La mia non-morte sarà la tua rovina

di Yume no_Hana
(/viewuser.php?uid=521564)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


-Prima Parte- Il Risveglio

Dove sono?
Non vedo niente, è tutto buio, e gli occhi mi fanno male, non riesco ad aprirli del tutto. Cerco di muovermi, ma ho le mani completamente intorpidite, e le gambe son come bloccate da qualcosa. Ho qualcosa di ruvido un faccia, un telo? Sento caldo, come se non riuscissi a respirare, eppure son sicuro che ci sia freddo. Sforzandomi, alzo un poco la testa, ma tengo gli occhi chiusi, perchè non vedo niente lo stesso. Sento una fitta alla nuca che mi fa gemere di dolore e quindi rilasso i muscoli, ritornando completamente sdraiato. Prendo grandi respiri dalla bocca, ma il telo mi impedisce di prendere aria, non ce la faccio più.
Sento qualcosa che si muove sotto di me e istintivamente apro gli occhi di scatto, ma li socchiudo lentamente, sentendo come centinaia di spine che mi si conficcano nella fronte e nelle tempie. Sento come un fruscio e finalmente riesco a respirare liberamente, o almeno meglio di prima. Sento qualcosa di caldo che mi tocca la testa e me la solleva, mentre quella che sono sicuro sia una mano spinge la mia schiena, come per aiutarmi a sedermi.
Apro poco gli occhi e vengo invaso dalla luce, alcuni punti son bianchi, come quando dormi un giorno intero e vieni svegliato da un piccolo rumore. Pian piano riesco a distinguere i colori, lunghi fili d'argento che mi sembrano familiari. Mi sembra ci sia profumo di viole.
"Fu...ki-k...n, mi s...ti?"
Sembra sia dicendo qualcosa, ma sento a scatti, come quella vecchia tv che avevamo a casa quando ero piccolo. Faccio un piccolo cenno, credo che la persona davanti a me abbia compreso che non ho capito ciò che ha detto. Lentamente, alla mia vista si formano i contorni degli oggetti.
"Fujisaki-kun, adesso mi senti?"
Ora sento la voce chiara e limpida e riconosco che davanti a me c'è Kirigiri-san. La solita posa con le braccia conserte e la testa lievemente inclinata in avanti come se stesse sempre pensando a qualcosa di imporante, solo che adesso sembra preoccupata. Apro la bocca per rispondere di si, ma esce solo qualcosa che credo sia simile ad un grugnito e la testa ri-inizia a provocare dolore. Kirigiri-san si avvicina, appoggiando le mani vicino a dove mi fa male e sento qualcosa di fresco sopra i capelli sudati, seguito da un po' di sollievo.
"Va meglio?"
Annuisco e lei ritorna a fissarmi, quindi mi giro imbarazzato, guardandomi intorno per cercare di capire dove sono. E' una stanza scura, sul viola, ma non mi pare di averla mai vista. Sono ancora seduto su quella specie di letto in cui mi son risvegliato e nella parete vicino a me ci sono dei pannelli di ferro, tre dei quali ricoperti di ghiaccio.
"Sei nell'obitorio della scuola." mi dice lei, continuando a fissarmi. Le chiedo cosa ci faccio qui.
"Davvero non ricordi niente di ciò che è successo?" mi chiede in un modo che mi sembra anche gentile, se non fosse che la sua espressione rimane iperscrutabile. Mi passano davanti agli occhi tanti momenti, il mio arrivo in questa scuola, Monokuma, il primo processo di classe, i segreti che stavano per essere svelati, Owada-kun...
Owada Mondo-kun.
Digrigno i denti e stringo le mani per quanto mi sia possibile dato che ho gli arti ancora intorpiditi. Mi ero fidato di lui e lui mi ha ucciso.
"Tieni." Kirigiri-san mi porge una bottiglietta d'acqua, la prendo, ma non riesco ad aprirla, così gliela ridò e lei la apre. Si siede accanto a me su quella specie di letto che credo dovrebbe essere una bara, visto che ci troviamo in un obitorio. Bevo quasi tutta la bottiglia in un unico sorso, senza prendere fiato, non mi ero accorto di avere così sete.
"Ti starai chiedendo perchè ti trovi qui." è inquietante che riesca a capire cosa penso. "Devi sapere che quel colpo alla testa non ti ha ucciso, anche se penso tu lo abbia capito. Fujisaki-kun, tu ti sei salvato per un puro colpo di fortuna, non solo alla morte, ma anche a Monokuma. Tutti pensano tu sia morto, ho fatto in modo che nessuno si avvicinasse troppo a te." appena finisce, si sposta i capelli dietro l'orecchio e io mi accorgo di un particolare.
"Kun?"
"Lo so che sei un ragazzo. Ho fatto io l'autopsia."
Mi sento arrossire, perchè, ok, sono un ragazzo, va bene, ero più morto che vivo, ma non poteva controllare proprio quei punti. E' imbarazzante. Appoggio la bottiglia ormai vuota al mio fianco e sospiro. Cosa dovrei fare ora?
Un immagine mi viene in mente: sangue, sangue, tantissimo sangue e la testa di Ohwada che rotola lontano dal corpo. Ecco cosa devo fare, lui se lo merita. Ma adesso non posso, sono troppo debole.
"C'è già stato il processo?"
"No."
Una risposta secca, degna di lei. Sono ancora tutti vivi e a questa notizia in un certo senso il mio corpo si risveglia, sono euforico all'idea, ma non devo darlo a vedere.
"Per prima cosa direi di andare a farti una doccia, ti porterò dei vestiti di Naegi-kun."
Si alza e si dirige alla porta aprendola con il palmo della mano. Mi indica un corridoio e dice che devo andare lì e che non devo muovermi. Faccio come dice, riuscendo a non farmi vedere dalle telecamere.











