Quando la luna ama

di Tsuki 96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 0 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 10 ***
Capitolo 12: *** Chapter 11 ***
Capitolo 13: *** Chapter 12 ***
Capitolo 14: *** Chapter 13 ***
Capitolo 15: *** Chapter 14 ***
Capitolo 16: *** Chapter 15 ***
Capitolo 17: *** Chapter 16 ***
Capitolo 18: *** Chapter 17 ***
Capitolo 19: *** Chapter 18 ***
Capitolo 20: *** Chapter 19 ***
Capitolo 21: *** Chapter 20 ***
Capitolo 22: *** Chapter 21 ***
Capitolo 23: *** Chapter 22 ***
Capitolo 24: *** Chapter 23 ***
Capitolo 25: *** Chapter 24 ***
Capitolo 26: *** Chapter 25 ***
Capitolo 27: *** Chapter 26 ***
Capitolo 28: *** Chapter 27 ***
Capitolo 29: *** Chapter 28 ***
Capitolo 30: *** Chapter 29 ***
Capitolo 31: *** Chapter 30 ***
Capitolo 32: *** Chapter 31 ***
Capitolo 33: *** Chapter 32 ***
Capitolo 34: *** Chapter 33 ***
Capitolo 35: *** Chapter 34 ***
Capitolo 36: *** Chapter 35 ***
Capitolo 37: *** Chapter 36 ***
Capitolo 38: *** Chapter 37 ***
Capitolo 39: *** Chapter 38 ***
Capitolo 40: *** Chapter 39 ***
Capitolo 41: *** Chapter 40 ***
Capitolo 42: *** Chapter 41 ***
Capitolo 43: *** Chapter 42 ***
Capitolo 44: *** Chapter 43 ***
Capitolo 45: *** Chapter 44 ***
Capitolo 46: *** Chapter 45 ***
Capitolo 47: *** Chapter ∞ ***



Capitolo 1
*** Chapter 0 ***


Chapter 0

 

Mary si affrettò lungo il corridoio, facendo attenzione alla bacinella piena d’acqua che sorreggeva tra le mani e allo straccio appoggiato sulla spalla; i suoi capelli fluttuarono nell’aria, raccolti in una disordinata cosa di cavallo, come se li avesse legati in fretta e furia senza badar tanto all’aspetto, che appariva in verità più grazioso, paradossalmente.

Aveva un’espressione talmente pensierosa che se un elicottero fosse stato sul punto di cascarle addosso, non si sarebbe resa conto di nulla e non si sarebbe spostata di un millimetro.

Entrò nella stanza, chiudendola dietro di sé, e si diresse verso il letto con le lenzuola e le tende retrostanti sulle tonalità del verde; con movimenti lenti e distratti appoggiò il contenitore sul tavolino che vi era stato collocato accanto, mentre fissava il viso pallido del vampiro coricato sul materasso.

Si sedette sul bordo, osservando quegli occhi socchiusi e vitrei, puntati sul soffitto, e quel volto privo di emozioni, bianco come la morte, freddo come l’Universo senza stelle.

La fanciulla si chinò verso di lui, accarezzandogli un guancia, mesta, e gli spostò alcune ciocche di capelli dalla fronte, sparsi dopo le convulsioni che si erano manifestate durante il giorno, orario in cui a turno, ogni ora, Mary e Yui andavano ad accettarsi che fosse tutto nella “norma”: assenza di coscienza e solo improvvisi movimenti inconsapevoli, sudorazione e brevi balbettii incomprensibili.

Immerse il panno nell’acqua e lo strizzò, per poi passarlo con amorevole cura sul viso di Laito.

- Laito – mormorò, con voce flebile e supplicante – ti prego, riprenditi…

 

Subaru era seduto sul davanzale interno della finestra affacciata sul lato nord della villa; fissava il cielo nuvoloso e la fioca luce che trapelava da alcuni sprazzi limpidi, dai quali si intravedevano le stelle tremolanti, quasi incerte di quello che avrebbero visto sulla terra da lassù.

Aveva le sopracciglia aggrottate e la mano destra stretta in un pugno tale da sbiancare le nocche più di quanto fosse pallida la carnagione stessa; voltò lo sguardo verso la porta aperta che introduceva in quella stanza e vide passare Mary, diretta alla sua stanza da letto, con quel medesimo aspetto taciturno e perso che per tutta l’estate aveva dovuto sopportare, rendendo quella stagione quasi più lunga di quanto avesse vissuto: era stato un periodo insopportabile, più di tutti i suoi fratelli messi insieme.

Inizialmente, dopo che Mary era accorsa in camera di Laito per costatare come stesse, recuperato dai gemelli, la fanciulla si era preoccupata con moderazione e se ne era presa cura tranquillamente, chiedendo anche aiuto al signor Ari che tuttavia non aveva mai risposto, probabilmente impegnato in ben altre faccende; così era arrivata la pausa estiva e l’umore pacato della ragazza si era deteriorato, mutando con il passare delle settimane e alternando sporadici attacchi di panico a lunghi momenti di distrazione e ansia.

