This is War

di Morrigan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri ***
Capitolo 2: *** Promessa ***
Capitolo 3: *** Nunchaku ***
Capitolo 4: *** Scontri ***



Capitolo 1
*** Incontri ***


1 - Incontri



Yvonne osservò le scale occupate da centinaia di ragazzi.
I corpi accalcati e sudati in uno spazio normalmente enorme, ma troppo piccolo in quell’occasione.
Ogni tanto si sentivano voci dire: -Nascosti, da questa parte!- o –Gli studenti di Hogwarts hanno l’obbligo di presenza alle lezioni! Sbrigatevi ragazzi, le lezioni stanno per cominciare!-
Già, perché lei era una studentessa della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Yvonne Buxton. Cresciuta in una famiglia agiata di Oxford. Babbani, che le volevano però un enorme bene, e quando le era arrivata la lettera da Hogwarts avevano festeggiato con tutti i parenti.
Quell’anno però, c’era un’enorme minaccia: tutti quanti (Nascosti, Cacciatori di Demoni, Maghi e perfino Babbani o Mondani) erano a rischio di vita. Non si sapeva chi o cosa fosse la causa, ma il Nemico, come veniva chiamato, era silenzioso e si muoveva nell’ombra. Aveva raso al suolo molti paesi, e adesso mirava alle città.
Ecco perché quell’anno, Hogwarts era molto più affollata del solito: Maghi, Nascosti e Shadowhunters di tutte le età erano al Castello per essere protetti.
Yvonne non approvava quella scelta.
Per quanto ne sapeva, gli Shadowhunters potevano proteggersi da soli, e non venire a disturbare la quiete piacevole che aleggiava per i corridoi negli anni precedenti.
Sbuffò iniziando a salire le scale dando spallate.
I corpi che cercavano di muoversi in tutte le direzioni sembravano spostarsi, per quanto potevano, al suo passaggio.
Era conosciuta come Yvonne-cuore-di-ghiaccio, e metteva timore anche il più impavido, con una sola occhiata dei suoi occhi castano talmente chiaro da sembrare giallo.
-Yvo-nne!- una voce affannata la chiamò qualche corpo dietro di lei.
Si voltò, ma non vide nessuno di particolare che avrebbe potuto chiamarla.
Decise di ignorare chiunque fosse, e ricominciò a salire le scale quasi lottando.
-Mark!- un ragazzo bruno piuttosto tarchiato si avvicinò ad un ragazzo accanto a lei.
I due si scambiarono un cenno di saluto.
-Tanto casino, oggi, eh Bill?- borbottò l’altro.
-Sì, e questi maghi sono troppo irrequieti. Sembrano tutti con la puzza sotto il naso.-
Yvonne li scrutò: entrambi avevano la divisa da Shadowhunter. Un’orribile divisa nera aderente al corpo.
-Stupidi cacciatori.- sibilò.
Entrambi, visibilmente irritati, si girarono verso di lei.
Mi hanno sentita, pensò.
-Puoi ripetere, strega?- le chiese il tarchiato minaccioso.
-Ho detto che siete degli stupidi cacciatori.- ripeté, alzando il mento con fare altezzoso. –Problemi?-
-Sì, e molti per te, ragazzina.- quello che doveva essere Bill, le si avvicinò.
Yvonne non sembrava spaventata o intimorita: lei era la regina dell’indifferenza.
-Attento a quella lingua, o potrei legartela in un fiocco davvero grazioso.- disse in tono piatto.
Bill sembrò non aver sentito una parola.
Si avvicinò ancora di più.
-Ha un bel faccino, non è vero Mark?- si voltò verso il suo compagno, che scuoteva la testa.
La ressa li faceva muovere, anche se stavano fermi, con i piedi ben piantati a terra.
Era come il mare mosso, le onde ti trasportavano sbattendoti in qua e là, nonostante tu ti aggrappassi ad ogni cosa.
-Bill, smettila, siamo ospiti, e come tali dobbiamo comportarci.-
-Vorresti dire che dovremmo essere gentili con persone smorfiosette come questa qui?- indicò Yvonne.
-Mai e poi mai!- esclamò con una punta di orgoglio. –Non mi faccio mettere i piedi in testa da maghi da quattro soldi!-
Bill si girò appena un secondo prima che una mano gli colpisse la guancia.
Anche se la ragazza era gracile, aveva una forza immensa.
Lui la guardò stupito. Una scintilla di rabbia e determinazione brillava in quegli occhi quasi oro.
-Maghi da quattro soldi lo dici a qualcun altro, idiota.- sibilò tra i denti.
Bill con evidente odio, la prese per la cravatta verde e argento.
-Idiota, eh? Ora ti faccio vedere io…- non riuscì a finire la frase, che Peeves, il poltergeist, gli diede una piccola spinta, facendolo barcollare in avanti.
Con agilità si aggrappò alla ringhiera, ma non fu lo stesso per Yvonne, che lasciò cadere i libri che aveva in mano e scivolò all’indietro.
Cercò di aggrapparsi anche lei a qualcuno o qualcosa, ma le sue mani strinsero solo l’aria.
Mi calpesteranno, pensò.
Con tutta quella calca, chi l’avrebbe vista?
Non arrivò mai per terra, perché due mani le circondarono la vita, rimettendola in piedi come se fosse leggera come una piuma.
-Cosa…?- si girò verso la persona che le aveva appena “salvato la vita”.
Un ragazzo dai capelli castani e spettinati, la guardava con un sorrisino che gli curvava solo un lato della bocca.
Era evidentemente divertito, e i suoi occhi grigi brillavano di ironia.
Uno Shadowhunter.
Yvonne lo guardò letteralmente dall’alto in basso.
Era un gradino più su, e per essere una ragazza di quindici anni era piuttosto alta.
Anche quello Shadowhunter doveva essere alto, perché, nonostante fosse un gradino più giù, la superava di qualche centimetro.
-Attenta, potevi farti davvero male.- la guardò come si guardano dei bambini iper-attivi che non danno mai retta.
Lei gli diede le spalle, troppo orgogliosa per ringraziarlo.
Si chinò a raccogliere i libri sparpagliati per un tratto di scale.
Per fortuna in quegli attimi che era concentrata a discutere con uno Shadowhunter ignorante, non si era accorta che le scale ora, erano molto meno affollate.
Un paio di mani le porse i libri che ancora non aveva raccolto.
Alzò lo sguardo.
Era la sua amica Evelyn.
-Ehi, Yv!- le sorrise, con quelle sue fossette ai lati della bocca.
Yvonne accennò un segno con il capo. Non era molto espansiva.
Prese i libri dalle mani dell’amica.
I due tizi con cui stava discutendo se ne erano andati, constatò con rabbia. Glie l’avrebbe fatta pagare.
Fece per salire le scale quando una mano le afferrò l’avambraccio.
Il ragazzo di prima, sempre con quel suo sorriso sghembo, la affiancò.
Evelyn spalancò gli occhi, già con la bava alla bocca.
-Si?- chiese gentilmente Yvonne.
-Non mi ringrazi? Dopotutto hai rischiato grosso. Volevo dire, potevi battere la testa, o che so io, essere schiacciata da tutta quella gente…- il ragazzo le aveva preso un po’ di libri, per alleggerirla da tutto quel carico.
-Potevo anche aggrapparmi a qualcosa. Non è detto che io sarei caduta.- il suo tono d’indifferenza catturò l’attenzione del ragazzo.
-Un semplice grazie non basta?-
Yvonne proseguì rimanendo in silenzio.
Evelyn la seguiva fissando il moro con evidente ammirazione.
-Beh, ripasserò quando sarai ben accetta a ringraziarmi… Ci si vede in giro!- esclamò porgendo i libri che aveva in mano a Evelyn, che li prese come se le stava affidando il suo cuore.
Le due ragazze lo osservarono salire in fretta le scale, schivando le poche persone rimaste.
Una con adorazione, come se fosse un dio sceso in terra, e l’altra con stizza.
Entrambe con curiosità. Chi era?
-Uau!- proruppe in un’esclamazione entusiasta. –“Ci si vede in giro”- imitò il ragazzo con un tono di voce che voleva sembrare seducente, ma che risultava rauco.
-E quello chi sarebbe, Yv?-
Yvonne scosse la testa, come per scacciare pensieri fastidiosi.
-Nessuno, Evelyn.-
-Beh, se è Nessuno, io mi fare volentieri baciare da lui.- ridacchiò.
-Mi farei baciare da Nessuno.- saltellava allegramente per i corridoi di Hogwarts.
-Mi sono innamorata, Yv!- ridacchiò.
L’amica la guardava divertita. Quanto avrebbe dato per essere spensierata come lei.
Se l’amore fa quest’effetto, vorrei innamorarmi anch’io, pensò Yvonne guardando il cielo limpido da una finestra.
 