Angolino di Yami no *vogliouccideretuttiquanti* Ada.
Ho visto Danganrompa questa estate, ma se devo essere sincera non ho mai pensato di scriverci qualcosa. Mi sembrava bello anche così (anche se avrei preferito un finale diverso...)
Riguardo a questo capitolo, Chihiro è uno dei miei personaggi preferiti (insieme a Kyoko e Celes) quindi dovevo rompervi le scatole scrivere qualcosa su di lui. A dir la verità ho scritto questa ff perchè una persona a cui piace Mondo mi ha "sfidato" in un certo senso, quindi, eccola!
Spero vi piaccia e come ho già detto, l'OOC (OCC?) è voluto...
Byeeee

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


-Seconda Parte- Devo Ucciderlo

Kirigiri-san dice di non aver fatto parola con nessuno  del fatto che sono ancora in vita. Spero non menta, o perderei l'effetto sorpresa e magari non riuscirei ad ucciderlo.
Mentre ero in quel bagno all'ultimo piano (o almeno così mi è stato detto), mi sono anche spuntato i capelli con delle forbici che ho trovato in un angolo della stanza. Adesso sembro proprio un ragazzo, con i capelli più corti e i vestiti di Naegi-kun che Kirigiri-san mi ha portato pochi minuti fa. Ancora non capisco come lei possa entrare e uscire così facilmente senza che Monokuma se ne accorga. Quanto vorrei sapere cosa succede di sotto, magari usando Alter Ego, però non posso scendere e devo aspettare Kirigiri-san qui, se non voglio che arrivi subito qualcuno per uccidermi veramente. Solo che non so che fare e sono costantemente in allerta, al minimo rumore, mi volto verso la porta aspettando che entri Kirigiri-san o, nel peggior dei casi, Monokuma.
Credo siano passate 5 ore dal mio risveglio, adesso riesco a muovermi tranquillamente, anche se facendo movimenti bruschi, mi brucia ancora la testa. Adesso ho una benda per fare in modo che non cada altro sangue, la devo cambiare alle 8, ma non so nè che ore siano, nè come cambiarmele, quindi aspetterò.
"Pin.Pon.Pan.Pon. E' ora di un nuovo processo di classe!"
Adesso c'è il processo, cosa faccio? Devo trovare un modo per andare lì per assistere. Mi guardo intorno e una grata cattura la mia attenzione, secondo i dati raccolti da Alter Ego, c'è un condotto d'aria che passa vicino ad ogni stanza della scuola, spero solo sia l'entrata giusta. Sposto la grata ed entro in quel minuscolo tunnel polveroso a gattoni, fortuna che sono minuto, se no mi sarei incastrato. Cerco di fare in fretta, ma mi ritrovo ad un bivio. Devo andare a destra o sinistra?
Sento delle voci dal tunnel alla mia destra e non mi do nemmeno il tempo di pensare che svolto da quella parte, sempre gattonando. In questo tunnel c'è davvero tantissima polvere, ad ogni mio passo si alzano nuvoloni che mi fanno tossire. Sono arrivata alla fine del tunnel e a pochi passi da me c'è una grata che fa vedere cosa ci sia al di sotto del canale d'aria. Guardo e vedo che è la sala processi, un sorriso si forma sul mio viso, ma sono sicuro che non sia il solito, sento come una strana sensazione. Mi metto in ascolto, attento a non fare il minimo rumore.
