Make some noise

di Lost In Donbass
(/viewuser.php?uid=628201)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Make some disasters ***
Capitolo 2: *** Make some fun ***
Capitolo 3: *** Make some trouble ***
Capitolo 4: *** Make some investigations ***
Capitolo 5: *** Make some discovery ***
Capitolo 6: *** Make some music ***
Capitolo 7: *** Make some silly things ***
Capitolo 8: *** Make some riots ***
Capitolo 9: *** Make some agreements ***
Capitolo 10: *** Make some resolutions ***



Capitolo 1
*** Make some disasters ***


MAKE SOME DISASTERS
 
Era una soleggiata mattina di giugno, in Germania. Non faceva caldo e nemmeno troppo freddo. Solo una dolce brezzolina estiva soffiava leggera facendo svolazzare le gonne delle vecchie signore. Era una di quelle mattine in cui sarebbe bello starsene sdraiati sulla sdraio in giardino a prendersi il fresco, magari con il proprio libro preferito in mano. Era appunto quello che pensavano i tranquilli abitanti della ancor più tranquilla Berlin Strasse, una bella via fatta di belle casette con giardino, un poco nella periferia di Magdeburgo. Abitata da persone rispettabili, la Berlin Strasse assaggiava anche lei l’estate che si stava timidamente affacciando nel freddo cielo tedesco. Come dicevamo, gli inquilini della buona vecchia Berlin Strasse si erano già accomodati in giardino pronti a godersi il silenzio dolce che da sempre caratterizzava la via. Da sempre, appunto, ma quella mattina il silenzio aveva deciso di prendersi una pausa e asciare spazio al suo fratello Rumore, che felice si era appropriato della strada avvolgendo il tutto nelle sue ampie spire. Non appena fratel Rumore prese il posto di Fratel Silenzio i Kaulitz uscirono in strada. Vi chiederete forse chi siano questi fantomatici Kaulitz, diretta prole di fratel Rumore. Ebbene, all’apparenza sono due normalissimi quattordicenni come se ne vedono a milioni. In realtà sono due bombe atomiche pronte a esplodere. Per questo motivo sono profondamente odiati dai loro rispettabili vicini, ormai stufi di sentire ogni sacrosanta mattina alle sette “Bill porca **** ti dai un mossa ****?” erano così volgari quei due bambini … “E arrivo stai calmo Tom mica ci insegue qualcuno, no?” . capirete bene che per i poveri abitanti della Berlin Strasse fosse un mezzo incubo svegliarsi e addormentarsi sulle note di volgarità urlate da quei due ragazzetti smidollati. Che poi cos’erano? Gemelli? Ancora peggio! Pensavano i rispettabili abitanti della via. Guarda un po’te se quel bambino deve girare con i “dreadlocks” e quei orribili vestiti sformati. E dimmi te se quell’altro deve girare truccato come un panda con quello stupido taglio di capelli con ciuffo e orecchini e … da tremare al solo pensiero. Insomma, nella Berlin Strasse vivevano solo persone con una reputazione da mantenere, come quelle della strada. Era inconcepibile pensare che il tutto venisse a mancare a causa degli abitanti della villetta n°13 lato sinistro.
Dicevamo, i gemelli uscirono rumoreggiando in giardino.
-Mamma ti muovi? Dai che siamo in ritardo! Mamma mamma mamma muoviti!!
E poi come erano insopportabili quei due! Soprattutto quello truccato, un vero e proprio incubo. Gli abitanti avevano a cuore il destino della povera madre dei ragazzi, a detta loro una lavoratrice martire. (che a dire la verità tanto torto non l’avevano)
-Mamma posso guidare io? Eh? Eh? Eh? Mamma dai tipregotipregotiprego posso guidare io?
Eccolo lì quello maltenuto dei due. Certo che quando ci si metteva era quasi peggio del gemello.
La signora fece il suo ingresso in giardino guardando imbarazzata i vicini che li squadravano con aria severa. Tentò di nascondere l’imbarazzo e disse, il più seriamente possibile.
-No Tom, non hai la patente
-E chi se ne frega! Dai mamma! Tu guidi lenta come una tartaruga scoliotica!
-Ma ci muoviamo? Che palle, io voglio andare!- strillò Bill, cominciando a innervosirsi perché non l’avevano considerato per un minuto.
La signora osservò attentamente i due figli che scalpitavano perché volevano andare a quel … com’è che si chiamava? New music of Germany? Boh, non che avesse capito molto in realtà ma dopo aver assistito per tre settimane di fila dopo il suo secco “NO” a piagnistei infiniti (Bill) e salti sul pavimento (Tom) si era decisa ad accontentarli.
Quando l vecchio maggiolino verde oliva che aveva visto giorni migliori partì rombando, gli abitanti della Berlin Strasse tirarono un sospiro di sollievo. Bene, perfetto, sembrava che i due tifoni ambulanti avessero deciso di allontanarsi provvisoriamente da Magdeburgo. Ciò non poteva che stendere in un sorriso i tesi volti delle esimie persone dell’ancor più esimia via.
Intanto in macchina la signora Kaulitz stava cercando di farsi spiegare il luogo dove stavano andando.
-E’ una specie di posto dove ci va della gente qualunque tipo noi … - iniziò Tom sbuffando. Uffa, queste madri che non capivano niente!
-Io non sono una persona qualunque!- saltò su Bill, innervosito dal fatto che il fratello li avesse definiti pari ai “comuni mortali” – Io sono una star! Sono la nuova supernova in un cielo di inutili stelle di pulsar! Sono il figlio di Hollywood! Come osi anche solo pensare di mettermi al livello della plebaglia?!
-Si Bill, credici vai così fratello- Tom era abituato alle manie di protagonismo assoluto del gemello quindi non ci faceva neanche più tanto caso
-Sisi, poi non aspettarti il mio aiuto quando io sarò ricco e famoso e adorato da tutti e vivrò a Los Angeles e tutti faranno quello che voglio io e nessuno mi dirà più niente e potrò fare quello che voglio quando voglio e tu languirai nell’ombra di un vicolo sudicio a fare il lavapiatti in un qualche schifoso locale da angiporto a sprecare la tua vita in bottiglie vuote e penserai al tuo stupendo e brillante fratello che sarà diventato la persona più figa e splendida dell’universo!- tutto ciò Bill lo disse a velocità supersonica assumendo alla fine una smorfia imbronciata.
Tom sbuffò. Siccome però non era da meno in quanto a parlantina, si trovò in dovere di confutare arditamente l’argomentazione a prova di bomba di Bill
-Ah si? Come no, tra un po’di anni finirà che IO sarò una stella della musica e sarò il numero 1 in tutte le classifiche, e i miei concerti faranno sold out in poche ore, e i miei dischi saranno sempre nella top 10 dei dischi migliori di sempre e mi metteranno su Rolling Stones mentre TU, mio caro Bill, finirai a dover fare … - il ragazzo cercò velocemente un lavoro che lui considerava inutile – Ecco tu finirai a dover fare tatuaggi a gente schizzata e chiuso in umido negozio da tatuatore sentirai alla radio le MIE canzoni e sarai un depresso tossicodipendente eroinomane che dalla vita non ha risolto un bel cavolo!
-Ragazzi Cristo Santo piantatela o vi riporto a casa!- tuonò la madre dei ragazzi che ne aveva fin sopra i capelli delle litigate furibonde dei figli. I due tacquero immediatamente e Tom riprese a spiegare dal punto dove era rimasto
-Dicevo mamma, la gente va lì e comincia a suonare, cantare eccetera. È una specie di coso di audizioni dove provi a lanciarti nel mondo della musica insieme agli altri. È bello vero?
-Si tesoro è bello- la signora sospirò rumorosamente. Come idea non era certo male, anzi anche lei da giovane l’avrebbe fatto volentieri ma … sinceramente non pensava che i suoi figlioli avrebbero potuto risolvere molto lagnosi e pazzi com’erano. Certo, Tom suonava bene la chitarra e Bill cantava altrettanto bene ma la cosa più preoccupante erano i caratteri dei due …
-Oh e ci sarà anche Georg - aggiunse Tom
La madre ringraziò il cielo, almeno l’amico dei ragazzi era un bravo figliolo con la testa sulle spalle
-Sai lui suona bene il basso e poi voleva presentarci un suo amico che suona la batteria- disse Bill
-Potreste mettere su un piccolo complesso- propose la mamma, già persa in sogni di un tempo oramai sepolto in cui lei e le sue amiche facevano una band musicale e si ritrovavano in America e … poi si rese conto di essere in macchina con due figli pazzoidi e decise di lasciare i sogni a un altro momento.
-Ma mamma! Ma è ovvio che tiriamo su una band! Sei ancora indietro! Modernizzati!- attaccò Bill scuotendo la testa.
-Appunto! Siamo nel duemila ma’, davamo per scontato che capissi che fonderemo una band!- Tom sospirò rumorosamente, incassando la testa nelle spalle.
-Non capisci niente!- conclusero poi in coro.
Neanche il momento di rendersi conto, che già il vecchio maggiolino si era fermato e la signora li aveva sbattuti sulla strada statale.
-Ma che diavolo significa?- Tom guardò con aria leggermente spaventata la madre con un cipiglio furibondo che stava rimettendo in moto l’auto lasciandoli a piedi.
-Significa che continuate da soli. Chiamate quando arrivate ciao- il maggiolino fece inversione e si avviò sobbalzando di nuovo verso Magdeburgo.
-Ah è così eh?! Disdegna così la sua brillante progenie?! Disereda in questo modo vergognoso il sangue del suo sangue!? Sinceramente, mamma v*******!
Bill strillò a voce talmente alta da far fuggire i poveri scoiattoli nel giro di un chilometro. Il nostro futuro leader dei Tokio Hotel era semplicemente furibondo, tanto che si stava conficcando le unghie laccate nella carne e il trucco cominciava a sciogliersi miseramente.
-Dai Bill è inutile strillare. Vorrà dire che SE MAMMA CI ODIA COSA TANTO – lì Tom alzò volutamente il tono di voce, nonostante fosse consapevole che su madre fosse molto fuori a portata di orecchio – ci andremo da soli al New Music of Germany. Mi sembra logico fratellino. In marcia, il viaggio è ancora lungo.
Il giovane rasta acchiappò il fratello per un braccio e partì spedito verso quella che secondo lui era la strada giusta. Dopo giusto mezzoretta di cammino i due gemelli vennero accostati da una macchina scoperta alquanto … ehm, colorata. A bordo quelli che sembravano essere degli specie di hippy cannati.
-Ehi belli, avete bisogno di un passaggio?- chiese il tipo al volante, che evidentemente tanto in bolla in quel momento non lo era.
I fratelli si scambiarono un’occhiata.
-Dove state andando?- chiese Tom, con una punta di apprensione nella voce. Dov’era la mamma quando serviva? Ah, giusto avevano appena detto che potevano benissimo cavarsela senza di lei.
-Al New Music of Germany- biascicò una tipa con una coroncina di fiori.
-Pace e amore ragazzi!- ululò un altro tipo con un banjo in mano
-Eh Tom, che si fa?- sussurrò Bill
-Ehm, io andrei con loro che ci costa?- Tom era di quelli che se vedono qualcosa che può far comodo e che non presenta evidenti intralci lo piglia al volo.
-Ma se ci rapiscono e ci uccidono?- Bill era più invece di quelle persone che in tutto vedono dei potenziali assassini stupratori ladri lestofanti tagliagole eccetera
-Ma piantala, vedi sempre troppi film.
-Senti, io non voglio finire sgozzato in fondo a un buco!
-Che due scatole Bill! Saliamo piuttosto, la strada è lunga e poi se invece si rivelassero dei malintenzionati vorrà dire che ci butteremo giù dalla macchina tanto è scoperta.
-E poi dici che sono io quello che vede troppi film!
Fatto sta che i due decisero di approfittare degli hippy e salirono a bordo.
-Allora belli, come vi chiamate?- ridacchiò quello al volante
-Io direi dei nomi falsi- mormorò Bill. Ma poi pensò che quando sarebbe diventato famoso i poveri hippy avrebbero potuto dire di averlo conosciuto e magari ciò li avrebbe portato un po’di considerazione. Difficile … poi però la compassione per i poveri hippy (filmino mentale di Bill : gli hippy tra una decina d’anni, arrestati dalla polizia per possesso di stupefacenti, che dicevano con aria sognante ai poliziotti di aver conosciuto Bill Kaulitz e che perciò venivano rilasciati indenni) ebbe la meglio e disse con la sua vocetta squillante
- Bill Kaulitz da Magdeburgo.
- Tom Kaulitz da Magdeburgo – si presentò contemporaneamente Tom.
-Siete fratelli?- quello con il banjo aggrottò le sopracciglia
-Fratelli gemelli!- esclamarono i due sfoderando due sorrisoni a trentadue denti completi di mossa studiata che consisteva nel piegare contemporaneamente la testa uno contro l’altro e tenersi per mano. Se fossero stati in piedi il tutto andava condito con l’altra mano sul fianco. Era una cosa complicatissima inventata da Bill “per far vedere quanto i Kaulitz sono fighi”
-Oh … beh, io mi chiamo Gudrun da Monaco- la ragazza sorrise con aria trasognata
-Piacere Lawrence, da Monaco – annunciò l’autista.
-Io sono Otto, da Monaco – il banjo sottolineò le parole dell’uomo.
I fratelli si guardarono e decisero di partire con la solita sfilza di domande inopportune (eheh, pensavate, voi ignare fans dei TH, che Tom fosse una persona che si fa sempre i cavoli suoi? Ebbene, no, è peggio di una ciabatta!). vi lascio solo intendere una cosa siccome sarebbe inutile approfondire l’argomento : gli hippy, strafatti e ormai già esauriti, si esaurirono completamente e con una scusa fecero scendere i gemelli e a fuggire a gambe levate. Immaginatevi cosa abbiano potuto dire quei due. Ma siccome noi non siamo qui per questo, andiamo avanti a narrare le epiche gesta del formidabile duo, che orami appiedato e senza un soldo cercava disperatamente un modo per arrivare al New Music of Germany.
Nel contempo la signora Kaulitz stava rimuginando su ciò che aveva fatto poco prima, accecata dallo stress. I suoi bambini da soli, abbandonati sulla statale, probabilmente già in cammino, alla mercé di ogni malvivente … no, il suo cuore di madre non le permetteva di indugiare oltre. I suoi bambini, magari già in pericolo di vita (si, doveva piantarla di fare compagnia ai ragazzi quando vedevano C.S.I o Criminal Minds o Cold Case o Ncis o tutte quelle robe americane violentissime che piacevano tanto ai due) e quindi invertì la rotta e partì a tutta birra verso quel cavolo di festival che cominciava a crearle non pochi problemi.
I due camminavano risoluti invece tentando di dare il meno nell’occhio possibile
-Ehi Tom secondo te la mamma ci sta cercando?- Bill si morse il labbro. Per quanto tentasse di fare il duro era uno fondamentalmente mammone.
-Boh- il rasta alzò le spalle. In realtà se la stava seriamente facendo sotto dalla strizza, ma non poteva farlo vedere al fratello. In quel momento si sentiva responsabile dell’incolumità di Bill. Si, decisamente Tom era uno con un grande senso di responsabilità, sapendo per esperienza che oltretutto Bill era un vero e proprio attira guai. Dovunque andasse succedeva sempre qualcosa di sgradevole e lui ovviamente ci andava di mezzo. E Tom con lui, ça va sans dire.
-Ma secondo te ci arriveremo mai?- miagolò Bill che si stava stufando di tutto ciò. Per lui, era stato eccitante essere lasciati dalla mamma in mezzo alla strada, essere raccolti da degli hippy, essere scaricati di nuovo in strada e dover eroicamente continuare la loro piccola avventura da normali quattordicenni. Ora però doveva succedere qualcos’altro per movimentare tutto ciò perché lui si stava annoiando. Si, forse era già stato esagerato così e sarebbe stata l’ora che non succedesse altro, però forse la gente aveva ragione quando dicevano che lui vedeva troppa tv. Ma suvvia, stava semplicemente interi pomeriggi e intere serate attaccato allo schermo, film, videogioco, cartone animato, documentario che fosse; niente di grave, no? E poi lui imparava dalla televisione, imparava dai suoi fumetti e dai suoi videogiochi. O forse, come gli diceva spesso Tom, erano solo una scusa per non fare amicizia e non andare in giro con la gente? Tom passava i suoi pomeriggi, che piovesse o che ci fosse il sole, in compagnia di moltissima gente che frequentavano a scuola. Bill passava i suoi pomeriggi sul divano, vedendo un documentario, poi un film, poi una puntata di una qualsiasi telenovela, poi un altro film, poi qualche cartone animato finché non era ora di cena. E beh? La televisione era il suo nuovo piccolo mondo, insieme a quello dei fumetti o dei libri ovvio. Ma la vita vera era così diversa, così scialba, così monotona così schifosa … Bill sperava sinceramente che la sua esistenza prendesse una svolta inaspettata. Perso in questi esistenziali pensieri non si accorse minimamente di un maggiolino verde oliva che sopraggiungeva rombando.
-Mamma!- la voce squillante di Tom lo fece sobbalzare. Si voltò e vide con suo grande sollievo la loro mamma che li aspettava in macchina.
-Mamma!!! Allora non ci hai dimenticato! Siamo sempre il primo dei tuoi pensieri!- Bill si slanciò sul maggiolino. La signora sospirò e li abbracciò “si, queste due pesti sono il primo dei pensieri”.
-Forza che bisogna recuperare il tempo perduto ma’!- i gemelli balzarono in auto e sorrisero soddisfatti. Alla fine, per loro si era risolto tutto.
Giacché siamo qui, facciamo un piccolo salto dagli amici di Bill e Tom, ovvero Georg e Gustav, detti anche G&G o I Poveri Martiri che, in macchina come due persone normali, erano in cammino per il New Music of Germany. Gustav era esaltatissimo sin da quando Georg gli aveva detto che gli avrebbe presentato due gemelli suoi amici e che avrebbero potuto formare una band. Georg aveva invece valutato male, perché più ci pensava più era sicuro di essersi fregato da solo. Non osava nemmeno pensare al primo impatto tra il biondo e i gemelli.
-Allora Gus, ripetimi cosa non devi fare quando conoscerai Bill e Tom – sospirò il futuro bassista. Non voleva che succedesse qualche cosa di grave all’evento musicale più importante dell’anno; aveva faticato tanto per convincere suo papà a portarli …
-Bene, devo ricordarmi per prima cosa di non insultare Happy Days di fronte a Bill perché si offende. Non devo svegliare Tom presto perché si arrabbia. Non devo fare commenti sul loro aspetto estetico qualunque cosa abbiano addosso. Non devo assolutamente far piangere Bill perché se Tom lo venisse mai a sapere mi spedisce in ospedale. Non devo mai offendere in qualche modo Tom perché se no Bill mi uccide e … i sono ricordato tutto ?
-Si, perfetto. Bravo Gus, ti ricordi tutto- Georg sorrise ma dentro di se pregava che veramente il suo amico si ricordasse di fare tutto ciò.
-Ma scusa Geo&Geo, secondo me sei tu che sei paranoico! Figurati se dei quattordicenni normali fanno ste cose … sei sempre il solito esagerato- Gustav scoppiò in una sonora risata.
-Sarà, ma tieni a mente le mie parole- in realtà anche Georg stentava a crederlo possibile, ma d’altronde i suoi amici erano fatti così e meglio fare un po’di terrorismo su Gus, onde evitare pianti indesiderati e scenate varie da parte dei due. Georg continuava a chiedersi perché aveva accettato, rendendosi conto sempre di più di aver fatto lo sbaglio più grosso della su breve esistenza. ( e noi lettori lo rassicuriamo dicendo : ma va là Georg! Che errore e errore che sei pieno di soldi?! Vorremo averlo fatto noi il tuo sbaglio …)
 
***
Buona sera, per la prima volta mi cimento nelle ff sui TH. Li ho scoperti relativamente da poco (meglio tardi che mai, direte voi) e ho subito pensato che non potevo non fare una storia su quei quattro pazzoidi! Spero che vi sia piaciuto il capitolo e che vorrete continuare a seguire le loro disavventure. se ho scritto qualche scemenza abbiate pazienza. 
Un caro saluto a tutti !

