Just for Love di DreamWanderer (/viewuser.php?uid=74149)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torn ***
Capitolo 2: *** It can't be you ***
Capitolo 3: *** I'm not gonna leave you alone ***
Capitolo 4: *** When did your heart go missing? ***
Capitolo 5: *** Something you'd never expected ***
Capitolo 6: *** Triggers ***
Capitolo 7: *** The plan ***
Capitolo 8: *** Let's start over ***
Capitolo 9: *** A Slytherin Day ***
Capitolo 10: *** Angel ***
Capitolo 11: *** My magic... is back! ***
Capitolo 12: *** Attention Please! ***
Capitolo 13: *** Old Friends ***
Capitolo 14: *** Merry Christmas ***
Capitolo 15: *** A matter of tactic (parte uno) ***
Capitolo 16: *** A matter of tactic (parte 2) ***
Capitolo 17: *** Protected ***
Capitolo 18: *** It's a surprise! ***
Capitolo 19: *** Gente.. che sfortuna del cavolo! (per non usare termini più volgari...) ***
Capitolo 20: *** Muy hermosa ***
Capitolo 21: *** Useless ***
Capitolo 22: *** I Think It's Time For You To Go ***
Capitolo 23: *** It's Between Us ***
Capitolo 24: *** Talking About Them, Talking About Us ***
Capitolo 25: *** Shards Of Night ***
Capitolo 26: *** Tea With Theo ***
Capitolo 27: *** 5 Senses, 7 Sins ***
Capitolo 28: *** A Death Eater's Turnabout ***
Capitolo 29: *** Rebel Girl ***
Capitolo 30: *** Friend or Foe? ***
Capitolo 31: *** You Foul Loathsome Evil Little Cockroach! ***
Capitolo 32: *** Back to December ***
Capitolo 33: *** Hide and Seek ***
Capitolo 34: *** Back to Hogwarts ***
Capitolo 1 *** Torn ***
Just For Love
Era stata
illusa.
Era stata
usata.
Era stata
tradita.
Era stata spezzata.
E ora, piangeva.
Piangeva, senza fermarsi, mordendo le lenzuola per soffocare i
singhiozzi. La testa riccioluta era affondata nel cuscino a batuffolo,
in modo che le gocce salate fossero assorbite dalla federa di satino.
Giaceva lì immobile, sul pavimento freddo, singhiozzando. Si
era lasciata scivolare giù dal letto così,
avviluppata nel lenzuolo e abbracciata al cuscino. E le sembrava tutto
insulso, tutto vuoto. Tutto gelido.
Perché l’amore doveva fare così male?
Non era quello che le avevano raccontato tutti i libri che
aveva letto… tutti quei libri che aveva letto sognando lui,
mentre combatteva la Grande Guerra Oscura con le unghie e con i denti
per proteggere la sua vita e i suoi amici. Non era mai stata una che
amava le illusioni. Ma aveva bisogno della speranza fugace che quei
libri gli avevano dato.
Speranze che erano state infrante pochi minuti prima, con quella
telefonata.
“Dannazione! Dannazione, dannazione, DANNAZIONE!”
Schifoso, maledetto codardo… non aveva neanche avuto il
coraggio di dirle le cose in faccia. Aveva preferito stracciarla senza
vederla.
Perché era così che lei ora si sentiva:
stracciata. Ridotta a brandelli.
Come la coperta leggera che stava lacerando tra le unghie. Come il
cuscino che stava sbrindellando a morsi.
Fu solo quando si
ritrovò davanti ai resti delle sue lenzuola che
riuscì a calmarsi. Ora che si era sfogata e osservava il
risultato del suo dolore poteva razionalizzare tutto.
E promise. Promise a sé stessa che mai più
nessuno avrebbe avuto un tale ascendente su di lei. Non si sarebbe
lasciata distruggere un’altra volta.
Mai più.
Angoletto!
Ma
ciao! Allora, che ve ne pare di questo primo prologo? prometto,
è solo l'inizio e ne vedremo delle belle, ma belle molto!!!
Vi avviso, il rating potrebbe alzarsi a rosso ma ancora non sono
sicura. Dipende da quello che la mia testolina decide di propinarvi! In
ogni caso, vi avvertirò prima che cambi. Me lo lasciate un
commentino? Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 2 *** It can't be you ***
It Can't Be You
Just For Love
E
eccoci qui col nuovo capitolo! Ho visto che la storia sta ricevendo
abbastanza apprezzamenti, sono contenta di essere riuscita a trovare
qualcosa che abbia un po’ di successo =). Un piccolo avviso:
come
ho messo anche nell’introduzione, la storia non è
molto
OOC. C’è solo una Herm un po’ diversa
all’inizio, ma nient’altro.
xxsailorkikaxx:
ciao! Dai sono contentissima che la storia ti piaccia *me molto
contenta*! Eccoti il continuo, spero che lo gradirai altrettanto!
Clara111294:
mmm, spero che la tua curiosità e il tuo interesse si
riveleranno ben riposti ^-^! No, non è troppo OOC,
c’è solo una Herm un po’ diversa
all’inizio ma
nient’altro degno di nota! Contenta?
Ale
93: grazie per i complimenti e… eccoti il
seguito!
--Prego signore! Prego, si
accomodi!--
Fin dal
primo momento, Draco
sentì di detestare quell’ometto insignificante che
lo
stava così cerimoniosamente in quell’insulso
postaccio. Si
maledisse di nuovo per aver accettato quella “scommessa di
compleanno”.
Era una specie di rito che vigeva nel circolo di cui tutti lo
consideravano il capo: ogni anno, per il suo compleanno, i suoi amici
gli proponevano una sfida di coraggio “alla
babbana”,
ovviamente pagandogli tutti i mezzi. Era un gioco riservato al capo,
che rimaneva tale solo finché superava la sfida ogni volta.
Se
perdeva, si cambiava il capo. E lui non voleva di certo perdere la
posizione, anche se doveva entrare in quel luridissimo night club e
portarsi a letto una puttana con il buono che gli avevano regalato i
suoi cosiddetti amici per consolarlo dell’ultima ragazza che
aveva mollato.
Non appena varcò la soglia di quel postaccio si
sentì
prendere dalla nausea e fu tentato di tornarsene istantaneamente sui
suoi passi. Ma non poteva, non se voleva tenersi il suo posto nel suo
gruppo. Ormai aveva accettato e doveva andare fino in fondo.
--Le mostro le ragazze o preferisce guardare il depliant?-- riprese
l’ometto untuoso che gli faceva cerimoniosamente segno di
accomodarsi su una poltrona di fronte a un tappeto rosso porpora.
Draco represse a fatica un conato di vomito. Ma l’aveva per
caso
preso per un maniaco?! L’avrebbe volentieri Cruciato, se non
fosse che i suoi amici giuravano di aver messo delle telecamere in
quella schifosissima topaia, quindi gli toccava pure stare al gioco e
comportarsi come era in accordi. Ovvero, come l’ometto si
aspettava.
Si esibì in un perfetto ghigno made-in-Malfoy e si
stravaccò sulla poltrona indicatagli dal proprietario del
postaccio.
--Le sembro il tipo che sfoglia riviste per decidersi chi portarsi a
letto?-- biascicò annoiato.
L’ometto gli dedicò un sorriso sbilenco, poi
schioccò le dita dicendo: “Shanya”.
Una ragazza obbedì a quell’ordine, arrivando con
passo
elegante sul tappeto rosso. Il rumore che i tacchi a spillo producevano
sul tessuto a moquette sicuramente più prezioso del
necessario
era ovattato, morbido. La ragazza indossava una mise fin troppo
succinta, di colore argento vivo che riluceva leggermente sotto le
deboli luci ombreggiando le curve in modo insinuante. Sorrideva senza
un minimo di pudore.
Draco fece un cenno all’ometto e quello schioccò
di nuovo
le dita per presentargli Monica. La ragazza in questione indossava un
paio stivali alti in pelle. Lo strusciare della zeppa contro la
moquette produceva un rumore che era quasi fastidioso. Indossava un
completino a due pezzi di pelle, il corpetto che si chiudeva con una
zip provocante. I capelli biondissimi e lisci le scendevano fino alla
schiena ondeggiando a tempo col ritmo del suo passi. Gli sorrise
mordicchiandosi le labbra in modo invitante.
Draco accennò di nuovo col capo e un terzo schiocco di dita
accompagnò il nome successivo. Hermione.
“Hermione?” si chiese Draco. Che fosse…?
No, era impossibile.
La ragazza avanzò sul tappeto rosso con un passo leggero e
felpato. Il suono delle ballerine si sentiva appena tanto era delicato.
Lui la guardò in viso. Aveva i capelli ricci, di un caldo
castano miele, che le arrivavano sotto le scapole. Gli occhi sottili
erano di un profondo color dorato che lui aveva già visto.
Indossava una gonna dal taglio a goccia con delle frange alla cintura
che le lasciava scoperta una gamba e celava parzialmente
l’altra.
Il top che mostrava il ventre piatto era tipo a camicia con dei bottoni
sul davanti, mentre aveva dei lacci sulla schiena. Era snella ma le
curve erano morbide. Seppur tenesse la testa china, gli occhi
guardavano dritto davanti a sé come per strillare:
“Non
sono debole, vediamo se riesci a guardarmi negli occhi schifoso
bastardo”.
--Voglio lei.-- decise Draco.
L’ometto le fece segno di tornare dietro le quinte per
attendere
ordini, già tutto sorridente per l’affare concluso.
--Che camera desidera?-- gli domandò untuoso.
--Una camera calda con un letto a baldacchino. Niente di grandioso,
solo una stanzetta decente.-- dispose lui.
--Certo, certo, come desidera.-- fece il leccapiedi. --Volete che la
ragazza si vesta in modo particolare?--
Draco si costrinse a reprimere un conato di vomito. Cielo, quanto gli
faceva schifo tutto quel posto. Se avesse potuto gli avrebbe dato fuoco.
--Lasciatele pure addosso quel vestito che ha ora.-- disse deglutendo
la rabbia.
--Come volete, tutto ciò che volete.-- fece
l’omino
citando il motto di quella topaia. --Venga, l’accompagno alla
camera, e la ragazza la raggiungerà tra poco.--
--Ottimo.-- “Prima finisce questa farsa meglio
è.” Si disse.
-<>-*-<>-
Draco entrò nella camera, all’inizio trattenendo
il fiato. Ma grazie al cielo non trovò nulla di scandaloso.
Il letto a baldacchino era grande e spazioso, dall’aspetto
morbidissimo. Era rivestito da lenzuola di satino, le tende che
ondeggiavano mosse da un alito di vento che spirava da una finestra,
con le sbarre, appena socchiusa. Le pareti erano ornate di specchi
incorniciati da piedistalli in ferro nero che inquadravano
l’intera stanza da ogni prospettiva grazie al loro gioco di
riflessi. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristalli che emanava
una luce morbida e soffusa. Nonostante ciò, i flebili raggi
delle candele arrivavano ad accarezzare ogni angolo della stanza grazie
alla trama di specchi.
Il ragazzo si volse verso lo specchio alle sue spalle e
squadrò
la sua immagine con occhio critico. Il riflesso gli mostrò
un
bel ragazzo, sulla ventina d’anni. Era cambiato un
po’, e
si vedeva. Il fisico aveva abbandonato da tempo le fattezze di
ragazzino per sviluppare un fisico molto più deciso. La
corporatura rimaneva esile ed elegante, ma sotto gli arti snelli
guizzavano i muscoli allenati. I lineamenti del viso aveva perso
morbidezza e si erano affilati, rendendo lo sguardo molto
più
volitivo. Gli occhi colpivano con il loro colore meraviglioso, un
grigio ghiaccio screziato di lampi celeste chiaro. I capelli biondi
formavano un caschetto corto, leggermente scompigliato. Alcuni ciuffi
liberi gli cadevano sottili sugli occhi ombreggiandogli
impercettibilmente il volto e dandogli definitivamente l’aria
da
“bello e dannato”.
Draco abbandonò quel riflesso soddisfacente per andarsi a
sedere
sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno,
cercando di riflettere.
Non riusciva a credere che quella ragazza che avesse visto sfilare come
una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Mezzosangue
Grifondoro Hermione Jane Granger. Insomma, cozzava contro tutto che
aveva sempre saputo di lei! Se l’era sempre immaginata come
una
futura insegnate o bibliotecaria, oppure Auror, felicemente sposata con
la Donnola Lenticchia Ronald Billius Weasley. Ma trovarla a lavorare
lì… poi si ricordò
dell’espressione comunque
fiera che aveva avuto mentre “sfilava”.
L’espressione
di una leonessa in gabbia.
Lo scatto della maniglia che veniva abbassata interruppe le sue
riflessioni mentre l’oggetto dei suoi pensieri faceva
lentamente
il suo ingresso nella stanza. Indossava gli stessi pezzi di stoffa che
le aveva visto addosso quando gli era stata presentata.
Portò il
proprio sguardo immediatamente sul suo viso. Gli occhi erano grandi, un
castano nocciola diluito con un colore così meraviglioso da
parer oro fuso. Le labbra piccole ma piene non sorridevano. I boccoli
bruno miele le incorniciavano il viso con alcuni ricci più
corti
per poi allungarsi e cadere morbidamente dietro le spalle. Lo stava
guardando negli occhi, una domanda silenziosa nelle iridi.
--Sei bella, Mezzosangue.-- la salutò Draco esibendosi nel
suo classico ghignetto Made-in-Malfoy.
La ragazza sgranò gli occhi e il lampo di comprensione che
li attraversò sembrò illuminarle il viso.
--Malfuretto Platinato?!-- sibilò Hermione tra i denti.
Per un secondo, il Principe delle Serpi rivide colei che aveva
conosciuto a scuola. L’oro dentro le sue iridi mandava lampi,
le
labbra tese in un’espressione di palese ostilità,
i denti
stretti come a cercare di trattenere le grida e le imprecazioni che
avrebbe voluto sputargli addosso, i pugni chiusi per resistere alle
offese che lui puntualmente le vomitava addosso… tutto
questo
gli era familiare.
Ma l’attimo dopo l’ex-Grifondoro si ricompose,
ricordandosi
di essere sul lavoro. Se non fosse stato per altro, lo avrebbe
volentieri preso a botte!
--Signor Malfoy.-- lo salutò pacatamente.
Draco sgranò gli occhi, ma non palesò il suo
stupore in
altro modo. Oh, adesso sì che ci sarebbe stato da
divertirsi!
Ghignò.
--Granger, non ho intenzione di fare nessuna delle porcate a cui ti
presti di solito, complicate o elementari che siano. Non ho chiesto di
te per essere un tuo cliente. Quindi risparmiami la tua falsissima
deferenza.-- le disse mettendo le cose in chiaro.
Hermione rimase a bocca aperta, sia per quello che le aveva detto sia
per il modo in cui le aveva parlato.
--Bene.-- cominciò secca. --Allora posso sapere che cosa ti
ha
spinto a portare le tue purissime grazie qui tra noi comuni mortali?--
Il ragazzo rise. --Non hai perso il tuo sarcasmo, vedo.--
--E tu non hai perso il viziaccio di eludere le domande!--
sbottò lei. Quel dannato Principino da strapazzo aveva
sempre
avuto il potere di mandarla fuori dai gangheri semplicemente respirando.
--Oh, scusami tanto!-- la prese in giro Draco. --Primo, sono qui per
una scommessa. Secondo, non sono certo tenuto a renderti conto di
quello che faccio.--
Le labbra della giovane scoprirono i denti in un ringhio muto, che non
sfuggì al biondo.
--Suscettibili?-- la provocò maligno.
--Malfoy, dimmi semplicemente cosa vuoi e poi fatti buttare fuori a
calci.-- sputò Hermione. Detestava i giochi di parole,
detestava
i giri di discorso per non affrontare il punto della conversazione.
--Che cosa ci fai qui, Granger?-- le chiese allora il ragazzo, diretto.
-- Domanda intelligente Malfoy, proprio degna di te. Io qui ci lavoro,
come avrai notato… devo farti un disegnino?--
ribatté
acida l’ex-Grifondoro.
Draco strinse i denti. Come, come si permetteva di parlargli
così? Cercò di calmarsi, anche se gli riusciva
difficile
con quell’antipatica a pochi metri. Ma se non si fosse
calmato
non avrebbe ottenuto quello che voleva.
--Forse non mi sono spiegato.-- proferì quindi, cercando di
controllare il tono della voce. --Che cosa ci fa una una Grifondoro
intelligente e carina come te in una topaia di agenzia per sgualdrine?--
Hermione non sembrò apprezzare i dettagli della domanda.
Incrociò le braccia sotto il seno, gli occhi gelidi. Gelidi,
come non li aveva mai visti a lei. Eppure conosceva quel gelo,
perché l’aveva visto nel suo riflesso allo
specchio per
almeno un paio d’anni.
--Non sono certo tenuta a renderti conto di quello che faccio della mia
vita, Furetto.-- replicò la ragazza, citandolo e aggiungendo
tutto il suo astio personale.
La mascella del biondo si tese, ad esternare tutta la sua irritazione.
--Ora, caro Principino dei miei stivali col tacco a spillo, hai
intenzione di usarmi per quello che mi hai pagata oppure me ne posso
andare?-- chiese ancora sorpassandolo e andandosi a sedere sul letto.
Draco la fissò, allibito. Gli sembrava di essere in una di
quelle barzellette che si leggono sui giornalini dei cruciverba, quelle
chiamate “Le Ultime Parole Famose”. Se qualche
giorno prima
gli avessero detto che se la sarebbe trovata davanti in quella
situazione si sarebbe messo a ridere! E ora invece c’era
dentro.
Chi era la ragazza che gli stava davanti? Non poteva essere Hermione
Mezzosangue Granger, la migliore amica di Harry Sfregiato Potter, la
fidanzata di Ronald Lenticchia Weasley. Che cosa poteva esserle
successo per trasformarla tanto? Quale malsana e perversa catena di
eventi aveva potuto congelarla in modo tale da spingerla a vendersi
così squallidamente?
--Che cosa ti è successo, Granger?-- sibilò il
Principe
delle Serpi affilando lo sguardo. --Che fine ha fatto
l’orgogliosa Grifondoro, la so-tutto-io, l’amica di
Potty e
di Weasel?--
Lei lo guardò duramente. --Quella è morta da un
pezzo.--
Ma il ragazzo non ci credette: poteva vedere mille sentimenti infuriare
dietro a quel velo di ghiaccio che celava l’oro dei suoi
occhi.
Vedeva la rabbia, il disgusto, la delusione… e poi ancora,
più indietro, vedeva la nostalgia, la paura, il dolore. E
soprattutto vedeva la solitudine.
--Non puoi essere tu…-- mormorò come sotto shock.
--Che cosa ti hanno fatto?--
Hermione si alzò di botto, furiosa. Come osava quel
dannatissimo
rampollo viziato spuntare dal nulla, dopo 3 anni senza contatti? Dopo
sette di dispetti, offese, prese in giro, cattiverie? Dopo anni e anni
di disprezzo per chi era e per ciò che rappresentava?
--Tu non sai niente di me, Malfoy, hai capito? NIENTE!-- esplose. Non
lo sopportava. Non lo poteva vedere, non lo poteva sentire, non lo
poteva respirare.
Draco la guardò stupefatto mentre la ragazza gli sbraitava
contro, poi si voltava e usciva dalla stanza sbattendo la porta. Gli ci
volle un secondo per riprendersi, poi si catapultò fuori
dalla
stanza per inseguirla. Purtroppo riuscì solo a tornare fino
alla
reception guardandosi intorno come un ossesso.
--Hem… posso aiutarla, signore?-- gli chiese lo stesso
ometto di prima sbucando da dietro al bancone.
--Sì. La ragazza che avevo richiesto prima…
dov’è?-- chiese il biondo, un tono che non
ammetteva
repliche.
--Oh, beh…-- balbettò il tizio. --Hermione
è
arrivata qui, e mi ha detto che ci sono stati dei dissapori
perché già vi conoscevate… sa, ci sono
complicazioni quando si mischiano amicizie e questa
professione…
lei capisce?--
Draco annuì, serafico, poi decise di riportare la
discussione
sull’argomento che più gli premeva. --Lei
dov’è?--
Quello si torse le mani, a disagio. --Vede, signore… il
fatto
è che la nostra politica ci impedisce di metterla in
contatto
con la signorina a causa della vostra relazione di
amicizia…--
Ok, adesso il Principe delle Serpi si stava inviperendo davvero!
--Senta.-- disse con una calma che lasciava presagire il peggio.
--Della vostra politica in questo momento io me ne sbatto. Se non vuole
mettermi in condizione di parlare con la ragazza qui, allora mi dia il
suo indirizzo.--
L’ometto deglutì spaventato: aveva udito fin
troppo bene
la nota di velata minaccia che aveva calcato la voce del biondo.
--Hem…-- balbettò cercando di ricomporsi.
--Purtroppo non
posso fare nemmeno questo… vede, per questione di tutela
della
privacy noi non abbiamo i dati personali completi delle nostre
lavoratrici… e io non potrei comunque accedervi…--
Gli occhi di Draco s’infiammarono. --Molto bene. disse
lentamente, scandendo ogni sillaba per la rabbia. --Allora mi dia
un’altra ragazza. E non si preoccupi, gliela
pagherò.--
Quello sospirò, sollevato. --Questo lo posso fare. Chi
desidera?--
--Mi mandi Monica.--
Se la ricordava la tizia. La biondona che l’aveva guardato
come
se avesse voluto mangiarselo vivo. Ghignò il più
sadico
dei suoi ghigni: avrebbe vinto la scommessa e estorto quello che voleva
sapere.
Angoletto!
Allora,
che ve
ne pare di questo capitolo? Ecco qui il primo vero capitolo, dove
emergono meglio la storia e i protagonisti. Ma tanti personaggi devono
ancora venire alla ribalta! Spero che vi sia piaciuto! Commentino?
Un
bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 3 *** I'm not gonna leave you alone ***
I'm Not Gonna Leave You Alone
Just For Love
Ma
ciao meravigliosi! Ho visto che questa storia sta piacendo
molto… NON AVETE IDEA DELLA FELICITà CHE MI STATE
DANDO
CON I VOSTRI COMMENTI! Ma prima di rispondere alle recensioni voglio
darvi una piccola informazione: ho aperto un account esterno di posta
solo per le cose di EFP, quindi se qualcuno volesse contattarmi potete
trovarmi all’indirizzo KissyKikka@gmail.com
Clara111294:
sono contenta che la mia storia ti interessi e che la nuova Herm ti
intrighi, tutto sommato! Spero che continuerai a seguirmi e che la
storia continui a ispirarti! Grazie per avermi detto che non trovi i
personaggi troppo OOC, mi hai fatto tirare un sospirone di sollievo!
Giorgia_Malfoy:
che bello, la storia ti piace ^-^! Scusa se gli aggiornamenti saranno
appena lenti, prometto di renderli più veloci non appena
riuscirò a stenderne più capitoli in anticipo!
xxsailorkikaxx:
grazie mille per i complimenti, non sai quanto ne sia stata contenta!
Eccoti un nuovo capitolo, spero che ti intrighi anche questo!
DumbledoreFan:
placa pure l’ansia, eccoti il nuovo capitolo! Grazie per i
complimenti sullo stile, sono contenta che ti piaccia *me molto
soddisfatta*! Meno male che i personaggi non sono così OOC,
avevo paura di aver fatto pasticci… spero che ti piaccia
anche
questo chappy!
Tanny:
che bello, una nuova fan! Me fuori di gioia! In effetti mi sono
ispirata alla mia idea di Narcissa Malfoy per costruire la facciata
gelida di Herm, ma chissà che non cambi ancora! boh!!!
Tranquilla che le belle arrivano presto!
anna96:
per Merlino, addirittura un posto tra i tuoi preferiti??? AAAHHH!!! Me
commossa!! *o* ^-^!!! Sono contenta che la mia storia ti piaccia a tal
punto, io ero preoccupatissima di fare disastri… eccoti il
nuovo
capitolo, dove diciamo che cominceranno a succederne!
Grazie
mille a tutti quanti, a chi mi legge, mi mette tra le seguite o tra i
preferiti, ma soprattutto un grazie enorme a chi recensisce! Davvero,
mi date una spinta enorme a continuare! Ora vi lascio al capitolo!
I’m
Not Gonna Leave You Alone
Draco sogghignò
mentre guardava il piccolo, modesto bar che gli stava davanti.
Sembrava un bel posticino tutto sommato. Sotto dei portici di marmo, si
trovava in una trasversale della via più frequentata della
città. Aveva dei tavolini anche fuori, e quelli che non
venivano
coperte dal porticato erano sovrastate da ombrelloni. Agli angoli
c’erano delle stufette che ora erano accese dato il freddo di
dicembre.
I tavolini in ferro imbiancato erano circondati da quattro sedie
ciascuno, ognuna con un vaporoso e morbido cuscinone colorato sopra.
L’entrata vera e propria del bar era larga, con la porta a
vetri
automatica.
Dentro c’era un bel calduccio, grazie al sistema di
condizionamento. Il bancone con la cassa si trovava in fondo, in modo
da garantire agli avventori un “corridoio” che dava
la
visuale sui manicaretti di pasticceria e paninoteca esposti sotto
vetro. Tutta il resto dello stanzone era pieno di tavolini, sia
centrali che addossati al muro. Di nuovo quei cuscinoni sulle sedie,
per aggiungere un tocco di comodità e di colore.
Gli piaceva quel posto. Sapeva di sicurezza grazie alle classiche
colonne portanti incastonate nei muri… persino i capitelli
erano
stati riprodotti con maestria. C’era un’atmosfera
calda
grazie alle giocose fiammelle che ardevano vivaci sugli stoppini delle
candele avvolte da vasetti in vetro soffiato. I cuscinoni colorati
mettevano allegria e rendevano il tutto più informale,
più giovanile. Il profumo di cornetto caldo che permeava
l’aria faceva pensare a quelle meravigliose pasticcerie a cui
si
passa davanti quando si è in giro con gli amici, o ai
dolcetti
sfornati dalla nonna la domenica mattina.
Di casa. Quel posto sapeva di casa.
Draco si sedette a un tavolino piuttosto esterno. Era davvero di buon
umore, quella mattina. Aveva vinto la sfida, perciò era
ancora a
capo della sua cricca. Inoltre, quella sgualdrina della sera precedente
gli aveva fornito tutte le informazioni che desiderava sapere.
Così era riuscito a risalire a quel posto dove sapeva che
avrebbe trovato…
Hermione, l’oggetto dei suoi pensieri, fece il suo ingresso
da
una porta bianca in fondo alla sala in quell’istante. Non lo
notò subito, così lui ebbe il tempo di osservarla.
La divisa da lavoro era davvero semplice, una banalissima camicetta
bianca e una gonnellina nera che poteva considerarsi perfettamente
decente. Ad arricchire il completo c’erano un paio di stivali
color onice alti fino al ginocchio, col risvolto. I ricci castano miele
erano raccolti dietro alla testa con un mollettone.
La Granger trasse dalla tasca un piccolo bloc-notes e fece una domanda
al tizio dietro al bancone, probabilmente il suo capo. Quello le
indicò il tavolo dove lui si era appena seduto e la ragazza
si
girò. Il suo viso divenne una maschera
d’irritazione.
Draco se ne accorse e le mostrò uno dei suoi personalissimi
ghigni.
Hermione, dal canto suo, dovette fare uno sforzo per non afferrare uno
dei preziosi vasi di vetro che ornavano il bancone e tirarglielo
addosso strepitando insulti non esattamente affettuosi. Ancora quel
dannatissimo Malfoy? Come diavolo aveva fatto a trovarla?! Oppure
quella di perseguitarla era una dote innata?
Promettendosi di cruciarlo non appena ne avrebbe avuto
l’occasione (e maledicendo il fatto di non poterlo fare
subito a
causa dei clienti babbani che frequentavano il bar), si
avviò
per prendere la sua ordinazione come le aveva chiesto Franco, il
proprietario del locale.
--In cosa posso servirla?-- chiese cortese, cavandosi letteralmente le
parole di bocca e forzando un tono di voce gentile.
Ma il ghigno che vide accentuarsi sulle labbra del suo nemico
d’infanzia non le piacque per nulla.
--Che deferenza Granger… come mai ti incontro sempre in
posto
dove sei costretta ad essere gentile con me?-- la provocò
Draco,
riuscendo immediatamente nel suo intento.
Hermione infatti, già di cattivo umore proprio a causa di
quel Furetto, s’infiammò subito.
--Che cosa ci fai qui, Malfoy?-- sibilò tra i denti, gli
occhi furibondi che mandavano lampi d’avvertimento.
Ma il Principe delle Serpi adorava giocare col fuoco…
--Che gran benvenuto! E io che speravo una situazione più
accomodante…--
--L’unica soluzione “accomodante”, come
dici tu,
sarebbe con te disteso per terra vittima di una mia Cruciatus.--
sputò lei, acida più che mai.
--Uff, che cattiveria… non dovresti essere carina e
sorridente
con i clienti?-- sogghignò il bel biondo con fare
strafottente.
La ragazza sospirò. Possibile? Possibile che nemmeno dopo
tutti quegli anni avesse diritto a un po’ di pace?
--Furetto… che cosa vuoi?-- ribatté ancora
Hermione, ma stavolta più stanca.
Draco la guardò con quelle sue iridi splendenti, come per
sondarle l’anima. Vide gli occhi freddi della ragazza, pieni
di
dolore rinchiuso da un po’ troppo tempo.
--Voglio capire, Granger.-- le confessò, onesto con lei
forse
per la prima volta. --Voglio capire che cosa ti ha spinta a venderti_--
e sputò quella parola con disprezzo. --_in un modo
così
squallido. Voglio capire che fine a fatto la vecchia so-tutto-io.--
Hermione rimase zitta di fronte a quelle parole. Soprattutto sorpresa:
non pensava che Malfuretto le avrebbe mai parlato in quel modo,
apertamente, senza insultarla o prenderla in giro.
--È per questo motivo,-- continuò Draco
sfoggiando uno
altro ghigno dei suoi. --che più tardi tu verrai a pranzo
con
me!--
-<>-*-<>-
Hermione si sentiva estremamente a disagio, per tre semplicissimi
motivi…
Primo, era in un ristorante di
lusso vestita in un modo pressoché normale e non tirato come
sarebbe convenuto.
Secondo, era in compagnia del suo peggior nemico.
Terzo, avrebbe dovuto sopportare l’interrogatorio della sua
nemesi.
Insomma, aveva ragioni più che valide per torcersi le mani
mentre Draco Furetto Malfoy si faceva riconoscere dal cameriere del
ristorante per avere un buon tavolo appartato. Eh certo, lui non aveva
mica problemi a essere così disinvolto… quelle
cose erano
al suo ordine del giorno!
Ma lei? Lei che cavolo ci faceva lì, assieme a lui, a
raccontare
la storia della sua vita? Niente! Fece per voltarsi e andarsene, ma il
cameriere la fermò proprio in quel momento.
--Si è liberato un tavolo, se volete seguirmi.--
E così Hermione Granger si trovò seduta a tavola
con il suo peggior nemico.
Draco, dal canto suo, si stava
divertendo in un certo senso. L’imbarazzo della Mezzosangue
gli sembrava… buffo.
Un momento… BUFFO? Patetico semmai, ridicolo anche, ma
buffo?! Buffo è… è…
smielato!
Scosse la testa, convincendosi che forse qualcosa
nell’antipasto gli aveva fatto male.
--Allora Granger, è di tuo gusto il primo?-- chiese dopo un
po’ per spezzare il silenzio che lei sembrava ostinata a
mantenere.
La ragazza lo guardò perplessa per un attimo, poi
annuì. --È molto buono, grazie.--
Il biondo sbuffò, esasperato. --Granger, e sciogliti un
po’! Non ho intenzione di farti del male e non ho intenzione
di
insultarti, siamo solo due ex-compagni di scuola che si sono incontrati
e che vanno fuori a pranzo. Relax!--
Hermione ancora faceva fatica ad abituarsi al modo del Serpeverde di
mettere in chiaro le cose. Anche se in effetti era sempre stato un
po’ schietto…
Fu in quel momento che avvenne: le parve di sentire un’onda
bollente salirle dal petto, dilagarle dentro fino a scuoterle il cuore.
Irritazione. Fierezza.
--Molto bene Malfoy. Allora, che hai combinato in questi anni?--
La ragazza si stupì di sé stessa. Da quando aveva
ricominciando a ribattere alle ripicche? L’ultima cosa che
aveva
davvero fatto per amor proprio era stato quando… quando
aveva
fatto a pezzi le lenzuola in camera sua, l’anno prima.
Draco invece sorrise soddisfatto: la Granger aveva cominciato a
recuperare l’orgoglio.
--Mah, niente di che. Ho trovato un lavoro abbastanza decente, anche se
potrei benissimo vivere di rendita. Ogni tanto mi vedo con Pansy e
Blaise per una rimpatriata tra amici. Ho una villa un po’
fuori
da Diagon Alley che ogni tanto dividiamo, ma per lo più vivo
da
solo. E ho comprato un gufo nuovo.-- concluse sempre sorridendo. Poi
aggiunse: --E tu, invece?--
Quanto le dava i nervi… farle certe domande! Chi si credeva
di
essere per chiederle qualcosa di così confidenziale? Non
aveva
nessun diritto. Nessuno.
--Lavoro al bar, e poi quella cosa serale. Vivo in un appartamento, da
sola.-- rispose schietta l’ex-Grifondoro per poi ricominciare
a
dedicarsi al suo dessert.
Il giovane si stupì della freddezza e della reticenza con
cui
aveva raccontato tutto. Sembrava a disagio a parlare di sé,
come
se avesse qualcosa che voleva a tutti costi nascondere. Ma lui
l’avrebbe scoperto, parola di Draco Lucius Malfoy.
-<>-*-<>-
Draco camminava lungo la strada verso la sua macchina, tutto
soddisfatto. Dietro di lui, Hermione lo seguiva sfoggiando per
l’occasione un magnifico broncio.
Il Principe delle Serpi sogghignò. Quanto adorava mandarla
fuori
dai gangheri. Tirò fuori le chiavi dalla tasca della giacca
e
fece scattare la serratura della macchina che produsse uno scatto
felpato. Poi, da vero galantuomo, le aprì la portiera. Lei
mormorò un grazie, e il suo ghigno si accentuò
anche di
più. Poi salì a sua volta e mise in moto.
--Malfoy?-- chiese la ragazza mentre si allacciava la cintura.
--Sì?--
--Perché vuoi accompagnarmi a casa?!-- il tono aveva
raggiunto
un paio di ottave superiori alla norma… dannato Furetto!
--Granger Granger, se mi dici così mi offendo! Devo pensare
che
tu non gradisci la mia compagnia?-- replicò Draco senza
smettere
di ghignare. Era anche divertente stare con lei quando non lo prendeva
a pugni.
--O mi rispondi o giuro che ti stendo come ho fatto al terzo anno.--
Ecco, appunto.
--Beh, che ti posso dire.-- si strinse lui nelle spalle. --A dispetto
di quello che tu, Potty e Lenticchia credete a me è stata
insegnata la buona educazione. E io non mollo le belle ragazze sulla
strada dopo averle invitate a mangiare fuori.--
Hermione ci mise un secondo ad assimilare tutte le informazioni che
implicava la frase appena pronunciata.
Primo dato sorprendente: aveva avuto un’educazione
pressoché decente. Buono a sapersi che i genitori non gli
avevano insegnato solo ad ammazzare.
Secondo dato shoccante: la considerava una bella ragazza. Quindi non la
odiava più… certo che era proprio cambiato in
tutti
quegli anni.
Terzo dato, il peggiore: l’aveva nominato. Stronzo, maledetto
bastardo. Perché ogni volta che sentiva il suo nome doveva
sentire una voragine aprirsi dentro?
--Hey Granger? Ci sei?-- la voce del biondo la riportò alla
realtà come una doccia fredda.
Prese un bel respiro, cercando di scacciare il senso di vuoto che aveva
sentito dilagare accanto al suo cuore prima che lo notasse. Per qualche
ragione, con lui riusciva a tornare Hermione Jane Granger. Non la
cameriera dolce, non la sgualdrina servizievole. Hermione.
L’orgogliosa Grifondoro so-tutto-io.
--Allora, dov’è che abiti?-- le chiese il ragazzo.
--Ho un appartamento a un paio di parallele alla via dove sta il Paiolo
Magico. Intanto vai là, poi ti dico io dove svoltare.--
descrisse Hermione automaticamente. In quel momento la sua testa stava
fluttuando.
Quel pranzo l’aveva messa di buon umore, come non si sentiva
da
tanto tempo. Come se qualcosa dentro di lei avesse cominciato a
muoversi, strisciando piano. Un rigagnolo d’orgoglio.
Incredibile
che ci fosse voluto il suo peggior nemico per tirarlo fuori. Non
impensabile però: anzi, forse era proprio a causa di quella
loro
rivalità che era tornato a galla. Ma non l’avrebbe
mai
ringraziato!
Piegò la testa appoggiandola al finestrino e, nel buio,
sorrise.
E Draco se ne accorse.
Ghignò. Qualcosa nella Granger stava cambiando. Ottimo, era
un
primo passo. Ma ora basta fare il bravo bambino gentile e premuroso.
--Gira a destra qui, vai dritto per un paio di isolati.--
Primo, essere così servizievole non gli si addiceva.
Bisognava
dire però che era stato bravo a recitare. Inoltre,
confondendola
era riuscito a mescolare un po’ le carte in tavola.
--Sinistra, il cancello è quello verde aperto con il
vialetto in mattoni.--
Secondo, adesso doveva giocare duro. E la parte del bravo ragazzo non
era adatta. Anzi, la parte che gli serviva ora era quella che gli
veniva meglio: il ruolo alla Malfoy.
--Non c’era bisogno di venire così avanti e di
parcheggiare. Potevi benissimo lasciarmi all’entrata.-- lo
ringraziò la Granger mentre scendeva.
--Ma ti pare.-- replicò lui senza darle retta. Ovviamente.
Poi scese a sua volta e chiuse la macchina.
La ragazza lo notò e si fermò sugli scalini,
un’occhiata perplessa e sospettosa negli occhi.
--Scusa Granger.-- cominciò ghignando perfido, mentre le
entrava
nella mente per carpire immagini di casa sua per la Materializzazione.
--Non ho intenzione di lasciarti in pace.--
Hermione sentì la sua mano stringersi saldamente attorno al
polso, ma prima che potesse ribellarsi vide il mondo confondersi
davanti ai suoi occhi. Stagliata nella sua mente, l’immagine
del
piccolo atrio del suo appartamento. I colori le danzavano intorno,
roteavano… poi la scena cominciò a stabilizzarsi.
E si ritrovò esattamente nel piccolo atrio del suo
appartamento!
Angoletto!
Et
voilà! Finito anche questo capitolo. Scusate se ci
metterò un po’ ad aggiornare perché
sono un
po’ tanto impegnata e lo stress non dà spazio
nemmeno
all’ispirazione… prometto che farò del
mio meglio,
anche perché il prossimo capitolo è
già
finito… beh quasi! Ci risentiamo tra 5/6 giorni! Mi
raccomando
commentate eh? Un bacissimo!
Clarisse
|
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Capitolo 4 *** When did your heart go missing? ***
When DId You Heart Go Missing?
Just
For Love
Heylà
bellissimi! Allora,
prima di tutto vi voglio dare un mega mega grazie in generale visto il
sostegno che mi date, quindi… THANK YOU!
(all’americana!).
Questo capitolo mi è uscito un po’
così, spero che
vi piaccia comunque!
Clara111294:
hehe, Draco è fatto per stupire il mondo, noi povere mortali
che
ci possiamo fare? Stai tranquilla che ci saranno TANTE altre sorprese,
ma con uno come lui nella storia veniva d’obbligo! Beh,
diciamo
che Herm ancora risente dell’odio della scuola e non
è
convintissima… cambierà idea, lei ha testa quindi
non
è un caso incurabile. Grazie per avermi rassicurata per
quella
storia degli aggiornamenti, cercherò di essere puntuale
comunque
ma almeno non ho il fiato sul collo per fare le corse!
anna96:
oooh, meno male che mi rassicuri sui miei disastri immaginari! Mi
rassicuri anche dopo questo capitolo se ti piace, visto che mi convince
così così? Grazie mille per i complimenti, sono
contenta
che ti piacciano sia i personaggi che la storia! W Draco da bacioooo!!!!
Tanny:
ciao, bentornata! Beh, Herm sta facendo di tutto per tenere una faccia
di bronzo ma diciamo che il caro Dray sa come fargliela
perdere…
e sappi che Malfuretto ti sorprenderà! Leggi e fammi sapere,
mi
raccomando!!!
xxsailorkikaxx: uuuuh che bello, la storia
continua a piacerti! Spero di non deluderti con questo capitolo!
Giorgia_Malfoy: grazie, sono contenta che
ti sia piaciuto! Eccoti qui il seguito, fammi sapere!
When
Did Your Heart Go Missing?
Hermione si staccò da lui con violenza, e Draco la
lasciò andare.
--Malfoy ma che ti dice la testa! Perché cavolo sei voluto
venire in casa mia?!-- sbraitò la ragazza, furibonda.
No, furibonda era un eufemismo. Era… era… non era
mai
stata più furiosa in vita sua. Come si era permesso?
Così
poi, senza chiedere. Arrogante. Ma che fine aveva fatto il Draco carino
e gentile? Sadico doppiogiochista! Stupida lei che c’aveva
pure
creduto.
--Bella casa, Mezzosangue. Vivi da sola?-- fece il dannatissimo
Principino guardandosi intorno, cominciando a girare nel salotto.
--Stavolta non me la bevo!-- sbottò ancora irata.
--È
inutile che ricominci a fare l’innocente, Furetto della
malora!
L’ho capito io, che credi che sia scema? Il pranzo fuori, le
carinerie, il passaggio a casa… tutto per farmi abbassare la
guardia, vero?--
--Allora sei ancora intelligente, so-tutto-io. E pensare che temevo che
quel tuo brillante cervellino avesse fatto le valige per sempre!--
ribatté lui dall’altra stanza, mentre curiosava
nella
cucina.
--Vattene!--
Il Serpeverde tornò di fronte a lei per affrontarla. --Te
l’ho già detto, Granger. Non ti lascerò
in pace_--
Hermione sospirò, esasperata. --_finché non mi
avrai
spiegato un po’ di cose.--
La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo, e Draco
ghignò.
Decise di temporeggiare, e riprese a guardarsi intorno. Aveva gusto per
i mobili, la Mezzosangue.
--L’hai arredato tu?--
--Sì.-- rispose lei, freddissima.
Se l’era aspettata, quella reazione. Ma doveva dare tempo al
tempo: sapeva quanto la stesse facendo arrabbiare. Doveva solo
aspettare il momento giusto.
Intanto, analizzava l’ambiente. I mobili erano di un bel
legno
sul marrone-rossiccio, caldo e pulito. Le pareti erano state dipinte di
un bel tono di giallo caldo, luminoso. Le tende erano verde acido, una
tonalità che sembrava un po’ fuori posto ma tutto
sommato
stava bene.
--Granger, ma cos’è tutta questa passione per i
quadri?--
le chiese additando le numerose cornici che tappezzavano ogni singolo
muro.
La ragazza rimase zitta a tenergli il broncio. Cocciuta, pure!
Ricominciò a guardarsi intorno e, posati sul tavolo di una
stanza, trovò una pila di fogli in disordine. Strano
già
che la Granger tenesse qualcosa in disordine. Guardò meglio
e
notò che erano tutti contrassegnati dal bollo del Ministero
della Magia. Risalivano a sei mesi prima.
Il resto della stanza era pieno di vecchi oggetti buttati
nell’armadio. Su scaffali tarlati erano stati impilati alla
rinfusa almeno un centinaio di volumi. Il letto era ingombro di peluche
ammassati.
Nascosta sotto alla sedia vide anche una scatola piena di scartoffie,
una targa che recitava “Hermione Jane Granger, segretario del
Capo dell’Ufficio Auror”… e una
bacchetta magica.
Turbato, richiuse la porta di quella stanza per poi dedicarsi alla
camera in fondo al corridoio. Sentì la Granger muoversi per
raggiungerlo e impedirglielo, così capì di aver
fatto
centro. Entrò senza pensarci due volte e si
ritrovò nella
stanza da letto della ragazza.
Era una bella camera. Un letto grande, a baldacchino, era stato
addossato alla parete. Sotto la finestra c’era una scrivania
ordinata, con una lampada da tavolo e uno di quegli affari che i
Babbani chiamano computer. C’erano mensole con alcuni libri e
anche CDs, ma molte erano vuote. Probabilmente prima c’erano
quei
tomi che aveva visto accatastati nell’altra stanza. Un paio
di
quelle incomprensibili casse per la musica occupava un il comodino
accanto alla porta. C’era anche un armadio, chiuso, ma decise
di
non curiosarci dentro. Un bel tappeto rosso, forse soffice, era stato
rivoltato al contrario in modo che si vedesse il retro della trama. Le
pareti erano coperte da drappi neri.
--Perché i muri in questo stato, Granger? Ti è
venuta
un’incomprensibile passione per la musica e ti servono per
migliorare l’acustica oppure c’è un
secondo fine?--
le domandò pungente, ma non ottenne alcuna risposta.
Si volse verso di lei e le trovò scolpita in faccia la
stessa
smorfia ostile che gli rivolgeva quando erano a scuola. Meglio
dell’espressione impassibile con gli occhi freddi, comunque.
Quella era una sua prerogativa.
L’assunse subito, e la reazione dell’ex-Grifondoro
non tardò a manifestarsi.
Hermione vide il viso del biondo cambiare, diventando completamente
indifferente. La guardava con gli occhi freddi e antipatici da sotto in
su, come se le fosse superiore. Le labbra erano leggermente inclinate
in un ghigno impercettibile, il classico Made-In-Malfoy.
Sentì la rabbia montarle dentro, dilagare come un fiume in
piena. E il rigagnolo di orgoglio stava alla base della sua furia.
Le sembrò che tutta la stanza attorno a loro sparisse per
lasciare il posto al giardino di Hogwarts, davanti alla capanna di
Hagrid.
--Mezzosangue.-- mormorò lui.
Hermione non ci vide più e gli diede uno schiaffo.
O meglio, ci provò… Draco aveva visto
l’intera
scena costruirsi nei suoi occhi e le aveva fermato il polso prima che
le sue dita arrivassero anche solo a sfiorarlo.
--Ci hai provato, Granger.-- sibilò pericoloso.
In un batter d’occhio Hermione si trovò
schiacciata tra il
suo corpo e il muro, una mano ancora immobilizzata dalla presa ferrea
di lui.
--Cominci a farmi venire i nervi, SangueSporco… non hai
risposto
a nessuna delle mie domande e ora provi pure a girarmi la faccia? La
mamma non te l’ha detto che certe cose non si fanno?--
La ragazza avvertì il respiro del Serpeverde solleticargli
il
viso. Alzò un po’ il volto ma non
riuscì a reggere
a lungo le emozioni che fluivano in quei laghi ghiacciati che erano le
iridi grigio argento cerulee del giovane Malfoy. Sentiva i loro corpi
aderire l’uno all’altro e non fece la minima fatica
ad
avvertire i muscoli del petto teso che si alzava e si abbassava nel
respiro.
Il Serpeverde abbassò il viso verso di lei. Le
sfiorò i
lineamenti del viso con le labbra sottili, risalendo poi verso
l’orecchio. Infine, fece l’unica cosa che Hermione
non si
sarebbe aspettata.
--Allora Granger, adesso rispondi alle mie domande?-- le chiese a
tradimento e lei poté benissimo avvertire il suo ghigno
sulla
pelle.
--Io non devo renderti conto di nulla, Furetto.-- ribatté
inacidita, e anche un po’ delusa. Ma soprattutto sorpresa.
Sorpresa dalla coerenza di quel dannato sadico.
--Oh, non lo metto in dubbio. Ma ciò non
m’impedisce di
darti il tormento.-- il tono era pacato, quasi beffardo…
eppure
l’aura di minaccia che emanava era tangibile.
--Fottiti maledetto.-- sputò tra i denti.
Draco si accigliò. Non gli piaceva che quella sgualdrina
Mezzosangue gli parlasse in quel modo… non gli
piaceva per
niente.
--Non ti tappo la bocca solo perché altrimenti non puoi
rispondere alle mie domande.-- mise in chiaro. --Ora spiegami,
Granger… come mai anche se avevi un lavoro al ministero hai
deciso di lasciarlo per fare la cameriera e la prostituta? E non
provare a dirmi che ti avevano licenziata perché non me la
bevo.--
La ragazza lo degnò solo di uno sguardo distratto, ma poi si
volse senza pronunciare verbo. Beh, lui almeno ci aveva preso: non era
stata cacciata.
--Chi è il Capo dell’Ufficio Auror?-- chiese
allora cambiando domanda.
Dovette coglierla parecchio alla sprovvista, perché lei
cominciò: --Har_--
S’interruppe subito, consapevole di essersi tradita, ma a
Draco
era bastato. Quindi Potter era il capo degli Auror. Cosa poteva aver
spinto la sua migliore amica a dare le dimissioni?
--Da quanto hai questo appartamento?-- aveva capito che doveva andare
su domande apparentemente innocenti, ma non era sicuro che ci sarebbe
cascata. Anzi, era certo che non ci sarebbe cascata. Ma sperava di
avere dalla sua qualche rimasuglio della so-tutto-io che la spingesse a
dire qualcosa di più.
--Dalla fine della scuola.-- sussurrò lei stancamente.
“Ottimo.” si disse Draco. “Allora basta
fare le domande giuste.”
Se aveva l’appartamento dalla fine della scuola allora voleva
dire che per un certo tempo i cari compari del Trio dei Miracoli le
avevano dato una mano. Chissà, magari a ritinteggiare le
pareti?
Era per questo che le aveva tappezzate in quel modo?
--Mezzosangue, cos’hanno i muri di casa tua che non va?
Perché li hai ricoperti di quadri e drappi neri?--
--Ho sviluppato una passione per la pittura. Qui in camera non mi
piaceva il colore.--
Certo, e lui si chiamava Cassiopea Parker.
--E ritinteggiare le pareti, troppa fatica?--
--No, troppo tempo.--
Ok, questa era plausibile.
Era anche quello il motivo dei suoi così pochi libri? Che
non aveva più tempo nemmeno per leggere?
--Perché non l’hai fatto con la magia?--
La Granger tacque. Ecco, aveva centrato il punto.
--Mezzosangue, perché ho trovato la tua bacchetta a
impolverarsi
in uno scatolone? Hai deciso di abiurare per caso?-- non ce
l’aveva fatta. Sapeva che sarebbe stato meglio essere seri e
decisi, ma quella battutaccia proprio non se l’era potuta
risparmiare. Insomma, era o non era un Malfoy?
La ragazza però non sembrò apprezzare il sarcasmo
e si
rabbuiò parecchio. --Non credo che le mie scelte di vita ti
riguardino.--
Se ne stettero in silenzio per un po’, lui a fissarla mentre
lei teneva insistentemente lo sguardo piantato a terra.
Draco aveva sentito dire che il tempo può cambiare le
persone.
Ma vederne, toccarne con mano gli effetti era tanto impressionante da
dargli la spiacevole sensazione di avere un pugnale tra le costole.
Ma da quando Hermione Mezzosangue Granger si rifiutava di
fronteggiarlo? Rinunciava così alla sua vita, alla magia che
tanto amava, a una carriera più che ideale… il
tutto per
cosa? Per barattarlo con un’esistenza vuota, sola, mediocre e
all’insegna della lussuria. No, non gliela raccontava giusta.
Qualcosa era successo. Di sicuro. Qualcosa che l’aveva
lasciata a
brandelli.
--Hey Granger?-- la chiamò deciso, seccato.
--Cosa vuoi ancora da me?-- mugolò la ragazza. Quella
discussione le stava facendo male… la costringeva a rivedere
cose che aveva tentato di nascondere, di seppellire dentro di
sé. Si sentiva… debole…
--Quando è successo? Quand’è stato che
hai perso il tuo cuore?--
Hermione aprì gli occhi di scatto e lo guardò
dritto in
viso. Improvvisamente sentì una rabbia irrazionale montarle
dentro. Un’ira del tutto immotivata, dettata solo dalla
paura… la paura di soffrire.
Tentò di divincolarsi tra le sue braccia ma quello non si
fece
prendere di sorpresa e la schiacciò ancora di più
al
muro. Smise di ribellarsi ma in compenso cominciò a
strillare.
--TU, COME DIAMINE TI PERMETTI? IRROMPI QUI IN CASA MIA, FRUGHI TRA LE
MIE COSE, TI METTI PURE A FARE DOMANDE… E HAI IL CORAGGIO DI
PRETENDERE RISPOSTE? SAI CHE TI DICO, MALFOY? VAI AL_--
S’interruppe, di botto.
Si ritrovò incatenata a quelle meravigliose iridi di
ghiaccio,
ma non era solo quello il motivo per cui le parole si erano impigliate
nelle sue corde vocali. La vera causa era quella mano fredda che stava
risalendo perfida lungo il suo interno coscia.
--Malfoy… Malfoy, cosa_-- cominciò ora quasi
spaventata
ma di nuovo non riuscì a terminare la frase a causa del
gemito
che i denti del suo aguzzino le avevano strappato quando lui le aveva
chiuso le labbra sul collo.
Sentì la sua lingua lambirle piano la pelle e ciò
non
l’aiutò certo a cercare di mantenere una facciata
indifferente. Anzi.
Inclinò la testa da un lato nel gesto inconscio di esporgli
la
gola, rassegnandosi. Era una cosa che si era abituata a fare:
arrendersi. Abbandonarsi a quel piacere lussurioso in cui annegava
volontariamente tutte le sere pur di spegnersi e perdersi. Pur di
dimenticare tutto, ogni ricordo… persino sé
stessa.
Tremò forte quando le carezze di lui si fecero
più sicure
e cupide mentre i suoi denti le torturavano la gola scivolando
languidamente verso l’orecchio. Un braccio le cinse forte la
vita
per sorreggerla e sollevarla appena.
Fu un giramento di testa e la ragazza si ritrovò distesa tra
le
lenzuola del suo letto sovrastata dal suo nemico di sempre. Certo era
però che si era fatto proprio bello. Soprattutto in quel
momento, con i capelli spettinati che gli ricadevano in ciocche sottili
sul volto, il respiro leggermente affannato. Gli occhi, implacabili,
erano plumbei. Scuritisi a causa del desiderio.
Draco si avvicinò ancora a lei e le posò un bacio
fresco
su una guancia. Poi si alzò sulle ginocchia e la stette a
guardare distesa sul letto, sovrastandola da quella posizione. Quella
spalancò gli occhi di scatto e lo guardò,
un’espressione implorante nei begli occhi castani. Il
Principe
delle Serpi sorrise e ricominciò ad accarezzarle le cosce,
dolcemente. La sentiva gemere piano, e la cosa lo stava eccitando da
morire. Ma non doveva cedere: approfittarsi di lei non era il suo
obiettivo.
Continuò con le carezze, le toccatine fugaci…
scostò appena la stoffa striminzita che la
copriva… ed
entrò in lei. Restava chino su di lei, troppo lontano per
farle
godere del calore del suo corpo ma abbastanza vicino da vedere quelle
iridi cambiare. I colori oro e castano guizzavano così
velocemente che sembrava stessero combattendo una guerra. Spinse le
dita più a fondo e la guardò gettare indietro la
testa,
preda di un gemito.
Poi, repentinamente, tolse la mano.
Gli occhi della Granger si calmarono e si fissarono nei suoi alla
ricerca di una spiegazione. Ma vi trovarono solo disprezzo.
--Che squallore Mezzosangue.-- sputò Draco con cattiveria
senza staccare lo sguardo.
Hermione si smarrì in quel disgusto, in quella purezza. Non
capiva. Non capiva più niente. Si presentava al bar, la
invitava
a pranzo, la riaccompagnava a casa... poi entrava praticamente con la
forza in casa sua, faceva domande, la sbatteva contro un
muro…
in seguito cominciava a baciarla, la adagiava sul letto,
l’accarezzava… e ora la disprezzava.
--Malfoy… io… ma che_?-- cercò di
dire, quasi impaurita.
--Risparmiami le tue lagne.-- la interruppe lui duro. --Guardati,
invece. Ti licenzi dal Ministero perché non puoi
più
vedere i tuoi amici.--
“Stai zitto… non sai cosa vuol dire, non sai cosa
si prova
ad essere umiliati e traditi da chi ti prometteva tutto.”
--Hai appeso la bacchetta a un chiodo e lavori come cameriera in un
bar.--
“Voglio dimenticare… ma ho bisogno di un
lavoro.”
--Fai la sgualdrina ogni notte.--
“Io… io non voglio… io non voglio
essere sola.”
--Beh Granger? Ora non parli?--
Hermione non disse nulla. Lo guardava e basta, con le lacrime a
inumidirle gli occhi. D’accordo, aveva ragione. E allora? Non
poteva fare le sue scelte? Vivere la sua vita?
--Questa non è vita, Mezzosangue.-- le sputò in
faccia il biondo.
Cos’è, ora leggeva anche nel pensiero?
Perché,
perché non la lasciava in pace? Perché stava
mettendo su
tutti quei giri, tutti quei giochi… era il suo nuovo hobby?
Il ragazzo si chinò ancora su di lei e si pulì la
mano
contro la sua pelle scoperta. Lei avvertì chiaramente la
traccia
bagnata che le stava lasciando sulla carne. Cercò il suo
sguardo
e lui non si sottrasse.
--Guardati Granger. Ti saresti donata persino a me, il tuo peggior
nemico. Per cosa, poi? Non è così che troverai il
cuore.--
Draco si alzò, le rivolse un ultimo sguardo e
poi…
semplicemente svanì. Si era smaterializzato.
L’aveva
lasciata sola.
Hermione si tirò in piedi e corse in bagno, le gambe che le
tremavano. Si pose davanti allo specchio lungo e osservò
attentamente il suo riflesso. Non si vedeva poi così
diversa… si inginocchiò di fronte
all’armadietto e
estrasse una vecchia foto di lei e Ron, che aveva sepolto sotto mille e
mille confezioni di creme e prodotti. La tenne alta davanti al viso e
si guardò ancora.
Era sempre sé stessa. Stessi capelli, riccioli ma
decentemente
definiti da non farla sembrare un cespuglio ambulante. Il corpo era
leggermente cambiato certo… non era più quello
acerbo di
una ragazzina ma aveva delle curve dolci e morbide. I tratti del viso
erano leggermente più affilati.
Poi lo notò. Gli occhi. Non ebbe il coraggio di dire
“i
suoi occhi”. Quelli della ragazza della foto erano
così
brillanti da sembrare dorati, come se ci fosse una fiamma
d’oro
fuso dentro che li faceva risplendere come gemme. Gli occhi del
riflesso invece erano castani.
Castani e basta.
Vuoti.
Spenti.
E il colpevole del cambiamento si stava fissando in una lastra di vetro
riflettente.
“Che cosa mi sono fatta?”
Angoletto!
Allora,
com’era il capitolo? La prima parte del piano di Draco
è
ultimata ma non preoccupatevi, quella Serpe ha ancora tantissimi assi
nella manica quindi ne vedremo delle belle! Herm comincia a scuotersi
un po’, ma sarà abbastanza per farle tornare il
buon
senso? Mah!
Commentino? Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 5 *** Something you'd never expected ***
Something You'd Never Expected
Just
For Love
Ta-daaa!!!
Avete visto? Nonostante gli esami per il ritorno a scuola dopo
l’anno all’estero sono riuscita a postare in tempo!
Contenti? Spero che riuscirò a mettermi avanti con i
capitoli
ora che ho un poco pochino più di tempo, così
magari
riuscirò a postare un po’ più in
fretta… ma
non vi assicuro niente!
anna96:
il fatto che io abbia dei problemi di autostima non è certo
una
novità… meno male che però ci sei tu a
dirmi che
mi sto solo facendo inutili pare! La tattica di Draco mi sembrava in
linea col personaggio perché ricorda un po’ la
personalità capricciosa che gli aveva dato la Rowling, tu
che
dici? Hermione ha cominciato ad accorgersi del suo cambiamento, ma
adesso bisogna vedere se riuscirà a rimettersi in piedi
oppure
no… goditi il capitolo! (Spero di aver reso Draco abbastanza
wow!)
Tanny:
i miei capitolo ti piacciono?! Uuuuh come sono fiera di me stessa! *me
gongolante* Beh certo che la nostra Herm non sta bene, ma Draco cosa
c’è a fare sennò? E non sarà
il solo a
portare i soccorsi… sono molto contenta che tu abbia
apprezzato
il modo in cui ho usato il riflesso degli occhi per spiegare la
situazione emotiva di Herm!!! Eccoti un altro capitolo, mi raccomando
fammi sapere!
xxsailorkikaxx:
ma grazieee!!! No davvero, grazie mille per i complimenti! Eccoti il
nuovo capitolo, spero che ti piaccia!
Clara111294:
eh già, finalmente la nostra Herm si sta dando una
svegliata! Le
spiegazioni arriveranno più avanti, questo capitolo
è
concentrato sulla reazione di Herm e sull’arrivo di rinforzi,
chiamati da Draco. Spero di averti incuriosita! Mi raccomando fammi
sapere, ok?
Giorgia_Malfoy:
grazie mille per i complimenti, sono contenta che il capitolo ti abbia
colpita! Era proprio questo il suo scopo infatti, ecco
perché ho
scelto di descrivere una scena un po’ forte… sono
contenta
che tu abbia apprezzato! Ecco qui il nuovo capitolo, poi mi dirai che
ne pensi!
Something
You’d Never Expected
Draco se ne stava
appoggiato al
muro, in una posa che chiunque avrebbe considerato insopportabile
perché insopportabilmente sexy: la testa leggermente
sollevata
in modo che gli occhi di ghiaccio guardassero al cielo, i capelli
scompigliati che ogni tanto si riavviava con uno scatto della mano, una
gamba tesa a terra a sostenere il suo peso e l’altra piegata
che
si appoggiava al muro, le braccia incrociate. Quel ghigno furbo, di chi
la sa lunga, lo rendeva addirittura più intrigante.
Si passò le
mani dalle spalle alle braccia, infreddolito, cercando di scaldarsi.
Erano le due di notte.
Il ragazzo
sbuffò e il rumore del suo respiro solitario si perse nel
buio denso.
Poi una lama di luce
scivolò dall’uscio di una porta, tagliando
l’oscurità circostante.
--Allora ci vediamo
domani Herm, e
puntuale mi raccomando!-- così una voce salutò la
ragazza
riccia che stava uscendo in quel momento.
Draco
soffocò un
imprecazione. Perché, perché diamine quella
sciocca
ex-Grifona doveva essere così dura di comprendonio?!
Le diede uno sguardo
inquisitorio e
la beccò a massaggiarsi i polsi mentre camminava a testa
bassa.
Allora il suo “discorso” non era così
stato poi
così inutile…
Sorrise nel buio, non
visto, poi si smaterializzò.
-<>-*-<>-
Hermione
uscì al freddo
mordente della notte inoltrata, stanca. Anzi, stanchissima. Quella sera
era stata parecchio pesante…
Si massaggiò
la gola segnata
da morsi e lividi, i polsi violacei per le corde. Ultimamente veniva
richiesta solo da dei pazzi sadici che ci godevano a farla gemere di
dolore… strano però, prima non le era mai
successo.
Continuò a
camminare, la testa bassa e le spalle chine.
Si bloccò,
quando si rese
conto che era la prima volta che camminava in quello stato. A scuola
non l’aveva mai fatto: era una Grifondoro per la
miseria!
Aveva il senso dell’onore, allora. Poi era venuto il lavoro
al
Ministero, ma lei era rimasta fiera senza chinare mai il capo: era una
segretaria, certo, ma era la segretaria del capo dell’ufficio
Auror… e poi aveva combattuto contro il Lord Oscuro in
persona!
Anche quando la situazione era precipitata ed era diventata cameriera e
sgualdrina aveva conservato una sua dignità, in qualche
modo. E
i suoi clienti se ne accorgevano, perché l’avevano
sempre
trattata con un certo riguardo.
Ma ora, ora camminava a
testa bassa
e sentiva male nei punti dove il sangue stava ricominciando a
circolare. Riprese la sua strada senza alzare gli occhi da terra,
rassegnata.
Draco Malfoy. Draco
Lucius Malfoy.
Draco Furetto Malfoy. Draco Malfuretto Platinato Lucius Malfoy. Oh
insomma, quello! Era colpa sua… solo colpa sua.
Perché le
aveva detto quelle cose… perché le aveva detto la
verità.
Le aveva mostrato
quanto fosse
squallida la sua vita, senza mezze misure, sbattendole in faccia i
fatti senza veli o senza il minimo tatto. E lei ne era uscita
distrutta. Si era rialzata tante volte nel corso degli anni, ma quella
volta sentiva di non potercela fare. Non da sola.
Lei era una Grifondoro.
Non aveva
mai amato la solitudine, non era mai stata una Serpe. Aveva bisogno di
qualcuno al suo fianco. Ma chi? Harry no, significava troppe cose che
stava ancora cercando di dimenticare. Ginny stava con lui, quindi era
impossibile. Ron assolutamente no: si era ripromessa di non rivolgere
mai più la parola a quel codardo schifoso, e così
avrebbe
fatto. Di tutti gli altri aveva perso i contatti.
Paradossalmente si
ritrovò a
fare un pensierino su Malfoy, ma scosse subito la testa: il Principe
delle Serpi era venuto e andato, come un uragano che appare e si
dissolve. Dopo aver lasciato macerie al suo passaggio, ovviamente.
Si accorse di essere
arrivata davanti a casa, così attraversò il
portone e prese l’ascensore.
Non notò il
battito di ciglia
che coprì per un attimo quei due meravigliosi occhi color
ghiaccio che avevano vegliato su di lei, fino al momento in cui le
porte automatiche del congegno babbano non si erano richiuse per
portarla al sicuro nel suo appartamento.
-<>-*-<>-
Draco
sbuffò, annoiato. Si
accomodò meglio sul sedile della macchina, ringraziando
mentalmente il climatizzatore che il quel momento spandeva un piacevole
calore. Era da circa una settimana che si appostava lì
fuori,
davanti alle porte del nightclub, e si era rotto di congelarsi!
Distese i muscoli del
collo
abbandonando il capo contro il poggiatesta. Tirò la schiena
e
gemette: a causa dei nodi che gli erano venuti alle spalle per colpa
dello stress. Voleva un massaggio! Chissà, forse poteva fare
una
capatina nell’appartamento della Granger e chiederle se li
sapeva
fare…
“Certo,
così mi spezza
il collo di proposito!” si disse poi, convenendo con
sé
stesso che andare dalla Mezzosangue in quei giorni avrebbe significato
la morte! Lo odiava, probabilmente.
L’aveva vista
in quelle notti,
l’aveva osservata. Era triste e stanca, si massaggiava
continuamente i polsi e il collo. Avrebbe scommesso anche la macchina
che c’erano dei pazzi sadici che la legavano e la torturavano
prima di prenderla. Schifosi pezzenti, ecco cos’erano!
Sicuramente lei lo avrebbe incolpato di tutto. E, infondo, come darle
torto? Aveva contribuito lui alla sua arrendevolezza, e gli schifosi in
questione se ne erano approfittati.
Si passò una
mano sul viso,
stanco. Era notti che faceva la posta, ma ancora non era successo nulla
che gli aveva permesso di avvicinare nuovamente la Granger. E
così il suo geniale piano per farla rinsavire era mollato a
metà! Era sì riuscito a minare le sue certezze,
ma se non
poteva completare l’opera le cose si sarebbero potute mettere
male. Molto male. Per lei…
In quel momento la
porta del locale
notturno si aprì, e il ragazzo smise istantaneamente di
stropicciarsi gli occhi per concentrarsi sulla figura che stava
camminando sul marciapiede. No non camminando, zoppicando. Represse
un’imprecazione.
Si accorse che la
sagoma dai capelli
ricci aveva qualcosa che non andava. Il passo era esitante, sofferto,
come se il solo atto di mettere un piede davanti all’altro le
costasse fatica. Si massaggiava i polsi, ma i gesti erano a scatti e
stizziti. Qualcosa decisamente non andava!
La ragazza si
bloccò di colpo
e il corpo, irrigiditosi tutt’a un tratto, fu attraversato da
due
spasmi violenti. Poi semplicemente la figura si accasciò a
terra.
Draco ci mise solo un
secondo per
realizzare la situazione e spalancò subito la portiera,
senza
poi preoccuparsi di chiuderla. Attraversò correndo la strada
deserta e s’inginocchiò di fronte alla ragazza
distesa al
suolo.
Le curve morbide, i
lineamenti dolci
da bambina, il corpo vestito di pezzi di stoffa, i capelli ricci e
arruffati. Sì, quella era senza dubbio la Granger. La prese
in
braccio senza pensarci due volte e la portò alla macchina,
facendola stendere sui sedili posteriori. E in quel momento
notò
anche il pallore del volto, le labbra esangui, le gote scavate. Le
prese una mano: fredda.
“Oh
maledizione!” imprecò tra sé e
sé.
Non c’era un
minuto da
perdere, quella ragazza stava male. E anche un po’ per colpa
sua.
Afferrò il cellulare e compose subito un numero.
Dopo secondo squillo:
--Ciao!-- salutò la persona che aveva sperato rispondesse,
riconoscendo il numero del mittente.
--Mi serve una mano.--
disse subito.
-<>-*-<>-
Hermione si
risvegliò lentamente, ma si rifiutò di aprire gli
occhi.
Aveva mal di testa,
forte, e persino
la luce smorzata che filtrava attraverso le sue palpebre risultava
fastidiosa. Sentiva un gran dolore al collo e ai fianchi, i polsi e le
caviglie le formicolavano. Giurò che se quel pazzo sadico si
fosse presentato di nuovo davanti a lei l’avrebbe
ammazzato
senza farsi troppi problemi.
Si accorse di non aver
freddo, e di
essere distesa sul morbido. Strano. L’ultima cosa che
ricordava
era l’asfalto del marciapiede venirle incontro…
Sentiva voci provenire
quasi
sicuramente da una stanza vicina, ne udiva abbastanza distintamente gli
echi ovattati. Una voce era maschile, dal timbro basso ma carezzevole.
Le piaceva molto, come voce. L’altra invece sembrava
femminile,
più argentina e nitida ma altrettanto dolce. Oppure era lei
che
si sentiva intontita e trovava ogni cosa rilassante.
Udì dei
saluti e una porta
chiudersi, in lontananza. La persona rimasta nella casa accese la
musica e partì una canzone che lei non aveva mai sentito.
La curiosità
si fece strada dentro la ragazza, così aprì gli
occhi e si tirò su lentamente a sedere.
--Oh, ma ben svegliata
Granger! Dormito bene?-- le venne chiesto.
Hermione
sgranò gli occhi:
davanti a lei, con un sorriso sincero dipinto sul volto e una tazza in
mano, c’era Pansy Carlino Parkinson.
Beh, certo che si era
fatta proprio
una bella ragazza. I capelli mori erano acconciati in un caschetto
munito di ciuffo laterale. Il volto non ricordava più il
muso di
un carlino, anzi: aveva dei lineamenti femminili e delicati, molto
più gentili di come lei si ricordasse. Era di corporatura
snella
ed esile, con delle curve modeste ma morbide.
--Parkinson?--
esalò la ex-Grifondoro senza nascondere tutto il suo stupore.
La mora sorrise.
--Già, proprio io! Sono contenta di vedere che ti ricordi
ancora di me.--
--Ma cosa ci
fai… dove
sono… come ci sono… chi mi ha…--
riuscì a
balbettare la riccia, senza essere in grado di articolare una vera e
propria frase.
Ma Pansy
capì il succo della
domanda e le rispose con cortesia: --Sei a casa tua, Granger. Uscita
dal tuo… lavoro… sei svenuta, ma si dà
il caso che
Draco fosse da quelle parti e ti abbia vista cadere. Così ti
ha
portata qui e mi ha chiamata perché ti facessi un
po’ di
compagnia.--
--Oh.--
riuscì solo a
commentare Hermione: non si ricordava assolutamente nulla, ma la
spiegazione filava. Fino a un certo punto, almeno. --Perché
Malfoy si è dato tanta pena per me?--
Il sorriso della mora
si fece
malinconico, come se riportasse indietro ricordi amari ma ancora
brucianti. Hermione si morse la lingua.
--Sai Granger, solo
perché
siamo Serpeverde non significa che siamo malvagi dentro.-- le disse
l’altra. --Ok che non siamo mostri di altruismo, che abbiamo
una
certa tendenza alla presunzione e all’egocentrismo, che con
il
nostro perfido sarcasmo ci si può scrivere
un’enciclopedia… ma da lì a essere
cattivi proprio
no!--
Quelle parole la
colpirono molto. La
riccia abbassò gli occhi, vergognandosi. Possibile che
avesse
ancora tutti quei pregiudizi sui Serpeverde? Aveva accettato che i
Grifondoro avessero dei difetti, ma non aveva mai nemmeno preso in
considerazioni che le loro nemesi potessero avere dei pregi.
--Ma mi odiava.--
continuò testarda, incapace di ammettere il suo torto a voce
alta.
--Draco è
cresciuto.--
tagliò corto Pansy. --Non è più il
burattino di
suo padre. E comunque, sappi che avrebbe fatto per chiunque quello che
sta facendo per te.--
Ecco, adesso
sì che si sentiva meschina.
--In ogni caso, ti ho
fatto un
po’ di latte.-- disse la Serpeverde offrendole la tazza che
teneva in mano. --Sai, a me aiutava sempre in questi momenti.--
Hermione
ricambiò esitante il
mezzo-sorriso della ragazza e accettò l’offerta.
Bevve un
sorso e si sentì subito meglio.
Il latte era dolce,
leggermente
zuccherato probabilmente. Scendeva caldo nella gola ed era molto
piacevole visto il freddo che aveva avuto in quelle sere a causa delle
camminate per strada nel bel mezzo di notti novembrine. E la tazza
scottava leggermente tra le sue mani ghiacciate contribuendo a
riscaldarla.
--Grazie mille.-- disse
sincera dopo aver finito di bere.
Pansy le sorrise, ora
più
aperta. Come se si fosse già dimenticata delle spiacevoli
domande precedenti. --Ne vuoi un altro po’?--
--Ma certo!--
annuì
l’ex-Grifondoro entusiasta. Poi ebbe un’idea, ma si
costrinse a prendere un grosso respiro prima di proporre: --Senti,
perché non te ne fai una anche tu e non ce la beviamo
tutt’e due insieme?--
La mora la
guardò stupita, poi fece vigorosamente sì con la
testa. Felice.
Due ore dopo le ragazze
un tempo
nemiche erano sedute sul letto, abbracciate ai morbidi cuscini.
C’erano un paio di tazze vuote su un comodino in compagnia di
un
pacco di biscotti con gocce di cioccolato. Hermione e Pansy si stavano
rotolando dalle risate.
--Quindi fammi capire
bene, è
davvero stato così che Blaise ha avuto la sua prima
sbronza?--
riuscì ad articolare Hermione tra le risate.
--Oh sì
Granger, ti assicuro
che è stato un vero spasso! Soprattutto quando si
è messo
a provarci spudoratamente con ogni essere femminile che
incontrava… scommetterei la bacchetta che ci sarebbe stato
persino con la gatta di Gazza!-- le confidò la mora.
Le due si guardarono
seriamente per circa mezzo secondo, poi si lasciarono cadere
all’indietro ridendo come due matte.
Ci misero un
po’ a calmarsi.
--È qualcosa
che non ti saresti mai aspettato, vero Granger?-- le chiese Pansy
quando ebbe ripreso fiato.
L’altra la
guardò interrogativa.
--Intendo essere
salvata da
Draco-Principe-delle-Serpi-Malfoy e fare una specie di pigiama party
con Pansy-Carlino-Parkinson.-- precisò allora.
Hermione la
guardò, poi
sorrise. --No, in effetti è un completo fuori programma. E
poi
ormai il soprannome “carlino” è fuori
posto, ti
trovo molto bene!--
--Davvero?--
cinguettò la
Serpe. --Grazie! Sai, Daphne mi ha fatto un make-over. Gestisce una
profumeria a Diagon Alley e mi porta sempre un sacco di prodotti
incredibili… te la devo presentare uno di questo giorni.--
La riccia
sgranò gli occhi: se
la ricordava bene Daphne Greengrass. Bionda, alta, bellissima e con un
corpo d urlo. Insomma era praticamente la sorella gemella di Draco
Malfoy, visto quanto si assomigliavano. L’aveva invidiata
tantissimo al tempo della scuola.
--Hem… sei
sicura che avrà voglia di rivedermi?-- disse dando voce hai
suoi dubbi.
--Ma certo, Daph
è
simpaticissima. È molto affettuosa, praticamente
l’esatto
contrario di Draco!-- la rassicurò la Parkinson.
Hermione
abbandonò il broncio
dubbioso e scrollò le spalle, sorridendo. E pensò
che,
forse, aveva trovato un’amica che l’avrebbe aiutata
a
rialzarsi dal trauma che Malfuretto le aveva fatto realizzare.
Angoletto!
Heylà!
Allora, abbiamo
avuto qualche piccolo movimento direi. Che ne pensate? Ma soprattutto,
che ne pensate della descrizione di Draco all’inizio del
capitolo? L’ho reso abbastanza wow? Il prossimo
capitolo ci
racconterà un po’ di Pansy, tanto per chiarire il
coinvolgimento del suo personaggio. In seguito salteranno fuori anche
altre Serpi, poi leggerete. Dovete sapere a me piacciono molto i
Serpeverde, quindi mi vedrete spesso coinvolgerli anche in altre
storie. Soprattutto Pansy mi tornerà molto utile in questo
racconto…
Un bacio!
Clarisse
|
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Capitolo 6 *** Triggers ***
Triggers
Just
For Love
Ma
ciao gente! Visto che stasera ho aggiornato prima? Ho deciso di provare
a velocizzarmi… in ogni caso cercherò di
aggiornare di
nuovo il 15, poi il 20, poi il 25 e così via. Avere date
nette
mi aiuta a tenere il senso del tempo, soprattutto poi adesso che
comincia la scuola e sarò stra-impegnata!
Lovy91:
grazie mille per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia
tanto! Sai che sei riuscita a centrare in pieno uno dei punti
fondamentali della storia? Il paradosso e il cambiamento. Uno dei
titoli che avevo pensato era “Impossible happens”,
ma io mi
volevo concentrare sulla trasformazione di Hermione quindi
“Just
for love” è più adatto. Ma complimenti
per aver
indovinato!
Debora93:
wow, addirittura eroico? Ma grazie! Occhio però, che
sennò Draco si monta la testa… (E chi si monta?
Se io
sono un mitico eroe non ci può fare niente nessuno! NdDraco
- Ma
quale eroe ed eroe! Se non fosse per me, tu saresti ancora un
Malfuretto platinato! NdKiara - Seee, credici! Non vedi che le mie fan
mi amano? NdDraco - Malfoy, taglia! Anzi, vatti a studiare le battute
dai! NdKiara - *Draco si avvia verso il suo camerino mandando un bacio
a Debora93*). Scusa lo sclero, ti prego, mi è venuta
così… piaciuto il bacio di Draco? Dai ora ti
lascio la
capitolo!
anna96:
davvero sono riuscita a rendere Draco wow? Evviva, mi sento realizzata!
(Ma ti prego! Io sono già wow di mio, tu mi hai
semplicemente
reso giustizia! NdDraco - O.o ma pure qui sei?! NdKiara - E certo! Lo
vuoi capire che senza di me non c’è storia? Dai
sveglia!
NdDraco - *Kiara resta a bocca aperta, poi diventa rossa di rabbia* -
MALFOY! FILA A STUDIARTI QUELLE BATTUTE, OPPURE TI RITRASFORMO IN
FURETTO! NdKiara - *Draco che scappa nel camerino dedicando un sorriso
ammaliatore a anna96*). Aaah, è il secondo sclero stasera!!!
Scusa, ma inscenare queste litigate con Draco mi divertono
troppo… però lo senti com’è
cattivo?!
Insomma, poi è colpa sua se non ho autostima… la
scelta
del personaggio di Pansy è stata studiata e ponderata,
adesso
leggerai qui. Goditi il capitolo!
Gemella Dramioncella:
grazie per i complimenti *me che arrossisce gongolando*, sono contenta
che ti piaccia la storia! Sotto tuo sollecito ho aggiornato prima,
contenta?! Sono passata da te; la tua storia mi piace, è
scritta
in maniera molto scorrevole. Mi raccomando aggiorna presto che non vedo
l’ora di leggere quando il cuore MOLTO nel profondo di Draco
deciderà di avere ragione!
Triggers
Pansy piegò
la testa di lato
per osservare con occhio critico il bar che si trovava davanti. Era
davvero un locale interessante, molto colorato. Entrò
silenziosa
e si sedette su uno sgabello al bancone.
--Salve, posso offrirle qualcos_-- cominciò una ragazza
dalla
chioma riccia emergendo da dietro il bancone, ma s’interruppe
non
appena riconobbe la ragazza. --Parkinson?--
--Heylà Granger!-- la salutò la mora. --Sai che
stai proprio bene in divisa?--
Hermione non rispose: era troppo occupata a restare a bocca aperta!
Come mai i Serpeverde sembravano possedere l’inquietante
capacità di perseguitarla?
--Hem… grazie. Comunque, cosa ci fai qui?-- le chiese
cercando di dissimulare la confusione.
--Oh beh, volevo prendermi un caffè e chiederti se venivi a
cena
da me stasera.-- buttò lì Pansy con nonchalance.
L’altra sembrò esitare.
--Veramente… l’ultima volta che ho accettato
l’invito di una Serpe ne sono rimasta un po’
distrutta…-- tentò di obiettare, ma lei non la
lasciò accampare scuse.
--Granger, io non sono Draco. Io di certo non ti salto addosso! Quindi
quando stacchi da lavoro tu vieni a cena da me.-- le disse sorridendo
senza ammettere repliche.
--Parkinson? Ho detto di no.-- scandì la riccia.
-<>-*-<>-
--Granger, hai voglia
di un
po’ di frutta prima di mangiare?-- gridò Pansy
dall’altra stanza, sogghignando come solo una Serpeverde sa
fare.
--Come diamine hai fatto a convincermi?!-- strillò la
riccia, isterica, dal salotto.
--Sono una Serpe!-- disse tornando a sedersi sul divano accavallando le
gambe. --Ti avrò semplicemente ipnotizzata.--
La ragazza al suo fianco le lanciò
un’occhiataccia, poi
prese una fettina di mela che le veniva offerta. --Allora, come mai
questo invito?--
Pansy si limitò a stringersi nelle spalle. --Mah sai, dopo
ieri
sera mi era venuta voglia di fare conoscenza. Giusto parlare un
po’, mica nient’altro. E poi so che hai domande su
Draco,
quindi tanto vale che chiedi a me!--
Hermione rimase colpita dalla sagacia della mora.
--Perché non ti dai un’occhiata in giro mentre io
finisco
di cucinare?-- la invitò ancora la ragazza. --Dai
fa’ come
se fossi a casa tua!--
Hermione le fece un sorriso leggermente esitante, poi si
alzò e cominciò a misurare il salotto a grandi
passi.
Lo stanzone era grande e luminoso, con una grande finestra che dava sul
giardino di fronte al condominio. Le tende erano a veli sovrapposti, i
colori che variavano su una gamma di verdi. Il pavimento era di parquet
di legno chiaro, un po’ grigino, mentre i mobili erano in
ebano.
Le pareti erano tinteggiate di un bianco nuvoloso, con alcuni quadri di
paesaggi davvero molto belli. Il divano era molto soffice e morbido, in
velluto color smeraldo opaco, e occupava un’intera parete.
Davanti ad esso c’era un tavolino e, di fronte, un televisore
al
plasma piuttosto grande con accanto un impianto stereo.
La cucina, collegata al salotto tramite una porta scorrevole, aveva lo
stesso tono di grigio chiarissimo sulle pareti. Il tavolo e le ante
erano di legno scuro, mentre l’angolo cottura,
l’affettatrice, il microonde e il frigo erano di una
tonalità argento metallizzato. Il ripiano di marmo invece
era di
un profondo verde smeraldo, una sfumatura simile al colore dei cuscini
sulle sedie di ebano.
Poi Hermione si diresse in bagno, curiosa. Le mattonelle sulle pareti
alternavano il verde al bianco sporco, in armonia con il colore di
quelle sul pavimento. I ripiani del bagno erano ovviamente in marmo
smeraldino, le ante in ebano. C’era anche un porta-salviette
in
ferro nero, e anche un angolare del medesimo materiale. Gli asciugamani
erano, ovviamente, verdi. Su uno dei ripiani dell’angolare
c’era un diffusore profumato che sapeva di muschio bianco. E
una
vasca da bagno a idromassaggio con doccia incorporata!
--Granger, è pronto!-- chiamò la Serpe dalla
cucina.
--Eccomi!-- rispose la riccia mentre tornava in cucina. Mentre si
sedeva al tavolo aggiunse: --Ho notato quanto tu sia ancora una
Serpeverde.--
La Parkinson rise. --In realtà il verde è sempre
stato
uno dei miei colori preferiti, ma la verità è che
ormai
mi fa sentire a casa: mi ricorda la mia Sala Comune a Hogwarts. Sai, ci
sono stata davvero bene.--
Hermione annuì, pensierosa. Le ci volle un solo secondo per
perdersi nei ricordi…
Harry e Ron di fronte al caminetto della Sala Comune dei Grifondoro,
cercando di convincerla a lasciarli copiare i compiti di pozioni.
Harry che racconta a lei e Ron del bacio con Cho, le risa inutili e
stupide di Ron, il suo rimprovero al rosso. Gli aveva detto di essere
sensibile come un cucchiaino, quella volta.
Le feste per i trionfi a Quidditch della squadra, con le Burrobirre
infiltrate da Fred e George.
I mille berretti e sciarpe fatti a maglia che aveva disseminato in giro
per liberare gli elfi domestici.
--Granger? Granger, ci sei?--
La voce della Parkinson la richiamò al presente.
--Sì, sì scusa… mi ero persa.--
farfugliò
riprendendosi. Rimase un attimo in silenzio, disorientata e ferita. Non
le piaceva ricordare, non più. Aveva bisogno di distrarsi,
di
concentrarsi su altro. Così chiese: --Senti,
perché non
mi racconti un po’ di te?--
Pansy le fece un sorriso triste. --Beh, di cose da raccontare ce ne
sono senza dubbio. Il vero inizio, almeno per me, è stato
durante la battaglia di Hogwarts. Sai, la battaglia del confronto
finale tra Potter e il Signore Oscuro...--
--Sì, la conosco la storia.-- tagliò corto la
riccia,
leggermente stizzita. Di rivivere quelle memorie non aveva davvero
voglia.
--Oh. -- la mora rimase colpita dalla reazione, ma non le fece pesare
nulla. --In ogni caso, sai che i miei genitori erano Mangiamorte, no?--
la ex-Grifondoro fece cenno di sì. --Quello che
però
probabilmente non sai è che… beh… io
combattei
contro di loro, quella notte.--
Pansy guardò la Granger sgranare gli occhi. E certo, in che
altro modo avrebbe potuto reagire? Tutti quanti avevano conosciuto
Pansy Parkiston come una puttanella, una troietta viziata futura
Mangiamorte. Oppure la inquadravano come la promessa sposa del futuro
Mangiamorte Draco Malfoy. Quanto si erano sempre sbagliati, tutti quei
pettegoli.
--È successo tutto molto in fretta, anche se per me ogni
secondo
sembrava un anno.-- riprese a dire, gli occhi persi tra le memorie di
quella notte. --Il signore Oscuro aveva indetto una specie di riunione
una settimana prima, in occasione della gita a Hogsmeade, in modo che
anche noi ragazzi, i figli di Mangiamorte intendo, fossimo
aggiornati sulle procedure. Fu in quel momento, mentre vedevo le
implicazioni della missioni dispiegarsi davanti a noi, che tremai
dentro. Essere con lui significava uccidere e uccidersi, dannarsi,
stracciarsi l’anima. E quando mi volsi verso gli altri
Mangiamorte vidi il brillio della gioia per quello che avrebbero
compiuto là dentro: una strage. Ebbi paura, e la trovai
riflessa
anche negli occhi di Blaise, Daphne e Theo. La vidi anche sul volto di
Draco, ma solo per un secondo: lui è sempre stato eccellente
nel
nascondere i suoi sentimenti e si era scomposto per un attimo soltanto.
Poi siamo tornati a scuola, e io cominciai ad avere gli incubi. Sapevo
che succedeva anche ai miei amici, perché li vedevo sempre
distratti, preoccupati, e con due occhiaie da fare invidia a quelle di
Piton!--
Le due ridacchiarono leggermente, ma con una vena nostalgica di fondo.
--E poi arrivò la sera della battaglia. Il professor
Lumacorno
venne giù nella Sala Comune e ci informò
dell’avanzata dei Mangiamorte. Ci disse anche che, se
volevamo
combattere contro Hogwarts, dovevamo andarcene e raggiungere i nostri
degni compari. Guardai i miei amici e li vidi assorti. Daph era persino
terrorizzata. Così mi alzai e dissi: “Io
resto”. E
fu così che decretai il mio tradimento. Poi Daph, Blaise e
Theo
si unirono a me, mentre Draco se ne rimase zitto. Non giudicarlo.--
disse subito vedendo l’espressione che si stava dipingendo
sul
viso della Granger. --Sai, la portata di un gesto del genere
è
enorme: non è semplicemente schierarsi da una parte o
dall’altra. È voltare le spalle a tutto quello che
avevamo, a tutto quello in cui ci avevano insegnato a credere.
Significa diventare orfani, perché un tradimento di quel
tipo
implica il disconoscimento da parte delle nostre famiglie. Di ogni
singolo parente. E farci vivi avrebbe significato la morte.--
La riccia cambiò immediatamente espressione. --Mi dispiace.--
--Sì, anche a me.-- replicò Pansy.
Sentì
chiaramente il dolore montarle dentro come uno tsunami, portandola a
dire quello che aveva sempre pensato ma che non aveva mai reso a
parole: --Sai, una volta finito tutto mi dissero che ero stata la
più coraggiosa: a Draco invece è rimasta
Narcissa, dato
che poi si è rivelata una traditrice anche lei; Theo vive
solo
col padre, che era già più vecchio e non avevano
un gran
rapporto; Blaise invece aveva solo la madre, che però si
risposava di continuo e non gli dedicava mai tempo; Daphne invece
è sempre stata accudita da delle balie, e nemmeno lei ha
sentito
molto il distacco; Io invece avevo un ottimo rapporto con i miei,
volevo e voglio loro un mondo di bene. È stato come uccidere
un
pezzo di me.--
La Granger le mise una mano sulla spalla a mo’ di conforto.
La
mora alzò lo sguardo e si sentì incredibilmente
meglio
quando non incontrò alcuna compassione in quegli occhi
castani.
Raddrizzò di nuovo la schiena, pronta a riprendere laddove
aveva
interrotto.
--Durante la battaglia ho combattuto contro i Mangiamorte, ma ti
confesso che se non fosse stato per gli aiuti sporadici dei miei amici
non ce l’avrei mai fatta. Poi quando ho visto il corpo
esanime di
Potter mi sono sentita disintegrare, e quando poi l’ho visto
di
nuovo faccia a faccia con il signore Oscuro l’ho ammirato
davvero
molto.--
Pansy chiuse gli occhi, lasciando che la potenza emotiva di quei
ricordi l’investisse con tutta la sua forza. La stima per
quel
ragazzo, suo coetaneo, tornato per miracolo, che rischiava la vita per
tutti gli altri. Persino per quelli come lei… La
preoccupazione
per Potter, e la morsa di paura fredda che sembrava averle stretto lo
stomaco in una tenaglia contorta. La speranza per un futuro migliore,
senza rimorsi per la scelta così radicale che aveva
compiuto, un
futuro… felice, forse.
