Il tuo vero valore...

di Yumeji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: cieco, sordo, ferito... ***
Capitolo 2: *** Non lo senti, Shizu-chan..? ***
Capitolo 3: *** Il sadico ***
Capitolo 4: *** Umanità ***



Capitolo 1
*** Prologo: cieco, sordo, ferito... ***


Autore: Yumeji
Fandom: Durarara!
Titolo: Il tuo vero valore...
Genere: Dark, Angst, Sentimentale, Azione.
Avverimenti: Yaoi,
Rating: Giallo/Arancione
Personaggi: Un po' tutti
Note: in questa FF il rapporto tra Shizuo e Izaya è prettamente di tipo sessuale (come di solito immagina ogni buona yaoista amante di questa coppia xD xD ),
non hanno un vero rapporto come "coppia" (nel senso lato del termine)
Cmq godetevela!




Era cosi strano, ma no. Shizuo non ci aveva mai pensato…
Eppure, avrebbe dovuto essere una cosa cosi ovvia. Scontata. Prevedibile.
Invece non lo era stata.
In un momento, il fragile equilibrio della sua vita, di quella routine alla quale (difficile a crederlo ma era cosi), si era oramai affezionato, era stato spezzato, martoriato, distrutto. Tutto si era scomposto in un miriade di schegge di ghiaccio infuocate, che lo bruciavano, lo dilaniavano ricadendo su di lui, in una pioggia crudele e spietata.
Il suo cuore all’improvviso era morto, rimase solo l’odio.

Quella notte, quando l’Heiwajima tornò un poco brillo dal russia sushi - non era stato in grado di rifiutare il pressante invito di Simon al ristorante e aveva pure dovuto fargli compagni nel suo giro di bevute (stava festeggiando un “non-si-ricordava-che” anniversario); si stupì nel ritrovare, proprio davanti alla porta del proprio appartamento, una piccola scatola incartata, poco più grande di un pacchetto di sigarette. Svogliatamente la raccolse, credendo fosse caduta a qualcuno dei suoi vicini, i quali erano talmente spaventati da lui che neppure osavano incrociarne lo sguardo, mentre portavano fuori la spazzatura. Se uno di loro avesse perso un qualunque-cosa di fronte alla sua soglia ci avrebbe pensato ben più di due volte prima di passare a riprendersela, ed era anche fuori questione bussare alle loro porte e chiedere, avrebbero tutti negato, troppo spaventati alla sua vista e forse delle conseguenze che avrebbe potuto comportare dire la verità.
Era però inutile preoccuparsi tanto di quelle pecorelle tremanti dei suoi vicini, ben impresso con un pennarello rosa fosforescente sulla carta del pacchetto era scritto il suo nome:“Shizu-chan..eh?
Un moto di stizza gli attraversò ogni singolo muscolo del corpo nel leggere, e poco mancò che non scagliasse il povero contenitore contro la parete.
Quella pulce mi sta di nuovo preparando qualche altro brutto tiro”,pensò già furioso.“E adesso viene pure a molestarmi a casa?..” Se le cose fossero continuate lo avrebbe denunciato per stalking! Si ripromise.
Chissà perché non aveva gettato via il pacco in quel momento?Chissà.
Forse perché in realtà qualcosa in lui, nel più profondo del suo animo, in quel punto oscuro di esso celato alla ragione, già sapeva che non era possibile.
Qualcosa non quadrava, lì intorno c’era puzza di bruciato.
Sbuffando frustrato l’Heiwajima cercò le chiavi di casa, infilate da qualche parte tra la tasca del gilet e quella dei pantaloni, avrebbe risolto il problema del pacchetto un'altra volta, ora voleva solo entrare in casa e andare a dormire. La curiosità della bestia che sopiva in lui era però già stata stuzzicata, e nulla adesso l’avrebbe più fatta tacere.
L’istinto animale cominciò a pizzicargli dietro la nuca, causandogli forti dolori (che al momento diede colpa alla leggera sbornia), e lo sguardo distrattamente cadde più volte sulla scritta in rosa, quasi accecante nonostante la penombra del pianerottolo. Aveva la sensazione di star perdendo qualcosa per strada, quasi si fosse fatto scappare qualcosa di estremamente evidente,come quando si ha una parola sulla punta della lingua, ma ci sfugge ogni volta che proviamo ad acciuffarla. Come Izaya, insomma.
Ed ecco un ricordo, un piccolo frammento d’immagine risalito dai recessi polverosi della sua memoria, i tempi della scuola, le superiori, un quaderno dalla copertina nera. Orihara l’aveva perso durante una delle sue tante fughe, lui aveva finito con il raccoglierlo senza mai restituirglielo, un comportamento certo infantile che a quella pulce non importò più di tanto. Non l’aveva mai confessato a nessuno, ma grazie a quegli appunti per quell’anno evitò un insufficienza in letteratura antica.
Per lui era quindi diventato normale riconoscere la scrittura della pulce:
sottile, agitata, incontrollata (instabile)….
E le parole che aveva lì di fronte non gli corrispondevano affatto. Il solo fatto che il pacchetto gli fosse stato recapitato proprio di fronte casa avrebbe dovuto farglielo capire, Izaya per quanto molesto non era il tipo da infrangeva le regole di un gioco che lui stesso aveva inventato, persino il suo lavoro di informatore si basava su questo.
Fu proprio pensando a lavoro di quella stramaledetto scarafaggio che Shizuo entrò in casa, accese la luce e appoggiò il pacchetto sul ripiano del tavolo in cucina, subito di fianco alla porta d’ingresso. Era esausto, per lui era stata una giornata pesante alla “riscossione debiti”, otto delle dodici persone a cui aveva fatto visita avevano tentato di scappare, altre tre invece si erano barricate in casa e l’ultima aveva minacciato di suicidarsi di fronte a lui e a Tom-san. Insomma, una delle tante giornate da dimenticare. “Almeno Izaya mi ha lasciato in pace…” riscontrò l’unico lato positivo di quel nefasto 2 Dicembre, o almeno aveva potuto pensarla cosi fino al ritrovamento di quel misterioso “pacchetto”.