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Make some fun ***


MAKE SOME FUN  
 
-Allora, ragazzi, quanto dura questo festival?- chiese la signora Kaulitz, dopo essersi sorbita almeno mezz’ora di commedia tirata in piedi da Bill (commedia che raccontava le disavventure da quando li aveva lasciati da soli, molto ma molto condita.)
-Dura all’incirca tre giorni. Quindi … ci lasci lì che tanto c’è una specie di albergo dove dormiremo e poi ti chiamiamo quando devi venirci a recuperare, ok?- rispose Tom, tutto esaltato all’idea di poter rimanere da solo qualche giorno.
-Ah … e quanto costa, all’incirca?
-Ma di che ti preoccupi ma’?! Tanto gli strumenti ce l’ abbiamo nostri, e poi una camera d’albergo quanto vuoi che costi?!- Tom stava cominciando ad agitarsi. Ecco, sta a vedere che poi la mamma non avrebbe speso un cent …
-Dipende caro il mio Tomas … va beh, vi metto in quello più economico nelle vicinanze di quel posto … sperando siano dignitosi …
La madre dei ragazzi sospirò. Aveva come il presentimento che i ragazzi si sarebbero cacciati nei guai, ma d’altronde erano già  abbastanza grandi, avevano bisogno di emanciparsi. Eppure, un piccolo tarlo continuava a roderle il cervello perché sapeva che dovunque Bill andasse succedeva qualcosa di sgradito. Ricordava ancora con un certo fastidio quando, due anni prima, aveva trovato Bill in lacrime e Tom che lo accusava di “portare sfiga ovunque vai?! Io con te non ci giro più, possibile che non fai altro che seminare guai dappertutto?!” per usare le sue esatte parole. Ricordava di aver sgridato Tom e di aver cancellato la cosa, fin quando non si rese suo malgrado conto che veramente dovunque Bill mettesse piede succedeva qualche problema, qualche danno, qualche mistero. Lei e suo figlio si erano ripromessi di non farlo notare al suddetto attira pasticci, ma oramai la cosa era quasi risaputa. La signora scosse la testa si concentrò sulla strada, incrociando le dita.
-Fratello, sono in ordine?
Bill si voltò verso il gemello spalancando gli occhi a palla.
-Si- sbuffò Tom. Ma che aveva fatto per meritarsi un fratello così?
-Sono pettinato?- il ragazzo si aggiustò il ciuffo di capelli corvini
-Si.
-Ma come fai a dirlo se manco mi guardi!? Sta mica colando il mascara?
-No- il rasta si voltò a fissarlo con aria moooolto scocciata, nella speranza che lo lasciasse quietare. Ma aveva fatto male i conti.
-Bene, e il kajal non si è rovinato, vero?
-Il che ?!
-La matita intorno agli occhi
-Ah, no è a posto.
Il viaggio proseguì monotono, nella cruda pianura tedesca finché il vecchio e scassato maggiolino verde arrivò al fatidico New Music of Germany. Già da lontano si sentiva lo scoordinato suono di chitarre e batterie, microfoni e bassi, trombe e violini.
Quando i gemelli sbarcarono per poco non svennero dall’eccitazione. Il loro sogno si stava avverando! Erano davvero lì! Stavano davvero per diventare famosi!!
-Mamma! Vai a prenotare la stanza in albergo?!- urlò Tom
-Che noi dobbiamo cercare Georg e il suo amico, poi ci verrai a dire la stanza eccetera, ciao ma’- concluse Bill avviandosi a passo spedito verso l’entrata, seguito a ruota dal fratello. Alla signora Kaulitz non restò che sospirare e avviarsi alla ricerca di un alberghetto dove piazzare per due o tre notti i propri pargoli.
-Ma in un posto così grande sei sicuro che li troveremo?- domandò Tom, occhieggiando attorno con una certa ansia e legandosi i dred in una cosa di cavallo.
-Fidati del mio fiuto, una buona volta. Sono sicurissimo che saranno – Bill fece due giri su se stesso e poi indicò la destra –Saranno di là. Muoviti.
Tom tentò di protestare, facendo presente che il metodo di Bill per trovare le persone fosse ben poco ortodosso, ma venne ignorato e trascinato tra la folla senza possibilità di scampo.
Nel contempo, seguiamo i movimenti dei G&G che osservano la folla nella speranza di individuare i due. Georg cominciò a sudare freddo, all’avvicinarsi del momento ed era sempre più nervoso dal momento che i due non si vedevano da nessuna parte.
-Ehi amico, hai detto che sono gemelli?- disse Gustav, adocchiando intorno.
-Si, ma non s’assomigliano per niente. Cioè, di faccia abbastanza, ma uno è un rasta e l’altro … - evitò di dire cosa fosse Bill.
Tirò il collo a destra e a sinistra e finalmente riuscì a individuarli che si facevano largo tra la folla.
-Eccoli Gus, sono loro – Georg gli indicò qualcuno di non troppo ben identificato tra la gente. Gustav si sforzò di individuare i gemelli, ma con scarsi risultati. Oltretutto Georg era talmente agitato che si era scordato di sbracciarsi per salutarli, quindi … vide chiaramente (cioè, in realtà avrebbe dovuto infilarsi gli occhiali ma vabbè) due ragazze che avranno avuto a occhio e croce la loro età. Sembrava proprio che Georg indicasse verso le due, probabilmente i gemelli saranno stati dietro, pensava il biondo. Le osservò un po’ e si rese conto (strizzando molto gli occhi) che una aveva i dredlocks e i vestiti sformati … boh, magari era un ragazzo … non che si capisse molto a quella distanza ma comunque … mentre l’altra (quella era una ragazza senza ombra di dubbio) era … accipicchia che bel pezzo di figliola! Gli occhi del ragazzo brillarono. Oh si, quella con quei capelli neri con il ciuffo era decisamente il suo tipo. Non troppo signorile, non troppo maschiaccio … accidenti che bellanza! Strano che Georg non le avesse notate, lui che aveva così occhio per le ragazze; beh, meglio, perché il nostro Gustav era convinto che sarebbe riuscito a rimorchiare e senz’altro a mettersi con la splendida “ciuffo nero”. Ohoh, Gus è il tuo momento!
Le due erano arrivati proprio di fronte a loro, e Gustav era sempre più incantato finché non sentì Georg dire, sorridendo amabilmente
-Allora, ti presento i miei amici Bill e Tom Kaulitz. Ragazzi, lui è Gustav Schafer, di cui vi ho a lungo parlato.
Co… cosa?!?! Quei due erano i gemelli?!?! Quella ragazza bellissima era un maschio?|?| Gustav per poco non cadde lungo disteso per terra. Che smacco, che onta, che ignominia …
-Piacere di conoscerti!- la voce squillante e la mano tesa di Tom gli evitarono lo svenimento
-Ehm, si, il piacere è tutto mio …
Poi fu il turno di Bill che … il biondo batterista si vide davanti al naso il dorso di una pallida mano. Guardò interrogativamente il proprietario, che lo fissava con un’aria del tipo “che aspetti? Fammi il baciamano, no?!”. Il povero ragazzo, già sconvolto dal suo grossolano errore, rimase di stucco davanti a quella richiesta silenziosa finché la mano di Bill non venne bruscamente girata da Tom e lui gli poté stringere la mano normalmente con il solito
-Piacere di conoscerti.
-Allora? Non siete elettrizzati?!- si vedeva lontano tre miglia che Georg cercava di alleggerire l’atmosfera con risultati più che scarsi. Siccome non era stupido, si era subito accorto dello shock del biondo e delle smorfie degli altri due.
-Allora tu suoni la batteria?- attaccò Tom, con aria professionale
-Si, certo! E anche discretamente bene, non per vantarmi- a Gustav sembrò di essere a un colloquio di lavoro per un posto molto esclusivo, a vedere le facce serie dei gemelli.
-Bene, e sei una persona che si sa adattare più o meno a qualunque tipo di musica?- continuò Tom, lisciandosi i capelli.
-Certamente, sono un lavoratore coscienzioso ed efficace- il ragazzo non fu sicuro che i due avessero colto la vena sarcastica.
-E sapresti anche cambiare da un momento all’altro brano? Intendo, se ci eravamo preparati determinati pezzi e poi poco prima di entrare in scena dobbiamo cambiarli tutti, tu saresti in grado di farlo?- intervenne Bill
-Beh, credo di si … ma date per scontato che diverremo famosi?- in effetti Georg (che in quel momento era impegnato a sospirare osservandoli) gli aveva detto che erano un poco egocentrici.
-Avevi dei dubbi, con i gemelli Kaulitz?!- esclamarono i due in coro
“Va bene essere un po’ egocentrici ma qui si esagera …” pensò Gus.
-Ti piace The Walking Dead?- la domanda di Tom stupì non poco il biondo che si ritrovò ad annuire
-Si, certo, ma che c’entra con …
Venne interrotto da Bill
-E i manga ti piacciono?
-Intendi i fumetti giapponesi? Beh, non molto però guardo i cartoni di Naruto e One Piece.
-Si chiamano anime. Bene, e cosa ne pensi di “Via col vento?”
-Fa schifo
Bill si produsse in uno dei suoi proverbiali strilli eccitati
-Perfetto! Allora considerati parte del gruppo Gustav!
“Già di grazia …” si scoprì a pensare.
-Sembra proprio che ci siamo trovati- finalmente Georg prese la parola – Abbiamo voce, chitarra, basso e percussioni. Un gruppo a tutti gli effetti. Vogliamo andare in sala prove per vedere se funzioniamo?
La proposta venne accolta favorevolmente e il quartetto si avviò verso la sala prove.
La sala prove era ricavata in una grande tenda che rimbombava di ogni genere di suono.
-Non sarà facile trovarci un buco … - commentò Georg
-Nah, tranquillo, lo troviamo subito- Tom fece uno dei suoi soliti sorrisi finto rassicuranti
Incominciarono a spintonare di qua e di là, incassando gomitate e distribuendone altrettante, nella speranza di beccare una batteria libera dove sistemarsi. Dopo altre gomitate, trovarono quello che faceva al caso loro, un angolino con una vecchia batteria e un basso abbandonato.
Felici della scoperta, si sistemarono al loro posto e Bill prese parola
-Bene, allora qui c’è la partitura di questo brano d’attacco … - diede a Gustav un pezzo di carta pentagrammata dove erano scritte le note.
-E’ un brano inventato da noi due, quindi non garantiamo niente, è solo per vedere se funzioniamo insieme o se facciamo schifo- intervenne Tom
-Esatto. Geo&Geo, ecco a te lo spartito.
Georg osservò il pezzo di carta e si trattenne dallo sbuffare. Era quello schifosissimo brano che i due gli avevano fatto sentire qualche tempo prima. Un affare in cui morivano tutti, un testo deprimentissimo con una musica ancora più da suicidio.
-Ok, allora 1,2,3,4.
Tom attaccò con il primo riff di chitarra e Bill partì con il primo acuto. Georg osservò velocemtne la sua parte. Bene, niente di complesso, un giro di basso fattibile e ripetitivo. Ce la poteva fare.
Gustav dal canto suo, cominciò a battere delicatamente sui tamburi. Dai, non era complessa … tre di qua, tre di là, piatto … guardò di sfuggita gli altri. La canzone non era affatto male, anzi la musica era bella a suo parere. Magari il testo non era dei più allegri ma comunque … si fece completamente prendere dalla musica e quando finì era quasi dispiaciuto
-Beh, che dire? Siamo andati bene tutto sommato- commentò Tom
-Si, sinceramente ero preparato al peggio. Mi è piaciuta molto la canzone- sorrise Gustav. Dai, anche se i gemelli erano un po’particolari la musica li salvava.
-Se tiriamo così allora possiamo davvero metterci in società!- annuì Georg, che visto che tutto filava stava cominciando a rilassarsi.
-Oh si! Saremo il nuovo vento che rinnoverà la Germania - trillò Bill entusiasta.
Proprio allora la madre dei due danni ambulanti impose la sua presenza
-Ah, eccovi qui! E’ da un secolo che vi cerco! Oh Georg caro, come stai?
La signora lo abbracciò velocemente e poi strinse la mano a Gustav presentandosi, nel contempo cercò di riprendere fiato dopo essersi fatta largo attraverso schiere di gente ridotta allo stato paleolitico.
-Allora ragazzi, vi ho sistemato alla Gasthof “dalla vecchia Gertrude”, che, combinazione, ospita anche Georg e Otto … - la signora additò i due
-Ehm, mi chiamo Gustav, signora.
-Si, certo, scusami, caro. Siete nella stanza numero 5 e fortunatamente Georg e Verner-
-Ehm, mi chiamo Gustav, signora.
Ah, si certo, beh sono nella 4, quindi siete anche vicini. Qui ci sono le chiavi. Vi ho lasciato le valigie nella stanza. Mi raccomando non fate danni, non cacciatevi nei guai, non disturbate, attenetevi alle regole della padrona d, suonate bene, non fate scenate, divertitevi e chiamate ogni sera alle otto, tanto ho visto che c’è una cabina telefonica. – la signora prese un profondo respiro – Vi ho detto tutto. Mi raccomando.
Li strinse tutti e due in un abbraccio mozzafiato. Poi, cercando di non farsi udire,sussurrò a Tom
-Tesoro, tu vedi di badare a tuo fratello.
-Si, mamma, promesso.
-perfetto!- la mamma esplose in una risata isterica – Allora mi raccomando ragazzi sfondate, credo profondamente in voi. Ciao Georg, piacere di averti conosciuto Conrad.
-Ehm, mi chiamo Gustav, signora.
-Si, certo scusa caro. Ciao!- la signora fuggì tra la folla.
-Oh, scusala, non ha mai avuto molta memoria per i nomi … - tentò di scusarla Tom rosso d’imbarazzo. Ste madri smemorate …
-Ci andiamo a registrare?- propose Georg
-si, però prima dobbiamo trovarci un bel nome- Bill si stava ricontrollando il trucco nello specchietto (o meglio, scheggia di vetro) che si portava sempre in tasca.
I ragazzi uscirono all’aperto e si avviarono verso l’ufficio di registrazione.
-Importante : darsi un nome figo – disse Tom
-Ehi, che ne dite dei “Fantastici 4”? Ci si può lavorare sopra e fare tipo come se fossimo loro quattro. Tipo, io faccio Reed Richards, quello che si allunga ; Tom fa Johnny Storm la torcia umana; Gustav fa Ben Grimm, quello di pietra e Bill fa Sue Storm, la donna invisibile
L’idea di Georg non venne solo cassata, ma anche considerata offensiva (per Gus e Bill)
-Io direi più un nome tipo … - Gustav si accarezzò il mento e poi esclamò – Ci sono! “I wurstel volanti!” oppure “I pesci soffritti”, quello che preferite.
-Ma che schifo!-commentò Georg con una smorfia.
-Perché?! È un gran nome!- ribatté piccato il ragazzo, già immaginandosi loro entrare in uno stadio immenso davanti a orde di fans che inneggiavano “Wurstel volanti wurstel volanti”
-Te lo scordi un nome così! Ci vuole qualcosa di epico!- lo rimbeccò Tom –Vero fratellino?- si voltò verso Bill, il quale si limitò ad annuire distrattamente, troppo impegnato a leggere un manga che si portava sempre appresso. Senza manga, Bill non si muoveva.
-E cosa proponi allora, Tom?- chiese Gus
-Tipo “Vox Populi” !- il rasta sorrise entusiasta della sua idea geniale.
-Ma in che lingua è?- urlarono G&G
-Non capite niente voi due! È latino, significa “voce del popolo”. Questo è un nome splendido. Vero fratellino? Vero che ho ragione?
Bill annuì di nuovo e ancora più distrattamente di prima.
-Ma non lo capisce nessuno!- controbatté Georg
-No, siete voi due che siete due capre- Tom incrociò le braccia imbronciato.
-Senti Tom, lascia stare. A noi Vox Populi non piace, quindi è fuori discussione- sbottò Gustav.
-Qualcuno di voi è mai stato a Tokio?- Bill se ne uscì con una delle sue solite domande idiote.
-No, ma che c’entra scusa?
-Sarebbe il mio sogno andarci. E stare al Teito Hotel- il ragazzo sospirò con aria sognante.
G&G guardarono Tom con una faccia del tipo “Tom fai qualcosa, sta impazzendo del tutto”.
-Al Teito Hotel ci stava L.
-Chi?!- i tre si guardarono esterrefatti.
-Ma non capite niente voi tre! L è il mio personaggio preferito di Death Note. Un manga, anzi uno dei manga più belli del mondo- Bill scosse la testa spazientito per poi continuare –Però poi L muore per mano di Rem, che è stata manipolata da Light e io …
Tom, accortosi che gli occhi del fratello si stavano riempiendo di lacrime (si era già psicologicamente preparato alla crisi da “lutto mangofilo”) lo abbracciò e se lo strinse contro nel tentativo di non farlo scoppiare in un pianto dirotto.
-No non piangere, ti prego, dai Bibi coraggio.
Georg si avvicinò a uno sconvolto Gustav e spiegò
-Ehm, Bill è molto sensibile quanto riguarda i fumetti.
Tom era nel contempo riuscito a non far debordare la cosa (piccolo flashback del rasta : loro due a scuola, Bill in lacrime che piangeva come un poppante per colpa della morte di sto L, che Tom manco aveva capito chi fosse, lui costretto a calmarlo, Bill che, infantile come pochi, gli saliva in braccio, tutta la scuola che rideva, reputazione dei gemelli rovinata per sempre) e il nostro cantante squinternato si era calmato.
-Beh, però Tokio non sarebbe un brutto nome per un gruppo- commentò Tom, fiero di se stesso per essere riuscito nell’impresa di rasserenare il fratello.
-Vero- annuì Bill –Però … ci manca qualcosa. Perché Tokio e basta è troppo poco.
-Ma no scusate, che c’entra la capitale del Giappone?- obiettò Georg. Lui odiava il Giappone.
-E’ un nome figo- risposero i gemelli alzando le spalle.
-E dovremmo aggiungere qualcosa a Tokio? Ahahah ma non fatemi ridere! È bruttissimo- sghignazzò Gustav.
-Non saprei … Tokio Mint?- tentò Bill
-Ma che vuol dire Tokio Menta?!- esclamò Georg
-Suonava bene … oppure …
-Si, suona bene ma forse Tokio … uhm … Splendor va meglio. Dai, ecco a voi i Tokio Splendor!- propose Tom, che era fissato con i nomi magniloquenti.
-Seh, come no! Sembra il nome di un hotel, ahahah – Gus rise di gusto, ignaro di aver appena firmato la propria condanna a morte –Dai, i Tokio Hotel Splendor ahaha, ma vi prego ragazzi!
Nello stesso istante gli occhi di Tom e Bill brillarono. I due si guardarono e strillarono in coro
-Grande Gustav!! Tokio Hotel!!!! È un nome strepitoso!!
-Eh?! Ma io scherzavo, era una battuta … - il biondo cominciò a sudare freddo.
-Ragazzi ma forse … - balbettò il bassista impallidendo.
-ECCO A VOI I TOKIO HOTEL!!!!! È IL NOME PIU’ BELLO DEL MONDO!!!
I gemelli in preda a una crisi spastico compulsiva, stavano saltellando come ossessi strillando a pieni polmoni e continuando ad abbracciarsi.
-Ma a noi non piace come nome!- tentarono di opporsi I Poveri Martiri
Tom e Bill si voltarono con aria minacciosa
-Cosa avete detto?!
-Che a noi non piace! Scegliamone un altro che piaccia a tutti e quattro! Almeno Berlin Hotel!
-Giammai!
Georg e Gustav rimasero talmente spiazzati dalle facce dure e cattive dei due che tacquero e incassarono in silenzio.

