you become responsible, forever, for what you have tamed di Alexiel Mihawk (/viewuser.php?uid=28142)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** But the eyes are blind. One must look with the heart. ***
Capitolo 2: *** Aria ***
Capitolo 3: *** I thought I lost you ***
Capitolo 4: *** Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere - Dragon Trainer!AU ***
Capitolo 5: *** Procedere assieme ***
Capitolo 6: *** slice of life - Avatar!AU ***
Capitolo 1 *** But the eyes are blind. One must look with the heart. ***
Note:
Ecco la raccolta su Gajeel (sappiate che lo scriverò sempre
così) e Levy a cui avevo accennato quando ho postato the strong and the ephemeral,
queste due raccolte (una Gajeel/Levy, l'altra Mira/Luxus) sono sorelle
perché nascono con lo stesso intento ovvero dedicare tempo e
amore a due coppie a cui sono davvero molto legata, ma sono sorelle
anche perché nessuna delle due avrà una trama
lineare, ma saranno composte da diversi capitoli ognuno a sé
stante, alcune drabble, alcune flashfic, alcune one shot, ci saranno
sicuramente delle AU e delle what if e forse dell'angst, per l'NC17
aspetto il porn fest.
Il titolo della raccolta è una citazione de Il piccolo
principe, così come lo è anche il titolo di
questo primo capitolo che si colloca, temporalmente parlando, alla fine
della battaglia contro i draghi, durante i festeggiamenti nel castello.
Ciò che avete letto nell'introduzione, invece, è
un estratto della prossima flashfic.
But the eyes
are blind. One must look with the heart.
Gajeel
sa di non essere la persona più adatta per quel genere di
cose, ma quando Levy
entra nel castello, con il vestito lungo e i capelli raccolti, non
riesce a
reprimere il desiderio di avvicinarsi a lei e chiederle di danzare.
«Con
quel vestito scommetto che non riusciresti nemmeno a ballare da ferma,
Gamberetto» le dice tendendole la mano «Vogliamo
vedere quante volte riesci a
cadere?»
La
ragazza abbassa lo sguardo e arrossisce, ma quando riesce finalmente a
guardarlo in faccia i suoi occhi brillano e il suo sorriso gli toglie
il respiro;
il dragon slayer non riesce a capire il motivo per cui si sente senza
fiato, sa
solo di essere felice perché lei non ha esitato, non si
è ritratta infastidita
e non gli ha dato dello stupido, e lui lo sa che col suo modo di
comunicare gli
ha detto di sì.
A
Levy non interessa se Gajeel le pesta i piedi, tantomeno se sbaglia i
passi, quello
che conta è che, finalmente, si sente come se
l’avesse vista davvero, la fa
ballare due volte e le porta persino da bere; poi finisce a fare a
pugni con
Natsu, Sting e Rogue, ma a lei non importa, perché prima di
vedere chiunque
altro, prima di parlare con chiunque altro, Gajeel è venuto
da lei.
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Capitolo 2 *** Aria ***
Autore: Alexiel
Mihawk
Titolo: Aria
Personaggi:
Gajeel Redfox/Levy McGarden
Rating:
verde/sfw
Genere: instrospettivo,
sentimentale
Avvertimenti:
flashfic, incanon, spoiler
Prompt: Fairy Tail,
Levy
McGarden/Gajil Redfox, Levy continuava a chiedersi come sarebbe stato
baciarlo
senza tutta quell'acqua intorno e non solo per salvargli la vita.
Note:
attenzione, per chi segue il manga italiano è spoiler, per
chi segue le scans invece è ambientata tra la fine del
capitolo 397 e l'inizio del 400. Il prompet è tratto da piscina di
prompt, passate a trovarci, leggere il regolamento e joinate
la community :3 Per chi fosse interessato, poi, ho aggiornato anche la
raccolta su Luxus e Mirajane, potete trovarla qui.
Aria
Le labbra di Gajeel erano insolitamente morbide, pensa
Levy mentre la sua mente ritorna a quell’imbarazzante bacio
sott’acqua. Si può
sapere a cosa stava pensando? Avrebbe dovuto arrivarci da sola a capire
che il
metodo migliore per condividere l’aria era crearla con la
magia, altro che
respirazione bocca a bocca.
Eppure
non riesce proprio a smettere di pensarci,
ripensa allo stupore negli occhi di Gajeel, a come si è
gettato dietro di lei
per recuperarla quando la corrente l’ha trascinata lontano,
al suo braccio che
la stringe a sé. Avrebbe voluto fare di più, ma
alla fine è sempre lui a dovere
dare il massimo per vincere e allo stesso tempo proteggere anche lei;
ora che
hanno il tempo di tirare il fiato, prima di ricominciare la battaglia
contro
Acnologia, Levy continua a chiedersi come sarebbe baciarlo ancora, di
nuovo, ma
questa volta senza tutta quell'acqua intorno, senza mettersi
in mezzo a combattimenti mortali e,
soprattutto, non solo per
salvargli la vita.