 



NO COMMENT
Okay, è la prima storia che pubblico, e non l'ho nemmeno ricontrollata.
Mi è venuta così, di botto mentre disegnavo con le tempere. 
Gli avvertimenti non sono veri e propri avvertimenti, non so nemmeno se c'entrano con la storia.
Vedrò quando qualcosa si formerà nella mia testa.
Nemmeno la trama sono sicura che sia giusta.
Se trovate qualche errore segnalatemelo, e perdonatemi. Non ho ricontrollato.
Perbacco! Ora vado che sono le nove e mezza, e devo finire quel cavolo di disegno, perché se non lo consegno la prof. mi sculaccia.
Okay, non pensate male.

Recensite, se volete. A me fanno piacere anche i commenti negativi. Servono a farmi crescere.
Sbagliando s'impara, no? Basta saperli, però gli errori.
Detto questo, vi saluto. 
Al prossimo capitolo! (Che sinceramente non so quando lo scriverò, e tanto meno quando verrà pubblicato) :)


 

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Capitolo 2
*** Promessa ***


2- Promessa
 


-Butler.-
-Presente!- una voce stridula distolse Yvonne dai suoi pensieri.
Erano ad Erbologia, con la professoressa Shira Longbottom, e come al solito si era persa guardando il cielo fori dalle enormi vetrate impolverate della serra.
Erano le lezioni pomeridiane, e lei già non ce la faceva più.
Era stanca.
Il nuovo anno era iniziato da qualche giorno, e già le lezioni erano pesanti. In più c’erano anche quelle degli Shadowhunters, e qualcuna nuova mista.
Per fortuna Erbologia era solo per maghi.
In quell’ora facevano lezione il quarto anno di Tassorosso e Serpeverde.
Yvonne si ricordava ancora il giorno dello Smistamento: moltissimi ragazzini in fermento, emozionati e ansiosi di scoprire a quale Casa sarebbero appartenuto. Lei no.
Ancora non sapeva dire se quel suo comportamento distante fosse paura di provare emozioni o semplicemente era fatta così. Vuota.
-Buxton!- la voce della professoressa sembrava impaziente.
-Sono qui.- disse piatta lei.
-Signorina Buxton, è mezz’ora che la sto chiamando. Mi sa dire dove era con la testa?- la sua era una domanda retorica, di quelle che si fanno come lievi rimproveri, ma a Yvonne suonò come un monito a stare attenta alle sue lezioni. Non era la prima volta che accadeva. È che a lei, Erbologia, proprio non andava giù.
-Mi scusi.- disse abbassando la testa.
Evelyn accanto a lei sospirò.
Era tutto il giorno che, come Yvonne, aveva la testa tra le nuvole.
Sussurrò un “Presente” flebile quando il suo cognome venne pronunciato dalla Sprite e ritornò ad eclissarsi.
Yvonne non la vedeva così da quando aveva perso la testa per un ragazzo del sesto anno, e aveva sofferto molto perché il ragazzo in questione ci provava con lei, e non sapeva nemmeno che Evelyn esisteva.
Yvonne si sentiva in colpa per quella storia, anche se la colpa non era sua.
Da allora aveva cercato di essere meno fredda con lei, più amichevole e affettuosa.
Le poche volte che si abbracciavano, Yvonne rimaneva rigida, ma Evelyn non sembrava farci caso, e stringeva, come per aggrapparsi per non precipitare giù.
Solo che Yvonne stava già precipitando.
Aveva una tele rabbia dentro, che si stupiva di sé stessa.
Era amareggiata, triste, insofferente e odiava il contatto. Non sapeva neanche lei il perché di tutto questo. Odiava il suo carattere.
Tra lei e gli altri però, c’era un muro di ghiaccio, che non faceva passare niente: né un pensiero, né un’emozione, né un sorriso. Ma il ghiaccio si poteva scogliere, e lei doveva trovare chi ne era capace.
-Yvonne, vieni qui!- si sentì chiamare.
Distolta dai suoi pensieri in modo quasi violento, si guardò intorno, con la tipica pacatezza di chi è appena uscito dalla propria testa.
Niente.
Tutti stavano attorno ad un tavolo, e la professoressa stava spiegando, non accorgendosi che lei era rimasta qualche passo indietro.
Yvonne osservò Evelyn guardare la professoressa, ma senza vederla. In quello stato, di sicuro non era stata lei a chiamarla.
Nessuno si era accorto di lei, e pensò che forse le orecchie facevano le bizze.
Scrollò le spalle, e si appoggiò al tronco di una pianta lì vicino, incrociando le gambe e le braccia.
I rami della pianta si mossero, e le carezzarono il viso. Yvonne sorrise per quel gesto famigliare ma ormai dimenticato da anni, prima di scostarsi, e avvicinarsi al gruppo.
Diede un colpetto ad Evelyn con il gomito e poi si concentrò sulla povera pianta che veniva sezionata e analizzata dagli studenti più vicini.
La linfa zampillava come sangue, e Yvonne distolse lo sguardo.
Le ricordava qualcosa. Ma cosa?
 
