you become responsible, forever, for what you have tamed

di Alexiel Mihawk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** But the eyes are blind. One must look with the heart. ***
Capitolo 2: *** Aria ***
Capitolo 3: *** I thought I lost you ***
Capitolo 4: *** Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere - Dragon Trainer!AU ***
Capitolo 5: *** Procedere assieme ***
Capitolo 6: *** slice of life - Avatar!AU ***



Capitolo 1
*** But the eyes are blind. One must look with the heart. ***


Note: Ecco la raccolta su Gajeel (sappiate che lo scriverò sempre così) e Levy a cui avevo accennato quando ho postato the strong and the ephemeral, queste due raccolte (una Gajeel/Levy, l'altra Mira/Luxus) sono sorelle perché nascono con lo stesso intento ovvero dedicare tempo e amore a due coppie a cui sono davvero molto legata, ma sono sorelle anche perché nessuna delle due avrà una trama lineare, ma saranno composte da diversi capitoli ognuno a sé stante, alcune drabble, alcune flashfic, alcune one shot, ci saranno sicuramente delle AU e delle what if e forse dell'angst, per l'NC17 aspetto il porn fest.
Il titolo della raccolta è una citazione de Il piccolo principe, così come lo è anche il titolo di questo primo capitolo che si colloca, temporalmente parlando, alla fine della battaglia contro i draghi, durante i festeggiamenti nel castello.
Ciò che avete letto nell'introduzione, invece, è un estratto della prossima flashfic.




But the eyes are blind. One must look with the heart.


Gajeel sa di non essere la persona più adatta per quel genere di cose, ma quando Levy entra nel castello, con il vestito lungo e i capelli raccolti, non riesce a reprimere il desiderio di avvicinarsi a lei e chiederle di danzare.
«Con quel vestito scommetto che non riusciresti nemmeno a ballare da ferma, Gamberetto» le dice tendendole la mano «Vogliamo vedere quante volte riesci a cadere?»
La ragazza abbassa lo sguardo e arrossisce, ma quando riesce finalmente a guardarlo in faccia i suoi occhi brillano e il suo sorriso gli toglie il respiro; il dragon slayer non riesce a capire il motivo per cui si sente senza fiato, sa solo di essere felice perché lei non ha esitato, non si è ritratta infastidita e non gli ha dato dello stupido, e lui lo sa che col suo modo di comunicare gli ha detto di sì.
A Levy non interessa se Gajeel le pesta i piedi, tantomeno se sbaglia i passi, quello che conta è che, finalmente, si sente come se l’avesse vista davvero, la fa ballare due volte e le porta persino da bere; poi finisce a fare a pugni con Natsu, Sting e Rogue, ma a lei non importa, perché prima di vedere chiunque altro, prima di parlare con chiunque altro, Gajeel è venuto da lei.





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Capitolo 2
*** Aria ***


Autore: Alexiel Mihawk
Titolo: Aria
Personaggi: Gajeel Redfox/Levy McGarden
Rating: verde/sfw
Genere: instrospettivo, sentimentale
Avvertimenti: flashfic, incanon, spoiler
Prompt:
Fairy Tail, Levy McGarden/Gajil Redfox, Levy continuava a chiedersi come sarebbe stato baciarlo senza tutta quell'acqua intorno e non solo per salvargli la vita.
Note: attenzione, per chi segue il manga italiano è spoiler, per chi segue le scans invece è ambientata tra la fine del capitolo 397 e l'inizio del 400. Il prompet è tratto da piscina di prompt, passate a trovarci, leggere il regolamento e joinate la community :3 Per chi fosse interessato, poi, ho aggiornato anche la raccolta su Luxus e Mirajane, potete trovarla qui.

 
Aria


Le labbra di Gajeel erano insolitamente morbide
, pensa Levy mentre la sua mente ritorna a quell’imbarazzante bacio sott’acqua. Si può sapere a cosa stava pensando? Avrebbe dovuto arrivarci da sola a capire che il metodo migliore per condividere l’aria era crearla con la magia, altro che respirazione bocca a bocca.
Eppure non riesce proprio a smettere di pensarci, ripensa allo stupore negli occhi di Gajeel, a come si è gettato dietro di lei per recuperarla quando la corrente l’ha trascinata lontano, al suo braccio che la stringe a sé. Avrebbe voluto fare di più, ma alla fine è sempre lui a dovere dare il massimo per vincere e allo stesso tempo proteggere anche lei; ora che hanno il tempo di tirare il fiato, prima di ricominciare la battaglia contro Acnologia, Levy continua a chiedersi come sarebbe baciarlo ancora, di nuovo, ma questa volta senza tutta quell'acqua intorno, senza mettersi in mezzo a combattimenti mortali e, soprattutto, non solo per salvargli la vita.
 
