Disagreeable

di lunatique
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuto nella Grande Mela ***
Capitolo 2: *** Birra per colazione ***
Capitolo 3: *** Corsi aggiuntivi e spettacoli di lap dance ***
Capitolo 4: *** Conversazioni notturne con ragazze misteriose ***
Capitolo 5: *** La paladina degli asociali ***
Capitolo 6: *** Possiamo provarci ***
Capitolo 7: *** Leoni nella savana ***
Capitolo 8: *** Wao, che principe! ***



Capitolo 1
*** Benvenuto nella Grande Mela ***









eccomi qui tornata con una nuova cagata di piccione storia. ho definitivamente deciso di smettere di rompere le palle a quelle del gruppo di efp e pubblicarla, dajee.
spero che la troviate di vosto gradimento #ottimismoavolontà.
sotto troverete i volti dei vari personaggi, dovete solo cliccare sui loro nomi che vi apparirà la foto, ma penso che questo sia scontato hahaha.
ora mi dilenguo o rischio di annoiarvi, au revoirrrr.





Perché i genitori devono sempre infrangere i sogni dei propri figli? I miei sembra ci godano nel farlo.
Cominciò tutto quella mattina, mi ero svegliata presto aiutando mio fratello Collin a preparare la valigia, felice come una pasqua. Avevo parlato al telefono con Tamara come ogni volta che ero felice/depressa/col ciclo/con le emorroidi. Insomma, come sempre.
E poi? I miei genitori vennero in camera mia mentre stavo a farmi i beati cavoli e mi dissero di mettere a posto la mia camera.
Ecco più o meno com’è andata.
“Mackenzie guarda che casino! Metti tutto apposto, subito. Dobbiamo avere casa presentabile!” Urlò mia madre spostando un po’ di roba dal pavimento.
“Perché?”
“Perché non possiamo accogliere da noi il ragazzo inglese con la casa in questo stato.”
Ed è lì che mi è crollato il mondo addosso. La mia cara mammina ed il mio caro papino si erano ovviamente dimenticati di dirmi che, se Collin va per nove mesi da una famiglia in Inghilterra, a noi ci tocca avere per lo stesso arco di tempo il figlio di quella famiglia.
Poi io ovviamente le ho urlato contro perché non me lo aveva detto prima e la sua risposta è stata “perché, c’era bisogno di dirtelo? Pensavo lo sapessi”.
Quindi dovrò sopportare per un anno scolastico un lord-so-meglio-io-perché-sono-inglese con la puzza sotto al naso.
Si, considero gli inglesi una massa di idioti che bevono il thé tutto il giorno ridendo e parlando con quel loro accento terribile.
È per questo che ora non mi sforzo a mostrare un minimo di entusiasmo aspettando l’arrivo di questo ragazzo col nome più strano che io abbia mai sentito. Mi pare si chiamasse Hanry o Harvey.
Vabè, quello insomma.
Ma non dovrebbero essere illegali certi nomi? Povero cristiano, chissà quante prese per il culo deve subire…
Il cellulare mi vibra nei pantaloni, così lo prendo e mi siedo su una panca lì vicino.
“È già arrivato l’inglesino? Voglio una sua foto!” Leggo.
“No, dovrebbe arrivare a momenti Tam. Ma non esaltarti troppo, gli inglesi sono tutti dei cessi con i capelli biondi, la pelle bianca e gli occhi celesti.” Rispondo alquanto scocciata.
“Ma quelli non erano gli svedesi? O i francesi? Boh aspetta, chi erano quelli che parlavano mettendo ‘s’ ovunque?” Si affrettò a inviarmi la mia migliore amica.
Alzai gli occhi al cielo e ci rinunciai. Tamara va male in tutte le materie che finiscono per “grafia”, “matica”, “enze” e “ologia”, quindi con lei è un caso perso.
“Forse è lui!” Squittisce mia madre mentre trascina me ed il babbo verso un ragazzo che si guarda intorno, completamente spaesato.
“Ciao! Tu sei Harry?” Chiese la mamma a questo, dopo essergli quasi saltata addosso.
Probabilmente lui penserà a lei come ad una pedofila che si vuole sbattere il primo inglesino innocente che becca.
I due iniziarono a parlare e scoprimmo che questo Harry era effettivamente lui.
Non mi curai nemmeno di presentarmi, fin quando mi madre non mi diede una gomitata nelle costole intimandomi di dirgli il mio nome.
“Mackenzie.” Gli porsi la mano, incurante.
“Harry.” Sorrise fin troppo raggiante per i miei gusti.
Uscimmo dall’aeroporto andando verso la nostra Fiat Panda nuova di zecca (almeno nel lontano 1950 lo era), una volta saliti dentro calò il silenzio, interrotto dal mio cellulare che cominciò a sparare a palla la canzone Demons, la mia attuale suoneria.
Tamara mi stava chiamando.
“Che c’è?” Risposi stancamente.
“Hai intenzione di rispondermi ai messaggi o i tuoi polpastrelli hanno già fatto troppo allenamento per oggi?” Disse acidamente.
Alzai gli occhi al cielo, anche se non poteva vedermi.
“Comunque, lui è arrivato?” Cambiò argomento.
“Si.”
“Davvero?!” Mi urlò nell’orecchio, tanto che fui costretta ad allontanare il cellulare della mia testa.
“No, per finta.” Probabilmente ora fu lei ad alzare gli occhi al cielo per quella mia risposta.
“Allora? È carino? Quanti anni ha? Ah già è vero, ne ha 16. Quant’è alto? Hai i capelli biondi? Gli occhi azzurri? Aspetta, era inglese giusto? Quindi parla tipo la lingua di Hitler…” Cominciò a parlare a raffica.
“Ma cosa stai dicendo!” Urlai ricevendo uno sguardo severo da mio padre attraverso lo specchietto retrovisore ed uno sconvolto da Harry. Grandioso, ora penserà che sono matta anche io, non ci bastava mia madre.
Ah, poco mi importa.
“Rispondi!” Mi stordì di nuovo Tamara.
“Non posso dirtelo in questo momento.”
“Perché? È li con te?”
“Si.” Dissi a denti stretti, sperando che Harry non la riuscisse a sentire.
“Davvero?! Me lo passi?! Oooh voglio conoscerlo!” Squittì tutta felice. Fin troppo felice.
“Ma sei matta?”
“Dai! Non fare la noiosa, passamelo!” Si lamentò.
“Tamara!” Le urlai, esasperata.
“Mackenzie!” Mi sgridò mia madre.
“Che c’è?!”
“Non ti ho detto niente.” Mi rispose Tamara.
“Abbassa la voce!” Parlò sopra mia mamma.
“Non stavo parlando con te.” Zittii la mia amica.
“Attenta a come rispondi signorina!” Mi ammonì ancora Claire, pensando che la mia frase fosse rivolta a lei.
“Ma non lo stavo dicendo a te!” Le dissi esasperata.
“Cosa?” Chiese Tamara, dall’altra parte del telefono.
“E a chi allora?” Domandò mia madre.
“Ma con chi stai parlando?” Fece Tamara.
“AAAAH BASTA! Volete starvi zitte un secondo?!”
“Ma cos…” Tamara non fece in tempo a finire la frase che le attaccai incazzata.
Mi sistemai meglio sul mio sedile, guardando Harry con la coda dell’occhio.
Stava trattenendo una risata, ovviamente penserà a me come ad un fenomeno da baraccone.
Dio, perché a me? Cosa ho fatto di male?
Cercai di nascondere il mio rossore facendo ricadere i capelli davanti in modo da semi-nascondere le mie guance. Buttai il mio sguardo fuori dal finestrino, seguendo con gli occhi le case che passavano velocemente vicino alla macchina.


È impressionante quanto una buona doccia calda riesca sempre a farmi rilassare. Anche quando ho i nervi tesi e lo scazzo a mille, mi metto sotto quel getto d’acqua e la tensione sparisce, sostituita da completa tranquillità.
E poi succede che quella calma acquistata viene sballata via da un inglese seduto sul mio letto.
“Che cazzo ci fai qui, guardone!” Urlai ancora all’entrata della mia camera (e sottolineo mia), cercando di coprirmi alla bell’e meglio con l’asciugamano.
“Tua madre mi ha detto di venire qui... scusa.” Si alzò in un secondo, cercando di non guardarmi.
“Mamma!” Gridai incazzata.
“Che c’è tesoro?” Piombò al mio fianco con una cuffia in testa.
Ma perché ha una cuffia in testa?
“Mi spieghi perché questo qui…” Indicai l’inglese a pochi metri da me “… Sta nella mia stanza e soprattutto, seduto sul mio letto?”
“Dove vorresti farlo dormire, scusa?” Alzò un sopracciglio.
“Nella stanza degli ospiti.”
“Quella non è una stanza degli ospiti Macks, è uno sgabuzzino in cui abbiamo messo un vecchio materasso mezzo rotto.” Alzò gli occhi al cielo.
“Perfetto, sono sicura che Harry si troverà benissimo li dentro.”
“Nemmeno per sogno! Harry dorme qui, sul letto di tuo fratello.” Indicò il materasso sopra del letto a castello.
“Ma mamma!” Protestai sbattendo i piedi per terra.
“Basta! Ora vai a vestirti che sei mezza nuda!” Furono le ultime parole che mi disse, prima di tornare in cucina.
Mi passai una mano tra i capelli bagnati, superando a grandi passi Harry per andare verso il mio cassetto.
Presi al volo un reggiseno, un paio di mutandine e la prima tuta che mi capitò sotto mano.
“Hey se per te è un problema potrei dorm…” Non sentii la fine della sua frase perché sbattei la porta violentemente, andando verso il bagno.
Mi attende un lungo, lunghissimo anno.


Mackenzie Fox
Tamara Todd
Claire Fox
Brian Fox


I volti degli altri personaggi saranno inseriti sotto ai capitoli in cui appariranno.

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Capitolo 2
*** Birra per colazione ***









Quella mattina mi ero alzata presto e sono uscita prima di affrontare le battute squallide che puntualmente mia madre sforna, come ‘sei sveglia alle 8 di domenica? Accipicchia, devo avvertire la stampa!’
Ah-ah-ah, davvero esilarante, non trovate?
Comunque, tornando a me, ‘sta notte non ho dormito per niente, forse è questo che mi ha spinta a girovagare alle 8.30 del mattino come un’asociale per le strade di New York.
Ma io dico, è l’alba ed è domenica, cosa ci fa tutta questa gente in giro? Perché non rimangono a dormire? Invece no, una povera ragazza non può neanche camminare tranquillamente di primo mattino che si ritrova davanti una mandria di pecore al pascolo che rischiano di schiacciarla.
Vidi la figura slanciata di Zayn camminare con le mani nelle tasche dei suoi jeans strappati.
Zayn Malik è il vicino di casa di Tamara, nonché il suo migliore amico dai tempi di Cristo.
Provai a non farmi riconoscere mettendo le mani nella tasche del giacchetto e camminando come un orangotango.
Forse nascosta sotto questa massa di capelli non pettinati e l’aria da sciattona non mi riconoscerà, no?
“Ma guarda chi si rivede! Mackenzie Fox in tutto il suo splendore! Qual buon vento ti porta qui?”
No.
“Un vento fastidiosamente inglese.” Risposi sovrappensiero.
“Eh?”
“Niente.” Sviai il discorso. “Che ci fai qui?”
“Ci abito, ricordi? Sono Zayn Malik, il figo che vive vicino alla tua migliore amica, quello che ti sei scop…”
“Ricordo chi sei, deficiente!” Lo zittii e scoppiò a ridere. “Intendevo, che ci fai per strada alle otto di mattina?” Riformulai la domanda.
“Le solite cose. Stavo andando a fare colazione al bar, vieni con me?” Sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, sperando di intenerirmi.
Se solo non avessi i crampi dalla fame e le tasche senza neanche uno straccio di dollaro rifiuterei la sua proposta con un sonoro ‘gira a largo, Malik’ ma ahimè, sono povera e affamata.
“Okay.”
Il bar sulla 448 di Washington Street era sempre pieno, tanto che dovevamo fare a turno per respirare, ma in compenso faceva degli ottimi caffè (se sei un’amante dei caffè freddi quanto l’Antartide, però).
“Stai ancora con Mercedes Parker?” Domandai, per rompere il silenzio, non perché mi interessasse veramente.
In realtà un po’ mi interessava, ma non pensate male, devo solo mantenere la mia reputazione da Ragazza-Gossip della scuola.
In tutta risposta si mise a ridere a crepapelle. “No. Stai indietro Fox, ci siamo lasciati da mesi!”
“Ma che ne posso sapere io? Ho passato l’estate in un paesino in culo alle balene nel Minnesota, fuori dal mondo.”
“Minnesota?”
“Si, uno di quegli stati non cagati da nessuno all’estremo nord.”
“Aah.” Fu la sua arguta risposta.
Corrugai la fronte. “E comunque, perché vi siete lasciati?”
“Mi ha scoperto alla festa delle sorelle Clark mentre una ragazza mi faceva un servizietto nel bagno.”
“Non ti smentisci mai, Malik.”
Fece un sorriso sghembo e bevve un sorso dalla sua lattina di birra. Ma come si fa a bere birra per colazione?
Bah. Maschi, creature assai misteriose.
 