"Sono l'Eccezionale Assassina del Liceo, Genocyder Sho."
Non me lo aspettavo. Mi sposto indietro, i miei occhi incrociano quelli di Kirigiri-san e li vedo sgranarsi, per poi tornare subito normali. Sposto il mio sguardo su tutti gli altri, ma a nessuno sembra sia venuto in mente di guardare il soffitto, per cui sono ancora al sicuro.
"Ragazzi, vogliamo starci ancora per molto?! Decidete chi è il colpevole su!" esclama Monokuma, seduto sul suo trono. Ascolto ancora un paio di minuti e sembra proprio che vogliano incolpare Genocyder/Fukawa-san. Che stupidi, così si faranno uccidere tutti quanti, il colpevole è quel teppista. Pensare che lui è così tranquillo. Non riesco a credere che nessuno lo capisca. Stringo i pugni e sento i muscoli della mascella e delle braccia contrarsi. Mi avvicino ancora di più alla grata, in questo momento ci sono sopra, quando per sbaglio provoco un piccolo cigolio e mi blocco. Nessuno sembra essersi accorto di niente per fortuna, quindi rilascio l'aria che non mi ero accorto di aver trattenuto. Mi brucia la gola, forse ho respirato della polvere, ma cerco di non tossire. Ho già fatto troppo rumore per una persona che sarebbe dovuta essere morta.
Naegi-kun ha appena spiegato che Genocyder non può essere il colpevole, perchè il metodo di crocifissione è diverso. Mi ha crocifisso? Non lo so, ma se lo dicono nel processo sarà la verità. Vedo che ogni tanto Kirigiri-san alza lo sguardo verso di me, senza farsi scoprire, ma la mia attenzione è quasi totalmente rivolta alla persona al suo fianco. I suoi occhi color malva son concentrati sul processo, ma mi sembra sia, come dire, preoccupato. Ha ragione ad esserlo, loro riusciranno ad incastrarlo. Ma non mi sembra abbastanza, sono io a doverlo uccidere.
Il processo sta per svolgere alla fine, ma nessuno ha altri indizi per capire chi sia l'assassino. Di questo passo, gli unici sopravissuti saremo io e Monokuma, visto che se Owada sopravviverà, non vivrà abbastanza per riuscire ad uscire dalla scuola. Sento qualcosa rompersi sotto di me e cado nel vuoto.











Angolino mio
Ecco, questo è uno dei punti che ho cambiato, anzi anticipato, perchè Kirigiri solo dopo riesce ad avere la chiave per andare in tutti i piani. Riguardo al fatto che non ci siano telecamere, qualche posto senza ci doveva pur essere, oppure Monokuma si sarebbe accorto del via vai. In questo capitolo si sta svolgendo il processo, ma preciso una cosa: Chihiro non ha detto niente a Kyoko sulla sua morte, quindi tutte le cose che Kirigiri sa, le ha scoperte lei.
Se avete dubbi su qualcosa chiedete.
Byeee

