Hidden face.

di echois
(/viewuser.php?uid=719597)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All you need is a computer. ***
Capitolo 2: *** All you need is a little love. ***
Capitolo 3: *** All you need is a guitar. ***



Capitolo 1
*** All you need is a computer. ***


 

Capitolo 1.

All you need is a computer.

 

 

 

“Bill? Bill!” lo chiamò una voce che riconobbe come quella di Miranda e sussultò. Si girò e vide la sua migliore amica – capelli biondo platino perfettamente lisci che le ricadevano sulle spalle, guance rosee, labbra rosse e un corpo incredibilmente magro – che lo guardava con un sopracciglio inarcato.

 

“Mi stavi chiamando, Miranda?” chiese sbattendo le palpebre più volte e lei sospirò.

 

“Ti stavo chiamando da circa mezz'ora” disse, esagerando come al suo solito. “A cosa pensavi? Ultimamente sei sempre distratto” Erano nella mensa della scuola; il loro era il tavolo più popolare al quale tutti avrebbero voluto sedere.

 

Bill alzò le spalle e la guardò, infilzò una patata arrosto con la forchetta e la portò alla bocca. “Beh, che volevi?” chiese. Doveva dare ragione a Miranda, ultimamente era sempre tra le nuvole. Era strano e distratto, non era il solito Bill. Il Bill di sempre era allegro, attivo e metteva sempre tutti di buon umore. Sapeva che colui che lo rendeva strano era una sola persona e questo non lo accettava.

 

“Che indosserai alla festa di venerdì?” chiese e bevve un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta, Bill la guardò a lungo e in silenzio. “Oh, Bill, andiamo! Non dirmi che te ne sei dimenticato. È la festa più importante dell'anno!” Quando Bill continuò a guardarla senza proferire parola, la bionda sospirò. “Kevin ci ha invitato alla festa che organizzerà a casa sua questo venerdì, ricordi? Ti ricordi anche di Kevin? Alto, muscoloso, il capitano della squadra di football che ha una cotta stratosferica per te?”


 

“So, chi è Kevin, grazie per la descrizione” disse ironico e roteò gli occhi, infilzò un'altra patata arrosto.

 

“Ecco, dato che ci ha invitato, cosa indosserai?” chiese. Bill a volte odiava il suo essere così popolare. Essere popolare voleva dire essere circondato da gente ipocrita, dovere essere sempre al meglio ed essere invitato a tutte le feste il cui scopo principale era bere fino a dimenticarsi il proprio nome. A Bill non piaceva andare alle feste, andava solamente perché Miranda letteralmente lo trascinava, ma lui preferiva rimanere a casa e stare al computer con una tazza di tè caldo in mano.

 

“Non lo so, manca tanto a venerdì” disse pensieroso rigirando la forchetta nel piatto.

 

“Oh, Cristo, Bill!” disse alzando gli occhi al cielo e si girò verso di lui. “Kevin è il capitano della squadra di football, è il ragazzo più figo della scuola e vuole te!” lo indicò con un'unghia perfettamente curata. “È l'occasione perfetta per perdere la tua verginità con lui” disse sussurrando, sapeva quanto ci tenesse Bill a non far sapere che era ancora vergine, perchè per qualcuno come lui non aver ancora fatto sesso era una vergogna.

 

“Non voglio perdere la mia verginità con lui” disse scuotendo il capo e facendo una faccia schifata. Bill aveva osservato bene Kevin: era davvero un bel ragazzo con i suoi capelli castani un po' lunghi e il sorriso splendente, ma il ragazzo pensava che fosse un po' idiota. “Voglio perderla con qualcuno che amo davvero e che mi ama a sua volta” Sospirò. Non doveva pensarci. Non doveva pensarci, non doveva pensarci.

 

“Sì che la perderai, perchè so che quel ragazzo ti piace” disse e gli fece l'occhiolino.

 

“Piace più a te che a me” mormorò mogio.

 

“Oh, avanti, Bill. So che ti piace perchè io ti conosco” Il ragazzo non ne fu tanto convinto.

 

 

*

 

 

Bill accese la luce ed entrò nella sua stanza chiudendo la porta. Era letteralmente innamorato della sua stanza, amava il suo letto matrimoniale così comodo. Si buttò su questo e si tolse le scarpe. Poteva anche fingere di essere malato quel venerdì e rimanere a casa, ma Miranda sarebbe sicuramente venuta a casa e lo avrebbe buttato giù dal letto. Quella ragazza era un incubo sotto forma di sogno, non sapeva nemmeno perchè la definisse la sua migliore amica. Si alzò e prese il suo pc bianco dalla scrivania e lo accese. Prese un elastico e legò i suoi lunghi capelli mori in una coda alta e squittì quando sentì che qualcuno l'aveva contattato. Corse di nuovo sul letto e vide un messaggio da Guitar_Boy89.


 

“Bentonato! :)” recitava il messaggio e Bill sospirò felice. Accese la webcam e si vide immediatamente proiettato sullo schermo.


 

“Ciao, Tom” disse e sorrise, si alzò dal letto e raggiunse la scrivania. Prese una salviettina struccante mentre sentì il suono di una notifica. Tornò a letto e si sedette a gambe incrociate, lesse il messaggio.


 

“Hai passato una buona giornata?” chiedeva Tom, premuroso come al suo solito. Bill e Tom non si conoscevano da molto – solo da un anno – ma già erano diventati buoni amici. Un anno fa Bill si era iscritto a Skype e aveva ricevuto una richiesta da un contatto, Guitar_Boy89. Aveva accettato pensando fosse un ragazzo della sua compagnia, ma quel Guitar_Boy89 un giorno lo contattò e iniziarono a parlare. Avevano molte cose in comune, ma la cosa che a Bill piaceva di più di Tom era che lo ascoltava e lo accettava per quello che era. Tom lo aveva visto in tutte le sue sfaccettature – struccato, in pigiama, appena sveglio, in lacrime e sorridente – ma era sempre rimasto e questo lo apprezzava.


 

“Oh, Tom, a volte vorrei semplicemente strozzare Miranda” disse alzando lo sguardo al cielo e iniziò a struccarsi. Bill sapeva tutto di Tom, ma non sapeva chi fosse. Sapeva solo il suo nome, non sapeva il suo cognome e non sapeva nemmeno com'era fatto. Infatti, ogni volta che parlavano, Bill accendeva la webcam mentre Tom non aveva mai voluto farsi vedere.


 

“Cosa ti ha fatto questa volta?”chiese Tom. Bill guardò la salviettina sporca di trucco e sospirò. Avrebbe tanto voluto vedere Tom, secondo lui era un bel ragazzo. Lo aveva solo immaginato e lo aveva immaginato bellissimo.

 

“Mi costringe ad andare a stupidissime feste i cui unici scopi sono bere e scopare. A volte mi chiedo perchè siamo ancora amici e ogni volta mi rispondo che è lei che ci tiene ad essere mia amica perchè sono popolare. Alcune volte vorrei non esserlo” disse e passò a struccarsi l'altro occhio.

 

“Beh, non è poi così bello essere ignorato da tutti” lesse e sospirò di nuovo.

