Counting Stars

di hellosunshjne
(/viewuser.php?uid=181013)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Six months ***
Capitolo 3: *** Welcome ***
Capitolo 4: *** Hi, Bye. ***
Capitolo 5: *** Good Time ***
Capitolo 6: *** Wrong sms ***
Capitolo 7: *** Absurd ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Cherry Aurand è nata il 18 ottobre del 1996, ha 17 e mezzo anni e vive in uno dei quartieri più importanti di Londra, Primrose Hill.
Cherry ha i capelli lunghi fino ai fianchi, rossicci e tendenti al biondo alle punte. Guance e naso sono riempiti da lentiggini che mettono ancora di più in evidenza gli enormi occhi verdi, incorniciati da lunghe sopracciglia. Labbra carnose di cui il labbro inferiore è sempre screpolato dato il suo vizio di morderlo. Ha un fisico esile, con le forme al posto giusto e due gambe lunghe. Non che fosse altissima ma neanche troppo bassa, poteva permettersi benissimo un tacco 12 senza sembrare una giraffa. Aveva piccole spalle, non le piaceva fare sport. Portava una seconda piena e più volte le avevano proposto di fare la modella per griffe locali. Nella sua scuola tutti sapevano chi era, più per il padre che per lei in sé per sé, non era da tutti abitare a pochi passi dalla casa di Kate Moss.
Cherry paradossalmente è allergica alle ciliegie e si è sempre chiesta il perché di quel nome assurdo che i genitori avevano deciso di darle. La madre aveva sempre risposto ‘quando ero incinta di te avevo sempre voglia di ciliegie’ e da quella frase il padre iniziava a raccontarle di quante volte si era dovuto mettere in macchina di notte per accontentarla. Amava i suoi genitori, avrebbe dato la vita per loro se ce ne fosse stato bisogno. Il giorno in cui le avevano detto ‘Cherry, siediti, dobbiamo dirti una cosa’ era lo stesso giorno in cui scoprì che da lì a pochi mesi sarebbe diventata sorella maggiore di Thomas, suo fratello da oramai 3 anni.
Cherry aveva una sua comitiva, una migliore amica di nome Lindsay ma che lei aveva sempre chiamato Sole, ed un ragazzo, David, che in quei sei mesi aveva imparato ad amare e di cui non sapeva farne più a meno. All’età di 7 anni dovette lasciare la sua amichetta del cuore a Washington, per trasferirsi a Londra a causa del lavoro del padre. Doveva co-produrre un film che avrebbe dovuto incassare due milioni di sterline nel giro di una settimana dall’uscita nelle sale cinematografiche, e che infine davvero incassò.
Cherry aveva sempre ammirato il padre e fin da piccola aveva conosciuto persone di una certa fama, celebrità che le pizzicavano le guance da piccola e con cui scattava foto da adolescente. Sognava di viaggiare, di conoscere ogni angolo del mondo. Di vedere con i propri occhi ciò che veniva raffigurato nelle cartoline che avevano in salotto.
Cherry aveva un sorriso per tutti, aveva imparato ad essere cordiale, ad indossare vestiti eleganti in determinate circostante ma a seguire comunque un suo stile. Quando le cose non andavano come voleva era capace di creare una rivoluzione e di non rivolgere la parola per giorni. Il suo film preferito era ‘Vacanze Romane’ con Audrey Hepburn, quel film la faceva sognare. Aveva partecipato a molte premiere e concerti, non aveva un cantante preferito e le piaceva la musica pop. Non moriva per l’odore dei libri, ma s’innamorava ogni qual volta che finiva un libro.
Cherry quasi ogni pomeriggio portava il suo fratellino nel parco, gli faceva fare tutto ciò che voleva e gli comprava il solito gelato puffo e cioccolato.
Cherry era speciale, lo sapeva, viveva una situazione particolare e cercava di non approfittarsene mai. Era sempre decisa su ciò che doveva fare e lei gli imprevisti proprio non li tollerava.




Hellosunshjne's space:

Salve gentile lettore/lettrice! Spero che questo piccolo prologo ti sia piaciuto, ho dato solo una piccola infarinatura sulla persona che assumerà il ruolo di protogonista. Il prossimo capitolo anche sarà piuttosto breve, dal secondo in poi saranno più lunghi.
Già visibile dal banner, immagino Cherry come Lindsay Hansen, una modella poco conosciuta, ovviamente tu puoi immaginarla come vuoi!
Io mi sono affezionata a Cherry e spero lo facciate anche voi!
Frequento l'università e non riesco sempre a postare con una certa regolarità, quindi chiedo scusa se ti farò aspettare più del previsto ma cercherò di mantenermi viva intorno ai 10 giorni, in cambio della mia puntualità ti chiedo solo di farmi sapere se il capitolo ti sia piaciuto o meno. Con questo ti auguro una buona giornata e ti lascio con questa gif!

Eeeh.. macarena!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Six months ***




Non che a Cherry dispiacesse dormire qualche minuto in più, ma quella mattina aveva fin troppe cose da fare.
Festeggiare sei mesi era importante, ‘è mezzo anno’ le aveva ripetuto più volte Sole, ‘potrebbe essere la sera giusta’.
Cherry sapeva che quella sera David l’avrebbe riaccompagnata a casa dopo essere andati a cena, senza far succedere nulla di più importante. Lo amava, era sicura di amarlo ma non si sentiva ancora pronta a fare quel passo così importante, quel passo che Sole aveva superato l’estate del terzo liceo.
Si era lavata i capelli con il nuovo balsamo ai fiori di arancio, aveva passato la piastra accuratamente, cercando di non lasciare nessun’onda sulla parte che non riusciva a vedere nello specchio. Si era assicurata che la madre le avesse stirato il vestito bianco che aveva comprato la settimana prima da Stradivarious.
Mentre si guardava allo specchio, controllando la presenza dei punti neri intorno al suo naso alla francese, la porta della sua cameretta bianca e lilla si aprì, lasciando entrare la figura della madre.
«Cherry, la domestica ha pulito tutta la casa, mi raccomando tieni la tua camera in ordine.» Juliet si guardò intorno, notando il vestito pronto sulla poltrona in pelle nera che la figlia aveva insistito ad avere, i tacchi ai suoi piedi e degli accessori sulla scrivania pronti ad essere messi. «Devi andare da qualche parte?»
«Mamma, oggi sono sei mesi.»
«E’ oggi? Oh, auguri!» disse con poco entusiasmo. Juliet aveva accettato la relazione che la figlia aveva intrapreso con quel ragazzo, non aveva fatto i salti di gioia ma in fin dei conti era un bravo ragazzo. «Ma non so se puoi uscire stasera»
Cherry si voltò nella direzione della madre con uno sguardo confuso. «Cosa vuol dire che ‘non sai se posso uscire’?»
«Tuo padre mi aveva detto di aspettare a dirtelo, ma forse è meglio che tu lo sappia ora.» disse piegando la maglietta di cotone blu buttata sul letto.
«Dirmi cosa?»
«Stasera ceneremo tutti quanti qui. Tuo padre tornerà con un suo.. collega. Abiterà qui per un po’.»
«Un collega? Abitare qui?»
La casa era grande, Cherry più volte aveva perso giocando a nascondino con il fratello. Ogni camera aveva il suo bagno, tranne quella degli ospiti ma che aveva comunque l’entrata comunicante con il bagno nel corridoio. Era situata su due piani, al piano di sotto vi era un unico spazio grande, a sinistra dell’ingresso vi era la cucina e a destra invece un salotto con due divani in pelle nera e un televisore al plasma con la visione in 3D. Il giardino era sempre curato nei minimi dettagli, vi era una piscina di dimensioni normali, una tavola in legno con le sedie abbinate. Percorrendo un piccolo viale con piastrelle in pietra si entrava in una stanza non collegata alla casa, corrispondente allo studio del padre, dove era vietato entrare. Al piano di sopra vi erano le camere da letto, quella dei genitori era posizionata dietro un muro pieno di cornici, come se fosse separata dal resto del piano. Oltre quel muro vi era la camera di Cherry, una camera piena di giochi e hobby, poi il bagno e a seguire la camera degli ospiti e la stanzetta di Thomas. I colori erano tutti molto neutri, esclusa la camera di Cherry che aveva insistito per far dipingere una parete lilla. Non ci sarebbero stati problemi di sovraffollamento ma perché dirglielo con così poco preavviso.
«Per quanto tempo?»
«Fino a che la sua casa non è pronta, un paio di mesi massimo. Sii gentile con lui e facciamolo sentire a suo agio, come sempre.»
Cherry vide la madre uscire dalla sua camera. C’era qualcosa che nonostante tutto non le quadrava. Suo padre lavorava con molte persone famose, ne era abituata e non riusciva ad immaginarsi chi sarebbe venuto a vivere in quella casa.
Ma aveva altro a cui pensare, ad esempio come avvisare il suo ragazzo che quella sera non sarebbero usciti. Solo al pensiero le salivano i nervi a fior di pelle, per di più avrebbe dovuto cenare con qualcuno che neanche conosceva, sicura che si sarebbe annoiata a morte.
Erano passate tre ore da quando Sole l’aveva raggiunta a casa e la stava aiutando a fare la ceretta sul lato posteriore delle gambe.
«E così non ti ha detto chi è?» le chiese la migliore amica prima di strappare via la striscia di cera.
Cherry aveva stretto i denti ed urlato un «no», seguito da varie imprecazioni per il dolore.
«Abbiamo finito, prendo l’olio.»
La voce di Juliet riecheggiò per tutto il piano di sopra avvisandola che era ora di accogliere il loro nuovo inquilino, la figlia roteò gli occhi e si pulì le mani vicino all’asciugamano che aveva usato prima per coprire il pavimento. Lindsay le si attaccò stile polipo al braccio e la seguì al piano di sotto.
«Oh merda.» sussurrò Cherry di fronte alla vista del ‘collega’ del padre.
«Mi trasferisco anche io!» urlò eccitata l’amica.

