Casa dolce casa

di Pherenike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tornando a Forks ***
Capitolo 2: *** Il racconto di Leah ***
Capitolo 3: *** Lei non è nulla per me ***
Capitolo 4: *** Carte scoperte ***
Capitolo 5: *** Il nuovo consiglio ***
Capitolo 6: *** Pentimento ***
Capitolo 7: *** Di nuovo alfa ***
Capitolo 8: *** Inaspettato ***
Capitolo 9: *** Esperimenti ***
Capitolo 10: *** Folle piano ***



Capitolo 1
*** Tornando a Forks ***


 

Casa dolce casa

                                       Tornando a Forks


Erano passati più di ottant’anni dall’ultima volta che avevo visto la mia ultima casa di quando ero umana, ma questo era il prezzo da pagare, oltre a quello di perdere, un giorno, le persone che amavo, era passato abbastanza tempo per far sì che i più giovani che ci avessero visti fossero morti, o molto vecchi per poter ricordarsi della famiglia Cullen. Oramai non potevamo più permetterci di rimanere una sola famiglia, eravamo notevolmente cresciuti di numero per passare inosservati, e tutte le volte in ogni cittadina piovosa in cui risiedevamo per qualche periodo, contemporaneamente arrivavano due famiglie composte da soggetti molto più che straordinari. Normalmente ci dividiamo in due gruppi più omogenei possibile, il primo composto da Carlisle, Esme, Alice e Jasper che mettono in atto la solita sceneggiata genitori  con figli adottivi e il secondo da me, Edward, Renesmee, Emmett e Rosalie che, solitamente, impersoniamo figli di lontani cugini di Carlisle che hanno perso la famiglia da piccoli, due famiglie unite dai casi della vita, era più semplice presentarla così che come un'unica grande famiglia. Oltre a noi, ovviamente, c’era un'unica persona che ancora si poteva permettere di passare inosservata tra la gente comune, Jacob. Il nostro Jake aveva deciso molti anni prima di continuare a trasformarsi per, beh per sempre, per restare con Renesmee, non potevo certo biasimare la sua scelta, era difficile non subire il fascino di mia figlia, e Jake aveva avuto l’imprinting non appena fu nata, quindi praticamente era impossibile che scegliesse di allontanarsi da lui. Arrivati a casa, la nostra vecchia casa, sapevamo che ci aspettava il momento di riordinare, o nel nostro caso a volte, di ricostruire, fortunatamente la struttura non aveva subito grossi danni, scoprii poi che Carlisle aveva fatto in modo di ritornare in qualche modo ogni ventina di anni per non farla cadere a pezzi. Ovviamente lo aveva fatto solo con quella di casa, perché era la mia casa.
 
«Casa dolce casa» esclamò Jake correndo su per le scale.
«Dovresti farti un giro, per essere tranquilli» gli disse Carslile.
 
Ovviamente si riferiva al fatto che quello era l’unico posto in cui potevamo essere veramente in pericolo a causa del sangue dei Quileute, e che quindi doveva andare a controllare che non ci fossero nuovi lupi, anche se probabilmente era troppo presto perché questo avvenisse.
 
«Non preoccuparti, partirò non appena avremo scaricato i bagagli, o almeno la metà di essi» disse grattandosi la nuca, realizzando che per poterli scaricare tutti ci sarebbe voluto un po’ di tempo, anche con la nostra velocità incredibile, purtroppo la mania di Rose ed Alice per tutto non era cambiata negli anni, anzi forse era addirittura peggiorata.
«Ok, vi do un po’ una mano e poi vado» disse ripensandoci.
«Ed io verrò con te» disse Nessie
«è escluso, e non voglio sentire obiezioni» urlò Edward adirato.
«Ascolta papà ho quasi cento anni, avrò pure il diritto di poter decidere da sola» ribatte lei con le braccia sul petto.
«ne potresti avere mille, ma nemmeno in quel caso te lo permetterei» chiuse così il discorso Edward. Con sorpresa fu proprio Jake a dissuaderla, dicendole che gli altri non avrebbero capito cosa lei fosse veramente e che rischiava di essere azzannata. Lei, essendo ibrida, non era propriamente forte quanto noi, poteva subire ferite, cosa che aveva scoperto a sue spese, certo rimarginavano molto più in fretta del normale, ma era sempre molto più fragile di noi.
 
Quando entrammo in casa, immediatamente, Alice e Rose iniziarono a togliere i teli bianchi, facendo volteggiare un’infinità di granelli di polvere, mentre gli altri iniziarono a portare dentro i vari scatoloni. Quando iniziò una discussione sulla divisione delle stanze, ovviamente Renesmee voleva stare con Jake, eravamo tutti troppo presi, forse anche troppo tranquilli, per accorgerci che qualcuno ci stava osservando, almeno finché questo individuo non fece rompere un ramo sotto i suoi piedi. Tutti ci arrestammo all’istante, volando verso l’ingresso, restammo qualche minuto in silenzio, finché tra gli alberi non sbucò qualcuno di familiare e al tempo stesso inaspettato. Leah Clearwater, quasi fosse impossibile sbattemmo tutti le palpebre, cosa non proprio normale per dei vampiri, ma ovviamente nessuno di noi si aspettava di rivederla, pensando che fosse morta molti anni prima, dato che dopo la nostra partenza da Forks si era separata da tutti e due i branchi e si era allontanata sparendo per sempre, o almeno così credevamo, dalla vita di tutti.
«Bentornati a casa» ci disse, aprendosi in un sorriso, che non ricordava affatto la vecchia Leah.

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Capitolo 2
*** Il racconto di Leah ***


Il racconto di Leah

 

Tutti rimanemmo, per un interminabile momento, immobili, non riuscivamo a credere ai nostri occhi, nonostante la vista perfetta, eppure Leah era lì.
 
«Ragazzi che facce bianche, sembra che abbiate appena visto un fantasma» esclamò lei sprezzante.
«Che accidenti ci fai tu qui? Cioè viva, cioè» non sapendo più che dire Jake si tappo la bocca.
«Certo Jake, anch’io sono contenta di rivederti» affermò lei.
«Perdonalo Leah, ma con molta onestà, non aspettavamo certo di ritrovare qualcuno di nostra conoscenza» affermò Carlisle con disinvoltura.
«Bene, allora facciamo un patto, io vi racconto, ma la mamma prepara qualcosa, sono un po’ di giorni che non mangio» disse,vergognandosi, Leah guardando verso Esme.
«Sarà un piacere cara Leah» acconsentì Esme.
 
Fu così che ci precipitammo tutti in cucina, curiosi di sentire il racconto di Leah, e stupiti dal fatto che fosse così tranquilla nello stare con noi. Esme preparò al volo quello che poteva, dopo aver fatto un salto a comprare il necessario per un pasto decente. Solitamente cucinava italiano, perché secondo loro era la dieta più equilibrata che potesse seguire Nessie, almeno quando mangiava alimenti umani, quella volta però si limitò a qualche hamburger ben farcito.
 
«Quindi Leah, racconta tutto dal principio» la esortò Edward, che probabilmenta aveva già scorto tutta la storia nei pensieri di Leah.
«Sono molti ottant’anni, ma farò quel che posso» bevve l’ultimo sorso d’acqua e iniziò il suo racconto.
«Come tutti sapete, dopo la grande quasi battaglia, decisi di lasciare Forks per allontanarmi dalla mia natura Quileute, per non dovermi trasformare per forza, mi allontanai finché non sentii più le voci del branco nella testa quindi tornai umana. All’inizio mi sembrò meglio, ma più passava il tempo più capivo che qualcosa non andava, era come se mancasse un pezzo di me, e a quel punto mi resi conto che non era così facile rinunciare a essere un lupo. Era passato circa un anno dall’ultima volta quindi non fu facile ritrovare il controllo, fui quasi tentata di ritornare qui, ma mi conoscete e la testardaggine è la mia virtù» disse sorridendo a tutti noi.
«Ritrovai il lupo che era in me e mi avvicinai quel tanto che bastava per sentire l’eco dei pensieri del mio branco, ogni tanto mi percepivate, quindi mi rimettevo in marcia allontanandomi il più possibile, non mi resi conto che più passavano i giorni più trascorrevo il tempo da lupo piuttosto che da umana. Andai in Alaska e vagai per anni lì, senza meta, ogni tanto mi riavvicinavo per sapere se c’era qualcosa di nuovo, tutto era normale e di nuovo tornavo alla mia solitudine. Più o meno provavo a sentirvi una volta al mese, e fui sorpresa di capire un giorno che voi eravate spariti e che Seth era il nuovo capobranco, quando mi sentì, fu quasi impossibile seminarlo, ma non so come ci riuscii. A un certo punto mi resi conto che stavo diventando più animale che umana, ma non potevo farci nulla, volevo essere un lupo. E così passai dieci anni della mia vita a essere quasi sempre solo e soltanto un lupo» Leah stava per continuare ma Jake la interruppe.

«Aspetta un attimo, hai passato dieci anni trasformata?» chiese lui incredulo.
«Non sempre, ma la maggior parte del tempo sì, almeno finché non incontrai quelli di Denali» a quel punto lo shock era di tutti.
«Non vi conviene interrompermi, altrimenti non finirò mai» Jake si morse la lingua per stare zitto e fece segno a Leah di continuare.
«Bene, quindi dicevo, incontrai quelli di Denali, anzi meglio mi scontrai» avvertì il nostro orrore ma ci fece segno di rilassarci con un gesto del capo. «Ci fu un equivoco, mi ritrovai erroneamente nel loro territorio di caccia, stavo cacciando anche io e sapete meglio di me com’è. Il sangue che ribolle nelle vene, la frenesia della caccia, l’adrenalina degli animali che scappano. Ci ritrovammo a cacciare lo stesso branco di cervi, loro non si sarebbero accorti di me, mi ero quasi allontanata del tutto, quando uno degli animali, inspiegabilmente tornò indietro, quasi mi volesse venire addosso, fu dopo che capii che scappava, ma era troppo tardi, perché mi ritrovai tramortita a terra, scossa da spasmi».
«Kate ti ha attaccata?» Alice non riuscì a trattenersi, le sembrava impossibile.
 
Di nuovo Leah ci fece cenno di stare tranquilli.
 
«Come stavo dicendo, non si erano accorti di me, se Kate non mi fosse venuta addosso probabilmente la mia strada avrebbe preso un altro percorso. Mi portarono da loro, temendo per le mie ferite, dato che perdendo il controllo caddi da una rupe, non sapevano effettivamente quanto veloce guarissero i lupi. Quando Eleazar disse che avrebbe provato a rintracciarti Carlisle, entrai nel panico, e per mia fortuna riuscii a dire un deciso no, prima di svenire. Si presero cura di me, io me ne meravigliai, dopotutto c’era della rivalità a causa di Laurent che andava ben oltre la tregua stipulata per quel giorno lontano. Guarii del tutto entro breve tempo, forse una settimana, ma loro, non so per quale motivo mi convinsero a rimanere, non so dirvi perché accettai ma rimasi lì, per un bel po’, credo cinque anni».
«Noi più o meno in quel periodo andammo a Denali per qualche tempo» disse Rosalie confusa, forse per la prima volta nella sua vita da vampira.
«Ed è per questo che la mia permanenza lì era finita. Sapevo che Alice non poteva vedermi, ma sapevo anche che Edward non avrebbe avuto difficoltà ad ascoltarmi, quindi salutai tutti e partii di nuovo» disse quasi rattristandosi.
«Non ne sembri molto contenta» chiese Esme incuriosita.
«Perché non lo ero, sembrerà strano ma mi affezionai a loro, erano stati tutti gentili e molto comprensivi, nei miei riguardi, fu impossibile non provare gratitudine nei loro confronti, e altrettanto impossibile che la gratitudine si tramutasse in affetto, con il carattere che avevo non era facile comunicare eppure loro ci riuscirono. Siamo a metà racconto quasi, che ne dite di un po’ di acqua? Ho la gola secca» disse ridendo.
«Quindi ora ti siamo simpatici?» chiese Nessie quasi con l’innocenza di una bambina.

Tutti scoppiammo a ridere, Leah compresa, cosa ancora strana per noi, che praticamente mai l’avevamo vista così rilassata nei nostri confronti.

«Sì Renesmee, dopotutto io e Bella siamo sorellastre, e odiarla non sarebbe salutare, soprattutto ora che..» si bloccò di colpo come se stesse per dire qualcosa che non doveva, sapeva che noi ce ne eravamo accorti ma fece comunque finta di niente per poi riprendere il discorso con un altro argomento. « quindi, è come se fossi mia nipote, se vuoi puoi chiamarmi zia Leah» disse strizzando l’occhio.
«effettivamente hai ragione, se ti fa piacere, però tu devi chiamarmi Nessie, non sono abituata al mio vero nome» esclamò Renesmee.
«se non ricordo male Seth ci rimise un paio di costole, perché Jake ti aveva chiamata così» affermò lei divertita dal ricordo, guardando verso di me.
«Diciamo che non ero propriamente d’accordo con quel soprannome, ma mi sono dovuta arrendere all’evidenza, chiamarla Renesmee risultò complicato a tutti» ammisi arrendevole.
«Se non ci fossi stato io» disse Jake impettito porgendo l’acqua a Leah, che lei bevve tutta d’un fiato.
«Bene, ora posso continuare. Allora, parlai con i ragazzi e mi raccomandai di non far trapelare nulla della mia permanenza con loro, Garrett fu duro da convincere ma alla fine ebbi la meglio. Decisi di provare ad avvicinarmi a Forks, e quando lo feci mi resi conto di quanto fossi stata stupida a non tenermi in contatto almeno con Seth, lui avrebbe potuto avvertirmi..» si bloccò di nuovo.
«è la seconda volta che tenti di nascondere qualcosa, di cosa si tratta Leah? Ormai sai che di noi puoi fidarti » intervenne Jasper per la prima volta, intercettando la sua incertezza.
«Non è perché non mi fido, semplicemente non è né il modo né il momento per parlarne, vi prometto che non mancherà la spiegazione» rifletté un momento, con lo sguardo verso di me, scrollò le spalle e continuò «Stavo dicendo… se mi fossi tenuta in contatto con almeno mio fratello potevo continuare a sapere dei cambiamenti che nel frattempo erano avvenuti, quando tornai lui era molto più vecchio di me ovviamente, e fu quasi furioso alla scoperta della scelta che avevo fatto, mi presentò ai nuovi membri della famiglia e spiegò loro la situazione, ovviamente essendo Quileute conoscevano le storie e compresero quasi immediatamente, forse solo uno era più restio» di nuovo divenne pensierosa e Jake ne approfittò per prenderla un po’ in giro.
«Bene bene, a quanto pare Nes non è l’unica a doverti chiamare zia, il piccolo Seth si è dato da fare» disse ridendo.
«Fortunatamente per lui ha avuto una vita quasi normale, ogni tanto passava qualche nomade, e riuscivano quasi sempre a cacciarli, senza ucciderli, quindi il gene andò ad affievolirsi, poi smisero di trasformarsi, invecchiarono, e poco a poco, Embry, Quil, Sam, Paul e Seth… tutto il branco morì, lasciando il posto a nuove generazioni di lupi, che per fortuna, non vennero risvegliate, almeno non fino ad oggi. Soltanto uno scelse di farlo e dovemmo cercare un vampiro disposto a incontrarci per innescare il mutamento, per nostra fortuna, se così si può dire, quando contattai quelli di Denali Garrett si offrì volontario, era curioso di sapere come avveniva la trasformazione, e fu accontentato. Per gli anni successivi decisi di rimanere qui stabilmente, Andai a vivere con mamma e Charlie e loro mi accolsero volentieri» disse esausta.
A quelle parole un senso di nostalgia mi pervase, dopo la nostra partenza raramente c’incontravamo a Seattle e più passava il tempo meno ci facevamo sentire, stava diventando un peso troppo grande per Charlie, rischiava un infarto ogni volta che ci vedeva, dopo tanti anni, ancora giovani e belli. Alla fine quando morì venimmo tutti per partecipare al suo funerale, di nascosto ovviamente, Renesmee pianse intere notti, e mi chiese perché mai non lo avessimo trasformato, finché non comprese lei stessa che Charlie non era fatto per questo mondo.
«La parte interessante è terminata, rimasi qui, mi presi sulle spalle il compito di proteggere questa città, dopo che tutti erano ormai troppo vecchi per farlo, tramandai le storie, per far sì che non venissero perdute, ai nuovi Quileute, in modo da prepararli, ma fortunatamente io ed Harry bastavamo sempre per contenere qualsiasi tentativo di caccia nel nostro territorio» così terminò il racconto, e Leah fu invasa da mille domande.