 
“Mackenzie!” Urlò Claire la iena da chissà quale stanza.
“Che vuoi adesso?!” Gridai di rimando.
“Hai comprato i libri, vero? Domani inizia scuola!” Entrò in camera mia senza nemmeno bussare, guardando sulla mia scrivania.
“Si ma’, ho già comprato tutto.” Mi passai i palmi delle mani sulle palpebre chiuse.
“Ah si? E dove li hai messi scusa?” Fece flippare la sua chioma di capelli biondi come una barbie di ultimo modello e mise le mani sui fianchi.
“Stanno a casa di Tamara.” Improvvisai.
“Bugiarda.”
“Ma è vero!”
Mi guardò.
La guardai.
Sollevò un sopracciglio, senza distogliere lo sguardo.
Alzai gli occhi al cielo, rassegnandomi.
“Eh va bene, non li ho ancora comprati, ma lo farò presto.” Ritornai con la testa sul cuscino.
“Ecco, lo sapevo! Devo pensare sempre a tutto io, sennò voi qua non muovete una paia! E sentiamo, quando avevi intenzione di comprarli dato che domani c’è scuola? Eh no, eh! Così non si va avanti signorina! Stai per iniziare il terzo anno, quando avrai intenzione di maturare? A sedici anni una ragazza dovrebbe…” E smisi di ascoltarla, perché ormai i suoi monologhi li sapevo a memoria.
Per ‘fortuna’ entrò l’inglese in stanza, fissando il suo cellulare in una maniera morbosa e rischiando di andare a sbattere contro il comodino.
Mamma si placò, assumendo un sorriso inquietante ed un tono dolce.
“Ciao caro, hai fame? Cosa vuoi per cena?”
Ma perfavore! È inutile fingere di essere una madre normale davanti al nuovo arrivato, quando tutto il quartiere conosce i grandi problemi mentali che l’affliggono.
“Vuoi dei muffin per spuntino?”
Brava, brava! Complimenti, tanto non se la beve nessuno! Patetica.
“Si, perfavore. Molte grazie, lei è davvero gentile.”
Ma io dico, stiamo scherzando? Sono su Candid Camera per caso?
“Oh, non devi ringraziarmi tesoro, per me è un piacere.”
Questo è troppo. Presi bruscamente il mio cellulare del comodino ed uscii dalla camera a grandi passi.
“Non badare troppo a lei Harry, ha il ciclo.” La sentii dirgli, mentre camminavo per il corridoio.
“Ti ho sentita!” Urlai.
Ah, Dio che nervi!
Entrai in bagno sbattendomi la porta alle spalle, mentre con la mano destra digitavo il numero dell’unica persona che riusciva a non farmi girare i coglioni nel giro di pochi secondi: Tamara.
Misi il vivavoce e poggiai il cellulare sul ripiano vicino al lavandino, prendendo la piastra da un cassetto li vicino.
“Fao.” Mi arrivò la voce della mia amica.
“Ti stai ancora ingozzando di budino, T?”
“Fi.” Fece una pausa, probabilmente per ingoiare. “È troppo buono, mangerei solo questo per tutta la vita.”
Feci una faccia schifata, anche se non poteva vedermi.
“Comunque, ti ho già parlato di Harry, no?” Non aspettai una sua risposta. “Beh, è qui da due giorni e già non lo sopporto. Prima si impossessa della mia camera, poi fa il leccaculo con mia madre. In più è un bradipo, non fa altro che stare in silenzio, bere, mangiare e cagare. Ma io dico, ce l’ha una lingua?”
Afferrai la piastra iniziando a passarla sulla prima ciocca, più volte.
“T?” La chiamai.
“Tam ci sei?”
“Tamara!” Urlai.
“Cvhe fè?!” Rispose.
“Potresti, per due secondi, smettere di mangiare budino ed ascoltarmi?” Sbuffai.
“Offay.” Si rassegnò ingoiando il cibo. “Secondo me sei troppo cattiva con lui, poverino, è appena arrivato.”
“Non sono cattiva Tam, è che non sopporto il fatto che uno sconosciuto arrivato dal paese dei balocchi da appena due giorni pretende di fare come gli pare. Mi sta sul cazzo che non ho.”
“Ma come fai a dire che ti sta sul cazzo se non c’hai mai parlato?”
Dio, mi sembra di parlare ai muri. “Non in quel senso, T. Mi sta sui coglioni a pelle e perché gli inglesi mi stanno antipatici di principio.” Spiegai.
“Questo è razzismo.”
“Ah, chiamalo come ti pare.” Alzai gli occhi al cielo.
Perché cazzo i miei capelli si ostinano a rimanere gonfi, invece di allisciarsi sotto il magico potere della mia piastra? È la centesima volta che la passo, mi sta facendo male il braccio.
“E poi sono sicura che non è tanto male come dici.”
“Ma se nemmeno lo conosci!” Sbottai.
“Perché, tu si?”
Iniziai a far girare le rotelline nella mia testa per poterle rispondere a tono, ma non mi venne niente in mente, perché aveva ragione.
Odio quando quella testolina bionda ha ragione.
“Oddio, devi assolutamente vederla questa!” Gridò facendomi prendere un colpo, dato che dopo cinque minuti di silenzio avevo persino dimenticato di stare al telefono con lei.
“Cos’è successo di così eclatante da farmi smettere la mia opera di lisciamento del nido di rondini?”
“Macks accendi Facebook!” Strillò di nuovo.
Cavolo, ci sento, non sono sorda.
“Tamara mi vuoi spiegare che succed…”
“ACCENDI FACEBOOK.” Usò il suo tono ‘fai come ti dico e basta’ da dittatrice nazista, così alzai gli occhi al cielo e andai verso la mia camera, col cellulare in mano.
Accesi velocemente il computer e mi collegai a Facebook prima che Tamara potesse dirmi per la decima volta ‘Mackenzie, ti vuoi sbrigare?!’
“Fatto, ora cosa dovrei vedere?” Domandai.
“Vai lui profilo di Kyle Mitchell.”
“Ma perch…”
“ORA!”
Dio com’era isterica a volte!
Comincia a digitare il nome sulla barra per la ricerca e cliccai sul primo risultato che mi capitò.
Vidi che aveva cambiato l’immagine del profilo, ma era ancora sgranata perché il computer non si caricava. Ci cliccai sopra e quando la connessione internet decise di farmi vedere la foto per bene, rimasi di sasso.
Ohw. Ohwww.
Quello era Kyle.
E quella bionda cotonata appiccicata alle sue labbra era Penelope Adams.
E quel rumore secco era probabilmente un pezzo del mio cuore in frantumi.


I'm just an ordinary girl! Sometimes I'm lazy, I get bored, I get scared, I feel ignored, I feel happy, I get silly, I choke on my own words. I make wishes, I have Dreams and I still want to believe, anything can happen in this world, for an ordinary girl.
 

30 MINUTI DOPO.
“La mia vita è finita!” Piansi al telefono ancora seduta nell’angolino vicino al cesso.
“Dai Macks, non farne una tragedia, tanto prima o poi si lasciano.” Mi consolò Tamara dalla cornetta.
“No Tam, tu non capisci! Di sicuro Penelope e Kyle rimarranno insieme fino ai 25 anni quando si sposeranno e faranno due figli di nome Jacob e Lisa!” Singhiozzai.
“Si e poi lui la lascerà perché la scoprirà a farsi un quarantenne in camera loro e tra le braccia di chi andrà il nostro povero e triste Kyle? Eh?”
“Tra quelle di sua madre.” Risposi.
Ein! Risposta sbagliata!” Urlò, tanto che dovetti allontanare il telefono dall’orecchio. “Tra quelle della bellissima, non quanto la sua migliore amica, Mackenzie Fox che sarà pronta ad accoglierlo nel vicolo del santo matrimonio e saranno per sempre felici e contenti.”
“Le tue pippe mentali da psicopatica non mi faranno riavere il mio Kyle!”
 “Cos’è successo, passerotto?” Mio padre spalancò la porta con uno sguardo corrucciato, non preoccupandosi minimamente di trovare sua figlia a cagare mezza nuda.
“Vattene!” Gridai tirandogli la carta igienica, che schivò prontamente.
Però, che riflessi il vecchio.
“C’è qualche sedicenne a cui devo staccare la testa?” Entrò mettendosi seduto vicino a me.
“A me.” Sbottai tra le lacrime.
Che vita di merda.

 

***
bulabulaaaaaa ragazzeeeee
eccomi tornata con questo secondo capitolo, qui conosciamo un altro personaggio che sarà molto importante nel corso della storia. essì, sto parlando proprio di zayn malik gentaglia!
comunque volevo avvertire qualsiasi persona abbia trovato il linguaggio del testo troppo carico di parolacce o cose del genere, la storia è tutta quanta su questo genere, alla fine macks è un adolescente e sto cercando di utilizzare il normale linguaggio degli adolescenti (anche per quanto riguarda le scene, è un po' tutto sullo stile di diario di una nerd superstar).
spero che il capitolo vi piaccia, me ne vado, sayonaraaaa.
se vi interessa ho un gruppo per ragazze di efp, iscrivetevi in tante! (link del gruppo)


ps. la canzone citata nel testo è 'ordinary girl' di miley cyrus.

 

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Capitolo 3
*** Corsi aggiuntivi e spettacoli di lap dance ***









Che trauma svegliarsi alle 7 di mattina, dopo che hai passato mesi a dormire fino a mezzogiorno.
Ruzzolai giù dal letto e mi precipitai in bagno, prima che ci potesse entrare qualcun altro.
Sistemai i miei capelli passandoci la piastra velocemente e misi il solito eyeliner della Lancome ed il mio nuovo mascara Miss Manga che volumizza le ciglia superiori e rivela quelle inferiori (almeno questo è quello che diceva la pubblicità).
Mi vestii velocemente per correre in cucina, trovando Claire a chiacchierare felicemente con Harry.
“Mamma?” La chiamai.
“Ah davvero? E cos’altro mangiate?” Domandò al ragazzo, senza ascoltarmi.
“Beh, uova, bacon, succo di frutta, pane e marmellata…”
“Mamma?!” La richiamai, ma era troppo impegnata con il suo blah blah blah insieme a Testa Di Cespuglio.
“Accipicchia! Che colazione ricca di cibo!”
“Mamma?!” Picchiettai sulle sue spalle e lei sembrò accorgersi di me.
Dieu, merci!
“Oh, buongiorno Macks! Hai sentito come fanno colazione in Inghilterra? Che persone interessanti che sono, mangiano un sacco di roba! Bacon, latte, pane e marmellata…” Iniziò con la sua lista della spesa.
Fulminai Harry con uno sguardo che nemmeno notò.
“Potrete imparare molto gli uni dagli altri.” Sorrise felice.
“Ah si? Ora gli mostro come facciamo colazione noi americani.” Mi girai nuovamente verso mia madre. “Mi presti dieci dollari così mi compro qualcosa al bar?”
Alzò gli occhi al cielo e prese il suo portafoglio, sfornando delle belle banconote da cinque dollari fresche fresche.
“Visto?” Feci ad Harry. “Ora che ho contribuito ad arricchire il tuo sapere, me ne vado. Addio.” E mi avviai verso la porta.
“Mackenzie aspetta!” Urlò la mamma, così mi girai molto lentamente per non perdere il controllo e non partirle con uno calcio sugli stinchi.
“Che c’è ancora?”
“Devi accompagnare Harry, lui non la sa la strada per la scuola.”
Mon Dieu!
Uh, però, non me la cavo per niente male con il francese.
“Senti, hai google maps sul cellulare?” Chiesi a Mr Cespuglio.
Lui mi guardò stranito senza proferire parola, e lo presi per un si. Dopotutto, chi tace acconsente, no?
“Perfetto, la scuola si chiama Eleanor Roosevelt High School, cerca la strada.” E me ne uscii, prima che mia madre mi potesse tirare qualcosa in testa.
 