Hellosunshjne's space:

Sono stata piuttosto veloce! Ho più capitoli pronti quindi mi sembrava abbastanza inutile far aspettare. Questo capitolo è piuttosto breve e non succede granchè ma serviva per far capire la base della storia!
Spero vi sia piaciuta e vi aspetto al prossimo, con l'entrata del nuovo inquilino degli Aurand! :*
Anche questa volta vi lascio con una gif ma della nostra Cherry! (Y)
  

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Welcome ***



 
Cherry si sarebbe aspettata chiunque ma non uno di loro. Ora capiva perché la madre era stata così misteriosa e la definizione collega non era appropriata.
«Ciao Cherry!» il nuovo inquilino la salutò entusiasta.
«Hey Harry.» ricambiò il saluto la ragazza, alzando la mano destra al cui braccio vi era ancora Sole. Quest’ultima le diede una gomitata per farla risvegliare e soprattutto perché non vedeva l’ora di essere presentata.
Cherry posizionò un sorriso sulle sue labbra e si avvicinò al ragazzo con cui  Cal, ovvero suo padre, stava lavorando per il loro film. Lo salutò con un bacio sulla guancia, lo aveva visto molte volte negli ultimi mesi, era andata ad un loro concerto e aveva anche giocato a calcio con Niall. I ragazzi della band erano già venuti a casa sua e aveva imparato a conoscerli, si sentiva a suo agio con loro ma non avrebbe mai pensato di doverci dividere il bagno.
«Lei è una mia amica, Sole. Sole, Harry. » disse indicando prima uno e poi l’altro. Harry strinse la mano di Lindsay che non riusciva a dire parola.
Cinque mesi prima, quando Cherry aveva invitato la sua migliore amica ad andare ad un loro concerto, Sole aveva preso il morbillo ed era dovuta rimanere in casa.
«Tesoro io e tuo padre andiamo a prendere Thomas a scuola che si è fatto più tardi del previsto, mostragli tu la casa e tutto ciò che gli serve. Sole rimani a cena con noi?» le chiese sorridente Juliet. Le due amiche si erano conosciute al secondo giorno di scuola elementare, da quel momento erano diventate inseparabili. Sole passava giornate intere a casa Aurand, molto più accogliente rispetto alla sua e Juliet e Cal la trattavano come se fosse una loro figlia.
«Assolutamente ss-» durante la risposta ricevette uno sguardo truce dall’amica, inducendola a cambiare risposta. «-cioè no. Mamma già avrà preparato, sarà per la prossima volta!»
Sole prese la borsa che aveva lasciato all’ingresso, diede un bacio a Cherry e sgattaiolò via, seguita da Julie.
Nell’esatto momento in cui Harry si era distratto a rispondere ad un messaggio, Cherry prese ad osservarlo. I capelli ondulati erano tenuti indietro da una bandana, indossava una maglietta nera, dei jeans dello stesso colore strappati sul ginocchio. Ai piedi aveva due barche, si ritrovò a sorridere. Erano degli stivaletti color cammello. Risalendo, alle mani trovò due anelli, grossolani per i suoi gusti, al collo indossava una catenina il cui ciondolo ricadeva all’interno della maglietta. Aveva la pelle truccata, ma le due occhiaie violacee erano ben evidenti. Gli occhi erano come li ricordava, di un verde prato, sembravano liquidi per quanto brillassero. Li ritrovò specchiarsi nei suoi e si raddrizzò con la schiena.
«Ehm vieni! Ti mostro la casa.»
«..E questa è la tua camera. Gli asciugamani puliti te li ho fatti vedere, la cucina anche.. Se ti serve altro io sono in camera.» disse indicando la porta di fronte la nuova camera di Harry.
«Cherry» la richiamò nel corridoio. «Mi dispiace di aver scombussolato la tua vita casalinga, darò il meno disturbo possibile.»
«Ma non dire cretinate! E’ vero, di certo ora devo abituarmi ad una nuova presenza ma questa casa ora è anche la tua.»
Harry le sorrise grato, Cal parlava sempre della sua famiglia  quando era via di casa. Si sentiva davvero a casa sua con loro, doveva abituarsi solo a qualche novità. Aveva condiviso la camera da letto, di una casa o di un hotel, con più di una ragazza. Le signore più adulte che li seguivano in tour erano ormai abituate a vederlo girare in boxer per i vari camerini, ma Harry si sentiva ancora in imbarazzo per alcune cose riguardanti la quotidianità di un adolescente.
Cherry chiuse la porta della sua camera, per la prima volta dopo tanti mesi. Non era abituata a farlo durante l’arco della giornata, il padre era sempre fuori, la madre sempre al piano di sotto con Thomas e con lei non aveva segreti. David non aveva il permesso di salire al piano di sopra e Cherry non aveva trovato da obiettare.
David.
«Merda!» esclamò Cherry afferrando l’iPhone da sopra il letto. Lesse il messaggio del ragazzo ‘passo a prenderti alle 8’, guardò l’orario e compose il numero del ragazzo aspettando che comparisse la scritta ‘Amore’ con l’emoticon del cuore viola vicino e portò il telefono all’orecchio.
«Hey, ho letto solo ora il messaggio. Ho una brutta notizia da darti»
«Non possiamo vederci stasera» risposte abbattuto il ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Devo rimanere a cena qui, è una storia lunga e preferisco raccontartela da vicino.»
«Va bene, festeggeremo domani!»
«Ti chiamo più tardi, ok?»
«Ok, ciao piccola.»
Cherry si gettò sul letto a peso morto e sbuffò con la faccia schiacciata sul cuscino. Si rigirò sul piumone verde acqua con la pancia all’insù e diedi il via ai tremila pensieri che le frullavano dalla testa.
Dire con calma a David che Harry Styles avrebbe vissuto in casa sua. Vivere con Harry Styles. Non poteva più girare in intimo o con solo l’asciugamano a coprirla. Non poteva far entrare in casa David di nascosto quando i suoi genitori non c’erano. Sapeva bene com’era la sua vita e quella degli altri quattro componenti della band. Non voleva trovarsi nessuna fan pazza sotto casa, soprattutto non voleva incontrare nessuna modella mezza nuda per casa.
Harry dall’altro lato del corridoio stava disfacendo le valigie. Stava posizionando le magliette senza nessun ordine preciso nell’armadio e ci stava mettendo più di quanto immaginasse ma il telefono vibrava una continuazione. Quando avevano un po’ di tempo libero il gruppo di whatsapp che avevano in comune tutti e 5, esplodeva di note vocali e foto, per tenersi sempre in contatto tutti e cinque. La madre lo aveva chiamato una volta soltanto per sapere se fosse arrivato. La villa di Harry era in ristrutturazione da più di cinque mesi, era pronta quando ebbe la geniale idea di mettere la cucina nel alto opposto in cui si trovava. Non aveva mai avuto problemi di residenza dato che erano stati in giro con il tour, quando tornava andava ad Holmes Chapel o l’ospitava il migliore amico, Nick Grimshaw. Ma a Cal gli sembrò più opportuno ospitarlo lui, in modo da poter lavorare con lui anche in casa e inoltre la nuova casa del ragazzo si trovava nella strada a loro parallela.
Il ragazzo si affacciò alla finestra e vide l’Audi R8 di Cal parcheggiarsi sotto casa, il piccolo Thomas muoveva animatamente le mani, come se stesse raccontando qualcosa. Harry sorrise, sentendo la normalità intorno a lui dopo così tanto tempo. Afferrò un paio di boxer, dei calzini e un’altra maglietta, grigia. La porta del bagno era aperta, prese da sotto il lavandino un asciugamano grande e chiuse la porta a chiave. Aprì l’acqua della doccia, a metà tra il rosso e il blu. Si spogliò dei suoi panni ed entrò sotto il getto di acqua tiepida. Levò via il trucco che Louise Teasdale gli aveva messo prima di salire sul palco. Lui e Cal erano partiti subito dopo la fine del concerto ed era troppo stanco sull’aereo per poter fare qualsiasi cosa.
Quando il resto della famiglia rientrò in casa, Juliet si mise subito ai fornelli, voleva preparare una bella cenetta almeno per la prima sera.
«Cal, preparati ad una sfuriata da parte di tua figlia.»
«Secondo te perché le ho comprato una nuova cover?»
«Una cover a paragone con il loro sesto mesiversario?» chiese la donna retorica, mentre tagliava le carote alla julienne.
«Che dici vado a comprare il gelato al suo gusto preferito?» domandò storcendo la bocca.
«Non c’è n’è bisogno papà, ieri con Sole ho visto un cappottino da Harrods magnifico.» Cherry gli schioccò un bacio sulla guancia, era arrabbiata ma la felicità di averlo un po’ a casa vinceva su tutto.
«Mi dispiace non avertelo detto prima Cherry, ma già ti immaginavo fare mille storie su come la tua vita sarebbe dovuta cambiare.»
Cal aveva ragione, Cherry avrebbe urlato, si sarebbe comportata da bambina viziata per poi chiudersi in camera. Aveva 17 anni ma a volte si comportava come una bambina di tre. Thomas era troppo concentrato a guardare Cartoonito quando la madre avvisò che era pronto a tavola, Harry, che li aveva raggiunti una mezz’oretta prima, si alzò dal divano e nonostante avessero una cuoca Sarah che gli preparava tutto quello che volevano, sentì la mancanza della cucina inglese e ringraziò mentalmente Juliet.
«Domani pensavo di andare a vedere i lavori a che punto stanno.» disse inforchettando due maccheroni.
«Va bene, ti accompagno così prendi anche la macchina.»
Harry annuì e la cena trascorse tra conversazioni di ogni genere, dai posti che aveva visitato ai colloqui scolastici che ci sarebbero stati due settimane dopo per Cherry.
«Allora io vado di sopra.»
«Per la tua chiamata amorosa serale?» ironizzò Cal, sapendo di doversi ancora far perdonare.
«Che avrei potuto evitare se fossi potuta uscire papà!»
«Esci ora!»
«Davvero?» chiese stupita la figlia e piena di speranza.
«No.» rispose divertito il padre.
«Benvenuto a casa Aurand, Harry!»


