Io non ho finito di Braccialetti_Love (/viewuser.php?uid=688199)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il leader ***
Capitolo 2: *** Il vice-leader ***
Capitolo 3: *** La ragazza ***
Capitolo 4: *** Il bello ***
Capitolo 5: *** Il furbo ***
Capitolo 6: *** l'imprescindibile ***
Capitolo 7: *** Ci chiameremo...Braccialetti Rossi! ***
Capitolo 8: *** Nel gruppo...siamo tutti speciali! ***
Capitolo 9: *** Una festa da sogno ***
Capitolo 10: *** Ci vuole coraggio ***
Capitolo 11: *** Bentornato tra noi Braccialetto Rosso! ***
Capitolo 12: *** Litigi ***
Capitolo 13: *** Un vero amico ***
Capitolo 14: *** Piccolo mondo ***
Capitolo 15: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 16: *** Cuore ***
Capitolo 17: *** Paura ***
Capitolo 18: *** Nostro amico Davide ***
Capitolo 19: *** Ti amo ***
Capitolo 20: *** Un amico è per sempre ***
Capitolo 21: *** Caro diario... ***
Capitolo 22: *** Il cerchio della vita ***
Capitolo 1 *** Il leader ***
In questo ospedale le giornate si svolgono tutte allo stesso modo: sveglia, colazione...e riposo!
Mi alzo dal letto, come ogni mattina infilo i miei sei braccialetti al polso della mano destra, salgo sulla sedia a rotelle, diventata un'amica inseparabile e mi dirigo nei corridoi di questo maledetto ospedale.
Ormai questi schifo di posto è diventato la mia seconda casa. Ci sono ricoverato da un anno e mezzo e mi ci sono abituato. Conosco tanta brava gente tra dottori, infermieri e ricoverati, sia grandi che piccini.
Insomma, sono conosciuti da tutti!
Ah! Dimenticavo. Mi presento: mi chiamo Leone, ma per gli amici faccio Leo. Sono un ragazzo forte e coraggioso, proprio com'è il mio nome.
Vi chiederete sicuro perché sono qui? Be' in effetti è difficile da spiegare: ho un tumore e per colpa di questa malattia ho perso una gamba. E' triste lo so.
Ma nonostante tutto vivo la mia vita "normale" proprio come la vive un ragazzo della mia età.
Quasi tutti i giorni viene a trovarmi la mia sorellona Asia, che mi tiene tanta compagnia tirandomi su di morale. A mia sorella voglio un mondo di bene!
Mia madre è morta qualche anno fa, il giorno del mio compleanno, mentre mio padre è un farabutto. Non viene mai a trovarmi. Dice che ha troppo lavoro da fare, ma non è vero niente. Sono solo scuse per non venire. A sapere il motivo per il quale non vuole vedermi non lo saprò mai. Vuole solo che esco da questo luogo ma d'altronde non sarò io a decidere, ma la mia malattia.
Sono sempre seduto su questa sedia a rotelle. E' un anno che ci sono sopra, quasi due.
Il giorno dell'amputazione ho preparato un festa d'addio. Ho invitato tutti gli amici che hanno avuto a che fare con la mia gamba: i miei compagni di scuola con i quali davo ogni tanto un calcio alla palla per fare goal, i miei nonni, i miei zii, i miei cugini che non ho più rivisto, insomma...tutte quelle persone alle quali voglio bene.
Già la scuola! Uffa non voglio proprio assistere a quelle noiose lezioni su Leopardi. Sono stufo! Quasi quasi vado a trovare il mio vecchio e amico Nicola. Lo ritengo come un padre, certo un po’ avanti con l'età, ma è pur sempre un mio amico al quale voglio bene e stando accanto a lui mi sento al sicuro da ogni male e pericolo.
" Ehi Nicola!!" lo saluto correndo a due cento all'ora con questa cavolo di sedia perché felice di vederlo e dandogli una pacca sulla spalla.
" Ciao Leo!! Anche oggi niente scuola?" mi chiede incuriosito come ogni mattina in sala fisioterapia.
" Che scuola?" gli chiedo facendo finta di aver ignorato la sua domanda.
" Leooo!! Come che scuola?" continua a chiedermi.
" Uffa Nicola! Non mi va di assistere a quelle noiose lezioni della prof.! Voglio stare un po’ con te!! Posso?" gli dico tutta la verità.
" Va bene, ti accontento! Ma solo per questa volta! O altrimenti ti prendo per le orecchie per portarti da quella noiosa della prof.!!"
" Ahahahahaha!!!!" ridiamo tutti e due contenti alla battuta.
" Senti ma..." mi chiede con quel suo buffo sguardo da vero amico.
" Perché non formi un gruppo?" a quella domanda rimango per qualche secondo in trance e gli chiedo:" Un gruppo? Che genere di gruppo? E poi in questo orribile posto? No, no, non ci penso proprio!” contraddico la sua domanda.
“ Si, un gruppo e magari un po’ speciale! Perché vedi Leo in un gruppo ci sono sempre sei tipi di persone!" rimango incuriosito e continua.
"Il leader, la ragazza, il vice-leader, il bello, il furbo e l'imprescindibile!!"
" Wow!!!!" rispondo con entusiasmo.
" E dove le sai tutte queste cose? E poi non credo che in questo luogo ci siano tutti questi tipi di persone come il leader, il furbo, il bello..."
" Be', vedi amico, andando avanti con l'età si scoprono un sacco di cose! Perché non lo vorresti formare? Sarebbe bellissimo per un ragazzo come te e poi mi hai detto che non possiedi amici e che non hai tutt'ora! Girati intorno. Ci sono tanti ragazzi della tua età in questo ospedale! Scegli quello che più fa per te e vedrai che far parte di un gruppo cambierà la tua vita per sempre!"
A quella frase rimango senza parole e gli chiedo sempre con la mia super curiosità:" Ma sei sicuro? Insomma...dici che lo dovrò formare? E chi potrei essere in questo gruppo?"
" Be' come componente dovresti essere...il leader! Saresti perfetto!!E poi vedi quei sei braccialetti che indossi al polso? Eccoli là i tuoi amici! Regalane uno a ciascuno di loro. Sei braccialetti per sei amici! Ricordatelo!! Sarà proprio quel braccialetto rosso che sarà il vostro simbolo, il vostro legame che vi terrà uniti per sempre e non vi lascerete mai!!"
Sei braccialetti per sei amici! Ripenso a tutte quelle parole messe insieme. Ma come può un ragazzo con un tumore formare un gruppo e farne parte? E poi in un ospedale?
E' ora di andare. Saluto il mio amico:" Grazie Nicola! Ci penserò!!"
" E di che Leo!! A presto! Watanka!!"
" Chèèè!!!!" chiedo incuriosito non comprendendo il significato di questo termine.
" Niente!! E' una strana parola che ho sentito dire in giro!"
" Ah!! E che vuol dire?" chiedo curioso.
" Nulla!" a quella risposta rimango in tilt.
" Come sarebbe a dire nulla?!"
" Te ne parlerò un altro giorno. Ora va'!"
" Ok grazie Nicola!! Watanka!!"
" Watanka leader!"
Sorridiamo tutti e due e pensieroso esco dalla sala. Durante il mio tragitto ripenso e ripenso alle frasi dette da Nicola. Ho la testa piene di domande.
Un gruppo?!!
Non pensandoci più mi dirigo nella mia stanza, ma prima passo davanti a quella di Rocco. Felice di vederlo gli accenno un piccolo sorriso e contento lo saluto:" Ciao Rocco!! Ma quand'è che ti rivedrò sorridere?!" |
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Capitolo 2 *** Il vice-leader ***
“Buongiorno
mio Leone!”
“Ehi
Asia, come mai sei qui? Non dovevi andare
all’università questa mattina?” chiedo
alla mia sorellona, appena entrato nella stanza e stanco mi siedo sul
letto.
“No
oggi no. Pensavo che venirti a trovare ti avrebbe fatto piacere! Sei
sempre
tutto solo! E poi ho una super notizia da darti: una
sorpresa!”
Ogni
giorno ha sempre una super notizia da svelarmi e penso sempre che sia
quella,
ma purtroppo non lo è. Quella super notizia non
arriverà mai. Il mio sguardo si
fa triste. Asia si avvicina a me poggiando la sua mano sulla mia spalla
in
segno di conforto perché oramai la mia espressione in viso
la conosce fin
troppo bene.
“Avanti
Leo, sii forte! Pensa al tuo nome: Leone, persona forte e coraggiosa,
proprio
come lo sei tu!”
Le
accenno un sorriso. Tutto quello che dice mia sorella è
vero. Ha sempre ragione
su tutto. D’altronde è la mia sorellona.
“Ma
quella notizia che mi dovevi dare? O meglio quella sorpresa?”
cambio totalmente
argomento.
“Ah
già, Me ne ero dimenticata! Indovina? Avrai un nuovo
compagno di stanza! Sei
felice? Conoscerai un nuovo ragazzo che magari
diventerà…”
“No,
non lo diventerà. Lui se ne andrà via prima di
me. Sono io che resto e che da
qui non me ne andrò fin quando questo cavolo di tumore
sarà guarito!”
“Leo
ti prego, calmati. Non dire così. In questo modo peggiori le
cose e…”
“Asia?!”
la interrompo facendo un piccolo cenno con la testa verso
l’uscita della stanza.
Si gira e ambedue fissiamo il nuovo ragazzo. E’
anch’esso pelato e tiene una
stampella. Dovrebbe avere la mia stessa età.
“Ciao!”
saluta con voce tremante.
“Ciao!
Tu saresti il nuovo compagno di stanza di mio fratello,
giusto?” gli chiede mia
sorella sempre gentile e sorridente.
“Si!”
risponde il pelato.
“Vieni,
avvicinati, come ti chiami?” gli chiedo e il ragazzo sempre
molto timido
risponde: “Valentino, per gli amici Vale!”
“Ah
piacere! Io sono Leone, per gli amici Leo!”
Ridiamo
entrambi. Pare che abbia già preso confidenza.
“Allora
vi lascio. Ciao Valentino! Ops, già
dimenticavo…Vale!”
“Mia
sorella è sempre così. Si dimentica di
tutto!”
“Piantala
Leo!” Mi richiama ridendo e anche il nuovo arrivato ci segue
divertito.
“Ci
vediamo cara ragazza! Ah, lei è Asia, mia sorella, come hai
ben capito!!”
“Piacere
Asia!” Vale le porge la mano e sorridono.
“Allora
vado, ciao ragazzi!”
“Ciao!”
la salutiamo entrambi in coro.
Per
qualche secondo ci guardiamo a vicenda: io fisso lui e
lui fissa me. Non so il perché, ma è come se la
mia testa mi dicesse di… ma
certo! Sarà la persona giusta! Ma prima gli chiedo:
“Senti Vale, posso sapere
il motivo per il quale sei qui?”
Il
ragazzo si siede sul letto accanto al mio, rimasto vuoto
per un mese intero, dopo che il mio compagno di stanza mi ha lasciato
solo.
“Tumore,
e tu?”
“Idem!”
per un istante nella stanza fiocca un silenzio
tombale, come se quella parola avesse fatto crollare
l’ospedale intero.
“Ma
non ci pensiamo Vale. Pensiamo al presente.”
“Evvero,
hai ragione amico!”
Ci
guardiamo con il sorriso sulle labbra e dopo un po’ gli
chiedo: “Vuoi far parte di un gruppo?”
“Un
gruppo?” mi chiede.
“Si,
un gruppo e magari…ma si, il vice-leader. Saresti
perfetto!”
“Ah,
e tu chi saresti?”
“Il leader!” gli rispondo felice della proposta
datagli.
“Tieni!”
sfilo dal polso un braccialetto rosso e
porgendoglielo al suo braccio con voce fievole gli sussurro:
“Watanka!”
“Cheeee!!!?”
“Niente,
cose mie!”
Vale
fissa con sguardo incerto quello strano braccialetto
di plastica appena indossato: “Ma perché indossi
tutti quei braccialetti?
Uno…due…tre…”
“Sei…!
Te ne regalano uno per ogni operazione che fai. Io
ne ho subite sei e per ogni intervento ho questo!” indico il
braccialetto.
“Bè,
sei sono tante e che dovremo fare all’interno del
gruppo?”
“Intanto
dobbiamo trovare La ragazza, Il bello, Il furbo e
l’imprescindibile!”
“Ma
allora vuoi formare un gruppo per davvero?”
“Ma
certo, ti pare che scherzi! Dai, infila il pigiama,
sali sulla sedia a rotelle e andiamo a cercare i nostri quattro tipi
rimasti!
Si parte Vale!!”
“Ma
Leo…” mi ferma.
“Devo
aspettare che mi chiamino per l’operazione!!!”
“L’operazione?
Guarda che mica vieni operato il giorno del
tuo arrivo, e poi dove devi subire l’intervento?”
