Paura di amare

di se solose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capotolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventitreesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventiquattresimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo Venticinquesimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Ventiseiesimo ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisettesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Per l'ennesima volta Oliver ha ripetuto quelle parole. Quanto ho aspettato che me le dicesse? Quanto l'ho desiderato? Eppure adesso, nonostante sia tutto vero non possiamo stare insieme.
Prendo la confezione del cibo precotto che avevo messo nel microonde e mi siedo sul divano accendendo la tv.

Toc-Toc. Qualcuno sta bussando ma non aspetto visite; poggio il piatto vuoto sul tavolino a vado ad aprire.
" Oliver? Che ci fai qui? Sai dove vivo?" Farnetico come sempre, forse con lui esagero leggermente perché mi rende sempre cosí tremendamente nervosa. Ma lui mi sorride.
" So da sempre dove vivi, ma dopo Cooper ho pensato di fare qualche giro nei paraggi per tenerti sott' occhio."
Sempre pronto a fare l'eroe quando a me basterebbe che fosse solo Oliver.
" Tutto okey allora!"
" Non mi lasci neanche entrare?" Il suo tono é sorpreso, come se non si aspettasse che lo avrei liquidato cosí facilmente, allora mi scosto leggermente per farlo entrare prima di rinchiudermi la porta alle spalle.

" Carino qui, decisamente più grande e comodo di dove sto vivendo adesso."
" Poco ma sicuro! - cala il silenzio e stranamente non so cosa dire perciò resto sul pratico - Posso offriti qualcosa da bere? Dovrei avere anche qualcosa di forte, forse, se non l'ho finito quando é arrivata mia madre!" Mi fiondo verso un piccolo armadietto vicino la tv e controllo che ci sia ancora qualche scorta alcolica, ne ho davvero bisogno al momento.
" Eccola! Vodka, vuoi?" Mi guarda interrogativo e posso sentire tutte le sue domande girarmi nelle orecchie, ma alla fine annuisce. Fantastico!
" Quindi  la visita di tua madre ti ha sconvolto ancora più di quello che pensassi!" Mi dice quando gli porgo il bicchiere facendogli strada verso il divano per sederci.
" Più o meno, non è proprio quella che si definisce una madre modello, sai quelle non vogliono procurarti documenti falsi per poter bere" mi attacco al bicchiere e mando giù un grosso sorso.
" Per come la vedo io ha fatto un grandissimo lavoro con te, nonostante tutto. Poi la vedo una donna molto forte, pronta a tutto per te, no?" Si fa un po' malinconico e so perfettamente perché.
" Questo mi ricorda un'altra grande donna." Gli dico per confortarlo e l'istinto mi porta a prendere la sua mano. A quel contatto il mio stomaco fa una capriola e deglutisco.
" Grazie " mi scosta una ciocca di capelli sfiorandomi la guancia.

" Onestamente, non so come faccio ad avere tutto questo autocontrollo" tuona all'improvviso interrompendo quel turbinio di emozioni che avevo addosso. Non capisco a cosa si stia riferendo così lo guardo interrogativa.
" Tu, sei diversa da tutte le donne che ho conosciuto. Hai qualcosa che mi rende...insicuro. Non so mai cosa dire o come comportarmi e finisco sempre per fare la cosa sbagliata" Lo vedo alzarsi e strofinarsi le mani sui jeans, cosi decido di alzarmi a mia volta.
" Sei impazzito per caso? Hai idea di come mi senta io ogni volta che ti vedo, specialmente dopo il nostro appuntamento andato all'aria? Non so cosa pensi, cosa vuoi fare e mi fa male perché non hai idea di quanto abbia sperato che tu ricambiassi i miei sentimenti e quando ne ho la certezza devo imparare a convivere con il fatto che non puoi essere altro che l'eroe con il quale salvo la città ogni sera! Sai quanto mi faccia male questo? Eppure cerco di andare avanti e continuare ad essere la stessa anche quando vorrei tanto prenderti a schiaffi!" Sto andando troppo oltre ma non riesco a fermarmi, sono come un fiume in piena.

Oliver mi afferra per un fianco e mi trascina a sé. Sento il suo fiato accarezzarmi il collo. Non riesco a muovermi. Ci guardiamo incapaci di fare qualsiasi cosa per un poco, fino a quando non sento le sue labbra sulle mie. Sono così soffici che non vorrei staccarmi mai, ma lui lo fa anche contro la mia volontà.
" Non so quanto ti possa far male, é vero, ma stai certa che fa male anche a me perché ogni volta che ti vedo vorrei stringerti e baciarti ma l'idea che qualcuno possa farti del male mi trattiene."
" Oliver, meno di 6 ore fa qualcuno ha cercato di uccidermi e tu non c'entravi nulla. Inoltre ho scelto io di entrare in tutto questo perciò sarei in pericolo con o senza di te. Queste sono cose che non puoi controllare - gli porto una mano sulla guancia, dolcemente - ma invece puoi controllare la tua vita, puoi scegliere di vivere invece di nasconderti dalla paura di te stesso."  Questa volta mi faccio coraggio e lo bacio, dolcemente, a fior di labbra, ma quando mi allontano mi ritira a sé e il bacio continua passionale. Le nostre lingue si intrecciano in una danza d'amore fin quando non mi prende in braccio e, senza smettere, mi porta nella mia stanza lasciandomi ricadere dolcemente sul letto.
Mi bacia spostandosi sul collo con il respiro affannato, mentre una mano si insinua sotto la maglietta.
Non posso credere che siamo arrivati fino a qui. Sto per fare l'amore con Oliver Queen.
Lo sento cercare la chiusura del reggiseno e senza la minima fatica lo slaccia per tornare con la mano sul mio seno. Tremo.
" Va tutto bene? - mi chiede fermandosi - Forse, mi sono lasciato prendere la mano." Mentre lo sento farneticare mi metto seduta per togliermi poi la maglia e quel che c'è sotto rimanendo nuda, davanti a lui. Resta immobile, ad osservarmi.
Prendo ancora una volta l'iniziativa e gli tolgo la maglietta. Restiamo così,  incapaci di continuare, troppo sopraffatti da quello che stava succedendo. Con un dito percorro il disegno di quegli addominali scolpiti prestando particolare attenzione alle cicatrici sparse per tutto il suo corpo. Non era la prima volta che lo vedevo a torso nudo e non era una novità ma adesso le sentivo scorrere sotto il mio tocco incerto. Posa la sua mano sulla mia e la sposta in un punto preciso del suo petto, dove posso sentire il suo cuore pompare velocemente e torno a baciarlo con trasporto, rituffandoci tra le lenzuola.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Una sensazione di fresco mi costringe a svegliarmi e a rannicchiarmi ancora di più su me stessa. Dall’altro lato il vuoto. Mi giro velocemente ed Oliver non è più lì. Le lenzuola perfettamente tirate, il cuscino sistemato, è andato via o forse non è mai stato realmente qui. Sento una strana fitta nello stomaco che fa male, brucia.

Prima di dirigermi alla Queen Consolidated come sempre passo per il covo a controllare che sia tutto in regola e per vedere  quali sono gli aggiornamenti sul crimine in città.
Appena arrivata in fondo alla rampa di scale trovo Oliver tutto sudato che si sta allenando. La sua vista mi provoca una strana sensazione, probabilmente a causa del sogno che ho fatto questa notte, l’ennesimo.

“ Hey” dico, cercando di sembrare naturale.
“ Ciao! – dice posando i bastoni e prendendo l’asciugamano poggiato sul tappeto – Ti va se andiamo a fare colazione? Ho bisogno di uscire un po’ da qui sotto.” Mi chiede, ed io annuisco dimenticando anche il reale motivo per cui ero andata lì sotto.
Camminiamo per qualche centinaio di metri  e ci fermiamo in un piccolo locale che a detta di Oliver fa i migliori pancakes della città. Ci sediamo ed ordiniamo del caffè.
“ Allora, come procede il lavoro nella mia vecchia azienda?”
“ Ecco, in realtà di questo non abbiamo mai parlato” mi esce fuori dalla bocca questa frase che avevo in testa da parecchie settimane, e bevo un sorso di quel liquido nero per impedirmi di dire altro.
“ In che senso? Vuoi sapere se mi sento a mio agio sapendo che lavori per il tipo che mi ha soffiato l’azienda dalle mani?” Lo dice con un cenno di sorriso.
“ Potrei essermelo chiesta, si.”
“ Devo ammettere che mi sono sentito leggermente tradito ma so perché lo hai fatto, insomma non posso chiederti di fare la commessa in un negozio di computer perché vorrei ritornare a capo della mia azienda, non sarebbe giusto. Sei intelligente e brillante, non posso dirti che lavoro fare.”
Sono sorpresa, mi sarei aspettata molto più sarcasmo sull’argomento ma dato che sta cercando di chiudere qua questo capitolo gliene sono grata perché non mi sentirei molto a mio agio se mi chiedesse qualcosa in merito.
“ Le cose con Thea come vanno?”
“Bene.”
Restiamo in silenzio quando arriva finalmente la nostra colazione.
“ Sono io o credo che in questo momento tra di noi ci sia un leggero imbarazzo?” chiede a bruciapelo.
Da quanto è diventato così intraprendente con le domande?
“ No, non credo. Tu ti senti in imbarazzo al momento?” il mio tono è ironico e lui lo coglie alla perfezione sorridendo.
Uno squillo di telefono interrompe la nostra strana conversazione e per una volta sono grata a Ray  Palmer e le sue telefonate mattutine.
“ Scusa, ma devo rispondere – gli dico accostando il telefono all’orecchio –Ray, dimmi. Okay, appena arrivo in ufficio lo faccio, a dopo!” Attacco e torno sul mio piatto.
“ Ray? Già così in confidenza vedo – mi guarda appena affondando la forchetta sulla sua colazione – chiama sempre a quest’ora del mattino?”
“ Oliver, è il mio capo. E poi no, chiama solo quando non si presenta a casa mia, a quanto pare.” E proprio la mia lingua non riesce a starsene ferma e buona.
“ In che senso?” chiede, guardandomi incuriosito questa volta.
“ Niente, è una lunga storia!”
“Non mi dispiacerebbe sentirla.” Il suo tono si fa un po’ duro, ma questa situazione è particolarmente scomoda. Come faccio ad uscirne?
“ Non adesso, sto davvero morendo di fame!” Felicity evasiva 2.0, se volevo che Oliver mi uccidesse ci sto riuscendo bene.
“ Comunque sono di fretta, devo andare da mia sorella per alcune cose – dice alzandosi e lasciando una manciata di dollari sul tavolo -  ma tu resta pure, offro io.” Lo vedo uscire dalla porta a vetri e camminare nella direzione opposta a quella del covo. Prendo l’ultimo sorso di caffè e amareggiata vado verso il mio ufficio.

La giornata non scorre particolarmente veloce e la mia testa non riesce ad essere concentrata pienamente su quello che sto facendo, vaga dal sogno a quello che è successo quella mattina con Oliver.  Ma giuro che quell’uomo proprio non lo capisco. Prende e se ne va così, da maleducato! Ma poi cosa vuole che gli racconti i dettagli della mia vita quando è chiaro che non è interessato a farne parte più di tanto? Mi farà impazzire prima o poi!
“ Ci siete solo voi qui?” dico facendo girare i miei due amici amanti della giustizia, e sanno perfettamente che mi riferisco al fatto che Oliver non è li con loro.
“ Si, ma tra poco arriverà, è andato da Laurel.”
Una fitta di fastidio mi prende le viscere.
“ Qualcosa in particolare?”
“ No, solo un controllo credo, si comporta stranamente da quando è morta Sara.” Dice Dig
“ Era sempre sua sorella, credo sia normale.” Poi se però lui ha bisogno di altre scuse per vederla è un altro conto. Ma che dico? Sono quasi ridicola. Menomale che queste frasi me le dico solo nella mia testa perché se solo uscissero fuori ad alta farei la figura della stupida.
“ Prendi le difese di Laurel? Deve andare davvero male tra voi due!” esordisce Roy scherzosamente.
“ Tra noi due non va proprio niente, Roy!” Mi siedo alla mia poltrona e inizio ad accendere tutta la mia attrezzatura.
“ Sarà forse questo il problema?”
“ John, ti ci metti anche tu?”
Entrambi scoppiano a ridere ma io resto comunque irritata. Non mi piace essere oggetto di pettegolezzi, e loro sono peggio di un gruppetto di donne che si ritrovano.
“ Qualcosa di strano per le strade?” Dice una voce alle mie spalle che io riconoscerei ad occhi chiusi.
“ Sto controllando giusto in questo momento, ma per ora non mi sembra ci sia grande movimento. Ormai il crimine ha paura di venire fuori grazie ad Arrow.” C’è una punta di soddisfazione nella mia voce, in fondo quello che facciamo è proprio questo, cercare di ridurre la criminalità all’osso. E’ mentre mi crogiolo nel mio stesso compiacimento che noto una notizia proveniente dal dipartimento di polizia di Starling City, un criminale incarcerato quattro anni prima è stato rilasciato per buona condotta. Leggo il suo nome.  All’improvviso non riesco più a respirare. Ho bisogno di prendere aria.
“ Fel, tutto bene?” Mi chiede Roy probabilmente notando la mia espressione.
“ Ehm, io… scusatemi, ho bisogno di prendere un po’ d’aria!” Mi alzo rapidamente dalla mia postazione e mi dirigo verso il vialetto, appena fuori dall’uscita d’emergenza.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Una mano preme sulla mia spalla ed io sussulto voltandomi di scatto. Ho ancora gli occhi rossi e la faccia bagnata dalle lacrime ma, non appena vedo Oliver, cerco di asciugarmi usando un pezzo di stoffa della manica del mio golfino. Sento i suoi occhi scrutarmi con attenzione, cercando mute risposte.

“ Stai bene?” è tutto quello che mi chiede però, anche se vedo mille domande nei suoi occhi sa bene che non deve farmi pressione.  Annuisco vigorosamente ma una lacrima mi tradisce.
Si avvicina per stringermi in un abbraccio. Posso sentire tutti i muscoli tesi sotto la sua maglia, e mi lascio andare a mia volta affondando il viso sul suo petto.
“ Ti sto bagnando tutto!” dico mangiucchiando qualche filo di laniccio ma senza spostarmi da dove sono, ed Oliver mi stringe ancora più a se.
“ Non importa. Vorrà dire che farai tu il bucato questa volta!” Apprezzo il goffo tentativo di farmi ridere.
Quando finalmente trovo il coraggio di staccarmi il mio piccolo fiume si era ormai inaridito e delle lacrime non c’era neanche l’ombra,  tranne per un po’ di gonfiore degli occhi.
“ Ti va di raccontarmi cos’è successo là dentro?” Eccola che arriva la domanda, sapevo che non avrebbe rinunciato ad avere una spiegazione e, dopo ciò che è successo con Cooper, è giusto che gliela dia.
“ Io..ehm, puoi darmi solo un po’ di tempo? Prometto che ti racconterò tutto.” Lo imploro, sperando che lui mi capisca.
“ Stai diventando una versione femminile di Oliver Queen, per caso?”
“ Oh no, per favore, tutti quei muscoli non starebbero bene su di me.” Sorridiamo entrambi, complici.
“ Allora io direi che per questa sera possiamo concederci una pizza, che dici?”
Lo guardo titubante, mi sta chiedendo ancora una volta di uscire?
“ Un appuntamento, ancora? Non va contro i tuoi principi?”
“ Quali principi, scusa?”
Gli poggio una mano sul petto con fare amichevole.
“ Vista com’è andata la nostra ultima cena, io propongo pizza d’asporto a casa mia.”
“ mmmm concordo, ma solo perché ‘casa’ mia non è un luogo così affascinante!”
“ Torniamo dentro.”

Chiudo il mio auricolare e aspetto che Roy ed Oliver tornino dalla loro missione serale.
“ Dovrebbe essere così semplice tutte le sere” mi dice Dig avvicinandosi.
“ Sarebbe bello! Non vai a casa?”
“ Si, aspetto solo che torni qualcuno per non lasciarti sola”
“ Non serve, so cavarmela da sola. Ho avuto un buon insegnante!” Dig mi ha aiutato un po’ con delle lezioni di autodifesa, molte quando Oliver era fuori perché diceva sempre che loro mi avrebbero protetto e non avevo bisogno di difendermi da sola, ma Dig ha continuato. E devo dire che è riuscito piuttosto bene, non credevo di poter imparare questo genere di cose ma infondo non pensavo neanche che sarei mai entrata a far parte di questa squadra della giustizia, perciò…le cose cambiano!
“ Sei una brava allieva! -  sorridiamo stanchi – Felicity, cos’è successo prima, quando sei uscita di corsa?”
“ Ci hai messo più del previsto a chiedere! – sono sarcastica, ma tra noi c’è un legame diverso rispetto a quello che ho con gli altri, la prima volta che ci siamo abbiamo condiviso molto più di quello che si fa con qualsiasi altro sconosciuto – Ho visto questa notizia dal dipartimento di polizia”, gli dico indicando qualcosa un punto preciso sullo schermo. Si avvicina per leggere.
“ Gordon Byle libero per buona condotta. Chi è?”
Ma proprio in quel momento il rumore della porta ci fa voltare, Roy ed Oliver erano tornati ed il mio momento di confessione era terminato, Dig lo sapeva.
“ Bhè dato che siete tornati io posso anche tornarmene a casa. Ci vediamo domani!”
“ Roy puoi fare un ultimo giro di perlustrazione generale prima di andare a casa?” gli chiede Oliver e il ragazzo dal cappuccio rosso annuisce uscendo nuovamente dal magazzino.
“ Mi cambio e andiamo?”

Apro la porta del mio appartamento e faccio strada accendendo la luce.
“ Carino qui! Accogliente!” Dice facendomi segno verso le pizze, un muto tentativo di chiedermi dove debba appoggiarle.
“ Sul tavolino, prendo i tovaglioli e arrivo. – mi precipito in cucina per prendere da bere ma oltre all’acqua e al vino non ho nulla – Ho acqua e vino, cosa prendo? Dici che il vino sta così male con la pizza?” chiedo.
“ Non è una prima scelta con la pizza, ma ci deve vedere qualcuno?” Prendo la brocca dell’acqua e la bottiglia di vino e torno in soggiorno.
“Oliver prendi dei bicchieri da quella credenza per favore.”
Lo vedo prendere i bicchieri ma poi si sofferma a guardare delle foto sulla mensola.
“ Sei tu da piccola questa?”
“ Si” L’imbarazzo sta arrivando a dei livelli limite massimi!
“ Che tenera!”
“ Si come no! Ti prego allontanati da quelle foto preistoriche!”
Mi raggiunge sul divano ed inizia ad armeggiare con il cavatappi per stappare il vino.
“ Allora cosa vuoi vedere? – gli sventolo il telecomando davanti – Qui ho Di Caprio, lo adoro, oppure potremmo vedere qualcosa di più leggero come qualche commedia che danno in tv, sicuramente troviamo qualcosa, oppure Scoop, si dai vediamo questo”
Mi guarda interrogativo mentre versa il liquido rosso nei bicchieri.
“ Non ho idea di cosa sia, ma pare che non abbia molta scelta”
Inserisco il dvd nel lettore e poi torno a sedermi sul divano accanto a lui, iniziando a mangiare la mia pizza non più fumante.
Restiamo per un po’ in silenzio. Infreddolita prendo la coperta che si trova sul bracciolo accanto ad Oliver, mossa azzardata perché gli sto praticamente addosso; una volta presa gliene ‘offro’ un po’ e lui accetta, rintanandosi con me sotto il blu della coperta.
“Hai le mani gelide!”
“Lo so, ecco perché ho preso la coperta! Forse un altro bicchiere di vino, o due, potrebbero aiutare.”
Prendo la bottiglia ed Oliver avvicina i bicchieri e così sorseggiamo ancora qualche goccia avvolti tra le coperte.
“ Allora, hai risolto le cose che dovevi  fare con tua sorella questa mattina?” Questa è stata cattiva, me ne rendo conto ma l’alcol mi fa straparlare, ancora più del solito.
Oliver mi guarda divertito.
“ Mmh Mmh, sistemato tutto!”
“  Sai, ho sempre desiderato una sorella, o un fratello, si io avrei voluto più un fratello.”
“ Saresti stata un’ottima sorella maggiore”
“ No, io avrei voluto un fratello maggiore, minore no, non sono brava a badare agli altri.”
“ Con noi – da un colpetto di tosse – con me sei bravissima.”
“ Solo perché si presuppone che tu sia già cresciuto!”
“ Quanto sei ubriaca al momento?” lo vedo, si sta divertendo da morire.
“ Non sono ubriaca, sono solo un po’ alticcia. E tu non ridere!”
Ma Oliver non si trattiene e mi mostra uno dei suoi sorrisi migliori, incantata ma anche infastidita la mia mano si muove da sola in direzione del cuscino e bam, gli arriva dritto in faccia.
“ O mio Dio! Oliver, scusa non volevo davvero tirarti…cioè si volevo ma pensavo che lo avresti fermato!” Sono davvero mortificata. E incredibilmente imbarazzata.
Abbasso la testa per non guardarlo negli occhi, chissà cosa starà pensando adesso. Che vergogna.
Ma qualcosa mi si spiaccica sui capelli per poi ricadere indietro. Oliver mi ha appena ritirato il cuscino? Lo guardo.
“ Che c’è, mica ti ho fatto male!”
Scoppiamo a ridere per un’infinità di tempo. Si sta così bene qui. Così.
Oliver si avvicina e mi scosta tutti i capelli che si erano messi davanti al mio viso.
“ Sono contento che ti sia tornato il sorriso, oggi eri così cupa.” Ha una distanza di sicurezza così piccola che sono così tentata di superare. Lo sento respirare, soffia leggermente sulla punta del mio naso e il mio cuore sta martellando nel mio petto. Se non si toglie subito potrei fare la cosa sbagliata, ma che voglio così disperatamente. Voglio baciare Oliver Queen.
Mi avvicino ancora un po’, e adesso le nostre bocche sono a pochi millimetri di distanza. Tutto quel vino deve avermi dato alla testa, non so neanche io cosa sto facendo.
“ Merito tuo” gli dico quasi soffiandolo vicino l’orecchio. Posso vedere la vena del collo pulsare. Lo so che lo vuole, forse quanto me. Torno a guardarlo negli occhi e lascio che le punte dei nostri nasi si sfiorino. Lo vedo chiudere gli occhi per poi riaprirli. Lo sto mettendo a dura prova? Ci sto mettendo a dura prova.
Sento la sua mano salire fino alla mia nuca, prima delicato poi serra la presa e mi spinge verso di lui. Il cuore corre, corre troppo veloce. E la sento, la sua fronte che tocca la mia, la sua mano ancorata ai miei capelli. Il suo respiro forte.
“ Sei ubriaca, Felicity”
“No, non lo sono” gli dico, sfidandolo ancora.
“ Non posso”
“ Puoi, fallo adesso o ce ne pentiremo tutti e due domani.”
Passo la mia mano tra i suoi capelli, posso sentire tutta la sua voglia sotto il mio tocco.

Lasciati andare, è l’unica cosa che riesco a pensare adesso.

Poi  lo sento, quel contatto soffice, quella carne appetitosa delle sue labbra che arrivano senza darmi alcun preavviso. Dischiudo le labbra e mi lascio trasportare.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Ho la testa pesante quando la tiro sul dal bracciolo del divano. Perché ho dormito sul divano? Non me lo ricordo. Non credevo sarei stata così stamattina, non ero neanche tanto ubriaca.
Metto un piede a terra e un colpo di tosse mi fa aprire gli occhi.
“ Potresti togliere quel piede?”
Oliver è sdraiato a terra con un mio piede sul petto. Ha dormito qui?
“ Che cavolo ci fai là a terra?” mi sposto immediatamente per alzarmi di scatto.
“ Secondo te? Ho dormito.”
“Hai dormito, qua?” chiedo sorpresa.
“Ricordi qualcosa di ieri sera?” dice tirandosi su dal mio tappeto.
“ Ehm – ricordo esattamente ogni cosa successa questa notte – certo! Ma pensavo fossi andato via una volta addormentata.”
“Mi hai chiesto tu di restare.”
“Cosa? Va bene, questo non me lo ricordo ma non vuol dire che non ricordi le altre cose” Resto sul vago ma lui saprà sicuramente che c’è qualcosa di particolare a cui mi sto riferendo.
Sorride. Ha capito.
“Ok, ora sono leggermente imbarazzato.” Dice ficcandosi le mani in tasca.
Oliver imbarazzato mi suona davvero strano ma…accidenti potevo far finta di ricordare di averglielo chiesto?
“Benvenuto nel club. Scusami è che non ricordavo di averti chiesto di rimanere ma – mi avvicino accarezzando il suo viso – sono contenta che tu sia rimasto.” Lo vedo togliere le mani dalle tasche per poi avvolgermi la vita. Cosa sta succedendo? Ma prima che potessimo dire o fare qualunque cosa il campanello rimbomba per il soggiorno. Oliver mi guarda interrogativo e io faccio altrettanto.
Apro la porta e vorrei sprofondare.
“Ray, ciao!” Entra senza essere stato invitato parlando a raffica su un progetto nuovo a cui aveva pensato quella notte ed è quando alza la testa e si ritrova Oliver in piedi al centro della stanza che si zittisce.
“ Signor Palmer!” La voce di Oliver è calma ma il tono è sarcastico, riesco a percepirlo.
“Signor Queen! E’ un piacere rivederla”
Vi prego datemi una buca molto profonda e ricopritemi con più terra che potete, così tanta da non farmi tornare più in superficie.
“Ora che vi siete salutati… cosa volevi Ray?”
“Oh- i due continuano a guardarsi. Oliver così fiero di essere lì in quel momento mente Ray sembra apparire confuso – scusami io non pensavo che voi due ecco, stesse insieme. Ne parliamo in ufficio.” Mi saluta veloce ed esce da casa.
“ Perché quel tipo continua a piombarti a casa?” è forse gelosia quella che sento?
“ E’ fatto così. E’ espansivo.” Mi dirigo in cucina.
“ Troppo direi.” Lo sento venirmi dietro.
“ Oliver, che…noi..cioè tu mi hai detto che non puoi essere te stesso e Arrow allo stesso tempo, perciò si può sapere che differenza fa se qualcun altro mi piomba a casa a tua insaputa?” Lo dico senza respirare, mentre verso il caffè in due tazze e gliene porgo una.
“ Cosa c’entra questo? Non posso preoccuparmi per te?”
“ Preoccuparti? Ti sembra pericoloso quel tizio?” Ora sono io ad essere sarcastica. Dopo ieri sera pensavo che qualcosa sarebbe cambiato eppure…
“ Non bisogna mai sottovalutare nessuno.”
“ Oliver, perché mi hai baciato ieri sera?” Forse è una domanda troppo a brucia pelo, ma la mia lingua fremeva, volevo sapere.
L’ho preso alla sprovvista me ne rendo conto e mette su la sua espressione accigliata.
“ Sei tu che hai insistito tanto!”
“ Io? Oliver…potevi non farlo! Trattenerti è quello che ti riesce meglio, no?”
Sono furiosa. Penso di non essere mai stata così arrabbiata con lui come adesso. Fare lo scarica barili? Siamo seri?
“ Felicity perché non mi dai tregua?”
Io tregua? Adesso non gli do spazi sufficienti per pensare a cosa cavolo siamo? Questa è bella! Oh vorrei infilzarlo con una delle sue tante frecce, in questo momento.
“ Aspetta, non intendevo che…”
“ Questo è il mio appartamento perciò devo rimanere per forza ma tu…credo, tu possa andare, adesso.”
Il suo mutismo mi fa salire ancora di più una rabbia quasi incontrollabile. Prende la sua giacca e se ne va senza voltarsi. Non posso credere a quello che ho appena sentito.

