Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
sei una stella cadente dall'andatura aliena. Ti
posso fissare sotto la penombra del ciliegio con le orecchie drizzate in cerca
del desiderio profondo. Le tue labbra erano come le emozioni di una bambina di
fronte ad un gelato, le vedevo palpitare attraverso il nulla con intensità e
devozione. Eri il riscatto della mia anima, giunto da una stella lontana in
cerca d'amore. Eri emozione fatta in carne, pelle, ossa, sangue, muscoli.
Mi hai stregato. Non sapevo di essere già arrivato al punto in cui ogni
parola che scrivi mi percuotesse l'anima come venti spina
in una rosa. Scrivevi solo di anime oscure, di segreti inconfutabili, di
pensieri neri, di mari di sangue, di baratri.
Chissà se mi hai sognato Mandy, nel tuo febbrile abbraccio con l'aldilà,
dove hai potuto raggiungere l'assoluzione del peccato con gli occhi in fiamme e
con il cuore infuocato.
Da quando Billy, il nostro vicino, ha deciso di dirci addio con una oscura mano alla tempia, sei cambiata. Ti trovo diversa.
Mi ricordo come trascinasti il povero Billy dormiglione attraverso il
giardino, mentre dello snervante liquido fucsia
fuoriusciva dalle pieghe della sua epidermide. Sul suo viso lacerato dal
dolore, solo una smorfia di gioia.
Ti piacque, te ne innamorai. Lo portai a letto con noi come se fosse il nostro
bambino.
E poi sei diventata irriconoscibile: il dormiente Billy era diventato il tuo
oggetto del desiderio. Non mi hai più guardato, neanche amato.
Io sono tuo marito, Mandy, perchè non lo vuoi capire?
Non merito forse la medesima morbosa passione che provo per te?
Nulla. Non mi rispondi. Sei sdraiata su un fianco, mentre accarezzi la testa
in decomposizione del dormiente Billy.
Gli hai infilato un manico di scopa al posto del fallo e hai iniziato a
giocarci. Io ti guardo con gli occhi trafitti dalla tristezza.
Ho provato a parlarti, a capire la tua lingua, ma ti sei addormentata mezza
nuda, irriconoscibile a te stessa.
Oh Mandy, se solo giacessi al suolo riusciresti a sentirmI?
Se tu notassi che il mio cuore smettesse di battere riusciresti a provare un
poco di amore per me?
Se solo il malsano odore della mia carne in decomposizione ti deliziasse il
palato e le narici, finalmente il tuo cuore riprenderebbe a battere per me?
Sai Mandy, io ho bisogno del tuo cuore, del tuo amore.
Da quando mi hai lasciato solo il diavolo ha inziato a passeggiare nella mia
anima.
Ecco, Mandy, sto facendo tutto per te.
Prendo il coltello.
Anima scintillante di morte e distruzione.
Già le ombre nere stanno danzando attorno a me, cantilenando una nenia di
indescrivibile provenienza. Le campane suonano a morto
e invadono i timpani.
Tu resti sdraiata con il seno nudo, mentre occhieggi sugli occhi di Billy,
conquistati dalla formalina.
Tesoro mio, gli angeli stanno piangendo per me.
E una cascata di rosso porpora inizia a sgorgare.
Mandy, mi stai guardando?
Non riesci a vedere il liquido macchiare le lenzuola e riunirsi per generare
un cuore?
Elisa sentì un fremito, le salì lungo la schiena e non le diede scampo.
Sulla sua pelle sentì caldo e poi freddo e poi più nulla. Sapeva di essere
seguita, lo sapeva benissimo, ma cercava di mantenere il sangue freddo, almeno
in quella situazione. Entrare nel panico non sarebbe servito a niente, avrebbe
solo alimentato un terrore inutile. Aveva paura, ma cercava di dimenticarselo.
Quando mai aveva accettato di andare a quella strana spedizione? Chi lo sa? Era
una specie di prova di coraggio: la ragazza doveva entrare in una vecchia
scuola abbandonata, in cui si era uccisa una ragazza per farsi accettare in uno
dei gruppi più cool del suo liceo. Se Elisa avesse scoperto chi ha inventato la
regola che in un liceo debbano esistere gruppi l'avrebbe ucciso. Entrare in
quella specie di club, però, le avrebbe fruttato molti affari: non era una
ragazza bellissima, piena di brufoli e un poco robusta e perciò entrando nel
gruppo non sarebbe stata più presa in giro per il suo peso, inoltre avrebbe
trovato anche un ragazzo forse. Appena arrivata all'uscio della scuola
abbandonata, in piena notte, già sentì qualcosa di strano, qualcosa che entrava
lentamente in lei uccidendola. Giocava con le sue paure, le scombinava, le
faceva battere il cuore. Erano sensazioni strane quelle che sentiva davanti ad
una porta bloccata da aste di legno inchiodate. Gli altri ragazzi la
circondavano, sembra che ognuno di loro per entrare nel gruppo avesse fatto
quel tipo di prova: hanno attraversato gli interi corridoi della scuola e ne
sono usciti dalla scala antincendio, molto decadente. La scuola appariva un
poco inquietante, oscura, tendente al marrone a causa
della ruggine che spiccava sulle pareti, ma resa ancora più straziante dalla
notte che sembrava entrare in simbiosi con la struttura. C'era qualcosa di
strano, qualcosa era successo là. Infatti, non troppi anni prima qualcosa era
successo davvero: quella scuola così malandata era una delle più prestigiose
della città, almeno fino a quando una ragazza cicciotta vessata dai compagni
non si uccise ingoiando un taglierino. Da quel momento uno dopo l'altro, alcuni
studenti ed insegnanti morirono, come una catena in modi uno più assurdo
dell'altro. Nessuno fu in grado di spiegare gli strani fenomeni che stavano
accadendo, diedero la colpa al preside che venne arrestato ma che si uccise in
prigione e quindi la scuola chiuse.