 
“Quale dei corsi a scelta hai deciso di fare quest’anno?” Chiese Tamara leggendo la sua lista degli orari.
“Nessuna.” Risposi, come ogni primo giorno di scuola.
“Io ho scelto cheerleading!” Esultò con tanto di due saltelli di felicità.
“Tu, Tamara Todd, capitano delle scansafatiche, che fai un corso aggiuntivo?” Domandai retoricamente, rivolgendole uno sguardo accigliato.
“Certo, sono una donna matura ora che ho iniziato il terzo anno e da tale ho deciso di fare un corso aggiuntivo per avere crediti extra.”
Mi pare di averla già sentita questa.
“Stai per iniziare il terzo anno, quando avrai intenzione di maturare?”
Mia madre complotta con la mia migliore amica a mia insaputa, per caso? Bah.
“E da quando sei diventata così saggia?”
“Da quando mia madre mi ha detto ‘se non fai un corso aggiuntivo ti tolgo il cellulare’.”
Scoppiai a ridere, ma lei non sembrava affatto divertita.
“Fare la cheerleader mi sembrava la scelta meno suicida.”
“Dici così perché ancora non hai provato un allenamento con Amber Brooks, rimpiangerai di non aver scelto qualche altra cazzata come ‘scrittura creativa’.”
“Sopravvivrò, lei non mi fa paura.” Scrollò le spalle. “E poi tutti i giocatori di football escono con le cheerleader.” Ammiccò con un sorrisetto maligno.
Forse dovrei iniziare anche io a fare il corso di cheerleading.
Diventare un’ochetta senza cervello sotto la guida di Miss Amber La Scema, o fare compagnia al mio divano per tutto il pomeriggio allenando i miei amati polpastrelli per cambiare canale della tv?
Mmh…
Il divano ha bisogno di me.
 
 
“È una mia impressione, o più passano gli anni e più il cibo della mensa fa schifo?” Guardai quello che dovrebbe essere (dovrebbe, appunto) purè,  affondandoci il cucchiaio.
“Questo succede quando dimentichi il pranzo a casa.” Diede un morso al suo tramezzino col tonno. “Mmm, che buono!”
“Me lo fai a posta?”
“No! Cosa te lo fa pensare?” Disse Tamara con tono insopportabilmente sarcastico.
Lasciai cadere la conversazione e mi guardai intorno, in cerca di facce vecchie, facce nuove e facce da voler sbattere al muro.
Come quella di Penelope Adams, per esempio, che in questo momento era impegnata a fare gli occhi dolci a Kyle. Ecco, la sua faccia starebbe benissimo spiaccicata sulla parete.
Vidi il ragazzo inglese entrare nella mensa tenendo stretto tra le sue dita un sacchetto con su scritto “pranzo”.
Si guardò intorno spaesato, come un gattino perso nella giungla.
Un gattino perso nella giungla e fastidioso.
Speravo vivamente che provando ad arrivare a scuola si fosse accidentalmente ritrovato sulla strada per arrivare a Lordilandia e se ne fosse tornato al suo paese.
Cominciò a camminare esitante e, notando che stava venendo nella mia direzione, abbassai la testa rischiando di affondare il naso nel purè.
Fa che non si fermi a sedere qui, fa che non si fermi a sedere qui, fa che non si fermi a sedere qui…
Con la coda dell’occhio lo vidi passare proprio affianco a me, trattenni il respiro e continuai con la mia preghiera.
“Fiuu.” Feci un sospiro di sollievo, non appena si mise ad un tavolo non molto lontano.
Da solo. Che scena triste.
Continuai a guardare il mio purè, come se non fosse successo niente, ma Tamara iniziò a picchiettare col palmo della sua mano sul mio braccio.
“Tam se non la smetti subito sai dove te la ficco quella mano?” Le lanciai un’occhiata eloquente.
“Nel cuore, ovviamente.” Rispose con un sorrisino interrompendo un attimo quel ticchettio snervante. “Comunque, guarda che carino quello lì!” Squittì quasi in preda ad un orgasmo.
“Chi?” Provai a guardare nella sua direzione.
“Shh! Zitta che ti sente!” Mi diede un altro schiaffo sul braccio, stavolta più forte.
“Ahio! Tanto non sa che stiamo parlando di lui, chiunque esso sia.”
Fece roteare gli occhi al cielo.
“Quello lì.” Accennò con la testa verso un tavolo alla nostra destra.
Oh no.
“Ma chi, Harry?” Scoppiai a ridere rischiando di strozzarmi con la saliva.
“Quello è Harry?” Spalancò gli occhi che assunsero la dimensione di due palloni da basket. “Tu hai un fusto del genere a casa e non me lo dici?!”
Ora mi mena, ne sono sicura.
“Ma che fusto e fusto, Harry non è…” Non finii la frase perché mi prese per un polso e mi trascinò verso Riccioli D’oro.
Oh, ma che grazia che hai Tam.
“Cosa stai facendo?!” Provai a liberarmi della sua presa.
“Zitta e fammi conoscere il futuro amore della mia vita.” Rispose tutta convinta.
Le pizzicai il braccio, così lei lo allontanò come se si fosse scottata.
“Ahio!”
“Tam.”
“Eh?”
“Smettila di dire coglionate e siediti.”
Fede ruotare gli occhi al cielo e si rimise seduta a mangiare con un broncio da cagnolino bastonato stampato sul viso. I ragazzi intorno a noi che si erano girati a scrutarci come fossimo fenomeni da baraccone tornarono a fagocitare amabilmente i loro pasti.
Dio, aiutami tu.
Abbandonai l’idea di ingerire il purè, scegliendo di pranzare con della gustosissima aria.
“Mack?”
“Si?”
“Anche se continui a squadrare Harry in quel modo, non verrà magicamente risucchiato dal pavimento.”
“Ed anche se tu continui a fissarlo in quel modo, non verrà da te chiedendoti di sposarvi.” Risposi a tono, girandomi verso di lei.
Mi rivolse uno sguardo offeso ed agghiacciante allo stesso tempo.
Touché.” Mormorò.
Tiè.
 
 
Il primo giorno di scuola è sempre il più pesante, ma io, proprio come Katniss Everdeen sono riuscita a sopravvivere a quegli spietati Hunger Games. Merito un premio, no?
A quanto pare i tizi-di-cui-non-so-il-nome che scelgono a chi vengono assegnati gli oscar non la pensano come me…
Ah, le ingiustizie della vita.
Feci girare la chiave nella serratura e spalancai la porta entrando in salotto.
“Buongiorno mondo!” Urlai a pieni polmoni. “Siete pronti a fare fiesta?!” Ed iniziai una danza mistica delle tribù dei pellerossa.
Pensavo di essere sola, ma evidentemente mi sbagliavo. E me ne accorsi troppo tardi, quando i riccioli di Harry fecero capolino dalla porta della cucina.
“Che ci fai qua?!” Smisi di ‘ballare’.
“Stavo facendo merenda.” Rispose ovvio, addentando il Kinder Bueno che aveva stretto tra le dita. “Non pensavo di ritrovarmi ad assistere in uno spettacolo di Lap Dance.”
Lo guardai in cagnesco.
 
MEZZO MINUTO DOPO.
“Se provi a dirlo a qualcuno giuro che do fuoco a te e a tutta la tua amata Lordilandia!” Tenevo tra le mani il colletto della sua maglietta premendo il suo corpo contro il muro.
Mi sembrava di stare nella scena di un film d’azione, con la differenza che lui mi guardò come si guarda una povera pazza, invece di soffocare e boccheggiare per un po’ d’aria.
“Non ti prometto niente.”
“Harry!”
“Ah, hai imparato anche il mio nome, complimenti.” Alzai gli occhi al cielo e lo lasciai stare.
“Credevo che tu avessi capito che mi chiamassi ‘bleah’.” Si sistemò la maglietta (orribile, a mio parere) con una mano.
Questo ragazzo mi sta sempre più sui marroni.
“Cosa te lo fa pensare?” Gli rivolsi uno sguardo corrucciato.
“Mmh, vediamo…” Si massaggiò il mento con un gesto teatrale. “… Da quando sono arrivato qui mi hai chiamato ‘l’inglesino’, ‘quello’, ‘testa di cespuglio’, ‘riccioli d’oro’, ‘coso’ ed anche ‘bradipo’, ma nemmeno una volta ‘Harry’.” Stavo per rispondere ma mi interruppe. “Ah si, e di tanto in tanto fai anche dei versi strani passandomi davanti, come se stessi per vomitare.”
“Sei tu che fai tutto il leccaculo con mia madre e ti prendi la mia camera.” Protestai.
“Non è colpa mia se Claire ha una cotta per me.”
Lo guardai come per dire ‘sei serio?’ e scoppiai a ridere.
“Ma non dire cazzate!”
“È vero! Hai notato che mi mette sempre un po’ di succo in più nel bicchiere, la sera a cena?” Rispose ovvio.
“Questo è perché tu hai il bicchiere più grande, che tra l’altro, era mio fino a pochi giorni fa.” Marcai la parola ‘mio’ per fargli capire bene il concetto.
“Ah, ecco qual è il problema!” Si illuminò con un sorriso soddisfatto sulla bocca.
“La tua inutile presenza?” Chiesi retoricamente.
“Abbiamo a che fare con una ragazza possessiva qui!” Esclamò.
“Abbiamo a che fare con un ragazzo invadente qui!” Cantilenai con voce da bambina.
“Senti bella, non sono io quello che balla la Lap Dance in salotto.” Alzò un sopracciglio.
“Senti bello, fatti i cazzi tuoi.”
Ah, ma che ci parlo a fare con lui? Me ne andai in camera a grandi passi, sbattendo la porta alle mie spalle.
Okay, forse sono leggermente possessiva, ma che glie ne può fregare ad uno che ha invaso la mia vita da appena due giorni e che di me conosce a malapena il mio nome? Niente.


 
***
 
ma buonaseraaa!
okay so che sono due settimane che non aggiorno, ma giuro, questa volta non è per colpa della mia svogliatezza.
allora, la settimana scorsa ho fatto il camposcuola a napoli (che lasciatemelo dire è STUPENDA) e quando sono tornata ero talmente stanca che in poche parole non avevo sbatti nemmeno di accendere il computer.
poi, oggi ho avuto per tutto il giorno dei combattimenti di kung fu (la nostra scuola è arrivata seconda classificata dajee) e quindi non ci sono stata.
e vabe, niente. mi sono fatta i capelli rossi e lo sto dicendo tipo a tutto il mondo perchè sono troppo felice e mi sembrava giusto dirlo anche a voi, che poi da quando ho cambiato colore di capelli tutte con le battutine SIMPATICHE "c'hai rciclo ntesta?" "roscia co a figa moscia" "rossa de capelli vogliosa de piselli". AH AH AH. CHE RIDERE.
non so che altro dirvi, la storia anche se lentamente sta procedendo, anche se dobbiamo ancora entrare nel vivo e succederanno cose molto fighe che per ora sono tutte nella mia testolina da deviata.
vi amo, grazie per le recensioni che mi lasciate e per i complimenti, siete stupende davvero.

ecco i prestavolto di alcuni dei personaggi:
Kyle Mitchell
Penelope Adams
Amber Brooks



per chi vuole può iscriversi ad un gruppo di ragazze di efp
 

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Capitolo 4
*** Conversazioni notturne con ragazze misteriose ***