 

“Almeno la gente intorno a menon si aspetterebbe nulla da me. Inoltre se trovassi un amico, so che lui non starebbe con me solo perchè sono importante. Cioè, sai cosa intendo” disse e si alzò per buttare la salviettina nel cestino. Si tolse la maglia e la poggiò sulla sedia. Si avvicinò al comodino e prese la maglia del pigiama e se la infilò. “E poi Miranda è così antipatica con me. Voglio dire, dovrebbe smetterla di farmi pressione! Non voglio nemmeno venire a quella fottutissima festa, inoltre quel Kevin puzza!” Si buttò sul letto e sbuffò, incrociò le braccia.

 

“Kevin?” chiese Tom.

 

“Sì, il capitano della squadra di football” disse imitando il tono di voce di Miranda e fallendo miseramente. “Miranda dice che ha una cotta per me, ma io penso sia un idiota” Cacciò fuori la lingua in una smorfia disgustata.

 

“Ah, quel Kevin! Allora sì, ti do ragione: puzza” scrisse e Bill sorrise, mise il gomito sul ginocchio e si resse il capo. “Vedo Miranda ogni giorno a scuola. Non ha ancora capito che il biondo platino non va più di moda?”

 

Bill abbassò lo sguardo e sorrise. “Vedi anche me ogni giorno a scuola?” chiese con voce bassa, il sorriso dipinto sulle labbra. Bill sapeva anche che Tom viveva nella sua stessa città e che frequentava la sua stessa scuola. Si guardava sempre intorno sperando che qualcuno si avvicinasse a lui e gli dicesse di essere Tom, ma nessuno lo aveva mai fatto.

 

“Sì” digitò Tom.

 

“Sono carino?” disse alzando lo sguardo sul computer.

 

“Sei incredibilmente bellissimo” lesse e arrossì, scoppiò a ridere.

 

“Oh, grazie!” disse e fece un enorme sorriso a Tom che poteva vederlo. “Perchè non vieni mai a salutarmi, allora?”

 

“Non ti piacerebbe sapere chi sono” digitò velocemente il ragazzo e Bill corrugò la fronte.

 

“Perchè? A meno che tu non sia l'inserviente della scuola, a me piacerebbe vederti” disse e sorrise. “Prometti che un giorno mi dirai chi sei?”

 

“Promesso” scrisse dopo un po' Tom. “Wow, pensavo che non avrei mai visto Bill Kaulitz struccato!” Bill rise portando la testa in avanti per il messaggio ricevuto.

 

“Non dirlo a nessuno, ma anche io mi strucco alcune volte” disse e sorrise. Non vedeva l'ora che Tom gli dicesse chi fosse.

 

 

*

 

 

“Bill, ultimamente sei strano” disse Miranda in uno di quei rari momenti in cui erano da soli. Erano seduti su una panchina in marmo e Bill stava facendo finta di leggere un libro. Aveva deciso di andare fuori in giardino per leggere durante la ricreazione, ma Miranda l'aveva seguito come una sanguisuga. In giardino a ricreazione, complice il vento freddo di metà febbraio, non c'era molta gente: alcuni ragazzi fumavano; c'erano dei nerd che parlavano di videogiochi e un altro ragazzo.


Bill roteò gli occhi e la guardò. “In che senso, Miranda?” chiese senza essere realmente interessato alla conversazione.

 

“Ogni volta che cerco di parlare con te sei tra le nuvole oppure mi rispondi in modo freddo” disse spiegandogli il problema. “Io non ti riconosco più, non sei più il ragazzo che ero abituata a conoscere”

 

“Sono lo stesso ragazzo di un anno fa” disse girando pagina.

 

“No, Bill,non è vero” disse scuotendo il capo. “Prima eri sorridente, allegro, rispondevi a tutti con un sorriso. Adesso se ti parlo è come se ti dessi fastidio”

 

“Mi dai fastidio” borbottò Bill innervosendosi. Girò il capo e guardò il ragazzo che, seduto sotto un albero da solo, aveva una chitarra in mano. Era piuttosto strano: aveva i capelli raccolti in una coda alta, un cappello, una fascia e indossava abiti enormi. I suoi capelli, di un bel biondo cenere, erano racchiusi in dreadlock.

 

“Cosa?” chiese Miranda, sorpresa di ciò che Bill aveva detto.

 

“Mi dai fastidio” ripetè Bill più forte. “Mi usi solamente e non mi conosci affatto. Sono così stanco di fingere di essere tuo amico, se fossi realmente la mia migliore amica t'interesseresti di più a me. Ma non lo sei, e questa situazione mi dà immensamente fastidio” si alzò e prese il libro in mano. “E non ci vengo a quella fottuta festa!” urlò e girò, quasi correndo per entrare nell'istituto. Il ragazzo coi dreadlock, che aveva assistito a tutta la scena, guardò Bill andare via, si disse alcune parole d'incoraggiamento e si alzò per raggiungerlo.

 

Quando fu abbastanza vicino a lui, si fece forza e ci provò. “Bill?” lo chiamò e il moro, sentendosi chiamare, si girò e alle sue spalle vi era il ragazzo strano che era fuori in giardino. Perchè lo aveva seguito? Lo guardò da capo a piedi.

 

“Non ora, okay?” disse, si girò e continuò a correre. Tom lo guardò andare via sospirando.

 

 

*

 

 

Bill sospirò e chiuse la porta, vi appoggiò la schiena contro e chiuse gli occhi. Si sentiva così stanco, non aveva cenato per niente – era molto strano, Bill adorava mangiare – e voleva solo dormire. Ma non sarebbe riuscito a dormire se prima non avesse parlato a lungo con Tom. Accese il computer e si sedette sul letto a gambe incrociate, aspettando che Tom lo contattasse come faceva di solito, ma non lo fece. Bill guardò a lungo il computer e pensò che forse il ragazzo si era un po' scocciato di contattarlo sempre per primo, così lo fece lui.


 

“Ehi, Tom! :)” scrisse e inviò il messaggio, aspettando che gli rispondesse. Il ragazzo era online ma non si degnava di rispondergli e Bill si chiese perchè. Tom lo aveva sempre contattato per primo e rispondeva sempre velocemente ai suo messaggi. Si grattò una guancia e decise di provare un'altra volta. “Okay, tu mi stai ignorando” digitò, ma anche questa volta Tom non gli rispose nonostante fosse online, il ragazzo s'innervosì leggermente. “Mi dici almeno cosa diavolo ho fatto?” scrisse e questa volta Guitar_Boy89 gli rispose.

 

“No, uhm, non e' colpa tua, Bill. Sono io” scrisse e Bill corrugò la fronte.

 

“Non capisco, mi dici cosa sta succedendo?” digitò leggermente confuso. “Accetta la videochiamata, piuttosto” scrisse accendendo la webcam e si vide riflesso sullo schermo, sorrise a Tom. Bill sapeva che il ragazzo lo aveva visto in mille e più situazioni, ma preferiva sempre che lo vedesse nel suo stato migliore.

 

“È come se stessi inseguendo la cosa sbagliata, è impossibile e mi sto solamente facendo male. È come se sbattessi la testa contro il muro aspettando che crolli ma alla fine non lo fa, capisci?” scrisse e Bill lesse con la fronte corrugata.

 

“Ho capito, ma non so a cosa ti riferisci” disse Bill e posizionò le mani sulle sue gambe.

 

“Non importa” scrisse e Bill si sentì inutile. Il ragazzo lo aveva sempre consolato durante i suoi momenti di tristezza, ma ora che si stava confidando con lui gli sembrava così difficile capire, nonostante volesse farlo disperatamente, e altrettanto complicato consolarlo.

