Promise me;

di Soundless_Voice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1: The first day of my life ***
Capitolo 2: *** Cap.2: You're in my veins ***
Capitolo 3: *** Cap.3: Don't Go ***
Capitolo 4: *** Cap.4: It's hard to find a way to breathe ***
Capitolo 5: *** Cap.5 All I Want ***



Capitolo 1
*** Cap.1: The first day of my life ***


Matt si lasciò cadere a terra, sfinito per quella stramaledetta giornata. Cos’era andato storto? Fino a poche ore prima era tutto ancora “normale", o così voleva pensarla. Era una persona “normale”, con una vita “normale” e degli stramaledetti gusti “normali”. Prima che quello sguardo acceso e quel maledetto sorriso lo bloccassero là, all’uscita della scuola. Poco prima di incrociare lo sguardo di Ryan.

 

 

Tutto era iniziato qualche settimana prima. 

Matt Evans frequentava l’ultimo anno delle superiori in una piccola città  nei pressi di Boston, faceva parte della squadra di football (anche se difficilmente il coach lo faceva entrare in campo) e i suoi voti erano nella media. Era un ragazzo alto, non troppo muscoloso e i suoi capelli erano castani e ribelli. Decisamente, una persona che non spiccava nella varietà degli studenti della Pilgrim High, eccezion fatta per i suoi occhi, azzurrissimi e accesi come pochi. Sceso dalla sua auto, vide la sua migliore amica, Alice, che lo aspettava giusto davanti all’entrata. 

«Oh merda» pensò, notando il suo sguardo fulminante. Mise su il suo sorriso più sgargiante e si avvicinò a lei con non-chalance. «Beh. ‘giorno Ali» disse radioso a quello che più che una ragazza, sembrava un mastino rabbioso. 
«Mezz’ora» si limitò a dire.
«Cosa?» chiese innocentemente.
«Dovevamo vederci mezz’ora fa, caro mio. Per ripassare, ricordi? Razza di idiota» biascicò.
«Lo so, ma sai com’è, la sveglia non è suonata.. Eddai, Al. Se ti offrissi un bel caffè?» chiese abbracciando da dietro l’amica. Notando un piccolo sorriso sulle labbra dell’altra, proseguì, dondolando «O magari un cappuccino.. con tanta panna e cacao..»
«Mattew Evans, sei una carogna. Sai dove colpirmi e come convincermi, sempre.» sbuffò, aggiungendo in segno di resa «Ma è per questo che ti adoro».
«Lo so!» concluse trionfante, staccandosi da lei e dirigendosi verso la sua classe.

 

La giornata passò come una normale mattinata di metà Ottobre, ed all’ora di pranzo si sedette al solito tavolo con Alice e Leo, un suo compagno di corso. Fu nel pomeriggio, all’uscita di scuola, che successe.

Matt si stava dirigendo alla sua Volvo nera, quando qualcosa gli finì addosso.
«Ehi, accidentaccio amico. Fai un po’ di attenzione» rispose, sentendosi urtare il braccio sinistro. Voltandosi, notò che si trattava di un ragazzo dai capelli neri, scurissimi, che lo guardava con due occhi verdi magnetici.
«Scusami, non volevo» rispose quello gentilmente, imbarazzato. La sua voce era abbastanza profonda, ed era poco più alto di lui. « Probabilmente sono inciampato per sbaglio a causa del gradino.. Sono sempre stato buono a farmi male facilmente, sai? Ma finora ero riuscito a evitare di travolgere gli altri» scherzò, portandosi una mano dietro la testa e scompigliandosi i capelli.
Matt era rimasto incantato da quel suo sguardo, così strano e acceso. «Owh, figurati.. Non fa niente.. Sei dell’ultimo anno? Non ti avevo ancora visto in giro» 
«Mhmh. Mi sono trasferito qui un anno fa, ma non si può dire che io sia una cima nel fare amicizia, quindi non credo avresti potuto notarmi in mezzo a qualche gruppo casinaro... Ora forse è meglio andare però.. È stato un piacere conoscerti.. »
«Matt. Mi chiamo Matt» affermò sorridendo. “Ma che mi prende?” pensò, rendendosi perfettamente di conto di poter sembrare inopportuno. Insomma, si erano urtati e basta, e ora lui si stava presentando.
«Matt... È stato un piacere» ripetè sorridendo, prima di correre nella direzione del bus, che stava partendo in quell’esatto momento.
«Ehi, aspetta! Come diavolo ti chiami?»
«Ryan!» urlò giusto salendo sul mezzo di trasporto.

Quella fu la prima volta che vide Ryan Harrison. 

 

 

«Terra chiama  Matt..?»
«E-eh?» chiese distratto, riportato alla realtà da Alice. 
«Ma che hai? È tutto il giorno che ti guardi attorno, pensi ad altro.. Chi cerchi così assiduamente?»
«No, nessuno, sono semplicemente stanco» mentì, ben sapendo che quello a cui pensava dalla sera precedente, era quel ragazzo dagli occhi verdi. Erano ore che si chiedeva cosa gli stesse succedendo, perchè non facesse altro che ricordare lo strano incontro del giorno prima. Era preoccupato in qualche modo, visto che l’altro era praticamente scappato via da lui. «È solo che ieri è successa una cosa strana e..»