La mattinata in ufficio con Ray passa abbastanza tranquilla, nonostante l’episodio particolarmente imbarazzante di questa  mattina. Ha cerca di evitare l’argomento, si vedeva perfettamente, cristallino com’è lui. Oliver e Dig mi hanno chiamato diverse volte, probabilmente qualche faccenda alla “Arrow”, ma non voglio dare la soddisfazione di  fargli capire che sono sempre a disposizione anche quando mi tratta come ha fatto oggi.

Il solo pensiero di entrare da quella porta e trovarlo là dentro, a petto nudo, mi fa venire voglia di darmi malata.
“Che fine hai fatto oggi? Era importante!” Dig mi accoglie così.
“Buonasera anche a te! E scusami se ho un lavoro vero fuori da queste mura! Sono stata particolarmente impegnata.”
“Con Ray Palmer” sento la voce di Oliver fare eco nell’abitacolo. Lo guardo. Si sta allenando.
“Si, con Ray – sottolineo il suo nome – hai qualcosa da ridire in merito?”
“ Hey ragazzini, si può sapere che diamine avete?” Ci rimprovera Diggle.
“Chiedilo a lui se proprio lo vuoi sapere!” accidenti, sembro davvero una bambina. A volte Oliver fa uscire fuori il peggio di me.
“ No, lo sto chiedendo a tutti e due. Volete smetterla di comportarvi così? Non riuscite a stare insieme, va bene ma non fatelo ricadere sul lavoro che facciamo qua sotto!” Infuriato, lo vediamo andare via.
“ Ha ragione” Mi dice Oliver, venendomi incontro.
“ Lo so”
“ Che ci sta succedendo?”
“ Non succedeva nulla prima che tu iniziassi tutta questa messa in scena, Oliver”
Si avvicina ancora di più a me, ma credo che i miei occhi lucidi lo abbiamo fermato.
“ Mi dispiace, mi dispiace se quello che provo è così doloroso e insopportabile per te”
“ Non è questo. Perché hai dovuto dirmi che mi amavi, eh?”
“ Sei stata tu. Mi hai detto quella sera che credevi in me, così tanto che eri certa che avrei trovato il modo di fermare Slade senza ucciderlo. - Si ferma un momento per poi riprendendo da dove si era interrotto – Ho visto quella luce nei tuoi occhi e, dopo aver deluso mio padre, mia madre, Tommy, Shado e tutti gli altri, semplicemente non potevo deludere anche te. Ho fatto ciò che mi hai chiesto e gli ho fatto credere di aver vinto, di avere un certo controllo su di me. Ho voluto dirtelo perché non avevo la pura certezza che quella sera ne sarei uscito vivo e volevo che tu lo sapessi. Ma poi – mi prende una mano – abbiamo iniziato a passare così tanto tempo insieme, e mi hai fatto sentire una persona vera. Una capace di poter tornare a vivere, mi hai fatto credere di poter essere anche me stesso e poi, la nostra cena è saltata letteralmente all’aria e ho avuto paura Felicity. Tutti quelli a cui abbia mai tenuto sono morti per me o a causa mia, e vederti stesa lì a terra ha riportato in me questa consapevolezza. Non si può stare vicino a me senza finire immischiati in questa crociata mortale. E tu meriti meglio di questo.”
Per la prima volta forse, da quando lo conosco Oliver si è aperto totalmente, senza freni. E’ stato completamente onesto e questo mi  ha straziato. Ho provato alle lacrime di impedire di uscire, ma non ci sono riuscita.
“ Oliver, quando ti entrerà in testa che anche tu meriti molto più di questo? Forse non sarà con me ma non devi arrenderti a vivere qua sotto andando in giro di notte con quel cappuccio. Perché quando arriverà la resa dei conti rimpiangerai tutto quello che non hai potuto fare, rimpiangerai tutto quello che non hai voluto fare. E se ti dico questo non è solo perché io muoio dalla voglia di poter essere quella donna che sappia stare al tuo fianco, ma lo dico perché tengo così tanto a te che vederti negare la felicità per paura mi fa stare male, per te, perché vorrei che tu capissi che in questo modo non proteggi nessuno, né me, né Thea, ne tanto meno te stesso. – Mi avvicino a lui tanto da sentire il calore del suo corpo arrivare al mio e gli pianto gli occhi dritti nei suoi – Noi siamo con te perché abbiamo scelto di fare del bene con te, e sono certa che tu ci proteggerai sempre, almeno so che ci proverai, ma non puoi scegliere per gli altri Oliver. Siamo grandi abbastanza da fare da soli.”
Lo vedo il tormento in quel mare blu, così profondo, così oscuro lui dice eppure lo so, lo sento che brama così tanto la luce.
Mi prende il viso tra le mani e mi sento avvampare. Il mio cuore perde uno, due forse tre battiti.
“ Come fai a vedere qualcosa in me? Come fai ad avere così tanta fiducia in me?”
“ Ho imparato a conoscerti meglio degli altri, forse”
“ Quando mi sei vicino, per un attimo riesco a credere di poter essere davvero migliore di così”
“ Perché è vero, Oliver.” Sussurro quelle parole sulla sua bocca, prima che l’alchimia che sento ribollirmi nel sangue prenda il sopravvento. Lo bacio, così intensamente. Mi avvolge con quelle braccia forti e io faccio altrettanto poggiando le mie mani sulle sue spalle, un po’ sudate per via dell’allenamento, ma non mi importa. Voglio solo godermi questo momento, per una volta non voglio rovinarlo che lui decida di non aver più paura di questi sentimenti o meno, voglio solo prendere quanto più possibile da lui, da questo amore che tanto credevo impossibile.
Dopo aver visto sfilare così tante donne nel suo letto, dopo aver visto il grande sentimento che lo legava a Laurel, mai e poi mai avrei pensato che Oliver Queen potesse ricambiare il mio.

“Ouch. Questo fa male agli occhi!” La voce di Roy ci costringe a staccarci e ad allontanarci mal volentieri, imbarazzati come non mai.
“ Dig è piuttosto arrabbiato qua fuori!”
“ Lo sappiamo” rispondiamo all’unisono.
Una sirena ci distoglie dalla nostra amichevole chiacchierata. E’ il sistema d’allarme del computer.
“ Ragazzi sta succedendo qualcosa!” Dico avvicinandomi allo schermo.
“ Cosa?” Chiede Roy.
Mi siedo sulla mia poltrona e inizio a sfrecciare sui tasti del pc, pronta a dare indicazioni ai due uomini mascherati alle mie spalle. Quando apro la schermata delle telecamere di sorveglianza per intero riesco a vedere esattamente cosa sta succedendo. Ad occhi sgranati mi giro verso Oliver e lui corre al suo costume verde.


NOTE DELL'AUTRICE: Ciao! Di solito non uso mai lo spazio del testo per scrivere qualcosa ma, prima di tutto volevo scusarmi per il ritardo ma sto sotto esami e quindi scrivo quando ho tempo purtroppo. Insomma, cosa ne pensate di questa storia, per il momento? Mi raccomando onesti nelle recensioni!;) 
Stiamo iniziando ad entrare nel vivo della storia, fino ad ora mi sono lasciata andare ai miei momenti Olicity ma ovviamente non sono finiti qui i guai per questi due, ma
avevo bisogno di risolvere dei non detti tra loro prima di proseguire. Adesso inizia anche un po' di azione, la trama si infittisce con cattivi e mooolti colpi di scena.
A presto! 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


L’ansia si fa sentire. Cammino avanti e indietro sotto lo sguardo costante di Dig.
“ Felicity, riesci a stare ferma un momento?” lo sento dirmi ma è più forte di me. Mi contorco le dita nella speranza di calmarmi.
Sento la porta sbattere e vedo Roy nella sua tuta rossa mentre aiuta Oliver a scendere le scale. Ha il cappuccio calato e la fronte imperlata di sudore. Mi precipito ad aiutarli.
Provo a prendergli un braccio ma un gemito di dolore soffocato si fa sentire, così mi limito a guardare Roy mentre lo accompagna a sedersi sulla prima poltrona disponibile.
“ Fa vedere” gli dico precipitandomi davanti a lui. Mi guarda e con un cenno della testa mi indica la zip. Mentre la lascio scendere piano, uno squarcio poco sotto la costola si fa vedere. E’ un taglio profondo.
“ Va disinfettata!” Preso il kit di medicamento gioco al medico, disinfettando e lavando via il sangue in eccesso.
“ Ok, forse è il caso di mettere dei punti” dico, con una faccia che è sicuramente disgustata.
“Faccio io” Mi dice Dig ed io non obietto.
“Si può sapere perché lo hai inseguito laggiù?” dico con una furia che non sapevo di avere.
“ Perché questo è quello che faccio. Inseguo i cattivi, Felicity!”
“Si, ma…” Mi fermo prima di aggiungere altro. Mi lascio cadere sulla poltrona e aspetto che Dig abbia finito. Nell’aria regna il silenzio fino a quando Oliver non dice agli altri che possono andare, che lui sta bene.
“ Puoi andare anche tu” mi dice, guardandomi dall’alto della sua statura.
“ Stasera poteva andare molto peggio di così!” Tuono all’improvviso.
“ Ho affrontato di peggio, questo è stato solo un incidente di percorso”
“ Hai staccato il tuo localizzatore, Oliver! Se Roy non fosse stato lì come ti avremmo rintracciato?”
“ Hey, si può sapere che ti prende? Ho dovuto staccare il localizzatore perché altrimenti il satellite di Combes mi avrebbe potuto rintracciare, ma sapevo quello che stavo facendo”
“Cerca di non rifarlo! John ed io ci siamo preoccupati quando non abbiamo visto il segnale”
Mi si avvicina con un sorriso beffardo stampato sulle labbra.
“Ti sei preoccupata?” Si sta prendendo gioco di me.
“ No, mi sono molto arrabbiata!” cerco di nascondere l’evidenza ma è così palese che anche Oliver lo capisce. Mi avvolge la vita con un solo braccio e mi posa un bacio leggero sulle labbra.
“ Oliver – lo chiamo e lui mi guarda in attesa – Niente, niente, era una cosa stupida” è inutile rovinare dei momenti chiedendosi, chiedendo cosa significhino, forse da lui non otterrò mai più di questo, e so che è sbagliato privarmi di qualcosa che invece vorrei, ma ogni volta che lo guardo, ogni volta che mi è vicino io, dimentico tutto.
“ Mi cambio e ti accompagno a casa” senza ammettere repliche si allontana per togliersi il costume verde.
Usiamo la solita porta sul retro per uscire nel vialetto quando ci rendiamo conto della figura di un uomo ferma li, in piedi e per un momento ho paura che sia lui, quell'uomo. Mi stringo un po' di più ad Oliver, voglio sentire il suo corpo, voglio avere la certezza che lui è lì. 
"Tutto bene?" Mi chiede un po' allarmato. Annuisco deglutendo sonoramente, quando torno a guardare la strada mi accorgo che era solo qualcuno che stava aspettando un taxi; lo vedo salire sulla vettura per filare via.
Non ho mai pensato a come mi sarei sentita il giorno in cui fosse uscito di prigione. Per me ci doveva marcire. Invece lo avevano rilasciato dopo soli quattro anni per buona condotta. Forse nel carcere, ma fuori nella vita reale quell'uomo era uno psicopatico.

Arrivati davanti la porta di casa, Oliver si ferma.
"Siamo arrivati" dice, guardando in basso.
"Se ti va potresti entrare, magari ti preparo qualcosa di caldo da mangiare"
Ci sta pensando, lo vedo.
"Meglio di no, questa sera. Ho bisogno di mettere qualcuna di quelle miscele miracolose sulla ferita" annuisce e lo vedo allontanarsi.
Prima mi bacia, poi si allontana. Non so se il suo rifiuto può far male più di questo. Averlo e non averlo mi fa impazzire, non mi fa capire che diamine di direzione stiamo prendendo e io non posso lasciarmi andare senza avere un piano. Pensavo di riuscirci.

Un Bip al cellulare mi distrae dal mio monologo. E’ Oliver.
“ Scusami se non sono rimasto, avrei davvero voluto.” Come faccio a resistergli? Qualcuno mi aiuti perché è un vero inferno!|
“ Non preoccuparti, ma almeno qua avresti dormito al caldo. Spero che il freddo della ArrowCave ti sia amico stasera! ;P” Non è certo uno dei miei momenti sarcastici migliori quello.
Poso il telefono e mi dirigo nella mia camera quando parte la suoneria. Torno verso il tavolo con un sorriso da idiota stampato sulle labbra. Sarà sicuramente Oliver, chi altri a quest’ora?
Numero sconosciuto.
“ Pronto?” sono curiosa di sapere chi chiama a notte fonda.
“Ciao Felicity. Ti ricordi di me? – crollo nel silenzio più totale. Non pensavo che mi avrebbe mai cercata. Mai avrei pensato che alla fine di questa storia lui si ricordasse di me. – Carino il tuo quartiere, molto tranquillo.”

Le mani mi tremano. Non può essere vero. Non sta succedendo. Il cuore sta smettendo di battere. La saliva non scende più giù. Le mani stanno sudando.
E’ davanti casa mia.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Mi fiondo sul chiavistello e lo giro. Una volta serrata la porta compongo il numero di Oliver. 
Rispondi,rispondi.
"Hey" sento dirgli dall'altro lato della cornetta.
Un singhiozzo tra le lacrime è tutto quello che mi esce dalla bocca.
"Arrivo subito!" Mi dice attaccando immediatamente.

Ci mette poco meno di 10 minuti e quando suona alla mia porta sobbalzo.  Guardo dallo spioncino, tanto per essere sicura.
Appena lo vedo gli salto al collo,abbracciandolo forte. 
"Che sta succedendo?" Mi chiede.
"Era qui. Era qui, mi ha chiamato, ha.. ha trovato il mio numero, il mio indirizzo... è pazzo!"
Mi mette entrambe le mani sulle spalle, come per scuotermi dal mio farneticare senza senso.
"Hey, calmati, ok? Ci sono io qui e non ti accadrà niente ma devi ricominciare dall'inizio"
Faccio uno, due, dieci respiri profondi prima di iniziare a parlare.
"Ricordi l'altro giorno, quando sono uscita? - annuisce - è perché avevo letto la notizia del rilascio di un uomo, Byle. Quell'uomo, sono stata io a mandarlo in prigione e adesso credo che mi stia cercando, per vendicarsi"
"Cos'ha fatto per finire in prigione?" 
"Ecco, era un tipo con cui avevo iniziato una collaborazione online, un progetto di energia rinnovabile ma poi ho scoperto che il suo conto in banca non era uno dei più limpidi.  Estorsione, il suo punto forte. Così lo denunciai. Ho testimoniato al processo e gli avevano dato 10 anni ma, la cara e vecchia buona condotta gli ha permesso di essere liberato dopo solo quattro anni."
" E ora cosa vorrebbe? Una vendetta perché lo hai spedito in prigione?"
"Sì, sì e io non so come mi ha trovato e mi ha contattato, poco fa mi ha telefonato era qui davanti casa mia!" Le lacrime uscirono di nuovo. Ero nel panico. Nonostante fossi il braccio destro di Arrow non avevo maestria in quelle situazioni. Oliver mi abbracció posandomi un leggero bacio sulla fronte.
"Tranquilla, non permetteró mai che ti accada qualcosa, hai capito?" Annuii  solamente lasciandomi inebriare dal suo profumo. Rimasi tra le sue braccia per un po' nella consapevolezza che avrei dovuto raccontargli tutta la verità.
Lo sento prendermi per mano e condurmi verso il bagno. 
"Adesso ti spogli e ti fai una bella doccia per rilassarti, mentre io resto qui, a porta serrata, finestre chiuse a fare la guardia, ok?" Mi sorrise, dolcemente. E la voglia di baciarlo stava salendo a dismisura, ma non potevo. Con un gesto della mano lo faccio uscire per chiudere la parta a chiave. Apro l'acqua e la lascio scorrere un po' prima di infilarmici sotto. È bollente. Ma non serve comunque a scrollarmi via i brutti pensieri. La paura. Quattro anni fa ero riuscita a fuggirgli ma adesso ha avuto tutto questo tempo per pensare solo a vendicarsi. A che serve la prigione se una volta usciti i cattivi restano cattivi?
Esco e mi avvolgo nel mio grande asciugamano, giro la chiave nella serratura ma mi blocco. Oliver mi sta aspettando oltre questa porta ed io sono nuda, avvolta solo da questo telo. Come farò a resistere alla voglia di stuzzicarlo? Come farò a resistere alla voglia che ho di fare l'amore con lui?
Esco e lo vedo voltarsi.
Mi guarda,  no mi fissa.
Deglutisce e resta imbambolato davanti la porta.
"Mi farai passare?" Chiedo. Ci mette qualche secondo per realizzare che sto parlando.
"Io...ehm si" ma non si sposta di un millimetro. 
"Oliver, per farmi passare dovresti spostarti. Devo andare nella mia stanza"
"Ah si, scusami è che..."
"Che, cosa?"
"Non credo di riuscire a starti troppo vicino se..se sei così" l'imbarazzo è palese nella sua voce. I suoi occhi mi guardano increduli dall'alto in basso e viceversa. E quella luce che vedo cos'è? Forse desiderio? Forse rimpianto? Forse rimpiange la sua scelta, forse vuole solo trovare il modo di dirmi che vuole stare con me? Ma non lo fa. Ancora e ancora.
"Scusami, mi cambio subito" filo via nella mia stanza rinunciando così alla speranza che avevo ancora per noi.

Una volta a letto il sonno non arriva. Morfeo questa sera si fa attendere più del previsto e continuo a girarmi e rigirarmi senza sosta.
Esco e trovo Oliver seduto sul divano con la TV ancora accesa ma senza volume.
"Non dormi?" Gli chiedo prendendolo alla sprovvista. Si alza di scatto per parlarmi. "Ehm no, tu perché non dormi?" 
"Non ci riesco. Mi sento troppo sola in quel letto grande stanotte." Ci fissiamo per degli attimi che sembrano lunghissimi, poi trovo il coraggio di fare una richiesta che mai avrei pensato.
"Ti va di venire a letto con me? - mi guarda divertito e confuso - non a letto, letto, nel senso ti va di venire a dormire, solo dormire, nel mio letto? Non mi va di stare da sola." 
"Sei sicura?" Mi chiede per essere certo che sia quelli che voglio perché per quanto ne so, lui non aspetta altro.
"Sì". 
Mio Dio quanto è intenso quel blu dei suoi occhi. È come se mi entrassero sotto la pelle, si sono creato questa piccola nicchia e non vogliono uscire, mai.
Gli faccio strada e aspetta che mi metta sotto le lenzuola prima di sdraiarcisi sopra. Non sappiamo dove metterci, come muoverci e alla fine mi raggomitolo su me stessa dandogli le spalle, Oliver con movimenti incerti mi avvolge tra le sue braccia sicure. Il cuore sta impazzendo, lo sento pulsare perfino nella mia testa. Non vorrei parlare, dire nulla, non voglio rovinare questo momento di tenerezza. Solo adesso riesco a capire quanto sia forte il suo desiderio di volermi tenere al sicuro. Se le parti fossero inverse anche io vorrei fare tutto ciò che è in mio potere per tenerlo al sicuro, sempre. Stretta dalle sue braccia riesco a trovare la via del sonno.

A svegliarci la mattina seguente è lo squillo del mio telefono. Ancora un numero sconosciuto.
Oliver mi dice di mettere il viva voce mentre il cerco il mio tablet, è l'occasione giusta per sapere dove si sta nascondendo forse.
" Pronto?"
"Sai, avevo dimenticato il sapore del vero caffè, grazie a te! È inutile che ti nascondi dietro a qualche bamboccio, ho gustato il momento della mia vendetta troppo a lungo per vederla sfumare con due semplici chiamate, io voglio che come quel giorno tu senta la paura impossessarsi di te ed io voglio fiutarla da chilometri di distanza!" La chiamata si interrompe.
"Troppo corta, non sono riuscita a prendere il segnale!" Dico agitata ma Oliver mi guarda, come se qualcosa non gli tornasse.
"Che vuol dire? Come quel giorno? Felicity, c'è qualcosa che non mi stai dicendo?" 
Respiro.
"Il giorno prima del processi Byle ha cercato di uccidermi!"

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Lo seguo velocemente quasi non cercando di perdere nessun gradino. 
"Oliver" lo chiamo non alzando la testa dalle scale fino a quando non arrivo in fondo.
"Quando volevi dirmi che quel tipo ha cercato di ucciderti, eh?" Sbotta nervoso portandosi le dita alle tempie.
"Chi voleva uccidere chi?" Chiede Roy avvicinandosi. Eravamo così presi che non abbiamo neanche notato che Roy e John erano già lì.
"Vuoi spiegare tu? O dovrei chiederti se mi stai nascondendo altro?" Il tono di Oliver non mi piace ed è la prima volta che lo sento così nervoso e fuori controllo.
"Se non mi aggredisci ad ogni parola che dico forse riesco a spiegare come sono andate le cose!" Rispondo irritata di rimando.
"Ti ascoltiamo" interviene Dig prima che Oliver inizi a parlare.
Mi guardano, in attesa.
Mi sento così stupida, non avrei mai voluto che alcune cose del mio passato tornassero a galla. Solo ora comprendo come si sia sentito Oliver ogni volta che lo mettevamo sotto accusa.
"Quattro anni fa ho avuto una collaborazione con Gordon Byle riguardante un progetto sull'energia, come sapete hackerare è  il mio hobby e ho curiosato nella vita e nei conti in banca del mio collaboratore. Non erano soldi puliti quelli che aveva perciò decisi di denunciarlo. - respiro - la prima persona con cui parlai della faccenda era uno con cui io...era un mio amico, poliziotto. Mi convinse che stavo facendo la cosa giusta ma, la notte prima del processo dove avrei dovuto testimoniare, qualcuno entrò in casa mia. Se non fosse stato per Adam credo che non sarei qui adesso. Ha ucciso quel sicario. Byle aveva sicuramente pagato qualcuno per uccidermi così sarebbe uscito. Convinti che il peggio fosse passato andammo in aula e - un lieve pizzicorio si impossessa dei miei occhi - sulle scale quella mattina, un tipo in moto ha iniziato a fare fuoco, Adam si mise in mezzo tra me e quell'uomo e morì sul colpo, un altro poliziotto e un civile furono feriti e.." Non riesco più a trattenerle, invadono il mio viso. 
" così sei andata ugualmente in aula e lo hai fatto mettere dentro" Dig finisce il racconto per me ed io mi limito ad annuire.
" Adesso è fuori e ha contattato Felicity, vuole vendetta." Dice Oliver razionale.
" Scommetto che vuole finire il lavoro che non gli era riuscito tanto bene" esordisce logico Roy. Oliver lo guarda annuendo. 
"Per fortuna hai noi dalla tua adesso" Dig mi posa una mano sulla spalla con fare amichevole.
Sento la suoneria del mio telefono provenire dalla borsa e mi ricordo della riunione.
"Scusate, devo andare. Ho una riunione in ufficio" Dico tirando su con il naso, ricomponendomi.
"Cosa?"
"Devo andare a lavoro, Oliver. Non posso semplicemente sparire all'improvviso"
"Datti malata, no?"
"Oliver, adesso la stai facendo più drammatica di quello che è!" Prendo la borsa dalla sedia.
"Più drammatica di quello che è? Qualcuno vuole ucciderti e io la faccio tragica? D'accordo vai, componi di nuovo il mio numero quando hai bisogno". L'ultima frase mi colpisce in pieno, come se lo chiamassi solo quando ho bisogno di lui.
Irritata vado verso l'ufficio. So perfettamente che quei tre non mi lasceranno sola neanche un momento e saranno lì a fare i turni, a sorvegliare. Non darò la soddisfazione a quell'uomo di sapere che ho paura, e se Oliver non riesce a capirlo, peggio per lui.

