Live, love, smile

di Alys_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Goodbye ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1-Sadness (POV Sana) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2-Thoughts in the mind (POV Akito) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-Memories and nightmares (POV Sana/POV Akito) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4-Awkwardness (POV Sana) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5-Despair and surprises ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6-Broken heart. What is the truth? (POV Sana) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Views and confessions ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8-Distressing disaster ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9-Shocking truth ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10-Pain (POV Akito) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11-Lost memory ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12-The heart of Akito. The fear of Sana. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13-Revelations ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14-The return and suffering ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15-Now we are here. Together. (POV Sana) ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16-Akito.. come back to me! (POV Sana) ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17-Never give up (POV Sana) ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18-The signs of life ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19-Hope and happiness, but the most difficult step is at the door (POV Sana) ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20-Fight (POV Akito/POV Sana) ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21-Joy and fear (POV Akito/POV Seka) ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22-Unaware prison (POV Seka/POV Sana) ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23-Salvation in danger? ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24-Trust. Love. Terror. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25-I will find you, you will save me (POV Akito/POV Seka) ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26-Mortal threat ***



Capitolo 1
*** Prologo-Goodbye ***


Uscii dagli studi televisivi. Che brutto tempo. Tuoni e nuvoloni minacciosi sovrastavano il cielo. La pioggia iniziava a cadere sul caldo e nero asfalto. Ma.. ero ugualmente euforica!
Era un pomeriggio d’inizio agosto e il mio primo giorno di vacanza.
Finalmente libera dal lavoro e dalle mille corse mattutine per giungere in orario a girare show, fiction e quant’altro.
Finalmente libera di poter godere di questo squarcio d’estate che ormai stava quasi per finire.
Finalmente libera di passare ogni singolo momento del giorno con lui. Con Akito.
Pronunciare, o anche solo pensare il suo nome mi scatenava una miriade di brividi in tutto il corpo, dalla testa sin alle punte dei piedi.
Il piccolo dolce Hayama, che conoscevo fin dalle elementari, di cui avevo scoperto la vera personalità, il vero essere. Quel bambino con cui sono cresciuta, quel bambino che ha conquistato la mia anima, con il quale ho vissuto mille avventure e superato milleuno peripezie.
La nostra amicizia era diventata, pian piano, qualcosa di più. AMORE, già. Un amore incondizionato. Un amore desiderato da molto, anzi moltissimo tempo. Un amore che era sbocciato in tutta la sua pienezza.
Io e Akito stavamo insieme da circa sei anni. I sei anni più belli della mia vita. Ne avevamo passate tante, e continuavamo a passarne, ma stare accanto a lui rendeva più semplice tutto.
Aya e Tsuyoshi parlavano perfino di un ipotetico matrimonio tra di noi. Sempre appiccicati, quei due.
-Si vedrà-aveva risposto semplicemente Hayama, voltandosi verso di me sorridendo. Ed io l’avevo stretto forte forte. “La sig.a Hayama”, pensai ad alta voce nella mia testa.
Era diventato il centro dei mio mondo, per non dire che lo era sempre stato.
-Sana ci sei?- La voce di Rei mi riportò alla realtà. Eravamo sulla strada principale e solo ora me ne accorsi. -Ti stavo dicendo appunto, per quanto riguarda quel film..-
-Ma Rei! Sono in vacanza da cinque minuti e già parli di lavoro!- sbuffai.
-Ti stavo solo chiedendo. Permalosi oggi!-
Risi. Il mio manager era un uomo fantastico. Una di quelle persone che ti sorreggono di continuo, in qualunque situazione. Una di quelle persone a cui ti affezioni e che diventano parte della tua vita. Rei si era trasferito, sposato ed ora era in attesa di un bambino. Con Asako, ovvio. Ero veramente felice per loro.
-Hey Sana, stasera hai la cena a casa di Akito con la sua famiglia?- proruppe di nuovo Rei.
-Si e non so nemmeno cosa mettere!- esclamai imbronciata.
-Ma se hai una miriade di abiti nel tuo armadio!-
-Lo so, ma comunque non so ugualmente come vestirmi, accidenti!-
Ormai casa Hayama era la mia seconda dimora. Ogni tanto pranzavo o cenavo con la famiglia di Akito e lui con la mia. Dormivamo spesso insieme, passavamo pomeriggi a studiare, serate in discoteca con gli amici e notti a fare l’amore. Lui era, in poche parole, la mia VITA.
Arrivammo e Rei parcheggiò l’auto davanti al vialetto della mia lussuosa abitazione. “Lussuosa” non era un aggettivo che mi piaceva tanto ma, secondo alcuni, quello era il più adatto a descrivere il mio “tetto”.
-Ciao Rei! Saluta Asako!-
-Sarà fatto!-replicò, sfrecciando via.
Entrai e vidi Mama intenta a scrivere il suo prossimo romanzo, spolicciando sulla tastiera del pc.
-Ciao tesoro! Com’è andata oggi?- mi chiese, staccando gli occhi dallo schermo per posarli sui miei.
-Benissimo! Abbiamo fatto una  piccola festicciola per salutarci visto che ci rivedremo tutti fra un mese!- esclamai.
Mama mi sorrise. -Su vai a prepararti, tra un ora circa devi essere da Hayama-.
Arrossii. -E mi raccomando, comportati bene-.
-Mamma! Ormai ho diciotto anni, non sono più una bambina! Mi ripeti questa frase da anni!- dissi con enfasi.
-Cara, sono tua madre e mi comporterò sempre di conseguenza- obiettò ritornando alla sua attività.
Salii le scale, andai in camera mia e aprii il guardaroba.
-A noi-.
 
                                                                                ***
 
Avevo optato per un vestitino blu con la gonna a ruota. Scarpe rigorosamente alte, nere e lucide.
Stavo seduta accanto ad Akito. Lui sempre impeccabile. Camicia, jeans e il profumo che gli avevo regalato a San Valentino.
-Allora Sana, hai terminato le riprese?- mi interpellò il Sig. Hayama, addentando una gran quantità di spaghetti.
-Certo. Non vedevo l’ora. A volte il lavoro è veramente stancante e un po’ di riposo ci vuole-ribattei.
-Quindi immagino che andrai qualche giorno al mare con mio fratello!- proruppe Natsumi.
-Ehm.. A dir la verità non ci abbiamo ancora pensato!- proferii. Guardai Akito. Questa sera era di poche parole e alquanto serio.
-Akito ti senti bene?- gli chiesi sottovoce.
Nessuna risposta. Guardava fisso la bottiglia di vino. “Ma cos’ha?”.
-So che presto girerai un nuovo film in Italia e starai via per diverse settimane! Caspita, deve essere fantastico avere milioni di fan! Sai, le mie amiche non fanno altro che parlare di te Sana. Mi chiedono insistentemente i tuoi autografi e sono desiderose di incontrarti e..- sosteneva Natsumi.
-Ora basta!-. Akito si alzò e battè un pugno sul tavolo di legno. -Sana, vieni con me- pronunciò, dirigendosi verso la veranda.
-S..Si..-dissi debolmente. Che tono freddo e acido che aveva Akito.
Il Sig. Hayama e Natsumi ci osservarono tra il mezzo sorpreso e il mezzo scioccato.
-Scusatemi..- e corsi verso Akito.
-Si può sapere che ti prende?- gli chiesi, non appena lo raggiunsi sul terrazzo.
Akito scrutava un punto lontano e non disse nulla. “Possibile che non si degni nemmeno di rivolgermi la parola?”. Assurdo.
-E guardami in faccia quando ti parlo!- urlai, strattonandolo per un braccio.
Akito si voltò. Aveva una strana ombra negli occhi. Un’ombra che non avevo mai visto prima.
-Sana è ora di dire basta. Alla nostra storia, a noi-. Gelido come il ghiaccio.
Quelle parole mi trafissero il cuore come lame taglienti. -Co-cosa? Ma.. che dici?-
Sentivo gli occhi iniziare a bruciare a causa delle lacrime che si accumulavano al loro interno.
-Non può andare avanti così! Lo capisci?! Sei sempre impegnata, non hai mai tempo per stare con me e se ne hai è quasi niente! So bene che la tua carriera è importante, ma io non ce la faccio più a continuare in questo modo! Fra pochi mesi andrai all’estero, come ha detto mia sorella, per il tuo nuovo film e io dovrò stare per l’ennesima volta senza te! E' da sei anni che succede questo! Da sei lunghi anni! Sono giunto al limite.. Ci ho riflettuto e la conclusione a cui sono arrivato è questa.. E’ meglio chiudere.. e per sempre-.
Rimasi immobile, ad ascoltare quelle frasi che mi stavano uccidendo dentro.
Akito voleva lasciarmi. No, non potevo crederci!
-Io rinuncerò al film per te, se è questo il problema! Non voglio perderti.. Per nessuna ragione!-
-No Sana. Questo è un ragionamento sbagliato. Tu non devi rinunciare alle tue passioni per me. Hai faticato duramente per diventare una grande star del cinema ed io non sarò l’ostacolo che impedirà la tua scalata. Non lo permetterei mai. Devi continuare a fare quello che fai. Io mi metterò da parte, altrimenti soffrirò ancora e ancora. Ho bisogno che tu ti allontani, che non pensi più a me-.
Un dolore lacerante mi attraversava. Le lacrime iniziarono a sgorgare feroci.
-Non puoi.. Non puoi farmi questo! Come farò a vivere senza te?! Meglio, come farò a sopravvivere?!-
Akito mi prese per le spalle. -Sei una ragazza forte, ce la farai. Non piangere, ti prego. Sai che non sopporto quando piangi. Devi vivere il tuo presente e dimenticare il passato, di cui ora io faccio parte. Sono stati anni bellissimi Kurata.. Non li scorderò mai..-.
Ero sconcertata, sconvolta,sbalordita, turbata e TRISTE. Piangevo a dirotto, non riuscivo a controllarmi.
-Aki..-
-Shhh..- affermò portando un dito sulle mie labbra e abbracciandomi frettolosamente. -Ora vai. Ci penso io con papà e Natsumi-
-Ma..-
-Sana addio. E’ finita, non cercarmi mai più-. E così dicendo rientrò.
Lo guardai chiudere la vetrata e andarsene.
Akito Hayama mi aveva davvero lasciata. E per di più in quella squallida maniera.
Corsi via, disperata.
-ADDIO!-.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1-Sadness (POV Sana) ***


Ciao a tutti! :-)
Ecco qui il primo capitolo! Si tratta di un POV di Sana. Per alcuni capitoli alternerò il racconto dal punto di vista sia di Sana, che di Akito.
Ho letto le vostre recensioni e dico subito che il vero motivo per cui lui ha lasciato lei verrà chiarito più avanti!
Tuttavia, molto ancora dovrà accadere e ci saranno inattesi colpi si scena! :-)
Spero vivamente che continuiate a seguirmi! Un bacio!
Ps: aggiornerò la prossima settimana, causa preparazione esami universitari!
_(Non ho seguito la realtà dei fatti per quanto riguarda l’istruzione giapponese, presente all’interno del capitolo).

 

SETTEMBRE
Il sole filtrava dalle finestre socchiuse ed illuminava di luce il mio morbido copriletto rosa confetto. Sentii il suo calore inondarmi il viso ancora addormentato, reduce da una notte insonne.
Non avevo chiuso occhio, causa primo giorno di scuola da diciottenne liceale. Il tempo era passato talmente in fretta che tutto era cambiato. In negativo, direi.
Io, la piccola ed esuberante Sana, cresciuta in un mondo da star, odiata, presa in giro, schernita, venerata, adorata, Amata. Sì, Amata con la a maiuscola. Amata dalla famiglia, dagli amici, da lui. Da Akito. No, basta.
Mi alzai di botto dal letto, corsi in bagno per una bella doccia fresca, mi vestii, mi truccai velocemente e scesi in cucina. Silenzio assoluto. Mama probabilmente stava ancora dormendo. Preparai la colazione, con tanto di cornetti alla crema, succo di frutta e latte scremato, la mia preferita.
Mangiai di fretta e corsi alla porta. Esitante, mi fermai sulla soglia con la mano appoggiata sulla fredda maniglia. Uscire da casa quel giorno significava ritornare a soffrire, a star male, a fingere indifferenza. A fingere di essere felice. A fingere di non provare più nulla. L’estate era ormai finita ed era stata la più brutta che avessi mai trascorso. Che triste non riuscire a riprendersi, ad accettare la realtà. Ma, in qualche modo dovevo farcela, dovevo almeno provarci. Per il bene mio e delle persone che mi stavano accanto.
Uscii, camminai lungo il vialetto che portava al cancello senza voltarmi, perché sapevo per certo che, se l’avrei fatto, non sarei più stata capace di continuare, di procedere. Sarei tornata indietro, nel mio rifugio sicuro, nel mio nido protetto, dove niente e nessuno può intralciare la mia vita, i miei rari momenti di serenità.
Dovevo combattere e venirne fuori vittoriosa. Ebbene, era davvero un mio dovere.
Quei mesi erano stati troppo frenetici, troppo impegnativi. A giugno mi avevano offerto di girare uno spot su una nota marca di cosmetici e accettai; a luglio ero stata chiamata per essere protagonista di un divertente programma per bambini, chiamato “La trottola blu” ed ero molto emozionata di poter entrare a farne parte; alla fine del mese, inoltre, ho dovuto impegnarmi a recitare uno sceneggiato con Asako, Naozumi e altri attori. Solo ad agosto ho potuto godere di un po’ di relax, di svago, di amore.
Già perché per stare con il ragazzo che amo avevo avuto poco tempo, l’avevo trascurato per  stare al passo con il lavoro, non gli avevo dato considerazione, presa com’ero dal mio successo. Akito non me l’aveva mai fatto notare prima di quella fatidica sera, per tutto il tempo era rimasto in silenzio, ad osservarmi, ad accettare il mio comportamento da stupida egoista. E poi più nulla. I suoi occhi color nocciola, i suoi capelli biondo splendente, il suo viso angelico, le sue morbide mani erano sparite. Lui era sparito. Se ne andò, abbandonò il mio affetto, ignorò i miei sentimenti. Ora ero sola insieme ai rimpianti, ai rimorsi, al senso di colpa per aver anteposto i miei incarichi. Lui, il mio miglior amico e nemico, l’uomo che mi ha fatto innamorare, che mi ha accolta tra le sue braccia, che mi è stato vicino nei momenti più bui della mia esistenza, che mi ha fatto perdere la testa.
Da quel maledetto giorno non ci parlammo più. Nemmeno un “Come stai?”, né semplicemente un “Ciao”. Da oggi avrei dovuto sopportare di vederlo, di sentire la sua voce, calda ed elegante come solo lui ha. E la prospettiva era alquanto difficile da accettare. Non dovevo avere ricadute, non  dovevo scoppiare a piangere, non dovevo lamentarmi. In fondo era colpa mia se l’avevo perso, se le nostre strade si erano separate.
Ma era davvero quello il motivo per il quale aveva deciso di lasciarmi? Non era da lui. Ci avevo pensato e ripensato, ma entrare nella mente di Hayama era un’impresa assai difficile, se non impossibile.  
Fra un mese sarei dovuta partire, destinazione Italia, per il nuovo film, con tutto il gruppo di recitazione, compreso Naozumi. Forse era lui la causa della nostra rottura. Ma era già capitato centinaia di volte e Akito non aveva mai dato peso alla questione. Non volevo chiedergli spiegazioni, no. Altrimenti, la mia debolezza avrebbe preso il soppravvento. Non ci dovevo pensare, punto.
I nostri amici erano gli stessi, pur se nella compagnia si respirava una certa tensione, un’atmosfera di imbarazzo mista a sconforto.
Che sciocca. Avevo strappato pagine di diario con scritto il suo nome, gettato i regali, urlato dal dispiacere e dall’amarezza. Solo dopo mi resi conto del disastro, di quello che gli avevo fatto, che avevo fatto a noi, alla nostra storia, andata in frantumi come un vetro rotto, i cui mille pezzi si spargono ovunque.
Con questi pensieri arrivai a scuola. Ero preoccupata, non sapevo cosa mi aspettava, quale sarebbe stata la mia reazione nel rivederlo. E la sua.
Entrai a passo deciso, speranzosa di non trovarlo, di non incrociarlo nel corridoio.
Vidi Aya venirmi incontro, con Tsuyoshi e Hisae.
-Buongiorno Sana!- dissero in coro.
-Ciao ragazzi! Siete pronti per iniziare quest’anno scolastico con grinta ed allegria?!-. Proprio io parlavo di grinta ed allegria.
-Certo! Caspita, ci conosciamo dalle elementari e ora siamo qui, tutti insieme!- esclamò Tsuyoshi. I discorsi che faceva puntualmente da otto anni.
Ci raggiunsero anche Fuka, Mami, Gomi e altri nostri compagni.
-Ciao!-
-Ma ciao Fuka!-
-Hei Sana!-
-Mami, Gomi!-
-Come stai?-
-Bene, grazie-. Non era vero. Non stavo per niente bene. E lui? Dov’era?
Fuka mi guardò e capì subito che avevo detto una bugia bella e buona. Lei mi comprendeva sempre, era un’amica speciale, una di quelle persone con cui entri in sintonia già dal primo istante. Lei e Akito erano rimasti buoni amici, senza provare alcun rancore l’uno per l’altra. La loro storia era finita ormai da tempo, da troppo tempo.
-Amici, sta arrivando Hayama!- sentii dire Tsuyoshi alle mie spalle.
“Oh no, e adesso? Che faccio?”
Mi voltai e lo vidi. Era bellissimo, come sempre. Camminava con il suo caratteristico passo, mani in tasca e sguardo basso. Si avvicinava sempre più, ed io mi paralizzai. Che avrei detto? “Ciao Akito, come va? Tutto ok?”. No.
-Salve a tutti-. Freddo e gelido come il ghiaccio. Incrociai il suo sguardo, che subito distolse, rivolgendosi agli altri.
"Drin", la campanella. Le lezioni iniziavano.
-Ci vediamo alla mensa più tardi!-
-Certo, a dopo!-
E ci dirigemmo ognuno nella propria classe. Akito non era con me, e almeno di questo ero grata. Andai verso la 5-3, ma prima di entrarvi mi girai verso l’aula accanto, la sua. La porta scorrevole era aperta e sentii il borbottio al suo interno. A quanto pare l’insegnante non era ancora arrivato e gli alunni ne approfittavano per parlare e sghignazzare.
Feci per raggiungere il mio banco, ma una testa bionda fece capolino accanto a me. Hayama. Mi guardò a lungo, senza batter ciglio. E io feci lo stesso. La mia mente stava viaggiando, il mio cuore batteva talmente forte che credo quasi che lo abbia sentito.
-Sana entra! Che fai lì immobile? Avanti!- proferì ad un certo punto Aya.
-A-a-a-arrivo..- bofonchiai senza staccare gli occhi da quelli di Akito.
“Sana ma che stai facendo?”
Con tal domanda che regnava nella mia testa, finalmente mi volsi e mi diressi al mio posto.
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2-Thoughts in the mind (POV Akito) ***


“Bip bip-bip bip”. La sveglia delle sette e trenta suonò indisturbata nella mia stanza, ancora buia. Mi svegliai di soprassalto.
-E’ già mattino,che noia..- bofonchiai nervoso e intorpidito . Mi raddrizzai e, di malavoglia, distolsi quelle coperte soffici e pulite che mi avvolgevano per aprire la finestra, per assaporare l’aria fresca di una giornata che si sarebbe rivelata decisamente impegnativa. Era arrivato il fatidico giorno.
Iniziava un nuovo anno scolastico; dovevo impegnarmi, era l’ultimo. Dovevo conciliare i miei studi con gli allenamenti di karate; ero diventato cintura nera circa cinque anni fa, ed ora impartivo qualche lezione ad alcuni principianti. Ero fiero dei miei progressi.
Corsi in bagno, mi pettinai, mi infilai una felpa leggera, un paio di jeans e scesi da papà e Natsumi, già impegnati a mangiare la loro ciotola di cereali al miele con caffè lungo.
-Buongiorno figliolo-
-Ben svegliato fratellone!-
-Giorno-. Pacato.
Natsumi si alzò per versare nel mio piatto un’abbondante quantità di uova e pancetta. Niente orzo, avena o cose simili. Io le odiavo.
-Grazie sorellina-
Mi sedetti e ingerii l’intero piatto in un battibaleno. Mia sorella mi guardò basita, e pure papà. Sapevano. Conoscevano i miei stati d’animo, le emozioni che avrei provato quando l’avrei rivista, di lì a poco.
“Sana mi dispiace. Mi dispiace per averti annientata dentro. Per aver pensato anche solo per un attimo di poterti dimenticare. No. Non ti ho mai scordata, pur avendo dimostrato la tua superficialità, la tua noncuranza nello starmi vicino. Ho dovuto lasciarti, non volevo, ma sono stato costretto. Costretto dal mio cuore, che non sopportava più quella dannata situazione. La parvenza di essere un intruso, di non venire amato come si deve”.
Ma non era solo quello il motivo per cui avevo deciso di troncare la nostra relazione.
C’era una ragione ben più grande sotto che, forse, non le avrei mai rivelato.
Ripensai al suo viso e alla sua bellezza disarmante. Lei, la ragazzina dai capelli color rosso di cui mi ero innamorato alla tenera età di undici anni e che era diventata la mia vita.
-Akito mi ascolti?! Sei in ritardo! Corri, vai a scuola!-
Le imprecazioni di Natsumi mi riportarono alla realtà.
Mi alzai, presi lo zaino e aprii la porta. Feci per uscire ma sentii la mano di papà toccare la mia spalla. -Buona fortuna, Akito. Non mollare mai-. Feci un cenno di assenso con la nuca, con la speranza di esserne capace. Dovevo ringraziare mio padre. Oltre a ricoprire il ruolo genitoriale, per me ricopriva anche quello amicale. Da quando i nostri rapporti si erano ricuciti andavamo d’accordo. Ed io con lui parlavo apertamente dei miei problemi, con la garanzia che avrei ricevuto ottimi consigli per affrontarli e, magari, per superarli.
Il cielo era limpido, azzurro pastello, contornato ogni tanto da piccole nuvole spumose. Il sole era giallo e ardente. Mi incamminai, estraendo dalla tasca una sigaretta nuova di zecca. Fumavo nei momenti di tensione, quando l’ansia si faceva sentire più del dovuto. Papà e Natsumi non lo accettavano di buon grado, e per questo non lo facevo mai in loro presenza. Ma quando ero solo, quando i problemi e i ricordi avanzavano, mi lasciavo andare.
Tsuyoshi, Aya, Fuka e gli altri mi erano stati accanto dopo la rottura con Sana, da buoni consiglieri e confidenti, ma dopotutto erano pure amici suoi e dovevo agire cauto per evitare malintesi.
Finii di ispirare tabacco, entrai nel piazzale e giunsi alla grande struttura color ocra, che era il mio liceo. Entrai e vidi i miei compagni intenti a salutarsi, parlarsi, abbracciarsi e quant’altro in un disordinato crogiolo.
Ad un tratto la riconobbi, era lei. Indossava l’uniforme scolastica, i capelli raccolti in una coda di cavallo. Meravigliosa.
D’istinto abbassai lo sguardo e camminai così, per evitare i suoi occhi, lucenti e profondi. Sentii Tsuyoshi urlare il mio nome da lontano; il suo buonumore era estenuante, per certi versi.
-Salve a tutti-. Che gioia. Non avrei avuto la capacità di sfoderare un sorriso a trentadue denti colmo di piacere. No, proprio no. Sana ed io ci scambiammo un fugace sguardo. Era a pochi passi da me, impacciata come lo ero io.
“Drin”. Per fortuna.
Ci rivolgemmo i saluti, e ci avviammo verso le classi. Rivederla era stata una bomba nel petto. Era cambiata o era sempre la sciocca bambina che conoscevo? Non lo so. E probabilmente non lo avrei mai saputo.
Eccola, la 5-2. Stesso pavimento, stessa mobilia, stesse persone. Mi accomodai di fianco a Gomi. Che fracasso. Il professor Katsumi non era ancora arrivato; era un tipo a posto, non come Sengoku. Quanto lo odiavo.
Eccellevo in quasi tutte le materie e questo mi rendeva soddisfatto. La nostra classe era abbastanza tranquilla, eccetto qualche caso. Perlustrai i mie compagni; nessun nuovo arrivato. Poi la mia vista cadde su un ragazzo dai capelli scuri, seduto in un angolo. Nakao. Se ne stava sempre in disparte, aveva pochi amici e non parlava quasi mai con nessuno. Dopo l’episodio accaduto in terza media la situazione era peggiorata ancora di più. Pensavo si riprendesse, ma il suo carattere era e sarebbe rimasto quello.
“Ma dov’è finito l’ insegnate?”. Mi alzai, giunsi all’uscio e mi sporsi per controllare nel corridoio. E per poco non svenivo.
SANA. Era sulla porta della sua aula che, neanche a farlo di proposito era dall’altra parte del muro, di quello schifo di cartongesso rovinato dal tempo.
La fissai così intensamente che credetti di poterle perforare quelle fantastiche iridi cioccolato, dolci e sensuali. Lei non si mosse, né si accigliò. Nessuna reazione sul suo volto. Niente. Ma ricambiò l’occhiata con la stessa veemenza. Restammo così, per no so quanto. Persi la concezione del tempo.
Poi un suono. La voce di Aya. Chiamava, o meglio, implorava Sana di ridestarsi e di entrare.
Sana borbottò qualcosa, che non capii a fondo, preso ad osservarla nei minimi dettagli.
Pochi secondi dopo, simile ad un fulmine, sparì dietro l’angolo e mi lasciò immobile, sconvolto. E di nuovo arrabbiato.
 
Salve!
Ecco postato il secondo capitolo!
Come avete potuto leggere, si tratta della stessa scena presente nel capitolo uno, ma stavolta da parte di Akito!
Ho voluto descrivere il momento in cui si sono rivisti dopo un po’ di tempo, il primo giorno di scuola, da ambedue i punti di vista.
Scusate se i capitoli non sono molto lunghi, ma i prossimi saranno più carichi ;-)
Sana-chan ho seguito il tuo consiglio! Grazie :-)
Un ringraziamento speciale a chi recensisce e anche a chi legge soltanto ♥




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Capitolo 4
*** Capitolo 3-Memories and nightmares (POV Sana/POV Akito) ***


Ciao! :-) Come potete vedere aggiorno quasi ogni giorno! Sarà perché è la mia prima Fanfic o perché non vedo l’ora di farvi sapere come andrà, che non riesco a smettere di scrivere!
Ritaglio un piccolo spazietto per rispondere alle vostre recensioni!
Per Jeess: ci saranno ancora momenti di tensione e molte sorprese! Grazie infinite se continuerai a seguire la storia! :-)
Per Sana-chan: purtroppo si, Akito fuma! Chiedo perdono per gli errori presenti ;-) Non sono ancora molto pratica :-)
Per quanto riguarda il manga non so, perché non l’ho letto :-( Scrivo in base a quello che è accaduto nell’anime! (Ti ringrazio ancora per il consiglio, ma qui ho dimenticato di ingrandire la scrittura, accidenti!)
Per Dalmata: grazie per il tuo complimento sul capitolo ♥  Eh, chissà se ci sarà un lieto fine! :-)
 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥
 
 
I giorni passavano inesorabilmente lenti. Non ero più me stessa.
Stare lontano da Akito per un mese e dieci giorni aveva semplificato notevolmente la voglia di rialzarsi e di non cadere più. Ma vederlo mi era insopportabile. I ricordi venivano a galla e mi facevano male; un male che oltrepassava anche il più intenso dei dolori.
A scuola ci incrociavamo spesso pur non essendo nella stessa sezione. A pranzo con gli amici, eravamo seduti agli estremi opposti e nessuno dei due si azzardava a proferir parola o a prendere l’iniziativa per iniziare una conversazione. Zero totale. Da quando ci eravamo lasciati non avevamo più trattato l’argomento. Era finita e stop.
Per la mia pura avarizia, per la mia sfrenata sfacciataggine, a detta sua. Ma secondo me c’era molto di più.
 “Stupida Sana”. Avrei dovuti smetterla con questi pensieri, altrimenti il mio cervello prima o poi sarebbe esploso.
Era meglio dedicarsi alla pulizia della mia camera, in disordine e polverosa. Tirai fuori dall’armadio i vestiti, i maglioni, le scarpe, i cappelli e mi concentrai a spruzzare un po’ di detergente profumato sul ripiano. -Che noia..- sussurai. Strofinai per bene e poi riposi tutto com’era prima. Aprii i cassetti per controllare se c’era qualcosa da buttare, rovistai tra i giornali, le riviste, i libri, e sentii un pezzo di carta lucido e dalla forma quadrata che premeva contro le mie dita, incastrate tra pagine ammuffite.
Lo presi e lo guardai. Un tonfo a quel muscolo. Al muscolo dei sentimenti. Ritraeva me e Akito l’ultimo Natale, al parco, sorridenti e innamorati. Eravamo andati a fare una passeggiata dopo il grande pranzo di mezzogiorno con i parenti.
Erano state le festività natalizie più belle della mia vita.
 
Inizio flashback

-Prova questo-disse Akito porgendomi un abito di seta color rosso.
-Sai benissimo che odio il rosso!-ribattei, guardandolo torva.
-Sei sempre la solita!-
-Hey, che vuoi dire?!-lo apostrofai, voltandomi verso di lui con le mani sui fianchi.
-Dico solo che non mi vuoi mai ascoltare! Questo vestito ti starebbe benissimo.. Il rosso è il colore ideale per questo periodo!.. E poi è lungo!-sentenziò Hayama.
-Ma Aki! Allora, per prima cosa, anche se siamo quasi a Natale non significa che mi debba per forza vestire di rosso e seconda ma non meno importante cosa: non essere geloso!-
-Io geloso?! Stai scherzando spero!-
-No, non scherzo affatto!-risposi sorridendo e saltandogli testualmente addosso.
-Adoro quando lo sei..-gli dissi baciandolo sulle labbra.
Lui mi abbracciò forte e portò le mani sui miei capelli. -Ti amo Kurata-ribadì poi, staccandosi e fissandomi.
-Anch’io ti amo, e non sai quanto-
-Sicuramente io ti amo di più-
-Ma smettila!-proferii, picchiettandolo sul petto.
Lui sorrise e mi offrì di nuovo il vestito. -Dai, provalo. Fallo per me- dichiarò facendo una dolce smorfietta.
-E va bene. Però in cambio tu provi lo smoking!-
Akito si incupì ed io entrai nel camerino divertita.
 
Fine flashback
 
Inizio flashback

Eravamo tutti a casa mia per festeggiare il Natale. La signora Shimura aveva preparato un ottimo arrosto con patate, oltre a frutta caramellata, dolci, panettoni eccetera. In pratica la tavola era completamente imbandita.
Akito sedeva accanto a me e teneva la mia mano. Eravamo felici come non mai.
-Signori, buon Natale a voi!-pronunciò mia madre alzando il calice. Gli invitati la imitarono, compresi io ed Hayama.
-Auguri stella splendente-mi sussurò Akito.
-Auguri Aki-gli diedi risposta.
-Ti va una passeggiata?-
-Si, volentieri-ribattei.
Ci scusammo con gli altri, dicendo di voler prendere una boccata d’aria e uscimmo.
Nevicava e c’era freddo. Presi Akito a braccetto e camminammo così, incollati l’uno all’altra.
-Sana hai freddo?-mi chiese Hayama, vedendomi tremare.
-Oh no, non preoccuparti-
-Invece si che mi preoccupo!-replicò togliendosi il capotto e posandolo sulle mie spalle.
-Sei pazzo? Gelerai!-esclamai scostando il giaccone e facendogli notare che ora indossava solo una felpa.
-Ci sei tu che riscaldi il mio cuore-
Mi zittii. Akito era diventato un incredibile romantico.
-Gr.. Grazie-risposi arrossendo.
Arrivammo al parco, deserto. -Guarda, non c’è nessuno-sentenziai.
-Meglio, sarà tutto per noi-obiettò lui. Appoggiò la testa sulla mia e rimanemmo in quel modo per minuti..
-Hayama, Sana! Che ci fate qui?- La voce di Tsuyoshi interruppe il nostro appassionato momento.
-Che ci fai TU qui? Oh, ciao Aya!-
Mi scostai e la vidi. -Ciao Aya, tutto bene?-
-Certamente, e a voi?-
-Alla grande!-disse Akito.
-Noi stavamo facendo un giro a piedi dopo l’abbuffata di prima, vero orsacchiottina?-articolò Tsuyoshi.
Nel pronunciare quel termine io e Akito ci guardammo di soppiatto. Ma quanto erano sdolcinati? Fin troppo.
-Si cucciolotto-confutò Aya.
-Idem noi-dissi. -La signora Shimura ha preparato una grande quantità di portate e volevamo smaltire qualcosina!-
Tsuyoshi rise. -Ragazzi che ne dite di una gara di palle di neve? Come quel giorno di quinta elementare, vi ricordate?-
-Eccome! Ci sto!-esclammo io, Hayama e Aya all’unisono.
E così dicendo iniziò una battaglia nevosa a suon di pluf e plaf.
Era bello trascorrere il tempo con le persone più care.
 
Dopo vari tentativi di battere Akito, Tsuyoshi si arrese. -Non ce la faccio più, sei imbattibile!- esclamò cadendo a terra sfinito.
-Amoruccio ti senti male?-gli chiese prontamente Aya.
-No no bambolina, sono solo distrutto per colpa di Hayama-disse alzandosi.
-Povero caro..-
Per evitare altre smancerie, chiesi ad Aya se poteva fare una foto a me e ad Akito.
-Arrivo-
Hayama ed io ci mettemmo in posa: lui braccio attorno alla mia vita e io mani sul suo torace caldo.
-Dite cheese..-
-Cheeseee…-
Cic. -Ecco fatto-affermò Aya restituendomi la macchinetta fotografica.
E dopo aver chiacchierato del più e del meno, ci dirigemmo verso il bar del centro.

Fine flashback.
 
Che grande nostalgia. Di Akito, dei nostri momenti.
Da un lato si intravedeva uno scorcio del pupazzo di neve che ormai da sei anni mi regalava. Passato, nient’altro che passato.
-Sana! Sbrigati, è pronta la cena!- sentii mia madre urlare dal piano di sotto.
-Arrivo subito mamma!-
Scesi e trovai mamma e Rei ad attendermi in sala da pranzo.
-Rei! Sei qui!-urlai dalla gioia, precipitandomi tra le sue braccia.
-Ciao Sana-rispose, ricambiando l’abbraccio. -La signora Misako mi ha invitato e non potevo rifiutare-
-Allora tesoro, che ci racconti? Novità?- chiese la mamma, sedendosi comodamente a tavola, nel mentre anch’io e Rei ci stavamo accomodando.
-Nessuna nuova notizia.. A scuola va come al solito-
Mamma sapeva che non stavo passando un bel periodo, anzi.
-E con Hayama?- Trattenni il respiro. Quel poco di sushi che avevo sulla bacchetta, mi cadde ancora nel piatto. Tremavo. Mia madre non mi aveva mai chiesto di lui da quando era iniziata la scuola, molto probabilmente per non farmi soffrire. Ma ora leggevo nei suoi occhi inquietudine e nervosismo.
-Bè.. Come puoi immaginare.. Cioè.. Lui..-. Cavoli! Rei era rimasto di stucco alla domanda che mi era stata posta.
-Lo ami ancora, vero?-
Rei cadde dalla sedia. Era così buffo. Un sorriso mi scappò dalle labbra. Una frazione di secondo, poi tornai a concentrarmi sulla risposta che dovevo dare.
-Io… Credo..-
-Ti capisco, figlia mia-
La guardai. E lei fece lo stesso. Mi sorrise. Grazie mamma, grazie davvero.
 
***
 
Più tardi salii in camera. Dovevo finire alcuni compiti e poi mi sarei messa a dormire. Ne avevo davvero bisogno.
Trintrin-trintrin. Oh no, il telefono! Presi il cellulare dal comodino e lessi il nome. Fuka.
-Pronto Fuka!-
-Ciao Sana! Scusa se ti ho chiamata così all’improvviso!-
-Figurati! Ma è successo qualcosa?-
-No, tranquilla. Volevo chiederti se giovedì verresti con me, Aya e Hisae al “Pulsar”-
-Intendi la discoteca che hanno appena aperto?-
-Si, proprio quella! Ti va di venire?-
-Non so..- Oggi era martedì. Avrei avuto verifiche o interrogazioni per venerdì? No. E poi una lampadina si accese nella mia testa: se ci fosse stato anche Akito?
-Dai Sana, non farti pregare! Ci divertiremo, vedrai-
In fondo un po’ di divertimento mi ci voleva. -Ok Fuka! Sono dei vostri!-
-Perfetto, a domani-
-Ciao, a domani-dissi e riattaccai.
“Sarà una bella serata, sì”. Mi gettai sul letto e fu così che mi addormentai, ignara che la mattina seguente avrei preso una nota per “Mancanza di responsabilità”.
 
 
***
 
 
Ero in riva al mare, sdraiato sulla sabbia. Il sole stava tramontando e i gabbiani volavano liberi sopra l’acqua a caccia di cibo.
Mi rizzai a sedere e vidi accanto a me una lunga chioma rossiccia.
-Scusami, chi sei?- chiesi intimorito anche se aveva qualcosa di familiare.. “Oddio si, è Sa..! Non feci in tempo a dirlo che quella si voltò. Aveva il viso segnato dal tempo, quasi consumato. Le lacrime le sgorgavano sulle gote arrossate e due occhiaie profonde e scure le coprivano il viso. A ben vedere, i capelli erano secchi e striati.
Mi allontanai bruscamente. Lei allungò una mano verso di me e disse con voce roca “Akito, non te ne andare..”
I miei occhi si impietrirono. -Sana, ma che ti è successo?-
“Sei stato tu..”
-NO!!!-
Mi alzai di botto dal divano, sudato e intorpidito. -No..-. Era stato solo un brutto incubo.
Ancora agitato lanciai il cuscino che avevo avvinghiato alla pancia e mi diressi in cucina. Aprii il frigorifero, presi la caraffa di spremuta e la versai in un bicchiere.
Bevvi in un sol sorso. Poi ripensai a quello strano sogno.
Sana stava davvero così male in realtà? Sicuro, non l’avevo cancellata dalla mia vita, sarebbe stato irrealizzabile, però era arrivato l’istante in cui ci eravamo detti addio. Io, precisamente, avevo deciso di andarmene. “Chissà che cosa sta facendo ades..”.
DLIN DLON. Il campanello di casa mia mi distrasse dalle stupide riflessioni che stavo cercando di fare.
Corsi allo specchio nel corridoio e mi sistemai alla bell’e meglio. Camicia a posto, giacca a posto, cravatta a posto. Ogni tanto l’eleganza era d’obbligo.
Andai ad aprire alla porta, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi. -Ciao Seka-.
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4-Awkwardness (POV Sana) ***


Ciao! Ed eccomi con il quinto capitolo!
Le vostre recensioni mi hanno reso molto felice ♥
Spero che anche questo capitolo sia apprezzato ♥
 
Spazio recensioni
Per Dalmata: io amo la coppia Sana-Akito ♥
Molto presto scoprirai la vera ragione della loro rottura!
;-)
Per Sana-chan: quello che accadrà in discoteca lo scoprirai nel prossimo capitolo :-) E sarà chiarita anche l’identità di questa Seka! :-) Ti ringrazio per farmi notare gli errori; in tal modo correggo qualcosina! :-)
Per SanaeAkito: mi fa davvero molto piacere che segui la mia storia :-)
Grazie per il complimento ♥
 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
 
 
 
MERCOLEDI’
Durante la ricreazione stavo confabulando con Aya e Fuka sul da farsi della sera seguente.
-Passo a prendervi io per le dieci!-esclamai.
-Va bene-rispose Aya. -Mi raccomando!-. Ero nota per non essere proprio una grande guidatrice. -Stai tranquilla Aya. Conosco tutte le regole stradali!-
Aya mi rivolse uno sguardo corrucciato.
-Ragazze che vi mettete? Caspita, dovremmo indossare capi sexi!-esclamò Fuka, con una dose di malizia.
-Io metto il vestitino di pizzo..-
-Io i nuovi pantaloni che ho acquistato da “Susan”..-
-Io la minigonna nera..-
E continuammo a parlare finchè un suono distinto annunciò l’inizio della quarta ora.
 
***
 
-Scusi professore, posso andare alla toilette?-chiesi.
-Certo Sana, vai pure!-
-Grazie molte-risposi sorridendo.
Uscii dalla classe e il corridoio era deserto, ad eccezione di qualche bidello che gironzolava con manici di scopa e stracci in mano. Oltrepassai la porta dell’aula di Akito e pensai a cosa stava facendo o dicendo o pensando. Dopo le medie era diventato ancora più bravo a scuola e lo ammiravo. Aveva superato situazioni dolorose in circostanze difficili senza mollare. Io gli ero stata accanto sempre; per qualunque cosa lui contava su di me, e viceversa. Non riuscivo ad abituarmi all’idea di non averlo più con me. Era desolante la vita senza Akito.
“Chissà se ha un’altra ragazza..”. Già, questa frase me la ripetevo in continuazione. Ma come poteva essersi affezionato o addirittura innamorato di una persona diversa da me? Non potevo, o forse non volevo, crederci.
Giunsi al bagno, entrai e andai al lavandino. Lo aprii; l’acqua fredda scorreva veloce sulla superficie di ceramica. Allungai le mani e mi risciaquai il viso. La sferzata gelida mi risvegliò.
Chiusi il rubinetto e mi fissai allo specchio. Quant’ero cresciuta. I capelli erano lunghissimi, i fianchi più pronunciati e le labbra carnose. Ero diventata una donna ormai.
Uscii dal bagno e corsi verso la 5-3.“Accidenti, sono stata fuori quasi dieci minuti!”imprecai mentalmente.
Poi, all’improvviso, andai a sbattere contro qualcosa, o per meglio dire, qualcuno. Caddi a terra con un tonfo. A testa bassa mi massaggiai il fondoschiena dolorante.
-Ai! Hey tu, guarda dove cam..-. Alzai gli occhi e mi bloccai. Quello che vidi mi fece accelerare i battiti in un modo esageratamente veloce.
Akito era in piedi di fronte a me, mani penzoloni e sguardo impassibile.
-Oh sei tu..-bofonchiai alzandomi e strofinandomi la schiena. -Scusa.. E’vietato correre nei corridoi, lo so.. Tu hai aperto la porta e di conseguenza io ci sono andata a sbattere..-
Ma perché parlavo solo io? E soprattutto perché parlavo? Akito non disse nulla. Si limitò a guardarmi mentre ero intenta a sostenere quei discorsi stupidi.
E fu in quel momento che Hayama fece una cosa che non avrei mai immaginato potesse fare.
Con passo disinvolto, mi superò in silenzio e sparì dietro l’angolo.
 