«Oh, ciao» lo interruppe una voce alle sue spalle. Si voltò immediatamente, riconoscendo quella voce un po’ roca. «Ti ho visto all’entrata e mi sembrava di averti riconosciuto.. Matt, giusto? Sono un disastro coi nomi» ammise li ragazzo dai capelli scuri, passandosi una mano sulla nuca. 
Stupito, Mattew sorrise annuendo, senza dare troppo peso a quella strana sensazione di sollievo che iniziava a pervaderlo. «Ah, non fa niente Ryan»
«Oh, a proposito, scusa per ieri, ma se il bus mi avesse abbandonato qui, avrei fatto nottata a scuola. Decisamente un incubo, vero?» scherzò, per poi fare un cenno di saluto ad Alice, che lo stava squadrando da quando era spuntato fuori.
Matt, rendendosene conto, rise appena indicandola «Lei è la mia migliore amica, Alice. Anche se abbaia, non morde eh. E Alice, lui è Ryan: ieri pomeriggio ci siamo incontrati per caso..»
«Dopo che il sottoscritto, con la grazia di un elefante, gli ha urtato il braccio» terminò la frase porgendo la mano alla ragazza.
«Oh beh, gli amici di Tew sono amici pure miei». Afferrò la mano dell’altro e la strinse appena, iniziando a parlare amabilmente con lui.

 

La cosa che più adorava della sua amica, era che era estroversa e molto solare, per cui fece subito amicizia con Ryan, cercando di metterlo a suo agio. Passarono la pausa pranzo a chiacchierare tutti assieme e lei gli chiese della scuola, scoprendo che quest’anno avrebbe avuto in comune con Matt il corso di chimica e di inglese. Apparentemente non si erano mai notati, parlati, nè tantomeno visti di sfuggita.
Dal canto suo, Ryan si rivelò essere un ragazzo simpatico, divertente e schietto, anche se a prima vista appariva un po’ timido e riservato.
«Pensa che una volta sono riuscito a inciampare proprio a mensa, finendo per far volare addosso al professore di Inglese tutto il mio pranzo. Immagina un po’ a com’ero messo: appena trasferito, pieno di salsa al pomodoro e nei guai fino al collo»
«Allora eri tu quello studente! Ne ho sentito parlare, abbiamo riso per un sacco di settimane su quella storia. Mi vedevo il Signor Brown pieno di spaghetti, te lo ricordi?» disse Matt ridendo e tirando un colpetto ad Alice.
«Ah-hà, molto maturo eh» mugugnò Ryan arrossendo leggermente. Proprio in quel momento la campanella suonò. «Mi sa che dovremmo incamminarci.. Seguiamo lo stesso corso di chimica, vero? Ci andiamo assieme?» aggiunse, col volto ancora roseo. Matt immaginò che quel colorito improvviso fosse dovuto al ricordo della figuraccia dell’anno scorso, ed annuì volentieri. Così salutarono l’amica, dirigendosi assieme verso l’aula.

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Capitolo 2
*** Cap.2: You're in my veins ***


«Dove ti sedevi di solito, tu?» chiese Matt, ormai davanti all’entrata dell’aula. 
«Beh, nell’angolino in fondo. È il posto più sicuro per evitare grane da parte della prof, non trovi?» rispose Ryan, indicando in quella direzione. «Comunque non avevo nessuno vicino a me, o meglio, il mio compagno è sempre stato il muro. Tu invece? Hai.. Hai per caso un compagno di banco?» il ragazzo indugiò per un momento sull’ultima domanda, spostando lo sguardo verso la finestra e sfiorandosi la punta del naso. 
“Credo che sia imbarazzato. Ohw, che.. carino” si ritrovò a pensare Mattew. «Beh, una ragazza a volte si siede nel posto attaccato al mio in laboratorio, ma non ci parliamo mai. Non ho mai capito se mi trovasse antipatico o se semplicemente fosse troppo presa dalle sue unghie per notarmi!» ironizzò, aggiungendo «Però, se vuoi potremmo..» 
«Mh? Cosa?»
«Sederci vicini, ecco. Almeno sarebbe più semplice sopravvivere alle noiosissime ore di chimica, no?» concluse con un po’ di incertezza nella voce. Temeva davvero di sembrare un maniaco o simili, chiedendogli subito di mettersi accanto a lui. D’altro canto, però, ci avrebbero guadagnato entrambi, e Matt sentiva una strana sensazione quando parlava con quel ragazzo: voleva scoprire cosa. Ryan annuì, tirandogli una pacca sulla spalla e aggiungendo «Ottima idea Tew»
A quest’ultimo sembrò strano farsi chiamare così da qualcuno che non fosse Alice, tuttavia sorrise senza rendersene conto e andò a mettersi al suo solito banco al centro dell’aula, seguito da Harrison. 
«Ma la tua “ex compagna” non si arrabbierà?»
«Nah, neanche se ne renderà conto, vedrai» concluse facendo l’occhiolino all’amico.

