Evolution

di NayaAirwair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Kim. ***
Capitolo 2: *** Derek ***
Capitolo 3: *** Patrick Prentis e le sue cavolo di notizie ***
Capitolo 4: *** l' incontro ***
Capitolo 5: *** Fuga ***
Capitolo 6: *** ci stai? ***
Capitolo 7: *** confusione ***



Capitolo 1
*** Prologo. Kim. ***


Io non sapevo chi fosse.
Ma quando l' ho visto per la prima volta, mi sembrava di conoscerlo da tanto, tanto tempo.
Sarà perchè, in fondo, siamo uguali, io e lui.
Ma dovrei spiegarvi un paio di cose prima di iniziare.

La storia di cui stò per parlarvi è un po' strana.
E anche difficile da credere.
Ok, è quasi impossibile da credere.
Ma è vera, e se avrete un po' di tempo a disposizione, voglia di scoprire come siamo arrivati a questo punto e un pizzico di pazienza, sarò felice di raccontarvela.
Parla di persone che non hanno vite normali.
Persone che sono diverse dalle altre.
Certo, anche loro respirano, mangiano, dormono, si innamorano... Vivono e muoiono così come tutti gli altri.
Ma con qualche differenza.
I loro corpi sono più forti. Le loro capacità più sviluppate.

Tutti conosciamo l' evoluzione del genere umano.
E tutti sappiamo che cambia costantemente, negli anni, nei secoli o millenni che siano. Ci vuole tempo, molto tempo ma è sempre in costante mutamento.
Ed è per questo che l' attuale genere umano stà per estinguersi.
Per lasciare spazio alla nuova evoluzione, quella definitiva.
Ovviamente, il processo è lento ma d' ora in avanti sarà tutto diverso.
Il nuovo genere umano, non è umano. Bizzarro da dire, non è vero?
Beh, vel' hò detto che la storia è strana e ci vuole un po' per capirla.

Comunque sono qui a raccontarvi la mia storia.
Esatto, io sono parte dell' ultima fase dell' evoluzione umana.
Così come voi. Tutti voi.
Non velo aspettavate, vero?
Nemmeno io lo sapevo.
Il fatto è che non tutti nasciamo già istruiti all' uso delle nuove capacità.
Io ho dovuto allenarmi molto per imparare ad usarle.
Ed ora che ci sono finalmente riuscita, tutto stà per finire. Vi state chiedendo perchè?

Ora che credo di avervi incuriosito, volete sapere come inizia tutto?

Ho incontrato Derek Grey il 9 ottobre del 2012, a New York, avevo diciassette anni.
E da quel momento la mia vita e stata completamente stravolta.

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Capitolo 2
*** Derek ***


Sono passati due anni da quando la mia vita è cambiata.
Lei indossava un cappellino grigio.
Era rannicchiata sulle scale, con un piccolo quaderno tra le dita coperte dai guanti. Scriveva velocemente sulle pagine.

Da quando l' ho incontrata, ho sempre sperato che fosse stato per caso, che fosse stato il destino. E invece ho dovuto trovarla per forza.
Ho sperato anche di essere normale.
Un qualunque ragazzo che cammina per le strade di New York e si ritrova per caso difronte ad una qualunque ragazza seduta sulle scalinate di una scuola di New York.
Ci ho sperato con tutto il cuore che fosse così.
Ma sapevo la verità, e la so anche ora.

Presumo di dovermi presentare, spiegarvi qualcosa sulla storia che voglio raccontarvi e magari rendervi partecipi dei miei sentimenti a riguardo. Ma il fatto è (e che qualcuno non mene voglia) che non ho nessuna intenzione di farlo, quindi direi di partire esattamente dall' inizio.

La prima volta che ho visto Kimberly Jones era il 9 ottobre del 2012.
Avevo diciannove anni, ed eravamo a New York.
La mia vita non è mai più stata la stessa.
E fidatevi, già prima era parecchio strana.

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Capitolo 3
*** Patrick Prentis e le sue cavolo di notizie ***


_DEREK_

Seattle.