Vivere in casa con quell’Harry si sta dimostrando, più che un’impresa, uno sforzo immondo.
Credo di aver toccato il fondo Giovedì, quando mamma ha gonfiato me ed il mio povero e succube papà, come tacchini perché dovevamo fare la ‘colazione all’inglese’ per far sentire Harry più a suo agio.
Perché solo a me capitano queste cose? Voglio dire, Tamara ha ospitato un ragazzo tedesco l’anno scorso, ma mica si è nutrita solo di crauti ed altri cibi che ora non mi vengono in mente.
Avevo persino rinunciato alla mia colazione con Zayn – a cui avevo accettato di venire solo per poter spiare Penelope e Kyle mangiare insieme – e lui ora non mi parla più perché si è offeso e quando gli sono andata a spiegare ‘sono stata impegnata a mangiare cose molto inglesi con una persona molto inglese’ mi ha mandata a quel paese dicendomi che l’avevo messo in secondo piano e che me la facevo con un altro, non mi ha nemmeno lasciato il tempo di spiegare come si deve!
Entrai nell’aula di letteratura per iniziare la quinta ora, quando sgranai gli occhi.
Ah, ma questo qui non capisce proprio niente!
Presi Styles per un braccio e lo feci alzare dalla sedia senza dirgli niente, trascinandolo fino all’ultimo banco, sopportando io suoi ‘ahio!’ e ‘cazzo fai’.
“Ma io dico, sei impazzita tutta d’un botto?” Mi urlò contro una volta seduti.
E con tutta la calma possibile risposi. “Qui quello impazzito sei tu. Nessuno, e sottolineo nessuno, si è mai permesso di sedersi al posto di Kyle Mitchell. Vuoi per caso ritrovarti senza una gamba?”
“Mica se l’è comprato quel banco.”
“Dio Stil, non capisci proprio niente.” Roteai gli occhi al cielo.
“È Styles!”
Miao, come siamo facilmente irritabili!
“Si si, come dici tu.” Feci un gesto seccato con la mano.
E così ricomincia una noiosa, pallosa, mortale, suicida e disumana lezione della signorina Crump. Mi preparai mentalmente ad un’ora di blah blah blah.
“Bene ragazzi, vediamo se avete capito le subordinate. Per esempio, la frase ‘Mackenzie verrà promossa’ cos’è?” Disse la prof ed io mi risvegliai forzatamente dal mio mondo fatto di Kyle in ogni dove.
“Una bugia.” Disse qualcuno di veramente molto esilarante, devo dire, facendo ridere tutta la classe.
“La speranza è l’ultima a morire, Macks.” Intervenne un Logan mezzo sdraiato sulla sua sedia.
“Peccato che non ci sperano più nemmeno i banchi.”
“Grande battuta!”
“Prof mi fa morire!”
“È un pesce d’aprile prof?”
“Tappatevi la bocca.” Li zittii.
Simpatici, non trovate?
“Dai Mack non te la prendere.” Rise Kyle che girovaga per la classe come se fosse ricreazione.
Kyle Mitchell mi ha parlato gente!
Si, proprio a me, Mackenzie Fox, una povera sfigata! E mi ha persino chiamata ‘Mack’!
Questo evento irripetibile lo dovevo assolutamente annotare sul mio diario segreto!
Peccato che è stato brutalmente mangiato dai cani dei miei vicini.. ma se lo avessi ancora, giuro che questa notizia sarebbe finita a caratteri cubitali in prima pagina.
“Silenzio!” La prof interrupe il brusio generale. “E tu Mitchell, riesci a trovare il tuo posto o hai bisogno del navigatore?”
“Stavo facendo una passeggiata.” Rispose facendo ridere tutta la classe.
“Mitchell!” Urlò lei con tono severo.
Kyle sbuffò e si avvicinò inaspettatamente a me. “Ti va bene se sto vicino a te oggi?”
Annuii con forza (forse anche troppa, avrà di sicuro capito che non aspettavo altro, cazzo!), poi guardai Harry che stava rileggendo i suoi appunti. Ah, devo sempre pensare a tutto io!
Diedi una gomitata sulla costola a Riccioli D’oro che mi squadrò con i suoi occhioni da cerbiatto ubriaco.
“Stil, alzati.”
“Ma sei tu che mi hai detto di sedermi qui.”
“Ed ora ti dico di alzarti, entiendes?”
Harry borbottò qualcosa di incomprensibile, poi si andò a sedere vicino ad un ragazzo cinese malato di figurine, lasciando il posto al mio Kyle.
Ah, quant’è bello!
Siamo fatti per stare insieme, ne sono certa, il mio sesto senso femminile mi dice che è così.
 
 
“Mack?”
“Macks ma mi stai ascoltando?”
“Terra chiama Mackenzie!”
“Che vuoi?” Sbottai verso Megan che rosicchiava la cannuccia del suo succo di frutta.
“Hai sentito almeno una parola di quello che ho detto?” Domandò, piccata.
“Sono impegnata in questo momento.” Tornai in modalità ‘concentrata’ ricominciando a fissare l’oggetto del mio interessa non molto lontano da me, ma a quanto pare Meg aveva rompermi i coglioni proprio quel giorno.
“A fare cosa? Contorcere la faccia come se stessi cagando?” E scoppiò a ridere.
Da sola.
Che cosa triste.
“Sono concentrata, scema. E comunque sto cercando un modo per farmi perdonare da Zayn.” Spiegai. “Cosa potrebbe piacergli?”
“Una bella sega.” Alzò le spalle.
“Che principessa che sei.” Dissi ironica. “Seriamente, è incazzato con me e non mi parla, è da due giorni che fa l’offeso e fa finta di non conoscermi, sai come si irrita quando le persone gli danno buca.”
Sembrò pensarci su per almeno due minuti.
“Rimango del parare che un bel servizio è la cosa migliore da fare.”
“Sei inutile alla società Meg.” Sbuffai controllando distrattamente le notifiche su Facebook, mentre lei si accendeva una sigaretta.
Ah, dove sono Tamara e le sue idee geniali quando mi servono!
Insomma, ‘geniali’ è una parola grossa, ma sono comunque migliori delle mie (inesistenti), quindi…
Proprio oggi si doveva ammalare quella testolina bionda!
Lasciai vagare lo sguardo per il cortile intorno a me, soffermandomi poi su Megan.
Tolsi il suo pacchetto di Black Devil beccandomi un ‘che cazzo fai?’ urlato con voce gracchiante ed iniziai a camminare a passo veloce verso il ragazzo che aveva appena salutato i suoi amici e si dirigeva verso l’entrata.
“Hey.” Mi parai davanti a lui, bloccandogli la strada.
Mi squadrò e cercò di sorpassarmi, ma lo fermai.
“Dai, non fare così.”
Sbuffò come un cavallo. “Cosa vuoi, Fox?”
“Non tenermi il broncio.” Lo supplicai.
“Devo tornare in classe.”
“No che non devi, le lezioni ricominciano tra dieci minuti.” Sorrisi soddisfatta. “E poi non ci andresti comunque. Dai, ti ho anche preso le tue sigarette preferite.” Sventolai il pacchetto sotto al suo naso, lui lo afferrò prontamente come se gli avessi appena messo davanti cinquecento dollari.
Aprì il pacchetto più velocemente di quanto non sbatta le ciglia e corrugò la fronte.
“Ne mancano tre.”
“Stupida ragazzina tossicodipendente.” Sussurrai a mo’ di imprecazione a denti stretti.
“Le hai fumate tu?” Un’altra ruga gli si formò sulla fronte che ormai ne era costellata.
“Sai che mi fa schifo il fumo.” Risposi piccata.
“E allora chi è stato?”
Ci fissammo per dei secondi che sembravano non finire mai, poi vuotai il sacco.
“Eh va bene!” Alzai le mani in tono di arresa. “Le ho rubate a Megan.”
“Non sei nemmeno capace di comprarmi un pacchetto di sigarette, Fox.”
“Oh va al diavolo e accontentati! È il pensiero che conta, no?”
A quante pare si, era il pensiero che contava, perché scoppio a ridere e si accese una sigaretta con uno sguardo da ‘il tuo tentativo è penoso ed in situazioni normali ti avrei mandata a quel paese, ma non ho più soldi per comprarmi sigarette per colpa delle colazioni che mi hai scroccato’.
Se solo potessi conquistare anche il cuore di Kyle con uno stupido pacchetto di cicche, sarebbe tutto più semplice.
 
Mi giro e rigiro nel letto, eppure non riesco a dormire. Che ore sono? Le due? Le tre del mattino? Okay, facciamo che sono le tre, a che ora devo svegliarmi io? Alle sette, quindi, facendo un rapido calcolo tra sole quattro ore dovrei stare già in piedi, tecnicamente.
Dio, dammi la forza!
I miei pensieri furono interrotti da un cellulare vibrare all’impazzata.
“Pronto.” Sussurrò Harry sul letto superiore.
Ma non stava dormendo?
Decisi di non gridargli ‘che cazzo ci fai ancora sveglio?’ solo per poter origliare la sua conversazione. Chi mai chiamerebbe alle tre di notte?
“Okay, aspetta un attimo.” Lo sentii muoversi ed il letto cigolò in una maniera a dir poco inquietante, poi la sua trasandata figura scese le scalette e si mise seduto sulla sedia, aprendo il suo pc portatile sulla scrivania.
Trattenni il fiato e feci finta di dormire.
Che cavolo stava facendo?
Lo vidi collegarsi a Skype e rispondere ad una chiamata di qualcuno di cui non riuscii a leggere il nome, poco dopo una ragazza sorridente comparve sullo schermo.
“Hey!” Esultò lei agitando la mano.
“Sh! Svegli la sclerotica!” La ammutolì Riccioli D’oro.
Oh, sclerotica a chi? Ma tu guarda che disgraziato! Dopo tutti gli sforzi che ho fatto per non farlo pestare malamente oggi, mi dovrebbe solo che baciare i piedi!
“Ah già, dimenticavo che da voi sono già le tre di notte.” Rise la conosciuta.
Sono un fottuto genio, c’ho azzeccato!
“Allora, che mi racconti?”
Iniziarono a parlare del più e del meno, tanto che smisi di ascoltarli provando a dormire, ma era praticamente impossibile con quel chiacchiericcio.
“Mi manchi, Gemma.” Sentii Harry sussurrare, passandosi una mano tra i capelli.
“Anche tu Harry.” Rispose lei, mordicchiandosi un labbro.
Non so perché ma quelle frasi mi diedero fastidio. Chi era questa così detta Gemma? E cosa voleva da Harry?
Chiunque essa sia, mi stava già sulle palle.
Forse Tamara aveva ragione, dovrei smetterla di giudicare la gente prima di conoscerla. Seguirò il suo consiglio, a partire da domani.

 
***
 
buongiorno puledri scalpitanti!
visto che brava che sono? ho aggiornato esattamente una settimana fa e non ho fatto ritardo, qui ci vorrebbe n'applauso :')
okay seriamente, torniamo a noi. come avrete notato (spero) in questo ff ogni personaggio ha un carattere ben marcato, cioè, non so se si nota ma sto studiando alla perfezione i loro caratteri cercando di aggiungere ogni volta qualche stranezza in più che li caratterizza per farli distinguere uno dall'altro. so che sono ancora i primi capitoli e di loro conosciamo poco e niente, ma comunque nel corso della storia si scopriranno moltissime cose e spero che i caratteri molto accentuati e distinti dei miei personaggi possano emergere proprio come volevo.
una cosa su cui mi concentro sempre nelle mie fanfiction sono appunto i personaggi, impiego settimane per scegliere i prestavolto adatti che si sposino perfettamente con i caratteri che ho scelto per loro ed un nome che gli vada a pennello lol
okay vi sembrerò una matta sclerotica hahahaha
comunque, in questo capitolo conosciamo un nuovo personaggi, megan!
io la amo, non so voi dato che di lei non conoscete un cazzo ma io so già chi è (uh davvero?) e vi posso assicurare che è una tipa troppo tosta, è uno spirito libero (molto più di mack) e a volte c'ha degli atteggiamenti da troietta, ma mi sta troppo simpatica.
oddio, sto facendo uno spazio autrice più lungo della storia stessa, perdonatemi.
ringrazio tutte quelle che hanno recensito, che hanno messo tra i preferiti ecc.. ringrazio anche le mie amate "lettrici silenziose", vi amo tutti ragazzi *voce da hippy fattona*
ora vi lascio, adiosss


Megan Ross

oggi che sono buona vi metto anche una foto della nostra mackenzie (avril lavigne) perchè è na gnocca

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Capitolo 5
*** La paladina degli asociali ***






leggete lo spazio autrice alla fine, grazie e buona lettura xoxo :)





La signorina Friendly era di sicuro la peggior professoressa che la Eleanor Roosevelt High School abbia mai avuto. Quando dicevo di essere capitata in uno dei suoi corsi, la gente mi rispondeva con ‘condoglianze’. Era conosciuta per i suoi modi di fare da pazza sclerotica, il suo odore nauseabondo, la sua parlantina (seriamente, ti fa una testa grande quanto Central Park) e, dulcis in fundo, insegnava matematica.
Allora, quale razza di matta, asociale, depressa e deviata mentale insegnerebbe mai matematica? È una materia che non dovrebbe esistere!
Per fortuna riuscire a sopravvivere alle sue lezioni non è poi così difficile, basta portarsi una buona rivista ed orientarsi verso ultimi banchi.
Sfogliai con estrema lentezza il nuovo volume di American Superstar, mentre Tamara picchiettava fastidiosamente la matita sul quaderno.
“Vuoi smetterla? Non riesco a concentrarmi se tu fai rumore.”
Alzò gli occhi al cielo, poggiando la testa sulle sue braccia conserte sul banco.
“Cosa si dice si nuovo su American Superstar?” Domandò, forse per non morire di noia.
“Niente che tu non sappia già.” Sbuffai, voltando pagina. “Ooh, aspetta un attimo!” Esclamai. “Miley Cyrus e Katy Perrie si sono baciate.”
“Leggi.”
“Katy Perry era in prima fila al live della Cyrus, quando la collega è scesa dal palco per improvvisare con lei un siparietto lesbo-chic.” Recitai.
“Io lo sapevo! Quelle sono due lesbicone!” Esclamò T, dimenticandosi di stare in classe.
“Come hai detto Todd?” La prof la scrutò corrucciata e tutta la classe si girò verso di lei, o meglio, verso di noi.
“Emh, che quelle sono due scomposizioni, prof, non l’avevo capitò.” Si parò il culo in una maniera alquanto pietosa.
“Veramente stiamo risolvendo un’equazione.”
“Ah, ecco perché non capivo. Ora è tutto più chiaro.” Fece un sorriso tiratissimo, finendo per assomigliare a Jocker.
La prof alzò le spalle e sospirò come per dire ‘Dio buono aiutala te’.
Cominciai a fissare Kyle seduto al terzo banco, asciugandomi la bava un paio di volte, ma Tamara decise di interrompermi ancora.
Non mi fa un attimo di tregua questa ragazza!
“Oggi che fai?”
“Niente, come al solito.” Sbuffai incurante.
“Io esco con Zayn, vuoi venire?”
“Va bene.”
“Puoi portare anche Harry?”
“Te lo scordi!” Urlai, la classe intera si girò nuovamente verso di me, ma feci finta di niente.
“Poverino, sta sempre solo.” Provò a convincermi.
“Mbhè? Chi sarei io scusa? La paladina degli asociali? Pft.”
“Non urlare, ti si gonfiano le vene sul collo quando lo fai e sembri un orco.” Rise, ma la ignorai.
“Dai, sto scherzando, non te la prendere.” Mi diede una bottarella sul braccio, continuando a ridacchiare.
“Tam.”
“Mh?”
“Sta zitta.” Feci a mo’ di imprecazione.
 