“Mi
devono amputare la gamba!” cade il silenzio. Sfilo le
lenzuola: “Tranquillo, non sei solo! Dai, andiamo!!”
Nicola
aveva proprio ragione. Sarà
bellissimo far parte di un gruppo. Ma questo è solo
l’inizio di una grande
avventura!
NOTA
AUTRICE:
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Pensate che sia un
po’ troppo
simile alla fiction, ma non sarà proprio così,
perché qualcosa cambierò.
Da
come avuto potuto capire, ad ogni
capitolo faremo la conoscenza dei sei ragazzini, i nostri fantastici
Braccialetti!!
A
presto
Braccialetti_Love
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Capitolo 3 *** La ragazza ***
Nel
pomeriggio io e Vale ci
dirigiamo nei corridoi dell’ospedale. Fa uno strano effetto
“passeggiare” con
Vale accanto, il mio vice-leader.
Era
da tempo che non mi sfogavo con
nessuno qui dentro.
Durante
il nostro cammino gli
racconto un po’ di fatti ed esperienze vissute in questo
ospedale. Gli presento
anche i dottori e gli infermieri:
“Allora Vale, ti presento un po’ di gente: il
primario di questo ospedale
è la dottoressa Maria Pia Lisandri “La
strega”…”
“La
strega!!”
mi chiede Vale
durante il nostro percorso.
“Si,
la strega, perché è odiosa e non ti concede la
vera libertà!”
“Certo
Leo, è un dottore e poi se hai una malattia non ti concede
di certo
di cantare o ballare come se fosti in discoteca!”
“Hai
ragione…” concludo
io.
“Ah!
E per finire c’è l’infermiere Ulisse e
il simpatico dottor Carlo!”
“Ma
il dottore che ti ha operato chi è?”
mi chiede curioso Vale.
“Dottor
Abele, un bravo chirurgo. Come ti ho detto mi ha operato ben sei
volte. Tranquillo, è un bravissimo dottore! Dai, seguimi al
piano di sopra e
cerchiamo La ragazza!”
Prendiamo
l’ascensore e una volta
saliti ci dirigiamo nella sala mensa e da lontano scorgiamo una
ragazza, con
lunghi capelli biondi, seduta accanto alla finestra a osservare
pensierosa il
cielo e le nuvole. Sul tavolo davanti nel quale è seduta,
è poggiato un vassoio
con sopra del cibo per niente toccato. Gliela indico a Vale.
“Ma
non vuole mangiare?!”
mi chiede il vice.
“E’
anoressica, fa fatica a digerire il cibo, anzi non lo tocca per
niente. E’ l’unica donna utile a noi e come ragazza
è perfetta.”
Mi
avvicino e dietro me Vale mi
segue:
“Buongiorno
ragazza!”
Ella
spaventata si gira verso di
noi: “Chi
siete?”
“Piacere,
io sono Leone, per gli amici Leo!”
“Ciao,
io sono Valentino, per gli amici Vale!”
Intimorita
la ragazza si presenta
anch’essa:
“Ah piacere, io sono Cristina, per gli amici Cris!”
Ci
guarda e noi per quanto è bella
la fissiamo con occhi stupiti.
“Vorresti
far parte di un gruppo?”
gli chiedo.
“Che
cosa? Io…ma…come…?”
“Eh
no ragazza, troppe domande! Io sono il leader, Vale il mio vice e
tu…bè…la ragazza!”
“Ah!
E che dovremmo fare all’interno del gruppo?”
“Regalare
un po’ di gioia e felicità a questi bambini,
magari facendoli
divertire, giocare, ridere e scherzare!” dice
Vale.
“Ci
sto!”
Felice
sfilo dal polso un
braccialetto: “Avvicina…Watanka!”
“Eeeeè??!”
“Cose
sue!”
Ribatte Vale.
“Si,
cose mie!”
dico io.
“Ah!
Allora
bè…io…vado…cioè…
non dovrei…però…!”
“Noi
andiamo, ti lasciamo sola. A presto!”
Sorridenti
facciamo entrambi marcia
indietro con la sedia a rotelle, quando ci sentiamo dire: “Sono
stata felice di
avervi conosciuti! Sapete, non avevo mai avuto amici
fin’ora!”
“Nemmeno
noi!!” urliamo
in coro io e
Vale e proseguiamo verso l’uscita della sala.
“Allora,
che te ne pare? Come ti sembra come ragazza?”
“Secondo
me…è perfetta! Però adesso Leo
torniamo in stanza, dovrebbe
venire mia madre!”
“Ok,
però prima ti voglio far conoscere Rocco; eccolo
lì…”
Passati
davanti la stanza gli indico
il bambino sul letto.
“Ma
dorme?”
mi chiede Vale
titubante.
“Purtroppo.
Sono otto mesi che sta così. E’ in coma! Non
l’ho mai visto
sorridere. E chi sa che bel sorriso che avrà!! Vedo che ti
sei rattristato! Non
ci pensiamo! Dai, andiamo!”
E
pensierosi torniamo nella nostra
stanza. Mettiamo piede quando: “Ah!
Vale finalmente! Dove eri finito?”
“Ah!
Mamma, ero in giro con il mio amico Leo, il mio nuovo compagno di
stanza!”
“Ah!
Ciao Leo! Io sono Nora….”
“Piacere
mamma di Vale!!”
le sorrido perché
felice di averla conosciuta.
“Eh…senti
Vale, papà dovrebbe venire a momenti. Vado a parlare con il
chirurgo per l’operazione di domani! Ti lascio con Leo,
allora. Ciao ragazzi!!”
“Ciao!”
e
la salutiamo felici.
“Che
ne dici di farci una partitina a carte Vale?!”
“Ok.
Senti ma…quel bambino…che
dorme…”
“Rocco!”
“Si,
ma che ha fatto?” Vale
mi pone la
domanda, pensando che conosca la causa per la quale Rocco è
entrato in coma,
perché stando qui per due anni, oramai conosco
l’intero ospedale.
“Credo
che si sia buttato dal trampolino più alto della piscina.
Prima di
cadere ha perso i sensi ed è svenuto.”
“Ma
come fai a sapere tutte queste cose?!”
“Come
faccio? Leo sa sempre tutto. E’ una sorta di mago qui dentro!
Forsa,
giochiamo e chi vince…deve trovare per prima Il
bello!!”
“Ah!
Quello di sicuro lo trovo io!”
E
così passiamo la serata giocando a
scale quaranta e non pensando alle cose brutte e tristi della vita.
E’
un grande
Nicola! E’ stato grazie a lui che io e Vale abbiamo trovato
La ragazza.
Una
nuova e
fantastica amica è sbocciata nella mia vita!
NOTA
AUTRICE:
Ecco
il capitolo tre. Abbiamo
conosciuto La ragazza, ma penso che oramai la conosciamo tutti quanti e
fin
troppo bene!!! Ci vediamo al prossimo cap. Ancora buona lettura!
Braccialetti_Love
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Capitolo 4 *** Il bello ***
Mi
sono appena svegliato; fuori la
finestra c’è un bellissimo sole. Sembra che
l’aria sia tiepida. Il cielo è
coperto da tantissime nuvole di varie forme. C’è
n’è una che ha la forma di
Vale che dorme, è si, ancora dorme sul suo letto rigirandosi
da una parte
all’altra forse perché è nervoso
dell’operazione. Lo chiamo: “Ehi
Vale! Mi
senti…Vale sveglia!”
Eccolo
che alza la testa dal cuscino:
“Leooo!!”
“Ah
finalmente! Sono tre ore che ti sto chiamando!”
“Ma
dove sono?!” mi
chiede Vale con
sguardo fulmineo.
“Vedo
che ti sei appena svegliato dal meraviglioso mondo dei sogni! Sei in
ospedale con accanto il tuo Leo, il leader! Ah e se ti fossi
dimenticato tu sei
il mio vice e abbiamo trovato anche La ragazza! Forza, alzati da quel
noioso
letto e andiamo in cerca del Bello!”
dico tutto d’un fiato
cercando di farlo sorridere e di tirarlo su di morale.
“Ma
non posso venire, tra un po’ mi dovrebbero chiamare per
andare in sala
operatoria!”
“Già,
va bene. Vorrà dire che Il bello lo vado a cercare insieme a
Cris.
Tranquillo amico, quando tornerai saremo ad aspettarti tutti quanti
insieme. Te
lo prometto!”
“Sei
un vero amico Leo!”
“E
anche tu lo sei! Ah ecco Ulisse!!”
Ci
giriamo di scatto verso l’uscita
della stanza e Ulisse chiama Vale per farlo sedere sulla barella.
“Tranquillo
vice, vedrai…andrà tutto bene!! Sei un tipo
forte, te la
caverai!! Ora va. Imbocca al lupo, anche da parte di Cris!”
“Grazie
leader!”
E
un forte abbraccio ci unisce tutti
e due. Mentre Vale è pronto per uscire con Ulisse arriva la
sua mamma. Come
sempre lo riempie di baci in fronte e lo lascia andare con
l’infermiere che gli
è accanto.
Decido
di andare da Cris, ma come
tutte le mattine passo davanti la stanza di Rocco. Arrivato davanti mi
affaccio
e noto un ragazzino moro e riccio seduto sul letto adiacente a quello
del
piccolo dormiente, con il telefono in mano. Con un gesto della mano mi
fa segno
di andare via. Penso che sia un tipo strano.
Arrivato
davanti l’ascensore, da
questo esce Cris: “Ehi,
ciao ragazza! Come va?!”
“Ciao
Leo! Va tutto bene, diciamo, e Vale?!”
Non
sa dell’operazione, ma io le
accenno della notizia senza farla preoccupare perché so che
Vale è un ragazzo
veramente coraggioso: “E’
in sala operatoria per un’amputazione alla gamba, come
me!”
“Ma…come…non
mi avete detto niente, nemmeno un imbocca al lupo?!”
“Tranquilla,
gliel’ho fatto io anche da parte tua!”
“Ah!
Grazie!!”
Non
pensandoci Cris si siede su una
delle sedie che si trovano nell’atrio del reparto, mentre io
le sono davanti. Parliamo
del più e del meno, raccontando della nostra vita. MI chiede
se ho i genitori.
Le rispondo di no e anche lei ha solo sua madre, che purtroppo non
viene mai a
trovarla, ma il motivo per il quale non viene non me lo ha voluto dire.
“Senti,
ho promesso a Vale che una volta tornato dalla sala operatoria ci
facciamo trovare tutti e tre in stanza!” dico
a Cris.
“Ma,
siamo solo due! Chi è il terzo scusa?!”
“Ma
come chi è? Il Bello, no?!!”
“Perché
dobbiamo trovare anche Il bello?!”
“Certo
e poi ci manca Il furbo e l’imprescindibile!”
“Ma
allora è una cosa seria questa del gruppo?” mi
chiede La ragazza con occhi meravigliati.
“Ma
tutti la stessa domanda? Certo che è una cosa seria! Ti pare
che
scherzi? Dai andiamo! Ti voglio far conoscere Rocco!”
“E
chi è?!”
“Sai,
io e Rocco siamo conosciuti da tutti. E’ diventato il
veterano
dell’ospedale per quanto tempo è qui
dentro!”
“Ma
perché da quanto tempo siete qui?”
mi chiede.
“Io
da un anno e mezzo!”
Mi
fissa e spalanca i suoi occhioni
azzurri.
“Mentre
Rocco da otto mesi!”
Li
spalanca ancora di più.
“Ti
prego, non mi guardare cosi Cris!”
“Ma…come…un
anno tu e otto mesi...”
“Rocco!”
“Eh
Rocco, è tantissimo!!”
“Tranquilla,
oramai questo luogo per me e Rocco, anche se lui non lo ha
mai visto, è diventato la nostra seconda casa!”
“Perché…”
“E’
in coma…vieni, seguimi!”
Dopo
questa lunga conversazione io e
Cris ci dirigiamo in stanza del piccolo Rocco.
“Lui
è Rocco?!” mi
chiede la ragazza.
Io le rispondo con un flebile “si”.
“E
invece quello chi è?!”
mi chiede ricambiando
lo sguardo da Rocco a quello strano tipo visto poco fa.
“Senti,
quello ha un nome! Ma voi chi cazzo siete?!”
dice a voce alta il tipo sempre sdraiato sul letto e
ancora con quell’aggeggio in mano.
“Ehi,
ehi, calmati ragazzino!”
mi intrometto
cercando di farlo stare zitto e più attento a come parla.
“Ma
si può sapere chi siete e perché siete qui?! Ma
per caso siete
fidanzati?!”
e continua ridendo.
“No,
non lo siamo e poi siamo qui per salutare Rocco!”
e con il capo gli indico il bambino accanto.