--Ricordo che Draco era arrivato al mio fianco, e gli avevo curato il
naso rotto. Era sconvolto, davvero. Non la smetteva di balbettare per
la paura, soprattutto per il timore di non poter rimediare: sai, non si
era mai davvero perdonato di aver causato la morte di Silente. Quindi
immagina il suo sollievo quando ha sentito tutta la verità
di
Potter. Non riusciva a smettere di piangere, così
è
rimasto con la guancia sulla mia spalla per tutto il tempo. E niente,
poi Potter ha vinto e noi abbiamo parlato con Lumacorno e gli abbiamo
spiegato la nostra situazione. Ci ha portati dalla McGranitt, che era
diventata Preside, e lei ci ha aiutati molto a rimetterci in sesto.
È anche grazie a lei se ora sono qui.--
La Granger annuì, ora più sorridente. Pansy
apprezzò molto che si rallegrasse per lei: era davvero una
gran
bella persona!
--Ho trovato un lavoro come infermiera al San Mungo, e lo adoro!--
riprese poi. --Non sono una dottoressa certo, ma so cavarmela nelle
situazioni di emergenza e ho una buona reputazione. Sai, mi fa sentire
riscattata aiutare tanta gente. Non so spiegarti, esattamente.
È
stato lì che ho rincontrato Blaise: era finito in una rissa
e
l’avevano portato al reparto Lesioni Da Incantesimo. Quando
ho
visto il suo nome sull’elenco mi sono precipitata a fargli
visita.--
Ora sorrideva anche lei, intenerita dai ricordi.
--Il resto è facile. Blaise teneva i contatti con Draco,
mentre
io sapevo dove trovare Daph e Theo, che erano fidanzati. Ci siamo
ritrovati tutti insieme una sera e ci siamo divertiti come matti. Poi
Draco ha cominciato ad interessarsi a te, e mi ha chiamata quando ti
sei sentita male. Il resto lo sai anche tu.-- concluse, immaginandosi
già la replica della riccia.
La Granger infatti aprì la bocca, ma lei la fermò.
--Possiamo prenderci una pausa?-- propose. --Sparecchiamo, prendiamo
una vaschetta di gelato con due cucchiaini e ci andiamo ad accomodare
in camera mia.--
Hermione annuì, entusiasta di avere la
possibilità di
mettere in ordine le idee e, soprattutto, di poter dare una mano. La
Parkinson era stata davvero gentilissima, e si era davvero rivelata una
sorpresa. Era rimasta davvero affascinata dalla storia della ragazza.
Doveva essere stata molto dura, ma non aveva dubbi sul fatto che le
avesse detto la verità. La cosa più stupefacente
però era il modo in cui aveva parlato di Malfoy, Zabini,
Nott e
della Greengrass: li considerava amici. Amici veri. E lei che pensava
che i Serpeverde fossero solo degli opportunisti! Invece quei cinque
avevano fatto davvero delle scelte molto coraggiose mettendosi in gioco
fino a quel punto.
Eppure c’era quella domanda che le rimbalzava in mente quella
domanda che la sua testolina studiosa aveva formulato subito:
perché Malfoy aveva chiamato proprio lei per darle una mano
a
riprendersi? Ma soprattutto, perché Malfoy si dava tanta
pena
per lei?
Le due ragazze finirono di sparecchiare, poi presero una vaschetta di
gelato con dentro cioccolato, fragola e crema e corsero a rifugiarsi
nella camera della mora.
Quando Hermione ci mise piede sgranò gli occhi: la stanza
era
piuttosto grande, arredata sontuosamente. Il pavimento era ricoperto da
una sofficissima moquette verdina mentre le pareti erano di quel chiaro
grigio sabbia. Un grande e meraviglioso letto a baldacchino, con le
tende soffici e trasparenti, occupava un angolo della stanza. Accanto
ad esso stava un comodino con tanto di stereo. Sotto una finestrella
c’era una scrivania di ebano scuro, con delle assi del
medesimo
materiali ai lati, colme di libri. C’erano alcuni quadri che
ritraevano dei paesaggi, ma quello che la colpì davvero
erano le
cornici appese al muro con dentro le foto di tutti i suoi amici.
C’erano Malfoy, Nott, Zabini e la Greengrass in una cornice
con
una scritta che riportava “The Traitors”. Sopra di
loro,
più in piccolo, c’era una foto della Parkinson.
Erano
tutte immagini risalenti al settimo anno.
--È il nostro regalo di ben ritrovati che ci siamo fatti a
vicenda.-- spiegò la mora sorridente, seguendo il suo
sguardo.
--Ce l’abbiamo tutti, identica. Beh, cambia la disposizione
delle
foto all’interno, ma hai capito. C’è
scritto
“The Traitors” perché abbiamo tradito
insieme
l’Oscuro Signore. E gli scatti risalgono a dopo la battaglia,
dato che è da allora che abbiamo davvero formato un gruppo
duraturo.--
Poi c’erano altre cornici. Una con scritto “New
Friends”, che aveva ancora quattro spazi tutti vuoti, e poi
un’altra con la parola “Love” in lettere
stilizzate
che si avvolgevano attorno a due cornici interne più
piccole,
legandole.
--Non ho ancora trovato nulla da mettere in quelle.--
continuò la Parkinson.
--Oh.-- fece Hermione, sorpresa dalla diretta sincerità
della Serpe.
Quella le sorrise
tranquilla. --Dai,
sediamoci. Così mi fai quella benedetta domanda e poi magari
mi
racconti qualcosa di te!--
Hermione le fece un sorriso un po’ più forzato e
si
accoccolò sul letto a baldacchino, subito imitata dalla mora
che
le porse un cucchiaino. Cominciarono a mangiare il gelato con gusto.
--Parkinson?-- chiamò la riccia una volta soddisfatta la
golosità iniziale.
--Sì?-- replicò Pansy, ben sapendo che la domanda
che
aveva pesato sulla ragazza da circa un paio di giorni aveva trovato il
momento di ottenere risposta.
--Perché Malfoy si sta dando tanta pena per me? E
perché ha chiesto proprio a te di badare a me?--
La Serpeverde si fece subito seria, e prese un bel respiro. --Granger,
tu ti ricordi quelle voce sulla mia cosiddetta natura di sgualdrina
immagino.--
La riccia annuì.
--Sono state vere, per un certo periodo. Nessuno mi dava una mano.
Nessuno. Poi Draco è venuto da me e mi ha sbattuto in faccia
tutta la verità, senza mezze misure, senza ammorbidirla,
senza
smussarla, mostrandomi tutto lo squallore, lo schifo e la miseria della
situazione in cui mi ero messa. Caddi in depressione, e tirarmene fuori
fu difficile. Mi aiutò molto, e assieme a lui anche Theo,
Blaise
e Daph. È così che è iniziata la
nostra amicizia.
Ma io ho sempre considerato Draco il mio miglio amico.--
prese un grosso respiro, per finire nel modo giusto. Lo doveva a Draco.
--Per questo ha chiesto a me di tirarti fuori dalla depressione:
perché io ci sono passata. E ti sta aiutando
perché sente
che è la cosa giusta da fare. Perché ci tiene a
te
infondo, e soprattutto ci tiene a dimostrare che non è
più il mostro che suo padre lo aveva costretto a essere.
Ecco i
suoi motivi.--
La mora si mise in bocca una cucchiaiata di gelato al cioccolato e
tacque, mentre Hermione la guardava con lo stupore scolpito in ogni
lineamento del suo viso. Non ci poteva credere. La Parkinson era stata
nella sua stessa situazione.
--Ma… tu perché_-- balbettò incerta.
Temeva di
chiedere troppo, di costringerla a ricordare quello che magari non
aveva mai davvero accettato.
--Perché mi ero cacciata in tutto
quell’affaraccio?-- la
precedette la Serpe, e la riccia fece cenno di sì con la
testa.
Quella sogghignò. --Perché i miei mi avevano
appena
comunicato che il mio sarebbe stato un matrimonio di convenienza. Sai
Granger, noi Serpeverde saremo pure gelidi e cinici, ma io ero solo una
ragazzina di quattordici anni. E ancora credevo nell’amore.
Ma la
notizia così, per lettera, mi aveva tolto la speranza di
avere
un rapporto vero con qualcuno. Cominciai a starci male, e divenni una
sgualdrina. Mi faccio schifo da sola, se ci ripenso.-- concluse la mora
con un brivido di disgusto.
Hermione si riconobbe in quelle parole. Avevano avuto lo stesso motivo,
loro, e per ragioni piuttosto simili: la morte della speranza; la paura
di non vivere appieno l’amore; il terrore di restare sole e
vuote. Ed erano finite allo stesso punto.
Ma mentre la Parkinson aveva avuto un amico a tirarla fuori, lei non
aveva nessuno dei suoi: quando Ron l’aveva lasciata per
telefono,
Harry era troppo occupato a sbattersi Ginny. Si era sentita sola, e
fredda, e vuota. E così erano finite tante cose belle,
segnando
l’inizio di una rovina disgustosa.
Hermione si accasciò tra le lenzuola e scoppiò a
piangere.
Angoletto!
Rieccomi!
È un capitolo un po’ triste, mi spiace…
ma mi
serviva! Da adesso diventeranno più allegri, promesso! Spero
che
ora abbiate capito il motivo della scelta di Pansy per aiutare
Hermione. Allora, vi è piaciuto? Ormai la storia di Hermione
si
capisce, ma comunque le dedicherò un flash-back
all’inizio
del prossimo. Me lo lasciate un commentino?
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 7 *** The plan ***
Ciao
gente. Vi prego di scusarmi, per due motivi.
Primo:
mi dispiace davvero tantissimo per
il ritardo, ma con la scuola che è ricominciata ho avuto dei
giorni davvero
invivibili… ho cominciato la 5° superiore e i prof
hanno già cominciato con la
menata degli esami… poi io sono andata via un anno con
Intercultura e adesso mi
hanno messo sotto con circa cinque materie!
Secondo:
dovete scusarmi. Davvero. Questo capitolo
è stracorto, ma doveva essere solo la parte di tutto il
capitolo. Il problema è
che non riesco a scrivere… non ce la faccio, non so quando
riuscirò a ricominciare, e poi ora come ora mi devo
straconcentrare sulla scuola. Mi dispiace,
davvero.
fratwi: ciao! Che piacere
averti come nuova fan, mi fa molto contenta! Grazie mille per i
complimenti. Che
bello, ti piace la nuova Parkinson! EVVIVA!!!
Tanny: eh insomma,
qui va un po’ così così… so
come ti senti riguardo agli occhiali, io li ho
dalle elementari! Devo anche cambiare le lenti adesso che ci
penso… sono
davvero soddisfatta di averti coinvolta così tanto, era
davvero importante per
me e sono felicissima di saperlo!!! Grazie mille anche per i
complimenti, ormai
con le tue recensioni sempre ricchissime stai diventando
insostituibile! Prometto
che cercherò di ritirarmi su e di sistemare la scuola
così mi rimetterò presto
a scrivere!!!
Gemella
Dramioncella:
grazie mille per i complimenti!!!
anna96: eh beh,
Draco è sempre Draco! Sì sì, chiamami
pure Kikka che non c’è problema! Sono contenta
che il capitolo ti abbia emozionata, miravo tantissimo a coinvolgere i
lettori
e sono strafelice che ti abbia coinvolta tanto! Chi non lo ama il
biondino? Sono
contenta che la nuova Pansy e la mia Herm ti siano piaciute tanto!
Lovy91: beh dai,
diciamo che Harry aveva altro a cui pensare… per me lo
stronzo è Ron!!!
xxsailorkikaxx:
grazie mille per i complimenti! Prometto che farò del mio
meglio per continuare
al più presto.
Clarisse
The Plan
**inizio flashback**
Pansy
guardò la
riccia accasciarsi di fronte a lei, scossa da singhiozzi
incontrollabili.
<<
Hermione, ma cosa c’è? >> disse,
subito preoccupatissima. Si accorse di
averla chiamata per nome, ma non ci diede alcun peso in quel momento.
La ragazza
continuò a piangere, così la mora la strinse a
sé amichevolmente dandole
piccole pacche sulla schiena.
Quando
l’altra
si fu calmata, le mise in mano la vaschetta di gelato.
<<
Ti
senti di raccontarmi? >> le chiese con voce dolce e
carezzevole.
Così
Hermione
cominciò. Le disse della sua carriera lampo
all’ufficio Auror al Ministero,
subito dopo la fine della scuola. Le parlò della sua
relazione con Ron, di come
tutto stesse andando a gonfie vele. Le confidò quanto fosse
felice per la loro
storia, felice di aver trovato un po’ di pace alla fine. Le
accennò della
relazione tra Harry e Ginny, che procedeva molto bene.
E poi le disse
di come tutto fosse crollato, così dal nulla, in un solo
secondo. Una sola
telefonata era stata più che sufficiente, nella quale Ron le
aveva detto che
tra loro era finita. E poi aveva riappeso. Non una spiegazione, non una
ragione, non una scusa, non un “mi spiace”. Solo
parole sputate sui denti, con
freddezza, con indifferenza. Le confessò di aver
disintegrato le lenzuola, di
aver promesso a sé stessa di non farsi mai più
ferire in quel modo.
Le
spiegò come
mai non potesse più sopportare il lavoro al Ministero:
vedeva troppo spesso
Ron, e la feriva; vedeva troppo spesso Harry, che però le
sembrava estraneo.
Per questo si era licenziata. Le raccontò di essersi trovata
lavoro come
cameriera in un bar, e di aver smesso gradualmente di usare la magia:
le faceva
troppo male. Le parlò del senso di vuoto che la coglieva,
ogni notte, quando
sentiva la solitudine opprimerla come un macigno sul cuore. Ed era
stato così
che aveva cominciato a frequentare il nightclub, arrivando poi a
lavorarci.
**fine flashback**
<<
E poi? >> chiese un certo biondino a
Pansy, cercando di saperne di più sulla situazione della
Granger.
<<
E poi niente Draco, si è addormentata.
>> rispose lei stringendosi nelle spalle.
<< Io l’ho messa sotto le
coperte e sono venuta qui a raccontarti tutto. >>
Pansy
osservò attentamente la reazione dell’amico.
Anche se non lo dava a vedere, era più che certa che stesse
assimilando tutte
le informazioni che lei gli aveva fornito. Sapeva che Draco, a dispetto
di
tutte le voci che lo dipingevano come l’Algida Serpe, aveva
un cuore d’oro:
avrebbe fatto del suo meglio per aiutare la Granger. Bisognava solo
farlo
capire anche a lui!
<<
Le daremo una mano, non è vero? >>
chiese fiduciosa, ben sapendo che era una domanda retorica.
Il Principe
delle Serpi annuì affermativo. <<
Dovremo solo capire il motivo per cui ha cominciato a fare la
sgualdrina, e soprattutto
che cosa le serve per uscire dal vortice. >>
La mora
cominciò a riflettere. << Dunque,
sappiamo già che le cause scatenanti sono state la paura di
non essere amata e
la necessità di sfuggire alla solitudine. Le servono
soprattutto amici.
>>
Draco
annuì.
I due rimasero a
parlottare ancora per un po’, e
alla fine si sorrisero. Poi il biondino si alzò e
accompagnò l’amica alla
porta.
Pansy gli
posò un bacio sulla guancia. <<
Allora da domani procediamo con il piano?
>>
<<
Sì, passo io da te la mattina e riprendiamo
quando stacca. >> annuì lui.
|
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Capitolo 8 *** Let's start over ***
Ma
ciao gente! Alla fine ce l’ho fatta a scrivere questo
capitolo… so che avevo
promesso di cercare di postarlo per domenica scorsa, ma proprio non ne
voleva
sapere di venire giù in maniera decente! Scusate!
anna96: grazie mille
per i complimenti! Draco e Pansy saranno molto d’aiuto, e non
solo loro… grazie
anche per la comprensione, mi fa sentire davvero molto meglio.
fratwi: grazie per
la comprensione, mi sento commossa!!! Tranquilla, non vi
abbandonerò. Anche
perché se smetto di scrivere poi mi sento soffocare. Sono
contenta che la
storia ti piaccia tanto, e per ringraziarti del tuo sostegno ti regalo
un
piccolo spoiler: le sorprese non sono ancora finite!
Gemella
Dramioncella:
beh, eccoti qui il prossimo capitolo allora! Grazie mille per non
avermi
abbandonata! Spero di riuscire ad aggiornare presto.
Tanny:
you are absolutely the best! Di solito mi rimproverano
sempre per i capitol
corti, invece tu hai capito le ragioni che mi hanno spinta a postarlo
così! Grazie
mille per l’augurio, in effetti le cose stanno andando un
po’ meglio. Inizio duro,
dopo tanto che non vedevo i miei compagni c’è
voluto un po’ per riambientarmi! Sono
contenta che tu ti stia già trovando meglio con gli
occhiali, so benissimo
quanto possano rompere! Io ho appena cambiato le lenti e ancora mi
danno un po’
fastidio dato che è una gradazione diversa… sai,
io riesco a concentrarmi
nonostante la scuola perché se non scrivo per due settimane
comincio a sentirmi
soffocare! Quindi ho bisogno di scrivere un pochino, a costo di star su
fino
alle quattro il sabato notte! Il che non è esattamente da
prendere da esempio
^^’. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto tanto, e
spero che questo
non ti deluderà!
Fata
Desi:
sono
contenta che la storia ti interessi! Grazie per i complimenti e per la
comprensione.
Ok gente, queste
erano le recensioni! D’ora
in poi, aspettatevi un aggiornamento più o meno ogni
week-end. Sono mortificata,
ma non credo che riuscirò ad aggiornare più in
fretta di così con la scuola di
mezzo.
Vorrei davvero ringraziarvi
uno per uno,
venir lì e stringervi la mano, perché mi state
dando un sostegno incredibile. Siete
davvero meravigliosi. Stavo davvero male prima dell’ultimo
aggiornamento, ma
voi non mi avete abbandonata, mi avete perdonato il ritardo e mi avete
davvero
tirato su di morale! Quindi grazie a tutti. A chi legge, chi
recensisce, chi
segue e chi preferisce!
Let’s start over
Draco
entrò nella camera da letto, cauto. La stanza
di Pansy gli era sempre piaciuta: era intima e familiare, arredata con
un gusto
che gli ricordava sempre gli anni passati nella Sala Comune di
Serpeverde di
Hogwarts.
Il suo sguardo
terminò in pochi secondi il check-up
completo della stanza, per poi concentrarsi sulla figura della ragazza
distesa
sul letto. Era proprio bella la Granger mentre dormiva; i capelli
ricci,
soffici, erano sparsi sulle lenzuola di raso formando dei disegni
improbabili.
Gli occhi chiusi, dalle ciglia lunghe e nere folte come pizzo, con le
palpebre
che tremavano leggermente mentre le iridi celate inseguivano
chissà quali
sogni. Le mani rilassate, una sotto la testa e l’altra al
petto quasi per
proteggersi. La bocca appena dischiusa, da cui scivolava un anelito di
respiro.
Era molto tenera così acciambellata come una gattina.
Le si
avvicinò con passo felpato fino a sedersi
accanto a lei. Ora che la vedeva da più vicino si potevano
notare i segni del
dolore profondo che l’aveva dilaniata per tutti quegli anni; leggeri solchi tracciati
dalle lacrime, ora
nient’altro che una traccia salata sulle sue gote;
l’espressione corrugata
delle sopracciglia, come se il suo fosse un brutto sogno; la mano che
sporgeva
da sotto la testa era stretta a pugno, la mascella contratta come se
stesse
resistendo a qualcosa.
Le
posò un mano sulla spalla, con leggerezza, e
cominciò dolcemente ad accarezzarla. Con la punta delle dita
scendeva lungo il
braccio, arrivando al gomito, e poi risaliva sino a sfiorarle il collo.
Hermione
avvertì il tocco nel sogno e cominciò
lentamente a risvegliarsi. Le girava la testa, i suoi ricordi erano
ancora
annebbiati dalla stanchezza che il sonno lascia. Gli ultimi avvenimenti
di cui
aveva coscienza erano il pigiama-party con Pansy e il proprio sfogo.
Cominciò a
muoversi leggermente, sbattendo più volte le palpebre
bordate da lunghe ciglia
e mugugnando piano.
Quando volse sul
fianco e si ritrovò faccia a faccia
con Draco Malfoy che le sorrideva ci mancò poco che le
venisse un infarto.
Primo: avere uno
del calibro e della bellezza di
Draco accanto poteva corrispondere solo a una folle fantasia.
Secondo:
sorrideva. E lei non lo aveva mai visto
sorridere, solo ghignare.
Quindi doveva
essere un sogno. Per forza.
Il sorriso di
Draco si allargò un poco mentre le
mormorava un gentile “buongiorno”. Hermione
borbottò una risposta
disarticolata, ma si limitò a restarsene sdraiata immobile
tra le lenzuola: se
quello era solo un sogno, tanto valeva viverlo tutto.
Così
rimase tranquilla con gli occhi socchiusi, a
godersi le dita delicate del biondo che le sistemavano teneramente la
frangetta
ciuffo per ciuffo. Dalla finestra dietro al ragazzo filtrava morbida la
luce
dell’alba.
<<
Ricominciamo
da capo Granger, che ne dici? >> le
sussurrò quello all’orecchio.
Ricominciare.
Era possibile una vita tranquilla,
rispettabile, pulita? Era possibile
ritrovare il suo cuore, sentirlo battere senza temere di provare un
dolore
indicibile? Quello sarebbe stato un
sogno. Oppure c’era davvero l’ombra di una
possibilità di ricominciare?
Guardò
Draco e trovò sicurezza in quei meravigliosi
specchi di ghiaccio che incontravano i suoi semplici occhi castani.
Tutta la
sicurezza di cui aveva bisogno.
*****
Pansy
abbandonò per qualche secondo la frittella che
stava sul fuoco per prendere lo sciroppo d’acero che stava
sullo scaffale. Un
sabato mattina normalissimo fin lì. Ma le stranezze
cominciarono quando vide
Hermione Granger entrare nella cucina, sorretta da Draco Malfoy.
La riccia si
accasciò sulla sedia tenendosi la testa
tra le mani, poi guardò la ragazza ai fornelli con un
sorriso piccolo piccolo.
<<
Voglio ricominciare, Pansy. >>
mormorò.
La mora
lanciò uno sguardo incredulo verso Draco,
che rispose con un cenno e uno dei suoi tipici ghignetti, e poi si
aprì in un
sorriso meraviglioso tutto per la sua nuova amica. Tolse la frittella
dal fuoco
e la mise nel piatto di Hermione, poi la abbracciò
teneramente.
<<
Non sai quanto ne sono contenta! >>
trillò sincera.
La riccia
ricambiò il sorriso, poi cominciò a
mangiare con gusto. In quel mentre, suonò il campanello.
Pansy
scattò per andare alla porta, e così si perse
il ghigno alla Malfoy del biondino che giocherellava distrattamente con
i
boccoli della ragazza. E si ritrovò davanti Blaise e Daphne,
tutti e due con un
gran sorriso dipinto in faccia.
Il trio di Serpi
rientrò in cucina tutto contento e
i due nuovi arrivi non esitarono ad abbracciare Hermione, che dal canto
suo non
potè evitare di sorprendersi.
<<
Ma voi cosa ci fate qui? >> chiese Hermione
guardandoli sorpresissima.
Daphne le fece
un sorriso dolce. << Pansy ci
ha raccontato. >> disse subito, onesta.
La riccia
sussultò, ma prima che potesse replicare
l’altra alzò la mano per interromperla.
<<
Hai detto di voler ricominciare, no?
>> continuò la bionda. << Siamo
qui per aiutarti. >>
Hermione li
guardò tutti, perplessa ma commossa. Quanto
aveva sbagliato a giudicarli. Draco Malfoy, Blaise Zabini, Pansy
Parkinson e
Daphne Greengrass. Quattro Serpi con cui non era mai andata
d’accordo. Quattro
Serpi che non avevano nemmeno esitato a farsi avanti per tirarla fuori
da quel
baratro in cui si era cacciata come una stupida. Singhiozzò
e li abbracciò
tutti insieme, di slancio.
<<
Pronta? >> le chiese Pansy con un
sorriso.
Rispose con un
vigorose cenno del capo.
<<
Ottimo! >> gioì Daphne. <<
Allora per prima cosa ti porto al mio centro e ti facciamo un
make-over.
>>
La riccia si
sfiorò il viso. Che cosa stava
insinuando quella vipera?!
Pansy colse lo
sdegno che baluginava negli occhi
dell’amica e si affrettò a tranquillizzarla:
<< È amichevole Herm,
l’avevano fatto anche a me quando ero nella tua situazione.
>> l’altra si
tranquillizzò. << Fidati, ti sentirai una
meraviglia dopo! >>
Hermione si
permise un sorriso più gentile. <<
Allora d’accordo. Mi sistemo e sono da voi. >>
Draco
aspettò finchè non rimasero solo lui e le
Serpi nella stanza, poi si decise a riacquistare l’uso della
parola.
<<
Grazie mille per essere venuti subito,
ragazzi. >> disse annuendo col capo.
<<
Ma figurati Dra. >> sorrise Blaise
con quell’espressione tipica dei prediletti di Salazar.
<<
Sarà un piacere. >> rincarò Daphne,
e
poi suggerì ammiccante: << In ogni caso, non
so perché ma qualcosa mi
dice che dietro a questa tua richiesta di riportare alla vita la cara
vecchia
Granger deve avere un secondo, distorto
fine sotto… >>
Il biondino la
guardò piccato. << Hey! Non
posso fare qualcosa solo per essere gentile? >>
Tutti e tre gli
rivolsero un’occhiata scettica e il
ragazzo mugugnò, suscitando le risa degli amici: Draco
sarà pur stato una
persona meravigliosa, ma essere gentile si poteva considerare
paradossale per
uno come lui! Principe delle Serpi da sempre e per sempre…
questo era il suo
motto.
<<
Dai Dra, levati quella faccia offesa che
non si addice per niente. >> lo prese in giro Blaise.
<< Ma
seriamente, come mai questo slancio di generosità verso la
cara vecchia
Granger? >>
<<
Boh. Mi è venuta così. >> disse il
biondino onestamente stringendosi nelle spalle.
<<
Per me hai qualcosa in mente. >>
obiettò Pansy irritata mettendo in bocca un pezzo di
frittella: tutte quelle
chiacchiere e nessuno aveva apprezzato i suoi sforzi per fare la
colazione!
Blaise,
meraviglioso come sempre, capì al volo cosa
non andava nell’acidità della ragazza.
<< Pan, non è che potrei avere una
delle tue squisite frittelle con lo sciroppo d’acero?
>>
La mora si
aprì in un sorriso e gli passò subito un
piatto. Non che si volesse sentire sempre al centro
dell’attenzione, ma ogni
tanto venire apprezzata nelle piccole cose le faceva piacere.
<<
D’accordo biondastro, adesso confessa il
piano. >> disse, di nuovo di buonumore.
Draco
alzò gli occhi al cielo. << Ve l’ho
detto ragazzi, il piano_ >>
<<
Che piano? >> disse Hermione tornando
improvvisamente nella stanza.
Il Principe
delle Serpi s’interruppe di botto,
incerto su che scusa accampare per togliersi dall’impaccio.
<<
Il piano del week-end che passerai assieme
a noi! >> mentì Daphne con disinvoltura,
salvando l’amico. <<
Adesso vieni con noi al mio centro estetico, poi un bel giro di
shopping e un
pigiama party a casa del riccastro platinato qui presente!
>>
Draco le
lanciò uno sguardo venefico, indispettito
dagli aggettivi e dall’impegno che si ritrovava accollato, ma
se lo dovette riprendere
indietro subito dopo: se la bionda non si fosse inventata tutto con
tanta
prontezza si sarebbe trovato nei guai.
<<
Forza, adesso andiamo così avremo tempo per
fare tutto senza dover correre. >> disse la bionda
prendendo le altre due
ragazze per mano e trascinandole sul pianerottolo.
<<
Greengrass, ma tu dove lavori? >>
chiese la riccia mentre Pansy la stringeva a lei e all’altra
Serpe.
<<
A Diagon Alley. E chiamami Daph! >>
disse la bionda con un sorriso mentre calava le dita in una tasca della
giacca.
Poi Hermione
provò il richiamo magico di un
incantesimo scagliato, sentì una forza farla girare su
sé stessa, e tutti i
contorni divennero evanescenti linee sfuocate.
Quando i colori
ripresero il loro posto, si ritrovò
tra le strade affollate di Diagon Alley. Davanti a lei si ergeva
l’insegna
colorata che recitava in grande “Chez Daph”, e
più sotto “Salone di Bellezza”.
Era un negozio meraviglioso: grandi vetrate con vista sul lusso appena
accennato dell’atrio dal pavimento in marmo nero. Una porta
scorrevole, sul
fondo del corridoio, si aprì per un attimo e ne
uscì una ragazza con un camice
bianco da professionista e la bacchetta assicurata al lato di un
marsupio pieno
di creme e prodotti. Dietro
di lei, per
un attimo, fu possibile distinguere un piccolo attico costellato da
almeno
altre cinque porte.
<<
Wow. >> esalò la riccia entrando,
guidata per mano dalla mora Serpe. << Ma tu lavori qui?
>>
<<
A-ha. >> confermò Daphne con
noncuranza salutando tutto il personale con un cenno amichevole della
mano.
<<
Ma come_? >>
<<
Draco mi ha regalato il locale per il mio
compleanno, e Pan mi ha aiutata con l’arredamento.
>> l’interruppe la
bionda, intuendo la sua domanda e rispondendo di conseguenza.
“Però,
certo che il biondino ne ha di soldi da
spendere.” si disse Hermione mentre si guardava in giro.
Tutto aveva uno stile
incredibile, ricercato ma informale nello stesso tempo. Poltroncine in
stile
sofà bianche, disposte a due a due con dei tavolini in vetro
nel mezzo. Le
pareti dipinte di avorio erano ricoperte a tratti da giganteschi
specchi
lunghi, e le parti intonacate erano tappezzate di quadri contenenti
certificazioni e diplomi dalle più disparate fonti. Ce
n’era persino una del
San Mungo.
Quanto le
piaceva quel posto. In un certo senso le
ricordava il bar dove lavorava di giorno: c’era la stessa
atmosfera di
familiarità, di casa che senitva quando indossava la sua
uniforme. E poi le
vetrate, immense, davano una vista sulle strade piene di vita di Diagon
Alley.
Quanto le era mancato, quel borghetto di maghi. Quanto le era mancata
l’allegria che metteva quel posto.
Una mano si
posò con delicatezza sulla sua spalla,
distogliendola da quei pensieri. Ma il senso di essere tornata a casa
non se ne
andò.
<<
Vieni Hermione, mi sono presa la giornata
libera e sono tutta per te. >> le disse Daphne con
dolcezza mentre
prendeva a guidarla nel corridoio, e poi attraverso una porta.
<<
E per me! >> si aggregò Pansy
raggiungendole raggiante nello studio della bionda.
<<
Ovviamente Pan. >> annuì quella,
mentre la riccia rimirava i quadri di paesaggi appesi alle pareti.
<<
Allora, voi due adesso vi mettete qui sui lettini e vi rilassate. Poi
vi faccio
una pulizia del viso, vi porto nella vasca idromassaggio, vi regalo
qualche
crema e facciamo un trattamento completo con massaggi e oli viso e
corpo,
parrucchiere e trucco. Ok? >>
La mora
battè le mani entusiasta, mentre Hermione si
limitò ad annuire imbarazzata e stupita al tempo stesso.
Com’era gentile…
La riccia si
stese sul lettino seguendo le
istruzioni di Daphne, che era andata nella stanza attigua per preparare
le
creme e le maschere necessarie. Sentiva le due ragazze scherzare
nell’altra
stanza, e questo la mise di buon’umore. Era contenta che la
Granger stesse già
cominciando a sentirsi meglio, ed era più che certa che dopo
quel trattamento
che Draco aveva provveduto ad offrirle si sarebbe sentita ancora meglio.
Draco era
davvero strano: tutta quella gentilezza
non era da lui. Cioè era sì generoso con i suoi
amici, ma di solito era molto
chiuso verso chiunque non facesse parte del caro vecchio Circolo delle
Serpi.
Quindi, doveva esserci qualcosa sotto. Per forza!
Finì
di mescolare le creme, poi tornò di là e si
mise a spalmare le maschere ottenute sul volto delle due ragazze.
Pansy aveva una
pelle meravigliosa. E come sarebbe
potuto essere altrimenti, dato che veniva a farsi coccolare da lei
almeno una
volta ogni due settimane? Era la sua cliente migliore!
Nemmeno la pelle
di Hermione era messa male, anzi.
Si vedeva che la ragazza ci teneva a prendersi cura di sé
stessa, ma
probabilmente con tutto quello che le stava succedendo si era un
po’ trascurata
nell’ultimo periodo. Le fece una maschera, poi
lavò via tutto dopo dieci minuti
e le applicò un po’ di tonico.
Passò
alle sue due clienti un paio di costumi neri,
semplicissimi.
<<
Spero di aver indovinato la tua taglia
Herm. >> disse a mo’ di premessa mentre passava
il bikini alla riccia.
<< Conoscevo quello che ci voleva per Pan, ma con te sono
dovuta andare a
naso. Comunque, adesso voi due vi cambiate, vi cacciate nella vasca
idromassaggio per una mezz’oretta e poi vi fate fare un bel
massaggio
rilassante. Io esco un attimo, torno subito. >>
E
uscì così, di corsa, senza dare alle due il tempo
di fare domande.
<<
Daph è così. >> sentì
Pansy dire,
probabilmente in risposta all’espressione interrogativa di
Hermione.
La bionda
sorrise nell’ombra, poi attraversò la
soglia del negozio e si immerse nella folla di Diagon Alley con la
dignità che
solo una Serpe possiede.
Le stradine
erano caotiche, affollate. Sentiva il
rumore degli stivali col tacco scandire il ritmo delle sue falcate
contro l’acciottolato
delle vie, i capelli sciolti che ondeggiavano sulle spalle ad ogni
passò.
Percepì molti sguardi accarezzarla attentamente e ma non vi
diede il minimo
peso e, da gran donna qual’era, continuò a
camminare a testa alta.
Il negozio
davanti a cui si fermò si trovava in una
stradina secondaria, quasi nascosta dal caos della principale. Nessuna
insegna
luminosa, nessun incantesimo particolare che ne segnalasse la presenza.
Il lato
accanto alla porta malmessa era occupato da un vetro polveroso, che
lasciava
vedere davvero poco dell’interno. Sull’architrave
della porta era
scritto “Non è come sembra”. Daphne
entrò.
Il negozio non
era niente di quello che sembrava da
fuori. L’interno era lussuosissimo, dalle pareti di un caldo
color ocra e luci
magiche sfavillanti su candele di cristallo. Ai muri erano fissati dei
lunghissimi corrimani sul quale trovava posto un numero incalcolabile
di capi
di abbigliamento. C’era la sezione “uomo”
e quella “donna”, con ulteriori
divisione per la zona “pantaloni”, oppure
“gonne”, “magliette”,
“abiti”,
“camicette”…
<<
Daphne, tesoro! >> esultò una voce, e
una donna tra i cinquanta e i sessanta sbucò dalla porta che
dava al magazzino.
Non era molto alta, abbastanza piatta, con i capelli chiari legati in
una coda
alta voluminosa.
<<
Buon pomeriggio, Dora. >> salutò lei
cortese.
<<
Allora mia cara, cosa posso fare per te
oggi? >> chiese gioviale la proprietaria del negozio
avvicinandosi e
mettendole amichevolmente una mano sulla spalla.
La bionda
rispose con un sorriso e le porse una
foto. << Puoi trovarmi dei vestiti per questa ragazza
qui? È alta come
Pansy, ma ha i miei tratti. >>
Dora prese la
foto e la guardò con occhio critico.
<< Ti troverò qualche capo. Però il
meglio sarebbe se venisse lei stessa.
>>
<<
Lo so, scusa. Te la porto dopo, ma mi serve
assolutamente un completo! >> disse lei con un ghigno
dolce che era tutto
un programma mentre si sedeva sul cuscino a sgabello, in attesa.
L’altra
sorrise di rimando, poi alzò gli occhi al
cielo e si immerse tra gli appendini del suo negozio.
Daphne
rilassò la schiena contro il muro dietro di
sé, gli occhi chiusi e un’espressione beata sul
viso. Adorava quel negozio.
Dora era sempre stata gentile con lei, sin da quando era piccola e
accmpagnava
sua madre a fare compere in quello stesso negozio. E crescendo era
sempre
venuta lì. Di buono c’era che era un posto
frequentato solo dai migliori,
quelli che entravano comunque nel negozio nonostante
l’ubicazione squallida
spingesse i più ad allontanarsi. “Non è
come sembra”. Era una tiritera che
tutti i Serpeverde conoscevano bene, per questo era tra di loro che si
trovavano i più fedeli clienti. Lei ci avevo portato Pan
quando si era
ritrovata nella stessa situazione di Hermione. Poi in seguito era stato
impossibile tenere lontano Draco e Blaise, che messi insieme facevano
quasi più
shopping di lei. Facevano paura quando entravano in quel
negozio… adesso il
prossimo passo sarebbe stato portarci Hermione. Ma forse avrebbe dovuto
rimandare a domani dato che si stava facendo tardi contando tutto
quello che
avevano programmato per quella giornata, e aveva promesso a Draco che
sarebbero
andati tutti a cena da lui. In quel caso però Herm si
sarebbe dovuta tirare un
po’…
<<
Dora, mi puoi cercare anche un vestito un
po’ elegante? >>
Una
mezz’oretta dopo, Daphne faceva ritorno al suo
salone con un paio di sacchetti neri ornati da ghirigori color argento.
Li lasciò
nel suo ufficio e si recò subito nella sala massaggi, dove
trovò Pansy e
Hermione con un’espressione di divina beatitudine dipinta sul
viso.
<<
Dalle vostre facce direi che ve la siete
goduta. >> disse ghignando per prendenderle un
po’ ingiro.
La mora fece
un’alzatuccia di spalle da vera Serpe,
mentre la riccia le rivolse un sorriso smagliante. Si vedeva che era
più
serena, e la cosa mise molto di buon’umore Daphne.
<<
Dai Herm, vieni che ti faccio i capelli e
il trucco, poi c’è un vestito che ti devo far
provare. >> le disse
porgendole la mano per invitarla a seguirla.
Pansy le fece un
sorriso d’incoraggiamento.
*****
Circa
un’ora più tardi, Hermione non si riconosceva
più. Prima di tutto, indossava un normalissimo completo di
jeans chiari,
maglietta rosa antico con la manica di tre quarti e scollo a V
arricciato,
ballerine bianche impreziosite da ricami d’oro che
s’intonavano con la cintura
in vita. Inoltre, i capelli erano acconciati in boccoli grandi e
morbidi, il
viso veniva valorizzato da un trucco leggero e casual.
Era tanto che
non si vestiva più così. Ormai il suo
guardaroba si basava sulla divisa da lavoro, tuta per stare in casa e
completini per la parte notturna della sua vita. Le era mancato quel
tipo di
abbigliamento così familiare, più di quanto non
avesse creduto. Anche il trucco
era diverso: niente mascheroni e non del tutto acqua e sapone, come
invece lei
si conciava per i due diversi lavori. Come si sentiva bene…
<<
Herm, sei pronta? Dai che abbiamo ancora un
sacco di cose da fare! >> la richiamò Daphne
bussando gentilmente alla
porta del camerino.
<<
Arrivo! >> rispose la riccia, poi
afferrò la borsa ocra chiaro e raggiunse le sue nuove
amiche.
La bionda le
rivolse un sorriso d’apprezzamento e
Pansy le strizzò l’occhio segnandole di fare un
giro su sé stessa.
<<
Ma perché state facendo tutto questo per
me? >> chiese quando ebbe finito di atteggiarsi da
modella.
Il sorriso della
mora vacillò leggermente. <<
Perché sappiamo come ti senti. Quindi ascolta bene quello
che ti dico adesso.
>> cominciò, avendo intuito le paure della
riccia e andandosi a sedere di
fronte a lei. << Il massaggio, il cambio di look, il
trucco e i capelli
leggermente diversi… non è perché ti
vogliamo cambiare, Herm. È perché hai
bisogno di sentirti tu diversa, semplicemente con le piccole cose. Ti
aiuterà,
fidati. >>
Hermione le
sorrise.
Daphne si
alzò e battè le mani. << Allora,
sei
pronta per una giornata Serpeverde? >>
ANGOLETTO!
Eccomi
qui! Piaciuto il capitolo? Ho introdotto il personaggio di Daphne,
spero che vi
stia simpatica! A me fa molto sorella maggiore. Spero di riuscire a
scrivere
presto il prossimo capitolo “A Slytherin Day”, che
dovrebbe risultare
divertente! Avremo uno zoom-in su Blaise stavolta *o*! Commentino? Un
bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 9 *** A Slytherin Day ***
Pensavate
che vi avrei lasciato a secco anche questo week-end, vero?! Sbagliato!
Eccomi qui
con questo nuovo capitolo bello lungo. Allora, purtroppo non
è la Slytherin Day
che probabilmente pensavate, ma dopo ci sarà anche quella.
Solo che, mentre scrivevo,
mi è venuta questa idea e non ho potuto fare a meno di
seguirla! Mi raccomando,
fatemi sapere che ci tengo davvero tantissimo.
Gemella
Dramioncella:
ecco qui l’aggiornamento! Temo che il capitolo non
sarà quello che ti
aspettavi, ma spero che ti piaccia ugualmente! Grazie mille per i
complimenti.
francydenis: e come
non amare le Serpi? Sono i personaggi assolutamente più
divertenti e
incredibili! Hanno quel pizzico di perfidia, sanno tirare fuori le
unghie come
si deve e sotto sotto (anche se MOLTO sotto) hanno un po’ di
dolcezza. Sono contenta
che il capitolo ti abbia regalato un sorriso, tu hai fatto sorridere me
con la
tua recensione ^^
anna96: perché avere
un’amica che gestisce un centro di bellezza non è
una realtà… e infatti questa
è una storia! Sono contenta che tu abbia afferrato subito
che quello di
Hermione non è un cambiamento ma una rinascita, proprio come
hai detto tu! È esattamente
quello che volevvo comunicare. Draco per ora se ne starà un
po’ sulle sue, ma
quando entrerà in scena sul serio… CHE ENTRATA IN
SCENA!
Lovy91: *Ma perché io
non posso fare niente senza avere un secondo fine? NdDraco -
Perché tu sei il
Principe delle Serpi, non la dai a bere a nessuno caro mio…
NdClarisse* grazie
mille per i complimenti, sono contenta di sapere che le mie nuove
Daphne e
Pansy ti piacciano!
Tanny: noooo che
bello il tuo commentONE! *me gongolante che canta e saltella. - Ecco,
l’abbiamo
persa. Blaise, chiama il centro di salute mentale per favore! NdDraco.
- Clarisse
smette di saltellare e incrocia le braccia menttendo il broncio.
Dannata Serpe!
NdClarisse* già, purtroppo il nostro Draco si sta facendo
incantare dalla forza
sepolta della nostra Grifoncina… anche se non lo vuole
ammettere con sé stesso!
Sono contenta che le nuove Serpi ti piacciano, anche io preferisco
vederle
unite. Insomma, basta con questa storia che i Serpeverde sono i
cattivi! Infondo
l’aveva detto pure il Cappello Parlante, no? “O
forse a Serpeverde ragazzi
miei, che voi troverete gli amici migliori / quei tipi astuti e affatto
babbei
che poi raggiungon fini e onori” (o comunque qualcosa del
genere!). Eccoti qui
il nuovo capitolo, che però sarà diverso da
quello che forse ti aspettavi… però
quando l’ispirazione viene la si può solo seguire!
A Slytherin Day
No. No, no,
assolutamente NO! Era impossibile, non
poteva essere vero… non era normale che la villa di Draco
Malfoy comprendesse
un lago! Hermione sembrava sull’orlo di una crisi nel
constatare che, invece,
era proprio così!
Il furetto in
questione colse l’espressione della
Grifondoro e scoppiò a ridere di gusto.
Blaise sorrise a
sua volta, divertito dalla faccia
incredula della Granger e rallegrato dall’euforia del suo
migliore amico. Era
da tanto che non vedeva Draco così contento. Se ne stava
sempre da solo, in
quell’enorme villa. Era ovvio che fosse così di
buon’umore per una volta che
aveva gente intorno.
Chateau Malfoy
era una gigantesca villa in stile
medioevale non troppo lontano da Diagon Alley. Era molto antica, ma
tenuta in
perfette condizioni grazie a numerosi incantesimi di conservazione. Era
immensa: oltre alla villa, che non era poco, le proprietà si
estendevano anche
su un lago nelle vicinanze e su un parco che in quanto dimensioni era
inferiore
solo a quello di Hogwarts. In questo spazio sconfinato erano state
installate
diverse strutture. Primo fra tutti il maneggio, che Blaise adorava.
C’erano sei
cavalli meravigliosi, tutti di razza, cresciuti e accuditi
splendidamente.
Sapeva che Draco passava molto tempo a cavalcare, soprattutto sulle
rive del
lago.
E in quel
momento, un ricordo tornò. Un ricordo simpatico,
dolce e, purtroppo, molto lontano…
**inizio flashback**
<<
Dra,
aspettami! >> gridò un bimbo moro, in sella ad
un meraviglioso pony
grigio perla.
Stava
rincorrendo un altro bambino, biondo, lanciato al galoppo su un
velocissimo
puledro nero come la notte, tranne che per una macchia bianca sul petto.
Il bambino
biondo tirò le redini della sua cavalcatura per permettere
all’amico di
raggiungerlo.
<<
Dovresti venire più spesso Blaise, così non
avresti problemi di velocità e
potremo correre a briglia sciolta. >> lo
rimproverò il piccolo Draco
sorridendo.
Uno di quei
sorrisi che si sarebbero visti molto raramente sul suo viso negli anni
futuri.
Blaise gli diede
un pugno scherzoso su una spalla e i due amici affiancarono i cavalli,
al
passo, per chiacchierare un po’.
<<
Allora,
ho sentito che ieri hai conosciuto quella che dovrebbe essere la tua
futura
moglie, o sbaglio? >> chiese il moretto, con una punta di
presa in giro
nella voce.
<<
Non
sbagli. >> affermò l’altro scuotendo
la testa.
I due rimasero
un attimo in silenzio.
<<
Beh?!
>> sbottò poi Blaise. << Mica ti
dovrò tirar fuori le parole una
per una! >>
Il biondino
scoppiò a ridere. << Va bene, ti racconto. Si
chiama Daphne, Daphne
Greengrass. Mi sembrava molto timida ieri, si sentiva sotto esame
secondo me!
Beh, in effetti la mia mamma e il mio papà non scherzavano,
la guardavano
continuamente! >>
<<
Sfido
io che si sentisse osservata. >> commentò il
bambino, rabbrividendo al
solo pensiero di sentire lo sguardo di Lucius Malfoy puntato addosso
per tutto
il pomeriggio. Non che avesse paura del papà del suo
migliore amico, no… solo
che quel signore incuteva una specie di disagio.
<<
A me
sta molto simpatica. >> continuava intanto Draco.
<< Quando la mia
mamma e il mio papà sono andati in una stanza a parlare con
i suoi genitori si
è tranquillizzata. Era impacciata all’inizio, ma
poi abbiamo fatto amicizia.
>>
<<
Sì?
>> chiese il moretto incuriosito.
<<
Sì. È
sveglia. Abbiamo deciso che quando saremo grandi verremo a vivere qui,
con i
miei nonni, i miei gentori e i suoi, e avremo la casa piena di bambini
così non
ci sentiremo mai soli! >> concluse il bimbo con un
sorriso felice.
**fine flashback**
Blaise
abbandonò quel ricordo con una fitta di
nostalgia. Ogni tanto gli mancava il Draco bambino, quello che faceva
piani di
vita con lui nelle passeggiate a cavallo nella proprietà del
nonno, quello che
rubava a tarda notte dalle cucine, quello che non odiava i figli di
babbani e
che se ne infischiava di essere un Malfoy. Quello che sognava una vita
felice,
ingenuo e innocente come solo un bambino può essere.
Quanto era stata
diversa la realtà. Il nonno di
Draco era morto due anni dopo lasciando al nipotitno tutta la tenuta,
ma lui
non era più riuscito a tornarci per il dolore. A quanto
sembrava poi Lucius e
il padre di Daphne ebbero una lite sui Mezzosangue: il signor
Greengrass era
molto più moderato verso di loro e Lucius ruppe ogni
contatto con la famiglia.
Era solo grazie a Hogwarts se Draco e Daphne si erano rincontrati.
Quanto erano
cambiati in quegli anni: lei aveva
imparato ad aprirsi al mondo, a mostrare la regina che era. Lui invece
aveva
imparato a mettere una diga a tutti i suoi sentimenti, avvicinandosi al
modello
di figlio che il caro Lucius aveva fatto tanta fatica a crescere. E poi
il
tempo aveva di nuovo rimescolato le carte in tavola e Draco, per
staccarsi
dalla sua famiglia e da tutto quello che essa rappresentava, aveva
fatto
ritorno alla villa del nonno e vi si era stabilito.
Ma Blaise sapeva
quanto la solitudine di quel luogo
gli facesse male: alla fine ci era andato a vivere come aveva sempre
sognato,
però era solo. Non c’erano i suoi nonni, non
c’erano i suoi genitori né i suoi
suoceri, non c’era una moglie con tanti bambini come invece
aveva sempre
immaginato.
Scosse la testa.
Dannazione a lui e alla sua
empatia! Ogni volta la stessa storia: non poteva fare a meno di
immedesimarsi
nelle emozioni di chi gli stava vicino. Maledetto sesto senso! Ma ora
basta con
i ricordi e con i pensieri malinconici: non erano lì per la
solitudine di
Draco, ma per far stare meglio Hermione.
<<
Allora Granger, pronta per una giornata
Serpeverde? >> disse
battendo le mani e avvicinadosi alla ragazza in questione.
Il coraggio
negli occhi castani della riccia sembrò
vacillare, così la rassicurò con un sorrisone.
<<
Dai Herm, vedrai che sarà uno scherzo!
>> la incoraggiò Pansy abbracciandola tutta
contenta.
Quella
annuì, già più sicura. Era solo un
pic-nic al
lago, giusto? Mica c’era niente di avvelenato!
Il gruppetto
cominciò a preparare tutto per il
pranzo. Stesero un telo soffice su una delle rocce a strapiombo sul
lago, poi
tirarono fuori dei cuscini e li disposero ai lati. Da uno zaino
opportunamente
incantato presero un piccolo barbecue e un cestino con il cibo.
Accesero un
fuocherello magico sotto la griglia, poi si accomodarono tutti sui
cuscini.
<<
Quindi è così che passate una tipica
giornata Serpeverde? >> chiese Hermione quando il gruppo
cominciò a
mangiare.
<<
Oh, assolutamente no! >> rise Pansy
mentre addentava un pezzo di pollo. << Ma capiti proprio
in un momento in
cui abbiamo il week-end allungato fino a martedì, quindi il
sabato diventa un
giorno di relax. Tranquilla, avrai tempo per divertirti con noi.
>>
La riccia la
guardò scettica. << Io però
lunedì lavoro. Come faccio? >>
<<
Facile, non ci vai. >> disse Blaise
con tutta tranquillità nascondendo il ghigno dietro a un
morso di pane.
<<
COSA?! >>
Il ghigno del
moro si allargò; sempre la solita
Granger. Fatele saltare i piani per la crociera ai Caraibi e
vorrà un
risarcimento. Fatele saltare un giorno di lavoro e vorrà la
vostra testa!
<<
Relax Herm. >> l’ammonì Daphne
paziente. << Abbiamo già chiamato il tuo capo,
che ha acconsentito a
lasciarti un paio di giorni di ferie. E per quanto riguarda il lavoro
notturno,
considerati pure licenziata. >>
A
quell’ultima frase, la riccia si sentì investire
da mille emozioni diverse.
Sollievo.
Era contenta di non essere più costretta a strumentalizzarsi
per soddisfare le
voglie sadiche di un qualunque allupato traditore. Non avrebbe
più dovuto
indossare quei completini disgustosamente succinti davanti a degli
sconosciuti,
non avrebbe più avuto bisogno di truccarsi a mascherone solo
per fare scena,
non si sarebbe più dovuta vergognare di sé stessa
davanti allo specchio.
Gratitudine
e Rabbia, insieme. Sapeva
benissimo che se quelle Serpi
non si sarebbero messe a fare i piani lasciandola completamente
all’oscuro lei
non avrebbe mai collaborato. Quindi probabilmente sarebbe ancora sotto
il giogo
del nightclub. Anche se il suo orgoglio, riaccesosi da poco, non aveva
preso
troppo bene quella decisione che aveva preso il controllo delle sue
scelte.
Paura.
Di non riuscire a pagare l’affitto
dell’appartamento: il nightclub sarà pur
stato un posto di lavoro disgustoso, però pagava bene. Di
restare sola una
volta che le Serpi avessero finito il loro piano di salvataggio. E se
dopo
essersi ritenuti soddisfatti l’avessero lasciata sola,
abbandonandola di nuovo
a sé stessa? Aveva cominciato la sua vita notturna per avere
almeno l’illusione
dell’amore e dell’affetto, per annegare la sua
solitudine in carezze bugiarde.
Sarebbe stata capace di farne a meno senza nessuno al suo fianco a
sostenerla?
Blaise
guardò Hermione negli occhi, e vide tutto.
Vide sollievo, gratitudine e rabbia, paura. La capiva, da un certo
punto di
vista: chiunque, nella sua situazione, avrebbe provato tutti quei
sentimenti
così contrastanti eppure così perfettamente
leciti. Doveva essere un momento
difficile per lei; era ovvio che la pugnalata alle spalle dei suoi
ex-cosiddetti-amici bruciasse ancora, impedendole di fidarsi
completamente. E i
vecchi pregiudizi sulle Serpi di certo non aiutavano. Ma la Granger era
una
ragazza intelligente, e lui non aveva nessun dubbio sul fatto che
sarebbe
riuscita a rimettersi presto in carreggiata. Ma aveva la paura perpetua
dell’abbandono, il timore di non farcela da sola. Le aveva
letto quel terrore
sin dalla prima volta che l’aveva rivista, quando si era
appoggiata completamente
al petto di Draco, barcollante per le emozioni intense della sera prima.
Le mise una mano
sulla spalla. Così, semplicemente,
istintivamente, sinceramente. La riccia si girò e gli
rivolse uno sguardo
sorpreso. Lui le sorrise. Un sorriso caldo, amichevole, vero. Un
sorriso che
Hermione apprezzò molto, e che ricambiò.
*****
<<
Fatemi capire, quindi oltre al lago questo
Chateau Malfoy ha anche un
maneggio?!
>> esclamò Hermione con un filo di voce a
causa dello stupore.
Ma
perché i Malfoy dovevano fare sempre tutto così
in grande? Si ricordava benissimo la Villa dei genitori del biondastro,
che non
era niente male: giardino con pavoni, stanze arredate con pezzi di
antiquariato
antichi e lussuosi, giganteschi lampadari di cristallo, saloni per
ricevimenti,
segrete da far invidia al Tribunale
dell’Inquisizione… ma lo Chateau era mille
volte più immenso! Solo nei giorni seguenti si sarebbe resa
conto di quanto…
<<
Già, ed è davvero un gran bel maneggio.
>> confermò Daphne avanzando verso le stalle.
I box per i
cavalli erano piuttosto grandi, tutti
pavimentati da un cemento ricoperto di fieno. Ce n’erano
molti, ma la maggior
parte erano vuoti. C’erano sei cavalli:
un’aggraziata giumenta bianca, una
splendida cavalla color biondo panna, un bel baio marrone scuro, un
massiccio
destriero grigio perla, una sublime cavalcatura miele-rossiccio, un
superbo
stallone nero.
<<
Appartengono tutti a Draco, ma ce li ha
regalati. >> continuò a spiegare Pansy,
prendendola per mano e guidandola
verso i box. << Il cavallo grigio è di Blaise,
Daphne cavalca sempre
quella femmina rossiccia infondo. Theo ogni tanto viene qui con Astoria
e
stanno sempre sul baio, tutti e due insieme. La mia preferita
è quella bionda,
mentre la cavalla bianca è ancora vagante. Il meraviglioso
stallone nero invece
è il compagno inseparabile del nostro biondastro preferito.
>> concluse
la ragazza rivolgendo un sorriso al giovane chiamato in causa.
Draco le rivolse
un ghigno ammiccante mentre
prendeva la sella e le briglie del suo cavallo per poi avviarsi alla
stalla.
Hermione lo
guardò sparire oltre la porticina di
legno, curiosa, e lo seguì in punta di piedi. Se ne stette
in piedi in
silenzio, seminascosta dallo stipite dell’ingresso, ad
osservare il biondino
che sistemava il suo destriero.
Il bel Malfoy
stava accarezzando affettuosamente il
muso dello stallone, che aveva socchiuso gli occhi per godersi meglio
le
coccole. Poi il ragazzo prese un oggetto di tessuto morbido e lo mise
sulla
groppa dell’animale. Assomigliava a una sella, ma non era
sagomata: sembrava
avere dei rinforzi sui lati, in modo da adattarsi alla schiena della
cavalcatura, ma a parte quello non c’era nessun altro
elemento rigido. Sotto era
imbottita da uno strato di tessuto più morbido, in modo che
non facesse male al
cavallo, ed era tenuta salda grazie a una pettorina di cuoio che si
legava
sotto la pancia. Poi Draco gli mise il morso in bocca, facendo passare
le
briglia oltre le orecchie attente mentre il cavallo mangiava la
zolletta di
zucchero che gli stava offrendo con la mano libera.
Hermione
uscì, silenziosa e invisibile com’era
entrata. Le aveva fatto uno strano effetto vedere Malfoy
così premuroso con una
cosa diversa dal suo riflesso. Era un lato che non aveva mai
conosciuto, ma un
lato che le… piaceva.
<<
Sorpresa? >> le chiese Daphne all’improvviso,
richiamandola dai suoi pensieri.
Evidentemente
aveva intuito tutto dall’espressione
perplessa che le si doveva essere dipinta sul volto. Com’era
possibile che le
Serpi riuscissero a leggerla con tanta facilità.
<<
Non l’avevo mai visto così. >> si
giustificò.
La bionda
scrollò le spalle. << In realtà non
l’ho visto così per molto tempo nemmeno io. Da
quando è morto suo nonno si è
chiuso molto, la sua situazione a casa è sempre stata
difficile. In questi
ultimi anni sembra essere più tornato il bambino di un
tempo. >>
Hermione
annuì, colpita, e alzò gli occhi
sull’amica.
Era a cavallo di una giumenta color castano rosso, ben dritta con la
schiena, i
capelli voluminosi legati in una coda. Portava stivali alti al
ginocchio, pantaloni
aderenti e una camicetta con gilet, e un paio di guanti.
<<
Sembri una professionista. >> le
disse sincera, anche se un po’ invidiosa: magari fosse stata
in grado di
cavalcare!
L’altra
le sorrise. In quel mentre le raggiunsero
anche Blaise e Pansy, già in groppa ai loro destrieri. Draco
invece non era
ancora montato in sella e li seguiva a piedi.
<<
Come mai le selle sono fatte così? >>
domandò, notando che tutti i cavalli avevano la stessa
strana imbottitura che
aveva visto mettere allo stallone nero.
<<
È una sella particolare, ideata da mio
nonno. >> rispose il biondo avvicinandolesi.
<< La usiamo più per
comodità che per bisogno, dato che tutti noi sappiamo
cavalcare senza. >>
<<
Wow. >> fu il solo commento che la
ragazza riuscì ad articolare, ancora persa nei suoi pensieri.
<<
Monta. >>
A quel comando,
la ragazza sembrò rianimarsi. <<
EH?! >>
Il Principe
delle Serpi la stava guardando
ghignante, in segno di sfida.
<<
No no no, neanche per idea. >>
insistè la riccia scuotendo vigorosamente il capo.
<< Io non so mica
andare a cavallo! >>
<<
Ed è per questo che sarai con il miglior
fantino in circolazione. >> ribattè il
biondino, cogliendo subito l’opportunità
di vantarsi.
Hermione
sentì una fitta d’insofferenza prenderle il
petto. Proprio non lo sopportava quando faceva l’arrogante!
<<
E allora perché Blaise non mi ha chiesto di
salire con lui? >> frecciò pungente, lo
sguardo battagliero.
Le altre tre
Serpi cominciarono a ridere a
crepapelle, ma gli occhi di Draco rimasero fissi in quelli della
ragazza. Due specchi
di ghiaccio incendiati da circa un migliaglio di sentimenti.
La Grifondoro
non si sognò nemmeno di abbassare lo
sguardo, baluginante di qualche piccola, timida ma esistente, pagliuzza
dorata.
Il biondo
esultò tra sé e sé e sorrise. Sorrise
davvero, con simpatia. << Senti Granger, ci servono i
cavalli per
arrivare alla tua prossima sorpresa, quindi o monti con me o vai a
piedi.
>>
Blaise
sogghignò.
La riccia
sbuffò, ma annuì. Non che non avesse
considerato l’idea di andare a piedi, ma si era ricordata di
quanto potessero
essere estesi i possedimenti di Chateau Malfoy. Meglio non sfidare la
sorte!
Draco
l’aiutò a mettersi in sella a Blake, lo
stallone nero, poi salì a sua volta e diede un leggero
colpetto alle redini.
Hermione ci mise
un attimo ad abituarsi all’andatura,
ma doveva ammettere che le piaceva. << Non è
così male. >>
Il biondo
ghignò perfido. Cercò lo sguardo dei suoi
degni compari, che annuirono. Il resto avvenne in un secondo:
passò un braccio
attorno ai fianchi snelli della ragazza, si piegò
leggermente in avanti e diede
un altro colpo alle briglie, lanciando il cavallo al galoppo. Quella
lanciò un
grido di sopresa, che però si perse nel vento.
*****
Ben dieci minuti
di corsa sfrenata più tardi, Draco
tirò leggermente le redini e Blake cominciò a
rallentare.
Quando il trotto
si fu stabilizzato, Hermione riuscì
ad aprire gli occhi. DANNATISSIMA SERPE! Le aveva quasi fatto venire un
infarto
con quella sua bravata da esibizionista. E la cosa peggiore era che le
era pure
piaciuto! Il vento in faccia, delicato ma deciso, i muscoli del cavallo
che si
contraevano e si tendevano sotto di lei, il paesaggio sfocato della
campagna
che correva come acqua sotto i suoi occhi, il braccio di Malfoy che la
stringeva
e la rassicurava dolcemente...
ALT! Rewind,
please. Che diamine sighificava “il
braccio di Malfoy che la stringeva e la rassicurava
dolcemente”?! Ecco, era impazzita. Non
c’era altra spiegazione che avesse
una logica di senso compiuto.
Alla fine il
cavallo si arrestò del tutto, e Draco
l’aiutò
a scendere. Blaise le si avvicinò e le porse una benda di
velluto blu.
<<
Mettitela sugli occhi. >> le disse
sorridendo, come se le stesse semplicemente proponendo di giocare a
mosca
cieca.
<<
EH?! >> ma che era, il giorno delle
follie? Quelli erano completamente andati… ecco cosa
succedeva a vivere come
sorci nei Sotterranei di Hogwarts per sette anni!
Blaise rise: la
Granger era davvero una persona
divertente. Ma loro le dovevano fare quella sorpresa a tutti i costi,
altrimenti l’intero espediente della cavalcata sarebbe andato
a monte. <<
Dai Herm, mettila e basta. >>
La riccia lo
guardò dubbiosa, poi acconsentì. Ben sapendo
che se ne sarebbe pentita entro trenta secondi. “Quanto si
sbaglia…” pensò il
moro. “Se ne pentirà tra molto meno!”
Hermione si
sentì prendere per i fianchi e guidare
in avanti, quindi cercò di camminare pian piano, mettendo un
piede davanti all’altro
il più cautamente possibile per evitare di esibirsi in una
bella caduta. Poi venne
fatta sedere su qualcosa di lungo e sottile, ma prima che potesse
realizzare
quello che stava succedendo il terreno le mancò da sotto i
piedi e il vento si
portò via la benda che le copriva gli occhi. Urlò.
Draco, dietro di
lei, cominciò a ridere a
crepapelle.
<<
DANNATISSIMO FURETTO PLATINATO! >>
stava strillando intanto la ragazza, le palpebre serrate per non
guardare giù.
<< COME, COME ACCIDENTI TI VIENE IN MENTE DI METTERMI SU
UNA SCOPA DA
CORSA?! GIA’ A MOMENTI MI VIENE UN INFARTO AD ANDARE AL
GALOPPO, FIGURIAMOCI
VOLARE! MA TI SEI AMMATTITO? IO__ >>
<<
Granger, perché non ti tappi quella
boccaccia? >> la interruppe il biondino, visibilmente
divertito dalla
situazione.
SADICO! Lei
aveva sempre avuto una dannatissima
paura di volare, lo sapevano tutti. E lui rideva!
<<
Non mi piace volare, io ho bisogno di
sentire la terra sotto i piedi! >> ribattè
offesa, ma per niente calma.
<<
È proprio per questo che ti abbiamo fatto
provare il galoppo prima. Se sei sopravvissuta a Blake non avrai
problemi con
la mia Nimbus. >> sbuffò il ragazzo facendo
l’esasperato, ma in realtà si
stava divertendo un mondo: adorava volare.
<<
Ah, quindi l’avevate pure calcolato?
>> sputò Hermione indignata. <<
Serpi che siete! >>
<<
Grazie, modestamente. >> la prese in
giro lui. << Invece di fare tutte ‘ste scene,
perché non provi ad aprire
gli occhi? >>
“Fossi
matta!” pensò. In quel momento però
altre
voci, altre risate, entrarono alla sua portata d’orecchio e
la curiosità
cominciò a roderle il cuore. “Magari solo una
sbirciatina…”
Hermione
aprì gli occhi. E fu l’incanto: rimase a
bocca aperta, con il respiro sospeso, con gli occhi sgranati a rimirare
la
meraviglia che si estendeva davanti a lei.
Il paesaggio che
regnava era stupendo: il sole
morente accendeva il cielo di un tramonto infuocato che colorava di
rosa le
nuvole vaporose e di arancio le acque increspate del lago; da un lato
l’orizzonte
era completamente libero, l’aria limpida che lasciava vedere
lontano, mentre
dall’altra parte si addensavano nubi temporalesche. Eppure
anch’esse erano uno
spettacolo stupendo: in contraso con l’ombra portata dalla
pioggia, grazie all’altezza
poteva vedere il cielo rosseggiante sopra lo strato di nuvole nere,
mentre
dentro di esse saettavano fulmini; il rombo dei tuoni le arrivava
attutito da
lontano, come una minaccia e una promessa insieme.
<<
È… bellissimo… >>
mormorò, le lacrime
agli occhi per l’insopportabilità di un tale
splendore.
Avvertì
Draco annure tra i suoi capelli.
ANGOLETTO!
Piaciuto?
Spero proprio di sì! Sapete, la parte finale con la
descrizione del cielo visto
dall’alto è uno spettacolo che ho avuto
l’onore di ammirare per davvero… mi
stavo addirittura commuovendo mentre lo descrivevo! Secondo voi sono
uscita
troppo di personaggio con Draco? Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 10 *** Angel ***
E
rieccomi! Anche stavolta abbastanza puntuale… sapete, il
capitolo mi è venuto
giù in due serate, ieri e oggi! E io che temevo di essere in
ritardo… è un
pezzo molto dolce a mio parere, dove mi sono inventata
l’interno dello Chateau.
È stato divertente dai. Non sarà molto lungo, ma
secondo me è più che sufficiente.
Spero che vi piaccia!
anna96: Draco dice
che se glielo chiedi con servilismo ci fa una pensata per quanto
riguarda le
lezioni a cavallo! Ti regalo uno spoiler: nel capitolo dopo questo ci
saranno
lezioni di tiro con l’arco! Sono strafelice che ti sia
piaciuta la descrizione
finale, è molto importante per me.
Tanny: che bello,
quanti complimenti… grazie! Ti accontento e ti rivelo uno
spoiler: Harry e Ron
torneranno in gioco, prima l’uno e poi l’altro.
Sono curiosa di sapere cosa ne
penserai… sono contenta di non aver deluso le tue
aspettativa sulla giornata
Serpeverde, io mi fido moltissimo del tuo giudizio! Grazie ancora per i
tanti
complimenti, anche se la mia parte più umile non crede di
meritarne tanti… sei
così buona! Sono davvero onorata di avere la tua ammirazione
e di emozionarti
tanto. Bacio!
francydenis: grazie,
che gentile! Sono contenta, e spero che ti piaccia anche questo!
-
Angel
Hermione
varcò il portone dello Chateau con un’aria
sognante, gli occhi ancora pieni di stelle per lo spettacolo che
l’aveva
completamente conquistata poche ore prima.
<<
Qualcosa mi dice che volare non le è
dispiaciuto poi tanto. >> commentò Daphne
sorridente, rivolgendole
un’occhiata in tralice.
Pansy sorrise in
risposta al commento, furba.
<<
Bene. >> proferì Blaise battendo le
mani sonoramente, così da addossarsi l’attenzione
di tutti. << Adesso noi
andiamo. Herm, Draco ti farà vedere il resto della casa e la
tua stanza.
>>
La riccia cadde
dalle nuvole in quel preciso
momento, come se la bolla di ammorbidente in cui si era sentita
avvolgere fosse
scoppiata di colpo. Avrebbe dovuto passare una notte con Malfoy, da
sola?
Cos’era, uno scherzo di pessimo gusto?!
<<
Sai, noi dobbiamo tornare a casa a
sistemare un sacco di roba. La chiamata di Draco è arrivata
così inaspettata
che abbiamo ancora tutto sottosopra… >> le
spiegò Pansy con
un’espressione angelica dipinta sul viso, le mani
attorcigliate innocentemente
dietro la schiena in segno di contrizione.
<<
Comunque tranquilla, saremo di ritorno per
domattina. >> la rassicurò Daphne.
<< Draco ti mostrerà un po’ la
casa, la tua stanza e poi tutti a nanna. >>
<<
Semplice e indolore. >> rincarò
Blaise, e intanto accompagnava le due amiche Serpi alla porta.
<< Non
scannatevi, ci vediamo domani! >>
Poi i grandi
battenti di legno si chiusero con uno
schianto felpato.
Draco ed
Hermione si guardarono.
La ragazza si
morse il labbro, combattuta. Non
sapeva mai cosa potersi aspettare da quel furetto scaltro…
chissà come riusciva
sempre a tirare fuori un asso dalla manica, e la sorprendeva tutte le
volte.
Inoltre sembrava soffrire di perdite della memoria, dato che cambiava
comportamento come se l’attimo prima non fosse mai nemmeno
esistito.
Il giovane
guardò l’incertezza dipingersi sul bel
volto fine di lei e alzò un sopracciglio, divertito. Prima
di tutto, il suo
piano stava andando bene ed era stato un vero spasso il tempo che aveva
trascorso con quella ragazza dai capelli morbidi e ribelli. Secondo,
non vedeva
l’ora che cominciasse la seconda parte… i suoi
amici avevano ragione: aveva un
secondo fine. Magari non ben definito, d’accordo, ma ci
sarebbe stato. Tese la
mano.
<<
Allora Granger, ti va di vedere la mia…
umile dimora? >> le chiese, ghignando sornione.
Hermione, dal
canto suo, tirò fuori la sua
espressione più pungente. << Modesto come
sempre, vedo. >> frecciò,
e gli prese la mano.
Il ghigno del
Principe delle Serpi si accentuò.
I due si
avviarono verso la scalinata centrale, i
loro sguardi intrecciati in una battaglia senza esclusione di colpi.
<<
Ti mostrerò solo le stanze principali.
>> le disse il biondino. << Il resto della
casa lo scoprirai con
Pansy e Daphne domani. Oggi abbiamo avuto una giornata dura.
>>
La ragazza
annuì, sentendosi stanca, e si lasciò
condurre dalla sua guida.
Presto
arrivarono in cima alla scalinata, da dove
partivano tre corridoi diversi: uno a destra, uno a sinistra, e uno
dritto
davanti che portava a un’altra rampa di scale.
<<
Saliremo ancora più tardi: da quella parte
si va alle camere, e ci sono un altro paio di sale che ti voglio far
vedere
prima. >> le disse Draco, guidandola con sé a
destra.
Il corridoio era
largo e ben illuminato, delimitato
da un corrimano che si costruiva a balconata lasciando così
la vista sul grande
salone del piano di sotto. Il lato della parete era ornato di tanti
quadri, che
però non erano ritratti pomposi di qualche nobile antenato:
c’erano invece
grandi dipinti di paesaggi, pennellati con talmente tanta cura da
sembrare
reali, a un passo da loro, come se fosse un passaggio tra due mondi.
<<
Mio nonno ha sempre avuto la passione per i
viaggi. >> spiegò il ragazzo, accorgendosi
dello sguardo meravigliato
della sua ospite. << Però è sempre
stato costretto a una vita di banca,
come diceva lui, e non ha mai potuto visitare il mondo alla sua
maniera. Perciò
collezionava quadri, e devo confessare che anche io li amo molto.
>>
Draco sorrise,
non visto.
**inizio flashback**
<<
Un’altra nonno, un’altra! >>
implorò un tenero bambino biondo, tirando
insistentemente la tunica di un signore anziano che era seduto sul
pavimento a
gambe incrociate.
<<
Ma come
un’altra?! >> rise quello. << Mio
piccolo Draco, ormai è ora di
andare a letto. >>
<<
Ti prego,
nonno! >> e qui il bambino tirò fuori la sua
arma preferita: gli occhioni
da cucciolotto abbandonato!
Il vecchietto
sorrise divertito. << E va bene. L’ultima
però! >>
Draco
annuì e
battè le mani, tutto contento. Il nonno sollevò
il nipotino e se lo fece
rannicchiare sulle ginocchia, poi cominciò a raccontargli la
storia che quel
quadro di cielo stellato gli stava ispirando.
<<
C’era
una volta… >>
**fine flashback**
Il biondo Malfoy
si riscosse quando sentì i passi di
Hermione arrestarsi di colpo.
<<
Questi quadri sono meravigliosi. >>
esalò incantata ad ammirare il dipinto di un cielo stellato,
così bello da
sembrare un brandello di notte strappato direttamente dalla volta
celeste.
<<
Sono d’accordo. >> annuì lui, la
nostalgia che gli stringeva il cuore in una morsa. Mise una mano sulla
spalla
della ragazza per ersortarla a continuare. << La porta
là in fondo
conduce alle cucine. Conoscendoti ho pensato che ti avrebbe fatto
piacere
saperlo, in caso ti venisse un attacco di fame notturno!
>>
La ragazza gli
piantò una gomitata pungente tra le
costole, fingendosi indispettita.
Una piccola
risata scappò a entrambi, segno che
l’atmosfera stava cominciando a sciogliersi.
Poi i due fecero
dietrofront, e stavolta imboccarono
il corridoio di sinistra. La porta in fondo era di pioppo, e dava su
una specie
di grande palestra. Hermione entrò, curiosa.
<<
È una specie di sala di allenamento, se
vogliamo essere generici. >> le stava spiegando il
biondino mentre lei si
guardava intorno. << Ci veniamo ad allenare qui, sia con
gli incantesimo
che con l’arco. >>
La riccia rise
tra sé e sé. << Sai cavalcare,
tiri con l’arco… attento Furetto, ti si potrebbe
scambiare per il Principe
Azzurro! >>
Draco la
guardò un secondo, poi si mise a ridere. Una
risata allegra, sincera, libera. Hermione non l’aveva mai
visto ridere così.
Anzi, non l’aveva mai visto ridere e
basta. Era molto più… umano, quando
rideva.
<<
Scusa Granger, ma l’unico titolo che sono
disposto ad accettare è quello di Principe delle Serpi.
>> le disse
ancora sghignazzando, e lei non potè fare a meno di ridere a
sua volta.
<<
Magari uno di questi giorni mi insegni?
>> gli chise la riccia mentre tornavano alle scale e
cominciavano a
salire.
<<
Certo. >> annuì lui. << Sai
è
una valvola di sfogo fantastica. Frustrante all’inizio, lo
ammetto, ma poi
migliori e ci prendi gusto. >>
Si fermarono poi
di fronte a una stanza, che stava a
due porte dalla scalinata. Hermione mise una mano sulla porta e,
incoraggiata
da un cenno affermativo del biondo, entrò. E rimase senza
fiato.
La camera era
una reggia in miniatura. Il pavimento
era ricoperto da pregiata moquette color crema, dall’aspetto
sofficissimo. Le
tende erano a due veli: uno strato pesante, color porpora, e uno
più leggero di
un chiaro tono di panna. L’armadio, il cassettone, la
scrivania, il comodino e
le assi erano tutti in un legno caldo sfumato da venature rossastre.
Una porta
a vetri dava sul balcone, mentre una bianca incastonata in una delle
pareti
conduceva al bagno. Ma la parte in assoluto più lussuosa era
il letto: a
baldacchino, con un doppio strato di tende, dalle coperte in raso di un
rovente
color vinaccia. Sulle coperte erano posata un valigia. E poi, ai piedi
del
letto, c’era una cuccia.
Hermione, con la
meraviglia ancora dipinta sulle
labbra piccole e piene, si diresse con delicatezza verso la cuccia. Un
tenerissimo
gattino color champagne era rannicchiato tra i cuscini blu zaffiro,
ronfando
della grossa. Eppure, quando la ragazza si inginocchiò di
fronte ad esso,
socchiuse impercettibilmente un occhio.
<<
Come mai c’è un’adorabile palla di pelo
in
camera mia? >> chiese la riccia, gli occhi grandi e
luccicanti di
pagliuzze dorate.
Draco sorrise,
rallegrato da quelle scaglie d’oro
puro che baluginavano in quelle iridi castane. << Ti
stava aspettando. L’ho
trovato ieri sera che gironzolava accanto alla stalla di Blake e ho
pensato che
ti avrebbe tirato su il morale dopo quello sfogo. >>
<<
Come hai fatto a sapere che ho avuto uno
sfogo prima di questa mattina? >> chiese Hermione
immediatamente, dando
prova della sua ancora impressionante scaltrezza. Le ci volle un
secondo per
rispondersi da sola: probabilmente a cantare i fatti suoi era stata la
stessa
persona che si era premurata di andare a casa sua, prepararle le valgie
e
metterle in bella vista sul letto a baldacchino. <<
Pansy. >>
Il biondo
annuì e ghignò, poi si andò a sedere
sulla
moquette accanto a lei. << Il micio è tuo,
puoi mettergli il nome che
vuoi. Ti posso far fare collare e medaglietta entro domani.
>>
Hermione gli
rivolse un sorriso di gratitudine
mozzafiato, poi riportò la sua attenzione sul tenerissimo
gattino che stava
sfregando la testolina contro la sua mano, in cerca di coccole. Il pelo
era di
un invitante color champagne, soffice e lucente come seta. La coda
alta,
piegata a punto interrogativo, che aleggiava morbidamente
nell’aria in segno di
tranquillità. Il gatto sollevò il musetto e
spalancò gli occhi, piantando uno
sguardo furbo in quello della padrona. I suoi occhi grandi, espressivi,
di un
blu elettrico stupendo, la riempirono di meraviglia.
<<
Angel.
>> soffiò la ragazza senza distogliere lo
sguardo da quelle iridi feline.
<< Questo bel micino si chiamerà Angel.
>>
Draco
annuì e sorriso, incantato dall’espressione di
gioia pura che irradiava il viso della bella Grifondoro.
ANGOLETTO!
Allora??
Confesso, l’idea di Draco che regala un gatto a Herm mi
frulla in testa dall’inizio
della storia, anche se ho sempre voluto metterla giù in
maniera diversa… però
non stava con gli sviluppi imprevisti degli ultimi capitoli!
L’idea originale
prevedeva Hermione che si alza una domenica mattina e si trova il gatto
in una
cesta sulla porta di casa, come regalo anonimo. Ma poi ho pensato che
lei è
troppo intelligente per non capire, anche se magari dopo un
po’, chi gliel’avesse
mandato. Ho paura che Draco risulti un po’ troppo OOC. Boh,
non so… spero che
vi piaccia anche così! Commentino?
Clarisse
|
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Capitolo 11 *** My magic... is back! ***
WAAAA
com’è difficile essere puntuale con lo studio di
mezzo… che ritado!!! Chiedo
umilmente perdono… sono state due settimane folli, ma la
buona notizia è che
sto andando meglio a scuola! ^o^! Sarò sincera, questo
capitolo è venuto giù
interamente oggi e ieri: mi è venuto così, ed
è un completo fuori programma!
Poi mi fate sapere? E soprattutto, mi perdonate il ritardo?
anna96: grazie, sono
contenta che la reggia ti sia piaciuta! Abbiamo visto solo gli ambienti
di
passaggio, descriverò altre sale quando arriveremo alla
festa di Natale. Il micio
in realtà ha tutto un secondo fine, come vedrai in questo
capitolo… spero che
ti piacerà! Mille grazie per i complimenti!
Lovy91: ecco
finalmente il continuo! Grazie mille per i complimenti, ho apprezzato
molto. Sono
contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto!
Tanny: ciaooo! Che bella
la tua ultima recensione, mi ha resa felicissima! Ti prego, non odiarmi
per il
ritardo ma proprio non ho potuto fare prima... non veniva
giù! E questo è un
capitolo molto importante, segna il punto culminante di una sequenza
fondamentale, e volevo essere sicura di averlo fatto bene…
dai, mi farai
sapere! Sì, Draco sta cadendo anche lui nella trappola che
ha costruito con le
sue stesse mani, solo che ancora non c’è arrivato!
Herm adora lo Chateau, sente
molto la differenza con il suo piccolo appartamento. Come darle torto?!
Sono contenta
che il micio ti piaccia, in realtà sia gatto che nome sono
tutti un programma…
parte di esso si realizzerà in questo capitolo, per il resto
dovrai aspettare. Ma
non dico altro! Grazie mille per tutti i complimenti, sappi che ogni
volta che
vedo il tuo nome tra le recensioni penso: “waaa che bello, ha
commentato!”. Mi raccomando
fammi sapere che pensi anche di questo! Bacio.
BabyPrincess: ecco
il prossimo capitolo, scusa per l’attesa! Sono contenta che
tu sia rimasta
soddisfatta dal capitolo e dalla storia ^o^
francydenis:
purtroppo l’aggiornamento non è arrivato tanto
presto, ma è arrivato! Sono contenta
di darti tante emozioni, davvero. Grazie mille per avermelo fatto
sapere, mi dà
una grande soddisfazione! Spero che anche questo capitolo ti faccia
sognare.
My magic… is back!
<<
Daph, da quando Draco regala gatti?
>> chiese una voce femminile con tono cospiratore.
<<
Non lo so Pan… non me l’aspettavo. Mi
aspettavo che le saltasse addosso! >> replicò
un’altra voce, a cui seguì
il sibilo di una freccia che fendeva l’aria.
Il dardo
tagliò l’aria al suo passaggio, ma andò
a
conficcarsi solo in un angolo del bersaglio. La bionda
sbuffò e si rimise
elegantemente un ciuffo ondulato dietro all’orecchio.
<<
Se non lo conoscessi, potrei benissimo
credere nell’assenza di fini distorti. >>
replicò l’altra mentre
bilanciava l’arco. << Ma dato che lo conosco,
mi rifiuto di credere che
sia diventato un amore tutto in una volta! >>
Anche il tiro di
Pansy si rivelò un fiasco: la
freccia s’incastonò fuori dai cerchi disegnati. Le
due ragazze si scambiarono
uno sguardo esasperato. Oh, se erano negate con il tiro con
l’arco che ci
potevano fare?! Riempire degli innocenti bersagli di dardi appuntiti
non era il
loro hobby preferito, e allora? Le due amiche provarono a incoccare un
altro
colpo, ma riuscirno solo a trafiggere il cerchio più
esterno, quello giallo.
<<
Ma siete un disastro! >> le prese in
giro Blaise, comparendo improvvisamente alle loro spalle.
Pansy
sobbalzò e cercò di ignorarlo, mentre la
bionda si accigliò. Fallire era una cosa che le Serpi
facevano molta fatica a
mettere da parte…
<<
Come se tu potessi fare di meglio. >>
soffiò acida.
<<
Io posso fare MOLTO meglio. >> ribattè
il moro senza staccare il loro sguardi mentre si lanciavano la sfida.
Poi si
concentrò sulla freccia, bilanciò
l’arco, tese la corda… e lasciò. Il
dardo
partì diretto e andò a incastonarsi nel cerchio
arancione del bersaglio.
<<
Ha! >> esultò, chiaramente fiero di
sé stesso.
<<
Non hai fatto poi tanto meglio. >> lo
riprese la bionda, imbronciata.
Blaise stava per
rispondere, ma un rumore secco lo
distrasse. Guardò verso il bersaglio e vide una freccia
dalle piume argentee
conficcata nel mezzo del cerchio rosso. Un centro perfetto.
<<
Sai Blaise, non dovresti vantarti quando
c’è qualcuno migliore di te a portata
d’orecchio. >>
Eccolo
là, appoggiato allo stipite della porta con
nonchalance, l’arco in mano e un ghigno mozzafiato dipinto
sul viso affilato e
sottile. Il Principe delle Serpi aveva fatto il suo ingresso.
Hermione li
guardò, divertita, e sorrise. Le faceva
ancora strano vedere i suoi nemici di sempre compiere gesti
così spontanei e
semplici. Era tanto tempo che lei non scherzava più
così, dato che non aveva
più avuto nessuno con cui scherzare.
Il sorrise le
tremò sulle labbra. La ragazza si
portò un riccio dietro l’orecchio, stizzita. Si
riconcentrò sul bersaglio di
fronte a lei e mirò con cura, poi tese la corda.
Lasciò.
La freccia fece
due metri di parabola discendente e
cozzò contro il pavimento, a quattro passi di distanza
dall’obiettivo.
Gemette. Ma come
diavolo si faceva a usare
quell’affare?! Maledizione a lei che si era fatta convincere
a venire a provare
“un antica disciplina tipica della famiglia
Malfoy”… perché non se n’era
rimasta a leggere un libro e coccolare il suo nuovo gatto?
<<
Serve una mano? >> le chiese Daphne
posandole una mano sulla spalla. << Sai, anche io avevo
quella stessa
espressione afflitta all’inizio. >>
<<
Guarda che quella faccia la fai ancora!
>> le ricordò Blaise mentre mandava un altro
dardo a conficcarsi nel
cerchio arancio.
La bionda lo
ignorò deliberatamente e si concentrò
su Hermione.
<<
Allora, prima di tutto devi tenere i gomiti
un po’ più in alto. >> le
suggerì gentile. << Inoltre divarica le
gambe ma tieni il peso al centro: ti aiuterà a sentirti
più sicura. >>
La riccia
annuì e seguì i consigli, ma il tiro
migliorò di poco. Sbuffò sonoramente, e
l’amica rise dolcemente.
<<
Dai, non ti preoccupare. >> le disse
Pansy aggregandosi. << Devi solo esercitarti. E poi non
dai abbastanza
potenza alla freccia… devi portarti le piumette a sfiorare
le labbra. >>
<<
Non ci riesco, la corda è troppo dura.
>> protestò Hermione, e lasciò
cadere l’arco.
Si era stufata
di star lì a fare la figura della
cretina. Tanto non ci riusciva, era troppo debole… a che
vantaggio continuare a
esercitarsi in qualcosa dove chiaramente non aveva
possibilità? In quel
momento, l’occhio le cadde su Draco.
Il biondo se ne
stava in posizione eretta, la
schiena dritta come un fuso e i piedi ben piantati per terra. Teneva
l’arco con
una mano sola e misurava con lo sguardo la distanza dal bersaglio. Il
braccio
destro salì alla faretra e vi pescò una freccia,
che incoccò subito con un
elegante movimento fluido. Sollevò l’arco davanti
a sé e cominciò a tendere la
corda, finchè le piume seriche del dardo non arrivarono a
sfiorargli la labbra
sottili e perfette; nel mentre, i muscoli delle braccia guizzarono
nello
sforzo. Prese la mira accuratamente, poi chiuse gli occhi e
respirò
profondamente. All’improvviso la mascella si tese e un
ringhio impercettibile
gli scivolò dalle labbra. Aprì gli occhi di
scatto e espirò, mentre la freccia
partiva fulminea dall’arco. Tagliò
l’aria con forza e andò a conficcarsi esattamente
nel centro del bersaglio.
Il ragazzo
ghignò tra sé e sé, notevolmente
soddisfatto.
<<
Ti piacerebbe imparare a tirare così,
Granger? >> chiese all’improvviso, girandosi a
guardare la ragazza.
Hermione
sobbalzò, bruscamente riportata alla realtà
dalla domanda. Adesso era tornato gentile?
<<
Ma dici a me? >> gli chiese,
completamente sorpresa.
Il biondo
ridacchiò. << No, dicevo al gatto.
>>
Lei
s’imbronciò leggermente, assottigliando gli
occhi e stringendo le labbra. Dentro le iridi ardeva
l’indignazione, dorata e
guizzante come un fuoco, e il ragazzo non potè che
compiacersene.
<<
Grazie, ma non credo che tu mi possa
aiutare. >> ribattè Hermione stizzita, e si
volse per tornare al suo
bersaglio.
Chi si credeva
di essere? Non le piaceva averlo intorno
quando faceva lo sbruffone. Si posizionò come le aveva
suggerito Daphne e
imbracciò l’arco. Cominciò a tendere la
corda, ma subito ne sentì la
resistenza.
Non ce la
faceva. Non era abbastanza forte.
Stava per
arrendersi quando una mano si posò sul suo
polso, mentre un braccio le circondò la vita con decisione.
Hermione si voltò,
sorpresa, e si trovò a un soffio dal viso di Draco. Quello
non disse niente, ma
fece una pressione leggera sul suo braccio mentre l’aiutava a
tendere la corda.
La sua spalla, che le premeva contro la schiena, la manteneva dritta e
salda.
Le piumette della freccia arrivarono sfiorarle le labbra.
<<
Ti aiuto io con la corda, tu concentrati
sul bersaglio. >> le mormorò il ragazzo
accanto all’orecchio. <<
Non pensare alla faccia di Weasley, immaginarti di ucciderlo non ti
farà
sentire meglio e non ti aiuterà a far centro.
>>
La riccia
sobbalzò impercettibilmente. Come cavolo
faceva a sapere che pensava a Ron ogni volta che tirava? Draco non
diede segno
di averlo notato e continuò a darle consigli mentre
l’aiutava con l’arco. La
sua voce aveva un moto dolce, carezzevole, e Hermione
cominciò a perdervisi.
<<
Chiudi gli occhi. Devi concentrarti sulla
rabbia: immagina di immagazzinarla tutta nella tensione della corda.
>>
Istintivamente,
nella mente della ragazza si
visualizzò una sfera di colore cupo, pulsante, in
corrispondenza del cuore.
Quella sfera di energia cominciò a scivolarle dal petto
lungo il braccio, fino
a passare dalla punta delle dita alla corda dell’arco.
<<
Ora trasferisci la rabbia nella freccia,
poi respira. >>
Sentì
la corda vibrarle tra le dita mentre la sua
ira si riversava nella punta affilata del dardo. Si riempì i
polmoni
lentamente, godendosi la sensazione del torace che si gonfiava di vita,
poi
espirò. E le sembrò di aver espulso anche
quell’ultimo anelito di rabbia che
aveva dentro.
<<
Adesso apri gli occhi e mira, senza fretta.
>>
Spalancò
di scatto gli occhi castani, rilucevanti di
pagliuzze dorate che vi fluttuavano placide. Lo sguardo luccicante si
focalizzò
sul centro del bersaglio, rosso… un rosso che non si
trasformò nella chioma
fiammante di Ronald Weasley. E non tremò di furia e dolore.
<<
Tira. >>
La freccia
partì sicura e veloce, fendendo l’aria
con un sibilo d’ira. Si udì un suono secco,
deciso: la punta affilata si
conficcò con forza nel centro perfetto del bersaglio,
trapassandolo da parte a
parte.
Daphne, Blaise e
Pansy erano ammutoliti.