Affrontare l’ora di trigonometria non era certo nei miei piani, così decisi di rifugiarmi nei bagni dell’ultimo piano. Iniziai a salire le scale con un’estrema lentezza, quando, indovinate un po’ chi incontrai? Harry. Ma io dico, di tutte le seicento e passa persone di questa scuola, proprio lui?
“Dove stai andando?” Mi chiese, corrugando la fronte.
“In bagno.” Risposi con nonchalance.
“E devi arrivare fino all’ultimo piano per andarci? I bagni degli altri piani ti fanno schifo o cosa?”
Feci roteare gli occhi al cielo. “Vado a nascondermi.”
“Eh?” Sembrava non capire.
Vidi in lontananza il preside camminare per il corridoio del terzo piano con delle scartoffie in mano, così afferrai velocemente il polso di Harry e lo trascinai con me per le scale.
“Ma che stai facendo? Io devo andare in classe!”
“Sta zitto e smettila di fare il secchione asociale.” Lo ammutolii.
Arrivammo fino al quinto piano e lo feci entrare insieme a me nei bagni. Mi sedetti come ogni volta sul davanzale della finestra che affacciava al cortile ed incominciai a guardare il cielo particolarmente azzurro in quel giorno. Harry si mise con la schiena appoggiata alla parete di fronte, guardandosi intorno.
“Allora? Perché siamo qui?”
“Perché questo è il posto perfetto per nascondersi.” Mi girai verso di lui, mettendomi a gambe incrociate. “La leggenda narra che prima questo piano ospitasse i diversi club e corsi aggiuntivi della scuola, poi questi si spostarono nei sotterranei e qui non venne più nessuno.”
“È una cosa un po’ inquietante.” Mi interruppe.
“Pft, non fare il cagasotto. Non ci viene più nessun professore, ma di solito questo bagno è sempre pieno di studenti venuti per farsi uno spinello, saltare delle ore o semplicemente a scopare.” Spiegai con fare esperto. “È molto più sicuro venire qui a fare certe cose che nei bagni degli altri piani, i muri parlano e la privacy non esiste.”
Harry si staccò ed iniziò a camminare lentamente verso lo specchio appannato sopra i lavandini arrugginiti. Si imbatté poi in qualche bustina di preservativi usati che scricchiolarono sotto i suoi piedi come fossero uova.
“Fa più rumore, in Cina non hanno sentito bene!” Lo sgridai ma lui mi ignorò.
“Bleah.” Fece una faccia schifata, guardando per terra. “Che puzza che c’è qui.”
“Erba.” Scrollai le spalle e tornai a guardare fuori dalla finestra, sperando in un po’ di pace.
Calò il silenzio che non durò nemmeno cinque minuti, perché ovviamente Riccio Selvaggio dopo giorni passati a rispondere a monosillabi doveva dare sfogo alla sua logorrea!
“Vieni spesso qui?” Salì anche lui sul davanzale con fare disinvolto.
“Dipende, in certi periodi mi serve un po’ di spazio per stare sola e di solito mi rifugio qui per una, due ore massimo.” Sospirai. “In quel lasso di tempo mi sembra di riuscire a pensare lucidamente e vedere i miei problemi in un modo diverso, come se non stesse succedendo tutto a me ma ad un’altra persona. Mi sento in qualche modo più leggera. Mi capisci?”
Lui annuì continuando a fissarmi e la cosa mi mise alquanto a disagio. Il cellulare mi vibrò nella tasca dei pantaloni ed alzai gli occhi al cielo quando vidi un messaggio di Tamara.
“Dove cazzo sei?”
“In bagno.” Risposi velocemente ed aspettai guardando lo ‘sta scrivendo’ proprio sotto al suo nome.
“Da 30 minuti?! Cos’hai, la cacarella?!” Mi misi a ridere da sola e cominciai a digitare.
“No scema, sono nei bagni del quinto piano.”
In quel momento qualcun altro mi inviò un messaggio, Zayn.
“Dove cazzo sei?”
Ma si sono messi d’accordo? Ah, come si vede che sono migliori amici!
“Nei bagni del quinto piano, non scassare.”  Risposi e spensi il cellulare per evitare che altra metà della scuola cominciasse ad inviarmi messaggi.
Con un cellulare fuori gioco ed un Harry assorto nei suoi pensieri riuscii finalmente ad avere il mio momento di pace.
Qui non sembrava arrivare nessuno, il piano era completamente deserto e stavo cominciando ad annoiarmi.
“Chi era quella ragazza l’altro giorno?” Chiesi dal nulla, mordendomi l’interno guancia.
“Chi?” Sembrò risvegliarsi dal paese delle meraviglie.
“Dai, hai capito quale.” Sbuffai. “Quella carina con cui parlavi in video chat. È la tua ragazza?”
Harry mi guardò negli occhi e poi scoppiò a ridere.
“Ma che ti ridi!” Dissi alquanto piccata.
“Dici Gemma? È solo mia sorella.” E librò una risata ancora più fragorosa.
Dio, la sorella! Come ho fatto a non pensarci prima!
“E comunque che fai, mi spii?” Sul suo volto si dipinse un sorrisino beffardo.
“Ma chi ti si caga!” Tornai a guardare di fuori. “Non riuscivo a dormire e tu stavi col computer acceso a due metri da me ed ho visto, tutto qui.” Scrollai le spalle ma lui continuava a ridere sotto i baffi, come se non ci credesse.
Dio, che nervi!
 
Corsi per tutta casa come un’ossessa in cerca delle mie vans nere. Cominciai a guardare ovunque, persino dentro al cesso.
Okay, fermiamoci un attimo. L’ultima volta che me le sono messe ero appena rientrata da un’uscita con Megan ed avevamo discusso, quindi mi sono tolta le scarpe e le ho tirate…
“Dietro al divano! Come ho fatto a non pensarci prima!” Esclamai correndo in salone. Le scarpe, come previsto, erano buttate in malo modo nello spazio tra il muro ed il divano.
Me le infilai velocemente e presi la mia borsa, aprendo la porta di casa. Stavo per uscire quando notai la figura di Harry rannicchiata su una poltroncina di pelle marrone a guardare la tv.
“Puoi portare anche Harry?”
“Poverino, sta sempre solo.”
Le parole di quella testolina bionda di Tamara mi rimbombavano nella testa, così feci un lungo respiro e mi avvicinai all’Inglese.
“Hey, ti va di uscire?” Domandai, pentendomene a mordendomi la lingua un attimo dopo.
“Dici a me?”
“No, a Gesù Cristo.” Feci roteare gli occhi al cielo. “So che hai il cervello momentaneamente scollegato perché per te ricevere un invito da una tale gnocca è un sogno, ma tranquillo, non saremo soli, quindi vuoi venire o no?”
Riccioli d’oro sembrò risvegliarsi dal suo stato di trans e rimase zitto a riflettere per quella che mi sembrava un’era, allora inizia a sbuffare.
“Uno c’è morto così.” Dissi acidamente.
“Okay, dammi solo un attimo e vengo.”


 
***
 
I'M BACK PEOPLEEEE
okay sopra vi ho scritto di leggere gentilmente lo spazio autrice e c'è una ragione. per prima cosa volevo farvi notare che ho anch'io un banner finalmente e sono riuscita a farlo tutto da solaaa *saltella per l'eccitazione*; secondo, ho deciso di aprire una pagina su facebook dedicata a questa storia e mi piacerebbe ricevere un vostro mi piace e se proprio non avete niente da fare potreste anche seguirla un po' la pagina *dita incrociate* vabe, comunque io ci provo lool.
passiamo al capitolo, non penso ci sia molto da dire a parte il fatto che il pezzo in cui harry e mackenzie si vanno a nasconde nel bagno mi piace troppo (cioè, mi piace quello nella mia testa, ma scrivendolo mi è venuta una merda). vi anticipo anche che nel prossimo capitolo conosceremo un nuovo personaggio e ci saranno più momenti tra harry e mack yay.
scusate per il ritardo ma sono stata molto impegnata çç
a presto, vi amo, grazie per le recensioni e tutto!

 

 

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Capitolo 6
*** Possiamo provarci ***






Rigirai più volte il mio cucchiaino nel latte, poi lo alzai osservando attentamente le goccioline ricadere nella tazza, con il mento poggiato al tavolo e due borse sotto agli occhi che avrebbero fatto invidia alla nuova collezione di Louis Vuitton.
“Buongiorno tesoro.” Mio padre entrò in cucina stampandomi un bacio sui capelli. “Dormito bene stanotte?”
Feci un lamento simile ad un ‘si’ ma che faceva intendere il contrario.
“Vedo quanto.” Ridacchiò, afferrando la sua tazza.
“Che avete fatto di bello ieri? Tua madre mi ha detto che sei uscita con Harry. State insieme?”
“Che? No papà! Ma che vai pensando!” Urlai svegliandomi dal mio stato di trans. “È già tanto se gli rivolgo parola, e comunque non eravamo soli.”
“E chi altro c’era?” Chiese sotto i suoi baffi di schiuma del cappuccino.
“Tamara e Zayn.”
Mio padre storse il naso nel sentire il secondo nome. “Frequenti ancora quello?” Corrugò la fronte che si costellò di tante piccole rughe.
“Più o meno.” Lasciai cadere il discorso.
A mio padre non era mai piaciuto Zayn, forse per il fatto che era pieno di tatuaggi (che io amavo), per il suo atteggiamento da cattivo ragazzo (che lo rendevano dannatamente sexy, a parer mio) o forse per colpa della prima volta che lo aveva conosciuto. Papà era appena tornato da lavoro e trovò in salone uno zayn spaparanzato sul divano a fumarsi una sigaretta (cosa che gli avevo detto di non fare, per precisare) ed il cretino in questione l’ha salutato con “bella vecchio”.
Vi lascio immaginare la reazione di mio padre.
“Non mi piace quel ragazzo.”
“Dio mio papà, quanto la fai lunga! Fuma, e allora? Lo fa il 99% della scuola. Io ovviamente faccio parte dell’1%.” Feci un sorrisetto da brava bambina, finendo il mio latte ed alzandomi per mettere la tazza nel lavandino.
“Sarà meglio per te.” Disse a mo’ di minaccia, ma non feci a meno di ridere.
“Sta tranquillo papo, non voglio mandare a cagare i miei polmoni. Non per ora almeno…”
“Che hai detto, scusa?” Si allarmò, così scoppia a ridere e gli diedi un bacio sulla guancia.
“Nulla, ti voglio bene.” E me ne uscii andando in bagno per prepararmi.
 