Dopo che fu tornata la tranquillità e ognuno si stava per recare a finire disfare i tanti scatoloni Leah richiamò l’attenzione su di lei.

«è il momento di parlarvi di una cosa, in teoria riguarderebbe solo Bella, ma so quanto tutti voi siate legati l’una all’altro, quindi tutti dovete sapere, venite con me, devo presentarvi qualcuno» disse Leah, nervosa, dirigendosi verso la porta.

Noi la seguimmo, lei si diresse nel bosco, si trasformò e un ululato terrificante squarciò la notte. Un altro rispose e tutti capimmo che stava per arrivare un altro lupo. Leah torno da noi, sempre più nervosa, dietro di lei arrivava un ragazzo, molto bello, alto, sui venticinque anni circa, capelli e occhi scuri, quando lo fissai lui divenne improvvisamente nervoso. Edward lo guardò in preda allo shock, poi guardò me e di nuovo il ragazzo, mi sarei preoccupata se non avessi saputo che i vampiri non possono avere infarti, l’ultima volta che vidi quello sguardo sul volto di Edward era quando scoprimmo che aspettavo Renesmee, cosa lo poteva sconvolgere così tanto alla vista di quel ragazzo? Tutto mi fu chiaro quando Leah lo presentò.
 
«Bella, ti presento Harry Swan, tuo fratello».

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Capitolo 3
*** Lei non è nulla per me ***


Salve mie cari lettori, vi informo che in questo capitolo ci sarà un cambio momentaneo nel narratore della storia, nei capitoli successivi tornerà quello di sempre, quindi Bella. Buona lettura, e mi raccomando recensite la storia. Mi fa piacere leggere i vostri pareri.

Lei non è nulla per me

 
Erano passati alcuni minuti dalla rivelazione di Leah, ma nessuno di noi aveva aperto bocca, era davvero troppo da digerire, io guardavo quel ragazzo sconosciuto, ma dall’aria familiare, e provavo a fare percepire al mio cervello, che poteva contenere un’infinità d’informazioni, ciò che avevo appena appreso, ma niente, era la prima volta durante la mia vita da vampira, che non sapevo cosa dire o fare, ero anch’io in preda allo shock. Decisi di reagire, provai a rilassare i muscoli, e feci un respiro profondo, era diventata un’abitudine da quando avevo iniziato a sedare le sfuriate di Renesmee, un poco funzionò, così iniziai a studiare Harry più per riconoscerlo che per accettarlo. Inaspettatamente riuscii a trovare qualcosa di mio padre, quindi di mio, in lui, aveva lo stesso mio colore degli occhi, la forma era di Charlie, anche la fronte era quella di Charlie, il tutto incorniciato e reso perfetto dalle fattezze della tribù dei Quileute, mi sorpresi contenta nell’osservare che avesse anche qualche tratto di Seth, espirai, cosa che non mi serviva affatto, e l’ultimo nervo si rilassò.
 
«Vuoi entrare? Penso che abbiamo un po’ di cose da dirci» chiesi speranzosa.
«Credo che sarebbe il caso» rispose lui serio.
 
Feci strada, mentre gli altri, trovarono una scusa per poterci lasciare da soli, sapendo che comunque pur allontanandosi avrebbero sentito quello che ci saremmo detti. Rimanemmo noi e Leah, ero pronta a giurare che non lo avrebbe lasciato da solo tanto facilmente, in fondo era anche suo fratello. Arrivati in cucina, mi apprestai a mettere sul tavolo una brocca d’acqua e qualche bicchiere. Harry parlò per primo.
 
«Per quanto pensate di rimanere?» domandò nervoso.
«Harry» lo riprese Leah.
«Non preoccuparti Leah, a tutto il diritto di saperlo» risposi io un po’ delusa, cosa che per fortuna data la mia natura, non fu percepita da nessuno dei due. «Non resteremo per più di qualche anno, non possiamo» conclusi infine.
«Bene, almeno non ci sarà il rischio che qualcuno di voi faccia danni» sputò furioso.
Mi sorprese che fu Leah a interrompere le sue accuse.
«Harry adesso basta, ti ho ripetuto mille volte che loro non sono pericolosi, se non decidi tu stesso di sfidarli, allora saranno fatti tuoi, per di più lei è tua sorella, dovresti avere un po’ più di rispetto» Leah aveva la voce autoritaria di una sorella maggiore, e ne fui contenta, perché a me mancarono le parole.
 
«Mi dispiace Bella, immaginavo sarebbe andata così, qualche anno fa è passato non lontano dai confini un trio di nomadi, causando un bel po’ di morti, Harry ne è rimasto scosso, ho provato a convincerlo che voi siete diversi, ma non ci crede» finì Leah veramente dispiaciuta.
 
Io non sapevo cosa potergli dire, noi eravamo veramente diversi, ma come farlo capire a qualcuno cui era stato insegnato il contrario. Improvvisamente mi si avvicinò, sorprendendomi. Mi afferrò il polso e parlò.
 
«è fredda come l’inverno, dura come la roccia e non ha battito, questa cosa non è mia sorella, mia sorella è morta molti anni fa per sua scelta» mi lasciò il polso e si allontanò come se potessi contagiarlo con qualche malattia incurabile.
 
Per la prima volta, dopo molti anni, mi ritrovai a piangere, non versavo lacrime, ma sentivo quella stessa angoscia che sentii molti anni prima, quando venni a sapere che Charlie era morto, come quando la sentii per mia madre e tutte le altre persone che ci avevano lasciati. Non potevo piangere e questo non fece che aumentare l’angoscia, perché riconoscevo in essa la verità delle parole di Harry. Non pensai che nella mia vita da vampira avrei mai fatto una cosa del genere, ma lo guardai per l’ultima volta, in modo da tenere per sempre il suo ricordo, e scappai. Sentii l’eco della voce di Edward che mi chiamava, seguito da quello di Renesmee e di Jacob, ma non riuscivo a fermarmi, evitai accuratamente i confini Quileute, per non creare problemi, ma per il resto, corsi più veloce di quanto mai avessi fatto in passato, sapendo che tutti avrebbero potuto raggiungermi. Corsi, per molto, mi resi conto che stavo percorrendo la stessa strada per l’ennesima volta, riconoscendo la mia scia, mi bloccai, stetti due secondi a pensare, poi ripresi a correre, questa volta con una meta. Quando arrivai, l’ansia di poco prima tornò furiosa, il cimitero era lì, sapevo cosa cercare e la trovai, una lapide con scritto il nome di mio padre, e affianco quella di Sue, mi accasciai davanti ad essa, con la fronte poggiata sul marmo, scurito dal tempo, e mi uscirono soltanto tre parole.
 
«Mi dispiace papà» e rimasi lì immobile, nella speranza che nessuno interrompesse quel momento.
 
                                               XXXXXXXXX
 
«Accidenti Harry, che diavolo ti è preso, ti ho detto più di una volta che lei non è come pensi» ero infuriata, la familiare sensazione stava affiorando sulla mia pelle.
«Andiamo Leah, sono vampiri, nostri nemici naturali, come puoi pensare di difenderli» esclamò Harry sconcertato.
 
Stavo per ribattere, ma un suono più che familiare mi arrivò come uno schiaffo dietro la nuca, un ringhio minaccioso proveniente dalla gola di Edward.
 
«Ascoltami Edward, mi dispiace, mi aveva assicurato che non avrebbe detto nulla di male, ce ne andiamo immediatamente, ma non fare nulla di sciocco per favore, è stata colpa mia, mi dispiace, pensavo che avreste dovuto conoscere la verità tutto qui» dissi dispiaciuta.
«Non preoccuparti Leah, Bella ha solo bisogno di tempo, e probabilmente non è l’unica» intervenne Carlisle, appena entrato.
«Sì forse hai ragione, spero che si risolva tutto dissi» feci per andarmene “ascolta Edward, dagli una possibilità, lui non vi conosce, non sa, e non vuole credere, per favore, lui dice di no, ma io lo so che moriva dalla voglia di vederla, fin da bambino” mi girai e Edward annuì, io lo feci di rimando e sospirai.
 
Mi catapultai fuori, pronta a trasformarmi, dovevo trovare quello zuccone di un lupo, certo che mi somigliava molto, o forse somigliava molto alla vecchia me. Era incredibile quanto la sua presenza mi avesse cambiata. Quando decisi di tornare a Forks, non mi sarei aspettata di trovare un secondo fratello, all’inizio fui sconcertata dalla cosa, ma quando conobbi bene quel ragazzino non potei fare a meno di amarlo, e da lì iniziò il mio lento cammino verso il perdono. Senza rendermene conto iniziai a trovarmi bene con Charlie e capii perché mia madre si era innamorata di lui, era gentile divertente e molto, forse troppo premuroso. I miei sentimenti verso il branco, che ormai era di Sam solo, mutarono, riuscii a trovarmi di nuovo d’accordo con Emily e questo fu stupendo. Tutto era tornato come prima della trasformazione ed io stentavo a crederci. Harry crebbe tra i racconti della nostra tribù, volle diventare un lupo, e fu quasi impossibile trovare qualcuno disposto ad avvicinarsi tanto, per nostra fortuna, se così vogliamo, Garrett fu lieto di aiutarci. I miei pensieri tornarono improvvisamente al presente, sentivo Harry, era lì intorno, ed era furioso.
 
“Accidenti a te Leah, non dovevi portarmi da loro, te lo avevo detto, loro, lei, non è nulla per me” pensò, ma dai pensieri successivi capii che mentiva. Decisi di tornare umana.
 
«Sei un pessimo bugiardo, proprio come lei» esclamai adirata
.
Allora a quel punto Harry, ancora lupo, si voltò e iniziò a ringhiare.
 
«Non ci provare Harry, sai che non m’incuti alcun timore, ora trasformati e abbi il coraggio di mostrarmi la tua facciaccia del cavolo» dissi incrociando le braccia al petto.
 
Allora si diresse dietro un albero e tornò umano.
 
«Non usare il potere dell’Alfa su di me Leah» disse sfacciato.
«Falla finita, sai che da umano non funziona. Ti pare normale il comportamento che hai avuto, lei è tua sorella, per quanto tu non voglia ammetterlo, fa parte della tua vita, è figlia di tuo padre, una figlia che lui non ha più potuto vedere e che le è mancata ogni giorno» parlai, in preda ad una rabbia incontrollabile, Charlie si era sempre comportato da padre con me, con Seth, e non potevo permettere che Harry rovinasse l’unico legame che avevo con lui, Bella sarebbe rimasta ad ogni costo.
 
«Credi che non lo sappia? Pensi che non ricordi tutte le cose che papà mi raccontava? Di quanto fosse bella e fragile la sua piccola Isabella, e di come a un tratto sia diventata la donna più forte e carismatica che avesse mai visto? O di quando raccontava della sua scomparsa, di come si facesse sentire sempre di meno, a causa di quello che era e di come infine abbia rinunciato del tutto a chiamarla. Sai che è morto per colpa sua, se lei non fosse scomparsa del tutto avrebbe vissuto ancora, solo nella speranza di risentirla» chiuse il discorso trattenendo più che poteva il dolore.
 
Un rumore alle mie spalle mi colse alla sprovvista, mi voltai e rimasi sorpresa nel vedere una Renesmee furiosa e poco collaborativa.
 
«Tu credi che per noi sia stato facile? Charlie era tuo padre certo, ma era anche mio nonno. Ho sofferto per anni la sua mancanza e mia madre peggio di me, tutti abbiamo sofferto, perché noi siamo una famiglia, padre, madre, fratelli, noi ci amiamo, e non smetteremo mai» ringhiò tutto d’un fiato Renesmee.
«Nes, credo che dovresti tornare dai tuoi, probabilmente ti staranno cercando» dissi io ansiosa.
«Un’ultima cosa, tu hai fatto del male a mia madre, è una cosa che non mi piace, se vorrai far parte della nostra famiglia, vedrò di dimenticarlo, altrimenti, non farci più vedere la tua faccia e spera di non incontrarmi mai arrabbiata» disse lei, lasciando la posizione acquattata e sparendo fra gli alberi.
 
Andavamo di male in peggio, Nessie era molto arrabbiata, Bella era ferita, tutti gli altri probabilmente molto agitati, non un bel mix per una famiglia di vampiri molto numerosa. Confidai nel fatto che fossero veramente come dicevano di essere, e tornai al mio pasticcio.
 