<<
Sapevo che ce la potevi fare. >> le
soffiò Draco all’orecchio, evidentemente fiero di
lei.
Hermione
arrossì leggermente al suono della sua voce
calda contro la pelle, ma gli occhi erano ancora incatenati
all’esito del suo
tiro.
<<
Mi spiace per il bersaglio. >> mugolò
sincera. << Non volevo forarlo… se vuoi te lo
ripago. >>
Il rampollo di
casa Malfoy scosse la testa. <<
Non ci pensare. È il genere di cose che si riparano con una
bacchetta magica.
>>
Quelle parole
rimestarono qualcosa dentro il petto
della riccia. Un’onda strana, indefinibile, travolse il suo
cuore sommergendolo
in una morsa di struggimento, una nostalgia non bene identificabile.
Non voleva
quei sentimenti…
<<
Mi aiuti a tirare ancora? >> domandò
speranzosa.
Il biondo la
squadrò per bene, gli occhi di ghiacciò
che la scrutavano implacabili. Infine sentenziò:
<< Non puoi continuare
vestita così, rischi di rovinarti gli abiti. Mettiti dei
jeans più aderenti e
una maglia che lasci scoperte le braccia, poi torna che andiamo avanti.
>>
E le sorrise.
Hermione ricambiò, e gli occhi
scintillarono d’oro. Uscì di corsa dalla sala di
allenamento, con la gioia dipinta
sul viso. Era incredibile quanto si sentisse bene: era da tanto che non
aveva
tanta voglia di correre, saltare, cantare… era sempre stata
troppo piena di
rancore. Ma ora, tutta la rabbia sembrava essere sparita con quel tiro.
Come se
l’avesse concentrata tutta nell’arco, passandola
poi alla freccia che l’aveva
portata lontano da lei.
Entrò
nella sua stanza e accese la luce. E per poco
non ci rimase!
La camera era
ridotta un disastro: c’era sabbietta
ovunque, suppellettili infrante al suolo, mobili graffiati, tende
sbrindellate…
e tra i cuscini sventrati, in un letto di piume, sonnecchiava placido
Angel.
Possibile che quel gattino avesse fatto tanti disastri?!
<<
Dovevo chiamarti Demon. >> gemette
Hermione, ancora sotto shock per lo stato della camera.
Il micio
aprì gli occhi alzando la testolina, e la
salutò con un miagolio che era tutto fusa. La ragazza si
sedette sul letto e
cominciò a coccolarlo distrattamente, mentre i pensieri
andavano alla deriva.
L’avrebbe
cacciata, poco ma sicuro. Già gli aveva
rotto il bersaglio, e ora un’intera stanza era ridotta in
rovina. Non sarebbe
mai riuscita a sistemare tutti i danni.
“È il genere
di cose che si riparano con una bacchetta magica”.
La frase di Draco le
saettò in mente, come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo
le cadde sulla
valigia, dove sapeva esserci la sua bacchetta: l’aveva
trovata la sera prima
mentre metteva la sua roba nei cassetti, probabilmente era stata Pansy
a
prendergliela. Si alzò e la estrasse, con delicatezza. Era
da tanto che non
faceva magie… e se avesse fatto solo più casino?
Poi scosse la
testa, in un impeto di orgoglio
Grifondoro: era sempre stata la migliore della classe, era impossibile
che si
sarebbe sbagliata ora. Si preparò a fare un incantesimo, e
mentre sollevava la
bacchetta sentì un’ondata di calore invaderle il
braccio e dilagare poi nel
petto, come se anch’essa fosse felice di tornare
all’opera. Hermione sorrise.
<<
Gratta e netta! >> ordinò, e subito
tutte le piume, i frammenti e i granellini di sabbia si dissolsero.
<<
Reparo! >> pronunciò decisa, e le
tende sbrindellate, le suppellettili rotte e i cuscini sventrati si
ricomposero
da soli. Anche i mobili, le pareti e la moquette tornarono al loro
stato
originale. Era come se l’uragano felino non fosse mai passato.
“La mia magia…
è tornata!” pensò euforica, e
sulle sue labbra si stampò un sorriso che,
per quanto fosse bello, non poteva trasmettere appieno la pura gioia
che la
riempiva. Si cambiò in fretta, prese in braccio il suo micio
tutto fusa e tornò
di corsa nella sala d’allenamento.
<<
Rieccoti! >> la salutò Blaise
gioviale, andando subito ad accarezzare il gattino. Oh sì,
Blaise amava molto i
gatti! << Come mai l’hai portato?
>>
<<
Così, volevo che vi conoscesse. >>
sorrise l’altra. Ok, non era tutta la verità, ma
in parte sì!
<<
Che amore… >> tubò il moro mentre
faceva i grattini alla gola di Angel. << Draco, ne regali
uno anche a me?
>>
Il biondo
sogghignò, mentre Pansy e Daphne si misero
a ridere della grossa: non capitava tutti i giorni che il sofisticato
Blaise si
mettesse a fare la colombina per un gatto!
<<
Ma non avete ancora riparato il bersaglio?!
>> esclamò Hermione sorpresa, affidando
attentamente Angel a Blaise. Il
ragazzo lo accolse teneralmente e si appoggiò alla parete
coccolandolo
amorevolmente.
<<
No, ti aspettavamo. >> le disse la
bionda scambiando un sorriso in tralice con l’amica, lo
sguardo complice di chi
la sa lunga.
<<
Sempre tutto io devo fare! >> sbuffò
ironicamente la riccia, e imbracciò la bacchetta.
<< Reparo! >>
Tre paia di
occhi, uno azzurro, uno blu e uno
castano, si riempirono di piacevole sorpresa. Sui visi dei loro
proprietari si
dipinse un sorriso.
Un altro paio di
occhi, color grigio ghiaccio,
esultarono intimamente. Il biondo raggiunse Hermione, pronto ad
aiutarla a tendere
la corda dell’arco.
*****
Sulla labbra di
Draco dominava ancora il ghigno,
mentre il ragazzo attraversava con passo elegante i corridoio dello
Chateau. Ma
era un ghigno che assomigliava davvero molto a un sorriso…
Questo
perché era contento: la Granger ormai si era
quasi del tutto ripresa. Si stava trovando bene in loro compagnia, si
era
liberata della rabbia, aveva ricominciato a fare magie. Ormai era il
momento
che uscisse un po’ dalle mura protettive di quella grande
casa.
Il biondo si
fermò davanti a una porta e bussò delicatamente.
<<
Sì? >> chiese una voce femminile
dall’interno.
<<
Pan, sono io. >> rispose.
Il battente in
ebano si aprì appena, e il viso della
giovano Serpe fece capolino dallo spiraglio. << Dimmi
tutto. >>
<<
Perché tu, Daph e Herm non andate a fare
shopping domani? Infondo ormai è quasi Natale.
>> propose il ragazzo.
Pansy ci
pensò su un attimo. Lei e Daph dovevano
lavorare, ma la bionda aveva la mattinata libera e lei il
pomeriggio… si
sarebbero potute incastrare!
<<
In linea di massima direi che si può fare.
>> annuì sorridente. << Adesso
mando un messaggio a Daph e a Herm,
così ci mettiamo d’accordo. >>
Draco
annuì e le diede la buona notte, così la Serpe
fece per chiudere la porta.
<<
Pan? >> la chiamò la sua voce
improvvisamente.
<<
Sì? >>
<<
Sai, dovresti trovarti un ragazzo: nel tuo
armadio c’è troppo intimo sexy per una single!
>>
La mora gli fece
la linguaccia, poi chiuse la porta.
Non poteva sapere che il fulmine dell’amore sarebbe caduto
quanto prima…
ANGOLETTO!
Ciao,
eccoci in fondo. Allora, piaciuto il fuori programma? Come avrete
intuito dalle
ultime righe, la prossima volta shopping! E ne vedremo delle belle, la
trama
della storia comincerà a smuoversi… altri
personaggi ritorneranno di gran
carriera, e questo non avrà conseguenza solo su una
persona… ma non dico altro!
Commentino?
Clarisse
|
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Capitolo 12 *** Attention Please! ***
ciao
gente!
accidenti,
non so come dirvelo... per motivi di scuola, sarò costretta
a ritardare ancora nella pubblicazione della storia.
metto
subito in chiaro: NON è SOSPESA!
solo,
gli aggiornamenti non saranno regolari.... spero comunque di riuscire a
postarvi il nuovo capitolo già la prossima settimana, e
sicuramente cercherò di usare il tempo per mettervi avanti.
NON
ho intenzione di abbandonarvi!
scusatemi
tantissimo....
risponderò a tutte le recensioni quando
pubblicherò il capitolo!
un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 13 *** Old Friends ***
E
rieccomi! Non ci credete, vero?!
Scusate
se ci ho messo tanto a rinascere dalle ceneri di questo soffocante
blocco dello
scrittore, ma guardiamo il lato positivo (se vi fa piacere il mio
ritorno):
sono tornata! E vi prometto e riprometto di impegnarmi tantissimo per
scrivere
e scrivere durante queste vacanze di Natale. Così, se mai
avrò un altro blocco
con questa storia in corso, non vi dovrò far aspettare un
mese o poco più per
il nuovo capitolo!
Piuttosto,
devo davvero ringraziarvi tutti: per il sostegno che mi date e che mi
avete
dato con le vostre recensioni, siete stati davvero meravigliosi. Ecco
i ringraziamenti per le recensioni in
risposta all’avviso:
yumisan: grazie
della comprensione, ora rieccomi!
xxsailorkikaxx: ho
pensato alla scuola, e ora rieccomi! Contenta?
Gemella
Dramioncella:
scusa l’attesa, ci ho messo davvero troppo… grazie
mille per il sostegno, sei
stata importantissima! Non so come avrei fatto senza la sicurezza che
mi hai
dato.
Tanny: oddio, grazie
mille!!! Quanti complimenti, mi fai arrossire… tesoro che
sei! Non metterti a
recensire se hai 42 di febbre, tanto ci metto sempre un tot a postare:
farai in
tempo a guarire! Grazie mille per la recensione lunghissima, mi ha dato
una
grinta pazzesca… non so davvero come avrei fatto senza di
te! Sei fantastica.
Lovy91: finalmente
ho postato!
Ed
ecco qui le recensioni per l’ultimo capitolo!
Lovy91: grazie! Sono
contenta che ti sia piaciuto.
francydenis: già,
Herm sta tornando la nostra amata Grifondoro… ma la strada
per il riscatto sarà
ancora lunga: non le farò mancare proprio niente!
Gemella
Dramioncella:
eh beh, Herm non è Herm senza la sua magia. Prima aveva
smesso perché aveva perso
contatto con la sua realtà, ma ora che il mondo magico la
sta riabbracciando
con le sue bellezze sta tornando normale. Blaise mi piace vederlo
così, un
tenebroso-tenerone! Draco è… Draco! Non potevo
non mettergli una battuta del genere,
sarebbe stato non renderlo nel modo giusto! Il futuro amore di Pansy
è uno che
conosciamo, e entrerà in scena tra un po’.
xxsailorkikaxx: sono
contenta che la storia ti intrighi. Gli sviluppi ci saranno tra non
molto,
spero che continuerai a seguirmi!
Tanny: ehhh, Herm e
Draco sono una cosa incredibile… lui cambia umore ogni
secondo, lei ancora non
ci ha pensato… roba da matti! Ma prima o poi,
chissà… ^^! Le Serpi sono rimaste
sorprese dalla magia di Herm perché Draco aveva raccontato
della bacchetta
buttata in un cartone di una stanza dimenticata, lasciata a
impolverarsi. Ma Hermione
si sta ritrovando pezzo a pezzo, e così ritrova anche la sua
magia. Harry sta
per entrare in scena! Leggeremo in questo capitolo… anche se
il punto centrale
su di lui sarà nel prossimo. Per questo,
c’è un’altra sorpresa in serbo! Sappi
che
sono sempre felicissima di ricevere le tue recensioni, e non mi offendo
assolutamente se commenti in ritardo. Anzi, già il fatto di
avere anche una
sola delle tue recensioni è assolutamente meraviglioso! Ti
devo ringraziare
tantissimo, perché non so come farei senza tutto questo tuo
meraviglioso sostegno.
Un bacio grosso grosso!
Sana1991: salve, mia
nuova fan! Mi spiace tantissimo di averci messo tanto a postare il
nuovo
capitolo, soprattutto perché tu eri nuova alla
storia… spero che mi perdonerai!
Grazie per i complimenti!
Ancora
un grazie enorme a tutti voi.
Old
friends
<<
Accidenti, questo negozio è meraviglioso!
>> esalò Hermione, meravigliata.
C’erano
candele di cristallo che brillavano
rischiarando l’intero ambiente, la loro luce magica che
scorreva come un fiume
tra le volute dai colori dorati delle pareti. I muri erano sostenuti da
colonne
tondeggianti, i capitelli tempestati corinzi decorate con le classiche
foglie
d’acanto, dipinte di un color ocra in modo da rendere un
contrasto cromatico da
togliere il fiato.
“Non
è come sembra” diceva l’insegna del
negozio. E
non sarebbe potuto essere più vero!
<<
Cosa posso fare per voi, signorine?
>>
Hermione si
riscosse, tirata fuori dal suo stato di
trance. Di fronte a lei c’era una donna tra i cinquanta e i
sesanta, con un
sorriso dolce stampato sul viso. Aveva dei capelli chiari e voluminosi,
legati
in una coda, era statura minuta e senza forme esagerate.
<<
Ciao Dora! >> disse Pansy salutando
la signora con un abbraccio delicato.
<<
Pan, è sempre un piacere averti qui!
>> rispose quella con tenerezza, poi si dedicò
a squadrare la riccia.
<< E questa bella ragazza chi sarebbe? >>
<<
Oh, questa è Hermione. >> disse
subito la Serpeverde presentando la sua nuova amica. <<
Herm, questa è
Dora, la proprietaria del negozio. È una mia amica.
>> aggiunse poi
rivolta alla donna.
<<
Ah, allora sei la benvenuta anche tu cara!
>> trillò quella, smettendo di squadrare la
riccia con occhi indagatori.
Aveva dei begli occhi verdi. << Cosa posso fare per voi?
>>
<<
Herm a bisogno di un make-over al
guardaroba. >>
<<
Qualcosa di particolare? >>
<<
Un po’ di tutto… però passa il Natale a
Chateau Malfoy! >>
<<
Allora dovremo includere un abito lungo…
>>
Ma Hermione non
le stava più ascoltando. Era persa
nella contemplazione di una parete speciale, completamente coperta di
foto
magiche. Sotto ogni cornice era fissata un piccola placca su cui erano
incisi i
nomi delle persone che comparivano. C’era una cornice doppia
con due foto di Narcissa
Black, una da bambina e una da adolescente. Fu solo grazie alla
targhetta che
riconobbe Bellatrix Lestrange, in un formato simile. C’erano
anche delle foto
più recenti, come quella di Theodore Nott e Astoria
Greengrass. E c’erano anche
Daphne, Pansy e Blaise… più una foto di un bel
bambino biondo, che sorrideva
contento mentre una Dora più giovane gli annodava un
papillon al collo.
<<
Questo è Draco? >> chiese ad alta
voce, incapace di trattenersi.
<<
Sì. >> le rispose Pansy
affiancandola. << Queste sono tutte foto dei clienti
più affezionati di
Dora, quindi non pensare male se vedi quelle di Mangiamorte famosi.
>> la
mora fece una pausa e sospirò. << Continuo a
dirle che dovrebbe
toglierle, ma non mi vuole dar retta. >>
Hermione la
squadrò. Sul viso della mora soggiornava
un sorriso più dolce dei soliti ghigni, più
morbido e struggente, e anche un
po’ malinconico.
<<
Sai, Dora possiede questo negozio da
moltissimo tempo e ha praticamente conosciuto i nostri nonni. Noi Serpi
veniamo
qui da generazioni perché c’è molta
intimità e non dobbiamo sempre comportarci
come burattini. Dora ci vuole molto bene, ci ha sempre dato una mano. E
anche
noi le vogliamo bene: è un po’ la zia affettuosa
che non abbiamo mai avuto.
>>
Pansy si
riscosse di colpo, come se avesse parlato
senza rendersene conto. Fu l’urlo di Dora, che annunciava di
aver trovato
qualcosa, a salvarla da una situazione di confidenze: <<
Ragazze, ho
trovato qualcosa! >>
Le due si
avviarono tra i corridoi pieni di
corrimani contorti e appendiabiti spogli e colmi di abiti. Quando
infine
raggiunsero Dora, la trovarono intenta a esporre su un tavolo in vetro
alcuni
vestiti.
<<
Questi sono solo degli standard, se così li
vogliamo chiamare. >> disse rivolgendosi a Hermione con
un bel sorriso
cordiale. << Mi servono per capire i tuoi gusti e vedere
cosa ti sta
bene. Comincia a provarli, poi vediamo da lì.
>>
La riccia
annuì, lusingata. Però…
<<
Non ci sono cartellini del prezzo. >>
obiettò. E quello, considerando i soggetti in gioco, non
poteva significare nulla
di buono!
Dora e Pansy si
scambiarono un’occhiata. La mora
fece un cenno e le sorrise, come se da lei non si fosse aspettata
niente di
meno.
<<
Sono un regalo Herm. Non ti preoccupare!
>> le disse la Serpe ghignando.
<<
Pan, non te lo lascio fare, non posso_
>> cominciò a protestare Hermione.
<<
Oh, ma non è mica da parte mia! >> la
interruppe l’altra, e prima che la Grifondoro potesse
cominciare a fare domande
le mise tre appendini sotto il naso. << E ora fila a
cambiarti! >>
*****
Ben tre ore
dopo, dal negozio uscirono una Pansy
sorridente e una Hermione confusa ma felice.
<<
Non ho ancora capito a chi devo tutto
questo. >> insistè la riccia, determinata a
non lasciar cadere la
questione del gigantesco debito in cui si sentiva.
L’altra
le rivolse uno sguardo obliquo, con un
sorriso a metà tra l’obliquo e
l’esasperato che le si allargava sul volto.
Decise di non risponderle, limitandosi a prenderla per un polso e
trascinandola
ridendo dentro il
bar a cui era diretta.
Era un locale
molto semplice, con tavolini in vetro
e sedie dalla forma in metallo. Ma la vera sorpresa era in forma di due
ragazzi, seduti a un tavolo per quattro, che chiacchieravano
amabilmente. Uno
era moro, l’altro biondo.
Pansy si diresse
subito verso di loro con un gran
sorriso, poi mormorò qualcosa all’orecchio di
Draco. << …Preso tutto
quindi? >> stava chiedendo Malfoy, mentre la lei annuiva
velocemente.
Hermione, che li
stava raggiungendo in quel momento,
si bloccò all’improvviso quando udì
quel piccolo squarcio della loro conversazione.
<<
Tu? >> chiese a bocca aperta,
guardandolo con tanto d’occhi.
Draco si volse
repentinamente verso di lei, creando
un gioco di luce sui capelli mentre li scostava dal viso con il
movimento. La
riccia si trovò ad ammirare quei riflessi biondo platino, e
il cuore mancò un
battito.
<<
Io cosa, Hermione? >>
La ragazza si
riprese sbattendo velocemente le
ciglia, poi i suoi occhi presero un cipiglio irritato. Accigliata, si
sedette
di fronte a lui senza distogliere lo sguardo. Il biondastro
ghignò, senza
spezzare il legame che si stava creando tra le loro iridi.
Fu il suono
della campanella della porta a distrarre
la riccia. Dato che l’ingresso faceva parte del suo campo
visivo, la riccia non
potè risparmiarsi la vista che le fece letteralmente fermare
il cuore in petto.
Sentì i battiti rallentare, mentre l’intera scena
le passava davanti a
rallentatore. Il respiro si fece più lento, lo sentiva
rimbombare nelle
orecchie come l’esplosione che riecheggia nel cervello dopo
un colpo di
cannone.
Draco, dal canto
suo, vide gli occhi della riccia
riempirsi di un dolore immenso, assoluto. Ne seguì lo
sguardo e vide un giovane
spettinato affrettandosi a trascinare dietro di sé una
giovane dai capelli di
fiamma per sfuggire al nevischio di dicembre.
Li riconobbe con
un ghigno, così si alzò e andò a
pararsi davanti a loro. I due rimasero impietriti dalla sorpresa
vedendolo,
sotto shock al punto di non riuscire a emettere nemmeno una parola.
<<
Potter, Weasley. >> Li salutò il
biondo cortesemente, ma quelli rimasero muti. Allora lui si volse verso
il suo
tavolo, una mano tesa. << Hermione, credo che i tuoi vecchi amici non si ricordino tanto bene
di me… >>
La ragazza
accettò l’invito di quelle dita gentili
quasi automaticamente. Si sentiva come spaccata in tre parti diverse,
schegge
di uno specchio deformante infranto che rifletteva tre
realtà diverse: l’una
era il suo aspetto visto da fuori, l’immagine di una ragazza
che guardava fisso
davanti a sé con una maschera per volto; un’altra
era concentrata sul calore
del braccio di Draco possessivamente stretto alla sua vita,
piacevolmente
stupita del calore che l’avvolgeva: se l’era sempre
immaginato un tipo freddo;
e poi c’era il terzo frammento, una cristallizzazione di
dolore che sfumava
pian piano per cedere il posto alla rabbia che le stava montando dentro
come
un’ondata di lava perforante.
Le voce attorno
a lei erano ovattate, distanti come
gli echi di parole urlate da molto lontano.
<<
Perché non vi accomodate al nostro tavolo?
Ci farebbe davvero piacere. >> continuava intando Draco,
accentuando la
presa attorno ai fianchi della ragazza.
Perché
l’algido, solitamente posato Malfoy poteva
avvertire che cosa stava scorrendo nell’animo della riccia, e
così la strinse a
sé. Non voleva che si sentisse isolata e vulnerabile di
fronte a quel terremoto
che avrebbe potuto precipitarla di nuovo sul fondo
dell’abisso da cui stava
cercando di risollevarla. E non avrebbe permesso a nessuno, tantomeno a
quel
deficiente di Potty, di vanificare i suoi sforzi. In più,
tenerla così stretta
a sé si stava ritrovando incredibilmente piacevole.
Fu Ginny la
prima a riscuotersi, accorgendosi dello
sguardo più gentile di Blaise. Sorrise timidamente e
annuì, trascinadosi dietro
il suo ex-fidanzato.
Così,
grazie all’esuberanza della rossa Grifondoro e
del moro Serpeverde, l’incontro che aveva
“TRAGEDIA” stampato davanti a lettere
cubitali si trasformò un una chiacchierata tuttosommato
piacevole, anche se non
mancarono i momenti di imbarazzo.
Draco non tolse
la mano dal fianco di Hermione
nemmeno per un secondo, aiutandola a sentirsi meno sola.
Hermione non
provò nemmeno a ribellarsi alla stretta
possessiva di Draco, traendo calore e forza da quel contatto
così inaspettato.
E poi accadde in un secondo, naturale come se nulla fosse mai successo
tra
loro: Ginny fece una battuta semplice, e lei rise. Le serpi si volsero
fugacemente verso di lei, incoraggiandola con tre sorrisi meravigliosi.
E fu
grazie a quella forza che Hermione non svenne quando il biondo disse:
<<
Allora, vi piacerebbe passare il Natale a
Chateau Malfoy? >>
*****
Hermione si
passò le dita tra i ricci umidi,
sospirando, e si strinse addosso la sua nuova vestaglia di seta liscia.
Nemmeno la
doccia era riuscita a farle passare lo
shock, e questo era già era grave di per sé.
Aveva provato a tenersi impegnata
per impedirsi di pensare, ma era così distratta che
inciampava continuamente o
le scivolava dalle dita ogni singola cosa che le capitasse tra le mani.
Quindi,
aveva lasciato perdere. Il problema era che si ritrovava sola con i
suoi
pensieri, un garbuglio aggrovigliato di puntini di sospensione,
inquietudine,
rabbia e una delusione antica.
Vedere Harry e
Ginny l’aveva presa alla sprovvista,
ma le sembrava di essere riuscita a reagire bene alla loro presenza.
Però non
ne poteva essere certa: non aveva affatto parlato con loro. Si era
limitata a
guardarli, prendendo lentamente atto della loro vicinanza a
sé, mentre si
lasciava coccolare dal calore rassicurante che le aveva trasmesso il
braccio di
Draco così protettivamente avvolto attorno ai suoi fianchi.
Forse, se non fosse
stato per lui, non ce l’avrebbe fatta. Ma d’altra
parte, se non fosse stato per
lui, non si troverebbe così piena di terrore alla
prospettiva di dover passare
il Natale con i suoi ex- migliori amici!
Fu proprio in
quel momento che bussarono alla porta.
<<
Hermione, posso entrare? >>
“Parli
del diavolo…” mugugnò la ragazza tra
sé e sé.
Sapeva già che era lui: era l’unico che non la
chiamava con il suo soprannome.
<<
Sì, vieni. >>
Come volevasi
dimostrare, il biondastro fece il suo
ingresso nella stanza. Aveva il passo lieve e morbido dei felini, ma in
quel
momento non la affascinò come invece le succedeva di solito.
In quel momento,
era troppo concentrata sul modo in cui quella Serpe aveva osato
invitare Harry
e Ginny a passare il Natale con loro!
Lui
evidentemente si accorse dello sguardo risentito
con cui lo stava fissando, dal momento che le rivolse uno dei suoi
odiosissimi
ghigni. La rabbia lampeggiò come una saetta negli occhi
dorati della bella
Grifondoro… una rabbia che collassò su
sé stessa quando lui le chiese:
<<
Come ti senti? >>
Hermione lo
guardò sorpresa, capendo all’istante a
cosa si riferisse: non era da lui essere premuroso, in alcun modo. A
disagio,
non rispose.
<<
Non c’era bisogno di pagarmi un intero
guardaroba nuovo. >> disse, piacevolmente sorpresa ma
allo stesso tempo
indispettita per quel gesto.
Ahhh, brutta
bestia l’orgoglio…
Draco
sogghignò. << Che ci vuoi fare
Hermione…
dovevo essere sicuro che fossi alla mia altezza. >>
Lei gli
lanciò un’occhiataccia, l’ira che
ricominciava
a graffiarle il petto. Ma, decise, questa volta non avrebbe fatto una
scenata:
stavolta, gli avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta!
Si
alzò in piedi, fluida e morbida. Il biondino la
guardò inclinando appena il viso lateralmente, gli occhi che
irradiavano onde
impalpabili di educata curiosità. Hermione
apprezzò l’interesse e gli si
avvicinò con passi lenti e lievi. Si fermò quando
fu dritta davanti a lui,
pronta a fronteggiarlo e a fargliela pagare… con le sue
stess armi.
<<
Sei stato molto… interessante, oggi.
>> gli disse ghignando.
<<
Ah, sì? >> domandò il ragazzo,
sollevando un sopracciglio.
<<
Eh sì. >> confermò lei.
<< Se
avessi stretto ancora un po’ la presa, mi avresti lasciato i
lividi. >>
<<
Ops. >> il suo dispiacere suonava
quasi falso. << Non ne avevo l’intenzione.
>>
<<
Come mai così… protettivo? >>
chiese
infine, arrivando dove voleva.
“Uno a
zero, Malfuretto.” si disse la ragazza
trionfante quando vide una scintilla fragile balenare in
quell’intenso sguardo
color della tempesta. Ma fu solo un secondo.
<<
Perché dovrei risponderti? Tu non l’hai
certo fatto per la mia domanda. >> ribattè,
sfoderando tutta la sua
furbizia.
<<
Uhmmm… >> mugugnò la ragazza,
facendosi più vicina. Così vicina, in effetti,
che Dracò potè sentire il
profumo di nuovo della vestaglia sottile. << E non avrei
alcun modo di
convincerti a soddisfarmi? >>
Il ragazzo
sfoderò il suo solito ghigno, una
maschera che celava tutta la sua sorpresa e la sua insicurezza.
<< Ho
molti modi di soddisfarti, Hermione… solo che non credo sia
quello che tu
voglia. >>
La riccia
sfoderò il sorriso dello squalo,
avvicinando i loro volti. << Allora non ho proprio
speranze? >>
E lui scosse il
capo. Sì abbassò appena verso di
lei. Ormai c’erano solo i respiri a dividere le loro
labbra…
Draco si
avvicinò ancora, e le posò un semplice
bacio sulla guancia.
<<
Non sai che i nemici bisogna tenerseli
stretti, mia piccola Herm? >>
E poi, in un
secondo, fu fuori.
Si richiuse la
porta velocemente alle spalle e vi si
appoggiò impercettibilmente. La sua gattina aveva tirato
fuori le unghie, e
sapeva graffiare molto bene. Abbastanza da scalfire persino la sua
sicurezza,
facendogli perdere per un attimo il controllo della situazione.
Forse il suo
orgoglio avrebbe vacillato un po’ meno
se avesse saputo che il centro dei suoi pensieri si era appoggiata alla
porta a
sua volta, il cuore che pulsava nel petto come una stella nascente,
accorgendosi
appena del gattino color champagne che le si strusciava affettuoso
contro le
sue caviglie emettendo fusa sonore.
ANGOLETTO!
Allora…
com’è? I personaggi di Harry e Ginny saranno
chiariti molto meglio nel prossimo
capitolo, questo aveva altro su cui concentrarsi. Non so quanto sono
convinta
della parte finale, voi che ne pensate?
Un
bacio!
Clarisse
|
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Capitolo 14 *** Merry Christmas ***
Buon
Natale a tutti voi!
Devo
ammettere che sono rimasta sorpresa dal numero di recensioni avute: ben
nove!
Un regalo di Natale davvero bellissimo, vi devo proprio ringraziare!
Soprattutto, sono contenta che vi sia piciuto: ho cercato di
immedesimarmi
molto in Draco e Herm per l’ultima parte, e mi girava un
po’ la testa… XD!
Quindi sono contenta di aver messo insieme qualcosa di decente in
quello stato!
Ora,
passiamo alle recensioni:
Lovy91: ti
mancava davvero?! Uuuh che gentile! Ecco qui la tanto attesa
rimpatriata, in
cui Harry e Herm risolveranno i loro conflitti… e Draco non
se ne starà con le
mani in mano! Però si sbilancerà davvero nel
capitolo successivo a questo. Ma non
dico altro! buona lettura.
yumisan: è
bello essere tornata. Draco qui comincia a essere un po’
più serio, ma per
sviluppi significativi bisognerà aspettare un paio di
capitoli ancora…
Sana1991:
grazie mille per i bellissimi complimenti! Sono contenta che tu ti sia
affezionata alla storia, e di averti piacevolmente sorpresa con
l’ultimo
aggiornamento. Spero che anche questo ti piaccia. Mi ha fatto piacere
sapere
che hai apprezzato la scena del panico, ci tenevo a farla bene! Spero
di
riuscire ad approfittare delle vacanze per mettermi avanti con i
capitoli, in
modo da evitare altri ritardi…
_araia: sì,
nuove coppie! A me piace rimescolare le carte in tavola…
grazie per i
complimenti! Spero che ti piaccia anche la descrizione della festa.
anna96:
grazie mille per i complimenti! Sono contenta che si sia notata la
partecipazione di Draco: sarà una carta importante anche
più avanti. Felice di
essere tornata!
francydenis:
sono contenta che ti sia piaciuto. Beh, Hermione doveva pur
ricominciare a
rispondergli a tono, no?
Tanny: ciao,
che piacere risentirti! Grazie mille per la comprensione. Sono contenta
che il
capitolo ti sia piaciuto! Sì, il nostro caro Malfoy si sta
lentamente
arrendendo, ma ancora non se ne renderà conto! Eh beh, mica
si può mettere
fretta a certe cose, no? Tranquilla, se ne
accorgerà… sto già architettando il
putiferio che metterà in atto! E poi ormai le Serpi si sono
affezionate a Herm
e non l’abbandoneranno, di questo puoi esserne certa. Uuh, ma
che bella intuizione
su Ginny e Blaise… però non ti dico altro, non ti
voglio rovinare eventuali
sorprese! Ron… ma, forse, chissà! No,
tornerà anche lui, e darà una bella
scossa all’equilibrio mentale di Draco. Spero che questo mio
capitolo-regalo ti
piaccia!
Leah_La
Lupa_____X:
molto piacere di conoscerti! Grazie mille per i complimenti, sono
contenta che
la mia storia ti abbia coinvolta! E chi non invidierebbe Hermione per
queste
amicizie?! E per un principe così! Sono contenta che ti sia
piaciuta la mia interpretazione
delle Serpi, ci tengo molto. Li vedo come personaggi molto ambigui, a
metà tra
la luce e l’ombra. Qui sto evidenziando il loro lato tenero,
ma quando arriva
quello tenebroso ne vedremo delle belle! Spero che ti piaccia il
capitolo e che
continuerai a seguirmi.
sam05: grazie
mille dei complimenti! Sono contenta che la mia storia ti abbia preso,
e che
Draco ti piaccia così tanto. Con lui ho sempre paura di
uscire dal personaggio perché
ha una psicologia molto complicata, almeno secondo la mia
interpretazione…
Ancora,
BUON NATALE a tutti!
Merry Christmas
<<
Daph, secondo te cosa le dobbiamo mettere?
Il bianco le sta bene! >>
<<
Pan, non si deve sposare… e niente nero,
non è un colore che si addice particolarmente al
Natale… >>
<<
Eviterei anche il rosa, fa troppo confetto!
>>
<<
Decisamente! Rosso? >>
<<
Non me lo dovevo mettere io? >>
<<
Ah già. Quindi verde nemmeno. >>
<<
No… direi che resta solo_ >>
<<
Sì, ci può stare! >>
<<
E le scarpe… Pan, che dici di queste?
>>
<<
No, tacco troppo alto! Deve scendere una
rampa di scale. >>
<<
Vero... però niente ballerine, mi sembrano
da mocciosi! >>
<<
Quindi una cosa tipo questa? >>
<<
Sì, decisamente. E i capelli? >>
<<
È un bel dilemma, Daph… non leghiamoglieli
dai! Ha dei ricci meravigliosi… >>
<<
Hai ragione, ma non possiamo nemmeno lasciarglieli
così liberi. >>
<<
No, stonerebbero con tutto il resto dello
stile. >>
<<
Ma una cosa tipo una coda? >>
<<
Non so… se li tirassimo indietro con delle
forcine? >>
<<
Collasserebbe dopo il primo giro. E se
usassimo questa? >>
<<
Sì! Daph, sei un genio… abbiamo anche i
gioielli abbinati per quella? >>
<<
Credo di sì, aspettami che vado a
controllare! >>
Hermione scosse
la testa, guardando dubbiosa il suo
riflesso nello specchio e osservando la bionda che scappava di corsa
nella sua
stanza.
Non aveva
nemmeno provato a parlare durante il fitto
scambio di opinioni delle sue amiche… già sapeva
che sarebbe stato inutile:
quelle due sembravano aver deciso di trasformarla nella loro barbie a
grandezza
naturale!
La riccia
sospirò rassegnata, e Pansy le abbracciò
teneramente le spalle guardandola nel riflesso.
<<
Andrà tutto benissimo. >> le
mormorò
piano.
Daphne, appena
rientrata, le fece una carezza
passandole affettuosamente le dita fresche sulla guancia liscia. Poi le
due si
misero al lavoro con trucco e parrucco.
*****
<<
Herm, esci. >>
<<
No. >>
Pansy
guardò incredula la porta di legno candido di
fronte a lei.
<<
Come sarebbe a dire, “no”? >> disse
Daphne, accanto a lei, con la voce salita di un paio di ottave.
<<
Sarebbe a dire “no”! >> rispose la
Grifondoro
dall’altro lato del battente.
<<
Hermione, non fare la bambina e vieni
fuori. >> continuò la bionda, con tono
irritato ma paziente.
Dall’altro
lato della porta, silenzio.
<<
Granger, muoviti a venire fuori da quel
bagno oppure chiamo Draco e gli faccio buttare giù la porta!
>> strepitò
allora Pansy, leggermente alterata dall’ostinazione
dell’amica.
Ci furono due
secondi di silenzio, poi: << Non
lo faresti. >>
<<
Oh, invece puoi giurarci! >> ribattè
la mora, gli occhi talmente pieni di determinazione che sembravano
bruciare la
porta laccata di bianco di fronte a lei.
<<
E va bene. >> rispose infine una
sconfitta Hermione, uscendo dal bagno che era stato il suo rifugio
dall’ansia
per la serata. Non tanto per il suo abbigliamento o per la sua
acconciatura,
quanto per gli extra invitati: Harry e Ginny.
Non era tanto
sicura di volerli vedere, ma a quanto
pare le sue due amiche non le avrebbero lasciato altra
scelta…
Pansy le
saltò subito al collo trillando un
soddisfatto “stai benissimo!”, mentre Daphne,
più posata, si limitò a un cenno
di approvazione e a un occhiolino. Le due Serpi le porsero le mani in
segno di
compagnia, calore e forza… e lei accettò.
Si
lasciò guidare fuori, l’euforia delle amiche che
la contagiava lentamente. Blaise stava ad aspettarle davanti alla porta.
<<
Che schianto, Herm! >> le disse
subito, e lei arrossì.
<<
Draco? >> chiese Pansy.
<<
Ad accogliere gli ospiti. >> spiegò
il moro, giustificando l’assenza dell’amico.
<<
Allora, questo è il piano. >>
cominciò Daphne, con aria da cospiratrice. <<
Io, Pan e Blaise scendiamo
adesso, prima che Draco provi ad uccidere Potter. Herm, cominci a
scendere
quando ci senti arrivare in fondo alla scalinata. >>
La riccia
deglutì, senza riuscire a dissimulare il
nervosismo. Le due le diedero un bacio sulla guancia, e Blaise le
strizzò
l’occhio in segno di incoraggiamento. Poi i tre si presero
sotto braccio e
cominciarono a scendere le scale.
Erano uno
spettacolo interessante da vedere.
Scendevano un gradino dopo l’altro, perfettamente coordinati:
stesso passo,
stessa gamba… persino i vestiti oscillavano allo stesso
ritmo!
La riccia rimase
ad osservarli impegnati nella
discesa, i volti illuminati da splendidi sorrisi sereni.
Sentì una stretta allo
stomaco mentre li guardava, una presa forte e salda nel petto che la
riempiva
di un calore piacevole sino in gola; era un’onda gentile di
tenerezza e affetto
quella che si infrangeva dolcemente dentro di lei.
Le tre Serpi
arrivarono infondo alla scalinata
saltando insieme l’ultimo gradino, così il loro
arrivo fu accompagnato da un
sonoro eco di tacchi a spillo contro il pavimento di marmo. Hermione si
lasciò
scappare un risolino divertito… e poi prese un respiro
profondo: toccava a lei.
Con passo lento
e misurato, giusto per prendere
dimestichezza con le sue scarpe nuove, si avvicinò al bordo
del primo gradino.
Si lasciò alle spalle l’ombra della colonna e si
diresse a testa alta verso la
luce cristallina del riflettore che illuminava la vasta scalinata di
marmo.
Posò una mano sul corrimano freddo con leggerezza, saggiando
la levigatezza
della pietra liscia con la punta delle dita. Prese un altro respiro e
cominciò
a scendere.
Draco si era
appena congedato dai suoi ospiti
Grifondoro. O meglio, era stato forzato a congedarsi: gli erano bastati
i
convenevoli per cominciare a litigare con il caro Potty! E proprio
mentre si
chiedeva perché avesse compiuto la follia di invitare quel
dannato
Marmocchio-Sopravvissuto-Per-Troppo-Tempo alzò lo sguardo
sulla scalinata, e la
vide.
Hermione stava
scendendo i gradini, senza fretta.
L’abito in scuro velluto blu la fasciava perfettamente,
evidenziandone la vita
snella e le curve morbide. Il tessuto scuro aveva due spacchi sui lati,
velati
dallo tulle leggero che le copriva anche le spalle e le braccia. Uno
sfavillante filo d’oro le si avvolgeva attorno al collo, con
alcune gemme
scintillanti incastonate a intervalli regolari. Terminava con un
diamante che
pendeva leggero appena sopra il solco dei seni. Le stesse gemme
ornavano la
larga spilla dietro al suo capo, che le tratteneva alcune ciocche in
modo da
liberarle il viso dolce. Aveva un trucco piuttosto leggero: un
po’ di matita e
una striscia di ombretto blu scuro, bordato da un alone più
chiaro color oro, e
un velo di lucido sulle labbra piccole e piene.
Eppure,
nonostante tutto il lusso di cui era
vestita, erano i suoi occhi i veri gioielli. Due iridi incendiate
d’oro, di
fierezza, di orgoglio, di gioia. Ma c’erano anche timore e
nervosismo, dietro
quelle alte fiamme dorate.
Era
semplicemente bellissima... Draco sentì una scossa di
determinazione scuoterlo
dentro: non avrebbe permesso a nessuno di farle del male in alcun modo,
quella
notte.
La riccia scese
l’ultimo gradino della scalinata, e
fu piacevolmente sorpresa di trovare il biondo ad attenderla. Gli fece
un
sorriso piccolo e timido, ma quando lui ricambiò pienamente
non potè evitare di
trattenere il respiro: quando sorrideva in quel modo, il rampollo
Malfoy
acquisiva ancora più fascino per lei. Allargò il
proprio sorriso e accettò il
braccio che lui le stava galantemente offrendo, poi si
lasciò portare nell’altra
stanza.
Si
bloccò solo un secondo sulla soglia della porta,
intimidita suo malgrado dalla presenza dei suoi vecchi amici. Se fosse
stata da
sola, niente avrebbe impedito ai ricordi di prendere il sopravvento e
distruggerla di nuovo. Ma il braccio di Draco fece subito sentire il
suo calore
avvolgendosi attorno alla sua vita, scacciando le ombre con quella
presa
volitiva e salda che era solo sua. Lei gli strinse la mano a sua volta,
sentendolo irrigidirsi per la tensione.
I due si
guardarono, uno sguardo pieno di
sottintesi.
Lui sorpreso,
lei gentile.
Lui rasserenato,
lei contenta.
Lui ammiccante,
lei insicura.
Lui
incoraggiante, lei tranquilla.
Loro, occhi
negli occhi, avanzarono nella sala a
testa alta e con il sorriso dipinto sulle labbra.
*****
Hermione e Harry
non riuscirono a staccarsi gli
occhi di dosso per tutta la cena: troppe domande, troppe colpe, troppe
paure si
celavano dietro i loro silenzi e le loro risposte distratte per
lasciarli
liberi di godere la serata. Così quando Hermione gli fece
cenno di seguirla per
parlare, il giovane non esitò ad alzarsi a sua volta.
Draco li
guardò cambiare stanza con occhi pieni di
ansia, ma uno sguardo di Blaise gli rammentò di stare al suo
posto. Aveva
invitato i Grifondoro per dare modo a loro e a Hermione di chiarirsi e
fare la
pace, quindi ora doveva lasciargli spazio.
La riccia
guidò il suo ex-migliore amico in una
stanzetta più piccola, con un tavolino e un paio di sedie.
Entrambi rimasero in
piedi, ognuno a una delle estremità del tavolinetto in
vetro, e nessuno parlò
per alcuni minuti.
<<
Hermione… >> cominciò il ragazzo, e
lei alzò lo sguardo. << Mi dispiace tanto.
>>
La riccia
tacque, così Harry prese un bel respiro e
cominciò
a recitare il discorso che si era preparato.
<<
Mi dispiace tantissimo di averti persa di
vista per tutti questi anni. Per non averti cercata.
All’inizio sono stato così
preso da me stesso e da Ginny che non mi sono nemmeno accorto di quando
stessi
male. Poi hai cominciato a sparire, ma ci ho messo un po’
prima di accorgermene.
Quando notai la tua assenza provai a cercarti, ma sembravi introvabile.
Forse
però io mi sono arreso troppo presto: ammetto di aver
provato, ma di non essere
stato molto coerente. Qualcosa veniva sempre in mezzo, e alla fine ho
pensato
che quando ti saresti voluta far trovare, ti saresti fatta sentire tu.
E così
ho smesso. Una sera, nemmeno troppo tempo fa a essere sincero, Ginny
è tornata
a casa furibonda: aveva appena sentito suo fratello_ >> e
qui ebbe il
tatto di non menzionare Ron per nome. << _e mi ha
raccontato che lui le aveva
confessato ciò che era successo tra di voi. E
improvvisamente tutto aveva un
senso: il tuo progressivo allontanamento e isolamento, la riduzione dei
contatti tra Ginny e suo fratello… ogni pezzo del puzzle
è finito al suo posto,
e il risultato fu talmente lampante che mi chiesi come avevo fatto a
non
accorgermene. Ma ormai era tardi, e così ho perso i contatti
anche con i
Weasley… finchè Ginny non si è decisa
a ripescarmi dal mio isolamento di sensi
di colpa. È stato lo stesso giorno che ci siamo incontrati
al bar per caso.
>>
Harry si
fermò per riprendere fiato. All’inizio era
stato difficile, ma poi le parole avevano cominciato a scorrere fuori
da sole
tanto aveva avuto bisogno di confessarle. Alzò lo sguardo
nei suoi occhi, ma non
vi trovò dolore né disprezzo. Solo affetto,
comprensione, e sollievo. Il
ragazzo aggirò il tavolino e le si avvicinò a
passo veloce. Hermione gli
sorrise, e lo abbracciò. Lui ricambiò forte,
stringendola a sé. Gli era mancata
tanto, ma come ogni stupido che si rispetti se ne era accorto solo
quando si
era lasciato con Ginny e non aveva potuto confidarsi con nessuno.
<<
Mi dispiace Hermione. >> le mormorò
all’orecchio.
<<
Anche a me, Harry. Anche a me. >>
sussurrò lei di rimando.
Continuarono ad
abbracciarsi in silenzio per alcuni
momenti, poi, senza staccarsi da lei, il ragazzo le disse:
<>
Fu un attimo: un
secondo prima la sua amica era
stretta a lui, e il secondo dopo se ne restava impalato a stringere il
vuoto
mentre la riccia prendeva alcuni passi veloci lontano da lui. I begli
occhi
dorati ora erano pieni di rancore e rimprovero.
<<
Non mi piace che parli così dei miei amici.
>> decretò serafica.
Harry la
guardò a bocca aperta, una shockata
espressione da pesce lesso che prendeva il sopravvento sul suo viso
mentre
realizzava le implicazioni delle parole.
<<
I tuoi… >> cominciò, senza
però
terminare. << Stai parlando sul serio?! >>
La riccia lo
guardò intensamente, alzando un
sopracciglio con scetticismo. << Ovvio. Mi hanno aiutata
molto, e non
hanno chiesto niente in cambio. È questo che fanno gli
amici. >>
<<
Stiamo parlando delle stesse persone? Ma
anche Malfoy…? >> balbettò il
ragazzo.
<<
Draco_ >> rispose lei, enfatizzando
particolarmente l’uso del nome. <<
_è stato una rivelazione. >>
<<
Sfregiato, stai per caso dando fastidio
alla mia ospite d’onore? >> domandò
il Principe di Serpeverde facendo
improvvisamente il suo ingresso nella stanza.
I due Grifondoro
si volsero di scatto verso di lui.
Il biondo fu irrazionalmente soddisfatto di vedere le iridi di Hermione
ancora
infiammate di orgoglio, senza nemmeno un’ombra che potesse
suggerire dolore. Si
sentì improvvisamente fiero di lei.
<<
Stavi origliando? >> gli chiese quella,
sorridendo.
Draco
ricambiò. << Affatto. Sono venuto per
informarvi
del fatto che tra poco apriremo le danze. Ti unisci a me?
>> terminò
infine, rivolgendosi esclusivamente alla riccia e ignorando a bella
posta il
Salvatore del Mondo Magico.
<<
Volentieri. >> annuì Hermione,
accettando l’invito. << Harry perché
non vieni di là anche tu? >>
<<
Sì Potter, vieni con noi. >>
rincarò
il biondo, non senza astio nella voce vellutata. << Sono
arrivati altri
invitati, quindi non sarai circondato da Serpi. >>
La riccia colse
l’ironia malcelata, e si lasciò
scortare di nuovo nel salone centrale. Questa volta, lasciò
che lo sguardo
indugiasse sulle decorazioni, perdendosi nel gioco di luci che il
lampadario di
cristalli proiettava su tutte le pareti addobbate. Alcuni festoni erano
stati
appesi tra le arcate delle scale e lasciati pendere leggermente in modo
che si
piegassero in una morbida curva verso terra. Innumerevoli sfere
natalizie erano
state agganciate ai capitelli delle colonne o agli stendardi in modo
che proiettassero
tante luci colorate sui muri. Alcuni soffici addobbi a forma di fiocco
di neve
erano stati incantati in modo che levitassero in giro per la sala,
simulando
una nevicata.
<<
È bellissimo… >> mormorò
estasiata,
allungando una mano per sfiorare uno di quei morbidi fiocchi candidi
per poi
guardarlo rapita mentre quello le volteggiava tra le dita tese a causa
dello
spostamento d’aria.
<<
Ti piacciono? >> le chiese Draco,
divertito dalla sua espressione meravigliata. << Daphne
ne sarà contenta.
Ci ha messo una vita per trovare l’incantesimo giusto.
Lei
annuì, gli occhi che stavano ancora viaggiando
sulla sala riccamente e splendidamente decorata. Quando però
avvertì il calore
di un braccio avvilupparsi alla sua vita, spostò lo sguardo
dorato di fronte a sé
e si scontrò con quello ghiaccio tempesta del giovane Malfoy.
<<
Posso avere l’onore di questo ballo?
>>
Hermione
avvampò e fece un piccolo cenno col capo. Draco
sorrise, felice e incoraggiante, per poi prenderla per mano e condurla
al
centro della pista da ballo.
<<
Guido io. >> le sussurrò mentre
stringeva delicatamente la presa sui suoi fianchi, attirandola a
sé.
Lei si
lasciò condurre dai passi sicuri di lui. Sentiva
il suo sguardo addosso, ma stava facendo di tutto per evitarlo: teneva
gli
occhi sulla sala. Mentre il biondo la guidava con sicurezza e
impeccabilità,
lei lasciava che le iridi vagassero sugli altri invitati. Vide
un’esuberante
Pansy trascinare in pista un Harry piuttosto shockato, mentre un
galante Blaise stava
insegnando a una dolce Ginny come ballare correttamente il valtzer.
Riconobbe Luna
Lovegood e Neville Paciok, che la salutarono sorridenti.
C’erano anche Theodore
Nott e Astoria Greengrass, la sorella minore di Daphne, che invece si
limitarono
a un cortese cenno del capo. Riconobbe alcuni Corvonero, inclusa Cho
Chang con
le sue amiche, e qualche Tassorosso.
Era sorpresa.
Non sospettava che Chateau Malfoy
fosse un luogo tanto conosciuto.
Draco
captò il suo sguardo e ghignò divertito.
<<
Sono tutti qui per te. >> le mormorò
a bassa voce, ottenendo finalmente il suo sguardo e la sua attenzione.
<<
Abbiamo pensato che tu e i tuoi vecchi amici vi sareste sentiti
più a vostro
agio con altra gente intorno, anziché solo noi Serpeverde.
>>
<<
Sul serio? >> fece la ragazza tra le
sue braccia, scrutandolo perplessa.
<<
Non ti fa piacere? >>
Ma lei si
affrettò a scuotere la testa. << No,
al contrario. Solo… non mi aspettavo un pensiero
così gentile da parte tua.
>>
<<
È stata un’idea di Pansy e Blaise infatti.
>>
“Volevo
ben dire…” pensò la riccia tra
sé e sé,
storcendo leggermente le labbra.
Lui se ne
accorse, così terminò la sua spiegazione.
<< Loro sanno che non mi piace avere gente intorno alle
feste, così si
sono fatti un po’ di scrupoli a chiederlo. Però ho
omesso il fatto che questa
sia casa mia, detesto le luci della ribalta che derivano dalla fama per
cose
che non ci rendono fieri di noi stessi. >>
Hermione rimase
a bocca aperta. O la stava prendendo
in giro, oppure qualcuno gli aveva fatto il lavaggio del cervello!
<<
Quanto sei cambiato… come mai? >>
domandò quindi, incapace di frenare la sua
curiosità.
Le dita di Draco
si mossero nervose sul velluto dell’abito
della ragazza, esternando la tensione del giovane: non era un argomento
che
amasse trattare.
<<
Beh… >> cominciò, anche se a
disagio.
<< Quando mi reso conto di che tipo di persona fosse mio
padre, ho
cominciato a riavvicinarmi alla personalità di mio nonno.
Ricordavo poco, ma
mia mamma è stata molto felice di parlarmente. A mio nonno
non interessava il
sangue, lui valutava le persone senza farsi condizionare da pregiudizi.
Non amava
ostentare lusso e ricchezza, e gli piaceva avere amici intimi intorno.
Quindi pensai:
“se mio nonno viveva così ed è stato
felice, perché non posso farlo anche io?”.
>>
<<
È da quel giorno che cominciasti a
cambiare? >>
<<
Sì. E non me ne pento. >>
Hermione lo
guardò ancora per un po’, affascinata
dal meraviglioso vorticare dell’argento in quelle iridi
oneste. Si strinse di
più a lui, abbandonando il viso contro la sua spalla e
godendo del calore
crescente causato dall’accentuarsi della stretta di lui.
Aveva sbagliato
tutto con lui. Non aveva mai davvero
smesso di guardarlo attraverso i suoi pregiudizi, ma ora vedeva i suoi
errori
molto chiaramente. Non aveva più a che fare con il rampollo
Purosangue viziato,
ma con un ragazzo che si era rifatto una vita dalle ceneri. E che ora
stava
aiutando lei a ricostruire la propria. Inoltre, il suo abbraccio era
così caldo
e confortante…
<<
Grazie Draco. >>
Il biondo si
staccò appena da lei per guardarla
negli occhi: sapeva che quella gratitudine era rivolta a innumerevoli
cose: l’aiuto,
la festa, la protezione, la sincerità.
<<
Di nulla, Hermione. >> le rispose
sorridendole un sorriso vero. Si abbassò leggermente verso
di lei e le posò un
bacio proprio all’angolo delle labbra, lasciandola sorpresa e
arrossita.
<< Buon Natale.
>>
ANGOLETTO!
Ohh,
che bel capitolo lungo! Mi sento realizzata, sapete? Voi cosa ne dite
di questa
parte?
Allora,
abbiamo visto un Draco un po’ troppo gentile…
tranquilli, è perché sta tramando
qualcosa! Mica potevo fare un Malfoy innocente senza secondi fini, no?
Però è
stato sincero, questo ve lo assicuro.
Me
lo lasciate un commento?! Buon Natale a tutti, e un grazie enorme!
Clarisse
|
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Capitolo 15 *** A matter of tactic (parte uno) ***
Buona
sera, carissimi!
Allora,
prima di tutto mi devo scusare per due motivi:
1.questo
capitolo sarà corto. È solo
la prima parte, ma il fatto è che devo partire e non volevo
andare senza aver
chiarito alcuni dubbi che ho sollevato nello scorso e senza rimestare
un po’ di
curiosita!
2.parto,
e non sarò in grado di
aggiornare fino al dieci. Mi spiace, il fatto è che non
posso proprio portarmi
il computer e non avrò internet…
Scusate!
E
soprattutto: alcune di voi mi hanno fatto notare che mancava una
battuta di
Harry… aaah! Comunque, ecco qui quello che dice lo
Sfregiato. *Hey! Sfregiato a
chi? NdHarry - A te! NdClarisse - Ma tu non eri dalla mia parte? NdHarry -
Mio
caro… sarò pure dalla tua parte, ma resto
Slytherin Princess! NdClarisse -Serpe…
NdHarry - Grazie, modestamente! NdClarisse* (ok, scusate lo
sclero… passiamo
oltre!)
Harry:
“Va tutto bene adesso Hermione. Non avrai più
bisogno di quelle dannate Serpi.”
Infatti,
Herm si indispettisce per l’insulto ai suoi nuovi amici. Vi
ho chiarito le
cose? So che magari la reazione sembra eccessiva… ma Herm
non se l’è presa con
lui più di tanto. Solo, ha capito che se avesse chiuso un
occhio la situazione
Grifoni-Serpi avrebbe rischiato di cadere nel malinteso,
così a voluto chiarire
le cose fin da subito.
giusetta91: grazie,
sono contenta che la storia ti piaccia!
caostheory: grazie
mille per avermelo fatto notare! Ho risposto sopra nella parte in
grassetto,
spero di aver chiarito le cose. Scusa se questo capitolo
sarà un po’ corto…
littledramy:
figurati, la tua recensione mi fa comunque un piacere incredibile! Sono
contenta
che la storia ti stia piacendo sempre di più. Non
affezionarti troppo al Draco
dolce… non dico che sia un falso, ma non è
l’intero lato di lui: il meglio deve
ancora venire!
Juls18: non ti
preoccupare… anzi, mi fa piacere che la storia ti abbia
presa tanto! Grazie mille
per i complimenti. Scusa se questo capitolo sarà un
po’ cortino, ma spero che
stuzzichi comunque la tua curiosità.
Lovy91: Beh… a
confessare tutta la verità, questo è solo un lato
di Draco. Questa parte di lui
esiste, ma tra poco verrà a galla anche un’altra
parte che avrà un ruolo molto
importante. Però sono contenta che ti piaccia!
KatyAniFrancy: ciao
anche a te! Grazie per i complimenti, in effetti quello di postarlo per
Natale
era un piano.
yumisan: ecco qui un
assaggio dell’altro lato di Draco, spero che ti incuriosisca!
Il resto con il
prossimo capitolo, mwahaha! (ooops! Troppo sadica?)
_araia: eccoti qui
un assaggino del piano di Draco… piccolo piccolo,
però c’è! L’idea di postare
proprio il giorno di Natale era un piano, e sono contenta che tu abbia
apprezzato!
sam05: ciao anche a
te! Sono contenta che il lato dolce ti piaccia… spero che ti
piaccia anche il lato
Serpe che assaggerai in questo capitolo! Grazie ancora per i
complimenti ^^!
Gemella
Dramioncella:
tranquilla, non sei ritardata… errore mio, non ho spaziato
come si deve tra le
virgolette e quel dannatissimo html si è mangiato la frase!
Comunque ho
spiegato tutto sopra nella parte in grassetto, e spero di aver chiarito
le
idee! Sono contenta che la descrizione di Hermione ti sia piaciuta, ci
tengo
molto. Ho voluto immaginare com’è partecipare a un
ballo dal suo punto di
vista. No, tranquilla: Draco sta tramando, ma non è nulla di
orribile… ANZI!
Sana1991: grazie
mille per i complimenti, mi fai arrossire! Sono contenta che il mio
stile ti
piaccia e che la storia ti stia coinvolgento *me gongolante!*
francydenis: muy
bien, sono contenta che ti sia piaciuto! Beh, diciamo che Draco
è anche dolce…
ma non solo! Qui forse comincia a delinearsi il suo obiettivo.
sunrise92: beh, è un
piacere averti tra le recensioni! Sono contenta che la storia intrighi
e che il
capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per i complimenti e per avermi
fatto
notare la battuta mancante. Ho cercato di chiarire sopra nella parte in
grassetto,
e spero di esserci riuscita…
A matter of tactic
j
Draco Malfoy se
ne stava elegantemente stravaccato
sul divano, con il suo compagno di ventura Blaise Zabini accomodato
sulla
poltrona di fronte a lui.
<<
Quindi… la Weasley, eh? >> disse il
biondo.
L’amico
lo guardò interrogativo. << Di cosa
parli? >>
<<
Parlo di quelle adorabili lezioni
di danza che le stavi impartendo con amorevole
pazienza non più di qualche
ora fa… >> si spiegò meglio il
ragazzo.
<<
Aaah, capisco… >> esalò
l’altro.
<<
E allora? >> insistè Draco. Il suo
amico faceva conquiste e non gli raccontava i dettagli? Non se ne
parlava
proprio!
<<
E allora niente. >> commentò il moro.
<< Abbiamo solo ballato un po’ e chiacchierato,
niente di che. Volevo
essere sicuro che avessimo un’alleata quando comincerai a
fare sul serio con
Herm, in modo che riesca a far ragionare quel prevenuto di Potter.
>>
<<
Chi ti dice che io voglia fare sul serio
con Hermione? >> celiò il Principe Serpeverde,
le labbra sottili che si
piegavano in un ghigno.
<<
Draco, io e te da quanto ci conosciamo?
>> domandò Blaise a mo’ di risposta.
<<
Umh… saranno circa diciassette anni, più o
meno. >> rispose il biondo dopo averci pensato su qualche
secondo.
<<
Ecco, >> riprese l’amico. << Da
diciassette anni che ci conosciamo io non ti ho mai visto
così disgustosamente
gentile e premuroso. >>
Draco rise.
<< Si cambia. >>
<<
Poco ma sicuro, ma non così tanto in un
colpo solo. Inoltre_ >> aggiunse il Serpeverde abbassando
la voce.
<< Non ti avevo mai sentito raccontare a nessuno della
tua scelta di
cambiare partito. >>
Il ghigno
abbandonò la bocca del biondo, lasciando
il posto a un’espressione piuttosto seria. << E
quindi? Non posso
decidere di aprirmi con qualcuno per una volta in vita mia?
>> Blaise lo
guardò storto, e Draco si convinse a smettere di mentire.
<< Ok, ok. Hermione
mi interessa, lo ammetto. Soddisfatto? >>
L’amico
annuì, sorridendo. Il biondo ghignò a sua
volta, poi prese un sorso dall’elegante flute riempito di
vino rosso.
<<
Allora mi prometti di non dare in
escandescenze se mi becchi a coccolare la piccola di casa Weasley?
>>
chiese infine il moro.
<<
Blaise, ti prego! Dovrei essere un’ipocrita
di dimensioni colossali per dimenticarmi dei tuoi generosi sotterfugi
tesi a
semplificarmi la vita! >> rispose Draco, fingendosi
oltraggiato. E soprattutto,
fingendo di non sapere che l’interesse dell’amico
per Ginevra fosse genuino…
Il moro bevve un
sorso di vino, poi domandò:
<< Quindi ora cosa pensi di fare con Herm?
>>
<<
Credo che cambierò linea d’azione.
>>
il ghigno del Principe delle Serpi si accentuò in un modo
che non lasciava
presagire nulla di buono… o innocente.
<<
Perciò la gentilezza esagerata era_
>> iniziò il ragazzo.
<<
_Tutta una
questione di tattica. >> completò il
biondo.
<<
E in realtà… da quant’è che
ti piace?
>>
La domanda venne
buttata lì in modo casuale, ma
Draco sapeva che tutta la discussione dell’amico era tesa ad
avere quell’unica,
semplice risposta. Così si limitò a finire il
vino in un sorso solo, poi si alzò
elegantemente dalla poltrona e incamminarsi verso la sua stanza.
<<
Questo resta tra me e i miei sogni.
>> decretò ghignando.
-
.
-
ANGOLETTO!
Eccomi
qui! Lo so, lo so che il capitolo è corto, ma il resto
proprio non mi piaceva…
così ho preferito pubblicare questo pezzetto piuttosto che
nulla e lasciarvi
sulle spine per altri dieci giorni senza una riga!
A
questo punto, desidero fare un chiarimento su Draco a scanso di
equivoci. Abbiamo
conosciuto un Draco
introverso, ma comunque gentile e disponibile. Allora, voglio che
ricordiate
che Draco è anche gentile, ma non solo! Diciamo che vi ho
fatto vedere solo un
lato di lui, e che l’altro sta cominciando a manifestarsi.
D’altra parte, se l’avessi
fatto gentile e basta sarei andata troppo OOC, non trovate?!
Ok,
vi ricordo che non potrò aggiornare prima del dieci gennaio
causa vacanze. Spero di non aver combinato nient'altro per quanto
riguarda i dialoghi... in caso contrario, mi scuso in anticipo e vi
chiedo di farmelo notare! E
questo è tutto, credo! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 16 *** A matter of tactic (parte 2) ***
Ma saaalve!
Come sono andate le
vacanze, miei
carissimi? Vi ringrazio moltissimo per la marea di recensioni che mi
avete
lasciato, sono tutte bellissime *me commossa*! Vi rispondo subito!
xxsailorkikaxx:
grazie infinite per le rassicurazioni, ma come vedi sono qui J! Grazie mille
anche per la comprensione, e
ovviamente per la recensione e i complimenti!
TheCrazyHatter:
carissima, ma che piacere immenso sentirti anche qui! È il
dieci gennaio, e io,
come promesso, aggiorno! Sono contenta che la mia storia ti piaccia e
ti
coinvolga. La trama in realtà doveva essere di una storia
originale, ma quando
ho visto che non riuscivo a metterla giù in modo decente ho
deciso di
stravolgerla e adattarla a una FF su HP… è bello
sapere che sto facendo un buon
lavoro! Sono contenta che tu abbia apprezzato il ritorno dei Grifoni,
tra poco
arriverà anche Ron e tutto sarà svelato (Non che
ci sia molto da svelare:
Lenticchia è rincretinito fino in fondo e ha lasciato la mia
meravigliosa Herm!
NdDraco - Dray, meno aggettivi possessivi. Anche se concordo,
Lenticchia è un po’
stupido. NdBlaise - Ragazzi! Basta con gli insulti, magari ci sono
anche delle
fan di Ron! NdClarisse - *Draco e Blaise guardano l’autrice come
se fosse una
povera pazza* - Bah, ma io che ne so! Però non voglio
offendere nessuno!
NdClarisse indispettita). Oddio, sto impazzendo davvero con questi scleri!
Sono
molto contenta che i miei personaggi ti piacciano tanto. Hermione mi
è
abbastanza affine quindi è stata facile da rendere, mentre
Draco… ho fatto del
mio meglio per esprimere la sua doppia personalità, e sono
contenta di esserci
(a tuo importantissimo parere) riuscita! *me very happy*! Per quanto
riguarda
Pansy (e gli altri Serpeverde) ho voluto rendere il suo lato
“umano” anziché
solo quello “Serpe”, e sono strafelice che ti
piaccia così tanto! Sono contenta
che il mio stile ti piaccia sotto diverse sfumature, è molto
importante per me.
Mi scuso tantissimo per gli errori di scrittura, prometto che
d’ora in poi
cercherò di prestare ancora più attenzione quando
rileggo! Grazie mille per
avermeli fatti notare, apprezzo davvero la sincerità.
In ogni caso, la recensione kilometrica mi ha
fatto tantissimo piacere!
francydenis: ecco
qui il seguito, grazie per la comprensione! Spero ti piaccia, e sono
contenta
che lo scorso ti sia piaciuto nonostante le dimensioni ridotte!
sunrise92: figurati,
dovere! Grazie mille per gli auguri (che ricambio anche se in ritardo).
In
effetti, un conto è la galanteria, ma una gentilezza
così gratuita… no! Ma noi
non lo condanniamo di certo…
yumisan: mah, quello
chi lo sa… lo sapremo più avanti! (tu niente
spoiler proprio eh? NdHerm -
Affatto! NdClarisse - Ma io sono curiosa!!! ndHerm - Eh,
tesoro… aspetterai!
NdClarisse - *Herm, che capisce che non c’è storia,
se ne va*)
Gemella
Dramioncella:
sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche se corto
com’era! Che
bello, Blaise e Ginny hanno ottenuto un consenso! I due apprezzano
molto. Beh,
se Draco fosse diventanto tutto gentile e carino avrebbe perso gran
parte del
suo fascino, non trovi? Lui è fatto così, doppia
faccia. Hermione non si è
ancora lasciata abbindolare, ma sta cominciando a volergli
bene…
KatyAniFrancy:
ciao! Grazie mille per i complimenti, sono contenta di non essere
uscita
troppo dal personaggio!
Lovy91: sono
contenta che l’ultima battuta ti sia piaciuta! Come vedrai
adesso, ha il suo
seguito… auguri anche a te, anche se in ritardo XD
anna96: mia
carissima coniglietta bianca, non ti preoccupare! Sei comunque in
tempo, per me
è già un sostegno essere recensita. Presto o
tardi, mi importa poco… sono
contenta che i nuovi capitoli ti siano piaciuti! Più che un
secondo fine,
diciamo che la gentilezza era una tattica. Adesso… si cambia
tattica! Ecco qui
il prossimo capitolo, spero che ti piaccia.
_araia: adesso, “povera
Hermione”… non esageriamo! Lei non si lamenta.
Sono contenta che Ginny e Blaise
insieme ti piacciano (*Blaise e Ginny fanno il girotondo saltellando
per la
gioia* - Direi che anche loro ne sono contenti…
NdClarisse.allibita).
Tanny: ciao bella! Sono
contenta che la mia storia continui a piacerti, non sai quanto mi rendi
felice!
Sono contenta che i sentimenti di Draco vengano a galla nonostante la
maschera
che il caro biondo sta cercando di tenere su. Stavolta, avremo un
effetto
speciale sogno! Non ti preoccupare per le recensioni saltate, io sono
già
felicissima sapendo quanto apprezzi questa storia! E non lo dico per
dire, ogni
volta che leggo i tuoi complimenti mi viene voglia di fare sempre
meglio! Gente:
ringraziate. *tutti i personaggi della FF si inchinano riconoscenti a
Tanny
sorridendo e le mandano un bacio*. Come vedi, sono riconoscenti anche
loro! Bacio.
A
matter of tactic (parte due)
Draco si
rigirò nel letto, incrociando le braccia sotto il cuscino e
sdraiandosi a
pancia in giù. La luce tenue dell’alba filtrava
impercettibilmente dalle tende
tirate, rischiarando minimamente l’oscurità celata
dietro le sue palpebre chiuse.
Il suono cadenzato del suo respiro riempiva la camera governata dal
silenzio.
Poco dopo,
un altro suono riempì la penombra mattutina. Era lieve,
anche se abbastanza
forte da coprire il rumore del suo respiro: passi. Poi le coperte di
seta nera
frusciarono, marcando i movimenti di un corpo che si spostava sul
letto. Un
peso leggero e caldo si accomodò sulla schiena del ragazzo,
mentre un paio di
mani morbide e curate salivano a massaggiargli le spalle e il collo
scoperti.
--Sapevo che
saresti venuta.-- mormorò Draco, le labbra sottili che si
allargavano
lentamente in un ghigno.
--Non sarei
mai mancata.-- sussurrò rassicurante una voce leggera,
femminile.
Le dita
delicate continuavano a rincorrersi lungo la spina dorsale, premendo
piano per
sciogliere i muscoli in tensione. Seguivano un intreccio di linee
immaginarie,
passavano rapide dalla zona renale ai tendini del collo. I palmi delle
mani
accarezzavano le spalle con decisione, premevano con delicatezza sulla
cassa
toracica per regolarizzare e rallentare il respiro secondo il ritmo di
quelle
coccole rilassanti che lo incoraggiavano ad abbandonarsi a lei.
Non ci volle
molto perché Draco cominciasse a sentire caldo. Forse era
colpa del profumo
lieve ma afrodisiaco che aleggiava nella stanza tramite un fornelletto
per
l’aromaterapia, o magari del peso della sua massaggiatrice
alla base della sua
schiena, oppure dei tocchi via via più intensi che gli
stavano lentamente
rilassando tutti i muscoli…
Ghignando,
mosse lentamente un braccio fino a incontrare la gamba liscia della
ragazza. La
sentì ridacchiare sommessamente mentre le accarezzava la
pelle scoperta, in un
movimento ascensionale verso il ginocchio. Le strappò un
gemito quando sfiorò
delicatamente la pelle sensibile dell’interno coscia.
Lei si
distese lentamente sulla sua schiena, facendogli venire i brividi a
causa del
contatto con il proprio corpo caldo.
--Così
non
mi aiuti.-- soffiò piccata contro il suo orecchio.
Ma
sorrideva. Draco sapeva benissimo che stava sorridendo: lo sentiva nel
tono
trattenuto della voce, nelle forme morbide premute con noncuranza
contro la sua
pelle nuda, nella vicinanza dei loro volti. Quindi esalò uno
strafottente
“chissenefrega” in risposta, mentre la mano
continuava a procedere.
La ragazza
sospirò, divisa fra piacere e rassegnazione, abbandonata
sulla sua schiena.
Draco ghignò soddisfatto mentre lei si alzava leggermente,
giusto quel che
bastava per permettergli di voltarsi. Quando si riabbassò, i
loro bacini si
scontrarono. Il volto di lei calò ulteriormente, arrivando a
un soffio da
quello di lui. Aggirando le labbra, prese a depositare baci leggeri ma
affamati
lungo il mento, la mascella, lo zigomo, la tempia, e poi
scivolò giù verso
l’orecchio. Mentre ne stuzzicava il lobo con i denti e la
lingua cominciò ad
ondeggiare con i fianchi, prima a destra e poi a sinistra,
lentamente…
Draco si
lasciò andare a un sospiro e intrufolò le mani
sotto il drappeggio di seta che
celava alla vista il corpo della ragazza. Sollevò il tessuto
color carminio
cupo fino all’altezza dei fianchi e prese ad accarezzare la
pelle calda,
vellutata, con mani bollenti. Le strinse la vita snella con le dita,
accompagnando il movimento stimolante del suo corpo.
Lei
lasciò
scivolare le labbra lungo il suo collo, lambendo la pelle pallida e
sensibile. Lo
morse senza troppa delicatezza, e contemporaneamente spinse il bacino
verso
l’alto.
Draco si
sentì folgorare da una scarica di eccitazione e
insinuò una mano tra i capelli
morbidi della ragazza. La strattonò all’indietro,
costringendola a staccare i
denti dalla sua gola.
--Stai
giocando col fuoco.-- sibilò, la voce a un soffio dalle sue
labbra.
Per tutta
risposta quella ghignò, abbandonandosi alla sua presa salda.
Era
bellissima. La pelle riluceva lievemente per il leggero velo di sudore
che la
ricopriva a causa del calore emanato dai loro corpi. Il respiro era
affannato,
le guance arrossate. I boccoli castani dai riflessi color miele stretti
tra le
sue dita erano soffici e ben curati, mentre gli occhi d’oro
liquido brillavano
accesi come due stelle incandescenti. Il suo profumo lieve e dolce lo
circondava,
inondandogli i polmoni e annebbiandogli i sensi: orchidea…
--Ah…--
gemette Hermione quando il biondo le si avventò contro
affondare i denti nella
gola esposta e indifesa. Intrecciò le dita ai suoi capelli,
stringendolo ancora
di più contro la sua pelle.
Draco la
portò sotto di sé senza troppo complimenti,
continuando a morderle il collo per
tenerla buona. Adorava avvertire il suo peso caldo premere sopra il
proprio
corpo, ma sovrastarla era un piacere troppo appagante per rinunciarvi.
Cominciò
a muoversi piano contro di lei, ritmicamente e senza violenza. Hermione
si inarcò
istintivamente all’indietro, assecondondolo, strappandogli
dei sospiri mentre
gli accarezzava il torace con la punta delle dita.
I due si
guardarono intensamente, incatenati l’uno all’altra
dal magnetismo
inarrestabile generato dalle loro iridi. Oro fuoco e argento tempesta.
Il biondo si
abbassò lentamente mentre la riccia gli andava
incontro…
Draco
aprì
gli occhi.
La stanza
era avvolta nella penombra, la luce tenue dell’alba filtrava
dalle tende
pesanti tirate. Ma non c’era il suo profumo di orchidea, non
c’era il suo
calore, non c’erano i suoi sospiri. Lei, Hermione,
non c’era. Draco represse un movimento di stizza.
Forse era a
causa dello scambio di battute con Blaise, forse del ballo precendente
con lei,
o forse no… ma fatto stava che quel sogno era tornato.
Certo,
c’erano alcune differenze. Queste immagini erano molto
più tenui, come immerse
in una luce speciale. Le sensazioni, invece, erano talmente nitide da
risultare
terribilmente reali, molto più che nel primo. Lui voleva che fossero reali. Soprattutto,
gli bruciava
all’inverosimile che non aveva potuto baciarla.
Chiuse gli
occhi e si accomodò su un fianco, sperando di
riaddormentarsi.
Poco dopo un
suono leggero s’insinuò
nell’oscurità dietro alle sue palpebre: una mano
che
bussava delicatamente alla porta. Mormorò un
“avanti” strascicato, ma non
percepì la lama di luce che tagliò la stanza.
Udì dei passi leggeri, poi la
voce di Hermione chiese:
--Disturbo?--
Draco era
sorpreso: possibile che il sogno fosse già tornato? Rispose
un “no” sussurrato.
--Volevo
sapere se ti andava di darmi lezioni di tiro con l’arco, ma
se hai sonno
facciamo anche dopo…-- espose la ragazza, imbarazzata per
averlo svegliato.
Ah, ecco. Era
ovvio che non fosse il sogno, non poteva essere altro che la cruda
realtà. Si
tirò su lentamente, e una mano salì a riavviarsi
all’indietro alcuni ciuffi
biondi che gli solleticavano il viso.
--Non
preoccuparti, adesso arrivo subito.-- decise, alzando lo sguardo sulla
sua
ospite e sorridendo. O meglio, ghignando.
Quella
ricambiò incerta, poi uscì e richiuse la porta.
*****
Hermione
stava aspettando nella sala di tiro con l’arco, appoggiata
alla parete.
Si era
svegliata incredibilmente felice quella mattina: sapere che i suoi
vecchi amici
fossero di nuovo parte della sua vita era semplicemente fantastico. E
poi,
all’improvviso, le erano tornate immente le sensazioni che
aveva provato
ballando con Draco. La serenità che le provocava, il senso
di sicurezza che
sentiva quando lui l’abbracciava, la comprensione che le
dimostrava, la
riconoscenza che gli doveva… era stata investita in pieno da
tutte queste emozioni
nella loro completezza, tutte insieme.
E ora, era
scombussolata! Aveva deciso di sfogarsi con il tiro con
l’arco, ma non era
molto brava. Nemmeno una delle frecce che aveva tirato aveva raggiunto
il
bersaglio, e la sua frustrazione era solo aumentata. Perciò,
si era convinta ad
andare a chiedere aiuto al centro esatto dei suoi pensieri.
Lato
positivo: si sarebbe distratta un po’ e avrebbe imparato a
tirare decentemente.
Lato
negativo: probabilmente un ulteriore, stretto, contatto con lui non
avrebbe
aiutato a calmarla.
Ma aveva
bisogno di fare qualcosa per distrarsi, e il tiro con l’arco
era l’unica cosa
che le veniva in mente. Ecco perché ora se ne stava ad
aspettarlo appoggiata
alla parete, dopo averlo svegliato praticamente all’alba.
Quel
pensiero le balenò in mente all’improvviso,
riproponendole la scena che aveva
causato e osservato poco prima: Draco che si tirava pigramente su dal
letto
mentre le coperte di seta nera scivolavano in basso, scoprendo la pelle
pallida, le spalle forti, il torace solido, le braccia affusolate, i
muscoli
evidenti ma non eccessivi… la penombra aveva impedito che il
rossore
imbarazzato sulle sue guance la tradisse, ma non aveva potuto evitarle
la
scarica di sensazioni che l’aveva attraversata come
un’onda anomala,
lasciandola accaldata e confusa.
In quel
momento la porta della sala si aprì, e la Serpe fatta
persona fece il suo
ingresso. Hermione si sorprese di quanto gli donasse qualunque capo,
persino la
maglietta nera semplice e i jeans scuri. I capelli erano ancora
scompigliati a
causa della sveglia leggermente frettolosa, ma per lei gli stavano
benissimo
anche così.
Draco si
accorse dello sguardo della ragazza, e le regalò un
ghignetto strafottente che
la fece arrossire. Allora non era l’unico ad accusare
conseguenze bizzarre!
Avanzò
soddisfatto verso di lei e le fece un cenno per invitarla a cominciare.
Hermione
annuì e si mise in posizione imbracciando l’arco.
Lui si appostò dietro di lei,
in modo da non intralciarla, e le corresse appena la posizione delle
mani. La
ragazza prese un respiro lungo, lento, e tese la corda. Prontamente, le
braccia
del biondo arrivarono ad aiutarla ad applicare la forza necessaria per
preparare un tiro decente. Le sue dita si strinsero con delicatezza
sulla sua
mano e sul suo polso, provocando a entrambi dei brividi piuttosto
intensi. L’arco
si curvò docilmente mentre le piume della freccia arrivavano
a sfiorare le
labbra schiuse di Hermione. Draco ricordò il sogno,
così approfittò della
situazione per stringersi un po’ di più a lei. La
sentì fremere, sorpresa ma
intimamente compiaciuta. Le mani del biondo lasciarono la presa e si
spostarono
più giù, fino a posarsi sui fianchi. Hermione
rimase notevolmente stupita
quando potè constatare di non avere eccessive
difficoltà nel mantenere sulla
corda una trazione più che sufficiente per eseguire un buon
tiro. Sorrise,
rasserenata dalle mani calde di Draco sui suoi fianchi, e
lasciò andare.
La freccia
partì sicura, fendendo l’aria e volando libera
verso il suo obiettivo. Si
piantò precisa nel bersaglio proprio nel mezzo del cerchio
piccolo e rosso,
vibrando leggermente all’impatto.
--Un centro
perfetto.--
constatò Draco con fierezza. --Bravissima.--
Lei sorrise
e si voltò verso di lui, senza allontanarsi o divincolarsi
dalla sua presa.
--Grazie, mi hai aiutata.--
Ma il biondo
scosse la testa. --Hai fatto tutto da sola. Ti ho dato una mano solo a
prendere
la posizione, ma lancio, mira e forza sono stati interamente tuoi.--
Hermione lo
guardò intensamente, poi gli allacciò le braccia
dietro schiena e si abbandonò
alla sua stretta. Chiuse gli occhi posando la testa sul suo petto. Il
Serpeverde
ghignò compiaciuto, e una mano salì ad
accarezzarle il collo. Ne solleticò
piano la pelle sensibile con la punta delle dita, facendola
rabbrividire e
gemere piano. Le baciò impercettibilmente una tempia, poi lo
zigomo, poi la
guancia. La ragazza si inarcò instintivamente contro di lui,
gli occhi ancora
chiusi ad assaporare le sensazioni piacevoli che le dita di lui stavano
irradiando in tutto il corpo. Draco apprezzò parecchio il
calore che quel
contatto generava, e appoggiò la propria fronte contro la
sua.
L’oro
fuoco
si scontrò con l’argento tempesta. Nel primo,
dubbio, confusione, e anche un
pizzico di paura. Nel secondo, leggermente più cupo del
normale, sicurezza,
forza, e un lampo di lussuria.
Hermione
venne scossa da un brivido, ma non abbassò lo sguardo e non
si divincolò. Era
stata una leonessa, e ora il coraggio dentro di lei stava ruggendo come
non
faceva più da tempo. Sorrise, avvicinandosi
impercettibilmente sia col corpo
che col viso.
La mente di
Draco gli ripropose immediatamente la scena che aveva vissuto in sogno,
così
avvicinò lentamente il proprio volto a quello della ragazza.
Il magnetismo dei
loro occhi li attirava l’uno all’altra, lentamente
ma inesorabilmente.
Fu un
bussare sordo alla porta della sala che interruppe la magia. I ragazzi
si
volsero di scatto verso i battenti di legno, ascoltando la voce che
strepitava:
--Dray!
Herm! Se non venite a tavola sfondo la porta!--
Blaise,
sicuro come l’oro: nessun’altro lo chiamava con
quell’odiosissimo nomignolo!
--Dray?!--
chiese Hermione cercando di non ridere.
Il biondo,
leggermente stizzito sia per il soprannome che per
l’interruzione, la lasciò
andare. --Mi chiamava così da bambino e non ha mai
smesso… credo di odiarlo!--
Stavolta la
riccia rise piano, e anche lui si lasciò andare al
buonumore, contagiato. Non
aveva voglia di arrabbiarsi, così riprese la ragazza tra nel
suo abbraccio.
--Guarda che
secondo me la sfonda davvero.-- lo avvertì Hermione
constatando che il giovane
non aveva alcuna intenzione di muoversi.
--Sarebbe
una scocciatura, ma credo che sopravviverei. I soldi per sostituirla
non mi
mancano.-- le fece notare il biondo, una punta di vanità
piuttosto evidente
nella voce.
Quella
alzò
gli occhi al cielo, più divertita che esasperata, e si
staccò da lui.
--Beh?! Mi
lasci qui così?-- gemette Draco incredulo.
Lei si volse
di nuovo verso di lui, valutandolo con lo sguardo. Inclinò
la testa lievemente,
prima da un lato e poi dall’altro, e infine gli si
avvicinò di nuovo. --Non
potrei mai…--
Con un
ghigno da Serpe ghigno dipinto in viso, la ragazza gli
stampò un piccolo, non
troppo breve bacio all’angolo delle labbra. Poi si volse e
scappò via.
--Hermione!
Torna subito qui!-- esclamò il biondo sorridendo,
riprendendosi in fretta
dall’attimo di stupore correndole dietro.
Blaise,
fuori dalla porta in legno massiccio, sorrise sornione quando si vide
passare
davanti una saetta dalla chioma riccia seguita a distanza di alcuni
secondi da
un lampo dai capelli biondi.
Si
avviò
anche lui in sala da pranzo, camminando svelto, preceduto
dall’eco della risata
forte e felice di Hermione.
ANGOLETTO!
E rieccomi qui!
Dopo un rientro
alquanto traumatico dalle vacanze (tre scali in aereo, un ritardo di
sette ore
e i bagagli ancora dispersi!) ho postato questo capitolo fresco fresco!
Ora,
voglio farvi notare una cosa importante:
La scena del
sogno è descritta
volutamente in modo soft (o almeno quella era l’intenzione,
poi mi direte voi!)
perché non volevo fare sembrare Draco un maniaco! Questo
sogno è dovuto
all’attrazione presente ma repressa che lui sente nei
confronti di Hermione, e
che il suo subconscio manifesta nella fase rem. Giuro, stavolta
è completamente
innocente! C’è un riferimento anche a un altro
sogno, che è quasi uguale ma
meno sfumato e meno intenso. A me piaceva di più questa
versione, che è quella
che ho scelto di riportare.
Questo è un
capitolo diciamo
introduttivo alla prossima parte, dove si comincia a giocare sul serio!
Me lo
lasciate un commentino? Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 17 *** Protected ***
Lo so, non ci
crederete mai, ma… SONO
TORNATA!
Gente, vi devo
tante, anzi tantissime
scuse! Ma fra una cosa e l’altra non sono riuscita ad
aggiornare prima… Ho
avuto qualche problema con alcuni miei amici, poi ci si è
messa la scuola.
Ovviamente lo stress mi ha causato un blocco, e dopo questo si sono
aggiunti
impegni e una considerevole vena di rabbia verso mia sorella minore,
dato che
abbiamo avuto qualche conflitto… comunque ora è
tutto bene e tutto a posto tra
noi!
Quindi, rieccomi qui!
Questo capitolo
è abbastanza semplice, un po’ una preparazione a
quello che succederà nel
prossimo. Spero che vi piaccia e che mi perdoniate! (sia per il ritardo
che per
lo sfogo di sopra…)
yumisan: grazie
mille! Comunque Draco non dovrà patire ancora
molto… il prossimo capitolo vedrà
notevoli evoluzioni!
xxsailorkikaxx:
grazie per l’interessamento, comunque alla fine anche il
viaggio è stata un’avventura.
Ora come ora, ci rido sopra XD. Sono contenta che il
capitolo ti
sia piaciuto!
Lovy91: confesso, in
realtà volevo che il sogno confondesse le idee, almeno
all’inizio XD. Hermione farà
valere la sua rivalsa, dopo l’ennesima provocazione di
Draco… ma vedremo nel
prossimo capitolo! (sadica? XD)
francydenis: grazie
per i complimenti, e per il bentornata. Anche se un bentornata sarebbe
più
adatto adesso, vista la mia interminabile assenza dalla tastiera del
computer…
Draco è molto offeso per il “maniaco”
che gli hai -e cito testualmente- così
poco gentilmente appioppato!
Sana1991: mia
carissima, ti prego di perdonarmi per non aver aggiornato prima! *me
molto
dispiaciuta che chiede scusa in ginocchio*. Spero tanto di non averti
persa
come mia commentatrice… comunque sono molto contenta che la
storia ti piaccia
tanto! Se mi lasci un altro commentino, prometto di non fare mai
più così
tardi!
Lisbeth
S: mia
nuova
fan, tanto piacere di conoscerti! Spero tanto di non averti
già persa a causa
di questo mio ritardo! Comunque sappi che è stata una
svista, ho già promesso
di non metterci più tanto per aggiornare. Sono molto
contenta di trovare
qualcun altro che ama i Serpeverde! Povere, povere le mie
Serpi incomprese… fidati, non è facile
tenere quei due sulla corda! Ma tra poco ci siamo… ancora un
paio di capitoli e
poi… !!!!!!!!! Spero davvero che continuerai a seguirmi.
KatyAniFrancy:
grazie, grazie mille! Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!
littledramy: non
preoccuparti, al bacio ormai manca poco! E ovviamente, dopo il bacio ne
succederanno altre!
giselle: grazie
mille per i complimenti! Sono particolarmente contenta del fatto che tu
abbia
apprezzato il finale. Spero che mi darai il tuo parere anche su questo!
TheCrazyHatter:
haha! Scusa per la confusione che ho causato, ma stai tranquilla: era
nei piani
XD! Anzi, sono davvero contenta che tu abbia avuto delle impressioni
diverse
per ogni momento del sogno… mi hai resa davvero felice! Meno
male che ci sei tu
a rassicurarmi del lavoro che sto facendo con Draco! Mi preoccupo
continuamente
di come renda, anche se ho il timore di farlo apparire troppo
lavorato… quindi
sono molto contenta di sapere quanto ti piace! Eh beh, ma se non si
dà retta ai
consigli che si leggono nelle recensioni, a cosa serve pubblicare?! Se
uno
scrivesse senza cogliere i consigli per migliorarsi,
dov’è il senso della cosa?
Spero di non aver commesso errori nemmeno in questo. Grazie mille per
aver
notato il finale, ci tenevo tanto! Scusa se ci ho messo tanto tempo ad
aggiornare, ma spero che mi commenterai anche questo capitolo! Bacione.
tatythebest: grazie
mille per i complimenti! Comunque non ti preoccupare, ormai al bacio
manca poco…
spero tanto che ti piaccia anche questo capitolo!
Protected
-
Alle prime
luci dell’alba del giorno 31 dicembre, Chateau Malfoy venne
scosso da gridolini
di gioia palesemente femminili.
Pochi
secondi dopo, gli alti echi vocali furono seguiti
dall’apparizione di due
ragazze che saltellavano allegramente giù per le scale.
Pansy e Daphne erano
ancora in pigiama, le sottovesti succinte che svolazzavano impertinenti
come
per protestare apertamente contro il gelo di dicembre.
Blaise,
Draco e Hermione, che stavano tutti e tre seduti al tavolo in sala a
fare
colazione, non poterono trattenersi dal ridacchiare. Certo le due Serpi
erano
abituate a quel bizzarro comportamento annuale delle loro amiche, ma
per la
riccia era una cosa completamente nuova.
--Ma siete
impazzite da un giorno all’altro?!-- chiese divertita e
sorpresa additando il
“pigiama” delle due ragazze.
--No!--
risposero le due in coro mentre cominciavano a saltellare in cerchio
intorno al
tavolo, tenendosi per mano.
--Mi devo
preoccupare?-- chiese Hermione voltandosi verso Draco, indecisa se
prenderla
sul ridere o se iniziare a temere per la salute mentale delle sue
amiche.
--Tranquilla.
È l’ultimo dell’anno.-- le disse il
biondo a mo’ di spiegazione, sorridendo.
--E hanno
deciso di inaugurare il primo gennaio con una polmonite?--
Draco si
permise un ghigno divertito e complice, ma Blaise scoppiò a
ridere a crepapelle
senza il minimo ritegno. Oh sì, la cara Granger ormai si
stava riprendendo alla
grande.
--Ragazze!--
le riprese il moro paziente. --Non credete che sarebbe il caso di
spiegare alla
nostra ospite il motivo del vostro calorosissimo brio mattutino?--
Le due,
ridacchiando per i paroloni usate dal loro cerimonioso amico, smisero
di
saltellare e si volsero verso la riccia.
