L'Amore è per sempre. di BrokenSmileSmoke (/viewuser.php?uid=190851)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come home. ***
Capitolo 2: *** Nightmare. ***
Capitolo 3: *** Nothing better. ***
Capitolo 4: *** I know that you're a liar. ***
Capitolo 5: *** Problems. ***
Capitolo 6: *** Avviso! ***
Capitolo 7: *** Stand by Me ***
Capitolo 8: *** AVVISO!! ***
Capitolo 1 *** Come home. ***
Capitolo 1
Capitolo 1
Come home.
«La
seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo
zio baciare quella ragazza.
«No, andiamo a
casa.»
«Io devo
vederlo! Non può essere che lui morirà
così, che io non possa dirgli addio! Devo vederlo.»
«Pronto?»
«È
lei la signora Yumi Ishiyama? Sono la proprietaria del monolocale che
è andato a fuoco, abbiamo trovato colui che ha appiccato
l'incendio.»
La ragazza si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e il
respiro affannato, l'ennesimo
incubo.
L'abbaiare di Devil, il quale rimbombava per tutto il corridoio
dell'appartamento, l'aveva svegliata bruscamente, eppure lei era ugualmente felice.
Il cucciolino era cresciuto parecchio, tant'è vero che per
leccare la faccia a Yumi, oramai bastava si alzasse solo sulle zampe
posteriori.
Non era più quel cagnolino tranquillo che avevano preso alla
fiera lei ed Ulrich, era diventato un bestione che terrorizzava i
vicini al solo sapere che era tornato dalla passeggiata.
Sembrava se lo sentisse che quel giorno Ulrich avrebbe fatto finalmente
ritorno a casa.
Erano trascorse quasi tre settimane dall'incidente, nelle quali Yumi
doveva fare i suoi turni al lavoro, passeggiare il cagnolone e andare a
trovare Ulrich.
«Sì, Devil, sono sveglia. Contento?»
chiese sorridente sperando che almeno quella volta il cane potesse
risponderle. «Dovrei iniziare a somministrarti dei
tranquillanti, almeno Ulrich non rischierebbe di dover tornare
all'ospedale per colpa tua.» detto questo strofinò
la mano sulla testa del cane, adagiata sul bordo del letto, mentre con
la grossa coda scodinzolante faceva cadere tutte le poche cose che
c'erano sui mobiletti, fin quando non cadde pure il cellulare.
«Oh, riecco il Devil-Mambo.» sbuffò
rialzandosi dal letto e posando il cellulare sul comodino, per poi
dirigersi in cucina.
Il cagnolone la seguì scodinzolando, non prima di riprendere
il cellulare della ragazza tra i denti e portarselo in giro per la casa
orgogliosamente.
Nel primo pomeriggio Yumi dovette andare in ospedale con Sissi, Ulrich
sarebbe stato dimesso.
Il silenzio regnava sovrano in quella macchina.
«E così.. Tu e William?» chiese incerta
Yumi.
Dal giorno dell'incidente non avevano più parlato di
quell'argomento, ma sapevano che prima o poi sarebbe tornato a galla.
E forse era il momento giusto.
Sissi la fissò per pochi secondi, per poi tornare a guardare
la strada davanti a loro.
«Sono felice per voi, siete.. Una bella coppia.»
«Se è così, anche tu e Ulrich lo
siete.»
«Sissi, quello che è successo tra me e
William..»
«Ora che va tutto sereno e tranquillo, perché non
te lo godi? Non crearti problemi da sola.» disse Sissi
chiudendo il discorso.
Magari li creassi io,
si disse Yumi.
«Ma.. Poi? Per l'incendio del monolocale? Mi hai detto che ti
avevano chiamato.»
«Oh.. Sì.» disse Yumi come se si fosse
risvegliata «Ancora non sono potuta andare a constatare
nulla, troppi impegni.»
Sissi annuì, in segno di comprensione.
«Con William avevamo pensato che per il cenone di Natale tu
ed Ulrich potreste venire a casa mia, poi magari dirò lo
stesso ad Odd e Aelita.»
«Beh, non vedo perché no.»
I minuti che seguirono furono impregnati da un silenzio imbarazzante,
fin quando non arrivarono all'ospedale.
«È la camera n' 206, secondo piano. Lì
ci sarà un medico che vi farà firmare le
dimissioni del paziente.» disse gentilmente un'infermiera.
Yumi ringraziò la donna e, insieme a Sissi, salirono al
secondo piano.
«Lei sarebbe..?» chiese un infermiere.
«La sorella del paziente.» rispose calma Sissi.
«È maggiorenne? Perché altrimenti
dovrebbe esserci un genitore o tutore legale..»
«Ma ti rendi
conto di cosa stavi per fare? Farti investire per quella lì,
ma è troppo? E a me, cosa avrebbero detto? "Il figlio
dell'avvocato Stern si suicida a causa di una ragazza che lo ha
mollato", ma te ne rendi conto? Non sei nemmeno degno di avere questo
cognome!»
«E tu, invece?
Ho rischiato la vita, possibile che non provi nemmeno un briciolo di
compassione?» Ulrich era visibilmente ferito dalle parole del
padre «E poi, perché sei venuto a
trovarmi? Prima mi cacci di casa, mi tagli i liquidi, e addirittura mi
rimproveri perché sono quasi-morto? Ma che padre sei? Ora
capisco perché la mamma se ne è andata di casa,
nemmeno io vorrei passare il resto della mia vita con una persona come
te!»
Il padre era parecchio
incazzato, avendo sentito le parole del figlio. Avrebbe voluto
ammazzarlo lui stesso, nonostante Ulrich avesse appena rischiato di
morire.
"Ma cosa penseranno se
uccido mio figlio?"
Queste erano le uniche
spiegazioni perché non lo fece, non avrebbe mai voluto
rovinarsi la reputazione. Ma non avere più un figlio,
sì, questo lo avrebbe sicuramente voluto.
Yumi era dietro la porta
della stanza, avrebbe voluto intervenire ma non poteva fare niente, se
non peggiorare la situazione.
Arrivarono Sissi e
William, che si tenevano mano nella mano.
«Stanno di
nuovo litigando, non è vero?» chiese Sissi.
Yumi annuì.
«Ah, mai una
volta in cui vadano d'accordo quei due.»
«Sì, sono maggiorenne.»
L'infermiere la guardò sospetto, indeciso se fargli firmare
i fogli della dimissione.
«Firmi qui e il paziente è libero di
andarsene.» le disse alla fine porgendogli un foglio e
indicando un punto.
Sissi, senza farselo ripetere due volte, firmò; nel mentre
Yumi era entrata in camera di Ulrich.
«Ehi, oggi te ne torni a casa.» disse sorridendogli.
«Finalmente.»
Dalla parte opposta della stanza in un lettino c'era un ragazzo,
biondo, occhi azzurri ed una cicatrice sulla guancia.
«Sei fortunato ad avere una ragazza che ti Ama.»
disse quel tipo.
Yumi si girò, guardando il tipo confusa.
«La mia mi ha lasciato appena ha saputo che ero qui,
effettivamente.. Non
era Amore.»
«Mi spiace, amico.» gli disse Ulrich.
«Stern, puoi andartene.» disse l'infermiere
entrando nella stanza e togliendoli le flebo che ancora teneva.
«Non può fare sforzi fino alla prossima settimana,
e le auguro di non
tornare più qui.»
Che ospitalità,
pensò Ulrich.
Yumi prese il borsone con tutte le cose di Ulrich e le stampelle, per
porgergliele.
Il ragazzo sibilò un "Grazie", per poi dirigersi verso la
porta.
Si voltò, per salutare il suo compagno di stanza.
«Ci si rivede.»
«Spero non di nuovo qui!» lo salutò
l'altro.
Erano usciti dall'ospedale ed entrati nella macchina di Sissi, quando a
Yumi squillò il cellulare.
«Sì?»
-È lei Yumi
Ishiyama?-
«Sì, sono io.»
-La stiamo aspettando
alla centrale di polizia di Sceaux, ci raggiunga presto.-
Yumi sbiancò, Ulrich la guardò interrogativo.
«È successo qualcosa?»
Ci fu un segnale acustico, segno che la chiamata era stata chiusa.
«Che succede?» chiese Sissi guardandola nello
specchietto retrovisore dell'auto.
«Non lo so, dov'è la centrale di
polizia?»
«In periferia, perché?»
«Mi ci puoi portare?»
La macchina di Sissi si parcheggiò davanti alla centrale di
polizia, mentre Yumi si chiedeva il motivo della chiamata.
Scese, dirigendosi verso la porta d'entrata.
Appena entrata alcuni uomini rigorosamente in divisa la guardarono
interrogativi, altri invece fecero come se nulla fosse.
Yumi si guardò intorno, prima che una donna, anch'ella in
divisa, le si avvicinò chiedendole «Ha bisogno di
qualcosa, signorina?»
«Mi hanno chiamato per dirmi di essere qui il più
presto possibile, sono Ishiyama.»
«Ah, certo. Subito. Può andare nella stanza
infondo a destra»
Appena entrata nella piccola sala, un commissario la invitò
a sedersi davanti a una scrivania, informandola che a poco avrebbero
portato il "ragazzo di cui aspettiamo prove concrete all'incendio
avvenuto al monolocale".
La ragazza attese pochi minuti nei quali il commissario, un uomo alto,
bruno e un po' sovrappeso, le fece delle domande per farla stare un po'
a suo agio.
Finiti quei minuti di puro silenzio, entrò un ragazzo.
Aveva occhi azzurri e dei capelli neri, era alto e un po' muscoloso.
Yumi sbiancò alla vista del tipo.
Lo conosceva fin troppo bene, e non poteva di certo dire che non se lo
sarebbe mai aspettato da parte sua.
«Signorina Ishiyama, lui è Joseph Blanker. Il
responsabile dell'incendio nell'appartamento, o almeno è
quello che crediamo.» disse il commissario, un uomo alto,
bruno e un po' sovrappeso.
«Scusi se mi intrometto» iniziò a
parlare il ragazzo «ma se questo è solo una
supposizione non vedo il motivo per cui io debba stare qui.»
Yumi non parlò. Sapeva già dove Joe sarebbe
andato a parare.
Si sentì bussare alla porta.
«Avanti.» invitò a entrare il
commissario.
Una donna, la stessa che Yumi incontrò all'entrata della
centrale, varcò la soglia della porta.
«Signore» iniziò a parlare «le
prove di Blanker sono al completo, ma l'udienza nella sala del giudice
è stata appena rimandata al mese prossimo.»
Finito di parlare, la donna uscì.
Yumi spalancò gli occhi.
Sapere che Joe sarebbe stato a piede libero per un mese non era una
buona cosa e, visto che aveva già saputo dove si trovava il
monolocale in cui lei alloggiava, non aveva dubbi sul fatto che
probabilmente era già al corrente del luogo del suo
trasferimento.
«Signor Blanker, fino al giorno dell'udienza lei
sarà in libertà vigilata. Signorina Ishiyama, lei
può andare.»
La mora uscì dalla stanza, nel mentre Joseph le sorrideva.
Ma non era di certo un
sorriso rassicurante.
Uscita dalla centrale trovò ancora la macchina di Sissi
lì davanti.
«Mi avete aspettata?» domandò
meravigliata.