Mentre l’attenzione di tutti viene richiamata da Natsu, la sua rimane concentrata su Gajeel, che, contro ogni aspettativa, non sta guardando il dragon slayer, ma lei.
«Oi, Gamberetto» inizia, afferrandola per un polso e tirandosela rudemente addosso.
Lei gli atterra di malagrazia sulle gambe e finisce con l’andare a sbattere contro il suo petto, che, come al solito, è duro come acciaio; il ragazzo si china sul suo orecchio e quindi, in modo tale che solo lei possa udirlo, le sussurra: «Prova a salvare qualcun altro nello stesso modo in cui hai salvato me prima e giuro che ti uccido!»
Levy si sente arrossire, sospetta di essere diventata più o meno dello stesso colore dei capelli di Erza e non trova la forza per alzare lo sguardo, ma lui sa che sta sorridendo e quando finalmente lei gli risponde ne ha la conferma.
«E se volessi di nuovo salvare te?»
«Credo che finita questa storia con Tartarus avrò bisogno di essere salvato molto spesso».
Levy scoppia a ridere e, senza farsi vedere dagli altri, cerca la mano del compagno e la stringe: ora hanno un motivo in più per vincere quella guerra a tutti i costi.





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Capitolo 3
*** I thought I lost you ***


Autore: Alexiel Mihawk
Titolo: I thought I lost you
Personaggi: Gajeel Redfox/Levy McGarden
Rating: verde/sfw
Genere: sentimentale
Avvertimenti: flashfic, what if?!
Parole: 377
Note: è un po’ what if!? Perché mi sono immaginata un universo in cui effettivamente stanno insieme o una cosa del genere, non c’è davvero un contesto preciso. In ogni caso non sono per niente soddisfatta di come è uscita, mi scuso molto, ma la Dragon Trainer!AU non sarà pronta prima di un paio di giorni e l’Avatar!AU anche, quindi è uscita questa cosina, per colmare l’attesa.
 
 
I thought I lost you
 
 
Gajeel apre a fatica gli occhi e il suo sguardo si posa sulla figura di Levy, i capelli celesti sono scompigliati e incrostati di terra e sangue, il vestito è stracciato in più punti ed è abbastanza sicuro che abbia pianto.
Quando si accorge che è sveglio emette un gridolino di sorpresa e si porta le mani alla bocca.
«Credevo di averti perso» mormora piano, mentre le lacrime riprendono a scorrere lungo le gote infangate.
Gajeel ghigna, e scopre che anche solo provare a sorridere gli provoca una scarica di dolore in tutto il corpo.
«Questa volta l’ho temuto anche io, Gamberetto» risponde piano allungando il braccio e accarezzandole il volto.
Levy si gode quel contatto per qualche istante, beandosi del fatto che Gajeel abbia aperto gli occhi; sente il suo calore, sente le sue dita ruvide sulla pelle, vede il suo sorriso sghembo e si sente inondare da una felicità conosciuta. Gajeel è vivo, sì, è pieno di ferite e probabilmente metà delle ossa del suo corpo sono fracassate, ma è vivo e questo le basta. Lo abbraccia di slancio, senza pensare alle conseguenze o a chi li sta guardando, perché che importanza hanno le apparenze ora?
«Ehi» le sussurra piano il dragon slayer passandole una mano lungo la schiena, fino alla curva della vita, per stringerla saldamente a sé «Non piangere, Piccoletta, lo sai che per quanto possano prendermi a pugni, per quanto possa sanguinare, io non mi arrendo mai. E alla fine torno sempre da te».
Levy sorride e gli prende il volto tra le mani, sa che è vero, sa che Gajeel torna sempre, e sa che è impossibile abbatterlo, perché è una forza della natura, perché è così testardo da rifiutarsi di perdere, di venire sconfitto, di cedere alla morte.
«Ti amo» gli sussurra piano, posandogli un bacio delicato a fior di labbra.
Il ragazzo non risponde, ma sorride di nuovo e la stringe più forte, appoggiando la fronte a quella di Levy.
Lo sa che lo ama, lo percepisce in ogni sguardo, in ogni parola, in ogni tocco, in ogni gemito roco; e anche lui la ama, perché Levy è tutto ciò che lui non è, ma nonostante questo lo accetta comunque.
Ed è per questo che Gajeel continua a tornare.







