo faceva bene.
Tutti si erano riforniti in modo adeguato, procurandosi anche qualche arma pesante.
Una volta raccolta una forza sufficiente partirono diretti a Logasiri.
Il pianeta era appartenuto ai batarian prima della guerra. Non lo avevano mai veramente colonizzato ma avevano costruito numerose miniere in cui facevano lavorare gli schiavi. Dopo la guerra, per il numero ridotto di batarian sopravvissuti il pianeta era stato ceduto al Consiglio come garanzie per le risorse che quest’ultimo aveva concesso a loro per insediarsi su Anhur, abbandonando di fatto Logasiri. Il pianeta era diventato la nuova “casa” per tutti coloro che non condividevano i progetti dell’attuale egemonia e volevano un ritorno agli antichi valori culturali della propria razza, come il ripristinò della schiavitù.
Quando questa forza d’assalto mista giunse sul pianeta trovarono senza troppi problemi la base degli aspiranti ribelli e pirati. Un complesso, in parte interrato, usato in passato per la raffinazione dei minerali. Le informazioni di Milta risultarono precise.
Nascosto dietro a una roccia Arturus fissava impaziente il conto alla rovescia di due minuti, aspettandone la fine. Attorno a lui un centinaio di soldati tra Forza N7 e mercenari della Noveria Corps avevano preso posizione. Non sapevano a quanto ammantassero le forze del nemico, ma non gliene importava. Avrebbe salvato Olivia. Diede di gomito a Dasha.
« Sicura che ci riescano?  »
« Sono phantom, sono nate per questo genere di cose.  »
Garrus per rassicurare il figlio disse « Per una volta sono d’accordo con Dasha, nessuno qui potrebbe fare di meglio in un operazione di infiltrazione. » Poi tacque, alzò il braccio e segnalò di avanzare. I due minuti erano terminati.
In silenzio avanzarono, anche se Forza N7 e Divisione N non avevano mai lavorato assieme si mossero senza problemi. Erano tutti veterani e l’esperienza suggeriva cosa fare. Testimoni del loro avvicinamento le sentinelle di guardia non si mossero né gridarono, sembravano addormentate. Un taglio netto sulla gola, senza sbavature, dimostrava che stavano tutte dormendo il sonno eterno.
Quando furono a ridosso della porta, Arturus varcò l’entrata e si lanciò all’interno.
*****
Olivia uccise due varren sparandogli dritto sul muso, un terzo le balzò contro. Lei rotolò di lato e usando il calcio il fucile come una mazza gli frantumò il cranio. Un urlo la fece voltare.
Alexya era accerchiata, alcuni degli animali l'avevano ignorata preferendo un’altra preda. Anche senza spada cercava di combattere usando i suoi poteri biotici, ma non poteva farcela. Un animale saltò verso di lei. La ragazza vide con orrore le fauci della bestia spalancate e chiuse gli occhi.
Poi sentì qualcosa avvolgerla buttandola a terra e un liquido caldo bagnarla in faccia
Le ci volle un attimo per ritrovare il controllo e riaprire gli occhi, che si sbarrarono per lo stupore. Olivia l'aveva stretta a se gettando entrambe a terra, l'aveva salvata e protetta ma così facendo si era esposta all'attacco del varren. Il sangue colava da una brutta ferita alla spalla sinistra, bagnando Alexya.
« Tutto bene Alexya? » Chiese, senza riuscire a nascondere una fitta di dolore.
Lei fece cenno di si con la testa, ancora non credeva che avesse rischiato così tanto per lei.
Olivia si tirò su ma riuscì solo a mettersi in ginocchio, sentiva il bisogno di una pausa. Attorno a loro i varren si muovevano in circolo. Areno a sua volta ne aveva uccisi un paio
Anche se non poteva fare niente, Olivia alzò lo stesso un braccio facendo cenno ad Alexya di rimanere dietro di lei. «Sarai un assassina, ma per me sei solo una bambina. Resta dietro e se puoi scappa senza voltarti.»
Una bestia compì un balzo che si interruppe a mezz'aria. Una figura era apparsa dal nulla e con un braccio teneva per la gola il varren sospeso in aria, anche se l'animale era più grosso e pesante. Un movimento netto con il polso della mano e gli ruppe il collo, gettando la carcassa contro gli altri varren che si allentarono confusi dall'improvvisa apparizione.
La figura, in un'armatura da phantom, si voltò verso di loro. Alexya si era rimessa in piedi, ma prima che potesse riprendersi venne stretta in un poderoso abbraccio e sollevata in aria.
