Redundant

di SaraRocker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo giorno. ***
Capitolo 2: *** secondo giorno. ***
Capitolo 3: *** terzo giorno- mattina ***
Capitolo 4: *** terzo giorno- pomeriggio ***
Capitolo 5: *** quarto giorno- mattina ***
Capitolo 6: *** quarto giorno- pomeriggio ***
Capitolo 7: *** quarto giorno- notte ***
Capitolo 8: *** quinto giorno- mattina ***
Capitolo 9: *** quinto giorno- pomeriggio ***
Capitolo 10: *** quinto giorno- sera ***
Capitolo 11: *** sesto giorno- mattina ***
Capitolo 12: *** sesto giorno- pomeriggio (pt.1) ***
Capitolo 13: *** sesto giorno- pomeriggio (pt.2) ***



Capitolo 1
*** primo giorno. ***





Redundant.
































 
Sembrava una giornata normale. Perchè mai non sarebbe dovuta esserlo?

Chi si sarebbe mai potuto aspettare che, ciò che successe, sarebbe effettivamente accaduto?



°°°

Voldemort era morto. Molti non riuscivano ancora a crederci, ed altrettanti andavano in giro dicendo che forse si stava nascondendo nuovamente, esattamente come era accaduto oltre dieci anni prima. Vi erano voci, negli angoli nascosti dei borghi magici, che dicevano che la pace sarebbe durata poco, e che presto il mondo sarebbe tornato a temere quel nome che molti ancora non avevano il coraggio di mormorare.
Sicuramente questi non erano però problemi che si ponevano i componenti del Trio dei Miracoli: Ron Weasley, Hermione Granger e Harry Potter. Loro sapevano che Tom era molto, questa volta per sempre. Erano stati loro stessi a distruggere uno ad uno gli Horcrux -con qualche piccolo aiuto-, ed il Ragazzino Sopravvissuto aveva persino rivelato di avere visto l'anima ridotta a brandelli di Voldemort proprio nell'Aldilà, sotto una panchina bianca e lucida di quella che sembrava essere una stazione dei treni. King's Cross per la precisione.

E tutti quegli eventi si erano svolti undici mesi prima.
Hogwarts, dopo la guerra, era tornata a nuova vita; con la McGrannit come nuova preside dell'isituto, ed un impacciato Lumacorno a dovere sostenere anche le lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure -oltre a Pozioni-, la scuola era stata riaperta i primi di settembre, e le iscrizioni erano risultate, come sempre, innumerevoli. Se possibile, il numero di nuovi iscritti era persino raddoppiato.
Il nuovo anno era cominciato senza imprevisti di qualsivoglia genere e, agli studenti che erano stati costretti a perdere un anno a causa della sanguinolenta guerra, Minerva aveva offerto una scelta tutt'altro che sconveniente: se lo si desiderava, vi era la possibilità di riprendere l'anno non portato a temine. Gli studenti che avrebbero aderito all'offerta non sarebbero stati considerati ripetenti, ma avrebbero invece frequentato una classe a parte, composta da altri ragazzi della loro medesima età. Inutile dire che la prima ad accettare era stata Hermione Jean Granger, la ragazza più incredibilmente brillante della scuola. Dopo di lei si erano susseguiti altri sì da parte -andando in ordine- di Draco Lucius Malfoy, Blaise Zabini, Harry Potter, Neville Paciock, Pancy Parkinson e Ronald Weasley -che aveva fatto il possibile per non tornare a scuola, ma che alla fin fine era stato costretto dalla madre-.
Era una classe piccola, composta da un numero decisamente ristretto di persone, ma la MacGrannit non aveva potuto dire nulla a riguardo. Era dolorosamente comprensibile che, chi aveva assistito alla guerra, non volesse più varcare quella soglia in grado di riportare a galla memorie di sangue ed ossa.
Tragicamente, la classe era composta unicamente da Grifondoro e Serpeverde. A questo proposito, Hermione aveva a lungo dubitato che la cosa sarebbe durata, convinta che prima o poi qualcuno avrebbe affatturato un altro, o viceversa. Eppure, verso inizio aprile, dovette ammettere a sé stessa di avere avuto torto.
Erano ancora tutti in vita nonostante le continue, spossantissime liti. Nessuno era stato maledetto, era morto, oppure -ancora peggio- espulso.



























Quella giornata era iniziata come tante altre.







Un colpo brusco contro la porta della stanza della Grifondoro la costrinse ad aprire gli occhi. Non  vedeva nulla, constatò ancora con la mente annebbiata dal sonno,  cercando di dare un senso a ciò che la circondava. Alzò una mano, incontrando la morbida consistenza delle coperte, ed immediatamente comprese di essersele tirate su sino a coprirsi il volto. Forse quella notte aveva avuto freddo.

Sospirò pesantemente, per poi rigirarsi su un fianco. Come ogni altra mattina, si costrinse a ricordare ciò che aveva fatto prima di andare a letto. Chiuse gli occhi, e riflettè a lungo: nella sua mente andò a stagliarsi un ricordo molto chiaro di lei in biblioteca. Stava leggendo un libro di erbologia, e nel frattanto si appuntava qualcosa sulla pergamena al suo fianco. Nello stesso istante, le venne in mente che entro un paio di giorni avrebbe dovuto consegnare alla professoressa Sprite un tema riguardante una pianta magica a suo piacimento.

Doveva essere andata a dormire molto tardi e, probabilmente, doveva avere chiesto a Harry e Ronald di svegliarla la mattina per andare a colazione. Quindi, a rigor di logica, i colpi che aveva appena udito oltre la sua porta, dovevano essere stati da parte dei suoi due migliori amici. Allungò le braccia verso l'alto, mentre tendeva le gambe verso il basso, il tutto in un tentativo di stiracchiare i muscoli intorpiditi. Immediatamente, sentì il sonno scrollarlesi di dosso piacevolmente, e con un sorriso spensierato si alzò dal letto, facendo scivolare la lunga gonna della camicia da notte sin sotto le ginocchia. Si passò una mano tra i ricci lunghi e voluminosi, per poi dirigersi verso il bagno. Non appena entrò, un odore di bagnoschiuma particolarmente dolce le impregnò le narici, facendole storgere leggermente le labbra sottili. Una volta di fronte allo specchio, senza neppure prestare attenzione a come la propria figura apparisse, iniziò a lavarsi i denti e a sciaquarsi il viso giovane. Il contatto con l'acqua fredda la fece rabbrividire, ma non vi fece più di tanto caso. Si sfilò invece la camicia da notte, decidendo di farsi una doccia rigenerante.



















Draco Malfoy aprì pigramente gli occhi non appena le sue palpebre vennero investite da una prepotente luce. La prima cosa che intravide sul fondo della porpria stanza, fu la schiena scoperta di Zabini, il proprio migliore amico. Quest'ultimo aveva, in un improvviso slancio di vitalità, acceso tutte le candele nella stanza, ed ora vagava per la camera in mutante. Normalmente, Malfoy non avrebbe dato peso al bizzaro comportamento dell'amico, ma il fatto che lo avesse appena disturbato, interrompendo il suo preziosissimo sonno, cambiava radicalmente la situazione.
"Che diavolo stai facendo, Blaise?" domandò, biascicando il biondo. Si portò a sedere sul letto, ritrovandosi così a torso nudo come l'amico, e si portò una mano alla testa. Forse aveva bevuto un po' prima di andare  a letto.
Il ragazzo in piedi si voltò verso l'amico non appena lo sentì parlare. Gli sorrise soddisfatto -era riuscito a svegliarlo-, per poi dirigersi verso il proprio baule. Ne estrasse una camicia pulita, ed un paio di pantaloni scuri. Poi, sempre ostentando una certa eleganza, entrò per qualche secondo nel bagno. Ne uscì reggendo tra le mani una bottiglia di pregiatissimo Fire Whiskey mezza vuota.
"Mal di testa, Dracuccio?"
Il biondo alzò lo sguardo verso il soffitto già esasperato. Blaise sembrava essere in vena di sceneggiate. Non gli diede corda, preferendo pensare a prepararsi al più presto. Finse di non avvertire quel lieve giramento di testa, ed afferrò immediatamente la camicia che si trovava in fondo al suo letto.
"Che ho fatto ieri sera?" domandò con voce atona il giovane rampollo Malfoy -appena diciottenne-, sospirando e passandosi con noncuranza una mano tra i capelli spettinati.
"Non preoccuparti, non hai portato a letto nessuna -lo ritengo un record-. Abbiamo fatto uno di quei giochetti a shot." rispose gongolando Blaise. Quell'atteggiamento faceva chiaramente intendere al biondo il punto della situazione.
"Ed ho perso?"
Il moro rise divertito, per poi lanciare la bottiglia che reggeva tra le mani all'amico. Draco l'afferrò al volo nonostante il leggero dolore alla testa.
"Esatto! Hai perso!" lo prese in giro Zabini, fiero di quella sua misera vittoria. Effettivamente, si disse il biondo, questo spiegava in modo esauriente il male alla testa. E giustificava anche il comportamento elettrizzato del proprio migliore amico.
"Ti avrò sicuramente fatto vincere." disse infine stizzito Draco, infilandosi la camicia e dirigendosi verso il bagno. Doveva prepararsi in fretta: quella mattina la prima lezione sarebbe stata trasfigurazione, e ci mancava solo che arrivasse in ritardo con la McGrannit. Diavolo, gli avrebbe gridato dietro come una Banshee impazzita.






















Arrivò in Sala Grande abbastanza tardi, ma non se ne curò. Infondo non aveva poi tanta fame. Probabilmente, si disse Draco, si sarebbe semplicemente limitato a prendersi un sorso di succo, per poi dirigersi diligentemente in classe.
Mentre attraversava la stanza con il suo tipico fare di superiorità, notò Pansy impegnata a chiacchierare con la sorella di Daphne, Astoria. Mentre la maggiore aveva preferito non tornare a frequentare l'istituto di magia e stregoneria di Hogwarts, la sorella minore aveva invece preferito proseguire con gli studi. A Draco non interessava particolarmente la cosa, ma era felice di vedere Pansy divertirsi anche con qualcun'altro oltre lui e Blaise. Quella tipa alle volte diventava decisamente petulante.

Si accomodò nel primo posto libero che incontrò. Il migliore amico lo seguì immediatamente, deciso a continuare a vantarsi sino alla fine dei propri giorni. A quel proposito, Draco si fece un piccolo appunto mentale: mai, e dico mai più fare vincere Blaise in una qualsiasi competizione; neppure a chi fa la pipì più lontano.
Si impose di estraniarsi dal mondo esterno, e di concentrarsi unicamente sui propri pensieri. Iniziò a fare vagare lo sguardo per la stanza; al tavolo dei Tassorosso nulla di nuovo, sempre quel branco di amebe prive di particolari aimbizioni. Al tavolo dei corvonero, invece, notò un paio di ragazze particolarmente carine, con le curve al punto giusto ed il viso molto elegante. Eppure, erano un branco di noiosissime secchione. Una volta aveva provato ad intavolare una conversazione con una di loro -ovviamente in un tentativo di portarsela a letto-, ed il risultato era stata una sorta di enorme lezione di pozioni. Si era annoiato a morte.
Rivolse infine lo sguardo in corrispondenza della tavolata dei Grifondoro, l'orgoglio fiero e coraggioso dell'istituto. Un'espressione di puro disgusto nacque istantaneamente sul volto di Draco. Inquadrò immediatamente nella propria traiettoria niente popodimeno che il Trio dei Miracoli. A partire da sinistra vi erano: il pezzente, la mezzosangue e -ultimo, ma mai dannatamente ultimo- San Potter, il nobile paladino della Lenticchia poco lontana.
Dio, quei tre lo ripugnavano. Ed il fatto divertente era che non ne sapeva neppure il motivo! Non era nemmeno più convitno di odiarli davvero. Recentemente, durante uno dei loro tanti battibecchi, si era persino detto che, probabilmente, quella sorta di repulsione furiosa non era altro che abitudine. Una routine dura a morire.
Insomma, alla fin fine si divertiva anche a prenderli un po' in giro. Però, doveva ammettere, si sarebbe certamente divertito di più se la Granger non fosse stata così dannatamente intelligente. Era troppo sveglia, loquace e veloce. Lui ne diceva una, e lei ne pensava mille. Erano costantemente in bilico. Non vinceva mai nessuno.
Proprio in quel momento, la Granger lo guardò.

"Insomma, io mi vanto delle mie insuperabili abilità, e tu neppure mi ascolti?" domandò con falsa delusione  Zabini, scuotendo l'amico al suo fianco e costringendolo a prestare attenzione. Draco sbuffò sonormente, voltandosi verso il moro.
"Non mi interessa." disse quindi con pacatezza, tornando a puntare lo sguardo contro il tavolo Grifondoro. Lei, però, aveva smesso di osservarlo.
"Sei davvero senza cuore!" continuò a fare sceneggiate Blaise, portandosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa desolato. Draco lo fulminò con lo sguardo. "Ora sei arrabbiato perchè ho interrotto le tue elucubrazioni sulla Granger?"
Il moro sorrise sghembo, notando lo sconcerto sul viso dell'amico. Assunse un'espressione grave ed imitò la voce di Draco "E' sempre un passo avanti a me e soffro di un'incredibile sindrome di inferiorità."
"Zitto!" lo rimproverò il biondo, facendo ridere sinceramente Zabini. Lo vide portarsi una mano sullo stomaco, letteralmente piegato in due dalle risate. Una volta tranquillizatosi, parlò.
"Ma è così! Sembri un ragazzino che fa a gara con un altro per chi ce l'ha più lungo!"
"Dimmi quando potrò ridere anche io." mormorò stanco il giovane rampollo Malfoy, afferrando i propri libri ed alzandosi dal tavolo, deciso ad arrivare al più presto in classe. Blaise lo seguì immediatamente, posandogli una mano sulla spalla con fare fraterno. Ormai erano già nei corridoi poco trafficati dell'istituto.
"Draco, tu non te ne rendi conto, ma sei esilarante."



Proprio in quel momento, qualcuno urtò Draco alle spalle. Immediatamente il Serpeverde arrestò il proprio passo,  per poi voltarsi deciso a riconoscere lo sventurato che si era imbattuto in lui.
Riconobbe istantaneamente i capelli rossicci che ricoprivano quella testa cosparsa di lentiggini. Un sorriso denigrante nacque immediatamente sul suo volto. Le sue valvole di sfogo erano arrivate, constatò, notando poco lontano Harry Potter ed Hermione Granger avvicinarsi. Prese un profondo respiro, per poi parlare. Blaise restava al suo fianco, conoscendo già a memoria il copione che si apprestavano a recitare.
"Weasleiuccio, ma che piacere!" fece sarcastico il biondo, mentre Ron lo osservava maldisposto "Sei diventato cieco? Non mi hai visto di fronte a te?"
"Dannatissimo Malfoy..." sibilò il rosso, squadrando i due con un astio profondo nello sguardo. Draco constatò con delusione che quella risposta era tutt'altro che fantasiosa e battagliera, e si apprestò a sferrare il colpo di grazia. Solamente che...
"Probabilmente sei così poco importante per lui, che Ron non ti riesce neppure a vedere." Hermione era intervenuta con fare da saputella -come sempre-, ostentando un sorriso orgoglioso e reggendo contro il petto un paio di libri particolarmente grossi. Draco avvertì il colpo di quella risposta forte e chiaro, ed il discorso che solo poco prima gli aveva fatto Zabini gli tornò alla mente. La Granger era davvero un passo avanti a lui.
"Oppure è diventato cieco a forza di seghe. Infondo cosa potrebbe mai ottenere da una frigida come te?" Malfoy dovette constatare che quella risposta aveva una certa classe, e le risate di Blaise -alle sue spalle- gli diedero la conferma.
"Oh, non devi prendertela a male perchè non farò mai parte del tuo album di conquiste, Malfoy." fece acida la riccia, facendo ridere sinceramente il biondo.
"Cadresti ai miei piedi in pochi secondi se solo lo volessi ma, per tua sfortuna, non sono interessato alle saccenti so-tutto-io." le sputò addosso il Serpeverde, sfoderando un tono d'accusa e disgusto. Non avrebbe mai potuto dire che fosse brutta, in quanto, effettivamente, non lo era. Negli ultimi anni la mezzosangue Granger era diventata una ragazza dall'aspetto niente affatto sgraziato. Aveva assunto delle fattezze da vera donna, ed ora il suo corpo era una continua ed elegante curva. Oltretutto, non era più neppure particolarmente interessato a quella faccenda del sangue; la guerra era finita e nessuno aveva più tentato di inculcargli chissà-quali idee nella testa. Ad essere sinceri, in quel momento la riccia lo eccitava persino con quella sua combattività. Ora come ora, il solo effettivo problema della Granger, era il suo carattere, ed il suo essere una maldettissima puritana.
"E' incredibile! Pensi seriamente di conoscermi?" gli domandò la riccia divertita "Tu non sai nulla di me, Malfoy!"
"E non desidero sapere altro."
Come sempre, come ogni altra stupidissima volta, gli altri erano scomparsi, e la lite si era ridotta unicamente a loro due. A Draco non importava di avere alle proprie spalle il suo migliore amico, né Hermione ricordava di trovarsi tra Harry e Ron. La sola cosa che sapeva era che stava litigando con Malfoy e che, diavolo, si divertiva! A lei piaceva sentire l'adrenalina pervaderla mentre bisticciava con quell'arrogante ragazzo, le piaceva misurarsi a suon di battute taglienti con quel biondino da quattro soldi. Si divertiva, ma non avrebbe mai potuto ammetterlo apertamente, né avrebbe mai potuto pensare che quella rivalità divertiva anche lui.

E così, senza neppure sapere come fosse accaduto,  sia Draco che Herm reggevano tra le mani la loro bacchetta, puntandosela vicendevolmente contro.
Il biondo ostentava un'espressione divertita, mentre la ragazza lo guardava truce. Blaise aveva più volte detto all'amico di smetterla, che forse era il caso di tornare a lezione, ed altrettanto avevano fatto Harry e Ron con la riccia, eppure i due non avevano prestato minimamente ascolto ai ragguagli degli amici, preferendo notevolmente un buon duello con le bacchette. 
Si lanciarono un paio di Stupeficium, entrambi a vuoto, e tentarono anche di disarmarsi a vicenda, eppure i due sembravano incredibilmente simili, equilibrati tra loro. Tra un protego, ed un altro, neppure un colpo giunse  a segno. 
Hermione sorrideva, mentre Malfoy la guardava ora con disgusto.
"Vorrei che il tempo si fermasse proprio ora, sai? Vorrei imprimermi nella mente questa tua faccia sconvolta!" fece divertita la ragazza che, senza neppure rendersene conto, stava agitando la bacchetta all'aria.
"Sì, certo, esilarante, Granger. Tutto ciò che voglio io è che la giornata ricominci da capo, così da poterti evitare cautamente durante quest'oggi." sbuffò il serpeverde, anch'egli muovendo avventatamente la bacchetta "Andrei volentieri avanti all'infinito; evitandoti, evitandoti, evitandoti... Facendolo continuamente."
"Ne sarei felice." commettò semplicemente la riccia mentre, dalle bacchette dei due, iniziava a liberarsi una sfera dal colore violaceo. Draco la notò sconvolto, ed immediatamente puntò il proprio sguardo contro la sua, di bacchetta. Anche lì stava accadendo la stessa cosa. Le due sfere divennero sempre più ampie, sino a che non si fusero, contenendo in esse sia la Grifondoro, che il Serpeverde. Poi, D'improvviso, scoppiarono. Fecero esattamente come bolle di sapone, riducendosi ad un nulla.
Blaise, Ron e Harry avevano osservato la scena confusi, senza fiato in gola. Eppure, non era accauto nulla. Esattamente nulla.
Hermione e Draco continuavano a fissarsi confusi, le bacchette puntate contro il rispettivo avversario, ma senza l'intenzione di colpire. Purtroppo, però, questo ultimo particolare Lumacorno non lo consceva. E quando il professore scovò i due al centro del corridoio in posizioni di attacco, decise di mandarli immediatamente in presidenza.





















Hermione, sistemata sopra una poltrona all'interno dell'ufficio della preside, esattamente al fianco del Serpeverde che più detestava, attendeva con ansia l'arrivo della McGrannit. Chissà che le avrebbero fatto! Magari sarebbe stata costretta a rinunciare alla propria giratempo! No, non lo avrebbe accettato. Quel marchingegno le permetteva di frequentare tutte quelle interessantissime lezioni...
Lanciò una veloce occhiata a Malfoy, incontrandolo fermo immobile, lo sguardo rivolto verso la finestra e le mani tese sopra i bracioli della poltrona. Silenziosamente, gli imprecò contro e, quando lui si voltò verso di lei d'improvviso, temette quasi che la potesse seriamente avere sentita.
"Giuro che se mi sospendono dal Quidditch, sgozzo il tuo spelacchiatissimo gatto."
La strega sospirò sollevata, constatando che lui non avesse effettivamente sentito i suoi pensieri. Solo in un secondo istante si rese conto di ciò che le aveva appena detto Malfoy.
"Non ti azzardare a toccare Grattastinchi." lo ammonì quindi la riccia, mentre lui, in risposta, storceva il naso annoiato.
"Ha un nome orribile." constatò poi Draco, facendo corrugare la fronte della ragazza. Quel ragazzo era la persona più incredibilmente strana e curiosa in cui si fosse mai imbattuta. Dopo Luna, ovviamente. Tutto era dopo Luna.
Proprio mentre si apprestava a parlare, il rumore della porta che veniva aperta, la costrinse a voltarsi, incontrando così la figura alta e fiera della preside Minerva McGrannit. Hermione tremò. La nuova preside metteva molta più paura rispetto al bonario professor Silente. La donna si fece avanti per mezzo di ampie falcate, ed una volta seduta di fronte alla propria scrivania, lanciò un'occhiata prima a Malfoy, e poi alla Granger.
"Questa mattina avete saltato la mia lezione, ed il professor Lumacorno mi ha detto di avervi scoperti a bacchette sguainate, è vero?" domandò con fierezza l'anziana donna. Hermione prese immediatamente parola.
"Noi non stavamo com-" "E' vero?" incalzò però la McGrannit, non accentando un simile comportamento proprio da parte della propria migliore studentessa. La riccia abbassò immediatamente il volto contrita.
"Sì, è vero."
"Avete una vaga idea di quanto è immaturo il vostro comportamento?"
"Se posso intervenire, professoressa, io e la G-" "No, che non può intervenire, signorino Malfoy." lo interruppe la preside, prendendo poi parola "Avete violato almeno una ventina di regole dell'istituto solo oggi. Adesso ascoltatemi: per quanto possa avere di fronte due ottimi studenti, non posso permettervi di uscirvene da questo ufficio come se niente fosse." Hermione lanciò un'occhiata allarmata al biondo al suo fianco, ma quest'ultimo continuava a fissare la preside senza neppure un accenno di preoccupazione "Perciò, per le prossime tre settimane vi sarà vietata qualsiasi tipo di uscita dal castello."

Bum! Quella notizia colpì in modo così violento la mente dei due studenti che, istantaneamente, sgranarono gli occhi all'unisono. Tre settimane rinchiusi nella scuola significava niente uscite la domenica con gli amici, neppure per andarsi a prendere un gelato. La McGrannit aveva appena dato un taglio netto ai divertimenti dei due. Persino Hermione dovette constatare che quella punizione le sarebbe costata davvero moltissmo.
"Ed ora potete anche andare, ragazzi."


Per il resto della giornata i due si evitarono esattamente come gatto e topo. Si sentivano entrambi incredibilmente frustrati e, quando finalmente giunse la sera, sia Draco che Hermione si coricarono abbastanza presto, non potendo neppure lontanamente immaginare quanto differente sarebbe stata da quel giorno in poi la loro confortevole routine.











































































 
Saaaaalve! Torno a scrivere una Dramione dopo parecchio tempo, nonostante abbia all'attivo anche una fremione ^^'' (scusate ma Draco e Hermione sono i miei preferiti ahah)

Il titolo, Redundant, l'ho scelto ascoltando una canzone dei Green Day. Significa letteralmente 'rindondante', ripetitivo.

Allora, la trama è un po' stramba, ma i sogni portano consiglio (?), ed alla fine l'ho pubblicata comunque!

In questo primo capitolo non succede molto -a parte l'incantesimo che porterà scompiglio-, ma presto gli eventi andranno con l'evolversi!

Non so che altro dire... Se riceverò qualche recensione aggiornerò, altrimenti penso che continuerò a concentrarmi sulle altre ff, perchè per me è un periodo un po' incasinato. Quindi sta a voi! Ahah! Ditemi se volete leggere un proseguimento o meno! Un bacio, Sara.

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Capitolo 2
*** secondo giorno. ***





Aggiorno! Ehhh già! Vi ringrazio infinitamente per le recensioni dello scorso capitolo! Sono rimasta piacevolmente colpita dai vostri pareri, quindi ho deciso di proseguire la storia...

In questo capitolo ancora non succede nulla di che, ma dal prossimo vedremo i nostri due protagonisti preferiti costretti ad avvicinarsi ♥


Fatemi sapere che ne pensate!


























||Redundant.



























Draco aprì gli occhi con lentezza esasperante, avvertendo la luce premergli fastidiosamente contro le palpebre. Mise a fuoco la figura di Blaise in pochi secondi: si trovava sul fondo della stanza, in mutande e con un sorrisetto fiero in volto. Aveva acceso tutte le candele della stanza, rendendola fastidiosamente luminosa ed ora lo guardava, attendendo con impazienza che il biondo parlasse.
Malfoy si impose la calma. Non poteva cruciare il suo migliore amico, sarebbe stato poco garbato. Anche se, ad essere dannatamente sinceri, detestava non poco quella sua improvvisa abitudine di illuminare la stanza la mattina presto, quando ancora Draco avrebbe potuto sfruttare parecchio tempo per dormire.
"Perchè, Blaise?" domandò quindi con palese esasperazione il biondo Serpeverde, portandosi a sedere sul letto e constatando di avere male alla testa, esattamente come il giorno prima. Eppure... Eppure non ricordava alcun giochetto a shot, o ragazza nuda ubriaca. Forse, si disse portandosi una mano alle tempie, era tutto a causa della vocetta della Granger. Sì, tutta colpa di quella maledettissima Grifonpolla poco propensa al parlare a bassa voce.
Il moro non disse nulla, dirigendosi invece verso il bagno ed uscendovi pochissimi secondi dopo reggendo tra le mani una bottiglia di Fire Whiskey mezza vuota. Osservò il liquido rimasto e, dopo averlo scossato leggermente, lanciò un'eloquente occhiata a Draco. 
"Mal di testa, Dracuccio?" sorrideva divertito Blaise, mentre il viso dell'amico perdeva colore.

Ok, riflettè silenziosamente Malfoy con sguardo irritato, Zabini lo stava prendendo per il culo, e la cosa non gli andava a genio.
"Ti consiglio calorosamente di smetterla, se non vuoi morire." disse quindi il biondo, per poi lanciare uno sguardo in corrispondenza del proprio scrittoio. Ricordava chiaramente di avervi lasciato sopra la camicia in un improvviso lapsus di rabbia e sonno. Eppure, in quel momento, proprio mentre Draco lo osservava accigliato, non vi era assolutamente nulla. Solo le solite ampolle, pergamene e penne intinte nell'inchiostro scuro. Corrugò la fronte, deciso a ritrovare i propri vestiti. Li intravide poco dopo sul fondo del proprio letto. Non li aveva lasciati lì.
Lanciò un'occhiata stralunata a Zabini. Possibile che il suo migliore amico sbirciasse nei suoi vestiti mentre dormiva. Che fosse impazzito?
"Come sei scorbutico! Ti spiego io cosa è successo ieri!" esordì semplicemente l'amico, fingendo di non notare l'occhiata allarmata del biondo "Non hai portato a letto nessuna -lo ritengo un record-. Abbiamo fatto uno di quei giochetti a shot."
Malfoy avvertì la rabbia nei confronti del proprio migliore amico divenire sempre più furente, e faticò non poco a trattenere la propria mano dal colpirlo con un bel pugno. Qualsiasi cosa avesse in mente Zabini, era il caso che la smettesse al più presto. Non ricordava la punizione che gli era stata assegnata? Il fatto che il giovane Malfoy sarebbe stato rinchiuso dentro a quel castello dannatamente vecchio per tre settimane?
Insomma, avrebbe dovuto dedurre facilmente che l'umore di Draco non sarebbe stato particolarmente... Solare -cosa che, ad essere sinceri, non era mai-.
"Ammetto di avere pensato che ti saresti vantato per sempre di questa tua vittoria, ma così esageri." sputò infine scocciato Draco, per poi alzarsi, afferrare la propria camicia, ed indossarla. Corse poi nel bagno completamente infastidito, mentre il proprio compagno di stanza continuava a gongolare soddisfatto in modo decisamente esagerato per quella sua misera vittoria.




Raggiunse la Sala Grande più o meno alla medesima ora del giorno prima, sempre con il solito poco appetito e con un incredibile fastidio nei confronti del proprio compagno di stanza. Zabini lo seguiva da bravo cagnolino, ma vi era una piccola pecca. Una piccola, maledettamente irritante, pecca, si disse Malfoy digrignando i denti come una belva.
Il moro continuava a vantarsi alle sue spalle e, ciliegina sulla torta, non faceva altro che ripetere le medesime parole che aveva detto il giorno prima e, beh, Malfoy -esattamente come aveva fatto il giorno prima- non lo ascoltava. Preferì invece fare indugiare il proprio sguardo per tutta la sala, scontrandosi presto con il viso elegante e femminile di Pancy Parkinson. La ragazza, esattamente come il giorno prima -ok, stava diventando strano-, era alle prese con una conversazione con Astoria. Ridacchiava ad ogni battuta della ragazza più giovane, ed altrettanto faceva l'altra.
Malfoy si fece scappare tra i denti un 'false!', ed in risposta avvertì chiaramente Blaise sghignazzargli alle spalle.

Si accomodò infine nel primo posto libero alla propria portata, il medesimo della mattina precedente, e si apprestò ad addentare una fetta di pane tostato. Al suo fianco, il moro continuava a parlare, osannandosi con ben poca modestia, e non facendo altro che riportare alla mente il momento in cui Draco aveva detto quelle fatidiche parole: hai vinto, Blaise. 
Beh, ad essere sinceri, Malfoy non la ricordava così. Era invece abbastanza certo di avere lasciato vincere l'amico perchè preoccupato per la sua salute. Ricordava di averlo visto iniziare a barcollare a causa dell'alcol, e di essersi quindi alzato, congedato e diretto verso il proprio letto. Sì, era decisamente andata così.

Lanciò una veloce occhiata attorno  a lui, ripetendo con incredibile precisione le stesse azioni che aveva compiuto esattamente ventiquattro ore prima. Lanciò un'occhiata verso i Tassorosso, poi i Corvonero -scontrandosi con le medesime ragazze di ieri-, ed infine verso la tavolata Grifondoro. Presto, senza neppure rendersene conto, si accertò della presenza di una persona in particolare, una riccioluta so-tutto-io decisamente intrigante, dalla linguaccia sempre pronta a dire qualcosa di incredibilmente inappropriato. Sorrise, incontrando il volto di Hermione Granger confuso, rivolto verso il salvatore del mondo magico. Stava studiando l'amico con fare allarmato, ed altrettanto fece presto voltandosi verso il pezzente. Malfoy non capì; che diavolo le prendeva?

Poi, d'improvviso, la vide sgranare lo sguardo come folgorata. La riccia sollevò a mezz'aria un indice con determinazione, per poi corrugare la fronte e voltarsi verso... Di lui?
Draco sussultò. Lei lo stava squadrando confusa, ma con una profonda certezza nello sguardo. Non accennava a distogliere gli occhi da lui, teneva le labbra schiuse ed il dito ancora sollevato verso l'altro. Il biondo scosse il capo e le lanciò un'occhiata sconcertata. A quel punto, parecchio spazientita, la Granger sollevò lo sguardo contro il soffitto con esasperazione. Malfoy non potè evitare di ridere sconvolto: quella pazza pretendeva che lui capisse cosa volesse con uno sguardo? Beh, era uscita completamente di testa!

Blaise continuava a parlare. Era decisamente fastidioso. La sua voce si era però ovattata a parere di Draco che, concentrato come non mai, cercava di dare un senso ai gesti che la riccia gli faceva dal suo tavolo. Non la capiva. Ora aveva preso ad agitare una mano, e ad indicare prima lei, poi lui. Beh, se si trattava di qualcosa di davvero importante, allora avrebbe sollevato il suo carinissimo fondoschiena da sputasentenze e si sarebbe presa la briga di avvicinarsi a lui.
Malfoy sussultò. Il culo della Granger era... Carinissimo?

"Insomma, io mi vanto delle mia insuperabili abilità, e tu neppure mi ascolti?" Esattamente come il giorno prima -la storia lo stava iniziando a stancare- Zabini intervenne falsamente offeso, distraendolo dai propri pensieri. Draco gli  lanciò un'occhiataccia veloce, per poi tornare a prestare attenzione alla Granger. Se ne era andata. Oh.
Il moro rise divertito notando i gesti poco controllati del biondo, solitamente austero ed impenetrabile. Gli lanciò un'occhiata di sfida, per poi parlare figenendosi affranto "Sei senza cuore! Ora sei arrabbiato perchè ho interrotto le tue elucubrazione sulla Granger?"
Malfoy lo fulminò con lo sguardo. Ancora una parola, una sola anche solo vagamente somigliante ad una che aveva osato dire il giorno prima, ed il biondo lo avrebbe cruciato. Fanculo le buone maniere, il rispetto e tutte quelle altre immonde stronzate secondo cui era stato istruito.
E a quel punto, non soprendendo più di tanto il biondo, Zabini assunse un'espressione grave ed imitò la voce dell'amico "E' sempre un passo avanti a me e soffro di un'incredibile sindrome di inferiorità."
Ok, lo aveva voluto lui. Senza dire una parola, Malfoy si alzò dal proprio posto e si diresse a  passo svelto verso l'uscita della sala, passando con incredibile agilità tra la folla di studenti che continuavano ad andare e venire. Blaise non riuscì a seguirlo -con immenso sollievo del biondo purosangue- e così, ben presto, Draco si ritrovò da solo a vagare per i corridoi dell'istituto. Sospirò sollevato. Non capiva bene cosa avesse in mente il proprio compagno di stanza, ma era il caso che la smettesse. Malfoy non avrebbe sopportato a lungo quella recita, ed avrebbe presto sguaianto la bacchetta, colpendolo seriamente con un qualche genere di maledizione. Qualcosa di doloroso ed indimenticabile.
Era abbastanza certo che Zabini avesse messo su quel teatrino con il solo scopo di rinfacciargli quanto più a lungo possibile la propria vittoria al giochetto a shot. Draco la trovò una cosa molto patetica, ma non per questo meno plausibile. Non era certo di come avesse fatto a ricordare tutto ciò che aveva detto il giorno precedente, eppure il moro ci stava riuscendo. Ben poche volte aveva proferito una frase nuova, differente da quella del giorno precedente, ma questo era accaduto unicamente perchè Draco aveva risposto in modo diverso. Insomma, Blaise si adattava a lui, ma solo quel tanto che bastava affinchè lo scherzo riuscisse comunque.

Mentre questi ultimi pensieri affollavano la mente del giovane Serpeverde, qualcosa gli artigliò bruscamente il polso destro, costringendolo a fermarsi. Il ragazzo chiuse gli occhi, pregando affinchè non si trattasse di Zabini, ed incontrando il viso della Granger provò un certo sollievo. Sollievo che durò sino a quando il biondo non ricordò gli atteggiamenti che la ragazza aveva ostentato solo poco prima.

Un mondo di pazzi!