 

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Capitolo 4
*** Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere - Dragon Trainer!AU ***


Autore: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona (LJ)
Titolo: Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere.
Personaggi: Gajeel Redfox, Levy McGarden, Metalicana
Rating: verde, sfw
Genere: generale, fantasy
Avvertimenti: Dragon Trainer!AU, One shot
Parole: 1650
Prompt: Fairy Tail, Gajeel/Levy, Dragon Trainer!AU
Note: ho mantenuto solo l’ambientazione di Dragon Trainer, ma non la trama essenziale della storia, che ho modificato in virtù delle caratteristiche dei personaggi di Fairy Tail. Probabilmente ne scriverò ancora di storie ambientate in questo universo, perché mi divertono un sacco!
 
 
 
Non è ciò che ti hanno insegnato a credere ad essere importante, ma ciò in cui scegli di credere.
 
 
 
Levy è sicura di averlo colpito, non ha visto bene dove sia caduto, ma sa di averlo preso.
Ovviamente nessuno le crede, perché tutti al villaggio sono consci di quanto la piccola McGarden sia un disastro. Tutti si ricordano di quando, per sbaglio sia chiaro, ha quasi dato fuoco alla casa di suo padre, e si ricordano anche meglio di quella volta in cui c’è riuscita e dopo tutto il villaggio ha preso fuoco.
No, meglio non dare retta a Levy McGarden, ad ascoltarla troppo si rischia di diventare come lei: sola, sempre china sui libri, con strane e folli idee che vorticano nel suo cervellino. Non è saggio per un vichingo pensare troppo, finisce che ti ritrovi a dover correre per salvarti la vita, o, peggio, senza una gamba o senza un braccio.
Per quella ragione il mattino seguente Levy decide di andare a cercarsi il suo drago da sola. E al diavolo quello che pensano quei mentecatti dei suoi compagni.
Forse non sarà forte come Mira, valorosa come Luxus, non avrà l’abilità né la tecnica di Kana o di Erza, o il sangue freddo di Grey, ma ehi! È Levy McGarden, figlia del capo villaggio! È intelligente e sveglia, e lei sa, lo sa da anni, di non essere da meno di nessuno di loro. Se solo riuscisse a dimostrarlo!
 