Sissi sospirò «Ulrich voleva aspettare che tu
saresti uscita.»
«Beh.. Andiamo?» chiese Yumi.
«Sì, dove?» chiese Sissi di rimando.
Non avevano ancora parlato di dove Ulrich si sarebbe sistemato.
«Stavo pensando che potevi stare da me, l'appartamento
è abbastanza grande.» ragionò Yumi.
Certo, la sua abitazione era un po' lontana dall'accademia, ma Ulrich
per la settimana seguente non avrebbe dovuto far sforzi ne tanto meno
andare all'università.
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Capitolo 2 *** Nightmare. ***
2 - AEPS
Capitolo 2
Nightmare.
«Puoi
lasciarci qui.» disse il ragazzo alla sorella.
«Cosa? Ma tu..» lo fermò
Sissi, per poi sospirare «Ulrich, non puoi fare sforzi. Vi
lascio davanti casa.»
«Un po' d'aria fresca non mi farà di
certo male, vero Yumi?» domandò Ulrich.
«Ulrich, penso sia meglio arrivare davanti
casa.» rispose la ragazza cercando di non farsi convincere
dallo sguardo del fidanzato.
«Dai ragazze, sono stato rinchiuso non so per
quanto tempo per in quella stanza d'ospedale, senza poter uscire. Voi
sareste diventate pazze!»
Sissi sospirò.
«Dove vi lascio?»
«Va bene al parco qui vicino.» rispose
Ulrich.
Passarono un altro po' di minuti, e la Mercedes di Sissi
accostò vicino all'entrata di un parco.
Yumi aprì lo sportello ed uscì dalla
macchina.
Si guardò intorno.
Un tonfo al
cuore.
L'immagine di lei che correva fuori dal Rainbow Coffee,
seguita da William ed Olivya, continuava a proiettarsi nella sua mente.
Il rumore delle stampelle di Ulrich la riportò
alla realtà.
«Chiamatemi in caso di bisogno»
esclamò Sissi, ottenendo il Sì annuito da parte
di Yumi, per poi riaccendere la macchina e partire.
Ulrich e Yumi entrarono nel parco, andando a sedersi su una
panchina lì vicino.
Tra i due c'era un silenzio imbarazzante.
Tutta colpa
mia, si disse Yumi,
non dovevo baciare William, non dovevo chiamare Ulrich e dubitare del
mio Amore per lui, continuava a ripetersi.
«Allora... Come sono stati questi mesi senza di
me?» domandò il ragazzo, cercando di togliere
l'imbarazzo.
Yumi sorrise.
«Saranno passate si e no tre settimane, nulla di
più.»
«Dentro quella stanza sembrava molto di
più.» disse il ragazzo cingendole il collo con un
braccio, e dandole un bacio sulla guancia.
«Yumi?» chiese in lontananza una voce
femminile.
La ragazza si girò verso la fonte di quella voce,
notando una chioma rosa.
«Aelita!»
La tipa le si avvicinò.
«Fortuna che eri tu, pensavo di fare una
figuraccia!» disse, poi notò il ragazzo accanto a
Yumi «Ulrich! Come va?»
«Per fortuna tutto bene..»
«Aelita!»
si sentì chiamare da lontano.
«Odd, un attimo che arrivo!» rispose la
ragazza con i capelli rosa.
Yumi guardò stupita Ulrich, il quale
rimandò lo sguardo.
«Oh, ciao Ulrich!» si
avvicinò un ragazzo biondo ai tre «Non sapevo che
ti avrebbero dimesso proprio oggi!»
«Certo certo, amico. O forse ti eri dimenticato di
me?» chiede il moro dando delle pacche sulla spalla ad Odd.
«Aelita!» esclamò Yumi
ottenendo l'attenzione dell'amica «Vieni a farti quattro
passi con me, devi raccontarmi delle cose!» disse poi
prendendola sottobraccio.
Le due si allontanarono, mentre Ulrich ed Odd continuarono a
parlare tra di loro.
«Veniamo dritte al punto: cosa c'è tra
te ed Odd?» chiese maliziosa la mora.
Aelita arrossì, ma infondo immaginava che l'amica
l'aveva allontanata per chiederle questo.
«Beh, niente, sai.. Amici.»
balbettò.
«Certo, certo» rispose sorridendo Yumi
«Amici amici, o amici.. Amici?»
disse accentuando l'ultima parola.
«Beh, sai, dopo l'incidente ci siamo un po'
avvicinati, e..»
Mentre continuavano a parlare si avvicinò un
ragazzo.
«Come sta la mia bimba?» chiese il
ragazzo facendo un sorriso beffardo.
Yumi deglutì, mentre Aelita non
impiegò molto a rispondergli.
«Joe..
Cosa ci fai tu qui?»
«Oh, Yumi non te lo ha detto?»
«Detto cosa?» Aelita guardò
Yumi, sospetta, la quale prese fiato.
«Non dovevi essere alla centrale di
polizia?»
«Hanno rimandato la questione.» sorrise
Joseph.
La mora aveva paura di quel sorriso, non le aveva mai detto
nulla di buono.
«Ci rivedremo
presto, bimba.» aveva detto.
Poi nulla, due uomini lo
avevano preso e portato in cella.
Deglutì «Cosa sei venuto a fare qui a
Sceaux?»
«Bimba mia, mi mancavi.»
cercò di avvolgerle le spalle con un braccio, ma la tipa si
scansò.
Lui la guardò, sorridendo amaramente
«Oh, non dirmi che ce l'hai ancora con me.»
Yumi voleva scappare, ma sapeva che in fin dei conti avrebbe
solo peggiorato la situazione.
«Beh, tu che ne dici?»
Joe stava per ribattere se non fosse per l'arrivo di Ulrich
ed Odd, e quindi se ne andò.
Aelita decise che era il momento giusto per chiederglielo.
«Cos'è successo che io non
so?»
Ulrich guardò Yumi interrogativo, nemmeno lui
sapeva nulla.
La ragazza inspirò profondamente «Avete
presente.. L'incendio al mio monolocale?»
I due annuirono, Aelita era un po' intimorita da quello che
avrebbe detto Yumi.
«Quando sono andata alla centrale..»
sospirò.
Ulrich la guardava, già immaginando che la
ragazza sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro.
«Il tizio che appiccato l'incendio.. Beh, era
Joe.»
Il moro rimase sorpreso, la rosa non tanto.
«Io.. Io non so più cosa fare! Mi ha
reso la vita un inferno, sono continuamente terrorizzata da quello che
potrebbe fare da un momento all'altro, a me, a voi, a mia madre.. Io
non posso continuare la mia vita così, perché
è dovuto succedere proprio a me?»
«Noi.. Dobbiamo andare.» disse Aelita
guardando Odd.
La verità è che non voleva dirle cose
che probabilmente non sarebbero mai successe, non voleva illuderla.
L'abbracciò per poi dirigersi verso casa.
Yumi guardò Ulrich, alla ricerca di un briciolo
di speranza nei suoi occhi.
«Si sta facendo buio, andiamo a casa.»
disse cingendole le spalle con un braccio.
Una volta arrivati vicino la porta d'ingresso dell'abitazione, Yumi
iniziò a tremare al solo pensiero che Joe avrebbe potuto
farle ancora qualcosa.
«Ho
paura, se Joe dovesse sapere dove abito, dove abitiamo..»
Ulrich le sorrise.
«Io ti proteggerò.»
«Non potrai proteggermi sempre.»
«No no no!»
Yumi lo guardò negli occhi.
«Ti fidi di me?»
Annuì.
«Bene, allora sai che ti proteggerò, sempre.»
«Ma..» stava per ribattere Yumi.
«Ho fame e ho freddo, perché non
entriamo in casa?»
«Ah, certo..» rispose la mora aprendo la
borsa ed estraendo le chiavi.
«Ma.. Il piccolo Devil?» chiese Ulrich.
«Non è che sia poi tanto piccolo
adesso..»
Detto questo la ragazza mise la chiave nella serratura,
girandola e aprendo la porta.
Un enorme cane grigio uscì fuori
dall'appartamento, abbaiando e facendo festa ai due.
Ulrich rimase piacevolmente sorpreso, sia dalla grandezza
del cane che dalla vivacità.
«Ehi, cucciolone» disse al cane
accarezzandogli la testa.
«Devil, dai basta.»
rimproverò Yumi, ma il cane invece di smetterla
saltò addosso anche a lei, leccandole la faccia.
«Tranquillo Ulrich, ormai è di rito che
faccia così.» disse sorridendo la ragazza.
Detto questo si diresse in cucina, intenta a preparare la
cena.
Ulrich, con affianco Devil che continuava a saltellare, fece
un giro della casa.
Infondo dopo il trasloco di Yumi il ragazzo non era andato a
trovarla nella sua nuova abitazione.
«Allora, cosa sta cucinando la mia piccola cuoca?»
chiese Ulrich avvicinandosi da dietro alla ragazza e dandole un bacio
sulla guancia.
«Oh, nulla di che.. Potresti prendere la scatola
con la lasagna? È lì dentro» chiese
Yumi indicando con l'indice un mobiletto appeso al muro.
Ulrich impiegò alcuni secondi ad aprire il
mobiletto e prendere una scatola con sopra scritto "Lasagna",
porgendogliela alla ragazza.
«Grazie» rispose quest'ultima dandogli
un bacio «Sissi mi aveva chiesto se per il cenone di Natale
andavamo da lei, ci saranno anche Aelita ed Odd, così gli ho
detto che per noi
va bene, ma se tu non te la senti posso anche..» la voce di
Yumi fu interrotta dal ragazzo.
«No, tranquilla, è perfetto. Saremo di
nuovo tutti insieme, è fantastico.» disse lui
prendendole il viso tra le mani e baciandola.
L'abbaiare di Devil gli interruppe, il cagnolone era
piombato in cucina stringendo felice in bocca ciò che
restava di un cuscino del divano, con una nevicata di piume a fargli da
sfondo.
«Oh Devil, di nuovo no!»
Ulrich rise nel vedere il cane che starnutiva, sommerso di
piume, o almeno da ciò che restava del cuscino.
«Sai, non lo ricordavo così.. Insomma,
ricordo che era un cucciolo piuttosto tranquillo.»
«Già, peccato che sia diventato
così insopportabile!» esclamò Yumi
poggiando sul tavolo una teglia d'acciaio e mettendo un primo strato
della pasta.
«Ma non devi andare al bar a lavorare?»
«Sì, ma sono riuscita a farmi spostare
il giorno libero.»
Il piccolo raggio di sole che entrava dalle
finestre bastò a far svegliare la ragazza, la quale si
stropicciò gli occhi e si alzò dal letto, attenta
a non far svegliare Ulrich, il quale dormiva tranquillo accanto a lei.
Devil era già nel salotto intento a masticare il
divano, ma alzò la testa di scatto quando vide Yumi
avvicinarsi a lui.
«Oh no, Devil, che stai facendo?» disse
sussurrando la ragazza.
Il cane fece un guaito e adagiò la testa sul
pavimento, come se si sentisse in colpa.
«Dai, vai a farti una passeggiata fuori»
Yumi aprì la porta dell'appartamento e fece cenno
al cane di uscire.
Una volta che Devil era fuori richiuse la porta, solitamente
il cane graffiava la porta quando voleva rientrare; poi si diresse
verso la cucina.