« Trish, lasciami andare! Aria! » solo allora Alexya venne messa giù. L'abbraccio di Trish l'aveva sorpresa non meno della comparsa di lei. I poteri biotici conferivano alla sorella una forza inaudita.
« Contenta dell'aiuto, ma mi auguro che tu non sia venuta da sola. » Disse Olivia.
Trish la guardò appena, non sapeva chi era, lei era li solo per Alexya. Impugnò la spada, non aveva tempo per stupide distrazioni, ma prima che potesse estrarla la sorella le disse « Olivia, sorella di Steve. »
« Chi diavolo è?  » Chiese Areno approfittando di quel momento di pausa.
Trish fissò Alexya  per essere sicura di aver capito bene. Poi un improvviso un ringhio sommesso fece voltare tutti.  Un esemplare più grandi degli altri si fece avanti, era il capobranco. Labbra arricciate, bocca parzialmente aperta con canini ben in evidenza, pupille piccolissime le fissavano, corpo lievemente inclinato in avanti. Si preparava ad attaccare.
Poi mosse la testa di lato come per guardarsi attorno, fece qualche passo indietro. Un’altra figura apparve dal nulla, saltandogli sulla schiena e affondandogli una spada nel muscolo della spalla.
Il varren ruggì, dimenandosi furiosamente cercando di afferrare con le fauci chi le era montato in groppa. Si liberò dell'ingombrante figura quando si buttò schiena al suolo, ma questi saltò via giusto in tempo, atterrando in piedi senza problemi. Il capo branco caricò, lei evitò, ma l'animale rotolò al suolo per via della spalla ferita, finendo proprio ai piedi di Trish.
Lei alzò un piede per riabbassarlo sulla testa dell'animale, questa esplose come un chicco d'uva matura pigiato tra due dita.
« Un’altra?  » Brontolò Areno. La nuova arrivata, anche lei con indosso un armatura completa da phantom, aveva la completa attenzione dei varren superstiti che puntavano tutti su di lei. Questi attaccarono in branco. Come se fosse un gioco Alexya e Trish presero a incitare la sorella « Diana! Diana! Diana!.. . »
Saltò in mezzo a loro, ogni volta che essi caricavano ella si gettava leggermente di lato. Talmente rapida nei movimenti che l'occhio non riusciva a seguire tutti i movimenti, mentre balzava sopra le bestie con una doppia capriola per cadergli dietro.
Le bestie continuavano a saltarle addosso, lei le evitava quasi volteggiando e con lei volteggiava la sua spada. Prima a cadere fu un singolo varren, poi un altro e alla fine nessuno rimase in piedi. La loro spessa pelle presentava  numerosi tagli, ma solo uno mortale.
Fecce un'ultima capriola all'indietro atterrando proprio di fronte a Alexya « Bene? » Chiese e passò una mano sul viso di lei ancora sporco del sangue di Olivia su cui erano ancora visibili i segni del pestaggio subito nell'arena dal krogan a capo della sicurezza.
« Si, protetta. » Disse indicando Olivia
« Qualcuno mi spiega ? » chiese Areno.
« Ti presento Diana e Trish, le “sorelle” di Alexya e...  » e guardandole « non penso che siano venute qui da sole.  »
« Non so cosa succede! » - Gridò il salarian - « Ma se non mi sarete utili da vive lo sarete da morte. Uccideteli! Tutti quanti. »
« Fossi in te mi arrenderei. » Gli rispose di rimando Olivia che ostentava una sicurezza fuori luogo.
Un batarian entrò nel hangar da un'altra via urlando « Ci... » ma il grido gli morì in gola , quando cadde faccia terra avanti. Sulla schiena il foro di un proiettile.
Qualche istante dopo da tutte le via d'accesso una forza mista di soldati con indosso la divisa di Forza N7 e Noveria Corps fece il suo ingresso gridando « Gettate le armi! Sdraiatevi al suolo! Non fate scherzi.»
Olivia guardò accigliata questa forza d'assalto mista , soprattutto quando i soldati che fecero irruzione da dove loro avevano cercato di uscire intimarono a loro gli stessi avvertimenti.
« Pensate davvero che potrei nascondermi qualcosa addosso! » Disse seccata indicando la propria succinta “armatura” da spettacolo.