«Harry, ora devi darti una calmata, cosa pensavi di fare? Ucciderla? So quanto Charlie abbia sofferto, ma non è giusto prendersela con Bella. Ha fatto la sua scelta, e ne ha pagato le conseguenze credimi» affermai furiosa.
«Chi era quella ragazzina?» mi chiese distraendomi dal mio intento.
«Renesmee, figlia di Bella e Edward, tua nipote quindi» gli risposi ancora un po’ adirata ma rallegrata dalla piccola partecipazione di Nessie.
«Io non ci credo, non è possibile che un morto possa fare dei figli» disse interrogativo.
«Possibile o no, io c’ero e credimi, l’ho vista crescere, in maniera anormale ovviamente, tutti l’hanno vista, e avresti sentito il suo cuore se fossi stato attento, o pensi che abbiamo preso tutti un abbaglio?» gli chiesi sfidandolo.
«Non so cosa credere, sicuramente questa è una cosa molto, molto più strana di noi lupi» affermò più a se stesso che a me.
«Non quanto credi, ora dimmi cosa vuoi fare, devo capire qual è la tua intenzione e da lì prendere la mia di decisione» chiesi seria.
«Non lo so, non sono sicuro nemmeno che lei mi perdoni dopo oggi, devo riflettere» rispose altrettanto serio.
«Se c’è una cosa che Bella non sa fare, è portare rancore, nessuno di loro in realtà, credo che dipenda dal fatto che vivano in eterno, sai che rottura odiarti per sempre?» dissi dandogli un buffetto su una spalla.
 
Lui se ne andò, sparendo dalla mia vista, rimasi lì come una cretina, non sapendo cosa fare, ma una cosa dovevo farla, trovare Bella, vedere quanto fosse arrabbiata e se in caso provare a parlarle.
 
«Quando hai preso una decisione, fammi un fischio» urlai alla foresta, e un ululato di risposta arrivò alle mie orecchie.
 
Sorrisi e mi trasformai, così sarebbe stato più facile trovarla.
 
 

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Capitolo 4
*** Carte scoperte ***


Carte scoperte

Pov Bella
Mi trovavo ancora nel cimitero di Forks, stavo pensando se non fosse meglio andar via, prima che iniziasse la scuola e quindi prima di dover dare spiegazioni, quando un odore, a me famigliare, catturò la mia attenzione.

«Cosa vuoi?» chiesi a Leah appena arrivata.
«Scusarmi di nuovo Bella, so che può sembrarti non vero … ma ti assicuro che non ti odia» disse lei convinta.
«Strano modo di dimostrarlo» dissi io voltandomi per guardarla.

Un duro cipiglio le cambiò il volto, per un attimo la vecchia Leah era apparsa su quel volto ormai amichevole.

«Andiamo Bella, sai com’è la vostra natura e conosci le nostre leggende, non puoi pretendere che uno cambi idea così per fiducia, devi dargli tempo di capire, guarda me, se ci sono riuscita io …» lasciò cadere il discorso.

Probabilmente non aveva torto, la Leah che ricordavo io era una donna disgustata da noi e da se stessa, una donna dura che non avrebbe mai e poi mai perdonato quello che eravamo e quello a cui l’avevamo condannata, e pure, eccola qui, di fronte a me, che mi chiede di avere pazienza. La nostra natura c’impone la lotta eppure la mia famiglia a ogni ritorno a Forks ha convissuto con loro senza problemi, almeno se si esclude l’ultima volta, in cui ero compresa anch’io come umana e ciò aveva provocato più di qualche “problema”.

«Hai ragione, tu hai capito, ma non è detto che tutti ci riescano, quindi cosa facciamo?» chiesi curiosa.
«La prima cosa da fare è programmare una riunione con i nostri anziani e qualche membro della vostra famiglia, è una situazione del tutto nuova, e certamente dall’ultima volta che siete stati qui qualcosa è cambiato, il nostro giudizio è un po’ meno severo, grazie alla vecchia alleanza, però comunque lo sai… abbiamo i nostri limiti, parlerò con l’anziano Ateara e gli altri, poi ti farò sapere»

«Ateara?» chiesi incuriosita dalla familiarità di quel nome.
«Sì il figlio di Quil, l’unico figlio rimasto, ci sono altri anziani ma sono già i nipoti di quelli che hai conosciuto» disse sorridendo un po’ amaramente.
«Accidenti, non avrei mai pensato di …» ma non riuscii a continuare, il pensiero di conoscere i figli e i nipoti di vecchi amici mi provocò una strana sensazione di disagio.
«Lo so, è difficile pensare che noi siamo sopravvissuti a molti, eppure è così e non possiamo farci niente, una delle pecche di essere immortali o quasi» confessò Leah «Comunque, tornando alla riunione, avverti Carlisle, e molto probabilmente gli anziani vorranno te e Edward con lui».
«Perché noi due? Non è meglio Jasper o Esme, loro sono più anziani di me» chiesi curiosa.
«Bella forse non ti rendi conto dello scompiglio che avete portato voi due dando alla luce Reneesme, è una cosa fuori dall’ordinario già straordinario, molti vorranno capire e conoscere, non tutti conoscono a fondo la situazione, anzi preparati a rispondere a molte domande. Ora devo andare, passerò da voi per farvi sapere ora e giorno, tu comunque avverti tutti, ci vediamo» concluse e sparì fra gli alberi.

Quando rientrai a casa trovai Edward ad aspettarmi sulla porta.

«Sinceramente pensavo che avrei dovuto mandarti via» risi avvicinandomi a lui.
«Ho perso l’abitudine da un bel pezzo, ora nessuno può portarti via da me» rispose lui semplicemente prima di baciarmi.

A quel contatto quasi presi fuoco, era incredibile quanto fosse unico ogni bacio, il bello dell’immortalità era che potevi ricordare ogni minima cosa e ad ogni bacio si avvicinava il ricordo di molti altri e questo non faceva che aumentare la passione dell’ultimo, alla fine mi ricordai di quello che avrei dovuto comunicare e anche se non ne avevo la minima intenzione mi scostai.

«Cosa c’è?» mi chiese Edward guardingo.
«Devo comunicare qualcosa a tutti» e nell’istante in cui lo dissi sentii che tutti si raccolsero in salotto, era impossibile per ognuno di noi parlare senza che tutti gli altri ci sentissero, solo Reneesme ogni tanto non ci riusciva, ma semplicemente perché essendo anche umana non aveva un udito pari al nostro. Entrai con Edward al fianco e ci recammo in salotto.

«Cos’è successo?» mi chiese guardingo Carlisle.
«Nulla di preoccupante, almeno lo spero, ma Leah mi ha informato che ci sarà una riunione con alcuni anziani Quileute, e alcuni membri della nostra famiglia, credo che sia una riunione per ridefinire il vecchio patto» risposi un po’ sconcertata dalla faccia di Emmett.
«Non vorranno ridurci ancora di più il territorio?» chiese preoccupato.
«Da quello che mi ha detto Leah, non credo, però non posso esserne certa. È stata alquanto evasiva» risposi ripensando al nostro discorso.
«Ti ha detto chi pensa che sarà chiamato della nostra famiglia?» chiese Carlisle con un dito sul mento e uno sguardo curioso.
«Uno certo sei tu, essendo il capo della famiglia, però stranamente ha detto che oltre te dovremmo venire anche io ed Edward, ha parlato di qualcosa riferito alla nostra ultima alleanza e senza dubbio parla della lotta mancata contro i Volturi» risposi dando il mio pensiero.
«Sì, probabilmente hai ragione, da quella volta tutto è diventato molto complicato e confuso. A questo punto non resta che aspettare che Leah ci comunichi altre notizie e dato che Alice in questo caso non può aiutarci, dovremmo solo essere pazienti» disse infine Carlisle.

Quella fu la frase che chiuse il discorso, al momento si doveva solo aspettare il ritorno di Leah. Per non pensare all’attesa tutti c’impegnammo più del necessario nella sistemazione della casa. Molte cose sono cambiate dall’ultima volta che abbiamo vissuto qui, l’unica cosa rimasta invariata sono gli odori, l’odore pressante di muschio umido, l’acqua che sgorga da un cascata, tutti odori familiari. Proprio mentre passavo in rassegna la stanza mia e di Edward, accertandomi che tutto fosse in ordine, un altro odore familiare arrivò al mio naso. Leah era tornata.
Quando scesi in salotto trovai tutti ad aspettare nella solita immobilità, era stato facile, più di quel che pensavo, riuscire a comportarmi da umana in presenza di essi e da vampira con i miei familiari. Quando Leah entrò non fu affatto sorpresa di trovarci lì, si guardo un po’ intorno, forse riportando alla mente amari ricordi dato che un brivido le percorse la pelle. Scosse la testa e tornando in sé iniziò a parlare.

«Bene ci siete tutti. Come avevo immaginato vogliono Carlisle Bella e Edward» tacque per un momento poi continuò «ma vogliono anche Jake e Ness» disse un po’ sconcertata lei stessa dalla sua richiesta.
«Perché anche loro?» chiesi incuriosita ma anche un po’ preoccupata.
«Molto probabilmente perché lui è un quileute mentre lei è … beh speciale» disse imbarazzata.
«Di pure la verità Leah» disse un po’ incazzato Edward «Di a tutti cosa pensano, comunque lo verrebbero a scoprire da me» concluse furioso.
«Edward scusami, sai che è molto più complicato di quello che sembra, io ho tentato di spiegare ma non mi hanno ascoltata» per un attimo tacque poi costretta dallo sguardo di Edward parlò « In realtà non è “speciale” la parola che hanno usato per lei, la parola esatta è… è» non riuscì a pronunciare la parola quindi fu Edward a finire.
«Abominio, Reneesme per loro non è altro che un abominio».

Non so dire se fu solo la mia rabbia o quella che Leah avvertì da tutta la mia famiglia, ma a un certo punto mi resi conto che era indietreggiata un bel po’. La cosa che però infastiditi tutti molto più di quell’orrenda parola era il singhiozzo silenzioso di Ness. Era passato molto tempo ormai dall’ultima volta che qualcuno l’aveva chiamata in quel modo e ci volle tutta la nostra forza per non esplodere di rabbia.

«Come osano? Come accidenti si permettono di chiamare la mia Reneesme in quel modo?» dissi cercando di contenere la rabbia.
«Lo so Bella, ma loro non conoscono e quindi non si fidano, oltre me nessun altro della tribù ha assistito alla nascita e crescita di Ness e non si fidano, però posso garantire che nessuno le farà del male» concluse Leah facendosi di nuovo avanti.

Tutti tacemmo per qualche minuto, Leah era tesa e noi altri furiosi, infine come sempre fu Carlisle a parlare.

«Quando vorrebbero incontrarci?» chiese cortese, ma con uno scintillio negli occhi.
«Sta sera stessa» rispose Leah, e tutto piombò di nuovo nel silenzio.


Le carte sarebbero state scoperte prima del previsto.

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Capitolo 5
*** Il nuovo consiglio ***


Vorrei ringraziare chi ha atteso il mio ritorno e per farlo ho deciso di pubblicare un altro capitolo a pochi giorni dall’ultimo. Vi ringrazio e chiedo scusa per errori o inesattezze rispetto alla vera storia, piccole dimenticanze. Buona lettura e mi raccomando, recensite.
 
Il nuovo consiglio
 
Nella mia mente risuonarono le parole d’incoraggiamento di Alice.
«Stai tranquilla Bella, ti vedo quindi non accadrà nulla » provò a confortarmi.
«Alice non prendermi in giro, lo sappiamo entrambe che le tue visioni non sono attendibili al cento per cento e comunque non puoi garantire per Ness» le dissi, prima di abbracciarla e di uscire di casa con gli altri membri della famiglia scelti per andare a parlare con il consiglio.
 
Con mia grande sorpresa il luogo di ritrovo sarebbe stato la radura “quella” radura, l’immagine imponente di tutta la casata dei volturi riaccese ricordi angoscianti nella mia mente, ma non era quello il momento esatto per certi pensieri. Leah ci precedeva con passo fermo, ma comunque riuscivo a notare la sua preoccupazione dalla rigidità dei suoi movimenti. Non appena si sentì nell’aria l’odore familiare dei quileute Ness corse a stringermi la mano e come per magia mi ritrovai proiettata in molti anni indietro, quando lei appena nata doveva essere presentata ai nostri parenti di Denali, chiedendomi cosa sarebbe successo se non fosse piaciuta loro, ed io come allora la rassicurai.
 
«Non ti conoscono Ness, non preoccuparti andrà tutto bene come sempre» le sorrisi e lei mi strinse più forte la mano, prima di lasciarla andare per tornare al fianco di Jacob.
 
Appena usciti dal folto degli alberi notai subito il piccolo gruppo di uomini bronzei, chi molto giovane, chi molto anziano. Avvicinandoci sempre di più scorsi quello che doveva essere il figlio di Quil, molto in là con gli anni, ma ricordando che Quil ebbe l’imprinting con la piccola Claire si spiegava perché suo figlio fosse l’ultimo rimasto in vita. Arrivati a pochi metri da loro ci arrestammo tutti insieme a Leah. Il figlio di Quil si alzò dal suo ceppo di legno, mi parve di vivere un deja vu, si fece avanti e si presentò.
 
«Benvenuti, o forse un ben tornati credo sia più corretto. Io sono Ephraim Ateara uno degli anziani del consiglio, con me ci sono Thomas Lahote, nipote di Paul» a quelle parole Jacob sussultò, mentre l’anziano nipote gli faceva cenno con il capo «e lui è Sam Uley, nipote di Sam appunto» così l’anziano Ateara concluse le sue più che assurde presentazioni.
 
Era incredibile pensare che avevamo saltato due generazioni di Quileute senza nemmeno rendercene conto, mentre osservavo i tratti di Thomas, notando una certa somiglianza con Jacob, Carlisle iniziò le sue di presentazioni, probabilmente molto più strane di quelle del consiglio.
 
«Buonasera, colgo l’occasione per ringraziare il consiglio tutto per averci concesso di parlare» solo Carlisle poteva ringraziare per una cosa così banale come il permesso di parlare, ma tra tutti lui è il più diplomatico «Io sono Carlisle Cullen responsabile della mia famiglia di cui porto qui sta sera una piccola rappresentanza» era chiaro che tra le righe Carlisle stava avvertendo il consiglio che non eravamo né pochi né tantomeno indifesi.
 «Lui è Edward, ovviamente non mio figlio biologico ma per me è come se lo fosse, decisi di trasformarlo quando capii che stava per morire di spagnola» un sussulto si levò dal consiglio «Lei è mia nuora Isabella, nonché moglie di Edward, si sposarono quando lei era ancora umana» anche questo provocò qualche scompiglio tra il gruppo di Quileute, ma Leah che cosa aveva raccontato loro per farli rimanere così sorpresi davanti a queste notizie? La voce di Carlisle mi distolse dai miei pensieri dubbiosi.
«Penso che conosciate, o quanto meno riconosciate un componente della vostra tribù, Jacob Black» tutti guardarono con curiosità il nostro amico licantropo, ma sapendo chi era l’ultimo componente della famiglia che avrebbe presentato Carlisle l’attenzione su di lui svanì ben presto.
«Lei invece è il componente più giovane della nostra famiglia, Renesmee Cullen, figlia biologica di Edward e Bella» otto paia di occhi si spalancarono all’unisono.
 