Era ormai mezzanotte passata, quasi le tre del mattino a dir la verità, ed essendo in un giorno lavorativo, l’unico pensiero di Shizuo, dopo una bella doccia, era quello di andarsene a letto a riposare per le successive cinque ore, ma la sola presenza di quel pacco in casa propria gli impediva di fare tutto ciò.
Quella subdola presenza gli rodeva dentro, occupandone all’istante tutti i pensieri, come un tarlo che avesse preso posto nelle pareti del suo cervello, che silente si insinua sempre più in profondità nel suo essere, impedendogli di far procedere il resto della nottata come normalmente sarebbe andata.
Infondo di che si stupiva? Era sempre stato cosi con Izaya, quando c’era lui di mezzo non riusciva né a ragionare, né a controllarsi, e difatti si tramutava subito in quel mostro che tutti conoscevano, nel solo sentirne l’odore.
Se poi non era stato lui a consegnarglielo (dopo un bel getto d’acqua gelata era riuscito a smaltire un po’ la sbornia e cominciava ad avvertire quella nota stonata che avrebbe compreso un simile gesto), doveva comunque centrarci qualcosa!
E Shizuo non poteva neppure immaginare quanto.
Vinto dalla volontà della bestia e da quel senso di oppressione che la vista di quel pacchetto gli incuteva, il biondo Heiwajima afferrò stretto il misterioso contenitore, afferrando un paio di forbici che teneva nella credenza (si, teneva un paio di forbici nella credenza!), per tagliarne la carta che lo ricopriva. Non si stupì di trovare un piccola scatola di cartone, di quelle che di solito contenevano piccole bigiotterie (collane, orecchini, braccialetti, ecc…) da quattro soldi. Nel guardarla sul momento gli venne il dubbio che al suo interno potesse nascondersi una piccola bomba, ma intanto, si disse, poteva benissimo sopravvivere anche a quella.
Lentamente ne sollevò il coperchio, quasi temendo che quel “qualunque-cosa” contesse potesse rompersi (o espoledere), al minimo contatto con l’aria.
...
La gola gli si seccò di colpo, priva di parole, e per un momento persino il cuore mancò un battito.
Il respiro cesso e le mani tremarono.
La repulsione lo fece arretrare, quasi ne fosse spaventato.
L’orrore fu come una secchiata di stiletti di ghiaccio in pieno viso, che gli scosse il corpo in violenti spasmi.
E la consapevolezza, subito dopo, nell’essersi reso conto di ciò che teneva tra le mani, gli causò dei conati di vomito che buttarono a terra l’uomo più forte di Ikebukuro, a carponi sul pavimento della cucina, a rimettere tutto ciò che conteneva il suo stomaco.
Sul tavolo rimase solo la scatola aperta, il coperchio caduto a terra in quegli istanti di puro terrore.
Era rivestita interamente di cotone e al suo interno faceva bella vista, quasi fosse stato in realtà un pacchetto regalo, in un colore pallido, accentuato dal rosso cremisi di cui si era colorato il batuffolo bianco, le dolci e morbide linee del padiglione auricolare destro di qualcuno.
Ehi-ehi..! Shizu-chan mi stai ascoltando?
L’accompagnava un biglietto, sempre scritto in rosa, finito anch’esso sul pavimento insieme all’Heiwajima, il quale si ripulì malamente la bocca con la manica della camicia, il volto improvvisamente pallido, la fronte sudata. Era assurdo dirlo, ma quell’orecchio destro gli era terribilmente familiare. L’aveva morso una cosi infinità di volte in quei loro amplessi nei vicoli bui o nei primi edifici abbandonati per strada, che i segni dei suoi denti erano ancora impressi nella sua delicata cartilagine. Piccole cicatrici,  lì, vicino a dove stava una volta l’attaccatura e poi, più giù, sul lobo.
Ed era qui che stava l’orrore.
Avvertendo le gambe pesare come macigni, l’equilibrio venir meno, si tirò su a fatica, afferrandosi al ripiano del tavolo per non cadere nuovamente a terra. Nella mano sinistra, tremante, stretta a pugno, teneva quello stupido biglietto.
Ehi-ehi..! Shizu-chan, mi stai ascoltando?
Ma cosa cazzo stava a significare!!? Urlò dalla rabbia, sbattendo forte il pugno in un moto di frustrazione, creando delle sottili e lunghe crepe su tutto il mobile.
Non era semplicemente arrabbiato, era furibondo.
Qualcuno aveva tagliato l’orecchio a quella sua tanto odiata/amata pulce, e aveva voluto farglielo sapere. E per questo avrebbe sterminato chiunque fosse stato implicato in quella faccenda o fosse tanto stupido da provare a fermarlo.
La furia era l’unica cosa rimastagli per non cadere in pezzi, troppe incertezze e paure gli occupavano la mentre, e di certo non poteva lasciarsi sopraffare. Doveva reagire subito, fare qualcosa, prima che…
“Ma Izaya-kun era ancora vivo quando gli hanno tagliato l’orecchio?” era la domanda che più di tutte lo faceva tremare, lui. L’uomo più forte di Ikebukuro, il mostro, la bestia, ora tremava per una semplice insicurezza.
Il problema principale era però un altro, e di questo Shizuo, al momento scioccato, ancora non si rendeva conto: qualcuno aveva catturato il più importante, nonché pericoloso, informatore di Ikebukuro (e forse di tutta Tokyo)!
Non ci sarebbe voluto molto perché la notizia trapelasse, e allora l’intera malavita della città sarebbe piombata nel caos più completo. I clan rivali si sarebbero distrutti a vicenda temendo che il nemico avesse ricevuto informazioni di vitale importanza sul proprio conto. Gli yakuza e gli stessi boss si sarebbero sentiti sotto tiro, presi di mira da nemici invisibili che ne avevano scoperto tutti i difetti e ogni loro punto debole.
Il fragile equilibrio di Ikebokuro, creato proprio da Izaya, si sarebbe infranto.

È sempre un problema quando viene sequestrato un informatore.
Sanno troppe cose importanti e persino quando crepano c’è il rischio che qualcosa, dai loro documenti o simili, trapeli.
Più un informatore è bravo, più probabilmente attirerà l’attenzione.
E avvolte capita vi sia “qualcuno”, esterno dai suoi giri (dei suoi contatti e dei suoi “protettori”), che cominci a provare interesse per lui e per i segreti che detiene.

Che Izaya Orihara fosse un pericolo per la società era ormai un dato di fatto, ma che ad essere in pericolo fosse lui… Per quanto ora, nel pensarci, apparisse come una cosa ovvia, a Shizuo prima non era mai venuto in mente.
Quella sottospecie di normalità a cui si era tanto abituato gli aveva fatto scordare in quale genere di mondo vivesse la pulce.



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Se siete arrivati fino a questo punto: complimenti! Avete appena finito il prologo!
Vi ringrazio per aver letto questo primo capitolo e, se questa storia venisse aprezzata(commentata) positivamente anche da una sola persona, prometto di portare avanti questo progetto....
Ultimamente ho rilatto il manga Waltz, quindi forse per questo mi sono fatta un simile vaneggio mentale xD xD
Spero che mi seguirete,
alla prossima ;-)))

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Capitolo 2
*** Non lo senti, Shizu-chan..? ***





3 Dicembre 20xx – ore: 3:15am

Ehi-ehi..! Shizu-chan, mi stai ascoltando?

- Cazzo!.. Rispondi medicastro maledetto!!- gridava Shizuo in preda al panico, la mano stretta ad un cellulare che squillava a vuoto, nessuno a rispondere dall’altra parte della linea.
Non lo senti?..
Eppure lui sta urlando con tutte le sue forze,
(con quel poco di fiato che gli rimane).

– Merda!!- imprecò scagliando l’apparecchio a terra, riducendolo in frantumi. - Shinra ma dove sei!? – si rivolse al nulla, al proprio appartamento buio e vuoto, solo per poter sfogare un poco di quella rabbia e quella frustrazione che gli avvelenavano l’animo.
La bile gli risaliva la gola e il cuore batteva a mille nella cassa toracica.
Graffia. Morde. Non si arrende.
Cosa doveva fare?!

Sta solo sprecando il suo tempo.
Lo sa, ma continua.

La sbornia e la stanchezza completamente svanite dal suo corpo grazie al terrore che lo percuoteva, simile ad un secchio di acqua gelata che ne ripuliva i pensieri.
Calcia. Pugnala. Grida ancora.
A mente lucida recuperò, veloce, una giacca scura dall’appendiabiti e il grottesco pacchetto regalo che aveva abbandonato sul ripiano del tavolo; e già varcava la soglia di casa (dimenticandosi di chiuderla a chiave), perdendosi nell’oscurità di quell’insolita notte silenziosa di Ikebukuro.
Sembra un’animale a cui si è sbarrata ogni via di fuga.

Correva Shizuo nel gelo di Dicembre, attraversando strade che a lui parevano deserte, ma nelle cui tenebre si nascondevo i sottili sguardi del “popolo della notte”.
Uomini e donne che vegliarono in silenzio sul suo disperato cammino, senza intervenire, né per intralciarlo né per porgergli aiuto. Simili a quelle stelle invisibili a chi non sollevava mai lo sguardo, annientate dalle luci artificiali della città.
 
Se lo vedessi adesso credo che non lo riconosceresti,
pare quasi umano.

“Appena ti vedo ti ammazzo Shinra!” giurava intanto il biondo Heiwajima, il fiato corto per la lunga corsa, lo sguardo appannato, il corpo sudato, ricoperto da un velo di gelo che ne intorpidiva i muscoli, già dilaniati dalla fatica di un’estenuante giornata, della quale probabilmente non ne avrebbe ancora visto la fine.

Nella disperazione sembra aver perso tutta quell’arroganza con cui si mostrava.
Ecco la fine del “Burattinaio di Ikebukuro”

Ma non aveva potuto aspettare. Doveva vedere quel dannato medicastro subito, in quel preciso momento! A costo di buttarlo giù dal letto o di beccarsi una denuncia per “disturbo della quiete pubblica”. Era impensabile attendere oltre!
Perché era lui l’unico a cui potesse affidarsi in un momento simile.
L’unico di cui si fidasse abbastanza da mostrargli l’orecchio.
L’unico che sarebbe stato in grado di dirgli se la pulce, al momento dell’operazione, fosse già stata cadavere.


Non lo senti?
Oramai non ha più voce.