D’altro canto i fratelli se n’erano lavati un po’ le mani: i gemelli, nonostante fossero i più “vicini”, andavano a trovarlo solo quando Yui, altra unica gentile anima premurosa, le faceva compagnia, e ne approfittavano per fare commenti macabri e privi di tatto (Ayato era sembrato recentemente nostalgico, ma non l’avrebbe mai ammesso); Reiji aveva ricevuto il divieto assoluto di impicciarsi nel caso si fosse interessato, dato che Mary era sicura che lo avrebbe usato come cavia per i suoi esperimenti; Shuu si era palesemente ingelosito delle attenzioni rivolte più a Laito che a lui, ancora incerto su quella strana sensazione che lo portava a desiderare di essere il solo degno delle cure della fanciulla dagli occhi scuri; e Subaru…

Come gli altri, non gli importava granché del fratello andato in tilt, in una sorta di coma interrotto da brevi convulsioni e momenti di coscienza disorientata, ovvero quando blaterava parole senza senso come se fosse in preda all’orrore; a turbarlo era la salute della ragazza, debole, e l’inefficacia dei suoi poteri; spesso aveva notato il suo viso incupirsi nei momenti in cui era aveva cercato di allontanare da sé un Shuu troppo trascurato (si faceva in realtà qualche sana risata, siccome l’espressione frustata del fratello maggiore era davvero esilarante): nulla accadeva. Era come sei i suoi poteri fossero diventati improvvisamente sordi alle sue richieste; probabilmente ciò era dovuto al fatto che non fosse abbastanza concentrata: Mary era sì abituata ad agire un po’ frettolosamente, ma i suoi pensieri erano coordinati in una rete di collegamenti sensata, seppur complessa e stramba.

Sospirò, ritornando a guardare il cielo, e dietro delle nuvole che andavano rarefacendosi scorse la luce della mezza luna, malinconico.

 

- Mary-san ha perso un po’ di peso…

- E quindi? Non capisco come ciò possa interessarmi – rispose freddamente Reiji, alla timida considerazione di Yui, mentre si avviavano verso il soggiorno, seguiti da un Ayato imbronciato: non che gli andassero molto a genio le preoccupazioni della fidanzata rivolte all’altra figura femminile presente nella villa!

- Voglio dire che potreste fare qualcosa anche voi, siete pur suoi fratelli! Per esempio, Reiji-san, tu non potresti usufruire dei tuoi libri per trovare un rimedio al problema di Laito-kun e…

- E sprecare il mio tempo e i miei preziosi ingredienti per guarire quel poco di buono? Santo cielo, Yui-san, non ti reputavo così stupida da pensare che avrei fatto una cosa simile – tagliò corto il vampiro, sprezzante, e si sistemò gli occhiali con un gesto irritato, entrando nella sala.

La fanciulla si fermò sospirando esasperata e travagliata da quell’ennesima sconfitta; da più giorni aveva cercato di sensibilizzare ed esortare quei ragazzi ad agire, inutilmente; ciò nonostante, Ayato, Shuu e Subaru erano quasi stati inclini a cedere quel muro di pietra che li separava da Laito, però era sicura che il motivo non risiedesse in una spontanea e sincera apprensione per il fratello stesso, quanto più per egoistici interessi: il fidanzato certo non tollerava la sua negligenza verso il Grande Se Stesso, quel dormiglione avrebbe avuto tutta per sé la sua cara amica e l’albino sarebbe stato più tranquillo nei confronti di quest’ultima.

Ayato la scrutò arricciando le labbra e corrugò la fronte, prima di spingerla all’interno della stanza con dei capricciosi rimproveri, le mani premute contro la sua schiena; la giovane sorrise lievemente, intenerita da quella infantile gelosia; non dimenticò che comunque avrebbe potuto cambiare radicalmente umore e atteggiamento, e allora sarebbero stati guai…

- Reiji, spero che tu abbia una valida giustificazione per averci radunato… stavo cucendo e non mi va di perdere tempo – asserì gelidamente Kanato, fulminandolo con lo sguardo dietro le lenti del paio di occhiali che aveva cominciato a indossare a metà estate; gli conferivano un aspetto più maturo ed elegante, nascondendogli parzialmente le occhiaie.

Reiji lo ignorò e si schiarì la voce, non prima di aver lanciato un’occhiata di ribrezzo all’amato fratello sdraiato comodamente su un divano, le gambe accavallate su un bracciolo e le braccia incrociate dietro la testa.

- Minna-san1, ho un’importante comunicazione da riportare; gli tsukaima2 mi hanno riferito della presenza di altri vampiri in città… perciò vorrei raccomandarvi cautela e autocontrollo – lanciò delle severe occhiate ad Ayato, che grugnì annoiato, e a Subaru, che sbuffò stizzito – da domani in poi.

- E Mary-san? – domandò Yui, guardandosi intorno alla ricerca dell’interessata che costatò essere assente; Reiji sospirò spazientito, adocchiandola torvamente.

- È la seconda volta, oggi, che ti sento dire delle stupidaggini! Taci! Non apprezzo parlare con persone che non stanno ascoltando, vorrei ricordarti…

- Reiji - lo interruppe il biondo, intento a sgranchirsi le braccia – e tu pensi davvero che io ti abbia ascoltato, prima? – sogghignò, sardonico.

Un secco rumore di nervi spezzati indusse i presenti a smaterializzarsi altrove, abbandonando un tremante vampiro con gli occhiali nel soggiorno, in preda a una violenta crisi isterica.





1Minna-san: non so come renderlo in italiano, comunque letterlamente vuol dire "tutti" se non erro ed è un'espressione che si usa per riferirsi a tutti quelli che ci circondano, che siano presenti o che semplicemente li stiamo pensando. Se non erro.
2Tsukaima: sono i famigli; nei drama CD sono i pipistrelli che, se non ho capito male, si trasformano in maggiordomi, non so se ricordate quello inquietante che compare nel primo episodio per poi esser dimenticato per sempre xD.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Chapter 1

 

Mary fissava intensamente il soffitto da un’ora; tra le tante cose che odiava, lo svegliarsi irrimediabilmente molto tempo prima del previsto si trovava ai primi posti. E non era la prima volta che succedeva, da quando viveva sotto lo stesso dei tetto con i Sakamaki.

Da metà luglio aveva passato delle notti tumultuose, spesso senza addormentarsi per lunghi periodi, e gli incubi si erano presentati più prepotenti; tutto ciò contribuiva a peggiorarle l’umore, e di conseguenza non si sentiva in vena di scambiare qualche parola con i vampiri o Yui: pensava troppo a Laito, e non era riuscita a contenere la sua preoccupazione.