--Siamo
eccitate per stasera!-- spiegò Daphne sorridendo. --Stasera
festeggeremo una
notte di capodanno super!--
--Ah
sì?--
fece Hermione, ridendo per le facce buffe delle due Serpi.
--Sì!--
esclamarono le due in coppia.
--È
il modo
in cui noi festeggiamo Capodanno: alla babbana!-- rivelò
Pansy facendole
l’occhiolino.
--Sarebbe a
dire che ci troviamo tutti qui a cena, intendo noi ed eventuali ospiti,
e poi
ce ne andiamo tutti in discoteca!--
Il sorriso
si congelò sulle labbra piccole e morbide della bella
riccia, mentre nei suoi
occhi dilagavano sentimenti neri e oscuri come il peso di quei ricordi.
Dolore,
rabbia, rifiuto, paura.
Ma Pansy non
si accorse di nulla, troppo presa dalla sua euforia. --Herm, ti va bene
se
invitiamo anche Harry e Ginny? Scommetto che il nostro Blaise sarebbe
felice di
rivedere la sua bella rossa!--
--Oh per
favore! Come se tu non avessi voglia di riabbracciare Potter!--
celiò il moro,
attaccando per difendersi.
La Serpe gli
fece una linguaccia, poi ricominciò a saltellare in
girotondo con Daph quando
vide il cenno di Hermione in risposta alla sua domanda.
Ma Draco
vedeva i sentimenti che tremavano dietro quelle iridi meravigliose.
Preoccupato, le si avvicinò e le poggiò
delicatamente la mano sul polso,
accarezzandole il dorso con le dita. Quella si voltò di
botto verso di lui, gli
occhi fattisi grandi.
Il biondo
strinse la presa sul braccio, un muto invito a seguirlo. La
trascinò nella
camera di lei sua senza farsi notare, poi richiuse piano la porta.
--Sputa il
rospo.-- le disse subito senza troppe cerimonie.
La riccia
alzò lo sguardo lucido su di lui. Dapprima strinse le labbra
per ricacciare
indietro le lacrime, poi aprì la bocca per parlare ma non vi
riuscì. Abbassò
gli occhi un secondo, infine gli buttò le braccia al collo e
cominciò a
piangere sulla sua spalla.
Draco rimase
stupefatto da quella reazione, e per un secondo si perse nel suo
profumo:
orchidea… si riebbe in fretta scuotendo il capo, e
riuscì a mettere insieme la
lucidità mentale sufficiente per stringerla a sé
accarezzandole piano i
capelli.
Le mani di
Hermione si strintero alla sua schiena, cercando sicurezza e conforto.
Le braccia
di Draco l’avvolsero protettivamente, creando un baluardo
protettivo attorno a
loro.
Il resto del
mondo restò fuori, incluso il dolce Angel che se ne stava
appollaiato sul letto
ad osservarli con quello sguardo curioso e attento tipico dei felini.
Poco dopo la
riccia riuscì a ricomporsi. I singhiozzi si placarono e
smisero di scuoterle le
spalle minute, le lacrime cessarono di rigarle le gote arrossate e
morbidi. Ma
il suo corpo si rifiutava di staccarsi da quello caldo e prestante del
ragazzo.
Il
Serpeverde intuì la sua debolezza e
l’accompagnò a sedersi sul letto, senza
però togliere il braccio dalla vita sottile di lei. Angel li
raggiunse e si
accoccolò accanto a loro, facendo le fusa.
--È
in
discoteca che è cominciato tutto.-- disse Hermione
all’improvviso, attingendo
coraggio e forza da chissà dove. Forse da quella mano che
stringeva dolcemente
le sue. --Le mie amiche babbane mi avevano portata fuori, volevano che
smettessi di pensare a Ron. Ma non ci riuscivo e così ho
bevuto, ho perso il
senso di tutto. Ho incontrato dei ragazzi, non li ricordo
nemmeno… e poi il
nulla, vedevo tutto sfocato, sentivo il mondo ovattato… ma
sentivo male_--
Hermione
dovette interrompersi quando una mano fresca si posò
delicatamente sulla sua
bocca.
--Non
c’è
bisogno Herm.-- le disse Draco rassicurandola.
Lei
spalancò
gli occhi di scatto. --Mi… mi hai chiamata Herm.-- gli fece
notare balbettando.
Il biondo
alzò un sopracciglio, leggermente seccato sia per la sagacia
della ragazza sia
per l’interruzione. Ma l’irritazione
durò solo un secondo. --Strano che tu
l’abbia notato in un momento del genere.--
La riccia
sembrò rifletterci su, poi un risolino fragile si
librò dalle sue labbra. --Hai
ragione, che sciocca.--
Anche il
biondo ridacchiò piano e le diede un buffetto giocoso sulla
guancia. --Ti
ammiro Herm, lo sai?-- aggiunse poi insistendo con il soprannome. --Ci
vorrà
anche molta forza per nascondere i propri sentimenti… ma ci
vuole sicuramente
molto più coraggio a mostrarli.--
Hermione
annuì poco convinta, lo sguardo ancora impegnato ad
inciampare sul pavimento.
--Io mi sento solo una bambina. Sarebbe ora di lasciarmi tutto alle
spalle.--
commentò mesta.
--Non essere
così dura con te stessa.-- la rimproverò
bonariamente lui. --Anche le
esperienze dolorose ci forgiano, determinano chi siamo. Ci danno
un’occhiasione
per reagire e per mostrare al mondo di che pasta siamo fatti. E se te
lo dice
uno che ha tradito la sua famiglia ed è ancora capace di
ghignare alla vita, ci
puoi credere!--
Un’altra
risata, più sincera e aperta della precedente, pose fine a
quell’attimo di
tristezza.
--Grazie.--
disse semplicemente lei con riconoscenza, guardandolo con occhi limpidi.
Il ragazzo
annuì. --Quando vuoi.-- disse, e si sporse verso di lei per
sfiorarle la
guancia con un bacio leggero per poi soffiarle
all’orecchio:--Anche se la
prossima volta che mi tocca trascinarti in una camera da letto
preferirei farla
finire in un altro modo…--
Hermione lo
fissò scandalizzata, e il ragazzo ne approfittò
per divincolarsi dal suo
abbraccio e raggiungere la porta con pochi passi.
--Ah,
Herm?-- la chiamò ancora.
La fanciulla
alzò il bel viso, rossa come un pomodoro per
l’allusione di poco prima. --S_sì?--
--Il posto
dove andiamo stasera è di classe, quindi vedi di essere
decente e non farmi
sfigurare!--
Prima che il
cuscino appena tirato dalla ragazza lo raggiungesse, scappò
fuori sghignazzando e
richiuse la porta.
Hermione
pestò il piede con forza, indispettita. Quel ragazzo aveva
bisogno di uno
psicologo, e anche alla svelta! Insomma, prima faceva il premuroso e il
comprensivo, poi le baciava una guancia, poi passava alle allusioni
spinte e
alla fine la prendeva pure in giro! Sì, uno psicologo per
lui era d’obbligo,
almeno quanto lo era il cardiologo per lei: perché cavolo il
suore stava
andando a mille da quando l’aveva baciata?!
*****
Hermione,
ancora in intimo, stava fissando pensierosa il proprio riflesso con
espressione
assorta.
Quel
biondino l’aveva proprio stancata con quegli stupidi
giochetti. Ma l’aveva
scambiata per una bambola per caso? Beh, allora si stava sbagliando di
grosso!
Non poteva pensare di poter mettere in atto i suoi subdoli trucchetti
indisturbato, non con lei almeno. Era già caduta troppe
volte nelle sue
trappole… era tempo di dimostrargli di che pasta fosse fatta
lei, parola di
Hermione Jane Granger!
--Tesoro, so
benissimo che sei bella… ma non sarà il caso di
staccarsi dallo specchio e
vestirsi?--
La riccia si
volse di botto, coprendosi istintivamente con l’abitino che
stava valutando.
Sulla porta, incorniciate dalla luce chiara che si rifletteva dai
lampadari del
corridoio, se ne stavano Pansy e Daphne. Le due amiche erano
già vestite, gli
abiti succinti coperti in parte da vestaglie di seta.
--Daph,
guarda un po’ che ghigno DOC sta sfoggiando la nostra
carissima e dolce Grifona…--
ridacchiò la mora entrando nella stanza. --Dici che siamo
noi o possiamo
limitarci a dare la colpa al caro Draco?--
L’altra
ridacchiò senguendo l’amica. --Secondo me il
problema principale non è il
ghigno… quanto il casino di questa camera! Tesoro, hai
intenzione di metterti
qualcosa addosso o stavi pianificando di venire in bikini?--
Hermione rise
divertita. --Ciao ragazze.--
Pansy
richiuse la porta e si lasciò cadere seduta sul letto,
avendo cura di spostare
i vestiti che lo coprivano prima di accomodarvicisi sopra. --Eravamo
venute qui
per truccarci tutte assieme, ma sembra che tu abbia ancora qualche
problema
riguardo al tuo abbigliamento…--
--L’hai
detto!-- annuì la riccia affranta. --Qualunque cosa mi metta
addosso, continuo
a vedermi come un manico da scopa vestito a festa…--
La bionda,
seduta elegantemente sulla poltroncina nell’angolo della
stanza, la guardò
semplicemente stralunata. --Ma cosa dici?!--
Hermione
abbassò lo sguardo.
Daphne
sospirò, poi si mise in piedi e cominciò ad
ispezionare con lo sguardo sia il
suo armadio sia i vestiti sparsi in camera. Ad un tratto il suo sguardo
celeste
si illuminò. --Beh se la tua paura è sembrare una
scopa dobbiamo solo trovare
il modo di mettere in evidenza la tua vita sottile…--
Pansy si
avvicinò all’amica e osservò
attentamente gli indumenti che aveva scelto. Un
ghigno molto Serpeverde si espanse sulle sue labbra con estrema
lentezza. Annuì
in segno d’approvazione, poi passò i capi ad
Hermione.
La riccia
prese le stoffe morbide e pregiate tra le dita. La sua espressione si
fece
attenta, tesa a visualizzare la sua possibile immagine riflessa nello
specchio.
--Sapete che
così rischio di farmi dichiarare specie protetta, vero?--
disse, leggermente
scettica e molto dubbiosa.
Le due Serpi
le sorrisero.
--Herm, ma
se sei già protetta
dalla migliore
scorta di Hogwarts a che ti servono gli animalisti?!-- la prese
bonariamente in
giro Pansy.
Le tre
risero, complici. E Hermione non ebbe più paura di quella
sera in discoteca.
Col senno di
poi, forse avrebbe dovuto averne però…
ANGOLETTO!
Ed eccoci di
nuovo qui! Spero tanto
che vi sia piaciuto. Nel prossimo capitolo vedremo cosa
succederà nella serata
in discoteca, ma credo di potervi dare un paio di spoilers XD! La
nostra Herm
sarà molto intrigante, e il caro Draco darà il
meglio di sé. Scopriremo
qualcosa in più sulle personalità di Daphne e
soprattutto su quella di Theo,
che finora ho trascurato. Dulcis in fundo, ci saranno alcuni sviluppi
riguardanti i vecchi amici di Hermione.
E questo
è tutto carissimi! Mi lasciate
un commentino? Spero a presto, anche se non so quanto perché
è appena spuntato
un altro problema… ma prometto che cercherò di
non sparire più per così tanto!
Un bacio e mille grazie!
Clarisse
|
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Capitolo 18 *** It's a surprise! ***
Non so davvero
cosa
dire… MI SPIACE!
Primo, questo
non è il
capitolo che aspettate (e sperate, dato che ‘sta serata in
discoteca la sto
menando quasi da una vita) ma giuro: ci sono quasi! È che mi
è arrivata
all’improvviso questa idea e non ho saputo
accantonarla… e visto che mi stava
venendo bella lunga ho preferito postarla adesso anziché
farvi aspettare ancora
di più per la parte in discoteca. Lo so, suona un
po’ come un contentino… ma
che posso dire? Mi merito un fulmine!
Secondo, sono di
nuovo
in ritardo! Uffa uffa uffa! Sapete, chiunque sia quel genio che ha
inventato la
frase “i guai arrivano sempre a braccetto”, beh, ci
ha preso di brutto! Tanto
per darvi un’idea della situazione, stamattina ho dormito
fino a mezzogiorno e
quarante… e io sono una che soffre d’insonnia!
L’ultima volta che ho dormito
così tanto avevo sette anni e almeno 38 di febbre…
Bon, vi ho annoiati (e
probabilmente anche depressi) abbastanza! Spero tanto che mi perdoniate
per
aver cambiato i piani un’altra volta e che vogliate comunque
farmi sapere che
ne pensate di questo capitolo, anche se non è quello che
avevo promesso.
barbarak: grazie per la
comprensione. Comunque è vero, la serata in discoteca
sarà molto movimentata… spero che mi scuserai se
non sono riuscita a scrivere
tutti gli spoiler che avevo promesso in questo capitolo!
Tanny: CHE BELLO RISENTIRTI!!!
Draco in realtà è ancora mezzo-addormentato, ma
nel prossimo capitolo si sveglierà per benino. Non
è che sembra, Hermione è
in imbarazzo quando è con lui… solo che le ci
vorrà ancora un po’ per capire
fino in fondo quello che prova. Purtroppo dovrai aspettare ancora per
la serata
in discoteca, ma spero davvero che questo pezzo inaspettato riesca ad
emozionarti come le parti tra Draco e Hermione. Parlando di Daphne,
adesso
vedremo un nuovo lato di lei. Ho voluto concentrare il capitolo su
questo
personaggio, e spero davvero di aver fatto un buon lavoro: ci tengo!
Grazie
infinite per i complimenti, li apprezzo tantissimo ogni volta e ancora
di più
in periodacci come questo. Non preoccuparti per gli ultimi capitoli: a
quanto
pare, siamo un po’ in ritardo tutti ;P
Sana1991: il tuo commento mi ha
fatto tanto piacere, grazie! Purtroppo non sono
né riuscita ad aggiornare in settimana né a darti
quello che speravi di
leggere, temo. Mi spiace tanto, davvero… spero che il
capitolo ti piaccia
comunque!
giselle: sì, Hermione
sta recuperando la sua forza. Purtroppo per livelli di
alto voltaggio tra i due piccioncini dovrai aspettare ancora un
capitolo,
perché questo è venuto un po’ fuori
programma…
Leah_La Lupa_____X: ciao anche a te! Non ti
preoccupare per gli altri capitoli, io sono già
contenta di aver ricevuto una tua recensione per questo! Sono contenta
che la
mia storia ti abbia sorpresa in modo positivo, e spero che ti piaccia
anche
questo capitolo un po’ fuori programma. Grazie davvero per i
complimenti sullo
stile, sono stra-contenta!
fifi95: giuro, al bacio ci siamo
quasi! Spero che mi farai sapere anche cosa ne
pensi su quello presente in questo capitolo, così potrai
correggermi. Sono
contenta che ti piaccia il mio stile, grazie davvero!
jesuisstupide: grazie del complimento,
spero che ti piaccia anche questo. Hai ragione
per quanto riguarda la battuta, sono andata a controllare e ho visto
che l’ho
proprio presa da Will. Sono cresciuta a pane e WITCH, l’ho
richiamata
inconsciamente immagino… grazie per avermela fatta notare,
metterò una nota.
KatyAniFrancy: grazie mille, sono
contenta che ti sia piaciuto! Purtroppo questo non è
il seguito che ti aspettavi, ma spero che ti piaccia comunque!
tatythebest: sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto! Purtroppo questo non è
il capitolo che avevo promesso, ma spero che ti soddisfi comunque.
Lisbeth S: spero che non ti abbia
chiamata in matematica! Sono contenta di non
averti perso, e mi scuso ancora per questo ennesimo ritardo. Sono
contenta che
le coppie ti siano piaciute, e spero che ti piaccia anche quella
descritta in
questo capitolo (che purtroppo non è la serata in discoteca,
ma che spero ti
piaccia lo stesso!). Sono davvero contenta che ti piaccia questo Draco!
TheCrazyHatter: col
senno di poi, hai fatto bene a non farti troppe aspettative…
perché questo
capitolo è un totale fuori programma! Lo so, sono un
disastro… ma quando
l’ispirazione chiama (anche se lentamente, a causa dei mille
pensieri e
preoccupazioni che ci dona regolarmente la vita), noi scrittori non
possiamo
far altro che rispondere! Spero che mi farai sapere cosa pensi di
questo
capitolo. In effetti Herm sta facendo passi avanti, e spero che le tue
aspettative siano soddisfatte nei prossimi capitoli! Grazie per la
comprensione, lo apprezzo davvero molto.
It’s a surprise!
-
Draco si
riavviò i capelli all’indietro con un gesto
irritato della mano, spazientito. Possibile
che le ragazze dovessero metterci tanto? Insomma, quanto tempo poteva
metterci
una persona lavarsi, vestirsi e truccarsi? Quelle tre erano chiuse in
camera da
circa quattro ore! Il biondo sbuffò sonoramente, poi si
lasciò cadere su una
delle soffici poltrone del sontuoso salotto.
Blaise
sogghignò
ampiamente: il nervosismo del suo amico lo stava divertendo parecchio!
--Dra,
c’è
qualche problemino?-- gli chiese con espressione sorniona.
--Il
problemino, Blaise, è che quelle psicopatiche delle TUE
amiche non si decidono
a scendere! Se ci mettono ancora così tanto ci faranno fare
tardi!-- sbottò
quello.
--Ti ricordo
che sono anche amiche tue.-- lo riprese bonariamente il moro. --E
comunque, che
hai da agitarti tanto? Dovremo comunque aspettare anche Potter, la
Weasley, e
anche la sorpresa se non sbaglio.--
Il biondo si
bloccò di botto, messo alle strette. Guardò il
suo amico con un’ombra di
sufficienza nello sguardo, poi borbottò qualcosa come:
“donne ritardatarie” e
“che combina?”
Blaise
ridacchiò soddisfatto di aver smascherato la
curiosità del suo migliore amico,
poi ricominciò a sfogliare il suo libro. O meglio, un libro
che era stato
sgraffignato da poco dalla libreria personale del sopracitato migliore
amico.
--Quello
è
uno dei miei?-- chiese infatti il ragazzo.
Ma con Draco
era così: quanto era messo con le spalle al muro,
contrattaccava cambiando
argomento!
--Sì
Dray.--
lo prese in giro il moro. Tanto, a che pro fingere quando poteva farlo
andare
fuori di gangheri?!
Il biondo si
accigliò indispettito. --Quante volte ti ho detto che me lo
devi chiedere
prima? Non mi piace che mi si rubino così i miei
preziosissimi volumi!--
--Non sapevo
che amassi a tal punto la lettura, Dray.-- celiò una voce
femminile alle sue
spalle.
Draco si
morse un labbro. Ma doveva proprio prenderlo in giro pure lei con quel
dannatissimo nomignolo? E poi, accidenti, era stata una maligna
congiunzione
astrale a volere che lo vedesse proprio mentre dava i numeri?
Blaise
chiuse il libro con uno schiocco, un ghigno da Serpe che era
un’aperta sfida
allo sguardo omicida del suo amico. Sì, ora il suo umore era
decisamente alle
stelle: aveva vanificato tutti gli sforzi della sua facciata
indifferente. Oh
che meravigliosa serata!
--Io ti
uccido…-- soffiò il biondo.
--Ti voglio
bene anche io, Dray.-- rispose lui.
--E anche
io!-- saltò su Hermione all’improvviso, salutando
il suo angelo personale con
un bacio sulla guancia, sicuramente più lungo del
necessario, che le tinse le
gote di un dolce rosso porpora.
Il ragazzo
sorrise compiaciuto, anche se la delusione per il cappotto che la
fanciulla, al
pari delle amiche, aveva già indossato era molto malcelata
nel suo sguardo
intenso. A quanto pare, si sarebbe dovuto tenere la
curiosità riguardo al suo
abbigliamento ancora per un po’…
La riccia
sorrise
soddisfatta, senza fare il minimo sforzo per nascondere
l’appagamento che le
suscitavano lo sguardo interessato e indispettito del bel Malfoy. Oh
sì,
stasera gli avrebbe fatto vedere lei…
--Dici che
si sta divertendo?-- sussurrò Pansy accostandosi a Daphne
con un sorriso.
Quella
piegò
leggermente il capo di lato, poi annuì. --Qualcosa mi dice
che stasera ne
vedremo delle belle…--
In quel
momento suonò il campanello.
--Oh, e a
proposito di belle…-- commentò Draco quando
un’esuberante Ginny Weasley si lanciò
al collo di Blaise in un abbraccio molto caloroso.
--Ciao
Hermione!-- fu il saluto più freddo ma ugualmente affettuoso
di Harry Potter.
--Ciao
Harry!-- sorrise invece la riccia abbracciando dolcemente
l’amico.
Riaverlo tra
le sue braccia era incredibilmente bello. Come se stesse rientrando in
contatto
con una parte di sé stessa, dimenticata ma mai perduta. Una
parte essenziale,
perché quello che Harry rappresentava era un notevole numero
di ricordi. Un passato
che la definiva, che le rammentava quanto quella magia che aveva
abbandonato
fosse bella, luminosa, buona. Come lei stava tornando in quei giorni.
La ragazza
si sciolse dall’abbraccio del moro per andare a salutare
Ginny con altrettanto
affetto. Si separarono dopo qualche istante e si allontanarono
leggermente dal
gruppo per andare ad accomodarsi sul divano del salotto, intente a
confabulare.
Pansy fece
per andare a salutare Harry a modo suo, ma sembrò ripensarci
e rimase a
tentennare qualche secondo mentre sceglieva se fare o meno quel passo
verso di
lui. Non vedendosi minimamente considerata, sospirò e si
rimise al fianco di
Daphne.
--Stiamo
aspettando qualcun altro, Furetto?-- chiese Harry con freddezza.
Draco gli
rivolse un ghigno di sufficienza a mo’ di benvenuto. --Ciao
anche a te,
Sfregiato. Stiamo aspettando ancora un paio di persone, e poi possiamo
andare.--
--E chi
sarebbero questi invitati di cui io non sapevo nulla?-- chiese Pansy
curiosa
mentre girava lo sguardo sul gruppo.
--Tra cinque
minuti arriva Astoria, e mi ha detto che avrebbe portato qualcuno con
lei.--
rispose il biondo con tono tranquillo.
Daphne si
volse di scatto, mentre un’espressione sorpresa si dipingeva
sul suo volto.
Rivolse al giovane Malfoy uno sguardo interrogativo, ma quello era
già troppo
occupato a parlare con Blaise per poterla considerare.
Le sue belle
labbra piene si storsero lievemente, indispettite, ma la smorfia
irritata che
alterò i suoi lineamenti eleganti non durò che
pochi secondi per poi
ritrasformarsi in un’espressione perplessa. Era strano che
Astoria avesse
deciso di festeggiare con loro: di solito passava il capodanno con le
sue
amiche. Ma soprattutto, non riusciva a capire come mai avesse deciso di
organizzare il tutto con Draco, senza nemmeno coinvolgere lei che era
sua
sorella maggiore. Era davvero arrabbiata con lei fino a tal punto?
Fu lo
squillo tintinnante del campanello a strapparla dai suoi pensieri.
Hermione
vide la Serpe bionda irrigidirsi quasi impercettibilmente,
così si avvicinò a
Draco con aria perplessa e anche un po’ ansiosa.
--Che le
prende?-- domandò curiosa, e tuttavia memore della sua sfida
con il Furetto
nonostante la preoccupazione per l’amica. Infatti aveva
“involontariamente”
lasciato scivolare un poco la giacca, in modo che l’aria
calda della sala le
accarezzasse la pelle scoperta del collo e della spalla.
Il ragazzo
notò subito il gesto falsamente casuale, ma si costrinse a
ostentare la più
totale indifferenza senza nemmeno troppa difficoltà. Se
quella ragazza pensava
che bastasse così poco a farlo cedere, allora lo stava
sottovalutando
parecchio.
--È
stato al
ballo che ha rivisto sua sorella.-- rispose vago, avvicinando le labbra
eleganti e sottili al suo viso. --E diciamo che quella non è
stata esattamente
una bella serata per Daph.--
Sebbene
Hermione sapeva che avrebbe dovuto sentire quantomeno una punta di
dispiacere
per l’amica, in quel momento davvero non le riusciva. Tutto
quello che i suoi
sensi parevano in grado di percepire era il respiro caldo di quella
Serpe di
Draco che le accarezzava lascivamente il collo, scivolando piano lungo
la
spalla scoperta.
Ci
pensò una
corrente d’aria fredda proveniente dall’esterno a
strapparla dall’influenza che
il biondo sembrava esercitare su di lei. Di nuovo pieni di
lucidità, i luminosi
occhi della ragazza corsero attenti alla porta del salotto che si era
appena
spalancata e si piantarono sulla figura filiforme che stava altera e
sorridente
sulla soglia.
Astoria
Greengrass assomigliava davvero moltissimo alla sorella, nonostante
fosse di
appena due anni più giovane. Aveva gli occhi di un bel blu
vivo e profondo,
così intenso da risultare quasi elettrico. I capelli erano
più corti di quelli
di Daphne, ma ugualmente biondi e ondulati. Su di essi si rincorrevano
i
riflessi di luce provocati dalle fiamme tremolanti delle candele dei
lampadari
sopra di loro. Il fisico della ragazza era minuto e snello, le forme
ancora
acerbe a testimoniarne l’età ancora inesperta.
Astoria
lanciò uno sguardo di sprezzante sufficienza alla sala, poi
il suo viso
s’illuminò di colpo: il suo sguardo si fece quasi
scintillante e il blu dei
suoi occhi si accese di mille riflessi cangianti mentre la ragazzina
quasi
correva verso la sorella, a dispetto dei tacchi a spillo che indossava.
--Daph!--
trillò gioiosa mentre buttava le braccia al collo della
bionda, stringendola a
sé, e ignorando completamente tutti gli altri presenti nella
sala. Per lei, in
quel momento, non esistevano.
Daphne
rimase sorpresa, completamente travolta da quel tornado di affetto che
era sua
sorella minore. Sapeva perfettamente che quello slancio così
esplicito che
stava esternando non era altro che un modo per dire “ti
perdono”. L’attirò a
sé, mentre si dimenticava anche lei del resto del mondo.
Astoria
sentì le braccia della sorella serrarsi attorno alla sua
vita e avvolgerla in
un abbraccio tanto dolce quanto saldo. “Grazie”,
significava.
Quando la
stretta si sciolse, avevano entrambe gli occhi luccicanti sia di
serenità che
di commozione. Perché, anche se la bionda dagli occhi blu
non era mai stata
innamorata, aveva capito cosa nascondesse l’ultima scenata di
gelosia della
sorella maggiore. E, a voler essere completamente onesta con
sé stessa, anche
lei aveva avuto la sua parte di colpa la sera del Ballo di Natale a
Chateau
Malfoy. Ecco perché aveva portato un piccolo regalo per
farsi perdonare.
La ragazza
si separò dalla sorella e sfilò dalla borsetta
che portava a tracolla un
soffice foulard di seta color blu oltremare. Con un unico passo
elegante, che
testimoniava i risultati del corso di danza classica che frequentava da
quando
era molto piccola, si portò alle spalle dell’altra
e le passò la banda di
vaporosa stoffa sugli occhi.
--Astoria,
ma cosa fai?-- chiese Daphne ridendo divertita, le labbra morbide e
piene che
scoprivano lentamente i denti candidi come perle in un sorriso
spensierato e onesto.
--È
una sorpresa!-- trillò quella mentre
assicurava il foulard sopra gli occhi con un fiocco morbido.
--Perciò fidati e
non provare a sbirciare!--
Mentre i
presenti si scambiavano occhiate curiose, Hermione non potè
trattenere una
risata sottile. Conosceva Daphne abbastanza poco, e l’ultima
cosa che si
aspettava era vederla così leggera. Infatti la bionda si era
sempre dimostrata
una ragazza solare e incline alla risata, ma sembrava emanare
un’aura di solida
responsabilità. Solo ora la riccia comprese che questo senso
di protezione
doveva essersi sviluppato dall’impianto di essere una sorella
maggiore.
--E adesso
cosa succede?-- domandò curiosa a Draco.
Il bel
biondino si sporse di nuovo verso di lei per parlare
all’orecchio. --Adesso
viene la sorpresa per Daphne.--
La ragazza
s’incuriosì ancora di più e fece per
fare un’altra domanda, ma il respiro
improvviso del giovane a un nulla dalle sue labbra le fece scivolare un
brivido
lungo la schiene e le parole rimasero impigliate alle sue corde vocali.
--Ti spiego
tutto più tardi, prometto. Per ora… guarda.--
Il tono
suadente e roco le avevano fatto affluire un rossore involontario e
immotivato
alle gote, e si affrettò a distogliere lo sguardo per non
dover reggere
ulteriormente le iridi intense e ardenti di lui.
Draco si
lasciò andare a un ghigno divertito mentre si godeva
l’imbarazzo della riccia
che si rifletteva nei suoi occhi argentei affilati come lame. Non si
scostò da
lei per alcuni secondi, rimanendo a un soffio dalla sua bocca e
beandosi del
velo di porpora che era salito a colorarle il viso morbido. Le si
avvicinò
ulteriormente, e la sentì trattenere il respiro. Senza
indietreggiare, alzò il
volto e fece scivolare la punta del naso freddo lungo la sua guancia
soffice
come pesca, risalendo fino all’orecchio.
Hermione
quasi gemette per quella carezza appena accennata, sentendo la pelle
accendersi
in una scia di fuoco làddove era entrata in contatto con
quella di lui. Per un
secondo i suoi occhi dorati risplendettero come fiamme,
e la ragazza fu tentata di girare il volto e catturare le labbra
dell’altro in
un bacio che di casto avrebbe avuto molto poco. Ma fu solo un secondo,
e dopo
quell’istante l’incendio dorato sfumò in
braci rosseggianti e intense che le
lasciarono una cascata di brividi bollenti lungo la spina dorsale.
Alla fine il
Principe delle Serpi la liberò dal suo incanto per rivolgere
il suo sguardo
sull’amica bionda, che nel frattempo era stata bendata e
veniva guidata
fuori dal salotto verso il corridoio che portava all’uscita
principale. Verso, per quello che sperava lui, la sua
felicità.
Daphne
avanzava a tentoni con il sorriso che troneggiava sulle sue labbra di
rosa,
guidata per mano dalla sorella.
--Ok!--
udì
Astoria ridacchiare leggermente davanti a lei. --Adesso voglio che ti
concentri
sulle tue sensazioni.--
Lei
annuì.
La prima cosa che la colpì fu il silenzio rispettoso che le
stavano regalando i
suoi amici, mentre la seconda furono i profumi decisi e diversi che le
aleggiavano attorno.
Udì
una
porta non lontata da sé aprirsi e richiudersi dopo alcuni
secondi mentre veniva
investita da una corrente d’aria fredda e pulita proveniente
dall’esterno.
Quella ventata di ghiaccio fu poi sostituita da una nuova fragranza che
la
raggiunse fluttuando verso di lei sospinta dal movimento dei battenti.
Era un
profumo forte, ma incredibilmente penetrante che le entrava dentro,
nella
pelle. Avvertiva un pizzico di agrumi, ma l’insieme risultava
intenso. Un
ricordo la punse, ma cercò di accantonare il pensiero.
Poi vennero
i passi. Risuonavano lenti e cadenzati contro la moquette del tappeto
che
ricopriva il marmo, attutiti ma comunque percettibili. Daphne
avvertì
chiaramente un brivido traditore scivolarle caldo lungo la schiena. In
quel
preciso momento, temette al tempo stesso sia di aver indovinato
l’identità
della persona che stava avanzando verso di lei sia sia essersi
sbagliata al
riguardo. Perché conosceva quel ritmo, come se fosse il
battito del suo cuore.
Si
riavviò
una boccolo disordinato all’indietro, leggermente innervosita
dallo sguardo
deciso che le bruciava addosso. Una particolarità di Daphne
era che sapeva sempre
quando qualcuno la stava osservando e riusciva chissà come a
imparare a individuare la
persona giusta che era impegnata in quell'atto. E gli occhi che lei
sentiva
addosso erano inequivocabili, erano i suoi. Ma
non poteva essere lui… lui se
n’era andato.
I passi si
fermarono e la punta di dita raffreddate dalla temperatura esterna le
sfiorò
delicatamente la linea del mento. Poi il palmo della mano le
accarezzò
dolcemente la guancia in tutta la sua morbidezza, mentre il pollice
scivolava
oltre per giocherellare con i grandi boccoli morbidi e soffici come
organza
vaporosa.
Daphne
sentì
un respiro silenzioso infrangersi contro il suo viso, e pochi secondi
dopo quello
fu sostituito da un paio di labbra calde che si posarono sulla sia
tempia con
la morbidezza del un tocco di una farfalla. I baci scesero,
scesero… giù sullo
zigomo e poi lungo il profilo del volto, fino a fermarsi
all’angolo della
bocca.
--Posso
baciarti, Daph?-- chiese la persona davanti a lei.
Una lacrima
scivolò traditrice dagli occhi della ragazza che
però rimase intrappolata nella
stoffa della benda di seta. Riconosceva quella voce,
l’avrebbe riconosciuta
anche tra il caos inscindibile di parole pronunciate solo per far
rumore, anche
sopra il frastuono di vetri infranti e bombe scoppiate, anche se fosse
stata
sorda. Era un suono caldo e avvolgente, che le trasmetteva calore e
gioia con
il suo tono basso ma melodioso.
--Ciao,
Theo.-- rispose ostentando freddezza, cercando disperatamente di
dominare i
singhiozzi.
Theodore
Nott sorrise mestamente e allungò le mani oltre il capo
della bionda per
sciogliere il foulard vaporoso. Il fiocco lento cedette immediatamente
alla
pressione leggera applicata ai suoi nastri di coda e si
afflosciò con
morbidezza, volando verso il pavimento freddo come una foglia perduta
nelle
fresche correnti autunnali.
Gli occhi
della ragazza, chiari e limpidi come un sereno cielo invernale, si
scontrarono
duri contro quelli scuri ed espressivi del giovane. Iridi calde e
intense, intrise di pentimento e di speranza. E anche di un sentimento
che
alcuni stupidi sdolcinati avrebbero chiamato amore.
--Non
dovresti essere su un aereo a quest’ora?-- chiese impassibile
la bionda.
--Dovrei.--
rispose Theo annuendo lentamente. --Ma poi mi sono accorto di essermi
dimenticato una cosa importante: non ti ho dato il mio regalo di
Natale.--
--Non lo
voglio!-- sbottò lei severa. Lentamente, sentiva tutto il
dolore che aveva soppresso
dentro sé stessa per non essere di peso agli altri vorticare
come un tifone,
lottare per emergere in superficie e devastare ogni cosa che avrebbe
trovato
sul suo cammino. Serrò i denti, mordendo le parole per non
farsele scivolare
dalle labbra strette.
--Daphne…--
ritentò il ragazzo, ma un cenno stizzito della mano di lei
lo interruppe.
--Dacci un
taglio netto.-- proferì la Serpeverde mentre indietreggiava
di un passo per
allontanarsi da lui, avvelenando ogni sillaba di dolore. --Abbiamo
chiuso la cosa
al ballo: tu devi partire per lavorare, e io non ho intenzione di
trasferirmi
un’altra volta. Quindi ora muoviti ad andare al Ministero e a
raggiungere i
tuoi colleghi in Nuova Zelanda.--
Theodore
scosse la testa energicamente e avanzò con cautela verso di
lei, che non si
mosse e rimase a sfidarlo con lo sguardo gelido come il freddo
tagliente dell'inverno. Allungò le mani finchè le
dita non
arrivarono a sfiorarle le gote, ma la ragazza si ritrasse.
--Stanotte,
resto qui con te.-- le disse con sicurezza. --E domattina
partirò alla volta del
Ministero per_--
--Per
sparire di nuovo per altri tre mesi.-- completò lei per al
suo posto, affranta.
Per un attimo, infatti, si era davvero illusa che stavolta sarebbe
stato
diverso. Invece le aveva fatto credere che sarebbe cambiato qualcosa, e
lei
c’era pure cascata… che stupida! Un sibilo
uscì dalle sue labbra contratte: --Serpe…--
Il ragazzo
guardò la rabbia e il dolore prendere possesso dei suoi
lineamenti femminili.
Quanto le piaceva quanto si arrabbiava…
--Non mi hai
fatto finire.-- l’avvertì, e di nuovo le sue dita
andarono a cercare il viso
della donna che amava accarezzare. --Domattina partirò alla
volta del
Ministero… per licenziarmi.--
La ragazza
sgranò gli occhi bellissimi e alzò
improvvisamente lo sguardo nelle iridi
incendiate e decise del ragazzo.
Theodore
sorrise dolcemente e la guardò incantato. Era sempre
splendida con quella sua
pelle delicata e luminosa, soffice come una pesca. La bocca era ancora
dischiusa per la sorpresa, con le labbra simili a petali di rosa sia
per
morbidezza che colore. Le si avvicinò sicuro e
l’attirò a sé, portando le
braccia dietro la sua schiena in un saldo abbraccio. La ragazza non
oppose
resistenza, così lui potè godersi la sensazione
di quel corpo caldo e femminile
premuto contro il proprio. Averla così vicina era il premio
che gli garantiva
di aver fatto la scelta giusta.
--Se mai un
Serpeverde ha amato_-- le disse solennemente, guardandola dritto negli
occhi.
--_quello sono io.--
Daphne gli
dedicò un sorriso nostalgico, uno di quelli veri e dolci e
tristi insieme, di
una bellezza così struggente da sciogliere il cuore. --Sei
sempre stato
controcorrente.--
La bionda
allacciò le braccia al collo del ragazzo, cominciando ad
attirarlo piano a sé. Le
loro iridi si scontravano in un vortice di intensità
magnetica, celeste e bruno
che si fondevano e si intrecciavano. C’era molto in quello
sguardo: tante
parole non dette, tanti dolori taciuti, tanti rimpianti e rimorsi
soffocati; e mille
ricordi felici, mille sorrisi, mille carezze.
Il viso dai
tratti marcati di Theodore si abbassò verso quello fine di
Daphne, che socchiuse
gli occhi luccicanti per godersi fino in fondo le emozioni che la
stavano
scuotendo dentro con la forza di un incendio. Le labbra delicate della
ragazza
sfiorarono quelle altrettanto morbide del suo compagno in un contatto
dolce e
casto. Le mani forti del giovane affondarono completamente tra le onde
soffici
e bionde dei capelli di lei mentre sentiva le sue dita solleticargli la
base
del collo. Theo si lasciò perdere tra quelle labbra calde,
assaporandole poi
con la lingua. Daphne gli consentì l’accesso e la
fece intrecciare con la
propria, lasciando che le accarezzasse i denti perlacei e che le
mordesse
l’angolo della bocca. Gli mordicchiò piano il
labbro inferiore per poi
lasciarsi trasportare in un altro bacio, più dolce e
intenso. Quando i due si
staccarono avevano il respiro affannato e i battiti accelerati per la
passione quasi violenta che li aveva sconvolti. La ragazza si strinse
contro il petto del
giovane, riposando finalmente le sue angoscie sulla sicurezza solida
che lui le
prometteva.
Draco
sorrise quando incriciò gli sguardi riconoscenti dei suoi
amici. Astoria battè
brevemente le mani per la contentezza mentre Pansy, incapace di
contenere la
gioia, si lanciò al collo di Harry coinvolgendolo in un
abbraccio entusiasta.
Ginny si strinse istintivamente a Blaise, che l’accolse
gongolante tra le sue
braccia. Hermione invece fece scorrere lo sguardo su Daphne, e poi lo
puntò su
Draco. Capì che era stato lui, con Astoria come complice, a
fare del suo meglio
per aiutare la sua amica e gli dedicò un sorriso onesto,
sincero, bellissimo.
Il biondo rimase abbagliato dalla purezza di quel gesto, e
compì uno dei pochi atti
spontanei della sua vita: le si avvicinò e la strinse in un
abbraccio. La
riccia si lasciò cingere dalla sua presa solida, e ne
approfittò anche per
fargli notare quanto intrigante fosse il suo profumo…
ANGOLETTO!
Eccomi qua!
Spero tanto che il
capitolo vi sia piaciuto comunque in fin dei conti. Ho voluto mostrare
un lato
tenere di due personaggi a cui mi sento molto legata anche se non sono
molto
approfonditi nella saga originale: Daphne e Theo. Nel prossimo capitolo
Draco
spiegherà a Hermione come si è sviluppata la loro
storia, dato che qui ho messo
solo pochi accenni per concentrarmi sulle loro emozioni. E poi ci
sarà la tanto
attesa serata in discoteca! (*ERA ORA!!! NdTutti*)
Ci terrei che mi
faceste sapere cosa
ne pensate del bacio che si sono scambiati i miei Serpeverde, dato che
è il
primo che descrivo e credo di aver davvero bisogno di correzioni!
Grazie a
tutti in anticipo.
Non so quando
riuscirò a postare il
prossimo capitolo, ma prometto che cercherò di fare del mio
meglio per venire a
capo di qualcosa di buono entro due, tre settimane al massimo! Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 19 *** Gente.. che sfortuna del cavolo! (per non usare termini più volgari...) ***
CIAO GENTE! Non indovinerete mai che è successo: il mio computer si è beccato un virus e non posso più connettermi a Internet. Sfortunatamente tutti i miei files di scrittura erano sul mio computer, e in casa mia non ce n'è nessun altro computer che usi Windows 2007, quindi non posso aprirli. Il computer che sto usando adesso non ha nè Word nè Nvu, per questo sto scrivendo senza l'html. INSOMMA, IN SINTESI: non posso pubblicare finchè non trovo un computer che posso usare. Gente, davvero, non so cosa dire.... questa cosa uccide più me che voi. Non posso scrivere una riga perchè rischio di infettare i miei files. Forse qualcuno mi capirà perchè immagina quanto scrivere sia importante per me, chi non capirà invece mi manderà mille maledizioni (che merito, visto i miei ritardi XD, anche se stavolta è tutto meno che colpa mia...). Well, che altro dire? I'M SO SORRY! Spero di riuscire a risolvere presto questa crisi. Potete comunque contattarmi dalla mia mail, visto che è l'unico servizio che il computer che sto usando ora riesce ad utilizzare. A presto, spero. Un bacio ;* |
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Capitolo 20 *** Muy hermosa ***
Un
piccolo avviso, prima di cominciare: sto per cambiare il mio nick-name
di EFP: da KissyKikka divento DreamWanderer.
E
ora,
Signore
e Signori...
Rieccomi!
Lo so, è un mezzo miracolo... Ho avuto qualche incidente di
percorso, sì. Insomma, prima i virus nel computer, poi la
maturità, poi il computer che svampa definitivamente e
infine le vacanze. Terminare questo capitolo è stata una
vera Odissea! E non solo dal punto di vista dei contrattempi, purtroppo.
Sono
state delle vacanze abbastanza terribili, e complicate, ma sono in
ripresa! Inoltre sto imparando a litigare con il mio nuovo computer,
che è stato configurato per Internet giusto oggi...
perciò, eccomi qua!
Spero
davvero che questo capitolo vi piaccia e possa ripagarvi della lunga
attesa che avete dovuto sopportare!
Risposte
alle recensioni per il capitolo “It’s A Surprise”
tatythebest:
sono contenta che il mio capitolo ti sia piaciuto tanto! Spero sia
valsa la pena di aspettare questo seguito, e spero anche che ti
piacerà!
flopi: sono
contenta che la mia storia e i miei personaggi ti siano piaciuti tanto!
Sono mortificata di non aver potuto aggiornare presto, ma spero che il
capitolo possa ripagarti della lunga attesa. Sono contenta che ti sia
piaciuto il bacio. È un piacere averti tra le mie fan!
barbarak:
mi spiace di averti delusa... ma rallegrati, eccolo qui il capitolo
della discoteca! Scusa per averti fatto aspettare tanto, ma spero che
tu possa perdonarmi. Theo e Daph si faranno da parte solo per il
momento... hanno ancora ruoli importanti da recitare.
Gemella Dramioncella:
eh cara, non ti preoccupare! Mi spiace di essere stata lontana
così a lungo, ma spero che il capitolo ti convinca a
perdonarmi! Sono contenta che ti piacciano i pairings che sto
delineando. Diciamo che a me piace mescolare le carte in tavola! Eh, il
bacio tra Draco e Herm... arriverà alla fine di questo
capitolo? Chissà... Sono contenta che il bacio tra Theo e
Daph ti sia piaciuto, per me è molto importante. Grazie
mille dei bellissimi complimenti!
Tanny: che posso
dire... chiedo umilmente perdono per essere sparita così a
lungo! Spero che mi perdonerai dopo questo capitolo. Ti voglio
ringraziare per le tue rassicurazioni: è un conforto
impagabile per me sapere che capisci il motivo dei miei posticipi e che
non ti arrabbi per i miei atroci ritardi. Sono contenta di essere
riuscita a trasmetterti la profonda complicità che lega
Draco e Blaise. E hai indovinato anche i suoi sentimenti per Ginny!
Anche la coppia Harry/Pansy è abbastanza evidente, ma
credimi: anche loro ci metteranno un po’... Sono contenta che
tu abbia apprezzato la mia versione di Astoria! L’ho
interpretata molto liberamente, visto che è un personaggio
marginale nella saga originale. Comunque no, Astoria non
farà coppia con Ron! Troppo facile così, non
pensi? Hehe, la mia mente è molto più contorta di
così! Sono veramente felicissima che ti sia piaciuta la
scena tra Daphne e Theo! Per me è davvero importante, sul
serio. Sono una coppia che mi sta molto a cuore, e che sento
incredibilmente giusta. Sono davvero contenta di essere riuscita a
passarti così bene le loro emozioni. In effetti hai
indovinato perfettamente i sentimenti di Daph... ma cara, tu mi rendi
orgogliosa di me stessa! In effetti hai ragione anche si Draco e
Herm... eeeh, vedrai che ustione che si beccano quei due orgogliosi!
Grazie davvero per la tua recensione, mi è l’ho
apprezzata tantissimo!
Lovy91: ma cara,
grazie davvero per questi complimenti! Per me la parte descrittiva
è molto importante, e sono contenta che ti sia piaciuta
tanto.
SenzaFiato: sono
davvero contenta che Daphne e Theodore ti siano piaciuti tanto in
questo capitolo! Ti prego, perdonami per l’atroce ritardo ma
ho avuto... complicazioni. Spero che il capitolo possa ripagarti
dell’attesa.
PattyOnTheRollercoaster:
carissima! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto tanto
nonostante non sia quello che avevo promesso! Sono davvero soddisfatta
di averti sorpresa, ci tenevo tanto. Mi hai inquadrata perfettamente:
adoro rimodellare i personaggi marginali proprio perché
posso manovrarli come voglio. I complimenti che mi hai fatto mi hanno
davvero sollevata: sono soddisfatta di aver descritto il bacio in modo
che ti sia piaciuto. Spero tanto che questo capitolo possa
ricompensarti della lunga attesa!
Inoltre,
voglio ringraziare personalmente le persone che mi hanno confortata
quando ho postato il capitolo avviso:
__ Benny __: TI
PREGO, CHIEDO UMILMENTE PERDONO!!! Giuro, è stata una cosa
completamente al di fuori del mio controllo... se il computer si rompe
io cosa posso fare? Il mio computer ha apprezzato i tuoi auguri di
pronta guarigione, ma purtroppo non ho avuto altra scelta che
cambiarlo. Grazie mille per i complimenti, sono contenta che la mia
storia ti piaccia tanto! Spero tanto che questo capitolo ti piaccia, e
che ti possa ripagare della lunga attesa.
Giselle: ciao!
Hai ragione, purtroppo è stata veramente una sfortuna. Per
fortuna ora è tutto finito, anche se non ho potuto forzare i
tempi...
Spero che il capitolo ti piaccia e possa riscattare questa lunga attesa!
elyluna98: sono
contenta che la mia storia ti piaccia! Purtroppo il problema col
computer ha preso molto tempo, ma ora è tutto risolto. Spero
che questo capitolo possa ripagarti della lunga attesa che hai
sopportato!
virby: mia cara,
per tua fortuna hai recensito il giorno stesso che mi hanno configurato
internet sul mio nuovo computer! Ci hai preso in pieno su Draco: finora
è stato dolce e anche un po’ ambiguo, ma presto
cambierà drasticamente registro. Ma d’altra parte
Draco è pur sempre Draco, non ti pare? Eccoti qui il
capitolo successivo, spero che ti piaccia! Grazie mille per tutti i
bellissimi complimenti, mi hanno fatto davvero piacere!
Muy
Hermosa
--La storia tra Theo e Daphne è stata
complicata.-- iniziò Draco mentre Hermione, Pansy, Harry,
Astoria, Blaise e Ginny prendevano posto sulla limousine assieme a lui.
--All’inizio era pura e semplice attrazione fisica. Si
stuzzicavano più per divertimento che per passione, e alla
fine sono finiti a letto. In quel momento tutti e due si sono accorti
che qualcosa era cambiata: Daph si era sentita trattata con dolcezza,
cosa che nessun altro le aveva mai riservato, e Theo non si era mai
sentito così alla pari con una donna. E ovviamente, da brave
Serpi, si sono spaventati. Hanno cominciato a dividersi, diventando
semplici amici, anche se tutti quanti riuscivamo a percepire quanto
affiatata fosse la loro complicità. Poi Theo si è
innamorato di Astoria, e Daphne si è comportata come se la
cosa le fosse completamente indifferente. Però non pensare
che l’infatuazione di Theo fosse solo un modo per rimpiazzare
Daph: ti posso assicurare che le ha voluto bene davvero. Astoria ha
un’innocenza candida che ancora adesso lo sorprende ogni
volta, e che lo ha affascinato moltissimo anni fa. Questa stessa
ingenuità, però, è stata la fine
stessa della loro storia: quando è arrivato il momento di
tradire i Mangiamorte, lei non è stata in grado di
comprendere quanto la scelta gli fosse pesata. Infatti Daphne si era
fatta carico della protezione della sua sorellina, tenendola
all’oscuro della portata effettiva del voltafaccia.--
--È sempre stata così protettiva?-- chiese
Hermione, interrompendo per un attimo il racconto.
--Solo verso la sorella.-- rispose Blaise, assumendo un piglio
professionale che ricordava tanto la il professor Lupin quando spiegava
Difesa. --Con noi rimane più distaccata, ma solo
perché sa che siamo capaci di difenderci da soli. Certo, se
avevamo un problema faceva sempre del suo meglio per aiutarci, mi
sembra ovvio…--
--Mia sorella mi ha sempre difesa a spada tratta.-- ammise Astoria con
un sorriso tenero dipinto sul volto candido. --Non importava con chi
stessi litigando o cosa avessi combinato: Daph è stata
sempre pronta a soccorrermi. Non ho mai capito quanto le
costò il sacrificio di prendersi il tradimento con la nostra
famiglia sulle sue sole spalle, e ancora adesso non ho la presunzione
di immaginarmelo. Nemmeno quando stavo con Theo ha smesso di
proteggermi, e le sarò sempre grata di questo.--
Harry abbassò gli occhi, sentendosi in colpa. Aveva sempre
giudicato le Serpi secondo il loro sangue annacquato e secondo la loro
Casa, ma non aveva mai fatto il minimo sforzo per conoscerli meglio. E
così facendo si era dimostrato ancora più
razzista di loro. Ora, solo ora, aveva incominciato a ricredersi:
nemmeno lui era stato in grado di rimanere onesto con i suoi compagni
che sbaciucchiavano Ginny, quando lui era stato innamorato di lei.
Daphne si era già rivelata più matura di lui.
Ginny intuì subito le inquietudini del ragazzo, vedendo i
suoi occhi smeraldini incupirsi di rimorso e tristezza. Gli
sfiorò velocemente il braccio con dita leggere per
richiamare la sua attenzione, poi gli rivolse un sorriso dolce. Lui le
sorrise incerto, ma le sorrise. La ragazza annuì contenta,
poi chiuse gli occhi e sistemò delicatamente il capo sulla
spalla solida di Blaise. Era contenta che lei e Harry fossero rimasti
amici: aveva rappresentato una parte molto importante della sua vita, e
l’idea di doverlo dimenticare la faceva rabbrividire.
L’intimità che avevano condiviso aveva sviluppato
tra loro una complicità particolare, che li univa in un
legame di amicizia davvero affiatato.
Blaise accarezzò distrattamente la liscia chioma rossa
comodamente appoggiata sulla sua spalla. Sentì la ragazza
stringersi un po’ più a lui per dimostrargli il
suo apprezzamento, così decise di osare leggermente di
più e scese a sfiorarle la guancia morbida con la punta
delle dita. Le sue intense iridi blu si specchiarono in quelle celesti
e limpide di lei, improvvisamente attente e reattive. C’era
incertezza,in quello scambio di sguardi. C’erano una minaccia
e un bisogno di sicurezza che facevano vibrare forte una paura subdola
e sottile negli occhi di entrambi. Per Ginny, era paura di soffrire.
Per Blaise, invece, era paura di amare. Paura di perdere del tutto
l’indifferenza apparente che lo caratterizzava, che evitava
qualunque forma di dolore emotivo che non coinvolgesse i suoi amici
più stretta. Faceva fatica a pensare di potersi aprire con
qualcun altro, e temeva la delusione in caso questo altro non riuscisse
a comprenderlo.
--Vai avanti, Draco.-- disse allora il moro, cercando di trovare una
scusa per distrarre la sua mente da quelle riflessioni che lo agitavano.
--Certo.-- rispose prontamente l’amico cogliendo
l’impercettibile tremito nella voce del compagno, e
tornò a rivolgersi a Hermione. --Dal momento della rottura
con Astoria, Theo ha cominciato a isolarsi. Non sopportava
più nessuno di noi, che non eravamo esattamente una buona
compagnia in quel momento: stavamo tutti tremando al pensiero delle
conseguenze del tradimento. Poi è arrivato il giorno della
battaglia, e ognuno di noi si è ritrovato a combattere
contro la propria famiglia. È stato proprio durante lo
scontro che i nostri protagonisti si sono riavvicinati: Daphne stava
combattendo da sola, visto che aveva somministrato un sonnifero ad
Astoria perché rimanesse addormentata al sicuro, e Theo le
salvò la vita. Da quel momento in poi hanno cominciato a
riavvicinarsi, fino ad iniziare una storia seria.--
--E poi cos’è successo?-- chiese Hermione,
completamente catturata dalla storia che stava ascoltando.
Sul suo viso si era andata dipingendo un’espressione di pura
curiosità, del tutto identica a quella di una bambina mentre
scopre il lietofine della favola che sta ascoltando. Draco sorrise,
intenerito, e le scompigliò la frangetta in un istintivo
gesto amichevole. La riccia rise, dandogli un colpetto sul braccio per
ripicca.
Pansy sorrise soddisfatta. Entrambi i due individui più
cocciuti che avesse mai conosciuto si stavano lasciando andare a quella
complicità trascinante che lentamente andava stabilendosi
tra loro. E anche il caro Blaise stava dando i primi segni di
cedimento… ma che incantesimo aveva usato la piccola Weasley
per abbattere le sue resistenze? Comunque, era contenta per loro. Ora,
se solo un altro cocciuto a caso si fosse accorto di lei, sarebbe stato
davvero tutto perfetto! La mora girò appena il viso
affilato, giusto quel che bastava perché la sua vista
potesse scorgere la figura composta di Harry Potter con la coda
dell’occhio. Per l’ennesima volta quella sera, si
chiese se lui avesse potuto riempire quel nulla che sentiva sotto al
cuore.
Pansy non aveva mai amato. Mai. Come Hermione, anche lei aveva ceduto
alle lusinghe della prostituzione per non sentirsi troppo sola, ma
ovviamente era solo caduta nella trappola. Benché suoi amici
fossero riusciti a tirarla fuori da quel girone vizioso, lei non si era
ancora innamorata. Eppure, da quando aveva ballato con Harry James
Potter, acerrimo nemico del suo migliore amico, aveva cominciato a
sentirsi diversa. Aveva scoperto un nuovo lato di sé stessa,
più dolce e leggermente malinconico. Un lato che, tutto
sommato, non le dispiaceva più di tanto. Ormai si chiedeva
spesso se Harry potesse comprendere cosa aveva significato per lei
voltare le spalle ai genitori che amava. Lui, che non aveva mai
conosciuto i propri. Sarebbe riuscito a rapportarsi a lei, in qualche
modo? A donarle quell’affetto intenso di cui aveva bisogno, e
che i suoi amici non erano in grado di darle del tutto?
Non aveva risposte. Perciò rivolse di nuovo la sua
attenzione al racconto di Draco, cercando di assopire le sue angosce
nella culla nostalgica del passato.
--Poi la guerra finì, la scuola finì, e noi ci
ritrovammo ad essere dei maghi con il proprio futuro in mano. Prendemmo
strade diverse, e Daphne scelse di seguire Theo nel suo cammino. Non si
è mai pentita di quella decisione, nonostante abbia
comportato molti sacrifici: vedeva poco Astoria, doveva traslocare
spesso a causa del lavoro di lui, faticava a mantenere i contatti con
noi. Alla fine si è stancata, e ha detto a Theo di volersi
stabilire in Inghilterra. Per qualche mese sono rimasti insieme,
cercando di vedersi il più possibile, ma i viaggi di
Theodore stavano costruendo delle distanze quasi invalicabili tra loro.
Il loro legame ormai si era trasformato un rapporto altalenante, che
nessuno dei due riusciva a tollerare. Ma Daph non voleva costringerlo a
lasciare il lavoro, e lui non aveva il coraggio di rischiare.--
--La crisi peggiore però è scoppiata la sera di
Natale.-- continuò a raccontare Astoria, sentendosi chiamata
in causa: ora era direttamente coinvolta in prima persona, ed era
giusto che fosse lei a terminare la storia. --Theo è
arrivato al ballo un po’ in ritardo, e non è
riuscito a trovare subito mia sorella. Ha visto me invece, e
così ci siamo messi a ballare. Proprio in
quell’istante è arrivata Daph, e ci ha visti. Si
è ingelosita, ma chiarire in quel momento non era possibile:
era già tardi, io dovevo andare, ed eravamo tutti stanchi.
Volevamo rimandare al giorno dopo, ma Theo doveva partire quella stessa
notte. È stata l’ultima goccia: Daph si
è arrabbiata, e gli ha detto di sparire dalla sua vita.--
--Era stanca di soffrire tanto.-- riprese Draco, ricordando con occhi
cupi le lacrime inarrestabili che aveva visto allagare le iridi chiare
dell’amica. --Pensava che non ne valesse più la
pena. Ma Theo è il mio migliore amico, e io conoscevo anche
la sua versione dei fatti. Gli ho parlato, gli ho raccontato come stava
Daphne. E a quel punto Theo ha deciso che era ora di sistemare le cose:
si è licenziato, per starle accanto.--
I lineamenti delicati di Hermione furono alterati da
un’espressione dolcissima di tenerezza. --E adesso, come
faranno?--
--Vengono a vivere con noi. Theo comincerà a cercarsi un
lavoro, ma tanto quello di Daphne basta a mantenere entrambi!--
concluse Pansy. --Adesso passano a prendere Luna e Michael con la loro
limousine e poi ci raggiungono direttamente al parcheggio.--
--Michael?!-- squittì Astoria, la voce già
più alta di almeno un ottava.
I ragazzi risero divertiti mentre la ragazza arrossiva evidentemente,
sotto lo sguardo gentile e comprensivo di Ginny.
-<>-*-<>-
--Chiudi la bocca, che sembri un pesce lesso!--
Dopo quella affermazione così poco galante, Hermione
avvertì una mano salda premere sotto il suo mento e
riportare le due file di denti a contatto l’una con
l’altra. Ecco, almeno adesso non rischiava più di
slogarsi la mascella! Ma, d’altronde, chi poteva biasimarla?
Lei non era certo abituata a frequentare posti tanto di classe, da far
impallidire il lusso più sfrenato, come quello che aveva in
quel momento davanti agli occhi.
Più che una discoteca, il “Light Of
Night” sembrava un palazzo. Le pareti esterne erano rivestite
di lucido marmo nero, circondate da una fila di colonne in stile greco
che sorreggevano il tetto. Si creava così un portico sotto
il quale si trovava un tappeto rosso, appena visibile a causa delle
persone in fila per entrare. Il gigantesco portone in legno scuro era
spalancato, e ai lati delle due torce fiammeggianti poste
all’ingresso stavano appostati i corpulenti buttafuori.
La ragazze fece per avviarsi in direzione del tappeto rosso, ma si
sentì trattenere saldamente per un braccio.
--Ma che fai?-- chiese voltandosi di scatto, ritrovandosi
così a pochi centimetri dal viso altero di Draco.
--Dove pensi di andare?-- le chiese lui, divertito.
--A fare la fila come tutti i comuni mortali.-- frecciò la
ragazza, irritata dall’aria di superiorità dipinta
sul viso del biondo.
--Hermione, Hermione… guarda che per noi maghi
c’è un entrata privata. Il portone principale
è per i babbani.-- le spiegò il giovane.
--Vuoi dire… che i proprietari conoscono la magia?--
domandò lei, stupita.
L’altro annuì vigorosamente. --Sono maghi loro
stessi. Infatti, questa discoteca è famosa per gli
incredibili effetti speciali. Nelle serate in cui è aperta
anche ai babbani, i maghi vengono tutti controllati in modo che si
evitino stupidaggini, mentre per le occasioni importanti per il mondo
magico i babbani vengono lasciati fuori e dentro diventa…
una cosa inesprimibile.--
Mentre le diceva questo la stava scortando verso un’entrata
secondaria, nascosta nell’ombra dell’edificio.
Lì un buttafuori delle dimensioni di un’armadio a
due ante controllò le loro bacchette, poi li
lasciò passare senza dire una sola parola.
Draco prese la riccia per mano, tirandola dolcemente dietro di
sé. Quella si trovò a seguirlo ridendo contenta,
contagiata dall’euforia che il biondo sembrava emanare. I due
arrivarono in una sala completamente vuota, arredata solo da un grande
bancone bianco. Sopra di esso stava appollaiata una ragazza vestita di
nero che gli rivolse un sorriso affabile quando li vide entrare.
--Buonasera!-- li salutò con cortesia. --Volete lasciarmi i
soprabiti?--
--Certo.-- rispose Draco annuendo.
La signorina saltò giù dal ripiano e si
avviò nel retro, poi tornò con un paio di
appendini in mano. Il biondo ne prese uno ringraziandola con un cenno
del capo. Si tolse la giacca con un movimento fluido e lo appese
immediatamente, poi prese la bacchetta e la ripose
nell’apposito sacchettino attaccato
all’appendiabiti. Restituì il tutto alla commessa,
poi si voltò verso la riccia… e rimase folgorato.
Hermione aveva già messo via la bacchetta, e ora stava
controllando che il suo cappotto fosse sistemato saldamente. I capelli
ricci erano liberi, acconciati in boccoli morbidi che le accarezzavano
con delicatezza le spalle nude e ricadevano lungo la schiena. Il busto
era fasciato da un attillato corpetto nero, che lasciava intravedere
una striscia di pelle candida lungo la spina dorsale laddove si
intrecciava un intrico di lacci che teneva chiuso
l’indumento. La scollatura era dolce, a cuore, e le avvolgeva
morbidamente il profilo dei seni lasciandone intravedere appena il
solco. I pantaloncini corti, bianchi e molto semplici, erano abbelliti
da un drappo sottile di stoffa dorata usata a mo’ di cintura
e legata su un fianco con un fiocco minuto. Le gambe ernao scoperte
fino al ginocchio, mentre i polpacci erano calzati da un paio di
stivali alti, neri, con un aletta più alta che proteggeva la
rotula. Un tacco solido, alto qualche centimetro, produsse un rumore
netto quando si scontrò con il pavimento di marmo mentre la
ragazza mosse qualche passo per allungare l’appendino alla
commessa.
Fu grazie a quel suono secco e improvviso che Draco riuscì a
rientrare in possesso delle sue facoltà mentali e a
riacquistare il controllo del suo corpo. Raddrizzò in fretta
la schiena e cercò di stamparsi sul volto
un’espressione molto più indifferente di quella
che probabilmente aveva avuto fino a un minuto prima.
Si era fatta davvero bella, Hermione. O più probabilmente
era lui che non l’aveva mai guardata davvero, troppo preso da
tutte quelle cretinate forzategli nella testa da suo padre Lucius.
Osservò la ragazza ringraziare gentilmente la commessa e non
potè non incantarsi davanti a quel sorriso candido che
scintillava sul viso della riccia. Voleva proteggerlo, quel sorriso.
Voleva che non si spegnesse mai…
--Draco, ci sei o no?--
Il biondo sobbalzò all’improvviso quando Blaise
gli mise una mano sulla spalla, entrando nel suo campo visivo.
--Sì..-- farfugliò riacquistando sia la voce che
il dono della parola. --Mi ero incantato.--
L’altro si voltò per seguire lo sguardo adorante
dell’amico, incatenato alla figura affascinante di Hermione
che aveva appena raggiunto Daphne e Pansy cominciando a scherzare con
loro.
--Vedo.-- commentò semplicemente, ghignando.
Il tono malizioso e furbetto irritò Draco, che si
scrollò dalla spalla la mano dell’amico e
andò a raggiungere Theo.
--Ma quanto sei permaloso.-- lo prese in giro bonariamente
quest’ultimo, offrendogli un drink.
Quello gli rivolse un ghigno più divertito, poi bevve il
contenuto del piccolo bicchierino tutto d’un fiato.
-<>-*-<>-
La musica batteva al ritmo frenetico dei lampi di luce colorata che a
scatti illuminavano il locale. Le sembrava quasi di sentire le note
pulsare nelle sue vene, scorrere assieme al sangue, fino ad annebbiarle
la mente. Ballava, il tempo dei suoi movimenti scandito dal ritmo
assordante, e gli occhi ciechi. Non chiusi, questo no... ma le palpebre
coprivano parzialmente l’iride, cosicché la
realtà dinanzi a lei era una macchia scura e sfocata. Solo
le luci splendevano occasionalmente in quella oscurità, ma
lei sembrava non darci peso.
La sua mente era distratta, lontana... annegata in un mare di ricordi
della sera che le aveva cambiato la vita.
Sentì a stento le mani forti che si posarono sulle sue
spalle. Il suo corpo reagì smettendo di ballare, ma il suo
sguardo rimase vacuo. Fu lo scossone successivo a ridestarla
completamente dal suo torpore.
--Granger!-- la chiamò Draco scuotendola gentilmente per le
spalle.
Hermione boccheggiò mentre sbatteva più volte le
palpebre. Gli occhi misero a fuoco il locale con chiarezza, e quando
Draco ne vide la reazione attenta seppe che era di nuovo consapevole.
--Ben tornata tra noi, Hermione.-- le sorrise con sollievo.
Lei lo guardò, confusa e affannata. L’aria le
sembrò incredibilmente fresca e presente nei polmoni, e si
accorse di avere gli occhi lucidi.
--Stai bene?-- le chiese il giovane, notando preoccupato la sua
espressione spaesata.
La ragazza annuì, incerta. --Io... sì, credo che
sia tutto a posto.--
Il biondo sorrise rassicurante. --Vieni, andiamo dagli altri.--
Poi le passò un braccio attorno alla vita e la
portò via con sé.
--Herm, eccoti!-- l’accolse subito Pansy, staccandosi dal
gruppo di un paio di passi per abbracciarla con impeto.
La riccia la guardò stranita.
--Sei sparita dopo una mezz’oretta che siamo entrati.--
spiegò Daphne, rispondendo alla sua espressione confusa.
--Ma hai idea di che colpo mi hai fatto prendere?!-- sbottò
la mora. --Insomma, un momento prima stavi ballando con noi e il
momento dopo non ti si trova più da nessuna parte!--
Hermione la guardò contrita, di nuovo finalmente presente a
sé stessa. --Scusa Pansy, vi ho perso di vista e poi mi sono
lasciata prendere dalla musica...--
Astoria guardava la riccia, dubbiosa. Aveva la voce leggermente roca, e
gli occhi che luccicavano. Sentì di nuovo prendere dalla
preoccupazione, esattamente come le era successo mentre la guardava
ballare: l’aveva vista socchiudere le palpebre, lasciar
cadere la testa all’indietro, respirare affannosamente... poi
il suo sguardo si era fatto vacuo, e il suo corpo aveva cominciato a
ballare con movenze nuove, molto più ondeggianti e sinuose.
E una piroetta l’aveva allontanata da loro.
La giovane Greengrass le posò dolcemente una mano sul
braccio. Cercò il suo sguardo ambrato e sconvolto e vi
fissò le sue intense iridi celesti, nel tentativo di
comunicarle calore e conforto.
--È tutto ok, Hermione?-- le chiese gentilmente.
La riccia la guardò colpita, anche se ancora un
po’ disorientata.
--Tutto ok, grazie. Mi ero solo fatta... prendere dai ricordi.--
spiegò titubante, poi azzardò un sorriso piccolo
piccolo.
--Magari dovresti prenderti un momento per schiarirti un po’
i pensieri.-- le suggerì amabilmente Theo. --Che ne dite se
andiamo tutti a sederci al bar qui infondo un momento?
C’è anche roba senza alcol, e poi Luna e Michael
ci stanno aspettando là.--
--Sì, andiamo.-- concordò Daphne, poi prese il
moro sottobraccio e lo baciò con dolcezza.
S’incamminarono tutti insieme, ma non appena furono in vista
dei due Corvonero Astoria si staccò dal gruppo e
volò tra le braccia di Michael. Quello sorrise
dell’esuberanza della bionda, un sorriso tenero che si
propagò anche a tutti gli altri e strappò un
accenno di risata a Hermione.
Si sedettero tutti su un gruppo di tre divanetti disposti attorno a un
tavolinetto basso e rettangolare. Si stava un po’ stretti, ma
tutto sommato era comodo.
--Vado io a ordinare.-- si offrì Harry. --Che volete?--
--Io, Blaise, Daph, Pansy e Theo prendiamo un assenzio.--
elencò Draco.
Il Salvatore del Mondo Magico lo guardò scettico.
--Assenzio?--
Il biondo ghignò spavaldo. --È l'alcolico
preferito dai Traitors.--
Ammiccò agli altri componenti del gruppo, che gli sorrisero
fieri di rimando, e Harry non fece più storie.
--Lo voglio anch’io!-- esclamò Astoria con un
sorriso innocente a trentadue denti.
--Levatelo dalla testa.-- le ringhiò Daphne. --Tu
l’assenzio neanche lo tocchi.--
La giovane Greengrass cominciò a protestare, ma lo sguardo
irremovibile della sorella la convinse a desistere. Quello, e la mano
di Michael che me massaggiava piacevolmente la schiena.
--A me del vino rosso.-- lo informò sorridente Ginny.
--E per me una Dorilla.-- pigolò Luna.
Harry la fissò confusa, ma esitò a metterlo in
evidenza. Poi però notò lo sguardo altrettanto
perplesso di tutti gli altri.
Così si decise a chiedere: --Luna, ma che
cos’è la Dorilla?--
Quella gli sorrise angelica. --È un tipo di birra bionda
ricavata da baccelli di Luppovito.--
Le reazioni a quell’affermazione pronunciata con un tale
candore e semplicità furono diverse: chi fissò la
ragazza incredulo, chi soffocò una risata, e anche chi
alzò gli occhi al cielo per l’esasperazione.
Fu Ginny a interrompere quell’attimo di imbarazzante silenzio
che si era creato.
--Ma Luna, la Dorilla è una cosa di classe!--
esclamò. --Sicuramente non ce l’hanno in
discoteca.--
Hermione pensò che quella ragazza poteva fare
l’attrice. E dire che aveva persino ordinato
dell’elegantissimo vino... eppure avrebbe convinto persino
lei. Forse persino sé stessa!
--Sì, hai ragione.-- concordò la Corvonero.
--Allora per me una semplice birra bionda.--
--Una bionda anche per me.-- aggiunse Michael.
--Guarda che tu ce l’hai tra le braccia, la bionda!--
scherzò Theo, strappando una risata a tutti.
Michael sorrise sornione, ma Astoria arrossì non poco.
--E tu, Herm?-- chiese poi il Ragazzo Sopravvissuto.
La riccia parve esitare un momento. --Per me niente Harry, grazie.--
--Non dire sciocchezze, Hermione.-- intervenne Draco. --Potter, lei
prende una cosa speciale... dì al barista di darti il
Ricostituente alla Malfoy.--
--Bene, allora io vado.-- annunciò Harry avviandosi verso il
bar, notando la tensione che cresceva dentro la giovane ex-Grifondoro.
--Aspetta, vengo con te!-- esclamò Pansy di colpo.
Si alzò in fretta e furia, poi corse verso
l’ex-Grifondoro e gli si affiancò sorridente.
Quando i due furono spariti, Blaise si rivolse al gruppo: --Io giuro
che non l’ho mai vista correre dietro a un ragazzo prima
d’ora.--
La risata fu unanime.
--Malfoy, non avevi nessun diritto di ordinare per me.--
borbottò Hermione piccata.
--Granger, guarda che è buonissimo e fa miracoli.--
replicò lui, imitandola nel tornare all’uso del
cognome.
Lei non si lasciò intimidire. --Sì, ma
ciò non toglie che_--
S’interruppe di colpo quando sentì la mano calda
del biondo accarezzarle delicatamente una guancia. Si perse qualche
secondo nei suoi occhi grigio ghiaccio, e brividi bollenti le
attraversarono la spina dorsale quando sentì il suo respiro
a pochi centimetri dalle labbra.
--Fidati Hermione... ti piacerà.-- sussurrò
Draco, facendo violenza su sé stesso per strapparsi dalla
malia della bocca di lei.
Si separarono, entrambi sconvolti, anche se solo lei, dei due, lo dava
a vedere.
Astoria rise.
-<>-*-<>-
Hermione deglutì ancora, la tempia appoggiata contro il
freddo marmo nero della colonna che stava usando da sostegno. Se ne
restava ferma, tranquilla e sorridente, a guardare i suoi amici ballare.
Luna volteggiava sulla pista, ma pareva assente: si comportava quasi
come una bambina alla sua prima festa in costume, mascherata da
principessa. Girava su sé stessa, le braccia aperte e gli
occhi ridenti, spensierata. Lasciava che la gonna del suo abitino
girasse in tondo con lei, circondandola di un’onda blu.
Pansy aveva trascinato in pista Harry, che ora la guardava ammirato
scatenarsi sulla pista e faceva del suo meglio per starle dietro. La
mora girava, ancheggiava, saltava, si abbassava, e poi gli volava tra
le braccia per piroettare assieme a lui o per strusciarglisi
innocentemente addosso. Il secondo dopo era già tornata a
ballare da sola, con il Bambino Sopravvissuto che tentava di
riacchiapparla per sentire di nuovo il suo corpo morbido e caldo
premere contro il proprio.
Blaise e Ginny ballavano assieme, anche se non sembrava. Danzavano per
conto loro, ma occasionalmente i loro corpi si sfioravano e
s’intrecciavano al ritmo della musica. I loro sguardi,
invece, non si lasciavano mai.
Theo e Daphne se ne stavano abbracciati, ballando al ritmo frenetico
delle note selvagge in sottofondo. I loro occhi
s’incatenavano per lunghi periodi, trasmettendo tutti i
sentimenti che la lontananza forzata li aveva costretti a tenere
nascosti. I loro corpi trasudavano passione, mentre danzavano nella
musica forsennata.
All’improvviso, mani calde si posarono sulla vita stretta di
Hermione. Lei non sobbalzò nemmeno, ma lasciò che
un sorriso stirasse le sue labbra piene.
--Mi stavo appunto chiedendo dove fossi, Draco.-- sussurrò,
certa che lui l’avrebbe sentita.
Draco ghignò, le labbra sottili immerse nei riccioli
profumati della ragazza. --Non mi hai ancora ringraziato per quel
buonissimo drink che sono stato così gentile ad offrirti.--
--In effetti non era poi così male.-- rispose la riccia con
voce atona.
Questa volta il biondo rise di gusto.
--Ti costa tantissimo mettere da parte il tuo orgoglio e ammettere che
avevo ragione, vero?-- le domandò con
un’espressione furba.
Hermione annuì vigorosamente e lasciò ciondolare
la testa all’indietro. Si trovò a posare il capo
sulla spalla del ragazzo, le sue iridi screziate d’oro
incatenate ai suoi occhi d’argento.
Draco si abbassò sulla sua gola esposta, e vi
posò un bacio ardente. La ragazza si lasciò
sfuggire un mugolio soddisfatto quando sentì le sue labbra
fresche contro la sua pelle accaldata. Socchiuse gli occhi, mentre
sentiva lo sguardo di lui scivolarle lungo le spalle nude e sfiorarle
la scollatura in un’impalpabile carezza.
--Balli con me, Hermione?--
Lei riaprì gli occhi di scatto, mentre le sue iridi si
fissavano su ombre fuggevoli di ricordi lontani.
--Non credo che sia il caso che io torni in pista.-- mormorò
dispiaciuta, la voce ridotta a un esile sospiro.
Le mani di Draco le massaggiarono lascivamente le spalle. --Che cosa
temi, eh Granger?--
--Ho paura del passato.-- ammise.
Forse era impazzita a raccontargli i suoi pensieri, oppure era
l’effetto dell’alcol che era sicuramente presente
in quel ricostituente alla Malfoy... fatto stava che si
sentì infinitamente meglio dopo quella piccola confessione.
Il biondo rimase in silenzio per alcuni secondi, poi la prese per i
fianchi e la costrinse a voltarsi per fronteggiarlo occhi negli occhi.
--A Hogwarts non c’era niente che avrebbe impedito a Hermione
Granger di essere sé stessa.-- le disse con un ghigno,
guardandola intensamente. Così intensamente, in effetti, da
catturarla completamente. --E non c’ero io, nel tuo passato.--
E così dicendo le porse la mano.
La riccia lo guardò ancora per qualche istante, poi
osservò il suo palmo teso amichevolmente verso di lei. Dopo
altri due respiri, allungò le dita e lo strinse.
Hermione Granger e Draco Malfoy danzavano assieme sulla pista da ballo
del Light Of Night, occhi negli occhi, tenendosi per mano.
Hermione ballava davvero, apprezzando ogni singolo movimento della sua
danza così semplice e sensuale al tempo stesso. Il suo corpo
era vicinissimo a quello del ragazzo, e spesso lo sfiorava con tocchi
delicati ma tutt’altro che fugaci. La verità
è che, suo malgrado, aveva bisogno delle spalle forti
attorno a cui aveva avvolto il braccio libero, aveva bisogno del calore
del suo petto solido, aveva bisogno della sicurezza che le dava la
presa salda del suo braccio attorno alla propria vita, aveva bisogno
delle sue labbra morbide che esalavano freschi respiri vicino al
proprio orecchio. E, soprattutto, aveva bisogno di quello sguardo
ammaliante che minacciava di portarla in paradiso al più
fugace incontro d’iridi.
Per Draco, ballare con lei era una tortura. Un’estenuante,
lenta, meravigliosa, dolcissima tortura. Sentiva il suo corpo di donna
stringersi al proprio a intervalli regolari, permettendogli di
assaporare lievemente la morbidezza delle sue curve soffici. Sentiva il
profumo delicato dei suoi capelli solleticargli le vie respiratorie ed
inebriargli i sensi, come una droga. E, in particolare, sentiva la sua
serenità. Adorava il sorriso naturale che sfoggiava su quel
viso dipinto dagli angeli, e non chiedeva altro che poterlo proteggere
con tutte le sue forze. Ma questo, ovviamente, non l’avrebbe
mai detto.
Abbassò lentamente il volto verso di lei, lasciandole un
bacio dietro l’orecchio.
--Voglio darti una cosa, Hermione.-- le sussurrò.
La ragazza si separò da lui, perplessa.
Draco mise una mano nella tasca, poi estrasse il pugno chiuso.
Aprì lentamente le dita, rivelando una catenella sottile che
scintillava alle luci colorate della discoteca. Prese delicatamente la
mano di lei e le agganciò la catenina al polso.
In quel momento, la guardò ammaliato.
L’espressione di sorpresa dipinta sul suo viso dolce era
impagabile. Aveva la mano ancora stretta nella sua, e il braccio teso.
Le spalle nude erano rilassate, e il suo respiro lievemente affrettato
metteva in risalto la morbidezza dei seni stretti nel corpetto. La
stoffa scura dell’indumento creava un meraviglioso contrasto
rispetto alle ampie porzioni di pelle che lasciava scoperte, facendola
apparire ancora più fragile. I boccoli morbidissimi le
incorniciavano il volto, dove le pagliuzze dorate brillavano come
piccoli topazi all’interno dei suoi intensi occhi castani.
--Buon anno nuovo.-- mormorò dolcemente.
Poi lasciò che lei ritirasse il braccio per esaminare il suo
dono.
Hermione guardò attentamente il sottile gioiello, stupita.
Era un braccialetto meraviglioso, formato da una catenella
d’oro composta da sezioni di metallo sagomate a onde. Tra
un’onda e l’altra era incastonato un piccolissimo
diamante, che brillava come una stella nel cielo.
La ragazza sollevò le iridi sul giovane Malfoy, senza fiato.
Senza riuscire a pronunciare una parola, si gettò tra le sue
braccia e lo strinse forte a sé. Gli posò un
lungo bacio su una guancia, poi si staccò leggermente da lui
e lo guardò intensamente.
Draco le accarezzò dolcemente il viso. Poi le sue dita
scivolarono lungo il suo collo, sfiorarono le spalle e, senza fermarsi,
scesero lungo la sua spina dorsale. Il suo tocco delicato lambiva
quelle sezioni di pelle che erano scoperte dall’intreccio di
lacci che le chiudeva il corpetto sulla schiena. Infine la sua mano
passò impercettibilmente sulle sue curve, fino a fermarsi in
una salda carezza sulla sua coscia. Strinse senza violenza quella pelle
così morbida, attirandola più vicina a
sé. Il braccio che aveva avvolto si suoi fianchi
intensificò a sua volta la stretta.
--Muy hermosa, Hermione.-- mormorò poi, guardandola negli
occhi.
Lei, fedele alla sua immagine di so-tutto-io, capì
immediatamente ciò che le aveva detto: sei bellissima.
Obbedendo al suo istinto, sollevò una mano e gli
posò una dolcissima carezza sul viso.
Lui socchiuse gli occhi, godendosi quel gesto così tenero.
--Hermione...-- mormorò.
--Hermione?-- chiese una voce dietro di lui.
Draco s’irrigidì.
Hermione si bloccò.
Il biondo non si voltò nemmeno, ma girò appena lo
sguardo. La riccia, ancora stretta dal suo braccio, tremava. Tremava
per la paura, e per il gelo che sentiva dilagare dentro di
sé. Il suo sguardo sconvolto era fisso su una chioma di
capelli rossi, su guance spruzzate di lentiggini, su occhi celesti.
--Ma sei proprio tu?-- chiese ancora Ronald Weasley.
Angoletto!
Eccomi
qui! Mi scuso ancora per questo atroce ritardo, ma spero che comunque
mi vogliate fare la grazie di farmi sapere la vostra opinione sul
capitolo.
Come
avete notato, la storia sta giungendo ad un punto di svolta. Come
reagirà Draco alla comparsa del suo rivale? Come si
comporteranno Hermione e Harry nei confronti del loro vecchio amico? E
cosa combinerà Ron?
Tutte
domande a cui spero di poter rispondere in breve tempo! Se ci siete
ancora, miei cari lettori, spero che vi piaccia la piega che sta
prendendo la storia!
Di
nuovo, voglio ricordarvi: tra poco cambierò nick-name da
KissyKikka a DreamWanderer.
Un
bacio a tutti voi,
Clarisse
|
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Capitolo 21 *** Useless ***
Just For Love
Salve a
tutti! Come potete vedere sono riuscita a postare un aggiornamento
prima di quattro mesi... direi che sto facendo progressi!
Voglio ringraziare
tutti quanti, dal profondo del cuore, anche chi legge semplicemente.
Sto attraversando un periodo di cambiamento, come a volte succede nella
vita, e il vostro sostegno è molto importante per me.
Perciò, senza ulteriori indugi, passo alle recensioni.
virby:
sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto!
Era ora che Draco si sbilanciasse un po', almeno tra sé e
sé. E poi non bisogna dimenticarsi che Hermione era stata
preparata da Pansy e Daphne... di meno non ci potevamo certo aspettare!
Ron scombinerà ogni cosa, e porterà la nostra
riccia molto vicina allo sclero... ma lei non sarà certo
sola. Harry si sta già svegliando, invece... e si
sveglierà sorprendentemente prima di Hermione!
barbarak:
in effetti, la presenza di Ron sta per causare un vero e proprio
maremoto! E sono certa che le reazioni di entrambi ti sorprenderanno...
Sono contenta che il comportamento di Draco e Hermione sembri un tira e
molla, è proprio quello che volevo!
Eileen__:
rieccomi qua! Stavolta ho fatto presto, e spero che il capitolo ti
piaccia. Grazie mille per i complimenti, sei troppo buona! Ma sono
contenta che la storia ti piaccia tanto. Ron ovviamente,
combinerà casini senza nemmeno rendersene conto. Ma lui
è fatto così, poveraccio...
zia_addy:
haha, grazie mille per lo sclero di complimenti, mi ha regalato un
sorriso! Sono contenta che la storia ti piaccia, e temo che tu abbia
assolutamente ragione riguardo alla coerenza... non sono esattamente i
personaggi che ha descritto la Rowling. L'unico attenuante che posso
accampare (XD) è che ho deciso di prendere Draco e Hermione
in un momento molto confuso della loro vita. Comunque Draco a breve
cambierà ancora atteggiamento... spero che mi farai sapere
se sarà in meglio o in peggio! Grazie per essere stata
onesta, lo apprezzo davvero moltissimo.
BimbaDolce:
il piacere è tutto mio! Sono davvero contenta di conoscere
una nuova lettrice, e sono davvero soddisfatta di sapere che la mia
storia ti stia coinvolgendo tanto! Grazie davvero per i bellissimi
complimenti. Ron doveva ricomparire... Hermione deve rendersi conto da
sola della situazione in cui si trova (e in cui si trovava). Ancora non
è sé stessa: ha appena cominciato a svegliarsi,
ma dovrà passarne ancora qualcuna. Ron è quello
che le serve per chiudere i conti, diciamo. Sono contenta che questa
versione di Draco ti piaccia! Sto cercando di attenermi al personaggio,
ma penso di aver fallito miseramente... XD
__
Benny __: eh già, finalmente sono ricomparsa!
C'è voluto un po', ma posso dire che non era tutta colpa
mia... XD Va bene, adesso passiamo alla recensione seria. Hehe, che
posso dire, Ron è un guastafeste! No, la ricomparsa ha un
suo perché, ma causerà non pochi problemi tra
Draco e Hermione. Ma quei due, testardi e confusi come sono, non
potevano certo fare a meno di crearsi casini immaginari! Spero di aver
postato abbastanza presto, e grazie davvero per il caloroso benvenuto!
daffodil:
wow, che entusiasmo! Grazie davvero per tutti i complimenti, mi hai
resa davvero contenta. Inoltre ti voglio ringraziare tantissimo per
avermi segnalato i numerosi errori, apprezzo davvero la tua
onestà. La sto riguardando con molta attenzione per
correggere tutto. In effetti la storia ha una trama parecchio
inaspettata... Hermione adesso è ancora molto sconvolta, ma
presto tornerà sé stessa e renderà pan
per focaccia a tutti quanti!
BabyPrincess:
eccomi qui! Ho fatto abbastanza in fretta? Sono contenta che lo scorso
capitolo ti sia piaciuto, e spero davvero che anche questo sia di tuo
gusto! Grazie per i complimenti!
marziaaa:
tranquilla, io sono già contentissima di aver avuto la tua
recensione! Grazie mille per i complimenti, li ho apprezzati
moltissimo. Sono contenta che Draco ti piaccia e che la storia ti
entusiasmi, visto che sono un po' particolari!
tatythebest:
haha! Vedo che qui tutti quanti vorrebbero vedere Ron-Ron stecchito...
tranquilla, avrà quello che si merita! Tra un po'
però... sarà Hermione a cantargliele, e lei deve
ancora svegliarsi del tutto... Spero che l'attesa non ti torturi XD!
Alla prossima!
PattyOnTheRollercoaster:
carissima! Finalmente sono tornata... Mi è mancato EFP!
Quando ho visto la tua recensione-romanzo ho fatto salti di gioia,
tranquilla! Mi fa sentire davvero lusingata. Sono contenta che la
storia di Daphne e Theo ti sia piaciuta. Sono due personaggi marginali
che personalmente trovo molto interessanti, e inoltre la loro vicenda
vuole estendere un messaggio a tutta la storia: vuol dire che i
personaggi sono cresciuti, e che non sono più i ragazzini di
Hogwarts. Questo vuole anche giustificare i miei numerosi OOC,
però vabbè XD! Oh, meno male che almeno tu non mi
stai maledicendo per il ritorno di Ron! Hai perfettamente ragione,
Hermione deve affrontare sé stessa e chiudere tutti i
conti... ma purtroppo ci metterà ancora un po' a svegliarsi
completamente. Però poveretta, è sconvolta,
cerchiamo di capirla! Il Ron che voglio ritrarre io non è
cattivo, è solo molto ingenuo. Non si rende conto degli
effetti delle sue azioni sugli altri personaggi e combina parecchi
guai, ma è fondamentalmente buono. Spero che questo ritratto
riesca ad emergere anche nei prossimi capitoli. Capitoli molto tristi
non ci saranno: i personaggi cercheranno di fare del loro meglio, ma il
sottofondo di tormento e inquietudine sarà palese. Sono
davvero felicissima che le diverse focalizzazioni sui vari personaggi
siano riuscite ad amalgamarsi l'una con l'altra, e che ti siano
piaciute tanto! Eccoti qui il capitolo successivo, spero che ti piaccia
anche questo!
Corvetta:
beh, Ron doveva venire a rompere le uova nel paniere prima o poi!
Hermione deve chiudere i conti... anche se ci vorrà un po'.
Sono davvero contenta che le altre coppie ti piacciano! Ho voluto
mescolare le carte in tavola, ed è stato un po' un azzardo.
Spero che questo capitolo ti piaccia!
PrincessVanilla:
HAHAHA!!! L'hai preso proprio male questo ritorno di fiamma, eh? Allora
sappi che tra poco lo odierai ancora di più,
perché combinerà un sacco di guai senza nemmeno
rendersene conto... ma lui è fatto così! Sono
contenta che tu abbia apprezzato il coinvolgimento di diverse coppie e
che i nuovi appaiamenti ti siano piaciuti: ho voluto dare un azzardo e
cambiare un po' le carte in tavola, perciò sono molto
soddisfatta di sapere che ti piacciano! Draco non prenderà a
calci Ron-Ron (per ora)... toccherà prima a Hermione, ma la
ragazza dovrà combattere lo shock e le sue stelle
illusioni prima di poterlo fare. Ma ci arriveremo, tranquilla:
giustizia sarà fatta! Hermione... più che tarda,
è ancora sconvolta! Ne ha passate tante in poco tempo,
perciò possiamo scusarle questa poca lucidità
mentale. Poi non scordiamoci che, suo malgrado, nutre parecchi dubbi su
Draco, e deve ancora fare chiarezza... soprattutto in sé
stesso. Per lei, è ancora tutto piuttosto confuso: ha subito
duri colpi, e fatica a riprendersi. Sono contenta che anche Pansy e
Blaise ti entusiasmino! Eccoti qui il prossimo capitolo... spero che ti
piaccia anche questo!
Useless
Ronald
Weasley parlava, anzi, straparlava. Raccontava di quanto fosse sorpreso
di vederla lì, di quanto tempo fosse passato
dall’ultima volta che si erano sentiti, da quanto ancora
più ne fosse passato da quando si erano visti, da come se la
stava passando sul lavoro, da quanto era che non usciva con Harry per
una serata soli uomini davanti a una partita dei Chuldey Channons...
Hermione,
dal canto suo, non stava ascoltando una sola parola.