"Malfoy, seguimi." ordinò lei, strattonandolo verso un angolo sul fondo del corridoio. Normalmente non le avrebbe mai fatto passare liscio un atteggiamento del genere, ma quel giorno Draco -per immensa fortuna della mezzosangue- non era in vena di battibecchi. Corrugò la fronte, seguendola silenziosamente, e tenendosi ogni pensiero per sè. Almeno per il momento. Una volta appartatisi, la ragazza lasciò la presa sul ragazzo, e puntò il proprio sguardo contro quello di lui. Le sue iridi brune erano attraversate da una luce allarmante, constatò il biondo tra sè e sè, prima che la giovane parlasse.
"Non ti sembra che..." prese una pausa la riccia "Che questa giornata sia... Strana?"
Il Serpeverde sussultò, guardandosi attorno e scoppiando successivamente a ridere. Hermione non capì. Lo squadrò sinceramente preoccupata, per poi dargli un leggero colpetto contro il petto.
"Non sto scherzando, furetto!" lo ammonì poi lei, assumendo un cipiglio offeso e mordendosi l'interno guancia.
"Strana?" domandò allora lui, facendole eco "Dire che è strana è sicuramente un eufemismo. Prima Zabini che si mette in testa di farmi quell'assurdo scherzo, ed ora tu che mi chiedi appartarmi con te." il ragazzo si prese una breva pausa nella quale non potè trattenere un sorrisetto divertito "Sì, è una giornata davvero fuori dal comune." asserì infine.
"Scherzo?" domandò quindi la riccia, fingendo di non avere sentito la parte sull' "appartarsi con Malfoy". Il biondo annuì, sfoderando un'espressione tesa ed infastidita. Il solo pensiero di ciò che lo avrebbe aspettato una volta finita la propria conversazione con Hermione, lo spaventava. Zabini lo avrebbe cercato, ed avrebbe continuato a prenderlo in giro.
"Che genere di scherzo?"
"Sanguesporco, cos'è tutto questo interesse?" domandò divertito Draco, sorridendole sghembo e passandosi la lingua sui denti. Avvicinò poi il proprio volto a quello della ragazza "Hai aperto gli occhi e hai capito che il Pezzente non è il ragazzo giusto per t-" "Ma sta zitto, Malfoy! Voglio solo che rispondi alle mie domande." lo interruppe lei disgustata, storcendo un labbro ed allonanandolo con una spinta. Il Serpeverde rise, per poi prendere un profondo respiro, deciso ad allontanare da sè la riccia.
"Beh, non sono affari tuoi. Ora vattene." fece pacato il ragazzo "No, anzi! Me ne andrò io! Che non si dica mai che sono una persona scortese." si congedò Draco, voltandosi e muovendo i primi passi in direzione della classe in cui stava per avere lezione. Hermione si morse la lingua insicura. Se le sue deduzioni fossero state sbagliate, il biondo l'avrebbe presa per pazza. Però, se avesse avuto ragione, tutto sarebbe stato molto più chiaro.
"Zabini si comporta allo stesso identico modo di ieri, giusto?" domandò quindi d'improvviso la riccia, abbassando lo sguardo contro il pavimento e serrando le proprie mani in due pugni ansiosi. Il Serpeverde drizzò le orecchie attento "Intendo... Le stesse frasi, le stesse azioni..."
Draco arrestò il proprio passo, per poi voltarsi verso la Grinfodoro che, immobile sul fondo del corridoio, aveva puntato gli occhi contro le proprie scarpe. Era irrigidita ed agitata, ma la cosa non lo urtò  minimamente. Non vi fece neppure caso.
"Come lo sai? Ti ha messa in mezzo a quel giochetto? Se è così, sappi sanguesporco, che ti potrei ammaz-" "Sta succedendo anche a me!" lo interruppe Hermione, alzando finalmente lo sguardo e muovendosi verso il ragazzo. Puntò le proprie mani contro il petto, indicando così se stessa. Riprese poi a parlare "E' da stamattina che i miei amici si comportano esattamente come ieri... Anzi, io penso che oggi sia ieri."

Decisamente un mondo di pazzi!

"Che vuoi dire?" domandò sconcertato il serpeverde, non capendo esattamente nulla delle parole della ragazza. Quest'ultima corrugò la fronte, per poi apprestarsi a spiegare.
"Un blocco temporale, decisamente. Stiamo rivivendo la medesima giornata." disse la riccia, annuendo un paio di volte "Ma solo noi due ne siamo al corrente! E penso di saperne il motivo."
Malfoy ostentò un sorrisetto niente affatto convinto "Ferma, ferma, ferma, Granger! Mi stai dicendo che Zabini non si rende conto di ciò che fa?"
La riccia scosse il capo "Non ne ha la minima idea! Per lui non è mai esistito ieri!" esclamò la ragazza disperata, sperando con tutta se stessa di essere compresa. Doveva, ahimè, ammettere che la situazione non le piaceva affatto. Detestava l'idea che Malfoy fosse il solo a poterla aiutare, eppure era davvero così. Per questa ragione necessitava disperatamente che il ragazzo le credesse, così che il tempo tornasse normale.
"E sentiamo, come saresti arrivata ad una deduzione tanto incredibile?" domandò infine il Serpeverde, sinceramente curioso. Lo divertiva vedere la Granger così sconvolta per una tale assurdità. Il tutto nonostante, nel profondo, non fosse poi così restio a crederle.
"Ieri, quando abbiamo iniziato a litigare. Ricordi quando dalle nostre bacchette è fuoriuscita quella sottospecie di bolla?"
Il ragazzo annuì semplicemente. Hermione continuò ad esporre la propria teoria.
"Ecco. La bolla ci avvolti e poi è scoppiata. Penso che, mentre parlavamo, abbiamo evocato un incantesimo che ci ha costretti a... Beh, questo." spiegò la giovane, allargando le braccia e facendo riferimento a quell'assurda situazione. Malfoy la squadrò qualche secondo silenziosamente mentre cercava di ricordare le esatte parole che si erano detti.



"Vorrei che il tempo si fermasse proprio ora, sai? Vorrei imprimermi nella mente questa tua faccia sconvolta!" 
"Sì, certo, esilarante, Granger. Tutto ciò che voglio io è che la giornata ricominci da capo, così da poterti evitare cautamente durante quest'oggi. Andrei volentieri avanti all'infinito; evitandoti, evitandoti, evitandoti... Facendolo continuamente."
"Ne sarei felice." 



Ok, forse era il caso di ascoltare la Salvatrice del Mondo Magico per una volta. Una soltanto.

Tornando al presente, Draco lanciò una veloce occhiata alla Granger. Effettivamente, vista secondo la prospettiva della giovane, la situazione assumeva un certo confuso senso. ma poteva davvero fidarsi? 
la scrutò più a lungo del solito, soffermandosi su ogni più piccola parte del suo elegante volto. Elegante? Aveva appena detto che la Granger aveva  un bel viso? No, si disse agitato, lo aveva solo pensato. Nessuno lo avrebbe mai saputo. E forse non era decisamente quello il momento migliore per pensare a cose del genere.
Si portò una mano tra i capelli, per poi sospirare pesantemente. Sicuramente era meglio crederle che rischiare di dovere rivivere una terza volta quel giorno. Non avrebbe sopportato più Blaise.
"Supponiamo che io ti creda -e non è assolutamente così-, mezzosangue. Come dovremmo sbrogliare questo -come dire- nodo temporale?"
La ragazza sorrise, felice di avere ottenuto l'attenzione seria del biondo "E' semplice! A mio parere, se solo quest'oggi evitassimo di litigare, e di evocare così l'incantesimo, il tempo tornerà a filare liscio!" esclamò la riccia. Draco annuì, capendo il ragionamento e constatando che, effettivamente, la cosa sarebbe potuta funzionare.
"Quindi dovremmo evitarci, giusto?" domandò poi Malfoy, deducendo la cosa. Hermione annuì nuovamente. Il Serpeverde non era poi così deficiente, alla fin fine.
"Ottimo." commentò semplicemente il ragazzo, felice di potere evitare la strega, anche se non altrettanto soddisfatto all'idea di dovere passare il proprio tempo con il compagno si stanza "Allora a domani, Granger." e detto ciò Malfoy si congedò definitivamente, lasciando la ragazza sola in corridoio a tirare un soddisfatto sospiro di sollievo.








Per il resto della giornata i due andarono avanti evitandosi cautamente l'un l'altra. 
In definitiva, però, la giornata era stata ben poco soddisfacente per malfoy, costretto con uno Zabini che, esattamente come il giorno prima, aveva continuato a vantarsi, ed aveva ripetuto le stesse, identiche frasi. Oltretutto, neppure intrattenere conversazioni già avute non era stato poi tanto estasiante, come il fatto di essere stati colpiti in pieno da un dannatissimo bolide durante gli allenamenti di Quidditch.
Ad Hermione, effettivamente, andò molto meglio. La riccia dovette soltato aiutare Ron e Harry con un paio di compiti, e portarsi avanti per il tema della Sprite. Insomma, ordinaria amministrazione, qualcosa che avrebbe comunque fatto il giorno successivo, e quello dopo ancora.

Perciò, quando i due si coricarono nei rispettivi letti, un sorriso stava adornando sia il volto di Hermione -calma e pronta a tutto pur di ricevere un ennesimo 'Eccezionale!'-, che quello di Draco -sollevato all'idea di non dovere mai più rivivere quella disgustosamente noiosa giornata-.







 
°°°






Un brusco rumore la costrinse ad aprire gli occhi di scatto.  Hermione non vedeva esattamente nulla, coperta fin sopra la testa dalle lenzuola calde e confortevoli del proprio letto. Forse aveva avuto freddo.

Non impiegò più di un paio di secondi nel dedurlo con esasperazione: l'incantesimo non era stato spezzato, e la giornata era riiniziata da capo per la terza, dannatissima volta. Malfoy l'avrebbe uccisa, si disse con il poco sarcasmo che le era rimasto.

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Capitolo 3
*** terzo giorno- mattina ***




 
°Sono una cattiva autriceeeeee T.T
Perdonatemiiiii! Sono in estremo ritardo, ma è perchè ero al mare... Ma ora sono tornata e spero di ricevere tante recensioni, quante nello scorso capitolo! 


Finalmente Dracoe  Hermione si avvicinano (?), e... Boh, non so esattamente che dire... Spero vi piaccia! Buona lettura!°











| Redundant.

























Hermione lo aveva capito in pochissimi istanti: la giornata era riiniziata da capo, proseguendo allo stesso modo, per la terza volta. La terza, maledettissima volta. Harry e Ron l'avevano svegliata, bussando con ben poca calma contro la porta della sua stanza, e lei si era ritrovata avvolta tra le coperte calde ed accoglienti di Hogwarts. Tra lenzuola che sapevano di casa. Eppure, se solitamente un simile risveglio avrebbe stimolato in lei uno spontaneo sorriso, in quel momento, la sola cosa che era riuscita a  fare, era stato sbuffare sonoramente e scostarsi in modo brusco le coperte di dosso.
Indossava la solita camicia da notte, quella che ricordava con chiarezza di non avere indossato la sera precedente. Invece, era lì. Le cadeva sul corpo nascondendole le curve e posandosi in modo delicato sul seno. La avvolgeva completamente e profumava di pulito. Di fresco.  Improvvisamente detestava quell'odore. Odiava quella situazione, e sopportava ancora meno il fatto che sapeva già a memoria ciò che le sarebbe accaduto da lì a pochi istanti. Conosceva ogni sillaba, ogni intonazione ed ogni dannatissima smorfia che il Salvatore Del Mondo Magico -suo migliore amico-, e Ronald le avrebbero rivolto. E l'idea non le piaceva neppure lontanamente.
Sospirando affranta, afferrò i lembi della veste che indossava e, sollevando le braccia verso l'alto, se la sfilò, restando così con indosso solo l'intimo inferiore. Non indossava il reggiseno di notte; la infastidiva e la indolenziva. Lanciò una veloce occhiata allo specchio, constatando come la consistenza dei suoi capelli somigliasse in modo allarmante ad un'enorme matassa di lana bruna non ancora rifinita, per poi dirigersi verso il bagno. La doccia sarebbe probabilmente stata la sola cosa gratificante della giornata, si disse frustrata.










"No, Harry. Non ti farò copiare neppure una preposizione del tema di Erbologia." parlò con fermezza la riccia, accomodandosi in uno dei primi posti liberi che intercettò all'ampia tavolata Grifondoro. Il moro le si accomodò da un lato, mentre Ron si sistemò dall'altro. La riccia era appena intervenuta non facendo neppure esordire il ragazzino sopravvissuto. Infondo sapeva bene ciò che era sul punto di chiederle, e si era tristemente resa conto che, nonostante decidesse di fare mutare un eventuale cosa accaduta durante la giornata, quest'ultima si sarebbe ripetuta ancora, e ancora, e ancora... All'infinito, per quanto effettivamente ne sapeva Hermione. E Malfoy. Giusto, si disse. Lo sapeva anche Malfoy.
A questo proprosito, la ragazza lanciò una veloce occhiata al tavolo Serpeverde, incontrando immediatamente il profilo del biondo. Constatò con amarezza che non la stava osservando -amarezza? Era pazza?-, ma che era invece molto impegnato nel gridare in modo ben poco contenuto contro uno Zabini ignaro della situazione. Chissà come si sentiva... Il suo migliore amico lo stava trattando come un rifiuto. Anzi, come il rifiuto di un rifiuto. Blaise però se la rideva, constatò Hermione silenziosamente, continuando ad osservare la scenetta che, dovette ammettere, aveva del comico.
"Preposizione? Che sarebbe, scusa?" domandò d'improvviso il moro, distraendo l'attenta contemplazione della riccia "Beh, non importa. Comunque potresti farmelo vedere almeno per-" "No. Non te lo farò passare sotto il naso nemmeno per errore." lo interruppe lei, lanciando un'occhiata spazientita al soffitto incantato e sorvolando sull'aberrante fatto che Harry James Potter non sapesse cosa fosse una preposizione. Poi, sapendo perfettamente chi avrebbe preso ora parola, si voltò verso Ron. Stava puntando un indice contro Harry con fare provocatorio, e sorrideva gongolante.
"Ah-ah!" esclamò soddisfatto, mentre la riccia sospirava.
"Non lo farò copiare nemmeno a te, Ronald."
Il sorriso sul volto del rosso svanì in pochi istanti -esattamente come il giorno prima-, ed il giovane Weasley rischiò di strozzarsi con un tozzo di pane. Hermione, sapendo in anticipo la cosa, sollevò una mano con la quale colpì più volte la schiena del ragazzo. Pochi secondi dopo Ron era nuovamente salvo.
"Ma io credevo che, in nome della nostra vecchia storia-" "No." lo interruppe bruscamente lei, prendendo un sorso di succo ed appoggiando il mento su un palmo della mano che teneva sollevata. I suoi occhi, a differenza del solito, erano spenti ed annoiati, e non facevano altro che setacciare la stanza in attesa di una qualche differenza. Diavolo, si disse amaramente, le sembrava di giocare ad uno di quegli stupidi giochetti che si trovavano nelle riviste babbane. Del tipo 'stana le differenze', o qualcosa del genere.
"No? Che significa?" il tono di Ron era sconvolto, come se ciò che aveva appena udito fosse quasi uno sdegno. La riccia non potè trattenere un sorrisetto sincero.
"No: avverbio di negazione. Contrario: Sì. Si usa per-" "Non sei divertente." intervenne il ragazzo, sospirando afflitto. La ragazza avrebbe riso. Oh, sì. Avrebbe riso sinceramente di fronte quella frase. Lui non era originale, ma non poteva certo farglielo presente con tanta leggerezza.
Hermione lanciò al rosso un'occhiataccia d'ammonimento "Nemmeno tu, fidati." e detto ciò, di fronte l'espressione sbigottita di Ron, e quella altrettanto sconvolta di Harry, la riccia si alzò e se ne andò, stanca di parlare di argomenti che ormai conosceva a memoria.



La professione di attrice non le era mai parsa tanto noiosa: un mucchio di battute da imparare, movimenti meccanici, ed una routine pressocchè infinita. Hermione non poteva basare tutta la propria esistenza su un'unica giornata, con un solo, piccolo e scarno copione. E non importava quante volte la riccia cercasse di argomentare in modo differente una questione, perchè le persone attorno a lei riuscivano sempre a ripetere le medesime parole del giorno prima. Era questo ciò che vorticava freneticamente nella testa della ragazza mentre, a testa alta ed impettita, camminava verso l'aula di Trasfigurazione. Cos'altro avrebbe potuto fare? Tanto Ron ed Harry l'avrebbero raggiunta comunque, prima o poi. E la routine sarebbe ricominciata, e tutto sarebbe risonato in modo incredibilmente noioso nella sua mente. A questo proposito, aveva iniziato a notare una cosa di notevole importanza che aveva a che fare con l'incantesimo che aveva per errore scagliato insieme a Malfoy: quando la Grifondoro perdeva troppo tempo non concentrandosi, il suo stesso corpo la conduceva nel luogo in cui era stata il giorno prima -che era poi quel giorno stesso-. E tutto questo era fastidiosamente strano. Incomprensibile. E non sapeva se vi fosse o meno un metodo per riportare il tutto alla normalità.
E, come ben si sa, Hermione Jean Granger detestava non sapere qualcosa.

Mentre questi pensieri le si accatastavano uno sull'altro nella mente -ingombrandola non poco-, la ragazza avvertì d'improvviso una stretta attorno al polso. Non riuscì neppure a reagire che, in pochi secondi, si ritrovò imprigionata contro una delle tante pareti spoglie e fredde dell'istituto, i capelli spettinati, ed un respiro profumato contro di lei. Menta e tabacco.
Spalancò gli occhi, incontrando il proprio volto a pochissimi centimetri da quello di Malfoy. Il suo battito cardiaco accellerò, ma Hermione non fu mai certa se accadde per paura, o per semplice emozione. Il biondo non le si era mai fatto tanto vicino. Deglutì a vuoto, prima di parlare.
"Che stai fac-" "Zitta." la interruppe bruscamente lui, la voce ridotta ad un sibilo inquietante e penetrante, che le si iniettò nel cervello, facendola quasi tremare. Non era certa di avere mai sentito Draco parlarle in tono tanto strano, così furioso e stizzito, come un cane dopo essere stato punzecchiato troppo.
"E' tutta colpa tua!" la aggredì quindi lui, approfittando del silenzio ostentato dalla strega "Sì, tua e della tua dolcissima voce!"
Hermione sussultò visibilmente "Cosa?"
"Sì, tu con quegli occhietti da cerbiatta che mi prometti che andrà tutto bene!"
"Cosa?" la voce della strega fuoriuscì acuta ed imbarazzata. Malfoy era furioso, e la guardava in modo incredibilmente truce. Eppure, nel frattanto, le diceva che aveva occhi da cerbiatta, ed una voce dolce. La riccia non era certa di come reagire. Fortunatamente, fu il ragazzo a proseguire.
"Indovina un po', mezzosangue. Nulla va bene." le disse infine, facendosi ancora più vicino al volto di lei, tanto da fare sfiorare i loro nasi. Hermione tentò di schiacciarsi ancora di più -se possibile- contro la parete. Si sentiva agitata, ed il suo cuore non aveva ancora smesso di tamburellare. Gli occhi del ragazzo, simili ad una tempesta furiosa, la scrutavano sotto le ciglia chiare e sottili, scatenandole brividi sconosciuti in corpo. E anche se poteva capire la sua rabbia, non poteva permettergli di ridurla in quello stato.
Sfoderando tutto il proprio autocontrollo, la riccia sollevò le mani, posandole sul petto del ragazzo. Esercitò una lieve pressione, decisa a fargli capire che era il caso che si allontanasse da lei. Draco non le dette ascolto. Finse che i piccoli palmi della strega non lo stessero toccando, ed allo stesso modo tenne nascosta la bizzarra scarica che lo attraversò in quel momento. Non voleva allontanarsi da lei. Non ne conosceva la ragione, ma le cose stavano così. Oltretutto, prima doveva dargli una buona spiegazione per ciò che stava accadendo.
"So che non è andata come avevo previsto, ma-" "Quindi te ne sei resa conto, eh?" domandò con un sorriso di scherno lui, interrompendola bruscamente.
"Lasciami parlare, furetto!" lo ammonì la riccia, abbassando nuovamente le mani, lasciandole scivolare mollemente lungo i fianchi, dove permise loro di serrarsi in due pugni collerici. Il ragazzo, per una volta, le prestò attenzione.
"A questo punto direi che il solo modo per sbrogliare l'incantesimo sia... lanciarne uno nuovo o..." la giovane prese una breve pausa "Prendere in analisi quello che abbiamo evocato, e verificare l'esistenza di una scappatoia."
Malfoy soppesò quelle parole silenziosamente prima di parlare "Una scappatoia..." ripetè incerto, ottenendo come risposta un breve cenno della grifondoro di fronte a lui. Un sorriso sghembo gli arricciò le labbra "Insomma, Granger, suggerisci di prendercela comoda?"
"Se pensi che a me piaccia rivivere questo giorno in eterno, ti sbagli di grosso!" si affrettò a dire la ragazza, certa dei pensieri folli e disgustosi che erano andati con l'affollare la mente del biondo purosangue "Non credere che mi piaccia sguazzare in questo enorme casino con te!"
Draco arretrò di un paio di passi, permettendo finalmente alla riccia di respirare tranquilla. Continuava a sorridere maligno, il mago, passandosi con malizia la lingua sull'arcata superiore dei denti ed esibendo uno sguardo attento.
"Ah, non ti piace?" le domandò quindi in un sussurro "Per me invece ti diverti fin troppo ad avermi a tua disposizione."
Hermione ostentò un'espressione di genuino disgusto "Te l'ho detto Malfoy; non farò mai parte del tuo album di conquiste."
Di fronte quelle parole, il rampollo di casa Malfoy non potè evitare di ridere, sinceramente divertito dall'atteggiamento della ragazza. Diavolo, gli piaceva essere sfidato in quel modo tanto insolente, in un modo in cui nessun altro aveva mai provato. Solo la Granger lo faceva, accendendolo completamente.
"Che hai ora da sghignazzare?" domandò frustrata la ragazza, non potendo trattenersi dall'incrociare le braccia sotto al seno, mettendo in mostra le proprie curve. Draco le fu -silenziosamente- grato.
"Beh, è divertente il fatto che, nonostante io non abbia accennato a nulla riguardante eventuali nostri rapporti, tu abbia invece immediatamente parlato di questi." dicendo questo, le si avvicinò, arrivandole nuovamente ad un soffio dal viso, facendola sentire incredibilmente a disagio "Non sarà che a pensare solo a quello sei proprio tu?" le domandò in un sussurro appena udibile, soffiandole ogni singola sillaba nell'orecchio e facendola rabbrividire.

Quello. Dicendo quello, Draco Malfoy si riferiva a niente popodimeno che il sesso, ciò in cui era più esperto -a detta delle tante-. Il biondo serpeverde veniva descritto da tutte come un asso, qualcosa di incredibile, mai provato, irripetibile, qualcuno in grado di farti toccare Paradiso ed Inferno nello stesso, sublime istante. Ed Hermione sapeva che il biondo sperava di metterla in soggezione parlando di sesso. Perchè lei era considerata la povera, piccola ragazzetta vergine che nessuno avrebbe mai avuto l'azzardo di sfiorare. Il tutto nonostante ve ne fossero di spasimanti di Hermione, e tanti. Il tutto nonostante lei non fosse più vergine da mesi.
Beh, lei non si sarebbe fatta piegare da una parola, e non avrebbe neppure tremato di fronte a Malfoy.

Con un colpo deciso in corrispondenza del petto, la riccia allontanò il corpo del Serpeverde con ben poca grazia. Era furiosa, ed il suo respiro era pesante come lo sarebbe potuto essere dopo una corsa. Il volto le si era fatto più roseo, ma non per l'imbarazzo, quanto per la rabbia. Il ragazzo la osservò dall'alto in basso, sempre sorridendo sghembo. Lei incatenò lo sguardo chiaro di lui in quello bruno di lei.
"Sesso, sesso e sesso. E' questo tutto ciò di cui sai parlare, Malfoy?" gli domandò brusca, abbandonando ogni qualsivoglia censura e facendolo sussultare visibilmente.
"E' così imbarazzante, prefetto Granger?" le domandò lui, deciso a non mollare la presa. Gli piaceva stuzzicarla, portarla allo stremo e poi abbandonarla sul più bello. Dio, lo stimolava incredibilmente. Lo eccitava persino. Ma, si domandò il serpeverde, come erano finiti a parlare di sesso? Anzi, si corresse, come era finito a parlare di sesso con la Granger? Insomma, con La Frigida. Maiuscole comprese.
"Come siamo finiti a parlare di questo?" domandò quindi la riccia, facendo irrigidire Malfoy immediatamente, togliendogli letteralmente i pensieri di mente, succhiandoglieli via per farli fuoriuscire dalle sue labbra. Ma come poteva risponderle?
Era come se qualcosa lo avesse spinto a farlo, a parlarne. Appena aveva colto l'opportunità di farlo, lo aveva fatto. Aveva stuzzicato in modo incredibilmente nuovo la mezzosangue. E gli era piaciuto. Tanto. L'aveva sentita tendersi e rilassarsi, rispondergli e zittirsi. Era stato appagante, ed era andato molto vicino ad una proposta niente affatto decente. Quell'ultimo pensiero lo scosse non poco.
A letto con la Granger? Seriamente?

La ragazza, non ricevendo più alcuna risposta, ritenne la conversazione chiusa. Abbassò lo sguardo sulla propria borsa, sospirò estenuata, e mosse un passo in direzione dell'aula dove, entro poco, avrebbero dovuto avere lezione. Lui non la fermò, ancora completamente assorto nei propri pensieri. Non le rivolse neppure l'ombra di uno sguardo, o di un cenno di saluto, e lei fece altrettanto, allontanandosi il più in fretta possibile ed in silenzio.




Draco si riprese dai propri pensieri solo dopo qualche secondo, quando la figura della riccia -insieme al suo odore delicato- era ormai svanita oltre l'angolo infondo al corridoio. Si sentiva scosso e disgustosamente macchiato di una qualche sorta di colpa  a lui non completamente chiara. Sapeva ciò che era appena accaduto con la Granger -di avere parlato con lei di sesso, di averla provocata soffiandole contro l'orecchio in modo dannatamente intimo-,  e la cosa lo stava facendo sentire a disagio. Avvertiva i propri muscoli tesi ed irrigiditi, ed una vaga sensazione di repulsione gli stava lentamente salendo dal fondo della gola. Scosse la testa.
La riccia era carina, ma era pur sempre una dannata frigidona. E per quanto quel suo fare saccente ed impertinente lo intrigasse, non avrebbe mai più osato avvicinarsi a lei in quel modo. In un modo che ostentava una certà necessità, qualcosa a cui lui poteva sicuramente fare a meno. Loro erano nemici, no? Ed i  nemici non si desideravano, né andavano a letto insieme. Mai. Si morse il labbro inferiore, deciso a riflettere con lucidità riguardo ciò che stava accadendo.
La Granger si stava sicuramente dirigendo verso l'aula di Trasfigurazione, dove la McGranitt attendeva con pazienza l'arrivo dei suoi studenti. Beh, Malfoy non si sarebbe presentato. Infondo, cosa sarebbe potuto cambiare? Il giorno si sarebbe ripetuto la mattina successiva, e lui non avrebbe perso neppure un istante di lezione. Era decisamente il caso di pensare ad una possibile soluzione, piuttosto che ad una materia in cui, comunque, non eccelleva neppure. L'educazione scolastica non era poi così importante se messa a confronto con la possibilità che, quella noiosa giornata, potesse protrarsi effettivamente all'infinito.
E alla Granger sembrava non importare poi così tanto. E la cosa lo infastidiva.

Digrignando i denti in una sorta di espressione infastidita, il ragazzo si voltò, deciso più che mai a raggiungere nuovamente la piccola Grifondoro prima che arrivasse ad incontrare i suoi amici. In quel caso non avrebbe semplicemente potuto strapparla da loro con tanta indifferenza, no? Oppure sì? Infondo, San Potty ed il Pezzente non si sarebbero ricordati di niente, giusto? Per quanto Draco ne sapeva, poteva persino prendere la Granger, sbatterla al muro e baciarla con passione, che i due non lo avrebbero minimamente ricordato. Quella possibilità lo fece ridere. Poi si ricordò di doverla odiare e, pur di scacciare quei pensieri sconvenienti dalla propria mente stanca, il biondo prese a correre attraverso il corridoio. Non capiva perchè si sentisse così... Coinvolto -per non dire realmente eccitato all'idea della riccia-, ma sapeva che era qualcosa che gli accadeva spesso. Era una sensazione che avvertiva ogni qualvolta litigasse con lei, ogni istante in cui lei lo sfidava. Quell'aria tesa, pesante, ed opprimente che nasceva a seguito dei loro litigi, lo faceva sentire vivo ed eccitato. Gli faceva desiderare di averla vicino, e di poter farla infervorare per ragioni che andavano oltre un paio di imprecazioni o parole poco gentili. Ragioni più simili ad un letto e ad una passione travolgente.

Quando infine rivide la figura della riccia stagliarsi di fronte a lui, Draco si lasciò andare in un sospiro sollevato. Era ancora da sola. Si guardò attorno, timoroso più che mai che Zabini lo potesse raggiungere e, una volta appurato di essere effettivamente solo, raggiunse la ragazza per mezzo di poche, ampie falcate. Una volta vicino a lei, le afferrò bruscamente la mano, per poi iniziare a tirarla verso di sè. Per la sorpresa, le caddero di mano i libri, e la borsa le scivolò a terra. Inveì contro il biondo più volte, ma lui finse di non udirla, continuando a tirarla nella sua medesima direzione.
Aveva intrecciato le proprie sottili ed eleganti dita con quelle di lei, ma non sembrava farvi più di tanto caso. Hermione continuava a scrutarlo infastidita, facendogli presente che tutti i suoi fogli ed i suoi libri erano rimasti sul pavimento, ma lui non voleva risponderle. Infondo, sarebbero stati nuovamente al loro posto la mattina successiva, come se nulla fosse mai accaduto.
Alla fine, dopo avere superato un paio di rampe di scale, la ragazza puntò i piedi nel pavimento con furia. Lui si fermò, degnandola finalmente di attezione. Le osservò il volto arrossato per la rabbia, e gli occhi lucidi per l'indignazione. I capelli erano leggermente gonfi -più del solito-, e la facevano sembrare un leone particolarmente determinato.
"Perchè diavolo ti sei fermata, Granger?" domandò infine Draco, la voce ridotta ad un mormorio infastidito. La ragazza deglutì prima di parlare.
"Dimmi dove mi stai trascinando."
Lui sorrise semplicemente "Nella Stanza delle Necessità, e non opporre resistenza. Sono stanco."









 

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Capitolo 4
*** terzo giorno- pomeriggio ***



















| Redundant.


















Draco Malfoy non era sicuramente l'essere più gentile del mondo, e di questo Hermione Granger ne aveva avute più e più prove. Ed anche in quell'istante, mentre si richiudeva alle spalle la porta della Stanza delle Necessità -con ben poca cautela- e la sbatteva violentemente contro il muro, non era sicuramente un esempio di galanteria. La strega aveva i polsi bloccati dalle mani di lui, e la schiena, ricoperta esclusivamente dalla camicetta bianca, era premuta contro una delle quattro pareti in pietra fredda della stanza. Il volto del Serpeverde era ad un soffio dal suo, ed il suo sguardo trasudava irritazione. Per poco Hermione non rabbrividì.
Per quanto affascinante -perchè, doveva ammettere, lo era-, la Grifondoro non avvertiva nessuna piacevole scarica avvolgerle le membra del il basso ventre. Sentiva più che altro una nota di disagio e timore, un letale mix di sensazioni che le toglievano il respiro, a causa delle occhiate poco gentili che le rivolgeva.
"Cosa vuoi, Malfoy?" domandò in un soffio allarmato la riccia, non potendo evitare di arrossire leggermente per la vicinanza disarmante. Sperò con tutta se stessa che il ragazzo scambiasse quel rossore per rabbia. E, forse, così accadde.
"Voglio che torni tutto alla normalità." si limitò a dire con franchezza il ragazzo "Sono stanco di Zabini che si vanta, e del fatto che la sola persona con cui posso intrattenere una dannatissima conversazione sei tu." fece stizzito, non spostando mai il proprio sguardo da quello di lei. I suoi occhi sfavillavano di rabbia e determinazione.
"Ed io che posso fare?" domandò la ragazza, sempre ostentando una voce molto bassa, particolarmente contenuta. Non riusciva ad alzarla, come se avesse provato un certo timore di fronte la possibilità di potere spezzare quel qualcosa che, proprio in quel momento, li faceva stare tanto vicini. Temeva che, urlando, avrebbe potuto distruggere quel delicato e temporaneo equilibrio. Invece, continuando a mormorare, lui sarebbe rimasto lì a scrutarla con un certo astio -quello a cui era così piacevolmente abituata-, abbastanza vicino da poterle fare sentire il suo odore, ma abbastanza furioso da non farle sembrare quella situazione sbagliata. Perchè, infondo, lei non si stava crogiolando nella stretta di Malfoy, ammaliata dall'odore che emanava. No. Non lo avrebbe mai fatto.
Malfoy sorrise sghembo, facendo scivolare il suo sguardo su tutto il corpo di lei, sino alla punta dei piedi "Oh..." disse poi con voce suadente "Avrei un paio di proposte in merito, ma non penso sia il caso ora."
Ok, al diavolo ogni suo folle pensiero di potere restare lì, attaccata a Malfoy un attimo di più. Con quella battutaccia si era giocato quella possibilità. Hermione corrugò la fronte stizzita, per poi spingerlo via. Lui rise, arretrando di un paio di passi.
"Che c'è ora, Granger?" domandò, ostentando un'innocenza che non gli apparteneva, le mani sollevate e lo sguardo affilato.
"Sei un porco, Malfoy." si limitò a sentenziare lei, sistemandosi la camicia con fare occupato. La voce le era scivolata oltre le labbra come avvelenata e graffiante di disprezzo. Eppure, il biondo parve non farci particolarmente caso. Voleva stuzzicare la Granger, renderla paonazza per l'imbarazzo, e per altre ragioni che andavano ben oltre un paio di litigate. Oh, sì. Prima o poi le avrebbe reso gli occhi lucidi di eccitazione e bisogno. Lo avrebbe fatto per vendetta, per farle capire quanto incredibilmente volubile anche lei era -come tutte-. L'avrebbe presa in giro per il suo essere pudica, ed avrebbe goduto delle sue fattezze non trascurabili.
"Sesso, sesso, sesso... Sei stata tu a dirlo, no?" le domandò con noncuranza "Non parlo d'altro."
"Già." asserì Hermione, non spostando minimamente lo sguardo da lui, analizzandolo pienamente, partendo dai capelli leggermente spettinati, sino ai mocassini slacciati "Ed avevo ragione."
Draco annuì, per poi afferrare il nodo della cravatta e tirarlo. Lo allargò lentamente. Poi, in un movimento fluido ed elegante, si sfilò la cravatta verde-argento ed aprì i primi bottoni della camicia. Hermione avvampò. Ma che diavolo faceva? Le si spogliava di fronte? Beh, lei avrebbe gridato. Oh, sì. Avrebbe sfoderato tutta la sua acutissima voce ed avrebbe gridato come una dannatissima bambina sulle montagne russe e...
Arrestò il flusso dei propri pensieri, notando solo in quel momento come la stanza fosse arredata -come Draco aveva desiderato arredarla-. Alle spalle del ragazzo vi era un tavolo in metallo argentato alle cui estremità si trovavano due sgabelli. Sopra esso vi erano fogli, fiale, ingredienti e libri. Poi, sul fondo della stanza una piccola finestrella e, a poca distanza, una poltrona dall'aspetto molto antico.
Ok, si disse in un sospiro di sollievo la riccia, Draco non aveva evocato una stanza per... Beh, fare sesso.
Il biondo sussultò leggermente, notando lo sguardo della Granger vagare per la stanza. Strinse le spalle e sospirò "Ho intenzione di passare il pomeriggio a lavorare. Dobbiamo trovare un modo per fare  tornare tutto a posto."
Hermione annuì silenziosamente, continuando a studiare ogni più piccolo angolo della stanza. infine, incamminandosi verso l'ampio tavolo di lavoro, parlò "Non hai da fare nel pomeriggio? Se non sbaglio ci sono-" "Gli allenamenti di Quidditch, già." la interruppe Draco, voltandosi anch'egli verso il tavolo ed accomodandosi su uno dei due sgabelli. Erano comodi, constatò soddisfatto.
"Te lo hanno detto Lenticchia e Potty?"
La riccia annuì, decisa a non fare caso agli assurdi appellativi che il Serpeverde amava usare con quanta più frequenza possibile e, con una certa pacatezza, rispose "Sì. Ricordo praticamente ogni dettaglio della giornata a memoria." si apprestò a raccontare a ragazza "Siccome voi avete preso il loro posto agli allenamenti, io e Ron -Harry uscirà con Ginny- faremo un giro per il castello, poi andremo in giardin-" "Sappi, Granger, che faccio a meno di sapere delle tue avventure amorose in compagnia del buon vecchio Weasleiuccio." intervenne bruscamente lui, 
già con un libro aperto sotto gli occhi. La riccia ne osservò le pagine disodinate e spiegazzate, ingiallite dal tempo e luride di muffa.
"Comunque non succederà niente di che." disse dopo pochi istanti il biondo, sollevando finalmente il proprio sguardo in direzione della ragazza "Anche se trovassimo una soluzione oggi, dubito che riusciremmo a metterla in atto prima di domani. Perciò, siamo automaticamente costretti a rivivere questa giornata. Quindi, anche se non facciamo qualcosa come non andare agli allentamenti, nessuno se ne ricorderà."
Beh, constatò Hermione, era un ragionamento contorto, ma non faceva neppure la più minima delle pieghe. Era tutto completamente giusto e comprensibile, ed era abbastanza sicura che Ron sarebbe riuscito a fare a meno di lei per un giorno che -a dirla tutta- non si sarebbe neppure ricordato.
"Bene, Malfoy. Mi hai convinta." si arrese quindi la riccia, lanciando una veloce occhiata agli oggetti sopra l'ampio tavolo da lavoro "Che facciamo?"
Il Biondo corrugò la fronte leggermente sorpreso, per poi ripendere istantaneamente tutto il proprio contegno purosangue "Pensavo che questo me lo avresti detto tu, no?" le domandò con fare di superiorità, esibendo un'espressione ovvia "Non ricordi? La strega più brillante della propria generazione, salvatrice del mondo magico, e quant'altro."
Hermione sorrise leggermente, lo sguardo una pura sfida "Ma come? Non ero solo una mezzosangue?"
"Ma per favore..." soffiò con semplicità il biondo "Silente avrà sempre favorito  il buon vecchio Potter -gli distribuiva punti come fossero coriandoli...-, ma tutti sanno che se non ci fossi stata tu, quei due sarebbero morti da parecchio." mormorò il giovane, facendo arrossire la ragazza in risposta. Effettivamente, non si sarebbe mai aspettata parole del genere da Malfoy! Insomma, sembravano complimenti! Non era neppure sicura che lui sapesse quale fosse il significato di 'complimento'. Forse gli avrebbe dovuto lasciare un post-it. Magari gliene avrebbe iniziati a fare più spesso...
"E questa è una delle ragioni per cui fatico a vedere il tuo bel visino senza insultarti nemmeno un po'." intervenne d'improvviso Malfoy, arrestando i pensieri della riccia.
"Cosa?"
"Sì, insomma, se non ci fossi stata tu avrei ottenuto un Potter in meno, ed anche una Lenticchia in meno." disse con tranquillità il ragazzo, voltando pagina e riprendendo a leggere. Con il viso chinato contro il foglio, non poteva vedere l'espressione esasperata che stava ora esibendo Hermione. Per sua fortuna.
 