“Guarda
che quello è morto, mica vi sente! Certo che siete pazzi
tutti e
due! Questo posto fa diventare matti chi ci lavora e chi ci
è ricoverato…”
“Ma
la smetti de di ste cose…”
“Bastaa!!”
Urla
Cris. “Mi
sembrate due
bambini e comunque quello si chiama Rocco e tanto meno non è
morto, ma è in
coma!”
“Va
bè…chi è
è…però ora ve ne dovete andare
via… tutti e due!!”
“Senti,
senti chi parla! Mica qui comandi tu!!”
“Leo,
per favore!” mi
riprende Cris.
“Ecco
fatti aiutare dalle ragazze!” e
scoppia in una pazza
risata.
“Dai
andiamo Cris! Questo qui non lo voglio più vedere! Ah
già offeso
Rocco e non voglio che succeda altro! Ma che hai da
guardarmi?!”
sembra che fissi la mia gamba, o meglio quella che ora non
c’è più.
“Ma…che
hai fatto a…”
“Non
ha più la gamba per colpa del tumore!”
Ribatte Cris.
“Ah
scusa, non volevo offendervi. Mi dispiace per avervi trattato male e
anche…”
“Rocco!”
rispondiamo in coro io e Cris.
“Ehi
si, Rocco!”
Mi
avvicino al letto di quello
strano tipo, mentre Cris mi è accanto.
“Posso
sapere il tuo nome?”
gli chiedo con molta
tranquillità prima che si alteri.
“Davide.”
Risponde seccato.
“Ah,
piacere allora! Io sono Leone, ma facciamo Leo!”
“E
io Cristina, anche Cris!”
“Piacere
a tutti a due!” risponde
scocciato di
nuovo.
Nonostante
la nostra presenza a lui
sgradita, ci chiede il motivo per il quale siamo ricoverati qui dentro
e noi
essendo lo stesso curiosi gli chiediamo il motivo per il quale anche
lui è qui.
Ci dice che a scuola mentre stava giocando a calcio ha avvertito delle
strane
fitte al petto.
Gli
allungo la mia mano
porgendogliela sulla sua spalla in segno di conforto perché
preoccupato e gli
chiedo: “Vuoi
far parte di un gruppo?!”
“Un
gruppo? Ma non avete capito che io tra un po’ me ne
vado?!!”
risponde Davide con aria sua.
“Bè
intanto potresti conoscerci e fare amicizia!”
dice Cris.
“E
magari essere Il bello del gruppo, visto il caratterino e poi
furbo…mi
sembra proprio che non lo sei!!” continuo
io.
“Guarda
che furbo lo sono e anche fin troppo!”
“Bè,
Il bello sei perfetto!”
si intromette Cris.
“E
va bene…mi avete accontentato…e se io sono Il
bello, voi nel gruppo chi
sareste?!”
“Io
il leader!”
“Ed
io La ragazza! E poi c’è Vale, il vice- leader che
in questo momento
sta subendo un intervento chirurgico!”
Felice
e fiero di me, sfilo dal
polso il mio terzo braccialetto, glielo porgo al suo braccio e gli
sussurro: “Watanka!”
“Che
cosa?” mi
chiede Davide
avvicinandosi a me per cercare di capire meglio la parola appena
pronunciata.
“Cose
sue!!”
dice Cris.
“Già,
cose mie!”
Per
qualche secondo Davide osserva
quello strano braccialetto di plastica datogli qualche secondo prima.
Lo
salutiamo; io faccio retromarcia
con la mia sedia, mentre Cris si rigira quando ci sentiamo chiamare:
“Leo, Cris…grazie!”
Davide
ci ringrazia osservando
nuovamente il suo braccialetto.
“Watanka!”
urliamo io e Cris alzando il
braccio e Davide con il braccialetto indossato ci segue e finalmente
per la
prima volta lo vediamo sorridere:
“Watanka!!”
E’
un grand’uomo Nicola! E’ sempre
grazie a lui che ho conosciuto un nuovo ragazzo che sono sicuro
diventerà molto
presto un mio grandissimo amico.
NOTA
AUTRICE:
Eccoci di nuovo con il quarto capitolo. E’ un po’
lungo lo so, ma appena mi
venivano in mente le battute e le frasi le ho scritte e poi non
possiamo di
certo perderci le stravaganti battute del nostro Bello!!!
Alla
prossima con Il furbo!
Braccialetti_Love
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Capitolo 5 *** Il furbo ***
Ripenso
al tipetto conosciuto. Con
quel brutto caratteraccio sono stato pur sempre felice di averlo fatto
entrare
nel mio gruppo. Ho capito che quel ragazzino ha bisogno di amici e
della
compagnia di persone che gli vogliono bene.
Nella
mia stanza troviamo Nora con il
papà di Vale. Quest’ultimo guarda fuori dalla
finestra, mentre la donna è
seduta sul letto del figlio.
“Mamma
di Vale, ma Vale è ancora dentro?”
mi
faccio avanti chiedendo l’informazione.
“Si
Leo. I dottori ci hanno detto di aspettare qui per una maggiore
sicurezza!”
I
genitori di Vale sono in pensiero
per il figlio. Non avevo mai visto una madre così
preoccupata.
D’altronde
la mia è morta tanti anni
fa, nemmeno ricordo il mese e il giorno, o meglio, preferisco non
ricordare. Ho
completamente rimosso questo fatto. Mi sento diverso.
E’
stato forse colpa della malattia
che mi ha indebolito e cancellato dalla mente tutti i ricordi passati?
“Leo,
io e Andrea scendiamo al piano di sotto, aspettando Vale che esci
dalla sala operatoria! Ci vediamo!!”
“OK.
Fatemi sapere!”
In
stanza rimaniamo soli io e Cris.
Per qualche secondo sorge il silenzio, quando ad un tratto sentiamo
bussare:
“Ragazzi, finalmente
vi ho trovati…”
“Davide,
ma che ci fai qui? Come hai fatto a sapere che eravamo in stanza
di Leo e Vale?!”
“Non
lo so. Ero sul letto con le cuffiette, quando ad un tratto sento una
voce provenire da lontano…”
“E
che diceva?”
chiedo io, osservando
quel ragazzino.
“Diceva
che dovevo correre in stanza di Leo e Vale e…”
“Perché??”
chiediamo all’unisono io e Cris
fissando gli occhi di Davide.
“Non
lo so! Non sapendo dove si trovava la stanza ho corso a perdifiato
cercandomi
di sbrigare…”
“E’
permesso?”
ci giriamo tutti e tre,
dopo aver sentito la voce, verso la porta della stanza. Sulla soglia
entra un
ragazzino sulla sedia a rotelle, con una gamba ingessata e un collare
che lo
tiene ritto.
“Ah
quanta gente!! E che bei ragazzi! Aspettate…tu sei
Leo…tu Cris e
tu…aspetta…lo scontroso e…”
“Ma
si può sapere chi sei? Io non sono scontroso…e
comunque sono Davide se
proprio ti interessa!!”
“Piacere!!”
“Ma
scusa, chi sei?”
gli chiede Cris con
gentilezza e non usando il tono di Davide.
Non
capisco il motivo
per il quale conosce i nostri nomi, tant’è che gli
chiedo: “Ma
come fai a conoscere
i nostri nomi?”
“Sapete
dov’è Rocco?!”
“Vuoi
rispondere alla domanda di Leo? Sei anche
maleducato…”
“Davide!”
lo riprende Cris ed ella continua: “Non
farci caso, comunque
puoi rispondere cortesemente alla domanda di Leo?”
“Non
lo so!!”
Per
qualche secondo
tutti e tre fissiamo quello strano tipo. Come fa a conoscere i nostri
nomi e
per di più Rocco? Lo vedo un tipo altrettanto sveglio
e…
“Ti
piacerebbe far parte di un gruppo?”
gli chiedo.
“Ma
si Leo! Ed essere il furbo!”
continua Cris.
“Eh
si vede! A me non sembra…”
L’unico
non d’accordo di
fare entrare il tipetto nel nostro gruppo è Davide, ma non
aspettando altra
perdita di tempo, sfilo dal polso il mio quinto braccialetto.
“Ok!
Sono d’accordissimo…!” risponde
il tipetto.
“Scusa
Leo, prima di dargli il braccialetto…possiamo sapere il tuo
nome
furbo?!”
gli chiede Cris con aria allegra, da
giovane donna.
“Io
sono Antonio, o meglio Toniiiiiiiiiiiii!!”
“Abbiamo
capito, non c’è bisogno che urli…avanti
Leo, dargli quel
braccialetto e così la facciamo finita per
tutti…”
“Davide,
la vuoi piantare…!”
gli dice Cris, questa
volta alzando molto di più il tono della voce, come fanno le
mamme quando
sgridano i propri figli.
“Sto
scherzando…e comunque…non ti offendere, ma mi
sembri..uno…stro…”
“DAVIDEEEEEEE!!!!
SMETTILA!!!!!” gli
urla Cris in faccia,
ma il tipo, o meglio Toni, non sembra molto interessato.
“E
che palle Cris!! Mi sembri mia madre…o meglio, la
vice!”
“Ah!
Comunque come ben sai io sono Leone, per gli amici Leo!” interrompo
le solite stronzate di Davide.
“Io
Cristina, per gli amici Cris!”
E
per ultimo si presenta
Davide, molto seccato:
“E io sono Davide, per gli amici Davide!”
Porgo
al braccio destro
di Toni il braccialetto e gli sussurro…”Watanka!!”
“Ch’aggiai
detto?!”
“Cose
sue!” ribattono
in coro Cris e
Davide indicandomi.
“Già,
cose mie!”
Toni
osserva il
braccialetto di plastica. Sembra felice.
“Scusate,
ho saputo che Vale è in sala operatoria!”
continua Il furbo con uno strano accento napoletano.
“Ma
come fai a saperlo?”
continuo a
chiederglielo per l’ennesima volta.
“Ho
sentito una voce che mi ha detto di andare subito in stanza di Leo e
Vale per formare il gruppo!”
“C’è,
tu sapevi che stavamo formando un gruppo e che Vale è in
sala
operatoria?”
Davide
è alquanto
curioso di questo fatto. In fondo anche lui ha sentito una voce in
lontananza
che lo chiamava. Ma chi sarà?
“Ma
chi potrà essere questa voce così
misteriosa?”
chiede Cris.
“Non
lo so ragazzi, comunque dovremmo scoprirlo e al più
presto…”
Che
grande amico che ho trovato. Un tipo furbo e altrettanto sveglio, ma
in un gruppo ci vogliono sempre persone che tengono allegria!
NOTA
AUTRICE:
Come
vi sembra come capitolo?
Questo è sicuramente il più corto!! Aahahahaha!!
Comunque
abbiamo conosciuto
Il furbo. I ragazzi dovranno scoprire di chi sarà questa
voce misteriosa
avvertita da Davide e da Toni.
Grazie
ancora per coloro
che hanno recensito i capitoli.
Alla
prossima
Braccialetti_Love
|
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Capitolo 6 *** l'imprescindibile ***
Sono
accanto a Vale con i miei amici Cris, Toni e Davide. Il vice
è tornato
dall’operazione e sono contento per lui che è
andato tutto bene. E’ un tipo
forte e coraggioso, come in fondo lo siamo tutti.
“Grazie
a te leader e a voi tutti che
mi avete aspettato fino alla fine!”
Vale,
con la poca voce che ha, sussurra queste dolci parole.
“Hai
visto vice, la promessa…te l’ho
mantenuta…”
“Si,
evvero Leo, sei proprio un
amico, come lo siete voi tutti!! E grazie per la vostra
compagnia!”
“Figurati!”
gli
risponde Cris,
divenuta rossa per l’emozione.
“Sapete
ragazzi, sotto l’effetto
dell’anestesia sono stato nella piscina con Rocco, il luogo
dal quale è entrato
in coma ed è stato come se in quel momento stavamo
conversando…sì…potrebbe
essere Rocco L’imprescindibile, senza il quale il gruppo non
potrebbe
esistere…”
“Ma
allora ecco chi era quella voce
che ho sentito…era di Rocco!”
dice Toni.
“Già,
allora anche la voce che ho
sentito io era di Rocco…”
conclude Davide.
“Avete
proprio ragione ragazzi. Rocco
è il più importante del
gruppo…”
“E
allora perché mi ha detto di
venire qui da voi?” chiede
Davide.
“Per
farti conoscere Vale e
probabilmente anche Toni, e vuole che il gruppo dei Braccialetti si
formi!”
“Ragazzi,
che ne dite di andare nella
sua stanza per farlo entrare nel gruppo?”
propone Cris sempre con il sorriso sulle labbra.
“Ma
scusate, e Vale come lo
portiamo?”
“Tranquilli,
lo portiamo noi. Forza
amici, aiutatemi…”
“Leo,
piano, ma sei mattooo??”