Mentre
l’attenzione di tutti viene richiamata da
Natsu, la sua rimane concentrata su Gajeel, che, contro ogni
aspettativa, non
sta guardando il dragon slayer, ma lei.
«Oi,
Gamberetto» inizia, afferrandola per un polso
e tirandosela rudemente addosso.
Lei gli
atterra di malagrazia sulle gambe e finisce
con l’andare a sbattere contro il suo petto, che, come al
solito, è duro come
acciaio; il ragazzo si china sul suo orecchio e quindi, in modo tale
che solo
lei possa udirlo, le sussurra: «Prova a salvare qualcun altro
nello stesso modo
in cui hai salvato me prima e giuro che ti uccido!»
Levy si
sente arrossire, sospetta di essere
diventata più o meno dello stesso colore dei capelli di Erza
e non trova la
forza per alzare lo sguardo, ma lui sa che sta sorridendo e quando
finalmente
lei gli risponde ne ha la conferma.
«E
se volessi di nuovo salvare te?»
«Credo
che finita questa storia con Tartarus avrò
bisogno di essere salvato molto spesso».
Levy
scoppia a ridere e, senza farsi vedere dagli
altri, cerca la mano del compagno e la stringe: ora hanno un motivo in
più per
vincere quella guerra a tutti i costi.
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Capitolo 3 *** I thought I lost you ***
Autore: Alexiel Mihawk
Titolo:
I thought I lost you
Personaggi: Gajeel
Redfox/Levy McGarden
Rating: verde/sfw
Genere: sentimentale
Avvertimenti: flashfic, what
if?!
Parole: 377
Note: è
un po’ what if!? Perché mi sono
immaginata un universo in cui effettivamente stanno insieme o una cosa
del
genere, non c’è davvero un contesto preciso. In
ogni caso non sono per niente
soddisfatta di come è uscita, mi scuso molto, ma la Dragon
Trainer!AU non sarà
pronta prima di un paio di giorni e l’Avatar!AU anche, quindi
è uscita questa
cosina, per colmare l’attesa.
I
thought I lost you
Gajeel
apre a fatica gli occhi e il suo sguardo si posa sulla figura di Levy,
i
capelli celesti sono scompigliati e incrostati di terra e sangue, il
vestito è
stracciato in più punti ed è abbastanza sicuro
che abbia pianto.
Quando
si accorge che è sveglio emette un gridolino di sorpresa e
si porta le mani
alla bocca.
«Credevo
di averti perso» mormora piano, mentre le lacrime riprendono
a scorrere lungo
le gote infangate.
Gajeel
ghigna, e scopre che anche solo provare a sorridere gli provoca una
scarica di
dolore in tutto il corpo.
«Questa
volta l’ho temuto anche io, Gamberetto» risponde
piano allungando il braccio e
accarezzandole il volto.
Levy
si gode quel contatto per qualche istante, beandosi del fatto che
Gajeel abbia
aperto gli occhi; sente il suo calore, sente le sue dita ruvide sulla
pelle,
vede il suo sorriso sghembo e si sente inondare da una
felicità conosciuta.
Gajeel è vivo, sì, è pieno di ferite e
probabilmente metà delle ossa del suo
corpo sono fracassate, ma è vivo
e
questo le basta. Lo abbraccia di slancio, senza pensare alle
conseguenze o a
chi li sta guardando, perché che importanza hanno le
apparenze ora?
«Ehi»
le sussurra piano il dragon slayer passandole una mano lungo la
schiena, fino
alla curva della vita, per stringerla saldamente a sé
«Non piangere,
Piccoletta, lo sai che per quanto possano prendermi a pugni, per quanto
possa
sanguinare, io non mi arrendo mai. E alla fine torno sempre da
te».
Levy
sorride e gli prende il volto tra le mani, sa che è vero, sa
che Gajeel torna
sempre, e sa che è impossibile abbatterlo, perché
è una forza della natura,
perché è così testardo da rifiutarsi
di perdere, di venire sconfitto, di cedere
alla morte.
«Ti
amo» gli sussurra piano, posandogli un bacio delicato a fior
di labbra.
Il
ragazzo non risponde, ma sorride di nuovo e la stringe più
forte, appoggiando
la fronte a quella di Levy.
Lo
sa che lo ama, lo percepisce in ogni sguardo, in ogni parola, in ogni
tocco, in
ogni gemito roco; e anche lui la ama, perché Levy
è tutto ciò che lui non è, ma
nonostante questo lo accetta comunque.
Ed
è per questo che Gajeel continua a tornare.
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Capitolo 4 *** Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere - Dragon Trainer!AU ***
Autore: Alexiel Mihawk
| alexiel_hamona
(LJ)
Titolo: Non
è ciò che ti hanno insegnato a
credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di
credere.