Sbuffando sin troppo sonoramente, la ragazza si decise ad afferrare un primo libro. Draco non sembrava prestarle troppa attenzione, e lei si fece scivolare sotto il naso il primo di una serie di volumi tutt'altro che leggeri. Aveva la copertina in cuoio parecchio scuro, quasi nero, e delle rifiniture dorate. Il titolo, 'Sciogliere gli incantesimi', era in rilievo ed Hermione vi passò sopra la punta dell'indice più volte prima di aprirlo.
Le pagine erano parecchio sottili ed avevano un colore molto simile a quello della pergamena. A differenza di quello di Draco, quel libro non sembrava essere stato intaccato dalla muffa durante la sua lunga vita e, perciò, le parole risultavano tutte più o meno leggibili. Alzò lo sguardo verso il Serpeverde, ricordando di non avere mai davvero passato del tempo così relativamente pacifico in sua compagnia. Non così tanto almeno. Aveva i capelli lisci e chiari che gli ricadevano sul viso, costringendolo quasi completamente in ombra. Le linee del volto erano nette ed eleganti, ed Hermione non faticava a dubitare che molte ragazze non potessero evitare di trovarlo affascinante. 
Poi, lui alzò lo sguardo, cogliendola dannatamente sul fatto. Eh, sì. Lo stava fissando, e la ragazza non voleva neppure immaginare che faccia avesse in quel momento, o quanto il suo viso le si stesse facendo imporporato. Draco sorrise, inclinando di lato la testa.
"Oh, Granger, così mi consumi." mormorò quindi con vanesia ingenuità, gli occhi ridotti a due linee sottili ed infinde. Hermione per poco non lo colpì con una maledizione.
"Mi chiedevo solo che libro stessi leggendo tu." mentì spudoratamente lei, la voce tesa e lo sguardo falsamente tranquillo. Il Serpeverde non parve affatto crederle ma, per lo meno, non incalzò brutalmente sul fatto, anzi! Decise invece di risponderle.
"Guida alla creazione di incantesimi." lesse con ben poca convinzione, il viso ridotto ad una maschera di pura noia. La riccia corrugò la fronte.
"Li hai presi dalla sezione proibita, giusto?"
Il biondo si strinse con falsa innocenza nelle spalle, per poi sorridere sghembo "No,  Granger. Nella biblioteca per gli studenti ci sono libri per insegnare loro a creare incantesimi di distruzione. Non dirmi che non lo sai." disse lui, prendendola chiaramente in giro. La ragazza  sbuffò semplicemente.
"Sarcasmo. Sei prevedibile, Malfoy." disse dunque, voltando lo sguardo verso la finestra poco distante. Il ragazzo rimase qualche istante ad osservarle il profilo elegante e morbido, per poi chiudere d'improvviso il libro. Hermione si voltò verso il biondo sorpresa.
"Sono stanco, e non ho pranzat-" "Neppure io ho pranzato, furetto. Mi hai letteralmente trascinata qui per... Studiare!" lo interruppe alterata la strega, alzandosi in piedi ed accostandosi alla finestra. Aveva un certo mal di testa, ed era completamente spossata dalla situazione. Draco le si avvicinò di soppiatto, un sorriso ad arricciargli le labbra sottili.
"Che c'è? Delusa?" domandò divertito il biondo "Ti aspettavi di meglio?" le sussurrò davvero troppo vicino, facendola palesemente rabbrividire. Malfoy ne fu particolarmente fiero. La vide voltarsi di scatto ed alzare una mano, pronta a colpirlo in pieno viso. Ma lui, pronto di riflessi, riuscì ad afferrarle il polso a mezz'aria. Il proprio sorriso si allargò.
"Cosa credevi di fare?"
"Lasciami andare, Malfoy." gli ordinò la riccia, la mano ancora ferma per la stretta di lui e lo sguardo determinato. Aveva il fiatone, constatò Malfoy, facendo cadere lo sguardo sul seno della ragazza che si alzava ed abassava ritmicamente.
"Va bene, ma basta studiare." disse Draco, per poi lasciarla andare, e voltarsi. Si accomodò sulla poltrona che aveva evocato e sorrise soddisfatto "Ti va di fare un gioco?"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Obbligo o verità?" 
Malfoy sembrava valutare la domanda della riccia con una serietà decisamente comica. Ci metteva almeno un paio di minuti a rispondere, ed alle volte cambiava idea almeno tre volte. Erano seduti a terra, al centro della Stanza Delle Necessità, ed Hermione ancora non capiva come lui fosse riuscito a convincerla a prendere parte a quel giochetto. Lo aveva proposto almeno una ventina di minuti prima Draco, dicendole che era solito a giocarci con Zabini, anche se la loro versione era decisamente più alcolica.
"Verità!" esclamò improvvisamente il Serpeverde, sicuro della propria scelta.
"Quale è la cosa peggiore che ti succede oggi?" domandò incuriosita la ragazza, immaginando già qualcosa come 'Zabini che mi va dietro tutto il giorno', o 'la Parkinson che sbava sulla mia pregiatissima camicia nuova'.
"Proprio ora dovrei venire colpito in testa da un bolide. Molto forte. Finisco due ore in infermieria e, udite udite, mi perdo la mia materia preferita." fece infastidito Draco, ricordando con incredibile precisione il dolore dovuto al colpo subito "Insomma, non potevo trovarmi costretto a ripetere un giorno più bello? Magari uno in cui mi porto a letto una quindicina di ragazze e-" "E' fisicamente impossibile Malfoy." lo interruppe Hermione, non potendo evitare di rientrare nel proprio ruolo di so-tutto-io. Il biondo le lanciò un'occhiata scaltra.
"Ah sì?" le domandò quindi lui, deciso a vederla avvampare d'imbarazzo per quella situazione in cui, ad essere sinceri, si era cacciata proprio lei. 
"Non penso che un uomo possa avere ehm... sai no? Averne quindici." rispose infatti lei già con il viso dipinto di rosso vivo. 
"Uh, la Granger fa l'esperta!" la schernì il Serpeverde, gondolando divertito per la situazione. La Grifondoro deglutì a vuoto, mordendosi il labbro. Serrò le mani in due pugni frustrati, per poi lanciare un'occhiataccia al ragazzo.
"Zitto, tocca a me." gli intimò "Scelgo verità."
Lo sguardo di Malfoy si fece improvvisamente scaltro mentre, un sorriso nuovo e differente si faceva largo sul suo volto pallido "E non puoi cambiare." le ricordò con l'indice puntato verso il suo seno. La ragazza annuì un paio di volte.
"Sei vergine?"
Hermione sgranò lo sguardo in modo incoltrollato, mentre deglutiva a vuoto. Vista da un occhio esterno, riflettè, quella situazione doveva risultare decisamente esilarante. Beh, per lei non lo era affatto. Al diavolo Malfoy, ed i suoi folli istinti sessuali! Che poi, perchè se la prendeva con lei?
Ah giusto, si disse con esasperazione la riccia, lei era la sola con cui lui potesse effettivamente parlare.
"Allora?" incalzò improvvisamente il ragazzo, stanco del silenzio e degli sguardi spiritati della Grifondoro. Quest'ultima, infine, si arrese.
"No, non lo sono. Ora tocca a t-" "Ehi! Come non lo sei?" la interruppe improvvisamente Draco, osservandola attento, come in cerca di una prova che confermasse il fatto che lei stesse mentendo. Eppure, l'espressione della Granger era ferma, e decisa. Ed improvvisamente, il biondo era sconvolto. L'idea che la riccia potesse aver già saggiato le gioie del sesso lo faceva sentire... Confuso, destabilizzato. E lo intrigava. Se sino ad allora si era sempre immaginato una Grifondoro impacciata e poco seducente, improvvisamente non poteva fare a meno di pensarla nuda avvolta da un mare di lenzuola umide di sudore e sospiri. Deglutì a vuoto. La cosa lo eccitava. Era in astinenza da una settimana, ed era abbastanza stanco della cosa. Infondo, lui era abituato ad avere sempre qualcuna a scaldargli il letto. Ma perchè questa qualcuna doveva improvvisamente essere proprio la Granger? La risposta gli giunse al cervello velocemente: lei, a differenza delle altre, si sarebbe ricordata se fosse accaduto. Si sarebbe potuto portare a letto tutte le ragazze della scuola, ma a che scopo sei poi loro non ne avrebbero più avuto memoria -a causa di quel dannato incantesimo...-?
"Credevo che sapessi come funziona, Malfoy." lo prese in giro la riccia "Quando un ragazzo e una ragazza stan-" "Zitta." la interruppe bruscamente lui, facendola sorridere divertita. Non credeva che il biondo ci sarebbe rimasto tanto male, e la cosa la faceva sentire stranamente potente.
"Verità."
"Ho sentito dire che i purosangue hanno dei contratti di matrimonio da rispettare..." esordì la riccia interessata "E' vero? Insomma, vengono stipulati quando ancora siete bambini e poi...?"
"Sì, tutto vero." rispose il biondo, scatenando la curiosità della ragazza di fronte a lui.
"D-Davvero? E tu con chi sei promesso?"incalzò curiosa, facendosi più vicina al ragazzo e scostandosi, senza neppure rendersene conto, la gonna. Draco, abbassando lo sguardo, non potè fare a meno di intravedere  la coscia nuda e tonica della ragazza. Dovette costringersi ad alzare gli occhi contro quelli di lei. Sorrise.
"Una domanda alla volta, mezzosangue." mormorò con la voce incontrollabilmente roca "Ora tocca a me."
Hermione non potè evitare un'espressione infastidita, ma accettò la cosa "Obbligo."
Draco esibì un largo sorriso, mettendo così in mostra tutta la propria perfetta e bianchissima dentatura. Vi passò sopra la lingua con fare ghiotto, per poi parlare "Devi darmi un bacio. Ma non uno da bambini, no. Voglio tutto il pacchetto."
La strega sussultò palesemente, mentre una rabbia le montava velocemente dentro. Eppure, non riuscì a dire nulla, che il ragazzo riprese parola. Sorrideva -ghignava- ancora.
"Ma sono un uomo magnanimo, e perciò ti offro l'opportunità di scegliere." disse, sollevando una mano ed indicando la camicetta della ragazza "Se rifiuti il bacio, dovrai sbottonarti la camicia."
"Da quando in qua sei così affamato di mezzosangue?" domandò stizzita la ragazza, incrociando le braccia sul petto per coprire le proprie forme. Il risultato, però, fu l'esatto opposto. Strinse i seni fra loro, facendoli sembrare più gonfi e, in risposta, il sorriso del ragazzo si allargò.
"Da quando sono in astinenza, ok?" fece lui infastidito "Ed ora scegli."
 
Hermione deglutì a vuoto un paio di volte; cosa poteva fare? Sicuramente non avrebbe mostrato le prorpie grazie al primo che passava, soprattutto se questo primo era niente popodimeno che Draco Lucius Malfoy, il furetto platinato per eccellenza. Eppure, il gesto che un bacio in sé rappresentava era qualcosa -se possibile- di ancora più intimo. Abbassò lo sguardo bruno contro i bottoni della propria camicia. Si pentì di non avere indosso il maglione della divisa.
Improvvisamente, una scarica la attraversò: stava davvero riflettendo su quale delle sue possibilità fosse considerabile? La vecchia Hermione, quella di solo qualche mese prima, si sarebbe alzata, avrebbe estratto la bacchetta e, dopo un veloce Stupeficium, se ne sarebbe andata senza troppe cerimonie. Ma allora perchè in quel momento non schiantava Malfoy? Perchè era così incredibilmente indecisa?
Dio, non baciava un ragazzo da quasi un anno, ecco il perchè. Le mancava la sensazione di calore che le si irradiava dal basso ventre, e che le arrivava a pizzicare le punta delle dita. Desiderava avvertire nuovamente delle labbra contro le sue.
Alzò lo sguardo, incontrando il viso di Malfoy senza più quel ghigno folle a tendergli la pelle. Ora la stava osservando leggermente infastidito, stanco dell'attesa. Puntò i propri occhi contro le sue labbra, sentendosi sporca pochi istanti dopo. Lei non poteva baciare Malfoy. Oppure sì?
Infondo non ci sarebbero state implicazioni successive, no? Lui era un purosangue, e non avrebbe mai osato mischiarsi con lei, con quanto di più impuro potesse mai pensare. In quel momento le aveva proposto quel bacio solo per astinenza. E non si sarebbe mai ripetuto. E poi, si disse infine, cosa mai poteva farle un bacio?
 
Così, con intraprendenza, la ragazza allungò le mani, afferrò la camicia del ragazzo, e lo attirò a sé. Malfoy parve stupito, ma presto rispose ai movimenti di lei e, in pochi secondi, fece aderire le proprie labbra con le sue. Erano morbidissime, constatò lui, sfoderando la lingua e passandola su tutta la lunghezza del labbro inferiore di lei. Hermione sollevò le mani, usandole come appiglio ai suoi capelli morbidi e biondi. Una bizzarra scarica la stava travolgendo, qualcosa di nuovo, che non aveva mai provato con Ronald, o con Krum. Era una sensazione probita, e forte. Molto forte.
Draco sorrise avvertendo le mani di lei così bisognose, ed immediatamente premette i propri palmi sulla schiena della ragazza. La riccia fu così costretta ad accostarsi pericolosamente a lui. Il seno restava premuto contro il petto di lui, e Malfoy non poteva fare a meno che sospirare per il contatto tanto dolce.
Poi, lei dischiuse le labbra in un tacito invito. Il biondo non si fece pregare e, con incontrollata libidine, si fece avanti con la lingua in quel suo piccolo antro umido. Ne saggiò ogni angolo mentre lei, incontrollata ed assurdamente persa, si faceva sfuggire sospiri inebrianti. Le lingue dei due danzavano frementi e prive di controllo. Hermione non aveva mai assaggiato un bacio tanto coinvolgente, e la sola ragione per cui vi pose fine, fu che necessitava con impellenza di respirare.
 
Si staccò da lui con lo sguardo lucido ed il fiato corto. L'eccitazione era alle stelle, ed era abbastanza sicura di poterla persino odorare nell'aria. Una morsa di disgusto la costrinse ad alzarsi in piedi. Draco la osservava soddisfatto, un sorriso sghembo ad adornargli il viso.
Lo aveva appena baciato. No, si disse pochi secondi dopo, quello era stato molto più che un bacio. Era stato qualcosa di coinvolgente e disarmante, spaventosamente vicino al sesso. Deglutì a vuoto, per poi arretrare. Si sentiva dannatamente sporca e disgustata.
Anche Malfoy si alzò in piedi. Sul suo viso vi era solo una sorta di pace, una pacatezza che lei non riusciva minimamente a capire. Hermione si sentiva un animale. Non poteva crede che, d'improvviso, tutto il loro odio fosse stato spazzato da un insano e folle bisogno, qualcosa che lui avrebbe certamente chiamato...
"Passione, Granger." disse improvvisamente lui, come rubandole i pensieri di testa "E non fare quella faccia disgustata." sorrise "So benissimo che ti è paiciuto."
Tentò di avvicinarsi. Mosse un paio di passi, ma lei, in risposta, arretrò. Aveva una mano di fronte la bocca, come sul punto di gridare. Puntò un indice contro il petto di lui.
"Non avvicinarti."
Malfoy rise "c'è un confine incredibilmente sottile tra odio e passione." mormorò il ragazzo. Si sentiva incredibilmente orgoglioso e soddisfatto, improvvisamente certo che non fosse lui il solo a provare quell'insana libidine nei confronti della ragazza. Lei non disse nulla.
"E tanto domani dovremo rivederci, ed anche il giorno dopo, e quello dopo ancora, sino a che non risolveremo questa storia." disse il Serpeverde.
"Posso fare da sola." la fermezza nella sua voce sorprese non poco il Serpeverde che, in risposta, sgranò lo sguardo  "Infondo, non sei stato tu a dirlo? Sono la strega più brillante della propria generazione, la salvatrice del mondo magico... Non ho bisogno di te."
E detto ciò, Hermione si allontanò a grandi passi dalla Stanza delle Necessità.




























































 
Capitolo abbastanza lungo, scusate ^^''

Spero che vi sia piaciuto, e mi farebbe piacere leggere qualche recensione! :)


















 
 

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Capitolo 5
*** quarto giorno- mattina ***





 
Sono tornata lettori e lettrici! Ahah! Oggi sono molto positiva, quindi boh... Ehm, spero che il capitolo vi piaccia! Ci ho messo un paio di situazioni assurde e... Amiamo tutti insieme la Dramione ♥

Mi farebbe piacere ricevere qualche recensione -sempre bene accetta-, e sapere che ne pensate di questo capitolo :)

Detto questo, buona lettura
!







|Redundant.




















Era ancora seduto là, nel medesimo posto dei giorni precedenti, durante colazione. Nonostante l'enorme folla di studenti che ghermiva la Sala Grande, Hermione non poteva evitare di scontrare il proprio sguardo con quello di lui ogni volta che alzava il viso. E, ogni dannatissima volta, lo incontrava impegnato nell'osservarla. Lui e quei suoi dannatissimi capelli diafani, così chiari da potere quasi accecare. La osservava con il suo tipico sguardo affilato, le palpebre leggermente calate, ed un ghigno decisamente arrogante ad arricciargli fastidiosamente le labbra. Al suo fianco, Zabini continuava a parlare, sorridere e scuotere il capo con fare concitato. Malfoy sembrava non prestargli troppa attenzione, limitandosi a rispondergli appena, le labbra sottili che si aprivano solo per proferire poche, stizzite parole.
Hermione si concentrò sul labbiale del biondo che, lanciando solo poche occhiate di sbieco al moro, rispondeva con fare tutt'altro che gentile.

"Non mi interessa."

Comprese quella frase, poi notò Zabini fingersi offeso in una posa decisamente teatrale. Draco non parve farvici caso, continuando a contemplare la tavolata degli impavidi Grifondoro. Blaise si fece improvvisamente severo e, incurvando appena la schiena, disse un'ultima frase. Questa volta, in risposta, Malfoy sospirò sonoramente, mormorando un "Zitto." che Hermione riuscì a dedurre dal movimento veloce e brusco delle labbra.

Forse Draco si rese conto dello sguardo della ragazza così cocciutamente puntato sulla sua bocca perchè, senza alcun preavviso, vi fece passare sopra, con morbosa lentezza, la lingua umida. La strega trasalì immediatamente, divenendo rossa in viso. Abbassò poi lo sguardo sul proprio piatto pressocchè vuoto, immaginando già il ragazzo perso in una sincera risata di scherno.
Beh, lei non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Non le importava che il nodo temporale non si fosse ancora sbrogliato e che, per tale noiosa ragione, la medesima giornata si stesse ripetendo per la quarta volta. Lei non si sarebbe fatta aiutare mai più da Malfoy, soprattutto non dopo le parole che le aveva rivolto: le aveva parlato di passione, di una libidine esistente tra i due, ed anche solo la più minima idea di tale disgustoso pensiero aveva fatto rabbrividire di terrore la riccia. Lo aveva baciato, era vero, ma ciò non stava a significare che lei ne andasse fiera. Sapeva di avere commesso un errore, di essere stata ella stessa a scegliere di tuffarsi contro di lui, e se ne pentiva. Ciò che era accaduto era sbagliato, immorale e disgustoso.
O meglio, ciò che aveva sentito mentre accadeva lo era. Le sensazioni derivanti dal bacio con Malfoy l'avevano lasciata tutt'altro che indifferente. Al solo pensarci sentiva ancora le punte delle dita pizzicarle, ed avvertiva un folle bisogno di aggrapparsi a qualcosa, smettere di respirare e lasciarsi andare. E non poteva permetterselo. Non con Draco Malfoy, almeno. Se fosse accaduto anche solamente con Blaise  Zabini, a parere della riccia, la cosa sarebbe stata differente. Infondo non aveva passato otto anni della propria vita ad insultarsi con il moro. Invece, in compagnia del biondo Serpeverde non aveva fatto altro; solo insulti, maledizioni ed incantesimi tutt'altro che amichevoli. Il fatto che le fosse piaciuto baciarlo, che le avesse fatto sentire veri e propri brividi, era perciò una cosa disgustosamente deplorevole.

"Non è che potresti passarmi il compito di Erbologia, 'Mione?"
La voce di Harry interruppe bruscamente il flusso dei pensieri della giovane. Si voltò subito verso il moro e, ostentando un'aria quanto più fredda possibile, scosse la testa.
"Non ti farò copiare neppure una preposizione del compito di Erbologia, Harry." disse dunque, con fare tutt'altro che gentile. Lo vide aprire la bocca per dire qualcosa ma lei, sollevando una mano di fronte il suo viso, lo interruppe.
"E non ti spiegherò cosa è una preposizione." disse, sorprendendolo non poco. Infondo, si disse lei, gli aveva letteralmente rubato le parole di bocca. Si voltò dunque verso Ron.
"E tu non gongolare, Ronald. Nemmeno tu lo copierai." lanciò un'occhiata al rosso "E non strafogarti! Finirai strozzato!" lo rimproverò, sapendo già che, entro un paio di secondi, avrebbe assunto il colore dei suoi stessi capelli per colpa di un pezzo di pane non masticato adeguatamente. Il ragazzo, però, non la ascoltò. Così, Hermione intervenne per la quarta volta in salvezza del giovane Weasley.
Si alzò immediatamente dopo, afferrando i libri che aveva lasciato sul tavolo e facendo volteggiare nell'aria i propri ricci bruni. I due amici la seguirono con lo sguardo, ma non la raggiunsero. Infondo, si dissero, l'avrebbero ritrovata entro pochi minuti nell'aula di trasfigurazione.















Ed invece, contro ogni aspettativa di Harry, Ron e Malfoy, la Granger non si era presentata a lezione. Non appena la professoressa McGranitt si richiuse alle spalle la porta dell'aula, il biondo non potè fare a meno di digrignare i denti. Non si era nemmeno lontanamente immaginato un'eventualità del genere. La riccia non era una ragazza da marinare la scuola senza ragione, e ciò significava che aveva intenzione di fare qualcosa. E probabilmente, constatò con frustrazione Draco, si trattava di qualcosa riguardante il nodo temporale in cui si trovavano. Serrò le mani in due sinceri pugni frustrati. Zabini, troppo preso dai propri vanti, non se ne rese neppure conto.
Nonostante le parole con cui lo aveva lasciato il giorno prima, Malfoy non aveva mai davvero pensato che la Granger lo avrebbe seriamente potuto abbandonare. Insomma, non aveva preso neppure in considerazione la possibilità che lei se la sarebbe davvero cavata da sola. E l'idea che lo escludesse da quella cosa che stava accadendo lo infastidiva. Infondo, lui vi era in mezzo tanto quanto lei. Erano entrambi ben impantanati in quella noiosa situazione. Chi diavolo si credeva di essere? Con che orgoglio poteva permetterle di fare tutto da sola? Di lasciarlo in disparte? Lui era Draco Lucius Malfoy, dannazione! Non era un maledettissimo Weasley, od un Potter tutt'altro che sveglio!
Lanciò un'occhiataccia a Ron e Harry, poco distanti. Dalla loro espressione, dedusse Draco, neppure i due sapevano che fine potesse avere fatto la loro amica. Serrò le labbra in una linea rigida e sottile, ed immediatamente pensò alle sue, di labbra. Pensò al sapore incredibilmente dolce -e non amaro, o disgustoso come lo sarebbe dovuto essere quello di un mezzosangue- che aveva assaggiato il giorno prima, e a quanta intraprendenza avesse notato in lei. L'aveva sentita ansimare contro di lui, ed inarcarsi contro il suo corpo. Aveva avvertito il suo seno premersi contro il suo petto, e le sue piccole mani aggrapparsi ai suoi capelli. Sospirò sconvolto. Sentiva una certa eccitazione invaderlo, e tutto questo solo per un bacio!
Si impose lucidità e, immediatamente, smise di riflettere. Tornò al presente, all'aula in cui si trovava, alla voce della professoressa in sottofondo,  all'odore di polvere nell'aria, ed alle parole di Zabini che, seduto al suo fianco, non smetteva un attimo di blaterare. Gli lanciò un'occhiataccia.
"Crollare per qualche shottino!" stava dicendo il moro, ridendo tra una parola e l'altra "Oh, Dracuccio, sei proprio un-" "Un cosa, Zabini?"
Draco non si era trattenuto. Non sapeva esattamente che fosse accaduto, ma qualcosa era scattato nella sua testa, imponendogli di interrompere il continuo vocio del proprio migliore amico. Ed aveva gridato. Eh, già. Aveva attirato l'attenzione di tutta l'aula verso di lui -professoressa compresa-, e si era alzato in piedi senza alcun controllo. Era stato come se una molla gli fosse scattata in testa. Era stanco; stanco delle stesse parole, delle stesse azioni e stanco perchè la Granger lo aveva baciato e basta.
"Sai quanto mi importa di ciò che credi?" tornò quindi a parlare il biondo, un ghigno a dipingergli il viso altrimenti austero "Beh, un caz-" "Sì, signorino Malfoy?"
La McGranitt lo aveva interrotto proprio poco prima che quella parola, tutt'altro che educata od accettabile, potesse sfuggirgli dalle labbra. Draco serrò bruscamente la mascella, il viso una maschera di sorpresa e disagio. Non era solo Minerva a fissarlo, ma anche tutto il resto della classe -Potty ed il Pezzente in particolare-. Lui, in piedi, spiccava nettamente rispetto al resto dei ragazzi, così perfettamente composti e controllati. Persino la loro divisa sembrava migliore  di quella del Serpeverde, così sgualcita e malmessa -la cravatta larga, i primi bottoni della camicia slacciati...-. Sospirò infine, Malfoy.
"Dovrei uscire dalla classe, eh?" domandò quindi con una certa spossatezza nella voce.
"Sarebbe il caso..." disse semplicemente la preside, annuendo un paio di volte ed allungando un braccio in direzione della porta. Il biondo si incamminò a testa alta verso l'uscita, sospirando pesantamente e non potendo fare a meno di darsi dell'incredibile cazzone.


















Hermione non si era presentata a lezione per una ragione tutt'altro che buona; era decisamente ottima! Aveva riflettuto e, visto che non avrebbe mai più richiesto l'aiuto di Malfoy, aveva deciso che avrebbe richiesto quello di una persona ben più affidabile ed esperta. A questo proposito, si era ricordata che, proprio il giorno in cui tutta quell'orribile confusione era iniziata, si era scontrata con un professore. In quel momento, se non si sbagliava, doveva trovarsi proprio in quel corridoio, quello che stava percorrendo, e nel quale era stata scoperta con la bacchetta sguainata contro Malfoy. Sì, si disse con convinzione, Lumacorno sarebbe passato lì entro pochi minuti, esattamente come aveva fatto quel giorno. Quel giorno che era poi lo stesso che stava rivivendo in quell'istante.

A distoglierla dai propri contorti pensieri furono dei passi non molto distanti. Sorrise, riconoscendo la camminata lenta e costante appartenente proprio all'uomo che stava cercando, ed attese con pazienza sino a che non lo vide spuntare oltre l'angolo infondo al corridoio. Sembrava, come sempre d'altronde, distratto. Reggeva tra le mani una pergamena giallognola e vi stava appuntando sopra qualcosa con una penna scura. La ragazza non si preoccupò affatto di potere disturbare e, senza neppure avvisare l'uomo della propria presenza, gli si piazzò di fronte. Per poco Lumacorno non le andò a sbattere contro.
"S-Signorina Granger, giusto?"
Hermione sorrise leggermente, annuendo. Teneva le mani dietro la schiena, congiunte in una stretta ansiosa. Era preoccupata che l'insegnante potesse non crederle e, perciò, doveva sfruttare al massimo le proprie doti di oratrice. Infondo era un ragazza geniale, no? Non sarebbe dovuto essere un problema. Solo che...
"Granger!"
Il corpo della strega si irrigidì all'istante. Tra tutte le voci che mai avrebbe potuto sentire chiamarla, quella era decisamente quella che meno avrebbe desiderato. Strinse la presa delle proprie mani, ferendo la sua stessa pelle con le proprie unghie curate. Eppure, il suo sorriso nei confronti del professore non scomparve, anzi. Allargò le proprie labbra, e si impose di ignorare quanto più possibile la presenza di Malfoy che, a sentire i suoi passi, si stava facendo più vicino.
"Professore, vorrei parlarle di una cosa abbastanza urgente." disse quindi la ragazza. L'uomo la osservava con una punta di curiosità in viso. Lanciava poi occhiate oltre le spalle della giovane, direzione dalla quale di stava avvicinando Draco.
"C-Certo, si tratta di pozioni?" domandò quindi Lumacorno. Aveva la fornte corrugata, ed era leggermente chinato verso il basso, costretto a farlo a causa della piccola statura della strega. Hermione schiuse le labbra, pronta a rispondere, quando la figura di Malfoy le si piazzò bruscamente davanti. Il suo sorriso di convenienza scomparve istantaneamente, sostituito da una sincera espressione esasperata. Il biondo non potè fare a meno di ghignare.
"Oh, lo sai che adoro il modo in cui mi guardi." disse poi con voce suadente. Non gli interessava di essersi messo in mezzo, e di stare dando le spalle al professore -gesto tutt'altro che rispettoso-. Sapeva solo che aveva trovato la Granger, e che la cosa lo divertiva immensamente. Lumacorno, improvvisamente di fronte la schiena di Malfoy, non potè evitare di sussultare confuso.
La ragazza si trattenne a stento dal colpire il biondo Serpeverde con un ceffone ben poco trattenuto. Si limitò quindi ad assumere un'espressione severa, per poi parlare.
"Che vuoi, Malfoy?"
Il biondo allargò il proprio sorriso, esibendo i propri denti bianchissimi, incredibilmente lucidi "Chiarire una cosa." disse semplicemente lui, avvicinandosi alla ragazza ancora di più -per quanto fosse possibile-. Lei non si mosse, decisa più che mai a dimostrare il proprio valore.
"E sarebbe?"
Il biondo si accostò al suo orecchio e, come dimentico della presenza dell'insegnante di pozioni, mormorò "Che ho il diritto di occuparmi di questa situazione tanto quanto te."
Hermione sussultò di fronte quel tono così incredibilmente suadente e profondo. Le era quasi parso di sentire la voce di lui entrarle dentro, infiltrarsi nelle sue vene, nel suo sangue, e farla fremere. Sospirò, puntando i propri occhi in quelli di lui.
"Come sai ch-" "Per quale altra ragione salteresti una lezione, se non per salvare il mondo?" la interruppe divertito il biondo, fingendo di non notare il rossore che le stava lentamente tingendo le guance.
"Oltretutto..." aggiunse dopo poco Malfoy, muovendo quell'ultimo passo verso di lei, facendo entrare in contatto il seno della ragazza con il suo petto "Ieri mi hai lasciato a bocca asciutta, Granger. Volevo continuare da dove avevamo lasciato."
Solo allora, udendo quelle parole, Hermione indietreggiò -falsamente- disgustata. Si staccò bruscamente dal corpo di Malfoy, constatando come il suo respiro si fosse fatto più fiacco, ed alzò il proprio sguardo contro quello di lui. La stava guardando con quei suoi occhi solitamente tanto cristallini e chiari, ma ora così incredibilmente scuri e torbidi. Liquidi di passione.
"Sei un porco, Malfoy." sentenziò quindi la ragazza in un sibilio brusco e velenoso. Il ragazzo rise leggermente, mentre la riccia continuava a squadrarlo con una punta di acido odio nello sguardo.
Poi, improvvisamente, si ricordò di Lumacorno. Il professore aveva appena assistito a quella conversazione prettamente privata. Istantaneamente impallidì. Mosse un veloce passo a destra, incontrando la figura dell'insegnante con un leggero rossore in viso. Aveva lo sguardo puntato sui ragazzi, e subito Hermione si morse il labbro inferiore. Si voltò dunque verso il giovane Serpeverde. Lui non sembrava altrettanto allarmato per ciò che l'uomo aveva potuto o meno sentire. Continuava a guardare lei, solo ed esclusivamente lei, come se non vi fosse nessun altro. Decise, per l'ennesima volta, di ignorarlo.