«Buongiorno Ulrich» disse
dolcemente Yumi, poggiando accanto al ragazzo un vassoio contenente la
colazione, dei pancakes appena fatti, dei croissant al cioccolato, una
spremuta d'arancia ed una tazzina di caffè.
Ma il ragazzo non dava alcun cenno di svegliarsi.
«Ulrich, tesoro...» provò a
scuoterlo Yumi, ma lui aveva la pelle fredda come il ghiaccio.
Riprovò a scuoterlo nuovamente, con
più forza, tanto da far rovesciare il caffè e la
spremuta d'arancia sul letto, macchiando le lenzuola.
Dall'esterno si sentì un forte frastuono, e a
susseguirsi un guaito di cane fece eco nell'aria.
La ragazza si affacciò velocemente dalla
finestra, trovando il corpo di un cane travolto dalla macchina.
«Devil!» urlò Yumi.
***
Innanzitutto,
mi spiace per aver fatto passare così tanto tempo tra il
primo ed il secondo capitolo, ma spero di riuscire a pubblicare il
terzo almeno entro maggio/giugno.
Poi spero di non aver cambiato caratterialmente i
personaggi in questi due capitoli (insomma, è da quasi due
anni che ho pubblicato "L'Amore è una lotta", credo sia
difficile ricordare per filo e per segno ogni singolo dettaglio dei
personaggi). Oltre questo credo che sia anche importante far evolvere
il carattere dei personaggi.
Insomma, Yumi non dovrebbe restare segnata a vita per gli avvenimenti
del passato; così come Ulrich non dovrebbe continuare a fare
il donnaiolo di turno.
Beeeeh, alla prossima.
L'angolo
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Capitolo 3 *** Nothing better. ***
Capitolo BASE L'amore è per sempre
Capitolo
3
Nothing Better.
Un tuono fece
svegliare la ragazza
che, istintivamente, guardò alla sua destra in cerca di
Ulrich,
per assicurarsi che fosse vivo e vegeto. L'incubo che aveva fatto non
le era per niente piaciuto.
Con sua sorpresa il ragazzo non era accanto a lei, ma poggiato sul
bordo alla fine del materasso c'era una testa con due occhi neri che la
fissavano.
«Devil.. Ulrich dov'è?»
domandò al cane, il quale alzò la testa e
guaì.
Pochi secondi dopo la porta della camera da letto si aprì ed
entrò Ulrich con un vassoio nelle mani.
Yumi lo guardò incredula.
«Ulrich, non puoi fare sforzi..»
Ma il ragazzo non le diede ascolto.
«Per me non è stato uno sforzo» le disse
poggiando
il vassoio sul letto «è un piacere portare la
colazione a
letto alla donna della mia vita.» per poi dare un bacio alla
ragazza.
Yumi era ancora scombussolata, non era abituata a ricevere tutte quelle
attenzioni.
Poi, con calma, iniziò a mangiare.
«Tu hai già fatto colazione?»
domandò al ragazzo, il quale scosse la testa.
La mora sorrise.
«Uomo della mia vita, ti va di fare colazione
insieme?»
Yumi rifletté sulle parole che aveva appena detto, era
successo
tutto così in fretta.
Si conoscevano sì e no da tre mesi, in cui ne erano successe
di
tutti i colori, eppure quella mattina sembrava che si conoscessero da
una vita. Come se fossero due perfetti fidanzati che stavano insieme da
anni.
«Ma certo.»
«Hai mangiato pochissimo.» affermò
Ulrich, notando
che la ragazza aveva mangiato solo mezzo croissant e bevuto un misero
caffè, fatto male per giunta.
La ragazza fece un sorriso timido «Mangio sempre
così.» poi le tornò in mente che era
giovedì
mattina, e doveva andare all'accademia.
«Ma che ore sono?» domandò seriamente.
Ulrich afferrò il cellulare della ragazza da sopra il
comodino.
«Sono le 8 e mezza» disse tranquillo.
La ragazza si alzò in fretta e furia dal letto, mentre il
moro la guardava ridendo.
«Cosa c'è da ridere? Sto facendo tardi, e in caso
te lo
fossi dimenticato devo andare all'accademia.» rispose agitata
Yumi.
«Ma tesoro, piove a dirotto, ed in più ti avevano
chiamata
al cellulare, e per non svegliarti ho risposto io, per avvertirti che
oggi non si sarebbero tenute le lezioni a causa del
temporale»
rispose il ragazzo facendo spallucce.
Si sentì un altro tuono, e la mora si domandò
come avesse
fatto a non accorgersi della pioggia che batteva incessantemente alla
finestra.
«Beh, allora non ci sono problemi, tranne che..»
«.. Che?»
Yumi lo guardò preoccupata «Ulrich, sai meglio di
me che
non sono ammesse le relazioni fra studenti dell'accademia, e
se..»
«Andrà tutto bene.» la
rassicurò il ragazzo «Pomeriggio devi andare al
lavoro?»
La mora annuì.
«Allora ti accompagneremo io e Devil.»
«Non sapevo di avere un fidanzato bodyguard»
rispose sorridendo Yumi poggiando il vassoio sul comodino.
«Solo perché sono temporaneamente invalido non
vuol dire
che io non possa fare tutto quello che fanno tutti gli altri ragazzi,
compreso stalkerare la propria fidanzata.»
«Di solito è il contrario» disse Yumi
per poi baciare il ragazzo.
Come promesso da Ulrich, il ragazzo l'accompagnò assieme a
Devil
fino all'entrata del Rainbow Coffee, per poi salutarla con un bacio e
con un "Ci vediamo stasera", cercando di tenere a bada il cagnolone che
nel frattempo annusava e scodinzolava a tutti i clienti che stavano per
entrare nel locale.
Yumi andò dietro al bancone, salutando gli altri dipendenti
e per prendere il blocchetto delle ordinazioni.
«Ehi Yumi» la chiamò un collega.
«Sì, Nate?»
«Puoi iniziare da quel tavolo lì» le
disse
indicandole un tavolo al quale c'era un misterioso ragazzo, con la
testa coperta da un cappuccio.
Era questo il bello del Rainbow Coffee. Era sempre pieno, e la maggior
parte della gente era stramba.
La ragazza si avvicinò al tavolino.
«Benvenuto al Rainbow Coffee, vuole ordinare?»
Il ragazzo alzò la testa, togliendosi il cappuccio della
felpa e guardandola negli occhi.
Occhi azzurri, capelli neri.
La mora ebbe come un sussulto al cuore.
«Gradirei un Mojito, se non le spiace.» disse
normalmente il ragazzo.
Yumi glielo preparò in fretta e glielo servì,
tanto per farlo andar via il più presto possibile.
«È ottimo.» disse il tipo degustando il
drink
«Devo ammettere che in questo bar è tutto
perfetto»
si guardava intorno, ammirando «specie le dipendenti..»
disse guardandola e sorridendole.
«Joe, basta.» disse secca Yumi.
«È così che trattate i clienti? Che
delusione..»
Il proprietario del bar si avvicinò ai due.
«Ci sono problemi?»
«Beh, non sapevo che ai clienti si da direttamente del
"Tu".»
Il capo guardò male la ragazza, sibilandole un "Come finisci
il
turno ti voglio nel mio ufficio, sei licenziata" e andandosene.
«Come finisci di lavorare ti aspetto fuori, ok?»
disse Joe con una faccia da ragazzo innocente.
Alla ragazza stava salendo il panico, ma per sua fortuna le
vibrò il cellulare.
Era nel turno, e non poteva usare il cellulare, se non in casi urgenti.
È un caso
urgente, si disse.
«Sbaglio o non si possono usare i cellulari durante il
turno?»
Yumi, prendendo il cellulare dalla divisa di lavoro, guardò
male
Joe per poi allontanarsi e chiamare un collega al posto suo.
«Ulrich, dimmi.» disse rispondendo al telefono.
«Tesoro, a che ora torni stasera?»
«Intorno alle 23, o più tardi.»
«Ti aspetto.»
«Ulrich, c'è una cosa che dovrei
dirti..», silenzio.
Troppo tardi, ormai il moro aveva già chiuso la chiamata.
Sentì dei passi dietro di lei, si girò di scatto.
«Ci sono dei problemi, bimba?»
Era Joe.
Erano in una stanza, e non c'era nessuno a parte loro due.
«Tranquilla,
voglio solo stare un po' da solo con te.» le disse cercando
di convincerla ad andare con lui.
Era di nuovo lui, di nuovo in una stanza, di nuovo soli.
L'incubo ricominciava.
«Yumi!»
Joe si girò verso la parte di dove era provenuta la voce, e
la ragazza fece un sospiro di sollievo.
Uscì di lì, dirigendosi nuovamente al posto di
lavoro,
per poi riprendere il blocchetto con una penna ed andare ai tavoli per
prendere le ordinazioni.
A fine serata tutti i camerieri, compresa lei, erano stanchi.
Era stata una serata faticosa, e la seguente lo sarebbe stata ancora di
più.
Yumi continuava a destreggiarsi fra i tavoli, seguendo le ordinazioni e
ripulendo poi quando i clienti andavano via, cercando di non farsi
intimidire dallo sguardo incessante che Joe teneva su di lei.
Diede velocemente un'occhiata all'orologio appeso sopra la caffetteria,
mancavano solo pochi minuti alla mezzanotte.
Si sentì ancora osservata, e quando si voltò si
ritrovò Joe a pochi centimetri da lei.
«Fra poco finisci, non è vero?» le disse
in un tono caldo e calmo.
«Yumi, puoi venire un attimo nel mio ufficio? Vorrei
parlarti.»
La ragazza ignorò del tutto Joe, annuendo al proprietario
del locale e andando preoccupata nel suo ufficio.
«Voglio essere chiaro con lei, signorina Ishiyama»
la mora
annuì «Sono molto soddisfatto di lei e di come si
occupa
del suo lavoro, nonostante lei sia qui da pochi mesi»
«La ringrazio, è molto gentile.»
ringraziò Yumi.
«Ho anche saputo che con questo stipendio lei deve mantenersi
l'università, la Kadic Academy.. Ho sentito parlare bene di
questa scuola. Non mi dilungo troppo. Ho deciso di aumentarti lo
stipendio»
La ragazza rimase senza parole.
La sua situazione economica non era messa bene, e quel piccolo aumento
poteva farle davvero la differenza.
«Beh, io non.. Non so come ringraziarla»
balbettò Yumi.
«Di nulla, ci vediamo domani.» la salutò
il direttore, alzandosi e accompagnandola fuori dall'ufficio.
Al bancone del bar c'era ancora Joe e la ragazza ricontrollò
l'orologio. Erano passati cinque minuti dalla mezzanotte.
Nel bar erano rimasti solo Joe e pochi clienti, ma di Ulrich non c'era
traccia.
La ragazza cercò di non farsi prendere dal panico.
Ulrich, dove sei?,
continuava a domandarsi.
Decise di mettersi il cappotto uscire nonostante sapeva che Joe
l'avrebbe seguita, ma non poteva restare nel Rainbow Coffee a vita.
Appena uscita vide che Ulrich stava percorrendo il prato curato del
locale e non poté non tirare un sospiro di sollievo.
«Scusa se ho fatto un po' tardi, ma sai, Devil mi ha
intrattenuto.» le disse il ragazzo abbracciandola.