 

 

Matt si trovava in camera sua, steso sul letto. Fissava il soffitto della stanza, le gambe larghe, un braccio che ricadeva morbido sullo stomaco e l’altro dietro la testa. L’ora di chimica era volata: lui e Ryan non avevano quasi mai smesso di chiacchierare e di sorridersi. Ad un certo punto, ad uno dei due era caduta una penna ed entrambi si erano chinati per prenderla: in quel momento, le loro mani si erano sfiorate e Ryan, al posto di scansarla, si era girato, per guardare dritto negli occhi Matt. Tutto questo era durato un secondo, ma era bastato per far venire a Mattew la pelle d’oca. In seguito, l’amico gli aveva raccolto la biro e si era girato verso la cattedra, la guancia appoggiata dolcemente al palmo della mano e un sorriso tenerissimo dipinto sulla faccia.
Dopo scuola si erano salutati quasi controvoglia, e si erano anche scambiati i numeri di cellulare. «Almeno la prossima volta che lancio degli spaghetti addosso ad un prof, posso chiamarti e avvertirti della scena che ti stai perdendo» aveva scherzato Harrison. Poi era sparito, ancora una volta correndo verso il pullman.


 


Da quando era tornato a casa, Mattew non aveva smesso un attimo di pensare alla penna, ed a quel sorriso, dannatamente vivo e radioso.  E poi c’era stato quel tocco di mano, così terribilmente dolce, seguito  da quegli occhi verdi che gli mettevano in subbuglio lo stomaco. “Ehi, aspetta, ma che sto pensando ?” Il cuore del ragazzo aumentò il battito e lui si girò su un fianco, coprendosi il viso con  il cuscino.
«Che cazzo mi sta succedendo?» biascicò, piegandosi ed avvicinando le ginocchia al petto, spostando il cuscino dalla faccia in modo da lasciar intravedere appena gli occhi, ed abbracciandolo forte. «Devo essere stanco, tutto qui... Sì, deve essere così» si convinse, prima di volgere lo sguardo al cellulare, abbandonato sul comodino, e di allungare un braccio per afferrarlo.

 

 

 

«Mi stai dicendo che mi hai fatta correre qui... Perchè ti annoiavi?» domandò Alice, stringendo la tazza di cappuccino tra le mani. Dalla finestra della camera di Matt era possibile salire sul tetto, così adesso erano entrambi lì, a bere qualcosa di caldo. Lui, preso dallo sconforto, aveva optato per chiamare l’amica, con lo scopo distrarsi un minimo e cercare di scrollarsi di dosso il pensiero delle proprie dita che toccavano quelle di Ryan. Ovviamente non le aveva detto niente per il momento, ma lei aveva già intuito che qualcosa non andava. 
«Già. Sono una persona crudele, non trovi?» scherzò il ragazzo, pizzicandole la guancia. Lei allungò le maniche della felpa beige fino a coprirsi le mani e guardò con preoccupazione l’amico «Tew, se ci fosse qualcosa che non va.. me lo diresti, vero?»
«Ovviamente Al. Sei la persona più cara che ho. È solo che...»
«Che tu non sei tranquillo. Ti conosco, che succede?» insistette, guardandolo dritto negli occhi. In quel momento, egli fu in dubbio se confessarle tutto quel groviglio di sentimenti che provava, e di cui neanche lui capiva l’origine, o tacere e fare finta di niente. “Inutile farla preoccupare per niente” pensò.
«Sto bene. Ero solo un po’ malinconico stasera... Avevo bisogno di averti qui» biascicò avvicinandosi a lei e posando la testa sulla sua spalla. A quel punto, lei appoggiò la propria sopra la sua, cingendogli le spalle con un braccio. 
«Beh, spero almeno che la mia corsa sia servita a qualcosa» 
«Mhmh, certo. Tu mi tiri sempre su di morale, no?» 
Sorridendo sollevata, Alice tirò fuori il suo iPod dalla tasca, porgendo una cuffietta all’amico. Infilatala nell’orecchio destro, Matt si rimise esattamente come prima, mentre le note di In My Veins partivano. 

Il sole stava calando e l’aria era diventata fredda. Stavano ascoltando musica da almeno mezz’ora buona, senza dire niente. Era questo il bello della loro amicizia: non c’era bisogno di parole, bastava essere assieme, isolati, a sentire musica.
«Forse dovrei andare Tew» esordì lei.
«Resta ancora un po’, dai» sussurrò lui, ad occhi chiusi. Non era ancora pronto ad affrontare da solo tutti quei pensieri, e lei era la sola capace di tranquillizzarlo così. «Per cena c’è messicano»
«Pftt.. Se pensi di comprarmi ti illudi eh» biascicò lei ridendo. Lui sorrise, senza aprire le palpebre, aggiungendo «E per dolce la torta di pesche»
La ragazza tacque per un attimo, per poi sospirare «E va bene, hai vinto.... Comunque avevo già previsto tutto e avevo detto a mia madre che sarei tornata più tardi» ammise con tono dolce.
«Sei la migliore Al»






Oh you’re in my veins, and I cannot get you out.
Y
ou’re all I taste at night inside of my mouth.
You run away, 'cause I am not what you found.
Oh you’re in my veins, and I cannot get you out.
No, I cannot get you out.
 