Superò Malfoy per mezzo di un'ampia falcata, tornando nuovamente di fronte a Lumacorno. Sorrise, anche se ora le labbra le tremavano leggermente.
"Professore, è successa una cosa e non c'è tempo da perdere." mormorò quindi con voce improvvisamente severa. Tutta la propria gentilezza era andata al diavolo per colpa di Malfoy, ed era abbastanza certa che il tempo si stesse esaurendo e, perciò, non aveva minimamente intenzione di arrestare le proprie parole. Non poteva permettere che una giornata sfumasse così, senza neppure un tentativo di riportare le cose alla normalità.
"Non capisco, signorina, io-" "Ovvio che non capisce! Lei non può capire! Nessuno capisce! Per certi versi, mi sembra di essere circondata da un branco di pecore." lo interruppe spazientita la riccia, facendo sussultare di sorpresa non solo il povero Lumacorno, ma anche Malfoy che, alle spalle della ragazza, non potè fare  a meno che farsi avanti e corpirle la bocca con una propria mano. Hermione gemette appena sul suo palmo.
"Professore, ciò che la Granger intende è che a causa di un incantesimo è andato a crearsi un blocco temporale." cercò quindi di dire con falsa cortesia il biondo.
"Un blocco temporale?"
"Esattamente." annuì Draco, tenendo ancora la bocca della strega sigillata. Lei si agitava tra le sue braccia, completamente a disagio contro il suo corpo. Dio, poteva sentire benissimo i suoi addominali contro la sua schiena! Se poi pensava che poco più in giù c'era... Beh, quello! 
"Non capisco, ragazzi, io..." Lumacorno per poco non balbettava. Continuava a guardare il ragazzo con la fronte corrugata ma, in compenso, sembrava essersi dimenticato dell'imbarazzante conversazione di poco prima.
"Questa giornata, signore." fece schietto il giovane "La stiamo ripetendo per la quarta volta! Purtroppo ce ne rendiamo contro solamente io e la Granger qui presente, e... Ed è snervante."
L'uomo più anziano scosse la testa, mentre un leggero sorriso gli arricciava le labbra "Q-Questo è impossibile."
Malfoy sospirò stanco. Non aveva per nulla voglia di litigare, soprattutto non con un professore "Ipotizzando..." esordì quindi, scegliendo con attenzione le proprie parole "...Un'evenienza del genere, come si dovrebbe fare per sbrogliare la situazione?"
L'insegnante attese qualche secondo prima di parlare. Osservava il ragazzino di fronte a lui, e vedeva nel suo sguardo una certa urgenza.
"Beh, si dovrebbe sapere da dove la situazione si sia originata e-" "Un incantesimo!" ad interromperlo, questa volta, fu Hermione, staccatasi dalla presa di Malfoy e fattasi leggermente avanti. Il professore annuì.
"In questo caso, allora, servirebbe un contro-incantesimo oppure..."
"Oppure?" domandò con curiosità il biondo.
"Oppure potrebbero esserci delle condizioni da rispettare... Come una parola, una sorta di chiave." disse l'uomo con franchezza, agitando leggermente la mano reggente la penna. Draco corrugò la fronte, il suo cipiglio solitamente impenetrabile, ora incredibilmente provato.
Il silenzio si posò pesante sui tre personaggi, inondando in particolare i due giovani di innumerevoli pensieri non trascurabili. Ciò che il professore aveva detto loro era certamente un passo in più. Eppure, ancora non conoscevano quale realmente fosse il modo per potere andare avanti -in ogni senso-. A spezzare quel pesante mutismo fu la voce di Lumacorno. Tremava, constatò Hermione, come se, nel profondo, credesse loro.
"Se davvero è così..." esordì, puntando lo sguardo prima su Draco, poi sulla riccia "Se davvero nessuno oltre voi ricorda, allora dovrete restare insieme. Dovrete trovare un modo."
E detto ciò se ne andò, lasciandoli soli al centro del corridoio desolato, in balia dei loro infiniti pensieri e timori.





Innumerevoli minuti dopo, gli occhi di Hermione caddero sul corpo di Draco. Erano ancora fermi nel corridoio, e lui restava al suo fianco. Lei, alta sino al suo petto, poteva vedere quest'ultimo muoversi a tempo con il suo respiro. Sollevò lo sguardo un po' più in sù, scontrandosi con il suo viso elegante e pallido. Osservava il punto oltre il quale era svanito Lumacorno, ed ostentava un'espressione tesa ed insicura. Improvvisamente, constatò Hermione senza fiato, sembrava sorprendentemente umano. Le sembrava per la prima volta di potere davvero vedere oltre quegli occhi color cristallo. E vi era un timore incredibilmente simile a quello che affliggeva costantemente lei.
Sorrise mesta, ricordando di avergli giurato che non avrebbe avuto bisogno di lui, che non lo avrebbe cercato e che avrebbe risolto tutto da sola. Si sentì stupida per tutte le bugie che, per puro orgoglio, gli aveva detto. Si sentì male perchè, per la prima volta, aveva avuto paura di qualcosa incredibilmente innocuo. E, infine, si sentì spaesata perchè, segretamente, anche in quell'istante, la presenza di Malfoy le piaceva. Lui, con il suo aspetto statuario, lo sguardo penetrante e la voce suadente, le piaceva. Magari non caratterialmente, non nel modo giusto, ma in qualche folle modo le piaceva. Sospirò, per poi parlare, portando a galla i timori di entrambi.
"E se non ci riusciamo?"
Lo sguardo di Draco si puntò contro quello di lei.  Il timore sparì dai suoi occhi quasi all'istante, come improvvisamente ripresosi. La osservò con una punta di sarcasmo.
"Non avevi detto che non mi parlavi più?"
"Ho detto che non avevo bisogno di te." precisò con un mezzo sorriso la riccia "Ma se vuoi, puoi starmi a guardare mentre sistemo le cose."
"Quindi, la verità è che non vuoi privarti della bellissima vista che io ti darei..." fece con una punta di orgoglio il serpeverde, chinandosi leggermente contro di lei. La ragazza, impavida come da copione, non osò abbassare lo sguardo.
"Oppure, sei rimasta incantata dai miei baci?" domandò infine con una voce morbida quanto una coperta. Sentì quel tono accarezzarla completamente, vezzeggiarla con eccitante leggerezza. A quella domanda, se solo lei fosse stata una ragazza sincera, avrebbe sicuramente risposto di sì. Dio, i baci di lui erano una droga! E questo lo diceva dopo averne saggiato malapena uno!
Eppure, come detto prima, lei non era una ragazza pienamente sincera. Non in quel momento, almeno. Con fare stizzito, tentò di allontanarlo. Puntò i propri piccoli palmi contro il petto del biondo e, osservandolo con furia, cercò di spingerlo via. Purtroppo, Draco era nettamente più forte di lei.
"No, no." le disse ad un soffio dalle labbra. Lei deglutì a vuoto. Lo vide socchiudere gli occhi, ed avvicinarsi lentamente al suo viso. Lo sentì posarle con prepotenza una mano sulla schiena, e costringerla ad avvicinarsi a lui. Hermione non riuscì a ribellarsi e, in pochi istanti, si sentì nuovamente pressata contro il corpo perfetto di lui. Teneva le mani sollevate, attente a non posarsi neppure per errore sul corpo di lui. Il tutto nonostante avvertisse con chiarezza l'urgenza di toccarlo. Di toccarlo ovunque.
Poi, Draco si chinò lentamente contro di lei. Le sue labbra, appena schiuse, erano un chiaro invito a baciarlo e lei, completamente incantata, smise di pensare.
Dove diavolo era finita la fermezza di Caposcuola? L'inflessibilità della Granger? Sfumata! Svanita assieme ad ogni altra forma di protesta, od anche vago pensiero.
Infine, quando lui fu ad un millimetro dalle sue labbra, ed i loro nasi si stavano ormai da tempo sfiorando, Draco arretrò, facendola irrigidire visibilmente. Lo sguardo di Hermione artigliò con prontezza quello di lui, incontrandolo divertito e vittorioso. Le sorrideva sghembo, sempre allontanandosi.
"Non sei brava a mentire, mezzosangue." le mormorò dunque, prima di voltarsi ed andarsene, lasciandola lì con quel senso di rabbiosa aspettativa e delusione. Si sentiva incredibilmente umiliata ed imbarazzata. Era ceduta in pochi istanti, e tutta la sua credibilità era svanita.

"Ci vediamo dopo pranzo."
La voce di Draco risuonò un'ultima volta infondo al corridoio, il rossore sul viso di lei ormai divenuto palese. E lui, voltato, sorrideva sghembo.

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Capitolo 6
*** quarto giorno- pomeriggio ***




Sono tornata! Il capitolo è lunghino con un paio di gaffe e tanto sarcasmo ahah!

Spero di avere mantenuto i personaggi IC e... Fatemi sapere per favore^^









|| Reduntant.





















Erano ore che la voce di Lumacorno le risuonava in testa in modo continuo e, constatò la riccia stanca, non accennava minimamente a smettere. Continuava a riflettere sulle sue ultime parole, quelle che le consigliavano caldamente di non lasciare mai il fianco del biondo ed arrogante Serpeverde. Poi ricordava lo sguardo con cui lo aveva detto; quegli incredibilmente tremanti. Dentro sè, Hermione era abbastanza sicura che il professore avesse creduto loro, che avesse davvero preso in considerazione la possibilità che la loro assurda storia fosse vera. Però non li aveva aiutati. Né lei, né il suo preziosissimo Malfoy, studente della propria casata. Questa cosa non le andava giù. Non che fosse all'oscuro dell'innata codardia dell'uomo, ma non gli sarebbe costato assolutamente nulla prendersi un minuto ed aiutarli, magari fornendo loro anche solo un libro.
Ma, si chiese improvvisamente la riccia, esistevano davvero libri del genere? Tomi che parlassero di streghe e maghi finiti intrappolati nelle vie temporali? Ne dubitava fortemente. Era abbastanza certa che non sarebbe stato poi così facile trovare la tanto agoniata scappatoia da quella confusione. Non poteva neppure usare la propria Giratempo. Non sarebbe riuscita a tornare indietro neppure di una giornata. Era completamente incastrata in quelle ventiquattro ore che non facevano altro che ripetersi, ripetersi, ripetersi...
Lanciò un'occhiata al proprio piatto. Era ancora pieno; l'appetito le era completamente svanito. Non riusciva a smettere di pensare e, nei pochi istanti in cui vi riusciva, vi era una scomodissima immagine che le saliva inavvertitamente al cervello: Malfoy che la lasciava sul più bello. Serrò gli occhi infuriata.
L'aveva abbadonata con le mani a mezz'aria, i capelli scombinati, gli occhi lucidi e le labbra gonfie al centro di un corridoio. L'aveva studiata divertito per qualche secondo e, dopo averle mormorato qualcosa di molto simile a 'So che stai letteralmente morendo dal desiderio, ma devo vendicarmi quindi ti lascio a metà.' -ok, forse non aveva esattamente detto così, ma il messaggio era implicito-, se ne era andato. Alzò lo sguardo in direzione del tavolo Serpeverde, intercettandolo quasi subito. I capelli incredibilmente chiari, simili a piccoli semi di soffione, spiccavano se messi a confronto con quelli dei vari studenti. Lo vide impegnato ad insultare Zabini. Poi, improvvisamente, incontrò il suo sguardo. Si trattò di pochi secondi -in quanto lei abbasso il viso quasi subito-, ma furono sufficienti; il mezzo sorriso che le lanciò fu abbastanza malizioso da mandarla su tutte le furie. In modo incontrollato, colpì la superficie del tavolo, facendo trasalire i due migliori amici. Ron, in particolare, la guardò allarmato.
Sino a pochi istanti prima il rosso era stato impegnato in un'importante conversazione sul Quidditch e sul fatto che, per quel pomeriggio, era stato rimandato. Le serpi avevano usurpato il loro turno. Hermione, sapendo già la cosa a memoria, si era limitata a non ascoltarli ed annuire ogni qual volta sentisse che le veniva rivolta una domanda. Ora, però, dopo quel suo incontrollato scoppio di rabbia, Ronald aveva smesso di parlare.
"Stai bene?" le domandò poi, poggiandole con delicatezza -troppa- una mano sulla spalla. La ragazza deglutì a vuoto, constatando come il tocco del giovane Weasley non le facesse provare neppure l'ombra dei brividi che Malfoy era in grado di farle sentire e, con voce calma, rispose.
"Benissimo. Sono solo molto arrabbiata. Non è giusto che i Serpeverde vi rubino il turno." mentì la riccia, sperando di risultare anche solo vagamente credibile. Harry, di fronte a lei, le sorrise.
"Non preoccuparti. Ci alleneremo domani."
Hermione annuì, per poi sospirare sollevata. Forse l'attenzione non sarebbe più stata rivolta  a lei. Insomma, si era... Scagionata, giusto? 
Si sbagliava.
"Allora, visto che non ci alleniamo, che ne dici di fare un giro?" le domandò improvvisamente Ron. Hermione alzò immediatamente lo sguardo verso il ragazzo, incontrandolo paonazzo. Nonostante la loro storia fosse finita -a seguito di un paio di performance non esattamente strabilianti del rosso a letto-, il giovane rimaneva ancora impacciato e goffo con le ragazze.
"Verrei, ma ho altri piani, Ronald. Scusami." mentì la riccia, ostentando un sorriso falso ed alzandosi in piedi. Afferrò la propria borsa e, dopo avere fatto un cenno di saluto ai due amici, si fece largo fuori dalla Sala Grande.




Rimase sorpresa nel constatare come, una volta fuori, le fosse venuto naturale sospirare di sollievo. Faticava sempre parecchio a non gridare contro i suoi amici, od a non insultarli, in quei giorni. Era stanca in modo incredibile di sentire sempre le stesse parole, gli stessi pettegolezzi, le stesse squallide battute che, se non aveva capito il giorno prima, non avrebbe capito in quel momento.
Si lancò una veloce occhiata alle spalle, decisa a controllare che nessuno l'avesse seguita. Stava per sorridere soddisfatta quando, proprio dalla Sala Grande, spuntò fuori un fin-troppo-affascinante Serpeverde di sua conoscenza. Non potè evitare di sbuffare sonoramente mentre Draco, rintracciandola anche in mezzo alla folla di studenti, le si avvicinava. Indossava la divisa nello stesso modo trasandato di quella mattina: la cravatta larga, i primi due bottoni della camicia slacciati -quel tanto per incuriosire una donna, ma non per soddisfarla a pieno-, ed i pantaloni neri ed eleganti spiegazzati. Hermione abbassò lo sguardo, timorosa di essere nelle sue stesse condizioni. Controllò la camicetta bianca -infilata sotto la gonna-, la cravatta -non larga come quella di lui, ma neppure strettissima-, e la minigonna stirata alla perfezione. Quando rialzò gli occhi, per poco non scivolò a terra dalla sorpresa; Draco le era giunto di fronte, e distanziava da lei ben poco. Deglutì a vuoto, ricordando il suo odore ed il suo tocco, la mano che, solo qualche ora prima, le si era poggiata contro la schiena e, immediatamente, si sentì pervasa dai medesimi brividi di aspettativa.
"Trovata, mezzosangue." fece lui, divertito dalla reazione della giovane. Le labbra sottili ed eleganti erano arricciate in un sorriso straordinariamente sbarazzino, e Hermione sentiva di dovere smettere immediatamente di guardarlo.
"Mi stavi cercando?" domandò infine lei, cercando di ostentare una voce fredda e distaccata. Riuscendovi solo in parte. Serrò con frustrazione la presa intorno alla tracolla della propria borsa. Lui continuava a studiarla con quel suo fare predatorio ed intrigante, come una pantera dopo avere addocchiato il suo spuntino preferito. Già, riflettè Hermione, Draco la guardava esattamente come se desiderasse mangiarla. Persino quel veloce pensiero la fece rabbrividire di brividi e sensazioni sconosciute.
"Non sentirti speciale. Ho solo pensato di provare a dire ciò che sta succedendo ad un nostro amico." rivelò con tranquillità il biondo, inclinando leggermente il volto. La ragazza corrugò la fronte, palesemente incerta.
"Vuoi dire, ad uno studente?" chiese conferma la Grifondoro, passandosi una mano fra i boccoli spettinati, dando loro una parvenza d'ordine. Il giovane lanciò un'occhiata esasperata al soffitto.
"No, Granger. Parlavo del mio migliore amico Vitious!" le rirpose con sarcasmo tagliente, prima di prendere parola con serietà "Penso che uno studente potrebbe essere più semplice da convincere. Un amico si fida ciecamente dell'altro amico, no?"
La ragazza non potè fare a meno di ritenere il ragionamento coerente. Un professore con una lunga carriera alle spalle aveva tutto il diritto di non credere a due studenti appena diciannovenni che non conosceva neppure particolarmente bene. Ma un amico, invece, possedeva un certo senso di fratellanza, qualcosa che lo avrebbe spinto davvero a credere alle parole dell'altro.
"Forse Harry..." azzardò quindi la ragazza. Draco, però, non le permise neppure di concludere la frase. Sollevò una mano di fronte il suo piccolo viso e, contrariato, si limitò a scuotere la testa.
"Lo sfregiato  non è decisamente adatto. Non ho detto che dobbiamo dirlo ad un idiota!" esclamò dunque il Serpeverde "Anche se, effettivamente, dovrei solo che essere grato che non hai nominato il Pezzente. Lui sarebbe stato anche peggio."
La ragazza gli lanciò un'occhiata velenosa. Il biondo si limitò a sorridere divertito.
"A chi vorresti dirlo, allora?"
Malfoy allargò le proprie labbra, esibendo i denti bianchissimi e perfetti. Vi fece passare la lingua sopra -in un gesto che Hermione aveva constato essergli decisamente tipico- e, dopo averle lanciato uno sguardo orgoglioso, parlò "Zabini."
"Blaise sarebbe più sveglio?" domandò indignata la riccia, sollevando le sopracciglia ed alzando il tono di voce. Per qualche istante, gli studenti attorno si fermarono a fissarli. La cosa, però, durò davvero poco, presto liquidata ad un ennesimo litigio tra il rampollo di casa Malfoy e la mezzosangue Granger.
"Decisamente! Lui ha quasi solo il massimo dei voti, è sveglio e..." il biondo prese una pausa, sollevando le spalle con fare innocente ed ovvio "Beh, è una serpe." concluse infine. Hermione ostentò un sorrisetto sghembo, spaventosamente simile ad uno di quelli del ragazzo.
"Parli del tuo migliore amico, o di tua moglie?" mentre poneva la domanda, la strega si rese conto di avere improvvisamente assunto un tono di voce incredibilmente suadente, nato per stuzzicare ed incuriosire un uomo, e la cosa la sorprese non poco. Fece sparire immediatamente il sorriso dal volto, mentre il biondo si chinava contro di lei, sino ad affondare il viso nell'incavo del suo collo sottile. Respirò un paio di volte nel suo orecchio, facendola fremere. Poi parlò.
"Gelosa, Granger?"
Il modo in cui aveva pronunciato Granger le aveva fatto venire in mente una tigre sul punto di attaccare. La ragazza si morse il labbro inferiore, i muscoli del corpo incredibilmente rigidi, per poi scuotere la testa.
"Ah, Zitto!" lo rimproverò, muovendo un passo indietro per distanziarlo "Dove lo troviamo?"

















Mai -e dicendolo non scherzava- in tutta la sua vita avrebbe pensato di fare una cosa tanto stupida. Eppure, proprio in quel momento, premuta in modo oscenamente equivovo contro Malfoy, nascosta in un angolo buio degli spogliatoi maschili di Quidditch, Hermione stava davvero aspettando che Zabini finisse di cambiarsi, così da poterlo rapire. Beh, non si sarebbe trattato di un vero e proprio rapimento -niente grida, o sparizioni inspiegabili-, ma ci andava dannatamente vicino.
Gli allenamenti dei Serpeverde erano finiti e la ragazza, il viso affondato nella clavicola del biondo e l'intero proprio corpo in contatto con quello di lui -incredibilmente caldo, ed incredibilmente allettante-, attendeva che i vari studenti scemassero. Si trovavano infatti nascosti mentre il resto della squadra finiva ancora di cambiarsi. Si erano appostati per tempo, almeno dieci minuti prima che gli allenamenti giungessero a termine; Malfoy le aveva detto che Blaise era sempre il più lento a cambiarsi, troppo impegnato in chiacchiere futili, o a fare l'idiota e, perciò, sarebbe presto rimasto dentro il piccolo stanzino ricolmo di sudore e dopobarba da solo. A quel punto, avevano deciso, lo avrebbero attaccato.
Per portare a termine quel piano privo di senso, Draco aveva persino saltato gli allenamenti. Si era giustificato dicendo che, comunque, l'alternativa sarebbe stata prendersi un bolide in piena testa. Quindi, forse, non stava poi così male premuto contro la Granger, sentendo sin troppo bene ogni suo più piccolo angolo a contatto con lui. Sorrise sghembo, poggiandole una mano contro la schiena e facendola aderire ancora di più a sé. La sentì irrigidirsi leggermente, ma non vi fece caso. Si chinò invece contro il suo orecchio e, mantenendo un tono di voce incredibilmente basso, mormorò.
"Potrebbero vederti. Forse è il caso che ti fai un po' più vicina."
Hermione fremette. Avrebbe voluto rispondere qualcosa di molto simile a 'Mi farei più vicina, se solo fosse possibile! Siamo più o meno attaccati, furetto!', ma non lo fece. Sentiva il sangue fluirle dentro in modo straordinariamente veloce, ed era certa che, se solo avesse tentato di proferire parola, la sola cosa a cui sarebbe riuscita a dare vita sarebbe stato un sonoro gemito.
Poi, inaspettatamente, la mano di lui, ampia ed elegante, si mossè verso il basso. Sempre di più, sempre in modo più possessivo, sino ad arrivare . Al fondoschiena.
In sottofondo sentiva i ragazzi di Serpeverde, componenti della squadra di Quidditch, parlare di ragazze, e dire battutine sconce. Non osava immaginare come avrebbero reagito se solo li avessero trovati lì in quel momento, così dannatamente premuti insieme, vicini oltre l'inverosimile. Hermione lanciò un'occhiata sconvolta a Draco, ma lui, semplicemente, sorrideva. Continuava a tenere la mano ferma sopra la gonna, troppo in basso. Improvvisamente mosse anche l'altro braccio e, inaspettatamente, le sistemò una piccola ciocca di capelli ricci dietro l'orecchio sinistro. Il viso di lui era a pochi centimetri dal suo, ed Hermione poteva chiaramente avvertire un certo piacere pervaderla. Un piacere assolutamente folle ed inaccettabile. Qualcosa di cui, sicuramente, non avrebbe potuto parlare ad alta voce.
Perchè, per quanto la sua mente si rivoltasse, il suo corpo bramava certi tocchi, certi sguardi e certi contatti. Le piaceva sentirsi così vicina ad un corpo maschile, virile ed affascinante. I suoi ormoni, impazziti per l'età, iniziavano a farle girare la testa e, completamente imbarazzata, faticava a trattenersi dallo strusciarsi contro di lui, dallo schiacciarglisi contro come una dannata sanguisuga. Una vocetta dentro di lei le ripeteva che il biondo non era altri che Malfoy, il buon vecchio disgustoso purosangue, ma Hermione non riusciva a prestargli ascolto. Il battito del suo stesso cuore, potente e incontrollabile, la assordava completamente.
Sentì la sua mano sinistra -quella destra ancora sul fondoschiena sodo e morbido- carezzarle i capelli, prima di afferrarle con prepotenza la nuca. Con un'arroganza decisamente tipica, le spinse il viso contro quello di lui. La strega non riuscì -tentò- ad imporsi e, obbediente, seguì i movimenti che lui le comandava silenziosamente. 
Nell'angolo in cui si trovavano era buio, e riusciva a vedere solo che in penombra i lineamenti del ragazzo. Anche così, si ritrovò a riflettere con una punta di disgusto, era bello. Era bello in quel modo non esattamente convenzionale con quel viso particolare, i capelli spettinati e chiarissimi, e gli occhi profondi ma imperscrutabili. E comprese perchè così tante lo trovassero irresistibile.
Ora le punte dei loro nasi si sfioravano, e lei lo trovava frustrante. Se proprio dovevano trovarsi così vicini -tanto da dovere respirare l'uno l'aria dell'altra-, allora perchè non approfittarne per fare qualcosa di più soddisfacente? E sapeva che anche lui la pensava così. Come poteva Malfoy, il tanto acclamato dio del sesso, non potere pensare una cosa del genere? Eppure stava fermo. Non la costringeva ad avvicinarglisi di più, nè la allontanava. Ed Hermione ne conosceva la ragione.
Lui, semplicemente, desiderava vederla cedere. Era una questione di orgoglio, infondo, come sempre. Lui era stato sincero, ma lei no. Ed ora doveva rimangiarsi tutte le sue bugie da pudica ragazzina. Se non lo avesse fatto, lui non l'avrebbe più baciata. E, per qualche folle ragione, quell'idea disturbò non poco la mente della Granger. 
In definitiva, se davvero lo voleva, doveva essere lei a baciarlo, dargli una piccola rivincita su tutto, su ogni battaglia persa ed ogni frecciatina di troppo. Ma ne valeva davvero la pena? Valeva la pena di rinunciare ad un po' di orgoglio per un bacio?
Improvvisamente, andando contro ogni proprio principio, Hermione decise che sì, per un bacio di Draco ne valeva davvero la pena. Perchè il biondo era in grado di fare sentire desiderata anche la donna più brutta del mondo. Ci sapeva fare, sapeva cosa toccare e quando farlo. E, Dio, sapeva muoversi dannatamente bene.
Così, senza dire nulla, senza chiedere permessi, si fece avanti. Premette le proprie labbra soffici contro quelle di lui, più fredde e virili. Lo sentì sorridere, di un sorriso vittorioso, sotto il suo tocco. Eppure non vi fece caso. Era troppo impegnata, troppo concentrata su quella bellissima pelle diafana, sulle mani che ora si muovevano ovunque su di lei, sul proprio seno che premeva contro il suo petto. Ma, soprattutto, sul bacio. Quello le destabilizzava totalmente i sensi.
Lo sentì sfoderare la lingua e, lentamente, passarlela su tutto il labbro inferiore. In reazione, Hermione schiuse la bocca al ragazzo, in un tacito invito a farsi avanti. Lui non si fece pregare e, voltandosi così da farla aderire con la schiena alla parete, iniziò a divorarla ed esplorarla letteralmente. Una mano era ferma tra i ricci continui, infiniti e profumati. L'altra avanzava sul suo ventre piatto, sulla coscia destra -seducente come non mai-. La sentì staccarsi da lui per ansimare. Draco fece altrettanto. Poi ricominciarono; lui le morse leggermente il labbro inferiore, facendolo arrossare, ed Hermione, ormai priva di senno, infilò le proprie dita sottili tra le asole dei bottoni della camicia di lui. Lo sentì reagire immediatamente, fremere di  aspettativa e soddisfazione.
Lei era schiacciata, senza vie di fuga; davanti c'era lui, con il suo corpo slanciato e seducente, e dietro la parete fredda dello spogliatoio. Sentiva le mani del ragazzo muoversi sul suo corpo, ovunque, come fossero state a centinaia, e la sola cosa che la strega riuscì a pensare fu che era assolutamente paradisiaco, e che fosse assolutamente folle che, proprio lui, il ragazzo che a  lungo aveva associato all'Inferno più spietato, potesse farle sentire sensazioni del genere.
Poi, la mano sinistra di lui abbandonò i capelli di Hermione, scivolando più in basso, sul seno avvolto dalla camicetta bianca. Ne afferrò uno a coppa e, in tutta risposta, sentì la ragazza inarcarsi. Stava per slacciarle un primo bottone quando...

"Draco e la Granger?!" la voce di Zabini, sbucato da chissà-dove e nel momento meno dannatamente opportuno, fece scattare sul posto i due amanti che, presi alla sprovvista, non poterono fare a meno di sgranare gli occhi e staccarsi ancora ansimanti. Il moro, a torso nudo, li stava fissando sconvolto. Prima il migliore amico, poi la Grifondoro che aveva a lungo dovuto disprezzare per conto sempre del migliore amico che aveva appena beccato a farsela e... Sì, insomma avete capito. Non era certo di cosa dovesse pensare.
"Mi stavo cambiando, quando ho sentito dei gemiti e... Che state facendo?" domandò dopo qualche secondo, la voce più acuta del solito. Draco sghignazzò. Solo in quel momento Hermione notò come i suoi capelli fossero ora spettinati, e quanti bottoni della sua camicia fossero saltati. Sussultò appena realizzando che era stata lei l'artefice. Non se ne era neppure resa conto per la troppa passione.
"La Granger è la mia schiava sessuale, non si era capito?" fece sarcastico il biondo, costringendo la riccia ad avvampare sconvolta. La sola cosa che non rendeva la situazione poi troppo pessima era il fatto che, proprio come predetto da Malfoy, il moro era l'unico rimasto in spogliatoio oltre loro. Certo, il rapimento non era stato dei migliori, ma...
"Non ci credo nemmeno per un secondo." rispose in tutta tranquillità il Serpeverde, ormai assorbita la situazione "Ho sempre pensato alla Granger come una dominatrice, piuttosto che a una schiava."
"Zabini! Ma sei impazzito?" questa volta ad intervenire era stata la riccia stessa, stanca di sentire tante stupidaggini sul proprio conto. Si fece avanti, allontanandosi dalla parete che era appena stata testimone del bacio più osceno del secolo, per poi sistemarsi le pieghe della gonna.
"Avanti, ammettilo! Dietro quella aria da innocentina tutta casa e chiesa si nasconde un demonio a letto!" ribattè però con tranquillità Blaise, facendo ridere il biondo poco distante. Improvvisamente Hermione capì perchè fossero migliori amici.
"Pensala come vuoi." si arrese quindi la strega, per poi lanciare un'occhiata colma di aspettativa a Malfoy. Quest'ultimo corrugò la fronte.
"Che guardi, mezzosangue?"
Gli occhi della ragazza ruotarono spazientiti verso il soffitto "Ricordi perchè siamo venuti qui, furetto?"
Il viso del biondo si illuminò. Doveva assolutamente parlare con Zabini, e sperare semplicemente che quest'ultimo gli credesse. Prese un profondo respiro, serrò le proprie mani in due pugni, e parlò.
"Siamo tutti coinvolti in un nodo temporale. Stiamo ripetendo questo giorno per la quarta volta, ma i soli a rendersene conto siamo noi due." raccontò Draco, indicando sé stesso e la riccia. Blaise corrugò la fronte palesemente scettico, per poi voltarsi verso la strega. La vide annuire, segno che concordava con le parole dette dal biondo e, pochi istanti dopo, scoppiò semplicemente a ridere.
Si stava letteralmente piegando in due dalle risate e, come se non bastasse, si teneva una mano premuta sul ventre piatto.
"Che hai da ridere?" domandò infine, palesemente infastidito, Malfoy. L'amico smise di ridere, limitandosi ad osservarlo con fare ovvio.
"Ascolta" esordì poi il moro "Non so come hai convinto la Granger a darti corda, ma se questo scherzo è un modo per vendicarti del fatto che mi vanto per la mia vincita al gioch-" "E' davvero tanto difficile credere ad una cosa del genere?" lo interruppe bruscamente la riccia, scuotendo i propri capelli ed osservando il ragazzo allarmata "Infondo viviamo nel Mondo Magico, cavolo!"
"Se devo essere sincero," parlò con pacatezza Blaise, per poi indicare Draco "credo più alla storia della schiava sessuale."
Per l'ennesima volta in quella giornata infinita, Hermione sospirò pesantemente. Si sentiva spossata, i muscoli erano incredibilmente pesanti, ed il battito del suo cuore stava ancora andando all'impazzata per colpa delle labbra di Malfoy. Lanciò una veloce occhiata ad un orologio a muro. Mancava davvero poco all'ora di cena.
"Zabini, vorrei che ti fosse chiara una cosa: non abbiamo tempo da perdere!" gridò infine.
Il moro sorrise "Diciamo che vi credo -dopo averti vista lingua-a-lingua con il mio migliore amico credo a tutto-; cosa volete da me?" domandando questo, si appoggiò contro la parete.
"Abbiamo parlato con Lumacorno, e lui ci ha detto che ci servirà una chiave, od un contro-incantesimo. " raccontò Draco "Noi abbiamo provato qualcosa, ma-" "Avete provato cosa? Le posizioni?" lo interruppe Blaise, un mezzo sorriso completamente malizioso ad arricciargli le labbra. Lanciò un'occhiata alla Granger, facendola arrossire all'istante. Malfoy sorrideva divertito.
"Anche quelle." disse ironico il biondo "Ma, tornando a parlare dell'incantesimo, neppure evitare che quest'ultimo venisse evocato ha funzionato."
"Quindi vi siete messi in questo casino voi stessi?" fece incredibilmente diverito Zabini, indicando i due con fare di scherno. Era esilarante il fatto che, proprio loro, che si odiavano in modo tanto crudo, avessero dato vita ad un incantesimo in grado di legarli.
"E' una storia lunga." si limitò a commentare, ora più acido, Malfoy.
"Io ho tempo."
"Noi, invece, no." fece secco Draco, lanciando un'occhiata esasperata all'orologio poco distante. Hermione realizzò che anche lui, in quel momento, era particolarmente agitato. Il tutto nonostante cercasse più che mai di apparire distaccato.
"Ascoltate, se davvero è una chiave ciò che vi serve, è il caso che riflettiate attentamente sull'incantesimo che avete lanciato... Dovreste pensare alle sensazioni che stavate provando e... Ragionarci!" disse semplicemente il moro, sollevando le spalle, per poi voltarsi in direzione della propria postazione, dove aveva lasciato i propri abiti. Draco emise un suono stizzito prima di afferrare la mano della Granger per trascinarla fuori dallo spogliatoio con lui. Hermione non lo contrastò, troppo concentrata a riflettere su una parte particolarmente importante del discorso di Zabini.

Giunsero presto in Sala Grande. Era già ora di cena, realizzò Hermione, trovandosi all'interno della stanza completamente gremita di studenti. Malfoy continuava a tenerle la mano, come dimentico di chi effettivamente fosse, ed osservava con fare decisamente stanco il tavolo della propria casata. La riccia esitò. Voleva forse portarla con sé? Lei non poteva. Lei doveva restare con i Grifondoro.
Con questi pensieri in testa, la ragazza ritrasse la propria mano, facendo sussultare leggermente un silenzioso Malfoy. La squadrò qualche secondo prima di incamminarsi verso il resto dei Sepeverde. Lei rimase qualche istante di troppo sulla soglia, a fissarlo curiosa. Le venivano gli occhi lucidi al solo ricordo di ciò che era appena successo, delle sue mani sul punto slacciarle la camicia.
Deglutì a vuoto, per poi incamminarsi verso il proprio tavolo. Ron e Harry erano già là, a bocca piena, che discutevano -con ogni probabilità- di Quidditch. Si accomodò di fronte ai due senza dire nulla e, altrettanto silenziosamente, iniziò a mangiare. Sentiva i propri migliori amici salutarla ed iniziare a coinvolgerla nella discussione, ma Hermione non riusciva a prestare loro attenzione. Continuavano a vorticarle nella mente le parole di Zabini. Parole che, a quanto pareva, non avevano sortito il medesimo effetto su Malfoy. Lui sembrava non averle neppure sentite, e se ne era andato stizzito dallo spogliatoio, trascinandola con sé, furioso all'idea che il proprio migliore amico non fosse riuscito ad aiutarlo. Hermione era totalmente in disaccordo. Il suo cervello aveva iniziato ad arrovellarsi, a riflettere incessantemente, e tutto questo grazie ad una semplice parola da parte del Serpeverde moro.