"Che aspetti?" la vessò un ragazzino magro e alto, dai capelli
castani e dai rayban, nei quali ci si poteva specchiare
"Ora vado" disse Elisa determinante
"Sei coraggiosa!" esclamò Alice incoraggiandola "Io ci ho messo
un po' prima di entrare..."
Entrò. E a questo punto sentì subito qualcosa che la inseguiva che aveva fame
di lei. La predatrice e la vittima. era sicura che fosse una femmina, ne sentiva il
respiro: femmineo e sensuale, ma la contempo inquietante e maligno. Aveva
paura.
I corridoi erano stretti e scuri, illuminati da alcune luci al neon
intermittenti. Accellerò il passo, sperando di finire la prova il più presto
possibile, togliendosi il peso di essere perseguitata da qualcosa di spiritico.
"Elisa" sussurrò la voce dietro di lei "aspetta"
sembrava una voce angelica, di cui ci si poteva fidare. Si fermò. Aveva ancora
paura, ma sapeva che di una voce del genere non ci si poteva turbare.
Si voltò ma non vide nessuno. Delle gocce di sudore caddero dal viso impaurito.
"C'è qualcuno?" chiese spaventata
Sentì qualcosa caderle sul volto, era qualcosa che pungeva, pungeva.
pic, pic, pic.
sangue. gocce di sangue provenivano dal soffitto.
Sperava fosse uno scherzo, sperava fosse solo sciroppo di mirtillo usato in
molti film dell'orrore e invece no, appena alzò lo sguardo vide una miriade di
cadaveri incollati al soffitto: insegnanti, alunni e bidelli. Il sangue cadeva
da una gola tagliata e iniziò come una cascata.
Elisa urlò. Perse il controllo. Si perse. Cominciò a correre disperata per i
corridoi cercando una via d'uscita, quando si accorse di girare in tondo. Non
aveva scampo. Davanti a lei si stava avvicinando una figura femminile: una
ragazza che fluttuava, dal colore della pelle ceruleo e i capelli calati sugli
occhi. Elisa non si mosse, era impietrita. Attraverso i capelli, la ragazza
scorse che la sua nuova conoscenza la stava guardando con occhi fissi e
bisognosi di vendetta. "Cosa vuoi? Cosa vuoi?"
balbettò disperata.
ma la ragazza bianca aprì la bocca e uscì sangue,
tanto sangue, che inondò la povera Elisa, che ormai aveva perso la ragione. Più
il sangue veniva espulso e più il fantasma dimagriva con velocità altissima.
Per ultima cosa, dalla bocca uscì un taglierino colorato di rosso che colpì la
bocca di Elisa e la trafisse. Il sangue schizzò a fiotti, ma
Elisa riuscì a toglierselo in un attimo di panico. Emoglobina schizzò
all'impazzata anche sulle pareti. Elisa urlò, non poteva fare altro che urlare,
aspettando la sua ora. Ma quando...
"Elisa! Elisa!" sentì chiamare da
qualcuno
era Michael, un membro del gruppo di ragazzi che cercava di svegliarla. Si era
addormentata in mezzo ad un parco della loro città, ascoltando alcune canzoni
all'mp3.
"Senti" le disse Alice "Ma per stasera sei
pronta?"
"Cosa?" Elisa sembrò incredula
"La prova di coraggio..." le ricordò Alice,
con un mezzo sorriso.
"Che cosa sta succedendo?" sussurrò Ikuko, sdraiata nel proprio
letto. Tutto appariva elegantemente in ordine, i suoi genitori dormivano
nell'altra stanza e l'orsetto di peluche le teneva compagnia sotto le coperte.
Eppure, si era accorta che qualcosa era diverso: c'erano delle ombre, strane
ombre che eccheggiavano sulle mura candide, rese ancora più candide
dall'oscurità. Degli occhi la fissavano ,non
smettevano di starle addosso: non erano visibili, ma Ikuko se li sentiva sulla
pelle. E se solo ci pensava le venivano i brividi. Sarà forse il fatto che
aveva visto un film dell'orrore di nascosto, contro il volere dei genitori,che la proteggevano da qualsiasi tipologia di violenza.
Sperava fosse per quello, ma non era sicura che quelle presenze fossero solo
invenzioni della sua immaginazione. No, qualcosa c'era. Era qualcosa di
crudele, di cattivo, che la annusava, che aspettava il momento buono per
potersela prendere con sè.
Ikuko cercò di chiudere gli occhi, mentre alcune lacrime di paura le uscirono
dagli occhi. Quel pupazzo con cui giocava abitualmente aveva qualcosa di strano, di inquietante. La fissava con incredulo terrore.
Sembrava lo sguardo di un serial killer. No, non riusciva a dormire. Tutto le
sembrava aggressivo, assurdo...tutto, anche le cose
più dolci e gioiose le sembravano oscure, anche quell'orsetto che teneva tra le
gambe: le sembrava che le stesse leccando il sangue della gamba, affondando i
dentini di orso nella sua carne. Cacciò un urlo spaventato e gettò Teddy fuori
dal letto. Sentiva la sua gamba sinistra cosparsa di un liquido. La toccò, ma
non sentì nulla con il tatto. L'oscurità l'aveva presa. Da semplice timore si
trasformò in angoscia, quell'emozione che Ikuko provò in quei brevi istanti.... La barbie sembrò camminare verso di lei, il cuore le
partì all'impazzata, come una pompa che le potesse frantumare la cassa
toracica. Rabbrividì. Volle urlare, ma poi sbadigliò, e finalmente...riuscì a dormire.