Ogni volta che mi suona il telefono, ogni volta che qualcuno entra nel mio ufficio scatto ansiosa. La mia mente sta andando esattamente nella direzione in cui lui vuole che vada. Un lieve bussare alla porta mi fa alzare la testa. 
"Come procede?"
"L'algoritmo è okey, sto solo aspettando che faccia il suo lavoro adesso"
"Perfetto! - si ammutolisce per qualche istante  e la cosa resta strana anche per lui - Felicity volevo chiederti se domani sera vorresti farmi da spalla ad una cena di lavoro". Resto interdetta.
"Cena di lavoro, con?"
"Pezzi grossi da cui vorrei comprare"
"Mmm"
"È un mmm si?"
Un sorriso mi esce spontaneo.
"Bhe se è lavoro, non posso proprio dire no!"
Con fare soddisfatto esce dal mio ufficio.

Cerco le chiavi della macchina nella borsa senza risultato. E dove diavolo ho messo l'auto? Questi parcheggi sono tutti uguali, come si può ricordare dove si parcheggia?
Un rumore, come di passi. Mi volto ma non c'è nessuno.
Okey, adesso iniziano a tremarmi le mani, così non troverò mai le chiavi!
Qualcuno mi afferra per i capelli e...tutto è confuso.
Sono contro il muro. Che male alla testa!
Che sta succedendo? 
"Signorina Smoak, finalmente è sola!" Dice una voce. Un uomo. Non riesco a vederlo, tutto è troppo confuso, offuscato. 
"Stai lontano da lei!" e la riconosco. La sua voce.
Ma non capisco che succede.
"Vorrei, ma questi sono affari!" Uno sparo è  tutto quello che sento. 

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Appena aperti gli occhi la luce al neon sopra di me punge. Un fastidio lancinante alle pupille mi costringe a richiuderli.
Un gemito di dolore attira la mia attenzione e, nonostante il fortissimo  dolore alla testa, mi tiro su rapida.
Sono alla fonderia. E la prima cosa che vedo è Dig che armeggia con dei bisturi sulla spalla di Oliver.
"Eccolo!" Dice buttando in un contenitore un proiettile.
"O mio Dio, Oliver!" Dico in un sussurro.
Mi guarda, oltre la spalla di John, il viso pieno di goccioline di sudore.
"Sto bene!" Mi fa sapere prima che mi agiti.
"Ha la pellaccia dura!" Mi dice Dig in tono scherzoso mentre lo ricuce.
Scendo da quella sorta di barella un po' traballante. Gira ancora tutto, devo aver sbattuto forte la testa, ma non mi importa. Mi sento tremendamente responsabile ed è stata solo fortuna che sia finita bene perché potevamo essere morti entrambi.
"Ho fatto, amico" gli dice John che guardandoci capisce che deve lasciarci da soli.

"Oliver mi dispiace tantissimo" dico riprendendo la mia danza traballante mentre si infila la camicia.
"Non devi. Non ti avrei mai lasciato senza protezione, lo sai" Annuisco colpevole.
"Forse è il caso che ti porti in ospedale. - lo guardo interrogativa - per la testa, hai preso una bella botta." 
"No, sto bene. Davvero." Mi guarda rassegnato, sa già che non mi lascerò portare in ospedale tanto facilmente.
"Quel tipo?" Chiedo, spaventata da cosa potrebbe arrivarmi in risposta.
"Morto. La pallottola mi ha preso ma non prima che la mia freccia prendesse lui" 
"Hai ucciso, di nuovo? Per me?" Sono domande retoriche queste.
Ancora una volta sono la persona che lo ha messo nella posizione di dover fare eccezioni alla sua regola di astinenza dall'omicidio. Il senso di colpa mi pervade. Lo sprono continuamente a fare del bene, a cercare altri modi ma poi sono sempre quella che si caccia nei guai. Quando la smetterò di fargli questo?
"Felicity - si avvicina pericolosamente a me, con un braccio penzoloni per via dei punti - non ho infranto nessuna promessa, quell'uomo non si sarebbe fermato fino a quando non ti avesse ucciso. Era stato pagato per questo. Andava fatto."
"Ma..."
"Non ci sono ma - mi accarezza il viso, spostandomi un ciuffo di capelli scomposti - alcune persone non possono essere salvate, Felicity"
"È la stessa sorte che riserverai a Gordon Byle?"
"Felicity.."
"Anche lui non si può salvare, ormai?" Chiedo ancora.
"Felicity.."
"Oliver ti conosco, sei molto meglio di così! Non stai pensando con lucidità!"
"Sta cercando, in tutti i modi possibili, di ucciderti!"
"Oliver questa città è piena di assassini psicopatici e non te ne vai ad uccidere tutti quelli che minacciano Dig, Laurel.."
"Ma vuole uccidere te! - alza la voce esasperato, come se non capissi - Non riesco ad essere lucido! Se non fossi arrivato in tempo stasera..." si allontana da me, come se facendolo allontanasse anche quel pensiero dalla sua mente.
Voglio che me lo dica, voglio che mi dica ancora una volta che mi ama, voglio che sia sincero, voglio che per una volta si lasci andare e si conceda di dirmi quello che sente. È una tale frustrazione!
"Dillo Oliver! Dillo ti prego..ho bisogno che tu lo dica ancora!"

*** POV OLIVER ***

"Dillo!" La sento urlare. I suoi occhi mi implorano di essere sincero. Ma parlare è la cosa che meno mi riesce. Con una grande falcata copro la distanza che ci divide e le prendo il viso tra le mani. La bacio.
All'inizio la sento irrigidirsi per poi sciogliersi e danzare insieme, con le nostre lingue. Il fiato manca ma non mi interessa, ho quasi rischiato di perderla e non la lascerò andare questa volta. La vedo indietreggiare fino alla scrivania. Senza staccarmi dalle sue labbra sposto la sedia con un movimento del piede e la sollevo leggermente. Dalle labbra mi sposto verso il basso e sento il suo profumo inebriante, salire su per il naso.
La sento vagare con le mani sul mio petto fino a quando non trova i bottoni della mia camicia. Delicata come nessun'altra aveva mai fatto prima, inizia a sbottonarli. Quella dolcezza che mette in ogni suo gesto mi lascia di stucco, mi fa capire quanto profondo sia il suo sentimento, quanto tutto questo sia importante per lei.
Mi blocco un momento, i suoi occhi mi cercano interrogativi ma io le sorrido, voglio solo che la foga e il tremendo desiderio di lei non prendano il sopravvento, voglio essere dolce, voglio darle tutto quello che desidera e godermelo, per non dimenticarlo mai più. Come marchiato a fuoco nella mia memoria.
Le accarezzo il profilo, indugiando un po' di più sul seno. La sento cercare di togliermi la camicia; l'aiuto.
Mi guarda come se non mi avesse mai visto, indugia sulle mie cicatrici e per un momento mi vergogno del mio passato così oscuro, così indegno per una ragazza come lei. Poggia i polpastrelli su quelle zone di pelle rialzata, ma il suo sguardo sembra pieno di ammirazione invece che sconvolto o preoccupato. Un brivido mi prende la schiena e cerco di spostare la sua mano lontano da quell'uomo che ero. 
"Non devi vergognarti - mi dice in un sussurro - quello che hai passato ti ha reso l'uomo che sei ora" e torna a baciarmi. Mi sembra una scena già vista, ma mi lascio trasportare senza pensare. Le afferro la coscia e la stringo, voglioso, con il sangue che ribolle. Non avevo mai provato niente di simile fino ad ora. Passo le mani sulla schiena e, catturando il suo sguardo nel mio, abbasso piano la cerniera del vestito. Silenzioso le chiedo il permesso e lei annuisce piano. La zip, tirata giù, lascia cadere quella stoffa in avanti, lasciandole libere le spalle ma coprendole ancora il seno. Le accarezzo quella pelle liscia. Da una vita mi chiedevo come sarebbe stato. La prendo in braccio e la porto sul letto.
La fonderia non è il posto più romantico del mondo ma non voglio che la nostra prima volta sia su una scrivania, come fosse una cosa normale. Voglio che per quanto poco romantico possa essere, sia perfetto!
La libero da quel vestito e la vedo come un angelo. Bella, come non l'avevo mai vista fino ad ora. La bacio. Prima sul collo per poi scendere sul seno ancora coperto, arrivare alla pancia e indugiare ancora su quella linea sottile degli slip. La sento muoversi, gemere leggermente dal piacere, o dalla voglia. Lo so che lo vuole, so che mi vuole anche lei.
Mi apre i pantaloni e li sfila via con maestria. All'improvviso le parti si ribaltano e me la ritrovo sopra, seduta sulla mia erezione ormai infiammata. Comincia dal basso per arrivare fino alla mia bocca e il piacere sale fin dentro la testa, non riesco a pensare a nient'altro che non sia lei. Mi rigiro e torno ad essere il padrone della situazione. Con una sola mano le sfilo il reggiseno. La vedo leggermente imbarazzata mentre la guardo, contemplo quei seni perfetti. È proprio lì che puntano le mie labbra. La sento contorcersi dal piacere, e un leggero sospiro le esce dalla bocca sfiorandomi l'orecchio. La mia mano vaga verso il basso, alla ricerca degli slip, o meglio, di quello che c'è sotto. Muovo le dita dentro e fuori di lei e le mani mi stringono le spalle, lasciando uscire dalla sua bocca dei piccoli gemiti di piacere. 
"Oliver.." mi sta chiedendo di andare oltre, di andare fino in fondo. Mi sta dicendo che mi vuole.
Il mio cuore non è mai stato così emozionato. Lo sento correre veloce e lasciarmi senza fiato. 
È questa la felicità di cui mi parlano sempre? 
Ci muoviamo insieme ritmicamente, come fossimo una cosa sola. Quando la sento sussurrare ancora il mio nome aumento il ritmo delle spinte fin quando non raggiungiamo l'apice. 
Mi poggio su un braccio e la bacio intensamente.
Questa è la felicità, adesso lo so. Come so che domani al mio risveglio farò l'errore più grande della mia vita. Ma devo. 



SPAZIO DELL'AUTRICE: questo momento Olicity mi è venuto all'improvviso e dovevo assolutamente inserirlo, e usarlo in un momento in cui Oliver ha avuto paura di perderla mi è sembrato perfetto. Che ne pensate???? Ditemi!
 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Mi stringo ancora un po' tra le sue braccia e mi lascio accarezzare da quei muscoli torniti. Lo sento il suo respiro regolare che smuove fili di capelli sulla nuca.
Non voglio aprire gli occhi, non voglio scoprire se questo è ancora l'ennesimo sogno o se Oliver é davvero qui con me.

Se questa notte é reale io...non trovo neanche le parole. Cosa strana, per me. Sono così sopraffatta dall'emozione e dalla gioia che per paura che mi venga portato via vorrei rimanere così per sempre. 
Sentire i suoi baci, toccare la sua pelle, amarlo, tutto mi brucia ancora dentro e non ne ho abbastanza, ne vorrei ancora e ancora e ancora. 
Lo sento muovere le gambe e accovacciarsi leggermente. Mi giro e noto con mia grande sorpresa che è sveglio. Gli sorrido. Non posso farne a meno. Vorrei urlare a tutti che ho fatto l'amore con Oliver Queen e che sono felice. 
Mi sorride di rimando.
Mi posa un leggero bacio sulla fronte ma non resisto e punto la sua bocca. È come se se lo aspettasse perché non c'è alcuna esitazione nella sua risposta, nessuna sorpresa.
"Buongiorno" mi dice in un sussurro. 
Gli rispondo con ancora quel sorriso idiota, quello che hanno i bambini quando hanno ottenuto una caramella. Lo stesso.
"Perché sorridi così?" se n'è accorto! Che bella figura che ci sto facendo!
"Niente" Rispondo evasiva.
Lo vedo avvicinarsi ancora a me e ricominciare a baciarmi. Ovunque. Con dolcezza. Va sotto le lenzuola e poggia baci umidi sulla pancia, andando sempre più giù.
"Oliver senti volevo...." una terza voce richiama la mia attenzione.
È Dig che stava scendendo le scale distratto. Lascio uscire un gridolino mentre do una pacca in testa ad Oliver ancora sotto il lenzuolo.

"O mamma mia! Scusate! - si volta in un lampo - torno tra un'ora o due" 
Vorrei sprofondare per la vergogna. Ma ad Oliver quel piccolo intoppo deve essere indifferente perché riprende a baciarmi lungo il collo.
"Oliver! - lo rimbecco - smettila!" Sì ferma.
"Che c'è? Torna tra un'ora o due!" Dice.
Faccio segno di no con la testa. 
"Scusami ma....mi sento leggermente a disagio, adesso"
"Come vuoi!" Sì stacca dalla mia pelle per rimettersi sul cuscino.
Restiamo così, in silenzio. Un silenzio interminabile. Non volevo certo stare qui a parlare di quello che è successo ma almeno chiacchierare, chiederci cose o magari fare colazione, insieme. Come una coppia. Invece il silenzio é tutto quello che ricevo.
Mi tiro su leggermente e lo guardo.
"Oliver? - lo chiamo e lui mi imita alzando il sopraciglio per spronarmi a parlare - che succede? Ti sei ammutolito. È perché ho detto no?" Sono paonazza in viso. Come mi viene in mente di chiedere una cosa del genere!
"No"
La serietà del suo tono rende tutto così immediatamente gelido e chiaro.
"Ti sei pentito?" Chiedo sull'orlo del pianto. 
Un enorme silenzio arriva in risposta. La verità, tagliente come la lama di una spada, arriva dritaa al cuore, alle gambe, alla testa, vunque.  Il mondo mi crolla addosso. Non posso credere che lo stia facendo davvero. Non posso credere che mi abbia usata in questo modo.
Meschino! Stronzo! Bastardo! 

Con una lacrima già in rotta di collisione con il mento mi alzo dal letto, portando con me il lenzuolo bianco. Non voglio che veda il mio corpo mai più! Si infila i boxer mentre raccolgo la mia roba buttata sul pavimento.
"Felicity aspetta..." è dietro di me e mi prende per un polso.
"Lasciami Oliver" ma lui resta fermo, senza mollare la presa.
"Lasciami!" Il mio è un urlo disperato, fatto di lacrime salate.
"Aspetta, non posso vederti andare via così" la sua voce è  rotta, colpevole.
"Dovevi farmi andare via stanotte, infatti!" La testa mi scoppia, le lacrime non mi fanno vedere niente, neanche la direzione che sto prendendo.
"Non potevo. Non ci riuscivo! Se solo tu sapessi cosa c'è qui dentro - dice indicando la sua testa - forse..."
"Non mi interessa sapere cosa c'è la dentro, Oliver! Basta! Ho chiuso con te e i tuoi dubbi!" L'esasperazione é tangibile.
"No, devi lasciarmi spiegare...ti prego" mi supplica. Ha gli occhi lucidi eppure non riesco a provare nient'altro che rabbia e delusione.
Prima che potessi rispondere il mio cellulare suona. Mi asciugo le lacrime è rispondo al numero privato che appare sul display.
"Felicity Smoak, chi parla?" 
"Gordon Byle, ancora fai fatica a riconoscermi?"
Il mio fiato si spezza. Tanto ero stata presa da Oliver che avevo dimenticato il motivo principale per cui quella sera mi sono ritrovata alla fonderia. 
Oliver fa segno di mettere in viva voce ed io lo faccio mentre corro al computer per cercare di rintracciarlo.
"Ti ascolto" Rispondo
"Non ho avuto notizie dal mio amico, forse vi siete incontrati di recente, così ho voluto controllare di persona. Sei sempre stata brava a scegliere gli amici eh. Amica di Arrow? Amica di, come si chiamava quel poliziotto che ti scopavi? Ah, Adam Montgomery. Brutta fine!" Le sue parole si attorcigliano intorno al mio stomaco e stringono tanto che un conato di vomito viene a farmi visita. Guardo Oliver distrutta e spaventata. 
"Non proprio così brava, ho avuto a che fare con te"
"Errori di gioventù!" Esordisce lui scoppiando in una rumorosa risata.
"È inutile che provi a smanettare sul computer, sono io che decido quando dobbiamo  vederci! Spera solo di non farmi arrabbiare perché dubito che qualcuno dei tuoi amici, come Oliver Queen, sia fortunato come te." La linea cade e io me la prendo con la mia adorata tastiera.
"Non sono riuscita neanche a cerchiare un'area in cui cercare! Maledizione!"
"Ehi, calma. Hai sentito che ha detto, vuole farsi trovare quando dice lui. Dobbiamo aspettare e quando arriverà il momento saremo preparati"
"Io l'ho solo sentito minacciare i miei amici!" Rispondo mettendomi le mani davanti agli occhi.
In quel momento sento le sue braccia stringersi attorno al mio corpo e so che dovrei odiarlo per quello che è appena successo ma non ce la faccio, solo lui riesce a tranquillizzarmi. Sono intrappolata in questo amore senza futuro.
 
"Lui non sa che sappiamo difenderci, possiamo usarlo a nostro vantaggio per metterlo ko, no?" Propone Roy. Sono troppo stanca, troppo sopraffatta per riuscire a ragionare.
"Dici di fargli mettere in atto la sua minaccia e tendergli una trappola?" Chiarisce Dig e Roy annuisce.
"Tu che ne pensi?"
Solo in quel momento sembra che Oliver li prenda in considerazione. È stato così taciturno fino ad ora, non è una cosa da lui non avere piani per affrontare dei criminali.
"Non lo so, qualcosa non mi torna in questa storia." È pensieroso, lo vedo.
"Cosa?" Chiedono i suoi compagni di battaglia.
"Non lo so, è come se questi siano tutti diversivi, cose che usa solo per spaventarla. Vorrei solo capire qual'è il suo piano!" Passeggia nervoso per la stanza. I miei occhi lo seguono ed il solo guardarlo adesso mi fa male. Quando squilla il promemoria impostato sul telefono sobbalzo. 
- cena con Palmer ore 19.30 -
"Cos'è?" Mi chiede Roy allarmato.
"Niente, un promemoria. Ho una cena di lavoro con Palmer stasera"
Oliver mi guarda con un'intensità tale che potrebbe uccidermi senza muovere un dito. 
"È fuori discussione!" Mi dice Dig dando voce ai pensieri di qualcun'altro.
"John, é lavoro non posso evitarlo. Sai ci vivo con quei soldi!"
"Sì ma..."
"Vai. Ti copriamo noi le spalle." Lo interrompe Oliver.
Lo guardiamo tutti increduli. 
Mi lascia andare a cena con un altro uomo senza battere ciglio ed in tutto questo lui sarà appostato fuori a guardarmi? Non posso farcela! 
Se vuole mantenere il punto bene, mi adatteró anche io!


 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Ero pronta. Ho passato ore ad imbellettarmi, a scegliere il vestito più elegante, più sensuale e più dannatamente costoso che avevo nell'armadio. Sono decisa più che mai a far mangiare le mani ad Oliver. A fargliela pagare.
La macchina di Palmer arriva puntuale e senza esitazione entro. Il tragitto è breve, ci scambiamo poche parole miste a qualche battuta per allentare la tensione. La posta in gioco di questa sera è alta; Ray deve concludere un acquisto e conta su di me per fare bella figura.
 
I nostri commensali sono dei signori di età avanzata, piuttosto restii a vendere qualcosa di secolare a chi è completamente immerso nella modernità e nella tecnologia come Ray, e me ovviamente. 
"Questo ristorante è ottimo signor Palmer, se mai tornerò a Starling City verrò sicuramente qui a cena!"
"O Prego,  mi chiami pure Ray! Per l'ottima scelta dovreste ringraziare Felicity, è lei che si è occupata di tutto con tanta premura per farmi sentire completamente a vostro agio" mi guarda aprendosi in un sorriso compiaciuto. 
" sento puzza di adulazione!" Dice scherzosamente il signor Carter.
Rido.
" pare così anche a me!"
Arriva il secondo e torniamo sui nostri piatti.
"Signor Carter, mi permetta di dire inanzitutto che non sono qui per fare pressione, so cosa rappresenta per lei la sua azienda e se non volesse vendere la sua succursale in Central City, capirei perfettamente perché ma, mi permetta di aggiungere che, in quei laboratori informatici c'è così tanto materiale che, con il giusto indirizzo potrebbe portare alla creazione di grandi cose!" Sta già sognando, costruisce innovazioni di ultima tecnologia nel suo cervello, si vede. Sono qui per fare qualcosa, devo aiutarlo.
" mi permetta di aggiungere poche parole, Signor Carter"
"Prego"
"Capisco che quella succursale è la prima della sua immensa compagnia, che oltre che un valore monetario per lei possa avere un valore affettivo, infondo l'ha messa su 34 anni fa, e mi creda che nessuno meglio di me sa quanto valore possa avere un'azienda per chi la mette in piedi ma qui si parla di laboratori informatici, scientifici di ultima generazione e con tutto il loro potenziale insieme alla brillante lungimiranza del signor Palmer si potrebbe fare davvero del bene, per la gente. Dare benefici a chi vive con stipendi modesti. Non è forse quello che anche lei ha tentato di fare per tutta la vita? Fare del bene?" 
Dopo il mio sproloquio senza senso sono certa di aver compromesso questa vendita irrimediabilmente. Sono un disastro.
Per il resto della serata non si è parlato più di nessuna compravendita, fino al momento in cui Ray non mi ha riaccompagnata agli uffici.
 
"Mi dispiace, avrei dovuto tenere la bocca chiusa!" Dico entrando nel mio ufficio. 
"Per cosa? Il tuo discorso è stato davvero lusinghiero per me e credo che abbia fatto vacillare le certezze del signor Carter, adesso aspettiamo e vediamo che ci dice"
"Sei fiducioso, troppo"
"Con il pessimismo non vado da nessuna parte!" 
Mi fa l'occhiolino mentre si avvicina. 
" sono contento di averti con me, sei importante per questa compagnia."
"Hai avuto occhio" dico scherzosa.
"Forse la bellezza mi ha un po' forviato, ma  per fortuna non mi ha ingannato!" 
Ridiamo. È bello poter avere a che fare con persone come me, senza segreti, senza un passato oscuro. Limpide, genuine.
"Anche stasera - dice accarezzandomi la spalla nuda - sei davvero bellissima, Felicity" 
Semplici parole che mi colpiscono, insieme a quel gesto inaspettato. Un bacio. Al quale però non riesco a ricambiare. Sono troppo sorpresa per farlo. Non ho neanche il tempo di pensare che Ray si congeda voltandomi le spalle.
 
"Dobbiamo andare" la voce di Oliver vestito da Arrow, che ormai è diventato la sua unica essenza, mi desta. È fermo davanti la mia porta a vetri e solo in quel momento mi rendo conto che lui era lì, è stato lì tutto il tempo. Una fitta allo stomaco mi prende alla sprovvista e so anche cos'è. Senso di colpa. 
"Oliver..."
"Ti riporto a casa, andiamo" 
Lo seguo in silenzio fino alla sua moto.
Mi porge il casco ed io lo metto. Questi non detti mi stanno uccidendo. Volevo fargliela pagare ma non volevo farlo star male, anche perché conosco la sensazione. 
Salgo e mi stringo a lui timidamente. Non so neanche se voglia che mi aggrappi a lui o che cada maldestramente dalla moto.
Parte a tutta velocità sfrecciando tra le macchine. Mi stringo ancora un po' per paura di cadere. Non riesco a distinguere cose o persone, vedo solo le luci della notte attraverso la visiera del mio casco.
Ad un certo punto tutto quello di cui riesco a rendermi conto è una luce insistente, troppo forte da poter sopportare, mi volto e vedo una macchina che punta dritta verso di noi. 
"Oliver attento!"
"Reggiti!"
 
