La pace può essere un opzione

di Voglioungufo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Non te, non anche te ***
Capitolo 3: *** Il blu è la chiave dell'evoluzione umana ***
Capitolo 4: *** La ragazza gatto ***
Capitolo 5: *** Mutant and Proud ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La pace può essere un'opzione


~Titolo:  La pace può essere un'opzione
Autrice: Voglioungufo (e primo o poi lo otterrò!)
Fandom:  X-Men (film, perché non mi hanno ancora preso il fumetto, stronzi)
Genere: Azione (combattimenti a gogo), Generale (c'è un po' di tutto), introspettivo (colpa di Charles!). Alcune parti possono essere demenziali o depresse perché sono lunatica.
Avvertimenti: Charik, sì, è un avvertimento perché a me distrugge sempre il cuore. Quindi c'è un po' di Slash, se siete contro i gay be', mi dispiace per voi. Può esserci un po' di violenza.
Personaggi: Charles, Erik, Raven, un nuovo personaggio, Wolverine, Hank, Pietro e Wanda, Stryker e molti altri.
Coppie: Cherik (is the waaay), nuovo personaggio/ Erik, Hank/Raven e altre accennate e irrilevanti.
Note: La fine di "Giorni di un Futuro Passato" mi ha lasciato incompleta perché mancavano tante cose che io volevo sapere. Inanzitutto la tensione sessuale tra Erik e Charles, ma insomma fanno pace o no? Dopo cosa combina Raven, se i mutanti sono definitivamente in salvo, cosa è successo al posto dei tre film. Insomma, non potevano lasciarmi così! Per questo, dopo notti di insonnia ho deciso di inventarlo io. Stranamente la trama non è complicata e ho optato per non troppi doppigiochi o misteri (come mio solito, chi mi seguo su Harry Potter sa quanto sono contorta). Io non lo so se merita di essere letta, so solo che l'ho fatta con amore e per me, le recenzioni saranno ben accette ovviamente.

 

Prologo
Figo, ma fa schifo.
**

"Bentornato".
Chissà per quanto tempo aveva abitato e insegnato in quella villa prima di tornare, prima di ricordare tutto. Chissà se lo avevano trovato allo stesso modo con Rogue e senza memoria; magari parte della storia che conosceva lui si era avverata comunque e Magneto restava un pericolo.
Ma i mutanti sono salvi?
Jean...
"E' bello rivederti Charles. E' bello rivedere tutti".
Il volto del Professore si illumina e le labbra si stirano in un sorriso. C'è qualcosa di diverso in lui anche se Logan non riesce a capire cosa.
"Be', dovevo mantenere una promessa".
Logan sente gli occhi inumidirsi, ma si trattiene, ha pur sempre una reputazione da difendere; così si limita a un sorriso incapace di trattenere la gioia.
"Tu ed io abbiamo così tante cose da raccontarci".
"Sì", lo dice come se avesse qualcosa a ostruirgli la gola, le parole passano con fatica. Chissà come sta la piccola Rogue...
Il professore si china in avanti e gli chiede come fare cospiratorio:
"Qual è l'ultima cosa di cui hai memoria?"
Si perde a guardare il nulla mentre ricorda le bolle salire, tutto quel blu rissucchiarlo, la mancanza d'aria e il dolore, come se tante lame lo stessero infilzando da lato a lato. Poi nulla, solo la disperata sensazione di aver fallito.
"Annegavo", risponde piatto.
Nella sala cade il silenzio, Logan si chiede come sia potuto cambiare tutto con il disastro combinato dal giovane Magneto.
"Forse è meglio chiamare una supplente, per la tua lezione", aggiunge Charles.
"Sì, meglio", lo dice distrattamente e resta fermo al suo posto. Il Professore non ha bisogno dei suoi poteri per capire cosa gli passa per la mente e fa un altro sorriso.
"Le spiegazioni possono aspettare la sera. Questa è una storia che va raccontata senza fretta".
Logan fa un cenno col capo, poi si volta verso la porta ma una volta sulla soglia non riesce a resistere alla tentazione e si volta. Charles è ancora lì che lo fissa contento.
E' tutto vero, non è un sogno.

"Idiota!".
Qualcosa lo colpisce al collo con forza e per poco, a causa della sorpresa, si ritrova a terra. ancora provato dalle Sentinelle e dal suo viaggio nel passato Wolverine sfodera gli artigli e si gira verso il suo avversario. Ovvero una ragazza con corti e spettinati capelli blu e gli occhi verdi fiammeggianti dalla rabbia.
"Ma che...", non fa in tempo  a finire la frase che questa lo spintona ancora.
"Non mi sembra che tu stia male, puoi perfettamente tenere una lezione! Perché mi hai rubato la mia unica ora libera?".
Più Logan la guarda più il suo viso gli ricorda quello di un gatto, ma è sicuro di non averla mai vista. Probabilmente era la supplente di cui aveva parlato prima il Professore.
"Si può sapere chi diavolo sei?", la interrompe. Questo sembra farla infuriare ancora di più da come gonfia le guance.
"Chi sono? Ma che hai oggi nel cervello, testa di capra?".
"Ehi, ragazzina, non ho la più pallida idea di cosa tu...".
"Ragazzina?", le sue guance si sgonfiano e lo guarda con stupore "Logan, ma stai bene?".
Wolverine non risponde subito troppo incantato da quelle iridi verde smeraldo, è quasi sicuro che le pupille siano verticali come quelle dei gatti ma non ci pensa più di tanto a causa della reazione di ricordi che scatenano in lui. Le battaglie insieme agli X-Men, le Sentinelle, il suo vuaggio nel passato, La Fenice...
"Oh. Mio. Dio".
Logan rimette a fuoco la ragazza, ha la bocca aperta dalla stupore e lui si chiede distrattamente se sia una telepate come il Professor X.
"Sì, sto bene", risponde. Lei rimane imbambolata a fissarlo con la sua bocca perfettamente ovale. Ha un'aria ridicola e...boh, non riesce ancora a inquadrarla bene.
Quando sposta lo sguardo dal suo viso al muro Occhi da Gatto fa uno scatto. L'orologio segna le 9:15.
"Sono in ritardo! La lezione. Io... e, sì. Storia. Posso interrogare, vero? Ok, ciao!".
Il Mutante resta fermo a guardaerla mentre se la da a gambe ancora stordito da quel fiume di parole.

Dopo aver passato il mattino a girovagare senza meta, Logan riceve un messaggio mentale dal Professore che gli chiede di presentarsi in uno dei suoi salottini privati al termine delle lezioni.
Le lezioni sono terminate ma è lui l'unico a stare seduto su un divanetto a guardare il camino. Sente una leggera ansia, si chiede in continuazione come sia questo futuro; migliore del precedente di sicuro. Sfodera i suoi artigli, adamantio. Quindi ha comunque subito l'esperimento da Stryker, la cosa non lo rincuora più di tanto. Lascia che gli artigli ritornino al suo posto e si massaggia le nocche doloranti.
"Figo, ma fa schifo".
Wolverine alza la testa e di scatto e trova Pietro seduto comodamente su una poltrona. Nonostante sia invecchiato di molto la sua super velocità lo aveva ancora una volta sorpreso.
"Ciao, Cleptomane".
"Mi sono tenuto quella battuta da un sacco di tempo, era ora che ritornassi".
Logan sorride: "Che ci fai qui?"
"Mi sembra ovvio, sono uno dei protagonisti della fiaba che ti racconterà Charles.
"Oh, e ci sei anche tu".
"Ovvio".
Per Logan è come tornare alla sua vecchia vita, quando parlava con Quicksilver alla scuola come ora, prima che una Sentinella riuscisse a fare quello che nessuno era mai riuscito a fare: catturare Pietro Maximoff.
"E' così bello rivederti".
"Sentimentale?".
Non fa in tempo a rispondere perché la porta si apre e gli X-Men fanno la loro entrata, più qualche aggiunta.
"Ciao Logan, grazie per essere venuto" Ma lui non ascolta Charles troppo preso a fissare Magneto con odio; comprensibile visto che nel suo ultimo ricordo tentò di ucciderlo. Dietro c'è Mystica, seguita da altri muitanti compresa Wanda, la gemella di Pietro. Ultima è la ragazza Occhi da Gatto che entra saltellando e cantando.
"Tesoro, quella è la mia poltrona!" dice Wanda a Pietro, ma il gemello non si muove.
"Ce ne sono altre, puoi usare quelle".
"No".
"Calmi, Pietro fai spazio a tua sorella", si intromette Magneto chiamato da un'occhiata supplice della figlia.
"If these future we want it, noo-o-o-ow, noo-o-oow!"*
 "Ma papà!"**
"Bestia, fatti più in là".
"Vieni qui Jean, ho il posto".
In quella confusione gli occhi del Professore incontrano quelli di Logan e leggono nella sua mente il futuro alternativo.
Il silenzio arriva presto quando tutti sono seduti ai rispettivi posti e lo fissano curiosi.
"E così non ricordi nulla dal 1973?" chiede Occhi da Gatta.
"Esatto", risponde Wolverine.
"Fantastico, posso riutilizzare tutte le mie vecchie battute!"
"Cecilia", la riprende Charles e Logan finalmente scopre il nome di quella ragazza.
"Ok, faccio la persona seria". E' seduta vicino a Magneto con la testa appoggiata alla sua spalla. Questo lo guarda indifferente.
"Ci hai salvati tutti", dice il Professore riccatturando la sua attenzione, "Raven gettò la pistola e non sparò".
"Così decisero di lasciare in pace  i mutanti, tu ed Erik faceste pace e costruiste di nuovo la scuola?" tenta di indovinare.
"No", dice il Professore con un leggere sorriso, "nulla di così semplice".
Logan si passa una mano sui capelli mentre Charles continua:
"La pace tra Umani e Mutanti era appena iniziata, ma fu altro a crearla. Quel giorno che Raven gettò la pistola fu solo l'inizio di un mondo migliore".