 

“No, Tom, tu ora mi dici tutto. Ti ascolto” disse sistemandosi meglio sul letto e aspettando che Tom gli scrivesse qualcosa.

 

“Non capiresti” scrisse solamente e Bill strabuzzò gli occhi leggendo.

 

“Chi ti dice che non lo farei?” disse sentendosi leggermente offeso e un po' irritato.

 

“Non voglio litigare” digitò e Bill scosse il capo, determinato ad andare in fondo alla questione.

 

“Nemmeno io, ma—” qualcuno bussò alla finestra e sospirò. Si alzò e si avvicinò alla finestra, l'aprì. Miranda sostava fuori dal suo balcone che si guardava in giro, sussultò vedendo Bill, come se non se lo fosse aspettato.

 

“Bill, quando ti deciderai a mettere delle scale?” chiese con sguardo languido e Bill si fece da parte per farla entrare, Miranda si sedette sul letto accanto al computer. Bill aveva un albero vicino la sua finestra, il moro ci si arrampicava per uscire quando i suoi genitori non gli avevano dato il permesso, mentre Miranda lo utilizzava per entrare in camera di Bill. Simone non riteneva Miranda molto simpatica, per questo la guardava sempre in modo cattivo quando entrava in casa loro, quindi Miranda preferiva entrare dalla finestra. Bill si sedette davanti al computer abbassando la finestra di chat con Tom anche se lui poteva ancora vederlo. Miranda si girò verso di lui e sospirò, indossava dei leggins bianchi e una maglia bianca e rosa con le scarpe da ginnastica, Bill ebbe come l'impressione che quello fosse il suo pigiama. “Bill, mi dispiace per tutto, okay? Hai ragione, ultimamente mi sto comportando in modo scorretto nei tuoi confronti e ti prego di scusarmi” disse mettendosi una mano sul cuore e guardando Bill con occhi lucidi. Il moro pensò che fosse un'ottima attrice. “Voglio ritornare ad essere la tua migliore amica, quella con cui ti confidi, quella che ti capisce subito”

 

“Non ti preoccupare, Miranda, ti perdono” disse e la ragazza gli gettò le braccia al collo stringendolo e cacciando un urlo eccitato, Bill cercò di ricambiare l'abbraccio come poteva.

 

“Quindi verrai alla festa, vero? Domani possiamo andare a comprare il vestito” disse Miranda ancora tra le sue braccia mentre gli accarezzava lentamente il petto, Bill la lasciò andare.

 

Bill la guardò a lungo e poi sospirò, improvvisamente gli venne in mente un'idea brillante. “Certo! Ci mettiamo d'accordo domani, va bene?” Miranda urlò eccitata e si alzò.

 

“Fidati, Kevin è una persona meravigliosa! Bene, ci vediamo domani, ciao Bill!” disse e uscì chiudendo la finestra alle sue spalle, Bill rise quando la sentì urlare mentre si arrampicava sull'albero.

 

Guardò lo schermo e aprì la chat con Tom che aveva assistito a tutta la scena. “Quella è pazza! Ma che problemi ha?” aveva scritto e Bill rise.

 

“Già, è pazza” disse e guardò in aria. “Tom, ti va di venire ad una festa?” 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** All you need is a little love. ***


Hidden face.

CAPITOLO 2.

All you need is a little love.

 

 

 

 

LOL tu scherzi scrisse Tom e Bill lesse sorridente, scosse il capo.

 

“No, se venissi anche tu sarebbe stupendo. E poi, vorrei vederti. Insomma, è da tanto che ci conosciamo ma non mi hai mai detto chi sei” disse Bill gesticolando cercando di convincere Tom. Voleva davvero vederlo, sentiva di essersi preso una cotta per lui e sapeva che per Tom era lo stesso. Oh, se lo avesse visto gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe strinto tra le sue braccia, così stretto da non farlo respirare.

 

Ti ripeto, non ti piacerebbe sapere chi sono digitò Tom e Bill guardò a lungo ciò che aveva scritto.

 

“Ancora con questa storia? Tom, tu mi hai accettato per quello che sono, perchè io non dovrei fare lo stesso?” chiese mettendosi le mani sul cuore e gli fece un caldo sorriso.

 

Bill, ti prenderebbero tutti in giro se ti vedessero con me. Voglio dire, il piu' popolare con il piu' sfigato, perderesti molti amici e non saresti piu' popolare scrisse e Bill lesse più volte quella frase, quindi Tom non era popolare? Poco importava perchè Tom era una persona meravigliosa e ne valeva la pena.

 

“Sai che non m'importa della mia popolarità, avanti, Tom! Me lo hai promesso” disse cercando di convincerlo, nonostante sapesse che era una battaglia persa.

 

Mentivo scrisse semplicemente e il cuore di Bill perse un battito.

 

“Non è vero, tu non mi menti mai” borbottò Bill mentre la sua vista si appannava e i suoi occhi bruciavano.

 

Invece sì, ti ho mentito fino ad ora e tu non te ne sei nemmeno accorto! Sei davvero un idiota, basta che qualcuno ti faccia delle false promesse e tu ci credi scrisse e Bill si coprì la bocca con le mani.

 

“Perchè mi dici questo? Non è vero, tu non mi hai mai mentito” disse Bill e deglutì, cercava disperatamente di non scoppiare in lacrime.

 

Che palle, sei davvero noioso. Ecco, finalmente te l'ho detto! Non me ne frega un cazzo di te e della tua fottuta vita, da oggi in poi i problemi risolveteli da solo. E non ci vengo a quella fottuta festa, non voglio vedere la tua stupida faccia ne' sentire la tua stupida voce scrisse e una lacrima rigò la guancia di Bill quando si fece strada in sé la convinzione che tutto ciò che Tom aveva detto erano bugie, che lui si era innamorato di una persona che l'aveva solo preso in giro e che era tutto finito. Era arrabbiato, si sentiva deluso e ferito, ma era incazzato maggiormente con se stesso perchè amava ancora Tom e lo avrebbe perdonato mille e più volte. Non provare mai piu' a contattarmi, con te ho chiuso Tom si disconnesse.

 

“Tom? Tom!” urlò Bill e le lacrime non smettevano di scorrere sul suo viso, nella stanza si sentivano solo i suoi singhiozzi e i suoi lamenti. “Tom, non mi lasciare!” urlò e si stese sul letto, le braccia incrociate e la fronte sul materasso. “Tom, cazzo, Tom! Non sei tu, tu non mi potresti mai mentire!” urlò e continuò a piangere, amareggiato, deluso e soprattutto arrabbiato. Poco distante dalla casa di Bill, Tom poggiò la testa sulla sua scrivania e sospirò mentre la sua maglietta si bagnava lentamente delle sue lacrime.

 

 

*

 

 

Bill si trascinò lentamente verso la scuola ignorando tutti gli sguardi che gli stavano mandando. Si mise gli occhiali e cercò di raggiungere un posto dove nessuno potesse vederlo il più velocemente possibile. Non voleva che Tom lo vedesse in quello stato. “Bill! Cosa diamine ti è successo?” sussultò quando sentì la voce stridula di Miranda ma continuò a camminare, stavolta affiancato dalla ragazza. “Bill, saresti così gentile da degnarmi di una risposta?” la prese per il polso e corse verso i bagni maschili, si tolse gli occhiali e guardò Miranda che sussultò. “Cristo! Che cosa—?” Miranda si coprì la bocca con le mani perfettamente curate e lo guardò da capo a piedi con un sopracciglio inarcato. Bill era privo di trucco, gli occhi rossi dal pianto,le occhiaie marcate e la pelle più pallida del solito. Aveva i capelli legati in una coda e indossava i suoi jeans skinny – per fortuna aveva avuto il buonsenso di indossare gli skinny – e un maglione bordeux un po' troppo grande che gli arrivava a metà coscia.