La
mente della ragazza pareva essersi inceppata, come un computer fatica
ad aprire un file troppo grosso. Nemmeno riusciva a formulare nessun
pensiero di senso compiuto, ma non c’erano dighe per la
confusione che sentiva corroderle l’animo, quasi la
ricomparsa del rosso fosse acido per lei. Si limitava a guardare dritto
davanti a sé, ma non poteva mascherare più di
tanto l’espressione tormentata e gli occhi assenti.
Ovviamente,
lui nemmeno se ne accorse. Questo però non
l’aiutò a riprendersi. Anzi.
Fu
grazie a Luna che Hermione riuscì a riscuotersi dallo stato
di trance. La bionda si avvicinò a loro per salutare Ron, e
la sua voce alta e sognante aiutò la riccia a recuperare il
contatto con la realtà. In quel momento si accorse che anche
Harry si era messo a chiacchierare con Ron, mentre Ginny la osservava
con preoccupazione. La riccia scosse leggermente la testa, schiarendosi
la mente giusto quel tanto che bastava a seguire la conversazione. Come
volevasi dimostrare, era una conversazione sul Quidditch. Sforzo
inutile.
Esasperata,
e sentendosi un po’ come ai vecchi tempi, scosse la testa e
intravide con la coda dell’occhio i suoi amici Serpeverde
confusi con la folla. Ma quando incrociò gli occhi
apprensivi di Pansy si rese conto di quanto fossero tesi a causa della
situazione, e anche quanto fossero in ansia per lei. Sorrise alle Serpi
perché non si preoccupassero, e in quel momento si accorse
che non era così male alzare gli occhi al cielo per una
conversazione di troppo su quello sport fatto di rischi e manici di
scopa.
E
fu solo quando Ron le chiese di ballare che si accorse di non aver
più il braccio di Draco attorno alla vita.
-<>-*-<>-
Draco
si lasciò cadere poco elegantemente su una delle poltroncine
accanto a un tavolino del bar; si sentiva improvvisamente spossato.
Lasciò ciondolare la testa all’indietro, cercando
di respirare più lentamente, ma non riusciva a scacciare
quella strana pulsazione fastidiosa che sentiva premergli sulle tempie:
si era preso davvero un brutto mal di testa, e la musica assordante di
quel locale di certo non lo stava aiutando.
Si
raddrizzò, si passò una mano tra i capelli,
assaporando il contatto della pelle fresca contro la fronte appena
accaldata, e si lasciò sprofondare di nuovo tra i cuscini.
Infine, sbuffò sonoramente.
Non
l’avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, ma era
frustrato oltre l’inverosimile. Era frustrato
perché Hermione aveva sorriso a quello, anziché
girargli quella sottospecie di faccia che si ritrovava con un ceffone.
Un
pensiero traditore portò il suo umore a marcire tra le
fiamme dell’inferno più nero: non si era nemmeno
accorta che se n’era andato.
Draco
era rimasto nascosto da un gruppetto di ragazzi mentre guardava
l’espressione sconvolta della riccia, ma non aveva ancora
interrotto il contatto fisico tra loro. Ovviamente,
quell’idiota della Donnola nemmeno se n’era
accorto... Stava cercando un modo per intervenire senza peggiorare la
situazione, già abbastanza tesa di per sé, quando
Luna e gli altri gli avevano tolto la responsabilità di
dover sistemare le cose. Era stato allora che si era separato da lei,
che però non aveva nemmeno dato segno di accorgersi di
quella sottile mancanza. Eppure i suoi occhi attenti erano prova
tangibile del fatto che fosse di nuovo cosciente di ciò che
le stava succedendo. Confuso e arrabbiato, era rimasto in disparte,
osservando la scena senza farsi notare. Poi l’aveva vista
sorridere davvero ai loro discorsi, alzare gli occhi al cielo con
giocosa esasperazione, e comportarsi come se non fosse cambiato niente.
Allora, e solo allora, si era deciso ad andarsene.
Il
ragazzo deglutì a vuoto, guardando fisso una delle venature
del tavolo davanti a sé.
--Qualcosa
da bere per il mio migliore amico.-- annunciò una voce
accanto a lui, e subito dopo un bicchiere ricolmo di Ricostituente Alla
Malfoy apparve sotto il suo naso.
Theodore
posò una mano sulla spalla del biondo a mo’ di
conforto, e lui non lo scacciò.
Bruttissimo
segno.
--Così
Weasley è ricomparso.-- disse il moro sedendosi sulla
poltrona di fronte a quella dell’amico.
Draco
riuscì a sopprimere il gesto di stizza delle dita, ma non
poté trattenersi dallo stirare le labbra in un ringhio muto.
Theo
alzò le sopracciglia, ma non fece commenti. Conosceva
abbastanza l’amico da sapere che l’avrebbe solo
fatto infuriare di più, e non era certo il caso di litigare
tra di loro in quel momento. No, quello che voleva era capire cosa
passasse nella mente del giovane Malfoy. Certo, sapeva che non avrebbe
mai avuto una confessione diretta: non era da lui. Si sarebbe limitato
ad osservare le sue reazioni, e ad elaborarle.
--Mi
è sembrato che Hermione se la stesse cavando piuttosto bene
anche senza di noi.-- gli disse.
--Era
una cosa che doveva fare da sola.-- commentò
l’altro con un’alzata di spalle.
Inutile.
Ecco come si era sentito Draco: completamente inutile. Ovviamente era
contento che Hermione se la fosse cavata da sola, ma si era anche
sentito incredibilmente superfluo. Così, dopo essersi
accertato che lei fosse davvero a suo agio, era uscito di scena.
Theodore
inclinò la testa di lato. --Sì, forse ai ragione.
Ma credo che dovremmo starle vicini. Questo è un bel colpo
per lei...--
Il
giovane Malfoy alzò lo sguardo in quello scuro
dell’amico, mentre un lampo gli attraversava le iridi
argentee: speranza.
I
due rimasero in silenzio per alcuni momenti, poi Draco buttò
giù il suo drink in pochi sorsi. E si sentì
subito un po’ meglio.
--Mi
sembri un po’ sciupato, amico. Forse è meglio che
te ne vada a letto.-- constatò poi il moro.
Draco
socchiuse gli occhi. Poteva essere solo stanchezza quella sottile
nausea alla bocca dello stomaco, i pensieri e le sensazioni confuse che
gli offuscavano la mente? ... Sì, sicuramente sì.
--Hai
ragione.-- annuì. --Mi Smaterializzo a casa e mi stendo un
po’. Avverti tu gli altri’--
--Sicuro
amico.-- gli assicurò Theo.
Gli
occhi scuri del ragazzo seguirono la chioma platinata del ragazzo
finché non scomparve dietro le scale.
Un
paio di mani calde gli si posarono sulle spalle, massaggiandogliele
leggermente.
--Come
la vedi?-- gli chiese Daphne senza mascherare l’apprensione
nella voce.
Lui,
con lo sguardo ancora fisso nel punto in cui era sparito il biondo,
sospirò. --Malissimo.--
-<>-*-<>-
Quando
la porta dello Château si aprì alle quattro di
notte, Draco era ancora appoggiato alla colonna di fronte a camera sua.
Teneva la testa appoggiata al marmo freddo, e gli occhi erano chiusi.
Quando però udì una voce in particolare provenire
dall’atrio decise di sporgersi appena.
Hermione
era entrata nel salone centrale, ed era bella come lui la ricordava.
Anzi, forse anche di più grazie a quel sorriso che aveva
sulle labbra.
--Allora
ti sei divertita, Herm?-- le stava chiedendo Theo.
Il
sorriso di lei, stranamente, vacillò. --Sono... ancora un
po’ scossa, credo.--
Il
moro le posò una mano sulla spalla in segno di conforto.
--Lo immagino. La discoteca era già un bel colpo di per
sé, immagino il resto.--
La
ragazza annuì. --Già... mi dispiace che Draco se
ne sia andato. Non si è sentito bene?--
--Eh,
aveva un po’ di mal di testa e il casino là dentro
non lo stava aiutando.-- spiegò il giovane Nott.
--Perché non vai a dargli la buonanotte?--
Hermione
guardò le scale, un po’ titubante. Fece per
muovere un passo, poi si bloccò. Tentennò ancora
qualche momento, infine scosse la testa.
--Ora
starà dormendo.-- disse, più a sé
stessa che all’amico. --E se stava male, dovrei lasciarlo
riposare.--
Salutò
Theo con un bacio leggero sulla guancia, fece un cenno ad Astoria,
Daphne, Pansy e Blaise, che erano collassati sul divano, e si
avviò sul lato delle scale che l’avrebbero portata
alla sua stanza. Non vide Draco tornare nella sua camera, con
un’espressione strana sul viso.
Hermione
salì in camera sua e si mise una delle striminzite camicie
da notte che le ragazze le avevano fatto comprare, poi
sganciò il braccialetto. Lo guardò attentamente
per alcuni minuti, rigirandoselo tra le mani. Le piccole gemme
incastonate tra le onde d’oro scintillavano vivide nella
penombra.
Quel
braccialetto la faceva sentire un po’ scombussolata. Se aveva
appena cominciato a inquadrare Draco, ecco che adesso si trovava a
dover ricominciare tutto daccapo: non aveva la minima idea di come
interpretare quel gesto. Certo, poteva essere un semplice regalo, ma
ancora non riusciva a classificare il comportamento di Draco sotto
l’aggettivo “gentile”. E poi non si
regala una cosa così preziosa solo per gentilezza. Ma forse
per lui era normale. D’altra parte a Daphne aveva regalato un
locale per il suo salone di bellezza, e aveva preparato stanze per
tutti i suoi amici a Château Malfoy. Forse per lui fare
regali pretenziosi era all’ordine del giorno. Forse.
La
ragazza scosse la testa, stizzita dal fatto che non riusciva a
comprendere il comportamento di un certo biondo. Era così...
lunatico. Sì, lunatico era decisamente la parola giusta:
all’inizio sembrava gentile, poi diventava improvvisamente
irritato e brusco, dopodiché sembrava indifferente,
all’improvviso ricompariva dimostrandosi apprensivo,
diventava all’improvviso generoso, infine spariva.
Hermione
sbuffò, e accantonò quel pensiero dirigendosi in
bagno per sciacquarsi il sudore dal corpo. Sfortunatamente, nemmeno
lì poté considerarsi al sicuro: non appena
l’acqua calda cominciò ad accarezzarle le spalle,
tornarono i ricordi delle ultime ore appena trascorse.
Aveva
completamente riallacciato i legami col suo passato, ma i sentimenti
che provava la confondevano. Da un lato era contenta di aver recuperato
la sua vecchia vita, e sapere di poter tornare indietro quando voleva
la faceva sentire bene. Dall’altro, però, aveva
una gran brutta sensazione: un’inquietudine strana faceva da
sfondo a tutti i suoi pensieri, innervosendola.
Aveva
ballato con Ron, cercando di evitare ogni tipo di contatto fisico per
non innescare malessere e nostalgia, e intanto aveva lottato con
sé stessa per sopprimere l’inquietudine che aveva
cominciato a tormentarla. L’istinto di urlargli contro e
schiaffeggiarlo era stato forte, ma diversi fattori l’avevano
tenuto a bada. Prima di tutto, non aveva la minima voglia di fare
scenate in mezzo a tanta gente. Inoltre, non era riuscita a reprimere
la speranza di poter tornare alla sua vecchia vita. Una parte di lei
voleva con tutte le sue forze ricominciare daccapo con i suoi vecchi
amici.
Scosse
la testa per l’ennesima volta, rabbrividendo per la
sensazione di solletico provocatale dal contatto dei ricci asciutti
sulla pelle nuda delle sue spalle. Forse era completamente impazzita.
Rivedere
Ron era stato un trauma in piena regola. A dire tutta la
verità, sentiva di avere ancora la testa inceppata: era come
se la sua proverbiale capacità di ragionamento avesse deciso
di prendersi una vacanza. Era anche per quella strana sensazione che
non riusciva a classificare a dovere il comportamento di Draco?
Un
miagolio frustrato la distrasse da quei pensieri: Angel era saltato sul
tavolo, e stava cercando di aprire il suo portagioie.
--Giù
da lì!-- esclamò, facendo sobbalzare il micio che
mise immediatamente su la sua espressione più innocente.
--Mieow!--
miagolò il piccolo, saltando subito sulla moquette e
strusciandosi umilmente contro le sue caviglie.
La
riccia ridacchiò, e prese in braccio il gattino.
--Ti
piacciono i gioiellini luccicanti, eh piccola peste?-- tubò,
vezzeggiandolo con grattini sotto il musetto.
Quello
cominciò a farle le fusa, e lei
s’intenerì. Gli posò un bacio tra le
orecchie, poi lo fece acciambellare su un cuscino e si
infilò sotto le coperte a sua volta.
Angoletto!
Ok,
credo di aver fatto non pochi casini... Perciò usero questo
spazio-angoletto per spiegare un po' le reazioni di Hermione e Draco.
Hermione
è sconvolta. Inoltre continua a nutrire l'ingenua illusione
di poter rimettere le cose a posto e tornare alla situazione in cui si
trovava alla fine di Hogwarts: innamorata, circondata dai suoi amici,
felici, con i problemi ormai alle sue spalle. Il motivo per cui si
comporta così ingenuamente è che è
sotto shock. Infondo gliene sono successe davvero tante in breve tempo,
e rivedere Ron è un'altra pugnalata. Non riesce a realizzare
lucidamente la situazione, e si sta facendo sopraffare dai problemi.
Insomma, in parole povere si deve ancora svegliare!
Draco
è stato molto, molto complicato da scrivere in questo
momento. Sono stata indecisa fino alla fine su come farlo comportare:
prima volevo farlo prendere a botte Ron (un'idea che mi sta ancora
girando nella testa), poi ho pensato di fargli fare una scenata... Ma
mi sono accorta che nessuna delle due avrebbe seguito la storia che
avevo in mente, vista la reazione che avrebbe avuto Hermione: un atto
impulsivo da parte di Draco l'avrebbe fatta ritrarre, confndendola
ancora di più di quanto già non sia. Quindi ho
deciso di farlo uscire momentaneamente di scena, e lasciare che si
ritirasse a leccarsi le ferite. Non preoccupatevi, tornerà
presto in azione.
Credo
di essere completamente uscita dai personaggi... oh beh, ormai...
Un
bacio a tutti!
Clarisse
|
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Capitolo 22 *** I Think It's Time For You To Go ***
Just For Love - I Think It's Time For You To Go
Just
For Love
Salve a tutti! Rieccomi
qui, sono tornata con un nuovo capitolo...
Sono un po' indecisa,
non so cosa pensare... sulla storia in generale, insomma.
Comunque è un
capitolo
intenso! Tanti ricordi, e soprattutto finalmente ci lasciamo alle
spalle questa situazione di stallo in cui eravano caduti i nostri
piccioncini preferiti!
Allora, visto che ho
notato di aver
fatto casino con i personaggi di Draco e Hermione ho cercato di
concentrarmi su di loro, per aiutarvi a capirli meglio... o meglio, per
cercare di dare loro un senso.
Fatemi sapere! Intanto
rispondo alle recensioni...
sbubina
Piacere mio! Sono molto
contenta che
la mia storia ti sia piaciuta e che ti abbia coinvolta. Scusa se ti ho
fatto aspettare un po’... Spero che ti piaccia anche questo
capitolo!
daffodil
Figurati! Anzi, apprezzo
tantissimo
la tua sincerità. In effetti lo scorso capitolo è
un
po’ strano. Si tratta di un punto di passaggio, in cui la
cosa
che si sente di più è il dolore sordo che
attanaglia il
vuoto che Draco ha sentito improvvisamente quando ha realizzato (o
almeno, gli è parso) di contare assai poco per Hermione. Un
momento un po’ di confusione, se così vogliamo
dire.
Buono a sapersi che
qualcuno legge la
mia pagina profilo! Ci vorrà ancora un po’ per le
nuove
storie, sono piuttosto impegnata... ma sapere che mi segui mi spinge a
voler fare del mio meglio! Grazie davvero per il supporto.
Spero che questo
capitolo ti piaccia di più!
ELVE89
Il piacere è
tutto mio! Eccoti
qui l’aggiornamento, ho fatto il più veloce
possibile
(studio permettendo). Contenta? Mi è piaciuta tantissimo la
tua
recensione, e sono davvero contenta che la storia ti stia piacendo.
Vuol dire che qualcosa di buono lo sto combinando dopo tutto!!! Haha,
fantastica la scenetta che volevi dedicare a Ron! Comunque spero che
farai i salti di gioia, perché in questo capitolo riceve la
sua
parte di botte... vediamo se indovini chi gliele rifila! Ron non
è cattivo, è solo ingenuamente distruttivo. Non
vuole
fare del male, succede e basta. Però combina la sua parte di
pasticci. Il suo ritorno getta Hermione nel panico, la scombussola di
nuovo... ma le ci voleva. Hai presente quello stato di confusione
psicologica, quando hai la sensazione di avere l’ovatta al
posto
dei neuroni? Quando saresti disposta a tutto pur di ritornare a
sorridere come facevi prima? Ecco, lo stato mentale di Hermione
è questo. Voilà perché fa quello che
fa. Ma non
c’è da temere, si sveglierà presto
(dopo aver
sbattuto il naso contro la dura realtà). Veramente volevo
farla
riprendere prima, ma mi sembrava inverosimile che si riscuotesse
così in fretta. Tranquilla, la tua follia è
più
che apprezzata! Sono molto contenta quando le lettrici si fanno
coinvolgere e mi scrivono recensioni esuberanti, sono molto divertenti
da leggere! Non stare troppo male dopo questo capitolo, voglio troppo
bene a Hermione per rovinarle la vita XD! E anche a Draco. Le cose
andranno bene, solo non come forse ti aspetti... ma non anticipo altro!
Grazie davvero per la recensione, mi è piaciuta davvero
tantissimo! Ne aspetto un’altra! A presto cara, un abbraccio
anche a te!
BabyPrincess
Ciao! Grazie per i
complimenti, ho
molto apprezzato! Draco è ancora scombussolato, poverino...
ma
è in via di guarigione! Intanto riuscirà a dare
una bella
scossa, che non è poco. Goditi il capitolo!
zia_addy
Ahhh, ok scusa, ti avevo
fraintesa!
Allora ti spiego: Draco è un po’ lunatico di
natura, ma in
realtà si è esposto tanto perché il
suo interesse
era semplicemente istigato dalla curiosità, complici i
sogni.
Adesso però è stato messo un po’ da
parte, e ci
è rimasto veramente male. La cosa lo confonde parecchio,
perché lo mette di fronte a una profondità
emozionale che
lui non aveva nemmeno contemplato tra le opzioni. E quindi adesso si
sente un po’ confuso...
Grazie mille per i
complimenti! Ma non ti sembra di esagerare appena? XD
Tranquilla, Ron
avrà la sua parte di batoste... e anche di contentini
però!
PattyOnTheRollercoaster
Ciao! Sorpresa: anche
questo capitolo
coinvolge Draco! Mi sono accorta di aver confuso un po’ la
situazione, quindi spero di riuscire a chiarire sia i suoi sentimenti
che quelli di Hermione. Fammi sapere! Grazie, sono contenta che la mia
scelta ti sia piaciuta! Hai centrato in pieno quello che volevo
trasmettere, e hai perfettamente ragione: una litigata avrebbe mandato
tutto a rotoli. Comunque un minimo di scenata stavolta la
farà... perché un Malfoy può
sopportare molto, ma
non che una donnola metta piede in casa sua! Ma non ti anticipo altro,
tanto leggerai tutto da te tra poco! Ti lascio al capitolo senza
ulteriori esitazioni, e spero proprio che ti piaccia tanto!
barbarak
Esatto!!! Brava,
bravissima, hai
centrato il nodo della questione! Certo, in realtà
c’è anche altro... Draco è molto
confuso in questo
momento, come la nostra Hermione d’altronde... Che dire,
speriamo
che tra poco si sveglino entrambi! Chissà, forse la neve ne
combinerà una delle sue... E questo è
l’unico
spoiler che ti lascio!
EmoGirl92
Ciao anche a te! Voglio
ringraziarti
tantissimo anche io per avermi fatto avere la recensione di Tanny. Mi
dispiace tanto per questo suo distaccamento, spero comunque che riesca
a risolvere tutto quanto. Grazie mille ancora! Un bacio.
E ora, mi rivolgo
direttamente a te, mia carissima Tanny!
Mi spiace che tu non
riesca
più a entrare su EFP, ma non ti preoccupare. Spero solo che
questa malinconia ti passi presto, così non sarai
più
tanto giù di morale! Grazie davvero per i complimenti! Certo
che
ti meriti una risposta, vuoi scherzare? Sei una di quelle che mi segue
dal principio è_é! Staaaai tranquilla, non
c’è assolutamente nessun problema per le
recensioni, io
mica mi offendo! Anzi, apprezzo tantissimo lo sforzo che fate sia te
che Lucy per farmi comunque avere dei commenti. Beh, certo che
l’entrata in scena di Ron ci voleva! Sennò come
facevo a
mettere Hermione nello stato che mi serve per colpirla e fare
riprendere del tutto? EH! Hai centrato in pieno quello che sta passando
Hermione... e anche quello che combinerà! Ma non ti anticipo
altro, ti lascio direttamente al capitolo! Diciamo che non è
molto in sé poverina, è un po’ sotto
shock. Ho
cercato di spiegare un po’ Draco in questo capitolo
perché
ho capito di aver fatto casino... spero che così riuscirai a
capirlo un po’ meglio! Ciao bellissima, spero che il capitolo
ti
piaccia! Un bacione e mi raccomando, niente pare! Smack!
ranyare
ODDIOOOOOOOOOO!!!!
*Clarisse sobbalza sulla sedia, sviene.*
Daphne e Theodore la guardano finire lunga distesa per terra.
Daph: Ma dici che dobbiamo fare qualcosa?
Draco: COL CAVOLO! L’hai visto o no tutto quello che mi
combina?
Theo: Eddai Draco, non essere un Malfoy! Guarda che se la lasci sul
pavimento e quella s’ammala poi finisce che ti sogni Hermione
tutte le notti.
Herm: Scusa, chi è che lui si sognerebbe?
Intanto, Pansy e Blaise (che il cielo abbia in gloria le loro anime
buone) aiutano Clarisse a rinvenire.
Haha ok, fine sclero! Scusa, è che... insomma, una tua
recensione! TUA! Sulla mia modesta storia! TUA!! Cioè,
voglio
dire, è un onore incommensurabile... TUA!!!
Herm: ma dici che le si è inceppato il cervello?
Clarisse: zitta tu!
Comunque... Tranquilla, ottenere una recensione da te è
già un onore, ci manca solo che ti metti pure a scusarti!
Sono contenta che le mie carissime Serpi ti siano piaciute! Io faccio
sempre un disastro con i personaggi già definiti, quindi mi
piace caratterizzare quelli secondari...
Pansy è un tesoro... è tanto dolce e buona, ed
è
anche molto empatica (come si vedrà meglio poi
più
avanti), è piena di voglia di vivere. Eppure non le mancano
né il cinismo né il dolore, cose che ha
conosciuto molto
da vicino. Però è rimasta candida dentro,
nonostante la
pellaccia. In casa si lascia andare, molto, perché le piace
essere sé stessa con chi la conosce. Sono contenta che ti
piaccia, e spero che non ti deluda il seguito, visto che ho intenzione
di approfondire su di lei (ma anche su tutti gli altri personaggi,
claro!)
Blaise qui comincia a essere caratterizzato un po’ di
più,
spero che non ti deluda! Anche per lui ho in ballo tante cosine...
haha! Come forse potrai immaginare dalle ultime frasi del capitolo!
Sciiii, sono contentissima che ti piacciono Theo e Daph! Hai ragione,
lo faccio somigliare a Draco. Theo è la mia versione di
Draco,
in un certo senso: è l’immagine del bel tenebroso
che io
ho del nostro biondino, solo che lui è completamente mio
senza
dover anche avere il peso del carattere alla Malfoy. Anche Daph
è speciale... è un amore vero? Ha un senso di
protezione
e uno spirito di sacrificio molto forti.
Non solo ti passo il termine per Astoria, te lo ripeto anche:
è
coccolissima, non avrei saputo descriverla meglio! Lei forse
è
l’unico personaggio che rappresenta un po’ la
normalità, o almeno la speranza. Lei è quella che
non ha
dovuto soffrire la guerra, che può permettersi un amore
ancora
giovane e semplice. E rappresenta tutto quello che vale la pena
proteggere.
Draco… onestamente, credo di aver fatto un disastro con
questo
personaggio! In effetti è ancora molto insicuro, molto
confuso... è semplicemente un personaggio che ne ha passate
tante.
Anche Hermione è in uno stato mentale molto particolare. Ha
attraversato due anni pesanti, che l’hanno distrutta, e da
quando
ha cominciato a riprendersi ha solo voluto poter ricominciare a
sorridere. Quando ha visto che riusciva a riallacciare i rapporti con
Harry non ha voluto far altro che poter tornare a essere felice
com’era quando stava a Hogwarts, sperando addirittura di
poter
aggiungere le Serpi alla sua vita. Si sente parecchio sotto shock,
insomma. In realtà è ancora furiosa con Ron, ma
qui
purtroppo entra in gioco la sua falsità professionale,
quella
che ha acquisito lavorando al nightclub: fingere, e soffocare il
disgusto pur di avere la sua parte di felicità.
Ron non è cattivo... è solo un po’
ingenuo. Non si
rende interamente conto di quello che ha fatto a Hermione, e
soprattutto non sa nulla di quello che ciò l’ha
portata a
fare. Ma è un pezzo di pane, e infatti ho in serbo una bella
sorpresa anche per lui... ma avrà anche la sua ripassata.
Non
posso mica lasciargliela passare liscia, eh!
Hermione e Draco... eh, in questo momento sono davvero incazzati neri
l’uno con l’altra. Lei per quello che sta per
succedere,
lui perché si sente inutile e trascurato. E si sa, orgoglio
ferito e amore non vanno mica tanto d’accordo! Meno male che
ci
sono le mie Serpi a sistemare le cose...
Grazie davvero per tutti i complimenti sulla storia e sullo stile, ho
davvero apprezzato moltissimo. Se persino tu mi lasci due righe vuol
dire che qualcosa di buono sono riuscita a combinarlo persino io!
Oh mamma, t'ho fatto una risposta lunghissima! Haha, scusa, mi sono
fatta prendere...
Un bacio e grazie ancora!
I
Think It’s Time For You To Go
Draco respirò a fondo mentre scioglieva i muscoli delle
spalle.
Imbracciò l’arco con sicurezza, lasciando che le
dita si
saldassero sul liscio legno scuro. Assunse una posizione bilanciata,
piantando stabilmente i piedi al suolo e allargando le gambe per
assicurarsi un ampio baricentro. Sfilò elegantemente una
freccia
dalla faretra e fissò attentamente la corda alla cocca.
Prese un
altro respiro profondo, e tese l’arco con un unico movimento
fluido. Mentre sentiva le piume del dardo solleticargli le labbra,
tentò di concentrarsi e trasferire il tumulto di sentimenti
che
lo sconvolgeva per incanalarlo nella fredda punta d’acciaio.
Esalò il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, e
semplicemente lasciò andare la corda.
La freccia guizzò con una rapidità sorprendente,
e andò a colpire con forza il muro infondo alla sala.
Un’espressione di disappunto che alterò per alcuni
attimi
il bel volto del biondo fu l’unica reazione visibile del
disappunto che l’invase per qualche istante. Poi ogni
emozione
scomparì dalla sua pelle senza lasciare traccia, e il
ragazzo si
limitò ad incoccare un’altra freccia.
Mentre stava per tirare, alcune immagini si sovrapposero a bersaglio
che stava fissando con intensità.
Inizio
Flashback
Stava guardando Hermione
scendere la
scalinata principale, saltellando come una bambina e con un bel sorriso
dipinto sulle labbra.
Pansy
ridacchiò e le fece un cenno ad avvicinarsi con la mano,
già contagiata dal suo buonumore.
--Ti sei divertita ieri
sera?-- le domandò.
La riccia
annuì vigorosamente
mentre si sedeva al tavolo per fare colazione. --Sì, sono
stata
davvero bene! Ammetto che non mi aspettavo di rivedere Ron, ma tutto
sommato è stata una piacevole serata.--
Draco strinse le dita
attorno al cucchiaino con cui stava mescolando il tè, al
punto che le nocche sbiancarono.
--Che ne dite se oggi
pomeriggio
andiamo tutti assieme a fare un giro?-- propose allegramente Daphne.
--Da domani cominciano i saldi, quindi voglio fare un salto per dare
un’occhiata.--
--Buon’idea!--
concordò
subito Pansy. --Così magari ci possiamo anche far mettere
qualcosa da parte e ci possiamo evitare quelle assurde corse agli
sconti...--
--Vi accompagno
volentieri, ragazze.-- sorrise Blaise. --Un bel giretto si shopping non
farebbe male nemmeno a me.--
L’intera
tavolata gli rivolse
un’occhiata obliqua, per poi scoppiare a ridere quando
notarono
il suo ghigno sornione.
--Tu vieni Theo?--
domandò Daphne.
--Certo!-- le sorrise
lui, ammiccando
leggermente. --Non dico mai di no a una passeggiata in compagnia e a
una cioccolata calda.--
Daphne
arrossì appena, e tornò a concentrarsi sulla sua
colazione.
Le altri Serpi
ridacchiarono con leggerezza.
--E tu Hermione?-- la
interpellò Blaise per sviare l’attenzione
dall’amica. --Sei dei nostri?--
La riccia
sollevò
immediatamente il capo, sentendosi improvvisamente a disagio. Li
guardò tutti con una luce mortificata nello sguardo.
--Mi spiace ragazzi...--
mormorò. --Esco con Ginny, Harry e Ron oggi pomeriggio.--
Il silenzio scese di
nuovo nel
salone, che sembrava improvvisamente enorme. C’era
soprattutto
stupore sospeso nell’aria. Ma c’era anche qualcosa
di
più, qualcosa che aveva un retrogusto amaro.
--Beh, non importa!--
trillò
Pansy tentando una voce allegra, ma l’atmosfera pesante della
sala le diede un tono falso. --Faremo un’altra volta, che
sarà mai.--
Hermione la
fissò dispiaciuta,
con uno sguardo di scuse che illuminava i suoi meravigliosi occhi
d’ambra. Poi, vedendo la comprensione e la
tranquillità
anche sul viso degli altri si rilassò e sorrise.
Draco si alzò
con scioltezza, posò il tovagliolo sul tavolo e si
avviò verso le scale.
--Non hai mangiato
niente.-- lo fermò Blaise con un’inflessione
leggermente preoccupata nella voce.
Il biondo
scrollò le spalle, come per volersi liberare di una brutta
sensazione.
--Hai ancora un
po’ di
nausea?-- gli chiese Theodore, con una scintilla di furbizia e
complicità che baluginava nei suoi occhi caldi e scuri.
--Già,
forse.-- disse Draco
con voce roca. Si schiarì la gola con noncuranza, ma la
situazione della sua voce migliorò assai poco. --Forse sto
covando qualcosa. Vado a stendermi.--
--Aspetta!-- lo
bloccò
Hermione, alzandosi in fretta e raggiungendolo con poche grandi
falcate. --Non ti ho nemmeno chiesto come stai. Theo mi ha detto che ti
sei sentito poco bene ieri sera.--
Negli occhi dorati della
riccia c’era una sincera preoccupazione. Il biondo rimase
sorpreso, ma non lo diede a vedere.
--Già, devo
aver preso freddo.-- minimizzò atono. --È solo un
po’ di stanchezza.--
La ragazza si
allungò verso di lui per sentirgli la fronte, ma Draco le
bloccò la mano con gentilezza.
--Farai tardi.-- le
disse semplicemente.
Lei si ritrasse appena,
poi annuì e tornò a sedersi per finire la
colazione.
Lui si avviò
su per le scale con calma, in silenzio.
Fine
Flashback
La corda vibrò all’improvviso, non appena la forza
della
stretta che l’aveva tesa venne a mancare. La freccia
sibilò, fendendo l’aria, e poi si
scontrò contro la
parete.
Draco stavolta si lasciò sfuggire un sospiro tanto irritato
quanto esasperato. Con stizza, estrasse un’altro dardo dalla
faretra.
Inizio
Flashback
Pansy stava ridendo,
come aveva fatto davvero poche volte in vita sua.
--Dai, dimmi che avete
fatto dopo!-- la stuzzicò Daphne mentre le faceva il
solletico per costringerla a confessare.
--Ma cosa vuoi che
abbiamo fatto?!
Guarda che lui è uno per bene!-- ribatté la mora,
cercando di articolare le parole tra le risate scroscianti.
--Già, San
Potty!--
schernì bonariamente la bionda, richiamando il nomignolo che
i
Serpeverde avevano affibbiato al giovane Potter ai tempi della scuola.
--Ma smettila!-- la
rimproverò l’amica.
Si scrollò di
dosso
l’ex-compagna e controllò il suo riflesso allo
specchio.
Si sistemò appena le ciocche di capelli per riordinarsi
l’acconciatura, e indossò un comodo maglioncino
bianco.
Daphne invece era scesa
dal letto, si
era riavviata con una mano il ciuffo e ora stava allacciando gli
stivali sopra i pantaloni da cavallo. Fu velocissima, tanto che quando
lei aveva già finito Pansy si stava ancora aggiustando gli
abiti.
--Dai Pan, andiamo!
Sennò lo sai che Blaise si spazientisce ad aspettarci.--
--Certo, dai la colpa
all’impazienza di Blaise.-- la prese in giro Draco mentre
entrava
nella stanza delle due amiche. --A noi puoi dirlo che invece ci tieni
tanto a sbrigarti perché non vedi l’ora di farti
una bella
cavalcata con Theo...--
La bionda lo
guardò malissimo, poi gli tirò una cuscinata che
lo centrò in pieno viso.
Il ragazzo la
fulminò.
--Molto divertente.--
commentò con un sibilo. Poi si risistemò la
sciarpa attorno al collo con noncuranza.
--Pansy!--
strillò improvvisamente Hermione entrando di punto in bianco
nella stanza. --Mi presti l’ombretto rosso?--
--Certo.--
annuì subito quella. --Ma esci? Pensavo che venissi a
cavallo con noi.--
--Lo so, mi spiace... ma
ho promesso
ai miei amici che saremmo andati al cinema... Ron vuole provare i film
babbani in grande stile e non ho potuto dirgli di no!-- si
scusò
la riccia applicandosi in fretta l’ombretto. --Ci vediamo
stasera!-- disse dando un bacio sulla guancia alle due amiche e
scoccandone uno nella direzione di Draco.
Fine
Flashback
Un altro dardo balzò lontano dall’arco con una
vibrazione
secca, ma stavolta rimase piantata nella parete. Il biondo
sbuffò con nervosismo e s’incamminò
scocciato verso
il muro. Provò a sfilare la freccia tirando piano, ma la
punta
d’acciaio doveva essersi deformata a causa
dell’impatto ed
era rimasta era incastrata nel piccolo foro che aveva provocato. Allora
strinse l’asta più saldamente, mentre la forza
montava
irrobustendogli i muscoli del braccio, e poi la divelse
dall’intonaco con un unico strattone.
Guardò con irritazione il dardo, ormai inutilizzabile, e lo
gettò lontano. Cercò di nuovo di arginare le
immagini che
minacciavano di accecarlo un’altra volta, ma senza successo.
Inizio
Flashback
--Hermione?--
chiamò Daphne bussando educatamente alla porta della camera
dell’amica.
--Vieni, vieni!--
gridò dall’interno la ragazza.
La bionda
entrò sorridendo, ma
la sua gioia traballò quando vide l’amica intenta
a
truccarsi e sistemarsi alcuni riccioli all’indietro con delle
forcine.
--Esci anche stasera?--
le
domandò. Dalla sua voce però non trasparirono
né
la sorpresa né l’amarezza che provava.
La riccia la
guardò pentita. --Pensavo di sì...--
L’amica fece
per richiudere la
porta, ma lei la fermò con un gemito. Le due si guardarono,
poi
Hermione si avvicinò al letto e si lasciò cadere
mollemente sopra di esso. Fece per passarsi le mani sul viso, ma subito
l’altra la raggiunse e le bloccò i polsi con
gentilezza.
--Ti ho dato i miei
prodotti
migliori, guai a te se ti rovini il trucco per un momento di
sconforto!-- le intimò in risposta al suo sguardo
interrogativo.
Le due si concessero un
breve sorriso prima di tornare serie.
--Mi spiace, Daph...--
cominciò e poi, vedendo che l’altra non dava segno
di
volerla interrompere, proseguì. --Lo so che sono stata
pochissimo con voi in questa settimana. Il fatto è che non
mi
sembra vero di essere di nuovo con loro, e non riesco assolutamente a
trovare un equilibrio.--
L’espressione
della bionda si addolcì un poco.
--In effetti hai avuto
una serata
abbastanza shoccante.-- le concesse, sedendosi accanto a lei.
--Immagino che tu sia ancora un po’... scombussolata.--
--Mi sento in colpa
però.--
insisté Hermione. --Avete fatto così tanto per
me, e io
vi ripago trascurandovi.--
Ma l’altra
rise bonariamente al
borbottio dell’amica. --Dai, non ce la prendiamo.--
minimizzò. Poi, quasi ci avesse ripensato,
aggiunse:
--Però ci stiamo preoccupando.--
--Preoccupando?--
ripeté la riccia.
--Giusto un
po’.--
confermò Daphne. --Non ti capiamo... ci sembra che tu stia
perdendo un pezzo. Insomma, anche Pansy e Blaise escono con Harry e
Ginny, ma riescono anche a trovare il tempo per stare assieme a me,
Theo e Draco.--
Hermione
assottigliò le labbra. --Lo so... Ron qualche volta si
offende.--
--Beh, se
quell’idiota non
è capace di capire che il mondo non resta congelato in un
istante mi dispiace davvero per il suo stato di infermità
mentale.-- sputò con veleno la Serpeverde.
La riccia la
guardò, sorpresa dall’astio.
--Comunque.--
continuò subito
l’altra per impedirle di intervenire. --Non ti preoccupare.
Noi
ci saremo sempre per te.--
Hermione
lasciò cadere
l’argomento e sorrise all’amica con gratitudine. Le
due si
abbracciarono con trasporto, e la bionda le posò un bacio
sulla
fronte.
--Per scacciare i brutti
pensieri!-- le disse con un sorrisetto di amichevole presa in giro.
Le risate che seguirono
quella
piccola battuta s’interruppero di botto quando udirono delle
urla
provenire dal piano di sotto.
--Pezzente, sloggia
immediatamente da casa mia! Chi t’ha invitato a venire a
rompermi le scatole, si può sapere?!--
--Maledizione Furetto,
scendi dal
piedistallo! Sono venuto a prendere Hermione, altrimenti non ci sarei
nemmeno voluto entrare in questa tana di vipere!--
Hermione scese in fretta
le scale, ma
quando arrivò scoprì che nell’atrio si
stava
scatenando l’inferno.
Draco e Ron stavano
ritti l’uno
di fronte all’altro, le bacchette già estratte ma
ancora
abbassate per il momento. Il rosso aveva appena fatto in tempo ad
entrare che subito si era scontrato col biondo. E da lì...
era
stata tutta in discesa!
--Weasley, te lo ripeto:
fuori da casa mia!--
--Malfoy, te lo ripeto:
non sono qui per te!--
--Fantastico, allora
perché semplicemente non sloggi?-- insisté il
padrone di casa.
Odio, odio e rancore
bruciavano come l’inferno nei suoi occhi di ghiaccio.
Ma Ron non parve capire
l’antifona. --Io ci sono stato invitato qui, furetto.--
Un silenzio gelido,
più gelido delle fredde mattine d’inverno, scese
sulla sala.
Il biondo si
voltò lentamente
verso Harry e Ginny, che stavano a guardare la scena sbalorditi. Fece
per prendersela anche con loro, ma l’intervento di Hermione e
Daphne lo interruppe.
--Ma che succede?--
chiese la bionda
esasperata. --Vi si sente urlare dal piano di sopra, e date le
dimensioni di questo posto è tutto dire.--
Theodore, suo malgrado,
sogghignò leggermente alla frase ricca di sarcasmo della
ragazza.
--State dando
spettacolo.-- continuò lei, rimproverando l’amico.
--Beh, adesso non ho
più voce in capitolo su chi entra in casa mia?--
sbottò quello.
--Oh, rilassati Malfoy.
Siamo qui
solo per prendere Hermione, adesso sloggiamo subito.--
s’inserì velocemente Harry in un maldestro
tentativo di
chiudere in fretta quella discussione.
--Già!--
sputò Ron.
--Non credere che a me faccia piacere a stare in tua compagnia! Anche
l’inferno è meglio di questo covo di Mangiamorte.--
Tutti i ragazzi che ai
tempi di Hogwarts erano appartenuti a Serpeverde
s’irrigidirono, feriti e shoccati.
--Ronald!--
strillò Hermione, quasi più sconvolta di loro.
Ma Daphne non le permise
di
continuare. Con il viso inespressivo fece pochi passi misurati verso il
rosso. Si fermò dritta davanti a lui, e rimase a fissarlo
per
pochi secondi con intensità. Poi strinse le dita e lo
colpì con un destro così forte da farlo
barcollare, ma la
sorpresa per lui fu tale che finì addirittura per terra.
--Ma sei impazzita!--
sbottò
con rabbia, senza però essere in grado di rimettersi in
piedi.
Il ragazzo si portò una mano a coprirsi il labbro spaccato,
che
ora sanguinava parecchio.
--Bel gancio, Daph!-- si
complimentò invece Blaise con il suo bel ghigno,
più
strafottente che mai, dipinto sulle labbra.
--Grazie.-- rispose
automaticamente lei senza nessun’inflessione particolare.
--Fammi capire,
perché tu puoi farlo e io no?-- le domandò
piccato Draco.
--Perché io
lo faccio con
stile.-- replicò la ragazza con la stessa indifferenza di
prima.
Dopodiché si volse verso Hermione, mentre la rabbia ancora
ardeva nelle sue iridi chiare. --Adesso portati via questo scarto di
carota e spiegagli molto bene che se lo ritrovo qui non la
passerà tanto liscia, e di certo non se la caverà
solo
con un labbro spaccato.--
La riccia, incredula, si
riscosse di
colpo e fece un cenno a Harry e Ginny. I due salutarono con un cenno
affettuoso verso Pansy e Blaise e poi raccattarono il loro amico, che
se ne stava ancora seduto sul pavimento con la testa che gli ronzava, e
lo trascinarono fuori.
Una volta che la porta
si fu chiusa
dietro di loro, Hermione si volse verso i suoi amici. --Mi dispiace
tanto ragazzi, vi chiedo scusa...--
Ci furono alcuni secondi
di silenzio,
poi Theodore le rispose: --Non è niente che non avevamo
già sentito... però fa che sia l’ultima
volta che
mette piede nella proprietà.--
--Perché la
prossima volta
avrà a che fare con un sistema di sicurezza molto meno
gentile
di me.-- sputò Draco, ancora furibondo.
Hermione, spaventata
dall’astio
e innervosita dalle espressioni scure degli amici, si limitò
ad
annuire vigorosamente prima di raggiungere i compagni in giardino.
Fine
Flashback
Draco si lasciò scivolare lungo la parete, la testa tra le
mani.
Improvvisamente, quasi per scongiurare tutta la sua furia, un ricordo
più dolce gli invase la mente. Un ricordo struggente, di
dolore
e affetto insieme.
Inizio
Flashback
Le note aleggiavano
nella stanza,
rimbalzando contro i vetri e riecheggiando contro i drappi neri appesi
alle pareti che servivano a migliorare l’acustica. Era una
sequenza semplice:
do
do
do - re - do
do
- re - mi - re - do
do
- re - mi - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - la - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - la - si - la - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - la - si - do - si - la - sol - fa - mi - re - do
do
do
- re - mi - fa - sol - la - si - do - si - la - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - la - si - la - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - la - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - sol - fa - mi - re - do
do
- re - mi - fa - mi - re - do
do
- re - mi - re - do
do
- re - do
do
do
Era una melodia quasi
noiosa, molto semplice, ripetuta avanti e indietro in continuazione.
Le mani da pianista del
ragazzo si
muovevano con fluidità e scioltezza sulla tastiera del
pregiato
pianoforte a coda. I suoni puliti rimbombavano tra le corde del legno
nero e filtravano nell’aria senza impedimenti,
poiché lo
strumento era scoperto.
Un bussare sordo alla
porta interruppe quella monotonia di note.
--Draco? Ti disturbo?--
Hermione fece
timidamente capolino tra gli alti battenti, socchiudendoli quanto
bastava per potersi affacciare sulla sala.
Il biondo la
guardò qualche istante, poi le fece cenno di sì e
si rimise a giocherellare con la tastiera.
--Ti ho portato da
mangiare, visto
che non hai toccato un granché di cibo nemmeno stavolta.--
gli
disse mostrandogli il piatto che aveva in mano.
Lui la guardò
ancora qualche
istante, poi spostò lo sguardo sul piatto. C’era
un
po’ di stracchino, qualche pezzo di patata lessa e alcune
fettine
sottili di pomodoro. Infine spostò di nuovo gli occhi nelle
iridi calde della ragazza. Dopodiché prese il piatto.
Hermione gli sorrise con
calore, quindi gli passò anche la forchetta e si sedette
sullo sgabello accanto a lui.
--Daphne mi ha detto che
suoni molto bene.-- riferì quando il biondo ebbe finito.
--Mio nonno mi ha dato
lezioni quando ero bambino.-- rispose il ragazzo.
Lei tacque, e dopo
qualche esitazione
lui aggiunse: --Era l’unico in famiglia che non ha mai
dubitato
di me. Mi ha insegnato a suonare perché diceva sempre che la
musica mi avrebbe sempre aiutato in tutto, sia ad apprezzare la gioia
che a sfogare la rabbia che a consolare il dolore.--
La riccia gli sorrise.
--Gli volevi molto bene.--
Draco la
guardò di sfuggita, poi toccò velocemente il si.
--Perché non
mi fai sentire qualcosa?-- gli chiese poi.
Il biondo la
fissò allibito. --Vuoi che suoni qualcosa per te?--
Lei sembrò
arrossire appena. --Sì, certo!--
Il ragazzo
cercò di pensare in
fretta a una scusa, ma quei meravigliosi occhi d’oro stavano
catturando tutta la sua attenzione. E a quegli occhi, lui non seppe
dire di no. Per la prima volta, Draco Malfoy si sentiva con sulle
spalle al muro.
Cercando di trovare un
modo di scacciare quei sentimenti così strani per lui,
acconsentì.
Serrò e stese
le dita un paio
di volte, e poi le posò dolcemente sui tasti.
Cominciò a
suonare, accarezzando ogni nota con tutti i sensi all’erta.
Era
consapevole di avere Hermione accanto a sé, ma stava facendo
del
suo meglio per non pensarci troppo. Lasciò che la musica lo
trasportasse via, tagliando i contatti con la realtà,
avvolgendolo nel suo abbraccio di conforto.
Quando la canzone
finì, lui a malapena se ne accorse.
Hermione era senza fiato.
--Draco... ma sei
fantastico...-- balbettò con un filo di voce. --Che
cos’era?--
Lui sorrise, sorrise
davvero. --Sono contento che ti sia piaciuta. Si chiama Kiss The Rain,
di Yiruma.--
--È...
è meravigliosa.-- ripeté lei. --Me la suoni di
nuovo?--
Ma in quel momento, il
suono del
campanello dell’ingresso principale trillò sonoro
in tutto
il piano terra dello Château.
--Devi andare.-- disse
semplicemente
lui, mentre un lampo indispettito e offeso sfrecciava nelle sue iridi
cupe come il cielo di tempesta.
Fine
Flashback
Un gemito frustrato sfuggì dalle sottili labbra del biondo.
Non riusciva a fare ordine dentro di sé. Sentiva sentimenti
contrastanti e intensi agitarsi nel suo petto, ma il senso logico che
avrebbe dovuto collegarli gli sfuggiva. Era frustrato, e confuso.
Aiutare Hermione era una cosa che gli era venuta naturale,
l’avrebbe fatto per chiunque. Beh, forse non proprio
chiunque, ma
i ricordi di Pansy in quello stato gli avevano fatto desiderare di
salvare una persona buona dal finire così male.
L’interesse, la curiosità erano venuti da soli,
mentre
cercava di capirla per sapere su che tasti giocare, motivati anche da
quei sogni... discutibili... che aveva fatto su di lei.
Ma scoprirsi così profondamente preso era stata una sorpresa
anche per lui. Il dolore quasi atroce che aveva provato vedendola
dimenticarsi di loro che l’avevano aiutata, vedendola
dimenticarsi di lui, era stato tanto intenso quanto imprevisto. Il
dolore, lui non l’aveva messo in conto. E ora, nonostante gli
costasse tantissimo ammetterlo anche solo con sé stesso, si
sentiva spaventato. Un filo nemmeno tanto sottile di paura si agitava
nel suo petto, perché sapeva che i suoi sentimenti avevano
preso
una piega del tutto inaspettata.
Non si chiese se l’amasse. L’amore per lui era solo
una
formalità, e stava su un piano completamente diverso dal
suo.
Draco sapeva voler bene, e l’aveva dimostrato diverse volte,
ma
amare? Non aveva mai avuto bisogno di provarci, e a suo parere saperlo
o non saperlo era comunque superfluo. Non gli interessava: gli
bastavano già la gelosia, il dolore, l’affetto
smisurato
che provava per lei, senza doverci sommare anche solo la
possibilità dell’amore.
C’erano solo due cose, che Draco riusciva a capire di quella
tempesta emotiva che gli si agitava dentro:
La prima, era che teneva a lei con un’intensità
mai
provata prima. Non era solo gelosia o desiderio di possessione... era
più che altro il bisogno di vederla sorridere per poter
essere
felice.
La seconda, invece, era che non poteva e non voleva starsene ancora con
le mani in mano. D’accordo, l’opinione che aveva di
sé stesso si era presa una bella botta, ma ora era il
momento di
rimettere insieme i pezzi e rientrare in partita.
Quale fosse la partita, però, o quale fosse il premio, non
gli
importava più di tanto. Se c’era una cosa che
Draco aveva
imparato, è che non ci sono mai né vincitori
né
vinti. Ci sono solo dei giocatori che fanno del loro meglio con le
carte distribuite dalla fortuna per non venire eliminati dal gioco
della vita.
E Draco non si sarebbe fatto squalificare da nessuno.
-<>-*-<>-
Hermione spalancò gli occhi nel buio.
Aveva il fiato corto, tremava, e tutto il suo corpo era madido di
sudore.
Si tirò a sedere con calma, cercando di evitare giramenti di
testa, mentre cercava di razionalizzare quello che le era capitato. Si
passò una mano tra i capelli, sentendoli appena umidi alla
radice. Man mano che si abituava al buio cominciò a
distinguere
i contorni di ciò che la circondava; un letto a baldacchino,
mobilia in legno rossastro, pareti chiare: era allo Château.
Cercò di ricordare il sogno che aveva scatenato una reazione
tale da parte del suo corpo ma, turbata, scoprì di non
riuscire
a ricordare nulla... nemmeno un’immagine sfocata, un suono,
un’emozione.
Si alzò di scatto, colta dall’improvviso bisogno
di
muoversi, e si diresse in bagno. Quando accese la luce, lo specchio le
rimandò l’immagine di una ragazza spettinata,
nervosa. La
sua camicia da notte in seta era stropicciata laddove doveva averla
stretta tra le mani durante l’incubo.
“Ma è stato un incubo?” si chiese la
riccia, mentre si sciacquava il viso per schiarirsi le idee.
Aveva studiato un po’ di psicologia, più per
passione che
per sete di sapere, ed era rimasta affascinata dai sogni. Sapeva bene
che questi sono necessari, perché permettono
all’istinto di una persona di sfogarsi e manifestarsi senza i
limiti normalmente imposti dalla propria coscienza. A volte si
ricordavano, altre no. Sapeva che le cause di questi buchi nella
memoria erano spesso provocate da quella parte
dell’interiorità che si occupa di equilibrare
l’istinto con la decenza. Ma prima d’ora non si era
mai
posta il problema di indagare sui sogni che non ricordava.
Però prima d'ora non aveva mai avuto un sogno, o un incubo,
che
la sconvolgesse tanto dal punto di vista fisico senza lasciare la
minima traccia nella memoria.
Si asciugò il viso in fretta, poi indossò la
vestaglia di
seta nera, mise un paio di ciabattine e uscì dalla camera.
Girovagò un po’ per i corridoi, come
un’ombra
incapace di trovare riposo. A un certo punto, involontariamente, si
fermò... e si accorse di essere proprio davanti alla stanza
di
Draco.
Hermione si morse lievemente le labbra, ancora più confusa.
Confusa e indecisa.
In quel momento si sentiva una ragazza spaventata, bisognosa di
conforto, e qualcosa in lei lo spingeva a cercarlo nel Principe delle
Serpi. Forse era perché lui l’aveva tirata fuori
dal vizio
deleterio della lussuria, o forse perché gli si stava
affezionando. Però sentiva anche che non sarebbe stato...
giusto, educato... svegliarlo di colpo, nel cuore della notte,
perché un sogno che non riusciva a ricordare la stava
inquietando.
E poi, a essere sinceri, non era nemmeno tanto sicura di volersi
avvicinare ancora di più a Draco. La situazione tra loro era
già molto tesa per colpa del suo recuperato rapporto con
Ron, e
lei temeva di peggiorare le cose comportandosi da bambina fifona.
Però doveva trovare il modo di sistemare le cose con le
Serpi.
In seguito. Per il momento voleva solo cercare di recuperare la sua
vita ai tempi di Hogwarts, di tornare a sorridere felice come allora.
Poi avrebbe pensato a ricucire gli strappi tra lei e gli ex-Serpeverde.
Così forse sarebbe riuscita a trovare un equilibrio.
Tornò quindi in camera sua, cercando di convincere
sé
stessa a tranquillizzarsi. Ma si sentiva inquieta, Hermione. E stavolta
il sogno non c’entrava.
Aveva la netta sensazione che le stesse sfuggendo qualcosa. Come se non
riuscisse a vedere con chiarezza il quadro della situazione, come se le
mancasse un pezzo importante di quel puzzle che la sua vita sembrava
essere diventato. Strinse il cuscino di piume tra le mani, frustrata.
--Mew!--
La ragazza quasi sobbalzò quando avvertì il peso
dolce di
Angel atterrare morbidamente sul materasso accanto a lei. Il gattino le
si avvicinò e si strusciò piano contro la sua
guancia,
facendo le fusa. La riccia accarezzò il suo morbidissimo
pelo
color champagne, sentendo la tensione allentare appena la sua morsa. Il
micio si acciambellò sul cuscino, accanto a lei.
E Hermione riuscì a calmarsi.
Mentre scivolava con dolcezza tra le braccia di Morfeo, un ultimo
pensiero assurdo attraversò la sua mente stanca: Angel aveva
un
buon profumo, proprio come Draco. Un profumo che sapeva di casa...
-<>-*-<>-
--Herm, noi pensavamo di andare a fare un giro al lago per pattinare e
fare una bella partita a palle di neve. Sei dei nostri?--
--Oh, scusa Daph! Ho già detto a Harry e Ron che sarei
uscita con loro oggi pomeriggio.--
--Ma esci sempre con loro!--
--Lo so Pansy, mi spiace... prometto che la prossima volta
verrò con voi!--
La stessa scena tutte le mattine, la stessa promessa che veniva
infranta tutte le volte. Draco storse la bocca, mentre un lampo astioso
attraversava i suoi occhi. Doveva fare qualcosa per cambiare la
situazione. Se Hermione li considerava l’ultima spiaggia,
forse
aveva bisogno di schiarirsi un po’ le idee.
--Granger.-- disse semplicemente, attirando di colpo
l’attenzione di tutti.
La riccia lo guardò, e subito si morse un labbro. Non le
piaceva
che l’avesse chiamata per cognome, e ancora meno le piaceva
il
tormento rabbioso che vedeva saettargli negli occhi grigi.
--Sì?--
--Credo che sia ora che
tu te ne vada.--
Nemmeno dieci parole, e Hermione sentì il suo mondo andare
in pezzi per l’ennesima volta.
Un silenzio gelido scese sulla sala. Due iridi d’oro,
sconvolte,
si fissarono in due gelidi specchi d’argento. Quattro paia di
occhi, confuse, sorprese, shoccate, dubbiose, saettavano
dall’uno
all’altro capo del tavolo.
--M-mi... Mi stai cacciando?-- balbettò la ragazza.
Draco sostenne il suo sguardo tremante con la sua espressione
più indifferente. Dietro alle sue iridi plumbee
però, ben
nascosto dietro a un muro di risentimento, qualcosa si ruppe. Scosse
leggermente la testa.
--Ti sto solo dicendo che penso sia meglio che torni a casa tua.--
spiegò, ammorbidendo suo malgrado il tono di voce.
Non sapeva chi stava odiando di più in questo momento: lei,
che
stava facendo del male a tutti senza rendersene conto e senza
realizzare lo stato reale della situazione, o sé stesso.
Lacrime calde scesero a rigare le gote di Hermione.
All’improvviso, la ragazza scattò in piedi.
--Non voglio andare via!-- urlò, facendo sobbalzare tutti.
Nei suoi occhi dolci, color miele, c’era paura. Paura di
restare sola.
Il biondo si alzò a sua volta, ma la sua voce rimase
distante.
--Non è il caso che resti. Ti ho tenuta qui
finché ho
potuto, ma adesso devi tornare alla tua vita. Non capisci?--
Ma no, lei non capiva. Soprattutto, non capiva perché le sue
ultime parole avessero preso un’inflessione diversa, quasi
tormentata e addolorata.
La rabbia l’assalì all’improvviso,
nascendo da
chissà dove, forse dalla frustrazione che provava in quel
momento, o forse dall’orgoglio e dal rifiuto categorico di
mostrarsi ancora come una bambina debole e spaurita.
--Bene!-- sbottò.
Scostò la sedia in malo modo, rovesciandola per sbaglio, ma
non
se ne curò minimamente. Invece si diresse a larghe falcate
verso
le scale e le salì senza esitazione. Lo sbattere della porta
di
camera sua si udì fino alla sala da pranzo.
--Hermione, aspetta!-- la chiamarono Blaise e Daphne non appena vennero
raggiunti dall’eco dei battenti, e si lanciarono verso la
scalinata per raggiungere l’amica.
Anche Pansy si alzò di scatto, ma corse verso il biondo e
l’abbracciò stretto. Mormorava frasi sconnesse,
cercando
di esprimere il dolore lancinante che sentiva, e che era tale e quale a
quello che stava dilaniando sia Hermione che Draco stesso.
Theodore guardava l’amico, con le sopracciglia aggrottate:
non riusciva a capire dove volesse arrivare con quella mossa.
-<>-*-<>-
--Hermione, ti prego pensaci!-- stava implorando Blaise. --Draco
è offeso e arrabbiato, non drammatizzare questa litigata...
è solo un po’ nervoso.--
--Non me ne frega un bel niente!-- strillò la riccia. --Se
non
mi vuole qui allora nessun problema, sono ben contenta di andarmene!--
--Andiamo, lo sai che Draco è lunatico...-- tentò
di
ironizzare Daphne. --Dagli un paio d’ore e vedrai che gli
passerà.--
Ma Hermione non li ascoltava. Prese un altro vestito
dall’armadio e lo cacciò in malo modo nella
valigia.
Era furiosa, tanto che non riusciva nemmeno a mettere a fuoco gli
oggetti che le stavano intorno. L’ira le scorreva impetuosa
nel
sangue, alimentata dall’orgoglio ferito. Nei suoi occhi,
pagliuzze d’oro rilucevano come le fiamme
dell’inferno. Era
arrabbiata. E la cosa peggiore, quella stava mandando fuori dai
gangheri, era che non sapeva nemmeno con chi prendersela: se con lui,
per averla cacciata così, accoltellandola alle spalle e
mandando
in frantumi le sue speranze, o se con sé stessa per la
reazione
che stava avendo.
Da un lato, sapeva che Draco aveva ragione: era già un mese
e
passa che stava allo Château, e doveva tornare a casa per
occuparsi del suo appartamento, e doveva tornare al suo lavoro di
cameriera al bar.
Ma dall’altro, non se ne voleva andare. E non riusciva a
capire perché, e questo la faceva infuriare.
Forse doveva davvero cambiare aria. Magari sarebbe riuscita a trovare
quell’equilibrio che le stava tanto insensatamente a cuore.
Improvvisamente decisa a portare a termine quell’ultima
decisione, estrasse la bacchetta con un movimento fluido e
impacchettò tutte le sue cose con pochi semplici
incantesimi.
Poi si volse per fronteggiare i suoi amici.
--Vado.-- disse solo.
Gli occhi di Daphne si riempirono di lacrime, e la ragazza corse ad
abbracciare l’amica.
--Mi raccomando, Herm: sentiamoci.-- le sussurrò. --Non
dimenticarti di noi.--
La riccia la guardò confusa, ma prima che potesse chiederle
qualcosa la bionda si staccò da lei e uscì dalla
stanza a
grandi passi, tenendo una mano premuta con forza sulla bocca.
--Ti aiuto, Hermione.-- si offrì Blaise, prendendo in mano
due dei bagagli.
La ragazza annuì e raccolse la cuccia di Angel, poi prese in
braccio il micio. --Andiamo allora.--
I due si Smaterializzarono.
-<>-*-<>-
Harry entrò nell’atrio dello Château, ma
il sorriso
che aveva dipinto in viso gli morì sulle labbra non appena
vide
la scena che gli si presentò davanti non appena mise piede
in
sala da pranzo.
Draco era ancora seduto a tavola, perfettamente immobile. Solo il
frequente sbattere delle palpebre tradiva un non so che di angosciato,
ed era anche l’unico gesto che lo separava da una bellissima
ma
gelida statua greca.
Theodore, seduto sul divanetto addossato al muro, guardava intensamente
il biondo, come se fosse intento a decifrare chissà quale
misterioso codice di geroglifici.
Pansy, rannicchiata a terra, si stringeva le ginocchia al petto e vi
posava sopra il volto dolce. Aveva le gote appena umide, come se avesse
pianto un po’.
Il ragazzo si avvicinò in fretta alla mora.
--Piccola che è successo?-- le domandò con tono
affettuoso e confortante.
Lei singhiozzò appena, e si lasciò avvolgere
dalle
braccia gentili del ragazzo. Harry la cullò amorevolmente,
cercando di consolarla. Cercò lo sguardo di Theodore, visto
che
Draco sembrava completamente ignaro di ciò che gli stava
intorno, ma l’attenzione di quello era concentrato sulla
figura
bionda che stava scendendo le scale in quel momento.
--Si è appena smaterializzata con Blaise, spero che tu sia
contento!-- frecciò indispettita verso Draco, e poi si
lasciò cadere sul divanetto accanto al moro.
Il Ragazzo Sopravvissuto si guardò intorno, confuso.
--Qualcuno
mi spiega che diamine sta succedendo?-- chiese innervosito, intuendo
che Hermione dovesse essere in qualche modo coinvolta con quel casino
visto che era l’unica ormai a mancare all’appello.
--Malfoy, che ai combinato?--
Draco spalancò gli occhi e si alzò di scatto,
rovesciando la sedia.
--Ma dev’essere sempre colpa mia?-- sbottò
inviperito, e afferrò la giacca senza aspettare nessuna
risposta.
--No, aspetta!-- lo fermò Pansy, tirandosi su e correndo
verso l’amico.
--Lasciami in pace!-- replicò lui, liberando con un gesto
stizzito la manica che la ragazza aveva afferrato per impedirgli di
andarsene. --Vado a fare un giro a cavallo.--
--Draco!-- lo chiamò allora Theo.
Il ragazzo si alzò in fretta, accarezzando velocemente il
braccio di Daph per confortarla, e seguì il biondo.
Harry guardò confuso le facce scure e tese delle Serpi
mentre riprendeva Pansy tra le sue braccia.
--Ma qualcuno mi spiega che mi sono perso?--
-<>-*-<>-
Quando Hermione riaprì gli occhi si ritrovò
nell’atrio del suo appartamento. Una fitta la colse alla
sprovvista quando ricordò di aver già vissuto
quella
scena con Draco, ma la scacciò indispettita.
Il rumore improvviso dei suoi bagagli posati al suolo la fece trasalire.
Blaise guardava la riccia, preoccupato. Preoccupato sia per lei sia per
quel deficiente platinato che si ritrovava come amico. Sapeva bene che
quei due provavano un’attrazione l’uno per
l’altra,
era lampante. Ma per qualche motivo, lei non voleva rendersene conto e
lui non riusciva a gestire la cosa.
Draco
evidentemente era
troppo scombussolato dai sentimenti intensi che si era improvvisamente
ritrovato a provare, e ora non riusciva a capire come muoversi. Aveva
deciso di lasciare a lei la libertà di scegliere, cercando
però di farle capire che non ci sarebbero state vie di
mezzo.
D’altra parte, lui era un Malfoy: era poco incline ai
compromessi.
Hermione invece era molto confusa. Evidentemente non riusciva ancora a
ritrovarsi nella nuova vita che si stava costruendo, come se le
sembrasse di vivere in un sogno o in una dimensione parallela. Come se
non fosse in grado di vedere il quadro completo della situazione. Era
strano, per una come lei: era sempre stata la più brillante.
Possibile che facesse davvero così tanta fatica a trattare
con i
propri sentimenti?
Blaise sospirò. Ormai si era affezionato molto a entrambi, e
aveva una bella sensazione riguardo a loro assieme.
--Bene Herm, io vado.-- le disse mettendole le mani sulle spalle, ma la
sua mente stava già tre passi più avanti: stava
elaborando un trucco per aiutare la sua amica.
--Va bene Blaise, grazie per l’aiuto.-- mormorò la
ragazza, ancora un po’ scossa.
--Ma ti pare.-- minimizzò il moro, abbagliandola con un
sorriso mozzafiato. --Mi raccomando, fatti sentire!--
Poi il ragazzo si Materializzò nel giardino innevato dello
Château. Si avviò verso la villa a passo lento,
attento a
non scivolare, mentre componeva un numero sul cellulare.
--Pronto?-- domandò una voce femminile dopo un paio di
squilli.
--Ciao, mia Piccola Fiammiferaia!--
Ginny rise. --Ciao Blaise. Non mi aspettavo di sentirti!--
--Lo sai che mi piace farti le sorprese.-- replicò lui
sorridendo, incurante del fatto che la ragazza non l’avrebbe
visto. --Ascolta, mi serve un favore. C’entra Hermione.--
La rossa, dall’altro capo del filo, si mordicchiò
le
labbra con preoccupazione: voleva molto bene alla sua amica, ed era in
ansia per lei.
--Dimmi tutto.--
Angoletto!
Là! E abbiamo
terminato anche questo capitolo...
Che dire? Non so quanto
di buono ci sia rimasto in questo casino di storia XD
Beh, io scappo a
nascondermi! Ciao a tutti!
Un bacio,
Clarisse
|
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Capitolo 23 *** It's Between Us ***
Buonasera
a tutti!
Sì,
sono finalmente tornata... tra un'università anche troppo
intensa, esami che per la mia testa ancora non esistono, e poco
tempo... oh insomma, che ve lo dico a fare?
Comunque,
volevo scusarmi con tutti voi per la tempistica EPOCALE con cui sto
aggiornando ultimamente. Non lo nego, la storia è un po'
cambiata da come volevo portarla avanti all'inizio... e il periodo
è quello che è!
Ho
deciso di provare anche io di rispondere alle recensioni attraverso la
mail, adesso pubblico e poi mi fiondo sulla casella di posta per
rispondere a tutti. People, siete stati magnifici in queste settimane,
ben 16 recensioni!!! MA IO VI ADORO...
Se
qualcuno di voi non dovesse ricevere una mia mail entro domani,
contattatemi e rimedierò!
Spero
che questo capitolo vi piaccia :)
IMPORTANTE:
voglio fare la mia prima, piccola dedica.
Questo capitolo è per te, ranyare.
Grazie per tutto.
It’s
Between Us
--Draco!--
Il biondo si volse,
un’espressione frustrata, furiosa e ferita nei suoi occhi
d’inverno.
--Cos’è,
vuoi farmi la ramanzina pure tu?-- sbottò rivolto
all’amico.
--Affatto.--
negò Theodore mentre lo raggiungeva. --Voglio solo sapere
come stai.--
--Perché,
come dovrei stare?--
Il moro si trattenne a
stento da alzare gli occhi al cielo. Era sempre così con
lui, rispondeva alle domande con altre domande, raccontava solo mezze
verità, usava frasi fatte che si prestavano almeno a un
centinaio di diverse interpretazioni.
--Non è me
che devi combattere, Draco.-- gli disse, gli occhi che diventavano
improvvisamente seri.
Le labbra del biondo si
assottigliarono in una smorfia di rabbia, poi il ragazzo
girò il volto lanciò uno sguardo nervoso, e
leggermente colpevole, al tappeto.
La durezza nelle iridi
di Theo si allentò, ammorbidendo anche la tensione tra i due
amici.
--Potter ce
l’ha con me?-- chiese l’altro, senza reale
interesse.
Il moro colse il
tentativo di fare conversazione. --Sì, ma che
c’entra… Potter non capisce niente!--
Un sorriso piccolo
curvò appena le labbra del giovane Malfoy.
--Sono tutti
così, i Grifondoro.-- disse, ma se aveva cominciato la frase
con un tono simpatico, la terminò con una nota amara.
Il moro posò
una mano sulla spalla dell’amico, stringendo appena per
comunicargli il suo appoggio. Il biondo lasciò che il
contatto durasse una manciata di secondi, poi si scostò.
--Vado a fare un giro a
cavallo.--
Stavolta
toccò a Theo rabbuiarsi. --Non mi pare il caso. Fuori
è tutto coperto di neve.--
Un lampo di ribellione
saettò negli occhi gelidi dell’altro. --Non ho
bisogno di una paternale.--
--E io non voglio
fartela. Mi sto solo preoccupando.-- replicò allora,
conciliante.
Si squadrarono per
alcuni istanti, poi il Principe di Serpeverde si volse, prese la
giacca, e si diresse verso la sontuosa porta d’ingresso.
L’amico
cercò di fermarlo. --Draco…--
--Theo.-- disse
semplicemente il biondo.
E uscì.
E l’altro
rimase a guardare i piccoli fiocchi di neve che entrarono quando
l’amico sbatté la porta. Li osservò
vorticare, sospesi per pochi secondi, e poi assottigliarsi e sparire
lentamente, come minuscole stelle evanescenti.
Non l’aveva
fermato. Perché aveva capito, semplicemente dal modo in cui
aveva pronunciato il suo nome, che aveva bisogno di non essere fermato.
Il rapporto tra Theo e
Draco era sempre stato strano. Era un’amicizia basata sulla
reciproca comprensione, come tutte le amicizie, solo che il loro modo
di capirsi era anomalo. Si erano sempre parlati poco, salvo alcune
franche chiacchierate complete che erano stati i momenti in cui erano
diventati amici. Ma per il resto non si scambiavano confidenze. La loro
comprensione non si basava su confessioni, bensì su intensi
sguardi, brevi conversazioni da leggere tra le righe, confusi gesti di
complicità. Eppure, quei due si intendevano alla perfezione.
Theodore
sospirò, preoccupato e rassegnato, poi tornò nel
salotto.
La situazione che aveva
lasciato per correre dietro a Draco era cambiata di pochissimo. Pansy
si era alzata da terra, e ora se ne stava stesa sul divano accanto a
Harry. Daphne invece era ancora accoccolata sulla poltrona, dove lui
l’aveva lasciata.
--Blaise è
tornato?-- chiese, andando a sedersi vicino alla bionda.
--Ha messo dentro la
testa e ha detto che doveva andare a fare una cosa.-- gli rispose
distrattamente Harry, senza smettere di accarezzare i capelli lisci
della minuta moretta stretta a lui.
--Non l’hai
fermato?-- gli chiese Daphne, sollevando su di lui le proprie iridi
piene d’ansia.
Theo scosse la testa,
ma i suoi occhi emanavano angoscia.
La bionda
abbassò gli lo sguardo, poi gli strinse la mano e lo
attirò a sé. Lo baciò con dolcezza, e
sorrise quando constatò di essere riuscita a scacciare il
tormento dalle iridi ardenti del suo compagno. Il moro
l’abbracciò, e lei si lasciò coccolare.
--Non avresti potuto
fermarlo in ogni caso.-- disse Pansy, la voce nervosa, senza alzare il
viso dalla spalla di Harry.
--Forse no. E
probabilmente ci stiamo anche preoccupando tanto per nulla.-- concesse
Theo, accettando la possibilità, e lasciando che la
rassegnazione affondasse a sedare i suoi sensi di colpa.
Si strinse di
più a Daphne, nascondendo il viso tra i suoi capelli
morbidi, e posandole di nascosto un bacio sul collo. La senti
rabbrividire di piacere.
--Cioccolata?-- le
propose allora, ghignando.
Daphne si
voltò di scatto, le gote rosse per l’imbarazzo e
un lampo negli occhi: sembrava sul punto di volerlo prendere a schiaffi.
Il moro rise, e
bloccò qualsivoglia reazione violenta baciandola con
dolcezza. Poi la prese per mano, e la guidò di sopra.
Il silenzio scese sul
salotto, avvolgente come un piumone caldo.
--Ma che è
successo tra Theo, Daph, e la cioccolata?!--
Pansy
scoppiò a ridere, rischiando quasi di cadere dal divano.
Il moro la
fissò, stralunato. --Che ho detto di divertente?--
Lei lo
guardò per un po’, poi semplicemente scosse la
testa: se avesse rivelato quel piccolo aneddoto, Daphne
l’avrebbe uccisa tra i più atroci dolori.
--Ma
niente…-- minimizzò con noncuranza, senza
riuscire a smettere di sorridere, tornando ad accoccolarsi accanto a
lui.
Harry decise di non
insistere… non tanto perché gli mancasse la
curiosità, ma più che altro perché in
quel momento preferiva lasciarla in pace e godere della sua compagnia.
La strinse di
più a sé, affondando il viso tra i suoi capelli.
Il suo profumo lo colpì forte, tanto da fargli dimenticare
per un attimo dove fossero. Era una fragranza decisa, intensa,
intrigante, quasi orientale… e allo stesso tempo avvolgente
e confortante, tanto da riuscire a strapparlo dalla realtà
per consegnarlo a una bolla di pace. Le accarezzò la
schiena, premendola ancora di più contro di sé.
La sentì
accoccolarsi ulteriormente, come una gattina bisognosa di coccole che
non le negò.
Pansy si strinse di
più a lui, strofinando il viso fine contro il suo petto.
Inspirò forte, e percepì diffondersi in
sé una pace che non provava mai. Sentì il suo
profumo affondarle dentro, un profumo fresco e familiare. Sapeva di
vento di campagna e di bucato pulito, e c’era come un
retrogusto caldo, di fuoco scoppiettante nel camino. La faceva stare
bene, quel profumo.
--Harry?--
mormorò dolcemente.
--Sì?--
rispose il ragazzo, chinandosi verso di lei.
La mora si sporse
appena, baciandolo con dolcezza. Una dolcezza che nessuno, a Hogwarts,
le aveva mai attribuito.
Il giovane
l’attirò su di sé, godendosi ogni
singolo contatto, quasi fosse la beatitudine più assoluta.
Lei si accomodò meglio, stendendosi sul corpo solido del suo
compagno. Mugolò d’approvazione quando lui
cominciò ad accarezzarle i fianchi con le mani calde.
Iridi d’onice
e di smeraldo s’intrecciarono in un tornado di ombre e
colori, mescolandosi, riempiendosi a vicenda di nuove
sfumature chiare e scure. Ardevano, quelle iridi, di bagliori
d’affetto e di passione.
Quelle scure della
ragazza, però, erano incostanti. Mille pensieri si
contendevano la sua attenzione, Harry poteva quasi sentirne gli echi
rimbombare nella sua testa. Pansy chiuse gli occhi, cercando di
escludere tutto, di trovare un momento di pace. Ma le riflessioni nella
sua mente quasi urlavano, cercando di farsi ascoltare.
Era preoccupata per
Draco, temeva che potesse succedergli qualcosa. Era sempre stato un
tipo chiuso, con tendenze all’asocialità, e quando
se ne stava da solo diventava scuro in volto e si arrabbiava. Aveva
paura che potesse combinare qualcosa di stupido, perché
sentiva il suo dolore come se fosse il proprio e sapeva, lei meglio di
tutti, che il dolore poteva spingere le persone a fare cose davvero
molto stupide.
Era in ansia per
Hermione, e si sentiva triste nel ripensare al casino che era appena
successo. Capiva il punto di vista di Draco, ma era anche convinta che
avrebbe dovuto cercare di spiegarle le cose in modo più
pacato piuttosto che comportarsi alla Malfoy e sollevare quel
putiferio. Era preoccupata per la sua amica Grifondoro, aveva paura che
tornasse a chiudersi e che sprofondasse per la seconda volta
nell’angoscia che l’aveva portata ad approdare a
quel maledetto night club. Il fatto che ci fosse Ron adesso, con lei,
non la tranquillizzava nemmeno un po’.
Ad alleggerire le sue
preoccupazioni, c’era un ricordo. La faccia di
quell’ometto, che era esattamente come le aveva descritto
Draco, l’avrebbe resa fiera di sé stessa ancora
per un po’. Le venne quasi da ridere, ripensando a cosa aveva
fatto. Non aveva solo aiutato Hermione, ovviamente senza dirle una
parola, no: quel pomeriggio, lei aveva finalmente saldato i conti in
sospeso con il proprio passato.
Era triste, che
Hermione se ne fosse andata. Aveva paura che adesso dimenticasse loro,
quelle serpi tanto ambigue che l’avevano torturata a scuola e
salvata nella vita di tutti i giorni. Aveva paura che si facesse
riassorbire dall’imitazione del suo passato, dimenticandosi
di ciò che era riuscita a costruire in quelle settimane che
aveva passato allo Château.
Aveva paura che anche
Harry, come Hermione, scomparisse.
Un tocco morbido sulla
pelle fragile del suo collo la fece tornare al presente. Per un momento
s’irrigidì, stupita: le altre volte che erano
rimasti soli, il moro era stato bene attento a non spingersi troppo
oltre, a non giocare su troppe ambiguità. Questo
all’inizio l’aveva lasciata parecchio sorpresa,
perché lei era abituata a convivere con delle serpi, e
ciò aveva sempre significato forzare i tempi, sfruttare ogni
possibile doppio senso, creare le occasioni per combinare un
po’ di tempo da passare in intimità anche a costo
di giocare sporco. Con “San Potter”, come
l’avrebbe chiamato Daphne, era tutta un’altra
musica. Quel bisogno improvviso nel modo in cui la baciava,
l’ardore con cui la stringeva, facendola aderire con forza al
proprio corpo, l’avevano confusa per la loro
imprevedibilità.
Ben presto la dolcezza
di quelle sensazioni la fece rilassare. Le labbra di Harry correvano
lungo profilo della sua gola, marcando con morsi lievi il tratto di
pelle sensibile che andava dall’orecchio alla clavicola. Un
brivido intenso le corse lungo la schiena quando sentì la
sua lingua scendere un po’ più in basso, cercando
di insinuarsi in profondità sotto la stoffa della maglietta.
Harry la
sentì sospirare, e si staccò a malincuore dalla
sua pelle così morbida per guardarla negli occhi. Ora, in
quelle iridi calde, non c’erano più mille angosce.
Ora c’era spazio per un solo pensiero, e quel pensiero era
lui; ne era certo, perché sapeva che scintillavano in quel
modo ammaliante solo quando le stava accanto.
L’aveva
sorpresa, se n’era reso conto. A essere onesti, aveva stupito
anche sé stesso. Aveva scelto di andare piano con lei, sia
perché si sentiva confuso dal modo precipitoso in cui era
cominciata, sia perché voleva farle capire che lui non era
come tutti gli altri, come tutti quelli che non avevano voluto altro
che godere del suo corpo. In quel momento però, aveva capito
che Pansy aveva bisogno di dolcezza, ma anche di molta passione. Se
n’era accorto quando aveva visto le sue iridi scure divorate
dal tormento, e si era reso conto che la dolcezza non
l’avrebbe aiutata. Anche perché lei non era una
ragazza sdolcinata, e troppo zucchero l’avrebbe solo
nauseata. Era contento, lui, di aver avuto l’intuizione
giusta, di essere riuscito a rasserenarla un po’.
Pansy si premette
contro di lui, facendolo affondare ancora di più tra i
cuscini del divano. Lo baciò lentamente, e lui rispose con
un ardore che resero quel contatto completamente privo di innocenza o
delicatezza, come invece erano stati quelli precedenti.
Sentì le labbra della ragazza curvarsi in un sorrisino
contro le proprie, e immerse una mano tra i suoi capelli soffici.
L’attirò di più contro di
sé, sentendo il bisogno spasmodico di averla vicina.
Poi, la mora
appoggiò la testa sulla sua spalla, e sospirò. Il
giovane mago le accarezzava piano la schiena, cercando di imporsi la
calma.
--Perché non
ti riposi un po’, Pansy?-- le mormorò dolcemente,
lasciando che lei si accomodasse meglio sul suo corpo.
La ragazza
sollevò appena il viso, e lo guardò sorpresa.
--Ma non vuoi_?--
Lui le sorrise.
--Certo. Ma adesso mi sembra un po’… un casino.--
Harry le premette
dolcemente la mano sulla nuca, spingendola a riappoggiarsi contro la
sua spalla. E lei gli posò un bacio sulla guancia.
Il suo ultimo pensiero,
prima di addormentarsi, fu che di ragazzi d’oro come quel San
Potter che avevano sempre deriso ce n’erano davvero pochi in
giro.
-<>-*-<>-
--Stavolta
l’hai anche preparata davvero, la cioccolata.--
Daphne stava in piedi
davanti alla finestra, sorridendo al paesaggio innevato del giardino.
Alle narici le arrivava il profumo dolce della cioccolata con panna
appoggiata sul tavolo. Indosso, aveva solo una sottoveste leggera,
l’unica cosa che il suo compagno le aveva permesso di
indossare.
--Non l’avevi
mai fatto prima.-- rifletté, facendo ondeggiare i lunghi
boccoli biondi.
Theodore, ancora
sdraiato sul letto, ridacchiò. Si alzò e la
raggiunse, abbracciandola da dietro.
--Ma adesso le cose
sono cambiate.-- le mormorò all’orecchio.
Sì, le cose
erano cambiate. Lui era cambiato: aveva capito che quella distanza li
stava rovinando, distruggendo. Era stufo di dover mettere la ragazza
che amava dietro un lavoro che nemmeno gli piaceva. Ci aveva messo
tanto per capire quanto avesse complicato la situazione, ma i suoi
amici gli avevano dato una mano a salvare tutto proprio al punto di
rottura. E adesso, adesso che era riuscito a rimettere le cose a posto,
le avrebbe dimostrato che era sicuro della sua scelta, le avrebbe
dimostrato quanto l’amava. A iniziare da quella cioccolata.
La bionda
rovesciò la testa sulla sua spalla, permettendogli di
morderle il collo morbido. Theo non si sottrasse all’invito,
e ne approfittò per insinuare una mano oltre il bordo della
corta sottoveste di raso nero. Incontrò subito la sua pelle
calda, morbida, scoperta.
Daphne gemette nel
sentire la sua presa ferma scorrerle lungo le cosce e i fianchi. Era
bello averlo di nuovo così vicino, ed era ancora
più bello sapere che non se ne sarebbe andato. Le era
mancato fino all’inverosimile, quel suo tocco possessivo,
delicato e saldo allo stesso tempo. Le erano mancate le sue labbra, che
le marcavano con dolci morsi la gola nuda, facendo scivolare in basso
la spallina dell’indumento. Sospirò, quando una
delle sue mani raggiunse la pelle sensibile del seno.
--Theo, sei tremendo!--
ridacchiò, spingendolo leggermente per allontanarlo da
sé.
Il moro
cercò di riattirarla a sé, posandole un bacio
sulla spalla.
L’atmosfera
cambiò all’improvviso.
Sentì le
spalle della bionda tendersi, e il suo riflesso gli mostrò i
suoi occhi stravolti. La ragazza si portò una mano alla
bocca, per coprire l’espressione di orrore che aveva distorto
i suoi lineamenti come uno specchio deformante.
--Daph, ma che_?--
La raggiunse di scatto,
stringendole le mani in vita per sorreggerla. Quando vide
ciò che gli occhi azzurri di lei avevano notato, le parole
gli morirono in gola.
E fu il suo grido, a
svegliare Pansy che dormiva in salotto.
--DRACO, NO!--
Eccomi
anche qui! Allora, lo so che adesso vorrete linciarmi... come potrei
darvi torto? Rispunto dopo settimane e vi rifilo un capitolo intermedio!
Sì,
merito il linciaggio. Incaricate la mia amica JulietteinLove, ci
penserà lei a pungolarmi con una forchetta XD
Spero
di risentirvi tutti molto presto!
E grazie, a tutti quelli che ancora mi seguono, mi sopportano, e fanno
il tifo per me. Grazie davvero.
Un bacio ;*
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Capitolo 24 *** Talking About Them, Talking About Us ***
JFL cap
Just For Love
Lo
so, non ci speravate più XD
ndTutti: MIRACOLO!
Che
posso dire gente... avete ragione da vendere! Sono passati due mesi...
cioè, DUE mesi! Mi spiace tantissimo di averci messo tanto
ad aggiornare... quindi vi lascio immediatamente al capitolo! Ci
risentiamo nell'angoletto :)
Talking About Them,
Talking About Us
Blaise si chiuse la
porta alle spalle. Allora, e solo allora, si permise di tirare un
sospiro di sollievo. Un sospiro che non passò assolutamente
inosservato.
--Come sta?--
Il moro alzò
lo sguardo da terra, per rivolgerlo alla figura che occupava il suo
letto. Un corpo femminile, snello e tonico, riposava disteso tra le
coltri di seta fine. Le lenzuola verde cupo drappeggiavano la sua pelle
candida, creando un contrasto ancora più suggestivo con i
capelli rosso intenso che giacevano scompostamente sul satino lucido
del cuscino.
Blaise
sospirò, sentendo il proprio sguardo illanguidirsi, e si
sedette sul materasso accanto alla ragazza. Si passò
stancamente una mano sul viso.
Ginny si strinse il
lenzuolo addosso, si alzò in ginocchio e appoggiò
le mani sulla schiena del ragazzo. Le sue dita cominciarono a
esercitare una pressione delicata in punto diversi, ritmicamente,
morbidamente, e la rossa sentì i muscoli delle spalle di lui
sciogliersi sotto il suo tocco. Sorrise mentre Blaise rovesciava
indietro la testa, proseguendo il massaggio lieve ai lati del suo collo.
--Come vuoi che stia,
Gin… è molto provato.-- mormorò,
lasciando che la preoccupazione si riversasse senza filtri nella sua
voce.
Chiuse gli occhi,
cercando di concentrarsi sul movimento fresco e piacevole delle mani
della sua ragazza, che intanto gli aveva tolto la camicia. E cercando
di chiudere fuori quelle immagini, che lo tormentavano più
che mai.
Inizio Flashback
Stava
rientrando dalla cancellata proprio in quel momento, sorridendo. Era
appena stato da Ginny, e aveva ogni motivo per essere interamente
gongolante.
La
sua gioia però sparì repentinamente quando i suoi
occhi colsero un movimento lontano, proprio nel punto in cui il
boschetto cominciava a diradarsi per poi sfociare
nell’innevato prato del giardino curato. Aguzzò lo
sguardo, e vide.
Vide,
solo che la sua mente sembrò incapace di comprendere.
--DRACO,
NO!--
Il
grido di Theo, lontano, risuonò come l’eco di uno
sparo nel silenzio ovattato del giardino. Blaise si riebbe di colpo, e
cominciò a correre automaticamente verso la figura che
vedeva zoppicare lentamente tra la coltre di neve.
Draco
camminava a fatica, e il colore scuro dei suoi pantaloni da cavallo
creava un contrasto con il candore del giardino che enfatizzava ancora
di più la sua andatura sofferente. E sembrava mettere ancora
più in evidenza la brillantezza della traccia rossa che
macchiava le sue impronte.
--Draco!--
chiamò con forza Blaise, mentre raggiungeva di corsa
l’amico.
Il
biondo alzò un momento lo sguardo su di lui, e i suoi occhi
grigi si fecero improvvisamente sfuggenti. Il corpo prestante
dell’ex-cercatore fu scosso da un tremito leggero, e le gambe
gli cedettero.
--Draco!--
Blaise sentì la voce shoccata di Pansy ferirgli le orecchie,
lontana, mentre lui si lasciava cadere accanto al compagno.
Draco
era pallido. Esageratamente pallido, e le sue labbra tendevano a
un’inquietante sfumatura violacea. Quando il moro
sfiorò la sua pelle, la trovò fredda. Troppo
fredda, in quel modo malsano che sembra aggredire persino il cuore.
Respirava affannosamente, e debolmente. Quando provò a
scuoterlo leggermente, gemette di dolore. Blaise sentì la
testa girargli forte quando mise a fuoco le macchie rosse che
coloravano le sue dita.
Si
riprese quando sentì altri passi poco dietro di lui: Harry
Potter era arrivato di corsa, probabilmente allarmato dal grido di
Pansy.
--Attento,
ha una spalla ferita, e anche la sua gamba non mi sembra proprio messa
bene.--
Le
parole misurate dello Sfregiato fecero breccia nella sua mente, e
Blaise si affrettò a ritrarre la mano dalla ferita che
solcava la spalla del compagno.
Solo
allora abbassò lo sguardo, e notò che
effettivamente aveva una gamba piegata in una posizione innaturale.
Spalla
ferita. Gamba probabilmente rotta. Mezzo assiderato.
La
sua mente gli aveva fatto un riepilogo quasi clinico e decisamente
preoccupante.
--Portiamolo
dentro.--
Harry
Potter annuì e Blaise pensò che, nonostante lo
Sfregiato non gli fosse mai piaciuto, aveva l’utile tendenza
a trovarsi sempre nei paraggi quando c’erano guai. Mai un
Serpeverde apprezzò tanto suddetta tendenza.
Fine Flashback
Fu la domanda
successiva di Ginny a riportarlo presente a se stesso: --Stavolta siete
riusciti a capire che è successo?--
Il moro scosse
lievemente la testa, cercando di scrollarsi di dosso gli strascichi di
inquietudine che i ricordi gli portavano regolarmente a galla, e si
schiarì la voce. --Ha farfugliato qualcosa riguardo a una
caduta da cavallo. Theo è andato a controllare al maneggio,
e in effetti ha trovato il suo cavallo libero appena lì
fuori. Evidentemente Blake deve essere scivolato su un punto ghiacciato
e ha trascinato Draco con se, che ha battuto la testa. Poi il cavallo
è tornato ai box, ma lui è rimasto svenuto nella
neve, con la gamba conciata male e la spalla ferita.--
La rossa
cominciò a massaggiargli dolcemente la nuca, insinuando le
dita delicate tra i suoi capelli. --Avete poi capito se è
rotta?--
Lui morse leggermente
un’imprecazione prima di risponderle. --Non ci sembra.
Crediamo che abbia preso una brutta botta alla coscia, ma la caviglia
deve essersi slogata quando è caduto di sella e il ginocchio
è gonfio perché ci ha camminato sopra troppo. Ma
non possiamo esserne sicuri, visto che si rifiuta di chiamare un
medico.--
Il ragazzo
sbuffò e si distese sul letto, permettendo a lei di
massaggiargli più comodamente la schiena. Ginny
seguì il suo movimento sorridendo, intenerita da quel suo
istante di assoluta vulnerabilità, e lusingata: solo con lei
osava esporsi tanto.
--Theo come sta?-- gli
chiese.
Blaise
mugugnò. --Si sta torturando. Pensa che sia tutta colpa sua,
si rimprovera per averlo lasciato uscire.--
--È
assurdo.-- sbuffò la giovane. --Non sarebbe riuscito a
fermarlo comunque, non è mica suo padre alla fin fine!--
--Già.--
concordò il moro. --Ma si sente in colpa lo stesso. Per
fortuna c’è Daphne che sa come prendere questi
suoi momenti.--
Ginny annuì
distrattamente, lasciandosi trascinare alla deriva dai suoi pensieri.