Hellosunshjne's space


Lettore buon pomeriggio! :)
Eccomi qui! Sono stata puntuale puahahahhaha
Comunque eccoli insieme per la prima volta! Ovviamente è molto poco ma stiamo all'inizio! Spero che mi lasciate una recensione per farmi capire se vi piace la storia o meno! Grazie a chi l'ha messa nei preferiti e seguite! Vi lascio con il nostro Styles (Y)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Hi, Bye. ***


secondo




Durante l’ora di storia Cherry e Sole furono riprese più volte, ma Cherry aveva fin troppo bisogno di parlarle di quello che era successo la sera scorsa con David. Il suo ragazzo non aveva preso nei migliori dei modi la convivenza con Harry, nonostante fossero passate già due settimane, s’irritava ancora quando dal telefono sentiva la sua voce. Quella sera David aveva ricevuto un rifiuto dalla sua ragazza, non si sentiva pronta, sentiva che c’era qualcosa che non era al posto giusto e non voleva fare nessun errore. Quando la riaccompagnò a casa non le degnò neanche di un bacio sulla guancia, la salutò con un ‘domani non penso di venire a scuola’. Sole non sapeva come consolare l’amica ma le propose un pomeriggio in centro, confondendosi con i mille turisti nella loro Londra, si sarebbero divertite come sempre.
Uscite dall’edificio in mattoni, la gonna scozzese della divisa di Cherry svolazzò, si strinse nel suo cappotto, quella mattina faceva davvero freddo. Troppe volte la ragazza si era chiesta perché non potessero indossare pantaloni, era contenta della divisa perché perdeva più di venti minuti nel decidere cosa indossare, ma le calze non riscaldavano per niente.
Il cellulare di Cherry vibrò tra le sue mani, lesse il messaggio da parte di Harry ‘Sto fuori al cancello, tua mamma ha la febbre’. Cherry alzò lo sguardo in quella direzione e vide la Range Rover di Harry parcheggiata. Si sentì in imbarazzo ma soprattutto aveva paura che qualcuno lo riconoscesse. Salutò Sole con un bacio veloce e scese gli scalini con una piccola corsetta. I capelli fin troppo lunghi volarono all’indietro e sentì le bretelle della gonna fare attrito sulla camicia bianca.
Aprì la portiera e la richiuse subito alle sue spalle, ringraziando i finestrini scuri, che permettevano la visuale solo dall’interno.
«Via, via!» lo incitò, prima che qualcuno li vedesse.
«Hai così tanta paura di farti vedere con me?» gli chiese distratto, mentre girava all’angolo destro.
Cherry fece spallucce, lasciandosi andare sul sedile del passeggero. «No, è che nascerebbero tanti pettegolezzi e già ho litigato con David.»
«Per colpa mia?» chiese stupito.
«N-no.. » arrossì all’improvviso. Non aveva assolutamente intenzione di prendere l’argomento ‘sesso’ con lui.
La macchina di Harry si fermò di nuovo davanti ad una scuola, quella di Thomas per l’esattezza. Cherry andò incontro al fratellino, gli diede un bacio tra i capelli e lo prese in braccio.
Harry guardava la strada e trattenne un sorriso quando i due entrarono in macchina.
«Ciao Harry!» lo salutò contento il piccolo.
«Hey campione! Com’è andata la mattinata?»
«Benissimo, ho fatto la paginetta delle vocali. A, e , i , o , u!» disse entusiasta, mostrando i piccoli progressi fatti.
«Ho un fratello geniaccio.» Cherry gli diede il batti cinque e poi guardò Harry incuriosita. «Perché sorridevi?»
«E’ vietato farlo?»
«No, ma sono sicura ci fosse un motivo.»
Harry tornò a sorridere, formando le due fossette che aveva capito facessero impazzire le loro milioni di fan. La guardò di sfuggita e fece spallucce.
«Pensavo semplicemente a quanti ragazzi è scesa la bava mentre mi raggiungevi in macchina, prima.»
«Non è vero.»
«Si che lo è. Capelli al vento, gambe lasciate allo scoperto, sguardo sicuro verso la macchina. Sembravi una delle Spice Girls.» si lasciò sfuggire con voce più bassa per non farsi sentire da Thomas.
Cherry in quel momento non riuscì a pensare che non era sicuramente come diceva lui, pensava solamente al fatto che lui l’avesse vista sotto quell’aspetto, sperò di non essere arrossita anche se si sentiva le guance in fiamme.
Nelle due settimane trascorse non avevano mai avuto problemi, Sole più volte le aveva fatto presente che Harry la guardava ma privo d’interesse. Cherry si era sentita offesa l’ultima volta che l’argomento era uscito fuori. Harry era uscito con ragazze bellissime, Cherry rimaneva con i piedi per terra e si sentiva nella norma, sapeva fin troppo bene che era la figlia di Cal, ma si era ritrovata a pensare cosa avesse di così tanto sbagliato per non suscitare in lui nessun interesse.
Juliet era all’in piedi vicino ai fornelli quando il resto della famiglia rincasò, Cherry le andò vicino invitandola a sedersi, avrebbe continuato lei. Quando Cal aprì la porta di casa si arrestò all’ingresso, vedendo la figlia cucinare.
«Mi sto sbellicando dalle risate papà, davvero» rispose con tono piatto a quella silenziosa battuta.
«Vedevo il tempo scurirsi..»
Thomas scoppiò a ridere, facendo volare un paio di pennarelli in aria. Harry trattenne una risata e raccolse i colori, per poi apparecchiare la tavola aiutato da Thomas.
«Mamma, dato che hai la febbre..i colloqui saltano?» chiese speranzosa Cherry mentre metteva la pasta nei piatti.
«Verrà tuo padre, non temere piccola.» rispose divertita Juliet.
Si sedettero tutti a tavola e Cal accese la tv. Al telegiornale mandarono un servizio sui One Direction. Spiegava che il loro tour era appena terminato e che avrebbero avuto un po’ di tempo di pausa prima di iniziare il giro promozionale del cd.
«E’ strano averti qui e vederti in tv!» Cherry gli disse, continuando a guardare la tv.
«Credo che non m’abituerò mai a vedermi in tv o su qualche rivista. Ieri pomeriggio sono entrato in un’edicola e la signora continuava a guardare me in copertina e me dal vivo e non riusciva neanche a balbettare.»
«Questo è l’effetto che fai alle ragazze!» rispose Juliet ridendo, immaginando la scena.
«Non a tutte.» rispose indifferente Harry.
Cherry alzò lo sguardo verso di lui, incrociando presto il suo. Gli sorrise imbarazzata, cercando di reprimere la voglia di sapere a chi si riferisse.
«Ho saputo che Taylor è in città.» Cal diede una gomitata complice all’amico.
Harry scoppiò in una sonora risata, bevve un sorso d’acqua e scosse la testa. «Ehm si lo so, stasera la vedo.»
«E non mi hai detto nulla!»
«Quando dovevo dirtelo!» Harry continuò a ridere.
Verso le sei del pomeriggio Cherry rimise piede in casa, incontrando subito la madre e Thomas sul tappeto a giocare con la pista di macchine.
«Allora com’è andata?»
«Hai una figlia modello tesoro, solo che dovrebbe stare più zitta e seguire di più le lezioni di storia!»
«Bene, ora salgo di sopra mentre papà si vanterà di quante professoresse gli hanno fatto l’occhiolino.»
Cherry salì al piano di sotto cantando ‘Safe and sound’ dei Capital Cities, che aveva ascoltato prima alla radio. Entrò in camera e guardò i libri con aria schifata, era troppo tardi per studiare. Sapeva che sarebbe stato inutile mandare un messaggio a Sole e dirle di uscire, di sicuro i genitori l’avevano messa in punizione per l’insufficienza in matematica. Cherry si girò su stessa, pronta ad andare al parco con Thomas. Harry appoggiato allo stipite della porta si legava la bandana con la fantasia della bandiera americana, dietro la testa.
«Sei proprio un ribelle.» indicò con l’indice quella specie di fascia. «Volevi qualcosa?»
Cherry indossava un jeans skinny di un blu cobalto, un maglioncino color panna fino a metà coscia e un paio di scarpe nere con la gomma alta. L’eyeliner sulle palpebre e il mascara che le volumizzava le ciglia.
«Niente, mi annoiavo. Tutto bene i colloqui?»
«Sisi. Io stavo per andare al parco con Thomas, sei dei nostri?» gli chiese sorridente.
«Certo, vado a mettermi le scarpe.» rispose indicando i calzini bianchi che aveva ai piedi.
Era l’ennesimo salto che Harry e Cherry facevano fare a Thomas, sul marciapiede. Nonostante il sole non ci fosse, il ragazzo indossava occhiali da sole scuri, per non farsi notare da occhi indiscreti. Gli Aurand non abitavano in pieno centro, motivo in più per cui Harry accettò di trasferirsi da loro.
«L’altalena!» urlò Thomas, lasciando entrambe le mani dei ragazzi e correndo verso di essa. Cherry lo issò, per posizionarlo sull’altalena per i piccoli. Iniziò a dondolarlo mentre Harry si spingeva da solo su quella per i grandi.
«Hai bisogno di essere dondolato anche tu, Styles?»
Il sottoscritto annuì, assumendo un’espressione da bambino piccolo. Cherry, sotto gli occhi divertiti di Thomas, lo raggiunse, iniziando a spingerlo con tutta la forza che aveva.
«Hai un peso diverso sai?»
«Vado più forte io!» urlò Thomas. Harry lo guardò inclinando la testa, saltò giù dal sediolino e di corsa prese in braccio Thomas, in preda ad un attacco di riso. Lo fece girare in tondo, per tantissimo tempo. Cherry prese l’iPhone e scattò più foto di quella bellissima visione. Si avvicinò ai due, sorridendo felice e li fermò.
«Hey, ora perdete l’equilibrio!»
«A me gira la testa» disse Thomas, tra una risata e l’altra.
Harry si mantenne in equilibrio appoggiandosi ad un palo.
«Gelato per tutti?»
«Si!» urlarono entusiasti i due fratelli.
Seduti al tavolino della gelateria, Thomas aveva tutta la bocca sporca di cioccolata mentre Cherry guardava un gruppo di ragazzine all’angolo della strada. Due di loro iniziarono ad avvicinarsi e Cherry borbottò qualcosa come «fan in arrivo.»
Harry si girò nella loro direzione e gli rivolse un sorriso. Si alzò quando una di loro chiese una foto, posò con entrambe e si scambiarono poche parole. Le due fan rivolsero uno sguardo veloce a Cherry, che con la testa bassa stava finendo il suo gelato.
«Non ti dà fastidio?»
«No, fin che sono fan no. Quando inizio ad essere inseguito da paparazzi poco graditi inizio ad innervosirmi, ma cerco di essere sempre piuttosto calmo.»
«Si ma sono ovunque. Me ne accorgo, sto poco su Twitter ma basta chiamare mio padre e sentire le urla.»
«Non sto dicendo che non preferirei dormire con tranquillità e svegliarmi senza nessuna sveglia umana, ma senza di loro ora io non so cosa starei facendo.»
Cherry sembrò rifletterci, lei non era assolutamente portata per questo tipo di lavoro. Pulì con un fazzoletto le bocca e il mento di Thomas. Tra una chiacchiera e l’altra, tornarono a casa, Thomas era sfinito e crollò tra le braccia della madre che iniziava a sentirsi meglio. Cherry prese un bicchiere d’acqua mentre Harry salì al piano di sopra. Aprì l’armadio, pensando a cosa mettere per l’appuntamento con Taylor Swift. Prese un paio di pantaloni neri, un maglioncino grigio di filo e un paio di stivaletti neri, optò per asciugare i capelli all’indietro, senza né gel né cera. Mentre si lavava i denti sentì Cherry urlare dalla camera.
«Non esce l’acqua nel mio bagno!» urlò acida.
«Usa quello al piano di sotto!»
«No.»
Harry uscì dal bagno con le sue cose in mano ed indicò la porta da cui era appena uscito.
«Usa questo fino a che non viene aggiustato il tuo, basta che non usi il mio dopobarba.»
«Hai un dopobarba?»
«Hey..» scherzò Harry toccandosi la pella liscia sul mento e mascella.
«Serata galante, giusto?»
Harry annuì e tornò in camera, facendole segno di poterlo seguire. Il ragazzo si guardò intorno, prese il portafoglio infilandoselo in tasca, prese i due iPhone e con quello bianco inviò una nota vocale.
«La finite di fare i coglioni? Non inviate nessun messaggio che sto andando in hotel, e ripeto, nessun messaggio!»
Cherry l’osservò ridere e sorrise anche lei. «Erano i ragazzi?»
«Si erano loro.»
Harry controllò i soldi secondo Cherry, mentre in realtà lui controllava di avere due profilattici nel portafoglio. Prese le chiavi della macchina ed uscì dalla camera.
«Buona serata allora!» gli augurò Cherry.
«Anche a te, esci con David?»
La ragazza annuì sorridente e poi guardò all’interno del bagno. «Vado a lavarmi, se sono sveglia quando torni.. a dopo!»
Harry la guardò impacciato, s’inumidì le labbra. «Credo di tornare.. domani mattina.»
«Oh» fu la risposta secca di Cherry. Si era abituata a vedere gironzolare Harry per casa ma ovviamente lui non doveva rispettare regole, ed ovviamente quella notte l’avrebbe passata con quella cantante di cui Cherry non amava molto le canzoni.

Hellosunshine's space.