-In My Veins- Andrew Belle

 

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Capitolo 3
*** Cap.3: Don't Go ***


Due settimane, otto ore di chimica, dieci di inglese e molti (moltissimi) sorrisi complici dopo, Matt stava camminando verso il laboratorio. Più il tempo passava, più si sentiva irragionevolmente attratto da Ryan, ed ancora non riusciva a spiegarsi cosa provasse per lui.
“Siamo amici, no? Buoni amici. Che domande”
Matt si ripeteva in continuazione quella frase ogni sera, ma al mattino, puntualmente, qualcosa dentro di lui lo faceva scattare come una molla tutte le volte che per il corridoio intravedeva Harrison ad attenderlo davanti all’aula.
Quel giorno, come sempre del resto, Ryan era appoggiato alla porta ad ascoltare musica. Stava ondeggiando leggermente la testa, passandosi la mano destra tra i capelli e sillabando le parole della canzone che usciva dalle cuffiette. Ogni volta che le sue labbra si schiudevano e si richiudevano, il cuore di Matt batteva una volta più forte; quando, poi, il ragazzo alzò lo sguardo e gli sorride in modo acceso, Mattew ebbe quasi l’impressione di arrossire.
«Ma buongiorno signorino. Sei consapevole del fatto che ti sei fatto aspettare per ben dieci minuti?» chiese Harrison, sfilandosi gli auricolari e cingendo le spalle dell’altro con un braccio.
«Eh? Cioè, scusa amico, mia mamma ha avuto un problema con il cane oggi, si era nascosto e non lo trovavamo. Un incubo» rispose cercando di ricacciare dentro il rossore delle guance e di calmare il proprio battito cardiaco. A quel punto Ryan afferrò per le spalle Matt e guardandolo dritto negli occhi esclamò: «Ehi, ho avuto un’idea geniale. Perchè non ci vediamo sabato? C’è un horror assurdamente bello in tv, che ne dici? Così potrei conoscere anche i tuoi!» Nella voce del ragazzo c’era talmente tanto entusiasmo, che quando questo lo guardò col suo solito sorriso sghembo, Matt non potè che annuire.






Al suono della campanella, Alice si sedette al suo posto, sfogliando svogliatamente il libro di matematica. Quando Matt, agitato oltremodo, le si fiondò contro, per poco non cadde dalla sedia. Colta di sorpresa, lei gli assestò un pugno /non troppo forte/ sul braccio, maledicendolo per l’ennesima volta di esserle piombato addosso.Capì che stavolta le cose erano serie perchè lui, invece di lamentarsi, continuava a guardarla e a mordersi nervosamente il labbro. Sospirando, quindi, gli chiese cosa fosse successo di così irrimediabile.



«E così sei in crisi perchè lui vuole venire da te, mh?» scrisse nella sua calligrafia disordinata su uno dei bordi del quaderno. Il professore era riuscito ad entrare proprio nel momento peggiore, costringendola a continuare la conversazione su un foglio. Quando la ragazza rivolse lo sguardo a Matt, notò con quanta tensione stringeva i pugni sulle ginocchia leggendo la frase, per poi cercare freneticamente una penna nello zaino.
«Non è per quello.. Cioè sì, ma.. Accidentaccio Al»
«Ma perchè tutta questa paura? Che male c’è se inviti un tuo amico a casa?»
A quel punto, egli sussultò appena, torturandosi le labbra ancora più di prima. Poi, con lentezza snervante, scrisse «Oggi. Vieni da me, ti... ti spiegherò il problema».
«Ok.» Alice osservò per un minuto buono Matt, in cerca di un contatto visivo; lui, tuttavia, teneva lo sguardo fisso sulla lavagna, rigirandosi il braccialetto nero che teneva al polso, gesto evidente che nascondeva qualcosa. “Ah, questo ragazzo” pensò scuotendo la testa e ricominciando a prestare attenzione alla lezione.

Finite le lezioni, Alice aveva aspettato l’amico fuori da scuola. Si erano limitati a salutare gli altri, salire sull’auto di Matt e tacere ed una volta sotto casa erano saliti direttamente in camera, afferrando delle patatine e qualche Coca Cola.