***
 
-Sana!-. Naozumi mi corse incontro e mi abbracciò, facendomi volteggiare per aria.
-Nao! E’ da un bel po’ di tempo che non ci vediamo! Come stai?-chiesi.
-Bene Sana. Sto cominciando a prendere sul serio l’idea di trasferirmi davvero in America con la mia famiglia-
-Veramente? Che bella notizia-.
Naozumi Kamura, il ragazzo dai grandi occhioni blu e dai capelli violacei, stava progettando di andarsene per sempre dal Giappone. Desiderava vivere con suo padre da molto ed ora stava considerando l'idea.
Naouzumi è sempre stato un grande amico per me; mi ha aiutata a superare incertezze, periodi complicati e difficoltà. Grazie a lui sono riuscita a sorridere quando quel qualcuno aveva deciso di andarsene.
Oggi avevamo la seconda riunione riguardo al film che dovevamo girare in Italia a fine ottobre. Non vedevo l’ora di partire, di staccare la spina e di non pensare più a nulla se non al mio lavoro.
-Ragazzi forza, tutti dentro!-strepitò Genpaku, il regista, aprendo la porta della sala riunioni.
-Arriviamo!-gridò Nao, sventolando la mano. -Avanti Sana, andiamo.-
 
Dopo un’ora e un quarto di confronti e scambi di vedute sull’organizzazione del viaggio, uscii all’aria aperta.
Mi stiracchiai e guardai Rei intento ad armeggiare con fogli e cartelline. -Rei cerca di non distruggere quelle carte, sono di fondamentale importanza!-
Si trattava dei copioni del film, freschi di stampa.
Il sole oggi si nascondeva dietro grandi nuvole. Tuttavia, nonostante fossero gli ultimi giorni di settembre, si stava bene.
-Sana, aspetta!-. Vidi Naozumi corrermi incontro. -Hai dimenticato il capello-disse, tendendomelo.
-Grazie Nao. Ho la testa da tutt’altra parte in questo periodo!-
Lui sapeva a cosa mi riferivo ed odiava Hayama per quello che mi aveva fatto. Lo odiava a tal punto da tirargli un pugno la stessa sera in cui mi aveva lasciata. Ovviamente Akito si era difeso sferzandone un altro a sua volta. Due ragazzi che facevano a botte per causa mia. Inamissibile.
-Senti Sana..- Nao mi prese la mano. -Ti va di venire a casa mia stasera? Ceniamo insieme e ci gustiamo un film.. Ti va?-chiese esitante.
Fissai la mia mano nella sua. Naozumi era in grado di tirarmi su il morale ogni volta che vedeva che ne avevo bisogno; era capace di farmi sorridere ancora.
-Certo. Ci sarò-.
 
***
SERA
Giunsi alla casa di Kamura, in periferia. Abitava da solo e il suo appartamento era situato in un piccolo condominio. Salii le scale, suonai e un Naozumi in grembiule da cucina venne ad aprirmi.
-Ciao Sana, entra pure!
-Permesso-. Entrai e vidi lo splendore di quella casa abbagliarmi gli occhi. Mi ritrovai in un ampio salotto dalle pareti bianche con carta da parati raffiguranti betulle, il divano avorio ed una grande poltrona dello stesso colore, la tv appesa al muro e un lampadario di cristallo pendente dal soffitto.
-Nao.. ma è meraviglioso..-
-E non hai ancora visto tutto!-replicò lui ridendo. -Vieni, ti faccio vedere il resto-.
Lo seguii verso un corridoio illuminato da piccoli faretti posti lungo i lati del pavimento. Giungemmo in un’ampia stanza color blu, con un letto rotondo e comodini e armadio azzurri. -E’la tua stanza?-
-Si, ti piace?-
-Decisamente!-esclamai.
-Qui invece, c’è il bagno con vasca idromassaggio e qui la cucina..-
La cucina era semplice ed ordinata. -Quest’abitazione è fantastica Nao!-
-Ho deciso tutto io per quanto concerne l’arredamento e i colori-
-Un ipotetico arredatore d’interni!-sentenziai, prendendo una carota dalla ciotola sul bancone. -Che prepari di buono?-
-Carne arrosto con verdure-
-Direi che non vedo l’ora di assaggiarle!-
-Sentirai che bontà..-rispose, facendomi l’occhiolino.
La tavola era di legno, quadrata e con un vaso di porcellana al centro. Annusai i fiori che vi erano dentro; profumavano di primavera.
-Se ti piacciono quei fiori, prendili pure-proferì Naozumi.
-No, figurati-
-Ti ho detto di prenderli Sana! In realtà.. li ho presi proprio per te-
Diventai rossa e Nao se ne accorse. -Non fare la timida-articolò, tagliando un pomodoro.
-Grazie..- Presi i fiori e li misi nella borsa. Correggo, valigia. La mia mania per le borse enormi persisteva.
Passò mezz’ora e la cena finalmente fu pronta. Ci sedemmo, posando ognuno il cibo nei rispettivi piatti.
-E' squisito Nao!-
Lui sorrise. -Allora, come va a scuola?-
Mi irritai nel sentir pronunciare “scuola”, perché mi riportava a stamattina. A quello che era successo con Akito nel corridoio e alla tremenda figura che avevo fatto.
-Ehm, normale.. Si.. -dichiarai impacciata e portando il bicchiere alle labbra.
Kamura rimase zitto, fissandomi. -Sana con me non mentire-.
Oh no, panico. Che voleva dire? Era in procinto di andare sull’argomento Hayama? Quell’argomento che io non avevo assolutamente intenzione di affrontare?
-So che stai male, so che ti manca, ma la vita va avanti Sana. Non puoi continuare a rimuginarci sopra, a pensare perché ha deciso di non stare più con te, a rovinarti in questo modo. Devi reagire, devi riprenderti. Cerchi di mascherare il dolore, però io ho capito che si tratta solo di una copertura. Non devi fingere. Hai bisogno di tempo, lo comprendo, eppure devi pensare ad altro, a conoscere persone nuove, a frequentare posti nuovi. Sana raccogli il tuo coraggio e affronta questa situazione!-
Centro. Avevo azzeccato in pieno. L’argomento Hayama era venuto a galla.
Rimasi stupita dal discorso che mi aveva appena fatto Naozumi. Ci riflettei e conclusi che in fin dei conti aveva ragione. Certo, ma lui non poteva capire come mi sentivo dentro. Sembrava che mi avessero risucchiato l'anima, portandosi via la vera parte che mi caratterizzava e che mi distingueva. La parte allegra e spensierata.
Esaminai la tovaglia di stoffa rossa che ricadeva sulle mie gambe.
“Questo vestito ti starebbe benissimo.. Il rosso è il colore ideale per questo periodo!..”
Basta, basta, basta. Non ce la facevo più a sentire le ramanzine di tutti sul fatto che dovevo tirarmi su, che non dovevo più scervellarmi per capire le ragioni che stavano sotto alla rottura di me ed Hayama, ai continui rimproveri di aver perso la mia vivacità.
Ma come potevo essere felice se lui non c’era? Perché questo gli altri non la capivano?
Mi alzai, presi la borsa e mi diressi verso l’uscita. -Sana aspetta, dove vai?!-
Nao si rizzò in piedi, corse verso di me e mi prese per il polso. Mi fermai con le gocce di pianto che iniziavano a cadere sulle guance arrossate.
Quella presa era solo sua. Solo di Hayama e di nessun’altro. I ricordi avanzarono crudeli e un dolore atroce mi contrasse lo stomaco.
Nao mi prese per la vita e mi fece voltare. Mi asciugò le lacrime con le dita, accarezzandomi il viso.
-Sana..-
Si tese e mi baciò.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5-Despair and surprises ***


Ciao a tutti! Scusate se ho aggiornato quattro giorni dopo la pubblicazione del capitolo 5, ma tra studio ed impegni vari non ho avuto molto tempo!
Spero che continuiate a seguire la storia :-) Le vostre recensioni mi fanno molto, ma molto piacere! :-)

Spazio recensioni
Per Dalmata: le tue interpretazioni dei vari capitoli sono azzeccatissime! :-) Grazie per recensire sempre ♥
Per Vale 89: non ti preoccupare :-) Sarò contenta se deciderai di recensire ogni capitolo :-) ♥
Scusate se avevo detto che in questo capitolo descrivevo ciò che sarebbe accaduto in discoteca, ma ho cambiato la mia decisione!
Lo scoprirete nel capitolo 7 ;-)



BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥





SCIAF!
Uno schiaffo in pieno viso.
Naozumi si portò la mano sul punto dolorante e arrossato e mi guardò con gli occhi lucidi.
-Ma come ti permetti?!-gli urlai contro. -Che cosa ti è saltato in mente eh?!-
Nao borbottava, incapace di dire qualcosa.
Mi aveva baciata ed io l’avevo respinto. Mi aveva colta di sorpresa, portando le sue labbra sulle mie in un attimo. Mi ero sentita morire quando mi resi conto di quello che stava facendo.
-Abbiamo chiuso-dissi, puntandogli un indice.
-No Sana, aspetta..-rispose.
-Smettila! Come ti sei permesso di baciarmi?! Credi che sia stata la cosa più giusta da fare?! No, ti sbagli! E poi non farmi le ramanzine su quello che devo o non devo fare! La vita è mia e la vivo come voglio! La fine della storia con Akito non ti riguarda e pensa a farti gli affari tuoi!-
-Ma Sana, io cercavo solo di aiutarti...-
-Aiutarmi?! E come? Con un bacio? E’stato il più grande errore che tu potessi fare! Sono venuta qui stasera perché volevo trascorrere una serata in compagnia di un amico e invece hai voluto rovinare tutto!-. Iniziai a piangere freneticamente.
-Io.. Mi fidavo di te Nao.. Potevo confidarmi.. Poi hai iniziato a parlare di Hayama.. E io non ho retto..-
-Scusami, ti prego..-mi supplicò Nao, prendendomi per il braccio. Ad un tratto, un flash. La presa che mi aveva fatto ricordare lui, Akito.
-Non toccarmi!-gridai, scostandomi. Presi la borsa ed uscii di corsa.
-Sana! Non andartene! Mi dispiace, io..-. Poi, le parole di Naozumi divennero singhiozzi strozzati.
Scesi le scale e andai alla macchina.
“Nao non ti perdonerò”.
 
***
 
GIOVEDI’
 
MATTINA
-Ciao Hayama!-
-Buongiorno Hayama-
-Hayama, come stai?-
-Hey, tutte le ragazze della scuola farebbero follie per uscire con te!-disse Tsuyoshi, sgomitandomi.
-Ma smettila!-risposi dandogli una sana botta in testa.
-Ok ok, scusa-
Ci dirigemmo verso le classi. Mentre la massa di studenti imperversava nel corridoio vidi una figura mingherlina dai capelli rossi al suo interno. Aveva lo sguardo posato a terra e teneva i libri stretti in mano. Sembrava triste e malinconica. Non prestava nemmeno attenzione ai discorsi di Aya e Fuka. Chissà che le era successo. Il mio pensiero andò subito a Naozumi e strinsi i pugni. Non potevo sopportare che lei soffrisse per causa sua, quando già soffriva molto per me.
Mi ricordai ieri, quando la ignorai completamente. Non volevo darle illusioni, non volevo ricominciare a parlarle, altrimenti sarei stato obbligato a dirle tutto, a dargli quelle tanto attese spiegazioni che desiderava.
La voce di Tsuyoshi mi distrasse. -A proposito, com’è andata con Seka martedì sera?-
-Bene-mi limitai a rispondere.
-Che avete fatto?-
-Siamo usciti a mangiare qualcosa, niente più-
Tsu mi guardò di sottecchi, tirando su i grandi occhiali tondi.
-Te l’ho detto e ripetuto, siamo solo amici-. Ed era la pura verità.
Seka era la figlia del mio capo di karate. L’avevo conosciuta poco tempo fa, in occasione di una gara molto importante; il padre la portò con sé per assistere ad alcune esibizioni, appassionata pure lei di questo sport. E da quell’istante diventammo subito buoni amici, uscendo insieme di tanto in tanto, premurosi di non farci vedere molto in posti pubblici. Si, qualche volta passeggiavamo, parlando del più e del meno, nel piccolo parco accanto a casa sua o andavamo a cena in qualche ristorantino fuori città ma tutto finiva lì.
-Va bene, voglio crederci-proferì Tsu-ma attento. Ti raccomando di non farti vedere da Sana, ci rimarebbe malissimo e sai a che penserebbe-
-Certo, tranquillo. Non voglio che si affligga ancora di più-
-Comunque sappi che rimarrà un segreto. Neanche Aya è al corrente di Seka-
-Oh, davvero? Strano!-proferii sorridendo.
-E smettila!-replicò Tsu. Avevo davvero un amico speciale, di cui avrei avuto fiducia in eterno.
Entrammo nell’aula, ancora mezza vuota, e ci sedemmo ai nostri posti.
-Buongiorno ragazzi! Buongiorno ragazze!-. Quella vipera della professoressa di letteratura inglese fece il suo ingresso plateale, facendomi sussultare dalla sedia.
Gli allievi mancanti entrarono velocemente in classe.
-Filare!-. L’insegnante Fumiki era severa e infliggeva sempre brutti voti, ad eccezione di qualcuno.
-Dunque, da oggi nella nostra sezione c’è una nuova alunna, la signorina Kobayshi, trasferitasi da un’altra scuola. Prego, vuole entrare e presentarsi, gentilmente?-
“Cosa? Ha detto Kobayshi?”
Pochi secondi dopo una ragazzina dai lunghi capelli marrone scuro e dagli occhi verdi fece il suo ingresso sotto lo sguardo sorpreso e curioso di tutti.
-Ci.. Ciao-disse timidamente. -Mi chiamo Seka Kobayshi e i miei genitori hanno voluto che frequentassi questa scuola perchè non consideravano efficiente l’istituto che frequentavo prima..-
-Conosce qualcuno?-le chiese la docente improvvisamente, guardando Seka e scattando il capo verso di noi.
-Certo, Akito Hayama-. Tsuyoshi mi guardò interrogativo ed io scuotei le spalle.
-Bene allora vada a sedersi accanto a lui. Signor Okhi si segga in quel banco vuoto-
Tsu obbedì e Seka venne da me.
-Ma che ci fai tu qui? Perché non mi hai detto niente?-sussurai nel suo orecchio sottovoce, mentre Gomi era intento a leggere una poesia di John Keats.
-Volevo farti una sorpresa! I miei, come ho detto, non approvavano i metodi dell’altra scuola e così eccomi qui!-disse Seka concitata.
-Benvenuta allora-
-Voi due!-. La voce della professoressa Fumiki si alterò. -Signor Hayama vuole andare dal preside?-enunciò avvicinandosi. -E in quanto a lei-continuò rivolgendosi verso Seka-vuole seguire il suo amichetto in presidenza il primo giorno?-
-N-no-balbettò lei.
-Ci scusi-dissi.
-Seguite la lezione-ci rimproverò freddamente.
Mentre Gomi riprese a leggere, appoggiai il gomito sul banco e la testa alla mano. Poi i miei occhi caddero su Seka. Era davvero bella.
Lei ricambiò lo sgurdo e sorrise. Sì, era decisamente bella.
 
***

-Uffa!-
-Sana che succede?-chiese Fuka avvicinandosi.
-Non trovo più il mio vestitino di pizzo bianco ricamato!-dissi imbronciata.
Era il mio abito preferito e quella sera lo volevo indossare.
-Cerca bene-mi consigliò Fuka, sbirciando nella montagna di indumenti che avevo ammucchiato nell’armadio. -Guarda che pasticciona che sei! E’normale che non trovi le cose!-. Già, ero una gran disordinata.
Avevo invitato Fuka a casa mia dopo la scuola per prepararci per la serata. Aya, come al solito, aveva dovuto recarsi dal suo “coniglietto” per studiare.
-Certo, a studiare!-le aveva risposto Fuka. Aya si imbarazzò.
-Fuka!-strepitò, con poca disinvoltura.
-Ed eccolo qui!-esclamò la mia migliore amica entusiasta. Teneva tra le mani il vestito che avevo cercato da settimane.
-Oh, grazie Fuka!-urlai. -Ma dove l’hai trovato?-le chiesi.
-Era in quel cassetto laggiù-rispose indicandolo.
“No”. Quel cassetto nascondeva segreti che appartenevano solamente a me e.. ad Akito.
-Sana non ti preoccupare..-proferì Fuka poggiando la mano sulla mia spalla.
Aveva visto cos’era contenuto in quel piccolo spazietto: regali, camicie, magliette e tanto altro. Di Hayama.
-Non lo aprivo da secoli-dissi, sconsolatamente.
-Sana non pensiamoci, ok?-. Ora Fuka stringeva le mie spalle. -Stasera abbiamo deciso di divertirci e così sarà, chiaro? Non rivanghiamo ciò che ormai è accaduto, non pensiamoci più-
-Hai ragione-sentenziai. -Basta con Akito e basta con Naozumi-. Avevo raccontato ogni minimo dettaglio a Fuka e lei mi aveva suggerito di lasciare alle spalle anche lui per un po’. Dovevo pensare solamente a me stessa e a stare bene.
-Così mi piaci!-esclamò. -Avanti vieni di là che facciamo la prova trucco-
-Con piacere!-
Avevo la mia famiglia e avevo le mie amiche. Sarebbe andato tutto per il meglio, ne ero certa.
 
***
 
All’uscita da scuola Tsu e Seka avevano iniziato a parlare di me.
-Quando è con me è un vulcano in eruzione!-
-Con me invece è gentile!-
-E poi quando si arrabbia non lo ferma più nessuno!-
-Su questo non ti do torto!
-La volete smettere?!-. Perbacco, parlavano tranquilli dell' "argomento Hayama" mentre camminavo al loro fianco. Mi dava alquanto fastidio.
-Perdonaci Akito-ribadì Seka rallegrata. -E’troppo forte parlare di te con Tsu-
-Ma abbiate il buonsenso di farlo quando non ci sono!-dissi scocciato.
-Non essere corrucciato Hayama!-strepitò Tsuyoshi. -Adesso devo andare. Aya mi aspetta fuori nel vialetto. Oggi dobbiamo studiare insieme-continuò impacciato.
-E bravo il nostro Tsu-dissi senza trattenere un risolino.
Tsu si vergognò e scappò via. -Ciao, a domani!-esclamò da lontano, agitando un braccio.
-Akito.. stavo pensando..-. Mi voltai verso Seka. -Dimmi-
-Ecco.. ti andrebbe di.. venire al “Pulsar”, la nuova discoteca.. con me stasera?-
Quant’era carina. Aveva gli occhi puntati sul pavimento e le mani intrecciate lungo la schiena. Seka era una ragazza riservata e questo faceva di lei una persona dolce.
Le alzai il mento e la costrinsi a guardarmi. Le sue iridi erano verdi come smeraldi che luccicano al sole.
Quello stesso momento l’avevo vissuto anche con Sana. Era sempre lì, quel nome. Nella mente e dentro di me.
 
Inizio flashback
 
-Akito devo chiederti una cosa-disse Sana, attorcigliandosi una ciocca di capelli.
-Che cosa?-le chiesi, mentre riponevo i libri della lezione precedente nell’armadietto.
-Questa sera.. vorresti..-
-Si..?-dissi, richiudendo l’anta e scrutandola.
-Vorresti venire a cenare da me e a dormire con me?- La fissai, bloccato.
La mia ragazza mi aveva appena chiesto di passare la notte con lei. La nostra prima notte assieme.
-Mama è andata via per qualche giorno per motivi di lavoro.. In questi giorni ha un incontro importante con il proprietario di una famosa casa editrice.. e si è portata pure la signora Shimura.. Quindi..-
Mi avvicinai e l’abbracciai. -Non vedo l’ora bellissima-
Sana sorrise e mi avvinghiò a sé. Dopo un tempo interminabile, mi staccai, le posai le dita sul mento e le alzai il viso. I suoi occhi erano immensamente incantevoli.
Mi avvicinai lentamente e la baciai. Le nostre lingue si intrecciarono in un turbinio di emozioni.
Trepidante mi allontanai quel tanto che bastava per sentire il suo respiro sul collo.
-Ti amo-
La presi per la vita e la feci volteggiare.
-Ti amo anch’io Hayama-
 
Fine flashback
 
-Che ne pensi..?-
Mi ridestai e guardai Seka. -Che è un’ottima idea-
-Sì! Passi tu o passo io?-
-Passo io-risposi subito. E pensai alla mia moto, ferma in garage da mesi.
-A più tardi allora!- disse enfaticamente Seka, dandomi un bacio sulla guancia destra.
Corse veloce verso l’autobus e dal finestrino la vidi salutarmi con la mano.
Ricambiai il saluto. Una gran serata mi aspettava.
 
Per akitoxsana1999: SCUSAMI! Ho dimenticato di rispondere alla tua recensione! Perdonami! Grazie mille per il complimento e grazie per seguire la storia ♥
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6-Broken heart. What is the truth? (POV Sana) ***


Ed ecco il capitolo tanto atteso! :-)
Spero vi piaccia!
Baci!
 
SPAZIO RECENSIONI
Per Dalmata: anche se l’ho già detto nel precedente capitolo, le tue interpretazioni sono fantastiche ♥
Per sanaeakito: non ti preoccupare per lo scorso capitolo :-) Sono felicissima dei tuoi apprezzamenti ♥
Per Vale89: grazie! ♥ Sei gentilissima! Spero che ti piaccia anche questo capitolo! :-)


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


 
-Maledizione! Sono sempre la solita ritardataria!-proliferai.
Mi stavo dando le ultime ritoccate ai capelli, che avevo deciso di piastrare; erano lunghissimi. Indossavo il famoso vestitino di pizzo bianco, con maniche lunghe e scollo a v. Era cortissimo e le gambe erano coperte da un paio di collant color carne trasparenti.
Passai per la quinta volta il rossetto rosso sulle labbra e corsi giù. Misi le scarpe, le solite col tacco, il cappotto ed uscii. -Ciao mamma!-
Andai verso il garage, lo aprii ed entrai in auto. “Caspita, Fuka e le altre mi faranno una bella predica”.
Tin-tin. Un messaggio. Presi il cellulare e lo aprii.
“Sana dove sei finita? Ti stiamo aspettando da più di mezz’ora, sbrigati. Siamo tutte a casa mia. Fuka”.
La mia fronte si corrugò. Ero già pronta a ricevere i cari e dolci rimproveri per il fatto di essere sempre in ritardo.
Accesi il motore e partii, con cautela. Non ero molto brava a guidare.
La casa di Fuka distava poco dalla mia, per fortuna. Arrivai in un battibaleno, scesi e suonai al citofono.
-Sì?-. L’accento di Fuka era inconfondibile.
-Fuka, sono io, Sana-
-Era ora eh!-
-Scusa! Sai come sono!-dissi.
Dopo pochi minuti le vidi uscire e correre verso di me. -Ma sei bellissima Sana!-
-Non dire sciocchezze! Tu lo sei!-. Fuka era veramente seducente.
Aveva una morbida canotta colorata ricoperta di pailettes e una minigonna nera che le arrivava appena sopra le ginocchia. Aveva raccolto i capelli in uno chignon.
Aya e Hisae, invece, erano abbastanza semplici. Aya con i nuovi pantaloni e Hisae con dei leggins di pelle.
-Ciao Aya. Ciao Hisae-. Non vedevo spesso quest’ultima perché dopo la scuola andava tutto il giorno a dare una mano nel negozio del padre.
-Ciao Sana, sei fantastica!-dissero entrambe, squadrandomi.
-Bene, possiamo andare!-esclamò Fuka.
Ci dirigemmo verso la macchina, che, quel pomeriggio, avevo accuratamente lavato.
Fuka si sedette accanto a me e disse: -Ragazze, pronte per la serata?-
-Si!-. Aya e Hisae risero con me.
-Prontissime!-
 
***
La discoteca era stracolma di gente. Ragazzi, ragazze, cubisti, ballerine e camerieri che girovagano con vassoi di alcolici e stuzzichini.
Appena entrate nella sala principale, un giovane biondino ci venne subito incontro con una pesante macchina fotografica. -Ragazze forza, mettetevi in posa che vi faccio una foto!-
Mi misi vicino ad Aya e sorrisi. CIAK!
-Grazie bellezze!- e se ne andò verso il bar posto un po’ più in là.
All’interno l’ambiente era magico. La pista era ovale e non tanto grande, il pavimento era ricoperto da una spessa moquette ricamata d’oro, le pareti dipinte di vari colori e c’era una lunga vetrata che divideva il privè. Le enormi luci stroboscopiche illuminavo i volti delle persone che ballavano a suon di musica tecno. Il dj si trovava su un piccolo palco contornato da divanetti e poltroncine.
-Vi va un drink?-proferì Fuka.
Ci dirigemmo verso il bancone, dietro il quale un barista dall’aria spensierata preparava cocktail a gogo.
-Per me un mojito, grazie-dissi.
-Lo stesso per me-esclamò Fuka.
-Ne faccia tre-ribadì Hisae.
-Per me un’aranciata-
Tutte ci voltammo verso Aya. -Un’aranciata?-ripetè basita Fuka. -Ma insomma Aya, sii trasgressiva ogni tanto!-
-Sapete che sono astemia, no?-
Scoppiammo in una fragorosa risata e Aya fece lo stesso.
-Bello questo pezzo! Andiamo a ballare, avanti!- Hisae mi strattonò per un braccio e mi portò al centro della pista.
Ero goffa ed impacciata quando ballavo tra la folla. A casa, al contrario, mi agitavo e saltellavo da ogni parte.
Aya e Fuka ci raggiunsero e iniziarono a scatenarsi con Hisae. Ero bloccata. Non riuscivo a muovermi.
-Sana avanti! Lasciati andare!-
Ero un’attrice! Ma a recitare non avevo nessun problema; il ballo era tutta un’altra cosa.
“Ce la puoi fare coraggio..”.
Iniziai a muovermi sensualmente, alzando le braccia ed incrociandole, per poi portarle nuovamente lungo il mio corpo. Chiusi gli occhi e mi ritrovai in un’altra realtà. Una realtà dove non esistevano dubbi, incertezze e paure. Una realtà che apparteneva solo a me, dove non c’erano persone che mi facevano soffrire o piangere.
E continuai così, finchè Fuka non mi scuotè. Mi aveva riportato al vero mondo reale.
-Sana, io e le altre andiamo in bagno. Vieni con noi?-
-No, non ne ho bisogno. Vi aspetto qui-
-Sicura? Non andare in giro da sola, ok?-
-Tranquilla-
Rimasi al centro della pista, immobile. Attorno a me un disordine di mani e gambe in movimento. Ad un tratto, un’alta figura si avvicinò a me. -Vuoi ballare?-
Un uomo dai capelli neri e dal fisico aitante mi porse la mano. -No, grazie.. Sono con le mie amiche-sentenziai sbrigativamente.
-Peccato-. Così dicendo, se ne andò verso un gruppetto di quelli che erano presunti amici.
“Dove sono finite?”pensai, cercando i volti di Fuka, Aya e Hisae.
I miei occhi scrutarono l’intero spazio che mi circondava ma di loro nessuna traccia.
Poi una scossa. L’elettricità dello scatto mi attraversò. Un ragazzo dai capelli biondi e di statura elevata, stava al bar. Aveva la schiena voltata verso di me, per cui non potevo vederlo in faccia, ma lo riconobbi ugualmente. Quella maglietta bianca con le righe nere era inconfondibile. Hayama era a pochi passi da me. Il cuore sussultò ancora.
Stava parlando con qualcuno che non riuscivo a scorgere, a causa di un ammasso di persone poste davanti. Avevo timore di scoprire di chi si trattava. Non volevo saperlo.
Decisi di girare i tacchi, ma prima che potessi farlo Akito si voltò e mi vide. Il mio sguardo si incollò al suo. Tremavo e avevo energiche palpitazioni, che mi portarono in iperventilazione.
Lui sembrava diventato di pietra; la sua espressione non mostrava un minimo segno d’emozione.
Sentii l’ennesimo bruciore all’interno degli occhi. Le gocce d’acqua salata iniziarono a scendere ancora.
E inaspettatamente una mano accarezzò il viso di Hayama, facendolo girare. Una mano di donna. Mi resi conto che la massa di tizi non c’era più e la potei vedere.
Era una ragazza castana con i capelli ondulati, magra e di media altezza. Aveva addosso un top arancione e dei pantaloncini di jeans. E toccava Akito.
-Sana, ti senti bene?- sentii dire dietro di me. Le altre erano ritornate.
Guardai Fuka e lei si impietrì. -Che succede?! Perché piangi?-
Non riuscii a risponderle e scoppiai in un pianto dirotto. -Sana..-
-Sono.. sono.. dispia.. dispiaciuta.. di rov.. di rovinare la.. la serata..-
-Ma che ti prende?-chiese Aya preoccupata.
-Non.. non importa.. ora.. mi.. riprendo..-
Fuka, ovviamente, voleva andare più a fondo nella questione. La sua espressione divenne furiosa quando vide chi avevo visto io qualche secondo prima.
-Che cosa?! Non ci posso credere! Quello stupido!-. Poco dopo anche Aya e Hisae capirono a cosa si stava riferendo.
Fuka, imperterrita, si diresse verso Hayama. -No! Ferma!-le urlai, prendendola per un braccio. -Ci penso io-
Lei si rivolse verso di me, sorpresa. -Voglio affrontarlo io-
Lasciando Fuka di stucco e asciugandomi le guance, mi avviai decisa da quei due.
Era giunto il momento di porre fine allo strazio angosciante che stavo vivendo da giorni.
Akito stava tranquillamente parlando con quella sconosciuta e quando mi scorse, mi fissò.
Stringendo i pugni decisi di parlare. -Hayama, puoi seguirmi per favore? Devo dirti alcune cose..-
Akito, stupito, non disse nulla e la ragazza, ancor più meravigliata, si ammutolì in un istante. Senza degnarmi di una risposta, Hayama proferì: -Scusami Seka, torno subito-
Così era quello il suo nome, Seka. Il mie pensiero ritornò ad Akito.
 “Cosa? Aveva deciso di starmi ad ascoltare?”. Non potevo crederci.
Mi feci largo tra la calca ed uscii fuori, nella zona fumatori. Andai nell’angolo più lontano, con Akito alla calcagna, che estrasse una sigaretta dalle tasche dei pantaloni. 
Mentre l’accese e fece il primo tiro disse: -Che vuoi Sana?-
L’intonazione della sua voce intensificava la delusione che mi affliggeva.
-Mi devi dare valide motivazioni del perché ti comporti in questo modo.. Mi lasci senza una ragione apparente e poi dopo neanche due mesi vai in giro con un’altra! Che dovrei pensare?! Mi ignori, non parli e quando siamo con gli altri fai finta che io non esista.. Sembra quasi che tu mi veda come un’estranea.. Ti sei scordato l’amore che ci legava?-. Le parole mi uscivano come proiettili.
-Appunto, che ci legava-rispose.
Una pugnale mi colpì in pieno petto. -Perchè Hayama?!- Adesso urlavo e i presenti mi osservarono, sbalorditi.
Akito si rabbuiò e gettò la sigaretta. -Basta Kurata. Ti ho già detto che è stato per il tuo lavoro. Non c’è altro-. Fece per andarsene ma io lo trattenni.
-No, aspetta! So che è una bugia! Ti conosco e so che il motivo è ben più profondo.. Forse non vuoi dirmelo, per non farmi star male ulteriormente, ma ho il diritto di saperlo!-
Hayama rimase serio e si sedette sulla panchina lì accanto. Io lo imitai.
-Va bene.. Ti dirò tutto-. Tachicardia alle stelle. Ero curiosa ma contemporaneamente terrorizzata.
-Ecco.. Sana vedi.. Io..-
Stavo dialogando con Akito dopo settimane in cui l’avevo desiderato morbosamente.
-Akito! Oh eccoti qui! Ti ho cercato dappertutto!-
Una fastidiosa Seka ci interruppe, dirigendosi verso di lui.
-Andiamo-. Hayama si alzò e la ragazza lo seguì. Si voltò per un istante verso di me.
-Sana dimentica tutto. E’ meglio così, fidati- e sparì.
Non era possibile. Ero rimasta senza alcuna spiegazione per la seconda volta.
Non ne potevo più di continuare in quel modo, era troppo duro.
Vidi Aya e le altre raggiungermi. Fuka si accomodò vicino a me e mi sfiorò i capelli.
-Sana..-
Piansi. Non riuscivo a smettere. Affondai il viso nel collo di Fuka, annusando l’odore dell’acqua profumata che emanava.
-Fuka.. io.. non.. ce.. non ce la faccio!..Pensavo.. di saper fargli fronte..-
-Calma Sana. Noi siamo qui e non ci importa di altro se non di te! Ti aiuteremo a superare questa brutta fase-
Mi scostai e Hisae mi offrì un fazzoletto. -Gr.. grazie-dissi.
-Vuoi andare a casa Sana?-mi interpellò Aya.
-Si, sarebbe meglio. Comprendetemi..-
-Figurati Sana..-
-Siamo con te! Non ti abbandoneremo mai-
-Vuoi che guidi io?-. Fuka era parecchio premurosa.
-No, Fuka. Non preoccuparti-
-Ci provo!-replicò, sorridendo.
-Andiamo-
Uscimmo da quello che per me non era stato un locale, ma un vero e proprio inferno.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7-Views and confessions ***


Ciao! ♥
Ed eccomi con il capitolo 8, in cui ho voluto descrivere i punti di vista degli amici di Sana e Akito, riguardo alla loro rottura e alcuni fatti che riguardano Seka e Naozumi. La suspance non manca e per conoscere la verità dovrete aspettare ancora pochi capitoli! ;-)
Nel prossimo accadrà qualcosa di molto, molto triste.. :-( Basta, non dico nient’altro! :-) Comunque non demordete, perché i nostri protagonisti non molleranno facilmente! :-)
Alla prossima, bacio!

 
SPAZIO RECENSIONI
Per porpetta:ma grazie, grazie, grazie e ancora grazie! *-* Sono felicissima che ti piaccia la storia! ♥
Non preoccuparti, tra non molto scoprirai le ragione del perché si sono lasciati! E Sana è un miliardo di volte più bella di Seka! :-) ♥
Aggiorno molto spesso perché non mi piace far attendere i lettori :-)
Spero che continuerai a seguirmi! ♥
Per Dalmata: hai pienamente ragione ♥ Sana è insostituibile e per un po’ dovrebbe stare lontana da Akito. Chissà :-) Grazie per le tue esposizioni ♥
Per vale89: grazie anche a te per gli apprezzamenti! ♥ La verità è vicina! :-)
Per sanaxakito: ho appena letto la tua recensione :-) Mi raccomando, se trovi errori o imprecisioni, fammelo notare :-) Contentissima che ti piaccia anche questo capitolo! ♥
Comunque, come ho già detto anche agli altri recensori, verrai a conoscenza del vero motivo fra non molto ! ♥  

 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 

-Come?! E perché non me l’hai detto?-. Aya mi guardava torvamente, battendo il piede nervoso sul pavimento. -Tu sapevi di questa Seka?!-
-Si.. E non ti ho detto niente perché avevo promesso ad Akito di tacere..-
-Ed è pure nella vostra sezione!-
-Già..-
Aya era parecchio arrabbiata. Dopo la serata disastrosa di ieri, era venuta a conoscenza di Seka e del suo rapporto con Hayama, che diceva di essere solo amicale.
L’intervallo era iniziato da poco ed Aya mi aveva trascinato in un’aula vuota per chiedermi chiarimenti. Era palese che lei fosse dalla parte di Sana, ma io non me l’ero sentita di tradire un amico che considero praticamente un fratello.
-Sana è stata molto male..-. Aya andò alla finestra e fissò il cielo chiaro. -Quando ha visto Akito con quella ragazza, le si è spezzato il cuore ed i suoi occhi sono diventati vuoti. Ha preso coraggio ed è andata da lui. Voleva conoscere i motivi per i quali Hayama aveva deciso di lasciarla.. Non è più in grado di vivere così.. Sta soffrendo troppo. E’ impensabile continuare ad essere felici se la persona più importante della tua vita se ne va.. senza una valida ragione-. Aya si voltò verso di me.
-Provo ad immedesimarmi in lei e.. per me sarebbe insostenibile una situazione simile..-
-Aya..-. Allargai le braccia e lei vi si gettò.
-Tsu, non voglio vedere Sana in questo stato!-
-Amore.. Lo so.. Ma se sono destinati a stare insieme.. Vedrai che il destino risolverà le cose-
-Lo spero tanto..-
-Mi dispiace per il mio silenzio.. A te racconto tutto..-
-Tsu.. E’ normale.. Vuoi bene ad Akito, lo conosci da quando eravate bambini! Anch’io avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di Sana-
Le toccai il viso e mi scostai, baciandola. Lei ricambiò, stringendomi le braccia attorno al collo.
“Drin”, il suono della campanella ci risvegliò dal quel torpore carico d’affetto che ci aveva travolti.
Aya mi prese per mano. -Andiamo-. La seguii. Avevo la ragazza migliore del mondo.
 
***
 
-Akito si è comportato veramente in malo modo!-
Stavo discutendo con Gomi giù in cortile. -Che è successo?-
-Il finimondo!-risposi, alzando le mani per aria.
Gomi, mordicchiando il suo panino al prosciutto, disse: -Hayama ne ha combinata un’altra delle sue?-
-Altrochè! L’avrei preso a schiaffi quello sciocco!-
-Spiegati Hisae-
-Ieri sera sono uscita con le altre, Sana compresa. Siamo andate in discoteca e abbiamo visto Hayama con un’altra ragazza.. Seka mi pare si chiamasse-
-Cosa?!- Gomi strabuzzò gli occhi e qualche briciola di pane gli uscì dalla bocca.
-Che c’è?-
-Seka è una nuova studentessa, arrivata ieri. E’in classe con noi! Ora che ricordo.. Quando l’insegnante le ha chiesto se conosceva qualcuno, lei ha risposto “Akito”!-
-Quindi adesso frequenta questa scuola?!-
Povera Sana. Forse non lo sapeva nemmeno.
Gomi fece un accenno con la testa.
-Sta di fatto che Sana ha avuto un duro colpo vedendoli insieme..-
-Aspetta aspetta.. Tu stai dicendo che Kurata ha visto Hayama e Seka da soli?-
-Purtroppo si..-. Incrociai le braccia al petto. -A Sana è crollato il mondo addosso..-
-Posso immaginarlo..-
-Ha pianto come non mai.. Stava parlando con Akito e poi.. quella vipera si è intromessa!-
-Chi? Seka?-
-Sì!- La mia rabbia era fuori controllo. -Che faccia tosta!-
-Sai..-. Gomi assunse un’espressione seria. -Secondo me Hayama non l’ha dimenticata.. Lui è ancora innamorato..-
-E allora perché non fa nulla per rimediare le cose?-
Gomi abbassò il capo. -Sarà lui a decidere quale sarà il momento opportuno per agire..-
-Che vuoi dire? Tu sai qualcosa?-
-No, però sono fatti l’uno per l’altra.. Non sapranno stare lontano ancora per molto-
Sorrisi. Gomi che faceva discorsi profondamente riflessivi. Eccentrico.
Roteò verso l’entrata. -Forza, le lezioni ricominciano-
Lo presi a braccetto e appoggiai la nuca alla sua spalla. -Oh Gomi!-.
 
***
 
Quella mattina Sana non si era presentata a scuola. Aveva voluto rimanere a casa, dopo la fastidiosa emicrania che le era venuta.
La sera precedente, quando arrivò tutta intera a destinazione, mi aveva chiamata dicendo che avrebbe preso un’aspirina e che aveva bisogno di una bella dormita.
-Pensi di venire a scuola domani?-le avevo chiesto.
-Non credo Fuka.. Non voglio vederlo..-
-Ti capisco. Va bene, buonanotte Sana. Un bacio-
-Ricambiato. Notte amica mia-e riattaccò.
Non era giusto quello che le stava capitando. Lei sapeva dare l’anima anche al più cattivo essere umano del pianeta. Sana era una persona solare, sincera e che affrontava i problemi a testa alta.
Akito, tuttavia, costituiva un caso a parte. Era lui il dilemma. Trattava Sana come un pupazzetto e faceva finta che non gli importasse cosa provava. Sì, perché dietro quella corazza dura e compatta, si nascondeva un ragazzo tenero, che non perdeva occasione per dimostrare il suo amore a lei, a Sana.
Nel corso degli anni le aveva riservato numerose premure e se ne prendeva cura ogni giorno che passava in sua compagnia. E poi, l’aveva piantata, separandosi da quella che, a parer mio e di tutti, era diventata la sua esistenza.
Sana non si era mai angosciata tanto tormentosamente fino ad allora. Era pronta a lasciare il suo lavoro, a rinunciare ai suoi copiosi incarichi per non perdere Hayama; ma lui l’aveva persuasa a non dire simile fesserie e se n’era andato.
“Akito ma non ti rendi conto delle conseguenze?”pensai.
Mentre camminavo per il corridoio, diretta in sala professori, vidi una ragazza castana chiaccherare con altre tre vicino alla 5-2. La riconobbi all’istante e rimasi allibita. Che ci faceva qui?! E per di più con l’uniforme della scuola?!
Andai ostinata verso di lei, pronta a dirgliene non quattro, ma cento.
-Tu!-esclamai. Seka mi guardò spaventata, indietreggiando. Le tre giovani scivolarono via.
-Ehm..-
-Sei solo capace di dire questo? “Ehm”?! Dopo il guaio che hai combinato ieri! Si stavano chiarendo e tu li hai interrotti! Vergognati!-
-Io..-
-Hai perso la lingua?! E perché sei vestita in questa maniera?!-
Non volevo sentire quello che probabilmente avrei di sicuro udito.
-Sono nuova.. e.. per quanto riguarda Akito.. io.. non sapevo che era la sua ex fidanzata..-
-Non dire idiozie! Hai approfittato di Hayama! Lo vorresti tutto per te, vero?! Mi dispiace cara, ma se tu ancora non ne fossi a conoscenza, lui e Sana sono stati insieme per ben sei anni! E non pensare che tra loro sia finita, perché non è affatto così! Ci sono ancora tante questioni da risolvere!-
Seka si appoggiò al muro e i suoi occhi divennero lucidi. -Lui per me è speciale.. Ci siamo conosciuti a karate. Un giorno andai con mio padre ad assistere ad una gara che si sarebbe tenuta tra lui e un altro atleta. Rimasi compita immediatamente dal suo sguardo, sconfinato ed attraente. Ci conoscemmo e..-
-Tu lo conoscevi già..?-.
-Da quattro mesi.. e diventammo grandi amici.. anche se..-
-Anche se?-
-Io provo un sentimento diverso..-
La pressione sanguigna mi si alzò notevolmente. Il battito si fece irregolare e mi agitai.
-Quale sentimento?- chiesi timorosa.
-Io lo amo-.
 
