Avventure a Neverland di Shayla_the_angel (/viewuser.php?uid=53006)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03. ***
Capitolo 4: *** 04. ***
Capitolo 5: *** 05. ***
Capitolo 6: *** 06. ***
Capitolo 7: *** 07. ***
Capitolo 8: *** EPILOGO ***
Capitolo 1 *** 01. ***
SALVE A TUTTI! CHIEDO SCUSA PER IL FANDOM ASSURDO
IN CUI STO SCRIVENDO
(E IN CUI SONO CAPITATA PER CASO).
Partiamo
dal fatto che ora faccio la babysitter
e quindi sono diventata un'espertona di cartoni animati di Rai yoyo. Se
qualcuno di voi ha fratelli/cugini piccoli che si drogano con questo
canale,
certamente saprà che in programmazione hanno anche "Le nuove
avventure di
Peter Pan" che mi ha presa tantissimo, soprattutto perché
sono una
bambinona troppo cresciuta e perché (questo me l'hanno detto
millemila persone)
essendo dei gemelli sono capace di innamorarmi (in senso platonico) 15
volte al
giorno di qualsiasi cosa, dagli uomini veri ai cartoni animati, e
quindi sono
stata mortalmente colpita dal fascino di Peter. Quindi mentre guardavo
l'ennesima puntata ho pensato..."E se ci scrivessi una ff? Per
rivalutare
Uncino innanzitutto e poi finalmente per rendere giustizia alla coppia
Peter/Wendy?" e così, armata di carta e penna come i
migliori monaci
amanuensi, mi sono messa all'opera.
Ora,
spero che questa storia vi piaccia e che
vi colpisca almeno un pochino, quel tanto che basta per una recensione
e per
seguirla fino alla fine.
Un
abbraccio ^_^
01.
Splendeva
il sole sull’Isola che
non c’è. Peter Pan osservava l’alba
dalla cima dell’albero in cui aveva
costruito il suo rifugio respirando l’aria fresca del mattino
e pensando alla
giornata che si parava davanti a lui. I bimbi sperduti dormivano
tranquilli
nelle loro amache e Trilly, la piccola fatina compagna inseparabile di
Peter,
riposava su una morbida foglia.
L’intera
isola era silenziosa e
calma.
Le
sirene alla laguna se ne
stavano sdraiate sugli scogli. Le loro code squamate rilucevano,
proiettando
graziosi riflessi verdi e azzurri sul filo dell’acqua.
La
Jolly Roger, la nave di
Capitan Uncino, invece aveva gettato l’ancora su una spiaggia
lì vicino. I
pirati erano già al lavoro. C’era chi spazzava il
ponte, chi sistemava le
corde, chi ancora, munito di secchio e spazzolone, tirava a lucido
tutta la
nave. Sapevano bene che se il loro capitano avesse trovato anche solo
un
puntino fuori posto, sarebbero stati guai per tutti.
Era
una giornata importante sull’Isola
che non c’è. Peter Pan aveva preso una decisione
fondamentale che avrebbe
cambiato la vita dei bambini e li avrebbe rallegrati parecchio.
I
bimbi sperduti si alzarono alla
spicciolata e raggiunsero il loro “capo” che li
aspettava all’ingresso del loro
nascondiglio.
«Oggi
è una giornata
importantissima! Vi ho preparato una sorpresa! Ho deciso che
porterò qui la
bambina che racconta le favole» disse, gonfiando il petto
orgogliosamente.
«Peter,
non puoi!» esclamò Trilly
volandogli davanti agli occhi.
«Perché
no? Sono sicurissimo che
sarà felice di venire qui a raccontarci qualche storia e
anche voi sarete felici
di averla qui».
Non
attese nemmeno la risposta
della fata e volò verso la sua destinazione.
«Combinerà
sicuramente qualche
pasticcio» sussurrò lei, seguendolo.
*
A
Londra era ora di andare a
dormire.
«Wendy,
ci leggi una storia?»
chiese Michael stringendo il suo orsetto e rannicchiandosi sotto le
coperte.
La
giovane sorrise,
scompigliandogli i folti capelli scuri.
«Aspettiamo
John» rispose lei,
poi si legò i riccioli ramati sulla nuca e prese un libro
dalla mensola dei
fratelli.
In
quel momento entrò anche il
maggiore dei due maschi che, riposti gli occhiali sul comodino, prese
posto nel
suo letto, in attesa della favola serale.
Wendy,
John e Michael
rispettivamente di 17, 14 e 4 anni, erano tre fratelli molto uniti.
I
genitori erano quasi sempre
fuori casa per lavoro e, nonostante amassero alla follia i propri
figli,
avevano delegato Wendy al ruolo di mamma.
La
giovane si schiarì la voce,
lisciò una piega della maglietta, quindi aprì il
libro delle fiabe.
«C’era
una volta, in una terra
lontana lontana…».
Fu
interrotta da un forte rumore
proveniente dal balcone della cameretta. Subito i tre fratelli
scattarono in
piedi, spaventati.
La
portafinestra si spalancò con
un tonfo sordo e sulla soglia comparve un ragazzo.
Aveva
i capelli corti, rossicci e
scompigliati, con un ciuffo che gli ricadeva davanti ai suoi occhi
scuri,
profondi e magnetici, ma ciò che colpì di
più Wendy, oltre agli strani abiti
verdi, fu il suo sorriso sghembo e beffardo.
«Chi
sei e cosa vuoi da noi? Non
abbiamo paura di te!» esclamò John, frapponendosi
tra lo sconosciuto e i suoi
fratelli.
Il
ragazzo mosse un passo all’interno
della stanza e alzò le braccia in segno di resa.
«Calmi
amici. Non voglio farvi
nulla di male. Il mio nome è Peter Pan e voglio portarvi con
me a casa mia,
sull’Isola che non c’è».
I
tre fratelli rimasero in
silenzio, incerti su quanto appena sentito.
«Ehm,
Peter sei sicuro di
sentirti bene?» domandò Wendy avvicinandosi.
«Certo!
I bimbi sperduti non
vedono l’ora di conoscerti per ascoltare le tue favole. Vi
farò vedere la
laguna delle sirene, la tribù di Giglio Tigrato e anche la
nave di Capitan
Uncino».
La
ragazza inclinò la testa,
osservandolo, quindi gli poggiò una mano sulla fronte,
scostandogli il ciuffo
ramato nel tentativo di capire se il ragazzo fosse in preda ai deliri
della
febbre.
Peter
Pan, stupendosi di se
stesso, si sentì avvampare le guance si scostò di
colpo. Non era mai stato così
vicino ad una ragazza.
In
quel preciso istante un’onda
luminosa si frappose fra Wendy e il ragazzo, colpendo la giovane sulla
fronte
che si portò le mani al volto mugugnando di dolore.
«Trilly!»
esclamò Peter,
preoccupato.
La
luce si affievolì e i tre
fratelli si trovarono di fronte ad una ragazza in miniatura dotata di
ali.
Non
era più alta di una spanna,
indossava un abitino fatto di foglie con delle scarpette abbinate.
Aveva folti
capelli biondi, raccolti in un disordinato chignon con un ciuffo che le
ricadeva davanti agli occhietti azzurri.
«Era
troppo vicina! Credevo
volesse farti del male» esclamò la fatina in sua
difesa.
John
afferrò gli occhiali sul
comodino.
Lui
e Michael erano senza parole.
Assisterono alla scena senza riuscire a credere a ciò che
avevano appena visto.