 

“Miranda” disse e scoppiò in lacrime di nuovo, si coprì gli occhi con le mani e diede le spalle alla sua amica. Aveva passato tutta la notte a pensare alle cose dolci che gli scriveva Tom e a piangere, non aveva dormito poi molto. Aveva tenuto acceso il computer fino alle cinque rileggendo le conversazioni, ciò migliorava e peggiorava le stesse cose: se prima sorrideva a ciò che gli scriveva, dopo scoppiava di nuovo a piangere perchè era tutto terminato. Quando la sveglia lo aveva inevitabilmente svegliato, si era lavato e aveva indossato le prime cose che aveva trovato, quella mattina aveva anche un groppo in gola che gli aveva impedito di mangiare un solo boccone. I suoi capelli erano così sporchi, il suo viso così pallido e il suo abbigliamento così sciatto. “Mi sento soffocare” Miranda guardò Bill in lacrime e improvvisamente non seppe cosa fare, Bill non si era mai mostrato debole davanti ai suoi occhi. Così fece quello che si sentiva di fare. Si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla e solo quel tocco fece diminuire i singhiozzi di Bill, sentiva di essere meno solo e che c'era qualcuno con lui.

 

“C-Cos'è successo?” disse debolmente Miranda e tutto quello fu nuovo per Bill. Si girò verso di lei e si asciugò le lacrime.

 

“Vuoi davvero saperlo?” chiese e la bionda annuì.

 

“N-Non sopporto di vederti in questo stato. Magari troviamo una soluzione insieme, ti va?” chiese timorosa e Bill, guardandola negli occhi, capì che era sincera. Sospirò e si andò a sedere su un lavandino.

 

“Vieni e ti racconto” disse e Miranda lo guardò a lungo prima di avvicinarsi a lui. “M-Mi ero appena iscritto a Skype quando un tizio mi aggiunge e io l'ho accettato. Poco dopo questo tizio—” Bill abbassò il capo e sorrise, si asciugò le lacrime. “Ricordo ancora la prima cosa che mi scrisse. 'Ehi, scusami se oggi ti ho quasi investito con lo skate'” ridacchiò e anche Miranda sorrise, nonostante tutto quello le sembrasse strano. “E io gli ho risposto 'nessuno oggi mi ha quasi investito con lo skate!', così lui mi ha risposto 'scusami, sono pessimo. Stavo solo cercando un modo di attaccare bottone' e da lì abbiamo iniziato a parlare. Insomma, io gli ho parlato di tutto ciò che ruota attorno la mia vita mentre tutto ciò che so di lui è che si chiama Tom”

 

“Tom? Come puoi conoscere questo tizio... Da quanto lo conosci?”

 

“Un anno” mormorò Bill e abbassò il capo, i suo capelli gli accarezzarono il collo.

 

“Conosci questa persona da un anno e sai solo il suo nome? Non ti ha detto proprio nulla?” disse e Bill scosse il capo. “Ma abita nella nostra stessa città?”

 

“Sì, e frequenta anche il nostro liceo, solo che non vuole dirmi chi è perchè dice che non mi piacerebbe saperlo” Miranda corrugò la fronte e Bill decise di continuare a raccontarle la storia. “Comunque, mi andava bene questo perchè lui mi accettava e mi ascoltava, mi consolava e mi faceva ridere. Era così dolce con me, mi faceva sempre dei complimenti anche se ero nel mio pigiama enorme, con i capelli in disordine e il viso struccato” gesticolò e sorrise al pensiero, le lacrime si ripresentarono e le asciugò da subito.

 

“Ti sei innamorato di lui” disse Miranda scandendo bene le parole e Bill alzò di scatto il capo, guardandola con occhi stralunati. “Ecco perchè non vuoi conoscere Kevin, tu ti sei innamorato di lui, di qualcuno che non conosci nemmeno!”

 

“Sì, oddio” disse e si coprì il viso mentre riniziava a piangere, Miranda si avvicinò e lo attirò in un abbraccio piuttosto maldestro. “Non conosco il suo cognome e non so com'è fatto, ma conosco il suo cuore e mi piace il suo carattere, mi fa andare fuori di testa”

 

“Allora qual è il problema, Bill?” chiese mentre osservava le bianche piastrelle del bagno.

 

“I-Ieri l'ho invitato alla festa di Kevin. Io ho insistito, Miranda, sai che l'ho fatto, ma lui mi ha risposto di no e continuava a dirmi di no. Allora gli ho ricordato che mi aveva promesso che un giorno ci saremmo incontrati ma lui mi ha detto che mentiva. Intendo, mentiva su tutto. Come se quello che avevamo fosse una bugia, come se lui mi avesse spezzato il cuore ma la colpa era la mia perchè gli avevo creduto, come se fossi ingenuo e illuso” disse e scoppiò a piangere, dirlo faceva più male che pensarlo.

 

“Ehi, Bill, guardami” disse Miranda una volta staccatasi dall'abbraccio. Bill era davvero distrutto, i suoi occhi erano rossissimi e lui si era stancato a furia di piangere. “Devi inizialmente perdonare te stesso e poi lui, perchè una volta passata quesa cotta l'avrai dimenticato e starai bene. Sfogati, piangi, ma pensa che dopo di questo starai bene di nuovo, d'accordo?” cercò di consolarlo fallendo miseramente, ma in fondo che ne sapeva Miranda? Lei non era Tom. Cazzo, certo che si faceva male da solo. Annuì e abbozzò un sorriso. “Ho i trucchi in classe, vado a prenderli e ti sistemo, okay?” Bill annuì di nuovo e Miranda uscì per andare a prendere la sua trousse. Bill sospirò e poggiò il capo contro il muro, guardò a lungo il soffitto e poi chiuse gli occhi, stanco a morte. Si sarebbe potuto addormentare anche lì tanto era stanco. La porta si aprì e un ragazzo coi rasta, forse più distrutto di lui, entrò in bagno. Sussultò quando vide Bill e quasi corse a rifugiarsi in un cubicolo, ma sembrava come se il moro stesse dormendo, quindi si prese dei momenti per guardarlo. Era così vicino che poteva toccarlo e non sentire solo il freddo schermo, ma un corpo caldo. Bill era ridotto davvero male; il suo viso era pallido e scavato, i capelli legati in una coda di cavallo. Il moro non si era mai mostrato a nessuno in quel modo – solamente a lui – ed era così strano che venisse conciato così a scuola.

 

Anche Tom era nelle stesse condizioni di Bill. Aveva pianto tutta la notte combattendo la voglia di scrivergli per scusarsi. Non sapeva dove aveva trovato la forza di alzarsi dal letto e di andare a scuola, gli occhi ancora rossi. Improvvisamente la porta si aprì e lui dovette farsi di lato per non essere colpito. Miranda entrò nel bagno dei ragazzi con una trousse enorme rosa e piena di pon pon in mano ignorando completamente Tom. Lo guardò acida e alzò un sopracciglio. “Beh, che hai da guardare?” chiese a voce alta e Bill aprì gli occhi, posizionado il suo sguardo sul ragazzo con cui stava parlando Miranda. Era il ragazzo strano con degli abiti enormi dell'altra volta. I loro sguardi s'incrociarono per la seconda volta e tutt'e due si squadrarono da capo a piedi, prima che Tom si rifiugiasse in un cubicolo. “Bene, so che non hai la forza quindi ti trucco io” disse cercando il fondotinta nella sua trousse, Bill sospirò. Perchè l'apparenza era fondamentale.