***
 
Guardai il display del cellulare. “Che faccio? Glielo invio oppure no?”.
Il testo del messaggio risaltava sul mio volto. Ero terribilmente indeciso.  
“Sana.. perdonami. Non so che mi sia preso l’altra sera. Ti prego, vediamoci. Ho bisogno di parlare con te. Naozumi”.
La porta si aprì si scatto e mi fece sobbalzare. -Nao, sbrigati! Dobbiamo girare l’ultima scena. La pubblicità deve andare in onda domani-.
-Sì, arrivo subito-
Il dito si muoveva incerto sul tasto verde del mio telefonino. Chiusi le palpebre e lo premetti.
“Messaggio inviato”. Gettai l’apparecchio sul ripiano del mio caotico camerino ed uscii, sperando che al mio ritorno, avrei trovato una risposta.
Tornai all’interno dello studio e una truccatrice dall’aria stanca mi ritoccò in quattro e quattr’otto.
-Sei pronto Nao?-. Il regista dello spot che quella mattina avrei dovuto terminare, aveva una voce talmente roca, che mi fece rabbrividire.
-Certamente-
-Bene. E azione!-. Il ciak battuto dall’assistente risuonò nell’aria.
Vidi la cinepresa seguirmi lentamente. Camminai e raggiunsi una splendida ragazza, che presi per mano e portai sulla gigante nuvola di cartone che sovrastava il palco.
Ci sedemmo e la osservai. Lei, con un leggero sorriso, si volse da un lato.
Le diedi un impercettibile bacio sulla guancia ed estrassi dalla tasca il pacchetto di caramelle che dovevo pubblicizzare, mostrandolo al pubblico.
-“Sweet treats”, i confetti che vi faranno innamorare!-
-Stop!-
Che fatica! Reclamizzare generi alimentari non era nelle mie preferenze, ma queste caramelle erano veramente simpatiche. A forma di cuore e alla fragola.
Ne presi una e la offrii ad Utako, la mia collega.
-Grazie Nao! Devo andare, ci si vede!-
-Ciao!-
-Naozumi puoi andare a cambiarti-
Volevo controllare all'istante il telefono, fiducioso di veder lampeggiare la luce blu degli sms.
Corsi nell’androne del backstage ed inciampai in scatoloni, contenitori ed attaccapanni, sparsi in disordine. -Accidenti!-
Dopo molteplici cadute accuratamente evitate, entrai nella mia cabina.
Il muscolo cardiaco trasalì; la luce si accendeva ad intermittenza.
-Sana, dimmi che sei tu-
Con mano tremante aprii il messaggio. Lo lessi e il mio respiro si fermò.
Il cellulare mi cadde per terra con un tonfo e la batteria si ruppe in mille pezzi. Come il mio soffio vitale.
Caddi con le ginocchia poggiate sul freddo lastricato e mi strinsi il capo.
-NO!-
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8-Distressing disaster ***


Hola! :-)
Capitolo 9 prontissimo! :-) Ed anche molto triste :’-(
Nel prossimo si verrà a conoscere finalmente la verità!
Grazie per le recensioni e per le numerose visite ♥
Alla prossima! Un bacione! ♥
P.s.: non so se aggiornerò domani o martedì pomeriggio/sera. Lunedì e martedì, appunto, ho gli esami, quindi in questi ultimi giorni sarò impegnata a ripassare (oltre alle varie uscite del weekend!). Scusate se per il capitolo 10 vi farò attendere più del solito! Spero che continuiate a seguirmi ♥
 
SPAZIO RECENSIONI:
Per Dalmata: definizione azzeccata! “Capitolo di transizione”era proprio ciò che volevo far intendere ai lettori ♥
L’amicizia per me è molto importante, quindi ho voluto raccontare le preoccupazioni degli amici che Sana e Akito hanno in comune, per descrivere le loro opinioni riguardo questa storia.
Per quanto riguarda Naozumi leggi proprio qui e capirai! :-)
Grazie per recensire ♥
Per vale 89: ma grazie! *-* Troppo gentile! ♥ Il segreto di Hayama sta per venire a galla!
Per porpetta: tra le storie preferite?! *-* Ti ringrazio tanto! ♥ *-* Certamente, la finirò tutta! ♥
Non posso dirti nulla per quanto concerne il motivo che sta dietro alla rottura del loro rapporto, ma nel capitolo 10 lo saprai! :-) Porta ancora un po’ di pazienza! :-)
Grazie di nuovo ♥
 
Il forte mal di testa che avevo da ieri persisteva incessante. Quella mattina non me l’ero sentita di andare a scuola, perché quasi sicuramente l’avrei rivisto e non avevo nessuna intenzione di affliggermi ancora.
Stavo coricata nel letto, con le finestre che proiettavano il chiarore del sole sul lucido pavimento.
La serata in discoteca era stata un disastro e mi sentivo piuttosto in colpa per averla rovinata alle altre. Mi avevano invitata per far si che mi svagassi un po’ ed io avevo mandato tutto in fumo. E solo per una ragione di nome Akito.
Vederlo con quella ragazza mi aveva causato una fitta nello stomaco e in ogni altro organo del corpo. Le orecchie avevano iniziato a fischiare fragorosamente e le gambe a tremare in modo notevole. Per non parlare del cuore, che sembrava scuotersi nella cassa toracica.
La delusione travagliata che avevo tenuto dentro fin a quel momento, mi scorse lungo le vene e mi atrofizzò. Ciò nonostante, avevo recuperato da non so dove la mia dose di audacia e avevo deciso di andare da lui. Il bisogno di conoscere la verità predominò. Hayama accettò e mi sorprese. Poi, l’impensabile. Lei ci impedì di parlare; meglio, impedì a me di sapere com’erano andate realmente le cose.
“Sana, basta. Ora lo devi lasciar perdere”. Era la risposta più giusta.
Presi il telecomando dal comodino e accesi la televisione. Sul canale 6 trasmettevano un film romantico. Mi fermai pochi secondi poi cambiai subito. Non ero dell’umore adatto per dichiarazioni d’amore melense.
“Toc-toc”. -Avanti-
Mia madre entrò con un gigante vassoio. -Piccola mia, ecco la tua colazione-
C’erano un bicchiere di latte, due fette di crostata alla marmellata e pane tostato.
-Grazie mamma-. Si preoccupava sempre per me e quando si trattava di Hayama, era pronta a dispendiarmi consigli, facendo riferimento alle sue esperienze passate.
Si sedette sulle calde coperte e mi accarezzò le gambe, ricoperte dal pigiama corallo che tanto adoravo.
-Tesoro, come ti senti?-chiese.
-Come se un treno in piena corsa mi avesse travolto-risposi, sospirando. Avevo raccontato tutto a Mama di ciò che era successo.
-Sana non demordere. La vita ti riserverà brutte sorprese e dovrai scontrarti con un gran numero di fatti imprevedibili, ma devi andare avanti, coraggiosamente-
-Fosse facile mamma-
-Lo è. Devi solo trovare la forza. Poi vedrai che tutto si sistemerà-ribattè, dandomi un veloce bacio sulla fronte.
Mama sapeva come risollevarmi quando cadevo. -Ora riposati-proferì, alzandosi ed uscendo.
“Sarà meglio che dorma, visto che questa notte l'ho fatta in bianco” pensai.
Mi coprii con le lenzuola e spensi la tv. Volevo assoluto silenzio.
Guardai la sveglia. Le nove. Un paio d’ore di riposo mi avrebbero fatto bene.
Appena chiusi gli occhi,  mi ritrovai nel mondo dei sogni.
 
***
-Ragazzi avanti! Muovetevi! Su e giù, su e giù.. Forza!-
Il giovane professore di educazione fisica, stamane, aveva voluto farci fare gli addominali. Molti si lamentarono.
-Ma sono faticosi..-
-E stancanti..-
-Avanti signorine! Niente storie!-aveva esclamato il coach.
E ci ritrovammo sul pavimento della palestra, con un tappetino sotto la schiena.
Mi appoggiai comodo sulla superficie piana e fredda del linoleum e mi misi all’opera.
-Uno, due, tre..-
-Caspita! Sei un portento!-strepitò Tsuyoshi, osservandomi raggiante.
-Dopo è il tuo turno-gli dissi, sorridendo.
Tsu non era molto portato per la ginnastica o per gli sport in generale. Odiava tutto ciò che era violento.
Lui mi guardò turbato e continuò a tenere il conto. -Stop!-gridò l’insegnante.
-Wow! Cento in un minuto!-
Orgoglioso di me stesso. -Bravo Hayama-
-Grazie professor Dokuohtei-
-Tsu tocca a te!-enfatizzai, ghignando.
-Caspita..-
-Sono degli addominali!-proferii, sottolineando il termine “addominali”.
-Si, ma..-
-Non fare storie!-
Tsuyoshi si sdraiò al mio posto ed io mi collocai al suo fianco, pronto a conteggiare.
Iniziò ad alzarsi ed abbassarsi lentamente, sbuffando.
-Hayama, ho saputo di Sana..-
Il mio respiro si fece irregolare. -E allora?-
-E’.. stata male.. a vederti con Seka..-
-Non sono più il suo ragazzo..-replicai prontamente. Mi distruggeva saper che Sana si annullava per me, per quello che aveva visto e vissuto.
Tsuyoshi si alzò e la sua occhiata era fortemente torva. -Anche se non se state più insieme, dovresti comunque portarle rispetto. Eri la sua metà e ti sei separato da lei mostrando una totale indifferenza. Anche il più imperturbabile uomo della Terra, non raggiungerebbe mai i tuoi livelli-.
-Non m’importa..-
Seguì un attimo di silenzio, interrotto da una frase di Tsu che mi lasciò un segno indelebile dentro.
-Akito, se la ami ancora riprenditela, prima che sia troppo tardi-
Mi voltai dall’altra parte, con le mani dentro le tasche.
-Non sono io quello che può dirti quello che devi fare o no, ma.. dammi retta. Non buttare via tutto, se non ne sei sicuro-
La mia rabbia interna crebbe a dismisura.
-Hayama per favore, ragiona. Sana non ti ha scordato, sai? Lei ti vuole bene.. Si è affezionata a te morbosamente.. E non vuole lasciarti sfuggire.. Devi..-
-Non posso!-
La collera che aveva ribollito nel sangue, esplose e fuoriuscì dalle mie labbra.
-Tsu, non posso!-ripetei. -Non avrei le forze di..-
-Di?-
-Non puoi capire-
Tsuyoshi si zittì. Mi girai e lo vidi giocherellare con le dita. -Se tu solo mi dicessi cos’è che ti affligge.. forse potrei aiutarti-
Le mie pupille presero fuoco. -No! Nessuno mi può aiutare! Capito?!-
L’allenatore si avvicinò nervoso. -Hey, che succede?-
-Ci scusi-asserì imbarazzato Tsuyoshi.
-Continuate con gli esercizi-
-Sì-
Io e Tsu riprendemmo la nostra attività.
-Ne verrò a capo Akito. Costi quel che costi-
“Lo impedirò. Non rivelerò mai il mio segreto”speculai.
 
***
 
-Mmm..-mugolai aggranchita. Mi sdraiai e alzai le braccia. -Che dormita!-
Mi sentivo meglio. Dopo la nottataccia trascorsa, avevo avuto l’enorme necessità di riposare.
Mi rizzai in piedi e rifeci il letto. “Sono le undici e trenta! Due ore e mezza di sonno!”
Presi il telefonino dal comò e controllai eventuali chiamate ed sms. In effetti, un messaggio c’era. Lessi il mittente: Naozumi.
“Che vuole?”
“Sana.. perdonami. Non so che mi sia preso l’altra sera. Ti prego, vediamoci. Ho bisogno di parlare con te. Naozumi”.
Non mi soffermai più di tanto su ciò che dovevo scrivergli.
“Addio. Una semplice parola per descrivere la fine della nostra amicizia. So che penserai che per uno stupido bacio me la sia presa in maniera esagerata, ma ti sei servito della mia sofferenza, ed hai agito nell’attimo meno opportuno. Non cercarmi più”.
Sapevo benissimo che l’avrei ferito e che avrebbe esternato la sua sensibilità piangendo, ma avevo scelto di troncare definitivamente con lui. E dovevo farlo anche con Akito.
Lo inviai, coscienziosa di aver massacrato interiormente Nao.
Mi tolsi il pigiama e presi la tuta, poggiata sull’appendiabiti. Odorava di pulito.
Feci per andare in bagno, ma il cellulare squillò.
-Pronto?-
-Ciao Sana!-
-Oh, ciao Aya!-
-Come stai? Ti sei ripresa?-
-Sì sì. Mi sono appena svegliata e sono in gran forma-. “Non esagerare Sana”.
-Mi fa piacere. Senti, che ne dici di un pomeriggio di shopping? Viene anche Fuka. Hisae, come sai, deve lavorare-
Non sapevo che fare. La sera prima non era andata come speravo e non volevo che succedesse ancora. Ma se la mia logica era quella non sarei più uscita di casa.
“Akito odia lo shopping”riflettei.
-Sana? Ci sei?-
-Sì, scusami. Va bene!-enfatizzai.
-Grandioso! Ci troviamo alle tre e trenta direttamente all’entrata del centro commerciale, alla fontana-
-Ok, a dopo Aya-
Dopo essermi lavata e cambiata corsi giù a pranzare.
Avrei comprato un nuovo vestito. “Giusto per consolazione”.
 
***
Tre e quaranta. Puntualmente in ritardo. Parcheggiai nel parking sotterraneo e risalii a piedi la rampa.
-Che sfortuna. Qui sopra è tutto pieno!-imprecai.
Aya e Fuka erano davanti alla fontana. -Ciao ragazze!-
-Dieci minuti. Facciamo progressi!-disse sarcasticamente Fuka, guardando l’orologio.
-Entriamo?-chiese Aya.
-Andiamo-
Il centro commerciale era gigantesco. C’erano tre piani e qualsiasivoglia negozio. C’erano anche quattro ristoranti, due fast-food e una gelateria.
-Cominciamo da qui?-
La botique notata da Fuka vendeva abiti e scarpe a volontà.
-Volevo acquistare qualcosa..-dissi.
-Che ne dici di questo?-. Aya mi mostrò un vestito lungo e nero, di seta.
-Bello, ma costerà l’occhio della testa!-
-In effetti..-affermò Aya, controllando il tagliandino.  
-Sana, guarda!-. Fuka teneva in mano un mini dress fucsia, con una cintura in vita argento.
-Ha pure un buon prezzo. Dai, provalo!-
Accettai. Andai nel camerino più vicino e tolsi la felpa e i jeans, salticchiando convulsamente.
-Sicura che sia la taglia giusta?-
-Sì, una S-
Mi vestii, legai la fascia e feci un fiocco. Il colore risaltava sulla mia pelle abbronzata.
-Esco-
-Fatti vedere!-
Aya e Fuka rimasero a bocca aperta. -Sana.. sei..-
-Cosa?-
-Meravigliosa-
Mi esaminai allo specchio. La gonna ricadeva sulle gambe allungate, le spalle erano scoperte e il seno sembrava più prosperoso.
Mi piaceva. Mi sentivo sexy.
Comperai anche un paio di scarpe della stessa tonalità, ricoperte di brillantini.
Dopo varie e rocambolesche visite alle botteghe più cool, andammo a prenderci un gelato.
-Un cono con panna e cioccolato-
-Tradizionalista la nostra Aya-
-Sempre stata Fuka!-
-E lei signorina?-mi interpellò il gelatiere.
Diedi un fugace sguardo alle vaschette tinteggiate ed optai per nocciola e stracciatella.
-Per me fragola e banana-
Dopo aver pagato, ci sedemmo nella panchina al centro dell’atrio.
-La prossima uscita serale, tu lo indosserai!-gridò Fuka, indicando l’esorbitante sacco posato a terra. -Con le relative decolté, ovviamente-
Risi. -Ti accontenterò-
-Sana, quando partirai per l’Italia?-
-Fra non molto, Aya. A fine ottobre. Ho davvero l’urgenza di staccare-risposi.
Aya mi poggiò un braccio attorno al collo e Fuka appoggiò la nuca alla mia.
-Niente tristezza. Ne ho già sperimentata a sufficienza. Continuiamo il nostro tour di compere!-strillai.
Le mie due best friends mi presero per mano e mi trascinarono nella profumeria di fronte.
 
***
 
In seguito all’ennesimo giro del terzo piano, decidemmo di andare.
-Sono già le sei. Dove hai l’auto?-
Con il dito, puntai verso il basso.
-Ecco i risultati di chi è in ritardo!-
-Che simpatica Fuka!-insinuai, ironica.
-Grazie per la bella giornata-
-Grazie a voi. Ci vediamo domani a scuola!-
-Ci vieni?-
-Si Fuka. Devo-
Lei mi scrutò dolcemente. -Se hai bisogno, io ci sono-
-Anch’io Sana-disse Aya.
-Amiche!-. Le abbracciai entrambe.
Dopo i saluti, andai alla macchina ed uscii. Il traffico a quest’ora era intenso. Nonostante i semafori, le code non esitavano ad esserci. Alcuni automobilisti, impazienti, inveirono, scendendo dall’automobile, ma era assai inutile.
Non appena giunsi nella strada principale che portava a casa mia, mi rilassai. Potevo guidare tranquilla.
Avevo una voglia sfrenata di doccia. Calda e rilassante.
Ripensai a Kamura e alle parole che gli avevo ritorto contro. Probabilmente ero stata crudele, ma se l’era meritato. Avevo creduto di potermi fidare di lui; mi ero sbagliata anche sul suo conto.
Passai davanti allo “Young Cafè” e vidi due persone che avrei riconosciuto anche nella nebbia. “Sta succedendo ancora.. Non è.. possibile!”.
Accostai dall’altro lato della strada.
Akito stava seduto fuori, in un tavolino a fianco del vetro, con un bicchiere di non so quale bevanda nei palmi e, di fronte a sé, lei. Seka.
Non potei non osservarli. Questionavano animatamente, gesticolando.
Però non sembrava stessero litigando. “Perché Hayama? Perché mi fai ques..”
Ed accadde il peggio possibile. Fu una frazione di secondo. Lei si alzò di scatto e le sue labbra si unirono a quelle di lui. Lui non si staccò e non accennava a farlo. Rimase immobile. Lei aumentava la foga, la voglia di quel bacio da tanto bramato. Già, perché quella ragazza aspettava solo Akito.
Nessuno dei due mi vide, troppo presi dalla situazione. Forse avrei voluto che si accorgessero di me, del mio passaggio, dell’espressione sul mio volto, del dolore che mi contorceva le budella.
Lacrime salate mi scesero sulle guance e, in fretta, mi bagnarono i pantaloni.
-Non è.. giusto..-. Presi il volante e ripresi la guida. -Aki..-
Un rimbombante suono di clacson mi distrasse. Mi ritrovai nella corsia opposta, contromano. Cercai di riportare il controllo sull’abitacolo ma non ce la feci.  
Un paio di luci azzurrine mi puntarono addosso. Quattro ruote enormi e una grande massa grigia catturarono la mia attenzione.
Dopo, più nulla.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9-Shocking truth ***


Ciao a tutti/e! ♥
Vi chiedo scusa per essermi assentata così tanto, ma ho avuto alcuni problemi con il pc! Scusatemi! :-(
Ecco il capitolo 10, in cui Akito rivela la verità a Sana! Anche se..
Vi lascio alla lettura! ;-)
Per quanto riguarda le recensioni vi ho già risposto, quindi lo “Spazio recensioni” è rimandato al capitolo 11 :-)
Alla prossima! Un bacione! ♥

 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
Oggi Sana sembrava felice. Oddio, “felice” era una parola grossa. Diciamo serena, ecco.
E’ proprio vero che lo shopping ti fa ritornare il buonumore.
La mia grande e spensierata amica. Avevo deciso di non dirle niente riguardo alla conversazione che avevo avuto con Seka. Non volevo ferirla ulteriormente. Le parole di quella vipera mi erano entrate nel sangue e, in quell’istante, l’avrei presa a schiaffi.
Sana era sempre stata una persona allegra, vivace ed altruista, pronta ad aiutare chiunque in ogni momento. Pensava maggiormente a come risolvere i problemi degli altri, che non i suoi. E l’ammiravo per questo. Non si meritava di soffrire.
Guidavo prudentemente, ascoltando la radio che, a dirla tutta, trasmetteva canzoni spaventose. Cambiai stazione e trovai un bel pezzo. Iniziai a canticchiare.
“And he’s long gone
When he’s next to me
And I realize the blame is on me”.*
Le parole mi ricordarono Sana.
Voltai l’angolo e mi ritrovai a casa.  Misi la macchina in garage e staccai le chiavi. Feci per scendere ma il suono del telefono catturò la mia attenzione. Lo cercai tra le cianfrusaglie che tenevo in borsa e mi maledii per non aver ripulito. -Accidenti!-
Frugai velocemente in ogni tasca e lo trovai. Guardai il nome che compariva e scompariva sul display, al squillare del cellulare. “Akito Hayama”.
Mi incantai per un attimo e poi risposi.
-Pronto Akito?-
Parlava velocemente e non riuscii ad afferrare a fondo quello diceva.
-Calmati! Non capisco nulla.. Riavvolgi tutto. Che è successo?-
Stetti ad ascoltare la sua voce, che conteneva disperazione.
-Co.. cosa?-
L’aggeggio che tenevo all’orecchio cadde sul tappetino verde, sotto ai miei piedi.
L’afflizione mi portò al pianto. -Sana!-
 
***

Non era possibile. Era un incubo, sicuramente. Prima o poi, qualcuno mi avrebbe dato un pizzicotto e mi sarei risvegliato. Ne ero convinto.
-Hayama! Come sta Sana?! Appena ci hai chiamati siamo corsi qui!-
Sollevai lo sguardo ed osservai Tsuyoshi ed Aya correre verso di me. Il loro viso denotava apprensione e tormento.
Mi alzai dalla sedia sulla quale stavo adagiato e gettai le braccia al collo di Tsu, singhiozzando. -Perché lei?! Tsu.. perché Sana?!-
Lui mi abbracciò ed Aya mi accarezzò la spalla. -Akito..-
-E’ tutta colpa mia! Mia soltanto!-. Le parole si ruppero in  gemiti, seguiti da lacrime. -Oh Sana..-
-Calmati..-articlò Tsu. Mi staccai, asciugando gli occhi con l’orlo della manica. -Spiegaci..-
Mi sedetti di nuovo e miei due amici mi imitarono.
Dottori ed infermieri camminavano ininterrottamente lungo il corridoio.
Strinsi la testa tra le mani e non passava secondo durante il quale non pensassi a come stava Sana dentro la sala operatoria. Era viva? Era sveglia?
-Amico mio..-
Mi ridestai e inizia a raccontare loro ciò che era successo.
 
Inizio flashback
 
Era venerdì. Un giorno come tanti, tralasciando il putiferio che si era scatenato la sera precedente. Sana e Seka. Seka e Sana. Confusione.
Azzannai una brioches, posta sul vassoio d’argento che piaceva tanto a Natsumi. La sala da pranzo era vuota e il silenzio era tombale. Mio padre era andato in ufficio presto per svolgere alcune questioni in sospeso e mia sorella, partita questa mattina, sarebbe stata fuori città una settimana per fare uno stage. Tutto ciò significava casa libera.
Non mi era mai piaciuta l’idea di marinare la scuola, ma non ero proprio dell’umore adatto per sostenere un altro giorno circondato da persone che ti chiedono in continuazione come stai, come passi il tempo, come va la vita.. E soprattutto: “Akito ieri sera..”, “Hayama adesso devi darle delle spiegazioni..”, eccetera. 
Qual è la giusta direzione da prendere? Non puoi saperlo finchè non la decidi tu. Ed io avevo deciso di non pensare più a lei per il resto della mia esistenza.
Dopo una bella doccia fresca, iniziai a riordinare la mia camera. Al pomeriggio avrei visto Seka per un aperitivo al bar del centro, prima della lezione di karate.
Seka riusciva a distrarmi, a farmi sorridere nuovamente, a dimenticare tutti i problemi. Non avrei mai permesso che qualcuno rovinasse la nostra amicizia, il nostro rapporto ormai consolidato.
La mattina trascorse velocemente, quasi non me ne accorsi. Avrei dovuto trovare un valido motivo per giustificare la mia assenza da scuola il giorno seguente, ma non me ne curai. Avevo solo voglia di uscire, stare con la mia migliore amica ed essere felice.
Quella notte non chiusi occhio. Le parole di Sana mi avevano trafitto il petto come lame taglienti e non potevo guarire così in fretta.
“Santo cielo, sono in ritardo!” esclamai mentalmente.
Mi vestii come più preferivo: camicia bianca, pantaloni grigi a sigaretta e scarpe eleganti. Semplice, ma d’effetto.
Andai in garage e tolsi quel lurido lenzuolo giallognolo che copriva la mia gioia. La mia Kawasaki. Era stata un regalo di mio padre per il mio ultimo compleanno ed io, a dir poco, saltellai per tutta la casa dalla gioia. Non potevo credere ai miei occhi! Me l’ero meritata per i miei progressi scolastici e sportivi; parole di genitore!
Misi il casco e il cappotto nero in pelle, montai in sella, accesi il motore e partii sgommando.
Adoravo il sibilio del vento che mi sfiorava le orecchie. L’adrenalina saliva a mille quando facevo un’impennata o una curva ai 200.  Mi sentivo bene.
Arrivai allo “Young Cafè”, un locale situato sulla via principale di Tokio, pieno di giovani clienti, baristi sexy e cameriere attraenti. Certo, l’occhio ci cadeva, ogni tanto.
Dopo aver parcheggiato, cercai Seka con lo sguardo. Eccola. Era seduta in un piccolo tavolino rotondo nell’angolo, accanto alla vetrina. 
Assorta nei suoi pensieri era ancora più bella.
Mi avvicinai e lei si girò ad osservarmi con il suo sorriso più radioso. Si alzò e si diresse verso di me. Indossava uno stretto e cortissimo abito nero, che metteva in risalto le sue straordinarie forme, un paio di sandali argento con tacco dodici e alcuni gioielli colorati.
Rimasi a bocca aperta di fronte a tutta quella .. quella non so.
-Ciao Akito!-strepitò, buttandomi le braccia al collo.
-Ciao Seka .. Sei .. Sei favolosa-dissi, consapevole del fatto che avevo appena fatto una brutta, anzi orribile, figura.
-Pure tu non scherzi eh!-disse lei, accennando con il capo.
-Bè .. ti ringrazio-risposi imbarazzato.
Ci sedemmo e ordinammo due Spritz. Ottimo.
-Allora, che mi racconti?-chiese Seka.
Indugiai. “Ieri sera, dopo secoli, ho mezzo parlato con la persona con cui pensavo di condividere ogni attimo della mia vita e ho scoperto di esserne ancora .. attratto. O di amarla. Non so. Anche se ho deciso di dimenticarla”.
-Niente di particolare. Oggi devo insegnare una nuova mossa ai ragazzi e spero tanto che ci mettano impegno per impararla in fretta-
-Con un maestro come te è facile imparare velocemente-
Sorrisi. -I tuoi complimenti mi lusingano signorina Kobayshi-proferii scherzoso.
-Almeno io li faccio, vero signorino Hayama?-contrattaccò lei.
-Ma se prima ho detto che sei favolosa! Cosa vuoi di più?-
-Nulla. A me basta il tuo respiro-
O-mio-Dio. Le mie orecchie avevano captato bene quei suoni? Quelle parole distintamente pronunciate?
Guardai Seka. Anzi, le inchiodai i miei occhi ai suoi. Il mio cuore batteva come non aveva fatto da un bel po’di tempo, all’impazzata.
Cercai di dire qualcosa, ma non uscì nulla. Aprii la bocca e un suono gutturale mi bloccò.
Nel frattempo, con i nostri drink su un elegante vassoio, arrivò Chinatsu, la barman conosciuta, se così si può dire, in una disco della città circa un mese fa.
 
Quella sera ero ubriaco fradicio e la ragione se n’era andata via.
Quel nome mi rimbobava nella testa perennemente. Sana.
Mi avvicinai al bancone e una ragazza alta, snella, con lunghi capelli corvini e gli occhi verdi si accostò e mi chiese se desideravo qualcosa da bere.
-Si .. Due Gin tonic, grazie..-
La giovane mora mi guardò di soppiatto, perplessa.
-Scusa ma .. Non mi sembri nelle condizioni per bere ancora-.
-Dammi quello schifoso cocktail!- urlai, battendo impaziente le mani sul ripiano cristallino. La gente intorno a me iniziò a fissarmi.
-No, mi dispiace. Se continui ad ingerire liquidi alcolici dovrò chiamare l’ambulanza e, inoltre, io non ci terrei ad essere buttata fuori da qui da uno come quello- rispose, guardando un grande omone grasso e calvo appostato all’ingresso del locale.
“Akito riprenditi. Non fare l’idiota”.
-Scusami.. io..-
-Tranquillo- affermò quella splendida creatura davanti a me. Solo in quel momento mi resi conto della sua bellezza.
-Piacere, io sono Chinatsu, per gli amici Chi-disse, allungandomi una mano.
-Piacere, Akito Hayama- risposi, ricambiando la stretta.
-Per curiosità, quanti anni hai?-
-Venti .. Perché?-
-Perché a vent’anni dovresti avere un minimo di maturità da sapere che non puoi bere talmente tanto da rischiare il coma etilico! Io ne ho ventuno e sono più responsabile di chiunque altro!-disse, facendo l'occhiolino.
-Senti qua, chi sei per farmi la morale?-
Chinatsu si chinò e i nostri visi si sfiorarono. -Vuoi fare l’amore con me?-
Mi spiazzò. Mai mi sarei aspettato una domanda-risposta del genere. Da una come lei, poi. Da una che di me conosceva solamente il nome.
Appoggiò il bicchiere che stava asciugando sul lavabo, mi prese per mano e mi trascinò verso la porta del bagno.
-Aspetta..-
-Shhh..-pronunciò, posandomi un dito sulla bocca per zittirmi.
Entrammo nel bagno femminile, deserto. Chi mi sbattè su una rozza porta di legno, che si aprì di botto. Io caddi sulla tavoletta del water, per mia fortuna abbassata.
Aggrappai le mani al freddo muro bianco, eccitato e in fibrillazione. Avevo deciso di lasciarmi andare. Quando poteva capitarmi un’altra occasione simile?
Chinatsu iniziò a muoversi sensualmente, togliendosi prima il top, poi la minigonna di jeans che le copriva neanche un terzo delle gambe. Non portava il reggiseno.
Rimase semi nuda. Portava un tanga di pizzo panna che mi fece perdere la testa.
Si avvicinò pericolosamente.
La toccai con avidità, infilando le mani in ogni minima parte di quel corpo incantevole.
Lei ansimava. Non resisteva più. E nemmeno io.
Mi slacciò la lampo dei pantaloni e nel frattempo si scostò quel misero pezzo di stoffa che ancora la ricopriva. Entrò dentro di me.
Nient’altro che sospiri e gemiti riempivano quel piccolo spazio.
Chinatsu fece girare le sue braccia attorno al mio collo e si abbandonò al piacere.
Durò per un'ora e fu leggendario.
Mentre ci vestivamo, nessuno dei due disse qualcosa. Prima di uscire però, Chi estrasse dalla tasca della sua gonna un foglietto e me lo porse.
-Chiamami-mi sussurò all’orecchio.
Quella fu l’ultima volta che la vidi.
 

-Oh, salve Signor “Scaricatore”!-esclamò Chi, mentre poggiava i nostri drink sul tavolino.
Seka mi guardò interrogativa e io inchiodai gli occhi per terra. Ma poi decisi di reagire a quello che aveva detto quell’estranea. Si, perché anche se ci ero andato a letto, quella donna per me rimaneva una perfetta sconosciuta. Ora lavorava qui, e mi maledii per non aver scelto un altro bar.
-Senti Chi, scusa se non ti ho più chiamata, ma è stato solo per gioco. Ok? Nulla di più. Mi dispiace. Ciao-
Chi rimase di stucco. Seka, al contrario, inarcò le labbra . La cameriera si allontanò mugugnando uno “stronzo” ben udibile.
Seka, dal canto suo, scoppiò in una risata clamorosa.
-Ma Akito che combini?!- disse allegra.
-Niente di importante! Quella si è montata la testa.. A me non interessa.. Non voglio storie serie per il momento! Non me la sento proprio..-
All’improvviso si fece seria. -Lo so che è dura e ti capisco.. Ma non puoi continuare così! Prima o poi dovrai mettere la testa a posto, no?-
-Certo, ma non ora-risposi secco.
A pochi metri da noi, macchine e moto sfrecciavano sulla strada trafficata.
Avevo un bisogno disperato di tabacco.
-Ma quand’è che smetterai di fumare?-mi domandò Seka, poggiando il capo sul polso.
-Quando i problemi finiranno- risposi, accendendo una sigaretta.
Seka stette in silenzio. Lei mi capiva sempre.
Ad un tratto sentii un urlo provenire dal locale. Mi voltai e vidi Chi correre verso di me furiosamente.
-Tu, razza di idiota!-
-Chi, ma che ti prende?!-
SCIAF. Al posto della risposta, arrivò uno schiaffo, forte e sonoro, sulla mia guancia, che pian piano diventò rossa come un pomodoro.
-Impara l’educazione, cretino-. Dicendo questo Chinatsu si voltò e sparì dietro la porta di vetro, sotto lo sguardo di tutti che, increduli, ci avevano fissato.
Seka era rimasta a guardare, incapace di dire o fare qualcosa.
-Akito stai bene?-
-Si, tranquilla. Non è nulla-. Ma la pelle sul viso iniziava a bruciare.
-Lasciatelo dire, però! Tu i problemi te li cerchi!-proferì.
Feci una piccola smorfia. Seka, tuttavia, aveva ragione. Ero un disastro, non ne combinavo una giusta. Chi, molto probabilmente accecata dalla rabbia, aveva deciso di farmela pagare, umiliandomi davanti a tutta quella gente. Perché era quello che mi meritavo, forse.
Seka si alzò, allargò le sue braccia e disse -Scemo, vieni qui-.
Lei mi strinse per un attimo ed io ricambiai. Poi, si staccò e.. mi baciò. Un bacio sulle labbra, un bacio caloroso, improvviso, che mi lasciò a dir poco sorpreso. Rimasi bloccato. Mani intorpidite, piedi ben saldi sul pavimento e naso che aveva smesso di respirare. Nella mia testa mille pensieri, nel mio cuore pure. Chiusi gli occhi, ma un boato assordante mi riportò alla realtà. Vetri infranti che caddero a terra, urla, grida.
Io e Seka ci staccammo ed osservammo il punto in cui avevamo sentito il fragore. Una folla impaurita circondava quello che sembrava un grosso camion grigio e una macchina azzurro scuro rovesciata e, da quel che potevo intravedere, distrutta. Poi, un flash. Quella macchina.
-Quella è la macchina di Sana!-sbraitai. Non poteva. NO. NON POTEVA, DANNAZIONE!
Mi feci largo tra la calca, spingendo uomini, donne o chiunque altro.
Sentii Seka chiamarmi. -Hayama aspetta! Dove vai?!-. Non me ne preoccupai.
Arrivato oltre, vidi distintamente la scena. Il camion aveva una notevole ammaccatura sul cofano anteriore, i fanali rotti ed il vetro spezzato a metà in verticale. Il camionista era accanto ad un lampione, con il sangue che gli sgorgava lungo la fronte. “E’ salvo. E.. Sana?”pensai, rabbrividendo.
Sentii il suono delle sirene; arrivarono ambulanze, pompieri e polizia che, subito, corsero verso il fossato accanto ai veicoli.
Ad un certo punto, un pompiere alzò e prese in braccio un piccolo corpicino, con i lunghi capelli rossi bagnati e scompigliati.
“SANA..”. Mi veniva da vomitare. “SANA, SANA, SANA!!”
Mi precipitai verso di lui. -SANA, SONO QUI!!-
-Hey, ragazzo dove credi di andare?!- esclamò un poliziotto che parlava con uno dei pompieri, afferrandomi e tenendomi per le mani.
-Mi lasci! Sana!!-
-Stai calmo!-
-Che è successo?! Per favore! Lei è una mia cara amica!-strepitai disperato.
-Calmati..-
Guardai il poliziotto che mi lasciò e mi disse: -Senti, mi dispiace.. La ragazza.. E’stata sbalzata fuori dall’auto, ha perso conoscenza e ora la stiamo portando in ospedale. E’grave...-
-Co.. come?-. Sana era in pericolo di vita? Era troppo.
Sentii freddo e vidi il buio che mi si parò davanti. Barcollai, persi i sensi e caddi.
**  
-E poi?-. Tsu mi osservò nervoso.
-E poi mi hanno portato qui.. Vi ho chiamati.. I medici stanno operando Sana..-
-E’ orribile.. E Seka?-
-Ha voluto ritornare a casa..-
-Capisco..-
-No! Non capisci Tsu! Sana ci ha visti! Ha visto me e Seka mentre ci baciavamo.. E ha perso il controllo dell’auto.. Quel camion l’ha quasi uccisa.. Per causa mia!-
Mi rizzai in piedi e corsi verso un’ infermiera sulla trentina, intenta a scrivere qualcosa su un grande blocco. -Mi scusi-
-Mi dica-. La donna si voltò e mi fissò con fare interrogativo.
-Sana Kurata è in sala operatoria da tre ore.. Lei sa qualcosa? La prego.. Quanto durerà ancora? Sta bene?-
Lei mi prese per le spalle e mi riportò di nuovo da Aya e Tsu. -E’ meglio che tu stia qui con i tuoi amici.. Appena ho qualche notizia, ve la vengo subito a riferire, va bene?-
-Certo signorina, grazie..-disse Tsu.
-Chiamatemi pure Rieko-
Tutti e tre facemmo un cenno di assenso con il capo. Rieko si allontanò e ritornò al suo lavoro.
-Ragazzi!-
Mi girai e vidi Fuka correre ansimante verso di noi. -Oh ragazzi..-
Aya si drizzò e abbracciò l’amica. -Che è..?-
-Sana ha fato un incidente-risposi frettolosamente. Fuka mi squadrò. -Si è scontrata con un autotreno.. La stanno operando..E' sopravissuta per miracolo..-
Fuka si portò le mani alla bocca e scoppiò in un desolante pianto. -Fuka..-. Aya cercava di consolarla, ma tentava solo di trovare il coraggio di farsi forza.
Tsu guardava il soffitto, pensieroso ed in attesa. I suoi occhi erano lucidi.
“Se le è capitato qualcosa.. io non vivo più..”pensai, insieme triste ed arrabbiato.
Ad un certo punto, una porta sbattè forte e una troupe medica trasportava una piccola barella.
Rieko si avvicinò e disse: -Ragazzi.. Ora potete parlare con il dottor Yamazaki-
Scattai veloce nella sua direzione ed urlai: -Aspetti!-
Si volse con decisione. -Lei è l’amico della ragazza, giusto?-
-Si-risposi, sentendo i passi di Tsu, Aya e Fuka dietro di me.
-Ha riportato una frattura scomposta al femore. Alcune costole erano rotte..-
Fuka singhiozzò e coricò la testa sulla spalla di Aya. -E’ fuori pericolo?-
-Certo, non preoccupatevi-. Ognuno di noi tirò un sospiro di sollievo. Mi sentii meglio, ma l’inquietudine non se n’era andata del tutto.
-Tuttavia..-. Riosservai il chirurgo. -Le complicazioni non mancano. Molto probabilmente ha perso la memoria. Ha subito un brutto trauma e questo ha dannosi effetti sull’individuo. Adesso si trova in uno stato di incoscienza che perdurerà fino a domattina. Appena si sveglierà, non vi riconoscerà. Ma non forzatela nel ricordare. Quello è un processo che va affrontato con calma e pazienza-
Sana non mi avrebbe più riconosciuto. Le mie gambe tremarono.
-Ma.. la riacquisterà?-chiese timorosa Aya.
-Con il tempo può darsi..-
-Altrimenti?-domandai io, titubante.
-Altrimenti.. Vivrà per sempre con la credenza di non avervi mai incontrati prima-
Sussultai. Ma che incubo stavo mai facendo?
-Possiamo vederla?-
-Sì, ma uno alla volta. E’ la regola-
-Vai tu Akito-sostenne Tsu. -Sana ha bisogno di te-
Sorrisi lievemente. Andai da Rieko, che mi fece indossare un camice apposito, onde evitare infezioni o cose del genere.
Mi condusse alla stanza di Sana e aprì la porta. -Hai mezz’ora-
-Ok-replicai flebile.
Entrai e il dolore si impossessò di me. Sana era distesa nel letto, tubicini ed aghi le coprivano il naso, la bocca e le braccia e un “bip bip” risuonava nell’aria. Era l’andamento del suo cuore.
Mi avvicinai cauto, presi una sedia posta accanto alla soglia e mi accomodai accanto a lei. Il motivo per il quale era in quelle condizioni ero io. Ero più che sicuro che avesse visto quel bacio. Quel bacio che sembrava mi fosse piaciuto.
Allungai la mano verso la sua e la toccai. Era talmente fredda che pareva il sangue avesse smesso di circolare.
Le mie dita intrecciarono le sue e un luccichio mi annebbiò la vista. Abbassai la testa sul letto, gemendo. -Perdonami.. Ti pre.. Ti prego..-
Piansi per un tempo indefinito. Poi, iniziai a parlarle, dolcemente.
-So che tu mi stai ascoltando.. So che mi senti..-. Le sfiorai il braccio. La sua pelle era candida e morbida. -Voglio dirti la verità.. Sono stato uno stupido a lasciarti così.. Sola e senza alcun chiarimento.. Non dovevamo arrivare a questo..-
Le sue ciglia lunghissime si mossero impercettibili.
-Sana.. Sto per morire-
 
 
 
 
 
*
“E lui è così lontano
Quando mi è affianco
E realizzo che la colpa è mia”.
E’ una delle mie canzoni preferite di Taylor Swift, “I knew you were trouble". ** Fine flashback. Ho dimenticato di scriverlo. -_-

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Capitolo 11
*** Capitolo 10-Pain (POV Akito) ***


Ciao!
Scusatemi tantissimo se mi sono assentata per un mese intero :-(
Terminata la sessione d’esame, ho iniziato il tirocinio, quindi il tempo a mia disposizione non è molto!
Cercherò di aggiornare più spesso!
Alla prossima! Un bacione! ♥

 
SPAZIO RECENSIONI
Per Jeess: non preoccuparti! Io ho sempre tifato per i lieto fine :-)
Per stupida_un_po: grazie per i complimenti :-) Sei gentilissima! Spero ti piaccia anche questo capitolo!
Per Dalmata: le tue opinioni sui vari capitoli sono fantastiche! *-* E azzecchi sempre ciò che voglio comunicare! :-)
Per sanaeakito: Sono contentissima che ti piaccia anche questo capitolo! :-)
Anch’io non sopporto Seka e Chinatsu -.-
Comunque qui capirai perché Akito dice “Sto per morire..” . A presto!

 
BUONA LETTURA
E grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
 
Le palpebre divennero pesanti ed insostenibili da tenere aperte. Il viso si contrasse in una smorfia di dolore. Un dolore acuto, che non lascia alcuna via di scampo a chi lo subisce.
Le lacrime scorrevano lente sulla mia pelle, che sentii rabbrividire.
-Sana.. Ho la leucemia..-
Poggiai il capo sul suo braccio, disteso su quelle sudice lenzuola bianche. Strinsi ancor di più la presa, fino a farle diventare le nocche delle dita di un rosa colorito.
-L’ho scoperto circa un anno fa.. Non rispondo più.. ai.. ai trattamenti da alcuni mesi.. e poi..-. Le parole si ruppero in ostruiti gemiti. -Non volevo che tu.. Ti preoccupassi per me.. Ti avrei recato troppa sofferenza.. Molta di più di quella che già hai sopportato, lasciandoti..-.
Alzai faticosamente la testa e mi risistemai i capelli scompigliati. Osservai Sana immersa nel suo sonno profondo. Mi alzai e, con fare delicato, le posai un leggero bacio sulla fronte. -Torna da me.. Non te ne andare..-le sussurrai, a pochi centimetri di distanza dal suo volto. -Sei in questo stato per causa mia.. E non me lo perdonerò.. Io ho bisogno di te più che mai..-. Le presi le gote fra le mani e mi accostai lentamente. -Sei bellissima-.
Non riuscii a trattenermi ad oltranza e inizia a singhiozzare convulsamente.
Rieko entrò, sbattendo la porta. -Santo cielo, ti senti bene?-
Si avvicinò veloce e mi sorresse per le braccia. -Si, non si preoccupi..-
-E invece mi preoccupo! Sono un’infermiera e conosco molto bene queste tristi situazioni. Vieni, ti accompagno in sala d’attesa e..-
Rieko non riuscì a terminare la frase perché, preso dal senso d’impotenza e dal dispiacere, la strattonai e mi liberai dalla sua stretta. -Mi lasci in pace! Qui non può capire nessuno.. Cazzo!-. Quella parolaccia uscì inferocita dalle mie labbra e mi irritò notevolmente.
-Aspetta.. Dove vai?!-
Corsi fuori, in preda all’esasperazione. Non sarei riuscito a reggere quello stato un minuto di più. Il mio nome rimbalzava lungo le pareti di quel soffocante corridoio, lungo ed affollato. Tsu, Aya e Fuka urlavano ma io non li ascoltavo. Intravidi la signora Misako e Rei precipitarsi verso la stanza dalla quale ero uscito.
Volevo solo andarmene da quel posto e dalle tante persone che cercavano di darmi quel tanto agognato supporto di cui necessitavo. Se perdevo Sana, perdevo tutto. Se non si sarebbe più ricordata di me..
Correvo lungo uno dei tanti marciapiedi di Tokio, gremiti di gente. Al mio passaggio, molte persone si scontravano con il mio corpo e, sussultando, imprecavano.
-Hey ragazzo, guarda dove corri!-
-Ma stai più attento, accidenti!-
-Razza di stupido idiota!-
Mi fermai di scatto. I miei occhi si infiammarono di rabbia e mi voltai. Un giovane ragazzo con i capelli lunghi sin alle spalle mi guardava scocciato, accanto ad un'altro occhialuto e mingherlino.
-Ripeti se ne hai il coraggio-sentenziai feroce.
Il ragazzo che mi aveva insultato si avvicinò guardingo, mettendo le mani nella tasche dei jeans e sistemandosi il cappellino all’indietro.
-Hai qualche problema bamboccio?-disse, sfoderando un ghigno. -Cos’è? Hai litigato con mamma e pa..-.
Non potè terminare il discorso che già lo colpii con un poderoso sinistro sul naso. Quel verme cadde a terra, con il sangue che iniziò a sgorgare velocemente sul cemento del marciapiede. Osservai la scena basito.
-Ma che cavolo ti è preso?!-mi urlò sputando liquido rosso ovunque. L’amico lo aiutò a rialzarsi in piedi e gli porse un fazzoletto.
Corsi rapido nella direzione opposta, fingendo di non sentire quei due gridare che me l’avrebbero fatta pagare.
Arrivai al gazebo, a quel gazebo, ansante e stremato. Appoggiai una mano sulla colonna di legno e con l’altra mi massaggiai il collo.
Ripensai alla visione mostruosa di Sana portata sull’ambulanza, di Sana sul lettino della sala operatoria, di Sana che, forse, il giorno seguente non mi avrebbe più riconosciuto. L’oppressione che avevo nel cuore esplose e sentii l’anima scheggiarsi e frantumarsi, incapace di pensare a vivere senza di lei.
Mi sedetti e mi guardai intorno. Ricordai vividamente tutti i momenti vissuti con Sana in quella piccola capanna..
 