Distratta, si era pure un po’ indebolita fisicamente e un giorno, affacciandosi allo specchio del bagno prima di una calda e (sperava) rilassante doccia, aveva sgranato gli occhi di fronte al suo pallido e smorto aspetto; solo allora aveva capito il motivo delle occhiate ansiose di Subaru e quelle rattristite di Yui: aveva quindi cercato di riprendersi, riottenendo il controllo delle emozioni e moderando la loro influenza sul suo portamento.

Ma i sogni, quelli come poteva fermarli?

Mary si rigirò nel letto, sospirando, e adocchiò l’orologio sul comodino: mancavano ancora mezz’ora al momento di alzarsi, cambiarsi e prepararsi per il ritorno a scuola; e non sentiva alcuna pietà da parte del proprio corpo a rassicurarle un’ultima dormitina.

- Uffa – bofonchiò, spostando una ciocca di capelli dal viso e assumendo la posizione supina; il fianco si scontrò con un corpo più robusto e, annusando istintivamente l’aria, percepì quel profumo di pulito che la faceva arrossire, lievemente dopo averci fatto un poco l’abitudine.

- Shuu-san? – mormorò, paziente, senza guardarlo; il biondo si mosse per adagiarsi sul su di un lato, in tal modo riducendo al minimo la distanza tra essi.

- Sono qui da più tempo – borbottò a occhi chiusi, con voce impastata dal sonno, e appoggiò la fronte contro la testa della ragazza; aggrottò poi le sopracciglia, imbronciato – avresti dovuto accorgertene.

Vero, pensò la fanciulla, Ari-sensei non approverebbe questa mia distrazione… e Mark mi darebbe una di quelle micidiali testate che solo noi gemelli possiamo rendere…

Il vampiro socchiuse un occhio, osservando cupamente l’espressione pensierosa di lei che lo stava ignorando involontariamente, e grugnì irritato, certo che c’entrasse il pseudo-coma di Laito; avvicinò le labbra al suo orecchio e lo morse con foga.

Mary sussultò, scostandosi bruscamente dal giovane, e balbettò di non ricominciare con i suoi capricciosi tentativi di trattenerla per se stesso: gli effetti collaterali degli ormoni di lui non giovavano al suo cuoricino, essendo troppo timida e pudica; ciò nonostante, Shuu cominciò a “coccolarsela” a modo suo, talvolta mordendole il collo o il braccio per dissetarsi con piccole quantità di sangue.

Infatti, da un paio di mesi il bel biondo era sembrato preferire di gran lunga i baci ai sorsi di quell’aromatico liquido scarlatto, suscitandole un imbarazzo tanto immenso da ridurla spesso in punto di svenimento; ma niente di estremo aveva possibilità di susseguire alla serie di attenzioni rivolte dal vampiro alla ragazza: non appena le mani vagavano troppo vicino al petto oppure al fondoschiena, prontamente la sedia davanti alla scrivania gli volava dritto in testa.

Il giovane si limitò a toglierle il respiro a suon di baci; finché non la udì mugugnare proteste da sotto e, finalmente alzandosi con la schiena, la esaminò: era rossissima in volto, nascosto a malapena dalle mani tremanti di vergogna, e il pigiama scomposto lasciava un po’ scoperto l’ombelico e il décolleté, dove era ben visibile l’unica cicatrice che le era rimasta impressa sulla pelle, risalente al piccolo incidente che aveva subito circa sei anni prima.

Mary respirò profondamente, sussurrandogli che se avesse continuato a dedicarle trattamenti simili prima o poi il suo cuore avrebbe fatto le valigie, lasciandola in balia della sua travolgente persona; il vampiro sghignazzò.

- E che problema c’è, eh~? Non sei stata tu a confessarti? – ribatté con un tono tra lo scherzoso e il provocante, solleticandole i fianchi.

- N-Non significa che tu debba continuare a-a-a… - balbettò lei, fissandolo incredula mentre si ritraeva da quella fastidiosa presa e corrugava la fronte.

- Oooh Shuu~, ti amo così tanto~ Voglio essere tua, Shuu~ - la canzonò lui, sogghignando; la ragazza sentì un nervo pulsare sulla fronte e, sebbene desiderasse abbracciare il materasso e fondersi in tutt’uno con esso, sbatté le mani sulle guance del vampiro, fissandolo accigliata, e intimandogli di piantarla.

Ovviamente il biondo, leggermente seccato da quella reazione, non le diede retta e riprese a stuzzicarla, stringendole la vita con le braccia e avvicinandola a sé in una gelosa morsa; appoggiò le labbra sull’orecchio di lei, soffiandole fredde parole di sadica ironia. La fanciulla, prossima al punto d’ebollizione, rifletté se fosse il caso di lanciargli addosso un armadio e rischiare contemporaneamente la propria incolumità.

- Basta così – la voce gelida di Reiji raggelò la giovane e fece sbuffare il fratello – È ora di prepararsi… non tollero più i vostri clamori, disturbate la quiete altrui, santo cielo! – rimproverò aspramente e, prima di volatilizzarsi, raccomandò di non perdere altro tempo.

Mary si era nel frattempo messa seduta e scambiò un’occhiata d’intesa con Shuu, il quale si sdraiò con le braccia conserte dietro il capo per sonnecchiare, dopo averle rubato un altro bacio piuttosto intenso; come se Reiji avesse parlato con il muro. Ella si alzò, strofinando la bocca sulla manica del pigiama con una smorfia imbarazzata, e si diresse verso l’armadio per recuperare la divisa, chiedendogli di uscire mentre si cambiava.