***
Eccoci qui con il secondo capitolo! il mistero vero e proprio arriverà nel prossimo, questi erano tipo "introduttivi". Spero che vi piaccia e che almeno un po' vi faccia divertire.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Make some trouble ***


MAKE SOME TROUBLE
 
Si avviarono dunque risoluti e ora provvisti di nome verso l’ufficio di registrazione. Quando la signorina addetta se li vide davanti fu quasi tentata d congedarli facendosi una bella risata. Ma da dove erano usciti quei quattro? Li osservò dall’alto della sua cattedra e ridacchiò a vedere la faccia seria del ragazzino rasta che si piantò a braccia incrociate di fronte a lei tentando di fare la facci da duro. Ma come sei tenero, ti darei volentieri un bacio … pensò la signorina trattenendo una risatina
-Siamo qui per registrarci come gruppo emergente.
-Ma davvero?!- ai ragazzi non sfuggì il tono canzonatorio, ma sorvolarono.
-Si. Allora, il nome è …
La signorina accese un computer e si preparò a scrivere, sempre trattenendo le risate
-Il nome è Tokio Hotel
A quel punto la ragazza non riuscì più a trattenersi e si lasciò andare in una risata stridula
-Ma che razza di nome è?!
-Senta lei- Bill le si piantò davanti con le mani sui fianchi (coretto in sottofondo nostro : vai Bill! Sei tutti noi! Coraggio! Digliene quattro! * i coretti svaniscono pian piano *) – Noi ci chiamiamo così e lei non è qui per giudicare ma per far lavoro di carta e inchiostro. Quindi, invece di perdere tempo con domande idiote e risate assolutamente inutili pensi a scrivere e a fare il suo lavoro, lavativa!
Signori e signore, Bill Kaulitz ha parlato. Il fratello, che non è da meno, lo spalleggiò immediatamente
-Appunto! Lei cosa si crede?! Ma non si vergogna?!
 
La tipa osservò divertita quei due piccoli mostriciattoli che sbraitavano, finché quello con i capelli lunghi e lisci non si fece avanti e disse
-Ehm, signorina li lasci perdere. Piuttosto, ecco i nomi. Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Gustav Schafer e Georg Listing. Nome del gruppo : Tokio Hotel. Categoria : principianti.
La tipa gli sorrise e si affrettò a scrivere I dati sul vecchio computer.
-Beh, ci sarebbe un posto libero oggi alle 18. Vi andrebbe bene?
-Certamente. Ci faremo trovare alle 18 davanti al padiglione ufficiale- Georg annuì con aria seria e compresa nella parte.
-Molto bene. Questa è la vostra tessera.
Consegnò a Georg una tesserina che gli garantiva libero accesso alle strutture. Il ragazzo la prese e se la infilò in tasca sorridendo.
-Dai ragazzi, qui abbiamo finito, andiamo.
Richiamò i gemelli che erano ancora impegnati a sindacare e Gustav che li registrava ridendo con il suo vecchio registratore portatile.
-Ora che facciamo?- chiese il batterista dopo che il bassista li ebbe informati di tutto.
-Beh diamo un’occhiata in giro- propose Tom.
-Secondo voi succederà qualcosa di interessane che ci movimenterà il soggiorno?- disse Bill
-Fratello non dire c*****- sbuffò il chitarrista.
-A me sembra già movimentato così!- annuì Georg.
-Però ci starebbe qualcosa che ci tenga impegnati oltre le prove … - Bill si passò un mano tra i capelli e guardò il cielo dove si rincorreva qualche nuvola. Lui voleva che succedesse qualcosa …
-Piantala e muoviti- Tom lo prese per un braccio e se lo trascinò dietro. In cuor suo il rasta sperava che non succedesse nulla anche se una parte di lui sapeva che qualcosa sarebbe successo. Bill era la sua rovina, lo era lo è e lo sarebbe sempre stato.
Cominciarono a farsi largo tra la folla e si avvicinarono al capannone delle prove (avevano stabilito che sarebbe stato il loro punto di riferimento).
-Certo che con questo casino non si riesce proprio a parl-
Gustav venne interrotto da un urlo straziante. La folla si immobilizzò e si zittì. Che diavolo era ?
-Che diavolo è?- esclamò Georg
-Un urlo atroce di un uomo ma-
Gustav venne interrotto di nuovo, stavolta da Tom che strillò
-Bill c*** stai qui!!!!!
Il cantante era partito di corsa verso l’ipotetico luogo dell’urlo seguito a ruota dal chitarrista, che venne immediatamente rincorso dal batterista che venne prontamente inseguito dal bassista.
Risultato : quattro ragazzini idioti che correvano come frecce verso “l’urlo”.
Appena sentito quel verso disumano, il cuore di Bill aveva cominciato a battere all’impazzata. Forse poteva essere successo qualcosa che l’avrebbe portato ad  indagare, a mettere alla prova il suo innegabile fiuto per le indagini! Aveva sempre desiderato poter trovare un mistero da risolvere e sembrava proprio che qualcuno l’avesse accontentato. I suoi piedi si erano mossi da soli verso la probabile fonte dell’”omicidio”. Il suo sangue pompava più forte nelle vene, l’eccitazione lo invadeva come mai gli era accaduto. Non sentiva più nulla, non vedeva più nulla. Lo sapeva, oh si, lo sapeva che lui portava guai ovunque mettesse piede. E finalmente quella sfortunata dote gli era servita. Non essere cinico, Bill, gli disse una vocina nella testa. È pur sempre un omicidio. Appunto. Si rispose, sorridendo impercettibilmente. Avrò modo di vendicare il morto.
Si bloccò di botto quando si ritrovò in uno spiazzo lasciato libero dalle persone, dove il cadavere di un uomo giaceva riverso, con un colpo di pistola in pieno petto. Bill lo fissò, in un misto di shock e un sentimento che non seppe ben definire al momento. Qualcosa che assomigliava a una specie di amara gioia. Si voltò di scatto appena in tempo per ricevere un Tom ansante fra le braccia.
-Oh Cristo Iddio Bill! Ma ti pare il modo di sparire? Che diavolo …
-E’ successo Tom! È successo!
-Cosa? Ma che vai farneticando?
Bill si scostò e lasciò vedere il morto a il fratello
-Dio che schifo Bill!
Tom fece un salto all’indietro trattenendo un conato. Non lo voleva ammettere, ma gli faceva schifo il sangue. L’unico a saperlo era appunto suo fratello. Nel frattempo erano arrivati G&G
-ma che diavolo … oh m*****!- urlò Gustav, impallidendo di fronte al cadavere.
-Bill ha colpito ancora!!!- pensò Georg terrorizzato, incapace di pronunciare una sola parola.
Intanto la polizia era giunta insieme all’ambulanza anche se era palese che il tipo era passato a miglior vita. Notando gli occhi scuri del fratello accendersi di eccitazione Tom pensò bene di stroncargli ogni possibilità. Assolutamente, non si sarebbero invischiati in questa scottante faccenda! Tom sentì lo stomaco comprimersi. Guardò suo fratello e si rese conto che siccome Bill era oltremodo contento (mi spiego, no? Quando sei esaltato a volte ti si rivolta lo stomaco) anche il suo stomaco si stava rivoltando. Eh si, erano gemelli per un motivo dopotutto no?
-Dobbiamo assolutamente indagare!- trillò Bill
-Te. Lo. Scordi.- Gustav scosse la testa picchettandosi la tempia con un dito.
-Leviamoci dai piedi piuttosto!- esclamò Georg –Non intralciamo il lavoro della Polizia.
I quattro si appartarono in un angolino.
-Ma io voglio investigare!- strillò Bill, cominciando ad assumere un ‘aria imbronciata.
-Piantala di sparare cavolate!- sbottò Tom, legandosi i dred in una coda di cavallo.
-Dai … vi prego! È la mia occasione di far vedere il mio talento investigativo!- Bill fece gli occhioni
-Senti fratellino, te lo dico chiaro e tondo una volta. Dopo che non te lo ripeterò più. Stanne fuori. Capito? Non ci interessa, non cacciarti nei guai.
Tom sbuffò. Detestava  Bill che faceva il bambino palloso.
-Non me ne frega un c*** di quello che pensate voi! Io voglio scoprire chi ha assassinato quell’uomo capito?!- ora Bill si stava agitando. Gli occhi mandavano lampi e le unghie cominciavano a conficcarsi nelle carne
-Ma veramente … - tentò di intromettersi Gustav, ma venne fermato da Georg
-Evita Gus, lascilai sfogare.
-Basta Bill!!!!!!! No!!!!!- abbaiò Tom –Smettila di fare il coglione che veramente non ci passa manco per l’anima di metterci nei guai. Per cosa poi? Perché uno stupido ragazzino viziato vuole “divertirsi” risolvendo un omicidio!? La vita non è uno di quei tuoi stupidi film te ne rendi conto? È inutile che ti monti la testa con quei fumetti del c**** perché la vita non è così, lo vuoi capire?!?!?!
Il rasta si stava seriamente arrabbiando. Odiava suo fratello, odiava il suo mettersi sempre davanti a tutti, odiava il suo ego smisurato, odiava la sua sfrenata fantasia, odiava i suoi sogni, odiava le sue idee, odiava la sua impulsività e il suo gusto sfrenato per un rischio che poi non sarebbe riuscito a controllare, odiava il suo essere lunatico odiava tutto di lui. Non lo sopportava più.
-E invece non è vero! Tu devi piantarla di comandarmi a bacchetta! Non sono il tuo schiavo e non faccio quello che vuoi mi hai capito?! Io posso fare quello che mi pare e se ora voglio indgare sulla morte di quel tizio tu non mi fermerai! Smettila di mettermi i bastoni tra le ruote in ogni cosa che faccio!- Bill strinse gli occhi e scoppiò in un pianto dirotto, lacrime mescolate al trucco.
Odiava suo fratello, odiava il suo morboso attaccamento, odiava la sua piattezza, odiava il suo modo di essere, odiava la sua frenesia che copriva la pavidità, odiava i suoi pensieri, odiava tutto di lui. Non lo sopportava più.
 -VOLETE SMETTERLA?! LITIGANDO NON RISOLVEREMO NULLA!- urlarono in coro G&G. Che si dessero un po’ una calmata quei due, che diamine! A casa loro potevano anche scannarsi, ma in pubblico no! I gemelli si voltarono a guardarli un po’ stupefatti. Solitamente nessuno si intrometteva nei loro litigi, se non la mamma, a volte, quando venivano alle mani.
-Ora voi due fate pace e vi abbracciate capito? Fratelli come prima!- disse serio Georg
-Non pensate che la causa delle guerre sono i litigi tra fratelli?- incominciò Gustav con aria ispirata, da predicatore mancato.
I due fissarono interrogativamente i loro amici, poi si fissarono a vicenda e poi si abbracciarono
-Caro fratello
-Caro fratello
Nonostante Bill stesse ancora piangendo e Tom sembrava essere lì lì per un colpo apoplettico da quanto era rubizzo, si abbracciarono come se non si fossero appena dichiarati odio reciproco. Era quello il bello dei gemelli.
Si, doveva ammetterlo. Anche se a volte Bill provava un odio smisurato per il fratello non poteva stare senza di lui un secondo. No, non poteva lasciarlo un attimo.
Si, doveva ammetterlo. Anche se a volte Tom provava un odio smisurato verso il fratello non poteva stare senza di lui un secondo. No, non poteva lasciarlo un attimo.
-Senti … ma allora indaghiamo?
La vocina delicata giunse ovattata alle orecchie di Tom. Si staccò da Bill e lo fissò negli occhi neri come la pece. Ci leggeva desiderio. Sospirò rumorosamente e poi si ritrovò ad annuire e a dire
-Si, indagheremo.
Scosse la testa divertito quando vide Bill saltargli al collo felice e G&G che lo fulminavano.
-Allora forza miei prodi! Che l’indagine abbia inizio!
Bill si passò una mano tra i capelli e sorrise raggiante.
Anche questa volta gliela avevano data vinta.
Partiva avvantaggiato.
Bill : 1           Tom: 0

****
 Buon salve popolo! Ecco a voi il morto e l'inizio dell'indagine che si rivelerà più complessa del previsto ... nessuno può resistere a Bill, nevvero?! va beh, vi saluto, vi auguro buona notte e spero ardentemtne che qualcuno recensisca, siccome siamo nuovi di qui.
arrivederci al più presto possibile

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Make some investigations ***