«Tu
sei veramente una fata?» chiese
il più piccolo dei due attirando l’attenzione
della fanciullina su di se.
«Certamente,
altrimenti come
potrei fare questo?» rispose fregandosi le mani e cospargendo
una manciata di
polverina luminosa sulla testa corvina del piccolo.
L’effetto
fu subito evidente. I
piedi di Michael si staccarono dal pavimento e lui cominciò
a fluttuare
leggiadro e senza peso per la cameretta ridendo come un matto.
«Anche
io voglio volare!» esclamò
John saltellando entusiasta e subito la sua richiesta fu esaudita dalla
fatina.
Wendy
non credeva ai suoi occhi.
I suoi fratelli stavano volando e Peter Pan con loro.
«Ora
mi credi?» chiese il giovane
tendendo la mano alla ragazza.
La
fanciulla sorrise, incantata
dallo sguardo magnetico di quello strano e buffo tizio.
«Sì,
portami all’Isola che non c’è»
disse, stringendogli la mano.
Trilly
li separò immediatamente.
«Ci
penso io a fari volare»
sibilò, arrossendo di rabbia.
Dopo
pochi istanti uscirono tutti
dalla portafinestra e, in piedi sul balcone, attesero di partire.
«La
mamma e il papà si
preoccuperanno moltissimo quando non ci troveranno» disse
Wendy, voltandosi verso
la stanza.
«Non
ti preoccupare. Sull’Isola
il tempo scorre in maniera diversa che qui. Un paio di giorni con me
equivarranno a pochi minuti quaggiù» disse Peter
rincuorandola.
Lei
gli sorrise, quindi
spiccarono tutti un salto e seguirono i due stranieri verso il loro
mondo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 02. ***
Dunque, come promesso, ecco un altro capitolo.
Pubblicazioni
velocissime. Sono quasi le cinque di mattina, sono riuscita a ricopiare
un
altro capitolo così posto questo e il 3 e poi mi ritiro a
letto, se no domani
chi la sente mia madre ehehe. Grazie ai 17 lettori che hanno dato una
sbirciatina al primo capitolo. Grazie di cuore. Spero di riuscire a
continuare
domani.
Buona lettura a tutti.
Shayla <3
02.
Splendeva
il sole sull’Isola che
non c’è. I bambini sperduti erano in attesa di
Peter Pan e i suoi ospiti.
Avevano già preparato una festa per accoglierli. Avevano
addobbato la loro tana
con fiocchi colorati e disegni, preparato piatti gustosi e si erano
dati una
ripulita.
«Stanno
arrivando!» strillò uno
di loro indicando quattro puntini scuri all’orizzonte.
Scattarono tutti in
piedi, sbracciandosi e gridando per accogliere i nuovi arrivati.
Wendy,
John e Michael furono
letteralmente assaliti e travolti da decine e decine di domande.
«Silenzio!
– li zittì Peter – Lei
è Wendy. Trattatela bene perché sarà
lei a leggerci le favole. Loro invece sono
i suoi fratellini, John e Michael. Anche loro li dovrete trattare bene,
perché
sono amici miei. Bene, e ora visto che siamo tutti qui, direi che
possiamo
festeggiare!».
I
tre fratelli ancora non
riuscivano a credere all’incredibile avventura che stavano
vivendo.
I
festeggiamenti per l’arrivo dei
ragazzi furono all’insegna del divertimento e si protrassero
fino a sera. I
bambini giocarono, ballarono, inscenarono dei buffi spettacoli e tutti
risero a
crepapelle.
La
luna si stava levando nel
cielo quando i bimbi sperduti chiesero a Wendy una favola.
Peter
aveva preparato dei
giacigli anche per i tre ospiti così, quando furono tutti
pronti per andare a
dormire, Wendy si accomodò a terra e cominciò a
raccontare.
Parlò
di una principessa
rinchiusa in una torre, di una strega malvagia e di un principe
coraggioso che
affrontò mille pericoli pur di salvare la fanciulla che
però era stata vittima
di un incantesimo ed era caduta in un sonno profondo. Il valoroso eroe
doveva
darle un bacio per risvegliarla e quando finalmente la bellissima
principessa
aprì gli occhi, si sposarono e vissero per sempre felici e
contenti.
Quando
Wendy alzò lo sguardo
tutti i bambini dormivano sereni, compresi John e Michael.
Si
alzò silenziosamente, quindi
uscì in balcone ed incontrò Peter.
«Ciao,
cosa ci fai qui?» chiese
sorridendogli.
«Sapevo
che saresti arrivata. È da
molto che ascolto le tue favole e ho imparato che dopo aver letto un
libro ai
tuoi fratelli ti piace uscire all’aria fresca».
La
ragazza arrossì e si appoggiò
alla ringhiera.
«Questo
posto è magnifico. Sei
molto fortunato a vivere qui» disse.
Peter
però, anziché sorridere di
rimando, sospirò. La ragazza lo guardò con aria
interrogativa.
«Qui
è tutto magnifico e
divertente. Ci sono centinaia di posti da esplorare, avventure da
vivere, però
sono sempre da solo» disse.
«E
i bimbi sperduti?».
«Loro
diventano grandi. E una
volta cresciuti non possono più essere bimbi sperduti.
Devono fare una scelta.
O tornare sulla Terra, oppure unirsi alla ciurma di Uncino. In entrambi
i casi
però perderanno la memoria e si dimenticheranno di
me» rispose, con aria
triste.
«Questa
cosa è molto triste. Non c’è
nulla che tu possa fare?».
«No.
Purtroppo gli unici due che
non crescono siamo io e Uncino, il mio acerrimo nemico. Condividiamo lo
stesso
destino. Costretti a non invecchiare e a guardare i nostri compagni
crescere e
morire, continuando a scontrarci per
l’eternità».
Wendy
era senza parole. Si
avvicinò a Peter e gli prese una mano, stringendola.
«Io
non potrei mai dimenticarmi
di te – sussurrò – e nemmeno John e
Michael» aggiunse arrossendo.
Peter
la guardò negli occhi.
«Posso
chiederti una cosa?» le
domandò.
Lei
annuì incapace di proferire
parola.
«Nelle
tue favole parli spesso
del bacio del vero amore, ma cos’è un
bacio?».
In
quel momento arrivò Trilly
che, inferocita dalla gelosia, si frappose tra i due.
«Ragazzi!
È ora di andare a letto»
disse, con un sorriso ingenuo.
I
giovani si guardarono, quindi
obbedirono alla fatina e andarono a dormire.
«Non
va affatto bene. Non sono
nemmeno ventiquattr’ore che è qui e già
lo bacia? Non mi porterà via Peter. Non
ci riuscirà» sibilò la creatura
pensando a come sbarazzarsi della fastidiosa
ospite.
La
mattina seguente si
svegliarono tutti allegri. Tutti tranne Wendy.
Era
rimasta turbata dagli
avvenimenti della sera prima. Sia dalla storia di Peter che dallo
strano
sfarfallio allo stomaco che aveva provato quando lui le aveva chiesto
del
bacio.
Non
sapeva se anche il giovane
fosse turbato per quanto accaduto il giorno precedente
poiché le parve che
Trilly facesse di tutto per tenerli separati.
La
fata sembrava particolarmente
gentile.
«Wendy,
avresti voglia di venire
con me oggi? Sai, per stare un po’ tra ragazze» le
disse.
La
fanciulla si fidava poco, ma
non sapeva come dirle di no senza offenderla.
Con
un mezzo sorriso le annuì.