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Okay, lo ammetto: questo capitolo serviava per lo più a me, si può dire che è la conclusione del prologo che avete trovato nel primo capitolo. Mi ero trovata bloccata (non essendo inizialmente sicura se proseguire questa FF), quindi questo è diventato il mio punto di partenza.
p.s: Mi scuso per quanto è corto, dalla prossima settimana i capitoli saranno in media dalle 4 alle 6 pagine l'uno.
p.p.s: Ringrazio tutti voi che mi seguite, abbiate ancora un attimo di pazienza, la storia inizierà al cap 3 ^^

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Capitolo 3
*** Il sadico ***






Come dottore, anche se privo di licenza, Shinra aveva il dovere di curare chiunque gli si presentasse di fronte, fosse questi anche l’uomo più terribile, crudele o temuto in circolazione, anzi, solitamente lui aveva proprio quel genere di clientela. Infondo, la sua specialità era di guadagnare dove tutti gli altri esponenti della sua professione, solitamente, voltavano le spalle fingendo di non vedere. Chi veniva da lui era perché non aveva altri a cui rivolgersi, la fedina penale non gli permetteva di presentarsi in ospedale, troppe domande, cosa che Shinra aveva invece imparato, sin dalla più tenera età, a non porre. Da sempre a contatto con un simile ambiente (avendo un padre al quanto “particolare”), era divenuto abile a destreggiarsi con i personaggi oscuri che l’abitavano.
La curiosità uccise il gatto, si era ritrovato a ripetersi più volte nel tentativo di tenere a freno la lingua, nei casi in cui tacere si faceva troppo arduo. Doveva limitarsi a suturare, tamponare, somministrare, era quello il suo lavoro e, finché lo avessero pagato, non doveva importargli di altro.
Una simile regola andava però a farsi benedire quando, alle quattro del mattino del 3 Dicembre, il piccolo dottorino e la sua compagna Dullahan furono brutalmente interrotti, in un momento di intimità, dal suono forsennato di qualcuno che bussava alla porta del loro appartamento - erano rimasti svegli per festeggiare l’anniversario della prima volta in cui Shinra si era dichiarato (la prima di una lunga serie, al tempo aveva solo 10 anni).
Fuori di sé, Shinra aveva minacciato di morte chiunque gli si fosse presentato davanti alla soglia ad un orario così indecente, normalmente lui non accoglieva pazienti in casa, era un medico a domicilio, una chiamata al cellulare e arrivava. Trai suoi clienti non ricordava nessuno talmente idiota da presentarsi lì, era un luogo troppo rintracciabile se ci tenevano a rimanere nascosti.
I suoi intenti da omicida non erano però perseguibili perché, di fronte a lui, stava il suo primo paziente non che amico Shizuo Heiwajima, l’unico essere umano vivente capace di fare l’indifferente con tre proiettili in corpo credendo di essere semplicemente inciampato.
Se anche avesse voluto ammazzarlo sul serio, non ci sarebbe mai riuscito.
- Cosa ci fai qui? – esclamò, meravigliato dal suo aspetto stanco e sconvolto, il biondo aveva il fiato corto, visibilmente stravolto e un poco pallido. Doveva di certo essere accaduto qualcosa di grave se era ridotto in uno stato tanto pietoso, “al Russia Sushi hanno di nuovo dato cibo avariato?” si chiese facendolo entrare, già temendo di essere appena piombato in qualcosa di spiacevole, non sembrava il genere di situazione in cui tutto si poteva sistemare con una semplice chiacchierata in vestaglia sulla porta d’ingresso. Lo accolse in casa accendendo la luce.
L’Heiwajima si sedette sul divano del soggiorno, stringeva qualcosa tra le mani e, sul momento, Shinra credette che volesse accendersi una sigaretta, ciò che teneva aveva la stessa forma e dimensioni di un pacchetto di sigarette.
- Tutto apposto..? Shizuo!? – giunse a quel punto Celty, preoccupata dal silenzio prolungato e dall’assenza del dottore, armata del solito cellulare su cui veloci le dita corsero sullo schermo a comporre le sue parole. Era completamente vestita, come quando doveva uscire per una consegna, ma non c’era da stupirsi, essendo i suoi vestiti composti della stessa ombra che mai l’abbandonava aveva la possibilità di cambiarsi in una manciata di secondi.
- Tutto bene? Cosa ci fai qui?- insistette la motociclista nera rivolgendosi al biondo, ignorando bellamente il compagno (il quale comprendendo l’aria che tirava decise di andare a prepara un caffè), e sedendosi al suo fianco, cosi da mostrargli meglio l’apparecchio che usava per comunicare.
- Ho cercato di chia-marlo… - riuscì recuperare abbastanza fiato da parlare, indicando con un cenno il medico che già tornava portando due tazze fumanti, una per se e l’altra per l’amico inaspettato.
- Eeh..? Mi hai chiamato?- sembrò stupito Shinra, ricordando subito dopo di aver lasciato il cellulare impostato su silenzioso per concedersi una rara seratina  tranquilla con la sua amata,
- L’ho fatto – confermò l’Heiwajima non celando una certa irritazione, la sua rabbia era però velata dalla stanchezza accumulata con il corso delle ore, l’adrenalina riusciva però a tenerlo ancora ben lucido ed attento. – Ho… ho qualcosa da mostrarti – aggiunse appoggiando il pacchetto sul tavolino basso che gli stava di fronte, aprendolo senza troppi complimenti svelandone cosi il macabro contenuto. Sapeva che sia Shinra che la Dullahan avevano visto di peggio e ciò non sarebbe bastato a sconvolgerli.
- L’ho trovato davanti al mio appartamento – specificò prima di creare qualche equivoco,
- Bene! Per un momento ho temuto che lo avessi strappato tu stesso! – si tranquillizzò subito Shinra, la cui mente si era subito volta al peggio, - Visti i segni di morsi deve avertelo portato un animale, probabilmente un cane o un gatto randagio…- l’osservò superficialmente, per poi farsi subito più attento, avvicinandosi e prendendo il pacchetto con l’orecchio tra le mani, - però il taglio che l’ha reciso non è certamente fatto da un animale – seguì con l’indice quella che era stata l’attaccatura, - è stato usato un qualche strumento rudimentale, come un coltello da cucina con la lama seghettata o qualcosa di simile – osservò da specialista, abituato a ferite simili, - Uhg… deve essere stato doloroso – commentò con un espressione sofferente.
Shizuo evitò di dirgli che quei segni di morsi erano causa sua, e non di un cane bastardo, avrebbe perso troppo tempo,
- Quello è l’orecchio di Izaya – gli confidò e fu visibile la meraviglia che attraversò il castano, al quale mancò poco di far cadere il grottesco regalo a terra, sul pavimento. All’improvviso, il medico si sentiva schifato di averlo tenuto cosi vicino, le mani cominciarono a tremargli e velocemente lo rimise sul tavolino, era difficile mantenersi obbiettivo e distaccato quando si trattava di un conoscente (per quanto bastardo fosse). – Era scritto sul biglietto che l’accompagnava – continuò a parlare Shizuo solo per riempire il silenzio in cui era piombata la stanza, persino Celty era rimasta senza nulla da dire, stupita allo stesso modo del compagno, – Non ho idea del motivo per cui io l’abbia ricevuto e non mi interessa neppure saperlo, voglio solo chiederti una cosa…- ma la voce sembrò morirgli in gola, priva di forza.
- Era vivo – lo interruppe Shinra, sbuffando, sedendosi stancamente sulla poltrona, sprofondando in essa nel massaggiarsi le tempie, - Non so cosa gli sia accaduto dopo, ma quando gli è stato tagliato l’orecchio, il sangue scorreva. Izaya era vivo durante l’”operazione”-