Davide
e Toni sono poggiati alla sbarra di un lato, mentre io e
Cris dall’altro e spingiamo il letto a grande
velocità. I dottori, gli
infermieri e i pazienti ci osservano, credendoci pazzi. Povero Vale, lo
stiamo
facendo volare, ma lui sorride, è felice con accanto i suoi
quattro amici.
“Ehi
Rocco, ti abbiamo portato vivo,
o meglio sano e salvo Vale!!”
“Meno
male…” sussurra
il vice.
Mettiamo
il letto di Vale accanto a quello del piccolo Rocco; io,
Cris, Davide e Toni circondiamo i due pazienti
“malandati”.
Sfilo
per l’ultima volta il braccialetto e piano piano mi
avvicino al bambino, Davide alza il suo braccio e gli infilo il
braccialetto
sussurrandogli: “Watanka…benvenuto
nel gruppo
Imprescindibile!!”
NOTA
AUTRICE:
Siamo
arrivati alla nomina di Rocco, L’imprescindibile,
perché
come sappiamo senza di lui il gruppo non potrebbe esistere e la voce
avvertita
da Toni e da Davide era proprio la sua.
Al
prossimo cap. con… una sorpresa!!
Braccialetti_Love
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Capitolo 7 *** Ci chiameremo...Braccialetti Rossi! ***
Angolo
autrice:
Spero
che anche questo capitolo sia di vostro gradimento!!
Nei
prossimi cap. ai nostri Braccialetti attenderanno molte
sorprese!! Se potete recensite.
Alla
prossima
“Perfetto,
ci siamo tutti e sei, e a questo punto direi di
iniziare…”
“A
fare cosa?” chiede
Cris al Furbo.
“A
divertirci e rimanere sempre uniti!”
“Sei
un grande Toni!”
Guardo
negli occhi i miei amici. Sono strafelice, anzi…super
felice!!
Finalmente
ho degli amici, dei veri amici. Tutto questo è merito di
Nicola perché senza di lui dove avrei trovato degli amici
come loro? Ma ancora
ho un dubbio: perché Nicola ha voluto fare questo per me?
“Ma
Leo, se ora finalmente siamo un gruppo, dobbiamo sceglierci un nome
adatto a tutti e sei!”
“Già,
hai proprio ragione Cris! Avete un nome?”
“NO!”
rispondono in coro i ragazzi.
“Tranquilli,
ce ne ho in mente uno io. Che ne dite di…”
i ragazzi mi guardano, perché
curiosi.
Si
avvicinano a me. Passano i secondi; fisso i miei fantastici
amici…non vorrei di certo farli stare in ansia, ma sono
emozionato, perché
finalmente ho un gruppo…
“Dai,
Leo…ti puoi sbrigare per favore! Me la sto facendo
sotto!!”
“Davideeee!!!”
lo
richiamano i miei amici.
“Ma
volete proprio che ve lo dica?”
“SI!!”
“Ok…aspettate…”
“Ma,
hai detto che avevi in mente un nome!!”
ribatte Toni.
“Si,
evvero, ce lo vuoi dire Leo?” continua
Cris.
“Non
farci stare in ansia!!”
dice Vale.
“E
sbrigati per favore, che ME LA STO FACENDO SOTTOOOO!!”
conclude Davide questa volta con
un tono di voce alquanto arrabbiato.
“Eh
va bene…come siete permalosi…ci
chiameremo…”
Tutti
e quattro mi si avvicinano sporgendo di fuori le loro
pupille…
“…Braccialetti
Rossi…”
“Che
cosaaaaa??”
“Ma
possibile che non capite mai niente?”
ribatto.
“Ma
perché…questo strano
nome…bracc…”
“Braccialetti
Rossi…perché…ve lo dico
perché...?”
“SI!!!!”
“Perché…”
Visto
l’attesa troppo lunga Davide continua: “La
faccio qui…!”
“NO,
NO…” lo fermano i miei amici.
“Ho
capito, mi sbrigo…ma volete proprio che ve lo
dica?”
“LEOOOO!!!”
mi richiamano i ragazzi a mo’ di cantilena.
“E
va bene…vedete quei braccialetti rossi che vi ho
regalato…? E’
proprio questo bracciale il nostro simbolo, il legame che ci
terrà uniti per
sempre, sia nei bei, che nei brutti momenti. Saremo vicini in qualunque
posto
andremo…”
“Si,
anche in bagno! Volete venire con me, visto che ci dovrei
andare? Perché come hai detto tu Leo, dovremmo restare
sempre vicini e….”
“Davideeeeee!!!!!
Non credi che stai un po’ esagerando?” lo
riprende Cris.
Capisco
che quel ragazzino con
degli amici accanto è felice.
“E
mamma mia, stavo scherzando…” e continuo il mio
discorso,
interrotto dal solito Davide: “Saremo uniti nel dolore, nella
sofferenza, nella
malattia, nella tristezza e nella gioia e dovunque ce ne andremo, NON
CI
LASCEREMO MAI, perché noi…non abbiamo finito di
vivere… pronti
ragazzi…BRACCIALETTI ROSSI IN ALTO…”
E’
ora di urlare quella strana parola. Non conosco il suo significato,
ma sono sicuro che è qualcosa di grande, di veramente forte!!
E’
giunto il momento: tutti e cinque, compreso Rocco con il braccino
in alto, con la gioia e la felicità nei nostri cuori,
alziamo il braccio con
addosso il braccialetto rosso, chiudiamo il pugno e
all’unisono urliamo quella
strana ma coraggiosa parola…
“WATANKAAAA…!!!!!”
|
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Capitolo 8 *** Nel gruppo...siamo tutti speciali! ***
E’ mattina; fuori
c’è un bellissimo sole, quasi da spaccare
le pietre. Finalmente è primavera, la mia stagione
preferita. In questo periodo
la natura si risveglia, gli uccelli ricominciano a cinguettare, i fiori
sbocciano, i ricci escono dal loro letargo, l’aria diventa
fresca e pulita…
Sembra strano, ma anche
l’ospedale assume un aspetto
differente; ora con i miei nuovi amici accanto mi sento diverso, un
altro
Leone, un leone che ruggisce…
Non mi sento più solo in
questo posto, pieno di tristezza
dove la parola “felicità” non ha alcun
valore. L’ospedale è diventato la mia
seconda casa, ma la mia vera casa mi manca.
Mi manca la mia cameretta, mi mancano
i miei peluche di
quando ero un semplice bambino…felice.
Sento la nostalgia delle mie
macchinine regalatemele da mio
padre, quando mi voleva bene…ora non più.
Ma perché deve capitare
tutto a me? Prima la morte della
mamma, poi la mia malattia e infine mio padre…ma finalmente
ho la mia sorellina
che mi è sempre accanto, giorno e notte.
A volte penso che avere una mamma che
ti riempie di baci
sulla fronte sia bello. Una mamma buona e dolce, proprio come quella di
Vale.
Avrei desiderato averla così, ma nella vita non siamo noi a
decidere.
Sono sdraiato sul mio letto, un letto
da malato. Il mio vice
non c’è. E’ da ieri sera che non lo
vedo, che non vedo i miei amici, i mei
nuovi amici.
Oggi è il mio compleanno,
compio diciotto anni, ma
preferisco non festeggiarlo, non ho proprio fantasia.
In questi anni trascorsi sono
successe tante di quelle cose,
che solo un ragazzo ricoverato come me e per molto tempo,
può capire.
Il giorno del mio compleanno
è morta la mia mamma; un giorno
felice come tanti altri, anche di più, visto che avrei
compiuto quattordici
anni, ma poi conclusosi male.
Sarei diventato un semplice
ragazzino, un bravo studente,
con una lunga vita davanti.
Saputa la notizia, un vuoto scese su
di me, quasi da
sentirmi male, e sarà proprio il mio male a farmi sentire
diverso e a farmi
capire quanto sia importante vivere la propria vita…
Ma non ci penso, non penso alle cose
tristi, perché è già
triste così…ma con i miei Braccialetti, una nuova
vita sboccerà…
“BUON COMPLEANNO
LEO!!!!”
A quelle urla, di scatto mi alzo dal
letto, mi giro verso la
porta e davanti mi trovo loro…i miei amici…
“Ragazzi…ma…”
“AUGURI!!” urlano
di nuovo felici i ragazzi.
“Ma come fate a sapere che
è il mio compleanno? Chi ve lo ha
detto?” chiedo ai miei amici, che ora sono di fronte a me,
truccati e
mascherati con il naso rosso da pagliaccio.
“Sapessi Leo…lo
abbiamo saputo da una persona importante…”
aggiunge Cris.
“Ah! E chi sarebbe questa
persona importante? Mia sorella?”
“No, una persona ancora
più importante…” ribatte Vale.
E in coro urlano:
“Rocco!”
Rimango a fissarli.
“Rocco? Ma che dite
ragazzi? Mi state forse prendendo in
giro?”
“NO, te lo abbiamo
detto…è stato Rocco…che non ci
credi?” mi
chiede Davide. Con quel buffo naso rosso da clown non lo riconosco
nemmeno
più…visto il bel caratterino…
“No, non ci
credo…”
Mi guardano ed io li osservo con
sguardo stupito; Rocco non
può parlare e tanto meno capire…ma come
è possibile?
“Vuoi che ti diciamo la
verità?” dice Vale.
“Vedi Leo…Toni
è un ragazzo…speciale, perché sente
Rocco…ci
parla…”
“Cris, ma che stai dicendo?
Oh, mi state prendendo veramente
in giro…”
“No, no, no,
Leo…se non ci credi puoi avere una
prova…”
conclude il vice.
“Rocco mi sta dicendo che
proprio il giorno del tuo
compleanno è morta tua madre e non lo vuoi festeggiare per
paura che dovesse
succedere un’altra brutta cosa…e io lo so
benissimo perché sono…” afferma Toni.
“Speciale!!!” lo
interrompono i ragazzi.
“Guardate che mica solo
Toni è speciale. Qui nel
gruppo…siamo tutti speciali…” afferma
Cris, sempre dolce e con una leggero
sorriso.
“E poi…Rocco
è il più importante!”
“Hai ragione Leo, infatti
Rocco è l’Imprescindibile…”
afferma Toni.
“…senza il quale
il gruppo dei Braccialetti non può
esistere…dai andiamo a festeggiare adesso…ho una
fame…” mi interrompe Davide.
“Siete grandi
amici…” dico divenuto rosso come il loro finto
naso.
“Dai andiamo che i
festeggiati ci aspettano…però prima
indossa questo…”
Cris allunga il suo braccio e mi
infila il naso da clown.
Sorrido ai miei amici e loro
ricambiano. Ora sono uno di
loro, pronto a divertirmi e a festeggiare il mio compleanno, i miei
diciotto
anni!
Senza di loro…non avrei
fatto niente che annoiarmi e
finalmente ho un compleanno da festeggiare: con i miei nuovi
amici…
NOTA AUTRICE:
Eccoci con un nuovo capitolo. Fatemi
sapere se vi piace! Che
ne pensate delle foto?
Immaginate che nell’ultima
ci sia anche Davide!!!
Watanka!
|
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Capitolo 9 *** Una festa da sogno ***
Non sono mai stato così
felice prima d’ora; la musica che
rimbomba nella stanza mi ricorda i tempi della mia infanzia, quando
preparavo
la festa del mio compleanno ai miei compagni di scuola.
Ogni anno, qualche giorno prima del
mio compleanno, ai miei amici
distribuivo l’invito per la mia festa. Non partecipava tutta
la mia classe,
altrimenti saremo stati in tanti, ma i miei compagni erano felici, come
anche
io lo ero. Ma questa che sto festeggiando adesso è
più di una festa…è un sogno!
Palloncini di vario colore, buffi
nasi rossi da pagliaccio
arricchiscono la festa trasmettendo gioia e allegria.
Ci sono persino i bambini ricoverati,
che si divertono a
giocare e a correre di qua e di là per la stanza.
C’è il mio amico
Nicola, Ulisse, dottor Carlo, mia sorella e
la mia radiologa preferita…
Ridiamo, scherziamo, ci
divertiamo…
Sembra strano, ma non è
sempre detto che l’ospedale sia un
posto triste, perché a volte sono le amicizie che danno
importanza alla vita…
In questo momento immagino di stare
nella mia cameretta a
festeggiare i miei diciotto anni con i miei amici, i miei parenti e i
miei
genitori…ma la fantasia vola troppo oltre, perché
sono in un ospedale…
“Leo, allora…sei
contento?” mi chiede Cris, con il suo
sorriso. A volte penso che tra un giorno e l’altro tra di noi
sboccerà l’amore…
“Troppo…sono
felicissimoooo!”
Per un’ora la festa
continua, felice, divertente e serena,
fino a quando in lontananza scorgo una figura lunga distesa sul
pavimento:
medici e infermieri circondano il corpo. I miei amici si avvicinano per
capire
chi è la persona. Tra di noi manca qualcuno:
Davide…
Dove potrà essere? Fino a
poco tempo prima era qui con noi…e
ora?