-Vuoi scherzare?- chiedo in attesa di una candid camera ma nella stanza bianca tutto resta fermo,i vari computer ronzano appena e i banchi da laboratorio sono tristemente vuoti, eccetto quello davanti a me.
Patrick mi guarda negli occhi, nel suo sguardo c' è un misto di senso di colpa e divertimento.
-Hai una figlia?-, aspetto di ricevere una risposta diversa ma tutto ciò che sento è il silenzio del suo accenno.
Non riesco a crederci, Patrick Prentis ha una figlia?
Ma se vive dentro a questo istituto! Praticamente dorme sulla sua scrivania e poi non è nemmeno in grado di badare a se stesso come può pretendere di prendersi cura di una bambina?
Come se mi avesse letto nel pensiero risponde con un sospiro:
-Lei non sà chi sono, probabilmente sua madre le ha detto che sono morto o non sò che altro,di certo non le ha detto la verità-.
Incrocio le braccia, questa storia mi piace sempre meno, -E quale sarebbe la verità?-.
Lui chiude gli occhi, come se gli costi una fatica immensa parlarne con qualcuno, -Mene sono andato quando aveva tre mesi, ho lasciato lei, mia moglie e... e tutto ciò che avevo per venire qui e continuare le mie ricerche su di voi.
Ho messo il lavoro e la curiosità davanti alla mia famiglia, Derek.
Egoisticamente, ho deciso solo per me stesso, senza pensare che stavo lasciando una bambina senza un padre-.
In un secondo tutto il rispetto che provo per quest' uomo vacilla difronte a questa confessione, Patrick per me è sempre stato come un padre, si è sempre comportato come un padre, come aveva potuto abbandonare sua figlia appena nata e sua moglie? Non riesco a spiegarmelo.
Il mio vero padre è un vero bastardo ma almeno lui è ancora a casa a prendersi la responsabilità della sua famiglia.
Quanti anni ha Patrick? Quaranta? Quarantadue?
Io ne avevo otto quando l'ho conosciuto ma lui era arrivato a Seattle già da qualche anno,sua figlia dovrebbe avere più o meno la mia età o qualche anno di meno.
-Sò a cosa stai pensando, probabilmente credi che io sia un uomo codardo e irresponsabile e mi merito qualsiasi altra imprecazione da parte tua...-
-Sì, tele meriti ma pensavo anche a quanti anni avesse tua figlia e anche al motivo per cui melo stai dicendo solo adesso, visto che hai sempre detto che ti fidi solo di me-.
Come sempre si stupisce del fatto che io parlo senza peli sulla lingua.
-Beh dovrebbe avere diciassette anni ora. E telo stò dicendo solo adesso perchè ho bisogno che tu mi faccia un favore-.
Inarco le soppracciglia, che diavolo di favore vuole?
-Sai di Connor?-, mi chiede dopo un minuto.
Istintivamente stringo i pugni.
Certo che so di lui, quel bastardo che voleva comprare l'istituto per farne la sua personale sala di vivisezione privata e usare noi come cavie da laboratorio. Non ho nemmeno avuto l' occasione di mollargli un pugno in faccia quando si è presentato nell' ufficio di Patrick, e questo, è il mio più grande rimpianto.
Quando annuisco, Patrick continua: -Ecco lui...Ha scoperto di Kim e mi ha fatto capire più o meno chiaramente che non ha intenzione di arrendersi tanto facilmente riguardo all'istituto. Ho paura che possa fare del male a mia figlia, sai usarla come esca.
Quell'uomo non si fa scrupoli, Derek, se vuole qualcosa farà di tutto per averla e non gli importa di niente e di nessuno-, certo, lo sò bene che non si fa scrupoli.
-E allora cosa vuoi che faccia io?-
-Vorrei che tu andassi a prendere mia figlia e che la portassi qui da me, così sarò certo che lei starà al sicuro-
Wow, che istinto paterno. Peccato che arrivi con diciassette anni di ritardo.
-E tua moglie?-
-Le ho parlato e...-
Lo interrompo subito, probabilmente ho capito male. -Un momento, come sarebbe che le hai parlato?-, Sono confuso, -Pensavo che le avessi abbandonate-, gli ricordo.
Lui sembra ferito dalla mia domanda ma, dopo tutto quello che mi ha detto, non è che mene frega più di tanto.
-E' vero le ho abbandonate ma ho continuato a mandare soldi e a chiamare per sapere come stava mia figlia, sono stato uno stronzo ma non sono senza cuore, Derek-.
Sospiro, ok, questo glielo posso concedere, sta lentamente tornando il Patrick che conosco. -Comunque, ho parlato con mia moglie, ehm la mia ex moglie veramente, e beh, lei non ne vuole sapere di venire e tantomeno di lasciare venire qui Kim visto che nemmeno mi conosce.
Ma lei non correrebbe pericoli, Katherine è tosta e da quello che ho capito ha un fidanzato con il distintivo quindi non sarebbe un problema farla proteggere-
Stà prendendo tempo e io mi spazientisco in fretta.
-Beh ma allora lascia che il fidanzato col distintivo protegga anche tua figlia-, gli dico, non sembra una soluzione così complicata ma dall'espressione che ha in volto capisco immediatamente che c' è dell'altro.
Patrick vuole conoscere sua figlia e questa è l'occasione perfetta.
-Scusa ma se volevi conoscerla perchè cavolo di motivo hai aspettato diciassette anni?-
Lui sospira, -Per lo stesso motivo per cui mene sono andato, ero sempre troppo preso dal lavoro e... Avevo paura di non essere pronto ad essere un padre-.
E ha avuto l'illuminazione solo adesso? Se conosco Patrick c' è sotto qualcos' altro ma non voglio approfondire l' argomento ora.
-Ok, ma cosa dovrei fare? Andare là e rapirla davanti agli occhi della tua ex moglie?-, chiedo.
Lui mi guarda stringendo le labbra in un' espressione che può voler dire solo: Sono contento che tu ci sia arrivato senza che sia stato io a dirtelo.
-Stai scherzando, vero?-.
Sta del tutto perdendo la testa? E pensare che è uno degli uomini più intelligenti che conosco!
-D' accordo, magari così è piuttosto brutto da sentire, ma pensavo che se fossi andato la e  avresti parlato con mia moglie magari avrebbe cambiato idea riguardo a Kim-
-E perchè non ci vai tu?-
Ovviamente ha la risposta pronta:
-Io qui ho tutta la baracca da mandare avanti e lo chiedo a te perchè sei davvero l'unico di cui mi fidi. Sò che saresti capace di proteggerla da qualsiasi cosa e poi ti farebbe bene uscire un po' da questa città di tanto in tanto, considerala la tua prima missione ufficiale, sono mesi, ormai, che mi chiedi di darti un incarico-.
Ancora una volta lo guardo inarcando le soppracciglia.
Ma cosa pensa che sono il suo fattorino? Tuttavia non posso fare altro che sospirare,
-Uscire quanto dalla città?-
-Ehm non molto... Katherine ha deciso di non trasferirsi, ha ancora il nostro vecchio appartamento a ... New York-.
No, mi stà prendendo per il culo.
-New York? Maledizione sono due giorni di macchina, Patrick!-
Nonostante la mia irritazione lui sorride.

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Capitolo 4
*** l' incontro ***