[3 Dicembre 20XX – ora sconosciuta -]
La mente offuscata, un dolore sordo in tutto il corpo accompagnato da un emicrania perenne, la quale azzittiva ogni pensiero, qualsiasi ragionamento, sembrava gli dovesse esplodere il cervello.
Il sangue che colava, incessante dalla ferita, senza neppure una pezza a tamponarlo. E poi, mani sconosciute a stringerlo, nel tentativo di bloccarlo, la continua sensazione di essere in pericolo.
Orihara si ritrovò a lottare, nella penombra di quella cella calda e umida, scalciando e urlando nel tentativo di fermare i suoi aguzzini, il taglio che gli avevano lasciato nel strappargli l’orecchio non aveva smesso per un momento di sanguinare, e il corvino si sentiva intontito, come se qualcuno gli avesse riversato una massiccia dose di tranquillanti nel sangue, e forse era proprio cosi, Izaya però non ricordava che lo avessero drogato.
- La smetti di agitarti? Sembri una tortora in gabbia - rise di lui Benri che, dalla soglia della cella osservava i suoi due sottoposti tentare di fermarlo, con ben scarsi risultati, -… finirai per romperti tutte le ossa senza rendertene conto – aggiunse e, a quell’ordine, uno dei suoi uomini afferrò forte il braccio del corvino, facendogli fare un movimento innaturale. L’inquietante schiocco sordo di qualcosa che si spezzava attraversò per un momento l’aria, poi fu il silenzio mentre Izaya avvertiva una scossa di dolore lancinante attraversargli il corpo, lasciandolo senza fiato e strappandolo da quello stato di torpore nel quale era precipitato.
- Brutto ba…- mugolò con voce sofferente, alzando a fatica la testa cercando lo sguardo di quell’uomo che aveva ordinato la sua cattura, ogni volta che lo incrociava doveva ammetterlo, aveva proprio dei bei occhi. Tanto colmi d'oscurità da apparire densi come il catrame, ma con un luccichio di fondo che tradiva, nel suo aspetto serio e ordinario, un radicato e sviluppato sadismo.
- Oh, guarda… la nostra principessa si è svegliata – elemento confermato dal fatto che, nonostante la sua posizione e il numero dei sottoposti che gli obbedivano (e quindi disponendo di tutti i mezzi per adibire a qualcun altro un simile compito), era stato lui stesso a tagliargli l’orecchio, e questo la diceva lunga sulla sua persona. Prima fra tutte: era un avversario temibile, poiché, e questo Izaya l'aveva imparato da anni, chiunque che fosse riuscito a scalare i vertici di un'organizzazione come la sua, partendo dallo scalino più in basso, e fosse ancora disposto a fare i lavori sporchi da cui aveva iniziato non era MAI da sottovalutare. Di solito i vertici o i capi (sopratutto quelli con scarso cervello), tendevano a rammollirsi con il tempo, e diveniva facile manipolarli o trarre informazioni da loro, per questo il potere non rimaneva mai allungo nelle mani di un solo uomo. Ma con Benri questo mutamento non era avvenuto, probabilmente, temendo di essere spodestato in ogni momento, essendo al tempo considerato ancora assai inesperto nell'ambiente, era sempre rimasto in allerta, teneva alta la guardia, e non si era mai adagiato sugli allori. Cosi facendo aveva finito con l'affinare i propri sensi e, a soli 32 anni (anche se Izaya lo considerava già un vecchio), si era creato una spessa rete di forti legami di fiducia con cui aveva costruito le fondamenta di una fortezza inamovibile.
Fortezza a cui ora però era crollato un muro, dopo che una mina vagante di nome Izaya Orihara aveva deciso di verificarne la solidità.
Ma come poteva l'informatore di Ikebukuro essere tanto sconsiderato da andare ad aizzarsi contro la bestia che dorme?
Era proprio per saperlo che Benri lo aveva cercato, poiché non credeva che qualcuno considerato il "burattinaio di Ikebukuro", conosciuto per la sua scaltrezza ed intelligenza, fosse tanto stupito da venirgli a pestargli i piedi senza un buon motivo. Altrimenti, non si sarebbe spiegato la lunga sopravvivenza di una simile pulce in quell'ambiente.
- Di solito, non si fanno le domande PRIMA delle torture?- ebbe modo di trovare abbastanza voce e autocontrollo Orihara, deglutendo un rivolo di sangue che gli stava risalendo lungo la gola. Aveva la nausea e un bisogno impellente di dare di stomaco, non gli era ben chiaro cosa gli avessero somministrato e in quali dosi, ma aveva sempre mal sopportato le droghe. Se i suoi sequestratori non ci fossero stati attenti, avrebbero anche potuto mandarlo al creatore, e dubitava che volessero farlo così in fretta.
- Torture?.. Cosi mi offendi! - la voce di Benri aveva un che di nauseante, come se qualcosa di viscido e viscoso stesse colando nelle orecchie del suo interlocutore, con quel suo modo di parlare diveniva difficile comprendere se stesse scherzando o facesse sul serio. - Era una semplice vendetta perché hai osato accecare un mio caro scagnozzo - gli ricordò avvicinandosi all'informatore ormai completamente inerme, bloccato dai suoi uomini, schiacciato in ginocchio a terra. - Sai, loro - indicò i due con un gesto della mano, - avevano idea di cavarti gli occhi - gli afferrò i capelli che gli ricadevano sulla fronte, costringendolo ad alzare ancora di più il viso verso di lui, - cosi sareste stati pari. Ma ho pensato che fosse un gesto troppo crudele nei confronti di un ospite - per un istante Izaya, con una smorfia di dolore e uno sguardo accecato dall'odio nel guardalo, si chiese se avesse lo stesso sorriso crudele e divertito del suo aguzzino quando si rivolgeva a Shizuo, perché altrimenti, per la prima e forse ultima volta nella sua esistenza, avrebbe compreso il motivo per cui l'ex-barista si incazzasse tanto al solo vederlo.
- Allora devo ringraziarti, sarebbe al quanto scomodo cadere nella più completa cecità con il mio lavoro - ricambiò il sorriso ma, a causa della nausea, del dolore al braccio e della ferita a lato della testa, gli uscì solo una smorfia indecifrabile. Benri lasciò la presa su di lui,
- Se non vedessi il regalo che ho preparato per te, non sarebbe divertente Izzy - quel nomignolo lo irritava, terribilmente, ma era lo stesso giochetto che faceva a Heiwajima, quindi sapeva che era appunto per fargli perdere le staffe se lo usava. "Spero di non aver altri punti in comune con una serpe simile" pensò Orihara, sin da subito aveva provato un odio viscerale per quell'uomo, e non solo perché lo aveva rapito mentre stava pranzando (per nulla elegante e al quanto maleducato), o perché gli aveva tagliato un orecchio, meglio quello che le dita, si era detto. No, era qualcosa a pelle, proprio non riusciva a non provare una forte repulsione per lui, ma era normale, tra persone simili tra loro.
- Come, hai altre premure nei miei confronti? Ti pregherei di non esagerare, o finirò ucciso da tanta gentilezza - disse divertito, ma non scherzava più di tanto, un sadico simile avrebbe potuto finire con l’ammazzarlo sul serio cercando di trarre da lui più piacere possibile, e se c’era una cosa che al momento Izaya voleva proprio evitarsi era di diventare un suo compagno di letto. L’aveva già fatto godere abbastanza con tutte le urla che aveva lanciato durante “l’operazione”, il bastardo ci aveva messo una cura estrema ed una lentezza estenuante nel mozzargli l’orecchio, assicurandosi che il dolore fosse accentuato, ai limiti tra oblio e veglia, perché non perdesse conoscenza.
- Certo, certo… - si affrettò ad azzittirlo con un gesto della mano, all’improvviso tutti quei convenevoli sembravano venirgli noia, e questo poteva significare un'unica cosa: “non ha più tempo per gingillarsi con me” riflette l’Orihara, era venuto il momento della domande.
Le cose si facevano serie.
- Prima di quello, che ne dici di fare due chiacchiere? - gli propose come se si trattasse di un’uscita tra amici, ma dietro quel sorriso si nascondeva un dente avvelenato pronto a morderlo,
- Mi piacerebbe - stette al gioco Izaya, non che potesse fare altro al momento, avrebbe dovuto chinare il capo sino a quando non avesse intravisto una via di fuga e non dubitò neppure per un secondo che una via d’uscita, alla fine, gli si sarebbe palesata. Infondo, le più grandi opportunità della vita sono sempre brillantemente travestite da problemi insolubili, Izaya era però ancora troppo frastornato per ricordare dove l’avesse letto. - Ma al momento non credo di essere nelle condizioni più adatte a sostenere una conversazione - obbiettò accennando al fatto di essere ancora ben piantato a terra, immobilizzato a tal punto che quasi faticava ad alzare ed abbassare il petto per respirare, e il sapore rameico che aveva sulle labbra non lo aiutava. - … in più, temo di non sentirmi proprio a mio agio con tutte queste persone - insistette tenendo fisso lo sguardo in quello di Benri, il quale sembrò apprezzare tutta quell’arroganza nonostante la situazione svantaggiosa in cui si trovava, e il luccichio nel suo sguardo aveva qualcosa di animale.
No, forse non era una buona idea rimanere solo con quell’uomo. Si ricredette per un momento l’informatore, ricordando che, con il braccio rotto e disarmato, gli sarebbe risultato comunque difficile combatterlo anche se si fossero trovati uno contro uno. “È comunque meglio non avere questi due intorno” si affrettò a ragionare, sforzando di far funzionare gli ingranaggi del suo cervello. D’altronde era un maestro della fuga, non era scampato per tutti quegli anni a Shizuo per nulla.
- Ooh, se desideri un po' di privacy non posso far'altro che accontentarti...- cedette, troppo velocemente, - ma dovrai essere ammanettato - per l'appunto, niente era mai cosi facile, sopratutto se si aveva a che fare con dei mafiosi scrupolosi e minuziosi come Benri. Tutt'al più, se avevano un modo simile di pensare, allora gli diveniva anche più facile intuire le mosse del suo prigioniero, ma questo era un gioco che valeva per entrambi.
- Mi è rimasta un’unica mano sana, cosa temi che possa farti? - gli chiese in tono derisorio, sapendo però che quella piccola frecciatina non l'avrebbe neppure sfiorato,
- Devo ricordarti che come arma hai usato uno stuzzicadenti per abbattere un mio uomo? -
- Stavo pranzando... divento al quanto aggressivo quando vengo interrotto nel bel mezzo di un pasto - si giustificò Izaya alzando le spalle con aria indifferente, - e mi avevano già preso il coltello -
- Visto che ti è bastata una scheggia di legno per diventare pericoloso, sarebbe da sciocchi sottovalutarti a questo punto - osservò mentre faceva un cenno con la testa ai suoi uomini. Questi, veloci, al suo muto ordine liberarono Orihara, l'informatore però non ebbe neppure il tempo di trarre un sospiro di sollievo, finalmente libero di riempire completamente i polmoni d'aria, che due argentei bracciali in metallo gli circondarono i polsi, bloccandoglieli dietro la schiena. L'ennesima fitta gli percorse per intero la spina dorsale, il braccio rotto gli doleva, lasciato sotto sforzo in quella posizione, divenuta innaturale ora che l'osso era stato spezzato.
Senza dire una parole, i sottoposti di Benri lasciarono la cella richiudendosi pesantemente la porta blindata alle spalle con un tonfo, seguito poi dal tintinnio metallico di una chiave che girava nella serratura. "Quel bastardo si è fatto chiudere dentro!" realizzò Izaya avvertendo l'acido della bile riempirgli lo stomaco, per quanto amasse gli esseri umani, odiava le persone troppo previdenti, sopratutto perché solitamente era abituato ad aver a che fare con degli idioti, facili pedine da muovere a piacimento sulla propria scacchiera.
- Visto, sei stato accontentato, ora possiamo parlare? - per la prima volta però, colui che aveva davanti, non era una pedina, - Che mi puoi dire di Shizuo Heiwajima? - ma un giocatore, qualcuno capace di partecipare alla partita al suo stesso livello. Peccato solo che in quel caso non si trattasse di un confronto perché, finendo rinchiuso in quello scantinato, in una cella posta proprio di fianco alla caldaia, Izaya si era ritrovato nella parte sbagliata della scacchiera.
Da molto il corvino aveva dimenticato cosa significasse non essere il conduttore del gioco, ma adesso che lo ricordava, non gli piaceva affatto.
- Solo quello che sai già: è un energumeno dalla forza ercolina e il cervello da protozoo - ma anche da semplice pezzo, Orihara si sarebbe tolto qualche soddisfazione, ne andava del suo orgoglio.
- Non capisci che, con risposte simili, mi rendi solo le cose più facili? -
- Non capisci che, anche interessandoti a quell'idiota, non otterrai nulla? - rimbeccò sfrontato,
- Chi può dirlo. Infondo, non sei a conoscenza di tutto quello che credi - e qui l'informatore non poteva dargli torto, la famiglia di Benri era nata e cresciuta fuori dal territorio del kanto e, non essendo nella regione di competenza in cui aveva creato il proprio potere e la propria fama, le informazioni che Izaya aveva potuto reperire, per quanto non fossero poche, non erano del tutto verificate. Nulla lo assicurava che, in ciò che gli era pervenuto, vi fossero delle enormi falle, menzogne messe in giro dalla stessa famiglia.
- So che lì in Hokkaido fa freddo, che gli orsi sono un pericolo serio quando si fa una passeggiata in montagna...- deviò la conversazione prendendo un aria naturale ed innocente, -... e che i russi sono di buona compagnia - di una cosa però poteva essere certo, Simon non mentiva, ne poteva sbagliarsi sui traffici tenuti dai suoi compatrioti.
- Sai del mio legami con la mafia russa..? Ti avevo giudicato male, sei più seccante di quel che sembri -
- Me lo dicono spesso - e, come si aspettava, il primo colpo non tardò ad arrivare.
Una ginocchiata nello stomaco svuotò i polmoni di Izaya lasciandolo per un momento privo di fiato, ributtandolo a terra, le spalle tremanti e una leggera strisciolina di bava che gli sfuggiva dalla bocca. Tossì più volte, sputando sangue, avvertendo dei conati di vomito risalirgli su lungo la gola,
- Shizuo Heiwajima è un punto dolente?.. Bhé, allora cambiamo domanda: dove l'hai nascosto? – godeva, eccitato da quella sensazione di supremazia che, l'aver un avversario indifeso, gli procurava.
- Dei miei conoscenti si sono premurati di farlo finire in fondo al mare - il sorriso di Izaya rimaneva sprezzante, per nulla intaccato dal dolore o dall’umiliazione. Sta volta Benri lo colpì in faccia, un pugno dritto sul setto nasale, non glielo ruppe, ma bastò a farlo sanguinare e a spaccargli il labbro.
- Non credere che un simile dispetto sia un problema per noi, solo che, comunque, mi fa incazzare - si premurò di specificargli scrocchiandosi le dita, - a causa del tuo giochetto mi hai fatto perdere un sacco di tempo -
- E il tempo è denaro?.. Che frase scontata - commentò Orihara, ormai non rideva più, anzi, si sentiva stanco, spossato, il colpo alla testa lo aveva frastornato, ricordandogli della ferita al lato della testa, dove prima c’era il suo orecchio. Non avrebbe già dovuto smettere di sanguinare? Si chiese ritrovandosi a soccombere all'oblio dell'incoscienza.