Ripeté la domanda nel percepire ancora la sua presenza e, appoggiando intanto la giacca e la camicia sulla sedia, si voltò verso di lui e lo richiamò severamente; dopo un sospiro annoiato, il vampiro sogghignò, lanciandole un’occhiata maliziosa.

- E perché non restare a godersi lo spettacolo?

L’armadio piombò impietosamente sul letto.

 

 

Reiji era di pessimo umore e a Mary non sfuggiva il motivo di tanta ostilità nei suoi confronti: certamente, nonostante non avesse un debole per lei, non apprezzava la relazione condivisa con il fratello di cui era profondamente e palesemente invidioso.

E mentre si alzavano, inchinavano e risedevano ai rispettivi banchi, la ragazza si chiese se non avesse potuto fare qualcosa al fine di migliorare quel rapporto fraterno; non pretendeva chissà drastici cambiamenti, manifestazioni d’affetto (addirittura! Sarebbe stato sconvolgente!) o quant’altro, ma almeno di rinstaurare quella reciproca intesa che tutti i fratelli dovrebbero avere.

L’insegnante nel frattempo stava procedendo con un discorso di bentornato dalle vacanze estive e aveva appena annunciato l’arrivo di un nuovo studente nella loro classe; Mary, troppo distratta dai suoi pensieri, non si accorse del secco rumore causato dal solito nervo spezzato di Reiji, che se non fosse stato un vampiro avrebbe dovuto pagare un’astronomica cifra per tutte quelle operazioni che gli avrebbero riassestato suddetto nervo.

Non appena il nuovo compagno mise piede nell’aula, una fulminante sensazione familiare le percorse la colonna vertebrale; la fanciulla alzò lentamente lo sguardo dal foglio do stava scarabocchiando degli spiritelli e lo indirizzò verso il ragazzo che stava scrivendo il proprio nome alla lavagna.

- Mukami Ruki. Yoroshiku1 – disse con voce penetrante e celante un tono di mistero, dopo essersi voltato verso la classe, ignorando i versi gioiosi e soffocati della maggior parte della popolazione femminile; i suoi occhi blu impreziositi da striature grigiastre incrociarono per primi le iridi scure della ragazza, che aggrottò le sopracciglia, riconoscendolo: era uno di quei quattro vampiri con cui si era scontrata in un corridoio della scuola mesi prima…

- Ah, ragazzi, prima che il vostro nuovo compagno si accomodi, vorrei fare un cambio di posti…

Reiji-san sarà mooolto contento, pensò la ragazza, sudando freddo alle vibrazioni negative che percepiva, provenienti dal retro della classe.

Ogni alunno aveva estratto il proprio numero, mentre l’insegnante li disponeva casualmente alla lavagna in una griglia rappresentate la collocazione dei banchi; prima di sistemarsi nella nuova posizione, Mary scambiò due parole con alcune compagne che si lamentavano di quanto fosse faticoso spostare i banchi, adocchiando di tanto in tanto i vampiri: si trovavano vicino alla finestra, Reiji davanti e il nuovo studente dietro; in mezzo doveva posizionarsi ancora un altro alunno, che sarebbe stato vittima di una pesante e tetra atmosfera per tutto il resto dell’anno scolastico che rimaneva.

So già come andrà a finire, fu la sarcastica considerazione tra sé e sé, spostando lo sguardo dal tre (il suo numero preferito – da quel momento il numero traditore!) impresso sul foglio a quello nella griglia sulla lavagna, cercandolo con ansia.

- Meraviglia – commentò con un fil di voce, stressata ma con espressione impassibile, e alzò il banco dirigendosi verso quella trappola; era sicura di aver scorto un ghigno sul volto del nuovo compagno, una smorfia nervosa sul viso di Reiji e, infine, sul vetro della finestra aveva intravisto il proprio riflesso: era davvero felice, come una pasqua.




1Yoroshiku: signfica presumibilmente "Piacere di conoscervi". Penso.

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Chapter 2

 

Reiji continuava a tartassarla, mentre lei passava il solito panno umido sulla fronte imperlata di sudore di Laito, ancora sdraiato sul letto, assente e mormorante monosillabi apparentemente privi di senso; Mary sospirò e alla ventesima raccomandazione che doveva stare lontano dai fratelli Mukami, la sua pazienza traboccò, già prossima al limite da prima, in quanto il vampiro in coma aveva avuto una violenta crisi di convulsioni e singhiozzi.

- URUSE1! – la sua voce echeggiò per una buona parte della villa; il vampiro, dinnanzi a quella reazione, rimase a bocca aperta, incapace di formulare frasi o qualsiasi parola di sorpresa o indignazione – Reiji-san, per quale motivo dovrei evitare quei ragazzi? Ruki-san è un compagno di classe, non è razionalmente possibile ignorare la sua presenza o eventuali approcci!

Il giovane ammutolì e s’irrigidì, fissandola sconcertato mentre ella ritornava a prendersi cura del fratello minore; nemmeno si accorse di essere rimasto solo nella stanza, abbandonato cinque minuti dopo dalla ragazza che era uscita in fretta e furia, rischiando di versarsi addosso l’acqua della bacinella: inutile dilungarsi nella descrizione del suo stato d’animo.

Era totalmente sotto stress.

Percorse quell’intricata serie di corridoi come d’abitudine, fermandosi a versare l’acqua nel lavandino di un bagno e risciacquando il contenitore, poi riposto in un ripostiglio più avanti; infine, con l’espressione ancora frustrata, rientrò nella propria camera e si sdraiò esausta sul letto, a pancia in giù, sperando di cadere in un sonno profondo tale da o portarla via da quella situazione o semplicemente migliorarle l’umore.