Personaggi: Gajeel Redfox,
Levy McGarden,
Metalicana
Rating: verde, sfw
Genere: generale,
fantasy
Avvertimenti: Dragon
Trainer!AU, One shot
Parole: 1650
Prompt:
Fairy Tail, Gajeel/Levy, Dragon Trainer!AU
Note: ho mantenuto
solo l’ambientazione di
Dragon Trainer, ma non la trama essenziale della storia, che ho
modificato in
virtù delle caratteristiche dei personaggi di Fairy Tail.
Probabilmente ne
scriverò ancora di storie ambientate in questo universo,
perché mi divertono un
sacco!
Non
è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere
importante, ma ciò in cui
scegli di credere.
Levy
è sicura di averlo colpito, non ha visto bene dove sia
caduto, ma sa di averlo
preso.
Ovviamente
nessuno le crede, perché tutti al villaggio sono consci di
quanto la piccola
McGarden sia un disastro. Tutti si ricordano di quando, per sbaglio sia
chiaro,
ha quasi dato fuoco alla casa di suo padre, e si ricordano anche meglio
di
quella volta in cui c’è riuscita e dopo tutto il
villaggio ha preso fuoco.
No,
meglio non dare retta a Levy McGarden, ad ascoltarla troppo si rischia
di diventare
come lei: sola, sempre china sui libri, con strane e folli idee che
vorticano
nel suo cervellino. Non è saggio per un vichingo pensare
troppo, finisce che ti
ritrovi a dover correre per salvarti la vita, o, peggio, senza una
gamba o
senza un braccio.
Per
quella ragione il mattino seguente Levy decide di andare a cercarsi il
suo
drago da sola. E al diavolo quello che pensano quei mentecatti dei suoi
compagni.
Forse
non sarà forte come Mira, valorosa come Luxus, non
avrà l’abilità né la tecnica
di Kana o di Erza, o il sangue freddo di Grey, ma ehi! È
Levy McGarden, figlia
del capo villaggio! È intelligente e sveglia, e lei sa, lo
sa da anni, di non
essere da meno di nessuno di loro. Se solo riuscisse a dimostrarlo!
Riesce
a trovare la vallata solo quando si accorge degli alberi abbattuti. O
meglio,
non è che se ne accorga, ci inciampa sopra, vola a gambe per
aria e scivola
lungo un dirupo per una decina di metri, a quel punto si accorge della
piccola
rientranza tra le montagne; è un luogo meraviglioso, il sole
vi si insinua
illuminando l’erba verde e un piccolo lago rifrange la luce
donando alle rocce
circostanti riflessi insoliti.
È
così persa ad ammirare il panorama che non si accorge del
drago, non subito
almeno. A riscuoterla dallo stato di torpore e meraviglia in cui si
trova ci
pensa una voce roca e graffiante.
«Stai
fermo, non riesco a vedere dove ti ha colpito se continui ad
agitarti!»
C’è
qualcuno, qualcuno che parla, qualcuno di umano; le basta sporgersi un
pochino
per inquadrare il grande drago di metallo contorcersi nel tentativo di
arrivare
alla base della coda, dalla sua posizione Levy riesce a vedere la punta
dell’arpione che lei stessa ha scagliato la sera precedente e
nel sentire le
grida di dolore dell’animale si sente in colpa.
Accanto
al drago c’è un ragazzo, lunghi capelli neri e
occhi sottili, non sa se essere
più stupita per il fatto che non sembra minimamente
spaventato o per il fatto
che la bestia sembra non avere nessun tipo di intenzione ostile nei
suoi
confronti; il giovane gli gira attorno, cercando in tutti modi di
capire dove
sia stato colpito, ma l’animale non ne vuole sapere di
abbassarsi e quindi il
ragazzo non riesce a vedere l’arpione.
Levy
continua a osservarli, rapita, perché sembrano
così in sintonia, sembrano così
amici che non può fare a meno di domandarsi come sia
possibile, perché a lei è
sempre stato insegnato che i draghi sono animali spietati e senza
sentimenti,
sono bestie che nella vita hanno un solo scopo: distruggere. Eppure ora
le
sembra che tutto quello che le è stato insegnato non sia
altro che una
menzogna, una porzione di verità dettata
dall’ignoranza e dalla paura.
All’ennesimo
tentativo del ragazzo di controllare le zampe del drago, Levy si fa
coraggio e
si decide a parlare.
«Alla
base della coda. L’arpione è alla base della coda,
tra la prima e la seconda
scaglia» si sporge a malapena da dietro la rocce dove si
è nascosta e guarda il
ragazzo, che nell’udire la sua voce si è posto a
difesa del drago con la spada
sguainata.
L’animale
ringhia e mostra le fauci, e Levy rabbrividisce.