Inizio flashback
 
Quella sera uscii di casa, onde evitare l’ennesimo litigio con papà e Natsumi. Mi incamminai verso i giardini pubblici, tenendo lo sguardo ben fisso per terra.
Giunsi al gazebo ed estrassi l’hamburger e il pacchetto di patatine fritte che portavo nella tasca. Iniziai a mangiare beatamente.
-Akito!-. Una voce, un grido che mi risuonò nelle orecchie, facendomi sussultare e strabuzzare gli occhi.
Mi alzai veloce e feci per andarmene, ma una mano mi prese e afferrò la giacca.
-Fermo dove sei, non muoverti, sono io-. Sana.
-Lo so e infatti voglio filarmela-
Sana non mi diede retta e mi catapultò sulla panchina. -Seduto!-
Prese le patatine che avevo lasciato e disse: -Sarebbe questa la tua cena? Patatine fritte?-.
Le agguantai furiosamente. -Molla l’osso!-.
-Erano invitanti..-. Sana, d’un tatto, si alzò in piedi e mi strattonò per le spalle.
-Comunque non dovresti stare qui ai giardini pubblici a rimpinzarti di patatine! In questo momento dovresti essere a casa tua davanti al televisore! Lo sceneggiato comincerà da un momento all’altro!-. Si interruppe e guardò l’orologio. Le otto.
-Ah! Sono le otto! Sta per cominciare! Perché non mi hai dato ascolto?! Perché non sei rimasto a casa come ti ho detto di fare?! Perché?!-. Così dicendo, scalpitò imperterrita, agitando le braccia.
Dopo essersi calmata, si adagiò al pilastro e mi osservò, mentre assaporavo un gustoso succo di frutta all’arancia.
-Non è che per caso l’hai fatto apposta?-sentenziò.
-Uhm?-
-Per quale motivo non sei rimasto a casa con i tuoi?-
-A noi non capita mai di guardare la televisione insieme-risposi.
Sana mi trafisse con gli occhi. -Dimmi una cosa.. Ti senti solo senza la presenza di una madre?-.
Quella domanda mi scatenò una miriade di pensieri e mi colpì. Indugiai, poi dissi: -Non saprei dirti.. Io non ho mai conosciuto la mamma-.
-Eh già.. Non puoi saperlo.. Facciamo così, proverò a prendere il suo posto!-
Distolsi le labbra dalla cannuccia e la scrutai, sorpreso. -Come?-.
-Farò finta di essere tua madre-proferì.
-Ma che razza di idea!-esclamai.
-Io posso immedesimarmi in qualsiasi ruolo!-enfatizzò, sciogliendosi i codini e voltandosi.
-Sono la madre di Akito.. La madre di Akito.. La madre di Akito..-si ripetè sottovoce.
Dopo pochi secondi roteò verso di me, sorridendo. -Ciao Akito-. La sua voce divenne sottile e morbida e la sua espressione ancor più dolce. Restai a bocca aperta e mi lasciai trascinare nell’ubbidire a vari e finti ordini.
Dopo aver ascoltato Sana nel dettarmi le sue briose proposte, accoccolai la testa sulle sue gambe. Le sue calde dita iniziarono a toccarmi delicatamente i capelli, facendomi provare una piacevole sensazione di beatitudine.
Sana cominciò a canticchiare una melodica canzoncina. -Chiudi gli occhi, è tardi ormai, la mamma è qui con te e paura più non hai.. Dormi dormi bimbo mio, dormi dormi bimbo mio..-.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle sue parole. -Akito, ascoltami.. Tu vivi una situazione difficile, ma non devi pensare che sia colpa tua..-.
“Oh Sana” pensai. “Grazie per esserci sempre”. *
 
Fine flashback
 
 
Inizio flashback
 
Correvo. Fuka mi aveva lasciato perché credeva fossi ancora innamorato di Sana. Avevo negato in tutti i modi possibili, ma.. forse ero troppo codardo per ammetterlo a me stesso.
Dopo il terribile incidente che aveva causato una lesione alla cornea a Fuka, mi sentii costantemente in colpa per la condizione in cui si era ritrovata.
“Che frana! Riesco solo a farla star male!” pensai.
Arrivato all’ormai famoso gazebo, mi accomodai sulla panca e ripresi fiato. Piccole gocce di sudore si imperlavano sulla fronte e caddero sui miei pantaloni, formando minuscole chiazze.
Squadrai il luogo e mi ricordai quella sera, durante la quale Sana si era identificata nella madre che non avevo mai incontrato.
Chiusi gli occhi all’improvviso, cercando di scacciare quel doloroso pensiero.
-Akito-. La voce di una ragazza.
La guardai. Chi poteva essere se non Sana?
Indossava un lungo cappotto giallo. Si avvicinò. -Che faccia hai..-.
-Salve ragazzina egoista-dissi gelido.
-Eh? Come dici? Ma che cosa stavi facendo?-
-Una maratona. Il giro della città di corsa-.
Sana trasalì, spaventata. -Oh! Che cosa è successo? Perché mi guardi con quegli occhi? Oh Akito.. è lo stesso sguardo che avevi tanto tempo fa..-.
Le lacrime le si depositarono negli occhi, pronte a sgorgare. Sana mi prese il viso fra le mani e mi abbracciò. Mi strascicai a terra e ricambiai la stretta. Lei, in ginocchio, mi teneva il capo.
-Mi vuoi dire che cosa è accaduto?-domandò.
-Sono io che dovrei chiedertelo-
-Eh?-
-Sei sempre pallida, sembri un fantasma. Anzi più che un fantasma, direi quasi un mostro-.
Sana si ritrasse appena ed esclamò:-Cosa? Un mostro?-
-Da quando sei tornata dall’America sei un mostriciattolo-risposi.
-La vuoi finire una buona volta di insultarmi?!-rintronò, dandomi un leggero colpo.
-Te lo meriti. Dopo tutto quello che hai sempre detto tu a me, ora è il mio turno!-
-Ma quando mai?! Tu vaneggi! Che sciocco!-
-Ah si?! E tutti i soprannomi che mi hai sempre affibbiato?-
-Ma era diverso e tu sai benissimo quello che intendevo!-
-Ecco! Vedi? Vuoi sempre avere ragione tu! Sei un egoista!-
-E va bene, sono egoista! Ma mi spieghi perché ci teniamo abbracciati se stiamo litigando? Non capisco..-
-A me piace così..-
-Però è un po’ strano..-
-Si. E allora?-. Sarei rimasto per tutta la vita ad assaporare il delicato profumo della sua pelle.. *

Fine flashback**
Inizio flashback
 
La pioggia cadeva leggera e un soffice venticello soffiava tra le foglie degli alberi.
-Dai forza, corri!-. Le mie dita intrecciavano quelle di Sana, correndo per il parco deserto e bagnato.
-Fiù, finalmente al riparo!-esclamò, giunti al gazebo, scrollandosi il piumino e strizzandosi la lunga coda che le ricadeva sulla schiena. La guardai, meravigliato dalla sua bellezza ultraterrena.
-Akito?-
Mi ridestai, sobbalzando leggermente. -A cosa pensavi?-mi chiese Sana sorridendo.
Mi avvicinai, camminando adagio e torcendo il capo da un lato in una posa spiritosa. La scrutai con dolcezza, finchè non fui a contatto con il suo petto morbido e caldo. La abbracciai e lei ricambiò. Poi la fissai negli occhi e mi accostai alle sue labbra. Indugiai per un po’, consapevole del grande piacere che mi procurava l’attesa di un suo bacio. Sana sorrise ancora e posò la sua bocca sulla mia, con foga, con amore. Ricambiai, manifestando lo stesso entusiasmo. Intrecciai la mia lingua alla sua, stringendola per la vita e alzandola da terra da tanta morbosa passione che mi, anzi ci, travolgeva.
Lei si staccò e mi sussurrò nell’orecchio: -Facciamo una gara. Se riuscirai a prendermi ti bacerò per tutta la notte..-
Un sorriso mi increspò le labbra e le risposi: -Allora preparati.. Perché questa notte non dormirai!-
Cercai di afferrarla, ma lei si scansò furtiva. -Mancata!-urlò, sbellicandosi dalle risate.
-Ah si?! Vedremo!-
Sana strillò e iniziò a correre di nuovo. La pioggia, ora grondante, rese il prato fangoso ed entrambi scivolammo.
Incapaci di smettere di ridere, ci rotolammo nel fango, l’uno sull’altra, fino a far diventare i vestiti di un fradicio marrone scuro.
Ruzzolai sopra di lei e le accarezzai i capelli, aggrovigliati e sporchi di terriccio.
-Presa!-
-Non vale così!-rispose, corrucciandosi in un falso broncio.
-Vale eccome..-. Sana Borbottò un “Akito” e mi sfiorò la guancia.
-Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata..-le dissi, dolcemente.
Lacrime di gioia, mescolate a gocce d’acqua, iniziarono a bagnarle il viso. -Sei mio-.
La baciai ancora e ancora per un tempo interminabile.
 
Fine flashback
 
 
Inizio flashback
 
La diagnosi era chiara. Leucemia mieloide acuta.
Da alcuni mesi avevo costantemente la febbre, dolore alle ossa e minor forza muscolare. Subito non me ne preoccupai, ma con il trascorrere del tempo le cose peggiorarono. Mi sentii sempre più debole.
Nessuno aveva notato il mio cambiamento, sia fisico che psicologico. Nessuno, ad eccezione di papà e Natsumi. Quando scoprirono il perché di tutto, entrambi si disperarono. Non sapevano come affrontare una tale circostanza. E nemmeno io.
Quel pomeriggio dovevo vedere Sana al gazebo. Ci eravamo dati appuntamento per le quattro e avrei dovuto dirle tutta la verità. Già. Immaginavo la sua faccia contrarsi in una smorfia di puro dolore. Non avrebbe retto, lo sapevo. Ma dovevo dirglielo. DOVEVO.
 La aspettai per dieci minuti buoni, quando un suono gutturale attirò la mia attenzione.
-Oh Akito!-. Sana mi corse incontro piangendo sommessamente e mi si scaraventò addosso, stringendomi per la vita.
-Che co.. che cosa è successo?-. La mia mente pensò per un attimo che fosse venuta a conoscenza della mia situazione, ma scacciai subito quell’idea. Papà e Natsumi non mi avrebbero mai e poi mai fatto una cosa simile. Avevo detto loro, chiaro e tondo, che desideravo la massima segretezza.
-Tesoro.. che c’è?-le chiesi di nuovo.
-Ho litigato con Rei e con i produttori dello sceneggiato.. Dicono che.. che ho la testa tra le nuvole.. che non svolgo bene il mio lavoro..-
Le carezzai la schiena. -Sana.. Tu sei bravissima, capito?-. Le presi le gote tra le mani. -Sei la migliore attrice che io conosca-
Lei mi guardò singhiozzando.-Lo so.. è che.. dicono che sono troppo presa dalla storia con te.. Io..-
Le asciugai le lacrime con i pollici. -Capita a tutti di avere delle giornate no.. Non abbatterti, non è da te. Molto probabilmente saranno stati arrabbiati perché, sapendo bene che tu sei la più straordinaria stella del Giappone, non ti hanno vista in forma come sei abitualmente. Smettila di piangere, ok?-
Sana annuì, accennando un flebile sorriso. -Grazie Akito-
-E di cosa?-chiesi, abbracciandola. -Sono o non sono il tuo migliore amico, oltre che il tuo ragazzo?-
-Lo sei-disse, affondando il volto nel mio collo.
Era meglio non dirle nulla, al momento. O forse, per sempre. Non ce l’avrei fatta. No, assolutamente NO.
-Rei ha detto che sei stato un errore..-
Mi ridestai, in ascolto.
-Te l’ho detto. Non lo pensa veramente. Fidati. Quando siamo infuriati, ce la prendiamo col mondo..-
Sana si scostò e mi guardò. -E anche se lo pensasse sul serio, tu saresti comunque l’errore più bello della mia vita-.
Quella frase mi lasciò senza respiro. -Ti amo-proferii.
-Ti amo-rispose.
 
Fine flashback
 
Caddi, sbattendo le ginocchia e facendomi male. Mi gettai sul legno freddo e lasciai che tutta la sofferenza annidata dentro di me mi travolgesse completamente.
-Sana!-strepitai. -Torna da me..-
Chiusi gli occhi e mi addormentai.


* dialoghi tratti dall'anime. 
 
** "Fine flashback" inserito successivamente e per tal motivo non scritto in corsivo! (Colpa della mia sbadataggine! -.-).

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Capitolo 12
*** Capitolo 11-Lost memory ***


Buio totale. Sento voci in lontananza e passi scricchiolanti che risuonano nell’aria.
Apro gli occhi, lentamente. Figure annebbiate si stagliano accanto a me, abbracciandomi contemporaneamente.
-Sana! Finalmente!-
-Oh Sana.. Come ti senti?-
Sana? Chi è Sana? Sono forse io?
Metto a fuoco pian piano e una donna dai capelli scuri raccolti in uno chignon mi si avvicina furtiva, quasi a sfiorarmi il naso. -Figlia mia, ci hai fatti tutti preoccupare!-
Cosa? “Figlia mia?”.
-Hey Sana..-. Una graziosa ragazza bruna si siede elegantemente al capo del letto su cui sto sdraiata, fissandomi. -Sono Fuka.. ricordi?-
Fuka. La mia mente viaggia veloce alla ricerca di dare un significato a quel nome, ma nulla. Non ricordo.
-No.. Mi dispiace..-le dico, abbassando lo sguardo. -Chi siete?! Che ci faccio all’ospedale?!-strepito, indicando le pareti color bianco sporco, improvvisamente alterata.
Una marea di sconosciuti mi osserva incredula.
-Aveva ragione il dottor Yamazaki-. Un ragazzo con grandi occhiali tondi prende la parola, sospirando. -Sana ha perso la memoria ed ora.. non ci riconosce più..-
-Che cosa?!-urla un uomo in giacca e cravatta, accanto alla porta.
-E’ così Rei..-interviene una giovane ragazza dai capelli color cenere.
-Andate a chiamarlo, forza!-esclama “mia madre”. Così aveva detto di essere.
Dopo pochi minuti, il medico entra, precipitandosi verso di me.
-Signorina? Non ricorda ciò che le è capitato? Non ricorda che queste persone sono i suoi amici e familiari?-.
Mi guardo attorno, attonita. -Io..-. Non so cosa dire. Tutti quegli occhi puntati mi creano ansia e paura.
-Non si preoccupi..-. Il dottore mi poggia una mano sulla spalla. -Lei ha fatto un incidente e.. l’abbiamo operata subito d’urgenza. Fisicamente non ha riportato gravi danni ma.. ha perso la memoria. Soffre di amnesia anterograda, vale a dire che non ricorda niente degli eventi accaduti prima del fatto. Tuttavia, le posso dire che è stata molto fortunata. Non tutti si svegliano dopo un giorno.-
Seguo attenta le sue parole, calibrandone bene il peso. Mi sento stordita e confusa.
-Bene, le prescrivo alcuni farmaci che dovrà assumere due volte al giorno per un mese, in modo da ridurre il temporaneo dolore che sentirà alle ossa. Detto questo-prosegue, rivolgendosi ai presenti-sarà tenuta qui ancora per un paio di giorni, affinchè possa perlomeno riprendersi un po’. Nel frattempo consiglio vivamente a tutti voi di non sforzarla nel ricordare.. Ogni cosa verrà da sé-. Dopo questo formale discorso, esce, lasciando dietro di sé una scia profumata di dopobarba.  
-No.. Io non posso stare senza la mia migliore amica!-grida Fuka, alzandosi e battendo i piedi a terra. Una piccola lacrima le ricade sul viso.
-Fuka, cerca di calmarti..-
-No Aya, non posso! E’ tutta colpa di tu sai chi!-
Di chi stavano parlando? Chi sarebbe questo tu sai chi? Oh no, mi gira la testa.
Non ricordo il mio nome, non ricordo chi è questa gente che tanto si preoccupa per me, non ricordo nulla della mia vita.
L’uomo sulla trentina che per tutto il tempo era stato sullo stipite, mi corre incontro dicendo: -Sana! Sono Rei! Il tuo manager.. Tu sei una grande e famosa attrice giapponese! Prendi parte a moltissimi film, sceneggiati e spot pubblicitari! Forza, concentrati.. Signora Misako, la prego, mi aiuti!-
-Rei! No! Hai sentito cos’ha detto il medico.. Le tornerà la memoria.. Non dobbiamo stancarla, chiaro?-
-Certo.. Mi scusi..-dice sottovoce Rei, indietreggiando.
-Scusate..-. Le mie parole rompono il silenzio che da pochi secondi si è creato, facendo attirare l’attenzione di cinque paia di occhi. -Vorrei riposare e.. restare sola..-.
-Ti capiamo.. Ora sarai spaesata e ti sembrerà tutto poco chiaro..-proferisce Aya, debolmente. -Avanti Tsuyoshi, andiamo-. Quest’ultimo, a testa china, annuisce.
-Ciao Sana, ci vediamo-enunciano all’unisono, alzando una mano.
-Ci.. Ciao-
-Vado anch’io!-esclama Fuka prendendo la borsa sul tavolo di legno accanto alla finestra. -Torno domani.. Ho promesso che ti starei stata sempre vicina Sana, qualunque cosa fosse successo.. e lo farò!-. Giunta alla soglia, si volta per un attimo. -Ti voglio bene!-strilla, prima di uscire correndo.
-Ora dormi piccola mia.. Io e Rei siamo qui in corridoio, se dovessi avere bisogno di noi..-. La mia presunta mamma mi posa un leggero bacio sulla fronte bagnata.
Mi accoccolo sotto le coperte, coprendomi persino le orecchie. Gocce salate bagnano il cuscino ruvido che mi sorregge.
“Ma che succede?! Chi sono io?!”.
 
***
 
-Akito rispondi a quel dannato cellulare!-.
Imprecai, seduto al solito bar del centro con Aya.
-Hai provato a chiamare a casa?-
-Si, ma anche lì nessuna risposta!-
Akito doveva sapere. Doveva sapere che la sua Sana stava bene, anche se..
Il timore che avesse commesso qualche gesto disperato saliva sempre più. Non potevo permettere che facesse una sciocchezza simile.
“Dove può essere?.. Dai Tsu, ragiona!”pensai mentalmente.
Non in palestra ad allenarsi, sicuramente. Non a scuola, non da Gomi.. Ma certo!
Una lampadina mi si accese e, con foga, presi Aya per un braccio, trascinandola fuori dal locale.
-Tsu aspetta! Che fai?!-
-Scusami Aya, ma ora non posso spiegarti! Vieni con me e basta!-.
Corremmo a passo inferocito ed affrettato, schivando la folla che imperversava in ogni marciapiede che incontravamo.
-Ci siamo quasi!-
Dopo poco, giungemmo al parco, gremito di bambini e coppiette. -Eccoci!-
-Dici che Hayama è qui?-mi chiese Aya, riprendendo fiato.
-E dove altrimenti?!-enfatizzai, percorrendo in fretta il vialetto. -Il gazebo.. Guarda!-esclamai rivolto ad Aya, indicando una piccola capanna posta a una decina di metri da noi.
Ci avvicinammo e, sbalorditi, vedemmo Akito dormire sul freddo pavimento, accovacciato in posizione fetale.
Mi inginocchiai, scuotendolo rapidamente, urlando il suo nome. -Hayama svegliati! Dobbiamo dirti una cosa importante!-
-Mmm..-guaì, voltandosi dalla parte opposta.
-Akito! Sana è sveglia! Ridestati maledizione! Sei stato qui tutta la notte?!-
Hayama, ad un tratto, si rizzò a sedere, fissandomi. -Co.. cosa? Sana è..-
-Si, ha riaperto gli occhi! E..-. Non feci in tempo a terminare il discorso che quel testardo del mio amico si precipitò verso l’uscita dei giardini pubblici.
-Akito aspetta!-rintronò Aya, allungando un braccio nella sua direzione.
-Sana non ricorda!-tuonai. -Ha perso.. la memoria..-. Non potè sentirmi. Hayama si trovava già sul lato antistante la strada. Era troppo lontano.
-E ora che facciamo?-
-Non lo so, Aya. Proprio non lo so-.
 
***
 
L’aria fragile mi sferzò il viso. Alcune gocce di pioggia bagnarono le guance arrossate.
Arrivai all’ingresso dell’ospedale fradicio di sudore. Entrai e presi il primo ascensore libero. 5° piano.
Premetti il pulsante col numero indicato e mi trascinai lungo lo specchio alle mie spalle. Appoggiai la schiena contro il vetro e mi lasciai cadere a terra.
“Sana.. Ti prego.. Perdonami!”.
“Quinto piano". La fastidiosa voce dell’altoparlante risuonò nello stretto spazio in cui stavo, facendomi rabbrividire.
Le porte si aprirono e corsi lungo il corridoio che qualche ora prima mi aveva angosciato a tal punto da crollare e cadere.
Si, perché oltre la stanza che si parava di fronte a me stava lei, Sana.
Su due delle interminabili poltrone d’attesa, vecchie e dal tessuto consumato, sedevano la signora Misako e Rei.
-Oh Akito..-pronunciò fievole “occhiali da sole”. -Sana è..-
-Shhh..-. La signora Misako lo zittì con una severa occhiata. -Ciao Hayama. Sono sollevata che tu sia qui-. Aveva un’espressione triste e malinconica. -Sana ha bisogno di te.. Vai..-.
-S..si..-risposi fiaccamente.
Rieko mi corse incontro, aprendo le sue calorose braccia.
-Hey.. come stai?!-.
Mi abbracciò forte, trasmettendomi quel calore che non sentivo da tanto.
-Vieni..-. Mi prese per mano e mi portò da Sana.
-Fai piano, mi raccomando. Si è appena riaddormentata-.
-Va be.. va bene..-le risposi distratto.
Rieko mi accarezzò la spalla, per poi dileguarsi oltre l’uscio.
Sana dormiva, avvolta in lenzuola e coperte, con i lucidi capelli che le ricadevano sulla federa.
Presi la sedia e mi accomodai vicino a lei. Poggiai i gomiti sul materasso e la osservai, cogliendo ogni minimo dettaglio del suo volto.
“Amore mio.. Mi riconoscerai?..”.
-Ciao Sana..-. Adagiai le mani sulla sua morbida chioma e ne assaporai l’odore. Profumava di menta e cocco.
Mi alzai e, con fare maldestro, mi chinai sulla sua bocca. Le mie labbra entrarono in contatto con quelle soffici e delicate di Sana..
Riprovai l’emozione che avevo potuto sentire sulla mia pelle per ben sei anni.. Un’emozione unica e indescrivibile..
Restai così per molto. Minuti, forse ore.
Mi staccai e sussultai. Due bellissime iridi cioccolato mi fissavano.
Arretrai, sbattendo un polpaccio sull’asse della sedia. “Cavolo!”.
Tornai a Sana. -Kurata..-. Lei si erse a sedere, disorientata.
Ripresi a parlare. -Sono Akito.. Ti ricordi di me, vero?-.
Sana posò i piedi sul lucido linoleum che rivestiva il pavimento della camera, alzandosi. Ora eravamo molto vicini e vidi le sue labbra schiudersi per dire qualcosa..
Il mio cuore cominciò a battere più forte del dovuto e iniziai a tremare.
Era giunto il momento.
 
Ciao a tutti/e!
Eccomi con il capitolo 12! ♥
Per farmi perdonare la lunga assenza, l’ho pubblicato oggi! :-)
Scusate ancora!
Avendo già risposto alle vostre recensioni, lo “spazio recensioni” è rimandato al prossimo capitolo! :-)
Spero continuiate a seguirmi ♥
Vi lascio con qualche anticipazione del prossimo capitolo ;-)
A presto, un bacione! ♥
P.S.: nella prima parte, per descrivere ciò che pensa e che succede a Sana, ho usato il verbo al presente, per descrivere meglio il suo punto di vista!
 

Nel capitolo 13:
- ci sarà un commovente dialogo tra Sana e Akito;
- Naozumi entrerà appieno in scena;
- Akito si ritroverà in una situazione a dir poco pericolosa! Ma qualcuno interverrà in suo aiuto.. Chi sarà?
 

Alla prossima! ♥
 
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto! ♥

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Capitolo 13
*** Capitolo 12-The heart of Akito. The fear of Sana. ***


Ciao a tutti/e! :-)
Eccomi qui con il capitolo 13! ♥
Scusate se vi ho fatto attendere anche per la pubblicazione di questo cappy, ma come vi ho già detto in questo periodo sono molto impegnata!
Il capitolo14 è previsto per la prossima settimana :-) ♥
Ho già risposto alle vostre recensioni e credo che, d’ora in poi, vi risponderò sempre così! :-) In tal modo, se avrete qualche domanda da pormi, non dovrete attendere il capitolo seguente! :-)
Volevo ringraziare anche tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite! ♥ Grazie! *-*
Detto questo, faccio a tutti/e voi i miei più sinceri auguri di una buona Pasqua! :-)
Alla prossima! Un bacione! ♥

 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
 
Sana mi fissava così intensamente che potei quasi percepire cosa si celava dietro quelle meravigliose iridi castano scuro.
Avanzava con passo lento verso di me, incespicando di tanto in tanto.
La guardavo mentre si muoveva, diminuendo la distanza tra di noi.
-Kurata..-. Non sapevo cosa dire. Stavo solamente aspettando una risposta. Lo stato ansioso nel quale mi trovavo aumentava ad ogni secondo che il piccolo orologio, posto sul muro accanto alla porta, scandiva con un sonoro “tic tac”.
-Akito..-. Non capii se quella era un’affermazione o una domanda. Sperai con tutto il mio cuore che fosse la prima opzione.
Ora eravamo a pochi centimetri di distanza. Potei notare benissimo tutti i piccoli dettagli del suo viso. La frangia arruffata le ricadeva sulla fronte e le labbra, che poco prima avevo baciato, erano di un rosa tenue.
Allungai una mano per scostarle quei ciuffi ribelli dal capo, ma Sana si ritrasse immediatamente. Il mio braccio rimase sospeso a mezz’aria, inerme.
Lei assunse un’espressione spaventata e indietreggiò ancora.
“No, ti prego!”. Diedi subito voce ai miei pensieri, terrorizzandola di nuovo. -Sono Akito.. Hayama.. Sana per favore, dì qualcosa..-. Il mio tono di voce divenne sempre più esasperato.
-Io.. veramente.. Non ho la minima idea di chi tu sia..-
Boom! Sentii ogni minima cellula del mio corpo spezzarsi e un dolore indefinito impossessarsi di me. Era come se mi avessero iniettato del veleno nel cuore.
-Cosa?..-dissi flebile. -Kurata.. Non farmi questo.. Non sopporterei di vivere una vita senza di te!-. Corsi nella sua direzione e l’abbracciai forte, affondando il viso nei suoi capelli. Mi abbassai notevolmente, essendo molto più alto di Sana, cosa che l’aveva sempre fatta sentire protetta tra le mie dolci e grandi braccia.
Per pochi istanti sentii il suo calore inondarmi in ogni dove, subito seguito da uno schiaffo. La mia guancia iniziò a bruciare e la coprii immediatamente con la mano.
-Posso sapere che cosa ti è preso?! Chi sei?! Vattene!-
-Sana, calmati.. Non ricordi..-
-Sì, non ricordo! E tu piombi qui all’improvviso, pretendendo che io..-
-Aspetta..-. La interruppi, posandole un dito sulla bocca. -Lasciami spiegare..-
Sana annuì, incapace di ribattere.  -Va bene, spiega- disse.
Sospirai, abbassando gli occhi e iniziando a parlare.
-Sono il tuo ex ragazzo..-. La ragazza disorientata di fronte a me sobbalzò di sorpresa.
Continuai, per paura che mi interrompesse. -Siamo stati insieme per sei anni.. Ci siamo conosciuti alle elementari.. E da quel giorno tu mi sei stata accanto in qualsiasi momento. Ho superato situazioni difficili e periodi critici solo grazie a te.. Al tuo sostegno, alla tua amicizia, al tuo amore..-.
Sana continuava ad ascoltarmi, confusa.
-All’inizio il nostro rapporto non era dei migliori..- sentenziai, sfoderando un debole sorriso al ricordo -ma poi, pian piano, è diventato solido e desideroso di essere continuamente nutrito.. Non potevamo stare lontani l’uno dall’altra.. e ci siamo innamorati..-.
Mi bloccai e decisi di alzare lo sguardo. Sana aveva inchiodato i suoi occhi ai miei.
-Mi dispiace.. Ecco io..-. Una fragile lacrima le scese lungo le gote arrossate.
-Non piangere!- esclamai avanzando verso di lei. Non potevo sopportare di vederla soffrire per l’ennesima volta. Per colpa mia.
Sana si voltò e cominciò a singhiozzare. -Amore mio.. non ti lascerò mai.. Ti amo più della mia stessa vita..-. Le carezzai delicatamente i capelli ma, poco dopo, una spinta potente mi fece quasi perdere l’equilibrio.
-Non mi toccare! Non mi lascerai mai, hai detto?! Sei il mio ex ragazzo! E ci sarà un motivo! Che cosa vuoi?! Sei uno sconosciuto per me! Vai via, lasciami sola!-.
Quelle parole mi stavano uccidendo. Non potevo perdere Sana un’altra volta. Non me lo sarei mai perdonato.
-Kurata!-. La presi per le spalle e la scossi, rigirandola verso di me. -Hai perso la memoria e ora capisco che tu sia impaurita e arrabbiata però sono sicuro che prima o poi ricorderai tutto e allora capirai! Capirai che ho commesso un grave errore a lasciarti andare, non dicendoti la verità..-.
-Quale verità?! Lasciami in pace!-
-No, Sana! Cazzo perché fai così?! Perché non vuoi ascoltarmi?! Voglio aiutarti..-
-E come? Cercando di convincermi a credere a ciò che racconti?-
-Non sono un bugiardo, se è questo quello che credi! Ti ho amata sin dal primo istante in cui ti ho vista e non permetterò a nessuno di dividerci ancora.. Se ti trovi in questi condizioni è solo per causa mia! Non ti abbandonerò, chiaro?-
-Forse non ti è chiara una cosa- rispose, scrollando le mie braccia da sé. -Io non voglio il tuoi aiuto, capito? Tu non sei nessuno..-.
Ecco, ora sarei potuto crollare a terra veramente. -Esci di qui e non tornare più.. Non ti voglio vedere.. Sono circondata da una quantità incalcolabile di persone estranee.. di cui tu fai parte.. e pretendi pure che io accetti il tuo appoggio.. No, grazie-.
Mi allontanai, amareggiato, trattenendo a stento la disperazione che si accumulava dentro di me e che, di lì a poco, sarebbe sfociata in pianto.
-Va bene.. Come vuoi.. Comunque sappi che..-.
-SANA!-
Una voce fastidiosa che riconobbi senza indugio mi impedì di terminare il discorso.
Naozumi Kamura entrò nella stanza e si scagliò su Sana, bloccandola in un’intensa stretta.
-Hey!- gli intimai agitato -toglile le mani di dosso!-
Naozumi non accennò minimamente a darmi retta. -Come ti senti? Rei mi ha chiamato e mi ha detto tutto.. Piccola io ci sono..-
-Ma come ti permetti?!- urlai. -Kamura non osare avvicinarti a lei!-
-Hayama, che vu..-
-Basta! Akito o come cavolo ti chiami, te lo ripeto per l’ultima volta! Vattene!-. Sana era furibonda.
Mi arresi e uscii dalla porta, sbattendomela alle spalle.
Cominciai a correre, ignorando la signora Misako e “occhiali da sole” osservarmi sbalorditi.
“Sana.. Torna da me.. Sono io la ragione di tutto.. Della nostra rottura.. del dolore che hai provato.. Di ciò che ti sta capitando ora.. Sono io! Non posso continuare a vivere con questa consapevolezza! Non posso..”.
 
***
 
-Devi scusare Hayama. A volte è insopportabile e se qualcuno non la pensa come lui, si altera in un battibaleno!-
Mi sdraiai sul letto, stanca e con la testa che girava. Due occhioni azzurri mi squadravano attenti, sostituendo l’effetto ambrato che avevano emanato quelli di un attimo prima.
Che voleva quel ragazzo da me? Non aveva avuto alcun ritegno a spiegarmi come stavano le cose, a detta sua, pur sapendo che non mi trovavo nelle condizioni ottimali per affrontare questioni di cuore o quant'altro.
Per ora avrei avuto fiducia solo in me stessa. Punto.
Scrutai il misterioso giovane che si era seduto accanto a me. La sua vicinanza mi procurò uno strano brivido lungo la schiena e non so per quale motivo, non provai nè paura nè amarezza nel averlo al mio fianco. Una persona a me ancora anonima, ma con una presenza ben diversa.
Rimasi incantata dalla sua bellezza. I capelli violacei risplendevano sotto la luce del neon posto sul soffitto e qualche ciocca sbarazzina gli contornava il volto. La sua pelle era luminosa e perfetta.
-Sono Naozumi Kamura, piacere-. Mi porse la mano che io unii alla mia. Mi conosceva già eppure si limitò a non accennare al passato.
-Piacere- dissi, sorridendo. Il suo atteggiamento si discostava molto dal comportamento di Akito.
-Ma tu..-. Indugiai. -Sei amico di Hayama?-
Naozumi trasalì sulla sedia e disse: -No, non lo siamo mai stati-
Riflettendoci, non si erano nemmeno salutati. -Capisco.. Bè, tu che fai nella vita?-
Volevo rompere il ghiaccio. Quel Kamura sembrava gentile e comprensivo.
-Sono un attore, proprio come te. Spesso lavoriamo in coppia-
“In coppia”. -Veramente?- esclamai, cercando di non dare troppa importanza a quei due vocaboli.
-Sì, sul serio- replicò Nao, sfoderando un gigante sorriso.
Imbarazzata, appoggiai il cuscino alla testiera, alzandomi a sedere.
-Non ti preoccupare Sana.. Ti staremo tutti vicino-. Le sue calde dita vennero a contatto con le mie. -Ricorderai, te lo prometto-
“Tutti tranne quel ragazzo..”.
Ciò nonostante non potei negare che Akito fosse affascinante e misteriosamente bello. Improvvisamente un tremito mi intorpidì da capo a piedi. Perché stavo provando questa brutta sensazione?
-Sana, che c’è?-. Nao si alzò in piedi, intimorito.
-Niente, tranquillo.. Sto bene- mentii, sentendo il freddo invadermi.
-Sicura?-
-Sì-
-Ora è meglio che tu riposa un po’.. Io non me ne andrò.. Sono qui fuori se hai bisogno di me-
-Grazie Nao..-
Mi posò un leggero bacio sulla fronte, che avvertii carico di dolcezza. Non mi allontanai.
-A più tardi Sana- disse, avviandosi verso l’uscita.
-A dopo-
L’incontro con Nao era stato piacevole. Una forte energia palpitava in ogni parte del mio corpo.
Eppure quel fremito gelato non accennava ad andarsene.
 
***
 
La mia folla corsa continuò per ore e ore. Non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare, non sapevo niente. Sapevo solo di aver fallito per la millesima volta.
Stremato e sentendo le ossa doloranti, mi accasciai sulla parete di un vecchio edificio abbandonato situato in una via poco frequentata. Come fossi finito lì rimase un bel mistero.
Col dorso del braccio asciugai le gocce di sudore che ricaddero incessanti, bagnandomi la faccia.
“Come ho potuto reagire in quel modo?”. L’esasperazione mi aveva portato ad agire in un modo troppo impulsivo. Negli occhi di Sana avevo letto terrore puro.
Quasi sicuramente Kamura avrebbe portato la situazione a suo vantaggio, sfruttando l’amnesia di Sana. Non gliel’avrei permesso. Avrebbe dovuto passare su di me.
Sfoderai un pesante pugno al muro che mi sorreggeva, facendomi male. Gocce salate scesero, bagnando il marciapiede.
Sferrai un calcio al lampione vicino, che vibrò lievemente. “Sana..”
-Hey hey, ma guarda chi si rivede!”. Mi voltai, osservando i due ragazzi che avevo incontrato il giorno prima.
Il cretino al quale avevo sferrato un sinistro, mostrava una bizzarra fasciatura sul naso.
-Che fortuna trovarti da queste parti! Vero Bill?-. Guardò l’amico, che mosse impercettibile il capo, abbozzando un “sì”.
Mi si avvicinò vigile, emanando un nauseabondo odore di fumo.
-Allora marmocchio..-
-Non mi provocare!- strepitai, socchiudendo le palpebre.
-Altrimenti? Mi vuoi rompere qualcos’altro, oltre al naso?-
-Potrei anche farlo- risposi, sottovoce.
-Oh.. Hai sentito Bill? Il qui presente lattante vuole picchiarmi.. Uuuh.. che paura!- esclamò, tirando su il cappuccio della logora felpa gialla che portava e facendo una smorfia a dir poco minacciosa.
-Chiama gli altri!- intimò all’amico.
“Come? Gli altri?”. Un terribile presentimento si fece largo nella mia mente. No, non dovevo lasciarmi prendere dal panico. Io non avevo paura di nessuno, sia chiaro. Tuttavia quel tizio mi dava tutta l’impressione di volermela far pagare.
Bill estrasse il cellulare, componendo vari numeri e borbottando qualcosa che non capii.
-E non provare a scappare, idiota!-
-Mi avete seguito vero?-
-Cosa te lo fa pensare?!-
-Non credo che avervi incontrati qui sia una coincidenza..-
-E infatti non lo è, piccolo bamboccio! Forza!-
Cogliendomi alla sprovvista mi coprì con uno spesso cappuccio nero, zittendomi e avvertendomi di non fare sciocchezze.
Mi prese per i polsi e mi trascinò non so dove. Alcune voci roche si aggiunsero a quelle di quel verme e di Bill, ridendo e pronunciando continue parolacce.
-Comincio io!-
-Va bene Steve! Mi raccomando, un colpo secco all'addome!-
-Sì, avanti ragazzi!-
Sentii percosse e botte distruggermi. Pugni, calci e ceffoni che si susseguivano ininterrottamente.
Sentii il sapore del sangue nella bocca, e il suo odore mi riempì le narici.
Da un momento all’altro, perdendo i sensi, sarei caduto a terra.
Non potei reagire. Poi un suono.. Una voce che gridava.. che implorava di smetterla di picchiarmi..
Sbattei la testa sul cemento di quel presunto vicoletto deserto, finchè i rumori intorno a me divennero soltanto vibrazioni lontane.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13-Revelations ***


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


-Akito! Oddio, stai bene?..-
L’oscurità che fino ad un attimo prima si era parata di fronte a me svanì. Una mano levò quel sudicio cappuccio nero che mi copriva il viso, così che potei assaporare l’aria fresca del giorno.
Seka mi guardò intimorita e, con le lacrime agli occhi, si coprì la bocca. -Ma.. che ti è successo..? Chi erano quei delinquenti? Oh Hayama..!-.
Mi si gettò tra le braccia, singhiozzando. -Se non ci fosse stato mio fratello.. Non so che ti sarebbe successo!-.
Guardai il ragazzo che stava in piedi accanto a noi. Solo ora mi resi conto della sua presenza. -Devi stare lontano da gente come quella- disse, indicando un punto vuoto dietro di sé.
-Ma.. Dove.. Dove sono andati?- chiesi, ricordando ciò che mi era successo, nonostante lo stordimento. Mi toccai il volto, percependo un intenso dolore in ogni parte.
-Ai..-
-No, non toccarti.. Ti devo medicare.. Sei ricoperto di sangue e hai molte ammaccature..- proferì Seka, scostandosi. -Dimmi, in che guaio ti sei cacciato stavolta?-. I suoi occhi erano lucidi ed impauriti. -Hayama parlami, ti prego..-
-Sono andati via.. Hanno minacciato che non si fermeranno qui, se andremo alla polizia. Li conoscevi?-.
Cosa? No. Io non li avevo mai visti prima d’ora. Dopo la provocazione di ieri avevano voluto farmela pagare. E avevano scelto veramente uno dei modi più crudeli per farlo.
-No- replicai, secco.
-Akito è stato Akahito a fermarli! E’ campione internazionale di difesa personale.. Li ha spaventati e sono fuggiti via.. Devi tenere gli occhi aperti! Se non fossimo arrivati noi, molto probabilmente quei tizi ti avrebbero ucciso!-.
Riflettei sulle sue parole e fui consapevole di averla scampata per un pelo. Ero famoso per attirare sempre e in ogni momento i problemi.
-Forza andiamo.. Hai bisogno di stenderti-
Mi alzai faticosamente, gemendo per la sofferenza fisica che provavo. Sentii scricchiolare le ossa, la pelle contrarsi e fitte ovunque.
-Devi denunciarli Hayama!-
-Seka no! Hai sentito cos’hanno detto.. Se solo pensiamo di andare in questura agiranno di nuovo! Non possiamo correre questo rischio! Parlo per la nostra sicurezza!- esclamò Akahito.
-E chi ci garantisce che non torneranno di nuovo per tormentare Akito o uno di noi?-
Lui indugiò, dicendo infine: -Non dobbiamo farci prendere dal panico. Quei tipi di persone sono imprevedibili. La cosa migliore è, per il momento, non parlarne con nessuno. Siamo d’accordo?-
-Va bene- articolò Seka, rassegnata.
-Hayama?- mi chiese Akahito, osservandomi.
-Ok.. Non faremo una parola- enunciai, corrugando la faccia in una smorfia di dolore.
Possibile che fosse successo tutto questo nell’arco di due giorni?
Ritornai a Sana, a ciò che mi aveva detto. Pure il cuore sussultò, come se avesse ricevuto una profonda pugnalata.
Seka mi strinse per la vita, cercando di sostenermi, aiutata da Akahito. Appoggiai le mie braccia alle spalle di entrambi.
Stavolta non ne sarei uscito, ne ero più che convinto. La situazione andava peggiorando ed io non sapevo come fare per risolverla.
Sana non sapeva nemmeno chi fossi e degli sconosciuti mi avevano riempito di botte.
No, non ne sarei uscito, davvero.
 