MAKE SOME INVESTIGATIONS
I nostri eroi partirono di gran carriera verso il capannello di curiosi che circondava il luogo del delitto, e inutilmente i poliziotti tentavano di tenerli indietro. I ragazzi si fecero largo tra la gente, sgusciando di qui e di là per guadagnare un posto in prima fila.
-Ma l’ambulanza è già andata via, che ci facciamo qua?- disse Georg che non era di certo esaltato all’idea di dover investigare sulla morte di uno che manco conosceva.
-Cerchiamo indizi!- gli rispose Bill, come fosse la cosa più normale del mondo.
-E mi spieghi come cerchiamo gli indizi con una massa di poliziotti furibondi tra i piedi?- ribatté Tom, che si stava maledicendo mentalmente per averla data vinta al fratello.
-Infatti, non cerchiamo materialmente ma diamo un’occhiata preliminare in giro. Quando poi la folla si sarà diradata e i poliziotti saranno distratti noi ci infiltreremo.
-Ti ricordo che questo non è un libro dei Tre Investigatori Bill … e neanche di Kalle Blomkvist.
-E’ molto meglio!- la faccia esaltata del cantante non fece che agitare ancora di più i musicisti.
Finalmente riuscirono ad arrivare in prima fila e ad avere una piena visuale del luogo del delitto già circoscritto dalla polizia. Una bella chiazza di sangue secco occupava una bella porzione di asfalto. Tom sentì un terribile senso di nausea pervaderlo. Oddio che schifo il sangue … avrebbe vomitato ne era più che certo. Volse lo sguardo verso l’alto per non cominciare a rimettere davanti a tutti. Proprio nel momento in cui sollevò la testa gli sembrò di vedere un’ombra sul tetto della palazzina affianco. Sbatté gli occhi e la figura era sparita. Avrò visto male … pensò il ragazzino. Ma qualcosa gli diceva che c’era davvero qualcuno sul tetto. E staranno facendo dei lavori … maledizione, Bill lo stava suggestionando con i suoi stradannatissimi polizieschi.
-Ehi raga avete notato in che posizione è il cadavere?- sussurrò Bill
-E’ sdraiato scompostamente a terra questo lo vede anche un cieco- commentò Georg
-Intendevo se avevate notato dove era di preciso il colpo di pistola. L’ho visto prima. Colpo dritto tra le scapole, proprio al centro. Era girato di spalle e … - Bill venne interrotto da un poliziotto baffuto che tuonò prendendolo per un orecchio
-Ma vi sembra il momento di mettervi tra i piedi?! Fuori dai piedi piccoli avvoltoi!
I ragazzi vennero bruscamente allontanati, nonostante Gustav tentò di dire che suo padre era il commissario capo di Berlino.
-Beh, dicevi?- Tom si stava sventolando tanto per riprendersi dalla vista del sangue.
-Dicevo che prima che VOI MI PORTASTE VIA ho notato che il tizio che è morto era messo in un modo strano come se chi l’avesse ucciso fosse stato alle sue spalle ma, e qui viene il bello, il colpo mi pareva molto ben centrato, dritto tra le scapole e quindi dritto nel cuore. Ma possiamo escludere il fatto che l’omicida fosse stato vicino, perché con tutta la gente che c’era era impossibile. Doveva essere posizionato in un posto ben preciso …
Bill ghignò, tutto fiero di aver un occhio deduttivo oltremodo sviluppato. Tom si riscosse. Posto ben preciso … e se la figura che aveva visto … ma basta! Era troppo suggestionabile. Scosse la testa e cercò di dimenticare la figura del tetto. E poi che cavolo, manco avevano visto il cadavere! Al diavolo tutto.
-Dai facciamo gli innocentini e chiediamo qualcosa in giro- Gustav, anche se non lo dava a vedere, era esaltato quanto Bill. Anche lui adorava i polizieschi e non si sarebbe perso “Miss Marple” per nulla la mondo. Neanche “Sherlock Holmes” o “Squadra Cobra 11” se è per quello. E ogni sabato aveva l’appuntamento con “C. S. I. Las Vegas”.
I quattro assunsero le facce da angioletti e si rivolsero a qualche persona che commentava l’accaduto.
-Ma che è successo? Abbiamo sentito una specie di sparo e poi le sirene della Polizia … è capitato qualcosa di grave?- Bill assunse un’espressione dolce e mite, quando si rivolse a quei tipi.
-Sapeste ragazzi!- esclamò una ragazza bionda –E’ stato ucciso uno dei giudici del festival! Gli hanno sparato così, in mezzo alla folla!
-Oddio!- Bill trasformò la sua faccia in una pura maschera di shock e sconcerto – Ragazzi avete sentito? Ma è inaudito! Un omicidio!- sbatté gli occhi velocemente, atteggiando la bocca in una smorfia sbigottita. Tom lo guardò e faticò a trattenere un sorriso divertito. Suo fratello era un Giuda all’ennesima potenza. Lui si che sapeva mentire come Satana comanda, a differenza sua.
-Immagino che l’assassino non sia stato identificato, vero?
-Beh, no! C’è un assassino a piede libero per il festival! Mi raccomando state attenti!
-Ma certo, anche perché non si sa mai con questi squilibrati. Speriamo che lo trovino velocemente perché sarà difficile dormire sonni tranquilli sapendo che gira un omicida da queste parti! Proprio non si sa nulla?
-La polizia non sembra aver rilasciato dichiarazioni ma pare che sicuramente l’assassino non debba essere stato tra la folla. Se no sarebbe stato visto!
-E’ più che logico, infatti. E dite che il disgraziato era un giudice?
-Esatto! Non so che dirti guarda, so che non era molto amato più che altro perché era molto severo però era un buon giudice di gara!
- Eh la vita e la morte, che confine semplice da attraversare! Guarda un po’ cosa che brutta notizia! Va beh grazie per le preziose informazioni, ci si vede in giro.
-Certo, mi raccomando ragazzi state attenti!
I nostri corsero via e Gus si complimentò
-Caspita, come menti bene Bill! Sei un attore sopraffino!
-Grazie, lo so modestamente sono il miglior bugiardo della Germania - il ragazzino sorrise compiaciuto che finalmente qualcuno gli facesse i complimenti e non gli dicesse “guarda che chi dice le bugie brucerà all’Inferno”.
-Quindi il morto era un giudice, ora non ci resta che scoprire la sua identità- disse Georg.
-Non sarà difficile … - borbottò Tom, vedendo un nugolo di giornalisti circondare gli altri tre giudici, nonché organizzatori del festival.
Si avvicinarono con circospezione e sentirono chiaro e tondo dire da uno dei giudici
-Si, sentite il morto è Hansel Von Mortensen ma non è il caso di …
Il resto non lo sentirono neanche
-Quindi si chiamava Hansel Von Mortensen? Io devo averlo già sentito un nome simile … - esclamò Gustav sforzandosi di ricordare dove l’aveva già sentito.
-Caspita hai ragione! È il conduttore televisivo di … oh, come si chiama … - anche Georg tentava inutilmente di ricordarsi cosa conducesse il morto.
-Ma sì! È quello di “Die Kuche des besten”! – urlò Tom, fiero di esserselo ricordato. (nota mia : il programma non esiste, l’ho inventato io e in italiano la traduzione è La cucina dei migliori)
-Eccolo! È quello che guarda mia nonna! È sconvolgente come programma!- rise Georg
-Ma scherzi?!-ribatté divertito Gustav – a me piace un sacco e imparo un sacco di ricette splendide! Un giorno vi faccio assaggiare le “lasagne”. Sono un piatto italiano e mi vengono troppo bene!
-Non ci teniamo grazie Gus!- risero gli altri due.
-Ma davvero! Ho scoperto un ingrediente buonissimo chiamato besciamella! Da un tocco in più a tutto, l’ho sperimentato anche sui cavolini di Bruxelles.
-Allora un giorno faremo la fatica di assaggiare, eh Tom?
-Vorrà dire che per i giorni seguenti ci rassegneremo a stare male dopo l’intossicazione da besciamella per opera di Gustav, vero Geo&Geo?
-A proposito dov’è Bill?- Gustav si guardò attorno.
-Ma era qui fino a un momento fa!- esclamò Georg allungando il collo nel tentativo di individuarlo.
Tom sbiancò. Oddio, aveva perso di vista suo fratello, era finito.
-Bill!!!!- strillò con quanto fiato aveva in gola, per poi girarsi verso gli altri due bianco come un cencio – E adesso? Dove sarà?! Oh Cristo, mio fratello è scomparso!
-Ma Tom , ma piantala, sarà andato in bagno!- sbuffò Gustav
-Impossibile, lui è terrorizzato dai bagni pubblici non ci sarebbe mai andato da solo!- Tom aveva la faccia da cardiopatico in crisi da astinenza alle medicine.
I tre si guardarono in faccia con una certa ansia (una delle specialità di Tom era far agitare chiunque avesse attorno appena perdeva di vista suo fratello). Uno strillo improvviso li fece voltare e … dietro di loro, aggrappato alla scala antincendio della palazzina si agitava Bill.
-Ma vuole fare Superman?- esclamò Gustav. Ma non venne ascoltato siccome gli altri due erano slanciati verso quel “cretinoide malato di mente esibizionista del c***” per dirla alla Tom.
-Ma si può sapere che ci fai lassù?- urlò Georg, occhieggiando il suo amico che si agitava a due metri da terra, appeso alla ringhiera della scala antincendio che portava in cima alla palazzina.
-Brutto sottoestratto di deficiente scendi subito da lì prima che qualcuno ti veda!- sibilò Tom.
-E se ne fossi capace non ti sembra che magari sarei già sceso da mo’?!- strillò Bill furibondo agitando le gambe e scalciando nell’aria – Insomma prendetemi al volo razza di scemi!
-Ma no che dici Bill noi … - iniziò Gustav, ma non riuscì a terminare la frase che con un guaito si vide piombare Bill davanti, prontamente acchiappato al volo da un Tom furente. (ehi, Tom, non ti facevo così sveglio …)
-Ora mi spieghi cosa ti passa in quella tua testolina bacata! Quei maledettissimi shampoo che ti fai ti stanno avvelenando quel poco cervello tarato che hai ereditato?!?! Ma ti sembra il caso?!?!
-Uff, come sei sofista Tom!- sbuffò Bill, rassettandosi e alzando la testa con fare altezzoso – Stavo semplicemente cercando di raggiungere il tetto, ma la scala è bloccata e così …
-E così ti vai ad arrampicare sulla ringhiera?!
-Beh? È un modo alternativo per superare gli ostacoli!
Tom prese un respiro profondo per impedirsi di spaccare la faccia al gemello
-Ok ok stiamo calmi ragazzi – intervenne Georg frapponendosi tra i due – Con calma, Bill spiegaci per bene che volevi fare.
Il ragazzo si scostò il ciuffo dagli occhi e sorrise
-Allora, siccome abbiamo precedentemente appurato che l’omicida non poteva trovarsi tra la folla, doveva per forza trovarsi in un posto sopraelevato rispetto alla vittima. Se ci ragionate, l’unico posto da cui avrebbero potuto sparare e quindi beccare quasi certamente il tizio è il tetto di questo edificio. Oltretutto è in semi ristrutturazione, e non mi pare ci siano operai, quindi praticamente l’unico luogo da cui si sarebbe potuto compiere un omicidio senza problemi. Per ciò mi stavo appropinquando a salirci, ma siccome le scale sono ostruite al pubblico ho tentato con risultati poco soddisfacenti, di arrampicarmi sulla ringhiera. Tutto qui.
-Tutto qui?!?- quasi urlò Tom – Magari dircelo prima, sai com’è …
-Ora lo sapete- lo liquidò Bill con un gesto della mano e un sorrisetto pestifero.
Proprio n quel momento Tom si rese conto che suo fratello aveva parlato del tetto, e che i lavori erano sospesi. Ma allora quella figura che aveva visto sul tetto poco dopo l’omicido? Non era che … il ragazzo fu scosso da un brivido. E se avesse visto l’assassino? Avrebbe dovuto dirlo subito a Bill. Perché se era così allora erano di un punto in vantaggio rispetto alla Polizia e … e niente. Si stava decisamente lasciando trasportare dalla fantasia. Dal canto suo Bill aveva notato che suo fratello era tormentato da un pensiero fisso. Lo sentiva anche lui, da qualche parte, quell’ansia che attanagliava Tom. Aspettava solo che lui glielo dicesse.

****
Buona sera gente! La storia va avanti e così le indagini e le follie dei ragazzi ... che davvero Tom abbia visto l'assassino? E cosa troveranno sul tetto? Sperando che la storia continui a interssarvi, grazie a quelli che leggono e vi pregherei, siccome è la prima volta che scrivo in questa sezione, di lasciarmi un piccola recensione dove magari mi segnalate qualche cavolata che ho scritto ...
Detto ciò, un caro saluto

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Make some discovery ***


MAKE SOME DISCOVERY
-Ok, ora prendetemi in braccio e spingetemi oltre la ringhiera.
Era da un po’ che i quattro stavano cercando un modo per arrivare sulle scale, ma non ci erano ancora riusciti, siccome nessuno brillava di certo per elasticità.
-Ma Bill, pesi!- sbottò Tom.
-Ma peserai tu! Guarda che pancia che ti è venuta! Il chitarrista più grasso del west!
-Non sono grasso!- Tom si guardò la pancia e convenne da solo che era in perfetta forma. Erano i vestiti che aumentavano il volume.
-Va beh, non è il momento di discutere sulla tua pancia obesa piuttosto, prendetemi in braccio che cerco di tirarmi su e così poi tiro su voi.
-E la fai facile, tu! Ma ti sei visto?!- sbuffò Georg.
-Come “ti sei visto?”?! Che intendi insinuare?!- Bill si guardò alla ricerca di qualche minima imperfezione nella sua “perfezione mistica”.
-Intendeva dire che mia sorella che ha 8 anni ha le braccia più robuste delle tue- rispose Gustav squadrando le braccine magroline e delicate dell’amico.
-E che palle, sempre a infierire! Vorrà dire che per primo salirà Gustav.
-Ma scherzi?! Io non ci salgo lassù!
-Non dire cretinate, tu ci sali eccome! Fai parte della band e segui il resto del gruppo- lo rimbrottò Tom. – E poi sei quello più prestante fisicamente tra di noi, quindi ci tiri su meglio.
Il ragionamento del giovane rasta non faceva una grinza, quindi poco dopo un riluttantissimo biondo era appeso alla ringhiera sospinto verso l’alto da tre loschi individui.
-Ahia! E fate piano, porca l’oca!
-Su, Gus! Stiamo facendo tutto noi, mettici un po’di forza in quei reni e in quelle braccia- tuonò Georg da sotto che ne stava avendo già le scatole piene di quell’avventura.
Dopo uno sforzo immane Gustav riuscì a catapultarsi sulle scale tra strilli di giubilo. Poi si tese verso il basso per afferrare le mani di Georg e tirarselo accanto e così con gli altri due. Quando finalmente furono tutti sulla scala antincendio si apprestarono a fare la scalata, rendendosi conto troppo tardi che la scala era molto scivolosa e ruzzolando più di una volta giù da essa. Sembrava quasi ricoperta di cera …
-Ma mi spiegate perché stiamo facendo questi numeri da circo?- ansimò Georg, stanco di cadere ogni tre per due da quelle scale che parevano unte col burro e terrorizzato dall’idea che qualcuno li vedesse.
-Uffa, come sei noioso, lo facciamo per portarci avanti con l’indagine!
-E quando ben saremo lassù mi spiegate come farete a “capire come si è svolto l’omicidio”?- Georg si passò una mano tra i capelli, sbuffando. Lui era un bassista, mica un detective!
-Balistica, caro mio! Un accurato studio delle misure e dell’impatto di un colpo da arma da fuoco secondo una determinata traiettoria- sbuffò Bill, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Georg, Tom e Gustav si guardarono scuotendo la testa. D’altronde Bill era fatto così e bisognava prenderlo come veniva.
Dopo un’infinità di scivolate il quartetto giunse sul tetto. Erano su di una palazzina lunga e stretta, alta due piani. Il tetto era abbastanza maltenuto ma da lì si poteva vedere bene quasi tutto il festival.
-Caspiterina, proprio un belvedere splendido!- commentò Gustav osservando la pianura tedesca che si perdeva tutt’intorno.
Georg si guardava attorno con circospezione. Primo, soffriva di vertigini e stare in cima a un palazzotto di due piani in riparazione non lo esaltava di certo. Secondo, si aspettava che da un momento all’altro sbucassero i poliziotti armati di manganelli.
Bill si era inginocchiato sul bordo del tetto e scrutava attentamente la piazza sotto di sé. Vide la zona circoscritta dalla Polizia, e la gente aggirarsi indaffarata. Chiuse gli occhi e tentò di immaginarsi la piazza piena di gente e la sua vittima aggirarsi nervosamente tra la folla. Aprì gli occhi e li focalizzò sul punto dove sapeva trovarsi il tipo quando era morto. Si era trovato proprio laggiù, in quel punto, e l’assassino lo aspettava. Lo sapeva che sarebbe passato da quelle parti. Chiuse di nuovo gli occhi e fece finta di imbracciare una pistola e di puntarla nel punto esatto in cui si era trovato il morto. Li spalancò e si rese conto che lui non ce l’avrebbe mai fatta a beccare così precisamente una persona con quelle condizioni. Non l’avrebbe seguita, l’avrebbe persa di vista, avrebbe corso il rischio di uccidere qualcun altro. E a pensarci bene, con una pistola sarebbe stato possibile? Quello non lo sapeva.
-Tom, vieni un attimo qua.
Richiamò suo fratello perché qualcosa di più lui poteva di sicuro sapere.
-Cosa vuoi, hai avuto l’Illuminazione?- commentò acido il rasta. Più che altro, il ragazzo si stava agitando abbastanza pensando alla misteriosa figura che era stata lì poco prima di loro. E se fosse stata ancora lì?! Avrebbe fatto bene a dirlo a suo fratello.
-Invece di fare dello spirito inutile, vieni qua e dimmi se secondo te con una pistola normale sarebbe stato in grado di colpire la vittima. Secondo il mio modesto parere no, perché la folla era troppa e il colpo troppo preciso per un occhio umano.
Tom sospirò e si accucciò vicino a Bill. Ora, tecnicamente il suo gemello aveva ragione. Con una semplice Beretta non ce l’avrebbe fatta. Ma nemmeno con una bella pistola di grosso calibro, perché ci voleva qualcosa di molto, troppo preciso.
-Beh, così di primo acchito, io direi che l’assassino avrebbe dovuto avere un fucile di precisione- commentò Tom. – Con quello sei certo di fare un lavoretto pulito e sicuro.
Bill sorrise soddisfatto e si fece sfuggire un miagolio beato, abbracciando il fratello.
-Sono troppo intelligente!
-Ehm, senti Bill … - iniziò Tom, non sapendo come dirglielo. – Io, prima che la polizia ci cacciasse dal luogo del delitto, ho alzato la testa verso il tetto, dove siamo noi ora e … ho visto un’ombra. Cioè, mi è parso di aver visto per un attimo una figura stagliarsi qui e poi scomparire subito dopo.
-Cosa?!?!?! E perché diavolo non me lo hai detto subito?!?!- strillò Bill a voce talmente alta da far voltare addirittura G&G, impegnati a contare le nuvolette in mancanza d’altro.
-Ma non ne ero sicuro e così … - Tom arrossì e infossò la testa nella felpa, come ogni volta che era nervoso, tormentandosi il labbro inferiore.
-Non mi importa! Tu ‘ste cose me le devi dire immediatamente! Oh, se non ci fossi io, tu dove saresti?!
“Sarei bello tranquillo a far le prove con G&G e qualche occasionale cantante per il provino di stasera” pensò Tom, ma evitò di dirlo. Bill scuoteva la testa contrariato. Ecco, lo sapeva che Tom aveva la mania di omettere i dettagli importanti! Avrebbe dovuto tartassarlo appena resosi conto che non voleva dire qualcosa!
-Comunque, a parte la tua negligenza, com’era la figura?
-Ma ti ho detto che l’ho intravista per un secondo, era lassù in cima, non lo so!
-Va beh, ma se era una donna te la saresti data, immagino.
-Che barba, Bill! No! Così di primo acchito mi pareva un uomo, ma la certezza non ce l’avrò mai! Era qui e poteva essere che stesse guardando giù, però …
-Ah, ah! Osservava se il suo lavoro era stato fatto con precisione! Un killer preparato!
I gemelli si fissarono negli occhi, un paio esaltati, un paio un po’meno. Che poi, in realtà Tom si divertiva a investigare, gli piaceva, lo gasava. L’unica cosa che in quel frangente lo bloccava era proprio … Bill. Erano in un posto nuovo, la mamma era lontana chilometri, non c’era nessuno di cui fidarsi e lui aveva paura che suo fratello si mettesse nei guai. E non sarebbe stata nemmeno la prima volta, perché Bill era ficcanaso, invadente, curioso, insofferente, ribelle. Inoltre il ragazzo era consapevole che, essendo lui stesso molto attaccabrighe e particolarmente indisponente, loro due insieme facevano scintille esplosive. Scintille che la maggior parte della gente non voleva neanche vedere.
-Si può sapere che ci fate qui?! Schnell!
Una voce tonante fece voltare i quattro ragazzini. Un bel gruppo di poliziotti era salito sul tetto e li guardava con aria truce. Georg si sentì mancare e rimase pietrificato sul posto con la bocca aperta. Gustav sollevò immediatamente le mani in segno di resa. Tom si guardò intorno terrorizzato alla ricerca di una possibile via di fuga, come una gazzella braccata da un leone. Bill semplicemente fece la sua ennesima trasformazione: si alzò e si avviò verso i poliziotti ancheggiando (a quel punto Tom si chiese perché non poteva capitargli un gemello normale). La bugia stava prendendo forma nella sua testa, stava crescendo come un bambino, stava maturando. Si piantò davanti ai poliziotti, con il sorriso più mieloso, appiccicoso e lezioso che gli riuscì e iniziò a dire con voce vellutata e innocente:
-Salve, voi siete della Polizia, immagino? Eh si, a giudicare dalle uniformi e dalla disinvoltura con cui maneggiate quelle armi potenzialmente pericolose, direi proprio di sì.
I poliziotti squadrarono con non troppa convinzione quel mostriciattolo. Dove voleva arrivare ?
-Senti piccoletto, te e i tuoi amici non avete il diritto di stare qui! Scendete immediatamente giù e sparite!- tagliò corto il capitano, che non aveva certo voglia di sentire i discorsi di un bambinetto.
-Ma non ci è stato vietato di venire quassù. E poi, scusi, non ci sono cartelli che indichino l’interdizione al pubblico di questo edificio.
Con attenzione gli altri tre si schierarono vicino a Bill. Georg con gli occhi fuori dalle orbite, Gustav con le mani ancora mezze alzate e Tom con l’aria più minacciosa possibile, ma si schierarono al fianco del loro capitano con quanto più ardore possibile.
-Io non ho alcuna voglia di discutere con te! Ora mi spiegate che ci facevate qua, perché si vede benissimo che questo palazzo è chiuso per ristrutturazione. E ti conviene darmi un buon motivo ragazzo, se vuoi passarla liscia.
-Ma certo che le darò un buon motivo, cosa crede? Io e i miei colleghi avevamo individuato questo luogo come perfetto palco da cui assistere tranquillamente al concerto del gruppo che si esibirà alle sette di stasera. Siccome ci sarà moltissima gente, noi volevamo assicurarci un posto da cui poterci godere in santa pace lo spettacolo. Non vorrà mica impedire a quattro innocenti figli della prospera e sempre splendente Germania di trastullarsi con la loro passione, vero?
Bill sbatté gli occhioni, tentando di riuscire convincente.
Il capitano lo squadrò con attenzione. Da un lato si sarebbe fidato, perché quel ragazzo era molto credibile, anzi quasi sicuramente stava dicendo la verità. Ma qualcosa gli suggeriva che era tutta una scusa per nascondere l’effettivo motivo della loro visita sul tetto; ma che ci avrebbero fatto degli adolescenti in quel posto? Il capitano sbuffò. Aveva già un omicidio per le mani, non doveva anche mettersi a indagare sulla presenza sospetta di quei quattro, perciò li liquidò con un severo:
-Ho capito, ma non dovete mettere più piede quassù. Il concerto ve lo vedrete come tutti giù di sotto. Ora via, lasciateci lavorare.
-Ovviamente, togliamo subito il disturbo. Vieni Tom, ragazzi!
Il ragazzo dai capelli neri prese quello con i tubi in testa a braccetto e richiamò gli altri con uno schiocco spazientito delle dita, per poi avviarsi tranquillamente verso le scale. “Che strano tipo” pensò il commissario, grattandosi le basette “Veramente strano”, aggiunse a mezza voce quando, prima di scomparire giù per le scale, il ragazzetto gli rivolse un sorrisetto del tipo “io so qualcosa che tu non sai ma che vorresti sapere, e non sarò di certo io a dirtela”. Il commissario scosse la testa e si dedicò ai suoi uomini.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Make some music ***