«Non è una menzogna, e possiamo dimostrarlo» disse Edward rispondendo a qualche pensiero.
«Tu sei il lettore, bene dimmi, come puoi dimostrarci che lei è veramente ciò che dice di essere» lo sfidò l’anziano Ephraim.
«Io posso dimostrarlo, ho avuto l’imprinting con Renesmee, se fosse veramente ciò che pensate non sarebbe stato possibile» disse nervoso Jake.
«Astuto, ma come possiamo sapere se dichiari la verità?» chiese lui sfrontato.
«Leah può confermare, era lì quando è successo» ribatté Jacob.
«Come possiamo fidarci di qualcuno che ormai confida talmente in voi da rinunciare a uccidere una qualsiasi minaccia?» ci chiese Ateara.
 
Noi tutti ci voltammo a guardare Leah stupiti.
 
«Beh, cerco di evitarlo se è possibile» furono le sue parole accompagnate da un’alzata di spalle.
«Posso mostrarlo a Harry, mi posso trasformare e fargli vedere la verità» concluse Jake tronfio.
«Vedremo cosa si può fare» rispose tornando a sedersi il vecchio Ateara.
 
In quel momento sentii un familiare lamento alle mie spalle.
 
«Al diavolo» esclamò Renesmee.
«Non pensarci neanche Renesmee» la bloccò Edward in corsa.
«Andiamo papà, cosa vuoi che mi succeda, lasciami fare come dico io per una volta, è l’unico modo per convincerli» rispose Ness puntando i pugni sui fianchi.
 
Notai qualcosa che le luccicava tra le mani, vidi Edward scrutarle la mente per un tempo apparentemente insignificante ma che per lui rappresentava molto. Alla fine la lasciò andare, lei superò tutti noi fino ad arrivare al fianco di Leah.
 
«Signor Ateara» disse, richiamando l’attenzione del consiglio «Mi permetta di mostrarle la verità» affermò lei sicura.
 
Il vecchio la studiò qualche munito, poi con il consenso di tutto il consiglio accettò la proposta di Ness, sinceramente pensai che avrebbe mostrato il suo potere, ma quello che fece mi lasciò di stucco. Lo scintillio di poco prima non era altro che un tagliacarte d’oro preso dallo studio del nonno. Con un movimento fulmineo si tagliò il palmo, il metallo stridette appena, e pensai che avevo il regalo giusto per Carlisle il prossimo natale. Ness gettò a terra la lama ormai inutilizzabile e mostrò il palmo al consiglio stupefatto.
 
«Come vedete sanguino e sapete bene che i vampiri non possono sanguinare» disse lei spavalda come se avesse risolto ogni problema. Edward mi passò a fianco dicendo.
«Proprio come sua madre» e mi sorrise.
Mi trattenni a stento dal fargli una linguaccia, ricordandomi che era una riunione per gente adulta, cavolo infondo ho diciannove anni. Si avvicinò a Ness strappandosi un lembo di camicia per fasciare il taglio, un altro deja vu, che probabilmente sarebbe sparito dopo poche ore.
 
«Sicuramente molto impressionante, dobbiamo riflettere su queste novità se ci permettete...»
«Andiamo Ephraim, c’è un patto stipulato tra Carlisle e un tuo diretto antenato, cos’altro ti serve?» intervenne Leah furiosa.
«Non possiamo fidarci di chi non conosciamo, il vecchio consiglio aveva già avuto esperienze con i freddi l’ultima volta che sono ricomparsi, di noi nessuno ha avuto mai il “piacere” di conoscerli, tu hai condiviso con loro qualcosa d’importante e capisco che voglia proteggerli ma noi, io, non posso permettere che la mia tribù rischi la vita senza prima accertarmi che siamo tutti al sicuro» disse Ephraim alterando un poco il volume della voce.
«Ci sono le scritture per questo» ribatté Leah.
«Le scritture possono essere manomesse» la rimbeccò il vecchio Ateara.
«Come osi, nessuno dei membri avrebbe mai manomesso i racconti, fanno parte della nostra storia» disse adirata Leah.
«Nemmeno qualcuno innamorato di un abominio?»
 
E quella fu la fine, noi ci limitammo a mostrare i denti, ma quello che non potevamo prevedere era la furia di Jacob, erano anni ormai che non perdeva più il controllo in quel modo. In un balzo si gettò in avanti e in un attimo un enorme lupo rossiccio si trovò a ringhiare contro la sua stessa gente, e la cosa più incredibile fu che Leah si trasformò con lui. In un attimo si poteva verificare una strage, bastava una sola parola sbagliata, ma per nostra fortuna con noi c’era Carlisle.
 
«Jacob basta così, torniamo a casa, e lì penseremo a come risolvere questa situazione».
 
Il consiglio restò muto, come noi infondo non sapevano come reagire a quella situazione, un conto avere un lupo come protettore un altro è vederselo davanti a denti scoperti. Sì poteva chiarire senza problemi, potevamo tornare a casa e risolvere la questione, ma tutto successe in un secondo. Leah era appena sparita per riprendere forma umana quando comparve Harry, in forma di lupo ovviamente, lui ricordava molto Seth, e questo fu come un pugno per Jake, che abbassò la guardia un secondo solo un secondo, e ormai era tardi. Pensai di vedere Jake cadere al suolo ferito, ma quello che vidi era molto più mostruoso. La mia piccola bambina, ferita e ricoperta di sangue, il suo sangue, quello che il consiglio aveva deciso di ignorare come prova della sua umanità. Renesmee, la mia piccola bambina dai capelli bronzei, ora impastati di terra e sangue, e tutto diventò rosso.

 

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Capitolo 6
*** Pentimento ***


Volevo scusarmi per questo capitolo che è un po’ spoglio anche se più lungo degli altri, ma mi piace l’idea di raccontare anche momenti “casalinghi”, se così si possono definire, della nostra grande famiglia, e in più mi scuso per non riuscire ad infilare più battute di altri componenti, sono tanti e soddisfare tutti è complicato. Buona lettura.
 
Pentimento
 
Un ringhio cupo mi uscì dalla gola, fu inutile provare a rilassarmi, in cento anni da vampira non avevo mai provato la furia di quel momento, nemmeno quando pensai, appena neonata, che probabilmente saremmo morti tutti, mi sarebbe bastato poter salvare Renesmee.
Vederla lì stesa a terra, ricoperta di liquido rosso e denso tolse da me ogni segno di razionalità. Ovviamente ci misi poco più che qualche secondo a formulare i miei pensieri. Probabilmente se Edward avesse potuto leggere i miei pensieri, mi avrebbe fermata, ma non poteva, e io scatenai tutta la mia rabbia. Mi diressi verso Harry, gli diedi uno schiaffo con la mano destra, probabilmente lo colsi di sorpresa, e lo scaraventai a qualche metro da me e la mia bambina. Non appena Leah uscì dagli alberi, e si rese conto di quello che stava succedendo, in un lampo tornò a essere lupo, si mise di fronte a me, sia per evitare che colpissi di nuovo nostro fratello, sia per imporre l’ordine alfa, a quel punto Harry arretrò e sparì fra gli alberi. Io ero furibonda, quando Leah si girò a guardarmi probabilmente vide qualcosa di molto pericoloso nel mio sguardo perché arretrò, chinò la testa in segno di scuse, almeno credevo, ma questo mi tranquillizzò ben poco. Fu la voce di Edward a farmi rinsavire, fino a quel momento non mi ero resa conto di tenere la guardia alta con un ringhio furioso come accompagnamento.
 
«Vai Leah, ce ne occuperemo noi» disse Edward un poco meno agitato di me.
«Edward dobbiamo portarla a casa, devo controllare che non abbia nulla di rotto» intervenne Carlisle metodico.
 
Jacob mostro i denti al consiglio che fino a quel momento aveva assistito immobile alla scena. L’ira tornò a scuotermi e non potei fare a meno di unirmi a lui.
 
«Se uno soltanto di voi, Leah esclusa, oserà avvicinarsi al nostro territorio riterrò il patto nullo, e a quel punto farò in modo che il gene del mutaforma si estingua per sempre» mi ritrassi, con gli occhi del consiglio puntati su di me, più che spaventati, avevo sortito l’effetto sperato.
 
Jake guaì, come per avvertirmi che ce ne stavamo andando, mi voltai mentre Edward stava partendo con nostra figlia tra le braccia, seguito da Carlisle e Jacob. Mi avviai dietro di loro, preoccupata che le ferite di Nes fossero più serie di quel che credevo. Forse avevo esagerato, infondo è Carlisle il capofamiglia, non avrei dovuto scavalcarlo, ma la rabbia era troppo forte in quel momento e decisi che non me ne importava. Corremmo più veloce del solito, e quando arrivammo a casa trovammo ad attenderci il resto della nostra famiglia, forse si aspettavano buone notizie perché quando arrivammo, alla vista di Renesmee in quelle condizioni, rimasero sbigottiti.
 
«Cos’è successo?» chiese Esme a Carlisle preoccupata.
«Vi spiegheranno tutto Edward e Bella, io devo occuparmi di Nes» rispose Carlisle dileguandosi al piano di sopra.
 
Avrei preferito andare con lei, ma dovevo una spiegazione a tutti, il mio comportamento era stato a dir poco irragionevole.
 
«Jacob e Harry stavano per attaccarsi» Esme si portò le mani alla bocca per l’orrore, ormai considerava Jake parte integrante della nostra famiglia, come tutti del resto «Ma Ness si è messa in mezzo proprio quando Harry si è lanciato contro Jake, ed è stata ferita» raccontò, poi si rivolse a me, guardandomi come per dirmi “adesso tocca a te”.
«A quel punto, quando ho visto Nes ricoperta di sangue, non ci ho visto più, ho scacciato via Harry con uno schiaffo, e prima che le cose degenerassero Leah gli ha imposto di andarsene» dissi un po’ vergognandomi.
 
Ora mi toccava dirgli della mia sfuriata e credo che quella non l’avrebbero presa tanto meglio del racconto precedente, probabilmente Jasper avvertì il mio disagio perché mi affiancò in un istante e l’indecisione scomparve.
 
«C’è un’altra cosa, non sono stata molto garbata con il resto del consiglio» tutti mi guardarono incuriositi, Edward mi prese la mano e alla fine parlai «Sì insomma, ecco… li ho minacciati, avvisandoli che al prossimo quileute che avesse sconfinato avrei ritenuto nullo il patto, e di conseguenza fatto estinguere la loro specie, credo di avere esagerato»  ammisi rendendomi conto ora, per la prima volta del guaio in cui probabilmente avevo cacciato tutti.
«Bella non è da te» disse Esme avvicinandosi, mentre Alice mi abbracciava.
«Accidenti Bella, possibile che mi rubi sempre tutto il divertimento?» disse sogghignando Emmett, sotto lo sguardo minaccioso di Rose.
«Forse avrei fatto la stessa cosa» disse Rose guardandomi negli occhi. La nostra amicizia andava oltre i vecchi rancori, ormai dimenticati da tempo, tutto grazie alla mia piccola bambina, che ora stava soffrendo chissà quanto.
 
«Bene, mentre voi discutete se sia stato giusto o sbagliato il mio gesto, io vado a vedere come sta mia figlia.
 
Corsi in camera sua, mentre Edward raccontava nei minimi dettagli la discussione con il consiglio, sentii la meraviglia di tutti quando compresero che non ci avrebbero dato il beneficio del dubbio. Bussai per paura di disturbare Carlisle, decisi che dovevo scusarmi per il comportamento nella radura, ma prima mi sarei accertata delle condizioni di Ness.
 
«Vieni mamma» mi rispose proprio lei e questo mi tranquillizzò un po’.
Era coperta dal seno in giù, su una spalla vidi le bende che la fasciavano sparire sotto le lenzuola, era conciata peggio di quanto sperassi, ma la tempestività di Carlisle probabilmente avrebbe risolto ogni cosa.
«Renesmee Carlie Cullen, non ti azzardare mai più a farmi preoccupare in questo modo» dissi, abbracciandola sotto gli occhi divertiti di Carlisle.
«Mi dispiace. È che quando ho visto che Jake veniva attaccato, non ho capito più nulla, ho agito d’istinto, scusami» mi disse stringendomi, grande sbaglio perché si lamentò «ahi!» la lasciai subito andare, preoccupata di peggiorare la situazione.
«Non preoccuparti, hai fatto quello che avrei fatto anch’io, solo che vederti così» scossi la testa «Mi hai fatto perdere la ragione» ammisi.
«Toc toc» disse Edward.
 
Entrò con passo fermo, era molto più tranquillo di me, ma probabilmente dipendeva dal fatto che poteva leggere nel pensiero e questo lo teneva a stretto contatto con la mente di nostra figlia, quindi con quello che provava.
 
«O papà, non sai quanto mi dispiace, non volevo farvi preoccupare in questo modo» disse scoppiando il lacrime, non c’era nulla da fare, non appena faceva qualche danno con il padre non riusciva a trattenerle.
«Non preoccuparti piccola, dovevi pur ereditare qualcosa da tua madre e credo che la sconsideratezza sia tutta la sua» la rincuorò Edward a mio discapito.
«Ei vacci piano, ricordati che senza la mia “sconsideratezza” lei probabilmente non sarebbe nemmeno nata» trattenni una smorfia a stento.
«Allora viva l’imprudenza di Bella» disse Jake che era appena entrato.
 
A quel punto la stanza era molto più affollata del necessario, fu Carlisle infatti a darci il segnale per uscire.
 
«Bene, a questo punto penso che basti uno solo di noi per farle compagnia» ovviamente Jacob si sedette accanto a lei, e purtroppo per Edward, noi eravamo di troppo.
Io avevo quasi accettato l’idea di Nes, mia figlia, con Jake, mio migliore amico, l’unico che proprio non mandava giù questa storia era Edward, ma prima o poi avrebbe dovuto farci i conti. In quell’istante ricordai un momento passato: quando mi dovetti impegnare a trattenere uno scudo di protezione intorno a Renesmee, una volta adulta, in maniera quasi permanente, in modo che Edward non sentisse per sbaglio qualche pensiero poco adeguato di Ness nei confronti di Jake. Ci vollero quasi cinque anni prima che Edward imparasse a ignorarli, ma probabilmente qualche volta, lo capivo dal suo sguardo, ci ricascava. Baciai mia figlia sulla fronte, Edward fece lo stesso, ci prendemmo la mano e uscimmo dalla stanza seguiti da Carlisle.
 
«Carlisle, vorrei chiederti scusa, non avrei dovuto interferire con il tuo ruolo di capofamiglia ma..» a quel punto m’interruppe.
«Non hai fatto nulla di più di quello che avrei fatto anch’io, o qualcun altro di noi» ammise amareggiato «Ora dobbiamo solo sperare che non ci siano troppe conseguenze» disse fra se.
«Credo che dovremmo riunirci per parlarne, nel frattempo però… sappi che dovrai tenere a bada Nes, ho dovuto metterle dei punti, cosa alquanto complicata come sai, e dovrà prendere degli antibiotici, ma non preoccuparti, tornerà come nuova in pochi giorni» disse vedendo il panico nei miei occhi.
 