 


NDA:
Ecco, alcune piccole note.
Ho aggiunto il personaggio di Wanda perché sì, lei e Pietro sono i figli di Magneto. La canzone che canta Cecilia è "Now" dei Paramore, il testo del ritornello mi sembrava adatto e visto che lei è una tipa un po' strana ho pensato di farla cantare un po' xD
Spero di pubblicare preso il prossimo capitolo, pensavo di pubblicare ogni due settimane il mercoledì o il giovedì.
I vostri commenti sono ben graditi visto che è la prima volta che metto piede in questo fandom. La grafica fa cagare perché sto usando il pc di mia sorella, quando avrò il mio sistemerò tutto, lo giuro!



 

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Capitolo 2
*** 1. Non te, non anche te ***


Capitolo 1.

Non te, non anche te.

**

1973. America, base segreta militare.

Quando si svegliò capì subito che doveva essere successo qualcosa. Tanto per partire il soffitto era terribilmente bianco e pulito, l'esatto contrario di quello che si era abituato a fissare durante il suo nuovo lavoro.

Certo, sempre che portarsi a letto la figlia del capo sia un lavoro...

James Howlett* si guardò intorno cercando di capire dove accidenti si trovasse; sembrava una stanza d'ospedale, probabilmente doveva essersi immischiato in qualche baruffa sanguinosa e aveva ben pensato di portarlo qui. Quello avrebbe spiegato il motivo della sua amnesia.

Con uno scatto felino si mise a sedere con i sensi pronti a sentire qualsiasi segnale di pericolo, era il caso di darsela a gambe prima che i medici scoprissero il suo potere di rigenerarsi e decidessero di studiarlo. La stanza era vuota, e dal corridoio non proveniva nessun suono di passi così scese dal letto e prese un camice bianco lasciato incostudito poco lontano. Non era il caso di andare in giro a petto nudo. Prese il corridoio senza guardarsi intorno e proseguì alla ricerca dell'uscita, anche lì le parete erano schifosamente bianche.

"Ehi, tu!" in fondo al corridoio era comparso un giovane uomo e con sommo orrore James notò la sua divisa militare. Era finito in una base dell'esercito, fantastico. Doveva solo sperare che non l'avessero portato lì per studiare la sua mutazione. Mandando a fanculo la discrezione sfoderò gli artigli ossei e si avventò contrò l'uomo ferendolo alle spalle, questi si accasciò a terra con un gorgoglio. Almeno era stato silenzioso.

Fece il resto della strada correndo e grazie al cielo nessun altro interruppe la sua fuga, ma una volta all'uscita la cosa si fece complicata. Decine di militari erano lì fermi a fare i loro soliti giri lavorativi. James non aveva la più pallida idea di come passare inosservato senza doverli uccidere tutti. Nascosto dietro una colonna vide poco lontano da lui una finestra, forse poteva gettarsi da lì e sperare che il fattore di guarigione lo salvasse dalla caduta di... boh, quattro o cinque metri, forse. In fondo se era riuscito a sopravvivere a una cannonata poteva farcela anche con quella.

Aspettò che nessuno fissasse verso quella direzione prima di gettarsi a capofitto verso la finestra e coprendosi il viso con le braccia si gettò contro precipitando insieme a una cascata di vetri.

L'impatto a terra fu più doloroso del previsto e traballante si alzò a sedere sperando di non essersi rotto niente, sarebbe stata una bella seccatura aspettare che si riaggiustasse. Fortunatamente la sua mutazione animale lo aveva salvato dal spezzarsi in due ma si era sicuramente inclinata qualche costola.

"Presenza non autorizzata nel perimetro" Una voce metallica lo fece sobbalzare poi il cortile fu attraversato dal lamentoso suono di una sirena mentre alcuni uomini in divisa si riversavano fuori con armi da fuoco.

"D'accordo amico, alzati e tieni le mani dietro alla testa così nessuno si farà male!".

Certo, contaci.

Incurante delle costole si alzò e iniziò a correre dando le spalle ai tiratori; riuscì ad evitare alcune pallottole anche se qualcuna andò a segno. Nonostante ciò non si fermò e continuò a correre verso il recinto di ferro spinato. Senza tante cerimonie gettò a terra i guardiani del cancello e scavalcò la sbarra.

Dietro di sé le pistole spararono a lungo.

 

Aveva smesso di correre da un paio di chilometri quando qualcosa lo prese alla schiena gettandolo a terra. Velocemente tirò fuori gli artigli pronto a colpire chiunque avesse osato attaccarlo e senza neanche guardare bene il suo assalitore lo infilzò all'addome.

Fu l'urlo dell'altro a far mettere a fuoco il viso familiare che gli stava davanti.

"Viktor!"

"Finalmente ti ho ritrovato, Jimmi" biascicò quello.

James se lo tolse di dosso con uno scrollone.

"Cos'è successo? Perché sei scappato via? Era un ottimo lavoro", continuò suo fratello.

"Non lo so, non mi ricordo", rispose, "Devo aver partecipato a qualche mischia, non lo so".

"In effetti gli amici del capo erano morti nella stanza che avresti dovuto

sorvegliare", fece una leggera risata prima di alzarsi a sedere pure lui.

"Che ne dici? In Vietnam ci sono ancora dei focolari di guerra, sarebbe carino andare ad alimentarli".

"Viktor, eravamo d'accordo di non partecipare a questa guerra".

"Infatti la guerra è finita", lo guardò bene, "Dai, Jimmy, siamo fratelli e dobbiamo stare insieme".

"Fa come vuoi", acconsentì dopo un minuto.

**

 

New York, Xavier's School for gifted youngster.

Erano passati alcuni giorni dall'attacco di Erik al presidente e la scelta di Raven ed ora Charles si trovava a casa sua sulla sedia a rotelle a riutilizzare Cerbero per la scuola, evento che non accadeva da circa sette anni.

"Non sarebbe meglio aspettare qualche mese prima di riaprire?", chiese Hank al suo fianco, "La Villa non è molto pulita e ordinata".

"Lo so, mio giovane amico" rispose lui togliendosi il casco "Ma è necessario che io ritorni ad avere il pieno possesso dei miei poteri se voglio aiutare i mutanti".

"Lo sa che così potrebbe diventare pelato?", Hank era contento che Charles si stesse riprendendo, ma trovava che fosse meglio fare piccoli passi per volta.

"Tanto nel futuro sarò pelato" gli rispose.

Hank fece un profondo respiro preparandosi a fare la vera domanda:

"Perché continua a cercarlo, Professore? Perché li cerca?"

"Di chi stai parlando?" finse Charles con maestria fa alla Bestia non era sfuggito il tremore delle mani quando aveva alluso a lui.

"Charles..." iniziò pronto a un bel discorso che non ebbe nemmeno inizio poiché il professore fece un gesto con la mano come per scacciare via una mosca fastidiosa.

"Lo sai che non posso rintracciare Erik finché indossa l'elmo e conoscendolo non se lo toglierà neanche quando dorme" aggiunse amaramente e Hank non poté evitare di formula il pensiero che probabilmente il Professore aveva provato a contattarlo anche di notte.

Devo ricordarti che posso usufruire ancora dei miei poteri?

La voce di Charles nella sua testa lo fece arrossire un poco, doveva ancora abituarsi al fatto che ora i suoi pensieri erano leggermente esposti.

"Non è necessario, Professore", disse ad alta voce.

Questi sbuffò "Erik, anzi, Magneto ha scelto la sua strada e io la mia. Credo che a questo punto sia inutile continuare a corrergli dietro".

Per Hank questo è uno strano déjà-vu, anche sette anni fa faceva lo stesso discorso ma alla fine gli aveva corso lo stesso dietro quando aveva trovato una possibilità per farlo tornare. Hank preferiva non soffermarsi troppo sullo strano e contorto legame tra il suo amico e il Signore dei Metalli, così passò all'altra domanda.

"E per quanto riguarda Raven?"

Charles si fermò in mezzo al corridoio e prese un profondo respiro.

Ahia...

"Sceglierà da sola la sua strada, se vorrà tornare la porta è aperta".

Hank sperò che tornasse e non seguisse più Magneto, se Charles aveva deciso di chiudere i ponti con Erik lui non aveva ancora deciso se farlo con la bella Raven. Rivederla a Parigi gli aveva fatto capire quanto la trovasse bella anche nella sua forma blu e si sentiva un cretino per non averlo capito prima.

Ma questo lo tenne ben nascosto al professore poiché considerava Raven come una sorella e tutti sanno come sono fatti i fratelli davanti agli ammiratori.

 

Ovviamente la porta non era aperta, per questo quando suonò il campanello gli unici due abitanti della Villa smisero di fare quello che poco prima stavano facendo per guardarsi stupefatti.

Charles, che come stava dicendo prima ad Hank si sentiva perfettamente inutile con il culo sopra una maledetta sedia, fissò da sopra le scale l'amico che andava ad aprire la porta. L'aggeggio che gli avrebbe permesso di salire e scendere attraverso le numerosissime rampe della casa era ancora in costruzione e questo lo faceva sbuffare dall'impotenza.

Era troppo lontano dall'amico per capire cosa stesse succedendo così decise di sfruttare i suoi poteri. Si sporse in avanti ben attento a non cadere mentre si portava due dita alla tempia destra.