Tutto diventa veloce, troppo confuso fino a che tutto diventa nero.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Fa male.  Fa male ovunque. Sento qualcosa in bocca, un sapore di metallo dolciastro, sapore di sangue. Pulsa. La tempia pulsa incessantemente. La testa è pesante. Troppo pesante.
Provo a muovermi ma non ci riesco. È come se qualcosa me lo impedisse. Mi rendo conto di essere seduta, su una sedia credo. Ho le mani legate strette da una corda. Apro gli occhi di scatto. 
Che sta succedendo? Dov'è Oliver?
Guardo la stanza semi buia in cui mi trovo.
Non riesco a capirci molto. Davanti  a me riesco a distinguere una figura. Sbatto più volte gli occhi per mettere a fuoco. Lo vedo, Oliver legato alla sedia con la maschera in terra e il cappuccio abbassato. Ha la faccia intrisa di sangue ed echimosi. Gli occhi chiusi.
Un tremolio di paura si impossessa di me. Mi sporgo in avanti quanto più possibile. 
"Oliver" lo sussurro anche se penso di averlo urlato con quanta più voce e fiato avessi in corpo.
"Oliver.." dico ancora, ma non ricevo risposta.
Non può succedere davvero. Non può non rispondermi. Lui è Oliver Queen!
Faccio un respiro profondo nella speranza di calmarmi, ma è inutile. Ripenso a quello che è successo. Ricordo solo una macchina esserci venuta addosso. Lo schianto. Non ricordo come siamo arrivati qui. 
Deve essere opera di Gordon Byle, per forza, altrimenti non saremmo legati ad una stupida sedia ma in ospedale.
Provo a muovere le mani nella speranza che la corda si allarghi o che riesca a trovare un appiglio per poterla rompere. 
Maledizione! Maledizione!
Roy e John sono la nostra unica via di fuga. Devono riuscire a trovarci!
"Oliver, ti prego rispondi!" I singhiozzi del pianto rendono tutto ancora più doloroso, il petto, le costole, le gambe.
Lo vedo muovere la testa quasi impercettibilmente. Aspetto. Aspetto ancora un po'. La tira su. Il labbro malmesso, un occhio rigonfio.
"Grazie al cielo! Ho avuto tanta paura che tu...che tu.." 
"Sto bene - dice con il fiato rotto - tu come stai?"
"Starò meglio quando saremo fuori di qui" gli dico cercando di non far vedere di essere spaventata a morte.
"Vedi il mio arco e le frecce?" Mi chiede
"Sono nell'angolo dalla tua parte. Che ci devi fare? Siamo legati!"
"Sssh, devo capire dove siamo e cosa posso usare come arma. Hai già visto chi e quanti sono?" Scuoto la testa.
"È  stato Byle Oliver, mi dispiace!"
"Per cosa?"
"Per averti coinvolto"
Ci guardiamo, per quel che riusciamo. 
"Adesso provo a liberarmi, ok?" Annuisco fiduciosa.
La porta fa un forte rumore prima di aprirsi, sembra essere una di quelle di magazzino.
"Bene, bene, bene. Vi siete svegliati, dormiglioni!" Finalmente a quella voce si aggiunge un volto, e come previsto era qualcuno che già conoscevo.
"Lascialo andare!" Gli urlo contro appena mi si para davanti.
Ride a crepapelle.
"Perché mai? Sai quanti vantaggi mi può dare averlo qua?"
"E quali sarebbero?"
"Inanzitutto abbiamo qui la persona che ami, o sbaglio? È una bella leva nei tuoi confronti, credimi. Sai a quante persone potrei vendere il caro Arrow? Sai quanti soldi potrei farci? Ti garantisco che ha molti nemici che vorrebbero vederlo morto"
"E cosa staresti aspettando? Il miglior offerete?" Gli chiede Oliver.
" Mi pare ovvio, Signor Queen"
"Che cosa vuoi? Perché non mi hai ancora uccisa eh?"
"Ottima domanda! Ho aspettato questo momento per quattro anni interminabili. Ti garantisco che la mia prima intenzione era quella di ucciderti, così lentamente ma poi ho indagato un po', ho saputo della tua creazione, del tuo super virus. Lo voglio! Voglio usarlo per svuotare ogni singola banca."
"Sei fuori di testa?!"
"Oh nono, e ti dico anche che lo farai, o vedrai la tua dolce metà con una pallottola in testa." Guardo Oliver, mi sembra impassibile.
"Se non lo hai ancora capito Felicity, sono io che gestisco i giochi, questa volta!"
Non so neanche se Oliver é riuscito a slegarsi, se è in grado di combattere.
"Lo farò, lo farò!"
"Brava!"
Sì avvicina con un pugnale in mano che usa per sciogliermi le corde, poi lo lascia cadere a terra. Mi prende dai capelli per farmi alzare, non so neanche se ancora ho la forza di tirarmi sulle mie gambe dopo l'incidente. Mi punta una pistola, appena estratta dalla federa, alla tempia e mi porta verso l'area tecnologica. Ha messo su un gran bel equipaggiamento.
"Adesso tu starai qui e da brava caricherai il virus" Annuisco. 
Sento la presa sui miei capelli venire meno e Byle allontanarsi. Mi volto a crontrollare. Vedo Oliver barcollare all'indietro dopo averlo colpito. Non ha abbastanza forza per battersi. 
"Maledetto!" Sento urlare Byle mentre ricerca la pistola caduta in terra.
Cerca qualcosa Felicity, trova una soluzione!
L'arco e le frecce di Oliver.
Mi fiondo nell'angolo della stanza non prima di aver visto Oliver raccogliere il pugnale vicino la mia seduta.
"Non siete affatto collaborativi!" Preme un pulsante su un dispositivo alla sua cintura  e la porta si spalanca lasciando entrare almeno una decina di uomini armati. Oliver si fionda sul primo mettendolo k.o. ed io afferro l'arco. 
Ma cosa diavolo ci dovrei fare? Come si usa questo coso? 
"Stai indietro!" Mi intima un uomo con il costume rosso. 
Ci hanno trovati!
 
Tutti si muovono così velocemente che non so dove guardare, cosa fare; ho sempre una mano che stringe una freccia all'interno della faretra mentre l'altra stringe ancora l'arco nel centro.
"Avrei dovuto ucciderti prima!" Mi urla Byle puntandomi una pistola contro.
L'istinto mi dice di mettere la freccia all'arco. Non so neanche che sto facendo! Mi farò ammazzare. Ci farò ammazzare tutti!
Vedo Oliver muoversi nella sua direzione mentre gli altri cercano ancora di arginare i suoi scagnozzi.
"Fai un altro passo e l'ammazzo!" Gli dice e lui esita un momento.
Alzo le braccia e posiziono l'arco. 
"Fermo o...o ti conficco questa...da qualche parte!" 
Ride, come qualcuno che non ha più nulla da perdere, soprattutto se la minaccia arriva da una ragazzina balbettante.
"Come no!" Mi sfida muovendo più di un passo verso di me ed io lascio semplicemente andare la freccia, senza pensare, senza prendere la mira sperando solo che la fortuna sia dalla mia parte.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


Non so che fine abbia fatto la mia freccia, sento solo Oliver riprendersi il suo arco e scoccarne una nuova.
"Non l'ho ucciso, vero?" balbetto.
Non posso aver ucciso un uomo. Non posso. 
Oliver mi stringe spingendomi verso il suo petto. 
"No, l'ho fatto io"
Dig e Roy si avvicinano a noi ancora sull'attenti dopo aver messo k.o. e disarmato tutti gli uomini di Byle.
"State bene?" chiede Roy.
"Sì" Rispondo dopo essermi staccata dal suo abbraccio.
Oliver annuisce ma resta comunque barcollante, non deve stare affatto bene.
"Chiamate il capitano Lance per ripulire tutto e soprattutto portatela in ospedale" Dice Oliver ai suoi amici.
"Cosa? E tu? Non riesci a reggerti neanche in piedi!" Protesto.
"Io sto bene, tranquilla"
"No! O vieni anche tu o non ci vado!" L'incidente è stato brusco ed Oliver non è invincibile; quella sensazione che ho provato prima, quando non mi rispondeva, mi ha fatto capire questo: potrei perderlo da un momento all'altro.
"D'accordo. - Sì arrende alla mia richiesta -Roy porta tutto tu alla fonderia, Dig chiama Lance, dobbiamo raccontargli la stessa storia, ok?"
Annuisco.
 
La polizia mi ha riempito di domande fino allo sfinimento ed i medici mi hanno tenuta secoli al pronto soccorso a medicarmi, a fare controlli ed accertamenti. Sono ore che non vedo né John né Oliver. 
La versione che abbiamo raccontato è che quel pazzo ce l'aveva con me e che, dopo esserci venuto addosso con la macchina, voleva che svuotassi per lui conti bancari, ma per fortuna Arrow è intervenuto, salvandoci. Ho chiesto al capitano Lance le conseguenze che comportava questo ritorno all'omicidio, gli ho detto che è stato costretto. Mi ha creduto, ma non so cosa farà a riguardo.
Il pensiero che Oliver abbia dovuto infrangere di nuovo il suo giuramento per me mi fa stare male. 
Nell'ultimo anno e mezzo è solo colpa mia se lui continua a considerarsi un mostro, qualcuno a cui la redenzione non è concessa. Non mi ero mai resa conto di questo. Per me è disposto ad andare incontro alla parte che più odia di sé stesso. 
Questa consapevolezza stringe il mio cuore tanto da farmi male, tanto da farlo smettere di battere e togliermi il fiato.
Quando il medico mi dà il via libera esco dalla stanza, Dig è fuori che mi aspetta.
"Dov'è Oliver?"
"In quella stanza" dice indicando mi qualche porta più in là nel corridoio.
Cammino veloce e faccio capolino per assicurarmi che sia solo.
Lo vedo rimettersi la maglia bianca.
"Hey" mi dice quando si accorge della mia presenza ma in rimando riesco solo a correre verso quel petto così grande ed abbracciarlo. Lo stringo forte come mai ho fatto.
"Ahi ahi ahi" lo sento lamentarsi sotto la mia stretta e mi ritraggo velocemente.
"Contusione e una costola rotta" mi dice
"lo sapevo che non stavi bene!" Gli dico risoluta. Mi sorride, anche se sembra più una smorfia.
"Tu stai bene?" 
"Qualche brutto graffio, ma niente di inguaribile. Forse zoppicante"
"Zoppicante?"
"Una lieve lesione alla caviglia, ma passerà" 
"Comunque bella mira!" Cerca di riempire il silenzio.
"Tutta fortuna! Ma visto che mi sento portata, mi darai qualche lezione di tiro con l'arco?"
"Assolutamente no!"
"Ma come no?"
Scoppiamo a ridere. 
Costringo Oliver a passare la notte a casa mia, dato che Thea è fuori città ma lo ha comunque  bombardato di chiamate e di minacce di morte se non fosse rimasto a letto per qualche giorno; anche Laurel si è  offerta di ospitarlo ma lui ha gentilmente declinato l'invito dicendo di non volerla disturbare. Io dal mio canto non sono stata così gentile da chiedere, io ho dato un chiaro ordine!
 
"Se vuoi ti metto un altro cuscino" gli dico con la bocca piena.
"No, va bene così" 
"Oliver stai tutto storto!"
"Mi stresserai fino a che non mi darai un altro cuscino, vero?"
Annuisco con vigore e lui si arrende.
"Perché non vuoi che qualcuno si prenda cura di te?" Gli chiedo mentre lo aiuto a spostarsi.
"Non è vero"
Lo guardo torva.
"Non voglio disturbare. Sto bene. Non ne ho bisogno.  Il pavimento non è così scomodo come sembra. Devo continuare la lista?"
"Ok, ok forse un po' hai ragione ma - fa una pausa, non sono argomenti di cui parla volentieri - negli ultimi 8 anni me la sono dovuta cavare da solo, non c'era nessuno che si prendesse cura di me. Credo sia questo"
Sembra così vulnerabile. Se si riesce a vedere sotto quella corazza piombata  che si è costruito addosso in questi anni, la sua fragilità è tangibile. 
Gli accarezzo la guancia mossa da una forza sconosciuta.
"Oliver, quando capirai che non sei solo? Dig, Roy, Laurel...ed io ci siamo. Ci saremo sempre per te che sia per aiutarti contro i criminali o per tutto il resto. Perché non riesci ad aprirti?"
"Perché - fa una smorfia di dolore dovuta al brusco movimento - perché questo sono io!"
"Ma..."
"Non ci sono ma, Felicity. Sono già andato oltre tutto quello che mi ero ripromesso nel momento in cui sono tornato a casa"
"Ed è stato così brutto esserti ritrovato con degli amici?" 
"No, ma...coinvolgo continuamente persone che amo nelle mie beghe"
È un testone!
"Mi dispiace" esordisco e lui mi guarda come se non capisse.
"Per cosa?"
"Per averti coinvolto nelle mie faccende. Per aver messo persone che amo in pericolo, per averti costretto ad uccidere ancora una volta. Come vedi non ci sono solo le tue di battaglie, Oliver"
È vero, tutto quello che sto dicendo lo penso davvero ma spero che le mie parole gli facciano capire che ormai siamo tutti coinvolti.
"Non ti avrei mai lasciato da sola, lo sai."
"Perché è questo che fai, proteggi le persone a cui tieni, Oliver"
"Così dicono" ironizza per fortuna.
"Sei quasi tenero" cerco di cambiare discorso, non voglio forzarlo.
"Cioè?"
"Così indifeso, lamentoso. Sembri un bambino che si è fatto male" 
"Ah si? Vedi...vedi perché non voglio che ti prendi cura di me!" Dice puntandomi il dito contro e ridendo.
"Ahi! Fa male!" 
"Dove?" Dico calandomi nella parte.
"Qua" prende la mia mano e la posa sul suo petto.
Mi avvicino e gli poso un leggero bacio in quel punto.
"Che fai?" 
"Da piccola mi dicevano sempre che con un bacio passa tutto"
"Ah si?" Ed io annuisco portandomi davanti a lui. Guardo i suoi occhi blu e mi perdo. 
Tutta quella rabbia della sera prima era sparita perché so che Oliver mi ama, so che non mi farebbe mai del male di proposito, me lo dimostra continuamente. Ed io, io lo amo così tanto che nonostante tutto non riesco ad andare oltre e dovrei ma stanotte ho toccato con tutta la mia anima la paura, la paura di perderlo e non voglio più passare il tempo a lamentarmi, a logorarmi, ad arrabbiarmi.
 
***POV OLIVER***
 
Mi posa un bacio sul petto, inaspettatamente. Un gesto così piccolo, naturale e quotidiano che mi mette avanti la realtà dei fatti: vorrei che questi momenti ci siano ogni giorni, ogni ora, sempre.
"Che fai?" 
"Da piccola mi dicevano sempre che con un bacio passa tutto"
"Ah si?" Prendo la sua mano e la poggio sulla mia bocca. Mi guarda, titubante, come se non sapesse cosa voglio davvero e non posso biasimarla. Nelle ultime 48 ore sono stato particolarmente contraddittorio ma, ne sono successe molte.
Mi torna alla mente il bacio che ho visto nel suo ufficio. Un altro uomo oltre me che si avvicina alle sue labbra, che le assapora, un altro uomo che le sfiora la pelle, mi fa impazzire! Ero consapevole che lasciarla andare voleva dire anche questo ma, quando l'ho visto con i miei occhi, ci ho messo un po' a realizzare che tipo di sentimento sia quello che ho provato: è gelosia.
Non voglio che nessuno oltre me la tocchi, la sfiori, la baci, la faccia sorridere. Sono egoista, lo so.
Mi sporgo in avanti e la bacio con delicatezza, poi con foga. Ho aspettato tutto il giorno per farlo. Dio, che buon profumo che ha, che buon sapore.
"Ahi!" Mi sto muovendo troppo bruscamente per le mie costole e me lo ricordano.
"Scusa! Forse non è il caso che.." si allontana, si allontana da me. 
"Felicity, io..." Dillo idiota che non sei altro! Dille che la ami e che vuoi stare con lei, forza!
"Oliver, è da ieri che volevo dirti che mi dispiace per quello che hai visto, con Ray intendo" abbassa lo sguardo imbarazzata.
Non resisto e mi sporgo ancora a prendere le sue labbra in un bacio. Ho bisogno di lei e della sua luce, ho bisogno di lei per ricordare a me stesso che sotto il cappuccio esiste ancora Oliver Queen e che è una persona.
"Non voglio che nessun altro uomo ti sfiori" gli sussurro tra le labbra.
"Cosa?" la sorpresa é evidente e vuole una spiegazione.
Mi schiarisco la voce.
"Felicity, questi giorni sono  stati...forse i più difficili, la paura di perderti, per via di Byle,Palmer...non voglio più avere questa sensazione"
"Cosa stai cercando di dire Oliver?" Sta usando quel tono adorabile, quel modo di parlare dove le parole non si distinguono.
" Che voglio stare con te, provarci almeno" la vedo sgranare gli occhi un po' lividi degli angoli e aprirsi in un sorriso enorme.
" Non lo dici perché hai avuto qualche commozione celebrare? "
Rido.
"No"
"Non ti tirerai indietro domani mattina, vero?"
"No!"
Mi salta in braccio e nonostante la mia felicità il dolore è più forte.
"Acci. .. ahi!" Urlo.
"Scusa, scusa, scusa!"
Mi dice tempestandomi di baci il viso.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


"Ecco il tuo caffè!" Dice qualcuno che non riesco a distinguere con esattezza mentre vortico nel vuoto dei miei allenamenti.
"Se lo fai freddare di nuovo e ti lamenti stasera esci con John!" È Felicity, che come ogni mattina si prodiga a portarci la colazione.
"Io? Io ho già una bambina a cui pensare, per due non ho tempo!" Scherza lui mentre gli vado incontro.
"Grazie, sei un amico!"
Mi avvicino alla scrivania della nostra informatica e prendo la coppa di caffè fumante ma non prima di averle dato un bacio sulla fronte.
"Grazie, per il caffè intendo!" Mi guarda sorridente e penso che il mondo si sia fermato un momento.
"Allora, ieri sera la ronda è stata tranquilla?" Chiede poi rivolgendosi a Roy che era preso ancora dai suoi esercizi quotidiani.
"Penso che non abbia preso troppo bene la storia del dj" mi sussurra poi quando la risposta del ragazzo non arriva.
"Puoi...puoi evitare di parlarmi dei drammi amorosi di mia sorella? Non sono ancora pronto per quelli" le dico cercando di scacciare via dalla mente l'idea di mia sorella che si sbaciucchia con un biondo qualsiasi.
"Ook! Scusa, tanto! Comunque ragazzi devo correre in ufficio perché ho una riunione, ci vediamo stasera!" Dice Felicity raccogliendo le sue cose e fiondandosi fuori senza degnarmi di uno sguardo.
"È normale...quello?" Chiedo a Dig che di sicuro si intende di relazioni normali molto più di me, ma in risposta ricevo una fragorosa risata.
"Oliver se non abbiamo da fare vado su al locale che è il mio turno di lavoro" dice Roy. Forse Felicity ha ragione, la nuova relazione di Thea non gli è andata molto giù.
" Oliver mi fai quasi tenerezza, mai avrei pensato di dirlo!" Ride ancora.
" ma...senti sei tu quello che mi ha spinto a fare i conti con i miei sentimenti e ora non vuoi neanche aiutarmi?"
"In cosa dovrei aiutarti?"
"Non ho idea di come sia una relazione normale, sono 8 anni che non porto ragazze fuori a cena o faccio gesti romantici!"
"Questo è tutto?"
"Ti sembra poco?"
"Oliver é Felicity! Non ha bisogno di una cena nel ristorante più lussuoso in città"
"Lo spero bene, perché non me lo posso permettere! È tutto nuovo per me, lei, essere un senzatetto praticamente e povero. Vivo con i sussidi di mia sorella!"
"Oliver stai andando in paranoia. Sii te stesso e basta! Adesso vado a comprare i pannolini per Sara."
La fa facile lui, non ho mai dovuto conciliare la mia vita privata e quella 'lavorativa', non ho mai dovuto preoccuparmi sul serio di qualcun'altro oltre me e questo mi fa dannatamente paura. Mi sento appeso ad un filo, al primo sbaglio cado.
 
***POV FELICITY***
 
"Devi controllarlo però perché per crearlo ho dovuto girarci intorno e non so se così riesce ad estrapolare i dati completi, controlla e fammi sapere. Ah poi non dimenticare che alle 18 hai l'intervista per il lancio del primo prodotto Palmer dalla nuova sede." Dico ad un Ray che mi guarda esterrefatto.
"Senza di te sarei perso! Sei fantastica!"
"Lo è,  vero?" Dice una voce ed entrambi ci giriamo a guardare in quella direzione; vedo Oliver entrare nel mio ufficio e resto sorpresa. Questa è la prima volta che viene in questo edificio come membro della famiglia Queen dunque ci metto un po' prima di realizzare che il mio ragazzo - mi fa ancora troppo strano chiamarlo così - e l'uomo che mi ha ficcato la lingua in bocca sono nella stessa stanza, con me.
"Che ci fai qui?" Chiedo
"Se eri libera, volevo portarti a pranzo fuori"
Guardo subito in direzione di Ray come a chiedergli il permesso.
" Vai pure in pausa, stamattina ti ho già spremuta abbastanza! Ah, ricorda che devi esserci anche tu alle 18 per l'intervista"
"Bene, allora vedo se riesco a trovare qualcosa di più adatto. A dopo!"
Prendo la borsa e mi dirigo verso Oliver che, da gentiluomo qual'è, mi tiene la porta aperta.
 
"Come mai questa... sorpresa?" Chiedo mandando giù il boccone.
"Ti ha dato fastidio?" Chiede mettendosi sulla difensiva ed io gli prendo la mano poggiata sul tavolino.
"No, assolutamente anzi...è stata una piacevole sorpresa, solo che...mi stavo abituando ad averti per me così poco"
"Mi dispiace per questo ma..."
"Tranquillo, non è una critica la mia. So che passiamo il tempo a prendere i cattivi" questa ultima frase la dico sottovoce per non farmi sentire dalle persone intorno.
"Comunque stai bene così,  per l'intervista intendo"
"Dici? Non lo so, mi sembra cosi...non lo so"
"Non hai bisogno di comprare nulla di nuovo"
"Mmmm qualcosa mi puzza! Che c'è sotto?" Non è certo tra i suoi argomenti preferiti il vestiario, soprattutto se a parlarne é uno che vive in un costume verde e non sa più cosa sono i vestiti.
"...niente!"
"Oliver...non mi inganni!"
"Cosa? Non posso dirti quanto stai bene? Felicity Smoak sei proprio una donna difficile, mica come le altre!" Il suo tono é ironico ma so bene che questo è uno dei suoi modi per dirmi qualcosa di carino. Uno di quei pochi momenti in cui penso di poter essere all'altezza di Oliver Queen, vorrei solo che anche lui si vedesse così.
Mi alzo e dondolando come una quindicenne vado verso di lui che interdetto si alza di conseguenza. Giocherello un po' con le sue dita fino a quando non metto le mie braccia intorno al suo collo.
"Vorrei che riuscissi a vedere quello che vedo io" non so come mi vengono fuori queste smancerie con lui.
"E  cosa vedi?"
Vorrei dirgli che vedo una persona fantastica, un vero uomo, una persona che cerca di onorare l'amore dei suoi genitori per i loro figli, una persona che protegge chi ama, che cerca di non deludere e rendere orgogliosi di lui anche chi non c'è più; vorrei dirgli che vedo una persona che si batte incessantemente per far tornare la luce in questa città che tanto ama, vedo una persona che vuole fare del bene e, nonostante le tenebre continuino a tirarlo giù, continua a restare a galla, a non arrendersi, vedo una persona che combatte fino all'ultimo perché crede davvero che le cose possano migliorare. Quello che vedo è un eroe. Che si chiami  Arrow o Oliver Queen. Ma tutto quello che faccio in risposta è posare le mie labbra sulle sue. Secche ed umide allo stesso tempo. Lo bacio come se non fossimo in una piazza, come se intorno a noi non ci fossero persone. Lo bacio e solo dopo mi rendo conto che lui ha ricambiato anche sapendo che qualcuno ci possa vedere.
Rido.
" Cosa? " chiede.
"Mi stai baciando in pubblico" dico tra le labbra. In rimando mi arriva un altro bacio, più dolce del precedente. 
È così bello qui. Così. 
A rompere l'idillio è il cellulare di Oliver.
"Dimmi" quando risponde così sono o John o Roy e di sicuro non sono buone notizie.
"Arrivo"
"Che succede?"
" Samuel Fergus è stato trovato morto"
" E chi è?"
"Il boss della casata Fergus, noti criminali, i più 'antichi' a Starling"
"Oh, non è una cosa buona"
"Già. Tu torna a lavoro, io vado. Ci vediamo dopo" dice e poi corre via dandomi prima  un veloce bacio a fior di labbra.
Mi dirigo verso la cassa per pagare, come al solito ormai, e presa dai pensieri inciampo andando a sbattere contro l'ultima della fila, una signora dai capelli corvini.
"Oh, mi scusi, sono inciampata! " 
"Non si preoccupi" mi dice voltandosi e il suo viso mi sembra familiare.
"Ah, lei è amica di Oliver Queen!" È mentre lo dico che mi rendo conto di non averlo solo pensato.
"Ehm...si" dice voltandosi nuovamente per darmi le spalle.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordicesimo ***


Dopo aver parlato con quell'orda di giornalisti accaniti ritorno nel mio ufficio per prendere la mia roba.
Controllo il cellulare tanto perché fino a quel momento non ne ho avuto il tempo.
 
Sto andando con Roy, non passare per il Verdant, passo da te appena ho finito stasera. Preparati per mangiare!
 
Leggo quel messaggio e mi scappa un sorriso.
 
Mi guardo ancora una volta allo specchio; non ho dimenticato nulla. Mi fanno strano gli orecchini, non li porto spesso ma questa è la prima volta che esco fuori a cena con Oliver, dall'ultima saltata...in aria. Voglio essere perfetta!
Sento il campanello  e corro ad aprire afferrando la borsetta.
"Finalmente, sto morendo di fame!" Dico quando me lo ritrovo davanti e mi guarda, sulla sua faccia un grande punto interrogativo.
"Stai uscendo?" Mi chiede ed ora sono io a non capire, poi vedo che ha una busta in mano.
"Oh...oh che figura! Avevo, io avevo capito che andavamo a cena stasera e allora..." indico il mio vestito.
Mi sento ridicola per questa figuraccia!
"No, io intendevo mangiare a casa...okay, ora mi sento un vero idiota!" Dice sorridendo nervoso.
"No, no..  siamo due ridicoli!" E scoppiamo a ridere.
"Cos'hai in quella busta?"
"Ah si, ehm avevo pensato che, vista la nostra ultima cena, potevamo mangiare italiano ma sai, cucinando noi. Per..per evitare che succeda qualcos'altro" dice. L'idea è tremendamente tenera. Afferro la busta e lo lascio entrare richiudendomi la porta alle spalle.
"Lasagna! - dico sfrugando al suo interno - sai fare il sugo, vero?"
"Mmm...sono stato recluso su un'isola per anni" dice scherzoso. Prendo il mio tablet e glielo porgo.
"trova come si fa qui sopra, io intanto vado a mettermi qualcosa di più...comodo" ma Oliver mi afferra per la vita prima che scappi via.
"Devi proprio?"
"Non posso cucinare con questo qui addosso!" Cavolo è  un Armani originale, mi è costato uno stipendio intero!
"Possiamo cucinare dopo..." la sua voce così sensuale mi fa vibrare le ossa.
Poggia il suo naso sul mio collo, è freddo, eppure non voglio che si allontani. Mi bacia, centimetro per centimetro fino alla spalla mentre una mano tira su il vestito che fascia la coscia.
"Ol-Oliver" Deglutisco. 
Al diavolo il vestito, al diavolo la cena, voglio solo che non smetta mai di volermi come adesso. Mi volto verso di lui e lo bacio, così appassionatamente, così vogliosa da spaventarmi io stessa. Ci trasciniamo in camera da letto, senza staccarci mai.
 