Riesce a trovare la vallata solo quando si accorge degli alberi abbattuti. O meglio, non è che se ne accorga, ci inciampa sopra, vola a gambe per aria e scivola lungo un dirupo per una decina di metri, a quel punto si accorge della piccola rientranza tra le montagne; è un luogo meraviglioso, il sole vi si insinua illuminando l’erba verde e un piccolo lago rifrange la luce donando alle rocce circostanti riflessi insoliti.
È così persa ad ammirare il panorama che non si accorge del drago, non subito almeno. A riscuoterla dallo stato di torpore e meraviglia in cui si trova ci pensa una voce roca e graffiante.
«Stai fermo, non riesco a vedere dove ti ha colpito se continui ad agitarti!»
C’è qualcuno, qualcuno che parla, qualcuno di umano; le basta sporgersi un pochino per inquadrare il grande drago di metallo contorcersi nel tentativo di arrivare alla base della coda, dalla sua posizione Levy riesce a vedere la punta dell’arpione che lei stessa ha scagliato la sera precedente e nel sentire le grida di dolore dell’animale si sente in colpa.
Accanto al drago c’è un ragazzo, lunghi capelli neri e occhi sottili, non sa se essere più stupita per il fatto che non sembra minimamente spaventato o per il fatto che la bestia sembra non avere nessun tipo di intenzione ostile nei suoi confronti; il giovane gli gira attorno, cercando in tutti modi di capire dove sia stato colpito, ma l’animale non ne vuole sapere di abbassarsi e quindi il ragazzo non riesce a vedere l’arpione.
Levy continua a osservarli, rapita, perché sembrano così in sintonia, sembrano così amici che non può fare a meno di domandarsi come sia possibile, perché a lei è sempre stato insegnato che i draghi sono animali spietati e senza sentimenti, sono bestie che nella vita hanno un solo scopo: distruggere. Eppure ora le sembra che tutto quello che le è stato insegnato non sia altro che una menzogna, una porzione di verità dettata dall’ignoranza e dalla paura.
All’ennesimo tentativo del ragazzo di controllare le zampe del drago, Levy si fa coraggio e si decide a parlare.
«Alla base della coda. L’arpione è alla base della coda, tra la prima e la seconda scaglia» si sporge a malapena da dietro la rocce dove si è nascosta e guarda il ragazzo, che nell’udire la sua voce si è posto a difesa del drago con la spada sguainata.
L’animale ringhia e mostra le fauci, e Levy rabbrividisce.
«Chi sei?»
«Io…» la ragazza esita un attimo, ma decide di rimanere dietro al suo sasso (che ha un’aria molto rassicurante se paragonato allo sguardo del vichingo dai capelli scuri)«Io ho ferito il tuo drago, mi dispiace. Scusa».
Il ragazzo solleva un sopracciglio e le si avvicina con aria minacciosa, Levy indietreggia, ma non ha dove andare perché alle sue spalle ci sono solo le rocce da cui si è calata, stringe il suo piccolo pugnale tra le mani e, quando lui le si fa accanto in pochi balzi, inizia a tremare leggermente. Il suo primo pensiero è che voglia farle del male perché ha ferito il suo drago, e non avrebbe nemmeno torto, se non fosse che quel drago ha attaccato il villaggio, e sì, lei stava solo difendendo la sua casa.
«Dov’è?» domanda invece il ragazzo.
Lei riapre gli occhi (e non si era nemmeno accorta di averli serrati), gli indica con mano tremante un punto tra le squame dell’animale e lo guarda mettere fuoco e annuire.
«Metalicana, vieni qui. No, no, di spalle, devo levarti quella roba di dosso» borbotta saltando sulla schiena del drago e scivolando con cautela verso la base della coda.
«Non hai paura che ti faccia del male?» mormora piano Levy sbirciando dal suo nascondiglio.
L’animale emette un verso strano, come se stesse ridendo di lei, e il giovane scoppia a ridere per davvero; le lancia un’occhiata sarcastica mentre con mani esperte solleva una scaglia e afferra l’arpione.
«Metalicana? Fare del male a me? Per chi mi hai preso? Una pecora, un pesce?»
Con un colpo netto estrae l’arma e il drago emette un gemito roco di disappunto, deve fare male, pensa la ragazza prima di domandare con curiosità: «È il tuo drago? È davvero possibile addestrarne uno?»
«Metalicana non è di nessuno, piccoletta, e se vogliamo essere precisi è lui che mi ha addestrato, ma quelli come te non possono capire. Vivete nei vostri villaggi e uccidete qualsiasi cosa si avvicini».
«I draghi non sono qualsiasi cosa» ribatte lei voce insicura «I draghi attaccano il nostro villaggio e razziano le nostre greggi, danno fuoco alle nostre case e massacrano i nostri guerrieri. Non uccidiamo per divertimento».
«Come no, come no. Hai ammesso tu stessa di essere la persona che ha colpito Metalicana, no? E ti posso assicurare che non stavamo attaccando il tuo merdoso villaggio, piccoletta».
«Smettila di chiamarmi piccoletta, mi chiamo Levy. E in ogni caso ti ho già chiesto scusa, mi sembra» borbotta tra il seccato e il dispiaciuto «Siete passati mentre stavo provando un nuovo tipo di arpione, volevo vedere se funzionava e vi ho colpito per sbaglio, e comunque nessuno mi ha creduto. È la prima volta, però, che vedo un umano e un drago insieme».
«Solo perché vi insegnano fin da quando siete nati che i draghi sono creature malvagie e crudeli non significa che sia vero, significa solo che siete ancorati alle vostre idee del cazzo e non avete nemmeno il coraggio di provare a cambiare».
Levy vorrebbe sentirsi oltraggiata, ma non ci riesce perché sente che almeno in parte quel ragazzo dai capelli lunghi e lo sguardo minaccioso ha ragione; inoltre c’è qualcos’altro che la spinge a credergli (o forse a volergli credere, perché Levy ha ancora la convinzione, così poco vichinga, che la morte e la guerra non siano l’unica strada verso una vita pacifica) ed è la curiosità. La curiosità che ha sempre nutrito verso ogni cosa, la stessa curiosità che per anni l’ha spinta a leggere libri, a esplorare sia la foresta che le isole, a lavorare nella panetteria così come nella fucina.
«Posso…» inizia con voce incerta «Posso scendere?»
Un luccichio balena negli occhi del drago e, se non fosse più che sicura che sia impossibile, Levy giurerebbe che sia divertito, di nuovo; l’animale allunga la coda fino all’estremità della sua roccia e lei gli lancia uno sguardo intimorito.
«Cosa aspetti, piccoletta? Metalicana non può stare così tutto il giorno».
«Ti ho già detto che mi chiamo Levy, Levy McGarden, non piccoletta!» esclama lei indispettita, mentre con passo incerto si aggrappa alla grossa coda del drago, il quale la posa delicatamente per terra.
«Levy, piccoletta, è la stessa cosa. Non sei più grande di un gamberetto».
E in effetti non ha tutti i torti, e in quel momento è così che si sente Levy: minuscola. E non tanto perché lui sia grande e grosso, quando più perché il drago è uno dei più maestosi e gargantueschi esemplari che lei abbia mai visto.
L’animale sbuffa e la fissa con i suoi freddi occhi grigi, quindi, inaspettatamente, piega il muso verso il basso e arriva a una quarantina di centimetri dal viso della ragazza che trattiene il respiro e fa un passo indietro, andando però a sbattere contro qualcosa. O meglio, contro il petto di qualcuno, che sbuffando le appoggia le mani lungo le braccia e la tiene ferma.
«Stai attenta, gamberetto. Non vedi che così cadi?»
Il drago continua a scrutarla e Levy è così affascinata che vorrebbe toccarlo, ma ha troppa paura; forse Metalicana lo sente, forse riesce a fiutarla e con aria docile (e chiunque lo conosca sa che si tratta di un evento eccezionale) si accuccia per terra, ai suoi piedi.
«Stai scherzando?» borbotta il ragazzo con voce scocciata «Ti ha infilato un cazzo di arpione nel culo».
Il drago brontola sommessamente.
«Io me ne lavo le mani».
Il drago emette un sottile soffio di fumo dalle narici.
«Va bene, va bene, come ti pare, ma io non mi fido» esclama il giovane, quindi si volta verso Levy «Non mi fido di te!»
«E chi te l’ha chiesto, sottospecie di decerebrato!» rimbrotta lei che oramai ne è sicura, o ci resta secca o ne esce scema.
«Gajeel. Mi chiamo Gajeel. E Metalicana vorrebbe sapere se vuoi…» fa una smorfia strana «Se vuoi fare un giro».
«Un giro?»
«Sì, un giro. Volare. Sulla sua schiena».
Levy spalanca gli occhi e Gajeel vi legge tutto il suo stupore, la sua trepidazione, la sua curiosità; dopo tutto, pensa, potrebbe anche essere divertente.
«Allora, Levy McGarden, vuoi cavalcare un drago?»