Hank sembrava confuso, sorpreso e aveva un po' di felicità in sottofondo, indizi inutili su chi potesse essere la persona dall'altro lato. Si concentrò su i suoi pensieri che andavo come impazziti.

...quando lo scoprirà aveva ragione ma perché certo è un po' imbarazzante io non ci credo è qui ma cosa sto aspettando gli verrà un colpo la faccio entrare è qui...

Con il cuore che batteva veloce per la scoperta guardò Hank aprire la porta e guardare Raven -sì, lei, proprio lei - entrare nella sua vecchia casa.

Era nella forma di Mystica e si guardava intorno soppesando con aria scettica la Hall, poi posò i suoi occhi gialli su di lui e rimase lì a fissarlo e a studiarlo.

Charles capì che doveva essere lui il primo a parlare, così si schiarì la voce:

"Raven, bentornata".

"Charles...", la sua voce era piena di ansia e preoccupazione e adesso che ci faceva caso il telepate notò che anche la sua mente lanciava segnali di paura.

Si fece improvvisamente serio mentre Han si avvicinava e li guardava confuso.

Raven preso qualche secondo prima di rispondere con una sola parola carica di ansia:

"Erick".

 

Mystica non sapeva se aveva fatto la scelta giusta o sbagliata, sapeva solo che lì fuori si stava scatenando il finimondo.

Dopo che aveva deciso di risparmiare Trask si era impegnata per tirare fuori l'amico del futuro di Charles dal fiume diventando il militare Stryker (dopo aver mandato K.O. quello vero, naturalmente). Dopo il salvataggio però qualcosa era andato storto, Wolverine era stato portato in una base super segreta e il vero Stryker era comparso, così lei era scappato facendo nascondere le proprie tracce.

Aveva passato alcuni giorni vagabondando e leggendo il giornale a scrocco venendo così a scoprire di Trask in galera, della distruzione delle Sentinelle e dei primi passi della pace con i Mutanti. Per quanto avesse voluto vedere Trask morto la cosa le andava bene, soprattutto per il fatto che il Governo si stava prodigando a cercare i laboratori segreti di Trask per liberare i mutanti. Dalle sue informazioni avevano deciso di collaborare con Charles per la loro reintegrazione nel mondo. Al momento le basi liberate erano state soltanto due e i mutanti superstiti pochissimi e si trovavano tutti in una struttura per guarirli.

Raven si chiedeva spesso come fosse possibile che fosse stata lei a causare tutto quello gettando semplicemente una pistola, ma era tutto perfetto. Le sembrava quasi di poterla vedere la pace e l'accettazione tanto agognata, le bastava allungare le mani per sfiorarla. Era stata questo motivo a metterla sulle tracce di Erik, sapeva che la vendetta accecava il mutante al punto di non vedere la pace a meno che gli umani non fossero stati distrutti. La mutaforma sapeva benissimo che sarebbe stato capace di rovinare tutto così lo aveva rintracciato a tenuto d'occhio da lontano. Inizialmente vagava cercando di nascondersi dalle forze dell'ordine, ma poi si era presentato a casa di un giovane mutante portandolo dalla sua parte. Il suo potere era quello di sfrecciare veloce come la luce, più di una volta aveva avuto difficoltà a seguirlo.

In ogni caso aveva fatto benissimo a seguirlo visto il casino che aveva intenzione di combinare e molto probabilmente in corso.

"Erik" ripeté "Alle tre del pomeriggio attaccherà il Pentagono".

Charles si bloccò prima di sputare tra i denti "E' impazzito? Come lo sai?"

"L'ho seguito in questi mesi, ho scoperto il suo piano solo poche ore fa e mi sono precipitata qui. Tu sei l'unico che può fermarlo".

"Perché vuoi che lo fermi, proprio tu?"

Raven si era aspettata questa domanda e conosceva già la risposta: "Perché voglio la pace".

Charles guardò Hank probabilmente si stavano scambiando dei pensieri.

"Che ore sono?" chiese poi il Professore.

"Manca venti minuti alle tre" rispose prontamente Hank.

"Useremo il jet privato e tu ci racconterai tutto durante la strada. Hank, ti prego vieni ad aiutarmi" aggiunse indicando la sedia a rotelle e le scale.

Raven sperò che non fosse troppo tardi.

**

 

Washington, Pentagono.

Pietro non aveva paura. Era terrorizzato. Doveva saperlo che seguire il tipo esaltato della tv non avrebbe portato nulla di buono. Ah, no giusto, di chiama Magneto, signor Magneto.

Signore che al momento si prodigava a distruggere la base della Difesa Americana. Pietro stava meditando di raggiungere l'uscita e scappare verso l'isola tropicale più vicina.

Se uso i miei poteri al massimo in quanto tempo riesco a raggiungere le Hawaii?

"Insulsi uomini inferiori", borbottò il signore in questione "Credono davvero di poterci fermare con quei proiettili, in piombo per di più?" alzò entrambi le mani per farmare i proiettili a metà e rispedirli al mittente.

Pietro ovviamente era stato più veloce e si era nascosto dietro ad alcune materie, nonostante tutto non si fidava del suo compagno e ora si accingeva a pregare ogni forma divina scoperta dagli esseri umani. Probabilmente lo dovettero ascoltare ( e cavolo, aveva promesso di non rubare mai più!) perché arrivarono degli angeli salvatori. Ovvero: Charles, in sedia rotelle, Hank e una donna tutta blu.

"Sia lodato il signore, qualcuno fermi questo pazzo", disse quando furono abbastanza vicini.

"Pietro!" disse Hank accucciandosi vicino a lui.

"In persona, dov'è il tizio con artigli?"

"Non è qui", rispose Charles, "Cosa sta combinando quel decerebrato?" aggiunse indicando Magneto.

"Ha deciso di ristrutturare il Pentagono", rispose ironicamente, "Allora, scappiamo?"

"No, dobbiamo fermalo", fece la donna blu.

No, brutta idea, brutta idea, bruttissima idea...

"Finché indossa l'elmo non posso fare nulla contro di lui", chiarì Charles.

"Intendi il copricapo rosa della barbie?".

"Sì, Pietro, riusciresti a toglierlo?"

"Credo di sì, sono estremamente lenti", ammise a malincuore visto che le sue intenzioni erano quelle di scappare via.

"Perfetto, Hank e Ravene, voi due cercherete di fermare i tiratori quando bloccherò Erik, non deve morire"

"Io lo ucciderei", fece notare Mystica.

"Nessuno di noi farà qualcosa del genere. Al mio tre Pietro parte e voi cercate di fare qualcosa"

"Va bene".

"Uno, due... tre!"

Pietro schizzò via, non dovette nemmeno usare tutta la sua velocità da quanto erano lenti quelli là. Così ne approfittò di portare anche in salvo Magneto, lontano dai proiettili, non che non si fidasse di quei due ma era meglio prevenire. Una volta al sicuro gli tolse l'elmetto.

"Pietro, cosa diav...", non terminò la frase perché i suoi occhi persero vitalità e lui si immobilizzò. Charles lo aveva fermato.

"FERMI; NON SPARATE!" sentì la voce della donna e i cecchini fermarsi. Si voltò e vide che Charles stava uscendo dal nascondiglio arrancando a fatica con la sedia a rotelle mentre con una mano si teneva la tempia destra.

Quello che doveva essere il capo uscì dalle file senza mollare la pistola:

"Sono il Capitano, siete anche voi Mutanti?"

"Sì", fece la donna avanzando fieramente "Ma abbiamo idee diverse da Magneto".

"Siete quelli che hanno salvato il presidente?" continuò l'uomo.

"Sì", continuò Raven.

Gli ufficiali si scambiarono qualche parola prima di dire:

"Dobbiamo portare il signor Lehnssher con noi"

"Veniamo con voi", disse Charles, delle gocce di sudore scendevano ai lati della fronte.

I Generali si guardarono tra di loro prima di fare un cenno affermativo.

 

Erik si sentiva tradito. Da Mystica che lo aveva seguito ed aveva spifferato tutto a Charles, da Pietro che era passato dalla parte del telepate e per finire dal suo vecchio amico che ancora una volta aveva giocato con la sua mente.

Erano tutti quanti in un'immensa sala ad aspettare tutti gli ufficiali e il Presidente, delle manette di plastica lo costringevano al suo posto seduto. Charles e gli altri mutanti erano poco lontano, sentiva gli occhi blu del telepate bucargli la testa, ma lui stava resistendo con tutto sé stesso al suo potere, non voleva che entrasse di nuovo nella sua mente e leggesse tutto.

"Senatori, Generali, Presidente”, fece un uomo sulla quarantina con molti capelli grigi, “Grazie per essere venuti”.

Ah, così tanta gente importante per me?

“Il Signor Lehnssher, meglio conosciuto come Magneto, ha attaccato l'edificio della Difesa Nazionale. Oltre ad altri mali, si intende”.

“Cosa dice la legge su queste infrazioni?”

“Bisognerebbe fare un processo e il teste ha diritto a un avvocato”.

“La legge”, li interruppe un uomo con gli occhiali rettangolari, “si applica agli esseri umani. Non è costui un Mutante?”

Molte voci di sottofondo affermarono e qualcuno aggiunse, “sono mostri”.

Con la coda dell'occhio Magneto vide Mystic indurire la sua espressione come pronta a colpire. Davvero aveva creduto che la pace fosse possibile?

“Mutanti o Umani, la cosa non cambia!” Tuonò il primo ad aver parlato, “Il Presidente ha già affermato più volte di essere favorevole a una pace e all'uguaglianza”.