Quando scendemmo in sala da pranzo tutti stavano aspettando attorno al tavolo ovale, ormai punto di riferimento per le nostre riunioni di famiglia.
 
«Come sta?» chiese Alice, probabilmente dando voce alla preoccupazione di tutti.
«è stato un gesto avventato, ma si riprenderà» annunciò Carlisle.
Tutti si rilassarono, Edward rise perfino, ma quando Emmett esclamò «Tale madre tale figlia» con un ghigno, li incenerii entrambi.
«Abbiamo capito Renesmee è imprudente quanto me, ora dateci un taglio» dissi urlando.
«Imprudente?» chiese Alice «Ma se attiravi disgrazie come nessun altro» disse lei, scoppiando nella risata argentina che adoravo tanto, ma che il quel momento avrei voluto non sentire, anche Rose e gli altri, notando la mia aria offesa, si unirono al resto della famiglia che si divertiva a mio discapito.
Incrociai le braccia al petto, irritata «Quando avete finito, parleremo del da farsi» sbuffai sedendomi su una sedia che avevo di fronte. Risero ancora un po’, ma alla fine si arresero e si sedettero tutti.
 
«Ci sono molti problemi da affrontare» fu Carlisle, ovviamente, ad aprire il discorso «Per prima cosa vorrei dire, a beneficio di Bella, che il consiglio non ha voluto ascoltare le nostre argomentazioni. Sono convinti che le storie tramandate siano state… alterate in qualche modo, e non ci hanno creduto nemmeno dopo una più che evidente prova della verità su Renesmee» ma di questo ne aveva parlato già Edward, stava per continuare quando Jasper lo fermò.
«Non capisco, perché? C’è perfino Jacob, un quileute, che ha avuto l’imprinting con lei, com’è possibile che non credano ad uno di loro?» chiese sia a se stesso che agli altri.
«Per loro Jacob non è più parte della tribù, lo definiscono traditore, come in qualche modo anche Leah, a proposito… abbiamo visite» disse serio ascoltando qualcosa che solo lui poteva udire.
 
I passi di Leah arrivarono poco dopo i suoi pensieri, la sentimmo tutti. Si arrestò a pochi metri dalla porta, non voleva entrare, probabilmente pensava di non essere la benvenuta.
 
«Vado io» dissi a Edward che stava per alzarsi, lui annuì.
 
Mentre mi avviavo verso l’entrata sentii che lui riprese il discorso da dove lo aveva lasciato. Quando aprii la porta trovai Leah a camminare avanti e indietro, nervosa, con le mani nei capelli, mi sentì e si voltò a guardarmi con un aria di sconforto nel volto.
 
«Mi dispiace Bella, non credevo che Harry potesse fare una cosa del genere» disse realmente dispiaciuta.
«Non preoccuparti, Ness sta già meglio, vorrei scusarmi anch’io, non avrei dovuto minacciarli a quel modo» ammisi colpevole.
«Sei sua madre, ti capisco, io forse avrei fatto lo stesso, quando Harry era piccolo, bastava un niente per aizzarmi, e lui è mio fratello» disse, con gli occhi proiettati in momenti che io non avrei mai potuto capire.
«Vuoi entrare? Stiamo discutendo sul da farsi» le dissi. Lei sembrò sorpresa, ma si riprese subito e annuì «dobbiamo risolvere questa situazione» confermò in sintonia con i miei pensieri.
 
Forse quel piccolo e unico legame, che ci legava ancora ai quileute, ci avrebbe dato una nuova chance, dovevamo soltanto dargli tempo di capire, di conoscerci, se persino Leah alla fine è arrivata alla conclusione di potersi fidare perché non avrebbero dovuto riuscirci anche gli altri? Entrai in casa seguita da Leah, mia sorella, perché in quel momento mi resi conto che lei questo era, la sorella che non avevo mai avuto. Chissà se sarei riuscita a perdonare, e a conquistare quindi anche un fratello? Sorridendo pensai che in fondo ero fortunata ad avere la possibilità di vivere in eterno, avevo il sospetto che Harry non avrebbe accettato tutto questo in poco tempo, quindi mi beai della mia immortalità e tornai al fianco di mio marito, che sedeva al tavolo ovale insieme al resto della nostra numerosa e strana famiglia.
 

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Capitolo 7
*** Di nuovo alfa ***


Di nuovo alfa
 
Eravamo ancora tutti riuniti nel grande salotto, intorno al tavolo, che ormai non aveva più posti liberi, mancavano solo Ness e Jacob, ovviamente lui non l’avrebbe lasciata sola un minuto più del necessario. Edward aveva appena finito di raccontare l’accaduto quando Jasper parlò rivolto a Leah.
 
«Cos’è che ti tormenta?» le chiese curioso.
 
Edward in quel momento sembrò sorpreso, questo voleva dire che aveva lasciato a Leah i suoi pensieri. Leah guardò Jasper dapprima sorpresa, poi scosse la testa e la sua espressione tornò tranquilla.
 
«Non credo che mi abituerò mai ai vostri poteri» si portò una mano ai capelli, che portò dietro l’orecchio destro e continuò «Credo di avere una soluzione, o almeno un qualcosa che ci potrebbe portare a una soluzione» ammise.
«Geniale» affermò Edward. Da quel momento partì una rapida conversazione silenziosa, nella quale l’unico a muoversi era Edward che annuiva o dissentiva con la testa. «L’idea è tua, a te il piacere di esporla» disse allargando un braccio come per invitarla a iniziare.
Lei fece un respiro profondo e cominciò a parlare «Bene. Sapete tutti che Jake, allontanandosi, ha rinunciato al suo ruolo di alfa e che quindi essendo io l’unica mutaforma rimasta ho preso il suo posto. Ora, Harry conosce benissimo la vostra storia, ma comunque si ostina a non crederci. Quindi pensavo, se la provasse in prima persona, se provasse quello che ha provato Jake quando ha avuto l’imprinting, ricordo ancora oggi quanto poco mi ci è voluto per scagliarmi contro i miei fratelli dopo la nascita di Ness, e l’unico legame che univa me e Jacob era quello di alfa e beta, io lo dovevo soltanto seguire senza includere le emozioni, non erano importanti allora. Se invece ora Harry provasse quelle mie stesse sensazioni, un affetto non dovuto all’amore ma semplicemente ad un legame fatto di tradizioni, beh magari a quel punto inizierà a fidarsi. Io non ho provato l’imprinting quindi quello che ha sentito da me è solo un eco del legame tra il lupo e il soggetto del suo imprinting» e in quel momento una nota di tristezza incrinò la sua voce.
 
A quel punto mi resi conto del perché Leah avesse abbandonato ogni ostilità, o almeno era quello che pensavo. Si era talmente impegnata a odiarci che non si è resa conto di quello che aveva perso, la voglia di amare. Prima la perdita di Sam seguita dalla morte del padre, poi la trasformazione che ha reso tutto più chiaro ma non meno doloroso. Ogni tipo di amore le era stato portato via, e pensai che sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa pur di non perdere anche quello dell’unico fratello rimasto, perché in fondo io non ero sua sorella di sangue, mentre Harry aveva parte di lei in se.
 
«Quindi, come pensi di far ascoltare i pensieri di Jake se non è parte del branco, essendo lui stesso un alfa legittimo se così si può dire» chiese Carlisle.
«Nell’unico modo possibile» intervenne Edward.
«Cederò il mio ruolo di alfa a Jake» rispose Leah risoluta.
 
Tutti la guardammo stupiti, dovevo ammettere che come piano non era male, ma c’era una falla, Jacob non avrebbe accettato tanto alla leggera quel piano. Carlisle annuì tra se, poi si rivolse a Esme.
 
«Vai a chiamare Jake» le disse. Esme annuì e sparì dalla mia vista.
 
Qualche secondo più tardi comparve Jake, probabilmente irritato perché aveva dovuto lasciare Ness alle cure amorevoli della nonna. In quei momenti mi ricordava il ragazzino dai lunghi capelli, impegnato a sistemare due rottami di moto, ricordi di un lontano passato, di una vita che non mi apparteneva da tempo, sbiaditi e offuscati al ricordo della vista umana.
 
«Che vuoi Leah?» chiese brusco.
«Sempre cortese» rispose lei con astio, poi sospirò e continuò a parlare «Avrei trovato una soluzione, o almeno lo spero, e tu ne fai parte» disse guardandolo negli occhi.
«Sarebbe?» chiese guardingo, alzando un sopracciglio.
«Dovrai tornare a essere tu l’alfa» disse velocemente Leah.
 
Jake la guardò per un attimo disorientato, forse sperando in uno scherzo, poi si rese conto che non lo era affatto.
 
«Non ci contare, sto bene così grazie» ammise lui, come avevo sospettato, non sarebbe stato facile.
«Andiamo Jake, è l’unico modo» stava per continuare ma lui la fermò.
«Allora prima di tutto è pericoloso, sai cosa voglia dire, devo sfidarti e rischiamo seriamente che uno dei due si faccia male, poi non ho alcuna intenzione di dividere i miei pensieri con voi» ammise arrossendo, e in quel momento capii qual era il problema, da mamma mi sarei dovuta irritare ma non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
 
Tutti mi guardarono sorpresi, meno che Jake, che si grattava la nuca, ancora con un filo di rossore sulle guance, provai a contenermi e pian piano riuscii a calmarmi. Sapevo benissimo cosa lo tratteneva, tutti i momenti passati con Ness. Io ho sempre avuto un rapporto molto aperto con lei, come mia madre con me, quindi sapevo benissimo cosa facevano quando dicevano ad Edward che sarebbero andati al cinema, una volta mi dimenticai di tenere lo scudo su Ness e per poco Jake non ci rimise l’osso del collo. Edward, al contrario di me ovviamente, non aveva preso bene il fatto che la sua adorata figliola si concedesse così intimamente a Jake, mi ci volle una giornata intera nel dissuaderlo dall’uccidere Jacob, ricordandogli che se non ci fosse stata un’enorme differenza di forza fisica tra me e lui all’inizio, probabilmente saremmo diventati genitori ancor prima del dovuto.
 
«Ascoltami Jake, è una cosa necessaria se vogliamo restare qui per qualche tempo, dobbiamo guadagnarci la loro fiducia» dissi guardandolo negli occhi, mi avvicinai ancora di più a lui e continuai «Ti conosco, e so che gli farai vedere solo ciò che serve» gli dissi appoggiandogli una mano su una spalla. In quel momento un basso ringhio si levò dalla gola di Edward. Non lo avrebbe ucciso, ma ogni volta che si tornava sul discorso, era inevitabile una perdita di controllo da parte sua.
«Edward piantala, ti rendi conto che tua figlia a cento anni, quando la smetterai di reagire così. Abituati è una donna ormai» dissi squadrandolo.
«Come ho già detto potrà avere anche mille anni, ma sarà sempre mia figlia, e ci tengo a non diventare nonno ancora per qualche centinaio di anni, sono ancora troppo giovane» disse. A quell’affermazione tanto bizzarra non potei che tornare a ridere e gli altri questa volta si unirono a me, avendo capito anche loro qual era il problema di Jake.
A quel punto Rose si avvicinò e disse «Avanti Jake, se sei riuscito, alla fine, a stare simpatico persino a me, un giovane cucciolo non sarà un problema» sorrise.
«Il problema della rissa rimane comunque» disse guardando Leah.
«Sono io che voglio cederti il posto, ovviamente non sarà facile, ma se già da parte mia c’è la volontà di abbandonare credo che sarà più semplice il procedimento» ammise Leah con un po’ di preoccupazione.
«Non sono convinto, e se le cose dovessero sfuggirci di mano?» domando Jake ansioso.
«Per questo motivo siamo fortunati ad avere tanti amici vampiri, di cui uno guarda caso sia un dottore» rispose lei un po’ più sicura.
«Devi farlo Jake» la voce stranamente roca di Ness giunse a noi.
 
Aveva parlato dalla sua camera, ovviamente per noi era come fosse lì accanto, per un attimo restammo tutti in attesa. Jake fissava il soffitto come per avere una conversazione muta con Ness, restò qualche istante così, poi abbasso lo sguardo verso di me e annuì.
 
«Va bene, facciamolo» Affermò rigido.
«Abbiamo un solo problema… Harry» disse Leah «Non appena capirà quello che sto per fare probabilmente vorrà farmi cambiare idea, e in forma di lupo c’è il rischio che io vacilli, quindi dobbiamo essere veloci» disse seria.
« Non è mai stata fatta una cosa del genere. Non so quanto tempo ci voglia, nel caso arrivasse dobbiamo trovare il modo di farlo tornare umano» ribatté Jacob.
«Ci penseremo noi. Voi preoccupatevi solo di quello che dovete fare» intervenne Carlisle.
«Bene, andiamo» disse Leah dirigendosi fuori.
 
Jake la seguì un po’ riluttante ma alla fine fummo tutti fuori, tranne Esme e Ness che, le sentivo, stavano guardando tutto dalla stanza di lei. Jake si diresse verso la foresta, seguito subito da Leah, il rumore di uno strappo e poco dopo due splendidi lupi ci guardavano con sguardo ansioso.
 
«Dicono di allontanarci, non sanno cosa potrebbe succedere» ci avvertì Edward. Per fortuna che c’era lui.
 
Arretrammo fino ad arrivare al portico e in quel momento i due lupi si misero uno di fronte all’altra. Se non avessi avuto la vista così acuta non mi sarei resa conto della tensione di entrambi. Leah cercava di tenere lo sguardo basso mentre Jake provava a sovrastarla. Nei primi tempi Leah era molto più piccola e snella di Jake, nella loro forma di lupo, ma ormai la differenza era ben poca.
 
«Leah sta iniziando a cedere il controllo a Jake» disse Edward, ma non serviva che ce lo spiegasse, si vedeva benissimo dal comportamento dei lupi, Leah andava sempre più indietreggiando, con la testa sempre più china, sembrava stesse andando tutto liscio, ma ad un certo punto « O no!» esclamò Edward.
«Harry se n’è accorto, sta cercando di convincere Leah a non farlo» e in quell’istante esatto Leah rinsavì dalla sottomissione. Alzò impercettibilmente la testa, Mentre Jake provava a scavalcarla di nuovo.
«Emmett, Jasper» furono le uniche parole di Carlisle, e i due vampiri si voltarono verso la direzione che indicava Edward con il braccio, alle spalle di Jake, mentre con lo sguardo stava fisso su lui e Leah.
 
Leah avanzò di qualche passo ringhiando, Jacob rispose, Leah tentennò un momento, poi scosse il capo e tornò a mostrare i denti.
 
«Avanti Jake, fallo per lei» sussurrò Edward per poi continuare a voce più alta « Non vuole imporre l’ordine Alfa, sta solo provando a convincerla, e Harry ormai è vicinissimo, se arriva non vi assicuro che non ci sarà un altro scontro» ammise ringhiando.
 