Derek

-Se quello che hanno detto è vero, dovrebbe trovarsi qui-.
Guardo Liam con aria dubbiosa e insieme dirigiamo di nuovo lo sguardo verso l' edificio chiaro difronte a noi.
Centinaia di studenti sono sparpagliati in gruppi e parlano, c' è una confusione infernale.
-Non mi dire, una ragazzina di diciassette anni a scuola? Cavolo, che fantasia-, dico incrociando le braccia.
-Guarda che non tutti studiano per i fatti loro finchè non si stancano di "quella roba inutile"-, Liam mi fa il verso.
Scrollo le spalle, -Dico solo che non è al sicuro qui, troppo prevedibile-
-Patrick non ha previsto proprio un bel niente. E' stata sua madre a farlo, lo sai, e poi scusa dove avrebbe dovuto metterla, in un convento? Qui almeno può confondersi con la folla. E comunque ricordati che lei  non sa un bel niente di noi quindi ci toccherà andarci piano-.
-Sì, sì, ho capito. Andiamo?-, Liam annuisce.
Senza nemmeno una parola decidiamo di dividerci, per fare prima.
Chiedo a diversi ragazzi e ragazze ma nessuno sa darmi una risposta. Mi sembra incredibilmente stupido il fatto di essere qui a cercare la figlia di Patrick senza una straccio di foto per trovarla o almeno un piano per convincerla a venire via. E poi che cosa potrei dirle? "Ehi, ciao, credo che un tale voglia ucciderti, verresti con me a Seattle a conoscere tuo padre  che ti ha abbandonato diciassette anni fa?". Come minimo mi beccherò una denuncia.
Ogni tanto vedo la testa biondo pallido di Liam passarmi vicino e capisco che fa buchi nell' acqua esattamente come me.
Decido di provare con un gruppetto di ragazze poco lontano.
-Scusate, conoscete Kimberly Prentis?-, chiedo e una ragazza con i capelli neri arrossisce fino alla punta delle orecchie quando mi vede.
Nessuna delle quattro sembra intenzionata a rispondere, così sbuffo sonoramente per fargli capire che non ho tutto il giorno da perdere.
Alla fine quella più alta e con i ricci chiari fa un passo avanti.
-Non c' è nessuna Kimberly Prentis qui-.
Ah, fantastico, abbiamo anche sbagliato posto.
Mi sto decisamente irritando e faccio per andarmene ma la ragazza alza la voce, richiamando la mia attenzione.
-Però c' è Kim Jones... I- insomma Kimberly... E' seduta laggiù, sulle scale-, seguo il suo dito e noto una ragazza rannicchiata sui gradini.
Ringrazio la riccia e mi dirigo da quella parte pensando al perchè del cognome diverso... Forse non è nemmeno lei ma tanto vale fare una prova.
-Ehi-, dico quando le arrivo difronte.
Lei non alza la testa, stà scrivendo su un blocchetto.
Dall' alto così, riesco soltanto a vedere un cappellino grigio e le sue ginocchia unite dove ha appoggiato il quaderno su cui scrive.
Alzo un po' la voce, -Ehi?-, mi siedo sul gradino accanto a lei.
Possibile che non mi abbia ancora visto?
Non rieco a vedere la sua faccia perchè ha davanti dei lunghi capelli molto mossi di un colore strano, scuri ma quasi rossicci alla luce.
Però noto qualcosa di bianco infilato nel suo orecchio. Ah, ecco perchè non mi ha sentito.
Allungo una mano e le sfilo la cuffia.
Lei fa un piccolo salto, -Ma che...?-, dice trattenendo il fiato spaventata, poi si volta verso di me.
E il fiato lo trattengo io.
Capisco che è davvero lei solo dal modo in cui mi stà guardando in questo momento.
Identica al padre in tutto e per tutto, questa è la tipica espressione alla Patrickincazzatonero.
Però allo stesso tempo è completamente diversa da lui.
Gli occhi sono verdi, grandi, enormi. Rotondi e sgranati di sorpresa, come quelli di una bambina.
La pelle è chiara, le guance e la punta del naso, però, sono in fiamme.
La bocca socchiusa mostra gli incisivi bianchi. Le labbra sono rosse, rossissime.
Ha il naso dritto, come Patrick, che sembra un po' troppo grande per la sua faccia.
Le sue soppracciglia sono nere, in questo momento aggrottate.
Il viso è incorniciato dai capelli castano rossicci e il tutto viene completato da quel cappellino grigio chiaro che le pende tutto da una parte.
Ci avrò messo si e no tre secondi a memorizzare la sua faccia e ora lei continua a fissarmi con quegli occhi rotondi.
E io mi sono bloccato, non sapendo più cosa devo dire.
Passano ancora un paio di secondi prima che mi decida a parlare.
-Ciao-
Lei aggrotta la fronte, come se le avessi detto qualcosa di strano. -Ciao?-, mi chiede dubbiosa.
Stavolta, aggrotto io la fronte, -Sì, ciao, non è questo che si dice quando si incontra una persona?-
Lei sbatte le ciglia un paio di volte, sembra confusa ma pare anche che stia trattenendo una risata.
-Sì, ciao. Ehm... Perchè ti sei seduto qui?-, mi chiede, il suo tono di voce è quasi minaccioso.
Cavolo, che ragazza strana.
-Perchè? E' vietato?-, chiedo in risposta, lo sò, sto perdendo tempo e sono un grandissimo coglione, dovrei chiamare Liam, convincere questa ragazza a seguirci e correre il più lontano possibile da New York.
Ma non posso fare a meno di giocare con lei.
Ammetto che mi stò divertendo.
Lei socchiude gli occhi, sembra "leggermente" irritata.
-Che vuoi da me?-
-Ma tu fai così con tutti quelli che ti vengono a parlare?-, le chiedo.
Lei abbassa la testa e si morde il labbro inferiore, ora capisco perchè ha la bocca così rossa.
-Veramente... Nessuno viene a parlarmi-
Qui mi sorprende, non mi sembra il tipo di ragazza da non stare con nessuno.
Però con la lingua lunga che si ritrova...
Molti studenti sono già entrati nella scuola e altri stanno salendo le scale ma lei non accenna a muoversi così continuo dicendo: -Ah no? E perchè?-.
Lei fa per parlare ma in quel momento sento la voce di Liam.
-Derek! Derek!-, sta correndo verso di noi e capisco subito che c' è qualcosa che non va, mi alzo in piedi e appena mi vede mi raggiunge.
-Sono qui, la stanno cercando!-,esclama riprendendo fiato.
-Come possono essere qui?! Patrick ha detto che non c' era nessuno sulle nostre tracce!-
Liam scuote la testa e si porta una mano alla tempia, -Non lo so ma stanno arrivando, dobbiamo portarla via!-
Mi giro per guardare Kimberly, si è alzata in piedi anche lei e sembra allarmata.
La prima cosa che noto è che è incredibilmente bassa ma passo velocemente al punto:
-Devi venire con noi-, le dico e lei sgrana gli occhi.
-Mi prendi in giro?-, chiede, io non so come ribattere. Che diavolo posso dire per convincerla a scappare con due sconosciuti?
-Ascolta, so che ti sembrerà assurdo ma c' è gente che ti sta cercando. Sei in pericolo e noi siamo qui per portarti al sicuro, quindi, ti prego vieni con noi-.
Lei mi guarda come se mi fosse spuntata un' altra testa.
Non ho tempo per le spiegazioni e sento Liam dietro di me che geme, devono essere più vicini di quanto pensiamo.
-Tu sei pazzo se credi davvero che seguirò due perfetti sconosciuti chissà dove!-
Liam mi appoggia una mano sulla spalla. -Derek...-, maledizione!
Come ho già detto: Non ho tempo per le spiegazioni.
Le afferro il polso e la trascino giù per le scale.
-Lasciami! Che volete da me? Lasciatemi andare! Non vi conosco! Per favore aiuto!-, continua ad urlare ma quei pochi studenti ancora fuori sembrano non sentirla nemmeno.
Dio benedica New York e i suoi cittadini indifferrenti!
Continuo a trascinarla sul marciapiede ma devo ammettere che è un osso duro, punta i piedi a terra e ad un tratto riesce a divincolarsi.
Mi volto per riacchiapparla, e la vedo.
Dall' altra parte della strada, con due uomini ai lati, i capelli biondo platino che svolazzano al vento e gli occhi puntati su di me.
Il cuore mi sprofonda nello stomaco e sento anche Liam irrigidirsi al mio fianco.
Ci hanno trovati.