Il tempo trascorse in fretta. Così in fretta che la riccia quasi non si rese conto della sala che, lentamente, andava con lo svuotarsi. Lanciò un'occhiata verso il tavolo verde-argento. Malfoy non c'era più; probabilmente se ne era andato in dormitorio. Tese le proprie labbra in una linea severa, per poi alzarsi d'improvviso. Vide Harry e Ron sussultare, ma non se ne preoccupò affatto. Corse invece verso l'uscita, determinata a raggiungere i sotteranei al più presto.
Giunse di fronte alla porta della sala comune in pochi minuti. Aveva corso, ed il respiro era fiacco. Ferma in piedi d'innanzi all'ingresso, si scervellava su quale sarebbe stato il modo più semplice per entrare. Non conosceva la parola d'ordine, ma era abbastanza certa di poterla estorcere da uno del primo anno.
Attese qualche minuto, ma infine vide un ragazzino dai capelli castani e crespi farsi avanti. Non le ci volle molto a convincerlo; a quanto pareva era un fan e, per fare bella figura di fronte alla Salvatrice del Mondo Magico, avrebbe fatto qualsiasi cosa. 
Ecco come Hermione Granger era riuscita a farsi avanti nella tana del nemico. 


Ed, infine, nella sua camera da letto.












 

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Capitolo 7
*** quarto giorno- notte ***


Ehilà! Sono tornata con l'aggiornamento! 

Quello di oggi sarà un capitolo un po' più spinto -infondo è una ff del genere- e... Spero vi piaccia! Lasciate qualche recensione, peeer favooore! :)





|Redundant.



























Entrò, sentendo la gola secca ed il cuore scoppiarle in petto. Non fu certa della ragione per cui fosse tanto agitata sino a che non si ritrovò d'innanzi la figura slanciata e a torso nudo di Draco. Era in piedi di fronte ad uno specchio, nella propria stanza, e reggeva tra le mani un piccolo bicchiere colmo di quello che la ragazza dedusse essere Whiskey incendiario. Era trasandato in un modo incredibilmente seducente e, a questo proposito, Hermione non potè evitare un sospiro estasiato. Insomma, non sempre si entra nella tana del ragazzo che più si odia -nonchè incredibilmente sexy- e lo si ritrova mezzo nudo. E poi, per quanto Grifondoro dalle ottime credenziali e dal formidabile senso di giustizia, era pur sempre una ragazza etero e vaccinata.
Lo vide voltarsi lentamente e, nell'attimo in cui la riconobbe, sorridere.
"Mezzosangue, che fai?"
Il cervello della riccia era completamente fuso. Sentiva una vocetta, dentro di sé, gridarle di fare qualcosa, anche solo di battere le palpebre, ma il suo corpo non rispondeva. Improvvisamente, le sole cose di cui era certa era di trovarsi nella camera da letto di Malfoy, di averlo di fronte mezzo nudo, e di essere una diciannovenne assolutamente libera di compiere le proprie scelte. Deglutì a vuoto.
"I-Io..." tentò di dire, la voce ridotta ad un soffio "Zabini non c'è?" domandò infine, guardandosi intorno. Vide il biondo sollevare le spalle con fare disinteressato, per poi scuotere la testa. Un paio di ciuffi chiari gli ricaddero sul viso ma lui, con un gesto veloce, li riportò indietro. La ragazza notò i suoi bicipiti non troppo scolpiti guizzare sotto pelle e, in risposta, un fremito la avvolse.
"Scalda il letto di una bella Corvonero." raccontò sorridendo leggermente Draco. Vedeva quanto la riccia fosse in difficoltà, quanto il suo autocontrollo fosse sul punto di cedere. E lui, essendo un Malfoy, era consapevole di esserne la ragione.
"Cosa sei venuta a fare?"
Per l'ennesima, stupidissima volta, Hermione deglutì "Volevo chiederti delle cose..."
"E vuoi ancora farlo?" domandò con voce suadente il biondo, allungandole il bicchiere che reggeva nella mano destra. Lei lo accettò grata, certa che l'alcool l'avrebbe certamente resa un po' meno impacciata. La sua domanda era suonata sbagliata ed intrigante al medesimo istante. Presa in un altro contesto, si disse Hermione, l'avrebbe potuta persino scambiare per una proposta oscena. Eppure non era così. Giusto? Anche se la sua voce era stata così lenta e così controllata da potere mettere i brividi e instillare idee perverse, non significava nulla.
Alla fine, si limitò ad annuire.
"E allora va', domanda." le disse, accomodandosi sul proprio letto, quello ricoperto di lenzuola lucide color smeraldo. L'atmosfera era incredibilmente tranquilla, come sospesa su un mare straordinariamente calmo. Ogni attimo le sembrava infinito, ed era certa di potervici crogiolare. E Malfoy, illuminato solo che da un paio di candele, era estremamente intrigante. Deglutì a vuoto, abbassando lo sguardo. Posò il bicchiere sopra una scrivania, e prese parola.
"Cosa... Cosa provavi mentre lanciavi l'incantesimo, qualche giorno fa?" gli chiese infine.
Il ragazzo parve sorpreso dalla domanda. Non capiva cosa potesse significare, e perchè gliela avesse posta ma, in barba ai dubbi, rispose. Si alzò in piedi, camminò sino ad arrivarle di fronte, e parlò.
"Ero divertito, estasiato..." raccontò, assaporando il fervore delle loro frecciatine, le battutine squallide e le prese in giro "E particolarmente eccitato." rivelò infine, facendola sussultare. Non le aveva mentito, affatto. Ricordava incredibilmente bene l'euforia dovuta alle grida e all'irriverenza di lei. Malfoy, così abituato alle oche facili da abbindolare, restava sempre incantato nello scontrarsi con la Granger, forte e pronta a difendersi con ogni mezzo possibile.
"Eh?" non potè fare a meno di scattare la riccia, il viso improvvisamente imporporato ed i muscoli rigidissimi. Il Serpeverde sorrise sghembo, sollevando un angolo della bocca. Si voltò e, dopo avere stappato la bottiglia di Whiskey sistemata sopra il comodino, ne bevve un piccolo sorso. La ragazza lo seguì in ogni singolo movimento; si prese tempo persino per studiare il pomo d'adamo che scendeva e saliva, trovandolo assurdamente sexy. Non appena ebbe inghiottito, poggiò nuovamente la bottiglia, per poi prestarle attenzione.
"Tu non sai cosa fai passare per la testa degli uomini, mezzosangue." si limitò a spiegare il biondo, facendola rabbrividire. Hermione, la secchiona più secchiona di Grifondoro, non avrebbe mai pensato di potere fare conquiste, od anche solo di potere scatenare il desiderio di qualcuno. Eppure Malfoy ora le stava dicendo il contrario e, nel farlo, non sembrava affatto un bugiardo. Lo vide camminarle nuovamente incontro, i movimenti simili a quelli di un giaguaro.
"Ed è questo che ci intriga: il fatto che tu non sia al corrente del tuo potenziale." le mormorò una volta giuntale addosso. Avvicinò le proprie labbra sottili all'orecchio di lei e, immediatamente, prese a mormorare "Le gambe dritte e belle, le coscie fatte per schiudersi, il seno piccolo ma pieno." prese una pausa per sospirare, come ammaliato dalle sue stesse parole "E, Dio, quelle labbra che tutti vogliono riuscire a zittire. Quelle sanno di proibito. E, si sa, il proibito piace."
Hermione sentiva le proprie gambe farsi gelatina, le ginocchia rischiavano pericolosamente di cedere sotto il suo peso e, come se quelle parole non fossero bastate, Draco decise infine di sfoderare le proprie mani; quei lenti ed esperti attrezzi che, come nati solo che per quello, la accarezzavano con sapienza e malizia. Le sembrava di sentirle ovunque: sulle gambe, dietro la schiena, sul ventre. Lui era bravo, e la faceva ansimare. Non si era mai lasciata andare così tanto con nessuno, realizzò improvvisamente, solo con lui, con il suo più grande nemico. Sentì il naso di lui sfiorarle il collo sottile e delicato. Avvertì il suo  alito caldo infrangerlesi contro la pelle, e nulla le sembrò più sensuale di quella sensazione. Era qualcosa di delicato, travolgente ed intimo. Serrò le proprie mani in due pugni tesi, imponendosi di resistere, di non cedere ai suoi tocchi.  Una mano si fece largo dalla sua scapola sinistra, percorse l'intera lunghezza della schiena e, d'improvviso, scivolò davanti, sopra il suo ventre piatto, poco oltre l'orlo della gonna. Hermione ansimò.
Lo sentì arricciare le labbra contro il suo collo. Sorrideva, realizzò lei. Malfoy stava sorridendo, soddisfatto di come lei, sempre così fredda e scostante, stesse ora cedendo velocemente alle sue attenzioni. Furiosa, si allontanò da lui.
"Sei un pervertito, Malfoy." gli disse quindi, cercando di sembrare quanto più indignata e disgustata possibile. Lui, però, continuava a sorridere. Si fece passare con sensuale lentezza una mano su tutto il proprio busto, artigliando infine la cintura dei pantaloni scuri. Era certo che lei lo stesse osservando, ed aveva ragione. Hermione non si stava perdendo neppure la più piccola mossa del giovane, rimanendone -segretamente- incantata.
"Non sono pervertito." si difese poi "Ho solo un'immaginazione molto sexy."
"Troppo." sentenziò stizzita lei, guardandolo freddamente negli occhi, cercando in ogni modo di non cedere alle iridi color del ghiaccio di lui. Lo vide alzare lo sguardo verso il cielo, evidentemente spazientito, per poi scuotere la testa.
"Puoi anche ammettere che ti piace, Granger." le disse infine. Lei sussultò "Ciò che ti faccio, come ti tocco. Puoi anche lasciarti andare per una volta. Divertirti."
Quello, realizzò la riccia, sembrava quasi un insulto. Le sembrò quasi che lui fosse deluso. Deluso dal fatto che lei si facesse toccare, ma che poi si facesse indietro. Dal fatto che non riuscisse ad ammettere a se stessa quanto davvero le mani di lui potessero eccitarla. Dal fatto che, forse, nessuno oltre la riccia sarebbe riuscito a placare il desiderio che si spandeva in lui.
"Non c'è nessuno oltre me e te."

E, per qualche bizzarro motivo, quelle parole le aprirono gli occhi. Quella semplice frase significava che lui sarebbe stato zitto, che, una volta accaduto l'inevitabile -perchè ormai la loro attrazione era inarrestabile-, non sarebbe andato in giro raccontando ciò che aveva o meno fatto con la mezzosangue, che non l'avrebbe presa in giro, e che non avrebbe iniziato a trattarla diversamente. Erano solo loro due e, per una volta, sarebbero stati alla pari; entrambi nudi, ed antrambi in balia di qualcosa di più grande di loro.
Malfoy non disse nulla. Si limitò a camminare lentamente verso di lei, i piedi nudi che fremevano  ad ogni passo. La ragazza rimaneva ferma, consapevole che, entro poco, si sarebbe ritrovata completamente attaccata lui, con ogni cellula del proprio corpo perfettamente a contatto con quelle del giovane. E l'idea le piaceva. Si morse il labbro inferiore non appena Draco le si fermò davanti. Sorrideva leggermente e, dall'alto della propria statura slanciata, la osservava con curiosità. Lo vide passarsi con lentezza esasperante la lingua sulle labbra sottili. Dentro la sua brillante mente, Hermione imprecò. Perchè restava lì fermo? Così tanto vicino, eppure ancora non abbastanza da premere il proprio corpo contro il suo?
"Granger..." mormorò infine, facendo risuonare la propria voce calda e piena. I pensieri della ragazza di arrestarono subito "Se davvero mi vuoi, tanto quanto io voglio te, dimostramelo."
E lei, in qualche modo, sapeva che Draco desiderava qualcosa in più di una dimostrazione: lui voleva la certezza che lei non fosse la vergine che tutti pensavano, voleva sentirla e vederla scrupolosa, incredibilmente capace anche in un campo come quello. La ragazza, con un mezzo sorriso -tutto furbizia e follia- accettò la sfida. Abbassò lentamente il proprio sguardo, facendolo scorrere dal suo viso chiaro, sino al cavallo dei pantaloni, evidentemente teso. Lo osservò in un modo così intenso, da fargli quasi avvertire al tatto la carezza più seducente di sempre.
Poi Hermione sollevò una mano che, pochi istanti dopo, utilizzò per aggrapparsi al collo di lui. Si mise in punta di piedi e, cancellando ogni forma di inibizione, prese a stuzzicargli il lobo dell'orecchio. Prima con le labbra soffici, poi con i denti lussuriosi. Lui deglutì a vuoto, facendole sentire contro la clavicola il pomo d'adamo muoversi. La ragazza sorrise. Lentamente, con fare studiato, fece scivolare sempre più in giù i propri baci, lasciando una scia umida di saliva e passione per tutto il corpo del giovane: dal collo, alla mascella, alla clavicola sporgente, sino ai pettorali da giocatore di Quidditch. Lo udì ansimare forte. Poi, proprio mentre Draco la stava per cingere in una presa possessiva e colma di bramosia, la riccia scattò indietro, distanziandosi da lui con un sorriso malizioso. Lui l'aveva sfidata, e lei avrebbe giocato tutte le proprie carte.
Malfoy le lanciò un'occhiata confusa "Cosa-" "Zitto, furetto. Devo farti capire che sono davvero la numero uno in tutto." lo interruppe Hermione, facendolo sussultare sorpreso. La giovane stessa non era certa da dove quella frase così sfacciata fosse venuta fuori. Eppure era successo. Aveva avuto il folle coraggio di dirgli una cosa del genere, ed ora non si sarebbe più fatta indietro.
Sentendo le punte delle dita pizzicarle dall'eccitazione, si portò le mani al nodo della cravatta. La afferrò bruscamente e, con un gesto veloce, se la sfilò, lasciandola andare a terra. Si concentrò dunque sui bottoni della camicia; li slacciò uno ad uno con studiata lentezza, lanciando alle volte occhiate intense in direzione del ragazzo. Infine se la tolse, mettendo in mostra il reggiseno nero in cotone. Draco era come pietrificato, incapace di reagire di fronte l'improvvisa impudicità della Granger. Sentiva la propria eccitazione aumentare, e faticava parecchio a restare immobile. Desiderava toccarla, strapparle i vestiti e prenderla. Eppure, allo stesso tempo, doveva ammettere che quegli atteggiamenti e quelle occhiate -perfettamente studiate- lo mandavano su di giri. La mezzosangue, la studentessa modello tra le studentesse modello, che si lasciava andare in quel modo? Era una cosa da togliere il fiato.
La vide portarsi con estenuante lentezza le mani all'elastico della gonna, per poi sfilarsela, restando così con indosso gli slip bianchi. Si tolse quindi le scarpe e le calze. Draco era stupefatto; nonostante avesse -segretamente- sognato la Granger in certe condizioni più volte, ora che la vedeva dal vivo  era strabiliato. Nulla di lei era pacchiano o di troppo. Il fondoschiena era perfetto, così come le gambe ed il seno non troppo grande. Era una ragazza stupenda, a dispetto di ciò che gli abiti -alle volte troppo larghi- potevano lasciare intendere. Ed ora, ferma al centro della stanza di lui completamente in intimo, lo osservava con interesse. Malfoy sospirò, portandosi in modo incontrollato una mano alla zip dei pantaloni, tirandola giù. Se li sfilò subito, per poi buttarsi sulla Granger. Incontrollato, la spinse con la schiena contro la parete, e premette le proprie labbra su quelle di lei. Era stanco e frustrato. E la desiderava. La voleva come non aveva mai voluto nessuna.
La sentì ricambiare immediatamente il bacio. Dischiuse le labbra, concedendo alla sua lingua di farsi avanti e, con la medesima enfasi, portò le proprie mani contro il corpo asciutto del ragazzo. Gli accarezzò i pettorali perfetti, e poi l'addome appena scolpito. Sentiva i muscoli rispondere ad ogni sua carezza e, allo stesso tempo, i suoi ansiti dentro la sua bocca. Poi, d'improvviso, sentì un tocco audace e sapiente carezzarle con rudezza la coscia destra. Scivolava prima verso l'alto, poi verso i basso. Infine, facendole sgranare gli occhi, si nascose tra le sue gambe, superando la stoffa delle mutandine. Nessuno l'aveva mai toccata così, si disse in un attimo di lucidità. Neppure Ron. Gemette forte nella sua bocca, facendolo sorridere d'orgoglio. Le sembrava che ogni cellula del suo corpo si fosse spostata, tutte accatastatisi lì, fra le sue gambe, dentro la sua femminilità. Sentiva le dita di lui accarezzarla con maestria, facendole avvertire fremiti ovunque. Poi, d'improvviso, un primo dito dentro di lei. Gemette, quasi gridò. Draco si muoveva lento, studiando ogni movimento, prima dentro poi fuori.
Le si accostò all'orecchio. Poteva sentire che anche lui aveva il fiatone "E' incredibile, Granger." un ansito forte "Sei già pronta per me." e, dicendo questo, allontanò le dita dalla sua intimità.
La ragazza non rispose a voce, incapace di farlo, ma si buttò invece contro le labbra di lui. Morse quello inferiore e, agguerrita come sempre, si premette forte contro il suo corpo. Il proprio seno contro i pettorali di lui, ed i bacini che si scontrarono appassionati, facendoli gemere. Draco scivolò a terra sulle ginocchia, il viso di fronte al bassoventre di lei. Ghignò, guardandola dal basso e, afferrando con i propri denti perfetti l'elastico delle mutandine, la spogliò dell'intimo inferiore. Hermione avvampò; Malfoy si atteggiava con un'impudicità estremamente attraente. La stava spogliando con i denti, e la cosa la faceva sentire incredibilmente unica.
Lo vide tornare in piedi lentamente, facendo passare su tutta la lunghezza del suo corpo le proprie mani, per poi fermarsi in corrispondenza del reggiseno. Lo sganciò -sapiente- in pochi attimi. Accompagnò le spalline lungo le braccia, per poi farlo cadere a terra. Fece un passo indietro; desiderava contemplare quella piccola dea dai capelli crespi in tutta la sua bellezza.
Si beò nel vederle le gambe elegani e dritte, il suo centro caldo ed esposto, ed il seno che si alzava ed abbassava freneticamente. E lei, in tutta risposta, non si nascose. Lo sguardo di Draco non la intimidiva -come invece si sarebbe aspettata-, ma la faceva sentire più donna e seducente che mai. Lui sorrideva, soddisfatto di ciò che aveva di fronte, e lei ne era estremamente appagata.

Non disse nulla: non lo invitò a toccarla, non gli si fece più vicino per baciarlo, né lo esortò a voce. Hermione si voltò invece verso l'ampio letto nella stanza, quello su cui il ragazzo di era seduto prima, per poi adagiarvici. Avvertiva il tessuto liscio e morbido delle lenzuola toccarle la pelle esposta e, ben più che quello, sentiva lo sguardo famelico del Serpeverde studiarla alla perfezione. Si sdraiò. Il materasso era morbido ed accolse le sue forme femminili immediatamente. Allargò le gambe e, semplicemente, si toccò.

E Draco rimase senza fiato. Lui, che ancora fermo in prossimità della parete di poco prima, la osservava con famelica goduria mentre lei si dava piacere, sfacciata come non mai, e molto più seducente di quanto non lo fosse mai stata nei suoi infiniti sogni ad occhi aperti. Il biondo sorrise, per poi passarsi la lingua sulle labbra. Sentiva la propria eccitazione crescere, e tutto grazie alla meravigliosa vista di lei. Lei che, oltre le apparenze, era incredibile. Lei che si toccava in modo così poco pudico, a dispetto di tutto ciò che gli altri pensavano.
E solo Malfoy lo sapeva.


Ed  infine, dopo minuti che erano parsi infiniti, lui la prese. La prese con novia dolcezza ed attenzione, facendola gemere ed ammattire di piacere. E nel mentre, Malfoy realizzò che mai, mai prima di allora, si era preso così tanta cura di una ragazza che gli scaldava il letto. E la sola giustificazione che riuscì a trovare fu che, infondo, lei era indubbiamente diversa dalle altre. Lei era Hermione Granger, la sua nemica, una donna che -per una volta- rispettava. Una donna che a letto era assolutamente insuperabile; il modo in cui si inarcava, in cui lo accoglieva, ed in cui contraeva i propri muscoli. Tutto era paradisiaco.
E così lui, folle di passione, spingeva in lei. Lei che restava sotto di lui, la schiena schiacciata contro le lenzuola color smeraldo, e lo sguardo carico di piacere. Ansimava e gemeva, mentre Draco faceva altrettanto.
"D-Draco..." si lasciò sfuggire, la voce roca per le spinte incredibilmente perfette e studiate. Le sembrava di essere nata per stare lì, in quel letto, tra quelle braccia che, attente, facevano leva per non farle gravare addosso pesi di troppo. Lui abbassò il viso nell'incavo del collo di lei, ansimando.
"Dillo di nuovo." le ordinò poi, tra una spinta e l'altra.
"Draco."
"No, non così." disse il ragazzo, per poi spingere particolarmente a fondo, cercando di riempirla completamente. Lei gemette per la sorpresa.
"Draco!" gridò dunque, le palpebre frementi per il mare di sensazioni. Il biondo sorrise soddisfatto, intensificando i propri movimenti. Mancava davvero poco. Davvero poco e sarebbero venuti insieme, come mai prima di allora gli era capitato.  Sentì l'intimità di lei contrarsi, ed un fremito lo invase. Accadde nuovamente. Ancora un'altra volta e...



Hermione sgranò gli occhi, sentendo alcuni colpi contro la porta della sua camera da letto. Non capiva cosa stesse accadendo. Si trovava sotto le coperte rosse-oro, ed aveva indosso la propria camicia da notte. Sapeva di trovarsi nel suo dormitorio, ma non riusciva a capire come fosse potuto accadere. La tachicardia dovuta all'amplesso era svanita, così come la sensazione dell'orgasmo imminente, e la voce sorprendentemente roca. Draco non era più lì con lei, nudo e sudato, con un ghigno incredibilmente scaltro e soddisfatto ad adornargli il viso. Per poco Hermione non gridò di frustrazione.
Si sfilò con furia da sotto le coperte, realizzando che la giornata era ricominciata da capo.

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Capitolo 8
*** quinto giorno- mattina ***




|Redundant.






















Le palpebre serrate del biondo vennero infastidite da un'improvvisa ondata di luce e, nel medesimo istante, una voce proveniente dalla sua testa, incredibilmente irritata, gli impose di alzarsi da quel letto. Artigliò con furia cieca il copriletto color -ovviamente-smeraldo che avvolgeva il materasso e, sentendosi immensamente frustrato e confuso, si sollevò a sedere. Era a torso nudo ma, più in basso, sentiva il tessuto dei boxer sulle cosce. La cosa lo infastidì ancora di più; ricordava bene di trovarsi sopra la Granger, nudo, affondato in lei oltre l'inverosimile, su quello stesso letto che ora ospitava unicamente lui. Non sentiva più le grida della mezzosangue rimbalzare sulle pareti in pietra, né l'odore che tanto lo allietava del sesso. Avvertì i muscoli farglisi rigidi per il nervoso; non gli piaceva venire interrotto, sopratutto se ad un passo da uno degli orgasmi più intensi della propria vita. Perchè, doveva ammettere, che quella saccente Grifondoro lo aveva sorpreso, e non poco. Deglutì a vuoto, ricordando i suoi movimenti studiati e seducenti, il modo in cui aveva preso a toccarsi, ed il momento in cui aveva gridato il nome del biondo, tra un gemito ed un ansito. Avvertì qualcosa risvegliarsi lì sotto e, completamente in imbarazzo, puntò lo sguardo contro Blaise. Lui non doveva vedere nessunissima sua erezione. Chissà cosa gli sarebbe passato per la mente!
"Mal di testa, Dracuccio?" gli domandò il moro, voltandosi verso di lui, non attendendo neppure che gli rivolgesse la parola. Per poco il biondo non ruggì. Si sentiva frustrato, e l'ironia di Zabini non faceva altro che aumentare la sua rabbia in modo incontrollato. Lanciò una veloce occhiata al comò che affiancava il letto. Sopra esso era disposta la bacchetta, invitante, lucida e pronta a lanciare una qualsiasi maledizione a quel suo migliore amico che non capiva un accidenti di quello che gli stava succedendo attorno. Eppure, si ricordò Draco in un sospiro stremato, non era colpa sua. Non era a causa di Zabini se il medesimo giorno non faceva altro che ripetersi, se era frustrato, e se aveva un'imbarazzantissima erezione a premergli contro le lenzuola.
"Merda!" disse, imprececando contro quella dannata maledizione che lo stava fastidiosamente costringendo in astinenza e, alla velocità della luce, senza neppure prestare attenzione al proprio migliore amico, si infilò nel bagno, deciso più che mai a fare una doccia fredda. Molto fredda.




















"Per una volta che decido di lasciarmi andare..." mormorò la riccia, buttandosi sotto il getto fresco della doccia "...un nodo temporale si mette di mezzo." concluse, sospirando amareggiata.
Unì le proprie mani, formando una piccola coppa di pelle e polpastrelli. La osservò riempirsi lentamente d'acqua, poi sciabordare. Nel frattempo, sulla schiena nuda sentiva i veloci ed infiniti tocchi delle gocce, appuntite quanto un coltello, fredde abbastanza da farla rabbrividire. Lei detestava il freddo. Eppure, quella mattina, si era detta che, forse, quella sarebbe stata la sola soluzione per abbassare la temperatura della sua pelle eccitata ed imbarazzata. Temeva quasi che, sfiorandola, Ronald o Harry potessero capire cosa le passava per la testa. Aveva paura di poterli persino scottare con tutto quel bollore che si sentiva dentro. Ed era sconvolta perchè, nonostante non si fosse trattato della sua prima volta -avuta con Ron mesi e mesi prima-, non si era mai sentita così incredibilmente disinibita, desiderata e vezzeggiata come con Draco. Scosse la testa, dandosi dell'idiota. Draco? Draco?! Da quando il furetto-Malfoy-purosangue schifoso era diventato Draco?
Forse era malata, si disse. Magari soffriva di una qualche sorta di bizzarra patologia. Qualcosa da purosangue, che trasmettevano toccandoti in modo particolare, o chissà-come. Sì, riflettè. Se davvero fosse stato così, avrebbe finalmente capito perchè così tante ragazze ad Hogwarts bramassero solo che un tocco: quello di Malfoy. E, nuovamente, si sentì stupida. Lei sapeva perchè tutte quelle giovani volessero esclusivamente lui; perchè ci sapeva fare. Sapeva farti fremere con un nulla, e farti ansimare con un semplice sfiorarsi di nasi. Deglutì a vuoto, passandosi velocemente una mano tra i capelli ricci, infilandoli sotto il getto d'acqua, facendoli bagnare completamente. Per la prima volta nella sua vita, riflettere le stava facendo davvero male. Le stava facendo capire quanto effettivamente attratta da quella disgustosa persona fosse. Si morse il labbro inferiore, per poi abbandonare la nuca contro la parete ricoperta di piastrelle del bagno.
"Mi piace fisicamente, sì." disse poi, socchiudendo gli occhi sotto l'acqua corrente "Ma litighiamo in continuazione, e non fa altro che vantarsi." anche se, per certi versi, ne ha tutto il diritto aggiunse una voce dentro la sua testa, facendola sbuffare frustrata. Colpì con rabbia la parete contro la quale era poggiata, completamente in collera con sé stessa.
"D'accordo." ammise poi dopo qualche minuto, sospirando arrendevole "E' bello, quindi forse può vantarsi." 
Ok, si disse, stava discutendo con un'assurda vocetta -detta coscienza- dentro la sua testa. Se qualcuno l'avesse vista, anche solo un fantasma, l'avrebbe sicuramente scambiata per pazza. Ma che altro poteva fare? Ammettere apertamente quanto incredibilmente sexy e capace fosse Malfoy? Cedere e dire 'd'accordo, ci sono finita a letto e lo rifarei volentieri'?
Sghignazzò, facendo sussultare appena il proprio corpo nudo. Volentieri? Lei sarebbe tornata a letto con Draco in meno di un paio di secondi se solo lui lo avesse voluto. Ma la domanda ora era, adesso che era riuscita a prenderla -anche se non completamente-, avrebbe davvero accettato di riportarla tra le proprie lenzuola? Infondo il biondo era conosciuto per la fama da sciupafemmine: una notte e poi mai più. Strinse i denti per la frustrazione. Hermione avrebbe desiderato toccarsi, gratificare tutta quell'eccitazione da sola, e smettere di pensarlo per qualche oretta. Eppure, proprio mentre una mano le scivolava determinata tra le cosce leggermente schiuse, una voce oltre la doccia la fece sussultare.
"Hermione? Sei ancora lì dentro?" Ginny Weasley stava gridando per farsi sentire oltre il rumore dell'acqua. La riccia sentì il viso accaldarlesi dall'imbarazzo, mentre si affrettava a scostare la propria mano dal suo centro.
"S-Sì, Ginny. Adesso esco." disse poi, fermando l'acqua ed uscendo dalla doccia. Si avvolse in un asciugamano e, veloce quanto una scheggia, corse nella propria stanza. Vi era un solo pensiero a vorticarle per la mente in quell'istante: la sua pelle era ancora incredibilmente bollente.




















Stava battendo ripetutamente la punta della penna non ancora umida d'inchiostro contro la pergamena bianca. Quella mattina aveva saltato lezione. Infondo, si era detta, nessuno se ne sarebbe ricordato.  Ora, con fare stanco e teso, sfiorava con lo sguardo le innumerevoli parole riportate sulle pagine chiare del voluminoso libro di incantesimi e maledizioni che aveva riesumato dall'ala proibita della biblioteca. Seduta comodamente ad un tavolo lungo e vuoto in legno antico, nessuno pareva intenzionato a disturbarla. La cosa era semplicemente un sollievo. Aveva imposto alla propria mente incredibilmente ingegnosa di smettere di pensare a Draco, ma di concentrarsi invece sulla domanda che, prima di finire a letto con lui, gli aveva fatto.
Cosa aveva provato mentre lanciavano l'incantesimo? Divertimento, frenesia ed eccitazione. La ragazza deglutì a vuoto, imponendosi, per l'ennesima volta, un briciolo di lucidità. Lei, durante la creazione dell'incantesimo aveva invece provato una certa frenesia -dovuta al litigio, all'incredibile arroganza del biondo-, irritazione e divertimento. In parte i medesimi di lui. Le sembrò incredibile che, dietro le loro litigate, si fossero davvero celate sensazioni del genere, così differenti dall'odio che tutti pensavano. Hermione aveva scoperto che anche Draco trovava, nei loro battibecchi frequenti ed ormai di routine, uno sfizio non indifferente, diverso da quello che il resto delle ragazze era solito a dargli. Qualcosa ripieno di iniziativa ed arroganza. La riccia era sicura che tutte quelle sensazioni avessero un nesso con la chiave per sbrogliare quella scomoda situazione. Purtroppo, ancora non sapeva quale fosse.
Sospirò pesantemente, corrugando la fronte con fare infastidito. Ormai aveva smesso di prestare attenzione alle parole che le scorrevano sotto gli occhi, ed il libro di fronte a lei aveva perso consistenza. Continuava a pensare a quanto, segretamente, fossero simili lei e Malfoy. E, come sempre, a parlare del diavolo spuntano le corna.
"Ho fatto un paio di calcoli." disse d'improvviso la voce del biondo, facendole divenire nuovamente la pelle accaldata. Si inumidì le labbra con la punta della lingua, mentre sentiva la presenza del ragazzo di fronte a lei, ormai accomodatosi in tutta tranquillità. Doveva restare lucida, si impose silenziosamente.
"Ma non mi dire! Sai contare?" lo schernì quindi, non alzando neppure lo sguardo verso di lui, fingendosi incredibilmente incuriosita dal contenuto del libro che, ad essere sinceri, non ricordava neppure avere effettivamente sotto il suo naso. La presenza di Draco la destabilizzava, e le rendeva difficile pensare coerentemente. Qualcosa, dentro lei, le diceva di insultarlo. Qualcos'altro, invece, la invitava ad alzarsi, afferrargli il colletto della camicia e, dopo averlo tirato a sé, baciarlo.
"Molto divertente, Granger." rispose sarcastico il Serpeverde, guardandola con un mezzo sorriso in volto  "Non prendertela con me perchè sei sessualmente frustrata. Lo sono anche io." prese una pausa, in cui lei alzò finalmente lo sguardo. Solo allora continuò "Ieri, sul più bello, sono stato interrotto da un incantesimo."
Hermione sorrise sorniona, nascondendo con disarmante maestria tutta la propria frenetica aspettativa "Desolata. La prossima volta andrà meglio."
"Volevo parlarti proprio a questo proposito."
Le labbra della riccia tornarono ferme e dritte, mentre gli occhi bruni si scontravano con quelli di lui color ghiaccio. Era incuriosita ed attenta, decisa a sentire come il biondo avrebbe proseguito. Il ragazzo continuava a sorridere, evidentemente orgoglioso di averla zittita con quella semplice frase. Quindi la Granger lo desiderava quanto lui, eh? Ottimo.
"Siccome abbiamo appurato che a mezza notte l'incantesimo si attiva, direi che è il caso di sistemare la faccenda ad un orario più consono."
La ragazza deglutì a vuoto, rendendosi conto solo dopo qualche secondo di cosa effettivamente Draco stesse parlando: del sesso. Di loro due che facevano sesso. Ottimo sesso. Quindi lo voleva?
Eppure non rispose. La capacità di parlare le si era completamente affievolita, e le poche cose a cui riusciva ancora a pensare erano le mani del giovane che, rudemente, le percorrevano per intero il corpo. Dal seno, sino alla sua femminilità. Si morse l'interno guancia, mentre lui assottigliava lo sguardo. 
"Sai, no? Tipo ora..." e, dicendo questo, Draco le lanciò un'occhiata incredibilmente intensa, colma di doppi sensi "Pensavo che ad una ragazza rispettosa come te, non piacesse lasciare le cose a metà."
La voce del biondo era ruvida ed appagante, in grado di fare nascere aspettativa, e di farti pensare a cose assolutamente sbagliate. La giovane sentiva le parole di lui entrarle dentro, attraversarla, e toccarle ogni singolo nervo. Sentì le ginocchia farlesi molli, e la gola seccarlesi velocemente. Non aveva mai avuto reazioni del genere per un semplice tono di voce, neppure per il più sensuale. Ma Malfoy era diverso: ogni cosa che faceva trasudava sesso in modo così platealmente evidente e volgare, da fare rabbrividire. In un attimo di completa disinibizione, Hermione si domandò quanto effettivamente sarebbe potuto arrivare ad osare con le proprie mani, il proprio corpo, e la propria impudica bocca.
Si sollevò in piedi di scatto, lasciando il libro aperto  al centro del tavolo e, al suo fianco, la penna ancora pulita con il calamaio di vicino. Si sitemò la gonna con fare formale, per poi annuire. Aveva le guance leggermente arrossate, e le labbra secche, leggermente umide grazie alla lingua che, frettolosa, le aveva appena saggiate.
"Hai ragione. Non mi piace affatto." disse poi, rispondendo alla sua precedente frase, facendolo ghignare soddisfatto. Anche lui si alzò, affondando le mani nelle tasche profonde dei pantaloni.
"Benissimo, allora direi che  nella mia camera n-" "No, troppo lontana." lo interruppe bruscamente lei, già incamminatasi fuori dalla biblioteca. Il biondo la seguì confuso, la fronte corrugata ed un sorriso divertito in volto.
"E dove andiamo, mezzosangue?"
La ragazza, fermandosi in procinto di una rampa di scale, gli sorrise maliziosa, facendolo -segretamente- tremare di aspettativa. Persino uno sguardo dalla Granger poteva scuoterlo pienamente ora che l'aveva conosciuta a letto, temeraria e forte. Deglutì a vuoto.
"Nella mia camera, ovviamente." gli rispose poi, la voce soffice e seducente, da vera donna.