MAKE SOME MUSIC
-Beh, io direi che essere stati sul tetto ha dato i suoi frutti- commentò Tom, mentre si dirigevano verso il tendone delle prove.
-Si, ed è servito a farci conoscere subito dalla Polizia!- ribatté acido Georg.
-Appunto. Se prima volevamo indagare in santa pace, ora ce lo scordiamo. Pensate che non abbia visto come ci squadrava?- sbuffò Gustav, attaccando un hot-dog appena comprato.
-Da un lato però potremmo averci guadagnato qualcosa da questo inconveniente- interruppe Bill con aria sibillina.
-Che vuoi dire? Qualcosa di positivo con la Polizia?!- esclamò Georg. A lui i poliziotti mettevano una certa paura. Sapeva di essere strano, ma era così. Non si fidava delle divise.
-Se riesco a conquistarmi la loro fiducia, o, perlomeno, il loro rispetto, potremmo tentare una sorta di collaborazione basata sul “io ti dico qualcosa, tu mi dici qualcos’altro e poi si vedrà chi vincerà”. Ingraziarseli ci aiuterà sicuramente per la risoluzione del mistero.
Bill sorrise, fiero della sua astuzia senza precedenti. Lui fondamentalmente non sopportava i poliziotti, ma trovava il loro aiuto utile in certi casi, tipo quello.
Tentava di intessere un rapporto di reciproca dipendenza ma allo stesso tempo un odio feroce, che portasse quindi a un inevitabile scontro frontale. Provava a creare una situazione tesa fino all’inverosimile, in cui colui che aveva i nervi più saldi avrebbe tagliato il traguardo. Nessuno, a parte forse suo fratello, sapeva quanto lo eccitasse, quanto lo esaltasse la guerra psicologica che lui lanciava a tutti coloro che gli si opponevano, quanto desiderasse questi scontri silenziosi in cui vinceva chi avrebbe resistito alla tensione mentale che veniva imposta. Lui sapeva di avere sempre la vittoria in pugno, perché per quanto l’avversario si sforzasse, tutti prima o poi cadevano nelle sue trappole, tese con scaltrezza e precisione. E Bill si divertiva così tanto … anche quella volta avrebbe teso uno de suoi proverbiali trabocchetti mentali alla Polizia, così da portarsi decisamente avanti con l’indagine. Ridacchiò tra sè e sè, sicuro di poter vincere contro tutti. Una vocina nella testa, che assomigliava cosi tanto a Tom, gli disse: “Ma sei proprio sicuro? È un traguardo alto da raggiungere, non potrai farcela Bill! Pensaci bene!”
Il ragazzo rise e disse alla vocina: “Potrei scommetterci quello che vuoi che riuscirò a battere la Polizia. Cosa vuoi che sia mettersi in società per poi poter trionfare?!”
La vocina tacque immediatamente.
-Secondo me però è un po’ strano che nessuno abbia visto uno che si arrampicava sul tetto con un fucile- Gustav si pulì il rivoletto di senape che gli colava sul mento.
-Obiezione! Nessuno ci ha detto niente quando facevamo le acrobazie sulla medesima scala; è logico che non abbiano notato l’assassino!- ribatté Tom.
-Lo so, ma a dei ragazzini che fanno un po’ i cretinetti nessuno ci dà particolare peso … ma uno armato, beh, magari un pensierino ce lo fai anche!
-Ma se, tipo, aveva il fucile nascosto in una sacca e si era travestito da operaio, è ovvio che sarebbe potuto passare inosservato! Ragiona, Gus!
Gustav e Tom si guardarono un po’ in cagnesco.
-Comunque, è stata una mossa ardita! Preparare un omicidio alla luce del sole in un posto così affollato … ci vuole del fegato!- esclamò Georg.
-E che v’ho detto?! Tom, mi spieghi come c**** fa uno a sistemare un fucile di precisione sul tetto senza essere visto manco da un cane?!- Gustav si agitò un po’ nel dire quelle parole, e non poté fare a meno di sputare un pezzo di wurstel nella foga.
-E che due palle Gustav! Ce la fai benissimo, se sei celere e veloce!- sbuffò Tom.
-Io riservo ancora dei dubbi in merito comunque- si intromise Georg, pronto a spalleggiare il batterista.
-A che ora è accaduto l’omicidio?
Il trio si voltò a fissare il cantante che con lo sguardo perso nel vuoto, si rosicchiava un’ unghia.
-Perché?- chiese Georg con circospezione. Non gli piaceva quando Bill faceva così …
-E come facciamo a saperlo? Mica abbiamo guardato l’ora!- sbottò Tom, scocciato.
-Erano le 11. 45, circa mezzogiorno. Ne sono certo- rispose Gus, meritandosi le occhiate da pesci bolliti di Tom e Georg.
-Al 100%?- Bill fissò il biondino con improvvisa curiosità, molta di più di quanta non gliene avesse rivolta al momento in cui si erano incontrati per la prima volta.
-Assolutamente. Io tra le 11.45 e le 12 sono abituato a fare un piccolo spuntino a base di un pezzo di pane con qualcosa prima del pasto ufficiale. Oggi non l’ho fatto e a quell’ora il mio stomaco reclamava a gran voce il pre-pasto. Quindi l’omicidio è avvenuto in quel lasso di tempo lì.
Tom e Georg si guardarono stupefatti, incapaci di dire una sola parola. Gus si ritrovò semplicemente un Bill entusiasta appeso al collo che strillava:
-Ma sei splendido, Gus! Che colpo di fortuna! Aah ti amo tantissimo!!!!
-Ehm, grazie del trasporto Bill ma magari … - balbettò il ragazzo, notando con disappunto che alcune persone cominciavano a guardarli.
Bill continuava nel suo sproloquio sconclusionato per poi saltare giù, prendergli le guance tra le dita, dargli due buffetti affettuosi accompagnati da: “sei un ragazzo speciale”.
-Bene, e ora che sai l’ora che pensi di fare, Sherlock?- commentò sarcastico Tom.
-Non lo so ancora, ma presto quest’indizio ci sarà utile. Piuttosto che ne dite di fare ancora qualche prova? Tra un’ora abbiamo l’audizione.
A volte il modo di cambiare completamente argomento da un secondo all’altro di Bill era un po’ destabilizzante. Contando che se fino a un momento prima non voleva saperne di mollare l’indagine, tutt’a un tratto li stava trascinando risolutamente verso la tenda delle prove. Più passavano le ore, più Gustav trovava irrimediabilmente strampalati i gemelli. Tom era simpatico, anche se forse era un po’ troppo altezzoso per i suoi gusti … ma comunque gli andava abbastanza a genio. Bill era talmente sconcertante che nessun aggettivo sarebbe stato adatto per descriverlo; ma aveva qualcosa che ti portava irrimediabilmente a seguirlo, docile come un agnello. “Ecco, non si può dire gli manchi il carisma” pensò il biondo batterista sospirando. Eppure, quando lo guardava da dietro, gli sembrava ancora l’avvenente fanciulla che gli aveva fatto battere il cuore a mille poche ore prima. Argh, quelle audizioni si stavano rivelando più straordinarie del previsto. Due gemelli sconclusionati, un cecchino misterioso, un morto, la polizia incavolata, musica, panini con i wurstel scadenti. Era veramente troppo per Gustav, anche se quel mix di avvenimenti non faceva che gasarlo da impazzire.
Georg, al contrario, trovava il tutto un’enorme montatura. La sua idea di “tranquille audizioni mirate al divertimento e alla possibile fama” era andata in fumo già all’inizio. Sapeva che dei Kaulitz non bisognava fidarsi, proprio no. Li conosceva da moltissimi anni oramai e aveva imparato a farseli amici. Anzi, ora erano i suoi migliori amici ma rimanevano comunque degli incorreggibili casinisti. E sconvolgevano non poco i suoi tranquilli ritmi quotidiani. Perché alla fine era sempre così.
Lui era abituato ad andare a letto alle dieci di sera.
Ma con in gemelli prima di mezzanotte andare a letto era considerato eresia.
Lui era abituato a fare colazione con la radio che trasmetteva i classici di Bach.
Ma con i gemelli bisognava far colazione guardando le Tokio Mew Mew.
Lui era solito andare a scuola accompagnato in macchina o a piedi.
Ma con i gemelli bisognava andarci o in bici o facendo le acrobazie sugli skateboard.
Insomma, per quanto Georg volesse bene a Bill e Tom, non poteva non trovarli un po’ pesantucci.
Nel contempo erano giunti dal tendone e si erano impossessati nuovamente della batteria all’angolo, riprovando il pezzo. Mentre Bill cantava, la sua mente correva libera nelle vaste praterie del suo cervello. Su questo, nessuno aveva mai avuto da ridire. La sua fantasia era motivo di stima tra la gente, la sua capacità di spaziare per mondi inesplorati della contorta psiche che lo caratterizzava lo rendeva un personaggio interessante agli occhi degli adulti. O, per dirla come Tom, “un pazzo mestruato psicolabile adorabile come un cucciolo e schifoso come una serpe. Tutto ciò è mio fratello Bill, la persona più splendidamente assurda del pianeta”.
Mentre ripeteva le parole che lui e suo fratello avevano composto qualche tempo prima, cominciò a riordinare nella sua testa quello che era successo, cercando qualcosa che gli sarebbe potuto sfuggire. In realtà, la cosa gli dava un po’ sui nervi. Aveva capito alcune cose alquanto interessanti, non c’era dubbio, ma le difficoltà erano molte e difficili da superare.
-Ehi ragazzi, sono quasi le sei, muoviamoci che tra pochissimo tocca a noi!- la voce di Tom lo riscosse dai suoi pensieri. Bene, dopo le prove avrebbe tentato di estorcere qualche succoso pettegolezzo ai giudici.
Il palco delle prove, così illuminato, caricò i ragazzi di energia.
-Mettiamocela tutta!- esclamò Georg.
-Facciamola vedere ai rossi maledetti!- urlò Gustav ricevendo non poche occhiatacce dalla gente che passava di lì.
-Gustav, porca ****, ma ti sembra il caso?!- sibilò Tom, dandogli un mascone.
-Schifoso Nazista!- strillò Bill di rimando.
-Ma tacete, razza di imbecilli!- Georg li fulminò. – Non è il caso di parlare di politica ora! Tocca a noi, non fatemi pentire di essere venuto!
Il quartetto salì sul palco, si sistemò ai propri posti e Bill si presentò:
-Salve, noi siamo …
-I “Tokio Hotel”, si- lo precedette una giudice dai capelli rossicci – Cosa ci suonate?
Il ragazzino sbuffò silenziosamente. Uffa, non gli aveva fatto fare la presentazione come avrebbe voluto!
-“Durch den Monsun”- borbottò Bill.
-Che titolo interessante!- intervenne un giudice biondo – Di chi è? Intendo, è la cover di una canzone di …
-L’ho scritta io- ringhiò il ragazzino, scostandosi il ciuffo dagli occhi.
-Ah, davvero? Complimenti ma … - iniziò il terzo giudice, un uomo corpulento dai capelli bianchi.
-Cioè, noi siamo qui per suonare mica per stare a sentire lei, eh?- sbottò Tom, innervosito.
-Ok, ok, allora cominciate pure, ma stiamo calmi, eh?- la giudice alzò scherzosamente le mani in segno di resa, con un sorriso tirato sullo stanco volto.
I musicisti guardarono Bill, che sillabò:
-1, 2 ,3 e 4!
Primo riff di chitarra, primo colpo sui piatti, primo giro di basso, primo vocalizzo. La canzone iniziò con calma, per poi impennarsi come un cavallo imbizzarrito, e ridiscendere con la dolcezza del miele che cola dal favo.
I giudici osservavano rapiti quei giovani ragazzi, che già da quella semplice canzoncina parevano essere fatti per vivere su di un palco. Avevano qualcosa di promettente nelle vene, nel modo in cui suonavano, in cui gestivano il palcoscenico, nel carattere deciso e sicuro della musica.
Sicuramente non li avrebbero lasciati indietro, perché la passione che ci stavano mettendo era sicuramente da premiare. E anche la indiscutibile abilità.
Quando il pezzo finì, Tom era sinceramente soddisfatto. Avevano fatto una figura splendida, ne era più che certo! Guardò i giudici con aria di sfida, aspettandosi un elogio senza precedenti. Guai se avessero provato a commentare negativamente la loro esibizione; lui voleva, pretendeva, esigeva dei complimenti! Il suo ego era affamato.
-Ragazzi, i miei complimenti! Avete fatto una prova splendida- esclamò il giudice biondo ammirato.
-Per me siete ok. Dimostrate delle ottime capacità- la giudice strizzò loro l’occhio.
-Anche per me. Ora vi daremo questa tessera che porterete all’ufficio di registrazione dove vi “alzeranno di grado”. Siccome siete qui per le audizioni e non per divertimento, da domani dovrete riprovare con un altro brano. Vi siete aggiudicati già un bel punteggio. Mi raccomando, credo in voi!- l’uomo dai capelli bianchi sorrise affabile, consegnando a Bill un tesserino.
-Scusate, ma il giudice che è stato ucciso?- interruppe Gustav, scendendo dal palco.
La giudice donna gemette, e nascose il viso in un fazzoletto.
-Porca miseria, Gus! Un po’di tatto non guasterebbe!- lo rimproverò Georg.
-Una disgrazia senza precedenti. Spero che quel bastardo che ha ucciso Hansel passi il resto della sua vita in carcere!- il biondo giudice alzò il pugno in aria, con un’espressione che mischiava rabbia, delusione e sconforto.
-Il problema ora sono le indagini! E sembra un omicidio programmato così bene, con fucile e il resto! Diamine, oltretutto Hansel era il direttore del programma televisivo Die Kucke des Besten, il programma più seguito della tv … figuratevi che forse la parte toccherà a me! Che orridi scherzi che ci gioca il destino- esclamò il più anziano dei giudici.
Bill sentì qualcosa di sgradevole nella voce dell’uomo ma subito non ci fece caso.
-Va beh, allora ci vediamo domani. Arrivederci- concluse Tom, afferrando suo fratello per il braccio e richiamando G&G. Non voleva trattenersi oltre con i giudici perché anche lui, come il gemello, aveva sentito una nota fastidiosa nel discorso dell’ultimo giudice.
-Su, ora andiamo dall’ufficio di registrazione e poi ritiriamoci a dormire e a riposarci alla Gasthof- disse Georg, pregustandosi già un letto caldo.
-Vero, sto morendo di fame!- Gustav si leccò le labbra.
Il quartetto andò dall’ufficio di registrazione, che gli assegnò una prova alle 12 del giorno seguente. Poi si trascinarono stanche morti alla Gasthof “Dalla vecchia Gertrude”, un piccolo alberghetto attaccato al festival, che li avrebbe ospitati per le prossime notti.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Make some silly things ***