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Capitolo 5
*** Procedere assieme ***


Titolo: Procedere assieme
Parole: 284
Prompt: Fairy Tail, Gajeel/Levy. Non lo avrebbe abbandonato, sarebbe rimasta al suo fianco costi quel che costi
Note: Da un sacco volevo scrivere qualcosa su come Gajeel e Levy finisco assieme nel concilio ed eccolo. Sempre grazie al drabble event di facebook, probabilmente più avanti tornerò sull’argomento. Scusate il ritardo con cui aggiorno, ma siccome credo che gli aggiornamenti continueranno ad essere randomici, perché scrivo ogni volta che mi lasciano prompt interessanti o ogni volta che nel manga accade qualcosa di carino e di conseguenza non ho date fisse. Se volete lasciarmi dei prompt vi invito a passare sul mio LJ e commentare questo post.  


Procedere assieme

 

Quando Fairy Tail si era sciolta, Levy aveva guardato la sua famiglia smembrarsi; ognuno era andato per la sua strada e il calore rassicurante delle mura della gilda era andato perdendosi assieme a quei volti noti che ora le davano le spalle.
Aveva ponderato a lungo su cosa fosse meglio fare.
Il primo a sparire era stato Natsu, poco dopo era stato il turno di Erza, e poi di Gray e Lluvia e Wendy, sembrava che l’unica a non riuscire ad abbandonare davvero quei luoghi che avevano chiamato casa fosse Lucy; anche Jet e Droy si erano allontanati, anche se, a dirla tutta, loro ci avevano provato a convincerla a seguirli, ma Levy aveva sorriso e aveva scosso il capo.
Così erano spariti tutti, uno dopo l’altro e solo un’altra persona si era fermata ad aspettarla. Gajeel si era girato verso di lei e aveva sbuffato con l’aria scocciata di chi ti fa notare per la millesima volta la stessa cosa:
«Allora, Gamberetto, ti vuoi dare una mossa o no?»
Levy aveva spalancato lo sguardo e nel momento stesso in cui aveva realizzato l’implicita richiesta del Dragon Slayer aveva sorriso.
«Stai zitto, Gajeel, non sai nemmeno dove sia il concilio!»
«Per questo vieni con me, no? Così non mi perdo».
«Figurati, non ti si può lasciare solo mezzo secondo, finiresti per distruggere qualcosa e non sapresti come pagare i danni».
«Non mi confondere con quell’idiota di Salamander».
«Fidati, Gajeeel, è impossibile» ridacchia spingendolo verso l’uscita della città.
Non lo avrebbe lasciato solo, non lo avrebbe abbandonato, non dopo tutto quello che aveva fatto per lei, non dopo tutto quello che avevano affrontato assieme. Sarebbe rimasta al suo fianco, ancora una volta, ad ogni costo.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** slice of life - Avatar!AU ***


Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: slice of life
Fandom: Fairy Tail
Personaggi: Levy, Gajeel (Mirajane, Luxus, Wendy, Lucy, Natsu)
Avvertimento: Avatar!AU
Parole: 1817
Rating: sfw
Note: ok, è la prima di una serie di Avatar!AU, cioè non so quando scriverò le altre, ma so che lo farò perché mi sto intrippando. Originariamente postata su LJ in data 6 Marzo. Se trovate errori segnalatemeli! Per chi non conoscesse Avatar, si tratta di un universo in cui le persone si dividono tra dominatori degli elementi e non dominatori, esistono quattro tipi di dominatori: della terra (also metallo, sabbia, lava), del fuoco (also fulmini), dell'aria, dell'acqua (e derivati, ciao bloodbending). I dominatori possono dominare un solo elemento, tranne l'Avatar che è l'unico che può controllarli tutti e quattro ed è destinato a portare equilibrio nel mondo. Questa si situa in un universo via di mezzo tra the last aibender e legend of Korra. Tipo che esiste già Republic City, ma non sono passati così tanti anni come è avvenuto tra le due serie.
Mirajane è l'Avatar; Natsu è un firebender; Lluvia è un waterbender (bloodbender); Grey è un waterbender (icebender); Levy è un'airbender (spirits); Gajeel è un earthbender (metalbender)Lucy è una non bender, ma riesce comunque a comunicare con gli spiriti (because ciao spirit world); Wendy è un'airbender.
Seriamente però se non avete mai visto Avatar (e non il film, le serie) disonore su di voi! Disonore sulla vostra mucca!
/NON BETATA - NON RILETTA/

slice of life


«No, no, fermati, non vedi che stai leggendo la cartina al contrario?!» la ragazza dai capelli turchini borbotta seccata strappando la mappa dalle mani del compagno.
«Che cazzo ne so io, sei tu che me l’hai piantata in mano».
«Sì, certo, perché non riesco sia a guidare un bisonte volante che a leggere una cartina, ho solo due mani!» esclama Levy lasciando che il grosso animale, che li ha portati fino al confine del regno della terra, si posi delicatamente sul suolo.
Gajeel si innervosisce e salta giù dalla sella, borbottando qualcosa sul brutto carattere dei dominatori dell’aria, la ragazza nemmeno gli risponde, si limita a lanciare una raffica d’aria nella sua direzione, scompigliandogli tutti i capelli.
«Dico io! Sei impazzita?!»
«Oh piantala, per colpa tua non raggiungeremo mai Republic City in tempo, lo sai che Grey e Lluvia non tornano in città molto spesso, il viaggio dal polo sud è lento e lungo, senza contare Luxus, suo nonno gli ha concesso un permesso speciale per allontanarsi dalla nazione del fuoco, e lo ha fatto solo perché Natsu sarebbe venuto con lui. E ora loro ci aspettano e noi siamo in ritardo!»
«Quante storie, Gamberetto» borbotta Gajeel piantando un piede per terra e creandosi una comoda seduta di pietra «Basterà far muovere quel tuo coso peloso più velocemente no?»
«Il mio coso peloso ha un nome: Droy. Se non ti va di chiamarlo così almeno vedi di ricordarti che è un essere vivente e che non posso obbligarlo a una marcia forzata e, ehi! Cosa stai facendo a Jet?»
La ragazza si catapulta addosso al dominatore della terra strappandogli letteralmente dalle mani un povero lemure che sta venendo impunemente molestato.
«Che palle, McGarden, calmati» Gajeel se la tira addosso, prendendola per un braccio «Sai benissimo che non è colpa mia».
La ragazza nicchia e distoglie lo sguardo, innervosita da quel contatto troppo intimo.
«Se non avessi a tutti i costi insistito per venire a prendermi, ora saresti già là» le sussurra nell’orecchio.
Levy rotea lo sguardo e con gentilezza gli appoggia una mano sulla spalla.
«E tu ti saresti già perso sei volte» dice prima di scostarsi da lui con una folata di vento che lo manda a gambe all’aria.
«Ti odio, Gamberetto».
«Anche io, Redfox, ora monta però, così possiamo riprendere il viaggio».
Gajeel sbuffa e le si avvicina con aria imbronciata, strappandole un sorriso.
«Se farai il bravo, prometto che non racconterò a nessuno di come sei quasi caduto da Droy nel tentativo di salirci».
Il ragazzo le fa un gestaccio e avvicina il viso a quello della ragazza, sorridendo sornione.
«Che ne dici, invece» sussurra chinandosi sul suo orecchio «Di dormire con me stanotte, se mi comporto bene ora?»
Levy arrossisce sentendo un bacio gentile posarsi sul suo collo.
«Potrebbe essere un’idea».