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Ringraziate pinky_neko, senza di lei probabilmente questa FF sarebbe finita nel dimenticatoio...
Scusatemi, ma per me il tempo non ha valore, non mi ero accorta che fosse trascorso più di un anno, il motivo principale per cui temevo di proseguire era per il "Cattivo" (chiamiamolo cosi), della mia FF.
Si, Benri è un personaggio orginale, un sadico bastardo il cui aspetto verrà pian piano esposto durante i capitoli.
Concluso questo, sono pronta al linciaggio (ma niente ferite alle mani, o come faro a scrivere xD xD),

a presto (spero) ^3^/

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Capitolo 4
*** Umanità ***





Fu un risveglio dolce, tranquillo, il cervello si destò lentamente, colto prima da una leggera veglia che precedette il ritorno alla realtà. Tutti i fatti accaduti la sera prima gli apparivano talmente lontani da sembrare che si trattasse di un sogno, un incubo dettato dal dormiveglia da cui si era appena destato. Purtroppo, il fatto che si trovasse nell'appartamento di Shinra, a dormire sul suo divano, frantumò ogni sua più piccola speranza. No, il suo tormento non aveva ancora avuto fine, anzi, era solo all'inizio. Il sonno ristoratore che l'aveva colto era stata la sua ultima pausa, da quel momento avrebbe dovuto affrontare una lunga discesa verso un abisso oscuro, di cui non sapeva nulla e di cui i contorni gli apparivano fragili e frastagliati.