La casa era completamente vuota e Matt si limitava a guardare il pavimento, cercando di trovare le parole giuste. Si era seduto sul letto, e vicino a lui Al, preoccupata come sempre.
«Ehi, non hai aperto bocca per tutto il tempo Tew... Coraggio..» lo incitò, cingendogli le spalle con un braccio. «Ti puoi fidare di me, ok?»
“Che mi dirà? Come faccio a spiegare a lei qualcosa che neanche so motivare a me stesso?” le rispose silenziosamente, nella sua testa. Miriadi di domande infestavano i pensieri del ragazzo, centinaia di voci che gli ripetevano come allarmi che qualcosa in lui non andava. “È sbagliato. Sbagliato.”
Dopo cinque minuti buoni di attesa snervante, Matt si decise a parlare: finalmente era riuscito a capire perché quel ragazzo lo attraesse così tanto, perché lo mettesse in soggezione e lo facesse sorridere tanto allo stesso tempo. Il problema era che adesso, non provava affatto sollievo, ma paura. Paura di perdere un’amica così preziosa, paura di acquisire la consapevolezza di essere sbagliato e di non capire più chi lui fosse.
«Mi piace». Si espresse con un tono lieve, difficile da sentire, tremante.
«Cosa, scusa?»
«Mi piace» ripeté, chiudendo gli occhi, come se quel gesto gli infondesse un po’ di coraggio. Vedere l’amica traumatizzata, o peggio, schifata, lo avrebbe ucciso interiormente. «Mi piace.. Ryan.»








We all have our horrors and our demons to fight.
But how can I win, when I’m paralyzed?
They crawl up on my bed, wrap their fingers round my throat.
Is this what I get for the choices that I made?
Don’t go
No I can’t do this on my own
Save me from the ones that haunt me in the night.
I can’t live with myself, so stay with me tonight.
Don't Go - BMTH

 

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Capitolo 4
*** Cap.4: It's hard to find a way to breathe ***


Nessuna risposta. Il silenzio era pesante e opprimeva terribilmente la mente e il petto di Matt, facendo accrescere quella sensazione di bruciore che si stava espandendo dallo stomaco. Per la prima volta in vita sua sentì il terribile bisogno di piangere, urlare, per capire che diavolo passasse per la mente all’amica. Tuttavia non fece niente: rimase immobile, gli occhi chiusi, il fiato sospeso, la bocca serrata in un’espressione il più contenuta possibile. Aveva troppa paura per reagire, ma aspettare che Al facesse qualcosa lo stava uccidendo; quindi si stava limitando a trattenere tutto, chiudendo quell'inferno dentro di sè.



Alice trasalì senza sapere cosa fare, osservando quel ragazzo un po’ goffo diventare poco a poco rosso. Poi però, vedendolo così preoccupato, coi pugni chiusi e le sopracciglia sempre più aggrottate, sorrise. Sembrava concentrarsi in attesa di un colpo doloroso e quando gli angoli della sua bocca presero a muoversi nervosamente, lei non riuscì a trattenersi oltre, scoppiando a ridere.


Quando Matt se ne accorse abbassò la testa, socchiudendo gli occhi per fissare il pavimento. Sospirò pesantemente, mentre la vista gli si appannava per la delusione.
“Che cazzo ho fatto. Ho rovinato tutto. Mi sento un mostro”

«Lo vedi che sei scemo Tew?»
All’improvviso la ragazza lo abbracciò forte, stringendolo a sè. L’amico sgranò gli occhi, confuso, rimanendo con le braccia a mezz’aria. Che diamine stava succedendo? Forse credeva che fosse tutto uno scherzo?
Una paura ben diversa lo prese, mentre agitato cercava di pensare a cosa rispondere. E se le avesse semplicemente dato corda, fingendo che fosse tutto falso? No, non avrebbe mai avuto il coraggio di ripeterglielo un’altra volta. Conoscendosi, sarebbe stato solo peggio. Iniziò allora a parlare in modo biascicato, confuso, preso dall’ansia di non essere ascoltato.
«No, Al.. Io sono serio.. Lo so che è sbagliato, che io stesso ho qualcosa che non va, ma credimi..»
«Fermati. Stai tranquillo e respira, ok?» cercò di calmarlo, accarezzandogli la schiena. «Lo so che non scherzi. E tu non hai niente che non vada. Quindi non azzardarti a dirmi un’altra volta una cazzata del genere, sono stata chiara?»
Mattew allora, a bocca aperta, la strinse con tutte le forze che aveva, mentre tutto d’un colpo il peso di quella confessione si faceva poco a poco più lieve. Rimasero immobili per qualche secondo, mentre la tensione lasciava posto ad un pensiero caldo e rassicurante. “Lei mi capisce. Ci riesce sempre”






«Ma.. Allora perchè sarei uno scemo?» chiese dopo un po’ a bassa voce.
«Semplicemente perchè sei dannatamente carino quando ti imbarazzi, e soprattutto perchè non mi aspettavo riuscissi a dirmi così direttamente una cosa così ovvia, che sicuramente avrai realizzato solo ora.» Notando che Matt non rispondeva, proseguì con uno sbuffo «Parlo del fatto che ti piace Ryan. Si vede lontano un miglio»
Il ragazzo si morse un labbro, lasciandola fare e sorridendo finalmente, distogliendo o sguardo. «E.. non credi per niente che sia strano?»
«Per niente~»
«Sicura?»
«Sicurissima»









