Alice.

di BettyLovegood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una capra per amico. ***
Capitolo 2: *** Il mio migliore amico é un satiro ***
Capitolo 3: *** Kate, la ragazza del mio migliore amico. ***
Capitolo 4: *** Un gemello semidivino: Percy Jackson ***
Capitolo 5: *** Semidei, gorgoni e Jason Grace. ***
Capitolo 6: *** Nuovi amici semidivini. ***
Capitolo 7: *** Cavalli parlanti, incubi e vecchi ricordi. ***
Capitolo 8: *** É pur sempre amore no? ***
Capitolo 9: *** Benvenuti nel fantastico mondo di Leo. ***
Capitolo 10: *** La leggenda romana di Minerva. ***
Capitolo 11: *** Scrivere, un buon modo per non pensare. ***
Capitolo 12: *** Capelli scintillanti. ***
Capitolo 13: *** Festa! ***
Capitolo 14: *** Andrea. ***
Capitolo 15: *** Colui-che-non-deve-essere-nominato. ***
Capitolo 16: *** Vale la pena combattere per questo. ***
Capitolo 17: *** Io adoro il cioccolato! ***
Capitolo 18: *** Colpa del fuoco che c'è tra noi. ***
Capitolo 19: *** Il miglior fratello del mondo. ***
Capitolo 20: *** E se ti uccidessero io non potrei mai andare avanti. ***
Capitolo 21: *** Il tuo sorriso è la cosa più bella che io abbia mai visto. ***



Capitolo 1
*** Una capra per amico. ***


Alice quella mattina aveva capito una cosa : essere una semidea fa davvero schifo.
 Quella che doveva essere una semplice mattina da passare con il suo migliore amico si era trasformata in una lotta con un brutto mostro di nome Elia. E come se non bastasse adesso si ritrovava in America in un campo pieno zeppo di semidei che le ripetevano tutti la stessa cosa: "Sei identica a Percy".
 Ma chi diamine é questo Percy?
 
Ma forse dovrei raccontare tutto dall'inizio, da quando Alice é uscita con Lucas per andare in centro.
 L'aria fuori era fredda come mai prima di allora. Roma solitamente era sempre abbastanza calda  a settembre. Alice strinse nel suo cappotto rosso e raggiunse di corsa la casa dell'amico.
 Arrivó alla porta e bussó ripetutamente al campanello ma nessuno la venne ad aprire. Lucas viveva da solo quindi l'unica spiegazione logica era che l'amico stesse ancora dormendo. Ordinaria amministrazione si disse.
 Suonó qualche altra volta senza avere risposta.
  Sbuffó, dove diamine si era cacciato quell'idiota? Si guardó intorno e vide che la finestra della cucina era aperta quel tanto che bastava per entrare in casa.
 Non ci pensó due volte, stava congelando lí fuori. Si arrampicó sul bordo della finestra ed entró facilmente nella piccola cucina. Come al solito c'era un caos:piatti non lavati, buste di merendine gettate a terra e sul tavolo c'erano i residui di quella che doveva essere la cena.
 Non é che casa sua fosse uno splendore ma quí era davvero troppo. Appuntó mentalmente di dire all'amico di fare qualche pulizia.
-Lucas, sono io. Sono in cucina, muoviti stupida capra se no facciamo tardi! - urló affacciandosi nel corridoio buio.
 Ancora silenzio.
 Alice rovistò tra le provviste dell'amico (tutto cibo vegano, Lucas non toccava niente che aveva origine animale) e rubó una merendina di soia. In un solo morso il dolce sparí.
-Lucas vuoi davvero che venga li e ti svegli io?- urló minacciosa nuovamente rivolta al corridoio.
 Quando non sentí ancora nessuna risposta Alice si spazientí. Prese una pentola dal ripostiglio e la riempí di acqua fredda.
 Attraversò il buio corridoio e si ritrovó in un ampio salone. Trovó l'amico steso a pancia in giú su un divano rosso.
 -Ok Lucas, ultimo avvertimento. Ti alzi da solo o ti faccio alzare io? - l'amico per risposta fece uno strano verso con la bocca.
-Ok ho capito- Alice si piegó sulle ginocchia e urló -Sveglia!- dopodiché gettó l'acqua ghiacciata sul corpo dell'amico.
 Lucas si alzó bruscamente e si guardó intorno alla ricerca del colpevole. Vide Alice,a desso comodamente seduta sul suo divano, e le gettó un cuscino in faccia.
-Sei davvero spregevole, lo sai?- raccolse un asciugamano da una pila di vestiti e inizió ad asciugarsi il cespuglio di capelli che si ritrovava in testa.
-Sai che ore sono caro?- Alice indicó con un gesto l'orologio appeso al muro. -Sono le undici e siamo in ritardo per la mia giornata di shopping-
Lucas sbuffó. - E lo chiami anche shopping?-
Beh in realtá non era shopping. Di solito passavano la giornata in centro in una piccola libreria dove Alice finiva per spendere tutti i suoi risparmi.  A lei non importava nulla dei soldi. Dopo la morte della madre era rimasta sola (non aveva mai avuto il piacere di conoscere suo padre) cosí aveva trovato lavoro in una caffetteria. Il suo capo, Mister Caffé, come era solito chiamarlo, conosceva la situazione di Alice e la sua paga era sempre molto abbondante. La ragazza cercava sempre di rifiutare il denaro in piú che le dava ma lui faceva finta di niente.
 -Va a farti una doccia, puzzi come una capra-
-Ehi, le capre non puzzano. - protestó l'amico sulla difensiva. Ma prese comunque l'asciugamano e si trascinó in bagno.
-E sbrigati, se no me ne vado- gli urló dietro.
 Lucas si affacció dalla porta del bagno.
-Tu non vai da nessuna parte senza la tua capra- e sparí nuovamente.
 Alice rise di gusto. Prese il telecomando e accese la tv. C'era il telegiornale. Tentó di leggere le notizie che scorrevano sotto le immagini ma non ci riuscí. Era tutto troppo veloce e troppo piccolo. Niente di utile per la sua dislessia.  Quando leggeva i libri era diverso. La signora Rossi, commessa della libreria in cui andava sempre, era una delle poche persone che era a conoscenza della sua malattia e le faceva trovare sempre dei libri stampati a caratteri abbastanza grandi da poterli leggere. Alice ci impiegava un bel pó a finire ogni singola pagina, ma non andava di fretta. Il dottore una volta le aveva detto che leggere aiuta molto e lei passava giornate intere su un libro. Quando era piccola pensava che crescendo avrebbe superato quella stupida malattia, ma niente era cambiato. A scuola veniva sempre rinchiusa in una "classe speciale" dove tutto andava a rilento oppure era costretta a frequentare stupidi corsi di recupero pomeridiani.
Alice odiava la scuola. Era solo grazie a Lucas che non aveva abbandonato tutto. Lucas era davvero un amico fantastico. La aiutava a studiare, la difendeva dalle stupide ragazze che la prendevano in giro, la accompagnava ovunque lei desiderasse e soprattutto la teneva a bada quando voleva cacciarsi nei guai. Cosa che  succedeva molto spesso.
 -Ehi splendore sai che siamo in ritardo per la tua mattinata di shopping?- Lucas era comparso nel salotto. Indossava una leggera maglietta arancione e un paio di jeans.
-Ehi splendore sai che si gela lí fuori? - le rispose lei.
 Lucas sorrise. Prese un cappello e se lo ficcó sui ricci disordinati.
 -Una capra non soffre il freddo splendore- prese un cappotto dall'attaccapanni e porse in braccio all'amica.
 Alice spense la tv e diede il braccio all'amico.
-Vorrei tanto essere una capra- disse uscendo nell'aria fredda.                                                              


ANGOLO DELL'AUTRICE :3
 Ciao a tutti :D
 Questa é la mia prima storia sul mondo di Percy Jackson quindi siate clementi xD
 So che il capitolo è molto corto,ma dal prossimo in poi sono più lunghi. Fidatevi xD
 Spero che comunque la storia vi piaccia.
 Grazie a chi legge.
 With love BettyLovegood <3

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Capitolo 2
*** Il mio migliore amico é un satiro ***


Stai davvero fissando quel ragazzo?-
 -Mmmmh-
 -Alice seriamente sei interessata a QUEL ragazzo?-
 Alice spostò lo sguardo dal ragazzo seduto in fondo alla sala e fissò l'amico seduto al suo fianco.
-Cosa c'è che non va in lui?Guardalo ha un'aria così misteriosa.- rivolse nuovamente lo sguardo al ragazzo biondo che si accorse di lei e le sorrise. Alice arrossì e distolse lo sguardo.
-Mmmh, fammici pensare- Lucas assunse una finta aria pensierosa -Credo sia troppo perfetto. Insomma guardalo con quella sua chioma bionda, i muscoli e tutto il resto. Sembra uno di quei tipi fissati per la palestra. Scommetto che avrà anche qualche volgare tatuaggio da qualche parte. Pensavo avessi standard più alti.-
Alice tornò a guardare il biondo infondo alla sala che era ritornato a leggere il suo libro. Spostò lo sguardo sul suo corpo e notò una macchia scura, una scritta.
 -Beh, credo che sui tatuaggi tu abbia ragione. Guarda il suo braccio.-
-Lo sapevo!- esclamò Lucas voltandosi a guardare.
-Cosa sono queti pregiudizi sulle persone con i tatuaggi? Anche io me ne farò uno appena diventerò maggiorenne.- Lucas improvvisamente s'irrigidì. Annusò l'aria e si alzò di scatto.
-Mostri- sussurrò. -Alice dobbiamo adarcene- tirò l'amica con un braccio ma lei non si mosse. -
Cosa? Siamo appena arrivati!- prese il libro dal tavolo e lo aprì. Ma Lucas lo richiuse.
 -Alice ho detto che dobbiamo andare. E' urgente.- non guardava l'amica ma spostava nervosamente lo sguardo da destra a sinistra.
-Lucas ti senti bene?- lo ragazza lo guardò più irritata che preoccupata. Era abituata alle finte malattie dell'amico. Lo faceva spesso.
-No, in realtà non mi sento molto bene- tirò per un braccio Alice e la fece alzare. La ragazza sbuffò infastidita e fece per raggiungere la porta ma l'amico la bloccò.
 -Usciamo dal retro.-
-Diamine Lucas sei davvero insopportabile stamattina. Che c'è che non va nell'uscita principale?- Alice non ebbe bisogno di una risposta. Davanti alla porta il ragazzo biondo che prima stava fissando li stava guardando con un sorrisetto. Era davvero inquietante. Girò su se stessa e seguì il compagno sul retro. Una volta fuori furono investiti dall'aria gelida. Si trovavano in uno dei tanti vicoletti di Roma e prima che lei potesse chiedere qualcosa Lucas l'afferrò per la mano e iniziò a correre.
 Dopo parecchi metri si fermarono a prendere un pò d'aria. Alice crollò su una panchina sfinita.  La ragazza si guardò intorno. Erano entrati in un parco che stanamente era silenzioso e vuoto. Era mezzogiorno di sabato mattina, quel parco doveva essere pieno di bambini urlanti e di genitori stressati. Ma l'unica persona oltre a loro due presente lì era una bambina sui dieci anni che li fissava sorridendo.
-Ciao piccola- salutò Alice. - Per caso ti sei persa?- fece per avvicinarsi ma Lucas la fermò. Lei si girò furiosa ma lui non la pensò. Stava fissando la ragazzina in modo assassino.
-Elia- mormorò.
 Ok. Lucas stava davvero esagerando.
- Cosa diamine hai oggi?- gli urlò contro. In tutta risposta lui la spinse di lato. Alice cadde a terra. Si rialzò furiosa pronta a dare una bella lezione al suo amico ma fu fermata da una risata gelida. Si voltò e dove prima c'era la ragazzina adesso c'era una terribile donna. Ok, forse non è il caso di chiamarla donna. Aveva dei serpenti al posto dei capelli, lunghi artigli e al posto delle gambe aveva due orribili zampe da gallina. Alice indietreggiò spaventata. -Ciao Alice, come stai?- la donna-gallina le sorrise muostrosamente. Dalla bocca scintillarono due zanne affilate. Alice era spaventata e quando si spaventava di solito dava di matto.
-Cosa sei di preciso scusa? E come fai a conoscere  il mio nome?-
 -Sfrontata la ragazzina.- il mostro rise. - Io sono una gorgone e conoscosco il tuo nome perchè ultimamente sei molto famosa mia cara. Loro mi pagheranno molto bene per la tua morte.- la donna cercò di avvicinarsi ma Lucas le si piazzò davanti.
-Non ti avvicinare stupida gorgone puzzolente- gli ringhiò contro.
 -Oh, ciao Lucas, come sta il tuo amichetto George?- la donna rideva di nuovo.
 Lucas tremava di rabbia. -Non nominarlo!- urlò. La donna si leccò le zanne che scintillarono sotto la luce del sole.
-Sai potresti raggiungerlo molto presto.- La gorgone si lanciò in avanti e Alice fu scaraventata nuovamente a terra da Lucas. Quando si rialzò vide il suo amico dare un calcio al mostro sul petto. La gorgone volò via andando a sbattere vicino ad una panchina e si accasciò.
 La ragazza rimase senza parole. Lucas non aveva più i pantaloni,ma la cosa sconvolgente era che al posto delle gambe aveva un bel paio di zampe da capra complete di zoccoli.
 Non si riuscì a trattenere. - Tu sei davvero una capra- esclamò con voce isterica.
 Lucas rise, diede le spalle al mostro e si voltò a guardarla. - Noi preferiamo essere chiamati satiri-
Alice era ancora parecchio sconvolta dal fatto che il suo amico fosse una capra (-no, satiro!- si disse) ma si accorse che la gorgone si era rialzata e stava per attaccare Lucas alle spalle. Afferrò un coperchio del bidone dell'immondizia e lo sbattè in faccia al mostro con tutta la forza che aveva. La gorgone colta di sorpresa gemmette e si accasciò a terra priva di sensi.
-Nessuno può toccare il mio amico satiro!- le urlò contro.
 Lucas rise e l'abbracciò forte. - Senti Alice non c'è tempo per le spiegazioni. Devi scappare.- Frugò tra le tasce del suo cappotto e prese un paio di chiavi. - Tieni.Vai nel mio appartamento,nel secondo cassetto della scrivania c'è un biglietto aereo per Long Island. Vai all'aereoporto e domanda di Kate,mostrale il biglietto e dille che ti ho mandato io,lei ti aiuterà.- Alice guardò l'amico. Fose le era sfuggito qualcosa.
 -Lucas dove vuoi che vada?- chiese.
-Oh dei!Alice ascoltami...-cominciò lui.
-No Lucas ascoltami tu. Io non vado da nessuna parte,non lascio Roma. E poi perchè dovrei?- aveva iniziato a parlare a raffica,lo faceva spesso quando era arrabbiata. Ed era davvero arrabbiata. Il suo migliore amico le aveva nascosto di essere un satiro, quella stupida donna-gallina la voleva uccidere e a quanto pare aveva già ucciso qualcuno di nome George. Chi diamine era George?
 Il cervello di Alice era entrato in modalità confusione. Aveva bisogno di risposte.
 -Alice diamine ascoltami...-
-No. Perchè quell'essere ha detto che sono famosa?- iniziò.
-ALICE MAY GARDEN ASCOLTAMI!-  Lucas la interruppe urlando. -Vedi questo mostro steso quì terra?- indicò con un gesto la gorgone che stava iniziando a muoversi ringhiando. Le diede un calcio in testa talmente forte che lei si disintegrò in una polvere dorata. - E' venuta fin quì per ucciderti e non è la sola ad essere sulle tue tracce.-
 -Ma...- cominciò la ragazza.
 -Niente ma Alice. Devi scappare. Fa quello che ti ho detto e una volta arrivata in Amerca avrai tutte le risposte che vuoi.-
 Ma Alice non si mosse.
-No- sussurrò fissando il punto dove era scoparso il mostro.
 Lucas sbuffò ma subito dopo rise.
-Sai sei una persona incredibile. Io ti dico che ci sono mostri che ti vogliono uccidere e tu non sei ancora scappata. Qualsiasi altra persona sana di mente sarebbe già andata via da un bel pò.-
Alice sorrise a sua volta guardando l'amico.
-Beh sappiamo entrambi che non sono molto sana di mente e poi non vado da nessuna parte senza il mio amico satiro che è capace di distruggere un mostro con un calcio.-
Lucas era rimasto senza parole. Abbracciò forte l'amica.
-Non posso venire.- disse - Dovrò restare quì a proteggerti. I mostri vedendomi crederanno che tu sia ancora con me e invece tu sarai già lontana. Nessun satiro lascia mai il suo protetto da solo,è la pratica.-
Alice fissò l'amico.I suoi occhi verdi si incontrarono nei suoi marroni.
-Ma così i mostri seguiranno te!- gli disse preoccupata.
-Beh si. Ma per te farei questo e molto altro splendore. - le disse sorridendo. -E poi non posso lasciare che ti mostri di uccidano. Io cosa farei il sabato mattina senza di te e il tuo shopping?-
Alice rise e si asciugò le lacrime.
-Lucas...-cominciò. Ma non terminò la frase. Voleva dirgli tante di quelle cose,non voleva che lui mettese in pericolo la sua vita per lei.
-Ehi, è il mio lavoro.- le disse lui - E sappiamo entrambi che le capre portano sempre a termine i propri lavori.-
 -Beh, grazie.- gli disse semplicemente lei. - Grazie di tutto.-
 -E' un piacere difendere la tua vita splendore.- Lucas la strinse forte. - Ora va,abbiamo già perso troppo tempo.-
Alice annuì e fece per andaresene ma Lucas la chiamò e le prese la mano.
-Ehi,quasi dimenticavo. Quando arrivi al Campo devi assolutamente conoscere Percy, è importante.-
 -Di che Campo stai parlando?E come faccio ad arrivarci?- iniziò lei. Ma dell'espressione sul volto dell'amico capì che la risposta poteva averla in America.
 -Quando arrivo al Campo devo conoscere Percy, ok. Afferrato.- fece per andaresene ma Lucas le teneva ancora la mano. Si tolse qualcosa dal braccio e lo legò al suo. Alice abbassò lo sguardo curiosa e vide che si trattava di un braccialetto di legno. Sopra c'era inciso un nome: Lucas.
-Così quando conoscerai i tuoi nuovi amici non ti dimenticherai di me facilmente.-
Alice lo guardò dalla testa ai piedi e  scoppiò a ridere.
-Come faccio a dimenticarmi di te? Hai delle gambe così fantastiche che non penserò ad altro per secoli.-
Lucas rise e si allontanò facendo finta di stare su una passerella. Alice lo guardò per un pò dopodichè le venne una cosa in mente.
-Ehi Lucas chi era il biondo della libreria?- urlò.
 -Era un romano. Alice non fidarti dei romani.-
 Si voltò e sparì tra gli alberi.

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Capitolo 3
*** Kate, la ragazza del mio migliore amico. ***


-Il piano di Lucas sta funzionando. - Si disse Alice.
 In effetti era vero. Durante tutto il tragitto dal parco a casa d Lucas non aveva incontrato nessun essere malvagio che voleva ucciderla. Era stata molto attenta, forse fin troppo dato che aveva rischiato di mandare all'ospedale un vecchietto che si era avvicinato. Beh, scommetto che avreste reagito male anche voi se subito dopo essere stati attaccati da un mostro un anziano signore vi si presenta improvvisamente alle spalle e vi chiama per nome. Alice aveva urlato una cosa tipo - Brutto mostro vai via!-.
 Dopo essersi accorta che era solo il suo anziano vicino di casa, che stava per avere un infarto dopo la sua reazione, era scappata via. Ovviamente si era fermata qualche metro più avanti per vedere se il signore stava bene e quando lo vide urlare una cosa tipo - I giovani di oggi sono tutti matti- decise che si era ripreso bene.
 Alice scrutò nuovamente la strada deserta e infilò le chiavi nella porta.
 Fu subito investita dal profumo di fiori freschi mischiato all'odore di pelo di animale. L'odore di Lucas.
 Alice non  aveva mai badato a questa cosa dato che l'amico di solito portava a casa ogni genere di animale ferito o senza rifugio che trovava. Un altro aspetto che amava di Lucas era questo. Non gli importava niente di quello che quegli animali gli combinavano in casa, ciò che era essenziale è che avessero un rifugio.
 Alice si abbandonò sul divano e iniziò a pensare a tutti gli animali che Lucas si era portato lì. Cani, gatti, uccellini e una volta persino un maialino che aveva rubato da un recinto di animali destinati al macello.
 Il suono dell'orologio a pendolo che batteva l'una fece tornare alla realtà Alice. Stava perdendo troppo tempo. Si alzò in fretta dal divano e entrò in una piccola stanzetta.
 La stanza, come il resto della casa, era immersa nel caos totale. Sul letto disfatto notò qualche carta di merendina, vestiti e una specie di flauto. Alice si avvicinò alla piccola scrivania piena di libri e aprì il secondo cassetto come gli aveva detto l’amico. Dentro trovò una busta gialla con sopra scritto a caratteri cubitali ALICE.
 Era grande e pesante. Voltò la busta e vide che dietro c’era scritto qualcos’altro: APRIRE IN AEREO.
 Si infilò la busta in borsa e nel cassetto comparve un biglietto aereo. Mise anche quello in borsa e fece per andarsene ma le venne in mente una cosa.
 Prese un foglio di carta e una penna e scrisse:

Grazie di tutto amico.
 P.S: Dai una pulita alla casa, è un disastro.
 Alice.

Rovistò nei cassetti ed estrasse un rotolo di scotch. Prese il foglio di carta e uscì dalla stanza.
 Arrivò alla porta principale e attaccò il biglietto, dopodiché nascose le chiavi sotto lo zerbino (dove le metteva sempre Lucas) e uscì in strada.

 Il taxi si fermò di botto davanti all’aeroporto di Roma Fiumicino. Alice pagò la corsa e si allontanò il più velocemente possibile dall’autista. Non era un mostro, era solo un signore sui quarant’anni che puzzava di fumo, ma Alice aveva il vago sospetto che volesse comunque ucciderla. Aveva guidato ad una velocità sicuramente oltre la norma e ogni volta che arrivava ad un semaforo rosso inchiodava il piede sul freno facendo sbattere Alice contro il sediolino. Dopo appena cinque minuti di corsa la ragazza si era stufata e aveva chiesto gentilmente all’uomo di rallentare ma lui l’aveva ignorata.
 Allora lei si era infuriata minacciandolo di chiamare la polizia, ma l’uomo fece una mezza risata.
-Ragazzina vuoi arrivare si o no all’aeroporto?- le aveva semplicemente detto.
 Alice non aveva risposto, si era ritirata nel suo sediolino cercando di sopportare quella folle corsa.
 Entrata in aeroporto fu invasa dai suoni e dalle voci delle persone. Si incamminò verso il banco informazioni e chiese di Kate come le aveva detto Lucas.
 Una donna pesantemente truccata la invitò ad aspettare nella sala d’attesa. Alice ci andò e si lasciò cadere su una comoda poltroncina rossa che si trovava dietro una parete. Si guardò intorno. Una vecchietta stava frugando nella sua borsa alla ricerca di qualcosa, una bambina cantava una canzone con la sa mamma e un vecchietto tentava di finire il suo cruciverba domandando a tutti le risposte. Nulla di strano.
 -Non la troveremo mai qui Al- stava dicendo la voce di una ragazza.
-Mi sa che hai ragione. Il satiro non è qui,non può averla lasciata sola,ma Ottaviano continua a insistere.- rispose un ragazzo
 Sentendo la parola satiro Alice s’irrigidì. Si affacciò oltre la parete, attenta a non farsi vedere. A parlare erano stati una ragazza con una folta chioma bionda e un ragazzo alto dai capelli mori. I due avevano entrambi una T-shirt viola con sopra scritto CAMPO GIOVE ed entrambi avevano un tatuaggio sul braccio come quello del ragazzo romano della libreria.
 Alice si ritirò sulla sua poltrona. Doveva andare via di lì subito. Ma non poteva uscire, non senza attirare l’attenzione di quei due.
 -Forse non verranno qui- si disse.
 Ma si sbagliava, sentì il ragazzo (che si chiamava Al) invitare la ragazza a controllare oltre la parete.
 Alice imprecò. Si guardò intorno cercando una via di fuga. Pensa Alice, pensa.
 Sentì i passi della bionda avvicinarsi, tra pochi secondi sarebbe stata lì e l’avrebbe scoperta.
 Due poltrone più in là l’anziana signora aveva smesso di cercare nella sua borsa ed ora stava tentando di  leggere un libro, ma non ci riusciva. Da come aveva capito dalle parole che urlava, aveva dimenticato gli occhiali. Alice si infilò immediatamente vicino a lei e le stappò il libro di mano.
-Lì c’era un campo di fiori. Erano papaveri rossi, belli…-iniziò a leggere ad alta voce. In realtà non stava leggendo, non poteva leggere così veloce con la sua dislessia,stava semplicemente inventando un racconto. –Nonna mi stai ascoltando?- si rivolse all’anziana signora che la guardava storto. –Allora, stavo leggendo. Lì c’era un campo di fiori…- con la coda dell’occhio Alice vide entrare la ragazza bionda che si guardò intorno. Continuò il suo racconto. – E poi la giovane donna cadde in un profondo sonno, proprio lì in mezzo a quel campo di papaveri. Nonna mi stai ascoltando?- si rivolse nuovamente alla povera vecchietta confusa di fronte a lei. La donna fece per parlare ma Alice la interruppe con il suo racconto. –Sognò di essere con il suo amato, un ragazzo alto e muscoloso…-
La bionda soffermò lo sguardo su Alice, ancora intenta a leggere il suo racconto. Studiò per un po’ la ragazza e Alice pregò con tutta se stessa che il pano funzionasse.
 Dopo qualche minuto la bionda decise che lì era tutto normale, si voltò e se ne andò.
 Alice trasse un sospiro di sollievo.
-Niente di là,tu hai trovato qualcosa?- sentì la voce della ragazza.
 -Nulla. Solo anziani. Andiamocene di qui, sapevo che era uno spreco di tempo.-
 Alice si affacciò nuovamente alla parete e vide i due uscire. Rise, ce l’aveva fatta.
-Scusi signorina, può continuare? Era arrivata alla parte del giovane alto e muscoloso.-
Alice si girò. Aveva ancora in mano il libro della vecchietta.
-Mi scusi signora, non volevo disturbarla.- le ridiede il libro e si alzò.
 -No, aspetta. Continua pure.-
 Alice fu salvata da una giovane donna che disse il suo nome. Si voltò convinta di dover affrontare chissà quale mostro ma si trovò di fronte una bella ragazza sui venti anni che le sorrideva.
 Aveva una divisa da hostess e due paia di alti tacchi ai piedi. Sulla sua camicia azzurra era appuntato un cartellino dorato con su scritto KATE.
-Io sono Kate,tu devi essere Alice.- Kate la squadrò dalla testa ai piedi – Si sei tu, Lucas mi ha parlato tantissimo di te, e devo dire che quel satiro ha proprio ragione.-
Kate l’osservò ancora per qualche secondo mormorando qualcosa del tipo – Incredibile.- -Aveva davvero ragione- -Sei praticamente identica.-
Alice si schiarì la gola, come per dire –Hey, sono qui!- e Kate si riprese dalla sua osservazione.
-Allora, hai il biglietto?- le chiese. Alice frugò nella borsa ed estrasse il biglietto aereo di Lucas.
-Bene, seguimi. C’è un volo che parte tra circa quindici minuti, se facciamo in fretta puoi prendere quello.- Kate si incamminò leggera fuori dalla porta.
 Alice salutò la vecchietta, ancora in attesa della fine del racconto e seguì fuori la donna. Osservó meglio la sua accompagnatrice e notó che non poggiava mai i piedi a terra. Praticamente volava a pochi centimetri dal pavimento. Alice stava per chiederle -Cosa sei?- ma si trattenne,non sembrava una cosa molto carina da dire.
 -Allora, come conosci Lucas?- le chiese affiancandola.
 La donna si voltó e sorrise. Aveva un sorriso bellissimo. Spostó una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e Alice notó due orecchie a punta da elfo. Nonostante quel piccolo particolare era comunque molto carina.
-Oh, beh io e Lucas siamo molto intimi.- disse ridacchiando. -É il mio ragazzo-
Alice si fermó all'improvviso e una grossa signora le andó a sbattere contro.
-Sta un pó attenta ragazzina- le urló contro.
 Ma Alice la ignoró.
-Lucas aveva una ragazza e non me l'ha mai detto?- era sbalordita. Il suo migliore amico le aveva nascosto una cosa del genere. Improvvisamente si sentì in colpa per tutte le volte che aveva cercato di farlo uscire con qualche ragazza.
 -Beh, di certo non poteva dirti di avere un'aura come fidanzata- disse semplicemente lei.
 -Una che?- disse Alice. -Scusami, non volevo.- aggiunse guardando l'aria offesa della ragazza.
 Kate sospiró e riprese a camminare. Alice la seguí.
 -Io sono un'aura, uno spirito del vento.-
 -Beh almeno tu sei carina rispetto alle ragazze con cui volevo farlo uscire.-
 Kate la guardó con aria minacciosa. Sembrava sul punto di scatenare una tempesta
  -Tu volevi far uscire il mio ragazzo con qualche stupida mortale?-
Alice si maledisse per quel che aveva detto.
 -Beh, io non sapevo avesse una fidanzata. Mi preoccupavo semplicemente per lui. - disse sulla difensiva. -Comunque non ha mai accettato nessun appuntamento. Non ha neanche mai voluto guardare qualche altra ragazza.- aggiunse.
 Kate sorrise tra se contenta della fedeltà del suo ragazzo.
 Proseguirono il tragitto in silenzio.
 Una volta sull'aereo Alice sprofondó nel sediolino e Kate si sistemó aggraziatamente al suo fianco. Una giovane hostess si avvicinó a chiedere se volessero il pranzo. Alice si rese conto di aver fame. Non aveva mangiato praticamente niente a parte la merendina di soia a casa di Lucas. Specificó all'hostess che mangiava cibo vegetariano e lei con un sorriso sparí in una saletta.
 -Sei vegetariana?- le chiese Kate.
 Alice annuí.  -Lucas mi ha praticamente convinta che mangiare animali è uno schifo.-
Alice ricordó le mille volte che Lucas l'aveva minacciata di disconoscerla come amica se avesse continuato a mangiare carne in sua presenza. E dato che praticamente passavano ogni santo giorno insieme era riuscita ad abbandonare la carne. In realtá non le dispiaceva affatto. Condivideva in pieno le idee di Lucas sull'uccisione degli animali, aveva solo bisogno di aiuto per togliersi quella pessima abitudine.
 Dopo aver divorato il panino che le avevano portato si rese conto di essere su un aereo. La fame gliel'avevo fatto dimenticare. Alice odiava volare. Le faceva venire il mal di testa e soprattutto il voltastomaco. Cercó di fissare un punto davanti a se e di non pensare al movimento dell'aereo.
 -Allora, come te la cavi con l'americano?- le chiese improvvisamente Kate.
 Non ci aveva pensato:gli americani non parlano di certo l'italiano!
-Beh, in realtá me la cavo molto bene. Mia madre era italo-americana e praticamente sono cresciuta con l'inglese.-
Ricordó le mille volte che la madre la sgridava in inglese e lei non capiva. Sua madre le mancava molto, non avendo mai conosciuto suo padre si sentiva molto vicina a lei. Nonostante le mille volte che litigavano Alice non poteva fare a meno di lei. Dopo che una stupida malattia se l'era portata via Alice era rimasta sola. Non aveva zii o nonni da cui andare. Non aveva un padre con cui sfogare il suo dolore. Venne affidata ad una giovane famiglia  ma Alice scappó via. Non voleva nessuna nuova famiglia, voleva sua madre, ma lei non c'era piú. All'etá di quattordici anni aveva iniziato le scuole superiori in una sorta di college. Condivideva una stanza con una ragazza di nome Giulia ovvero miss-ordine, come la chiamava lei. La parte di stanza di Alice era un disastro:libri e vestiti dappertutto, mentre quella della sua coinquilina era precisa in tutto. Il letto, la scrivania e l'armadio erano sempre in ordine. Ogni sera ed ogni mattina seguiva una specie di rituale per riordinare la sua stanza. Alice non era mai andata d'accordo con Giulia. Dopo che lei aveva tentato di costringerla a mettere in ordine e Alice le aveva dato della pazza si limitavano a Buongiorno e Buonanotte. Cosa che non sembrava dispiacere a nessuna della due.
 Alice non aveva amici, solo compagni di classe che solitamente la prendevano in giro. Ma lei non era certo il tipo che si faceva prendere in giro. Rispondeva a tono a tutti, dal ragazzino di prima a quello di quinta. Non le importava niente se veniva messa in punizione.
 Fu durante quel periodo di solitudine che conobbe Lucas.
 Aveva passato una giornata orribile dopo che la preside l’aveva chiamata per l’ennesima sgridata e le aveva gentilmente ricordato che dato che non aveva genitori era era praticamente ospite della scuola. Se i suoi voti non miglioravano lei poteva cacciarla dalla scuola. Alice se ne era andata sbattendo la porta. Per lei potevano anche cacciarla, non le importava niente.
 Mentre camminava per i corridoi un grosso ragazzone di quarta l’aveva fermata.
-Ehi miss-solitudine come va la vita?- disse sprezzante. –Sai mi chiedevo se potevi leggermi questo.- le mostrò un piccolo pezzettino di carta con su scritto qualcosa.
 Alice era sconvolta, sapeva della sua dislessia, ma non si scoraggiò.
-Sai Marco, pensavo che in quarta superiore si sapesse già leggere, ma a quanto pare mi sbagliavo.- gli disse a sua volta in tono sprezzante. Molti ragazzi risero.
 Il ragazzo ringhiò, sembrava un pitbull di 100 Kg.
-Leggi.- le disse avvicinandosi al suo orecchio. –Se no dirò a tutti il tuo segreto.- scoppiò in una sonora risata.
 Gli occhi di Alice riempirono di lacrime. Non voleva che tutta la scuola sapesse che era dislessica. Ogni pomeriggio faceva del suo meglio per non farsi notare quando andava a quelle stupide lezioni di ripasso. Gli unici a sapere della dislessia erano i suoi professori e la preside, ma sapeva benissimo che loro non avrebbero mai svelato il suo segreto.
 Tentò di leggere la minuscola scritta ma come al solito le parole si mischiarono. Si concentrò, poteva farcela.
 Ma non ci riusciva. Calde lacrime le scendevano sulle guance. Marco rideva.
-Cosa c’è? Non sai leggere?-
Era allora che era arrivato Lucas, con la sua solita T-Shirt anti vivisezione, i jeans e i cappello che gli schiacciava i ricci. Affiancò Alice e le prese da mano il biglietto leggendolo.
 -Sai Marco non sapevo che avessi intenzione di iniziare una dieta. Era ora.- disse rivolgendosi al ragazzone.
- Lei è la tua dietologa?- fece un gesto verso Alice. – Perché mi sa che non sta facendo un ottimo lavoro.-
Marco divenne rosso di rabbia. Tutti i ragazzi presenti ridevano,qualcuno si azzardò anche a dire –Si, Marco era ora!-
 -Tu, stupido marmocchio ti disintegro.- Marco strinse i pugni.
 -Beh io direi di aver fatto abbastanza. Ora che ne dici se ce la filiamo?- disse Lucas rivolto ad Alice.
 La ragazza lo guardò e annuì. Corsero per qualche metro e quando si fermarono scoppiarono a ridere.
 -Piacere io sono Lucas.- il ragazzo le porse una mano e Alice la strinse.
 -Io sono Alice e credo che noi due diventeremo grandi amici.-
 
 L'aereo sussultó e Alice ritornò alla realtà. Strinse forte i braccioli del sediolino terrorizzata.
 Kate la guardò. –Hai paura di volare?- le chiese.
 Alice annuì incapace di dire o fare altro.
 -Beh sicuramente non sei figlia di Zeus.-
 Alice la guardò confusa. Trasse un respiro –Figlia di chi, scusa?- chiese.
-Ah, giusto. Scommetto che Lucas non ha avuto il tempo di informarti. – si grattò la testa distratta –Ma scommetto che ti ha lasciato qualcosa.- le disse improvvisamente.
 Alice si portò una mano alla fronte. Ma certo! La busta.
 La estrasse dalla borsa e l’aprì. Dentro c’era un lettore mp3 con delle cuffie. Alice se lo infilò e premette play.

 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
 Allora per prima cosa ringrazio Ali_TheDemigod e _littlemoon00_ per aver recensito. Vi adoro <3
 Grazie anche a chiunque segue la storia, spero vi stia piacendo ;)
Ci vediamo al prossimo capitolo :3
 With love BettyLovegood <3
 

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Capitolo 4
*** Un gemello semidivino: Percy Jackson ***


Il viaggio sul cavallo di nubi si rivelò più divertente del previsto.
L’aria di settembre a Long Island era afosa e calda.
Tempesta correva tra le file di macchine in autostrada, mandando ondate di aria fresca sul volto di Alice.
Durante il viaggio Jason le raccontò che esistevano due Campi di semidei: uno romano (Campo Giove) e uno greco (Campo Mezzosangue). I due Campi non sapevano l’uno dell’esistenza dell’altro fino a circa un anno fa, quando Era (moglie di Zeus ) aveva fatto uno scambio di semidei ; così Jason era arrivato al Campo Mezzosangue e Percy (un semideo greco) era stato mandato al Campo Giove.
Era aveva ideato questo scambio per riappacificare i semidei romani e greci ( divisi da secoli di odio) e farli combattere insieme contro Gea, la Madre Terra, la quale aveva  riunito i suoi figli, i Giganti , per distruggere l’Olimpo.
Ma qualcosa nel piano i Era andò storto e Jason insieme ad altri sette semidei si era trovato a viaggiare su una nave volante verso le antiche terre, ovvero la Grecia.
Le raccontò che erano stati anche a Roma, dove avevano combattuto contro due giganti gemelli.
In Grecia erano riusciti a fermare l’attacco di Gea, distruggendo tutti i mostri che lei aveva cacciato fuori dagli Inferi ma erano solo riusciti a rinviare il risveglio della Madre Terra. Così erano tornati in America, dove il Campo si stava preparando per la battaglia contro i romani. Fortunatamente i romani non avevano ancora trovato il Campo Mezzosangue, ben nascosto da poteri magici.
Intanto il Campo Giove era riuscito a reclutare un esercito di gorgoni per rintracciare qualsiasi semideo greco.
Quando Jason finì di parlare Alice non era sicura di aver afferrato tutto ma ringraziò comunque il ragazzo per la spiegazione.

Si erano lasciati alle spalle già da un po’ le strade trafficate e stavano correndo su una stradina di montagna.
-Siamo quasi arrivati – le disse Jason.
Alice si soffermò sul paesaggio: si trovavano in mezzo ad una foresta. In lontananza intravide un alto pino su una collina circondato da una specie di alone giallo. Affianco al pino c’era un’enorme masso.
Il cavallo si fermò a pochi metri dal pino e Jason scivolò giù con facilità. Tese una mano alla ragazza e l’aiuto a scendere.
Mentre Jason salutava il suo cavallo Alice notò un movimento in lontananza, nei pressi del pino. Si avvicinò un po’ e vide che quella cosa che aveva scambiato per un grosso  masso si stava muovendo.
Cacciò uno strillo e Jason corse da lei allarmata, con la spada già pronta.
-Cosa c’è?-
Alice non riusciva a parlare, fissava semplicemente la figura scura davanti a lei. Era qualcosa di grosso, molto grosso. La ragazza indietreggiò, andando a sbattere contro Jason che era fermo alle sue spalle.
Alice si voltò verso il ragazzo non capendo cosa ci facesse ancora lì fermo immobile e sorridente.
Sorridente? Perché diamine sta sorridendo? Qualcosa di gigantesco sta per venirci incontro e lui sorride? E’ per caso pazzo questo ragazzo?
-Jason cosa diamine hai da sorridere?- sbottò all’improvviso la ragazza.
-Trovo molto divertente la scena-  rispose il biondo non riuscendo a trattenere una risata.
Ok, è pazzo. E’ completamente, totalmente pazzo. E io dovrei fidarmi di lui? Al diamine Kate, Lucas, i romani i greci e tutto il mondo divino.
Sorpassò Jason con una spinta e s’incamminò verso  il bosco, ma il ragazzo l’afferrò per un braccio.
-Dove pensi di andare?- le chiese ancora con quel sorriso stampato in faccia.
-Me ne vado, non resto certo qui con te. Sei pazzo! Vuoi per caso farti ammazzare da quella cosa?  – disse la ragazza indicando la figura nera che non si muoveva più.
Jason rise nuovamente facendo irritare ancora di più Alice.
-Vieni con me – le disse tirandola per il braccio.
Alice tentò di liberarsi ma la presa del biondo era troppo forte. Così lo seguì sbuffando verso la figura nera.
Mentre si avvicinava Alice capì davanti a cosa si trovava: un drago.
-Lui è Peleo – le spiegò Jason lasciandole il braccio. –Fa da guardia al Campo e al Vello d’oro.- aggiunse indicando un drappo dorato che scintillava tra i rami del pino.
Alice gettò uno veloce sguardo al Vello d’oro e poi si fissò sul drago: non aveva mai visto niente di più bello.
Il drago Peleo aveva il corpo ricoperto di squame verdi che scintillavano sotto la luce del Vello d’Oro, due grosse ali erano posate sulla sua schiena. Ma la cosa che stupiva di più Alice era il muso, ricoperto anch’esso di squame verdi tranne che ai due lati che erano gialle e brillavano ancora di più delle altre.
-E innocuo?- chiese avvicinandosi ancora un po’ per ammirarlo da vicino.
Il drago spalancò gli occhi gialli come le squame del muso.
-Fa del male solo a chi non è desiderato all’interno del Campo.- le disse il ragazzo.
-Posso accarezzarlo allora?- chiese avvicinandosi ancora di più all’animale.
-Cosa?- strillò Jason e il drago emise uno sbuffo infastidito. –Pensavo avessi paura.- aggiunse.
-Mi sono sempre piaciuti i draghi, li trovo splendidi. Come si fa ad aver paura di fronte a tanta bellezza?- chiese Alice
Jason borbottò una cosa tipo –E’ un drago, è normale avere paura!- ma Alice non lo stava ascoltando, si avvicinò ancora di più all’animale che la fissava incuriosito.
-Ciao Peleo- sussurrò Alice accarezzandogli il muso. Il drago si lasciò accarezzare avvicinando la testa alla mano della ragazza.
Alice sorrideva, aveva sempre amato i draghi. Quando era piccola sua madre le raccontava tantissime storie, ma lei voleva ascoltare solo quelle dove c’erano i draghi.
-Alice credo che dobbiamo andare- disse Jason improvvisamente. Il ragazzo era stato in silenzio per un po’ ad osservare la scena. Mai nessuno si era avvicinato così tanto a Peleo, ne avevano tutti paura.
La ragazza annuì mente grattava l’orecchio dell’animale come si fa con i gatti.
-Posso venirlo a trovare di nuovo?- chiese senza distogliere lo sguardo dal drago.
-Beh, è fuori dai confini del Campo, ma in teoria è lui il nostro protettore. Quindi penso che non ci siano problemi, anche se credo che dovremo parlarne con Chirone. – le rispose il ragazzo.
Alice sospirò e salutò l’animale con un bacio il quale emise uno sbuffo di fumo contrariato.
Jason si incamminò oltre il pino e la ragazza lo seguì. Percorsero qualche passo e poi il ragazzo la bloccò.
-Benvenuta al Campo Mezzosangue- le disse con un largo sorriso.
Alice scrutò il paesaggio davanti a lei. In lontananza, sulla destra si distinguevano degli edifici dell’antica Grecia: un padiglione, un anfiteatro e persino un’arena. A sinistra si c’era il bosco e il mare.
Al centro si distingueva una casa a tre piani ricoperta di edera.
Alice rimase per un po’ di tempo così, a fissare quel paesaggio magnifico fino a che non fu interrotta dall’urlo di qualcuno.
-Jason!- era una ragazza che correva verso di loro.
Quando si avvicinò Alice non potè non notare la sua bellezza: aveva i capelli color cioccolato raccolti in una treccia , i suoi occhi scintillavano di mille colori. Indossava anche lei la stessa maglia di Jason e un paio di jeans scoloriti.
La ragazza si gettò tra le braccia del biondo e lo abbracciò.
-Diamine siete in ritardo, pensavamo fosse successo qualcosa.- disse poi scostandosi da lui.
Jason diede un bacio sulla guancia alla ragazza, che arrossì, e sorrise guardando Alice.
-Scusa Pieper, ma la ragazza qui si è fermata a fare amicizia con Peleo.- disse.
La ragazza di nome Piper si portò una mano alla testa –Oh, che maleducata non mi sono neanche presentata. Io sono Piper.- disse voltandosi verso Alice. –Oh cavoli- aggiunse guardando la ragazza.
Ecco ci risiamo, cosa cavolo aveva di sbagliato Alice?
La ragazza sbuffò. – Io sono Alice, piacere.- disse.
Ma Piper non la stava ascoltando, era intenta a scrutare la ragazza dall’alto in basso.
-Jason, come è possibile una cosa del genere? Sembrano fratello e sorella. Ma lui non ha sorelle gusto?- Piper guardò il ragazzo biondo.
-No Pip, lui non ha sorelle. Infondo suo padre non poteva avere figli, per quel fatto del patto tra i Tre Pezzi Grossi.- rispose Jason.
Alice sbuffò nuovamente, stavolta più forte. Era stanca di avere gli occhi di quei due puntati addosso, la facevano sembrare un fenomeno da baraccone.
-Si beh, a parte scrutarmi dall’alto in basso, non possiamo fare altro? Sto praticamente morendo di fame- chiese
Piper sorrise. – Si, hai ragione. Scusaci ma sei così tremendamente identica a Percy. – le disse –Vieni è quasi ora di pranzo- aggiunse.
La ragazza s’incamminò verso la grande casa al centro del paesaggio ma Alice non la seguì.
Aveva sentito di nuovo quel nome: Percy. Si ricordò quello che aveva detto Lucas: una volta al Campo devi conoscere Percy, è importante.
Si ricordò anche del suo sogno, dove c’era quel ragazzo di nome Percy e anche Jason lo aveva nominato qualche volta nel suo racconto.
-Chi è questo Percy?- chiese.
Jason sorrise prendendo la mano di Piper. – Forse è meglio se scopri da sola chi è, magari ti renderai conto di quello che stiamo dicendo.-
Alice sbuffò nuovamente e seguì i due ragazzi verso la grande casa.

Durante il tragitto la ragazza riconobbe i satiri, metà capre metà uomini che giocavano a pallavolo o che uscivano dai boschi.
Vide un sacco di ragazzi e ragazze che la scrutavano da lontano indicandola e mormorando qualcosa tipo –E’ indentica a Percy.- -Si, è uguale.-
Alice si sentiva sempre peggio, era stufa di tutta quella gente che la indicava e che mormorava. Aveva voglia di urlare e di correre via, ma Jason l’afferrò per un braccio come se aveva capito le sue intenzioni.
-Non preoccuparti, smetteranno presto. Non dargli retta.-  le disse sorridendole debolmente.
Alice annuì abbassando lo sguardo e facendo finta di non vedere nessuno.
Piper sbuffò mormorando qualcosa tipo –Ma che maleducati, non si tratta così una persona.-
Quando varcarono il cancello della grande casa Alice si sentì subito meglio, nascosta tra le mura.
-Jason va a chiamare gli altri, io devo parlare un attimo con Alice.- disse Piper improvvisamente.
Il ragazzo annuì e sparì all’interno della casa.
Piper si accomodò su una panchina e Alice la imitò, stanca per quel piccolo tragitto che le era sembrato infinito.
-Alice scusa, mi dispiace per come ci siamo salutate prima. Sono stata una maleducata.- iniziò la ragazza –E mi dispiace che tu abbia dovuto sopportare tutto questo.- disse indicando la strada che avevano percorso.
-Ma è così strana questa situazione, so di essere ripetitiva ma sei così simile a…-
-Percy.- sbuffò Alice finendo la frase al posto della ragazza.
Piper sorrise – Si, lo so che è terribile sentirlo dire da tutti, ma quando lo conoscerai capirai quel che voglio dirti. – disse.
Alice annuì distratta dal vento che muoveva le foglie di un albero.
-Ma comunque, Percy a parte. Parlami di te.- disse improvvisamente Piper. – Non sei stata ancora riconosciuta giusto?-
Alice spostò lo sguardo dall’albero e guardò la ragazza. –No.- disse.
Piper sospirò. – E’ tuo padre o tua madre?- chiese.
E Alice ci mise un po’ a capire quel che le stava chiedendo. – Mio padre, ma io non mi ricordo niente di lui.- disse abbassando lo sguardo.
-Beh, nessuno di noi inizialmente si ricorda quasi mai il suo genitore divino. – disse la ragazza – Ma quando lo incontrerai sono sicura che ti ricorderai di lui e spero per te di non arrivare ad odiarlo, come ho fatto io.-
-Chi è il tuo genitore divino?- chiese Alice curiosa.
Piper sospirò pensierosa. – Sono figlia di Afrodite, la dea della bellezza, dell’amore e cose del genere.- disse.
Alice scrutò la ragazza. –E come mai odi tua madre?- chiese
Piper rise – Beh, diciamo che io non sono proprio la figlia adatta a quel tipo di dea. Non sono interessata ai trucchi, ai capelli e ai vestiti come i miei fratelli, sono più per la semplicità.- disse sempre sorridendo.
-E mia madre è l’esatto opposto di quel che penso io, quindi non è che andiamo molto d’accordo.- aggiunse facendo l’occhiolino.
Alice sorrise, quella ragazza sembrava tutto tranne una figlia della dea della bellezza. Aveva i capelli tagliati male che fuoriuscivano dalla treccia, i suoi jeans e le sue scarpe non erano all’ultima moda.
-Comunque sei fortunata, non dovrai subire mai una benedizione come la mia.- disse
-Benedizione?- chiese Alice.
-Si beh, quando vieni riconosciuto dal tuo genitore divino di solito di appare in testa un suo simbolo, ma per i figli di Afrodite è diverso. Subiscono una sorta di benedizione: ti appare addosso un abito da sera e i tuoi capelli sono sempre ben fatti. Ma la cosa peggiore è che hai attorno a te un’aura rosa. Tutto questo dura circa due giorni.- Piper aveva un tono disgustato.
Alice si immaginò con un lungo vestito e i capelli ben pettinati –Sono contenta di non essere figlia di Afrodite.- si lasciò sfuggire. –Senza offesa.- aggiunse guardando Piper.
La ragazza scoppiò a ridere. –Allora ti piace il Campo?- chiese improvvisamente.
-E’ fantastico, anche se non sono riuscita a vedere molto durante il tragitto mentre tutti mi indicavano e mi ripetevano ‘’è così simile a …-
-Percy.-  non era stata Alice a concludere la frase ma una ragazza bionda apparsa dalla porta affiancata da Jason.
‘Ecco, ci risiamo’ pensò la ragazza sbuffando.
-Tu sei… cioè lei è… Percy- la bionda fissava Alice con la bocca spalancata.
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
-Ecco Alice, lui è Percy.- disse Jason che era comparso al fianco di Piper.
Alice annuì ancora stupita da quello che aveva di fronte. – Beh, ora capisco tutto.- disse con un mezzo sorriso. –Io sono Alice.- porse la mano al ragazzo dai capelli neri che la stava guardando come stordito.
Percy non rispose, ne prese la mano che la ragazza gli tendeva.
-Ehi Testa d’Alghe la ragazza ti sta salutando.- la ragazza bionda aveva smesso di fissare Alice e diede un colpo al braccio del ragazzo.
-Ehm, si scusa. – disse lui scuotendo la testa. – Io sono Percy Jackson.- strinse la mano della ragazza.
I due si studiarono ancora per un po’ in silenzio fino a quando sentirono il suono di una campana in lontananza.
-Oh, è ora di pranzo, sto morendo di fame.- annunciò Jason passandosi una mano sulla pancia.
-E credo sia arrivato il momento di presentare la nostra nuova amica a tutti.- disse la ragazza bionda con un sorriso. -Oh, io sono Annabeth Chase, molto piacere.- aggiunse.
Alice strinse la mano della ragazza annuendo.
-Vedrai sarà molto divertente.- disse Piper sorridendole.
Alice sbuffò. – Divertente come ricevere la benedizione di Afrodite.- disse seguendo i ragazzi  che si stavano incamminando oltre il cancello.
Piper scoppiò a ridere e Percy la guardò con un mezzo sorriso.
-Scusa per la reazione di prima, ma sai non è da tutti i giorni trovarsi davanti qualcuno che ti somiglia così tanto. Sembriamo gemelli- le disse.
Alice annuì sorridendo – Ti capisco. Però guarda il lato positivo,potremmo diventare una coppia di gemelli alla Fred e George Weasley-
-Fred e George chi?- chiese lui.
-Percy a volte mi chiedo quando inizierai a leggere un po’. Non conosci nemmeno i gemelli Weasley!- sbuffò Annabeth prendendolo per un braccio.
-Sai non sono proprio il tipo da libri io. E poi la tua immensa conoscenza basta per entrambi.- disse sorridendo alla ragazza
-Oh quindi tu non leggi?- chiese Alice.
Percy fece una smorfia –Per niente-
Alice sorrise –Allora non siamo poi così simili. Io amo leggere.- disse
Annabeth la guardò lasciando improvvisamente il braccio di Percy e affiancandola. –Io e te dobbiamo parlare- le disse con aria seria.
-Oh no, un’altra Sapientona no ti prego.- disse alzando gli occhi al cielo.
-Sta un po’ zitto Testa d’Alghe.- lo sgridò Annabeth che aveva iniziato a parlare con Alice dei gemelli Weasley.
-Zeus vuoi punirmi vero?- mormorò lui tra sé e sé.


L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Eccomi quì finalmente xD
Scusate il ritardo ma ho un miliardo di impegni D:
Allora per prima cosa ringrazio Ali_TheDemigod (Che ha lo stesso nome della protagonista *-*), Katniss_jackson (<3), Lovely_book e Angy ( <3) per aver recensito. Siete la mia gioia *-*
Poi ringrazio chiunque segue la storia :3
Spero vi stia piacendo, nel prossimo capitolo incontreremo altri semidei che già conosciamo ;3
Prometto di aggiornare al più presto (Sempre se la mia prof di botanica mi lascia un pò di tempo libero ._.) ;D
Tanti baci divini a tutti ;*
With Love BettyLovegood <3

 

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Capitolo 5
*** Semidei, gorgoni e Jason Grace. ***


-Ciao Alice, se stai ascoltando questa registrazione vuol dire che sei arrivata sana e salva in aereo. Bene. - l'inconfondibile voce di Lucas uscì dagli auricolari. -Scommetto che hai già scoperto tutto su di me e Kate. Mi dispiace non avertene parlato prima ma come avrai capito non potevo. Non abbiamo molto tempo, usare gli oggetti tecnologici per quelli come te non è consigliato. Attirano troppi mostri. - ci fu un attimo di pausa in cui Alice sentì l'amico sospirare. - Alice hai presente tutti quei miti greci e romani che tanto ti affascinano? Ricordi gli Dei Romani e Greci ? E' tutto vero. Gli Dei sono reali e a volte hanno figli con gli umani. I loro figli sono chiamati semidei. - Lucas attese qualche secondo. - Alice tu sei una semidea e questo vuol dire che tuo padre è una divinità greca o romana. Ma tu non sei una semidea come gli altri, sei ,come dire , speciale. Di solito i semidei vengono riconosciuti dal loro genitore divino verso i tredici anni, oppure vengono scovati dai loro satiri che li riconoscono per quelli che sono i tratti distintivi. L'iperattività e dislessia ad esempio. Si, sei dislessica perchè il tuo cervello è capace di leggere facilmente il latino o il greco, non perchè sei malata. E sei iperattiva perchè sei stata creata per combattere, per difendere gli Dei. Ma il tuo problema è che hai già quindici anni e nessuna divinità ti ha riconosciuto. Nessun satiro o lupo, nel caso dei romani, ti ha trovata. Io non ero destinato a te Alice, sono stato mandato a Roma per controllare le attività dei romani con i mostri. E dato che questi ultimi amano infiltrarsi nelle scuole per dar fastidio ai giovani semidei ho dovuto controllare tutte le scuole. Quando ci siamo incontrati io avevo appena finito di controllare il piano inferiore, quello delle scuole medie, ed è stato un caso che io mi sia ritrovato in quel corridoio. Mi ero smarrito. Quando ti ho visto con i capelli neri scombinati, gli occhi verdi come il mare e quell’aria ribelle sul volto mi hai ricordato tantissimo Percy Jackson, un semideo figlio di Poseidone, dio del mare. Non ho tempo di spiegarti chi è Percy, ne quel che ha fatto. Ti basta sapere che è un ragazzo coraggioso e forte. Un vero eroe. Quando ho notato anche il fatto che non riuscivi a leggere mi sono fiondato ad aiutarti un po’ perché sospettavo ciò che eri e un po’ perché odio i bulli, soprattutto quelli che si prendono gioco di chi ha qualche difetto. Ma più passava il tempo più mi convincevo che eri solo una ragazza dislessica che somigliava a Percy. In te non c’era nessuna traccia di sangue divino. I mostri non ti attaccavano, non rivelavi nessun potere speciale, non puzzavi neanche come una normale semidea. I miei superiori mi hanno detto più volte che eri solo una normale ragazzina, mi avevano detto di tornare al Campo. Ma io sapevo che c’era qualcosa di diverso in te, così sono rimasto. Ho capito di aver ragione durante la tua festa di compleanno, quando hai compiuto quindici anni. Ricordi? Stavamo pranzando in quel ristorante quando ti ho trascinato via. Il cameriere alto e magro che ci serviva il pranzo era un mostro e sembrava molto interessato a te. Di solito i mortali non riescono a vedere i mostri grazie alla Foschia ma i semidei si. Ma tu lo vedevi solo come un semplice cameriere. Quando ti trascinai via notai che qualcosa in te era cambiato: odoravi come una semidea. Quando il Campo mi riferì che i romani stavano cercando una semidea speciale che si trovava a Roma capì che si riferivano a te. Mi dissero di portarti subito al Campo, ma io non sapevo come dirtelo. Sospettavo già da un po’ che qualcosa non andava. E’ per questo che ti ho consegnato questa registrazione, sapevo che dovevo abbandonarti per proteggerti. Il tuo odore non è ancora molto forte, ma a quando ho capito pian piano si fa più intenso. – Lucas si fermò per qualche minuto. – Alice tu sei speciale, non so bene ancora perché ma so che al Campo lo scoprirai. Ci sono tantissime cose che dovrei ancora dirti, ma non c’è tempo. Una volta conclusa la registrazione consegna l’mp3 a Kate e quando arrivi  in America non usare il cellulare. So che adesso sei confusa, ma non devi. Al Campo conoscerai molti semidei valorosi, ti farai molti amici, e ti sarà tutto più chiaro. Adesso devo andare, ti ho esposto già troppo. Ti voglio bene Alice,dai un bacio a Kate da parte mia.-
La registrazione si fermò. Alice rimase per qualche minuto immobile come per assorbire tutto quello che aveva sentito.

 Alice tu sei una semidea…
Tuo padre è una divinità…
Tu non sei una semidea come gli altri…
Qualcuno le sfiorò delicatamente il braccio.
-Tutto ok?- Kate la guardò preoccupata.
Alice annuì e le passo l’mp3. –Lucas ti saluta.-
-Si, ok.- Kate prese l’apparecchio e se lo infilò in tasca. –Ti va di parlarne?-
Alice scosse la testa.
Si sentiva strana, si aspettava che Lucas sarebbe comparso all’improvviso lì accanto a lei urlando che era tutto uno scherzo, ma non comparve nessuno.
-Non è uno scherzo, è tutto vero. Il tuo amico è un satiro e la sua ragazza è uno spirito del vento. E tu sei una semidea- le disse una voce dentro di se.
Kate la guardava ancora con aria preoccupata.
-Sono stanca, credo che dormirò un po’.- le disse.
Kate annuì e prese una coperta da sotto al sediolino. Gliela sistemò addosso e le diede un leggero bacio sulla fronte.
Alice strinse la coperta e si addormentò subito.

Sognò di trovarsi in una stanza tappezzata di fotografie di ragazzi.
La stanza non era molto illuminata, l’unica fonte di luce era una lampada ad olio poggiata su un tavolo.
Alice si avvicinò alla parete per guardare le fotografie ma quando sentì parlare si allontanò.
Seguì la voce fino alla stanza di fronte. Aprì la porta e si trovò in una stanza identica alla prima con la differenza che quest’ultima non aveva fotografie. Al centro c’era un tavolo vicino al quale c’era un uomo seduto sulla sedia a rotelle. Come la stanza precedente anche questa era illuminata solo dalla debole luce di una lampada ad olio.
-Quindi il satiro sta bene?- chiese l’uomo sulla sedia a rotelle. Alice si chiese con chi stesse parlando.
-Si, però non è riuscito a distruggere l’ultima gorgone che lo ha attaccato. E’ scappata.- era la voce di un ragazzo.
Alice si avvicinò al tavolo e notò che di fronte all’uomo c’era un’altra figura che prima non aveva notato per la poca luce. Era un ragazzo alto dai capelli neri. Alice non riusciva a cogliere nessun’altro particolare per l’assenza di luce.
-Quindi adesso i romani avranno capito il suo piano.- disse l’uomo.
-Beh, a quanto pare Ottaviano l’aveva già capito. E' solo arrivato troppo tardi.- disse il ragazzo.
L’uomo sospirò.
-Allora è tutto pronto per il suo arrivo?- chiese.
-Si, Jason partirà tra qualche minuto. –
L’uomo annuì. Seguì qualche istante di silenzio.
 – Bene. – alla fine disse. - Allora Percy, come sta Annabeth?- chiese improvvisamente.
Il ragazzo sospirò.
-Beh grazie alla pozione di Clove riesce a dormire per qualche ora, ma poi si sveglia urlando. Credo che gli incubi non l’abbandoneranno mai.- la voce di Percy era piena di dolore.
- Percy il viaggio che avete affrontato è stato duro per entrambi, ma Annabeth ha dovuto affrontare la sua più grande paura e subito dopo è precipitata nel Tartaro. Mi sorprenderei se non avesse gli incubi.- gli disse l’uomo.
Il ragazzo si limitò ad annuire. Prese dalla tasca una penna e iniziò a rigirarsela tra le mani.
 L’uomo lo guardava con aria preoccupata.
- Scommetto che passi molte notti in piedi, sai dovresti riposare un po’. Prendi anche tu un po’ della pozione di Clove.- gli disse con un sorriso.
Percy scosse il capo. – Chirone io posso stare sveglio anche tutta la notte,non mi importa. Ciò che è importante è che lei stia bene. –
L’uomo di nome Chirone sospirò e si voltò a guardare un orologio appeso al muro.
-A quest’ora dovrebbe essere arrivata in aeroporto.- disse.
Il ragazzo si voltò anche lui verso l’orologio e si alzò.
Quando passò davanti alla lampada Alice riuscì a cogliere qualche particolare. Aveva un paio di Jeans strappati e una maglietta arancione. Era voltato di spalle e quindi non poteva vedere il viso, notò solo che aveva i capelli neri tutti in disordine. Alice stava per fare il giro e guardare il ragazzo da più vicino ma qualcuno la stava chiamando.
Aprì gli occhi e si ritrovò il volto di Kate a pochi centimetri dal suo. Si lasciò sfuggire un piccolo urlo.
Kate si allontanò sorridendo.
-Era ora, sono ore che dormi.-
Alice si stropicciò gli occhi e guardò fuori: era mattina.
- Stiamo per atterrare in America.-
Alice non distolse lo sguardo dal finestrino. Stava ripensando al sogno che aveva fatto quando le venne in mente una cosa che aveva detto Lucas:
‘’Quando arrivi al Campo devi assolutamente conoscere Percy è importante’’.
Percy era il nome del ragazzo del suo sogno, quello con i capelli neri. Possibile che aveva sognato lo stesso ragazzo che diceva Lucas?
Alice era talmente assorta nei suoi pensieri che non si era nemmeno accorta che l’aereo era atterrato. Kate la invitò gentilmente ad alzarsi.