Erik pensò che sarebbe andato molto d'accordo con Charles e questo gli fece stranamente contrarre lo stomaco.

“I Mutanti sono una minaccia, avete visto cos'ha potuto fare da solo? Devo ricordare che è quasi riuscito ad uccidere il Presidente?”

“Esatto, quasi”, disse finalmente il Presidente preso in causa “Perché altri Mutanti ci hanno salvati”.

“Sono le eccezioni!”

“Da quando ho promosso la legge sui Mutanti non ci sono stati più disordini”.

“Il Signor Lehnssher...”

“E' l'eccezione, fino ad ora mi sembra l'unico Mutante intenzionato a dar guerra agli umani”.

“Giusto”

“E' vero!”

“Se posso permettermi...”

Erik si girò verso il gruppo di Mutanti. Charles si era fatto avanti con la sedia a rotelle e vederlo lì seduto fece imprigionare il proprio cuore in una morsa d'acciaio, era colpa sua colpa sua colpa sua colpa sua.

“Dica pure, signor Xavier, lei è qui a rappresentanza dei Mutanti”.

“Se i Mutanti vengono emarginati e cacciati è ovvio che molti di loro tenteranno di insorgere, se invece notano che vengono accettati e che a nessuno importa dei loro poteri non ci penseranno nemmeno alla guerra. Perché non ce ne sarà bisogno”.

“Sono perfettamente d'accordo”, fece un uomo vestito di blu e molto grasso.

“Ma hanno poteri fuori dalla norma, possono essere pericolosi!”

“Lo sono quanto lo potrebbe essere un uomo al volante” ribatté pacatamente Charles ed Erik non poté non ammirare la sua calma, lui di certo con tutti quei insulti avrebbe lasciato perdere la diplomazia e attaccato. Quegli esseri inferiori non avrebbero mai capito.

“Se vengono addestrati possono controllare la loro mutazione e vivere normalmente, dipende tutto dall'educazione”.

“E dove verrebbero educati?”

“A questo ci penso io”.

Bisbigli, qualche opinione alla fine sono tutti d'accordo.

“Resta solo l'ultimo tassello per questa pace, risolto questo potremmo discutere meglio sui particolari”.

Nella sala calò il silenzio e Magneto si preparò all'inevitabile domanda:

“Cosa ne facciamo del signor Lehnssher?”

“Un Mutante del suo genere è troppo pericoloso, non sembra intenzionato alla pace”.

“Ha causato già troppa distruzione”.

“Potremmo imprigionarlo a vita”

“Certo, così scapperà come l'altra volta”

“Resta solo una cosa...”

Erik alzò lo sguardo e guardò tutti i presenti con orgoglio e presunzione, sapeva benissimo qual era l'ultima spiaggi ma non avrebbe mai abbassato lo sguardo.

“La Pena di Morte”.

“NO!”

Tutti si girarono verso il Mutante sulla sedia a rotelle, si aggrappava affannosamente ai braccioli e guardava tutti con un'espressione angosciosa.

“No, ci deve essere un altro modo”.

“Se ha un'alternativa, lo ascoltiamo”.

 

Ovvio che aveva un'alternativa, era una cosa che aveva pensato di fare molte volte ma era talmente meschina che aveva sempre rinunciato.

Ma adesso poteva solo scegliere tra la morte e quello.

Certo, molte volte si era svegliato dopo un incubo pensando che sarebbe stato meglio lasciarlo morire mentre tentava di sollevare il sottomarino, la notte del loro primo incontro, aveva portato solo guai.

Ma era Erik, non avrebbe mai voluto la sua morte per quanto lo odiasse.

Charles abbassò lo sguardo, prima di dire con voce sicura:

“Posso cancellargli la memoria”. La sala si immobilizzò, ogni cosa era totalmente silenziosa e calma. Cancellare la memoria. Era l'unica soluzione.

“Potrebbe essere un'idea”, ammisero gli uomini.

Charles sentiva su di sé lo sguardo incredulo e disperato di Magneto, sentiva la sua paura come se fosse propria.

“Non ricorderà nulla sua mutanti, gli farò dimenticare la sua rabbia e il suo bisogno di vendetta. Non sarà più un pericolo”

“Finché non ricorderà nulla la Riforma sulla Pace Con I Mutanti sarà valida, siamo tutti d'accordo?”

La maggior parte delle mani si alzarono, tranne quella di coloro convinti di dover uccidere il Mutante.

“Può procedere allora, se ha bisogno le daremo una stanza privata dove poter lavorare in pace”

 

“No, ti prego, Charles, non farlo”.

Il telepate sentì il suo cuore farsi pesante per i sensi di colpa.

“Preferisco morire”, continuò il suo vecchio amico.

Ma io non voglio che tu muoia...

“Va tutto bene”, gli disse mentre sentiva gli occhi farsi lucidi, prese un bel respiro tentando si scacciarle “Va tutto bene”, mentì ancora perché andava tutto male. Malissimo.

“Charles...”

“Shh...”, sussurrò prima di fondere la sua mente con Erik von un girdo strozzato di dolore di quest'ultimo.

Charles non era pronto, non era mai andato così a fondo con la mente di qualcuno, nemmeno con Moira, e quella di Erik era così... così piena di dolore e rabbia, talmente forte che provò la tentazione di staccarsi e dimenticare tutto. Era successo una cosa del genere solo quella fatidica notte del sommergibile e anche lì si era staccato preferendo ignorare tutto quello. Ma ora non aveva scelta, poteva solo andare più a fondo fino a diventare quasi una cosa sola. E vide ogni cosa.

Erik aveva una mente incredibile sotto quello strato impenetrabile, era così chiara e lucida. Da una parte c'era tutta la sua rabbia, da un lato la vendetta con tutti i suoi piani di distruzione. Ciò che vide lo fece rabbrividire ma allo stesso tempo capire che quella era la scelta più giusta. Entrò nell'angolo più recondito della sua coscienza, vide gli anni al campo di concentramento, gli anni passati in solitudine con solo la vendetta, i suoi desideri e le sue parole. Poi però trovò un blocco, qualcosa che gli fu difficile superare e per farlo dovette chiamare a sé tutto il suo potere.

Vide sé stesso. Alla scuola mentre si allenavano, si vide più sicuro e stabile di quanto non fosse in realtà, vide tutti i ragazzi, gli allenamenti, la gioia di far parte a qualcosa, Raven. Quella era pace. La cosa che alla fine Magneto desiderava di più. Poteva mentire a tutti, perfino a sé stesso, dire che tutto quei piani erano solo per vendetta e per potere, ma lui desiderava solo la pace.

Ti darò la pace, amico mio, te lo prometto.

 

Riaprì gli occhi per guardare il volto di Erik, fissò ogni suo lineamento e i suoi occhi grigi sbattere mentre cercava di riprendere il controllo. Era forte e Charles temette di lasciare la presa.

Alzò una mano e gli accarezzò il viso con la punta delle dita prima di posarsi sulla tempia e reimmergersi nella sua mente. Questa volte il Mutante urlò iniziando a divincolarsi per sfuggire alla presa.

“Ti prego, Charles, ti prego”.

“Shhh”

Erik fece un verso strangolante, come se gli mancasse l'aria “No, no”

“Devo farlo”

La prima cosa che fece fu prendere il suo passato, afferrò ogni ricordo su sua madre e sul campo, li tenne lontani dalla portata di Erik mentre questo si divincolava per afferrarli, per prenderli. Charles percepiva quanto per lui fossero importanti i ricordi su sia madre, quanto ne avesse bisogno ma non si fece intenerire e continuò. Le torture di Shaw, il bisogno di vendetta, ogni cosa legato a ciò fu spazzata via. Passò alla sua rabbia e ai piani di distruzione di massa, non ci furono più.

Cancellò dalla sua mente i nomi e l'esistenza di tutti gli altri mutanti, da Azazal a Raven, sparirono tutti dalla sua mente diventando polvere. Quando iniziò ad prendere tutto ciò riguardava la sua mutazione il Tedesco urlò iniziando a piangere e balbettare qualcosa nella sua lingua madre ma non poté nulla contro il nulla che stava creando.

“Charles...” urlò come se fosse appena stato pugnalato. Ignorò l'ovvio dolore che stava causando e cancellò ogni sua abilità, tutto quello che ava sviluppato in anni di allenamento riguardo il suo potere.

Poi, arrivò la parte più difficile. Iniziò a rimuovere ogni traccia di sé stesso dall'amico con il cuore che martellava nel petto.

“Non te” lo sentì piangere “Ti prego, non voglio dimenticare anche te. Non te, non anche te. Charles” disse il suo nome come se fosse un oggetto da trattenere fino all'ultimo sangue, qualcosa dal quale non ci si può separare. Il viso di Erik era rigato dalle lacrime e contorto in una smorfia di dolore puro; con il dorso della mano gli accarezzò una guancia scacciando le lacrime.

“Mi mancherai”, disse. Poi strappò tutto dalla mente di Erik, lo sentì urlare poi ci fu il silenzio.

Lo strinse tra le braccia in un ultimo abbraccio singhiozzando, si permise di restare così solo un secondo poi si fece forza e iniziò a riscrivere la memoria di Erik.

Ti chiami Luke Fassbender, sei nato da genitori tedeschi ma ti sei trasferito in Irlanda per scappare dalla guerra, non hai mai conosciuto dolore. Dopo hai passato molti anni in America con la tua famiglia finché i tuoi genitori non sono morti in maniera naturale dopo una splendida e felice vita. Hai avuto un gatto e tanti amici, sei solare e ti piace stare a contatto con la gente. Preferisci vivere in qualche paesino solitario dove la gente è tranquilla e non legge i giornali, ti piace stare all'aria aperta per questo ti sei costruito una bella casetta. Ogni giorno fai una corsetta fino al paese dove passi il tempo. Sei felice e contento.