Entrarono senza che nessuno li vedesse; la sala comune Grifondoro, la mattina, era completamente desolata. Draco si guardò attorno con una piccola nota di disgusto. Non gli piacevano quei grifonpolli noiosi e imbottiti di coraggio, con quelle loro tinte sgargianti e l'indomita spavalderia di un leone. Lanciò un'occhiata di fronte a sé, contro la schiena bella e femminile della Granger. Nonostante quei pensieri e preconcetti, sorrise. Lei era davvero seduncete, per quanto so-tutto-io, Grifondoro, e mezzosangue. Che poi non aveva mai capito che differenza facesse sangue puro od impuro. Lei, infondo, nonostante portasse nelle proprie vene il più babbano dei sangue, non sembrava esserne infetta o che altro. Aveva un portamento femminile, ed un carattere indomito. A lui, forse, piaceva pure. Lo entusiasmava l'idea che, oltre la sua facciata da perfetta santarellina tutta impomatata, ci fosse una vera sirena a letto. Era una cosa estremamente eccitante, perchè a lui il carattere della Granger non dispiaceva affato e mai, in tutta la propria vita, aveva creduto di potere incontrare una ragazza sopportabile sia dentro che fuori dal letto. Non che se ne fosse innamorato, per carità. Era pur sempre la mezzosangue e, sin dagli undici anni, si era divertito un mondo ad offenderla e sdegnarla.
Quello che si apprestavano a fare era solo un passatempo: qualcosa per distrarsi dal noiosissimo nodo temporale in cui si trovavano. Sì, si disse, così sembrava una scusa quasi credibile.

La vide incamminarsi svelta oltre un angolo abbastanza buio. La udì ridere divertita, poi sparire nell'ombra. Lui arricciò le labbra elettrizzato, apprestandosi a seguirla colmo di aspettativa. Ad ogni passo che muoveva gli tornavano alla mente i gemiti della Grifondoro, le spinte forti con le quali era affondato in lei, e le sensazioni che da esse erano derivate. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, e non l'aveva neppure ancora sfiorata. Si infinò in un corridoio abbastanza buio e, immediatamente, sentì giungergli alle narici un dolciastro odore fruttato. Immediatamente dedusse essere nel dormitorio per le ragazze. Infondo al corridoio poteva vedere una porta aperta, oltre la quale spiccava una debole luce. Si avvicinò lentamente. Sentiva una voce, dentro di lui, ripetere il nome della riccia. Hermione, diceva in un tono al limite, fatto di sospiri estasiati. Ed, in risposta, Draco serrava le mani in due pugni frustrati, deglutendo a vuoto. Non era sano provare un'attrazione così folle per una ragazza che si è sempre odiato. Non era normale. Eppure non vi fece caso, continuando a camminare sino a che, arrivato nella stanza, esattamente di fronte alla riccia, non si chiuse la porta alle spalle. Le sorrise ghembo, facendola sospirare.

La mente della riccia non smetteva di farneticare: è Malfoy! le diceva una prima voce disgustata, a cui, però, si sovrapponeva subito una seconda, estasiata e fremente. E' Malfoy! ripeteva con un tono tutt'altro che casto, come in procinto di cedere all'amplesso.
"Quindi..." esordì il biondo, muovendo qualche passo all'interno della stanza, guardando le lenzuola rosso-oro "Questa è la tana del nemico." concluse in un sorriso, mormorandole contro l'orecchio. Hermione annuì silenziosamente. Draco le afferrò con esasperante lentezza una mano, avvolgendogliela pienamente nella sua. La riccia alzò sorpresa lo sguardo, non capendo perchè si stesse atteggiando in modo tanto educato. Il ragazzo si limitò a sorriderle, ma non di un sorriso gentile, quanto di uno divertito e soddisfatto. La trascinò con sé in corrispondenza di un ampio ed elegante specchio, quello che Hermione aveva comprato un paio di anni prima ad un mercatino dell'usato nella Londra babbana.  Mirò il riflesso che le si prospettava di fronte: lei, con il viso arrossato, e dietro Draco, con le labbra ancora arricciate in un sorriso, ed una mano che, lentamente si faceva avanti sul suo ventre piatto, ancora ricoperto dalla camicia della divisa.
E la sola cosa che Hermione pensò fu che, nonostante fossero vestiti e non si stessero neppure baciando, la situazione le sembrava di un'eroticità indicibile. Sentiva il palmo ampio del biondo disegnarle piccoli cerchi vicino all'ombelico. Socchiuse gli occhi, sospirando. Lo immaginò allargare il proprio sorriso, orgoglioso di quella piccola reazione.
Poi, improvvisamente, lo sentì tirarle i capelli con irruenza, costringendola ad appoggiare la nuca contro la spalla di lui, ampia e confortevole. In quel modo la bocca di lei era a portata di Draco,  già schiusa per la sorpresa. Così, senza dire nulla, lui vi si tuffò, sfoderando immediatamente la propria lingua maliziosa, ed iniziando a stuzzicare il palato di lei. La sentì tremare di sorpresa ed emozione, e muovere i fianchi decisa a voltarsi verso di lui. Il Serpeverde, però, non glielo permise. La costrinse a rimanere in quella posizione: con la schiena premuta contro il suo petto, il fondoschiena in corrispondenza del bacino già eccitato del biondo, ed il tutto di fronte quello specchio improvvisamente testimone della loro impudica relazione.
Fu lui a porre fine a quel loro bacio prettamente passionale, staccandosi da lei d'improvviso, facendola gemere contrariata. Malfoy sorrise, allungando una mano sopra il seno di lei, ancora ricoperto dagli abiti. Accostò invece le labbra al suo orecchio, mentre gli occhi restavano puntati sul riflesso lucido dello specchio.
"Guarda..." le disse poi, carezzando con rude passione il seno destro, facendo ansimare "Guarda quel riflesso, Granger..." le disse sorridendo. Infilò due dita tra le asole dei bottoni, facendone saltare un paio. Oltre il piccolo foro che vi era ora, si poteva intravedere la stoffa del reggiseno celeste. Hermione obbedì agli ordini del ragazzo, incontrando la propria figura scomposta, con il viso arrossato, e gli occhi umidi di eccitazione. Vide che, inconsapevolmente, aveva allargato leggermente le proprie gambe. Ed, infine, puntò lo sguardo sulla camicia in parte rovinata. Osservò la mano curiosa e peccaminosa del biondo insinuarsi tra i bottoni saltati, ed afferrarle un seno a coppa. Sospirò, continuando ad osservare il suo riflesso, il sorriso soddisfatto di Draco, le sue mani che le correvano sul corpo.
Come sempre, Malfoy la stava facendo sentire immensamente desiderata e... Bella. Sapeva che quel pensiero era arrogante e pretenzioso, ma era ciò che pensava. Ogni volta che Draco la toccava, lei si sentiva, se non bella, carina. E donna. Si sentiva donna come non lo si era mai sentita neppure con Ron.
Sollevò le proprie mani, decisa a fare in modo che il ragazzo le sfiorasse la pelle, e non solo uno strato di stoffa. Con frenesia, si slacciò uno ad uno i bottoni rimasti, facendosi poi scivolare la camicia lungo le braccia. Pochi istanti dopo, Draco le slacciò il reggiseno, afferrando tra le dita uno dei capezzoli turgidi. Hermione gridò, inarcandosi maggiormente contro di lui, facendo scontrare il suo fondoschiena con la sua erezione.
"Senti cosa mi fai, Granger?" le domandò con una nota di fastidio lui, come al limite della sopportazione, come disgustato da sé stesso per quel folle desiderio di renderla sua. Lei non disse nulla, in parte perchè troppo accecata dalle sensazioni che la invadevano, ed in parte perchè, infondo, poteva capirlo. Poteva capire quel qualcosa, dentro, che ti diceva che non eri più te stesso, che, normalmente, non avresti mai fatto nulla del genere. Non con il tuo nemico almeno. Eppure erano lì, torbidi di passione, a toccarsi in un modo troppo intimo per potere essere definito platonico.
Una mano di lui, senza alcun preavviso, si nascose tra le sue cosce, facendola gemere. Draco scostò la stoffa leggera delle mutandine, per poi carezzarle la femminilità umida. Sorrise contro il collo della riccia, facendola  rabbrividire.
"Sei bagnata, mezzosangue." constatò poi con fierezza "Non dirmi che ti basta così poco."
"Con te sì."
Non seppe mai dove trovò il coraggio per dire una cosa del genere, con un tono tanto erotico ed incontrollato, eppure Hermione lo fece. Gli parlò con un'audacia disarmante, facendolo ringhiare di soddisfazione. Si sentì afferrare bruscamente per i fianchi, e venire lanciata con ben poca grazia sul materasso morbido. Lui, velocemente, si sfilò i vestiti di dosso, partendo dalla camicia, sino ai boxer scuri. Rimase completamente nudo di fronte a lei, deciso a ricompensarla per la sua estrema sensualità, ad arrivare alla fine, ad entrare in lei sino allo stremo. La ragazza non potè evitare di sorridere, vedendo quanto lui la desiderasse e, immediaramente, si tolse le calze della divisa, si slacciò la gonna e, con l'aiuto di Draco -ormai già sopra di lei-, se la sfilò. Rimanevano le mutandine, completamente inzuppate dei suoi umori.
Lui le osservò qualche istante, poi, con decisione, gliele sfilò. La sentì inarcarsi contro di lui per permettergli di fare più in fretta e, nel farlo, i bacini dei due si scontrarono, nudi e frementi. Ansimarono all'unisono, guardandosi negli occhi con fare languido. Poi Draco, finalmente, la prese.

E, segretamente, fu l'amplesso più straordinario per entrambi.
Vennero all'unisono, l'uno nelle braccia dell'altra, completamente avvinghiati tra le lenzuola sgargianti della riccia, ansimando forte e desiderandosi in modo incredibilmente scandaloso. E, senza dire nulla, sempre stretti, si addormentarono.











"Hermione, sei lì dentro? Perchè hai saltato lezione?" una voce ovattata, proveniente dall'esterno, la costrinse a sollevare le palpebre. Sentiva i propri muscoli intorpiditi, mentre qualcosa di estremamente caldo e comodo la teneva stretta a sé. Istintivamente, sollevò lo sguardo, incontrando il viso tranquillo ed addormentato di Draco Malfoy. Pochi secondi e le tornò tutto a mente. Deglutì a vuoto. Lo avevano fatto. Lei, Hermione Jean Granger, e Draco Lucius Malfoy avevano fatto ciò che di più intimo ed unico fosse possibile: sesso. La ragazza fremette, rendendosi conto di essere stretta a lui, entrambi completamente nudi. Un sorriso le nacque spontaneo in volto. Non era stato male, affatto. Non aveva mai fatto esperienze del genere e, per quanto si fosse aspettata di sentirsi disgustata una volta fatto, al momento era solo estremamente eccitata e felice. Le era piaciuto. No, ok, dire che le era piaciuto era certamente un eufemismo. Le era sembrato di entrare in una qualche dimensione paradisiaca, dove l'appagamento era infinito e la completezza unica. Nessuno era mai entrato in lei con la stessa irruenza di Draco e, si disse, solo lui le era sembrato così perfetto. Ma era Malfoy, si ricordò, sospirando amareggiata. Abbassò lo sguardo sulle sue braccia, quelle che continuavano ad avvolgerla come una coperta, a tenerla premuta contro il suo petto vivo.
"Hermione?!" nuovamente quella voce. La ragazza scattò a sedere, smettendo di riflettere, svegliando bruscamente il biondo al suo fianco. Lo sentì muoversi infastidito, e lo vide schiudere le labbra sul punto di imprecare. La riccia lo fermò ancora prima che pronunciasse una sillaba, portandogli contro la bocca il suo palmo aperto. Con un gesto, gli intimò poi il silenzio. Lui sgranò lo sguardo, per poi scuotere la testa confuso. Hermione non si rese neppure conto di trovarsi nuda di fronte a lui, per nulla imbarazzata, troppo terrorizzata all'idea di chi potesse esserci oltre la porta della propria stanza.
"Hermione, guarda che entriamo!" incalzò nuovamente la voce di Harry, facendola sussultare di paura. La ragazza si schiarì la voce, per poi parlare.
"Non serve, ragazzi! Mi è solo venuta un po' di febbre!" mentì dunque lei, mentre si alzava e correva verso l'armadio alla ricerca di qualcosa da indossare. Draco, nel frattempo, restava immobile sul letto, lo sguardo sgranato ed allarmato all'idea di potere essere visto da Potter e Weasley completamente nudo. Rabbrividì. La riccia, nel frattanto, si infilò velocemente una vestaglia leggera, che lasciava ben poco all'immaginazione.
"Ad aprile? Con questo caldo?" domandò questa volta Ron, alzando la voce per farsi sentire.
"S-Sì! Strano, eh?"
Ok, si disse Hermione, non sembrava assolutamente credibile, e l'espressione sempre più tesa di Malfoy non faceva che avvalorare i suoi pensieri. Sgranò gli occhi, realizzando che era ancora nudo. Gli fece segno di alzarsi. Lui obbedì.
"Herm, noi entriamo..." disse Harry, la voce leggermente preoccupata. Per poco, la riccia non gridò. Draco le mise una mano contro le labbra per impedirglielo. Si voltò poi verso l'armadio e, con fare assurdamente goffo, vi si infilò. Il viso della Grifondoro si illuminò di gratitudine mentre, poco prima che il biondo chiudesse le ante, gli mimava un 'grazie' sincero.
E, proprio mentre Malfoy svaniva dentro l'armadio, dalla porta entrarono Harry e Ron. La riccia sorrise loro leggermente, per poi dirigersi sul letto. Vi si sdraiò, per poi corpirsi sino sopra il seno con le lenzuola. I due amici si accomodarono infondo al materasso.
"E' davvero strano, però." commentò con una nota di diffidenza il moro, lanciando un'occhiata all'amica. Quest'ultima finse di tossire, guardandolo confusa.
"Di che parli?"
"Sai, la febbre... In questo periodo mi sembra che-" "Ma non la vedi, Harry?" lo interruppe Ronald, indicando il viso di Hermione "Ha un aspetto così trasandato e scosso... E' ovvio che..." abbia appena avuto un coito, avrebbe volentieri detto Hermione. 
Ron, però disse semplicemente "... Abbia la febbre."
La strega ringraziò il fatto che Ron non si fosse mai soffermato a guardarla troppo dopo il sesso. Era salva. Salva grazie al proprio ex fidanzato imbranato. Harry storse il naso, ma poi annuì. La riccia sorrise nuovamente.
"Molte bene. Ora che avete appurato che la mia è solo un'influenza, potete andare."




Li sentiva parlare chiaramente, nonostante l'ostacolo dovuto alle ante dell'armadio. Il moro non le credeva. San Potty stava mettendo in discussione la possibilità che l'amica tutta impettita potesse avere la febbre. Per poco Draco non ringhiò di frustrazione. Fortunatamente, però, il rosso le diede ragione, scambiando il suo viso post-meraviglioso-coito per quello di una malata terminale. Malfoy, questa volta, trattenne a stento una risata.
Complimenti, Weasel, sei il migliore degli osservatori. E pensare che l'hai fatto anche tu l'amore con Hermione, non potè fare a meno di pensare il biondo. Deglutì a vuoto. Hermione? Amore?! No, si disse. Lui non faceva l'amore con nessuna. Soprattutto non con la strega più secchiona di tutta Londra e dintorni! Lui faceva sesso, e quello con la riccia era sicuramente stato tra i migliori, ma nulla di più. Si morse il labbro inferiore riportando alla mente il suo corpo perfetto, ed i suoi tocchi leggeri. Il modo in cui gemeva, ed in cui si incarcava contro di lui. Serrò le mani in due pugni. Non poteva davvero credere che il corpo della Granger fosse così perfetto da ridurgli il periodo refrattario. Questa era pura follia! Daphne era più bella, ed anche Astoria, o Pansy. Ma allora perchè proprio la mezzosangue ex-zannuta? Riflettè. Forse perchè lei gli piaceva anche caratterialmente? Era astuta, intelligente, combattiva... Oddio, si sentiva una ragazzina. E Draco non era una ragazzina.

A distorglielo dai suoi pensieri fu un tocco soffice contro il polpaccio. Sgranò gli occhi. Che diavolo teneva la Granger nell'armadio?! Cercò di spostarsi, ma calpestò qualcosa di altrettanto soffice e, in risposta, avvertì un miagolio furioso. Poi qualcosa lo graffiò sul piede, faendolo gridare di dolore. Si lanciò fuori dall'armadio velocemente, senza neppure riflettere. Grattaginocchia, o come diavolo si chiamava, lo aveva appena graffiato. Abbassò lo sguardo sul proprio piede, incontrandolo deturpato da tre tagli sanguinanti. Bruciavano, si disse contrariato, realizzando solo in un secondo istante di trovarsi nudo di fronte a Hermione, Harry e Weasley. Si morse il labbro inferiore, sgranando lo sguardo. I due avevano la mano ferma sulla maniglia della porta e, probabilmente, se ne stavano andando.
"Malfoy!" gli gridò contro Hermione, non riuscendo a controllarsi. Indossava quella maledettissima vestaglia trasperente e, ora che si era scostata le coperte, poteva intravedere, oltre il misero tessuto, il suo seno nudo. Chiuse gli occhi.
"E' colpa del tuo gatto!" esclamò dunque in propria difesa "Era nell'armadio, io non so come-"
"Malfoy è appena uscito dal tuo armadio, 'Mione!" gridò sconvolto Ronald, cercando accuratamente di non guardare proprio lì, dove lui non era assolutamente vestito. Scosse la testa "Malfoy nudo è appena uscito dal tuo armadio!"
"Ma che spirito di osservazione, Ronald!" non potè evitare di ironizzare la riccia, squadrando il rosso con un certo fastidio.








































 
Ho deciso di mettere il mio angoletto alla fine questa volta!
Allora, come vi è sembrato il capitolo? So che è lungo, ma -per una volta- l'ispirazione ha bussato alla porta, ed io dovevo rispondere. Draco e Herm lo hanno fatto (yeee), ma ovviamente sono arrivati Harry e Ron, ed ora Draco è nudo lì davanti e... Boh ahah
Mi farebbe piacere sapere che ne pensate, quindi... per favoooooreeee, lasciate una recensioncina ahah ♥
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** quinto giorno- pomeriggio ***







|Redundant.














Spesso e volentieri Malfoy faticava a capire a pieno i comportamenti e le reazioni della Granger. Una volta superati i loro consoni litigi, non era mai certo di cosa sarebbe potuto accadere. E, se con le tante persone che lo accerchiavano era solito ad immaginarsi ciò che quest'ultimo, di fronte una determinata provocazione, avrebbe risposto, con Hermione era sempre insicuro. Il più delle volte si diceva che, quale radicale Grifondoro e pidocchiosa sapientona, arebbe sfoderato la propria cocciutaggine o determinazione. Mai la immaginava sarcastica o divertita. O comunque, se gli capitava di pensarla in quei termini, lo faceva di rado. E certamente non in situazioni come quella in cui si trovavano in quell'istante.
Era stato sicuro che l'avrebbe vista imprecare contro lui, Harry e Ronald. Invece, se ne era uscita con un sarcasmo assolutamente esilarante. Una battutina che, normalmente, avrebbe fatto ridere Draco. Soprattutto se, ad essa, si aggiungeva l'espressione pietrificata del giovane Weasley e quella decisamente sconvolta di Potter.

"Ma che spirito di osservazione, Ronald!"

I capelli di lei erano completamente scompigliati, ed il suo sguardo rimaneva fermamente puntato sulla figura del rosso in imbarazzo. Quasi provava pena per lui Malfoy, che, incontrollabilmente, sorrise sghembo. Gli piaceva vedere la Granger in quel modo, così piccata e seducente, combattiva persino nei confronti degli amici. Poi si ricordò di essere nudo, ed il suo sorriso si spense. Deglutì a vuoto, portandosi con fare estremamente goffo le mani di fronte al bacino. Harry era voltato contro la parete, e Ron non riusciva a smettere di fissare il Serpeverde.

"C-Che avete fatto?" domandò infine il rosso, serrando bruscamente le palpebre e stringendole sino a sentire dolore. La sua carnagione, solitamente pallida -come ogni pel di carota che si rispetti- si era fatta esattamente identica al colore dei capelli, e persino le orecchie sembravano ricevere d'improvviso un enorme afflusso di sangue. Hermione prese un profondo respiro. Non era certa se la domanda del ragazzo fosse o meno retorica ma, per non rischiare, decise di rispondervi comunque.
"Direi che è abbastanza ovvio che noi..." cominciò, mordendosi il labbro inferiore e deglutendo a vuoto. Lanciò una veloce occhiata verso Malfoy, incontrandolo ancora fermo in piedi, perfetto della sua oscena nudità. Imprecò; non poteva davvero distrarsi in quel momento.
"Abbiamo fatto sesso." intervenne improvvisamente il biondo, lanciando un'occhiata spazientita al soffitto. Hermione iniziò a tossire, sul punto di affogarsi con la sua stessa saliva, mentre Harry sussultava, gli occhi chiari sgranati oltre le ampie lenti degli occhiali.
"Non è possibile!" cercò di dire Ron, palesemente in torto, la voce più alta di un'ottava rispetto al solito ed il viso che si voltava velocemente alla ricerca di una prova che potesse dimostrare che ciò che stava dicendo il furetto erano stupidaggini. Purtroppo, ciò che vide evidenziò semplicemente il contrario; prima non aveva prestato particolare attenzione alla stanza ma, ora che lo stava facendo, poteva notare alcuni piccoli bottoni chiari abbandonati sul pavimento e, poco distante dal letto, la camicia, la gonna e le calze della ragazza. Più avanti vi erano i boxer di Malfoy, i pantaloni ed il resto della divisa. Si portò una mano contro la fronte, trovandola immensamente calda. Sospirò. Magari stava sognando, o qualcosa del genere, si disse Ron. Hermione non sarebbe mai stata con... Vero?
"E' evident-" "Draco!" lo interruppe la riccia, chiamandolo con il nome di battesimo, sorprendendo ogni presente -persino il biondo stesso-. Era ancora seduta sul letto, con le lenzuola leggere che la ricoprivano sino al ventre. La camicia da notte, incredibilmente leggera, permetteva a tutti di intravedere i seni seminudi oltre il tessuto chiaro. Un desiderio incredibilmente strano attraversò il cervello del Serpeverde. Voleva coprirla. Non voleva che il Pezzente e lo Sfregiato la vedessero. E, si disse, era la prima volta che desiderava coprire il corpo di una ragazza.
Scacciò quei pensieri, rendendosi conto che, dal letto, lei ancora lo stava fissando. Aveva gli occhi sbarrati e le labbra semichiuse. Lo guardava con incredulità e con una briciola di astio.
"Beh, mezzosangue, è ovvio!" esclamò il biondo, giustificando così la propria incredibile sfacciataggine "Insomma, sono nudo." prese una pausa nella quale scrutò qualche istante il busto di lei "Ed anche tu, comunque, non sei esattamente vestita." 
Udendo quelle parole, Hermione abbassò lo sguardo. Oltre il tessuto incredibilmente chiaro della camicia da notte intravide la forma del proprio seno, i capezzoli e... Arrossì, afferrando  bruscamente i lembi delle lenzuola e tirandosele sino al mento. Draco avvertì chiaramente le risa montargli dalla gola ma, per qualche folle ragione, decise di trattenersi. 
"Ora potete anche andarvene, idioti." riprese infine a parlare Malfoy, rivolgendosi a Harry e Ron. I due sgranarono lo sguardo, evidentemente sorpresi, mentre il biondo indicava con fare invitante la porta.
Potter si fece avanti "E lasciare qui Hermione?"
Un Hermione che, comunque, era completamente affondata nelle coperte avvolta da un caldo e denso imbarazzo. Insomma,  Harry le aveva visto il seno! Anche Ronald! Che poi, Ronald le aveva già visto il seno, ma in quella situazione era... Diverso, ecco cos'era!
Draco scrollò le spalle "Non vedo il problema." rispose dunque, incamminandosi verso il letto. Vi si accomodò con tranquillità, facendo sentire alla ragazza il materasso inclinarsi leggermente per il peso del giovane.
"Io invece sì. Insomma, tu sei-" "Malfoy, il figlio di mangiamorte, mangiamorte anche lui, senza alcuna via di salvezza, redenzione e bla, bla, bla?" domandò il biondo, interrompendo bruscamente e con fare incredibilmente annoiato Harry Potter. Il moro si limitò ad annuire, mentre il Serpeverde sorrideva.
"Ma lei è venuta a letto con me, e  non penso che vorrà farsi vedere nuda da voi due." Draco prese una pausa "Insomma, intendo dire che deve rivestirsi, e voi non potete assolutamente vederla nuda." continuava a sorridere, il ragazzo, tenendo le mani intrecciate dietro la testa, rilassato contro il materasso soffice della caposcuola. Hermione, da sotto le lenzuola, poteva sentire chiaramente le parole del ragazzo e, si ritrovò a pensare, le sembrava persino geloso di fronte la possibilità che Harry e Ron potessero vederla priva di vestiti. La cosa le fece abbozzare un sorriso.
"Io l'ho già vista nuda!" intervenne prontamente il rosso, deglutendo a vuoto un istante dopo, resosi conto di ciò che aveva appena detto "Insomma, intendo dire che-" "Sì, l'hai vista. Però, prima,  non ti sei reso conto che, invece che la febbre, aveva appena fatto sesso. Per quanto ne so potresti non ricordare nemmeno come è fatto il suo seno. Non sembri avere grande memoria, Weasley."
Dolorosamente colto sul fatto, Ron abbassò il capo. Malfoy, invece, ghignò vittorioso, sistemandosi meglio tra le lenzuola.
"D'accordo, smettetela." disse improvvisamente Potter, mettendosi in mezzo, sperando con tutto se stesso che un Draco completamente nudo non li affatturasse. Sarebbe stato imbarazzante e disgustoso. Lanciò un'occhiata prima al rosso, poi al Serpeverde.
"Per quanto mi costi ammetterlo, penso che Malfoy abbia ragione." Ron sussultò, completamente sconvolto dalle parole del moro "Insomma, Hermione è nostra amica, ed io sto con Ginny, per la miseria!"
"Beh, io no!" esclamò però il giovane Weasley, temerario e cocciuto nelle sue idee "Non lascerò la nostra Herm qui da sola con..." prese una pausa, indicando con disgusto il ragazzo che, sorridente, rimaneva sdraiato vicino al corpo nascosto della riccia "Quello!"
"E se decidesse la mezzosangue?"
Sotto le lenzuola soffici e rossastre, la strega sussultò. Lanciò, mentalmente, circa una ventina di maledizioni a Malfoy ed alla sua dannatissima linguaccia. Quel biondino da quattro soldi, platinato quanto un maledetto albino, sapeva perfettamente ciò che la ragazza avrebbe risposto. Il Serpeverde sapeva che Hermione avrebbe scelto di fare restare Draco. E, nonostante lo avrebbe detto non per amore, quanto per colpa dell'incantesimo che li legava, era certa che il giovane avrebbe visto quella piccola cosa come un'enorme rivincita sui poveri Harry e Ron. Sospirò pesantemente, facendo capire ai tre ragazzi che lei, da sotto le lenzuola, aveva perfettamente capito ciò che doveva fare. Non si scostò miniamemente le coperte, rimanendo nascosta e, sfoderando solo che un filo di voce, pregò infinitamente i propri migliori amici di congedarsi. Inutile dire che Ronald per poco non svenne e che fu Harry ad afferrarlo per il colletto della camicia e trascinarlo via.

Solo quando sentì la porta della stanza richiudersi, la ragazza lasciò il proprio stupido nascondiglio, ritrovandosi sopra quel letto che l'aveva ospitata con Malfoy. Deglutì a vuoto, voltandosi verso il ragazzo, ed avvertì una fortissima irritazione pungerle la pelle nel vedere le sue labbra arricciate in un sorriso estasiato. Udì una vocetta, dentro la sua mente, suggerirle di sputargli in un occhio.
"Posso sapere con esattezza quale parte del tuo cervello non funziona, furetto?" gli domandò infine, sospirando pesantemente, facendo risuonare la propria voce più atona di quanto avrebbe effettivamente voluto "Sei davvero tanto stupido o ti impegni per esserlo?"
Il ragazzo, con un veloce colpo di reni, le si sistemò sopra, bloccandola sotto il suo peso, facendo sussultare la ragazza di sorpresa. Un attimo prima immaginava già di ramanzinarlo -ora si inventava pure dei termini!-, e quello dopo era stesa sotto il suo sexissimo corpo nudo. Si impose la calma. Lui sorrideva civettuolo sopra di lei, tenendole bloccati i polsi ai lati del viso.
"Tu invece? Hai forse dimenticato che tanto domani i tuoi amichetti non ricorderanno più niente?" nel domandarle  questo, il bacino di lui andò a sfiorarle l'intimità scoperta. La gonna della camicia da notte le si era alzata, arrivandole al ventre. Hermione ansimò leggermente.
"Non l'ho dimenticato affatto, ma è stato comunque imbarazzante." rispose, socchiudendo gli occhi per l'eccitazione che già sentiva montarle dentro "Terribilmente imbarazzante."
Draco si chinò contro il collo di lei e, una volta udita la risposta, non potè fare a meno di riderle contro la pelle, provocandole piccoli brividi. Posò poi le proprie labbra sottili contro la sua trachea, come un vampiro sul punto di morderla, e prese a darle delicati baci ovunque, su tutta la pelle che incontrava sul suo cammino. La ragazza schiuse le labbra, mentre le sue mani, ancora bloccate nella stretta del giovane, si aprivano e chiudevano febbrilmente.
"Uh, e come vorresti punirmi, prefetto?" le domandò, arrestando per qualche istante i propri baci, facendola sussultare frustrata. Hermione si morse il labbro inferiore sino a farlo quasi sanguinare prima di rispondere.
"Astinenza."
"Sarebbe crudele." commentò Draco, sorridendo sghembo e posizionando le proprie labbra a pochi centimetri da quelle di lei. La ragazza si fece avanti, lambendogliele con la lingua e, una volta stanco di farla attendere, Malfoy si buttò contro di lei, violandole la bocca con lascivio trasporto, sentendo la giovane ricambiare ogni suo movimento, avvertendo i suoi polsi spingere contro la sua presa ferrea con lo scopo di liberarsi e toccarlo. La Granger era incredibilmente impaziente. Ma si interruppe.
"Che fai?" le domandò Draco, posando la fronte nell'incavo della sua spalla dopo che lei si era sottratta al loro bacio estremamente sensuale "Non hai voglia?" incalzò, per poi muovere il bacino contro quello di lei, mettendo in contatto le loro intimità, facendola inarcare di piacere. Malfoy ghignò.
"Direi che non sarebbe vero."
Hermione serrò la mascella frustrata "Perchè lo stiamo facendo?" chiese poi, la voce ridotta ad un mormorio estremamente sensuale che, pur non volendo, fece eccitare maggiormente il ragazzo.
"Perchè è piacevole, e ne ho voglia. Tanta. E anche tu, Gr-" "A me non piaci, Malfoy." lo interruppe bruscamente la riccia, incatenando il proprio sguardo bruno in quello di lui, facendolo quasi gridare. Sì, gridare, perchè si era sentito come perforato, come trafitto più e più volte in modo decisamente violento. Gli occhi di lei non esprimevano disgusto, anzi. Erano estremamente eccitati ma qualcosa, oltre essi, gli faceva capire che, se in quel momento lo avessero fatto, non sarebbe stato che per piacere fisico. Solamente per quella ragione. E a lui, forse, andò bene.
"Non voglio una fidanzata, sanguesporco." disse quindi Draco, lasciandole liberi i polsi, allungando una mano sul suo ventre piatto, facendola inarcare "Mi piace il tuo corpo... Il fatto che nessuno conosca come me questa parte di te." e, mormorandole questo, la penetrò con un primo dito, facendola gemere "Ed anche tu ami il mio corpo." le ricordò infine con un sorriso, stendendosi pienamente contro quello di lei, facendole avvertire chiaramente ogni angolo perfettamente scolpito della propria muscolatura. Sorrise nel sentirla sempre più eccitata, priva di controllo.
"So che ti piace, perchè solo questo ti fa bagnare così tanto..." le sussurrò ad un orecchio mentre, sfilando veloce il dito dalla sua femminilità, si impegnava a penetrarla con il proprio membro. La ragazza gridò, un po' per la sorpresa ed un po' per il piacere. Quando Draco le entrava dentro, si sentiva completa, come non lo era mai stata neppure con Ronald. Per questa ragione urlò, aggrappandosi con le unghie lunghe ed eleganti alla schiena nuda e sudata di lui, facendolo sanguinare e grugnire per il piacere e per il dolore. Gli si inarcò contro con lussuria, premendo il proprio seno pieno contro il petto del ragazzo. Lo venerò in modo folle ed animale. E lui, preso come non mai dalla giovane, fece altrettanto, come sempre coinvolto da lei oltre quanto effettivamente gli fosse concesso. Soprattutto dopo ciò che lei gli aveva appena detto.

A me non piaci, Malfoy.

Entrò in lei con furia, affondando come una nave in balia delle conde.

A me non piaci, Malfoy.

Aumentò l'intensità e la forza delle spinte, facendola incarcare in preda agli spasmi.

Vennero in gemiti di puro piacere, insieme. Si sentivano pieni, stanchi e felici come non mai. Eppure, di questa gioia, non avrebbero mai potuto parlare apertamente. Si trattava di qualcosa di troppo strano, troppo incredibilmente insano, folle e sbagliato. Per lei perchè era Hermione Granger, eroina del Mondo Magico, qualcuna con un futuro a cui guardare e tenere. Per lui perchè aveva altri piani per il proprio, di futuro, qualcosa come un matrimonio combinato da almeno dieci anni con una ragazza che, messa a confronto con la Granger, gli sarebbe dovuta sembrare più bella, sexy ed affascinante. Astoria era tutto questo, ed anche molto di più.
E allora perchè gli veniva da gridare a squarciagola ogni volta che gli tornavano in mente le parole della mezzosangue? Quelle in cui, in malomodo, gli diceva che lui non le piaceva? Quelle in cui gli rivelava che, tutto quell'ottimo sesso, non era altro che corpi intrecciati? Corpi stremati, ricoperti di sudore e passione? 

Forse perchè a lui, infondo, la Granger piaceva sul serio.
Perchè la Granger non era un'ochetta brava solo a starnazzare, o a gridargli impudiche oscenità ad ogni dannatissima scopata. Lei aveva un cervello straordinariamente brillante, ed era in grado di intrattenere una conversazione fuori dalla camera da letto. Lei era...
Deglutì a vuoto, imponendosi di non impazzire completamente, di non vedere in quella ragazzina qualcosa che, in realtà, non c'era davvero. Forse, per il momento, avrebbero potuto fare sesso, ma poi? Una volta sbrogliato l'incantesimo che impediva loro di andare avanti, tutto sarebbe tornato alla normalità, e lei avrebbe smesso di cercarlo per insultarlo o rivelargli nuovi assurdi piani. Malfoy sarebbe tornato ad uscire con Blaise, Pancy ed Astoria, e lei invece avrebbe nuovamente preso a fare parte del trio dei miracoli. Si sarebbero d'improvviso separati. Non che stessero insieme in quel momento, comunque. Ma, si disse Draco, sarebbe stato strano. Fastidioso. E forse era meglio approfittare di tutto quell'ottimo sesso finchè ce n'era tempo, fino a che non si fosse sistemato tutto e la Greengrass non lo avesse sposato.
Alla fine della scuola, aveva detto suo padre.
E mancava davvero poco.