MAKE SOME SILLY THINGS
-No, aspetta un attimo! È questo?!- strillò un nauseato Bill, indicando la Gasthof che gli era toccata in sorte. Da fuori pareva una specie di locanda di quelle da East End londinese, di legno, senza fiori alle finestre. I vetri sporchi, così come il recinto da dove un maiale, due pecore e un cane da pastore li guardavano con curiosità.
Tom si fece coraggio e aprì la porta scricchiolante. Si ritrovarono in una saletta buia, di legno vecchio. Nella penombra si distinguevano un bancone, un mobile con delle sottospecie di vasi sopra e alcuni quadri appesi alle pareti. Sicuramente non il posto che si sarebbero aspettati.
-Si?- una luce si accese sul bancone di fronte a loro, rivelando una vecchietta decrepita, avvolta in una pesante veste nera con uno scialle unticcio.
I nostri ragazzi si guardarono con una certa fifa. Sembrava una di quelle streghe da fratelli Grimm … di sicuro non la dolce vecchiettina che si sarebbero aspettati, che profumava di mele e cose buone.
-Ehm, buona sera, noi … - iniziò Georg, tentando di darsi un tono – Abbiamo prenotato per tre notti, siamo per il festival …
-Ho capito, siete quelli delle stanze quattro e cinque. Bene.
Vennero loro consegnate due paia di chiavi e la signora spiegò rapidamente le regole della gasthof, sorridendo amabilmente e mostrando i pochi denti marci che ancora le rimanevano.
-I vostri genitori sono venuti qui e vi hanno già sistemato la roba nelle stanze 4 e 5. Siccome siete gli unici a essere venuti qui …
“Chissà perché … “ pensò Tom sarcastico.
- … sappiate che la cena si tiene alle sette e un quarto, nella sala da pranzo, – la signora mostrò una saletta da pranzo male illuminata – mentre la colazione alle otto in punto, sempre in sala da pranzo. Il pranzo non è compreso nel prezzo ma se per caso voleste venire a pranzare qua, fatelo tranquillamente. Alle 10 si spenge la luce e si dorme e su questo non si discute. Il bagno ha solo l’acqua fredda, però se vi servisse calda potete andare a fare il bagno con gli animali. Vietato categoricamente fare baccano e rovinare le cose. Non si disturbano gli animali. Non si entra nella mia stanza. Potete entrare in cucina se vi va, comunque. E prima dei pasti vi controllo se avete le mani pulite. Detto ciò, vi auguro di divertirvi e di vincere le audizioni
I quattro si guardarono stupefatti, poi ringraziarono educatamente la vecchia Gertrude.
-Mi scusi, ma gli animali …?- disse Gustav, che non era un grande amante delle bestie, se non quando erano salsicce, arrosti e similari.
Gertrude rise, una risata gracchiante e sputacchiante.
-Allora, c’è  Teddy il pappagallino, Misa la pecora, Tina l’altra pecora, Johan il maiale, Pelle la gatta, Krister l’altro gatto, Niklas il cane da pastore e Ciorven il cane appena arrivato. Loro saranno i vostri prossimi coinquilini.
G&G sbiancarono. Nooo, anche gli animali no! Tom e Bill, al contrario, erano assolutamente esaltati. Loro amavano gli animali.
-Ci si può giocare?!- urlò Tom.
La signora sorrise e annuì, soffiandosi il naso in un lercio fazzoletto che un tempo sarebbe potuto essere un pregiato pezzo di seta cinese.
-Ma … aspetti un attimo!- trillò Bill – I nomi degli animali! Sono quelli dei bambini di “Vacanze all’isola dei gabbiani” !
-Bravo ragazzo, conosci il libro?- Gertrude rimase leggermente spiazzata. Erano anni che non vedeva un ragazzino che conoscesse quel libro, e sinceramente da quello lì non se lo sarebbe di certo aspettata.
-Ma certo! L’ho letto tre volte!- Bill era un fan sfegatato di Astrid Lindgren.
Tom si guardava intorno alla ricerca di uno dei due cani o dei gatti.
-Ehm, si ok, ragazzi magari andiamo a cenare, eh? Lasciate in pace la signora … - commentò Georg, arrossendo.
Gustav era già seduto in sala da pranzo aspettando la cena. Gli altri si accomodarono con lui attorno a un vecchio tavolo rotondo di noce. Una sedia a dondolo dall’aria molto antica dondolava ancora di fronte a una piccola finestra; su di essa, raggomitolato su di un cuscino, dormicchiava un grosso gatto grigio dai riflessi bluastri. Neanche il tempo di sedersi e di cominciare a commentare la giornata, che Bill era già sulla sedia a dondolo avvinghiato al gatto.
Giusto il tempo di aprire la bocca che si vide Tom sdraiato per terra che si spalmava su un cane da pastore scozzese nero con la pancia bianca. G&G si guardarono scuotendo la testa. Quando la signora Gertrude entrò nella sala notò che Niklas stava lavando la faccia al ragazzo rasta, e Pelle aveva costretto “Isola dei gabbiani”, così aveva sopranominato quello truccato, a rimanere sulla sedia a dondolo. Scosse la testa, richiamando i due animali e spedendo i due a lavarsi le mani; poi controllò le zampe degli altri due e infine servì loro la cena.
Gustav si avventò sul suo piatto come una fiera sull’innocente vittima, accecato dalla fame. Uhm, wurstel e crauti al forno, i suoi preferiti! Accompagnati da patate bollite, purè di carote, pane e burro. Che piatto eccellente!
Georg lo guardò di traverso, scostandosi i capelli dal viso. Ma perché gli erano toccati degli amici così?! Cosa aveva fatto di male?! Il resto della cena lo passò a proteggere il suo piatto dagli attacchi del biondo batterista che tentava di fregargli il cibo con colpi a sorpresa, agguati e vari assalti frontali.
Tom guardò con aria critica il suo piatto. A lui non piacevano le cose che aveva davanti. A ben vedere, lui mangiava solo ed esclusivamente wurstel e patate. E qualche dolce, ma solo se c’era il cioccolato al latte perché già se era fondente non lo mangiava. Effettivamente, era una gran piaga per mangiare. Siccome non gli andava di far vedere alla vecchietta che non mangiava, decise di ricorrere all’aiuto di suo fratello. Perciò gli tirò la manica della maglietta con aria afflitta. Avrebbe anche voluto che G&G non vedessero.
-Che c’è Tom?- Bill lo guardò con curiosità, ma gli bastò vedere la faccia del suo gemello per capire alla perfezione il problema.
Sospirò e prese il piatto di Tom.
-Allora, cosa mangi?
-E non lo so … i wurstel e le patate si, ma il resto no.
-Va beh, ma assaggialo, magari poi ti piace- Bill gli sorrise piantandogli davanti al naso la forchetta con il purè di carote.
Soltanto l’odore fece sbiancare il ragazzo rasta.
-Ho capito, aspetta- il cantante levò i wurstel dal suo piatto e li mise in quello del chitarrista insieme alle patate bollite. Poi, sotto gli sguardi sconcertati di Gustav e Georg, rovesciò quello che Tom non mangiava nel suo piatto. Riconsegnò il piatto al gemello che gli diede un bacio sulla guancia riconoscente. Bill scosse la testa sorridendo e rovesciò nel piatto di Pattumiera Gustav le verdure in eccesso che lui non avrebbe mangiato. Roba che Gus ingollò con gioia.
-Abbiamo finito con questo traffico?- chiese Georg, guardandoli severamente.
-Si, abbiamo finito. Tom, ti piace? Vuoi che le vada a chiedere qualcos’altro?- Bill guardò premuroso il gemello che tagliuzzava con aria indagatrice i wurstel.
-No, grazie fratellino, così va bene …
In realtà i ragazzi non si erano minimamente resi conto che la padrona di casa li stava osservano dalla porta e si era fatta l’appunto mentale di fare solo e solamente  wurstel e patatine fritte al ragazzo rasta. Oh, ‘sti giovani che non sapevano più apprezzare la buona cucina! Dove sarebbero andati a finire? Vedendo che avevano finito la cena, ritirò silenziosamente i piatti e servì loro uno strudel fatto in casa. Come prima, vide “Isola dei gabbiani” prendere il piatto di “Non mangio nulla” (Gertrude si fece l’appunto di chiedere poi i nomi dei quattro, perché non poteva continuare a chiamarli con soprannomi insensati), tagliare lo strudel in tre pezzi che diede a se stesso e agli altri due, lo vide tirare fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di quelli che parevano biscotti e consegnarlo a “Non mangio nulla” che lo sfasciò e cominciò a sgranocchiare con reverenza i biscotti. Gertrude si ripromise di portargli per dolce un pezzo di cioccolato, siccome quello piaceva a tutti.
Dopo cena i gemelli andarono dalla cabina telefonica, chiamarono la mamma, le raccontarono tutto, omettendo ovviamente l’omicidio e piccolezze varie … se no, sicuro come l’oro che la mamma sarebbe corsa a prenderli. Nel rientrare a casa, andarono a conoscere le pecore e il maiale, li coccolarono adeguatamente, poi rientrarono in casa e finalmente, stanchi morti, entrarono nella loro camera. Due letti vecchi e scassi, con due comodini tarlati e un cassettone che aveva visto giorni migliori erano l’unico decoro della camera. Una piccola porticina si apriva su di un microscopico bagno. La loro roba era stata adeguatamente messa a posto dalla mamma; dalla finestra si vedevano le luci del festival di fronte a loro.
-Ok, senti, io mi prendo il letto di sinistra- Tom si buttò come un sacco di patate sul letto, che scricchiolò pericolosamente, incurvandosi verso il basso.
-Ma no, lo voglio io il letto di sinistra!- si lamentò Bill, prendendo il suo specchietto e lo struccante.
-Figurati, quello di destra è attaccato alla porta del bagno, siccome tu ogni sacrosanta notte devi alzarti per fare pipì e svegli sempre tutti con tutto il casino che fai per raggiungere il bagno, questa volta ce l’hai attaccata al letto e non puoi fare pasticci- Tom cominciò la ricerca disperata del pigiama. Oh no! La mamma gli aveva messo in valigia quello con gli orsetti! Ma quante volte le aveva detto che lui dormiva tranquillamente solo con la maglietta XXXL dei Nirvana?! Certo che le madri erano proprio ancorate a un’epoca morta e sepolta!
Bill gli fece una linguaccia, si infilò il suo pigiama con gli orsetti senza fare storie e incominciò l’arduo lavoro di trucco e parrucco. Strùccati, péttinati per la notte, preparati eccetera … prima che Bill fosse pronto passò un’ora. Alle 10 si sentì l’urlo di buonanotte di Gustav e Georg dalla camera 4, l’ululato di Niklas e Ciorven e il “Spegnete le luci e a nanna ragazzi” della vecchia.
I gemelli caddero addormentati appena posata la testa sul cuscino ma, come ogni sacrosanta notte, all’ 1.45 Bill si svegliò per andare in bagno. Quando però spalancò gli occhi e si appropinquò a scendere dal suo giaciglio, un pensiero fisso venne a bussargli nella testa. Stavano indagando su un omicidio e cosa faceva Sherlock Holmes ogni volta che si trovava a dover risolvere un caso? Prendeva appunti sul suo fido quadernetto! Per non rischiare di dimenticarsi tutto avrebbe dovuto prendere appunti anche lui! Il più silenziosamente possibile si trascinò in bagno, ma inciampò nei vestiti di suo fratello e rovinò per terra. Imprecò silenziosamente e si rialzò, ma nel rialzarsi posò una mano sul bordo del comodino dove si trovava il suo libro, posato sull’angolo. Quindi afferrò il libro che gli sfuggì dalle mani e lo fece di nuovo cadere in ginocchio. Sbuffò sonoramente e si maledì mentalmente per tutto il baccano che aveva fatto. Guardò il gemello che dormiva come un sasso con la bocca spalancata e sbavante. Finalmente raggiunse il maledetto bagno, ma nel chiudere la porta si schiacciò le dita nella serratura. Soffocò un urlo di dolore. Ok, aveva qualche divinità contro quella notte! Poco dopo uscì dal funesto bagno e si cappottò nella sua valigia. Si lasciò sfuggire l’ennesima invettiva tra i denti; comunque siccome oramai era più che sveglio, cercò a tentoni il suo quadernetto e una penna. “Vorrà dire che prenderò appunti questa notte” pensò, strisciando verso il letto e issandosi sopra di esso.
Si nascose sotto le coperte, come quando lui e Tom da piccoli si divertivano a leggere i libri di poesia a notte fonda, sepolti sotto le coperte, con due torce elettriche e tanta voglia di avventure, convinti fermamente che la mamma non si accorgesse di niente. Ora che era “grande” si rendeva conto della loro stupidità, siccome la mamma lo doveva sapere per forza, trovandoli ogni mattina addormentati con due torce ancora strette in mano e un libro spiegazzato schiacciato tra i loro due corpi. Sospirò, ricordando con una certa nostalgia quei giorni che non sarebbero più tornati. Siccome si era scordato la pila elettrica, cercò di far filtrare sotto le coperte la luce lunare, fredda e distante. Aprì una pagina nuova e cominciò a scrivere
“23-24-25-26 giugno 2003. New Music of Germany, distante 150 km da casa.
Trovato morto il 23 alle ore 11.50  Hansel Von Mortensen, giudice delle audizioni e direttore del programma “Die Kucke Des Besten”. Colpo da arma da fuoco dritto tra le scapole. Io credo fermamente che l’assassino si trovasse sul tetto del palazzo in ristrutturazione, direttamente sopra la scena del crimine e che abbia sparato con l’ausilio di un fucile di precisione. Certamente deve essere uno che si intende di armi. Un cacciatore, un militare? Non saprei dirlo. Inoltre doveva esser a conoscenza degli orari del morto e conoscerlo bene. E conoscere bene anche l’organizzazione del festival. Oggi abbiamo fatto la prima audizione e abbiamo chiacchierato un po’ con i giudici. Mi lascia decisamente perplesso la dichiarazione del giudice più vecchio, Otto Ziemann. Ha detto chiaro di sapere che l’omicidio è avvenuto a causa di un fucile. Ma come faceva a saperlo? La polizia (con cui peraltro sono già entrato in contatto) non ha rilasciato dichiarazione ed escludo che abbia fatto il nostro stesso sopralluogo. Ad aggravare la sua posizione, se così possiamo definirla, il fatto che alla morte di Mortensen lui è divenuto il direttore di Die Kucke Des Besten. Che a quanto ne so è il programma televisivo con l’indice di ascolto più alto in tutta la Germania. Si, non me la racconta giusta quel tipo. Dovrò indagare su di lui e cercare di farmi collega il commissario capo Barhens. Mi odia, ma anche Holmes era odiato da Lestrade quindi il fatto non mi preoccupa. Va beh, aspetto l’evolversi della vicenda. Domani sarà una giornata movimentata.”
Sbadigliò rumorosamente, ma soddisfatto del suo lavoro. Ripose il quadernetto e la penna sul mobiletto e si riaddormentò pesantemente.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Make some riots ***


MAKE SOME RIOTS
-Dai Bill, non abbiamo tutto il giorno!- urlò Georg dalla porta della stanza numero 5.
-E ‘n attimo! Cosa credi, che truccarsi bene sia un lavoro da cinque minuti?!
-E ho capito! Ma ragazzo è un’ora che sei lì dentro! Sono le nove, muoviti!- abbaiò Gustav.
-Su, fratello, velocizzati!- Tom cominciò a prendere a pugni la porta della camera, da cui era stato brutalmente cacciato per lasciare spazio alla toeletta del signorino.
-Più mi disturbate con le vostre urla disumane, più rallentate il mio operato! Vi conviene tacere!
Bill si stava decisamente innervosendo. Mica era colpa sua se truccarsi il viso gli prendeva così tanto tempo! E poi si era anche pettinato, e quella non era un’attività da una botta e via. Bene, l’ombretto c’era, la matita anche, mancava il mascara. Già, dov’era il mascara? Eppure era sicuro di averlo portato! Cominciò a setacciare tutta la stanza finchè non riuscì a tirarlo gloriosamente fuori da sotto il cumulo del pigiama di Tom. Chissà che ci faceva lì sotto? Si piazzò nella sua postazione preferita (ovvero, davanti allo specchio, per Bill una specie di santino da idolatrare) e riprese il lungo lavoro di “valorizzazione splendide ciglia uniche al mondo”.
Intanto fuori dalla porta i tre si giravano i pollici nell’attesa.
-Certo che se ogni mattina ci tocca ‘sto tran - tran, siamo ben presi- borbottò Gus, lanciando occhiate di fuoco alla porta.
-E va beh, poverino, è la sua mania, non fa niente di male- Tom si strinse nelle spalle con aria leggermente imbarazzata.
-Ok, ma magari metterci un po’ di sprint nel prepararsi? Tanto per non aspettare delle ore!- esclamò Georg, sbuffando.
Non ebbe neanche finito di dirlo, che Bill uscì dalla stanza ancheggiando. Si mise in posa davanti ai suoi amici, con le mani sui fianchi e con un gesto del capo si scostò il ciuffo dagli occhi, sorridendo a trentadue denti. Notando le arie leggermente da addormentati dei tre, cambiò posizione e si piantò davanti a loro con il ciuffo a nascondergli un occhio, il labbro atteggiato a una smorfia maliziosa, le braccia incrociate sul petto. Siccome i tre non sembravano dare segno di vita, mutò ancora, appoggiandosi con la schiena al muro, tirando su una gamba per puntellarsi sulla parete, si mise una mano tra i capelli e l’altra nella tasca dei jeans, strizzando l’occhio ai suoi esterrefatti compari.
-A … andiamo!- Gustav e Georg fuggirono per il corridoio il più rapidamente possibile.
-Ma … perché?- Bill guardò Tom sbattendo gli occhioni.
Tom si limitò a prenderlo per un braccio e a trascinarselo dietro
-Senti, quante volte ti ho detto che non è normale che un ragazzo della tua età incominci a provare varie pose assurde?!- sbottò poi.
-Ma con te lo faccio e tu non mi hai mai detto niente!
-Sai, magari io sono il tuo gemello e sono abituato. Il resto della gente no! Lo vuoi capire?!
Bill abbassò la testa con fare abbattuto e Tom si ritrovò a pensare se per caso non avesse esagerato in durezza. Tirò un sospiro di sollievo quando il fratello alzò la testa con un timido sorriso:
-Ok, allora … siccome tu sei abituato, qual’era la migliore?!
-Quella appoggiata al muro, perché nella prima sembravi quello della pubblicità del dentifricio, mentre nella seconda posizione avevi un’aria decisamente da pervertito!
-Non è vero!
I due cominciarono ad inseguirsi sghignazzando fino a raggiungere G&G, intenti a osservare il maiale e le pecore far colazione (o meglio, Georg era impegnato a trattenere Gustav dallo slanciarsi a fregare la colazione agli animali del cortile).
Si avviarono di buon passo verso l’entrata del festival, mentre Bill illustrava in breve i suoi sospetti.
-Perciò, oggi dovremmo indagare accuratamente tutto il pomeriggio su Ziemann, sui suoi orari e, cosa più importante, dobbiamo ottenere un colloquio con il capitano Barhens – concluse Bill.
-In effetti il tuo ragionamento non fa una piega. Se avessi ragione, sarebbe una gran bella botta di ****- commentò Gustav, rosicchiando una carota regalatagli da Gertrude.
-Ma il capitano Barhens non vorrà mai avere un colloquio con noi!- esclamò Georg, cominciando a farsi largo a spallate nella calca del festival.
-Lo convinco io- borbottò Tom, con aria truce, rimboccandosi le maniche.
-Sono le 9.30, abbiamo l’esibizione alle 12. Alle 11 incominciamo a provare e quindi ci rimangono ancora un’oretta e mezza per andare dalla Polizia- disse Georg, guardando il vecchio orologio che portava sempre al polso.
-Ok, però la Polizia fa sede a Sulzetal, che dista qualche chilometro da qui. Anche se avessimo le bici ci metteremo troppo. Come facciamo?- chiese Gustav, assumendo un’aria corrucciata e sputacchiando un po’di carota.
-Faccio io, aspettatemi qui- Tom partì in quarta e scomparve tra la folla.
Tornò poco dopo con Gudrun, Otto e Lawrence, i tre hippy che avevano aiutato lui e suo fratello il giorno prima.
-Oh, i gemelli macchinetta!- ridacchiò Lawrence, appena riuscì a riconoscerli.
-Si, siamo sempre noi. Volevamo chiedervi se sareste così gentili da darci un passaggio a Sulzetal. Dobbiamo sbrigare una commissione molto urgente- spiegò Tom.
-Ma certo ragazzi. Venite con noi!- disse Otto, trascinandoli verso la vecchia macchina decappottabile rossa che i gemelli ben si ricordavano.
Senza chiedere ulteriori spiegazioni, li caricarono sulla macchina e partirono sgommando verso Sulzetal.
-Ragazzi, come stanno andando le vostre audizioni?- chiese Gudrun, agitando le bionde chiome.
-Molto bene, i giudici ci hanno fatto molti complimenti per la nostra abilità- disse Bill, tutto fiero.
-Ma che bravi che siete!
-Io spero che non ci fermi la Polizia stradale- brontolò Georg. Insomma, quello al volante era fatto come un cocco, il sedile di dietro era omologato per tre e ci stavano in quattro, Bill stava in braccio a Tom, e in più la macchina stava perdendo la marmitta e il parafango.
Quando arrivarono davanti alla stazione di polizia di Sulzetal un capannello di curiosi venne a osservare gli hippy più macchina neanche fossero un pezzo di raro artigianato. Loro quattro sgusciarono fuori e si presentarono di fronte alla scalinata della stazione.
-Allora, cerchiamo di avere un’aria il più professionale possibile! Il primo impatto conta tantissimo- ricordò loro Bill.
-Ti ricordo che il primo impatto l’abbiamo avuto sul tetto- sbuffò Gustav.
-Dettagli, ragazzo, dettagli! Tooooom, vieni qui!
I tre musicisti vennero rassettati e riordinati a razzo dal cantante, che si avviò a passo di carica verso la porta, per poi fermarsi di nuovo e ordinare ai suoi colleghi:
-No, no, no! Così non va! Gustav, raddrizza un po’ quelle spalle che sembri il Gobbo di Notre Dame! Georg, fai una faccia seria ma non disperata, così sembra che stai per andare al patibolo! Tom, ti avevo messo in ordine un attimo fa! Così sembri una specie di Oliver Twist del duemila! Ma perché devo sempre fare tutto io?!
Scosse la testa alzando gli occhi al cielo, per poi aprire la porta e introdursi dentro versione “Bill sul piede di guerra”.
-Ehi ragazzini, che ci fate qui?- un giovane poliziotto dall’aria annoiata si parò loro davanti.
-Vogliamo un colloquio privato con il commissario capo Barhens- rispose Bill, tentando di assumere un tono rispettabile.
-Il commissario è occupato, e poi che volete da lui, pidocchi?
-Intanto, pidocchio sarà lei. Comunque non sono affari suoi il perché della nostra visita; anzi, vada dal commissario e gli dica che ci sono i Tokio Hotel che esigono un colloquio ORA!
Il giovane poliziotto scoppiò in una sonora risata.
-I Tokio Hotel?! Ma non farmi ridere, formichina, levatevi dai piedi che ho altro da fare- l’uomo spinse Bill verso la porta, scatenando a sua insaputa la furia cieca di Tom.
-Senti tu, poliziotto dei miei stivali, prova ancora a toccare mio fratello e giuro che ti spedisco dritto all’ospedale, capito?!- Tom gli si piantò davanti ringhiando come un cane.
-Ehi, ragazzino, stai calmo, ma lo sapete che questa è resistenza a pubblico ufficiale?! Potete finire nei guai per questo!
-Nei guai ci finisce lei se non fa quello che le ho chiesto- strillò Bill, così forte da far tremare i vetri della porta.
G&G si erano silenziosamente defilati dalla scena, ben conoscendo l’ira funesta dei Kaulitz.
-Ehi, venite qui, che ci sono dei ragazzetti che importunano- urlò il pavido poliziotto, richiamando qualche suo collega che arrivò di corsa.
Gustav, sempre nascosto in un angolo dietro a Georg, sfoderò qualche cioccolatino da usare come proiettile se la situazione fosse degenerata. Georg semplicemente fu pronto a levarsi la scarpa da usare come gas asfissiante.
-Se osate anche solo sfiorare mio fratello con le vostre luride manacce vi ammazzo di botte!- urlò Tom, rimboccandosi le maniche, pronto a menar le mani se si fosse presentata l’occasione.
-Noi siamo venuti in pace, siccome voi ci avete riservato solo deplorevole diffidenza e deprecabile ospitalità, non posso che dichiarare GUERRA SENZA FRONTIERE!!! ALL’ATTACCO!!!-
latrò Bill, con quanto fiato aveva in gola, sfoderando le unghie.
I quattro si slanciarono sugli esterrefatti poliziotti ma la voce tonante del commissario li fermò
-Ehi, che diavolo sta succedendo qui?!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Make some agreements ***