Aggiunse altre cose, piccoli momenti di vita quotidiana, poi gli bacio la fronte sudata e rimase a fissarlo dormire in un'espressione di pace.

 

“Signore”.

Raven stava aiutando Charles con la sedia a rotelle quando il signor Stryker lo chiamò per avere la loro attenzione.

“Salve”, disse cordialmente Charles. Non sembrava avesse appena pianto, cosa che Raven sospettava.

“Lei ha detto che si occuperà all'istruzione dei Mutanti” iniziò l'uomo.

“Esattamente”

“Mio figlio... si chiama Jason, lo abbiamo scoperto da poco e spererei che lei possa aiutarci”.

“Ma certo”, fece Charles illuminandosi “Il semestre inizierà fra qualche mese, se vuole questo è il biglietto da visita. Sarà un immenso piacere per me”.

“La ringrazio” e se ne andò.

“Quindi la scuola riapre veramente i battenti” Fece la donna quando l'uomo fu lontano.

“Ma certo, la scuola riaprirà. E io sarò lì come insegnante”.

“Sono felice per te” e lo era sul serio, sapeva quanto fosse importante tutto questo per lui.

“E tu? Cosa farai?” chiese il telepate prendendola contropiede “La tua camera è tale a come l'hai lasciata l'ultima volta. Forse un po' impolverata”.

Entrambi risero.

“Non lo so, è ancora presto per decidere. Voglio sorvegliare le operazione e aiutare i mutanti ad arrivare da te”.

“Quindi non tornerai”, Raven si sentì un po' in colpa per la voce delusa dell'amico d'infanzia.

“Per ora no, ma in futuro potrei cambiare idea” gli diede il beneficio del dubbio.

Il volto di Charles si illuminò mentre diceva: “Allora ti aspetterò”.

 

 

 

NDA

Uhh, ho aggiornato in anticipo ma chi se ne frega.

Ora devo fare un annuncio importante: la storia del fatto che si cancella la memoria ad Erik non è tutta farina del mio sacco poiché mi sono ispirata alla storia di Mgnetic_Ginger, storia che vi consiglio di leggere perché ti distrugge il cuore da quanto è bella.

Un'altra cosa, ovviamente ho dovuto sistemare i problemi temporali causati dalle Origini di Wolverine, così è saltato fuori questo.

Viktor e Wolverine hanno trovato questo lavoro come guardie del corpo, ovviamente Logan dopo scappa per sistemare il futuro, ma una volta fatto non si ricorda nulla degli eventi in Day of future Past. Viktor lo ritrova e decidono di andare a partecipar agli ultimi focolari di guerra, là tra moooolto tempo incontreranno Stryker e la sua squadra.

Qui si chiama James perché presumo che abbia cambiato il suo nome in Logan con l'arrivo di Keyla.

THE END.

Al prossimo capitolo:)

 


 


 

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Capitolo 3
*** Il blu è la chiave dell'evoluzione umana ***


Capitolo 3
Il blu è la chiave dell'evoluzione umana
**

Xavier's School,  primo giorno del 1974.
Il sole filtrava attraverso le finestre che Charles la sera prima si era dimenticato di coprire con gli scuri. Ah, la mattina prima poiché aveva toccato il suo letto circa alle quattro dopo essersi preso una sbronza colossale.
Lui ed Hank aveva deciso di festeggiare l'inizio del nuovo anno e l'apertura della Scuola al Pub più famoso della città dove il telepate aveva scoperto di riuscirci ancora molto bene con le donne nonostante la sedia a rotelle. Doveva essere merito dei suoi occhi blu mare oltre della sua mutazione che gli permetteva di capire subito le donne.
In ogni caso svegliarsi alle nove di mattina, come si premurava di far sapere la sveglia vicino al letto, era una cosa indecente e sbuffando provò a riprendere sonno tirando su le coperte fin sopra la testa. Purtroppo l'emicranea aveva aumentato le sue doti da telepate e sentiva il pensiero di ogni persona presente nella villa, non che fossero molti per carità, ma abbastanza da sembrare di essere di nuovo al pub della notte prima. Così, sconfitto, chiamò Hank con il pensiero perché lo aiutasse ad alzarsi per potersi sedere sul suo fedele destriero, la carrozzina.
Il viso di Hank fece capolino dalla porta cinque minuti dopo, lui continuava a prendere il sieroanche se aveva assicurato di star diminuendo progressivamente le dosi. Nonostante tutto restava come una droga, anche lui aveva fatto molta fatica e spesso cadeva nella tentazione di riprenderlo. Poi pensava al sé stesso del futuro, dirignava i denti e si faceva forza.
Bestia si avvicinò con la sedia a rotelle, lo sollevò dal letto e lo mise lentamente sopra la sedia.
"Ouf", sbuffò dopo il lavoro, "Ha messo su qualche chilo, professore?"
"Molto gentile, Hank" grugnì lui in risposta, "Non è che hai qualcosa per il post-sbornia?"
"Dovremmo avere nel kit di pronto soccorso qualche pastiglia, sì", disse l'amico mentre lo guardava dirigersi in bagno.
"Io vado giù, i bambini sono già svegli e urlano a gran voce la colazione".
"Certo, certo, così dopo mi dirai il genere di sorpresa che hai trovato fuori dalla porta", borbottò Charles e non poté non trattenersi dal ridere quando vide riflessa sulla specchio la faccia piena di disappunto di Hank.
"I tuoi pensieri lo stanno letteralmente gridando, non posso farci niente", si scusò neanche tanto lui.
"Oh, sì. Be', allora vado" e uscì fuori dalla porta prima che il professore potesse captare altro riguardo la sorpresa.
Charles si chiese con un misto di ansia mentre si lavava i denti per scacciare il terribile alito se si trattasse di Raven, erano sette mesi che la aspettava inutilmente. Aveva detto che sarebbe tornata, non lo aveva ancora fatto.
Dopo essersi occupato alla propria igene personale si avventurò per il corridoio per uscire dalla zona notte  e andare alla cucina-salotto dove si riunivano sempre tutti intorno al grande tavolo per la colazione.
"Professore!" Charles si girò verso Jason, il bambino con gli occhi bicolori. Eterocromia. Suo padre, il signor Stryker lo aveva spedito alla villa subito dopo il colloquio e non si era ancora fatto sentire da allora se non pochi giorni prima di Natale dove chiedeva se potevano ospitare il bambino anche per le vacanze Natalizie.
"Impegni al fronte", spiegava nella lettera. Nonostante la Conferenza di Pace di Parigi prevedesse che gli Americani ritirassero  tutte le loro forze la zona era ancora piena di afgenti segreti e soldati mercenari, tra cui anche Logan come aveva eppurato grazie Cerbero.
"Ehi, Jason. Dormito bene?"  sorrise spettionandogli i corti capelli biondi. Il bimbo annuì mentre affondava il suo cucchiaiono nella scatola di cereali. Una ventata d'aria segnalò l'arrivo di Pietro che si sedette vicino alla sorella Wanda.
"Chi è il nuovo bambino?", chiese Jessica, una ragazzina con gli occhiali e la mutazione di diventare invisibile.
"Chi...?" chiese il professore senza troppa attenzione mentre prendeva una bottiglia di latte.
Jessica non rispose in tempo perché Hank fece la sua entrata con un bambino di appena quattro anni in braccio. Fin lì la cosa era anche normale, in fondo i piccoli lo adoravano, specialmente quando si trasformava in un enorme morbido e peloso pupazzo blu da coccolare. La cosa sconcentrante era che il bambino era blu e lui era ben sicuro di non avere in casa bambini così piccoli e blu. Soprattutto, blu. Non che fosse un problema, si era abituato a quel colore da quando aveva sorpreso Raven a frugare in camera sua e poi c'era stato Hank a ricordargli che pochi eletti potevano rinunciare al normale colorito rosa per uno più cool (come aveva detto Terry, il bambino dai capelli neri e le branchie vicino alle orecchie).
"Hank...cosa...chi...?"
"Non lo so", disse l'amico indovinando i balbettei confusi di Charles, "l'ho trovato questa mattina vicino al giornale e alla bottiglia di latte. Era avvolto in tantissime coperte con solo una lettera. Non c'era scritto molto: il nome e una richiesta di tenerlo al sicuro".
Charles ci mise qualche secondo a capire cosa stesse dicendo, colpa del mal di testa martellante ovviamente, ma non fece nemmeno in tempo a dire una cosa intelligente che Hank continuò:
"Si chiama Kurt, oltre la pelle blu non presenta nessuna mutazione. Evidentemente deve ancora svilupparla, è molto piccolo. Non so perché la pelle sia già di questo colore, però. Pensevo di prelevare un po' del suo sangue per scoprirne un po' di più".
"Hank" fece lui mentre si massaggiava le tempie tra gli urletti schifati del bambini iniziati alla parola sangue, "Mi sono perso a 'pelle blu', ma non importa. Starà da noi, come tutti".
Charles si permise qualche secondo per studiare il bambino che Hank stava facendo sedere vicino a Jessica. Anche gli occhi e i capelli erano blu, anche se quest'ultimi di una tonalità molto più scura; aveva i lineamenti rotondi e quasi femminili tipici dei bambini, anche se le lunghe orecchie a punta lo facevano assomigliare ad un elfo. Anche le mani erano strane, più lunghe di quelle di un qualsiasi essere umano provvista solo di due dita e il pollice opponibile. Per finire, dai pantaloni usciva una coda sempre blu da diavoletto.
"Se non fosse per il fatto che è blu, lo scambierei per la versione minuta di Azazal", disse Charles.
"Sì, lo avevo notato anche io. Probabilmente la mutazione deve essere la stessa. Mi chiedo solo per quale motivo non sia rosso come l'altro e perché presenti già questo colore se il gene x non si è ancora sviluppatop del tutto".
Il bambini aveva smesso di ascoltarli, odiavano quando i due adulti di casa partivano per la tangenziale scientifica e sparavano paroloni di cui non capivano il significato.
"Non tutti i mutanti sono uguali agli altri", spiegò Charles mentre spalmava il burro sul pane, "inoltre il blu e l'azzurro sembra il colore dominante della mutazione. Se noti la maggior parte dei mutanti ha gli occhi azzurri"
Hank fece volare il suo sguardo tra i presenti e notò che sì, tutti avevano occhi di sfumature celesti.
"Per quanto riguarda il gene, penso che sia leggermente diverso dagli altri".
"Intendi?"
"Io, te e la maggior parte dei presenti qui la nostra è stata una vera e propria mutazione genetica, per questo ci chiamano Mutanti. Per mutazione genetica si intende ogni modifica stabile ed ereditabile nel materiale genetico dovuto ad agenti esterni o al caso, ma non alla ricombinazione genetica. Noi siamo mutanti grazie alla variabilità genetica, ovvero la condizione per cui gli organismi differiscono tra loro per uno o più caratteri. Noi abbiamo il gene x, gli umani no". Charles non poteva non esaltarsi ogni volta che si parlava del suo argomento preferito, preso un sorso di latte e continuò "Su questa variabilità, tramite la ricombinazione genetica, opera la selezione naturale, la quale promuove le mutazione favorevoli a scapito di quelle sfavorevoli. A voler usare un'esempio, noi siamo l'Okapi con il collo abbastanza lungo da raggiungere le foglie degli alberi"
"Che bello, ho sempre sognato essere un animale estinto", ironizzò Hank.
"No, non siamo l'animale estinto. Siamo l'animale che porta avanti l'evoluzione. Le giraffe sono nate dall'unione di due Okapi con il collo lungo e altre mutazione genetiche, giusto?"
"Giusto", confermò Hank.
"Bene, il nostro Kurt è la giraffa".
"La giraffa... è figlio di due mutanti?" da come lo disse sembrò che un'ape gli avesse punto il sedere, ma il professore sorvolò sulla sua buffa faccia.
"Proprio così" annuì "Se seguiamo la sua evoluzione tutti i mutanti avranno la pelle blu".
"Quindi non presenta nessun potere?"
"No, ovvio che presenta un potere. Ma lo sta sviluppando più velocemente, non mi stuperei se il prossimo anno lo vedremo scomparire e ricomparire in un altro lato della casa".
"Quindi sei convinto che sia un Teleportus?"
"Al novanta per cento, vedremo"