 

 

*

 

 

Quel giorno Bill sarebbe stato capace di scoppiare in lacrime per ogni cosa. Il solo sentire di persone che avevano perso i loro cuccioli lo faceva piangere.

 

Aveva l'ora di matematica, era all'ultimo banco vicino a Miranda. La ragazza era riuscita a domare i suoi capelli che ora gli ricadevano lisci sulle spalle e aveva fatto un'ottimo lavoro con il trucco, aveva messo abbastanza fondotinta e correttore da coprire le occhiaie. In quanto al suo maglione extralarge non avevano potuto fare niente, ma Miranda aveva cercato di consolarlo dicendogli che sembrava molto hipster. Bill forse avrebbe dovuto ridere, ma non lo aveva fatto.

 

La professoressa stava ora scrivendo alla lavagna un problema da svolgere in classe, Bill accavallò le gambe lasciando dondolare un piede e scrisse svogliatamente la traccia sul suo quaderno. “Kaulitz, vieni a risolvere il problema alla lavagna” disse la professoressa e gli porse il gessetto. La professoressa non era tanto giovane ma nemmeno tanto vecchia, indossava una gonna blu e un maglione color senape di cattivo gusto. Portava degli occhiali ovali sul naso e un caschetto che non si adattava alla forma del suo viso.

 

“Buona fortuna” gli sussurrò Miranda coprendosi la bocca con le mani e Bill sospirò ma si alzò lo stesso. Prese il gessetto che gli stava offrendo la professoressa e rilesse il problema. Sapeva la formula che serviva per risolverlo, l'aveva studiata l'altro giorno con Tom. Aveva preso il libro con tutta l'intenzione di studiare, ma alla fine – dopo delle battutine stupide di Tom – aveva lasciato perdere e aveva messo da parte il libro, dedicando tutta la sua attenzione al ragazzo. Gli occhi di Bill si appannarono. No, no. No, non piangere. Non ora.

 

Bill scoppiò inevitabilmente a piangere e abbassò il capo sotto lo sguardo sbigottito di tutti. “M-Mi dispiace, io non so risolverlo” disse e cercò di asciugarsi le lacrime, stavano facendo colare tutto il trucco. Si girò verso la professoressa. “P-Posso uscire? Non mi sento bene” disse e corse verso la porta, quando fu nel corridoio vuoto potè finalmente respirare. Prese velocemente il telefono dalla tasca dei jeans e andò su Skype, aprì la chat con Tom ma poi si bloccò. Le parole aspre che gli disse gli impedirono di umiliarsi ancora perchè Tom non ne voleva più sapere di lui. Appoggiò la schiena ad un armadietto e si asciugò le lacrime nere che gli rigavano il viso.

 

 

*

 

 

Tom era un normale diciassettene e anche lui come Bill frequentava la scuola superiore St Raymond ma, al contrario di Bill, lui non aveva nessun amico. Era quel tipo di ragazzo che la gente non sprecava il proprio tempo nemmeno a prenderlo in giro perchè tanto valeva meno di zero. Forse era per via del suo look strano e dei suoi rasta, ma a Tom piaceva il suo stile e non doveva sentirsi obbligato a cambiarlo solamente perchè a qualcuno non piaceva. Beh, a nessuno piaceva il suo look ma lui aveva una personalità abbastanza forte da sopravvivere in quella scuola.

 

Tom era abituato a sedersi in un posto molto distante dal solito tavolo di Billl. Passava l'ora del pranzo girando la forchetta nel suo piatto e a fissare Bill; amava il modo in cui i suoi capelli mori sfioravano delicatamente il suo lungo collo, amava il modo in cui le sue labbra si distendevano in un sorriso e amava i suoi occhi color cioccolato. Prima che se ne potesse rendere conto, Tom si era innamorato perdutamente di Bill, ma il moro era sempre così lontano, così distante, così troppo popolare. Era come cercare di inseguire una stella, o una nuvola. Era così triste, Tom si era innamorato degli occhi di Bill ma loro non lo conoscevano ancora.

 

Quando Bill si era iscritto a Skype, Tom aveva colto la palla al balzo. Il suo intento era quello di parlare semplicemente con Bill senza che lui sapesse chi fosse, ma la cosa gli era sfuggita di mano e non riusciva a non stare una sera senza parlare con Bill. Bill era dolce, simpatico e gentile. Poi il moro aveva iniziato a confidarsi con lui e aveva scoperto che la sua vita era una bugia e che tutto ciò che desiderava era un vero amico, Tom continuava a stargli accanto nonostante volesse essere di più.

 

Anche questa volta Tom era seduto al suo solito posto in fondo alla sala ed era impegnato a guardare ogni mimimo movimento del moro, ma questa volta non sarebbe tornato a casa e gli avrebbe parlato. Tutto quello che aveva fatto era per Bill, perchè nonostante dicesse di odiare la sua popolarità, il moro non sarebbe riuscito a stare nemmeno un giorno nelle condizioni di Tom. “Cazzo” borbottò e si massaggiò le tempie, imponendosi mentalmente di non scrivergli, stava facendo tutto questo per il bene di Bill.

 

Bill, seduto al suo solito tavolo, aveva incociato le braccia e ci aveva poggiato sopra la fronte. Aveva chiuso per un momento gli occhi ed era caduto in un sonno profondo, oramai aveva rinunciato al make up nonostante i suoi capelli stessero ancora a posto. Tom guardò Bill e pensò che era bellissimo anche al naturale e con i capelli in disordine. “Cazzo” mormorò di nuovo passandosi una mano sul viso, era cotto a puntino.

 

 

*

 

 

Tom chiuse la porta alle sue spalle e guardò la sua casa. Non era molto grande, ma era accogliente e calda e questo era ciò che aveva più importanza. “Ciao tesoro! Com'è andata oggi a scuola?” chiese Jutta non appena entro nel salone.

 

Tom alzò le spalle. “Noioso” disse e andò in cucina, posò lo zaino su una sedia e aprì il frigorifero. Prese una bottiglia d'acqua e bevve un lungo sorso.

 

“Hai visto Bill, oggi?” chiese alzando le sopracciglia due volte e Tom arrossì. Jutta sapeva tutto della storia tra Bill e Tom; sapeva che si erano conosciuti su internet ma suo figlio non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti a scuola nonostante il moro insistesse.

 

“Uh, sì” rispose evasivo. La madre inclinò un po' il capo guardandolo; di solito Tom iniziava a parlare di quanto fosse bello e grazioso Bill, ma ora non stava dicendo nulla. Fa che non mi faccia nessuna domanda, fa che non mi faccia nessuna domanda, pregò Tom mentre prendeva il suo zaino dalla sedia, pronto ad andare sopra.

 

“Cos'è successo tra voi?” chiese Jutta sedendosi al tavolo e incrociando le braccia.