«Andiamo a casa?» domandò la mora.
Attraversarono la strada che avrebbe dovuti riportare
nell'appartamento, dove c'era Devil ad aspettarli.
Nel frattempo, c'era Joe ad osservargli dalla soglia del Rainbow Coffee.
Il tempo di girare la chiave nella serratura, e da fuori l'appartamento
si sentiva già il cane abbaiare.
Non appena attraversato il piccolo corridoio le narici di Yumi furono
invase da un odore di cibo.
Inspirò.
«Ti ho preparato la cena» disse il ragazzo capendo
che la
mora aveva sentito l'odore «ecco perché ho fatto
un po'
tardi, la scusa di Devil non era vera.» ammise.
Yumi per tutta risposta lo attirò a se', baciandolo.
«Dai, siediti a tavola sennò si
raffredda»
«Sai, il proprietario del Rainbow Coffee mi ha dato un
aumento.» disse Yumi mentre sparecchiavano.
«Ma.. È fantastico. Stavo pensando di trovarmi
anche io un
lavoro part-time, dato che mio padre mi ha tolto tutto. A proposito,
domattina dopo la visita, dobbiamo passare da Sissi. Devo riprendermi
la macchina»
La ragazza sorrise a quel "Dobbiamo".
Sì, forse erano ufficialmente una coppia, e forse da quel
momento sarebbe andato tutto bene.
«Ti Amo, Yumi.» le disse il ragazzo baciandola.
Sì. Sarebbe andato tutto bene.
Lui la rendeva felice, e lei non avrebbe potuto chiedere di meglio.
***
Visto che questo
capitolo ha un buon fine ci terrei a precisare una cosa: NULLA DURA PER
SEMPRE!
Quindi sì, ci saranno altri problemi che Yumi ed Ulrich
dovranno affrontare.
La loro relazione sembra essere buona, ma fra non molto il nostro
Ulrich dovrà tornare all'accademia.
Se sto lasciando poco spazio a Yumi ed Ulrich in questa storia,
è perché voglio dar più spazio agli
altri
personaggi che nella prima hanno avuto minore importanza (Aelita, Odd,
Sissi,..) ma non lascio nulla al caso.
Al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
Broken Smile Smoke.
Ps: fra non molto pubblicherò "L'Amore È Una
Lotta" su
Wattpad, ma per ora mi limito a lasciare il link del profilo.
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Capitolo 4 *** I know that you're a liar. ***
Capitolo 4
I know that you're a liar.
«Mamma... Ciao» disse titubante Yumi salutando la donna che era venuta a farle visita nell'appartamento «Prego, entra» continuò per poi spostarsi di lato e farla passare, poi richiudendo la porta.
Erano all'incirca le dieci del mattino, e lei ed Ulrich si erano svegliati meno di mezz'ora prima.
Il ragazzo era uscito per portare fuori il cane, mentre lei avrebbe riordinato l'appartamento.
Difatti quando era suonato il campanello, oltre a chiuedersi chi fosse, era corsa in camera da letto a togliersi il pigiama.
Era felice che Adelaide, sua madre, fosse andata a trovarla, ma non si aspettava che fosse arrivata a Sceaux senza un minimo di preavviso.
«Come hai fatto a sapere che vivevo qui?»
«Ho chiesto alla padrona dell'appartamento precedente, mi ha detto che nell'appartamento di prima era scoppiato un incendio, mi sono spaventata, pensavo ti fosse successo qualcosa.. Poi ti ho chiamato ma ha risposto la segreteria.» raccontò preoccupata la donna.
«Oh, giusto.. Il cellulare» concluse Yumi, ricordandosi improvvisamente del fatto che era dalla sera precedente che aveva il cellulare spento.
Che stupida, e se Ulrich mi avesse chiamata?
Cercò il cellulare fra i cuscini del divano, per poi ritrovarlo. Era pieno di morsi sui lati.
«Vieni in cucina, preparo il caffé»
«Tranquilla tesoro, non ce n'è bisogno, sono passata da un bar vicino e ti ho preso qualcosa per la colazione. So che le domeniche non ti svegli prima delle dieci.» disse Adelaide poggiando sul tavolo una borsa di carta e prendendo un contenitore con tre bicchierini di caffè e tre cornetti dal suo interno.
«Perché.. Tre?» domandò la ragazza.
«Beh, il tuo ragazzo, quello che vive con te»
Yumi restò immobile, perplessa. Non gli aveva mai parlato di Ulrich o comunque del fatto che convivesse con qualcuno.
La donna sospirò.
«Ho parlato con Aelita l'altro giorno» le disse sorridendo.
Yumi osservò.
Nonostante gli anni, i pochi capelli bianchi che facevano da contrasto con quelli corvini e le poche rughe sul volto a causa di tutte le difficoltà che aveva avuto e superato sembrava comunque giovane.
Aveva quasi cinquant'anni, eppure non ne dimostrava più di quaranta.
Molte volte Yumi si domandava come suo padre avesse fatto a lasciarla.
Era una donna dolce, forte e giovane.
Ma certo, era a causa sua.
«Come va al Kadic? E il lavoro al pub?»
«Con l'accademia bene, fra non molto dovrò iniziare a dare gli esami per poter passare al quinto anno, per quanto riguarda il lavoro.. Pochi giorni fa ho ricevuto un piccolo aumento. Non è nulla di che, ma mi aiuta.»
«E dimmi.. Il tuo nuovo ragazzo, lavora anche lui?» domandò curiosa Adelaide.
Era meravigliata e contenta del fatto che fosse migliorata in quei mesi a Sceaux.
«No mamma, lui no. A causa mia ha avuto un incidente e proprio in questi ultimi giorni ha tolto le stampelle» rispose la ragazza sentendosi in colpa dopo aver rivissuto quello spiacevole ricordo «E.. Ho rivisto Joseph.» sussurrò l'ultima frase.
Il sorriso della madre svanì.
«Come? Quel bastardo è qui?» la ragazza annuì «Io.. Ma come sono i giudici in Svizzera? Avrebbe potuto violentarti, e qui nessuno fa niente!»
«Hanno spostato la sentenza qui in Francia ed ora l'hanno rimandata.»
In quel momento si sentì girare la serratura della porta dall'esterno, poi si sentirono solo la coda di Devil che sbatteva da una parte all'altra del corridoio e il suo zampettare sul pavimento appena lavato. Poi la porta si chiuse.
Il cane prese la rincorsa e si lanciò sul divano ad annusare Adelaide, scodinzolando.
Yumi scattò in piedi andando da Ulrich, il quale teneva un pallone in mano.
«E quello?» domandò la ragazza.
«Devil gliel'ha preso ad un bambino» rispose Ulrich entrando nel soggiorno e vedendo Adelaide che accarezzava il cane.
«Ulrich, lei è Adelaide, mia madre. Mamma, lui è Ulrich.»
Il ragazzo strinse la mano alla donna.
«Sono contenta che voi due stiate insieme, non puoi immaginare quanto io sia fiera del fatto che mia figlia ti abbia conosciuto.»
Il ragazzo le sorrise, per poi sedersi sul divano accanto a Yumi.
«Per quanto rimarrai qui?» domandò la ragazza.
«Stasera alle dieci ho il treno»
«Avresti potuto restare per la notte!» esclamò Yumi.
«Certo tesoro, solo che domani è lunedì ed io devo andare al lavoro la mattina.»
La mora annuì un po' triste.
Non vedeva sua madre da tre mesi, all'incirca da quando era iniziata l'accademia, e quelle poche ore in quella giornata non le sarebbero bastate.
«Beh, se vuoi stasera tu ed Ulrich potete venire al Rainbow Coffee, inaugureranno la nuova ala del locale, hanno aggiunto il ristorante, e stasera ci saranno aperitivi per tutti.»
«Certo, non vedo perché no.» rispose sorridendo la donna.
«Ulrich, potresti allontanare Devil dalla cucina? Credo che abbia intenzione di mangiarsi il ripieno della pasta al forno!»
Yumi si destreggiava dentro la piccola cucina, spostando di tanto in tanto la pentola dalla bocca del cane.
Ulrich entrò in cucina per poi rincorrere Devil attorno al tavolo.
«Ti ho preso finalmente!» esclamò dopo aver afferrato il cane dal collare «lo rinchiudo in bagno» continuò portandolo fuori dalla cucina.
«Signora, io..» iniziò Ulrich, ma la donna lo interruppe.
«Chiamami pure Adelaide, e dammi del tu» disse sorridendo.
«Non voglio sembrare affrettato, ma.. Io ho intenzione serie con Yumi.»
Alla donna le si illuminarono gli occhi.
«So che è da poco tempo che la conosco, ma sento che è quella giusta. Non ho mai provato qualcosa di così forte per nessun'altra ragazza. Yumi.. Mi riempie le giornate. Io la Amo.»
«Sono molto felice che tu e mia figlia vi siate trovati, ma credo che la tua decisione sia piuttosto avventata» Adelaide sospirò «Yumi è una ragazza fragile, e non so se te ne abbia mai parlato, ma mesi fa era successo che..»
«Joseph, sì, lo so.» la interruppe Ulrich.
«Ecco, vedi? Lascia passare del tempo, aspetta che Joe sparisca completamente dalla sua vita. Lei è felice con te, ma non ne è ancora completamente convinta.»
Il ragazzo restò completamente spiazzato dalle parole di Adelaide.
Com'era possibile che Yumi avesse ancora dubbi nello stare con lui?
«Certamente» sospirò, per poi lasciare la sala ed uscire dal pub.
Afferrò un pacchetto di Marlboro dalla giacca e ne prese una sigaretta, dopo vari tentativi e con le mani che tremavano riuscì ad accenderla, poi fece un tiro.
Nella mente continuavano a ripetersi le parole di Adelaide.
Lei è felice con te, ma non ne è ancora completamente convinta.
Cosa voleva dire? Yumi non era pienamente convinta di Amarlo?
«Dannazione!» esclamò dando un calcio al bidone dei rifiuti che aveva davanti.
«L'hai visto?» domandò una vocina stridula a pochi metri da lui.
«Ma quant'è figo!» esclamò un'altra.
Ulrich si voltò per sapere da chi provenissero le voci, erano due ragazze sedute ad un tavolino fuori dal locale.
«Ehi ragazzo, qualcosa non va?» domandò la ragazza con la carnagione scura mostrandogli una bottiglia di vodka, ma venne interrotta dall'amica con i capelli rossi.
«E' Ulrich Stern, del quarto anno, uno di quelli che entrano sempre nei dormitori delle ragazze!»
Il moro le guardò disgustato, allontanandosi e attraversando la strada.
Fino a pochi mesi prima non avrebbe sprecato l'occasione di avvicinarsi a quelle due oche e provarci con loro, ma ora aveva Yumi.
Ma le cose sarebbero probabilmente cambiate.
Prese il cellulare e compose un numero.
«Samantha, sto arrivando da te. Prepara gli spinelli e l'alcol» terminò velocemente la chiamata continuando a camminare verso l'appartamento, prendendo la sua auto.
Adelaide era accanto al buffet.
Dopo la chiacchierata che aveva avuto con Ulrich il ragazzo si era allontanato e Yumi si occupava di rimpiazzare gli aperitivi mancanti, in fin dei conti lei era lì a lavorare.