Che situazione del cavolo. Draco era conciato malissimo. E Hermione era
del tutto ignara di quel casino. E sembrava schiava di qualcosa che
brillava come un’ombra scura nei suoi occhi. La rossa era
preoccupata per la sua amica, così tanto
preoccupata…
La ragazza che aveva
conosciuto a scuola sembrava essere irrimediabilmente ridotta in
cenere, consumata da tutte le dure esperienza con cui la vita aveva
cercato di piegarla, messa in ginocchio dal suo stesso dolore. Era
l’ombra di se stessa. Perché la vecchia,
orgogliosa Hermione non si sarebbe mai lasciata sconvolgere da suo
fratello. Non una seconda volta, almeno.
--Ahia!-- gemette
Blaise, quando le mani della rossa concentrarono la pressione su un
muscolo estremamente irrigidito.
--Scusa!--
sobbalzò lei, allentando subito la presa e cominciando a
massaggiargli la spalla con movimenti più leggeri e
circolari.
Il ragazzo si
rilassò sotto il suo tocco più delicato, e
un’espressione rilassata prese possesso del suo volto.
--Dimmi di Hermione
invece.-- soffiò piano, senza aprire gli occhi. --Come le
vanno le cose?--
Ginny
sospirò, continuando a massaggiargli le spalle forti con
gentilezza e decisione insieme, assaporando la sensazione della sua
pelle tonica sotto le dita.
--Che vuoi che ti
dica.-- mormorò rassegnata. --Vanno di male in peggio.--
Il moro
fissò lo sguardo sulla rossa. Aveva un’espressione
afflitta, quasi tormentata. Si mordeva l’angolo di un labbro,
per non perdersi nei pensieri angosciati che le oscuravano i bellissimi
occhi celesti.
--Che
c’è, Gin?-- le chiese, la voce fattasi
improvvisamente morbida.
Lei rimase in silenzio.
Allora Blaise si girò sulla schiena, sottrandosi alle sue
carezze, e la tirò dolcemente contro il proprio petto. La
rossa si rilassò sulla sua pelle calda, e
appoggiò teneramente la testa sopra la sua spalla.
--Sono preoccupata per
Herm.-- mormorò.
Combattendo
l’istinto di baciarla, il moro la guardò mordersi
piano un labbro prima di ricominciare a parlare. Quando riprese, la
voce della ragazza aveva ancora una nota di esitazione nascosta dietro
i suoi respiri deliberatamente lenti.
--Non è da
lei, comportarsi così.-- mugolò, strusciando
piano il viso contro il suo petto nudo. --Sembra che qualcosa la stia
interamente consumando. È… apatica. Si vede che
con noi non è più interamente a suo agio, ma la
vedo che si sforza per stare tranquilla e fingere di sorridere.--
Blaise le
accarezzò piano i capelli, ripetutamente, con gentilezza. La
ragazza prese un bel respiro.
--Sono contenta che
siamo di nuovo tutti insieme. Ma… così non
funziona. La mia amica è triste e abbattuta e non riesce a
parlarne con me…--
Le dita della ragazza
si strinsero con forza, e le unghie affondarono leggermente nel palmo
delle mani. Quando la pelle calda del moro le sfiorò con una
carezza, la stretta si allentò un poco. Il gesto
proseguì lungo il polso, provocandole un brivido.
--E con Ron
è un casino. Mi sembra che stia ingoiando un rospo ogni
volta che lo vede. Sta zitta quasi tutto il tempo, e vedo che si scosta
sempre leggermente quando lui la tocca. E l’altro giorno
hanno litigato.--
--Oh.-- fece il moro,
impressionato. --E come mai?--
--Ron ha visto Hermione
che usciva e lei gli ha detto che voleva vedere Pansy e Daph. Non
l’ha presa affatto bene.-- spiegò la ragazza.
--Hanno litigato per un bel po’, stando a quanto dice Harry,
che era venuto a prendere Herm per accompagnarla.--
--E
com’è finita?-- domandò Blaise.
Ma in cuor suo, sapeva
già la risposta.
--Hermione ha lasciato
perdere.-- mormorò la rossa, confermando i suoi pensieri.
--Si è chiusa in camera dopo che Ron se
n’è andato. Harry dice che l’ha sentita
singhiozzare, ma non è molto sicuro. Il giorno dopo Hermione
era di nuovo nel suo mondo. Credo che soffra un po’
d’insonnia. Ha sempre certe occhiaie…--
Nel frattempo, il moro
non aveva staccato le mani dalla pelle di lei.
Che donna si era fatta,
quella ragazza. In un certo senso Blaise l’aveva vista
crescere, poiché Draco non la lasciava mai in pace. La
tormentava con frecciatine occasionali, ma lei riusciva a non lasciarsi
provocare. Come se fosse al di sopra della cosa, come se avesse sempre
di meglio da fare. Sotto sotto, Blaise l’aveva sempre
ammirata per la faccia di bronzo che aveva regolarmente ostentato di
fronte a qualsivoglia tentativo di attaccar briga. Soprattutto
perché lei, tra tutti i Weasley, aveva una ragione
terribilmente valida per avercela con la famiglia Malfoy.
Sì, Ginevra
era decisamente una ragazza speciale. E lui se n’era accorto
subito, già da quando l’aveva vista entrare in
quel bar. Aveva visto subito che era maturata ancora di più,
che non era più una ragazzina vittima delle cotte
adolescenziali. E per esteso, delle cotte adolescenziali che
includevano il famoso Salvatore del Mondo Magico.
Dopo lo sbocciare della
loro amicizia alla festa di Natale che si era tenuta allo
Château si erano sentiti spesso, e dalla serata in discoteca
avevano cominciato a uscire. Erano entrambi titubanti
all’inizio. Imbarazzati, reticenti, intimiditi
l’uno dall’altra, spaventati dalla semplice idea di
ciò che sarebbe potuto essere. Blaise non avrebbe saputo
dire esattamente quando fosse terminato il momento di diffidenza.
Sapeva solo che un momento stava ascoltando un suo sfogo per una brutta
giornata, che quello successivo le stava togliendo un baffo di panna
dall’angolo della bocca, e che quello dopo lei gli aveva
afferrato senza delicatezza il bavero della camicia e gli aveva posato
sulle labbra un bacio sorprendentemente dolce.
Continuò ad
accarezzarle la testa, piano, con dolcezza. Passare le dita tra i suoi
capelli lo aiutava a riflettere e a calmarsi. Dovevano trovare un modo
per mettere a posto quella maledetta situazione. Perché
Hermione non era felice, e perché Draco non migliorava. Le
cose avevano cominciato a guastarsi dall’entrata in scena di
Ron, e ormai avevano raggiunto un punto critico.
Soprattutto
perché il giovane Malfoy era a pezzi anche dal punto di
vista emotivo, e questo impediva che la febbre gli si abbassasse. Un
po’ per la febbre e un po’ perché Draco,
quando stava male, teneva la finestra della sua stanza aperta. Sempre.
Se era inverno ancora meglio, a detta sua. Blaise poteva capire il suo
bisogno d’aria, d’aria fresca, ma in quel momento
la finestra aperta di notte per la sua salute equivaleva a un
aggravante. Ma il biondo non aveva ascoltato i suoi amici. Voleva fare
di testa sua, come sempre. Oh, avevano provato a sigillare le imposte,
anche con la magia, ma lui aveva trovato il modo di rompere gli
incantesimi. Anche senza bacchetta. E non riusciva a riposare, sia per
la febbre leggera ma perenne, sia per gli incubi.
--Gin.-- la
chiamò, ricordandosi una cosa all’improvviso.
--Hai detto che Hermione soffre di insonnia?--
--Beh, in
realtà non so se sia proprio insonnia o se non riesca a
dormire per dei brutti sogni.-- mormorò lei. --Ma quando
vado a fare colazione con lei ha sempre certe occhiaie che deve usare
dei trucchi incantati per nasconderle. Le ho passato uno dei prodotti
di Daph.--
--Ma Ron? Non potrebbe
essere che Hermione non dorme perché… passa la
notte… con lui?-- domandò titubante, mordendo
ogni parola con tutto il disgusto e tutto il risentimento di cui era
capace. Ormai considerava la riccia come una sorella, e il pensiero che
quell’idiota di Weasley potesse averle fatto qualcosa gli
faceva ribollire il sangue.
--Ron non sta mai da
Hermione di notte.--
A quella frase, Blaise
aggrottò la fronte. Il suo sguardo blu, intenso, divenne
improvvisamente duro e affilato come una lama d’acciaio.
--Ma Gin, scusa, non ti
sembra strano? L’ha strappata allo Château e non
passa nemmeno le giornate con lei? O le nottate?--
Sentì la
rossa irrigidirsi appena alla sua osservazione. La ragazza
alzò il viso e incontrò i suoi occhi. Erano
limpide, quelle iridi chiare, ma sembravano come ombreggiate da un
sospetto.
--Non ci ho pensato.--
ammise, senza spezzare il loro contatto visivo. --Ho solo pensato che
Ron fosse un idiota di dimensioni EPICHE ma non ho considerato tanto la
cosa. Però in effetti è strano.--
--C’è
qualcosa di storto sotto tutto questo Gin. Qualcosa di tremendamente
sbagliato. E noi dobbiamo capire COSA, o non ci salteremo mai fuori.
Dobbiamo assolutamente risolvere tutto questo, i nostri amici si stanno
distruggendo con le loro mani.--
La ragazza
annuì vigorosamente, lo sguardo pensieroso. --Hai ragione,
dobbiamo fare qualcosa.-- concordò, mordicchiandosi piano le
labbra mentre rifletteva.
Blaise
osservò i denti candidi torturare la pelle morbida, e non si
rese conto del fatto che la preoccupazione per i suoi due amici stava
sfumando leggermente. Posò la sua bocca su quella di lei,
rubandole un piccolo bacio a fior di labbra.
--Credo che dovremmo
dire a Hermione che Draco sta male.-- propose Ginny, interrompendo il
contatto senza troppa convinzione. --Dovremmo riuscire a scuotere un
po’ la situazione.--
--Direi che
è una buona idea.-- confermò Blaise, il respiro
lievemente accelerato, la voce carica di malizia e aspettativa.
--Domani sentiamo anche cosa ne pensano gli altri. Ma ora, credo che
abbiamo parlato di loro anche troppo.--
La baciò
ancora, creando un contatto decisamente più intimo del
precedente. La sua lingua le accarezzò le labbra con
dolcezza, insinuandovisi per assaporare anche il suo palato e i suoi
denti. Lei intanto aveva cominciato a sfiorargli piano il petto solido,
seguendo i contorni dei suoi muscoli con la punta delle dita.
Il moro si
accomodò meglio sul letto, permettendole di stendersi
completamente sopra di lei. La ragazza non esitò ad
accettare l’invito silenzioso, gustandosi il contatto con la
sua pelle tonica, calda, morbida. Sentiva il suo torace solido sotto il
suo corpo, i suoi muscoli tesi e forti sotto le sue mani. Sentiva la
sua gentilezza sulla propria pelle, il suo respiro sul viso, e la sua
brama contro le gambe. Sorrise sulle sue labbra.
Blaise aveva portato
mani calde sui suoi fianchi nudi, e glieli stava accarezzando con
dolcezza. Le dita scivolavano sulla sua pelle morbida, a volte
scendendo per sfiorare il bordo degli slip, altre salendo fino a
inciampare nel pizzo scuro del reggiseno. Una mano cominciò
a giocherellare con nonchalance con il gancetto che lo chiudeva, mentre
l’altra scivolò sul suo fianco e
cominciò ad accarezzarle le gambe con leggerezza. Con
naturalezza.
--Gin…--
sospirò, quando i suoi denti gli morsero piano le labbra.
E le labbra della
ragazza cominciarono a scivolare lungo il suo collo, accarezzando la
gola, scivolando a stuzzicargli con delicatezza il lobo
dell’orecchio. Il moro sospirò, e portò
le carezze un po’ più su.
La rossa
mugolò quando lo sentì insinuarsi sotto
l’intimo, e cominciare sfiorarla. Seguì la linea
della mascella con una scia di baci veloci, una scia che interruppe per
gemere forte, quando le sue carezze si fecero più profonde,
più spinte. Chiuse gli occhi, ma percepì i
lineamenti del suo viso rilassarsi. Un senso di pace si fece
languidamente strada il lei, sinuosa come un serpente, elegante come un
pantera, e meravigliosa. Semplicemente meravigliosa. I suoi timori, le
sue preoccupazioni… tutto veniva ammantato da
quell’impalpabile aura di serenità che solo Blaise
era in grado di darle. E lei, lei amava tutto ciò, quella
dolcezza, quella pace. E le amava perché era lui a
donargliele.
--Piano Gin…
non è il caso di farci sentire, non trovi?--
ghignò il moro, soffocando i gemiti cristallini della
ragazza con i propri baci.
In realtà,
non gli importava davvero che qualcuno li sentisse. Non gli importava
di nulla, salvo di Ginny, stesa in intimo addosso a lui, che sospirava
per le sue carezze. Come aveva potuto ignorarla per tanto tempo? Come
aveva potuto essere così cieco, tanto da guardare senza mai
vedere? Come aveva potuto metterci tanto ad aprire gli occhi, a
realizzare che era LEI, ciò di cui aveva bisogno? Adesso,
non avrebbe mai potuto farne a meno. Non avrebbe mai voluto farne a
meno. Perché non c’era nulla come il sapore della
sua bocca, o il profumo dei suoi capelli, o la morbidezza della sua
pelle, o la bellezza dei suoi sorrisi, o la dolcezza della sua voce.
Non per lui, almeno. Non c’era nulla al mondo, per lui, che
fosse meraviglioso e intenso come ciò che lei gli faceva
provare.
--Dovresti fare piano
anche tu, allora…-- commentò lei, quando le sue
dita gli strapparono un gemito scorrendo maliziosamente lungo il bordo
allentato dei suoi jeans.
E
fu così che passarono la notte a zittirsi, annegando il
proprio piacere l’una sulle labbra dell’altro.
Angoletto!
Eeeeeeee....
eccomi qua!
Mi
scuso ancora con tutti voi per averci messo tutto questo tempo ad
aggiornare! La verità è che l'intenzione era di
pubblicare un capitolo diverso, già successivo a questa
scena. Ma mentre lo scrivevo mi sono accorta che non mi convinceva, che
stavo affrettando troppo dei pezzi. Avevo bisogno di dare un'asse
temporale un attimo più scandita, quindi ho cancellato tutto
e mi sono messa a cercare un'idea per un capitolo da mettere un po'
come intermezzo-cuscinetto.
Questo
è quello che ne è venuto fuori. Voi che dite?
Schifezza da cestinare o passabile?
Voglio
ringraziare tutti voi che mi seguite, armati di una pazienza veramente
invidiabile (forchette a parte XD), e in particolar modo le
meravigliose 14 persone che mi hanno recensita!
Grazie
a tutti, di cuore.
Allora,
in questo capitolo sono saltando fuori un po' di sorprese! Incubi
particolari, nuovi sospetti, strategie in sospeso...
Direi
che ho lasciato abbastanza curiosità!
Ci
sentiamo presto (spero)!
Un
bacio a tutti voi,
Clarisse
|
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Capitolo 25 *** Shards Of Night ***
Shards Of Night
Just For Love
Bubu...SETTETE!!!!!!
Avete visto, sono
già tornata a scassare le balle! Contenti?
Non rispontete.
Per prima cosa, ci tengo a ringraziare in modo particolare tutte le
magnifiche persone che mi hanno recensita.
Grazie
davvero, per il vostro sostegno e per i meravigliosi complimenti con
cui mi avete letteralmente sommersa...
Ma vi ringrazierò uno per uno più tardi in
serata, dopo cena, quando risponderò alle recensioni.
E poi voglio ringraziare anche tutti voi che leggete, seguite,
preferite, soprattutto per la pazienza che dimostrate.
Allora, questo capitolo
si svolge tutto in una notte. Una notte di risate e di paure, di
complotti e di incubi.
Una notte di attesa, la
quiete prima della tempesta, una quiete che in realtà non
è per niente tranquilla!
Draco&Hermione:
E LO VIENI A DIRE A NOI?
Kay: ^^''''
Essù, un paio di incubi, che sarà mai!
Hermione: =.=
Draco:
°kill°
Hem, gente scusate ma io
scappo a nascondermi! La faccia di Draco mi sa di pericolo, non so a
voi XD
Ci risentiamo a fine
capitolo –anzi, a fine delirio–!
Shards Of Night
--Allora,
siamo d’accordo?--
--Sì.--
--Sì.--
--…sì.--
--Va
bene, vado io.--
--Bravo.
Cerca di essere delicato.--
--Beh,
è il motivo per cui mandate me non quest’altro
qui, giusto?--
--Giusto.--
--Grazie,
eh.--
--Beh,
è obiettivamente vero! È più pacato di
te.--
--Ti
lasceresti trascinare troppo.--
Un
grugnito, nel buio di quella notte rischiarata solo dalle stelle
invernali e dalla luce tremula di alcune candele.
--Sono
una Serpe anche io, fino a prova contraria.--
--Sì,
ma sei anche quello più vicino a Draco, come io lo sono a
Herm.--
--È
più prudente che
voi due vi teniate a distanza, che vi limitiate a fare da
tramiti… e poi è lui quello che sa tirare fuori
le
confessioni.--
--Ma
Herm è la mia amica!--
--È
l’amica di tutti.--
--Più
mia però.--
--Sciocchezze!--
--Ma
è vero! La conosco da
più tempo di tutti voi! Perché non posso prendere
parte a
tutto questo complotto?--
--Allora,
primo non è
un complotto. Secondo, non sei un Serpeverde. Terzo,
perché
non sei abbastanza affidabile!--
--Ma
tesoro…!--
--Basta!
Le liti da neo-sposini fatele dopo. Abbiamo due amici da riportare alla
ragione adesso.--
--Infatti.--
--Giusto.--
--…--
un suono secco, che indicava una gomitata, fu seguito da
un’imprecazione a stento trattenuta. --Giusto.--
--Non
avrei saputo dirlo meglio.--
--Ma
dobbiamo proprio fare tutto così, di soppiatto? Non possiamo
solo andare là e dirglielo?--
Un
sospiro scandì la breve pausa di silenzio che
seguì la proposta.
--Come
sei indelicato!--
Qualche
risolino e uno sbuffo riecheggiarono nella stanza. Qualcuno
azzardò persino un breve battito di mani.
Harry
fece scorrere lo sguardo sui
ragazzi che erano seduti assieme a lui in salotto. La luce tremula
delle candele ne illuminava fiocamente i volti, tanto che distinse a
stento l’occhiata divertita ed esasperata di Ginny. Avrebbe
voluto condividere il suo ottimismo… ma lui, le serpi non le
avrebbe mai capite.
-<>-*-<>-
Correva.
Correva forte, cercando di
allontanarsi il più possibile dalla casa bianca alle sue
spalle.
C’era un’ombra che la inseguiva, un’ombra
scura piena
di guizzanti lampi verdi, e voleva a tutti i costi allontanarla dalla
casa. Le saette color smeraldo guizzavano vicinissime al suo corpo,
mancandola di un nulla.
Il
marciapiede scomparve
improvvisamente sotto di lei, facendola rotolare in fondo a una specie
di conca. La nube si contrasse, e l’ennesima luce verde si
scagliò violentemente contro di lei. Hermione
levò le
mani al viso in un futile tentativo di difendersi, ma non ce ne fu
bisogno: una sfera dorata apparve di fronte a lei e ingoiò
il
lampo color smeraldo. Si scurì,
s’ingigantì, e poi
vomitò a sua volta un lampo rosso che allontanò
la nube
maligna.
E
poi la bolla esplose. I suoi
frammenti si allungarono come onde, e Hermione rimase immobile, sempre
distesa a terra, a guardarli diventare un’enorme sala da
ballo.
La ragazza si alzò e prese a rassettarsi l’abito
lungo che
aveva appena scoperto di indossare, mentre gli occhi osservavano le
increspature lasciate dalla magia sulle pareti curve. Una folla di
ombre irreali apparve all’improvviso, anche se scorse delle
figure più familiari aggirarsi tra di loro.
Ma
come mosse un passo per raggiungerle, queste scomparvero alla sua
vista, inghiottite dalla calca di spettri.
Una
luce purpurea, livida, tinse
l’atmosfera di un’inquietante tonalità
sanguigna.
Riflessi rubini e aranciati si rincorrevano sulle torce
d’argento
e sui lampadari di vetro, proiettando giochi si luce sul pavimento tali
e quali a quelli che avrebbe creato una sfera di specchi. Una risata
grassa, sguaiata, esplose con la forza di uno sparo nel salone, e
grandi maschere rosso scuro emersero dalla folla di ombre seguendo il
ritmo dell’eco.
Le
vorticavano attorno, tanto vicine
da sfiorarla. Ampi graffi le sbrindellarono l’abito,
disegnando
piccoli squarci sulla stoffa rigida del corpetto e stracciando la lunga
gonna. Le sfiorarono anche la pelle nuda delle braccia e delle spalle,
provocandole brividi di orrore a causa della loro consistenza viscida
ed evanescente, tagliente come la lama di un pugnale.
Hermione
urlò di dolore; non
un segno sfregiò la sua pelle delicata, ma nei punti in cui
le
maschere l’avevano toccata si sentiva bruciare come se
l’avessero marchiata a fuoco. Il suo urlo però fu
un urlo
muto, e non un suono si librò dalle sue labbra. E intanto
quella
voce incorporea e rimbombante rideva. E rideva, e rideva.
Un
lampo verde ruppe la cupola della
sala da ballo. Le schegge di vetro, crepitanti di magia, si scagliarono
contro le maschere. Il minimo contatto era loro sufficiente per
carbonizzarle. Il lampo verde, di un bel verde smeraldo cupo, tanto
diverso da quello delle saette che l’avevano inseguita prima,
si
trasformò in un nastro e cominciò a rotearle
placidamente
attorno. Dalle sue pieghe emerse una stella, una stella
d’argento. Emanava una luce morbida e rassicurante, tale e
quale
a quella dei Patronus, una luce che le asciugò le lacrime
che
lei non sapeva di aver pianto. Il nastro si avvolgeva dolcemente su
sé stesso, volteggiandole attorno, e quando le sfiorava la
pelle
ferita dalle maschere riusciva a lenire il dolore.
Lentamente,
la stella
cominciò a pulsare, come un cuore. Hermione si ritrasse,
spaventata. Allora la luce argentea esplose in una deflagrazione di
luce accecante. La ragazza chiuse gli occhi, incapace di sopportarne lo
splendore, e il buio la trascinò via con sé.
-*-
Le
mani strette alle lenzuola, i
capelli arruffati, il corpo tremante coperto da un velo di sudore
freddo. Quando Hermione si svegliò, si sentiva
un’anima
vomitata dall’inferno.
Di
nuovo.
-<>-*-<>-
Draco
si rigirava nel letto, con la fronte imperlata di sudore freddo.
La
finestra della camera era aperta,
e un refolo di freddo vento invernale filtrava tra le imposte. Il
nastro d’aria gli accarezzò il viso inquieto con
tenerezza, come una madre accarezzerebbe il proprio figlio, portando un
momento di sollievo alla sua pelle accaldata.
-*-
Si
trovava in un giardino. Un
giardino meraviglioso, nel pieno della primavera. Il prato era invaso
da fiori sgargianti, alcuni già schiusi e altri ancora in
boccio. Gli alberi che ornavano il muro di cinta di quel luogo erano un
tripudio di profumi, e i loro petali ondeggiavano morbidi creando
arabeschi astratti nel venticello leggero e fresco.
Era
un posto splendido. Troppo.
Si
guardava attorno inquieto,
cercando di capire cosa non andasse in quel semplice quadretto di
perfezione. Perché lui lo sapeva, che le cose perfette non
sono
che maschere per nascondere il marcio che cova all’interno.
Sono
solo un’illusione, un bel pacchetto che deve compensare il
regalo
mediocre che contiene. Doveva solo trovare la piccola falla nella
bellezza di quel luogo, per carpirne il segreto.
Il
vento morbido cambiò
all’improvviso, portando con sé una nuova
mescolanza di
aromi primaverili e fragranze floreali. E lui trovò la pecca
che
stava cercando. Perché in mezzo al profumo di rose, gigli e
frangipani, c’era anche un profumo lieve e sottile, un
profumo
che conosceva molto bene: orchidea.
S’incamminò
nella
direzione da cui aveva sentito provenire quella scia flebile,
evanescente, tanto delicata che sembrava svanire in mezzo alle altre
fragranze più prepotenti, ma il ragazzo non demorse.
L’aria si alzò appena, come a voler portare
l’aroma
di orchidea lontano da lui, e Draco si ritrovò a rincorrere
quel
respiro di vento.
Si
ritrovò improvvisamente
immerso nel verde umido e rigoglioso di un boschetto che sembrava
essere cresciuto lì all’improvviso. E che stava
continuando a crescere, a giudicare dal modo in cui la vegetazione
s’infittiva costantemente ma quasi impercettibilmente, a
ritmo
vertiginoso. Ma lui non demorse.
All’improvviso,
si
bloccò. Il sentiero che aveva seguito finora, talmente
nascosto
da non essere nemmeno notato, si biforcava violentemente. Entrambe le
diramazioni portavano a un ponte, ed entrambi i ponti gli avrebbero
permesso di oltrepassare il fiume che ruggiva rabbioso sotto le
impalcature di legno. La struttura a monte era vecchia, in rovina,
probabilmente propensa a cedere nel momento meno opportuno, mentre
quella a valle sembrava salda e sicura.
Draco
osservò entrambe le
direzioni, ma quando notò un alito di vento sfiorare le
foglie
in un punto particolare non ebbe più dubbi riguardo a quale
strada prendere. Quella più difficile.
A
dispetto di tutti i suoi timori,
attraversare il ponte malandato fu sorprendentemente semplice: le
tavole erano vecchie, umide, rovinate, ma non cigolarono nemmeno sotto
il suo peso. Ovviamente lui non abbandonò la prudenza, e si
permise di tirare un sospiro di sollievo solo una volta giunto
dall’altra parte.
Il
profumo di orchidea lo
colpì forte. Ormai il vento non l’avrebbe
più
allontanato da lui, era troppo vicino. Ma nemmeno quella buona notizia
poté concedergli il tempo di riprendere fiato,
perché i
rovi che costeggiavano il sentiero che serpeggiava nella boscaglia
cominciarono a crescere. Diventavano più alti,
più fitti,
e le loro spine cominciavano ad assomigliare in modo inquietante ad
artigli affilati. E crescevano in fretta.
Draco
cominciò a correre,
cercando di battere sul tempo quell’ennesimo inconveniente
prima
che le piante formassero una barriera pericolosa e ostinata. I rovi gli
graffiarono le gambe e le braccia, stracciandogli brandelli di abiti e
macchiando l’erba viva e bianca con piccole gocce di sangue
vermiglio.
E
poi le spine scomparvero
all’improvviso. Draco si trovò in una radura di
erba
candida, ravvivata da mille e mille orchidee; dominavano quelle rosse e
magenta, ma non mancavano isole di colore verde, blu, giallo. I tronchi
degli alberi erano neri, scurissimi, e le loro fronde splendevano di
foglie di un cupo color ocra. Nel mezzo della radura c’era un
cratere, all’interno del quale si estendeva un placido
laghetto
che scintillava come un diamante incastonato nella neve. Attorno al
laghetto si ergevano degli argini, collinette di sabbia cristallina che
delimitavano il cratere di pallida pietra. Dalle rocce più
alte,
infondo alla radura, sgorgava la cascata che dava origine al lago. E
proprio sotto alla cascata era appesa una gabbia.
Era
una voliera, dalle sbarre che
rilucevano come topazi. L’acqua sembrava scorrerci sopra,
senza
colare magicamente dentro di essa ma scivolandovi attorno, per poi
gettarsi nelle onde del laghetto. Al suo interno c’era un
trespolo, su cui stava appollaiata… Hermione.
La
riccia teneva la testa china, i
lunghi capelli ricci che oscillavano ritmicamente mentre lei ondeggiava
come se fosse stata in altalena. Da sotto al trespolo pendeva una
seconda gabbietta, più piccola della voliera, ma delimitata
dalle stesse sbarre dorate. Distesa, al suo interno c’era una
bambina addormentata. Una bambina dai disordinati capelli ricci, che se
ne stava raggomitolata come una micetta infreddolita. Quella bambina
era… Hermione.
Sì,
c’erano due
Hermione all’interno di quella doppia gabbia. La prima era
più grande, più donna, e si dondolava sul
trespolo
facendo ondeggiare la seconda voliera, come se stesse cullando la
seconda, più ragazzina, che vi dormiva.
Preoccupato,
Draco si affacciò sull’argine.
L’acqua
che sgorgava dalla
cascata non aveva ancora riempito del tutto la conca, ma la sabbia era
troppo friabile per poterla contenere ancora a lungo. Se
però
l’avesse fatto, se avesse impedito alle acque di
traboccare… la ragazzina non avrebbe avuto nemmeno una
possibilità perché la gabbia più
piccola sarebbe
finita sommersa. Ondeggiava già quasi sul pelo
dell’acqua.
Se invece gli argini avessero ceduto, il lago avrebbe inondato la
radura, il bosco e il giardino, spazzando via ogni cosa nella loro
furia, spazzando via lui, e lasciando le due ragazze sole.
Sole,
e prigioniere. Un rombo cupo
echeggiò dal nulla, un rombo che sembrava una risata. Il
cielo
si fece livido, ed evanescenti nubi rossastre, sanguigne, cominciarono
ad avviluppare la figura di Draco. Lo immobilizzarono, impedendogli di
andare ad aiutare Hermione.
Perché
lui aveva intravisto
la piccola chiave di topazio appesa al collo della bambina, che
però non poteva aprire da sola le due gabbie. La ragazza
più grande avrebbe potuto, ma non arrivava a prendere la
chiave
che avrebbe salvato entrambe.
Cercò
di dimenarsi, ma
affondò solo un po’ di più nella nebbia
che lo
stava progressivamente allontanando da loro, vanificando tutti gli
sforzi che aveva inconsapevolmente fatto per raggiungerle.
Prima
che le nubi gli oscurassero la
vista, gli occhi dolci della bambina si incatenarono un secondo ai
suoi. Come rispondendo a un riflesso, anche l’altra lo
fissò per qualche secondo, mostrando un viso bagnato di
lacrime
amare. Poi la piccola si riaddormentò, la ragazza
abbassò
di nuovo il capo.
E
l’urlo di Draco si perse nella nebbia.
-*-
--Hermione…--
Blaise
si voltò di scatto,
bloccandosi nell’atto di richiudere la finestra.
Accostò
gentilmente le imposte, poi si avvicinò al letto dove
riposava
l’amico.
Draco
aveva la fronte madida di sudore, e stringeva le coperte come se stesse
disperatamente cercando un appiglio.
Il
moro gli riavviò i capelli
chiari all’indietro, poi prese la pezzuola che Pansy aveva
lasciato sul comodino. Gliela passò gentilmente sulla fronte
e
sulle tempie, cercando di dargli un po’ di sollievo dal
calore
bruciante che la febbre gli stava procurando. L’imbevve
ancora
d’acqua fresca, e l’usò per
inumidire
leggermente le labbra del ragazzo per idratarlo almeno un poco.
--Tranquillo
amico.-- mormorò con dolcezza. --Stanno arrivando i
rinforzi.--
Angoletto!
Ed
eccomi qua!
Io l'avevo detto che era un
delirio ù.ù
Che dire, ci sarebbero un sacco di osservazioni da fare su
questo capitolo... E non vi dico da dove le faccio, queste
osservazioni,
perché Draco e qualche Serpe mi stanno ancora cercando ^^'''
Cominciamo da quel
caotico scambio di battute con cui ho scelto di aprire questo delirante
capitolo.
È una
conversazione tra
Harry, Ginny, Astoria, Blaise, Pansy e Daphne. Il caro gruppetto si
è preso allegramente su nel bel mezzo della notte per
accordarsi
su come dire le cose a Hermione.
Ora, per quanto
riguarda i due
incubi. Per me è molto importante mettere in chiaro che non
sono
solo tante immagini suggestive campate per aria. Ho lavorato con molto
impegno, prendendo ispirazione anche dai miei stessi incubi (che sono
stati particolarmente spaccaballe in questi giorni), e ho cercato di
renderli pertinenti alla psiche dei personaggi in cui ho
trasformato Draco e Hermione. I riferimenti ci sono, più o
meno
nascosti.
Se qualcuno di voi
si è
fatto qualche idea, scrivetemela pure! A me fa sol che piacere
ascoltare le vostre congetture, mi aiuta a capire se sono
effettivamente riuscita a far trasparire qualcosa...
Che altro dire
gente, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio a tutti voi
;*
Clarisse
|
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Capitolo 26 *** Tea With Theo ***
JFL - Tea With Theo
Just For Love
Tranquilli,
sono viva!
Vi lascio subito al capitolo,
visto che è tanto che lo aspettate, ma prima ci tengo a fare
un ringraziamento particolare:
GRAZIE
a ranyare,
Dali Potter
e PattyOnTheRollerCoaster
per aver tentato di decifrare quegli incubi deliranti che
compongono lo scorso capitolo. Ho veramente apprezzato l'impegno, e
devo dire che qualcuno di voi ci è anche andato vicino!
Grazie
davvero, anche solo a chi ha provato.
Inoltre,
se qualcuno in particolare fosse curioso riguardo al capitolo
precedente, potete contattarmi sia per sapere chi stava
dicendo cosa
durante il complotto delle Serpi, sia per sapere come avevo pensato i
significati dei sogni di Draco e Hermione.
Infine, un grazie a tutti voi
che siete qui a leggere! Ora vi lascio in pace, ci risentiamo in fondo!
Tea With Theo
Hermione
si svegliò stanca, quella mattina. Non se ne sorprese, non
si
scompose. Da quando non vedeva più i suoi amici
verde-argento,
da quando aveva litigato con Draco, gli incubi non le davano pace. Al
risveglio, ricordava poco: un senso di spossatezza, bruciore sulle
spalle e sulle braccia, e tanta, tanta inquietudine. Ormai teneva
sempre i capelli legati, visto che la nottataccia regolare li
trasformava in una balla di fieno dall’aspetto sconvolto e
indistricabile, e lievi occhiaie cominciavano ad imporsi sul suo viso
insolitamente pallido.
Non
che fosse preoccupata
per il suo aspetto comunque, non troppo s’intende. Tanto non
lavorava più nemmeno al bar: Ronald era stato molto chiaro
nell’esprimere il suo disappunto riguardo al fatto che lei,
invece, avrebbe preferito continuare.
Stavano
litigando molto in
quel periodo, per ogni minima cosa. Il suo spirito di indomita
Grifondoro non aveva smesso di nutrire un rancore bruciante nei suoi
confronti, un rancore che lei aveva rinchiuso nel profondo di
sé
stessa per impedirgli di fare danni. Peccato che la rabbia repressa la
rendesse decisamente irritabile.
Cercava
di contenersi, ci
provava con tutte le sue forze, ma troppo spesso frecciatine venefiche
sfuggivano al suo severo autocontrollo. E allora litigavano, litigavano
proprio come facevano a Hogwarts. Aveva pensato che quelle piccole
scaramucce le avrebbero fatto piacere, che sarebbero state la
dimostrazione di quanto fossero ancora… loro. Invece la
infastidivano, la esasperavano. La esaurivano. E lei lo capiva quando
vedeva lo sguardo triste di Harry o l’espressione tesa di
Ginny,
che le cose non erano e non sarebbero mai state davvero le stesse.
La
Guerra, quella dannata
guerra che aveva combattuto con coraggio al fianco dei suoi amici,
l’aveva già costretta a perdere i suoi genitori.
Non
voleva lasciar andare anche Harry e Ron, non ora che li aveva
ritrovati. Non avrebbe permesso a sé stessa di combinare un
casino solo perché non riusciva a impedirsi di provare un
po’ di rancore.
Doveva,
DOVEVA resistere.
Era
questo ciò che
si ripeteva ogni sera, rannicchiata tutta sola tra le coperte
sgradevolmente fresche, quando Ronal la salutava con una carezza lieve
tra i capelli. E se lo ripeteva ogni mattina, quando gli incubi
minacciavano di arrivare a incrinare anche la sua determinazione
così masochisticamente Grifondoro.
Il
suono insistente del campanello, improvviso e inaspettato, la fece
sobbalzare.
La
riccia si passò
una mano sul viso, scalciò via le coperte e si
alzò.
Afferrò la vestaglia senza prendersi la briga di chiuderla
troppo, tanto probabilmente era solo Ronald.
Il
rosso aveva preso
l’abitudine di portarle una brioche ogni mattina dopo la lite
del
giorno precedente, poi la salutava con un bacio sul naso e le
prometteva che si sarebbero visti nel tardo pomeriggio assieme Harry e
Ginny. E se ne andava a lavoro.
Passando
per il salotto
fece una carezza tra le orecchie morbide di Angel, che dormiva
acciambellato sul bracciolo del divano. Il micio fece un accenno di
fusa, e strusciò la testolina pelosa contro la sua mano.
Hermione sorrise teneramente, raddolcita. Quel gatto era un balsamo,
per lei, l’unica creatura con cui non sentisse il bisogno di
mostrarsi forzatamente contenta o accondiscendente.
In
quel momento il
campanello squillò di nuovo. Se fosse stata più
lucida e
meno stanca, la ragazza avrebbe notato che non era il modo insistente e
irritante in cui suonava Ronald. Avrebbe notato che chiunque fosse a
bussare alla sua porta, era di certo più cortese del rosso.
Ma
Hermione era talmente
tramortita dalle notti di sogni ricorrenti che non notò
assolutamente nulla. Perciò si stampò in faccia
la sua
maschera: un sorriso ingenuo; un sorriso di zircone, tanto bello quanto
falso.
E
la sua maschera si frantumò non appena aprì la
porta e si trovò faccia a faccia con Theodore Nott.
--Ciao
Herm.-- la salutò lui gioviale.
--C_ciao…--
balbettò lei, incredula e sorpresa, boccheggiando.
--Se
è un brutto
momento ripasso.-- ghignò cortesemente la Serpe, ammiccando
divertito al fatto che fosse in pigiama.
--No,
ma figurati!--
sorrise Hermione, decisamente più a suo agio senza
quell’espressione da ingenua, falsa e fastidiosa. --Mi hai
solo
presa alla sprovvista. Come mai qui?--
--Oh,
passavo.-- rispose
il moro con noncuranza, lasciandole intendere che di certo non passava
per caso. --Stavo andando a fare colazione e mi farebbe piacere che
venissi con me. Che ne dici, ti va?--
La
ragazza si mordicchiò lievemente l’interno della
labbra, indecisa. Voleva uscire sì,
però…
--Ti
aspetto mentre ti prepari, non ho fretta.-- mise in chiaro lui,
accennando alla sua vestaglia.
La
riccia piegò
appena la testa. Se Ronald fosse arrivato e non l’avesse
trovata,
se la sarebbe presa a morte e avrebbe scatenato un putiferio. Era per
questo motivo che lei aveva cercato di limitare i suoi contatti con le
Serpi. Ma la sua decisione vacillava, dal momento che una di loro si
era presentata alla sua porta, mascherando con un pretesto alquanto
precario tutta la sua preoccupazione per lei. Era stanca di fingere
indifferenza, e loro le mancavano. Le mancavano tanto.
E
dovevano mancare anche
ad Angel, visto che il micio curioso era venuto a sbirciare chi stesse
tenendo tanto occupata la sua padroncina. Come riconobbe il moro, il
gatto cominciò a strusciarsi contro le sue caviglie facendo
sonoramente le fusa.
Hermione
sorrise, per davvero però.
--Entra
pure, ci metto un secondo.--
-<>-*-<>-
--Due
Earl Gray con limone in teiera, due cornetti alla marmellata e due pan
au chocolat, per favore.--
Questa
fu la prima cosa che disse Theodore appena mise piede
nell’accogliente bar londinese.
Hermione
si volse per
riprenderlo, irritata dal tono perentorio usato dal ragazzo, ma quando
vide il cenno complice e amichevole del barista si limitò a
chiudere semplicemente la bocca.
Il
moro colse il movimento
e le dedicò un ghigno divertito, a cui lei rispose con
un’occhiataccia. Poi i due si sedettero.
--Sai,
non sei stato per
niente carino ad ordinare anche per me.-- frecciò la
ragazza,
lievemente indispettita dalla sua irritante espressione canzonatoria.
--Sei
a colazione con una
Serpe, e farai colazione come una Serpe.-- ribatté lui,
ostentando un’espressione esageratamente arrogante e
palesemente
falsa.
La
ragazza rise di cuore, divertita.
Il
moro lasciò
cadere la maschera di supponenza, ricambiando il sorriso. --Tranquilla
Herm, ho ordinato quelle che sono un po’ le
“specialità della casa”. È
tutto buonissimo,
vedrai che ti piacerà.--
Lei
annuì
calorosamente, con vigore, poi si chinò per prendere il
telefono
dalla sua borsa e mandare un messaggio a Ronald. Sapeva comunque che
lui non l’avrebbe letto, visto che si ostinava a rifiutarsi
di
compiere il minimo sforzo per comprendere la tecnologia babbana; ma
almeno lei avrebbe potuto dire di averci provato, a fargli sapere che
non sarebbe stata in casa quella mattina.
Theodore
osservò
con attenzione i movimenti delle mani della ragazza. Erano gesti
secchi, a volte rapidi, a volte addirittura esitanti. La riccia si
mordicchiava lievemente le labbra a tratti, poi le stringeva in modo
quasi stizzito. Taceva, ma i suoi occhi vagavano lungo le pareti verde
chiaro del bar, sui tavolini di vetro, sui panini e i dolcetti esposti
sotto la teca accanto alla cassa, sui quadri impressionisti appesi alle
pareti. E occasionalmente si posavano anche su di lui, per poi
spostarsi velocemente. Era chiaro che lo sguardo attento e insistente
del moro la mettesse a disagio. Il ragazzo le sorrise, cercando di
tranquillizzarla, ma lei ricambiò timidamente curvando
appena le
labbra.
La
colazione arrivò
proprio in quel momento, strappando la giovane da quel silenzio che la
faceva sentire estremamente sotto esame.
--Ecco
qua i tè caldi e le paste.-- annunciò il
cameriere posando tutti i piattini sul tavolinetto. --Fanno_--
Ma
prima che potesse finire o allungare uno scontrino, Theodore gli stava
porgendo una manciata si sterline.
--Conosco
i prezzi.-- spiegò in fretta. --Tieni pure il resto.--
Il
ragazzo che li aveva serviti lo guardo sorpreso, poi evidentemente
compiaciuto.
--È
stato un
piacere, se vi serve altro vi prego di farmelo sapere e me ne
occuperò personalmente.-- ringraziò con
partecipazione,
poi li lasciò soli.
E
Theo fece una cosa che
scosse definitivamente Hermione: prese la teiera e versò la
bevanda calda al punto giusto nella tazzina che poi le porse.
E
nel guardare quel
sorriso discreto, disinteressato, sincero, Hermione ricordò
della prima sera che aveva visto quel sorriso disarmante. Theodore era
stato la persona che aveva avuto più intorno di tutti allo
Château visto che non aveva ancora un altro lavoro, e
perciò avevano passato piuttosto tempo assieme.
Ricordò
la sua amicizia salda e mai invadente, ricordò il supporto
che
le aveva dato silenziosamente su come trattare con Draco,
l’aiuto
ad orientarsi nella tenuta e la sua disponibilità a fare
sempre
qualcosa. Ricordò l’amico, dietro la Serpe, e si
aprì in un sorriso che le illuminò il volto
stanco.
Il
moro le fece un cenno d’intesa, sollevato, e poi prese un
morso del suo pan au chocolat.
Mangiarono
entrambi con
gusto, scherzando, ridendo dei baffi di cioccolato e marmellata che
comparvero attorno alle labbra della riccia.
--Allora?--
le chiese Theodore, una volta che rimasero solo briciole e tazze vuote.
La
ragazza annuì con vigore, evidentemente soddisfatta. --Devo
ammetterlo, era tutto fantastico!--
Il
moro le dedicò
un ampio sorriso, chiaramente contento di averle risollevato il morale.
Ma la sua espressione si fece amara, quando le fece la domanda che
avrebbe portato a galla tutti i dubbi, tutti i problemi, tutte le
incomprensioni.
--Hermione,
ti vedo veramente distrutta. La ripresa del lavoro al caffè
è stata dura?--
Alla
domanda la riccia
alzò lo sguardo sull’amico, gli occhi grandi per
il dolore
e la bocca schiusa in un’espressione di sorpresa. Poi si
affrettò a fissare la tazza di tè vuota.
--No,
io…--
balbettò, prima di prendere un respiro e vomitare tutta la
verità. --Io non lavoro più al caffè.
Ronald non
vuole.--
Il
ragazzo inarcò un sopracciglio, scettico.
--”Ronald non vuole”?--
Lei
scosse la testa. --Non
gli è mai piaciuta l’idea che io lavorassi.
È
abituato all’idea di famiglia come quella che ha vissuto lui,
e
Molly è sempre stata in casa. Perciò è
convinto
che io e lui dovremmo comportarci allo stesso modo. Credo che lo faccia
sentire “l’uomo di casa”, in un certo
senso.--
Il
ghigno del crebbe in
un’espressione derisoria, ma si affrettò a
nasconderla per
non ferire la sua amica. --E… allora cosa
c’è che
non va, Hermione?--
La
giovano alzò
nuovamente gli occhi sul moro, occhi colmi di sorpresa e affetto.
Perché quella maledetta, attenta, adorabile Serpe si era
accorto
che lei stava male. Nessuno, di norma, se ne accorgeva mai.
Ronald,
di norma, non se ne accorgeva mai.
Invece
Theodore se
n’era accorto. Ma, a differenza di Harry, si capiva che non
si
sarebbe accontentato di una banale bugia, di una frase fatta, di un
gesto noncurante. No, Theodore sarebbe stato disposto ad ascoltare una
cosa sola, l’unica che le stava chiedeva: la
verità.
Sentì
i suoi dolci
occhi dorati riempirsi di lacrime, mute, e nemmeno una le
sfuggì
dalle ciglia. Perché non avrebbe pianto, non voleva, ma quel
piccolo, quasi invisibile gesto di debolezza proprio non poteva
contrastarlo. Erano lacrime evanescenti, lacrime che non le avrebbero
rigato le guance, ma lacrime presenti. Lacrime di tenerezza, di paura,
di solitudine.
--N_niente,
solo
che… che, insomma, mi sento così…
rinchiusa…-- le tremava la voce, e se ne accorse
distintamente;
avrebbe voluto tacere, schiarirsi la gola e riprendere con un tono un
po’ più dignitoso, ma ormai quella maledetta
verità
aveva cominciato a zampillare dalle sue labbra, senza avere la minima
intenzione di fermarsi. --E s_sola, perché sto sempre in
casa a
leggere. Mi è piaciuto finire quattro libri in una
settimana, mi
ha fatto sentire un po’ come se fossi ancora a scuola, ma io
non
sono… non sono più il solito topo da biblioteca,
e avrei
voglia di uscire, e fare un giro per negozi, solo che Gin sta quasi
sempre con Harry e ho paura a chiedere a Daphne e a Pansy
perché
Ronald fa l’opprimente. E la solitudine pesa, e io da sola
non ci
voglio più stare, è per questo che_--
Si
bloccò di colpo,
e Theodore inclinò appena la testa da un lato osservando
attentamente l’amica. Aveva ancora la bocca socchiusa, come
se la
voce le fosse morta in gola all’improvviso, troppo stupita
dal
pensiero appena formulato per riuscire a metterlo in parole. E aveva
gli occhi sgranati, quasi terrorizzati, stupiti da quella specie di
confessione che le era praticamente sfuggita di bocca.
--_che
avevi accettato il lavoro al night-club?-- tentò il moro,
tirando a indovinare.
La
riccia portò lo
sguardo ancora shoccato su di lui. Lo osservò allibita per
una
manciata di secondi e poi, lentamente, annuì.
L’espressione
del ragazzo si fece improvvisamente tagliente, eppure dolce.
--Com’è iniziata?--
Alla
domanda, la ragazza
rispose quasi automaticamente. Le parole le salivano alle labbra
spontanee, quasi avessero una volontà propria che riusciva a
vincere persino il muro di riservatezza che lei stessa aveva eretto
attorno a sé. E non sembrava esserci modo di frenarle,
nonostante uscissero in un sussurro appena udibile.
--È…
cominciata per caso, in realtà. Ero giù di morale
per
colpa di Ronald da un paio di settimane quasi, e alcune ragazze che
conoscevo mi hanno trascinata fuori per andare a ballare. Dicevano che
dovevo divertirmi, distrarmi, e così mi hanno portata a una
discoteca fuori Londra per farmi cambiare un po’ aria. Avevo
accettato, perché quella reclusione spontanea mi stava
distruggendo, mi sentivo impazzire. Mi hanno offerto subito da bere, e
ho accettato senza pensare di essere a stomaco quasi vuoto da giorni,
ma quella roba era buona, e scaldava… scaldava dentro, dove
io
avevo freddo, e mi alleggeriva la testa… non sentivo
più
nemmeno l’emicrania. E la musica, la musica era
così
forte, così trascinante… mi portava via i
pensieri, non
avevo più bisogno di preoccuparmi, e non stavo
più tanto
male…--
--Così
hai
continuato a bere e a ballare.-- concluse il ragazzo, strappandola a
quelle poche, uniche immagini deliranti che ricordava di
quella
sera.
Annuì,
gli occhi
che cercavano di mettere a fuoco il locale, ma che vedevano solo le
luci evanescenti e cupe proiettate dalle sfere scintillanti della
discoteca. --Esatto. Poi i luoghi, i volti, i sapori, hanno cominciato
a perdere importanza, consistenza. Le bevande alcoliche bruciavano e
basta, ma scaldavano. Non mi accorgevo più di chi avevo
intorno,
ma sentivo delle mani decise accarezzarmi, mani che sembravano quasi
venerarmi, e respiri sul collo, e profumi invitanti. Ho aperto gli
occhi e ho visto il volto di un ragazzo, con gli occhi cupi ma accesi.
E poi il suo sapore forte, sulle labbra, un sapore di frutta annaffiata
d’alcol. Mi piaceva, quel sapore, anche se non saprei
riconoscerlo. Ricordo una stretta sul polso, un cambio di luce che mi
mostrava un’ambiente un po’ più fresco,
un po’
più sgombro e silenzioso, ma quel profumo e quelle mani
erano
ancora addosso a me, e io continuavo a sentirmi euforica per colpa dei
suoi occhi cupi, invitanti…--
La
ragazza
s’interruppe, scuotendo appena la testa come per schiarirsi
le
idee. Spalancò gli occhi d’oro, mettendo a fuoco
il viso
di Theodore che la guardava intensamente, ansioso e preoccupato.
--E
poi?-- insisté
il ragazzo con dolcezza, incoraggiandola a sfogarsi, a continuare, a
vomitare finalmente quei ricordi che mai, prima d’allora,
avevano
trovato voce.
--Il
resto è quasi
tutto nero, rammento solo le sensazioni. Prima ancora quelle mani,
calde, prepotenti, e quel sapore. E poi il dolore.--
sospirò,
cercando di calmarsi, ma le palpebre calarono a celare le sue iridi, e
le dita corsero al ventre quasi per proteggerlo. --Dolore, tanto, non
so più nemmeno dove, ero… confusa, eppure non
cercai di
controllarmi, di riemergere dall’oblio in cui ero caduta, o
di
fermare lui. Perché lo volevo. Perché mi ero
sentita sola
per tanto tempo, e avevo sentito tanto freddo, e lui era caldo e mi
voleva. In quel momento, mi bastava.--
Il
moro deglutì con
forza, la mascella tesa, contratta per la rabbia verso chiunque avesse
brutalmente approfittato del momento di debolezza della sua amica.
--Ti… ti ha…_--
--Non
lo so.-- rispose
Hermione, senza nemmeno lasciargli terminare la domanda. --Non mi
ricordo. Anche le sensazioni svaniscono dopo un po’. Ero
cosciente di me stessa, ma non mi rendevo più conto di nulla
di
ciò che mi succedeva attorno, mi arrivavano solo echi troppo
lontani perché io riuscissi a capirli. Poi immagino di
essermi
definitivamente addormentata, e so solo che quando mi sono ripresa mi
trovavo in una stanza al night club. L’unico ricordo che
avevo
erano quelle sensazioni, e le volevo provare ancora perché
mi
avevano fatta sentire viva, nonostante tutto,
così…--
--Così
appena hai
capito in che posto ti trovavi hai deciso di rimanere a
“lavorarci”.-- concluse il ragazzo per lei
un’altra
volta ancora.
--Esatto.--
annuì quella.
Theodore
si passò
una mano tra i capelli, decisamente colpito. --E… non
è
che adesso stai pensando di farti trascinare di nuovo dentro, vero?--
La
riccia gli
lanciò un’occhiata di fuoco, che però
si
stemperò non appena riconobbe la preoccupazione che ruggiva
nelle iridi scure quell’amico: aveva odiato farle quella
domanda
tanto quanto lei aveva odiato ascoltarla, ma non si sarebbe dato pace
se non avesse sentito la sua risposta.
--No,
non ci penso
nemmeno.-- confermò, la voce che cominciava a riacquistare
un
po’ del carattere che aveva perso durante il suo racconto.
--Ho
chiuso. Primo perché non voglio io, e secondo
perché mi
sarebbe quasi impossibile trovare delle scuse credibili da rifilare.
L’altra volta non avevo dovuto farlo, visto che non
c’era
nessuno a starle a sentire.--
Il
moro inarcò un sopracciglio, confuso. --Nessuno?--
--Nessuno.--
ribadì
lei, alcune note di rabbia e risentimento che coloravano il suo tono
rendendolo tagliente come un pugnale. --Harry e Ginny erano troppo
presi dal loro nuovo status di coppietta felice, Ronald era sparito, e
i miei_--
S’interruppe
per
l’ennesima volta, la voce che l’abbandonava di
fronte alla
realtà troppo pesante che aveva cercato di pronunciare. Le
iridi
dorate si allagarono di lacrime, lacrime che Theodore guardò
scivolarle lungo le gote come gemme luminose.
--I
miei non si ricordano di avere una figlia.--
Il
moro sgranò gli
occhi. Ma non disse nulla, aspettando che fosse lei a raccontare
– a vomitare – ancora tutto ciò di cui
sentiva il
bisogno di liberarsi.
--Avevo
cancellato la loro
memoria durante la Guerra, per proteggerli. L’idea era quella
di
tornare una volta finito di lottare, e rimettere tutto a posto. Ma mi
sono… sopravvalutata. Sapevo di dover piazzare un
incantesimo
potente, abbastanza da impedire ai Mangiamorte di vincerlo in caso di
cattura. E ci sono riuscita. Solo… solo che
l’incantesimo
era troppo potente. Persino per me.--
La
riccia parlava a bassa
voce, la verità che le usciva a fatica, come un respiro
trattenuto in gola per troppo tempo. Il suo dolore continuava a
mostrarsi, evidente, innegabile, rigando le sue guance morbide di scie
lucenti come la coda di una cometa. E il ragazzo era lo spettatore di
quella dimostrazione di sofferenza, di quel pianto silenzioso, senza
singhiozzi. Perché lei era stanca, e il suo era il pianto di
una
persona sconfitta, una persona dilaniata, esausta, troppo stanca
persino per gemere dal dolore che la scuoteva dentro. A pezzi, non
poteva far altro che lasciar scivolare quelle lacrime, senza avere
più la forza di fermarle.
--Basta.--
Hermione
aprì gli
occhi di scatto quando sentì una mano morbida, calda,
posarsi
sul profilo del suo viso e sfiorare il solco tracciato dalle sue
lacrime amare. Theodore le sorrise con una dolcezza commovente,
disarmante, e lei si sentì un po’ meno sola.
Quando fece
per asciugarsi le guance con il dorso della mano, lui le porse un
fazzoletto morbidissimo, appena lucido, probabilmente di seta.
La
ragazza accettò
il gesto con un sorriso timido, e nemmeno si accorse di essersi chiesta
se fosse solo una cosa particolare che apparteneva a Theo, o se anche
Draco avrebbe fatto così.
Il
moro le porse un cioccolatino da un piatto che lei non gli aveva visto
ordinare, poi si accomodò meglio sulla sedia.
--Mangia,
vedrai che ti farà bene.-- insistette, sfiorandole il dorso
con la mano.
Hermione,
esitante, prese
il cioccolatino e se lo portò alle labbra. Il profumo
intenso
del cacao la colpì, riuscendo a scuoterla un poco. Le
lacrime
smisero di colarle lungo le gote, e la ragazza trovò la
forza di
volontà di vincere la nausea che sentiva aggrovigliata in
corpo
e mettersi in bocca il dolcetto.
Era
ripieno di una crema
di ciliegia, fluida, impreziosita da un gusto di liquore. Ed era anche
quello che le serviva: il sapore del fondente, la dolcezza della frutta
e il calore del lieve gusto alcolico la fecero immediatamente sentire
un po’ meglio. Poco, forse, ma comunque meglio.
--Grazie.--
mormorò, e il giovane sorrise nel sentire la sua voce
leggermente più forte.
--Ma
figurati. Piuttosto, vuoi ordinare un altro goccio di tè?--
le offrì gentile.
Lei
declinò con un
movimento del capo. --No, non ti preoccupare. Anzi, scusa per lo sfogo
di pianto… non so davvero cosa mi abbia pres_--
--Non
dire stupidaggini.--
la interruppe il moro, fermando la sua replica con un cenno di stizza,
la voce induritasi. --È
quest’inattività che ti
distrugge, Hermione. Stare da sola in casa ti uccide.--
--Theo,
io_--
cominciò la ragazza, rimanendo bloccata
all’improvviso.
--Come fai a sapere che sto da sola in casa?--
Lui
fece per replicare, ma
poi richiuse la bocca senza mettere un suono e si passo una mano tra i
capelli. Spiò l’amica con gli occhioni scuri, ma
nelle sue
belle iridi dorate improvvisamente attente c’era solo un
lampo di
sospetto.
--Hermione…--
cominciò sospirando. --Siamo tutti molto in ansia per te.
Ginny
ci ha detto che non stai bene ultimamente e ci siamo preoccupati,
così sono venuto a vedere come stavi. Scusa se ti ho offeso
in
qualche modo, mi dispiace.--
La
riccia lo guardò
a lungo, e poi gli sorrise intenerita. --No, tranquillo. Anzi, apprezzo
molto che siate stati… dolci, a modo vostro.--
Allungò
la mano, sfiorando il dorso di quella di lui con un gesto
d’amicizia.
--È
un piacere per
noi, tranquilla.-- sorrise il moro, e ricambiò la stretta.
--Però avrei una proposta da farti.--
Quella
piegò appena
la testa, un barlume di curiosità che scintillava negli
occhi
già più attenti. --E cioè?--
--Beh,
più che una
proposta è una richiesta d’aiuto.--
scherzò Theo, e
le strappò un sorriso. --Daphne vuole aprire
un’altra sede
del suo salone, e ha chiesto a me di dirigerlo. Così mi
trovo un
lavoro e le do una mano.--
Lei
annuì. --Mi sembra una buona idea. E tu vorresti il mio
aiuto perché…?--
--Sarebbe
una sede babbana.-- spiegò l’altro, ammiccando col
capo. --E io non saprei assolutamente come muovermi.--
--Oh!--
sorrise Hermione, e scoppiò poi a ridere. --Certo, ti aiuto
volentieri! Ma sarebbe… tipo un lavoro?--
--Esattamente.--
annuì lui. --Sia come aiutante per quanto riguarda trattare
con i babbani, sia come consulente.--
--Consulente?--
fece la ragazza, perplessa.
--Daph
sta lavorando a
qualche nuovo composto per le creme, e le serve una mano. E visto che
sei un genio di strega, abbiamo pensato a te.-- le spiegò il
moro.
La
riccia chinò il
capo, lasciandosi prendere dai pensieri. L’offerta
dell’amico l’attirava. Sarebbe stato un modo di
continuare
a vedere i suoi amici, di rimettersi al lavoro, e anche di rimettersi a
studiare per preparare le pozioni per i composti di bellezza di Daphne.
Sarebbe stato… bello. Una nuova normalità.
Ma…
“Ronald.”
Il
pensiero di lui le
fulminò la mente, bloccando ogni sua reazione per qualche
secondo. E in quel momento Hermione intuì che quella non
sarebbe
stata solo una scelta tra accettare un lavoro o continuare a stare in
casa con Angel.
--Ci
posso pensare per un po’?-- chiese, e sospirò di
sollievo quando vide l’amico annuire.
--Ma
certo Herm, tutto il
tempo che vuoi! Avremo sempre posto per te.-- Le posò una
mano
sulla spalla, rassicurante, poi si alzò. --Adesso scusa ma
devo
andare, devo sistemare una cosa allo Château.--
Lei
annuì e si tirò in piedi a sua volta, sorridendo
con calore.
--Theo?--
lo chiamò appena fuori dal bar, mentre lo abbracciava per
salutarlo. --Grazie.--
Lui
le scompigliò
gentilmente la frangetta. --Piacere mio Hermione. La prossima volta che
hai bisogno però chiamaci, non costringere Ginny a fare la
spia!--
Risero
entrambi alla battuta, che in realtà non era interamente uno
scherzo. Poi lui s’incamminò.
--Ah,
Theo?--
Il
moro si girò al richiamo esitante della ragazza, incrociando
finalmente le dita. --Hm?--
E
Hermione trovò
finalmente la forza di porre quella domanda che già
più
volte si era affacciata alla sua mente: --Draco… Draco come
sta?--
Il
ragazzo esultò
dentro di sé, ma l’espressione preoccupata a morte
che
assunse il suo viso era interamente sincera: era contento che
l’amica avesse ammesso di voler essere comunque presente
anche
nella vita di colui che l’aveva in un certo senso scacciata,
ma…
--In
realtà… è conciato male. Parecchio.--
Angoletto!
Vi
prego, non mi guardate così! Lo so, sono di nuovo in
"ritardo"... altri
due mesi per questo nuovo capitolo, sarei veramente da prendere a
sberle... Lo siento mucho :'(
Non
so nemmeno io perché questo
capitolo ci abbia messo tanto a venir giù in maniera
decente, e mi
dispiace davvero di avervi fatto aspettare tanto.
Però
devo dire che comunque il risultato a me non dispiace, e spero che
l'abbiate apprezzato anche voi.
Questo
è un pezzo...
particolare. L'orgoglio di Hermione si è spaccato in mille
pezzi, permettendo alla sofferenza che ha covato dentro per tanto tempo
di esplodere. Non so se ciò sia in linea con il personaggio
creato da JKRowling, ma secondo me è un gesto... umano.
Allora,
in quanti avevano capito che il piano delle Serpi consisteva nel
mandare Theodore a chiacchierare con Hermione? XD
Scherzi
e cretinate a parte,
è una scelta che per me ha senso. Primo perché
volevo
dare spazio anche a lui, che tutto sommato ho trattato solo durante la
storia con Daphne, e un po' perché Theo ha passato molto
tempo
allo Château con Hermione, visto che ha lasciato il lavoro
per
stare con la sua bionda. Non sono particolarmente in confidenza, ma lui
sa come prenderla.
E
infatti è stato bravo!
Nel caso qualcuno sia curioso riguardo a ciò che
è accaduto a Hermione mentre cancellava la memoria dei suoi,
vi rimando a questa shottina che ho pubblicato tempo fa riguardo a
questo episodio:
Spero
che possa chiarire eventuali perplessità!
Il
taglio del capitolo avviene
alla notizia della situazione di Draco. Vi prego non odiatemi per
questa scelta (tanto lo sappiamo TUTTI che cosa farà
Hermione,
nevvero? XD)!
L'ho
fatto sia per lasciare un
po' di suspense, sia per non farvi aspettare altro tempo, sia per non
mettere troppe cose in un capitolo solo, sia per dare rilievo a questa
chiacchierata.
Un
piccolo spoiler: non è
l'unica chiacchierata "intensa" che la nostra Herm si
troverà ad
affrontare! Qualcuno vuole tirare a indovinare?
Bon,
j'ai terminé di rompervi le scatole anche stasera!
Un
bacio a tutti quelli che hanno letto, e un grazie speciale a chi ha
recensito e a chi recensirà!
Clarisse
|
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Capitolo 27 *** 5 Senses, 7 Sins ***
5
Senses, 7 Sins
Draco
socchiuse gli occhi, la testa che gli ronzava. Sbatté le
palpebre una, due, tre volte, ma non riuscì a mettere a
fuoco ciò che gli stava attorno. La sua stanza, che
riconosceva solo grazie al profumo delle lenzuola, era immersa in una
fitta penombra; non riusciva a distinguere nulla: i suoi occhi
percepivano solamente sagome non ben definite.
Lo infastidiva
non essere in grado di percepire in modo chiaro ciò che lo
circondava, ma l’atmosfera scura non lo disturbava. Anzi; la
scarsità di luce era un balsamo per il suo mal di testa, e
il buio era decisamente rilassante in quel momento.
Il biondo
abbandonò il capo sul cuscino morbido, grato per quel banale
attimo di tregua. Respirò con calma, profondamente, e solo
allora si accorse di un aroma sottile che aleggiava
nell’aria... un profumo che di norma non apparteneva alla sua
stanza: orchidea.
Cercò
di tirarsi a sedere di scatto, quasi folgorato da quella fragranza, ma
i muscoli non gli obbedirono. Il corpo del ragazzo si contrasse, preda
di uno spasmo involontario, ma si rifiutò di portare a
termine il movimento in modo corretto.
Subito, una
mano fresca si posò sulla sua fronte.
--Stai
tranquillo.-- mormorò una voce bassa, un poco roca, come se
le parole riarse uscissero di gola con difficoltà. --Non
agitarti, o starai peggio.--
Però
era dolce, quella voce. Gli parlava con affetto, con tenerezza. Era una
bella voce.
La sensazione
di un bacio affettuoso, sulla fronte. Pelle calda, ma fresca contro la
febbre bollente che Draco sentiva ruggire dentro di sé.
Labbra morbide.
Capelli
lunghi, che gli sfioravano il collo e le spalle.
Calore.
Orchidea.
--Mmmh…
Her__mione…--
Hermione fece
per scostarsi velocemente, di scatto, ma si bloccò. Sapeva
di non dover fare movimenti bruschi, ma ciò non le
impedì di sussultare come se le avessero tirato una frustata.
L’aveva
riconosciuta.
Non sapeva
come, né perché, ma Draco aveva capito che era
lei, in quel momento, a controllare come stesse, a preparare le
medicine, a cambiargli le bende, a chiudere la finestra.
Quando Theo le
aveva spiegato la condizione del biondo le era preso un colpo al cuore.
E aveva deciso di getto, senza pensare a niente, senza curarsi delle
possibili complicazioni.
--Portami
da lui.--
Questo aveva
detto. Tre parole, mormorate con una sicurezza che strideva palesemente
con il volume della sua voce. Tre parole che avevano fatto tutta la
differenza, che avevano portato un sorriso stanco ma sollevato sul
volto del moro.
Aveva deciso,
Hermione, di rispolverare un vecchio cassetto della sua vita. Dopo aver
combattuto nella Guerra, la prospettiva dell’Auror per lei
aveva perso ogni fascino. Non voleva più vedere gente morire
per nulla, non voleva formare una famiglia costruita sulla paura e sui
rischi. Ma non aveva smesso di combattere, questo no: aveva
semplicemente scelto di lottare attraverso una strada diversa, quella
della Medimagia. Aveva scelto di salvare vite innocenti, piuttosto che
dover condannarne altre, anche se colpevoli.
Aveva
cominciato a studiare già dal sesto anno, già
dall’estate dopo la battaglia al Ministero. Aveva fatto quasi
tutto da autodidatta, salvo chiedere qualche consiglio a Madama Chips,
e poi anche al professor Lumacorno. Le dicevano che era brava, che
l’avrebbero raccomandata per un apprendistato al San Mungo,
oppure addirittura all’infermeria di Hogwarts.
E Hermione ci
sarebbe andata davvero, se… se non fosse successo
ciò che invece era successo. In quel momento,
però, era sorprendentemente appagante trovarsi a mettere in
pratica gli impiastri curativi e le fasciature che prima aveva solo
provato. Le… piaceva, prendersi cura di Draco.
Soddisfatta di
sé stessa per la prima volta dopo tanto tempo, la ragazza si
sedette sul bordo del letto del giovane ancora delirante, e
cominciò a svolgergli le bende al petto per cambiarle.
Arrossì
un poco, quando accarezzò distrattamente il petto del
ragazzo. Cercò di controllarsi, ma non poté
impedirselo. Il fatto è che non aveva mai realizzato quanto
fosse… bello.
Cioè,
non in senso fisico ovviamente; era impossibile considerarlo privo di
fascino da un punto di vista oggettivo. Ma lei non si era mai sentita
coinvolta dal punto di vista personale della cosa.
In quel
momento, però, mentre avvolgeva la spalla solida del ragazzo
con una fasciatura pulita, non poteva fare a meno di pensare che lui
fosse davvero bello. E non più solo in senso oggettivo: era
bello e basta, glielo diceva chiaramente qualcosa dentro di lei,
qualcosa che le faceva scaldare il sangue come non le capitava
più da tempo.
-<>-*-<>-
--Allora, come sta?--
Hermione si passò una mano tra i riccioli mentre si
abbandonava su una delle comode sedie attorno al tavolo.
--Probabilmente gli resterà una cicatrice sulla schiena, ma
non credo sia un ostacolo: si riprenderà.--
Blaise, seduto accanto a Daphne sentì il cuore farsi
improvvisamente più leggero. Un sospiro di sollievo gli
sfuggì dalle belle labbra piene, mentre una
serenità pacata gli invadeva il petto.
Da un punto di vista logico, non aveva mai davvero temuto che la
situazione di Draco fosse critica, ma si era preoccupato fino
all’inverosimile. Gli succedeva sempre, da quando aveva visto
l’amico rischiare di morire dissanguato senza che lui potesse
nemmeno portarlo al San Mungo.
--L’unica cosa che mi preoccupa è quella cicatrice
che ha sul braccio. Voi sapete cosa si è fatto?--
Appunto.
La mascella del moro si tese. I suoi occhi blu cercarono quelli
più chiari di Daphne, e i due amici si scambiarono uno
sguardo esitante: Hermione era loro amica, si fidavano di
lei… ma quello era il segreto di Draco.
La riccia, ovviamente, non mancò
di notare l’occhiata d’ansia che corse tra i due.
--Ragazzi, non ve lo sto chiedendo per mera curiosità.--
puntualizzò paziente, anche se leggermente piccata. --Ve lo
sto chiedendo perché le ferite gravi come quella che ha
lasciato una cicatrice del genere vanno curate con farmaci particolari.
Se non so come la sta trattando rischio di dargli qualcosa che provochi
una reazione negativa, e allora lui starebbe peggio. Molto peggio.--
I due si scambiarono un altro sguardo. Ma se lei sembrava titubante, la
determinazione negli occhi del moro faceva quasi paura. Quando Daphne
aprì la bocca per parlare, sbatté violentemente
la mano sul tavolo.
--Non ci provare. Non una parola.-- sibilò con ira intuendo
le intenzioni dell’amica.
--Blaise, ragiona…-- tentò lei, cercando di
ammorbidire il taglio affilato e stizzito dei suoi occhi azzurri.
L’occhiataccia dell’altro fu furente. --No. Tocca a
Draco, se mai le vorrà dire qualcosa, non certo a noi.--
--Blaise, ma…-- azzardò la riccia, ma subito
venne interrotta anche lei.
--Ma cosa? “Ma se non me lo dici rischio di somministrargli
qualcosa di dannoso”? È un rischio inesistente,
Granger. Non sei Medimaga, non puoi comunque prescrivergli nessun
medicinale, perciò non rischi di rifilargli qualcosa che
possa peggiorare la situazione. Puoi usare i farmaci che abbiamo in
casa, vanno più che bene.--
--Che succede qua?--
La voce di Theodore schioccò come un tuono, insinuandosi con
prepotenza nel clima di tensione che sembrava aver preso il controllo
dispotico del salotto. Il ragazzo si avvicinò ai tre seduti
al tavolo, un’espressione cauta negli occhi d’onice.
--Va tutto bene amico?-- chiese a Blaise
posandogli una mano sulla spalla.
Quello scosse la testa energicamente, ma non era un gesto di diniego:
lo fece per calmarsi. Prese un respiro profondo, e portò il
pollice e il medio della mano destra a massaggiarsi le tempie. Gli
dispiaceva di essere stato così rude con le sue amiche, ma
gli era venuto spontaneo. Voleva proteggere Draco attraverso la tutela
di quel suo piccolo segreto.
--Tutto bene Theo.-- affermò, una volta che si
sentì sotto controllo. --Mi sono solo fatto prendere dal
momento. Hermione… scusa. Mi spiace di essere stato brusco.--
--Non è nulla.-- lo liquidò lei, incapace di
portare rancore a quel sorriso sinceramente pentito.
Ma le spalle della riccia erano pesanti, ingobbite a causa del colpo
che le parole ringhiate dall’amico l’avevano
costretta a incassare. Non era arrabbiata con lui, questo mai: aveva
capito che era l’istinto di protezione a farlo rispondere in
quel modo ed era una cosa che poteva comprendere, visto che lei
probabilmente avrebbe reagito alla stessa maniera.
No, Hermione si era sentita piccata nel vedersi sbattere in faccia una
scomoda verità: non aveva mai concluso gli studi di
Medimagia. Nonostante ne sapesse parecchio, probabilmente abbastanza da
poter essere un’eccellente apprendista, e nonostante si
stesse prendendo cura di Draco, in realtà non poteva
guarirlo. Non del tutto. Poteva fargli andar via la febbre, ma non
poteva occuparsi della sua ferita alla schiena o della sua cicatrice al
braccio.
Anche se avrebbe voluto farlo.
--Io vado. Pansy mi ha chiesto se posso passare a prenderla a Diagon
Alley visto che si sta facendo buio e Harry è occupato. Ne
approfitto per prendere una boccata d’aria.--
La voce di Blaise la strappò quasi violentemente dai suoi
pensieri. La riccia tornò alla realtà proprio
mentre l’amico si alzava quasi di corsa dalla sedia per poi
precipitarsi a grandi passi verso l’ingresso. Acchiappare il
giaccone e infilare la porta per lui furono quasi un unico movimento.
La ragazza si torturò le labbra per qualche secondo, ma la
domanda fu più forte del suo autocontrollo. --Se
n’è andato per colpa mia?--
Theodore le sorride bonario mentre si sedeva sulla sedia lasciata
libera, e lei si sentì quasi infantile. Sbatté le
palpebre con forza, cercando di scacciare la frustrazione.
--No tesoro, non ti preoccupare.-- le rispose Daphne carezzandole
distrattamente il braccio con le dita curate, uno sguardo affettuoso
negli occhi chiari. --Ha solo bisogno di respirare un po’.--
Ma l’altra girò il viso,
poco convinta.
--Davvero, se però divento invadente o sono di
troppo potete dirmelo, non mi offendo…--
Lo sbuffo divertito di Theo si sovrappose alle sue ultime parole. --Non
ci pensare Herm, Blaise è fatto così! Si prende
molto a cuore questa storia. E semmai qua sono io
l’intruso.-- aggiunse con tono scherzoso nel tentativo di
alleggerire l’atmosfera, mentre un sorriso ironico giocava
sulle sue labbra.
La riccia sorrise istintivamente, rallegrata dal cambiamento di
atmosfera, nonostante non avesse capito la battuta.
--Vero, ma rimani il mio intruso preferito.-- soffiò Daphne,
chiaramente complice dell’esperienza a cui il moro si era
evidentemente riferito.
Theodore si chinò sulla compagna e le posò un
tenero bacio sulle labbra piene. La ragazza si lasciò
viziare da quel breve contatto e gli allacciò le braccia
attorno al collo, un silente segno di condivisione.
Guardandoli, Hermione ebbe un flash della statua di Amore e Psiche, il
capolavoro di Canova che lei adorava. Ed ebbe anche un battito di
invidia, per il rapporto meraviglioso che univa i suoi due amici. Era
un affetto sottile, il loro, fatto più di gesti che di
parole, fatto di un passato di tensione e litigi. Era un rapporto
ancora difficile, visto che entrambi dovevano abituarsi alla presenza
costante l’uno dell’altra; ma tentavano
reciprocamente di darsi spazio, di prendersi cura l’uno
dell’altra senza tuttavia imporsi in modo asfissiante.
--In che senso “intruso”?-- mormorò la
riccia con discrezione.
Non era stata solo la curiosità a spingerla a fare quella
piccola, bisbigliata richiesta; era stato anche il bisogno di
distrarsi, di mettere a tacere la voce di quel sentimento amaro che per
un attimo si era sentita pulsare in petto.
--Ah, è una nostra vecchia battuta ironica.-- le
spiegò Theodore prima di cominciare a raccontare, le mani
ancora posate sui fianchi di Daphne. --Sono quello un po’
diverso dal resto del gruppo, così per scherzare mi hanno
affibbiato il suddetto soprannome.--
--Nel senso che tu eri quello più asociale?--
tentò Hermione, ricordando il moro come una figura piuttosto
solitaria a scuola.
--Più o meno. In realtà è anche
perché sono quello che ha avuto meno difficoltà
tra noi Traitors.-- il moro colse il lampo di perplessa
curiosità che balenò nelle iridi dorate della sua
amica, così continuò: --A parte un padre
decisamente assente, non ho avuto particolari grane. Avevo pochissime
influenza, costrizioni, pressioni… è stato
più difficile quando ero a Hogwarts perché ero
cresciuto praticamente per i fatti miei e sentivo la differenza con i
miei compagni di casa, che invece erano tutti legati dagli stessi
ferrei pregiudizi. Ma quando è arrivato il momento di
voltare le spalle all’Oscuro Signore mi è andata
di lusso: non ho avuto quasi nessuna ritorsione per la mia scelta,
salvo qualche scocciatura da parte di altri Mangiamorte; mio padre non
ha nemmeno accarezzato l’idea di punirmi. L’ho
fatta franca, per così dire.--
Hermione lo guardò dubbiosa, la testa lievemente inclinata
da un lato. --Ma se eri un po’… fuori dal gruppo,
come avete fatto a diventare così legati tu e gli altri?--
--Beh, un po’ per via dei miei trascorsi con le sorelle
Greengrass, un po’ perché in ogni caso avevo
tradito assieme a loro, e un po’ perché__-- Theo
s’interruppe di colpo e lanciò uno sguardo
esitante alla bionda tra le sue braccia.
Daphne ricambiò l’occhiata senza alzare il capo
dalla spalla di lui, gli occhi chiari che s’incupivano
appena, e uno sbuffo ironico aleggiò sulle sue belle labbra
morbide.
--__e un po’ perché mi ha salvato la vita durante
la battaglia di Hogwarts.-- completò Daphne, le dita dalle
unghie laccate d’argento che cercarono istintivamente la mano
del suo compagno. --Ero… inciampata in un manipolo di
Dissennatori, mettiamola così.--
La bruna si mordicchiò distrattamente l’angolo
della bocca, pensierosa. --In effetti credo che Harry mi avesse
accennato qualcosa riguardo ai Dissennatori, ma non mi sembra di averne
visti durante la battaglia.--
--Perché avevo voluto occuparmene io, anche se alla fine ho
avuto bisogno di aiuto. Pensavo che avrei potuto affrontarli tutti, ma
ho capito di essermi sopravvalutata quando mi sono trovata sola di
fronte a loro.--
Inizio
Flashback
Girò lo
sguardo, ma non riuscì a distinguere nulla. Attorno a
sé vedeva solo grigio scuro. I suoni le arrivavano attutiti,
pallidi echi di lamenti che lei però non voleva ascoltare.
Il freddo pungente che le penetrava fin sotto la pelle era
l’unica chiara sensazione che poteva percepire.
Strinse con forza la
bacchetta, e i capelli biondi frustarono l’aria immobile a
causa del movimento del braccio. La alzò, puntandola di
fronte a sé, e tentò di concentrarsi.
--Expecto Patronum.--
Una lieve luce argentea
inondò lo spazio, e il freddo parve arretrare un poco. Ma
presto l’incantesimo incompleto venne consumato, e una nuova
ondata di malinconia si fece strada nel suo cuore.
Strinse i denti:
così non andava affatto bene.
--Expecto Patronum!--
esclamò ancora, ma la sua voce era debole e indecisa, e di
nuovo la magia non riuscì a manifestarsi: del suo pavone,
nessuna traccia.
Il secondo sbuffo
argenteo venne divorato dai mostri che la circondavano. Un artiglio di
ghiaccio le si posò sulla spalla, e pianti dimenticati le
esplosero nella mente. Si divincolò, tentando ancora
l’incantesimo in un disperato moto di ribellione, ma non
riuscì nemmeno a completare la formula.
Era sfuggita al Bacio,
ma non poteva scappare dalle immagini che il contatto con il
Dissennatore le aveva piantato nel cervello.
I
suoi genitori che la guardano da bambina. L’indifferenza nei
loro occhi mentre esaminano i suoi capelli fini, il profilo elegante
del suo volto, il colore chiaro delle sue iridi, il candore della sua
pelle. Il distacco nella loro voce mentre le dicono che era bella, e
che sarà un ottima aggiunta alla loro famiglia.
La
sua sorellina Astoria è appena nata, sono tutti e tre al San
Mungo. La piccina è distesa in una culla bianca in un lato
della stanza. I suoi genitori parlano: suo padre si rammarica del fatto
che sua moglie non gli abbia dato un maschio. Dice di non voler
lasciare tutti i suoi beni a qualcuno che non possa portare il cognome
Greengrass dopo il matrimonio che verrà concordato.
I
suoi genitori che parlano a notte fonda, il giorno prima di farla
portare a King’s Cross per la prima volta. Parlano delle Case
di Hogwarts. Hanno paura che lei non diventi Serpeverde: che cosa
faranno se fosse finita da un’altra parte? Dovranno trovare
un modo per farla sparire.
Quando
il nome di Theodore Nott riecheggia nel salone eccessivo di casa
Greengrass è seguito da un grugnito di disapprovazione: i
genitori non vogliono che le figlie frequentino “quello
spiantato”. Loro devono far parte
dell’élite, o non troveranno un purosangue che
voglia unirsi a loro in un matrimonio di convenienza.
È
notte, ma lei non riesce a dormire. Si è rifugiata in
biblioteca per leggere un po’. Sente dei passi e si nasconde
sotto il tavolo: non vuole che i suoi la trovino in piedi. La voce di
suo padre lacera il silenzio: chiede a un certo McNair un consiglio su
come comportarsi in caso sua figlia Astoria non entri a Serpeverde.
McNair ridacchia e tranquillizza il suo amico, la voce che sembra
provenire da dietro una maschera; gli dice che se dovesse avere
problemi si occuperà lui di sventare l’eventuale
rischio di calunnia in modo che la famiglia Greengrass ne esca pulita.
Dopo i ricordi vennero
gli incubi, e Daphne crollò in ginocchio senza
però sentire il terreno erboso sotto le gambe.
Nella sua mente presero
a rincorrersi immagini viste solo in sogno, più e
più volte. Paure, dolori sepolti, a volte illusioni e
timori, altre volte esperienze cancellate dalla memoria e poi
riproposte dall’inconscio.
Mani,
quelle di suo padre, sporche di sangue. Risate provenienti da maschere
pesanti, a forma di teschio. Lame affilate, boccette piene di liquidi
strani, bagliori verdi. Astoria in catene che le grida di aiutarla
mentre una serpe d’ombra dagli occhi rossi incombe dietro di
lei, nascosto tra gli intarsi dello stemma di famiglia.
La consapevolezza di
sé svanì. Sopraffatta dall’orrore che
aveva seppellito dentro sé stessa, la ragazza si
sentì cadere. Il freddo le si strinse attorno, soffocante.
Spire di ghiaccio le avvolsero il petto e la schiena, immobilizzandole
completamente le braccia. Il gelo le entrò fin nelle vene,
tanto che le sembrò di sentire il sangue arrestarsi.
Un soffio di morte le
accarezzò le labbra.
Poi, il calore. Una luce
buona che filtrava fin sotto le sue palpebre chiuse.
L’impatto duro con la terra sotto di sé.
Le grida della battaglia
si accesero all’improvviso, strappandola all’oblio
in cui non si era accorta di essere caduta.
--Daphne! Rispondi Daph,
coraggio!--
Aprì gli
occhi, e il viso di Theodore entrò nel suo campo visivo. I
bagliori lontani degli scontri illuminavano l’entrata della
grotta dove aveva creduto di poter intrappolare i mostri. Una volpe
d’argento danzava sopra di loro, emettendo impalpabili onde
d’urto che facevano arretrare i Dissennatori.
Fine
Flashback
--Sono arrivato giusto in tempo, vero?-- le soffiò Theodore
tra i boccoli biondi, la stretta possessiva sui suoi fianchi che non
sembrava avere intenzione di allentarsi.
--Già, mi hai evitato il peggio…-- ammise lei, il
tono che si affievoliva mentre pronunciava quella piccola ammissione di
debolezza. --Immagino di aver peccato di superbia.--
--La superbia è il tuo peccato, ma chérie,
lo sappiamo tutti!--
I tre si girarono di botto quando una voce ironica fece il suo ingresso
nel salone preceduta da un secco "crack", facendo breccia nel piccolo
angolo di confidenza che si era creato sopra di loro. Pansy si
avvicinò e si sedette sportivamente sul tavolo nella
più totale nonchalance, spostando una sedia con la gamba.
Blaise, che la seguiva, accettò l’invito
silenzioso dell’amica. Prese posto accanto a Hermione,
lanciandole uno sguardo da cucciolo dispiaciuto mentre si sedeva. Lei
gli sorrise e fece un cenno noncurante con la mano, segnandogli che era
tutto a posto. Il moro e la riccia si sorrisero, per poi concentrarsi
sulla conversazione in corso.
--Poco ma sicuro!-- stava esclamando Daphne, concordando con
l’affermazione con cui la bruna aveva esordito poco prima.
--Se lei è la superbia, te sei la lussuria.--
puntualizzò ironicamente Theo, pizzicandole dispettoso una
gamba.
--Touchée.--
scherzò quella, mettendo su una falsa espressione snob che
scatenò l’ilarità del gruppetto.
--E tu Blaise, che peccato incarni?-- chiese ammiccante il moro,
mostrando un ghigno divertito che non preannunciava nulla di
esattamente rassicurante.
La replica del diretto interessato fu bloccata dall’urletto
corale delle due amiche: --AVARIZIA!!!--
Theodore esplose in una risata piena e liberatrice, e fu subito seguito
a ruota da Hermione.
--Braccino corto, Blaise?-- lo pungolò la riccia, trascinata
dall’euforia generale.
Quello sbuffò, piccato. --Meglio tirchio che in banca rotta!
E comunque sono messo meglio di te, Nott.-- insinuò poi con
un sorriso furbo che sostituì la piega permalosa che avevano
preso le sue labbra. --Ce lo dici tu il suo peccato, riccioli
d’oro?--
Daphne, sentendosi chiamare in causa, arrossì vistosamente.
Le sue gote si tinsero di un delicato velo di porpora.
--Gola.-- mormorò, riuscendo a trovare la forza di
ribattere. --Decisamente gola, non è vero mio tesoro? Tu e
la tua cioccolata, eh?--
Theodore rise e annuì con fare colpevole. --Lo ammetto, ma
non me ne pento! Ma non parlarmi di cioccolata adesso che
sennò mi vien voglia…--
--Dai scemo!-- esclamò imbarazzata la giovane, trovandosi
però a sorridere quando sentì le labbra del
compagno lasciarle un bacio caldo sotto l’orecchio.
Pansy alzò gli occhi al cielo, ma l’espressione
intenerita che le segnava il viso palesava tutto l’affetto
che nutriva per i suoi amici.
--A Draco, che peccato gli rifiliamo?-- chiese poi.
--Accidia?-- tentò timidamente Hermione, ma la sua proposta
fu accolta da arricciamenti di nasi.
--Naah, quello prima forse! Ma ora come ora non ce lo vedo.--
commentò Theo.
--Già, quella è più Astoria.--
concordò Daphne, senza nascondere una lieve smorfia
divertita per quella piccola, affettuosa presa in giro ai danni di sua
sorella.
--Draco è l’ira.-- affermò Blaise.
Il tono del ragazzo avrebbe voluto essere leggero e ironico, ma a
nessuno sfuggì la nota amara che segnava
quell’insospettabile verità.
--Non potrei essere più d’accordo! Se si arrabbia
seriamente e decide di vendicarsi… apriti cielo!--
--È vero! Vi ricordate quella volta che siamo stati per la
prima volta al Light Of Night?--
--E chi se la scorda più! Ho pensato che avrebbe staccato la
testa a quel polipastro babbano…--
--O quella volta che avevano fatto confusione con dei documenti? Giuro
che ho pensato che fosse lì lì per far saltare in
aria tutto il Ministero!--
Hermione non poté non sorridere davanti a
quell’euforico, rapidissimo scambio di battute. Ma era un
sorriso un poco amaro, perché sapeva che stavano facendo
riferimento a ricordi ed esperienze di cui lei non avrebbe mai potuto
far parte. Però le sarebbe piaciuto, essere parte del loro
gruppo.
E guardandoli ridere e scherzare tutti assieme, osservando
quell’amicizia nata dove nessuno si sarebbe mai aspettato e
forgiata da tante difficoltà, trovò il suo
peccato: l’invidia.
-<>-*-<>-
Hermione si richiuse la grande porta alle spalle e sospirò,
mentre si lasciava cadere stancamente sulla panca appena fuori
dall’entrata.
La neve ancora cadeva, nascondendo le impronte che segnavano la spessa
coltre bianca che ricopriva il giardino. Sentiva il legno leggermente
ghiacciato sotto di sé, talmente freddo da trasmetterle una
sensazione d’inverno anche sotto ai vestiti.
Nella mente, sentiva ancora le risate delle quattro Serpi che ridevano,
scherzando e condividendo aneddoti.
Provata, malinconica, si prese la testa tra le mani. Quando si era
accorta di quel battito d’invidia dentro di sé, si
era sentita meschina e ingrata. Le era parso un modo di sputare sopra
il rapporto che l’aveva legata a Harry e Ron durante gli anni
di Hogwarts.
Già, il rapporto d’amicizia del Trio dei
Miracoli… come avevano fatto a separarsi tanto? Come aveva
potuto, lei, cadere tanto in basso da mettere da parte tutto
ciò che li aveva uniti solo per la fine della storia con
Ronald? Secondo quale contorta, perversa catena di pensieri aveva
deciso di accettare il lavoro la night club dimenticando persino tutto
il suo orgoglioso spirito Grifondoro?
Disperazione e paura erano le risposte a tutte quelle domande. Aveva
sentito tutti così lontani, e era stata talmente spaventata
dall’idea della solitudine da accettare quasi di buon grado
l’illusione d’affetto occasionale che quel lavoro
le procurava.
Ma Hermione era già scesa a patti con i suoi errori. E,
sebbene sapesse essere obiettiva riconoscendo la sua parte di
responsabilità, non riusciva a impedirsi di provare un
po’ di rancore verso Harry e Ron. Non era certo solo colpa
sua, se la loro amicizia si era ritrovata abbandonata in un pantano ad
affondare tra le difficoltà della vita di tutti i giorni.
Era anche colpa loro, perché non erano stati capaci di
starle vicino quando aveva avuto bisogno di qualcuno.
Per contrasto stridente, i Traitors erano stati capaci di restarsi
accanto a vicenda. Nonostante i pregiudizi del mondo, i rancori
reciproci e le diverse direzioni che avevano preso, erano stati capaci
di riunirsi sotto un’unica bandiera quando uno di loro si era
trovato nei pasticci. Il Trio dei miracoli, invece, era crollato
miseramente.