 

Tom sospirò e si toccò una tempia. “Noi abbiamo litigato” disse e la madre strabuzzò gli occhi e inclinò il viso. “Sì, lui... uhm voleva invitarmi una festa, ma sai quanto non mi piacciano le feste e ho rifiutato e lui... si è arrabbiato” alzò le spalle e lamadre la guardò a lungo.

 

“Tom, Bill è una persona meravigliosa, non lasciarlo scappare solo perchè hai paura. Se Bill si è innamorato di te senza nemmeno sapere chi sei—” Tom arrossì fino alle orecchie. “Vuol dire che gli piace il tuo carattere. Ora, io non ti sto obbligando ad andare a quella festa, ma bada bene a ciò che fai” concluse Jutta e Tom la guardò a lungo. Si girò e corse di sopra. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** All you need is a guitar. ***


Hidden face.

CAPITOLO 3.

All you need is a guitar.

 

 

 

Bill entrò nella sua stanza e si stropicciò un occhio con la mano. Posò la giacca sulla sedia e prese il computer, lo accese e poi lo guardò. Ma cosa stava facendo? Tom gli aveva detto che non voleva più sentirlo né vederlo. Si buttò sul letto e desiderò sprofondare. Alla fine Miranda si era arresa e lo aveva lasciato in pace, nessuno gli aveva chiesto come stesse. Sospirò e sentì che gli era arrivato un messaggio su Skype. Si alzò incredulo e guardò lo schermo, Tom lo stava chiamando. In un anno che si conoscevano Tom non lo aveva mai chiamato, Bill non sapeva quale fosse la sua voce. Gli occhi gli si riempirono di lacrime di nuovo e fu propenso ad accettare, ma poi le parole di Tom si ripresentarono come un eco nella sua mente e decise di ignorare la chiamata, iniziando a piangere silenziosamente. Forse lo stava chiamando per offenderlo ulteriormente, non ce la faceva. Ci fu di nuovo il silenzio più totale nella sua camera e Bill pensò di aver appena perso un'occasione per riconciliarsi con Tom, ma poi il ragazzo provò di nuovo a chiamarlo e il moro davvero non potè trattenersi. “Tom...?” disse debolmente e il cuore di Tom perse un battito quando sentì la sua voce spezzata.

 

“Bill” lo chiamò Tom e Bill non potè trattenersi dal sorridere. Tom aveva una voce fantastica. Era profonda e bassa, era così rassicurante. “Stai-Stai piangendo?” chiese timido.

 

Bill si asciugò le lacrime con il suo enorme maglione bordeux e sorrise. “No” mentì ma Tom riusciva a sentire la sua voce rotta.

 

“I-Io volevo chiederti scusa, Bill, sono un idiota” disse e Bill rise, si asciugò il naso con il suo stesso maglione.

 

“Lo so” disse e anche Tom ridacchiò.

 

“Devi capire che l'ho fatto per te. Se ci vedessero insieme, perderesti tutta la tua popolarità e i tuoi amici e saresti da solo e non è bello” disse e sospirò.

 

“Non sarei da solo, perchè avrei ancora te e questo è quello di cui m'importa di più” dissealzando il capo, Tom sospirò di nuovo. “Tom, tu sai che non m'importa nulla del mio essere popolare, io voglio te” disse con determinazione e fu stupito lui stesso quando l'ebbe detto. Finalmente l'aveva detto! “Non m'importa comunque, non m'importa più oramai. Non vuoi venire alla festa? Va bene, non venire, ma continuiamo a parlare perchè io senza di te mi sento perso” pianse di nuovo e si coprì il viso come se Tom potesse vederlo.

 

“D-Davvero?” chiese Tom e osservò a lungo lo schermo.

 

Bill annuì ma poi si accorse che Tom non poteva vederlo. “S-Sì” disse e ci fu un lungo momento di silenzio in cui Bill si asciugò le lacrime, erano le ultime che avrebbe versato per Tom. “Hai una voce bellissima”

 

“Bleah, è orrenda” disse Tom e Bill rise, abbassò il capo. “Di a Miranda che sei bellissimo anche senza trucco”

 

“Sono strano senza trucco. Insomma, andavo nei bagni della scuola e mi vedevo struccato ed ero tipo 'oh Dio!'” disse e rise di nuovo. “Comunque penso che la tua voce sia bellissima, quindi sshh!”

 

“Hai dei gusti di merda” disse e scosse il capo sorridendo. Voleva chiedergli – come faceva di solito – com'era andata la giornata, ma sapeva la risposta e non la voleva sentire. Entrambi non sapevano cosa dire, ed era davvero strano perchè quando parlavano non erano mai a corto di argomenti. “Domani ho compito di inglese”

 

“Io l'ho fatto una settimana fa e ho preso una D. Insomma, è andato malissimo” disse e Tom sospirò e ascoltò Bill parlare senza essere realmente interessato. “Miranda mi continua a dire che recupererò e che comunque quelle cose non servono a nulla. Che scema che è, certo che mi servono! Devo andare al college, non posso permetteri un'insufficienza così grave! E poi mi ha detto che—”

 

“Verrò alla festa” disse Tom ma Bill non sembrò averlo udito.

 

“Lei ha preso C, voglio dire, come hai fatto? Io ho studiato più di te e tu—”

 

“Bill, verrò alla festa!” disse Tom a voce più alta e Bill interruppe il flusso delle sue parole, strabuzzò gli occhi.

 

“Cosa?” disse e si avvicinò al computer, sicuro di aver sentito male.

 

“Ho detto che v-verrò alla festa” disse e abbassò il capo. Davvero non amava le feste, ma amava Bill e voleva vederlo e questo era più importante. Non sapeva che cosa sarebbe successo. Il moro avrebbe potuto abbracciarlo e baciarlo e dichiarargli amore eterno oppure sarebbe potuto scappare a gambe levate e non avrebbe più voluto rivederlo. Sperava sinceramente che fosse la prima opzione, in fondo Bill era un bravo ragazzo e non sarebbe mai scappato di fronte a lui.

 

“Quindi potrò incontrarti?” chiese Bill meravigliato e con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, si coprì la bocca con le mani non riuscendo a smettere di sorridere.

 

“Uhm, sì” Tom sorrise quando sentì l'urletto eccitato che scappò a Bill. “Verrò alla festa, starò lì dieci minuti e poi me ne andrò. Se non ti avrò trovato, uh, beh me ne andrò lo stesso”

 

“Non preoccuparti, mi ci vorrà un secondo per trovarti” disse e sorrise. “Aspetta, ma io non so come sei fatto” perse il sorriso.

 

“Avrò una maglietta rossa e dei jeans, sarò l'unico ad essere vestito in modo normale, lì, dovrebbe essere semplice” disse e Bill rise.

 

“Tu mi conosci, se mi intravedi vieni ad abbracciarmi da dietro così saprò che sei tu” sorrise e anche Tom lo fece. Entrambi non vedevano l'ora che fosse domani.

 

 

*

 

 

Bill aveva il cuore in gola mentre parcheggiava vicino casa di Kevin. “Stai tranquillo, Bill, andrà tutto bene” disse Miranda, elegante nel suo vestito rosso lungo. Aveva i capelli legati in uno chignon e un trucco ben fatto, indossava tacchi neri vertiginosamente alti.

 

“E se non riusciamo a trovarci e alla fine lui se ne va? Quando avrò un'altra occasione?” chiese e guardò Miranda preoccupato. Alla fine aveva optato per una semplice camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e degli skinny neri.