MAKE SOME AGREEMENTS
I ragazzi si bloccarono come congelati quando videro il commissario Barhens entrare nella stanza come un uragano.
Georg divenne bianco come un cencio : ora sì che erano fregati! Ci mancava solo una figuraccia del genere … perché diavolo aveva dato retta a Bill?!
Dal canto suo Gustav lasciò cadere i cioccolatini per terra e spalancò la bocca come un tonno. Decisamente non ci voleva l’intervento del commissario in quel momento … sperò ardentemente che Bill avesse ancora qualche asso nella manica.
Tom si voltò a fissare suo fratello; sapeva per certo che lui avrebbe trovato una soluzione per quell’incresciosa situazione. Cioè, lui doveva sapere come cavarsi d’impiccio! Sentì il cuore aumentare i battiti, terrorizzato. Ok, erano nel modo più assoluto nelle mani del cantante.
Bill rimase leggermente spiazzato. Il suo piano era stato sconvolto per la seconda volta, e quel momento anche la sua fantasia vacillò. Al diavolo, doveva inventarsi qualcosa in pochi secondi. Ne andava della loro reputazione, ne andava del caso! Il ragazzo intravide lo sguardo fisso di suo fratello e quello ansioso di Gustav. Maledizione, questa volta non sapeva cosa inventarsi, il suo cervello era andato in palla completa, aveva bisogno di qualche minuto per ideare qualcosa di credibile. Minuti che per sua sfortuna non aveva. Stava già per darsi per vinto quando sentì qualcosa di freddo contro la vita. Giusto! Aveva un vecchio coltellino a serramanico nella cintura! In due secondi il suo cervello trovò una roccia a cui aggrapparsi. Approfittando del fatto che un altro poliziotto, attirato dalle grida, era entrato nella stanza distraendo gli altri, aprì il coltello tenendolo sotto la maglietta e si fece un taglio sul palmo. Sentì un lampo di dolore e il sangue cominciare a colare lungo il braccio e gocciolare sulla sua vita, caldo e vischioso. Richiuse di scatto il coltello, rinfilandoselo nei jeans. Intercettò lo sguardo sconvolto di Tom e gli strizzò l’occhio. Era l’unico modo per salvarsi il fondoschiena d’altronde. Tom sentì male al palmo della mano. Ecco, sta cosa che se uno dei due si faceva male meccanicamente anche l’altro doveva soffrire non gli andava giù.
Bill sospirò, sentendo la mano pulsare e gocciolare sangue, ma il suo solito ghigno non si cancellò dalle labbra sottili. In pochi secondi aveva ideato un piano a prova di bomba.
-Allora, si può sapere che ci fate qui?- il comandante si voltò verso di loro mandando lampi. Quel ghigno in faccia al ragazzino truccato l’aveva già visto … ma si! Erano quelli del tetto!
-I suoi uomini ci … ci hanno … ahia …
In quel momento Gus, Georg e Tom faticarono a riconoscere il loro amico, il cui volto era una maschera di dolore, paura e un qualcosa di indefinibile.
Nella sua testa Bill si era già predisposto tutta la recita, dalla prima battuta fino agli applausi finali; cominciò a tossire, indietreggiando volutamente tentando comunque di farlo sembrare causa del forte accesso di tosse. Si appoggiò alla scrivania dietro la sua schiena e strofinò sullo spigolo la mano ferita, sporcandolo di sangue. Tentò di farlo di nascosto sotto gli sguardi dei poliziotti. La mano faceva sempre più male, come la gola forzata dalla tosse finta.
-Ma che hai alla mano, ragazzo?- il capitano si avvicinò con aria severa
-I suoi sottoposti si sono comportati in modo assolutamente impensabile con noi!- urlò Tom
-Aspetti, le spiego cosa … - iniziò il giovane poliziotto che li aveva “accolti”.
-Oddio … io … - Bill si strinse la mano forzando le lacrime e rivelando un’aria molto drammatica. In quel momento la precisione era tutto, e necessitava il supporto degli altri tre. Sperò fervidamente che gli altri non gli rovinassero la spettacolo, anche perché voleva vendere al commissario l’immagine di fragile ragazzino affetto d’asma – Noi le volevamo parlare ma … lui – e indicò il poliziotto giovane – Ci ha trattato molto male e mi … ha spinto. Contro la scrivania. Mi ha fatto tagliare la mano … - Bill cominciò ad ansimare sempre di più
-IO?!?!- urlò il poliziotto – Ma capo, non è vero …
-Zitto! Ragazzo, fammi vedere- il capitano afferrò la mano di Bill e studiò la ferita, notando anche lo spigolo della scrivania insudiciato di sangue che andava seccandosi.
-Appunto!- Tom si piantò di fronte al commissario furibondo. Aveva colto lo sguardo di Bill che poteva voler dire solamente “reggetemi il gioco”. Il ragazzo, nonostante non sapesse mentire né recitare, tentò comunque di aiutare Bill nella sua recita sconsiderata – Siccome per ovvi motivi dovevamo discorrere con lei, siamo venuti qui ma forse il poliziotto di guardia ha inteso male il motivo per cui siamo venuti e ci ha considerato dei teppistelli in vena di scherzi. Oltretutto anche se lo fossimo stati, trovo inaccettabile che abbia osato malmenare mio fratello e addirittura fargli tagliare una mano. Prenda dei provvedimenti- Tom alzò il mento con fare altezzoso. Decisamente, vedere “JAG avvocati in divisa” gli era servito moltissimo.
-Capitano! Ammetto forse di non averli trattati bene verbalmente ma mai mi sarei sognato di spingere il ragazzino contro la scrivania!- strillò il poliziotto
-Beh, di sicuro mio fratello non si va a tagliare da solo!- ribatté Tom, abbracciando Bill che continuava a tenere il muso dolente.
-Ora piantiamola! Ragazzi, voi venite nel mio ufficio. Voi tornate al lavoro e che non si ripetano più certe cose …
Il capitano sospinse i quattro nel suo ufficio, si sedette alla scrivania, si accese un sigaro e disse
-Bene, allora, lasciamo stare l’incidente di poco prima e concentriamoci sul motivo della vostra visita. Immagino sia legato al caso Mortensen.
I quattro annuirono mentre Bill si fasciava la mano nel fazzoletto. Gli doleva ancora un poco, ma perlomeno aveva ingannato chi doveva ingannare. Si schiarì la voce e iniziò il discorso che si era preparato la notte prima
-Esatto. Ora la prego di ascoltarmi senza parlare. Immagino ricordi ieri, quando ci ha scoperti sul tetto di quel palazzo in ristrutturazione. Ebbene, non eravamo lì per nessun concerto ma per indagare sulla morte di Mortensen, in quanto ci siamo resi conto che l’omicidio è stato compiuto per forza da lì con un fucile di precisione intorno alle 11.45. Abbiamo motivo di pensare che l’omicida sia un cacciatore o un militare, quindi abituato a trafficare con armi di quel calibro. Sempre secondo il nostro parere, deve conoscere molto bene l’organizzazione del festival e il morto con i suoi orari. – Bill si fermò un attimo per prendere fiato e notò con una certa soddisfazione il commissario che lo fissava ammirato. Riprese a girellare per l’ufficio come aveva visto fare in certi polizieschi – Forse le sembreranno accuse affrettate e sconclusionate ma noi pensiamo di aver individuato un potenziale assassino. Otto Ziemann, uno dei giudici.
Il ragazzo fece una piroetta su se stesso e fissò negli occhi il commissario per vedere la reazione.
-Ma … che ve lo fa pensare ragazzi? Insomma, è un personaggio così in vista …
-Appunto per quello!- esclamò Tom, rubandogli la tazza di caffè e bevendone avidamente un sorso.
-Ecco il problema di voi adulti. Non avete una visione delle cose a 360° come noi ragazzi- Bill fece un’ altra mezza piroetta andandosi a sedere sulla scrivania del commissario – Siete prevenuti, i pregiudizi non vi permettono di ragionare limpidamente. Noi invece possiamo, perché non siamo soffocati dai vostri stupidi preconcetti. Siccome lui è una persona in vista nel mondo della tv non vi sognate di incriminarlo neanche con le prove servite su di un piatto d’argento. Io ho le prove inconfutabili.
-Sentiamo … - il commissario assunse un’aria corrucciata, strappando dalle mani di Gustav la barretta energetica che prontamente il ragazzo gli aveva rubato.
-Intanto, nessuno a parte le polizia e noi sa che Mortensen è morto per colpa di un fucile. Ma Ziemann l’ha detto proprio a noi come se fosse risaputo. Conosceva alla perfezione il morto e i suoi orari, per non parlare del festival. E ora è lui il direttore indiscusso di “Die Kucke Des Besten” e sa quanto guadagna? Tanti di quei soldi che io, mio fratello e mia mamma non vedremo mai in tutta la nostra vita. Mi dica se non è un movente perfetto! In più, ho notato che aveva la camicia con lo stemma dell’ Unione Cacciatori Organizzata. Questo indica che fa parte del mondo della caccia e che sa manovrare un fucile.
Bill si fermò e osservò con un sogghigno il commissario che lo fissava a bocca spalancata. Si passò una mano tra i capelli e accavallò le gambe in attesa di un encomio.
-E’ … è fantastico ragazzo … io non saprei … le cose che hai detto sono corrette e …
-Senta, la pianti un po’ di balbettare e ci faccia i complimenti come si deve, và- interruppe Tom, rubandogli di nuovo la tazza e bevendo ancora un po’ di caffè.
-Ma l’arma?- disse Georg che finora aveva taciuto, impegnato a fare stupidi disegnini su alcune pratiche poggiate sulla scrivania
-L’avrà nascosta da qualche parte!- ribatté Gustav, rubando qualche caramella alla menta dalla scrivania.
-La stiamo cercando ma i miei uomini … - iniziò il commissario, schiaffeggiando la mano ladra del batterista, strappando di mano il caffè al chitarrista, spingendo giù dal tavolo il cantante e privando il bassista delle pratiche e della matita.
-Capitano Barhens! Abbiamo trovato l’arma del delitto abbandonata nei bagni del festival! Era nascosta in un buco nascosto sulla parete nord del bagno degli uomini!- un poliziotto arrivò di corsa.
Immediatamente i cinque si alzarono e corsero verso l’ufficio della scientifica. I vari poliziotti squadrarono quei quattro ragazzini con il commissario. Chissà chi erano …
Entrati nell’ufficio della scientifica videro un grosso fucile nero con mirino e cavalletto posato su di un tavolo
-Ehilà, commissario! L’hanno scovato in un buco della parete del bagno degli uomini. Lo stiamo esaminando ma non sembrano esserci prove. Probabilmente l’assassino l’ha maneggiato con dei guanti di lattice- disse un anziano medico della scientifica
-Allora non ci resta di scoprire a chi è intestato!- trillò Bill.
-Cioè?- il commissario lo squadrò un po’
-Ma che cerebrolesi che siete fra tutti!- sbottò Tom – Vuol farci credere che un affare così non è immatricolato!?
-Hanno ragione!- il medico osservò il fucile ed esclamò – ecco qui infatti MX567ARE2900BR
-Andiamo e scopriamo chi è l’assassino!- esclamò Gustav cominciando a correre verso l’ufficio del commissario per fregare la barretta al cioccolato che aveva notato.
Di nuovo i cinque si spostarono nell’ufficio e Bill conquistò la postazione computer
-Commissario, posso cercarlo io?- miagolò facendo gli occhioni.
-Ragazzo, levati da lì, è un lavoro da professionisti- sbuffò il capitano Barhens
-Guardi che io sono un professionista! Non faccio altro che stare attaccato alla televisione a giocare con i videogiochi e a vedere polizieschi. So come si fa!
-Sususu, si levi che qui abbiamo da lavorare!- Tom spinse il commissario fuori dall’ufficio e lo chiuse a chiave fuori. Sbuffando il commissario andò di nuovo nel laboratorio a cercare ulteriori prove e a spiegare che era stato spodestato dai quattro.
I quattro si misero comodi. Gustav cominciò a divorare tutta la roba commestibile dell’ufficio, Georg a paciugare tutte le pratiche che c’erano con insulsi disegni, Tom si scolò tutto il caffè che c’era lì dentro e Bill lavorava alacremente sul computer alla ricerca del proprietario del fucile. Mentre cercava buttò un occhio anche alle varie cartelle dei casi archiviati sul computer e robette varie. Finalmente riuscì a scovare quello che cercava. Inserì la matricola e aspettò che si caricasse il profilo. Quando si caricò un gemito prolungato fece accorrere gli altri tre
-Che c’è stai male?!
-Il … il profilo non corrisponde!- il ragazzo si aggrappò al braccio del gemello mostrando che il nome del proprietario non era Otto Ziemann, bensì Marcus Merkel.
-Miseriaccia … - biascicò Tom.
-Eppure io sono convinto di aver ragione!- gli occhi di Bill si riempirono di lacrime.
-Magari è un suo conoscente che gli ha prestato il fucile- tentò Georg, non sapendo che dire
-Vado a chiamare il commissario- Gustav volò nel corridoio chiamando a gran voce Barhens
-Ma … ma io ho ragione. Non posso aver sbagliato … io ho ragione … HO RAGIONE!!!!- Bill scoppiò in lacrime strillando come un infante.
Il commissario entrò di corsa, spalancando gli occhi davanti all’evidenza. Eppure il ragionamento del ragazzo non faceva una piega …
-Diamine, siamo a un punto morto!- sbuffò Gustav
-Beh, indaghiamo su sto Merkel e magari scopriremo che conosce Ziemann e … - blaterò Georg. A quel punto indagare a fondo gli sembrava una questione di principio.
-Giusto! Forza, all’opera. Andate a casa di Marcus Merkel, 12 Burg Strasse Sulzetal. Veloci!- urlò il commissario, sguinzagliando i suoi agenti all’indirizzo del proprietario.
-Dormi dormi bel bambino, fai la nanna tesorino, le stelle brillano sul tuo lettino fai la nanna bel bambino …
Tutti si voltarono sconvolti in direzione di Tom che intonava una stupida ninnananna per bambini, cullando suo fratello che gli si stava addormentando in braccio con il dito mezzo in bocca e un’espressione beata.
-Ma che c*** … - esclamò Gus, cercando una spiegazione da Georg, il quale era ancora più scioccato.
-Ragazzo, ma che fai?- disse il commissario, alzando un sopracciglio
-Gli stava venendo un collasso nervoso. Dovevo calmarlo in qualche modo!- si difese Tom. Poi, siccome Bill cominciava di nuovo a muoversi nervosamente non sentendo più nessuna voce, ricominciò a canticchiare la canzoncina
G&G e il commissario si guardarono scuotendo la testa, si sedettero e aspettarono risposte dai poliziotti in ricognizione.
-Ma aspetta un attimo! Oh porca ****** manca un quarto a mezzodì! Le audizioni!!!!- urlò Georg balzando in piedi come una molla.
-Corriamo!!!!- strepitò Gustav mollando la barretta che gli aveva comprato il commissario
-Eh?!?!?! Santa Madre è vero!!! Bill svegliati !!!!- strillò Tom alzandosi di scatto e facendo cadere il fratello per terra.
-Cosa?! Chi?! Mamma dove sei?- mugolò Bill ancora mezzo addormentato.
Tom lo tirò su di scatto trapanandogli i timpani con “Svegliati che abbiamo le audizioni!!!”
Il commissario li guardò sorridendo e si limitò a dire
-Oggi pomeriggio verremo lì e vi diremo i risultati delle indagini. Buona fortuna.
I quattro annuirono e si precipitarono in corridoio, rotolando giù dalle scale e uscendo in strada alla ricerca disperata degli hippy.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Make some resolutions ***