Che incredibile ritardo. Non ho scusanti e vi chiedo perdono! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e possibilmente se me lo facesse sapere lo apprezzerei!
Ecco a voi una gif tutta per voi :3


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Good Time ***




Capitolo 4


«A me poco sciroppo d’acero» chiarì Sole mentre Cherry sfilava il pancake dalla paletta d’acciaio. Versò dello sciroppo su alcuni di questi e spalmò la nutella sui rimanenti.
«Dicevo..David ieri sera mi ha raccontato della lite che i fratelli Jefferson hanno avuto a mensa! Ci siamo perse l’evento dell’anno!»
Cherry si leccò il dito sporco di nutella e si aggiustò il pantaloncino grigio per stare in casa, si sedette sullo sgabello di fronte alla sua migliore amica, iniziando a fare colazione in quel sabato soleggiato. Entrambe si girarono verso lo scatto della serratura ed inclinarono la testa verso sinistra, aspettando di vedere entrare qualcuno.
«Buongiorno!» le salutò Harry, chiudendosi la porta alle spalle. Allungò il volto verso la cucina e sorrise a trentadue denti. «Uh, si mangia!» afferrò un pancake e fece un occhiolino a Lindsay. Si era abituata ad avere Harry Styles, uno dei suoi cantanti preferiti, davanti agli occhi, le faceva sempre uno strano effetto ma era entrato a far parte della normalità in quelle settimane. Era un ragazzo come gli altri, ed era il minimo che potesse fare, offrire ogni volta che le portava in giro.
«Sei affamato, eh?» alluse Cherry alla notte movimentata che sicuramente aveva passato.
Harry rise, senza rispondere e salì al piano di sopra, avvisando che sarebbe andato a farsi una doccia. Si gettò sul suo letto, stanco. La notte passata con Taylor era stata fin troppo movimentata ed ora aveva bisogno di riposare. Si sentiva in bilico in quella situazione, non voleva continuare la sua storia con Taylor ma allo stesso tempo non riusciva a non pensare il suo viso quando gridava il suo nome. Si trascinò sotto la doccia, cercando di cacciare via tutti quei pensieri, non sempre puliti per poi prendere sonno sul materasso ortopedico.
Nel frattempo Cherry aveva raccontato alla migliore amica che il suo coinquilino aveva passato la notte con una sua ex fiamma, facendole promettere di non spiccicare parola con nessuno.
Juliet era rientrata con tre buste della spesa in una mano e nell’altra quella di Thomas, che faceva volare immaginariamente il suo aeroplanino in aria.
«Hey cucciolo, salta su!» la sorella lo invitò a salire sulle sue spalle e fece girare forte sia lui che il suo giocattolo. Sole aiutava a preparare la tavola, avendo avuto il permesso di mangiare dagli Aurand nonostante la punizione ancora in atto.
«Ancora, ancora!» urlò contento Thomas, ridendo sulle spalle della sorella. Si sentì sollevato e poi portato ancora più in alto quando le mani di Harry lo afferrarono, posizionandolo sulle sue di spalle. «Sono più alto!»
Cherry si legò i capelli lunghi rossi in uno chignon improvvisato, guardando Thomas ‘volare’. Raggiunse la madre, si fece passare sei bicchieri di vetro e li posizionò davanti alle rispettive sedie.
«Aggiungete un posto!» intervenne Cal, entrando dalla porta d’ingresso, seguito da un altro componente della band.
«Amico!» urlò Harry, abbracciando forte Zayn. I due si scambiarono gesti affettuosi e maschili, poi il nuovo arrivato salutò tutti quanti. Cherry controllò che Sole stesse continuando a respirare, trattenendo una risata.
«Perrie sta lavorando con le ragazze al loro nuovo video, ed eccomi qui» spiegò Zayn, dando un bacio sulla guancia di Juliet.
Si sedettero tutti a tavola, non ci fu un momento di silenzio, il pranzo trascorse tra risate e racconti dei dispetti fatti a Cal e agli altri dello staff. Sole era molto attenta ad ogni particolare, incredula di ciò che stava accadendo.
«Come vanno i preparativi del matrimonio?» chiese Juliet, togliendo i piattini della frutta, per poi indossare i guanti e mettersi a lavoro. A tavola erano seduti solo i quattro ragazzi.
«In realtà ancora non abbiamo iniziato ad occuparcene, insomma le ho fatto la proposta solo dieci giorni fa!». La conversazione continuò tra i due, mentre Harry e Cherry si tiravano palline di mollica di pane tra loro, simulando una battaglia. Quando il ragazzo fece centro nella scollatura a V della maglia della sua avversaria, si portò le mani alla bocca per non ridere. Cherry di sua risposta le fece il dito medio, sbuffando.
Cal alzò il volume del suo computer, facendo riecheggiare nella stanza la canzone ‘Midnight Memories’ del nuovo album dei ragazzi. Sole sorrise, improvvisando un finto ballo con Thomas. Cherry si alzò dalla sedia, dando l’ultima forchetta da lavare alla madre.
«Straight off of the plane to a new hoootel, just touched down, you could never tell» cantò Cherry, imitando la voce roca di Harry, provocando una risata in tutta la casa. Il sottoscritto si alzò, continuando a cantare la canzone. La fece girare su se stessa e le prese le mani per iniziare un ballo.
«Midnight memories, oooh. Baby you and me stumbling in the street» continuò a cantare, seguito da Zayn e Juliet. Cherry fece un finto casquet ed i capelli arrivarono a toccare il pavimento. In quel casquet, i visi dei due ragazzi si avvicinarono come non lo avevano mai fatto, Cherry si sentì avvampare e abbinò quel calore al sangue che le raggiungeva il viso, stando a testa in giù. Harry, di suo canto, smise di cantare e pensò che a quella distanza gli occhi della ragazza erano strabilianti.
Un’improvvisa tosse da parte di Sole, fece tornare i due alla realtà, allontanandosi come se nulla fosse successo. Agli occhi degli altri era la verità, ai loro occhi, incatenati li uni negli altri, qualcosa era accaduto.
«Iniziamo a lavorare ragazzi!» li incitò Cal.
«Papà ma oggi mi avevi detto che saremmo andati a Londra. Ricordi il cappotto da Harrods e i miei sei mesi mandati in fumo?» domandò retorica Cherry, sedendosi sulle ginocchia del padre, come faceva fin da piccola. Cal e Juliet avevano tentato più volte di avere un bambino ma a causa di alcuni problemi genetici avevano dovuto affrontare aborti spontanei e cure lunghe anni. Quando Juliet gli disse ‘tesoro, sono incinta’, sapevano entrambi che sarebbe stata volta giusta. Avevano fatto crescere Cherry nel lusso, non le era mai mancato nulla. Le avevano detto di ‘no’ quando era giusto, erano fieri di come l’avevano educata e cresciuta. Sapeva riconoscere i suoi limiti e cercava di non dare troppi problemi.
«Tesoro hai ragione ma stiamo indietro e ora che Zayn ha questi giorni liberi ne vorremmo approfittare. Vai con tua madre»