Mordicchiai la penna assorta nei miei pensieri.
L’uscita non era andata tanto male, ed ero arrivata ad una conclusione: che senso aveva ignorare Harry come se avesse la peste? Alla fine era simpatico quando ci si metteva d’impegno ed il senso di colpa per non averlo provato a conoscere mi stava rosicchiando le interiora.
Aggiungiamo anche il fatto che mi sarebbe stato molto difficile ignorarlo dato che Tamara lo adorava talmente tanto che non potevo stare due secondi in pace con lei che mi diceva “andiamo a cercare Harry, dai” e mi trascinava in capo al mondo in giro per la scuola solo per osservarlo da lontano, roba da matti!
Quei due avevano fatto subito amicizia, mentre a Zayn non sembrava piacergli più di tanto.
D’altronde Malik era sempre stato un ragazzo fastidiosamente possessivo e geloso, soprattutto se si parla di Tamara e vedere quanto lei ed il Bradipo parlassero come se si conoscessero da anni deve averlo fatto innervosire parecchio, l’ho capito dal pacchetto di sigarette che si era finito in mezz’ora durante l’uscita.
Quindi, ricapitolando potrei provare a fare amicizia con Harry, o almeno ed essere più cordiale con lui.
La campanella suonò e con essa concluse la lezione di Filosofia.
Presi la mia roba (quindi solo la penna ed una matita mezza rotta) e corsi letteralmente fuori dall’aula, andando verso il mio armadietto. La fame mi stava divorando, o ingerivo cibo entro due minuti o rischiavo di collassare a terra.
“Hey.” Mi salutò una raggiante Rosalie spostandosi una ciocca di capelli biondo platino che le era ricaduta davanti agli occhi.
Rosalie Petit, una ragazza di origini francesi dai bellissimi occhi noccioli ed una pelle bianca che stava a pennello sul suo visino dolce, sorriso perfetto e labbra carnose contornate spesso da un filo di rossetto rosso acceso.
Era una di quelle persone che vorresti prendere a pugni per la loro innaturale bellezza ma alla fine non lo fai, perché sono troppo buone e delicate anche per sfiorarle con una rosa.
E bene si, era estremamente bella ma non sfruttava per niente questo suo pregio: era probabilmente la ragazza più casta che io avessi mai conosciuto, mai dato il primo bacio, mai avuto un fidanzato o una piccola storiella, nonostante i ragazzi le sbavassero dietro al culo. Non veniva mai coinvolta in risse, fedina penale immacolata come d’altronde la sua media di voti che persone come me sognano.
Insomma, tutto il contrario di Megan in poche parole.
“Ros!” Sorrisi chiudendo il mio armadietto. “Ti siedi a pranzo con me oggi? Non riesco a trovare Tamara.”
In lontananza vidi proprio la mia migliore amica intenta a divorare l’ennesimo budino, camminare come un gorilla verso la nostra direzione.
“Vorrei tanto venire ma ho il corso di cheerleading tra poco, mangio un panino al volo e scappo.” Liberò la sua voce dolce e femminile.
“Fa niente.” Scrollai le spalle.
“Tam hai portato la divisa?” Chiese la bionda a Tamara, una volta che essa ci fu vicina.
“Pev fave cofa?” Parlò mostrando a mezza scuola tutto lo schifo che aveva in bocca. Che scena ripugnante.
“Oggi ci sono gli allenamenti per le cheerleader, ricordi?”
“Caffo!” Imprecò lanciando il budino dentro ad un secchio, ma il lanciò fallì miseramente e il cibo finì sopra ad una matricola spaventata, ma Tam non sembrò curarsene.
Prese Rosalie per mano ed iniziarono a correre Dio solo sa dove, lasciandomi sola.
Camminai a passo veloce nella mensa, con lo stomaco che brontolava come se non mangiassi da mesi. Aprii le porte fiondandomi subito sul distributore posto nell’angolo più vicino all’entrata.
“Mmh, viediamo…” Sussurrai guardando tutto quello che essa mi offriva. Optai per un pacchetto di patatine al pomodoro e girai i tacchi (in senso figurato ovviamente, non ci so camminare) andando in cerca di un posto per mangiare.
Vidi Harry fagocitare voracemente il trancio di pizza e quando i nostri sguardi s’incontrarono mi fece un cenno esitante con la mano per chiedermi di sedermi con lui.
Stavo per cambiare direzione ed indirizzarmi verso qualche altra parte ma mi ricordai del mio monologo interiore a cui mi ero sottoposta durante l’ora di filosofia, presi un respiro profondo e camminai verso il riccio.
Lui sembrò sorpreso del mio gesto e sgranò gli occhi, come avesse paura di un improvviso pugno in faccia da parte mia.
“Tranquillo, non ti mangio.” Esordii sedendomi.
Non rispose e non c’è niente che mi mette più a disagio del silenzio. Vediamo, di cosa potremmo parlare? Di cosa si parla normalmente con i bradipi?
Pensa pensa pensa pensa…
“Bel tempo oggi, non trovi?”
Complimenti Macks, davvero originale.
“Veramente piove.” Alzò un sopracciglio.
“Ah…” Ed ora che rispondo? “… Beh ma dietro le nuvole c’è il sole.” E sorrisi a trentadue tanti.
Sembravo spaventarlo ancora di più.
“Perché sei venuta qui?” Se ne uscì fuori all’improvviso.
“Mi hai invitata tu a sedermi…” Non riuscivo a capire a cosa voleva arrivare.
“Non pensavo accettassi.” Alzò le spalle.
Corrugai la fronte. “Hey, se non mi vuoi me ne vado.” Dissi piccata.
“Non intendevo questo.” Si sporse in avanti, poggiando gli avambracci sul tavolo.
Piccolo appunto: dai suoi avambracci sporgono le vene, punto in più per Riccioli D’oro.
“Mi fa piacere che tu sia venuta.” E mi sorrise.
Si, non sto scherzando ragazzi! Allora li sa fare anche lui, non è solo una leggenda.
Anche se quelle fossette non fanno altro che rendere il suo visino ancora più da bambino.
Cominciai a sgranocchiare patatine rumorosamente quando entrò Kyle Mitchell con il suo fisico perfetto da giocatore di football ed alcuni della squadra che raggiunsero gli altri in poco tempo.
Osservai attentamente il modo in cui muoveva la bocca mentre mangiava la sua mela e come era dannatamente sexy quando si mordeva il labbro inferiore.
Riusciva a passare da “cucciolino adorabile” allo stato di “bello e dannato” in pochi secondi e non avevo idea di come facesse ma di una cosa ero sicura: Kyle Mitchell erano il prototipo di ragazzo perfetto che ogni ragazza vorrebbe al proprio fianco.
Harry fece schioccare le dita davanti ai miei occhi ed io ritornai sulla Terra.
“Che c’è?” Chiesi irritata.
Riccioli D’oro scosse la testa. “Mi aspettavo qualcosa di più da te, Mack…” Ridacchiò.
“A che ti riferisci?”
“Non mi aspettavo ti potesse piacere uno come Kyle, ti vedrei più col pakistano.”
“Chi, Malik?” Scoppiai in una risata fragorosa. “Nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra.”
“Eppure mi sembrate così affiatati, all’inizio pensavo stesse insieme o che almeno lo foste stati.” Constatò.
Mi morsi il labbro nervosamente e tornai a mangiare patatine.
In effetti io e Zayn non eravamo stati proprio insieme, è stata solo una cosa da una notte. Un po’ più di un anno fa partì l’unica persona di cui mi fidavo ciecamente, l’unico che conoscesse ogni singolo dettaglio di me e con cui mi sono aperta come mai ho fatto in vita mia, nemmeno con Tamara.
Il suo nome era Louis e l’avevo conosciuto all’asilo, era la persona migliore che potessi desiderare, poi si dovette trasferire nel Colorado e ricordo solo che gli ultimi giorni passati con lui furono devastanti per entrambi: non facevo altro che piangere ed a volte cedeva anche a lui qualche lacrimuccia, ma sapevo che si tratteneva per non farmi stare male ulteriormente.
Dopo la sua partenza i primi tre mesi andavano abbastanza bene, ci sentivamo minimo una volta a settimana e capitava che per un po’ di giorni i miei mi portassero a fargli visita, poi con l’inizio della scuola ci distanziammo sempre di più fino a quando, dopo sei mesi, smise di rispondermi. Dopo giorni che ottenevo solo dei “visualizzato” ai miei messaggi e la segreteria telefonica al posto della sua voce, decisi di scrivergli un chiaro e secco “vaffanculo stronzo” a cui susseguì un suo “fottiti troia” e da lì non ebbi più notizie di lui.
Stavo malissimo e mi sfogavo andando a tantissime feste solo per poter bere e sentirmi meglio, e fu proprio alla festa di Malik che successe: lo facemmo. Io ero ubriaca e piangevo sulla sua spalla, lui mi consolava ed ero talmente vulnerabile e distrutta che non mi opposi quando mi baciò e non lo feci nemmeno quando mi portò in camera sua. Ed ancora oggi, se ripenso al rapporto che c’era stato tra me e Zayn non faccio a meno di portare la mia mente su Louis, per questo preferisco non parlarne.
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Se tu e Zayn siete stati insieme ed è finita male non lo sapevo, mi dispiace, non era mia intenzione farti stare male.” Domandò Harry svegliandomi dal mio flash-back.
“Non sono affari tuoi.”
Si passò le mani tra i capelli e parlò con la sua solita voce pacata. “Mi spieghi perché sei così schiva con me? Perché non provi a stare meno sulla difensiva quando ti parlo?”
Mi spiazzò, non mi aspettavo di sicuro questa frase.
“Quali sono le tue intenzioni Harry? Vuoi essere mio amico? Dubito che lo diventeremo, quindi che senso ha sforzarsi più di tanto?” Tutte le decisioni che avevo preso nell’ora prima sull’essere più disponibile con Harry si distrussero come un castello di sabbia bagnato dal mare.
“Senti, ecco le cose come stanno.” Poggiò i gomiti sul tavolo incrociando le mani sotto il mento. “Dobbiamo passare 9 fottutissimi mesi nella stessa casa e fidati che l’idea non mi eccita più di tanto dato che ogni minuto mi convinco sempre di più che preferirei morire in una fossa piena di serpente che vivere una giornata con te.” Stavo per rispondere ma lo lasciai continuare. “Quindi, abbiamo due scelte: o ci divoriamo giorno dopo giorno a vicenda ma questo non ci porterà a nulla, o possiamo provare ad essere più gentili uno con l’altro e cercare di superare quest’anno di merda. Allora, cosa vuoi fare? Perché io non ho intenzione di passare 9 mesi a litigare con te, ma sembra che tu non voglia altro.”
Mi morsi l’interno guancia e ci pensai su per qualche istante, finché con tono atono ed un accenno di testa dissi: “Vada per la seconda.”
Annuì.
“Perfetto.” Si alzò e se ne andò via dalla mensa.

I have loved you for a thousand years, I'll love you for a thousand more.

 
***
 
Guten abend!
Come state? Io abbastanza bene, a parte per il fatto che in questo periodo sono stressata (scuola demmerda), la fortuna sembra volermi bene per una volta.
Il karma sta girando per un sacco di stronzi che conosco e non potrei esserne più felice:)
Comunque, lasciamo stare i miei momenti di pazza vendicativa e passiamo al capitolo hahaha
Oggi scopriamo un dettaglio in più sul passato di Mackenzie e so che vi sembra stupido ma sarà molto importante nel corso della storia.
Mi pare ovvio che il Louis che ho nominato è chiaramente Louis Tomlinson, quindi eviterò di mettere una sua immagina perchè di sicuro lo conoscete già (se non seguite gli One Direction potete carcerlo su Google).
Ed in più compare anche un nuovo personaggio, Rosalie! Come si può gia notare è la tipica "figlia perfetta" insomma, quella che ogni genitore sognerebbe.
Non penso di avere nient'altro da dirvi a parte che sono molto felice delle recensioni che mi lasciate e del fatto che molta gente sta iniziando a seguire la storia, davvero, siete l'amoreee.
Okay, penso di aver finito lol.

Wir sehen uns später! (Scusate ma sto presa a bene col tedesco hahaha).

La canzone citata nel testo si chiama "A thousand years" di Christina Perrie.