Cosa diavolo ti prende Jake, imponiti e basta. Dovevo pensare a come fare, dovevo trovare un modo, qualcosa che costringesse Jake a imporsi come alfa, più ci pensavo e più l’unica soluzione era difficile da accettare. Il tempo stava finendo e una volta arrivato Harry sarebbe potuto accadere di tutto. Dovevo farlo, lui non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa.
 
«Quanto manca?» chiesi a Edward e lui capì che mi riferivo all’arrivo di mio fratello.
«Poco più di due minuti» disse.
Avevo meno tempo di quel che credevo «Torno subito»dissi, ma nessuno mi sentì, salii le scale di corsa, entrai in camera di Renesmee la presi tra le braccia, con stupore di Esme, e le dissi solo tre parole «Fidati di me».
Ero di nuovo sul portico, con Ness in braccio che mi fissava con sguardo fermo come a dire “certo che mi fido”, ci voltammo entrambe a guardare la scena che avevamo di fronte, lei capì perché annuì, ed io avanzai verso i due lupi con mia figlia in braccio, pronta a scappare al primo allarme.
 
«Bella no!» esclamò Edward, ma io non lo ascoltai, ci pensò Carlisle a rispondere per me «Lasciala fare Edward, non rischierebbe la sua vita se non fosse sicura al cento per cento» ed era così io conoscevo Jake.
 
Lo conoscevo da prima che arrivasse Ness, e sapevo con certezza che quando amava qualcuno avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerlo, come scendere a patti con il suo nemico mortale, o violare un patto esistente da quasi un secolo solo per accertarsi che stai bene, o fronteggiare una schiera di neonati. Tutto questo lo aveva fatto per proteggere me, quando pensava di amarmi, ma già da allora era scritto che lui avrebbe amato qualcuno molto più di me, mia figlia. Se per me aveva fatto tutto quello che era in suo potere per salvarmi, per lei, beh per lei avrebbe fatto molto di più. Continuai a camminare, nonostante le proteste fossero molte, tra le quali anche quella di Jake. Mi avvicinai a Leah, minacciandola con un sibilo che mai avevo osato rivolgere prima a qualcuno, bene avevo tutta la sua attenzione ora. Il mio problema era resistere e non attaccarla, perché stava a sua volta minacciando mia figlia. Sapevo che poi mi avrebbe chiesto scusa, ma in quel momento, in cui si decidevano di nuovo i ruoli di tutti, noi eravamo rivali. Mi fermai a pochi passi da lei, che non sapeva se attaccare me o ostacolare Jake. In quel momento l’istinto di protettrice ebbe la meglio. Nell’esatto istante in cui Leah si scagliò su di me urlai «Fallo Jake, ora» e Leah mi schivò per un soffio, mentre qualcosa di marmoreo e morbido mi scagliò lontana da lei, Jake levo un ringhio più forte del solito, la lupa si accasciò a terra tra gli spasmi e un ululato terrificante mi penetrò le orecchie.

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Capitolo 8
*** Inaspettato ***


Inaspettato
 
Un Harry molto più che furioso sbucò dagli alberi in forma umana, con nient’altro che i pantaloni indosso, urlando «Cosa le avete fatto? Come avete potuto?» chiese, indicando Leah ormai completamente umana, coperta da un plaid che Esme le aveva dato prontamente.

«Sta zitto Harry» rispose lei con ancora qualche brivido sulla pelle.
«Perché hai fatto una cosa simile? Lo sai che loro lo riterranno un tradimento» disse con ira.
«Qui l’unico tradimento è il tuo Harry. Ti ho raccontato più volte la realtà ma tu non hai voluto ascoltarmi, quindi ho usato l’unico modo che conoscevo» rispose rivolgendosi infine a Jake «Mi dispiace Jake ma la sua voce nella testa mi aizzava, anche tu però, non potevi importi prima, e senza mettere in mezzo Ness?» disse lei mettendo le mani sui fianchi, dopo essersi alzata e sistemandosi il plaid modo pareo.
«Eppure dovresti conoscerlo Leah, il ruolo di capo non gli è mai piaciuto» intervenne Jasper, calmando un po’ gli animi con il suo potere.
«Mi spieghi a che pro hai ceduto il tuo ruolo di alfa?»
«Te lo spiegherà Jake non appena ti sarai trasformato» si limitò a dire Leah.
«Non ho intenzione di prendere ordini da un traditore della sua tribù» urlò Harry.
 
A quel punto un ringhio si levò dalla gola del lupo rossiccio, il nuovo alfa, Jacob Black, l’ultimo discendente di Ephraim Black, il primo lupo, che porta il suo nome. Jacob mostrava i denti e capii che voleva provare a far scattare Harry come spesso succedeva a Paul. Inizialmente Harry sembrava resistere, ma quando Jake fu talmente vicino da respirargli contro, l’altro non poté fare a meno di mutare, e un sonoro strappo riempì l’aria, addio pantaloni. Il lupo grigio dapprima provò a minacciare Jake, ma quest’ultimo probabilmente aveva messo mano alla sua memoria e gli stava mostrando quello che voleva dire avere l’imprinting perché il lupo grigio iniziò a muovere la testa a destra e sinistra come a voler cacciare via un cattivo pensiero, poi però pian piano iniziò a calmarsi. Il suo sguardo si fissò su quello di Jake, poi sul mio, e pian piano passò in rassegna tutta la nostra famiglia, il suo sguardo cambiò, improvvisamente la rabbia lasciò il posto al rispetto e alla devozione, proprio così, era quello che mi aveva sempre raccontato Jacob riguardo l’imprinting. Di come tutte le priorità si fossero spostate verso quella strana bambina dalla pelle tanto candida quanto forte, di come ogni altro legame fosse nulla in confronto a quello che aveva con lei, di come quel sentimento che provava per lei non avrebbe mai impedito alla stessa di scegliere la vita che preferiva, anche se non si era mai sentito di un lupo rifiutato dopo l’imprinting. L’unica cosa che davvero importava era la felicità di Renesmee, e ora finalmente lo aveva capito anche Harry, o almeno speravo.
 
Il suo sguardo da comprensivo e devoto si tramutò in qualcosa di pensieroso, preoccupato, il lupo grigio guardò a terra, mortificato, poi alzò lo sguardo prima verso i suoi fratelli protettori, poi verso di no.
 
«Non ce n’è bisogno, nessuno porta rancore nei tuoi confronti» affermò Edward che evidentemente era impegnato in uno dei suoi scambi di parole mute. Harry guardò prima me e poi cerco Ness con lo sguardo, non trovandola tornò su Edward «Ti ripeto che non hanno nessun problema nei tuoi confronti, sicuramente quello dell’altra sera è stato un incontro, come dire, acceso, ma puoi credermi quando ti dico che mia moglie Bella è stata una vampira fuori dal comune fin dalla sua nuova nascita, come hai potuto vedere attraverso i pensieri di Jake, e non è certo una persona» diede molta enfasi a quella parola, sapendo benissimo che avevamo poco a che fare con le persone comuni« molto saggia e non porta rancore, a meno che non le sia dato modo di farlo, se le dici quello che pensi ti capirà e perdonerà, anche se credo che lo abbia già fatto, dopotutto sei suo fratello» disse Edward con un senso di serenità che colmò quei pochi dubbi che ormai avevo, ma Harry evidentemente non era dello stesso parere.
Improvvisamente alzò il muso, iniziò a indietreggiare e alla fine si voltò e sparì.
«Harry torna qui» urlò Leah.
«Lascialo stare, ha bisogno di un po’ di tempo, si vergogna per quello che ha fatto, deve avere tempo per capire che nessuno di noi ha intenzione di scatenare una guerra a causa del suo comportamento» disse Edward tranquillo.
«Certo, a meno che il suo comportamento non spinga gli anziani Quileute a prendere precauzioni, sappiamo tutti cosa succede comunque quando ci avviciniamo al loro territorio, a breve ci saranno più lupi, e dobbiamo capire quali sono le loro intenzioni» Emmett non era un tipo da discorsi, ma quando ne faceva uno non sbagliava mai.
 
Aveva ragione, con Harry poteva anche andare tutto bene, ma con gli altri? Poi c’era il problema del capobranco che ormai era Jake, ed era una cosa complicata spiegare a qualcuno che ti detesta, come i Quileute, che da quel momento è lui il capo. Dovevamo venirne a capo e ci serviva Harry.
 
«Non vedo attacchi per il momento, sono indecisi.S non sbaglio previsione, staremo tranquilli per qualche settimana, posso azzardare persino un mese» disse Alice sbattendo le palpebre per tornare al presente.
«Bene, allora penso che sia meglio stare tranquilli, se ci saranno cambiamenti Alice li vedrà, e dopotutto tra qualche giorno inizia la scuola, quindi dobbiamo prepararci al grande giorno» Disse Carlisle sollevando il morale a tutti meno che a Renesmee.
«Perfetto nonno, grazie per avermelo ricordato» disse lei dalla sua finestra.
 
Ness non aveva mai amato granché la scuola, non lo studio, in quello eccelleva come tutti noi, non le faceva piacere il trattamento che ci riservavano gli studenti i primi giorni. Ormai, grazie a me, gli altri avevano imparato a integrarsi un po’ di più rispetto a prima e con Ness, quella di noi più simile a un umano, le cose erano andate ancora meglio, un’altra cosa che non sopportava era doverci chiamare per nome, per lei era stato complicato all’inizio, aveva dovuto frequentare tutti i corsi con Edward, per correggerla prima che potesse dire mio padre o i miei zii, era l’unico che poteva scongiurare una gaffe di quella portata, “sai mio padre Edward viene da Chicago” , mi vengono i brividi solo a pensare a quanto sarebbe stato complicato rettificare un affermazione simile. Tra le risate generali ci recammo tutti in casa, raggiunti anche da Jake che si era già trasformato e vestito.
 
«Tutto bene? Non è meglio che torni a letto?» chiese preoccupato a mia figlia, in quei momenti ringraziavo il cielo che lo aveva portato nella mia vita. Non credo avrei potuto accettare qualcun altro al fianco di Ness, sarebbero stati pochi i vampiri alla sua altezza, ma in fondo sono sua madre chi lo è veramente?
«Andiamo, ricordati che sono una succhia sangue, ci vuole ben altro per mettermi a terra» affermò lei soddisfatta.
«Se bene detesti ammetterlo penso che Jacob abbia ragione, sei una vampira certo, ma l’altra metà di te è umana e molto più vulnerabile di quello che credi, quindi fila a letto» disse Edward indicando con un movimento della testa le scale che portano al piano superiore.
«Certo quando ti pare a te ti coalizzi con lui, vado sopra, ma mi porto il mio fidanzato se non ti dispiace» rispose lei afferrando Jacob per un polso e trascinandolo verso la scala.
«Ei Ness, ricordati che è sempre tuo padre, e può metterti in castigo se vuole» gli dissi, anche se era già scomparsa dalla vista.
«Quando papà mi metterà in punizione, finirà il mondo» rispose lei ridendo e sbattendo la porta. Edward stava per parlare ma lo fermai in tempo.
«Lasciala stare, deve avere i suoi spazi e non è più una bambina» dissi baciandolo e inebriandomi del suo profumo delizioso.
«No infatti, non è una bambina, è un’adulta che potrebbe farti diventare nonna se non sta attenta» ammise preoccupato.
«Sei incorreggibile. A parte il fatto che conosce bene tutti i rischi delle sue scelte, e poi non credo che quello sarebbe il male peggiore» risposi per tornare alla sua bocca di miele.
«Devo ricordarti quello che è successo a te? Poi quando avresti parlato dei rischi di un rapporto prematuro con gli uomini?» disse spazientito e non riuscii a trattenere una risata.
«Allora per rispondere alla tua seconda domanda circa cinque o sei anni dopo la sua nascita, calcolando che doveva avere tra i tredici e i quindici anni e che era una bambina intelligente penso di aver fatto la cosa giusta, per la tua prima affermazione invece purtroppo non ho una risposta precisa, ma sapendo che lei comunque è per metà vampira non credo possa ridursi come me, e comunque ne parleremo a tempo debito. Ora dobbiamo prepararci per qualcosa di molto più importante. Il primo giorno di scuola» entrambi scoppiammo a ridere, per quanto fosse banale il primo giorno di scuola per noi era sempre stato motivo di forti preoccupazioni.
 
Le settimane passarono tranquille e veloci, visto che per noi un’intera giornata poteva corrispondere ad un solo secondo umano. Non ci furono grandi problemi, Harry faceva avanti e indietro da casa sua alla riserva a noi, ma semplicemente per portare notizie degli anziani, che come avevamo pensato non avevano ben accolto la novità del capobranco Jacob Black. Di nuove mutazioni non si è saputo nulla, ma infondo, quando iniziò la prima volta, i Cullen erano qui già da un po’ quindi probabilmente si doveva solamente aspettare qualche tempo.
Esattamente la mattina del venticinque Agosto, Alice ebbe una visione, ma non quella che tutti aspettavamo. Ognuno di noi era impegnato a svagarsi in vari modi, io stavo giocando a scacchi con Edward, l’unica oltre ad Alice a poter giocare con lui senza essere imbrogliata, anche se ogni tanto con il mio scudo mi divertivo a oscurare i pensieri degli avversari di mio marito. Quando chiesi ad Alice quale sarebbe stata la prossima mossa di Edward lei non mi rispose quindi tutti ci voltammo verso di lei, Edward come lei aveva gli occhi persi nel vuoto, impegnato a leggere la sua visione, e la faccia che fece alla fine non mi piacque molto.
 
«Ci mancava solo questa» disse Edward avvicinandosi alla sorella.
«Cosa vorrà?» chiese lei al fratello come se potesse avere una risposta.
«Credo che dovremmo aspettare, il mio potere non è così forte» ammise lui quasi impotente.
«Non è che potreste spiegarci?» chiese Rosalie che attendeva risposte.
 
I fratelli si guardarono e capii che Edward disse ad Alice di spiegare cos’avesse visto.
 
«Tra un paio di giorni dovrebbe arrivare Nahuel» ammise severa.
 
In quel momento non capii il motivo di tanta agitazione ma Alice non si fece pregare e continuò «Viene per metterci in guardia da due vampiri, non so chi siano, li vedo, ma non chiaramente, e ho la brutta sensazione che uno dei due sia come Ness» per un attimo di nuovo ci fu il vuoto nei suoi occhi «Non riesco a vedere altro» disse un po’ delusa.
 