Nonostante gli spintoni e la confusione che normalmente ci sarebbero stati ad un buffet gratuito lì era tutto stranamente calmo.
Ad eccezione della musica.
Il nastro di inaugurazione che divideva la nuova ala del pub dal resto era stato tagliato del proprietario poco più di mezz'ora prima, seguito da un brindisi e dall'inizio del buffet.
La madre di Yumi era immersa nei suoi pensieri mentre osservava la ragazza lavorare, fin quando non le cadde addosso un analcolico.
«Mi scusi signora, mi è scivolato dalle mani, mi spiace» disse un uomo prendendo dei tovagliolini e porgendoglieli, fin quando non la guardò in faccia «Adelaide? Sei proprio tu? Saranno passati anni da quando non ci vediamo, che ci fai a Sceaux?» domandò.
La donna lo guardò negli occhi, poi le mancò l'aria e cadde a terra, svenuta.
Ulrich non era ancora tornato e Yumi era dovuta andare nella cucina.
Un gruppo di persone le si avvicinò, poi qualcuno la sollevò da terra portandola su un divanetto vicino l'entrata.
«Ora è fuori pericolo, può entrare.» le disse un medico prima di aprire la porta della stanza.
Yumi entrò cautamente e osservò con le lacrime agli occhi la madre stesa sul lettino e collegata ad un macchinario che le controllava i battiti cardiaci.
«Cos'è successo?»
«Non sappiamo quale sia stata la causa, ma avuto uno sbalzo di pressione. Avete chiamato il pronto soccorso in tempo, era a rischio d'infarto.» spiegò l'uomo.
La ragazza deglutì. Possibile che la felicità durasse così poco per lei?
Aveva fatto conoscere Ulrich ed Adelaide, e per la prima volta aveva le persone che più amava insieme a lei.
Ulrich!
Estrasse il cellulare dalla tasca e cercò il suo nome nella rubrica, per poi selezionarlo e chiamare.
Uno squillo, due squilli.. ne susseguirono altri tre.
Yumi iniziò a preoccuparsi, e quando ormai stava per chiudere il ragazzo rispose.
Dall'altro capo del telefono provenivano risate femminili e canzoni di Bob Marley.
«Ulrich, dove sei?» domandò la ragazza.
«Ho avuto un.. un.. un contrattempo.» rispose Ulrich soffermandosi a lungo sulle parole.
«Sei ubriaco?»
«Non lo so, mamma. Lo sono?»
La frase del ragazzo continuava a rimbombare nella testa di Yumi.
Era evidente che era ubriaco, ma perché?
Perché l'aveva fatto? Per divertimento? Per colpa sua? Aveva fatto qualcosa di sbagliato?
Tutte queste domande le facevano male, molto male.
E lei non aveva fatto nulla per meritarselo, no.
Era in ospedale con Adelaide e lui non l'aveva degnata di un messaggio o una chiamata per sapere che fine avesse fatto.
Forse qualcuno del Rainbow Coffee glielo avrà detto, si rispose mentalmente.
Sì, ma allora perché era ubriaco e non era lì con lei?
«Dove sei adesso?» domandò.
«Sono.. Sam, dov'è che siamo?» chiese Ulrich a qualcuno che probabilmente era insieme a lui.
Yumi si aspettava fosse un altro ragazzo, magari uno dei suoi amici del Kadic.
«A casa mia, non ricordi?»
No, era una ragazza.
«Ecco, sono a casa di Sam. Avevi bisogno di qualcosa?»
Yumi ebbe le lacrime agli occhi.
Quella risposta proprio non se la aspettava.
Ma davvero credeva che solo perché conviveva con lei il ragazzo sarebbe cambiato?
Certo, erano successe molte cose da quando si conoscevano, e il ragazzo non aveva fatto che ripeterle di Amarla.
Ma in fin dei conti era facile capire cosa piacesse a lui.
Sopravvivere ad una relazione stabile era faticoso, certo, eppure lei aveva creduto che potesse funzionare.
Come se stando con lei Ulrich non avrebbe guardato o pensato ad altre ragazze.
Oh, Yumi, si disse mentalmente, ci credevi davvero?
Chissà cosa aveva fatto con quella Sam.
Ma di una cosa era sicura: lei e Ulrich avrebbero finito in quel modo quella loro piccola storia d'Amore.
«No, Ulrich, mi serve solo che domani tu vada nel mio appartamento a prenderti tutte le tue cose.» disse freddamente prima di chiudere la chiamata.
Poche ore prima
«Allora Ulrich, come va la vita all'accademia?» aveva domandato Sam sedendosi sul vecchio e sgualcito divano di pelle che teneva nel salotto, se così si poteva definire.
C'erano mozziconi di sigarette e bottiglie d'alcol vuote un po' ovunque, anche sul parquet rovinato dal passare degli anni.
Tutta la casa era combinata malamente, ed Ulrich si domandò per l'ennesima volta come facesse la sua amica a vivere lì.
«Al Kadic tutto bene, ho conosciuto una ragazza.»
«Ah, immagino una delle tante che ti corrono dietro.» sorrise Samantha portandosi una bottiglia di Whisky alla bocca.
«No, questa è diversa... Era lei a correre via da me.»
Sam lo guardò confusa.
«Non sapevo che le cose fossero cambiate, chiamalo karma» sospirò «Invece qui hai ancora Brinja che ti corre dietro, se ti vuoi fare una sana scopata con lei sappi che torna fra meno di mezz'ora.»
Ulrich scosse la testa sorridendo.
«Sei sempre la solita.»
La ragazza era sempre più stupita dal comportamento del ragazzo.
«Vuoi davvero dire che la vita che facevamo una volta non ti interessa più? Ma ti ricordi quanto ci divertivamo?» disse cercando di far cambiare idea ad Ulrich.
Per tutta risposta il ragazzo aveva preso una bottiglia di vodka dal tavolino davanti al divano e se la bevve tutta d'un sorso, rischiando di soffocare non appena si staccò dalla bottiglia.
Anche se non aveva bevuto molto dato che in quella bottiglia ne era rimasto meno di un bicchiere e mezzo per pochi secondi gli girò la testa.
«Eccome se ricordo, io, tu, Odd, William, che gruppo che eravamo..»
«A proposito di Odd» interruppe Sam «come se la passa?»
Il moro sorrise.
Odd aveva avuto una cotta per Sam sin dalle medie, e avevano iniziato a frequentarsi quando il ragazzo andò all'accademia, mentre lei aveva interrotto gli studi.
Non poteva permettersi nulla, tantomeno la retta del Kadic, ma quel poco che guadagnava da barista lo spendeva in fumo e alcol.
Per non parlare del periodo di droga da cui era uscita poco più di cinque mesi prima.
«Funo a sei mesi fa era messo male. Sai, la faccenda della gravidanza» a quella parola Sam s'incupì «e tutto il resto.»
«Io non.. Non volevo immettervi nel mondo della droga. Era un brutto periodo per me, lo sai. E il fatto di aver perso il bambino è stata la botta finale. Amavo Odd.» terminò osservando il Whisky che si agitava nella bottiglia, continuando a bere.
«Ma vuoi sapere che ti dico? Non pensiamoci più, andiamo avanti» propose prendendo uno spinello da tavolino ed accendendolo, iniziando a fumare.
Circa due ore dopo in quella stanza non si capiva più nulla.
Il fumo e l'odore dell'alcol inondavano la stanza, mentre Ulrich e Sam continuavano a ricordare alcuni avvenimenti che gli avevano più segnato.
Brinja era lì con loro, e nessuno dei due si era accorto di quando lei fosse tornata a casa, tantomeno chi avesse messo la musica di Bob Marley come sottofondo.
Solo una cosa era certa: anche lei era ubriaca.
Ulrich non si era permesso a cercare Yumi. Non sapeva che ore fossero, e lei poteva essere ancora al Rainbow Coffee.
Inoltre voleva riflettere sulle parole dette da Adelaide.
Poi insieme a Sam erano arrivati al secondo o terzo spinello, ormai aveva perso il conto, e ad ogni tiro corrispondeva un bicchierino di Jack Daniel's.
Quindi l'idea di chiamare Yumi era letteralmente andata a farsi fottere.
Stava scherzando con Sam e Brinja, la quale era seduta sulle sue gambe, quando il cellulare squillò.
«Ma chi cazzo è?» domandò Brinja prima che il moro prendesse il cellulare.
«Pronto?» rispose Ulrich in un modo che solo un ubriaco poteva fare.
«Sei ubriaco?» chiese la voce al telefono, che lui non riconobbe.
Avrebbe potuto leggere sul display il nome, ma non ci riusciva.
Ormai vedeva doppio, o triplo del tutto.
Disse la prima cosa che gli passò per la mente, poi fece qualche domanda a Sam.
La voce al telefono aveva detto qualcos'altro prima che Ulrich sentisse solo il tu.. tu.. tu..
***
Le cose si stanno mettendo male, lo so. Ma è la cosa che mi riesce meglio.
Ulrich e Yumi chiariranno oppure succederà qualcos'altro?
Spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile, ma sto avendo problemi con il computer.
Se trovate qualche errore nel testo ve ne sarei grata se me lo segnalereste. Così potrò correggerlo.
Un abbraccio,
Broken Smile Smoke.
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Capitolo 5 *** Problems. ***
Capitolo
5
Problems.
Erano
all'incirca le sette del mattino, solo a quell'ora Ulrich era tornato
da casa di Samantha.
Avevano bevuto molto, e lui lo capiva a causa del mal di testa che lo
attanagliava.
Si sentiva una merda a non aver detto nulla a Yumi, e sperava solo che
la ragazza non ce l'avesse con lui.
«Yumi, sei in casa?» domandò Ulrich
richiudendo la porta alle sue spalle.
Silenzio.
Si sentì un fruscio provenire dal bagno, poi vide uscirne il
cane con la coda avvolta dalla carta igienica.
Il ragazzo si avvicinò al cane lasciandogli una carezza
sulla sua testa.
«Ma che hai combinato?»
Il cane abbassò la testa, facendo quel suo solito sguardo da
cucciolo indifeso ma colpevole.
Ulrich entrò nella camera da letto, ma la ragazza non c'era.
Non c'era nemmeno la divisa del Rainbow Coffee.
Dove sei, Yumi? si domandò.
Era strano che la ragazza non fosse in casa a quell'ora, contando anche
il fatto che alle otto sarebbero dovuti essere entrambi all'accademia.
Entrò nel bagno e, dopo aver ripulito il disastro fatto da
Devil, andò a farsi una doccia.
I ricordi della sera precedente gli riaffioravano nella mente.
Adelaide era partita?
La doccia che avrebbe dovuto aiutare a farlo tornare lucido si
dimostrò un inferno, facendolo stare ancora peggio di quanto
già fosse.
Aveva lasciato la sua ragazza da sola senza un vero motivo.
Ciò che Adelaide aveva detto non era sicuramente per
cattiveria, o perché lui non le piaceva.
Che stupido che sono!
Uscito dalla doccia andò ad indossare la divisa, poi un
pensiero lo tormentò.
E se fosse successo qualcosa e Joe ne fosse responsabile?
Cercò immediatamente il cellulare, senza trovarlo.
Merda, l'aveva perso.
Poi ne sentì la suoneria, seguita dall'abbaio di Devil.