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Capitolo 5
*** Fuga ***


Kim

Appena lo vedo mi sento avvampare, è la prima volta che un ragazzo viene a parlarmi ed è incredibilmente bello.
Sul serio non ho mai visto un ragazzo così nella mia scuola.
Ed è venuto da me!
Poi mi ricordo degli scherzi di Rachel Fisher e capisco che questo dev' essere l' ennesimo della lista.
Cerco di non dar a vedere la mia delusione e decido di attaccarlo subito così che capisca di lasciarmi in pace.
E' davvero bello e faccio non poca fatica a cercare di non comportarmi come una scema.
I suoi occhi sono grigi, di un grigio incredibile che sembrano riflettere il cielo in questo momento, sono profondi e circondati da lunghe ciglia che li risaltano.
Ha la pelle olivastra e i capelli castano scuro e disordinati.
Ha la bocca scolpita ed è decisamente sexy.
Non riesco ad evitare di arrossire ancora.
Dopo qualche minuto spunta fuori un ragazzo biondo, alto e magro che ci corre incontro come se avesse visto il diavolo in persona.
E dopo un' altro minuto mi ritrovo a non capire più un bel niente.
Vengo trascinata giù per le scale della scuola e sul marciapiede, chiamo aiuto ma nessuno si degna nemmeno di alzare gli occhi.
Sono terrorizzata e non sò che pensare.
Se questo è un' altro scherzo di Rachel Fisher, ha davvero superato sè stessa.
-Lasciami!-, urlo per l' ennesima volta e finalmente riesco a liberarmi dalla sua stretta. Barcollo all' indietro e vedo il ragazzo guardarmi come se avesse visto un fantasma non spreco tempo a chiedermi il perchè di quell' occhiata e mi volto scattando in avanti.
Corro anche se non sò dove andare, l' importante è correre e non fermarsi.
-No, no aspetta non da quella parte!-, mi urla dietro il ragazzo biondo ma io non lo ascolto.
Li sento dietro di me ma aumento il passo cercando di superarli.
Attraverso la strada il più velocemente possibile e mi scontro con una donna donna bionda e un uomo in giacca e cravatta, cerco di andare avanti ma sento delle mani attorno alle braccia e mi accorgo che è l' uomo che mi trattiene e mi sta facendo male.
Urlo e scalcio ma lui non ne vuole sapere di lasciarmi.
Ma che vuole tutta questa gente da me?!
Cerco di liberarmi dalla sua stretta e mi rendo conto di un furgone che ci parcheggia accanto, subito dopo, l' uomo mi preme un fazzoletto bagnato sul naso e sulla bocca.
Un odore fortissimo mi inonda le narici e mi fa venire quasi da vomitare.
Sento le lacrime scorrermi sulle guance, e riesco solo a chiedermi se sia tutto vero o è solo un  orribile sogno.
All' improvviso mi sento stanca e nemmeno più la paura mi fa andare avanti.
Smetto di divincolarmi.
Smetto di urlare.
Poi sento le gambe cedere e chiudo gli occhi.

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Capitolo 6
*** ci stai? ***


Derek


Da questo lato dell' East River, ormai, non restano altro che vecchi edifici sconnessi e quasi tutti abbandonati, il fiume dalle acque scure odora di marcio e così tutto quello che c' è sulle sue rive.
Siamo qui da quasi  un' ora e ancora non abbiamo trovato tracce di Kimberly e, francamente, ho perso la pazienza da almeno quarantacinque minuti.
-Questa è quella giusta-, dice Liam al mio fianco, lo guardo scettico prima di tornare ad osservare la palazzina abbandonata difronte a me.
-L' hai già detto tre case fa, dì un po', stai tirando a indovinare?-, chiedo io mettendomi le mani nelle tasche dei jeans, lui non si scompone, -No, stavolta lo avverto-, e così detto si avvicina al palazzo con passo sicuro, sbuffo e lo seguo. Anche io ho "avvertito" qualcosa in effetti ma non glielo dico per non dargli soddisfazione.
-Tanto ti ho sentito comunque-, dice lui ridendo ed io mi ritrovo ad alzare gli occhi al cielo.
Odio quando ascolta i miei pensieri senza avvisare.
-Fatti i fatti tuoi professor X, almeno quando penso lasciami in pace-, borbotto e lui solleva le braccia in segno di resa, -Ok, scusa-.
Liam è il mio migliore amico e ovviamente il suo potere è la telepatia. Penso che sia davvero un ottimo potere se si tratta di prevedere mosse durante un combattimento o per sapere la verità su qualcuno, ma se si tratta di me gli conviene tenere a bada quella specie di cervello sovrasviluppato.
Siamo arrivati sulla porta, stò per allungare una mano ed aprire quando sento un rumore di passi provenire dall' alto, mi volto a guardare Liam che mi osserva con gli occhi castani attenti.
-Hai sentito?-, chiede,  io annuisco e sorrido, -Qualcuno ci ha organizzato una festa a sorpresa-, rispondo e Liam alza gli occhi al cielo.
Un' altro colpo dall' alto, stavolta come di qualcosa che cade a terra e ci ritroviamo a correre nella casa e poi su per le scale il più velocemente possibile.
Lei è qui.
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KIM