«Chi
sei?»
«Io…»
la ragazza esita un attimo, ma decide di rimanere dietro al suo sasso
(che ha
un’aria molto rassicurante se paragonato allo sguardo del
vichingo dai capelli
scuri)«Io ho ferito il tuo drago, mi dispiace.
Scusa».
Il
ragazzo solleva un sopracciglio e le si avvicina con aria minacciosa,
Levy
indietreggia, ma non ha dove andare perché alle sue spalle
ci sono solo le
rocce da cui si è calata, stringe il suo piccolo pugnale tra
le mani e, quando
lui le si fa accanto in pochi balzi, inizia a tremare leggermente. Il
suo primo
pensiero è che voglia farle del male perché ha
ferito il suo drago, e non
avrebbe nemmeno torto, se non fosse che quel drago ha attaccato il
villaggio, e
sì, lei stava solo difendendo la sua casa.
«Dov’è?»
domanda invece il ragazzo.
Lei
riapre gli occhi (e non si era nemmeno accorta di averli serrati), gli
indica
con mano tremante un punto tra le squame dell’animale e lo
guarda mettere fuoco
e annuire.
«Metalicana,
vieni qui. No, no, di spalle, devo levarti quella roba di
dosso» borbotta
saltando sulla schiena del drago e scivolando con cautela verso la base
della
coda.
«Non
hai paura che ti faccia del male?» mormora piano Levy
sbirciando dal suo
nascondiglio.
L’animale
emette un verso strano, come se stesse ridendo di lei, e il giovane
scoppia a
ridere per davvero; le lancia un’occhiata sarcastica mentre
con mani esperte
solleva una scaglia e afferra l’arpione.
«Metalicana?
Fare del male a me? Per chi mi hai preso? Una pecora, un
pesce?»
Con
un colpo netto estrae l’arma e il drago emette un gemito roco
di disappunto, deve fare male,
pensa la ragazza prima
di domandare con curiosità: «È il tuo
drago? È davvero possibile addestrarne
uno?»
«Metalicana
non è di nessuno, piccoletta, e se vogliamo essere precisi
è lui che mi ha
addestrato, ma quelli come te non possono capire. Vivete nei vostri
villaggi e
uccidete qualsiasi cosa si avvicini».
«I
draghi non sono qualsiasi cosa» ribatte lei voce insicura
«I draghi attaccano
il nostro villaggio e razziano le nostre greggi, danno fuoco alle
nostre case e
massacrano i nostri guerrieri. Non uccidiamo per
divertimento».
«Come
no, come no. Hai ammesso tu stessa di essere la persona che ha colpito
Metalicana, no? E ti posso assicurare che non stavamo attaccando il tuo
merdoso
villaggio, piccoletta».
«Smettila
di chiamarmi piccoletta, mi chiamo Levy. E in ogni caso ti ho
già chiesto
scusa, mi sembra» borbotta tra il seccato e il dispiaciuto
«Siete passati
mentre stavo provando un nuovo tipo di arpione, volevo vedere se
funzionava e
vi ho colpito per sbaglio, e comunque nessuno mi ha creduto.
È la prima volta,
però, che vedo un umano e un drago insieme».
«Solo
perché vi insegnano fin da quando siete nati che i draghi
sono creature malvagie
e crudeli non significa che sia vero, significa solo che siete ancorati
alle
vostre idee del cazzo e non avete nemmeno il coraggio di provare a
cambiare».
Levy
vorrebbe sentirsi oltraggiata, ma non ci riesce perché sente
che almeno in
parte quel ragazzo dai capelli lunghi e lo sguardo minaccioso ha
ragione; inoltre
c’è qualcos’altro che la spinge a
credergli (o forse a volergli credere, perché
Levy ha ancora la convinzione, così poco vichinga, che la
morte e la guerra non
siano l’unica strada verso una vita pacifica) ed è
la curiosità. La curiosità
che ha sempre nutrito verso ogni cosa, la stessa curiosità
che per anni l’ha spinta
a leggere libri, a esplorare sia la foresta che le isole, a lavorare
nella
panetteria così come nella fucina.
«Posso…»
inizia con voce incerta «Posso scendere?»
Un
luccichio balena negli occhi del drago e, se non fosse più
che sicura che sia
impossibile, Levy giurerebbe che sia divertito, di nuovo;
l’animale allunga la
coda fino all’estremità della sua roccia e lei gli
lancia uno sguardo
intimorito.
«Cosa
aspetti, piccoletta? Metalicana non può stare
così tutto il giorno».
«Ti
ho già detto che mi chiamo Levy, Levy McGarden, non
piccoletta!» esclama lei
indispettita, mentre con passo incerto si aggrappa alla grossa coda del
drago,
il quale la posa delicatamente per terra.
«Levy,
piccoletta, è la stessa cosa. Non sei più grande
di un gamberetto».