Si
allontanarono dal rifugio
senza che nessuno facesse domande e Wendy un po’ se ne
dispiacque. Soprattutto
perché anche Peter non aveva dato importanza alla loro
uscita, distratto dai
bimbi sperduti.
«Ti
porterò in un posto
magnifico. Manca poco. Scommetto che sarai entusiasta» disse
Trilly volandole
davanti e ridendo.
S’inoltrarono
nella foresta per
parecchi minuti. C’erano alberi in fiore ovunque. Graziose
creature saltavano
da un ramo all’altro diffondendo nell’aria un
fresco profumo.
«Siamo
arrivate!» trillò la
fatina, gioiosa.
Wendy
si trovò di fronte ad un
piccolo stagno dall’acqua cristallina.
«Questa
è l’acqua della verità.
Ti mostrerà il tuo futuro. So che voi umani siete
estremamente curiosi, così
pensavo che saresti stata contenta di guardarlo. Mi sei simpatica e
pensavo di
farti un regalo».
La
giovane si chinò verso lo
specchio d’acqua, ma quello che vide non fu il suo riflesso,
bensì quello di un
bellissimo ragazzo che dimostrava all’incirca
vent’anni. I corti capelli neri
come la notte gl’incorniciavano il viso. Sulle guance
c’era appena un accenno
di barba che faceva risaltare i suoi occhi verdi come smeraldi.
Indossava una
casacca vermiglia leggermente aperta sui pettorali scolpiti, delle
braghe nere
in tessuto morbido ed eleganti stivali in lucida pelle nera. Alla
cintura aveva
legata una preziosa spada dall’elsa dorata.
Non
appena la fanciulla distolse
lo sguardo dall’acqua si rese conto d’essere
rimasta da sola.
Un
fruscio tra i cespugli la fece
sobbalzare.
«Trilly?»
domandò allarmata e
guardandosi attorno nel tentativo d’individuare una via di
fuga.
Dalle
foglie non comparve la
fatina, bensì il giovane dello stagno.
La
ragazza si sentì avvampare le
guance.
«Damigella,
vogliate perdonarmi,
non volevo spaventarvi» disse lui, con voce calda e melodiosa.
«Non
devi scusarti. Non è
successo nulla. Sono io che sono un po’ fifona»
rispose lei, tentennando.
«Mi
chiamo James e voi?» disse
con un profondo inchino.
«Sono
Wendy, Wendy Darling, molto
piacere» rispose arrossendo.
«Ditemi,
cara Wendy, cosa ci fate
nella foresta tutta da sola?».
«Io…ero
qui con un’amica, ma temo
mi abbia lasciata da sola» rispose lei, chinando il capo.
«Vi
serve aiuto? Mi pare di non
avervi mai vista in questi luoghi, che possono risultare pericolosi per
chi non
li conosce».
La
sua voce era melodiosa e con
un tono così morbido e pacato da penetrare a fondo nel cuore
e nella mente.
Wendy
si sentiva come drogata da
quelle parole, dal loro suono. Aveva bisogno di sentirle ancora, quindi
accettò
volentieri le gentilezze di James e rimase con lui per tutto il
pomeriggio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 03. ***
Ed ecco anche il terzo. Bene, ora giuro che me ne
vado J
bye bye people!
Shayla <3
03.
«Vi
andrebbe di cenare con me,
madamigella?» domandò il giovane.
La
ragazza ormai totalmente
affascinata dai modi di fare di James annuì e si
lasciò condurre restando mano
nella mano con lui.
Non
si preoccupò nemmeno quando
salirono sul ponte di una maestosa nave pirata, né quando
gli uomini a bordo si
rivolsero al giovane chiamandolo capitano.
«Mi
auguro di non offendervi
offrendovi un abito più adatto
all’occasione» disse il pirata guidando Wendy
nella sua cabina.
La
fanciulla rimase estasiata di
fronte ad uno stupendo vestito in pesante tessuto damascato rosso e oro.
«Posso
anche aiutarvi ad indossarlo»
le sussurrò all’orecchio, scaldandole
l’incavo del collo con il suo respiro.
Wendy
si sentiva strana. Non era
più una bambina e sapeva bene cosa accadeva tra uomo e donna.
Certo,
non lo aveva mai provato
sulla sua pelle, ma alcune sue amiche sì e gliene avevano
parlato.
Sentiva
il suo corpo rispondere
alle istigazioni di James ed era estremamente piacevole.
Si
lasciò accarezzare i fianchi e
attraverso il corpetto avvertì le mani del giovane risalire
rapidamente dal
ventre fin quasi a sfiorarle i seni.
Inarcò
la testa all’indietro
sporgendosi verso le vermiglie labbra del ragazzo, quando un suono di
vetri
infranti li interruppe e dalla finestra rotta entrò Peter
Pan, furente.
«Wendy!
Non farlo! È uno dei suoi
sporchi trucchi» gridò.
I
due ragazzi si allontanarono l’uno
dall’altra e James sguainò la spada.
«Bene,
bene. Guarda un po’ chi si
rivede. Il mio caro e dolce fratellino Peter. Qual buon vento ti porta
qui?»
chiese il moro, sogghignando.
«Trilly
mi ha detto tutto. Hai usato
i tuoi sporchi giochetti per rapire Wendy, ma io sono venuto a
salvarla»
rispose l’altro, estraendo il pugnale dalla cintura.
«E
dimmi, caro Peter, la tua
piccola amica Trilly ti ha detto che è stata una sua idea
quella di allontanare
Wendy da te, abbandonarla allo stagno del destino e lasciare che io la
trovassi
seguendo le sue precise istruzioni?».
Peter
rimase momentaneamente
interdetto, il che diede a James la possibilità di attaccare
per primo,
cogliendo impreparato l’avversario.
Fortunatamente
il rosso aveva i
riflessi pronti e, sapendo volare, riuscì a schivare il
colpo e a riportare una
lieve ferita al braccio.
«Wendy,
dammi la mano ed
andiamocene!» esclamò, tendendo la mano alla
ragazza, ma il pirata si frappose
tra i due.
«Non
così in fretta ragazzino
volante. Ora devi preoccuparti di me».
I
due incominciarono a combattere
ferocemente. Negli occhi di entrambi si vedeva l’odio che li
legava.
«Spugna!
Pensa alla ragazza! Sai
già quale trattamento riservarle» gridò
il capitano mentre tentava di colpire
il suo mortale nemico.
Dalla
porta entrò un vispo ometto
panciuto dalle gambe storte che, in modo decisamente poco educato,
afferrò una
Wendy inerme ed incapace di reagire per un braccio e la
trascinò via
bruscamente.
«Se
non posso averla io, allora
non l’avrai neanche tu» disse Uncino, quindi la
nave cominciò a muoversi.
«Cosa
pensi di fare? Lo sai bene
che non possiamo lasciare i confini dell’Isola»
disse Peter, parando un
fendente.
«Lo
so, ma so anche che il mare è
comunque profondo e che il vestito della tua cara amica è
decisamente pesante.
Le due cose non vanno d’accordo, a meno che qualcuno non
voglia farla affogare»
rispose lui con un ghigno beffardo, spingendo l’avversario
contro una libreria.
In
quel momento si udirono le
urla spaventate di Wendy, seguite da un drammatico quanto eloquente
tonfo in
acqua.
Peter
non disse nulla. Rimase a
bocca spalancata, incapace momentaneamente di reagire.