La mattina seguente mi sveglio appoggiata al suo petto. Che bella sensazione quella che sto provando. Lui gioca con i miei capelli passando i polpastrelli tra le ciocche malmesse.
"Mi hai lasciata digiuna ieri" dico con voce roca, quella che si ha appena svegli. Sosprira.
"Stamattina colazione abbondante?" Chiede ed io annuisco stringendomi ancora un po' a lui.
"Non voglio andare a lavoro!" Mi lamento avvicinando la mia testa alla sua.
"Non ti facevo così pantofolaia"
"Io? Pantofolaia? Voglio solo rimanere qui...con te" aggiungo in un secondo momento. 
"Mmm dovrò farlo sapere al signor Palmer! - scherza - vado al bar qua sotto a prendere la colazione"
"Ah aspetta ecco cosa ho dimenticato di dirti, ieri ho incontrato quella tua amica, quella che avevi visto a Central City"
Inizialmente mi guarda senza capire.
"Sandra?"
"Non so il nome, comunque si credo lei. Era al nostro stesso ristorante ieri"
Lo vedo scurirsi in volto e cerca di passare l'argomento.
"Chi è?" Chiedo insistente.
"Qualcuno che conoscevo, te l'ho detto"
Si riveste ma io continuo. Questo suo essere evasivo mi mette sull'attenti.
"Sì ma qualcuno del tipo conoscente? Amica? Ex ragazza?"
Mi guarda fulmineo.
"Nessuna delle tre. Se proprio vuoi sapere che tipo ero, ti dico che era una delle ragazze con cui ho tradito Laurel"
Lo dice con tono infastidito e mi rendo conto di aver oltrepassato il limite. So bene che non è più quel tipo di uomo, adesso è tutt'altra persona ma avere la consapevolezze che ancora possa ritrovarmi davanti una delle tante con cui Oliver é stato mi infastidisce. Mi metto costantemente a paragone di Laurel e questo è già così assurdo ma...no è  assurdo. Sono assurda. Sto pensando cose irrazionali.
"..non volevo. Ero solo curiosa"
"Lo so"
Lo dice solo per acquietare il mio senso di colpa adesso.
"Vado e torno" mi posa un bacio sul naso ed esce.
 
Al suo ritorno sono già pronta per uscire, ci sediamo in cucina e lui mette tutto in tavola, apparecchiando per bene.
"Per farmi perdonare la mancata cena" 
Gli sorrido.
"Come è andata con quell'omicidio poi?" 
"La cosa è un po' complicata. A quanto abbiamo capito in città è arrivato un nuovo Boss e vuole sbaragliare la concorrenza ma è come fosse un fantasma"
"Strano"
"Già. Vorrà dire che dovremmo concentrarci molto su questo nuovo arrivo in città"
Al mio cellulare arriva un sms e lo guardo al volo mentre sorseggio il mio caffè.
 
Sto arrivando in città!
 
"Oh no!"
"Eh?"
"Mia madre sta venendo in città, di nuovo!"
La disperazione che trasuda dalla mia voce è evidente perché Oliver scoppia a ridere.
"È tragico! Non ridere, ti prego!"
"Pensavo andasse meglio tra voi"
"Sì ma, non può ripiombare qui adesso" indico lui  e me, me e lui. Ci mette un attimo di troppo per arrivarci ma poi lo fa.
"Aaaah"
 
Il campanello suona ed Oliver mi guarda interrogativo, i suoi occhi mi stanno chiedendo se aspettavo qualcuno ed io ho una brutta sensazione.
Apro dopo che il campanello ha suonato insistentemente varie volte.
"Feliticy!!!!" Mia madre lo urla così forte che la sua voce arriva fino in cucina.
È la mia fine questa volta.

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo ***


"Mamma" dico con voce tremante per la vergogna.
"Questa volta non puoi dire di non essere stata avvisata Felicity, ho premuto invia!"
"Sì,  davanti casa mia"
"Meglio che non avverti proprio avvisato, non credi?"  dice oltrepassandomi con la sua enorme valigia.
"Scusa, ma quanto ti fermi?" Chiedo preoccupata per la grandezza del suo bagaglio.
"Un paio di giorni - guardo la sua valigia stupita - ho solo portato qualcosa in più per sicurezza". 
Vedo Oliver fare capolino dalla cucina per poi andare dritto verso mia madre. Sto iniziando a sudare.
"Ehm Donna, bentornata" esclama nervoso.
"Oliver! - si gira verso di me - perché ne trovo sempre uno diverso a casa tua?"
Oliver mi guarda interrogativo ed io mi sento davvero in una pessima posizione.
Lo guardo a mia volta sperando che lasci correre ma i suoi occhi chiedono ancora.
" ma..mamma ha trovato Ray l'altra volta, qui a casa mia"
"Oh, Ray" dice con tono sarcastico.
"No! " Urla mia madre mettendosi le mani davanti la bocca e noi ci voltiamo verso di lei.
"No! Voi due...o mio Dio!"
"Cosa?"
"State insieme vero? Dimmi che stai con lui, tesoro!"
"Mamma!" Le dico indignata. Come cavolo ha fatto? 
" L'ho visto quello sguardo" dice rivolta ad Oliver che di suo ride mesto.
"Quale sguardo? Mamma smettila di impicciarti" le dico fiondandomi in cucina a sistemare.
"Ah, colazione a casa. Classici indizi di un fidanzato che resta a dormire" mi dice.
Esasperata la guardo.
"Sì mamma, io ed Oliver apparentemente stiamo insieme!" Poi torno alle mie faccende.
La sento canticchiare contenta e spero che Oliver vada via subito per non assistere al resto.
"Lo sapevo! Lo sapevo! Ma avevo già capito che tra voi..." da una pacca al petto di Oliver e  poi si gira verso di me facendomi l'occhiolino.
Questo sarà un vero incubo.
"Donna é stato un piacere rivederla ma adesso devo scappare - lo vedo allungare una mano ma mia madre lo stritola tra le sue braccia. - Noi ci vediamo più tardi?" 
Mi chiede ed io mi avvicino a lui.
" Sì, ma ho una riunione prima" gli dico, lui annuisce e mi posa un leggero bacio sulla fronte prima di andare via.
Resto sola con mia madre e il solo pensiero di quello che potrebbe succedere mi fa capire quanto i criminali a cui diamo la caccia, in confronto, siano dei veri angioletti. 
"Ma non mi aggiorni mai?!" Mi dice una volta assicuratasi che la porta sia chiusa.
" Scusa che dovevo fare? Alzare il telefono e dirti 'mamma comunque mi vedo con qualcuno' ?"
"Sarebbe stato gradito, si! Ma poi hai visto che muscoli?" Mi chiede ed io la guardo allibita.
" Che domande!  Ovvio che li hai visti!"
"Mamma, per favore resta in una conversazione civile madre/figlia"
Mi si avvicina e mi prende le mani.
" mi sembra davvero un bravo ragazzo e se sei contenta, allora sono contenta anche io" è quasi commossa quando mi stringe in un abbraccio. Questa è la conversazione più civile, da madre a figlia che abbiamo mai fatto, forse. 
L'abbraccio a mia volta.
" E mi piacerebbe conoscerlo di più! Questo me lo devi permettere, ok? Una cena? Stasera?"
Sa essere molto convincente e non riesco a rifiutare.
 
Guardo l'orologio e vedo che è quasi ora di pranzo, prendo il cellulare e compongo un numero.
"Ciao!" Dice la voce dall'altra parte della cornetta.
" è un brutto momento?"
"No, dimmi pure"
"Ecco...non so come dirtelo perciò lo dico e basta. Mia madre vorrebbe che venissi a cena con noi stasera, vuole conoscerti meglio" faccio il gesto delle virgolette con le dita alzando gli occhi anche se so che lui non può vedermi.
Resta un momento in silenzio, so che per lui è chiedere tanto. Troppo.
"Bhe, dove?" Domanda poi.
" Ti mando l'indirizzo poi e ti prego, resta sempre sul vago, qualunque cosa ti chieda!" Lo consiglio con largo anticipo.
 
*** POV OLIVER ***
 
"Problemi?" Chiede Dig
"Dipende. La mamma di Felicity è in città - già lo vedo sorridere sotto i baffi - e vorrebbe cenare tutti insieme" dico mettendo il telefono sul tavolo.
"Vedo che le cose si fanno serie" Scherza lui ed io muovo le mani nervosamente.
" diciamo che non sono proprio a mio agio con questa...cosa"
"Dici?" Scherza riferendosi poi ai movimenti nervosi che sto avendo.
" gli unici genitori che abbia mai incontrato sono quelli di Laurel che erano poi gli stessi di Sara e diciamo che...non erano così entusiasti"
"Anche Bertinelli, non dimenticartelo"
Lo fulmino. Lui scherza ma io sono serio. 
" uno mi ha arrestato e l'altro l'ho fatto uccidere, bastano come precedenti disastrosi?" Dico sarcastico. Troppo tempo a contatto con Felicity ha fatto uscire fuori il mio umorismo.
" Oliver, sai perché sei nervoso? - lo guardo curioso - perché Felicity la ami davvero."
"Mm ma questo non risolve comunque il mio problema"
John ride.
" Amico, questi momenti dovrò ricordarli per sempre. Non credo avrò altre occasioni di vederti così fuori dal solito Oliver"
Il mio telefono suona ed abbandono volentieri quella conversazione per rispondere.
" Laurel, dimmi"
"Abbiamo un problema."
 
Sono passate un paio d'ore e sono tornato alla base. Quando con Laurel entriamo troviamo tutti lì, ognuno occupato con le sue mansioni.
"Ehi, pensavo avessi una riunione" dico rivolto a Felicity.
"Sì ma ho pensato di passare comunque, magari riuscivo a trovate qualcosa su questo fantasma che stiamo cercando"
"E?" Le chiede Laurel avvicinandosi.
" Niente, per ora non sono riuscita a trovare nulla. Ho bisogno di più indizi"
"Con Oliver stavamo seguendo una pista" le sento dire e Felicity la guarda con la coda dell'occhio.
"Sarebbe?" 
" L'ultimo affare di cui si stava occupando Fergus con il suo clan"
"Una nuova droga proveniente dal Sud America"
"Mmm perfetto, altro?"
"Per ora no" io e Laurel diciamo questa frase all'unisono.
La vedo abbassare lo sguardo per poi cercare il cellulare.
"Adesso devo andare"
"Posso usare i tuoi computer? Magari intanto riesco a scoprire qualcosa" le dice Laurel e lo vedo quello sguardo. Nessuno deve toccare le sue cose, lo so bene ma abbiamo bisogno di trovare una pista. Decido di rimanere in silenzio.
"Ehm, sono sicura che potrà aspettare domani questa ricerca" 
" E se intanto trovassi qualcosa? Perché aspettare?" 
La vedo prendere un grosso respiro.
"Va bene, ma con attenzione, non vogliamo farci scoprire" le dice e lei si fionda subito sulla poltrona.
" ci vediamo alle otto, ok?" mi dice ed io annuisco. Inaspettatamente si avvicina e mi posa un bacio sulle labbra.
È tutto il giorno che non sento il suo profumo, il suo sapore e quel gesto, così innocuo, così semplice mi fa salire la voglia... di baciarla. Baciarla come si deve. Baciarla con passione e farla mia, subito.
La fermo afferrando il suo polso prima che vada via e torno sulle sue labbra e la bacio, davvero questa volta. Anche se non come vorrei.
La guardo andare via e sento la delusione delle nostre vite complicate venire a galla.
Laurel si è girata a guardarmi con disappunto, ma faccio finta di non notarlo e torno alle mie cose.
 
*** POV FELICITY ***
 
Che non mi sia mai stata particolarmente simpatica non è un mistero, ma cercare di sabotare la mia attrezzatura mi sembra esagerato. Tutto questo per? Perché vuole essere come Sara!
Cerco di smettere di pensare cose cattive su Laurel, non ce l'ho con lei sono solo particolarmente sotto pressione di recente. Smuovo la testa per mandar via quei pensieri che non mi appartengono.
 
Io e mia madre siamo già sedute al tavolo del ristorante, picchietto nervosamente il dito sul tavolo; Oliver come sempre è in ritardo, spero solo non sia successo nulla di grave. Proprio mentre la mia mente vaga verso il peggio entra dalla porta ed io riprendo la respirare.
"Scusate il ritardo ma sono stato trattenuto" dice. Una frase che non mi sembra per niente nuova.
" Tranquillo, anche noi siamo appena arrivate" gli dice mia madre.
"Ordiniamo?" Chiedo cercando di evitare ogni tipo di conversazione quando vedo il cameriere avvicinarsi. 
"Allora che mi raccontate ragazzi? Felicity è sempre a quel noioso lavoro e tu? Che cosa fai adesso?"
Stringo il tovagliolo sotto la mia mano. Questa cena sarà un disastro!
Guardo Oliver completamente nel pallone e lui sembra fare lo stesso. 
Sorride prima di rispondere.
"Bhe, al momento possiedo metà della quota del locale dove ci siamo conosciuti la prima volta, con mia sorella. Una delle poche cose che si sono salvate dal nostro tracollo, diciamo"
Sul serio? O se lo sta inventando? Non ne sapevo nulla se è vero. Però non se l'è cavata male, già me lo immaginavo balbettare e rifilarle una scusa assurda come quelle che dava a me.
Un energy drink in una siringa? Andiamo!
"Oh, bhe interessante! Dunque lavori maggiormente di notte?"
Per poco non mi strozzo con l'acqua che sto bevendo.
"Tesoro tutto apposto?" Chiede mia madre notando i miei colpi di tosse.
"Sì,  sì tutto bene" dico ed Oliver mi guarda divertito.
"Ehm si, lavoro soprattutto di notte" continua. Credo si stia divertendo a vedermi così tesa.
" Ah! E, riuscite a conciliare le cose?" Chiede sinceramente curiosa.
Ci guardiamo.
"Ehm si" dico
"Sì,  a volte Felicity viene ad aiutarmi, quando lavoro intendo"
Gli tiro un calcio sotto il tavolo.
Lo sta facendo apposta!
"Fantastico! Ecco perché sei sempre fuori casa, giorno e notte irraggiungibile!" Mi dice mia madre dandomi un leggero schiaffo sul braccio.
"Già!" Dico fulminandolo con lo sguardo.
Il resto della cena prosegue nello stesso modo, con mia madre che continua a fare domande assurde ad Oliver fino a quando non va al bagno per sistemarsi e ci lascia un momento per respirare.
"Potrei fingere di non stare bene e filare via, che dici?" Gli suggerisco e lui prende la mia mano.
"Potresti, ma poi sarebbe scortese"
"Dillo, tu ti stai divertendo a risponderle! Ammettilo!" 
Ride. 
"Ti ringrazio per essere venuto comunque, so che forse avresti preferito stare il più lontano possibile questi giorni però lo apprezzo, davvero" gli dico sinceramente grata per la sua presenza.
"Non devi ringraziarmi. Tu chiedi ed io faccio".
"Scusate, ma ogni tanto serve rincipriarsi il naso" dice mia madre tornando al posto ed interrompendo quel momento nostro.
Mai avrei pensato che Oliver sarebbe stato cosi accondiscendente nei miei confronti.
Gli squilla il cellulare e lo guardo allarmata, solitamente lo chiamano per lo più per risolvere le questioni notturne.
Si scusa e si apparta in un angolo per rispondere. Quando torna ha la sua faccia seria, quella di quando sa che deve indossare il suo cappuccio.
"Scusatemi davvero ma è sorto un piccolo imprevisto e purtroppo devo andare a...lavoro"
"Vuoi che venga con te?" Chiedo.
"Credo tu preferisca passare del tempo con tua madre" dice lui cortese.
"Oh non preoccupatevi per me, io sono già stanchissima, prenderò un taxi e andrò a letto perciò vai con lui, tesoro" mi dice mia madre stranamente, e sottolineo lo stranamente, comprensiva.
Una volta fuori dal ristorante mi porge il casco.
"In moto? Ma una macchina come tutti gli uomini non ti piace proprio?" 
"Non sono come tutti gli altri uomini" dice montando su e io lo imito dandogli perfettamente ragione, per una volta.
Lui non è come gli altri uomini, è migliore.
Il rombo del motore si fa sentire e parte facendo una veloce inversione.
 
"Che succede?" Chiede a Laurel, ancora seduta alla mia postazione, mentre entra.
"Credo di essere riuscita a capire dove ci sarà la prima consegna"
"Dove?"
"Al molo. Questa notte. Il molo è sotto lo stretto controllo del clan dunque credo sia perfetto, in questo modo è più facile evitare i controlli"
Sento un pizzico di fastidio. Questo sarebbe dovuto essere il mio compito ma sono stata troppo distratta da mia madre, da Oliver che ho dimenticato cosa facciamo realmente qua sotto.
"La teoria è interessante, ma resta una teoria" dice Roy.
"Stasera è previsto un arrivo di una nave dalla Colombia, ho il numero di serie da qualche parte - dice frugando tra i fogli e poi ne porge uno ad Oliver."
"Tentar non nuoce" dice.
Gli altri annuiscono. Ognuno va a prepararsi e Laurel si avvicina ad Oliver.
"Voglio venire anche io"
"Cosa?"
"Sì,  Ollie sono pronta a scendere sul campo, ho fatto davvero dei passi da gigante"
"Non se ne parla!"
"Oliver non puoi constringermi a rimanere qua"
"Ma posso non portarti la fuori con me"
"Sai che verrò comunque, adesso scegli se preferisci che sia al tuo fianco o meno" è seria, il suo tono dciso, persino io so che quando fa così è inutile ostinarsi e lasciarla fare.
Entrambi la guardiamo andare verso il suo costume nuovo di zecca.
"Ehi, voglio che tu stia sempre dove posso vederti" gli dice poi prima di cambiarsi.
Questa volta sono io che mi avvicino a lui.
"Credi sia una buona idea?" 
"No, ma meglio che sappia dov'è e cosa fa piuttosto che non saperlo" mi liquida così, allontanandosi da me.
Mi sento tagliata fuori. Mi sento come se io non potessi fare parte di qualcosa di più. 
Una volta pronti vanno via ed io mi metto al solito posto, pronta ad aiutarli.
"Felicity, vedi niente?" Sento la voce di Oliver dall'auricolare.
Guardo lo schermo.
"Le telecamere indicano una nave in arrivo."
"Dicci quando attracca, noi ci mettiamo in posizione"
Resto incollata allo schermo fino a quando non do il segnale e all'improvviso è uno scoccare di frecce e calci. Cerco di seguirli tutti contemporaneamente ma non ci riesco. Mi concentro nel cercare Oliver che, insieme a Roy, scoperchia delle scatole.
"Non è qui!" Lo sento dire e poi tornare a combattere con i componenti del clan.
Cerco Laurel e la vedo nel suo vestito di pelle nera e la parrucca bionda prendere a calci dei tipi, si volta per andare in aiuto a Diggle quando qualcuno le si para alle spalle pronto a fare fuoco ed Oliver si butta tra i due. Un colpo parte ma non so dove va, vedo Oliver disarmarlo con un calcio e metterlo k.o.
Poco dopo la ritirata.



SPAZIO DELL'AUTRICE

Ho avuto due minuti liberi e ho deciso di aggiornare, il prossimo sicuramentenon arriverà se non nel fine settimana.
Allora, ho cercato di creare una situazione divertente perchè mettere Oliver a confronto con Donna è una cosa che avrei voluto vedere, soprattutto vedere come entambi possono rapportarsi apertamente con qualcuno che dei loro segreti non ne sa nulla. Spero sia riuscita a rendere l'idea.
Ovviamente Laurel l'ho tenuta sempre fuori di proposito, purtroppo al contrario del grande ruolo che ha nel telefilm io non la riesco proprio a mandare giù, mi sta antipatica e soprattutto non riesco proprio ad immaginarla come rimpiazzo di Sara, sarà impossibile, ma essendo uno dei personaggi principali andava inserito per forza, soprattutto nelle vesti di eroina. Ora, io ho una visione tutta mia di come dovrebbe essere all'inizio e nel prossimo capitolo si capirà meglio cosa intendo, ma d qualche parte dovevo iniziare. Inoltre, dal mio punto di vista, mettere Laurel tra gli eroi del team secondo me fa cadere qualche certezza a Felicity, nel senso vedendo tutti sul campo potrebbe sentirsi leggermente messa in disparte, ma per una questione piuttosto di sentirsi utile a livello pratico, anche se sa bene che senza di lei sarebbe quasi impossibile concepire il loro lavoro, ma il fatto che la sua antagonista ( chiamiamola così) decide di fare ricerche e andare a combattere la mette davanti ad una realtà che potrebbe essere sua.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, e in generale la storia fino ad ora.
Fatemi sapere che ne pensate, se siete d'accordo con le mie opinioni insomma...a me fa piacere :D

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Capitolo 16
*** Capotolo Sedicesimo ***


Sento la porta aprirsi e resto in attesa a braccia conserte.
La delusione è visibile nei loro occhi, e lo capisco; questa notte é stato un buco nell'acqua se non peggio, può aver messo a rischio l'intera operazione.
Vedo Oliver andare dritto verso l'armadietto del pronto soccorso e lo seguo. 
"Ehi, tutto okey?" Chiedo, lui annuisce e prende l'occorrente per porgermelo.
Lo guardo senza capire; lo vedo indicarmi il braccio. C'è sangue.
"Che è successo?" Chiedo mentre con cura gli apro la maglietta. La ferita è superficiale, una pallottola deve averlo preso di striscio; poi collego.
"Ti sei ferito quando sei andato in soccorso a Laurel?" Chiedo, ma la risposta la conosco ed il suo silenzio me lo conferma. 
Tampono con ovatta e difinfettante energicamente per far notare il mio disappunto.
"Ollie?" Chiede lei avvicinandosi a noi. Cerco di impedire alla mia bocca di aprirsi subito.
"Quando ti sei ferito? Non me ne sono resa conto" sembra sinceramente dispiaciuta. 
"Non ti eri resa conto neanche che quel tizio ti stava puntando una pistola alle spalle" dico secca e Oliver mi guarda con rimprovero ma non posso farci nulla, a volte la mia bocca ha vita propria.
"Cosa vorresti dire?" Mi chiede a braccia conserte.
"Voglio dire che vai troppo di corsa, forse non sei ancora pronta e gli altri non possono rischiare la vita per proteggerti".
La vedo sgranare gli occhi.
"Rischiare la vita? Ma chi? È solo un graffio!" Mi dice indicando il braccio che sto medicando.
"E se fosse andata peggio? O se ci andasse la prossima volta che ti distrai?"
"Non ho chiesto ad Oliver di venirmi a salvare, so badare a me stessa"
"Potresti smettere di vedere il mondo girare solo intorno a te? Portare dei costumi o una pistola non vi rende invincibili!" Dico Esasperata.  Questa ragazza ha la capacità di farmi perdere le staffe.
"Basta!" Tuona Oliver.
"Anche tu, anche voi la pensate così? " ma il silenzio che risponde alla sua domanda è piuttosto eloquente.
"D'accordo!" Sì volta e va via furiosa.
"Laurel...- si volta verso di me, un guizzo di furore negli occhi - era davvero  necessario?" Mi chiede ma Diggle risponde al posto mio.
"Oliver, lo sai che ha ragione"
"Sì ma, ho portato tutti voi sul campo occupandomi di tutto, posso farlo anche con lei"
Davanti la realtà dei fatti continua a difenderla e questo non mi va giù. Deve essere concreto e realista, Laurel stasera ha sbagliato in tutto e deve essere detto.
Poggio sul tavolo il disinfettante e prendo la mia borsa.
"Allora il mio lavoro qui è finito per oggi. Buonanotte" me ne vado. Sento Oliver chiamarmi un paio di volte ma io non mi giro né lui mi segue.
Questa sarà una lunga notte insonne.
 
Guardo il telefono ogni minuto con la speranza che prima o poi, se lo fisso, squillerà; invece niente. 
Oliver è la persona più testarda ed ostinata che conosca, non farà marcia indientro così facilmente, e normalmente lo capisco ma, in questa occasione non ci riesco proprio. Quando si tratta di Laurel è sempre così cieco, come quando non credeva possibile che avesse perso la speranza in arrow; so che può sembrare patetico ma mi infatidisce. Non riesco a considerarla mia alleata, mia amica come invece sono riuscita a fare con Sara; nonostante facesse parte della setta degli assassini, dove il perdono non era neanche concepito, dove l'altruismo non esisteva, lei era...era dolce, gentile, premurosa; nonostante tutto quello che aveva visto, era altruista.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassettesimo ***


Entro in fonderia piuttosto nervoso. Sapere che lei possa essere seduta alla sua scrivania mi fa pensare in continuazione a cosa dire, cosa fare.
Non sento di essermi comportato male, in realtà, o forse si, non lo so. Non ci capisco niente.

Entro ma l'unico già lì è John.
"Già sei qui?" Chiedo
"Sara mi ha tenuto sveglio tutta la notte e Layla è alla ARGUS"
"Capisco.  Gli altri?"
"Vuoi dire Felicity?"
Lo guardo ma ormai mi conosce troppo bene.
"Non è ancora arrivata, ma non credo che passerà prima di questa sera"
"Ah" la delusione é evidente. Pensavo che dopo una nottata di riflessione le cose si sarebbero ridimensiontate da sole, ma invece credo che ora possano addirittura ingrandirsi.
"Hai provato con delle scuse, Oliver?"
"Scuse? Per cosa?"
"Amico, Felicity ieri si aspettava che stessi dalla sua parte e non da quella della tua ex ragazza. Sono stato abbastanza chiaro?"
Quelle parole arrivano come uno schiaffo. È davvero quello che pensava Felicity? Che io non stia dalla sua parte? Che io supporti Laurel a prescindere per ciò che provavo per lei? Come può pensarlo?
"Ma io non..."
"Non è a me che devi spiegarlo" 
Ha ragione, devo spiegarlo a lei.
 