E
in effetti non ha tutti i torti, e in quel momento è
così che si sente Levy:
minuscola. E non tanto perché lui sia grande e grosso,
quando più perché il
drago è uno dei più maestosi e gargantueschi
esemplari che lei abbia mai visto.
L’animale
sbuffa e la fissa con i suoi freddi occhi grigi, quindi,
inaspettatamente,
piega il muso verso il basso e arriva a una quarantina di centimetri
dal viso
della ragazza che trattiene il respiro e fa un passo indietro, andando
però a
sbattere contro qualcosa. O meglio, contro il petto di qualcuno, che
sbuffando
le appoggia le mani lungo le braccia e la tiene ferma.
«Stai
attenta, gamberetto. Non vedi che così cadi?»
Il
drago continua a scrutarla e Levy è così
affascinata che vorrebbe toccarlo, ma
ha troppa paura; forse Metalicana lo sente, forse riesce a fiutarla e
con aria
docile (e chiunque lo conosca sa che si tratta di un evento
eccezionale) si
accuccia per terra, ai suoi piedi.
«Stai
scherzando?» borbotta il ragazzo con voce scocciata
«Ti ha infilato un cazzo di
arpione nel culo».
Il
drago brontola sommessamente.
«Io
me ne lavo le mani».
Il
drago emette un sottile soffio di fumo dalle narici.
«Va
bene, va bene, come ti pare, ma io non mi fido» esclama il
giovane, quindi si
volta verso Levy «Non mi fido di te!»
«E
chi te l’ha chiesto, sottospecie di decerebrato!»
rimbrotta lei che oramai ne è
sicura, o ci resta secca o ne esce scema.
«Gajeel.
Mi chiamo Gajeel. E Metalicana vorrebbe sapere se
vuoi…» fa una smorfia strana
«Se vuoi fare un giro».
«Un
giro?»
«Sì,
un giro. Volare. Sulla sua schiena».
Levy
spalanca gli occhi e Gajeel vi legge tutto il suo stupore, la sua
trepidazione,
la sua curiosità; dopo tutto, pensa, potrebbe anche essere
divertente.
«Allora,
Levy McGarden, vuoi cavalcare un drago?»
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Capitolo 5 *** Procedere assieme ***
Titolo: Procedere
assieme
Parole: 284
Prompt: Fairy Tail,
Gajeel/Levy. Non lo
avrebbe abbandonato, sarebbe rimasta al suo fianco costi quel che costi
Note: Da un sacco
volevo scrivere
qualcosa su come Gajeel e Levy finisco assieme nel concilio ed eccolo.
Sempre
grazie al drabble event di facebook, probabilmente più
avanti tornerò
sull’argomento. Scusate il ritardo con cui aggiorno, ma
siccome credo che gli aggiornamenti continueranno ad essere randomici,
perché scrivo ogni volta che mi lasciano prompt interessanti
o ogni volta che nel manga accade qualcosa di carino e di conseguenza
non ho date fisse. Se volete lasciarmi dei prompt vi invito a passare
sul mio LJ e commentare questo post.
Procedere
assieme
Quando
Fairy Tail si era sciolta, Levy aveva guardato la sua famiglia
smembrarsi;
ognuno era andato per la sua strada e il calore rassicurante delle mura
della
gilda era andato perdendosi assieme a quei volti noti che ora le davano
le
spalle.
Aveva
ponderato a lungo su cosa fosse meglio fare.
Il
primo a sparire era stato Natsu, poco dopo era stato il turno di Erza,
e poi di
Gray e Lluvia e Wendy, sembrava che l’unica a non riuscire ad
abbandonare
davvero quei luoghi che avevano chiamato casa fosse Lucy; anche Jet e
Droy si
erano allontanati, anche se, a dirla tutta, loro ci avevano provato a
convincerla a seguirli, ma Levy aveva sorriso e aveva scosso il capo.
Così
erano spariti tutti, uno dopo l’altro e solo
un’altra persona si era fermata ad
aspettarla. Gajeel si era girato verso di lei e aveva sbuffato con
l’aria
scocciata di chi ti fa notare per la millesima volta la stessa cosa:
«Allora,
Gamberetto, ti vuoi dare una mossa o no?»
Levy
aveva spalancato lo sguardo e nel momento stesso in cui aveva
realizzato
l’implicita richiesta del Dragon Slayer aveva sorriso.
«Stai
zitto, Gajeel, non sai nemmeno dove sia il concilio!»
«Per
questo vieni con me, no? Così non mi perdo».
«Figurati,
non ti si può lasciare solo mezzo secondo, finiresti per
distruggere qualcosa e
non sapresti come pagare i danni».
«Non
mi confondere con quell’idiota di Salamander».
«Fidati,
Gajeeel, è impossibile» ridacchia spingendolo
verso l’uscita della città.