Rosalie Petit

 

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Capitolo 7
*** Leoni nella savana ***






Entrai in camera dei miei genitori in cerca di qualcosa da fare (si, ero disperata) e beccai mia madre ad in profumarsi dalla testa ai piedi e mio padre intento a mettersi i calzini.
“Oh Mack, aiutami a metterla.” Mi porse una collana che a vederla sembrava costosissima, ma ci scommetto il mio smalto della Maybelline che l’aveva presa a cinque dollari da un marocchino.
Glie la allacciai dietro al collo con fare esperto. “State uscendo?”
“Si tesoro, porto la mamma a cena fuori.” Sorrise papà avvicinandosi allo specchio grande posto vicino alla porta.
“Dove andate di bello?”
I due ignorarono la mia domanda, continuando a prepararsi, così uscii e mi indirizzai verso il salone, buttandomi a peso morto sul divano dove era già rannicchiato Styles.
“Allora ragazzi…” Iniziò papà. “Ricordate: niente feste, potete invitare massimo un amico, cercate di non dare fuoco alla casa e non lavate i piatti nella lavatrice.”
“Chi mai laverebbe i piatti nella lavatrice?!” Harry corrugò la fronte.
“Che ne sapevo io che non si lavavano li!” Mi difesi.
“Ma sono cose che nemmeno la mia cuginetta di 5 anni farebbe!”
“Oh scusa, se tu vieni da una famiglia di intelligentoni, cazzo vuoi da me!”
“Ragazzi!” Ci sgridò mia madre.
“Gesù fai che la casa sia ancora così al nostro ritorno.” Sussurrò papà mentre uscivano mano nella mano.
Cominciai a camminare avanti e indietro per il salone scorrendo la mia rubrica.
Bocciai l’idea di chiamare Tamara: le voglio bene ma dubito che con Harry a casa mi avrebbe prestato un briciolo di attenzione, così optai per Megan.
Uno squillo, due, tre, quattro…
Dai Megan, rispondi!
E boom, segreteria telefonica.
“In questo momento ho da fare, non lasciate un messaggio che tanto non l’ascolterò. Pace.”
Sbuffai e tentai con Rosalie.
Uno squillo… Due… Tre… Al quarto mi sarei buttata per terra a piangere dalla disperazione.
“Pronto?”
Fermi tutti.
Mi ha risposto!
Dio mi ama!
“Ros!” Urlai come se non la sentissi da anni.
“Hey Macks!”
“Hai da fare?” Incrociai le dita delle mani, dei piedi, le gambe e qualsiasi altra parte del corpo che si potesse incrociare.
“Quando?”
“Adesso.”
“Veramente si, sono a casa con quelli del club del libro e stiamo parlando di Il buio oltre la siepe. Dovresti leggerlo, sai? È…”
“Si si bellissimo… Ma non puoi mollarli e venire da me?” La pregai.
“Ma veramente…” Tentennò.
“Ti prego!”
“Mack…”
“Perfavore!”
“Davvero io..”
“Porfavor!”
“Mi dispiace non posso davvero.”
Non sembrava molto mortificata ma lasciai perdere, sbuffai e chiusa la chiamata con un “non fa niente, buona serata Ros”.
A quel punto mi restava solo Tamara.
“Pronto?”
“Tam.”
“Dimmi bonita.”
“Vuoi venire a casa mia? I miei stanno fuori a cena ed io sto da sola e mi annoio.”
Quando il Bradipo sentì “sto da sola” fece una faccia offesa e alzò il dito medio.
Com’è fine il ragazzo!
“No puedo mi amor, stasera sto con Zayn.”
Ma è uno scherzo? Le mie amiche che stanno sempre a casa a non fare nient’altro che respirare e mangiare, stasera hanno deciso tutte di prendersi un impegno!
Confabulano contro di me, ne sono sicura.
“Perfavore perfavore perfavore!” Cantilenai.
“Aspetta, c’è anche Harry?”
“Si.”
“Dammi quindici minuti e arrivo.” E mi attaccò.
Certo, se deve stare con me fa tutta la “no sono impegnata scusa” ma se nomino il Coso come ci viene qui, eh! Che amarezza…
Posai il telefono sul ripiano vicino alla televisione e mi misi davanti ad Harry.
“Tra poco arriva Tamara, quindi se non vuoi farti vedere in versione barbone, ti consiglio di darti una lavata e metterti qualcosa di decente.”
Gli si illuminarono gli occhi.
“Tamara quella Tamara?”
“No, l’altra.” Dissi ironicamente, ma evidentemente il cervellino grande quanto una nocciolina di Harry non l’aveva capito.
“Ah, okay.”
“Certo che è quella Tamara, cretino! Chi sennò?”
“Che cazzo ne so io!” Mi disse mentre si avviava verso la camera.
Tamara e la sua maglietta che non lasciava spazio all’immaginazione (chissà perché se la sarà messa, anti sgamo proprio!) non tardarono ad arrivare, portando con loro anche una piccola sorpresa.
“Zayn?!” Esclamai quasi strozzandomi con la mia stessa saliva, dopo aver aperto la porta.
“Bella.” Disse a mo di saluto entrando (senza che nessuno gli avesse detto di farlo, precisando) prima di sorpassarmi ed andarsi a buttare sul divano.
“Scusa… È che non potevo lasciarlo da solo.” Mi sussurrò Tamara prima di far comparire sul suo volto un sorriso innocente.
Lo sguardo che le rivolsi non fu dei migliori.
Spostò lo sguardo alle mie spalle e gli si aprì un sorriso sul volto, così mi superò talmente velocemente da darmi una spalla, ma nemmeno se ne rese conto. Mi girai per osservare la scena della mia migliore amica che si buttava tra le braccia di una sottospecie di esperimento inglese, con un pakistano sullo sfondo che li guardava malissimo.
Presi un respiro profondo e mi preparai mentalmente alla serata che avrei dovuto passare.
 
 
Possiamo notare uno Zayn Malik seduto sul divano accanto ad una Tamara Todd, susseguita ovviamente da un Harry Styles.
Ora, possiamo ben accorgerci da come i due esemplari privi di materia grigia si contendino l’unico esemplare dotato di “tette” (apparentemente, due cose di forma rotonda che hanno il potere di mandare in tilt gli elementi privi di cervello), quasi con la stessa ferocia che hanno due leoni nella savana.
Poi possiamo pure ben notare, a debita distanza dagli altri, il solo essere che possiamo definire “homo sapiens sapiens”, intento a mangiare dei pop corn già pronti presi al supermercato.
Ora, calcolando l’intesa che sembra esserci tra il secondo ed il terzo soggetto e sottraendola agli sguardi furiosi che il primo soggetto gli lancia, il risultato è semplice: non ne uscirò viva.
Ne sono sicura, come sono sicura del fatto che Damon Salvatore sia molto meglio di Stefan, e che Harry si ritroverà senza un arto se non toglie subito il braccio da intorno alle spalle di Tamara.
E come sono sicura che domani dovrò regalare altre sigarette a Zayn per calmarlo ed evitare che finisca in carcere per qualche omicidio colposo.
 
 
Venerdì mattina. Ore 10.20. Francese. Metà della classe sta pensando ad almeno cento modi per suicidarsi senza dare dell’occhio, l’altra metà sta dormendo con la testa sul banco.
Oggi mi sono svegliata con lo scazzo a mille, avendo dormito malissimo per via di una sgridata dei miei.
La sera prima, infatti, avevo subito un’ora di sgridata di papà che, dopo aver beccato Zayn disteso sul divano al suo rientro, lo aveva cacciato via quasi a calci in culo (cosa di cui fui felicissima, non sopportavo più ne lui ne Tamara).
Ma il problema fu che addossò tutta la colpa a me del fatto che quel mezzo terrorista si trovasse a casa sua. Ed io ho cercato di spiegargli che in poche parole si era autoinvitato, ma come al solito non mi diede ascolto. A volte penso davvero di parlare in un’altra lingua, perché nessuno sembra fare mai quello che dico.
Mi guardai distrattamente intorno: purtroppo, il mio corso di francese non era seguito da nessuno di mia conoscenza, nemmeno da Kayle, quindi non avrei potuto passare l’ora a distrarmi guardando il modo davvero sexy in cui respira, o sentire il suo dolce russare mentre schiaccia un pisolino sul banco.
Ah Kyle, com’è bello!
Mi persi per qualche secondo su Kylandia con lo sguardo nel vuoto, scuotendo poi la testa e tornando sulla terra.
Infilai le cuffie nelle orecchie dopo averle collegate al mio cellulare, tanto la prof era talmente cieca e vecchia che non si sarebbe accorta di nulla.
Misi ripetizione casuale, stravaccandomi sul banco.
 
I miss you, I miss you. Where are you? And I’m so sorry, I cannot sleep, I cannot dream tonight ,I need somebody and always...
 
Assolutamente no! Stoppai velocemente la musica, incazzata. Di tutte le canzoni che mi potevano capitare, proprio quella che mi portava a fatti che avrei voluto eliminare definitivamente dal mio cervello, ovviamente. Maledetto Louis ed il giorno in cui ha deciso di entrare a far parte della mia vita!
Affondai la testa nelle braccia conserte sul banco, cercando di soffocare un gridolino per il nervosismo.
Mi dovevo assolutamente calmare.
 

“Sono a casa!” Urlai lanciando la borsa e le scarpe che caddero rovinosamente da qualche parte, nel salotto.
“Oh, eccoti finalmente!” Esclamò mio padre dalla cucina, dalla quale sentii arrivare un profumino davvero invitante, quindi dedussi che non era stata la donna che mi aveva partorito a cucinare.
Probabilmente avevano ordinato qualcosa da un Take Away qua vicino.
Camminai molto velocemente verso la cucina con la fame che avanzava insieme ai secondi.
“Macks, indovina un po’ a chi va il merito di questo ben di Dio?” Esordì mio padre, accomodato al suo posto.
“A giudicare dal buon odore, di sicuro non a mamma.”
Claire, come previsto, mi ammutolì con uno sguardo intimidatorio.
“Avete ordinato da Patsy’s?”
“No, è tutta opera mia.” Harry, che fino a quel momento nemmeno avevo notato, si girò con due piatti fumanti in mano ed un sorrisone compiaciuto sul volto.
“Tu cucini?” Domandai con una nota di divertimento ed una di stupore nella voce.
“Si, siediti.” Mi indicò con un gesto della mano uno dei posti della tavola che erano rimasti ancora vuoti e mi feci strada fino ad accomodarmi. Mi fu subito servito un piatto stracolmo di un qualcosa che assomigliava molto ad una serie di calzoni rimpiccioliti.
“Cos’è?” Chiesi, punzecchiandolo con la forchetta come se avessi paura che potesse iniziare a camminare e saltare fuori dal piatto da un momento all’altro.
“Cornish Pasties, un piatto tipico della mia regione.” Harry si accomodò ed intrecciò le mani, puntando i gomiti sul tavolo. “Assaggia.”
“Non stai cercando di avvelenarmi, vero?” Domandai scettica.
Il Bradipo alzò gli occhi al cielo, facendo uscire un sospiro dalle sue labbra.
“Assaggia.” Ripetè.
La paura che avesse messo dentro quella roba qualche sorta di veleno per togliermi di torno e darsi alla pazza gioia non era scomparsa, ma la fame ebbe la meglio e ne presi un pezzo.
Le mie papille gustative furono invase da un sapore salato e stranamente buono. Guardai l’altra metà del mio Cornish Pasties che era rimasto nel piatto e potei subito notare che, all’interno della sfoglia, vi erano diverse verdure e tipi di carne che, non essendo un’esperta della cucina, non riconoscevo.
“Allora?” Mi scrutò curioso.
“È buono, dai.”
Sorrise vittorioso ed iniziò a mangiare.
La cena andò avanti con conversazioni noiose tra il Bradipo e mia madre sulla cucina, e tra il primo e mio padre sullo sport. Io rimasi in silenzio a finire la mia porzione di cibo per la maggior parte del tempo, quando Claire non decise di inserirmi nel loro discorso.
“Come, non sei mai stato a Coney Island?!” Chiese stupita mia madre.
“Non ne ho ancora avuto l’occasione.” Rispose Harry con un’alzata di spalle.
“Ma tu non puoi venire a New York senza visitare Coney Island!”
Ti prego non dirlo, ti prego non dirlo, ti prego non dirlo.
“Macks ce lo devi assolutamente portare!”
No no no no!
“Anzi, perché non lo porti al fare un bel giro di New York? C’è così tanto da vedere qui!”
E tu perché non ti decidi a chiudere quella fogna ogni tanto?
“Che bella idea!” Aumentò il carico mio padre, che venne carbonizzato da un mio sguardo.
“Per me è okay.” Harry si girò verso di me. “Che ne dici, Mackenzie?”
Mi rivolse uno sguardo compiaciuto nel vedermi sul punto di rovesciare tutta la cena su mamma, cose che mi face arrabbiare ancora di più, ma non volevo dargliela vinta così sorrisi forzatamente ed annuii quasi allettata dall’idea di sprecare i miei pomeriggi in giro per New York con il Coso.
“Anche per me.”
Harry mi guardò stranito come per dirmi “che cazzo stai dicendo”, così sfoderai un sorriso compiaciuto e ritornai a mangiare con un ghigno malefico stampato sul viso.
Uh Dio buono, che cosa avevo appena fatto!

 
***
 
Mbellaaa!
Okay sono sparita per mesi interi.
Scusate scusate scusateee!
Chi sta nel gruppo di facebook sa bene i motivi, ma per voi altre li riscriverò qui: a giugno ho avuto gli esami, ho passato tutto luglio a casa di mia nonna senza un computer/una connessione decente sul cellulare per via dei lavori che c'erano a casa mia. Ad agosto invece mi hanno spedita a pecoralandia (=in un paesino sperduto vicino rieti dove abitano i miei cugini) sempre senza una connessione ed un computer
Settembre l'ho passato per metà a non fare un cazzo e l'altra metà dietro ai compiti che sembrano non finire più (ho iniziato lo scientifico quest'anno quindi è tosto l'impatto).
Vabe, ora che vi siete fatte abbastanza i cazzi miei possiamo passare al capitolo hahahaha
Non c'è molto da dire, a parte il fatto che l'ultima parte è forse l'unica che mi piace
Pollici in giù per questo capitolo che per ora ho classificato come il peggiore della storia :(
E vabe, tutto qui.
Ringrazio le ragazze che hanno recensito, quelle che hanno messo tra preferite, ricordate e seguite. Ringrazio anche le mie lettrici silenziose, tanta pace e amore anche per voi ragazze!
Ci vediamo al prossimo capitolo, vi lascio con una gif di Megan che è troppo gnocca.