Mi avvicino a quella folla di gente
imbizzarrita.
“Ossigeno…ossigeno…
presto…”
Vedo entrare medici e infermieri con
le bombole di ossigeno
in mano e fermarsi sopra la vittima.
“Davide…Davide…ci
senti…ossigeno per favore…non
respira…”
A quel nome mi avvicino di corsa,
sorpassando la gente che
lo circonda. Scendo dalla sedia a rotelle e mi siedo per terra accanto
a lui. I
dottori e gli infermieri mi guardano. I miei amici mi sono accanto.
“Davide, sono Leo, il tuo
leader…mi senti? Qui accanto a te
ci sono anche Vale, Cris e Toni…Davide?” lo scruto
da capo a piedi.
“Leo, è inutile,
non ti sentirà mai…”
“Invece si
Ester…mi sentirà eccome…” le
controbatto in
faccia.
“Leo, ti
prego…adesso allontaniamoci…lo
risveglieranno….stai
sereno…”
La dolce voce di Cris mi fa sempre
stare bene. A volte mi fa
tornare in mente mia madre; perché il giorno del mio
compleanno deve sempre
succedere qualcosa? Ora il mio amico si è sentito
male….perchè?
Mi risiedo sulla mia sedia e mi
allontano di corsa: “Perché
mi seguite? Andate a fare compagnia a quei medici e infermieri che non
capiscono MAI NIENTE!!”
“Leo, la colpa non
è di nessuno. Adesso provano a farlo
tornare…”
“Si, e perché
Rocco non lo fanno tornare con noi? E’?
Perché? Spiegatemi!!” alzo sempre di
più la mia voce.
Sono arrabbiato con me
stesso…con nessun altro…
NOTA AUTRICE:
Ciao! Ecco un nuovo capitolo! Durante
la festa, Davide si è
sentito male…cosa gli potrà essere successo?
Bye bye
|
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Capitolo 10 *** Ci vuole coraggio ***
In me è tornata la
tristezza; non dovevo prendermela così
male con i miei amici. D’altronde la colpa non è
stata di nessuno.
Osservo da fuori la finestra; gli
uccellini volano liberi,
le chiome degli alberi si smuovono per il movimento del
vento…e penso a Davide…
“Leo, Davide si
è ripreso, possiamo andarlo a vedere. E’ in
sala rianimazione… Leo?”
“Lasciami stare Cris, ti
prego!”
Non ho voglia di parlare con nessuno,
non voglio stare con
nessuno…voglio stare semplicemente solo…
“Cris!”
“Ma
Leo…è successo qualcosa…?”
“Ho detto di lasciarmi
stare!! Vai via!!” le urlo ed ella
con aria malinconica aggiunge: “Credevo di poter diventare
amica tua…ma non
pensavo che potesse succedere una cosa simile…e pensavo che
potevamo restare
sempre uniti, come ci dissi quella sera durante la nostra prima
riunione. Ti
ricordi cosa ci dissi Leo?”
“Non ho mica
l’alzheimer, me lo ricordo benissimo…e non
c’è
bisogno che me lo ridici…”
“E io te lo ridico lo
stesso: resteremo uniti nel dolore,
nella sofferenza e nella malattia…e dovunque ce ne andremo
non ci lasceremo…”
“Ho detto di lasciarmi
stare…vai viaa!!!” continuo a urlarle
in faccia. Cris mi fissa con aria altrettanto nervosa e arrabbiata e
con passo
felpato si gira verso l’uscita della stanza…
Perché? Perché
sono stato così stupito? E perché mi sono
comportato così male?
Continuo a pensare e a riflettere su
me stesso…
“Leo,
vieni…Davide si è svegliato!”
Toni contento, sulla sedia a rotelle,
dopo qualche minuto entra
nella mia stanza e sorridente, come sempre, mi urla
all’orecchio questa
notizia, quasi facendomi diventare sordo.
“Eh
Toni…così divento sordo!”
“Eddai… vieni
Leo…”
“E’
sveglio?” chiedo.
“Si!”
Faccio un profondo respiro e con aria
stufa aggiungo: “Dai,
andiamo…”
Avviandoci verso la sala rianimazione
penso a lei…a Cris…
Per i corridoi
dell’ospedale medici e infermieri si rigirano
da una stanza all’altra, soccorrendo e aiutando i
più deboli.
Seguo Toni, sempre pronto a far
ritornare allegria in un
posto triste come l’ospedale.
Arrivati davanti la sala
rianimazione, freniamo con le
sedie. Dal finestrino osserviamo Davide, disteso sul letto, fili e tubi
che gli
escono da tutte le parti.
Non lo riconosco più: in
questo momento non ha l’aria da ragazzino
bulletto, viziato e menefreghista, ma da
ragazzino debole, fragile, triste.
“E quelli chi
sono?” chiedo a Toni, osservando un uomo,
alto, magro e una donna, con lunghi capelli biondi che le scendono
sulle
spalle, entrambi prostrati davanti il letto di Davide.
“L’uomo
è il padre, mentre la donna è la
compagna…” mi
risponde il Furbo.
“Ma perché la
madre…”
“E’ morta quando
Davide era piccolo…”
A quella risposta il mio sguardo si
rivolge nuovamente a
Davide.
“Leo, so che stai pensando
a Davide…ma anche a me è morta
mia madre…e anche mio padre…” aggiunge
Toni, che con voce flebile sussurra
questa frase.
Lo guardo. Il mio volto diventa
triste e senza sentimento
gli chiedo: “E come sono morti?”
“Non lo
so…anzi…è meglio non
ricordare...” si ferma. Passano
i secondi. Abbassa la testa e continua: “Ero piccolo. I miei
genitori mi
picchiavano con tutto quello che gli capitava tra le
mani…e…mi menavano…ed
io…”
Escono le lacrime dai suoi occhi:
piange.
Io, Davide e Toni siamo molto simile,
ma di carattere altrettanto
diverso; le nostre mamma sono morte, ognuna per motivi differenti. Ma
perché la
vita a volte è dura è difficile? Non riesco a
spiegarmelo…
Guardo negli occhi Toni e intanto
penso a Cris e alla sua
serenità e gentilezza. Poggio la mia mano sulla spalla del
Furbo e con voce
fievole aggiungo: “Coraggio
amico…coraggio…è questo che ci
vuole…coraggio…”
NOTA AUTRICE:
grazie ancora a tutte le visite! Alla
prossima!
|
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Capitolo 11 *** Bentornato tra noi Braccialetto Rosso! ***
“Ragazzi…che ci
fate qui?” ci chiede Ester, vedendoci da
fuori la stanza.
“Possiamo entrare? Siamo
venuti a vedere Davide…” le chiede
Toni.
Ester ci sorride e conclude:
“Ma certo!”
Io e Toni con le nostre sedie a
rotelle ci facciamo avanti
per la sala. Il padre è seduto sul bordo del letto, mentre
la compagna su una
sedia poco distante da questo.
“Buonasera” dice
Toni ai due giovani ed essi ricambiano con
un dolce sorriso.
Ci posizioniamo davanti il bordo del
letto e osserviamo
Davide, coperto dal lenzuolo da capo a piedi, con gli occhi semichiusi.
“Dorme?” chiedo
all’uomo, di fronte a noi.
“Si. Si è
riaddormentato.” risponde il padre, facendo un
profondo respiro, quasi da preoccupato.
“E voi chi
siete?” ci chiede la donna alzatasi dalla sedia e
poggiando le mani conserte, accennando un piccolo sorriso.
“Siamo due suoi amici: io
sono Leo, mentre lui è Toni!”
“Ma per caso siete quei
ragazzi del gruppo, del quale fa
parte anche Davide?” ci pone la domanda sempre la donna, con
aria curiosa.
“Si! Siamo i Braccialetti
Rossi; io il Furbo e Leo il
leader!” risponde Toni, sorridendo.
“Ah! E Davide chi sarebbe
nel gruppo?!” continua a chiederci
la donna, avvicinandosi a noi.
“Il Bello!!” le
dice Toni, sorridente come lo è sempre.
“Ah! Molto bella come idea!
E perché Braccialetti…?”
l’uomo
alzatosi anch’egli dal letto si avvicina a noi, chiedendoci
il motivo del nome.
“E’ il nostro
simbolo…un braccialetto rosso…” ribatto
alzando il mio braccio con il braccialetto indossato al polso.
“Bello!!”
continua la donna. Ella si siede sul letto del
figlio, davanti a noi e continua: “Sapete, Davide mi ha molto
parlato di voi.
Siete i suoi primi amici. A scuola lo allontanano, nessuno sta mai con
lui,
perché con il caratterino da bulletto che
ha…hanno paura…”
“Ma Davide non è
un ragazzo da far paura! E’ uno come tanti
altri, come noi!” concludo.
“Pa…Lilia…”
“Davide…”
All’improvviso un dolce
lamento mi distoglie dai miei
pensieri. Mi giro verso Davide, che con occhi aperti ci sorride,
chiamando i
suoi genitori. Ci avviciniamo a lui, il padre gli prende la mano, la
donna gli
poggia la mano sulla fronte, io e Toni gli prendiamo il braccio, sul
quale è
indossato il braccialetto rosso.
Io gli sorrido ed egli mi ricambia.
Avvicinandomi a lui gli
sussurro: “Che sia l’ultima Davide, ci hai fatto
prendere un colpo…e comunque…bentornato
tra noi Braccialetto Rosso…”
NOTA AUTRICE:
Finalmente Davide si è
risvegliato e Leo e Toni hanno
conosciuto i suoi genitori.
A presto
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Capitolo 12 *** Litigi ***
E’ pomeriggio tardi. Davide
è tornato finalmente tra noi;
per tutto il tempo ho pensato, riflettuto su quanto sia importante
avere degli
amici accanto.
Senza me e Toni, Davide di certo non
sarebbe stato felice.
Nella sala siamo rimasti in tre; i
suoi genitori sono andati
a parlare con la Lisandri, su quanto è accaduto.
“Come ti senti?!”
gli chiedo.
“Benino! Ma Cris e
Vale?”
“Eh, ma dove
sono?” mi chiede Toni, preoccupato per dove
siano finiti tutti e due.
“Leo, sai dove
sono?” continua chiedendomi.
“Boh, e che ne so! Mica
posso stare sempre dietro a quei
due!” ribatto con aria menefreghista.
I miei amici mi guardano; credo che
abbia esagerato a
comportarmi in quel modo con Cris, a volte penso che sia difficile
parlare con
una ragazza, che non capisce mai niente su di te. Ma nessuno sa di
questo
nostro segreto.
“Leo…è
successo qualcosa…”
Davide alza la testa e la poggia sul
cuscino.
“No…no…niente
di importante…” affermo.
“Guarda leader che noi
siamo i Braccialetti Rossi e siamo
qui per risolvere i problemi!”
“Guarda Toni che siamo qui
per altro…” gli dice Davide,
stufo di rigirarsi sul quel noioso letto, non trovando una posiziona
comoda.
“Bè, in effetti
hai ragione!” e Toni abbassa la testa,
pensando ai suoi veri problemi.
“Prima pensiamo ai nostri
problemi, e poi a quelli degli
altri…comunque…anche per una sciocca
litigata?” Chiedo con aria imbarazzata a
Toni.
“Certo…anche per
una litigata!” mi risponde.
“Problemi
d’amore? Eh? Dai Leo!! Ammettilo…”
“Davide, ma che stai
dicendo? Nessun problema d’amore…”
“Ami Cris leader?”
“Toni, ma che
dici…io…”
“Guarda che ti si legge
negli occhi!” conclude Davide con un
leggero sorriso.
“Eh! Cris, Vale, siete qui,
finalmente!”
Dalla porta della stanza entrano la
Ragazza e il Vice,
circondando il povero Davide.
“Davide, come ti
senti?” gli chiede Cris, prendendogli la
sua mano e non guardandomi in faccia.
“Bene grazie! Ma di un
po’ Cris…che per caso…ti piace
Leo?!”
A quella domanda il mio sguardo si
rivolge verso Davide che
infuriato gli dico: “Ma non riesci mai a chiudere la bocca?
Bisogna farti il
lavaggio del cervello a te per quante ne dici…”
“Ma Leo…stavo
solo scherzando…”
“No, non stavi
scherzando…ti si vede…e smettila di dire
queste cose…” aggiunge Cris infuriata anche lei,
che osservandomi per l’ultima
volta si rigira ed esce dalla stanza.
“Cris…Cris…?”
“Ecco
chiamala…seguila…visto che sei il suo
ragazzo…”
“Leo, ma che
dici?”