Corse in cucina e afferrò il cellulare, prima che ci
pensasse il cane a farlo.
1 nuovo messaggio
Da: Yumi
Buongiorno Ulrich, spero che la sbronza di ieri sera ti sia
passata.
Voglio che al mio ritorno nell'appartamento non ci sia più
nulla di tuo. Spero che nella casa di Sam ci sia posto anche per te e
Devil, sai, io lavoro e non posso occuparmi di lui e dei danni che
combina.
Avrei voluto tanto buttare io tutta la tua roba fuori da casa mia, ma
sono in ospedale. Immagino sia stata una bella sensazione passare la
notte a ubriacarti (e non voglio nemmeno immaginare cos'altro tu abbia
fatto!) dimenticandoti del fatto che avevi una fidanzata. E' stato un
piacere e ti ringrazio per tutti i bei momenti passati con te.
Credo sia molto meglio che tu esca dalla mia vita.
Addio, Yumi.
Forse Ulrich l'aveva davvero fatta grossa.
Non ricordava nulla della sera precedente, apparte che..
No, non posso averlo fatto veramente, si
maledì.
Stavolta la colpa era solamente sua, non poteva scaricarla su nessun
altro.
Ne William, ne Odd.. Aveva davvero fatto una cazzata.
E per lo più rischiava di perdere Yumi, in caso non fosse
già successo.
Istintivamente compose il numero della ragazza, poi ricordò
che lei non voleva più vederlo, era stata chiara.
Finì di prepararsi e andò verso il Kadic.
Varcata la soglia del cancello vide Odd e William poggiati con la
schiena al muro dell'entrata.
«Amico, hai una brutta cera, dove hai lasciato la tua
ragazza?» domandò il biondo dandogli una pacca
sulla spalla.
«Siamo in una situazione complicata, avete per caso visto mia
sorella?» chiese Ulrich di rimando.
«Era con Jamie e Lylia l'ultima volta che l'ho
vista.» rispose William.
Il moro si allontanò dai due amici, diretto verso Sissi.
Veniva salutato da ogni ragazza a cui passasse accanto, negli anni e
nei mesi precedenti ci aveva provato più o meno con tutte.
Arrivato dalla sorella venne salutato da Jamie e Lylia, che lo
guardavano entusiaste, mentre Sissi roteò gli occhi,
irritata dal comportamento delle amiche.
«Possiamo parlare?» domandò rivolgendosi
alla sorella.
Jamie e Lylia lanciarono un'occhiata divertita alla ragazza.
«Non ci avevi detto che tra te ed Ulrich Stern ci fosse
qualcosa!» esclamò Lylia.
Sissi si allontanò dalle ragazze senza nemmeno rispondere a
Lylia, seguita da Ulrich.
«Che è successo?» domandò.
«Io e Yumi stiamo passando un periodo.. complicato.
E non ho dove stare.»
«Avete litigato?»
«Non proprio, ho fatto alcune cose che non dovevo
fare.»
La campanella suonò.
«Ne parliamo nell'intervallo.» concluse la bionda
entrando nell'istituto.
Ulrich fece lo stesso, e non fu sorpreso quando, entrando in classe,
non trovò Yumi.
Le prime ore passarono normalmente, e all'intervallo il ragazzo si
recò da Sissi.
«Aelita non c'è?» domandò non
appena vide la sorella, la quale scosse la testa.
«Mi ha solamente detto che è in ospedale con la
madre di Yumi.»
Ulrich si preoccupò.
«Sai dell'altro?»
«No, ma.. Che hai combinato?» domandò
Sissi.
«Credo di aver perso Yumi per sempre, ieri sera.. Sono stato
da Sam.»
La ragazza sgranò gli occhi.
«Aspetta, Sam.. Quella Sam?
L'ex di Odd?»
Ulrich annuì.
«Ma perché l'hai fatto?»
«Non lo so, ero incazzato. Avevo parlato con la madre di Yumi
e mi aveva fatto dubitare di molte cose. Sono stato da Sam,
sì, ma non ho fatto niente, almeno credo. Abbiamo solo
bevuto e fumato tutta la notte. Di come ricordo. Poi stamattina sono
tornato a casa e Yumi non c'era, era già in ospedale. Mi ha
mandato un messaggio dicendomi che avrei dovuto andarmene via, non so
cosa fare..» raccontò disperato.
Era la prima volta che si innamorava così tanto di una
ragazza, e non riusciva ad accettare il fatto che la stava perdendo.
Yumi era sulla sedia ed osservava dolcemente la madre, che stava
riposando tranquillamente sul lettino, e si chiese il motivo di quel
maledetto sbalzo di pressione.
Adelaide non soffriva di nessuna patologia, che lei sapesse.
Il tossire della donna la risvegliò dai suoi pensieri.
«Mamma, come stai?» domandò poggiando il
cellulare sul comodino.
Ulrich non aveva risposto al suo messaggio, ma le andava bene
così.
«Oh, tesoro.. Non dovresti essere a scuola?»
«No, voglio assicurarmi che tu stia bene. Ho saputo che hanno
rimandato la partenza del treno, quindi non hai ancora perso il
biglietto.»
«A che ora è?»
«A mezzogiorno, se i medici affermano che stai bene ti
potranno anche dimettere.»
Un lieve bussare alla porta catturò l'attenzione delle due.
«Avanti» invitò Yumi.
«Ciao Adelaide, come va? Yumi, sono arrivata appena ho
potuto.» disse Aelita.
«Ciao Eli, da quanto tempo!» esclamò Adelaide
abbracciandola.
«Ma Ulrich? Come mai non è qui?»
domandò la ragazza dai capelli rosa.
Yumi abbassò lo sguardo.
«No, abbiamo... Litigato.»
La madre si sentì in colpa, in fin dei conti era a causa sua
se Ulrich si era allontanato la sera precedente. Ma lei lo faceva solo
per il bene della figlia.
«E' per colpa mia.» sentenziò.
«No!» esclamò Yumi «Mamma,
è Ulrich. E' un ragazzo, e si sa che i ragazzi a volte sono
stupidi.» rispose, non cosciente del fatto che sua madre ed
il suo fidanzato avevano parlato.
«Yumi, cara, credo non sia qui a causa di quello che ho detto
io.» sussurrò triste Adelaide.
La ragazza la guardò confusa, mentre Aelita si sentiva di
troppo in quella conversazione.
«Tranquilla mamma.. Non ti preoccupare.»
«Figlia mia, Ulrich ha intenzioni serie con te, ma ieri
sera.. Gli ho detto che per te sarebbe stato troppo presto, sei giovane
e.. ne hai passate tante.» raccontò la madre con
le lacrime agli occhi.
Yumi la guardò sbigottita, poi scosse la testa.
«Non importa, credo. Ha passato la notte a ubriacarsi in
compagnia di altre ragazze. Dubito che lo avrebbe fatto se davvero
aveva intenzioni serie con me.»
In quello stesso momento entrò un medico a controllare la
situazione di Adelaide, così la loro discussione
finì lì.
«Signora Ishiyama, è tutto regolare. Se se la
sente può firmare i documenti per la dimissione e
potrà tornare a casa. Alla reception hanno controllato,
constatando che lei non è di Sceaux, vero?»
domandò l'uomo «In ogni caso, abbiamo inviato
tutti gli accertamenti al suo medico, il dottor.. Della
Robbia?»
«Sì, è lui.»
confermò la donna.
«Se gentilmente le ragazze possono uscire, così le
posso fare un'ultima visita.»
Yumi guardò la madre, la quale le sorrise.
Poi uscì fuori con Aelita.
Il tempo di essere fuori dalla stanza alla rosa squillò il
cellulare.
«Pronto? Oh, ciao Sissi. Sì, è con
me» Aelita guardò Yumi «Vuole parlare
con te.» disse porgendogli il cellulare.
La mora lo agguantò scettica.
«Sì?» rispose titubante.
«Yumi, ho bisogno di parlarti. Riguarda Ulrich.»
disse seria Sissi.
«Ma certo, gli è successo qualcosa?»
domandò preoccupata la mora.
«Credo che tu abbia frainteso l'accaduto di ieri.»
Yumi rimase interdetta. Aveva frainteso tutto?
Ulrich era ubriaco, e su questo non c'era dubbio. Non le aveva detto
nulla, e perlopiù non l'aveva nemmeno cercata, era stata lei
a farlo.
«Sissi, non c'è bisogno che cerchi di risolvere o
alleviare i drammi di Ulrich, è piuttosto ovvio quello che
ha fatto ieri.» rispose freddamente.
«Voglio solo che voi risolviate tutto, è
disperato. Ciò che ha fatto ieri sera.. Era
confuso, tutto qua.»
«Anche io sono molto confusa riguardo ieri sera, ma
ciò che è fatto è fatto. Non posso far
finta di niente.»
«Appena puoi vieni a casa mia, voglio che tu sappia delle
cose.» concluse Sissi.
La mora sospirò.
«Va bene, fra un paio d'ore sarò
là.» disse chiudendo la chiamata e tornando il
cellulare ad Aelita.
«Cos'è successo ieri sera?»
domandò la rosa.
Yumi le raccontò l'accaduto, mentre Aelita la ascoltava
incredula.
«Che hai intenzione di fare?»
«Non lo so.» rispose sconsolata la mora
«Più tardi vado da Sissi, magari riesce a farmi
capire per quale motivo Ulrich fosse in quelle condizioni ieri sera.
Fra un po' di giorni ho l'udienza di Joe, e devo stare al passo con
l'accademia, e il Rainbow Coffee, e.. Non ce la posso fare.»
disse prendendosi la testa fra le mani.
«Ciao mamma, ci vediamo presto!» salutò
dando un bacio sulla guancia alla donna.
«Ciao Yumi, ciao Eli.» salutò di
rimandò Adelaide salendo sul treno.
Yumi la salutò mentre si allontanava, fino a quando il treno
non lasciò definitivamente la stazione.
«Vuoi venire a casa mia per pranzo? Ho della pizza da
scongelare.» domandò gentilmente Aelita guardando
il cellulare.
Era mezzogiorno.
Avevano atteso con Adelaide alla stazione l'arrivo del treno.
La donna si era ripresa e dimostrava di stare anche meglio di prima.
Ma c'era qualcosa che la turbava, e Yumi l'aveva notato.
«Vorrei tanto, ma c'è Devil che mi aspetta. E' da
ieri che è da solo in casa, a meno che Ulrich non se lo sia
portato via.»
«Non credo, Odd mi ha detto che Ulrich era al Kadic
stamattina» disse la rosa togliendo ogni dubbio a Yumi, la
quale sorrise.
«Deduco che ormai voi due passate molto tempo
insieme»
Aelita sorrise.
«Sì.»
Si salutarono con due baci sulla guancia, poi presero direzioni diverse.
Yumi andò verso l'appartamento, ed era insicura nell'aprire
o meno la porta.
Cosa avrebbe trovato? Tutte le cose di Ulrich accanto alla porta, o si
era già portato tutto?
In cuor suo sperava che Ulrich non avesse ancora fatto nulla. Che al
suo ritorno tutto sarebbe rimasto come prima.
Girò la chiave nella serratura, e dall'interno non
provenne alcun rumore.
Era impossibile che Devil fosse diventato così silenzioso.