«Quel
che è peggio, fratellino, è
che Trilly ha deciso di allontanarti da lei per un ottimo motivo. Se
per caso
tu avessi baciato quella dolce fanciulla, saresti diventato un
ragazzino
normale. Saresti diventato grande e avresti dovuto abbandonare
l’Isola e Trilly
ti avrebbe perso per sempre. La paura di rinunciare a te e la gelosia
per il
sentimento che stava nascendo tra te e la ragazzina, hanno fatto il
resto.
Povero piccolo Peter Pan, ecco qui l’esatto momento in cui il
tuo cuore si è
spezzato. E ora, per rendere del tutto perfetta la mia giornata,
muori!».
Così
dicendo si scagliò contro
Peter che, nel frattempo, per lo sconforto aveva lasciato cadere a
terra il
pugnale.
Inerme
ed indifeso rimase
immobile in attesa del colpo mortale che però non
arrivò.
Accadde
tutto in una frazione di
secondo. Il capitano cercò di affondare la sua lama nel
petto del ragazzo, ma
un potente bagliore lo scagliò dall’altra parte
della stanza, prima che ferisse
mortalmente il suo avversario.
«Vai
a salvarla!» strillò Trilly.
Peter
scattò rapidamente fuori
dalla porta, attraversò il ponte di corsa e si
gettò nel mare, dove la schiuma
e le bolle segnalavano la presenza di Wendy.
Grazie
alla sua capacità di
volare, riuscì ad immergersi rapidamente e a raggiungere la
ragazza che stava
affogando.
Uncino
aveva ragione. Il vestito
inzuppato pesava una tonnellata. L’aria cominciava a
mancargli a causa dello
sforzo per portare Wendy fuori dall’acqua. La mente
cominciava ad annebbiarsi,
quindi cercò il pugnale nel tentativo di strapparle
quell’abito di dosso, ma si
ricordò in quel momento di averlo lasciato nella cabina del
capitano.
Si
fece prendere dal panico, il
che aumentò la sua fame d’aria. Non sapeva cosa
fare. Gli mancava il respiro,
gli angoli del suo campo visivo cominciavano a farsi neri. Voleva
uscire all’aria
fresca, ma non voleva e non poteva abbandonare la ragazza.
Si
fece coraggio, la strinse più
forte e tentò di ritornare in superficie. Le forze vennero
meno e, a qualche
metro dall’ossigeno che tanto desiderava, Peter Pan si arrese
e smise di
lottare.
Guardò
Wendy un’ultima volta
mentre veniva trascinato sul fondo.
Gli
occhi della giovane erano
chiusi, ma lui ricordava perfettamente la loro splendida sfumatura di
verde. Le
labbra erano livide, ma gli parvero comunque splendide.
Le
accarezzò una guancia fredda e
chiuse gli occhi, dicendole addio per sempre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 04. ***
Hola bella gente. Dunque, pare che la storia non vi
abbia presi. Il che
un po’ mi rattrista. So bene che il fandom non è
dei migliori, ma datele almeno
una possibilità, se no poi si mette a piangere J
Comunque vi lascio il quarto capitolo e vado a
ricopiare il quinto.
Nel caso in cui qualcuno stesse leggendo, beh, mi
faccia sapere cosa ne
pensa J
04.
Un
raggio di sole lo colpì agli
occhi, svegliandolo. Mosse lentamente un braccio per schermarsi dalla
luce e
sentì tutti i muscoli indolenziti.
«Peter!
Finalmente ti sei
svegliato!» esclamarono i bimbi sperduti che si erano
radunati attorno al suo
letto.
Il
giovane si mosse e si mise a
sedere, guardandosi intorno con aria smarrita.
«Hai
dormito per due giorni di
fila dopo che Trilly ti ha salvato dal mare»
spiegò uno dei bambini.
Peter
balzò fuori dal letto,
ignorando i dolori.
«Wendy!
Come sta? È viva?»
chiese, allarmato.
«Sì,
Trilly l’ha riportata a casa
insieme ai suoi fratelli ieri» rispose un altro dei bimbi.
Il
ragazzo tirò un sospiro di
sollievo e si rimise a letto. Certo, probabilmente non
l’avrebbe rivista mai
più, ma saperla viva e al sicuro lo rasserenò.
Trilly,
invece, non si fece
vedere per diverse settimane, finché i bimbi sperduti non la
chiamarono.
«Abbiamo
bisogno di te» dissero,
preoccupati.
Da
quando si era scontrato con
Uncino, Peter non era più lo stesso. Non giocava
più, non rideva più e passava
quasi tutta la giornata da solo.
La
fatina sapeva già il perché.
Lei lo aveva tradito, rischiando di farlo uccidere da Uncino e aveva
perso
Wendy per sempre. Peter Pan non sarebbe stato mai più felice
sull’Isola che non
c’è. Ed era tutta colpa della sua migliore amica.
«Bambini,
per salvare Peter Pan
dovremo compiere un grande sacrificio. L’unico modo per
ridargli la felicità
sarà fargli rivedere Wendy e lasciare che se ne vada con lei
per sempre.
Abbandonando l’Isola senza farvi più ritorno.
Sarete disposti a fare questo?».
I
bimbi sperduti annuirono tutti,
senza esitazioni.
«Peter
farebbe lo stesso per
ognuno di noi. Ti prego Trilly, porta qui Wendy e ridai la
felicità al nostro
amico».
La
fatina partì subito verso
Londra piangendo lacrime amare.
Lei
era disposta a fare quel
sacrificio?
Ricordava
ancora quando Peter e
James erano arrivati sull’Isola.
Erano
stati i primi bambini e lei
si era presa cura di loro come una sorella maggiore.
Crescendo
avevano instaurato un
meraviglioso rapporto e insieme si erano presi cura degli altri bambini
che
arrivavano.
Poi
però qualcosa era cambiato.
James non accettava che Peter, il suo fratello minore, fosse in grado
di
volare, mentre lui era ancorato a terra. L’invidia lo aveva
portato ad
aggredire il fratello. I due avevano combattuto ferocemente e James ne
era
uscito sconfitto, riportando una brutta ferita che gli aveva lasciato
una
cicatrice dalla forma particolare che gli aveva conferito il soprannome
di
Uncino. L’odio tra i due fratelli li aveva allontanati e il
maggiore dei due si
era esiliato su una nave pirata, meditando vendetta.
Trilly
ne soffrì molto essendo
legatissima ad entrambi.
Questa
lite li aveva maledetti.
Non sarebbero mai cresciuti.
La
fatina giunse a casa dei
fratelli Darling ed entrò nella loro stanza.
«John,
Michael dov’è Wendy?»
chiese, guardandosi attorno.
«Per
fortuna sei arrivata. Uncino
l’ha rapita e portata via» disse John evidentemente
spaventato.
Michael
stava piangendo,
abbracciato al suo orsetto.
«Devo
salvarla» disse.
Stava
per ripartire, ma i due
fratellini insistettero per andare con lei.
Durante
il viaggio, la ragazza,
li aggiornò su quanto accaduto sull’Isola.
*
«Perché
mi hai rapita? Peter
verrà a salvarmi» esclamò Wendy.
Era
stata legata ad una sedia e
nonostante i suoi tentativi, non riusciva a liberarsi.
«Dubito
che verrà. È dal nostro
ultimo incontro che non si fa più vedere in giro e
oltretutto non sa nemmeno
che ti ho portata qui. Per rispondere alla tua domanda, invece, devo
raccontarti una triste storia d’amore, rabbia, dolore e
vendetta» rispose
James.