Republic city vista dall’alto è uno spettacolo che lascia senza fiato, Levy ammira la statua dell’Avatar nel bel mezzo della baia di Yue e pensa che se Mavis è così bella sotto forma di statua, allora da viva doveva essere davvero splendida; sdraiato contro la sella Gajeel ignora completamente la città sottostante, il suo sguardo è fisso sull’amica che con movenze esperte conduce il bisonte volante fino all’isola del tempio dell’aria.
«Ce ne avete messo di tempo!» li redarguisce bonariamente Wendy quando atterrano «Siete fortunati che lei sia sempre più in ritardo di voi».
Li scorta fino nell’area solitamente dedicata all’addestramento, dove già li attendono alcuni dei loro amici: Grey, capo della tribù dell’acqua del sud e sua moglie Lluvia, regina della tribù dell’acqua del Nord (sebbene, sì, anche a lei sembra che il titolo di Regina sia antiquato oramai, ma le tradizioni rimangono radicate, là dove gli spiriti sono più forti); Natsu, della nazione del fuoco e Luxor, principe ereditario e nipote dell’attuale Signore del fuoco.
Ci sono tutti e a Levy si stringe un po’ il cuore, perché tutto quello le è mancato come l’aria, inconsciamente stringe la mano di Gajeel che le sorride.
«Che c’è, Gamberetto, non ti metterai mica a piangere, ora, vero?»
Lei scuote il capo e raggiunge gli altri, rimangono lì, in attesa degli ultimi due membri della loro compagnia. Quando finalmente l’avatar arriva, sempre assieme alla sua guida spirituale, scoppiano in un boato di gioia.
È passato un anno da quando insieme hanno sconfitto Brain e i suoi Oraciòn Seis, riportando l’equilibrio nel mondo; hanno combattuto tutti al suo fianco e rivederla ora è un balsamo per il cuore. Lucy, il membro del loto bianco che ha deciso si accompagnare l’Avatar nei suoi viaggi intorno al mondo, li saluta con un abbraccio, gettandosi tra le braccia di Natsu e Levy, come fossero i fratelli che non vede da una vita – e per Levy sicuramente è così.
Mirajane sorride con le lacrime agli occhi e non sa chi salutare per primo perché per lei sono tutti importanti allo stesso modo e alla fine sono loro a risolvere il problema, con un abbraccio di gruppo. Mentre la giovane donna racconta loro delle sue avventure nel regno della terra, Gajeel si avvicina a Levy e la prende in braccio e la piccola McGarden scopre che non le interessa se la stanno guardando perché finalmente sono di nuovo tutti insieme e lei non ha bisogno di fingere di essere una posata e tranquilla dominatrice dell’aria, ma può essere di nuovo la ragazza che ha insegnato all’Avatar il dominio dell’aria e quella che ha convinto uno dei più pericolosi criminali del regno della terra a seguirli in una missione suicida.
Il dominatore del metallo le appoggia il mento sulla spalla e la stringe a sé, mentre Mira continua a parlare.
«Oi, Gamberetto, a cosa stai pensando?» domanda Gajeel, sussurrando piano al suo orecchio.
«Niente di che. Ti ricordi quando ci siano conosciuti?»
«E chi se lo scorda. Mi sei letteralmente caduta in braccio, dal nulla, nel mezzo del deserto. Ho quasi preso un fottuto infarto».
«Tecnicamente non sono caduta dal nulla, è che il nostro bisonte era sotto attacco e –»
«Fregacazzi. Sei caduta dal nulla, punto. E mi sei caduta in braccio. Cosa dovevo pensare?»
«Di sicuro non che fossi un dono del cielo, imbecille!»
Gajeel scuote le spalle e ghigna.
«Non preoccuparti Gamberetto, me ne sono reso conto molto in fretta».
Levi ridacchia, divertita: «Ah sì? Ed è stato prima o dopo che ti facessi volare via con un colpo?»
«Più o meno in quel momento. Anche se ammetto che a stupirmi di più è stata la tua volontà nel trascinarmi con te dopo avere scoperto che ero un dominatore della terra».
«Ah, beh. Immagina la nostra gioia nel vederla tornare con un criminale ricercato appresso» interviene Luxus guardandoli con un sopracciglio alzato.
«Senti moccioso, il nome del Bandito di ferro era temuto e rispettato da tutti prima di questa storia» sbotta di dominatore «Siete voi che mi avete rovinato, non viceversa».
Mirajane scoppia a ridere e si siede accanto a Luxus, appoggiando con delicatezza una delle proprie mani sulle sue, quindi si volta verso Gajeel e sorride.
«Hai ragione, ma senza il tuo aiuto non sarei mai riuscita a dominare la Terra; è stato così difficile per me».
«Ce lo ricordiamo tutti, Mira» ridacchia Lucy, scostandosi una ciocca di capelli biondi dal viso «Anzi, ce lo ricorderemo sempre».
«Dopotutto quanti possono dire di avere visto il prode Avatar, salvatore del mondo, alle prese con una palla rotolante di roccia di tre metri cubi?» rilancia Natsu ridendo sguaiatamente.
«Se lo raccontate in giro giuro che vi uccido tutti» borbotta la ragazza imbronciata.
«Alla faccia dell’equilibrio» la prende in giro Levy.
Ed è meraviglioso essere lì, tutti insieme, proprio come prima; senza pensieri questa volta, senza l’ansia della battaglia incombente, del pericolo, della minaccia. Questa volta sono felici e possono stare tranquilli, ridere come persone normali, scherzare come persone normali; possono addirittura vivere e questa rivelazione è così inaspettata e improvvisa che Levy sente il cuore esploderle di felicità.
Si stringe di più a Gajeel, lasciando che il dominatore del metallo si appoggi con il mento sul suo capo e respiri il profumo dei suoi capelli; gli permette di stringerla in vita con fare possessivo e non lo sgrida nemmeno per le occhiate di sfida che sa stare lanciando in giro. Come se qualcuno fosse interessato a portarsela via, come sei fosse interessata a lasciarsi portare via.
Senza curarsi dello sguardo degli altri (perché no, loro sono sempre stati suoi amici, i suoi migliori amici e il loro giudizio non l’ha mai preoccupata, perché mai, nemmeno una volta, si sono permessi di giudicare le sue scelte o di non accettarle), intreccia le dita con quelle di Gajeel e sorride, felice.