Aprì lentamente la porta.
Era tutto normale. Nessuna valigia giaceva sul pavimento.
Richiuse la porta e provò a chiamare Devil.
Dopo pochi secondi vide il cane raggiungerla con la testa abbassata,
segno che aveva fatto qualcosa che non andava bene.
Si appoggiò con le ginocchia al pavimento, mettendosi alla
stessa altezza del cagnolone.
«Cos'hai combinato?» sospirò rassegnata,
e gli accarezzò la testa.
Si alzò e si diresse nel soggiorno, seguita da Devil.
In effetti mancava qualcosa sul tavolo da pranzo.
«Dov'è il cestino della frutta?»
Il cane si affacciò alla finestra.
Yumi guardò sotto e, oltre alla frutta a terra e il cestino
di plastica rotto, vide che mancava l'auto di Ulrich.
«Ulrich è tornato a casa, vero?»
Il cane le abbaiò.
Nel primo pomeriggio Yumi si diresse da Sissi, decisa ad ascoltare i
motivi del comportamento di Ulrich.
Bussò alla porta e, dopo qualche secondo, arrivò
la bionda ad aprirla.
«Prego, entra pure.»
Il moro era appena arrivato nell'appartamento, aveva già
deciso cosa fare.
Sarebbe entrato, avrebbe messo tutte le sue cose in una valigia per poi
andarsene via, sia da quell'abitazione che dalla vita di Yumi.
Durante le ore di lezione si era ripetuto più volte di
essere uno stupido, e lo era per davvero.
Entrò nell'appartamento, e Devil gli corse incontro.
Nel corridoio sentì profumo di vaniglia, capendo che Yumi
era già uscita di casa.
Quello era il suo profumo preferito.
Salutò il cane con una carezza, per poi dirigersi nella
camera da letto e togliere dall'armadio tutto ciò che gli
apparteneva, buttandolo nella valigia.
Il cane lo osservava guaendo, poi uscì dalla stanza.
Ulrich, finito di fare i bagagli, prese il guinzaglio e
chiamò Devil, ma il cane non andò da lui.
Si armò di pazienza e andò a cercarlo ovunque,
persino dentro la doccia, ma non c'era nessuna traccia del cagnolone.
«Va bene, Devil, resta pure qui.» disse sperando di
farsi sentire dal cane, poi andò in camera a prendere la
valigia e andarsene.
Rimase meravigliato quando vide il cagnolone coricato sulla valigia e
con il muso adagiato sulle zampe, mentre guaiva incessantemente.
«Dai, alzati» ordinò il moro prendendo
il cane del collare.
Ma la bestiola non si mosse, e pesava troppo per essere preso in
braccio e allontanato dalla valigia.
Ulrich le provò tutte.
Provò a distrarlo con un giocattolo, fece finta di portarlo
a passeggio, cercò di farlo alzare riempiendogli la ciotola
del cibo.
Eppure Devil continuava a stare immobile e guaire.
«Non vuoi andartene, vero?» domandò il
moro al cane «Ma dobbiamo. Ho fatto delle cose che non dovevo
fare, e le mie scuse non basteranno a farmi perdonare. Come vorrei non
aver dubitato di tutto..» continuò.
Poi l'abbaiare improvviso di Devil ed il fatto che il cane continuava a
guardare qualcosa dietro di lui lo fece voltare.
«Yumi» esclamò sorpreso quando vide la
figura appoggiata allo stipite della porta.
La ragazza lo guardò impassibile, ma Ulrich notò
ugualmente i suoi occhi lucidi.
«Ho parlato con Sissi.» si limitò a dire
con voce tremante, e le lacrime iniziavano a scendere.
Per l'ennesima volta Ulrich si sentì una merda.
Aveva la donna che Amava davanti a lui, ed era riuscito a farla
piangere.
Le lacrime gli pungevano gli occhi, stava piangendo anche lui.
Era una situazione assurda.
Yumi piangeva per ciò che lui aveva fatto, ed Ulrich per
ciò che aveva fatto lui stesso e per l'aver fatto piangere
la ragazza.
«Me ne stavo andando, ma Devil non voleva alzarsi dalla
valigia.» si scusò il moro.
Nel frattempo il cane si era alzato ed era seduto a terra, mentre
scodinzolava allegro.
«Ne possiamo parlare?» domandò Ulrich,
ottenendo il consenso della ragazza.
Si sedettero entrambi sul letto, stando ben distanti l'uno dall'altra.
Devil si mise in mezzo, poggiando il muso sul bordo del letto e
guardando i due.
«Perché eri con Samantha?» chiese Yumi
asciugandosi le lacrime col dorso della mano.
«Ero confuso, e non vedevo Sam da mesi. Vuoi che sia sincero,
Yumi?»
La ragazza annuì.
«Non lo so, non so perché l'ho fatto. So solo che
mi sento una merda per..» il moro venne interrotto.
«Per cosa? Per avermi lasciata sola nonostante sai
perfettamente che ci sarebbe potuto essere Joe? Per essertene andato ad
ubriacare con altre ragazze mentre io ero in ospedale con mia madre?
Qual'è il tuo problema, Ulrich?»
Il ragazzo rimase interdetto dalla freddezza di Yumi.
Ma in fin dei conti cosa poteva aspettarsi?
«Mi dispiace tantissimo, vorrei che le cose fossero andate
diversamente, io.. Io ti Amo. Non lo farò più, te
lo prometto.» finì il ragazzo.
Yumi fece una risatina isterica.
Erano le stesse parole che tempo prima le aveva detto Joseph.
Certo, poteva riaccaderle la stessa cosa. Eppure con Ulrich sarebbe
stato diverso.
Sissi le aveva detto quanto più sapeva, e lei sentiva di
potersi fidare.
Sospirò, mentre un senso di nausea le attanagliava il corpo.
Cercò di riprendersi, ormai era da un po' che le capitava.
«Non posso far finta di nulla, cerca di capirmi. Ti Amo anche
io, ma.. Non so cosa fare.»
Ulrich la guardò negli occhi, poi si rassegnò.
Prese la sua valigia prima di avvicinarsi a Yumi.
«Ci vediamo all'accademia.» le dette un bacio sulla
guancia e poi si avvicinò alla porta.
Alla ragazza venne improvvisamente un forte giramento di testa.
Afferrò Ulrich per il braccio, il quale non si era accorto
del malore della ragazza.
«Aspetta»
Il ragazzo la guardò con occhi pieni di speranza.
Cosa voleva dire? Voleva che lui restasse? Che lo avrebbe perdonato?
***
Aggiornamento
record! Mi meraviglio di me stessa. (spero di riuscire ad aggiornare
regolarmente d'ora in poi, e che l'ispirazione non mi voglia fare
brutti scherzi!)
Io ci sto provando davvero a scrivere con l'editor di Efp, ma che
dire.. Anche noi siamo in una situazione complicata!
Quindi, in caso ci siano alterazioni nel formato del testo, sappiate
che io c'ho provato!
Mi spiace molto che le recensioni siano calate così tanto
rispetto a "L'Amore è per sempre", e spero solo che a
qualcuno piaccia davvero questa storia, altrimenti non ne avrei motivo
per continuarla.
Spero che l'estate vi faccia tornare a leggere le vicende che man mano
capiteranno a Yumi e Ulrich!
Passando alla storia.
Ah, Devil! A volte serve avere un cane in casa.
Secondo voi Yumi perdonerà Ulrich o si rinchiuderà
in se stessa aspettando di incontrare qualcun altro interessato a lei?
Adelaide è già andata via, immagino che a Ulrich
non dispiaccia più di tanto.
SmileSmoke
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L'angolo
di SmileSmoke (Pagina Facebook)
BrokenSmileSmoke
(Twitter)
Nighingale (Ask)
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Capitolo 6 *** Avviso! ***
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Capitolo 7 *** Stand by Me ***
Capitolo BASE L'amore è per sempre
Capitolo
6
Stand by Me
«Se
vuoi puoi restare.»
Ulrich
rimase sorpreso. Lo stava dicendo per davvero?
Sorrise.
Prima
o poi sarebbe impazzito a causa di quella ragazza.
Nonostante
la gioia aveva ancora un dubbio dentro di sè.
«Ne
sei sicura?» osò domandare.
Non
voleva che Yumi si potesse pentire in futuro della decisione presa, ma
non voleva nemmeno farle cambiare idea.
Voleva
restare, ma allo stesso tempo pensava che era meglio andarsene per
farle avere una vita migliore.
Era
in bilico.
La
mora annuì, seppur ancora insicura.
Ad
Ulrich gli si illuminò il volto.
La
abbracciò e la baciò, e nella mente gli
balenò un pensiero.
Da
quel momento avrebbe smesso di fare cazzate, glielo doveva.
Se l'avesse delusa di nuovo, non
se lo sarebbe mai perdonato.
-Segreteria telefonica di Ulrich
Stern, lasciate un messaggio dopo il bip..-
«Ulrich,
sono Sissi. Volevo dirti che sono fuori, chiamami appena senti il
messaggio. Ah, e se stai andando a casa.. Sai già dove sono
le
chiavi, io sono al centro commerciale.» disse la ragazza per
poi
spegnere il cellulare e sedersi su una panchina, aspettando William.
Si
erano dati
appuntamento in quel luogo sapendo che solitamente gli studenti del
Kadic, a quell'ora, non girovagavano in quel posto.
Dalla
lontananza notò una ragazza che le si avvicinava.
Aveva
i capelli biondi ed era un po' bassa.
Quando
questa era a pochi passi da lei, il suo volto le sembrò
famigliare.
«Ciao
Elizabeth» salutò la ragazza.
Sissi
la guardò stranita.
«Sono
Laura Gauthier, eravamo compagne di classe al primo anno»
sbuffò.
«Ah,
certo.»
«Per
sbaglio prima ti ho sentita mentre parlavi con Ulrich. Ulrich Stern,
vero?» domandò, ma senza lasciarle il tempo di
rispondere
«Immagino che voi state insieme, nonostante l'accademia lo
vieti.. Vi vedete ogni giorno.»
La
mora la guardò sorpresa e infastidita.
Davvero
quella Laura pensava che lei ed Ulrich, per giunta suo fratello,
stessero insieme?
Decise
di continuare il discorso.
«E
con questo a cosa vorresti arrivare?»
«Beh,
vedi, io so anche che Ulrich e William sono migliori amici, quindi tu
obbliga William a stare con me ed io non dirò a nessuno il
vostro piccolo segreto..»
A
quell'affermazione sul volto di Sissi si celò un velo di
fastidio.
Quella
ragazza aveva qualche problema mentale, ne era certa, e poi la sua
richiesta non aveva senso.
Il
fatto che volesse William era la cosa che più la faceva
infuriare.
La
guardò come se fosse un'anima in pena.
«Tu
devi essere pazza, cosa ti fa pensare che io accetti?»
Laura
sorrise maleficamente.
«Ti
do tempo fino alle nove di domani, e se non mi dirai nulla.. Ops, sarai
espulsa» disse con strafottenza «Il tempo
scade..» fece l'occhiolino, e si allontanò.
Sissi
rimase perplessa.
Bella figura di merda che farai,
pensò.
Non
avrebbe fatto proprio nulla.
Di
certo non era stupida, e di buttare William tra le braccia di un'altra
non ne aveva voglia.