- Niente sangue oggi, Subaru-kun; non sono in forma…

L’albino si alzò dalla sedia dove si era seduto aspettando che ritornasse, nel frattempo dando un’occhiata ai suoi disegni ordinatamente distribuiti in buste accatastate sulla scrivania; incupitosi, si avvicinò affondando sul bordo del materasso, alla sua destra.

- Daijoubu ka2? – chiese, sfiorando con le dita le punte di alcune sparse ciocche di quei lunghi, scuri capelli.

Ultimamente la fanciulla non raccoglieva più la chioma in quell’elaborata acconciatura con la quale tutti erano abituati a vederla: spesso si limitava a legarli in una coda alta e imprecisa, oppure li lasciava sciolti, mantenendo le due treccine sul lato sinistro e infilando alcune forcine per non avere impedimenti alla vista o ai movimenti; una volta si erano inviluppati in un bottone del cardigan di Shuu, e Mary solo sapeva cosa ne era conseguito…

- Solo stress, non preoccuparti. Starò meglio non appena scorgerò dei miglioramenti – bofonchiò, girandosi in posizione supina; gli occhi erano chiusi, ma non rilassati, e la bocca era contratta in una smorfia di forzata concentrazione.

Poco convinto, Subaru inarcò un sopracciglio, mormorando ironicamente che avrebbero dovuto aspettare secoli purché si verificassero dei minimi progressi; subito aggiunse balbettando che non fosse preoccupato per lei, con un tono tra l’imbarazzato e l’irritato. Mary lo ignorò, aprendo gli occhi per fissare i due cigni sul soffitto: nei suoi pensieri chiamò il gemello; un calore nostalgico la confortò un poco, dopo aver percepito la pacata voce del fratello che le rispondeva rassicurante, lontana.

- Andrà tutto bene – asserì, abbozzando un sorriso rincuorante e più fiducioso; l’albino ammutolì e, nascondendo una lieve incurvatura delle labbra si alzò, teletrasportandosi altrove.

- Fuori uno; Kanato-kun? – esclamò la ragazza, sedendosi e dondolando un poco le gambe, mentre gli occhi si soffermavano sulla finestra sul bancone: una minuta figura era ferma davanti alle vetrate e un secondo dopo si trovava accanto a lei, il peluche stretto al petto e lo sguardo puntato sul pavimento; Mary intese che il trigemino di mezzo non fosse di umore migliore rispetto al proprio (non che fosse una novità…).

- Mary-san, non mi piacciono quei quattro – sussurrò il vampiro, evidenziando le ultime due parole con un timbro di voce particolarmente gelide e sprezzante.

Mi ricorda tanto le reazione di mia madre quando sente parlare di Karl Heinz, pensò lei, cercando di non ridere; ma perché la maggior parte dei fratelli Sakamaki, se non tutti, non vedeva di buon occhio quei benedetti Mukami? Persino Subaru aveva storto il naso e Ayato, figurarsi, si era promesso di stare appiccicato a Yui ventiquattro ore su ventiquattro; ciò nonostante Reiji le aveva confermato che non avessero mai avuto a che fare con loro prima di allora; forse in verità erano a conoscenza di qualcosa oppure l’istinto suggeriva loro che non fossero dei personaggi affidabili? Eppure le vibrazioni che percepiva non erano completamente negative…

Kanato inclinò la testa, osservandola attentamente (tanto da farla deglutire); le domandò a cosa stesse pensando e Mary scelse saggiamente di non commentare e piuttosto soffermarsi su un altro argomento: insieme a Teddy c’era un altro peluche, di dimensioni più piccole e a forma di coniglio; era color panna con il ventre e l’interno delle orecchie foderate da una sintetica stoffa dorata, il collo era ornato da un fiocco bordeaux e due bottoni azzurri per gli occhi, cuciti l’uno con il filo bianco, l’altro con quello nero.

È dannatamente tetro, considerò tra sé e sé la ragazza, sudando freddo nel costatare che il peluche fosse privo di un arto; non negava che fosse comunque un buon lavoro, eccellentemente curato nei dettagli: queste furono le parole riferite al vampiro, che reagì freddamente sbottando di non aver chiesto la sua opinione e voltò la testa dall’altra parte; a Mary non sfuggì la sua espressione soddisfatta.

 

 

La sera seguente, durante quelle decine di minuti concessi per l’intervallo, Mary stava rimuginando sulla pessima sensazione che l’aveva accompagnata generosamente nelle prime ore di lezione, come se la persona dietro di lei l’avesse fissata per tutto il tempo; si massaggiò il collo, punto da quel presunto sguardo, e assaporò per consolazione quel tè al limone che si era procurata alle macchinette in compagnia di Subaru; Reiji aveva severamente raccomandato di non lasciare mai sole le ragazze, eccetto logicamente dentro il bagno (Shuu ovviamente era stato esonerato da tale compito, prigo com’era non gli sarebbe importato granché).

Eppure era convinta che quella stessa sera qualcosa sarebbe andato storto: Ruki Mukami aveva l’aria di essere molto arguto, calcolatore e, se davvero fossero stati interessati a loro, avrebbe previsto l’atteggiamento dei fratelli Sakamaki nei confronti di lei e Yui; quindi, in tal caso, avrebbe dovuto avere un asso nella manica da giocare.

Ebbe presto conferma alla sua ipotesi quando, girando distrattamente gli occhi verso l’esterno dalla finestra, scorse una minuta fanciulla dai capelli chiari e lo sguardo spaurito indietreggiare in un angolo del porticato; davanti aveva quattro figure maschili ben familiari. Dov’era finito Ayato? Li aveva notati precedentemente insieme, mentre si dirigevano verso i bagni; geloso e protettivo com’era, il vampiro in questione non avrebbe mai abbandonata la ragazza in balia dei Mukami.