Un’ora dopo, Alice stava seduta a gambe incrociate sul letto, mentre Matt era a terra, con la schiena appoggiata al bordo del materasso.
«Ora che mi hai spiegato tutto, con somma difficoltà devo dire» lo stuzzicò, facendo diventare le sue guance ancora più rosse «qual è il tuo piano Tew?»
Mattew aprì la bocca per parlare, ma era completamente privo di idee.
«Che ne so.. Non ci ho mai pensato» ammise passandosi nuovamente una mano sulla nuca.
Al afferrò una lattina, aprendola e bevendone un sorso. «Sei decisamente incorreggibile» Scosse la testa, tirandogli una piccola spinta sulla spalla. «Ho rischiato di vomitare, con tutto lo zucchero che mi hai fatto sorbire, e non hai neanche la minima idea di come vuoi continuare? Tsk, fortuna che hai me, o non riusciresti nemmeno a decidere come vestirti al mattino»
«Primo, scusa se è una cosa.. delicata. Secondo, non è detto che la cosa possa continuare» Disegnò dei cerchi immaginari sul tappeto, per poi aggiungere «Stai dando per scontato che anche lui sia..»
«Gay?» lo interruppe mordendo un biscotto. Matt si girò di scatto, poggiando una mano sul letto e sporgendosi verso di lei.
«S-stavo per dire interessato a me, veramente. E poi io stesso non ho mai detto di esserlo»
Per un attimo Alice lo guardò, rimanendo con il braccio sospeso e la bocca pronta a mordere un altro dolcetto. Quando il ragazzo le fece un cenno con la testa, chiedendole perchè si fosse bloccata, lei scoppiò a ridere, cadendo all’indietro sul letto.
«Ma che cazzo stai facendo»
«SEMMAI CHE CAVOLO DICI TU» disse a voce fin troppo alta la ragazza, accasciandosi su un fianco con le lacrime agli occhi per le risate «Porca miseria Tew, certo che lo sei»
«Non ci vedo niente da ridere» bonfonchiò, alzandosi e incrociando le braccia.
Rialzandosi lentamente e strofinandosi gli occhi, l’amica si giustificò dicendo un unico nome con tono cantilenante: Elise. E tanto bastò per fargli venire i sudori freddi.


Elise era stata la sua ragazza un anno prima. Prima di lei era uscito qualche volta con altre compagne di classe, ma per lo più giusto per accontentarle. Effettivamente non era mai stato particolarmente interessato a certe cose, e con Elise si era rivelato un totale disastro. Si trattava di una studentessa di seconda, bionda e sicura di sè, ed aveva incrociato Matt dopo un allenamento con la squadra. Non c’è bisogno di dire che Al non potesse vederla.
Ad ogni modo, Mattew aveva accettato di andare al cinema con lei una sera, e improvvisamente lei si era convinta di aver trovato un fidanzato, abituata com'era ad avere tutto ciò che desiderava senza fare il minimo sforzo. Aveva anche cercato di smentirla, ma, un po’ per paura di ferirla, un po’ perchè lei era troppo presa da sè per ascoltare gli altri, non ci era riuscito. Alice, dal canto suo, aveva riso per due giorni interi, rifiutandosi di aiutarlo. “Non metterò il naso nelle tue faccende, razza di idiota. Sbrigatela da solo stavolta”.
Quindi, per circa una settimana, Matt si era limitato a stringere svogliatamente la mano, giusto per accontentarla. Non si comportava male con lei, anzi, era affabile e gentile, ma evitava spasmodicamente ogni tipo di contatto fisico troppo personale. Inutile dire che, con somma gioia di Al “Quell’ochetta si è levata dalle palle finalmente!”
Da allora aveva smesso di uscire con qualsiasi ragazza che non fosse la sua migliore amica.


Vedendo Matt rabbrividire, la ragazza incrociò le braccia con un sorriso trionfante dipinto in volto.
«Ora che abbiamo capito che non ti piacciono le ragazze, che provi qualcosa per Ryan e che sei un totale idiota, non ci resta che verificare che pure lui sia interessato a te. E, a mio parere, è palesemente ovvio che sia così.»
Il ragazzo tentò inutilmente di parlare, ma ormai la sua migliore amica aveva preso una decisione. E nessuno, ripeto, nessuno è mai stato in grado di fermare la determinazione di Alice, una volta che lei si era convinta qualcosa.