**

Xavier's School, Settembre 1974
Le previsioni del professore erano azzeccate poiché all'inizio dell'autunno del 1974 Kurt fece la sua prima scomparsa e ricomparsa. Hank era stato con il piccolo ad aspettare che si addormentasse e una volta successo era andato nella propria camera. Dove aveva trovato il piccolo elfo blu. I due avevano legato moltissimo, forse perché entrambi venivano scambiati per pupazzi dal resto degli abitanti della Villa.
Hank all'inizio aveva paura che i bambini non accettassero Kurt per il suo particolare aspetto ma non aveva fatto i conti con l'innocenza dei bambini, alla loro età non conoscevano neancora l'odio razziale.
In ogni caso erano passati pochi giorni dalla prima manifestazione dei poteri di Kurt quando lui e Charles ricevettero la visita di un vecchio amico, Alex Summer. Nessuno dei due lo aveva riconosciuto subito, erano passati dieci anni e il suo volto non era più quello di un ragazzo ma di un giovane uomo calmo. Hank, infatti, si era aspettato subito una battuta sul suo aspetto blu e peloso (aveva smesso di prendere il siero da un pezzo), invece Alex gli aveva stretto la mano con un sorriso sincero.
"E' bello rivedervi tutti" aveva detto "E' bello essere di nuovo a casa".
Aveva studiato alla villa fino a quando una lettera lo aveva portato al fronte dove aveva rischiato di finire nelle mani di Trask. Fortunatamente Mystica era riuscita a salvare lui e gli altri mutanti di quel luogo. Dopo essere tornato in America aveva vagato in incognito cambiando cognome però era riuscito a seguire in diretta alla scelte di Raven grazie alla televisione di un bar. Così aveva iniziato a cercare giovani mutanti da aiutare e dopo un anno di reclutamento era tornato alla scuola con tutti quelli che era riuscito a trovare.
Questo fu quello che raccontò.
"E adesso cosa fara?" gli chiese Charles.
"Pensavo di poter restare come insegnante, non ho più l'età per essere un allievo".
Hank ne fu immensamente felice, le pesti stavano diventando troppe e lui e Charles erano  troppo pochi per contenerle tutte; in tre avrebbero lavorato di sicuro meglio.
Tra i bambini che Alex aveva portato ce ne era una di otto anni con buffi capelli bianchi e la pelle mulatta, si chiamava Ororo Monroe e aveva incenerito il tappeto dell'entrata con un fulmine de giorni dopo il suo arrivo, motivo per cui iniziarono a chiamarla Tempesta.

**

Settembre 1975.
Jason non era più a scuola. Era tornato come molti dei studenti a casa per le vacanze estive, ma pochi giorni all'inizio della scuola il signor Stryker aveva chiamato dicendo che per problemi legati alla famiglia aveva intenzione di ritirare il figlio. Charles ne era dispiaciuto, si era affezzionato al bimbo biondo dagli occhi bicolore e il suo potere era molto interessante e divertente da potenziare. Ma non poteva andare contro le decisioni del padre, così se ne era fatto una ragione.
In fondo la casa non era affatto vuota con tutti i ragazzi scappati di casa che correvano per le scale e giocavano a nascondino nelle tante stanze. Per Charles era tutto perfetto, il suo sogno proseguiva e si sentiva felice; aveva solo un fastidioso pensiero che ogni tanto lo faceva rabbuiare.
Erik.
Odiava quello che aveva fatto, ma purtroppo non aveva avuto molta scelta. Spesso si chiedeva dove fosse e cosa facesse, se fosse finalmente felice e se avesse trovato una donna con cui stare. Gli faceva strano pensare queste cose, gli faceva male l'idea di non poterle vedere.
"Professore?" ecco, come al solito era partito in uno di quei discorsi deprimenti ignorando il suo giovane allievo. Gli rivolse un sorriso facendogli capire di avere la sua attenzione.
"Dove sono Hank e Kurt?" piegò leggermente la testa di lato in un'espressione ansiosa "Sono spariti".
"Spariti, dici?" evidentemente l'elfo blu doveva avere avuto uno scatto di potere incontrollato ed era sparito chissà dove con l'adulto "Vediamo subito dove si sono nascosti".
Charles chiuse gli occhi ed ispezionò tutte le menti della proprietà alla ricerca di quella dei due mutanti blu. Li trovò in una zona del giardino vicino al confine e non erano soli, percepiva chiaramente altre due menti femminili. Se una la riconosceva molto bene l'altra era completamente sconosciuta.
Ripose la sua attenzione al bambino che gli stava davanti:
"Sono in giardino, che ne dici di raggiungerli?", Terry annuì velocemente mentre si affrettava a seguire il suo mentore il quale era troppo emozionato per permettere al bambino di stargli dietro, con la sedia a rotelle poteva andare veramente molto veloce.

Raven fu sorpresa di trovare Hank e Kurt a giocare in giardino, era stata qualche minuto a fissare i due incantata prima di ricordarsi per quale motivo fosse lì e rivelare la sua presenza. Hank ne era rimasto talmente sorpreso che aveva quasi fatto cadere Kurt, salvo poi afferrarlo per la coda da diavoletto.
Il cuore di Raven era stato stretto in una morsa di dolcezza davanti a quei due. Gli occhiali di Hank era poggiati storti sul naso.
"R-Raven, ciao!" aveva detto Bestia estasiato.
Lei si era limitata a un sorriso mentre Kurt la spiava con degli enormi occhi blu, Raven non trattenne il sorriso dolce che le spuntò sulle labbra davanti a quella meravigliosa bestiolina. Si sistemò meglio il sacco che portava sulle spalle nella speranza che il suo abitante non si svegliasse.
"Cosa ci fai qui?" chiese Hank.
"Devo parlarvi di una questione urgente".
Il volto del suo vecchio amico si fece serio ma non fece tempo a parlare che arrivò Charles sulla carrozzina seguito da un bambino con dei strani tagli laterali sotto le orecchie.
"Raven!" disse felice ma la sua espressione si fece perplessa mentre spostava i suoi occhione blu sul sacco che portava sulla spalla.
Ops.
"Perché hai messo una ragazza dentro la borsa?" indagò contrariato.
"E' una lunga storia", iniziò mentre appoggiava delicatamente il borsone a terra e tirava fuori un gattino magrissimo con un pelo blu elettrico.
"Un gatto?" chiese Hank sorpreso.
"No, è una mutante; può trasformarsi in un gatto e fare molto altro".
"Perché era dentro una sacca?" continuò ad indagare Hank.
"Non mi voleva dare ascolto e ho dovuto metterla a nanna. E'... una lunga storia".
"E di cosa parla questa storia?" chiese il Professore scrutandola con i suoi profondi occhi blu.
Mystica deglutì provando una strana sensazione di Déjà-vù.
"Si tratta di Erik".