L’aeroporto di Log Island era un insieme di voci multinazionali. Mentre camminava al fianco di Kate Alice riuscì a sentire qualche turista parlare in spagnolo, italiano e perfino tedesco. Dopo aver superato i controlli Alice e Kate si fermarono davanti ad un enorme cartello con su scritto in diverse lingue: RITIRO BAGAGLI.
Stava per chiedere a Kate cosa ci facessero lì dato che loro non avevano valigie quando vide scintillare qualcosa alle spalle della ragazza. Alice afferrò una valigia dal nastro trasportatore e la infilò giusto in tempo nelle zanne della gorgone che stava per attaccare Kate.
La ragazza cacciò un urlo per la sorpresa.
-Cosa diamine …?- stava urlando.
La gorgone alle sue spalle emise un verso orribile e Kate afferrò subito la mano di Alice e corse via.
Il mostro  stava tentando di togliersi la valigia dalla zanna. Bene, almeno avevano guadagnato tempo.
Kate condusse la ragazza fuori dall’aeroporto. Entrarono in un ampio parcheggio vuoto. Kate girava la testa a destra e a sinistra come alla ricerca di qualcosa.
-Kate credo che dovremmo andare.- le disse Alice.
Lo spirito del vento scosse la testa. –Dove diamine si è cacciato? – disse.
-Ehm, Kate credo che sia davvero arrivata l’ora di andare.- Alice indicò la strada alle loro spalle dove la gorgone stava correndo. Aveva ancora la valigia attaccata alla zanna. Alice sentiva i serpenti dei suoi capelli sibilare.
Ma Kate non si mosse. Improvvisamente urlò –JASON!-
-Kate dobbiamo andarcene.- Alice tirò la compagna per un braccio ma lei non si mosse.
- Troppo tardi – Il mostro era riuscito a liberarsi della valigia ed era arrivato alle loro spalle.
Alice si voltò verso di lei, pronta ad affrontarla ma non aveva niente con cui difendersi. Il mostro sorrise facendo scintillare le zanne.
-Sai, eri molto più carina con la valigia in faccia. Ti copriva quelle cose orribili –
La gorgone ringhiò minacciosa. – Non so perché i romani insistono tanto con te, sei solo una brutta ragazzina antipatica. – Si avvicinò alla ragazza.
Improvvisamente  un tuono rimbombò ne parcheggio.
Kate sembrò sollevata. – Finalmente.- disse.
Il mostro alzò il volto verso il cielo e un fulmine la colpì facendola disintegrare in polvere dorata.
-Era ora. Dove sei stato? –
Alice ci mise un po’ per capire con chi stesse parlando Kate. Alle sue spalle c’era un ragazzo alto che indossava una maglia arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE e un paio di pantaloni neri. Alla vita aveva una cintura da cui pendeva una lunga spada dorata.
-Ero andato a fare colazione, stamattina non ho avuto neanche il tempo di mangiare le mie frittelle. – sorrise dando un morso ad un cornetto che aveva in mano.
Kate sbuffò irritata. – Jason lei è Alice – fece un gesto verso la ragazza.
Jason si voltò a guardarla. –Oh cavoli. – il ragazzo per lo stupore lasciò cadere il dolce a terra. –Come diamine è possibile? – chiese a Kate.
L’aura sorrise. – Non lo so, ma è davvero impressionante. -
Alice sbuffò. – Ok, mi dite cosa diamine ho di sbagliato? – chiese irritata.
Jason sorrise, senza smettere di guardarla.
Alice non potè fare a meno di notare quanto fosse bello il ragazzo che aveva di fronte. Era alto e muscoloso,aveva gli occhi azzurri come il cielo e i capelli biondi. Quando sorrise notò una piccola cicatrice sul labbro.
-Oh, lo scoprirai molto presto. – disse. – Comunque piacere, io sono Jason Grace, figlio di Giove. – il ragazzo le porse una mano.
Alice notò che aveva un tatuaggio sul braccio simile a quello che avevano i ragazzi dell’aeroporto e il ragazzo della libreria. La ragazza arretrò.
-Tu sei un romano. – disse.
Jason sembrava sorpreso. Fissò la ragazza e notò che stava fissando il suo braccio.
-Hai già avuto a che fare con altri romani? – chiese.
Alice annuì. – Ne ho incontrati due all’aeroporto e uno in una libreria. – Si voltò verso Kate. – Lucas mi ha detto di non fidarmi dei romani.- le disse preoccupata.
Kate sorrise. – Lucas ha ragione, non devi fidarti dei romani. Ma Jason sta dalla nostra parte, di lui puoi fidarti ciecamente.-
Alice non era del tutto convinta ma strinse comunque la mano del ragazzo. – Io sono Alice Garden, figlia di qualche divinità di cui non so il nome. –
Jason sorrise . – Non preoccuparti, lo scopriremo presto. –
Si portò due dita alla bocca e fischiò.
-Kate noi dobbiamo andare, devo portarla al Campo. –
L’aura annui, abbracciò forte Alice. – Ci rivedremo presto – le disse. Fece un cenno di saluto a Jason e s’incamminò verso l’aeroporto.
Alice guardò il ragazzo. – Dobbiamo prendere un taxi? – chiese.
Jason sorrise. – Qualcosa del genere. –
Alice sentì un tuono e vide in lontananza un piccolo ciclone. Il ciclone si avvicinò velocemente e quando fu abbastanza vicino assunse la forma di un cavallo. Alice non aveva mai visto una cosa del genere: il cavallo era fato di vapore ed era attraversato da lampi e fulmini.
-Ciao Tempesta- Jason si avvicinò al cavallo e gli accarezzò la testa. Poi gli salì in groppa e porse una mano alla ragazza. –Ecco il nostro taxi – le disse.
Alice non sapeva quanto fosse sicuro viaggiare su un cavallo del genere, ma Jason era pur sempre un figlio di Giove, il dio dei cieli. Afferrò la mano del ragazzo e salì in groppa al cavallo.


L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Benvenuti a tutti ;D
Allora per prima cosa vorrei ringraziare Angy ( posso chiamarti così giusto? xD) per la recensione e per avermi fatto notare un errore :3
Poi ringrazio chiunque sia arrivato fin quì ;) Mi dispiace averci messo così tanto ma ho cambiato qualcosa nella storia e così ho dovuto riscrivere il capitolo :D
Spero che la storia vi stia piacendo, se volete lasciatemi qualche recensione :3
With love BettyLovegood <3

 

 

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Capitolo 6
*** Nuovi amici semidivini. ***


Alice passó il tempo a parlare con Annabeth di libri. Quella ragazza le piaceva sempre di piú.
Era una figlia di Atena, dea della saggezza ed era la la ragazza di Testa d'Alghe ovvero Percy. Annabeth amava leggere, nonostante la dislessia, ed era un'appassionata di architettura.
Alice non si accorse neanche che erano arrivate in un ampio spazio all'aperto dove si trovavano lunghi tavoli su cui erano posati stoviglie dall'orlatura dorata. Molti ragazzi erano già seduti e parlavano tra di loro. Quando videro arrivare Alice si fermarono ad osservarla e a mormorare tra loro. La ragazza li ignoró voltandosi verso Annabeth che la condusse davanti ad un lungo tavolo che si trovava vicino ad un fuoco.
Alice  domandó come mai il fuoco era acceso con quel caldo e Annabeth le spiegó che era il fuoco di Estia, perennemente acceso.
Dietro il tavolo Alice vide le zampe di uno cavallo. Stava per chiedere cosa ci facesse in cavallo a pranzo quando si accorse che quello che aveva davanti non era un semplice cavallo: dalla vita in su era un uomo.
Alice scavó nella sua testa alla ricerca della definizione giusta per quell'uomo-cavallo e si ricordó dei centauri.
Il centauro la studiò curioso, aveva qualcosa di familiare come se l'avesse giá visto.
-Alice lui è Chirone, il nostro direttore- disse Annabeth improvvisamente.
La ragazza sorrise porgendo una mano che l'uomo strinse forte.
Chirone, quel nome l'aveva giá sentito.
-Benvenuta al Campo Mezzosangue Alice.- le disse Chirone. -Mi dispiace per l'accoglienza, di solito saltiamo i nuovi arrivati diversamente ma purtroppo con i romani che ci cercano abbiamo un pó di problemi- il centauro le sorrise debolmente. Nella sua voce c'era qualcosa di rassicurante e Alice continuó a pensare di averlo giá visto.
-Non si preoccupi, ho avuto una splendida accoglienza- disse lei sorridendo ad Annabeth che le rivolse a sua volta un sorriso.
Chirone studió Annabeth per un pó in silenzio.
-Come stai?- le chiese abbassando in pó il tono della voce.
Il sorriso sul volto di Annabeth sparí. -Un pó meglio grazie a Clove, ma non vanno ancora via- rispose la ragazza.
All'improvviso Alice si ricordó dove aveva giá visto Chirone: nel suo sogno, quello dove c'era Percy. Chirone era l'uomo sulla sedia a rotelle. Nel sogno Chirone e Percy avevano parlato di una ragazza, Annabeth che soffriva di incubi.
Alice guardó Annabeth da piú vicino e notó delle profonde occhiaie ben nascoste dal trucco.
-Non preoccuparti, passerá.-   disse Chirone con un sorriso.
Annabeth non rispose, stava osservando Percy seduto ad un tavolo insieme ad altri ragazzi.
-Bene, é arrivato il momento di presentare la nostra nuova amica - aggiunse Chirone sorridendo ad Alice.
Si spostarono verso il centro, vicino al fuoco.
Chirone batté uno zoccolo a terra per attirare l'attenzione di tutti. Gli occhi di tutti i semidei erano puntati su Alice.
La ragazza passó uno sguardo sui volti dei ragazzi e poi spostó lo sguardo sul fuoco. C'era qualcosa di rassicurante in quel fuoco.
-Allora semidei lei é Alice, viene dall'Italia- inizió Chirone con voce forte. -É arrivata stamattina. Non é stata ancora riconosciuta quindi fino a quando non saprá chi é il suo genitore divino dormirá nella capanna 21-
Alice alzó lo sguardo come per salutare i presenti ma quando vide tutti quegli cocchi puntati su di lei e quando senti chiaramente qualcuno dire -Per me non dovrebbe stare quí, é cosí simile a lui. Puó significare solo guai- abbassó velocemente lo sguardo sul fuoco, dove per un momento vide la figura di una bambina che la salutava.
-Bene- continuó Chirone - Spero che vi comportiate bene con lei- il centauro spostó lo sguardo su un tavolo dove una grossa ragazza con i capelli castani raccolti in una bandana stava fissando Alice con troppa intensitá. -E pochi scherzi- aggiunse guardando due grossi ragazzi che sbuffarono contemporaneamente contrariati.
-Scherzi?- sussurró Alice ad Annabeth.
La bionda sorrise -É una sorta di benvenuto da parte dei fratelli Stoll- disse rivolgendo lo sguardo ai due ragazzi che ora stavano parlando tra di loro. -Per la maggior parte delle volte non é niente di pericoloso, non preoccuparti- aggiunse.
-Bene, ora é arrivato finalmente il momento di mangiare. Buon appetito a tutti- annunció Chirone con un sorriso.
I semidei tornarono a parlare tra loro.
Il centauro salutó Alice e Annabeth e si incamminó verso il suo tavolo.
-Vieni andiamo a magiare- disse Annabeth conducendo la ragazza verso un tavolo dove erano giá seduti Percy, Jason e Piper insieme ad altri tre ragazzi.
Annabeth scivoló nel posto libero al fianco di Percy e gli diede un bacio sulla guancia.
Alice si accomodó vicino ad una ragazza dalla pelle scura e i capelli ricci che la stava fissando.
-Ragazzi lei é Alice, e a quanto pare é una mia sosia- disse Percy con un sorriso.
-Alice lui é Frank- aggiunse facendo un gesto verso un ragazzo alto e muscoloso con tratti orientali nel viso seduto al fianco della ragazza dalla pelle scura. Frank, che stava spostando velocemente lo sguardo da Alice a Percy, sentendo il suo nome trasalí e fece un cenno di saluto alla ragazza.
-Lei é Hazel- continuó Percy indicando la ragazza al suo fianco  che continuó a fissarla rivolgendole un -Ciao-
-E lui é Nico- concluse indicando un ragazzo magro dai capelli neri e la pelle bianca seduto al fianco di Annabeth che le rivolse uno strano sorriso salutandola con un -Ciao- .
Alice ci mise un pó a capire che il ragazzo l'aveva salutata in italiano.
-Sei anche tu italiano?- chiese.
Nico fece un sorriso triste - Mia madre era italiana, ho passato un pó della mia infanzia in Italia ma poi ci siamo trasferiti quí.-
Alice sorrise al ragazzo.
-Allora abbiamo fatto le presentazioni, ora si puó mangiare-? disse improvvisamente Jason. -Che c'é? Ho fame!- aggiunse guardando Piper che gli aveva dato un pugno sul braccio.
-Ehm, io sono vegetariana.- disse Alice.
Piper spostó lo sguardo da Jason ad Alice con un grade sorriso. -Anche io- disse -Scelta personale?- chiese
Alice sorrise -Beh praticamente il mio amico satiro mi ha minacciato di non rivolgermi piú la parola se mangiavo ancora carne e cosí pian piano mi sono abituata-
Piper sorrise - I piatti sono magici, pensa al tuo cibo preferito e ti comparirá nel piatto-
Alice spostó lo sguardo sul piatto di Percy e vide che stava mangiando un hamburger con delle patatine blu. Stava per chiedere perché mangiava patatine blu ma Annabeth intercettó il suo sguardo e le rivolse un sorriso per dirle di lasciare perdere.
Alice si concentró sul suo piatto e pensó ad una cotoletta di soia, quella che mangiava sempre con Lucas a pranzo.
Nel suo piatto comparve immediatamente il cibo.
-Forte- commentó.
Percy le rivolse un sorriso e si alzó dal tavolo con il suo piatto in mano. Alice lo vide attraversare la sala fino al fuoco dove buttó un pezzo del suo hamburger nelle fiamme mormorando qualcosa. Anche altri ragazzi fecero la stessa cosa di Percy.
-É un offerta agli dei.- le spiegó Annebth. -Prima di iniziare a mangiare si prende un pezzo del cibo e si getta nelle fiamme dicendo il nome del dio a cui é stato offerto-
Alice guardó il suo piatto e poi Annabeth.
-Ti accompagno io, non preoccuparti - le disse con un sorriso.
Alice si alzó e raggiunse la ragazza ed insieme si in camminarono vero il fuoco sotto gli occhi di tutti.
Alice sbuffó e Annabeth le rivolse un sorriso rassicurante.
Una volta arrivate al fuoco Annabth prese un pezzo del suo agnello e lo gettó tra le fiamme dicendo -Per Atena, dea della saggezza-.
Alice si avvicinó alle fiamme e gettó un pezzo della sua cotoletta.
-Al mio padre divino, sperando che ti ricorderai presto di me- mormoró.
-E spero che ti piaccia la soia -aggiunse tra sé e sé.

Una volta tornate al tavolo Jason spiegò ad Alice che anche Hazel e Frank erano romani ed avevano partecipato insieme all'avventura sulla nave volante.
-Ehi, aspettate un attimo.- disse improvvisamente Piper. -Dov'é  Leo?- chiese.
In quel momento un ragazzo alto e magro, con i capelli castani si avvicinó sorridente al tavolo. -Sentivi la mia mancanza Pips?- chiese accomodandosi al fianco di Alice.
Aveva la maglietta del Campo bruciacchiata e sporca di grasso. Ad Alice ricordó un elfo.
-Si come si sente la mancanza di una spina nel fianco- commentó Frank.
-Sta un pó zitto Zhang-  sbuffó il nuovo arrivato.
-Allora dove sei stato tutto questo tempo?- gli chiese Piper con un sorriso.
Il volto di Leo si illuminó. -Da Festus, ho quasi finito di aggiustarlo.-
Jason lasció cadere la patatina che si stava portando alla bocca. -Potrà volare di nuovo?- chiese.
Leo sorrise soddisfatto -Sicuro amico, e andrá anche piú veloce grazie alla sfera di Archimede-
-Fantastico- commentó il figlio di Giove con un sorriso.
Alice stava per chiedere chi fosse Festus quando Leo si alzó dal tavolo con il suo piatto.
-Scusate, vado ad offrire a mio padre un pó del mio tacos prima che mi scaraventi addosso qualche pezzo di metallo- disse.
Alice lo guardó, nonostante quel ragazzo non si fosse neanche accorto della sua presenza lo trovava stranamente simpatico. Forse era per il sorriso, che a quanto pare non scompariva mai dal suo viso.
Leo si bloccó improvvisamente e rivolse uno sguardo ad Alice.
-Tu sei la nuova arrivata giusto?- chiese.
Alice annuí e Leo si sedette nuovamente al suo fianco.
-Hola chica, soy Leo Valdez hijo de Efesto- le disse sorridendo e porgendole la mano.
Alice scoppió a ridere. Capiva bene lo spagnolo, lo aveva studiato durante un corso a scuola. -Placer, yo soy Alice. Pero no soy espanola, soy italiana."- gli disse stringendogli la mano.
Leo sbuffó -Italiana. Nico, sempre il solito fortunato- disse spostando lo sguardo verso il ragazzo che stava mangiando un pezzo di pizza.
-Beh peccato che a Nico non piacciono le ragazze- disse Jason con un sorriso.
Nico arrossí e lanció un pezzo di salame addosso al ragazzo che scoppió a ridere. -Sta zitto Grace!- gli disse.
-Con permesso io vado a dar da mangiare a mio padre.- si intromise Leo alzandosi.
Alice lo guardó allontanarsi.
-É sempre cosí?- chiese.
-Oh, a volte é anche peggio- disse Frank con una smorfia.
I ragazzi scoppiarono a ridere.
-Efesto é il dio del fuoco giusto?- chiese nuovamente Alice.
Annabeth annuí -Del fuoco, degli artigiani e dei fabbri. I suoi figli sono abili costruttori - disse.
-E infatti il quí presente Leo Valdez ha costruito una nave volante che ci ha portato fino in Grecia- si vantó Leo che era appena tornato al tavolo.
-Sicuramente non sono figlia di Efesto, io non so riparare niente, per lo piú distruggo.- disse Alice.
Leo scoppiò a ridere. -Tanto meglio, cosí almeno posso provarci con te-
Alice arrossí e abbassó lo sguardo sul suo piatto.
-Valdez sempre molto carino - disse Frank con un sorriso. -Non starlo a sentire, é solo un idiota- aggiunse.
Leo fece spallucce si concentró sul suo tacos.
Alice lo studiò. Quel ragazzo aveva qualcosa che la attirava. Senza dubbio era carino, ma quello che aveva colpito di piú la ragazza era il fatto che era l'unica persona che aveva incontrato che ancora non le aveva ricordato di quanto fosse identica a Percy.
Leo spostó lo sguardo dal suo tacos e incroció gli occhi verdi di Alice.
-Allora un pó ti interesso- disse con un sorrisetto.
Alice guardó gli occhi castani del ragazzo. - Mi chiedevo come mai non mi hai ancora detto che sono identica a Percy- disse lei.
Leo spostó lo sguardo da Alice a Percy e poi di nuovo ad Alice, come se si fosse appena accorto della somiglianza.
-Tu simile a lui?- chiese ridendo. -Ma dai tu sei cosí bella!- disse.
Alice arrossí nuovamente. Nessuno le aveva mai detto che era bella.
-Ehi Valdez cosa vorresti dire con questo?- chiese Percy con una finta aria offesa. -Che io non sono bello?-
Leo rise. -Beh, diciamo che non sei il mio tipo.-
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, tranne Nico che fissava intensamente la sua pizza.
-Allora Jason mi ha raccontato che siete stati in Italia- chiese Alice.
-Si, grazie alla mia splendida nave- aggiuse Leo.
-Dove site stati?- domandó Alice.
-Oh dei, no!- disse Piper improvvisamente.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiese Alice alla ragazza.
Ma non ebbe risposta, una ragazza alta con i capelli castani e il volto pesantemente truccato si avvicinò al loro tavolo.
Indossava anche lei la maglia del Campo, anche se la sua era ricoperta interamente di brillantini. Ogni volta che un raggio di sole arrivava da lei la sua maglia brillava. Ad Alice ricordó un film  che una volta aveva visto con Lucas dove il protagonista era un vampiro che alla luce del sole brillava invece di disintegrarsi.
-Tu devi essere la nuova arrivata- disse la ragazza con voce stridula rivolgendo lo sguardo ad Alice. -Io sono Drew, figlia di Afrodite- continuó la ragazza senza aspettare risposta.
Alice spostó involontariamente lo sguardo da Drew a Piper che stava guardando la nuova arrivata con sguardo assassino.  Quelle due non si somigliavano per niente eppure erano figlie della stessa madre.
-Oh ciao Piper- Drew rivolse un sorriso malefico alla sorella che non rispose.
-Allora Alice, sono quí per farti una proposta- continuó la ragazza. -Che ne dici se vieni con me a sederti al tavolo di Afrodite? Sei abbastanza carina da poter stare con noi-
Drew indicò con un gesto il tavolo alla loro sinistra dove tutti quelli seduti li stavano fissando.
-Sai non sei costretta a stare qui con loro- aggiunse guardando con aria disgustata prima Leo che aveva la maglia macchiata e poi Nico che, se possibile, era diventato ancora di piú bianco.
-Drew va via- disse improvvisamente Piper. Jason le teneva fermo un braccio per non farla alzare.
Drew fece finta di niente. Continuó a fissare  Alice. -Allora cara, il nostro é un tavolo esclusivo, facciamo sedere solo i piú carini del Campo e soprattutto li selezioniamo.- disse. -Sai non vogliamo che certi intrusi stiano tra di noi- aggiunse gettando un'altra occhiata disgustata a Nico che stava stringendo forte il tavolo con le mani mentre Annabeth gli sussurrava qualcosa all'orecchio.
Hazel al suo fianco irrigidì. -Come ti permetti?- disse. Aveva parlato per la prima volta da quando Alice si era seduta al tavolo.
Drew le rivolse uno sguardo sprezzante. -Romani- disse -Loro ci danno la caccia e noi li ospitiamo-
Alice si era definitivamente stancata di quella ragazza, le ricordava tutte quelle ragazzine che a scuola la prendevano in giro perché non aveva i genitori o non aveva abbastanza soldi da comprarsi gli abiti firmati.
-Cos'hai che non va scusa?- le chiese guardandola dall'alto in basso.
Drew la fissó per un secondo prima di parlare. -Come scusa ?- chiese.
-Ho chiesto se hai qualcosa che non va, che non ti funziona.- spiegó Alice. -Perché sai mi hanno detto che il mio amico qui- indicò con un gesto Leo - é in grado di riparare tutto. Posso chiedergli se puó dare un'occhiata al tuo cervello.-
Leo sputó la bevanda che stava bevendo.
Drew assunse un'aria offesa. -Come osi? Tu piccola...-
-Leo che ne dici?- la interruppe Alice guardando il ragazzo che si stava ripulendo.
Leo guardó Drew dalla testa ai piedi divertito. -Mi dispiace, non credo ci sia molto da fare. - disse assumendo un' aria professionale.
Drew ringhió. -Me la pagherai, sei solo la brutta copia di Percy Jackson, non crederti tanto importante ragazzina.- le disse.
-Fino a poco fa volevi invitarla al tuo esclusivo tavolo cara Drew. Non ti sembrava solo una brutta copia prima no?- le disse Percy con un sorriso.
Drew lanciò un' occhiataccia anche a lui e se ne andó muovendo vistosamente i fianchi.
-Io l'ammazzo- disse Piper.
-Mi dispiace Alice- aggiunse guardando la ragazza.
Alice le rivolse un sorriso.
-Non é mica colpa tua sei hai una sorella idiota no?- disse Leo.
Tutti scoppiarono a ridere, perfino Nico che aveva ritrovato il suo chiaro colorito.


L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Tatatataaaaan! Ecco il nuovo capitolo :3
In questo capitolo incontriamo Leo. Si, il grandissimo Leo Valdez :3
Vabbè ci sono anche Hazel, Frank, Nico e quell'antipatica di Drew ma soprattutto c'è Leo ;D
Un grande grazie a ValeryJackson per avermi aiutata con lo spagnolo ;) <3
Spero che vi piaccia il capitolo :D
Ringrazio oceanichesisfiorano , Lovely_book e l'onnipresente Angy per aver recensito. Siete la mia gioia :3
Ringrazio anche tutti quelli che leggono la mia storia:3
Ah, un'ultima cosa. Se trovate qualche differenza di descrrizione tra i personaggi dello zio Rick e i miei è perchè la mia testa ha deciso di cambiarli ;3
Al prossimo capitolo.
With love BettyLovegood

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Capitolo 7
*** Cavalli parlanti, incubi e vecchi ricordi. ***


Dopo il pranzo Annabeth accompagnó Alice a fare una visita del campo.
Le mostró i campi di fragole, i campi da gioco, l'arena dove si allenavano e le fucine dove lavoravano i figli di Efesto. Si fermarono davanti al un edificio in legno con sopra scritto ARMERIA.
-Vieni, tutti i semidei hanno bisogno di un'arma- le disse Annabeth entrando nell'edificio.
L'armeria consisteva in un' unica grande sala illuminata da torce di fuoco. A destra e a sinistra le pareti erano completamente ricoperte di armi di ogni tipo: spade, lancie, pugnali, archi e perfino asce. Al centro della sala erano stipati dei vecchi manichini malandati che servivano per le esercitazioni.
-Non sono un tipo da armi- disse Alice guardandosi intorno.
Annabeth rise. -Non preoccuparti, tutti i semidei sono portati per il combattimento. Imparerai- le disse sorridendo.
Alice non ne era proprio convinta.
Non le piaceva combattere, si definiva piú un tipo pacifico.
Annabeth la invitó comunque a dare uno sguardo alle armi e lei accettó.
Studió le lame delle diverse spade posizionate in bella vista. Ne prese in mano qualcuna ma erano tutte troppo pesanti per lei cosí passó oltre. Non si sognó nemmeno di toccare le lance, erano troppo lunghe per il suo scarso metro e cinquantasei, ne le asce che avevano lame troppo scintillanti e taglienti. Cosí si spostó a sinistra dove erano posizionati diversi pugnali ed archi. Studió con cura gli archi e  poi passó ai pugnali.
La sua attenzione fu subito catturata da uno in particolare: era un pó piú lungo degli altri ed aveva l'impugnatura azzurra. Quando Alice tolse la fodera dalla lama ella brillo di una luce azzurra come l'impugnatura. La ragazza sorrise, era bellissimo.
-Posso avere questo?- chiese voltandosi verso Annabeth che la stava osservando curiosa.
La bionda fissó per un pó il pugnale, come alla ricerca di qualcosa ed infine annuí.
Alice si fissó l'arma alla cintura e uscí fuori dall'edificio.
Prima di portarla alla sua capanna Annabeth insistette per farle vedere le stalle dove tenevano i pegasi.
Alice ricordava che i pegasi erano cavalli alati, ma quando entró nella stalla rimase a bocca aperta. Erano animali semplicemente stupendi.
Ce ne erano solo tre: uno con il manto marrone , uno coperto di macchie bianche e un altro completamente nero.
Annabeth si avvicinó a quello tutto nero e gli accarezzó la testa. -Lui é BlackJack- disse.
Alice si avvicinó al pegaso per accarezzarlo.
-Ehi bella hai mica delle ciambelle?-
Alice si voltó a destra e a sinistra alla ricerca della persona che aveva parlato, ma la stalla era vuota. C'erano solo lei, Annabeth e i pegasi.
Alice scrolló la testa, forse l'aveva semplicemente immaginato.
-Ehi carina sto dicendo a te con gli occhi verdi- disse nuovamente la voce. -Ce le hai si o no le ciambelle?-
Alice cacció un urlo per la sorpresa.
La voce veniva dal pegaso.
Annabeth si voltó verso di lei preoccupata.
-Tutto bene?- le chiese.
Alice annuí, forse era semplicemente stanca si disse.
-Se cacci un altro urlo del genere ti ficco uno zoccolo in bocca- il pegaso parló di nuovo.
-Ok, sto impazzendo- si lasció sfuggire la ragazza fissando il cavallo.
Annabeth guardó prima lei e poi il cavallo. -L'hai sentito parlare?- le chiese.
Alice annuí. -Dimmi che é normale.- la implorò lei.
Annabeth fece un sorriso. -Beh non é proprio normale ma non sei l'unica che ci riesce.- le disse.
-Scommetto di sapere il nome dell'altra persona che ci riesce.- disse Alice ed Annabeth annuí pensierosa.
L'aveva capito dall'espressione della ragazza, Percy era l'altra persona che ci riusciva.
Perfetto, un'altra cosa in comune con quel ragazzo. Come se non bastasse il fatto che erano praticamente identici.
-Beh Percy ci riesce perché i cavalli sono nati dalle onde del mare.- le spiegó Annabeth. -Tu non so. A meno che tu non sia figlia di Poseidone. - aggiunse lei guardandola e poi scuotendo la testa. -Ma ció é praticamente impossibile perché c'é un patto secondo cui lui non puó avere figli.-
-Allora? Le mie ciambelle?- chiese nuovamente BalckJack.
Alice lo ignoró guardando Annabeth.
-Come è possibile allora che io ci riesca?- chiese.
Annabeth studió per un pó il manto nero del pegaso in silenzio. -Non ne ho idea.- disse infine.
-Sentite qualcuno puó chiamare Percy? Ho bisogno delle mie ciambelle.- si lamentó il pegaso.
Alice si voltó irritata verso di lui. -Sta un pó zitto!- gli urló contro.
Il cavallo sbuffó contrariato. -Che caratterino.- disse voltandosi verso Annabeth che non lo stava neanche guardando. -Ehi bionda di al tuo ragazzo che se non mi porta le mie ciambelle lo stendo come quella volta nel Kansas.-
Alice si lasció sfuggire una risata.
Annabeth la guardó incuriosita. -Che ha detto?- chiese.
-Percy una volta é stato steso da BalckJack?- chiese a sua volta con aria divertita. Non poteva credere ad una cosa del genere.
Annabeth sospiró. -Si, é successo in Kansas. Ma é una storia lunga.-
-Beh BlackJack vuole le sue ciambelle o stenderá di nuovo il tuo ragazzo.- disse sorridendo.
Annabeth si voltó verso il cavallo. -Mi sa che questa Percy te la fa pagare.- gli disse con una risata.
BalckJack sbuffó contrariato.
-Andiamo, devo avvisare il mio ragazzo che il suo pegaso lo ha appena minacciato.- disse Annabeth voltandosi verso Alice con un sorriso.
Le due uscirono dalla stalla dietro le urla di  BackJack che si scusava con Percy e chiedeva ciambelle.

Annabeth la condusse verso le capanne. Le spiegó che una volta c'erano solo poche capanne, dedicate agli dei piú importanti ma da quando Percy aveva fatto richiesta di riconoscere anche i figli degli dei minori il Campo si era allargato.
Alice osservó in giro. Beh capanna non era proprio il termine giusto da usare, dato che erano delle vere e proprie case costruite in marmo.
Osservó qualche casa. Annabeth le indicó quella di Atena riconoscibile da una grande civetta grigia scolpita nel marmo; quella di Ares con una testa di cinghiale poggiata in alto; quella di Ade completamente costruita di ossidiana proveniente dagli Inferi; quella di Ecate, la dea della magia fatta da pietre magiche che davano un alone verdastro alla casa.
La capanna 21 si trovava vicino alla spiaggia, vicino alla casa di Poseidone che era costruita con i coralli provenienti dal palazzo sottomarino del Dio.
Annabeth condusse la ragazza all'interno. Alice vide una fila di letti sulla destra, tutti ben fatti e vuoti tranne uno.
Un solo letto era disfatto e coperto interamente da fogli e libri. Annabeth si portó una mano alla fronte imprecando.
-Dovró dividere la stanza con qualcuno?- chiese Alice alla ragazza che si era precipitata a raccogliere i mille fogli sparsi un pó dappertutto.
Annabeth scosse la testa. -No, occupavo prima io questo letto, ma ora mi sono trasferita.- disse continuando ad afferrare gli oggetti lasciati sul letto. -Scusa ma mi ero completamente dimenticata di spostare la mia roba.-
Alice si avvicinó al letto. -Come mai dormi quí?- chiese -Non dovresti stare nella capanna di Atena?-
Annabeth si fermó un attimo lasciando cadere un grosso libro a terra. Alice si avvicinó a lei e raccolse il volume da terra.
-Scusa, non sono affari miei- disse guardando la ragazza.
-Oh no.- rispose lei con un sorriso ricominciando a mettere in ordine. -É che ultimamente ho un pó di problemi  quindi non posso dormire con i miei fratelli, rischierei di farli stare svegli tutta la notte.-
Alice la scrutó da vicino. -Gli incubi giusto?- le chiese.
Annabeth la guardó da vicino con i suoi occhi grigi. -Cosa ne sai tu dei miei incubi?- chiese.
In quel momento Annabeth le fece davvero paura.
-Io ho fatto un sogno dove Percy parlava con Chirone di te che avevi gli incubi.- le disse abbassando lo sguardo.
Annabeth la fissó ancora per un pó ma poi si rilassó tornando a mettere in ordine.
-Scusami, non sono affari miei.- ripeté la ragazza iniziando ad aiutare la compagna.
Annabeth si lasció cadere sul letto con aria sfinita. -Non preoccuparti, é solo che non ne parlo molto volentieri.- le spiegó lei con un sorrisetto.
Alice la raggiunse e si sedette al suo fianco. -Oh, io posso capirti.- le disse. -Quando é morta mia madre ho fatto incubi per piú di una settimana. Mi svegliavo urlando nel bel mezzo della notte. So che non é facile parlarne.-
Annabeth le poggió una mano sulla spalla. -Io e Percy in estate siamo precipitati nel Tartaro (Il posto dove vengono mandati tutti i mostri piú orribili) , che non é proprio il luogo adatto per fare una gita. In piú prima avevo affrontato la mia piú grande paura ovvero un ragno gigantesco che voleva ammazzarmi e tessere un arazzo che raffigurava il momento.- Le spiegó Annabeth con voce bassa. -Tutti i semidei fanno incubi o sogni strani, come é successo a te. Ma fare incubi del genere non é normale, Chirone pensa sia per quel che ho affrontato.- aggiunse dopo un attimo di silenzio.
Alice le prese la mano e la strinse forte. Poi pose la domanda che le attraversava la testa. -Percy non ha gli incubi?- chiese.
Annabeth fissó un punto indefinito della stanza -Si anche lui ha la sua dose di incubi, ma non sono come i miei.- le disse.
-Per me puoi rimanere anche quí, ti faccio compagnia - le disse Alice. -So quanto é orribile svegliarsi dopo un incubo e trovarsi soli .-
Annabeth le sorrise -Grazie, ma non voglio disturbarti.- le spiegó ricominciando a mettere in ordine la stanza. -Staró da Percy, lui ormai é abituato ai miei incubi. Correva qui ogni volta che mi sentiva urlare, ora almeno non devo farlo uscire fuori  alle due di notte. - le disse sorridendo tristemente.
Quel ragazzo doveva amare tantissimo Annabeth. Svegliarsi nel pieno della notte per aiutarla con gli incubi non era una cosa da poco.
Chissá se lei in giorno avrebbe trovato un ragazzo cosí.
-Alice ci sei? - chiese Annabeth sventolandole una mano davanti alla faccia.
-Eh? Si, scusa ero sovrappensiero.- disse lei ritornando alla realtá. -Cos'hai detto?- chiese
-Ho detto che in quell'armadio puoi trovare i vestiti che ti servono.- disse la bionda indicando l' armadio infondo alla stanza. Alice annuí ringraziando la ragazza.
Annabeth sorrise , prese la sua roba e usci dalla stanza.
-Io vado a  portare queste cose da Percy- le disse. -Ci vediamo piú tardi- aggiunse.
Alice annuí e rientró in quella che doveva essere la sua casa. Si guardó intorno e individuó il bagno.  Vi entró e dopo essersi spogliata si fiondó velocemente sotto la doccia. L'acqua calda le fece scivolare via tutti i pensieri che aveva. L'acqua la faceva sempre sentire meglio, la faceva ritornare in forze.
Dopo la doccia si cambió con uno dei tanti abiti che Annabeth le aveva dato: un jeans scuro e la maglietta arancione del Campo. Indossó le sue vecchie Converse nere e si sedette sul letto ad osservare la stanza vuota. Si sentiva terribilmente sola. Era abituata alla compagnia di Lucas praticamente in ogni istante della sua vita. Il suo amico non la lasciava mai sola, a volte avevano anche dormito insieme dopo che Alice si era rifiutata di tornare a casa perché era troppo stanca. Al pensiero di Lucas le venne una fitta al cuore. Chissá dove era ora, se stava bene, se era riuscito ad arrivare in America.
Rovistó nella sua borsa per distrarsi e cacció fuori tutto quello che c'era al suo interno: la busta gialla con scritto il suo nome, una manciata di grandi monete , il portafoglio con le mucche che le aveva regalato Lucas per il suo compleanno e sorprendentemente uno dei suoi libri preferiti L'arte di ascoltare i battiti del cuore.
Alice studió curiosa il libro. Non ce lo aveva messo lei in borsa,  era sicura di averlo lasciato sul comodino di casa sua. Aprí il libro e vi trovó un bigliettino:

Non preoccuparti, ci ho pensato io al libro.
Lucas.

Alice fissó per un pó le poche parole che le aveva scritto l'amico.
Solo lui poteva sapere quanto fosse stato importante per lei quel libro. L'aveva aiutata durante un periodo orribile, quando aveva perso un suo amico.
Quel ragazzo era davvero fantastico. Era un amico splendido, sempre pronto ad aiutarla. Richiuse il foglietto nel libro e si sfioró il bracciale che le aveva regalato.
-Quanto vorrei che ora fossi qui con me capra- disse tra se e se.
Una lacrima le rigó il viso e lei si affrettó ad asciugarla. Si alzó ed uscí fuori per andare a chiedere a Chirone notizie di Lucas.

Alice scrutò fuori e vide che il sole era quasi tramontato. Passó dalla spiaggia per vedere il mare.
Improvvisamente sentí delle voci provenire da dietro ad un grande masso.
-Nico non puoi fare cosí! Devi dirmelo- era la voce di una ragazza.
Il ragazzo sbuffó. -Hazel ho detto che devi lasciarmi in pace, non é niente. - disse Nico.
Alice stava per tornarsene da dove era venuta, non voleva certo farsi scoprire ad origliare.
Mosse un passo silenzioso.
-Nico hai un livido gigantesco! Come fai a dire che non é niente?- urló la ragazza spazientita. -Devi dirmi chi é stato!-
Alice si fermó di botto. Qualcuno aveva picchiato Nico e lui non voleva dire chi era stato. Improvvisamente balzarono nella mente della ragazza le parole di Jason: 'Peccato che a Nico non interessano le ragazze'.
A Nico non piacevano le ragazze, era stato preso in giro per i suoi orientamenti sessuali.
Alice rimase bloccata lí senza sapere che fare. In testa aveva diecimila pensieri, stava succedendo di nuovo. Il volto di Andrea si fece strada tra i suoi pensieri e lei tentó di scacciarlo, doveva assolutamente parlare con Nico.
Prese coraggio e uscí allo scoperto.
-Chi é stato Nico?- chiese guardando il ragazzo seduto sulla sabbia al fianco della sorella.
Nico assunse un'aria dapprima sorpresa e poi subito minacciosa.
-Cosa vuoi tu?- chiese irritato alzandosi in piedi.
Alice si maledisse. Doveva avere piú tatto, ma aveva agito d'impulso dicendo la prima cosa che le passava per la testa.
-Nico scusa.- inizió lei avvicinandosi. -Io ho involontariamente ascoltato la vostra discussione e...-
- Lasciatemi in pace, non mi é successo niente- urló lui furioso. - e poi anche se fosse non é di certo un problema tuo.-  aggiunse guardando Alice.
-Nico aspetta.- gli disse Hazel con le lacrime agli occhi.
Il fratello la ignoró e se ne andó lasciandola lí.
Hazel pianse piú forte. Alice si avvicinó e l'abbraccio per consolarla.
-Scusa, é stata colpa mia. Non dovevo intromettermi.- disse guardando la ragazza che stava tentando di ricomporsi.
Hazel scosse la testa mentre si asciugava le lacrime. -No scusami tu da parte sua. So che volevi solo aiutarlo, ma lui non é molto bravo ad accettare l'aiuto altrui.- Le disse tirando su con il naso.
-É perché é gay?- chiese Alice guardando la ragazza.
Hazel fece un singhiozzo. -Io non lo so.- disse. -Inizialmente non lo sapeva nessuno tranne io e gli altri che l'avevamo giá scoperto , poi la voce si é sparsa e lui é diventato strano.-
Hazel si asciugó le lacrime che continuavano a scendere sul viso.
-Pensavo fosse tutto normale, non é mai stato bravo a fare amicizia.- continuó con voce rotta. -Ma oggi mentre stavamo giocando ho notato un livido sulla spalla. Io so che non se lo é fatto da solo, é stato qualcuno ma lui non vuole dirmi chi.-
Hazel era di nuovo in lacrime e Alice le strinse forte la mano per farla continuare.
-E poi Rachel mi ha detto che ha sentito dei ragazzi prenderlo in giro. Io voglio aiutarlo, ma lui non mi parla.-
Hazel singhiozzó piú forte, Alice la strinse a se.
-Ti prego non dire a nessuno quel che hai visto stasera.- Le disse mentre si staccava dall'abbraccio.
-Ma Jason, Percy ... - disse lei
-No!- quasi urló. -Percy non deve sapere niente, tantomeno gli altri.-
Alice rimase in silenzio per un pó poi senti la stretta della ragazza alla sua mano. -Promettimelo Alice, prometti che non dirai niente a nessuno.- la implorò.
Alice sospiró. -Ok, non diró niente a nessuno. Ma voglio parlare con Nico, io posso aiutarlo.- disse convinta.
Ed era vero, lei in quella situazione ci era giá stata.
Hazel scosse il capo. -Nico non si fa aiutare da nessuno, neanche da me che sono sua sorella. - disse con aria triste. -Lui...lui non sa se é giusto quel che prova.- aggiunse guardando la ragazza.
Alice sospiró, non avrebbe certo lasciato perdere. L'ultima volta che lo aveva fatto era finita male.
Una tromba risuonó nell'aria e Hazel si alzó di scatto.
-Andiamo, é ora di cena.- Le disse porgendole la mano.
Alice prese la mano e anche se non aveva molta fame si incamminó verso l'ampio spazio all'aperto dove decine di semidei stavano iniziando la loro cena.
Alice si lasció cadere al fianco di Leo e notó che il posto di Nico era vuoto. Nessuno si domandó dove fosse, a quanto pare non era la prima volta che saltava un pasto.




L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Eccomi quiì :D
In questo capitolo non troviamo il fantastico Leo (D:) ma il piccolo Nico (<3) che ha qualche problema.
Se volete scoprire cosa sta succedendo al figlio degli Inferi dovrete aspettare i prossimi capitoli ;)
[Sono cattiva lo so muahhahaha ;3] Inoltre prossimamente scopirete qualcosa in più sulla vita di Alice ;D
Allora come al solito ringrazio Percabeth7897, oceanichesisfiorano, lovely_book e la mia amata Angy (<3) per aver recensito.
Siete sempre la mia gioia *-*
Inoltre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin quì, spero la storia vi piaccia.
With love BettyLovegood <3
P.S: invito tutti a leggere il libro citato sopra ovvero L'arte di ascoltare i battiti del cuore. E' davvero un libro magnifico.

 

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Capitolo 8
*** É pur sempre amore no? ***


-Come ti é sembrato il Campo?- le chiese Leo al suo fianco.
-Eh? Si, certo.-
Leo fece una smorfia. -Alice mi stai ascoltando?- chiese
-Si, certo.- rispose nuovamente lei, che in realtá non stava per niente pensando a quello che accadeva al tavolo.
-Leo Valdez é il piú bello di tutti. Giusto?- chiese il ragazzo divertito.
-Si, certo- ripeté la ragazza.
-Ok, sono leggermente offeso.- protestó Percy con un sorriso.
Ma Alice non lo stava a sentire. Stava pensando a Nico, a come aveva reagito quando l'aveva vista . Stava rivivendo ció che aveva cercato di dimenticare molto tempo fa. E lei non voleva rivivere quel dolore, quella tristezza che la portava a piangere in continuazione.
-Alice tutto bene?- chiese Percy per la terza volta.
Alice si guardó intorno e si ricordó di essere a cena con i suoi compagni. Fissó il volto di Percy cosí simile al suo e annuí.
-Si, scusate sono solo stanca.- disse alzandosi -Mi sa che mi ci vuole una bella dormita.- aggiunse abbozzando un sorriso.
-Ma non hai mangiato nulla.- Ribatté Leo al suo fianco.
Alice fissó il suo piatto ancora pieno di cibo e scrolló le spalle.
-Non ho fame. Ci vediamo domani.- Disse allontanandosi.
Senti gli sguardi dei semidei alle sue spalle, ma non ci badó. Aveva ben altro nella testa.
Mentre si allontanava qualcuno chiamó il suo nome, si voltó e vide Leo correrle incontro.
-Ehi, posso accompagnarti?- disse dopo aver preso una boccata d'aria.
Alice guardó il ragazzo che le stava sorridendo. Quel sorriso, era quasi ipnotico.  Si chiese come facesse quel ragazzo ad avere sempre il sorriso stampato in volto, voleva riuscirci anche lei.
Annuí iniziando a camminare.
-Allora, cos'hai?- le chiese.
Alice per un momento fu tentata  confidarsi con lui, tutti quei pensieri in testa la stavano uccidendo. Ma poi si ricordó la promessa che aveva fatto ad Hazel .
-Sono solo stanca, non ho niente.- Disse alzando le spalle.
Leo fece una risata -Si e io sono la regina delle ninfe.- disse.
-Le ninfe hanno una regina?- chiese lei.
Leo ci pensó un pó. -Non ne ho idea, ma non cambiare discorso.- disse.
Alice sospiró. -Leo davvero, sono solo stanca.- disse con un sorriso. - stamattina ho scoperto che sono una semidea, che mio padre non é scappato via ma é solo un dio e mi sono ritrovata in America con un ragazzo che mi somiglia. Tu non saresti stanco dopo una giornata del genere?- aggiunse per convincerlo.
Leo parve pensarci un pó e poi sospiró. -E va bene, posso capire come ti senti, infondo ci sono passato anche io. - disse con un sorriso.
Alice sospiró, continuando a camminare in silenzio.
Quando arrivarono davanti alla Capanna 21 Alice salutó il ragazzo con un gesto della mano, ma lui non si mosse.
- Ho capito che non ne vuoi parlare, ma se cambi idea fammi un fischio. Ti stupirai di quanto io possa essere bravo con i problemi altrui.- Le disse sempre sorridendo.
Alice alzó un sopracciglio.
-Non mi aspettavo una cosa del genere dal grande costruttore Leo Valdez.- gli disse sorridendo a sua volta.
Leo fece un gesto con la mano -Oh cara Alice  ho tante doti nascoste. Quando vorrai scoprirle io saró ben lieto di mostrartele.-
Alice scoppió a ridere. -Ci penseró.- Disse senza smettere di sorridere.
Leo la guardó per un pó negli occhi. Lei non riusciva a staccare i suoi occhi da quelli del ragazzo.
-Ok, io ora vado a dormire.- disse distogliendo finalmente lo sguardo.
Leo parve risvegliarsi da un sogno.
-Eh?- disse. -Ah, ok. Notte.- aggiunse dopo che aveva visto Alice entrare in casa.
La ragazza si voltó e vide Leo andare via.
-Leo!- lo chiamó. Lui si giró sorridendo. -Grazie per avermi accompagnato - gli disse.
Il ragazzo inclinó la testa di lato. -É stato un piacere.- le disse. Poi si voltó e se ne andó.
Alice sospiró entrando in casa.
Si buttó sul letto e chiuse gli occhi, cercando di non pensare a tutto quello che aveva passato.
Il volto sorridente  di Leo si fece strada nella sua testa. Alice studió quel sorriso cosi bello e per un attimo dimenticó tutto.  Dopo qualche secondo il volto si trasformó in un altro: occhi castani, capelli ricci e neri. Andrea.
Alice aprí gli occhi mettendosi a sedere. Non aveva voglia di pensare di nuovo al suo amico, la faceva stare troppo male. Teneva quei tristi ricordi rinchiusi in una parte della sua testa, in modo da non pensarci piú.  Ma quando aveva sentito Hazel e Nico parlare erano ritornati.
Le parole dette per rassicurarlo, i pianti, le urla e poi il suo corpo disteso lí in mezzo.
Alice stava piangendo, come accadeva ogni volta che ci pensava.
Si stese sul letto e chiuse gli occhi, tentando di ricordare non i momenti tristi ma quelli felici, come aveva imparato a fare durante i periodi bui della sua vita.
In pochi minuti si addormentó.


Alice stava urlando. Ma non solo nel suo sogno, stavo urlando davvero. Si mise a sedere cercando di calmarsi. Aveva il volto imperlato di sudore e la bocca ancora spalancata dopo l'urlo che aveva cacciato.
Cercó di respirare lentamente e di non pensare a tutto quello che aveva sognato.
Ma non ci riuscí. Aveva sognato sua madre stesa sul letto d'ospedale, la bara che la rinchiudeva dopo il funerale e poi aveva rivisto Andrea  steso a terra, la sua bara bianca. Aveva visto se stessa mentre urlava contro tutta quella gente.
Ma quel che l'aveva fatta urlare era stata una voce fredda che apparteneva ad una donna addormentata.
-Portami lui e potrai riavere loro indietro, non soffrirai piú per la loro perdita.- Le aveva detto la donna mostrandole il volto di Percy.
-Chi sei?- aveva chiesto Alice.
-Io sono la madre di tutto, non c'é bisogno di sapere il mio nome. Consegnami lui oppure distruggeró tutto quello a cui tieni.-  le aveva risposto la donna con un sorriso maligno.
-Io non ti consegno un bel niente.- aveva risposto lei.
La donna allora aveva fatto una terribile risata e le aveva mostrato immagini orribili: Leo che veniva torturato, Percy, Annabeth e Jason che combattevano contro delle gorgoni, Piper che urlava qualcosa contro una figura gigantesca e il corpo inerme di Lucas vicino ad una gorgone sorridente.
Era allora che aveva urlato, cercando di scacciare quelle immagini.
Qualcuno bussó alla porta della casa e Alice si ridestó dai suoi pensieri.
Si alzó e raggiunse la porta. L'aprí e si ritrovó davanti il volto preoccupato di Percy.
-Tutto ok? Ho sentito urlare.- Chiese.
Alice scrutó fuori e vide che era notte fonda. -Percy!Che ore sono?- chiese lei guardandolo.
Percy fissó la ragazza. -Le due del mattino, va tutto bene Alice?- chiese nuovamente.
-Si, scusa ho solamente avuto un incubo.- disse lei.
Percy sbuffó. -Ne ho davvero abbastanza di questi incubi.- disse.
Alice sorrise.
-Ti va di parlarne?- le chiese improvvisamente lui.
Alice ci pensó un pó su, ma poi accettó. Infondo il suo incubo riguardava lui.
-Ti va di venire sulla spiaggia? Ho bisogno di stare vicino alla mia casa.- disse lui indicandole la capanna vicino al mare.
-Per Annabeth giusto?- Chiese lei seguendo il ragazzo fuori.
-Come fai a saperlo?- domandó.
-Oh, io e Annabeth ne abbiamo parlato quando mi ha mostrato la Capanna.- rispose le alzando le spalle.
Percy fece un sorriso triste. -Non so piú cosa fare, gli incubi ritornano sempre, non se ne vanno mai.-
Alice gli poggiò una mano sulla spalla per rassicurarlo.
-Sai che Annabeth é fortunata ad averti?- gli disse.
Percy la scrutó con un sorriso. -Oh credimi, quello fortunato sono io, senza di lei sarei giá morto da un bel pó di tempo.-
Alice rise e si mise a guardare il mare. Stettero un pó in silenzio, entrambi con lo sguardo fisso sul mare.
-Allora, cosa ti ha fatto urlare?- chiese improvvisamente lui distogliendo lo sguardo dall'acqua.
Alice attese qualche secondo. Non voleva raccontare di sua madre e di Andrea cosí passó direttamente alla parte della donna addormentata.
-Ho sognato una donna con gli occhi chiusi che mi diceva di consegnarti a lei oppure avrebbe distrutto tutto quello a cui tengo.- Disse senza distogliere lo sguardo dal mare.
Percy fissó il volto della ragazza -Ti ha detto il suo nome?- chiese preoccupato.
Alice ci pensó un pó. -No.- disse infine -Ma mi ha detto che lei é la madre di tutto, anche se non ho capito bene cosa vuol dire.-
Percy strinse i pugni -Come immaginavo, Gea.- mormoró.
-Gea?- ripeté Alice. -Non é la dea della terra?-
Percy annuí.
-Ehi aspetta!- disse improvvisamente la ragazza portandosi una mano alla testa. -Jason mi ha raccontato qualcosa. Non l'avevate tipo fermata quando siete andati in Grecia?-
Percy fece un sorriso triste e portó il suo sguardo nuovamente sul mare. -Abbiamo solo rinviato il suo risveglio purtroppo.- Disse.
Alice rimase in silenzio, continuando a scrutare il mare.
-Come mai vuole te?- chiese improvvisamente.
Percy fece una risata. -Per risvegliarsi ha bisogno del sangue di un semideo e di una semidea. E dato che io sono riuscito a sbatterle le Porte della Morte in faccia ora vuole vendicarsi.-
-Cosa sono le Porte della Morte?- Chiese Alice.
-Sono le porte custodite da Tanthanos, o Morte. Se rimangono aperte, come é successo quest'estate, la Morte non esiste piú e quindi ogni mostro, gigante o semideo morto puó tornare in vita.- Spiegó lui.
Alice assimiló per un attimo tutte le informazioni ricevute.
-Quindi se ho ben capito questa Gea ha aperto le Porte della Morte per far uscire i mostri e tu le hai richiuse. Giusto?- disse infine.
Percy annuí. -Beh, non ho fatto tutto da solo. Annabeth mi ha accompagnato e Jason e gli altri hanno affrontato i mostri.-
-Avete attraversato il Tartaro giusto?- chiese Alice ricordandosi la conversazione con Annabeth.
Percy la guardó come per domandarle chi gliel'avesse detto e lei fece un sorriso.
-Annabeth giusto?- disse alla fine e la ragazza annuí.
Tra di loro cadde di nuovo il silenzio, rotto solo dal rumore del mare.
Percy si lasció sfuggire uno sbadiglio.
-Percy credo sia ora di tornare a dormire- disse Alice poggiandogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo annuí. Alice inizó a camminare verso la sua capanna ma Percy la fermó.
-Domani mattina va da Hazel, deve parlarti di una cosa.- Le disse.
-Hazel? Di cosa deve parlarmi?- chiese lei curiosa.
Ma non ebbe risposta. Un urlo proveniente dalla Capanna di Poseidone l'interruppe.
-Annabeth- sussurró Percy iniziando a correre verso la casa.
Alice lo seguí. Il ragazzo spalancó la porta e si fiondó sul letto dove Annabeth si era rannichiata.
La ragazza si teneva il volto tra le mani e urlava parole sconnesse.
-PERCY DOVE SEI? É TUTTO BUIO!- urló improvvisamente.
Percy si sedette al suo fianco e l'abbracció.
-Annie sono qui. Mi vedi?- le disse con aria dolce.
-Percy? Percy...io non vedo niente. Lei é tornata, vuole uccidermi. Aiutami Percy.- mormoró lei spostandosi dal ragazzo.
Alice notó che gli occhi di Annabeth non erano piú grigi ma bianchi.
Percy le prese il volto tra le mani e lo portó davanti al suo.
-Annie guardami. Sono io, il tuo Percy. Siamo al Campo e lei non c'é, é morta.-
Annabeth fissò gli occhi verdi del ragazzo e scoppió a piangere.
-Percy sei qui?- chiese.
-Sono sempre quí Annie.- Disse lui accarezzandole la testa.
-Non andare via, oppure lei tornerá.- Annabeth continuó a piangere stringendosi sempre di piú al suo ragazzo.
-Oh, Annie io non andró mai via senza di te. Ce lo siamo promessi no?- disse lui sorridendo debolmente.
Annabeth non rispose, si rannicchiò accanto a Percy che continua ad accarezzarle i capelli.
Alice guardó la scena come imbambolata, Annabeth in quel momento le sembrava cosí debole. Percy le rivolse un debole sorriso per scusarsi.
Lei scosse la testa e uscí dalla stanza lasciandoli soli.
Tornó nel suo letto e si addormentó.


Una tromba risuonò nell'aria e fece svegliare Alice che controvoglia si alzó dal suo letto. Dopo essersi lavata e cambiata andó a fare colazione insieme ad un sempre sorridente Leo che purtroppo l'abbandonò presto per andare a dare un'occhiata al suo drago volante Festus.
Cosí Alice andó alla ricerca di Hazel.
Piper le aveva detto che la mattina Hazel non faceva mai colazione con loro, prendeva del cibo e lo portava a suo fratello Nico alla casa di Ade per condurre una specie di rito di famiglia. Praticamente secondo il Dio degli inferi la colazione era il pasto che andava consumato insieme a tutta la famiglia, cosí ogni mattina Hazel prendeva del cibo dalla mensa e lo portava alla sua Capanna.
Alice allora si incamminò  tra le stradine piene di ragazzi che andavano verso la mensa.
Superò la Capanna 9, dove i due fratelli Stoll la salutarono con sorriso malefico. Doveva stare attenta a quei due e ai loro scherzi.
Davanti  alla Casa di Ade Alice trovó Nico seduto su una roccia che lucidava una spada con la lama nera.
Alice si avvicinó a lui in silenzio.
-Ehi ciao Nico.- Lo salutó.
Lui alzó un attimo lo sguardo dalla spada incontrando gli occhi verdi della ragazza.
-Ciao.- mormoró il figlio di Ade tornando a guardare la spada nera.
Alice osservó il volto del ragazzo.
-Senti Nico mi dispiace per l'altra volta. Hai ragione tu, non sono affari miei. Ma io volevo solo aiutarti.-  disse lei tutto  d'un fiato.
Nico fece una smorfia senza alzare peró lo sguardo. -Lascia stare. Cosa ci fai quí?- le chiese.
-Cercavo Hazel, ha detto che deve parlarmi.- Disse lei osservando il volto pallido del ragazzo.
-Ha accompagnato Frank ad esercitarsi con l'arco.- Disse lui indicando con un gesto la sua destra dove si trovava l'arena.
-Grazie.- Alice guardó il ragazzo che fece un gesto con la mano per dirle di andarsene per poi tornare a lucidare la sua spada nera.
-Ehi Nico- il ragazzo alzó lo sguardo infastidito. -Non farti tanti problemi. É pur sempre amore no?- gli disse con un sorriso.
Nico fissó il volto della ragazza. Sembrava che stesse per prenderla a pugni.
Alice si voltó e se ne andó verso l'arena.
Una volta arrivata lí trovo Frank che tirava frecce a dei bersagli posizionati al centro dell'arena. Il ragazzo non sbagliava un colpo.
Hazel stava sulle gradinate con lo sguardo rivolto verso il ragazzo.
Alice la raggiunse sedendosi al suo fianco.
-É bravissimo- disse posando di nuovo lo sguardo su Frank che aveva smesso di mirare ai bersagli e ora lanciava le frecce contro i manichini.
Hazel sorrise senza spostare il suo sguardo. -Si, non sbaglia mai un colpo.-
Alice osservó ancora un pó Frank che tirava.
-Percy mi ha detto che dovevi parlarmi.-  Le disse improvvisamente Alice.
Hazel sospiró e guardó la ragazza. -In estate ho conosciuto la dea della magia Ecate la  quale mi ha preso sotto la sua protezione. In pratica so usare la magia.- spiegó.
Alice guardó Hazel -Magia? Fantastico, ma io cosa centro?- domandó curiosa.
-Io riesco anche a sentire la magia e quando ti ho visto ho sentito qualcosa in te. So per certo che c'é qualcosa di magico in te, ma non so bene cosa. Non sono ancora brava con queste cose.- disse Hazel fissando un punto lontano.
Alice fisso il volto scuro della ragazza, cosí diverso da quello pallido del fratello.
-Io ho qualcosa di magico?- chiese alla fine.
Hazel annuí tornando a guardare Frank che stava mettendo a posto l'arco e le frecce.
-Ti dovró presentare Jake, un figlio di Ecate. Lui saprà sicuramente dirti qualcosa di piú.- Le disse Hazel sorridendo.
Alice sospiró -Spero almeno sia carino questo Jake.-
Hazel scoppió a ridere. -Sei incredibile Alice Garden- le disse alzandosi in piedi e iniziando a scendere le gradinate.
-Grazie Hazel Levesque.- le rispose lei alzandosi a sua volta e seguendola.