Non
lo avrebbe lasciato solo, non lo avrebbe abbandonato, non dopo tutto
quello che
aveva fatto per lei, non dopo tutto quello che avevano affrontato
assieme.
Sarebbe rimasta al suo fianco, ancora una volta, ad ogni costo.
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Capitolo 6 *** slice of life - Avatar!AU ***
Autrice:
Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: slice of life
Fandom: Fairy Tail
Personaggi: Levy, Gajeel (Mirajane, Luxus, Wendy,
Lucy, Natsu)
Avvertimento: Avatar!AU
Parole: 1817
Rating: sfw
Note: ok, è la prima di una serie di
Avatar!AU, cioè non so quando scriverò le altre,
ma so che lo farò perché mi sto intrippando.
Originariamente postata su LJ in data 6 Marzo. Se trovate errori
segnalatemeli! Per chi non conoscesse Avatar, si tratta di un universo
in cui le persone si dividono tra dominatori degli elementi e non
dominatori, esistono quattro tipi di dominatori: della terra (also
metallo, sabbia, lava), del fuoco (also fulmini), dell'aria, dell'acqua
(e derivati, ciao bloodbending). I dominatori possono dominare un solo
elemento, tranne l'Avatar che è l'unico che può
controllarli tutti e quattro ed è destinato a portare
equilibrio nel mondo. Questa si situa in un universo via di mezzo tra
the last aibender e legend of Korra. Tipo che esiste già
Republic City, ma non sono passati così tanti anni come
è avvenuto tra le due serie.
Mirajane è l'Avatar; Natsu
è un firebender; Lluvia
è un waterbender (bloodbender);
Grey
è un waterbender (icebender);
Levy
è un'airbender (spirits);
Gajeel
è un earthbender (metalbender); Lucy
è una non bender, ma riesce comunque a comunicare con gli
spiriti (because ciao spirit world); Wendy
è un'airbender.
Seriamente però se non avete mai visto Avatar (e non il
film, le serie) disonore su di voi! Disonore sulla vostra mucca!
/NON BETATA - NON RILETTA/
slice
of life
«No, no,
fermati, non vedi che stai leggendo la cartina al
contrario?!» la ragazza dai capelli turchini borbotta seccata
strappando la mappa dalle mani del compagno.
«Che cazzo ne so io,
sei tu che me l’hai piantata in mano».
«Sì,
certo, perché non riesco sia a guidare un bisonte volante
che a leggere una cartina, ho solo due mani!» esclama Levy
lasciando che il grosso animale, che li ha portati fino al confine del
regno della terra, si posi delicatamente sul suolo.
Gajeel si
innervosisce e salta giù dalla sella, borbottando qualcosa
sul brutto carattere dei dominatori dell’aria, la ragazza
nemmeno gli risponde, si limita a lanciare una raffica d’aria
nella sua direzione, scompigliandogli tutti i capelli.
«Dico
io! Sei impazzita?!»
«Oh
piantala, per colpa tua non raggiungeremo mai Republic City in tempo,
lo sai che Grey e Lluvia non tornano in città molto spesso,
il viaggio dal polo sud è lento e lungo, senza contare
Luxus, suo nonno gli ha concesso un permesso speciale per allontanarsi
dalla nazione del fuoco, e lo ha fatto solo perché Natsu
sarebbe venuto con lui. E ora loro ci aspettano e noi siamo in
ritardo!»
«Quante
storie, Gamberetto» borbotta Gajeel piantando un piede per
terra e creandosi una comoda seduta di pietra
«Basterà far muovere quel tuo coso peloso
più velocemente no?»
«Il
mio coso peloso ha un nome: Droy. Se non ti va di chiamarlo
così almeno vedi di ricordarti che è un essere
vivente e che non posso obbligarlo a una marcia forzata e, ehi! Cosa
stai facendo a Jet?»
La ragazza
si catapulta addosso al dominatore della terra strappandogli
letteralmente dalle mani un povero lemure che sta venendo impunemente
molestato.
«Che
palle, McGarden, calmati» Gajeel se la tira addosso,
prendendola per un braccio «Sai benissimo che non
è colpa mia».
La ragazza
nicchia e distoglie lo sguardo, innervosita da quel contatto troppo
intimo.
«Se
non avessi a tutti i costi insistito per venire a prendermi, ora
saresti già là» le sussurra
nell’orecchio.
Levy rotea
lo sguardo e con gentilezza gli appoggia una mano sulla spalla.
«E
tu ti saresti già perso sei volte» dice prima di
scostarsi da lui con una folata di vento che lo manda a gambe
all’aria.
«Ti
odio, Gamberetto».
«Anche
io, Redfox, ora monta però, così possiamo
riprendere il viaggio».
Gajeel
sbuffa e le si avvicina con aria imbronciata, strappandole un sorriso.
«Se
farai il bravo, prometto che non racconterò a nessuno di
come sei quasi caduto da Droy nel tentativo di salirci».