Si
mise in piedi davanti alla
ragazza e cominciò a raccontare.
«Non
ricordo quando sono nato, né
dove. So soltanto che è accaduto moltissimo tempo fa.
Dimostro vent’anni,
certo, ma il mio corpo ne ha vissuti molti di più,
così come Peter. Non ricordo
quasi nulla della mia vita prima di arrivare all’Isola.
Ricordo solo lei. Era
una donna meravigliosa e bellissima. Nessuno mi ha mai amato quanto
lei. Era sempre
al mio fianco, sorridente e raggiante. Poi Peter me l’ha
portata via. Lui è
nato e lei non ha più fatto ritorno. È per questo
motivo che siamo finiti qui,
in questo luogo maledetto. Me l’ha portata via per sempre e
non contento mi ha
provocato anche questa!» e con il volto livido di rabbia,
Uncino si slacciò la
casacca mostrando alla ragazza la cicatrice che lo identificava.
La
linea rossa correva in rilievo
dall’ombelico fino al centro del torace, passando attorno al
pettorale
sinistro.
Wendy
era inorridita, ma al tempo
stesso non riuscì a resistere all’idea di
sfiorarla. La sua pelle candida
contrastava con quella martoriata e vermiglia della ferita. Con
l’indice seguì
tutto il profilo della cicatrice e quando giunse al centro del petto.
James le
prese la mano e se la portò alle labbra.
*
«Ma
se Peter abbandona l’isola,
Uncino avrà campo libero. Allora perché ha rapito
Wendy? Cosa ci guadagna lui?»
chiese John, atterrando non lontano dal rifugio dei bimbi sperduti.
«Purtroppo
questo è successo a
causa della mia disattenzione. Accecata dalla gelosia ho ignorato un
dettaglio
in tutta questa faccenda. Se Uncino riuscisse a sedurre e quindi a
baciare la
persona di cui Peter è innamorato, il nostro amico
morirebbe. Il desiderio di
vendetta di James è talmente forte che non si
accontenterà di allontanare suo fratello
per sempre. È per questo che dobbiamo fare in fretta. Uncino
è molto, molto
dotato nell’arte della seduzione ed è veramente
impossibile resistergli»
*
La
slegò dolcemente, sfiorandole
più volte il collo con le labbra, poi le tese le mani e
l’aiutò ad alzarsi
tirandola a sé e stringendola contro il suo petto nudo.
«Giovane
Wendy, ti andrebbe di
stare qui con me?» chiese con il suo tipico tono vellutato.
Lei
annuì, incapace di
distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
*
«Con
che coraggio ti presenti
qui? Dopo tutto quello che mi hai fatto!» sbottò
Peter non appena vide Trilly.
«Non
sarei mai più tornata se non
fosse urgente. Mi vergogno tantissimo per quello che ho
causato» disse lei
chinando il capo, poi gli raccontò tutto.
Dalla
decisione presa dai bimbi
sperduti, al rapimento di Wendy, fino al triste epilogo in caso di
sconfitta.
«Tieni
d’occhio loro due e i
bambini. Se non dovessi fare ritorno entro domani, sai cosa
fare» disse il
ragazzo correndo via.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 05. ***
Rieccomi! Il
diluvio
mi tiene bloccata a casa e così mi dedico alla ricopiatura
della mia storiella.
Ho notato che avete letto in tanti
il
che mi fa moooooolto piacere. Non mi lasciate neanche una recensione???
Daiiii,
su. Anche solo un «Ciao! La tua storia mi fa
cacare!» andrebbe bene…giusto per
sapere cosa ne pensate. Bene, ora me ne vado ;) capitoli 5 e 6 pronti
per
essere caricati.
Shayla.
05.
James
cominciò a sbottonarle
lentamente la camicia. La giovane ormai era totalmente stordita dalle
sue arti
seduttive.
L’atmosfera
era perfetta per i
suoi scopi. Sul tavolo al centro della stanza, trionfava
un’enorme ciotola di
cristallo piena di frutti succosi e squisiti. Le candele illuminavano
delicatamente l’ambiente creando graziosi riflessi sulle
eleganti librerie
colme di volumi dalle copertine in preziosa seta colorata. Il
mappamondo
pregiato brillava, troneggiando vivino al sontuoso letto a baldacchino
su cui
si trovavano i due giovani.
Il
capitano si chinò dolcemente
su di lei. Le sfiorò le labbra con i polpastrelli, le
baciò l’incavo del collo,
lasciando che la ragazza s’inarcasse verso di lui, poi le
passò un braccio
dietro la schiena e la tirò a sé, pronto ad
impossessarsi delle sue rosee e
morbide labbra, quando dal ponte si levarono delle urla.
La
fanciulla si mise a sedere,
spaventata.
«Wendy,
tesoro, non temere. Ti
difenderò io. Ora però nasconditi,
finché non finirà tutto».
Lei
obbedì e si rifugiò sotto il
letto.
Dall’esterno
arrivavano grida e
rumori di battaglia. Sembrava che la ciurma stesse combattendo contro
una belva
inferocita.
Uncino
prese la sua spada, quindi
uscì sul ponte, dove trovò Peter Pan alle prese
con tutti i suoi uomini.
«Bentornato
fratellino. Mi stavi
facendo di preoccupare. Temevo fossi morto» disse, beffandosi
di lui.
«Dov’è
Wendy?» ringhiò l’altro.
«Quanta
fretta, piccolo mio. Non
vorresti divertiti un po’ con me, prima?».
Peter
si scagliò contro James e i
due cominciarono a combattere.
«Vorrei
ricordarti com’e finita
l’ultima volta che abbiamo incrociato le lame,
Uncino».
«Vorrai
dire penultima,
pesciolino o forse dovrei rinfrescarti la memoria?».
Peter
digrignò i denti
rabbiosamente, parando un fendente del suo avversario.
Combatterono
con ferocia
ferendosi reciprocamente in più punti, finché
James non disarmò il fratello.
«Bene,
bene, bene. Dunque pare
che finalmente siamo giunti all’epilogo della nostra storia.
Purtroppo non sei
mai stato capace di sceglierti un’arma di tutto rispetto.
Pugnale contro spada.
Era evidente chi avrebbe vinto, fin da subito. Siccome ho anche io un
cuore, invece
di seguire i miei più profondi istinti e trapassarti il
torace con la mia lama
immediatamente, voglio darti la possibilità di dire le tue
ultime parole».
Il
rosso era nel panico. Come
aveva potuto perdere così miserabilmente? Sarebbe morto e
quel che è peggio,
avrebbe perso Wendy.
Chiuse
gli occhi e trasse un
profondo respiro, quindi s’inginocchio e levò il
capo in direzione del
capitano.
«Mi
hai dato la possibilità di
parlare un’ultima volta e non voglio sprecarla. Non ho
ricordi della mia
infanzia, le mie memorie cominciano molto dopo il nostro arrivo
sull’Isola, ma
nonostante questo so bene il motivo per cui mi porti rancore. Ora che
ho
l’occasione di parlare pacificamente con te, ti chiedo scusa.
Per essere stato
la causa della morte di nostra madre. Io non l’ho mai
conosciuta, ma a
giudicare da quanto tu fossi legato a lei, penso fosse una donna
straordinaria.
Il rancore che provi per me è del tutto legittimo.
Probabilmente se fossi stato
al tuo posto, avrei reagito nello stesso modo ed è proprio
per questo che
imploro il tuo perdono, cosicché quando mi ucciderai,
potrò dire di essermene
andato con la coscienza pulita».