L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Eccomi qui ;D
Allora perdonatemi se ho pubblicato solo ora, ma questo capitolo l'ho riscrito ben tre volte.
E comunque continua a non convincermi. D:
L'unica parte che mi piace è la Percabeth che mi ricorda tanto Katniss e Peeta (Hunger Games) ;3
Ma vebbè...
Allora ringrazio oceanichesisfiorano, icedisland, Percabeth7897 e la mia amata Angy per aver recensito <3
Siete la mia gioia gente *-*
Ringrazio anche chiunque segue la mia storia, spero vi stia piacendo :D
Ah, credo che nel prossimo capitolo scopriremo il genitore divino di Alice.
[Forse? ;P]
Vabbè me ne vado, tanti baci semidivini a tutti. With love BettyLovegood <3

 

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Capitolo 9
*** Benvenuti nel fantastico mondo di Leo. ***


Jake Evans era un ragazzo alto, muscoloso e biondo. Aveva gli occhi verde smeraldo e tutto di lui urlava  ' guardatemi, sono fantastico'.
Quando arrivarono alla Capanna 12, ovvero quella dedicata alla dea Ecate, lo trovarono seduto all'aperto intento a leggere un libro.
Alice osservó il ragazzo da lontano.
-Mica male.- sussurró ad Hazel la quale scoppió a ridere scuotendo la testa.
Si avvicinarono alla casa attirando l'attenzione del ragazzo il quale alzó la testa, sorrise e  poi ritornò al suo libro.
-Ciao Jake.- salutó Hazel -Lei é..-
Il ragazzo alzó una mano per zittirla, continuando a leggere. Rimasero cosí, in silenzio, per qualche minuto fino a quando lui chiuse il libro e sospiró.
- Non so dove sia quel laggiú, ma io credo che da qualche parte esista e spero che sia bello.- disse puntando lo sguardo sul mare appena visibile.
-Bel modo di finire un libro no?- Chiese poi guardando Alice.
La ragazza sorrise
 -John Green, Looking for Alaska.-
Jake guardó la ragazza con i suoi occhi verde smeraldo e poi puntó lo sguardo su Hazel.
-Chi é la tua amica Hazel?- chiese.
-Lei é Alice Garden, la nuova arrivata.- Disse Hazel sorridendo.
Jake si avvicinó ad Alice e le giró intorno, come per studiarla. Poi si mise difronte a lei e puntó i suo occhi in quelli della ragazza.
Alice rimase per un pó a fissare i due meravigliosi occhi color smeraldo del ragazzo, fino a quando quest'ultimo distolse lo sguardo da lei e le ordinó di chiudere gli occhi.
Alice obbedí e sentí che il ragazzo le aveva poggiato una mano sulla testa mentre mormorava qualcosa.
La ragazza sentí un brivido lungo la schiena.
Dopo parecchi minuti Jake le disse che poteva riaprire gli occhi.
-C'é magia.- Disse lui guardando Hazel.
-Si, l'ho notato anche io. Ma io non ho ancora capito di che tipo di magia si tratta.- Disse Hazel studiando Alice.
Jake ci pensó un pó su e poi sparí nella sua cabina. Tornó qualche minuto dopo con una fialetta arancione in mano.
-Bevi questa.- Disse ad Alice dandole la fialetta.
La ragazza studió il liquido, non era molto invitante.
-Cos'è?- chiese
Jake sorrise. -É un liquido che mi fará capire che genere di magia ti é stata inflitta.- Disse semplicemente lui. -Non preoccuparti, non ti fará del male. É solo il sapore che fa un pó schifo.- aggiunse guardando la ragazza.
Alice fece una smorfia -Invitante.- Poi stappó la fialetta e bevve il contenuto.
Il liquido le scese per tutto il corpo facendola rabbrividire. Aveva un sapore acido. Jake le ordinó nuovamente di chiudere gli occhi e lei obbedí. La mano del ragazzo si posó nuovamente sulla sua testa e come la volta precedente lei sentí un brivido percorrerle la schiena.
Quando riaprì gli occhi Jake stava parlando con Hazel sottovoce.
Alice si avvicinó ai due che smisero di parlare.
-Allora?- chiese a Jake che si stava accomodando sulla sedia dove era seduto prima.
Il ragazzo chiuse gli occhi e si massaggió le tempie.
- Oltre a tua madre avevi qualcun altro vicino a te? Zii, nonni...?-
Alice scosse la testa. L'unica persona che le era stata sempre vicino era sua madre, non aveva mai conosciuto i suoi nonni o i sui zii.
-Solo mia madre. Ma cosa centra?- disse guardando il ragazzo che sospiró pensieroso.
-Buona o cattiva notizia?- chiese lui puntando i suoi occhi su di lei.
Alice osservó il bel volto del ragazzo.
-Buona notizia.- Disse.
Jake sorrise - Su di te c'é un incantesimo: non potevi essere riconosciuta fino ai quindici anni. Inoltre nessun mostro ti poteva attaccare.  La buona notizia é che la magia sta svanendo, entro stasera sarai riconosciuta.-
Alice fece una smorfia. -Fantastico, finalmente conosceró mio padre. -
Jake ed Hazel sorrisero. -E qual é la cattiva notizia?- chiese poi guardando i due ragazzi.
Jake sospiró e guardó Hazel che annuí.
-Alice come é morta tua madre?- chiese  Jake.
La ragazza fu colpita dalla domanda.
-Cancro.- Rispose lei. -Ma cosa centra questo?-
Jake si passó una mano nei capelli e guardó nuovamente Hazel.
-Alice non é stato il cancro a far morire tua madre.- Disse Hazel prendendole la mano.
Alice osservó la mano della ragazza stretta nella sua.
-Hazel é stato il cancro, le sono stata vicino mentre la curavano. - le disse.
Hazel scosse il capo e aprí la bocca per dire qualcosa ma non ci riuscí.
Jake allora sospiró e si alzó dalla sedia e raggiunse la ragazza.
-Alice l'incantesimo che ti é stato inflitto é molto potente e chiunque lo abbia richiesto ha dovuto dare qualcosa in cambio.- Le disse.
Alice scosse il capo e guardó i due ragazzi come se fossero matti.
Cosa centrava tutto questo con sua madre?
-Tua madre ti ha voluto proteggere e ti ha nascosto dal mondo semidivino con questo incantesimo. In cambio ha dato la sua vita.- Le disse  Hazel con le lacrime agli occhi.
Alice lasció la mano della ragazza e scosse nuovamente il capo. Sua madre era morta in ospedale di cancro, lei c'era.
-Vi state sbagliando. Lei é morta con quella stupida malattia, io ho visto mentre la curavano.- Aveva anche lei le lacrime agli occhi.
Jake scosse il capo -Per i mortali l'incantesimo era visibile sottoforma di malattia, per questo i dottori le hanno diagnosticato il tumore.- le disse guardandola con quei suoi occhi color smeraldo. Alice scosse il capo. -Non é vero.- sussurró
Jake prese un profondo respiro -   Alice i medici ti hanno mai detto che c'era una possibilità di cura? Ti hanno mai detto che stava migliorando?-
Alice non riuscí a trattenere le lacrime. Nessun dottore aveva mai detto che sua madre sarebbe guarita, era lei che aveva sempre sperato che la madre un giorno si sarebbe alzata da quel letto e sarebbe tornata a ridere e a scherzare con lei. Improvvisamente le parole che aveva sentito dire da un dottore mentre origliava alla porta le tornarono in mente:- É una rarissima forma di tumore, mai vista una cosa del genere. Non so se si puó curare.-
E Alice capí. Sua madre non era morta per il cancro, le persone malate di quella malattia molte volte guariscono, o almeno danno segni di miglioramento. Ma sua madre sembrava immune alle chemioterapie. I dottori avevano provato altri medicinali, ma nulla funzionava.
Sua madre era morta per quello stupido incantesimo. Sua madre era morta per proteggerla.
-Alice tua madre ha voluto proteggerti perché in te c'é qualcosa di speciale. - le disse Jake avvicinandosi e poggiandole una mano sulla spalla.
Alice tolse la mano del ragazzo dalla sua spalla. -NO!- urló. -Lei...lei é morta per quella stupida malattia.- Disse scuotendo il capo.
Ma sapeva che non era vero, sapeva di star mentendo. Sua madre era morta per colpa sua, per proteggerla.
-Alice- la chiamó Hazel con voce dolce.
La ragazza non rispose, si voltó e se ne andó.
Sentí Hazel che la chiamava e inizió a correre. Non sapeva dove stava andando, voleva solo allontanarsi da tutto e da tutti. Entró nel bosco senza smettere di correre. I rami degli alberi le graffiavano le braccia, ma a lei non importava.
Continuava a piangere, non riusciva a smettere. Non poteva credere che per colpa sua sua madre era morta.
Improvvisamente andó a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno e cadde a terra.
-Ehi cosa cavolo... ?- disse una voce familiare.
Alice non si mosse, rimase a terra con il volto tra le mani.
-Alice cosa ci fai quí?- chiese Leo avvicinandosi alla ragazza che non rispose.
Leo si sedette al suo fianco e le spostó le mani dal viso.
-Mai piangere quando c'é Leo Valdez in giro- disse sorridendo mentre le asciugava le lacrime.
Alice incroció i suoi occhi castani.
-Allora cosa é successo?- le chiese il ragazzo   guardandola.
Alice non rispose, nuove lacrime le rigarono il viso. Non voleva raccontare a nessuno che per colpa sua sua madre era morta. Si sentiva un'assassina, aveva ucciso sua madre.
Leo si avvicinò ancora di piú alla ragazza e l'abbracció.
Alice si strinse tra le braccia del ragazzo, continuando a piangere. C'era tutta la sua rabbia in quel pianto, tutta la colpa di aver ucciso sua madre.
Rimasero cosí per qualche minuto, o forse ore. Alice perse la cognizione del tempo. Si staccó dal ragazzo asciugandosi il volto.
-Scusami- disse con voce roca.
Leo sfoderó uno dei suoi sorrisi.
-Scusami? E quando mi capita piú di abbracciare una bella ragazza come te?- disse lui guardandola.
Alice sorrise alzando gli occhi su di lui.
-Sai mi piaci di piú quando sorridi, hai uno splendido sorriso. - Le disse facendola arrossire. -E anche quando arrossisci non sei male, ti dona il rosso.- aggiunse lui con una risata.
Alice spostó lo sguardo su un albero, cercando di far andare via quel colorito dal suo viso.
-Allora, posso sapere cosa ti é successo?- Chiese tornando serio.
Alice continuó a fissare l'albero.
Dopo qualche minuto parló.
-Ho scoperto che mia madre é morta per colpa mia. Mi ha protetto con un incantesimo che le é costato la vita.- disse con voce bassa. Le lacrime minacciarono nuovamente di scendere ma lei le ricacciò indietro.
Leo le prese una mano e la strinse forte.
- Alice...- disse lui guardandola.
-No.- L'interruppe lei senza guardarlo. -So cosa dirai ora. La colpa non é tua, tu non lo sapevi, é colpa di tua madre. Non voglio sentirmi dire queste cose.- Disse ricominciando a piangere.
Leo sospiró. -Alice ascoltami.-
Lei scosse la testa mentre si asciugava le lacrime. Non voleva sentire quelle parole, sua madre era morta e la colpa era solo sua. Era morta per proteggerla.
Si alzó da terra e cercó di andarsene ma Leo le bloccó la strada mettendosi difronte a lei.
-Leo voglio andare via.- Disse senza guardarlo.
-Alice prima mi ascolti e poi vai via. Non posso lasciarti andare cosí.-
La ragazza scosse il capo tentando di andarsene ma Leo si avvicinó sempre di piú e portó il suo viso difronte a quello della ragazza.
Ma Alice non voleva Leo, non voleva nessuno in quel momento. Doveva stare sola, era quello che si meritava per aver ucciso sua madre. Lei non era capace di avere amici, faceva soffrire tutti quelli che le stavano accanto. Andrea era morto per colpa sua, Lucas era in pericolo di vita e sua madre aveva dovuto sacrificarsi per lei.
Lei non si meritava Leo, né Percy, né Annabeth ne nessun altro. Lei doveva stare da sola perché faceva stare male tutti quelli che le stavano vicino.
Fissó gli occhi castani del ragazzo.
-Leo io non posso stare qui, devo andare via.- Disse con voce bassa.
Leo fece un mezzo sorriso. -Alice ma che diamine dici? Tu devi stare qui, é il posto piú sicuro per quelli come noi.-
Alice diede le spalle al ragazzo, non poteva guardare quel sorriso cosí rassicurante.
-Leo tu non capisci, io sono un disastro. Tutti quelli che mi sono vicino soffrono, mia madre é morta per me. Io distruggo tutto quello che c'é di bello intorno a me.- Disse tentando di non piangere di nuovo.
Leo si avvicinó a lei e le posó una mano sulla spalla.
- Mia madre é morta in un incendio nella sua officina. Per un periodo di tempo mi hanno lasciato credere che la colpa fosse mia, sai so invocare i fuoco.- Disse il ragazzo a voce bassa. -Poi ho scoperto che era tutto un piano di Gea, ma per me non é cambiato molto. Continuo a pensare che la colpa sia solo mia.-
Alice rimase immobile per qualche minuto. Sentiva la mano calda del ragazzo sulla sua spalla. Poi improvvisamente si voltó e lo abbracció. Infondo lui poteva capirla, come lei si sentiva responsabile della morte della madre.
Leo sorrise e si staccó dalla ragazza.
-E poi ricordati che io sono il grande costruttore Leo Valdez. Tu distruggi e io aggiusto. Formiamo una bella coppia sai?- Disse guardandola.
Alice gli diede un leggero pugno sul braccio. -Non ci sperare Valdez.- Disse sorridendogli.
Leo sbuffó ma poi sorrise. -Ehi, io ci ho provato.- disse ridendo.
Una tromba risuonò nell'aria.
-Ah, il pranzo.- Disse Leo voltandosi verso il bosco.
Alice sospiró. -Non ho voglia di andare a pranzo.- Disse guardando il ragazzo. Non aveva per niente voglia di sentire gli occhi di tutti su di lei, di ricevere gli sguardi tristi dei compagni. Voleva solo qualcuno che la faceva stare bene e Leo ci riusciva benissimo.
Leo guardó la ragazza e poi rovistó nella sua cintura degli attrezzi che aveva in vita. Prese un pupazzetto di metallo alto qualche centimetro e un pezzo di carta. Scrisse qualcosa sulla carta e dopo averla piegata la mise nelle mani del pupazzetto. Infiló una specie di vite nella schiena dell'omino e gli sussurró qualcosa all'orecchio.
-Percy Jackson, figlio di Poseidone.-
L'omino scese dalla mano del ragazzo e si incamminò verso il Campo.
Alice guardó il ragazzo che ammirava sorridendo l'omino che si allontanava.
-Lui é Bob, il mio piccolo messaggero. É in grado di trovare i semidei in base al loro genitore divino. Riesco ad usarlo solo con Percy e Jason perché loro non hanno né fratelli né sorelle qui al Campo. Una volta ho provato ad inviare un messaggio ad una ragazza figlia di Afrodite ed é impazzito. Ci ho messo piú di un mese ad aggiustarlo.- disse sorridendo. -Ho appena avvertito gli altri che stai con me perché sei follemente innamorata di me e non riesci a starmi lontana.-
Aggiunse facendo l'occhiolino alla ragazza.
-LEO!- lo sgridó lei.
Il ragazzo scoppio a ridere e poi s'incamminò nel bosco.
-Sto scherzando, vieni sto morendo di fame.- Disse facendo un gesto per seguirla.
-Ma dove stiamo andiamo?- disse lei seguendo il ragazzo.
Leo si limitó a sorriderle e a continuare a camminare. Dopo qualche minuto arrivarono difronte ad un muro di mattoni e Leo si fermó.
-Hai per caso paura del fuoco?- chiese.
Alice guardó il ragazzo. -Come si fa ad aver paura del fuoco? É stata la scoperta piú importante per la nostra vita e io dovrei averne paura?- 
A questo punto si aspettava che Leo scoppiasse a ridere, come avevano giá fatto diverse persone dopo che aveva detto quelle parole, ma il ragazzo fissó Alice con un sorriso.
-Ragazza tu mi piaci sempre di piú.- Disse e una sua mano prese fuoco.
Alice guardó affascinata la mano del ragazzo. -Fantastico!- Esclamó.
Leo rise e passó la mano sul muro di mattoni da cui spuntó una porta.
-Jason mi ha detto che ti piacciono i draghi.- Disse il ragazzo prima di aprire la porta.
-Oh si, mi affascinano.-
Leo aprí la porta sorridendo.
Un fascio di luce illuminó l'interno buio. Alice entró dietro il ragazzo e davanti a lei vide un ammasso di metallo argentato.
Leo si avvicinó e toccó un punto.
L'ammasso di metallo si mosse rivelando un drago. Era tutto argentato tranne  gli occhi che erano rossi e scintillavano come due rubini.
-Lui é Festus.- Le disse Leo accarezzando la testa del drago che si mosse con un cigolio.
-É meraviglioso.- Disse lei guardando l'animale. Festus si voltó verso si lei con un cigolio e la fissó con i suoi occhi rossi.
Il drago emise dei suoni e Leo sorrise.
-Lei é Alice.- disse Leo al drago, poi si voltó verso la ragazza -Ti trova carina.-
Alice rise -Tu puoi parlargli?- chiese mentre accarezzava l'animale.
Leo annuí.
 -Anche io ti trovo carino Festus.- disse Alice al drago.
-Certo, trovi carino un drago di metallo e non un bel ragazzo come me.- Si lamentó Leo sorridendo.
Alice si voltó verso il ragazzo e gli accarezzó la testa come aveva fatto con Festus. -Oh, ma anche tu sei carino piccolo Leo.- disse.
Leo fece la linguaccia alla ragazza.
-Allora hai fame?- chiese voltandosi.
La ragazza annuí e lo seguí in un'altra stanza piena di attrezzi e tavoli.
-Benvenuta nel mondo di Leo!- Disse lui allargando le mani per indicare la stanza.
Alice osservó la stanza. -Mi sa che ci vuole un pó di ordine nel tuo mondo Leo.-
Il ragazzo rise e la fece accomodare ad un tavolo. Tolse di mezzo diversi attrezzi e cacciò fuori dalla sua cintura un fornellino e due pacchetti di tacos.
-Tacos vegetariano giusto?- chiese e la ragazza annuí.
Alice passó il pomeriggio a mangiare tacos e patatine, tutto fornito dalla magica cintura di Leo, e ad osservare il ragazzo mentre lavorava su Festus.
Le piaceva osservare Leo lavorare, il suo volto perdeva la sua solita aria da folletto e si trasformava in una maschera di concentrazione.
Dopo qualche ora passata ad osservare il ragazzo Alice prese un foglio e dei colori e inzió a disegnare. Nel tardo pomeriggio Leo si staccó da Festus e disse ad Alice che era ora di andare.
La ragazza mostró il suo disegno a Leo che lo guardó affascinata.
Era solo una semplice scritta colorata che diceva : BENVENUTI NEL FANTASTICO MONDO DI LEO! circondata da fiamme ma Leo le disse che era meraviglioso e lo attaccó vicino ad  un altro che raffiguarava una nave volante.
Leo le spiegó che era il suo progetto per l'Argo II, ovvero la nave volante che li aveva condotti in Grecia, disegnato quando era un bambino.

Una volta tornati al Campo Leo accompagnó la ragazza alla sua cabina e tornó qualche ora piú tardi per andare a cenare.
Alice non voleva sedersi a tavola con tutta quella gente, ma Leo le spiegó che per prima cosa non poteva ignorare tutti e seconda cosa quella sera doveva essere riconosciuta dal suo genitore divino e di solito queste cose avvenivano davanti a tutti.
Alice non era molto entusiasta della cosa, infondo suo padre non era mai stato presente nella sua vita e sapere il suo nome non le cambiava niente, ma si accomodó comunque al tavolo insieme a Percy, Annabeth, Hazel, Frank, Jason, Piper, Nico e Leo.
Hazel le rivolse uno sguardo per chiederle come stava e lei sorrise per dirle che stava bene.
Successe tutto mentre stava mangiando. Percy, seduto difronte a lei lasció cadere la sua fetta di pizza nel piatto e la fissó a bocca aperta.
Annabeth e il resto dei ragazzi fecero lo stesso. Leo indicó qualcosa sulla sua testa e lei si specchió nel retro di un vassoio vuoto.
Sulla sua testa era apparso un tridente che ruotava in continuazione.
-Sei figlia di Poseidone, lo sapevo!- esclamó Percy sorridendo.
-Nettuno.- lo corresse Jason. -É per questo che ruota.-
Alice osservó ancora un pó il tridente sulla sua testa che continuava a girare e ad emanare una luce verde. Ormai tutti i semidei la stavano guardando.
-Sei mia sorella, fantastico!- Esclamó Percy entusiasta.
Alice sorrise, almeno aveva un motivo per somigliare a quel ragazzo.
Improvvisamente il tridente di fermó e apparve una civetta che inizió a volare intorno ad esso.
-Non é possibile.- Disse Annabeth.
-Atena?- Disse Piper fissando la testa di Alice.
Annabeth si portó una mano alla testa. -Sei una figlia di Nettuno nata sotto la benedizione di Minerva. La leggenda romana di Minerva! Come ho fatto a non pensarci prima? Era cosí ovvio!- esclamó la ragazza fissando la civetta che ora si era appollaiata sul tridente.
-Ehm Annie ti dispiacerebbe spiegarla anche a noi?- chiese Percy.
Annabeth ignoró il ragazzo, si alzó e andó a parlare con Chirone.
-La odio quando fa cosí.- mormoró Percy fissando la ragazza che parlava con il centauro.




L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Ecco il nuovo capitolo signori e signore :D
Fianalmente, per la gioia di molti, conosciamo il genitore semidivino di Alice ovvero Nettuno (ma va? ;P).
Spero che il capitolo vi piaccia, c'è molta Aleo (Alice + Leo. Grazie a icedisland per aver creato questo splendido nome *-*) YUPPIEEE! ;3
Da notare la citazione di Cercando Alaska, libro che ho appena finito di leggere e che mi ha lasciato un danno al cervello D: xD
E notate anche quanto è figo il caro Jake Evans (Cognome preso OVVIAMENTE da Harry Potter *-*) ;3
Ok, me ne vado a dormire e smetto di scrivere stronzate xD
Allora come al solito ringrazio icedisland, GioM03 , Percabeth7897, oceanichesisfiorano e la dolce Angy per aver recensito. Siete la mia gioia gente, non so cosa farei senza di voi *-* <3
Ringrazio anche chiunque legga la mia storia :D
Ah, volevo ricordare che qualsiasi cosa trovate scritta nella storia che non appartiene ai libri di quel genio di zio Rick è tutta invenzione della mia testa (Esempio: la leggenda romana di Minerva). ;)
Tanti baci a tutti, with love BettyLovegood <3
P.S: avete notato che ho messo i titoli ai capitoli? *-*




 

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Capitolo 10
*** La leggenda romana di Minerva. ***


Finirono di cenare in silenzio. Ogni tanto Leo faceva una battuta per smorzare la tensione ma dopo la minaccia di Frank di trasformarsi in un orso e di staccargli la testa tacque.
Annabeth non era ancora tornata al tavolo, la vedevano seduta al tavolo con Chirone.
Il tridente e la civetta se ne erano andati giá da un pó quando il centauro radunó tutti i semidei attorno al fuoco.
Alice si alzó controvoglia e seguí gli altri. Tutti guardavano lei e Percy e mormoravano tra loro.
Chirone richiamó l'attenzione di tutti e parló con voce forte.
-Semidei, diamo il dovuto benvenuto alla nostra nuova amica Alice, figlia di Nettuno, per noi Poseidone.- disse indicando con un gesto la ragazza seduta al fianco di Percy.
Un breve applauso si alzó dalla folla.
-Bene, ora vi starete tutti chiedendo perché oltre ad un tridente é comparsa anche una civetta.- Continuó il centauro osservando la folla di semidei. -Annabeth ci spiegherá tutto.- Aggiunse poi voltandosi verso Annabeth, ancora immersa nel grosso libro.
La ragazza si alzó dal tavolo e raggiunse il centauro.
-La nostra amica Alice é una figlia di Nettuno nata sotto la benedizione di Minerva, il che ci riporta alla leggenda romana di Minerva.- Disse la bionda osservando il fuoco.
Dopo qualche istante di silenzio parló nuovamente.
-Secondo questa leggenda Minerva fu rapita da Aracne che voleva ucciderla per averla trasformata in un ragno. Dato che nell'antica Roma Minerva  era considerata una dea minore nessuno si prese il disturbo di cercarla. Ma dopo qualche giorno dalla sparizione Nettuno, il Dio del mare, decise di mandare dei semidei alla sua ricerca. Una volta tornata sana e salva sull'Olimpo chiamó a raccolta tutti gli dei in una riunione di emergenza. In questa riunione maledisse tutti gli dei perché nessuno si era scomodato a salvarla. La maledizione , ovviamente, é stata scaricata sui figli degli dei ed infatti é per questo che tutti siamo dislessici. Prima i semidei potevano leggere benissimo il greco, il latino e qualsiasi altra lingua senza che tutte le parole si mischiassero tra loro. Nessuno fu risparmiato da questa maledizione, neanche i figli del Dio del mare. Minerva volle peró premiare Nettuno.- Annabeth si fermó qualche secondo e prese il libro dal tavolo. Voltó qualche pagina e poi lesse. -Una figlia del Dio del mare, degna della mia benedizione, sará dotata di grandi poteri. Le doneró  sapienza e magia.-
Annabeth richiuse il libro, attorno a loro regnava il silenzio. Tutti stavano guardando Alice e lei si chiese il perché. Non era lei la ragazza di cui parlava la leggenda, lei non aveva nessun potere.
-É lei che stanno cercando i romani?- chiese una ragazzo dalla folla indicando Alice.
Jason si alzó da terra e raggiunse Annabeth.
-Si, stanno cercando lei. I figli di Nettuno non sono ben visti dai romani.- Disse gettando uno sguardo veloce a Percy. - E lei é anche nata sotto la benedizione di una dea minore, per i romani.- Jason si passó una mano fra i capelli e sospiró. - Da piccoli al Campo Giove ci hanno insegnato che la ragazza della leggenda non doveva vivere, doveva essere uccisa perché non é degna di vita.-
Alice fissó il volto di Jason.
-É colpa sua se i romani ci danno la caccia, é colpa sua se non possiamo lasciare il Campo, é colpa sua se non possiamo vedere i nostri genitori. Che cosa ci fa ancora qui? Deve andarsene!- urló un ragazzo.
La folla mormoró, Percy e Leo scattarono in piedi.
-Lei non va da nessuna parte Malcom. É una semidea come tutti noi e ha il diritto di stare qui.- disse Percy gettando un' occhiataccia al ragazzo.
Malcom divenne tutto rosso. - Io..io volevo solo dire  che non vedo la mia famiglia da tanto per colpa dei romani.-
-Malcom ha ragione.- urló una ragazza -Lei deve andarsene!-
Diverse urla si alzarono.
-Deve andarsene!-
-Cacciatela, é una romana!-
-Mandatela via, ci fará uccidere tutti!-
La ragazza si era definitivamente stancata di tutto questo. Da quando era arrivata al Campo era andato tutto storto: tutti la guardavano, tutti la giudicavano e adesso volevano perfino cacciarla. Beh, se proprio doveva essere cacciata preferiva andarsene da sola.
-ME NE VADO!- urló improvvisamente Alice alzandosi in piedi. Aveva gli occhi lucidi e il viso rosso. In realtà non voleva andarsene, ma infondo quei ragazzi avevano ragione, era lei la causa dei loro problemi.
Leo le prese un braccio e la fece voltare verso di lui.
-Che diamine stai dicendo? Tu non vai da nessuna parte, ti uccideranno se esci di qui!- Le disse. Non aveva il suo solito sorriso, quello che la rassicurava. Aveva un'espressione strana in viso.
-Devo andarmene, loro hanno ragione, vi causo solo guai.- disse con voce tremante. Un mormorio di assenso si levó dalla folla.
Leo si voltó verso di loro. -Bene.- urló. -Se va via lei vado via anche io. E buona fortuna con le difese del Campo che ho istallato.-
I semidei iniziarono ad urlare. Molti erano convinti che Alice se ne dovesse andare ma c'era un bel pó di gente convinta del contrario.
Alla fine Chirone riportó il silenzio.
-Nessuno andrá via dal Campo.- disse con voce forte. -Come ha detto Percy Alice é una semidea e come tale ha il diritto di stare qui. Ci sará una missione, parleremo con i romani e li faremo ragionare. Ne riparleremo domani, ora tutti a dormire.-
I semidei si dispersero mormorando.
Alice non si mosse, stava ancora li ferma ad osservare il fuoco. Percy si avvicinó a lei e le strinse un braccio.
-Ehi sorella, ti va di andare a dormire?- chiese. Alice annuí.
-Sai come figlia di Nettuno hai il diritto di dormire nella Capanna di Poseidone, Annabeth si trasferirá nuovamente nella Capanna 21- disse con voce bassa.
Alice scosse il capo. -No. Annabeth ha bisogno di te, io sto bene nella Capanna 21.- disse.
Percy le rivolse un sorriso per ringraziarla e iniziarono a camminare.

Leo si avvicinó al loro, aveva la maglia bruciacchiata e puzzava di fumo.
-Cosa diamine hai combinato Valdez?- gli chiese Percy guardandolo.
Lui fece un gesto con la mano per dirgli di lasciare perdere. -Alice possiamo parlare?- chiese guardando la ragazza.
Alice si scusó con Percy e si avvicinó al ragazzo.
-Hai per caso preso fuoco?- chiese osservandolo.
-Qualcosa del genere.- disse lui con noncuranza.
Alice lo guardó con aria interrogativa e lui sbruffó.
-Ho litigato con quell'idiota di Drew. Secondo lei sono solo un patetico ragazzino che non é buono a niente, quindi per lei potevo anche lasciare il Campo insieme a te.- disse mentre si osservava la maglietta. -Cosí le ho detto che se non la smetteva di dire stupidaggini l'avrei fatta incenerire da Festus.-
Alice osservó il ragazzo. -Lo avresti fatto davvero?- gli chiese.
-Cosa, farla incenerire? Ma certo, non appena avró finito di lavorare con Festus la ragazza dovrá stare molto attenta.- disse con un sorriso.
-Intendevo dire andare via. Saresti davvero venuto via con me dal Campo?- 
Leo fissó la ragazza. -Ma certo che sarei venuto con te!- Le disse.
-Ma perché?- gli chiese lei. -Tu qui hai tutto: amici, famiglia, una casa. Con me saresti stato abbandonato in mezzo alla strada e per giunta  in pericolo di vita.-
Leo sorrise tristemente. -So cosa vuol dire essere soli, non m'importa dei mostri o dei romani, non ti avrei mai lasciato andare via da sola.- Le disse guardandola negli occhi.
Alice s'immerse negli occhi color nocciola del ragazzo e sorrise.
-Diamine Valdez, mi stupisci sempre di piú.- Gli disse.
Leo scoppió a ridere. -E questo é solo l'inizio.- Disse facendole l'occhiolino.
Alice scoppió a ridere.
-Allora ho il permesso di accompagnarti a casa?- chiese porge sole un braccio.
-Ma certo.- Disse stringendosi a lui.
-Leo non mi hai ancora detto come mai hai preso fuoco.- osservó la ragazza mentre iniziavano a scendere verso la spiaggia.

-Alice!- qualcuno la chiamó da lontano, lei si voltó e vide Jake venirle incontro.
-Ehi Jake.- salutó lei una volta che quest'ultimo si era avvicinato.
-Ciao Alice, posso parlarti?- le chiese rivolgendole un sorriso a trentadue denti.
Alice osservó il bel volto del ragazzo. Tutto di lui era perfetto, dai capelli biondi fino alle labbra rosa che si aprivano in quello splendido sorriso.
-Chi é lui?- chiese Leo interrompendo la sua osservazione.
-Ah giusto!- Disse lei guardando il ragazzo al suo fianco.
-Leo lui é Jake Evans, figlio di Ecate. É lui che ha scoperto quella cosa su mia madre.-
Leo studió il ragazzo in silenzio.
-Cosí é lui che ti ha fatto piangere stamattina.- Disse gettando un'occhiataccia al ragazzo.
-Io sono Leo Vadez, figlio di Efesto. Sono il ragazzo che l'ha consolata.- disse porgendo una mano al biondo.
Jake strinse forte la sua mano in quella del ragazzo rivolgendogli a sua volta un'occhiataccia.
-Allora Alice possiamo parlare?- chiese il biondo rivolgendole un sorriso.
-Ma certo, dimmi.- gli disse lei.
Jake guardó Leo. -Da soli se é possibile.-
Alice si voltó verso il ragazzo. -Leo ti dispiace?- disse.
Leo guardó la ragazza, con aria triste  poi scosse la testa.  -Ok.- disse semplicemente mentre si allontanava.
-Ehi Valdez!- Lo richiamó lei avvicinandosi.
Leo si voltó e lei gli diede un bacio sulla guancia. -Grazie di tutto.- gli disse sorridendogli.
Leo fu colpito da quel gesto, si portó una mano alla guancia e poi sorrise. Si voltó e se ne andó.
Alice raggiunse Jake, che stava osservando Leo che camminava.
-É il tuo ragazzo?- chiese.
Alice scoppió a ridere. -Chi Leo? É solo un buon amico.-
Jake spostó finalmente lo sguardo dalla sagoma di Leo, che ormai si vedeva a malapena e sorrise alla ragazza.
-Allora non hai un ragazzo?- Chiese.
Alice fissó il bel volto del ragazzo.
-É di questo che mi vuoi parlare?-  gli chiese a sua volta lei alzando un sopracciglio.
Jake rise. -Non proprio, ero solo curioso.-
Camminarono in silenzio per un pó. Alice studió bene il volto del ragazzo: era tutto perfetto, l'unica cosa che non andava era una lunga cicatrice che partiva da dietro l'orecchio sinistro e proseguiva sul collo.
Si sedettero sulla spiaggia e Alice spostó il suo sguardo sul mare.
Suo padre era il Dio del mare, quando l'aveva sentito non riusciva a crederci. Eppure non doveva sembrarle tanto strano. Lei aveva sempre amato il mare.
-É strano no?- le disse Jake intercettando il suo sguardo. -Scoprire che tuo padre é una divinità.-
Alice ci pensó un pó su. -Ho sempre pensato a mio padre come un ubriacone grasso che se ne sta tutto il giorno sul divano a guardare la tv, senza lavorare, senza pensare minimamente al fatto che avesse una figlia. Invece adesso scopro che é addirittura un dio. Si, é molto strano.- Disse - E tu quando lo hai scoperto?-
Jake sorrise. -Io ho sempre saputo di mia madre, a differenza degli altri semidei sono cresciuto con il mio genitore divino.-
Jake fece un sospiro. -Mio padre é morto quando io ero piccolo e dopo aver girato mezza America da un parente all'altro alla fine mia madre é venuta a prendermi. Mi ha detto che io ero troppo importante per crescere con i mortali. Cosí sono cresciuto con lei, sono arrivato al Campo solo quest'inverno. Mia madre ha detto che c'era bisogno di me.-
Alice spostó lo sguardo dal mare e fissó il ragazzo. -Mi dispiace per tuo padre.-
Jake sorrise. -E a me dispiace per tua madre.- Disse. -E scusa per stamattina.- Aggiunse.
-Non fa niente, infondo avevo sempre pensato che ci fosse qualcosa di piú sotto. Non era una semplice malattia la sua.- Disse scrutando il mare.
-Alice sai che non é colpa tua vero?- disse lui ad un tratto.
La ragazza non rispose, continuó a fissare l'acqua in silenzio. 
Era colpa sua, solo colpa sua.
Nessuno poteva farle cambiare idea.
-Allora di cosa volevi parlarmi?- Chiese  cambiando discorso.
Jake sospiró. -Dovrai allenarti con me, a quanto pare puoi usare la magia.-
Alice sorrise. - Bene. -
-E Percy ti aiuterà a recuperare i tuoi poteri sul mare.- Aggiunse poi lui sorridendo a sua volta.
-Fantastico.- Rispose lei entusiasta.
Non vedeva l'ora di cominciare.
-Domani mattina, dopo la riunione verrai alla casa di Ecate con me e vedremo di cosa sei capace.- Disse sorridendo.
-Oh non sottovalutarmi Evans, a quanto pare sono molto potente.- Disse sorridendo.
Jake scoppió a ridere. -Vedremo, Alice vedremo.-
I due si alzarono dalla spiaggia e Alice raggiunse la sua Capanna.
-Buonanotte Jake.- Disse sorridendo al ragazzo.
-Mmh, a me non dai un bacio?- chiese lui divertito.
Alice rise. -Solo se sarai un buon maestro.- Gli disse.
Jake rise a sua volta. -Preparati perché io sono un insegnate fantastico.- Disse facendole l'occhiolino.
-Lo vedremo Evans, lo vedremo.- Lo prese in giro lei.
Jake rise nuovamente. -Buonanotte splendore.-
-Buonanotte Jake.-
Alice entró in casa e sospiró.
Forse non era tanto male stare al Campo. Pensó mentre si buttava sul letto e si addormentava.


Furono diversi colpi alla porta che la svegliarono.
Aveva avuto di nuovo lo stesso incubo dell'altra volta e si era svegliata alle tre del mattino in un bagno di sudore. Fortunatamente non aveva urlato, evitando di svegliare Percy. Si era riaddormentata piano piano, vinta dalla stanchezza.
La ragazza si alzó controvoglia e si trascinò alla porta. L'apri e si trovo davanti un sorridente Leo.
-Buongiorno Raggio di sole.- la salutó.
Alice sbadiglió. -Buongiorno Leo.-
-Sai che sei in ritardo per la riunione?- disse lui entrando in casa.
-Riunione?- Chiese la ragazza mentre raccoglieva i capelli in una coda disordinata.
-Si la riunione, quella dove si deve capire se sbatterti o no fuori dal Campo.- disse lui sedendosi sul letto disfatto e osservando il comodino.
Alice si portó una mano alla fronte. -La riunione!- urló 
Si precipitó nell'armadio e estrasse un jeans e una maglia. Stava per spogliarsi li, quando poi si ricordó di essere in compagnia di Leo. Si fermó con le mani sui pantaloncini.
-Per me puoi farlo, non ho mica vergogna.- Disse lui facendole l'occhiolino.
Alice gli tiró un cuscino in faccia e sparí nel bagno. Si cambió velocemente e ritornó nella stanza.
Leo stava comodamente steso sul letto con un libro in mano.
-Valdez!- lo sgridó lei avvicinandosi e togliendogli il libro da mano. -NON.OSARE.MAI.PIÚ.TOCCARE. I. MIEI.LIBRI!.- gli disse puntandogli un dito contro. Posó il libro al suo posto e si infiló le scarpe.
-A volte mi fai davvero paura.- disse Leo guardandola.
Alice fece un sorrisetto. -Il grande Leo Valdez ha paura di una piccola ragazzina?-
-Si, se quella piccola ragazzina ti urla contro come hai appena fatto tu.-
Alice scoppió a ridere. -Andiamo.-gli disse uscendo.
Leo la seguí fuori.
-Allora, cove voleva mister fantastic da te ieri sera?- chiese il ragazzo mentre attraversavano l'arena.
-Si chiama Jake.- Disse lei.
-Si beh, cosa voleva Jake da te?- chiese nuovamente lui.
-Voleva sapere se tu eri il mio ragazzo.- disse lei alzando le spalle.
-E tu gli hai risposto..?-
-Che era vero. Insomma sono o non sono perdutamente innamorata di te?- Disse Alice scoppiando a ridere.
Leo sbruffó. - Alice Garden smettila di prendermi in giro!- Le disse con una finta aria offesa. -Sul serio cosa voleva?-
Alice sorrise. -Deve darmi lezioni di magia, non é fantastico?.-
-Si, come no.- Disse lui con scarso entusiasmo.
-Cosa c'é Valdez, sei geloso?- Gli disse prendendolo in giro.
-Geloso di lui? Ma mi hai visto? Sono fantastico.- Disse lui sorridendo e allargando le braccia.
Alice lo guardó dalla testa ai piedi e poi rise.
-Cos'ha lui piú di me?- chiese Leo guardandola.
Alice assunse una finta aria pensierosa. -É alto, biondo, muscoloso e ha degli occhi meravigliosi.- disse infine.
Leo sbruffó e Alice scoppió a ridere di nuovo.
-Io sono molto piú interessante di lui.- disse Leo fermandosi. Erano arrivati davanti alla Casa Grande.
Entrarono e raggiunsero la sala dove si trovavano giá diversi semidei seduti attorno ad un tavolo da ping pong.
-Lo so.- sussurró all'orecchio dell'amico. -É per questo che sono innamorata di te no?- Gli disse facendogli l'occhiolino.
Leo sorrise e prese posto al fianco di Hazel.
- Finalmente siamo al completo.- Disse Percy alzandosi dal suo posto e facendo cenno ad Alice di accomodarsi. La ragazza prese posto al fianco di Annabeth.
-Allora Chirone é dovuto salire urgentemente sull'Olimpo stamattina presto, quindi non sará presente. Ha lasciato l'incarico di supervisione a me e a Jason.- Disse Percy indicando il compagno al suo fianco.
-Chi deciderá chi partirá per la missione?- Chiese un ragazzo biondo alzando una mano.
-É giá stato deciso stamattina insieme a Chirone.- disse Jason.
-Dato che la missione implica entrare al Campo Giove andremo io, Percy, Frank e Leo.-
Alice spostó lo sguardo su Leo, seduto dall'altro lato del tavolo che aveva la testa bassa. Leo doveva partire e non gliel'aveva detto.
-Perché Leo?- chiese nuovamente il biondo -I romani non lo odiavano?-
-Perché i romani ti odiano?- chiese Alice al ragazzo.
Leo evitó il suo sguardo e non le rispose.
-L'estate scorsa ha quasi distrutto Nuova Roma perché era impossessato da uno spirito.- Le spiegó Frank.
-É proprio per questo che deve venire.- Disse Percy mentre si passava una penna da una mano all'altra. -Deve far capire che non é stata colpa sua, deve chiedere scusa.-
-Ma perché partire in quattro?- chiese una ragazza grossa con una bandana militare in testa. -Tre é il numero perfetto per le missioni, in quattro attirerete piú mostri.-
- Sia io che Percy siamo stati pretori. In estate Reyna ha proclamato Frank pretore. Quindi noi tre abbiamo un certo numero si semidei che ci dará retta.- Spiegó Jason.
 -Inoltre viaggeremo con Festus, che grazie alle nuove istallazioni ci fará da protezione per i mostri.- aggiunse Leo accenando un sorriso.
-Bene, qualcuno ha qualcosa da aggiungere?- Chiese Percy alla fine.
-Voglio venire con voi.- disse Alice guardando il fratello.
-Alice non puoi.- Le disse Jason.
-Perché no? Tutto questo riguarda me! Loro vogliono me, io non vi faró rischiare la vita per me.- Disse alzandosi in piedi.
-Alice noi non rischiamo la vita al Campo Giove, siamo ex pretori . Reyna ci ascolterá, lei ci ha giá aiutato in passato. Quella che rischia la vita lá fuori sei tu.- Le disse Percy guardandola negli occhi.
-Ma...ma ci sono i mostri.- Disse lei.
Percy sorrise. -Non preoccuparti, abbiamo affrontato cose peggiori di quelle stupide gorgoni. -
-Ma..-
-Niente ma Alice, ritorneremo sani e salvi al piú presto, non preoccuparti.- la rassicuró Jason con un sorriso.
Alice si abbandonó sulla sedia sconsolata.
- Bene, qualcun altro ha da aggiungere qualcosa?- chiese Percy.
-Ok, allora il comando sará lasciato ad Annabeth, come su richiesta di Chirone. - Disse dopo qualche istante di silenzio.
-Ora, Leo é pronto Festus?- chiese Jason.
Il ragazzo annuí.
 -Ci vediamo fra quindici minuti fuori dal confine.- disse Percy. -La riunione é conclusa, grazie a tutti.-
I semidei si alzarono mormorando e lasciarono la sala. Alice uscí fuori.

-Alice.-
La ragazza si voltó, era Leo.
-Perché non mi hai detto niente?- chiese.
Il ragazzo non rispose.
-Leo, perché non mi hai detto niente?- ripeté la ragazza.
Era arrabbiata, molto arrabbiata. Non voleva che nessuno rischiasse la vita per lei, soprattutto se qual qualcuno era Leo o Percy.
E in piú Leo non le aveva detto niente. Lui che le aveva promesso si non lasciarla sola ora partiva per una missione, lui che ora stava li davanti a lei con lo sguardo fisso sulle sue mani senza dirle una parola.
-Lascia stare.- disse la ragazza, si voltó e fece per andarsene ma Leo le prese la mano.
-Mi dispiace.- Disse semplicemente. -Devo farlo per forza.-
Alice  guardó la mano del ragazzo stretta nella sua e scosse il capo.
-Non devi farlo per forza.- disse lei. -Nessuno ti obbliga, puoi restare quí con me.-
Leo sorrise. -Per quanto mi piaccia la tua idea non posso, devo andare. Portó finalmente rimediare allo sbaglio che ho fatto.-
Dalla voce del ragazzo Alice capí che si sentiva terribilmente in colpa. Dalla storia che le aveva raccontato Jason avevano dovuto abbandonare il Campo Giove per un imprevisto. Quell'imprevisto era stato causato da Leo.
La ragazza sospiró.
-Sta attento.- gli disse solamente e Leo le rivolse il sorriso piú bello che lei avesse mai visto. Non era un semplice sorriso, di quelli che le faceva per rassicurarla o per farla ridere. Quel sorriso esprimeva felicità.
Si incamminarono insieme in silenzio verso il bosco. Leo sveglió Festus che li seguí fino ai confini, dove erano giá radunati diversi semidei.
-Ehi vecchio amico, come stai?- Disse Jason al drago di metallo mentre lo accarezzava.
Alice si avvicinó a Percy e lo abbracció.
-Ritorneremo presto, non preoccuparti.- Le disse lui all'orecchio.
La ragazza annuí e lo lasció.
-Ehi Alice posso chiederti un piacere?- chiese improvvisamente lui.
-Tutto quello che vuoi.- gli rispose lei sorridendo.
Percy si guardó attorno e posó il suo sguardo su Annabeth che stava parlando con Jason e Piper.
-Puoi starle vicino?- chiese.
-Ma certo.- Disse lei . -Non preoccuparti, siamo cosí uguali che non noterá neanche la differenza.- Aggiunse con un sorriso.
Percy rise. -Grazie.- Le disse abbracciandola di nuovo.
-Grazie a te Percy.- Gli rispose lei.
Lui sorrise e andó verso la sua ragazza. Alice salutó Jason e Frank con un abbraccio e con la raccomandazione di stare attenti e poi andó da Leo, che stava armeggiando con Festus.
-Ehi Leo hai un minuto?- chiese.
-Anche due per te Raggio di sole.- le disse lui sorridendo ma senza staccare gli occhi dalla grossa vite che stava stringendo.
Alice osservó per un pó il ragazzo muovere qualche filo. Dopo qualche minuto finalmente si voltó verso di lei.
-Scusa, una piccola correzione al navigatore.- Disse sorridendole.
-Leo, sta attento.- Le disse lei per la seconda volta.
Leo alzó un sopracciglio divertito. -Ci tieni molto a me vedo.-
Alice gli diede un leggero pugno sul braccio. -Chi mi consolerá ora che tu sei via? Chi mi sveglierá la mattina? E soprattutto chi mi fará sorridere?- Disse lei guardandolo.
Leo l'abbracció. -Torneró prima del previsto, non preoccuparti.- Le sussurró all'orecchio.
Rimasero per un pó cosí abbracciati. Leo profumava di olio per motori e benzina. Dopó un pó si separarono e il raggazzo osservó i suoi amici. Percy ed Annabeth si stavano scambiando un lungo, appassionato bacio.
-Che ne dici di un bel bacio di buona fortuna?- chiese lui.
Alice rise e gli diede un bacio sulla guancia.
-Ma io non intendevo un bacio cosí.- disse lui.
Lei lo guardó e scoppió a ridere.
-Per il momento fatti bastare questo. Ritorna qui e ne riparleremo.-
-É una promessa?- Chiese lui con aria seria.
-Io non prometto niente.- gli rispose  la ragazza.
-Avanti! Avró bisogno di un motivo per tornare oppure potrei decidere anche di restare via per sempre.-
Alice lo guardó per un pó e poi sospiró.
-E va bene, te lo prometto.- Disse infine sorridendo.
Leo le sorrise di nuovo con il suo sorriso carico di felicitá e poi salí in groppa a Festus.
-Sbrigatevi gente. - urló il ragazzo agli atri.
Salirono tutti e quattro sul drago ( che era stato reso comodo dai lavori di Leo) e si allontanarono.
Alice rimase sulla collina a fissare il punto dove erano spariti e poi si allontanó con Piper, Annabeth e Hazel.
-Spero vada tutto bene.- moromoró Hazel.
Nessuno le rispose, ma tutte erano d'accordo con lei.
-Deve per forza andare tutto bene. -Pensó Alice.



L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Eccomi quiiiiii! ;D
Allora scusate se ci ho messo molto, dovevo aggiornare ieri ma mia cugina che viene dal Norde (xD) ha deciso di farmi una sorpresa e all'ultimo momento me la sono ritrovata davanti casa ;D
Quindi è colpa sua se tarderò con gli aggiornamenti u.u
Comunque questo capitolo è un pò più lungo degli altri e c'è tanta Aleo *-*
Spero vi piaccia :3
Allora come sempre ringrazio: icedisland, Percabeth7897, GioM03 e il mio cuoricino Angy ( <3) per aver recensito. :3
Siete la mia gioia gente, non so cosa farei senza di voi <3
Inoltre ringrazio anubis347 per il messaggio ;3
Grazie a chiunque sia arrivato fin qui.
Fatemi sapere che ne pensate della storia :D
Tanti baci semidivini, with love BettyLovegood <3

P.S: da notare la scritta rossa, in tema natalizio *-*


 

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Capitolo 11
*** Scrivere, un buon modo per non pensare. ***


Giorno 1. 

É passato un giorno dalla partenza dei ragazzi. Nessuna notizia. Secondo Annabeth sono ancora in viaggio.
Dopo la partenza sono andata da Jake per le mie lezioni di magia.
Jake é davvero un ragazzo carino. Siamo andati alla Capanna di Ecate e mi ha offerto caffé e un pezzo di torta che ha trafugato dalla mensa.
Abbiamo parlato un pó di Looking For Alaska, il libro che stava leggendo quando ci siamo incontrati. Abbiamo opinioni diverse, ma mi piace parlare di libri, ne parlerei all'infinito.
 Dopo mi ha portato dietro la sua casa, in un grande prato verde dove aveva sistemato diversi manichini, quelli che Frank utilizzava per allenarsi con l'arco.
Jake si é sistemato difronte ad uno di loro, ha chiuso gli occhi e sulla sua mano é comparsa una sfera di luce verde. Il ragazzo ha scagliato quella palla contro il manichino e quest'ultimo ha perso un braccio.
-Con una forza maggiore potrei farlo esplodere, ma non posso farlo qui, rischierei di dare fuoco a tutto.- Mi ha detto con un sorriso.
Stranamente il fuoco mi ha fatto venire in mente Leo. Sono seriamente preoccupata per lui. E ovviamente anche per Percy, Jason e Frank, ma soprattutto per lui. Insomma gli altri non hanno distrutto Nuova Roma scatenando l'ira dei romani. E comunque non mi perdonerei mai se gli succedesse qualcosa.
Jake mi ha poi invitato a provare.
-Chiudi gli occhi e non pensare a niente. Svuota la testa da ogni pensiero. Concentrati sulla magia che c'é dentro di te.- Mi ha detto mentre io chiudevo gli occhi obbediente.
Inutile dire che non sono riuscita a mandare via nessun pensiero dalla mia stupida testa. Continuavo a pensare ai ragazzi in viaggio verso il Campo Giove, verso i romani che volevano ammazzarmi e forse anche ammazzarli.
Ci ho provato ben  dieci volte, senza nessun risultato. L'ultima volta credo di aver sentito qualcosa provenire da dentro la pancia, ma forse era solo lo stomaco che brontolava per la fame.
Devo ammettere che Jake é un ottimo insegnate. Non ha mai perso la pazienza e  ha sempre continuato a dirmi di riprovare.
Dopo l'ultimo fallimentare tentativo siamo andati a cena.
Mi sono seduta con lui, Hazel, Piper e Annabeth. Dopo un pó ci ha raggiunto anche Nico. Era un pó che  non lo vedevo. Sembra stare peggio di prima. Ha grosse occhiaie scure sul volto pallido.
Mi ha peró rivolto un piccolo sorriso a cui ho ricambiato volentieri. Mi sembra un buon segno.
Dopo cena sono tornata alla Capanna 21 con Annabeth. L'ho convinta a dormire con me dicendole che non mi disturbava. Inizialmente aveva rifiutato, ma ho insistito molto e alla fine ha ceduto. Credo proprio che non sopporti l'idea di stare senza Percy.
Annabeth mi ha chiesto come é andata la mia lezione con Jake e io le ho detto che é andata uno schifo.
-Forse Jake non é un bravo insegnate?- mi ha chiesto lei mentre s'infilava una T-shirt blu scuro di Percy.
-Oh no, lui é davvero carino con me.- Le ho detto sorridendo.
Annabeth é scoppiata a ridere -É perché é cotto di te.- mi ha detto mentre s'infilava nel letto accanto al mio.
Ho fatto una smorfia. Non credo che lui abbia una cotta per me. Insomma é uno dei piú bei ragazzi del Campo, puó avere qualsiasi ragazza ai suoi piedi, cosa se ne fa di me?
-Non é per niente vero.-  Le ho detto infilandomi a mia volta nel letto.
Annabeth ha alzato le spalle. - Quando ci proverá con te, scatenando l'ira di Leo, me lo dirai.- mi ha detto allora lei facendomi l'occhiolino.
Sono scoppiata a ridere, immaginando Leo che sbruffa contrariato nel vedermi con Jake.
-Allora cosa é andato storto?- mi ha chiesto Annabeth dopo un attimo di silenzio.
-Non riesco a concentrarmi, continuo a pensare ai ragazzi in missione. Ho paura che qualcosa vada storto.- le ho confessato fissando un punto impreciso del soffitto bianco.
Annabeth non mi ha risposto subito, a quanto pare anche lei ci pensa molto. E come biasimarla? Ha giá perso il suo ragazzo una volta e lo ha ritrovato senza memoria. Anche se a quanto mi hanno riferito l'unica cosa che ricordava Percy, dopo aver perso la memoria, era il nome di Annabeth.
Da quando ho sentito questa storia ho sempre pensato che il nome di Annabeth non é scritto nella testa di Percy ma nel suo cuore.
-Scrivi.- mi ha detto lei all'improvviso.
-Scrivere?- le ho chiesto guardandola. Lei si é alzata e ha frugato nella sua borsa. Ha cacciato un piccolo libricino azzurro, con le pagine bianche e me lo ha dato.
-Quando ho perso Percy non riuscivo a fare niente: non combattevo, non riuscivo a pensare ad un piano per ritrovarlo, non riuscivo nemmeno ad alzarmi in orario la mattina. Ero sempre distratta cosí ho iniziato a scrivere. Ho riempito sei agende prima di ritrovarlo. Scrivevo tutto quello che mi succedeva, giorno per giorno, come per raccontare a Percy la mia giornata. Mi ha aiutato tantissimo. Lo faccio ancora, ho  ricominciato proprio stamattina dopo la partenza.- mi ha detto mostrandomi diverse agendine colorate che teneva in un cassetto.
É cosí ho iniziato a scrivere e mi sento giá meglio.
Stamattina sono ritornata da Jake.
Non sono riuscita ancora a distruggere niente ma dopo il decimo tentativo una piccola sfera di luce verde é comparsa sulla mano destra. Jake, che si era distratto un attimo mentre io provavo, é quasi andato a sbattere contro un manichino quando mi ha sentito urlare di gioia.
-Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!- ho urlato eccitata mostrando la mano al ragazzo che mi corre incontro.
Jake mi ha sorriso.
-Brava, ce l'hai fatta!- mi ha detto abbracciandomi. Ho scoperto che profuma di un misto di fiori che peró non saprei elencare. So solo che il suo profumo é buono.
-Ora prova a scagliarla contro il manichino.- mi ha detto.
La mia piccola sfera ha provocato solo una leggera bruciatura al mio avversario di pezza ma Jake era lo stesso contento. Ci ho riprovato altre volte, tentando di far crescere la sfera. L'ultimo tentativo mi é sembrato abbastanza buono: sono riuscita a infondere un taglio sul volto del manichino.
Non so per quanto tempo sono rimasta da Jake a provare, so solo che ad un certo punto lui mi ha ricordato che avevamo saltato il pranzo. Cosí abbiamo pranzato sul prato dietro casa sua.
Jake ha un intero servizio di piatti e bicchieri magici, come quelli della mensa. Ha steso una coperta gialla nel prato verde e mi ha invitato a sedermi.
-Che ne dici di un bel pic-nic?- mi ha chiesto sorridendo mentre posava due piatti e due bicchieri sulla coperta.
-Idea magnifica.- Gli ho risposto sorridendo a mia volta. Mi sono accomodata sulla coperta e abbiamo iniziato a mangiare.
Abbiamo parlato molto, perlopiú di libri. Ho scoperto che lui, a differenza di molti semidei, non é dislessico ed ama leggere.
Amo parlare con lui. Non é sempre d'accordo con me e questo ci porta a discutere animatamente. Siamo entrambi molto testardi, rimaniamo fermi sulle nostre idee.
Nonostante ció alla fine di ogni discussione avuta ci concediamo sempre un sorriso.
Mi piace la sua compagnia e mi é dispiaciuto molto quando mi ha detto di avere un impegno con un suo amico.
Anche lui sembrava dispiaciuto, ma mi ha ripetuto piú volte che doveva fare qualcosa di importante. Io gli ho detto di non preoccuparsi, ci sarebbero stati molti altri momenti per parlare. Il suo volto si é illuminato e mi ha sorriso.
Dopo essere andata via non sapevo cosa fare, cosí mi sono ricordata del consiglio di Annabeth di provare a fare qualche disciplina.
Sono andata all'arena dove si teneva la lezione di tiro con l'arco.
Il maestro é un semideo alto e biondo, figlio di Apollo di nome Will Solace.
Quando l'ho visto l'ho riconosciuto subito: é il ragazzo che ha parlato alla riunione.
Will é un ragazzo gentile e paziente.
Sembrava molto contento di avere ben tre ragazzi a lezione. Non conoscevo gli altri due.
Quello al mio fianco aveva i capelli neri e gli occhi ancora piú neri. Aveva un sorriso beffardo stampato in volto e impugnava il suo arco con molta eleganza. In seguito ho scoperto che si chiama Eric e che é un figlio di Nemesi, dea della vendetta.
L'altro ragazzo ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Aveva forse nove o dieci anni, ma impugnava il suo arco con molta sicurezza. Il ragazzino si chiama Bill ed é un figlio di Apollo.
L'unica a non sapere neanche come fosse fatto un arco ero io. Infatti Will mi ha concesso una specie di lezione individuale mentre gli altri tiravano frecce contro i bersagli.
Will é davvero bravo nel tiro con l'arco ed é anche un ottimo insegnate. Sono sempre una schiappa nel tiro con l'arco ma ho almeno imparato qualcosina. A fine lezione ero sfinita. Will mi ha pregato (molto probabilmente perché era contento di poter insegnare a una schiappa come me) di ritornare e credo che lo faró.
Dopo cena sono ritornata nella mia stanza e ho iniziato a scrivere.
Credo proprio che ora me ne andró a dormire.
Buonanotte.


Giorno 2.

Stamattina mi sono svegliata tardi. Solitamente era Leo che mi svegliava con il suo bussare molto delicato. Ma Leo non c'é, é in missione.
Al mio risveglio Annabeth era giá uscita. Mi aveva peró lasciato un bigliettino con su scritto di vederci alle undici all'arena. Erano le undici meno dieci. Mi sono cambiata di fretta e ho mangiato una cosa al volo alla mensa. Alle undici e cinque sono entrata nell'arena dove ho trovato Annabeth intenta a disegnare su un manichino.
-Oh, eccoti qui!- Mi ha salutato senza staccare peró gli occhi dal manichino.
Stava segnando diverse zone del corpo con della vernice rossa.
-Stamattina ti insegno come usare un pugnale.- Mi ha spiegato una volta finito il suo lavoro.
Tanto per precisare: uccidere un mostro con un pugnale é maledettamente difficile. Perché ho scelto proprio un pugnale? 
Annabeth mi ha mostrato diverse mosse e mi ha indicato le zone rosse che aveva segnato. 
Ho scoperto di essere molto veloce nei movimenti. Mi sono ricordata che Lucas  mi aveva detto che i semidei hanno un talento innato per i combattimenti, é per questo che sono iperattivi.
Dopo la lezione di Annabeth sono andata a farmi una doccia e poi Jake  é passato a prendermi per andare a pranzo.
Nel pomeriggio sono andata da Jake per esercitarmi. Stavolta ci sono riuscita dopo il secondo tentativo.
Una grossa palla verde é comparsa sulla mia mano e una volta scagliata addosso al manichino quest'ultimo ha perso tutto il lato sinistro del suo corpo.
Jake é rimasto un pó fermo ad osservare il manichino fumante senza dire niente.
-Cavoli!- ha esclamato alla fine osservando la mia opera da vicino.
-É solo il secondo giorno e giá sei riuscita a fare questo?- mi ha chiesto voltandosi e sorridendomi.
L'ho osservato per un pó. É davvero un bel ragazzo Jake, non c'é niente di imperfetto in lui.
-Te l'ho detto di non sottovalutarmi Evans - gli ho detto avvicinandomi a lui e facendogli l'occhiolino.
-E chi ti ha mai sottovalutato Garden?- mi ha detto lui avvicinandosi sempre di piú.
Eravamo vicinissimi, potevo specchiarmi nei suoi splendidi occhi color smeraldo.  C'é qualcosa che mi attrae in lui, credo siano proprio gli occhi.
-Allora questo vuol dire che sono stato un bravo insegnante?- Mi ha chiesto dopo un pó.
-Un ottimo insegnante direi.- gli ho risposto io sorridendogli.
-Mmmh...se non ricordo male questo vuol dire che mi devi un bacio.-
Jake era vicinissimo, sentivo il suo respiro sul mio volto. Profumava di menta.
-Una promessa é una promessa.- Gli ho detto studiando da vicino le sue labbra rosa e sorridendo.
Jake mi avrebbe davvero baciata se non fosse stato per Piper che arrivó di corsa urlando qualcosa.
Jake sbruffó visibilmente contrariato per il fatto di essere stato interrotto.
-Alice!- ha urlato la figlia di Afrodite avvicinandosi. -Oh, scusate. Ho per caso interrotto qualcosa?- aggiunse poi guardandoci.
Mi sono spostata velocemente da Jake un pó rossa in viso. -Cosa é successo Piper?- le ho chiesto cambiando discorso.
-Ah giá.- Mi ha detto lei distogliendo finalmente lo sguardo da Jake. -C'é qualcuno per te.-
Ho guardato Piper per un pó con aria interrogativa. Non riuscivo a capire a chi si riferisse.
Piper mi ha sorriso. -Vieni con me.- mi ha detto prendendomi la mano.
Ho salutato Jake dicendogli che ci saremo visti piú tardi e suguí la ragazza che mi stava tirando insistentemente la mano.
-Ti sbrighi?- Mi ha chiesto mentre guardavo Jake.
-Si puó sapere perché vai cosí di fretta?- Le ho chiesto a mia volta sbruffando. Evocare la palla verde mi aveva tolto un bel pó di energia.
-Hai baciato Jake Evans?- Mi ha chiesto lei ignorandomi.
Piper mi ha guardato in modo strano, come se baciare Jake Evans fosse la cosa peggiore che una persona potesse mai fare.
-Non l'ho baciato.- Le ho detto alzando le spalle. -Perché questa domanda?-
Piper mi ha guardato alzando un sopracciglio. -Pensa a Leo.- Mi ha detto semplicemente.
-Cosa centra Leo?- Le ho chiesto io guardandola.
Non ho ricevuto risposta, lei ha continuato a camminare in silenzio.
Improvvisamente qualcuno ha gridato il mio nome a gran voce.
L'ho riconosciuto da lontano: i suoi capelli ricci, la T-shirt anti-vivisezione e due splendide gambe da satiro. Lucas.
In pochi secondi ero tra le sue braccia e sentivo il suo profumo tutto intorno a me.
-Sei vivo!- gli ho urlato abbracciandolo di nuovo piú forte di prima.
-Non per molto se mi stringi cosi.- Mi ha risposto lui sorridendo.
-Oh Lucas, ti devo raccontare un sacco di cose!- Gli ho detto liberandolo dalla mia stretta.
Non riuscivo a smettere di sorridere. Ero cosí felice di riaverlo accanto a me.
-Si, lo so.- mi ha detto sorridendo. -Peró prima che ne dici di mangiare? Sto morendo di fame.-
Siamo andati a pranzo insieme. Ci siano seduti al tavolo con Piper, Annabeth, Hazel, Nico e Jake.
Ho ignorato tutti per tutta la durata del pranzo, volevo solo parlare con Lucas.
Mi ha raccontato che dopo la mia partenza le gorgoni gli hanno dato la caccia, ma con l'aiuto di Kate era riuscito ad arrivare sano e salvo in America. É stato per un pó in giro, da alcuni suoi amici satiri e poi é venuto qui.
Io gli ho raccontato tutto quello che mi é successo. É rimasto un pó stupito dalla benedizione di Minerva, ma mi ha detto che infondo se lo aspettava. Sapeva giá che ero speciale.
Dopo pranzo gli ho mostrato la mia cabina e gli ho detto che stavo prendendo lezioni di magia, di tiro con l'arco e di combattimento.
-Ti stai dando da fare finalmente!- mi ha detto scoppiando a ridere.
Ho riso insieme a lui, come facevamo sempre a Roma. Quanto mi é mancato Lucas.
Purtroppo domattina dovrá ripartire. Non andrá lontano, solo a Central Park. Deve comparire difronte ai Satiri anziani e raccontargli perché mi ha lasciato sola.
-Non ti puniranno mica?- Gli ho chiesto guardandolo all'improvviso.
Lucas ci ha pensato un pó.
-E chi lo sa?- mi ha detto sorridendo.
-Non possono punirti Lucas, tu mi hai salvato la vita!- Gli ho detto quasi urlando.
-Oh non lo puniranno.- Ha detto improvvisamente Annabeth comparendo sulla soglia della porta. Mi ero completamente dimenticata di essere arrivata davanti alla Capanna 21.
 -Grover sará dalla tua parte.- Ha detto la bionda con un sorriso.
Lucas si é lasciato sfuggire un gridolino. -Grover Underwood sará dalla mia parte?-
Annabeth ha annuito. -Grover é il migliore amico di Percy e quando saprá che hai salvato sua sorella ti fará premiare, altro che punire!-
-Fantastico!- ha urlato Lucas sorridendo. -Conosceró Grover Underwood!-
-É una celebrità per caso?- ho chiesto io guardando il mio migliore amico. Sembrava davvero eccitato nell'incontrare quel Grover.
Annabeth é scoppiata a ridere.
-Si, una celebritá tra i satiri.- Mi ha detto sorridendo. -Magari stasera ti racconto la sua storia.-
E cosí ho conosciuto il grande Grover Underwood, il migliore amico di mio fratello nonchè grande celebrità tra i satiri.
Mentre mi raccontava di Grover Annebth mi ha raccontato tutte le avventure che lei, Percy e il loro amico satiro hanno avuto.
Ha una strana luce negli occhi la ragazza quando parla, le manca molto Percy.
E in questo momento, stesa nel letto accanto al suo, non riesco a non pensare a quanto mi manchi Leo e il suo sorriso.