***
 
-Che cosa?! Lei non può farlo!-
Guardai basito il regista Genpaku, che, al contrario, sfoderava un grande ghigno.
-Posso eccome- disse, unendo i palmi delle mani e intrecciando le dita.
Stavo seduto nel suo ufficio, con scaffali ricoperti di scartoffie e ciak, cineprese sul pavimento e copioni di vecchi film sulla scrivania.
-Sana non è nelle condizioni per partire, ne tantomeno per recitare, figuriamoci! Lei verrà sostituita da un’altra attrice per il nuovo lungometraggio, così come il signor Kamura-.
Spalancai la bocca, sorpreso. -Come? Anche Naozumi verrà rimpiazzato?-
Genpaku mi squadrò offeso. -Non usi termini inappropriati. Sia lui che Sana sono due ottimi attori, non c’è che dire. Ma, essendo questa la situazione, non posso certo attendere che accada un miracolo. La signorina Kurata ha perso la memoria e non si sa quando le tornerà. Naozumi le vuole stare vicino in questo brutto periodo ed io lo capisco, certo. Per cui non c’è alcun motivo per il quale lei si debba sentire amareggiato. Questa è la mia decisione e nessuno mi farà cambiare idea-.
Poggiai lo sguardo a terra, deluso. Forse il regista aveva ragione. Il dottore aveva chiaramente espresso di non forzare Sana nel ricordare e nello starle accanto il più possibile, senza infierire.
-Detto questo, avrei alcune cose da fare. Grazie per essere venuto. Avevo davvero la necessità di parlarle. Era fondamentale-.
Genpaku si alzò, porgendomi la mano. Lo imitai e ricambiai la stretta.
-Arrivederci e buona fortuna per il film- proliferai, a denti stretti.
-Grazie Rei. Partiremo tra una settimana. Vi manderemo una cartolina. Arrivederci-.
Sì, ora l’avrei preso a schiaffi seriamente quell’insensibile uomo, che non pensava altro se non alla sua brillante carriera.
Uscii dalla stanza a passo deciso e vidi Asako, seduta in una poltroncina di fianco al suo camerino, massaggiarsi la pancia ormai evidente.
-Allora, com’è andata?- mi domandò, precipitandosi verso di me.
-Non molto bene. Il regista sostituisce Sana e Nao. Non andranno in Italia e non reciteranno in alcuna pellicola-.
Asako, con fare apprensivo, appoggiò il capo al mio torace. -Rei, credo sia meglio così. Sana ha bisogno che le persone a lei più care si occupino del suo stato.. Ha bisogno di amore e comprensione. Ha bisogno di te, di noi. Di tutti noi!-.
Le carezzai le gote, che divennero subito di un rosa leggero.
-Sono d’accordo con te, amore mio. Sana richiede il nostro aiuto.. e noi, la sosterremo!-.
Mi chinai improvvisamente, poggiando l’orecchio al dolce ventre di Asako.
-Hai sentito piccolino? Dobbiamo dare il massimo sostegno a Sana.. Fra poco nascerai e anche tu farai parte della famiglia!-. Scostai la maglietta che ricopriva quel delicato grembo e posai un lieve bacio su di esso.
Asako mi sfiorò la nuca e rise gioiosa.
-Andiamo!- esclamò. -Ho preparato una cenetta coi fiocchi appositamente per te!-. Fece per voltarsi ma io la trattenni per il polso. -Ti amo- le sussurrai sottovoce, avvicinandola alle mie labbra.
-Ti amo futuro papà!- strepitò, eliminando la poca distanza che c’era tra noi.
 
***
 
Odiavo l’ospedale. Stare sdraiata in quell’ odioso letto tutto il giorno era sicuramente l’ultima cosa che volessi fare adesso. Se non sempre.
Mi alzai dallo scomodo materasso su cui stavo coricata e presi una rivista dal comodino. La sfogliai velocemente, senza trovare nulla di interessante.
Sbuffando, la riposi al suo posto. Ero stanca di starmene rinchiusa qui dentro. Stanca ed annoiata. L’operazione era andata a buon fine e la fasciatura attorno al mio addome stringeva un po’ troppo, ma non ci badavo più di tanto, presa com’ero ad interrogarmi su chi fossi. “Chi sono realmente? Cos’è successo? Chi è Hayama? E che cosa voleva da me?”. Domande ininterrotte che vorticavano in continuazione nella mia mente.
Il ragazzo dai capelli biondini e dagli occhi ambrati, che quel pomeriggio aveva deciso di incontrarmi, era un'enigma, una questione irrisolta. La sua arcana personalità, le sue strane parole, ogni frase detta mi avevano condotto a vivere uno stato confusionario. Mi aveva supplicata di non lasciarlo andare, di non respingerlo, di accettare il suo supporto. Io, accecata dalla rabbia e dal nervosismo, l’avevo respinto, istintivamente, senza pensare a fondo a ciò che in realtà voleva comunicarmi.
Era un estraneo, come lo erano tutti gli altri, d’altronde. Ma qualcosa in lui mi aveva scatenato quella reazione. Paura ed attrazione allo stesso tempo. Già, angoscia nel averlo di fronte e desiderio di rivederlo ancora.
Un delicato “toc toc” alla porta mi fece sobbalzare. Degli ordinati capelli viola fecero capolino. -Sana, sono Nao. Posso entrare?-
-Sì, certo- risposi.
Naozumi entrò, accostandosi a me. -Ho fatto un salto a casa. Sono andato a prendere questi!- disse, alzando una numerosa pila di cd.
Sorrisi. -Musica?-
-Sì, voglio farti ballare-
Accettai, contenta ed entusiasta per la gentilezza che quel giovane aveva dimostrato nei miei confronti.
Pose il piccolo stereo che aveva portato sulla sedia vicino alla finestra ed accese. Una melodica canzone dal ritmo travolgente iniziò a suonare.
Naozumi si avvicinò di nuovo, fissandomi negli occhi. Appoggiò un braccio attorno alla mia vita e con l’altra mi cinse la mano, unendola alla mia.
Imbarazzata, gettai lo sguardo sul pavimento, onde evitare di svenire davanti alla bellezza straordinaria delle sue iridi azzurro cristallino. Lui mi strinse maggiormente a se, deciso. Potei sentire il suo petto alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo caldo respiro.
-E uno, due.. Così, brava!.-. Mi muovevo seguendo i suoi passi, incespicando di tanto in tanto.
-Scusami..-
-Non preoccuparti Sana. Sei bravissima-.
Sollevai il viso e la sua espressione sognante mi lasciò a dir poco senza fiato. Era bellissimo.
La canzone terminò e ci fermammo, paralizzati. Saldai gli occhi nei suoi, senza aver il coraggio di sbattere ciglia. Sembrava un angelo.
Mi alzai in punta di piedi e gli posai un soffice bacio sulle labbra.
 
***
 
-Ai!-
-Akito devi stare fermo! Non potrò mai disinfettarti le ferite se continui a muoverti e sbraitare!-
-Perdonami Seka- dissi. -E’solo che questo coso brucia, e parecchio anche!-
-Lo so, ma questo coso ha poteri sorprendenti! Guarirai in un battibaleno.. Però, non ti devi muovere, ok?-.
Annui. -Grazie per prenderti cura di me.. Sei fantastica-.
Seka sospirò, sorridendo. -Sai che per te ci sono sempre. Sei il mio miglior amico. Non potrei mai abbandonarti- rispose.
-Anche tu lo sei. Mi hai salvato e non smetterò mai di ringraziarti-.
-E’il mio dovere Hayama. Ti voglio bene, oltre ogni cosa-.
Dopo aver accuratamente ripulito l’ultimo taglio sulla mia pelle, Seka si alzò dal divano per riporre la cassetta medica nel ripiano del soggiorno.
-Non ero mai venuto a casa tua- le feci notare, guardandomi attorno.
-Sì. Ti piace?- mi chiese, scrutandomi.
-Un mondo. Ma tu padre dov’è?-
-Agli allenamenti. Oggi doveva organizzare l’incontro per la gara con la squadra di karate di Osaka. In questo periodo è molto impegnato con il lavoro-.
-Capisco. Qualche volta dovresti venire ad assistere ai miei allenamenti. Sono diventato un maestro eccezionale!- enfatizzai.
-Oh, non lo metto in dubbio! Hai talento Akito-.
Osservai Seka armeggiare con i libri posti sul tavolo di vetro che contornava il muro a destra.
-Posso farti una domanda?- sostenni repentinamente.
-Dimmi- rispose Seka, volgendosi nella mia direzione.
-Perché mi hai baciato?-. Lei stette in silenzio per alcuni minuti, stupita.
-Ecco.. io..- borbottò, accomodandosi a lato. -Non so che mi sia preso..-.
-Non è vero. Stai mentendo. Ti conosco bene ormai e so distinguere quando dici la verità e quando no- dichiarai.
Seka accavallò le gambe, incrociando le braccia. -Akito, non è una bugia. Mi sono lasciata trasportare dall’emozione e..-.
Trabalzai, meravigliato. -Come? Dall’emo .. zione?- scandii.
Le sue gote divennero rosso fuoco. -Cioè.. No, volevo dire..-.
“Forza, esprimi i tuoi veri sentimenti.. Avanti, so che puoi farcela..” pensai.
-Ok, è giunto il momento di dirtelo.. Sono innamorata di te, Akito Hayama-. 

Ciao a tutti/e! :-)
Ecco a voi il capitolo 14! ♥
Spero vi piaccia :-)
Ho già risposto alle vostre recensioni, che sono davvero stupende! Grazie mille *-*
Il prossimo capitolo verrà postato o nel weekend o la prossima settimana! :-)
A presto! Un bacione! ♥

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Capitolo 15
*** Capitolo 14-The return and suffering ***


Ciao a tutti/e!
Vi porgo le mie scuse per questo ritardo, ma ho avuto alcuni problemi con il router! Scusate!
Ecco a voi il capitolo 15! :-) Spero come sempre che vi piaccia! :-)
Un ringraziamento speciale a chi recensisce e a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, ricordate e preferite! *-* ♥ GRAZIE! ♥
Spero che continuiate a seguirmi! :-)
Il prossimo cappy verrà pubblicato al più presto! :-)
Alla prossima! :-)
Un bacio!


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥



-Buongiorno ragazzi!-. Giunsi a scuola alquanto agitata e desiderosa di comunicare la mia brillante idea agli amici.
-Oh, ciao Fuka!- esclamarono Aya e Tsuyoshi.
-Ho una grande notizia da darvi!- enfatizzai. -Questa mattina la signora Misako mi ha chiamata e mi ha comunicato che Sana verrà dimessa oggi, prima del previsto! Le sue condizioni stanno via via migliorando e così il dottore ha detto che può tornare a casa!-
-Fantastico!- gridarono all’unisono i due piccioncini.
-E per tal motivo..- continuai -vorrei organizzare una festa di bentornato alla nostra amica! Che ne dite? So che ancora non si è ambientata e che ha difficoltà a parlare spontaneamente con noi, ma.. credo che apprezzerebbe il gesto. Dobbiamo riuscire a farla sentire a proprio agio!-
-Grande Fuka! Hai ragione, Sana ne sarà contenta!- strepitò Tsu. -Chissà, magari riuscirà a ricordare qualcosa..-
-Lo spero con tutto il mio cuore- dissi sconsolata.
-E dove si terrà questa festa?- intervenne Aya, guardandomi.
-Oh non preoccupatevi, ho già concordato tutto con la madre di Sana. Il party sarà a casa sua!-
-E gli invitati?-
-Amici e parenti- proferii. -Mi raccomando, spargete la voce.. Sana sarà felice di avere tante persone accanto a sé in questo momento delicato-.
-Va bene! Ci vediamo più tardi!-
-A dopo!-. Io ed Aya ci incamminammo verso la 5-3, quando Tsu corse di nuovo nella nostra direzione.
-Hey aspettate!-
Mi voltai, osservandolo respirare affannosamente. -Dobbiamo dirlo ad Hayama..-
-NO!- sbraitai. Akito non sarebbe dovuto venire, non ora.
-Ha causato fin troppo guai a Sana.. Non deve star male ancora!-.
-Ma..-
-No Tsu.. Fidati di me. È meglio che Hayama le stai lontano per un po’-.
-Sicuramente verrà a sapere della festa..- sostenne Aya, puntando gli occhi a terra.
Ci rimuginai su. Già, sarebbe venuto a conoscenza dell’evento. Tuttavia, non potevo permettere che Sana soffrisse ancora. Non lo meritava.
-Andiamo, la lezione comincia. Ciao Tsu-. Lo salutai ed entrai in classe. Mi sedetti al banco e presi i libri dalla cartella. Aya fece altrettanto.
Forse ero stata troppo dura, ma non potevo sopportare di sentire sulla mia pelle per l’ennesima volta la delusione di Sana, il dolore che provava ormai da mesi.
“Forza Fuka, concentrati”. Presi la mia penna preferita e iniziai a prendere gli appunti di biologia.
-Sì, ho preso la decisione migliore”. Poggiai il mento ad una mano ed osservai il cielo azzurro cristallino, attorniato da qualche piccola nuvola.
“Perdonami Akito..”.

***

Quella mattina arrivai a scuola stanco ed agitato. Durante la notte non avevo chiuso occhio ed ora ne subivo amaramente le conseguenze.
Presi una sigaretta dal taschino della giacca e l’accesi. Mi fermai accanto all’entrata e scrutai il numeroso via vai di studenti. Pensai a come doveva essere la loro vita, se ognuno di loro affrontava in continuazione nuovi ed imprevedibili problemi, se stavano vivendo una situazione simile alla mia, se avevano una persona speciale nel cuore, persa, forse, per sempre.
Gettai il mozzicone a terra, avviandomi nel corridoio. Poi, una bellissima voce mi fece trasalire e voltare.
-Akito! Aspetta..-. Seka. -Ieri hai dimenticato da me questo- disse, porgendomi l’orologio blu che mio padre mi aveva regalato lo scorso compleanno.
-Oh… grazie- risposi, imbarazzato. Sì, la causa della mia insonnia era stata la conversazione avuta con lei il giorno prima. Avevo pensato e ripensato a ciò che mi aveva confessato, a come avevo reagito io a quelle parole cariche d’amore.
 
Inizio flashback
 
Smisi di respirare. Per un attimo potei sentire il cuore pulsare contro il mio petto. Seka inchiodò lo sguardo sul pavimento e, con un debole sorriso, incrociò le braccia. La fissai, sorpreso.
-Lo sapevo.. Non avrei dovuto dirtelo..- disse, alzandosi di scatto.
L’afferrai dolcemente per il braccio e la costrinsi a sedersi di nuovo.
-Hayama, lasciami andare..-. Seka iniziò a divincolarsi nervosa. Dopo vari ed inutili tentativi di calmarla, la presi per le spalle e la obbligai a guardarmi.
I nostri occhi si incrociarono in un miscuglio d’oro e verde smeraldo. Le mie dita aumentarono la pressione, stringendola ancor di più.
Seka si immobilizzò. -Tu mi ami..- le dissi. -Non c’è nulla di male in questo.. Seka!-.
Le presi le gote tra le mani e l’abbracciai. Un abbraccio forte, carico d’affetto. E lei fece altrettanto. Mi strinse con tutto l’amore che le scorreva lungo le vene, piangendo.
-Aki.. Scusami..-
Mi scostai, asciugandole le lacrime che scendevano lente sulla sua pelle.
-Piccola, non piangere.. Sono qui e non me andrò mai. Ti voglio bene e il nostro rapporto non finirà!-
-Hayama, tu non sei innamorato di me.. Tu ami.. Sana..- sussurrò, singhiozzando.
La mia espressione divenne seria e non potei fare altro se non chinare il capo. Il ciuffo mi ricadde sugli occhi, oscurandomi la vista.
-Mi dispiace.. Io..-. Si rizzò in piedi, portandosi le mani al volto e nascondendosi dietro di esse. Scoppiò in un pianto dirotto.
Mi alzai e mi avvicinai quel tanto che bastava per sentire il profumo dei suoi lunghi capelli. -Devo andare..- sentenziai, posandole un leggero bacio sulla fronte.
-A domani-. Corsi via, senza voltarmi. Avrei voluto tenerla fra le braccia, avrei desiderato consolarla. Ma.. non potevo. Non volevo illuderla, era la mia migliore amica. Non volevo perderla.
Giunsi a casa, stremato. Salii in camera e presi l’album delle foto che tenevo nel cassetto da almeno due secoli.
Lo aprii e scorsi le immagini che vi erano ritratte. Io e Sana.. I nostri amici.. Le nostre famiglie..
-Aaarrgghh!.- Gettai violentemente l’album contro il muro, sparpagliando alcune foto per la stanza.
Mi lasciai cadere sulle sedia della scrivania, sferrando un poderoso pugno al legno ormai logoro.
-Sana… Torna da me..-. Gocce salate bagnarono i pantaloni della tuta. -SANA!-.
 
Fine flashback
 
-Bè, io vado in aula!- esclamò. La squadrai correre in quel suo caratteristico modo, che la rendeva agile e graziosa.
La seguii, in silenzio. Entrai e un fastidioso chiacchiericcio aumentò il mio mal di testa.
-Sì, io ci sarò!-
-Che bello! Una festa per Sana..-
-Già, sarà fantastico!-
Cosa? Una festa per..?
-Ciao Hayama!-. Tsuyoshi mi raggiunse e si sedette di fianco.
-Ciao.. Dimmi, che succede? Ho sentito che Sa..-
-Hai letto il capitolo 9? E ’veramente impossibile.. No ho capi..-
-Mi ascolti?!-. Lo fulminai con lo sguardo.
-Ehm.. Certo!- affermò, portandosi un braccio alla testa.
-Cos’è questa storia?!-
Tsuyoshi divenne serio. -Ecco.. Stiamo organizzando una festa di bentornato per Sana.. Questa sera, a casa sua..-
-E che cosa aspettavi a dirmelo?!-
-Veramente.. Pensiamo che sarebbe meglio se tu non venissi.. Sana non è in grado di subire altre.. -. Tsu si interruppe e roteò di lato.
Stupito, mi affrettai a chiedere: -Pensiamo?! E chi lo pensa?! Tu e i tuoi stupidi amici?!-
Non accennò a rispondere. -Bene. D’ora in poi me la caverò da solo! Vattene!-
Tsuyoshi si alzò, dicendo: -Mi dispiace che tu la pensa in questo modo. Devi capire Akito.. Sana ha bisogno di un po’ di felicità.. Potrai parlarle non appena le cose si saranno quanto meno sistemate. Io e gli altri lo facciamo solo per il vostro bene.. Non vi dovete vedere.. La incontrerai al momento opportuno..-
Pensai a come Sana mi aveva  respinto. Tsu non aveva tutti i torti. Però la voglia di  averla vicino oltrepassava ogni cosa.
-Hayama, sei come un fratello per me-. Tsu mi porse il pugno, che io colpii con un lieve colpo.
L’avrei rivista, di lì a poche ore.
 
***
 
-Ed ecco qua!-. Il dottor Yamazaki tolse l’ultima fasciatura e la poggiò sul ripiano accanto. -Dal punto di vista fisico, sta benissimo! Per quanto riguarda la memoria, sono sicuro che la riacquisterà molto presto-.
Scivolai dal lettino del suo ambulatorio e mi rivestii in fretta.
-Le do appuntamento per il prossimo controllo. Fra due settimane, giovedì alle ore 15.00. Mi raccomando, assuma ogni giorno, con regolarità, i farmaci che le ho prescritto, ok?-
-Certo. Grazie mille, arrivederci-
-Arrivederci signorina Kurata-
Uscii e due occhioni azzurri mi vennero incontro. -Sana!-. Strinsi Nao, che mi fece volteggiare in aria.
-Mettimi giù!-urlai, ridendo a crepapelle. Lui mi ascoltò e mi portò una ciocca dietro l’orecchio. -Sei sempre più bella-. Arrossii leggermente.
Dopo aver atteso Mama e Rei, occupati negli ultimi discorsi con i medici, mi precipitai fuori, all’aria aperta. Assaporai il profumo dei fiori del lungo viale all’esterno, osservando le stelle che brillavano sgargianti nel cielo.
Alzai orizzontalmente le braccia e piroettai libera. Il dolce venticello della sera mi sferzò il viso. Provai una magnifica sensazione, di pace e beatitudine.
Nei giorni seguenti avrei dovuto impegnarmi al massimo per ricordare, per ricostruire la mia vita. E grazie all’aiuto dei miei familiari e di Naozumi ce l’avrei fatta, ne ero sicura. Quel ragazzo mi aveva conquistato l’anima.
Poi il mio pensiero tornò ad Hayama. La sua personalità misteriosa mi aveva talmente coinvolto, da occupare la mia mente ogni istante. Paura e desiderio. Questi erano i sentimenti che provavo quando meditavo su di lui. Nessuno mi aveva mai detto niente a riguardo, nessuno mi aveva dato spiegazioni su chi fosse quel giovane uomo, che aveva detto di amarmi alla follia. E io non feci trapelare il mio interesse. Tutto sarebbe venuto da sé.
Salii in macchina, raggiante. Rei partì e Nao mi prese per mano. Lo guardai e gli sorrisi. Aprii il finestrino, percependo la fresca brezza che vi entrava.
Giunta a casa, non potei credere ai miei occhi. Un’enorme villa si stagliava di fronte a me. Schiusi le labbra, stupita, e mi incamminai con gli altri verso l’ingresso.
Mama armeggiò con le chiavi e aprì la porta. -Ehhhh.. Sorpresa!-.
Una miriade di voci si sparse per il soggiorno, accompagnata da un gran numero di mani alzate.
Una ragazza che riconobbi immediatamente, mi corse incontro, aprendo le sue braccia.
-Sana! Bentornata amica mia!-
-Ciao Fuka!-. L’abbracciai. -Ma che avete combinato, eh?- le chiesi, sorridendo.
-Diciamo che abbiamo pianificato una piccola festicciola per il tuo ritorno!- disse, strizzando un occhio.
-Gra.. grazie, davvero!-.
Fuka ricambiò il sorriso, dirigendomi verso il centro della stanza.
 
 ***
 
-Papà, io esco- proferii, afferrando le chiavi della moto.
-Dove vai figliolo?-
-Ad una festa.. Ci vediamo dopo-. Chiusi la porta e andai in garage; presi il casco e lo infilai. Montai in sella e accesi. Il motore ruggì con un forte boato. Partii rapido, sfrecciando lungo le strade trafficate, schivando qualche auto ed aumentando la velocità.
Impennai repentinamente, sentendo l’adrenalina salire a mille.
Arrivai alla casa di Sana, gremita di gente. Posi il casco nel bauletto e, cauto, mi feci largo tra la calca.
Un tavolo da buffet troneggiava a lato dell’ampia vetrata del salotto e la melodia di una canzone soft risuonava pulita. Mi coprii con il cappuccio della felpa, onde evitare che qualcuno mi riconoscesse.
Mi versai un bicchiere di succo e cominciai a girovagare. “Dov’è Sana?”.
Mi guardai attorno, alla ricerca di un viso familiare. Zero, nessuna traccia.
Decisi di salire al secondo piano. Senza dare nell’occhio, mi accinsi a salire velocemente le scale. Sul pianerottolo potei udire alcuni suoni provenire dalla stanza accanto.
Sì! Quella era la risata di Sana!
Mi avvicinai cauto, accostandomi alla porta semiaperta.
-Nao.. Mi fai il solletico, smettila!-
Quel nome rimbombò nella mia mente. “Kamura!”. Il sangue iniziò a ribollire furioso.
Mi sporsi e sbirciai. Sana era coricata sul letto e quel cretino le stava sopra, poggiando le sue sudice mani in ogni minima parte di quel corpo incantevole.
I miei occhi si ridussero a fessure. Strinsi i pugni, cercando di non cedere alla tentazione di urlare e fare a botte con quell’essere approfittatore.
-Nao..-. Sana lo baciò. Qualcosa dentro di me si spezzò, paralizzandomi.
Lui ricambiò con foga, accarezzandole i capelli. Poi, in un lampo, cominciò a slacciarle i bottoni della camicetta, lambendo la sua vita.
Sana lo spettinò, aumentando la passione del bacio..
No, era troppo. Non potevo reggere un altro minuto di più. Dovevo agire.
Mi ricomposi, cercando di non perdere il controllo.
Avanzai di un passo ed entrai.
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15-Now we are here. Together. (POV Sana) ***


Ciao a tutti/e!
Quanto tempo! :(
Innanzitutto volevo porvi le mie più sentite scuse per non aver aggiornato in questi quasi tre mesi! :(
Ora, avendo terminato il tirocinio e, fra poco, la sessione estiva degli esami universitari, prometto che pubblicherò gli altri capitoli molto più costantemente! ♥
Grazie ancora per le vostre recensioni! ♥ Sono fantastichissime! :) ♥
Detto questo, vi lascio con il capitolo 15 che, come sempre, spero vi piaccia! ♥
Alla prossima e un grande bacione! ♥


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥  


Il mio corpo fu percorso da una lunga serie di brividi caldi e intensi. Sentivo la pelle bruciare a contatto con la sua. Mordicchiai le sue labbra quel tanto che bastava per sentire i suoi gemiti carichi di desiderio e, lentamente, gli carezzai i capelli morbidi e lisci.
Lo baciai così intensamente da poter udire i battiti del suo cuore contro il mio petto.
Naozumi iniziò una lenta discesa con le mani lungo i miei fianchi, per poi posizionarsi sopra i bottoncini della mia soffice camicetta, che cominciarono a slacciarsi.
La mia testa iniziò a vorticare vertiginosamente, inebriata dal piacere che quello splendido ragazzo mi provocava. Gli toccai il viso, aderendo alla sua pelle, che profumava di menta.
Mi stavo abbandonando pian piano alla fantastica e beata sensazione di poter finalmente fare l’amore con lui, fin quando non udii una voce sussurrare il mio nome, che mi riportò alla realtà.
Per un attimo pensai di essermela soltanto immaginata, ma, non appena scorsi l’alta e mingherlina figura accanto alla porta che mi fissava con i suoi dolci occhi ambrati e i capelli color oro, capii che era tutto vero.
Sobbalzai e mi rizzai a sedere. Nao, preso alla sprovvista, spiccò in piedi accanto alla testiera del letto, confuso e spaventato.
Il mio sguardo si piantò in quello di Akito, che non smetteva di fissarmi. Nao, seguendo la direzione dei miei occhi, si voltò e per poco non cadde a terra.
Qualche secondo dopo aver realizzato chi fosse la persona che ci aveva interrotti durante il nostro intimo momento, piombando all’improvviso nella stanza, la sua espressione divenne furibonda.
-Ma che diavolo ci fai tu qui?!- sbottò Nao, agitando in alto le braccia.
-Aspetta Nao..- sentenziai, calma.
Naozumi sì girò ad osservarmi sbalordito, portandosi le mani ai capelli.
Tornai ad Akito. -Che cosa vuoi? Perché sei venuto a casa mia? Mi pare che tu non sia stato invitato o sbaglio?- gli chiesi, fingendo di mostrare la più assoluta indifferenza e sperando di esserne davvero capace.
-Mi sembra di essere stata abbastanza chiara-.
Hayama, scostandosi i capelli, si avvicinò, emanando un’intensa fragranza di dopobarba.
-Sono qui perché ho bisogno di parlare con te ancora. E non come l’ultima volta. Voglio che tu mi stia ad ascoltare seriamente-.
-Ma per favore!- urlò Naozumi, guardandolo come se fosse una preda da catturare.
-Sana non dirmi che vuoi starlo a sentire! Ti ha fatto soffrire come non mai e per di più ti racconta un sacco di frottole!-
Akito mosse un passo verso di lui, cauto. -Hey, attento a quello che dici. Non sono io quello che si approfitta delle persone.. Contando pure il fatto che queste si trovino in situazioni difficili!-
Gli occhi di Naozumi si accesero di rabbia e nervosismo, tanto da iniziare a tremare.
-Non ti permetto di offendermi in questo modo! Stai attento a ciò che dici o fai Hayama!-
-Altrimenti? Cos’è vuoi picchiarmi pure tu?-
Soppesai le sue parole e rivolsi l’attenzione sull’ultima frase che Akito aveva pronunciato. “Pure tu..”. Santo cielo, era stato pestato da qualcuno?
Un fremito di terrore mi percorse la schiena e sentii freddo. Mi ero ritrovata in quello stato pochi giorni prima in ospedale, quando avevo incontrato Nao per la prima volta. Avevo percepito l’ingente necessità di barricarmi sotto le coperte, sentendo un forte tremore impossessarsi di me.
E poi capii.
Era stato un avvertimento. Potevo capire quando Akito Hayama si trovava in pericolo o quando aveva un disperato bisogno della mia presenza. Era una specie di rapporto simbiotico, come quello tra i fratelli gemelli. Un legame profondo ed affascinante che lega due persone, empaticamente, in modo da poter sentir l’uno i pensieri e le emozioni dell’altro.
Capii ciò che dovevo fare. La mia missione era salvare Akito. Salvarlo sempre e comunque.
Osservandolo più attentamente notai dei piccoli lividi sulle sue gote e qualche taglio qua e là. Mi balenò nella mente l’idea che avesse tutte quelle ferite per causa mia e un nodo allo stomaco mi fermò quasi il respiro.
Riposizionò le sue iridi dorate sulle mie, dicendo: -Che fai allora? Vieni?-.
Mi porse una mano, alzando appena le sopracciglia.
Lo guardai ancora, esitante. Esaminai le sue dita affusolate e di un intenso color rosa attendere le mie.
Naozumi osservò la scena basito, non sapendo bene come reagire.
Il cuore mi martellava nel torace, tanto da farmi andare in iperventilazione. Ero giunta ad un bivio, che dovevo oltrepassare. Dovevo scegliere, prendere una decisione, avendo ben la consapevolezza che una volta fatta, non avrei più potuto tornare indietro. Avrei perso qualcuno. Hayama o Kamura.
Dando retta ai miei sentimenti e raccogliendo tutta la mia determinazione, feci ciò che da tempo avrei voluto fare. E non me ne pentii, per nessuna ragione al mondo.
 
***
 
-E’bellissimo qui- sussurrò Akito osservando il giardino, ricoperto di fiori colorati e fitti cespugli.
Dei piccoli lampioncini troneggiavano presso la vasta e tonda fontana posta al centro.
Un vecchio gazebo arrugginito si stagliava a pochi passi da noi.
-Già-. Camminavo adagio, osservando le dure piastrelle lastricate che ricoprivano il viale sul retro di casa mia.
Avevo deciso di ascoltarlo. Di sentire la sua voce calda abbracciarmi l’anima. Dopo aver compreso l’armonia e l’intesa che mi legava indissolubilmente a lui, non avrei mai potuto non accettare. Ora volevo conoscere la verità.
Naozumi, andando su tutte le furie, aveva rotto lo specchio della mia stanza e scaraventato i vetri per tutto il pavimento. Akito, d’istinto, mi aveva accolta tra le sue braccia, proteggendomi e portandomi via.
Nao sbraitò furiosamente un’ultima volta prima di raggiungere il bagno e chiudervisi dentro. Mi faceva male vederlo così, gli volevo bene, mi rendeva felice, ma dovevo sentire ciò che Hayama desiderava dirmi, stavolta senza opporre alcuna resistenza.
Calciai un sottile sassolino che andò a sbattere contro il tronco di un albero accanto.
Giungemmo al gazebo e ci sedemmo, vicini.
-Ti ascolto- sentenziai, accavallando le gambe.
Akito squadrò le stelle, che quella sera ricoprivano interamente la grande distesa blu del cielo.
-Non ci credo che tu sia qui con me..- bisbigliò. -Mi sembra impossibile. Pensavo non volessi più saperne. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?-
Riflettei, prima di rispondere. -Il mio cuore-
Hayama, sorpreso, si voltò. Un luccichio gli colmava gli occhi. Evidentemente non aveva parole per descrivere ciò che provava in merito a quella mia strana e imprevista reazione.
-Mi sei mancata-.
Sentii le sue lunghe braccia avvolgermi e avvinghiarmi al suo corpo. Poggiai la nuca sulla sua spalla e restammo così per molto tempo, senza dire nulla.
Dopo minuti interminabili in cui il solo rumore che si sentiva era il nostro respiro, Akito ruppe il silenzio.
-Sono malato Sana-.
Il mio sospiro si fermò. Sentii la speranza di potergli stare vicino svanire e frantumarsi. Non riuscivo a capire, a comprendere.
-Ho la leucemia. Quando stavamo insieme decisi di non dirtelo, per evitare di farti star male, di distruggerti. E così.. ti lasciai. Mi sembrò la cosa più giusta da fare in quel momento. Non avresti retto di vedermi in condizioni atroci e sofferenti.
Avevo paura che non ce l’avresti fatta, pur sapendo che eri e sei una ragazza forte e matura-.
Una lacrima salata mi solcò le guance, posizionandosi sulla sua felpa. Non avevo parole. Non le avrei trovate. Un turbolento vortice mi stava risucchiando, togliendomi il sogno di poter condividere con lui i giorni della mia vita.
-Hey..-. Mi sollevò il mento con le sue mani vellutate e mi diede un leggere bacio sulla fronte. Notando che stavo piangendo, mi asciugò quelle gocce piene di dolore con i polpastrelli e mi fissò.
Poggiò il capo al mio, mormorando: -Sana non me ne andrò.. Te lo prometto-.
Ora presi a singhiozzare. -Non ricordo niente ma.. ma.. sento di appartenerti..-
Akito abbozzò un sorriso e mi strinse ancor più saldamente.
-L’importante è che tu sia con me. Ciò che conta è averti di nuovo al mio fianco. Non ti voglio perdere più. Sei troppo importante..-
-Non voglio che.. che tu.. te ne vada..-. Piangevo disperatamente, mentre mi balenava nella mente quell’orribile visione di un esistenza vuota senza Hayama.
-Cercavo di.. di mascherare la mia attrazione e i miei sentimenti per te, illudendomi che mi piacesse Nao.. Adesso l’ho capito..-
-Sshh...-. Akito portò un dito sulle mie labbra.
Poi, fu un attimo. Hayama iniziò a tossire convulsamente e si accasciò a terra, cadendo con un tonfo.
-No! No, Hayama! Svegliati, ti prego! Akito!-
Mi inginocchiai e mi accostai a lui. -Resta con me!-.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16-Akito.. come back to me! (POV Sana) ***


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 
 

-Akito!-
Guardai spaventata Hayama, adagiato su un lettino d’ospedale, percorrere l’ingresso del pronto soccorso con accanto medici ed infermieri che borbottavano ininterrottamente cose a cui non avrei mai saputo dare una spiegazione.
Dopo essere svenuto nel retro del mio giardino, colta dalla preoccupazione e dal tormento di averlo perso, iniziai a gridare aiuto, finchè Rei e tutti gli altri giunsero in mio soccorso.
 
Inizio flashback
 
-Presto! Chiama un’ambulanza!- urlai, con le lacrime che sgorgavano feroci dagli occhi.
-O mio Dio! Sana che è successo?-. Fuka mi corse incontro e mi abbracciò, per poi osservare Akito con puro terrore.
-Io.. Non posso..-. I singhiozzi mi bloccarono le parole e fui costretta ad aggrapparmi alle braccia di Tsuyoshi e Gomi per non cadere a terra.
Sui loro volti un’espressione indecifrabile.
L’ambulanza arrivò quasi subito e caricò Hayama, che nel frattempo venne ricoperto di tubi e mascherina.
-Voglio salire!- strepitai, stringendo la sua mano, fredda e dura come la pietra.
Quel contatto mi provocò brividi di panico e mi sentii mancare il respiro.
Tutto questo non era giusto. Avevo finalmente chiarito con Akito, ci stavamo dichiarando i nostri sentimenti reciproci, abbandonandoci al nostro amore. Avevo capito di amarlo, di doverlo proteggere, perché era una parte di me.
Il destino, tuttavia, si era rivelato crudele, dividendoci ancora una volta. Se avrei perso Hayama, avrei perso tutto. Non importava se non ricordavo nulla della mia vita. Non sarei sopravissuta senza di lui.
-No signorina, mi dispiace. Ci raggiunga in ospedale- disse un’infermiera dall’aria burbera.
Il mio cuore sussultò. Non volevo lasciarlo da solo nemmeno un secondo. Aveva un disperato bisogno di me, come io di lui.
-Lei non capisce! Voglio stargli vicino! La prego!- gridai, con tutto il fiato che mi rimaneva in corpo e stringendo ancor di più la presa tra le nocche delle dita di Akito.
-Mi scusi, ma ora dobbiamo portarlo via..-
-No!-. Abbracciai Hayama, disteso su quella misera barella, assaporando il suo profumo. Gocce di pianto gli bagnarono le gote, scendendo dolcemente lungo il collo. Lo fissai, gemendo. Sembrava dormisse, perso in un sonno profondo.
-Forza Sana.. Vieni..-. Le candide e morbide mani di mia madre si posarono sulle mie spalle e mi trascinarono delicatamente via.
Mi lasciai trasportare, percependo l’ultimo straziante tocco sulla pelle di Akito.
-Oh mamma!-. Mi fiondai sul suo petto, avvertendo il profondo calore che solo una madre può trasmettere. Era la prima volta che la chiamavo in quel modo da quando avevo perso la memoria. Sentivo che eravamo alchemicamente legate.
-Bambina mia..-. Mi carezzò la testa, scostando dal mio viso qualche capello ribelle.
-Sana.. Perché Akito era disteso a terra?..-. Un Tsuyoshi impaurito si avvicinò cauto, mentre l’ambulanza partiva sgommando, accompagnata dal forte suono della sirena.
Mi voltai verso gli altri, che avevano osservato la scena basiti. Aya aveva lo sguardo fisso nel vuoto, Fuka piangeva sommessamente, cercando di trattenere i singhiozzi e Gomi era inginocchiato sul lastricato, seguito da Hisae, che aveva il volto tra le mani.
-Ragazzi.. Akito ha la leucemia..-.
-Che cosa?!- rintronò Tsu, già provato dall’aver visto il suo migliore amico privo di sensi e trasportato d’urgenza in ospedale.
Abbassai lo sguardo. Non avrei retto ancora a lungo. I miei compagni di scuola mi guardarono sorpresi, privi della capacità di dire qualcosa.
-Come..?-. Fuka intervenne, asciugandosi le lacrime con il dorso della manica. -No, non può essere.. Hayama..-.
-Fuka è la verità!- la interruppi, presa dal senso di impotenza. -Me l’ha confessato appena prima di..-. Basta. Non potevo più continuare, non avrei trovato le forze. Caddi con un tonfo, volgendo gli occhi al cielo. Piccole e sottili gocce di pioggia mi bagnarono la fronte e le guance, mentre un potente tuono rimbombava sopra di noi. Non avrei permesso che Akito se ne andasse per sempre. L’avevo ritrovato ed ora non l’avrei più lasciato andare.
 
Fine flashback
 
-Dove lo state portando?!- chiesi, tendendo un braccio nella direzione di Hayama.
-Aspettate..-
Vidi i medici sparire oltre una porticina rossa, senza degnarmi di alcuna attenzione.
Sprofondai in una delle tante sedie della sala d’attesa, con mille pensieri che mi frullavano in testa.
Non riuscivo a darmi pace. Avrei voluto sentire il battito del suo cuore, le sue labbra calde contro le mie, i suoi occhi ambrati specchiarsi nelle mie iridi color cioccolato.
Fuka si sedette di fianco, circondandomi la vita. -Sana, andrà tutto bene, te lo prometto-. Posai le mie mani sulle gambe, che sentii tremare.
-Lo spero tanto..-. La scrutai. -Non posso perderlo ancora, Fuka.. Lui è.. E’importante! Non me ne sono resa conto sino a stasera.. E sono stata una vera stupida a non ammettere ciò che provavo.. Credevo che fosse tutto frutto della mia immaginazione, ma poi.. Ho provato una strana sensazione, di simbiosi, di un forte legame che ci univa.. E ho capito. Ho capito che è la mia ragione di vita. So che può sembrare assurdo, visto che non so nulla.. Però è ciò che sento qui!- esclamai, puntando un indice sul mio cuore.
La mia migliore amica mi fece un grande sorriso, senza smettere di piangere.
-Hai detto delle cose bellissime, Sana. E non è affatto irrazionale. Vi appartenete, vi amate. Siete legati da sempre, da quando eravate bambini, e nessuno vi potrà mai separare. Sconfiggerete e supererete la malattia insieme.. Vedrai. Voi non vi arrendete mai, andate avanti in ogni situazione, sostenendovi a vicenda. Ciò fa di voi una coppia indissolubile. Siete l’Amore in persona, con la a maiuscola-.
Sorrisi delicatamente, colpita da ciò che aveva detto Fuka. Era vero. Sarei rimasta con lui per l’intero arco della mia esistenza. Akito era la mia gioia, l’aria che respiravo.
-Non ci resta che attendere ora..- intervenì all’improvviso Tsu, con dipinta sul volto un’espressione triste e malinconica. -Hayama era strano in quest’ultimo periodo.. E adesso so il perché. Accidenti, dovevo capirlo che c’era qualcosa che non andava! Sono un pessimo amico!-. Si sedette, prendendosi la testa tra le mani.
-No tesoro! Non dire così!- proferì Aya, abbracciandolo.
Ammiravo il loro rapporto, vero e sincero. Lo stesso che congiungeva me ed Akito.
-Non sentirti in colpa per questo. Sei un ottima persona e Hayama questo la sa! Sei come un fratello per lui.. Non voleva ferirti, così come non voleva recare dolore a tutti noi.. E per questo motivo non ha detto niente. Tsu, guardami!-.
Tsuyoshi squadrò Aya, con gli occhi ricolmi di lacrime dietro quelle spesse lenti rotonde.
-Sei fantastico amore mio. Non abbatterti.. Akito ha bisogno di tutti noi! Forza!- affermò Aya, baciandolo sui capelli e poggiando la fronte alla sua.
Dopo poco una voce rintronò nel corridoio. -Figlio mio!-.
Un signore alto ed elegante ci raggiunse, respirando affannosamente, trepidante.
-Dov’è mio figlio?!- rintronò, agitando le braccia in direzione della stanza dove Akito era entrato pochi istanti prima. -E’ lì dentro?! Vi prego, fatemi passare!-.
-Papà!-. Una ragazza dai capelli castani ci corse incontro, sorreggendo suo padre per le spalle.
-Come sta?!- chiese il signor Hayama rivolgendosi verso di me. -E’ svenuto?! Che è..?-.
-La prego.. Si sieda..- gli rispose Mama, lambendogli il braccio. Sapeva sempre come reagire in caso di emergenza, offrendo il proprio aiuto a chi lo necessitava.
Lui le diede ascoltò e si accomodò a lato di Fuka. La ragazza bruna fece altrettanto.
-Sapevo che dovevo agire tempestivamente!- articolò il padre di Hayama, visibilmente agitato e spaventato. -Se ora è in questo posto è per colpa mia.. Non dovevo lasciarlo affaticare! Oh Natsumi..- disse flebile, abbracciando la figlia.
-Papà.. Akito è forte.. Ce la farà!- proruppe Natsumi. Lessi nei suoi occhi una determinazione che mai avrei pensato potesse avere e dimostrare.
Provai una fitta allo stomaco al pensiero di Hayama che stava lottando tra la vita e la morte. Chissà se avrei risentito la sua voce, le sue mani nelle mie, i brividi che mi provocava il suo tocco. “Akito.. Torna da me!”.
 
***
 
Dopo minuti interminabili, una figura slanciata e mingherlina aprì quella maledetta porta rosso sangue, che sbattè con un rumore assordante.
Ci precipitammo verso il dottore, che si stava togliendo mascherina e guanti.
-Allora? Sta bene?- domandai, in presa all’ansia.
-Ci sono state delle complicazioni..- rispose esitante il medico. -Akito non ha più forze. E' molto debole e la malattia ha abbassato notevolmente le sue difese immunitarie. Serve immediatamente un trapianto-.
-Come..?-
-Dobbiamo trovare un donatore di midollo osseo il più presto possibile. E’ l’unico modo per salvarlo..-
-Cosa? Che vuole dire con “l’unico modo per salvarlo?”- enunciai, sentendo i i miei sospiri farsi più ansimanti.
Il dottore osservò il vecchio linoleum sotto i nostri piedi e, con un’espressione scoraggiata e infelice proferì: -Se non troviamo qualcuno compatibile..-. Esitò per un attimo. -.. Akito morirà-.
 