Uncino
era senza parole. Di certo
non si sarebbe mai aspettato un discorso del genere.
«Cosa
diavolo stai dicendo?»
chiese, digrignando i denti.
«Trilly
mi parlò a lungo di
questa cosa quando ti allontanasti da noi. All’inizio non
riuscivo a capire
cosa stesse dicendo. Parlava di amore profondo, ma ancora non conoscevo
questo
sentimento. Ora finalmente l’ho capito. Io, Peter Pan, sono
pronto a morire per
la ragazza di cui sono innamorato e la rabbia che ho provato quando me
l’hai portata
via mi ha fatto capre come
potessi sentirti tu, quando nostra madre, la donna più
importante della tua
vita, morì dandomi alla luce».
Sull’Isola
che non c’è, dove
splendeva sempre il sole, aveva cominciato a piovere. Una pioggia
fitta,
pesante e gelida che in poco tempo si trasformò in un
violento temporale con
tuoni e fulmini.
Nessuno
riuscì a capire se sui
volti dei due fratelli ci fossero lacrime o pioggia.
Wendy,
nel frattempo, era uscita
dal suo nascondiglio e aveva osservato la scena dalla porta socchiusa
della
cabina.
Allora
Peter era innamorato di
lei?
Questo
pensiero dissipò la nebbia
della sua mente, causata da James.
I
due avversari erano arrivati ad
un momento di stasi. Cosa sarebbe accaduto ora?
«Se
con queste parole credi di
avermi intenerito, ti sbagli di grosso. Morirai lo stesso, stupido
ragazzino»
disse James con la voce rotta da quello che sembrava pianto.
«Non
m’importa di morire ora che
ti ho chiesto scusa, fratello» e così dicendo
allargò le braccia in segno di
resa e levò il capo al cielo, lasciando che la pioggia
gl’inondasse il viso.
I
capelli, già zuppi,
s’incollarono alla fronte, marcando maggiormente la linea
della sua mascella. Gli
abiti fradici delinearono la muscolatura del ragazzo pronto a morire.
Uncino
strinse l’elsa della sua
spada, dal cui filo scendeva un rapido rivolo d’acqua, prese
un respiro e si
preparò a colpire.
Wendy,
terrorizzata, corse sul
ponte, scivolando più volte sulle assi di legno bagnate.
In
quel preciso istante un
fulmine colpì l’albero maestro della nave,
incendiandolo e facendolo crollare.
L’enorme
legno s’inclinò
pericolosamente verso la prua della nave.
«Wendy!
Attenta!» gridò Uncino
cogliendo un movimento alla sua destra e realizzando in un istante che
la
ragazza sarebbe stata sicuramente travolta.
Lasciò
cadere la spada, corse
nella direzione della giovane poi, prima che fosse troppo tardi, la
spinse via
prendendo il suo posto sotto la gigantesca trave.
Peter
aveva assistito inerme alla
scena. Volò velocemente verso Wendy e la portò
via, al riparo dall’onda d’urto
e dalle schegge di legno che dopo l’impatto schizzarono
dappertutto.
La
Jolly Roger affondò in pochi
minuti. I pirati si gettarono in mare nel tentativo di salvarsi dal
naufragio
e, una volta al sicuro sulla spiaggia, si resero conto che il loro
capitano non
c’era più.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 06. ***
06.
Il
temporale aveva spaventato
anche John, Michael e i bimbi sperduti, che avevano supplicato Trilly
di
portarli fino alla nave di Uncino, per vedere se Wendy e Peter stessero
bene.
Quando
arrivarono si trovarono di
fronte ad uno scenario da brivido.
La
Jolly Roger che, a causa del
fulmine, aveva preso fuoco, si stava lentamente inabissando; i pirati
se ne
stavano in disparte a capo chino e con i cappelli in mano. Gli occhi
lucidi
puntati su quella che era stata la loro casa per tanto tempo.
Wendy
era alle spalle di Peter
che, sulla battigia sfiorata dalle onde rabbiose, fissava il mare senza
vergognarsi delle lacrime che gli solcavano il volto.
«Mi
aveva perdonato» sussurrò
lanciando il pugnale nell’acqua.
Gridò
il nome del fratello, poi
cadde in ginocchio con la testa tra le mani, noncurante
dell’acqua del mare che
gli bagnò gli abiti.
I
bambini si radunarono accanto a
Wendy. La disperazione di Peter li aveva colpiti violentemente e non
sapevano
come comportarsi.
Non
lo avevano mai visto
piangere.
Dopo
qualche minuto fu Trilly la
prima a parlare.
«Per
quanto mi dispiaccia
pronunciare queste parole, credo che restare qui non
migliorerà la situazione.
Torniamo al rifugio e asciughiamoci» disse radunando i bimbi
sperduti.
I
pirati guardarono il gruppetto
con aria depressa e la fatina decise di portare al riparo anche loro.
In
fondo lei se li ricordava,
quando erano stati bimbi sperduti a loro volta.
Wendy
si avvicinò a Peter e gli
posò una mano su una spalla.
«Gliel’ho
letto negli occhi Wendy…non
voleva uccidermi. Si sarebbe sistemato tutto»
sussurrò, scosso dai singhiozzi,
poi si voltò verso di lei, abbracciandola.
«Lo
so Peter, lo so. Non mi
avrebbe salvato la vita, altrimenti» rispose lei,
accarezzandogli i capelli e
stringendolo a sé.
Il
diluvio si stava lentamente
calmando. Il mare era meno feroce e le onde, dapprima rabbiose,
cominciarono a
portare dolcemente a riva frammenti di legno e detriti vari provenienti
dalla
nave.
«Prima
di andarcene – disse Peter
a voce alta, attirando l’attenzione di tutti –
vorrei spendere due parole in
onore di James, capitano della Jolly Roger».
Bambini
e pirati si fermarono,
dando le spalle all’entroterra e osservando il giovane.
Peter
era di fronte a loro.
Chinarono
tutti il capo in segno
di rispetto, dopodiché il ragazzo cominciò a
parlare.
«Io
e James abbiamo compiuto
molti errori durante la nostra vita qui sull’Isola, primo e
più importante,
quello di separarci. Abbiamo lottato per
un’infinità di anni, coinvolgendo
sempre bambini e pirati, senza alcuna ragione. La vita
quest’oggi ha voluto
darci una terribile lezione portandocelo via per sempre. James era il
terribile
capitan Uncino, terrore di tutti i bambini, ma negli ultimi istanti
della sua
esistenza si è rivelato per quello che era e che io, come
spero tutti voi, ricorderò
per sempre. Un uomo coraggioso e pronto a sacrificarsi per salvare chi
è in
difficoltà. Oggi non è morto solo Uncino. Oggi
è scomparso James il capitano,
fratello di Peter Pan ed eroe».
Rimasero
tutti in silenzio
mentre, veloce come se n’era andato, tornava a splendere il
sole.
Le
onde del mare s’infrangevano
delicatamente sulla battigia e dalla foresta arrivavano i suoni degli
animali
che, dopo il diluvio, erano tornati a correre tra gli alberi.
Spugna,
il braccio destro del
capitano, levò un’ultima volta lo sguardo sul
mare, con gli occhi gonfi di
lacrime, quando notò qualcosa.
Sulla
riva spiccava una casacca
rossa. L’uomo giaceva immobile, ma il petto si muoveva
lievemente.
«È
vivo!» strillò, correndo verso
il suo capitano.