“Io dico quello che
penso…e penso che avere degli amici come
voi...sia…un’assurdità…”
Do una botta all’armadio e
infuriato me ne vado…lasciando
soli i ragazzi…
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Capitolo 13 *** Un vero amico ***
Mi sento uno stupito per aver
trattato male i miei amici.
Davide stava solo scherzando e per una sciocchezza ci siamo allontanati
e
litigato come bambini.
Sembra che sia crollato
l’ospedale intero: ho risposto male
a Davide, ma è il suo carattere e come dice Lilia
è difficile stargli vicino,
ho risposto male a Vale, prendendolo per uno stupito, invece
è solo un ragazzo
come me, come tutti noi, e per finire ho trattato male Cris, debole e
fragile.
L’unico che non si
intromette nelle discussioni altrui è
Toni, sempre riservato, ma pronto a regalare allegria.
E Rocco? Bè, che dire! Lui
dorme, ma sente, capisce i nostri
problemi, perché veglia su noi Braccialetti.
Sono nella stanza del mio amico
Nicola. Con lui mi sento
sicuro, fuori da problemi e pericoli. Per me…è un
padre, sempre disponibile,
gentile e pronto ad aiutare gli altri: è il contrario di me.
“Leo, da quanto tempo!!
Allora, che mi dici del gruppo?!”
E’ sempre felice, allegro,
nonostante i suoi problemi. “Che
c’è? Mi sembri triste…è
successo qualcosa?!” mi chiede vedendomi con aria
triste e malinconica.
“No, è
che…ho litigato con i miei amici. Mi sento uno
stupito.”
“Ma che dici Leo! Come hai
litigato? Perché?!”
Nicola è seduto sul bordo
del suo letto, mi avvicino con la
sedia a rotelle e lo abbraccio forte forte.
“Leo…oh…che
è successo?!”
“Nicola, non sono un bravo
leader. Ho trattato male i miei
amici: prima ho risposto male a Cris e ha ragione lei,
perché durante la nostra
prima riunione dissi che saremo rimasti uniti in qualunque momento, e
invece
non è così. Cris mi aveva chiamato per andare da
Davide, visto che si era
ripreso e io l’ho cacciata. Poi ho trattato come uno stupito
Vale e ho risposto
male a Davide…”
“Leo, è normale
che tra ragazzi si litighi…è la
vita…vuoi
che ti accompagno alle macchinette a prendere qualcosa?” mi
chiede ed io con
tono secco gli rispondo: “Ok, andiamo. E
comunque…sei un vero amico Nicola! Ah,
ma cosa significa…watanka?!”
Da quando quel giorno mi
nominò questa parola, la mia
curiosità non svanisce.
“Perché me lo
chiedi proprio ora?”
“Non lo so…mi
è venuto in mente adesso e voglio
saperlo…”
“Ok, te lo
dico…CORAGGIO…!”
Rimango a guardarlo. Ora finalmente
conosco il significato
di questa strana parola.
E infatti in un gruppo ci vuole
coraggio, specialmente se si
tratta di un gruppo…speciale! Ed è proprio questo
che ci vuole in un gruppo: il
coraggio di andare avanti, superando la malattia, affrontandola e
andando
oltre. Dovrò dirlo ai miei amici, ma non ho un
minimo…di coraggio…
“Grazie
Nicola…Watanka!!”
Mi ricambia il suo sorriso, ma ancora
non mi sento del tutto
felice. Dove saranno i miei amici?
“Leo, perché non
vai da loro? Sei il leader del gruppo, una
persona importante e…”
“No Nicola, ti sbagli di
grosso, io non sono il leader…”
“Leo…ti ricordi
quella volta che ti dissi che come leader
saresti stato perfetto? Sei un ragazzo forte, coraggioso, proprio come
un
leone…”
Ci guardiamo in faccia. Nicola ha
sempre ragione su quello
che dice. Non ha mai torto.
“Avanti leone, vai a
scusarti con i tuoi amici e chiedi loro
la pace…va’…”
E’ da questo pomeriggio che
non mi faccio più vedere, che
non sono presente tra loro, e pensare che hanno voluto preparare la mia
festa
di compleanno senza che io gli dicessi niente.
“Hai ragione
Nicola…Watanka!!!”
E spalancando la sua bocca mi urla:
“Così sia detto, così
sia fatto, così sia scritto…Watanka!!!
E Ricordati Leo: ci vuole
coraggio…è il vostro
motto…coraggio!”
Mi sorride e poggiando la sua mano
sulla mia spalla ci
allontaniamo dalla stanza, pensando a loro…ai miei
Braccialetti…
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Capitolo 14 *** Piccolo mondo ***
Per i corridoi dell’ospedale bambini spensierati ridono,
giocano, si divertono con le loro madri, mentre i padri sulla sedia
leggono il giornale, nella sala d’attesa.
Ci sono ragazzi di tutte le età, dai più piccoli
ai più grandi, accompagnati dai loro genitori.
Dottori e infermieri gironzolano per il corridoio con in mano cartelle
cliniche, fogli e documenti.
Mentre di fuori un tiepido venticello smuove le chiome degli alberi,
facendo cadere le foglie, come in autunno.
Ma non è autunno, è primavera…ma qui
in ospedale i giorni non passano. Sono tutti uguali; la mattina ci si
riposa, il pomeriggio si legge e la sera si dorme.
Il tempo vola, ma io ho come la sensazione che fosse sempre lo stesso
giorno, alla stessa ora, stessi minuti e stessi secondi.
Non mi accorgo del tempo, faccio caso solo al colore del cielo. In
questo momento è di un azzurrino, coperto da tantissime
nuvole, di varie forme. Sembra di stare in paradiso, invece si
è sulla Terra, circondati dalla tristezza.
Sento l’odore delle malattie, la sofferenza dei
malati…
Vedo il colore dei camici dei dottori sempre pronti ad aiutare gli
altri.
Sarà vero? E allora visto che sono dei maghi,
perché con un tocco di magia non fanno alleviare la
sofferenza, il dolore, la tristezza?
Ogni giorno decine di pazienti popolano i corridoi
dell’ospedale, un piccolo mondo all’interno del
quale esistono solo le parole “dolore e sofferenza”.
Mi ci sento nato, invece ci vivo solo…
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Capitolo 15 *** Di nuovo insieme ***
Nella mia stanza non trovo nessuno; è vuota del tutto.
Ho un buco nello stomaco tanto da non riuscire a bere nemmeno un
bicchier d’acqua.
I miei amici che cosa penseranno di me? Che non sono un bravo leader? E
infatti non lo sono e non lo sarò mai.
Rocco è l’unico in questo momento in grado di
aiutarmi, di aiutare un povero ragazzo, disperso tra i corridoi
dell’ospedale, senza una meta…ma non è
solo nella sua stanza, qualcun altro è con lui a tenergli
compagnia…i miei amici.
E ora cosa gli dirò? Come mi scuserò? Non ho il
coraggio, ed è strano che il motto del nostro gruppo
è proprio la parola “coraggio”. Credevo
di poter diventare amico di quei poveri ragazzi malati come me. E penso
che, quello che mi disse Cris sia giusto e la colpa è tutta
mia. Sono stato io a dire che rimarremo uniti nel dolore, nella
sofferenza e nella malattia e dovunque ce ne andremo non ci lasceremo,
ma evidentemente ho sbagliato, ho sbagliato a fidarmi di Nicola, un
uomo con tantissimo coraggio e al quale voglio un mondo di bene.
Mi sento uno sciocco, uno stupido. Mi sento solo un ragazzo malato, con
una malattia ancor più pericolosa, una malattia che in pochi
giorni potrebbe andarsene, lasciarmi o sarò io a dovermene
andare…
Da dietro l’anta della porta osservo Davide, sdraiato sul suo
letto e finalmente ripresosi dopo il male accadutogli. Ma cosa gli
potrà essere successo?
Vale è posizionato sul bordo del lato destro del letto di
Rocco, mentre Toni sull’altro.
Cris è seduta a gambe incrociate sul tavolino davanti il
letto di Davide.
In quella stanza manca qualcuno con loro; il loro capo...il
leader…
Mi avvicino e mi fermo sull’uscio della porta. Mi sento
fissato, e mi guardano con aria infuriata, quasi da volermi menare.
“Ciao” li saluto accennando loro un sorriso e senza
sentimento aggiungo, fissandoli uno per uno: “Io sono il capo
in questo gruppo, ma evidentemente non è così.
Non sono un buon leader, come pensate, sono solo un ragazzo malato,
calvo e senza una gamba. Sono qui per ringraziarvi…e
chiedere scusa.”
Mi osservano attentamente quasi stessi spiegando loro una storiella, ma
questa non è la solita storiella che i genitori raccontano
ai loro figli, è molto di più.
“Io…vi porgo le mie scuse: scusa Cris, se ti ho
cacciato in quel modo. Volevi che venissi con te per andare a trovare
Davide e io…ti ho urlato in faccia, ma in quel momento
volevo restare solo. Scusa Vale per come ti ho risposto
prima…e perdonami Davide, per la risposta che ti ho
dato…scusatemi…e oltre a scusarmi…vi
devo ringraziare, perché senza di voi questa
mattina…non mi sarei mai divertito con degli amici buoni
come voi, anche se per poco visto quello che è
successo…”
“No Leo, non sei tu a scusarti, ma io…”
all’improvviso Davide mi interrompe e continua il suo
discorso: “Tutto è partito dalla mia domanda che
posi a Cris. Vi ricordate? E voi ve la siete presa con
me…”
“Ma smettila Davide, stavi solo scherzando, ti si leggeva
negli occhi!!”
Davide è uno di quei ragazzini che se ne frega sempre degli
altri, pensando solo a se stesso, ma nonostante il suo caratterino
è contento di stare con i suoi amici, con noi Braccialetti.
“Cris, hai proprio ragione. Tu Davide non c’entri
niente. La colpa è stata solo mia e come dissi quella sera,
durante la nostra prima riunione, resteremo sempre uniti, in qualunque
momento e luogo…”
“Anche in bagno?!”
“Davideee…vedo che ti sei ripreso bene, dopo lo
svenimento…” gli dico ridendo.
“Si vede!!” prorompe Toni, sempre con il solito
sorriso.
“E anche troppo!! Di solito dopo uno svenimento del genere si
è rintontiti…e tu Davide non lo sei per
niente!!!”
Conclude Vale, con aria sorridente.
“Bè, che dire…siamo dei
ragazzi…”
“Speciali!!” ribattono in coro i miei amici.
E infatti noi siamo dei ragazzi proprio…speciali.
“Amici…grazie per la bellissima
festa…”
“Ma smettila Leo…” mi interrompe Toni
con il suo divertente accento napoletano.
“Siamo noi che dobbiamo
ringraziarti…perché, vedi Leo…con i
tuoi problemi, prima la morte della tua mamma e poi la scomparsa di tuo
padre…abbiamo capito che è importante e bello
vivere con degli amici accanto, soprattutto durante i periodi
difficili, proprio come adesso…”
Cris con la sua bellissima voce e il suo dolce sorriso, mi fa tornare
sempre la serenità in un luogo triste e cupo come
l’ospedale…ma in fondo tutti i miei amici mi
regalano il sorriso e la gioia.
“E voi come lo sapete?” gli chiedo non riuscendo a
capire come fanno a conoscere i miei problemi.
“Toni!!!” mi rispondono in coro, sorridenti.
“Sempre il solito Toni!!!”dico con un leggero
sorriso.
Si avvicinano a me circondandomi, e mi abbracciano forte forte.
Finalmente siamo uniti, di nuovo insieme…
NOTA AUTRICE:
Ecco il capitolo 15, spero che anche questo vi piaccia.
Grazie a chi legge e segue la mia storia
|
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Capitolo 16 *** Cuore ***
Avrei desiderato molto che questo momento arrivasse; finalmente siamo
di nuovo uniti, in qualunque ora, minuti e secondi. Lo sapevo che prima
o poi saremo ritornati insieme: me lo sentivo.
E' notte fonda, medici e infermieri passano lungo il corridoio del
reparto sempre pronti con garze e bombole di ossigeno.
Vale dall'altra parte del letto osserva il cielo costellato da miriadi
di stelle, luminose e belle.
Io penso...al nulla.
E' quasi mezzanotte. Sembra caduto l'angelo del silenzio per la
tranquillità, ma questa non dura per molto.
All'improvviso delle grida si sentono provenire da fuori; davanti la
stanza mia e di Vale, vedo passare un letto con adagiato probabilmente
un ragazzino, più piccolo di me, circondato da una diecina
di medici e dottori.
"Chi sarà?" mi chiede Vale alzatosi dal cuscino per la
confusione e la preoccupazione sorta in lui.
"Non lo so...sarà qualcuno che si è sentito
male!" gli rispondo.
"Ma è sempre così in ospedale...?"
"No, qualche volta succede, ma non spessissimo!"
Vale diventa triste, come se una grande paura fosse emersa in lui.