*** POV FELICITY ***
 
In cucina trovo la tavola apparecchiata e mia madre ai fornelli. Era da quando avevo cinque, forse sei anni che non mi preparava la colazione, come ogni genitore che si rispetti.
"Stamattina hai deciso di fare le cose in grande?" Dico sedendomi.
"Sei tornata molto tardi...ho pensato di fare qualcosa di carino per te" mi dice sorridente dentro uno dei suoi soliti abiti, ma purtroppo non riesco a ricambiare. La mia testa viaggia tutta in un'altra direzione.
"Tesoro, va tutto bene?"
Annuisco.
"Lo sai che una mamma ha un sesto senso per certe cose? - la domanda è retorica - cos'è successo con Oliver?" Mi chiede infine ed io alzo la testa dalle mie frittelle.
"Va tutto bene - ma lei mi guarda come fanno le mamme quando sanno che stai mentendo - problemi di ex." Rispondo.
"Mmm - gesticola mentre cerca di mandare giù il boccone - le ex sono le peggiori, ma posso permettermi di dirti una cosa?" Chiede prendendomi una mano.
"Oliver ti ama, su questo non ho alcun dubbio, lo vedo da come ti guarda. Non permettere a niente e nessuno di mettersi in mezzo alla tua felicità"
 
*** POV OLIVER ***
 
Sono davanti la sua porta bianca e nonostante faccia freddo di questi periodi le miei mani stanno sudando. Suono il campanello anche se non ne sono del tutto convinto ma non è Felicity che viene ad aprirmi.
"Oliver!" Esclama Donna.
"Buonasera Donna, ehm Felicity è in casa?" 
"No, l'hai mancata per un soffio" mi fa strada per entrare ed io lo faccio.
"Sa dove è andata o quando tornerà a casa?" 
"No, ma se l'istinto non mi inganna credo sia venuta a cercarti"
"Ah. Significa che non è tanto arrabbiata, vero?" Chiedo come un bambino.
"Non lo è, solo che le girano tante cose in quella testolina" e sorrido perché ha ragione, quel piccolo cervello lavora continuamente, senza sosta.
"Oliver, non perderti in un bicchiere d'acqua, so che a volte le relazioni possono sembrare così difficili e stancanti ma quando si trova la persona giusta, tutto diventa estremamente semplice. È un consiglio questo."
Apprezzo molto il suo interessamento, anche se Felicity la descrive in tutt'altro modo Donna l'ha cresciuta egregiamente.
Mentre nella mia mente iniziano a girare pensieri positivi su come questa specie di litigio può finire il cellulare di Donna squilla. La vedo sobbalzare e staccare velocemente la chiamata. Subito dopo la stessa scena.
" Va tutto bene?" Chiedo leggermente preoccupato.
"Sì. ..tutto bene" mi dice chiaramente nervosa.
"Sei sicura? Magari posso aiutare..."
"Oh sei molto gentile ma non credo, è qualcosa a cui devo pensare io e - la vedo vagare con la mente - Felicity la prenderà malissimo" dice mettendosi una mano sulla fronte.
"Che succede?" Chiedo ancora, quel campanello d'allarme si è di nuovo aperto nella mia mente.
"Io...non posso dirtelo"
"Non le dirò nulla prima che lo faccia tu,  se è questo che ti preoccupa"
Lo vedo nei suoi occhi, quel bisogno urgente di condividere un peso. Un fardello che sembra troppo grande da portarsi dietro, forse nessuno lo capisce meglio di me.
"...il padre di Felicity, si è presentato alla mia porta la settimana scorsa"
"Cosa?"
Il padre che Felicity non ha mai conosciuto realmente? Il padre del quale ricorda solo il dolore della perdita? Quell'uomo si è presentato per fare cosa?

ANGOLO DELLA SCRITTRICE

Ciao a tutti!!! Come state?? Inanzitutto mi scuso per non aver ancora risposto ai commenti ma sono in pieno panico con parenti e tutto il resto...perciò anche se in ritardo vi faccio tantissimi auguri per un Natale ormai passato e vi faccio già gli auguri di buon anno se non riesco ad aggiornare prima!
Questo è tutto, ci tenevo a rispondere a tutti prima ma non ci sono riuscita, ancora mille scuse!
Aspetto di sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo,
bacini!

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo ***


Le luci della fonderia sono accese quando scendo le scale ma lui non è qui. Non c'è nessuno. 
Mi siedo alla mia solita poltrona, così confortevole, così familiare.
Resto ferma, mi tolgo gli occhiali passandomi le dita sulle tempie.
Tra tutti i nostri non detti precedenti, questa storia che non sappiamo come portare avanti ed ora questo, mi chiedo se sia il caso di proseguire. Mi sono lasciata andare a tutto quello che provavo senza sapere se potevo gestirlo, senza sapere se mi avrebbe sopraffatto; quando si tratta di Oliver vedo tutto confuso, non riesco ad usare la testa come farei sempre. Eppure,adesso, immaginarmi senza di lui al mio fianco mi sembra più insopportabile di tutto il resto; i problemi, il suo essere un cavaliere della notte, un giustiziere direbbero alcuni, anche il passato che non conosco  e quello con Laurel, tutto mi sembra cosi piccolo. Ma lui è Oliver Queen, cos'altro troverò sulla strada? Quale altro segreto spunterà fuori? Quante altre verità ci ha tenuto nascoste?
Perché sto dubitando di lui? Che diavolo mi sta succedendo? 
Scuoto la testa nella speranza che porti via con sé anche tutti questi pensieri, brutti, terribili pensieri.
Un rumore mi desta ed io apro gli occhi. Dietro di me Oliver con la sua faccia afflitta, colpevole, preoccupata...forse troppo significativa in questo momento da farmi dimenticare tutto, anche il motivo per cui siamo qui in primo luogo.
"Sapevo che ti avrei trovata qui" mi dice
"Sapevo che saresti passato di qui, prima o poi" gli rispondo.
"Sono passato a casa tua a cercarti"
"Capisco" 
Perché siamo così freddi? Così impacciati? 
Ho paura.
"Volevo - si avvicina lentamente - volevo scusarmi con te" lo vedo deglutire e  cercare le parole per proseguire.
"Non voglio che pensi che io non sia dalla tua parte, lo sono, soloche...quando si tratta di proteggere le persone a cui tengo...vorrei che tutto si facesse a modo mio, senza obiezioni" mi poggia una mano sulla guancia ed io mi lascio andare andare a quel tocco così soffice, così confortevole.
"Lo so, ed è quello che ho fatto io dicendoti quelle cose, Oliver cercavo solo di proteggere le persone che amo; te, Dig, Roy"
Lo vedo sorridere.
"Che c'è?"
"Hai detto che mi ami" 
Lo guardo alzando le sopraciglia.
"Non lo avevi mai detto, non ancora"
"Avevi bisogno che lo facessi?" Gli chiedo e  sento la sua mani stringersi di più sul mio volto trascinandomi ad un centimetro da lui.
"No" Mi bacia in un modo come mai fino ad ora. Sentire il suo sapore mi fa dimenticare ogni dubbio. Mi maledico solo per averli avuti. 
Stringo i suoi capelli in un pugno. Ho bisogno di sentirlo, ho bisogno di sentire ogni parte del suo corpo, ogni singolo respiro per scrollarmi di dosso la paura. Quella insopportabile sensazione di un mondo in cui Oliver non è con me.
Mi solleva ed io avvolgo le mie gambe ai suoi fianchi. 
Sento sotto la mia schiena la morbidezza del letto, quel letto che per me rappresenta il nostro inizio.
 
Rimanere accoccolata sul suo petto, sentire il suo respiro sulla guancia mi fa stare così bene; a volte ancora non riesco a credere che lui abbia scelto me.
" a che pensi?" Dice soffiandolo dolcemente nel mio orecchio.
"Che sono felice" rispondo senza esitazione.
Mi posa un bacio sul naso prima di guardarmi negli occhi.
"...credevo che tu...ho avuto una brutta sensazione" mi dice, ed una fitta piena di senso di colpa mi prende come una traditrice  allo stomaco.
Gli accarezzo il viso, con dolcezza, quanta più ne riesco a trasmettere.
Oliver ha fatto dei passi da gigante, si sta aprendo sempre di più, e aver dubitato di lui...non avrei dovuto.
"Ti amo" la sua voce è ferma e così sicura da far paura.
"Ti amo anche io"
Presa da un vortice di emozioni mi rituffo tra le sue braccia e torno a baciarlo.

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciannovesimo ***


Da quando me ne ha parlato, penso continuamente al momento in cui mio padre si è presentato alla sua porta. Alla sua voce, al suo viso. Che aspetto potrà mai avere? Io lo immagino un po' come me, con i capelli corti e scuri; mamma mi ha sempre detto che ci somigliamo molto ma adesso questa frase mi sembra cosi carica di significato se me la ripeto nella mente.
"Pronta per andare?" Mi chiede Oliver entrando nella stanza ed io mi ridesto. 
"Dici che Thea si è già svegliata?" Chiedo mordendomi un labbro.
Questa è la seconda volta che resto a dormire a casa di Oliver, e per casa intendo quella dove vive con la sorella; la seconda ma una non vale perché Thea non era in casa, adesso c'è e sono superagitata perché non è che la conosco davvero, cioè proprio di persona, si può dire che il massimo che ci siamo dette è stato "ciao".
"Scherzi? Sei davvero così agitata all'idea di incontrare Thea?" Mi chiede sorpreso.
"È che...uffa sei odioso quando fai così!"
"Ti ricordi di tua madre, si? Quella che ha la bocca larga come la tua?" È vero, mia madre non si tiene nulla e lui è stato plurimassacrato, verbalmente, da lei.
"Possiamo fare così, una cena o un pranzo, quello che preferisci, con mia sorella, così quando resti a dormire da me sarà meno spaventoso, che dici?"
"Dico che potresti trasferirti da me e risolveremmo ogni problema!"
Mi rendo conto di avergli appena proposto di andare a vivere insieme subito dopo averlo detto, un momento delicato adesso per ritrattare, che figura ci farei? Soprattutto Oliver ci resterebbe malissimo!  E se dice di si? Oddio, sto per svenire dall'ansia!
"Ehm io credo che prima dovresti conoscere mia sorella"
Ha rifiutato? Ha rifiutato comunque la mia proposta, perché?
Non che volessi che dicesse si subito ma, un rifiuto?
"Oh...ehm okey" riesco a dire solo questo.
 
*** POV OLIVER ***
 
"Scenderai mai da quel Salmon ladder?" Mi chiede Dig ed io realizzo di star facendo gli stessi esercizi da quasi un'ora.
"Mi dici che succede?" Mi chiede quando finalmente metto i piedi a terra.
"Non molto..." mi asciugo il sudore e vado verso la bottiglia d'acqua.
"Oliver..."
"Credo...che Felicity mi abbia chiesto di trasferirmi da lei"
Sgrana gli occhi stupito.
"Cosa?"
"Già, cioè non so se me lo ha chiesto davvero é stato...strano"
"Come te lo ha chiesto?"
"Mentre cercava di evitare una cena per conoscere un po' Thea visto che ha sempre paura di incontrarla per casa, pensavo che magari potessero legare un pò e lei se n'è uscita dicendo che invece di fare una cena si poteva evitare il problema andando a vivere da lei"
John sorride e mi da una pacca sulla spalla.
"Questo si che è un problema! E tu?"
"Ed io che ne so, sono entrato nel panico e ho fatto finta di nulla dicendo che avrebbe comunque dovuto conoscerla"
"Cioè hai rifiutato?"
"Non ho...rifiutato - dico a denti stretti"
"Sì,  implicitamente lo hai fatto!"
"Implicitamente? Cosa, cosa diavolo stai dicendo?"
"Sì,  nel senso magari lei l'ha buttata li ma tu hai praticamente rifiutato e adesso ti sei cacciato nei guai"
"Nei guai? Ma non ho fatto nulla!"
"E questo è un problema con le donne!"
Dio, come è difficile! Sembro un elefante sospeso su un filo di un trapezzista, un passo falso e sono morto.
"I miei anni da naufrago in confronto a questa storia delle relazioni iniziano a sembrarmi una passeggiata!" Dico sottovoce ma quel tanto che basta che anche lui possa sentirmi.
E adesso? Dovrei andare da lei e spiegarle che il mio non è un rifiuto?
Aaaah!
Lascio andare in aria la pallina da tennis per poi scoccare la freccia.
Con queste cose non sbaglio mai! 
"Oliver..."
"Che c'è? " Mi avvicino al computer dove è  seduto.
"Piccolo problema con la mafia"
"Cioè?"
"Il clan di Fergus, sono stati ritrovati 24 cadaveri giù al molo"
"Tutti del suo clan?" Annuisce.
"Maledizione! Avverti Roy, digli che ci vediamo sul posto!"
Corro verso la mia divisa smeraldina e mi cambio.
 
"Allora?" Quando rientriamo trovo Laurel al centro della stanza. È qualche giorno che era sparita dalla circolazione e data la situazione tesa e non risolta vederla la come se niente fosse mi turba.
"È stato un lavoro preciso, non si aspettavano di essere attaccati tanto che non ci sono segni di lotta" dico distaccato, con una voce che sembra glaciale.
Anche il solo parlare con lei mi fa sentire di star facendo un torto a Felicity.
" Che diavolo sta succedendo? Possibile che non si riesce a venirne a capo?"
"Non lo so"
"Qualcuno vuole l'egemonia criminale in questa città e sta facendo fuori la occorrenza,  ha classe!" Dice Roy ed io lo guardo con rimprovero. Anche se si scherza non possiamo esaltare gesta criminali.
"Felicity?" Chiede Roy cercando si cambiare argomento.
"Non lo so, ancora non è arrivata?" Lo vedo guardarsi in torno prima di darmi una risposta negativa. 
"Vado a farmi una passeggiata verso il suo ufficio se non ti serve altro" mi dice posando l'arco ed io annuisco.
" Io credo proprio che andrò a fare una telefonata invece" ed ovviamente il loro intento di lasciarmi solo con Laurel funziona.
Restiamo in silenzio parecchio tempo prima che uno dei due trovi il coraggio di iniziare a parlare.
"Oliver, mi dispiace...mi sono comportata in modo sconsiderato"
"Già ma la colpa è mia perché ho permesso che tu ti immischiassi in tutto questo"
"Sì,  ma Sara..."
"Laurel, tu non sei Sara questo lo devi capire. Devi trovare la tua dimensione, non cercare di stare bene in quella di qualcun'altro" mi stupisco della calma con cui sto affrontando questa conversazione perché nella mia mente non era mai così pacifica.
"Lo so ma io non è che non c'entro nulla in tutto questo. Mi sono lasciata coinvolgere dal vigilante, da te, non appena sei comparso in città e sai che aiutare le persone é quello che ho sempre fatto, che differenza fa adesso?" Mi chiede, ed infetti è vero. Che differenza fa? Perché non voglio che lei diventi come me, come Sara?
Mi avvicino a lei e le accarezzo i capelli.
"Perché tu sei Laurel, se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai. Sono già complice dell'omicidio di tua sorella, non farmi essere anche il tuo assassino"
"Non lo sarai. Sarò più attenta, farò tutto quello che mi dici, ma ti prego, se come dici tieni ancora a me, - mi posa entrambe le mani sulle guance costringendomi a guardarla negli occhi - non togliermi una cosa che mi permetterebbe di fare la differenza, che mi farebbe fare del bene"
Deglutisco. Ci eravamo allontanati tanto nell'ultimo periodo, soprattutto dopo la morte di Sara, e sentire il suo calore risveglia in me vecchie sensazione. Forse hanno ragione a dirmi che sono diverso quando si tratta di Laurel ma solo perché la conosco da tutta la mia vita, proteggerla è quello che ho sempre fatto, non conosco altri modi per starle accanto.
"D'accordo" Rispondo e lei mi sorride in segno di ringraziamento. 
Il trillo del telefono ci fa sobbalzare per  un momento e noi ci allontaniamo automaticamente.
"Ehi!" Dico alla persona dall'altro lato.
"Io, ehm ho un piccolo problemino"
"Cioè?" 
"Mi hanno tagliato le ruote dell'auto, potrei metterci un po' ad arrivare la"
"Come tagliato?"
"Sì,  c'è un enorme squarcio"
"Aspettami lì, ti vengo a prendere"
"Non serve non...." dopo un urlo la telefonata si interrompe bruscamente.
Cosa sta succedendo? 
"Devo andare!" Dico nel momento esatto in cui John rientra alla base.
"Dove?"
"Felicity, credo che qualcuno l'abbia aggredita!"
Prendo l'arco e mi precipito fuori il più velocemente possibile; monto sulla moto con un'ansia senza precedenti per me, do gas e mi fiondo ad una velocità inverosimile sulla strada.

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Capitolo 20
*** Capitolo Ventesimo ***


Sento qualcosa afferrarmi da dietro e il cellulare mi scivola via dalle mani. Un urlo  mi esce dalla bocca mentre sbatto con la testa contro la portiera della mia macchina.
Un dolore lancinante sopra l'occhio tanto che non riesco a riaprirli subito. Sento qualcosa di caldo scendere là dove il bruciore raggiunge l'apice. 
Che sta succedendo?
"Adesso tu vieni con noi!" Sento dirmi da qualcuno ma la sua faccia è coperta da un passamontagna.
"Fermi!" La voce di Roy mi arrivata ovattata in lontananza ma l'uomo che mi ha appena parlato continua a strattonarmi per farmi alzare in piedi. Tutto mi trema sotto le suole. Tutto è così veloce.
Roy sta combattendo contro tre tipi all'ingresso del garage mentre l'altro mi sta trascinando via quando sento il rombo di una moto. 
Grazie a Dio è arrivato Oliver, 
é l'unica cosa che riesco a pensare.
"Muoviti! Ho detto muoviti!" Mi dice aumentando la presa sul mio braccio ed il passo tanto che sembra che inizi a correre.
"Lasciala andare!" 
Ma il tipo sembra non averlo neanche sentito e continua la sua traversata verso il furgone; improvvisamente l'uomo lascia la presa su di me ed istintivamente mi volto a guardarlo. È a terra che si contorce per il dolore a causa di  una freccia conficcata  nel braccio ed una nella gamba, per sicurezza gli assesto un paio di calci all'addome prima di andare nella direzione di Oliver. Gli corro incontro e dopo un primo momento dove non ha abbassato la guardia lo vedo fare altrettanto. Mi stringe forte tra le sue braccia ed io mi aggrappo a lui spaventata. Sento il suo cuore correre veloce sotto la sua uniforme ed il fiato caldo  farmi volare via fili di capelli usciti dalla coda.
"Stai bene? Ti hanno fatto del male?" Mi chiede tutto d'un fiato ed io annuisco senza lasciarlo andare dalla mia stretta.
"Va tutto bene, va tutto bene" mi ripete e non so se lo stia dicendo più a me o a sé stesso.
 
È quasi un'ora che sto aspettando su questa scomoda sedia del distretto di polizia; il capitano Lance si sta occupando della faccenda personalmente. Sento la porta aprirsi rumorosamente e  vedo Oliver  entrare e chiedere al primo agente che gli capita sott'ottocchio dove può trovarmi.
Ovviamente ha dovuto allontanarsi dalla scena del tentato rapimento o quello che era, e mi ha raggiunta una volta fatto il cambio di costume.
"Dovremmo far vedere quella ferita sulla fronte" mi dice appena arriva al mio fianco.
"No, tranquillo ci ha già pensato il tipo laggiù"
"Magari è necessaria una tac o roba cosi"
"Se mi dessi ascolto ce l'avremmo nel nostro rifugio" 
"Scherzi? Tentano di rapirti e ti feriscono e pensi a scherzare su queste cose?"
"Stai facendo il melodrammatico"
"No, sto facendo il preoccupato!" Alza un tantino la voce, quanto basta per far si che qualche agente nelle vicinanze si giri.
"Hai...sai quanto mi sono preoccupato?"
"Signorina Smoak, mi dispiace per l'attesa"
"Non si preoccupi, detective. ..capitano Lance"
"Ha scoperto qualcosa?" Sì intromette Oliver.
"Purtroppo no, credo ci voglia decisamente più del previsto" 
"Ah. Quindi, adesso?"
Ma il capitano non ha avuto neanche il tempo di rispondere che Oliver ci butta a terra poco prima che inizino a sparare dall'esterno della centrale. Il fuoco non dura più di due secondi ed Oliver mi tiene a terra con il suo corpo.
"Che diavolo è stato?"
Lance va subito nella sala dove erano in stato di fermo gli uomini appena catturati.
"Stai bene?" Mi chiede Oliver aiutandomi ad alzarmi. Annuisco. 
"Maledizione! Sono tutti morti!" Lo sentiamo urlare.
Inizio ad avere paura. Tanta paura.
 
Sono seduta sul suo letto mentre lui parla al cellulare. Ha deciso di portarmi a casa sua per la notte, visto che quegli uomini cercavano me aveva paura che mi sarebbero tornati a cercare a casa, magari non stasera secondo me.
Osservo la stanza fatta di piccoli mattoncini, sembra fredda, poco personale, ma d'altronde da Oliver questo se lo si aspetta. Niente sembra realmente suo. Sembra che le cose non abbiano  significato per lui, infondo chissà in questi anni come ha dovuto vivere, per lui sono diventate tutte cose superflue. Forse potrei fargli una cornice per Natale.
Rientra nella stanza chiudendo la porta.
"Era John, si sta mettendo in azione per trovare qualcosa insieme a Roy"
"Lo so che preferiresti aiutarli" dico osservandolo.
" lo sai che non sopporto di sentirmi impotente."
"Se preferisci andare vai, starò bene"
"No, no preferisco rimanere con te, loro se la caveranno benissimo"
Lo guardo comprensiva, so quanto sia combattuto in questo momento e mi dispiace essere la persona che lo mette sempre in queste condizioni.
"Hai fame?" Mi chiede 
"Sì,  un pochino"
"Andiamo giù a vedere se c'è qualcosa" 
Scendendo le scale scorgo Thea in cucina, girata di spalle. Faccio un respiro profondo.
"Speedy, ancora sveglia?" 
"Diciamo che sapere che mio fratello e la sua ragazza sono scampati ad un agguato non mi fa fare sonni tranquilli. - si volta verso di me e si allarga in un sorriso - ti va un po' di latte caldo?"
"Volentieri" le dico e ne versa un po' in un'altra tazza.
"Come ti senti? Se hai bisogno di qualsiasi cosa non farti problemi a chiedere" mi dice ed Oliver si defila per lasciarci sole. Ci accomodiamo sul divano ed io la ringrazio per la gentilezza. Ho sempre visto Thea come una ragazzina combina guai, ma guarandola adesso, più da vicino posso dire che è maturata, forse a causa di tutto quello che ha passato ma è diventata una piccola donna.
"E così alla fine sei tu la donna che ha rubato il cuore di mio fratello" dice con un grande sorriso.
"Rubato, non esagerare."
" Sai,  lo vedo felice ultimamente, dopo tutto quello che abbiamo passato in quest'ultimo periodo ne aveva bisogno. Sono contenta che sia proprio tu"
"E perché? Insomma, a malapena ci conosciamo"
"Perché ho notato che da quando vi conoscete sembra sempre meno il ragazzo dell'isola e più Oliver. E poi a prima vista mi sei simpatica" beviamo ancora un sorso di latte.
"Thea...posso farti una domanda, un po' strana?"
"Certo!"
"Come ci si sente quando si scopre di avere un padre?"
L'ho colta di sorpresa me ne rendo conto ma lei è l'unica che possa capire cosa sto provando adesso.
"Oh ehm bhe è difficile da spiegare!"
"Provaci, se puoi"
"Bhe, mi è caduto tutto il mondo addosso, sgretolato, improvvisamente niente di quello che avevo sempre conosciuto esisteva più, è stato come ripartire da zero"
"E volevi vederlo? Cioè se quando hai saputo di Merlyn lui fosse stato a portata di mano, che avresti fatto?"
"Ho passato notti e giorni a chiedermelo. Volevo sapere, volevo chiedergli se sapesse di me, volevo vedere quanto ci assomigliavamo ma allo stesso tempo lo odiavo, per quello che aveva fatto e perché stava facendo sparire il ricordo del mio vero padre dalla mia mente e non potevo permetterlo"
"Capisco" 
"Perché me lo hai chiesto?"
"Niente solo che, mio padre è andato via di casa quando ero molto piccola ma...a quanto pare si è presentato a mia madre dicendo di volermi conoscere"
Gli occhi si stanno facendo lucidi e non posso permettermelo. Mi sono ripromessa tanto tempo fa che mio padre non avrebbe avuto più nessun poter su di me, che non mi avrebbe più causato nessun dolore, nessun dispiacere.
"Dunque non sai se vuoi incontrarlo?"
"Già"
"Ne hai già parlato con Oliver?"
"Un po' ma lui non può capire realmente cosa si prova"
"Bhe, se tu hai chiuso questa porta e riesci a vivere senza chiederti mai un momento qualcosa di lui non la riaprirei ma se hai anche il più piccolo dubbio, una sola briciola di te che vuole sapere almeno com'è fatto, ti dico incontralo"
Dopo questo consiglio mi da la buonanotte lasciandomi sola con i miei pensieri prima di tornare in stanza.
 
"Avete chiacchierato parecchio!"
"Già" dico forzando un sorriso.
"Stai bene?" Mi chiede preoccupato tirando su il mento con un dito.
"Non molto, ho appena parlato con Thea di mio padre"
Lo vedo cambiare posa sul viso, i suoi lineamenti si addolciscono in segno di comprensione.
"Ehi,ehi...hai tutto il tempo che vuoi e nessuno potrà mai biasimarti per nessuna decisione che prenderai"
Lo abbraccio forte, attaccandomi al suo collo quasi fossi una cozza. È proprio vero che il mondo ti cade addoss;, il mio è irriconoscibile e la cosa ancora più sconvolgente è che nonostante le promesse che mi sono fatta, tutti i buoni propositi su una situazione simile ipotetica, ho voglia di sapere. Voglio capire perché è andato via. Improvvisamente tutti i dubbi da bambina sono tornati a galla e non riesco a farli tacere, non sapendo che finalmente potrei dargli risposta.
"Grazie" gli dico tra la pelle.