L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3

BUON NATALEEEEEE!!!! ;D
[Anche se in ritardo xD]
Allora eccomi quiiii, finalmente :D
Fan della Aleo non uccidetemi ;S *si mette in ginocchio con le mani giunte*
Da notare Piper che si preoccupa per Leo u.u
Spero si sia capito che questo capitolo (come anche altri che verranno) sono tratti dal diario che Alice scrive su consiglio di Annabeth ;D
La narrazione è un pò diversa, ma spero vi piaccia lo stesso.
Se ci sono errori scustemi, l'ho scritta un pò di fretta xD
Comunque..la storia è arrivata un pò in ritardo perchè ne ho dovuta scrivere un'altra per un concorso su Fb. (Se volete leggerela l'ho pubblicta anche qui. Si chiama We can be heroes,just for one day. Il protagonista è Nico :3 <3 )
Allora, come al solito ringrazio icedisland, anubis347 e il mio cuoricino Angy per aver recensito <3
Siete sempre la mia gioia gente, non so cosa farei senza di voi :3 <3
Ringrazio anche tutti quelli che seguono la storia ;D
Ora me ne vado, ho un bel dolce che  mia spetta. ;D
Tanti bacini semidivini a tutti, with love BettyLovegood <3


 

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Capitolo 12
*** Capelli scintillanti. ***



Giorno 3.

Questa notte Annabeth ha avuto un incubo.
Erano le quattro e mezza quando l'ho sentita urlare. Mi sono alzata di fretta dal mio letto, in preda al panico e mi sono avvicinata a lei.
Continuava ad urlare parole senza senso. Mi sono seduta sul suo letto e l'ho abbracciata.
-Percy? Dov'é Percy?- ha urlato lei allontanandomi, girando la testa da destra a sinistra.
-Annabeth, Percy non c'é. É in missione.- le ho spiegato con voce dolce.
Annabeth ha cacciato un urlo ancora piú forte di prima.
-Tu chi sei?- mi ha chiesto guardandomi. I suoi occhi erano bianchi, come la sera che la vidi con Percy.
-Sono Alice, non mi riconosci?- le ho domandato.
-É tornata, vuole uccidermi. Dov'é Percy?- ha urlato lei continuando a far scattare la testa da una parte all'altra.
-Annabeth Percy non c'é.- Le ho spiegato piano prendendole la mano. -Va tutto bene.-
Ma lei non mi ascoltava. Continuava a borbottare parole sconnesse.
-Ho bisogno di Percy. Non posso affrontarla da sola.- Ha detto improvvisamente con gli occhi velati dalle lacrime. -Dove sei Percy?- ha poi urlato.
Io le ho preso le mani e l'ho fatta voltare verso di me. Se voleva Percy lo poteva trovare in me. Infondo lui é mio fratello e siamo due gocce d'acqua. L'ho guardata negli occhi e lei ha fatto lo stesso con me.
-Percy...- ha detto abbandonando la testa sulla mia spalla.
Io non le ho detto niente, le ho lasciato credere che fossi lui.  Ho accarezzato la sua testa per farla calmare e piano piano si é addormentata e io con lei.
Stamattina  mi sono svegliata con un terribile mal di schiena. Ci ho messo un pó a realizzare che  ero addormentata al fianco di Annabeth.
Lei se ne stava sul letto con gli occhi aperti e fissava il soffitto bianco.
-Buongiorno.- Le ho detto alzandomi.
-Ho avuto un incubo giusto?- Mi ha chiesto lei senza spostare lo sguardo dal soffitto.
-Si.- Le ho risposto gettandomi sul mio letto.
Lei si é alzata sospirando e ha iniziato a raccogliere le sue cose.
-Cosa stai facendo?- Le ho chiesto guardandola.
-Vado a dormire nella Capanna di Percy. Non voglio disturbarti.- Mi ha risposto lei continuando a raccogliere oggetti.
-Annabeth tu non mi disturbi. E poi non ti lascerò mai dormire da sola con gli incubi che hai. - Le ho detto raggiungendola.
-Alice ti ho fatto svegliare nel cuore della notte e solo Zeus sa cosa diamine ho urlato. E tu vorresti dirmi che non ti disturbo? Mi dispiace ma non ti credo.- Mi ha detto lei alzando un sopracciglio continuando a gettare oggetti in una borsa.
Ho sbruffato. - Non é che sia piacevole essere svegliati alle quattro del mattino da una persona che urla, ma comunque non ti lascio lo stesso andare.- Le ho detto convinta.
Non l'avrei mai lasciata sola, non dopo quello che ho visto stanotte.
-Alice  sei molto gentile, ma non posso.- Mi ha detto lei senza guardarmi.
-Annabeth guardami!- Le ho detto spostando la borsa che aveva davanti.- Tu hai bisogno di qualcuno al tuo fianco quando ti svegli. Hai bisogno di Percy. E Percy é via per causa mia, quindi ora lasciami almeno aiutarti.-
Lei mi ha guardato per un pó in silenzio.
-Stanotte l'ho rivisto in te.- Mi ha detto infine sedendosi sul letto. -Ero convinta che fosse lui al mio fianco.-
Io mi sono seduta al suo fianco sorridendole. -Lo so. É per questo che ti sei calmata, mi hai guardato negli occhi.-
Annabeth ha sospirato e ha guardato i miei occhi. -Sei cosí dannatamente simile a lui.- Mi ha detto.
-Beh, a qualcosa serve no? Annie rimani a dormire quí. Non fa niente se devo svegliarmi nel cuore della notte, non m'importa cosa urli, non m'importa di niente. Voi state facendo cosí tanto per me, lasciami fare qualcosa di utile.- Le ho detto guardandola nei suoi occhi grigi, cosí diversi da quelli bianchi di ieri sera.
Annabeth ci ha pensato un pó, sospirando parecchie volte.
-Sei sicura?- mi ha chiesto alla fine.
-Sicurissima.- Le ho detto annuendo.
-E va bene.- Ha detto sorridendo e iniziando a svuotare la borsa.
Ho sorriso contenta, aiutandola a sistemare i suoi oggetti.
Lei mi ha abbracciato forte, ringraziandomi mille volte.
É cosí bello dividere la stanza con lei. Non ho mai amato stare sola.
Quando la mia compagna di stanza Giulia non c'era io me ne andavo sempre da Lucas pur di non stare sola in quella piccola stanza.

Mentre stavamo riordinando la stanza Lucas é venuto a salutarci.
Mi ha detto che ci saremo rivisti tra qualche giorno. Sembrava molto eccitato dal fatto di conoscere Grover, il satiro piú potente di tutti.
L'ho abbracciato forte, raccomandandogli mille volte di farmi avere in qualsiasi modo sue notizie. Lui mi ha risposto di non preoccuparmi ed é sparito nel bosco.
Nel pomeriggio sono andata da Jake per le mie lezioni di magia.
Mi ha fatto riprovare con la palla verde e questa volta sono riuscita a staccare un braccio al manichino. Mi ha abbracciata, sorridendomi.
Mi stavo chiedendo se avrebbe tentato nuovamente di baciarmi quando Piper é spuntata all'improvviso e mi ha trascinato via da lui.
Sto iniziando a pensare che non vuole che io e Jake stiamo insieme. Ma forse é solo una mia folle idea. Cosa importa a lei di me e Jake?
-Un certo Will Solace ti cerca.- Mi ha detto a mó di saluto.
-Il tiro con l'arco!- Ho detto portandomi una mano alla testa.
Me ne ero completamente dimenticata.
Ho salutato velocemente Jake, visibilmente dispiaciuto per essere stati interrotti una seconda volta, e ho seguito Piper verso l'arena.
Lei sorrideva compiaciuta.
-Cosa c'é da sorridere?- Le ho chiesto mentre entravamo nell'arena.
-Oh, niente.- Mi ha risposto lei alzando le spalle.
-Alice, sei venuta!- Un Will sorridente mi stava aspettando con l'arco in mano.
Non c'era traccia di Eric e Bill, a loro posto c'era un cupo Nico di Angelo.
Mi ha rivolto in cenno di saluto avvicinandosi e sussurrando qualcosa a Piper che sono riuscita a sentire.
-Questa me la paghi Piper.- Le ha detto tra i denti.
La figlia di Afrodite é scoppiata a ridere e se ne andata scuotendo la testa.
-Ti da tanto fastidio che io sia qui?- Gli ho chiesto prendendo un arco e delle frecce.
-Non é per te Garden.- Mi ha detto lui posizionandosi la feretra con le frecce sulla spalla sinistra.
- Vi conoscete giá?- Ci ha chiesto Will guardandoci.
Abbiamo annuito entrambi.
-Bene.- Ha detto lui sorridendo. -Allora possiamo iniziare.-
Will ci ha mostrato diverse cose.
Sono migliorata parecchio dall'ultima volta. Quando Will ha notato che la mia freccia ha colpito quasi il centro del bersaglio ha applaudito contento.
-Bravissima Alice!- Mi ha detto sfoggiando uno dei suoi sorrisi.
Nico ha sbruffato. Ha scoccato una freccia e questa si é conficcata al centro del bersaglio. Mi ha guardato compiaciuto e ha rivolto in timido sorriso a Will che lo stava  ammirando.
-Fantastico Nico!- Ha esclamato avvicinandosi a lui.
Per il resto della lezione Will ci ha fatto tirare frecce ai manichini, mostrandoci come posizionare le braccia.
Quando si é avvicinato a Nico e gli ha toccato un braccio quest'ultimo si é ritratto subito, come se fosse stato scottato.
-Scusami. Non mi piace essere toccato.- Ha detto il figlio di Ade allontanandosi un pó.
-Ma devo mostrarti come fare, se no come farai ad uccidere i tuoi nemici?- Lo ha rassicurato Will posizionandosi dietro di lui e prendendogli le mani.
Nico é diventato rosso, ma non si é ritratto.
Ho capito allora l'idea geniale di Piper! Quella ragazza merita proprio un premio.
Nico ha scoccato la freccia insieme a Will e quest'ultima si é conficcata nel cuore del manichino.
-Diritto al cuore hai colpito Nico.- Gli ha sussurrato Will all'orecchio.
E  chissà perchè sono convinta che non si riferiva alla freccia infilata nel manichino.
Ho sorriso mentre Nico arrossiva leggermente e si staccava dal ragazzo.
Una tromba ci ha ricordato che era ora di pranzo. Ho salutato Will, promettendogli di ritornare alla prossima lezione, e mi sono incamminata verso la mensa.
Nico mi ha raggiunta poco dopo.
-Senti Alice, non so quale stramba idea tu o Piper vi siete fatte su di me e Will ma scordatevelo. Io sto bene da solo.- Mi ha detto mentre camminavamo.
Io mi sono bloccata e lui mi ha guardato con qui suoi occhi neri.
-Nico perché non vuoi essere felice?- Gli ho chiesto.
-Io sono felice cosí.- Mi ha risposto lui.
-Si, e io sono la regina delle Ninfe.- Gli ho detto sorridendo.
(Se Leo scopre che gli ho rubato la battuta mi ammazza.)
Lui ha sbruffato. -Cosa te ne importa?- ha detto lui senza guardarmi.
-Nico noi non siamo amici e non dovrebbe importarmi nulla di te, é vero. Ma mi ricordi cosí tanto un mio amico. Anche a lui non piacevano le ragazze, anche lui stava sempre male. Nico io posso aiutarti, so quello che si prova.- Gli ho detto guardandolo. Lui evitava il mio sguardo.
-Io non ho bisogno di aiuto.- Mi ha detto a denti stretti.
-Guardami negli occhi e dimmi che é cosí. Dimmi che non hai bisogno di aiuto. Dimmelo guardandomi negli occhi.- Gli ho detto fissando insistentemente il suo volto.
Lui si é voltato verso di me, senza peró alzare gli occhi.
-Non posso.- Ha detto improvvisamente con una debole voce.
-Cosa non puoi?- Gli ho chiesto continuando a guardarlo. Lui continuava ad evitare il mio sguardo. Non mi rispondeva neanche. -Diamine Nico non é cosí difficile!- gli ho urlato contro esausta.-Parlami! Dimmi che hai bisogno di aiuto, avanti! Lo so che é cosí!-
Lui si é voltato di scatto verso di me, con gli occhi pieni di lacrime.
-Io non posso guardarti negli occhi, sono cosí simili ai suoi.- Mi ha detto guardandomi finalmente.
Ed allora ho capito. -Tu sei innamorato di..-
-Si!- ha urlato. -Ora sarai contenta no? Hai scoperto il mio segreto.-
Nico ha il volto pieno di lacrime.
Non riesco a dirgli niente. Riesco solo a pensare che ha dovuto soffrire tantissimo per amore. Povero Nico.
-Nico..io..- non riesco a finire di parlare. Lui mi interrompe alzando una mano.
-Lascia stare. Non ho bisogno di nessuno. Io sto bene da solo.- Mi ha detto voltandosi e andandosene.
Sono rimasta ferma lí a fissare il ragazzo che si allontanava, senza avere la forza di chiamarlo.
Forse perché ancora adesso non so che dirgli. Deve essere stato male tante volte, troppe volte.
Nico é solo un ragazzino di quattordici anni, non puó soffrire cosí tanto. Ha bisogno di qualcuno vicino.
Non m'importa se in questo momento mi odia, se non vuole neanche guardarmi. Io voglio stargli vicino, devo stargli vicino!
Non posso sopportare che se ne vada via, come Andrea.
Quando finalmente raggiungo la mensa gli altri hanno giá iniziato a mangiare.  Jake e Piper sono seduti vicini e si scambiano occhiatacce.
Mi lascio cadere al mio solito posto fissando il piatto.
Jake mi chiede qualcosa ma io lo ignoro. Non rispondo a nessuno.
Nessuno puó capire quanto mi sento in colpa in questo momento.
É un pó come la storia di mia madre. Tutti mi ripetono che la colpa non é mia, ma io so benissimo che é cosi.
In questo momento mi sento allo stesso modo. Mi sento in colpa per Nico. Perché? Non so...forse perché l'ho costretto a parlare con me. O forse é perché ho sorriso quando Will lo ha abbracciato. O forse perché non dovevo mai sapere che lui é innamorato di Percy.
O molto piú semplicemente perché ho i suoi stessi occhi. So che é una cosa stupida, ma avere gli stessi occhi di Percy mi fa sentire terribilmente in colpa.
Fisso il mio piatto, ancora vuoto, mi alzo e me ne vado.
Jake mi chiama preoccupato, ma io gli dico solo che sono stanca per la lezione con Will. Lui mi guarda per un pó ma alla fine mi lascia andare.
Entro nella Capanna 21 e mi butto sul letto.
Chiudo gli occhi cercando di non pensare a niente e mi addormento.
Al mio risveglio trovo Annabeth che mi osserva.
-Sai che sbavi quando dormi?- Mi ha detto sorridendo.
Mi sono asciugata in fretta la bocca. Mi capita solo quando sono molto stanca.
Annabeth a riso. -Proprio come Percy.- ha detto sorridendomi. - Siete cosí uguali.-
Ho sbruffato pensando a Nico. - Eh giá.- Le ho detto con scarso entusiasmo mentre andavo in bagno.
-Sbrigati che quasi ora di cena.- Mi ha urlato lei dietro.
-Ho dormito sei ore?- Le ho chiesto fermandomi a guardarla.
-A quanto pare eri molto stanca.- Ha detto lei alzando le spalle.
Mi sono lavata e sono andata a cena con Annabeth. Stavo morendo di fame.
Jake mi ha accolto al tavolo con un sorriso e mi ha chiesto come stavo. Io gli ho  detto  che andava tutto bene, rassicurandolo con un sorriso.
Era carino a preoccuparsi, ma non potevo confidarmi con lui. Beh, in realtá non potevo confidarmi con nessuno. Nessuno mi avrebbe capita.
Ho fissato il posto vuoto di Leo accanto al mio e ho sospirato.
Dopo cena me ne sono tornata in fretta a casa. Non avevo voglia di parlare con nessuno. Ho finto di dormire quando Annabeth é rientrata, ma sono rimasta sveglia fino alle quattro a scrivere.
Ora credo che dormiró un pó.
Buonanotte.



Giorno 4.

Stamattina ho finalmente (?) ricevuto lo scherzo di benvenuto dai fratelli Stoll.
Appena mi sono alzata dal letto un secchio di colla liquida mi é caduto in testa, seguito a ruota da uno colmo di quelli che dovevano essere brillantini. Ho urlato per lo spavento, svegliando Annabeth.
Lei mi ha ritrovato seduta sul letto con un misto di colla e brillantini addosso. Un foglietto é voltato da dentro il secchio ormai vuoto.
-Benvenuta al Campo Mezzosangue Alice. Con affetto Travis e Connor Stoll.-  alla fine del bigliettino c'era un grosso cuore sorridente.
Annabeth non ha resistito ed é scoppiata a ridere. Ho fatto lo stesso anche io. Cosa poteva esserci di male in dei brillantini?
Quanto mi sono sbagliata. Quei due hanno una mete davvero diabolica.
Una volta sotto la doccia ho tentato di mandare via quel miscuglio schifoso dalla testa. Inizialmente sembrava essere andato via, ma quando la luce mi illumina i capelli questi scintillano di mille colori. Fa davvero un bell'effetto contro i miei capelli neri.
Ma sul serio: sembro un albero di Natale uscito male.
Devo ricordarmi di fargliela pagare a quei due.
A colazione tutti mi fissavano, ma io li ho ignorati.
-Cosa c'é?- Ha urlato Piper a due ragazzine che fissavano insistentemente i miei scintillanti capelli. -Non avete mai visto capelli brillare? É una nuova moda.-
Puó sembrare una cosa idiota da dire, ma se lo dice una figlia di Afrodite tutto é diverso. Le ragazzine hanno iniziato a chiedermi come avessi fatto e io gli ho dato il nome dei miei parrucchieri fiducia: Travis e Connor Stoll.
A quanto pare le due non conoscono i malandrini. Mi hanno ringraziato piú volte, dicendomi che i capelli mi stavano benissimo.
Sono scoppiata a ridere insieme a Piper che continuava a dirmi che avrei davvero lanciato una nuova moda.
In mattinata mi sono allenata con Jake.
-Oggi proveremo qualcosa di diverso.- mi ha detto sorridendomi.
-Bene!- Ho annunciato legandomi i capelli in una coda. Lui ha osservato un pó la massa brillante che avevo in testa ma non ha fatto commenti. Chissá perché mi aspettavo che scoppiasse a ridere.
Mi ha insegnato ad usare la Foschia.
Ha trasformato un calice di vino in un uccellino. O meglio, mi ha lasciato credere che sia un uccellino, quando invece era ancora un calice.
Usare la Foschia é molto difficile e richiede molta concentrazione. Ci ho provato un bel pó, senza nessun risultato. Ma Jake mi ha rassicurato dicendo che ci sarei riuscita presto.
Siamo andati a pranzo insieme.
Mentre mi stava spiegando meglio come usare la Foschia Annabeth, Piper e Hazel sono arrivate di corsa al nostro tavolo.
-Sono arrivati al Campo Giove sani e salvi!- ha detto Annabeth con un largo sorriso.
-Davvero? Quando?- Le ho chiesto gettando nel piatto il panino che stavo mangiando.
-Ieri sera. Ma solo oggi hanno potuto darci notizie.- Mi ha risposto Piper sempre sorridendo.
-Come l'hanno presa i romani?- ho chiesto
Hazel ha fatto una smorfia. -Non proprio bene. Quando hanno visto Leo volevano ammazzarlo, ma fortunatamente Reyna lo ha evitato. Lei sa quel che é realmente successo. - Hazel ha preso un profondo respiro e ha continuato. -Hanno partecipato ad un'assemblea dove Leo ha posto le sue scuse. Poi Jason e Percy hanno parlato di te. Sono stati rinchiusi in Senato fino a poco fa, ma alla fine sono riusciti a far cambiare idea alla maggioranza. I romani non ti cercano piú, sei salva.-
Sono davvero felice che sia andato tutto bene. Finalmente Percy, Jason, Frank e Leo possono ritornare.
-Quando ripartono?- Ho chiesto entusiasta.
-Credo domani. Dovevano sbrigare ancora qualche faccenda con Reyna.- Ha detto Annabeth dando un morso al panino che era appena comparso nel suo piatto.
Dopo pranzo sono andata a lezione di tiro con l'arco. Nico non c'era ancora. Will mi ha sorriso e mi ha chiesto di avvicinarmi.
-Alice posso chiederti una cosa?- Mi ha domandato mentre mi passava un arco.
-Certo.-
-Tu sei amica di Nico?- Mi ha chiesto guardandomi.
Ho fissato il suo bel volto per un pó. -Non proprio. T'interessa?- Gli ho chiesto infine.
Lui ha alzato le spalle, per niente colpito dalla domanda.
Se avrei posto la stessa domanda a Nico mi avrebbe infilzato con l'arco in quel preciso istante.
-C'é qualcosa in lui di cosí misterioso.- Ha detto riferito forse piú a se stesso che a me.
-Dovresti provarci, Nico ha davvero bisogno di una persona che lo ami. - Gli ho detto guardandolo.
-Tu credi?- Mi ha chiesto dubbioso.
Ho visto la sagoma di Nico attraversare l'arena e ho sorriso al ragazzo difronte e me.
-Mi sa che oggi salto la lezione, non mi sento tanto bene.- Gli ho detto posando l'arco sul tavolo.
-Ciao Nico.- Ho salutato il ragazzo con la mano mente lasciavo l'arena.
Lui mi ha scoccato un'occhiataccia e ha continuato la sua camminata.
Li ho lasciati soli. Nico si merita un pó di felicitá. E anche se lui non vuole ammetterlo Will é la persona giusta per lui.
Me ne sono tornata in camera e ho deciso di farmi una doccia, per tentare di levarmi quei dannati brillantini dai capelli. Ho aperto l'acqua e un fascio di luce ha creato un arcobaleno nella doccia.
L'ho ammirato per un pó e poi ho iniziato a spogliarmi.
Mi ero giá tolta la maglia quando ho sentito una voce familiare chiamarmi.
-Alice?- Era senza dubbio la voce di Leo.
Mi sono voltata, convinta che fosse lí ma non c'era. Ho sentito di nuovo la sua voce e solo allora ho capito che proveniva dall'arcobaleno nella doccia.
-Leo?- ho chiesto avvicinandomi.
-Leo!- Ho ripetuto vedendo il volto del ragazzo che mi sorrideva dalla vasca.
-O miei dei, Leo!- Ho raccolto velocemente la maglia dal pavimento e me la sono gettata addosso al contrario mentre lui scoppiava a ridere.
-Vedo proprio che non riesci a stare vestita davanti a me.- Mi ha detto ancora ridendo.
-Oh, sta zitto!- L'ho sgridato io. -Cosa diamine ci fai nella mia vasca da bagno?- Ho chiesto avvicinandomi al suo volto.
- Non sei molto contenta di vedermi- Mi ha risposto lui ignorando la mia domanda.
-Ma certo che sono contenta di vederti, soprattutto in questo momento. - Gli ho spiegato guardandolo con un sorriso. -Solo che sei appena comparso nella mia vasca e mi hai appena visto mezza nuda.-
Lui ha fatto un sorrisetto. -Si, a proposito di questo. Perché non ti togli di nuovo la maglia? Stavi meglio prima.-
L'ho fulminato con lo sguardo e lui é scoppiato a ridere.
-Allora cosa ti a spinto ad apparire nella mia vasca da bagno?.- Gli ho chiesto mentre osservavo il suo volto.
-Avevo voglia  vederti . Mi mancavi- Mi ha detto lui alzando le spalle.
Sono rimasta per un pó in silenzio, senza sapere cosa dirgli.
Si, anche lui mi é mancato e anche  molto.
E gliel'avrei potuto dire ma in quel momento mi ha spiazzato.
La veritá che non me lo aspettavo proprio.
Una lacrima mi é scesa sul volto.
-Diamine Valdez.- Gli ho detto voltandomi per non farmi vedere mentre mi asciugavo il volto.
-Cosa c'é Alice?- Mi ha chiesto lui preoccupato.
Giá, perché sto piangendo? Non lo so neanche io.
Ho pensato cosí tanto a lui in questi giorni.
Nel momento in cui mi ha detto quelle parole ho realizzato che se lui fosse stato con me avrebbe risolto tutti i miei problemi con una parola o con un semplice sorriso. Perchè lui può capirmi.
-Oh, niente. - Gli ho detto voltandomi nuovamente verso di lui. -Poso chiederti una cosa Leo?-
Lui mi ha guardato per un pó ancora preoccupato e poi ha annuito.
Mi sono seduta sul pavimento freddo e ho fissato il suo volto.
-Leo ti sei mai sentito in colpa per qualcosa di cui in realtá non hai colpa?- Gli ho chiesto fissando l'acqua che rimbalzava sul bordo della vasca. -Beh, a parte per la morte di tua madre.- Ho aggiunto.
Lui ha sorriso tristemente.
-Che razza di domanda é Garden?- mi ha detto alzando un sopracciglio -Ti ricordo che ho dato fuoco a Nuova Roma l'estate scorsa solo perché uno stupido spirito si é impossessato di me. Nonostante tutto sono ancora convinto che io abbia causato tutto quel casino. -
-Come fai a sopportarlo?- Gli ho chiesto spostando lo sguardo su di lui.
Non stava guardando me. Aveva lo sguardo puntato in lontananza.
-Lavoro.- Ha detto piano. -Cerco di fare qualcosa di utile per gli altri.-
Fare qualcosa di utile per gli altri.
Queste parole si sono infilate nella mia testa e rifiutano di andarsene.
Infondo l'ho giá fatto. Ho aiutato Annabeth con i suoi incubi.
Ma mi preoccupa ancora Nico.
Non riesco a pensare a quanto sia stato difficile per lui guardarmi negli occhi quando gliel'ho chiesto.
-Alice perché i tuoi capelli brillano?- Mi ha chiesto improvvisamente Leo ridestandomi dai miei pensieri.
-Domandalo a quei geni dei fratelli Stoll- Gli ho detto facendo una smorfia.
-Sembra che lo spirito di Natale ti ha vomitato in testa!-Mi ha detto scoppiando a ridere e io non sono riuscita a trattenermi. Abbiamo riso insieme come due idioti per un pó.
Poi lui ha inclinato la testa prima a destra e poi a sinistra osservandomi.
-Sai, ti donano.- Ha detto infine sorridendo.
-Grazie- Gli ho detto passandomi una mano tra i capelli.- Credo che lanceró una nuova moda qui al Campo.-
Lui ha riso di nuovo.
-Davvero!- Gli ho detto portandomi una mano ai capelli. -Stamattina Piper ha convinto due ragazzine che  é una nuova moda e loro mi hanno chiesto come ho fatto a farmi questi splendidi capelli.-
 -Spero tu gli abbia dato il nome di Travis e Connor!- Ha detto guardandomi.
-Certo. Sono diventati i miei parrucchieri di fiducia.- Gli ho detto annuendo.
Lui é scoppiato a ridere -Adesso si ritroveranno invasi da ragazzine che vogliono i capelli scintillanti.-
Ho riso anche io.
Diamine Leo ha la capacità di farmi ridere per ogni singola cosa.
-Valdez, dove cavolo ti sei cacciato?-
Una voce ha chiamato Leo. Lui si é voltato verso una porta e ha sospirato.
-Sono in bagno, entra Perce.- Ha urlato lui rivolto alla porta.
Ho visto il corpo di Percy avvicinarsi.
-Cosa diamine ci fai chiuso in bagno Leo?- Ha chiesto il moro guardando il ragazzo seduto sul pavimento.
-Sto parlando con una ragazza.- Ha detto Leo alzando le spalle.
Il volto di Percy é comparso nell'arcobaleno e io gli ho sorriso.
-Ciao fratello.-
-Alice!- Ha esclamato lui sorridendomi.
Poi si é voltato verso Leo e gli ha tirato un pugno sul braccio.
-Valdez, hai chiamato mia sorella e non me l'hai detto?-
Leo si é massaggiato il braccio sbruffando contrariato.
-Tu hai avuto il tuo momento per chiamare il Campo e hai chiamato Annabeth, Frank ha chiamato Hazel e Jason Piper. Volevo fare una chiamata anche io.- ha risposto lui guardando il ragazzo con un leggero sorriso.
Percy si é avvicinato a lui e gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio. Il volto di Leo é diventato un attimo serio, ma poi ha sorriso.
-Ciao Alice, ci vediamo domani- Mi ha detto Percy mandandomi un bacio con la mano e uscendo.
Ho ricambiato e una volta chiusa la porta ho guardato Leo.
-Cosa ti ha detto?- Gli ho chiesto.
Lui ha fatto un gesto con la mano per dirmi di lasciar perdere. -Niente. Comunque devo chiudere o Reyna mi ammazzerà. In teoria io non posso fare chiamate, i romani non si fidano ancora di me. Non vedo l'ora di tornare al mio amato Campo Mezzosangue-
Ho sbruffato contrariata. Volevo parlare ancora con lui.
-Non preoccuparti, torno domani.- Mi ha detto lui con un grande sorriso.
Non sono riuscita a rispondergli niente.
Una voce alle spalle di Leo ha urlato qualcosa e lui é scattato in piedi.
-Scusa raggio di sole, devo andare.- Mi ha mandato un bacio con la mano ed é sparito.
Sono rimasta a fissare la vasca su cui continuava a cadere l'acqua.
Alla fine mi sono infilata sotto il getto freddo e l'acqua ha cancellato ogni mio pensiero.

Mentre mi vestivo Piper é entrata in casa con le braccia cariche di coperte e vestiti. Hazel e Annabeth la seguivano sorridenti.
-Ehi Alice, sei pronta per un pigiama party?- Mi ha chiesto la figlia di Afrodite gettando tutto quello che aveva tra le braccia sul mio letto.
Non ho mai fatto un pigiama party in vita mia. Beh, qualche volta sono rimasta sveglia fino a tardi a parlare con Lucas.
Non é molto differente da quel che ho fatto stasera con le ragazze.
-Allora Alice come vanno le lezioni di magia?- Mi ha chiesto Hazel mentre si sedeva sul letto accanto a me.
-Oh, bene.  Sono finalmente riuscita a distruggere un manichino.- Le ho spiegato sorridendo.
-Brava, non é molto semplice.- Mi ha risposto lei sorridendomi.
-Beh, in realtá é tutto merito di Jake. É davvero un ottimo insegnante.- Le ho detto alzando le spalle mentre addentavo uno dei panini che Piper aveva preparato.
-Si, é anche molto carino- Ha commentato Annabeth facendomi l'occhiolino.
-Eh giá- Le ho risposto io sorridendo.
Piper ha sbruffato ma Annabeth l'ha ignorata.
-Allora ti piace!- Mi ha detto guardandomi.
Io non ho risposto, ho continuato a fissare il panino che avevo in mano.
-Si sono anche baciati, é normale che le piace.- Ha risposto Piper scuotendo la testa. -Che poi cosa ci trovi in lui?-
-Non l'ho baciato!- Ho risposto guardando la ragazza che mi stava di fronte.
-E allora cosa facevate l'altro giorno cosi vicini?- Ha chiesto alzando un sopracciglio.
-Beh, ci siamo quasi baciati.- Ho spiegato arrossendo debolmente.
-Allora é vero.- Ha detto Annabeth sorridendo. -Ti piace!-
-Beh, si. Insomma é un bel ragazzo che ama leggere, dove lo trovo un altro cosí?- Le ho spiegato sorridendo debolmente.
-Lo sapevo!- Ha urlato Annabeth alzandosi in piedi. -Pips mi devi dieci dollari.-
Piper ha sbruffato.
-Ehi, voi scommettete su di me?- Ho detto guardando le due ragazze.
-Alice mi hai deluso.- Ha detto Piper  ignorandomi.
-Scusale, sono due idiote.- Ha detto Hazel scuotendo la testa.
Sono scoppiata a ridere e loro hanno fatto lo stesso.
-Comunque non credo che faccia davvero per me.-
Ero convita di averlo solo pensato, invece l'ho detto ad alta voce.
Piper é saltata in piedi sul letto.
-Lo sapevo!- Ha urlato stavolta lei sbracciandosi. -Ti piace il mio caro fratellino!- Ha iniziato a saltellare.
-Ti piace Leo?- Ha chiesto Annabeth ignorando la ragazza che continuava a saltare sul letto dove era seduta lei.
-Non mi piace..-
-Oh, non dirlo.- Mi ha interrotto Piper scendendo dal letto e venendomi incontro. -Tu sei innamorata di Leo, io lo so.-
Non ho risposto. Non so se é la verità.
Insomma, Leo é davvero un ragazzo fantastico. Con lui tutto é diverso, tutto assume una sfumatura diversa, ma non so se sono innamorata di lui.
-Oh, Pips smettila.- Le ha detto Hazel. -Sembri tua madre.-
Piper si é voltata verso la ragazza.
-Non osare mai piú paragonarmi a lei.- Ha detto con aria offesa.
Hazel é scoppiata a ridere e Piper ha sbruffato. Si é seduta sul letto e ha addentato un panino.
Per il resto della serata non abbiamo parlato piú di di Jake o Leo.
Annabeth e Hazel mi hanno raccontato le loro avventure con Percy.
Quando Piper e Hazel si sono addormentare io e Annabeth abbiamo iniziato a scrivere.
Lei sta ancora scrivendo, io ora vado a dormire.
-Buonanotte Annie.- Ho sussurrato alla ragazza distesa nel letto di fianco a me.
-Notte Alice.- mi ha salutato lei.




L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Sono tornataaaa ;D
Vi ho fatto un piccolo regalo di fine anno ;D
Lascio a voi i commenti su questo capitolo, vado un pò di fretta xD
Ringrazio come sempre Percabeth7897, icedisland, Scorpion550 e il mio cuoricino Angy per aver recensito ;3
Siete la mia gioia gente, non so cosa farei senza di voi *---* <3
Ringrazio anche chiunque abbia letto una sola parola della mia storia ;3
Ora me ne vado, ci vediamo l'anno prossimo xD
[Battuta idiota, lo so xD]
Tantissimi baci semidivini, divertitevi prima della fine dell'anno, with love BettyLovegood <3
 

 

 

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Capitolo 13
*** Festa! ***


Stamattina mi sono svegliata stranamente presto. Eppure ieri abbiamo fatto tardi.
Sono uscita in silenzio dalla casa, cercando di non svegliare nessuno.
La spiaggia è silenziosa, si sente solo il rumore del mare che s'infrange sugli scogli.
Mi sono seduta sulla sabbia fredda e ho ammirato l'immensa massa d'acqua che avevo difronte.
Come fa un solo dio a controllare tutta questa immensità?
L'odore del mare mi ha riempito i polmoni. Quanto amo questo odore, mi fa sentire bene.
Sono stata un pó cosí, senza fare niente, ad ammirare solamente l'acqua.
Tutto quel silenzio mi ha portato a pensare al dilemma per cui non sono riuscita a dormire.
Sono davvero convinta che Jake non faccia per me?
Non lo so.
E poi c'é Leo. Non penso che Piper abbia ragione. Non sono innamorata di lui.
Ho deciso di scrivere una lista di pregi dei due, magari puó aiutarmi.

 

LISTA DEI PREGI:
JAKE.

- Bello;
- Affascinante;
- Legge;
- Occhi meravigliosi;
- Con lui posso discutere di libri;
- Paziente;

LEO:

- Mi fa ridere;
- Mi capisce.

 

-Cosa scrivi?-
Una voce é arrivata alle mie spalle. Mi sono voltata e ho visto Jake che stava osservando curioso il mio libro.
Io l'ho richiuso di scatto, nascondendolo alla sua vista.
-Oh, niente.- gli ho detto alzando le spalle. -Cosa ci fai qui a quest'ora?- Ho aggiunto per cambiare discorso.
-Non riuscivo a dormire, ho avuto un incubo.- Mi ha spiegato mentre si accomodava al mio fianco.
Ho sbruffato. -Sono stufa di questi dannati incubi.-
Lui ha sorriso. -A chi lo dici.-
-Posso esserti utile in qualche modo? Sai sto diventando brava con queste cose.- Gli ho spiegato accennando un sorriso.
Lui mi ha guardato. -Mi basta che tu sia qui.- Mi ha detto.
Ho abbassato velocemente lo sguardo e ho sentito le guance andare in fiamme.
Lui non ha smesso di guardarmi e ha sorriso tristemente.
-Ho sognato che ti catturavano e io non ero li per aiutarti.-
Ho alzato lo sguardo su di lui e ho incrociato i suoi occhi color smeraldo.
- Si preoccupa per me.
Un'altra cosa da aggiungere alla lista.
-Sono davvero cosí importante?- Gli ho chiesto.
Lui ha sorriso. -Piú di quanto tu creda.-
Le mie guance sono andate nuovamente in fiamme e lui ha sorriso.
-Sei carina quando arrossisci- Mi ha detto sfiorandomi in viso.
-Alice, Jake!-  una voce ci ha richiamati.
Una Piper sorridente ci é venuta incontro. Si é seduta sulla sabbia, tra me e lui e ci ha messo un braccio attorno alle spalle.
-Allora, come mai giá svegli?- Ha chiesto.
Jake si é tolto il braccio dalla ragazza dalla sua spalla e ha sbruffato.
-Cosa vuoi McLean?- Ha chiesto con un tono decisamente sgarbato.
-Jake!- l'ho sgridato io. Poi mi sono voltata verso la ragazza seduta al mio fianco. -Cosa ci fai qui Pips?-
Lei ha alzato le spalle. -Mi sveglio sempre presto la mattina- Ha detto.
-Allora, Alice ti va di aiutarmi con i preparativi della festa?- ha aggiunto poi guardandomi.
- Che festa?- Ho chiesto io confusa.
Piper ha scosso la testa. -Che razza di domanda é?- Ha detto sbalordita. -La festa per il ritorno dei ragazzi.- Ha spiegato come se fosse la cosa piú ovvia del mondo.
-Oh, ci sará una festa?- Ho chiesto entusiasta.
-Si, e sará una festa strabiliante.- Ha detto lei alzandosi in piedi. -Allestiremo tutto qui, sulla spiaggia- Ha detto indicando il grande spazio che avevamo davanti.
-Ma é una cosa meravigliosa!- Ho detto io alzandomi in piedi a mia volta. - Leo sará contentissimo, lui ama le feste.-
-Io me ne vado.-  Ha detto Jake alzandosi in piedi a sua volta.
-Jake aspetta.- Gli ho detto afferrandolo per un braccio.
-Dai Alice, c'é molto da preparare.  Vieni.- Ha detto Piper incamminandosi verso casa.
-Ti raggiungo fra poco.- Le ho detto senza smettere di guardare il ragazzo che avevo difronte.
Piper ha guardato Jake per un attimo e poi ha sospirato.
-Ok, a dopo.- Ha detto.

-Perché vuoi andare via?- Ho chiesto a Jake una volta che Piper si era allontanata.
-Hai da fare.- Ha detto lui con un'evidente nota di fastidio nella voce.
-Puoi restare anche tu.- Gli ho detto con un mezzo sorriso.
Lui non mi ha neanche guardata.
-Non posso, scusa.- Ha detto voltandosi per andarsene.
L'ho trattenuto nuovamente per il braccio. -Perché?- Gli ho chiesto guardandolo.
Lui per una seconda volta non mi ha guardato. -Ho di meglio da fare.- Ha detto in un sussurro.
Gli ho lasciato il braccio. Lui si é voltato e se ne andato.
Sono rimasta lí a fissarlo fino a quando non é diventato un puntino lontano. Ho sospirato e sono andata da Piper.

 

 

-Si puó sapere cos'hai?- Mi ha chiesto Piper spazientita.
-Come scusa?- Ho detto io alzando lo sguardo su di lei.
-Alice ti ho chiesto per tre volte dove dobbiamo sistemare i tavoli.-
-Ah, giá. Scusami.- Le ho detto osservando la spiaggia alla ricerca di un bel posto per sistemare i tavoli.-Non so Pips, decidi tu.- alla fine ho detto non riuscendo a pensare a nulla di buono.
-Lascia stare.- Ha detto lei sbruffando. Si é seduta su uno dei lunghi tavoli che dovevamo posizionare da qualche parte sulla spiaggia e mi ha guardato con i suoi occhi multicolore. -Si puó saper cos'hai?-mi ha chiesto nuovamente.
-Non lo so Pips.- Le ho detto sedendomi al suo fianco.
-É per Jake?- Ha chiesto allora lei senza smettere di guardarmi.
Io ho fissato il mare difronte a me.
-Credo di si.- Le ho detto dopo un attimo di silenzio. -Non dovevo lasciarlo andare via.
-Ma non avevi detto che non faceva per te?- Ha chiesto.
-Mi sa che mi sono sbagliata.- Le ho detto tutto d'un fiato.
Piper ha sospirato. -Allora va da lui e scusati.- Mi ha detto mentre scendeva dal tavolo con un piccolo balzo.
Ho guardato la ragazza che adesso stava difronte a me.
-Ma tu non odiavi Jake?- Le ho chiesto alzando un sopracciglio.
Piper ha fatto una mezza risata.
-Io non lo odio. Cercavo solo di tenerlo lontano da te.- Ha spiegato lei con noncuranza. -Ma a quanto pare tu sei piuttosto interessata a lui. Quindi ora alza il tuo bel sederino da qui e va da lui.- Ha aggiunto porgendomi una mano.
-Non so Pips..- Le ho detto fissando la sua mano tesa verso di me.
-Oh, andiamo Alice!- Mi ha detto lei spazientita. -Si vede lontano un miglio che ti piace. Quindi ora va da lui. Non te lo ripeteró piú.- mi ha avvertito.
Ho afferrato la sua mano e sono scesa dal tavolo, con molta meno eleganza di lei.
-Tu come farai qui da sola?-  Le ho chiesto osservando i tavoli che dovevamo sistemare.
-Non preoccuparti, con la mia lingua ammaliatrice posso convincere chiunque a fare sia il mio che il tuo lavoro.- Mi ha detto facendomi l'occhiolino.
-Grazie Pips.- Le ho detto prima di andarmene.
-Dovere di una figlia di Afrodite.- Ha detto con aria seria.
Io l'ho guardata per un attimo e poi siamo scoppiate a ridere entrambe.
-Ora vai e torna presto. - Mi ha detto -Conto ancora sul tuo aiuto.-
Ho annuito e me ne sono andata.

Sono arrivata alla Capanna di Ecate in fretta, ma una volta arrivata davanti alla porta nera mi sono bloccata.
Penso di aver finalmente capito cosa provo per Jake. Insomma, lui mi piace, tanto. Ma c'é qualcosa che mi trattiene, che non mi fa bussare a questa dannatissima porta.
Diamine Alice, cosa ti prende? Non puoi tirarti indietro proprio ora.
Hai finalmente trovato qualcuno che si preoccupa per te, che ti vuole bene.
Ora bussa a questa dannatissima porta e di a Jake quel che provi.

 

Stavo per farlo, davvero, ma la porta si é aperta prima che io potessi bussare.
-Alice, cosa ci fai qui?- Ha chiesto Jake sorpreso.
Ho abbassato la mano che avevo alzato per bussare e ho rivolto un timido sorriso al ragazzo che mi sta difronte.
-Ciao Jake.-  gli ho detto piano.
-Cosa ci fai qui?- Ha ripetuto lui. -Non dovevi aiutare Piper?-
-Senti Jake mi dispiace.- gli ho detto ignorando le sue domande.
-Ti dispiace?- Ha ripetuto lui guardandomi con aria interrogativa.
-Si, mi dispiace.- Ho ripetuto. -Mi sono comportata male con te.-
Lui mi ha fissato per un pó e poi ha sorriso.
-In realtá dovrei scusarmi anche io.- Ha detto portandosi una mano dietro la testa. -Ero solo geloso.-
-Geloso?- Ho ripetuto io alzando lo sguardo su di lui.
Lui mi ha sorriso -Eh giá.-
-Jake, non devi essere geloso.- Gli ho detto io fissando il suo bel volto.
-No?- Ha chiesto lui con aria interrogativa.
-No.- Ho ripetuto io. -A me non piace Leo.-
Il volto di Jake si é illuminato. -Chi ti piace allora?- Ha chiesto.
Ho cercato inutilmente di non arrossire e ho guardato i suoi occhi color smeraldo.
-Mi piaci tu, Jake.- Gli ho detto.
Il suo volto si é aperto in uno splendido sorriso.
Poi si é avvicinato a me e mi ha baciato.
Nel momento in cui le nostre labbra si sono toccate ho sentito un brivido percorrermi la schiena. Proprio come quando Jake mi ha toccato in testa e ha scoperto l'incantesimo di mia madre.
Per la prima volta ho sentito la magia che spigiona il suo corpo. Mi ha invaso come un'ondata di aria fresca.
-Ehi piccioncini, avete finito?- Ha chiesto una voce improvvisamente.
-Pips, va via.- Ho detto io senza neanche voltarmi verso di lei.
-Cara avevi detto che saresti venuta ad aiutarmi.- Ha detto lei avvicinandosi.
-Pips, sono passati cinque minuti da quando me ne sono andata!- Le ho detto esasperata voltandomi finalmente verso di lei.
Piper ha alzato le spalle. -Lo so.- Ha detto mentre giocherellava con la punta della sua treccia. -Ma é ritornato Lucas e ha chiesto di te.-
-Lucas? Quando cavolo é arrivato?- Ho chiesto avvicinandomi a lei.
-Poco fa.- Ha risposto Piper continuando a giocare con i suoi capelli. -Ha detto che deve parlarti.-
-Dov'è ora?- ho chiesto.
-Capanna 21.-
Stavo per correre verso casa quando mi sono ricordata di Jake. Mi sono voltata verso di lui che, stranamente, stava sorridendo.
-Vai, non preoccuparti.- Mi ha detto. -Ci vediamo a pranzo.-
Gli ho rivolto un sorriso e l'ho abbracciato. -Grazie, a dopo.-
Gli ho dato un veloce bacio sulle labbra e ho seguito Piper che sbruffava contrariata.
-Mi hai appena fatto perdere dieci dollari.- Ha detto mentre attraversavamo la spiaggia.
le ho dato un leggero pugno sul braccio. -Cosí impari a scommettere su di me.-
Lei ha riso. - Diventerete la coppia piú popolare del Campo- mi ha detto senza smettere di ridere. -Ovviamente dopo me e Jason- ha aggiunto con aria seria.
Mi sono fermata di botto, andando a sbattere contro di lei.
-Pips, nessuno deve sapere che sto insieme a Jake.- Le ho detto guardandola.
Piper mi ha guardato e ha scosso la testa come se fossi matta. -Qui al Campo non puoi tenere nascoste certe cose.-
-Piper, promettimi che non dirai niente.- L'ho supplicata io.
-Perché?- ha chiesto lei.
-Per Leo.- Mi sono lasciata sfuggire.
Piper ha alzato un sopracciglio, confusa. -Perché ti interessa quel che pensa Leo?-
-Perché lui é mio amico, e io gli voglio bene. - Le ho detto decisa.
Lei non ha parlato per qualche secondo e poi alla fine ha sospirato.
-Ok, io non diró niente.- ha detto. -Ma  prima o poi lo verrà a sapere -
-Glielo diró io, al piú presto.- L'ho rassicurata.
Lei ha sospirato di nuovo e poi si é incamminata in silenzio verso la Capanna 21.
Lucas se ne stava seduto sui gradini bianchi, con in bocca una lattina.
-Da quando mangi le lattine?- Gli ho chiesto avvicinandomi.
Lui ha guardato la lattina per  un momento, come se si fosse appena accorto di mangiare metallo, e poi se le é gettata in bocca.
-Lo faccio quando sono nervoso.- Ha detto ingoiando il metallo che aveva in bocca.
Ho scosso la testa. Che sapore puó avere una lattina?
-Come mai sei nervoso?- Gli ho chiesto sedendomi al suo fianco.
-Piper quando ritornano Percy e Jason?- Ha chiesto Lucas ignorando la mia domanda.
-Stasera.- Ha detto Piper.
-Lucas cosa succede?- Gli ho chiesto io guardandolo. Lo conosco da fin troppo tempo, so che c'é qualcosa che non va.
-Non posso dirtelo ora.- Ha detto lui senza guardarmi. -Piper avverti Annabeth che domani mattina ci dovrá essere una riunione urgente.- Ha aggiunto poi guardando la figlia di Afrodite che ha annuito.
-Lucas, cosa diamine sta succedendo?- Ho chiesto nuovamente.
Lui mi ha guardato e mi ha abbracciato. -Al, scoprirai tutto domani. - Mi ha detto. -Adesso pensa ad organizzare una magnifica festa di bentornato.- Ha aggiunto accennando un sorriso.
-Dei Lucas, ti ho detto un miliardo di volte di non chiamarmi Al.-Gli ho detto tirandogli un pugno sul braccio. -Lo odio.-
Lui è scoppiato a ridere. -Lo so, Al.-
Ho scosso la testa contrariata, ma poi ho sorriso.
-Ehi capra, ti va di venire a pranzo con me?- Gli ho chiesto.
Lui ha sospirato. -Non posso.- Ha detto con aria triste. -Ho bisogno di parlare con Grover.-
Ho sbruffato. -Non stai cercando di rimpiazzarmi, vero?- Gli ho chiesto alzando un sopracciglio.
Lui ha assunto un'aria seria. -Come faccio a rimpiazzare una come te?- Mi ha chiesto guardandomi. -Non troveró mai nessuno che mi fa alzare il sabato mattina presto per andare in una dannata libreria.-
Ho riso e l'ho abbracciato.
-Domani pranziamo insieme però.- Gli ho detto.
Lui ha annuito. -Certamente, Al.-
-Giuro che ti ammazzo se mi chiami di nuovo cosí.- Gli ho detto scoccandogli un'occhiataccia.
Una tromba ci ha ricordato che é ora di pranzo.
Lucas é scappato via in fretta e io mi sono incamminata con Piper verso  la mensa.

 

Abbiamo finito tutto nel tardo pomeriggio, quando manca solo un'ora all'arrivo dei ragazzi.
Piper ha mandato tutti a prepararsi e si é seduta sulla sabbia ad ammirare la sua opera. O meglio, la nostra opera, uscita fuori da una sua idea.
Sulla spiaggia abbiamo sistemato cinque lunghi tavoli. Quattro saranno usati per mangiare, mentre uno sará pieno di cibo e bevande.
Tra i dolci ci sará anche un'enorme torta blu, preparata da Annabeth e Piper, come sorpresa per Percy.
Tra due alberi é stato sistemato un grosso striscione, opera di Nico (che a quanto pare é molto bravo nel disegno) e Hazel, con sopra scritto a caratteri cubitali:
BENTORNATI FRANK, LEO, PERCY E JASON.
Inizialmente c'é stato un piccolo dibattito tra Piper e Nico per quale nome dovesse comparire per primo (Piper voleva prima il nome di Jason e poi tutti gli altri)  ma é stato velocemente risolto da Hazel che ha scritto il nome del suo ragazzo, sollevando ogni questione.
La spiaggia é riempita di piccole lanterne luminose (Opera mia e di Annabeth) che indicano diversi sentieri, cosí da potersi orientare bene anche al buio.
I figli di Apollo hanno provveduto alla musica: stasera suoneranno i Sunshine, un gruppo composto da tre figli del dio del sole, tra cui Will che é il chitarrista.
Dopo essersi assicurata per l'ennesima volta che tutto fosse a posto, Piper si é andata a preparare.
Sono andata a farmi una doccia anche io, stanca dopo tutto quel lavoro.
Mezz'ora piú tardi stavamo tutti sulla  Collina Mezzosangue ad aspettare il loro arrivo.
Dopo quasi un quarto d'ora di ritardo, (in cui Piper ha rischiato di rimanere senza capelli per tutte le volte che si é passata una mano tra loro; Annabeth ha scavato una piccola trincea per aver camminato piú volte, avanti e indietro, nello stesso punto; Hazel e Nico sono diventati muti e io mi sono mangiata tutte le unghie delle mani per la preoccupazione), abbiamo avvistato la scintillante sagoma di Festus planare verso di noi.
-Sono loro!- Ha esclamato Annabeth felice, riconoscendo da più vicino il drago di metallo.
Festus non ha fatto neanche in tempo a poggiare le zampe a terra che Percy  era giá tra le braccia di Annabeth.
Jason e Frank hanno abbracciato le loro rispettive ragazze e io mi sono avvicinata all'unico ragazzo rimasto in groppa al drago.
Leo é balzato giù dal drago con un movimento veloce e io l'ho abbracciato forte.
Quanto mi é mancato il suo abbraccio.
Stavo per dirgli che ero felice di vederlo quando improvvisamente lui si é caduto in ginocchio davanti a me.
So di aver urlato qualcosa, non so bene cosa. Mi sono inginocchiata difronte a lui e gli ho preso il volto tra le mani.
-Leo, stai bene?- Gli ho chiesto.
Lui non mi ha risposto, ha il volto pallido e imperlato di sudore.
Mi ha dato le spalle e ha vomitato. Gli ho poggiato una mano sulla fronte, per rassicurarlo e ho scoperto che scotta tantissimo.
In pochi istanti Will é arrivato al suo fianco e gli ha toccato il volto.
Ho scoperto che come figlio di Apollo é anche un bravo medico, il piú bravo del Campo a quanto pare.
Leo ha mormorato qualcosa di insensato e poi é svenuto.
Fortunatamente Jason lo ha afferrato prima che sbattesse la testa a terra.
-Portatelo in infermeria.- Ha detto Will guardando il ragazzo.
Jason ha sollevato il corpo dell'amico con facilità e ha seguito il dottore verso l'infermeria che si trova nella Casa Grande.
Li ho seguiti, insieme agli altri.
Percy mi ha afferrato la mano.
-Non preoccuparti, sará solo stanco per il viaggio.- Mi ha sussurrato ad un orecchio. -Inoltre abbiamo dovuto affrontare un drago e lui ha usato molto i suoi poteri, credo che é per questo che é svenuto.-
-Avete affrontato un drago?- Ha chiesto Annabeth.
-In realtá lo ha affrontato Leo- Ha spiegato Percy. -Noi stavamo controllando che il territorio fosse libero. É per questo che siamo arrivati in ritardo.-
Ci siamo seduti tutti sul prato della Casa Grande, in attesa di qualche notizia. Dopo qualche minuto é arrivato Jake e mi ha abbracciato. L'ho stretto forte, cercando di pensare che andrá tutto bene.
Ho praticamente pregato ogni dio di mia conoscenza per far si che andasse tutto bene.
 É passata quasi un'ora, quando finalmente Will e Jason (che era rimasto dentro) si decidono ad uscire.
-Sta bene, ha solo bisogno di riposo.-  ci ha annunciato Will sorridendo.
Abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo.
-Inoltre ha detto che possiamo festeggiare, non vuole fare il guastafeste.- Ha aggiunto il figlio di Apollo guardando Piper.
Piper ha scosso la testa. -Ma non possiamo, lui sta male!- Ha detto.
-Ha detto che non rivolgerá piú la parola a nessuno se stasera non si festeggia.- Ha detto Jason  guardando a sua  volta la sua ragazza. -Pips, mi ha praticamente pregato di festeggiare.-
Piper ha scosso la testa rassegnata. -Questa me la paga.- ha sussurrato tra se e se. -E va bene, andiamo a festeggiare.- Ha poi detto ad alta voce a tutti i presenti.
Diversi semidei, tra cui Travis e Connor, hanno urlato contenti e si sono incamminati verso la spiaggia insieme agli altri.
Io sono rimasta davanti alla Casa Grande a fissare Will.
Mi sono avvicinata a lui. -Posso vederlo?- L'ho supplicato.
Lui ha sospirato. -Mi sa che non dormirá fino a quando non ti vedrá.- mi ha detto sorridendo ed entrando in infermeria.
Ho sorriso anche io e poi mi sono voltata verso Jake.
-Jake, vai alla festa.- Gli ho detto prendendogli la mano. -Io ho bisogno di parlare con lui.-
Jake mi ha guardato per un pó.
-Sicura di non voler venire con me?-  Mi ha chiesto.
-No.- Gli ho risposto decisa. -Vai e divertiti, ci vediamo piú tardi.-
Lui ha sospirato e poi mi ha dato un leggero bacio.
-Ok, a dopo.- mi ha sussurrato.
Mi sono voltata e sono andata in infermeria. Ho bussato alla porta, che era semichiusa e Willi mi ha invitata ad entrare.
L'infermeria é una piccola saletta con le pareti bianche. Ci sono circa una decina di letti da ospedale e diversi scaffali con medicine.
L'unico letto occupato é quello di Leo, infondo alla stanza.
Mi sono avvicinata e non appena mi ha visto lui mi ha sorriso.
Dei, quanto mi é mancato il suo sorriso.
Ha ancora il volto pallido, ma é molto migliorato rispetto a prima.
-Come stai?- Gli ho chiesto sedendomi su una sedia vicino al suo letto.
-Una meraviglia.- Mi ha risposto lui accennando un sorriso. -Solo che il biondo qui non mi lascia partecipare alla mia festa.-  ha aggiunto poi scoccando un'occhiataccia a Will che stava scrivendo qualcosa su una cartellina.
Il ragazzo lo ha ignorato, continuando a fare quel che stava facendo.
-Hai bisogno di riposo Leo.- Gli ho detto io.
Lui ha sbruffato contrariato.
-Will se vuoi puoi andare, tanto lui sta meglio no? Ha solo bisogno di riposo.- Ho detto al ragazzo che era evidentemente scocciato per il fatto di dover lavorare la sera in cui c'é una festa.
-Non posso lasciarlo qui da solo.- Ha detto Will con aria seria.
-Ma ci sono io!- Gli ho detto accennando un sorriso. -Se succede qualcosa ti vengo a chiamare subito.-
Lui mi ha guardato, non ancora convinto.
-E poi ricordati che hai un'esibizione. Senza di te i Sunshine non possono suonare.- Gli ho detto per incoraggiarlo.
Lui alla fine ha ceduto. -E va bene, ma al primo problema che ha mi chiami!- Ha detto mentre si toglieva il camice bianco. -E deve assolutamente dormire.-
-Agli ordini, capitano!- Ha detto Leo facendo un saluto militare.
Will gli ha rivolto un'altra occhiataccia e poi mi ha guardato.
-Non preoccuparti, non é sempre cosí idiota.- Gli ho detto e lui é scoppiato a ridere.
-Ehi!- Ha protestato Leo.
Io gli ho rivolto un sorriso e lui mi ha tirato un cuscino.
-Allora io vado.- Ha annunciato Will gettandoci un'altra occhiata.
-Non preoccuparti Will.- L'ho rassicurato.
Lui ha sospirato ed é uscito dalla stanza chiudendo la porta.
-Non lasciarmi sola con lei, dottore.- Ha detto Leo improvvisamente con un finto tono spaventato. -Mi ammazzerà.-
Io gli ho rilanciato il cuscino -Sei tu che mi hai quasi fatto morire.- Gli ho detto.
-Ma se non ho fatto niente!- ha protestato lui.
-Ah no?- Gli ho detto guardandolo. - Hai vomitato e sei svenuto davanti ai miei occhi, mi hai quasi fatto venire un infarto per lo spavento!- 
Lui mi ha guardato per un pó.
-Anche tu mi sei mancata , Alice.- Mi ha detto sorridendomi.
Mi sono avvicinata a lui e l'ho abbracciato.
-Sai che un abbraccio in media dura tre secondi?- Mi ha detto mentre mi accomodavo sul letto al suo fianco. -Alcuni ricercatori hanno scoperto che quando un abbraccio dura venti secondi si produce un effetto terapeutico sul corpo e sulla mente.-
-Stai cercando di farti abbracciare di nuovo?- Gli ho chiesto io sorridendogli.
-No, é vero.- Ha detto lui con aria seria. -Il corpo produce un ormone chiamato ossitocina, il quale ha molti benefici sulla nostra salute fisica e mentale. Inoltre aiuta anche a rilassarci.-
-Chi te l'ha dette queste cose?- Gli ho chiesto io sorpresa per quel che mi ha appena detto.
Lui ha alzato le spalle. -L'ho letto da qualche parte.-
-Sai, ho proprio bisogno di rilassarmi un pó.- Gli ho detto abbracciandolo nuovamente.
Lui ha sorriso e mi ha stretto a se.
Non so se il nostro abbraccio é durato di piú o di meno di venti secondi, non so se tutto quello che ha detto Leo é vero, ma giuro che mi sono sentita davvero bene dopo quell'abbraccio.
Ho poggiato la testa sulla sua spalla e ho chiuso gli occhi per qualche secondo, assaporando con tutta me stessa quel momento.
-Come é stata la vita al Campo senza di me?- Mi ha chiesto lui improvvisamente.
-Silenziosa.- Gli ho risposto io sorridendo.
Ho sentito il suo corpo tremare per la risata. É davvero strano come tutto il corpo reagisca ad una semplice risata.
-E cosa hai fatto?- Mi ha chiesto poi.
-Ho imparato ad usare la magia, a tirare con l'arco e a combattere con un pugnale.-
Lui mi ha guardato per un attimo.
-Ti sei data da fare, allora.- Ha detto.
Ho sorriso. -Eh giá.- Gli ho detto. -E tu, come é stata la tua permanenza al Campo Giove?-
Lui ha sbruffato. -Orribile.- Ha detto. -I romani continuavano a guardarmi in modo strano, come se da un momento all'altro potevo dare fuoco a tutto.-
-Ma é vero.- Gli ho fatto osservare io.
Lui ha sorriso. -Beh, si é vero, ma non l'avrei mai fatto.- Ha detto con aria seria. -Non sono cosí idiota!-
 -Eh, insomma.- Ho detto ridendo.
-Ehi!- Ha protestato lui tirandomi un leggero pugno sul braccio.
Io ho riso nuovamente e lui si é lasciato sfuggire uno sbadiglio.
Ha cercato di farlo passare per una risata, ma io non ci sono cascata.
Ho alzato la testa dalla sua spalla e l'ho guardato.
-Credo sia ora di dormire.- Gli ho detto alzandomi dal letto.
Lui ha sbruffato contrariato. -Non ho sonno.-
-Valdez, vuoi farmi ammazzare da Will?- Gli ho detto io coprendolo con le coperte.
Lui ha sospirato. -Facciamo un patto.- Mi ha detto improvvisamente togliendosi le coperte da dosso. -Dormo solo se resti qui con me.-
Ho alzato un sopracciglio e ho sorriso. -É normale che resto qui con te, Valdez.- Gli ho detto sedendomi sulla sedia al fianco del letto. -Non posso lasciarti solo. -
Lui ha sorriso a sua volta. -Non intendevo li.- Ha detto indicando la sedia su cui ero seduta. -Ma qui.- Ha posato la mano sul letto, al suo fianco.
-Valdez, non posso dormire con te!- Gli ho detto scuotendo la testa.
-Sai che quel fatto degli abbracci funziona anche solo se una persona sta al tuo fianco?- Ha detto continuando a sorridere.
Sono scoppiata a ridere. -Questo te lo sei inventato.-
Lui ha riso a sua volta. -Si, é vero.- Ha ammesso. -Peró davvero, fallo per me. Sono malato.-
Ha giunto le mani in segno di preghiera e mi ha guardato speranzoso.
Ho sospirato e mi sono stesa al suo fianco. -Lo faccio solo perché teoricamente sei malato.- Gli ho detto guardandolo negli occhi.
Lui ha sorriso e ha poggiato la testa sul cuscino.
-E ora dormi, hai bisogno di un bel pó di riposo. - Ho aggiungo poggiando la mia testa sulla sua spalla.
Lui ha chiuso gli occhi. -Mi mancata tantissimo Alice.- Ha mormorato tra uno sbadiglio.
Sono rimasta in silenzio per un pó, ascoltando il suo respiro che diventava piano piano piú lento e regolare.
-Mi sei mancato tantissimo anche tu Leo.- Ho sussurrato una volta che si era giá addormentato.
Ho chiuso gli occhi a mia volta e mi sono lasciata trasportare dalla stanchezza.




 

ANGOLO DELL'AUTRICE :3
Eccomi qui ;D
Allora, i capitoli non sono più tratti dal diario di Alice ma sono comunque scritti in prima persona. ^^ *Si nasconde dai fan dell'Aleo* Non ammazzatemi.
Abbiamo una nuova coppia: la Jakice (Jake + Alice, ringrazio sempre icedisland per il nome ;3 ) Spero che il capitolo vi sia piaciuto, è tornato Leo! ;D
Sono stata molto brava con lui, i miei progetti iniziali per il suo ritorno erano degni di zio Rick u.u
Ma quanto amo Piper? *-------*
Vabbè, lascio a voi i commenti xD
Ringrazio Ledna_, Scorpion550, icedisland e Percabeth7897 per aver recensito.
Siete sempre la mia gioia gente :3 <3
Ringrazio anche chiunque sia arrivato fin qui. :3
Ora me ne vado, ho un nuovo capitolo da finire xD
With love BettyLovegood <3
P.S: quella cosa degli abbracci è vera. Quindi abbracciate tanta gente xD
*Cerca di abbracciare ogni singolo lettore*

 

 

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Capitolo 14
*** Andrea. ***


Dedico questo capitolo a tutti quei ragazzi che vengono presi in giro
perchè sono diversi, perchè non sono come gli altri.
Ricordate: lo sbaglio sono loro, non voi.