 

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Capitolo 8
*** Wao, che principe! ***


Mi infilai velocemente i pantaloncini, cercando la canotta nella borsa. Brividi di freddo percorsero la mia schiena nuda mentre la afferravo, infilandola poi velocemente.
Fui tra le ultime ad uscire dallo spogliatoio e mi diressi con altre due ragazze verso il campo di football, che in quell’ora utilizzavamo per fare ginnastica.
“Fox, sei sempre la ultima a finire!” Mi sgridò la prof appena mi vide arrivare.
La signorina Sanchez, più che una normale donna sulla quarantina, sembrava una dittatrice nazista, convinta di ritrovarsi in una scuola militare invece che in un comune liceo.
“Allora? Che aspetti? Correre, correre!” Ripeté mentre mi diede una leggera spintarella dietro la schiena per spingermi verso i miei compagni che già correvano, o meglio, arrancavano per il campo.
Cominciai con una corsetta leggera, unendomi al gregge di studenti.
“Come sei carina con questi pantaloncini, Fox.” Mi disse malizioso Zayn, affiancandosi a me.
Gli lanciai un’occhiata trucida che gli basto per mandarlo via, non prima di avermi rivolto un occhiolino divertito.
Non solo dovevo fare ginnastica con una psicopatica, ma dovevo anche condividere la stessa aria di un terrorista pakistano e mentalmente disturbato.
L’ora andò avanti tra addominali (tecnicamente ne avremmo dovuti fare trenta, ma io mi fermai alla bellezza di due (record!!)), corse di resistenza ed altri esercizi che fecero solo aumentare i miei istinti suicidi.
L’unica cosa positiva di quell’ora era il fatto che la frequentava anche Kyle. Osservai la sua figura (perfetta, aggiungerei) da dietro, ricordandomi quello che mi aveva detto Megan poche ore fa.
 
La campanella suonò ed io, come al solito, fui la prima ad uscire dalla classe.
Mi diressi a passo lento verso il mio armadietto dove, una volta raggiunto, posai il libro di storia dell’arte.
“Mack, la sai l’ultima?” Qualcuno mi piombò alle spalle facendomi sussultare.
A quanto pare i miei amici hanno l’odiosa abitudine di farmi prendere un colpo, invece di iniziare una normale conversazione con un semplice “hey mack, come stai?”
Chiusi l’armadietto ed alzai gli occhi al cielo, girandomi verso Megan.
“Se è su Kyle e su cosa fa nei bagni con Penelope o su dove sarà il loro matrimonio, passo.” Mi infilai le mani nelle tasche dei jeans, cominciando a camminare affianco alla mia amica.
“Vedi quanto sei pessimista?” Sbuffa gesticolando. “Pensa che era una bella notizia, ma se non lo vuoi sapere…” Si strinse nelle spalle con sguardo che dice “tanto so che cederai” mentre alzai gli occhi al cielo per l’ennesima volta e mormorai un “va bene, spara” a mezze labbra.
“I due piccioncini hanno rotto, ed in gran stile!”
“Cosa?!” Dissi, con forse troppo entusiasmo, tanto che qualcuno si girò a guardarmi male.
“Si hai sentito bene, mia piccola occhi a cuoricino.” Alzai gli occhi al cielo per il nomignolo che mi aveva affibbiato. “Mitchell è di nuovo sul mercato.”
 
Questo era il momento adatto per attaccare bottone con lui, usare le mie gambe (stuzzicadenti) al momento scoperte per attrarlo e farlo innamorare di me.
Forza Mack, ce la puoi fare!
Dopotutto, cosa avevo da perdere? La cosa peggiore che mi sarebbe potuta accadere è che lui mi avrebbe snobbata, sarei stata lo zimbello di tutta la scuola per il prossimo mese, obbligata a girare in incognito ed agire all’oscuro come -A fa con le Liars, mi sarei ritrovata senza amici e costretta a frequentare alberi o, peggio ancora, costretta a frequentare Styles.
Rallentai un po’ il passo, trasformando la mia corsa in una camminata veloce. Mi sistemai i capelli con una mano e tirai fuori il mio miglior sorriso, facendo uno scatto per riuscire a raggiungerlo.
“Hey Kyle!” Dissi, sperando che si ricordasse di me.
“Hey…?” Il tono che usò ed il suo sguardo confuso mi fecero capire che no, non si ricordava di me.
Merda.
“Sono Mackenzie, facciamo insieme letteratura.” Spiegai, leggermente delusa, ma cercai di non darlo a vedere.
Sorrise all’improvviso, annuendo. “Ah si, ora ricordo!”
Si passò una mano tra i capelli, e fui più che sicura di poter avere un orgasmo anche solo con quel semplice gesto.
“Però, ti trovo in forma.” Fece, spostando lo sguardo su tutta la mia figura.
Io lo sapevo che le gambe/stuzzicadenti avrebbero fatto effetto!
“Grazie, anche io a te.” Cercai di sembrare il più sciolta ed amichevole possibile, cosa che in effetti con gli altri ero.
Parlammo per un altro po’ di minuti mentre continuavamo a girare intorno al campo in una corsetta leggera. L’argomento principale delle nostre conversazioni era principalmente lui, ma non ci badai.
“La lezione è finita!” Tuonò la Sanchez, stordendoci con il suo fischietto.
Appena stavo per aprire la porta degli spogliatoi, sentii qualcuno afferrarmi il polso.
Mi girai pronta a mandare via Zayn che, per la decima volta, mi avrebbe chiesto di fare la foto alle ragazze mentre si cambiavano per inviargliele, ma fui sorpresa di trovarmi davanti una visione molto più piacevole di un pervertito alto quanto un puffo e mezzo.
“Mack.” Non mi era mai piaciuto il mio nome, ma detto da Kyle, suonava divinamente.
“Si?”
Con pochi passi si avvicinò a me, rimanendo a pochi millimetri, il mio corpo che sfiorava col suo. Lasciò con la mano il polso, mettendola su un mio fianco.
“Ti andrebbe di uscire, sabato prossimo?” Soffiò sulle mie labbra, rimanendo con lo sguardo fisso su quest’ultime.
Avrei voluto urlare dalla gioia, gettare le braccia intorno al suo collo per avvinghiarmi a lui come solo un koala saprebbe fare, ma mi auto-imposi di recitare la parte della ragazza richiesta e piena di impegni, fingendo di pensarci su.
“Non dovrei avere impegni, quindi va bene.” Sfoderai un mezzo sorriso sexy (spero fosse sexy) mentre lui mi faceva l’occhiolino e si allontanava da me, salutandomi con un “allora, a sabato piccola”.
A sabato, piccola!!!
Entrai nello spogliatoio dove le mie compagne sui stavano cambiando e non riuscii a trattenere un urletto di gioia, con un sorrisone aperto sul volto.
Molte si girarono a guardarmi male, ma Jessica, una ragazza con cui ogni tanto parlavo, si avvicinò curiosa, infilandosi la maglietta.
“Che succede?” Chiese divertita, camminando al mio fianco mentre andavo verso la mia borsa. Iniziai a frugarvi dentro, cercando i miei jeans.
“Kyle Mitchell mi ha chiesto di uscire.” Cercai di parlare a bassa voce per non farmi sentire da alcune delle presenti, dato che erano amiche di Penelope.
Da parte sua ricevetti uno squittio eccitato, ma la feci zittire mettendomi un dito davanti alla bocca ed ammiccando verso le amiche di Adams, facendole capire che non volevo che sentissero.
Annuì comprensiva e tornai a concentrarmi sui miei vestiti, sbrigando a cambiarmi per poter uscire il prima possibile da li dentro.
 
 
“Mack, adesso il pollice comincia a farmi tanto male! È tutto gonfio!” Piagnucolò mio fratello al telefono come un bambino di 2 anni, e non come un ragazzo che 2 di anni ne ha per capello.
“Mettici del ghiaccio.” Scrollai le spalle, sgranocchiando la mia barretta ai cereali. “Oppure amputalo, così smette di farti male.” Pronunciai serissima.
La mia frase venne seguita da alcuni secondi di silenzio, probabilmente era sconvolto.
“Ghiaccio. Hai detto ghiaccio.” Wo, allora era vivo! “Vado a prenderlo.”
Sentii dei rumori che si contrapposero alla sua domanda su come mi trovassi in casa con Harry.
Così, liberai tutto la mia irritazione verso quel ragazzo che avevo represso in queste settimane.
Dissi delle cose non molto carine sul suo conto, accentuando quanto la sua presenza fosse inutile alla mia sopravvivenza, ed ammetto di esser stata forse un po’ troppo cattiva, ma me ne resi conto solo quando mi girai, riconoscendo la figura di Styles all’entrata della cucina.
Cos’era quello sguardo? Delusione? Tristezza?
Riuscii a mormorare solo un “merda” prima che si girasse e con passo veloce si diresse chissà dove, lo scoprii soltanto quando sentii il portone di casa sbattere.
“Mack? Hey? Ci sei?” La voce di mio fratello mi riportò sulla Terra.
“Eh? Si, devo andare ora, ti richiamo dopo.”
Attaccai senza neanche lasciargli il tempo di rispondere. Corsi verso il salotto, prendendo al volo una felpa grigia che trovai abbandonata sulla poltrona, rendendomi conto solo dopo esser uscita di casa che era di mio padre, quindi mi stava enorme.
“Harry.” Mormorai il suo nome quasi incoscientemente quando lo vidi camminare sull’altro capo della strada.
Ma cosa stavo facendo? Perché lo stavo inseguendo?
Stupida stupida stupida!
Feci del mio meglio per riuscire a raggiungerlo e, quando ci riuscii, lo tirai per la manica del maglione, per farlo fermare.
Si girò verso del me, strattonando via il braccio dalla mia presa.
“Harry ascolta…” Iniziai a parlare, ma quando alzai lo sguardo verso di lui, trovai i suoi occhi lucidi.
“Stai… stai piangendo?” Chiesi, sentendomi ancora più una merda.
“No.” Scoppiò a ridere nervosamente. “Dove credi che siamo, in una telenovela argentina per bambine sociopatiche? In cui tu fai la stronza ed io corro via piangendo passando per il vittimino di turno?” Fece assai ironico.
“Sembrava…” Sbuffai.
“Beh sembrava male, è colpa del vento.”
In effetti aveva senso, il vento che tirava era tanto ed anche i miei occhi probabilmente erano lucidi, per l’aria fredda che li sfiorava.
“Mi dispiace, Harry.”
Mi stavo davvero scusando?!
“Frega un cazzo.” Sbuffò, alzando le spalle.
A quel punto mi irritai davvero.
“Oh amore, non sembra fregarti un cazzo, dato il modo in cui le vene del tuo collo si stanno gonfiando!” Sputai acida ed alzando il tono di voce.
“Mi spieghi cosa vuoi da me?” Rispose a tono, alzando anche lui la voce. Stavamo davvero dando spettacolo, ma non mi importava.
“Un cazzo!”
“Bene!”
“Perfetto!”
“Meraviglioso!”
“Ciao!”
“Ciao! E spero che le vene ti si gonfino talmente tanto da esplodere come un pop corn!” Dissi gesticolando teatralmente, aggiungendo una risatina inquietante alla fine, e solo dopo averlo detto mi resi conto di quanto sembrassi stupida.
Per finire in bellezza mi alzò il dito medio (wao, che principe!), girandosi e continuando percorrere la via.
Afferrai il cellulare posto nella tasca dei miei jeans e sbloccai velocemente il display, componendo un numero.
“Pronto?”
“Collin? Conosci un metodo per sterminare inglesi?”

 
***
Ma eeeehi
Guardate chi si è rifatta viva, dopo quasi... mhn... molto tempo (per la quale mi scuso veramente ç.ç)
Durante questo capitolo vediamo l'ennesima litigata di Harry e Mack (che rottura di coglioni sti due) ma ehi, Kyle le ha chiesto di uscire!!
So che molte di voi mi odieranno per aver piazzato un'uscita tra quei due, ma non sbranatemi perfavore
Non penso ci sia altro da dire gn
Oooh aspettate, volevo informarvi del fatto che sto lavorando ad un'altra ff in cui i personaggi principali saranno tantissimi, 12 mi pare (tutti ragazzi/ragazze) che si ambienterà in un college (università americana, per chi non lo sapesse) o in un collegio (specie di liceo per cattivi ragazzi ;) ) devo ancora decidere
come personaggi ci saranno anche gli one direction, ovviemente (non tutti)
E boh, sa volete lasciatemi una piccola opinione riguardo a questo capitolo, spero vi piaccia!
Come sempre ringrazio le ragazze che hanno messo tra le preferite/seguite/ricordate questa storia, ed un ringraziamente speciale va a quelle che hanno recensito i capitoli precedenti, grazie mille davvero!
Vi lascio con una gif di Mackenzie


 

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