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventunesimo ***


Mi sveglio con l'odore dolce del pane appena sfornato. Mi volto nella direzione opposta alla mia e trovo Oliver intento a chiudere la porta con un piede mentre in mano porta un vassoio straripante di cibarie.
"Colazione a letto? Deve davvero essere arrivata la fine del mondo!" Scherzo un po' guardandolo amorevole.
"Per lei, signorina Smoak"
Incrocio le gambe sotto le coperte per creare più spazio dove far appoggiare ad Oliver il vassoio. Ci sono un paio di tazze di caffè, ciambelle, pane tostato e marmellata.
"A cosa lo devo? Devi farmi una richiesta un po' dura da considerare?" 
"No, volevo solo...prendermi cura di te una volta"
"Mmmm no, mi puzza comunque ma approfitto!" Dico prendendo un sorso di caffè.
"Va un po' meglio?" Mi chiede guardandomi con circospezione e so perfettamente che si riferisce più alla storia di mio padre che non a quella del rapimento. Annuisco mentre mastico un po' di pane e marmellata.
"Comunque, perché non ti prendi una giornata di riposo oggi e resti qua?"
"Vuoi farmi compagnia?" Dico maliziosa e per un momento si toglie dal volto quell'aria seriosa per lasciare posto ad un sorriso divertito.
"No, io vado ad aiutare gli altri a cercare il mandante del rapimento"
"E allora che divertimento c'è a restare qua?!"
"Mmm quello di saperti sana e al sicuro?"
"Oliver, sarò al sicuro anche a lavoro!"
"Come ieri!"
"Stiamo avendo davvero questa discussione?"
Lo vedo alzarsi in piedi esasperato.
"È difficile per te darmi ascolto una volta?"
"Ah si? Ascolto praticamente te tutto il giorno!"
Muove le mani in modo spasmodico ed solo in quel momento mi rendo conto di quanto sia nervoso e preoccupato e tremendamente spaventato, proprio come me quando l'ho visto con la testa penzoloni che non riapriva gli occhi in quel magazzino, con quel pazzo.
"Oliver - scendo dal letto per mettermi davanti a lui- capisco che sei andato in ansia ieri ma non posso passare le giornate chiusa in una camera ad aspettare che là fuori sia tutto sicuro perché non sarà mai così" gli tocco il braccio con fare rassicurante.
"Lo so ma...se fosse qualcuno che vuole vendicarsi di Arrow? Non potrei sopportare  che ti facessero del male a causa mia, non potrei sopportarlo e basta, per qualsiasi ragione" posso vedere una linea oscura passare in quei cieli celesti.
"Oliver..."
"Te lo sto chiedendo per favore, fallo per me" la sua voce è supplichevole come mai l'avevo sentita. Questa storia lo tocca più del previsto e saperlo fuori con la testa altrove mi farebbe stare ancora più in ansia; dunque acconsento.
"...però solo se mi fai venire alla fonderia e collaborare" manda fuori l'aria violentemente un paio di volte prima di annuire.
Mi accarezza dolcemente e il suo sguardo non è più duro come quello di poco fa.
"Scusami se ti costringo a fare qualcosa che non vuoi" mi dice sistemando il colletto della camicia che mi ha fatto da pigiama questa notte.
"Non fa niente"
"È...è come se uno dei miei peggiori incubi stia diventando realtà e...e ti rivedo quella sera al ristorante e..." prima che i suoi farneticamenti lo facciano cadere in qualche luogo oscuro, luoghi che solo Oliver riesce a raggiungere, gli poso un dolce bacio sulle labbra ma lui non mi lascia andare. Mi attira più vicina a sé per tornare poi a cercare la mia lingua. Non è un bacio dolce o passionale è un bacio disperato. Un bacio disperato al sapore di caffè. Lui sa di caffè. Anche il contorno delle sue labbra ha quel sapore, quell'odore che solo la mattina porta con sé. Solo mentre mi spinge indietro, verso il letto, mi rendo conto di quanto desidererei svegliarmi ogni mattina così, con lui accanto a me. Con quest'odore. 
Mi sposto più al centro del letto e lui mi segue poggiando le ginocchia sula morbido del materasso. Mi tozza leggermente sulla ferita con la sua fronte, tremo per il dolore ma non mi fermo; in queste particolari occasioni Oliver ha una luce strana, qualcosa di lui mi attira ancora di più tanto che più che il dolore quello che mi fa tremare è il piacere, la voglia senza freni che ho di lui.
Lo sento sfregare la sua erezione ai miei slip. Anche lui freme. È caldo e pulsa. Capovolgo la situazione mettendomi sopra di lui. Lo stuzzico muovendo un po' il bacino e lo vedo roteare gli occhi all'indietro maleficendosi per essere incapace di fermarsi. 
Inizio ad aprire i bottoni della camicia che indosso, con una lentezza massacrante perché lo sento parlare.
"Non fare così, potresti pentirtene" mi provoca ed io mi mordo il labbro mettendoci quasi una vita per arrivare al prossimo. Lo vedo allungare le mani verso di me e aprire il resto con forza, facendo saltare gli ultimi bottoni giù per il pavimento.
"Ti ho detto che non mi dovevi provocare" mi dice giocando con la lingua sul mio collo, indugia ancora un po' prima di passare ai seni e dalla mia bocca esce un gemito di piacere che non sono riuscita a controllare. Non resisto! Mi sembra passata una vita da quando abbiamo fatto l'amore l'ultima volta. Con Oliver ho scoperto una parte di me che non conoscevo, una volta non ero così...così vogliosa.
Mi stringo a lui poggiando nuovamente la mia intimità alla sua per fargli capire che sono pronta, che voglio unirmi a lui, immediatamente. 
Il telefonino sta squillando proprio nel momento in cui Oliver mi passa le dita nell'incavo della coscia ma anche lui si lascia distrarre da quel suono incessante della sua suoneria.
"Lascia stare il telefono" gli dico quando lo sento contrarsi ma il suono smette e lui torna a rilassarsi.
Mi bacia ancora, famelico arrivando con le labbra alla linea dei miei slip ma il telefono riprende a squillare imperterrito.
"Oliver!" Gli dico quando si ferma a guararlo cercando di ritrovare la sua attenzione.
"E se fosse importante?" Mi chiede ed io mi lascio andare sul cuscino guardando il soffitto.
"Laurel dimmi" sentire quel nome mi strizza ancora di più.
"D'accordo, ci vediamo tra un'ora allora" poi aggancia.
"Può darci una pista da seguire tramite i rapitori morti" dice entusiasta ma io io proprio non riesco ad essere altrettanto allegra.
Quando hanno 'fatto pace'? E perché non me ne ha parlato?
"Adesso che c'è?" Mi dice lui rassegnato quando mi lascio baciare senza ricambiare.
"Niente" Rispondo rimettendomi la camicia per dirigermi in bagno.
 
*** POV OLIVER  ***
 
Il tragitto fino alla fonderia è stato silenzioso ma in questo momento pensare a chi ha mandato quei tipi è più importante. 
"Eccoci!" Dico entrando e Felicity si fionda alla sua sedia senza proferire parola.
"Che le prende?" Mi chiede Roy ma io faccio segno di lasciar perdere.
"Laurel non è ancora arrivata?"
"Di questi tempi non lo fanno tutti!" Dice farfugliando a voce troppo alta tanto che appena si rende conto che la stiamo guardando si chiude a riccio assumendo un certo colorito di vergogna.
"Dicevo...non è ancora passata di qua?"
"Ehm no" mi dice un Roy confuso, poi lo vedo andare verso Felicity. Parlano entrambi animatamente ma sono troppo lontano per capire di cosa discutono.
La mia curiosità muore nel momento in cui Laurel entra di tutta fretta.
"Ciao!" Le dico.
"Ciao! - prende dei fogli dalla sua valigetta - allora, qua ci sono i nomi dei tipi che ieri hanno provato il sequestro, la ricostruzione è stata lunga e difficile ecco perché ci ho messo tanto ad avvisarvi" Felicity si precipita a prendere i fogli prima di tornare con le dita sulla tastiera.
"Sebastian Castellani, Rupert Joy, Leo Henderson e Carol Day? Una donna?"
"Si"
Rimaniamo tutti in attesa davanti lo schermo del PC. 
"Allora, ultime residenze note eccole, nessun collegamento apparente...no aspettate, tutti e 4 lavoravano per un negozio di giocattoli che ha chiuso un anno da fa, da allora nessun lavoro fisso"
"Quattro disperati che per fare soldi si danno alla criminalità, tipico!" Dice John.
"Perfetto, io devo tornare a lavoro ma per qualsiasi cosa avvertitemi!" 
"Ti accompagno all'auto!" Dico e mi sento almeno sei occhi puntati sulle spalle.
 
"Problemi in paradiso?" Mi chiede una volta nel vialetto.
"Eh?"
"Problemi con la tua ragazza?"
"Ah...no, tutto tranquillo" mento.
Segue del silenzio e sono io che lo rompo.
"Io, ti volevo ringraziare per il tuo aiuto, anche se la situazione è un po' tesa...insomma ti ringrazio"
"Figurati! Nessun problema. Ehm sei stato carino ad accompagnarmi ma adesso vado"
"Ah si, certo.!"
 
Quando rientro dentro noto subito l'assenza della mia informatica.
"Felicity?" 
"È uscita a prendere un caffè?"
Stanno scherzando, spero! Ho fatto di tutto per non farla andare in giro ed esporla all'ennesimo pericolo e poi se ne va da sola in giro per il Glades come un qualsiasi mercoledì mattina.
"È uscita da sola?!"
La mia voce è adirata, lo sento. Il sangue mi ribolle nelle vene, pulsa; sento la rabbia mista ad una fottuta paura risalirmi tutto il corpo. 
Senza pensarci su due volte esco fuori a cercarla.

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventiduesimo ***


Dalla vetrina accanto al mio tavolo cerco visi, ma nessuno mi è famigliare. Mi rigiro i pollici confusa, ansiosa. 
Non ho detto nulla ad Oliver, a nessuno; è stata una decisione presa all'improvviso questa mattina. L'ho chiamato. Mi sono fatta indirizzare dall'istinto. Sono seduta a questo maledetto tavolino e sto aspettando mio padre.
"Felicity?" Sento qualcuno parlare.
Mi volto, mordendomi un labbro. Non so se alzare gli occhi o continuare a guardare questa superficie liscia tempestata di briciole mal levate.
"Sei tu?" Chiede ancora l'uomo ed io non posso più esimermi dal guardarlo.
Deglutisco.
Non è per niente come me lo immaginavo ed il suo viso non risveglia nessun ricordo sedimentato nella mia mente. 
"Sono io" dico incerta mentre lo vedo accomodarsi e sorridere. 
"Io...non so cosa dire"
"Sei tu che mi hai cercata" non volevo essere sgarbata, ma il senso di delusione che ho provato nel momento in cui l'ho visto, nel momento in cui ho guardato quegli occhi scuri è troppo.
"Sì,  lo so ma...ho sempre immaginato di dirti una miriade di cose solo che ora che sei davvero davanti a me non so cosa o come fare" la sua voce è roca, forse è cambiata con il tempo perché io non la ricordo affatto così.
"Perché sei andato via? E...e scusami se lo chiedo a bruciapelo ma sono anni che ho questo chiodo fisso, e ho bisogno di una risposta" mi sfiora le dita con la sua mano  ma si ritrae subito, forse è troppo anche per lui.
"Io...volevo semplicemente di più. Mi sono sposato giovane e quando sei nata sono stato la persona più felice del mondo ma...ma con il tempo mi sono sentito sempre più oppresso in una vita che non era quella che volevo ma...ma giuro che non è passato giorno in cui non ti abbia pensato"
Le sue parole mi arrivano dritte alle orecchie ma l'effetto non è quello che speravo. Forse mi sto solo proteggendo sotto una miriade di muri che mi sono costruita per proteggere il mio mondo, non so. Vorrei solo alzarmi e andare via da questo posto. Non riesco a sopportare la sua presenza, semplicemente non ce  la  faccio!
 
*** POV OLIVER ***
 
Giro per le strade come una furia scrutando ogni volto, cercandola in ogni vetrina.
Provo per l'ennesima volta a comporre il suo numero ma ancora nessuna risposta. Dov'è? 
Cammino, corro, non so più dove andare, non può essersi allontanata così tanto in poco tempo, deve essere da qualche parte qua intorno. Oppure è andata alla Palmer? No, avrebbe dovuto aspettare almeno un taxi per quello. É mentre penso a mille luoghi dove poterla cercare che la vedo attraverso il vetro di una caffetteria, seduta al tavolo con qualcuno, intenta ad ascoltare.
Urlo in suo nome senza rendermene conto se non dopo averlo fatto e lei si volta. Ha l'aria distrutta, gli occhi di chi non riesce più a sopportare qualcosa. Ha gli occhi di chi cerca di fermare il dolore e il pianto. E mentre entro per andarla a prendere ci scontriamo davanti la porta d'ingresso.
La tocco, sembra essere tutta intera ma lei inaspettatamente mi abbraccia chiedendomi di andare via da quel posto, ed io l ' accontento.
 
Entriamo al covo che ancora la stringo sotto la mia ala protettiva. Trema come una foglia esposta alle intemperie del tempo, tira su con il naso senza però versare una lacrima. Vederla così indifesa e tremendamente triste mi fa sentire impotente. Vorrei solo poterla rassicurare, a prescindere da quello che le sta succedendo, che starà bene ma non mi sento di farlo, non posso mentirle, ora.
"Oliver che succede?" Chiede Roy vedendoci entrare. 
"Non lo so" dico senza degnarlo di uno sguardo.
"Felicity...- dice mentre si avvicina a lei - stai bene? Qualcuno ti ha fatto del male?"le prende una mano con fare affettuoso.
"No, sto bene, nessuno ha fatto nulla solo...ho solo bisogno di stare un po' per conto mio"
"Allora raggiungo John, lo avverto che sei tornata" le lascia un leggero bacio sulle nocche della mano prima di sparire oltre la porta ed io provo una piccola fitta di fastidio per quel gesto amorevole.
Una volta rimasti soli mi piego sulle ginocchia davanti a lei.
"Che sta succedendo?" Le chiedo il più dolcemente che riesco ad essere vista la situazione.
"Oliver vorrei stare un po' da sola se non ti dispiace" ed il mio ego ne resta ferito. Cerco in tutti i modi di non chiudermi in me stesso come ho sempre fatto, cerco di non essere egoista e di essere un fidanzato per lei perché lo voglio, perché se lo merita ma più andiamo avanti e più mi sembra che i ruoli si invertano. 
"...si, mi dispiace! Sei praticamente sconvolta e non so perché!" queste parole non sono gentili, suonano così dure alle mie orecchie che lei mi volta le spalle spostandosi in una direzione completamente opposta alla mia.
" Scusami ma sto solo cercando di capire perché dopo ieri..."
"Non mi sono imbattuta in nessun criminale rapitore se è questo che ti preoccupa" mi interrompe lei con voce dura.
"E allora? Parlami!"
"Cosa vuoi che ti dica eh? Che ho incontrato mio padre cinque minuti fa? Vuoi sapere questo?" Gli occhi le si riempiono di lacrime e nonostante gli sforzi non riesce a ricacciarle indientro.
"Tuo padre? Come? Non mi hai detto nulla"
"È stata una decisione improvvisata. - parla tra le lacrime - non volevo dirlo a nessuno"
"Perché volevi nascondere una cosa come questa?" Non la capisco. Quando ho saputo da Donna di suo padre sono stato paziente ho aspettato che fosse lei a parlargliene, ho aspettato che lei si confidasse; voleva essere confortata, consigliata ed io l'ho fatto senza remore ed ora voleva tagliarmi  fuori?!
"Perché...perché non ho provato nulla! Perché non ho riconosciuto nessuno in quell'uomo, non un misero ricordo è tornato alla mente! Non so neanche se è davvero lui!" Le lacrime si sono mischiate ai singhiozzi e vorrei stringerla prima che si rompa in mille pezzi, la mia piccola Felicity. 
Come posso essere un eroe  e non essere in grado di evitare le sofferenze degli altri?
Mi avvicino a lei pronto ad abbracciarla ma mi ferma.
"Non voglio la tua compassione, Oliver. Non voglio che pensi che ogni volta devi venire a salvarmi perché sono fragile e indifesa!"
"Io non penso che..."
"Mi sono ripromessa che non avrei lasciato più che mio padre mi facesse stare male, ho avuto tutte le risposte che cercavo adesso sono...sono solo.."
"Arrabbiata?" Sì vede dal suo sguardo furente, nonostante il rossore dovuto alle lacrime. Annuisce.
La prendo per  mano e la porto davanti uno dei tanti strumenti con i quali ci alleniamo. Con il piede mi aiuto per spostare le sue gambe e divaricarle leggermente.
"Oliver, che stai facendo?"
"Fidati di me" le dico mentre l'aiuto a mettere mani e braccia nella giusta posizione.
"Punta i piedi e colpisci qua" le indico un punto ben preciso. Mi guarda un po' titubante ma dopo le prime esitazioni si lascia andare e colpisce.
"Ancora" ripete il movimento ancora e ancora; lo ripete quelle che sembrano un miliardo di volte con una velocità ed una rabbia che vanno solo aumentando.
"Va meglio?"
"No, per n-i-e-n-t-e!" Risponde continuando a colpire. La osservo ancora per un po', senza dire o fare niente per fermarla sbagliando perché nella foga manca il bersaglio e prende il legno.
"Accidenti!" Urla coprendosi la mano incriminata.
"Fai vedere, aspetta. - è rossa - Bel colpo però!" Sorride.
"Dici?" 
"Mmm-mmm"
"Oliver, grazie" mi dice mentre le spalmo una pomata.

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventitreesimo ***


"Che hai fatto alla mano?" Mi chiede Roy che è seduto al mio fianco mentre sto lavorando al caso del mio stesso rapimento. Quando si dice ironia!
"Ah, niente, un pugno finito male"
"A chi? Ad Oliver?" Dice ridacchiando.
"Forse avrei fatto la stessa fine ma no, ho mancato il coso laggiù - faccio segno con le dita verso lo strumento - e ho preso il legno" Adesso ride più forte.
"Il coso? Felicity ho bisogno di darti qualche lezione sulla terminologia di noi vigilanti!"
"Bhe, l'accetterei volentieri insieme a qualche lezione di...- sferro dei pugni all'aria per far capire cosa intendo - Dig ha smesso da quando è nata Sara"
"Scherzi? Davvero vuoi che ti insegni a combattere?" 
"Sì. Oliver non lo farebbe mai, è inutile che provi a chiederlo a lui"
"E perché?"
"Perché lui può proteggermi, così dice"
"Capisco! Accetto. Ti insegneró, sempre che non mi uccida prima lui per aver accettato" dopo qualche verso di gioia torniamo a concentrarci sul computer.
Sto facendo dei controlli sui nostri uomini, magari riesco a trovare un luogo comune a tutti da dove possiamo partire per le ricerche.
 
"Oliver, ho trovato qualcosa!" Dopo ore passate davanti lo schermo del PC sono arrivata a qualcosa. Sia lui che Roy e John si avvicinano.
"Cosa?" 
"Tutti e quattro hanno ricevuto una telefonata da questo numero" Prendo un foglio e lo scrivo per mostrarglielo.
"Di chi è?"
"Questo è il problema, non riesco a risalire al proprietario, probabilmente la sim  è criptata; ho bisogno di tempo"
La delusione é evidente nei suoi occhi ma va comunque a prendere il suo arco.
"Dove vai?" Gli chiede John
"A fare una visita al negozio in cui lavoravano"
"Ha chiuso un anno fa"
"Magari la usavano come base"
"Allora vengo con te"
"No John, voi rimanete qua, non voglio che lei resti sola" dice indicandomi poi sparisce senza dire una parola.
 
*** POV OLIVER***
 
"La tua chiamata è stata inaspettata" la voce di Laurel mi arriva senza che abbia bisogno di voltarlmi.
"Nonostante tutto mi fido di te e so quanto tu ci tenga a tutto questo"
"E come lo sai?" 
"Perché vuoi onorare Sara, come io voglio onorare così tante persone"
Mi sorride proprio perché ho ragione.
"Entriamo"
 
Scendo le scale e trovo i miei compagni come li ho lasciati, ma infondo non sono stato via molto.
"Allora?" Mi chiede Roy ma è Laurel a rispondere al mio posto.
"Abbiamo trovato solo un quaderno ma dentro c'è un codice"
Lo porge a Felicity che la guarda con fare astioso.
"Tu che ci fai qui?" Le chiede.
"Mi ha chiamata Oliver" nella sua voce sento quasi una nota di soddisfazione.
Felicity resta in silenzio fingendo di prestare attenzione al quaderno.
"A che punto stai con la sim?"
"Un punto morto"
"Non è possibile che non abbiano commesso neanche un errore!" Esordisce Dig frustrato, come tutti noi.
"Forse stiamo pensando noi nel modo sbagliato" dico ma la butto un po' così perché non ho idea di come possa ragionare diversamente, non so neanche  cosa volevano con esattezza.
"Domani posso provare a vedere la polizia a che punto sta, magari riesco a capire qualcosa sulla decodifica di codici"
"Sì,  qualsiasi cosa pur di arrivare da qualche parte con questa storia"
"Allora direi che per questa sera possiamo fermarci qui" è Felicity a parlare mentre sistema delle cose nella sua borsa.
"Vado a fare un giro di ronda per controllare che la situazione in città sia tranquilla" mi dice Roy ed io annuisco.
"Tu, dove vai?"
"A casa Oliver, sono stanca" in effetti ha gli occhi segnati.
" Non voglio che resti sola"
" senza offesa ma ho voglia di dormire sul mio letto"
" Allora vengo con te" lo dico senza pensarci neanche un momento.
" a casa mia? Va bene, come vuoi"
Mi da le spalle per uscire e capisco subito che qualcosa non va.
 
*** POV FELICITY ***
 
Poso la borsa sul divano e mi tolgo la giacca. Non una parola è stata fatta durante il tragitto.
" Prendo qualcosa da asporto, ti va?" Mi chiede Oliver che, nonostante la confidenza con l'ambiente, é rimasto imbalsamato davanti la porta.
"Sì, va bene. Solito cassetto per i menù vari - indico un mobile"
Guarda tra i fogli mentre io accendo il riscaldamento; in questa casa si gela!
"Allora cinese, giapponese, pizza o ..."
"Cinese! -lo interrompo- è da tanto che non mangio un involtino primavera" dico sorridendo; quest'aria tesa tra di noi non mi piace.
Lo sento ordinare al telefono mentre io mi dirigo in bagno ed apro l'acqua della doccia per lasciarla scorrere un poco.
Un tocco delicato sulla mia spalla nuda mi fa sobbalzare. È Oliver che mi lascia un bacio nel punto più vicino alla bretella del reggiseno ma io mi sposto per guardarlo.
Lo vedo il suo sguardo, è spaesato.
"Siamo apposto, noi intendo?" Mi domanda grattandosi un punto indefinito sulla fronte.
"Perché non mi hai detto di Laurel, insomma che avevate parlato e tutto il resto?"
"Perché so che non ti piace poi molto"
"Non...non è vero che non mi piace è che lei..."
"Lei è una parte importante del mio passato, le voglio bene e non posso semplicemente ignorarla e vorrei che tu capissi questo ma non devi assolutamente  pensare, neanche per un minuto, che io provi ancora dei sentimenti per lei, non devi esserne gelosa nella maniera più assoluta.."
"Non sono gelosa...di lei" farfuglio mentre pensa a come proseguire il discorso.
"Io..sono innamorato di te nella maniera più totale e so che a volte hai solo bisogno di essere rassicurata ed io lo farò"
Il cuore mi sta scoppiando! Sentirlo parlare così apertamente è cosa rara ma ogni volta che lo fa il respiro si mozza, resto intrappolata in un mondo tutto nostro fatto di sussurri e occhi blu del mare. Dio, come ho fatto a pensare di non poter stare con lui? Tutto il terrore che provo ogni volta che prende quell'arco in mano svanisce nel preciso istante in cui mi dice che mi ama e al diavolo se non è proprio come vorrei, al diavolo se non riusciamo a finire una cena al ristorante, al diavolo se non possiamo stare una sera intera sul divano a guardare la televisione come fanno le coppie normali, perché noi non siamo una coppia normale, noi siamo una coppia che oscilla costantemente tra la vita e la morte. Ho scelto questa vita quando ho scelto di voler stare con lui e non me ne pento perché, quando lui mi sfiora io vado in estasi come mai mi è capitato.
"Questo era un momento da nomignoli sdolcinati, lo sai? Roba tipo 'tesoro' 'amore'"
"Sei geneticamente creata per farneticare nei momenti sbagliati!"
"Io? Questa critica che arriva da te mi ferisce!"
"Penso che adesso tu debba stare zitta" mi dice ridendo mentre mi sposta indietro i capelli.
"Zitta?!"
Mi guarda negli occhi, intesamente. 
"Ciò nonostante questo è uno dei motivi per cui ti amo di più, Felicity Smoak"
"Ti amo anche io"
Sono ricaduta nel cliché di sdolcinatezza che mi caratterizza ultimamente, per fortuna non mi da neanche il tempo reale per pensarci perché mi bacia.
"Stavo pensando - inizio a sbottonargli i pantaloni - che magari, se ti va, potresti unirti a me nella doccia sai, ho bisogno di un piccolo aiuto con l'insaponare la schiena"
"A si? Sai quanto amo aiutare le persone in difficoltà" Risponde togliendosi la maglia in un solo gesto.
 