Avrebbe dovuto affrontare la realtà di Izaya, era l'unica maniera se voleva qualche speranza di ritrovarlo, e per quanto i loro mondi apparissero vicini, la loro distanze era pari a quella tra la terra e la luna. L'uno era il semplice satellite dell'altro e, per quanto sembrava bastasse allungare un braccio per raggiungersi, nonostante tutti gli sforzi, non sarebbero mai riusciti a toccarsi. Certo, ogni tanto capitava che una navicella spaziale lasciasse l'atmosfera terrestre e la raggiungesse, in quel caso riuscivano per lo meno a sfiorarsi, ma erano ben lontani dal comprendersi, dal conoscersi a vicenda.
Facevano sesso, ma esso ero solo un atto animale privo di significato, i loro animi non si raggiungevano, troppa fatica, troppi chilometri da colmare.
- Buongiorno!- lo salutò la voce squillante di Shinra, il cui viso fu subito nascosto dalla tazza di caffè fumante che gli porse immediatamente, quasi temesse di essere investito dai suoi occhi furenti o forse per paura di una sua futura reazione.
- Devi dirmi qualcosa?..- l'intuito di Shizuo era assai più acuto al risveglio, prima che la coscienza riattivasse del tutto le sue funzioni, era l'orario in cui la bestia che dimorava nelle sue ossa sembrava essere più vigile ed attenta, quasi sul punto di saltare fuori.
- Si, ho provato a svegliarti prima, ma non c'era verso di farti rinvenire...- iniziò con i preamboli il medicastro, l'espressione troppo carina e accondiscendente per essere sincera,
- ... che ore sono? - fu la fredda domanda del biondo, lo sguardo capace di frantumare una parete, e dal quale istintivamente Shinra si scostò (quasi, oltre alle straordinarie capacità fisiche, Heiwajima stesse sviluppando anche dei poteri ESP).
- Bhé... sono le 14:07 -
Finalmente capiva perché si era sentito tanto riposato, aveva dormito per quasi dieci ore! "Ah, non ho avvertito nemmeno Tom!!" fu scioccato dalla notizia, temendo, a causa delle brutte esperienze passate, di aver perso il proprio posto di lavoro, non essendosi presentato quella mattina.
- Non preoccuparti per il lavoro, qualche ora fa il signor Tom ha chiamato qui, non è riuscito a contattarti al cellulare e, dopo il Russia Sushi, non gli è venuto in mente altro posto in cui cercarti...- lo rassicurò quasi immediatamente Shinra, consapevole del timore che l'altro provava nel tornare disoccupato (soprattutto a causa del dispiacere che avrebbe provocato al fratello minore), erano paure che si erano istaurate in lui a causa dei suoi disastrosi precedenti (lo si poteva definire il suo "punto debole", l'unico al momento conosciuto). -... gli ho detto che ti sei presentato qui non una avvelenamento causato da sushi avariato e che per qualche giorno non saresti stato in grado di muoverti. Fino alla fine di questa settimana sei ufficialmente in malattia Shizuo - gli annunciò non nascondendo un certo orgoglio e un sorrisino divertito per il proprio operato, era stato un vero colpo di genio per una menzogna campata in aria, sul momento.
Fatti simili al Russia Sushi non erano rari e, che il biondo soffrisse di stomaco, era uno dei pochi lati umani del suo fisico invincibile.
- Hai quattro giorni per riflettere su cosa vuoi fare...- aggiunse, perdendo quel tono giocoso che aveva sino ad un attimo prima, facendosi di colpo serio,
- "Cosa voglio fare"..?- ripeté Heiwajima, fissandolo, lo sguardo crucciato e allo stesso tempo confuso. Un sorriso gli risalì a fior di labbra, - Perché, dovrei forse fare qualcosa? - rise con un peso simile a piombo a stanziarli sullo stomaco e nell'animo, - Se quel bastardo di Izaya si è fatto fregare non è affar mio! - sentenziò, evitando però di guardarlo direttamente negli occhi.
"Eppure, quando hai trovato il pacchetto, sei subito corso da me" pensò Shinra trovandolo piuttosto ironico, o per lo meno ipocrita, come poteva negare a se stesso che gli importasse dopo essersi presentato lì, con il fiatone e quello così sguardo disperato, penoso, "sembrava dovessi metterti a piangere.." riflette celando accuratamente simili osservazioni, per nulla intenzionato a provocare l'ira di Shizuo.
- Credo che ci sia qualcosa d'errato nella tua affermazione...- pesò ogni parola prima di aprire bocca, una congettura non troppo lieta per il biondo si era insinuata nella mente del medicastro, e non l'avrebbe abbandonato fino a quando non l'avesse tirata fuori.
- Cheèè..? - stava per replicare, ma il castano fu veloce ad azzittirlo,
- Ti hanno lasciato un messaggio direttamente sulla porta di casa. Chiunque sia stato a farlo, è evidente che ha tutta l'intenzione di coinvolgerti in questa faccenda (qualunque tipo di faccenda sia) - osservò cercando di smorzare quella tensione di cui si era riempita l'aria prendendo un'espressione più blanda e un tono non eccessivamente gravoso, intento che non gli riuscì, una nota di preoccupazione gli attraversasse il viso, una ruga vicino al labbro ne tradiva le reali emozioni.
- Quindi credi che non riuscirò a venirne fuori? - per un qualche motivo l'espressione di Shizuo era colma di sfida, quasi Shinra gli avesse appena proposto di vincere ad un gioco di società in cui era notoriamente scarso,
- Credo che ci verrai buttato dentro a forza in questa situazione - gli confidò, - Non penso ti lasceranno scelta... Probabilmente si tratta di persone a noi sconosciute - aggiunse, comprendendo all'istante di aver raggiunto il punto. Nessuno dei contatti di Izaya nella regione avrebbe mai compiuto un atto simile, troppo alto era il prezzo da pagare per la malavita del Kanto.
Izaya era il Burattinaio detentore dei fili del caos, le informazioni che spargeva nelle periferie di Ikebukuro erano i semi del male da cui sarebbero sbocciati fiori dai petali intrisi di sangue e violenza. Deteneva un potere straordinario, capace di destabilizzare anche la più solida delle organizzazioni malavitose.
Eppure, nessuno l'aveva mai sfiorato con un dito, per quale motivo?
- E poi, chiunque ti conosca direttamente sa che sarebbe un suicidio spingerti a fare qualcosa contro la tua volontà - commentò sovrappensiero, intento ancora a riflettere su eventi apparsigli fino a quel momento come un fatti ovvi.