MAKE SOME RESOLUTIONS
-Alla buon’ora ragazzi! Ve la siete presa comoda!- la giudice dai capelli rossicci strizzò l’occhio ai trafelati Tokio Hotel, che, in ritardo di dieci minuti, si arrampicavano sul palco.
-Si è che … scusi ma .. siamo stati trattenuti … - ansimò Georg afferrando il basso
Il giudice biondo fece un sorrisetto e chiese, mettendo a posto delle pratiche
-Allora, piccoli ritardatari, cosa ci suonate oggi?
Bill tentava di riprendere fiato dopo la corsa. E che diavolo, lui non aveva mai fatto sport in vita sua, non potevano pretendere che avesse il fisico preparato per una tale maratona improvvisata!
-La … canzone … è … un attimo … oddio … si intitola “Schrei” …
-Anche questa l’avete scritta voi?- disse Ziemann.
I quattro si scambiarono una fugace occhiata. Parlare faccia a faccia con un assassino non era proprio il massimo …
Bill annuì vigorosamente, schiarendosi la voce e dando il tempo agli altri tre. 1,2,3,4. Inizio. Durante l’esibizione i gemelli si cercarono con lo sguardo. A insaputa di tutti, perfino della loro mamma, avevano ideato un linguaggio segreto che solo loro due potevano capire, perché d’altronde “siamo gemelli per un motivo, no?” per dirla alla Bill. Era un complesso sistema di occhiate, leggere smorfie con la bocca e lievi movimenti dei piedi. E poi i professori si chiedevano come mai i gemelli riuscissero sempre a ottenere dei buoni voti nelle interrogazioni nonostante fosse palese che il loro tempo dedicato allo studio equivalesse a zero. Facile, finché uno dei due era a posto e poteva comunicare tutto all’altro. Più complesso quando erano interrogati insieme. Lì l’insufficienza era garantita ancor prima di arrivare alla cattedra. Scena muta di Tom che si mangiava le unghie e Bill che diceva tutto meno che quello che era richiesto.
“Strizzata d’occhio + impercettibile movimento circolare del capo” stava a significare “Guarda che qui siamo rischiando un botto : per me ci ha sgamati” ed è proprio quello che Bill colse del messaggio di Tom. Ci pensò un po’ su, impegnato a cantare il ritornello mettendoci quanta più passione possibile. “Schiocco di dita dietro la schiena + piegamento del piede destro verso l’interno” stava per “Tranquillo, qui siamo noi quelli in vantaggio ed è impossibile che ci abbia beccato. Fidati una buona volta”.
Tom sospirò, dedicandosi alla sua chitarra. Eppure, quando erano arrivati non aveva mancato di notare l’occhiata gelida e fulminante del presunto omicida. Nonostante il caldo, un brivido di freddo gli percorse la schiena. E se … e se si fosse reso conto dei loro sospetti? Eppure era impossibile, erano stati la Discrezione in persona, non poteva sospettare … oppure si?! Avrebbe continuato a ripetere le note che aveva studiato a memoria all’infinito, perso nei suoi pensieri, se non gli fosse caduto l’occhio sui suoi amici che avevano depositato gli strumenti.
-Ma guarda un po’ te i piccoli ritardatari!- sorrise il biondo giudice, applaudendo
-Bravissimi bambini! Esibizione di lodi! Precisi, dotati di buona capacità, testo interessante anche se semplice, bella voce … che dire, avete tutti i requisiti per fare fortuna!- li elogiò la giudice, scrivendo una nota a loro favore su di un foglio.
-Si, Angelika ha proprio ragione. Siete decisamente portati. Chissà se riuscirete in un tempo futuro a fare carriera … - disse Ziemann, con un sorriso che ai ragazzi parve quasi di avvertimento. Un qualcosa di malvagio trapelava da quel sorriso.
-Grazie, vi siamo immensamente grati dei complimenti. Quando ci rivediamo?- chiese Bill, facendo la faccina da bravo bambino.
-Allora, ci rivediamo domani alle nove del mattino, procedura come ieri.
La tessera venne loro consegnata e scoprirono anche di essere tra i più quotati delle audizioni. Tutti fieri si avviarono verso un chiosco di hot dog sotto esplicita richiesta di Gustav, che stava morendo di fame. Insomma, era un’ora che non metteva qualcosa di sotto ai denti!
-Per essere sicuri della colpevolezza di Ziemann però dovremmo smontargli l’alibi del tutto. Abbiamo saputo dalla Polizia che ha dichiarato di essere andato in bagno nel momento dell’omicidio, ma non possiamo esserne certi- commentò Georg azzannando il suo panino.
-Giusto- annuì Gustav, leccandosi le dita sporche di ketchup e cercando un posto che vendesse krapfen e ciambelle al cioccolato.
-Dovremmo chiedere a qualcuno se l’ha visto, ma è una cosa di proporzioni titaniche. C’è troppa gente in sto posto, non ce la faremo mai- constatò Tom, strizzando l’occhio a due ragazzine che lo fissavano incantate.
-Mai dire mai fratello mio. Per i Kaulitz niente è impossibile, ricordalo sempre- Bill fece un ghigno poco rassicurante, mentre negli occhi gli brillò una luce leggermente folle.
-Che intenzioni hai? Non ci piace quello sguardo … - i musicisti si guardarono poco convinti.
-Vorrà dire che ci metteremo d’impegno e tenteremo di compromettergli l’alibi. Su, separiamoci e vediamo di cavare qualche informazione a qualcuno. Ci si vede qui tra mezz’ora, con risultati soddisfacenti.
-Eh?! Bill piantala di dire c*****, dobbiamo … - Tom non fece in tempo a finire la frase, che Bill era scomparso tra la folla -Ok, mi farà venire l’esaurimento … - il chitarrista sbuffò.
-Facciamo come ha detto?- chiese Gustav.
-Beh, diciamo che se non lo facciamo, vinciamo una splendida esibizione del “Bill furioso” che farebbe impallidire Ariosto – rispose Georg sospirando.
-Chi diavolo è Ariosto?- si accigliò Tom
-Lascia stare, tanto non capiresti comunque. Ci vediamo qui tra mezz’ora, su. Facciamo quello che vuole, così poi sta buono- li liquidò il bassista, dirigendosi con passo pesante verso ovest.
-Buon lavoro Gus, ci si vede tra poco- Tom scosse la testa e si fece risucchiare dalla gente.
Il povero Gustav rimase un attimo spiazzato. L’avevano effettivamente lasciato solo. Come un cane. Grugnì arrabbiato e si lanciò a sua volta in cerca di indizi.
Bill, dal canto suo, era andato nella zona dei bagni, anche se non si arrischiò a entrare. Aveva una fobia ingiustificata dei bagni pubblici. Forse in seguito a quel film horror che aveva visto quando, a cinque anni, era rimasto a casa da solo con Tom e una giovane e menefreghista babysitter che per tenerli buoni li aveva piazzati davanti alla tv dove era in onda un film con un serial killer che uccideva crudelmente giovani ragazzini dai capelli neri per un rito satanico. Da quel momento non poteva soffrire i bagni pubblici e li fuggiva come si fugge la peste bubbonica.
Il suo occhio indagatore individuò ben presto un capannello di ventenni che potevano fare al caso suo. Perlomeno non si sarebbero insospettiti troppo. Cioè, nei film solitamente i capannelli di ventenni non si stupivano mai di niente, quindi quelli non potevano differire dai soliti.
-Scusate?- chiese, avvicinandosi di soppiatto, pronto ad assumere qualsiasi espressione e smorfia gli avessero suggerito le personalità esteriori di quei ragazzi.
-Che c’è? Ti sei perso?- Bill non riuscì mai a capire se nel tono della ragazza che gli rivolse per prima la parola vi fosse ironia oppure vero interessamento alla sua persona. Tuttavia, osservò il gruppetto, e ne convenne che erano degli specie di dark mezzi punk. Non ne era sicurissimo, ma a giudicare dai tagli di capelli, dai vestiti e dal trucco … bene, si sarebbe evitato la scenetta latte e miele che doveva inscenare ogniqualvolta beccava gente perfettina e tenera.
-Cerco delle risposte. Pensate di potermi essere d’aiuto?- assunse l’aria più dura e glaciale che gli riuscì, alzando la testa e sostenendo lo sguardo di uno di quei tipi, che a giudicare da tutto poteva essere il capo della combriccola.
-Che genere di risposte, mocciosetto?
-Per la cronaca, ho smesso si essere un mocciosetto tanti anni fa- l’aria di sfida che gli si stampò sul viso era particolarmente realistica – Comunque, sapreste dirmi se a una determinata ora, in un determinato posto, si trovava una determinata persona?
-A che cosa vorresti arrivare?- i ragazzi si guardarono straniti. Ma che strano tipetto …
-Semplicissimo. Per caso, tra le 11.45 e le 12 di ieri avete per caso visto aggirarsi il giudice delle audizioni, Mr. Ziemann, da queste parti? O dalle parti del palazzo in ristrutturazione- Bill dovette convenire con se stesso che si stava divertendo a tenere testa a quei tipi.
Il gruppo si guardò, e poi bofonchiarono qualcosa tra di loro.
-Senti, non sappiamo chi sei, né perché ti interessi di ste cose, comunque si da il caso che si, abbiamo visto quel tipo. Ma se vuoi sapere qualcosa di più, ci devi pagare.
Bill annuì lentamente. Era troppo dentro per spaventarsi ormai. E comunque, era un mago dell’inganno e della frode, avrebbe imbrogliato anche loro. Cercò qualcosa nella tasca dei jeans e ne cavò fuori un pacchetto di sigarette. In realtà lui non fumava, ma se le teneva in tasca per darsi un tono e per situazioni analoghe a quella.
-Ok, le sigarette vanno bene, ma noi vogliamo qualcosa di più “sostanzioso”, hai capito di che parlo?
Bill annuì di nuovo, sbuffando silenziosamente. Cercò nelle sue profondissime tasche, si imbattè in una quantità assurda di roba e alla fine giunse a quello che cercava. Cavò fuori una bustina microscopica con della farina dentro. Sperò ardentemente che si accorgessero il più tardi possibile della frode che stava per commettere. Consegnò con aria seria quella che spacciava come cocaina in momenti simili (in realtà non gli era mai accaduto, ma lo facevano nei film, quindi si sentiva in dovere di farlo anche lui. E in quel momento era fiero di se stesso)
-Roba pesante, piccolino- disse una ragazza sogghignando.
-Dipende dai punti di vista- rispose lui, sorridendo maliziosamente.
-Beh, allora, abbiamo visto il tipo che cerchi alle 11,50 più o meno dalle parti del palazzo in ristrutturazione. Aveva un contrabbasso sulle spalle. Poi dopo un po’, l’abbiamo visto andare al cesso con il contrabbasso ma non ci abbiamo fatto caso perché stavamo andando verso il luogo dell’omicidio.
-Grazie dell’aiuto, vi sono debitore. Ci si vede in giro!
Bill non perse tempo e fuggì di corsa verso il luogo prestabilito di incontro. Ora aveva anche le prove schiaccianti della colpevolezza di Ziemann. E chissà che facce i suoi informatori quando avrebbero scoperto del trucco della farina …
Quando arrivò al punto prestabilito, incontrò i suoi colleghi e la polizia.
-Allora giovinotto, qualche idea?- chiese il commissario capo – Noi abbiamo parlato con il proprietario del fucile che ha detto di averlo prestato al suo caro amico Otto Ziemann per la caccia. O, perlomeno, così gli è stato detto.
-Avevo ragione quindi!- esclamò Georg, contento.
Bill spiegò brevemente le sue scoperte, omettendo le sigarette e la piccola truffa.
-Abbiamo il colpevole, senza ombra di dubbio!- commentò felice il poliziotto
-E allora muoviamoci e andiamo a prenderlo a pugni, no?- disse Tom, che già si pregustava un bella scazzottata.
-In marcia!- ordinò il commissario ai suoi sottoposti, pronti a dirigersi verso il palco delle audizioni, dove lo avrebbero finalmente catturato e assicurato alle patrie galere.
La gente osservava curiosa quel manipolo di poliziotti guidati da quattro bambinetti risoluti.
Però, come si sa, la fortuna è cieca, e spesso non si gira dalla parte giusta. Perché proprio quando si sarebbe dovuta impegnare a favorire gli intraprendenti musicisti, voltò il capo verso colui che si era macchiato di omicidio. Fece infatti in modo che il suddetto omicida sentisse chiaramente molte persone bisbigliare sull’arrivo della polizia, e capì al volo che era lì per lui. Per chi se no? Il cuore gli saltò al posto delle budella. In effetti, a ben vedere era spacciato. Si era giusto conclusa da cinque minuti l’esibizione di un duo di ragazze, violino e violoncello metal mica male, e non sapeva che scusa inventarsi per scomparire tra la folla. Se l’avessero trovato lì, l’avrebbero acciuffato senza dargli il tempo di dire “bah”. Situazione delicata e pericolosa … sentì un certo trambusto alle proprie spalle e vide la squadra della polizia arrivare di corsa. Ora o mai più. Ne andava della sua salvezza e al diavolo le convenzioni. Si alzò di scatto e cominciò a correre verso l’uscita, facendosi largo a spallate tra la folla. L’uscita era vicina, giusto davanti a lui. Gli bastava guadagnarla e fuggire in auto e tutto si sarebbe risolto. Si, se non fosse stato per quei perfidi ragazzini troppo dotati e troppo impiccioni.
Ziemann riuscì a uscire dal festival ansimando. Si voltò terrorizzato, ma si avvide con un certo sollievo che i suoi inseguitori erano ancora dentro, bloccati dal fiume di gente che entrava e usciva in continuazione. Si lasciò andare in una risata satanica e balzò sulla sua macchina.
-Fermo in nome della legge!- la voce tonante del commissario Barhens si ripercosse ma l’omicida non ci fece caso, troppo impegnato ad accendere la macchina. Partì rombando, accelerando il più possibile. Strano però. Non si sentivano le sirene delle volanti.
-Inseguiamolo- i poliziotti erano già pronti a un inseguimento grandioso quando la vocetta di Tom li fece raggelare sul posto
-Non c’è bisogno. Tra due metri si ferma da solo.
-Ma che dici ragazzino?
-State a vedere.
Come volevasi dimostrare, Tom ebbe ragione. I poliziotti videro stupefatti la macchina del cattivo girare su se stessa, mentre le ruote si staccavano e roteavano libere sull’asfalto, illuminato dalle scintille dell’attrito. Con uno scoppio poco simpatico l’automobile si fermò e un terrorizzato e sconvolto omicida ne uscì tossendo. Neanche il tempo di rendersi conto di ciò che era successo, che un paio di gelide e scomode manette gli si chiusero attorno ai polsi.
-La macchina! L’avevo pagata un sacco di soldi!- urlò, quando si rese conto che le ruote erano partite per farsi un bel giro.
-In nome della legge, la dichiaro in arresto per l’omicidio di Hansel Von Mortensen. Qualunque cosa dirà, potrà essere usata contro di lei in tribunale.
-Ma … ma che diavolo … chi … quelli! Piccoli figli di p*****!- l’uomo ruggì furibondo. Inaccettabile, essere scoperto da quattro quattordicenni. Inaccettabile. Che avrebbero detto di lui in carcere, quando avrebbero saputo la sua storia? Non si prospettavano rosei anni per Ziemann …
La volante partì rombando verso Sulzetal, con sopra l’omicida poco accorto.
Il comandante scosse la testa sospirando. Beh, il caso era stato risolto con successo, magari avrebbe pure ottenuto una promozione … bah.
-E i complimenti non ce li fa? Abbiamo risolto il caso, dopotutto- disse Gustav, tirando la manica della giacca del commissario.
-Si, siete stati bravissimi- li guardò per la prima volta con tenerezza. Dopotutto, il merito era praticamente tutto di quei quattro. A farsi un esame di coscienza, lui non l’avrebbe risolto così velocemente. Che avessero avuto ragione, quando dicevano  che loro “non avendo pregiudizi” avevano una visione più disinibita del mondo? Chissà …
-Spiegatemi un po’ quella cosa della macchina, vah.
-Idea mia e di mio fratello. Stamattina, prima di venire da lei, io e Bill abbiamo manomesso le ruote di Ziemann. Cioè, mio fratello ha trovato la macchina e io ho sabotato le ruote. È una cavolata assurda.- Tom alzò le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Questa è follia” pensò il commissario.
-E va bene … però siete un po’ pestiferi, soprattutto voi due- squadrò i gemelli con severità.
-Ma se ci deve la sua carriera!- sbottò Tom, accompagnato dal gestaccio di Bill
-Ragazzi! Che maleducati che siete! Acciderbolina, eppure anche questa l’abbiamo risolta … Cristo che vita! Vabbè, commissario, ci porta in centrale a compilare le ultime formalità?- disse Georg scuotendo la testa e dando un leggero coppino ai gemelli.
-Si, in centrale almeno mi può comprare una barretta?- tentò Gustav
-Ma Gus, sei sempre il solito …
Le voci dei G&G e del commissario andarono affievolendosi mano a mano che si allontanavano verso la macchina.
I gemelli rimasero soli a guardarsi negli occhi.
-Te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta, Tom.
-Non posso darti torto, Bill.
Rimasero un po’ in silenzio fissandosi, con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
-Come primo caso, devo dire che siamo stati davvero grandiosi, vero Billuccio?
-Assolutamente geniali e irraggiungibili.
-Sai un cosa? Dovremmo rifarlo più spesso di indagare. Si è rivelato molto divertente – Tom si passò una mano tra i capelli ridendo.
-E, come volevasi dimostrare … - Bill lasciò la frase in sospeso apposta.
- … avevi ragione tu- concluse Tom.
-Io ho sempre ragione, Tommuccio, ricordalo sempre.
E i due cominciarono a correre, verso il sole che tramontava, verso i loro amici che li aspettavano impazienti, verso il commissario che tanto doveva loro, verso la loro vittoria, mentre nell’aria risuonava ancora la vocina di Bill
-Io ho sempre ragione, Tommuccio, ricordalo sempre …

****
Buongiorno! Anche questa è finita ... spero che la fine vi abbia soddisfatto, perchè, detto sinceramente, non avrei saputo più come mandarla avanti e, comunque, credo che sia giunta alla sua naturale conclusione. Ammetto che forse è stata una storia piuttosto brutta, ma scriverla mi ha divertito e vorrei tanto che abbia divertito anche voi. Ed è con questo spirito che vi presento l'ultimo capitolo.
Alla prossima, e grazie a tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2912293