 


La prima cosa che ho visto appena ho aperto gli occhi é una massa di capelli ricci.
Ho spostato il volto dal cespuglio di Leo e la forte luce del sole mi ha costretto a richiudere gli occhi.
Ho sbattuto piú volte le palpebre, per abituarmi alla luce e ho tentato di alzarmi dal letto, ma un braccio di Leo, ancora addormentato al mio fianco, mi impedisce ogni movimento.
-Leo svegliati.- Gli ho sussurrato scuotendogli il braccio delicatamente. Lui ha mormorato qualcosa di insensato e non si é mosso.
-Leo, svegliati.- Ho ripetuto piú forte cercando di togliere il suo braccio dalla mia pancia.
-Altri cinque minuti.- Ha mormorato  lui affondando la testa nel cuscino.
-Valdez, alzati ora!- Gli ho urlato spazientita. Ho davvero bisogno di alzarmi, sento tutti i muscoli indolenziti e inoltre ho un urgente bisogno di usare il bagno.
Leo ha aperto gli occhi e si é voltato verso di me.
-Perché non puoi lasciarmi dormire?- Mi ha chiesto mentre sbadigliava.
-Togli il tuo braccio dalla mia pancia o giuro che faccio la pipi al letto.- L'ho minacciato.
Lui é scoppiato a ridere ma non si é mosso.
-Dammi un bacio e ti lascio andare.- Ha detto voltandosi verso di me. I nostri visi sono a pochi centimetri.
Mi sono avvicinata a lui, diminuendo sempre di piú la distanza tra noi.
Quando i nostri nasi ormai si toccavano gli ho tirato un pugno sul braccio.
Lui ha urlato per la sorpresa e ha tolto finalmente il braccio dalla mia pancia. Gli ho dato un leggero bacio sulla fronte e sono scappata in bagno.
-Sei davvero spregevole, sai?- Mi ha urlato dietro lui.
Una volta uscita dal bagno l'ho trovato seduto sul letto con le gambe incrociate e con in mano un piattino con un grosso pezzo di torta tutto blu.
-Dove hai preso la torta?- Gli ho chiesto sedendomi difronte a lui.
Lui ha continuato a mangiare la sua torta in silenzio e mi ha passato un bigliettino.

Sono passato a portarvi un pezzo di torta e vi ho trovato addormentati.
Mi dispiace che vi siete persi la magnifica festa.
Alice domattina abbiamo lezione alle undici.
Un bacio Jake.


-Che ore sono?- Ho chiesto a Leo posando il foglietto sul comodino vicino al letto.
-Hai un'altra mezzora a disposizione.- Ha detto lui continuando a trangugiare la torta.
-Potresti darmene un pezzo?- Ho chiesto guardando il dolce che aveva nel piatto.
Lui ha scosso la testa. -Non meriti il dolce.- Ha detto portandosi un grande pezzo di torta blu alla bocca.
-E dai!- ho protestato io tentando di prendere la torta.
Lui ha tirato il piatto a se, evitando la mia mano e ha sorriso.
-Non meriti il dolce.- Ha ripetuto lui scuotendo la testa.
-Leo, non puoi negarmi la torta.- Ho protestato io.
-E va bene.- Ha detto lui. Ha tagliato  in due la fetta di torta che stava nel piatto e me lo ha avvicinato.
Stavo per prenderlo quando lui ha spostato il piatto verso il mio viso e mi ha riempito il volto di torta.
-Leo!- Ho urlato io.
Lui é scoppiato a ridere. -Questo é per il bacio.-
-Ok, me lo sono meritata.- Gli ho detto sorridendo. Mi sono pulita il volto con una mano e ho afferrato un piccolo pezzo di torta rimasto nel piatto. Gli ho dato un morso e poi mi sono alzata dal letto.
-Dove vai?- Mi ha chiesto.
-Ho lezione con Jake e dovrei farmi una doccia.- Gli ho detto indicandomi il volto.
Lui ha sbruffato contrariato.
-Non potresti saltarla?- Mi ha chiesto guardandomi.
Mi sono avvicinata a lui e ho preso un altro pezzo di torta dal piatto.
-Non puoi chiedermi una cosa del genere, Valdez.- Gli ho detto buttandogli la torta il faccia.
-Lo prendo come un si?- Ha chiesto pulendosi il volto dalla panna.
-A dopo Valdez.- Gli ho detto io salutandolo con la mano e uscendo dall'infermeria.
Mi sono incamminata verso la Capanna 21 senza riuscire a smettere di sorridere.


Ho trovato Jake seduto su una sedia sul prato intento a leggere un libro.
Mi sono avvicinata in silenzio e gli ho coperto gli occhi.
-Sento il tuo profumo di mare, Alice.- Ha detto lui voltandosi verso di me.
-Davvero profumo di mare?- Gli ho chiesto abbassando le mani per abbracciarlo.
-Sei  figlia di Nettuno, é normale che tu profumi di mare.- Mi ha risposto lui dandomi un bacio.
-Ti va un caffè?- Mi ha chiesto poi facendomi accomodare su una sedia.
-Si, grazie.- Ho detto prendendo il libro che stava leggendo.
-Jake, stai leggendo Zafón?- Gli ho chiesto ammirando il libro che avevo in mano.
-Si, ma non mi piace molto. Lo trovo troppo complicato.- Mi ha risposto lui passandomi una tazza fumante di caffé.
Ho osservato un attimo la tazza che avevo davanti. Cavoli, in America ci vanno pesante con il caffé.
In Italia siamo abituati alle tazzine.
-Evans non puoi dire che Zafón é complicato.- Ho detto io. -É uno scrittore meraviglioso.-
-Non lo trovo cosí meraviglioso, preferisco Green.- Ha detto lui sorseggiando il suo caffé. -É più semplice.-
-Non puoi paragonare Green a Zafòn!- Gli ho detto io guardandolo stupita. -É come paragonare la lana con la seta.-
Lui ha alzato le spalle. Lo fa sempre quando é deciso su una sua idea.
-Hai mai letto l'ombra del vento?- Gli ho chiesto.
Lui ha scosso la testa.
-Dei, come fai a dire che uno scrittore non ti piace se non hai letto il suo libro migliore?-
-Scommetto che é il tuo autore preferito- Mi ha detto sorridendo.
Ho sorseggiato un pó di caffé. Non c'é paragone con quello italiano.
-Esatto.- Gli ho risposto. -E piacerá anche a te quando leggerai l'ombra del vento.-
Lui ha annuito. Siamo rimasti un pó in silenzio.
-Come sta Leo?- mi ha chiesto improvvisamente lui.
-Bene.- ho risposto. -Aveva solo bisogno di un pó di riposo.-
-Mi fa piacere.- Ha detto accennando un sorriso.
-Ah, grazie per la torta.- Gli ho detto. -Mi dispiace per ieri sera.-
Lui é stato un pó in silenzio.
-Non preoccuparti, capisco.- Ha detto alla fine. -Lui é un tuo amico ed eri preoccupata.-
Gli ho sorriso grata per la sua comprensione.
-Solo, promettimi di non dormire mai piú con lui.- Ha detto guardandomi.
Il mio volto é andato in fiamme.
-Si, é che lui..- Volevo trovare una giusta scusa, ma non ci sono riuscita cosi sono rimasta in silenzio a fissare la mia tazza.
Lui é scoppiato a ridere. -Non preoccuparti, tanto lui sa di noi no?-
Ho abbassato ancora di piú lo sguardo. -A proposito di questo, Jake...-
-Non gliel'hai detto?- mi ha interrotto posando la tazza sul tavolo e guardandomi.
-Non potevo Jake.- gli ho detto senza guardarlo. -Stava male!-
Jake non ha parlato per un bel pó. É rimasto in silenzio ad osservare la sua tazza di caffé.
Poi alla fine ha sospirato.
-Glielo dirai, vero?- Ha detto alzando lo sguardo su di me.
-Certo che glielo diró!- gli ho risposto subito.
-Ok.- Ha detto lui bevendo un sorso di caffé.
-Allora maestro, cosa mi insegni oggi?-  Gli ho chiesto alzandomi in piedi per cambiare argomento.
Lui mi ha osservata un attimo e poi ha sorriso.
-Foschia.- Mi ha detto alzandosi a sua volta in piedi. Mi ha mostrato la tazza piena di caffé.
-Cosa vedi?- mi ha chiesto.
-La mia tazza di caffé.-
Lui ha annuito e poi ha passato una mano sulla tazza.
-Ora cosa vedi?- Ha chiesto nuovamente.
Ho osservato la tazza. Anzi no, non era piú una tazza, era un uccellino.
Un uccellino piccolo, con il petto rosso che fischiettava una canzoncina.
So che non é reale, ma sembra cosí vero.
-Un uccellino.- Ho risposto.
-Concentrati.- Mi ha detto.
Ho chiuso gli occhi e ho liberato la mente da ogni pensiero, come mi ha insegnato Jake. Quando li ho riaperti l'uccellino era ancora lí, ma per un momento ho rivisto la tazza.
Ho chiuso nuovamente gli occhi e ci ho riprovato. Quando, per la seconda volta, ho riaperto gli occhi ho finalmente rivisto la tazza, circondata da un alone verde.
-Ora vedo una tazza.- Ho detto a Jake sorridendo.
-Prendila- Ha detto lui.
Ho allungato la mano sul tavolo e per un istante ho rivisto l'uccellino che volava via. Ma so che non é reale, davanti a me c'é una tazza di caffé.
La mia mano ha toccato la ceramica e ho alzato l'oggetto sorridendo.
Jake ha sorriso. -Sapevo che ce l'avresti fatta.- Ha detto prendendo la tazza dalla mia mano e posandola sul tavolo.
Sono rimasta per un momento ad osservare il ragazzo che avevo difronte. Quanto é bello, con quella sua chioma bionda, gli occhi color smeraldo e quel largo sorriso che rende tutto perfetto.
-Che c'é?- Mi ha chiesto lui avvicinandosi.
-Oh, niente.- Gli ho detto io abbassando velocemente lo sguardo e arrossendo.
-Te l'ho giá detto che quando arrossisci sei carina? - Ha detto sorridendo ancora.
-Solo un milione di volte.- Ho risposto io alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi. Ho sorriso e lui mi ha baciata.
-Allora, dato che sono un portento nella magia, che ne dici di una passeggiata?- Gli ho detto prendendogli la mano.
Lui non ha avuto il tempo di rispondermi, qualcuno mi ha chiamato a gran voce.
-Ehi, Alice.-
Ho visto Percy avvicinarsi di corsa.
-Ciao Perce.- l'ho salutato io sorridendogli una volta che ci aveva raggiunto.
-E lui chi é?- Ha chiesto Percy osservando prima la mia mano in quella di Jake, e poi indicandolo.
Ho lasciato subito la mano del ragazzo e ho fatto le presentazioni.
-Perce, lui é Jake Evans, il mio insegnate di magia e ovviamente figlio di Ecate.-
Jake ha sorriso e ha dato la mano al ragazzo.
-E Jake, lui é..-
-So chi é lui.- Mi ha interrotto Jake con un sorriso. -Percy Jackson, figlio di Poseidone, sei un grande eroe.-
-E sono anche il fratello della  ragazza che hai di fianco.- Ha detto Percy stringendo la sua mano.
Ha marcato la parola fratello, come avvertimento, ma Jake non ci ha fatto caso.  Ho gettato un'occhiataccia a mio fratello, ma quest'ultimo ha fatto finta di niente.
-Quanti anni hai Jake?-  gli ha  chiesto improvvisamente Percy.
-Sedici anni, quasi diciassette.- Ha risposto il biondo con un sorriso.
Percy ha guardato prima me e poi Jake.
-Due anni in piú di Alice.- ha detto alzando un sopracciglio.
Jake, evidentemente confuso, ha alzato le spalle con noncuranza.
Ho gettato un'altra occhiataccia a Percy, che stava per porre un'altra domanda.
-Perce cosa ci fai qui?- L'ho interrotto prima che parlasse con un sorriso.
Percy mi ha guardato per un attimo e poi si é grattato la testa.
-Ah, giá.- Ha detto infine. -Il tuo amico Lucas ha indetto una riunione urgente. -
Cavoli, me ne ero dimenticata.
-Jake tu sei un capo- capanna?- Ha chiesto Percy al ragazzo.
Jake ha scosso la testa. -Ellie, mia sorella lo é.- Ha detto.
Ellie é l'unica sorella di Jake, piú grande di lui di un anno. É arrivata al Campo quando aveva solo dodici anni, ma era stata riconosciuta solo a quindici anni.
Non ho mai visto Ellie, secondo Jake passa tutto il suo tempo nei boschi. Non é una ragazza molto sociale.
-Ah, giá.- ha detto Percy sorridendo. -Ellie Dowson, la ragazza con i capelli blu!-
-Capelli blu?- ho chiesto io.
Jake ha sorriso imbarazzato. -Un giorno mi ha detto che si era stancata di essere bionda, é sparita in bagno per qualche ora e quando é uscita aveva i capelli blu.- Ha spiegato il figlio di Ecate. -Quando le ho chiesto perché proprio blu, lei mi ha detto che era il colore preferito del ragazzo che le piaceva. Cosí almeno poteva attirare la sua attenzione.-
-E ci é riuscita?- gli ho chiesto curiosa.
Jake ha gettato prima un'occhiata a Percy e poi ha scosso la testa. -Il ragazzo era giá impegnato, e lo é tutt'ora.-
-Io l'avrei sposata una ragazza con i suoi capelli.- Ha detto Percy. -La prima volta che l'ho vista cosí ho cercato di convincere Annabeth a fare lo stesso.-
-E lei cosa ha risposto?- Gli ho chiesto guardandolo.
Lui ha sospirato. -Mi ha dato un pugno e non mi ha parlato per un'intera giornata.-
Sono scoppiata a ridere, immaginando una Annabeth dai capelli blu a braccetto con Percy.
-Si, beh, il blu é un bel colore.- Ha detto infine Percy sorridendo. -Ora andiamo?- Ha aggiunto guardandomi.
-Si, certo.- Gli ho risposto io.
Poi mi sono voltata verso Jake e l'ho salutato. -Ci vediamo a pranzo.- gli ho detto.
Lui ha abbozzato un sorriso e ha annuito.
Una volta che ci siamo allontanati abbastanza dalla Capanna di Ecate, Percy  mi ha guardato.
-Non é troppo grande per te?- mi ha chiesto.
Ho sospirato. -La smetti di fare il fratello protettivo? É solo un amico. Ed é un bravo ragazzo.- Gli ho detto sorridendo.
-Da quando gli amici si tengono per meno e si scambiano baci?- Ha chiesto lui sbruffando.
Ok, mi ha scoperta.
Mi sono fermata e gli ho afferrato la mano. Mi stavo mentalmente preparando un discorso per spiegargli che non doveva dire niente.
-Non lo diró a nessuno.- Ha detto lui interrompendo i miei pensieri.
-Come?- Gli ho chiesto io.
-Si, beh, ho sentito Piper e Annabeth parlare.- Ha detto grattandosi la testa imbarazzato.
Giuro che ammazzo Piper. Si, devo ammazzarla.
-Dimmi che non lo sa nessun altro.- Ho detto a Percy.
-Solo io, Annabeth e Piper.- Mi ha detto lui abbozzando un sorriso.
Ho sospirato. -Ok, va bene, stiamo insieme.- Ho ammesso.
-Parlerai con Leo, vero?- Mi ha detto lui dopo un attino di pausa.
Ma che razza di domanda é questa? Perché tutti credono che non diró niente a Leo.
Non posso certo farglielo scoprire cosí a caso.
-Certo.- Ho detto abbozzando un sorriso.
-Ok.- Ha detto lui ricominciando a camminare verso la Casa Grande.
-Comunque lo terró d'occhio.- Ha detto dopo un pó facendomi l'occhiolino. Ho sorriso e l'ho seguito all'interno della Casa Grande.



Leo mi ha sempre detto che per lui le riunioni sono uno spreco di tempo. In questo momento potrebbe stare al Bunker 9 a progettare qualche arma micidiale, invece di stare seduto qui a ascoltare Lucas parlare di come dei terribili mostri si sono messi sulle nostre tracce.
É per questo che sono rimasta colpita dalla sua attenzione.
-Ci sono anche le empuse?- Ha chiesto in quel momento approfittando dell'attimo di silenzio che si era creato.
Lucas ha annuito e poi ha guardato Percy e Annabeth, seduti  al suo fianco. -C'é ne una che ha fatto il vostro nome.- Ha detto piano.
-Bionda e vestita da cheerleder?- Ha chiesto Annabeth.
Lucas ha annuito.
-Ma non muore mai?- Ha esclamato Percy sbruffando.
-Ehm, scusate, cosa sono le empuse?- Ho chiesto io guardando i due ragazzi.
-Hai presente i vampiri?- Ha detto Leo ed io ho annuito. -Immagina una vampira con una zampa d'asino e una di metallo ed avrai un'empusa.-
-Aspettate.- Ho detto io ricordandomi una cosa.- Ma non erano le ancelle della dea Ecate?-
Ricordo di aver letto un articolo sulle origini dei vampiri in cui si parlava delle empuse.
Tutti si sono voltati prima verso Annabeth e poi verso Ellie, che se ne stava in silenzio in un angolo.
La ragazza, sorpresa da quell'improvvisa attenzione é diventata rossa.
É davvero una bella ragazza. I suoi occhi color smeraldo, identici a quelli del fratello, risaltano di piú grazie al blu dei suoi capelli.
-Si, é vero.- Ha detto sistemandosi sulla sedia. -Ma non tutte rispondono a mia madre.- Ha spiegato. -Quando mia madre ha appoggiato gli dei molte ancelle l'hanno rinnegata e hanno creato un gruppo a parte con l'unico scopo di uccidere i semidei.-
-Un'altra bella notizia.- Ha esclamato Leo.
É calato il silenzio, rotto improvvisamente dallo squillo di una tromba.
Jason ha guardato Percy seduto al suo fianco, il quale ha annuito, e si é alzato in piedi.
-Io e Percy siamo convinti che tutto questo sia un piano di Gea per risorgere.- Ha detto il figlio di Giove mentre Leo, Annabeth, Piper, Hazel, Frank e Nico annuivano silenziosamente. -Quindi ci sará al piú presto bisogno di una missione.- Ha continuato il ragazzo.
-E chi ne prenderá parte?- Ha chiesto Will guardando per un attimo Nico.
-Sará Rachel a deciderlo.- Ha risposto Percy .
-Chi é Rachel?- ho sussurrato piano all'orecchio di Leo.
-Il nostro oracolo.- Mi ha detto lui.
-Ok, ci sono altre domande?- ha chiesto Jason. Nessuno ha fiatato.
-Bene, é ora di pranzo.- Ha detto Percy alzandosi in piedi e raggiungendo l'uscita.
Mi sono avvicinata a Lucas, che stava uscendo e gli ho stretto il braccio. -Capra mi devi un pranzo, ricordi?- Gli ho detto sorridendo.
Lui ha abbassato lo sguardo. -Mi dispiace, ho un impegno urgente.- Ha detto tristemente.
L'ho guardato per un attimo.
Due grosse occhiaie gli segnano il volto.
-Lucas, tutto bene?- gli ho chiesto.
-Si, sono solo un pó stanco.- Mi ha detto lui abbozzando un sorriso.
Ho sospirato. -Cerca di dormire un pó- Gli ho detto sorridendo. -Le occhiaie non ti donano.-
Lui ha sorriso e poi mi ha dato un bacio sulla guancia. -Ti prometto un pranzo appena saró libero.-
-Ok.- Gli ho detto abbracciandolo.
-Non sono geloso solo perché sei un satiro.- Ha detto Leo avvicinandosi con il suo solito sorriso stampato in volto.
-E con questo cosa vorresti dire, Valdez?- Gli ha detto Lucas sorridendo a sua volta.
-Che sono sempre piú bello di te.- Leo ha fatto l'occhiolino al satiro e lui é scoppiato a ridere.
-Ti ricordavo meno egocentrico.- Ha detto Lucas dando una pacca sulla spalla al ragazzo.
Leo ha alzato un sopracciglio. -Ricordavi male.- Gli ha detto.
-Voi due vi conoscete?- Ho chiesto io sorridendo.
Leo mi ha guardata -Eh giá Raggio di sole. Lucas é il mio satiro preferito.- Ha detto facendogli l'occhiolino.
-Aspettate, voi due vi conoscete?- a chiesto a sua volta Lucas indicandoci.
-Eh giá, Leo é il mio ragazzo preferito.- Ho detto facendogli l'occhiolino.
-Cosa?!- ha urlato Lucas guardandomi.
-Come amico!- ho risposto io velocemente arrossendo.
Leo é scoppiato a ridere, poi si é avvicinato a Lucas. -In realtá é perdutamente innamorata di me, ma non vuole ammetterlo.- Gli ha detto in un orecchio, in modo abbastanza forte che io sentissi.
-Si, aspetta e spera Valdez.- Gli ho detto dandogli un leggero pugno sul braccio e sorridendogli.
Lui si é voltato verso di me.
-La speranza é l'ultima a morire.- Ha detto con aria seria.
-Forse la speranza non morirá mai, ma se non ci sbrughiamo tra poco muoio io. Di fame.- Gli ho detto.
Lucas ha abbracciato me e ha dato una pacca sulla spalla a Leo e se ne é andato.
Sono rimasta ad osservarlo mentre si allontanava.
-Non stavi morendo di fame?- Mi ha chiesto Leo.
Ho distolto lo sguardo dal satiro e sono andata con lui a pranzo.




Fare ogni notte lo stesso incubo é davvero terribile.
Sembra di guardare sempre lo stesso film horror ogni sera, film che riesce a spaventarmi ogni dannata sera.
Erano le quattro del mattino quando mi sono svegliata in un bagno di sudore. Mi sono fatta una doccia e sono tornata a dormire, con la speranza di riuscirci.
Mentre tentavo di riposare dei forti colpi alla porta mi hanno svegliata.
Dannatissimo Leo e il suo stupido vizio di svegliarmi cosí.
Mi sono alzata e lentamente sono andata ad aprire la porta sbadigliando, ma invece di trovare Leo ho trovato una sorridente Annabeth con in mano un pacchetto regalo.
-Buongiorno Alice!- ha esclamato contenta entrando in casa. Dietro di lei sono entrate Hazel, che mi ha salutato con un bacio e Piper ancora mezza addormentata.
-Buongiorno ragazze- Ho salutato io chiudendo la porta.
Piper si é gettata sul mio letto e si é addormentata.
-Pronta per il mare?- Ha chiesto Annabeth porgendomi il pacchetto che aveva in mano.
-Mare?- Ho chiesto io prendendo il regalo e iniziando a scartarlo.
-Si, oggi Percy ti aiuterà a riacquistare i tuoi poteri.- Mi ha detto la ragazza sorridendo.
Ho ignorato per un attimo il pacchetto e ho fissato la ragazza che mi stava difronte.
-Davvero?- ho chiesto entusiasta e lei ha annuito.
-Dai, apri il regalo.- Ha detto Hazel.
Ho finito di scartare il regalo e dentro vi ho trovato un bikini verde acqua, lo stesso colore dei miei ochhi.
-Beh, ti servirá un costume per andare a mare no?- Ha detto Hazel sorridendo.
Ho fissato il costume e poi le due ragazze che mi stavano difronte.
-Grazie, ragazze.- Ho detto abbracciandole entrambe. Poi mi sono voltata verso Piper, che stava sonnecchiando beatamente sul mio  letto, e mi sono fiondata su di lei.
-Grazie anche a te Pips.- Le ho detto dandole un bacio sulla testa.
Piper ha sbruffato, evidentemente infastidita per essere stata svegliata in su quel modo.
-Dai privatelo!- Ha detto Annabeth sorridendo.
Sono andata in bagno e mi sono cambiata in fretta. Mi va alla perfezione.
Sono uscita in costume e Annabeth ha applaudito.
-Lo sapevo, ti sta benissimo.- Ha esclamato.
-E tu che le volevi prendere quello rosso fuoco.- Ha poi detto voltandosi verso Piper che aveva appena alzato la testa dal letto per ammirarla.
-Si, non male.- Ha detto sorridendo.
Improvvisamente qualcuno ha bussato alla porta. Mi sono infilata un paio di shorts e una maglietta e sono andata ad aprire.
-Ehi, Jake!- Ho detto sorpresa. Di solito non veniva mai a casa la mattina.
-Ciao Al.- Mi ha salutato lui. Quel terribile diminutivo da ieri, grazie a Piper, lo usano tutti.
-Ciao ragazze.- Ha salutato Piper, Annabeth e Hazel che a loro volta hanno ricambiato.
-Devo parlarti.- Ha detto poi voltandosi verso di me.
-É successo qualcosa?- Ho chiesto io preoccupata.
-Si, beh, noi vi lasciamo soli.- Ha detto Hazel abbozzando un sorriso. Ovviamente anche lei sa di me e Jake. Dopo aver sgridato Piper per averlo detto ad Annabeth, sono stata io che ho detto tutto alla figlia di Plutone. Anche lei é mia amica.
-Ti aspettiamo fuori.- Ha detto Annabeth tirando Piper per un braccio.
Una volta che le ragazze sono uscite ho chiesto nuovamente a Jake se era successo qualcosa.
-No, non preoccuparti.- Ha detto sedendosi sul letto disfatto. -É solo che devo andare via fino a domani.-
Mi sono seduta vicino a lui. -Dove devi andare?- Gli ho chiesto.
-Sull'Olimpo.- Ha detto lui. -Mia madre mi ha mandato a chiamare.-
-Come mai?- Ho chiesto. Sono piuttosto sicura che una cosa del genere non sia molto normale.
Lui ha scosso la testa. -Non ne ho idea.- Ha detto.
Ho sospirato. -Oggi andiamo al mare, Percy mi aiuta con i poteri-
-Lo so.- Ha detto lui alzando gli occhi su di me. -Annabeth aveva invitato anche me.-
-Mi dispiace che tu debba andare via proprio oggi.- Gli ho detto prendendogli una mano.
-Si, anche a me.- Ha detto lui.
Poi ha sorriso. -Soprattutto perché volevo tanto vederti in costume.-
Il mio volto é andato in fiamme e lui é scoppiato a ridere. Gli ho tirato un pugno sul braccio.
Lui si é avvicinato a me per baciarmi ma io l'ho fermato.
-Aspetta, voglio farti vedere cosa mi hanno regalato le ragazze.- Gli ho detto alzandomi e andando in bagno.
Mi sono sfilata la maglietta e gli shorts, gli ho urlato di chiudere gli occhi e sono uscita.
Mi sono piazzata davanti a lui e gli ho detto di aprire gli occhi.
-Ti piace?- Gli ho chiesto sorridendo.
Lui mi ha studiata per un pó, anzi per un bel pó, in silenzio. Poi ha aperto la bocca per dire qualcosa ma l'ha subito richiusa.
Ho provato un terribile imbarazzo, stavo per correre in bagno a rivestirmi quando lui ha finalmente parlato.
-Diamine Alice!- ha esclamato infine sorridendo.
-Che c'é?- Ho detto io sedendomi al suo fianco.
-É che... Wow. Cioé...tu sei...-
Sono scoppiata a ridere.
-Jake Evans é rimasto senza parole?- Gli ho detto
Lui si é grattato la testa. -Si, beh é normale se tu ti presenti cosí.- Ha detto sorridendo.
Ho sorrriso e l'ho baciato.
-Sei splendida.- Mi ha detto poi lui osservandomi ancora.
Gli ho dato un altro bacio.
Un colpo alla porta ci ha fatti sobbalzare entrambi.
-Avete finito lá dentro?- Ha urlato Piper da dietro la porta.
-Lasciala perdere.- Ho detto io a Jake sedendomi al suo fianco.
Lui ha sorriso. -Sai, mi sta sempre piú simpatica.-
Ho riso e lui si é alzato.
-Comunque devo andare.- Ha detto. -Chirone mi sta aspettando.-
Ho sospirato, mi sono rivestita e l'ho salutato.
-Domani mattina facciamo colazione insieme, ok?- Gli ho detto abbracciandolo.
-Certo.- Ha detto lui sorridendomi.
Ho aperto la porta e ho raggiunto le ragazze. Jake ha salutato anche loro e se ne é andato.


Abbiamo scelto un bel posto al sole e ci siamo sedute sulla sabbia calda.
Frank e Nico sono arrivati poco dopo, hanno montato un ombrellone e hanno iniziato a giocare ad un gioco chiamato Mitomagia.
Sto iniziando a capire come si gioca, é davvero un gioco interessante. Nico é davvero abile. A quanto pare ama giocare a questo gioco, l'ho visto persino sorridere mentre batteva per la seconda volta Frank.
-Valdez, se non la smetti di guadare la mia ragazza ti ammazzo.-
La voce di Percy é arrivata all'improvviso alle nostre spalle.
-Io non stavo guardando Annabeth!- Ha protestato Leo.
Annabeth, seduta al mio fianco é scoppiata a ridere.
-Peggio Valdez, peggio.- Ha detto Percy lasciando a terra il cesto carico di panini e dandogli un pugno sul braccio.
-Mi sono stancato di questa violenza!- Si é lamentato Leo posando anche lui il suo cesto e prendendo fuoco.
Percy é scoppiato a ridere e gli ha fatto piombare addosso un'onda.
-Pessima mossa Valdez. - Ha detto riprendendo il cesto da terra. -Acqua batte fuoco, non dimenticarlo.-
Leo ha sbruffato e ci ha raggiunti.
Si é lasciato cadere al mio fianco e mi ha osservata.  Il suo naso a preso fuoco e lui si é affrettato a spegnerlo. Io ho riso.
-Sai dovrebbero dichiararli illegali.- Ha detto con aria seria.
-Cosa?- Ho chiesto io .
Lui mi ha guardata un'altra volta -I bikini.-
Ho riso. -E perché mai?-
-Alto rischio di infarti.- Ha detto lui sospirando.
L'ho guardato per un attimo e poi sono scoppiata a ridere.
Lui si é voltato verso Will, che si era appena unito a noi e stava ridendo per la battuta di Leo.
-Giusto dottore?- Ha chiesto.
Will ha annuito. -Non sai quanti ne ho ricoverati a causa dei bikini.- Ha detto sorridendo.
Leo é scoppiato a ridere. Mi sono beata per un attimo del suono della sua risata. Mi ricorda il rumore della pioggia sul tetto di casa mia. Mi faceva sempre rilassare quel rumore.
-Alice, ti va un tuffo a mare?- Mi ha chiesto Percy avvicinandosi.
Io ho annuito e l'ho seguito verso la riva.
Ci siamo immersi in acqua insieme.
Come figlia di Nettuno, mi ha spiegato Percy, posso respirare in acqua, vedere chiaramente, sentire, parlare con gli  animali marini e posso perfino rimanere asciutta.
Abbiamo esplorato insieme i fondali marini, ho parlato perfino con un delfino di passaggio.
Potrei rimanere per ore sott'acqua con Percy, lui sembra felicissimo di poter condividere con qualcun altro quel mondo nascosto a tutti.
Dopo quasi un'ora, o forse di piú, Percy mi ha detto di tornare in spiaggia.
Sulla spiaggia c'era un chiasso pazzesco. Leo correva da una parte all'altra, inseguito da una Piper furiosa.
-Scusa Pips, non lo faró mai piú.- Stava urlando il ragazzo cercando di nascondersi dietro un grosso masso.
-Vieni qui.- Gli ha detto Piper dolcemente. Leo, stranamente ha obbedito.
Ma certo, la lingua ammaliatrice.
Piper ha osservato il ragazzo, poi gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio.
Leo ha annuito, si é voltato dall'altro lato e ha iniziato a correre verso qualcosa.
L'ho seguito con lo sguardo. Era andato verso una coppia li vicino e stava dicendo qualcosa.
-Pips, sei stata davvero cattiva.- Ha detto Jason alla ragazza sorridendo.
-Cosí impara a slacciarmi il costume.- Ha detto la ragazza alzando le spalle.
Jason ha riso e ha dato un bacio sulla guancia alla sua ragazza. -Bello spettacolo comunque.- Le ha detto.
Piper gli ha lanciato uno sguardo assassino e lui si é andato a sedere.
Improvvisamente un urlo é arrivato fino a noi. Leo  stava correndo verso di noi, urlando qualcosa. Una ragazza lo stava inseguendo.
Piper é scoppiata a ridere.
-Aiuto!- ha urlato il ragazzo. -Clarisse mi dispiace, é colpa di Piper!-
Clarisse ha ringhiato, senza smettere di rincorrerlo.
-Lo farai ammazzare Pips.- Ha detto Percy scuotendo il capo e andandosi a sedere vicino ad Annabeth.
Leo improvvisamente si é fermato e ha guardato in faccia la ragazza che lo stava inseguendo.
-Clarisse, ragioniamo.- Ha detto con il fiatone.
La ragazza non l'ha neanche ascoltato. Gli ha dato uno forte schiaffo.
-Provaci di nuovo Valdez e giuro che ti stacco la testa.- Ha ringhiato lei. Ha gettato un'occhiata a noi seduti tranquilli sulla spiaggia e se ne é andata.
Leo si é avvicinato, con una mano sulla guancia.
-Fa male Valdez?- Le ha chiesto Piper per niente preoccupata.
-Belle tette Pips.- Le ha detto lui facendole l'occhiolino.
Piper stava per dargli uno schiaffo quando Jason le ha afferrato la mano.
-Ne ha giá avuto uno fin troppo forte.- Ha detto spostando la mano di Leo dalla sua guancia e osservando il rossore che si era creato.
Mi sono avvicinata al ragazzo e gli ho poggiato una lattina di Diet Coke ghiacciata sul volto.
-Va meglio?- ho chiesto.
-Si, grazie.- Ha detto lui sedendosi sulla sabbia.
-Ok, mi dispiace Pips.- Ha detto poi voltandosi verso la figlia di Afrodite.
Piper si é avvicinata a lui e gli ha dato un bacio sulla guancia non ferita.
-Anche a me.- Ha detto.
-Non preoccuparti, ordinaria amministrazione.- Mi ha sussurrato Jason all'orecchio e io ho sorriso.
Mi hanno raccontato piú volte dell'amicizia tra Piper e Leo. Litigano spesso, molto spesso, (soprattutto per via degli scherzi di Leo) ma si vogliono tanto bene e alla fine fanno sempre pace.


Dopo aver abbondantemente pranzato con i panini che Leo e Percy hanno preparato Percy mi ha insegnato come domare l'acqua.
Abbiamo fatto un gioco: Leo dava fuoco a qualcosa e io dovevo spegnerla. Il gioco é stato reso divertente da Leo che ogni volta che dava fuoco a qualcosa urlava:
-Aiuto, al fuoco. Qualcuno chiami i pompieri.-
Inizialmente mi ha anche costretto a fare il suono della sirena cosí, parole sue, da rendere reale il tutto.
Sono riuscita ad usare l'acqua quando e come volevo. Non é come la magia, i poteri sull'acqua li ho sempre avuti, solo che non lo sapevo.
Dopo aver giocato per circa un quarto d'ora ai pompieri (l'ultimo incendio é stato Leo che prendeva per sbaglio fuoco) siamo tornati tutti alle nostre Capanne.
-Ci vediamo a cena, Sam!- mi ha salutato Leo sorridendo.
-Chi é Sam?- Ho chiesto io.
-Mai visto Sam il pompiere?- Ha detto lui sbalordito.
Io ho scosso la testa e lui mi ha poggiato una mano sulla spalla come per rassicurarmi. -Hai avuto un'infanzia molto triste allora.- Ha detto.
Io ho sospirato e gli ho tirato un piccolo pugno sul braccio.
-Idiota.- Gli ho detto sorridendo. -A dopo.-
Lui ha sorriso e mi ha salutato con la mano.

Dopo una lunga doccia mi sono cambiata e sono uscita per andare a cena.
Mentre camminavo ho sentito qualcuno chiamarmi, mi sono voltata e ho mi sono trovata faccia a faccia con l'ultima persona sulla faccia della terra che volevo vedere: Drew, mano nella mano con Eric, il ragazzo che faceva lezione di tiro con l'arco con me.
-Ehi carina.- Mi ha salutato lei con un sorrisetto malefico.
-Ciao Drew.- ho salutato con scarso entusiasmo. -Ciao Eric.- ho detto al ragazzo di fianco lei.
-Vi conoscete?- Ha chiesto Drew guardandoci.
Eric ha alzato le spalle. -Avevamo lezione di tiro con l'arco insieme.- Ha detto.
-Giá, perché non sei venuto piú?- Gli ho chiesto io.
Il ragazzo a sbruffato. -Se c'é certa gente io non vengo.- Ha detto con aria disgustata.
Ci ho messo un pó, ma ho capito che si riferiva a Nico.
-Come scusa?- Ho chiesto io alzando leggermente la voce.
-Ah, come ti capisco.- Si é intromessa Drew scuotendo il capo. -Ho dovuto andarmene piú volte dalla stalla perché c'era lui. E sai quanto io amo guardare i pegasi.-
Ho fissato la ragazza difronte a me.
-Stai scherzando spero.- Le ho detto sbalordita.
-Carina, io con certa gente non voglio avere niente a che fare.- Ha detto lei gettandomi un'occhiataccia.
Sono senza parole, davvero.
-Cosa c'é di sbagliato scusa?- Le ho chiesto. Le mie mani tremano, brutto segno.
Drew ha riso. -Nico di Angelo é lo sbaglio, carina.- Ha detto come se fosse la cosa piú ovvia del mondo. -Un errore semidivino, una persona uscita male, uno scherzo della natura, come vuoi chiamarlo?-
Ok, sono davvero arrabbiata adesso. Come si fa a ragionare cosí?
Ho contato fino a dieci, cercando di mantenere la calma.
-Errore, sbaglio?- ho ripetuto.
-É un ragazzo a cui piacciono i ragazzi. Non é sbagliato per te questo?- Ha detto lei alzando un sopracciglio.
Ok Alice. Calma. Conta fino a dieci.
1... errore. 2 ... sbaglio. 3.. problema. 4...persona uscita male... 5... scherzo della natura..
Al diavolo il contare fino a dieci.
Senza neanche pensarci le ho tirato un pugno in faccia.
-Sei davvero una stupida oca ignorante Drew.- Le ho detto mentre lei urlava per il dolore.-Come fai a definirti figlia della dea dell'amore quando dici certe stupidaggini?- Sto urlando, ne sono consapevole, ma non riesco a trattenermi, non dopo tutto quello che ha detto.
-Lo sbaglio piú grande, l'errore piú madornale commesso dalla madre natura siete voi.- Ho detto indicando sia lei che si era piegata sulle ginocchia con il volto fra le mani, sia Eric che le stava accanto. - Voi con i vostri stupidi pregiudizi che uccidono la gente.-
I ricordi, quelli che tenevo chiusi a chiave, quelli troppo dolorosi, quelli per cui scoppiavo a piangere, si sono liberati e mi hanno invaso.
Mi volto e me ne vado. Sento Drew ed Eric urlarmi qualcosa, ma non li ascolto. Non mi importa di niente, adesso ho solo bisogno di stare sola. Sola con me stessa e con i miei tristi ricordi.
Raggiungo la Capanna 21 in fretta, chiudo la porta e mi fiondo sul letto.
Piango.
Non so quanto tempo é passato, forse solo pochi minuti, o forse qualche ora, quando sento dei forti colpi alla porta.
-Alice apri!- la voce preoccupata di Percy arriva da dietro la porta.
Non rispondo e non mi muovo. Non ho voglia di farmi vedere in questo stato, non ho voglia di raccontargli quello che ho fatto.
Altre voci si aggiungono a quella di Percy. Riconosco Piper e Annabeth, poco dopo sento anche quella di Hazel. Tutti mi parlano, cercano di rassicurarmi, sanno quello che ho fatto, Drew la urlato a tutti alla mensa, ma non mi muovo lo stesso. Loro non sanno perché l'ho fatto.
Dopo circa una mezzoretta sento la voce di Leo.
-Alice apri ora o giuro che butto giú la porta.- Dice. Sento la preoccupazione nella sua voce.
Non mi muovo ancora, per quanto sia tentata di farlo. Con Leo posso parlare, lui capirebbe. Ma Leo non é solo.
-Alice, non ho appena preso fuoco davanti a tutti per difenderti per poi non poterti neanche parlare.- Ha detto Leo.
É allora che mi alzo finalmente dal letto e raggiungo la porta. Non importa cosa ho fatto, chi ho picchiato o perchè,  lui ci sará sempre a difendermi. E non m'importa neanche che ci sono gli altri, anche loro sono miei amici, hanno il diritto di sapere quel che é veramente successo.
Apro la porta e Leo si fionda tra le mia braccia.
-Oh dei, finalmente!- esclama.
Non rispondo, gli volto le spalle e vado a sedermi sul mio letto, avvolgo le gambe con le braccia e guardo i miei amici entrare ed accomodarsi. Ci sono tutti: Percy, Annabeth, Piper, Jason, Hazel, Frank e persino Nico.
Mi blocco a guardarlo. Non posso parlare difronte a lui.
-Cosa é successo Alice?- Chiede Hazel prendendo parola.
Non rispondo.
-Dai Al, con noi puoi parlare.- Mi incoraggia Jason.
Sospiro. -Ho dato un pugno a Drew.- dico infine con voce roca.
-Un gran bel pugno- commenta Leo. -Ha un labbro rotto.-
Ho storto le labbra. Bene, sono diventata una che spacca le labbra alla gente.
-Cosa ha fatto per meritarselo?- Ha detto Percy.
Non ho risposto. Ho abbassato lo sguardo, senza guardare nessuno.
-Stando a quello che dice lei tu l'hai aggredita senza motivo. E noi sappiamo che non é vero.- Ha detto Piper. La sua voce é carica di disperazione. So che si sente in colpa per via della sorella.
-Non é vero.- commento io alzando leggermente lo sguardo. -Lei... Lei ha insultato qualcuno.- Ho incrociato gli occhi di Nico e so che lui ha capito, lo vedo dal suo sguardo.
-Chi?- hanno chiesto tutti.
-Perché l'hai fatto?- ha chiesto invece Nico alzandosi in piedi.
Tutti si sono voltati a guardarlo, ma lui li ha ignorati.
-Ti ho giá detto che sono problemi miei.- Ha detto il figlio di Ade con voce carica di disprezzo. -Non ho bisogno del tuo aiuto.-
Sono scattata in piedi. -Perché non la smetti Nico?- Gli ho urlato. -Non sei l'unico ragazzo al mondo che soffre per queste cose. E scusami tanto se quando Drew ha detto che sei solo uno scherzo della natura io le ho tirato un pugno in faccia.-  Le parole mi sono uscite cosí, di getto. Mi sono stancata del suo comportamento. Lui non é l'unico ad aver sofferto per questo.
Nico ha iniziato a tremare. - Ma che ne sai tu eh?- mi ha urlato. -Tu non vieni insultata, non vieni picchiata perché sei diversa. TU NON SOFFRI PER QUESTO!-
Una piccola crepa si é aperta ai suoi piedi.
-Chi é che ti picchia e ti insulta?- Ha detto Percy intromettendosi.
Sia io che Nico l'abbiamo ignorato. Ho guardato il figlio di Ade nei suoi occhi scuri. -Io ho sofferto per questo, non come te, ma ho sofferto.- Gli ho detto. Calde lacrime mi sono scivolate sul volto.
-E come di preciso scusa?- Ha chiesto il ragazzo senza smettere di tremare.
-Vedendo il mio migliore amico morto a causa di questo.- Ho risposto cercando di fermare inutilmente le lacrime. -Ti basta?-
Nico non ha risposto, ma ha smesso di tremare.
E non so perché, forse per la foga del momento, o forse per far capire a Nico che ho davvero sofferto gli ho raccontato la sua storia. Anzi la nostra storia.
-Avevo circa tredici anni quando l'ho conosciuto. Lui ne aveva sedici. Capelli ricci e neri, occhi castani e un fisico da paura. Si chiamava Andrea. Mi sono innamorata di lui al primo sguardo.
Non sapevo come fare per parlare con lui, perché io volevo parlagli, dirgli che ero perdutamente innamorata di lui. Ero solo una stupida ragazzina, che ne sapevo di amore? Un giorno un ragazzo mi stava prendendo in giro e lui mi ha difeso. Da allora siamo diventati grandi amici. Non so cosa lo ha portato quel giorno ad a aiutarmi, ogni volta che glielo domandavo lui mi diceva semplicemente che odiava i bulli, ma in seguito ho scoperto che lui aveva bisogno di me. Ne ha sempre avuto. Quando gli dissi che ero innamorata di lui Andrea scoppió a ridere. Aveva una risata meravigliosa, sembrava il canto di un uccellino. Mi disse che anche lui era innamorato di me, ma in un modo diverso, in modo fraterno. Mi disse che lui non poteva amare me perché a lui non piacevano le ragazze, ma i ragazzi. Quando mi chiese se per me c'era o problemi sulla sua omosessualità io alzai le spalle e gli dissi: É pur sempre amore no?.
Lui ha pianto quando gli ho detto questa cosa, per ben dieci minuti, e io l'ho consolato, ignara del perché stesse piangendo.
Da quel giorno sono diventata la sua spalla su cui piangere. Si fidava di me, mi confidava tutti i suoi segreti, le sue cotte, i suoi litigi con i genitori che non lo accettavano per quel che era, con i compagni che lo prendevano in giro e lo picchiavano. E io ogni giorno lo consolavo, lo abbracciavo e gli ricordavo che non era sbagliato ció che provava, erano gli altri che sbagliavano. Lui si calmava e dopo ogni volta mi portava a prendere il gelato. Piú volte si é scusato con me perché non voleva addossarmi tutti quei problemi, ma mi diceva che solo io potevo aiutarlo, solo io lo capivo. Io gli ricordavo ogni volta che non doveva preoccuparsi, io ero ben felice di aiutarlo. Lui mi é stato vicino durante la morte di mia madre, mi ha consolato, come tante volte io facevo con lui. Eravamo grandi amici, ci volevamo bene e nessuno dei due riusciva piú ad immaginarsi la vita senza l'altro. Una domenica mattina io mi ero alzata presto, per finire un progetto di scienze che avevo dimenticato di fare. Lui mi chiamó e mi chiese di uscire, aveva appena litigato con i suoi genitori. Erano giorni che litigavano. Io gli dissi che potevamo vederci piú tardi, dovevo finire quel dannato compito di scienze. Lui insistette una sola volta, poi , con la promessa di vederci piú tardi riattaccó. Sono stata un'idiota, una terribile stupida. Dovevo capirlo dalla sua voce che non ci sarebbe mai stato un piú tardi, dovevo capirlo quando mi ha detto quel ti voglio bene a fine chiamata, non lo faceva mai.
Dopo un quarto d'ora l'ho richiamato. Mi sentivo in colpa per averlo lasciato solo e avevo un terribile presentimento. Il suo cellulare squillava a vuoto, l'ho chiamato bene diciotto volte. Lui rispondeva sempre dopo almeno la terza chiamata. Sono uscita di casa in fretta. Non abitavamo lontani. Ho corso fino a casa sua e l'ho visto, disteso a terra. Si era buttato dal quinto piano. Un gruppo di persone si era formato attorno a lui. Ricordo di aver urlato, tanto. Urlavo contro la gente che stava li ad osservarlo, urlavo contro di lui perché aveva fatto quel gesto, ho urlato contro me stessa perché non sono uscita con lui. Non so dopo quando ne chi mi portó via, ricordo solo il suo viso, con gli occhi spalancati verso il cielo.-
Mi sono fermata un attimo, ho il volto pieno di lacrime. Sento la mano calda di Leo stretta nella mia, e lo ringrazio mentalmente. Ho bisogno di un contatto, non posso perdermi nei ricordi come ho fatto allora. Non guardo in faccia nessuno, continuo la mia storia.
-Al suo funerale c'era tantissima gente. La chiesa era piena. La madre mi chiese di scrivere un piccolo discorso di addio per lui, dato che io ero la sua unica amica. Lo feci, ma quando arrivai li non lessi quel discorso. Guardai in faccia tutte quelle persone che stavano li, tutte quelle stupide persone che non sapevano neanche chi fosse Andrea e urlai. Urlai che la colpa era loro se lui era morto. La colpa era dei suoi compagni di classe, tutti presenti e schifosamente dispiaciuti. La colpa era dei genitori che lo avevano fatto sentire un errore, uno scherzo della natura. Urlai che la colpa era di tutti quelle persone ignoranti che non accettavano l'omosessualitá di un ragazzo di sedici anni. Infine urlai che la colpa era mia perché non ero stata presente quando lui aveva bisogno di me. E me ne andai, nel silenzio piú totale me ne andai.
Qualche giorno dopo la madre mi venne a trovare e mi portó l'unica cosa che Andrea aveva lasciato prima di suicidarsi. Un libro: l'arte di ascoltare i battiti del cuore. Dentro c'é ancora la sua dedica:
Per Alice, ricordati che l'amore supera ogni differenza, ogni diversitá. Lo fa sempre, come i protagonisti della storia: un cieco e una storipia. Ma a volte la diversità, le differenze sono troppe e allora l'amore non puó vincere. Mi dispiace per quel che ho fatto, ma non sopportavo piú tutto questo. Spero di andare in un bel posto, dove essere gay non é considerato uno schifo. Sei stata e sempre sarai la mia unica amica. Una fantstica, meravigliosa, splendida amica.
Ti amo Alice, in modo fraterno peró, perché ricorda che a me non piacciono le ragazze.

Alla fine della dedica c'é un enorme faccina  sorridente. Ho sempre pensato che lui fosse felice in quel momento, felice di scappare via da quel mondo che tanto ha odiato.-
Ho guardato Nico, che aveva il volto coperto di lacrime. Mi guardava in modo strano.
-Ho sofferto abbastanza per te?- Gli ho chiesto puntando gli occhi nelle sue pozze nere. Nico ha fatto la cosa che meno mi aspettavo da lui. Mi ha abbracciata. Sono rimasta un attimo spiazzata ma poi l'ho stretto a me.
-Mi dispiace.- Ha detto lui. -Mi dispiace di essere stato un idiota.-
Mi sono staccata da lui e l'ho guardato. -Non scusarti, posso capire.- Gli ho detto abbozzando un piccolo sorriso. -Ora almeno sai che non sei solo, puoi fidarti di me.-
Lui ha annuito e si é asciugato il volto bagnato dalle lacrime.
-Scusate ma io ho bisogno di una boccata d'aria.- Ha detto poi voltandosi verso gli altri. Tutti hanno annuito e lui é uscito.
Hazel e Frank lo hanno seguito.
Prima di uscire la sorella di Nico mi ha abbracciato forte.
Jason e Piper li hanno seguiti poco dopo. Piper si é scusata con me per Drew ma io le ho detto che non era colpa sua.
Percy mi ha abbracciato forte, dicendomi che era fiero di me, e Annabeth mi ha dato un bacio sulla guancia, dopocdiché anche loro sono usciti. Sono rimasta sola con Leo, che mi sta aspettando in silenzio sul mio letto.
Mi stendo al suo fianco, poggiandogli la testa in grembo e piango. Lui non mi dice niente, mi accarezza la testa per rassicurarmi.
Dopo quelle che sembrano ore, ma in realtá sono minuti, mi alzo e lo guardo.
-Posso chiederti un piacere?- Gli chiedo con voce roca a causa del pianto.
Lui mi sorride, con quel sorriso che tanto amo. -Tutto quello che vuoi, raggio di sole.- Mi dice.
-Puoi rimanere qui stanotte?- Gli chiedo. -Ho paura dei ricordi.-
Eh giá, ho paura di scivolare via nei ricordi. Mi é giá capitato. Dopo la morte di mia madre é stato facile riprendermi, grazie ad Andrea. Ma dopo la sua morte ero rimasta definitivamente sola e l'unica cosa che mi riusciva di fare era ricordare. Non mangiavo, non dormivo, non facevo nulla. Nella mia testa peró era diverso: vivevo la mia vita di sempre con Andrea. Andavo a fare shopping con lui, dormivo con lui, leggevo con lui. La famiglia con cui abitavo allora mi ha portato subito dallo psicologo e grazie a lui pian piano sono rinata.
Lo psicologo mi disse che non dovevo pensare cosí tanto a lui, perché lui non c'era piú. E cosí feci. Ma oggi, dopo aver ricordato tutta la sua storia, sento giá i ricordi trascinarmi via.
Leo ha sorriso tristemente e si é steso al mio fianco. -Ma certo.- Ha detto.
Io ho sorriso per ringraziarlo e ho poggiato la testa sulla sua spalla.
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
-Sto scherzando!- ha detto.
Ho riso insieme a lui.
Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti piú tristi e io lo adoro per questo.
Ho poggiato nuovamente la testa sulla sua spalla e mi sono addormentata, cercando di pensare al ragazzo al mio fianco e non a quello che sta lassú.





ANGOLO DELL'AUTRICE :3
Questo è il mio capitolo preferito.
E' anche il capitolo più lungo di tutti, finora:D
L'ho finito di scrivere alle due di notte, quindi se c'è qualche errore perdonatemi ;D
Spero piaccia anche a voi.
Ringrazio, come al solito, Scorpion550, rosalalla, icedisland, Percabeth7897 e il mio cuoricino Angy (<3 ) per aver recensito.
Siete sempre la mia gioia gente ;3 <3
Grazie a chiunque legge. ;)
With love BettyLovegood <3

 

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Capitolo 15
*** Colui-che-non-deve-essere-nominato. ***


Il suono della sveglia é arrivato a disturbarmi il sonno.
Ho allungato una mano sul comodino, vicino al letto e l'ho spenta. Mi sono rigirata nel letto e ho sentito il corpo di qualcuno al mio fianco.
Ho aperto gli occhi all'improvviso e li ho incrociati in quelli di Leo, steso alla mia destra.
Sono rimasta un attimo a fissarlo, chiedendomi cosa ci facesse lui li, ma poi mi sono ricordata di ieri sera.
-Sai, sei davvero carina quando dormi.- Mi ha detto mettendosi a sedere. Ho sbruffato e ho buttato la testa sul cuscino, stanca.
-Sai che tiri calci durante la notte?- Mi ha detto lui divertito.
-Va al diavolo, Valdez- gli ho detto senza alzare la faccia dal cuscino.
-Sai, dovresti andare a lezione di buone maniere, altro che magia.- Ha detto lui dandomi un piccolo pugno sul braccio.
Sono scattata in piedi. Stamattina ho un appuntamento con Jake.
E lui non puó sapere che io ho dormito con Leo.
Mi fiondo nell'armadio e prendo le prime cose che capitano. Leo mi guarda con aria interrogativa.
-Dove vai?- Mi chiede.
-Ho un appuntamento.- dico senza neanche pensare.
-Appuntamento?- Mi chiede lui guardandomi.
Mi fermo improvvisamente sulla soglia del bagno.
Diamine, lui non sa ancora di me e Jake!
-Leo...- Gli dico avvicinandomi, ma poi mi blocco. Come faccio a dirglielo?
Lui mi guarda con aria interrogativa e io sospiro. Devo dirglielo.
-Leo noi siamo amici, giusto?- Gli dico sedendomi al suo fianco.
-Certo che siamo amici. - Dice lui alzando un sopracciglio.
-Quindi posso dirti tutto, giusto?- domando ancora.
Lui mi fissa un attimo -Certo che puoi dirmi tutto Alice.- Mi dice.
Rimango in silenzio per un pó.
-É successo qualcosa?- chiede lui preoccupato.
Scuoto la testa.
Devi dirglielo Alice.
-Leo io...- inizio, ma poi mi zittisco.
-Non vorrai convincermi a diventare vegetariano spero.- scherza lui con un sorriso. -Spiacente, ci ha giá provato Piper e credimi, non funzionerá.-
-Non é questo Leo.- Gli dico senza guardarlo. -É che...-
-Cosa?- chiede lui guardandomi.
Sospiro. Ora o mai piú.
-Io e Jake stiamo insieme.- gli dico tutto d'unfiato.
Lui rimane zitto per qualche secondo.
-Credo di non aver afferrato.- Dice infine.
Alzo lo sguardo su di lui. -Io e Jake stiamo insieme.- ripeto.
Lui rimane in silenzio per molto, anzi troppo tempo, poi si alza dal letto. -Bene.- dice voltandosi.
-Leo, senti mi dispiace.- Gli dico alzandomi a mia volta.
Lui si volta verso di me con un finto sorriso stampato in faccia.
-E perché mai dovresti dispiacerti Alice?- Mi chiede.
Non rispondo.
-Ecco vedi?- dice -Non c'é motivo di dispiacersi, non sono cosí importante.-
Si volta verso la porta e fa per andarsene ma io gli afferro un braccio e lo faccio voltare verso di me.
-Leo tu sei importante per me.- Gli dico guardando i suoi occhi castani.
Lui ride, con una risata senza entusiasmo.
-Certo, io sono importante.- ripete senza guardarmi. -Quando hai bisogno di essere consolata, quando hai bisogno di una spalla su cui piangere. Ecco quando sono importante io. Come sempre del resto.-
Apro la bocca per parlare ma lui mi zittisce.
-Lascia stare Alice.- Mi dice scuotendo il capo. -Ormai ci ho fatto l'abitudine. Leo sei simpatico, Leo sei carino, Leo mi fai ridere, Leo mi capisci, e poi? Niente. Perché io servo solo ad aiutare la gente, ma nessuno puó aiutare me.-
-Non puoi incolpare me per questo!-  sbotto a voce alta.
Lui mi guarda con disprezzo.
-No, hai ragione.- dice -La colpa é solo mia e delle mie stupide illusioni.-
Mi guarda per un'ultima volta e poi si libera del mio braccio.
-Spero siate felici insieme.- Mi dice, poi si volta e se ne va.
Urlo il suo nome, piú volte, ma lui non si gira, continua a camminare a testa bassa.
Rimango li, davanti alla porta ancora aperta e piango.
Mi porto le ginocchia al petto e fisso il punto in cui é sparito, con la speranza che ritorni indietro.

 

-Al, dei sono ore che ti aspetto!- mi dice Jake avvicinandosi e sedendosi al mio fianco.
Non rispondo, continuo a fissare la spiaggia.
-Perché sei seduta qui?- mi chiede Jake. Ancora una volta rimango in silenzio.
-Al, cosa é successo?-
Ricomincio a piangere e lui mi abbraccia.
Mi stacco da lui e lo guardo.
Non voglio che lui si preoccupi per me, la colpa non é sua.
É Leo. Lui non aveva il diritto di arrabbiarsi cosí con me.
Non mi aspettavo una reazione cosí. Lui non puó certo incolparmi perché sto con Jake.
Mi alzo da terra, e recupero i vestiti sul letto.
-Alice dove vai?- mi chiede Jake alzandosi.
-Abbiamo un appuntamento, vado a vestirmi. - Gli dico senza voltarmi.
-Posso almeno sapere cosa é successo?- mi chiede avvicinandosi.
Mi volto verso di lui. -Ho litigato con Leo.- Gli dico tirandomi una ciocca di capelli.
Lui si morde un labbro. -Gli hai detto di noi?-
Annuisco.
-Senti Alice, se non te la senti non fa niente. Possiamo anche rinviare.-
-No.- gli dico. -Sto bene.- Mi volto nuovamente verso il bagno e lui mi stringe le spalle.
-Sicura?- mi chiede.
-Dei Jake, ho detto che sto bene.- Gli dico voltandomi verso di lui. -Non c'é nessun motivo per rinviare l'appuntamento.-
Lui mi studia un momento e poi sospira. Mi volto ed entro in bagno chiudendo la porta.
Scivolo contro la parete e rimango cosí per qualche secondo.
Ma non posso rimanere qui, devo uscire. Non posso stare male per questo, lui non aveva nessun diritto di arrabbiarsi cosí.
Non é colpa mia se lui é solo, non é colpa mia se mi sono innamorata di Jake e non di lui.
Ecco, sto piangendo di nuovo.
Mi alzo in fretta e mi lavo la faccia. Prendo un grande respiro e mi cambio.

 

 

La notizia che Alice Garden e Jake Evans stanno insieme, in poche ore, é diventata la notizia piú interessante del Campo.
Perfino piú importante di un branco di mostri che ci cercano.
E io odio con tutta me stessa questa cosa.
Certo, finalmente posso stare mano nella mano con Jake, possiamo scambiarci baci senza la paura (mia paura) che qualcuno ci veda, possiamo uscire insieme.
Tutto questo mi piace, ma non sopporto gli sguardi, i sussurri e le falsitá ( e credetemi, sono molte) della gente.
Le uniche persone a non sembrare contente della mia relazione con Jake sono Percy e Piper.
E Leo ovviamente. Ma con lui non ci parlo dalla nostra litigata, non si siede neanche piú a tavola con noi.
Ogni tanto lo vedo seduto con i suoi fratelli, altre volte salta i pasti.
Percy, nonostante Annabeth gli ha detto piú volte di farsi gli affari suoi,  mi ha rivelato che non sopporta Jake. Mi ha fatto un lungo elenco di cose che non vanno bene in lui e me lo ha appeso alla porta del bagno (dove Jake non puó vederlo). Ho tentato piú volte di distruggerlo, ma ricompare ogni volta al suo posto. Ormai non ci faccio piú caso.
Piper invece, anche se ha sempre detto di preferire me e Leo a me e Jake, si limita solo a non parlare con il ragazzo. Per il resto sembra molto contenta. Almeno credo.
Molto spesso salta anche lei i pasti e so per certo, me lo ha confermato Hazel, che va da Leo.
A tavola, anche se nessuno lo fa notare, si sente la sua mancanza.
E io detesto ammettere che mi manca da morire.
Ma ho Jake, lui é davvero un bravo ragazzo. Mi aiuta, mi consola quando mi sento triste, mi insegna cose che non so.
Passiamo le giornate insieme. A volte leggiamo, ognuno per proprio conto, altre volte lui mi insegna qualche trucco di magia.
Come adesso. Lui é disteso al mio fianco, sul verde prato davanti casa sua e sta leggendo un libro. Io, che ho smesso di leggere un bel pó di tempo fa, lo studio per bene.
Amo il suo volto concentrato quando legge, amo il modo in cui sorride quando legge qualcosa di divertente, amo il modo in cui alza le sopracciglia quando scopre qualcosa che non si aspettava.
Adoro osservare Jake, é come leggere il mio libro preferito: anche se ormai lo conosco a memoria mi stupisco ogni volta che lo guardo.
-Ti sta piacendo il libro?- Mi chiede improvvisamente lui alzando lo sguardo e incrociando i miei occhi.
Osservo per un attimo il libro che ho tra le mani, Cittá di carta di Josh Green, e sorrido.
É uno dei suoi libri preferiti, ho accettato di leggerlo solo se lui leggeva il mio libro preferito.
-É Carino.- gli dico alzando le spalle.
Lui assume un'aria sorpresa.
-Davvero?- dice -É carino é tutto quello che riesci a dire?-
Io sorriso. -Ok, mi piace.-
Lui alza un sopracciglio.
-Ok, lo adoro.- ammetto sospirando. -Vorrei tanto essere come Margo, libera e senza pensieri.-
Poggio la testa sul suo petto e guardo il cielo.
-Non starai mica pensando di scappare via?- Dice lui sorridendo.
-Se vieni con me si.- Gli dico guardandolo.
Lui ride. -Si, beh, peccato che c'é una mandria di mostri che ci vuole ammazzare.- Dice dandomi un bacio sulla guancia.
Sospiro. -Allora, come va la lettura di Zafón?- gli dico indicando il libro che gli ho praticamente costretto a leggere.
Lui sospira. -Odio ammetterlo, ma questo libro é terribilmente fantastico.-
Io sorrido e alzo il volto verso di lui.
-Io ho sempre ragione Evans.- Gli dico dandogli un bacio.
Lui ride e si stende sul prato, facendomi poggiare la testa sul suo petto.
-Sai Jake, non mi hai ancora detto perché tua madre ti ha chiamato sull'Olimpo.- Gli dico improvvisamente.
Lui  sospira, senza staccare gli occhi dal cielo. -Vuole che non prendo parte alla guerra che sta per scoppiare.-
Guerra. Eh giá, ormai é un termine giusto per quello che sta per accadere. I mostri si stanno avvicinando sempre piú al Campo.
Fortunatamente siamo ben protetti, grazie soprattutto a Leo e ai suoi fratelli, ma ció non toglie che presto dovremmo combattere contro molti pericolosi mostri.
Come se non bastasse l'incubo con la donna addormentata si fa sempre piú vivido. Mi chiede ogni notte di andare con lei, di raggiungerla.
Mi volto verso Jake. -E perché mai?- Gli chiedo.
Lui sa che abbiamo bisogno di piú semidei possibili per combattere i mostri. Anche se i romani si uniranno a noi, siamo lo stesso in numero minore.
-Io non ne ho idea.- dice lui abbassando finalmente lo sguardo dal cielo per posarlo su di me.
-Beh, nessuna madre vuole vedere il proprio figlio in battaglia.- Dico sostenendo il suo sguardo.
-Sbagliato.- Dice lui muovendo un dito. -Nessuna madre mortale vuole vedere il proprio figlio in battaglia, le madri divine dovrebbero essere orgogliose dei propri figli in battaglia.-
Sospiro. -Forse si preoccupa semplicemente per te.- Gli dico alzando le spalle.
Lui sospira e non risponde, tornando a guardare il cielo azzurro.
Rimaniamo in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri.