« Olivia! Per gli spiriti. sei salva!? » Chiese Arturus arrivando trafelato, aveva qualche graffio ma per lo più stava bene. Garrus veniva subito dopo
La abbracciò con gioia e lei fu lieta di sentirsi nuovamente avvolta da quel piacevole calore che le placche del turian emanavano « Dio! Che bello rivederti Arturus, voglio di ritornare al nostro appartamento e di farmi un bagno. »
Sussultò un attimo quando senza dire niente, per non rovinare il momento Garrus, la medicò con del medigel.
« Ci andremo subito, ma prima dobbiamo finire qui. » Rispose Arturus
« Su questo hai ragione. » disse lei, facendosi più decisa. « Lui è con me, lasciatelo! » Intimò a un paio di soldati che stavano arrestando Areno.
« A tempo debito dovrai spiegarmi tutto.  » - Le mormorò Arturus in un orecchio - « Compresa questa nuova ...”divisa”. »
Ma prima che potesse farlo qualcun altro gridò « Alexya! » la ragazza si guardò un attimo in giro e corse via, saltando imbraccio a Dasha cingendole il collo.
Per un istante la ex-criminale e presidente della Noveria Corps rimase interdetta a tanta manifestazione d'affetto, ma poi l'abbracciò.
Isabella apparve al loro fianco, doveva essersi divertita parecchio, da capo a piedi era ricoperta di sangue, ma incurante Alexya le cinse il collo con un braccio.
Lei la lasciò fare ma poi si staccò e le porse qualcosa che portava alla cintura. Una spada corta sull'impugnatura il nome Alexya.
La ragazza cercò di trattenersi ma non ci riuscì, le lacrime presero a uscire indipendentemente dalla sua volontà. Lei non pensava che avrebbe più rivisto la sua spada, ma in qualche modo Isabella gliela aveva ritrovata. « Grazie!  » Fu la sola cosa che disse.
« Non ho ancora deciso se ti devo un favore o no Olivia. » Disse Dasha guardando nella direzione di lei.
« Fidati, me ne devi una molto grosso. Tu e la tua società. Ora concludiamo questa faccenda. » Si diresse verso l'ultimo gruppo che ancora rifiutava di gettare le armi, quella ventina di batarian capeggiati dal dott. Bano in persona e dal salarian. Ignorò il commento di Dasha sul suo attuale vestito e sulle chiappe in vista.
« Bano si arrenda! Vuole il bene della sua razza, ma così non otterrà niente. » Gridò forte Olivia, voleva farsi sentire.
« No! I batarian hanno combattuto come tutti nella guerra, ma il Consiglio non ci aiuta a tornare al nostro mondo, i mezzi ci sono! La via esiste! Io l'ho vista, sotto il ghiaccio di Barbin... » e tacque accasciandosi al suolo, un foro in mezzo alla fronte. Olivia si girò di scatto afferrando per la canna e alzando lo Javelin di Dasha.
« Che cazzo credi di fare? » Domandò collerica.
« Piazza pulita. » Rispose Dasha. Si fissarono senza distogliere lo sguardo.
« Sono uno s.p.e.t.t.r.o. del Consiglio. »
« Non me ne frega! »
« Non voglio altre morti Dasha! Questo è un ordine!  »
« Uccisa dai pirati batarian, una scusa a cui tutti crederebbero sulla tragica morte di Olivia Williams Shepard.  »
I due gruppi di soldati che fino a quel momento avevano combattuto insieme cominciarono a guardarsi con sospetto. Garrus e Arturus le si misero di fianco, lo stesso fece Isabella con Dasha.
Alexya non capiva cosa stava succedendo, avevano tutti ucciso abbastanza quindi perché litigare? Olivia le piaceva, e non pensava che avrebbe rivisto Steve e la Grissom se le avessero fatto qualcosa. Si aggrappò a Dasha « Casa, andiamo a casa!  »
« Hai la ragazza, vattene!» Disse Olivia
Senza aggiungere altro lei se ne andò, seguita da Isabella e le ragazze , facendo cenno ai suoi uomini di seguirla. Lei aveva quello che voleva, al resto ci pensassero i difensori della legge.
Alexya era contenta, ma lo fu di meno quando la sentì dire « Non penserai di cavartela senza una punizione, dopo tutti i guai che ci hai fatto passare? » Tornare a casa voleva dire anche questo.
« Gettate le armi! È l'ultimo avvertimento! » Gridò nuovamente Olivia, questa volta i batarian superstiti ormai senza guida si arresero.
« Pare che sia vero che non si può fregare uno Shepard. » Disse il salarian e vomitò sangue « Pillola di veleno innestata nei denti. Non si prenda il disturbo di cercare prove riconducibili all'unione salarian. Non c'è ne sono.» Morì.