Ormai sapevamo tutti che le visioni di Alice non sempre erano esatte, bastava che chi stesse seguendo facesse una minima deviazione che il suo intero futuro cambiava completamente. Comunque le sue visioni non funzionavano con i vampiri come Ness, quindi un giorno, quando Ness era abbastanza grande per decidere da sola, Carlisle le propose un modo per riuscire a vedere gli ibridi. Lei non fu molto d’accordo con la probabile soluzione, cioè bere il sangue di Ness, ma sarebbe stato l’unico modo per vedere se riusciva ad acquisire qualche informazione su di loro, poteva vedere gli umani perché una volta lo era stata anche lei, i vampiri perché lo è, ma non poteva vedere gli ibridi perché non aveva mai avuto alcun contatto con nessuno di loro, ovviamente non bastava solamente il contatto fisico o emotivo, ma qualcosa di più forte, il sangue era l’unica possibilità, fortunatamente la proposta di Carlisle fu brillante come tutte le altre e funzionò.
 
«Quindi dobbiamo solo aspettare» dissi pensierosa «Bisogna avvertire Harry, Nahuel sa come viviamo e non credo si nutrirà in questa zona, forse sarebbe meglio che qualcuno di noi gli vada incontro» mi rivolsi a Edward.
«Hai ragione, quando torna Emmett ne parlerò con lui, tu intanto di a Jake di avvisare Harry che abbiamo novità» annuii e corsi subito in veranda dove si trovava Jake, il lupo.
«Jake ascolta, devi dire a Harry di venire immediatamente qui, ci sono delle novità e deve essere messo al corrente anche lui» il lupo mi guardò e immediatamente un ululato squarciò l’aria fresca che ormai imperversava sulle giornate di sole.
 
Tornai nel salotto, in attesa che arrivassero i lupi, fossi stata umana, avrei sudato per l’agitazione. Non c’era più stato modo di parlare con Harry da quando Jake aveva preso il posto di Leah, non che non ci avessi provato, ma lui si rifiutava, a detta di Edward perché si vergognava per quello che aveva combinato. I rumori delle zampe di tre lupi mi distrassero, c’era anche Leah. Jacob entrò tranquillamente e fece strada agli altri due, in quell’istante, quelli di noi che stavano in casa si riunirono in salotto, Renesmee compresa. Edward prese parola.
 
«Volevamo informarvi che presto arriveranno tre vampiri. Uno Jake e Leah lo conoscono già, ma probabilmente anche Harry. Si tratta di Nahuel l’altro ibrido» disse Edward con disprezzo, non gli piaceva molto quella parola per indicare sua figlia.
 
Jake per un attimo ebbe un sussulto, la sua più grande paura era che un vampiro potesse prendere il suo posto accanto a Ness, anche se io la ritenevo impossibile come opzione. Poi si fece curioso «Perché viene qui?» mi chiese.
«Come ha detto Edward i vampiri saranno tre, e lui viene solo in conseguenza degli altri due, uno che non conosciamo e un altro ibrido» dissi a tutti.
«Un altro? Quanti ce ne sono in giro?» chiese Harry rivolgendomi la parola per la prima volta.
«Noi eravamo a conoscenza di altri quattro oltre Nessie, Nahuel e le sue tre sorelle, dato che questo è un altro maschio probabilmente Joham ne avrà creato qualcun altro» dissi semplicemente.
«Cioè vorresti dirmi che esiste qualcuno che crea vampiri per hobby?» chiese lui stupefatto.
«La sua motivazione sono le ricerche scientifiche, ma credo che ormai lo faccia tanto per… mi domando perché i Volturi non abbiano provveduto a sistemare le cose» disse Carlisle che era appena rientrato dlla caccia.
«Per lo stesso motivo per cui non fermarono i neonati  di Victoria, curiosità sui possibili scenari» rispose Edward.
«Volturi, neonati? Di cosa stiamo parlando?» chiese Harry.
«Jacob, penso sia meglio che gli spieghi tutto, noi nel frattempo parliamo un attimo con Emmett» disse Edward per poi sparire dalla stanza.
 
Ascoltai in silenzio i racconti di Jacob, rinforzati da quello che era il punto di vista di Leah, ero divertita dalle espressioni che faceva Harry a ogni notizia. Quando finirono Harry si diresse alla porta, ma Leah mi fece cenno con la testa e io d’istinto lo chiamai.
 
«Harry» lui si fermò, tentennò un momento ma poi si voltò.
«Sì Isabella?» mi chiamò per nome, eravamo un passo avanti.
«Chiamami Bella, posso parlarti un attimo?» in quel momento la stanza si svuotò.
 
Harry fece un respiro profondo e si avvicinò di nuovo, mentre Leah e Jacob sparivano dietro la porta.
«Cosa c’è?» chiese timoroso, con lo sguardo a terra.
«Puoi guardarmi, non mordo mica, almeno non esseri umani» dissi, lui fece una risatina sotto i baffi, ma tornò serio per mostrarmi che non era divertito dalle battute dei vampiri «Lo sai che non ce l’abbiamo con te vero? Te l’ha spiegato Jake?» non rispose ma annuì con la testa «Allora perché non vuoi parlare con noi?» chiesi, lui sbuffò e iniziò a parlare.
«Francamente Isa… Bella» si corresse non appena vide il mio cipiglio «Ho rischiato di uccidere tua figlia, che per di più mi è nipote, e ancora mi chiedo come possa essere possibile, come fai, come fate a non essere incavolati con me?» chiese sincero.
«Secondo te perché Jake dopo che ha avuto l’imprinting con lei è ancora vivo?» chiesi scherzando, mentre un guaito mi giungeva da fuori «Se c’è uno che avrei dovuto ammazzare era proprio lui, ma come ti abbiamo già spiegato se dovessimo portare rancore sarebbe per l’eternità, e non è un bell’affare essere incavolati con un mutaforma tutta l’esistenza, poi il vampirismo ti porta ad essere più coscienzioso, anche ai più scatenati di noi, alla fine siamo pur sempre dei predatori, e calcoliamo ogni cosa con la massima attenzione, nello steso tempo in cui tu impiegheresti a trasformarti» alzai le spalle come per dire “è tutto normale”.
«Quindi nemmeno lei ce l’ha con me?» mi chiese parlando di Ness.
«No, ma se ti azzardi di nuovo a far soffrire mia madre, zio o no, te la vedrai con me» rispose Renesmee appena entrata nella stanza.
«Ti sconsiglio vivamente di fartela nemica, ha il temperamento del padre, è ingestibile»dissi fingendo che lei non potesse sentirmi
Lei mi sorrise e mi abbracciò, poi tese la mano a Harry, lui un po’ riluttante la prese, e capii subito che gli stava facendo un resoconto dettagliato della sua e della nostra vita dallo sguardo stupito di lui.
 
Un problema era sistemato, ma quello probabilmente più preoccupante si sarebbe presentato da lì a due giorni e questo mi metteva una strana ansia. Avevo il brutto presentimento che la venuta di Nahuel avrebbe portato più danni di quelli che potevamo immaginare.



Parla l'autrice,
ciao a tutti, questo capitolo è più lungo del solito e spero con ciò di farmi perdonare il ritardo della pubblicazione dello stesso. Buona lettura a tutti.

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Capitolo 9
*** Esperimenti ***


Esperimenti
 
La visione di Alice diventava sempre più nitida, quindi più certa, quei due giorni sarebbero stati i più lunghi della mia esistenza, superati forse solo dai giorni della mia trasformazione e da quelli passati con la paura che i volturi ci avrebbero sterminati, dopo la nascita di Renesmee.
 
Io ed Edward eravamo in casa nostra, ogni tanto ci rifugiavamo lì per avere qualche momento solo nostro e delle volte c’era anche Ness con noi, come adesso, ma non appena si fu levato il sole scappò per andare da Jake, tra gli sbuffi spazientiti di mio marito.
«è davvero convinta che non ci accorgiamo di lei? Devo ricordarle che non è proprio quello che si dice… una vampira aggraziata» disse voltandosi verso di me per abbracciarmi.
Io presi a fare dei ghirigori sulla sua spalla mentre mi perdevo nell’oro dei suoi occhi, in quei momenti eri impossibile non cancellare tutto quello che ci circondava, ogni pensiero dubbio o paura svanivano. Lo baciai.
 
«Non essere geloso, comunque dovrai abituarti all’idea che, prima o poi, costruirà una famiglia con Jake» dissi baciandolo di nuovo.
«In questo caso spero che abbia la stessa repulsione del matrimonio che avevi tu» disse serio.
«Non avevo la repulsione per il matrimonio» dissi, ma il suo sguardo come per dire “a no?” non mi diede scampo« Ok va bene, forse un pochino, ma ricordo benissimo che alla fine abbiamo stabilito un compromesso vincente, e ricordo anche che non appena vedetti il mio futuro sposo tutte le incertezze sparirono immediatamente» ammisi. Chiusi gli occhi e per un attimo scavai dentro di me, cercando quei ricordi umani, che tanto mi era difficile mettere a fuoco, ma questo era uno dei più belli. Io indecisa che cammino verso l’altare al braccio di mio padre per andare incontro all’unico uomo della mia vita. Liberai la mia mente e permisi a Edward di condividere quel ricordo con me. Lui sospirò.
«Ancora mi sembra impossibile poterti vedere dentro, anche se in maniera limitata» sorrise baciandomi «Credo che dovremmo andare, tra poche ore arriverà Nahuel» disse preoccupato.
«Hai detto bene, perché andare ora, quando potremmo impiegare il nostro tempo in attività più interessanti» dissi guardandolo con malizia mentre con l’indice percorrevo la linea perfetta dei suoi addominali.
«Sai per una volta sono d’accordo con te» e mi saltò addosso.
 
Un’ora dopo ci dirigemmo verso casa Cullen, e trovammo l’intera famiglia ad attenderci, lupi compresi.
 
«A quanto ho sentito il debito pubblico si è ristabilito» disse Emmett riferendosi a me ed Edward.
«Sai Emm, il fatto che non sia io la più forte del gruppo non ti da il diritto di fare battute inappropriate, soprattutto davanti mia figlia, quindi dacci un taglio subito se non vuoi finire male» dissi ringhiando.
«Accidenti, qualcuno si è alzato dalla parte sbagliata del letto sta mattina, ce l’avete ancora un letto vero?» chiese sempre ridendo.
 
In quel momento vidi un masso dalle dimensioni impossibili sfrecciarmi a fianco, schivò Emmett di pochi millimetri, d'altronde, anche se lo avesse colpito il problema sarebbe stato del masso.
«Piantala Emm» lo minacciò Edward.
«Quanto siamo permalosi oggi» ribatté Emmett.
«Dai Emm, sappiamo tutti quanto sai essere fastidioso se vuoi» ammise Jasper.
«Una coalizione contro di me chi è il primo? Avanti fatevi sotto» disse lui con un ghigno minaccioso.
 
Era solito di Emmett risolvere il tutto con una bella rissa familiare, nella quale fortunatamente nessuno poteva farsi male, Jasper si era appena accovacciato in posizione da caccia, quando Alice s’immobilizzò improvvisamente, più del solito almeno.
 
«Sta arrivando» disse Edward confermando i nostri dubbi.
 
A quel punto tutti rimanemmo in silenzio, l’unico rumore era il cuore di Renesmee e quello dei lupi che battevano quasi all’unisono. Eravamo tutti concentrati per carpire il minimo cambiamento intorno a noi, un cuore in più sarebbe stato notato facilmente dal nostro udito quindi attendemmo. Dopo cinque minuti d’immobilità assoluta una piccola pulsazione, accelerata dalla corsa, attirò la nostra attenzione. Eravamo già voltati verso di lui perché grazie ad Alice sapevamo dove guardare, quindi quando quel ragazzino dalla pelle imbrunita uscì allo scoperto nessuno di noi rimase sorpreso, se non di vederlo in abiti molto più adatti al momento rispetto alla prima volta che lo avevamo visto. Ci fu un attimo di stupore sul suo viso, poi però guardo verso Alice e si sorrisero a vicenda.
 
«Ben tornato Nahuel» disse Edward amichevole, sicuramente i problemi non li avrebbe portati lui.
«Salve Edward, ti ringrazio. Sono venuto fin qui per motivi urgenti… però sono tre giorni che non mangio e non vorrei iniziare qualche faida, ricordo bene la vostra legge che vieta la caccia qui» disse serio, poi continuò con un po’ d’imbarazzo «Vi dispiacerebbe invitarmi a cena?» disse timoroso.
 
Noi tutti scoppiammo a ridere, sapeva benissimo quali fossero le nostre regole e sapeva anche che avendo Renesmee probabilmente avevamo anche cibo umano, ovviamente fu Esme a farsi avanti per cucinare.
 
«Dammi qualche minuto e ti preparo qualcosa di sostanzioso, Ros dammi una mano» disse rivolgendosi alla mia biondissimo sorella.
«Ma perché quando si tratta di cucinare blocchi sempre me, chiedilo ad Emmett qualche volta» Nemmeno il tempo di finire che Emmett era sparito dalla vista «Grazie tante caro» urlò Rosalie, e una risatina da orso ci giunse tra gli alberi.
 
Il gruppo si divise, Renesmee corse ad aiutare la nonna e la zia mentre io Edward, Alice, Jasper, Carlisle e i tre lupi rimanemmo fuori con l’ospite inatteso, beh più o meno inatteso.
 
«Immaginavo che avrei ricevuto un’accoglienza simile, anche se avrei preferito che i motivi fossero di gran lunga migliori di quelli che mi hanno spinto fin qui» disse sospirando.
«A tal proposito, quale motivo ti ha spinto a venire qui di corsa senza nemmeno darti il tempo di sfamarti?» chiese Carlisle con una cortesia d’altri tempi ma che ormai conoscevo benissimo.
«Mio padre, è diretto qui per.. credo sia meglio parlarne in casa » disse guardandosi intorno.
«Impossibile» affermò Edward stupito, probabilmente aveva scorto qualcosa dai pensieri di Nahuel.
«Già, quello che ho detto anche io» ribatté lui «Non è facile convivere con questo problema» continuò Nahuel.
«Bella attiva lo scudo per ognuno di noi» mi disse Edward con un tono preoccupato, quindi acconsentii e subito ogni vampiro, ibrido o lupo di colpo fu invaso dal mio scudo scintillante.
«Bene, ora credo sia meglio entrare, Esme dovrebbe aver finito» disse Edward facendo una smorfia. Il cibo umano era pronto.
 
Entrammo e ci dirigemmo tutti verso la sala da pranzo, dopo di noi arrivò anche Jake, che mi parve guardare di traverso il nostro ospite e solo in quel momento mi resi conto che aveva un possibile rivale, e un sorriso mi si aprì sul volto, Jacob Black di nuovo coinvolto in un triangolo amoroso, ance se in questo caso aveva il 99% di riuscita. Quando fummo davanti la tavola un odore orrendo, come di carne avariata, mi punse il naso, e quando guardai il piatto capii perché. Esme come sempre era riuscita a soddisfare entrambi i lati di Nahuel, aveva preparato una bistecca, dalle dimensioni spropositate, rigorosamente al sangue. Certo non le si poteva dire che non sapesse cucinare.
«So che l’odore può darvi fastidio quindi se volete potremmo continuare dopo il discorso» disse Nahuel nuovamente in imbarazzo.
«Se non è un problema per te io e mia moglie rimaniamo, se vuoi puoi mangiare basterà che mi parli con la mente» disse prendendomi la mano e facendomi sedere. Nel frattempo altri si spostarono, certi di poter sentire la conversazione da un’altra stanza, a parte Jake che, ne ero certa, non avrebbe mollato l’intruso nemmeno per un momento.
 