Si alzò di scatto e, dopo aver lanciato il cartoccio del tè con mira precisa nel cestino, si avviò rapidamente verso quella zona della scuola, borbottando imprecazioni contro gli accorgimenti escogitati da Reiji per “proteggerle”.

 

 

Due occhi color oceano intanto si aprivano assonnati nell’aula di musica: il biondo aveva percepito un profumo di lavanda passare accanto alla porta della stanza e aveva riconosciuto i movimenti affrettati e decisi che l’avevano portato.

- Mendokuse3… - sbadigliò seccato, alzandosi e uscendo con una lentezza invidiabile da parte di una lumaca. Appena fuori, si scontrò con il fratello albino.

- Sai dov’è andata la stregaccia? – gli chiese bruscamente Subaru, con un’espressione infastidita – L’ho persa di vista e non mi sembra molto saggio teletrasportarsi a scuola durante la ricreazione…

Shuu sbuffò, annoiato, negando.

- No. So solo che è passata di qui… Agh, Reiji ci romperà le scatole se lo scopre…

- L’ho incrociato pochi minuti prima, non sospetta ancora di niente… finché Kanato non farà la spia.

- Eh? – fu il verso atono e impassibile di Shuu per chiedere delucidazioni, grattandosi il retro del collo; l’altro vampiro spiegò, irritato.

- Gli ho fracassato la camera! Sai quanto è vendicativo quell’isterico… Non ridere, idiota!

Shuu continuò a sghignazzare.

 

 


1 Uruse: taci, stai zitto
Daijoubu ka?: stai bene?
3 Mendokuse: che seccatura

 

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


Chapter 3

 

Yui non riusciva ancora a capacitarsi di quanto fosse successo e di quanto stesse accadendo.

Era andata innocentemente in bagno per accertarsi di essere in quel periodo del mese (avrebbe avuto pace per qualche giorno e niente episodi di anemia! O almeno ci sperava); non fosse mai che Ayato la lasciasse sola, perciò l’aveva accompagnata come un bravo fidanzato una guardia del corpo dovrebbe fare, posizionandosi a mo’ di sentinella a lato della porta dei servizi delle ragazze, sotto gli sguardi curiosi delle studentesse che uscivano di tanto in tanto.

Poi, all’improvviso, svolte tutte le faccende e uscita con un sorriso pacifico che nascondeva una piega malignamente vittoriosa, non l’aveva più trovato al posto previsto; puff!, era scomparso.

Si era aggirata nei dintorni, nei corridoi più vicini, ma non aveva scorto alcuna traccia del vampiro; aveva invece percepito la pessima sensazione di aver quattro paia di occhi puntati sulla sua figura: sguardi per niente compromettenti.

Appena i suoi dubbi erano stati confermati dalla voce allegra alle sue spalle ( - Ne ne, Ruki-kun, ci avviciniamo?), aveva accelerato il passo; peccato che a un bivio il gigante della classe accanto alla propria le avesse impedito il passaggio, seguito dal ragazzo con l’aria smarrita e possibilmente più malinconica rispetto a Kanato.

Era indietreggiata di poco, finendo contro una parete, e ben presto un muro di vampiri l’aveva attorniata, minacciosa.

- He! Guarda come trema… - commentò con un ghigno il ragazzo più alto, sfoderando un ghigno che peggiorò solo la crisi di panico che stava crescendo dentro di lei; il biondo ridacchiò, incrociando le braccia dietro la nuca e si protese verso Yui:

- Yada1~ M-neko-chan, non avere paura~ siamo solo qui per conoscerci meglio – spiegò, con uno sguardo non molto convincente; il giovane che fino a quel momento si era distratto a giocherellare con le bende avvolte intorno alle braccia mormorò:

- Eve, cosa pensi del dolore? – inclinò la testa, mentre quello biondo scrollava le spalle e lo rimproverava di non essere così tragico; la fanciulla si soffermò sul nome con cui l’aveva chiamata, ripetendolo.

- “Eve”? I-il mio nome è Yui! – dichiarò, confusa, cercando di apparire meno impaurita di quanto lo fosse.

Finalmente il giovane che sembrava tenere le redini del gruppo parlò con la sua voce atona e tagliente, non dopo averle rivolto un sorriso enigmatico e anche leggermente ironico:

- Lo sappiamo che ti chiami Yui Komori… ma per noi sei Eve. E, ora, dovrai scegliere un Adam.

La poveretta non ci stava capendo più nulla e l’angoscia non faceva altro che privarla delle forze necessarie per rimanere in piedi e lucida; sentiva che la sua anima stava per abbandonarla a se stessa. Il biondo ridacchiò di nuovo, commentando che fosse davvero carina con quel viso teso dallo sgomento e alzò una mano con l’intenzione di farle un buffetto sulla guancia, o così pareva.

Un sasso gli sfrecciò improvvisamente davanti, graffiandogli la mano e immobilizzando per due secondi la scena.

- Allontanatevi da lei, ora.

Quella voce fece traboccare in Yui la speranza e la gioia della salvezza, nonostante il tono cupo e freddo che avrebbe potuto far impallidire l’angelo della morte; i quattro vampiri s’irrigidirono, per poi girarsi lentamente di novanta gradi e puntare gli occhi sulla figura determinata e intimidatoria di Mary, che si avvicinò con passo deciso e pur elegante. La fecero passare in mezzo a loro e fu a quel punto che avvertì delle vibrazioni indefinibili, suscitate in particolar modo dallo sguardo insistente del compagno di classe; si fermò davanti a Yui, alzando un braccio, come a voler evocare una barriera protettiva.

- Yui-chan, dirigiti a sinistra, svelta – le sussurrò dolcemente, con un lieve accento grave nella voce; l’amica annuì deglutendo e si allontanò, lanciandole delle occhiate preoccupate e intimorite.