 

Miranda gli sorrise e gli mise una mano sulla coscia. “Mettiti in testa che lo troverai, gira per tutta la casa, entra in ogni stanza. Se non lo troverai, sicuramente avrete un'altra occasione per incontrarvi” disse e guardò il suo orologio d'oro. “Dovrebbe già essere qui, non perdere altro tempo” Bill annuì e uscirono dalla macchina. Le parole di Miranda lo avevano un po' confortato ma era ancora in preda all'ansia. Arrivarono davanti casa di Kevin ed entrarono, il moro si guardò intorno. La casa di Kevin era esattamente come la ricordava, vi era stato un paio di volte prima, ogni volta che dovevano fare un progetto insieme si riunivano a casa sua. La puzza d'alcol era forte mentre troppi adolescenti ballavano sulle note di una canzone che Bill non conosceva. “Kevin è lì” disse Miranda ed indicò un ragazzo alto, dal fisico slanciato e i capelli castani selvaggi. Si avvicinarono e il ragazzo gli fece un enorme sorriso, soffermandosi su Bill.

 

“Ehi, ragazzi, siete venuti!” disse e abbracciò Miranda, poi guardò Bill e sorrise, abbassò il capo, rosso in viso. “Uhm, ciao Bill” sussurrò ma il ragazzo era intento a guardarsi intorno. Moltissimi ragazzi avevano deciso di indossare una maglia rossa, dannazione!

 

“Ciao” disse sbrigativo e guardò Miranda. “Vado a prendere qualcosa da bere, con permesso” si avviò verso la cucina e Kevin lo guardò andare via con la fronte corrugata.

 

“Ma che ha? Non gli piaccio proprio?” chiese e guardò Miranda, anche lei stava guardando Bill andare verso la cucina.

 

La bionda gli posò una mano sugli avambracci e scosse il capo. “Fidati di me, toglitelo dalla testa” disse e Kevin sospirò.

 

-9 minuti.

 

Okay, in cucina non c'era. Si servì un po' di ponch allungato con l'alcol per smorzare la tensione e si sentì un po' meglio ma non era abbastanza. Finì il suo bicchiere e lo posò accanto a tutti gli altri. La cucina era immensa ma c'erano solamente ragazzi ubriachi che parlavano tra di loro, nessun segno di Tom. Bill non sapeva nemmeno com'era fatto – sapeva solo cosa avrebbe indossato – ma non era abbastanza. Sospirò e decise di andare a vedere nelle altre stanze, sarebbe ritornato un'altra volta comunque.

 

-7 minuti.

 

Nello studio del padre di Kevin non c'era praticamente nessuno, solamente dei quadri a terra e alcuni oggetti di valore rotti. Sospirò e chiuse la porta.

 

-5 minuti.

 

Aveva atteso per due minuti buoni fuori dalla porta del bagno del piano terra aspettando di trovare Tom all'interno, ma dopo aver bussato a lungo uscirono un ragazzo e una ragazza con un'espressione post coito ma ancora nessun segno del ragazzo. Si coprì il volto con le mani e decise di andare al piano di sopra.

 

-3 minuti.

 

Nella camera dei genitori di Kevin non c'era nessuno, a parte due giovani che stavano facendo sesso, così come nella stanza del giovane. Sospirò e si mise in fila per il bagno sperando che Tom lo avesse preso in giro e che fosse venuto veramente. Mentre aspettava, ripensò alla loro storia, a Guitar_Boy89 e alla strana piega che aveva preso la loro prima conversazione.

 

-1 minuto e lui stava ancora facendo la fila per il bagno.

 

Guitar_Boy89. Tom gli aveva sempre detto di quanto amasse la sua chitarra. A soli tre anni suo padre gliene aveva regalata una per Natale e d'allora aveva imparato tutto da solo. A volte gli faceva ascoltare delle canzoni che componeva e Bill pensava fossero bellissime, pensava che Tom fosse bravissimo. Ecco perchè Guitar_Boy89.

 

Guitar_Boy89...

 

Strabuzzò gli occhi, come aveva fatto a non pensarci prima! Tornò indietro lungo il corridoio e scese di corsa le scale, investendo qualcuno nel mentre. Attraversò di nuovo il salone ed entrò nel corridoio del piano terra, superò lo studio del padre di Kevin e aprì una porta in fondo.

 

Un ragazzo alto e magro, con i rasta legati in una coda, un capellino ed una fascia che indossava una maglietta rossa enorme e dei jeans extra large era seduto su una sedia mentre teneva in mano una chitarra e intonava dolci melodie. Bill guardò Tom come se fosse la prima volta, come se non lo avesse mai visto prima a scuola. Tom era lo strano ragazzo con i rasta, quello stesso ragazzo strano che beccava sempre a spiarlo. E Tom era lo stesso ragazzo che una volta aveva cercato di parlare con lui ma che aveva allontanato bruscamente.

 

Quando Tom smise di suonare e alzò lo sguardo su di lui, il cuore di Bill iniziò a battere come un martello, forte nel suo petto. Ecco, è finita, pensò Tom, ora scapperà schifato. Il moro posò una mano sul petto mentre fissava senza parlare il rasta.

 

Corse verso di lui e gli buttò le braccia al collo, stringendolo così forte da non farlo respirare. Tom posò a terra la chitarra e si alzò, strinse Bill forte e gli accarezzò i capelli. Posò la testa sulla sua spalla e ispirò a lungo il suo ordore, era così buono.

 

Tom aveva un odore così buono, sapeva di casa. “Stavo per andarmene” confessò Tom e Bill lo strinse più forte.

 

“Non farlo” sussurrò e sorrise beandosi del calore di Tom. Si staccò quel poco che bastava per posargli un dolce bacio sulla guancia, rimase così a lungo e poi tornò a stringerlo forte. “Non lasciarmi. Promettilo”

 

“Prometto” disse ed era come se Bill solo ora realizzasse di star abbracciando Tom.

 

“Sei qui, Cristo, sei tu in carne ed ossa. E sei bellissimo” disse e Tom arrossì strabuzzando gli occhi. “Sei più bello di quanto io immaginassi”

 

“Tu sei sempre bello, invece” disse e chiuse gli occhi, in pace con se stesso.

 

“Andiamocene” disse Bill poggiando le mani sulle spalle di Tom che lo teneva ancora stretto. Tom corrugò la fronte e Bill sorrise, gli baciò più volte la guancia, non osando fare altro. “Andiamocene via da qui. Vieni a casa mia, voglio stare solo con te. E poi a te non piacciono le feste” Tom sorrise e annuì, Bill prese il telefono e scrisse velocemente un messaggiò, lo inviò e posò di nuovo il telefono nella tasca. “Okay, andiamo” gli sorrise e gli prese la mano, uscendo dalla sala dove Kevin teneva gli strumenti.

 

Miranda prese il suo telefono e vide che Bill gli aveva mandato un messaggio. Temendo il peggio, lo aprì e lo lesse. Io me ne vado diceva il messaggio e si mise una mano sulla guancia, triste e preoccupata. Quindi Bill non aveva incontrato Tom? Era così dispiaciuta per lui...