La riccia si accarezzò la nuca in punta di dita,
massaggiandosi il collo con i palmi. Si volse leggermente
all’indietro, quando bastava per spiare attraverso la
finestra, e vide il tavolo del salotto circondato dalle quattro Serpi.
Ridevano e scherzavano, chiacchieravano, facevano gli scemi. Certo,
mancava Draco, ma nonostante la preoccupazione negli occhi dei suoi
amici la scena formava comunque_
--_un bel quadretto, non pensi?--
Hermione sobbalzò violentemente per la sorpresa, tanto che
per un momento rischiò di scivolare giù dalla
panchina ghiacciata.
Astoria scoppiò a ridere di gusto, divertita dalla scenetta.
--Scusa, non volevo spaventarti!-- esclamò con un sorriso
dispiaciuto, cercando di tornare seria.
L’altra scosse leggermente la testa, la mano ancora premuta
sul petto come per calmare i battiti impazziti che lo spavento le aveva
causato. --Ma no, figurati, è solo che… non ti ho
proprio sentita arrivare!--
La bionda ridacchiò ancora, incapace di trattenersi, e si
sedette sulla panca. Attese in silenzio che la ragazza si riprendesse,
limitandosi a guardarla con la coda dell’occhio per non
risultare scortese o pressante.
Era contenta che fosse tornata. Era l’unica che poteva
aiutare Draco a guarire, visto che quella platinata testaccia cocciuta
non aveva la minima intenzione di chiedere un parere a un Medimago. E
poi, era contenta di riaverla in giro per lo Château:
nonostante si fossero incrociate appena un paio di volte, era
un’ottima compagnia.
--Va meglio?-- le chiese dopo un poco, posandole gentilmente una mano
sulla spalla e allungandola la sua sciarpa; la riccia, che era seduta
fuori al freddo con la maglietta indosso, accettò di buon grado l'offerta.
--Certo!-- annuì poi, appoggiandosi con un sospiro contro lo
schienale della panca. --Scusa se ho reagito così, ma sai
com’è… ho sviluppato una certa tendenza
a saltare alle ombre…--
--Nah, non preoccuparti! In effetti avrei dovuto pensare che la neve
avrebbe attutito i miei passi.-- commentò la giovane
Greengrass inclinando appena il capo.
--Piuttosto, che stavi dicendo poco fa? Non sono riuscita a capire.--
ammise Hermione cercando di cambiare discorso e porre fine a quel
bizzarro scambio di scuse, che si stava facendo stranamente
imbarazzante.
--Ah, dicevo solo che i Traitors fanno proprio un bel quadretto.
Qualche volta diventano talmente affiatati che mi sento di troppo e ho
bisogno di cambiare aria un secondo. A dirtela tutta… un
po’ li invidio.-- confessò, lasciando
l’altra di stucco, nello stupore più totale.
Hermione si ritrovò a dover racimolare un minimo di contegno
e richiudere la bocca prima di dire qualcosa di indelicato.
Guardò bene la ragazza: assomigliava moltissimo a sua
sorella, eppure le piccole differenze tra loro riuscivano
chissà come a porle agli antipodi.
Daphne e Astoria erano entrambe stupende. Avevano il dono di una
bellezza evidente, ma tanto fine e delicata da riuscire a non risultare
mai ostentata o eccessiva.
Avevano entrambe lunghi capelli biondo oro, anche se quelli della
maggiore erano di una spanna più corti e pratici, il taglio
meno netto e ordinato. La pelle della più piccola era
morbida e chiara, ma rosea: non possedeva il pallore etereo che emanava
quella di sua sorella. I tratti di Daphne, per quanto il dolce viso a
cuore li ammorbidisse, erano più asciutti e affilati.
Tutto in lei ricordava il suo passato, suggeriva che Astoria avesse
subito qualcosa in meno di lei. Come l’attacco dei
Dissennatori.
--Sarò sempre grata a mia sorella per avermi difesa e
protetta anche a mia insaputa.-- affermò Astoria,
dimostrando di essere sulla stessa lunghezza d’onda dei
pensieri di Hermione. --Ma qualche volta avrei voluto che mi avesse
permesso di combattere accanto a loro. In realtà
però devo ammettere di non aver mai fatto nulla per
ricordarle che sapevo badare a me stessa. Sono stata un po’
pigra, diciamo che ho… dormito sugli allori.--
La riccia ridacchiò, ripensando alla conversazione appena
avuta con gli altri.
--Altre volte, invece, sono stata contenta di essere un poco estranea
al gruppo.-- continuò la bionda scostandosi gentilmente una
ciocca di capelli dal viso. --Ho sempre avuto un po’ paura di
mettermi in mezzo. Era talmente raro vederli così sereni e
sorridenti, come se la loro guerra contro il mondo fosse
dimenticata… avevo paura di guastare le cose con la mia
interferenza. E tutto sommato mi piaceva considerarli quasi una persona
sola.--
--Una persona sola?-- ripeté l’altra, senza
riuscire a nascondere un’espressione divertita.
--Addirittura?--
Astoria annuì con un filo d’imbarazzo.
--Già. Infatti quando mi sentivo un po’ lasciata
da parte mi distraevo giocando ad assegnare ad uno di loro uno dei
cinque sensi.--
A questa piccola rivelazione, Hermione non poté impedirsi di
esplodere in un attacco di ridarella.
--Lo so che è un po’ infantile, ma riusciva a
togliermi l’amarezza!-- si giustificò la giovane
Greengrass, vistosamente piccata, arrossendo nel riconoscere
l’immaturità del suo trucchetto.
--Fammi indovinare, Theo era il gusto!-- tentò la riccia
decidendo di stare al gioco, una scintilla di ilarità che
brillava fulgida nel suo sguardo.
--Beh, non è che fosse così difficile da
immaginare! È goloso da morire… per me
è sempre stato il gusto, anche da prima di quelle battute
sulla cioccolata di cui, tra parentesi, ancora non ho colto il senso!--
sbottò indispettita.
Poi guardò la Granger, che continuava a ridacchiare, e si
lasciò contagiare dalla sua euforia aprendosi in un sorriso
allegro. Le labbra rosse e piene si tesero, scoprendo i denti candidi
come la neve che aveva ripreso a cadere dalle nubi.
--A Blaise invece ho affidato l’udito.-- continuò
poi. --In realtà, un po’ perché era
sempre lui a darmi retta. Quando litigavo con Theo o con Daphne era da
lui che mi rifugiavo. Sai com’è, Pan era in un
periodaccio, e Draco… è sempre stato piuttosto
schivo. Ma a volerla dire tutta, ce lo vedo Blaise a fare
l’udito. Ha sempre quell’aria cauta e posata che
sembra perso tra castelli di carta, e invece salta fuori che si accorge
di ogni minimo movimento!--
Hermione alzò gli occhi, pensierosa, ma si
ritrovò ad annuire concorde. Il moro in effetti sembrava
sempre un po’ distratto, come in attesa, ma notava ogni
minima cosa. Una volta stavano facendo quattro chiacchiere in salotto,
ma la conversazione era giunta ad un punto morto. Dato che sembrava
perso nella contemplazione del soffitto, lei si era alzata e si era
andata ad accomodare sul divano. La domanda del ragazzo
“così stai più a tuo agio?”
l’aveva sorpresa, soprattutto perché
gliel’aveva posta senza posare lo sguardo intenso su di lei:
semplicemente, aveva intuito.
--Pansy la identifico con il tatto.-- proseguì Astoria.
--Quando ero più piccola, non passava un momento senza che
cominciasse a pettinarmi i capelli o a farmi le trecce… le
piace sentire le sensazioni tra le dita, così mi diceva. Hai
mai notato che non tiene mai le mani ferme? O tamburella sulle
superfici, o giocherella con qualcosa, o si sistema i capelli, o liscia
e stropiccia i vestiti, o gesticola…--
--Ultimamente sta sempre a coccolare Harry, nemmeno l’avesse
preso per un peluche.-- le svelò la riccia con un sorriso
tenero, e un poco agrodolce. --Adesso ho capito perché.--
La piccola Greengrass annuì. --Già. Per Daphne
invece ho tenuto la vista. Quella ragazza è come Blaise,
solo in un altro senso. Nota tutto, e per davvero eh! Ma
d’altra parte è un bene, visto che si diverte a
fare l’estetista.--
--Daph è incredibile.-- commentò Hermione, e
un’espressione ammirata e incredula si formò sul
suo viso mentre ricordava un episodio in cui l’amica le aveva
dato una dimostrazione di questa sua abilità. --Una volta
avevo sistemato una maglia che Angel mi aveva affettato appena sul
fianco, ma lei ha notato subito il mio rattoppo alla bell’e
meglio e si è offerta di riparare il danno!--
La bionda di gusto. --Ha imparato a cucire per
“colpa” mia, da piccola mi stracciavo sempre gli
abiti e lei me li rammendava…--
--Colpa fin lì, i miei vestiti ti ringraziano!--
esclamò l’altra con entusiasmo, ma la risata
seguente le morì in gola: s’interruppe e prese a
mordicchiarsi appena le labbra, portando le mani in grembo, e le disse:
--Quindi a Draco rimane…--
--L’olfatto.-- terminò Astoria per lei. --Ma non
è solo una conseguenza dell’andare per esclusione
eh! Per spiegarti, lui non sarei mai riuscita a prenderlo di sorpresa
come mi è capitato con te prima: Draco avrebbe saputo che
ero nei paraggi perché avrebbe riconosciuto il mio profumo.
Lo so che suona strano e assurdo, ma ti giurò che
è vero! Infatti quando si prende un raffreddore diventa
intrattabile, dice che fa fatica a rendersi conto di ciò che
lo circonda! No, ma ci credi? Pensa che una volta…--
Ma Hermione non l’ascoltava più. Quando aveva
sentito la menzione riguardo al fatto che il giovane Malfoy sapesse
riconoscere alcune persone dal profumo, la sua mente si era inceppata.
I suoi pensieri erano tornati a qualche ora prima, quando la voce rotta
del ragazzo aveva masticato il suo nome. Quindi Draco aveva capito che
lei era lì, perché aveva riconosciuto il suo
profumo. Aveva capito che lei era lì accanto, a prendersi
cura di lui… e non l’aveva scacciata.
--Terra chiama Granger!-- l’esclamazione piccata della
ragazza e la sua mano che le sventolava davanti al viso la strapparono
d’improvviso alle sue riflessioni. --Perché
sorridi?--
La Grifondoro si rese conto del sorriso sciocco che si era
silenziosamente imposto sulle sue labbra senza che se ne rendesse
conto. Arrossì appena, sentendosi colta sul fatto dallo
sguardo affilato ed curiosamente perplesso dell’amica.
--Ma no, niente, solo un pensiero.-- si affrettò a
rispondere, cercando di non tentennare, ma non poté fare a
meno di cominciare ad arrotolare un ricciolo tra le dita.
--Sono… sono solo contenta che tu abbia condiviso con me
questo tuo trucchetto per scendere a patti con l’affiatamento
degli altri. Anche io mi sento un po’ un’intrusa
ogni tanto.--
Mezza bugia, mezza verità: era davvero grata alla giovane
Greengrass. L’aveva fatta sentire un po’ meno sola,
e l’aveva aiutata davvero: ora le sarebbe stato molto
più facile osservare l’affetto sincero che legava
i Traitors senza sentirsi amareggiata, perché aveva imparato
a vederlo sotto una luce diversa.
Lo sguardo di Astoria si addolcì, e le sorrise con calore.
--Sentiti libera di approfittarne quando vuoi. Ma ricorda: è
un segreto!--
--Non lo dirò a nessuno, parola di Grifondoro!-- promise
alzando la mano destra, per poi scoppiare a ridere allegramente seguita
a ruota dall’altra.
Fu così che le trovò Theodore quando
aprì il portone: sedute su una panchina mezzo congelata, con
le teste appena reclinate all’indietro e i capelli che si
rincorrevano nel venticello ancora invernale che disperdeva le
nuvolette di condensa create dal loro fiato, a ridere a crepapelle.
--Mi sono perso qualcosa?-- chiese loro mentre lo superavano per
rientrare, senza riuscire a impedirsi di sogghignare a sua volta.
--Assolutamente nulla!-- risposero le due in coro, saltellando briose
nel corridoio accogliente e caldo dello Château.
Angoletto!
Buonasera a tutti!
Lo so, sono in un
bel ritardo... lo sapete che mi dispiace un sacco, vero? Vero???
...dai, non
è colpa mia! È colpa dell'esame di storia! Se lo
sapevo prima che bastava darlo per recuperare la voglia di scrivere lo
davo il mese scorso!
Comunque, per
premiare la pazienza dei (probabilemente pochi) lettori che ancora
seguono questa storia, ho voluto fare una bella cosa: ho postato un
capitolo lungo! Paradossalmente, è uno di quelli che ho
scritto in meno tempo XD
È un
capitolo abbastanza ricco, credo. Personalmente trovo che i punti
salienti siano il "segreto di Draco" così candidamente
custodito da Blaise&Co. e il ricordo di Daphne.
Il flash-back sui
Dissennatori è venuto da sé la sera prima
dell'esame... spero di aver fatto un buon lavoro perché
è un pezzo a cui tengo molto, nonostante non fosse previsto
nello schema del capitolo che mi ero fatta. Ma quando si scrive
è così, si sa!
Nel dialogo tra
Hermione e Astoria ho cercato di descrivere molto anche la loro
gestualità. Secondo voi ci sono riuscita? Mi sembra di non
riuscire mai a descrivere abbastanza bene la loro presenza fisica
all'interno delle scene...
E, dulcis in fundo...
(le trombe squillano
e i tamburi rullano)
ta-daaaaaan! Ho
aperto una piccola, modesta pagina-autrice su facebook! Che dire, mi
farebbe molto piacere se trovaste il tempo di farci un salto, anche
solo per insultare questa buffa signorina ritardataria XD
Scherzi a parte, mi
trovate qui:
DreamWanderer
(EFP)
Per domande, dubbi,
curiosità, insulti, io sto lì. Tra link e album e
note. E spoiler, ovviamente!
Un bacio a tutti voi!
;*
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Capitolo 28 *** A Death Eater's Turnabout ***
Just
For Love
A Death
Eater’s Turnabout
--Te cosa
dici?--
--Mah, credo
che si stia sentendo un po’ meglio. La finestra di sicuro non
l’ha riaperta.--
--Credi che si
sia accorto di lei? Che sia tornata, intendo.--
--Non lo
escluderei. Ma ricordati che era delirante.--
--Delirante lo
è di suo, Pansy cara.--
Uno sbuffo, il
suono di un riso sogghignato.
--Mai messo in
dubbio.--
--Guardate che
vi sento.--
Il suo
sussurro, un poco gracchiante a causa dei giorni che aveva passato
senza proferir parola, risuonò nella stanza con
l’eco di uno sparo.
Draco,
sorpreso dal suono della sua stessa voce, prese un respiro profondo e
si girò in modo tale da avere la schiena distesa contro il
materasso morbido. Sbatté le palpebre un paio di volte, gli
occhi che bruciavano a causa del raffreddore, mentre il mondo cessava
di essere una macchia indistinta e semovente di fronte alle sue iridi
chiare.
--Te la sei
presa comoda, amico.--
Blaise era
seduto accanto al letto, un sorriso strafottente sul volto affilato.
Era bello come certe cose non cambiassero mai, nemmeno dopo tutti
quegli anni. Il moro aveva ancora lo stesso ghigno scherzoso ma
sollevato che gli dedicava quando si svegliava la mattina con un mal di
testa allucinante a causa della sbornia di turno mentre quello era
già in piedi ad abbottonarsi la divisa, fresco come una rosa.
--Rompiti te
una gamba cadendo da cavallo, poi vediamo come e quando ti svegli.--
frecciò il biondo mentre si riavviava all’indietro
alcune ciocche dispettose e appiccicaticce.
--Macché
rompere e rompere, sei sempre il solito fatalista!-- esclamò
l’amico, decisamente sollevato nel sentirlo scherzare.
--Sembrava una frattura, ma per fortuna ti sei solo slogato la caviglia
e stirato qualche muscolo. E ti sei buscato un’influenza con
i fiocchi.--
--Non me
n’ero accorto.--sibilò sarcasticamente il giovane
Malfoy, accettando con un cenno di ringraziamento il fazzoletto che gli
porgeva Pansy e soffiandosi energicamente il naso. --Allora, chi di voi
si è divertito a giocare all’infermiere mentre io
me ne stavo qua convalescente?--
I due amici si
scambiarono un’occhiata veloce.
--Ci abbiamo
provato.-- gli disse la bruna Serpeverde, sedendosi accanto a lui sul
letto. --Ti abbiamo sistemato la caviglia e ti cambiavamo le bende, ma
non riuscivamo a farti abbassare la febbre. Stavi malissimo…
e abbiamo chiamato rinforzi.--
Draco
inclinò il capo con fare colpevole di fronte
all’espressione cupa della sua amica. Odiava sapere di averla
fatta preoccupare fino a star male. Poi si ricordò
dell’ultima parte della sua frase.
--Rinforzi?--
chiese, la fronte corrugata.
Un sospetto
s’insinuò nel suo sangue, guidato da un profumo.
Orchidea.
--Hermione.--
--Esatto.--
annuì Blaise, confermando la risposta di Pansy. --Quando ha
saputo di te è passata per vedere come stavi. T’ha
squadrato con occhio clinico e ha detto: “posso fare
qualcosa”. Sapevi che ha voleva studiare per diventare
medimaga? Stava seguendo dei corsi preparatori.--
--Ma
davvero.-- commentò il biondo, solo che le parole che
sarebbero dovute essere una domanda gli uscirono senza
l’inflessione interrogativa.
L’unico
pensiero che occupava la sua mente, in quel momento, era il fatto che
Hermione avesse rimesso piede allo Château. Perché
aveva saputo che lui non stava bene, aveva varcato le pesanti porte
della gigantesca villa dei Malfoy.
--Già.
Oh, poi me lo spieghi però perché se
c’è lei la finestra però resta
chiusa.-- gli disse l’amico, piccato.
E lui rispose
senza rendersene conto: --Perché ha un buon profumo.--
Ma prima che
potesse mordersi la lingua, Blaise esplose in una risata liberatoria.
--Da che pulpito! Amico, te l’ho già detto che hai
un bisogno disperato di farti una doccia?--
Pansy lo
seguì a ruota, lasciandosi cadere tra le coperte di Draco
per dare libero sfogo a tutto il suo divertimento. E la replica piccata
di Draco si sentì fino in salotto.
--Ragazzi,
andate ampiamente a quel paese!--
-<>-*-<>-
Hermione
aprì delicatamente la porta della camera, e per un momento
rimase frastornata dalla luce abbagliante che inondava la stanza.
Dovette sbattere le palpebre un paio di volte per permettere ai suoi
occhi di abituarsi a quell’inaspettata luminosità,
e poi cominciò a guardarsi intorno non poco sorpresa.
Le finestre
erano aperte in modo da far cambiare l’aria, e allo stesso
modo era spalancata la porta finestra, con il velo delle tende leggere
che ondeggiava nella pungente brezza ancora invernale. La stanza era in
ordine, nonostante il letto disordinato e un cambio di vestiti
miseramente abbandonato a casaccio in giro per la stanza.
Istintivamente,
la riccia emise uno sbuffo esasperato e si chinò per
raccogliere gli abiti. E mentre toglieva un paio di pantaloni neri
dalle lenzuola aggrovigliate, si rese conto di una cosa: il letto era
sfatto. Sfatto e… vuoto? Come vuoto? Dove si era cacciato il
suo “paziente”?
Quello che
accadde dopo fu piuttosto veloce. O forse era il suo cervello che si
trovò misteriosamente a lavorare a rilento. Una porta
sbatté quasi con violenza e la ragazza si girò di
colpo, il paio di pantaloni stretto tra le mani, ancora mezza china.
E fu
così che Hermione si ritrovò a fissare dal basso
il suo “paziente”, i capelli completamente bagnati,
il corpo tonico ancora gocciolante, e solo un asciugamano addosso a
coprirgli dalle costole a metà coscia.
Oh
porca miseria ladra.
--Granger, che
diamine stai facendo?-- le chiese Draco con le sopracciglia inarcate,
cercando di suonare scocciato mentre cercava invece di non lasciarsi
andare a un ghigno ilare.
La giovane,
ancora troppo sorpresa per mettere insieme qualcosa di senso compiuto,
deglutì e cominciò a balbettare.
--Non… stavo… io… tu sei…--
--Sì…--
la prese in giro lui, parlando lentamente che si usa con i bambini
quando non capiscono qualcosa di estremamente semplice. --Tu Hermione,
io_--
--Malfoy!--
sbottò quella, irritata dalla sua accondiscendenza.
--Stavo per
dire Draco in realtà. Sai com’è, visto
che io ho usato il tuo nome pensavo di rimanere sulla stessa lunghezza
d’onda.--
--Ha. Ha. Ha.
Molto divertente.--
--Sono felice
di notare che hai ritrovato l’uso della parola.--
I due si
squadrarono in cagnesco per due minuti scarsi. Poi la ragazza scosse la
testa, facendo ondeggiare i ricci morbidi.
--Sono venuta
a vedere come stavi.-- gli disse, suonando ancora piccata.
--Perché non sei a letto?--
Il giovane la
guardò divertito, inarcando le sopracciglia chiare: --Mi
sono fatto una doccia, Granger. Rilassati, mica sparisco.--
--Oh.--
Giusto.
Logico. Ma che diavolo era andata a pensare? Hermione esalò
un sospiro silenzioso, cercando di riprendere il controllo della sua
mente.
-E ora, col
tuo permesso, andrei a vestirmi.-
-NO! Aspetta.-
Ecco, parlando
appunto di controllo.
Draco la
guardò sorpreso, e terribilmente divertito da
quell’ultima uscita.
--Scusami?!--
La riccia si
rese conto del diniego che le era così entusiasticamente
uscito di bocca. Sentì le guance andare a fuoco, mentre
un’ondata di imbarazzo si propagava per tutto il suo corpo
facendola sentire improvvisamente accaldata. Ma che diavolo le prendeva?
--Cioè,
volevo dire, aspetta che ne approfitto per farti la fasciatura alla
spalla.-- si affrettò a specificare, quasi tentando di
correggersi.
Il biondo la
stava squadrando con ironia, un ghigno divertito candidamente disegnato
sulle sue labbra morbide e sottili. Per un momento, la ragazza
s’incantò a fissare quel sorriso.
--Posso almeno
mettermi i pantaloni?-- chiese lui, il tono che cercava di celare una
risata-
--Certo.--
annuì.
I due rimasero
a guardarsi ancora per qualche attimo, tanto che la ragazza
cominciò a chiedersi perché lui non si muovesse a
prenderli, quei maledetti pantaloni. Fu ancora lui a rispondere a
quella sua domanda inespressa.
--…
guarda che ce li hai in mano tu.--
--Oh.-- la
ragazza tornò improvvisamente consapevole della stoffa
morbida intrappolata tra le sue mani, e desiderò con tutta
sé stessa di poter sprofondare attraverso il pavimento.
--Giusto.--
Glieli porse
in silenzio tenendo lo sguardo basso, incapace di reggere il ghigno in
quelle iridi così chiare e così penetranti. Draco
prese i pantaloni, rovistò un po’ in un cassetto e
si ritirò in bagno per rivestirsi.
Ma che diavolo
mi prende?! si chiese Hermione, finalmente libera di prendersi la testa
tra le mani. Avrebbe quasi voluto sbattere un paio di volte la fronte
contro il muro, tanto si sentiva in imbarazzo. Si sentiva una vera e
propria stupida.
Da dove
diamine veniva quell’assurdo comportamento? Era Draco Malfoy,
per la miseria! Lo conosceva da una vita! Com’è
che all’improvviso si comportava come una ragazzina?
Perché
l’ho visto anche un po’ di più che mezzo
nudo.
si rispose da sola, incapace di nascondere a sé stessa una
punta di imbarazzo. E
perché l’ho visto in piedi.
Già,
l’aveva visto in piedi, con le sue forze, sulle sue gambe.
Dopo tutto il tempo passato a curargli la febbre e le ferite, era stato
quasi un colpo. Ma ciò che l’aveva veramente presa
alla sprovvista era stata scarica di contentezza che l’aveva
travolta: dopo tutta la pena e l’ansia che aveva provato per
lui, vederlo star bene era stata davvero una gioia. Una gioia tanto
inaspettata da farle venire un mezzo collasso psicologico, vista la sua
reazione.
Si sentiva una
scema.
Hermione
passeggiò un po’ per la stanza, cercando di
dissipare quella matassa di sentimenti confusi che le si era
aggrovigliata in petto durante la loro breve conversazione.
Arrivò fino al davanzale della finestra e vi si
appoggiò quasi con abbandono. La sensazione del corrimano
freddo sotto le dita e del vento rigido sulla pelle del viso fecero
breccia nella sua mente, aiutandola a schiarirsi i pensieri. La ragazza
fece qualche respiro profondo per scacciare l’imbarazzo
bruciante che ancora sentiva scottarle il collo, il fiato che si
condensava in nuvolette evanescenti a causa della temperatura invernale.
Lo sbattere
delle imposte della finestra che veniva chiusa si sovrappose allo
scatto della porta del bagno che si apriva, e Draco tornò
nella sua camera.
--Facciamo la
fasciatura?-- gli chiese la riccia con leggerezza, voltandosi verso di
lui.
Il biondo
annuì mentre chiudeva le altre finestre, un leggero velo di
pelle d’oca che cominciava a delinearsi sulle sue spalle
nude. Poi andò a sedersi sul letto, mentre lei estraeva
dallo zaino un barattolo bianco e alcune garze pulite.
Hermione lo
raggiunse, inginocchiandosi dietro di lui sul materasso.
Svitò il tappo del barattolo di plastica e si
sporcò le dita con la mistura che conteneva. Era una
sostanza cremosa, dal profumo pungente e di color panna, una mescolanza
di tonalità pastello di ocra e verde oliva.
--Che
cos’è?-- le chiese il giovane.
--Un impacco
di erbe curative, mescolato a gocce di pozione cicatrizzante e
soluzione disinfettante.-- gli rispose mentre cominciava a spalmare la
sostanza sulla schiena di Draco, il quale rabbrividì per la
sensazione fresca della crema.
La riccia non
poté fare a meno di sorridere nel notare come le ferite
fossero ormai in via di guarigione. D’accordo, Daphne
l’aveva aiutata a preparare l’impacco quindi non
era tutto esclusivamente merito suo, ma lei si sentiva comunque
incredibilmente fiera di sé stessa: finalmente ne aveva
combinata una giusta.
Le sue dita
viaggiavano, stendendo uno strato sottile di crema sulla pelle lesa del
ragazzo con delicatezza. Partiva dai bordi più esterni della
ferita, proseguendo poi verso l’interno, fino a raggiungerne
le labbra. Tracciava il solco della cicatrice il più
leggermente possibile, lasciando uno strato un po’
più spesso di impacco.
--Ma facevi i
massaggi?-- le chiese Draco, completamente rapito dal tocco gentile ma
deciso che riservava in particolare alle zone di pelle lontane dai
graffi.
--No.--
rispose lei con voce un poco assente, tanto era assorbita dal suo
incarico di infermiera.
--Peccato.--
replicò il biondo mentre la sua testa tornava indietro nel
tempo, a un sogno fatto ormai qualche mese prima, e un sorriso
insinuante si disegnava sul suo volto. --Ho la sensazione che saresti
molto brava.--
--Umh.--
Rimasero in
silenzio per un po’.
Lui si beava
del suo tocco fresco e lieve, della sensazione delle sue mani che gli
scorrevano sulla pelle. Il solletico fastidioso che percepiva quando
scivolavano sulle cicatrici era poca cosa rispetto al piacere che gli
procurava quel massaggio del tutto non intenzionale, tanto che non
riusciva nemmeno a togliergli dalla mente quella… fantasia
che l’aveva colto già un paio di volte nel sonno.
Lei si
dedicava con attenzione ad applicare l’impacco in modo
uniforme sulla pelle, cercando di aiutarla ad assorbirlo più
velocemente con carezze che si concentravano soprattutto sulle zone
intatte perché meno reattive alla crema. Ma non poteva
impedirsi di arrossire: parte di lei era anche troppo consapevole
dell’affetto che stava sviluppando nei confronti
dell’insopportabile e innegabilmente bel Malfoy, che era
tanto abbandonato alle sue cure.
--Sai, ero
preoccupata.-- ammise mentre cominciava ad applicare con attenzione la
garza sulla sua spalla.
Draco
spalancò gli occhi, la sorpresa e il piacere che facevano
sbocciare un ghigno compiaciuto a lei invisibile. --Davvero?--
--Sì.
Quando Theodore mi ha detto come stavi mi ha preso un colpo.-- mentre
lo diceva sentì la garza tremarle tra le mani, come se il
ricordo la turbasse ancora. --Mi ha detto che non riuscivano a farti
abbassare la febbre, e che se avessero chiamato un medico saresti
diventato una furia. Perché?--
Toccò
a lui rabbrividire a causa dei ricordi. La linea della mascella si tese
mentre stringeva i denti per una rabbia mai sopita, e la voce gli
uscì in un ringhio.
--Vecchi
rancori.-- disse semplicemente, e Hermione capì che si
sarebbe dovuta accontentare della risposta.
Per un
po’ non dissero nulla, entrambi prede di ricordi e rancori
decisamente sgradevoli. Stavolta fu Draco a riavviare il discorso per
cambiare argomento.
--Sai, non
pensavo che saresti venuta ad aiutarmi.-- ammise, riprendendo la stessa
struttura d’esordio che aveva usato anche lei.
--Perché
scusa?--
--Perché
io ti ho cacciata dallo Château.--
Entrambi si
irrigidirono: il tasto dolente, l’origine del loro imbarazzo,
era stato scoperto.
I movimenti di
Hermione si bloccarono. Un silenzio pesante avviluppò i loro
respiri per qualche secondo, e il biondo sentì la sua gabbia
toracica farsi improvvisamente pesante. Poi, semplicemente, la ragazza
riprese a bendare il torace del giovane Malfoy.
--Non
è stato piacevole in effetti.-- confessò lei in
un sospiro. --Anzi, è stato proprio brutto. Ma credo di
essermelo meritato.--
Draco avrebbe
tanto voluto girarsi per vedere la sua espressione in quel momento, ma
i gesti della giovane lo bloccavano.
--Avevi
ragione, vi stavo usando come un hotel. Ho fatto male soprattutto dopo
che tu sei stato così gentile co__ …voglio dire,
a insegnarmi a tirare con l’arco. Non avrei dovuto
comportarmi così.--
Il ragazzo
sorrise alla sua esitazione, cogliendo perfettamente il significato di
quelle parole nonostante il suo tentativo di ammantarlo.
--Granger,
è una mia impressione o ti stai scusando?--
--Malfoy,
sarebbe carino da parte tua non rendere questa mia ammissione di colpa
ancora più difficile.--
E la giovane
strinse il nodo alla fasciatura, chiudendo anche quella strana
discussione. Il biondo si alzò in piedi e ruotò
appena le spalle per sciogliere i muscoli. Le bende si mossero con lui
senza dargli il minimo fastidio.
--Grazie.-- le
disse, un sorriso soddisfatto sulle labbra. --È perfetta.--
La ragazza
ricambiò il sorriso. --È stato molto
più facile fartela mentre stavi diritto. Quando dovevo
bendarti mentre deliravi era decisamente complicato!--
I due si
guardarono un secondo, e una risata sottile aleggiò sulle
loro labbra.
--Ah
Draco… a proposito… c’è
un’altra cosa di cui ti volevo chiedere.--
Il bel Malfoy
si girò completamente verso di lei, reso inquieto dal suo
tono di voce preoccupato ed esitante. --Sì?--
--La…
la cicatrice che hai… sul braccio…-- la riccia
vide il suo sguardo incupirsi, le iridi grigie trasformarsi in nubi
temporalesche. --Com’è successo?--
Un sorriso
amaro si disegnò sul viso del biondo, che strinse i pugni.
--Hai davvero bisogno che te lo dica io? Allora credo che il tuo
brillante cervellino ha decisamente perso colpi.--
La riccia
s’irrigidì, colpita dal tono tagliente che aveva
preso la sua voce e un po’ ferita da quelle parole dure. Lo
fissò per alcuni attimi, confusa dalla rabbia affilata che
era sorta improvvisamente nel suo sguardo.
--È…
era il Marchio, vero?-- riuscì ad articolare, appena
tremante.
--Ma che brava
Granger. Cinquanta punti a Grifondoro!-- sputò lui con
ironia, risultando ancora più intimidatorio.
Ma Hermione
non era certo il tipo di farsi spaventare da quel genere di sarcasmo.
Scivolò lungo il materasso per avvicinarsi ancora di
più a lui, e gli sfiorò una mano con le dita. Il
ragazzo si voltò verso di lei quasi sibilando.
--Draco.--
mormorò, gli occhi d’oro fissi nelle sue iridi.
Iridi che si
schiarirono un poco al contatto fisico che la giovane aveva timidamente
stabilito, come se si fosse strappato da un ricordo per riportarsi al
presente.
--Sì,
era il Marchio.-- le confessò, lo sguardo fisso sul
pavimento e la voce tremante. --Non lo sopportavo più. Non
ce la facevo più. Continuavano a guardarmi come se da un
momento all’altro mi sarei trasformato in Voldemort stesso
per fare una strage. Era intollerabile. Volevo, dovevo togliermelo, a
qualsiasi costo.--
--Come?-- le
chiese lei in un sussurro, come se temesse di interromperlo: era
evidente che gli stava costando non poco, quella verità.
--Con
l’Ardemonio. Ho scoperto cos’erano gli Horcrux e mi
sono ricordato che il diadema di Corvonero l’avevate
distrutto così.--
Le
mostrò il braccio sinistro. Ora che sapeva cosa cercare, la
riccia distinse una certa regolarità nelle cicatrici
sull’avambraccio, come se fossero state causate da una serie
di graffi.
--Una
sera… non so perché, ma è diventato
tutto insostenibile. Ho invocato un artiglio di Ardemonio.--
continuò Draco, la voce quasi distante. --Sono riuscito a
controllarlo, per un po’. Ho fatto in modo che…
graffiasse via il Marchio. Letteralmente.--
Lei si
portò le mani alla bocca, gli occhi dolci e intensi sciolti
da lacrime di orrore.
--Per il
dolore, ho perso il controllo dell’incantesimo. Villa Malfoy
è un cumulo di macerie. Blaise mi ha tirato fuori da
lì, anche se ancora nessuno di noi due ha capito esattamente
come. Per questo reagisce così quando non sto bene.-- una
piccola risata interruppe il suo racconto, come un ricordo lontano di
cui si sente la mancanza: una vecchia battuta tra amici. --Non sono
voluto andare al San Mungo per i troppi problemi con i medici che avevo
avuto in passato. I tagli si sono rimarginati dopo due mesi di
soluzione cicatrizzante e fasciature.--
Hermione
fissò le cicatrici per qualche secondo ancora, poi
spostò lo sguardo nelle iridi di lui. Due specchi tremolanti
di rabbia, dolore e ricordi di paura ricambiarono la sua occhiata. Si
alzò in fretta, la mano che si stringeva istintivamente sul
suo braccio per trasmettergli calore e appoggio. I corpi accostati
vicinissimi, i volti a un soffio l’uno dall’altro,
rapiti dal gioco di sguardo solido come una catena che era
improvvisamente esploso tra loro.
--Draco…--
E la porta si
spalancò.
Angoletto!
Ebbene sì,
finalmente sono tornata! Vero che siete contenti? Non rispondete, mi
tengo l'illusione XD
Allora, che
c'è da dire su questo capitolo... è decisamente
un punto di svolta, come lo sarà il prossimo. Come potete
intuire, infatti, la porta spalancata preannuncia una litigata con i
fiocchi. Ma di quelle che metà basta eh!
Ora, due cose.
La prima è
una domanda: che ve ne pare del momento "comico" tra Draco e Hermione
all'inizio del capitolo? Credo che sia la prima volta che voglio
scrivere una cosa così cretina, e sinceramente non riesco
proprio a capire se sia uscita bene o male! A voi come sembra?
La seconda: sappiate
che ho litigato con il finale di questo capitolo fino ad... adesso. Non
sapevo come mettere il racconto di Draco, perché volevo
raccontare che gli è successo ma avevo bisogno di tenere
qualche cosa da parte visto che le cicatrici torneranno fuori un paio
di volte anche nei prossimi capitoli. Quello che è uscito
è questo racconto fatto quasi interamente dal monologo di
Draco. Ho volutamente tagliato fuori le sue emozioni, salvo qualche
scorcio di reazione da parte di Hermione, perché
è uno di quei racconti che si fanno quando si è
completamente persi in sé stessi, come in trance, quasi i
contatti con la realtà fossero tagliati. Spero di essere
riuscita comunque a comunicarvi ciò che si agita nel petto
del nostro biondo dietro questa confessione all'apparenza
così piatta.
Dulcis in fundo: ecco
a voi il link della mia pagina FB! Potete trovare qualche spoiler, link
a delle storie, immagini di vario tipo, stralci di strofe musicali...
per qualunque cosa (domande, curiosità, critiche
possibilmente senza insulti XD) sono lì.
DreamWanderer
(EFP)
E niente, ho finito.
Un bacio a tutti voi, splendide persone, vi auguro un buon agosto!
;*
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Capitolo 29 *** Rebel Girl ***
Just For
Love
Rebel
Girl
--Ne riparliamo.-- era
riuscita a mormorare Hermione a Draco, prima che la sorpresa di vedere
Ron sulla soglia affondasse dentro di lei.
Il rosso fece due
grandi passi verso di lei e le afferrò il polso con
violenza, scintille di rabbia che luccicavano nei suoi occhi
solitamente gentili --È qui che vieni da giorni? In questo
covo di serpi velenose?--
Sulle labbra di
Hermione sbocciò un ringhio d’ira, e diede uno
strattone nel vano tentativo di liberarsi dalla sua presa.
--Ronald, vedi di darti
una calmata. Non mi sembra il caso di mettersi a dare spettacolo.-- lo
ammonì sfuggendo alla presa delle sue dita.
--“Ronald”
un corno!-- sibilò quello allungando nuovamente la mano e
serrandola più saldamente attorno al polso esile di lei.
--Rispondimi! È per correre da questo bastardo purosangue
che bidoni me, Harry e Ginny quasi tutte le sere?--
--Io non bidono
nessuno!-- ribatté la ragazza cercando di concentrarsi sul
ritmo del proprio respiro: non le andava di mettersi a gridare e
abbassarsi al livello del rosso isterico che le stava davanti. --Io ho
semplicemente degli altri impegni, e non mi sembra che né
Harry né Ginny abbiano mai avuto problemi con questa cosa!--
--Per forza, loro li
hai sempre avvertiti! A me invece non hai mai detto una parola, ho
dovuto sapere da loro che eri occupata, ogni dannatissima volta!--
sbottò Ronald avvicinando il viso a quello di lei e
sporgendo il busto in avanti, un movimento inconsciamente minaccioso.
--Io ho SEMPRE
avvertito anche te!-- replicò la riccia; sentiva la rabbia
montare, aleggiare nell’aria come una promessa pericolosa;
vedere Ron così aggressivo però le impediva di
restare calma, pensare con lucidità: non riusciva a
impedirsi di rispondergli a tono. Istintivamente allungò il
braccio libero come per voler proteggere Draco che era ancora in piedi
dietro di lei. --Ho sempre avvertito tutti voi con un messaggio, ma tu
sei l’unica zucca testarda che non vuole nemmeno prendere in
mano un certo aggeggio babbano chiamato telefono cellulare!--
--Chiamami zucca
testarda un’altra volta e io__--
--E tu niente,
Weasley.-- intervenne una voce femminile, bassa ma tagliente come il
ghiaccio.
Pansy stava in piedi
sulla soglia, una furia gelida che scolpiva i tratti affilati del suo
bel viso dalla pelle chiara. Gli occhi scuri erano due pozzi neri,
nerissimi, di ira repressa. Ogni muscolo del suo corpo era in tensione,
pronto ad agire in mille modi diversi, e in quel momento nemmeno uno
stupido l’avrebbe considerata uno scricciolino inoffensivo.
Persino Hermione, per
un momento, ebbe paura.
Ronald le
lasciò andare il polso, zittito dall’aura di
minaccia nemmeno troppo sottile che sembrava quasi velare tutta la
figura della ragazza: pareva essersi ridimensionato improvvisamente,
come se qualcuno avesse bucato
Pansy gli
dedicò un’altra occhiataccia, quasi volesse
bucargli quella testa da pallone gonfiato che stava dimostrando di
avere, poi spostò lo sguardo sulla figura di Draco.
Il biondo era ancora in
piedi, pallido, il viso smunto che tradiva tutta la sua stanchezza.
Teneva le braccia rigide lungo i fianchi, i pugni stretti, come se
dovesse trattenersi dall’allungare le mani davanti a
sé e stringerle attorno alle curve dolci della vita di
Hermione. La riccia, dal canto suo, aveva assunto una posizione
istintivamente protettiva verso di lui: la mano finalmente libera dalla
stretta del rosso era chiusa a pugno, il gomito leggermente piegato per
essere più veloce nel caso si fosse presentato il bisogno di
difendersi; l’altro braccio invece era allungato
all’indietro a formare un’ansa protettiva che
avrebbe voluto schermare il giovane Malfoy.
--Se voi due avete
finito di dare spettacolo, qui c’è qualcuno che
sta male.-- sibilò glaciale, lottando per mantenere il
controllo: okay che il suo amico era guarito, ma era ancora
convalescente per la miseria! --Quindi, se volete discutere, vedete di
andarvene prima che vi butti fuori a calci nel sedere.--
Il rosso non se lo fece
ripetere due volte, quasi non aspettasse altro per portare la litigata
da un’altra parte, e infilò la porta a una
velocità quasi sorprendente.
Hermione invece rimase
indietro. Si volse verso il biondo e lo osservò preoccupata,
poi gli posò le mani sulle spalle per convincerlo a sedersi
sul materasso del letto.
--Mi dispiace tanto.--
si scusò contrita spostandogli alcuni ciuffi chiarissimi
dalla fronte. Il suo sguardo si adombrò considerevolmente
quando si accorse che pareva già più caldo al
tatto: la febbre non era ancora del tutto sparita.
Draco scosse la testa,
per quanto le dita di lei e le vertigini gli permettevano. --Mica
è colpa tua se Rosso Malpelo è un povero idiota.--
--Non insultare la
letteratura italiana.-- lo riprese lei, un sorriso complice sul volto:
Malpelo aveva un cervello, al contrario del rosso che stava scendendo
le scale con la delicatezza di una valanga.
Pansy, che era ancora
accanto alla porta, si lasciò scappare una risata divertita.
La riccia si voltò verso di lei, improvvisamente richiamata
alla realtà da quel riso lieve, e subito il suo sguardo si
rifece dispiaciuto.
--Scusa Pan. Ha fatto
un casino assurdo.-- borbottò, il mento piegato verso la
gola in un gesto inconscio di contrizione. --Non so proprio
che gli sia preso.--
--Come ha detto Draco,
non è colpa tua.-- le sorrise la bruna, la voce
già morbida e amichevole: la velocità con cui
quella ragazza riusciva a dimostrare indifferenza e calore era
incredibile. --Vai pure, a lui qui ci penso io.--
--Ma__--
--HERMIONE!--
--La voce del
deficiente.-- sentenziò Draco mentre si stendeva nuovamente
tra i cuscini, e in quel momento la riccia non poté fare a
meno che concordare ampiamente con lui.
Alzò gli
occhi al cielo, e ignorò il richiamo per nulla beneducato di
Ronald. --Sicura?--
--Sicurissima.-- le
assicurò l’amica. --Anche perché adesso
Draco deve prendere le medicine e fare la nanna, prima che gli torni la
febbre!--
Il biondo
sobbalzò, scosse energicamente il capo, e si tirò
il lenzuolo fin sopra la testa. --Non le voglio! Sono cattive!--
Le due scoppiarono a
ridere al comportamento esageratamente infantile del giovane.
--Sei un bambino.-- lo
apostrofò affettuosamente la brunetta Serpeverde.
--Dai Draco,
sennò poi non ti riprendi più.-- le diede
manforte Hermione prendendolo amichevolmente in giro.
--Sciocchezze!--
borbottò Draco. --Mi riprendo lo stesso, solo ci metto un
po’.--
--Vuoi guarire in tempo
per goderti l’inverno? Allora apri la bocca e caccia
giù l’antibiotico!-- lo ricattò Pansy.
Gli occhi grigi del
ragazzo fecero capolino da sotto le coperte. --Serpe che sei.--
La replica, ovviamente,
ebbe come unico effetto quello di far ridere la riccia ancora
più forte.
E poi, veloce come uno
schiocco di dita e fastidiosa come uno strillo sguaiato, la
realtà si fece prepotentemente risentire.
--HERMIONE,
MISERIACCIA!--
La ragazza
sbuffò esasperata in direzione delle scale, poi
guardò ancora i suoi amici. --Mi sa che devo andare.
Comunque torno presto. Anche perché io e te, caro il mio
biondo, abbiamo qualcosa in sospeso!--
Alla promessa di
riprendere il discorso che erano stati costretti ad abbandonare, Draco
tornò a nascondersi sotto le coperte: non amava
l’argomento e, anche se si stava comportando apposta come un
bambino, l’idea di dover rivangare tutto da lucido lo
spaventava.
Hermione gli
accarezzò dolcemente una delle mani che stringevano il
lenzuolo e dedicò a Pansy una stretta sulla spalla carica di
affetto, e poi infilò la porta. Su di sé sentiva
una nuvola scura che portava in sé il peso di troppi brutti
pensieri, tanto che per un momento si sentì schiacciata e
confusa.
Arrivata in fondo alle
scale trovò Ron ad aspettarla, il piede che batteva
rumorosamente sulle piastrelle in marmo del pavimento. Subito quello le
agguantò di nuovo il polso e prese a trascinarla verso
l’ingresso quasi fosse un sacco di patate; lei rimase tanto
sorpresa da quel ritorno alla rudezza che fu troppo sorpresa per
ribellarsi alla stretta, la mente gravata da pensieri e rancori che
tornavano prepotentemente a galla.
Mentre passavano per
l’entrata principale scorse Theo e Blaise che la osservavano
preoccupati, il secondo già sul piede di guerra. La vista
del giovane Nott le ricordò una cosa, e alla mente della
ragazza cominciò a bussare un’idea… Ma
poi i pesanti battenti di legno massiccio si chiusero dietro di lei, e
Hermione si trovò circondata dalla brezza fredda e dai
fiocchi di neve volanti. Il giovane continuava a tirarla quasi fosse
una bambola lungo il vialetto, borbottando a mezza voce diversi
rimproveri e insulti vari.
E poi, l’idea
sfondò tutte le sue difese. All’improvviso la
ragazza si bloccò, piantando le punte dei piedi nello strato
di neve calpestata.
--Che
c’è, adesso?!-- sbottò lui, guardandola
esasperato.
E le parole le uscirono
da sole, rompendo quella patina di sorpresa che le aveva incatenato la
lingua. --Voglio andare a lavorare alla sede babbana di Chez Daph, Theo
mi ha offerto un posto e io ho intenzione di accettare.--
I fiocchi di neve
cadevano a terra lenti, uno dopo l’altro. Cadevano, proprio
come fece la mascella del rosso quando le sue parole aleggiarono
nell’aria rigida dell’inverno.
Avete presente uno di
quei momenti in cui il silenzio si fa talmente assoluto che si sente il
lieve soffio di vento che accarezza la pelle? Ecco, quello era uno di
quei momenti.
Ronald la
fissò come se le fossero improvvisamente spuntate un paio di
corna da cervo, poi sembrò riprendersi e
balbettò: --C_come scusa?--
--Voglio andare a
lavorare con Theo e Daphne.-- ripeté, stavolta molto
più cosciente delle parole che pronunciava.
--Come sarebbe a dire
che vuoi andare a lav_--
Ma lei non gli
lasciò terminare la frase: --E voglio anche andare al San
Mungo a sentire per un tirocinio o per un corso speciale per potermi
rimettermi in pari con i miei piani di diventare medimaga.--
--Che cosa?!-- gemette
l’altro, la voce ora decisamente più acuta.
I due rimasero
lì a fissarsi, occhi sconvolti in occhi decisi, lui con la
bocca spalancata e lei con le labbra strette. Poi la riccia riprese a
camminare.
--Ma che diavolo vai
blaterando?-- le chiese il ragazzo quasi correndo per riprendere il
passo con lei, la cui andatura ormai sembrava una marcia.
--Sto dicendo che
voglio aiutare Theo a curare la nuova sede di Chez Daph mentre riprendo
gli studi per diventare medimaga, almeno finché non posso
lavorare al San Mungo a pieno titolo.-- rispose lei continuando a
camminare con decisione, una luce determinata negli occhi annegati di
pagliuzze dorate.
Hermione si sentiva
tremare dentro. Tremava, sì, sconvolta da quella fiamma che
le si era improvvisamente accesa nell’animo. Come fosse
successo, quale catena di pensieri l’avesse portata dalla
preoccupazione prima alla rabbia, poi alla spensieratezza, poi alla
stizza, e infine alla speranza, non avrebbe mai saputo dirlo. Ma aveva
cambiato tanti di quegli stati d’animo nel giro di appena 15
minuti che nemmeno vi dava peso.
Ormai erano arrivati
all’enorme cancello che delimitava la proprietà
dei Malfoy. La ragazza sfiorò le sbarre con una carezza
mentre le superava, sapendo benissimo che le avrebbe varcate di nuovo e
nell’altro senso. Presto.
--Ma da dove ti vengono
queste idee assurde?-- sbottò Ronald, irritato
dall’attesa per una risposta che lei sembrava intenzionata a
celargli.
--Mi vengono dalla
voglia di costruire qualche cosa, di cominciare a fare qualche cosa con
la mia vita! E dal bisogno di pagarmi il mio appartamento.-- gli disse
lei senza nemmeno voltarsi.
--Quello te lo posso
pagare io!-- esclamò Ron, illuminandosi improvvisamente, e
le afferrò ancora la mano. --Guadagno abbastanza per
mantenerti. E se pagare sia casa mia che casa tua diventa troppo
costoso posso spostarmi io da te come avevamo programmato tre anni fa
e__--
--NO!--
sbottò la giovane ritirando le dita dalla sua presa e
ruotando rapidamente su sé stessa per fronteggiarlo
vis-à-vis. --Non voglio che tu mi mantenga! Voglio essere
capace di badare a me stessa, senza dipendere da nessuno, men che meno
da te! Non mi serve e non voglio! Voglio essere capace di stare in
piedi da sola, di avere altro oltre a te e Harry e Ginny. Voglio
costruirmi la mia vita!--
--Ma noi SIAMO la tua
vita!-- gemette il ragazzo.
--No, voi siete PARTE
della mia vita! Io voglio vivere per me stessa!-- sbottò
lei, esasperata, gridando al vento di febbraio quella verità
che lei stessa aveva dimenticato.
Dopo l’ultima
replica i due rimasero a guardarsi con rabbia, ansanti, le gole che
pizzicavano per le urla che si erano lanciati addosso a vicenda. Poi
Hermione si voltò ancora e ricominciò a camminare
lungo il marciapiede.
--Brava!-- le
gridò dietro Ron. --Va’ pure a fare la figura
della cretina! Va’ pure a spaccarti la schiena come una cagna
fra libri e straordinari, se proprio ci tieni tanto! Stai solo
scegliendo la strada più difficile, deficiente!--
Nemmeno si prese la
briga di rispondergli. Anche se, doveva ammettere con sé
stessa, l’uso della parola “cagna”
proprio non le era piaciuto.
Ma Ronald era
così: sempre a sputare vocaboli senza curarsi del modo in
cui si possono dire le cose. Era certissima che quella sera, quando lei
sarebbe rientrata tardi sommersa di scartoffie lui l’avrebbe
aspettata al varco, pronto a ripeterle che stava solo cercando un modo
di ingarbugliarsi la vita.
E lei gli avrebbe
risposto con un sorriso entusiasta: perché lei era brava a
gestire le cose complicate.
-<>-*-<>-
--Quindi Ronald ce
l’ha con te eh?-- domandò Theodore mentre gettava
a terra una delle tante scatole di cartone che campeggiavano in giro
per il locale.
--È
furibondo.-- confermò Hermione annuendo, ma senza la minima
amarezza nella voce: le era uscita come una mera constatazione.
--Non sembri molto
toccata.-- notò infatti il moro.
--Forse sono troppo
euforica per perdermi a commiserarlo.-- replicò lei con un
sorriso.
Euforica lo era, eccome
se lo era! Aveva passato già due settimane a fare avanti e
indietro tra il negozio e l’appartamento, a portare scatoloni
e mobili e prodotti. Quando poi aveva visto la cantina dove avrebbero
tenuto le scorte di elisir e pozioni da mettere nelle creme, con tanto
di calderone e libri e ingredienti, si era sentita veramente rinata. Il
San Mungo l’aveva esaurita un po’ con tutte le
trafile burocratiche per farle prendere un corso avanzato di medimagia
di qualche settimana per poi affidarla a un tirocinio, ma a fine mese
avrebbe finalmente potuto cominciare. Detto nei denti, delle lune di
Ronald non le importava proprio, anche perché sia Harry che
Ginny avevano dimostrato tutto il loro appoggio: due sere prima
l’avevano portata fuori a cena per festeggiarla.
A parlare con Draco,
ancora non ci era riuscita. Tra una scatola e l’altra non
aveva avuto il tempo di prenderlo per l’orecchio e
ripercorrere la cosa seriamente, anche perché sospettava che
lui facesse di tutto per evitare l’argomento. Ma Hermione
sapeva di poter fare qualcosa: nozioni di cicatrici lasciate da
incantesimi oscuri o malefici ancora le giravano per la mente, quando
anni e anni prima aveva cercato informazioni sulla cicatrice di Harry,
e ricordava piuttosto distintamente di aver letto riguardo a proposte
di cure che variavano da caso a caso. Doveva solo farsi spiegare meglio
la situazione da Draco, e convincerlo a farsi vedere da un medimago che
ne sapesse parecchio più di lei.
--Hermione, metti quel
cartone vuoto nella pila da buttare?-- le chiese Theo, indicando lo
scatolone che stava accanto alla porta dello scantinato.
--Vado subito a
metterla fuori!-- annuì la riccia, e fece per avviarsi verso
la strada per buttare l’oggetto nel mucchio di cartacce che
finiva sempre per debordare dai bidoni della raccolta differenziata.
Non fece nemmeno in
tempo a uscire dal negozio che il battente in vetro
dell’ingresso rischiò di scontrarsi duramente
contro il suo naso. Si ritrovò sbattuta rudemente contro il
muro, la maniglia che premeva per fortuna senza troppa forza contro il
suo stomaco.
--Scusa, non ti avevo
proprio vista!-- squillò una voce tremante di dispiacere,
seguita dal rumore della porta che si chiudeva.
Hermione riprese un
momento di fiato, mentre la sorpresa scemava e rimetteva a fuoco il
mondo: davanti a lei c’era una ragazzina dal fisico minuto,
dai lunghi capelli striati di ciocche bionde e gli occhi scuri che
chiedevano perdono.
--Nulla di rotto.--
rispose, cercando di abbozzare un sorriso per tranquillizzarla.
Alla smorfia che vide
sul viso della riccia, la ragazzina si produsse in un’altra
valanga di scuse. Parlava quasi a raffica, con il tono agitato e
ansante di una persona che ha appena terminato una corsa, le mani che
volavano continuamente a torturare i capelli.
--Ma che succede qui?--
domandò Theodore entrando nella stanza, attirato da tutto il
baccano.
Sul volto del ragazzo
si dipinse un’espressione di assoluto stupore, e anche un
po’ ilare, quando realizzò la scena che si trovava
sotto lo sguardo: Hermione, una mano sui polmoni, cercava di
riprendersi tanto dal fiato mozzo che dallo spavento, mentre una
giovane più simile ad una macchinetta parlante che ad altro
in quel momento snocciolava scuse e dispiaceri a capo chino.
--Va tutto bene?--
chiese ancora, un leggero divertimento che gli colorava la voce calda.
--Tutto bene.-- rispose
la riccia. --Stavo uscendo mentre lei entrava e ci siamo lievemente
scontrate.--
--Nulla di grave?--
fece lui, premuroso.
Hermione
agitò la mano per minimizzare. --Macché, solo un
colpo.--
--E tu, invece?--
Sentendosi chiamata in
causa, la ragazzina arrossì vistosamente e
borbottò un “grazie, sto bene” in
risposta.
Il moro la
guardò inclinando il capo di traverso, incuriosito. --Come
mai sei entrata? Il negozio è ancora chiuso, apriamo
settimana prossima.--
Quella
s’imporporì ancora di più e prese a
guardarsi in giro. --Sì, lo so… ecco,
io… volevo sapere se potreste avere un lavoro per me.--
--Non
c’è un cartello fuori.-- obiettò la
riccia, perplessa quanto il suo amico.
--Ho visto…
è che, insomma, ne avrei davvero bisogno, quindi sto
chiedendo un po’ dappertutto, ecco… anche se non
ci sono cartelli, d’altra parte non si sa mai, giusto?--
tentò la ragazzina, cercando di rivolgere ai due un
sorrisino amichevole.
Theodore la
squadrò soprappensiero, poi annuì appena. --Come
ti chiami?--
--Annabelle. Ma solo
Anne va benissimo.--
Hermione le sorrise
bonaria. --Immagino che il soprannome Belle ti irriti parecchio.--
--Non sai
quanto…-- rispose Annabelle storcendo la bocca sottile in
una smorfia esasperata, un poco più a suo agio.
--Beh, se vuoi puoi
darci una mano a sistemare un po’ in questi giorni, e se ci
troviamo bene magari puoi restare anche a fare la commessa. Sei
maggiorenne?-- le domandò il moro.
--Ho compiuto i
diciott’anni il mese scorso.-- rispose la ragazzina.
Due cose, in
ciò che aveva detto, sorpresero Hermione: intanto, le
avrebbe dato giusto sedici anni, e in secondo luogo le sembrava che
avesse riferito la sua età in modo… strano; senza
l’orgoglio di chi è finalmente maggiorenne, aveva
pronunciato le parole come se fossero una constatazione banale,
completamente priva di ogni rilevanza.
Theodore sorrise.
--Allora non vedo controindicazioni. Dai, vieni di là nello
studio che vediamo un po’ come organizzarci.--
Annabelle
annuì, un sorriso tremante sulle labbra sottili. --Grazie.--
La riccia fece per
seguire i due nell’altra stanza, ma la voce del suo
“capo” la fermò: --Non avevi uno
scatolone da buttar via?--
Lei lo
guardò, stupita, e poi ricordò: il cartone le era
caduto dalle mani quando aveva sbattuto contro la porta.
Si batté
piano il polso contro la tempia ed esclamò: --Giusto, vado e
torno!--
Theodore le sorrise
mentre si voltava in un vortice di riccioli, e sparì assieme
ad Annabelle oltre la porta scorrevole in legno chiaro.
Forse, se fosse stata
più attenta, Hermione avrebbe notato il tremito delle mani
della ragazzina e il terrore di pece che le allagava gli occhi. Ma,
frastornata com’era dallo scontro poco delicato con la porta,
non si rese conto di un bel niente. Così raccolse la scatola
vuota e si incamminò verso il bidone all’angolo.
Angoletto!
Ebbene
sì, finalmente rieccomi qua! Wow, quasi non mi sono accorta
di tutto il tempo che è effettivamente passato... questi
giorni son volati. L'università è ricominciata, e
con essa i viaggi in treno, i laboratori di lingua, i corsi serali, il
nuovo alloggio... mi sono fatta strappare un po' da tutto il resto
^^'''''
Ma
adesso sono qui e son tornata! Allora, di questo capitolo vorrei dire
giusto tre parole.
L'argomento
centrale è ovviamente la litigata con Ron, che spero vi sia
piaciuta e che sia riuscita bene... l'avevo scritta di getto
praticamente subito dopo aver finito "A Death Eater Turnabout", salvo
poi riprenderla quasi interamente XD non era tanto diversa dalla
versione finale, solo decisamente più corta!
Ecco,
abbiamo anche uno scorcio in cui vediamo una Pansy decisamente
particolare! Questa è una scena che ho sempre avuto in
mente, da quando questa storia a cominciato a definirsi, quando ho
cominciato a sforare dai quindici capitoli con cui era nata. Oggi come
oggi, questa parentesi è solo un preludio della vera furia
verde-argento, che vedremo presto... ma ci arriveremo, e in maniera
decente spero!
Come tutte le parti che coinvolgono Pansy in maniera particolare,
è dedicato alla meravigliosa ranyare,
che spero apprezzi <3
In
ultimo, Annabelle. È un personaggio ancora tutto da
scoprire, che ha un passato un poco triste. Non avrà una
vera e propria storia a sé, ma potrebbe uscirci un capitolo
incentrato su di lei se riesco a farmelo uscire decentemente :) L'idea
di lei e delle vicende che la intrecciano con JFL ha acquistato
spessore di recente, nella mia testa. Posso solo sperare che vi piaccia!
Dulcis
in fundo: come al solito vi ricordo qui sotto l'indirizzo della mia
pagina Facebook, dove potete trovare un'immagine di Annabelle. Per
qualunque cosa potete cercarmi lì: è il posto
giusto :)
DreamWanderer
~EFP
Un
bacio enorme e mille ringraziamenti a tutti voi. E un grazie speciale a
quelle persone che spendono due minuti per recensire questa storia o
per scrivermi sulla mia pagina.
Con
affetto,
;*
|
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Capitolo 30 *** Friend or Foe? ***
Just For
Love
Friend or Foe?
Le settimane cominciarono a
susseguirsi, accavallandosi, confondendosi, dilatandosi inesorabilmente
in mesi; i giorni scorrevano tutti uguali, pur essendo tutti diversi,
ed Hermione li navigava come una barca a vela sospinta da folate di
libeccio, tanto in fretta da inciampare tra quei numeri neri e rossi
segnati sul calendario, a volte addirittura rimuovendo dalla memoria
interi quadratini.
Il
tempo sembrava non bastarle mai: il corso serale di Medimagia a cui si
era iscritta le impegnava le serate fino a tardi, così
Theodore aveva cominciato a ridurle gradualmente i turni di lavoro alla
sede londinese di Chez
Daph, decidendo alla fine di farla lavorare solo nei
pomeriggi, cosicché le mattine potesse passarle a studiare;
il weekend era sempre una giostra da calibrare con una perfezione quasi
architettonica in modo da non scontentare nessuno –
né le ex-Serpi, né gli ex-Grifoni.
La
situazione le aveva improvvisamente permesso di tirare fiato quando
Ginny aveva proposto di cominciare ad uscire tutti assieme: lei stava
frequentando Blaise, Harry e Pansy ormai sembravano essere diventati
l’uno il completamento dell’altra… che
senso aveva continuare a mantenere i gruppetti divisi, fingendo di non
conoscersi?
Tuttavia, Draco si era
immediatamente chiamato fuori dalla proposta, accettando di ospitare il
gruppo sui terreni della sua famiglia o tra le stanze dello
Châteu, quando i ragazzi decidevano di passare le giornate
isolandosi dal caos di Diagon Alley, ma senza mai prendervi parte
attivamente, limitandosi a fare comparsate o ad offrire gentilezze
quali inviti per cene o picnic – ma, d’altra parte,
era ciò che gli si confaceva da cortese, impeccabile padrone
di casa qual era.
Anche Theodore e Daphne
partecipavano raramente alle loro uscite, essendo entrambi due
individui più scostanti e riservati, ma non disdegnavano la
compagnia per passeggiate a cavallo o, anche se più
raramente, sortite di shopping durante i saldi post-natalizi.
Con Ronald, invece,
era… beh, era guerra aperta.
Il rosso si opponeva
strenuamente a qualsiasi iniziativa contemplasse la presenza di
chiunque non facesse parte di quella ristretta cerchia di persone che,
ad Hogwarts, erano state la sua famiglia, finendo per costringere Harry
ed Hermione a dividere i weekend in maniera più indolore
possibile, nonché riempiendo sua sorella Ginny di tonanti
scenate di gelosia riguardo a “quel disgustoso escremento
umano con cui si ostinava ad andare in giro” – una
frase che la rossa aveva riferito smorzando i termini che, di certo,
non erano stati affatto altisonanti.
C’era da dire che
Blaise si era comportato da gran signore, trattenendosi dallo spaccare
la faccia al delizioso fratello maggiore della sua ragazza –
sfasciando, in compenso, tutti i bersagli per il tiro con
l’arco di Draco, che però gli aveva sorriso e gli
aveva offerto il palmo della mano in un complice
“batti-il-cinque”.
Il clima di sopportazione,
però, non era affatto destinato a durare: Ginny stessa stava
già dando segni di cedimento, avendo sempre mal sopportato
qualsivoglia genere di interferenza nelle sue vicende sentimentali, ed
Harry stesso cominciava ormai ad averne abbastanza di tutto quel
fracasso.
Hermione, dal canto suo, la
pazienza l’aveva esaurita da parecchio: il suo rapporto con
Ronald era uno sfacelo, per quanto il rosso continuasse a considerarla
“la sua ragazza” nonostante lei quasi non gli
rivolgesse la parola neppure durante le loro uscite. No, ormai la
riccia ne aveva avuto abbastanza di quel ragazzino capriccioso ed
infantile. Le cose su cui si stava concentrando davvero erano il corso
di Medimagia, il suo lavoro e… il suo rapporto con Draco.
Difatti, Malfoy e la Granger
sembravano bloccati in un’impasse
tutta loro: non si ignoravano e non si evitavano, ma nemmeno
interagivano particolarmente l’uno con l’altra; era
come se avessero deciso di mettere in attesa qualunque cosa potesse
causare un cambiamento nel loro rapporto, al punto da aver persino
lasciato in sospeso il discorso riguardo alla cicatrice di Draco.
Eppure, la tensione tra di loro era evidente e vivace, guizzante come
una corrente elettrica ad alto voltaggio che non si sarebbe lasciata
imbrigliare ancora a lungo… ma sembrava aver bisogno di
qualcosa prima di poter finalmente esplodere in libertà
– qualcosa come una spintarella, un catalizzatore.
Un punto di svolta.
Un punto di svolta che
arrivò, puntuale, circa nove settimane dopo quella furiosa
litigata tra lei e Ronald che aveva fatto tremare i cancelli dello
Châteu.
|~*~|
Hermione terminò di
scrivere un’ultima cifra e ripose la penna stilografica con
evidente soddisfazione, contemplando orgogliosamente il risultato di
quel test di prova che il suo professore di Lesioni da Incantesimo le
aveva fatto avere, in via del tutto eccezionale: 100%.
La
sua vena da studentessa perfezionista non l’aveva per niente
abbandonata, rifletté la riccia, sorridendo però
di fronte a quelle tre cifre sinonimo di impegno ed eccellenza.
Era
stato così bello riscoprirsi ancora impaziente di
apprendere, e tanto brava a capire e memorizzare. Lo studio
l’aveva avvolta come un piumone caldo, confortandola e
rassicurandola, dimostrandole quanto – nonostante quel
periodo buio da cui ormai si era quasi completamente ripresa
– non fosse poi così cambiata dai tempi della sua
adorata Hogwarts.
Uno scricchiolio la
riportò improvvisamente al presente, facendo svaporare il
ricordo delle scalinate di pietra; la giovane si affrettò a
coprire la prova del test di valutazione per la richiesta
d’apprendistato presso il San Mungo, proprio nel momento in
cui una cliente tutta sospiri si avviava all’uscita con
un’espressione beata in viso. La signorina – una
trentenne – lanciò un’ultima occhiata
sognante al bel massaggiatore del centro estetico, poi
salutò con cortesia ed infilò la porta.
Annabelle, che stava riordinando le riviste della sala
d’attesa, aspettò che fosse completamente fuori
vista, poi controllò rapidamente l’orologio; un
sorriso sbocciò sulle sue labbra sottili.
-E anche oggi è
fatta!- esclamò con un sorriso, stirando leggermente la
schiena per sciogliere le spalle un po’ affaticate.
Si affrettò a girare
la targhetta che pendeva sul battente a vetri, decretando
così la fine, per quel giorno, delle attività. Il
suo sguardo dardeggiò verso l’alto quando un
tintinnio di acciaio contro vetro richiamò la sua
attenzione: c’erano delle campanelle a vento appese alla
porta della nuova sede babbana di Chez
Daph.
Era un aggeggino semplice, una
di quelle impalcature orientaleggianti a cui erano appesi tanti
tubicini di metallo, che trillavano finemente nel cozzare gli uni
contro gli altri al minimo soffio d’aria, o quando la porta
ci sbatteva contro nell’aprirsi.
Tin-tin-tin…
Era un suono che Annabelle amava. Un suono familiare, lieve, ma per lei
tanto tiepido. Le ricordava i pomeriggi passati a giocare sul portico
della nonna, con le campanelle che suonavano allegre quando si alzava
il vento che le scompigliava immancabilmente i capelli.
Però erano ricordi lontani… così
irrecuperabilmente lontani: appartenevano a un’infanzia non
ancora segnata dalle liti che avevano consumato la sua famiglia, che
avevano condannato sua sorella, e che ora rischiavano di schiavizzare
anche lei.
Divorzi. Litigi. Ebbrezza. Rabbia.
Tin-tin-tin.
E quel suono che tornava a salvarla, strappandola ai suoi ricordi
grazie alla porta che si richiudeva docile dietro al cliente appena
entrato, e che ora lei doveva rispedire in strada e pregare di
ripassare in orario di apertura con tutta
l’affabilità in suo possesso!
--Ci dispiace ma abbiamo appena chiuso, la preghiamo di tornare dom__--
si bloccò, riconoscendo di colpo chi aveva davanti, e
rabbrividendo. --__ani.--
Sentendo la seguente pausa di silenzio sconvolto, Hermione
alzò gli occhi dagli incartamenti e dalle ricevute di cui si
stava occupando e li fissò sull’ingresso.
La potenziale cliente era una giovane donna dai capelli bruni, legati
in un distratto nodo sotto la nuca. Aveva un viso pulito, libero da
qualsiasi traccia di trucco, eccezion fatta per un filo di matita che
accentuava l’implacabilità dei suoi occhi grigio
ardesia – occhi che, in quel momento, sembravano aver
raggelato la piccola Annabelle, che aveva l’espressione
terrorizzata di chi ha visto per la prima volta Nick-Quasi-Senza-Testa
togliersi la testa dalla gorgiera senza essere preparato.
Fu quel particolare a spingere Hermione ad intromettersi. --Posso
aiutarla, signorina?--
La donna spostò lo sguardo sulla riccia, producendosi
immediatamente in un sorriso cortese e fece per replicare, ma la sua
voce venne sovrastata dal furioso squillo delle campanelle appese e
dallo sbattere del battente.
Ronald Weasley aveva fatto il suo ingresso da Chez Daph, e non
sembrava affatto di buon umore.
--Non sei ancora pronta ad andare?-- esordì, irritando
immediatamente la giovane Granger.
--Ronald, ti avevo detto che sarei venuta a casa da sola, non ho
bisogno che tu mi venga a prendere come se fossi una bambina.--
Annabelle sbuffò sonoramente, chiudendo gli occhi e
scacciando con irritazione i ricordi dolorosi che le riaffioravano alla
mente ogniqualvolta si creasse un litigioso trambusto
nell’ambiente in cui si trovava. Svincolandosi con
difficoltà dallo sguardo della malcapitata cliente,
infilò il corridoio e si diresse senza colpo ferire verso
l’ultima porta: lo studio di Theodore.
Bussò due volte con cortesia, attendendo il cenno che le
desse il permesso di entrare, così schiuse l’uscio
e vi fece capolino.
--Signor Nott, posso disturbarla?--
--Ronald, non ti sopporto più!-- stava strillando Hermione
nell’esatto momento in cui Theodore apparve dalle ombre del
corridoio, le labbra strette per l’irritazione e il viso
tirato.
--E io non sopporto questo comportamento, invece.--
s’intromise, facendo scattare la riccia
all’indietro al solo suono della sua voce. La
scrutò in volto, pensieroso, dispiaciuto eppure
inflessibile. --Capisco tutto, Herm, ma ti pregherei di risolvere le
vostre beghe al di fuori del posto di lavoro.-- la riprese, cercando di
suonare comprensivo e severo al tempo stesso. Quando si rivolse al
rosso, invece, ogni traccia di disponibilità si era
dileguata dalla sua espressione come neve al sole. --Signor Weasley.--
Ron gli rispose uno sguardo sprezzante, ma qualcosa in lui venne
profondamente inquietato dall’occhiataccia implacabile del
bruno. --Nott, che vuoi?--
--La prego cortesemente di non importunare più le mie
dipendenti sul luogo e in orario di lavoro.-- lo informò,
avvicinandoglisi di qualche passo e mormorando: --Anche
perché di certo non mi spingerai a licenziarla facendola
sbottare di proposito qui in negozio.--
Le orecchie del giovane Weasley avvamparono. --Io non__!--
--La prego di uscire, adesso, in modo da permetterci di chiudere in
tutta tranquillità.-- lo interruppe immediatamente Theodore,
affatto intenzionato a dare ulteriore legna da ardere a quella ridicola
discussione. --E di scusarsi con la nostra cliente per la scena penosa
a cui l’ha costretta ad assistere.-- aggiunse, indicando la
sconosciuta bruna con un gesto della mano.
Ronald digrignò i denti, come se fosse tentato di ringhiare,
ma si trattenne. Dedicò uno sguardo di sfuggita alla ragazza
in questione, fece un cenno contrito col capo e infilò la
porta senza aggiungere altro. Theodore, per buona misura, diede un giro
di chiave.
--Non si preoccupi, signorina, è solo per scongiurare
ulteriori sfuriate.-- sorrise affabile alla cliente, che in risposta
ridacchiò affatto preoccupata.
--Nessun problema.-- li tranquillizzò, voltandosi poi verso
Annabelle. --Sono solo passata per recuperare mia sorella e portarla a
casa.--
Theo annuì. --Annabelle non ci aveva detto di avere una
sorella.--
La giovane in questione chinò il capo, arrossita,
brontolando qualcosa che suonava molto come un “so camminare
anche da sola” che però la bruna non
mancò di cogliere.
--Lo sai perché insisto, Annie.-- la riprese con gentilezza,
un’ombra a oscurare un secondo i suoi occhi.
Hermione, dal canto proprio, non riusciva a togliersi
l’impressione di aver già visto la maggiore delle
due brune…
--Shannon, io non__--
--Se non è un problema posso riportare io Annabelle a casa.--
Tutti i presenti si voltarono verso Keith, il giovane massaggiatore
ventiduenne. I suoi occhi verdi scrutavano attentamente il volto di
Annabelle, chiaramente preoccupati dall’evidente disagio che
vedeva solcare l’espressione di colei che, nel corso di quei
due mesi passati a lavorare assieme, considerava ormai una sua cara
amica.
La ragazza gli sorrise con gratitudine, arrossendo appena e
ringraziandolo con un cenno – ringraziandolo, soprattutto, per
lo sguardo intenso che stava rivolgendo a lei e non a quella gnocca
impareggiabile che era sua sorella Shannon.
--Posso, Shannie?-- le domandò, sempre senza guardarla negli
occhi.
La maggiore le sorrise con affetto. --Ma certo, ci mancherebbe altro.
State attenti per strada, okay?-- aggiunse infine, rivolgendosi al
ragazzo con espressione gentile.
Annabelle raccolse in fretta la borsa e il cappotto, poi Theo
aprì ad i due la porta e sparirono nell’aria
frizzante della sera londinese.
Shannon li guardò perdersi tra le ombre prima di voltarsi
verso il bruno. --Signor… Nott, mi è parso di
aver capito, potrei scambiare due parole con la sua gentile
collaboratrice per prendere un appuntamento?--
Il giovane ex-Serpeverde inclinò appena il capo
lateralmente, ma non mostrò altri segni di disagio o
sorpresa. Annuì verso la bruna con gentilezza e si
avviò verso il corridoio per tornare al suo ufficio, senza
però lesinare un “chiamami se hai
bisogno” mormorato a mezza voce mentre passava accanto alla
sua amica.
La riccia annuì, perplessa, sorridendogli debolmente mentre
lo guardava svoltare l’angolo per poi riportare le proprie
iridi ambrate in quelle grigie – grigie di un piombo
tormentato, anche troppo familiare per i suoi gusti – della
bruna.
--Signorina Shannon, vuole prenotare un massaggio o vuole provare
alcuni dei nostri prod__--
Ma quella fece un gesto di noncuranza con la mano, trapassandola con
un’occhiata tanto intensa da parerle quasi disperata.
--Hermione, mi devi aiutare.--
|~*~|
Camminava di corsa, Hermione,
marciando con passo deciso verso i sobborghi di Londra, infilando una
stradina tortuosa dietro l’altra con una disinvoltura che,
col senno di poi, avrebbe tanto voluto non avere. I suoi piedi
calcavano il percorso con una naturalezza dettata
dall’abitudine, mentre la sua mente era libera di vagare tra
quei ricordi sconvolgenti, risalenti ad appena due giorni prima.
Lo sguardo della sua ex-collega
è confuso, ma Shannon si aspettava di non venire
riconosciuta.
--Mi scusi, ma io non credo di averla già incontrata,
signorina…-- tenta infatti la riccia, strappandole un
sorriso amaro.
--Permettimi.-- si scusa.
Con un solo gesto l’elastico per capelli scivola via dalla
sua nuca, e le sue dita scompigliano quella chioma di crini in modo da
lasciarla più gonfia e voluminosa. Stringe le labbra in una
smorfia altera e superba, sollevando il mento e dedicandole uno sguardo
dall’alto in basso, piegando la bocca in un mezzo sorriso
irriverente, un luccichio birichino ed invitante negli occhi
improvvisamente piatti e opachi.
Vede il riconoscimento farsi strada immediatamente sul visetto
impallidito di lei.
--Shanya?!--
Era stato uno shock, per Hermione, riconoscere in quella pulita giovane
donna bruna la ragazza spregiudicata e sicura di sé che
tante volte aveva calcato con lei la stupida moquette rossa di quello
che, dopo il suo licenziamento, aveva cominciato a definire come un
“disgustoso bordello”.
Non sapeva, esattamente, cosa in quel momento la stesse spingendo a
ripercorrere quel labirinto di viuzze che l’avrebbe riportata
nuovamente lì, tra quelle stanzette asfittiche ed
appariscenti che era stata felice di non vedere per così
tanto tempo. Ma alla preghiera accorata di Shannon proprio non era
stata in grado di fare orecchie da mercante.
--Uno degli scout
dell’ometto ha adocchiato Annabelle.--
Shannon guarda lo sgomento dipingersi sui tratti ancora tirati della
giovane, e capisce di aver trovato qualcuno che, anche se non
potrà aiutarla, per lo meno l’ascolterà.
--Non voglio che venga tirata dentro queste schifezze. Io in un certo
senso ho avuto poca scelta, o facevo così o non sarei
nemmeno riuscita a mangiare, e ora sto cercando di trovare
un’altra strada. Ma Annie non deve finirci in mezzo.--
Non aveva chiesto a Shannon quale fosse stata la sua storia, non ne
aveva avuto bisogno e di certo non ne avrebbe avuto il diritto. Aveva
colto qualcosa qua e là, ovviamente, tra il suo racconto e i
tanti piccoli indizi che facevano capolino durante le chiacchierate
distratte con Annabelle – divorzi, sfratti, studi incompleti
e bollette da pagare –, ma non sarebbe certo andata a
chiedere i dettagli di una vita a una ragazza che, alla fin fine,
nemmeno conosceva così bene.
Eppure questo favore glielo voleva fare. Shannon le aveva chiesto solo
di tornare al night-club e al suo menu clandestino per convincere il
gestore a lasciare in pace Annabelle.
--E cosa pensi che possa fare
io per convincerlo?!-- le chiede la riccia, la voce notevolmente
più acuta a causa della pressione che il suo discorso
accorato le sta scaricando sulle spalle.
--Non lo so! Un tentativo, Hermione, ti chiedo solo un tentativo,
piuttosto denuncialo per il bordello.--
--Shannon, se io lo denuncio, tu__--
Ma lei l’aveva interrotta con uno svolazzo determinato delle
dita: non aveva bisogno di sentirselo dire.
--Troverò un modo,
ma Annabelle deve essere al sicuro. Deve finire gli studi e viversi la
sua vita senza interferenze da mondi del genere. Ci sto lavorando anche
io, ho quasi preso una laurea e con quella potrò cercare un
lavoro che possa darmi un po’ di respiro dal punto di vista
finanziario. Ma per tenere dietro a tutto ho bisogno di sapere che
Annie è a posto.--
Ancora non sapeva che cos’avrebbe fatto… ma un tentativo che male
può fare?, si chiese, mentre contemplava la
scala antincendio che l’avrebbe condotta ai salotti
clandestini del night-club.
L’ometto tarchiato che piantonava l’atrio dello
strip club tirò un immenso sospiro di sollievo quando il
battente affacciato sulla scala antincendio si richiuse sonoramente
alle spalle della loro ex-collaboratrice Hermione: fu lo stesso sospiro
che aveva esalato alcuni mesi prima, quando una fatina furiosa dagli
sbarazzini capelli bruni lo aveva affatto candidamente minacciato di
non avvicinarsi mai più alla giovane donna che se
n’era appena andata.
Entra con un passo disinvolto,
sicuro, tanto spavaldo che lui, quasi, la scambia per una nuova
collaboratrice. Invece bastano le sue poche, dure parole intimidatorie
d’apertura per fargli cambiare drasticamente idea.
Chiama subito i due energumeni che si occupano della sicurezza,
allarmato dalla rabbia e dal disgusto così evidenti nello
sguardo della brunetta, ma l’effetto sortito è
nullo: i gorilla sono storditi a terra in appena un battito di ciglia
– non l’ha nemmeno vista muoversi, per
l’amor del cielo!
--Ora ascoltami bene, inutile omuncolo tirapiedi che non sei altro.--
esordisce quella furia di donna afferrandolo per il bavero e tirandolo
a sé, costringendolo a stendersi sul banco dietro al quale
siede appollaiato su uno sgabello. --Voi lascerete in pace la mia amica
Hermione, sono stata chiara? Niente pedinamenti, niente intimidazioni,
niente ritorsioni. Se pesco anche solo l’ombra di uno dei
vostri scout nelle sue immediate vicinanze torno qui, ti cavo gli occhi
e ci giocherò a biglie sul tuo sporco, puzzolente cadavere.
Ci siamo capiti?--
L’ometto tremò al ricordo, visibilmente
inquietato, sollevando la cornetta per dare nuove disposizioni a quello
scout che, sicuramente per caso, aveva malauguratamente incrociato la
strada della riccia – sperando ardentemente che la furia non
ne sapesse ancora nulla!
|~*~|
Annabelle picchiettava a terra
con un piede, nervosa e a disagio, il tacco di gomma delle ballerine
che ticchettava soffice contro le piastrelle di marmo levigato.
Hermione la guardava di sottecchi, alzando furtivamente lo sguardo
dalle ricevute di tanto in tanto.
--Non capisco perché hai chiesto a mia sorella di passare a
prendermi.-- soffiò distrattamente, evidentemente
indispettita per quell’accordo che la riccia aveva preso con
Shannon.
--Perché stasera Keith non c’è per
accompagnarti a casa visto che ha preso un giorno di malattia.-- le
rispose la giovane Granger con pacatezza, continuando a scribacchiare
con la sua adorata stilografica sulla sull’agenda che usavano
come registro di conto.
Sentì la sua giovane collega brontolare, piccata,
borbottando un “non sono più una
bambina” che la fece sorridere. Ma quando le campanelle a
vento tintinnarono, annunciando l’entrata di Shannon, tutta
l’impazienza della ragazza parve improvvisamente svaporare,
come se dopotutto non è che avesse tutta quella voglia di
sorbirsi la strada di casa in compagnia della sorella maggiore.
--Non c’è bisogno di guardarmi così,
Annie, stasera guidi tu per tornare a casa.-- le fece
l’occhiolino la maggiore, ristorando immediatamente il suo
entusiasmo e strappando una risatina divertita ad Hermione.
--Ti aspetto in macchina!-- annunciò Annabelle afferrando la
borsa e correndo fuori in un tintinnante, caotico scalpiccio.
--Sì, ma non partire senza di me!-- le gridò
dietro Shannon, divertita, per poi girarsi con espressione grave verso
la sua ex-collega.
Per Hermione era sorprendente accorgersi di quanto quel viso potesse
essere reso irriconoscibile dal semplice mutare della smorfia sulle sue
labbra.
--Mi hai chiamata.-- constatò la bruna, incalzandola con
evidente impazienza.
La riccia le sorrise rassicurante ed annuì. --Ci ho
parlato.-- esordì. --Hanno detto che lasceranno in pace tua
sorella.--
Si era preparata ad una qualche manifestazione di sollievo, Hermione,
ma un impetuoso abbraccio tanto stretto da spezzarle il fiato proprio
non l’aveva messo in conto.
Shannon ci mise qualche istante ad acquietarsi, aggrappata con una
forza insospettabile alle spalle della giovane Granger, ed anche quando
si separò da lei mantenne il respiro affrettato.
--Come hai fatto?-- le domandò in un fiato, gli occhi grandi
e lucidi per il sollievo.
Hermione, semplicemente, si strinse nelle spalle. --A dir la
verità non ne sono sicura. Non appena mi ha vista
l’ometto al banco si è tutto agitato, credo
avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di mandarmi via…-- le
spiegò, pensierosa.
La bruna si espresse in un esauriente fischio di ammirazione.
--Incutiamo timore, cara la mia ragazza? Sicura di non essere andata
lì dentro armata?--
L’altra si concesse una modesta risata al pensiero delle
facce stordite ed incredule che si sarebbe trovata di fronte se si
fosse presentata armata di bacchetta magica! --Sicura. Credo ci sia lo
zampino di qualcuno di mia conoscenza, ma credo che per stavolta mi
terrò il mistero!--
--Molto saggia.-- fu il commento spassionato che ricevette in cambio.
Shannon la ringraziò ancora alquanto profusamente, poi si
rimise in spalla la borsetta a sacca e si avviò verso la
porta. Una mano sul vetro del battente, tuttavia, parve esitare,
dondolandosi indecisa avanti e indietro per alcuni secondi. Si
voltò a guardarla nuovamente, come riluttante.
--Hermione…-- esordì lentamente. --Quel rosso
isterico così maleducato di qualche giorno fa è
il tuo ragazzo?--
Hermione la guardò stranita, incapace di comprendere dove
l’altra volesse andare a parare. --Diciamo di sì.
Anche se come avrai notato le cose non vanno esattamente bene.--
--Ma convivete?--
La riccia scosse la testa, sempre più confusa. --No, non
proprio. Diciamo che è praticamente sempre da me,
però ci passa solo le giornate e dopo cena se ne va via per
ripresentarsi in tarda mattinata. Ci sono delle eccezioni, per mia
fortuna: meglio sole che male accompagnate.-- …quell’ultima,
amara uscita proprio non fu in grado di risparmiarsela.
--Che succede, Shannon?--
--Vorrei dirti una cosa.-- le confessò la bruna, tuttavia
ancora esitante, tormentando nervosamente le frange della sua borsa.
--Forse non dovrei, ma ti devo un favore… e credo che ti
meriti la verità.--
Hermione, ormai decisamente inquieta, fece del suo meglio per apparire
impassibile, in modo da non mettere fretta alla sua recalcitrante
ex-collega per non rischiare di spingerla a rimangiarsi tutto.
Dopo qualche minuto, guardandola dritto negli occhi, Shannon
confessò: --Ecco, io… beh, so dove passa le
notti. E con chi.--
Angoletto!
Non
è all'altezza dell'attesa – visto quanto
è stato lungo l'intervallo tra questo e lo scorso capitolo,
non credo potrebbe mai esserlo... ma questa storia merita una
conclusione e la meritate anche voi più di chiunque altro.
Voi che restate a seguire questa storia nonostante le interruzioni e le
attese.
Voi che mi mandate anche messaggi privati, chiedendomi come sto, se va
tutto bene, se questa storia è stata abbandonata o se
è ancora in corso.
Voi che siete arrivati fin qui.
A voi io dico grazie.
Infinitamente grazie.
Non dovrebbero esserci ulteriori interruzioni nella storia:
è quasi tutto scritto, ma comunque non manca molto. Ci
risentiamo tra due settimane!
Con
affetto,
;*
|
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Capitolo 31 *** You Foul Loathsome Evil Little Cockroach! ***
Just For
Love
You
Foul Loathsome Evil Little Cockroach!
--TU, BRUTTO PERFIDO LURIDO
SCHIFOSO SCARAFAGGIO!--
Theodore guardò verso l’alto, divertito: i
delicati, flebili toni soavi di Hermione si sentivano distintamente
dalla strada, come se lei stesse dando spettacolo sul marciapiede
piuttosto che dal suo appartamento ubicato al secondo piano del
condominio! E che ingegnosa e originale sequela di insulti…
alquanto notevole da mettere insieme, a ben pensarci, specie se colei
che la articolava stava, per citare una delle sue battute preferite di
un famoso film babbano, “ardendo
di scorno come una furia empia d’inferno”.
--SEI UN BASTARDO, RONALD WEASLEY, MI HAI SENTITO?--
Forse non avrebbe dovuto presentarsi discretamente sotto casa della sua
amica, rifletté Theodore… ma aveva sentito per
caso il finale del dialogo tra lei e Shannon, e di perdersi lo
spettacolo proprio non ne aveva voluto sapere!
Osserva Hermione boccheggiare, sconvolta, evidentemente incapace di
dare una qualsiasi parvenza di senso alla frase a mezza voce mormorata
dalla sua bruna interlocutrice.
--Lui… tu…--
Ma Shannon sgrana gli occhi. --Ommioddio, NO!-- si affretta ad
esclamare, improvvisamente dimentica di tutte le sue esitazioni
precedenti. --Per carità divina, no! Cioè, senza
offesa ovviamente… ma sai NO!--
Quel diniego così veemente – di fronte al quale
Theodore non riesce proprio a trattenere un ghigno soddisfatto
– sembra fare breccia nel silenzio ovattato che pare aver
riempito di cotone le orecchie della riccia, aiutandola a riaversi nel
tempo di una scrollata del capo.
Shannon prende fiato, cercando recuperare il filo di quel discorso che
l’insinuazione oltraggiosa della sua ex-collega le ha fatto
smarrire. --Il rosso viene al night-club da parecchio, ormai, ci passa
quasi tutte le notti. Entra in tarda serata ed esce praticamente
all’alba, forse per questo non l’hai mai incrociato
visto che tu attaccavi più tardi e staccavi dopo qualche
oretta. Chiede sempre… beh, chiede sempre della ragazza
bionda, quella che si presenta col nome di Malise.--
--UN
BASTARDO! FUORI DA CASA MIA, FUORI!--
--Io l’avevo detto che era troppo strano che non passasse mai
una fottuta notte con Hermione.-- interloquì Blaise,
evidentemente soddisfatto di aver intuito l’inghippo di tutte
quelle fin troppo sospette coincidenze.
…beh,
ovviamente non poteva venire a sapere un pettegolezzo così
ghiotto e non informarne seduta stante il suo amico Blaise.
--E infatti ti abbiamo dato ragione… per la centesima
volta!--
…o la sua
Daphne.
--Infatti, quindi ora taci e facci sentire!--
…o quella
ficcanaso di Pansy.
--Non credo che avremo problemi a sentirla.--
…o
l’interessatissimo Draco, ovviamente.
E, ovviamente, non appena i suoi adorati degni compari avevano saputo
la notizia si erano affrettati a catapultarsi al suo fianco per
nascondersi dietro la siepe del giardino, troppo impiccioni per
tollerare l’idea non assistere alla scena.
--FUORI!--
Come volevasi dimostrare, Draco aveva ragione: non si faceva alcuna
fatica ad udire le strida indignate di Hermione.
--Bisogna ammettere che ha un’estensione vocale notevole!--
commentò Blaise, sogghignando con evidente soddisfazione.