Ok, ora so che quando nei film prendono a spallate le porte per aprirle sono tutte stronzate.
La porta di legno pesante è ancora al suo posto e non si è mossa di un millimetro, in compenso io mi sono ritrovata col sedere a terra ed una spalla dolorante. Me la massaggio mentre mi rialzo a fatica.
Mi guardo attorno in cerca di un' altra via di fuga ma non c' è niente in questa maledetta stanza!
Mi sono risvegliata ed ero sola, la stanza è rimasta buia per tutto il tempo e nessuno è venuto a controllarmi.
Per i primi dieci minuti ho pianto e sono rimasta paralizzata dalla paura, poi mi sono alzata, ho buttato a terra cappotto, guanti e cappello e ho deciso di uscire da qui.
Le ho provate tutte, davvero.
Ma non c' è davvero niente che possa aiutarmi a scappare qui dentro a parte un tavolo di legno con una gamba staccata e sinceramente non credo che mi possa essere granchè utile.
Ho provato a forzare la porta in tutte le maniere possibili ma niente, c' è una finestra ma è a più di tre metri d' altezza e per me che sono solo un metro e cinquantratrè scarso, è praticamente impossibile raggiungerla.
Mi stò ancora guardando attorno pensando a cosa fare quando sento dei passi affrettati  fuori dalla porta.
Col cuore in gola cerco un nascondiglio o un' arma e lo sguardo mi cade sulla gamba staccata del tavolo, mi chino a  raccoglierla e mi apposto dietro alla porta, se non posso scappare, almeno proverò a combattere.

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DEREK

Basta un trucchetto semplice per far scattare la serratura della porta, e appena si apre, Liam entra quasi di corsa, il secondo dopo però, una specie di mazza gli finisce dritta sul naso e melo scaraventa contro.
Lo afferro da sotto le ascelle e lo rimetto in piedi mentre lui si regge il naso imprecando.
Stavolta mi faccio avanti io e appena la mazza mi arriva contro, la blocco con la mano e tiro con forza verso di me, Kimberly mi finisce addosso e inizia a dimenarsi in tutti i modi, tirando calci e pugni.
La prima cosa che noto è che per fortuna sembra stare bene, e la seconda è che è davvero debole, le afferro i polsi e in un secondo la volto, incrociandole le braccia davanti al suo petto.
Lei continua a scalciare e gridare ma non la mollo.
-Calma, piccola, non siamo noi i cattivi-, le dico all' orecchio.
Liam ci gira attorno sogghignando, -Ha un bel caratterino, eh?-, domanda mentre lei cerca di mordermi il dorso della mano, la scosto e la sollevo praticamente di peso.
-Maledizione, è più facile tenere a bada Soldier-, dico io mentre lei continua a dimenarsi, -Lasciami andare!-, grida lei, la sua voce è stridula, sembra che stia piangendo.
Odio le ragazze che piangono, non sò mai cosa fare quando fanno così... Mi spiazzano.
"Allora, mi aiuti?!", indirizzo il pensiero a Liam e lui mi guarda con un mezzo sorriso, "E' la prima volta che una ragazza ti rifiuta in questo modo, lasciami godere il momento", risponde, io lo guardo male, malissimo e allora lui si decide ad aiutarmi.
Si china difronte a Kimberly e lo vedo mentre le scosta i capelli dal viso, lei non smette di agitarsi.
-Ehi, calma, siamo noi, ti ricordi? Siamo qui per aiutarti-
Lei singhiozza forte ma smette di tirarmi calci agli stinchi, grazie al cielo.
"No, grazie a me", sento rimbombare nella testa, Liam stà sorridendo e io ho una gran voglia di tirargli un pugno.
-Non prendermi in giro... Se siete qui per uccidermi fatelo e basta-.
Wow questa non mel' aspettavo.
-Ehi ma che dici? Non vogliamo farti del male, telo giuro, siamo venuti a liberarti. Fidati di noi, ok?-
Lei tremò tra le mie braccia ma non rispose.
-Derek, lasciala-, piano piano le lascio i polsi, sperando che questo gesto serva a dimostrarle che così si può fidare.
Lei fa un passo verso Liam e lui le sorride, -Visto? Puoi stare tranquilla-.
Kimberly annuisce appena. E subito dopo si mette a correre in direzione della porta che abbiamo lasciato aperta.
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Kim