Il ragazzo
le fa un gestaccio e avvicina il viso a quello della ragazza,
sorridendo sornione.
«Che
ne dici, invece» sussurra chinandosi sul suo orecchio
«Di dormire con me stanotte, se mi comporto bene
ora?»
Levy
arrossisce sentendo un bacio gentile posarsi sul suo collo.
«Potrebbe
essere un’idea».
Republic
city vista dall’alto è uno spettacolo che lascia
senza fiato, Levy ammira la statua dell’Avatar nel bel mezzo
della baia di Yue e pensa che se Mavis è così
bella sotto forma di statua, allora da viva doveva essere davvero
splendida; sdraiato contro la sella Gajeel ignora completamente la
città sottostante, il suo sguardo è fisso
sull’amica che con movenze esperte conduce il bisonte volante
fino all’isola del tempio dell’aria.
«Ce
ne avete messo di tempo!» li redarguisce bonariamente Wendy
quando atterrano «Siete fortunati che lei sia sempre
più in ritardo di voi».
Li scorta
fino nell’area solitamente dedicata
all’addestramento, dove già li attendono alcuni
dei loro amici: Grey, capo della tribù dell’acqua
del sud e sua moglie Lluvia, regina della tribù
dell’acqua del Nord (sebbene, sì, anche a lei
sembra che il titolo di Regina sia antiquato oramai, ma le tradizioni
rimangono radicate, là dove gli spiriti sono più
forti); Natsu, della nazione del fuoco e Luxor, principe ereditario e
nipote dell’attuale Signore del fuoco.
Ci sono
tutti e a Levy si stringe un po’ il cuore, perché
tutto quello le è mancato come l’aria,
inconsciamente stringe la mano di Gajeel che le sorride.
«Che
c’è, Gamberetto, non ti metterai mica a piangere,
ora, vero?»
Lei scuote
il capo e raggiunge gli altri, rimangono lì, in attesa degli
ultimi due membri della loro compagnia. Quando finalmente
l’avatar arriva, sempre assieme alla sua guida spirituale,
scoppiano in un boato di gioia.
È
passato un anno da quando insieme hanno sconfitto Brain e i suoi
Oraciòn Seis, riportando l’equilibrio nel mondo;
hanno combattuto tutti al suo fianco e rivederla ora è un
balsamo per il cuore. Lucy, il membro del loto bianco che ha deciso si
accompagnare l’Avatar nei suoi viaggi intorno al mondo, li
saluta con un abbraccio, gettandosi tra le braccia di Natsu e Levy,
come fossero i fratelli che non vede da una vita – e per Levy
sicuramente è così.
Mirajane
sorride con le lacrime agli occhi e non sa chi salutare per primo
perché per lei sono tutti importanti allo stesso modo e alla
fine sono loro a risolvere il problema, con un abbraccio di gruppo.
Mentre la giovane donna racconta loro delle sue avventure nel regno
della terra, Gajeel si avvicina a Levy e la prende in braccio e la
piccola McGarden scopre che non le interessa se la stanno guardando
perché finalmente sono di nuovo tutti insieme e lei non ha
bisogno di fingere di essere una posata e tranquilla dominatrice
dell’aria, ma può essere di nuovo la ragazza che
ha insegnato all’Avatar il dominio dell’aria e
quella che ha convinto uno dei più pericolosi criminali del
regno della terra a seguirli in una missione suicida.
Il
dominatore del metallo le appoggia il mento sulla spalla e la stringe a
sé, mentre Mira continua a parlare.
«Oi,
Gamberetto, a cosa stai pensando?» domanda Gajeel,
sussurrando piano al suo orecchio.
«Niente
di che. Ti ricordi quando ci siano conosciuti?»
«E
chi se lo scorda. Mi sei letteralmente caduta in braccio, dal nulla,
nel mezzo del deserto. Ho quasi preso un fottuto infarto».
«Tecnicamente
non sono caduta dal nulla, è che il nostro bisonte era sotto
attacco e –»
«Fregacazzi.
Sei caduta dal nulla, punto. E mi sei caduta in braccio. Cosa dovevo
pensare?»
«Di
sicuro non che fossi un dono del cielo, imbecille!»
Gajeel
scuote le spalle e ghigna.
«Non
preoccuparti Gamberetto, me ne sono reso conto molto in
fretta».
Levi
ridacchia, divertita: «Ah sì? Ed è
stato prima o dopo che ti facessi volare via con un colpo?»
«Più
o meno in quel momento. Anche se ammetto che a stupirmi di
più è stata la tua volontà nel
trascinarmi con te dopo avere scoperto che ero un dominatore della
terra».
«Ah,
beh. Immagina la nostra gioia nel vederla tornare con un criminale
ricercato appresso» interviene Luxus guardandoli con un
sopracciglio alzato.