-Ciao ragazzi.-
Osservo il ragazzo che ci sta guardando dall'alto e sorrido.
-Ehi, Nico!-  lo saluto mettendomi a sedere. Jake rivolge un sorriso al figlio di Ade.
-Evans posso rubarti la ragazza?- chiede abbozzando un sorriso. -Abbiamo lezione di tiro con l'arco.-
Da quando i mostri si stanno avvicinando abbiamo tutti intensificato i nostri allenamenti.
Ho passato molto tempo ad esercitarmi con Percy e Jake, ma ho voluto comunque continuare a tirare con l'arco.
Jake sospira, peró poi sorride. -Se proprio devi.- dice.
Gli do un bacio e mi alzo verso Nico.
-A dopo.- mi dice lui tornando al suo libro.

-Allora, come ti va la vita Garden?- Mi chiede Nico una volta che ci siamo allontanati dalla casa di Ecate.
Dalla sera che gli ho raccontato la storia di Andrea siamo diventati buoni amici. Per quanto si possa essere amica di un ragazzo che non ama parlare con la gente.
Ma mi piace la sua compagnia. É silenzioso e parla solo quando ce ne é bisogno.
Una volta sono riuscita perfino a fargli confessare che Will gli piace. Ricordo che l'ho abbracciato, contenta, e sono andata avanti per ore a parlargli di quello che doveva fare per conquistarlo.
Ma considerando che 1) a Nico non piacciono gli abbracci, 2) non ama le cose sdolcinate come gli appuntamenti, le canzoni romantiche o i fiori e 3) odia quando qualcuno strilla, sono stata piuttosto fortunata a ricevere solo un piccolo buffo in testa per intimarmi di smetterla.
Piú tardi mi sono resa conto che avrebbe potuto richiamare qualche zombie e farmi trascinare negli Inferi. Sicuramente avrebbe preferito quest'ultima opzione.
Da quel giorno comunque non abbiamo piú parlato della questione Will e lui ne sembrava veramente felice.

-Una meraviglia direi.- Gli ho risposto sospirando mentre entravamo nell'arena.
Lui mi ha guardato un attimo. -Colpa di Colui-che-non-deve-essere-nominato?- mi chiede.
Questo adorabile nomignolo é stato assegnato da Nico a Leo.
Una sera mentre stavamo cenando Leo si é avvicinato al nostro tavolo per parlare con Jason e Percy di un qualche marchingegno che aveva creato. Non mi ha stupita il fatto che non mi abbia rivolto la parola, non ci parlavamo da giorni. Ma quando Percy gli ha detto di sedersi lui ha osservato prima me e il suo posto, quello al mio fianco, ormai occupato da Jake ,per un attimo e poi ha detto di avere un qualche impegno urgente.
Non ho mai dimenticato lo sguardo ferito che mi ha rivolto quel giorno.
Mi alzai dal tavolo con le lacrime agli occhi. Jake mi raggiunse ma io lo mandai via, dicendogli che andava tutto bene. Lui insistette, ma io gli dissi che avevo solo bisogno di riposo. Solo quando mi gettai sul letto e lo ignorai per circa un'ora se ne andó.
Piú tardi qualcuno venne a bussare alla porta. Non mi alzai, convinta che fosse Jake o magari Percy, ma quando la voce di Nico arrivó da dietro la porta ero talmente curiosa che corsi ad aprire.
-Non sono proprio il tipo di persona adatto a queste cose, ma ammettilo tu hai un problema.- Mi disse entrando in casa e sedendosi sul mio letto. Lo guardai stupita per un attimo.
-Io non ho nessun problema.- Gli dissi poi decisa.
-Tu hai un problema.- ripeté il ragazzo guardandomi con i suoi occhi neri. -E il suo nome é Leo.-
-Non nominarlo!- gli urlai io con gli occhi lucidi.
-E vorresti dirmi che non hai un problema?- mi fece notare lui con voce calma, come se non avevo appena urlato.
Sospirai e poggiai la testa sul cuscino.
-Sembrate due bambini voi due.- Disse mentre si osservava le mani. -Perché non la smettete semplicemente di ignorarvi e tornate ad essere amici? -
-Non puoi farmi la predica tu!- sbottai io alzandomi dal letto. Non ero realmente arrabbiata con lui, solo mi serviva uno sfogo. -Tu non riesci neanche ad ammettere che Will ti piace.-
Lui divenne tutto rosso. -Almeno io e Will ci parliamo. - Disse. -Non siamo come te e L..-
-Ho detto di non nominarlo!- urlai alzandomi in piedi.
Lui sbruffó. -Beh, non siamo come te e Colui-che-non-deve-essere-nominato!- Urló lui.
Rimasi un attimo in silenzio a guardare il ragazzo che mi stava davanti e poi scoppiai a ridere.
Credo che non dimenticherò mai quel giorno, il giorno in cui Nico di Angelo mi fece ridere.
Da quel giorno lui divenne l'unica persona con cui sfogavo la mia rabbia contro Leo.

 

-Colpa sua e di certi mostri che vogliono ucciderci.- Gli dico abbozzando un sorriso.
Lui sospira. -Ah, giá.-
-Ciao Nico, ciao Alice.- ci saluta Will raggiungendoci. -Pronti per una splendida lezione di tiro con l'arco?- chiede con un grande sorriso.
-Come mai tanta felicità dottore?- Gli chiedo prendendo un arco.
Lui sospira e getta un'occhiata a Nico che sta preparando il suo arco. -Oh, certe persone mi mettono sempre di buon'umore.- Dice lui sorridendo ancora, con voce alta.
Vedo Nico arrossire e mi lascio scappare una piccola risata.

 

Dopo la lezione Nico mi ha fermata, dicendomi che ha bisogno del mio aiuto.
Strano, mi ha sempre ripetuto che lui puó cavarsela da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Ci siamo seduti sulle gradinate dell'arena e lui si é tormentato le mani. Siamo rimasti in silenzio per un bel pó, lui non si decide a parlare.
-Nico ti ricordo che stiamo saltando la cena e io ho dato buca a Jake per parlare con te, quindi ora dimmi cosa c'é.- Gli ho detto sbruffando.
-Ogni tanto ti fa bene stare lontano da lui.- Mi dice alzando un sopracciglio.
Sbruffo di nuovo ignorandolo. -Allora di cosa hai bisogno?- Gli chiedo
-Hai fame?- mi chiede lui ignorando la mia domanda.
-Centra qualcosa con il tuo problema?- Gli chiedo alzando un sopracciglio.
-Hai fame si o no?- mi dice lui spazientito.
-Nico, smettila..
-Hai fame?- ripete lui interrompendomi.
-Si, ho fame!- sbotto io irritata. -Ora mi dici cosa..-
Non mi lascia finire la frase, si alza e  esce dall'arena. A metá strada si ferma e si volta verso di me.
-Vieni?- mi chiede
-Dove?- Gli chiedo io raggiungendolo.
-A mangiare.- Mi dice lui continuando a camminare.
Lo seguo in silenzio. Pensavo non volesse andare a cenare.
Invece di andare in mensa Nico mi conduce verso le Capanne. Superiamo quella di Ermes e quella di Afrodite e raggiungiamo la sua Capanna.
Entro in silenzio dietro di lui.
C'é un unico aggettivo per descrivere l'abitazione: scura.
Le pareti interne, come quelle esterne, e perfino il soffitto sono nere e l'unica fonte di luce proviene da una piccola finestra che sta nella parte destra della casa.
Per avere un pó piú di luce Nico accende qualche candela.
Ci sono due letti, uno di Nico e uno provvisorio per Hazel, un bagno e perfino una cucina. É li che mi porta il figlio di Ade, in cucina.
-Da quanto tempo non mangi un piatto di spaghetti al pomodoro come si deve?- Mi chiede mentre mi fa accomodare su una sedia grigia.
-Da troppo tempo!- esclamo. Una delle poche cose che mi manca dell'Italia é il cibo. Non che qui non si mangi bene, anzi al contrario, ci sono molte pietanze deliziose, ma la cucina italiana per me resterá sempre la migliore.
Lui sorride, prende una grossa pentola  e la riempie d'acqua. Dopo averla messa su un fornello, e dopo aver preparato il sugo, si siede al mio fianco.
-Tu sai cucinare?- Gli chiedo osservando l'ampia cucina.
Lui alza un sopracciglio. -Non sottovalutarmi, Garden!- esclama.-Non posso mangiare sempre le solite schifezze della mensa.-
-Ma i piatti non sono magici?- Gli chiedo.
-Si, ma le pietanze non sono mai buone come quando le cucini tu.-
-Io sono un disastro in cucina.- Gli dico sospirando. -Al pranzo ci pensava sempre Lucas o il ristorante sotto casa.-
Lui fa un verso di scherno. -Come mai non sono sorpreso?- Dice
-Ehi!- protesto io tirandogli un pugno sul braccio.
Lui ride. Nico ha davvero una strana risata, forse é perché non si sente quasi mai quel suono particolare uscire dalla sua bocca.
Dopo l'ottima cena (si, la pasta era davvero buonissima, ma non glielo riveleró mai!) Nico mi ha fatto accomodare su un divano di pelle (finta pelle, scusate. Non mi sarei mai seduta su un divano di pelle!) e mi ha dato una ciotola con delle patatine, mentre lui mangiava dei semi di melograno.
-Allora, vuoi dirmi perché ti serve il mio aiuto?- Gli chiedo prendendo una patatina.
Lui sospira. -Prometti di non iniziare ad urlare e a straparlare per ore?- Dice lui passandosi un seme di melagrana tra le dita.
-Oh dei.- esclamo. -Si tratta di Will!- poso la ciotola con le patatine e lo osservo.
-Ecco, appunto.- Dice lui sospirando. -Promettilo o non ti dico niente.- aggiunge poi con aria minacciosa.
Sbruffo. -Ok, prometto.-
Lui sospira nuovamente. -Will mi ha chiesto di uscire.- Dice infine.
Mi sto trattenendo dal non urlare, ma sono sicura che il mio volto esprime tanta gioia. Troppa gioia per Nico che sbruffa irritato.
Prendo un forte respiro. -Tu cosa gli hai detto?- chiedo cercando, inutilmente, di  non sembrare molto felice per l'accaduto.
Lui arrossisce un poco. -Gli ho detto che ci avrei pensato.- Mi dice fissando le sue mani.
-Nico!- esclamo sbalordita.
-Che c'é?- chiede lui sulla difensiva. -Non posso accettare un appuntamento cosí, da un momento all 'altro.-
-Non ti credevo cosí codardo, sai?- Gli dico puntando i miei occhi sul suo viso. Lui evita il mio sguardo.
-Alice, mi hai appena dato del codardo?- dice lui stringendo un seme tra le mani.
-Si, sei un codardo Nico di Angelo.- Gli dico senza smettere di guardarlo.
-Io non sono un codardo.- dice lui tra i denti.
-Ah no?- Gli dico sorridendo. -Allora alza il tuo sedere da qui e vai ad accettare l'appuntamento di Will.-
Lui alza finalmente lo sguardo su di me. -Adesso?- chiede.
-Si, adesso- gli dico io afferrandogli un braccio per farlo alzare.
-Ma adesso non posso.- Dice lui guardandosi intorno -Devo...devo pulire la cucina!-
-Codardo.- Gli dico io punzecchiandogli un braccio
Lui sbruffa. -Smettila!-
-Codardo.- ripeto io continuando a torturagli il braccio.
Lui sbruffa di nuovo e si volta dall'altro lato.
-Codardo, codardo, codardo.- Lo canzono io.
-Per il divino Ade , Alice smettila!- sbotta lui alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta. -Se vado da lui la smetterai di torturarmi?- chiede fermandosi un attimo.
-Certo.- Gli dico io sorridendo.
Lui sospira ed esce di casa.
-Ah, aspetta.- Mi dice poi tornando indietro. -Pulirai la cucina vero?-
-Neanche per sogno!- Gli dico scuotendo la testa.
-Sfaticata.- mi canzona lui avvicinandosi per punzecchiarmi un braccio.
Sbruffo. -E va bene!- Gli dico, so che non la smetterá fino a quando non accetto.
Lui sorride appena. -A domani.-
Si volta ed esce nuovamente di casa.
Raggiungo la cucina e inizio a lavare i piatti sorridendo.
Una volta un uomo saggio disse che bisogna andare alla ricerca della felicità. Tutti noi abbiamo la felicitá nascosta da qualche parte, basta solo cercarla.
Stasera Nico é andato alla ricerca della sua felicitá, é andato alla ricerca di Will.





 

Angolo dell'autrice :3
Sono tornata prima del previsto xD
Per prima cosa chiedo scusa a Leo che in questo capitolo è diventato una sorta di Lord Voldemort xD Nonostate tutto sei sempre il mio preferito :3 <3
Poi...ma quanto è adorabile Nico? Dei, lo amo *---*
L'uomo saggio di cui si parla alla fine é il grandissimo Roberto Benigni.
Allora, vorrei ringraziare tutte le persone che hanno apprezzato il capitolo precedente. Per me era importante che passasse il messaggio contro la discriminazione. Purtroppo al giorno d'oggi esistono ancora casi del genere.
Quindi, ringrazio icedislan, percy_daughter, Lovely_book, anubis347 e il mio cuoricino Angy per le splendide recensioni. :3
Mi dispiace avervi fatto piangere xD
Siete sempre la mia gioia gente <3
Ringrazio anche chiunque segue la storia :D
Vi lascio con un quesito: volete il ritorno di Leo si o no? :3
Byeeeeee, with love BettyLovegood <3


P.S: Se volete passate a dare un'occhiata ad una piccola Percabeth che ho scritto ;3  

 

 

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Capitolo 16
*** Vale la pena combattere per questo. ***


Sono passate due settimane da quando io e Jake siamo diventati definitivamente una coppia.
Due settimane da quando non parlo con Leo; due settimane da quando abbiamo avuto la notizia che un branco di mostri assassini vuole attaccare il Campo; due settimane da quando Rachel, l'oracolo, ha detto che non c'é bisogno di una missione perché si stava per scatenare una guerra; due settimane da quando la donna addormentata continua a tormentare i miei incubi, chiedendomi di andare con lei.
Sono passate due settimane da quando la mia vita é completamente cambiata.
Adesso ho degli amici fantastici, un fidanzato bellissimo e un bravissimo fratello. L'unica cosa che mi manca davvero della mia vecchia vita é Lucas.
Non ci vediamo quasi mai. Lui compare ogni tanto al Campo per dare qualche notizia sul mondo esterno e poi scompare perché ha qualche impegno.
Mi manca da morire, come mi manca da morire Leo.
Ma lui non vuole parlarmi, evita i miei sguardi, mi ignora completamente. Fortunatamente c'é Nico, che mi aiuta.
Ha un modo tutto suo per aiutarmi, ma ci riesce benissimo.
Come ieri quando Leo ha interrotto il mio allenamento con Jason e Percy entrando nell'arena urlando.
Aveva un grande sorriso stampato in faccia, era un bel pó che non lo vedevo sorridere.
-Ho riaggiustato l'Argo II!- ha esclamato rivolto ai due ragazzi. -Possiamo farla volare di nuovo.-
Jason e Percy hanno dato delle pacche sulle spalle al ragazzo, complimentandosi e chiedendo cose tecniche che non avevo voglia di ascoltare. Io me ne stavo da parte, lanciando il mio pugnale contro un manichino. Ogni volta un colpo piú forte.
-Voglio provarla.- esclamó Leo improvvisamente.
-Leo non puoi provarla qui, dovresti uscire dai confini.- Gli fece notare Jason.
Leo alzó le spalle. -Lo so, ma voglio farlo lo stesso.-
Mi voltai verso di lui, lasciando cadere il pugnale a terra.
-Non puoi uscire dai confini, é pericoloso.- Gli dissi.
Lui mi lanció un veloce sguardo e poi tornó a guardare i due ragazzi.
-Voglio provarla. -Ripeté con decisione.
-Leo smettila di ignorarmi!- gli urlai. -Non puoi uscire dai confini.-
Lui puntó i suoi occhi su di me e fece un piccolo sorrisetto.
-Io faccio quello che voglio, Al.- Disse con voce carica di disprezzo. E non so perché, ma sentire pronunciato quel 'Al' dalla sua bocca mi fece sentire ancora peggio.
-Va al diavolo, Valdez.- Gli dissi voltandomi. Recuperai il pugnale da terra e successe una cosa strana: il manichino cadde a terra, ma io non l'avevo neanche sfiorato. Ignorai l'accaduto e uscí dall'arena in fretta.
Nico, che se ne era stato tutto il tempo sulle gradinate ad osservare la scena in silenzio, mi raggiunse subito.
-Sai ha ragione.- Mi disse raggiungendomi.
-Oh, sta zitto Nico.- sbottai io continuando a camminare senza sapere dove andare.
-Sto dicendo la verità.- Mi disse lui osservandosi le mani distratto.
-Quindi per te é ingiusto che io mi preoccupi per lui?- Gli dissi fermandomi improvvisamente per guardarlo negli occhi.
Lui alzó le spalle. -Ho solo detto che lui ha ragione.- mi disse alzando un sopracciglio. -Lui puó fare quello che vuole, non ha certo bisogno del tuo permesso.-
-Sai che c'é?- gli dissi alzando gli occhi al cielo. -Vai al diavolo anche tu, Nico.-
Lui non si scompose. -Sai che non ha senso quel che dici?- mi disse mentre io ritornavo a camminare. -Il diavolo non esiste, é mio padre a governare gli Inferi.-
Ed eccolo il modo in cui Nico mi aiuta: mi distrae dal problema. Puó sembrare una cosa idiota, ma funziona sempre.
-É un modo di dire Nico.- Gli dissi io sedendomi sulla spiaggia che avevamo appena raggiunto.
-Si, beh é un modo di dire sbagliato allora.- Mi fece osservare lui mentre gettava un sasso in acqua.
-Allora va all'Inferno, Nico.- Gli dissi sospirando.
-Mi stai praticamente mandando a casa, sai?- disse abbozzando un sorriso.
-Lascia perdere, rimani qui con me.- Gli dissi sorridendo.
-É una minaccia?- chiese lui lanciando un altro sasso in acqua.
-Hai appena fatto una battuta Di Angelo?- Gli chiesi io guardandolo.
Lui alzó le spalle. -So essere divertente anche io, Garden.- Mi disse facendomi l'occhiolino.
-Oh dei, Will ti sta contagiando!- Gli dissi ridendo.
Lui sbruffó. -Io non mi faccio contagiare da nessuno, soprattutto da uno come Will.- Disse sedendosi al mio fianco.
-Si, certo. Tu sei il Re degli Spettri Nico di Angelo, non puoi permetterti troppi sorrisi oppure perderai la reputazione.- Gli dissi muovendo la sabbia con un piede.
Lui mi diede un colpetto sul braccio. -Esatto.- disse
Io risi. -Comunque, come é andato l'appuntamento con il sexy dottore?- Gli chiesi poi con un sorrisetto.
-Non chiamarlo cosí.- disse lui prendendo un pugno di sabbia.
-E perché?- Gli chiesi io. -É un dottore ed é incredibilmente sexy, ammettilo.-
-Si, beh non é male.- mi disse lui arrossendo un pochino.
-Nico, davvero?- gli chiesi io alzando un sopracciglio. -É alto, bello, biondo e muscoloso ed é anche un dottore! Non puoi dire solo 'non é male'. Se non fosse gay ci avrei fatto un pensierino.-
Lui mi tiró un piccolo pugno sul braccio. -Vuoi per caso rubarmi il ragazzo, Garden?- mi disse lui.
Io risi. -Sto bene con Jake, non preoccuparti.- Gli dissi.
Lui abbozzó un piccolo sorriso.
-Allora, come é andato l'appuntamento?-Gli chiesi dopo un attimo di silenzio.
Lui sbruffó. -Non te lo diró mai!-
Dopo diversi tentativi (riesco sempre a farlo parlare!), mi riveló che l'appuntamento era andato benissimo.
Will l'ha portato in un prato ed hanno fatto un pic nic. Niente di troppo romantico, solo panini, bibite e chiacchierate. Ovviamente Will chiacchierava, Nico se ne é stato in silenzio ad ascoltarlo.
Ha perfino sorriso mentre mi parlava di come Will gli chiedeva se poteva tenergli la mano
Sono davvero felice per lui, da come ne parla sembra finalmente aver ritrovato quel poco di felicitá che gli era stata portato via.

 

 

Ho visto poche volte Rachel Dare entrare in mensa a mangiare, di solito non pranza qui.
Adesso invece sta attraversando la mensa con passo deciso per venire a sedersi al nostro tavolo. 
-Ciao Rachel.- la saluta Annabeth con un sorriso.
-Ciao a tutti.- dice la ragazza con un grande sorriso mentre si accomoda al posto di Piper che oggi  si é spostata ad un tavolo, solitamente vuoto, insieme a Jason e Leo.
A quanto pare stanno discutendo di qualcosa di molto importante, vedo Leo scuotere la testa molte volte. Piper invece tiene stretto un braccio del ragazzo e dalla sua faccia vedo che sta cercando di convincerlo a fare qualcosa.
-Terra chiama Alice!- esclama Jake passandomi una mano davanti alla faccia.
-Eh? Si, scusate.- dico io spostando lo sguardo dal tavolo di Leo e posandolo su Jake che sospira.
-Rachel ti ha chiesto se va tutto bene.- mi dice lui passandosi una mela da una mano all'altra.
Sposto lo sguardo sulla ragazza dai capelli rossi che mi sta difronte e sorriso. -Si, tutto bene Rachel.-
Lei mi sorride, apre un attimo la bocca come per chiedere ma poi s'irrigidisce improvvisamente. I suoi occhi diventano verdi e quando parla la voce é diversa.

-La madre terra chiamerá,
Un figlio della magia se ne andrá,
ma i suoi amici salvar potrá.
I due figli del mare insieme combatteranno,
con il fuoco collaboreranno e
come un unico Dio saranno. -

Gli occhi della ragazza si spengono e lei si accascia sul tavolo. Annabeth e Frank la afferrano per non farla cadere.
Dopo pochi secondi si riprende e tutti, lei compresa, spostiamo lo sguardo su Jake.
-Non puoi combattere.- Gli dico prendendogli la mano.
Lui scuote la testa. -Io devo combattere, Alice.- mi dice lui.
-Jake, la profezia ha appena detto che te ne andrai.- Gli dico -Qualsiasi cosa significhi , tu non puoi andartene.- Sento gli occhi lucidi, ma non voglio piangere.
Lui si volta verso di me. -Non sono l'unico figlio della magia, c'é anche Ellie.- Mi dice stringendo la mano. -Ma comunque combatteró, non m'importa cosa dice la profezia, non lascio il Campo.-
Sbatto le palpebre, per evitare di piangere. -Tua madre lo sapeva...é per questo che non ti voleva far combattere.- Gli dico.
Lui fa una mezza risata. -Mia madre non si rende conto di avere ben due figli, non uno.- dice stringendo i pugni. -Ma comunque non m'importa.-
Sospiro. Non voglio perderlo, vorrei tanto che stesse lontano dalla battaglia e da tutto il resto, ma so che inutile dirgli tutto questo. Lui combatterà, ha giá deciso.
-Jake ha ragione Alice.- Mi dice Percy guardandomi. -Abbiamo bisogno di lui.-
Annuisco in silenzio.
Un gruppo di ragazzi si é formato attorno al tavolo, ripetono i versi della profezia e cercano di interpretarli alla meglio.
-I due figli del mare siete voi due giusto?- Chide un ragazzino con i capelli neri indicando me e Percy.
Scambio uno sguardo con il mio gemello e annuisco.
-Ma cosa vuol dire: come un unico dio saranno?- chiede nuovamente.
Alzo lo sguardo sull'unica persona che potrebbe rispondere: Annabeth.
Lei, assorta nei suoi pensieri, non si accorge neanche che Percy la sta chiamando. Solo quando quest'ultimo le poggia una mano sulla spalla e le riformula la domanda lei risponde.
-Non ne ho idea.- dice
-Puó darsi che si riferisca ai giganti.- Dice Leo improvvisamente. Tutti ci voltiamo verso di lui e , per la prima volta da settimane, non distoglie lo sguardo da me. -Si, beh, insomma i giganti possono essere uccisi solo da un semidio e un dio...-
Annabeth improvvisamente si porta una mano alla testa. - Ma certo!- esclama. -I figli del mare insieme combatteranno si riferisce chiaramente a Percy e Alice.- dice indicandoci. -Con il fuoco collaboreranno, questo é chiaramente riferito a Leo.- aggiunge guardando il figlio di Efesto. -Come un unico dio saranno, come ha detto Leo deve centrare qualcosa con i giganti.-
-Ma...ma ci saranno i giganti?- chiede nuovamente il ragazzino.
Annabeth si scambia uno sguardo con Percy e poi sospira.
-Si.- dice -Percy stanotte ha avuto un incubo dove un gigante raggiungeva il Campo.-
Perfetto. Non bastavano i mostri, ora ci si mette anche un gigante, che tra l'altro dovrei uccidere io con Percy e Leo.
Mi alzo dal tavolo. -Scusate, ho bisogno d'aria.- dico ai ragazzi.
Pessima scusa, siamo all'aperto.
Jake mi chiama, ma sento la voce di Percy dirgli di lasciar stare.
Mi raggiunge lui, poco dopo, sulla spiaggia dove mi sono seduta.
-Ehi.- mi dice sedendosi al mio fianco.
-Perce non ce la faccio.- gli dico guardando il mare.
Lui mi mette un braccio attorno alle spalle. -Si che ce la fai Alice.- mi dice sicuro.
-No Perce!- dico io scuotendo la testa. -Non voglio perdere Jake, non voglio perdere nessuno, non voglio combattere Perce, non ne sono in grado.-
Una lacrima mi scende sul viso e lui l'asciuga. -Alice sei una delle semidee piú forti che io abbia conosciuto. Puoi farcela.- mi dice stringendomi le spalle. -E se non vuoi perdere nessuno allora combatti, distruggiamo insieme tutti quegli stupidi mostri che vogliono romperci le scatole.-
Continuo a fissare il mare in silenzio.
-Alice io non posso farlo senza di te, ma lo faró lo stesso. Se non vuoi combattere posso capire.- aggiunge dopo un bel pó di silenzio.
Sospiro. Non posso non farlo, io devo farlo. Non posso lasciare che quei dannati mostri distruggono tutto questo.
Il Campo ormai é diventata la mia casa e lo difenderó costi quel che costi. E non fa niente se non saró all'altezza, almeno devo provarci.
Mi volto verso Percy e annuisco.
-Non so se ne sono in grado, ma lo faró.- gli dico.
Lui sorride e mi abbraccia.
-Sono fiero di te sorella!- esclama.
Mi godo quell'abbraccio fraterno, mai ricevuto prima e sorrido.
Vale davvero la pena combattere per questo.

 



 

Angolo dell'autrice :3
Eccomi quiiiiii, chiamatemi pure Flash! xD
Allora questo capitolo è un pò corto.
Ok, troppo corto... ma vi prometto grandi cose. :D
Per quanto riguarda il ritorno di Leo, ci sto pensando...
[Ok, non è vero, ho già deciso xD Ma non vi dico niente, uahahhaha ;P]
Spero che comunque il capitolo vi piaccia, perdonatemi per la lunghezza, ma ho avuto un blocco.
Non preoccupatevi, i prossimi capitoli sono già scritti (nella mia testa, ovvio xD), ho solo bisogno di qualcosa in più.
Aggiornerò il più presto possibile, purtroppo ci metterò un pò di più perchè dovrei seriamente mettermi a studiare (cosa che non sto facendo D:) per l'esame che devo sostenera a febbraio. Ma non importa, ormai scrivo di notte xD
Vabbè, finisco il mio lughissimo angoletto oppure diventerà più lungo del capitolo ;D
Ringrazio Ledna_ , rosalalla, Percabeth7897, icediasland e Scorpion550 per le recensioni.
Siete sempre la mia gioia gente <3
Ringrazio anche chiunque segue e legge la storia.
A presto, with love BettyLovegood <3
P.S: Non odiate Jake! xD <3

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Capitolo 17
*** Io adoro il cioccolato! ***


Da quando mi sono svegliata stamattina ho come l'impressione di aver dimenticato qualcosa d'importante. Ma non riesco a capire cosa.
Ma forse é solo un'impressione.
Esco di casa e mi ritrovo davanti Jake.
-Buongiorno Al.- mi dice con un grande sorriso. Io mi avvicino a lui e gli do un bacio.
-Buongiorno Jake.- gli dico. -Cos'hai dietro la schiena?- gli chiedo indicando il suo braccio nascosto.
Lui sorride e mi porge una rosa blu.
-Un piccolo regalino.- mi dice
Io osservo il fiore, l'ha perfino fatto diventare del mio colore preferito!
Quella strana sensazione di stamattina mi ritorna, ma la ignoro.
Prendo il fiore dalle sue mani e lo abbraccio.
-Grazie Jake, è stupendo.- gli dico sorridendo e dandogli un altro bacio.
Lui mi prende per mano e mi guida verso la mensa.
Ci sediamo a tavola con gli altri.
Continuo a fissare quella splendida rosa, nel mio piatto intanto compaiono un paio di frittelle e inizio a mangiare.
-Bella rosa.- commenta Percy sedendosi in quel momento. Io sorrido.
-Allora ragazzi, secondo Rachel dovremmo aspettarci il primo attacco dei mostri tra circa quattro giorni.- dice Percy bevendo un sorso di qualche strana bevanda blu.
-Precisamente il sette ottobre.- dice Frank rigirando la forchetta in una salsiccia. -Il sette mi ha sempre portato sfortuna.-
Fisso un attimo la rosa sul tavolo e poi Frank. -Che giorno é oggi?- chiedo.
-Mmmh... Lunedi. - dice lui addentando una salsiccia.
-Non il giorno della settimana, il numero.- dico posando nuovamente lo sguardo sulla rosa.
Lui mi guarda. -Tre ottobre.- mi dice.
Lascio cadere la forchetta nel piatto e prendo la rosa.
Ecco cosa ho dimenticato.
-Cosa c'é, Al?- mi chiede Jake al mio fianco.
-Oggi é il tre ottobre.- dico osservando il fiore.
Lui annuisce. Sento gli occhi gonfi di lacrime.
-Alice tutto bene?- mi chiede Percy osservandomi.
Io scuoto la testa.
-Oggi sono passati esattamente due anni da quando mia madre é morta.- Dico continuando ad osservare il fiore blu tra le mani.
-Oh, mi dispiace.- mi sussurra Jake stringendomi la mano.
Non c'é cosa piú orribile che sentirsi dire 'Mi dispiace' quando hai perso un genitore. Perché un'altra persona dovrebbe dispiacersi? Non é mica colpa sua se mia madre é morta.
Sospiro. -Oggi sarebbe stata la prima visita dopo che ho scoperto ció che ho causato.- dico sentendo gli occhi pieni di lacrime.
Jake al mio fianco stringe ancora di piú la mano. -Al, non puoi sentirti in colpa, non é successo a causa tua.- mi dice.
Mi volto verso di lui. -Si che é stata colpa mia Jake.- gli dico
Lui sospira. -Non puoi sentirti in colpa Alice!- esclama.
Lascio la sua mano e mi alzo in piedi. -Ma che ne sai tu, eh?- gli dico a voce un pó troppo alta. -Tu ce l'hai una madre che ti vuole bene, la tua vita é perfetta, come potresti mai sentirti in colpa per qualcosa?-
Lui mi guarda con aria ferita, ma non mi importa. Lascio cadere la rosa sul tavolo e mi dirigo fuori dalla mensa.
-Bella mossa Evans.- sento sussurrare a Percy.
Tutti mi stanno guardando, sento i loro sguardi puntati su di me, ma non me ne frega niente.
Affretto il passo ed esco di li.
Mentre sto camminando Percy mi raggiunge e mi mette una mano sulla spalla.
-Alice, vuoi parlare?- mi chiede.
Io scuoto la testa. Nessuno puó capirmi. -Sto bene Perce, voglio stare un pó da sola.-
Lui mi guarda per un attimo e poi sospira. -Ok, ma se hai bisogno sai dove trovarmi.- fa per andarsene ma poi si ferma. –Non allontanarti troppo.-
Gli rivolgo un sorriso veloce e me ne vado.

Il problema é che non so dove andare. Alla Capanna 21 no, Jake mi troverebbe subito e inizierebbe a chiedermi scusa infinite volte e io non ho voglia di stare a sentirlo. La stessa cosa vale per la spiaggia, cosí mi volto verso i boschi e inizio a camminare tra gli alberi.
Dopo un pó mi fermo e mi siedo sull'erba, con la schiena contro un albero e piango. Perché? Perché mi manca tantissimo mia madre.
L'unica volta che potevo starle vicino era quando la andavo a trovare al cimitero, quando le portavo i suoi fiori preferiti e rimanevo ore e ore a raccontarle cosa mi era successo.
Mi asciugo le lacrime e osservo alcuni fiorellini. Oggi le avrei potuto raccontare che ho finalmente scoperto chi é mio padre, che ho finalmente degli amici e avrei potuto chiederle scusa per quello che le avevo fatto.
-Sai che é pericoloso stare nei boschi?- mi dice una voce familiare.
Riconoscerei quella voce tra milioni. Alzo il volto e incrocio gli occhi con quelli di Leo.
-Allora cosa ci fai tu qui?- Gli chiedo alzandomi in piedi.
Lui fa un mezzo sorriso. -Ehi, io sono il grande Leo Valdez, per me niente é pericoloso.- dice.
Lo osservo un attimo e poi sorrido.
-Vieni con me.- mi dice dopo avermi guardata per un pó.
Lo seguo. -Dove mi porti?- gli chiedo mentre attraversiamo i boschi.
-Nel fantastico mondo di Leo.- mi dice lui mentre raggiungiamo l'entrata del bunker 9. -Ho dimenticato una cosa.-
Sorrido ed entro dietro di lui. Saluto Festus, che come al solito dorme beato nella sua cuccia e seguo Leo in quello spazio dove una volta lo avevo osservato lavorare.
Sembrano passati secoli, ma tutto é uguale: c'é caos dappertutto e alla parete é ancora appeso il mio disegno.
-Allora, cosa ci facevi nei boschi tutta sola?- mi chiede mentre rovista tra le cassette degli attrezzi.
-Scappavo- Gli dico sospirando.
Lui alza un attimo la testa dalla cassetta e mi guarda. -Cosa é successo?-
-Oggi sono due anni che mia madre é morta.- Gli dico sedendomi sul piccolo letto. So che con lui posso confidarmi, é l'unica persona che puó davvero capirmi.
-Oh.- dice lui avvicinandosi. -Cosa facevi di solito?-
Ed infatti...
-Le portavo i suoi fiori preferiti e le parlavo.- Gli dico ricordando tutte le volte che andavo a trovarla.
Lui sorride e si siede al mio fianco. -Io facevo i pic- nic con mia madre.- Mi dice.
-Davvero?- chiedo immaginandomi un piccolo Leo seduto su una tomba a mangiare tacos.
Lui annuisce e poi sospira tristemente. Rimaniamo un pó in silenzio, ognuno assorto nei propri ricordi.
-Quali erano i suoi fiori preferiti?- mi chiede improvvisamente lui.
-Le margherite bianche, adorava quei fiori.- Dico.
Lui si gratta un attimo la testa e poi sorride alzandosi in piedi.
-Vieni con me.- mi dice afferrandomi la mano.
-Dov..-
Lui mi zittisce. -Cammina e non parlare.- mi dice.
Sospiro e lo seguo in silenzio fuori dal Bunker 9. Camminiamo per un bel pó, tra i fitti boschi, in silenzio.
Tengo stretta la sua mano e questo mi fa sentire incredibilmente bene.
Improvvisamente si volta verso di me.
-Chiudi gli occhi.- mi dice.
-Perché?- chiedo io.
Lui non risponde, si mette dietro di me e mi chiude gli occhi con le sue mani. Sospiro, rassegnata e chiudo gli occhi.
-Cammina in avanti.- mi dice ed io obbedisco. Non vedo niente, ma sento un buon profumo di fiori.
-Ora svolta a destra.- dice spostandomi leggermente verso la direzione indicata.
Sento il calore del suo corpo dietro di me e questa vicinanza mi provoca un piccolo brivido sulla schiena.
-Ok, siamo arrivati.- mi dice, ma non toglie ancora le mani dal mio volto. -Ora siediti- mi ordina.
-Leo, cos..-
-Siediti.- mi dice nuovamente lui e io obbedisco. Sento il suo corpo fare gli stessi miei movimenti.
-Ora apri gli occhi.- mi dice togliendo finalmente le sue mani dal volto.
Quando apro gli occhi rimango senza parole. Siamo circondati da un enorme prato di margherite bianche. Noi due siamo seduti sull'unico spazio non occupato dai fiori. Credo di essere stata zitta per almeno cinque minuti ad osservare quello splendido spettacolo bianco, gli occhi si sono un attimo riempiti di lacrime.
Le ho lasciate scendere, sono lacrime di gioia, non di tristezza.
-Si, beh, non é proprio la stessa cosa ma...-
Lo zittisco con un abbraccio, forse fin troppo forte perché ci fa crollare entrambi a terra. Lui ride e mi guarda negli occhi per un bel pó.
-Vuoi ammazzarmi raggio di sole?- mi dice infine sempre sorridendo.
-Grazie Leo, é fantastico.- gli dico stendendomi al suo fianco e poggiando la mia testa sul suo braccio.
Lui sorride ancora e sposta lo sguardo sul cielo.
-Sai, quando ero piccolo e mi dissero della morte di mia madre, io chiesi dove fosse andata.- mi dice continuando a guardare in alto. -L'assistente sociale mi disse che era andata in cielo, cosí io ogni pomeriggio mi stendevo sul prato ed osservavo il cielo, sceglievo la nuvola piú grande che c'era e mi dicevo che quella ora era la sua casa.-
L'ho osservato un attimo, ha negli occhi la stessa luce di quando mi ha detto che faceva i pic-nic con sua madre. Poi ho spostato lo sguardo sul cielo.
-Guarda.- mi ha detto indicando una grossa nuvola sopra di noi. -Quella é casa di mia madre, non é molto grande, ma l'ha scelta perché ha l'officina dove puó lavorare. Lei ama lavorare in officina.-
Ho sorriso. -Come te.-
Lui mi guarda per un attimo e annuisce. Io osservo i suoi splendidi occhi castani e poi alzo lo sguardo sul cielo.
-Invece quella é casa di mia madre.- gli dico indicando la nuvola piú grande che sta in cielo.
-Ma é enorme!- esclama lui.
-É un castello.- gli dico. -Abbiamo sempre abitato in piccole case, erano le uniche che potevamo permetterci, cosí quando é andata via ha scelto la casa piú grande che c'era.-
Lui sorride. –Dovrebbe essere un castello magnifico.- dice osservando la nuvola.
Io annuisco. -É bellissimo. Ogni sera da una festa, lei ha sempre adorato le feste.-
-Oh, io e tua madre allora potevamo andare molto d'accordo.- dice guardandomi.
-Altroché!- esclamo io. -Saresti stato l'unico a superare il suo test.-
-Test?- chiede lui.
-Ogni volta che le portavo un ragazzo a casa, e credimi erano pochissime le volte, lei lo faceva scappare via perché iniziava a fare milioni di domande di ogni tipo-
-E come come fai ad essere sicura che io l'avrei superato?- mi chiede lui.
Io sorrido. -Perché tu saresti stato l'unico che si sarebbe seduto con lei e avrebbe risposto ad ogni singola domanda, anche a quella piú idiota, tipo che colore di calzini preferisci indossare.-
Lui ride. -Non é una domanda idiota, e comunque preferisco i calzini rossi.-
Rido anche io. -Poi magari ti avrebbe abbracciato e ti avrebbe fatto mangiare i suoi biscotti al cioccolato.-
-Amo i biscotti al cioccolato.- Esclama lui.
-Ottima risposta!- gli dico io sorridendo.
-Era un test?- ha chiesto lui alzando un sopracciglio.
-Esatto, la maggior parte dei ragazzi la ringraziava, altri addirittura rifiutavano. Ha mandato via un sacco di ragazzi per questo, tutto il resto sono scappati via.-
Lui ha riso di nuovo. -Povera Alice, senza neanche un ragazzo.-
Io gli ho dato un piccolo pugno sul braccio e ho sorriso. -Non me la prendevo mai.- gli dico - Lei lo faceva per testare quanto seri ed intelligenti fossero i ragazzi che mi sceglievo. Credeva che quello che si fosse seduto con lei a parlare per ore di cose idiote, senza prenderla per pazza, e amava i biscotti al cioccolato fosse il mio ragazzo perfetto.-
Lui mi osserva un attimo. -Quindi io sarei stato il tuo ragazzo perfetto?- mi chiede.
Sorrido. -Molto probabilmente si, ma decideva sempre lei.- Gli dico.
-Peccato.- dice lui. -Avrei adorato tua madre.-
-Giá.- dico io sospirando e tornando a guardare il cielo.
Rimaniamo per un pó in silenzio, entrambi ad osservare le case- nuvole delle nostre mamme.
-Alice posso chiederti una cosa?- mi dice improvvisamente lui.
Mi volto e annuisco.
Lui mi osserva per un pó e poi sorride.
-Che colore di calzini preferisci indossare?- mi chiede -Sto cercando di capirlo, ma non ne ho idea.-
Io scoppio a ridere. -Azzurri.- gli dico
-Lo sapevo!- esclama lui.
-Non mi conosci abbastanza.- gli dico io mettendomi a sedere.
Lui si alza come me e mi guarda. -Scommettiamo?- dice.
-Certo- gli dico con aria di sfida.
-Allora, chi indovina piú cose dell'altro vince.- mi dice sorridendo ed io annuisco.
-Inizio io.- mi dice. -Colore preferito.-
-Facile- dico sorridendo.-Rosso.-
Lui annuisce. -Il tuo é il blu.-
-Esatto, uno pari.- gli dico. -Cibo preferito.-
Lui si gratta un attimo la testa, pensieroso. -Qualcosa di soia?- chiede.
Io scuoto la testa. -Pizza.-
-Cosa?- esclama lui. -Ma é solo un quadrettino di pasta con il pomodoro, non puó essere il tuo cibo preferito.-
-Eresia!- esclamo alzando gli occhi al cielo. -Hai mai mangiato la pizza italiana?- chiedo
Lui annuisce. -A Roma l'ho provata, e non mi é sembrata cosí buona.-
Sospiro. -La pizza piú buona é quella napoletana. Non puoi dire di aver mangiato la pizza se non l'hai mangiata a Napoli.-
-Mai stato a Napoli purtroppo.- mi dice alzando le spalle.
-Appena tutto questo casino finirá ti porteró fino a Napoli per farti assaggiare la pizza.-
Lui sorride -Affare fatto!- dice porgendomi la mano.
Stringo la sua mano. -Siamo ancora uno pari.- mi dice.
-Sbagliato, due a uno per me.- gli dico. -Il tuo cibo preferito sono i tacos con carne di manzo.-
Lui mi guarda un attimo e poi si lascia sfuggire una piccola imprecazione. -Mi conosci davvero cosí bene?-
Io rido. -Eh giá, due a uno e per me, avanti spara.-
Lui ci pensa un pó. -Film preferito.- dice infine.
Io ci penso un pó, ma non ne ho davvero idea. -Sam il pompiere?- gli dico.
Lui scoppia a ridere. -Sbagliato, e comunque é un cartone. Il mio film preferito é Hunger Games.-
-Oddio!- esclamo -Ti piace Hunger Games?-
Lui annuisce -Sono segretamente innamorato di Katniss Everdeen.- mi confessa.
Io rido -Io amo quel film, anche se preferisco decisamente i libri.-
Lui sorride. -Abbiamo qualcosa in comune.-
-Ok, ora tocca a te.- gli dico -Ti do un indizio, perché é veramente difficile, é italiano ma é stato visto anche qui in America.-
Lui ci pensa per un bel pó. -Aspetta, lo so.- esclama. -É di quell'attore italiano che ha vinto anche un Oscar....come si chiamava....Benigni?-
-Sono davvero stupita, Valdez!- gli dico applaudendo -Conosci Roberto Benigni!-
-In realtá ho solo visto la premiazione degli Oscar come replica, non ho visto il suo film,non ricordo neanche come si chiama.-
-Non é lo stesso per cui ha vinto un Oscar, il mio preferito si chiama La tigre e la neve. É un film che ti piacerá moltissimo.-
-Quando lo vediamo?- chiede lui sorridendo.
-Quando vuoi.- gli dico io. -Comunque il punto non vale, non hai indovinato.-
-Ma come no- protesta lui. -Ho detto anche il nome del regista!-
Io ci penso su e poi sospiro. -Ok.- gli dico infine e lui sorride -Due pari. Ora tocca a me. Canzone preferita.-
Lui ci pensa per un bel pó, passandosi piú volte la mano tra i capelli.
-Non la indovinerai mai.- Gli dico. -É italiana.-
Lui sbruffa -Ok, mi arrendo.-
-Si chiama Cosa sono le nuvole, di Domenico Modugno.- Gli dico.
Lui rimane zitto per un pó a guardarmi.
-Che io possa esser dannato, se non ti amo.- dice lui improvvisamente.
Spalanco la bocca: Leo ha appena cantato il verso della canzone in italiano.
-Come...?- chiedo
Lui sorride -Era la canzone preferita di mia madre, me la cantava ogni sera in italiano. L'avevo imparata a memoria.-
Rimango ancora un pó in silenzio, a guardarlo, stupita per quella strana coincidenza.
Lui si stende sul prato e fissa il cielo.
-La mia parte preferita diceva: finché sorrideró tu non sarai perduta.-
É davvero strano sentirlo parlare in italiano, ha l'accento spagnolo che fa diventare tutto piú allegro.
-É anche la mia parte preferita.- gli dico poggiandomi al suo fianco ad osservare il cielo.
-L'ho fatta incidere sulla tomba di mia madre. Lei mi diceva sempre che dovevo sorridere, perché nel mondo non c'é mai abbastanza gente che sorride.-
-Leo é una cosa meravigliosa.- gli dico. Lui sorride e una lacrima gli scende sul volto.
Gli do un bacio sulla guancia e lo abbraccio.
-Posso chiederti una cosa?- mi dice.
Io mi stendo di nuovo di fianco a lui e annuisco.
-Potresti cantarmela?- mi chiede guardandomi.
-Cosa? No.- dico decisa. Ma lui mi guarda con quello sguardo triste.
-Sono una pessima cantante.- Gli dico.
-Non fa niente.- mi dice lui alzando le spalle. Alla fine cedo. Insomma, lui ha fatto cosí tanto per me, posso fare qualcosa per ricambiarlo.
-E va bene.- gli dico e lui sorride mentre chiude gli occhi.
Prendo un forte respiro e canto quella splendida canzone che tanto amo. Non guardo lui, ma il cielo, sperando che sua madre apprezzi ció che sto facendo.
A fine canzone mi volto verso di lui.
Ha ancora gli occhi chiusi e il suo volto é pieno di lacrime, ma sta sorridendo.
Dopo un pó si mette a sedere e si asciuga velocemente il volto.
-Scusa é che..-
Lo zittisco con un abbraccio , lui poggia la testa sulla mia spalla, e rimaniamo cosí per un pó.
-Sai, sei una pessima cantante.- mi dice spostandosi da me per guardarmi.
-Oh, sta zitto!- gli dico io dandogli una piccola spinta. Lui sorride, siamo vicinissimi, sento il suo respiro sul viso.
Mi osserva, non fa altro. Mi guarda come se stesse per decidere qualcosa di importante, poi scuote leggermente la testa e si alza in piedi.
-Ok, é ora del bagno.- dice porgendomi una mano.
-Bagno?- chiedo io.
-Ah, niente domande.- Mi dice afferrando la mia mano per farmi alzare.
Sospiro e mi faccio guidare da lui. Usciamo dal prato di margherite e ci incamminiamo nuovamente nei boschi, dopo qualche minuto Leo svolta a destra, in un piccolo sentiero e ci troviamo davanti ad un enorme lago.
-Allora, ti va un bel bagno?- mi chiede mentre raggiungiamo la riva.
-Leo siamo ad ottobre, l'acqua sará gelata!- Gli dico.
Lui sorride. -Siamo sotto la protezione del Campo, fa caldo e..- alza un attimo la testa verso il cielo per osservare il sole. -E ora dovranno essere circa le due del pomeriggio, ora in cui la temperatura dell'acqua é piú calda.-
Afferro il suo braccio e lo faccio voltare verso di me.
-Siamo fuori da piú di tre ore!- esclamo. -Percy stará impazzendo.-
-Oh, andiamo Alice, non possiamo andare via ora.- mi dice sedendosi sull'erba verde che circonda il lago.
 -Penseranno che sei con me, rilassati.-
-Leo io e te non ci parliamo da settimane.-  Gli dico camminando avanti e indietro. -Nessuno crederá che sto con te.-
Lui sospira. -Ah, giusto.-
-Dimmi che hai ancora quel tuo gnomo meccanico.- Gli dico inginocchiandomi al suo fianco.
-Non chiamarlo cosi, potrebbe offendersi- Mi dice mentre rovista nella sua cintura. Tira fuori l'omino e mi porge un foglio di carta con una matita.
-Ecco a lei signorina.- mi dice con un sorriso. -Bob a suo servizio. -
Sorrido e gli do un veloce bacio sulla guancia, lui peró vota il viso e le nostre labbra si sfiorano.
-Mi sono stancato di questi baci.- mi dice mentre io gli do un pugno sul braccio.
-Idiota.- gli dico, ma sto sorridendo. Non voglio litigare di nuovo con lui.
Scrivo sul foglio di carta un piccolo messaggio per rassicurare Percy e glielo consegno. Lui infila il bigliettino in mano a Bob e caccia dalla sua cintura una vite.
-Aspetta!- gli dico. Lui mi guarda con aria interrogativa.
-Non avevi detto che funziona in base al genitore divino?- Gli chiedo e lui annuisce. -Beh, se lo mandi a Percy non potrebbe confondersi con me?-
-Oh, é vero.- dice lui riprendendo Bob tra le mani. -Possiamo inviarlo a Jason, lui non ha né fratelli né sorelle qui.-
Sussurra il nome del figlio di Giove a Bob e quest'ultimo fa un piccolo balzo prima di incamminarsi verso il bosco.
Lui osserva per un attimo l'omino e poi si alza in piedi. -Ok, é l'ora del bagno.- dice osservando il lago. -Vieni?- mi chiede poi voltandosi verso di me.
-Ma non abbiamo neanche i costumi!-
Lui fa un sorrisetto e si sfila la maglia, rimanendo a torso nudo.
-Hai la biancheria intima almeno?- mi dice
Io rimango un attimo imbambolata a fissare il suo torace ben scolpito.
Cavolo, da quando Leo ha tutti questi muscoli? Ma soprattutto, da quando Leo é cosí incredibilmente...
-Allora?- mi chiede lui interrompendo i miei pensieri.
Sposto velocemente lo sguardo dal suo petto e annuisco.
-Non é poi tanto diverso da un costume da bagno, no?- mi chiede mentre si sfila anche i pantaloni rimanendo solo con dei boxer rossi.
Sospiro. -E va bene- dico -Voltati.-
-E perché?- mi chiede lui. -Ti ho giá vista in costume.-
-Voltati.- gli ripeto e lui, dopo aver sonoramente sbruffato, obbedisce.
Mentre mi sfilo la maglietta lo vedo voltarsi leggermente verso di me, cosí gli lancio addosso l'indumento e lui ride. Mi tolgo anche le scarpe e i pantaloni e mi fiondo in acqua, senza aspettarlo.
Appena entro in acqua mi sento bene, osservo per un pó il fondale ricoperto di pietre e ritorno in superficie solo quando sento il corpo di Leo entrare in acqua.
Ci scambiamo un attimo uno sguardo e poi io mi stendo a pelo d'acqua a guardare il cielo.
Lui mi imita, mettendosi al mio fianco.
-Dammi la mano.- gli dico e lui obbedisce.
Ordino alle correnti di tenerci sospesi sull'acqua, cosí da non sforzarci troppo.
-Forte.- commenta lui osservando l'acqua sotto di lui.
Io sorrido e ritorno a guardare il cielo.
-Le nostre mamme sono appena diventate vicine di casa.- dice lui indicando le nostre due nuvole che si sono avvicinate.
-Cosí ora mia madre inviterá la tua a tutte le feste che fará.-
-Si, e mia mamma le riparerá tutto quello che vuole gratis.-
Ridiamo insieme.
Mi é mancato cosí tanto il suono della sua risata.
-Leo mi dispiace se mi sono comportata da stupida con te.- gli dico voltando in viso verso di lui.
Lui guarda ancora il cielo ma sorride. -No, ho sbagliato io a reagire cosí. Scusami tu.-
Sospiro. -Mi sei mancato tantissimo.- gli dico.
Lui si volta verso di me e mi perdo un attimo nei suoi splendidi occhi castani. Potrei rimanere anni cosí con lui disteso al mio fianco, senza far niente, solo guardarlo negli occhi e sorridere, sorridere sempre.
-É normale che io ti sia mancato, raggio di sole.- mi dice facendomi l'occhiolino. -A chi non manca il super sexy Leo Valdez?-
-Idiota- gli dico ridendo. Poi ordino alle correnti di lasciarlo e  lui  cade in acqua. Peccato che ci teniamo ancora per mano, mi trascina con lui e io lo stringo in un abbraccio.
Credo sia stato l'abbraccio sottomarino piú  bello mai ricevuto.
Mi stacco da lui solo perché mi sta facendo segno di risalire. Giusto, lui non respira sott'acqua come me.
-Vuoi ammazzarmi Raggio di sole?- mi dice tossendo.
-Non lo farei mai.- gli sussurro io.
Siamo ancora stretti uno all'altro, il suo braccio mi cinge la vita e i nostri visi sono vicini, troppo vicini.
Lui punta i suoi occhi su di me e io non riesco a pensare a niente in questo momento. Osservo il suo viso per un pó, lo vedo mordersi un labbro. Improvvisamente il suo naso prende fuoco e ritorno finalmente al presente. Scoppio a ridere.
-Al fuoco!- urlo e poi gli schizzo dell'acqua in faccia. Lui sbruffa e io mi libero dalla sua presa per raggiungere la riva.
Esco dall'acqua e mi stendo sul prato con gli occhi chiusi. Dopo qualche minuto lo sento uscire dall'acqua e percepisco il suo sguardo su di me.
-Se non la smetti di guardarmi Valdez, giuro che ti stacco la testa.-
Apro gli occhi e lui non si prende neanche il disturbo di spostare lo sguardo.
-Pensavo fossi piú magra.- mi dice con un ghigno mentre rovista nella sua cintura. -Dovresti metterti seriamente a dieta.-
-Cosa?- gli chiedo io avvicinandomi. Lo spingo a terra e gli blocco i polsi.
-Ripetilo se hai il coraggio.- gli dico.
Lui ride. -Sei grassa Alice.- mi dice tirando fuori la lingua.
-Ok, ora sei morto.- Evoco una palla di magia e gliela sventolo sotto il naso. Ma lui non si scompone, continua a sorridere. Improvvisamente si libera dalla mia stretta e con un gesto veloce mi da un bacio sulla guancia.
Rimango talmente colpita da quel gesto che la palla sulla mia mano scompare, lui ride e si siede di nuovo.
-Nessuno resiste al fascino del super sexy Leo Valdez.- mi dice facendomi l'occhiolino e tornando a rovistare nella sua cintura.
-Idiota.- gli sussurro sedendomi al suo fianco.
Lui ride e mi tira un asciugamano gialla tirata fuori dalla sua magica cintura. -Lo sai che adoro quando mi chiami così-
Sbruffo e mi avvolgo nel morbido tessuto che mi ha dato. Stranamente profuma di Leo.
-Sto morendo di fame.- gli dico improvvisamente.
Non ho fatto colazione e l'ora di pranzo é passata da un bel pó.
Lui si volta verso di me con un grande sorriso stampato in faccia.
-Non preoccuparti, il mitico Leo Valdez non fa rimanere a stomaco vuoto nessuno, tantomeno una bella ragazza come te.-
Sorrido e mi godo un bel pranzo a base di tacos insieme a lui.
Dopo il pranzo Leo ha la brillante idea di fare un piccolo riposino. Peccato che né io, né lui , abbiamo sonno, cosí rimaniamo stesi sul prato, io con la testa poggiata sul suo petto ancora nudo.
É strano come tutto il suo corpo emani calore.
-Leo posso confessarti una cosa?- gli chiedo improvvisamente.
Lui si volta leggermente verso di me e i nostri occhi si incrociano.
Fa un mezzo sorriso. -Vuoi per caso rivelarmi che sei innamorata di me?.-
-Quello lo sai giá, no?- gli dico dandogli un piccolo pugno di braccio e sorridendo. Lui sbruffa.
-Ok, dimmi.- dice poi.
Sospiro. -Io... non mi sento per niente pronta ad affrontare quello che sta per accadere.- gli dico osservando il cielo azzurro.
Il sorriso scompare dal suo volto. –Di cosa hai paura?- mi chiede
-Di non essere all’altezza del compito che mi è stato assegnato.- Gli dico tornando a guardare il suo viso. –insomma, io sono quella nuova, non so neanche come si uccide un mostro, e dovrò combattere contro un gigante. E se non ci riesco? E se non ho la giusta forza? E se mando tutto all’aria? E se…-
-Ok, basta.- mi interrompe lui mettendosi a sedere e io lo imito. –Alice tu sei più potente di molti semidei che stanno qui da anni, sei abbastanza forte per il compito che ti è stato assegnato.-
-E se mi faccio uccidere da un mostro prima che arrivi il gigante? - gli chiedo guardandolo negli occhi.
-Non succederà.- mi dice però non mi guarda.
-Come fai a saperlo?- gli chiedo.
-Perché io non lo permetterei mai.-
Mi dice finalmente guardandomi. Rimango in silenzio ad osservare il ragazzo che mi trovo davanti, e stranamente ho l’impulso di gettarmi tra le sue braccia, di sentirlo vicino a me.
Perché non mi sono mai accorta prima di quanto lui ci tenga a me? Sono davvero così cieca?
-Si beh, anche Percy non lo permetterebbe mai.- aggiunge poi passandosi una mano dietro la nuca. –Insomma, lui mi stava quasi uccidendo quando ha saputo che avevamo litigato, pensa cosa farebbe ad un mostro che ti uccide.-
Sta sorridendo adesso e mi lascio contagiare dal suo sorriso.
-Non preoccuparti per quello che succederà.- mi dice passandomi un braccio attorno alle spalle. –Combatteremo insieme, e tutto andrà bene.-
Mi volto verso di lui e gli do un bacio sulla guancia, facendolo arrossire delicatamente.
-Grazie Leo.- gli dico.
-E di cosa?- chiede lui sorridendo.
-Di essere così tremendamente fantastico.- gli dico sorridendo a mia volta. –Non potrei desiderare compagno migliore per combattere un esercito di mostri e un gigante.-
-Hai appena detto che sono fantastico!- esclama lui sbalordito.
-Non sei LeosuperfantasticoValdez?- gli chiedo alzando un sopracciglio.
-In verità è supersexyLeoValdez, ma fa lo stesso.- Mi dice alzando le spalle e sorridendo.
Sorrido e poggio la testa sulla sua spalla.
-Allora, dato che sono così fantastico facciamo un patto.-  mi dice improvvisamente. –Se un giorno gli alieni ti rapissero io verrò a salvarti, e ti dirò… qual è la cosa più dolce che vorresti sentirti dire?-
Lo guardo un attimo, scuotendo la testa e poi sospiro. –Amo il cioccolato.- gli dico.
-Non  scherzare su questo, Alice!- mi rimprovera lui. –Dai, qual è la cosa più dolce che tutte le ragazze vorrebbero sentirsi dire?-
-Non scherzo sul cioccolato, Valdez.- gli dico guardandolo storto. –E non so cosa le ragazze vorrebbero sentirsi dire, ma io vorrei sentirmi dire amo il cioccolato.-
Lui scuote la testa, sconfitto. –E allora quando verrò a salvarti ti dirò: amo il cioccolato, e tu mi risponderai…-
-Io ti risponderò: io adoro il cioccolato!.- lo interrompo io con un grande sorriso.
Lui scoppia a ridere. – Stavo per dire, Leo sei il mio superfantastico, mitico, supersexy, affascinante eroe, ma io adoro il cioccolato è decisamente meglio.-
Ridiamo insieme, e non riesco a non pensare a quanto mi è mancato tutto questo.
 