La notte sull’isola del tempio dell’aria sembra non essere attraversata da alcun rumore; i suoi della città vi giungono attutiti, come se passassero prima attraverso a una bolla che, ovattandoli, li addolcisce e ne smorza i toni. È anche uno dei pochi luoghi da cui si riescono a vedere le stelle che illuminano la baia, stelle che a Republic City sono offuscate dalla fredda luce dei lampioni e delle lampade disseminate per le strade. Lì, però, sembra che il tempo si sia fermato.
Levy osserva ammirata quel cielo così diverso da quello a cui è abituata e lascia che il suo sguardo si perda sulle luci lontane, oltre il mare, oltre la finestra. Sul letto Gajeel riposa tranquillo, borbottando di tanto in tanto qualche cosa nel sonno.
«Levy» borbotta, masticando le parole «Torna qui».
La ragazza non se lo fa ripetere due volte e silenziosamente si infila sotto le lenzuola sottili al suo fianco, lasciando che l’uomo la stringa a se, affondando il viso dell’incavo del suo collo.
«Devi smetterla di andare in giro da sola, gamberetto» borbotta, senza sollevare il volto «Rimani dove posso vederti».
«Ma Gajeel, tu puoi sempre vedermi, anche quando non mi vedi fisicamente» ridacchia lei accarezzandogli dolcemente il braccio.
«Solo perché ti ho svelato il trucco delle radici spirituali, adesso non è che puoi sentirti libera di allontanarti di chilometri».
«Forse stai un po’ esagerando».
«Forse. E solo un po’, visto che l’ultima volta che ti ho persa di vista è stato prima che la cricca di Brain ti prelevasse per un interrogatorio a sorpresa, ricordi?»
«Sembra una vita fa…»
«È stato solo sei mesi fa, Levy».
La giovane si volta verso di lui e sorride, strofina il naso contro il suo e gli posa un leggero bacio a fior di labbra.
«Sei mesi in cui non hai lasciato che mi allontanassi un momento e, come vedi, adesso sono qui, con te».
«E sarà meglio che ci rimani, Gamberetto» ghigna l’uomo, riscuotendosi piano, piano dal sonno «O sarà con il Bandito di ferro che dovrai vedertela».
«È una minaccia?» ridacchia Levy percependo la pressione delle sue sita sui fianchi e sentendo una mano infilarsi sotto la maglia.
«Una promessa» conclude Gajeel, prima di attirarla verso di sé e sigillarle le labbra con un bacio.


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