Mary si voltò verso i ragazzi, incrociando le braccia al petto, e li fulminò uno ad uno con le sue iridi scure, in parte nascosti dalle ciocche che le ricadevano sul volto: Kou aveva un viso piuttosto crucciato e scrutava la piccola ferita sul dorso della mano; Ruki sorrideva misterioso, composto, con gli occhi penetranti come lame di diamante; Yuma aveva inclinato all’indietro il capo, esaminandola torvamente; Azusa silenziosamente la fissava con quelle gemme di lavanda e sembrava… esaltato dalla sua presenza.

- Non so quale sia il vostro obiettivo, ma cortesemente preferirei che non approcciaste in questo modo la mia amica: la spaventate.

Il biondo scoppiò a ridere, avvicinandosi a lei di un passo e spostandole qualche ciocca dal viso, portandola dietro l’orecchio, con un rapido e morbido gesto della mano:

- Gomen, gomen2, Neko-chan! Non lo abbiamo fatto di proposito, davvero~ - dichiarò, alzando le mani come a voler giurare solennemente.

Non mi piace molto questo ragazzo, pensò Mary, ha un che di falso, continuò nella sua mente, aggrottando le sopracciglia prima di rivolgere lo sguardo al compagno di classe: un’entità misteriosa le aveva suggerito che volesse rivolgerle la parola.

- Non era nostra intenzione spaventarla… o almeno non era quello il nostro obiettivo principale – sorrise enigmatico; Mary scorse con la coda dell’occhio un altro ghigno apparire sul volto del vampiro più alto, intanto che Ruki continuava – Volevamo solo chiacchierare, tutto qui.

- Potreste sempre invitarla per un caffè al bar della scuola, non credi? – ribatté pungente lei, udendo il suono della campanella di fine intervallo – Ci vediamo in classe- si congedò, voltandosi e incamminandosi in direzione delle scale, ma si bloccò immediatamente non appena la voce del compagno le sfiorò nuovamente i timpani.

- Izanami...

Un vago ricordo si impossessò dei suoi pensieri: la figura della madre le sorrideva triste, dopo averla portata in braccio in riva al fiume, e il gemello si stringeva a lei in cerca di conforto, scoraggiato da tutti i rumori che solo lui sentiva; rammentò alcune indefinite raccomandazioni della madre e poi l’abbandono, con il padre che stringeva la mano ai due piccoli, mentre guardava la moglie allontanarsi incerta.

Mary si girò di scatto, sbarrando gli occhi e fissando i quattro vampiri a lungo, più sconcertata che stupita; indietreggiò barcollando.

- Tu… come… - mormorò. Era come se stesse per avvenire un’esplosione, era un conto alla rovescia precedente a un esaurimento mentale; e il sorriso enigmatico e da “Io so” di Ruki non faceva altro che procurarle un progressivo malessere.

Fu una mano sulla spalla a distrarla da tutto, tirandola indietro con forza e al tempo stesso premura; i suoi occhi si spostarono sul volto contratto dal fastidio di Subaru, fisso sui quattro giovani di fronte; percepì un’altra presenza dietro di lei, e l’odore di pulito la rasserenò, tuttavia per breve tempo: quando si avvicinò al suo fianco, Mary si accorse dello sguardo perso e pensieroso di Shuu, indirizzato al gigante che ricambiava con un’occhiata confusa, che poteva essere interpretata come un “Che hai da guardare, ci conosciamo?”.

- Andiamo - ringhiò l’albino, dopo aver fulminato i fratelli Mukami, in particolare schiaffeggiando mentalmente il biondo; finalmente se ne andarono.

 

 

- Shuu-san – Mary bussò delicatamente alla porta del vampiro, sinceramente preoccupata; da quando l’aveva accompagnata in classe con Subaru, gli occhi oceano del bel biondo le erano sembrati alquanto esausti, spossati, morti: un oceano morto è un oceano che ha accolto nei suoi fondali la tomba della vita.

Non ricevendo risposta, si guardò bene dal ricorrere al solito metodo che adoperava con il fratello albino e optò piuttosto per l’aprire cautamente, adocchiando l’interno dallo spiraglio: buio.

- Shuu-san? – domandò ancora, prima di sobbalzare nel sentire una mano sulla spalla per la seconda volta nell’arco della serata.

- Cosa stai facendo? – le chiese Reiji, scrutandola con una smorfia di disapprovazione – Non dovresti essere in camera di Laito?

Ah, che stronzo. Non te ne importa nulla di tuo fratello, ma lo usi senza problemi come scusa per togliermi di torno, per allontanarmi da Shuu. Schifoso opportunista, pensò Mary, assottigliando gli occhi e trattenendosi dal manifestare la crescente antipatia nei confronti del vampiro con gli occhiali.

- Si dia il caso che io, al contrario di voi fratelli menefreghisti, mi preoccupi di ogni singolo membro di questa famiglia! Se noto qualcuno in difficoltà o giù di morale, non ci penso due volte ad aiutarlo!

I due rimasero in silenzio a scambiarsi ostili sguardi, finché non si aprì del tutto la porta della camera da letto: Shuu si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli e bofonchiando dei lamenti assonnati; indossava dei comodi pantaloni di cotone e una larga maglia scollata, color verde acqua, ed erano entrambi stropicciati, segno che fino a qualche attimo prima si stava crogiolando nel coperte. Nulla di cui meravigliarsi, se non fosse stato per un certo dettaglio: si era cambiato, lui che non muoveva un dito per spogliarsi e si gettava direttamente nella vasca da bagno con i vestiti ancora addosso.

- Cos’è tutto questo baccano, stavo dormendo… - si lagnò, borbottando altri mugolii irritati e sbadigliando; Reiji inarcò un sopracciglio e si rivolse con un ghigno a Mary.