"Granger, che ne pensi di farlo più spesso?"
"Di cosa stai parlando, furetto?"
"Sesso." rispose il biondo "Il nostro sesso." che è il migliore che abbia mai provato, avrebbe voluto aggiungere. La ragazza sorrise leggermente scrollando le spalle.
"Perchè no?" fece Hermione, sorprendendo non poco Draco che, con la testa sistemata sul suo ventre, la ascoltava interessato "Il mondo, recentemente, sembra andare al contrario. E se la stessa giornata può ripetersi all'infinito, non vedo perchè Draco e Hermione non possano fare un po' di sesso occasionale."
Malfoy abbozzò un mezzo sorriso, disegnandole piccoli cerchi concentrici sull'ombelico, con la punta dell'indice "Cos'è questa volgarità, Granger? Non dirmi che ti sto infettando."
Sapessi quanto..., avrebbe voluto dire la ragazza in quel momento.

Eppure stette in silenzio.


















































 
Salve! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma ho preferito lavorare ad un paio di long che avevo ormai portato a termine ^^''

Spero che il capitolo vi sia piaciuto -io non ne sono pienamente sicura- e, come potete vedere, Draco sta iniziando a fare un po' di chiarezza in lui. Ma ecco che c'è il problema di Astoria Greengrass, futura sposa del giovane rampollo Malfoy!

Mi farebbe piacere sapere che ne pensate e.. Alla prossima ^^

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Capitolo 10
*** quinto giorno- sera ***


Ehi, amici! Ahah! Sono tornata!
Questo capitolo, rispetto al solito, è parecchio meno scherzoso e sarcastico, ma nel prossimo rimedierò completamente! Promesso!

Ho notato che le recensioni stanno calando! Vi prego, non abbandonatemi! ahaha! Giuro che aggiornerò sempre in tempo (?). No, ok, non faccio miracoli, ma ci tengo tanto a sapere che ne pensate! :) Buona lettura!




|Redundant.




























Non se ne erano neppure resi conto, eppure Hermione e Malfoy, completamente assorti dal loro sesso, avevano dimenticato del tempo che scorreva. Del fatto che si fosse fatta sera. Del fatto che, a causa della fame, si sarebbero dovuti dirigere velocemente in Sala Grande.
La riccia aveva fatto il possibile per temporeggiare, cercando di passare quanto più tempo possibile tra le braccia del biondo. Il fatto, però, era che si era atteggiata in quel modo solo ed esclusivamente per evitare di rivedere Harry e Ronald. E non osava pensare a cosa sarebbe successo se lo avessero detto anche  a Ginny! Purtroppo Malfoy si era reso conto di tutto e, andando contro ogni suo desiderio -che chiaramente gli diceva di prenderla sino allo sfinimento-, le aveva detto che avrebbero continuato un altro giorno e che, al momento, aveva semplicemente una fame da lupi. Hermione lo aveva guardato con astio, ma era stata zitta. Gliel'avrebbe fatta pagare una volta che fossero stati nuovamente da soli, magari dandogli un morso proprio in quella stupidissima ed incredibilmente impudica bocca da purosangue. Gli avrebbe tirato i capelli con forza, lo avrebbe spinto sin oltre al limite, spogliandolo e spogliandosi, ma nient'altro. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di aprirgli le gambe d'innazi, accogliendolo nel proprio centro. In quel posto che era così incredibilmente bravo a trattare... Tremò. Le bastava pensare a tutto ciò che avevano fatto -che lui le aveva fatto- per perdere la concentrazione. E, a questo proposito, per poco non inciampò sull'ultimo gradino che li separava dal piano terra. Fu lui, atteggiandosi come sempre con arroganza e superiorità, ad afferrarle bruscamente un polso poco prima che scivolasse con il fondoschiena contro il pavimento freddo in pietra. La guardò qualche istante, la riportò in piedi, ed infine le mormorò un "potresti prestare più attenzione, mezzosangue."
E lei era arrossita. Arrossita, capite? Hermione Granger non poteva arrossire semplicemente perchè Draco Malfoy la salvava da una disastrosa ed imbarazzante scivolata. Soprattutto, non poteva arrossire in quel frangente dopo tutto ciò che avevano fatto quel giorno. Eppure lei non si pentiva. Tutto sommato, la riccia non si pentiva neppure di una carezza, né si lamentava di un bacio di troppo. Con Ronald, in passato, non aveva mai provato tutto ciò che, invece, con il biondo arrogante, era riuscita a sentire.

Una volta dentro la Sala Grande si separarono, ognuno diretto nel proprio tavolo, e la ragazza fece il possibile affinchè il proprio sguardo bruno non incrociasse mai quello incredibilmente chiaro e profondo di lui. Profondo, ma in cui non riusciva mai effettivamente a vedere nulla. O, se vi riusciva, accadeva rare volte. Sporadiche e scostanti.
Una volta accomodatasi, Harry abbassò bruscamente il viso contro il proprio piatto -evidentemente imbarazzato-, mentre Ronald continuava a fissarla con fare decisamente cocciuto. Di sottecchi, Hermione poteva chiaramente notare le orecchie del giovane divenire di uno sgargiante rosso acceso. Spazientita, decise di prestargli attenzione.
"Cosa hai da guardare, Ronald?" gli domandò, non potendo fare a meno di imporsi tranquillità. Infondo, entro qualche ora, tutto sarebbe ricominciato da capo, e né il Ragazzino Sopravvissuto, nè tantomeno il giovane Weasley avrebbero ricordato nulla.
Ron, continuando a guardare imperterrito il viso della ragazza, rispose "Sei entrata insieme a lui, Hermione."
Wow, pensò la riccia, di recente Ron era diventato un vero osservatore! Forse gli avrebbero dovuto dare un premio... Qualcosa del tipo 'l'uomo più ovvio del mondo', od anche 'il ragazzo dalle argute osservazioni'. Sì, forse esisteva una nomina del genere. O, al massimo, l'avrebbe inventata lei. 
Prese un profondo respiro e sfoderò un sorriso di semplice convenienza "Quindi?"
"Quindi questo significa che eravate ancora insieme!" dedusse  il rosso, alzando la voce e facendola sentire terribilmente in imbarazzo. Incontrollata, Hermione voltò lo sguardo prima a destra, poi a sinistra. Ad  osservarli vi erano solo un paio di Grifondoro dall'espressione confusa. La ragazza si chinò contro l'orecchio di Ron.
"Non penso dovremmo parlarne qui, Ronald. Decisamente no." gli sussurrò poi, facendo il possibile pur di non essere sentita da noiosi curiosoni che, pur di avere un briciolo di popolarità, avrebbero messo in giro stupidaggini persino su loro stessi. Non che poi, si ricordò, fosse così problematico. Infondo vi era un incantesimo a legarla indissolubilmente a quella giornata e ciò significava che, una volta passata mezza notte, si sarebbe tutto cancellato. Forse, semplicemente, non doveva essere così tesa.


















Draco, lo sguardo affilato e le ciglia quasi bianche incredibilmente lunghe, osservava con cruccio il tavolo dei Grifondoro. Al suo fianco, Zabini continuava a vantarsi. Si era inventato una stupida canzoncina che narrava delle sue impareggiabili doti ai giochi a shot e Malfoy faceva tutto, tranne che ascoltarlo. Infondo, si disse per giustificarsi, aveva altro da fare; doveva assolutamente vedere cosa avesse intenzione di combinare la mezzosangue incredibilmente sexy che, proprio quel giorno, aveva fatto sua più volte. Un sorrisetto gli nacque spontaneo in volto al ricordo di quei momenti meravigliosi. Quelli in cui entrava in lei e, soprattutto in modo rude, la faceva sua. Non poteva fare a meno di ricordare il calore che lei emanava, i gemiti che spiravano tra le sue labbra morbide, ed il sapore nel suo nettare femminile. Deglutì a vuoto, sentendosi la gola secca.
In quel momento, la Granger era impegnata nel rivolgere al Pezzente un sorrisetto assolutamente falso. L'altro sembrava arrabbiato, mentre San Potter -prode paladino, come sempre- aveva abbasso il viso abbastanza da poterlo fare affondare nel piatto. Evidentemente non era in vena di parole. Un altro ghigno arricciò le labbra di Malfoy. Questo fino a che una voce incredibilmente vicina -per l'esattezza nel suo orecchio-, non lo fece sussultare di sorpresa.
"Perchè fissi la Granger?"
A parlargli in un sussurro flebile era stato Zabini, ora chinato contro il suo viso. Il biondo si scostò bruscamente, le palpebre spalancate e la fronte corrugata, mentre l'altra serpe aveva iniziato a prestare attenzione al tavolo dei Grifondoro.
"Insomma, sei ossessionato, Dracuccio." constatò dopo qualche istante Blaise, tenendo lo sguardo fermo in direzione della cascata di ricci della Granger "Anche se lo capisco."
Draco gli lanciò un'occhiata di sbieco, tornandosi a sistemare composto, ma non rispose all'amico. Conosceva Zabini, e sapeva come e quando fosse il momento di parlare. Il tutto nonostante un incantesimo di mezzo, e la vagina della mezzosangue per la testa. Serrò le palpebre bruscamente, riaprendole un istante dopo. Doveva distrarsi.
"Penso sia l'unica che non ti sei ancora portato a letto del nostro anno." continuò infine il moro, passandosi veloce la lingua sulle labbra carnose "E poi deve essere un diavolo a letto." Malfoy, udendo quella frase, non potè fare a meno di pensare alla giornata precedente, quando Zabini lo aveva beccato con la Granger negli spogliatoi di Quidditch e, con tranquillità, aveva detto di avere sempre pensato alla riccia come ad una vera dominatrice tra le lenzuola. Di fronte quelle parole, riflettè il biondo, si era sentito strano, improvvisamente sicuro di essere stato il solo a non avere mai seriamente preso in considerazione l'ipotesi di fare sesso con la so-tutto-io Granger. Beh, ora aveva certamente rimediato.
"Anche se..." intervenne nuovamente Blaise, distraendo Draco dai propri pensieri "Mi sa che se la fa con Ronald Weasley."
In risposta, tenendo gli occhi puntati sul proprio piatto, Malfoy scosse il capo. Si portò alla bocca una forchettata di pasticcio e, dopo avere deglutito,  rispose "Tra loro è finita da un pezzo."
Zabini si limitò ad afferrare il biondo per il colletto della camicia sgualcita -reduce da un paio di giochi decisamente erotici-, e ad attirarlo verso di sé. Tenendogli poi il mento tra pollice ed indice, lo costrinse a puntare lo sguardo contro la tavolata Grifondoro nella quale Draco vide la sua mezzosangue parlare contro l'orecchio rossastro di Weasley. Per poco non grugnì contrariato. Prima facevano sesso, e poi lei lo dimenticava per Ronald? No. Non lo avrebbe permesso.
Si alzò bruscamente dalla propria postazione, facendo quasi perdere l'equilibrio ad uno Zabini che, divertito dalla scena tra i due della casata rosso-oro, si era appoggiato contro la spalla di Malfoy. Riuscì a rimanere in piedi grazie ai propri riflessi, ma non ebbe però tempo di domandare al biondo per quale dannata ragione si fosse mosso così di fretta. Draco si era infatti ormai incamminato verso la tavolata dei Grifondoro. Nonostante non potesse vedergli il viso,  Blaise fu certo che le sue labbra fosse immobilizzate in una linea rigida, e che i suoi occhi fossero freddi ed affilati come lame. Il perchè, però, non lo sapeva.



Senza saperne neppure la ragione, Draco stava camminando -marciando- in direzione della tavolata rosso-oro. Aveva un'espressione tesa, ed era abbastanza sicuro che quel qualcosa di caldo e pungente che gli stava lentamente risalendo ogni angolo del corpo fosse un determinato genere di rabbia. Con assoluta certezza, però, sapeva solamente di essere furioso. La ragione gli era incerta, ma sapeva che la Granger non doveva parlare all'orecchio di quella carota ambulante di Weasley neppure per errore, nemmeno se vi era scivolata sopra!
Una volta arrivato di fronte ai due, li osservò ghignando qualche istante. Poi parlò "Non avevo alcuna intenzione di interrompere due Grifonpolli come voi, ma si da al caso che tu debba venire con me. Ora." e, dicendo ciò, stava guardando dritto negli occhi di Hermione che, adesso, teneva lo sguardo sgranato e confuso. La fronte le si era corrugata, e le labbra erano leggermente schiuse. Quelle labbra che, solo qualche ora prima, si erano... Scosse la testa, Draco, imponendosi lucidità. La ragazza, però, non sembrava dell'idea di volersi muovere. Cercò di mantenere la calma.
"Granger, sei sorda?"
Hermione si guardò attorno qualche istante; buona parte del corpo studentesco li stava osservando, per non parlare poi della McGranitt, infondo alla sala, che li teneva d'occhio con un certo allarmismo. Probabilmente si aspettava di vedere schiantincantesimi e maledizioni da un momento all'altro. Abbassò il tono di voce, lei, prima di parlare.
"Riguarda l'incantesimo?" gli chiese, facendolo ridere leggermente. Eppure, nonostante la reazione, decise di rispondere annuendo. In quel modo la ragazza lo avrebbe seguito senza fare domande, riflettè, ed avrebbero avuto modo di allontanarsi dal resto dei ragazzi con una buona scusa. La riccia annuì, prima di fare un veloce cenno di saluto a Ronald, per poi incamminarsi oltre l'uscita della stanza avvolta da un vociare continuo, ed un mare di pettegolezzi assolutamente infondati su un amore che, tra i due, doveva essere sempre esistito. Per poco Hermione non rise; amore? Il loro era solo ottimo sesso, no?
...No?

Una volta giunti in un corridoio completamente vuoto, Malfoy si fermò. La riccia fece altrettanto, sistemandosi contro una parete in roccia ed attenendendo che il biondo prendesse parola. Questa cosa, però, non accadde. Il ragazzo la osservò semplicemente per interi minuti, apparentemente confuso e teso, cosa che fece allarmare non poco la strega. Quest'ultima gli si accostò, raggiungendolo mediante poche ampie falcate e, una volta di fronte a lui, corrugò la fronte.
"Tutto a posto?" domandò, mentre lui annuiva lentamente. Doveva sembrare molto più stravolto di quanto fosse. Il fatto era che, dentro di lui, continuava a sentire quel qualcosa ribollire. Era decisamente più attenuato di prima -quando lei era al fianco di Weasel-, ma lo sentiva ancora, ed era fastidioso.
"Non è vero. Hai una faccia strana, furetto." constatò la riccia con pacatezza, facendoglisi ancora più vicina, mettendo a contatto il proprio bel seno con il petto scolpito del ragazzo "Hai scoperto qualcosa di nuovo sull'incantesimo?"
"N-No io..." Draco prese una pausa, sentendosi incredibilmente stupido. Ed ora cosa le diceva? Che vedendola con il rosso aveva provato repulsione e che, pur di allontanarla da lui, aveva inventato la prima scusa che gli fosse passata per la testa? Come l'avrebbe presa Hermione?
Prese a massaggiarsi una tempia con fare stremato. Si accostò poi ad una parete e, mollemente, vi si appoggiò. La riccia lo seguì con l'iride bruna, facendolo sentire costantantemente monitorato. In quel momento gli ricordò un'infermiera incredibilmente apprensiva e, per qualche breve attimo, l'idea che lei potesse essere preoccupata per lui, lo fece tremare. Lo fece tremare di un'emozione strana e... Bella. Rilassante.
"Tu?" incalzò la ragazza. Sembrava spazientita, anche se nel suo sguardo non accennava a sparire quella preoccupazione "Malfoy, ma che ti prende?"
"Io volevo solo che ti allontanassi da quel branco di polli." sputò infine il ragazzo, abbassando bruscamente lo sguardo e facendo risuonare la propria voce acida ed infastidita. Hermione sussultò palesemente e, in un'altra situazione, lo avrebbe persino fatto ridere. In quel momento, però, Draco si sentiva troppo stranamente debole, vulnerabile e frustrato per potere anche solo sorridere.
"Sei geloso..." sussurrò sconvolta la ragazza, muovendo un passo indietro e sgranando lo sguardo. Lui non capì. Non capì perchè, probabilmente, quella parola gli era pressocchè sconosciuta. Non comprese perchè mai, in tutta la propria tragica esistenza, Malfoy si era sentito geloso nei confronti di una ragazza. Perchè nessuna gli era mai piaciuta al punto di dovere dire 'ehi, smettila di parlare con quello'. E nemmeno la Granger gli piaceva in quel modo. Doveva essere così.
"Stronzate, sanguesporco." fece quindi brusco il giovane, voltandosi e serrando la mascella dolorosamente. La riccia non cedette di fronte al suo tono di voce, seguendolo con lo sguardo e cercando un modo per farlo confessare. Sorrise leggermente.
"Non capisco perchè non lo ammetti. Pensavo fossi un uomo, Draco Malfoy." lo sfidò quindi, puntando le mani contro i fianchi e sollevando il viso quel tanto che bastava affinchè la sua posa risultasse priva di qualsivoglia genere di tentennamento. Il biondo la guardò di sottecchi, ghignando.
"E lo sono." disse quindi, voltandosi nuovamente verso la ragazza e cercando il suo sguardo. Hermione tremò. L'espressione di Malfoy si era fatta improvvisamente fredda e distante, di quelle nate per non essere scalfite, ma per scalfire. Di quelle create dal demonio in  persona solo ed esclusivamente per uccidere "Per questo non dico di essere geloso. Equivarrebbe a mentire."
La riccia arretrò di un passo, cercando di restare calma. Non erano le parole di lui a turbarla, quanto la freddezza con cui le pronunciava. Improvvisamente le sembrava di non riuscire più a riconoscere quel ragazzo che, solo qualche ora prima, era stata dentro lei, riempendola.
"Come potrei essere geloso di te? Sei una sanguesporco, e tutto ciò che abbiamo condiviso sono state un paio di scopate."
Per qualche motivo Hermione sapeva che lui stava mentendo. Questa consapevolezza, però, non le rendeva meno doloroso sentire quelle parole. Nonostante non amasse Malfoy, non era certamente bello sentirsi dire cose del genere. Soprattutto non quando pensi di avere appena fatto il miglior sesso di sempre con uno dei ragazzi più seducenti del mondo. Le tornò in mente lo sguardo che, il giorno prima, lui le aveva rivolto. Quell'espressione che sembrava dirle che, una volta commesso ciò che più desideravano fare, nessuno dei due averbbe preso in giro o ferito l'altro. Ora, però, Draco la stava ferendo mortalmente, fendendo senza pietà la sua dignità. Ma mentiva, si disse Hermione, mentiva per qualche strana ragione che gli rendeva gli occhi trasparenti.
"Non dico che siano state pessime -per quanto impreparata fossi-, ma non puoi credermi davvero geloso per una tale idiozia."
Le lacrime iniziarono a premere prepotentemente contro le palpebre sottili e pallide di lei. Voleva fuggire, la riccia, e scoppiare a piangere. Qualcosa, però, dentro lei, non glielo permise. Sentiva il suo orgoglio, forte ed impavido, premere per potere essere sfoderato.
"Sei un pessimo bugiardo, Malfoy." gli disse quindi, il tono di voce ridotto ad un sibilo velenoso "Ma cos'altro ci si poteva aspettare da un ragazzo che ha fallito persino nell'essere un mangiamorte?" perchè lei lo sapeva che, in qualche modo, quello era il peggiore insulto che mai avrebbe potuto fare a Draco. Lei che, segretamente, conosceva la sofferenza che il biondo provava per i suoi passati errori.
"Questo ha fatto male." mormorò semplicemente Draco, sorridendole sghembo.
"Lo so." rispose piccata la riccia, prima di girare i tacchi ed incamminarsi verso il suo dormitorio. Percorse il corridoio mantenendo la sua solenne andatura, ferma e composta, e solo una volta superati i primi gradini prese a correre, certa che il biondo non la potesse più sentire o seguire. Prese a correre furiosamente e a scappare dalle lacrime che le premevano fastidiose contro le palpebre. Non voleva piangere, e non lo avrebbe fatto. Non sapeva perchè, ma Draco aveva mentito. Per qualche motivo, aldilà del semplice orgoglio, aveva avuto paura di dirle della sua gelosia. Ma forse era colpa sua, si disse Hermione, per essere stata troppo indiscreta ed averglielo domandato. Non erano cose che dovevano interessarle, no?
Forse no.

Si accasciò sul materasso del proprio letto pesantemente, desiderando solo che l'incantesimo smettesse di renderla alleata a quel furetto incredibilmente stupido. E si addormentò quasi all'istante, cullata dall'odore di casa che le lenzuola rosso fuoco emanavano.
















E, per l'ennesima volta da che era vivo, Malfoy aveva erto il proprio muro. Quello nato per non soffrire, per non fare entrare in esso neppure una briciola di sentimento. Quello che gli appannava lo sguardo brillante, rendendolo lontano e trasparente. Perchè, lo sapeva, che i sentimenti erano un brutto affare, che ti facevano commettere errori. E lui era stanco di commetterne.
Lui doveva pensare a non amare. Doveva pensare a non essere geloso. Doveva pensare a sposarsi. Non doveva pensare alla Granger.























 

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Capitolo 11
*** sesto giorno- mattina ***






Salve, salve e risalve! Sono agitata -partiamo con il dirlo-. Sono abbastanza incerta riguardo il capitolo, ed ho una fifa matta. Prego infinitamente per le vostre recensioni e vi voglio ringraziare per quelle ricevute nello scorso!

-OT. Qualcuno è andato al Lucca Comics? No, perchè io mi ci sono divertita un casino  e sono stata stra-fiera del mio cosplay ahah! Ciau!









|Redundant.














Nel corso della propria vita Hermione si era sempre atteggiata come una ragazza educata, positiva e con i migliori propositi. E probabilmente, proprio per queste e molte altre ragioni, non aveva mai neppure pensato alla folle idea che, una volta morta, sarebbe potuta finire  in qualche disgustoso posto come solo l'Inferno poteva essere. Recentemente, però, aveva iniziato a cambiare idea.
Infondo qualcosa, nel continuo bussare oltre la porta da parte di Harry e Ron -qualcosa che era divenuto una costante nelle sue mattine-, le ricordava in modo assolutamente plausibile il rumore fastidioso e ribrezzevole delle campane dell'Ade. Se poi si fermava qualche breve istante a pensare, Hermione, non poteva evitare di riportare a galla la conversazione decisamente poco piacevole ma molto umiliante intrattenuta con Malfoy. Sì, si disse ancora completamente affondata tra le lenzuola, probabilmente si trovava già all'Inferno. Insomma, quella sottospecie di furetto platinato le aveva chiaramente detto -senza censure,per carità- che le loro non erano state altre che scopate. Incontri sporadici ed assolutamente insignificanti. Non che la riccia si fosse preparata ad un discorso esattamente principesco -con coriandoli e canti angelici in sottofondo-, ma era sempre stata abbastanza certa che tra lei e Draco vi fosse un qualcosa. Non sapeva ancora che nome dargli -certamente si odiavano, e  andavano d'accordo solo se nudi sotto le stesse lenzuola-, ma era un qualcosa. E non si stava illudendo, questo lo sapeva. Era certa che il biondo le avesse mentito per qualche ragione come, per esempio, un irrazionale imbarazzo all'idea di potere ammettere di essere geloso di Ron. Ma, al medesimo istante, rossa di furia, Herm si era chiesta quanto mai gli sarebbe costato ammettere che l'idea di vederla abbracciata nuda ad un altro lo avrebbe infastidito. E tanto.
La domanda le si ritorse contro in pochi istanti alla semplice idea che, anche per lei, ammettere una cosa del genere, le sarebbe costato qualcosa come tutto il suo smisurato orgoglio. Ma poi, a lei dava davvero fastidio l'idea di potere vedere il bel Serpeverde impegato con un'altra amante? Preferì non rispondere alla domanda, e tornare a concentrarsi sul fatto che lui le aveva semplicemente mentito. E che lei lo sapeva molto bene.
E come non saperlo? Nell'ultima settimana il ragazzo non aveva fatto altro che flirtare con lei nei modi più assolutamente impudici del Creato, sfoderando lingua, ghigni degni dei pornodivi più richiesti, mani più che biricchine e... Oh, la sua voce da Sono-sexy-e-so-che-tu-mi-vuoi-da-impazzire-come-io-voglio-te. Sì, insomma, c'erano abbastanza indizi da farle dedurre che lei, a lui, importava eccome. E, comunque, Hermione non era stupida.
Digrignò i denti bianchi e sbuffò infastidita. Sentiva ancora le lacrime represse pizzicarle contro le palpebre, ma si era imposta con forza e determinazione che, sopra ogni altra cosa, non avrebbe pianto. Non per Draco Malfoy almeno. Non avrebbe mai permesso a quel suo viso aguzzo ed affascinante di sorridere delle sue sofferenze. Lei era una ragazza forte, la Salvatrice del Mondo Magico. Aveva affrontato Voldemort, dannazione! Non poteva piangere per una crisi adolescenziale. Sorpattutto se il problema non era lei.

Con uno scatto veloce si liberò delle coperte che la sovrastavano, restando così in vestaglia da notte al centro del proprio letto. Doveva smettere di pensare e ricordare che, proprio lì, aveva fatto sesso con Draco Malfoy. Si portò le mani al viso, incontrandolo incredibilmente accaldato. Strinse forte gli occhi e si morse il labbro inferiore. Si lisciò più e più volte i lunghi capelli ricci e, una volta tranquillizatasi, si alzò e si diresse verso il bagno; doveva farsi una doccia.





















"Accidenti a te, Blaise! Sta zitto, ok?" gridò improvvisamente Malfoy, passandosi una mano tra i capelli disordinati e respirando affannosamente. Sembrava al limite della sopportazione e, di fronte quell'uscita così poco trettenuta, buona parte della Sala Grande si era voltata verso i due con curiosità. Draco, a denti stretti, si lasciò sfuggire qualcosa di molto simile ad "impiccioni", ma nessuno vi fece caso.
La Granger non era ancora scesa a fare colazione e, a questo proposito, san Potty ed il Pezzente sembravano particolarmente allarmati. Un leggero sorriso arricciò in modo incontrollabile le labbra sottili del biondo ma, pochi istanti dopo, svanì veloce come era riapparso. Non poteva pensare alla riccia, si ricordò improvvisamente; poteva pensare a tutto, tranne che a lei. Persino alla Umbridge, ma non alla mezzosangue più sexy di Hogwarts! Perchè... Era sexy, no?
Era incredibilmente confuso. Non era certo di dovere essere o meno arrabbiato con lei. Ad essere onesti, l'unica che avrebbe potuto avere un pretesto per essere furioso, era proprio la ragazza e, probabilmente, quel suo svanire nel nulla era l'inizio della sua vendetta. Beh, Malfoy non vi avrebbe fatto caso. Avrebbe cercato tutto solo una scappatoia per l'incantesimo e, magari, avrebbe salvato il mondo. Quella possibilità lo fece sorridere nuovamente.
"Sei davvero senza cuore!" ed ecco la primadonna che fa l'offeso, non potè evitare di pensare il biondo, voltandosi verso l'amico ed irrigendo le proprie labbra in una linea dritta. Gli lanciò una veloce occhiataccia. Quella mattina, a causa dell'assenza della ragazza, non avrebbe potuto mettere in atto la sua recita su quanto esilarante fosse l'ossessione del rampollo di casa Malfoy per la Granger. Beh, a detta del diretto interessato, era tutto fuorchè esilarante.
"Uh, non mi dire." rispose quindi Draco, ora parecchio più tranquillo rispetto a prima. Diede un veloce morso ad una fetta di pane tostato e poi, con tranquillità, si alzò da tavola. Inutile puntualizzare che, in meno di dieci secondi, Zabini gli era già alle calcagna.
"Sei scorbutico." constatò semplicemente il moro, muovendosi per mezzo di ampie falcate pur di raggiungere il migliore amico. Aveva le sopracciglia ricurve all'insù e la fronte corrugata. Sospirò, chiuse gli occhi e, tenendosi una mano sul cuore ed una sollevata in aria disse "Prometto solennemente che, da adesso in poi, farò sempre vincere Draco Malfoy ai nostri stupidissimi giochetti a shot."
Il biondo, dopo avere scosso leggermente la testa, sghignazzò. Continuava a percorrere i corridoi senza un'apparente meta, solo seguendo i passi che il proprio istinto gli dettava silenziosamente "Davvero credi che il mio pessimo umore sia dovuto alla tua famelica voglia di gloria?" domandò infine all'amico, sollevando qualche istante lo sguardo al soffitto "Non nego che sia spiacevole, ma mi ci sono abituato."
"Quindi che succede?"
"Donne." rispose piccato Draco, facendo trasparire un certo nervosismo nella sua voce. Subito, Blaise affilò il proprio sguardo insolitamente cobalto, superando in velocità l'amico ed ostruendogli fastidiosamente il passaggio.
"Astoria fa ancora la gatta morta?" domandò Zabini, arrivando dritto al punto, tenendo le braccia allungate pur di non fare fuggire il biondo "Perchè sai, a questo proposito, io sono sempre pronto a sacrificarmi per la causa."
Draco scosse la testa, sistemandosi contro una parete ed accavallando un piede all'altro "No, Astoria ha capito che, prima del matrimonio, ho tutta l'intenzione di divertirmi. E questo lo ha capito già da due mesetti, direi." prese una pausa, puntando gli occhi chiari in quelli dell'amico "E, comunque, preferirei che non andassi a letto con la mia futura moglie."
"Ma davvero?" domandò divertito il moro, incrociando le braccia sotto il petto ed ostetando un sorrisetto sghembo "Mi sembra che sia stato proprio tu, di recente, a pregarmi di raffreddarla un po'... Sai no? Là sotto."
Malfoy, in tutta risposta, rise di una risata divertita, di quelle rare che, solo con determinate persone -Blaise e, incredibilmente, la Granger- riusciva ad ostentare. Annuì poi un paio di volte, la lingua che, veloce, gli inumidiva le labbra.
"Hai ragione, Blaise. Non mi interessa di cosa fa Astoria."
"Quindi devo dedurre che si tratti di un'altra."
Il biondo, riflettendo, sospirò. Di fronte a lui vi era il proprio migliore amico, quello che, comunque, non sarebbe stato capace di ripetere neppure una parola di quello che gli sarebbe stato rivelato. Infondo, in meno di ventiquattro ore, l'incantesimo si sarebbe riattivato, ed ogni persona -eccetto, ovviamente, lui e Hermione- avrebbe completamente cancellato la giornata appena trascorsa. Quindi, si disse, forse poteva chiedere qualche consiglio a Blaise. Almeno sino a che era in sé.
"Sono confuso." esordì infine Draco, facendo sollevare lo sguardo dell'amico che, prontamente, lo puntò sulla figura nobile e slanciata di Malfoy "Ho sempre conosciuto ragazze capaci solo di ridere e fare le oche. Di quelle che, dopo essertele portate a letto, vorresti che svanissero nel nulla. Insomma... da quanto tempo è che non sono vergine?" domandò all'amico, accennando un sorriso e scuotendo la testa "Intendo dire che in tre o quattro anni, scontrandosi  sempre con la stessa solita roba, è facile ecco... Immaginare che una determinata cosa non esista. Che non possa esistere." una pausa leggermente più lunga, più pesante. Il viso di Malfoy restava contratto in un'espressione fredda e vigile, la fronte corrugata come se, dentro, la sua mente fosse stata alla disperata ricerca delle parole giuste. Zabini accennò un sorriso, questa volta più caldo e sincero.
"Poi, però, quando scopri che c'è... Che c'è sempre stata è... Strano. E ti senti diverso. E, in qualche modo, sai che è sbagliato sentirsi così. Per quanto il tuo corpo possa apprezzare una sensazione del genere, per quanto possa fargli -magari- bene, la mente ragiona ancora e sa costantemente di stare commettendo un errore, di avere preso una strada decisamente pessima."
Zabini mosse un passo e, bruscamente, Draco sollevò lo sguardo sull'amico. Continuava a sorridere e, lentamente, si accostò al biondo -più serio e teso-. Con fare fraterno gli posò una mano sulla spalla destra e, dopo averlo guardato qualche istante, esordì.
"E, parlandomi di robe, cose e strade, vorresti dirmi che ti sei innamorato di una ragazza che non è Astoria?"
Malfoy si allontanò buscamente dall'amico, facendogli scivolare la mano, prima poggiata su di lui, contro il fianco. Sfoderò poi un'espressione traboccante di ribrezzo e sorpresa "Innamorato? E' folle."
Blaise sollevò con esasperazione lo sguardo contro il soffitto. Lo contemplò qualche breve istante poi, tornando a prestare attenzione all'amico, disse "Giusto, perchè tu sei Draco Lucius Malfoy, che non può amare per motivi che conosce solamente lui." fece, sfoderando un sarcasmo sorprendentemente doloroso.
Il diretto interessato, colpito non poco da quell'ultima frase, si mosse veloce verso il proprio migliore amico. Lo afferrò con furia per il colletto della cravatta verde-argento e, facendogli scontrare con forza la schiena sulla parete in pietra, gli rispose. Anche se, ad essere sinceri, la sua voce parve più un ruggito infuriato.
"Forse ti sei dimenticato che i Greengrass mantengono la mia famiglia, Zabini?"
"E forse tu non ricordi che esistono più modi per sopravvivere." rispose piccato il moro, la voce mozzata per la stretta che l'amico continuava a ostentare sulla cravatta liscia ed elegante. Draco, notandolo, lasciò andare la presa.
"E quali?" nella domanda di Malfoy vi era una sorta di disperazione malcelata e struggente. Gli occhi chiari erano sorprendentemente fragili, come sul punto di frantumarsi e svanire. 
"Tuo padre potrebbe andare al lavoro. Non è una cosa poi così disgustosa, Malfoy."
"Lavoro?" domandò con un certo pidocchioso sarcasmo il biondo, passandosi la lingua sulle labbra ed ostentando un sorriso falso e sofferente "Chi mai assumerebbe un mangiamorte? Per quanto graziato, il Mondo Magico non lo accetterebbe comunque."
"I babbani! Loro-" "Immagina, solo per qualche istante, mio padre in mezzo ai babbani. A me non interessa più nulla del sangue." intervenne Malfoy, interrompendo bruscamente l'amico. Aveva alzato la voce che, incrinata, sembrava quasi graffiante "Guardandoci in faccia, non mi è mai importato! Ma a Lucius... Lui è..." ma Draco si interruppe, serrando le proprie mani pallide in due pugni colmi di frustrazione e rabbia repressa. Desiderava colpire qualcosa, qualunque cosa. E, magari, sanguinare, soffrire e gridare sino allo sfinimento. Sfogarsi in un modo che gli era sempre stato negato.
Blaise non replicò a quelle ultime parole. Quasi tutti, nella casa di Salazar, potevano capire ciò che stava passando Malfoy. Buona parte della famiglie più rinomate del Mondo Magico, una volta conclusasi la guerra, erano rimaste sull'astrico. Si trattava ovviamente di persone  serventi il Signore Oscuro, dalla pessima fama e con membri per la maggior parte finiti ad Azkaban. Ma per chi, come Draco ed i genitori, era stato graziato, la speranza era davvero poca.
"Draco, io non ti ho mai visto così." disse infine Blaise in un sospiro "E questo può significare solo che per te, questa ragazza, è molto più di quanto tu stesso possa immaginare. E, a mio parere, se solo esiste un modo per stare con lei, dovresti tentarlo."
E, mentre l'amico gli diceva quelle poche parole, per la mente del biondo non vi fu altro che una certezza: il tempo si era fermato e, fin tanto che sarebbe sarebbe rimasto tale, il giorno del suo matrimonio con Astoria non sarebbe mai arrivato. E, quel breve pensiero, fu abbastanza da farlo sorridere e, in qualche modo, da fargli credere che il fato avesse infine deciso di prendere le sue difese.
Forse, in un modo strano e poco convenzionale, lui e la Granger sarebbero potuti stare insieme. E, forse, avrebbe persino  potuto funzionare. Perchè lui con Hermione voleva provare a starci. Provare a farla ridere un po', perchè la ragazza riusciva anche solo con il pensiero a fargli arricciare le labbra.
"Ti avviso però, Draco; la Granger è una tipa tosta." e, dicendo ciò, il moro lasciò il corridoio. Solo allora Draco si voltò, incontrando d'innanzi a sé il quadro della Signora Grassa. Il suo istinto, folle e calcolatore, lo aveva trascinato sino al dormitorio Grifondoro e, probabilmente, a Blaise non era servito altro per capire. Chiuse gli occhi e respirò forte. Alla mente gli giunsero poche, chiare immagini: una cascata bruna e riccia, ed un odore di dolci appena sfornati. Quando sollevò le palpebre, gli tornò alla mente tutto ciò che le aveva detto il giorno prima, tutto l'odio e la vana speranza che aveva nascosto in quella moltitudine di parole. Era stato un mostro, il peggiore. Le aveva velatamente dato della puttana e, cosa non meno disgustosa, le aveva fatto intendere che, per quanto potesse stare appiccicata a Weasley, a lui non sarebbe importato. Era stato un idiota, si disse furioso.
Puntò i propri occhi chiari contro la tela antica che segnava la porta del dormitorio. Lei, probabilmente, era ancora là dentro, chiusasi lì sin dal risveglio, per nulla tentata dall'idea di uscire. Ora, riflettè Malfoy, doveva solo trovare un modo per farla uscire. Perchè la Granger era la sua cosa felice, quella che non avrebbe mai potuto avere davvero, ma che il fato aveva forse deciso di concedergli.