****
Il salarian nel morire aveva detto la verità, dopo due settimane di indagine non era stata trovata alcuna prova.
Olivia, sulla Cittadella, appena al fuori dall'hangar di attracco della Normandy SR3 ammirava la sagoma della sua nave. Era pronta a partire, ma stava aspettando qualcuno.
« Preferivo l'altra divisa, c'era più...da vedere.  » Le disse Arturus affiancandola
« Lascia perdere. Sono arrivati?  »
« Direi di si. »  Indicò due figure che si stavano avvicinando.
Un batarian e una donna umana si dirigevano verso di loro « Jessie, Areno sistematevi pure a bordo.  »
Jessie la figlia si Jacob e Brynn, salì senza dire niente. Considerava una punizione essere stata inviata li invece che in un moderno laboratorio, in effetti si trovava li proprio a quello scopo. A causa di un incidente sulla Grissom,  l'avevano buttata fuori dal suo amato laboratorio con l'idea che un ambiente con più contatto umano l'avrebbe aiutata.
Areno invece si limitò a un grugnito di saluto prima di salire anch'egli sulla nave.
« Molto allegri. » Commentò caustico Arturus.
« Già.»
« Ma sei sicura della tua scelta. Un batarian sulla Normandy SR3? Il figlio di Balak?» Volle sapere il turian.
« Si, è ora di lasciarsi alle spalle l'incidente del portale Alpha e penso che vedere un batarian sulla miglior nave del Consiglio, per non parlare dei figli di due persone di cui è risaputa la rispettiva antipatia collaborare possa essere un segnale importante.»
« Se lo dici tu, ma dovrà guadagnarsi la mia fiducia. Fino ad allora non ti lascerò solo con lui. Cambiando discorso, la tua piccola indagine, non ufficiale, su cosa stia combinando Dasha su Noveria ha dato qualche frutto?  »
« Niente, se il Consiglio è coinvolto sta facendo di tutto per non farlo sapere in giro. » Commentò Olivia.
« Se ti fa sentire meglio, dopo la tua deposizione contro Maltia quella turian passerà il resto della sua vita in una prigione su Palaven. Hai contribuito a liberare molte persone e la gerarchia turian ti deve un favore ora che la truffa dei volus è venuta alla luce. Anche se non sono sicuro di dover gioire che al loro posto sia subentrata la Noveria Corps. »
« E i batarian.»
« E i batarian, forse vorrai sapere che hanno trovato l'assassino di quel diplomatico batarian alla festa, un sicario a pagamento, però pare che la sua morte non sia legata a questa vicenda. Gli piacevano un po' troppo le femmine e qualcuno non ha gradito. » Spiegò Arturus.
« In ogni caso sono contenta di essermi lasciata tutto alle spalle. » Rispose lei e si avviarono al portellone d'ingresso della nave.
*****
Maltia era terrorizzata, non sapeva cosa stava succedendo. Si trovava su un mezzo che la trasportava a un carcere di massima sicurezza, quando si era fermato e l'avevano incappucciata. Aveva poi passato diverse ore in un ambiente molto stretto. Solo alla fine, con i muscoli doloranti per la scomodità del viaggio, l'avevano fatta sedere e permesso nuovamente di vedere. Non riconobbe subito il posto, forse lo avrebbe fatto se lo avesse visto dalla solita famigliare vista. Quella dal suo posto privato sulla tribuna, di quella che un tempo era la sua arena per i combattimenti biotici clandestini. Ma ora quel posto era occupato e lei occupava una sedia subito dietro di essa, si porse per guardare meglio chi lo occupava: Dasha Weaver.
« Grazie per avermi liberata. Ti ripagherò di tutto, con gli interessi. » Disse. Una risatina la fece voltare, a qualche metro di distanza sedeva una figura che riconobbe, quell'asari con un occhio solo che combatteva per lei.
« Quando ho recuperato Alexya era piena di lividi. I medici dicono che si rimetterà perfettamente, sai è molto dotata con la spada, più delle sue sorelle. Avrà bisogno di una terapia di sostegno, ma Isabella la sta aiutando, non potrebbe trovare qualcuno di migliore in quell'arte. » Spiegò Dasha.