«Senti
moccioso, il nome del Bandito di ferro era temuto e rispettato da tutti
prima di questa storia» sbotta di dominatore «Siete
voi che mi avete rovinato, non viceversa».
Mirajane
scoppia a ridere e si siede accanto a Luxus, appoggiando con
delicatezza una delle proprie mani sulle sue, quindi si volta verso
Gajeel e sorride.
«Hai
ragione, ma senza il tuo aiuto non sarei mai riuscita a dominare la
Terra; è stato così difficile per me».
«Ce
lo ricordiamo tutti, Mira» ridacchia Lucy, scostandosi una
ciocca di capelli biondi dal viso «Anzi, ce lo ricorderemo
sempre».
«Dopotutto
quanti possono dire di avere visto il prode Avatar, salvatore del
mondo, alle prese con una palla rotolante di roccia di tre metri
cubi?» rilancia Natsu ridendo sguaiatamente.
«Se
lo raccontate in giro giuro che vi uccido tutti» borbotta la
ragazza imbronciata.
«Alla
faccia dell’equilibrio» la prende in giro Levy.
Ed
è meraviglioso essere lì, tutti insieme, proprio
come prima; senza pensieri questa volta, senza l’ansia della
battaglia incombente, del pericolo, della minaccia. Questa volta sono
felici e possono stare tranquilli, ridere come persone normali,
scherzare come persone normali; possono addirittura vivere e questa
rivelazione è così inaspettata e improvvisa che
Levy sente il cuore esploderle di felicità.
Si stringe
di più a Gajeel, lasciando che il dominatore del metallo si
appoggi con il mento sul suo capo e respiri il profumo dei suoi
capelli; gli permette di stringerla in vita con fare possessivo e non
lo sgrida nemmeno per le occhiate di sfida che sa stare lanciando in
giro. Come se qualcuno fosse interessato a portarsela via, come sei
fosse interessata a lasciarsi portare via.
Senza
curarsi dello sguardo degli altri (perché no, loro sono
sempre stati suoi amici, i suoi migliori amici e il loro giudizio non
l’ha mai preoccupata, perché mai, nemmeno una
volta, si sono permessi di giudicare le sue scelte o di non
accettarle), intreccia le dita con quelle di Gajeel e sorride, felice.
La notte
sull’isola del tempio dell’aria sembra non essere
attraversata da alcun rumore; i suoi della città vi giungono
attutiti, come se passassero prima attraverso a una bolla che,
ovattandoli, li addolcisce e ne smorza i toni. È anche uno
dei pochi luoghi da cui si riescono a vedere le stelle che illuminano
la baia, stelle che a Republic City sono offuscate dalla fredda luce
dei lampioni e delle lampade disseminate per le strade. Lì,
però, sembra che il tempo si sia fermato.
Levy
osserva ammirata quel cielo così diverso da quello a cui
è abituata e lascia che il suo sguardo si perda sulle luci
lontane, oltre il mare, oltre la finestra. Sul letto Gajeel riposa
tranquillo, borbottando di tanto in tanto qualche cosa nel sonno.
«Levy»
borbotta, masticando le parole «Torna qui».
La ragazza
non se lo fa ripetere due volte e silenziosamente si infila sotto le
lenzuola sottili al suo fianco, lasciando che l’uomo la
stringa a se, affondando il viso dell’incavo del suo collo.
«Devi
smetterla di andare in giro da sola, gamberetto» borbotta,
senza sollevare il volto «Rimani dove posso
vederti».
«Ma
Gajeel, tu puoi sempre vedermi, anche quando non mi vedi
fisicamente» ridacchia lei accarezzandogli dolcemente il
braccio.
«Solo
perché ti ho svelato il trucco delle radici spirituali,
adesso non è che puoi sentirti libera di allontanarti di
chilometri».
«Forse
stai un po’ esagerando».
«Forse.
E solo un po’, visto che l’ultima volta che ti ho
persa di vista è stato prima che la cricca di Brain ti
prelevasse per un interrogatorio a sorpresa, ricordi?»
«Sembra
una vita fa…»
«È
stato solo sei mesi fa, Levy».
La giovane
si volta verso di lui e sorride, strofina il naso contro il suo e gli
posa un leggero bacio a fior di labbra.
«Sei
mesi in cui non hai lasciato che mi allontanassi un momento e, come
vedi, adesso sono qui, con te».
«E
sarà meglio che ci rimani, Gamberetto» ghigna
l’uomo, riscuotendosi piano, piano dal sonno «O
sarà con il Bandito di ferro che dovrai vedertela».
«È
una minaccia?» ridacchia Levy percependo la pressione delle
sue sita sui fianchi e sentendo una mano infilarsi sotto la maglia.
«Una
promessa» conclude Gajeel, prima di attirarla verso di
sé e sigillarle le labbra con un bacio.
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