[3 Dicembre 20XX - ora sconosciuta -]
Voleva vomitare. Non aveva nulla nello stomaco, nonostante questo quella sensazione non lo abbandonava.
Era un esigenza impellente, una nausea profonda che gli bagnava la fronte di uno spesso strato di sudore freddo e gli ricopriva la pelle di brividi. L'ambiente caldo umido della cella non lo aiutava, se ne sentiva soffocare. Avvertiva un pesante odore di muffa entrargli nelle narici, gli colmava i polmoni e, in un pensiero poco lucido causato dalla febbre, si immaginò l'interno del proprio corpo ricoprirsi di un qualche strano tipo di muschio verde.
Solo più tardi la logica lo fece sorridere a simili, assurde, congetture. Forse aveva passato davvero troppo tempo con quell'idiota di Shizu-chan, se era arrivato a partorire pensieri tanto surreali.
- Hai fatto un bel sogno..?- la voce di Benri risuonava dolce come uno zuccherino oltre la piccola grata posta in cima alla porta della sua prigione, per un istante il corvino ne intravide lo sguardo, sollevando faticosamente la testa da terra, - non lo avevano spostato dal punto in cui era svenuto, - gli sembrò di intravedere un pericoloso luccichio in quelle iridi nero pece, l'aguzzino appariva di buon umore e ciò mise immediatamente in allarme Izaya. C'era un solo motivo per cui un sadico poteva sprizzare tanta gioia da tutti i pori: aveva trovato altre maniere "divertenti" con i quali torturare il suo ultimo giocattolino.
Un senso di gelo percorse l'informatore, accentuandone il malessere, e solo allora si rese conto di avere le mani libere, per quanto la cosa gli fosse utile avendo il braccio destro totalmente inutilizzabile. Rotto all'altezza dell'avambraccio, lo avvertiva come un peso morto e un sottile panico gli fece temere di aver perso ogni sensibilità a quel arto. Una fitta però lo attraversò quando si sollevò per mettersi seduto, cancellandogli dalla mente ogni timore e formandogli sulla lingua qualche imprecazione colorita, le quali però si astenne dal proclamarle ad alta voce. Il dolore era un buon segno, significava che i suoi nervi funzionavano ancora, in qualche modo, con le giuste medicazioni, avrebbe potuto recuperarlo. "La comodità di aver una segretaria che ha studiato medicina... dopo che avrà smesso di deridermi, chiederò a Yagiri di medicarmi " rifletté traducendo tutta la sofferenza che gli attraversava le membra in un semplice sbuffò stanco, se si fosse messo a lamentarsi dal dolore l'avrebbe data vinta a Benri, e non stava poi tanto male da arrivare a quel punto.
- Nulla di speciale - decise di rispondergli, minimizzando l'argomento, Izaya non sognava, non lo faceva mai. La realtà che viveva era già esattamente come la desiderava, non aveva quindi bisogno di un mondo onirico in cui rifugiarsi durante il sonno. Ciò che vedeva in quell'oblio era solo un oscuro e profondo nulla in cui non poteva far alcunché, né agire, né tanto meno pensare.
Era come essere morti.
Non c'era niente se non lui stesso e, segretamente, ne era terrorizzato.
- Eppure sorridevi...- insistette Benri, dalla sua posizione, seduto con la schiena appoggiata alla parete, ad Izaya era impossibile vederne l'espressione, ma quella conversazione cominciava a non piacergli e, istintivamente, assottigliò lo sguardo, nell'osservare il punto da cui sentiva arrivare la voce del malavitoso. A cosa puntava, adesso? si domandò. Presto avrebbe ricevuto risposta.
- Hai ricordato qualcosa di bello? - gli suggerì e ancora Orihara non sapeva dove volesse andare a parare, - Oh, certo! Forse un viaggio a Okinawa? Con quelle sue belle spiagge bianche e il suo mare limpido è un posto perfetto per una vacanza o... chissà, un fuga d'amore? - si esaltò da solo, lasciandosi preda alle proprie congetture le quali, nonostante il tono scherzoso e frivolo, era ben studiate e andarono ad insinuarsi come tanti aghi di ghiaccio nell'animo di Izaya.
Ora cominciava ad intuire di cosa stesse parlando.
- Ahahahah!.. Ma che dico! Tu, Izzy, non sei certo il tipo da abbandonare di punto in bianco Ikebukuro. Ahahaaha, ma cosa sono andato a pensare? - scoppiò a ridere, e la sua risata sferzò crudelmente, come un vento gelido, l'informatore, -... Un atteggiamento simile è più adatto a dei ragazzini. Tu invece sei un adulto, giusto? Hai delle responsabilità...-
A fatica il corvino tentò di rilassare le spalle, senza accorgersene si era irrigidito man mano che Benri aveva continuato a parlare, segno di un nervosismo crescente, e si preparò per quanto possibile ad incassare il colpo che sapeva sarebbe arrivato. Era sempre stato bravo a recitare ed a mentire, ma quando si toccava certi argomenti diveniva difficile anche per un esperto come Orihara far finta che non gli importasse. Si faceva incredibilmente sensibile (per i suoi canoni), e sembrava persino capace di provare emozioni umane.
- Difatti, nonostante la tua giovane età sei il tutore di una ragazzina... una liceale se non erro, acc-! Com'è che si chiamava? -
- Saki - volle mettere rapidamente fine a quella pagliacciata Izaya, le manipolazioni erano di suo gradimento solo quando era lui a farle. - Non provare a toccarla...- aggiunse ringhiando, capendo di aver parlato solo quando udì la propria voce, la quale però gli risultò difficile da riconoscere, stranamente alterata.
Si sentì come se d'improvviso fosse divenuto un osservatore esterno alla situazione, non era più lui a muovere le proprie labbra, qualcosa sembrava essersi insinuato nel suo corpo e lo aveva cacciato. A forza era stato spinto lontano, in un angolo di se stesso a fare da semplice spettatore, qualcos'altro ne aveva preso il posto.
Forse perché era ancora sotto l'influsso delle droghe, forse a causa delle ferite o dell'emorragia, Orihara fu incapace di celare il flusso di emozioni che gli attraversavano l'animo, prima tra tutte la rabbia, feroce e aggressiva, la quale scavò un tunnel sino alla superficie, raschiando via ogni maschera di autocontrollo che solitamente, in caso di difficoltà, si apprestava ad indossare. Per la prima volta comprese il significato delle parole "vedere rosso", e in minima parte si avvicinò a quella furia da cui era investito solitamente Shizuo, ma era ben lontano dalla bestia in cui il biondo sapeva trasformarsi.
- Ooh..? Allora l'hai lasciata andare via libera, senza conseguenze,  perché di lei te ne importa - esclamò colmo di un divertito stupore Benri, felice di aver toccato i tasti giusti, fiero di se. Non era stato facile da trovare, Izaya lo aveva nascosto bene e per poco il malavitoso non aveva creduto sul serio alla semplice facciata che gli mostrava.
"Sono un bastardo menefreghista e calcolatore, mi diverto a sfruttare qualsiasi persona che mi si avvicina. Sono un mostro e nulla più" questo dicevano tutte le informazioni riguardati il carattere dell'informatore di Ikebukuro, Benri aveva faticato non poco (nonostante i mezzi non gli mancassero), a trovare altro. Aveva dovuto avanzare a tentoni, andando avanti con la semplice certezza che tutti ne possedevano uno, ogni essere umano per quanto spregevole, crudele, bastardo fosse. Persino Izaya non poteva vivere senza QUELLO.
E, alla fine, era venuto fuori. Una splendida nota stonata nel comportamento del corvino, capace di rivelare il disegno nascosto, lo strato più profondo - oltre al ruolo di Informatore, oltre al Burattinaio, - di Izaya Orihara. Aveva trovato il suo cuore!
La sua umanità l'aveva insinuata tutta in quella ragazzina, l'unico punto debole che si era concesso, questo era in realtà Saki e il vero motivo per cui non l'aveva stretta a sé quando se ne era andata, nonostante fosse una pedina di cui avrebbe ancora potuto servirsi.
"Uno scacchista esperto non si fa rubare neppure un pedone se sa che esso può tornagli utile in qualche modo", quindi, perché lasciare che lei e quel ragazzo gli fuggissero?  Ciò a Benri non era mai tornato.
Fatte delle ricerche più approfondite aveva infine scoperto come due ragazzini, minorenni e senza lavoro, potessero viaggiare per il paese senza preoccupazioni, era Izaya a pagare i loro conti, risolvendogli ogni problema di tipo finanziario supportandoli con un investimento di una certa somma di denaro (al quanto alta), alla fine di ogni mese.
- Mi deludi Izzy, se eri consapevole del suo valore avresti dovuto liberartene in maniera definitiva - commentò Benri sprezzante, ridendosela di gusto, ricolmo a tal punto del proprio esorbitante ego da rischiare di scoppiare, simile ad un palloncino riempito con troppa aria.
- Fatti i cazzi tuoi, sadico pervertito...- e avrebbe voluto aggiungere qualche espressione ben più colorita l'informatore, sempre rivolto alla soglia chiusa della propria cella, ma la lucidità si fece presto largo nelle sue membra provate. Il suonò di un campanello d'allarme gli martellò nelle orecchie provocandogli una terribile fitta, il cervello richiamava la sua attenzione, un'intuizione l'aveva appena folgorato, causandogli quell'emicrania da cui era stato appena colpito.