Non posso fidarmi di loro. Vorrei poterlo fare, davvero, ma non li conosco e non sò da dove sono sbucati.
Corro giù dalle scale il più velocemente possibile ma appena arrivo al secondo piano mi blocco di colpo.
Davanti a me ci sono due uomini e uno dei due è quello che mi aveva bloccata in strada.
Loro mi fissano ed io mi rendo conto di avere un' espressione terrorrizata.
Cerco di indietreggiare ma uno mi prende per i capelli e mi sbatte contro il muro, talmente forte che sento il cervello rimbalzare nel cranio e il fiato esce completamente dal mio corpo.
-Come diavolo hai fatto ad uscire, piccoletta?-, dice l' altro uomo.
Io sono ancora a terra e stò ansimando, cercando di riprendere fiato.
Riesco a vedere a malapena che l' uomo che mi ha parlato si è sfilato la cintura e ha alzato il braccio per colpirmi, mi raggomitolo su me stessa cerco di prepararmi a ricevere la frustata.
Sento lo schiocco secco del cuoio contro alla pelle e urlo d' istinto ma stranamente non ho sentito nessun dolore.
Riapro gli occhi e vedo il ragazzo con i capelli scuri davanti a me, tende il braccio in avanti e la cintura gli si è avvolta attorno al polso.
Trattengo il fiato mentre gli molla un pugno in piena faccia, talmente forte che l' uomo cade a terra e non si rialza più.
Poi si volta e mi guarda un secondo prima di abbassarsi.
I suoi occhi sono di piombo e mi inchiodano sul posto, sento la testa che gira e credo che sia un effetto della botta che ho preso.
-Stai bene?-, mi chiede e la sua voce è profonda, sbatto gli occhi un paio di volte ma ancora non rispondo.
-Ehi, guardami. Stai bene?-, sento la sua mano sfiorarmi la tempia e mi ritraggo d' istinto, ricomincio a respirare e chiudo gli occhi annuendo.
-S- Sì... Stò bene-.
Sento un forte tonfo e riapro gli occhi, il ragazzo si è voltato e stà guardando il suo amico, quello biondo.
E' a terra e l' altro uomo stà per buttarglisi addosso, in mano tiene qualcosa di scuro... Una pistola!
-Liam!-, il moro salta in piedi nel giro di mezzo secondo e si getta dall' altra parte del corridoio.
L' uomo vola in aria... Lui ... Lui vola letteralmente in aria per poi sbattere contro il muro e atterrare inerte, la pistola finisce da sola da qualche parte lungo il pavimento.
Ma com' è possibile?
Nessuno ha toccato quell' uomo!
Come può essere volato via?!?
Il biondo si mette seduto e mostra i pollici alzati all' amico, -Questo era da medaglia d' oro, proprio bravo!-, esclama, ridendo.
-Ti stupisce?-, chiede l' amico avvicinandosi e aiutandolo a rialzarsi, il biondo ride, -Modesto come al solito, eh?-.
Ma che? Non ci sto capendo più niente.
I- Insomma.... è stato quel ragazzo a far volare via l' uomo? Come?
Forse è solo la botta in testa ma sento che stò per vomitare. O svenire. O entrambe le cose.
Ho bisogno di riprendermi.
Mi appoggio con la schiena al muro dietro di me e chiudo gli occhi, cercando di controllare la nausea.
Quando riapro di nuovo gli occhi li ritrovo entrambi che mi fissano.
Mi appiattisco al muro, come se questo bastasse a tenermi lontana da loro.
-Cavolo-, dice il biondo.
-E' terrorrizzata-, afferma l' altro, come se non fossi presente e non li stessi ascoltando.
Li guardo male, per ricordargli che ho anche io le orecchie.
-Si può sapere chi diavolo siete?-, chiedo.
-Io sono Liam, lui è Derek. Siamo stati mandati qui per portarti al sicuro-, Liam si avvicina di un passo mostrandomi entrambe le mani, come a dimostrare di essere disarmato.
-Siete della polizia?-, chiedo dopo un po' e Derek si mette a ridere, lo guardo male. -Che c' è di divertente?-
-Ti sembriamo due poliziotti?-, domanda lui in risposta.
In effetti non ha tutti i torti ma non ho intenzione di dargli la soddisfazione di avere ragione.
-Sentite, intanto togliamoci di qui. Gli altri potrebbero arrivare a momenti-, dice Liam e io lo guardo.
-Ci sono altri?-, avverto la preoccupazione nella mia voce.
Lui stringe le labbra e guarda Derek, che si avvicina e si china di nuovo su di me.
-Ti stanno cercando. Puoi non crederci ma sono loro i cattivi e noi stiamo cercando di portarti al sicuro, tu hai bisogno di noi e noi abbiamo bisogno che tu non cerchi più di scappare. Ti prometto che quando saremmo al sicuro ti racconterò tutto ma per il momento pensi di poter fare uno sforzo di fiducia nei nostri confronti?-, ha parlato con calma, come se si sforzasse di essere gentile.
Combatto contro me stessa per un po'.
Tutto quello che sò è che stamattina era tutto normale, poi ho incontrato lui e tutto è cambiato.
Però non sono stati loro a farmi svenire, portarmi via e chiudermi in una stanza. E nemmeno a sbattermi contro il muro, anzi, lui si è preso quel colpo per me.
I suoi occhi sono seri, profondi e sembrano sinceri.
Mi allunga una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Mi posso fidare?
Non ne ho idea.
Ma se è vero che c' è qualcuno che vuole farmi del male sarebbe meglio stare vicino a chi mi ha salvato, giusto?
-Allora, ci stai?-, mi chiede.
Guardo Liam, poi di nuovo lui.
-Sì-, dico e allungo una mano ad afferare la sua.

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Capitolo 7
*** confusione ***


Derek

-Come fate a conoscermi?-, chiede mentre l' aiuto a rialzarsi.
-Tel' abbiamo detto, ci hanno mandato apposta per te-, risponde Liam al posto mio.
Lei lo guarda, -Si ma come fate a sapere che sono proprio io?-, insiste.
Mi volto e lei si ferma prima di venirmi addosso, -Sei Kimberly Prentis?-, le chiedo sbuffando e lei sgrana gli occhi.
-Nessuno sa il mio cognome, ho sempre usato quello di mia madre... C- Come fai a saperlo?-
-Senti, ti prometto che ti spiegheremo tutto appena saremo più tranquilli, ok, Kimberly?-, le dico e ricomincio a camminare.
-Kim-.
Mi rigiro, -Cosa?-.
Lei sbatte gli occhi, -Kim... Chiamatemi solo Kim, odio quando dicono il mio nome completo-, mi spiega, guardo Liam che sorride e alzo le spalle, -Ok. Kim-, anche a me piace di più ma non ho intenzione di dirglielo.
Scendiamo le scale e arriviamo al primo piano.
-E come avete fatto a trovarmi ora?-.
Sbuffo.
Avrei voglia di dirle: Il mio amico telepatico ha ascoltato le menti dei tuoi rapitori e li abbiamo seguiti fino a qui.
-Derek...-, Liam mi ammonisce, deve avermi sentito.
"Ok, allora rispondi tu a tutte le sue domande"
-Abbiamo seguito il furgone-, dice alla fine.
Mi viene quasi da ridere, non sono abituato a tenere nascosto quello che sono, insomma sono cresciuto in un posto dove veniamo addestrati tutti i giorni ad usare i nostri poteri.
-Avete una macchina?-, chiede Kim dopo un po'.
Stavolta non mi trattengo, -No, abbiamo usato il teletrasporto-, non esiste il teletrasporto, almeno per quanto ne so io, ma mi diverto davvero a prenderla ingiro, fa una faccia buffissima con gli occhi socchiusi e la bocca semi-aperta. Mi guarda male e io scrollo le spalle e mi volto.
-Derek!-, di nuovo Liam mi ammonisce , tra poco gli tiro un pugno in faccia, ha deciso improvvisamente di trasformarsi nella voce della mia coscienza e stà diventando davvero insopportabile. E poi da quando gli importa così tanto di quello che una stupida ragazzina può pensare di me?
Io non rispondo e  cala il silenzio finchè non usciamo dall' appartamento.
Poi si scatena il caos.