 
-Oddio, non ce la faccio più!- Evelyn si sedette accanto a lei sul tavolo della Sala Grande.
Alcuni Serpeverde lì vicino la guardarono con occhi velenosi, ma lei non se ne curò.
Era una Tassorosso, e non era ben accetta in quel tavolo.
Yvonne aveva fatto un’ottima scelta con Evelyn: era una persona piena di vitalità, non si offendeva se lei non riusciva a dimostrargli affetto, non si faceva pregiudizi, e infine, non era molto popolare, cosa che Yvonne apprezzava parecchio.
Non voleva farsi notare molto, anche se non ci riusciva bene. Con quei suoi occhi gialli, e la capacità di rimanere impassibile anche difronte a un duello vero e proprio, con tanto di sangue e violenza, non passava inosservata.
-Resisti, tra un po’ andiamo a fare una passeggiata.- guardò verso una finestra. Erano appena le quattro e il cielo iniziava a imbrunire.
Quell’anno, la Sala Grande era molto cambiata: non c’erano più quattro grandi tavoli, ma molti di più, e disposti in file e colonne, da otto posti.
Sembra la mensa dei poveri, pensò, ricordando una visita alla mensa dei senza tetto della sua città con i suoi genitori.
Nonostante avevano il permesso di mischiarsi tra loro, le quattro Case di Hogwarts rimanevano sempre a distanza per principio. Solo alcuni osavano, come Evelyn.
Anche se i tavoli erano spezzettati, dall’alto si vedeva l’enorme stanza divisa in quattro colori, con puntini neri e di altri colori, appartenenti agli Shadowhunters e ai Nascosti.
-Ma non c’è il coprifuoco per via della questione ‘Nemico invisibile’?-
Yvonne scrollò le spalle.
-In realtà il coprifuoco è alle sei. E se non la finisci di parlare, non finirò mai questa relazione sulle varie Specie che vivono nel mondo.-
Si rimise a scrivere velocemente sulla pergamena.
Evelyn sbuffò, ma non aggiunse altro.
Dopo una mezz’ora Yvonne arrotolò la relazione, e prese penna e calamaio.
-Aspettami all’ingresso, vado a posare questi.- si avviò con passo svelto verso i dormitori.
Non era cambiata solo la Sala Grande, ma anche i dormitori ora erano affollati: ora le stanze ospitavano quante più persone potevano.
Nella sua stanza, gli anni precedenti erano in sei, ora erano il doppio.
I letti tutti uniti, a formarne uno enorme, in cui tutte le sere si faceva almeno una battaglia di cuscini.
Yvonne dormiva nella parte più esterna, vicino al comodino sul quale c’era la sveglia.
Era incaricata di richiamare le altre, nel caso non avrebbero sentito il suono stridulo della sveglia.
A lei stava bene così.
Nelle stanze che si erano liberate, dormivano gli Shadowhunters, pochi Lupi Mannari, e qualche vampiro che riusciva a trattenersi dal saltare addosso a chiunque avesse un lembo di pelle scoperto.
Il resto aveva occupato le torri o le aule vuote con brandine e materassi.
Hogwarts era affollata come non mai.
Scese le scale velocemente per andare nei sotterranei, e si scontrò con qualcuno.
Riuscì per un pelo a non far cadere il calamaio.
Alzò lo sguardo parecchio alterata, e incontrò due occhi castani.
Oh, no.
-Ehi, ghiacciolo! Ci si rivede, eh?- il ragazzo di quella mattina le sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi.
-Dove stai andando?- le chiese, invadente.
Yvonne drizzò la schiena, e lo guardò con indifferenza.
-La cosa non ti riguarda.- fece per proseguire dritto, ma il ragazzo la seguì.
-Quindi tu dormi in questa specie di cripta…- i suoi occhi erano puntati sul soffitto, ora illuminato fiocamente dalle torce.
-Non è una cripta. Se non sai nemmeno cogliere la bellezza nelle cose più improbabili, che tipo di persona sei?- Yvonne allungò il passo, con un vano tentativo di seminarlo, ma lui sembrava non farci caso, e camminava al suo ritmo guardandosi intorno, pensoso.
-Non lo so, dimmelo tu.- puntò gli occhi nei suoi, questa volta, e Yvonne ebbe un brivido.
Maledetto freddo.
-Senti, ho fretta, quindi vedi di gironzolare da un’altra parte.- fu la sua risposta secca prima di accedere nella Sala Comune di Serpeverde.
Lui non entrò. Evidentemente, pensò con un sorrisetto soddisfatto, non alloggia qui, sennò entrava liberamente.
Fece una corsa, posò le sue cose sopra a una scrivania in camera, e ritornò verso la porta.
Quando passava, i ragazzi che si stavano rilassando, le facevano un cenno di saluto con il capo, che lei ricambiava con un movimento appena percettibile delle mani.
Quando uscì, trovò il ragazzo appoggiato al muro con un piede sollevato e le mani in tasca.
-Sei ancora qui?- il suo tono divenne quasi acido.
-Ti ricordi che mi devi delle scuse?- le sorrise, passandosi una mano sui capelli ribelli che gli cadevano sugli occhi e gli solleticavano la fronte.
Yvonne sapeva cosa voleva dire quel gesto.
Si era già buttato tutto alle spalle, non le interessava la riconoscenza.
-Lasciami in pace.-
-Che maleducata. Guarda che io ti ho salvato la vita, eh? E tu mi ripaghi così?- riprese a seguirla.
Lei con un’andatura veloce, lui come se stesse facendo una passeggiata.
-Ti ho detto che mi sarei sicuramente aggrappata a qualcosa.-
-Sì, al vestito della Larus- borbottò il ragazzo, guardandola con un luccichio infantile negli occhi.
Yvonne si immaginò la scena. Era comica, e per questo fece una smorfia divertita.
-Com’è che ti ha chiamato la tua amica oggi? Iv? È il diminutivo di Ivetta, o Ivoriana?-
Ivoriana?! Ma per chi mi ha preso, per sua nonna?
-Yvonne- disse secca.
-Oh, un nome francese… Bello!- il ragazzo le sorrise ancora.
Continuarono a camminare per un po’ in silenzio.
Yvonne pensò che si sentiva a suo agio con quel ragazzo, pur non conoscendolo. Non c’era bisogno di colmare i silenzi, perché non erano imbarazzanti, l’uno poteva imparare qualcosa dall’altra, e viceversa.
Con gli altri non era così: la gente cercava sempre di non creare mutismi, e in quegli istanti, diceva cose stupide e senza senso.
Yvonne non tollerava persone di questo tipo. Le persone devono imparare anche a stare in silenzio, perché a volte si può capire di più una persona semplicemente guardandola.
Invece le parole sono ipocrite.
Dentro Yvonne si smosse qualcosa.
Era curiosa di sapere il nome di quel ragazzo. Di sapere cosa avrebbe fatto quelle ore restanti al coprifuoco, e cosa gli piacesse leggere.
Non disse comunque nulla. Questo suo interesse era una cosa strana ed equivoca dentro di lei.
Non che non l’avesse già provato, ma ultimamente, era raro che qualcosa – o qualcuno – destasse la sua curiosità.
Arrivarono all’ingresso. Evelyn non si vedeva.
Sicuramente è già uscita, pensò Yvonne guardando oltre il portale aperto, ma scorgeva solo buio.
Un’alito di aria gelida le arrivò alla nuca, e lei rabbrividì, sringendo i denti.
-Che devi fare adesso?- le chiese il ragazzo appoggiandosi a una colonna.
-Faccio una passeggiata. Devo andare, mi stanno aspettando.- si voltò per uscire, ma fu trattenuta da una mano calda che l’aveva afferrata per il polso.
S’irrigidì, tuttavia percepì il tocco dolce ma allo stesso tempo determinato del ragazzo, e lo trovò familiare, quasi piacevole.
-Cosa vuoi?- nonostante le sue sensazioni, lo fulminò con gli occhi.
-Un grazie e basta, poi non ti do più fastidio. Lo giuro sull’angelo.-
Yvonne aveva sentito dire che un giuramento del genere, per gli Shadowhunters, era una cosa seria. Ci pensò su. Lo voleva veramente? Non rivederlo più?
Decise che comunque non le importava, e si fece forza. Era un grazie, ma le costava molto del suo orgoglio.
-Grazie…- tenne sospesa la frase, un ottimo metodo per sapere il nome di quel ragazzo misterioso.
-Aleksiej. Mi chiamo Aleksiej.-
-Grazie Aleksiej.-
Lui le sorrise, facendole l’occhiolino.
Le lasciò il braccio, e prese a fischiettare una canzone dalla melodia celtica, mantenendo la sua promessa e ignorandola.
Yvonne si girò. Schiena dritta e testa alta, attraversò l’uscita, e trovò Evelyn seduta sui gradoni.
-Ce ne hai messo di tempo! Forza, lumaca, prima del coprifuoco voglio aver fatto tutto il giro di Hogwarts. E se rischiamo di fare tardi, si corre.- Evelyn partì a passo svelto, facendole la linguaccia.
Yvonne la guardò divertita, e si affrettò a raggiungerla.
Voleva sorriderle.
 
