E' semplicemente amore

di Fonissa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due porte. ***
Capitolo 2: *** La soluzione. ***



Capitolo 1
*** Due porte. ***


Jason stava dormendo nella cabina di Zeus al campo Mezzosangue. Ma il suo sonno era agitato. Stava avendo un incubo. Certo, per i semidei era normale avere incubi, ma questo non era il solito brutto sogno da semidei.
Era in una stanza bianca completamente vuota. Davanti a lui c’erano due porte, una blu e una nera. Si avvicinò piano piano, come se da quelle porte potesse uscire un mostro. Ma non successe nulla di simile. Comparvero solo due scritte, anzi due nomi: ‘Percy’ sulla porta blu e ‘Nico’ sulla porta nera. Quando stava per scegliere che porta aprire, Jason si svegliò. “Di nuovo quel sogno…” disse a se stesso nascondendo il viso tra le mani. Qualunque persona sarebbe rimasta confusa da un sogno del genere, ma Jason no. Lui sapeva perfettamente cosa significasse. E il significato era lo stesso motivo per cui aveva lasciato Piper. Sembrava una cosa sciocca, da telenovela, ma era la realtà: Jason era innamorato di due ragazzi contemporaneamente, e quei ragazzi erano Percy e Nico. Ci aveva riflettuto a lungo, elencando i pregi e i difetti di entrambi, pensando ai momenti trascorsi con loro, ma più ci pensava, più i suoi dubbi aumentavano.
Si rigirò nel letto  per molto tempo, ma non riuscì a prendere sonno. Così saltò giù dal letto, si vestì e uscì per farsi una passeggiata. Non aveva idea di che ore fossero, ma la luna splendeva ancora alta nel cielo. Jason stava ancora pensando al suo grande dubbio: Percy o Nico? Poi si fermò meglio a pensare. Si stava struggendo per l’amore e per il dubbio, quando non sapeva nemmeno se interessasse a uno dei due. E così il figlio di Giove iniziò a correre. Correre per non pensare a nulla. Correre per fa si che il vento asciugasse subito le lacrime che gli rigavano il viso.
Dopo dieci minuti di corsa, arrivò vicino all’albero che una volta era stato sua sorella Talia. E si diede dello stupido quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli verdi del ragazzo che era seduto li vicino. Percy. A Jason sembrò che il figlio di Poseidone fosse stupito di vederlo, ma poi pensò che era soltanto un’allucinazione.
“Ehy Jackson! –cercò di dire il più naturale possibile- che ci fai qui?”
“Niente. Non riuscivo a dormire per un incubo e sono uscito per passeggiare.” Rispose Percy con tono indifferente.
“Ti capisco…anche io ho avuto un incubo…”  A Jason sembrò che Percy si fosse lasciato scappare un sorriso, ma pensò a un’altra allucinazione. Si sedette vicino al moro e rimasero così, seduti un affianco all’altro, per diversi minuti, fino a quando il biondo non alzò lo sguardo sull’altro, iniziando a guardarlo. Percy alzò lo sguardo a sua volta e si guardarono negli occhi. E quando l’azzurro e il verde si mescolarono tra di loro, anche le loro bocche si unirono in un bacio appassionato. Passarono molti minuti, i due ragazzi non se ne accorsero, almeno fino a quando Percy non si staccò con il volto rigato di lacrime.
“Io non posso…” disse solamente, prima di alzarsi e correre via, lasciando Jason ancora più confuso.
Il figlio del dio del mare si fermò solo quando arrivò vicino al pugno di Zeus, appoggiandosi alla parete rocciosa. La sua mente lo riportò all’incubo di prima. Era in una stanza bianca e lui doveva scegliere tra due porte, una con su scritto ‘Jason’ e una con su scritto ‘Nico’. ‘Ti capisco’ gli aveva detto Jason. No, non lo poteva capire, non poteva sapere come era essere innamorato di due ragazzi contemporaneamente. Ma Percy pensava questo solo perché non sapeva.
 