NDA:
Ciaaao. Lo sapete tutti che Kurt in realtà è il figlio di Mystica e Azazal? Io l'ho scoperto guardando i cartoni perché come povera sfigata quale sono non ho ancora ottenuto i fumetti :c
Anyway, cosa c'entra Erik questa volta? E chi è la ragazza-gatto? Una caramella a chi indovina (e come prova che avete indovinato scrivetelo nella recenzione xD)
Ahhh, vado a finire i cartoni. Sto iniziano a shippare Rogue e Scott, non sono normale, aiuto.
Voglioungufo.

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Capitolo 4
*** La ragazza gatto ***


~Cap. 3
La ragazza gatto
**

Xavier's School per ragazzi speciali.
Primo piano.

Angie capì di essere in un luogo estraneo ancor prima di svegliarsi completamente, il letto era troppo morbido e le coperte troppo soffici, non dormiva in un letto del genere da... mai. In ogni caso nella stanza non percepiva la presenza di nessun'altro essere umano. Capì di essere al primo piano di una casa molto vasta e dal piano di sotto le arrivavono immagini di persone, bambini per lo più.
Fantastico, mi hanno portata in un altro orfanotrofio.
Sarebbe scappata, ovviamente, come aveva già fatto in passato e nessuno si sarebbe accorto di niente; era troppo pericolosa, troppo diversa per restare. Così si alzò circospetta dal letto lasciando scivolare le coperte dal suo corpo esageratemente magro e nudo. La cosa brutta della sua mutazione, quando si trasformava in una gatta perdeva i vestiti per strada. Angie fece una smorfia e rovistò nei cassetti trovando delle mutande e una maglia abbastanza grande e lunga da coprirla.  Fortunatamente quello di quell'anno era un settembre esageratemente caldo e una volta fuori avrebbe sempre potuto ritornare gatta.
Aveva aperta la finestra e stava per buttarsi al piano di sotto quando una serie di immagini, di ricordi di altri, le riempì la mente facendole perdere il controllo sulla realtà. Cadde in ginocchio sul pavimeto, le mani strette al cornicione. Quando si sentì di nuovo stabile si rialzò decisa a rimandare la fuga per capire che razza di posto fosse quello.

Piano terra.
Charles passò una mano sul viso cercando di far ordine tra i pensieri.
"Si tratta di Erik".
Il telepate avrebbe voluto sapere tutto subito ma la mutante-gatto aveva un evidente bisogno di cure ed era stata una priorità sistemarla, la seconda priorità era stata quella di curare Raven, infatti aveva un taglio abbastanza profondo al fianco. Così aveva aspettato e ora, nel cuore della notte, attendeva delle risposte da Raven.
Hank era seduto sul divano vicino ad Alex, Raven occupava la poltrona e nessuno aveva toccato i bicchieri di thé sul tavolo di cristallo.
"Che cosa ha combinato questa volta?" si decise a rompere il silenzio.
Raven lasciò passare qualche secondo prima di rispondere:
"Lui proprio niente, questa volta è colpa degli Umani".
"Cos...? Abbiamo fatto un patto, abbiamo dei documenti. Non possono fare nulla contro di noi", obbiettò giustamente Hank.
"Finché Erik resterà fuori combattimento", ricordò Mystica.
"Gli ho cancellato la memoria, non ha più ricordi sui mutanti o sulla vendetta. E' fuori combattimento" fece Charles non capendo dove volesse andare a parare l'amica. Non provò a leggerle nel pensiero, voleva sentirlo da lei.
Erik ricorda, si ricorda ancora di me ti prego.
Era un pensiero estremamente egoista ma non riusciva a tenerlo a bada.
"Esatto, per ora siamo al sicuro. Ma degli agenti speciali lo stanno cercando per fargli tornare la memoria e poter attaccare i mutanti".
"Cosa?!" sbottò Alex, "Perché mai dovrebbero fare una cosa del genere?"
"Per soldi" pensò ad alta voce Charles, "Le armi contro i mutanti costano parecchio, con un mercato del genere si diventa ricchi".
"Ma... Erik non può essere rintracciato, abbiamo fatto perdere le sue tracce" disse incerto Hank.
"Si trova in un paesino vicino a Dublino, in Irlanda", fece Raven alzando il mento come a sfidarla a contraddirla.
"Come...?"
"Sono una spia, Charles, mi assicuro che il Governo tenga fede ai patti e so tutto quello che sanno loro. Ad esempio, posso assicurarti che il Presidente e tutti gli altri vertici dello Stato non sanno nulla di tutto questo. Il nostro avversario lavora in proprio".
"Conosci il suo nome?"
Raven scosse la testa.
"Ok, questo spiega il motivo della tua presenza. Vuoi il nostro aiuto per fermare questa cospirazione. Ma la ragazza? L'hai portata qui solo perché questa villa è un rifugio per i mutanti?" Chiese Charles inarcando un sopracciglio.
"Lei è la chiave per poterci aiutare" rispose pronta.
"Spiegati"
"Si chiama Angie, era una delle cavie dei laboratori Trask. Ha tre mutazioni secondarie e una principale, immagino che sia un mutante di classe quattro e se non addirittura cinque. In ogni caso, oltre a potersi trasformare in un gatto, ad avere il fattore rigenerante e degli artigli può controllare i ricordi delle persone. Può leggerli, cambiarli, crearli, cancellarli, riportarli alla luce e giocarci come vuole".
"Una telepate specializzata nella memoria" annuì Charles pensieroso "Potrebbe fare delle barriere molto più forti e indistruttibili delle mie. Potrebbe rendere la mente di Erik immune da ogni attacco".
"Esatto", confermò Raven "Potrebbe essere la nostra unica possibilità. Ma prima dobbiamo convincerla a collaborare, è molto diffidente e...instabile" ammise "Non sa controllare il suo potere mentale, è quello che controlla lei".
"Be', è il più difficile da usare" concordò Charles, già con i pensieri degli altri aveva difficoltà, visualizzare i ricordi di chiunque poteva portare a una crisi di identità.
"Be', una volta spiegata la situazione collaborerà" disse Alex.
"Con me non ha funzionato" Raven indicò la sua ferita "Spero che Charles possa calmarla".
Stava ancora pensando quando vide Hank fare uno scatto verso una zona d'ombra del salotto afferrando qualcuno che si era nascosto e ingaggiarono una mini lotta. Charles cercò di neutralizzare il nemico ma si ritrovò bloccato, come sbattere contro un muro.
Hank aveva afferrato una ragazza per il collo e questa, dai polpastrelli delle dita, fece uscire degli artiglietti ossei che ferirono la Bestia. Ci pensò Alex a prenderla alle spalle facendole perdere il controllo sulla sua barriera mentale. Charles fu veloce ad approffittarne per entrare nella sua mente.
Calma la tua mente. Le disse. Guarda nei miei ricordi.
Come tanti flash vide passare davanti ai suoi occhi tutta la sua vita, in particolare i ricordi legati ai mutanti e a Erik, cercò di non schermarsi e di essere il più limpido possibile. Capiva che quello era l'unico modo per potersi guadagnare la sua fiducia.
Infatti Angie ritirò gli artigli e si rilasso, Alex la mollò e lei rimase qualche secondo inerme a fissarlo. Occhi verdi dentro occhi blu.
"Credevo di essere sola..." sussurrò.
"Non sei sola" Charles sentì una stretta allo stomaco "Angie, non sei sola"

**

Era seduta sul divano ed era spaventata da tutti quei sguardi. Sguardi di mutanti, mutanti come lei. Angie si sentiva la gola secca e non riusciva a far rallentare i battiti del suo cuore.
"Allora, da dove vieni?" fece l'uomo sulla sedia a rotelle, quello a cui aveva visto la vita, quello che le stava più simpatico. Aveva posto la domanda in maniera rilassata e serena, Angie capì che stava tentando di metterla a suo agio e lei decise di dire la verità.
"Sono nata in Germania nel 1933 da famiglia Tedesca. Purtroppo ho presentato caratteristiche fuori dal comune da quando ho avuto otto anni e qualcuno fece la spia ai Nazisti e io finii in un campo di concentramento. C'era uno scienziato, un generale... non so cosa fosse esattamente, solo solo che per colpa sono stata torturata per capire tutti i potenziali dei miei poteri. Si chiamava Smithz1 e spero con tutta me stessa che qualcuno l'abbia fatto fuori" si bloccò notando il gelo che era calato sulla stanza.
"Sei... sei sicura che si chiamasse Smithz?" chiese l'uomo che assomigliava a una bestia. Hank, se non sbagliava.
"Dubito di poter dimenticare il nome del diavolo" bisbigliò.
"Penso che ti farò piacere che lo hanno assassinato facendogli passare una moneta d'argento in mezzo al craneo" le comunicò la donna blu, Mystica.
"Sì, mi fa piacere" rispose senza scomporsi. L'uomo sulla sedia a rotelle tremeva, senza pensarci due volte provò a entrare nei suoi ricordi ma si trovò la porta sbarrata. Era la prima volta che succedeva ma cercò di ignorare la cosa e proseguì il suo racconto.
"Con il termine della guerra sono stata trovata dai Russi e non so per quale via sono finita in America dove ho vissuto in un orfanotrofio finché non sono arrivati dei tizi a portarmi in un altro inferno"
"Le industri Trask" tradusse Charles.
Angie fece spallucce "lì ho subito altri esperimenti e sono riusciti a creare un nuovo potere"
"Cosa intende?"
"Non lo so, grazie a delle diavolerie sono riusciti a darmi il potere di guaruire da sola. Probabilmente sono viva solo grazie a quello".
"Hanno creato una mutazione artificialmente?" Hank fece una faccia sorpresa "E'...impossibile"
"A quanto pare no" borbottò Charles che stava già pensando alla combinazione genetica, agli alleli e tutte quelle cose lì.
"Dopo non so quanti secoli che sono rimasta chiusa lì dentro mi hanno liberato, hanno tentato di portarmi in una strana struttura ma sono riuscita a liberarmi e ora sono in fuga. Lavoro nei Nightclub nel tempo libero" terminò la sua storia.
Rimasero tutti in silenzio per assimilare quelle informazioni.
"Qui sei al sicuro" le garantì alla fine Charles "Nessuno ti farà del male e imparerai a controllare la tua mutazione".
Angie ci credette e per la prima volta da quando aveva sette anni si sentì al sicuro.