"Dai Vale, tranquillo, vedrai, i medici sono sempre a disposizione di
tutti...si riprenderà..."
Lo tranquillizzo sussurrandogli queste semplici parole.
"E allora perché ieri durante la festa, poco dopo che Davide
è svenuto, ci hai detto che i dottori non sanno mai
niente...o qualcosa del genere?"
Rimango a guardarlo: "Ero arrabbiato con me stesso...non con i
medici...Dai, adesso dormiamo, che è tardi...Buonanotte
Vale!" e mi rigiro dalla parte del muro, ancora con problemi e pensieri
che mi affollano la mente...
"Leo, Vale! Davide...si è sentito di nuovo male!"
Toni in fretta e furia, entra preoccupato nella mia stanza. A quella
frase mi alzo dal letto, mi siedo sulla sedia e con tutta fretta e
senza altra perdita di tempo, mi avvio con Toni seguito da Vale.
"Ma, si è sentito male un'altra volta? Che cavolo...non ci
voleva!"
Durante il tragitto Vale, sempre preoccupato è il primo a
parlare, visto il silenzio e la tensione, che è scesa in noi.
"Toni, ma dov'è Davide? Dove ci stai portando? La sala
rianimazione l'abbiamo su..."
Freniamo con le nostre sedie, trovandoci di fronte la scritta "Sala
operatoria".
Dopo aver letto quelle due parole un vuoto scende in me, quasi da far
comparire i brividi alla schiena.
Lungo il corridoio, adiacente alla porta della sala, Lilia con il padre
sono abbracciati tra loro, tristi e sconvolti.
Su una sedia, poco distante dalla sala, Cris è seduta con
braccia conserte, con una grande preoccupazione scesa in lei.
Mi avvicino, poggiandole la mia mano sulla sua spalla. Si
avvicina a me e mi stringe forte a se, continuando a piangere
ininterrottamente. Con le lacrime che le solcano il viso, singhiozzando
mi dice: "Ad un certo punto...gli mancava l'aria...non...respirava...io
ero nella mia stanza...quando all'improvviso Toni entra e mi dice di
venire subito...per...Davide. Sono venuta qui,
accompagnata...dai...genitori...e..."
"Da quanto tempo che è dentro?" le chiedo, con voce bassa,
facendo riprendere fiato.
"Da mezz'ora..."
"Ma...dove lo devono operare...?" le chiedo pensando che fosse qualcosa
di poco…
Mi fissa negli occhi, esegue un profondo respiro e guardandomi
sussurra: "Cuore..."
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Capitolo 17 *** Paura ***
Rimango a guardarla. Dai miei occhi escono lacrime, dolci e tenere
lacrime.
Perché dentro siamo così complessi? La pasticca
non basta, bisogna aprire per far guarire il male, aprire e lavorare
quel piccolo cuoricino che batte.
Quello di Davide è un cuore grande, forte e lui stesso,
coraggioso com'è, riuscirà a sfangarla e a
vincere sconfiggendo il suo brutto male.
Io, Cris, Vale e Toni siamo davanti la porta della sala, dentro la
quale, in questo momento stanno curando il nostro amico Davide, che
sono sicuro ce la metterà tutta, perché
è un tipo forte, coraggioso...come noi. Ed è
questo che ci vuole...coraggio...tantissimo coraggio!
Ci teniamo stretti, tenendoci per mano, mentre il padre e la compagna,
abbracciati tra loro, non fanno altro che pensare a loro figlio.
“Forza ragazzi…dobbiamo essere forti...in questo
momento dobbiamo pensare solo ed esclusivamente a
Davide…chiaro? Solo a lui, a nessun altro!”
“Hai ragione Leo…solo a
Davide…”
Cris, nuovamente mi abbraccia, piangendo.
Io la amo, la amo con tutto me stesso, con tutto il mio
cuore…
“Guardate quei due, sono abbracciati da
mezz’ora!” Vale interrompe il silenzio, caduto per
qualche secondo.
“E’ vero. Non si sono per niente
distaccati…”
“Questo Cris… perché si vogliono
bene…” conclude Toni.
Con le nostre teste facciamo un piccolo cenno. Nonostante non fosse la
sua vera mamma, Lilia vuole bene a Davide, perché lo ritiene
come un vero figlio, un figlio da accudire e curare.
“Dai ragazzi, alziamo il braccio e urliamo un piccolo segno
di coraggio per Davide: così sia detto, così sia
fatto, così sia scritto…Watanka!!”
“Watanka!!!”
Ora, noi Braccialetti, dobbiamo pensare solo a lui…
Sono passate due ore da quando Davide è entrato nella sala
operatoria e noi siamo ancora qua, ad aspettarlo.
Dentro ho tanta paura, una paura matta che Davide non possa
farcela…
In così poco tempo il suo male lo ha colpito. Ed
è per questo che sono preoccupato, come anche i miei amici
sono in pensiero per lui.
“Lo hanno dovuto operare d’urgenza e per fortuna
che i medici sono intervenuti subito, altrimenti Davide…non
ce l’avrebbe fatta…”
Lilia sedutasi accanto a noi Braccialetti, ci riferisce quanto
accaduto, con una dolce preoccupazione in viso.
In questi anni, Davide lo ha voluto bene come un figlio e lui come una
mamma, sempre attenta al suo caratterino da duro ragazzino. Lo dice lei
stessa che è scorbutico, viziato (da suo padre), ma dentro
è dolce, buono e forte.
“Ma precisamente cosa ha avuto?” chiedo alla donna.
“Un infarto…”
Penso e rifletto tra me e me: un ragazzino come tanti altri, con una
grande voglia di vivere, alla sua età un attacco di
cuore…troppo presto…presto…ma
è la realtà…
L’uomo porge un bacio sulla fronte di Lilia, accenna a noi un
piccolo sorriso e si allontana dalla sala d’attesa.
Noi siamo qui, seduti ad aspettarlo, quando all’improvviso
uno scricchiolio della porta della sala operatoria, ci distoglie dai
nostri pensieri…
NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo. Spero che anche questo vi piaccia.
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Capitolo 18 *** Nostro amico Davide ***
Il mio cuore comincia a battere sempre più forte; in questi
due anni non sono mai stato in pensiero per un mio amico. Ne ho viste
tante di operazioni a ragazzi della mia età e dell'
età di Davide, ma lui non è il solito ragazzino
ricoverato ed operato qui dentro, è molto più di
un amico.
"Cosa...sta succedendo...?"
Una volta uscita dalla sala operatoria, un'infermiera si dirige in
tutta fretta lungo il corridoio del reparto, con le bombole di
ossigeno, mentre Lilia le si avvicina porgendo ansiosa e preoccupata la
domanda.
"Signora, adesso non è proprio possibile, per favore...stia
calma..."
"Ma come...cosa è successo? Come sta Davide...la prego..."
Dolci lacrime escono dai verdi occhi della donna, che sedutasi sulla
sedia del corridoio piange e piange disperata nascondendosi il viso con
le mani.
Io, Vale, Toni e Cris la guardiamo con la sua stessa espressione in
viso. Cris le si avvicina, sedendosi accanto e poggiando la sua mano
sulla spalla in segno di conforto.
"Stai tranquilla Lilia, vedrai, andrà tutto bene. Davide
è un ragazzo forte e coraggioso, come in fondo lo siamo
tutti!"
La ragazza dopo aver pronunciato queste parole, le accenna un tenero
sorriso e la donna ricambia facendo un piccolo cenno con la testa e
stanca poggia la sua testa sulla spalla di Cris, chiudendo teneramente
gli occhi.
"Leo, Leo...sveglia!"
Dopo essermi sentito chiamare, alzo il capo e dopo aver aperto gli
occhi mi trovo davanti Vale e Cris che mi chiamano all'unisono, Toni
che mi scuote sulla mia spalla. Con gli occhi ancora semichiusi dal
sonno, mi stiracchio chiedendo ai ragazzi il perchè di
quella chiamata: "Cosa c'è?"
"Leo, è appena uscito il chirurgo dalla sala e sta parlando
con Lilia e il padre, vedi..."
Cris, una volta posatasi davanti a me, si scansa facendomi
vedere il chirurgo e i genitori.
Tutti e quattro silenziosamente e in lontananza ascoltiamo la
conversazione, senza farci notare.
"Sono il dottor Alfredi: l'intervento è riuscito e Davide
sta bene. Ci sono state complicazioni, ma tutto è stato
risolto."
"ODDIO!!"
Lilia forte forte si abbraccia al padre di Davide, singhiozzando e
piangendo per la gioia.
"Ma, dottore, precisamente cosa ha avuto?" chiede il padre, ritornato
dopo qualche ora dalla sua assenza.
"Ha avuto un'aneurisma all'aorta che finalmente siamo
riusciti a curare. Siamo intervenuti in tempo e se non
l'avessimo operato subito...non ce l'vrebbe fatta. E' stato un
intervento molto complesso e delicato e per questo dovrà
restare in sala Terapia intensiva almeno per una settimana..."
Gli occhi del dottore, veri e sinceri si posano sugli sguardi dei
giovani.
"Ma possiamo vederlo?" chiede Lilia una volta sollevatasi dalla paura.
"Ogni tanto, non tutti i giorni. Comunque se venite o la mattina o il
pomeriggio dirò agli infermieri di farvi entrare. State
tranquilli; vostro figlio ora è fuori pericolo."
NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Eccoci con un nuovo capitolo. Grazie ancora a chi segue
la mia storia.
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Capitolo 19 *** Ti amo ***
Un forte abbraccio ci unisce e sotto di questo intense lacrime solcano
sul nostro viso. Ora Davide sta bene ed è questo quello che
conta davvero.
"Ragazzi, quando lo vedremo gli diremo che saremo stati tutta
la notte fuori la sala operatoria ad aspettarlo!" dopo un bel
po’ di silenzio Vale è il primo a prendere la
parola.
"Si, hai ragione vice, glielo diremo con un sorriso che lo
renderà felice!" afferma Toni.
"Però, quando lo potremo vedere?!" chiede Cris.
"Non avete sentito? Potremo vederlo o la mattina o il pomeriggio. Ci
daremo un appuntamento e andremo da lui. Che ne pensate?" ribatto,
l'unico forse a conoscenza di quanto riferito dal chirurgo.
"Grande Leo! Saranno i giorni più felici della sua vita!"
afferma Toni, fiero e contento della proposta.
"Però prima urliamo questo per Davide...Braccialetti in
alto..."
"Watankaaaa!!!"
E dopo aver urlato un grande "watanka", ci allontaniamo, ritornando
ognuno nelle proprie stanze.
Sono le otto del mattino: Vale, sdraiato sul letto, dopo aver osservato
per qualche secondo da fuori la finestra, si addormenta, mentre io
chiudo gli occhi. Ho la testa confusa, piena di pensieri e domande alle
quali non trovo risposta.
"Si può?!"
Alla chiamata mi distolgo dai miei pensieri. Alzo la testa dal cuscino
e dall'uscio della stanza Cris si avvicina a me, sedendosi sul bordo
del mio letto.
"Posso?" mi chiede intimorita e con un tono di voce bassa, per non
svegliare Vale che dorme.
"Ma certo! Comunque sei stata brava quanto ti sei avvicinata a Lilia e
l'hai confortata. Nessuno di noi tre l'avrebbe fatto perchè
queste sono cose da donna no?" le chiedo con aria alquanto buffa.
"Come sei simpatico! Comunque è vero, perchè
nè tu, nè Vale e nè Toni l'avreste
fatto! Comunque ti devo dire una cosa!"
"Riguardante Davide?" mi avvicino, porgendole dolcemente la domanda.
"No, no, lui non centra. E' una cosa... che... riguarda noi due..." il
suo tono diventa ancora più flebile e intimorito.
"Io anche ti devo dire una cosa!"
Io la amo, ma non so come dirglielo. Quando parlo con lei, mi fa
tornare in mente mia madre, stesso carattere, stesso sorriso. Capisco i
suoi problemi e le sue paure e vorrei tanto aiutarla, perché
so che dentro soffre, come in fondo soffriamo tutti.
E finalmente il momento è arrivato; sono emozionato, non ho
il coraggio, ma mi faccio avanti. E' da tempo che aspettavo questo
momento, ma dopo tutto quello che è successo, il tempo non
me lo ha permesso.
Mi avvicino al suo orecchio destro e dopo una lunga attesa dolcemente
le sussurro: "Ti amo!"
Mi discosto dal suo orecchio; le sorrido, mentre lei a quella dolce
frase mi guarda perplessa, con occhi spalancati. Il mio cuore batte
forte forte, mi avvicino. Passano i secondi, minuti. Le nostre labbra
stanno quasi per toccarsi. Chiudo gli occhi. Emetto un profondo respiro
e mi avvicino. Le nostre labbra si toccano, pronte per un intenso,
dolce e lungo bacio d’amore.