La mattina dopo Nico si svegliò confuso, ma non stupito. Era da tempo che faceva quello strano sogno, dove doveva scegliere tra due porte, una con il nome di Jason e una con il nome di Percy. E capiva benissimo il significato. Era da tempo che viveva con questa indecisione, aveva imparato a nasconderla agli occhi degli altri. Si alzò e si preparò per andare a fare colazione. Quando raggiunse il tavolo della casa di Ade, chiese una misera colazione pensando ancora alla sua indecisione. Non sapeva che sia Jason sia Percy gli lanciavano ogni tanto un’occhiata, ben attenti a non guardarsi tra di loro.
L’unica che si accorse di tutto questo fu Annabeth. La ragazza non aveva ancora capito perchè Percy l’avesse lasciata e si era imposta di scoprirlo a ogni costo. Stava guardando Percy, quando si accorse della tensione tra lui e Jason e delle occhiate che lanciavano a Nico. Tutto questo le parve strano. Da quel che sapeva, quei tre andavano d’accordo. Se voleva raggiungere il suo scopo, doveva parlare con uno dei tre. Di parlare con Percy non se ne parlava proprio, e Nico non le avrebbe di sicuro dato nessuna risposa, quindi l’unico che rimaneva era Jason. Finita la sua colazione si alzò da tavola e si diresse dritta da Jason che era ancora a mangiare.
“Jason, dobbiamo parlare” gli disse soltanto, prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo il più lontano possibile da tutti quanti.
“Cosa vuoi Annabeth?” chiese Jason stupito di quello strano comportamento.
“Cosa succede tra te, Percy e Nico?” chiese la bionda, andando dritto al punto. Jason prima divenne tutto rosso, poi impallidì completamente.
“N-niente…” disse con voce tremante.
“Oh andiamo, si vede lontano un miglio che c’è tensione tra voi. Senti, se avete litigato per qualcosa…” Ma Jason non la ascoltava più. Pensava a tutti i suoi dubbi e incertezze, a quello strano sogno, al comportamento di Percy. Doveva dirlo a qualcuno, o sarebbe scoppiato. Annabeth conosceva Percy da più tempo di tutti, ci era anche stata insieme, forse poteva aiutarlo. E così confessò: confessò il suo sogno, le sue insicurezze, i suoi dubbi, il suo cuore diviso in due, il suo bacio con Percy (e di questo ‘dettaglio’ Annabeth avrebbe fatto a meno di saperlo) e lo strano comportamento del ragazzo. Quando ebbe finito, gli sembrò che si fosse tolto un peso dal petto. Annabeth semplicemente lo guardava con uno sguardo concentrato, come se fosse una specie di espressione matematica da svolgere.
“Allora?” chiese Jason cinque minuti dopo.
“Allora, hai baciato…Percy… semplice! Bacia Nico, e vedi con quale dei due hai provato più emozione!”
Jason rimase basito a quella soluzione di Annabeth. Era così semplice e logica… perché non ci aveva pensato prima? Salutò Annabeth velocemente e corse verso la casa dedicata a Ade. Come si aspettava, Nico era li, isolato dal resto del campo, o dal resto del mondo.
“Che ci fai qui, Grace?” chiese Nico appena lo vide.
“Niente, solo mi annoiavo e visto che tu sei sempre da solo ho pensato di farti una visita…” rispose il biondo sedendosi sul letto affianco a Nico, che sbuffò sonoramente per poi alzarsi e poggiare la testa sulla spalla del figlio di Giove.
Nico aveva le idee chiare. Doveva capire chi era il suo vero amore, e Jason capitava a fagiolo. Jason si sentiva in imbarazzo e distolse lo sguardo per non far notare a Nico il suo rossore. Poi si ricordò perché era li. Trasse un respiro e guardò Nico in quei suoi occhi neri e profondi, come pozzi senza fine. Gli prese il viso tra le mani con delicatezza e lo baciò, prima castamente, poi con più passione. Si Aspettava che Nico si tirasse indietro, invece ricambiò il bacio.
Una marea di emozioni si fecero strada nel cuore di Jason. Amore, passione, gioia. Quando si staccarono però Jason era ancora più confuso di prima. Certo, aveva provato tante emozioni con Nico, e tutte bellissime, mal era certo di una cosa: con Percy aveva provato le stesse emozioni.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Ed eccomi con una nuova piccola FF! Inizio col dire che questa doveva essere una OS come regalo alla mia amica Marta (TANTI AUGURI!!!), ma visto che mi è venuta più lunga di quel che pensavo, ho deciso di dividerla in più capitoli. Lasciate tante recensione eh ;)

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Capitolo 2
*** La soluzione. ***