 
 
 
Non mi piace mettere il commento sotto i capitoli, quindi da ora in poi lo farò poco. Segnalatemi gentilmente se ci sono errori, e ditemi quello che pensate di questa storia, poi vi lascerò in pace, come Aleksiej :)
Quando finirò di pubblicare tutti i capitoli cancellerò ogni commento alla fine.

 

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Capitolo 3
*** Nunchaku ***


3- Nunchaku
 
 
Yvonne si stiracchiò sotto il tavolo.
La sera prima era stata sveglia fino a tardi a leggere un libro, e non si era accorta dell’orario.
Le ragazze che dormivano con lei, cercavano sempre di fare qualcosa di diverso ogni sera: pigiama party, acconciature party, ragazzi party e così via.
A lei quelle tipo di cose, non piacevano.
Preferiva leggere, o disegnare, o stendersi a guardare il cielo, con le nuvole o le stelle.
Suo padre, Terence, un ricco imprenditore francese, le aveva insegnato a leggere il cielo.
Quando era estate, stava spesso a guardare le stelle. Conosceva ogni leggenda di ogni costellazione. Però era l’unica cosa che suo padre le aveva mai insegnato.
Non che non fosse presente, solo che la trattava da adulta.
Lei sapeva di riuscire a gestire tutto il peso delle responsabilità che avrebbe avuto in futuro, solo che suo padre credeva che fosse una macchina.
I suoi genitori avevano sempre visto il lato che Yvonne mostrava a tutti: era una ragazza forte e stoica, fredda e oggettiva.
In fondo però sapeva che dentro di sé era un po’ quella ragazzina che c’è dentro ogni adolescente.
Provava a sentire qualcosa in più dell’indifferenza, ma le sue erano solo emozioni appena accennate.
Aveva provato a parlarne con sua madre, ma lei le aveva dato una carezza, e poi era ritornata a scrivere sul MacBook.
Quando era arrivata ad Hogwarts, era sollevata.
-Yvonne, mi passi il latte?-
Fu scossa dai suoi pensieri, e passò automaticamente la caraffa del latte a Jennifer, una delle sue compagne di stanza.
-Non vedo Evelyn, dov’è?- proseguì lei versandosi il latte nel calice d’oro.
Yvonne scrollò le spalle e tornò a fissare il suo piatto.
-Guarda che il cibo non si mangia con gli occhi, Yvonne.- la voce di Rachel le giunse molto vicina.
Yvonne si girò, e trovò il viso della ragazza a pochi centimetri di distanza.
Rachel le sorrise, e si mise a sedere accanto ad Jennifer.
-Mamma mia che sonno! Ieri abbiamo fatto troppo tardi.- disse tra uno sbadiglio e un morso a una mela.
-La prossima volta vi metto in punizione.- la voce di Yvonne era piatta, ma le due ragazze capirono che il suo era un modo di fare una battuta.
O quasi.
-Eddai, Yv! Non fare la dittatrice.-
Evelyn le raggiunse con un largo sorriso, e diede un bel bacio sulla guancia a Yvonne prima di accasciarsi sulla sedia e buttare la borsa piena di libri accanto a sé.
-Anche io ieri ho dormito poco. Quelle oche delle mie co-inquiline, hanno parlato di Shadowhunters tutto il tempo, e sghignazzavano come psicopatiche.-
Afferrò un muffin dal piatto dell’amica, e gli diede un bel morso.
Jennifer e Rachel erano calate in un silenzio imbarazzato.
Erano brave ragazze, ma erano pur sempre di Serpeverde, e Evelyn di Tassorosso.
Quando anche Evelyn smise di parlare, la tensione era salita.
Solo Yvonne era tranquilla.
Un gruppo di quattro ragazzi stava arrivando verso il loro tavolo.
In effetti c’erano quattro posti liberi, e tutti gli altri tavoli erano pieni.
-È occupato?- chiese un ragazzo in divisa da Shadowhunter.
Yvonne notò che aveva gli occhi azzurri, resi ancora più luminosi dai capelli, che erano di un marrone scuro, quasi neri.
-No.- disse spostando lo sguardo agli altri tre.
Notò che c’era anche una ragazza.
Il piccolo gruppo si mise a sedere, e iniziò a prendere frutta e miele dal centro del tavolo.
-Comunque io sono Hanselm, e loro sono Lisa, Julian e Dominick.- il ragazzo indicò prima la ragazza, che si sforzò di fare un sorriso, poi un ragazzo magro ma al punto giusto dai capelli rossi che gli incorniciavano il viso dai lineamenti duri, e infine un ragazzo muscoloso con una cicatrice che gli attraversava l’occhio sinistro e arrivava a metà zigomo.
Yvonne fece un cenno del capo, mentre le altre si limitarono a muovere velocemente la mano.
-Oggi qualcuna di voi ha lezione con gli Shadowhunters?- Hanselm provò ad attaccare bottone.
Rachel prese subito l’occasione di fare nuove conoscenze, e rispose: -Sì, noi tre di Serpeverde. Siete voi gli Shadowhunters con cui dobbiamo allenarci?-
Yvonne notò come tutti in quel tavolo avevano iniziato una conversazione, fossero sempre in cerca di nuove parole.
Cercavano di colmare i silenzi, come tutti gli altri.
Osservando bene, però, il ragazzo dai capelli rossi si guardava intorno con aria annoiata.
Rispondeva ogni tanto alle domande di Evelyn e Rachel, che se lo contendevano.
Yvonne guardò l’orologio.
Erano le sette e tre quarti e alle otto in punto le lezioni sarebbero iniziate.
Prese la borsa e si alzò dal tavolo.
Quella mattina tutti i Serpeverde e i Grifondoro del quarto anno avevano l’obbligo di indossare una tuta in cuoio simile a quella degli Shadowhunters. Ovviamente la sua era verde con le rifiniture argento, ma si sentiva comoda.
Ogni suo movimento era più fluido, e non ostacolato dal tessuto.
Le gambe si muovevano meglio, dandole una sensazione di scioltezza e leggiadria.
Il corpo snello e agile per la tanta attività fisica, era fasciato da quella tuta come un lenzuolo di seta.
Tutti i presenti in quel tavolo si girarono verso di Yvonne, e lei in un riflesso incondizionato, s’ingobbì leggermente, come per non farsi notare.
Poi però raddrizzò la schiena, e disse un secco: -Io vado.
Evelyn la salutò, ma gli altri le sorrisero e basta.
Yvonne non ricambiò, e a passo svelto uscì dalla Sala Grande.
Quando arrivò al campo di addestramento, che era un pezzo di parco che circondava Hogwarts, lo trovò diverso dall’anno prima: c’era qualche tendone bianco, da cui provenivano l’odore del disinfettante e di medicinali.
Infermerie di emergenza, pensò contrariata. Rovinano il paesaggio.
Accanto ai tendoni c’erano le armi pronte per quella lezione.
Yvonne fissò un pugnale con il volto impassibile.
Vide un uomo che affilava un coltello poco più in là.
Restò dov’era, non voleva disturbarlo.
Dopo qualche secondo l’uomo si asciugò il sudore in fronte, e si alzò sbuffando. Quando si girò fece una faccia sorpresa.
Yvonne lo osservò bene.
Era più giovane di quel che sembrava.
Doveva essere sulla trentina. Capelli rasati molto corti e piccole cicatrici bianche, quasi impercettibili alla vista, su tutte le braccia che erano scoperte.