**

"Charles?" il telepate in questione si girò verso Raven. Avevano appena spedito Angie nella propria camera per farla riposare e lui si sentiva terribilmente stanco.
"Ha avuto lo stesso aguzzino di lui..."
Non fu neccessario di specificare chi fosse il 'lui', era troppo ovvio.
"Forse ha fatto bene ad ammazzarlo" pensò Charles "ha distrutto la vita di due bambini".
"Pensi che si siano mai incontrati?"
"No, entrambi hanno vissuto quegli anni in solitudine. Spero di poter fare di più ed essere migliore con lei che con Erik" e detto questo si girò per andare in camera sua, pensando alle parole che le aveva detto.
Non sei sola.
Lo aveva detto anche a Erik e alla fine si erano rivelate una bugia, ora lui era solo chissà dove.

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Capitolo 5
*** Mutant and Proud ***


Cap. 4
Mutant ad Proud
**
Xavier's School per ragazzi speciali.
"Forza, concentrati" disse in tono incoraggiante Charles fissando pieno di aspettative la ragazza minuta che gli stava davanti. Angie strinse gli occhi iniziando a soffiare nel tentativo di controllare la sua mente. Sembrava che si stesse per mettere a piangere dalla frustazione.
"No, ferma. Ferma", la richiamò accorgendosi che la psiche della ragazza stava raggiungendo un punto di rottura. La ragazza rilassò la schiena prendendo un bel respiro "Così non combini niente", continuò Charles avvicinandosi con la sedia a rotelle.
"Mi dispiace", borbottò lei. Aveva notato che la ragazza lo ripeteva molto spesso.
"Devi imparare a controllare il tuo potere, non puoi entrare nella mente delle persone come un tornado. E devi imparare a selezionare i ricordi, non puoi prenderli tutti. Solo quelli che ti serveno" ribatté duro, era una cosa che odiava -essere duro, si intende - ma aveva capito che l'unico modo per tenere in riga degli adolescenti era quello di avere una mano ferma ed essere inflessibile.
"Mi dispiace, ma non ci riesco..."
"Sì che ci riesci, devi solo imparare. Su rifacciamo", ancora una volta Charles lasciò cadere le difese mentali permettendo ad Angie di entrare. Ancora una volta si vide passare tutta la vita davanti come un fiume in piena senza niente a trattenerlo. Piccoli particolari venivano a galla, cose che aveva dimenticato gli tornavano alla mente ma tutto questo senza un criterio preciso. E questo non andava bene, Angie non li controllava. Quando iniziaro a saltare fuori ricordi legati alla sua infanzia, in particolare il suo patrigno, la buttò bruscamente fuori. Non fu difficile, il controllo che aveva Angie sulla sua mente era molto debole, bastava poco per distruggerlo.
"Te lo avevo detto che non ero pronta", ansimò Angie sedendosi a terra.
"Eppure tu lo sai fare" disse Charles andandole vicino e poggiando una mano sulla sua spalla magra "Quando ci siamo incontrati hai trovato e utilizzato i ricordi che ti servivano ignorando gli altri senza problemi".
"Lo so! E' che..."
"Che...?"
"E' che non ci riesco! Per una cosa del genere mi serve la rabbia, la situazione...!"
"Non può pensare di riuscire a controllare il tuo potere solo con la rabbia" ribatté pacato sentendo una strana sensazione di inquietudine.
"La rabbia mi ha permesso di farcela per tutto questo tempo", ribatté sconsolata appoggiando il mento sulle ginocchia raccolte al petto.
No, ti ha quasi ucciso in tutti questi anni. Ma si morse la lingua, quella ragazza aveva già troppe cose in comune con lui, era incredibile come la maggior parte dei discorsi che facessero fossero uguali a quelli con lui. Era come vivere in un grande Déjà-vu.
"Esistono altri metodi per farcela", si decise poi a rispondere anche se non gli sembrava la risposta giusta.
"Charles... chi è Erik?"
Il suo cuore fece un capitombolo e istintivamente sbarrò la sua mente chiudendo tutti i ricordi che aveva di quel cretino dentro un baule. Metaforicamente parlando.
"Angie", la riprese "sei entrata nella mia mente senza il tuo permesso".
"Non l'ho fatta apposta. Eri talmente preso a ricordare che era come se lo stessi facendo io" si difese "E' stato inevitabile".
"Ed è per questo che siamo qui" riprese a sorridere Charles "Per allenarci"
Anche Angie sorrise, lui fece per uscire ma la voce della ragazza lo bloccò.
"Non hai risposto alla mia domanda".
"..."
"Era tanto importante? Perché ogni volta che sfioro un suo ricordo lo nascondi?"
"Credo che oggi possa bastare così" ispirò con forza e uscì sentendo la schiena preforarsi dallo sguardo deluso della mutante.
**
Angie si sentiva quietamente frustata mentre nascondeva la testa tra le mani. Era abituata a sentire i ricordi degli altri come se fossero i propri, a vedere tutti quelle immagini che la scollegavano dalla realtà ma ora che sapeva di poter controllare questa cose si sentiva la testa scoppiare perché non ci riusciva. E lei lo voleva, Dio se lo voleva, avrebbe così finalmente potuto concentrarsi su sé stessa senza confondere la propria vita con quella degli altri.
In più, voleva capire perché ogni volta che Charles le parlava saltasse fuori un uomo dai capelli di un colore indefinito e gli occhi magnetici. Aveva tentato di scoprirlo da sola ma ogni volta che ci provava veniva buttata fuori, nemmeno l'attacco diretto era servito.
Non voleva dirglielo, ma lei voleva saperlo.
"Ehi, Micietta" sentì la mano di Raven spettinarle i capelli e le rispose con uno sbuffo.
"Finita la lezione con Charles?"
"Sì", rispose monossillabica. Anche perché era ovvio. Alzò la testa guardando la donna che aveva iniziato a considerare come un'amica cercare qualcosa dal frigo. Si trovavano infatti nella cucina della grande casa.
"Raven?" la chiamò.
"Mh-mm?"
"Tu puoi dirmi chi è Erik?" chiese fingendo disinteresse. Vide la schiena della mutaforma irrigidirsi mentre la guardava distogliendo la sua attenzione dalla ricerca di qualcosa di commestibile.
"Lo sai che non puoi entrare nella mente degli altri senza permesso?" la riprese.
Uffa, ma perché non fanno altro che ripetermelo?! Ho capito!
"Charles ha detto che posso farlo durante l'allenamento" si difese "e molti dei suoi ricordi sono legati a lui. Chi è?"
"Un vecchio amico...che ha fatto scelte sbagliate" le rivelò chiudendo il frigo e sedendosi vicino a lei.
"Scelte sbagliate?" chiese desiderosa di sapere di più.
"Vedi... lui era convinto che fosse diritto dei Mutanti regnare sulla terra sottomettendo gli Umani"
Angie aggrottò la fronte confusa, "E perché mai?"
"Fino a pochi anni fa le cose erano diverse, i Mutanti erano mal visti e studiati, tu stessa hai subito esperimenti per la tua diversità".
"Quindi... quindi non sono stata un caso isolato?" si morse il labbro.
"No, la cosa era abbastanza normale. Lui sognava la libertà per noi Mutanti".
"Non mi sembra una brutta cosa..."
"Ma erano i mezzi con cui voleva ottenerla! Lui li odiava davvero, li odiava tutti. Uccideva e distruggeva in nome della Causa".
"Ah, un pazzoide quindi?"
"Sì, ma non devi giudicarlo male. Il fatto è che gli sono successe molte cose brutte a causa della sua natura e dell'odio degli uomini, è successo un po' quello che è successo a te. All'inizio voleva solo vendicarsi, ma poi ha capito che era una cosa più grande di lui, a quel punto ha preso la decisione di diventare Magneto. E' il suo nome di battaglia, come il mio è Mystica" aggiunse davanti alla sua occhiata confusa "E mi ha insegnato una cosa importantissima".
"Ovvero?"
"Mutante e fiera di esserlo".
Angie fece una smorfia di approvazione "Anche io sono fiera di esserlo" e a riprova di ciò lasciò che le sue orecchie si tramutassero in quelle di un gatto rivelando la sua vera forma.
"Hai anche la coda!" rise Raven trascinando anche l'altra ragazza in una risata.
"E adesso dov'è?" chiese ricacciando dietro la risata.
"Lontano, dove non può far male a nessuno" rispose.
"Mi sarebbe piaciuto conoscerlo".
"Gli assomigli molto per certi aspetti. Probabilmente è per questo che Charles non riesce a controllarsi in tua presenza".
"Gli voleva bene?"
"Non immagini quanto"

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