La mente di Jason era completamente vuota. Era ancora di fronte a Nico, che lo fissava con quegli occhi neri. Non sapeva che fare. Sapeva solo che aveva provato le stesse emozioni sia con Nico che con Percy, e questo non faceva che aumentare la sua indecisione. Quindi fece la cosa che ultimamente gli riusciva meglio: correre. Era da vigliacchi, avrebbe ferito Nico, ma non poteva fare altro. Non poteva rimanere li. Si alzò e corse fuori, con le lacrime che gli scendevano sul viso.
Nico era ancora li, immobile, ma con la mente altrove. Il bacio con Jason era stato stupendo, quasi perfetto avrebbe osato dire, ma c’era ancora quel dubbio nel suo petto.
‘Hai baciato Jason, ma non hai baciato Percy, diceva una vocina nella sua testa.
‘Non sei ancora in grado di decidere’.
Ma per oggi ne aveva abbastanza di emozioni. Si distese sul letto con un cuscino in faccia, cercando, inutilmente, di svuotare la mente.
 
Annabeth aveva visto Jason correre fuori dalla cabina di Ade per puro caso. Okay, non è vero, lo aveva seguito di nascosto. Ma il punto era che Jason era uscito in lacrime, e questo non era un buon segno.  Quando il figlio di Giove si appoggiò a un albero per prendere fiato, Annabeth gli si avvicinò.
“Come è andata?” gli chiese.
Jason nascose il viso tra le mani e si lasciò scivolare fino a terra.
“Male –rispose- anzi, malissimo”
“In che senso? Nico ti ha rifiutato?”
“No anzi, il bacio è stato magnifico, ma…”
“Ma?! Cosa?!”
“Ho provato le stesse emozioni che ho provato con Percy”
Dire che Annabeth rimase spiazzata da quell’affermazione è dire poco. Aprì e chiuse la bocca più volte, senza dire niente. Era impossibile, contro ogni logica.
“Forse dovresti pensarci su, magari decidere domani, con calma…” disse alla fine. Jason annuì sconsolato.
“Penso che mi chiuderò nella cabina di Zeus per pensare e ragionare” disse prima di alzarsi e incamminarsi verso la sua cabina.
‘Forse, queste cose semplicemente non hanno una logica’ pensò Annabeth, mentre osservava il ragazzo andare via.
Jason aveva in mente di riflettere e pensare al suo grande dubbio, ma appena si distese sul letto, si addormentò.
 
Percy era sulla spiaggia. ‘Il bacio con Jason è stato magnifico –pensava- ma Nico, beh, Nico è Nico. Con quei suoi capelli neri, neri come gli occhi, e la pelle pallida… Ma gli occhi azzurri di Jason non mi dispiacciono…’ ormai questi erano diventati i suoi pensieri fissi. Stava per uscire pazzo, se lo sentiva. Non poteva continuare così, a tormentarsi. Quindi si alzò, fece qualche respiro profondo e iniziò a camminare verso la cabina di Nico. Lentamente, senza correre. Ogni tanto si fermava, per prendere un respiro o per riflettere bene sulla cosa. Ma tra una pausa e l’altra, arrivò alla sua meta. Aprì la porta piano, senza far rumore, e andò dritto nella stanza di Nico. Lo trovò steso sul suo letto, con un cuscino in faccia.
“Nico…-sussurrò- stai dormendo?”
Al suono di quella voce, Nico sussultò. Si alzò di scatto e guardò Percy. Non aveva detto che per oggi le emozioni erano abbastanza?! Come se non bastasse, il ragazzo dagli occhi verdi andò a sedersi affianco a lui, così vicino che le loro spalle si toccavano. Percy gli passò una mano tra i capelli guardandolo negli occhi. Il cuore gli batteva a mille. Nico arrossì violentemente. E si baciarono. Quello che era un bacio casto, si trasformò in un qualcosa di più profondo. Quando si staccavano aveva il fiatone. Si guardarono a lungo, forse per minuti interi, fino a quando non ebbero lo stesso pensiero: ‘Le stesse emozioni che ho avuto con Jason’ .
Appena formulato questo pensiero, Percy si alzò.
“S-scusa…” mormorò, prima di andare via.
Nico rimase con lo sguardo perso nel vuoto. ‘Le stesse emozioni’. Non faceva che ripetersi in mente questa frase. Si sentiva disgustato da se stesso. Come poteva provare le stesse emozioni con due ragazzi diversi?! E così iniziò a piangere. Le lacrime caddero da sole, bagnando il lenzuolo, fino a che Nico, ormai stremato, non si addormentò.
 