-Oh, c’è già un’allieva… tu sei?- le sorrise, formando ai lati della bocca delle pieghe.
-Yvonne Buxton. Serpeverde.- disse prima di ricevere altre domande.
L’insegnante parve sorpreso di sentire quelle parole.
-Sei una studentessa di Hogwarts?-
-A quanto pare…- Yvonne evitò lo sguardo di quell’uomo. Un modo chiaro per fargli capire che quella conversazione non stava suscitando il suo interesse.
-Sei per caso imparentata con qualche Shadowhunters?-
Yvonne scosse la testa scrollando contemporaneamente le spalle.
L’uomo tornò a sorridere.
-Non fa niente, infatti guardandoti bene, non hai tutta questa somiglianza…- mormorò più a sé stesso che a Yvonne.
Lei ignorò il suo commento, e si avvicinò alle armi, disposte in maniera ordinata.
Sfiorò la lama di una spada con le dita, e sentì che emetteva un debole calore.
-Quella è una spada angelica… Di solito la usiamo solo noi Shadowhunters, ma per allenarvi sono state forgiate delle spade angeliche fatte apposta per voi maghi.-
Yvonne continuò ad esplorare l’armeria: c’erano pugnali, spade, balestre, archi, kindjal, piccole lame e nunchaku.
Prese in mano uno di quest’ultimi. I legni erano decorati con disegni tribali oro. La catena che collegava i due bastoni era pesante e gelida.
Yvonne provò a far roteare il nunchaku con il polso e passarlo dietro la spalla, per poi farlo roteare sotto il braccio, e cambiando mano.
Le venne bene, e guardò di sottecchi il professore che la guardava con un misto di stupore e meraviglia.
-Dove hai imparato a usare i nunchaku?- era incredulo.
Yvonne scrollò per l’ennesima volta le spalle.
-Credo da piccola, ma non me lo ricordo.-
Il professore annuì.
-Ovviamente puoi migliorare e imparare tante altre mosse, ma questa che hai fatto tu aveva pochi difetti.-
Yvonne guardò i nunchaku che aveva in mano. Erano di legno duro, e pensò che poteva farsi seriamente male.
Però aveva sentito un richiamo, e quando li aveva presi in mano, sentiva che facevano parte di lei.
-Hai trovato la tua arma!- il giovane uomo sorrise, sinceramente soddisfatto.
-Che significa?- Yvonne ripose i nunchaku dove li aveva presi, e incrociò le braccia al petto.
Il professore le sorrise ancora. –Significa che ognuno di noi ha una propria arma. Può essere una spada, un bastone, o qualsiasi altra cosa, oppure può essere una parte del nostro corpo. In rari casi anche noi stessi.-
Sul finire dell’ultima frase, iniziò ad arrivare la gente e Yvonne si mise in disparte.
-Siamo in anticipo. Ma voi maghi avete tutti l’abitudine di arrivare prima?- sentì scherzare il professore, mentre faceva conoscenza con qualche nuovo alunno di Serpeverde e Grifondoro.
Jennifer e Rachel raggiunsero Yvonne seguite dal gruppetto di Shadowhunters.
-Wow, hai visto quante armi? A noi ci basta la bacchetta!- Rachel si guardava intorno meravigliata.
-Sì, ma se dovreste rimanere disarmati, c’è sempre un piano di riserva.-
Dominick sorrise a Rachel prima di avviarsi verso il professore, che lo salutò con un abbraccio e una pacca sulla spalla.
Solo ora Yvonne notò l’enorme somiglianza tra i due.
-Che bello avere il proprio fratello tra gli insegnanti… Sono la fotocopia l’uno dell’altro!- Rachel li guardava entusiasta, con gli occhi brillanti di una bambina che vede il proprio cagnolino che gioca con il fratello.
Jennifer annuì. –Poi non vuole assolutamente sentirsi chiamare “professore”, lo fa vecchio. Non ha tutti i torti però. Paul ha solo trent’anni.-
Quindi si chiama Paul, pensò Yvonne. Un nome adatto per un omone alto e grosso.
Si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno che poteva attirare la sua attenzione.
Aleksiej.
Osservò per bene ogni volto, in cerca di due paia di occhi marroni e una chioma ribelle castana, però non trovò nessuno con quel tipo di requisiti.
Scacciò dalla mente ogni tipo di pensiero e si avvicinò alla folla che si era aggruppata attorno a Paul.
Stava spiegando ogni tipo di arma, e le faceva passare tra loro.
-Tenetevi quella che sentite vostra, o che vi provoca un’attrazione o un interesse non indifferente.- diceva passando ripetutamente le armi a chi aveva le mani vuote.
Alla fine prese in mano i nunchaku, e si guardò intorno sporgendo la testa oltre quell’ammasso di studenti. Appena vide una testa bionda si fece largo, e porse i due bastoni a Yvonne.
Nessuno fece caso a Paul e Yvonne, erano tutti troppo presi a cercare la propria arma. Solo un gruppetto in disparte fissava i due, passando lo sguardo dall’una all’altro e infine ai nunchaku.
Quando Yvonne andò verso di loro, il rosso prese la parola.
-Paul non da mai le armi a qualcuno di specifico. Chi sei tu?- la sua voce era roca, da baritono. In contrasto con chiunque altro ragazzo lei avesse mai parlato.
Non era limpida e morbida, ma dura e spigolosa.
-Sono venuta qui prima, e ho provato a usare questi,- disse facendo roteare svogliatamente un bastone. –e Paul ha detto che andavano bene per me.-
-Devi essere molto brava, perché mio fratello raramente trova qualcosa che “va bene” per qualcuno.- Dominick si appoggiò alla spalla di Rachel, che le sorrise mostrando i denti.
-Sentite, non è poi tutta questa stranezza. L’avrò fatto da piccola, e mi sono rimaste le basi. Non andate a prendere le vostre armi?- Yvonne si stava innervosendo con tutta quell’attenzione rivolta a sé.
-Noi le abbiamo già. Ce le portiamo dietro da tutte le parti. Anche quando andiamo al bagno.- disse Hanselm facendole l’occhiolino.
Jennifer e Rachel raggiunsero la folla per prendere un’arma, seguite da Dominick e Hanselm.
Julian e Lisa rimasero con Yvonne. Tutti e tre avevano la stessa identica espressione: disinteresse.
-Quindi tu sei al quarto anno?- Lisa cercò di attaccare bottone, facendole un sorriso tirato.
-Sì, ma dovrei essere al quinto.- non ricambiò un sorriso, ma le fece un cenno con la testa.
-E come mai?- ora che la guardava meglio, Lisa somigliava molto ad Hanselm e un po’ meno a Julian.
-Ho perso un anno. Motivi personali.- si affrettò ad aggiungere.
-Ti capisco, anche io ho perso un anno. Però ci ho guadagnato, così non seguo i corsi di mio fratello- indicò Hanselm.
-Siete gemelli.- affermò Yvonne.
-Sì, e Julian è il nostro fratello maggiore. Abbiamo diciassette anni.-
Guardò Lisa e Julian: la forma del viso e gli occhi erano uguali, anche il portamento fiero era lo stesso, per il resto però, non si somigliavano.
Julian era più alto di Lisa, anche se aveva sicuramente uno o due anni in più.
-Ragazzi, venite a prendere le posizioni!- Paul mosse la mano in dentro, per chiamarli a sé.
-Inizia il divertimento.- disse Julian con un lampo di malizia negli occhi.
Yvonne pensò che anche lei si sarebbe divertita.
 