 

Hai trovato chi cercavi? gli stava scrivendo, ma poi le sue orecchie non sentirono più il casino a cui erano abituate e alzò lo sguardo; tutti quanti erano in silenzio e radunati attorno a qualcosa. Cercò di farsi spazio tra la folla e vide Bill, felice e sorridente come non mai, che teneva per mano 'lo sfigato coi rasta', come era solito chiamarlo. Quello era Tom? Ma come diavolo aveva fatto Bil a non accorgersi che era lui? Era stato lì tutto il tempo ma Bill non l'aveva mai notato. Spalancò la bocca, anche lei sbalordita come non mai, ma Bill sembrava felice mentre si dirigeva con quel ragazzo verso la porta, quindi perchè impedirgli di esserlo? Battè le mani e in pochi secondi tutti applaudivano a quella coppia improbabile.

 

Bill arrossì e abbassò il capo, il sorriso che non riusciva a scomparirgli. Aveva pensato che tutti quanti li avrebbero derisi e presi in giro, invece stavano addirittura facendo loro un applauso! Bill salutò e uscì dalla casa, avviandosi verso la macchina, mano nella mano con Tom.

 

 

*

 

 

Bill rise e si sporse dal suo balcone. “Dai, Tom, ce la puoi fare!” disse e sorrise a Tom, era in piedi sotto il suo balcone che cercava di arrampicarsi sull'albero. “Su, se ce l'ha fatta Miranda puoi farcela anche tu!” lo esortò e Tom guardò a lungo l'albero. “Sembriamo Romeo e Giulietta”

 

Tom s'inginocchiò e guardò Bill con una mano sul cuore. “Oh, Romeo, perchè sei tu Romeo?” disse e Bill rise.


“Idiota, muoviti a salire, muoio di freddo” disse e osservò Tom avvicinarsi all'albero e mettere un piede sulla corteccia.

 

“Scusami se non sono uno scoiattolo ma un umano” disse e Bill sorrise. Dopo vari tentativi, Tom riuscì ad arrivare al balcone e Bill lo aiutò a salire. “Ma quando metterai una scala?” chiese e prese un lungo respiro. Bill ridacchiò e aprì la finestra e fece spazio al biondo, che entrò e si guardò intorno. “Wow, è così strano! Sono abituato a vederla solo in web” disse e si avvicinò alla libreria in mogano di Bill e toccò alcuni libri. Il moro si sedette sul letto e guardò divertito Tom girare per la sua stanza e toccare tutto ciò che riusciva a trovare. Di solito gli dava fastidio quando la gente toccava la sua roba, ma questa volta voleva che Tom si facesse gli affari suoi. Perchè non aveva nulla da nascondere a Tom, Tom sapeva tutto di lui. Quando il biondo fu soddisfatto, si andò a sedere accanto a Bill sul letto e tastò il materasso. “È così morbido il tuo letto”

 

Bill si stese e invitò Tom a fare lo stesso. Il ragazzò poggiò la testa sul cuscino e sorrise quando Bill si avvicinò a lui, si girò verso il moro e lo abbracciò per l'ennesima volta quel giorno. Il moro poggiò la testa sul suo petto e sospirò felice, chiudendo gli occhi. “Grazie” sussurrò.

 

“Di cosa?” chiese Tom iniziando ad accarezzargli i capelli. Erano così morbidi al tatto, aveva sempre sognato di farlo. Aveva sempre sognato una situazione di questo genere, lui e Bill abbracciati e il moro sul suo petto.

 

“Di tutto, lo sai” disse e si allontano giusto un po' per guardare Tom negli occhi, il ragazzo ricambiò il suo sguardo e ci fu un lungo silenzio. Grazie per avermi accettato, diceva silenziosamente Tom. Grazie per essere qui, diceva invece Bill. Tom era così preparato a quello che successe dopo solamente perchè l'aveva fatto mille e più volte nei suoi sogni, prima. Bill chiuse gli occhi e posò le labbra su quelle di Tom, leggermente, solo sfiorandole. Il biondo inclinò il capo facendo sì che i loro nasi non si scontassero e gli morse un labbro, si staccarano per brevi secondi e poi ritornarono a baciarsi.

 

Lo stomaco di Bill era in subuglio, così come quello di Tom. “Ti amo” sussurrò Tom avendo paura di rovinare il momento e Bill continuò a baciarlo con un sorriso stampato sulle labbra. “Ti amo, ti amo, ti amo. Ti amo da sempre” sussurrò e Bill capovolse le posizioni, salendo su Tom e continuando a baciarlo.

 

Bill si staccò momentaneamente per riprendere fiato ma non aprì mai gli occhi, era tutto così bello che sembrava un sogno. “Ti amo anche io, da quando mi hai chiesto scusa per avermi quasi investito con lo skate” disse e Tom sorrise, il moro gli mise una mano sul collo e continuò a baciarlo con amore, con passione. Tom gli accarezzò i capelli, il viso, e poi gli sbottonò il primo bottone della camicia, poi il secondo, e poi il terzo.

 

 

*

 

 

Bill rise e continuò a mangiare la sua insalata. Miranda era alla sua destra che parlava di cose frivole come al solito, come i trucchi, o come gli smalti. “Bill, cosa ti metterai alla festa di questo venerdì?” disse e fu come ritornare a prima, come se tutto fosse stato un sogno.

 

“Non lo so, venerdì è così lontano” disse Bill lasciando cadere l'argomento.

 

“Tu, Tom?” chiese e Bill sorrise solamente a sentire il suo nome. Tom era accanto a lui che chiacchierava con i suoi amici. Perchè Bill era ancora popolare, solo che aveva Tom accanto a sé ed erano la coppia più popolare della scuola. Nessuno li aveva insultati, nessuno li aveva isolati, quello che pensava Tom era completamente falso. Bill si girò a guardare Tom e gli sorrise, il ragazzo ricambiò.

 

“Uhm, non lo so. Il solito jeans, penso” disse e tutti ridacchiarono, Miranda alzò lo sguardo al cielo.

 

“Sei sempre il solito” disse la bionda e Bill sorrise mordendosi il labbro.

 

“Scusatemi, devo andare al bagno” disse Bill e si alzò dal tavolo della mensa.

 

“Credo che lo seguirò” disse Tom e si alzò, seguendo il suo ragazzo nei bagni dei ragazzi. Chiusero la porta e Bill si appoggiò contro il muro, Tom gli cinse la vita e lo baciò delicatamente. Bill mise la mano tra i suoi rasta e sorrise quando gli morse il labbro. Amava quando Tom gli mordeva il labbro fino a farlo sanguinare.

 

“Non andremo a quella festa, vero?” disse e rabbrividì quando Tom gli baciò il collo.

 

“Perchè dovremmo andare ad una festa quando ho affittato Titanic?” chiese e Bill sbuffò una risata.

 

“Bleah! Pensi davvero che guardi quella merda?” chiese e cacciò la lingua fuori in una smorfia di disgusto, Tom la catturò e iniziarono a baciarsi con la lingua, Bill si fece più vicino a Tom.

 

“Era solo una scusa perchè tu venissi a casa mia” disse e gli diede un delicato bacio sulle labbra. “Mamma ti adora” disse e sospirò, Bill rise.

 

“Non serve una scusa per invitarmi a casa tua, lo sai” disse e si guardarono a lungo, le loro bocche si unirono di nuovo.

 

 

FINE




 

È sempre brutto finire una FF, anche se è solo di tre capitoli! Mi ero affezionata così tanto ai personaggi:( 
Inizialmente questa doveva essere una one shot, ma dato che sarebbe venuta un po' troppo lunga, ho deciso di trasformarla in una minific e spero che vi sia piaciuta almeno un quarto di quanto è piaciuta a me!
Alla prossima ♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2911541