Lui ovviamente aveva già carpito metà delle informazioni, e di solito quando mi metteva davanti la scelta di sedermi era perché la notizia che aveva non era certo delle migliori. Nahuel annuì e iniziò a mangiare.
 
«Entro pochi giorni suo padre sarà qui.. e sarà accompagnato, da suo nipote?» chiese Edward come se la mente di Nahuel potesse aver mandato un messaggio sbagliato.
«esatto» rispose semplicemente il suo interlocutore silenzioso mentre riprendeva a mangiare.
«Joham è riuscito a persuadere sua figlia maggiore ad avere un rapporto con un altro vampiro, generando così un altro ibrido, ma probabilmente più potente visto che frutto di un  unione tra un ibrida e un altro vampiro, infatti Michael ha il potere di connettersi con un suo simile alla volta per potergli leggere la mente, in qualsiasi posto si trovi» disse Edward, e in quel momento una strana sensazione m’invase il torace, probabilmente ansia.
«è un segugio?» chiesi a Edward.
«Molto peggio, un segugio è in grado di seguire una scia e se non è molto in gamba si può facilmente distrarre, ricordi con James?» annuii, e come scordarsi il motivo per cui per mesi sono stata perseguitata da una pazza furiosa qual’era Victoria. «Michael invece potendo entrarti nella mente può prendere un qualsiasi dettaglio e trasformarlo in indizio, ma come fa a sapere che noi ci troviamo qui?» chiese a Nahuel che aveva appena posato il coltello e la forchetta sul tavolo.
«Purtroppo il suo potere è molto forte, ho provato a distrarlo il più possibile ma alla fine ha visto questo posto ed ha deciso che fosse giusto tentare..» improvvisamente tacque.
 
E altrettanto improvvisamente Edward mi sorprese dando un pugno sul tavolo, che fortunatamente non si ruppe.
 
«Mai, non permetterò che accada una cosa del genere» ringhiò Edward.
«Gli ho spiegato più volte che non avresti accettato ma ha insistito che ti avrebbe convinto che è tutto a favore della scienza» disse buttandosi con la schiena all’indietro.
«Non permetterò che mia figlia venga usata come cavia per i suoi perversi esperimenti» la parola figlia e cavia nella stessa frase fecero suonare un campanello d’allarme.
«Che cosa intendi? Una cavia, Renesmee, e in che modo?» chiesi sconcertata.
«Vuole chiederci il permesso di concedere Renesmee a suo nipote, per vedere i frutti di un’unione tra due ibridi» mi chiarì Edward con disprezzo.
«Hai voglia di scherzare?» chiese Jake tremante.
«Ti sembro uno che ha voglia di scherzare?» disse Nahuel sprezzante.
«Scusate, devo uscire» e Jake sparì, seguito dal suono di uno strappo.
 
Per la prima volta in cento anni non sapevo cosa dire, non riuscivo nemmeno a pensare, guardavo Nahuel con la speranza di un ma, un però e invece nulla, lui fissava noi, noi fissavamo lui. Alla fine decisi che qualcuno doveva parlare.
 
«Cosa dovremmo fare?» chiesi ad Edward.
«Per il momento possiamo solo aspettare il suo arrivo» mi guardò un attimo meditabondo poi continuò «So che ti chiedo uno sforzo oltre il consentito… ma pensi di poter reggere lo scudo su di noi finché lui non sarà qui?» mi chiese.
«Edward è mia figlia, a costo di dover tenere sottocontrollo tutta Forks la proteggerò» dissi seria.
 
Lui mi guardò come fossi l’ultima luce rimasta sul pianeta, poi mi diede un rapido bacio e tornò a rivolgersi a Nahuel.
 
«Ti ringrazio per averci avvisato, puoi considerarti nostro ospite, rimani fin quando vuoi» disse Edward molto diplomaticamente.
«Accetto la vostra ospitalità, resterò finché non si sarà risolta la situazione, è mio fratello di sangue ma è come se fosse uno sconosciuto per me» si alzò guardò Edward fisso che annuì e usci dalla stanza.
«Sputa il rospo» lo incalzai.
«Non ti sfugge niente, mi ha detto che sua zia li sta tenendo d’occhio, quindi di stare tranquilli per il momento» sorrise.
«Ora ci tocca una vera punizione» dissi ridendo al solo pensiero.
«Cioè?» chiese lui.
«Credo sia il caso di comunicarlo alla diretta interessata» dissi avviandomi verso la camera di nostra figlia.
«Peggio del momento in cui dicemmo a tuo padre che ci eravamo fidanzati e che da li a pochi mesi ci saremmo sposati» sorrise e mi seguì.
 
Era possibile chiedere una vita normale, per quanto lo possa essere quella di un vampiro? Sapendo quanto fosse speciale la mia famiglia mi resi conto che una giornata normale per noi sarebbe stata stranamente noiosa. Salimmo le scale e ci preparammo a dare la notizia a Renesmee, che sono certa non l’avrebbe presa con la stessa diplomazia che usavano avere suo padre e suo nonno.
 

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Capitolo 10
*** Folle piano ***


Folle piano

 
«No dico, è uno scherzo?» disse sbigottita Renesmee «No perché non è affatto divertente» concluse incrociando le braccia al petto.
«Vorrei dirti che lo è, ma purtroppo non posso» risposi avvicinandomi a lei «Troveremo una soluzione, come sempre».
«Tua madre ha ragione, in qualche modo ce la faremo e».
«E cosa papà? Se tutto andasse bene, il meglio a cui potremmo auspicare è di attirare l’attenzione di Aro» sbraitò con un lessico praticamente perfetto, cosa che ovviamente aveva imparato dal padre e dal nonno Carlisle.
 
Ci fu un minuto di silenzio, che per noi vampiri era paragonabile a un’ora, in cui ripensai a tutto il periodo in cui Renesmee era appena nata e avevamo dovuto escogitare un piano per impedire ai Volturi di sterminarci, e da quello che ci disse Alice subito dopo, quella era la loro esatta intenzione.
 
Edward provò a tranquillizzarla: «Non c’è motivo, per cui debbano intervenire i Volturi e se anche lo facessero non credo che per noi sarebbe un problema, non siamo noi ad infrangere le regole».
«Come se il fatto che non stiamo infrangendo le regole fosse di qualche importanza per loro» ribatte lei puntando i piedi e stringendo i pugni sui fianchi «Devo ricordarti il motivo per cui sono venuti a farci visita quando sono nata?»
 
Colpito e affondato, Edward non sapeva cosa dire, perché sapeva che Renesmee aveva ragione, quando nessuno dei due rispose lai perse la pazienza, tale e quale a suo padre.
 
«Come volevasi dimostrare» incrociò le braccia «Io va do da Jake, perché presumo che sappia già tutto, e non credo sia di ottimo umore in questo momento» fece per andare ma Edward, essendo più veloce la bloccò immediatamente.
«Proprio per questo non credo sia un buon momento per andare da lui» ringhiò lui.
«Non ci posso credere, sei ancora convinto che Jacob potrebbe farmi del male»quasi urlò dalla rabbia «Dopo tutto questo tempo» strattonò il braccio che il padre teneva con forza.
«Sai che è imprevedibile e..»
«Papà, ho un secolo di vita sono praticamente quasi indistruttibile e lui è assolutamente in grado di controllarsi, quindi per cortesia fammi passare» disse lei con una tranquillità che mi fece ricordare me stessa quando ero umana.
Allora mi avvicinai a Edward e lo rassicurai «Ha ragione, sappiamo entrambi il vero motivo per cui non vuoi che vada, ma ormai è un adulta, e da parecchio tempo, è ora che cominci a prendersi le sue responsabilità» fece un grosso sospiro, di cui non aveva proprio bisogno e si spostò per lasciarla passare.
 
Renesmee passandomi di fianco mi diede un bacio veloce sulla guancia e scappò via.
 
«Possibile che gliele dai tutte vinte?» mi chiese Edward.
Io rimasi sbigottita perché sapeva che non era così «Da quale pulpito, devo ricordarti che, prima che diventasse una donna adulta, l’avresti mandata fino in capo al mondo insieme a Jacob» incrociai le braccia al petto proprio come Renesmee poco prima.
«è diverso, ora è una donna e Jacob è un… uomo, sai meglio di me quanto possa essere ingestibile una situazione d’intimità… non ero io quello che ha tentato di sedurre il proprio compagno prima di sposarsi» sgranai gli occhi, e in quel momento non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
«Sei incorreggibile» dissi ancora ridendo «Ti rendi conto che siamo in un’epoca in cui più nessuno si sposa senza aver prima tastato il terreno?» dalla faccia che fece non potei che ridere ancora di più.
«Che vorresti dire?» mi chiese con il panico negli occhi.
«Hai capito benissimo» dissi, riuscendo a riprendere il controllo di me stessa. Mi avvicinai a lui stringendolo a me e lo baciai con passione, subito l’elettricità tra noi fu tangibile, incredibile che dopo tutto quel tempo ci fosse ancora tutta quell’attrazione «però se vuoi… posso mostrartelo» dissi passandogli l’indice sulle labbra per poi scendere lungo il collo, accarezzare i suoi addominali e poi arrivare alla cintura «Se proprio non hai capito» e lo baciai di nuovo attirandolo a me con forza.
 
In quel momento qualcuno si schiarì la voce, era Alice.
«Scusate l’interruzione ma dobbiamo parlare» disse con la sua voce squillante per poi sparire in un lampo aggraziato.
«La questione non finisce qui comunque» disse Edward e sparì mentre io gli andai dietro col sorriso sulle labbra.
 
Quando arrivammo nella grande sala da pranzo metà della famiglia si trovava lì. Stavano discutendo il modo per fermare Joham, ma a quanto pareva erano arrivati a un vicolo cieco.
 
«Sì ma così facendo attireremmo l’attenzione dei volturi» esclamò Jasper.
 
Quello era il grande problema, i volturi, qualsiasi cosa avessimo fatto c’era sempre il rischio che intervenissero, e tutti sapevano che se ci saremmo di nuovo imbattuti in loro lo scontro probabilmente non poteva essere evitato, soprattutto perché noi avevamo qualcosa che loro bramavano più di ogni cosa: il potere, quello di Edward, Alice e persino il mio era motivo d’invidia per loro, persino il potere di Michael avrebbe fatto venire l’acquolina ad Aro e…
 
«Accidenti» esclamai «Perché diavolo non ci ho pensato prima» battei un pugno sul tavolo per esprimere la mia indignazione verso me stessa.
«La tua sicurezza mi preoccupa» disse Jasper «cosa stai pensando?».
 
Pregai con tutta me stessa che l’idea funzionasse, quindi mi sbrigai a esporla a tutti, almeno ai presenti.
 
«Noi ci preoccupiamo tanto di non creare scompiglio per non far intervenire i volturi» tutti mi guardarono incuriositi «Ma se invece fossimo proprio noi a contattarli? Se gli dessimo un motivo valido per intervenire ma senza rischiare niente? Se gli promettessimo un dono in cambio del loro aiuto» mi guardavano tutti, incuriositi.
«Cosa potremmo mai offrire ai volturi, l’unica cosa che interessa agli anziani è il»
«Potere» dissi interrompendo Edward «E quale potere può essere migliore di quello in grado di poter controllare ogni più piccolo pensiero da un capo all’altro del pianeta?» conclusi molto soddisfatta di me.
Tutti mi fissarono increduli, probabilmente la soluzione era talmente ovvia che nessuno ci aveva pensato.
«Hai una moglie diabolica fratello» affermò Emmett ghignando.
«Ammetto che potrebbe funzionare» disse Jasper «Ne parlo subito con Alice, potrebbe provare a vedere un’ipotetica scelta se ci provassimo» e sparì.
«Io non sono convinto, siamo sicuri che il potere che ha Michael sia così importante?» disse dubbioso Edward.
«Andiamo Edward, avrebbero messo a rischio tutta la guardia per avere te, figuriamoci per uno come Michael, che gli darebbe la possibilità di poter controllare chiunque dall’Italia» lo incalzai.
«Non è solo me che volevano, una volta saggiato il tuo potere ne sono rimasti affascinati, e anche Alice ha qualcosa che loro vogliono» disse preoccupato.
«Ed è per questo che dobbiamo avvisarli, vedila come una sorta di bandiera bianca come l’ultima volta, e anche se Aro vedesse i nostri pensieri, vedrebbe solo e soltanto una famiglia che vuole proteggere un suo membro, proprio ciò che farebbe lui» dissi seria.
 
Per un attimo tutto tacque, non era la soluzione perfetta, ma probabilmente l’unica che ci avrebbe dato qualche speranza, alla fine fu Emmett a intervenire in mio favore.
 
«Andiamo Ed, i piani di Bella sono sempre stati talmente folli da riuscire a funzionare» disse facendomi l’occhiolino mentre io mimai con le labbra un “grazie”.
«Devo concordare con Emmett, e ammettere di sentirmi stupido a non averci pensato io stesso» concesse Carlisle «Andremmo io ed Emmett in Italia, io non gli interesso e in quanto a forza bruta sono già ben provvisti» disse poggiando una spalla su quella di Edward.
«Felix me lo magio a colazione» rispose Emmett mostrando i muscoli.
Ridemmo tutti insieme, per quanto potesse sembrare grande e grosso Emm era quello più giocoso di tutti e trovava sempre il modo per sdrammatizzare la situazione.
 
«Bene, a quanto pare mia moglie ha di nuovo risolto la situazione» disse con una punta d’orgoglio nella voce.
«Vacci piano con le lodi, ancora non sappiamo se funzionerà» dissi baciandolo.
«In altre parole niente extra sta notte fratello» esclamò Emmett.
«Ti do tre secondi… uno» ed Emmett era già scomparso.
«è proprio incorreggibile» sospirai «Parliamo anche con gli altri» dissi a Carlisle e ognuno si diresse da un diverso membro della famiglia.
 
Forse non sarebbe servito a nulla, forse avremmo fatto un grosso buco nell’acqua andando in Italia ma, se c’era una cosa che avevo imparato su Aro e gli altri era che nessuno poteva permettersi di sentirsi superiore ai volturi e questo avrebbe giocato a nostro favore, o almeno lo speravo.
 
 
 

 
 
Volevo scusarmi per la lentezza ma non sempre riesco a mettermi al PC. Giuro che ce la metto tutta, spero che la storia vi stia piacendo e mi raccomando, recensite! Alla prossima.

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