My secrets are burning a hole through my heart
And my bones catch a fever
When it cuts you up this deep
It's hard to find a way to breathe
Sleepwaling - BMTH


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Capitolo 5
*** Cap.5 All I Want ***


Alla fine, il fatidico sabato sera era arrivato. Matt si aggirava per la casa, senza riuscire a star fermo per l’agitazione. Per l’ultima volta, controllò mentalmente di aver eseguito alla lettera ciò che gli aveva praticamente imposto di fare Al. Immediatamente immaginò la voce dell’amica, così materna ed allo stesso tempo ironica: “Per prima cosa, dì a tua madre che vuoi casa libera per vedere un film con un tuo amico”
Beh, questo era stato facile, pensò tra sé e sé.
“Poi, mi raccomando, compra delle schifezze da mangiare durante il film. Anche se sei passato all’altra sponda, hai ancora la mente di un uomo, quindi è molto facile che i tuoi tre neuroni si scordino cose elementari come queste”
Portando gli occhi al cielo, diede uno sguardo veloce ai pacchetti di patatine posati sul piano cucina. Ancora non poteva credere che Al gli avesse veramente detto una cosa così squallida, il giorno prima. Tuttavia sapeva che lei voleva aiutarlo ad abituarsi all’idea, con quelle battutine assurde, così da alleggerirgli il peso di ciò che aveva scoperto.
“Infine, luci soffuse e film a palla. Per quanto riguarda il resto.. beh, cerca di usare le tue armi di seduzione migliori” aveva concluso, tirandogli un pugno sulla spalla, ridendo.


Mancava poco all’arrivo di Ryan. Matt, a questo punto, fissava il salotto, in attesa. La stanza era accogliente, con quelle pareti arancio scuro e quel confortevole divano pieno di cuscini azzurri (un’ovvia idea di sua madre). Nella camera c’erano anche una bella libreria in ciliegio, piena di volumi e foto, un tavolino, su cui erano state posate le ciotole stracolme di snacks e, ovviamente, la televisione.
Quando finalmente sentì il campanello suonare, fu, per un attimo, preso dal panico.
“Diamine, è tutto troppo ordinato. Sembrerò un g-” si interruppe, portandosi una mano sulla fronte in segno di esasperazione “Ma cazzo, io sono un.. beh quello. Ma voglio che si capisca? O no? Che dovrei fare?”
Il campanello, che suonava per la seconda volta, lo riportò sulla terra, e lui si precipitò ad aprire la porta.
Ryan era in piedi davanti a lui, portando con sè un mazzo di fiori ed una scatola di gelato.
«Ehi, devi farmi aspettare anche se vengo fino a casa tua, signorino? Se non ci muoviamo, questo si scioglie» scherzò, indicando il dolce.
Matt stava ancora osservando i fiori, sorpreso. «M-ma che... carini.. N-non dovevi» stava iniziando a dire, imbarazzato, senza sapere come comportarsi.
«Ah, questi?» chiese, ricordandosi del piccolo bouquet di primule che aveva nella mano destra.
«Sono per tua madre, dici che le piaceranno? Mi sono praticamente auto-invitato alla fine... Mi sembrava buona educazione portarle almeno un pensierino, sai, per fare bella figura... Però se vuoi, Tew, la prossima volta posso portarne un mazzolino pure a te» scherzò, dandogli una pacca sulla spalla e facendo per entrare.
Matt sgranò gli occhi, iniziando a balbettare ed arrossendo, senza riuscire a tirarsi fuori da quella irrimediabile figuraccia. Sono per mia madre, ma certo, pensò.
«Ma no, ci-cioè io.. scherzavo... Ehm..»
Per sua fortuna, però, Ryan non ci aveva fatto troppo caso, ed era già andato a sedersi sul divano, dopo aver posato sul tavolino il gelato e le primule.


“Idiota, idiota, idiota.” Matt continuava a maledirsi mentalmente. La luce era stata spenta ed i due amici stavano comodamente seduti l’uno vicino all’altro sul sofà, mentre sullo schermo della televisione i quattro protagonisti stavano scappando da un maniaco armato di motosega. Ryan, vedendo Tew pensieroso, gli lanciò un popcorn in faccia, sorridendogli.
«Se hai così tanta paura, posso benissimo cambiare programma, fifone.»
«Io non ho affatto paura, che dici? Secondo me, quello impaurito sei tu, e cerchi solo scuse per vedere qualcosa di diverso» ribattè, ridacchiando. «Ah non ne hai? Nemmeno se ti dico che è dietro di te?» aggiunse con tono lugubre l’ospite.
«Cosa scusa?» chiese ironicamente Matt. A questo punto, l’altro gli si fiondò addosso, con l’intento di fargli il solletico e di spaventarlo, ma riuscendo solo a cadergli sopra.
«Caspita, Harrison, mi avevi detto di essere maldestro, ma sei peggio di quanto pensassi» scherzò ridacchiando, per poi accorgersi di quanto i loro visi fossero vicini, e, a quel punto, ammutolendosi.
«E che diamine, prima o poi supererò questo difetto, no?» biascicò infastidito, per poi rendersi conto dell’espressione imbarazzata dell’amico, che aveva distolto lo sguardo. «Tutto bene?» domandò con naturalezza.
«Benissimo» sussurrò Tew per tutta risposta, sperando con tutto se stesso che l’amico non vedesse il rossore delle sue guance al buio.
«Sarò pure maldestro io, ma tu sei strano» concluse Ryan, rialzandosi ed afferrando qualche popcorn per portarselo alla bocca.
"Lo so, più di quanto immagini", pensò Tew.