Daphne annuì vigorosamente, il suo vecchio sorriso da serpe
rispolverato per l’occasione che si pavoneggiava, altero,
sulle sue belle labbra. --Quanto era ora che gliele cantasse!--
--SPARISCI, STRONZO BUGIARDO CHE NON SEI ALTRO!--
La voce riecheggiava più distante adesso: forse la coppietta
amorevole si stava allontanando a passo di danza
dall’appartamento, perciò le urla stavano
probabilmente riecheggiando per la tromba delle scale.
--Ragazzi, tutti dietro gli alberi!-- li esortò
frettolosamente Draco, confondendosi tra le ombre delle fronde. --Tra
poco dovrebbe uscire dal portone.--
Il gruppetto si affrettò a dargli retta; come volevasi
dimostrare, Draco ebbe ragione – per la seconda volta di fila
in una sola serata – e un trafelato Ronald Weasley
sbucò dall’ingresso del palazzo.
Il rosso si guardò attorno, confuso, controllando di non
avere ferite addosso alla luce di uno dei lampioni; poi si
voltò verso la facciata dell’edificio, gridando
verso il balcone: --Andiamo, Hermione, non possiamo provare a
parlarne?--
Ci fu silenzio per diversi istanti; gli ex-Serpeverde attesero muti, il
fiato sospeso, appiattiti dietro la siepe o addossati ai tronchi degli
alberi del giardino. La quiete venne improvvisamente spezzata dal
rumore di una maniglia abbassata, il cigolio della porta del balcone
che si apriva.
Una silhouette bitorzoluta solcò la notte, baluginando
oscuramente con rapidità mentre passava sotto al cono di
luce proiettato da un lampione.
TUNF!
Ronal cacciò uno strillo isterico mentre saltava
all’indietro, spaventato dal tonfo secco di un alieno trolley
rosa pieno di roba sua che si schiantava a poca distanza – a
troppa poca distanza, per i suoi gusti. --Maccheccazz__!--
La voce di Hermione, proveniente dall’alto, fu musica per le
orecchie dei giovani occultati dagli spettri tenebrosi che il profilo
dei tronchi proiettava al suolo.
--EVAPORA, O LA PROSSIMA VOLTA MI ASSICURERÒ DI PRENDERE
BENE LA MIRA!-- gridò la giovane, inviperita, sporgendosi
dal balcone per accompagnare a gestacci le proprie imprecazioni.
Ronald, ora seriamente preoccupato per la sua incolumità, si
affrettò a defilarsi. Giunto all’angolo della
strada però, parve riconsiderare le sue azioni:
così tornò sui suoi passi, trascinò il
trolley lontano dalla luce del lampione per richiuderlo senza rischiare
traumi fisici e, infine, se ne andò.
Ma Hermione non aveva intenzione di lasciare che si dileguasse con la
benché minima parvenza di dignità.
--E SAPPI CHE SE OSI FARMI RIVEDERE LA TUA FACCIA TI FARÒ
DESIDERARE DI NON ESSERE MAI STRISCIATO FUORI DAL BUCO DI QUELLA VACCA
BIONDA!--
Incapaci di trattenersi oltre, cinque voci esplosero
all’unisono in un ululato di risate proveniente
dall’oscurità dietro la siepe.
Nemmeno troppe ore dopo, furono tre colpi al grande portone in legno
massiccio dello Château a far allargare il sorriso che, da
tutta la sera, campeggiava sulle labbra dei vivaci giovani che si
davano ai brindisi, affondati tra i sontuosi sofà del
maniero.
Blaise si alzò, traballando appena – anche se con
una grazia invidiabile –, e andò ad aprire. Non
appena riconobbe l’attesa ospite che si trovò di
fronte, ammiccò allegro: --Eccoti, finalmente!--
Quando Hermione se lo trovò davanti, con le guance appena
imporporate dallo champagne e una paresi facciale a trentadue denti,
non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio. Poi scosse
la testa, ridacchiando. --Mi stavate aspettando, deduco.--
ribatté entrando, lasciandosi alle spalle il lussureggiante
giardino della tenuta Malfoy. --Vi siete goduti lo spettacolo?--
Fu la voce di Daphne a risponderle con una risata di cuore: --Dolcezza,
non sai quanto!--
--Era ora che gliene cantassi un paio!-- s’intromise Pansy
facendole l’occhiolino, sbucando da uno dei grandi archi che
segnavano il passaggio dal disimpegno d’ingresso al salone
principale. --È stata una gran bella soddisfazione, vero?--
Hermione, incapace di trattenere il proprio sorriso mefistofelico di
risposta, si ritrovò ad annuire.
È già da
mezz’ora che fa avanti e indietro per il suo appartamento,
furiosa.
Non è tanto il “tradimento” che la
disturba – quello in realtà è quasi un
sollievo: è la sua uscita di scena perfetta, è la
porta sul retro che le permetterà di liberarsi una volta per
tutte di quel frammento di un passato che, stavolta, vuole
definitivamente lasciarsi alle spalle.
No, a disturbarla è la faccia tosta con cui
quell’immenso imbecille ha deciso, mesi fa, di ricomparire
– così, dal niente, come se lui non
l’avesse mai abbandonata! –, avanzando diritti su
di lei e strappandola a quella vita che tanto faticosamente aveva
tentato di ricomporre per un capriccio – un capriccio che
evidentemente non significava nulla, per lui, visto che passava ogni
notte con Malise.
Se la ricorda, Malise: alta e formosa, biondissima, occhi scuri e
sorriso sfacciato, portamento insinuante, abbigliamento provocante.
Ronald ha preteso il diritto di veto sulla sua vita mentre passava le
sue notti a scoparsi una puttana.
La rabbia impazza dentro di lei, inesorabile come la marea, distruttiva
come la magia che comincia a riempire l’aria di scintille
elettriche e che fa tremare i soprammobili in equilibrio sulle
superfici, minacciando di rovesciare tutto ad una sua reazione
più stizzita delle altre.
Perdiana, e lei che ha passato gli ultimi mesi a cercare di
accontentarlo, a cercare di far quadrare la vita che voleva per
sé con quella che lui voleva con lei!
Oh, ma non lo tollererà, assolutamente! Gli ha fatto vedere
di che pasta è fatta: lei è Hermione Jean
Granger, signore e signori, e gliela farà pagare cara se
solo oserà rispuntare!
--Hermione!--
La riccia si distrasse dai propri ricordi nel sentire la voce di Harry
Potter che la richiamava – ma no, non era stata
un’allucinazione: il suo amico era proprio lì, a
fare capolino proprio sopra il capo sbarazzino di Pansy.
--E tu che ci fai qui?-- gli domandò, stupita.
Il giovane uomo varcò l’arcata, tutto sorridente.
--Aspettavo te per brindare alla tua salute.-- spiegò,
porgendole un calice di champagne e invitandola automaticamente a farlo
cozzare gentilmente con l’altro che teneva in mano. --E Ginny
di là ti aspetta per fare lo stesso.--
La riccia accettò il bicchiere, fissandolo con un
sopracciglio inarcato. --Non dovresti essere a consolare il tuo
sfrattato amico bistrattato dalla sua
ormai per-la-seconda-volta-ex-ragazza?--
Harry sembrò seriamente considerare l’opzione:
levò gli occhi verdissimi alla campata del corridoio, come
soppesando le sue possibilità. Quando riportò lo
sguardo su di lei, però, scosse il capo con decisione. --La
cazzata immensa che ha fatto non merita alcuna comprensione da parte di
nessuno, a prescindere da quanto bene gli si possa volere.--
Quella sentenza, per quanto veritiera, portò un amaro
retrogusto nella gola di entrambi, che dilatò il silenzio
sceso ad avvolgerli. Tuttavia, in quel momento, nessuno dei due aveva
la benché minima voglia di farci i conti.
--Andiamo, vieni a brindare con noi!-- le propose perciò
Harry, sorridendole con complicità. --Hai fatto una scelta
importante stasera e ti sei liberata di una zavorra non indifferente,
è giusto festeggiare!--
Quando Hermione riaprì la porta della camera che, per
qualche mese, aveva occupato – appoggiandovisi a peso morto,
visto che era considerevolmente brilla –, la trovò
esattamente come l’aveva lasciata; certo, il letto era stato
rifatto con lenzuola pulite, ma a parte quello era tutto perfettamente
identico a quando se n’era andata.
Quella vista familiare, per qualche bizzarro motivo, la
confortò: quella non era casa sua, non era la sua camera,
eppure sapere la consapevolezza di avere un nido sicuro dove poter
riposare e dove sarebbe stata la benvenuta era… rassicurante.
--Come vedi, la stanza è rimasta qui ad aspettarti.--
Draco, comparendo dietro di lei all’improvviso, con quel suo
maledetto passo da furetto, diede voce ai suoi pensieri, facendola pure
sobbalzare per la sorpresa.
La riccia, dopo aver preso un bel respiro per ricomporsi mentre ancora
fissava la camera in ordine ad occhi spalancati, girò
– un poco traballante – su se stessa per
fronteggiare il biondo – magari per rimproverarlo, facendogli
passare la voglia di coglierla alla sprovvista con certe sue furtive
entrate in scena… e invece si ritrovò a fissarlo
in silenzio, incapace di comprendere quello sguardo insolito che lui le
stava rivolgendo.
I suoi occhi, per lei,
non erano mai stati più impenetrabili.
--Cosa ti ha fatto decidere di tornare?--
Quella domanda a bruciapelo la mandò ancor più in
confusione, mentre le immagini le si mischiavano dentro alle iridi
dorate.
È il fracasso
tintinnante di qualcosa che cade a distrarla dai suoi propositi di
vendetta.
Sta fumando di rabbia, Hermione, ma nonostante sia decisamente
frustrata è certa di non aver perso il controllo della sua
magia, nemmeno per sfogarsi. Si precipita dunque nella propria camera
da letto – da dove le è parso di sentire il rumore
– per controllare che cosa sia successo.
È solo per fortuna che non inciampa nel suo gatto, Angel,
che sta giusto per passarle fulmineo in mezzo ai piedi. Abituata a
rincorrere felini dispettosi, la riccia lo acciuffa senza colpo ferire,
tirandoselo in braccio incuriosita.
--Che hai combinato, disgrazia di pelo?-- gli domanda, sospettosa.
Tuttavia il micio non le risponde, impegnato com’è
a stringere tra i dentini la preda che ha trafugato pochi istanti prima
dal portagioie della sua sagace padrona, facendolo cadere dal comodino
e spargendone il prezioso contenuto sul pavimento.
Hermione si accorge dell’accaduto e, dopo alcuni istanti di
morsetti e lievi rimostranze artigliate, riesce infine a recuperare il
maltolto.
Quando i suoi occhi si posano sul lucido metallo di
quell’unico regalo che Draco, eoni prima, le ha donato sotto
le luci psichedeliche di una sfera a specchi, si riempiono di stupore.
Hermione non gli rispose direttamente: semplicemente levò il
braccio, mostrando il proprio polso ornato da quel semplice, fine
gioiello d’oro che lui le aveva regalato quella fatidica
sera, al Light of Night.
--Ah.-- esalò il biondo, preso alla sprovvista.
Quella decisamente
non se l’era aspettata.
--Non sono nemmeno riuscita a ringraziarti per bene.-- stava
riflettendo intanto la riccia ad alta voce, rigirandosi il bracciale
sulla pelle con le dita. --Di questo mi dispiace.--
Draco semplicemente tacque, prendendo atto di quelle scuse sincere con
un quieto cenno del capo.
--Quando l’ho visto per caso me ne sono ricordata.--
continuò lei, un piccolo sorriso furbetto a stirarle le
labbra. --Vi ho sentiti ridere mentre cacciavo fuori Ronald__--
…oh, allora
se n’era accorta.
--__e ho pensato che sarebbe stato sicuramente passare la serata a
riderne con voi piuttosto che sprecare il tempo a fare su e
giù per il mio salottino…--
s’interruppe, guardandolo con ironia – aveva gli
occhi lucidi per l’alcool, notò lui.
--…anche se, lo ammetto, non pensavo che steste addirittura brindando!--
Draco ridacchiò. --Beh, sai, certe evoluzioni vanno
celebrate con il giusto brio e con un’adeguata razione di
bollicine!-- si giustificò, ammiccando al calice vuoto che
Hermione non si era accorta di avere ancora in mano.
S’interruppe un momento, guardandola intensamente, e poi
sussurrò: --È stato bello vederti rientrare da
quella porta.--
Hermione gli sorrise; istintivamente le sue dita si posarono
affettuosamente sul polso di lui mentre gli mormorava in risposta:
--È stato bello riattraversarla.--
Il biondo annuì. --Spero che vorrai farlo più
spesso.--
C’era una sfumatura nuova nei suoi occhi, notò
Hermione, un’inflessione diversa nella sua voce. Fece per
parlare, per chiedergli qualcosa, ma lui la fermò con uno
svolazzo della mano.
--Comunque, l’unico che puoi chiamare “brutto
perfido lurido schifoso scarafaggio”, qui, sono io.-- le
comunicò, facendole l’occhiolino.
La giovane scoppiò a ridere, non interamente sorpresa dal
fatto che lui avesse riconosciuto e rammentato quella peculiare sequela
di insulti che aveva strillato nel cacciare lo sciagurato Ron Weasley
dalla propria casa. --Te lo ricordi?--
--Come dimenticare?-- annuì vigorosamente Draco. --Nessuna
ragazza mi ha mai lasciato segno più…
indesiderato?--
Hermione rise con lui, di gusto.
Draco, nel guardarla, parve indeciso per qualche istante – ma
che cosa gli stesse frullando in testa in quel momento, Hermione non
avrebbe saputo dirlo –; poi semplicemente scosse la testa,
risolvendosi ad abbracciarla brevemente e a lasciarle un lungo bacio su
una tempia.
--Buonanotte, Hermione.-- le mugolò all’orecchio
mentre si separava da lei, allontanandosi di qualche passo dalla soglia
della stanza.
La riccia, imbarazzata e disorientata, annuì in risposta.
--Buonanotte.--
Il loro era evidentemente un saluto definitivo, ma il biondo non
accennò a muoversi finché lei non si decise a
chiudere la porta – e solo allora, oltre la soglia del
battente accostato, la giovane sentì il soffice tonfo dei
suoi passi che si allontanavano.
Avrebbe voluto rimuginare sullo scambio di battute che avevano appena
avuto, Hermione… avrebbe voluto, certo, ma quando si distese
tra le coltri di quel letto così morbido ed
accogliente lo champagne e la stanchezza della giornata
ebbero la meglio su di lei: non fu in grado di far altro che scivolare
nel sonno.
Angoletto!
E
rieccoci qua con il nuovo capitolo, piuttosto puntuali, via!
Non ne sono estremamente soddisfatta, in particolare per quanto
riguarda la parte finale tra Hermione e Draco, ma avevo detto due
settimane e non me la sentivo di tenere i miei lettori sulle spine per
un po' di insicurezza... e tutto sommato il tono di quell'ultima
sequenza in realtà è quello di quasi tutta la FF,
quindi penso che infondo possa andare.
Che dire, spero vi piaccia!
Piccola nota: il film a cui si riferisce Theodore è,
ovviamente, "Pirati dei Caraibi - Ai Confini del Mondo". Jack Sparrow,
la tua ironia è e sarà sempre ispirazione per
tutti noi.
Da ultimo, ma non per importanza: grazie a chi ancora legge e segue.
Grazie davvero.
Ci
risentiamo tra due settimane, dolcezze mie!
Con
affetto,
;*
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Capitolo 32 *** Back to December ***
Just For
Love
Back to
December
Il pentolino brontolava
gentilmente sul danzante fuocherello evocato dalla magia. Hermione
fissava intensamente l’acqua al suo interno, ingenuamente
convinta che, magari, sarebbe arrivata più in fretta al
punto di ebollizione.
Era tardi… forse le tre, ma in realtà non avrebbe
saputo dirlo con certezza. Il castello era piuttosto freddo: nonostante
i fuochi bruciassero alti nei caminetti e alcuni incantesimi isolanti
aiutassero a spandere e conservare il calore emanato dalle fiamme, la
pietra in cui era edificato lo Château rimaneva ostile
– almeno laggiù, nei paraggi delle cucine, mentre
il rivestimento di arazzi e tendaggi e tappeti dei piani superiori
riusciva ad arginare il clima innevato di dicembre, sostituendolo con
un’atmosfera decisamente confortevole.
Era tornato dicembre.
Era passato circa un anno – settimana più
settimana meno – da quando Draco l’aveva trovata al
bordello, da quando l’aveva accolta in casa sua aprendole
quante più porte lei gli avrebbe permesso, da quando aveva
ordito una delicata festa natalizia per aiutarla a riconciliarsi con il
suo passato. Era passato circa un anno – giorno
più giorno meno – da quando Ronald era franato
nuovamente nella vita di cui lei si stava ancora riappropriando,
rovinandole il Capodanno e adombrando i sei mesi successivi con le sue
ingombranti ed intransigenti pretese mentre lei tentava di ristabilire
le proprie priorità, impegnandosi per aiutare Theodore a
gestire la sede babbana di Chez
Daph e per ottenere l’ammissione ai corsi
specializzati in Medimagia del San Mungo.
Era stato un anno intenso, fatto di cambiamenti e colpi di scena, di
decisioni e rimpianti, di sorprese e di delusioni. Era stato
soprattutto un anno faticoso, durante il quale Hermione aveva lottato
molto – forse senza troppa convinzione, all’inizio,
ma poi sempre più duramente – per ritrovare
sé stessa e per darsi quella seconda possibilità
che ora stava gradualmente assumendo i contorni definiti della
realtà.
Eppure, nonostante tutti i mesi passata a spostarsi e a cambiare, era
tornato dicembre e lei si ritrovava di nuovo lì, sotto il
tetto dello Château. Come se non se ne fosse mai
andata…
…ma lei se
n’era andata. Si era pentita della sua decisione
ed era tornata sui propri passi, certo, ma se n’era andata.
E, oltre alle sparse piccolezze che sottolineavano questo fatto di
tanto in tanto, c’era un elemento in particolare che non le
permetteva di scordarsene nemmeno per un giorno: il comportamento di
Draco.
Dopo quella breve chiacchierata che avevano condiviso sulla soglia
della camera di lei, l’atteggiamento del biondo era stato
distante e chiaramente “tiepido” – non
aveva mai dato segni d’insofferenza né di
freddezza, ma nemmeno era stato attento e presente come durante la sua
prima permanenza allo Château – nei suoi confronti.
Certo, in realtà non si erano nemmeno visti così
tanto in quegli ultimi mesi: lui era spesso in giro per la tenuta in
modo da mantenerla il più perfetta ed efficiente possibile,
lei aveva passato molto del suo tempo tra lo studio e il San Mungo per
il corso di Medimagia a cui si era iscritta e che aveva ormai
completato – le mancavano solo tre ultimi esami per poter
risultare idonea ad un apprendistato con un medimago. Eppure nessuno di
questi impegni poteva scusare le sue assenze e le sue discrete fughe in
quei momenti durante i quali, tutto sommato, non c’era molto
da fare: si era negato più di una volta, anche se sempre per
via di impegni effettivi anche se non urgenti, e quelle volte che non
l’aveva fatto le era parso introverso, quasi… in
guardia, ecco.
Hermione aveva deciso di fare la brava, di non pressare la situazione:
gli aveva lasciato i suoi spazi e aveva accettato i suoi rifiuti senza
insistere, supponendo che fosse rimasto ferito dal suo comportamento
durante il dicembre precedente e la prima lite furiosa con Ronald, poco
fuori dai cancelli dello Château. E, per quella stessa
ragione, aveva deciso di non tirare fuori l’argomento con
nessuno.
O quasi.
--Io questo suo comportamento
proprio non lo capisco!-- sbotta Hermione, frustrata, facendo
inconsapevolmente ondeggiare con energia il contenuto del proprio
bicchiere.
Blaise, improvvisamente in ansia alla prospettiva di dover ripulire una
macchia di vino rosso dai suoi pregiati cuscini di broccato, rimane in
silenzio.
--Ha ragione, ho sbagliato, ma che motivo ha di continuare con questo
atteggiamento così… ostile?! Ho chiesto scusa o
no!?-- continua la giovane, gesticolando vistosamente –
troppo, per i gusti del suo interlocutore.
Blaise scivola lungo il divano, avvicinandolesi. --Non dovresti
prendertela così tanto, Hermione. Non lo fa per ferirti.--
la conforta, mettendole un braccio attorno alle spalle – e,
al tempo stesso, spostando entrambi i loro calici di vino in un punto
più “sicuro” del tavolino.
Il gesto palesemente diffidente, benché assai discreto, non
sfugge all’attenzione della riccia, che lo rimprovera con
un’espressione piccata. --Non sono così ubriaca
né così maldestra, grazie.--
Il moro replica al sarcasmo con un’elegante scrollata di
spalle. --Sono i miei cuscini preferiti.--
E il modo in cui lo dice è così sincero e
disarmante che lei proprio non riesce a trattenere una breve risata,
che si libra nell’atmosfera e spezza il groppo di irritazione
e cocente dispiacere che sente occluderle la gola. Si appoggia contro
la spalla dell’amico, riconoscente per la considerazione che
le ha dimostrato ormai ore prima offrendole un bicchiere di vino ed un
orecchio a cui rivolgersi; gli si stringe un poco addosso, grata per il
calore e la familiarità che le trasmette –
sensazioni che smorzano l’ostilità di quel
castello che le è improvvisamente così freddo ed
estraneo.
--Ci sono rimasta male, tutto qui.-- conclude a bassa voce,
ascoltandolo poi sospirare profondamente in risposta.
Blaise le lascia una carezza tra i capelli, comprensivo. --Ha solo
bisogno di darsi una calmata. So che è difficile dargli
tempo, ma fargli pressione è controproducente. Stai andando
benissimo.-- la rassicura, sincero, per poi aggiungere sommessamente:
--Se ti consola, si è comportato così anche con
noi, una volta visti i segni…
È a quella frase che Hermione, aggrottando del sopracciglia,
capisce che lei e Blaise non stanno più parlando della
stessa cosa – non esattamente, almeno.
--I segni?--
Era
stato così, di colpo e senza preavviso, che aveva illuminato
il motivo della reticenza di Draco: non era perché era
rimasto deluso, non era perché non voleva più
fidarsi di lei; era perché lei aveva visto la cicatrice non
del tutto rimarginata che gli deturpava irrimediabilmente il braccio.
Era perché
aveva paura – paura che lei avesse domande e
proposte a riguardo, paura di essere costretto a rivangare e spiegare
qualcosa che ancora tentava quasi disperatamente di ignorare e
dimenticare.
Hermione era così assorta in quei pensieri che era
già del tutto dimentica dell’acqua che oramai
ribolliva nel pentolino – o almeno lo fu finché lo
sbattere improvviso della porta violentemente spalancata non la fece
sobbalzare e girare così in fretta da rovesciare tutto quel
che stava sul ripiano… inclusa l’acqua rovente,
che traboccò ad inzupparle il pigiama.
La ragazza sibilò sofferente, chiaramente tentando di
sopprimere gli improperi che le erano saliti alle labbra e allontanando
il più possibile la stoffa zuppa d’acqua rovente
dalla propria pelle.
--Ti sei fatta male?-- le domandò, senza esitazione alcuna,
Draco – lupus
in fabula! – raggiungendola ed intenzionato ad
aiutarla, avendo già intuito e ricostruito cosa doveva
essere accaduto.
Hermione deglutì mentre la fitta di agonia si riduceva ad un
dolore pulsante – meno intenso ma più persistente
– e scosse la testa con ostinazione. --No, ora passa, non
credo sia niente di grave.--
Ripiegò la manica su sé stessa, in modo che la
porzione di calda stoffa bagnata non stesse a contatto con la sua
pelle, contemporaneamente attenta a tenere il pigiama ben lontano dalla
carne sensibile del proprio fianco, e si girò per valutare
il danno che aveva arrecato al piano cucina.
--Guarda che disastro…--
Ma Draco non parve nemmeno accorgersi delle sue parole. --Fammi
vedere.-- le disse semplicemente, in un tono che non ammetteva
repliche, quasi ordinandoglielo.
--Ma non è necessario, va__-- tentò di rifiutare
la giovane…
…ma le parole la abbandonarono all’istante una
volta che la sua mente si rese conto che quel fresco sollievo che
percepiva altro non era che la sua mano che sfiorava con attenzione e
delicatezza la sua pelle arrossata per stimare la gravità
dell’ustione.
--Draco…--
Lui la interruppe con un perentorio cenno del capo. --Credo di saperne
più di te sulle bruciature, Hermione.--
Il sottinteso di quella frase le fu subito evidente. Scelse senza
esitazione di non ribattere, accettando e riconoscendo quel breve
accenno per quel che era: un inizio.
Qualche attimo dopo Draco allontanò le dita dal suo fianco e
la guardò in viso, le labbra non più
così tirate dalla preoccupazione.
--T’è andata bene.-- sentenziò secco.
--Ma stai più attenta la prossima volta.--
--Mica l’ho fatto apposta, sai!-- ribatté la
giovane, indispettita, orgogliosa.
La replica così da lei fece sorridere il biondo, che scosse
il capo in un segno di bonaria rassegnazione.
--Vieni di là con me.-- le intimò, anche se non
con l’intransigenza di poco prima, invitandola a seguirlo con
un cenno della mano. --Vediamo se nell’armadietto delle
medicine c’è qualcosa che possa darti sollievo.--
Per la terza volta Hermione tentò di rifiutare, leggermente
a disagio per l’imbarazzo. --Ma ti ho già
disturbato abbastanza, non vorrei__--
Per la terza volta Draco insisté, interrompendola. --Nessun
disturbo.-- le assicurò; e, dopo uno sguardo ed una breve
esitazione, aggiunse: --Tanto ci stavo andando comunque.--
Fu allora che gli occhi di Hermione registrarono quelle sparse
macchioline rosse che punteggiavano il candore della garza che Draco
teneva appallottolata in mano.
Qualche decina di minuti dopo erano entrambi seduti in uno dei
salottini dei piani padronali, affondati nei morbidi cuscini di un bel
divano, mentre le fiamme del camino ingaggiavano la loro abituale
battaglia per spezzare il freddo dei lunghi inverni inglesi. Sul
tavolino di fronte a loro erano appoggiati un flacone di vetro blu
scuro che la ragazza aveva arraffato dall’armadietto che
Draco aveva dischiuso per lei, numerosi batuffoli di cotone ed un
rotolo di bende pulite.
Hermione stava passando uno dei sopracitati cotoncini sul proprio
fianco, sentendo la pelle gioire al sollievo fornito dalla sostanza di
cui l’aveva imbevuto, sotto lo sguardo vigile del rampollo
Malfoy.
Ad un certo punto, fin troppo consapevole del peso di quegli intensi
occhi, ripose il batuffolo e gli dedicò la propria completa
attenzione: --Si può sapere che hai da fissare?!--
La tensione sul viso di lui venne annullata da un sorriso divertito e
il giovane accennò un gesto di scuse con uno svolazzo della
mano. --Non era mia intenzione infastidirti. Mi stavo solo chiedendo
come hai potuto combinare un tale macello semplicemente voltandoti.--
La ragazza, fingendosi risentita per la bonaria presa in giro, gli
rispose con una smorfia che però diede come unico risultato
quello di strappargli una piena risata di cuore – risata a
cui lei si unì volentieri.
--Guarda che è stata colpa tua, mi hai fatto prendere un
colpo!-- puntualizzò poi quando ebbero smesso. --Dico, ti
sembra il modo di aprire le porte?--
Lui si scrollò di dosso il rimprovero con un ghigno; le
passò un braccio attorno alle spalle e se la tirò
vicino, sussurrandole all’orecchio con fare da cospiratore:
--Il mio castello, le mie porte.--
--Quanta boria, furetto!-- lo apostrofò Hermione, divertita,
fingendo di volerlo spingere via.
Il biondo oppose resistenza, ma poi la liberò dalla propria
stretta per recuperare le bende fresche. La strega rimase in silenzio
ad esaminare quei gesti rapidi ed efficienti che trasudavano
esperienza, abitudine. Ma, per quanto di routine, fasciare il proprio
braccio con una mano sola non era un lavoro facile; vedendo i segni
dell’impazienza risalire alle labbra del biondo, decise di
tentare un azzardo: avvicinò le proprie dita alle garze,
offrendogli silenziosamente il proprio aiuto.
Draco si bloccò, improvvisamente scostante, e la
guardò di sottecchi. --So farlo da solo.--
--Lo so.-- assicurò subito lei, forse cogliendolo di
sorpresa con quella sua risposta così tranquilla e diretta.
--Era solo per far prima.--
Insicurezza e dubbio balenarono in quegli occhi chiari, diffidando,
valutando… ma poi il giovane le offrì sia il
resto delle bende che il proprio braccio.
Hermione gli si accostò meglio, svolse la fasciatura che
Draco aveva già cominciato e, anziché rifarla
subito, si allungò verso la bottiglietta.
--Non credo potrà fare qualcosa, Hermione.--
protestò immediatamente il suo
“paziente”, ma lei lo ignorò a bella
posta e prese a passargli un batuffolino imbevuto sulla pelle,
delicatissima.
--Di certo non può farti male: è già
tutto rimarginato.-- replicò, accennando col capo ai segni
profondi che, ancora nitidi, gli marchiavano la carne del braccio.
--Com’è possibile, a proposito?--
Non lo guardò in faccia mentre gli poneva la domanda: non
voleva mettergli alcuna pressione e pensava che un suo atteggiamento
quasi casuale nei confronti della questione avrebbe contribuito a non
innervosirlo.
Draco la guardò a lungo prima di rispondere: --Credo sia
parte dei residui del Marchio, è sempre stato
così. Ci sono certe cose che succedono, certi…
stati d’animo che a volte causano la riapertura delle
cicatrici o un loro peggioramento. Quando poi il momento è
passato i segni riprendono a migliorare, anche se non hanno mai avuto
un gran bell’aspetto.--
Hermione limitò la propria risposta ad un mugugno di
comprensione. --E cos’è stato stavolta che le ha
fatte aprire?--
Il biondo scrollò le spalle, abbacchiato. --Un brutto sogno,
suppongo.--
I gesti della riccia si arrestarono per un istante, sottolineando la
sorpresa di colei che li stava compiendo, prima di riprendere come se
niente fosse – anche se ora gli occhi bruni di lei erano
fissi sul volto tirato dell’amico. --Qualcosa di brutto?--
--Orribile.-- Draco le rivolse un mezzo sorriso. --La McGranitt che mi
interrogava in Pozioni.--
La giovane si fermò del tutto e lo fissò
allibita, confusa, cercando di capire se la stesse prendendo in giro o
se le avesse detto la verità… e poi,
semplicemente, si lasciò andare ad una risata che, da appena
accennata, divenne ben presto una sghignazzata di coppia al pensiero
dell’espressione arcigna che avrebbe campeggiato sul viso di
quella donna nel ritrovarsi a tenere lezione nel labirintico
sotterraneo di scaffali e calderoni che era stato il regno del
Professor Piton.
--Ma tu non eri bravo in Pozioni?-- gli domandò poi lei, una
volta che si furono ripresi dal nuovo accesso di ilarità
della serata.
Lui emise uno sbuffo divertito. --Perché Piton mi alzava i
voti, ma non sono mai stato quel gran pozionista. Però deve
avermi influenzato ad un certo punto perché, paradossalmente
ho finito di sviluppare a mia volta una certa passione per Difesa
contro le Arti Oscure.--
--Comprensibile.-- sogghignò la giovane, abbandonando il
batuffolo imbevuto di fresco e passando alle garze. --A me invece
Pozioni piaceva, anche se Piton i voti me li abbassava.--
--Non credo abbia mai potuto abbassare più di
tanto…-- obiettò il biondo, ricevendo
però in risposta un commento venato di pungente ed
irriverente risentimento sillabato a denti stretti mentre le bende
continuavano, obbedienti, ad avvolgersi attorno alla sua carne.
--Oh, tranquillo, a rovinarmi la media ci riusciva lo stesso!--
Hermione terminò la fasciatura con una rapidità
notevole e la chiuse con un fermaglio resistente e discreto. Draco
fletté i muscoli un paio di volte, mettendo alla prova
l’operato della giovane.
--Allora? Come lo senti?-- lo incalzò quella, visibilmente
nervosa – terrorizzata di aver fatto qualcosa di sbagliato,
di averlo spinto a ritirarsi ancora di più da lei.
Ma Draco alzò gli occhi sul suo viso, esterrefatto.
--Meglio.--
Lei si concesse solo un sorriso radioso prima di scoccargli un non
troppo rapido bacio su una guancia, raccogliere batuffoli e boccetta
sparsi sul tavolino in una sola bracciata e avviarsi verso la scalinata
che conduceva alle camere da letto. Il biondo, ancora stupito dal
risultato e dall’assenza del disagio che aveva sempre
caratterizzato la riapertura delle cicatrici, le andò dietro
con un certo ritardo, raggiungendo la base delle scale quando lei aveva
già salito circa un terzo dei gradini.
--Hermione, aspetta!-- la richiamò indietro.
--Cos’hai usato sul braccio? Cosa c’era sul
batuffolo?--
La ragazza di fermò, in bilico tra due gradini, e, con un
sorrisino enigmatico, lanciò la boccetta verso di lui che,
pronto, la prese al volo – complici i suoi riflessi da
ex-Cercatore – senza alcuna difficoltà.
Lui la sentì proseguire per la sua strada, i passi che
rintoccavano nettamente sui gradini di marmo; non vi prestò
attenzione, però, occupato ad elaborare la scritta elegante
che campeggiava sull’etichetta del flacone.
Aloe.
--Granger!-- chiamò, innervosito.
Tuttavia fu il suo turno di sobbalzare, colto alla sprovvista, quando
la voce di lei gli arrivò da una distanza di poche falcate.
--Non c’è bisogno di urlare, sai, ci sento
ancora.--
Quindi i passi che aveva
udito prima avevano sceso – e non salito – la
scalinata.
Draco si voltò repentinamente, un’espressione
quasi intimorita negli occhi chiari. --Aloe?--
Lei annuì, seria. --È un gel liquido che porta
alla pelle diversi benefici ed è un sollievo impareggiabile
per le scottature.-- istintivamente la mano di Hermione
sfiorò il fianco scottato dall’acqua bollente e
che, ormai, non le doleva più. --Sapevo che non avrebbe
guarito le cicatrici, ma di certo non poteva farti male.--
--Ma allora, se non è l'aloe,
perché…-- boccheggiò il biondo,
confuso. --…perché non sento
dolore?--
L’amica scosse impercettibilmente il capo. --Per lo stesso
motivo per cui ti si aprono di tanto in tanto, suppongo, solo con
effetto inverso.--
--Quindi viene tutto dalla mia testa, è sempre legato alla
maledizione.-- alla sua conclusione, lei annuì
affermativamente. --Come facevi a saperlo?--
Hermione sorrise. --Non lo sapevo. Ho solo… fatto
l’amica sperando di poterti far sentire meglio.--
arrossì lievemente e, quando se ne accorse,
abbassò lo sguardo. --E, evidentemente, tu ti sei sentito
abbastanza meglio da contrastare gli effetti residui della maledizione.
Tutto questo conferma le supposizioni che avevo fatto a riguardo.--
--E hai carpito un intero quadro clinico da queste semplici reazioni?--
obiettò ancora lui, incredulo, scuotendo il capo.
--Sto studiando Medimagia, dopotutto.-- replicò lei,
ridacchiando. --E ho studiato tante di quelle nozioni sulle cicatrici
da incantesimo quando, da ragazzina, cercavo di capire cosa scatenasse
i bruciori di quella di Harry, che ormai dovrei essere
un’autorità ad honorem nel campo!--
Lui rimase in silenzio, ignorando persino la battuta sullo Sfregiato,
esterrefatto da tanta semplicità. --Se le cicatrici possono
migliorare…-- le domandò cauto, timoroso della
risposta. --…potrebbe esserci un modo per cancellarle?--
--Forse non cancellarle…- gli rispose lentamente Hermione.
--…ma credo che ci potrebbe essere un modo per estirpare gli
effetti collaterali della maledizione. Credo che le cicatrici
rimarrebbero, ma sarebbero solamente
cicatrici.--
--Senza coinvolgere il San Mungo?--
Le labbra di lei accennarono un ghigno furbo. --Ho un’idea
per il mio apprendistato che potrebbe aggirare la tua avversione per
quei guaritori, però devo prima terminare i corsi da
privatista e dare gli esami di idoneità.--
Per alcuni, infiniti battiti di cuore, Draco tacque, assorto. Quando
ebbe preso la sua decisione la fissò dritto negli occhi,
senza più alcun dubbio.
--Aiutami.--
Angoletto!
Ave,
gente!
Oggi ho qualche impegno a cui tener dietro (cose fa fare, persone da
vedere, posti dove andare), quindi l'aggiornamento vi arriva in
mattinata...
(Peter: la fa suonare estremamente sofisticata, ma deve solo andare in
erboristeria e a fare le fotocopie degli appunti da una compagna
perché durante il tirocinio non riesce a seguire le lezioni
-.-'')
Non ero completamente sicura di inserire questo capitolo. In
realtà il mio piano era di passare direttamente a quello
successivo, un PoV Blaise, che doveva riferire i punti salienti questa
scenetta con un piccolo flashback. Però ci ho pensato, e mi
sono detta che non ci stava bene. La storia è su Draco e
Hermione e sul loro rapporto, a dispetto di tutto quel che ci
è spuntato in mezzo, e solo perché io ho cambiato
punto di vista su molte cose non ho il diritto di stravolgere la
struttura della storia solo perché queste parti per me sono
diventate difficilissime da scrivere.
Vi dovevo una bella scenetta tra loro. La dovevo a loro.
Quindi eccola qui! Che dire altro dire, spero vi piaccia ^-^'''
Oggi sono di cattivo umore, quindi vi propongo un piccolo gioco:
qualcuno ha qualche idea su quale sia l'idea dell'apprendistato che ha
in mente Hermione?
Chi indovina riceverà la risposta al commento in anticipo e
avrà diritto a farmi una domanda a piacere!
Infine: grazie a chi ancora legge e segue.
Grazie davvero.
Ci
risentiamo tra due settimane, dolcezze mie! Oppure, con chi indovina,
un po' prima...
Con
affetto,
;*
|
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Capitolo 33 *** Hide and Seek ***
Just For
Love
Hide and Seek
Blaise scese la scalinata
decorata a fiori e frutti con sicura rapidità, annuendo
soddisfatto alla vista del salone sapientemente addobbato.
--Pan, lavoro stupendo!-- lodò la giovane Parkinson, ancora
intenta ad apportare gli ultimi ritocchi da perfezionista con precisi
svolazzi della bacchetta. --Ho detto a Hermione di portare
giù Draco tra un quarto d’ora, va bene?--
--Benissimo!-- confermò la bruna, rinverdendo alcune fronde
decorative con un’elegante rotazione del polso.
Il giovane le dedicò un ultimo cenno ammirato e fiero mentre
percorreva gli ultimi gradini e si rivolse ad Harry, che lo attendeva
in fondo alle scale: --Perché non cominci a far entrare gli
ospiti, Potter?--
Quello annuì, ma esitò prima di incamminarsi.
--Perché qui tutti hanno soprannomi e nomignoli mentre io
sono ancora “Potter”?--
--Sei già passato da “Sfregiato” a
“Potter”.-- precisò Blaise allungandogli
una pacca consolatoria su una spalla. --Non cercare di bruciare le
tappe. Ora, dov’è il resto della mia truppa?--
Harry sbuffò una risata ed elencò: --Pan fa su e
giù dai cornicioni, come hai visto; Ginny è al
tavolo che fa da bar a tenere in fresco i vini e a preparare qualche
caraffa di quel tinto de verano di Siviglia che le ha commissionato
Hermione; Theo e Daphne dovrebbero essere in cucina, ma io non ci vado
a controllare.--
--Ci vado io, così mentre passo per il salone controllo che
le tende ondeggino al vento come si deve. Tu convinci la tua ragazza a
lasciar stare gli addobbi e fate accomodare gli ospiti!--
--Signorsì, signore!-- esclamò Harry, scattando
addirittura sull’attenti.
Blaise sorrise senza però degnarlo di risposta –
non che l’altro se ne aspettasse una – e
continuò a marciare per la sua strada.
Aveva una festa da organizzare, lui, una festa importante. Draco se la meritava…
I corridoi in pietra di Hogwarts
offrono un piacevole refrigerio durante i caldi mesi estivi. Blaise
attende, quieto, passeggiando avanti e indietro tra quelli del secondo
piano, senza allontanarsi mai troppo dai doppi battenti che conducono
all’Infermeria della Scuola.
Una tale mancanza di comodità in uno spazio adibito, a tutti
gli effetti, a sala d’attesa non la perdonerebbe a nessuna
struttura – anzi, si precipiterebbe dal direttore con un
veemente reclamo, esigendo immediate migliorie e soprattutto scuse
– …ma quella non è una struttura
qualunque, quella è Hogwarts, e Blaise non si lamenterebbe
nemmeno se fosse costretto a sedersi sul pavimento.
Draco è dentro già da un po’.
Sa che non ha motivo di agitarsi – è solo una
visita preliminare, Madama Chips è una guaritrice anche
migliore dei medimaghi del San Mungo, c’è Hermione
con lui –, ma è agitato lo stesso.
Finalmente le porte dell’Infermeria si schiudono ed i suoi
amici accedono al corridoio. Blaise si dirige a passo svelto verso di
loro.
--Quindi?-- gli domanda, incapace di trattenersi, ancora prima di
averli raggiunti.
Draco ed Hermione si scambiano un sorriso nel comprendere quanta fosse
la preoccupazione del posato Zabini.
È il biondo a rispondergli. --Dice che si potrebbe fare. Ci
saranno di mezzo controlli e analisi per verificare e capire
esattamente che tipo di procedimento c’è da
eseguire, ma crede di poterlo fare.--
Madama
Chips era stata di parola: aveva richiamato il giovane Malfoy diverse
volte durante l’estate per fare tutti gli accertamenti e gli
esami del caso – permettendo in via del tutto eccezionale ad
Hermione di assistere, e solo perché la ragazza sarebbe
stata ufficialmente sua apprendista a partire da settembre –
e, alla fine, aveva confermato la propria idea… e la sua
fattibilità.
Draco si sarebbe recato di nuovo ad Hogwarts di lì a pochi
giorni per mettere la parola fine a quella storia e lui, da bravo
amico, aveva deciso di dare una festa per fargli coraggio.
E non se la sarebbe fatta rovinare da nessuno, tantomeno dai suoi degni
compari.
Fu per ciò che, quando raggiunse la cucina, ne
spalancò vigorosamente la porta declamando: --Voi due
disgrazie sappiate che se state facendo sesso sul piano di lavoro io vi
ammazzo!--
Né Daphne né Theo si scomposero minimamente a
quell’entrata trionfale – anzi, il moro
trovò pure il coraggio di rispondergli un
“Tranquillo, abbiamo già fatto prima nella
dispensa” che fece scoppiare a ridere la ragazza al suo
fianco.
Per la seconda volta nel giro di poco, Blaise si ritrovò a
scegliere di ignorare la battuta di un suo interlocutore –
non gli importava se avevano fatto sesso, purché
l’avessero davvero fatto nella dispensa e non sul tagliere su
cui avevano cucinato per tutto il giorno.
--Sapevo che permettervi di fare la torta al cioccolato non era
una buona idea.-- commentò solo, esasperato da quella fissa
improvvisamente pericolosissima dei suoi due amici.
Daphne ridacchiò e ribatté allegramente: --Troppo
tardi, ormai! E non fare il melodrammatico, è venuta bene.--
In effetti, alla vista del bellissimo dessert, a quello non
poté replicare – ma nemmeno ammise la sua
soddisfazione, preferendo tenerli sulle spine. --Spero per voi. Siete
pronti a portare fuori il buffet?--
--Sì, abbiamo tutto.-- confermò Theodore
imbracciando un vassoio. --Vedrai che allestiremo tutto in men che non
si dica.--
--Gli elfi domestici, invece, dove li avete spediti? Se Hermione li
dovesse vedere darebbe di matto e sarebbe lei a rovinare la
mia serata di gala!--
Daphne sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. --Li
abbiamo dovuti implorare, ma li abbiamo convinti a prendersi la serata
libera. E comunque Hermione sa che ci sono e sa che Draco li tratta
bene, smettila di esagerare.-- il sopracciglio alzato di Blaise le fece
capire che lui, secondo il proprio parere, non stava esagerando
affatto. La ragazza sospirò, rassegnata. --Che ci dici di
Draco e Hermione?--
--Ormai dovrebbero scendere tra poco.--
--Per la cronaca, io la festa non la volevo.-- si lamentò di nuovo Draco
mentre bisticciava ed inveiva mentalmente contro il nodo
dell’immancabilmente verde cravatta.
--Blaise non ha accettato dinieghi né limiti.-- gli
ricordò di
nuovo Hermione mentre un piccolo sogghigno si stirava
sulle sue labbra ammorbidite dal lucidalabbra.
L’altro sbuffò, affatto placato. --Maledizione a
lui e al suo bisogno patologico di strafar__e maledizione a questa
cravatta!--
Questa volta lei non poté fare a meno di ridacchiare,
strappandogli un nuovo versaccio. Si alzò, lisciando
inconsapevolmente le grinze del proprio abito con un gesto automatico,
e si frappose fra lui e lo specchio.
--So farlo da solo.-- obiettò immediatamente lui, come al solito.
--Lo so, ma così facciamo prima.-- replicò pronta
lei, come al solito.
Quello scambio era diventato ormai il loro personale ritornello
– un ritornello rassicurante che sapeva di aloe, profumava di
falò e aveva la morbida consistenza di un cuscino.
Draco la lasciò fare, ma non la smise di lamentarsi. --Non
c’era bisogno di invitare quasi tutti quelli del nostro anno
di Hogwarts.--
--Voleva festeggiare in grande e, a suo parere, “non si
può fare una festa in grande in quattro gatti e uno
Sfregiato”.-- recitò la giovane senza guardarlo,
concentrata sulla stoffa che le scorreva tra le dita.
--Non sanno nemmeno perché sono davvero qui!--
Hermione sospirò e terminò efficientemente di
fare il nodo per potergli prendere il viso tra le mani. --Sono qui per
festeggiare te e il tuo nuovo futuro, Draco. Forse non hanno tutti i
dettagli, ma il motivo per cui sono qui è autentico.--
Il tuo nuovo futuro,
Draco.
--Signor Malfoy?--
Blaise sta ancora stritolando il suo amico in un abbraccio soffocante
quando quella voce inaspettata e familiare si insinua nella bolla di
ottimismo che sembra aver avvolto il gruppetto.
La Preside Minerva McGranitt li sta guardando, l’usuale
portamento fiero e le labbra strette, come al solito vestita di uno di
quei suoi abiti con qualche sottile dettaglio che rimanda vagamente
alle sue origini scozzesi, i capelli ancora folti e come sempre
ordinatamente trattenuti da una crocchia.
È guardando il suo aspetto rilassato, quasi ringiovanito
rispetto a quell’apparenza tirata che aveva durante i loro
ultimi quattro anni ad Hogwarts, che Hermione si rende conto di quanto
il ritorno di Voldemort avesse minato alla salute mentale di molte
più persone di quante lei non avesse immediatamente
considerato.
--Professoressa.-- la saluta subito Draco rispettosamente,
riprendendosi per primo dalla sorpresa per quell’incontro
inatteso. --Posso fare qualcosa per lei?--
La donna, diretta proprio come la ricordavano, non perde tempo: --Sono
qui per offrirle il posto di insegnante che era del Professor Piton.--
Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma quell’offerta lo
terrorizzava. Aveva deciso di accettare, ma era comunque terrorizzato.
Prendere il posto del
Professor Piton, dell’uomo che gli aveva risparmiato di
diventare un assassino uccidendo a sua volta.
Sarebbe stato all’altezza?
--Non sono pronto.-- affermò all’improvviso,
abbassando di scatto il capo per cercare il conforto degli occhi di
Hermione.
Lei gli sorrise dolcemente, gli lasciò una carezza sul
volto. --La tua cravatta dice il contrario.--
Il giovane lanciò un’occhiata rapida allo
specchio, constatando con esperienza l’effettiva maestria con
cui era stato ultimato il nodo. --E questo da quando lo sai fare?--
Sul viso della riccia si palesò un’espressione di
pura nausea. --Da quando sia Daphne che Pansy erano fuori
l’ultima volta che lui doveva prepararsi per portare Ginny
fuori a cena. Mi ha costretta a fare e disfare i nodi cravatte e
papillon finché non è stato
soddisfatto…-
--Considerando gli standard di Blaise, almeno novantaquattro volte,
quindi.-- ridacchiò il biondo.
Gli occhi della ragazza lo fissarono, ancora grandi per la paura al
mero ricordo di quell’infausto evento. --Sai, ora che ci
penso meglio non credo che quelle due serpi fossero fuori per caso.--
A quella frase Draco cominciò a ridere – e rise
fino alle lacrime per cinque minuti buoni. Quando si fu calmato si
ritrovò costretto a sedere sul letto della propria camera
per riprendere fiato e con le iridi dorate di lei che, oltraggiate, lo
guardavano storto.
--Ti ho fatto ridere, furetto?--
Un altro ritornello: lo chiamava sempre così quando voleva
prendersi un’infantile rivincita su di lui, ma le riusciva
solo perché lui lasciava correre l’offesa che,
dopotutto, ormai non lo offendeva più.
--Assai.-- le confessò, ma il suo sorriso prese a vacillare
man mano che riprendeva contatto con la realtà. --Ma alla
festa non voglio venirci lo stesso.--
A quel punto Hermione si spazientì e, ben sapendo che non
avrebbe mai potuto davvero forzarlo a scendere nel salone, si risolse
ad inventarsi una soluzione creativa.
Ostentando una sicurezza che dopotutto non possedeva fino in fondo,
percorse quelle poche falcate che dividevano il letto e lo specchio con
l’andatura di una marcia militaresca, afferrò il
confuso biondo per il colletto della camicia e, prima che
un’esitazione le facesse riconsiderare il tutto e cambiare
idea, lo baciò.
Non fu un bacio vero e proprio, non poté esserlo –
né avrebbe dovuto esserlo: era tutto troppo improvviso, lei
era troppo nervosa, lui era troppo sorpresa. Fu un gesto dimostrativo,
più che altro, una dichiarazione.
La riccia, un poco instabile, ruppe il contatto lentamente, dimostrando
quell’esitazione che aveva negato in primo luogo.
--Se ne vuoi ancora…-- espose, dedicando solo una rapida
occhiata timida alle sue iridi stupefatte. --…dovrai venire
a stanarmi alla festa.--
E si affrettò ad andarsene lasciandolo lì, seduto
sul letto e sconvolto.
Draco, dal canto suo, rimase pietrificato per qualche istante ancora,
troppo incredulo per riuscire a reagire con la prontezza che avrebbe
invece voluto dimostrare.
Lei l’aveva
davvero… quindi lei… e allora lui
poteva…
Il rumore del battente che si richiudeva lo raggiunse solo in quel
momento.
Puttana Eva.
--GRANGER, TORNA SUBITO QUI!--
Hermione, che era rimasta accanto alla porta in attesa di una sua
reazione, ovviamente, si affrettò invece giù per
le scale.
Il salone dello Château esplose in un boato di
“auguri”, “bravo” e
“congratulazioni” non appena lui apparve
all’imbocco della scalinata, il tutto fomentato dal modo
plateale di Blaise di stappare lo champagne – fece persino
l’atto d’innaffiare alcuni degli invitati nelle sue
immediate vicinanze, eppure non una goccia arrivò a
macchiare i loro bei vestiti da sera.
Draco, brontolando maledizioni tra i denti, si affrettò a
raggiungere gli amici in fondo ai gradini, che lo accolsero con caldi
sorrisi e, ovviamente, un calice pieno.
Harry Potter gli rivolse un cenno d’incoraggiamento
– ne sapeva qualcosa, lui, di attenzioni ingombranti e non
richieste – per poi levare il proprio bicchiere e declamare
un “a Draco!” che fu immediatamente echeggiato
dall’interezza degli ospiti.
Il biondo si produsse in un sorriso da manuale e fece scorrere lo
sguardo tra i suoi amici – notando subito che quel demonio di
donna mancava all’appello, certamente di proposito.
--Dov’è Hermione?-- domandò loro,
incapace di trattenersi e suscitando uno sbuffo derisorio tra i ranghi.
--Non c’è di che, tesoro, organizzarti la festa
è stato un piacere, sì, grazie, è
tutto bellissimo e ti vogliamo bene.-- snocciolò Pansy,
sogghignando.
Non ci voleva certo un genio per intuire il divertito, lieve accenno di
rimprovero. --Hai ragione, Pan. Vi ringrazio dal profondo del cuore,
è davvero una meraviglia e vi voglio tanto bene anche io.--
elencò a sua volta, sapendo che loro avrebbero percepito la
sincerità delle sue parole anche dietro la forma di
ringraziamento forse troppo affrettata ed inusuale; implorante,
aggiunse: --Sapete dov’è Hermione?--
Ginny, al braccio di Blaise, scosse il capo. --È passata
prima ma si è volatilizzata immediatamente. Pan ha fatto a
malapena in tempo a farle una foto con quell’aggeggio babbano
che le ha regalato Hermione.--
La brunetta chiamata in causa squittì eccitata. --A
proposito… Harry, sorridi!--
--Ma cos__--
Flash!
L’aggeggio babbano in questione, infatti, era una vecchia
macchina fotografica che scattava istantanee. Benché le
immagini non fossero in movimento, la brunetta trovava appassionante ed
estremamente spassoso catturare le espressioni ridicole che
l’assenza di movimento non poteva nascondere.
La foto di Harry era effettivamente comica: volto imbiancato dal flash
fuori luogo, espressione abbagliata con un occhio un po’
più aperto e uno un po’ più chiuso,
labbra arricciate nella formazione di una protesta.
--Mi fai vedere quella di Hermione?-- domandò Draco,
incuriosito da quelle strane immagini immobili.
--Certo.-- Pansy insinuò le dita nella borsetta che portava
a tracolla – che lei diceva non essere espansa magicamente,
ma il giovane non riusciva a credere che tutta la roba che
l’amica era solita portarsi dietro potesse entrare in quella
taschina di stoffa senza alcun aiuto magico – e produsse
un’altra istantanea. --Mi è venuta mossa
però.--
In effetti la foto era talmente fuori fuoco da rendere i tratti del
soggetto difficilmente riconoscibili, ma ciò creava un
affascinante effetto sfumato sui capelli ricci e sul vestito
svolazzante. Era strana per gli standard di un mago, ma bella.
--Pan, continua a scattare questo genere di cose e diventerai una
fotografa destinata a sconvolgere il Mondo della Magia.-- si
complimentò, sincero, restituendole l’immagine.
L’amica saltellò entusiasta e arrossì,
poi dedicò una linguaccia ad Harry. --Te l’ho
detto che sono brava!--
Lui le sorrise in risposta, paziente. --Sì, ma per gli
standard di un babban__--
--Siete molto carini, ma rimandate il bisticcio per quando vi
ritirerete nel nido.-- li interruppe Draco, per niente
dell’umore di sentire una dissertazione sugli standard
babbani e preferendo tornare alla questione che più gli
premeva. --Davvero non sapete dove sia and__-- fu in quel momento che,
mentre scandagliava i dintorni, colse il sogghigno di una certa bionda
a caso. --Tu.--
Il sorriso birichino di Daphne si fece radioso. --Sembra che qualcuno
passerà la serata a giocare a nascondino…--
Malfoy, affatto contento della risposta sibillina, le si
avvicinò con fare imperioso. --Parla, disgrazia.--
Ma quella rise e volse languidamente il capo verso il giovane alle
proprie spalle. --È la seconda volta nel giro di
un’ora che mi danno della disgrazia.--
Theodore ridacchiò e le posò un bacio tra i
capelli, vicino all’orecchio. --Non distrarti, o gli
verrà un attacco isterico.--
In effetti, il volto di Draco stava pericolosamente virando al rosso.
--Rilassati, la troverai.-- gli disse allora la bionda, rassicurante,
addolcendo il tono. --Ma se fossi in te prenderei questo tranello come
una sfida, o finirai per rovinarti la serata.--
Draco inclinò la testa, soppesando il suggerimento. Una
sfida… e perché no, infondo? Messa
così gli sembrava quasi un divertente imprevisto.
Ghignò deciso e si rivolse alla sua complice. --Un indizio
per la partenza?--
Lei specchiò la sua espressione, soddisfatta. --Fossi in te,
comincerei da laggiù.--
Il giovane annuì in segno di saluto e
s’incamminò nella direzione indicatagli.
Blaise attese di averlo fuori portata d’orecchio, poi chiese:
--Lo costringerà a rincorrerlo per tutto il salone, vero?--
Daphne, che aveva intuito perfettamente le intenzioni
dell’amica, si limitò a sorridere enigmatica.
Hermione si era mossa per la sala con circospezione, alternando la
protezione fornita dai tendaggi alla confusa visibilità
garantita dai distinti gruppetti di invitati. Così facendo
era riuscita a far girare Draco in tondo e, di conseguenza, a fargli
salutare tutti gli ospiti.
Ne era valsa la pena, l’aveva capito dalle sue espressioni
piacevolmente sorprese e compiaciute, ma non era stata esattamente una
passeggiata: aveva dovuto stare attenta a tenerlo d’occhio
occasionalmente e a volte correggere il proprio percorso di
conseguenza; inoltre, inizialmente, lui pareva volersi rifiutare di
stare al gioco – ma lei si era imposta di non cedere alla sua
stupida pressione e, alla fine, era stato l’orgoglio di lui a
trovarsi costretto a capitolare; e bisognava anche dire che aveva fatto
di tutto per stanarla.
Tuttavia lei, testarda come se non più di lui, aveva
diligentemente continuato a sfuggirgli, spinta a perseverare nella sua
fuga dalla confusione che regnava tra i suoi stessi sentimenti,
rimandando il momento del confronto.
Non si era pentita di averlo baciato, questo no. Aveva voluto
– voleva
– farlo. Era stato un gesto spontaneo su cui si era
deliberatamente rifiutata di rimuginare, preferendo lasciarsi guidare
dall’istinto che l’aveva letteralmente spinta tra
le sue braccia. Baciarlo era stato semplice, era stato il naturale
culmine di quella tensione che aveva regnato tra loro sin dai tempi
della scuola, che era rimasta nell’aria anche una volta
svaniti quei preconcetti che li avevano contrapposti e che aveva preso,
specie negli ultimi mesi fatti di serate di chiacchiere e ricerche
davanti al fuoco, una piega quasi intima; anche quei pochi, occasionali
contatti fisici che avevano condiviso erano a loro volta divenuti,
chissà come e chissà quando, momenti
d’imbarazzo che tuttavia li lasciavano curiosamente
irrequieti, in attesa di chissà cosa.
Ormai ore prima, nella sua stanza, Hermione si era ritrovata ad essere
improvvisamente consapevole di quella tensione. L’aveva
intuita, riconosciuta e seguita senza dubitarne, perché era
sicura di sé stessa – e dei propri sentimenti.
Di lui, invece, non poteva dire di esserlo altrettanto.
Perciò, terrorizzata dalla possibilità di un suo
rifiuto, tormentata dal pensiero di aver frainteso e di aver sbagliato,
gli era sfuggita per tutta la sera, calcando quel salone in lungo in
largo e calcolando accuratamente ogni mossa – le proprie come
le sue.
Finché non
avevano cominciato a danzare.
Era stato tutto così improvviso che non aveva avuto il tempo
di reagire: gli invitati erano indietreggiati verso le pareti e
liberato un cerchio al centro della sala; era partita una musica
elegante e raffinata, la cui suddivisione in un tempo di tre quarti era
stata immediatamente riconoscibile – un valzer. Come tutti,
anche lei si era distratta per lanciare uno sguardo incuriosito a cosa
stesse succedendo… e, raggelata dallo stupore e dalla
meraviglia, non era più riuscita a muoversi.
Una coppia alla volta, ad ordinati intervalli di una battuta, i suoi
amici avevano preso posto ordinatamente nello spiazzo – Ginny
e Blaise, Pansy ed Harry, Daphne e Theo – e avevano
cominciato a danzare.
Hermione aveva momentaneamente perso contatto con la realtà,
incantata dall’armonia di quei movimenti – da quando Ginny ed Harry
sapevano ballare così!? – e dal
fruscio casualmente ordinato degli abiti lunghi delle ragazze
– avorio, smeraldo, vino. Per un secondo le era parso di
essere tornata al Natale di due anni prima e poi ancora più
indietro, al suo quarto anno ad Hogwarts, ma qualcosa dentro di lei
aveva protestato con forza: quello era assai più maestoso
della sua ultima festicciola natalizia, infinitamente più
raffinato del Ballo del Ceppo; era un tuffo in un passato ancora
più antico, era un’ombra straordinariamente nitida
di quell’età dell’oro di un'aristocrazia
che apparentemente si era conservata, in una certa misura, nelle
tradizioni che le famiglie purosangue si tramandavano di generazione in
generazione, di erede in erede – di Nott in Nott, di
Greengrass in Greengrass, di Parkinson in Parkinson, di Zabini in
Zabini, di Malfoy in Malfoy.
Era tutto così perfetto ed impeccabile che aveva capito
subito che mancava qualcosa: lei.
Mancava l’oscurità del suo vestito color notte a
fare da contrappunto alla luce irradiata da Ginny, mancavano i suoi
ricci lunghi a completare la chioma fluente di Daphne, mancava il
biondo di Draco a spezzare il girotondo bruno impostato dai tre
cavalieri.
Con gli occhi lucidi per qualcosa che non avrebbe mai saputo
identificare, Hermione era rimasta a guardare rapita quella magica
danza a ritmo di valzer.
Quando la musica fu terminata uno scroscio di applausi ne prese il
posto. La giovane fece per aggiungere il proprio tributo al
coro… ma non ne ebbe l’occasione: una mano le
coprì la bocca, un braccio le circondò un fianco
e la strattonò indietro oltre
l’oscurità protettiva di una tenda, un torace
aderì alla sua schiena.
Quando si divincolò, spaventata, il suo rapitore le
sussurrò all’orecchio: --Non strillare, non ce
n’è bisogno.--
Riconobbe immediatamente la voce, si calmò… e
morse, stizzita, la mano che le racchiudeva il viso. Toccò
quindi a Draco cercare di non imprecare ad alta voce mentre si
affrettava a ritrarre le dita. La lasciò andare e lei
ruotò su sé stessa, trovandosi a fronteggiare la
sua non molto contenta espressione.
--Chiedi scusa.-- pretese il biondo mostrandole la mano
“lesa”.
Gli rispose con un versaccio oltraggiato. --Nei tuoi sogni! Malfoy, mi
hai fatto prendere un colpo! Ma dico, non potevi semplicemente coprirmi
gli occhi e dire “indovina chi”, dovevi proprio
optare per la strategia da cavernicolo?!--
Lui sogghignò piano, divertito dalla fantasia che
l’altra spesso dimostrava nell’insultare qualcuno.
Gli occhi dorati della riccia si strinsero nel constatare la sua
ilarità. --Tu l’hai fatto apposta! Tu volevi
spaventarmi!-- comprese; l’allargarsi del suo sorriso fu per
lei un’ammissione di colpa. --Tu, brutto__!--
Gli si avvicinò rabbiosamente, intenzionata a dargli uno
spintone, ma Draco aveva già messo tutto in conto:
velocissimo la prese per le spalle e si mosse con lei in modo da
intrappolarla con la schiena contro la parete ed il petto contro il
proprio e, senza esitazione alcuna, la baciò.
Inizialmente presa in contropiede, Hermione non si mosse per alcuni
secondi; quando realizzò cosa stava succedendo ne
gioì e, senza attendere oltre, rispose al bacio.
Harry e Blaise, entrambi in piedi e a braccia conserte, osservavano
già da qualche minuto la tenda dietro cui Daphne aveva visto
sparire Hermione e Draco.
--Ti andrebbe una scommessa, Potter?-- domandò
l’ex-Serperverde di punto in bianco, senza distogliere
l’attenzione dalla cortina di drappi.
Harry parve soppesare la proposta. --Su cosa scommetteresti,
esattamente? Sul tempo che ci impiegheranno ad uscire da lì
o su cosa combineranno in quel tempo?--
Sperava vivamente che scegliesse la prima, perché lui, a
quello che poteva accadere là dietro, proprio non ci voleva
pensare – insomma,
lei era sempre la sua amica Hermione e lui era ancora il suo arcinemico
Malfoy!
--Sul tempo, Draco ha troppa fantasia per poter fare pronostici sul
cosa.-- fu la risposta non molto rassicurante di Blaise – ma
l’ex-Grifondoro si sarebbe accontentato.
--E cosa ci giochiamo?-- gli domandò.
Quello parve pensarci su. --Consigli. Se vinci tu io ti do qualche
dritta su una serie di trucchetti per fare contenta Pansy. Se vinco
io__--
--Ti do qualche dritta su una serie di trucchetti per fare contenta
Ginny?-- propose lui, equo.
--No, grazie, sono più che a posto in argomento.-- fu la
risposta negativa – e sempre meno rassicurante –
dell’altro. --Però qualche trucchetto su come
piacere ai Weasley sarebbe apprezzato.--
Per la prima volta da quando avevano intavolato quell’assai
curiosa conversazione, gli occhi verdi di Harry abbandonarono
l’immobilità delle tende e si fissarono
– allibiti – sul volto – appena arrossito
– di Blaise.
La voce di Theodore richiamò entrambi all’ordine.
--Cosa confabulate, voi due?--
Zabini gli rispose con naturalezza: --Stavamo considerando se piazzare
o meno una scommessa. Parteciperesti?--
Theo rise. --No, grazie, io ci tengo alla pelle! E, fossi in voi,
rifletterei un po’ meglio su chi state
scommettendo e su chi
state stabilendo la posta.--
I due tacquero per alcuni istanti.
--Sai, non è che abbia una gran voglia di scommettere.--
decise Blaise.
--Mi hai letto nel pensiero.-- concordò Harry.
Nott annuì con espressione ilare. --Saggi.--
--E poi tanto i Weasley mi adoreranno di sicuro.-- aggiunse
soprappensiero l’ex-Serpeverde.
--Nel dubbio punta sui gemelli.-- gli consigliò Potter di
getto.
Blaise gli lanciò una lunga occhiata, poi accennò
un sorriso di gratitudine. --E tu non aver paura di sorprendere Pansy.
Ama le emozioni forti.-- gli confidò, rammentando quanto le
relazioni spente del passato avessero fatto soffrire la sua amica
d’infanzia.
Theodore diede una pacca d’approvazione sulle spalle di
entrambi. --Bravi ragazzi. E ora forza che ci aspetta un viennese!--
--Un altro valzer?-- s’informò Harry, strappando
un sorriso agli altri due.
--Circa. Solo che è più veloce.--
--E più elaborato.--
--Sono finito.--
Quelli risero.
--Incollati a Pan e vedrai che andrà tutto bene.-- fu il
loro ultimo consiglio prima che tutti e tre raggiungessero le loro
partner per prendere ognuno la propria posizione.
L’attacco della musica sorprese Hermione, facendola esitare
lievemente.
Draco se ne accorse e, sorridendo, interruppe il loro bacio senza
tuttavia allontanarsi da lei. --Ci siamo distratte, signorina Granger?--
La ragazza arrossì vistosamente e lui rise di gusto.
--Smettila.-- lo rimproverò lei, dandogli anche una pacca
sul braccio, per poi seguire il richiamo della musica e di quella danza
che – lo sapeva – stava avvenendo al centro del
salone: posò leggermente una mano accanto al punto di
sovrapposizione di due drappi, schiudendone i lembi per creare uno
spiraglio attraverso il quale sbirciare.
Le labbra di Draco calarono sul suo collo strappandole un brivido.
--Possiamo avvicinarci, se vuoi.-- le sussurrò contro la
pelle, compiaciuto del tremito che percepì attraversarle il
corpo.
--Non ti dispiace?-- gli domandò lei imbarazzata, in cuor
suo troppo indecisa per costringersi a dargli una risposta definitiva.
--Per tua fortuna la tua faccia incantata è abbastanza buffa
da farmi passare la stizza per essere costretto a portare pazienza
ancora per un po’.--
La protesta di Hermione – come buffa?!
– fu sedata sul nascere dall’improvvisa luce che
invase l’angoletto in cui si erano rintanati quando il biondo
squarciò – in senso figurato, ovviamente, le tende
erano di velluto – quel sipario che lui stesso aveva tirato
tra loro e il mondo.
Lei a malapena si rese conto di essere trascinata verso il centro della
sala, inizialmente preoccupata dagli sguardi che i suoi ex compagni di
scuola le avrebbero puntato addosso… solo che non ci furono
sguardi: gli occhi di tutti erano stati rapiti dall’elegante
danza delle tre coppie. Draco, dal canto suo, parve alquanto offeso da
quella totale mancanza di attenzioni e puntò altero verso la
prima fila, senza prendere a spallate nessuno ma fissando torvo
chiunque osasse protestare contro la loro avanzata – Hogwarts o meno, Voldemort o
meno, lui era sempre un Malfoy, diavolo, e comunque quella era casa sua!
Una volta arrivati al limite del cerchio creato dalla folla di
invitati, il biondo lasciò che Hermione si sistemasse avanti
di un passo mentre lui, galantemente, prendeva posto alle sue spalle.
Essendo più alto di lei era libero di godersi, compiaciuto
ed ammirato, la sua espressione meravigliata – che lui aveva
definito buffa, ma solo per prenderla in giro.
--Sono una cosa divina.-- mormorò in quel momento la
giovane, estatica. --Sono fantastici.--
--Su Daphne e Theo non si discute.-- concordò lui
accostandolesi leggermente in modo da non dover alzare la voce e
disturbare così il corso della sinfonia. --Ma la Weasley e
Potter sono pietosi.--
La riccia gli rifilò una lieve gomitata. --Lo dici solo
perché non fanno parte della tua ristrettissima cerchia di
amici. Sono bravi!--
Il biondo scosse la testa – Hermione sentì i suoi
capelli corti sfiorarle una guancia – ridacchiando piano.
--Ti sembrano bravi perché non conosci il valzer. Sono Pansy
e Blaise che sono eccezionali e sanno guidare così bene da
far fare bella figura anche ad i più sgraziati
principianti.-- precisò e poi, dopo qualche istante di
attenta osservazione, aggiunse: --La Weasley sembra un manichino e
Potter si muove come uno spaghetto scotto.--
La riccia avrebbe voluto difendere i suoi amici, davvero, ma fu troppo
occupata a trattenere una fragorosa risata.
Gli ultimi accordi conclusivi della musica furono accolti da uno
scroscio di lodi e battimani, ma, di tutti gli applausi che esplosero
nella sala, nessuno fu più entusiasta e sincero di quello di
Hermione.
Mentre le ragazze si inchinavano ai loro cavalieri e al pubblico,
raccogliendo le sontuose gonne degli abiti – erano le uniche,
notò Hermione in quel momento, ad indossare un abito lungo
come lei e la cosa, di certo, non era un caso –, Draco le
accostò le labbra all’orecchio per farsi sentire a
dispetto della cacofonia di ovazioni e mormorò: --Vuoi
ballare?--
Diamine, avrebbe dato un
polmone anche per un solo giro di danze!
La ragazza fissò gli occhi sull’intarsio cesellato
del pavimento lucido, desiderosa ma intimidita. --Non credo di essere
capace.--
Sentì lui ridere dolcemente alle sue spalle. --Come
dimostrano egregiamente i tuoi amici, mia cara, la prima fondamentale
regola del valzer è scegliere un partner che sappia
guidare.-- le prese la mano, rassicurante. --Vieni.--
Hermione si lasciò condurre nello spiazzo libero del salone.
Pansy, Ginny e Daphne le sorrisero incoraggianti, Harry
inarcò bonariamente un sopracciglio ammiccando verso il
biondo – lei gli rispose con una smorfia –, Blaise
e Theo annuirono e si mossero su un’immaginaria scacchiera di
figure per far sì che le quattro coppie formassero un
quadrato.
--Ascoltami bene, ora.-- la richiamò Draco mentre la guidava
al loro posto. --Questo è un valzer lento, non è
un viennese, e parte piano abbastanza da permetterti di capire come
funziona.-- presero posizione. --Concentrati sul venirmi dietro col
piede giusto e conta un tempo di tre battiti. Quando i passi cominciano
a venirti automatici, tieni gli occhi su di me. Se ti faccio un cenno
vuol dire che devi guardare o Daphne o Pansy e imitare i loro
movimenti.-- lui la strinse in un abbraccio, una mano sul suo fianco e
l’altra che stringeva la sua. --Schiena dritta, spalle
giù, tieni il braccio destro, metti la mano sinistra appena
sotto la mia spalla ma cerca di non pesarci su. E non starmi
completamente di fronte, dovresti tendere leggermente alla mia
destra.-- una volta che il biondo fu soddisfatto della posizione della
sua dama, le sorrise. --Adesso fai un bel respiro e non preoccuparti
che penso a tutto io. Pronta?--
La ragazza annuì esitante.
Il giovane Malfoy intuì la sua tensione e le
bisbigliò: --Granger, sul serio: se ti becco a sbirciare
verso la Weasley anziché verso Pansy e Daphne giuro che ti
pianto in mezzo alla pista.--
La riccia cercò di pestargli un piede, ma lui
schivò e le fece un occhiolino.
Quando le chiese di nuovo se fosse pronta lei annuì
più convinta, l’ansia spezzata da quel breve
momento di ilarità. Draco scambiò uno sguardo con
Pansy, Blaise e Theo e, ad un loro cenno, il terzo valzer della serata
si diffuse nell’aria morbida di quell’accogliente
sera d’agosto.
Dapprima Hermione rimase irrigidita, nervosa, impegnata a contare
scrupolosamente il tempo e a seguire i movimenti del proprio cavaliere.
Meno lentamente di quanto pensasse, tuttavia, si ritrovò a
familiarizzare con il ritmo e con i passi base. Dopo qualche battuta
passata ad osservare la straordinaria, elegante maestria dimostrata da
Pansy e Daphne, aveva anche cominciato ad intuire i gesti che doveva
eseguire.
Smise di pensare e si
perse in Draco.
E Draco, a sua volta, si
perse in lei.
Secondi, minuti ed ore si ritrovarono ad essere unità di
misura senza significato alcuno: il tempo era scandito solo dalla
suddivisione in tre quarti tipica del valzer. La musica varia ma
regolare sostituì il mondo attorno a loro, cancellando il
brusio di sottofondo provocato dagli invitati che danzavano,
chiacchieravano e sorseggiavano champagne al lume di infinite candele,
le cui luci tremolanti giocavano a nascondino con le loro stesse ombre
sulla superficie irregolare e semovente delle decorazioni frondose e
del grande stendardo verde foresta appeso all’entrata del
salone su cui campeggiava, in lettere d’argento, la scritta Auguri Draco, nuovo Professore
di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts.
Ed il disegno di quel ballo trionfale ordito da Blaise e da Daphne fu
completo.
Angoletto!
Buonasera,
gente!
Ecco qui il nuovo capitolo, puntuale puntuale di sabato sera come avevo
promesso. Mi è venuto un po' lunghetto, spero che non sia un
dispiacere per nessuno XD
Non so bene cosa dire su questo capitolo, a parte scusarmi per la
ridondanza del ballo di gala – lo so, è il secondo
che faccio spuntare fuori nel giro di una sola storia, forse
è un po' troppo?
Diciamo che per lo più mi interessa il vostro parere!
Che ne pensate invece sui rapporti tra i personaggi secondari?
Draco e Hermione vi sembrano riusciti bene?
Pansy con la macchina fotografica babbana e Blaise che piazza scommesse
con Harry sono risultati divertenti? La battuta sullo spaghetto scotto
di Draco strappa almeno una risata?
Avete pronostici sul prossimo futuro di Draco e Hermione?
Il prossimo capitolo – che, lo confesso, sarà
l'epilogo – è previsto tra due settimane, come al
solito. E adesso vado a fare l'aggiornamento del sistema operativo del
computer, prima che mi si impalli anche Gmail.
Venite a trovarmi su Facebook,
su Polyvore,
su Tumblr e
su DeviantArt,
sono sempre contenta di fare chiacchiere quando capita l'occasione!
Con
affetto,
;*
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Capitolo 34 *** Back to Hogwarts ***
Just For Love
Back to Hogwarts
La mattina di Natale Draco si svegliò in un luogo familiare eppure, a dirla tutta, più accogliente di quanto non ricordasse: Hogwarts.
Quando, da ragazzo, aveva occupato il dormitorio dei Serpeverde incastonato nei sotterranei della scuola era stata sua abitudine, in quei giorni in cui si svegliava prima del solito, recarsi ai piani più alti per ammirare in santa pace la vista impareggiabile del castello e del parco ammantati delle prime luci dell’alba. Non gli era capitato molto spesso, per via delle lezioni, ed in realtà aveva cessato del tutto questo suo vizio con il passare degli anni: “guardare quattro rami e due o tre file di merlature con una faccia da triglia non era cosa che si confacesse ad un Malfoy”, gli aveva detto suo padre.
Successivamente, Draco aveva rimpianto tutte le occasioni che aveva rifiutato per ammirare la sconfinata libertà che regnava in quelle mattine silenziose. Perciò spesso, durante l’ultimo semestre – e soprattutto quando Hermione aveva il turno di notte in Infermeria –, aveva colto diverse opportunità per riparare a quel torto che aveva fatto a sé stesso.
Quella mattina, tuttavia, la prospettiva di una passeggiata solitaria per i corridoi delle torri non lo attraeva minimamente.
Ancora mezzo addormentato allungò un braccio alla sua sinistra, a stringere i fianchi caldi di Hermione. Sorrise nel sentire la sua pelle vellutata sotto la propria – sorrise nel rammentare di come proprio quel braccio, che ora percepiva distintamente la morbidezza del corpo di lei, per una manciata di interminabili anni non avesse conosciuto altro che il bruciore, il dolore e la consistenza della garza premuta contro la carne.
Rimuovere gli ultimi residui della maledizione non era stato facile – così gli aveva riferito Hermione, visto che lui era stato addormentato e non sapeva esattamente cosa fosse successo. Sorprendentemente, aveva scoperto che ricorrere all’Ardemonio per squarciarsi un braccio era stato la sua salvezza.
--Il Marchio non è solo un tatuaggio.-- gli spiega Hermione senza riuscire a guardarlo, appollaiata sul bordo del letto dell’Infermeria. --Serviva a Voldemort per chiamarvi a sé, ma anche per trovarvi. Doveva essere uno strumento di tortura a doppio taglio: doveva tormentare gli altri attraverso l’operato dei Mangiamorte e doveva tormentare i Mangiamorte che avrebbero potuto rivoltarsi contro colui che l’aveva impresso.--
Draco annuisce, attento, invitandola a continuare.
--Per torturare i Mangiamorte aveva due strategie: la prima era giocata sulla pressione psicologica esercitata dalla sua semplice esistenza, dalla consapevolezza che Lui poteva trovarli, che l’avrebbe fatto e che li avrebbe uccisi; la seconda invece doveva essere più un meccanismo di sicurezza che avrebbe disperso del veleno nell’organismo del traditore, se mai questo dovesse tentare di graffiarsi via il tatuaggio.--
Il biondo sgrana gli occhi, inorridito. --Il Marchio… è avvelenato?
La riccia annuisce con fare grave. --Non è inchiostro normale quello che viene usato per imprimerlo, è una pozione contenente una tossina non identificata che si diffonde nel corpo se la superficie del simbolo che lo “contiene” viene intaccata.--
Assurdo. Diabolico. Orribile.
--Come fate a sapere tutte queste cose? Quando le avete scoperte? E perché…--
…perché non sono morto?
Hermione, finalmente, alza il capo e fissa i propri occhi nei suoi. --Le tue cicatrici non erano superficiali, Draco. L’Ardemonio ti ha scavato il braccio, lasciando dei brani di carne cauterizzata anche nei tessuti più profondi dell’epidermide… e così facendo ti ha salvato la vita: il veleno del Marchio è rimasto intrappolato nelle cicatrici, che non presentano ricambio cellulare e che perciò non hanno permesso la diffusione delle tossine.--
Lui riesce solo a guardarla fisso mentre la sua mente fatica ad ingranare, dibattendosi, confusa e spaventata, in tutte quelle nuove e terribili informazioni.
Obietta: --Ma sanguinavo, a volte.--
Sul viso di lei si disegna una smorfia amara. --Quello non è un veleno normale. Sa che deve uccidere e cerca di farlo anche se non si trova in condizione di entrare in circolo. In qualche modo riusciva a risuonare con le tue paure e ad aprire dei tagli nelle cicatrici, ma i rimasugli dell’inchiostro erano incastrati talmente in profondità nel tessuto cicatrizzato da non riuscire comunque ad interagire con il resto dell’organismo. Forse, se fossero rimasti lì, prima o poi ci sarebbero riusciti… ma li abbiamo tolti, ormai. Non ti nuoceranno più.-- conclude, cercando di sorridergli rassicurante.
--Sapete tutto questo perché avete analizzato i campioni che avete estirpato da me.-- conclude il biondo.
Hermione scatta senza preavviso alcuno e gli prende il volto tra le mani per guardarlo con quei suoi occhi grandi che, ora, mostrano tutto il suo turbamento.
--Avrei potuto perderti, Draco. Se tu avessi colpito il Marchio in un qualsiasi modo che avesse lasciato anche una sola briciola di quello schifo in circolo, saresti morto.-- lacrime calde si affacciano alle sue ciglia. --Ti avrei perso e non l’avrei nemmeno mai saputo.--
Draco nemmeno perde tempo a risponderle: d’impeto alza il braccio sano per stringerle il mento tra le dita e attirarla a sé in un bacio fatto di sollievo e di paura. La sente rispondere alla sua passione, percepisce le sue mani aggrapparsi al colletto del suo pigiama.
--Signor Malfoy, lei dovrebbe riposare.--
Il richiamo severo di Madama Chips li spinge a interrompersi bruscamente. Si scusano in coro, abbassando i capi in segno di contrizione; quando sentono la porta del suo studio richiudersi sollevano gli sguardi l’uno sull’altra e si scoprono entrambi arrossiti. Cominciano a ridere piano, sentendosi improvvisamente due adolescenti colti sul fatto.
Draco si puntellò su un gomito e si tirò a sedere contro la testiera del letto, esponendo l’avambraccio alla luce mattutina che filtrava dalle finestre.
La sua riabilitazione era stata indolore e sorprendentemente rapida, a dispetto della complessità dell’intervento – avevano dovuto riaprire ogni cicatrice e scavare per poter richiamare, attraverso un incantesimo, tutti i frammenti infetti del Marchio, poi risistemare gli squarcio sul suo braccio dopo aver controllato che nessuna tossina fosse entrata in circolo. Il suo corpo era guarito in fretta, dando prova di quanto la tempra della famiglia di sua madre fosse ben presente in lui.
Ormai sulla sua carne erano impresse solo alcune linee biancastre – spesse e piuttosto vistose nonostante il suo incarnato pallido, ma nemmeno lontanamente evidenti come le crepe con cui aveva convissuto per anni.
E tutto grazie a lei, che aveva atteso, che aveva pazientato, che aveva insistito… che aveva rotto le scatole fino alla fine. E perciò, decise Draco, lei non avrebbe dormito un secondo di più.
Tornò a stringerle i fianchi morbidi tra le braccia e l’attirò a sé – senza badare troppo alla delicatezza – per poi annegare il viso nella piega profumata del suo collo, dove lasciò un bacio.
--Sveglia…- le soffiò all’orecchio.
Lei mugugnò un diniego. --Ancora cinque minuti.--
--Sveglia…-- insisté il biondo, scivolando con le labbra lungo la sua spina dorsale.
La riccia sospirò. --Chiudi le tende, c’è troppa luce.--
--Se è per questo c’è anche un casino da far accapponare la pelle in tutta la stanza, vista la… fretta che avevamo ieri sera.-- le rispose la sua voce da un punto non ben definito sotto il copriletto.
Lei brontolò qualcosa di indistinto riguardo alla sua mania di volere tutto subito.
--Granger, sveglia.--
Hermione spalancò gli occhi all’improvviso e squittì, scattando di lato con le coperte strette al petto. Stizzita, allungò una mano per scostare i lembi delle lenzuola che non aveva trascinato con sé, scoprendo un Draco molto sorridente e molto soddisfatto di sé stesso.
--Mi hai morso!-- lo accusò, più incredula che arrabbiata. --Scusa, ma ti pare il caso?!--
Lui si strinse nelle spalle in risposta. --Non ti volevi svegliare.--
La riccia alzò gli occhi al cielo e sospirò. --Sei impossibile.-- soffiò indispettita, ma gli permise di stringerla a sé mentre lasciava gli occhi sorvolare sulla camera che condividevano. --Dici che Blaise e compagnia ce l’hanno con noi per la nostra fuga precipitosa di ieri sera?--
Draco le posò un lento bacio su una spalle, mugolando soddisfatto nel sentire la sua schiena nuda aderirgli al petto. --Abbiamo passato con loro la sera della Vigilia, abbiamo aperto i regali e abbiamo brindato. Se ne faranno una ragione.--
Lei sorrise, la mano che scivolava lungo il suo braccio e risaliva fino al suo viso per poi attorcigliarsi ai suoi capelli fini. --Abbiamo effettivamente lasciato un gran disordine.-- commentò senza un vero motivo, solo per sentire la sua voce roca per il risveglio.
Draco la guardò, la dolcezza e la malizia che giocavano a nascondino tra le sfumature dei suoi occhi chiari. --Avevamo altro a cui pensare.--
La giovane donna arrossì, sorridendo timidamente nel sentire le proprie gote scaldarsi: stavano assieme da mesi, ma riusciva ancora a farla reagire come una ragazzina.
Quel ballo di gala dei primi di agosto era stato per loro una rivelazione, un inizio. Hermione non avrebbe saputo dire per quanto avessero danzato, passando da una sinfonia all’altra senza nemmeno accorgersene, perduti com’erano in quel labirinto di sguardi e di figure. Non ricordava nemmeno gli ospiti che salutavano prima di andare; ricordava solo la propria mano stretta in quella di Draco, la loro corsa su per le scale mentre lui, con un sorriso luminoso ed estatico quanto il suo, la guidava verso la camera padronale – la sua camera.
Tutto ciò che era accaduto subito dopo, invece, lo ricordava bene – tremendamente, dolorosamente, meravigliosamente bene.
Rammentava anche il giocoso applauso di Daphne e Pansy e Blaise e Theo quando, la mattina dopo, avevano riconosciuto l’espressione inebetita e raggiante che aveva colonizzato i loro volti; Harry aveva accennato un lieve brindisi con la sua tazza di tè, Ginny le aveva rivolto un soddisfatto gesto d’approvazione.
Incredibilmente, persino la Professoressa McGranitt aveva sorriso quando li aveva sorpresi per caso a baciarsi in un nicchia di un corridoio durante un cambio d’ora, anche se si era premurata di chiedere ad Hermione di mantenere una condotta appropriata quando nei paraggi degli studenti – una raccomandazione che non aveva fatto a Draco, invece, ben sapendo che l’avrebbe preso come un divieto e che, per inconscio spirito di ribellione, avrebbe quindi fatto di tutto pur di contravvenirvi.
Sorrise a quel pensiero, assorta; poi un lieve morso sul collo la riportò alla realtà.
--Mi stai ignorando, Granger.-- si lamentò il biondo, stringendola contro di sé per avvolgerla meglio col proprio corpo e sentirla il più vicina possibile. --Non mi piace e non ci sono abituato. Persino in classe pendono tutti dalle mie labbra.--
In effetti, il giovane Professor Malfoy era incredibilmente portato per l’insegnamento e stava collezionando soddisfazioni ed elogi, ma lei non poté fare a meno di prenderlo in giro. --Solo perché le ragazzine non riescono a staccarti gli occhi di dosso e perché i ragazzi sperano che qualche incantesimo rimbalzi e sfregi questo tuo bel faccino.--
Draco rise di cuore mentre allentava la presa per permetterle di girarsi a fronteggiarlo. --Mia cara, sei in errore: i ragazzi sperano che qualche incantesimo rimbalzi per essere spediti in Infermeria ed essere accuditi dalla bellissima e bravissima assistente di Madama Chips.--
In effetti – amori più o meno platonici e del tutto ipotetici a parte – entrambi godevano di una certa popolarità tra gli studenti: erano due nuovi membri del corpo insegnanti ed erano giovani, il che significava che dovevano aver avuto esperienza diretta della terribile Seconda Guerra Magica.
Hermione sorrise e sfregò felinamente il capo contro il viso di lui. --Geloso?--
La sua risata le riverberò tra i capelli. --Un po’.-- le sollevò il mento con un dito, guardandola negli occhi. --Gelosa?--
--Ovvio. Quindi, mio caro, ho intenzione di tenerti qui a letto tutta mattina e stancarti per bene, in modo che tu non abbia nemmeno la voglia di considerare accettare le avances delle tue piccole studentesse.--
Draco ghignò, le mani calde che scorrevano per i suoi fianchi irresistibili ed oscillavano lentamente su di lei, accarezzandole le gambe e la schiena. --Mi sembra una buona idea. Così buona, in effetti, che credo m’impegnerò anche io per stancare te ed assicurarmi che tu non rimanga insoddisfatta.--
La baciò a fondo, con passione, intrappolandola tra sé e il materasso morbido; tuttavia le braccia di lei si incrociarono sul suo petto e si distesero per spingerlo indietro.
--Non ci provare, amore.-- gli ringhiò contro le labbra, intervallando i baci alle parole e dando inizio ad una di quelle loro così piacevoli schermaglie. --Stai sotto tu.--
Draco premette il bacino contro di lei, mordendole piano la gola e lottando dolcemente per non permetterle di ribaltare le posizioni – non ancora, almeno. --Non te la darò vinta senza combattere, amore.--
Angoletto!
Ma buondì!
Ebbene sì, signore e signori, siamo arrivati alla fine: questo è l'epilogo di Just for Love.
Non so cosa dire, veramente ^^' è strano pensare che sia finita, visti tutti gli anni che è stata in ballo, incompleta o con aggiornamenti in ritardo, a languire... e invece fin qui ci siamo arrivati.
Non so nemmeno se posso definirla esattamente una "fine"... perché ho qualche shottina successiva in mente: una su Astoria, una su Shannon e Annabelle, una su Blaise che va a conoscere i Weasley... cosette così, insomma. Conto di cominciare a postarle tra un mese al massimo e di pubblicarle ad intervalli regolari di ogni due settimane, come ho fatto finora per questi ultimi capitoli... quindi, se siete interessati a scoprire possibili retroscena di questa serie, tenete d'occhio la mia pagina autore o la mia pagina Facebook!
Inoltre, visto che devo ancora cominciare, volevo chiedervi: delle tre che ho elencato ce n'è una che vorreste leggere per prima in particolare? Potrei provare a pubblicare prima quella che riceve più "nomination", se mi riuscisse! Scrivete pure le vostre eventuali preferenze – non per forza in una recensione se non avete il tempo, basta anche una voce di commento su FB. Cercherò di tenere in conto eventuali preferenze – tempo e ispirazione permettendo, ovviamente!
Da ultimo, ma non per importanza, se qualcuno di voi fosse interessato, mi sono resa disponbile per fare traduzioni su commissione; i testi tradotti (in inglese, forse in spagnolo se proprio proprio il committente dovesse insistere) verranno pubblicati sul mio account di FanFiction.net e pubblicizzati in giro tramite il mio DeviantArt e il mio Tumblr. Se siete interessati date pure una voce!
E... niente, non ho molto altro da dire, se non che vorrei non dovervi salutare. Siete state delle persone meravigliose a seguirmi fino a questo punto, a non dimenticarmi nonostante paresse che io mi fossi dimenticata di voi e di questa storia. Vi assicuro che non era quello il caso.
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che il finale vi abbia soddisfatto!
Un bacio immenso ed un grazie infinito.
Sempre vostra,
Clarisse
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