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza Parte ***


-Terza Parte- Kirigiri-san
Sono tutti scioccati, insomma, io dovrei essere morto, stipato in uno di quei cassetti nell'obitorio. C'è chi come Asahina-san trema e balbetta, chi semplicemente sgrana gli occhi e poi c'è Kirigiri che rimane immobile. Anche Monokuma si è zittito, ha due enormi goccioloni sulla fronte. La grata è caduta sotto il mio peso e son precipitato in sala processi in ginocchio, proprio in mezzo a tutti gli altri. Mi alzo, pulendo i vestiti dalla polvere con dei piccoli movimenti. Sono rivolto verso il trono di Monokuma e lui continua a guardarmi, nei suoi occhi mi sembra di scorgere rabbia.
"Fu-Fujisaki."
Mi volto lentamente, fino a che di fronte a me non ci sono degli occhi malva. Sembra quasi sollevato di vedermi vivo, ma io non lo sono altrettanto. Non sa cosa dire, ma cerca lo stesso di parlarmi, balbettando parole a caso.
"Fujisaki...io-tu...Ecco..."
Sospiro. Che si stia scusando? Che idiota, è inutile, lo ucciderei comunque, anche se mi portasse tutto l'oro del mondo. Sposto lo sguardo da lui a Kirigiri solo per un attimo, lei rimane immobile, ma mi sembra quasi di aver visto un piccolo tremito nei suoi lineamenti, come se fosse spaventata.
"Cos'è questa storia?! Tu dovresti essere morto!" sbraita Monokuma, muovendo i pugni in aria, mentre dalla testa esce del fumo. "Mi avete preso in giro, eh?! Chi è stato?! CHI?!"
Nessuno fiata, anche Owada-kun si è zittito, e Monokuma continua a guardare prima me e poi tutti gli altri, a ripetizione, come se facendo così qualcuno si spaventasse e gli dicesse la verità.
"Morirete tutti allora!" si avvicina al pulsante rosso delle punizioni per premerlo, ma una voce lo ferma. Kirigiri-san ha alzato la mano dicendo:
"Sono stata io."
Tutti si voltano verso di lei, stupiti e allarmati, mentre Monokuma inizia a ridacchiare, come suo solito.
"Avrei dovuto immaginare fossi stata tu, Kirigiri. Per te è il momento della punizione!"
Prima che Monokuma prema il pulsante, sento Kirigiri dire: "Non fare cavolate." Sgrano gli occhi perchè ho capito a cosa si riferisce, per questo non posso fare a meno di abbassare lo sguardo.
Si sente una voce che dice:
"GAME OVER: Kirigiri è stata scoperta. La punizione avrà ora inizio."
Deglutisco rumorosamente. Una botola si apre sotto i suoi piedi e lei precipita al piano inferiore. Naegi-kun si sporge come per prenderla, ma è troppo lontano, mentre Asahina-san inizia già a piangere. Io son rimasto immobile. Anche noi andiamo al piano inferiore e dall'altra parte della rete c'è lei, bloccata con dei bracciali di ferro ad un tavolo posizionato in verticale. Ha gli occhi chiusi e dai movimenti delle spalle si nota che sta prendendo grandi respiri per calmarsi, le goccie di sudore che le colano dalla fronte al collo. Apre gli occhi solo un secondo per guardare verso di noi, prima che la punizione inizi.
Tantissimi coltelli si avvicinano a lei e in un secondo la infilzano, Kirigiri-san apre la bocca, in un urlo silenzioso, per poi perdere forza e accasciarsi, gli occhi viola spenti e un rivolo di sangue che gocciola dalle labbra. Rimango impassibile, ma sento tutti gli altri digrignare i denti o piangere.
"Bene, ora tornate tutti nelle vostre stanze. Il processo è finito. Upupupupupu"
Mentre andiamo via, mi scontro con Owada-kun. Percepisco di nuovo l'odio dentro di me, ma mi comporto come se nulla fosse. Mi dice che dobbiamo parlare, ma io lo zittisco, rispondendogli che sono stanco e che parleremo stasera. Avrò abbastanza tempo per prepararmi.
Non credo che Monokuma sappia che molto presto ci sarà un altro processo di classe.









Il mio angolino ^^
Alloooooora ^.^'' Ho completamente cambiato questo capitolo. Dovevo solo modificarlo e correggerlo ed ho finito con il cambiarlo completamente...
Ebbene si, ho ucciso Kyoko e rimandato, solo rimandato, la morte di Mondo. Alcune persone mi hanno detto che avevo fatto alcuni errori, tra cui il nome di Mondo, perchè io ho scritto Ohwada, anzichè Owada. Ho cercato di aggiungere qualcosa, in modo da non farlo risultare troppo veloce, ma non so se ci sia riuscita *sospiro*
Beh, ditemi se le correzioni vanno bene o se c'è ancora qualche problema...anche se devo dire che la trama mi piace di più come l'ho scritta adesso, è più simile a ciò che avevo in mente ^^
Spero vi piaccia ^^
*in piedi*
*inchino*
*saluto*
Byeeee
PS: Adesso non sono più tre capitoli, se non ve ne siete accorti.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