Il
fatto che Laura pensasse che c'era qualcosa tra lei ed Ulrich non le
faceva ne caldo ne freddo.
Ma
in tutto
quello c'era davvero qualcosa di negativo: Laura era riuscita ad
origliare mentre lei lasciava un messaggio alla segreteria del
fratello, e questo le faceva capire che avrebbe dovuto stare attenta a
ciò che faceva nei luoghi pubblici.
«Ma
è pazza?» domandò William.
Sissi
sospirò.
Non
capiva perché Laura le aveva detto quelle cose. Lei non le
aveva mai fatto nulla.
«Non
ci voglio più pensare, andiamo?»
domandò al ragazzo.
William
la
prese per mano, ed insieme si diressero fuori da quel centro
commerciale, per evitare che altri allievi dell'accademia li riconoscessero.
Yumi
era preoccupata sin dall'inizio dell'ora di lezione di storia, eppure
non sapeva cos'era a turbarla così tanto.
Sentì
il suono della campanella e si alzò quasi immediatamente,
dirigendosi fuori dalla classe.
Ulrich,
così come gli altri ragazzi della sua classe, doveva
allenarsi
nel campo della scuola per un torneo di calcio che si sarebbe tenuto a
breve.
Arrivò
al campo mentre i ragazzi si allenavano a calcio, compreso Ulrich, e
andò a sedersi sugli spalti.
Oltre
a lei c'erano altre quattro ragazze che osservavano la partita. O
meglio, i giocatori.
«Ma
avete visto Ulrich? Quel ragazzo è maledettamente
bello..» esclamò una ragazza alle sue amiche.
A
Yumi gli si
contorse lo stomaco. Sentire le altre adulare il suo fidanzato le dava
fastidio. Ma non poteva farci nulla. Nell'accademia erano vietate le
relazioni fra studenti, perciò non avrebbe mai dovuto far
capire
che tra lei ed Ulrich c'era qualcosa.
Continuava
a seguire l'andamento della partita.
Ulrich
giocava
bene, doveva ammetterlo. In meno di trenta minuti fece due gol, ed i
suoi compagni non facevano altro che congratularsi con lui.
Pochi
minuti dopo si sentì un fischio che annunciava la fine della
partita.
Tutti
i ragazzi andarono negli spogliatoi, e le ragazze che prima erano sugli
spalti assieme a Yumi gli seguirono.
Ulrich
restò all'interno del campo, e Yumi aspettò che
tutti se ne fossero andati per avvicinarsi ad Ulrich.
«Cosa
ci fai qui?» le domandò sorridendole.
«Volevo
sapere come andava la partita, e poi.. Sono preoccupata per te, non so
per quale motivo.»
«Andrà
tutto bene» disse Ulrich abbracciandola.
«Cosa
sta succedendo qui?»
Ulrich
si
staccò immediatamente, era Jim, il loro insegnante di
educazione
fisica, nonché allenatore della squadra di calcio di cui lui
era
capitano.
«Non
è come sembra.»
«Sei
il
capitano della squadra di calcio, e sai meglio di chiunque altro che
non ci devono essere relazioni tra i ragazzi e le ragazze
dell'istituto. Rischiate l'espulsione, entrambi.»
«Cosa?
Ma.. Lei è la migliore amica di mia sorella, mi spieghi come
posso avere una relazione con lei?» mentì Ulrich.
Jim
li
squadrò «Per questa volta farò come se
non vi
avessi visto, ma se dovesse succedere ancora prenderò
provvedimenti personalmente.»
Yumi
e Ulrich annuirono, fin quando il professore non se ne andò.
La
ragazza aspettò che l'uomo si allontanasse abbastanza da non
vederli, per poi parlare a Ulrich.
«Non
può continuare così, è quasi la
seconda volta che
per poco non ci scoprono, e io non voglio essere espulsa da
un'accademia nella quale mia madre fatica per farmi stare.»
«Stai
tranquilla, Yumi. Non lo scopriranno mai.» disse
rassicurandola.
«Lo
spero.»
«Aspetta,
la seconda volta? Quando è stata la prima?»
«Quando
sei stato ad un passo così dal coma etilico, te lo
ricordi?»
«Ah,
già. "Ulrich! Ulrich, svegliati!"» disse
prendendola in giro.
Yumi
rise «Maddai! Non dirmi che sentivi tutto!»
«Beh,
in un certo senso sì.»
Yumi
lo guardò male.
«Ma
non
succederà più nulla del genere, vero?»
disse Ulrich
accarezzandole una guancia, in cerca di approvazione.
«Se
ci beccano un'altra volta, ci perdiamo l'anno.»
Alcuni
giorni dopo..
Yumi si diresse verso la camera da letto, alla ricerca di qualche abito
da mettere quella sera.
Ulrich
le aveva
detto che l'avrebbe portata in un ristorante fuori città, in
occasione del loro secondo mese da fidanzati.
Ma
oltre questo, era il loro primo vero appuntamento ufficiale.
Sono già passati due
mesi, si disse Yumi sorridendo.
Sì.
Erano passati due mesi, eppure già vivevano insieme.
Condividendo tutto.
La
loro situazione era strana.
Vivevano
insieme da quando erano solo
amici.
Un giorno ti
farò conoscere mia madre, le aveva detto Ulrich
la sera prima, mentre erano sul divano a guardare un film, con Devil
sdraiato sopra di loro.
A differenza di mio padre , lei
è una persona dolcissima, aveva continuato.
Aprì l'armadio e si accorse che non aveva quasi nulla da
mettere.
Non
appena
Harlock, il proprietario del Rainbow Coffee, le avrebbe dato lo
stipendio sarebbe andata a comprarsi qualche maglietta nuova, e magari
anche qualche abito. Se l'era promesso.
Non
poteva di
certo permettersi vestiti costosi, perciò avrebbe optato per
andare da Angelìne, un piccolo negozio situato nel centro di
Sceaux.
Frugando
a fondo nell'armadio trovò un vestito verde scuro a maniche
corte, che le arrivava fin sopra il ginocchio.
Era
semplice, senza nessuna cucitura vistosa.
Questo andrà bene,
si disse. Poi andò a preparare il resto.
«Yumi,
sei pronta?» chiese Ulrich dopo aver aperto la porta di casa.
«Sì,
arrivo» disse uscendo dal bagno.
Il
ragazzo sorrise.
Yumi
era bellissima, ma sopratutto, era la sua ragazza. E non poteva
chiedere di meglio.
«Ti piace?» sussurrò il ragazzo
togliendole la benda da sopra gli occhi.
La
mora rimase senza parole per quasi cinque secondi.
«Oddio
Ulrich, è... È fantastico. Non c'era bisogno che
facevi
tutto questo..» disse Yumi con le lacrime agli occhi.
«Figurati,
per la mia ragazza questo e altro» sorrise il ragazzo
baciandola e asciugandogli le lacrime.
Yumi
ancora non poteva crederci.
Si
trovava a Parigi, la città dell'amore per eccellenza, con il
ragazzo che Amava.
In
meno di un
secondo, Joe e tutti gli avvenimenti erano solo un ricordo del passato.
Era come se in quel momento esistessero solo lei ed Ulrich.
«Ho
giusto prenotato un tavolo con una vista strabiliante, vuoi
venire?» le porse la mano.
Yumi
l'afferrò, per poi seguire il ragazzo.
E
ad ogni passo in avanti le sembrava di sognare.
Si
stavano dirigendo verso la Tour Eiffel, ed una volta arrivati verso
l'ultimo piano uscirono dall'ascensore.
«Ulrich,
è davvero.. Non ho parole per descrivere tutto quello che
fai per me» disse Yumi abbracciandolo.
«Te
l'ho
detto, per te farei tutto.. E questo è solo l'inizio. Ho
prenotato un tavolo al ristorante con vista sulla città*,
vuoi
venire?»
La
ragazza annuì.
Era
già notte fonda quando quando i due ragazzi decisero di
rientrare.
Ulrich
aveva
già programmato di non rientrare a Sceaux la sera stessa,
così lui e Yumi si diressero a pernottare in un hotel.
Nel
frattempo aveva iniziato a piovere.
I
due corsero a perdifiato per arrivare all'auto del ragazzo, ed una
volta dentro si guardarono, scoppiando a ridere.
«Questa
è, di sicuro, la serata più bella della mia
vita»
disse Ulrich sorridendo ed aprendo la porta della camera.
Yumi
sorrise di rimando. Poi la invase un senso di nausea.
Ulrich
vide sbiancare tutto d'un tratto il volto della ragazza.
«Yumi,
tutto bene?» domandò preoccupato.
«Sì,
solo che..» Yumi entrò lentamente nella camera,
ebbe un
giramento di testa «devo vomitare»
Ulrich
la accompagnò velocemente la ragazza nel bagno, tenendole i
capelli mentre la ragazza rimetteva.
«Stai
meglio?»
Yumi
annuì, avvicinandosi al lavandino e sciacquandosi il viso.
«Ho saputo che Ulrich ti ha portata a Parigi,
com'è andata?» le domandò Aelita
sedendosi sul divano.
«Era
tutto fin troppo fantastico, e poi la Tour Eiffel.. Non avrei mai
pensato che Ulrich avesse fatto tutto questo per me.»
«Ma
poi siete tornati qui a Sceaux?»
«No..»
disse Yumi sorridendo.
Aelita
si incuriosì.
«Avete
anche dormito a Parigi?»
La
mora annuì.
«Anche
se dire che abbiamo dormito è sbagliato, ho avuto la nausea
tutta la notte.»
*- Lo ammetto. Non sono mai stata sulla Tour Eiffel, perciò
non
so com'è strutturata. Tutto ciò descritto nel
testo
è frutto della mia fantasia
***
Che dire,
finalmente sono riuscita a continuare la storia!
Mi dispiace di avervi fatto attendere tanto, e mi dispiace ancor di
più per il capitolo corto.
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Capitolo 8 *** AVVISO!! ***
Per tutti quelli che seguono questa storia sapete già quanto io sia lenta negli aggiornamenti, perciò mi sembra giusto darvi l'avviso.
L'amore è per sempre è IN PAUSA.
Come mai?
Ho appena pubblicato "L'amore è una lotta" su Amazon, anche se prende il titolo di "Tu e i miei fantasmi" ed i nomi dei personaggi sono stati cambiati (maledetti copyright), quindi per il momento mi voglio dedicare alla scrittura del suo sequel e dare spazio ad altri libri.
Il finale di Tu e i miei fantasmi non sarà minimamente paragonabile a quello che c'è qui su Wattpad, e seguendo il nuovo finale L'amore è per sempre non ha un nesso logico.
Bene, come avevo già detto precedentemente il libro è pubblicato, ed ho qui i link.
QUI per la copia cartacea -> https://www.amazon.it/dp/1973514699
QUI per la copia digitale -> https://www.amazon.it/dp/B0782SQVHF
Se al cartaceo dice che non è al momento disponibile non vi preoccupate: Amazon lo stampa su richiesta, basta solo fare l'ordine.
Non so quando, e se, riuscirò a portarlo anche in Play Book e in iBooks, ma per il momento potete semplicemente scaricare l'app Kindle e leggere da lì il mio libro!
Perché comprarlo? Perché la storia è più travolgente, più sconvolgente, ed il finale è verameente diverso.
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