 
 
Ho notato che ci sono alcuni errori di distrazione che più avanti correggerò: sul secondo capitolo ho detto che la prof. di erbologia e la Sprite, ma in realtà le vicende si svolgono dopo Harry Potter, e non so nemmeno se il professore sarà un Neville anziano oppure qualcuno di nuovo :)
Un altro errore è che sempre alla lezione di erbologia ho scritto che c’erano le classi di Serpeverde e Corvonero, però c’era anche Evelyn, che è di Tassorosso.
Correggerò al più presto. E credo che pubblicherò la storia anche su Wattpad, dove sto più spesso. Vi dirò il mio Nickname.
Segnalatemi gli errori di questo capitolo. L’ho scritto in un’oretta e ho ricontrollato, ma se ci sono incoerenze ditemelo.
Volevo dirmi due cose prima di chiudere: la prima è che ho letto anche la nuova edizione di Harry Potter, e non la odio, perché ho letto l’introduzione e l’editore dice che “McGonagall” è proprio il nome originale, trasformato nell’edizione italiana in “Mc Granitt”. La seconda è che il nome della fan-fiction è il titolo di una canzone che mi piace molto. “This is War” dei Thirty Second To Mars. 

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Capitolo 4
*** Scontri ***


4- Scontri
 






Gli allenamenti duravano ormai da due ore.
Ora gli unici suoni che si potevano distinguere non erano soltanto il cinguettio interrotto dallo scontrarsi delle lame o i cigolii delle varie armi, si sentivano gli ansimi degli studenti di Hogwarts che non erano abituati a tutta quella attività fisica.
Yvonne aveva la fronte solcata da gocce di sudore, ma cercava di non concentrarsi sul fastidioso senso di umido che aveva in tutto il corpo.
Le gambe e le braccia, però, le stavano andando a fuoco, e lei non era abituata a tutto quel calore.
Il ghiaccio si scioglie, quando è troppo caldo.
Nonostante ciò, continuava stringendo i denti.
Non voleva arrendersi, no. Lei voleva continuare a combattere, quasi come si trovasse veramente in campo di battaglia, e lo Shadowhunters difronte a lei, con una Katana, fosse un nemico.
Fece roteare il Nunchaku sopra la sua testa e lo calò per l’ennesima volta sul ragazzo biondo che aveva davanti.
Questo parò senza difficoltà l’attacco con la sua Katana, che andò a incidere un altro graffio sul legno.
Per la forza dell’impatto, Yvonne, si trovò disarmata, con la spada giapponese puntata alla gola.
Un sorrisetto di scherno dipinto sul volto del ragazzo vincente, esprimeva tutto il disprezzo che aveva per i Maghi.
-Ops- disse il ragazzo biondo con un lampo di malizia negli occhi, -hai appena perso, ragazzina.-
Yvonne strinse i pugni.
Odiava essere chiamata ragazzina, o almeno credeva fosse fastidio, quello che stava provando.
-Forse se voi Maghi ammetteste che noi Shadowhunters fossimo… migliori, non dovreste subire umiliazioni-
Il ragazzo annuì per le sue stesse parole.
Yvonne portò la bocca in una linea retta, sottile e affilata come una lama.
Dopotutto, si disse tra sé, i Cacciatori non sono così diversi tra loro.
Rimase lì, immobile come una statua, ad aspettare il momento giusto per la sua rivincita.
-Non so nemmeno cosa ci facciamo qui, in questo stupido castello- sputò un grumo di saliva, con un’espressione disgustata.
Un gruppetto di Maghi e Cacciatori di Demoni, si era riunito ad ascoltare le parole del ragazzo che ora stava gesticolando animatamente con la spada ancora sguainata in mano.
-Questo posto è pieno di gente che dovremmo uccidere, non conviverci. E non facciamo nulla per ribellarci, anzi, abbassiamo le nostre teste e ringraziamo come deboli. Tutto questo deve finire-
Si levarono mugolii di protesta dal pubblico, che ora era leggermente aumentato.
Yvonne voleva trovarsi da un’altra parte, in quell’istante. Voleva togliersi gli occhi di dosso, che si stavano chiedendo come mai lei, così indifferente, avesse fatto agitare un compagno.
-Thomas, ma cosa stai dicendo?- intervenne uno Shadowhunter, chiaramente suo amico.
-Luke, dovresti ascoltarmi. Le mie sono parole giuste. Prima o poi, questi maghi finiranno male, e tutti i Cacciatori che si schiereranno con loro faranno la stessa fine.-
Gesticolava, infervorato dalle sue parole. Si levavano mugolii di disappunto, ma lui continuava a parlare, sostenendo la sua idea.
Yvonne prese a spostarsi lentamente, di lato, per mischiarsi alla calca di gente che ora si era radunata tutta intorno allo Shadowhunter impegnato nel monologo.
Agguantò i nunchaku, e arrivò quasi al limite dello spazio vuoto, quando si sentì tirare per un braccio.
Le ci volle tutta la sua forza di volontà per non cadere. Inciampicò, ma si riprese subito.
La mano stretta attorno al suo avambraccio, era dello Shadowhunter che poco prima combatteva contro di lei.