-Quarta Parte- Omicidio

Non ricordavo nemmeno più come fosse la mia camera, eppure erano passati pochi giorni, che secondo il mio punto di vista però erano solo poche ore. Mi sdraio sul letto, iniziando a pensare a tutto ciò che avrei potuto usare come arma, ucciderlo è il mio pensiero fisso.
Senza nemmeno accorgermene mi appisolo, mentre ancora nella mia mente elaboro l'omicidio. Qualcuno bussa alla porta, svegliandomi, e mi alzo per andare ad aprire la porta, controllando l'orologio. Sono quasi le dieci di sera, ho passato circa due ore addormentato.
"Fujisaki-san, noi stiamo andando a mangiare, visto che prima non abbiamo potuto. Vieni?"
Naegi-kun me lo chiede senza guardarmi, gli occhi fissi al pavimento, ma comunque cerca di accennare un sorriso. Vicino a lui, Asahina-san e Oogami-san rimangono immobili, salutandomi con un cenno della mano e un sorriso malinconico. Asahina-san tiene una mano sulla spalla di Naegi-kun in un gesto affettuoso. La morte di Kirigiri-san, così come quella di Enoshima-san, di Maizono-san e di Kuwata-kun, ha lasciato un piccolo vuoto. Vedere qualcuno morire è una cosa che a nessuno dovrebbe succedere, ti lacera dentro, come se qualcuno ti spezzasse le ossa una ad una. Il dolore che si prova è qualcosa che nessuno riuscirebbe a descrivere nemmeno con le lacrime. A me però non ha lasciato niente, i miei occhi hanno visto tutto ciò che è successo, ma il mio cuore non ha sussultato nemmeno un secondo.
Che sia diventato un mostro?
"Allora, vieni con noi, Fujisaki-kun?" mi riscuote dai miei pensieri Asahina-san, gli occhi vispi coperti da un velo di tristezza. Annuisco, chiudendomi la porta alle spalle e sistemando la fasciatura che, essendomi dimenticato di cambiare, è sporca di sangue. Lentamente, ci dirigiamo verso la sala da pranzo, da cui proviene un buon odore. Al tavolo ci son tutti quanti, qualcuno ha anche iniziato a mangiare il cibo che si trova davanti.
Solo quando siedo al mio posto, mi rendo conto che tutti mi stavano fissando e che hanno abbassato lo sguardo subito dopo. L'unico che non l'ha fatto è Owada-kun, dalla mia posizione si nota benissimo, ma non credo che a lui interessi se lo vedo o no. Non ho ancora deciso cosa fare con lui, ci penserò al momento. Lui deve morire entro stasera. Penso sia meglio non far vedere le mie emozioni, quindi mangio tranquillamente alcuni pezzi di pane, lanciando solo qualche occhiata verso di lui quando è distratto. La cena risulta molto silenziosa, se non si contano le chiacchere di Yamada-kun e frasi come "Mi passi il sale?". Finiamo in fretta perchè tutti vogliono andare a dormire, fingere che tutto questo sia un incubo e che domani si sveglieranno nelle loro case. Ma, ehi, questo non è un sogno, domani non resusciteranno coloro che son morti, non usciremo da qui!
Mi accorgo che gli unici rimasti in sala da pranzo siamo io e Owada-kun, gli altri si son volatilizzati uno dopo l'altro. Lui dev'essere rimasto perchè stava aspettando che rimanessimo soli per parlare.
"Ecco, Fujisaki..." lascia la frase in sospeso, la tensione si sentirebbe come un macigno sopra di me se non fossi troppo occupato a non saltargli addosso e piantargli la forchetta che ho in mano nella gola. Alza la testa, facendo incontrare i nostri occhi, ma io mi volto subito.
"Scusa per ciò che ho fatto, non so cosa mi sia preso. Quando tu hai detto che ero il più forte mi è venuto in mente mio fratello e la gelosia mi ha accecato."
Ma davvero si sta scusando? Lo sta facendo veramente?! Inizio a ridere in un modo quasi isterico, tenendomi la pancia e cadendo in ginocchio. Sono certo che lui mi stia guardando scioccato, ma non riesco a smettere di ridere. Davvero pensa bastino solo quattro parole in croce?