La rabbia che stava provando non era normale. Non era da lui, gli penetrava nella pelle, sin dentro alle ossa e assopiva ogni ragionamento. Davvero cominciò a credere di essere posseduto, per poi realizzare, con un sorriso amaro, di essere ancora sotto l'effetto dei stupefacenti fornitigli da Benri. Sapeva di non essere del tutto stabile, emotivamente parlando, ma aveva un proprio autocontrollo, e questo non lo perdeva mai, se non in casi speciali (il 98% dei quali finivano con lui e Shizuo che fornicavano come conigli nel primo luogo appartato capitatogli a tiro).
- Eppure è l'azione più logica da fare - continuò a parlare Benri, il volto sempre invisibile agli occhi di Orihara, poiché era appoggiato con le spalle alla parete di fianco alla soglia della cella, - ... per rendere una catena più forte basta eliminarne l'anello debole, è ovvio no? -
A quel commento Izaya non si trattenne dal scoppiare in una grassa e rumoroso risata, forse un tantino sforzata, ma che voleva esprimere all'altro quanto ritenesse sciocco il suo ragionamento, sperando anche di fargli perdere il suo ormai noto autocontrollo.
- Sei ammattito del tutto..?- si innervosì il malavitoso, non aspettandosi da lui una reazione tanto stupida e spavalda,
- No, no...- negò cercando di soffocare una seconda risata che gli risaliva alla gola partendo dalla stomaco, -... è che, sai, sono un appassionato di anime, e la tua frase mi ha ricordato una puntata che ho visto l'altro giorno - spiegò, lo sguardo nero pece acceso di una luce arrogante e crudele, il genere di occhiata che riservava ai pezzi di cui aveva deciso di liberarsi, gettandoli nella spazzatura.
Per un istante le sue iridi sembrarono attraversate da un riflesso scarlatto, il quale fu capace di donargli un aria mefistofelica, temibile e minacciosa nonostante le condizioni penose in cui si trovava. E per quanto Benri non avesse potuto vederne la mutazione, avvenuta in quella manciata di secondi, avvertì qualcosa di diverso nella sua voce quando riprese a parlare.
- Sai, seguendo il tuo ragionamento, probabilmente, la catena cesserebbe di esistere... - gli spiegò Orihara, -... perché ci sarà sempre un anello più debole rispetto agli altri e, continuando a toglierli, finirà che ne rimarrà solo uno, il quale ormai solo non avrà più alcuna utilità - decretò accennando ad un altro risolino, - Io sono un amante dell'umanità, e amo studiarne tutte le più recondite bassezze, ogni forma di codardia. Ebbene, se l'intera umanità fosse una catena, a parer tuo, quale posto occuperebbero i malavitosi che avvelenano la società e portano il mondo a stagnare in un putridume sporco d'urina?.. - c'era qualcosa di veramente terribile nelle sue parole, quasi scaturissero dall'inferno, - Secondo me, la brava gente che vi guarda dall'alto delle loro vite candide e pulite non si farebbe tanti scrupoli ad eliminarvi come se si trattasse di piccole bestioline nocive, piccoli ratti di fogna dispensatori di malattie e pestilenze - rise, e sta volta Benri fu certo che gli fosse totalmente partito di cervello.
- Parli quasi come se la cosa non ti riguardasse, eppure tu fai parte della stessa cerchia - osservò sentendosi pizzicare in un punto dietro la nuca. No, forse si stava sbagliando, Izaya non stava impazzendo, anzi, stava tentando di riprendere le redini del gioco, orchestrando a piacimento il loro discorso, deviendolo dalla sua via principale, ovvero da Saki, il suo "cuore".
- Ti correggo, io sono un semplice osservatore. Mi limito a studiare tutto ciò che reputo curioso, il caso vuole che altri siano interessati a sapere cosa hanno visto i miei occhi e udito le mie orecchie e mi pagano per saperlo - avrebbe voluto alzare le spalle, palesando una sicurezza del tutto falsa, ma capace di ingannare chiunque.
- E Shizuo Heiwajima è ciò che ritieni "curioso"? - decise di non dargli troppe libertà di manovra, toccando sull'argomento che al momento gli premeva maggiormente,
- Affatto. Shizu-chan è una bestia, un mostro, non fa parte dell'umanità. E' un esistenza a sé, e non suscita in me alcun interesse, poiché d'umano non ha nulla (tranne l'aspetto) - per una qualche ragione la sua risposta suonò troppo perfetta per risultare vera, stava mentendo. Erano entrambi due bugiardi di professione sentivano l'olezzo di menzogna a chilometri di distanza e sapevano quando una loro stessa bugia veniva svelata dall'altro. Difatti, Izaya intuì immediatamente di non essere creduto.
- Si dice che serve un mostro per riconoscerne un altro, e dal modo in cui parlavi poco fa sembra che neppure tu ti ritenga un essere umano Izzy... - c'era stato qualche minuto di silenzio prima che Benri prendesse parola, abbastanza perché l'informatore cominciasse a credere se ne fosse andato. - Quindi, adesso mi chiedo, è stato forse a causa di Heiwajima se hai deciso di tramutarti in un mostro degno di fargli da avversario? Temevi si sentisse solo a portare il peso del "diverso", del "reietto"?.. Hai un lato inaspettatamente dolce, Izzy - rise ironico,
- Adesso sono io a chiederti se sei uscito di senno, non capisco cosa blateri - si stizzì Orihara, il tono aspro, lo sguardo sottile,
- Me lo immagino, il te adolescente: "con lui di certo non mi annoierò" avrai pensato di sicuro qualcosa del genere; "Lui è una bestia, non è un pedina con cui gingillarsi, ma è abbastanza stupido da farmi divertire" sono convinto che hai fatto i salti di gioia nel trovartelo di fronte. Dopo tutti quei esseri umani che ti eri costretto ad "amare", ecco qualcuno che potevi finalmente odiare, poiché (come hai detto tu poco fa), d'umano ha solo l'aspetto...- aveva perso la possibilità di sviare il discorso, alla fine era Benri che continuava a condurre la partita, - ... però, infine, ti sei reso conto di non essere alla sua altezza. Quale delusione deve'essere stata per il tuo povero cuoricino -
- Ti avviso che io sono due tacche sopra a quel cervello di protozoo. Avrà pure una forza ercolina, ma non gli è ancora riuscito di acciuffarmi - si sentì punto nel vivo, come ogni qual volto ci fosse Shizuo di mezzo,
- Certo, certo... adesso è diverso, lottate alla pari - gli concesse, quasi stesse accontentando un bambino viziato intento a fare i capricci solo per azzittirlo,  - Questo perché hai deciso di indossare i panni del mostro pure tu, perché ti annoiava fare l'essere umano ed eri rimasto ammaliato dalla forza della bestia... Ma se Heiwajima aveva le doti del mostro nel sangue, a te mancavano - gli occhi si Izaya si fissarono sull'uscio, quasi potessero scalfire la solida lastra di ferro che componeva la porta, - Il ragionamento che hai fatto è stato semplice: "se Shizuo è un mostro nel corpo, allora a me basta esserlo nello spirito"; hai lasciato la tua umanità per avvicinarti a qualcuno che, invece, la propria umanità non l'ha abbandonata ma a cui è stato comunque donato l'appellativo di "mostro"... Ah, sei proprio un romanticone -
- Falla finita! - lo ammonì Izaya, stanco di quella favoletta e delle balle sul proprio conto, irritato di non riuscire a trovare alcun modo per replicare.
Era vero. Lui mostro non lo era nato, a differenza di Shizuo, lo era diventato per sua scelta, ma l'Heiwajima non aveva avuto tutto quel peso a cui Benri sembrava piacer tanto credere. Aveva parlato a quel modo solo per irritarlo, per farlo vacillare, e c'era riuscito.
- Peccato solo che tu non sia stato in grado di liberarti del tuo "cuore", questo ti rende un mostro incompleto Izzy ...- una sensazione di gelo tramutò la calda e afosa stanza in una cella frigorifera, un brivido percorse la pelle dell'informatore, -... ma non preoccuparti, visto che tu non ci riesci, ci penserò io a liberarmene -
"Saki..." socchiuse lo sguardo Izaya, chinando il capo quasi avesse appena ricevuto un colpo in pieno petto, dire qualunque cosa sarebbe stato inutile, avrebbe solo confermato ciò che Benri già sapeva, quindi saggiamente soffocò le imprecazioni con cui stava per riempirsi la bocca, mordendosi la lingua per fare forza su se stesso, arrivando a farsela sanguinare.

- Per prima cosa dovremmo contattare Yagiri - propose Shinra, in piedi dietro al divano su cui Shizuo era seduto,
- E perché?- gli chiese questi, confuso. Sapeva di aver già sentito da qualche parte quel nome, ma non riusciva a ricollegarlo a nessun volto,
- Non lo sai..? E' la segretaria di Izaya -
- Da quando Izaya ha una segretaria?! - si stupì voltandosi verso di lui, quasi si volesse assicurare che non si stesse prendendo gioco di lui, ma il castano alzò le spalle, scuotendo un poco la testa, l'espressione sconfortata di chi comprendeva poco le azioni di un altro.
Il motivo per cui ad Izaya servisse una segretaria era uno dei suoi numerosi misteri. 

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