 
Ciao a tutti/e! :-)
Eccomi con il capitolo 16! (Scusate se per i capitoli precedenti non c’è corrispondenza tra le descrizioni che faccio nell’angolo autrice e il numero dei capitoli, ma, non so come, mi è capitato ciò!).
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! ♥ Lo so, è molto triste, ma i nostri protagonisti non demordono mai! ♥
Volevo ringraziare di cuore tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite, ricordate e preferite! ♥ Grazie! *-*
Un ringraziamento speciale va anche a coloro che recensiscono! Le vostre recensioni sono super fantastiche! *-* ♥ Mi emoziono e mi commuovo sempre ogni volta che le leggo! *-*
E un grazie speciale pure a chi legge soltanto! ♥
Il prossimo cappy verrà pubblicato in sett! :-)
Alla prossima!
Un bacione grande grande! ♥
 

Alys_90

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Capitolo 18
*** Capitolo 17-Never give up (POV Sana) ***


Ciao a tutti/e! :-)
Scusate il ritardo per questo capitolo, ma ho avuti tanti, tantissimi impegni!
E scusatemi anche per non aver risposto nell’angolo autrice, ma tra vacanze, università e uscite varie non ho avuto moltissimo tempo! :-(
Per questo motivo voglio fare uno speciale ringraziamento a ibiebs, misaki_009, LalyMusic, NamyMoon, Maka_baka, TheLionking, carmy_chan, MangAnime e Pichan. ♥
E un grandissimo grazie anche a chi legge soltanto e a chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥
Spero che anche questo cappy vi piaccia! :-)
Aggiornerò più spesso e il prima possibile! :-) ♥
A presto carissimi/e! Un bacio!
 

Alys_90 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


I battiti del mio cuore si erano letteralmente fermati. Sentii il corpo stringersi in una forte e violenta stretta, come se mille e più lame avessero trafitto ogni suo millimetro.
-Co.. come?..- farfugliai flebilmente.
-Dobbiamo operarlo al più presto.. Mi dispiace-. Il dottore si voltò, diretto ancora nella stanza dove si trovava Akito.
-No, aspetti!-. Lo rincorsi, lambendogli un braccio. -Aspetti, la prego! Mi dica che tutto questo non sta accadendo.. Akito non può.. non può andarsene!-. Non avevo nemmeno la forza e il coraggio di pronunciare la parola “morire”. No, Hayama sarebbe rimasto con me, non mi avrebbe mai lasciata, per nessuna ragione al mondo.
-Lei deve guarirlo! Capisce?!-
-Signorina Kurata..-
-Tesoro..-. La dolce voce di mia madre precedette il suo contatto, caldo e profondo. Mi fiondai sul suo petto, incapace di dire qualcosa. Scoppiai a piangere disperata, incurante delle tante persone nella sala d’aspetto. Le mie lacrime bagnarono il soffice maglione di Mama, che mi stava carezzando delicatamente i capelli.
-Figlia mia, Akito ha bisogno del nostro aiuto.. Del tuo aiuto. Non devi abbatterti in questo modo, perché lui ce la farà. Capito?-. Si scostò, guardandomi negli occhi e stringendomi le spalle. La fissai mentre dalle mie pupille cadevano tante piccole gocce salate.
-Si, mamma. Hayama ce la farà-.
Mi girai verso gli altri. Aya sosteneva Tsuyoshi, accasciato in una poltrona accanto alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto. Il migliore amico di Akito, che l’aveva accompagnato e sostenuto per tutta la sua crescita, che gli aveva dato preziosi consigli nei momenti più difficili, che considerava come un fratello. Non era facile per lui tutto questo, e lo capivo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per poterlo salvare, ne ero certa. Per fortuna la vicinanza di Aya lo incoraggiava a non mollare mai, in nessuna circostanza.
Il signor Hayama e Natsumi stavano in piedi in un angolo, a fissare il limpido cielo stellato, che era subentrato alle minacciose nuvole nere di poche ore prima. Nei loro occhi leggevo disperazione. Una disperazione che ti lacera l’anima, che non permette di respirare. Non potevano perdere Akito, come non poteva nessuno di noi.
Mama e Rei confabulavano piano, di fianco a me. Mi sentivo stordita e confusa. Forse non mi rendevo nemmeno conto di quello che il medico aveva detto.
Fuka si sedette accanto a me e mi strinse la mano. La guardai, le guance bagnate dal pianto. -Sana..-.
Per pochi istanti rimasi in silenzio, impassibile, per poi gettarmi tra le sue braccia.
-Oh Fuka! Non è possibile! Tutto questo non è giusto! Hayama..-
-Vivrà ancora Sana. Te lo prometto-
Quelle parole mi colpirono profondamente e, in qualche modo, mi rincuorarono. Volevo crederci a tutti i costi, volevo credere che Akito sarebbe tornato come prima. Un barlume di speranza si fece vivo dentro di me.
-Sana, Sana!-
Una voce familiare risuonò nell’aria. Naozumi. I suo capelli viola risaltarono sotto la luce dei neon del lungo corridoio e ondeggiarono ad ogni suo passo.
Mi corse incontro e mi abbracciò. -Ho saputo.. Rei mi ha chiamato. E’terribile Sana.. Ma guarirà-.
Affondai il viso nel petto di Nao e inspirai un lieve profumo di menta. Quella stessa fraganza che Akito aveva emanato mentre.. No! Non dovevo crollare. Non dovevo lasciarmi andare ai ricordi. Avrei dato la forza agli altri, per andare avanti. Hayama non avrebbe voluto che tutti noi ci arrendessimo così facilmente.
Non ricordavo nulla della mia vita, ma sapevo di essere con le persone che mi amavano, che non mi avrebbero mai lasciata sola. La mia famiglia. I miei amici.
Nao si scostò e mi mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -Sei una ragazza forte. Lo sei sempre stata. E so per certo che Akito ce la farà-
-Grazie Nao..-. Gli presi la mano e la strinsi nella mia. -Grazie di essere qui. Grazie di esserci sempre-
-E’il minimo che possa fare-. Gli rivolsi un debole sorriso e ci accomodammo sulla pelle succinta di quelle maledette poltrone.
Fissai la porta rossa. Dietro di essa c’era Akito, il mio Akito. Avrei voluto spalancarla e stendermi accanto a lui. Baciarlo, carezzarlo, toccarlo. Sentire il suo respiro sul mio collo, le sue labbra sulla mia bocca, la sua pelle sfiorare la mia.
Gli occhi mi bruciavano dal pianto, ma non ci feci caso. Il dolore che avevo dentro era più lancinante di qualsiasi altra cosa.
Dopo minuti interminabili il dottore riemerse dalla stanza. Si avvicinò cauto e disse: -Abbiamo fatto alcuni esami e dai risultati è emerso che la malattia è peggiorata..-.
Parlava piano, scandendo bene ogni singola parola. -E’ fragile. Ora è sotto sedativi. Come ho già detto, necessita di un trapianto urgente.-
-Lo farò io-.
Sentii otto paia di occhi puntarsi nei miei. Il dottore mi squadrò, sorpreso.
-Sana, no. E’pericoloso. Sei appena stata dimessa dall’ospedale per un grave incidente. Non puoi..-
-Lo voglio fare Rei!- lo interruppi. -Si tratta della vita di Akito!-
-E alla tua di vita non ci pensi?!- guaì Nao. -Ci sono alti rischi che insorgano problemi Sana! Non puoi farlo!-
Guardai gli altri con espressione decisa. -Non te lo permetterò-. Il signor Hayama si accostò a me, lambendomi le braccia. -E’mio figlio, lo farò io-.
-Papà..-. Natsumi lo abbracciò. -Papà sei stato in ospedale tante volte. Non voglio perdere anche te!-
-Figlia mia non perderai né me né Akito!-
-Mi scusi signor Hayama..- proferì il medico. -Sua figlia ha ragione. Se è stato in ospedale per varie affezioni, è opportuno che non si sottoponga all’intervento. Potrebbe essere rischioso. E questo vale anche per lei, signorina Kurata-.
Strinsi i pugni. Avrei sacrificato me stessa pur di salvare Akito. Era questa la mia missione. Salvarlo.
-Non m’importa. Hayama ha bisogno di me- proferii.
Mama mi strinse a sé. -Amore mio, sei molto coraggiosa. Ti ammiro per questo. Ma non posso lasciarti andare..-. Le lacrime le scesero lungo le morbide guance.
-Mamma lo devi fare. Andrà tutto bene, è una promessa-. Mi diede un soffice bacio sulla fronte. Era una donna fantastica; senza di lei non sarei stata quella che ero, sicuramente.
-Sana.. Sei sicura di volerlo fare?- enunciò Rei. Gli occhiali da sole oscuravano il suo bel volto corrugato dalla preoccupazione.
-Si Rei. Sono più che sicura-. Abbozzai un leggero sorriso.
-Hai valore. Sei grande Sana-. Tsuyoshi e Aya mi strinsero in un abbraccio denso e caloroso, al quale si unirono anche Fuka e Nao. Tutti loro mi appoggiarono, fieri.
-Io sarò per sempre in debito con te- dichiarò serio il signor Hayama. -Sei una ragazza speciale, lo sai vero? Akito è stato fortunato a conoscerti. Solo tu lo sai capire veramente-.
Le mie gote divennero lievemente rosate. -Grazie signor Hayama. Lei è un buon padre-.
Natsumi, con gli occhi gonfi di pianto, disse: -Sana anch’io voglio fare l’esame per constatare se sono compatibile. E’ mio fratello e non posso stare a guardare-. Si avvicinò e intrecciò le mani con le mie. -Sarei disposta ad affrontare tutto pur di salvarlo-. Mi commossi. Per Natsumi, Akito era il mondo. Come lo era per me. Hayama rappresentava l’intero mio universo.
La potente voce del dottore richiamò la mia attenzione. -Ho cercato di dissuaderla, signorina Kurata, ma non ho ottenuto successo. Non le garantisco che non ci saranno complicazioni. E’ancora convinta della sua decisione?-
-Certo- risposi, più decisa che mai.
-Bene, allora seguitemi-. Fece cenno a me e a Natsumi di seguirlo verso una rampa di scale. -Accerteremo immediatamente la compatibilità con il sangue del paziente. Forza, venite-.
Mentre ci apprestavamo a scendere, delle grida dal piano superiore ci costrinsero a ritornare di sopra. - Che succede?!- gridai, impaurita.
Una graziosa ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi verde smeraldo stava in ginocchio sul freddo pavimento di linoleum. Un signore robusto e dall’aria stanca la sorreggeva.
-Akito..- pronunciò la ragazza, singhiozzando. Si portò le mani al volto e pianse convulsamente.
-Su, figliola, alzati..- disse l'uomo alle sue spalle. 
Tutti i presenti la guardarono timorosi, compresi i miei amici.
Mi avvicinai prudente. -Hey..-
La ragazza alzò il viso e mi osservò, in lacrime. -Tu.. sei Sana..-
-Si, ma tu chi sei?-
-Sono Seka. Loro mi conoscono- rispose, indicando Aya, Tsu e Fuka. Li scrutai, interrogativa.
-Sono un’amica di Akito. Dov’è? Come sta? Lo voglio vedere!-. All’improvviso, Seka si alzò di scatto e corse verso la porta color fuoco.
-No, aspetta!- strillai, seguendola.
Entrai nella stanza e un forte odore di disinfettante mi imbrattò da capo a piedi. Una lucida tenda bianca troneggiava al centro, contornando il letto sul quale Seka si era seduta.
Avanzai lentamente e la visione che mi si parò davanti mi trapassò in pieno petto.
Hayama era ricoperto da una candida coperta panna. Una miriade di piccoli tubicini gli ricoprivano la faccia e un potente suono misurava l’andamento del suo cuore.
Era pallido, con i capelli scompigliati sugli occhi, che avrei tanto voluto vedere emanare quel bellissimo riflesso ambrato, ma, purtroppo, erano chiusi come sigilli.
Seka teneva la mano di Akito e gli sussurrava qualcosa che non riuscii a captare.
Non appena mi vide, disse: -Sana.. Io so che lui è innamorato di te.. ma non posso reprimere i miei sentimenti!-.
-Ma che cosa stai dicendo?..-. Era un incubo. Sperai che lo fosse sul serio.
-Io lo amo, Sana! Lo amo da sempre, dal momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Lui è tutto per me. Non portarmelo via-.
Non capivo più nulla. La testa iniziò a girare e il cuore a martellare. Sentivo che la poca energia che mi era rimasta se ne stava andando.
-Tu e Akito..?-. Non riuscii a finire la frase.
Seka fece per rispondere ma un alto e rumoroso suono vibrò nella stanza. Osservai la rettilinea striscia verde che scorreva sul monitor del grosso macchinario accanto al muro.
I battiti di Akito.. I battiti di Akito.. Zero. 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18-The signs of life ***


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 

Quel suono ben distinto mi scorse nelle vene, sino a trapassarmi l’anima.
Fissai Akito. Il suo cuore non pulsava più, il suo sangue non stava scorrendo. Nessuna reazione, nessun barlume di vita. La speranza mi aveva letteralmente abbandonata, in modo repentino e crudele. Hayama era..
-Scusate, dovete uscire immediatamente!-. Una squadra di medici e infermieri si precipitò all’interno della stanza, con carrelli e marchingegni vari tra le mani. Spinsero me e Seka in corridoio, dicendo di mantenere la calma e stare tranquille.
Ma come potevo star serena, senza far nulla, mentre il ragazzo che amavo se ne stava andando? No. Se n’era già andato. Sussultai.
Non dovevo nemmeno pensarla una simile cosa, perché sapevo per certo che Hayama non mi avrebbe mai lasciata. La morte non me l’avrebbe portato via, avrei sacrificato me stessa per salvarlo.
Il signor Hayama, Natsumi e tutti gli altri ci corsero incontro, chiedendo che cosa era successo. Non trovai la forza per parlare. Mi limitai a fissare il lucido pavimento color bianco sporco con gli occhi sbarrati e persi nel vuoto.
-Sana? Sana mi senti?-. Una voce lontana, che riconobbi appartenere a Fuka, echeggiò nella mia testa. Non reagii, non feci niente.
Avevo il dolce viso di Akito stampato nella mente e sentivo solamente il lungo e piatto rumore dei battiti che non c’erano più, pulsare nelle orecchie. Le coprii d’istinto e mi inginocchiai a terra, spaventata.
-Sana stai male?!-. Naozumi. Non diedi risposta neanche stavolta.
Osservai Seka, seduta su una poltrona d’attesa. Piangeva sommessamente, mentre con espressione disperata, iniziò a raccontare tutto l’accaduto al padre. Mama, Rei, la famiglia Hayama e gli amici stavano ascoltando, senza batter ciglio, sorpresi e intimoriti. Non si aspettavano ciò che Seka stava rivelando. Avrei voluto fermarla, dirle di smetterla, perché Akito avrebbe lottato. Sempre.
 
***
 
-E’ in arresto cardiaco!-
-Forza! Uno, due, tre.. Libera!-
-Presto presto! Non dobbiamo perderlo..-
-Dai ragazzo!-
-Provate ancora, avanti!-
-Uno, due, tre.. Libera!-
 
***
 
Sto volando. Fluttuo leggero in un ampio cielo color azzurro e porpora. Intorno a me voci soavi cantano dolci melodie.
Mi guardo intorno. Piccole nuvole spumose si infrangono le une sulle altre, creando un tenue vapore.
“Forse sto sognando”. Ma si tratta di un sogno talmente vivido, che non riesco a distinguere la realtà dalla fantasia.
-Akito-. Mi volto. Una donna dai lunghi capelli castani mi si avvicina.
Indossa un soffice vestito rosa e, al collo, porta un ciondolo dorato. Nei suoi occhi scorgo la stessa luce ambrata dei miei.
-Mamma..- sussurro piano. Allungo una mano nella sua direzione. Lei fa lo stesso, sorridendo.
Il mio braccio scivola via. Non posso toccarla. Silenziose lacrime mi riempiono gli occhi.
-Tesoro, non piangere-. Mi sfiora il viso. -Non è ancora il momento-.
Ora le gocce di pianto scendono sulle guance. -Mamma..-.
Non posso credere che sia di fronte a me, che mi stia parlando.
-Sì amore mio, sono io-. Mi rivolge un altro tenero sorriso, per poi riprendere a parlare. -Sei un ragazzo speciale, Akito. Devi tornare da tuo padre, da tua sorella e dagli amici-.
-No! Non voglio lasciarti di nuovo!-
-Tu non mi hai lasciata. Non è colpa tua. Io sono sempre al tuo fianco, in ogni istante Akito. Non ti lascio mai solo, per nessuna ragione-.
Le parole di mia madre si incisero dentro di me e sapevo per certo che non le avrei mai dimenticate.
-Figlio mio, hanno tutti bisogno di te. Non puoi lasciare le persone che ami e che ti amano, con un terribile vuoto che colmerebbe la loro esistenza. E poi c’è Sana-.
Alla pronuncia di quel nome, il mio petto esplode. Sana, la mia bellissima Sana.
-Lei è una parte di te. Vivete in simbiosi, siete un tutt’uno. Quando la guardi, ti brillano gli occhi. E’una persona fantastica. Non devi lasciartela fuggire.-
Mi asciugo le lacrime salate e abbozzo un sorriso. -Sì, è meravigliosa-.
-Torna da lei piccolo mio. Torna da papà e Natsumi. Torna dagli amici-.
-Ci rivedremo, vero mamma?-chiesi, fiducioso.
-Sì, Akito. Un giorno ci rincontreremo. Veglierò su di te per tutta la vita, ricordalo-.
La guardai un’ultima volta. -Ciao mamma..-.
All’improvviso sbalzai via e l'oscurità mi invase.
 
***
 
Stavamo seduti ancora, in attesa. Un attesa straziante, alimentata dalla paura e dal panico. Avevo la testa tra le mani ed ero disperata.
Nessuna notizia dai medici, niente di niente. Non sapevo se Akito era vivo oppure no, e questo mi uccideva.
Guardai Seka che, in un attimo, si alzò e mi raggiunse. -Posso sedermi?- chiese, esitante.
-Certo- replicai. Non volevo ostentare un atteggiamento di rifiuto, non in un momento così importante e delicato. La tristezza si impadronì di me in tutto per tutto.
-Volevo parlarti.. di me ed Akito-. Un tonfo al cuore non mi permise di respirare per alcuni secondi. Volevo davvero sentire ciò che Seka avrebbe detto sul loro rapporto? Non risposi e mi limitai ad ascoltare in silenzio.
-Io ed Hayama ci siamo conosciuti un po’ di tempo fa agli allenamenti di karate. Mio padre è il suo superiore. Ogni tanto assistevo, visto che pure io nutro una forte passione per questa disciplina sportiva-. Sospirò, poi riprese.
-Lo notai sin da subito. Alto, occhi ambrati, capelli biondi. Un gran bel ragazzo. Siccome sono sempre stata una ragazza timida, mi accontentavo solamente di guardarlo. Andavo in palestra tutti i giorni solo per poterlo vedere e per immaginare fantasticherie amorose su di noi. Non avrei mai pensato che un giorno avrei trovato il coraggio per parlargli-.
-E.. cosa vi siete detti?- domandai, con una punta di insicurezza nella voce.
-Bè, mi sono presentata e gli ho stretto la mano. Lui all’inizio si dimostrò un po’ distante, ma con il tempo la nostra amicizia diventò più solida e stabile. Mi raccontò di te, di come aveva deciso di lasciarti, con il cuore a pezzi. Non ne conoscevo la causa, il motivo, ma era addolorato. Lo potei leggere dalla luce spenta che aveva negli occhi, di solito così luminosi e lucenti. E ora.. non è giusto che la sua vita sia appesa a un filo-. Seka iniziò a singhiozzare.
-Mi dispiace.. Mi dispiace Sana. Non posso comandare al cuore, capisci? Non ce la faccio. Io sono sempre stata innamorata di lui. Gliel’ho confessato pochi giorni fa, ma mi ha respinta. Ama te più di qualsiasi altra persona al mondo. Sei fortunata ad averlo.. Io lo devo accettare, anche se è difficile. Forse, con il tempo, ci riuscirò-.
Ascoltai, senza parole. Mi fece tenerezza. Seka non era una cattiva persona. Amava Akito certo, ma chi avrebbe potuto non amare un ragazzo così?
La presi per le spalle, dandole sicurezza. Smise di piangere e mi guardò. -Ci hai visti vero?-.
-Come?-
-Quel giorno, al bar-.
Non avevo la minima idea di quello a cui si stava riferendo. Non ricordavo.
-Sei passata con l’auto e.. ci ha visti mentre ci baciavamo-.
Lo stomaco si contrasse in una morsa di puro dolore. Si erano.. baciati?
-E’colpa mia Sana! Sono stata io a farti del male! Non ricordi, hai perso la memoria perché ci hai visti! Hai perso il controllo della macchina.. e ti sei scontrata con un camion! Non posso perdonarmi per ciò che ho fatto! Scusami, ti prego! Scusami per tutto!-. Si gettò tra le mie braccia, scoraggiata.
D’istinto le carezzai i morbidi capelli castani. Mi aveva colto alla sprovvista, dopo quel lungo discorso. -Tranquilla Seka. Grazie per avermi detto la verità. Te ne sono debitrice-.
Seka si alzò, asciugandosi le gote con l’orlo della manica. -Grazie a te Sana, per avermi ascoltata. Era molto importante per me che tu sapessi- e così dicendo, si avviò dal padre.
Rimasi stupita dalla conversazione sostenuta con lei, ma ne apprezzai la sincerità. Non avevo paura di perdere Akito, perché lui mi amava alla follia. Avrei comunque desiderato che la relazione amicale tra lui e Seka non sì interrompesse. Io volevo la felicità di Hayama e non gli avrei negato di mantenere il rapporto con lei.
Mi rialzai e andai verso la porta rossa. Indugiai, sulla soglia. “Ti prego, Aki. Dammi un segno. Puoi ascoltarmi, vero?-.
Improvvisamente una finestra si aprì e l’aria gelida delle prime luci dell’alba entrò. Giornali e volantini svolazzarono dappertutto, ricoprendo il linoleum di carte e scartoffie. Una giovane infermiera chiuse i vetri, sbuffando.
Mi mossi, ma un ritaglio di giornale ai miei piedi catturò la mia attenzione. Lo presi tra le mani. Rimasi allibita e schiusi le labbra, sbalordita.
“Giovane karateka campione internazionale del Giappone”.
Akito Hayama, di anni 19, insegnante di karate, è stato nominato campione internazionale giapponese. Per la sua bravura e precisa tecnica, ha potuto godere di questo titolo d’onore”.
Guardai la data. Aprile. Akito campione. Era questo il segno. Hayama mi stava ascoltando.
 
***
 
-E.. libera!-
Bip bip bip. -C’è battito!-
-Presto, la mascherina!-
-Bravo ragazzo, ce l’hai fatta..-
 
Ciao a tutti/e! :-)
Come promesso, ecco un altro aggiornamento ;-)
Spero che vi sia piaciuto ♥
Non volevo far morire Akito! Scherziamo?! Lui è fantastico e senza il suo personaggio la storia perderebbe fascino! ♥
Grazie per le vostre recensioni, sono meravigliose! *W* Ogni volta che le leggo mi commuovo sempre! *-*
La scena in cui Akito incontra la mamma penso sia presente anche nel manga, ma non ne sono sicura! Datemi voi conferma! :-)
Alla prossima allora! Un grande bacione!
 

Alys_90
 
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19-Hope and happiness, but the most difficult step is at the door (POV Sana) ***


Ciao a tutti/e! :-)
Scusate tanto se mi sono assentata per più di un mese, ma sto preparando la tesi di laurea e, quindi, il tempo a mia disposizione non è molto!
Ma prometto che aggiornerò più spesso, anche perché adoro scrivere! ♥
Un ringraziamento speciale a chi ha recensito: Alessia1680, The_Karate_Girl, NamyMoon, carmy_chan, MangAnime, Maka_baka, piccolasognatrice91 e lele91. ♥
Un grandissimo grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le seguite, ricordate e preferirte! *W*
Alla prossima ragazzi/e! :-) ♥
 
P.s.: se vi va, date un’occhiata alla mia seconda Ff sul manga/anime “Lovely Complex” che, insieme a Kodocha, è il mio preferito! ♥ Grazie! :-)
P.p.s.: non essendo esperta in medicina, non ho seguito la reale procedura del trapianto, eccetera. Scusatemi, ma studiando una cosa completamente diversa, non ho conoscenze in merito. Non mi sono documentata perchè non voglio essere troppo scrupolosa! :-)
 
Alla prossima!

 
Alys_90
 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 


Piangevo sommessamente, seduta, in attesa, sperando che un medico uscisse da quella maledetta stanza per annunciare la salvezza di Akito.
Quel segno però, il volantino di giornale che poco fa era volato nelle mie mani, mi aveva confermato che lui mi stava ascoltando, che, in qualche modo, Hayama riusciva a percepirmi.
Fuka, crogiolata in una delle tante poltrone nella sala d’attesa, si alzò all’improvviso e mi raggiunse. La guardai, sentendo gli occhi bruciare dal dolore. Le lacrime non accennavano a smettere di sgorgare prepotenti.
-Tesoro..-. Fuka mi abbracciò e il calore che mi trasmise riuscì a consolarmi un po’.
-Non posso perderlo! Come farò..-.
-Non lo perderai. Lui resterà qui con te e con tutti noi-.
La osservai di nuovo, cogliendo il tremito della sua voce.
-Sana non perdere la speranza!- sentenziò Naozumi, avvicinandosi. -Forza!-
Abbozzai un debole sorriso e feci cenno a Nao di sedersi accanto a me.
-Mi dispiace Sana per come mi sono comportato ieri sera. Ti chiedo scusa-.
-Tranquillo. Non ce l’ho con te Naozumi- dissi.
-Sì, ma.. sapevo che tu avresti sempre scelto lui, nonostante non ricordassi nulla della tua vita. Comunque.. non ho approfittato della situazione, credimi. Io ti voglio bene veramente- proferì Nao, accogliendomi tra le sue braccia.
Ricambiai la stretta. -Ti voglio bene anch’io. Non dimenticarlo. Ti ringrazio per essermi stato vicino in questo brutto momento e per avermi fatto ritrovare la voglia di vivere col sorriso. Grazie per accettare la mia scelta. Sei un grande amico-.
Naozumi sospirò piano e si scostò. Una fragile goccia salata gli solcò le gote. La asciugò frettolosamente con l’orlo della manica, sorridendomi.
Dopo poco, un potente “sbam” risuonò nell’aria e una troupe di medici e infermieri fuoriuscì dalla stanza di Akito.
Ci precipitammo tutti verso di loro, trepidanti. Lo stesso dottore che ci aveva accolto quando avevamo portato Hayama in ospedale, si accostò cauto.
-Come sta? E’ sano e salvo?- chiese il signor Hayama, stringendo la mano della figlia.
-E’ fuori pericolo.-
I miei occhi si illuminarono di gioia e il cuore cominciò a battere di nuovo.
-E’ stato incredibile. Un ragazzo forte e determinato, eh! Potete vederlo. Ora sta dormendo beatamente, per ciò cercate di non svegliarlo, perché è ancora molto debole. Oggi pomeriggio porteremo a termine la pratica del prelievo. Siete ancora convinte di volerlo effettuare?- chiese il medico, porgendo lo sguardo su di me e Natsumi.
-Certo!- esclamammo all’unisono.
Hayama ce l’aveva fatta. La paura di perderlo per sempre se n’era andata, ma non completamente, perché l’ombra della malattia aleggiava costante. Dovevo salvarlo.
-Scusi.. di che cosa sta parlando?-.
Seka interruppe la conversazione, spuntando tra Aya e Tsuyoshi.
-E lei chi è, signorina?-
-Sono un’amica di Akito. Sono qui con mio padre- disse Seka.
-Vede signorina, Akito necessita di un trapianto di midollo osseo il prima possibile. E’ l’unica maniera per rallentare e, forse, combattere l’insorgere continuo della malattia. Abbiamo già due donatori, Sana Kurata e la sorella del paziente, dei quali testeremo la compatibilità-.
Seka sobbalzò, portando le mani sul cuore. -Vorrei offrirmi pure io, se permette-.
Spalancai gli occhi, stupita. Era la migliore amica di Hayama e avrei dovuto aspettarmi una reazione simile, ma non lo feci.
-Non voglio che metti in pericolo la tua vita, figlia mia!- esclamò suo padre, con fare apprensivo.
-Papà, stai tranquillo. Sento che devo assolutamente farlo. Per Akito-.
Il signor Kobayshi abbracciò Seka, sospirando. -Va bene piccola. Sono fiero di te-.
Li osservai e pensai a quanto fosse profondo l’amore che legava i genitori ai figli e viceversa.
Mama mi pose una mano sulla spalla e me la strinse, facendomi comprendere tutto il suo sostegno.
-Bene. Chiamerò i donatori oggi per le 15:00. Dovrete recarvi al primo piano per il prelievo. Potete lasciarmi il vostro numero?-
-Oh, non si preoccupi- intervenni. -Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare Hayama. Resteremo per tutto il pomeriggio-. Mi voltai verso gli altri, ricevendo occhiate di assenso.
-Allora verrò ad avvisarvi direttamente. Prego, potete entrare- disse il dottore, scansandoci per farci passare.
Entrai nella stanza e un intenso odore di antisettico mi impregnò le narici.
Guardai Akito steso sul letto color bianco sporco, dormire tranquillamente.
Un lungo flebo troneggiava accanto a lui e numerosi tubicini gli solcavano il volto.
Fuka mi prese la mano, sentenziando: -Forza Sana-.
Quelle sue parole mi rincuorarono e mi trasmisero coraggio.
Mi avvicina cauta e mi sedetti sul bordo del letto. La pelle di Hayama era pallida e la luce del neon sul soffitto la risaltava ancor più.
Il padre e la sorella di Akito si accomodarono dall’altro lato, poggiando le nocche delle loro dita sulle gambe del ragazzo, che avrei voluto tanto abbracciare.
-Noi usciamo- proferì Mama, facendo cenno col capo ai presenti in piedi.
-Mamma non ..-.
-Sana verremmo dopo. Avanti ragazzi-. Mama uscì seguita da Rei e i miei amici.
Aveva voluto lasciarci un attimo di intimità e la ringraziai per questo.
Poggiai di nuovo gli occhi sul viso di Akito, ma un sottile piagnucolio mi costrinse a distoglierli.
Seka era rimasta sulla soglia, esitante. A quanto pareva, non voleva essere esclusa da quel momento così privato e carico di sollievo per la salvezza del suo migliore amico.
Sorrisi e le feci gesto di sedersi. -Grazie- borbottò sottovoce.
Si sedette sulla sedia posta vicino al comodino, incrociando le gambe. Riuscivo a comprendere perfettamente il dolore che stava vivendo.
Tornai ad Hayama. Era così bello da mozzare il fiato.
Natsumi gli prese le gote e lo riempì di baci. Era meraviglioso il legame che si creava tra le persone e i gesti attraverso i quali lo si manifestava oltrepassavano ogni cosa.
Il signor Hayama scoppiò in un pianto felice, strepitando: -Akito ci hai spaventati! Meno male che tutto è andato per il meglio.. Oh!-. Lo avvolse tra le sue possenti braccia, stringendolo forte.
Rispettai quell’istante di immenso amore e sentii una spirale di speranza avvolgermi completamente. Una di noi sarebbe stata compatibile, ne ero più che sicura.
-Papà..- sussurrò Natsumi, sorreggendolo. -Lasciamo Akito con Sana per un po’..-.
-Certo- disse l’uomo, scrutandomi con un grande sorriso.
Seka tossì, per ricordare la propria presenza.
-Oh, scusami!- esclamò Nat, in imbarazzo. -Ricordami il tuo nome-.
-Seka. Sono un’amica di Hayama-.
-Perdonami Seka- si scusò nuovamente Nat.
-Non fa niente. Esco anch’io-.
-No!- esclamai. -Puoi restare-.
-Non è il caso- ribadì. -Akito ha bisogno di te, non di me. E’ te che ha scelto e, come ti ho già detto, lo devo accettare. Non voglio essere d’impiccio .. -.
-Ma non lo sei!- la interruppi. Seka si era dimostrata una ragazza dolce e premurosa e meritava di rimanere al fianco di Hayama.
-Sana, ti prego- disse, alzando una mano. -Non dire altro. Ti ho già creato un sacco di problemi e non voglio infierire ulteriormente-.
-Seka non..-. Non feci in tempo a terminare la frase, che se n’era già andata.
Il padre di Akito e Natsumi uscirono, scoccandomi uno sguardo eloquente e comprensivo.
-A dopo- bisbigliai, prima di vederli sparire in corridoio.
Mi dispiaceva per Seka, per il fatto che avesse reagito in quel modo, andandosene e arrendendosi. Io amavo Hayama, ma non volevo che la loro amicizia fosse messa in discussione dal nostro rapporto. Potevo capire quella povera ragazza meglio di chiunque altro. Era innamorata di lui e sentirsi respinta l’aveva ferita profondamente.
Presi le dita di Akito tra le mie. Erano fredde e dure, come se il sangue avesse smesso di scorrere.
Le sue lunghe ciglia gli contornavano gli occhi, le sue labbra, che tanto avrei voluto baciare, erano di un rosa tenue e i capelli, scompigliati, del suo solito splendido miele.
-Akito..- mormorai, accarezzandogli la nuca. -Ce l’hai fatta. Sei stato grande!-.
Mi coricai accanto a lui, affondando il viso nel suo petto. Il profumo della sue pelle mi mandò in estasi.
-Ti devo chiedere scusa .. per quello che è successo. Non avevo capito o, forse, non volevo rendermene conto, ma tu sei sempre stato il centro del mio mondo. Nonostante abbia perso la memoria, io conservo un ricordo indelebile di te. Grazie al tuoi aiuto, so per certo che posso ritornare la Sana di un tempo-.
Mi fermai, porgendo le mie iridi cioccolato sui suoi occhi, inequivocabilmente chiusi. Avrei voluto vederli emanare quel incantevole effetto ambrato, che solo loro possedevano.
-Aki .. Svegliati .. Devo sentire il suono della tua voce .. E le tue braccia che mi stritolano fino a farmi male .. -.
Hayama non si mosse.
-Per favore, torna- dissi, rannicchiandomi ulteriormente sul torace di Akito. -Io ..Io ti amo-.
Sentii il cuore scoppiare e lo stomaco contrarsi. L’avevo detto. Mi sentii bene.
Attesi e il segnale che bramavo arrivò.
-Mmm .. -. Un sospirato mugolio mi echeggiò negli orecchi. Alzai di scatto la testa, sorpresa.
-Dove sono..?-
-Hayama! Oh Hayama!- urlai di gioia, avvolgendogli il collo.
Una bellissima sensazione di serenità mi invase. -Akito! Oh mio Dio!-.
Non riuscivo a parlare, talmente ero felice.
-Sana ..-.
-Sì tesoro mio .. -. Raggiante, gli posai un tenero bacio sulla bocca.
Akito, colto alla sprovvista, si limitò passivamente ad essere baciato, Poi, apprendendo la situazione, ricambiò il bacio con la stessa intensità e passione.
-Sana .. Mi sei mancata- enfatizzò, scostandosi appena.
-Anche tu Akito. Non sai quanto-.
Hayama eliminò la poca distanza che ci separava e ci baciammo ancora. La sue morbide labbra si posarono sulle mie, senza alcuna esitazione.
Ad un tratto la porta della stanza si aprì e una moltitudine di persone entrò, strillando contenta.
-Akito, amico mio!-. Tsuyoshi abbracciò Hayama, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
Fuka e Aya gli scombinarono la massa di capelli biondi, accennando un: -Ce l’hai fatta!-.
Mama e Rei gli strinsero la mano e suo padre e Nat lo cinsero, sgorgando lacrime di contentezza.
Naozumi, con mio enorme stupore, fece lo stesso, rintronando vivacemente: -Sei stato grande!-.
Una ragazza bruna rimase in disparte, non sapendo come comportarsi.
Andai nella sua direzione e la avvolsi con le braccia. -Seka .. Andiamo-.
La portai di fronte ad Akito che, radioso, esclamò: -Seka ci sei anche tu! Forza, vieni qui e abbracciami!-.
Seka, scoppiando in uno scoraggiato singhiozzo, corse da Hayama e vi si tuffò.
-Non piangere! Sono sano e salvo!-.
Akito cercava di confortarla, accarezzandole le guance di un rosso acceso. Non mi dava alcun fastidio, perché sapevo che Akito mi amava e che, dopotutto, la considerava solo una grandissima amica. Mi seccava che Seka stesse male, ma, grazie alla mia vicinanza, l’avrei guarita.
Incrociai lo sguardo di Hayama, che mi fece l’occhiolino. Risi.
Ora mancava l’ultimo passo. Il più difficile certo, ma definitivo per la salvezza di Hayama.
Ed io ne avrei fatto parte.
 
***
 
Io, Natsumi e Seka ci recammo nell’ambulatorio del medico di Akito per le 15:00 di quel pomeriggio.
Il medico ci aveva scrupolosamente spiegato la procedura del prelievo del midollo osseo e del conseguente trapianto nel corpo di Hayama.
Era un procedimento complesso e abbastanza rischioso, ma nessuna di noi ebbe ripensamenti perché la vita di Akito contava molto di più.
Ci sottoponemmo una ad una all’operazione, della durata di un’ora circa.
-Perfetto. I risultati vi verranno comunicati questa sera. Vi raccomando di non sforzarvi troppo nei compiti che svolgete nel giro di 48 ore, perchè potrete subire non pochi effetti collaterali, quali allucinazioni, mal di testa e stanchezza. Va bene?-.
Uscimmo in fretta, raggiungendo gli altri al piano di sopra.
Durante il giorno avevo portato dei fiori ad Akito, che li aveva posti in un bel vaso colorato sul tavolino nella sua stanza.
So che poteva sembrare strano regalare dei fiori ad un ragazzo, ma era il mio gesto per ringraziarlo di essere rimasto con me, con noi.
-E’ merito tuo Sana- disse, mentre gli toccavo delicatamente il torso, accoccolata su di lui. -Se sono vivo è grazie a te-.
-Akito tu hai combattutto .. -.
-Sì, ma ho potuto farlo perché sapevo, anche se inconsciamente, di averti vicino e ..-.
Una fioca luce nei suoi occhi lo fece sorridere. -Ho visto mia madre-.
-Come? Davvero .. ?-. Pensai che l’avesse sognata, ma, esaminando la sua espressione capii che non si era trattato di un semplice sogno.
-Sì, mi ha parlato e mi hi detto che non era il momento per andarmene. Ha ribadito che dovevo tornare da papà, da Natsumi e da te, in quanto sei una persona speciale-.
Ascoltai stupefatta, portando il mio dito sull’avambraccio di Akito, tracciando un piccolo cuoricino.
Hayama mi cinse la vita, sibilando : -Ti amo Sana. Non sai quanto-.
Lo guardai e lo baciai. -Ti amo- ripetei.
Restammo abbracciati per un tempo interminabile, finchè Akito chiese: -Ed ora ..che succederà?-.
Hayama non sapeva del trapianto. Feci per parlare, ma un energico rumore risuonò nell’ambiente a noi circostante.
Il medico fece il suo ingresso, sbattendo la porta e tenendo un’ampia cartella clinica tra le mani.
-Signorina Kurata, deve immediatamente venire con me. Abbiamo i risultati-.
Sussultai.
-Quali risultati?- domandò Akito, in preda al panico.
-Ti spiego tutto dopo- dichiarai, poggiando la mia bocca sulla sua fronte bagnata.
Uscii dalla camera, lasciando Hayama confuso e spaventato.
Strinsi la collanina che indossavo, un regalo di Mama, e mi avviai a seguire il dottore.
Era giunta l’ora della verità.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20-Fight (POV Akito/POV Sana) ***


Ciao a tutti/e! :-)
Scusate ancora una volta il ritardo!  D: Spero di riuscire ad aggionare più spesso! 
Ecco il capitolo 20! ♥ Chi sarà la ragazza che salverà Akito? Solo leggendo lo scoprirete .. forse! :-) Non voglio dirvi di più! ;-)
Grazie mille per coloro che hanno recensito e messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite! GRAZIE DI ♥! 
Pubblicherò il prossimo cappy al più presto e scusate ancora per il ritardo! 
Alla prossima! ♥
Un bacione grande! ♥
 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


Osservai Sana correre furtiva verso il dottore, dopo avermi posato un tenero bacio sulla fronte.
Mi lasciò confuso e in preda all’ansia.
“Abbiamo i risultati” aveva detto il medico. I risultati di che cosa?
Mi sedetti sul bordo del letto, poggiando le mani sulle ginocchia tremanti. Avevo paura. Timore di perderla ancora una volta. Non potevo permetterlo, altrimenti il mio cuore non avrebbe retto, veramente.
Un debole “toc toc” mi distolse dai pensieri. Alzai il capo e vidi Fuka sbirciare dentro la stanza, scrutandomi.
-Posso entrare? Ti disturbo?-chiese.
-No no. Entra pure, Fuka-
Si scostò e mi raggiunse, accomodandosi accanto. -Come ti senti?-
-Meglio- proferii, piantando gli occhi nei suoi. -Ma sono preoccupato per Sana-.
Fuka mi carezzò la mano. -Hayama, non devi. Lei ti ama. Oltre ogni cosa. Andrà tutto bene-.
-Lo spero. Dopo quest’esperienza, sarà dura per lei continuare a stare con me. Non voglio darle ulteriori problemi e questioni pesanti su cui gravare. E’ una ragazza in carriera, bella, dolce e gentile con chiunque. Non voglio che si rovini la vita per colpa mia-. Feci un lungo sospiro, riflettendo sulle parole che avevo appena pronunciato.
Fuka mi sorrise, non nascondendo una piccola lacrima che le scese timidamente.
-Akito, come puoi pensare una cosa del genere? Sana è perdutamente innamorata di te e so per certo che riacquisterà la memoria. Poi tutto ti apparirà più chiaro!-
-Non so..- dissi, tentennante. -Non voglio perderla ancora. Questo mai, ma .. se starà con me soffrirà, accidenti! Non desidero questo per lei! Sana si merita il meglio!-.
Fuka si avvicinò, sino a farmi sentire il suo respiro sulla pelle. -E tu lo sei-.
Si alzò, mi diede un leggero bacio sulla guancia e sparì in corridoio. Senza di lei e tutti gli altri non sarei andato avanti. Soprattutto senza Sana. Lei mi aveva dato la forza per continuare a lottare, sempre, in ogni momento. Tuttavia, mi chiesi se sarebbe stato giusto continuare a starle accanto. Avevamo bisogno l’uno dell’altra costantemente, ma non avrei sopportato vedere di nuovo il dolore e la sofferenza bruciarle l’anima.
Mi coricai sulle lenzuola profumate e mi rannicchiai sotto le coperte. Ero sopravissuto grazie all’amore di Sana, della mia famiglia, degli amici e di mia madre. Già. Mamma. L’avevo vista, percepita, sentita nel profondo del mio cuore. Mi aveva detto di non mollare e di tenere strette a me le persone più importanti. La mia mente viaggiò a quella ragazza selvaggia ed estremamente meravigliosa che aveva conquistato ogni singola particella del mio corpo. L’amavo oltre ogni cosa possibile.
-Hei, Hayama!-. Una voce familiare risuonò nell’aria. Mi voltai ed abbozzai un grande sorriso a Tsuyoshi, con Aya al seguito.
-Ciao Akito!- esclamò la bruna, abbracciandomi.
-Ciao ragazzi .. Che bello rivedervi!-. Mi sedetti, poggiando il capo sul cuscino.
-Amico, che combini?!- proferì Tsu, colpendomi sulla spalla. Gli occhi gli luccicavano.
-Vieni qui!-. Strinsi il mio migliore amico talmente forte da provocargli un sussulto. Quando si alzò, stava già piangendo. -Akito .. Meno male che è andato tutto bene!-.
Prese un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e si asciugò le lacrime.
-Tesoro, andiamo. Non fare così ..- disse Aya, cingendolo per la vita.
-Tsuyoshi, sono qui. Sano e salvo. Avanti, non piangere!- cercai di rassicurarlo, tirandogli una cuscinata.
Lui ridacchiò, rilanciandomi il guanciale. -Non farci più uno scherzo simile, eh!-.
-Promesso- enunciai, cercando in qualche modo di crederci.
-E’ bello vederti sorridere!- enfatizzò Aya, sprizzando gioia.
-Sì .. Sono stato fortunato. E’ anche per merito di Sana se sono qui ..-. Lasciai cadere il discorso, pensando alla conversazione che avevo avuto poco fa con Fuka.
-Lei ti è sempre stata vicina, Akito. Ora deve ricordare e poi ritornerete come un tempo- riprese Tsu. -Già siete fantastici insieme! Vi sorreggete in ogni situazione, non lasciandovi mai abbattere dalle difficoltà. Noi vi ammiriamo per questo-. Accennò ad Aya.
Sorrisi. -Grazie, siete degli amici fantastici-. Dovevo essere forte e non lasciarmi andare alle mie tristi riflessioni.
-Bene, ora ti lasciamo riposare. Mi raccomando su col morale!- esclamò Aya, stringendo la mano di Tsuyoshi.
-Torniamo non appena Sana sarà .. -.
Interruppi Tsu, dicendo: -A proposito, dov’è?-.
Tsuyoshi e Aya si scambiarono un’occhiata nervosa, esitando.
-Akito ti dobbiamo dire una cosa importante .. Oramai non ignorerai la questione .. -.
Persi un battito e il respiro mi si mozzò. -Cosa? Riguarda Sana .. ?- domandai, avvertendo brividi di paura scorrere sulla pelle.
-Sì .. Ecco, pensavamo lo sapessi .. - disse Aya, a bassa voce.
-Avanti! Che succede?!- gridai spazientito.
Tsuyoshi mi guardò, aggrottando le sopracciglia. -Hai bisogno di un trapianto di midollo osseo immediato. E Sana si è offerta volontaria. Anche tua sorella e Seka hanno accettato di sottoporsi all’esame per verificare la compatibilità-.
Strabuzzai gli occhi, portandomi una mano al cuore. Lo sentii pulsare forte sotto il torace muscoloso. Lo stomaco mi si contrasse.
Necessitavo di un trapianto? Sana si era offerta di fare da donatore?
E pure Natsumi e la mia migliore amica?
No, non era possibile.
Stavano rischiando le vite per me?
Ci sarebbero sicuramente state delle complicazioni e Sana ne sarebbe stata la meno immune, viste le sue condizioni.
Mi alzai di fretta, staccando tubicini ed aghi, facendo risuonare il macchinario accanto a me.
-Akito?! Che fai?! Stenditi!-.
Ignorai i rimproveri di Tsuyoshi e mi infilai i primi calzini che trovai nell’armadio.
-HAYAMA!- urlò un' altra volta, strattonandomi per un braccio. -Dove credi di andare?! Sei debole e devi restare calmo! Ormai non puoi fare nulla! Sana ha deciso e ha già fatto l’esame .. -.
-Lasciami, cazzo!- strillai con tutto il fiato che avevo.
Osservai Aya portarsi le mani alla bocca, spaventata.
-Non me ne starò a guardare che la ragazza che amo rischi la vita! E nemmeno che mia sorella e Seka corrano pericoli! Sono punti di riferimento per me e non permetterò che sacrifino se stesse per salvarmi!-.
Mi liberai dalla stretta di Tsuoyshi ed uscii nel lungo corridoio che odorava di disinfettante.
-Figliolo, dove stai andando?!- strepitò mio padre, depositando sul tavolino di vetro il giornale che stava leggendo.
-Scusa papà .. - mormorai flebilmente, prima di correre via. Diedi un fugace sguardo alla signora Kurata e Rei che confabulavano con un medico alto e anziano, a Naozumi, intento a parlare al cellulare e a Fuka che, non appena mi vide, mi seguì, sorpresa. -Hayama! Che fai in piedi?! Torna in camera!- stava sbraitando. Le sue parole divennero solo un suono lontano.
Scesi giù per le scale alla velocità della luce, leggendo sul grande tabellone nell’atrio il reparto nel quale dovevo andare per raggiungere Sana.
Quarto, stanza 2. Presi l’ascensore, cercando di mascherarmi in qualche maniera. Nascosi il pigiama sotto la vestaglia verde e premetti il pulsante rosso che mi avrebbe portato due piani più giù.
"Sana, non lascerò che il destino ci separi ancora. Non lo permetterò!".
 