Il resto del film passò senza ulteriori scene imbarazzanti per Matt.
Di tanto in tanto, incuriosito, spostava lo sguardo di Ryan, il quale si sforzava evidentemente di mantenere un’espressione calma, ma i cui pugni tesi lasciavano ad intendere che, in qualche modo, il film gli mettesse almeno un po’ di ansia. A volte, addirittura, aveva notato che l’amico sobbalzava nelle scene più violente, sperando forse che lui non se ne accorgesse.
E ora che i titoli di coda scorrevano sullo schermo, i due ragazzi stavano mangiando a cucchiaiate il gelato portato da Ryan.
«È un peccato che tua madre sia uscita, avrei tanto voluto conoscerla» bonfonchiò quest’ultimo, con la bocca piena.
«Nah, sarebbe stata solo di impiccio. Mia mamma è.. molto ficcanaso, diciamo»
«Si? E tuo padre, era d’accordo a lasciarti casa libera?» scherzò, tirandogli una piccola gomitata amichevole.
«Ah.. beh, direi che non ho problemi da quel punto di vista. Mio padre se n’è andato quando ero ancora molto piccolo. Non so nemmeno dove sia quel bastardo» disse prendendosi un’altra cucchiaiata di gelato, come niente fosse.
Ormai si era abituato all’idea di non avere più una figura paterna, e fortunatamente, sua madre era, nonostante il suo ficcanasare, talmente amorevole e forte di carattere da non avergli mai fatto mancare nulla.
«Oh, cavolo.. Mi.. dispiace» rispose velocemente Ryan, praticamente senza parole. «Non so come... Non pensavo..» biascicò, in difficoltà.
«Nah, non preoccuparti. Non mi manca affatto, se è questo che pensi» lo tranquillizzò, felice di non essere lui, per una volta, quello in imbarazzo. «Solo... dovresti rimediare ad una vera grave mancanza... Il mio gusto preferito è la vaniglia. Qui, in questo barattolo di gelato, vedo solo nocciola e cioccolato.» aggiunse sbuffando, per sdrammatizzare.
«Vaniglia? Ma è così... classico» lo stuzzicò l’amico, scoppiando a ridere «Beh, sarà meglio segnarselo. La prossima volta, solo e soltanto la miglior vaniglia, sempre che..» assunse con tono serio, lasciando la frase in sospeso di proposito. «Sempre che?» «Sempre che stanotte non venga a cercarti qualche pazzo, Tew. Mi raccomando, sta attento» concluse molto teatralmente, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
« Oh, senz'altro, anzi.. Farai meglio a dirmi addio, non si sa mai»
«Spero proprio di no! Mica voglio rischiare di dovermi sedere io, d'ora in poi, vicino al quell'ochetta che prima ti sorbivi tu » disse quasi esasperato Ryan. «Beh, che vuoi farci?» rise, rendendosi conto dell'espressione di sdegno sul volto dell'amico.
«Vediamo... Potrei mettermi fuori dalla tua camera con una mazza. Una specie di ronda, che ne dici? Tua madre probabilmente mi ucciderebbe, prendendo me per il maniaco da cui dovrei proteggerti, ma almeno tu dormiresti tranquillo, no?»
«Oh, dormirei benissimo sapendoti lì fuori...» si fece uscire di bocca Matt, senza rendersene conto. L’altro ammutolì, senza sapere bene cosa rispondere. «C-cioè, volevo dire che.. cioè..» biascicò Tew, arrossendo.
Il silenzio calò tra loro per un interminabile minuto, mentre il padrone di casa si tormentava il lembo inferiore della t-shirt in preda all'ansia.

«Credo... che sia tardi, dovrei proprio andare» si affrettò ad affermare Ryan, improvvisamente, prendendo la giacca e sorridendogli in modo imbarazzato.
«Ma... Certamente, ti accompagno lungo un pezzo di strada, se vuoi»
«No, tranquillo, credo di ricordare il tragitto dalla porta fino a casa» rispose velocemente, ormai sull’uscio aperto.
La situazione stava andando a catafascio, e Matt non sapeva nemmeno il perché. Che aveva detto di così terribile? Proprio all’ultimo, mentre stava per richiudere sconsolato la porta alle sue spalle, sentì la voce dell’amico.
«Beh dai, la prossima volta ci vediamo da me.. Martedì sera, ti va, Tew? B-beh, ad ogni modo a lunedì..Sogni d’oro»
Si era voltato appena in tempo per notare il sorriso imbarazzato di Ryan e le sue guance leggermente rosee.
Gli era anche.. tremata la voce? O se lo stava immaginando?
Fatto sta che Matt stava fissando il vuoto, a bocca aperta.
Che cosa era appena successo di preciso?





All I want is nothing more
Than to hear you knocking at my door
'Cause if I could see your face once more
I could die a happy man I'm sure

Kodaline - All I Want

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