L'angolo dell'autrice :3
*Apre le mani e fa uscire un arcobaleno stile Spongebob* ALEO! *---------*
Anche se non stanno insieme u.u
Ok, vado di fretta perchè devo tornare a studiare, quindi....
Potevo mai lasciare il supefantastico Leo da solo? Insomma è così stramaledettamente unico quel ragazzo.
[Si, sono innamorata di lui u.u xD]
Così hanno fatto pace :3
Vabbè scappo via ;D
Spero vi sia piaciuto il capitolo, ho cercato di inserire qualcosa di più sulla vita di Alice e qualcosina anche di Leo. :33
Ringrazio come sempre la cara rosalalla, il mio nuovo Oracolo Ledna_ , Percabeth7897, il mio cuoricino Angy, anubis347, icedisland, Scorpion550 e la nuova lettrice carrots_98 per aver recensito.
Siete OTTO! Vi rendete conto? OTTO recensioni.
Io vi amo sempre di più *----------*
Siete sempre la mia gioia. <3
Ringrazio anche chiunque segue la storia, amo anche voi :3
Ora me ne vado sul serio, spero di avere accontentato le richieste sul ritorno di Leo xD
Byeeee, with love BettyLovegood<3

 

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Capitolo 18
*** Colpa del fuoco che c'è tra noi. ***



Il suono della risata di Leo é la cosa piú bella che io abbia mai sentito.
Magnifica. É cosí chiara e limpida, e mi fa sentire terribilmente bene.
Infonde sicurezza, pace e calma.
Se un giorno mi chiederanno a cosa non potró mai rinunciare la mia risposta sará la sua risata.
É estremamente contagiosa, e questo mi piace da morire.
Perché nella vita c'é bisogno di ridere, sempre, come diceva la mamma di Leo al mondo c'é poca gente che sorride.
Anche quando va tutto storto, lui mi ha insegnato che bisogna sorridere, perché tutto si puó aggiustare.
-A cosa pensi?- mi chide improvvisamente interrompendo i miei pensieri.
Lo guardo un attimo: sta steso sul prato verde al mio fianco a pancia in giú e mi osserva.
-Hai davvero infilato la colla nel cappello di quel povero uomo?.- gli chiedo io, ricordando la storia che mi ha accontato poco prima.
Lui sbuffa. -Povero non lo é per niente. Ha piú soldi del presidente degli Stati Uniti.- dice giocando distrattamente con una mia ciocca di capelli. -E poi se lo é meritato. Voleva farmi andare a scuola in giacca e cravatta, ti rendi conto? Sembravo un pinguino idiota.-
Scoppio a ridere e lui sorride.
-E poi sei scappato?- gli chiedo.
Lui alza le spalle. -Mi ha mandato via lui e la moglie era super felice.- Mi dice sorridendo ancora. -Anche lei aveva ricevuto qualche scherzetto.-
Scuoto la testa. -E lei cosa ti aveva fatto?-
-Voleva farmi mangiare i broccoli, io odio la verdura.- dice mentre osserva la ciocca dei miei capelli neri intrecciata sul suo dito. -Cosí le ho gentilmente ricordato che lei non era mia madre e che non poteva obbligarmi a mangiare quella roba. Lei si é arrabiata e io il giorno dopo le ho messo della tintura blu nel bagnoschiuma. Quando é uscita dalla doccia sembrava un puffo troppo cresciuto.-
Scuoto nuovamente la testa e rido.
-Sai che una volta ho fatto una cosa del genere anche io?- gli dico osservandolo.
Lui si volta verso di me. -Non ci credo.-
-Oh, ne ho fatti parecchi di scherzi ai miei genitori temporanei.- Gli dico sorridendo e ricordando quei terribili giorni passati ad andare da una famiglia all'altra. Li chiamavo genitori temporanei perché nessuno avrebbe mai preso il posto di mia madre, nessuno ne sarebbe mai stato in grado.
-Quale é stato il piú bello che hai fatto?- mi chiede divertito.
Anche lui, come me, é stato spostato da famiglia a famiglia, anche lui si é reso insopportabile con i suoi genitori temporanei perché anche lui come me non aveva bisogno di nessuno che non fosse sua madre.
Anche perché la maggior parte delle volte questi genitori erano dei veri e propri rompiscatole.
Cio ho pensato un pó e poi ho sorriso.
-Una volta sono stata affidata ad una donna sulla cinquantina fissata per la moda. - gli dico. -Non faceva altro che comprare scarpe e abiti che non poteva portare. Guardava programmi sulle top model tutto il giorno, non cucinava neanche, costringeva me a farlo dato che io ero ospite da lei. Non m'importava di quello, tanto erano cibi precotti, bastava infilarli nel microonde ed erano pronti. Per un pó di tempo andó tutto bene: io avevo la mia vita e lei la sua. Non si arrabbiava neanche quando i professori la mandavano a chiamare perché avevo combinato qualche disastro a scuola. Un giorno peró le venne la fissazione del colore rosa perché in tv avevano detto che era femminile, come se serve la televisione per capire una cosa del genere.- mi fermo un attimo a prendere fiato.
-Inizió a blaterare di dipingere le pareti di casa rosa e ovviamente costrinse me a farlo. Vivevamo in un confetto schifosamente rosa, tutto tranne la mia stanza in cui lei non aveva accesso. Una sera mi fermai a dormire da Andrea, lo facevo spesso e lei non ci badava affatto. Quando il giorno dopo ritornai non solo le pareti della mia stanza erano dipinte di rosa, ma aveva gettato via tutti i miei vestiti, sostituendoli con altri che , secondo l'opinione della tv, erano piú adatti a me. Immaginati me a tredici anni andare in giro con una maglietta nera strapiena di brillantini, con sopra scritto 'io vesto alla moda, grazie mamma'.- Lui scoppia a ridere.
-E avevo anche le scarpe abbinate!- continuo io suscitando ancora di piú le sue risate. -Duró solo un giorno quello strazio, chiesi gentilmente di riavere i miei vecchi abiti ma lei mi urló che non poteva avere una figlia che vestiva con vestiti fuori moda e che mia madre era stata un'ingrata a non insegnarmi nulla sulla moda. In pratica dovevo tenermi quelli che mi aveva comprato e basta. Io le urlai che preferivo andare in giro in mutande e me ne andai da Andrea. Mi feci prestare qualche sua maglietta e architettai il piano piú geniale che io abbia mai messo in atto.
Andrea conosceva un tizio alla radio, andammo da lui e registrammo un finto annuncio in cui si diceva che da quel giorno era scoppiata la moda multicolore, ovvero bisognava vestirsi di piú colori possibili. Chi possedeva piú colori addosso era alla moda, inoltre il nero era decisamente fuori moda.
Quella sera me ne tornai a casa, lei doveva andare ad un famoso party di beneficenza, anche se lei si interessava  di questa roba solo per sfoggiare i suoi abitini nuovi. Non aveva mai cacciato un soldo. Comunque misi fuori uso il televisore, guardava sempre uno specifico programma di moda prima di vestirsi, e accesi la radio dicendole che anche lí davano lo stesso programma. Alle otto in punto partí l'annuncio che avevamo registrato e lei, allarmata per quel'ultima esplosione di moda inizió a cercare l'abito giusto. Quando usci dalla sua stanza mi trattenni a stento dallo scoppiare a ridere. Aveva addosso la cosa piú ridicola che io abbia mai visto: indossava dei collant multicolore, che chissá dove diamine li aveva trovati, un abitino per metá giallo e metá arancione, coperto di lustrini e un paio di scarpe con il tacco di colore diverso, perché cosí risultava piú colorata. Il tocco piú bello peró erano gli scaldamuscoli rosa.-  Mi fermo un attimo a ricordare quella scena e non riesco a non ridere, era davvero ridicola.
-Diamine Alice, hai distrutto quella donna!- mi dice Leo mentre si asciuga le lacrime che gli sono uscite per le troppe risate.
-E non é finita!- gli dico -Quando se ne andó soddisfatta per il suo lavoro, chiamai Andrea e attuammo la fase 2. Dipingemmo tutte le pareti di casa di nero, la casa era piú scura della Cabina di Nico. Sulla parete nell'entrata le lasciai un messaggio con la pittura bianca: 'io NON vesto alla moda, grazie mamma'. Feci i bagagli e me ne andai anche da quella casa, anche se avrei pagato miliardi per vedere la sua faccia difronte a quell'oscuritá fuori moda.-
-Tu sei un genio del male, ragazza.- mi dice dandomi una pacca sulla spalla.
Sorrido -Mai mettersi contro Alice, e soprattutto mai insultare mia madre perché non mi ha insegnato a vestirmi alla moda.- gli dico facendogli l'occhiolino.
-Lo terrò in considerazione quando vorró darti consigli di moda.- scherza lui alzando le mani in segno di resa.
-Idiota.-  Gli sussurro io vicino ad un orecchio sorridendo.
Lui si volta di scatto verso di me e fa incrociare i nostri visi. -Te l'ho giá detto che amo quando mi chiami cosí?- mi dice in un sussurro. Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra.
-Solo un milione di volte.- gli dico io incrociando i suoi occhi.
-E te l'ho giá detto che sei bellissima?- dice poi osservandomi con un mezzo sorriso quando arrossisco.
-E io te l'ho giá detto che devi smetterla di provarci con me?- gli chiedo io alzando un sopracciglio divertita.
Lui sbuffa, gettando aria calda sul mio volto. -E perché mai?- mi chiede senza peró spostarsi.
-Perché ho un ragazzo.- Gli dico dandogli una piccola spinta per allontanarlo.
-Ah giá, mister fantastic.- dice lui sospirando. -L'avevo dimenticato.-
-Non chiamarlo cosí.- gli dico io dandogli un'altra piccola spinta. Lui mi tira per un braccio e mi fa avvicinare nuovamente a lui.
-E allora perché se qui e non da lui?- mi chiede con un sorriso.
Sospiro. -Perché abbiamo litigato.- gli dico spostandomi da lui. Non posso stargli cosí vicino, mi manda in confusione. -Beh, in realtá io gli ho urlato contro, lui non ha fatto chissá che.-
Lui alza le mani in un gesto teatrale -Coppia in crisi!- annuncia mettendomi una mano sulla spalla.
-Oh, sta zitto.- Gli dico io dandogli uno schiaffo sul braccio.
Lui mi spinge indietro e mi fa stendere sul prato. Per un attimo ci guardiamo negli occhi, poi lui si sposta da me e si siede al mio fianco.
-Allora cara signorina Garden, mi dica i suoi problemi.- dice facendo finta di prendere appunti su un'agenda immaginaria.
Lo guardo un attimo e poi scoppio a ridere. -Sei davvero un idiota e comunque non ho voglia di parlare di me e Jake.- gli dico mettendomi a sedere e lui sorride.
-Meglio cosí.- dice alzando le spalle. -Non vorrei stare a sentire per ore di quanto é bello e magnifico.-
-Ma lo é.- gli dico io facendogli l'occhiolino e lui sbuffa.
-Comunque non sará mai all'altezza del super fantastico e soprattutto super sexy Leo Valdez- annuncia guardandomi.
Sto per dirgli che forse ha ragione, per prenderlo in giro, quando uno strano suono ci fa voltare entrambi verso il limitare del bosco.
-Non é possibile.- dice Leo alzandosi in piedi e raggiungendo il posto da cui proviene uno strano bip-bip.
-Cosa c'é?- gli chiedo io.
Lui non risponde, si china a terra e raccoglie qualcosa. Si volta verso di me e mi mostra il suo omino meccanico Bob.
Gli strappa dalle mani un piccolo bigliettino e, dopo averlo letto, e aver imprecato, me lo passa.

 

Carissimo Leo, Grandissimo idiota
dove cavolo sei finito? É da stamattina che ti cerchiamo. Ti ricordo che siamo i responsabili della protezione del Campo. Quindi, gentilmente, vorresti muovere le tue orribili chiappe e ritornare qui? Te ne saremo molto grati.
Muoviti imbecille!
La Cabina 9.
P.s: mi sa che Percy ti infilzerá con la sua spada appena ritorni.

-Me ne ero dimenticato.- mi dice sospirando e raccogliendo la sua cintura da terra per legarsela in vita.
-Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.- gli dico mentre gli passo l'asciugamano che mi aveva prestato, che avevo ancora attorno alla vita.
Lui sorride. -Ah, la saggezza di Spiderman.- mi dice afferrando il tessuto che gli sto ponendo.
Mi infilo i pantaloni sorridendo e vado alla ricerca della mia maglia.
Improvvisamente sento il suo braccio intorno alla mia vita, mi volto e mi ritrovo faccia a faccia con lui.
-Che fai?- gli chiedo.
Lui mi sorride. -Mi é venuta in mente una cosa.- mi dice sorridendo.
Lo guardo con aria interrogativa e lui si avvicina al mio orecchio.
-Mi devi un bacio.- mi dice piano.
Sento il suo respiro caldo sul collo e un brivido mi scende lungo la schiena. Ma perché mi fa questo effetto?
-Scordatelo Leo.- gli dico allontanandomi un pó da lui.
Lui mi guarda divertito e mi lascia andare. Afferra qualcosa da terra e sorride.
-Allora non riavrai la tua maglia.- mi dice sventolando la mia t-shirt arancione del Campo.
-Leo ridammela.- gli dico. Lui scuote la testa e mima un bacio.
-Dai Leo smettila.- gli dico avvicinandomi per prendere la mia maglia.
Lui scuote nuovamente la testa, deciso.  -Bacio.- dice.
-E va bene.- gli dico avvicinandomi.
-Niente scherzi.- mi dice lui puntandomi un dito contro.
Io mi limito a sorridere e ad accorciare la distanza fra noi.
Quando siamo uno di fronte all'altro, con poco spazio fra noi, lui sorride e mi pone la maglia.
-Tieni.- mi dice allontanandosi da me. Lo guardo stupita.
-Ma... ma non volevi un bacio?- gli chiedo stupita.
Lui fa un gesto con la mano per dirmi di lasciar perdere. -Prima cosa: so che non me lo avresti dato- mi dice sorridendo. -E seconda cosa, beh.. so che non me l'avresti dato.-
Mi allunga la maglia ma io non la prendo, continuo a guardarlo stupita.
-Che ne sai?- gli chiedo.
Lui alza un sopracciglio. -Mi stai dicendo che volevi baciarmi?- mi chiede.
-Cosa? No!- mi affretto a rispondere, arrossendo un pó. -E che...-
Lui mi guarda divertito, come se ha giá capito tutto. Lo odio quando fa cosí, lo prenderei a pugni.
Mi avvicino a lui e gli do un piccolo bacio sulle labbra.
-Io mantengo sempre le promesse fatte.- gli dico.
Lui mi guarda, stupito da quel gesto.
Improvvisamente sento puzza di bruciato.
-Leo cos..-
-Oh cavolo!- dice lui gettando la mia t-shirt a terra. Le sue mani hanno preso fuoco e hanno bruciato la mia maglia.
-Leo!- esclamo spegnendo l'incendio con un piede.
-Scusami e che...- dice lui spegnendo le sue mani.
Raccolgo la maglia e la osservo: é tutta sporca di terra e la parte inferiore é tutta bruciata.
Guardo Leo che mi sta osservando e gli getto l'indumento addosso.
-Questa ora la metti tu.- gli dico.
Lui sorride, si sfila la sua maglia e me la pone. -Tieni- mi dice.
Afferro la maglia e me la infilo, prima che possa prendere fuoco anche quella.
Profuma di legna bruciata, profuma di Leo.
-Ma tu non hai freddo?- gli dico osservando il suo petto nudo.
Lui mi prende una mano e se la porta al petto. É caldo.
-Sono come una borsa dell'acqua calda.- [*] mi dice facendomi l'occhiolino.
Io rido e tolgo la mano da lui. Mi rende nervosa toccarlo in quel modo.
-Ok, ora andiamo.- mi dice mettendomi un braccio attorno alle spalle. -Prima che mandino l'esercito americano a cercarci.-
Sorrido iniziando a camminare. -Comunque mi devi una maglia.- gli dico guardandolo.
Lui sbruffa. -La colpa é tua.- mi dice dandomi un leggero schiaffo sul braccio.
-Io non ho fatto niente.- gli dico ricambiando lo schiaffo.
-Tu mi hai baciato!- esclama lui guardandomi.
Io sbruffo. -Non era un vero bacio.- gli dico.
-Invece si.- mi dice lui sorridendo.
-Non lo era.- ribadisco io.
-Si che lo era.- mi dice lui, continuando a sorridere.
-Ho detto che non lo era.-
Andiamo avanti cosí per un pó, lui é davvero convinto che io gli abbia dato un vero bacio.
Per farlo smettere inizio a prenderlo in giro su come abbia incendiato la mia maglia e lui ride.
Quanto amo la sua risata.

 

 

Quando arriviamo alla Capanna 21 lui sta ancora ridendo, é ancora a torso nudo e ha ancora un braccio poggiato intorno alle mie spalle.
Jake e Percy ci stanno aspettando lí, entrambi, a vedere le facce, molto arrabbiati.
Tolgo in fretta il braccio di Leo dalle mie spalle e Percy si avvicina.
-Sei un' irresponsabile.- mi dice -Sparisci per ore senza dire niente? Sai che sono praticamente impazzito?-
Abbasso lo sguardo, senza rispondere e lui, inaspettatamente, mi abbraccia.
-Non farlo mai piú.- mi sussurra ad un orecchio. -Ho solo te come sorella.-
Io sorrido. -Scusami.- gli dico.
Lui so stacca da me e da un piccolo pugno a Leo. -Io e te dobbiamo parlare.- gli dice.
-Ho da fare!- esclama Leo cercando di andarsene.
-Lo so, ti accompagno io dai tuoi fratelli.- gli dice Percy mettendogli un braccio attorno alle spalle.
Leo si volta verso di me e sussurra -Aiuto.- io sorrido salutandolo con la mano mentre si allontanano.
Poi mi volto verso Jake.
-Jake, mi dispiace...- inizio io.
-Non fa niente- mi interrompe lui avvicinandosi e abbracciandomi. -Possiamo parlare?- mi chiede poi.
Annuisco e lo faccio entrare in casa.
Mi siedo sul letto e lui fa lo stesso.
Rimaniamo entrambi in silenzio.
-Posso chiederti perché proprio Leo?- mi domanda improvvisamente.
Rimango per un pó in silenzio. -Perché lui mi capisce.- gli dico infine.
Lui mi guarda. -Al, ti ho visto versare fiumi di lacrime per lui, anche se non me lo hai mai detto, lo so che ti ha fatto stare male.-  mi dice prendendomi la mano. -Ed ora sparisci per ore e ritorni con lui a torso nudo e sorridente.-
Io sospiro. -Jake non rinunceró a lui, soprattutto ora che abbiamo fatto pace.- gli dico decisa.
Lui fa un mezzo sorriso. -Non ti ho chiesto di rinunciare a lui, Al.- mi dice. -So che non lo faresti mai. Neanche quando avete litigato l'hai mai lasciato andare.-
Prendo un profondo respiro. -Senti Jake, mi dispiace di essere scappata via, mi dispiace...-
Lui mi interrompe alzando una mano. -Non hai bisogno di scusarti, so perché sei andata via, e mi scuso per essere stato tanto idiota.- mi dice. Ha uno sguardo triste. - Ma in queste ore ho capito una cosa, in realtá l'avevo giá capita da tempo... Io e te non funzioniamo bene insieme perché io non sono adatto a te.-
Lo guardo per un attimo. -Jake, cosa cavolo dici?- gli chiedo mettendomi difronte a lui per guardarlo negli occhi. Lui evita il mio sguardo.
-É cosí, Al.- mi dice con voce triste.
-Semplicemente non sono la persona adatta a te.-
Spalanco gli occhi per la sorpresa. -Jake... ma che...?-
-Io ci ho provato Alice, ma non posso continuare... cosí.-
-Ma cosí come?- gli dico quasi urlando.
Lui si alza in piedi e mi guarda negli occhi. -Tu non sei davvero innamorata di me, Alice.- mi dice.
Ma che cavolo sta dicendo? Lo guardo, senza riuscire a dire niente.
Scuoto leggermente la testa, per fargli capire che si sta sbagliando.
Lui mi afferra la mano e fa un sorriso triste.
-É cosí.- mi dice piano. -Io non sono adatto a te.- ripete nuovamente.
Mi da un piccolo bacio sulla guancia e raggiunge la porta. Io rimango immobile, in silenzio, senza sapere cosa fare o dire.
Perché mi sta lasciando? Perché continua a ripetermi che non é adatto a me? Cosa cavolo significa che non é adatto a me?
Siamo stati bene insieme. Abbiamo passato giornate bellissime insieme.
Perché ora mi sta lasciando?
Non so perché ma non riesco a piangere, un moto di rabbia si alza dentro di me.
Lui non puó andarsene cosí da un momento all'altro. Mi deve delle spiegazioni, non puó solo dirmi che non é adatto a me.
Il suono della porta che si apre mi fa ridestare dai miei pensieri.
Osservo Jake che sta uscendo e urlo il suo nome.
Lui si ferma un attimo, senza voltarsi, e io lo richiamo piú piano.
Lo vedo sospirare e poi andarsene. Urlo di nuovo il suo nome, ma niente. Continua a camminare senza fermarsi.
Rientro in casa, furiosa per tutto quello che é appena successo.
La porta si richiude da sola, senza che io la tocco, ma non ci faccio caso.
Mi butto sul letto, a faccia in giú, e soffoco un urlo di disperazione nel cuscino. Non so per quanto tempo rimango cosi, non so nemmeno quando ho iniziato a piangere.
Mi sento uno schifo. Forse ho fatto qualcosa di sbagliato, forse é geloso di Leo. Ma perché? Io gli ho sempre detto di essere innamorata di lui, che Leo é stato sempre un buon amico, niente di piú.
Ma adesso lui é convinto di non essere adatto a me. Come si fa a sapere se di é adatti ad una persona? Sono sempre stata convinta che lui fosse il ragazzo giusto per me, paziente, intelligente e carino. Dove ho sbagliato? Cosa ho sbagliato?
Sospiro, voltando la faccia verso il soffitto.
Qualcuno bussa alla porta, ma non mi alzo. So che non é Jake.
Bussano piú forte e sbuffo.
-Non ci sono!- urlo.
-E allora chi mi ha risposto?- mi chiede Percy,divertito, dall'altro lato della porta.
-Perce, non ho voglia di parlare.- gli dico voltandomi su un fianco.
-É urgente.- mi dice. -Si tratta di Leo.- aggiunge dopo un pó di silenzio. Colgo la preoccupazione nella sua voce.
Scatto in piedi e raggiungo la porta.
-Cosa é successo?- gli chiedo aprendo la porta.
Lui sospira e mi fa segno di seguirlo.

 

 

Ho sempre saputo che Leo é un irresponsabile, ho sempre saputo che é un grosso idiota che non pensa alle conseguenze delle sue azioni, e mi sono sempre ripetuta che non potevo farci niente, lui é fatto cosí.
Ma quando Percy mi ha raccontato che é uscito dai confini per provare l'Argo II, che é stato attaccato da una furia (che fortunatamente é riuscito ad uccidere), e che é finito in infermeria con un braccio mezzo rotto, ho urlato. Forse é per la rabbia che ho ancora addosso per colpa di Jake, oppure é perché gli avevo detto di non farlo o forse é perché quando sono entrata in infermeria lui mi ha salutato con quel suo sorriso e con un
-Ciao, raggio di sole.- mentre Will gli medicava il braccio.
Mi sono avvicinata a lui, furiosa.
-COSA DIAMINE TI É SALTATO IN MENTE? SAI CHE SEI DAVVERO UN IDIOTA? UN GROSSO IDIOTA! TI AVEVAMO TUTTI DETTO DI NON FARLO, MA TU DEVI SEMPRE ESSERE COSÍ STUPIDO ED IRRESPONSABILE!- gli urlo senza curarmi dei ragazzi che mi stanno osservando. Ci sono tutti: Frank, Hazel, Annabeth, Piper, Jason e perfino Nico. Tutti, compresi Percy, Will e Leo mi stanno osservando con aria interrogativa. Solo Nico sembra che stia per scoppiare a ridere da un momento all'altro.
-Ehm...- dice Leo piano -Potresti almeno sgridarmi nella mia lingua? Non é che ci abbia capito molto.-
Gli getto un'occhiataccia e esco dall'infermeria. Come prima la porta si richiude da sola, senza che io la tocco e mi fermo un attimo ad osservarla.
Sento Leo chiedere a qualcuno, molto probabilmente Nico. -É  parecchio arrabbiata?-
Nico si lascia sfuggire una piccola risata. -Sei in un mare di guai, amico.-
Continuo a camminare, fino a che non raggiungo la spiaggia e mi butto in acqua.
Penso 'asciutto' e una bolla d'aria si forma attorno al mio corpo, impedendo all'acqua di bagnarmi.
Cammino sul fondale ricoperto di sabbia per un pó. Qui, sott'acqua, riesco a pensare chiaramente e mi rilasso. Mi siedo su una sporgenza e chiudo gli occhi, pensando a tutto quello che é successo.
Rimango lí per ore, solo quando un enorme squalo bianco mi passa accanto e mi chiede, gentilmente, di lascargli libero il passaggio, ritorno in superfice.
Sulla spiaggia trovo Percy, seduto in riva al mare, che mangia dei biscotti blu. Quando mi vede uscire dall'acqua mi sorride e mi invita a sedersi al suo fianco.
-Ti stavo aspettando.- mi dice mentre io mi siedo sulla sabbia fredda.
-Come facevi a sapere che ero qui?- gli chiedo osservando il mare su cui si specchia la luna piena che sta in cielo.
Lui sorride e mi offre uno dei suoi biscotti. -Anche io, quando ho bisogno di pensare mi butto in acqua.-
Sospiro e prendo un biscotto blu.
Un giorno gli chiederó il perché di questa fissazione del cibo blu.
Lui da un morso al suo biscotto e poi mi osserva. -Domani dobbiamo allenarci insieme a Leo. Ti crea qualche problema?- mi chiede.
-Nessun problema.- gli dico dando un morso al biscotto.
Lui alza un sopracciglio. -Davvero? Perché sembravi parecchio arrabbiata quando hai urlato quelle cose in infermeria.-
Faccio un mezzo sorriso. -É solo che lui a volte fa cose stupide. Ma, davvero, non mi crea nessun problema lavorare con lui.-
Lui annuisce e rimaniamo per un pó in silenzio, entrambi con lo sguardo sul mare.
-E a Jake?- mi chiede poi osservandomi.
-Cosa?- chiedo io.
-Non da fastidio?-
-Perché questa domanda?- gli chiedo facendo sparire con un morso anche l'ultimo pezzo di biscotto.
Lui alza le spalle. -Perché non sembrava molto contento di sapere che stamattina sei stata con Leo.-
Sospiro. -Leo é solo un amico, gliel'avró ripetuto circa un milione di volte, ma a quanto pare non lo capisce.- gli dico prendendo un pugno di sabbia.
Lui rimane in silenzio per un pó.
-Sicura che sia solo un amico?- mi chiede poi.
Lo guardo un attimo. -Certo!- esclamo. -E comunque a Jake non dovrebbe importare nulla se sono in sua compagnia. Mi ha lasciata.-
Mi aspettavo che Percy esultasse di gioia per quella notizia, a lui non é mai piaciuto Jake, invece mi mette un braccio attorno alle spalle, con fare rassicurante.
-Mi dispiace.- mi dice.
-Si, certo come no.- gli dico io facendogli un mezzo sorriso.
Lui mi sorride. -Vorresti parlarne?- mi chiede poi grattandosi la nuca.
So che parlare di certe cose lo rende nervoso e per questo mi scappa un sorriso.
-No.- gli dico alzandomi in piedi. -Ho fame, andiamo in mensa?- aggiungo porgendogli una mano.
Lui sorride e afferra la mano, passa un braccio attorno alle mie spalle.
-Sei la sorella piú strana del mondo.- mi dice mentre camminiamo.
-E perché mai?- gli chiedo guardandolo.
-Perché qualsiasi altra sorella al mondo avrebbe parlato per ore con suo fratello del fidanzato che l'ha appena lasciata.- mi dice.
-Ne hai di cose da imparare sulle sorelle, Perce.- gli dico dandogli una pacca sulla spalla e scuotend la testa mentre entriamo in mensa.
Lui sorride e insieme raggiungiamo il tavolo dove sono giá tutti seduti.
Osservo Leo che ha un braccio fasciato da tessuto bianco e che mi sta guardando come per chiedermi scusa e sorrido.
Mi accomodo al suo fianco e gli do un piccolo schiaffo sul braccio buono.
-Sei un idiota.- gli dico. -Ma sono contenta che tu stia bene.-
Lui sorride. -Questo vuol dire che non sei piú arrabbiata con me?- mi chiede.
Vi volto a guardarlo nei suoi occhi castani. -Io sono sempre arrabbiata con te, Valdez.- gli dico facendogli l'occhiolino.
Lui sbuffa e poi sorride.
Mi volto verso il piatto e guardo la pietanza che é comparsa nel piatto.
Chissá perché é comparso un tacos.
Alzo le spalle e inizio a mangiare, sorridendo ogni volta che Leo fa una battuta.
Sposto lo sguardo sul tavolo di Ecate, dove Jake é seduto con sua sorella. I nostri occhi si incrociano un attimo, lui distoglie in fretta lo sguardo e sospiro.
Mi volto verso Piper, che mi ha appena chiesto perchè la mia maglietta è brucacchiata.
Osservo la T-shirt di Leo che ho ancora adosso e sorrido.
-Domandalo a questo idiota al mio fianco.- le dico indicando Leo.
Lui sorride. -Colpa del fuoco che c'è tra noi.- dice mettendomi una mano sulla spalla.
Scoppio a ridere e lui fa lo stesso.
Sono davvero contenta che sia ritornato al nostro tavolo perché con lui é ritornata l'allegria.




L'angolo dell'autrice :3
Ciao miei amori! :3
Allora, eccomi qui con un nuovo capitoletto.
Mi sono resa conto che nell'angolo precedente, per andare di fretta, ho scritto solo stronzate e mi sono dimenticata di dirvi le cose serie xD
Per quanto riguarda gli aggiornamenti credo che riuscirò a pubblicare un capitolo a settimana.
Ma non ne sono sicura, dato che ho troppe cose da studiare. D:
Comunque cercherò di fare il più presto possibile :33
Tornando al capitolo....
[*] Questa battuta è stata gentilmente rubata da Scorpion550, che ha definito Leo una borsa dell'acqua calda xD (Spero non ti dispiaccia :33)
Comunque, per la gioia di tutti, ho finalmente distrutto la coppia Jake-Alice. YEEEEEE! ;3
Anche se non sono molto convinta di come l'ho fatta avvenire.
Vabbè.. è ora di tornare al mio caro libro di botanica. Che strazio D;
Ringrazio, come sempre, carrots_98, il mio caro Oracolo Ledna_, la mia dolce rosalalla, il mio cuoricino Angy, la cara icedislan (che un giorno di questi mi ammazzerà perchè non faccio baciare Leo e AlicexD), Scorpion550 e la nuova lettrice Alohomora__ per aver recensito.
Grazie mille, siete sempre la mia gioia <3
Ringrazio anche chiunque segue e legge la mia storia, amo anche voi <3
Spero di non aver dimenticato niente, a presto, with love BettyLovegood. <3
P.S: se qualcuno di voi vuole, posso mandare un messaggio ogni volta che aggiorno. Fatemi sapere ^^

 

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Capitolo 19
*** Il miglior fratello del mondo. ***


Mi trovo in un'ampia radura pena di margherite bianche, Leo é al mio fianco e sta ridendo per qualcosa.
Lo guardo rapita. I suoi occhi color nocciola luccicano quando ride, sulle guance si formano due adorabili fossette e le sue labbra si assottigliano fino a diventare piccole strisce di pelle rosa.
É davvero bello Leo, vorrei tanto avvicinarmi a lui e abbracciarlo, stringerlo a me per sentire il calore del suo corpo.
Improvvisamente smette di ridere e mi fissa.
-Fa la tua scelta.- mi dice con voce che non gli appartiene.  É una voce fredda, che mi fa gelare il sangue.
Guardo Leo e il suo corpo improvvisamente si trasforma in una figura snella e alta di una donna.
-Fa la tua scelta.- ripete la donna dal volto addormentato, la stessa donna che ha popolato i miei scorsi incubi.
Mi alzo in piedi e arretro, ma alle mie spalle é comparso un grande muro che mi impedisce qualsiasi via di fuga. La donna con il volto addormentato fa un sorriso.
-Avanti Alice, fa la tua scelta.-
-Che scelta?- domando appoggiandomi al muro. Quella donna mi fa sempre più paura.
Faccia addormentata schiocca le dita e ai suoi lati compaiono due strade.
-Scegli la giusta strada.- mi dice allargando le mani.
-Non devo fare nessuna scelta.- replico io cercando di concentrarmi sul suo viso.
Lei fa un sorriso e schiocca nuovamente le dita. La parete alla mie spalle inizia a muoversi, mandandomi incontro al bivio.
-Sei costretta a scegliere.- mi dice.
Guardo le due strade. Quella alla mia destra é buia e si intravedono rovi con spine lunghe e appuntite. Strani sibili escono da li, seguiti da ventate di aria gelida.
Rabbrividisco e sposto lo sguardo sull'altra strada, alla mia sinistra.
É una stradina di ciottoli, illuminata da lanterne di fuoco verde. Non riesco a distinguere altro.
La parete alle mie spalle spinge ancora, mandandomi difronte alla donna addormentata, proprio nel mezzo delle due vie.
-Scegli, o cadrai nel buio piú profondo e non ti sveglierai mai più.-
Mi dice la donna indicando il baratro alle sue spalle.
Stringo i pugni e osservo nuovamente le due strade. La parete mi spinge ancora più avanti e senza pensarci due volte mi butto nella stradina di ciottoli.
Inizio a camminare tra le lanterne verdi. Non c'è niente qui: solo ciottoli e lanterne. Continuo ad avanzare, fino a quando sento un urlo provenire dalla mia destra.
Mi volto di scatto e dove prima non c'era niente ora c'era la figura di una ragazza inginocchiata a terra. Mi avvicino: é Piper.
Ha in mano il suo pugnale e lo sta puntando contro qualcuno.
-Pips, tutto bene?- le urlo preoccupata. Lei non si volta, continua a scrutare davanti a lei puntando il pugnale.
Improvvisamente una figura scura si fa avanti e inizia a combattere con la figlia di Afrodite. Mi avvicino ancora, per aiutarla, ma quando sono ormai a pochi passi la figura scura infila la sua spada nel petto della ragazza. Piper cade a terra e non si rialza.
-Piper!- urlo. Cerco di avvicinarmi a lei, ma qualcosa me lo impedisce. E come se ci fosse una barriera invisibile. Inizio a prendere a pugni qualsiasi cosa ci sia dava ti a me, continuando ad urlare il nome di Piper, ma lei non si muove.
Un altro urlo sferza l'aria. Mi volto in direzione del rumore e inizio a correre. Percy e Jason stanno lottando contro qualcosa di oscuro.
Percy é ferito gravemente ad un braccio e Jason ad una gamba.
Cerco di avvicinarmi a loro, li chiamo, ma c'é sempre quella barriera che mi impedisce di raggiungerli.
Diverse urla riempiono l'aria, seguite da suoni di battaglia.
Alla mia destra e alla mia sinistra sono comparsi semidei che combattono contro figure oscure.
Molti cadono, si feriscono, altri muoiono. Cerco di raggiungerli, ma non ci riesco.
L'aria si inizia a riempire di urla disperate ed io vado in ginocchio sui ciottoli della strada, impotente difronte a quello che sta succedendo.
Un lampo verde attira la mia attenzione. Mi volto verso la sua direzione e vedo Jake e Leo combattere fianco a fianco.
Mi alzo e li raggiungo. Proprio in quel momento una figura scura afferra Leo per le spalle e lo tiene fermo. Jake va in suo aiuto, distruggendo facilmente l'avversario, ma un'altra figura lo attacca alle spalle o lo ferisce.
Urlo, inutilmente, sbattendo contro quella dannata barriera.
Leo ai avvicina a Jake e lo fa alzare, ma entrambi vengono colpiti da una freccia lanciata da un'ombra volante. Cadono al suolo, uno sull'altro e non si rialzano.
Urlo ancora, cadendo in ginocchio.
Le voci dei semidei attorno a me si fanno ancora piú forti, le loro urla iniziano a penetrarmi la pelle, fino a raggiungermi il cuore.
-Hai fatto la tua scelta.- mi dice la voce della donna addormentata. -Hai scelto di far morire i tuoi amici.-
-Basta!- urlo mettendomi le mani sulle orecchie. -Falli smettere.-
La donna ride. -Scelta sbagliata Alice.-
Le urla aumentano, fino a diventare assordanti. Chiudo gli occhi, per cercare di non guardare quell'orribile spettacolo.
-Ti prego, falli smettere.- mormoro. -Ti prego.-
Le lacrime inondando il mio viso, continuo a tenermi le mani sulle orecchie, ma continuo a sentire le urla. É come se provenissero da dentro di me.
Sento la testa scoppiare, non riesco piú a sopportare tutto questo.
-BASTA!- urlo piú forte che posso.
L'ultima cosa che sento é la risata malefica di faccia addormentata, dopodiché mi sveglio in un bagno di sudore, con il volto pieno di lacrime.


Qualcuno sta bussando ripetutamente alla porta di casa, ma non ho né la voglia, né la forza di alzarmi per aprire.
Affondo la testa nel cuscino e cerco di ignorare i forti battiti provenienti dalle mie spalle.
Dopo circa cinque minuti decido di aprire.
-Dannatissimo Leo.- mormoro al cuscino prima di alzarmi.
-Buongiorno raggio di sole.- mi dice il ragazzo con un gran sorriso entrando i casa.
Sbadiglio e chiudo la porta.
-Buongiorno.- gli sussurro tra uno sbadiglio.
-Dovresti dormire di meno lo sai?- mi dice prendendo posto sul letto.
-E tu dovresti lasciarmi dormire di piú, lo sai?- gli rispondo buttandomi sul letto a faccia in giú.
-La piccola Alice é una gran dormigliona.- mi dice accarezzandomi la testa.
Io alzo la faccia dal cuscino e lo osservo.
-La piccola Alice stanotte non ha chiuso occhio.- gli dico sbadigliando ancora.
Lui sospira. -Incubi?- mi chiede.
Mi volto a pancia in su e lo guardo. -Lasciamo stare.- gli dico, cercando di non pensare alle terribili immagini dell'incubo.
Lui sospira ancora, scrutandomi per un pó.
-Come va il tuo braccio?- gli chiedo.
Lui alza il braccio, ancora fasciato da stoffa bianca e sorride.
-Una meraviglia.- mi dice muovendo l'arto su e giú. -Oggi Will mi toglierá la fasciatura.-
-Bene.- gli dico abbozzando un sorriso, poi mi alzo e vado verso l'armadio.
-Alice devo dirti una cosa.- mi dice improvvisamente.
Mi volto verso di lui, con un paio di jeans tra le mani e lo guardo.
Lui si passa una mano tra i capelli.
-Ho parlato con Jake.-  mi dice.
-E perché?-  gli chiedo.
Lui si torce le mani, con fare nervoso.
-Si, beh, ieri sera ho visto che non stava al nostro tavolo e quindi ho pensato che avevate litigato.-  si ferma un attimo e poi continua.
-Credevo fosse a causa mia, insomma non era molto contento di vederci insieme, cosí stamattina gli ho parlato e mi ha detto che vi siete lasciati.-
Non rispondo, continuo a guardarlo in silenzio.
-Alice, mi dispiace io...-
Non lo faccio finire di parlare, afferro una maglia dall'armadio e mi chiudo in bagno, sbattendo la porta.
Non sono arrabbiata con Leo, é solo che non ho voglia di parlare di quel che é successo tra me e Jake.
Insomma, come faccio a parlarne se neanche io ho capito perché mi ha lasciata? Perché deve essere tutto cosí difficile?
Sento le lacrime scendere, ma le ricaccio indietro.
Non voglio piangere, non devo piangere ancora per quello che é successo. Apro la porta del bagno e vado a sbattere contro il corpo caldo di Leo.
-Scusa, stavo bussan..-
Lo abbraccio, senza neanche farlo finire di parlare. Lui mi circonda con le sue braccia e per un momento sembra tutto perfetto: niente Jake, niente mostri, niente guerra, solo io e Leo.
-E poi ti lamenti se ci provo con te.- mi dice improvvisamente lui con un sorriso. -Se continui a darmi questi abbracci, mia cara, non ti libererai presto di me.-
Gli do un pugno sul braccio e sorrido.
-Idiota.- gli dico.
Lui sorride ancora, poi improvvisamente si volta verso l'orologio attaccato alla parete.
-Cavoli, sono in ritardo.- dice portandosi una mano alla testa.
-Percy mi ammazza se lo scopre.-
Raggiunge la porta e si volta a guardarmi. Lo guardo con aria interrogativa e lui sorride.
-Ti spiego dopo.- mi dice. Poi manda un bacio con la mano e esce di casa.
Rimango un attimo ferma a guardare la porta, poi sospiro e rientro in bagno a lavarmi.

-Non ne sono sicura Percy.-
Gli dico osservando l'onda che ha appena creato lui.
-Avanti, é facile.- mi dice con un sorriso, come se evocare un onda di sei metri fosse la cosa piú facile del mondo. -Concentrati.-
Sospiro e mi rivolgo verso l'acqua.
Lui lascia andare la massa d'acqua che stava controllando e mi osserva.
Tocco prima l'acqua, come per assicurarmi un contatto con essa, e poi alzo le mani come ho visto fare a lui.
'Onda' penso, concentrandomi sull'acqua. Il mare davanti a me si muove, formando un'onda alta qualche metro. Sorrido, contenta.
-Brava Al.- mi dice. -Ora cerca di aumentare l'altezza.-
Mi concentro ancora e l'onda sale di qualche metro, poi, improvvisamente cado e la massa d'acqua scompare.
Percy si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla. -Tutto bene?- mi chiede.
Io annuisco e cerco di rialzarmi, ma la sua mano mi rispedisce giú.
-Hai bisogno di un pó di riposo, non sei abituata ad usare cosí tanto i poteri.- mi dice sedendosi al mio fianco e porgendomi un biscotto blu.
Divoro il biscotto in un solo morso.
Cavolo, avevo cosí tanta fame?
Poi mi rialzo, pronta a continuare il mio allenamento.
-Al, aspetta...-
-Sto bene.- gli dico con un sorriso.
Lui si alza, un pó titubante e si mette al mio fianco.
-Ok, ora facciamo qualcosa di piú complicato.- mi dice osservandomi. -Cerchiamo di usare insieme i poteri.-
Annuisco.
-Pensa ad un vortice d'acqua.- dice muovendo la mano come per mimare quello che ha detto.
Mi concentro, osservando l'acqua e davanti a me si forma un piccolo vortice. Lui fa lo stesso.
-Ora, ingrandisci il tuo vortice e al mio via indirizzalo verso di me.-
Annuisco e penso ad un grosso ciclone d'acqua.
Il mare davanti a me si agita e il mio piccolo vortice aumenta fino a diventare alto qualche metro. Vedo che Percy sta facendo lo stesso, il suo vortice e il doppio del mio.
Improvvisamente urla -Ora.-
E indirizzo la mia massa d'acqua verso la sua. Le due masse d'acqua si scontrano, buttando schizzi dappertutto.
-Al, concentrati di piú.- mi urla Percy per sovrastare il rumore dei due vortici. -Devono unirsi.-
Annuisco e riprovo a far incontrare la due masse d'acqua. Finalmente il ciclone di Percy sembra assorbire il mio e insieme formano un vortice gigantesco.
-Bravissima!- mi urla, con un grande sorriso. -Ce la fai a farlo muovere? Dobbiamo farlo insieme.-
Annuisco decisa.
-Ok, spostiamolo in avanti, al mio tre.- 
Mi concentro sul movimento dell'acqua, tutti i muscoli del corpo mi stanno implorando di smetterla, ma evito di pensarci.
Quando Percy urla -Tre!-
Sposto le mani in avanti, in perfetta sincronia con lui. Il ciclone si muove ai nostri comandi, vorticando sul mare.
-A destra.- mi urla ancora.
Annuisco e quando sento il -Tre.-
Muovo le braccia verso destra, ma il ciclone non si muove, cado a terra, sfinita.
-Al, tutto bene?- mi chiede Percy, con voce carica di sforzo.
Sta trattenendo la massa d'acqua, per impedire di farla crollare sulla spiaggia e inondare il Campo.
Alzo una mano, per rassicurarlo.
Lui, con sforzo immenso, sposta la massa d'acqua il piú lontano possibile, poi crolla a terra, sfinito anche lui.
Lo raggiungo, mettendomi in piedi a fatica, e mi lascio cadere al suo fianco.
-Siamo stati grandi.- mi dice con un sorriso, mettendosi a sedere.
Rido, e poggio la testa sulla sua spalla.
Sono praticamente distrutta, non riesco neanche a muovermi.
-Sei stata grande.- mi dice passandomi una mano tra i capelli.
Sorrido. -Ho imparato dal migliore.- gli dico facendogli l'occhiolino.
Lui ride e caccia un quadrettino di qualcosa di dorato dalla tasca.
-Tieni.- mi dice dandomelo. -É ambrosia, ti farà sentire meglio.-
Afferro l'ambrosia e ne stacco un pezzo con la bocca.
Sa dei biscotti al cioccolato di mia madre.
Sento il calore espandersi per tutto il corpo e la stanchezza e i dolori scompaiono.
-Grazie.- gli dico con un sorriso.
Lui mi scompiglia in capelli e sorride.
-Al, devo chiederti una cosa.- mi dice poi grattandosi la nuca.
-Dimmi.- gli dico. É nervoso, chissá cosa deve chiedermi.
-Tu non ha nessuno al di fuori di qui, giusto?- mi chiede tamburellando le dita sul braccio.
-No, in questi anni l'unica persona che si é presa cura di me é Lucas.- gli dico osservandolo.
Lui sorride debolmente. -Che ne dici di venire a vivere con me, mia madre e il mio patrigno?-
Lo guardo a bocca aperta, senza rispondere.
-Si, beh, quando tutto questo sará finito- aggiunge.
Non rispondo ancora, una lacrima scende sul viso.
Lui mi guarda curioso, poi sospira.
-Ok, scusa forse sto andando di fretta. Ti ho chiesto troppo..-
Lo abbraccio, lui rimane un attimo sorpreso, poi ricambia l'abbraccio.
-Oh, Perce, é una cosa meravigliosa.- gli dico continuando ad abbracciarlo.
Lui ride. -Lo prendo come un si?-
-Assolutamente si.- gli dico liberandolo dalla mia stretta.
-Io non ho mai avuto una vera famiglia, da quando mia madre é morta e tu me ne stai offrendo una nuova. É... É fantastico.-
Non riesco a trattenere le lacrime, cosí le lascio scendere.
Sono davvero felice, é come ricevere il regalo piú bello del mondo. Percy mi sta donando un pezzo della sua vita, sta condividendo con me la sua famiglia e io non riesco a fare altro che ringraziarlo.
-Credo che mia madre impazzirá dalla gioia quando ti conoscerá.- mi dice sorridendo.
-Non vedo l'ora di incontrarla.- Gli dico con un grande sorriso.
Lui mi asciuga una lacrima dal viso e mi abbraccia.
-Grazie Perce, grazie, grazie, grazie, grazie...-
-Ok, ho capito.- mi dice lui interrompendomi, con un sorriso.
Mi asciugo gli occhi, ancora umidi e gli do un bacio sulla guancia.
-Sei il miglior fratello del mondo, ti voglio bene Percy.-
Lui sorride ancora, leggermente imbarazzato dal bacio che gli ho dato. -Ti voglio bene anche io, Al.-
Sorrido. -Per ringraziarti ti faró un'enorme torta blu. Anzi dieci torte blu, ognuna di diverso sapore.- gli dico guardandolo. Lui ride. -Una sará al cioccolato, un'altra alla crema... Aspetta, io non so fare le torte.-
Lui ride ancora e mi passa un braccio dietro le spalle. - Non preoccuparti, mia madre sará  contenta di aiutarti.-
-Fantastico.- esclamo.-Poi peró devo fare un regalo anche a lei. Cosa le piace?-
Lui sorride, sta per rispondermi ma quando intravede la figura di Annabeth in lontananza  si ferma ad osservarla, perso nei suoi pensieri.
-Fratellone sei proprio innamorato.- gli dico dandogli una pacca sulla spalla.
-Eh?- fa lui, guardandomi un attimo.
Rido e scuoto la testa.
-Ciao Alice- mi saluta Annabeth, con un sorriso. Poi si volta verso Percy e gli da un bacio sulle labbra.
-Allora, come va?- mi chiede voltandosi nuovamente verso me, incrociando la mano con quella di Percy.
-Tutto bene, sai che Percy mi ha invitato a stare da lui?- le dico entusiasta.
-Oh, finalmente te l'ha detto!- esclama lei. -Sono giorni che vuole farlo.-
-Sono cosí contenta- le dico con un grande sorriso, abbracciando Percy, che sorride.
-Oh, Sally ti adorerá.- mi dice Annabeth.
Sorrido ancora. Finalmente potró avere una nuova, fantastica famiglia. So giá che sará un'esperienza bellissima, basta pensare che Percy sará con me.
E poi mi hanno sempre parlato bene di Sally Jackson, madre apprensiva ma giusta.
-Oh, Alice é stata fantastica.- dice Percy dandomi una pacca sulla spalla.
Mi volto verso di lui, che sta spiegando ad Annabeth come é andato il nostro allenamento, e lei sorride.
-Continuerete oggi, anche con Leo.- dice al suo ragazzo -Jason ha bisogno di te.-
Percy annuisce.
-Al, tu vieni con noi?- mi chiede voltandosi verso di me.
-No, mi alleno un altro pó.- gli dico.
Lui mi lancia un pezzo di ambrosia.
-Non stancarti troppo.-
Mi dice passandomi una mano tra i capelli.
Amo quel gesto, é cosí... fraterno?
Sorrido, e loro si allontanano mano nella mano.
Mi volto verso il mare e continuo ad allenarmi, evocando piccoli cicloni.
Dopo un pó mi sento stanca, ma voglio provare un'ultima cosa: l'onda di sei metri.
Mi concentro sull'acqua, che si alza in una piccola onda di qualche metro.
Cerco di far aumentare l'altezza, ma  quando ci provo sento una fitta alla testa e cado.
O meglio, sarei dovuta cadere, ma un paio di forti braccia calde mi hanno afferrato prima che toccassi terra.
-Sai, dovresti stare piú attenta raggio di sole.-  mi dice Leo con un sorriso. Osservo il suo volto, e mi perdo un attimo nei suoi occhi.
Sbuffo. -Sto bene.- gli dico staccandomi dal suo abbraccio.
Pessima idea. La testa mi gira e per poco non cado nuovamente a terra.
Le braccia di Leo mi afferrano nuovamente e mi tirano verso di lui.
-Certo, come no.- mi dice con un mezzo sorriso.
-Sto bene, davvero.- ripeto, ma stavolta non mi allontano da lui, rimango stretta  nel suo abbraccio.
Tutto intorno a noi sembra girare.
Lui sorride e mi guarda un attimo.
-Va tutto bene, Alice?- mi chiede poi preoccupato.
Non rispondo, chiudo gli occhi e poggio la testa contro il suo petto.
Sento la sua mano posarsi sulla mia fronte e apro gli occhi.
Prendo il pezzettino di ambrosia che mi ha dato Percy e me lo porto alla bocca.
Il calore si espande nel mio corpo e il mondo sembra finalmente fermarsi.
Leo difronte a me sorride, poggiandomi una mano sulla spalla.
-Credo sia ora di andare a mangiare.- mi dice, e in effetti ho molta fame.
Sorrido, e per un attimo mi fermo a guardarlo.
Mi sta stringendo ancora come prima, sento il suo corpo caldo contro il mio e non riesco a pensare a niente.
Perché non riesco a pensare a niente? Perché improvvisamente mi sembra che faccia molto caldo? Perché non riesco a non guardare le sue labbra, piegate in uno di quei suoi splendidi sorrisi?
-Che c'é?- mi chiede lui, divertito.
Mi ridesto dai miei pensieri, arrossendo leggermente.
-Sai potresti anche lasciarmi ora.- gli dico. -Credo di riuscire a stare in piedi.-
-Sicura?- scherza lui.
Gli do un leggero pugno sul braccio, sorridendo e lui mi lascia andare.
Anche prima faceva cosí freddo?


-Fuoco greco.- annuncia Leo, mostrando un barattolo contenente  un fuocherello di colore verde.
-Ma é estremamente...- dice Percy osservando il ragazzo
-Pericoloso? Folle? Idiota? Esplosivo?.- Suggerisce Annabeth alzando un sopracciglio.
-É l'unico fuoco in grado di rimanere vivo sull'acqua, ma se miss sapientona ha qualche altra idea, dica pure.- dice Leo, osservando la ragazza bionda che gli sta difronte.
Annabeth sbuffa. A quanto pare non ha altro da aggiungere.
-Ok.- dice Percy massaggiandosi le tempie. - Tu sei immune al fuoco greco e puoi controllarlo.-
Leo fa un grande sorriso passandosi il barattolo tra le mani. -Noi controlleremo l'acqua e tu il fuoco. Potrebbe funzionare...-
-Potrebbe?- ripeto io guardando Percy.
Lui sospira. -Deve funzionare oppure...-
-Saltiamo tutti in aria.- conclude Annabeth.
-Perfetto.- annuncio, portandomi una mano al volto.
Sento la mano calda di Leo poggiarsi sulla mia spalla. -Non preoccuparti, ci so fare con il fuoco.- mi dice facendomi l'occhiolino. - E se scoppierà un incendio, ti salverò io.-
-Il mio eroe.- mormoro con un sorriso mentre lui scoppia a ridere.
Percy si alza in piedi e poggia una mano sulla spalla di Leo, che toglie subito la sua dalla mia.
-Ok, vogliamo provare?- dice guardandomi.
Annuisco alzandomi e raggiungendolo.
Ci posizionano difronte all'acqua, come stamattina, lui crea il suo vortice e io il mio. Intanto Leo stappa il barattolo e afferra il fuoco verde che sta all'interno.
Sento Annabeth sussultare, a quanto ho capito e parecchio esplosivo.
Mi concentro sull'acqua, cercando di non pensare che Leo ha in mano una cosa estremamente pericolosa.
Quando il vortice raggiunge le dimensioni giuste Percy mi urla di unirlo con il suo.
Ci riesco al primo tentativo e il ciclone diventa alto una ventina di metri. Osservo il vortice d'acqua oscuro che ho davanti, quello che dovrebbe contenere il gigante, fa davvero paura.
Sento Percy urlare qualcosa a Leo e quest'ultimo si posiziona al mio fianco, facendomi l'occhiolino.
Il fuoco verde sulla sua mano si allarga, fino a circondarlo completamente. Sembra una torcia di fuoco verde.
Trattengo il respiro, fino a quando Leo scaglia il fuoco sull'acqua.
Si sente una specie di boato, proprio quando il fuoco raggiunge l'acqua. Il ciclone si circonda di fuoco verde e inizia a fumare, fino a quando si distrugge completamente in una potente esplosione di acqua.
Sento la testa girare, ma prima che possa cadere sento il braccio caldo di Leo afferrarmi per un fianco.
Gli sorrido. -Grazie.- gli dico ansimando.
Lui mi sorride e rimaniamo cosí, a guardarci negli occhi per un pó.
-Valdez!- urla Percy e lui per poco non mi lascia cadere, per lo spavento. Il figlio di Poseidone gli indica il mare, dove il fuoco greco sta galleggiando.
Raccoglie il barattolo che prima aveva lasciato cadere e porge una mano verso il mare.
Il fuoco greco gli torna sulla mano, come se lo avesse chiamato e lo richiude nel barattolo.
-É andata bene, no?- chiedo ai due ragazzi.
Percy mi sorride e si avvicina per passarmi una mano tra i capelli.
-Sei migliorata.- mi dice.
Sorrido.
-Perce, dobbiamo parlare.- gli dice invece Leo.-Da soli.- aggiunge poi guardando nella mia direzione.
-Perché non posso stare a sentire?- gli chiedo io. -Faccio parte anche io della missione, no?-
Lui si passa una mano tra i capelli e sospira.
-Leo, Alice ha ragione. - gli dice Percy. -Qualsiasi cosa sia, lei ha il diritto di sapere.-
-Lasciamo stare.- dice allora lui guardando Percy ed evitando il mio sguardo.
-Leo, voglio sapere!- esclamo io mettendomi difronte a lui. -Cosa c'é?-
Lui sbuffa. -E va bene.- dice con voce un pó alta. -Credo che Alice non debba combattere- aggiunge poi con un soffio di voce.
-Come scusa?- chiedo.
Lui non mi guarda, tiene lo sguardo fisso su Percy. -Non puó farcela.-
Percy scuote la testa. -Certo che ce la fa, é migliorata tantissimo e...-
-No!- lo interrompe Leo deciso. -Non puó farcela.- ripete nuovamente.
-Io posso farcela, Leo!- gli urlo, sento le mani tremare. Perché sta dicendo questo?
-No Alice!- mi dice lui, guardandomi finalmente. -Ti ho vista stare male giá due volte, non ce la fai.-
Sento la rabbia salire, non posso credere a quello che sto sentendo, non dopo che é stato lui a convincermi.
-Tu mi hai sempre detto che potevo farcela.- gli urlo puntandogli un dito contro. -Tu mi hai spronato ad andare avanti, ed ora mi dici che non posso farcela?-
Vedo Leo indietreggiare e non capisco il perché.
-Alice calmati.- mi dice preoccupato.
-No che non mi calmo!- urlo ancora piú forte. Qualcosa parte da dietro di me, una sfera verde, come le sfere si magia che evocavo con Jake, e si schianta alla destra di Leo, mancandolo per un soffio.
Mi volto, ma dietro di me non c'é nessuno, e allora capisco: la sfera é partita da me.
Mi fermo e osservo le mie mani, sono ricoperte di un alone verde, come il resto del mio corpo.
-Al, tutto bene?- mi chiede Percy preoccupato.
Non rispondo, osservo Leo e il buco che si é creato a pochi passi da lui, poi scappo via.
Ho quasi ucciso Leo senza volerlo.
C'é qualcosa di decisamente sbagliato in me, come al solito.



Busso alla porta verde circa tre volte, ma nessuno mi apre.
Riprovo ancora, piú forte.
-Un attimo!- sento urlare da dentro.
-Insomma, sto arrivando!!-
Ellie viene ad aprirmi la porta, con un'espressione decisamente infastidita in volto, che si trasforma in una smorfia appena mi vede.
-Cosa vuoi?- mi chiede.
-Ciao anche a te.- le dico io alzando un sopracciglio. -Ho bisogno di Jake.- aggiungo poi, con una certa urgenza.
Lei fa un'altra smorfia. -E perché? Vuoi farlo soffrire ancora? Non ti é bastato quello che ha passato?-
-Cosa?- le dico quasi urlando. -Per tua informazione é stato lui a lasciarmi.-
Lei butta indietro la testa, facendo svolazzare i suoi capelli blu. -A differenza che lui é stato male, mentre tu te la spassavi con il tuo amichetto Valdez.-
Il volto va in fiamme. -Io non me la spassavo con nessuno!- urlo. Sento nuovamente la rabbia salire, e mi spavento.
-Ellie cosa cavolo stai facendo?- urla Jake, avvicinandosi.
-Oh, ciao Alice.- mi saluta poi sorpreso.
-Si puó sapere perché stavate urlando?- chiede poi guardando prima la sorella che mi guarda con aria assassina e poi me, che devo avere una faccia piuttosto sconvolta.
-Stavo ricordando alla cara Alice che non va bene spassarsela con altri  mentre il proprio ex soffre.- le spiega Ellie, gettandomi un'occhiataccia.
-Io non..-
-Alice é libera di spassarsela con chi vuole.- mi interrompe Jake guardando la sorella. -E tu dovresti farti gli affari tuoi.-
Ellie sbuffa. -Ti  odio quando fai così.- dice al fratello. I suoi occhi si illuminano di un verde intenso per un momento, poi ritornano normali.
Ellie mi getta un'altra occhiataccia e se ne va.
-Scusala, non é sempre cosi. É molto piú gentile di quanto sembri.- mi dice con un mezzo sorriso.
Sorrido anche io.
-Comunque, solo per precisare, non me la spasso con nessuno.- gli dico guardandolo.
Lui sorride. -Lo so.- mi dice mettendomi una mano su una spalla. -Mi chiedo solo quando ci arriverai..-
-Cosa?- domando io.
Lui alza le spalle. -Lascia stare, come mai sei venuta?-
Dimentico per un attimo quello che aveva precedentemente detto, ho qualcosa di piú importante da dirgli.
-Credo di avere un problema con la magia.- gli dico abbassando lo sguardo.
Lui rimane un attimo in silenzio e poi mi invita a seguirlo in giardino, sul restro della casa, dove ci allenavamo insieme.
Mi fa sedere al tavolo e gli spiego cosa mi é successo con Leo.
Ascolta in silenzio, grattandosi leggermente la nuca.
-Ti é successo altre volte?-  domanda
-Due volte mi é capitato di far chiudere la porta, senza volerlo.-
-Ed eri sempre arrabbiata?-
Annuisco e lui chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie.
-Aspetta qui.- mi dice poi, aprendo gli occhi e alzandosi.
Lo vedo rientrare in casa, e sento che sta discutendo con la sorella.
-Avanti Ellie, é importante.-  dice lui.
-No Jake, non lo faccio.- la voce di Ellie si alza, decisa.
-Ok, non volevo arrivare a questo ma giuro che le dico di chi eri innamorata.- replica Jake.
Sento sbattere qualcosa a terra.
-Non lo faresti mai.- dice Ellie con voce tanto bassa che devo avvicinarmi leggermente all'abitazione per sentirla.
-Ah no?- dice Jake. Sento la porta di casa chiudersi e il figlio di Ecate esce dall'abitazione con un grande sorriso.
-Al, vuoi sapere una cosa riguardante mia sorella?- chiede a voce alta, senza neanche guardarmi.
Lo vedo contare sulle mani fino a tre, momento in cui la porta si apre ed esce Ellie furiosa.
Da un pugno sulla spalla del fratello, sussurrandogli qualcosa, poi viene verso di me, sedendosi a tavola.
-Al, ti va di provare ad arrabbiarti?- mi chiede Jake, prendendo posto vicino alla sorella.
-Come, scusa?- chiedo osservandolo.
-Voglio vedere quanto é forte la magia che sprigioni.- mi dice -Ellie ti aiuterá.-
Sospiro, guardo i due fratelli, cosí simili, ma allo stesso tempo diversi e annuisco.
-Bene. - esclama Jake con un sorriso. -Quando vuoi Ellie.- aggiunge poi guardando la sorella.
-Aspetta.- lo interrompo io. -Non le voglio fare male.-
-Non preoccuparti, Ellie é in grado di creare uno scudo protettivo.-  mi rassicura lui.
-Certo, non sono mica un'incapace.-  mi dice lei alzando un sopracciglio.
-Io non ho detto questo, volevo dire che...-
-Certo, tu non mi consideri un'incapace, peró fai soffrire mio fratello.- mi dice lei interrompendomi.
-Ti ho giá detto che é stato lui a lasciarmi, non é certo colpa mia.- le dico, quasi urlando. Sento le mani tremare leggermente, ma cerco di calmarmi. So che c'é lo scudo, ma ho lo stesso paura della magia.
Ellie getta la sua chioma blu all'indietro. -Mio fratello avrá avuto buone ragioni per lasciarti.- mi dice alzando in sopracciglio.
-Ah, davvero? E dimmi, quali?- le urlo io contro. Sento la rabbia salire, ma non mi importa.
Lei non puó accusarmi per qualcosa di cui non ho colpa
-Non ne ho idea, ma almeno mio fratello si accorge delle persone che ha intorno.-
-E questo cosa centra?- chiedo io, guardando i suoi occhi verde scintillare.
-Che tuo fratello é un grandissimo idiota!- sbotta lei.
-Non ti permetto di dire questo di mio fratello, lui non é un idiota!- le urlo contro alzandomi in piedi.
Lei fa lo stesso, facendo roteare i suoi capelli blu.
-Si che lo é, non capisce un cavolo!- dice lei con le lacrime agli occhi e io sento la rabbia salire ancora di piú.
- Mio fratello forse non capirá mai che tu sei innamorata di lui. - urlo ancora piú forte. -Ma almeno mio fratello non lascia le persone senza motivazione!-
Una palla di magia parte da me e si scontra contro qualcosa di invisibile.
Ellie barcolla e Jake l'afferra prima che possa cadere.
-Ellie tutto bene?- le domanda il fratello.
La ragazza si ricompone, guardando il fratello. -Tu l'hai lasciata senza una motivazione?- chiede, ancora furiosa.
Jake si massaggia le tempie.
-Ho combinato un disastro.- dice sospirando.
-Jake rispondimi.- gli dice la sorella.
-Ellie, va a chiamare Drew.- le dice lui, cambiando discorso.
-Drew?- chiede lei alzando un sopracciglio.
-Si, Drew. Drew Tanaka, figlia di Afrodite.- dice lui muovendo una mano. -Quante altre Drew conosci?-
Ellie guarda il fratello come se fosse pazzo. -A cosa cavolo ti serve Drew?- chiede.
Jake sbuffa. -Ellie chiama Drew, io ho bisogno di parlare un attimo con Alice.- le dice.
Ellie alza gli occhi al cielo e poi se ne va.
Jake si volta verso di me, che sono stata in silenzio ad osservare i due fratelli, senza dire una parola e mi fa segno di sedermi.
Lui si accomoda al mio fianco, sospira un attimo e poi parla.
-Al perché hai detto quelle cose? -
mi chiede osservandomi.
-Mi hai per caso lasciato qualche spiegazione?-  gli chiedo alzando un sopracciglio.
-Beh, ti ho detto di non essere adatto a te..- dice lui piano.
- Scusami tanto, ma cosa diavolo vuol dire?-  Alzo gli occhi al cielo.
Lui mi guarda, rimanendo un attimo in silenzio.
-Vuol dire che tu non sei mai stata innamorata di me, Al.- mi dice abbassando lo sguardo. -Tu eri innamorata di... di qualcun altro.-
-Ma non é vero, io..-
-É cosi Al.- mi interrompe lui  poggiando una mano sulla mia.
-Jake, sono sempre stata innamorata di te e di nessun altro.- insisto io, guardandolo negli occhi.
Lui fa una mezza risata. -Ma perché ti é cosi difficile ammettere che sei innamorata di Leo?- dice alzando gli occhi al cielo.
-Cosa?- esclamo io, arrossendo.
-Oh, andiamo Al!- dice lui esasperato . -Io l'ho scopeto quando ci siamo messi insieme. Vedevo come lo guardavi, come ti preoccupavi per lui, come parlavi di lui. Vedevo quanto stavi male per lui, ma pensavo che prima o poi l'avresti dimenticato. Poi peró quel giorno, quando vi ho visto tornare dal bosco insieme ho finalmente capito che tu non potevi mai dimenticarlo. Perció ti ho detto di non essere adatto a te, non lo sono perché io non sono Leo.-
Lo guardo senza riuscire a dire niente, poi scuoto leggermente la testa.
Non é vero quel che ha detto. Io voglio bene a Leo, mi preoccupo per lui, ma non credo di essere innamorata di lui.
Lui fa per dire qualcosa quando qualcuno strilla il suo nome, si volta verso Drew e sospira.
-Al, é cosi, e a me sta bene. Lui ti rende felice e questo é l'unica cosa che conta.-  mi dice poi, mentre Drew e sua sorella si avvicinano.
Guardo il suo volto, cosí bello e sospiro.
Forse non ha tutti i torti, Leo nonostante tutto mi rende felice, sempre. E si, credo sia proprio l'unica cosa che conta.