«Io devo passare per il centro, ho dimenticato l’altro telefono in hotel. Ti accompagno io se vuoi» disse con non-chalance Harry.
«Visto? Non disperdere tutti i miei averi però!» il padre le diede una pacca sulla coscia e la ragazza annuì, accettando quel passaggio.
«Sole vieni con noi?» Cherry si alzò, aggiustandosi di nuovo il pantaloncino forse troppo corto.
«Così poi davvero mi reclutano, accetto un passaggio a casa però!»
Erano le quattro e mezzo del pomeriggio quando Sole stava sfogliando Cosmpolitan sul tappeto della camera dell’amica.
«C’è stata una bella scenetta giù, eh?» chiese falsamente indifferente.
«In che senso?» rispose Cherry con il pennellino dello smalto celeste fra le dita.
«Tra te e Harry»
«”Tra te e Harry”» la imitò. «Non dirlo con questo tono, era un ballo.»
«Lo era, fino al casquet, lo era.» disse Lindsay incrociando le gambe sotto al sedere.
«Sole non iniziare, anzi, ora chiamo David!» Cherry le rispose più alterata rispetto all’inizio della conversazione.
«Guarda che ai miei occhi non devi dimostrare nulla.»
«E’ il mio ragazzo, non posso chiamarlo?»
«Certo che puoi, ma non devi farlo se è per giustificare qualche sottospecie di sensi di colpa che ti sono venuti.»
«Non ho nessun senso di colpa. Harry è un amico di mio padre, ha quasi la nostra età e ormai ci condivido tutto, è normale che si crei un certo feeling, no?» chiese all’amica, o forse più a se stessa. Rispose con un assenso del capo, senza esprimersi. Cherry prese il telefono, senza inviare nessun messaggio ma andando automaticamente in rullino foto e guardare quella che ritraeva lei, Thomas ed Harry con il gelato il giorno precedente.
Cherry aprì l’armadio, lo guardò intensamente aspettando che qualche vestito le saltasse addosso e dicesse ‘indossami’. Prese un pantaloncino di jeans a pois piccolissimi, lo guardò e lo buttò sul letto. Era una bella giornata, avvolgere le gambe in un jeans o un pantalone era sprecato.
Prese un vestito color pesca e se lo appoggiò sul petto, guardandosi allo specchio ed inclinando la testa verso sinistra. Sole dallo specchio le mostrò il pollice alzato, come segno di approvazione. Il vestito era semplicissimo, cadeva morbido lungo l’addome e la gonna diventava di poco più larga verso le cosce. Era a giro maniche ed aveva una scollatura a cuoricino sul petto. Si spogliò dei panni sportivi per la casa ed indossò il vestito, infilò i piedi in un paio di scarpette basse nere, prese il giubbino di pelle dello stesso colore delle scarpe. Andò in bagno per lavarsi i denti, mise un po’ di blush color pesca e il rimmel sulle lunghe ciglia che già aveva e infine pettinò i capelli, lasciandoli sciolti. Afferrò la borsa e prima di scendere al piano di sotto passò per lo studio del padre per prendere la sua carta di credito.
Sole era già al piano di sotto con Harry ad aspettarla, si diressero subito in macchina quando scese. L’amica scese dalla macchina dopo una decina di minuti, salutando gli altri due con un bacio ciascuno sulla guancia.
Cherry alzò il volume dello stereo della Range Rover del ragazzo al suo fianco. Trasmettevano la canzone ‘Touse les mèmes’ di Stromae, i due si diedero ad un karaoke francese.
«Rendez-vous, rendez-vous, rendez-vous au prochain règlement» canto Harry fingendo un accento francese a dir poco improponibile.
«Et que j'aime trop les blablablas» continuo Cherry gesticolando con le mani sulle parole ‘blablablas’.
I due conclusero la canzone con una risata fragorosa, che li accompagnò per il tutto tragitto verso il centro di Londra. ‘Dynamite’ di Taio Cruz riempì la macchina, a Cherry le si illuminarono gli occhi, facendole ricordare la prima festa a cui era andata.
«Questa canzone mi gasa sempre!». Iniziò a muoversi su quelle note, gettando la testa all’indietro e le braccia fuori dal finestrino.
«Cuz it goes on and on..»
Harry con la coda dell’occhio guardava la strada, ma la ragazza che sedeva sul sedile anteriore della sua macchina senza accorgersene stava prendendo tutta la sua concentrazione. Il ragazzo sorrise quando vide i lunghi capelli di Cherry muoversi a ritmo della musica, ebbe il fremito di posare le mani sui fianchi della ragazza, che nonostante stesse seduta, riusciva a ballare nella macchina suscitando in Harry una forte attrazione. Prese il telefono e le scattò una foto senza farsene accorgere. Il ragazzo ringraziò mentalmente la canzone che terminò, anche se troppo presto per i suoi gusti, e riuscì a concentrarsi di nuovo sulla strada, senza dire nulla. Si era ritrovato in una scena con moviola, le movenze della ragazza si erano sviluppate in meno di trenta secondi ma a lui parvero infiniti.
Cherry guardò l’hotel che si trovava alla sua destra, abbassando il finestrino, annuì all’amico che le disse avrebbe fatto subito. E così fu, lo rivide tornare dopo pochi minuti e dietro di lui scorse la chioma bionda di quella che doveva essere la sua ex. Sorprendendola, la salutò cordiale e Cherry alzò la mano abbozzando un sorriso, senza avere una reale voglia di ricambiare quel saluto.
«Ora shopping!» urlò entusiasta appoggiandosi al finestrino.
I due trascorsero due ore in giro per le vie di Londra, la loro Londra. Alcune fan lo fermarono, scattando un paio di foto. Entrarono in tutti i negozi, provandosi vestiti orrendi e scattando foto stupide. Arrivati fuori da Harrods, Cherry si catapultò dentro e chiese del cappotto beige in vetrina. Dopo aver preso la sua taglia si diresse vicino al camerino, si guardò allo specchio con indosso ciò che sarebbe stato il suo prossimo acquisto. Si voltò all’indietro per chiedere un parere ad Harry, ma non ce n’era traccia. Si guardò intorno e lo vide parlare con una commessa, civettuola aggiunse nei suoi pensieri. La ragazza dai capelli rossi storse la bocca, con l’intenzione di interrompere quella conversazione tra Harry e quella ragazza che mostrava più seno che braccia.
«Harry, come mi sta?» urlò dall’altra parte del negozio, si sentì così piccola quando Harry senza raggiungerla annuì per poi riportare l’attenzione sulla commessa.
Erano le undici di sera passate quando Cherry diede la buonanotte a David, posò il telefono sul comodino pensando che il giorno dopo avrebbe dovuto studiare come la matta. L’iPhone vibrò di nuovo, la ragazza allungò la mano sul comodino, era Sole. Aprì il messaggio e vide un screen mandato dall’amica con su scritto ‘Buonanotte! Xx’
Cherry applicò lo zoom sulla foto e riconobbe l’applicazione di Twitter.
‘Harry Styles: It’s always a good time.’ e al di sotto vi era la foto che nel pomeriggio aveva suscitato in Cherry un sorriso.
«Vaffanculo anche tu.»