Percy camminava a passo svelto verso la sua cabina, con gli occhi umidi. Non voleva dare nell’occhio, non voleva che qualcuno si accorgesse che stava trattenendo con fatica le lacrime. Appena arrivò alla cabina di Poseidone, si buttò sul letto. Solo allora si accorse di avere le guancie bagnate. Alla fine, non ce l’aveva fatta a trattenersi. Non voleva pensare più a niente, si sentiva ancora più strano di prima. Così si addormentò.
Fu in quel momento che successe. Percy iniziò a fare il suo solito sogno, quello dove doveva scegliere tra le due porte, ma questa volta ci fu una novità. Si inginocchiò a terra, tremante. “Non riesco a decidere…” disse in un sussurro. Fu allora che apparve una maniglia tra le due porte. Avvicinandosi, Percy scoprì che c’era una porta completamente bianca, come la stanza. L’aprì col cuore in gola. L’attraversò e vide una luce che lo costrinse a proteggersi gli occhi con le mani. Quando la luce svanì, davanti a lui c’erano Jason e Nico. Tutti e tre i ragazzi si guardarono, scioccati. Ma dopo un po’ capirono. Infondo, era una soluzione così semplice, certo strana, ma semplice.
Percy si svegliò di colpo pieno di sudore. Guardò dalla finestra e vide che si era fatta sera. Ma quanto tempo aveva dormito?! Doveva essere proprio stanco. Senza altri pensieri, si alzò e corse fuori. Non si stupì quando vide due ombre uscire dalla cabina di Ade e dalla cabina di Zeus. Nico e Jason. I due, che avevano notato Percy, gli corsero incontro. E così si ritrovarono a guardarsi, evidentemente a disagio. Ormai l’avevano capito che avevano fatto lo stesso sogno tutti e tre.
“Cosa voleva dire quel sogno?” chiese Nico, rompendo il silenzio.
“Beh, è logico –gli rispose Jason- Non abbiamo bisogno di scegliere”
“Ma è folle! E’ strano!” esclamò a sua volta il figlio di Ade.
“Si, ma è la cosa più giusta e meno dannosa per tutti e tre” disse Percy. A quel punto ci fu un silenzio imbarazzante. I ragazzi avevano lo sguardo basso, non osavano alzare gli occhi. Ma non poteva continuare così. Alla fine fu proprio Nico a rompere il silenzio.
“Percy, Jason, io vi amo” disse tutto d’un fiato. Non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Non riusciva nemmeno a capire da dove avesse preso quel coraggio. Gli altri due ragazzi guardarono prima lui, all’inizio leggermente storditi, ma poi i loro visi si colorarono di rosso.
“Anche io ti amo –disse Percy- e amo anche te, Jason”
A quel punto Jason non potè tirarsi indietro.
“Anche io vi amo” esclamò. Per la prima volta in molto tempo, i ragazzi sorrisero. Ma questo era un sorriso vero. Finalmente non dovevano più tormentarsi. Finalmente sarebbero stati felici.
 Nico sbadigliò, provocando una lieve risata da parte degli altri due ragazzi.
“E’ tardi. Che dite, ritorniamo a dormire?” propose Percy.
“Ehm…non è che vorreste dormire nella mia cabina?” domandò Jason con un lieve rossore sulle guancie.
“Hazel si spaventerebbe se non mi trovasse nel mio letto domani mattina…” osservò Nico.
“Vuol dire che le dirai che eri con i tuoi due fidanzati” disse Percy facendogli l’occhiolino.
Così dieci minuti dopo erano tutti e tre stesi nel letto di Jason, con Nico in mezzo. Certo, stavano stretti, ma ne valeva la pena.
“Comunque, continuo a pensare che questa cosa sia un tantino strana, per non usare altri termini…” disse Nico, avvolto da entrambi i ragazzi.
“Strana ? No, non credo” disse Jason avvolgendo la sua mano libera con quella di Percy.
“Già –concordò il quest’ultimo- è semplicemente amore”
 
*ANGOLO AUTRICE*
Si lo so, sono imperdonabile. Ho fatto un super ritardo con questo capitolo. Ma ho le mie motivazioni. Lo riscritto più volte. Non so perché, ma non mi convinceva mai, e anche ora non è che sia proprio convinta, ma sul serio, non riuscivo a capire cosa c’era che non andasse. Quindi, ogni critica è ben accetta, purchè costruttiva :3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso!

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