Peter
fu più veloce di lui. Prese
il viso del fratello tra le mani e gli diede dei buffetti sulle guance,
nel
tentativo di farlo riprendere.
«James,
ti prego rispondimi. Apri
gli occhi» disse con voce preoccupata.
«Levami
le tue luride mani di
dosso» tossicchiò l’altro, sputando
acqua di mare.
Aveva
una brutta ferita alla
testa e probabilmente avrebbe perso una gamba, ma quantomeno era vivo.
Trilly
usò la sua polvere magica
per sollevarlo da terra e tutti s’affrettarono a raggiungere
il rifugio di
Peter.
Una
volta arrivati, i bambini si
radunarono tutti nel salone, mentre in una stanza Peter, Trilly e i
pirati
lavoravano velocemente ma con precisione per medicare il capitano.
Trascorsero
parecchie ore poi,
finalmente, quando l’unica ad essere rimasta sveglia era
Wendy, uscirono tutti
dalla stanza di James.
«Come
sta?» chiese la ragazza
alzandosi dalla poltrona sulla quale si era accomodata e posando il
libro che
stava leggendo per rimanere sveglia.
«È
vivo e per ora credo basti
questo. Probabilmente non perderà la gamba, ma temo che
resterà zoppo, quindi
tanti cari saluti alla vita da pirata. La ferita alla testa invece ha
avuto
bisogno di qualche punto» le rispose Peter, evidentemente
esausto.
«Tu
invece come stai?» domandò
lei.
Il
giovane sospirò, poi e fece
cenno di seguirlo sulla terrazza.
«Sono
confuso…ed indeciso» rispose,
una volta che furono all’aria fresca.
Lo
sguardo eloquente di Wendy lo
spronò a continuare.
«Tu
sei l’unica ad essere rimasta
all’oscuro di tutto. Devi sapere che tu sei la mia unica via
d’uscita da questa
maledizione. Innamorandomi di te ho fatto sì che un tuo
bacio mi renda un
ragazzo normale. Crescita e invecchiamento compresi. Però
c’è anche l’altro lato
della medaglia. Perdendo la mia unicità, oltre a rinunciare
a volare e quant’altro,
dovrò abbandonare per sempre l’Isola e adesso che
ho ritrovato la pace con mio
fratello perderei anche lui, oltre a Trilly e ai bambini».
Wendy
gli prese il viso tra le
mani e lo guardò nei suoi profondi occhi scuri.
«Anche
io sono innamorata di te
Peter, per quanto possa sembrare assurdo visto che ci conosciamo da
pochissimi
giorni. Sei un ragazzo fantastico, dal cuore d’oro, ed
è proprio per questo che
sono disposta a rinunciare a te. Averti al mio fianco per il resto
della mia
vita sarebbe una gioia incommensurabile, ma solo se anche tu fossi
felice. Non
voglio che rinunci a questo per me. Io non valgo la tua
felicità e capisco
perfettamente i tuoi dubbi. Non angosciarti troppo. Prendi la decisione
migliore per te, senza preoccuparti di quello che potrei pensare io o
cosa
direbbero gli altri».
Si
scostò e lo lasciò da solo a
pensare e lui rimase lì. Tutta la notte.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 07. ***
07.
Non
voleva rinunciare a Wendy, ma
nemmeno ai suoi amici, alla sua isola e alla sua famiglia.
La
mattina successiva Trilly lo
trovò ancora in terrazza. Anche lei ascoltò i
suoi dubbi.
«Purtroppo
Peter, questa ò una
decisione che spetta solo a te. Io non posso decidere al posto tuo.
Nessun
altro può farlo».
«Lo
so, solo che non so proprio
cosa fare».
«Io
ho rischiato la pelle per quella
ragazzina e ora tu vuoi lasciarla andare via?»
Peter
si voltò sorridendo e corse
incontro al fratello maggiore che, poggiato ad un bastone, avanzava
lentamente.
«È
vero, rinuncerai all’Isola, ai
bambini e ad un sacco di altre cose, ma sei sicuro di voler rinunciare
all’amore
per tutta l’eternità? Certo, potrai andare a
trovarla ogni tanto, ma quando un
domani lei si sposerà con un altro uomo e avrà
dei figli, tu cosa farai? Sarai
contento della tua scelta? Non te ne pentirai a tal punto da arrivare
ad odiare
questa vita? L’Isola e tutto il resto?».
Quel
pomeriggio, il giovane
rosso, volle radunare tutti nel salone. Aveva preso una decisione.
«Ho
voluto che foste tutti qui
perché ho fatto una scelta. Ci ho pensato tutta la notte e
non sono riuscito ad
arrivare ad una conclusione che mi soddisfacesse, poi le parole di mio
fratello
mi hanno aperto gli occhi. È con dolore, ma assoluta
serenità nel cuore, che
oggi voglio dire addio a tutti voi. Ho deciso di restare con Wendy,
John e
Michael a Londra. Non me ne vado perché non ho
più piacere a stare con voi, ma
perché so che l’Isola non ha più
bisogno di me. So che sarete in buone mani
lasciando che James si prenda cura di voi e so anche che
d’ora in avanti, tra
bimbi sperduti e pirati ci sarà collaborazione. Non vorrei
dilungarmi oltre, ma
voglio ringraziarvi tutti. Per avermi cresciuto, sostenuto ed aiutato
quando ne
avevo più bisogno»
I
primi a corrergli incontro e ad
abbracciarlo, furono i bimbi sperduti. Piangevano tutti,
perché sapevano che
non si sarebbero mai più rivisti.
«Ci
mancherai tantissimo, Peter»
dissero tutti.
Anche
i pirati vollero stringere
la mano al ragazzo che fino a poco tempo prima era loro nemico.
«Grazie
per le belle avventure
che ci hai fatto vivere» disse Spugna.
Peter
si trovò faccia a faccia
con suo fratello. Nonostante avesse la testa, il torace e la gamba
fasciati,
sedeva su una poltrona in una posizione rigida e quasi regale, con la
mano
poggiata sulla sommità del suo bastone.
L’uomo
si alzò, nascondendo una
piccola smorfia di dolore e allargò le braccia per
accogliere il fratellino.
«Mi
dispiace esserti stato
lontano in tutti questi anni, ma so che Wendy si prenderà
cura di te» disse
stringendolo.
«Mi
mancherai James. Anche se
solo per poco tempo, sei stato e sarai sempre il fratello migliore che
potessi
desiderare» sussurrò Peter, trattenendo le lacrime.
«Il
capitano lo prese saldamente
per le spalle e lo guardò dritto negli occhi.
«Non
piangere Peter Pan. Nel
profondo del mio cuore sento che questo non è un addio,
bensì un arrivederci,
quindi stai sereno e parti tranquillo».
Il
ragazzo sorrise.
«Parto
tranquillo perché so che l’isola
è in buone mani. Spero anche io che sia solo un
arrivederci».
L’ultima
persona da salutare fu
Trilly. Era in lacrime, ovviamente e faticava a parlare.
«Mi
dispiace molto per tutto
quello che ho fatto. Sono stata un’incosciente e
un’egoista. Non volevo
combinare tutti questi guai» disse abbracciando il viso del
giovane.
«È
tutto ok Trilly, non ti
preoccupare. Voglio che tu sappia quanto io ti sia grato per avermi
cresciuto
ed esserti presa cura di me, come una madre».
La
fatina gli diede un leggero
bacio su una guancia.
«Prendi
questa e promettimi che
la leggerai tra una settimana» disse porgendogli una lettera.