L'angolo dell'autrice :3
Ciao miei amori! :D
Qesto capitolo non doveva essere finito prima di domani, ma stamattina sono tornata a casa dopo una vittoria a pallavollo e mi sono detta: 'non posso mettermi a studiare, devo fare qualcos altro'.
Così mi sono messa a scrrivere, ero troppo contenta per studiare insomma xD
Ed eccomi qui, con un capitolo con un bel pò di brothership, che non fa mai male ^^
Amo Percy e Alice :33 Il loro rapporto non è per niente simile a quello mio e di mio fratello xD
Spero di avervi incuriosito, con questo capitoletto :33
Vabbè, lascio a voi i commenti.
Ringrazio, come sempre, icedisland, il mio cuoricino Angy, il mio personale Oracolo Ledna_ , Scorpion550, Percabeth7897 e la cara rosalalla per aver recensito. SIete sempre la mia gioia, vi adoro <3
Ringrazio anche chiunque legge la mia storia, amo anche voi xD
A presto, with love BettyLovegood <3
 

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Capitolo 20
*** E se ti uccidessero io non potrei mai andare avanti. ***


A tutti gli 'eroi silenziosi'
Siete fantastici.






-Cos’ho io in cambio?- domanda la ragazza, lisciandosi i lunghi capelli neri.
Osservo la figura alta e snella di Drew e mi trattengo dal prenderla nuovamente a pugni.
Ho  ben capito il piano di Jake, vuole farmi arrabbiare nuovamente. E chi meglio di Drew ci riesce?
Lei con la sua vocina stridula e i suoi modi da super top model farebbero arrabbiare chiunque.
Jake sospira. –Cosa vuoi?- le chiede alzando gli occhi al cielo. Sa benissimo che non lo farà senza avere nulla in  cambio.
Drew fa un sorrisetto e guarda il ragazzo dalla tasta ai piedi.
-Un appuntamento con te.- dice accarezzandogli il braccio.
Jake sbuffa, sto per dirgli di lasciar perdere, insomma non lo farei mai uscire con quell’arpia, ma lui mi zittisce con uno sguardo, come se ha già capito le mie intenzioni.
-Va bene.- dice spostando la mano della ragazza dal suo braccio.
Drew sorride soddisfatta e mi guarda. –A lei va bene?- chiede sempre rivolta a Jake.
' No, non mi va per niente bene.'  Vorrei urlarle, ma guardo Jake farmi l’occhiolino, così rimango zitta.
-Io e Alice non stiamo più insieme, quindi va bene.- dice il figlio di Ecate con noncuranza.
Pessima mossa Jake.
Drew spalanca gli occhi, sorpresa e poi rivolge un sorrisetto malizioso al ragazzo.
Ne sono convinta, ora non lo lascerà più in pace.
-Bene- dice allora Jake. –Vi va di iniziare?-
-Lei non può creare lo scudo.- dico io parlando per la prima volta da quando è arrivata la figlia di Afrodite.
Jake annuisce. –Ci penso io.- dice portandosi al fianco della ragazza.
-Mi difenderai tu vero?- chiede Drew abbastanza preoccupata. –Non voglio ricevere un altro pugno.-
Sorrido soddisfatta, almeno non si è dimenticata il nostro ultimo incontro.
Jake agita una mano, per dirle di non preoccuparsi e lei sospira.
-Allora Al, ora voglio che provi a resistere più tempo possibile.- mi dice Jake ed io annuisco. Poi si volta verso Drew. –Quando vuoi.- le dice.
Rimaniamo un attimo così, ferme ad osservarci, senza dire niente. Poi lei si volta verso Jake.
-Cosa dovrei fare?- chiede.
Lui ci pensa un attimo. –Parlami di lei.- dice poi.
Drew mi osserva e fa una smorfia. – E di cosa dovrei parlarti? Questa ragazza è così inutile che non so cosa dirti.-
Guardo la figlia di Afrodite con odio, ma non rispondo.
-Insomma guardala.- continua lei  rivolta a Jake. –Non sa neanche vestirsi decentemente. E i suoi capelli sono un disastro totale.- aggiunge osservandomi dalla testa ai piedi.
Vorrei tanto risponderle male, ma mi trattengo. Può criticarmi quanto vuole, ne ho sentite di tutti i colori sul mio aspetto, non mi lascio certo impressionare d lei.
-Sul serio Jake, cosa ci trovavi in lei?- chiede guardando ancora il figlio di Ecate, che le getta un’occhiataccia, senza però rispondere. –E’ bassa, grassa, non ha forme, non ha gusto nel vestirsi, le sue mani sono un completo disastro. Dei, Alice sai cos’è una manicure?-
Mi guardo un attimo le unghie rovinate e alzo le spalle. Per me può continuare così fino all’infinito, i suoi commenti mi scivolano addosso come l’acqua.
-…E si, ti serve assolutamente un parrucchiere.- continua lei osservandomi ancora. –I tuoi capelli sono rovinati, e soprattutto pieni di doppie punte…-
Ascolto il suo lungo monologo su cosa non va in Alice in silenzio, mi sto quasi divertendo.
Ci sono cose che nessuno mi ha mai detto, come ad esempio che i miei fianchi sono troppo larghi, o la mia fronte è troppo piccola. Jake mi osserva, stupito per la mia calma.
Dopo circa cinque minuti, smette di parlare, senza però continuare a scrutarmi.
-Ma la cosa peggiore mio caro Jake.- dice poi lei osservando il ragazzo che la incita ad andare avanti. –E’ che non ha gusto nello scegliere gli amici.- dice.
Guardo Drew, finalmente interessata a quel che dice.
-Eh già.- continua lei, allontanandosi sempre di più da me. –E’ amica di Piper, l’unica mia sorella che non è in grado di vestirsi decentemente e che porta i capelli perfino peggio di lei.-
Prendo un grande respiro, per calmarmi.
-Per non parlare di quella Annabeth!- dice poi con una smorfia. –Decisamente una ragazza strana. Passa ore intere sui libri o su progetti di architettura. Dei, esci e divertiti!- alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
-Fossi in lei, con il ragazzo che ha, mi terrei occupata in un altro modo. - aggiunge poi con un sorrisetto malizioso.
Le mani iniziano a tremare, ma faccio finta di non aver sentito nulla. Devo stare calma.
Drew sospira sconsolata. –Non voglio poi parlare dei due romani.- dice iniziando a giocare con una ciocca dei suoi lunghi capelli neri. Evito di pensare che potrei affogarla con quei capelli. – Quel Frank ha solo una cosa buona, il suoi pettorali- dice attorcigliandosi i capelli. –Il resto può anche buttarlo, soprattutto perché è un romano.-
Avrei tanto voglia di strangolarla, ma no, non posso.
-Sulla romana non ho niente da dire, se non che ha un fratello decisamente orribile.- aggiunge poi, portandosi una mano alla bocca, per quel che ha detto. A quanto pare sa che parlare male di Nico mi farebbe perdere nuovamente le staffe.
Rimane in silenzio un attimo, Jake le dice di continuare, ma lei scuote la testa.
Il figlio di Ecate le sussurra qualcosa all’orecchio e lei annuisce, riacquistando il suo sorriso.
-E poi c’è quel Valdez.- dice scuotendo la testa ed io inizio seriamente a stancarmi di lei. –Da dove iniziare? E’ sempre sporco, puzza sempre di bruciato e soprattutto è un idiota.-
Le mani tremano ancora di più, sento la rabbia salire.
Perché sto permettendo a questa stupida ragazza di parlare male dei miei amici?
-Insomma, sempre li a fare le sue battute…-
-Sta zitta.- le mormoro piano.
-Come scusa?- chiede lei con la sua vocina e con quel suo sorrisetto.
Dei, è davvero odiosa.
Non rispondo, cerco di calmarmi, ma le sue parole mi riempiono la testa.
-Dove ero rimasta?- continua lei. –Ah, si! Valdez e le sue battute … Quel ragazzo ci ha provato con tutte, ma non capisce che nessuno lo vuole perché è troppo mingherlino e troppo stupido...-
-STA ZITTA!- urlo più forte. Il mio corpo trema, e posso vedere le mani coprirsi dell’alone verde.
-Ti da fastidio che parlo male di Valdez?- chiede lei, inclinando la testa di lato. Si avvicina a Jake e gli stringe un braccio, e questo mi fa salire ancora di più la rabbia.
-Non hai il diritto di parlare male dei miei amici.- Le dico, cercando di moderare il tono della voce.
Lei fa una mezza risata. –Non sto parlando male dei tuoi amici.- dice –Sto solo dicendo la verità, non credi?-
Chiudo gli occhi.
Devo calmarmi, devo calmarmi, devo calmarmi …
-Jake perché improvvisamente è diventata verde?- la sento chiedere. –Sembra l’incredibile Hulk, solo che lei è più brutta.-
-SMETTILA!- urlo aprendo gli occhi.
Vedo la sfera verde andare nella sua direzione. Lei urla e si nasconde dietro Jake.
La sfera urta lo scudo, forse con troppa potenza pechè Jake barcolla e finisce a terra.
Corro da lui. –Tutto bene?-
Lui si mette a sedere, con un mezzo sorriso.  –Sei più potente di quanto credevo.- dice massaggiandosi il braccio su cui è caduto.
Io sorrido e gli porgo la mano per aiutarlo ad alzarsi. –Te l’ho sempre detto di non sottovalutarmi, Evans-
Lui ride e si alza per darmi una pacca sulla spalla.
Sento Drew sbuffare, e mi volto verso di lei.
Sta seduta a tavola, al fianco di Ellie che è rimasta per tutto il tempo ad osservarmi in silenzio, con una bottiglietta di acqua in mano.
-Abbiamo finito?- dice scrutando Jake.
Lui la guarda un attimo e poi annuisce. Lei si alza in piedi e gli cinge un braccio.
-A quando il nostro appuntamento?- chiede sbattendo le lunghe ciglia.
Jake si stacca da lei e fa una smorfia. –A mai.- le dice sedendosi. – Non esco con ragazze come te, mi dispiace-
Drew spalanca gli occhi per la sorpresa. –Come scusa?- chiede.
-Sei troppo stupida per me Drew, io cerco ragazze intelligenti.- le spiega Jake guardandomi un attimo.
Sorrido, poggiando una mano sulla sua spalla, mentre Drew ringhia infastidita.
-Peggio per te.- dice al ragazzo, afferrando la bottiglia d’acqua sul tavolo. –Ti perdi tutto questo.- Si indica il corpo e se ne va.
-Ehi Drew!- la chiamo io. Lei si volta con una smorfia.
Chiudo la mano a pugno e la bottiglia d’acqua le esplode tra le mani, bagnando la sua T-shirt e le sue scarpe scintillanti.
-Questo è per quello che hai detto dei miei amici.- le dico.
Lei mi urla qualcosa di decisamente sgarbato e se ne va, imprecando ad alta voce.
Raggiungo il tavolo e mi lascio cadere al fianco di Jake che sta ridendo.
-Allora?- chiedo io afferrando un biscotto dal tavolo. – Qual è la diagnosi dell’esperimento?-
Lui mi osserva un attimo in silenzio.
-Hai una pazienza infinita.- dice Ellie al suo posto. –Io l’avrei già strangolata alla prima parola che mi rivolgeva.-
Rido  osservando la ragazza dai capelli blu che ho di fronte, poi mi volto verso suo fratello.
-La tua è una magia potente, ed abbastanza diversa dalla nostra.- dice Jake passandosi una mela tra le mani. –Si risveglia quando sei piuttosto arrabbiata ed è molto pericolosa.-
Sopsiro. –La soluzione?- chiedo.
Lui scuote la testa, sconsolato.
-Non farti arrabbiare?- scherza Ellie con un sorriso.
Sorriso anche io, poi mi lascio sfuggire uno sbadiglio.
-Credo che tu ti debba riposare un po’.- mi dice Jake.
Annuisco. Dopo aver usato i poteri con l’acqua e anche la magia mi sento terribilmente stanca.
-Ti accompagno, non mi va di lasciarti sola.- dice preoccupato.
-No, va anche tu a riposarti.- gli dice Ellie. –Hai bisogno di dormire un po’, lo scudo che hai evocato era molto potente. Accompagno io Alice.-
Jake scruta la sorella e poi annuisce. –Ok.- dice.
Mi avvicino al figlio di Ecate e gli do un bacio sulla guancia, sorprendendolo. –Grazie di tutto. Sai mi dispiace che tra noi non abbia funzionato-
Lui sorride, dandomi una pacca sulla spalla.
-Possiamo sempre essere amici, no?- mi chiede ed io annuisco.
Sorrido, avrò perso un bel fidanzato, ma almeno ho trovato un buon amico.


-Senti Alice mi dispiace per quello che ti ho detto.- mi dice improvvisamente Ellie mentre camminiamo tra le capanne.
Alzo le spalle. –Non fa niente.-
Lei sorride debolmente. –Sul serio , non sapevo di avere un fratello tanto stupido.-
Sorrido anche io. –Neanche io.- le dico e lei ride.
Ellie è davvero una bella ragazza, con i suoi capelli blu e i suoi occhi verde smeraldo.
Percy deve essere proprio tanto innamorato di Annabeth per non accorgersi di lei.
Raggiungiamo la Capanna 21 parlando del più e del meno, è anche tanto simpatica Ellie.
Una volta davanti casa lei mi abbraccia, scusandosi ancora e io le dico che è acqua passata.
La saluto e rientro in casa. L’unica cosa che voglio adesso è il mio letto.
Mi ci butto sopra e mi addormento subito.






Mi risveglio al suono di una tromba e capisco che  è ora di cena.
Mi alzo dal letto con una fame tremenda e dopo una bella doccia rinfrescante mi avvio verso la mensa.
Saluto Jake ed Ellie, seduti al tavolo di Ecate e vado dai miei amici.
Ci sono tutti, tranne Leo. Mi siedo e spiego ad un preoccupato Percy dove sono stata tutto il pomeriggio.
E’ così bello che qualcuno si preoccupa per  me.
-In conclusione non fatela arrabbiare o vi ammazza.- dice Piper facendomi l’occhiolino.
Io annuisco e sorrido.
-Perce, dov’è Leo?- chiedo poi, osservando il suo posto vuoto.
Lui alza le spalle. –Sarà in ritardo come al solito, doveva sistemare le casse di fuoco greco.-
Sospiro e cerco di mangiare qualcosa, ma non ci riesco, così cerco di concentrarmi sulla conversazione che stanno avendo i ragazzi a tavola.
Parlando di mostri e della guerra. Ovvio mancano tre giorni all’attacco previsto, ma non riesco a starli a sentire.
Mi alzo dal tavolo, con la scusa di andare a riposare e me ne vado.
Ho bisogno di parlare con Leo di quello che è successo, insomma io non volevo certo fargli male.
E poi gli voglio chiedere perché non vuole farmi combattere, è una cosa strana.
Lui mi ha sempre detto che sono forte e brava, che posso farcela e poi dice che non è vero.
Ma perché?
Mentre sto camminando, assorta nei miei pensieri, sento una mano fredda posarsi sulla spalla.
Urlo, spaventata.
-Ehi principessa sta calma, sono io.- mi dice la voce cupa di Nico, che a quanto pare si è divertito a spaventarmi.
-Nico!- esclamo. –Mi hai fatto venire un infarto!.- Mi porto una mano al cuore, che sta battendo fin troppo forte.
Lui sorride. – E la mia specialità, faccio venire gli attacchi di cuore alla gente e poi do le loro anime a mio padre.-
-Spero tu stia scherzando.- Gli dico scuotendo la testa.
Lui alza le spalle. –Forse..- mi dice facendomi l’occhiolino.
Questo ragazzo ha davvero un umorismo fuori dal comune.
-Allora, ho sentito che hai quasi ammazzato Valdez.- mi dice poi, prendendo posto sulla spiaggia che avevamo appena raggiunto.
Quello  è un po’ il nostro posto, dove io mi confido con lui e lui fa lo stesso con me.
E’ strano, ma ogni volta che dobbiamo parlare ci ritroviamo li.
-Non l’ho fatto apposta.- preciso io prendendo posto al suo fianco.
Lui alza le spalle. –Tanto non ci saresti mai riuscita.- mi dice con un sorriso cupo in volto.
-Certo, mica io ammazzo la gente a caso per dare l’anima a mio padre.- dico io, imitando il suo tono macabro.
Lui ride. –Non è per quello.- mi dice prendendo un pugno di sabbia, facendo scivolare i granelli tra le mani.
-Non ci saresti mai riuscita perché non puoi ammazzare la persona che ami. –
-Come scusa? – chiedo io guardando i suoi occhi neri che scrutano il mare.
Lui si volta verso di me. – Non puoi farlo, e credimi, io ci ho provato.- mi dice facendomi l’occhiolino.
-Aspetta.- gli dico alzando una mano. –Tu hai cercato di uccidere Percy? –
Lui alza le spalle, divertito. –Forse.-
Devo avere una faccia piuttosto sconvolta perché lui mi rassicura con una pacca sulla spalla.
-Stavo scherzando Al.- mi dice con un sorriso. –Lo sai che non lo farei mai.-
Annuisco e rimango in silenzio per un po’ a scrutare il mare, poi mi viene in mente una cosa che Nico aveva precedentemente detto.
‘Non ci saresti mai riuscita perché non puoi ammazzare la persona che ami’.
-Io non amo Leo.- dico all’improvviso.
Lui mi guarda un attimo, sta trattenendosi dal ridere.
-Nico, sul serio.- gli dico dandogli un pugno sulla spalla. –Io non amo Leo.- ripeto.
Ma chissà perché quando lo dico non ne sono pienamente convinta.
-Mettiamola così- dice lui guardandomi. –Tu non ami Leo e io non ho mai avuto una cotta per tuo fratello.-
Scuoto la testa. Io non sono innamorata di Leo, perché tutti continuano a dire il contrario?
-Oh andiamo Alice!- sbotta lui alzando gli occhi al cielo. –Me ne sono accorto perfino io!.-
-Ti sbagli.- gli dico decisa.
-Dei, non posso credere che sto per dirti questo.- prende un grande sospiro.
-Mi spieghi cosa c’è di sbagliato nell’amare Leo? Insomma è un bel ragazzo, carino, e tutto il resto … e non farmi continuare.-
Arrossisce leggermente. –Hai per caso una cotta per lui?- chiedo divertita
-Cosa? Assolutamente no!- dice gettandomi un’occhiataccia.
Scoppio a ridere. –Sto scherzando.- lo rassicuro.
Lui sbuffa. –Comunque tu sei innamorata di lui.- mi dice deciso.
-Dei, perché tutti ripetete la stessa cosa?- chiedo alzando gli occhi al cielo. –Non è così, punto e basta.-
Lui scuote la testa. –Sei perfino più testarda di Percy- mi dice.
Sospiro, senza rispondere.
-Allora, dato che non sei innamorata di Leo- mi dice gettandomi un’occhiata, come se improvvisamente mi fosse venuto in mente di amare Leo. – Cos’hai?-
Come diavolo fa a capire sempre che c’è qualcosa che non va?
-Niente.- mento io. –Sono..
-Solo stanca, certo- mi interrompe lui con uno sbuffo. –Ora mi dici la verità?-
Lo guardo un attimo, senza dirgli niente.
Lui sbuffa più forte. –Perché è così difficile parlare con te?- mi chiede.
-Disse il ragazzo che stava per prendermi a pugni quando gli domandai cosa c’era che non andava.- dico io guardandolo storto.
Lui abbozza un sorriso. –Dai Al, so che c’è qualcosa che non va. –
Sospiro, ormai è inutile mentirgli e poi lui potrebbe anche aiutarmi. Il problema? Non so non so neanche io cos’ho. Come al solito.
-Non lo so Nico… E’ tutto quello che sta succedendo, la guerra, i mostri, Jake, Leo, la magia … e non so. E’ un’enorme casino, e io non so come gestirlo.-
Lui mi passa un braccio attorno alle spalle. – Non è un casino, è la tua vita.- mi dice con un sorriso. –E va vissuta così, con i suoi pregi e i suoi difetti, se no che divertimento c’è?-
Guardo Nico, leggermente stupita. Lui non è il tipo che dice queste cose, lui è il tipo che odia la vita per tutto quello che gli è capitato. Cavoli, sta passando troppo tempo con Will.
Sorrido e poggio la testa sulla sua spalla. –A volte mi chiedo se sarebbe stato meglio essere una semplice mortale.-
-Guarda il lato positivo.- mi dice lui – Da semidea puoi diventare un eroe, non esistono eroi tra i mortali.-
Il lato positivo? Ok, devo parlare un po’ con Will, sta decisamente trasformando il piccolo e cupo Nico in qualcosa di nuovo.
Devo fargli i complimenti!
-E’ qui che ti sbagli mio caro.- gli dico alzando la testa per guardarlo.
-Esistono molti eroi tra i mortali.-
Lui mi guarda con aria interrogativa e io sorrido.
-Io li chiamo gli eroi silenziosi. Ne ho conosciuti tanti in ospedale, quando mia madre stava male.-
-Perché silenziosi?- mi chiedi lui, curioso.
-Perché non chiedono niente in cambio per quel che fanno. Il loro lavoro si basa sull’aiutare gli altri, senza ricevere niente, né premi nè medaglie.- gli spiego scrutando il mare, illuminato dalla luna.
-E cosa fanno di preciso?-
-Oh, io ne ho conosciuti due tipi diversi.- dico alzando lo sguardo su di lui.
-Ci sono i volontari, che aiutano gli altri solo perché gli va di farlo. Tra loro ci sono anche i volontari che lavorano in ospedale, che strappano sorrisi  ai bambini malati. E poi c’è la categoria diciamo più estrema, ovvero i donatori di sangue, che con le loro gesta salvano la vita della gente.-
-Come fanno a salvare la vita della gente, donando sangue?- chiede lui scettico.
-Le persone malate di malattie come la leucemia, o persone che subiscono interventi  difficili, hanno bisogno di sangue per sopravvivere.- Gli dico alzando un sopracciglio.
-Oh.- commenta lui, stupito.
-Potresti diventare anche tu un eroe silenzioso.- gli dico con un sorriso.
-Oh, non credo.- mi dice lui con una smorfia. – Le persone non amano stare in mia compagnia e la cosa è reciproca.-
-A me piace la tua compagnia, e a quanto pare la cosa è reciproca.- Gli faccio notare.
Lui sorride. – No, non è reciproca.- mi dice lui.
-Dai ammettilo, ti piace la mia compagnia.- gli dico io sorridendo.
Lui sbuffa. -Un pó.- dice.
Lo stringo in un abbraccio e lui si affretta a lasciarmi.
-Ok, so che hai mancanza di affetto, ma non venire a cercarlo da me. Sai che odio gli abbracci.- dice lui allontanandosi.
-Non ti piacciono neanche un pó i miei abbracci?- gli dico, tirando fuori la faccia piú carina che riesco a fare.
Lui sbuffa. -Perché devi essere cosí dannatamente simile a lui?- momrora piú rivolto a se stesso che a me.
-Oh, vieni qui piccolo Nico con il cuore spezzato.- dico io abbracciandolo nuovamente.
Stavolta l'abbraccio dura un pó di piú e stranamente mi viene in mente una cosa che mi disse Leo.
L'abbraccio, se dura piú di venti secondi, ha come un effetto terapeutico sulle persone.
E si, un pó meglio mi sento.
Nico si stacca velocemente da me e si alza in piedi.
-Ok, ora tu vai da Valdez e lo abbracci per tutta la sera, cosí non dovrai mai piú farlo con me.- dice ripulendosi i jeans scuri dalla sabbia.
Sorrido e lo imito, iniziando a camminare verso la Capanna, lui mi saluta con la mano.
-Ehi, Nico.- gli dico io prima di lasciarlo andare. Lui si volta, facendo svolazzare un ciuffo di capelli neri davanti agli occhi.
-Di a Will che sta facendo un ottimo lavoro con te.- gli dico facendogli l'occhiolino.
Lui arrossisce lievemente e poi sbuffa.
-Sta zitta Garden!-
Scoppio a ridere e lui se ne va in silenzio, scuotendo la testa.





Busso alla Capanna di Efesto, con in testa un solo pensiero: chiarire con Leo.
Ad aprirmi viene un ragazzo di sedici anni, che riconosco come Rey Parker, uno dei tanti fratelli di Leo.
-Ciao.- mi saluta lui con un sorriso.
-Ciao Rey, c'é Leo?- chiedo ricambiando il sorriso.
-Non é ancora tornato.- dice lui alzando le spalle.
Osservo la luna alta in cielo. -Ma saranno le dieci ormai!- esclamo.
Lui scrolla la testa. -Torna sempre verso quest'ora, o anche piú tardi. Altre volte non torna.-
Sospiro. -Se torna puoi dirgli che ho urgente bisogno di parlare con lui?- chiedo.
-Certo.- dice lui. -Ma é successo qualcosa?- aggiunge poi studiando la mia faccia.
-No, non preoccuparti.- gli dico io con un sorriso. -Grazie e buonanotte.-
Lui mi guarda un altro pó. -Notte.- Mormora e se ne va.
Raggiungo la Capanna 21 e mi butto sul letto, cercando inutilmente di dormire.




-Ciao Alice.- mormora una voce.
Mi volto e riconosco la figura di faccia-addormentata che mi scruta.
Cerco di scappare, ma sono rinchiusa in una specie di cella. L'unica via di uscita é dietro le spalle della dea.
-Cosa vuoi?- le urlo.
Lei fa un sorriso malefico e schiocca le dita. Come nell'altro incubo compaiono due strade, una ricoperta di ciottoli, con lanterne verdi e un'altra buia, con rovi che hanno spine lunghissime.
-Scegli.- mi ordina la dea.
So cosa mi attende oltre la strada di ciottoli, ma non riesco a pensare di andare in quella scura. Fa fin troppo paura.
E poi so che quello che vedró non é reale, quindi mi butto nella stradina di ciottoli.
Inizio a camminare nel silezio piú assoluto, silenzio rotto dopo qualche minuto da un urlo straziante che mi gela il sangue.
Quel che vedró non é reale.
Mi ripeto, avvicinandomi alla fonte dell'urlo.
Intravedo una figura scura a terra e una ragazza piegata su di essa.
Guardo meglio: la figura a terra é un satiro con i riccioli castani e una maglietta nera, é Lucas.
La ragazza sono io, circondata da un alone verde di magia. Ho la bocca spalancata in un urlo senza fine, la magia vortica intorno a me.
Qualcuno si avvicina, é Jake che cerca di calmarmi, ma la me stesa della visione non lo ascolta.
-Lui é morto!- urla e la magia si fa ancora piú densa.
-Calmati Alice!- urla Jake, ma una sfera di magia lo colpisce e cade a terra senza muoversi.
Urlo, non posso aver fatto una cosa del genere.
La me stessa della visione intanto continua a piangere e ad urlare, sparando magia dappertutto e colpendo persone a caso.
Sbatto le mani contro la parete invisibile che mi separa da quella visone.
-No!- urlo in preda al panico.
Non farei mai una cosa del genere.
All'improvviso diverse urla riempiono l'aria, figure oscure attaccano i semidei e li uccidono ad uno ad uno.
-Smettila!- urlo alla donna addormentata che é appena comparsa al mio fianco.
-No- ghigna lei.
-Perché mi mostri questo?- urlo per sovrastare le grida dei miei compagni in battaglia.
-Perché é quello che succederà se la tua scelta sará questa.- mi dice lei piano allargando le mani.
-Che scelta?- urlo ancora io.
Ma lei scompare in un vortice di sabbia, lasciandomi sola con le urla.
Mi porto le mani alle orecchie, ma é tutto inutile.
-Basta!- grido in preda alla disperazione.
Faccia addormentata ricompare.
-Fa la scelta giusta Alice, vieni con me.- mi dice.
Poi mi risveglio in un bagno di sudore, qualcuno sta bussando alla porta.




-Leo!- esclamo guardando il figlio di Efesto che é appena comparso sulla mia porta.
-Ciao Alice.- dice lui con un sorriso forzato. Ha la maglia bruciacchiata in diverse parti e puzza di fumo. -Rey ha detto che dovevi parlarmi.-
Getto un occhiata all'orologio sulla parete. -É mezzanotte!- esclamo.
Lui alza le spalle. -Mi sono liberato solo ora.-
-Vieni- gli dico spingendolo dentro.
-Ti dispiace se uso il bagno?- mi dice osservandosi la maglia. -Ho bisogno di lavarmi.-
-Certo.- gli dico.
Lui sparisce per un pó, io intanto recupero dei pacchetti di patatine che tenevo per gli spuntini di mezzanotte.
Ritorna dopo cinque minuti, a torso nudo con la maglia appallottolata in una mano.
-É praticamente da buttare.- dice sospirando. -Ha preso fuoco circa dieci volte stasera.-
Sorrido e lo faccio accomodare sul letto, porgendogli le patatine.
Lui mi ringrazia e inizia a mangiare.
-Allora, di cosa devi parlarmi?- mi chiede tea una patatina e l'altra.
Sposto lo sguardo dal suo torace, su cui  ci sono diverse cicatrici e sospiro.
-Mi dispiace per quel che é successo oggi, non l'ho fatto apposta.- gli dico stringendo un lembo della maglia.
-Lo so.- dice lui addentando un'alta patatina.
-Quindi é tutto apposto fra noi?- chiedo alzando un sopracciglio.
-Abbiamo per caso una relazione noi due?- domanda lui, alzando in sopracciglio a sua volta.
-Si puó sapere cos'hai stasera?- gli dico irritata dal suo comportamento. Non é il solito Leo, é la sua versione insopportabile.
Lui sospira. -Scusa.- dice guardandomi. -É solo che non ho cambiato idea riguardo la discussione di stamattina.-
-Si puó sapere perché non vuoi che combatto?- chiedo esasperata.
-Te l'ho detto- dice lui senza guardarmi. -Stai male.-
Sbuffo. -Basta l'ambrosia per riprendermi, posso combattere.-
Lui mi prende il viso tra le mani e mi fa votare verso lui. -No Alice.- mi dice deciso. -Non é la stessa cosa di quando ti alleni. Lá fuori é diverso, mentre combatti non aspettano te che prendi l'ambrosia, i mostri ti uccidono e basta, senza pensarci.-
Osservo il suo viso, a pochi centimetri dal mio.
-Tu... Tu sei preoccupato per me.- gli dico.
Lui fa una specie di smorfia. -Ovvio!- esclama alzando gli occhi al cielo. -So che sei brava a combattere, e tutto il resto. Non ti ho mai detto bugie.-
Lo guardo, sempre piú sorpresa dal suo viso. Perché non mi sono mai accorta di quanto é interessante il suo viso?
-E se ti uccidessero io non potrei mai andare avanti.- aggiunge poi in un sussurro, mentre abbassa lo sguardo.
Rimango a fissarlo ancora un attimo, poi faccio la cosa che meno mi aspettavo in quel momento, ma che piú desideravo fare.
Lo bacio.
Non é un vero é proprio bacio in realtá.
Unisco le mie labbra alle sue talmente velocemente che lui neanche si accorge di quello che sta succedendo.
Non so perché l'ho fatto, non ne ho idea.
-Mi... mi hai baciato... ?- domanda con aria sorpresa, toccandosi le labbra.
-Io... scusami. - gli dico abbassando lo sguardo e arrossendo.
Ho sbagliato a farlo.
Lui mi guarda con un sorriso. -Scusami?- ripete.
Sospiro. -Leo io non so perché l'ho fatto, é solo che tu hai detto quelle cose e io... si ok, ti ho baciato.- dico infine, non riuscendo ad ignorare la sua faccia divertita.
-Ma non significa niente.- aggiungo velocemente.
Lui annuisce. -Come vuoi.-
-Siamo solo amici.- chiarisco guardandolo.
Lui sospira e poggia la testa sul cuscino, alzando le spalle con noncuranza.
Mi stendo al suo fianco, poggiando la testa sul suo petto.
-Leo io non voglio rovinare quello che c'é tra noi- gli dico.
-Ok.- dice semplicemente lui. Non so bene che tono abbia, ma sembra tanto triste.
Chiudo gli occhi e cerco di non pensare che forse ho distrutto il piú bel rapporto di amicizia che io abbia mai avuto.




Due giorni dopo.

-Si puó sapere cos'hai?- mi chiede per la terza volta Percy.
Sposto velocemente lo sguardo da Leo che sta creando qualcosa con gli oggetti che caccia dalla sua cintura.
É una cosa che ultimamente faccio spesso: osservo Leo lavorare.
Lo trovo cosí bello quando si concentra su qualcosa.
I suoi riccioli castani gli scivolando sul viso e lui con uno sbuffo tenta di allontanarli, é cosi carino.
Ma che diavolo sto dicendo?
-Qualcosa non va con Leo?- mi chiede Percy.
'Si!'  Vorrei urlargli. 'L'ho baciato e poi l'ho ignorato per due giorni. Mi sento un'idiota che non sa cosa provare, ho fatto qualcosa di terribilmente sbagliato! '
-No, tutto ok.- mento, abbozzando anche un sorriso.
-Al, sa che con me ne puoi parlare.- mi dice il ragazzo poggiandomi una mano sulla spalla.
-Posso chiederti una cosa?- domando, ignorando quel che ha detto. Lui annuisce.
-Che ne dici di cenare?-
Lui scuote la testa, sconfitto e poi sorride.
-Andiamo.- mi dice passandomi un braccio attorno alle spalle.
Do un ultimo sguardo a Leo, seduto sulla spiaggia e in quel preciso istante lui alza i suoi occhi dal marchingegno che stava creando.
Abbasso velocemente lo sguardo, senza prima peró aver visto il sorriso farsi strada sul suo volto.

Entro in mensa e mi lascio cadere sulla panca, osservando il piatto vuoto sul tavolo.
Leo non è ancora arrivato, e molto probabilmente salterà la cena. Lo fa spesso ultimamente, soprattutto da quando ho iniziato ad evitarlo.
La cosa mi dovrebbe rendere felice, insomma niente imbarazzo per me dopo quello stupido bacio, ma vedere il suo posto vuoto al mio fianco mi fa sentire strana.
Diamine, perché la mia vita è così complicata?
Sento Percy nominare Leo, ed alzo in fretta lo sguardo su di lui.
-Ed ora che ha sistemato tutte le casse di fuoco greco dovremmo essere a posto.- dice a Jason che annuisce.
Una strana sensazione mi stringe lo stomaco. Guardo il piatto che ho davanti, dove è comparsa della pizza, ma non mangio.
La fame non centra per niente, la strana sensazione l’ho avvertita quando Percy ha nominato Leo.
Diamine, devo avere davvero qualcosa di strano.
Forse ho solo bisogno di parlare con qualcuno …
Sposto lo sguardo sul tavolo e incrocio gli occhi scuri di Nico.
-Ho bisogno di parlarti.- gli dico piano. Lo sguardo di tutti si punta su noi due.
Lui alza lo sguardo su di me. –Finisco di mangiare.- dice addentando la sua mela.
-Nico ho bisogno di parlarti ora.- gli ripeto poggiandogli una mano sulla spalla.
Lui sbuffa forte, ma si alza lo stesso dal tavolo.
Seguo il figlio di Ade fuori dalla mensa, cercando di ignorare gli sguardi di tutti puntati su di noi.
Raggiungiamo la spiaggia in silenzio e rimaniamo così per un po’ anche una volta che ci siamo seduti.
-Ok, si può sapere cos’hai?- chiede infine lui, rompendo il silenzio.
-Ho baciato Leo.- sputo fuori, senza guardarlo.
-Era ora!- esclama lui, con un ghigno divertito.
-E l’ho evitato per due giorni dopo che è successo.- aggiungo scrutando il mare.
-Cosa?- dice lui guardandomi. –Perché?-
Sospiro. –Non lo so Nico….
-Oh, andiamo Al!- sbotta lui. –Smettila di continuare a far finta di niente, lui ti piace e anche tanto, ammettilo una buona volta.-
-Io non lo so Nico.- gli dico incrociando il suo sguardo.
Lui sbuffa scocciato. –Alice chi è che ti fa sentire bene quando sei giù?- mi domanda.
-Leo.- rispondo senza pensarci.
Lui annuisce. –Chi è che ti fa ridere sempre?-
--Leo- ripeto nuovamente io.
-E chi è quella persona che in questo momento ti manca tanto e con cui vorresti passare tutti i pomeriggi della tua vita?-
-Leo.- mormoro osservando il ragazzo che mi sta di fianco.
-Chi è quella persona che osservi di nascosto lavorare?- chiede lui, divertito.
Arrossisco debolmente. –Che ne sai tu?-
Lui alza le spalle. –Rispondi.-
-Leo- gli dico.
-Quindi Alice.- dice infine prendendomi le mani. –Di chi sei innamorata?-
Osservo Nico un attimo e poi sorrido.
Lui ha ragione, ha sempre avuto ragione.
-Devo andare.- dico distrattamente. Mi alzo dalla sabbia e vedo il figlio di Ade sorridere  compiaciuto. –Grazie.- aggiungo prima di correre via verso il bosco.






L'angolo dell'autrice :3
Hola amigos :D (?)
Ecco un aggiornamento flash all'una del mattino. Nuovo record xD
Ok, dato  che sto praticamente morendo di sonno, mi sbrigo.
Che ne dite, Alice ha finalmente capito se è o non è innamorata di Leo? :3
Lascio a voi i commenti, anche perchè so che mi ucciderete per quella sottospecie di bacio tra i due. xD
Quanto è carino Nico? Lo amo *---*
Vabbè...Ringrazio come al solito la mia cara rosalalla, Percabeth7897, icedisland (ho aggiornato solo per te, cara u.u Così non fangirli troppo xD), Scorpion 550 e la nuova lettrice MakeThatChange_MJ per aver recensito. <3
Siete la mia gioia gente, vi amo :33 <3
Ringrazio anche tutti quelli che leggono la mia storia in silenzio, amo anche voi <3
Ora me ne vado a dormì. :c
A presto, with love BettyLovegood <3
P.S: Apprezzate la dedica gente ù.ù
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Capitolo 21
*** Il tuo sorriso è la cosa più bella che io abbia mai visto. ***


 
Dal vocabolario.
Ridere: manifestare un senso di allegrezza spontanea, viva e per lo più improvvisa.
Sorridere: increspare lievemente le labbra in segno di compiacimento.




 
Corro per il bosco senza fermarmi, senza badare alle ombre scure che creano gli alberi né agli strani rumori che sembrano provenire un pó dappertutto.
Cavoli di sera questo posto fa davvero paura.
Arrivo davanti alla porta del Bunker 9 senza fiato e con i muscoli delle gambe che stanno implorando di sedermi. Osservo per un attimo la grande porta di legno, senza fare niente.
Cosa posso dire a Leo? Sono innamorata di te, scusa se ti ho ignorato tutto questo tempo?
Una strana sensazione mi stringe lo stomaco. Prendo un grande respiro e cerco di bussare, ma non ci riesco.
Insomma, non é tanto facile fare una cosa del genere.
Mi allontano un pó dalla porta e mi appoggio ad un albero  vicino ad osservare il Bunker 9.
-Alice va dentro e di tutto a Leo, non puoi permetterti di sprecare un'occasione simile- mi sussurra una vocina nella testa, che stranamente somiglia a quella di Nico.
Sospiro, ok, posso farcela.
Cavoli, riesco ad evocare magia dal nulla, ma non posso fare questo?
Proprio quando mi sono decisa ad andare a bussare la porta si apre.
-Grazie Leo, sei il migliore.- dice la voce di una ragazza.
Scruto le due figure sulla porta.
Una ragazza sta abbracciando Leo con molta, anzi troppa per i miei gusti, foga.
Leo sorride e si stacca dalla ragazza.
-Di niente Katie.- le dice. -Vuoi che ti accompagno? Sai é piuttosto buia la strada.-
Nessuno dei due si é ancora accorto di me, ferma nell’ombra a pochi passi da loro.
Vorrei correre via in questo momento. O anche vorrei tirare un pugno a Leo e poi correre via.
-Non preoccuparti.- gli dice la ragazza scrutando la strada buia. -Le ninfe mi aiuteranno.-
-Ok.- dice Leo, voltandosi verso la strada. I suoi occhi scrutano il sentiero buio e poi si incrociano nei miei.
-Alice?- chiede avvicinandosi. -Cosa ci fai qui?-.
-Io.. ero venuta a parlarti, ma non fa niente. Non volevo interrompervi.- gli dico senza guardarlo.
-Oh, no Leo stava solo...- dice Katie.
-Non ho bisogno di spiegazioni, me ne vado.- la interrompo io.
Da vicino riesco finalmente a vedere il suo viso. Ha gli occhi castani e una lunga treccia, ricoperta di fiori, color caramello che le scende sul lato destro del corpo. É davvero una bella ragazza.
Mi volto verso il bosco e faccio per andarmene, ma Leo mi afferra la mano.
-Tu non vai da nessuna parte.- mi dice scrutandomi.
-Io faccio quello che voglio.- replico, tentando di staccare la sua mano dalla mia.
-Ehm, io tolgo il disturbo.- dice Katie. -A domani.
Leo fa giusto un cenno con la testa, continuando a guardarmi e lei sparisce nel bosco.
-Vieni dentro.- mi dice, facendo scivolare la sua mano nella mia.
Questo gesto mi fa sentire stranamente bene.
-No, voglio andarmene.- dico decisa, lasciando la sua mano.
-Dei, Alice, si puó sapere cosa ho fatto di sbagliato?- sbotta lui.
-Prima mi baci, poi mi ignori e quando finalmente vieni a parlarmi te ne vai?-
Alzo lo sguardo su di lui, incrociando i suoi occhi color nocciola.
-Non ho piú bisogno di parlarti.- gli dico.
Lui rimane un attimo in silenzio ad osservarmi.
-É per Katie?- mi chiede infine lui. -Lei é venuta solo per..-
-Non mi importa.- lo interrompo io.
Lui sbuffa, mi afferra la mano e mi trascina dentro.
-Sai cos'é questa?- mi chiede indicandomi un'armatura dorata infilata su un manichino.
-Un'armatura.- dico io, senza capire dove vuole andare a parare.
-E sai di chi é?- domanda nuovamente lui, con un sorriso divertito.
-Che domande sono?- gli chiedo io alzando gli occhi al cielo.
Lui sorride ancora. -É del fidanzato di Katie. Domani é il suo compleanno e lei mi ha chiesto di riparargli l'armatura.- mi spiega osservandomi.
-Oh.- é l'unica cosa che riesco a dire.
-Allora?- mi chiede lui guardandomi. Rimango un attimo in silenzio, senza dire niente, poi mi ricordo perchè ero venuta lì.
-Sei un idiota.- gli dico tirandogli un pugno sul petto, senza peró guardarlo. -Uno stupido, grosso idiota.- continuo a prendergli a pugni il petto. Lui fa per dire qualcosa, ma alzo una mano per interromperlo.
-E io... - prendo un grande respiro e alzo gli occhi su di lui. -Sono innamorata di te.- gli dico arrossendo leggermente.
Lui rimane fermo e zitto a guardarmi, con gli occhi spalancati.
Non sopporto questo silenzio, cosí inizio a parlare, camminando avanti e indietro.
-Si, insomma avrei dovuto capirlo da molto tempo. Con te sono sempre stata bene, mi fai ridere e...-
-Alice scusa puoi ripetere?- mi interrompe lui, fermando la mia camminata nervosa.
 -Dei, Valdez, non puoi interrompere una ragazza nel bel mezzo della sua dichiarazione d'amore!-  gli dico alzando gli occhi al cielo.
-Era la dichiarazione d'amore piú brutta che io abbia mai sentito.- mi dice lui con un sorriso, facendo un passo verso di me.
-Oh, sta zitto.- replico io dandogli uno schiaffo sul braccio.
Lui scoppia a ridere e mi afferra per la vita, cosi da trovarci a pochi centimetri l'uno dall'altra.
-Tu sei innamorata di me.- mi sussurra, guardandomi negli occhi.
Mi perdo un attimo nelle sue iridi color nocciola e poi sorrido.
-Non potevo non innamorarmi del super sexy Leo Valdez, no?- gli dico io e lui scoppia a ridere.
Quanto amo il suono della sua risata.
- Davvero la mia dichiarazione d'amore era cosí brutta?- chiedo, osservando il suo bel volto.
Lui alza le spalle e sorride. - Era brutta, ma non ho detto non mi piaceva.-
Sorrido a mia volta e lui si china verso di me per baciarmi.
É un bacio dolce e caldo, ed é il miglior bacio che io abbia mai ricevuto.
Credo che il mio cuore in questo momento stia rischiando un infarto, sta battendo decisamente troppo veloce.
Mi sento stranamente leggera, come se tutte le preoccupazioni siano volate via quando le sue labbra si sono posate sulle mie.
- Sapevo che prima o poi ti saresti innamorata di me.- mi dice guardandomi negli occhi.
-Potresti prendere il posto di Rachel come Oracolo.- lo prendo in giro io.
Lui  sorride. -Leo Valdez l'Oracolo piú figo del pianeta.- dice lui aprendo le mani. -Suona bene.-
Scoppio a ridere, scuotendo la testa.
Lui si stende sul piccolo letto che sta dietro di lui e mi guarda.
-Perché per te non sono abbastanza figo?- mi chiede alzando un sopracciglio.
Mi avvicino e gli do un bacio sulle labbra. -Sei fin troppo figo.- gli dico facendogli l'occhiolino.
Lui sorride e mi stendo al suo fianco. Porta un suo braccio dietro le mie spalle e io poggio la testa sulla sua spalla.
Rimaniamo cosí fermi, uno vicino all'altro, senza dire niente.
-Leo sai che domani dovremmo combattere?- gli chiedo improvvisamente.
Lui sospira. -Si, lo so.-
-E sai che io...-
-Si, lo so.- mi interrompe lui, voltando il viso verso di me per guardarmi. -So che dovrai combattere, e so che sconfiggerai tutti i mostri che avrai davanti, perché sei abbastanza forte da farlo.-
Alzo la testa per guardarlo e sorrido.
So che mi sta chiedendo scusa per aver dubitato di me precedentemente.
-E se qualcuno prova ad ucciderti, dovrá vedersela con il potente Leo Valdez.- aggiunge poi, alzando il braccio destro, mostrando i muscoli.
Scoppio a ridere e gli do un bacio.
-Grazie.- gli dico.
Lui alza le spalle. -Questo ed altro per il mio raggio di sole.- mi dice lui, poggiando la testa sul cuscino.
Mi lascio cadere al suo fianco, poggiando la testa sul suo torace caldo e lui mi passa un braccio attorno alle spalle.
Ci addormentiamo così, in questa specie di abbraccio caldo e dolce, che fa volare qualsiasi pensiero via dalla mia testa.
O almeno così credevo.



 
***



 
Sto osservando me stessa, seduta al fianco di Percy. Stiamo mangiando i suoi biscotti blu e chiacchieriamo tranquillamente seduti sulla spiaggia.
All’improvviso Percy mi afferra la mano e mi trascina verso l’acqua. Seguo le due figure, ma appena tocco l’acqua la scena cambia.
Mi ritrovo in mensa, con affianco Annabeth, Piper e Hazel. La me stessa della visione sta raccontando qualcosa che suscita le risate di tutte le altre.
Mi siedo al fianco di Annabeth, cercando di afferrare qualche briciolo di conversazione, ma non si sente niente. E’ come guardare un programma in televisione senza l’audio.
Le quattro ragazze si alzando e escono dalla mensa, ma quando le seguo la scena cambia ancora.
Sono seduta nel giardino della Capanna di Ecate a leggere un libro dalla copertina gialla.
Alla mia destra è disteso Jake, sta leggendo anche lui. I raggi del sole fanno diventare i suoi capelli ancora più chiari del solito.
Improvvisamente arriva Ellie e inizia a chiacchierare con me. Jake si alza e sbuffa, dicendo qualcosa. Perfino senza sentirlo riesco a capire che sta sgridando la sorella per aver disturbato il suo momento tranquillo. Ellie lo ignora, e continua a parlare con me, facendo muovere avanti e indietro la coda di capelli blu.
La scena cambia ancora, mi trovo fuori dalla Capanna di Ade con Frank e Nico, stiamo giocando a Mitomagia.
Io e Frank siamo alleati contro il figlio di Ade, che ce la sta mettendo tutta per batterci.
Siamo piuttosto forti insieme io e Frank, ma Nico vince lo stesso, e fa un grande sorriso, di quelli che fa raramente. Sia alza in piedi e dice qualcosa, che riesco a capire benissimo, anche senza sentirlo.
-Siete due perdenti, volete la rivincita?-
Ricominciamo a giocare e stavolta io e Frank vinciamo, ci scambiamo il cinque e prendiamo in giro Nico, che sbuffa contrariato.
Il figlio di Ade rimette a posto le carte e se ne va, mentre io e Frank gli corriamo dietro urlandogli qualcosa.
Seguo le due figure, ma la scena cambia per l’ennesima volta.
Stavolta sono al Bunker 9, Leo sta lavorando su Festus, io me ne sto stesa sul letto, a far finta di leggere un libro. In realtà sto osservando Leo lavorare, usando il libro come scusa per non farmi scoprire da lui.
Osservo Leo, chinato sul suo drago di bronzo: ha una macchia d’olio sulla fronte, le mani, anch’esse sporche si muovono velocemente tra i cavi della testa di Festus, la maglietta, come sempre è bruciacchiata in diversi punti e ha la sua fedele cintura degli attrezzi legata in vita.
Perfino così riesco a trovarlo bello.
Lui all’improvviso alza lo sguardo e incrocia gli occhi con i miei. Mi dice qualcosa e io arrossisco leggermente mentre sbuffo. Si avvicina a me e mi sfiora una guancia, sporcandomi di nero.
Lo allontano, con una piccola spinta, lui ride e mi da un bacio, che ricambio volentieri.
Leo si siede al mio fianco e inizia a parlare di qualcosa, mentre io sorrido.
Anche se non sento niente, riesco lo stesso a sentirmi bene. Basta la sua presenza per farmi stare bene.
La scena, purtroppo, cambia nuovamente.
Stavolta mi ritrovo nella stradina di ciottoli, quella dei miei scorsi incubi, da sola.
Inizio a camminare fino a quando non arrivo di fronte ad una parete rossa, alta una decina di metri.
Giro verso destra e cerco di andare da quella parte ma la solita parete invisibile mi impedisce di continuare. La stessa cosa succede quando vado verso sinistra.
Sbuffo e mi volto nuovamente verso la grande parete che ho davanti.
-Cosa vuoi stavolta Gea?- urlo.
In risposta un turbinio di sabbia si alza da terra e ricopre la parete, quando si abbassa compaiono delle immagini sfocate.
Pian piano si schiariscono: sono le immagini che ho visto prima.
Io con Percy, con Annabeth, Piper e Hazel, con Nico e Frank e infine io con Leo.
Le immagini si fanno più chiare, e pian piano si iniziano a sentire brandelli di conversazioni.
-Perché mi mostri questo?- chiedo, continuando ad osservare le visioni.
Gea compare davanti a me e mi sorride in modo malvagio.
Passa una mano sulla parete e le immagini prendono fuoco. E’ una cosa strana, anche le persone delle immagini sembrano sentire il fuoco.
Sento le urla, mie e dei miei amici. Perfino Leo, immune come al solito, sembra sentire il fuoco caldo.
-Smettila!- urlo alla donna.
Le grida si fanno ancora più forti, fino a penetrarmi la pelle ed arrivarmi al cuore.
Le immagini sulla parete vengono sostituite da quelle del Campo Mezzosangue che va a fuoco, i semidei corrono in preda al panico urlando.
-Perché mi fai questo?- chiedo alla donna, con le lacrime agli occhi.
Gea continua a sorridere in quel modo malvagio, senza rispondermi.
-Smettila!- ripeto ancora, sentendo le grida farsi più forti intorno a me.
All’improvviso Gea schiocca le dita e sia le urla, sia le immagini scompaiono.
-E’ questo che vuoi?- mi chiede, girando il suo volto addormentato verso di me.
Non rispondo, evoco una palla di magia e la lancio contro la donna.
La magia l’attraversa, senza farle niente.
-Tu non vuoi la fine del tuo amato Campo, vero?- mi chiede lei. –Non vuoi far soffrire i tuoi amici. Io so essere buona, ma ho bisogno di qualcosa in cambio. Aiutami e tutto questo non succederà.-
-Io non ti aiuterò mai.- le ringhio contro. –Io e i miei amici ti distruggeremo.-
Lei fa una risata. –Tu mi aiuterai.- dice avvicinandosi alla parete. –O tutto verrà distrutto.-
Le immagini ripartono, le urla ricominciano e io mi sento nuovamente come se tutto proviene da dentro di me.
Mi copro le orecchie, inutilmente. Evoco una palla di magia e la scaglio contro la parete, ma questo serve solo a far aumentare le urla.
Improvvisamente sento la testa esplodere, come se si fosse riempita della urla dei miei amici.
-BASTA!- urlo forte, ma non succede niente.
Cado in ginocchio, sui ciottoli, una figura si avvicina.
E’ Leo. Si mette in ginocchio al mio fianco e mi circonda in un abbraccio.
Mi aggrappo a lui, iniziando a piangere. Lui mi stringe e per un momento sembra che stia passando tutto. Poi una figura scura tira Leo, facendolo cadere sui ciottoli.
-Leo!- urlo, cercando di avvicinarmi, ma un’altra figura scura compare alle mie spalle e mi trattiene.
Leo è ancora a terra e la figura oscura al suo fianco lo pugnala.
-NO!- urlo, forte. –NO, NO, NO!-
Il mio corpo si ricopre di magia, facendo scomparire l’ombra che mi trattiene.
Cado in ginocchio al fianco di Leo, lo scuoto per una spalla, ma lui non si muove.
-Leo, ti prego, apri gli occhi. Ti prego.- gli sussurro, senza che però lui si muova.
-Hai sbagliato scelta Alice.- mi dice una voce, che riconosco come quella di Gea.
-Segui me, e tutto ciò non succederà.-
-VA VIA!- urlo forte alla donna. L’ultima cosa che sento è la sua risata, poi mi risveglio in un bagno di sudore.
Ho il fiatone, come se ho appena corso per diversi chilometri. Mi metto a sedere, cercando di tranquillizzarmi.
Era solo uno stupido incubo.
Una mano si posa sulla mia spalla, e per la sorpresa caccio un urlo.
-Ehi Alice sono io.- mi rassicura Leo.
Mi volto verso di lui e lo abbraccio, cercando di non pensare alla sua figura distesa a terra nel mio incubo.
Leo mi accarezza la testa. –Incubi?- chiede.
Annuisco, senza parlare. Lui sbuffa. –Ancora faccia di terra?- chiede.
Mi stacco da lui e poggio la testa sul cuscino, senza rispondere. Lui si porta al mio fianco e io poggio la testa sul suo torace.
-Si.- mormoro, stringendomi a lui.
Mi da un bacio sulla testa e inizia ad accarezzarmi un braccio. Questo gesto così semplice mi provoca una sensazione di calore che mi fa sentire stranamente bene.
-Dovrò fare un discorsetto a faccia di terra, non appena ritornerà nei miei incubi.- mi dice lui con un sorriso. –Le dirò: smettila di importunare la mia ragazza.-
Alzo il volto per guardarlo e scuoto la testa, con un sorriso.
-Sei un idiota.- gli dico, dandogli però un bacio.
Lui sorride, a pochi centimetri dal mio volto, e non riesco a non imitarlo. E’ così contagioso.
-Sarò anche un idiota.- mi dice, poggiando una sua mano sulla mia schiena. –Ma tu sei lo stesso innamorata di me.-
Gli do un leggero pugno sul braccio, facendo una smorfia e lui scoppia a ridere.
Quanto vorrei che non smettesse mai di ridere, mi farebbe stare bene per sempre.
Non so perché ora, non so perché proprio in questo momento, ma improvvisamente mi ritorna in mente il mio incubo.
‘Segui me e tutto ciò non succederà’ aveva detto Gea.
Guardo nuovamente il volto sorridente di Leo e il mio sorriso di spegne.
Non posso permettere alla dea di portarmi via Leo, non posso permetterle di portarmi via Percy, Annabeth, Nico, Piper, Hazel, Frank e tutto il Campo.  Non posso permetterle di distruggere la mia nuova vita.
Do le spalle a Leo, che mi abbraccia da dietro, poggiando il suo mento sulla mia spalla.
-Cosa c’è raggio di sole?- mi chiede un po’ preoccupato.
-Mi fai una promessa Leo?- gli chiedo io, ignorando quello che mi ha domandato.
-Io amo le promesse.- mi dice lui, con un leggero sorriso.
-Promettimi che qualsiasi cosa succedrà in questi giorni, tu non smetterai mai di sorridere.- gli dico, voltandomi leggermente verso di lui.
-Alice sai che non succederà niente.- replica lui, mentre gioca con una ciocca dei miei capelli. –Non posso permetterlo.-
-Promettimelo Leo.- insisto io.
Lui sbuffa. –Non succederà niente.- dice deciso lui, lasciando andare i miei capelli e concentrandosi sul mio viso.
Sospiro. –Leo ho bisogno di questa promessa.- gli spiego incrociando i suoi occhi.
Lui rimane zitto per un momento, e sono sicurissima che ha capito che c’è qualcosa che non va, però non insiste. Sa che non posso dirgli niente.
-Perché non dovrei mai smettere di sorridere?- chiede infine.
Abbozzo un sorriso. – Perché il tuo sorriso è la cosa più bella che io abbia mai visto.- gli dico, arrossendo leggermente. –E non voglio che si spenga per nessun motivo al mondo.-
Lui rimane in silenzio ad osservarmi, poi sorride.
-Te lo prometto.- mi sussurra all’orecchio.
Mi volto verso di lui e gli do un bacio sulle labbra, ancora piegate in quel sorriso. –Grazie.- mormoro.
Mi volto nuovamente, dandogli le spalle e lui mi abbraccia.
-Non finisci mai di stupirmi, Garden.- dice prima di darmi un bacio sul collo.
Sorrido e chiudo gli occhi cercando di dormire, sperando che davvero non succederà niente.


 
***

 

Qualcuno sta ripetutamente bussando alla porta. Sbuffo forte, affondando la faccia nel cuscino.
-Stramaledetto Leo – mormoro, senza però aprire gli occhi.
-Ehi, io sono qui- protesta lui, dandomi un leggero schiaffo sul braccio.
Alzo la faccia dal cuscino e osservo il figlio di Efesto con un sorriso.
-Scusa, è l’abitudine.-
Lui ride, poi si volta verso la porta.
-Un attimo! Sto arrivando!- urla.
Si precipita verso la soglia e la apre.
-Dimmi che Alice è qui.- dice la voce di Percy.
-Certo che è qui- replica Leo.
Mi alzo dal letto con uno sbadiglio, appena in tempo per vedere mio fratello farsi strada tra gli attrezzi di Leo.
-Sei un'irresponsabile!- mi dice gettandomi un’occhiataccia.
-Sai che me l’hai già detto?- gli dico io mettendomi a sedere.
Lui sbuffa. – Non potesti avvertire quando esci la mattina?-
-Oh, smettila Perce!- sbotta Annabeth, entrando anche lei nella piccola stanzetta di Leo.
-In realtà ha dormito qui- dice Leo improvvisamente.
-Come?- dice Percy guardando prima me e poi Leo con aria furiosa.
Getto un’occhiataccia a Leo, ma lui ovviamente non le da importanza.
-Oh, e dai, non è stata mica la prima volta!- sbuffa.
-Leo, non sei affatto di aiuto.- gli dico io, dandogli un leggero buffo dietro la testa.
-Alice tu hai dormito con Leo?- Percy sbatte più volte le palpebre, come per assicurarsi di aver capito bene.
-Ero venuta ieri sera per parlare con Leo e dato che era tardi ho dormito qui. Cosa c’è di strano?- chiedo.
-Mi stai chiedendo cosa c’è di strano Al?- mi chiede lui, stringendo i pugni. –Hai passato la notte con un ragazzo e mi chiedi cosa c’è di strano?-
Non so perché si preoccupa tanto, ho solo dormito con Leo, non è che è successo chissà che.
Poi improvvisamente capisco perché se la sta prendendo così tanto.
-Perce!- urlo, arrossendo leggermente. –Non puoi pensare una cosa del genere di me, ho solo quindici anni!-
Annabeth, tira un pugno a Percy sul braccio, scuotendo la testa. –Sei proprio una Testa d’Alghe.-  gli dice divertita.
Percy sbuffa, e si volta verso la ragazza. –Che c’è? Mi stavo solo preoccupando per mia sorella.- dice alzando le spalle.
-Amico, se la cosa ti consola, non ci ho neanche pensato.- dice Leo, poggiando una mano sulla spalla di Percy.
Il più grande fa un sorriso e molla un pugno al più piccolo. –E spero non ti venga mai in mente, almeno per i prossimi dieci anni.-
Leo sgrana gli occhi, sta per dire qualcosa ma lo interrompo, prima che possa causare qualche altro problema.
-Allora, siamo pronti per l’attacco? – chiedo a Percy.
Il suo volto diventa serio e sospira. – Abbastanza, le difese dovrebbero reggere almeno per la mattinata.- dice.
Annabeth si volta verso Leo. –I tuoi fratelli ti stanno aspettando alla Collina Mezzosangue, hanno bisogno di te.-
Leo fa un grande sorriso. –Super Leo a rapporto.- dice legandosi la sua cintura degli attrezzi alla vita, poi si volta verso di me e  mi da un leggero bacio sulla guancia, facendomi arrossire.
-A dopo raggio di sole.- mi dice facendomi l’occhiolino. Scuoto la testa e lo osservo mentre si allontana.
-Perce, tu non avevi quella specie di incontro con Jason?- chiede Annabeth, osservando però me.
-Ah, già.- dice Percy grattandosi leggermente la nuca.-Prima però devo ammazzare Valdez.- aggiunge poi, facendomi un piccolo sorriso.
-Lascialo in pace, Perce.- gli dico io dandogli un pugno sul braccio.
-E va bene.- mi dice lui in tono tutt’altro che convincente.
SI china verso Annabeth, le da un bacio e poi sparisce.
-Caro raggio di sole io e te dobbiamo parlare un po’.- mi dice Annabeth passandomi un braccio intorno alle spalle.
Sbuffo. –Non ho niente da dirti.- le dico mentre usciamo dal Bunker 9 e chiudo la porta.
-Oh, tu hai molto da dirmi cara – mi dice lei. –E credo che Piper sarà molto contenta della tua nuova relazione.-
-No, Piper no.!.- dico io, pregandola di non dire niente alla figlia di Afrodite.- Impazzirà dalla gioia. –
-Allora è vero!- esclama Annabeth fermandosi per guardarmi.
Non rispondo, mi limito a sorridere. La figlia di Atena si lascia sfuggire un piccolo gridolino.
-Era ora!- esclama prima di trascinarmi in una corsa verso la mensa.







L'angolo dell'autrice :3
Ehilà, come vi va la vita? :D
Sono tornata con un nuovo capitoletto, che spero vi piaccia :33
Finalemnte abbiamo Leo e Alice insime. YEEEE :D
Visto che non sono poi così cattiva? xD
Vabbè, lascio a voi i commenti ;D
Ringrazio come sempre: Scorpion550, Percabeth7897, porporaassenzio, il mio cuoricino Angy, la mia cara icedisland (che credo che in questo momento stia fangirlando per tutta la casa xD), MakeThatChange_MJ, la mia dolce rosalalla, il mio carissimo Oracolo Ledna_ e piccolina_11 per aver recensito.
PER LE MUTANDE DI MERLINO, SIETE NOVE *--------*
Ma quanto via amo? :3 <3 Siete sempre la mia gioia <3
Ringrazio anche chiunque legge la mia storia in silenzio, amo anche voi xD <3
Ora vi lascio, with love BettyLovegood <3

 

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