« Davvero?! Bene…è stato Modrak Gaxx, il krogan a capo della mia sicurezza a farle quei lividi, una sua iniziativa per addomesticarla diceva. Isabella può prenderselo per fare pratica con la ragazza, so bene che le piace uccidere, i suoi incontri hanno sempre successo tra il pubblico. »
Dasha non rispose ma indicò con il dito verso il basso, giù nell'arena. Maltia guardò in quella direzione
Una trentina di corpi copriva l'area, lei riconobbe i propri uomini e una parte dei gladiatori usati nell'arena. In quello spazio cinque persone erano in piedi, Modrak e quattro umane, riconobbe Isabella e la ragazza che era stato il suo campione, le altre due non sapeva chi fossero ma la somiglianza fra loro quattro era troppa per non pensare a qualche parentela.
Ma il krogan stava combattendo solo contro una, le altre davano l'idea di essere li solo per guardare.
« Come vedi si sono già prese il tuo krogan senza nessun permesso, per non dire parte del tuo personale. » Le disse Dasha sorridendo.
Lei non rispose presa com'era dalla scena che aveva davanti. Il krogan caricò armato di quello che assomigliava a un grosso pugnale. Una lama più larga che lunga.
Alexya deviò l'attacco con la propria spada. Le due lame fecero scintille, ma senza opporsi all'attacco ma accompagnandolo, costrinse l'avversario ad un apertura e lo colpì. La lama penetrò nella gola e salì fino a toccare il cervello. Quando la estrasse il krogan era morto.
« MALTIA! » Urlò Dasha.
La turian sussultò« Si scusami. »
« Pare che lo spettacolo ti abbia incantato. » Commentò Dasha divertita.
« Io...perché non sento i suoni del combattimento. » chiese Maltia.
« Ho fatto modificare gli scudi attorno all'arena, a Isabella e alle ragazze non da fastidio, ma io non aveva voglia di sentire le urla di una trentina persone agonizzanti. Inizialmente non doveva esserci questo “macello”. Alexya voleva vendicarsi, ma poi anche Diana e Trish hanno voluto uccidere qualcuno, e Isabella ha pensato bene di divertisti un po' anche lei, così ho fatto buttare un po' di “carne” nell'arena  »
« Capisco. »
« Parliamo di affari, ti va?  »
« Certo. » Disse Malti più sicura su un terreno a suo agio.
« Non sei gradita a Isabella, al tuo posto lavorerà una persona di suo gradimento. »
« Chi? » Chiese la turian sentendosi mancare,
« Io, » rispose l'asari
« Eh Io? Cosa dovrei fare? »
Dasha la prese per il collo trascinandola sul bordo del palco, sotto di lei l'arena. « Le ragazze non hanno mai ben capito il concetto di perdono e neanche Isabella. Alexya vuole discutere con te di ciò che ha subito mentre era tua ospite. Sono delle bastarde sadiche quando vogliono, ti consiglio di scegliere con cura le parole.  » e la lasciò cadere.
Un volo di circa tre metri, dolorante dopo la caduta ma intatta Maltia riuscì a rialzarsi.
Un rumore di passi la fece voltare, Alexya le si parava di fronte. « Io..Alexya... » disse e si gettò a terra in ginocchio e con tono supplichevole « so che ti piace uccidere...ti posso procurai chi vuoi, ti darò la possibilità di uccidere chiunque.» tacque quando la spada le entro in gola senza ferirla. La sentiva premere in fondo contro il palato, a stento conteneva dei conati di vomito.
- Procurare?- Alexya quasi si sentì offesa da quella proposta, un predatore caccia non aspetta che gli venga portato un pasto.
Maltia sentì premere la spada contro la parte superiore del palato, d’istinto incominciò ad alzarsi. Più lei si alzava più Alexya allungava il braccio. Ad un certo punto non si trattenne e vomitò con il rischio che le contrazioni dell'addome la facessero abbassare, avvertì un dolore lancinante ai muscoli quando si oppose al bisogno di inclinarsi per rimettere. Vide il proprio vomito correre lungo il filo della spada.
« Disgustoso. » Commentò Alexya  e affondò la lama nel cervello, estraendola velocemente e pulendola sui vestiti di lei. Era l'ultima volta che ascoltava un’idea di Diana, avvicinò la spada al naso ma la allontanò subito dopo averne percepito l'odore pungente e si chiese cosa ci volesse per mandar via l'odore di vomito turian.

Note: Quest'ultimo capitolo è stato veramente difficile da scrivere. In ogni caso anche questa storia è giunta al termine. In questi tre racconti sono rimasto concentrato su Alexya, Tirsh e Diana, tre personaggi che ho cercato di definire meglio. Spero che queste storie vi siano piaciute e che queste tre adorabili e "coccolose" ragazze vi abbiano divertito.

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