-Lei ne è la prova- disse tirandola davanti a sé, per continuare una frase che non aveva ascoltato. –Sempre a schifare tutti gli altri, anche tra i suoi simili. La conoscete anche voi, ormai. Non si dice, forse, che abbia il cuore di ghiaccio veramente? Quanti sono come lei però fanno finta di interessarsi di noi? Quanti?-
Il ragazzo portò la Katana sulla gola di Yvonne, che rimase impassibile.
-Thomas… ti prego. Non fare nulla di avventato- disse il suo amico.
Con la coda dell’occhio, Yvonne, vide Hanselm sgusciare via dal gruppo, e correre verso il castello. Nel frattempo era intervenuto anche il professore.
-Thomas, posa quella Katana, e parliamone. Chi ti ha messo in testa queste idee?- la sua voce calda era rassicurante.
Thomas indugiò.
Yvonne sentì la lama affilata della lunga spada giapponese sfiorarle la pelle, in uno spasmo involontario del corpo di Thomas.
Non sentì alcun dolore, ma una sostanza calda, sangue, prese a scivolarle giù per il collo, fino al petto.
Le faceva il solletico.
-Thomas!- esclamò Paul –Non ti muovere. Metti giù la spada.-
Nulla poteva convincere Thomas a lasciar andare Yvonne.
Lo sentiva determinato, con il petto in fuori, che premeva contro le sue scapole, il respiro forte e regolare, e il braccio con cui la teneva prigioniere con i muscoli tesi al massimo.
-Non seguo più i tuoi comandi. Non sono più dalla vostra parte. Guardatevi le spalle, perché non sono l’unico!- urlò il ragazzo prima di spintonare Yvonne e di voltarsi, brandendo la sua Katana.
Tutti si sparpagliarono, terrorizzati, ma Thomas non mirava a ferire le persone. Lui si stava dirigendo verso la Foresta Proibita.
-No- sussurrò Luke, il suo amico, che era caduto accanto a Yvonne.
Fece uno scatto e partì all’inseguimento.
La Foresta Proibita non protegge. Non nasconde. Ruba e basta, pensò Yvonne.
Due mani grandi e calde le circondarono le spalle.
-Stai bene?- le chiese Paul, mentre Dominick, Rachel e Jennifer la circondavano con sguardi preoccupati.
-Certo- disse secca.
Parlare però, le fece male. Tossì e si portò una mano alla gola.
Quando la portò davanti a sé, era tinta di scarlatto.
Altre due voci si aggiunsero attorno a lei, mentre Finnick, il guardacaccia urlava alle altre persone di stare calmi, e di rientrare in Sala Grande.
Yvonne vedeva cinque professori correre in direzione dove erano spariti Luke e Thomas.
La McGonagall parlava animatamente con Paul, accanto a lei, mentre Hanselm spiegava ai tre ragazzi che aveva cercato di chiamare aiuto in tempo, ma evidentemente non era stato abbastanza veloce.
Un paio di occhi castani catturò l’attenzione di Yvonne, che era rimasta con la mano ancora sospesa.
Aleksiej.
-Ma tu sanguini!- esclamò Jennifer attirando l’attenzione di tutti quelli che le stavano intorno.
Si scatenò un putiferio.
Chi imprecava, chi cercava di portarla in infermeria, chi cercava di esaminarle la ferita.
La McGonagall le ordinò di recarsi subito verso l’infermeria, mentre prendeva da parte il professore Paul per chiedergli spiegazioni.
Subito Aleksiej si fece avanti, circondandole le spalle con un braccio.
Dominick e Hanselm si irrigidirono.
-La porto io in infermeria- disse sorridendo.
Gli altri non ribatterono e Jessica e Rachel guardarono Yvonne incuriosite.
-Yvonne, poi ti veniamo a trovare- disse Hanselm freddo, guardando Aleksiej negli occhi.
Yvonne annuì, e iniziò a camminare, scrollandosi dalle spalle il braccio di Aleksiej.
Odiava il contatto fisico.
Lui, preso alla sprovvista, per un secondo la guardò allontanarsi, poi la seguì.
In pochi passi fu al suo fianco, con le mani dentro le tasche, e un’aria spensierata.
-Avevi promesso- gli disse continuando a guardare dritto.
-Meglio che non ti sforzi a parlare. Quella è una brutta ferita-
Per tutto il percorso rimasero in silenzio. Yvonne pensò ancora a come si stesse bene con Aleksiej, che non pretendeva parole inutili o sprechi di fiato.
Quando arrivarono alla porta dell’infermeria, la signora Wearis stava già aspettando.
Qualcuno doveva averla avvisata.
-Sbrigati, tesoro. Stenditi su quel lettino- ne indicò uno a caso, e Yvonne obbedì.
Aleksiej era ancora accanto a lei.
-Che ci facevi con la McGonagall?- sussurrò. Le faceva male un po’ la gola, e sentiva un sapore ferroso in bocca.
-Ero curioso di cosa stava accadendo- fece spallucce.
La signora Wearis arrivò con bende e cicatrizzante.
-Non è molto profonda, ma stava per prenderti la vena. Sei stata fortunata che non ti abbia infilzato con la spada, o sarebbe arrivato direttamente alla giugulare- disse senza malizia.
Yvonne annuì solamente, mentre vedeva l’infermiera prendere l’ago e il filo.
Chiuse gli occhi, allontanando quell’immagine dalla mente.
Sentì una mano fresca e asciutta posarsi sopra il dorso della sua mano e stringere.
Non aveva paura, ma si accorse che aveva bisogno di coraggio.
Sentì l’ago penetrargli la pelle, e il filo strisciare sul buco.
Era fastidioso, certo, ma non doloroso.