____________________________________________________________________

Kim

Appena mettiamo piede fuori dalla casa succedono molte cose tutte insieme.
Qualcuno sbuca fuori da dietro il muro e dà una gomitata in testa a Derek talmente forte che lui cade a terra e non si rialza.
Nello stesso momento un uomo scaraventa Liam dall' altra parte e inizia a tempestarlo di pugni, mi sfugge un urlo e cerco di scappare ma un' altro uomo mi prende in braccio di forza e mi immobilizza le braccia.
Gli dò dei calci alle ginocchia e per un momento riesco a sfuggirli, mi metto a correre ma il secondo dopo una donna bionda, la stessa che ho urtato in strada, mi si para davanti con una  pistola tra le mani.
Mi immobilizzo all' istante mentre lei mela punta contro.
Il cuore ha preso a battere all' impazzata.
Trattengo il fiato e lei mi guarda con un sorrisetto sulle labbra.
-In ginocchio-, dice e la sua voce è gelida, deglutisco e mi affretto ad obbedire.
Non so se faccia più paura lei o la pistola.
-Portateli qui-, ordina poi agli altri uomini e loro trascinano accanto a me il corpo inerte di Derek, lo guardo con il cuore in gola, ha gli occhi chiusi ed è immobile, spero con tutta me stessa che sia solo svenuto.
Servono due uomini per portare Liam fino a noi, lo costringono a stare in gincchio e uno gli immobilizza le braccia, quando è accanto a me smette di dimenarsi e riesco a vedergli il sangue uscire a fiotti dal naso, guarda Derek e vedo la preoccupazione sul suo volto.
Non so cosa pensare, ho solo paura.
-Loro due potete anche ucciderli, non ci servono. Lei viene con noi-, sibila alla fine rivolta  a me.
Mi sento tremare di paura e non riesco più a respirare.
L' uomo dietro a Liam estrae la pistola e gliela punta alla nuca, un urlo di terrore mi si blocca in gola ma non ho neanche il tempo di provare panico che Derek si alza, e alla velocità della luce immobilizza la donna con un braccio attorno alla sua gola, mentre la mano libera le tiene la pistola puntata alla tempia.
Nello stesso momento, Liam si è voltato e ha fatto saltare via la pistola dalle mani dell' uomo, ed ora gliela tiene puntata contro al cuore.
Gli altri due uomini fanno per estrarre le loro pistole.
-Fermi! O le faccio saltare il cervello-, dice Derek in tono glaciale e i due scagnozzi si bloccano e guardano la loro capa.
-Kim, vieni qui-, non melo faccio ripetere due volte, mi alzo e corro dietro di lui.
-Mettetele a terra. Lentamente-.
Gli uomini prendono le armi e le appoggiano sull' asfalto.
Derek spinge la donna contro ai due che si sporgono per afferrarla e le pistole finiscono una tra le sue mani e una tra quelle di Liam.
Sgrano gli occhi. Ma come diavolo...?
-Corri!-, Derek mi spinge e le gambe partono ancor prima di darmi il tempo di assimilare tutto quello che è successo.
Corriamo senza voltarci indietro.
-Dove diavolo è la macchina?!-, urla Derek mentre dietro di noi riesco a sentire le urla di quella donna.
-Eccola!-, esclama Liam mentre arriviamo ad una macchina sportiva nera opaca di cui ignoro il modello, (e non è che in questo momento mene freghi più di tanto, ad essere sincera).
Derek salta al posto di guida e Liam si getta su quelli posteriori, mentre faccio il giro della macchina, Derek spalanca la portiera del passeggero ed io mi ci fiondo dentro alla velocità della luce.
-Vai! Vai! Vai!-, grida Liam.
Il motore romba mentre Derek dà gas e dopo pochi secondi siamo in strada, finalmente al sicuro.