***
 
Esaminai le tenere nuvole bianche aleggiare nell’immenso cielo azzurro. Avevano le forme più strane e mi stupii nel coglierle.
Dopo i risultati comunicateci dal medico, non potei crederci. La speranza che avevo covato da giorni, finalmente aveva dato i suoi frutti.
Una di noi era compatibile e non potevo essere più felice di così. Akito si era svegliato, aveva continuato a vivere. Per me e per tutti noi. Ed ora sarebbe guarito.
Volteggiai per la hall del reparto, sentendomi libera e sprigionando la tanto attesa felicità che avevo desiderato da tempo.
-Hey Sana!-. Natsumi uscì dallo studio del dottore, insieme a Seka. Mi raggiunsero e ci stringemmo in un forte e caloroso abbraccio.
-Ce l’abbiamo fatta! Akito si riprenderà!-
-Hayama sei salvo!-
“Amore mio, ce la farai. Ora ne sono più che convinta. Vivrai e niente e nessuno ostacolerà la tua guarigione”.
Risi, piangendo di contentezza. Non vedevo l’ora di comunicargli la bella notizia.
-Forza! Torniamo dal nostro Hayama!- strepitai, felice. Spinsi il bottone dell’ascensore e guardai i numeri digitali accavallarsi accanto alle frecce arancioni.
6 - 5 - 4. L’ascensore emise un sonoro “din” e si aprì. Con mia grande incredulità, mi trovai di fronte un Akito in pigiama, con i capelli biondi scompigliati sulla fronte sudata.
-A .. Akito!- dissi, reprimendo un gemito. -Che ci fai qui?!-.
Natsumi e Seka lo fissarono come fosse un fantasma.
-So tutto. Sana non ti permetterò di farlo!-.
Indietreggiai, sentendo un pugnale infilarsi prepotente nel petto. Avevo capito.
 
***
 
Osservai le iridi di Sana diventare di ghiaccio. Si ritrasse, terrorizzata. Natsumi e Seka la presero per le braccia, chiedendosi sicuramente il motivo di questo mio gesto disperato.
-Sana .. non dovevi farlo. Non devi gettare la tua vita!-.
-Hayama .. - proferì lei. -Stai parlando dell’esame, vero? Ne sei a conoscenza. Tesoro io mi sono già sottoposta al prelievo .. E anche tua sorella e Seka!-.
-E’ proprio questo il nocciolo della storia! Non dovevate mettere in pericolo le vostre vite per me! In particolar modo tu, Sana! Hai subito un operazione poco tempo fa, non ricordi il tuo passato e ora ti sottoponi a questa specie di esame inutile!-.
Sentii la rabbia crescere aggressiva dentro di me.
-Non dire così! Devi capire Akito! L’abbiamo fatto per salvarti, tutte noi!- strepitò, indicando Nat e Seka.
-Non dovevate .. Non mi piace la compassione nè tantomeno la pietà! Sana stai rischiando troppo, lo capisci?!-.
Mi avvicinai a lei, toccandole una gota. -Non posso dividermi da te .. Non posso perderti!-.
Sana si strinse a me. -Aki, non accadrà. E non è compassione nè pietà. Tu sei il centro del mio mondo e il mio cuore ha sentito che sottopormi al prelievo era la scelta giusta, la scelta migliore. So bene che è stato rischioso, che le problematicità a livello fisico non mancheranno, ma devi fidarti di me, ok?-.
Mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio appassionato, alzandosi sule punte dei piedi.
Ricambiai il bacio, morsicandole le labbra profumate di ciliegia, e l’alzai da terra, legandola al mio corpo caldo.
Si staccò e poggiò la sua fronte sulla mia. -Ti amo Hayama- bisbigliò dolcemente.
-Ti amo Sana. Tantissimo. Grazie per tutto quello che stai facendo-.
Sana mi guardò e sorrise.
-Ehm, scusate!- si intromise Natsumi. Ci voltammo nella sua direzione, ridendo come pazzi. -Non è che potete tenere i vostri momenti romantici per dopo?-. Strizzò l’occhio.
-Certo, scusaci!- esclamò Sana.
Seka incrociò le braccia e mi rivolse un ulteriore sorriso. Ricambiai.
Sana si scostò, piegandosi dalle risate. Era bello poter respirare quest’atmosfera di serenità.
-Allora!- proferii con enfasi. -Chi è la fortunata che porterà fuori da qui questo ragazzo cattivo?-. Cercai di scherzarci sù, per smorzare la tensione che, probabilmente, si sarebbe risollevata.
Scrutai le tre donne di fronte a me, ognuna con un posto speciale nel mio cuore.
Perplesse, concentrarono la loro attenzione sui miei occhi ambrati.
Poi, una voce.
-Io-. 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21-Joy and fear (POV Akito/POV Seka) ***


Ciao a tutti/e!
Finalmente sono TORNATA! ^-^
Scusate questa lunghissima assenza, ma sto dando gli ultimi esami e sto scrivendo la tesi di laurea!
Da oggi, comunque, aggiornerò più spesso! ♥
Spero che abbiate iniziato l’anno a meraviglia! ^-^
Un GRAZIE speciale a chi ha recensito il precedente capitolo, a chi ha recensito e a chi mi ha contatto per messaggio privato, a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, ricordate, seguite e a chi legge soltanto! ♥
Siete fantastici! ♥ Grazie di cuore!
Vi lascio con il capitolo 21, che spero, ovviamente, sia di vostro gradimento! ^-^
A presto ragazzi/e!
Un bacio grande! ♥

Alys_90
 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
Una voce nel petto.
Una voce nel cuore.
Una voce che mi attraversò l’anima.
Guardai la dolce ragazza che aveva pronunciato quell’unica sillaba.
Una sola parola che mi rese felice, speranzoso e sorpreso.
Seka mi guardò con i suoi grandi occhi verdi, trapassando i miei, fermi e lucidi.
Sentii le lacrime bagnarmi le guance arrossate.
-Sono io la ragazza compatibile.. Akito-.
Le sorrisi amabilmente, facendole cenno di avvicinarsi ed abbracciarmi.
Seka capì al volo e si gettò tra le mie braccia, stringendomi con tutta la forza che aveva in corpo.
Le posai una mano sui capelli, posandole un tenero bacio sulla nuca.
Osservai Sana portarsi le mani al viso, piangendo sommessamente dall’emozione.
Aveva capito che necessitavo di non interrompere il rapporto con Seka, nonostante tutto quello che era successo.
Seka era diventata una donna importante nella mia vita e non avrei mai voluto perderla.
Sarebbe stato faticoso per lei dimenticarmi, ma le sarei potuto stare accanto in qualsiasi momento.
La nostra amicizia non sarebbe andata in frantumi.
Amavo troppo Sana e questo Seka lo sapeva.
La scostai leggermente e puntai lo sguardo sul suo.
-Grazie. Ti sono debitore. Sei la mia salvezza..-.
Sana abbozzò un morbido sorriso, senza smettere di piangere, intendendo bene ciò che volevo dire.
-Hayama non mi devi nulla. La mia gioia supera ogni cosa.
Hai vicino due persone magnifiche, Sana e tua sorella, e un padre amorevole che si prende cura di te.
Non potrei essere più contenta per te di quanto lo sono ora!-.
Si strinse nuovamente a me, carezzandomi il volto.
-E ho te- proferii, ricordandole quant’era fondamentale la sua presenza nella mia vita. -Sei un’amica fantastica-. Le asciugai con il pollice una piccola lacrima che le scese lentamente sulle gote. 
Seka non si mosse e assaporò il tocco della mia pelle sulla sua.
Che graziosa ragazzina. Le volevo bene. Per lei provavo un affetto particolare, speciale.
Con Seka avevo potuto conoscere il vero rapporto amicale, oltre a quello costruito con Sana e Tsuyoshi.
-Forza ragazzi. E’ meglio tornare di sopra ad avvisare papà e gli altri- disse Natsumi, indicando l’ascensore. -E tu, fratellino! Devi assolutamente stenderti! Sei il solito pazzerello!-.
Scoppiamo tutti in una fragorosa risata.
Presi la mano di Sana. Era calda e tremava agitata.
-Piccola, stai tranquilla. Non me andrò più- le bisbigliai all’orecchio.
Lei mi guardò, serena.
 
***
 
Akito era salvo.
Era la notizia più bella che potessi ricevere.
E ancora più bello era il fatto che sarei stata io a guarirlo.
Quando il dottore mi comunicò l’esito dell’esame, il mio cuore scoppiò letteralmente nel petto.
Accompagnai Hayama, Sana e Natsumi al piano di sopra. 
Spiegammo al padre di Akito e ai presenti la situazione. Un clima di tranquillità e fiducia aleggiò nell’aria per il resto della giornata.
Akito avrebbe subito il trapianto il giorno seguente. Non si poteva più aspettare.
Sana continuò a piangere, felice per l’amore della sua vita. Non provai più gelosia né invidia nei suoi confronti. Solo contentezza. 
Era la ragazza giusta per Akito. Lo si capiva sin da subito. 
Erano profondamente diversi, ma potei cogliere la loro reciproca affinità, l’alchimia che li legava.
Non potevano stare separati e non mi sarei intromessa nella loro meravigliosa storia. Non mi sarei mai perdonata di rovinare il loro rapporto.
Amavo molto Akito e per questo motivo dovevo rispettare la sua scelta.
L’importante ora era solamente la sua ripresa.
-Ehm.. Scusate..- articolai timidamente. -Io torno a casa.. Ci vediamo domani!-.
Mi voltai e corsi lungo il corridoio verso l’uscita.
-Hey Seka, aspetta!-.
La voce di Hayama risuonò nella mia testa, finchè non arrivai all’atrio.
Dovevo lasciare ad Akito e alla sua famiglia, compresa Sana, un attimo di intimità.
Non volevo immischiarmi più del dovuto in quella delicata faccenda.
Desideravo solo che Hayama stesse bene, nient’altro.
Raggiunsi mio padre al bar. -Papà eccomi! Possiamo andare!-.
-Oh tesoro, sei qui! .. Allora? I risultati?- chiese.
Lo presi a braccetto, sorridente. -Ora ti racconto!-.
 
***
 
-Stenditi accanto a me, principessa-.
Battei la mano sulle candide lenzuola dove Sana, alzandosi dalla sedia adiacente al letto, si distese.
Poggiò le braccia sul mio petto e le circondai le spalle.
Averla coricata sul mio corpo mi provocò una moltitudine di brividi lungo la schiena.
Il desiderio di potermi fondere con lei si fece strada nella mia mente e non lasciò il posto ad altri pensieri.
-A che pensi?- mi domandò Sana, voltandosi nella mia direzione.
-A te, a quanto sei bella- risposi, sfiorandole la guancia.
Arrossì lievemente, stringendo le dita tra le mie.
-Grazie. Sei la mia meraviglia-.
La baciai sulle labbra, assaporando il dolce sapore che esalavano.
Le mordicchiai la pelle rosata della bocca, provocandole un gemito.
-Non vedo l’ora di passare le mie giornate con te, Sana-.
-Anch’io. Non sai quanto-.
Mi prese i capelli tra le mani e mi attirò ancora a sé. Il suo profumo mi circondò e mi mandò in estasi.
Prese a baciarmi con foga, cercando la mia lingua. La trovò quasi subito e continuò, senza smettere un attimo.
Ricambiai con la stessa passione, abbracciandola.
Le sbottonai la camicetta color lavanda che portava, scorgendo un tratto di pelle candida.
-Hey..- sussurrò.
Mi fermai e lasciai cadere la mia testa sul suo petto.
-Scusami. So che non è il momento più opportuno, ma.. ti desidero troppo Sana.
Ho aspettato tanto tempo .. per averti di nuovo-.
-Lo so, amore .. Ma dobbiamo avere pazienza. Io .. non ricordo ancora nulla e voglio che tu stia meglio, che tu guarisca. Mi serve tempo Akito. Puoi aspettare?-.
Mi scrutò, perforandomi con le sue iridi cioccolato.
-Certo, Sana. Aspetterò. Ti amo-.
Lei mi diede un ulteriore bacio. -Ti amo-.
 
***
 
Volevo dedicare un po’ di tempo a me stessa, senza lasciarmi andare ai cattivi pensieri.
Decisi di fare una passeggiata nel parco accanto a casa mia.
Papà era andato in palestra per gli allenamenti di karate, Akahito era uscito con gli amici e non mi andava di stare chiusa in camera per l’intera serata.
Mi misi la tuta di cotone verde smeraldo che tanto adoravo, le scarpe da ginnastica ed uscii.
Era stata una giornata dura, ma aveva riservato una piacevole sorpresa.
Ero compatibile.
Akito sarebbe tornato il ragazzo spensierato di un tempo. Che gioia immensa.
Il chiarore della luna illuminava il cielo stellato e creava ombre allungate sull’asfalto color pece.
Mi diressi verso l’entrata del parco, osservando le persone già presenti.
Un signore anziano che portava a passeggio il cane, un gruppo di ragazzi chiassosi e una coppietta giovane.
Rividi l’immagine di me ed Hayama al ristorante, al centro commerciale, al pub.
Eravamo e saremmo sempre stati solo ottimi amici.
Lui voleva stare con Sana. Per il resto della sua esistenza.
Camminai con calma, sino alla panchina verde scuro rovinata da una decina di scritte inchiostrate.
Mi sedetti e osservai il cielo. La limpidezza di quell’infinito manto blu mi fece cadere in uno stato di quiete.
Il giorno seguente sarebbe stato altrettanto faticoso da superare.
Ansie, paure e preoccupazioni avrebbero corroso i nostri animi. I miei e delle persone che tenevano ad Akito.
Tuttavia, una luce di allegria si accese nel mio cuore. L’intervento non sarebbe andato storto. Ne ero certa.
Misi le cuffie alle orecchie e ascoltai le canzoni che tenevo nel cellulare.
Chiusi gli occhi, godendo di quell’istante di beatitudine.
-Oh?! Ci senti?! Togliti quegli affari!-.
Uno strattone potente mi ridestò.
Un ragazzo dai capelli lunghi mi squadrava, ghignando.
-Sì? .. Che vuoi?- chiesi, cercando di essere gentile il più possibile.
Il sangue, però, iniziò a scorrere velocemente nelle vene, provocandomi forti pulsazioni.
-Tu sei la ragazza che ha salvato quel moccioso dalle nostre grinfie, vero? Si, sei tu! Ti ho riconosciuta!-.
Non sapevo a cosa si stesse riferendo, fin quando improvvisamente ricordai.
Era uno di quei teppisti che avevano picchiato Akito.
Sbirciai alle sue spalle e vidi altri quattro ragazzi, muscolosi e tarchiati, stargli alla calcagna.
Un tremito di terrore di impossessò di me. Mi guardai attorno, nella speranza di trovare qualcuno, ma vidi solamente alberi.
Il signore anziano e i fidanzatini se n’erano andati. Non me ne ero nemmeno accorta. Ero sola ed indifesa.
Provai a ricordare qualche mossa di karate, nel caso mi fosse servita.
Accidenti a me! Mi piaceva solo seguirlo, non praticarlo.
-Piccola, a cosa pensi? Non avrai mica paura di noi, vero?-.
Mi alzai, superandolo. Iniziai a correre veloce, ma una forte presa mi bloccò.
-Dove credi di andare, baby?- sghignazzò il delinquente.
Cercai di liberarmi. -Lasciami o mi metto ad urlare!-.
-Uhhh .. Avete sentito, ragazzi? Si metterà ad urlare!- gridò.
Un lampo di rabbia gli attraversò gli occhi. -Imbavagliatela-.
Prontamente provai a fuggire, ma la sua mano mi stringeva fino a fermarmi la circolazione.
-Aiu .. !-. Un palmo enorme mi tappò la bocca, impedendomi quasi di respirare.
Un tipo alto e robusto mi legò uno straccio sulle labbra, in modo da non poter proferir parola.
Mi dimenai, ma annodarono anche le braccia.
-Stai calma, bella. Ora faremo un discorsetto riguardo al tuo amico dai capelli biondi .. -.
Mi esaminò da capo a piedi. -Sei molto carina. E’ il tuo ragazzo?-.
Cercai di parlare, di chiedere disperatamente aiuto, ma non ce la feci. Ero in trappola.
Il capo della banda si avvicinò maggiormente a me.
Mi alzò il mento con le dita e disse: -Adesso tu farai ciò che ti diciamo, chiaro?
Altrimenti il tuo amichetto .. -.
-C .. Lasc .. !-
-Come? Non riusciamo a sentire quello che dici!- disse, ridacchiando con i suoi seguaci. -Collabora con noi e il ragazzino non si farà del male. Ok?-.
Un’ondata di panico mi travolse.
-Ti dico subito ciò che devi fare .. - continuò il ragazzo, imperturbabile.
Impaurita, strizzai gli occhi, pronta ad ascoltare la sentenza del mio carnefice.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22-Unaware prison (POV Seka/POV Sana) ***


Ciao ragazzi/e!
Eccomi con il capitolo 22! Spero vivamente che vi piaccia! ♥
Ho voluto dare alla storia una sfumatura thriller, per inserire un po’ d’azione!
I nostri protagonisti dovranno affrontare numerose difficoltà, ma, come sempre, sono più che sicura che non molleranno tanto facilmente! ;-)
Lascio uno spazio per rispondere alle vostre recensione del cappy 21.


Per Gaiuccia: grazie mille! *-* Sono felicissima che la storia ti piaccia! ♥
Akito e Sana sono super teneri! Li amo! *-*
Grazie per la tua recensione! :-)

Per piccolasognatrice91: spero che anche questo capitolo ti piaccia! ;-)
Seka è la donatrice, ma qualcuno nell’ombra sta tramando per intralciare la guarigione di Akito .. :-(
Nonostante ciò nostri innamorati non si arrendono mai! ♥
Grazie per aver recensito! :-)
 
Per MangAnime: Grazie per la recensione! :-)
In questo capitolo ho descitto come si evolve la situazione di Seka, anche se molte altre vicende dovranno susseguirsi!
Spero ti piaccia! ♥ :-)
Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite! ♥ *-*

 
Alla prossima!
 
Un bacione grande! ♥
 

P.s.: per chi seguisse la FanFiction “A holiday with you” nella sezione del manga/anime “Lovely Complex”, sappia che riprenderò a scriverla ed aggiornarla non appena terminerò “Live, love, smile”.
Scusate, ma con molti impegni a carico, non riesco a pubblicarla in contemporanea alla storia di “Kodocha”!
A presto! ♥
 

Alys_90
 

Buona lettura e grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥
 
 
Sentii brividi di panico scorrere sulla pelle.
I miei occhi si riempirono di lacrime salate.
Avrei voluto urlare, gettare all’esterno tutta la mia paura, ma sarebbe stato impossibile.
La pezza che mi imbavagliava odorava di alcool e mi impediva di dire qualsiasi cosa.
Osservai di nuovo quel ragazzo dall’aria trasandata e malvagia, che mi scrutava attento.
-Allora.. Dovrai mettere fuori pista il tuo dolce amichetto!-
Il mio cuore sussultò.
Non avrei mai fatto del male ad Akito. Avrei sacrificato me stessa per lui.
Mi divincolai, borbottando che niente e nessuno mi avrebbe contorto la mente per compiere un atto tanto brutale.
-Cosa? Puoi ripetere? Non capiamo quello che dici!- sghignazzò il giovane, seguito dalle risatine dei suoi fedeli compagni.
-Non .. -.
-Fatela parlare- ordinò gelido, poi.
Due giganti uomini mi tolsero quello straccio malconcio e mi tennero per le braccia doloranti.
-Non farò nulla che possa nuocere ad Akito! Chiaro? Non ..-.
Le parole mi si spezzarono in gola e scoppiai a piangere. -Non .. posso .. Lui sta male! Lo capite?! E ora che c’è una soluzione ..-.
-Di che cosa stai parlando?- chiese improvvisamente il capogruppo.
Mi resi conto subito di aver parlato troppo, presa dallo sconforto e dall’angoscia.
-No .. Niente.. -.
Una mano ampia e ruvida mi prese per le gote, stringendole sino a farmi male.
-Senti ragazzina, non so a quale gioco tu stia giocando, ma siamo noi qui a decidere. Perciò non fare scherzi. Termina il discorso. Ora! Altrimenti per te ed il biondino saranno guai seri!-.
Lasciò la presa prepotente. Mi piegai, tossendo convulsamente.
Chiusi gli occhi, impaurita da quella terribile situazione.
Se fossi stata zitta, mi avrebbero derubata, portata via e chissà cos’altro.
Non volevo rischiare, ma raccontare di Akito a cosa avrebbe portato? Non riuscivo a ragionare sulla risposta che avrei dovuto dare.
Non mi avrebbero lasciata andare. Li avevo visti in volto.
Un’onda di terrore mi ribollì nel sangue.
-Muoviti!-. Il delinquente cominciò ad essere impaziente.
-O .. ok-. Non mi rimase altra scelta.
-Akito .. Lui è .. -. Mi bloccai immediatamente, chiedendomi se sarei stata capace di continuare.
Sospirando, andai avanti: -Lui è in osp .. ospedale. Deve subi .. re un tra .. trapianto .. Domani-.
Terminai, guardando quel ragazzo negli occhi.
Non volevo dire una sillaba in più. Stavo mettendo in pericolo la vita di Hayama.
Non potevo crederci.
Avevo un gran timore di ciò che sarebbe successo a me, ad Akito, a Sana.
Sì, perché stavo mettendo a repentaglio non solo la vita dell’uomo che amavo, ma anche delle persone a lui vicine.
Sentii mancare l’aria e mi inginocchiai a terra, singhiozzando.
-Bene bene. Quindi il moccioso è in ospedale, eh? E ha bisogno di un trapianto? Non dirmi che tu hai un ruolo rilevante in questa faccenda!-.
Alzai lo sguardo, incapace di parlare. Fissai il cielo notturno, limpido, senza nuvole, e sperai di uscirne viva.
-Oh, non mi dire! Tu c'entri eccome, vero?! Adesso so per certo ciò che devi fare. Non fare la furbetta, baby .. Non ti conviene!-.
Detto ciò, mi imbavagliò ancora e mi trascinò, insieme alla banda, verso un furgoncino bianco.
Mi sedetti nel retro e vidi i grandi portelloni chiudersi alle mie spalle.
Presi le gambe tra le mani e vi fiondai il capo.
La speranza che avevo avuto pochi minuti prima si dissolse completamente.
 
***
 
Mi lasciai coccolare dalle dolci braccia di Akito. Potei sentire il suo fresco profumo sulla pelle.
Provai una sensazione di gioia infinita, sapendo che sarebbe guarito.
Era stato merito di Seka se la fiducia nei cuori di tutti noi non si era spenta.
La nostra vicinanza, inoltre, aveva permesso ad Akito di essere più sereno, in attesa del trapianto.
Lo strinsi ancor di più e gli posai un leggero bacio sulla guancia.
Lui si voltò a guardarmi e me ne stampò uno carico d’affetto sulle labbra.
Sentire il suo sapore sulla mia bocca mi provocò una miriade di emozioni, che esplosero nel petto.
-E’ ora del normale controllo serale!- esclamò un’infermiera, entrando furtiva.
-Certo, ora vado- risposi prontamente.
Mi alzai dal letto e baciai di nuovo Akito. -A dopo, piccolo Hayama-.
Akito mi sorrise, accennando col capo. -A dopo, bellissima-.
Ogni sua parola o frase mi mandava in un’estasi eterea.
Non ne avrei mai avuto abbastanza della sua voce, del suo profumo, dei suoi gesti.
Ne avevo bisogno in ogni attimo della mia esistenza.
Uscii veloce e raggiunsi Mama, Fuka e gli altri, seduti sulle poltrone logore di quel lunghissimo corridoio.
Vidi una troupe di medici entrare nella stanza di Akito. Lo tenevano sotto controllo attimo per attimo e fui grata a quelle grandi personalità professionali che ogni giorno salvavano migliaia di vite.
Tsuyoshi, Aya e Fuka mi raggiunsero, accomodandosi accanto a me.
-Allora? Tutto bene, Sana?- chiese Tsuyoshi.
Abbozzai un ampio sorriso. -Sì. Non vedo l’ora che Akito termini questa brutta esperienza-.
Fuka mi prese la mano. -Domani sarà tutto finito. Tutto tornerà alla normalità-.
-Certo!- aggiunse Aya, sicura. -E presto riacquisterai la memoria, Sana-.
-Lo spero vivamente .. - risposi.
-Sono sicuro che accadrà a breve!- esclamò d’un tratto Naozumi, poggiato lungo la parete di fronte a noi.
-Naozumi .. Grazie. E grazie a tutti, per il vostro continuo supporto!-.
Un’energica voce in lontananza interruppe la nostra conversazione, seguita subito da un suono più dolce e flebile.
Guardai verso l’entrata del reparto. Gomi e Hisae correvano agitati nella nostra direzione.
Quando sopraggiunsero ai nostri piedi, si portarono le mani alle ginocchia, respirando affannosamente.
-Ragazzi .. - proferì Gomi, riprendendo fiato.
-Ciao Gomi! Ciao Hisae!-. Salutammo i nostri cari amici, che non vedevamo da un po’ di giorni.
-Hey, come mai non siete mai venuti in ospedale?- domandò Tsuyoshi, curioso.
-Bè, non volevamo essere d’intralcio. E’ una questione delicata e .. -. Hisae si bloccò, scrutando la famiglia Hayama. -Volevamo lasciare un po’ di intimità .. -.
-Ma voi non siete affatto d’ingombro! Anzi, più siamo, meglio è! Akito ha bisogno di molti amici per risollevarsi!- enfatizzai.
-Hai ragione, Sana! Rei ci ha chiamati e ci ha informato di tutto .. Domani Hayama sarà sottoposto all’operazione, giusto? E Seka è la donatrice-.
-Proprio così!- confermò Tsuyoshi. -Finalmente il nostro caro amico sarà come un tempo .. -. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
-Oh, amore .. Forza!- strepitò Aya, abbracciandolo.
-Tesoro, mi sono emozionato. E’ talmente bello sapere che Akito si riprenderà .. -.
Sorridemmo. Il giorno seguente Akito Hayama sarebbe tornato l’Akito di sempre.
 
***
 
Una benda color pece mi copriva il viso.
Gocce di sudore mi bagnavano la fronte.
Forti pulsazioni mi solcavano le tempie.
Stavo rinchiusa in una stanza buia, maleodorante e probabilmente piena di oggetti ammucchiati qua e là.
Seduta in un angolino, piangevo, chiedendomi quale sarebbe stata la mia sorte.
E quella di Akito.
Potei sentire distintamente le voci di quel gruppo di malviventi risuonare nella camera adiacente.
Non sapevo come comportarmi, come reagire, come uscire da quella terrificante situazione.
Dopo pochi minuti, la porta si aprì repentinamente e dei passi si diressero verso di me.
-Avanti, alzati!-. Due braccia enormi mi cinsero per la vita e, caricandomi sulle spalle, la possente figura che potei intravedere mi portò via.
Mi mise a sedere su qualcosa di massiccio e poco dopo potei vedere di nuovo.
Guardai i miei aguzzini in piedi ad un lato di uno spesso muro color grigio che contornava quella che era una cucina ormai in disuso.
-Allora, bellezza. Ti piace questo posticino?-. Il capobanda mi studiò, sogghignando.
Seria, non risposi.
-Ok, da questo momento dovrai collaborare. Abbiamo già elaborato un piano perfetto per porre fuori gioco il tuo amato-.
Socchiusi gli occhi, sentendo un moto di rabbia farsi strada dentro di me.
Avevo salvato Akito e non avrei certamente cercato di ostacolare la sua guarigione per nessuna ragione al mondo.
-Sei pronta per metterlo in atto?- chiese quel mostro.
-NO!- urlai con tutta la forza che avevo in corpo.
Il gruppo mi guardò sbalordito, sgranando gli occhi.
-Che hai detto?!- sbraitò il boss. -Prova a ripeterlo, se hai il coraggio!-.
Lo sfidai. -NO-.
Stavolta rimase calmo e si avvicinò cauto.
Poggiò le mani sui braccioli della sedia e accostò il viso al mio.
-Tu non hai ancora capito. Domani non salverai il ragazzino-.
Le sue iridi infuocate mi trapassarono in pieno.
-Domani .. -. Sospese il discorso per alcuni secondi, poi disse: - .. Scambierai i campioni del trapianto-.
Una fitta di puro dolore mi perforò il cuore.
“Che cosa?”. Non riuscii ad elaborare quella crudele frase detta da quell’altrettanto crudele ragazzo.
-Se non lo farai .. -. La vista si appannò e lo sgomento raggiunse livelli inestimabili.- .. Non uscirai più di qui-.
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 23-Salvation in danger? ***


Salve a tutti! :-)
Ragazzi/e, come potete vedere ho aggiornato in tempo record! ;-)
Spero che anche questo capitolo vi piaccia! ♥
Per quanto riguarda la fine ..  Ho voluto lasciarvi con un bel po’ di suspance! ( Si scriverà così?! -_-' :D ).
Lascio un piccolo spazio per rispondere alle recensioni. ♥

 
Per Alessia1680: Grazie mille per i complimenti! *W*
Grazie davvero! ♥
Spero che questo capitolo ti piaccia come gli altri! :-)
Un bacio!
 
Per MangAnime: spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento!
Chissà cosa succederà ai nostri protagonisti! Solo leggendo capirai cosa sarà successo a Seka, anche se non sempre si devono trarre conclusioni .. Basta, non dico nient’altro, altrimenti ti rovino il seguito! ;-)
Grazie per aver recensito *W*
Un bacio!

 
E AUGURI A TUTTE LE DONNE, ANCHE SE IN RITARDO. ♥
 

Alla prossima! ♥
 
Alys_90
 

BUONA LETTURA ♥
E grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto. ♥

 
Mi pietrificai totalmente.
Bloccata su quella misera sedia consumata dal tempo, il respiro mi si fermò.
Provai a muovermi, a cercare di liberarmi da quella spessa corda che mi tagliava i polsi.
Mossi le gambe, scalpitando con i piedi sul freddo pavimento della stanza.
Non volevo captare una sola parola in più detta da quel mostro.
Com’era possibile che una persona arrivasse a compiere gesti tanto cattivi?
Come poteva un giovane ragazzo diventare malvagio, riempiendo il proprio cuore del male più puro, oscurando ogni piccolo barlume di bontà?
Non me ne capacitavo.
La richiesta che quell’uomo mi aveva posto non avrebbe mai potuto realizzarsi.
Era stata un colpo al cuore, un morso letale che non mi avrebbe lasciata alcuna via di scampo.
Il capobanda mi squadrò, avvicinandosi maggiormente al mio viso.
Potei sentire un forte odore di fumo, misto ad alcool, penetrarmi nelle narici.
-Allora? Qual è la tua risposta definitiva?- domandò, sogghignando. -Vuoi salvare il ragazzino o vuoi salvare te stessa?-.
Lo guardai seria, strizzando gli occhi e socchiudendo appena le labbra.
-Salverò sempre Hayama.
Da qualunque situazione, da qualunque persona voglia fargli del male, da tutto ciò che potrebbe recargli danno.
Lui non si merita questo.. E’ un ragazzo speciale, gentile e sincero. Ed è amato-.
Terminai, prendendo fiato e cercando di mantenere un’espressione fredda e sicura.
Il delinquente, con occhi infuocati, si voltò per raggiungere i suoi seguaci.
-Quindi, se ho ben capito, ti sacrifichi per salvare il moccioso?-.
Digrignai i denti, nervosa. -Akito non è un moccioso! Lui è un UOMO! E sì! Sacrificherei tutto per lui.. Per vederlo vivere felice .. -.
Le parole mi si spezzarono in gola non appena mi resi conto che molto probabilmente non lo avrei mai più rivisto.
Una stretta di dolore mi contrasse lo stomaco. Tossii convulsamente.
-Bellezza, non posso di certo costringerti. Hai fatto la tua scelta. Hai deciso di risparmiare il biondino in cambio della tua .. -. Si fermò per un attimo, estraendo una lucida pistola dalla tasca dei pantaloni, per poi riprendere deciso: - .. vita.-.
Un violento colpo nei polmoni mi fece mancare il respiro.
Mi agitai, le mani iniziarono a tremare e il cuore a martellare talmente forte da uscire quasi dalla cassa toracica.
L’aguzzino mi puntò l’arma contro, togliendo la sicura un attimo dopo.
Osservai impietrita le sue dita su quell’aggeggio nero pece salde sul grilletto.
Scioccata, non fui capace di reagire, di urlare, di cercare di fuggire, nonostante i pericoli che avrei potuto correre.
Mi limitai a fissare quel ragazzo e quella pistola puntata verso di me.
-Le tue ultime parole?- disse, fiero.
La testa girò vorticosamente, facendomi cadere in uno stato di semi incoscienza.
-I.. Io..-. La pressione sanguigna si alzò e potei sentire il sangue scorrere velocemente sotto la pelle. -Akito.. ti amo-.
 
***
 
-Attento.. Non sforzarti troppo, Akito-.
Sana mi teneva per la vita, preoccupata che potessi inciampare lungo il vialetto d’ingresso dell’ospedale.
-Tranquilla principessa!-. esclamai, contornandole le spalle col mio braccio possente. -Sto bene-.
Sana mi guardò, sorridendo. -Forza, sediamoci-. Indicò una stretta panchina accanto ad un grande albero.
I medici mi avevano dato il permesso di poter stare un po’ all’aria aperta, prima del tanto atteso intervento che si sarebbe tenuto il giorno seguente.
Finalmente sarei tornato come un tempo: un ragazzo spensierato, che portava a termine i propri impegni con costanza, che usciva con gli amici e che trascorreva intere giornate con la ragazza che amava.
Ci sarebbero voluti alcuni mesi prima che potessi riprendermi completamente, ma la consapevolezza che sarei guarito non poteva non far sì che sprizzassi gioia in ogni istante.
Mi sedetti, aiutato da Sana.
Lei sapeva come risollevarmi nei momenti bui, sapeva starmi accanto nonostante le brutte esperienze vissute, sapeva amarmi come nessun’altro.
O forse, un’altra donna che mi amava talmente tanto da mettere a repentaglio la propria vita c’era.
Seka non mi aveva mai abbandonato, sebbene l’avessi ferita col mio rifiuto.
La sua confessione d’amore mi aveva letteralmente spiazzato.
Vederla soffrire mi era costato molto, ma sapevo per certo che non demordeva nelle situazioni nelle quali si trovava in difficoltà.
Si batteva per ciò in cui credeva, andando avanti e cercando di aiutare gli altri.
Aveva compreso il profondo amore che provavo per Sana e l’aveva accettato senza remore.
Non portava rancore né si mostrava invidiosa o possessiva nei miei confronti.
Seka era una semplice ragazza, con un cuore d’oro, che sapeva donare se stessa a chi ne aveva bisogno.
Desiderava salvarmi a qualunque costo. Per merito suo, sarei stato di nuovo l’Hayama che tutti conoscevano.
Un piccolo sorriso mi increspò le labbra, dettato dal fatto che senza di lei non sarei stato in grado di essere felice.
Guardai Sana scrutarmi con i suoi occhi color cioccolato.
Era talmente bella da bloccare ogni singola particella in movimento nel mio corpo.
-Perché mi guardi in quel modo?- le chiesi, lasciandomi scappare una breve risata. -Sono così bello?-.
Sana mi diede una dolce spintarella, dicendo: -E smettila, scemo!-.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere, attirando lo sguardo di alcuni passanti e una coppia di infermieri.
-Shhh ..! Akito, ci stanno guardando tutti!-.
Le gote di Sana si colorarono di un rosa tenue. Quel suo grazioso imbarazzo aumentò la voglia che avevo di lei.
-Avevi un’espressione troppo buffa!- esclamai, divertito.
L’attirai a me, baciandola sui morbidi capelli.
-Sei il solito pazzerello .. - enunciò, poggiando la nuca sul mio torace. - .. Ma ti amo oltre l’infinito, Hayama-.
Il mio cuore sussultò. Sentire la sua voce pronunciare quelle tenere frasi risvegliò di nuovo il desiderio di poter diventare un tutt'uno con Sana.
La posai le dita sul mento e la costrinsi ad alzare lo sguardo.
Le sue pupille scure brillavano sotto i raggi tenui della luna, luccicando di speranza.
Le nostre labbra, a pochi centimetri di distanza, si avvicinarono, avide di sentire l’una la delicatezza e il sapore dell’altra.
Mi sporsi ed eliminai l’esigua distanza che ci separava. La mia bocca, a contatto con la sua, emise un piccolo gemito.
La presi per le guance, ormai accaldate, e la baciai con passione, incurante delle persone che si fermavano a fissarci.
Il nostro amore avrebbe superato qualunque ostacolo, diventando più forte e potente nel corso degli anni che ci attendevano insieme.
Sana mi accarezzò il collo, bramosa di sentire la mia lingua fondersi nella sua.
Si accomodò sulle mie gambe, senza staccarsi dalle mie labbra bollenti.
Dopo un tempo interminabile, ci dividemmo controvoglia.
-Hey.. Stiamo attirando l’attenzione..- proferì Sana, mordicchiandomi il naso.
-Già, ma non importa. Ci amiamo e non c’è nulla di male in questo. Stiamo solo esternando il nostro amore, bellissima-.
Sana si lasciò andare ad un enorme sorriso e mi abbracciò.
Ricambiai, percependo il suo profumo aleggiare nell’aria.
-Ho voglia di te- le sussurrai nell’orecchio. Bisbigliai piano, assumendo un tono dolce e suadente.
Sana mi scrutò, sorpresa. La sentii muoversi leggera sulle mie ginocchia.
-Anch’io Akito. Non sai quanta-.
Non avrei più potuto resistere oltre. Mi alzai, facendola sobbalzare delicatamente a terra, e la presi per le mani, dicendole: -Vieni con me, amore mio-.
Sana incrociò le dita alle mie.
-Andiamo-.
 
***
 
Aya, seduta al mio fianco, si guastava una fresca bibita all’arancia.
Gomi ed Hisae, dopo la visita ad Akito, decisero di seguirci al bar dell’ospedale.
Fuka si era unita a noi, concordando sul fatto di lasciare soli Sana e Akito prima dell’intevento.
Dopo tutte le peripezie che avevano dovuto subire, quei due graziosi innamorati si meritavano davvero un po’ di felicità.
Ero emozionato di sapere che Hayama, di lì a poche ore, avrebbe sconfitto definitivamente la malattia.
Il migliore amico che avevo avuto sin dai tempi delle elementari e che consideravo ormai un fratello, avrebbe condotto una vita normale, accanto alla donna della quale era innamorato, senza più dover fare i conti con gli intralci che il destino gli aveva brutalmente riservato.
Sorrisi e sorseggiai dell’aranciata dalla lattina di Aya.
-Sono così contento!- esclamai, poggiando i gomiti sul tavolino color panna.
-Oh amore.. Anch’io lo sono!- strepitò Aya, dandomi un fugace bacio sulle labbra.
-Ragazzi, non avrei mai immaginato di poter vedere Akito in quello stato..- disse Gomi, ricordando la sera in cui Hayama era svenuto nel giardino di Sana.
-Nemmeno io.. Ma non voglio portare a galla quei brutti momenti. Dobbiamo solamente pensare alla guarigione di Akito, ora!- enfatizzò Hisae, addentando una patatina dalla confezione che si era comprata.
-Hai ragione!- articolò Fuka, battendo il palmo sulla plastica sottostante. -Akito è salvo e non dobbiamo rimembrare quegli attimi di tristezza. Forza!-.
Gomi abbozzò un sorriso, terminando frettolosamente la sua porzione di calamari fritti.
-Hayama è un grande.. Grazie alla sua famiglia, a Sana, a Seka e a tutti noi può uscirne vittorioso.. E sono certo che sarà sempre un vincente!- strepitai con enfasi.
-Lo conosciamo da troppo tempo, amici.. E sappiamo che è un duro, che non molla mai per nessuna ragione al mondo. Combatte per ciò che desidera, per ciò che ama e per se stesso. Domani sarà un grande giorno!-.
Aya si fiondò sul mio petto, tenendomi stretto a sé. -Tesoro, così mi fai commuovere!-.
Gomi, Hisae e Fuka si sciolsero in un sorriso fiducioso.
“Ti vogliamo bene, Akito”.
 