Sentì la sua mano sinistra, la mano che Aleksiej stringeva, sporca di sangue.
Non lo disgustava? Impiastricciarsi la mano con il suo sangue non gli faceva senso?
Ripensò a quando aveva tolto la mano dalla gola e l’aveva guardata.
C’era molto sangue.
Una sensazione di déjà-vu l’attraversò.
Era già la seconda volta quel giorno, che un liquido denso le faceva ricordare qualcosa che quando cercava di afferrare le sfuggiva come acqua tra le mani.
Sentì ancora l’ago che perforava la sua carne, cucendo la ferita.
Strinse le mani a pugno, e Aleksiej infilò le sue dita tra il palmo stretto.
Lo distese forzatamente, e intrecciò le dita alle sue, stringendo e esortandola a fare lo stesso.
Yvonne non era abituata a quel tipo di contatto. Lo odiava.
In quel momento però, la signora Wearis le infilò l’ago per l’ennesima volta, e lei strinse le sue dita sul dorso della mano di Aleksiej.
Quello che pensò fu subito: “sgradevolezza” due mani così intrecciate, come a sostenersi a vicenda era simbolo di aiuto, o bisogno di aiuto.
Lei non aveva bisogno di aiuto.
Cercò subito di sciogliere la sua mano, ma Aleksiej la strinse ancora di più, impedendole di togliersi.
Quando la breve lotta tra palmi finì, un altro pensiero le venne in mente: “forza”.
Non voleva ammetterlo, ma quel semplice contatto le stava trasmettendo più forza. Aleksiej era forte, ed ora donava un po’ di forza a lei, che in quel momento ne aveva più bisogno.
Avrebbe dovuto ringraziarlo, ma il suo inutile orgoglio le impediva anche di pensare un grazie.
Sentì la signora Wearis che tagliava il filo e le passava le bende per tutto il collo dopo aver disinfettato la ferita con il cicatrizzante.
-Ora rimani un po’ qui. Poi quando te la senti puoi tornare in camera tua. Finchè non ti si rimargina abbastanza dovrai mangiare cibi liquidi o parzialmente liquidi, mi raccomando! Tra due giorni torna qui, che ti cambio le bende e vedo in che condizioni è la ferita.-
Se ne andò con un sorriso, lasciandoli soli.
Aleksiej non dava segno di voler lasciarle la mano.
Yvonne se ne stava zitta. Aveva paura che parlando la cucitura le avrebbe fatto male, e non poteva lasciarsi sfuggire un’espressione o un gemito di dolore. Non voleva dimostrarsi debole.
-Avevo promesso, è vero- disse d’un tratto Aleksiej. Yvonne capì subito che le stava rispondendo. –Ma ho fatto solo il mio dovere. Cosa c’è di male nel soccorrere una persona?- le fece l’occhiolino.
-Fammi spazio- aggiunse.
Yvonne all’iniziò non capì, ma quando vide che il castano si stava mettendo a sedere accanto a lei, continuando a tenere le mani intrecciate, si sentì smarrita per qualche secondo.
Il letto era piccolo. Due persone ci sarebbero sicuramente entrate, ma avrebbero dovuto stare molto vicine.
Si spostò più che poté verso il bordo.
Quando Aleksiej si stese accanto a lei, prese le giuste distanze.
Solamente le loro braccia si toccavano, per il resto, il ragazzo faceva in modo di tenersi lontano.
-L’ho capito che non ti piace il contatto fisico, ghiacciolo, ma perché?- disse girando a guardarla.
Lei fece lo stesso.
Se lui rimase intimidito dai suoi occhi, non lo diede a vedere: continuava a fissarla aspettando una risposta.
-Sono affari miei, non credi?- sentì la cucitura che si tendeva leggermente quando parlava. Era un po’ fastidioso, ma pensava peggio.
-Lo sai che non si risponde a una domanda con un’altra domanda?-
-Non è quello che stai facendo anche tu?- gli rispose.
Lui le sorrise, mostrando i denti, con gli occhi divertiti.
-Altro che cuore di ghiaccio, tu sei uno spasso!-
La sua voce calda rimbombò per l’enorme stanza che era l’infermeria.
Yvonne tornò a fissare il soffitto.
Senza dubbio, Aleksiej era diverso dagli altri. Sapeva come prenderla, sapeva cosa la infastidiva. Sapeva.
E a lei non piaceva.
La porta fu aperta bruscamente.
-Yvonne!- la voce di Evelyn coprì l’eco di Aleksiej.
Si sentirono vari passi, poi un mucchietto di gente accerchiò il suo letto.
I volti di Evelyn, Rachel, Jennifer, Dominick, Julian e i gemelli presero a guardare lei, poi Aleksiej, poi le loro mani unite.
-Cosa significa?- tuonò Hanselm.
 
 
 
 
Sono tornata! Scusate il mio ingiustificabile ritardo. Cercherò di essere più attiva, sto già scrivendo il quinto capitolo (sono arrivata a metà). Ho rivisto un po’ i capitoli e li ho corretti, anche se la vera correzione la farò dopo aver pubblicato tutti i capitoli. Si sono aggiunti alcuni elementi, ho modificato il “cattivo”. Questa storia non si svolge in contemporanea con i fatti dei libri, è dopo Clary e Sebastian, è dopo Harry Potter e la generazione dei suoi figli. Diciamo che è tre generazioni dopo Harry Potter, due dopo Clary.
Ho corretto tutti i capitoli fin ora, e aspetto le vostre recenzioni.
Grazie per aver letto fino a questo punto <3
 

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