"Come sei ingenuo, Owada-kun."
Mi asciugo gli occhi lucidi con il dorso della mano, rialzandomi. Lui tiene gli occhi spalancati, in un espressione confusa. Il pensiero che per lui bastassero solo le scuse mi fa di nuovo iniziare a ridere come un pazzo.
"Fujisaki, che ti prende?" deglutisce, facendo un piccolo passo indietro. Prendo un grande respiro prima di parlare, se non lo facessi son sicuro che mi metterei ancora a ridere. Lui sembra rilassarsi un poco, ma dalle spalle si capisce che è all'erta, pronto a scattare da un momento all'altro.
"Owada-kun, esistono delle cose per cui le scuse non bastano, quasi uccidermi è una tra queste." il mio tono di voce è calmo, come se stessi parlando di una cosa normale. Beh, nell'Accademia parlare di omicidi sembra più frequente che parlare di cosa mangiare a cena. Deglutisce ancora, mi pare anche che stia rabbrividendo, ma rimane immobile. Gli occhi, seppur spaventati e tristi, dimostrano decisione. Apre le braccia, come per invitarmi a fare un passo verso di lui, e stavolta son sicuro che i brividi lo scuotano. Sospira pesantemente.
"Che intendi fare?" gli chiedo, stavolta la rabbia ha il sopravvento, facendomi stringere i pugni e conficcare le unghie nei palmi. Forse sto anche urlando, ma la rabbia non mi fa ragionare. Lui sussurra qualcosa, tipo un "Fai quello che devi" ed ecco che la miccia si accende. Mi avvento su di lui, prendendo il coltellino che ho usato per mangiare e lo trafiggo appena sopra il pomo d'adamo, facendolo mugugnare. Cade all'indietro, io sopra di lui, ed estraggo l'arma, delle goccie di sangue scendono lungo la lama, gocciolando sulla sua maglietta e sporcandola, mentre i suoi occhi si fanno quasi lucidi e sento i suoi polmoni cercare aria disperatamente. Ma non oppone resistenza, insomma, basterebbe un movimento e potrebbe buttarmi contro la parete, ma non lo fa. E non credo sia solo perchè l'ho ferito. Prendo l'impugnatura del coltello con entrambe le mani, i lati della mia bocca si rivolgono verso il basso, in un piccolo broncio. Glielo punto ancora alla gola, facendo in modo che gli trafigga il collo completamente, facendogli provocare uno spasmo. Ma ancora non reagisce, anzi, mi rivolge un debole sorriso. Sgrano gli occhi, mentre mi sento bruciare dalla rabbia.
"COME OSI SORRIDERMI?!" continuo a trafiggerlo ripetutamente, ad ogni colpo nuovo sangue cola dalle ferite, ma lui continua a sorridere in modo malinconico, gli occhi già assenti "PERCHE' NON SOFFRI? PERCHE'? PERCHE'? COME PUOI ACCETTARE COSI' CHE TI UCCIDA?"
Non mi sono nemmeno accorto che sto piangendo fino a quando non sento le energie abbandonarlo. Mi alzo lentamente, buttando il coltello accanto a quello che ormai son sicuro sia un cadavere. Tengo gli occhi semi-chiusi, camminando lentamente verso il lavandino che si trova in cucina. Mi pulisco le mani dal sangue e cerco di prendere l'asciugamano per asciugarmele, ma cade sul pavimento. Mi inchino per raccoglierla, ma non riesco ad afferrarla saldamente, mi scivola dalle mani ancora e ancora. Confuso, le osservo, accorgendomi che tremano. Le caccio nelle tasche della felpa, stringendo l'interno più forte che posso, quasi facendomi provare dolore. Esco dalla cucina, dirigendomi con passo spedito verso la porta. Un secondo prima di aprire la porta, guardo il cadavere un'ultima volta. Guardandolo, la rabbia non è più così forte, son maggiori la tristezza e la pena che provo in questo momento. Non so se quest'ultima la provo più per me stesso o per lui.
"Stupido orgoglioso, Mondo." sussurro, credo anche mi sia scesa un'altra lacrima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2860811