Hellosunshine's space:

Mi scuso per il ritardo con cui sto postando ma essendoci state le vacanze non sono stata un attimo a casa!
Purtroppo vedo che nessuno mi lascia una piccola recensione, facendomi capire se piace o meno! Spero che mi direte la vostra opinione questa volta.
Il capitolo beh che dire, l'ho impostato assumendo tempi veloci solo perchè rallenteranno in futuro. Mi sto affezionando a Cherry hahahahaha l'altro giorno sono andata dal parrucchiere e ho fatto i capelli dello stesso colore della modella in cui la raffiguro! 
Buona serata e per chi li vede.. Buona visione dei Cesaroni! (:

Ecco Cherry sull'altalena:

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Wrong sms ***




Cherry quella sera aveva dormito senza sognare, si svegliò davvero riposata e con la stanchezza rilasciata nelle gambe. Tolse la modalità ‘Uso in aereo’ all’iPhone e aspettò che vibrasse, ma non ricevette nessun messaggio. Cercò le pantofole sotto ai suoi piedi ma trovò solo il pavimento freddo al tatto. Legò i capelli in una coda alta e uscì dalla sua camera, dirigendosi in bagno. Si guardò intorno, notò tutti gli accessori di Harry e prese in mano il suo profumo. Sentì dei vocii provenire dalla stanza comunicante e appiccicandosi stile geco al muro, si affiancò alla porta chiusa. Non stava origliando, si disse, era solo curiosità.
«..E’ la figlia di Cal, Harry.» disse la voce di Zayn.
«Lo so bene, ti dico per la terza volta che non c’è nulla!» rispose alterato, ma con voce bassa, Harry.
«A me non sembrava, non mentire a me. Riconosco i tuoi comportamenti quando ti piace qualcuno.»
Harry scoppiò in quella che doveva essere una risata divertita. Ci fu un minuto di silenzio e Cherry ebbe il timore di essere stata scoperta ma, riprese a respirare quando sentì di nuovo le due voci.
«La finisci di guardarmi così? »
«No Harry, finiscila tu! Ma poi l’altra sera non sei stato con quella?»
Cherry dovette avvicinarsi ancora un po’ per sentire meglio.
«Si ed ho fatto il miglior sesso della mia vita. Cherry non mi piace, non è il mio genere di ragazza, è una buon amica e ai miei occhi è solo la figlia di Cal, né di più né di meno.»
Quelle parole, così dure e taglienti, ferirono Cherry, in una maniera che lei non aveva mai provato. Le importava così tanto? Quello che aveva appena detto Harry era esattamente ciò che aveva spiegato alla sua migliore amica. Uscì dal bagno senza neanche accorgersene, scese al piano di sotto, pronta ad ingozzarsi di cioccolata.
«Se lo dici tu, Harry non fare guai.»
Harry annuì, non aveva più voglia di sentire il suo migliore amico e le altre raccomandazioni. Non aveva bisogno di nessuno che gli dicesse che Cherry era la figlia di Cal, lo sapeva fin troppo bene, purtroppo, si ritrovò a pensare. Scosse la testa in segno di risposta ai suoi pensieri, e allora perché il pomeriggio precedente si era sentito così attratto da lei? Perché gli spuntava un sorriso ridicolo al pensiero del poco tempo che avevano passato insieme? Harry aveva paura di cercare risposte a quelle domande, ma soprattutto di trovarle. Era andato a vivere da Cal perché lì non avrebbe dovuto avere pensieri, e invece ora aveva un borsone comprato in un negozio vintage tra le mani e lo stava riempiendo con indumenti necessari per un paio di giorni.
«Dove vai? Da Taylor?» chiese il moro seduto sul letto.
«No, ad Holmes Chapel. Già avevo avvisato mia madre che sarei andato lì per un paio di giorni.»
«E ci vai ora..»
Harry si girò verso l’amico guardandolo con il peggior sguardo che potesse assumere, intimandolo a chiudere la bocca per una volta. L’altro alzò le mani in segno di difesa ed entrambi scesero al piano di sotto.
«Cal io sono pronto per ricominciare.» lo avvisò Zayn.
«Anche io lo sono, vado a casa dei miei per un paio di giorni!» disse sorridente Harry, prendendo una bottiglina d’acqua dal frigo.
«Oh va bene, salutami Anne! E’ da tanto che non la vedo.» disse Juliet, guardando il figlio mangiare la zuppa di latte.
«Lo farò, stanne certa. Ci vediamo domani sera allora!»
Cherry non alzò lo sguardo dal televisore, il ragazzo non fece il suo nome né la salutò a gran voce. Le passò di fianco, con una mano le  tirò la coda di capelli per attirare la sua attenzione, senza davvero riuscirci. La ragazza non disse nulla, con le due mani si strinse di nuovo la coda e leccò il cucchiaio. Cos’era quel gesto? Un saluto a delle bambine di 2 anni con i codini? Lei era grande, doveva comportarsi da tale. Prendendo un forte sospiro si girò verso la porta, che Harry stava per chiudere.
«Harry! Ti auguro di passare due bei giorni ad Holmes Chapel!» gli augurò sorridendo, ricevendo un sorriso incerto come risposta.
La ragazza stette tutta la mattinata sul divano, circondata dai libri di chimica. Li guardava e riusciva a ricordarsi soltanto che l’acqua è la molecola di H2O. Leggeva i periodi più di una volta, e quando non li capiva li sottolineava con colori diversi. Dopo 40 minuti guardò la pagina 126 del suo enorme libro giallo ed era una bella tavolozza di colori.
«Dai Cherry, puoi farcela. La molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno. Gli atomi dei due elementi sono legati tra loro da un legame covalente polare, formando un dipolo di.. oh dannazione!»
«Cherry, non si dice, se ti sente la mamma!» la interruppe Thomas, sporco di pittura rossa in faccia. La sorella non riuscì ad essere arrabbiata davanti al fratello, lo fece sedere sulle sue gambe e passò due dita sulle sue guance.
«Ti sei sporcata anche tu! Giochiamo a fare gli indiani?»
«Giochiamo a fare quello che vuoi.»
Dopo pranzo Cherry aiutò la madre a sparecchiare, Juliet insaponava e la figlia sciacquava. Cal e Zayn erano seduti sul divano, riguardavano alcune scene che avevano girato le ore precedenti e di tanto in tanto si appuntavano ciò che era da rifare. La giovane madre di casa Aurand, nei suoi trentasei anni aveva accompagnato il marito ovunque, aveva conosciuto il mondo al suo fianco ed erano cresciuti insieme fin dal terzo liceo. Si girò verso la figlia, notandola piuttosto silenziosa. A tavola aveva risposto alle poche domande che aveva ricevuto e non aveva quasi rivolto la parola a Zayn, soltanto per chiedergli se poteva levare il piatto o meno.
«Tutto bene tesoro?» le chiese passandole l’ultimo piatto.
«Certo, a te?»
«Preoccupata dal tuo silenzio.»