 

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Capitolo 12
*** sesto giorno- pomeriggio (pt.1) ***


Salve! Sono tornata!
Spero che il capitolo vi piaccia e... oggi non ho molto da dire ^^''

Vi straringrazio per le scorse recensioni! Erano tante, quindi grazie! Spero di riceverne altrettante e... Buona lettura! :D





|Redundant.



















Non importava che fossero ormai passate le due del pomeriggio, che indossasse una vecchia tuta da ginnastica completamente sgualcita, né che Harry e Ronald fossero passati a trovarla già due volte -sempre con un certo allarmismo nello sguardo-; Hermione non aveva intenzione di lasciare la propria stanza. Avvolta nella stretta delicata e calda delle proprie lenzuola, si sentiva quasi felice. Teneva tra le mani un vecchio tomo che odorava di polvere, e vi faceva scorrere lo sguardo con un'urgenza che, minuto dopo minuto, diveniva sempre più palese. Sembrava un cercatore alla ricerca del boccino d'oro, completamente concentrata sul proprio lavoro, il cervello ignorante riguardo ciò che le stesse accadendo attorno. Doveva trovare una soluzione, dare una fine a ciò che stava accadendo all'universo -al continuo ripetersi della medesima giornata-. Non le interessava di stare affrontando un'insopportabile crisi adolescienziale. O, per lo meno, se le importava non lo dava affatto a vedere; non piangeva, né singhiozzava. Non esprimeva neppure una briciola di rancore e, cosa non trascurabile, non aveva rivolto neppure una misera maledizione al pensiero di Draco Lucius Malfoy. Ad un occhio esterno quindi, quei comportamenti non sarebbero sembrati altro che una prova inconfutabile del fatto che la riccia, per il furetto, non provava assolutamente nulla. Eppure, per una persona che aveva trascorso una vita intera al fianco di Hermione, quella era una palese dimostrazione di dolore. Harry -Ron era troppo incredibilmente stupido- lo aveva capito; solo guardandola, così concentrata su qualcosa che non fosse il mondo reale, aveva capito che qualcosa si celava oltre la sua aria da rispettabilissima studiosa. Aveva notato che Hermione, con una disperazione assolutamente sconvolgente, stava cercando di allontanarsi quanto più fosse possibile da ciò che davvero la circondava. Perchè lei non soffriva come le altre; non si chiudeva più in bagno a piangere -come quando aveva undici anni-, né iniziava a sparlare di colui o colei che le aveva mosso contro un torto. Lei, da matura studentessa e salvatrice del Mondo Magico, si chiudeva ermeticamente in sè stessa, preferendo affogare in libri che in altro.
Eppure, Harry Potter non le aveva rivolto domande. Le aveva domandato come stesse, se ci fosse qualcosa che desiderava e, una volta ricevuto un mormorato 'no', se ne era andato, portandosi dietro un Ronald Weasley completamente ignaro della situazione. Herm aveva scosso la testa, domandandosi come sarebbe andata a finire la sua vita se avesse sposato il rosso; persa in una relazione senza un briciolo di passione. Perchè, per quanto dolce ed ingenuo, Ron non era certo l'uomo passionale che era invece Draco. A quel pensiero, avvampò. Nel mentre, al centro del petto, avvertì chiaramente una fitta di estremo dolore. Dolore ed umiliazione. Si morse il labbro inferiore, imponendosi di continuare a leggere. Eppure, quando posò lo sguardo sulle pagine del libro, non vi capì più nulla. Ringhiò a denti stretti, maledicendo se stessa e la propria imbarazzante debolezza. Aveva perso contatto con la sua mente ed era tornata nel mondo reale, dove Malfoy l'aveva umiliata trattandola come un diavolo di giocattolo, mentendole. Lui la considerava di più. Hermione lo sapeva, ma non le bastava. Voleva che fosse il biondo a dirglielo, smettendo di comportarsi da idiota.

Chiuse bruscamente il libro, facendo risuonare per le mura in pietra della stanza un tonfo sordo. Alzò dunque lo sguardo verso la finestrella poco distante. Oltre essa vedeva chiaramente il sole invadere le valli attorno all'istituto. Lo trovò uno spettacolo disgustoso; troppo felice e troppo dannatamente doloroso per il suo umore tanto cupo. Serrò le mani in due pugni stretti e respirò a fondo. Forse c'era ancora modo che la giornata migliorasse. Forse sarebbe accaduto qualcosa di straordinario. Quella possibilità svanì dalla sua mente veloce come era apparsa; era la sesta volta che ripeteva quella giornata, ed era impossibile che potesse accadere qualcosa di bello. Lo sapeva.
A quell'ora, si disse silenziosamente, Harry e Ron stavano probabilmente vagando per il castello insieme alla piccola Ginny -ora non più piccola-, mentre Malfoy -ma perchè pensava ancora  a lui?- doveva avere preferito frequentare gli allenamenti di Quidditch beccandosi un bolide in piena testa, piuttosto che arrischiarsi ad incontrare lei per i corridoi. Sospirò frustrata, alzando il viso e posando lo sguardo contro il soffitto.
"Mi hai detto, qualche giorno fa, che esiste un confine sottilissimo tra odio e passione.*" soffiò Hermione, sempre mantenendo la propria iride bruna e brillante rivolta verso l'alto. Sembrava incredibilmente assorta mentre, seduta a gambre incrociate sul proprio letto, si rivolgeva ad un assente Draco Malfoy. Accennò un mezzo sorriso "Pensavi  che non lo sapessi? Parli di detti babbani e pensi davvero che io non capisca?" il tomo pesante e chiuso restava sopra il suo grembo, le ciglia, nell'abbassarsi, sfioravano le guance morbide di lei "Vi è un confine sottile tra odio ed amore." deglutì a vuoto "Questa è la verità."




















Malfoy, il corpo mollemente sistemato contro una parete ed i piedi elegantemente accavallati l'uno all'altro, attendeva con fare stranamente paziente l'arrivo di una ragazza che, sapeva, sarebbe passata di lì a poco. Ricordava benissimo quando, durante il primo giorno, l'aveva incrociata per caso mentre andava agli allenamenti di Quidditch. Lei, da ciò che gli era stato poi detto dalla Granger, si apprestava invece ad incontrare lo Sfregiato. Il pensiero di quest'ultimo avvinghiato ad una donna per poco non fece vomitare Draco per il disgusto. Doveva avere fegato la Lenticchia per volersi sacrificare in tal modo con un obrobrio del genere!
Quei pensieri poco gentili vennero interrotti da un veloce risuonare di passi. Si muovevano in sua direzione, brevi e continui, e -il ragazzo lo sapeva- accompagnavano la figura snella e vivace di una giovane dai capelli lunghi e rossi, e dal sorriso furbo ed un po' folle. In molti apprezzavano le sue grazie, ma a Draco, Ginny, non aveva mai stuzzicato neppure un piccolissimo pensiero. Sarà perchè era la sorellina del Pezzente, sarà perchè se la faceva apertamente con Potter, ma stava di fatto che neppure con indosso il succintissimo abito dell'ultimo ballo lo aveva eccitato.
La vide passargli davanti senza neppure guardarlo, completamente ignara della presenza del biondo. E Malfoy, ostentando una tranquillità decisamente comica, le artigliò il polso destro poco prima che fosse troppo lontana. Con un sussulto sorpreso, Ginevra arrestò il proprio passo, voltandosi in direzione del Serpeverde che la stava tenendo stretta. Lo osservò silenziosamente qualche istante, la fronte corrugata e gli occhi confusi, poi tirò velocemente indietro il braccio, decisa a non venire più toccata dal furetto.
"Malfoy! Che diavolo vuoi?" gli domandò inviperita, portandosi le mani sui fianchi e facendo oscillare la gonna -mini ovviamente- della divisa. Il Serpeverde non vi fece caso, limitandosi a stringersi nelle spalle con fare falsamente innocente. Un sorriso gli aleggiava in volto. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti e, facendo un passo avanti, prese parola.
"Non illuderti. Non ti ho certo fermata per sprecare il mio preziosissimo tempo con te." le disse, ghignando beffardo. Saggiamente, la Grifondoro decise di non ascoltarlo. Si limitò a lanciare una veloce occhiata al soffitto elegante prima di posare nuovamente lo sguardo sul ragazzo.
"La tua amichetta del cuore si è chiusa in camera, ed io ho bisogno di raggiungerla con una certa urgenza." tagliò corto Malfoy, infastidito dal fatto che la giovane Weasley non sembrasse in vena di giocare. Era così diversa da Hermione, si disse, tutte lo erano.
"Amichetta del cuore?" gli fece eco la rossa, la fronte corrugata ed un sopracciglio sollevato "Parli di Herm?" chiese poi per avere conferma. Il biondo annuì e, immediatamente, sul viso della ragazza apparve un'espressione decisamente stupita. Gli occhi chiari erano sgranati e le labbra leggermente schiuse. Draco sbuffò. Se solo, prima, fosse riuscito ad importunare un ragazzino del primo o secondo anno, la faccenda sarebbe stata già sistemata. Purtroppo, però, qualcuno aveva avvisato i piccoli aspiranti Grifondoro che era meglio stare attenti alle serpi. Ergo, non appena intravedevano Malfoy, i piccoli ragazzini rosso-oro svanivano terrorizzati. Ed ecco anche il motivo per cui, in quel momento, si trovava di fronte alla lenticchia tutto pepe.
"Vuoi dirmi la parola d'ordine del dormitorio o-" "E perchè vuoi vederla?" lo interruppe lei, sorridendo sghemba ed indicandolo curiosa.
"Non sono affari tuoi."
"Oh sì che lo sono." fece piccata Ginny, annuendo e sistemandosi a braccia conserte. Draco si portò una mano alla tempia; ma stava mai ferma quella ragazzina?!
"Vuoi entrare nel mio dormitorio per parlare con la mia migliore amica. Mio, mio e mio. Affari miei, no?"
"Abbiamo litigato." disse infine Malfoy, sospirando infastidito e convinto che, comunque, la rossa non avrebbe ricordato neppure una parola di quello che, di lì in poi, le avrebbe detto "E non interrompere dicendo qualcosa come 'ma litigate sempre' perchè, anche se è vero, non litighiamo mai in questo modo. Ho bisogno di fare pace con lei, così torneremo a fare il nostro grandioso sesso e a stare insieme in questo nodo temporale completamente stravolto, chiaro rossa?"
Una volta concluso quell'imbarazzante monologo, il Serpeverde si ricordò di respirare. Lanciò un'occhiata veloce alla ragazza di fronte a lui e trattenne a stento le risa nel vederla improvvisamente impallidita -più del solito-, con le lentiggini che spiccavano chiaramente al centro del viso cereo. Si portò una mano di fronte alla faccia, preoccupato di potere essere arrossito e deciso come non mai a nasconderlo, ed attese silenziosamente che la Weasley prendesse parola.
"S-Sesso?" domandò infine con un filo di voce Ginny, deglutendo a vuoto e passandosi la lingua sulle labbra secche "Stare insieme?"
Questa volta Draco sorrise davvero "Esattamente, Lenticchia. Sesso e stare insieme; quello che tu fai costantemente con Potter, no?"
"Devo essere svenuta." disse però la ragazza, scuotendo la testa ed osservando con fare incredibilmente interessato il pavimento in pietra fredda "Sì, probabilmente ho sbattuto la testa in qualche modo, ed ora sto sognando."
Draco sospirò infastidito. Ruotò velocemente lo sguardo al soffitto, per poi annuire "Pensala come vuoi, basta che mi dici la parola d'ordine."























Lentamente, si sfilò la felpa della tuta, rimanendo con indosso una canottiera nera. Lanciò un'ennesima occhiata al libro chiuso che teneva in grembo, ma non lo riaprì. Da quando aveva smesso di leggere, le risultava impossibile ogni tentativo di concentrazione. Il suo cuore non smetteva di battere incredibilmente veloce e, poco prima, mentre era occupata nel conversare con un Malfoy invisibile, aveva rischiato pericolosamente di cedere alle lacrime. Si era insultata e maledetta, data della stupida e della debole, ma infine aveva resistito e, come richiamate all'ordine, le palpebre le si erano chiuse e gli occhi avevano smesso di pizzicarle. Ora, però, sentiva quel senso di fastidio allo stomaco per non essersi sfogata, per non avere pianto.  Desiderava gridare e strappare le tende dalle finestre, buttare all'aria tutto ciò che avrebbe avuto la forza di sollevare, eppure non fece nulla. Non si era mai sentita così, e la cosa la destabilizzava non poco. Avvertiva un cocente senso di umiliazione bruciarle le membra e, nel frattanto, un dolore insopportabile nel petto. 
Chiuse lentamente gli occhi e pensò a sua madre che le sorrideva. Le mani, inavvertitamente, le si strinsero attorno al cuscino del letto. Pensò al padre che, mormorando, le narrava favole e fiabe che solo anni dopo avrebbe scoperto essere tutte reali. Ogni volta che era stata in loro compagnia, Hermione non aveva potuto evitare di pensare al loro amore, così incredibilmente palese e costante e, sin dai tredici anni, aveva desiderato averne uno altrettanto forte. Ma allora perchè si era ritrovata stretta tra le braccia di Malfoy? Avrebbe potuto avere altro, qualcuno più dolce, gentile... Eppure, tra tutti, Hermione si era innamorata di Draco Malfoy. Ed ora, mentre soffriva in modo orribile e forse irreparabile, se ne rendeva conto. Si era innamorata del ragazzo che sapeva affrontarla e toccarla. Che, baciandola, sembrava essere sul punto di divorarla. Che sembrava doverla respirare per potere sopravvivere. Che era intelligente e sapeva di esserlo.
Improvvisamente udì dei passi oltre la porta della sua stanza. Corrugò la fronte; teoricamente, visto l'orario, gli studenti sarebbero dovuti essere tutti  a lezione, no? Non riuscì a pensare ad altro che, un istante dopo, vide la maniglia della propria porta abbassarsi lentamente. Hermione si impose di ragionare: probabilmente erano Harry e Ron -di nuovo-, oppure Ginny che le chiedeva come stesse. Convinta delle proprie teorie, tornò ad abbassare lo sguardo sul tomo voluminoso e chiuso che aveva di fronte mentre, alle sue spalle, sentiva la porta aprirsi e poi richiudersi velocemente. I passi che si muovevano in sua direzione erano lenti, forse di Harry, si disse.
"Harry, sto bene, te l'ho già detto. Non devi venire a trovarmi ogni ora solo per-" "Cerchi un modo per fuggire da questo nodo temporale?" la interruppe un sussurro glaciale contro il suo orecchio. Avvertì dei brividi di pura sorpresa percorrerla mentre, in secondo piano, giungeva una certa eccitazione. Perchè con Draco bastava un soffio perchè lei si bagnasse.
Si scostò bruscamente, facendo cadere a terra il libro, e mettendosi in piedi, fuori dal letto. Malfoy, come sempre splendido ed arrogante, restava immobile oltre il materasso, apparentemente calmo, i capelli spettinati e le labbra sottili dritte. Solo in un secondo istante Hermione si rese conto di avere il fiatone. Il petto le si alzava ed abbassava velocemente, mettendole in mostra il seno stretto nella canottiera.
"E perchè? Io lo trovo tanto comodo." tornò a parlare il ragazzo, guardando il libro appena scivolato sul pavimento e, solo dopo qualche secondo, la figura perfetta e snella della Granger. I pantaloni della tuta erano larghi, ma la maglietta era abbastanza stretta da non lasciare spazio all'immaginazione estremamente erotica del giovane di casa Malfoy. Sorrise sghembo, arricciando un angolo della bocca.
"Che vuoi, Malfoy?" domandò con freddezza la ragazza, sentendo già le lacrime premerle oltre le palpebre. Non poteva credere che dopo tutto l'impegno che vi aveva messo, i suoi sforzi per trattenersi fossero sul punto di crollare e dimostrarsi vani.
Il viso del biondo, improvvisamente, si fece teso "Non sei ancora uscita di qui oggi, e sono dovuto andare sin dalla piccola Wesley per potere ottenere la parola d'ordine della sala comune di voi Grifonpolli."
E Perchè sei andato ad estorcere a Ginny una cosa del genere?, avrebbe voluto domandare Hermione. Perchè adesso hai quell'espressione così insicura, maledetto furetto?
Eppure rimase in silenzio, desiderosa di sentire cosa mai il biondo avrebbe inventato quella volta. Probabilmente si trovava lì per insultarla un po', per ricordarle che lei era un'amante mediocre, e che l'intero mondo magico sarebbe stato meglio senza di lei. Sì, era tornato per mentirle di nuovo, si disse, perchè Draco era un codardo e, per qualche motivo, non aveva intenzione di dirle quanto in realtà lui ci tenesse.
Lo vide abbassare lo sguardo sui suoi stessi piedi, teso come una corda di violino, apparentemente ingenuo come solo un bambino sarebbe potuto essere "Non si tratta solo di scopate, Granger." esordì il ragazzo, la voce apparentemente controllata, ma il corpo evidentemente irrigidito "E, sicuramente, non di scopate mediocri. Il nostro è probabilmente il miglior sesso che io abbia mai fatto." prese una pausa, nella quale corrugò la fronte. Continuava a tenere lo sguardo fisso contro il pavimento, e sembrava quasi impegnato nel cercare sopra esso le parole giuste, quelle migliori per domandare scusa "Ed è strano, no? Strano che due persone come noi possano fare del sesso pazzesco. Ed è strano che uno come me possa sentirsi in competizione con uno come Weasley." nel pronunciare il cognome di Ronald, notò senza fiato Hermione, Draco aveva quasi sputato, come disgustato nel sentire quelle lettere, quella successione così ben definita sulle proprie labbra.
"E... Ed è strano sentirsi geloso. Sentire quel fastidio così velenoso e bruciante dentro." mormorò, alzando finalmente lo sguardo sulla ragazza. La vide osservarlo stupita, con gli occhi marroni spalancati, e le belle e sensuali labbra schiuse. I capelli ricci ed indomabili erano racchiusi in un'acconciatura senza un ordine, tenuta insieme da una matita infilata velocemente tra le innumerevoli ciocche ramate. E, nonostante quell'essere trasandata, la trovò bellissima. Sentì un brivido percorrerlo.
"E forse non ti odio, e non potrò mai dirti cosa davvero sta succedendo, ma-" "Mi stai chiedendo scusa, Malfoy?" lo interruppe improvvisamente lei, guardandolo basita. Si era aspettata tutto -persino una maledizione- tranne delle scuse. Era stata convinta che lui non ne avrebbe avuto il coraggio, troppo cocciuto e orgoglioso -come lei, infondo-. Ma, evidentemente, si era sbagliata. Ed aveva forse scorto del sentimento tra quelle parole? Qualcosa che andasse oltre il semplice sopportarsi? Non voleva illudersi, ma era certa che fosse così.
Il biondo, senza parole, annuì, segretamente grato alla ragazza che lo stava togliendo da quella scomoda posizione, che le stava scrollando di dosso il doveroso compito di continuare a parlare. Le sorrise leggermente, sentendosi assolutamente stupido. Eppure le parole di Blaise continuavano a vorticargli in testa, e se davvero il fato aveva concesso loro un'occasione, allora lui avrebbe fatto il possibile per sfruttarla.
"E cercando di invitarti ai Tre Manici di Scopa." disse dunque, guardandola dritto negli occhi. Hermione si morse il labbro inferiore per trattenersi, ma un sorriso affiorò comunque sulla sua bocca, arricciandogliela appena. Si sentiva sorpresa ed immensamente felice. Con quelle poche parole, Draco le aveva alleviato ogni dolore ed assopito ogni vaga forma di rabbia. Si era abbasto a chiederle scusa, e sapeva quanto gli fosse costato. Lo sapeva perchè loro due, infondo, non erano poi tanto diversi, ed avevano quell'orgoglio così incredibilmente forte e pressocchè impossibile da incrinare...
"Devo solo prepararmi e... E arrivo."
Draco annuì, sentendo improvvisamente tutta l'ansia svanire. Prese un respiro particolarmente profondo e si lasciò andare a sedere sul letto. La ragazza lo guardò confusa. Gli si chinò contro e, una volta accostataglisi, prese parola.
"Quale parte del fatto che devo cambiarmi non ti è chiara?"
Malfoy sorrise, nuovamente in sé, calmo e pronto "Evidentemente, il fatto che dovrei andarmene." la osservò qualche istante "Infondo ti ho già vista nuda, e più di una volta, no?"








































*Spero vi ricordiate! Draco lo dice in uno dei primi capitoli.

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Capitolo 13
*** sesto giorno- pomeriggio (pt.2) ***



 

Salve!
Innanzi tutto, quello di oggi è un capitolo corto. Mi dispiace, ma ho in mente uno schema chiaro per la strutturazione dei prossimi, e dovevo assolutamente mettere un punto a questo ^^''

Siamo quasi alla fine della fanfiction, ed il prossimo sarà un capitolo fondamentale -la stesura è quasi finita- :)

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso chappy e... Spero vi ricevere altrettanti pareri! Siete sempre i migliori! Grazie mille :)

(mi interessa sapere cosa pensate del personaggio di Draco malfoy. Come sapete, un gravissimo dramma delle dramioni è la caratterizzazione del serpeverde, che non deve cadere nello sdolcinato, ma che comunque deve provare un diavolo di sentimento. Mi interesserebbe sapere che ne pensate, grazie)



|Redundant.














Probabilmente, si disse Hermione mentre reggeva tra le mani il proprio boccale di burrobirra, si sarebbe potuta vestire meglio. Quello, infondo, era una sorta di primo appuntamento, giusto? Oppure si stava sbagliando? Non voleva salperlo. Stava però di fatto che si sarebbe potuta impegnare di più nella scelta dei vestiti; aveva indossato in fretta un paio di jeans stretti ed una maglia a maniche lunghe con al centro una stampa di New York, risalente ad un viaggio che vi aveva fatto coi genitori almeno due anni prima. Draco non sembrava averci fatto caso, ma stava di fatto che lui, con quella sua camicia scura ed i jeans eleganti, la faceva sembrare incredibilmente scialba. E lei già più di una volta si era trattenuta dal dirgli qualcosa come 'possibile che, comunque tu ti vesta ed ovunque tu vada, devi essere sempre così dannatamente perfetto?', eppure non le sembrava il caso di fargli un complimento dopo tutto ciò che era accaduto. Non che non fosse estasiata per le scuse ricevute -un vero miracolo-, ma ancora non era certa di come si sarebbe dovuta comportare. Quando avevano fatto il loro ingresso nel locale, tutti i presenti li avevano guardati con una certa confusione in viso; infondo l'intero Mondo Magico sapeva chi fossero e, con altrettanta certezza, quali fossero i rapporti tra i due. In quel momento la riccia era riuscita a pensare unicamente che, se solo non vi fosse stato di mezzo l'incantesimo, nei quotidiani del giorno dopo avrebbe certamente trovato un articolo su una presunta relazione tra la Salvatrice del Mondo magico ed il giovane Mangiamorte graziato. Aveva sospirato per il sollievo, e si era diretta al piano bar insieme a Malfoy. Quest'ultimo aveva ordinato due burrobirre e, con una galanteria imbarazzata, le aveva detto che, nel frattanto, lei sarebbe potuta andare a sedersi. Hermione, per una volta, lo aveva ascoltato. Il ragazzo era poi tornato pochi istanti dopo con due boccali ripieni di quel delizioso liquido ambrato. Ed ora erano lì.

Lui non la guardava; i suoi occhi ghiacciati e brillanti restavano fermamente puntati sul boccale. I capelli gli ricadevano in parte sul viso, e le labbra erano costantemente schiuse, come sul punto di volere dire qualcosa, ma mai pronte a dirla davvero. La riccia, silenziosamente, lo contemplava. Seduta di fronte a lui, non poteva vedergli completamente il volto -in parte ostruito dai capelli che, scompostamente, gli scivolavano sulla fronte-, ma intravedeva la linea delle sopracciglia chiare, la punta delle ciglia che, chiudendosi, gli sfioravano le guance aguzze, e la forma delle labbra che, come non mai, desiderava assaggiare. A quel pensiero, scosse la testa. Doveva imporsi un minimo di freddezza dopo tutto ciò che era accaduto, no? Non poteva fargliela certo passare tanto liscia. Eppure non poteva evitare di arricciare almeno un poco le labbra nel vederlo così incredibilmente tranquillo, come mai prima di allora lo aveva davvero visto.
"Penso di non avere mai passato con te del tempo al di fuori dell'orario scolastico." esordì improvvisamente Draco, facendo sussultare di sorpresa Hermione. Il viso ancora basso e distante "Sai, intendo per scelta."
"Non si trattava di tua scelta quando casualmente ti imbattevi in me a Hogsmade e prendevi ad insultarmi?" domandò con un certo sarcasmo la ragazza, portandosi il boccale alle labbra e bevendo un piccolo sorso di burrobirra. Il ragazzo scrollò in modo quasi impercettibile le spalle.
"Tendevo a definirli imprevisti."
"Perchè parli al passato, furetto?" incalzò curiosa la strega. Il giovane non rispose, ma si limitò invece a corrugare la fronte, sorpirare -come fosse stato incredibilmente spossato-, e aprendere un sorso dal proprio bicchiere. Quel bizzarro silenzio si diramò per qualche minuto tra i due, sino a che il Serpeverde non schiuse le labbra.
"Sai, non credevo che saresti venuta." Disse infine Malfoy. Non aveva sollevato lo sguardo, ed aveva parlato con una voce incredibilmente pacata, senza doppi sensi o giochetti sotto.
La ragazza si sistemò sulla sedia, prese un breve sorso di burrobirra, e parlò "E perchè?"
"Perchè sono stato decisamente idiota, e di solito tu non sei gentile con gli idioti, mezzosangue." rispose con franchezza il biondo, passando la punta dell'indice sul bordo liscio e brillante del boccale in vetro. La riccia osservò quel movimento, seguendolo con lo sguardo.
"Essere venuta qui..." disse poi, imponendosi di controllare la voce, Hermione "Non vuol dire che io abbia dimenticato cosa è successo ieri sera." prese una pausa nella quale prese un respiro particolarmente profondo "Ma so quanto, per uno come noi, possa essere difficile domandare scusa. Scendere a patti con il proprio orgoglio." la ragazza sollevò lo sguardo, speranzosa all'idea di poterlo scontrare con quello di lui "Quindi voglio sapere che sta succedendo."
Finalmente, esaudendo ogni suo desiderio, Draco sollevò il viso, permettendo alla giovane di vedere i suoi occhi di pura tempesta. Sembravano più vivi del solito, con una scintilla straordinariamente potente che vi vibrava dentro. Le sorrise leggermente, per poi annuire.
"Ciò che ho detto ieri, erano un mucchio di balle." sentenziò infine il ragazzo, sollevando una mano all'aria e gesticolando appena. La giovane ne seguì i movimenti "Quando hai detto che ero geloso, mi sono sentito oltraggiato." rivelò, ostentando una certa arroganza nella voce "Mi sono sentito oltraggiato perchè tu sei una mezzosangue e, nel dirmi che ero geloso, mi stavi dicendo che io, purosangue di nobile famiglia, potevo provare un sentimento per te. In qualche modo mi è sembrato impossibile, ed ho avvertito qualcosa... Qualcosa impormi di ferirti." rivelò, guardandola severamente "Perciò l'ho fatto."
Hermione deglutì a vuoto, corrugando la fronte. Quando aveva preso la decisione di seguirlo ai Tre Manici di Scopa, non si era certamente aspettata tutta quella freddezza, quella sincerità... Eppure, in qualche modo, apprezzava ciò che stava facendo. Prima, nella sua camera, Draco era stato incredibilmente sbadato, ma pur sempre sincero. E le era piaciuto. Ora stava facendo altrettanto ma, nel farlo, la guardava dritto negli occhi, facendola quasi tremare di confusione e incertezza. E le piaceva ancora di più.
"Non sono il genere di persona che riflette prima di parlare, Granger." tornò a prendere parola il ragazzo, guardandola con franchezza "Ho vissuto una vita difficile, una vita in cui era conveniente tenere sempre il coltello dalla parte del manico... E mi è sembrato strano che, ieri, tu non avessi avuto l'intenzione di offendermi. Ora l'ho capito. Ma ieri sera era tutto confuso e..." si interruppe, deglutendo ogni parola che aveva trattenuto. Forse avrebbe dovuto dirle altro; del matrimonio, di Astoria, dei soldi che erano sul punto di finire... Ma il fato gli aveva dato una possibilità -o almeno di questo si era convinto-, e quindi non vedeva perchè mai avrebbe dovuto dirle più di quanto fosse davvero fondamentale. Non capiva perchè mai avrebbe dovuto aggiungere che, nel momento in cui gli aveva reso nota la sua stessa gelosia, lo aveva fatto tremare di terrore. Perchè la gelosia significava amore, e se lui non avesse amato Astoria, allora la sua vita -e quella della sua famiglia- sarebbe andata in fumo.
"E?" domandò Hermione, non capendo perchè mai il ragazzo avesse lasciato il proprio discorso in sospeso. Malfoy la guardò. Fu un istante, ma ad entrambi parve un secolo, ed i loro occhi si scambiarono così tante parole che quasi non fu più necessario parlare.
"E a me piace il nostro sesso, le nostre litigate, il tuo viso, ed il tuo corpo... E, in qualche strano modo che ancora non capisco, il tuo cervello." Draco sghignazzò, facendo sussultare la riccia "Insomma, non mi è mai piaciuta la mente di una ragazza, ma tu... Tu sei diversa. In senso buono, immagino." 
Hermione era stupita. Non aveva idea di come avrebbe dovuto reagire. Non aveva mai visto Malfoy ridere in quel modo così imbarazzato e sincero, di una felicità reale. Dentro se avvertì qualcosa di molto simile ad un sussulto, come se il suo cuore avesse preso a correre dall'emozione. E tutte quelle parole sembravano una dichiarazione. Una vera, senza prese in giro o frasi sconclusionate su quanto avrebbe voluto prenderla e portarla in un letto. Le stava parlando in modo così attento e, per quanto Draco non fosse un ragazzo dolce, le piacque comunque, con quel suo modo di fare.
"Questa cosa... Che significa?" domandò infine la ragazza, timorosa di avere frainteso, decisa a non volere più soffrire.
"Non so se sarò in grado di spiegarmi oltre, mezzosangue... Non sono bravo in queste cose, ma-" si interruppe, sollevando d'improvviso lo sguardo verso la giovane. Si alzò poi in piedi e, allungandosi sopra il tavolo, le giunse a pochi centimetri dal viso. Le prese il mento tra pollice ed indice e, senza esitare -convinto come mai prima di allora era stato-, la baciò. Le loro labbra si scontrarono dolcemente, senza malizia, ma solo con la semplice intenzione di sentirsi dopo troppo tempo. Draco stentava quasi a crederci, ma dall'ultima volta che si erano baciati era passata solo qualche ora. A lui era sembrata un'eternità. Buttò le proprie mani tra i ricci morbidi di lei e, in risposta, la sentì sussultare sorpresa. Eppure non si negò al bacio. Rispose allo sfiorarsi di labbra, al mordicchiarsi vicendevolmente, ed al sospirare l'uno nella bocca dell'altra. Infine si allontanarono.
Gli occhi di lui, constatò silenziosamente Hermione, erano torbidi di passione. Ma, infondo, vi era anche qualcos'altro.
"So solo che voglio che sia così." mormorò Draco, facendola fremere completamente.  Sentiva i muscoli molli, e gli occhi le si stavano lentamente facendo lucidi. Le sembrava di sognare e, improvvisamente, dimenticò ogni cosa: smise di pensare al nodo temporale, al fatto che avrebbe potuto significare la fine del mondo, ed al fatto che di fronte a lei c'era niente popodimeno che Draco Malfoy. Decise di pensare unicamente all'amore che, forte ed impavido, cresceva in lei. Ma rimase in silenzio.
Si portò una mano al viso e, sentendo le labbra arricciarsi per l'emozione, annuì. Draco la osservava confuso, forse persino teso. La ragazza, sempre mantenendo il silenzio, fece il giro del tavolo e lo afferrò per la mano destra. Lo trascinò poi verso l'uscita del locale. Malfoy, semplicemente, la seguì. Una volta fuori, vennero investiti da una leggera folata di vento che scompigliò i capelli di Hermione. Draco osservò quella distesa di ricci scombinati muoversi e, quasi istintivamente, le sistemò una ciocca. Lei non parlò, rimanendo sbalordita. Gli si accostò poi ad un orecchio e, in un mormorio appena udibile, parlò.
"Che ne dici di tornare al castello?"
Draco ghignò sghembo "Non aspettavo altro."



















Le lenzuola verdi -erano nella stanza di lui- avilluppavano entrambi, nascondendo ad un eventuale occhio estraneo la loro unione. Draco, sopra di lei, completamente affogato nel piacere e nella passione, quasi faticava a sentire la voce acuta della ragazza, i gemiti impossibili da trattenere. Si muoveva dentro la riccia con trasporto, sentendola rispondere ai movimenti dei loro bacini. Faticava a tenere gli occhi aperti, attenti, ma alla sola idea di potere perdere un'espressione di Hermione, tutto gli risultava più semplice. Non voleva perdersi neppure un attimo, neppure una smorfia di appagamento. Lei si mordeva il labbro inferiore, pieno ed invitante, e nel mentre gli graffiava la schiena in modo quasi animalesco. Draco sapeva che stava gemendo o che, comunque, si tratteneva a stento. Eppure era troppo concentrato in quel meraviglioso piacere -nella carne di lei, nel suo corpo assolutamente mozzafiato- per poterla davvero sentire. Voleva farla sentire bene, e voleva che lei sapesse quanto assolutamente ci tenesse. E non gli importava di sentirsi incredibilmente debole o stupido, perchè Hermione era una roccia. E, in qualche modo, era sua.












 

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