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Derek

-Chi diavolo erano quelle persone?!-
-Perchè cavolo di motivo c' era lei sulle nostre tracce?!-
Kim e Liam urlano contemporaneamente e continuano a fare domande a raffica.
Dopo un minuto di agonia sbatto le mani sul volante, -La volete smettere, una buona volta?!-, grido e finalmente nell' abitacolo cala il silenzio.
Mi passo una mano sulla fronte e sento qualcosa di vischioso sulla tempia, guardo le dita e noto che sono sporche di sangue. Maledizione, quel bastardo mi ha colpito più forte di quel che credevo.
Vedo accanto a me gli occhi verdi e sgranati di Kim, il suo viso è pallido e la sua espressione è spaventata, si tiene il labbro inferiore stretto tra i denti, e la cosa mi innervosisce un po'.
-Tranquilla, sto bene-, dico tornando a guardare la strada. Stò bene davvero, la ferita è guarita quasi subito dopo il colpo, e non sono stato fuori uso per più di trenta secondi.
Ma ovviamente non posso spiegarlo a lei.
-Dannazione a te, Grey. Per un attimo ho avuto paura che ti avessero steso per davvero-, sbuffa Liam, sporgendosi tra i due sedili.
-Lo sai, non riusciranno mai a mettermi K.O con un colpo solo. Ci penso io a pararti il culo-.
Lui sorride e mi da un pugno sulla spalla.
-Adesso non esagerare...-
-Ehi, non è che qualcuno mi spiega chi erano quelle persone?-, noto che io e Kim abbiamo una cosa in comune: entrambi odiamo essere tenuti all' oscuro di qualcosa.
Guardo Liam dallo specchietto retrovisore e vedo che fa per aprire bocca e risponderle.
-Liam, no-, gli dico, stavolta è il mio turno di fare la coscienza sulla sua spalla.
Il mio amico mi guarda stringendo le labbra  e io scuoto la testa.
Ci hanno mandati per proteggerla, non per darle spiegazioni.
Lui sbuffa e si affloscia sui sedili.
Kim mi guarda a bocca aperta.
-Quelle persone mi hanno rapito! E tu non vuoi neanche dirmi chi erano? O perchè l' hanno fatto?-
-Esatto-, le rispondo guardando la strada.
-Non posso crederci! Allora, dimmi almeno chi è che vi ha mandato da me-.
-Non posso dirti neanche questo-, o meglio potrei ma non ho intenzione di spiegarle tutti i meccanismi che girano attorno all' istituto, o a suo padre.
La sento mentre respira profondamente, probabilmente sta cercando di stare calma.
Dopo un minuto ancora non parla così le dò una sbirciata, si è sporta in avanti sul sedile e stà guardando la strada e i palazzi davanti a noi, ha l' espressione concentrata.
-Dove stiamo andando?-, chiede alla fine.
Ed ecco la domanda da un milione di dollari.
Cosa cavolo le dico adesso?
Liam finge di non aver sentito e guarda fuori dal finestrino.
-In un posto dove starai al sicuro...-
-Casa mia è dall' altra parte della città-, praticamente non ha nemmeno aspettato che finissi la frase, la sua voce è bassa e sembra calma ma riesco comunque a scorgere una nota di tensione.
-Non ti riporteremo a casa-, dico e stringo il volante aspettandomi che si metta ad urlare.
Invece non urla, dice solo: -C' è mia madre a casa-, ma sottolinea ogni singola parola.
Io non rispondo e continuo a guardare la strada.
-Devo tornare a casa, mia madre potrebbe essere in pericolo-, insiste con lo stesso tono grave di prima.
-Magari la troveranno! Potrebbero farle del male!-
-Loro cercano te, e se tu tornassi a casa adesso la metteresti veramente in pericolo. Fidati, piccola, più le stai lontana e più sarà al sicuro-.
Emette uno strano verso, come un gemito di frustrazione o qualcosa del genere e si abbandona contro al sedile.
La guardo di nuovo, ha le braccia strette attorno al corpo e guarda un punto fisso fuori dal finestrino.
Dal riflesso vedo i suoi occhi lucidi e si morde ancora le labbra.
Distolgo nuovamente lo sguardo.
Ho già detto che odio vedere le ragazze piangere, vero?
Ma per il momento ho altro a cui pensare, non posso farmi distrarre da Kim.
E' Jill di cui mi sto preoccupando, forse dopotutto sarebbe stato meglio ucciderla davvero.
Lo so, non è una cosa molto carina da dire.
Ma fidatevi se vi dico che se conosceste Jill, probabilmente anche voi la pensereste come me.
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Kim

-Dove mi state portando?-, chiedo ancora. Non ho intenzione di arrendermi tanto facilmente.
Vedo gli occhi castani di Liam riflettersi nello specchio retrovisore e guardare il riflesso di Derek, quest' ultimo scuote la testa e la sua espressione è severa.
La mia domanda non ottiene risposta.
-Perchè non volete rispondermi?! Che diavolo volete voi da me?-
-Quando la finisci di fare domande?-, sbotta Derek.
Alzo la voce anch' io, -Quando otterrò una risposta!-, incrocio le braccia sul petto e lo guardo con odio.
Lui distoglie gli occhi grigi dalla strada e mi fissa quasi con la mia stessa espressione.
-Derek, stai calmo, è normale che voglia sapere che succede-, per fortuna Liam sembra avere un po' di cervello in più rispetto a lui, e sono grata che stia dalla mia parte.
-Beh, le ho già spiegato che se vuole delle risposte dovrà aspettare che siamo arrivati!, dice e poi si rivolge nuovamente a me: -E visto che il viaggio è molto lungo ti suggerisco di metterti comoda, principessa, ne avremmo per un bel po'-
Non posso crederci. Prima mi salvano da un rapimento e poi mi rapiscono loro stessi!
E se ho sbagliato a fidarmi di loro?
E se fossero loro i "cattivi" della situazione?
O, peggio ancora, se i veri cattivi dovessero trovare mia madre? Prego tutte le divinità conosciute affinchè questo non accada e, nel frattempo mi auguro che Andrew sia in grado di proteggerla. Beh, lui è un poliziotto quindi saprà proteggerla per forza, vero?  
Dio, non posso crederci, stò realmente considerando l' idea di andarmene chissà dove con due perfetti sconosciuti!
Cosa potrebbe pensare mia madre quando si accorgerà che sono sparita? Mi cercherà? Chiederà a Andrew di ritrovarmi?
Sicuramente si dispererà, lei è sempre stata un po' iperprotettiva.
E poi? Cosa dovrebbe succedere?
Troppe domande mi stanno intasando il cervello, l' effetto della botta si fa sentire ancora e mi prendo la testa tra le mani, mi viene da vomitare.
Perchè sta succedendo tutto questo? Perchè delle persone ( persone armate e pericolose!) mi cercano? Io non sono nessuno! E se avessero sbagliato? Sì, senz' altro hanno sbagliato persona.
Ma Derek ha chiesto del mio cognome... Quello che nessuno conosce a parte me e mia madre.
-Tutto bene?-, riapro gli occhi e mi tiro sù, non mi sono resa conto di essermi piegata in due con la testa tra le mani, guardo Liam che si è sporto tra i sedili e mi tiene una mano sulla spalla con fare rassicurante.
Annuisco ma non sorrido e non dico niente, lui mi guarda e i suoi occhi castani si addolciscono.
-Tranquilla, presto capirai tutto, non devi preoccuparti per tua madre, lei starà bene. E ti puoi fidare di noi, faremmo tutto quello che è necessario per proteggerti, ok?-
Sento di avere la bocca semi-aperta, è come se mi avesse letto nel pensiero, lui fa un mezzo sorriso di incoraggiamento.
-O-Ok-, balbetto alla fine e mi rassegno a quello che dovrà accadere.
Sarà il destino a decidere tutto.

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