Cherry non alzò lo sguardo verso la sua genitrice, ma aumentò ancora di più la pressione dell’acqua. «Vi lamentate che parlo troppo, per una volta..»
Juliet capì che era inutile continuare, non insistette ancora e finì di pulire il lavandino. La ragazza riprese i suoi libri e salì di sopra, sotto c’era troppa confusione. Decise di studiare sul letto, era stanca, mentalmente più che fisicamente. Aprì il libro e rilesse ciò che non aveva capito. Quella volta sembrò essere quella giusta perché riuscì a ripetere tutto senza doversi scervellare, sorrise fiera di se stesse e continuò con le molecole più importanti, tra cui l’ammoniaca.
Le sembrò di aver appoggiato la testa sul cuscino solo per due minuti, ma quando Sole entrò nella sua stanza, mise a fuoco l’immagine e vide la migliore amica con una gonna ad alta vita, una camicetta all’interno e tacchi 10. Non riuscì a capire bene le parole di Sole, la sentiva solo urlare. Ma quanto aveva dormito? Prese l’iPhone e vide l’orario: 8pm.
«Merda, ho dormito quattro ore!»
«Dovevi essere già pronta!»
«Non urlare, ora mi faccio una doccia veloce.»
Si alzò svogliatamente dal letto, prese gli indumenti che Lindsay le aveva tirato addosso e tornò nel bagno maledetto. Non voleva entrare lì dentro, le parole di Harry sembrarono ripiombarle nella testa non appena varcò la porta. Distrattamente buttò i panni sporchi nella cesta, si fece una doccia veloce, per fortuna aveva lavato i capelli dopo aver giocato ad indiani con Thomas. Indossò il pantalone blu, il top bianco con dei volant sopra e infilò i piedi nei tacchi dello stesso colore del pantalone. Sole la raggiunse nel bagno e la guardò truccarsi, senza dare troppo preso alla matita sbavata.
«Tua madre ha pensato che fossi svenuta, ma poi ha visto che mugugnavi qualcosa.»
Cherry sbarrò gli occhi e guardò il riflesso della migliore amica nel specchio. «Ti ha detto se ho detto qualcosa?» chiese preoccupata.
«Ripetevi da cosa era formata la molecola dell’acqua.» Cherry non ricordava cosa avesse sognato ma sapeva che blaterava nel sonno. «Perché? Sogni sconci su David?» chiese ridendo Sole.
Cherry sorrise e fece spallucce. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno, ma parlarne con lei significava rendere reali i suoi pensieri e forse darle anche ragione. «Dai muoviti che tra poco viene a prenderci!»
Ogni week-end Sole andava da Cherry, il ragazzo poi le passava a prender e si riunivano con tutti gli amici. Sole non aveva un ragazzo, ne aveva avuto uno per più mesi in estate ma i suoi problemi di monogamia le fecero capire che non era portata per una relazione seria.
Le due scesero al piano di sotto, anche Zayn stava andando via, uscirono tutti e tre dalla porta e salutarono affettuosamente il resto all’interno.
«Se n’è aggiunto un altro?» chiese acido David.
«Stava lavorando con mio padre, smettila.»
«Come ti arrabbi facilmente sull’argomento.» il ragazzo si girò verso di lei, la vide guardare fuori dal finestrino. Di solito iniziava a straparlare già in macchina e cantare a squarciagola con Sole. David guardò quest’ultima dallo specchietto, incurvando le sopracciglia. Ebbe come risposta una scrollata di spalle, e si preparò alla serata difficile che avrebbero passato.
Cherry non riusciva a togliersi quel malumore da dosso, non voleva neanche però ascoltare le continue frecciatine degli amici sul suo essere taciturna per una sera. Non vedeva l’ora che arrivasse la mezza per poter tornare a casa. Prese il telefono per controllare l’orario e arrivò nello stesso momento un messaggio da parte di Harry.
“Sto mangiando le ciliegie, ti ho pensato appena le ho viste.”
Cherry sorrise alla lettura del messaggio, si maledisse da sola, non doveva sorridere. Si avvicinò agli amici e prese con loro un drink, ricevendo tanti ‘ooh’ come accoglienza. Rise e posò il cellulare in tasca, avrebbe risposto più tardi, la serata ora poteva iniziare.
“Sono allergica alle ciliegie.”
“Uh non lo sapevo!”. La risposta di Harry invece arrivò subito dopo quella della ragazza, stava sempre con il telefono in mano ma di sabato sera li lasciava sempre lontani.
“Non sai tante cose di me.”
“Non me ne dai l’occasione. Perché rispondi così tardi?”
Harry rispose istintivamente con quelle parole. Forse aveva sbagliato a dirle così schiettamente la prima frase, ma guardare la madre con il suo patrigno gli metteva ogni volta l’animo sentimentale dal verso giusto. Li guardava e pensava che anche lui voleva una storia così, aveva sofferto per la separazione dei genitori ma fino ad un certo punto. Li voleva vedere entrambi felici, e insieme non lo erano più. Quando disse ai figli di aver incontrato Robin, fu il suo sorriso a parlare e Gemma ed Harry non poterono fare a meno di accoglierlo a braccia aperte.
“E’ sabato sera, sto in giro.”
“Hai ragione, scusa, buona serata!”
Si rabbuiò a quella risposta, lui non voleva uscire, voleva passare del tempo in famiglia e non aveva pensato che infondo nelle ultime settimane aveva visto Cherry e Sole vestirsi insieme ogni week-end per poi uscire.
“Tu che fai?”
Non voleva chiudere la conversazione, pensò. Sorrise sul telefono ma lo bloccò quando Gemma si avvicinò con Dusty sulle ginocchia. L’accarezzò sotto il mento e appoggiò la testa sulla spalla della sorella.
«Le hai scritto?» gli sussurrò nell’orecchio.
Harry nel pomeriggio aveva confidato alcuni dei suoi pensieri alla sorella. Si fidava ciecamente della sorella, non che non  lo facesse degli altri quattro, ma Gemma era comunque una ragazza e ne capiva certamente di più. Lui annuì e le mostrò il telefono con la conversazione di iMessage aperta.
La sorella non lo aveva giudicato, infondo Harry non aveva detto chissà che, soltanto di esserne attratto.
“Sul divano con i miei, Gemma e Dusty.” Non sapeva che altro scrivere ma non voleva chiudere la conversazione. “Studiato oggi?”
“Insomma, mi sono addormentata nel pomeriggio. Hey io poso il telefono, a domani! Ps: ho un interrogazione di storia dell’arte martedì, mi aiuti?”
“Non devi neanche chiederlo, buonanotte xx”
Cherry posò il telefono nella sua borsa e prese il microfono che aveva in mano Jack, uno dei suoi amici, e si unì a lui e a Sole nel karaoke della canzone che aveva scelto.
Sapeva a cosa era dovuta quella felicità improvvisa, ma decise di non darci peso, cercando di godersi quel poco di minuti che le erano rimasti.