Il
ragazzo annuì, quindi prese
per mano Wendy, John e Michael e si preparò ad andare.
«Arrivederci
amici miei e grazie
di cuore».
I
saluti proseguirono finché i
quattro non furono che dei minuscoli puntini in lontananza.
James
e Trilly si guardarono,
annuendo mestamente.
*
Era
sera a Londra. I tre fratelli
e Peter Pan atterrarono sul balcone, quindi si prepararono per andare a
dormire.
«Ora
che ci penso…come
spiegheremo ai tuoi genitori la mia presenza qui?».
«Non
ti preoccupare. Non è
necessario che lo sappiano. Stanno a casa pochi giorni al mese e di
sicuro non
si accorgeranno di te. A malapena sanno che scuola frequentiamo noi
tre»
rispose John, leggermente malinconico.
I
due fratelli andarono a
dormire, mentre Peter e Wendy salirono in camera della ragazza.
«Pronto
a diventare un ragazzino
normale?».
Lui
annuì, quindi si avvicinò, le
cinse la vita con le braccia e la strinse a sé, posandole un
delicato e morbido
bacio sulle labbra.
Inizialmente
non accadde nulla,
poi Peter avvertì un forte formicolio alla base della nuca,
che lentamente si
espanse a tutto il corpo.
La
stanza fu invasa dalla luce e
quando tutto tornò alla normalità il ragazzo si
sentiva strano.
«Va
tutto bene? Come ti senti?»
chiese Wendy, preoccupata.
Peter
si guardò le mani, quasi come
se si aspettasse di vederle diverse.
«Sì
sì, sto benissimo» rispose
con un sorriso e la baciò di nuovo.
*
La
prima settimana da ragazzo
normale trascorse tranquillamente. Era strano non poter volare, ma si
sarebbe
abituato. Mentre Wendy e i bambini erano a scuola, decise di leggere la
lettera
di Trilly.
«Caro Peter, se stai leggendo questa
lettera, significa che hai
lasciato l’Isola. Ti scrivo nella speranza che tu abbia
rispettato il mio
volere di attendere una settimana prima di leggere queste parole. Sai
perché ti
ho chiesto di lasciar trascorrere sette giorni? Perché
questo è il lasso di
tempo necessario per dimenticare l’Isola. Non ti spaventare
piccolo mio, è la
cosa giusta per te e per tutti noi. Tu eri e sarai sempre il custode
dell’Isola.
Domattina, quando ti sveglierai senza averne più memoria,
noi tutti dovremo
tornare ad una vita normale. I bimbi sperduti avranno delle famiglie e
così
anche noi adulti. Dimenticandoti dell’Isola ci darai la
possibilità di vivere
delle vite diverse e libererai James dalla maledizione. Non ricorderai
di come
ti ho cresciuto, ma avrai memoria dei bei momenti, senza
però ricordarti di me.
Non so se il destino ci darà la possibilità di
rivederci, ma stai tranquillo,
se mai dovesse accadere, lo capiremo. Grazie per aver reso la mia vita
un po’
più speciale. Ti voglio bene Peter Pan, piccolo monello.
Rimarrai il mio bimbo
sperduto preferito.
PS per quanto brutale possa sembrare, non potrai
sfruttare la lettera
per ricordare l’Isola, perché queste parole
svaniranno non appena le avrai
lette.
Con affetto.
Trilly».
Come
scritto, la lettera si
smaterializzò tra le sue dita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** EPILOGO ***
EPILOGO
Passarono
dieci anni da quel
giorno.
«Papà!
Mamma!» esclamò un bambino
dai disordinati capelli rossi, correndo incontro ai genitori che lo
aspettavano
sorridenti fuori da scuola.
Nel
correre inciampò in una
stringa ed andò a sbattere contro un altro uomo che lo
afferrò al volo, prima
che cadesse rovinosamente a terra.
«Hey
piccolo, ti sei fatto male?»
domandò l’uomo, rimettendolo in equilibrio.
«Capitano!
Fai attenzione» lo
sgridò la madre, prendendolo per mano.
«Mi
scusi, a volte è un po’
distratto» si scusò il padre, notando che
l’altro si appoggiava ad un elegante
bastone da passeggio.
«Non
si preoccupi, ho anche io un
maschietto di quell’età e la capisco benissimo. Se
posso permettermi di
chiedere, come mai lo ha chiamato capitano?» aggiunse lo
sconosciuto,
incuriosito.
«È
da quando è piccolo che ha una
passione smisurata per i pirati e ogni tanto gli piace fingere
d’essere il
capitano di una nave. Ormai sono anni che io e mia moglie lo chiamiamo
così»
rispose il padre del bambino.
I
due si guardarono negli occhi
per un istante.
Gli
occhi verdi del misterioso
uomo col bastone s’illuminarono per un istante di uno strano
lampo familiare.
«Ci
siamo già visti?» chiese il
primo, osservando il volto dello sconosciuto.
Era
sicuramente un bell’uomo,
nonostante la barba leggermente incolta. I capelli scuri rendevano
magnetico il
suo sguardo smeraldino.
«Non
saprei, ma ho anche io la
stessa impressione. Mi chiamo James Bell, molto piacere»
rispose tendendogli la
mano.
«Peter.
Peter Young – rispose l’altro,
stringendogliela – Lei è mia moglie Wendy e lui p
il piccolo James. Piacere mio».
Il
signor Bell fece una leggera
riverenza alla moglie di Peter, che sorrise dolcemente.
«So
che potrà sembrarvi strano,
ma l’ultima volta che ho provato una sensazione simile
è stato quando ho
conosciuto mia moglie. Che ne direste di venire a cena? Lily e il
piccolo Peter
saranno sicuramente felici di conoscervi».
In
quel preciso momento arrivò un
altro bambino, coetaneo del piccolo James, che abbracciò il
padre.
«Eccolo
qui, appunto, il mio
piccolo eroe» disse James, presentando il figlio alla coppia.
«Noi
ci conosciamo già. Siamo nella
stessa classe» disse il bimbo rosso, sorridendo
all’amichetto.
«Ecco
allora chi è il famoso
bimbo che si chiama come me» disse il signor Young.
I
tre adulti risero.
«Signor
Bell, sarà un piacere.
Ditemi voi quando preferite».
«Stasera
per le sette va bene?»
domandò.
«Perfetto»
rispose Peter Young.
Si
scambiarono i numeri di
telefono, quindi James e la sua famiglia fecero ritorno a casa, per
prepararsi.
«Guarda
un po’ che caso. Lui si
chiama come nostro figlio e il suo bambino si chiama come te»
disse Wendy.
Peter
si voltò a guardare quello
strano sconosciuto che con passo fermo zoppicava, aiutandosi col
bastone, al
fianco del bambino.
«Già,
che buffo scherzo del
destino».
Bene signori e signore siamo arrivati alla fine.
Come promesso ho
caricato tutto in fretta e furia e ora mi ritiro, in attesa di qualche
anima
buona che vorrà farmi sapere cosa ne pensa di questa
storiella buffa e
sconclusionata che mi è venuta in mente al lavoro. Ripeto,
è un’idea nata e
completata in un paio di giorni, quindi abbiate pietà della
mia anima.
Ora vi saluto (nella speranza che chi segue
l’altra long su Hunger
Games non decida di uccidermi, visto che non aggiorno da secoli e
secoli)
Bye e grazie a tutti quelli che hanno letto ;)
Un abbraccio dalla vostra cara e pazza Shayla!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2901869
|