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Capitolo 20 *** Un amico è per sempre ***
Tre giorni son passati. In queste notti non ho chiuso occhio. Sono
troppo in pensiero per Davide.
Io e i miei tre amici abbiamo una grande voglia di rivederlo, di
toccarlo, di regalargli anche un piccolo, ma forte bacio, e questo
pomeriggio andremo da lui.
“Ragazzi! Psssh!”
“Ah Leo finalmente! Aspettavamo proprio te. Dai,
vieni!”
In silenzio io, Vale, Toni e Cris ci dirigiamo con passo felpato nella
sala di terapia intensiva.
Arrivati davanti, un’infermiera ci da il permesso di entrare.
Indossiamo dei camici azzurri che ci coprono dalla testa fino ai piedi,
dello stesso colore che indossano i chirurghi, per evitare di prendere
e portare noi stessi le infezioni.
Una volta entrati notiamo i numerosi letti, uno accanto
all’altro, con adagiati bambini e ragazzi che
dormono, o che sono svegli.
“Eccolo!” Toni, dopo avere visto Davide, si
avvicina al suo letto e noi a seguirlo ci avviciniamo con cautela.
E’ irriconoscibile: il lenzuolo gli copre dai piedi alle
gambe, con numerosi fili e tubi. Sul suo viso tiene una bombola di
ossigeno, mentre una lunga garza copre sul petto la ferita.
Sull’addome i drenaggi gli scendono fino alle ginocchia e
all’interno di questi sangue caldo attraversa i tubi.
Il suo viso è pallido, come non lo è mai stato.
Ha gli occhi chiusi: sembra che sogni!
Io su un lato del letto gli tengo la sua mano, Cris accanto a me poggia
la mano sulla sua gamba, Toni dall’altro lato gli accarezza i
ricci capelli, Vale anch’esso poggia la mano sulla gamba.
Dai nostri occhi dolci e intense lacrime solcano il viso. Siamo
commossi, ma nello stesso tempo felici.
Cerchiamo di chiamarlo, di confortarlo, ma lui non risponde. Passano i
secondi, i minuti e durante la lunga attesa continuiamo a guardarlo,
fissarlo coi nostri occhi, occhi che piangono e che si
commuovono…
“Ra…gaz…z…i…”
All’improvviso un dolce e flebile lamento ci distoglie dai
nostri pensieri. Vediamo le sue labbra muoversi, così come
gli occhi, fino a quando li apre del tutto.
“Leo…T-oni…Va-le…Cr-is…”
“Si, siamo noi Davide! I tuoi amici, i
Braccialetti!”
Toni con le lacrime agli occhi e commosso gli si avvicina, poggiando la
mano destra sulla fronte, la sinistra sulla mano.
“Finalmente amico, ci hai fatto stare in ansia!”
affermo quasi ridendo.
“Lo sai Davide, ti siamo stati vicino per tutta la notte,
mentre tu eri in sala operatoria. E poi abbiamo pensato che ogni giorno
uno di noi verrà a trovarti…” gli dice
Cris, con una dolce e bellissima voce.
“Non tutti insieme perché sennò quelli
ci fanno ‘na capa così!” ribatte Toni,
sempre con il suo simpatico accento napoletano, interrompendo il
discorso di Cris, facendoci scoppiare in una pazza e felice risata,
mentre Davide ci segue divertito, sorridendo con un sorriso allegro,
buono, dolce…e bello, proprio come lui!
“Attenti ragazzi…Braccialetti Rossi in
alto…”
E un grandissimo “watanka” viene urlato da noi
Braccialetti , tanto da farsi sentire da pazienti, dottori e infermieri
che ci fissano titubanti: “WATANKAAAAA!!”
“Ricordatevi ragazzi...” affermo guardandoli e
sorridendo ad uno per uno: “…un
amico…è un amico per sempre!”
NOTA AUTRICE:
Grazie ancora a chi segue la mia storia
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Capitolo 21 *** Caro diario... ***
Caro
diario,
è
da tempo che non ti scrivo, che non mi faccio vivo, ma sai, in questi
ultimi giorni, da quando sono diventato leader, sono successe un botto
di cose e non ho avuto tempo per aggiornarti sui fatti che avvengono
qui dentro.
Essere
leader è davvero difficile, a pensare che qualche settimana
fa, poco prima che si venne a scoprire il problema di Davide, non
mi sentivo e non mi vedevo essere il capo di un gruppo,
nemmeno io conosco il motivo del perchè.
Bisogna
puntare gli occhi su tutto e su tutti i componenti, stabilire regole da
rispettare, e nonostante io fossi il più grande, le regole
non vengono molto rispettate, specialmente da qualcuno...
La
verità è che, come già ti dicevo, in
quest'ultimo periodo sono successi fatti ed episodi che non avrei
immaginato che potessero avvenire e questi hanno un
pò...come dire...scombussolato il mio stomaco...
Io,
nonostante il mio dannato tumore sono allegro e sorridente con tutti.
Con chi ho voglia di scambiare due semplici parole lo faccio, ma quando
mi stanco e mi annoio me ne ritorno nella mia stanza e mi distendo sul
mio letto e trovo il tempo per pensare e riflettere su tutto
ciò che vivo e su tutto ciò che mi circonda.
A
volte con la mia chitarra intono qualche nota di canzoni che conosco e
che mi piacciono ascoltare, ad esempio "Io non ho finito".
Il
mio Vice, Vale, anch'egli è di buon umore, felice,
sorridente e allegro come non mai.
L'altra
mattina dopo essermi svegliato, notai sul vetro della finestra della
nostra camera un dipinto raffigurato un ospedale sul mondo, circondato
da tantissime stelle luminose che popolano il cielo.
Mi
incantai di fronte la visione di quell'edificio, forse un pò
complicato, ma che mi ha regalato e mi regala tutt'ora molto e vissuto
con coraggio la mia difficile vita.
Quella
mattina capì subito chi ha voluto raffigurare sul vetro quel
meraviglioso dipinto.
Vale
ama dipingere su qualunque oggetto gli capita davanti, che sia un
foglio, una tela e il vetro di una finestra.
Tiene
sempre a portata di mano penne, pennarelli e matite colorate, un foglio
e la voglia che lo spinge a dipingere qualunque soggetto: una casa, un
albero, una macchina, perfino un ospedale...
La
Ragazza, Cris, nonchè la mia fidanzata continua a non
mangiare.
Quando
si impunta su una cosa, non riesce mai a staccarsene.
Mi
sento sciocco a dire queste cose, ma io le donne non le capisco proprio!
Ogni
volta che la incontro ha sempre il broncio, forse su qualche cosa
andato storto, ad esempio la solita litigata mattutina con sua sorella,
che ha qualche anno in più di lei.
Le
trovo sempre a discutere sul problema, riguardo la sua odiosa malattia,
quasi tutti i giorni. Cris dovrebbe essere contenta ad avere una
sorella che tutti i giorni la viene a trovare in ospedale, ma
evidentemente non le basta, le manca ancora qualcosa, e so io cosa:
l'amore e l'affetto ed è questo che le manca.
Il
Furbo, Toni, ha sempre l'aria da scherzoso e furbetto. Non è
mai triste e in così poco tempo che lo conosco ho
già imparato il suo carattere da ragazzo solidale, sempre
pronto a regalare il sorriso.
Lui
e il nonno sembrano una coppietta comica, ad esempio Totò e
Peppino.
Hanno
sempre da discutere, da ridire su tutto e su tutti. E poi, con il loro
simpatico accento napoletano, sai quante di risate escono da questo
luogo!!
Il
Bello, Davide, dopo il suo lungo, difficile e delicato intervento, si
è ripreso bene, e anche fin troppo!
Sembra
che odi l'intero mondo. Non gli sta bene mai niente. Si sente
il capo del gruppo e sbaglia, anche di grosso, perchè sono
io quello che comanda, o no?
Si
sente qualcuno di importante, ma in fondo è una ragazzo come
me, come tutti.
Credo
che anche a lui manchi l'affetto, quel sentimento che spetta a tutti i
ragazzi della sua età.
Certo,
ha un padre che gli vuole bene, che lo viene a trovare ogni pomeriggio,
visto che la mattina lavora, ma avidentemente...non basta.
Lilia
lo ritiene come un figlio, ma forse Davide non la sente come una vera
madre, perchè la sua vera madre non è lei. La sua
mamma è morta...come in effetti anche la mia.
E'
importante avere accanto qualcuno che ti vuole bene, che ti ama, che
supera con te le paure, i dolori e il coraggio...
Ora,
caro diario, visto che ho ricordato tutti i miei amici Braccialetti, ti
chiederai...e Rocco?
Infatti,
in questa breve pagina di diario, ti voglio raccontare proprio di lui,
dell'Imprescindibile.
Perchè
cosa è successo? Ti chiederai. Bè, è
successo, è successo che Rocco ha potuto rivedere di nuovo
il suo mondo, il sorriso di sua madre e i visi dei suoi amici, che dopo
mesi e mesi lo aspettavano che tornasse con loro, per la prima volta
insieme...
Ti
aggiornerò su tutto
Alla
prossima
Leo
NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Questa è una breve pagina di diario di Leo,
che in pratica riassume gli avvenimenti dei Braccialetti, i
loro fatti, come ad esempio il risveglio del piccolo Rocco.
Grazie ancora a coloro che seguono la mia storia.
A presto!
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Capitolo 22 *** Il cerchio della vita ***
E' iniziata una nuova vita per Rocco, qui in ospedale,
perchè ora è sveglio (almeno durante il giorno),
tant'è che siamo stati noi Braccialetti a dirgli che da
questo momento in poi non lo vogliamo più vedere dormire.
"Da adesso in poi non ti vogliamo più vedere dormire,
nemmeno se è notte fonda. Chiaro?!"
Gli domandai con il sorriso la sera stessa del suo risveglio, che
nessuno, nè medici nè infermieri hanno capito
come tutto questo sia potuto succedere.
"Ok, ve lo prometto!"
La voce profonda del piccolo Rocco tende a rimanere sull'attenti per
tutti noi Braccialetti, visto che questa è la prima volta
che lo sentiamo parlare e sorridere.
E' tornato finalmente in mezzo a noi, e ora il gruppo dei fantastici
Braccialetti è al completo.
"Ma...quella strana parola, cosa significa, Leo?!"
E' la prima volta che mi sento domandare da qualcuno cosa significhi
quella strana parola che io e i Braccialetti urlammo durante il nostro
primo incontro: Watanka!
"Non lo so..."
"Ma come...guarda che si legge nei tuoi occhi che lo sai ...avanti,
dicci..."
Continua a domandarmi la dolce Cris.
"Uffa! E va bene ve lo dico..."
Noi sei Braccialetti siamo riuniti nella stanza di Davide e Rocco,
tutti sull'attenti.
"...coraggio! Ci vuole coraggio per un semplice motivo: per superare le
difficoltà, paure, dolori e perdite, restando uniti e
rimanere forti..."
"e se guariamo è grazie ai nostri medici e
infermieri che ogni giorno si preoccupano per noi, giusto?
Perchè per poter riuscire a sopravvivere ci vuole lo stesso
coraggio." mi chiede Davide, perchè lui stesso è
riuscito a sconfiggere il suo male che ogni giorno lo tormentava, ed
è stato solo grazie ai medici, al chirurgo e agli infermieri
che gli sono stati vicino per tutta le nottata, che ora è
guarito.
"Esatto..." gli rispondo, porgendogli la mia mano sulla sua spalla,
così anche agli altri Braccialetti, fino ad unirci in
cerchio, un cerchio che da questo momento in poi non sarà
più in grado di dividerci.
I medici sono le prime persone ad essere speciali, perchè
senza di loro nessuno riuscirebbe a sopravvivere anche per un piccolo
malore.
Il risveglio di Rocco è stato una conquista,
perchè con la sua malattia i dottori hanno potuto
comprendere meglio la malattia e la medicina che ogni giorno tende a
fare passi da gigante.
Così come l'operazione di Davide e di tutti coloro che ogni
giorno affrontano un intervento di qualunque tipo, è una
conquista, che per nessuna ragione al mondo va perduta.
"Le perdite possono essere delle conquiste"
Me lo disse per la prima volta il medico il giorno prima
dell'amputazione alla mia gamba.
Mi disse inoltre di preparare una festa d'addio e di invitare tutte le
persone che hanno avuto a che fare con lei, dai parenti agli amici
più grandi.
"Ricorda Leo: quando perdi qualcosa, convinciti che non stai perdendo,
ma stai guadagnando una perdita. Inoltre le perdite sono positive,
perchè ogni perdita è una conquista..."
NOTA AUTRICE:
Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo.
Spero di ritrovarci in qualche piccola recensione, almeno facendomi
capire se vi piaccia oppure no.
Baci
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