Hellosunshjne's space:

Non un granchè da dire in realtà! Non so se continuare questa storia, non vi sento molto partecipi e quindi non riesco ad essere invogliata! :(
Spero che vi sia piaciuto il cinema al film! 
Se volete che continui la storia ditemelo (:

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Absurd ***



Capitolo 6

Erano le sei del pomeriggio e Juliet era appena rientrata al fianco del marito dopo aver passato il pomeriggio in centro. Thomas cresceva a vista d’occhio e una maglietta gli durava soltanto per poche settimane. Cherry controllò nelle varie buste se ci fosse qualcosa anche per lei ma rimase delusa non trovando nulla. Fece una smorfia alla madre e prese Thomas in braccio, gli scompigliò i capelli biondi e iniziò a farlo andare su e giù con la testa.
«Cherry esci stasera?» chiese il padre, sedendosi sul divano e cambiando canale.
«Credo che andiamo al cinema»
«Bene, domani c’è scuola! Pronta per il compito di chimica?»
«Papà, non nominare il nome di chimica invano!»
«Ma stai zitta!» le buttò un cuscino addosso e scoppiarono entrambi a ridere.
Finirono per vedere tutti e quattro un film sul primo canale, era una commedia divertente che li tenne occupati per un’oretta e mezza. Cal non pensò al lavoro che gli sarebbe spettato il giorno successivo, Juliet fece finta di non guardare la pila di panni da stirare nella lavanderia, Cherry non pensò alla sua verifica di Chimica e Thomas pensò alla bambina che aveva salutato al parco quel pomeriggio, si chiamava Katie ed erano andati insieme sullo scivolo.
Un rumore di chiavi fece voltare i quattro verso la porta, dalla quale entrò dopo poco il nuovo membro della casa.
«Harry!» urlò il piccolo saltandogli in braccio. Harry lo afferrò lasciando cadere la borsa a terra, gli diede un bacio tra i capelli e gli disse che aveva un regalino per lui nella borsa. Salutò il resto della famiglia con un cenno della mano e si sedette al fianco di Cal, abbracciandolo stile koala.
«Scollati!» urlò l’uomo divertito dai gesti del ragazzo.
«Come stanno Anne, Robin e Gemma?» chiese Juliet sorridendogli.
«Alla grande! Gemma tra poco si laurea, tra un paio di mesi.» rispose orgoglioso.
Cherry salì al piano di sopra cercando di fare in fretta, avevano perso tempo in salotto tra una chiacchiera e l’altra e il film che sarebbero dovuti andare a vedere iniziava in meno di 40 minuti. S’infilò un leggins nero, un maglia lunga grigia, la cintura in vita e un paio di stivaletti ai piedi. Infilò nella borsa tutto ciò che le serviva e guardò nel portafoglio, avrebbe dovuto chiedere i soldi al padre. Scese giù in cucina, bevve un sorso d’acqua e prese una banconota da venti dollari dal portafoglio di Cal dopo avergli chiesto il permesso. Salutò tutti con un gesto della mano veloce, si sentì lo sguardo di Harry nelle spalle, aprendo la porta si voltò in quella direzione ed incrociò il suo sguardo. Il suo intuito non aveva sbagliato. Gli sorrise dolcemente e raggiunse gli amici in macchina.
La serata era trascorsa velocemente, in allegria e avevano disturbato mezza sala del cinema. Cherry e David erano stati troppo occupati tra di loro per vedere quel film, che forse non gli sarebbe neanche piaciuto. Quando il ragazzo l’accompagnò fuori casa, le propose di vedersi venerdì sera per recuperare quel mesiversario non festeggiato, Cherry entusiasta gli disse di si, un bacio sulle labbra e rientrò in casa in punta di piedi. La domenica aveva il coprifuoco alle 11 e mezza, perché il lunedì c’era scuola, era mezzanotte passata quando si chiuse la porta alle spalle.
«Sei tornata!» la richiamò il riccio sdraiato sul divano, con il pantalone blu del pigiama e la maglietta di un fumetto.
Cherry si portò la mano al cuore per lo spavento, pensava di essere sola. «Mi hai fatto tremare, idiota! Che fai alzato?» chiese prendendo la bottiglina d’acqua dal frigorifero.
«Nulla, ora vado a dormire.» Harry in realtà stava aspettando che lei tornasse, ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce. Spense il televisore premendo sul tasto rosso del telecomando, si alzò dal divano e le sorrise. «Buonanotte Aurand.»
«’Notte Styles.»
Erano le cinque del pomeriggio di lunedì quando Juliet interrompe i due ragazzi studiare, gli chiede se volevano un thè ai frutti di bosco e i due accettano volentieri. Stavano studiando da due ore, senza sosta e Cherry era quasi pronta per l’interrogazione che avrebbe avuto il giorno successivo. Non riusciva mai a ricordarsi le varie stanze della reggia di Versailles, e più volte Harry le aveva detto «associale a dei ricordi tuoi».
Cherry poggiò la testa sul libro enorme, stanca.
«Non ce la faccio più, è una tortura!»
«Dai prendiamo la pausa thè.»
«Ma so tutto, la reggia non la ricorderò mai, ti prego basta.»
«Va bene, dimmi lo stile della Cappella Sistina e dove si trova.»
Cherry ci pensò su, illuminandosi quando credeva di saperlo, poi si rese conto di avere le idee confuse.«Merda.»
Harry scoppiò a ridere, seguito da Juliet. Presero tutti e tre il thè, i ragazzi continuarono a studiare per un’altra oretta. Cherry era pronta, avrebbe ripetuto le ultime cose nell’ora di spacco l’indomani. La signora Aurand portò Thomas dal pediatra, aveva gli occhi gonfi e si pensava ad una forte allergia. Cherry salì in camera, preparò la borsa per la scuola e mandò una sua foto a David. “Non vedo l’ora arrivi venerdì”, aggiunse come didascalia. Non sapeva neanche lei cosa aspettarsi da quella sera ma le saliva l’adrenalina ogni qual volta ci pensava. Sole la mattina le aveva ribadito più volte di mettersi un completino «sexy e sensuale» sotto ad un qualsiasi vestitino che lei aveva. Si rese conto di non averne quando guardò nei cassetti dell’intimo, sarebbe dovuta andare in giro con Sole in settimana, di certo non sarebbe andata con la madre. Si guardò allo specchio enorme che aveva nella stanza, vide il suo riflesso e si domandava se fosse pronta.
«Mi annoio, usciamo?» interruppe i suoi pensieri, Harry.
Cherry fece un piccolo salto su se stessa, di nuovo spaventata. «Mmh per andare?»
«Ci facciamo un giro in macchina.»
«Va bene!» Cherry prese il telefono e si avvicinò al ragazzo, che continuava a fissarla. «Che c’è?» disse guardandosi verso il basso.
«Vieni..così?»
«Non mi va di cambiarmi, è la divisa scolastica.»
«Si, so che cos’è. Va bene andiamo!»
Harry provò di nuovo quella sensazione dell’altra volta, nella sua testa comparivano scene di Cherry con quella divisa, scene poco caste. Scosse la testa e quando la vide scendere gli scalini di fretta, con i capelli che svolazzavano, portò una mano avanti.
«Ehm, non posso più uscire»
«Scherzi?»
«No, mi ha chiamato Nick e devo andare da lui, da solo.»
Cherry s’infastidì, e sentiva puzza di bugia. Fece spallucce e compose il numero del ragazzo. «Amore mi passi a prendere? Mi annoio.»  formò quelle parole guardando Harry nei suoi occhi verdi, forse lo aveva fatto per dispetto ma davvero non voleva stare a casa sola.

Hellosunshjne's space:

Eccomi! Ho postato di nuovo perchè una ragazza mi ha chiesto di farlo, lo dedico a lei allora! :)
Mi dispiace di non essere seguita.. se le persone non aumentano credo che la continuerò su Wattpad! <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2605685