***
 
Dopo aver mangiato ed esserci rinfrescati con una buona bevanda, lasciammo il bar e ci dirigemmo al sesto piano.
Tsuyoshi si dimostrò legato ad Akito più di quanto avessi mai pensato.
Il loro rapporto di amicizia si rivelò essere solido, duraturo e complice.
Tutti noi tenevamo ad Akito e a Sana, al fatto che vivessero la loro storia nella sua totale pienezza.
Quell’esuberante ragazzina dai capelli rossi era stata la grande amica che ogni adolescente desiderava avere.
Sana mi aveva sostenuta nelle problematicità della vita quotidiana, nelle storie d’amore fallite e in quelle che sarebbero poi sbocciate, negli istanti importanti che avevano caratterizzato molti dei miei giorni.
E pure Akito occupava un posto speciale nel mio cuore. Dopo la nostra breve relazione, era diventato un amico prezioso. Potevo fare affidamento su di lui per confidenze o per organizzare eventi di notevole rilevanza, come i compleanni di Sana.
Potei capire le motivazioni che avevano portato Hayama a chiudere la sua storia con lei.
Non voleva farla soffrire ulteriormente, rivelandole di essere malato.
Tuttavia, la sorte si era rivelata a favore di entrambi.
Dopo tutto il dolore che ambedue avevano dovuto subire, erano giunti ad un accordo ed erano tornati insieme.
Si amavano profondamente e li ammiravo.
Io, Tsuoyshi, Aya, Gomi e Hisae giungemmo nell’oramai abituale corridoio, attendendo il ritorno di Akito e Sana.
Il signor Hayama, Natsumi, la signora Misako e Rei, seduti sulle succinte poltrone del reparto, si voltarono a guardarci, riconoscenti di essere costantemente accanto ai loro figli e parenti.
Ci accomodammo e iniziammo a ipotizzare dove si fossero appartati i nostri due cari amici, sinchè il cellulare di Rei squillò, facendoci trasalire dallo spavento.
Rei prese il telefono dal taschino della giacca, si rizzò in piedi e si isolò in un angolo.
Stette ad ascoltare silenzioso ciò che il suo interlocutore gridava dall’altro capo.
Sì, gridava. Lo potei sentire chiaramente.
Ad un certo punto, Rei divenne pallido. Gocce di sudore gli imperlarono la fronte.
Gli occhiali da sole gli caddero sula naso, storcendosi.
-Co.. come dice? Sta scherzando?!-.
L’attenzione dei presenti si rivolse a Rei. Dopo alcuni minuti, riattaccò, bianco in volto.
Si avvicinò a passo veloce.
-Dove sono Akito e Sana?!- latrò, agitato.
-Rei che succede?-. La signora Misako si alzò, in contemporanea a tutti noi.
Rei, non sostenendo il suo stesso peso, cadde sul linoleum rovinato.
-E’ successa una cosa terribile .. Oddio ..-.
Si portò le mani al viso, togliendosi le lenti scure che gli coprivano gli occhi.
-Rei .. Parla, ti prego .. -. Mi accostai a lui, carezzandogli la spalla.
-Fuka ..-. Mi fissò negli occhi. -Seka è ..-.
In attesa, sentii una pressione premere nelle tempie.
Pensai al peggio possibile, avvertendo una brutta sensazione avvolgermi.
-Seka è ..-. 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 24-Trust. Love. Terror. ***


Ciao a tutti/e! ^-^
Eccomi con il capitolo 25! ♥
Scusate ancora il ritardo, ma state tranquilli/e, la storia avrà una conclusione! :-)
Ringrazio coloro che hanno recensito: NamyMoon, Gaiuccia e carmy_chan. ♥
Grazie per le vostre bellissime recensioni! *-* Sono fantastiche! ♥
Grazie anche a coloro che aggiungono la storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥
E un grazie di cuore anche a chi legge soltanto! ♥
Piccolasognatrice91 ho aggiornato oggi! ;-)
Ragazzi/e che dire, spero vi piaccia anche questo capitolo! ^-^
 

Alla prossima!
 
Un bacio grande! ♥

 
Alys_90
 
BUONA LETTURA ♥
E grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
Guardai preoccupata Rei portarsi le mani alle tempie, balbettando: - Seka è .. -.
Mi inginocchiai accanto a lui, posandogli una mano sulla spalla e incitandolo a continuare. - Rei, forza, dicci che succede ..-. La voce mi tremò leggermente.
Rei posò il suo triste sguardo sul mio, per poi adagiarlo sui volti inquieti dei presenti.
- Rei, avanti! Cos’è successo a Seka? - proruppe nervosamente la signora Kurata.
Rei si issò gli occhiali da sole sul viso, cercando di nascondere l’angoscia che non voleva lasciar trapelare.
Si rialzò adagio, portandosi le braccia sui fianchi. - Seka è scomparsa -.
Smisi di respirare per un istante, credendo di non aver captato bene quelle parole. Osservando, però, l’espressione della madre di Sana, del padre di Akito e di tutti gli altri, capii di non essermi sbagliata.
- Come scomparsa?! Che vuoi dire Rei?! - strepitò Tsuyoshi in preda al panico.
Prima di continuare, Rei trasse un profondo respiro. - Mi ha appena chiamato il signor Kobayshi. Era agitato e imprecava che sua figlia tornasse. Inizialmente non capivo cosa potesse essere accaduto, così gli ho chiesto gentilmente di calmarsi e di darmi spiegazioni. Ha detto che Seka è sparita. È uscita di casa per fare una passeggiata nel parco lì vicino e non è più rientrata -.
Rimasi senza parole. Non trovai nemmeno la forza per correre a cercare Sana e Akito.
Ero immobile, paralizzata in quelle strazianti parole che mi trafissero il cuore.
Dovevamo trovare Seka. Era l’unica salvezza per Hayama. Senza di lei .. lui .. sarebbe morto.
Quel pensiero mi fece un male assurdo, inconcepibile, infinito.
Lacrime salate scesero prepotenti sulle mie guance.
Il silenzio intorno a me aleggiava in tutto il suo dolore. Nessuno aveva avuto il coraggio di reagire a ciò che aveva detto Rei.
Sembrava che il mondo si fosse fermato da un momento all’altro, risucchiando la speranza che covava in noi.
- Do .. Dobbiamo subito avvisare Hayama .. Dobbiamo cercarli e dir loro che Seka è .. Oh, Dio mio! -. Il signor Hayama crollò sul freddo pavimento, reggendosi la testa fra le mani. - Perché?! Perché deve succedere tutto questo?! Perché Akito non può semplicemente guarire e vivere la propria vita accanto alle persone che ama?! Non voglio perderlo! -. I suoi singhiozzi atroci echeggiarono nel corridoio deserto.
- Papà! -. Natsumi corse incontro al padre, sorreggendolo per aiutarlo a rialzarsi.
- Papà, ti prego non dir .. -.
- No! Figlia mia, se perdo uno di voi, perdo tutto! Ho già perduto tua madre e non voglio che anche Akito se ne vada! Lui è giovane, brillante, in gamba .. È amato .. È un bravo ragazzo e non merita di .. -.
- Papà, no! Ritroveremo Seka, te lo prometto ... -. Natsumi abbracciò il padre.
La disperazione negli occhi del signor Hayama mi colpì talmente tanto al punto di scoppiare in un pianto dirotto.
- Fuka ... -. Dita calde e dolci mi sfiorarono le gote. Scrutai Aya di fronte a me con gli occhi lucidi. - Non piangere.. -.
L’abbracciai forte, accogliendo tra le mie braccia, pochi istanti dopo, Hisae.
Il calore dei loro corpi mi calmò, ma non abbastanza da scacciare la paura che premeva lancinante nel petto.
- Ragazzi, Seka non può essersi allontanata di sua spontanea volontà. Non l’avrebbe mai fatto. Qualcuno l’ha portata via! - riflesse ad alta voce Naozumi.
- Sì, concordo. Seka non sarebbe capace di fare una cosa simile .. Il padre ha già chiamato la polizia? - chiese la signora Misako, volgendosi verso Rei.
- Sì, le ricerche sono iniziate qualche ora fa. Al parco non sono state trovate tracce né indizi che possano condurre a cosa sia successo. Stanno cercando dei testimoni che erano presenti .. -.
Per quale motivo stava accadendo? Perché Sana e Akito non potevano essere liberi di vivere il loro amore in modo allegro e spensierato come facevano gli innamorati? Perché, dopo tutto quello che aveva dovuto subire, Akito era ancora in pericolo?
Non riuscii a capacitarmi di come la situazione era completamente mutata.
Un attimo si è al settimo cielo per vedere realizzati i propri desideri e l’attimo dopo si è di nuovo in quell'universo di tenebre e sofferenze dal quale hai cercato disperatamente di fuggire.
- Dobbiamo trovare Sana e Akito .. immediatamente! - rintronò Gomi, prendendo Hisae per mano e dirigendosi verso l’uscita.
- Andiamo, tesoro! -. Tsuyoshi e Aya corsero veloci nella stessa direzione.
- Fuka, vieni con me -. La voce di Naozumi mi permise di uscire da quello stato di trance nel quale ero caduta. - Seguiamo gli altri. Più siamo, meglio è -.
Intrecciò la sua morbida mano alla mia e insieme ci dirigemmo lungo le scale di quel che ormai consideravo un posto maledetto.
Nella fugace corsa, mi girai verso gli altri, rimasti seduti sulle poltrone d’attesa.
Vidi la signora Misako parlare animatamente con Rei e il padre di Akito scoraggiarsi sempre più, nonostante i gesti d’amore e d’affetto che Natsumi gli riservava in ogni istante.
Nessuno di noi poteva perdere Akito. Lui era essenziale nelle nostre vite, nei momenti che caratterizzavano le nostre turbolente ma gioiose esistenze.
No ... Non sarebbe finita così!
 
***
 
Le stelle brillavano sull’immenso manto blu della notte.
La luna splendeva limpida sopra di noi.
La rugiada che ricopriva la grande distesa verde sulla quale ci eravamo distesi, mi bagnò la pelle nuda.
Un grande albero sovrastava le nostre teste, imponendosi in tutta la sua maestosità.
Il piccolo cespuglio che ci nascondeva si muoveva dolcemente al soffiare del vento.
Akito mi adagiò sul prato umido, baciandomi con passione.
Mi morsicò le labbra, facendomi sussultare di piacere.
Un flebile gemito uscì dalla mia bocca, vogliosa di trovare di nuovo quella di Hayama.
Posò la fronte sulla mia, guardandomi negli occhi per un breve istante, prima di fiondarsi sul mio collo.
Posò delicati baci che mi fecero rabbrividire dalla voglia che avevo di lui.
Lasciò una scia bagnata sul mio petto, giungendo infine alla pancia.
Mi succhiò la pelle, assaporando il profumo che emanava.
Gli strinsi la testa, carezzandogli i capelli. Un altro gemito risuonò nell’aria.
Akito mi osservò ancora, sorridendo dolcemente.
Lo attirai a me, baciandolo senza mai prendere fiato.
Mi slacciò piano la cintura dei jeans, aprendo la zip poco dopo.
Sentii le sue dita farsi strada sui miei slip color avorio, zigzagando tra le cosce.
Avvolsi la sua lingua nella mia, consapevole di star vivendo ciò che avevo bramato da tempo.
Ad un tratto, Hayama si fermò, posando un'altra volta gli occhi sui miei.
- Sana, sei sicura? Se non ti senti pronta, posso smett ... -.
- Shhh ... -. Gli posai l’indice sulle soffici labbra. - Continua, Akito ... Ti prego ... - lo implorai, riprendendo a sentire il calore che mi avvolgeva.
Puri brividi di passione mi solcarono le braccia e ogni mia parte del corpo.
Hayama riprese la deliziosa tortura che aveva interrotto poco minuti prima.
Il mio cuore sussultò al contatto della sua mano nella parte più intima.
Chiusi gli occhi, assaggiando di tanto in tanto il sapore della pelle di Akito.
Ansimai, spogliandolo prudentemente per evitare di fargli male.
Hayama mi prese il viso e lo strinse forte, sussurrando: - Non ti lascerò più andare ... Non ti perderò ancora ... Ti prometto che sarò forte, che non mollerò mai ... Ma tu, Sana, devi starmi accanto ... Sempre, qualunque cosa accada -.
- Non ti abbandonerò mai, Hayama. Ti giuro che sarò la compagna della tua vita ... La ragazza che ti guiderà nelle scelte che farai ... La ragazza che condividerà insieme a te le bellissime esperienze che ti attendono ... La ragazza che ti sorreggerà quando ti sembrerà che tutto ciò che hai costruito ti crollerà addosso ... La ragazza con cui ... -. Mi fermai, sorridendo.
- Con cui ... ? - mi incitò Akito, trapassandomi l’anima con i suoi meravigliosi occhi ambrati.
- Con cui avrai degli splendidi bambini ... -. Lacrime di felicità mi inumidirono il volto.
A quell’affermazione, Hayama si chinò per darmi un ennesimo bacio. Un bacio unico e indimenticabile, sigillo del nostro amore inesauribile.
- Ti amo, Sana -. Il battito del mio cuore accelerò ulteriormente.
- Ti amo, Akito - risposi, accarezzando il suo dorso bollente.
Dopo alcuni secondi, sentii Hayama dentro di me. Diventammo un tutt’uno.
Provai una magnifica sensazione di estasi. Il mio corpo fremeva ad ogni spinta di Hayama.
Mi aggrappai ferocemente alle sue braccia, lasciandogli tenui graffi sulla pelle.
Gemette, ansimante, mentre lo attorcigliavo a me.
Sospirai sempre più forte, sinchè non urlai dal piacere che quel ragazzo dai capelli oro mi stava donando.
Fremetti sotto il suo peso, lasciando che tutto ciò che avevo trattenuto nei polmoni sino a quel momento esplodesse.
Akito, con un ultimo e lungo gemito, allentò le spinte, affondando lievemente.
Sussultai quando lo sentii uscire dal mio corpo, ancora inebriata dall’emozione che avevo provato.
Si coricò accanto a me. Mi guardò, increspando le labbra in un sorriso che avrebbe sciolto chiunque.
Gli presi la mano e incastrai le mie dita nelle sue. Lo squadrai, sorridendo a mia volta.
- Wow ... È stato fantastico - sussurrò, dandomi un fuggevole bacio sulla fronte sudata.
- E sei bellissima, Sana. Sei la creatura più splendida che abbia mai conosciuto -.
Inspirai lentamente, incapace di rispondere. Ero senza parole.
Lo amavo oltre ogni cosa e quelle frasi mi avevano commossa. Rimasero impresse non solo nel mio cuore, ma anche nella mia mente.
- Oh, Hayama ... -. Mi sedetti sulle ginocchia, chinandomi su di lui.
Il suo profumo mi riempì le narici. Lo toccai sul petto nudo. Tremava.
- Akito, hai freddo? Ti senti bene?  - chiesi, nervosa.
Hayama mi scrutò calmo. - No, piccola. Sto bene. Ci sei tu qui con me -.
Mi accoccolai sul suo torace, ascoltando i battiti del suo cuore accelerare.
Restammo abbracciati per un tempo interminabile, fino a che una voce strozzata ci ridestò dal nostro torpore d’amore.
 
***
 
Mi svegliai intontita, con la testa che pulsava.
Le tempie facevano male e le gambe non ressero quando provai ad alzarmi.
Mi resi conto di non poter emetter alcun suono a causa dello straccio che mi tappava la bocca.
Mi guardai attorno, nella fioca luce della stanza. Piccoli oggetti erano statati accatastati in un angolo, tavoli e sedie di legno giacevano a terra, scassati, e una cassapanca di un’altra epoca troneggiava di fianco alla porta.
Cercai di ricordare il motivo per il quale mi trovavo in quella camera.
Improvvisamente, un dolore pungente si fece strada tra le ossa del braccio destro, facendomi ricadere con un tonfo.
Massaggiandomi, potei sentire del sangue rappreso sul punto dolorante.
Nel momento stesso in cui mi chiesi come avessi fatto a finire in quel posto orribile e cosa mi fosse successo, sentii delle voci provenire dall’altra parte di quell’ammasso di legno marcito che fungeva da uscio.
Prestai attenzione e ascoltai.
- Sì, questo è il piano. Il ragazzino non deve scamparla liscia! -.
- Già, dobbiamo fargliela pagare! -.
- Allora capo, è deciso. Faremo così! -.
Il terrore non mi permise di respirare quando ricordai.
Il parco. Il gruppo di delinquenti. Il rapimento. La richiesta di uccidere ... No. Non volevo far riecheggiare quelle parole nella mia mente.
Mi avevano puntato un’arma contro, ma non avevano sparato.
Probabilmente ero svenuta, ma non riuscivo a spiegarmi quella profonda ferita sul braccio.
Cos’avevano in mente? Perché non mi avevano eliminata? Quale sarebbe stato il mio ruolo in quella faccenda?
Non avrei mai permesso che mi usassero per fare del male ad Hayama. L’avrei salvato da qualsiasi situazione.
Udii dei passi farsi più vicini, per poi fermarsi bruscamente.
- E della ragazzina cosa ne facciamo? -.
Mi coprii la bocca, per la paura di poter urlare, nonostante lo straccio logoro. Emisi brevi sospiri agitati.
- Mmm ... La ragazzina, dici. Le ho messo un po’ di paura e sicuramente adesso obbedirà ai miei ordini -.
Chiusi gli occhi, trattenendo le lacrime.
- Forza, andiamo. Mettiamo fuori gioco quel bamboccio dai capelli biondi! -.
- Sì! -. Un coro di voci riempì la stanza e mi penetrò nelle vene, raggelandomi.
I passi ripresero. La maniglia si abbassò piano.
Avrei giurato che il mio cuore si sarebbe fermato proprio in quell’istante.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 25-I will find you, you will save me (POV Akito/POV Seka) ***


Ciao a tutti/e! :)
Ed eccomi tornata a pubblicare un altro capitolo! Finalmenteeee ... ! ♥
Scusate questo ritardo assurdo! Spero di riuscire ad aggiornare più spesso avendo terminato l'università e lavorando al mattino!
Spero che comunque continuiate a seguirmi e che questo capitolo sia di vostro gradimento! ♥
Grazie a coloro che hanno recensito il precedente capitolo e a coloro che mi supportano sempre!
Alla prossima! :)
Un bacione grandissimo! ♥


Alys_90

BUONA LETTURA ♥
E grazie ancora a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


Mi voltai e vidi Fuka e gli altri chiamarci a squarciagola dall’ingresso dell’ospedale.
La loro espressione sconvolta e allarmata non prometteva nulla di buono.
Sana mi guardò preoccupata, stringendo gli occhi dalla paura che stava per attanagliarle il cuore.
-Per quale motivo ci stanno chiamando con questo tono spaventato?- sussurrò Sana in preda al panico.
-Non ne ho idea, ma è meglio se usciamo allo scoperto. Sembrano più che spaventati!-.
Controvoglia, uscimmo entrambi dal piccolo cespuglio che ci aveva nascosti, in modo da raggiungere i nostri amici.
-Eccoci!- esclamai, avvicinandomi al gruppo. -Che succede?! Perché siete così ansiosi?!- .
Sana mi strinse la mano ancor più forte. Potei provare sulla mia pelle la brutta sensazione che molto probabilmente stava vivendo in quell’istante, temendo di ricevere altre cattive notizie sul mio stato di salute.
I miei occhi saettarono da Tsuyoshi a Rei, che in un battibaleno mi prese per le spalle, imprecando: -Oddio! Dove siete stati per tutto questo tempo?! È accaduta una cosa orrib … -.
-Rei!-. La signora Misako lo zittì con un’occhiata glaciale, per poi rivolgersi a me e a Sana con tono calmo. - Akito. Sana. Seka è scomparsa-.
Il mio cuore si frantumò in una miriade di pezzi. Spalancai gli occhi per la sorpresa, subito sostituita dal terrore e dall’angoscia.
Sana si sciolse dalla nostra stretta , portandosi una mano alla bocca e sussurrando: -Che cosa? Mamma, no … Non può essere!-.
Si accovacciò a terra, singhiozzando disperata. Le lacrime le scesero lungo le candide guance, lasciando una scia bagnata di dolore e rabbia.
D’istinto mi abbassai e l’abbraccia forte, carezzandole dolcemente la chioma rossa.
-Amore mio, la ritroveremo. Te lo prometto-. La mia voce tremava e mi chiesi se credessi veramente in ciò che avevo detto pochi secondi prima.
-Sana, forza … -. Fuka si avvicinò e si unì al nostro abbraccio. Il suo respiro caldo si posò sul mio collo, mentre le sue braccia accolsero Sana.
-Fuka, sono stanca! Quand’è che avrò la certezza che Akito resterà al mio fianco per sempre?! Eh?! Quando?!-.
Ascoltai le sue parole e uno squarcio nel petto mi tolse il respiro.
La mia dolce Sana non si dava mai per vinta, per nessun motivo al mondo e, per tal ragione, vederla in quello stato sofferente mi annientava dentro.
Nonostante si parlasse della mia vita, io non pensavo ad altro se non a proteggere Sana e a renderla felice. Desideravo vederla sorridere come un tempo, sentirla mia infinite volte e tenerla al sicuro dal dolore.
-Figlia mia, non piangere!-. La signora Misako avvinghiò Sana al proprio corpo, trasmettendole tutto il calore e l’affetto che solo una madre è in grado di fare.
-Akito … -. Tsuyoshi mi squadrò, piangendo in silenzio. -Dobbiamo trovare Seka. Tutti noi pensiamo che non se ne sia andata volontariamente. Le è successo qualcosa-.
Non riuscii più a connettere i pensieri, i discorsi e ciò che stava accadendo intorno a me. Stavo continuando a fare del male alle persone che amavo: a papà e Natsumi, che avevano i volti rigati da gocce salate senza alcuna speranza, ai miei amici, tristi e arrabbiati per la mia condizione, a Seka, la mia bambolina dal cuore tenero e a Sana, colei che rappresentava il mio universo e le mie certezze più belle.
Ero distrutto e non potei trattenermi ulteriormente. Feci uscire dai polmoni il mio odio e la mia collera per quella disgustosa condizione che stavo attraversando ormai da troppi mesi.
Un urlo squarciò il cielo stellato, risuonando nell’aria. Battei un pugno sul freddo lastricato, che si crepò leggermente.
Sana smise di piangere, fissandomi sbalordita. -Hayama … -.
Si sciolse dall’abbraccio della madre e venne verso di me con le calde iridi cioccolato velate da lacrime tenui. -Hayama … -. Ripeté il mio nome ancora tante volte, prima di stringermi forte, affondando la lunga chioma dei suoi capelli sul mio torace.
-Principessa … Lo so, provo ciò che stai provando tu adesso. L’empatia tra noi due è talmente forte che niente e nessuno può distruggerla. Non siamo più in grado di sostenere questa situazione. Ogniqualvolta si presenta un barlume di fiducia per la mia guarigione, succede qualche fatto orribile che lo spegne in un battibaleno. Ma … -. La presi per le gote, obbligandola a guardarmi dritto negli occhi. -Sappi che non è colpa tua, solo mia-.
Sana mi posò le dite rosee sul viso, donandomi una carezza carica d’amore. -Akito, non dire così, ti prego. Io … -.
-Sana … -. Posai lo sguardo a terra, facendo ricadere qualche ciuffo ribelle sulla fronte. -Il mio compito ora è trovare Seka. Non lascerò che paghi lei le conseguenze per ciò che mi è accaduto. Non lo permetterò mai!-.
Detto ciò, la superai, correndo a perdifiato verso l’uscita dell’ospedale. Medici ed infermieri sbatterono contro il mio corpo, cercando di fermarmi.
-Akito, aspetta! Torna indietro!-. Un coro di voci che riconobbi appartenere a Tsuyoshi, Aya e agli altri si fece strada alle mie spalle.
Mi voltai per pochi secondi. Papà e Natsumi correvano a perdifiato con i miei amici, gridando il mio nome.
L’unica persona che era rimasta immobile, paralizzata in una morsa di pura sofferenza, era stata lei, Sana. Nei suoi occhi il vuoto più buio e più grande che avessi mai visto.
Il cuore si contrasse in fitte dolenti, ma non avevo altra scelta se non quella di andare avanti, ignorando i suoni straziati di coloro che mi imploravano di restare e lo sguardo di quella bellissima ragazza che amavo oltre ogni cosa possibile.
Era necessario dare un taglio netto al verbo soffrire e l’avrei fatto a qualsiasi costo. Qualsiasi.
 
***
 
 
-Ragazzina, vuoi stare ferma?! Accidenti!-.
Il mostro che mi aveva catturata mi osservò con aria minacciosa. -Non ti è bastata la lezione, eh?! Avanti, rispondi!-.
Dopo essere stata costretta a cambiarmi d’abito, indossando uno stupido camice bianco sporco, stavo seduta nel piccolo furgoncino appartenente a quella banda di delinquenti.
Esaminai la benda, impregnata di sangue rappreso, attorcigliata intorno al braccio. Lo sgomento si riaccese dentro di me e una scarica di paura mi attraversò da capo a piedi.
Inginocchiata a terra in quello stretto spazio circondato da facce malvagie, mi dondolavo impaurita, chiedendomi dove fossimo diretti.
-Sì … -. Un flebile suono uscì dalle mie labbra, provocando un sorriso sinistro al capobanda.
-Bene bene. Immagino che tu voglia sapere dove stiamo andando. Ti accontento subito, baby. La nostra meta è l’ospedale e indovina un po’? Ti ho conciata in quel modo - disse, facendo un cenno col capo nella mia direzione -per una precisa ragione, ossia spacciarti come una dipendente dell’istituto e scambiare i campioni del tuo dolce amichetto-.
-No!- esclamai, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. -Non lo farò mai!-.
Le pupille infuocate del mio interlocutore si accesero, penetrandomi nell’anima.
Mi si scaraventò contro, urlando: -Ora mi hai davvero scocciato! Tu farai quello che dico! Chiaro?! Domani effettuerai l’esame e poi scambierai i campioni! E fingi bene, altrimenti non la passerai liscia!-. Mi strinse la mano sudicia sulle guance, premendo con forza. Un sottile rivolo di sangue si posò sulle mie labbra, provocato dall’impatto della stretta.
Mi lasciò, scrutandomi ripugnante. -Voglio quel biondino fuori dai giochi!-.
Pulendomi con l’orlo della manica, lo guardai, chiedendo: -Ma che ti ha fatto Akito, eh?! Che ti ha fatto?!-.
Il ragazzo mi rivolse uno sguardo carico di disprezzo, mormorando: -Sono io, qui, che faccio le domande. Zitta, ragazzina-.
Chiusi gli occhi, atterrita.
Non avrebbero mai lasciato in pace Hayama. Lo odiavano e non riuscivo a comprenderne il perché.
Mi accasciai lungo la parete del mezzo, incapace di proferir parola. Mi limitai a piangere, emettendo qualche gemito strozzato.
L’indomani mi sarei sottoposta all’esame per donare ad Akito il mio midollo osseo, inventando chissà quali scuse escogitate da questo clan di criminali impazziti.
Poi, avrei dovuto scambiare il liquido estratto con un altro non compatibile, che sarebbe stato destinato ad Hayama.
Posai la testa sulle braccia e mi chiusi a riccio, credendo in tal modo di poter allontanare la paura.
Il piano era stato ben escogitato nei minimi dettagli da quei teppisti, che non mi avrebbero lasciato alcuna via di scampo. Dopo esserci nascosti per una notte nei pressi dell’ospedale, avrei dovuto portare con me questa stupida divisa e attuare il tutto.
La scelta era una e consisteva nel non rivedere più la mia famiglia, i miei amici e Akito.
“Hayama, ti amo talmente tanto … Loro mi ucciderebbero se non obbedisco agli ordini … Ma non posso farti questo, non posso … Salvami, ti prego!”.
Una potente frenata mi fece sobbalzare e picchiare la testa contro il soffitto della vettura.
-Ed eccoci arrivati!-. Il mio carnefice si alzò, pronto per aprire gli sportelli del mezzo e parlare con coloro che guidavano.
Mi alzai appena per raggiungere il finestrino e poter dare così un’occhiata  all’esterno. Potei notare alcuni metri più in là un imponente edificio costellato da una grande massa di piccole luci. “È l’ospedale! Sono vicina. Se solo potessi …"-.
Mentre stavo escogitando un modo per fuggire da quel gruppo di malviventi, vidi una testa bionda risaltare sotto le luci dei lampioni sul marciapiede.
Esaminai meglio il profilo e ne riconobbi subito … -Akito! Akito, sono qui!-.
Strillai con tutto il fiato che avevo, cercando di attirare la sua attenzione, battendo i pugni sul vetro incrostato.
-Hey!-. Un telo dall'odore acre mi si posò sulla bocca, impedendomi di respirare.
-Mmm … -. Continuai a battere il finestrino con la poco forza che mi era rimasta, sperando che Akito mi sentisse.
L’ultima cosa che vidi prima di cadere in un sonno profondo furono due occhi ambrati posarsi sui miei.
 
 
 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26-Mortal threat ***


Hola! :D
Capitolo 26 postato! ♥
Spero vi piaccia, anche se molto triste .. :(
Ci sentiamo a fine capitolo! ♥


BUONA LETTURA ♥
E grazie ancora a chi recensice a e a chi legge soltanto ♥


Quando la vidi attraverso quel vetro sporco, il mio cuore ebbe un sussulto.
Sì, era proprio lei, ne ero certo.
Seka batteva i piccoli pugni sul finestrino ed urlava il mio nome.
Mi pietrificai, preso dal panico. La mia migliore amica si trovava in pericolo ed io dovevo salvarla, a qualunque costo.
Mi precipitai verso il furgoncino bianco ed entrai dalla portiera posteriore, aperta.
Ciò che vidi mi fece smettere di respirare per alcuni istanti. Il delinquente che mi aveva insultato e picchiato tempo addietro se ne stava accovacciato a terra, con Seka tra le braccia. Un fazzoletto giallognolo le ricopriva la bocca ed il naso, impedendole di respirare.
Seka si dimenò per alcuni secondi, prima di incrociare il mio sguardo e chiudere gli occhi.
Il ragazzo si voltò e quando mi vide sfoderò un sorriso strafottente.
-Oh, guarda guarda chi abbiamo qui! Cercavamo proprio te, sai? Questa è la tua amichetta, giusto? Mmm .. Lo sai che è proprio carina?- disse, accarezzando le gote di Seka.
Un fremito di rabbia mi ribollì nel sangue, penetrandomi nel petto. Alzai il braccio e gli sferrai un pugno in pieno viso.
Quel verme cadde a terra, grugnendo di dolore. Il suo naso prese a sanguinare e sul labbro iniziò ad aprirsi un taglio profondo.
-Razza di bamboccio inutile! Io ti ammazzo!-.
Non mi lasciai intimorire dalle sue minacce e, approfittando della situazione, mi rannicchiai accanto a Seka, abbracciandola. -Seka! Ti prego, svegliati! Mi senti? Apri gli occhi, forza!-. Le accarezzai i morbidi capelli color cioccolato e il viso, la cui pelle sembrava diventata di ghiaccio.
Il mostro si dimenava continuamente, in preda alla sofferenza. -Questa me la paghi! Stanne certo! Ragazzi, venite qui!- urlò, agitando le gambe.
Alzai la testa di scatto. Due figure possenti si stavano avvicinando al retro del furgone.
-Seka, avanti, svegliati! Dobbiamo andare!-. La mia voce supplichevole non servì a farle aprire gli occhi.
-Hey, ragazzino!-. Il tono malvagio di uno di quei tizi mi raggelò. -Dove credi di andare, eh?-.
Con tutta la forza che possedevo, presi Seka tra le braccia, scansai con un colpo veloce i due enormi uomini ed iniziai a correre sull’asfalto nero pece.
-Prendetelo, idioti!-.
-Agli ordini capo!-.
Mi voltai e li vidi seguirmi. Cavolo, erano veramente veloci. Nonostante la mia debolezza fisica però, anch’io correvo al massimo lungo la strada dell’ospedale.
Quando giunsi al vialetto dell’entrata principale mi guardai attorno, ma non vidi anima viva.
“Ma dove sono andati tutti?! Accidenti!-".
La porta a vetri scorrevole distava ancora molto e, non essendoci nessuno nei paraggi, il terrore di non raggiungerla e di non salvare la dolce ragazza che dormiva sul mio torace si propagò in ogni parte del corpo.
-Aiuto! Qualcuno mi aiuti!- gridai, sentendo l’eco propagarsi tutt’intorno.
Quando vidi le ombre scure e robuste dei due criminali avvicinarsi furtivi, riprese a correre, ma sempre più debolmente.
-Non ce la farò mai .. - sussurrai. La forza fisica mi aveva abbandonato negli attimi in cui avevo corso a perdifiato per raggiungere l’ospedale ed ora, che era a pochi passi da me, non vedevo vie d’uscita. Non dovevo permettere che Seka andasse di nuovo nei guai per colpa mia e, soprattutto, non dovevo lasciarmi avvolgere dalla spirale di tenebre che di lì a poco mi avrebbe risucchiato.
Non appena la speranza di riuscire a salvarci si affievolì sino a scomparire, vidi, in lontananza, una figura mingherlina uscire dalla porta e correre verso di noi.
La riconobbi subito.
Sana si affrettava, le mani in aria e il volto ricoperto di lacrime.
-Akito! Oh mio Dio!- gridò. Ci raggiunse poco dopo, abbracciandomi. Seka si incastrò tra di noi, aderendo ai nostri corpo accaldati.
-Che è successo?! Oddio, Seka!-. Sana la toccò leggermente sul braccio, attorno al quale vi era una fascia ricoperta di sangue secco.
-Ora non posso spiegarti! Dobbiamo portarla subito dentro! Forza, Sana! Ci sono degli uomini che mi stanno seguendo .. -.
-Sì, vieni, ti aiuto. Dobbiamo chiamare gli altri! Sono tutti di sopra e .. -.
-Bene bene! Eccovi qui!-.
Io e Sana ci voltammo al suono di quella voce così rude e cattiva. Ancora lui .. ancora quel malvivente subdolo e che avrei volentieri ripreso a pugni.
Sana mi strinse il polso, impaurita. -Akito, chi è quel ragazzo?- domandò, tremando.
Le rivolsi uno sguardo carico d’ansia, cercando invano di mascherarla.
-Chi sono io, dici? Mmm .. Lo vedi quel tipetto viziato accanto a te? Ecco io sono colui che vuole metterlo letteralmente fuori dai giochi!-.
Sana strabuzzò gli occhi, girando il capo nella mia direzione. Il profumo dei suoi capelli, mossi dalla leggera brezza della sera, mi inebriò le narici.
-Hayama .. Che significa .. ?-. Le lacrime di Sana sgorgarono sul suo viso più impetuose di prima.
Strinsi forte Seka per avere la certezza di averla ancora nel mio grembo, dicendo: -Sana .. Devi andartene .. Ora!-.
Lei mi guardò, allargando le iridi incantevoli, per poi lasciare la presa dal mio braccio. -Cosa?! No, assolutamente! Non abbandonerò te e Seka .. Mai!-.
-Hahaha! Ma per favore .. Smettetela con questa sceneggiata stomachevole!-. Il boss si coprì il naso, che nel frattempo aveva ripreso a sanguinare copiosamente.
Sana lo osservò terrorizzata, ignara della situazione nella quale io e Seka ci eravamo ritrovati poco tempo prima con quella banda criminale.
-Che vuoi da noi?!- gli urlò contro, senza smettere di singhiozzare.
Il ragazzo, ignorando la domanda di Sana, estrasse una lucida pistola e la puntò contro di noi.
Un silenzio assurdo ed opprimente si propagò nell’aria.
Il mio cuore smise di battere e i polmoni non riuscirono ad incanalare alcun soffio vitale.
Non mi mossi, ma strinsi Seka sino a lasciarle, probabilmente, dei segni sulla candida pelle.
Dopo pochi secondi, un potente “bang” risuonò attorno a noi.
 
***
 
-Fuka, prendi questo-. Alzai lo sguardo, incrociando gli occhi di Aya.
Tra le mani teneva un recipiente di plastica arancione dal quale fuoriusciva del fumo leggero. -Ti ho portato del thè caldo-.
Sorrisi, grata di avere un’amica così premurosa. -Grazie Aya, ne avevo davvero bisogno-.
Non vedevo l’ora che le cose ritornassero com’erano sempre state un tempo.
Desideravo che Akito guarisse, che Sana riconquistasse la memoria e che Seka tornasse.
Desideravo che tutti noi ricominciassimo ad essere la storica compagnia di amici spensierati e senza problemi.
Desideravo che i miei due migliori amici vivessero la loro storia d’amore senza intralci né problemi.
Nessuno di noi aveva più ricevuto alcuna notizia da quando Hayama si era dileguato nell’oscurità della notte per cercare Seka. Un misto di paura e sconforto si diffuse dentro di me, dopo aver appurato che forse non lo avrebbero più trovato.
Mi guardai attorno. La signora Misako e Rei stavano seduti nelle poltroncine del corridoio, confabulando sottovoce, Naozumi, poggiato al muro, fissava il pavimento, Tsuyoshi sussurrava qualcosa ad Aya, seduti accanto a me.
Il signor Hayama, Natsumi ed il padre di Seka, invece, avevano deciso di parlare col medico e con l’agente di polizia che era giunto sul posto dopo la scomparsa di Akito.
La loro disperazione era cresciuta in maniera spropositata, ingigantendo il dolore e la sofferenza che provavano.
-Forse è meglio se andiamo di sotto da Sana .. - disse Aya, lanciando un’occhiata a Gomi e Hisae in piedi accanto all’ingresso del reparto.
-Voleva stare un po’ da sola. Lasciamole ancora qualche momento .. - sentenziai, sorseggiando la mia bevanda calda.
-Sì, hai ragione- sentenziò Tsuyoshi, stringendo la mano della sua fidanzata.
Mi alzai, camminando lentamente verso la grande finestra di vetro che dava sull’entrata dell’ospedale. -Che brutta situazione .. Ragazzi, voglio che finisca tutto al più presto!- esclamai, sentendo gli occhi bruciare.
Aya si alzò, abbracciandomi per la schiena. -Fuka, non ti abbattere. Sei una delle persone più forti che abbia conosciuto. Devi avere fiducia .. Torneranno, vedrai-.
Lacrime silenziose solcarono le mie gote. Volevo crederci .. anzi, dovevo crederci.
Abbassai il capo, stringendo i pugni.
Mi sentivo inutile. Non potevo fare nulla per cambiare le cose, se non aspettare e sperare. Quel senso d’impotenza mi fece scoppiare in un pianto dirotto e straziante.
Tsuyoshi si alzò di scatto, sorreggendomi.
Il loro abbraccio attenuò in parte il dolore che mi attanagliava lo stomaco.
Sospirai, proferendo: -Grazie amici. Senza di voi non so che farei!-.
Aya e Tsuyoshi abbozzarono un dolce sorriso.
Mi asciugai le guance arrossate con l’orlo della manica, riosservando il cielo buio all’esterno. Le stelle brillavano e la luna splendeva talmente tanto da riflettere il proprio bagliore tutt’intorno.
Guardai verso il basso e, dalla flebile luce dei lampioni nel vialetto, riconobbi alcune figure dai lineamenti non ben distinguibili muoversi animatamente.
Appoggiai le mani al vetro, annebbiando la superficie trasparente con il mio respiro accelerato.
“Oh mio Dio, no! Non possono essere loro!”- pensai, acuendo la vista in modo da poter riconoscere quelle ombre avvolte nella semioscurità.
-Sono loro!- urlai, rivolgendomi agli altri. -Akito e Sana! Ma .. con chi stanno parlando?-.
Aprii la finestra per poterli vedere più chiaramente. Aya, Tsuyoshi e tutti gli altri accorsero nella mia direzione, affacciandosi alla vetrata pulita.
-Sì, sì, quello è mio figlio!- strillò il signor Hayama, sorreggendosi sulle spalle di Natsumi. -Ed in braccio porta Seka!-.
-La mia bambina!- gemette il signor Kobayshi.
Osservai meglio e vidi una piccola ragazzina dai capelli lunghi tra le braccia di Akito.
-Presto, dobbiamo assolutamente andare da loro! Stanno parlando, anzi discutendo, con dei tizi che non ho mai visto! Nonostante non riesca a distinguerli perfettamente, sono certa che siano degli estranei!-.
-HAYAMA! SANA!-. Naozumi li chiamò con tutto il fiato che aveva, senza ottenere alcuna risposta. Eravamo al dodicesimo piano, non ci avrebbero mai sentiti da lì.
-Avanti, andiamo!- dissi, iniziando a correre.
-Oddio, aspetta Fuka!-. Aya mi trattenne per un braccio, portandosi una mano alla bocca. -Guarda .. -. Mi lasciò andare, indicando in direzione di Akito e Sana.
Sospiri terrorizzati aleggiarono in quel corridoio stretto ed opprimente.
Un numero indefinito di mani si aggrappò ai vetri delle finestre, lasciando una grande quantità di impronte.
Mi avvicinai ad Aya e riosservai ciò che stava accadendo sotto di me.
L’estraneo che stava davanti ad Akito e Sana aveva estratto qualcosa dalla tasca .. qualcosa di piccolo, nero e lucente.
Sentii il respiro fermarsi e gocce di sudore freddo solcarmi la fronte. Non riuscivo a parlare, a muovermi o a fare qualsiasi altra cosa, sinché un paio di occhi azzurri mi oscurarono la visuale. Due mani robuste ma dal tocco delicato mi costrinsero a voltarmi, incrociando lo sguardo di Naozumi. -Fuka, vieni con me!-.
Presi a correre con lui, incrociando le mie dita alle sue.
Chiamammo l’ascensore, in preda alla paura più folle. -Muoviti, cazzo!-.
Naozumi premette il pulsante di chiamata più e più volte, finché una porta metallica non si aprì all’improvviso. -Andiamo!-.
Entrai in quella gabbia rumorosa, pigiando sul pulsante “Piano terra”.
Mi rannicchiai in un angolo, incapace di proferir parola. Naozumi strinse la presa e mi guardò intensamente. -Sono qui con te, Fuka. Ti prometto che non accadrà nulla-.
Volevo fidarmi di ciò che aveva detto, ma non ci riuscii. I miei amici erano in pericolo e stavano rischiando la vita .. Era troppo. Un capogiro mi colse e mi fece cadere a terra.
-No, no Fuka! Stai sveglia! Guardami!-. Le pozze celesti di Naozumi penetrarono nelle mie, permettendomi di non svenire. Erano così profonde e belle ..
“Piano terra”. Una voce fastidiosa annunciò il nostro arrivo.
-Vieni!-. Naozumi mi prese in braccio, stringendomi forte. Lo cinsi per il collo, ubriacandomi della sua fragranza.
Non volevo nemmeno guardare. Desideravo soltanto portare Akito, Sana e Seka in salvo al più presto possibile, prima che fosse troppo tardi.
Naozumi superò la porta scorrevole dell’ospedale, sotto lo sguardo stupito della receptionist di turno. Corse rapidamente lungo il vialetto, continuando a tenermi stretta sul suo torace. Poi, senza alcun preavviso, si immobilizzò.
-Che .. che succede? Perché ti sei fermato?-.
Posai gli occhi sul suo volto, irrigidito in un’espressone di puro terrore.
-Naozumi .. -. Mi posò delicatamente a terra, evitando di farmi male, senza voltarsi.
Mi girai piano e la scena che vidi mi paralizzò gli organi vitali.
Del sangue si riservava sul freddo lastricato, un proiettile giaceva vicino ai miei piedi e .. un corpo immobile era disteso a terra.
 
Ed eccomi di nuovo! :)
Lo so, è tristissimo! :'( Però, come dico sempre, i nostri protagonisti non si arrendono mai! ♥
Posterò il capitolo 27 o uno di questi giorni o la prossima settimana! 
Alla prossima! Un bacione! :*


Alys_90

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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