"Come va la mano?" 
"Mmm bene. Ah a proposito, Roy mi insegnerà qualche mossa di autodifesa, che ne pensi?"
Resta un pò interdetto.
"Roy? Perché Roy?"
"Perché gliel'ho chiesto io"
"Perché? Non potevi chiedere a me??"
"Ero sicura che avresti detto di no"
"Infatti, perché non è una buona idea. Poi se lo deve fare qualcuno preferisco farlo io"
"Mmmm è gelosia quella che sento?"
"Gelo - cosa? ! Assolutamente!" 
Sorrido compiacendolo.
"Senti ma..."
"Sssh" Oliver mi mette una mano davanti la bocca. Cosa ha sentito? Perché mi zittisce?
Mi fa segno di seguirlo ed io lo faccio.
"Resta qui" mi sussurra piano ed io lo faccio lasciandolo andare nell'altra stanza. I rumori di una colluttazione non ci mettono molto ad arrivare ed io resto ferma, come mi è stato detto perché se solo andassi da lui si distrarrebbe. Cosa posso fare? Non posso starmene qui ad aspettare, magari sono in troppi per Oliver da solo.
"Felicity...scappa!"
Lo sento urlare e non so se assecondarlo. Prendo il cellulare e digito il numero velocemente.
"Dig, vieni subito! Sono in casa!" Non ho neanche il tempo di riagganciare che un tipo con il passa montagna mi si para davanti.
"Trovata!" Mi lascio scappare un urlo e Oliver lo colpisce alla nuca lasciandolo cadere a terra.
"Vai!" Ha lo sguardo arrabbiato perché sono rimasta. Apro la finestra e mi tuffo sulle scale antincendio; corro giù per un paio di rampe poi mi volto a controllare, uno di quegli uomini mi segue ma prontamente Oliver si affaccia sulla scala con una pistola in mano, punta al tipo e lo colpisce. Lo guardo incredula. Lo ha ucciso? Vorrei controllare la nel momento in cui entrambi tiriamo un sospiro di sollievo qualcuno mi prende da dietro e trascina via.
"Oliver!" Urlo ma nessuno dei proiettili che ha sparato ci raggiunge.
Sento solo un forte dolore alla nuca, un colpo netto e deciso, crollo su un pavimento freddo. Poi il nulla.

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventiquattresimo ***


Prendo l'arco e faccio per andare verso il costume quando Diggle mi spinge via.
"Che diavolo pensi di fare?"
"Trovarla!"
"Come? Non sai neanche dove cercare!" Mi urla contro.
"Non importa, perlustreró la città fino a quando non la troverò"
"Oliver, in questo momento devi usare il cervello!"
"Usare il cervello? John, hanno preso Felicity!" Sento la rabbia aumentare, logorarmi da dentro come delle unghie che cercano di strapparmi via la carne.
"Non sai chi sono, cosa vogliono, dove si trovano! Oliver se non sei lucido Felicity non l'aiuti"
" Cosa ne sai tu? Cosa ne sai tu di quanto sono lucido adesso, eh? - poso l'arco sul tavolo che ho affianco - non posso starmene dietro ad un PC sapendo che lei è la fuori, in pericolo, chiaro?"
" Non posso lasciarti andare là fuori così, mi dispiace!"
Mi si para davanti, ancora, sbarrandomi la strada.
"Levati di mezzo!"
"No"
"Dig, non voglio colpirti"
"Credo che dovrai farlo allora, se sto facendo questo lo faccio soprattutto per Felicity"
Sentire il suo nome provoca uno scatto inaspettato anche per me, sferro un pugno alla ceca ma John mi blocca colpendomi a sua volta in viso. L'urto delle mie ossa sotto la sua mano mi provocano una fitta tremenda ma riportano la mia mente alla realtà.
Mi piego su me stesso per respirare. 
"Ti sei calmato,adesso?" 
Annuisco a stento continuando a rimanere piegato ad osservare fintamente le righe impercettibili  del pavimento.
"Bene! Adesso concentriamoci e troviamo Felicity" dice.
 
Siamo in quattro all'opera più la polizia alla quale ho denunciato il rapimento, eppure ancora niente. Senza di lei siamo molto più  lenti nelle ricerche ma la cosa che rende tutto più difficile è non sapere con chi stiamo combattendo, chi stiamo cercando.
Allontano la sedia dal PC e passo le mani sul viso, un viso stanco e dannatamente preoccupato. 
"Ancora niente?" Mi chiede Laurel vedendo che mi stavo alzando.
"Già"
"Oliver, la troverai, ne sono sicura" la sua voce dolce, il suo viso familiare mi fanno pensare che forse ha ragione, non permetterei mai a nessuno di farle del male.
Il mio telefono squilla, corro a prenderlo ma il numero è sconosciuto.
"Pronto?" Dico serio
"Oliver, Oliver sono io"
"Felicity?" Sono incredulo; la sua voce é l'apoteosi del terrore, la paura è tangibile tra le righe, sta anche piangendo, ne sono sicuro ed il cuore mi fa male, sembra che venga stritolato in un pugno ed io non posso fermare quel dolore che sento nel petto. Lo stomaco ribolle di mille sensazioni. Sento la sua voce, dunque è viva e la mia speranza si è riaccesa ma poi la rabbia prende il sopravvento quando riprende a parlare.
"Oliver, non so dove sono, non so niente.. io"
"Che sta succedendo?  Chi ti ha preso, come hai fatto a chiamare?"
"Io...ho paura, Oliver" la sua voce rotta mi fa intendere che qualcuno è vicino a lei e la starà minacciando. Dio, odio sentirmi così inutile!
"Non ti succederà niente! Te lo prometto!
"Ma come sei romantico!"
Questa è una voce diversa, le hanno tolto il telefono.
"Chi sei?" Chiedo rabbioso.
"Non mi riconosci? Pensavo di esserti rimasta più impressa di così, Oliver Queen"
Quella voce di donna era così familiare alle sue orecchie, sentiva gli occhi di tutti puntati su di lui che però non riusciva a risolvere l'enigma. Poi aveva detto il suo nome e quel modo, quell'accento gli risultò così chiaro. 
Deglutisco. La saliva mi era rimasta ferma nella gola e mi sembra di non respirare.
"Yěmāo" mi ritrovo a pronunciare.
"Allora ti ricordi!"
La mascella si contrae in un gesto involontario. Felicity nelle mani di quella donna. Tutto avrei immaginato, tranne che l'ennesimo fantasma del passato avrebbe messo in pericolo il mio futuro.

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Capitolo 25
*** Capitolo Venticinquesimo ***


"Oliver che sta succedendo?" Mi chiede Dig mentre monto la mia "armatura".
"So chi ha preso Felicity" dico
"Chi sarebbe?" Chiede Roy mentre si avvicina al suo costume rosso.
"Una...vecchia amica"
"Che novità!" Diggle è sarcastico mentre parla ma non ha torto, c'è sempre qualcosa o qualcuno che torna a darmi il tormento.
"Oliver questo non succederebbe se ti decidessi di raccontarci tutto! Sono stanco dei tuoi segreti!" Finalmente esplode, chissà da quanto tempo se lo tiene dentro.
"Non mi sembra il momento più adatto per metterci al tavolo e parlare" si intromette Roy.
"Chi è questa persona Oliver?" Questa volta è Laurel che ha parlato. 
" Yěmāo. Ci siamo conosciuti ad Hong Kong. Abbiamo lavorato insieme ad una...missione ma ho scoperto il suo doppio gioco e l'ho fatta arrestare. L'ho tradita." Dirlo già mi costa, troppi volti passano tra i miei ricordi ma Dig ha ragione, non posso tenerli sempre fuori, non posso continuare a tenere le persone che mi aiutano e sostengono sempre uno o due passi dietro perché non faccio altro che metterli in costante pericolo non sapendo con chi li mando al macello. Ma come faccio a raccontare ogni cosa che ho vissuto? Persino quelle che sfidano la logica dei criteri umani? Come faccio a raccontargli di come uccidessi per vivere? Come faccio a dirgli che vedevo la luce venir meno negli occhi della gente e non provavo nulla? Sono cose che ne si possono raccontare ne tanto meno cose che chi ti ama potrà mai comprendere, perché non mi vedranno mai come l'assassino spietato, mi vedranno sempre come qualcuno che ha una giustificazione per quello che fa...adesso magari, ma prima, prima non ne avevo nessuna.
"E perché sarebbe tornata dopo tutto questo tempo?" 
"Non lo so, non ho idea di cosa abbia fatto in questi anni! Pensavo fosse in prigione, evidentemente mi sbagliavo!"
"E questa tizia ha preso Felicity e non te? Perché?"
"Io...c'è stato uno scontro a fuoco con la mafia, lei collaborava con loro in realtà perché sotto copertura si era innamorata di un uomo - sento i loro occhi puntati addosso - ed io l'ho ucciso!" Questo è il succo. Di certo non mi metto a raccontare tutta la cornice di questa storia. Non mi metterò a dire a loro che quella donna facendo il doppio gioco per conto della mafia ha fatto uccidere ben 246 persone durante una manifestazione in piazza. Non dirò di come la mafia aveva preso piede in una zona intera della città, non ha importanza adesso. Io ho fatto quello che andava fatto, ho fermato il motore di quella macchina infernale 5 anni fa. Ho fermato l'uomo al quale obbediva senza remore di coscienza. Ho fatto quello che dovevo, senza pensare che la vendetta è un sentimento così forte, così puro che chi la vuole mettere in atto aspetta pazientemente il momento giusto. Questo, a quanto pare, è il suo.
"Dunque è una vendetta" sentenzia Laurel mentre mi tiro su il cappuccio verde.
"Non lascerò che qualcuno le torga un solo capello" mi dico ad alta voce.
"Non lo per metteremo!" Dice John di rimando prendendo la sua pistola e Roy il suo arco.
Li guardo soddisfatto di ciò che siamo, di quello che abbiamo costruito. Non solo una cricca che combatte il crimine, siamo amici e come tali ci copriamo a vicenda.
Sapevo che questo giorno, quello che temevo più di tutti, sarebbe arrivato. Dove Felicity sarebbe stata un obiettivo per arrivare a me ma giuro, giuro su ciò che ancora di più caro mi è rimasto, che non lascerò che qualcuno le faccia del male.
 
Ci ritroviamo sul luogo che ci era stato dato; entrare è stato fin troppo facile, poche guardie, un lavoro pulito.
Una porta si apre nella sala più grande di questo magazzino e davanti ad una fila di gente c'è una donna dai capelli corvini. La riconosco immediatamente e dal nervoso muovo le dita sull'arco allentando la presa quando la vedo. Un uomo la sta trascinando per un braccio, con una pistola in mano in segno di minaccia.
La guardo e vorrei uccidere tutti ora così da poterla abbracciare, così da saperla al sicuro.
"Oliver Queen e la sua combriccola di uomini mascherati. Quanta strada hai fatto eh."
"Sono qui, adesso libera la ragazza" dico senza camuffare la mia voce mentre abbasso il cappuccio.
"Quanta fretta! Sei sempre stato una persona in paziente,  Oliver. Questa è la tua rovina"
Sto per risponderle ma lei riprende a parlare.
"Cosa si prova? Cosa si prova a sapere che la vita della tua donna è appesa ad un filo?"
"Lei non ti ha fatto nulla, la tua rabbia è verso di me!" Le urlo quando vedo l'uomo avvicinare ancora l'arma alla sua pelle.
I suoi occhi lo dicono, ha paura e mi chiede di aiutarla, di salvarla eppure lo so che starà pensando che non devo farmi prendere dalla rabbia, che non devo sacrificarmi per lei eppure.. 
"È questo il punto, attraverso lei renderò te un miserabile, proprio come lo sono stata io!"
"Ci avevi tradito!" La rimbecco.
"In amore e in guerra tutto é lecito" dice con il sorriso stampato in volto.
"Tu sei pazza!"
"Lo sono diventata! Il pensiero che un giorno avrei avuto la mia vendetta mi ha aiutato ad andare avanti Queen!"
Mi urla addosso.
"Adesso ti farò patire lo stesso inferno. Uccidila! " fa segno al suo scagnozzo di sparare ed io sferro la mia freccia con una velocità ed una ferocia inaudita. Lascio che la pistola cada mentre anche i miei compagno di battaglia aprono in fuoco.
Sferro ancora una freccia contro l'uomo e lo atterro poi corro a lei. L'afferro prima che cada e le libero le mani, le circondo il viso cercando di capire se è ancora tutta intera.
"Stai bene?" Chiedo e lei annuisce aggrappandosi al mio collo. L'abbraccio. La rassicuro.
"Devi uscire da qui!" Le dico ricomponendomi.
"Come?"
"Andate!" Ci urla Roy ed io faccio come dice, la prendo per mano e faccio strada tra la mischia.
La mia mente è troppo occupata a cercare una via di fuga e mi rendo conto che l'uomo che avevo atterrato poco prima si è rialzato solo quando sento il rumore del grilletto premuto. Lascio andare la sua mano solo il tempo di scoccare una freccia ben assestata.
"Andiamo" dico.
"Oliver", mi chiama tremante ed io mi volto a guardarla. 
Ha una mano poggiata sul fianco dal quale sgorga sangue viscoso a flotte.
Non realizzo.  
Non realizzo soltanto per un momento quello che sta succedendo. 
Crolla. Cade e mi sembra che tutto intorno si muova a rilento, tutto diventa ovattato.
L'afferro prima che cada a terra urlando il suo nome.

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Capitolo 26
*** Capitolo Ventiseiesimo ***


Cos'è questo bruciore lancinante?
Guardo verso la sua fonte, è rosso. Solo quando poggio la mano capisco che è sangue...e cosa sta succedendo.
Oliver prova a riprendere la mia mano ma io non posso dargliela, non riesco a muovermi.
"Oliver" la voce mi esce tremante. E mi guarda, mi fissa come se non riuscisse a capire cos'abbia.
Il viscume sotto le mie mani si fa sempre più abbondante e le gambe sembrano non reggermi più; mi lascio andare.
Non crollo al suolo solo perché Oliver mi afferra prima.
È così che deve andare? È davvero così che deve finire?
"No,no,no" dice premendo sulla ferita.
"Oliver..." ma lui mi zittisce.
"No, non dire niente... andrà tutto bene, chiaro?" La sua voce autoritaria vacilla.
Cerca il telefono ma non lo trova, non lo porta mai quando è sotto quel cappuccio. Si volta verso gli altri che stavano ultimando il lavoro.
"John!" Urla ed il nostro amico in poco si trova vicino a noi.
"Che diavolo succede?" Chiede preso dal panico; guardandomi.
"Il telefono, chiama un'ambulanza. Sbrigati!" Lo incita senza staccare le mani dal mio fianco; cerca di fare pressione per impedire al sangue di uscire a flotte. Eppure io lo sento, sento le sue dita muoversi tra il calore del rosso accesso che si è esteso su tutto il mio vestito. Non fa male ma brucia, un bruciore che toglie il fiato, che toglie la vista, che toglie la parola.
Cerco il vuoto quando Oliver mi poggia una mano sulla fronte e mi intima di guardarlo. Lo vedo, offuscato ma lo vedo; i suoi occhi sono lucidi e lo sento lo sforzo che sta facendo per restare composto.
"Stanno arrivando!" Dice John piegandosi su di me.
"Okey" rispondo, incrinando le labbra in qualcosa che doveva assomigliare ad un sorriso.
Sarà vero che quando stai per morire ti passa davanti tutta la tua vita? Credo che finalmente avrò risposta a questa domanda anche se, ad essere sincera, questo è l'unico dubbio che non mi sarebbe dispiaciuto avere.
"Ehi, devi - fa una pausa - devi cercare di rimanere sveglia, ti prego".
Perché, avevo chiuso gli occhi?
Annuisco, per accontentarlo.
Non sento più gran parte del mio corpo, le punte dei piedi, le gambe; provo a muoverle ma non sento nessun riscontro, non ubbidiscono più  ai miei comandi. Ma glieli sto dando davvero? O, ho solo questa voce nella testa che pensa di poter fare qualcosa?
Le mani, le dita ancora le sento. Avanzo sul pavimento gelido fino a scontrarmi con il suo ginocchio.
La sta guardando, la mia mano sulla sua pelle verde che lascia scie di sangue a ricordare dove siamo.
"Oliver..." devo dirglielo ancora una volta, per sicurezza.
"No!", quando ha imparato a leggermi nel pensiero?
"...ma se..." Quanta fatica costa mettere in fila due parole con questo gelo addosso. Sono senza fiato e più cerco di prendere aria più mi sembra di soffocare.
"Andrà bene, starai bene..." mi poggia un bacio sulla fronte. Uno di quelli lunghi; quelli che valgono più di un 'ti amo'.
Adesso anche io ho gli occhi lucidi, maledetto di un vigilante!
"È arrivata! L'ambulanza e c'è anche la polizia" ci avverte Roy.
Voglio muovermi, voglio vedere, io..non voglio morire; ma la debolezza è più forte di me ed io mi lascio cullare da tutte quelle luci bianche intorno a me, da tutte quelle voci nuove che percepisco prima di sprofondare nel buio pesto che mi stava chiamando insistentemente.
 
*** POV OLIVER ***
 
La guardo andare via con John al suo fianco; mi volto di spalle per non vedere e permettere almeno ad una lacrima di cadere giù.
"Ehi!" Una voce dura mi costringe a voltarmi ancora. È Lance e un grappolo di suoi uomini intenti a portare via i criminali.
"...la signorina Smoak starà bene" dice con fare consolatorio. Sa quanto sia legato a lei, sa che lavoriamo insieme dagli esordi, probabilmente pensa che sotto questo cappuccio abbia un cuore.
Annuisco. Non riesco a parlare. Voglio solo togliermi questo costume, togliermi il suo sangue di dosso.
Scocco la freccia ed esco da questo edificio veloce come fossi Flash.
 
A passo svelto vado verso la sala indicata dal l'infermiera e trovo già tutti li, John, Roy e Laurel.
"Ollie.." dice correndomi incontro e stringendomi così forte da togliermi il respiro.
"Come...come sta?" Chiedo al mio amico.
"Critica. Aveva perso parecchio sangue quando è arrivata, adesso la stanno operando."
"Dobbiamo aspettare" aggiunge Roy senza tirarsi su dalla sedia, con lo sguardo affitto.
Ci metto qualche secondo per realizzare, mi siedo stordito poggiando i gomiti sulle ginocchia, stringendomi il viso tra le mani.
Neanche la pacca sulla spalla di John mi desta da questo stato catatonico in cui sono caduto.
"È colpa mia." 

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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisettesimo ***


La guardo inerme su questo letto d'ospedale, attaccata ad una flebo che quasi mi causa mal di cuore.
Anche se i medici hanno detto che è fuori pericolo a me sembra cosi fragile, qui stesa, come se un respiro troppo profondo potesse divorarle il petto.
La sua mano ferma è così morbida ma mi rendo conto che non è come prima, che nulla è  come prima e non lo sarà mai più. È successo. È successo tutto quello che mi ero ripromesso che non avrei mai permesso che accadesse e sono stato un vero idiota. Non sono invincibile come credevo e questa ne è la prova schiacciante; non ho potuto evitare che le venisse fatto del male. Ho fatto a modo suo, ho fatto a modo di tutti, ho fatto come diceva quella parte egoista di me; ho voluto amarla, darle tutto quello che potevo perché se lo merita per la donna stupenda che è.
Stringo la sua mano tra le mie, la bacio dolcemente, poggiando appena le labbra screpolate sulle sue nocche.
Riposando lo sguardo su di lei la trovo con gli occhi aperti, confusa mugugna qualcosa ed io le accarezzo la fonte. La stringo sotto il mio palmo a testare se sia vera, reale, viva. Gli occhi pungicano per le lacrime che si stanno formando e senza interessarmene lascio che mi cadano giù senza impedimenti tanto da finire sulla sua pelle pallida.
"Oliver " sussurra a fatica ed io le bacio di nuovo la mano, in risposta.
"Sono qui, amore". Quella parola con cui non ho mai avuto il coraggio di chiamarla, darle un nome avrebbe reso tutto così reale e avrebbe potuto portare alla distruzione di quella che, senza rendermene conto, era la felicità. Ma si è frantumata ugualmente, nonostante quel muro invisibile che mi ero ostinato a mantenere, ne sto raccogliendo ora i pezzi. A che è servito?
Muove le dita sulla mia gota bagnata ed è la sensazione più piacevole che abbia provato nelle ultime 12 ore. Migliore di qualsiasi orgasmo mai avuto.
"Vado a chiamare un medico" le sussurro rimanendo incatenato ai suoi occhi di nuovo vivi.

"Quale tra questi due?" Le chiedo sventolando davanti il petto due Dvd diversi.
"Oliver...ti prego, non ne posso più di vedere film!" Mi supplica lasciando ricadere le braccia tra le lenzuola ben ripiegate.
"Il medico é stato chiaro, riposo e niente sforzi per una settimana"
"...e sono due giorni che non mi fai praticamente alzare dal letto, non ce la faccio più a rimanere qua a guardare film"
"Questa è la mia versione di 'niente sforzi'" la rimbecco. È così testarda che devo controllarla praticamente tutto il giorno.
"Andiamo a fare una passeggiata!" Dice provando a strisciarsi  fuori dal nido che le ho creato ma fortunatamente il dolore dei punti è intervenuto prima di me lasciandole una smorfia di dissenso sul volto.
"Dunque?" Chiedo divertito.
"Forse non è la giornata ideale - dice fingendo di guardare fuori dalla finestra - forse pioverà. Vediamo Kill Bill?" Sorrido. 
Preso il telecomando mi posiziono accanto a lei, in silenzio. La sua testa si accascia sul mio petto e una fitta mi attraversa il corpo. Un senso di colpa incontenibile mi spinge a spostarmi fuori dalla sua traiettoria ma lei sembra non accorgersene e ne sono grato perché non saprei come spiegarlo.

*** POV FELICITY ***

Mi accorgo del tempo passato solo dai titoli di coda sullo schermo della TV. Ho passato le ultime due ore a torturarmi su quanto Oliver sia strano da quando sono uscita dall'ospedale. Non si avvicina a me se non quando ogni distanza è accuratamente calcolata ed io non possa in alcun modo superare questo Heverest invisibile che ci separa; è straziante.
"Vuoi qualcosa? Una tisana, magari?" Mi chiede e scuoto la testa.
"Oliver - mi fermo per intrecciare le mie dita alle sue, ma in risposta sento solo i suoi muscoli irrigidirsi - è tutto okey?".
Mi guarda come se non sapesse cosa volessi dire.
"Si"
"Intendo, tra noi due", butto fuori l'aria pesantemente, come se stessi togliendo dei mattoni che mi premevano contro i polmoni.
"...certo, perché non dovrebbe?" Mi chiede ma i non detti sono così tanti da aver preso consistenza intorno a noi nella stanza. Mi sposto piano per cercare i suoi occhi blu.
"Sei così distante, sempre attento a...toccarmi"
"Felicity - mette una mano sulla mia guancia con fare affettuoso - ti hanno sparato".
"Per questo Oliver te lo sto chiedendo. Non può non aver avuto conseguenze questo...questo!" Indico la mia ferita da sopra la maglietta.
"Non capisco a cosa ti riferisci" mente, lo capisco.
"Oliver, mi hanno sparato. Poteva andare davvero peggio di così e lo so che non va bene, so che non può essere indifferente per te perciò, parlamene per favore", mi aggrappo alla sua mano ancora sul mio viso ma, al mio tocco, la rifila via allontanandosi da me.
"Non posso".
"Che vuoi dire?"
"Che non posso parlarne con te", si alza nervoso.
"Cosa? Perché?"
"Perché altrimenti non posso rimandare quel momento per cui non sono ancora pronto".
Sconvolta dalle sue parole cerco di scendere dal letto, ricacciando il dolore dei punti, per stare alla sua altezza.
"Che stai cercando di dirmi?" La mia calma sta svanendo per lasciare posto alla paura. 
"Non è il momento giusto per parlarne, devi startene tranquilla adesso", mi prende una mano cercando di farmi tornare a letto ma io mi rifiuto.
"Fermo! Fermo! Mi avresti lasciata prima o dopo che il medico mi avesse tolto definitivamente i punti?" Gli urlo nervosa.
"Felicity per favore..."
"Quando,Oliver?"
"Dopo. Volevo solo accertarmi che stessi bene - confessa, messo alle strette - Credevi davvero che non sarebbe cambiato nulla dopo tutto questo?"
"Io...credevo che queste paranoie non sarebbero più state un impedimento per noi - ingoio saliva mista di lacrime - non più, almeno".
"Sbagliavi", distoglie lo sguardo coprendosi gli occhi con le mani.
"A quanto pare".
"Sai - torna a guardarmi con occhi rossi, carichi di dispiacere - cosa ho provato fino a che non hai aperto gli occhi? Fino a quando non mi hai chiamato dopo l'intervento? Hai, hai la minima idea di cosa abbia provato mentre respiravi appena tra le mie braccia? Quando ero coperto del tuo sangue? Lo sai?" Mi butta addosso tutta la rabbia che aveva represso cercando di nasconderla dietro quel suo fare così attento e non posso davvero prendermela con lui perché non ho la minima idea di come sia stato e questo, fa ancora più male.
"Lasciarmi non è la soluzione, Oliver".
"No, non lo è ma questo è l'unico modo che ho per tenerti al sicuro. Sono stati i miei errori passati a portarci a questo punto, non posso rischiare di perderti ancora".
"Mi perderderesti comunque".
"Ma saresti viva. Mi importa solo questo al momento".
Mi avvicino a lui allungando le braccia verso il suo viso ma la faccia mi tradisce. I punti tirano. Mi siedo al bordo del letto portando lui a fare lo stesso.
"Non farlo. Non rinunciare a noi per questo", gli sussurro sulle labbra prima di baciarlo. Le nostre labbra, bagnate di sale, si toccano con un muto desiderio.
"Non conosco altri modi", sussurra ancora quelle due parole magiche per l'ultima volta, accompagnate da un leggero bacio sulla fronte, prima di andare verso la porta.
"Felicity, non voglio che tu ti avvicini più al covo. Spero di essere stato chiaro". 
Persa nelle mie lacrime sento solo la porta che si chiude, poi il silenzio si fa nero.

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