- A me sembra perfettamente in forma, se si può dire per questo scansafatiche… Non hai alcun motivo di preoccuparti per lui – disse, pungente; gli occhi argentati della fanciulla lampeggiarono, tornando presto al loro colore naturale.

- … Eh? Eri preoccupata per me? – domandò con un filo di voce il vampiro dietro di lei, la quale si sentì avvampare dall’imbarazzo e dalla tensione.

In una frazione di secondo era stata tirata dentro la stanza, immersa nell’oscurità totale; udì un commento contrariato di Reiji dall’altra parte della porta, poi i passi frenetici e irati che pian piano si affievolirono. Era ovvio che non si sarebbe mai teletrasportato per mettere i bastoni tra le ruote, per quanto la cosa non gli andasse a genio.

- Eeehm, Shuu-san? – mormorò Mary; certo, dire che era infatuata del biondo era un po’ un eufemismo, ma nonostante ciò la situazione non le piaceva molto: soli, al buio, in una camera da letto chiusa a chiave. Dove aveva già letto o sentito un’ambientazione simile…?

Percepì sul collo il fiato freddo di lui e le braccia che andavano ad attorcigliarsi intorno alla sua vita, stringendola in una morda ferrea; una guancia si posò sulla propria, solleticata da alcune ciocche di capelli.

- Heee~ sei bollente, hai la febbre? Vuoi che sia io, ora, a preoccuparmi per te? – le soffiò sulla pelle Shuu, con voce bassa e roca; Mary sussultò, afferrandogli i polsi con mani frementi, e si dimenò, desiderando di levarsi il più presto possibile da quella circostanza: il suo cuoricino aveva appena suonato il campanello d’allarme, in vista di un imminente mancamento.

- S-Shuu-san… per piacere, lasciami… - balbettò, cercando di ignorare i piccoli baci che le stava stampando lungo la mascella.

- Nh~? Non fare la timidona, sei tu che sei venuta a cercarmi… finalmente – sottolineò con tono frustrato, confermando quanto fosse stato geloso ultimamente delle attenzioni rivolte al fratello in coma; Mary sgranò gli occhi e dimenticò tutto, liberando una lieve risata.

Il vampiro si bloccò, probabilmente guardandola interrogativo, e le chiese per quale motivo avesse appena riso.

- A quanto pare non sono stata solo io a cercartiAnche tu mi stavi aspettando – considerò lei, cercando con le dita una sua guancia e pizzicandola, mentre un suo sorriso dolcissimo parve quasi illuminare i loro volti per permettere loro di intravedersi nel buio; Shuu mise il broncio e si staccò dalla fanciulla, sospirando.

- Deh? Perché eri preoccupata per me? - le domandò, allontanandosi; Mary cercò di placare il bollore che aveva rischiato di cuocerla viva e, nel rispondere, sentì un tonfo: Shuu doveva essersi accasciato sul letto, sicuramente.

- Stamattina, con i Mukami… ho notato che ti sei alienato, soprattutto, penso, a causa di quello più alto…

Silenzio. Un interminabile, pesante, soffocante silenzio; la fanciulla indietreggiò con attenzione, scontrandosi con la porta, e cercò lentamente con le mani la chiave, per lasciarlo solo: era evidente che non avesse voglia di parlarne con lei, quindi non avrebbe insistito.

- Quando vuoi, io ci sono, Shuu-san – disse solamente, prima di uscire e richiudere la porta.

Rimase immobile per qualche secondo, fissando distrattamente il pavimento, e infine, cacciando indietro le lacrime di frustrazione, si diresse verso la stanza di Laito per adempiere a quel compito ormai quotidiano.

 

 

 1Yada: si potebbe tradurre con uno scherzoso "Ma no, non fare così", detto da Kou; detto da Yui mentre viene maltrattata sarebbe un esasperato "No, smettila! Non farlo!"
2Gomen: "Scusa"

 

 

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Chapter 4

 

Vide quel sorriso freddo, folle, sul volto di quella traditrice che impugnava lame grondanti veleno; ai suoi piedi, giaceva un corpo privo di vita, dalle fattezze familiari.

- Nani1, Mary-chan? – disse, la voce penetrante e terribilmente angosciante – Sei ancora arrabbiata con me?

 

 

La fanciulla si alzò di scatto, sbattendo le mani sulle guance per attenuare lo shock post-sogno, un consiglio suggeritole premurosamente da Yui: non funzionava male, ma non abbastanza. Appoggiò la mano sulla fronte, strofinandola come per consumare i residui di quell’incubo appena vissuto; senza accorgersi della presenza di un altro corpo sotto le coperte, finché non si mosse più vicino, abbracciandole la vita.

Mary sobbalzò, spostando gli occhi sulla testa bionda abbandonata contro la sua coscia: dormiva beatamente, respirando profondamente.

Due minuti dopo Shuu era stato scaraventato contro il muro.

 

 

Reiji sembrava a dir poco soddisfatto, sebbene non avesse ricevuto o consegnato verifiche dove aveva ostentato la sua solerzia nello studio; Mary sapeva che il suo buon umore fosse dovuto al brusco trattamento riservato a Shuu dopo il risveglio e non se ne meravigliò più di tanto, stupendosi piuttosto di un gruppo di compagne di classe che lo stavano osservando estasiate. Certamente i fratelli Sakamaki erano dei bei giovanotti, ma indagando a fondo sulle rispettive personalità…

Dopo alcuni minuti trascorsi in tentativi di ignorare quei commenti poco fini, uscì infastidita dalla classe e si diresse alle macchinette per procurarsi una tiepida bevanda; non appena si fu allontanata, Ruki era già accanto a lei.

- Vuoi che ti offra un caffè, Ruki-san? – chiese, con sincera cortesia, senza guardarlo.

- Volentieri; senza zucchero – rispose atono il compagno di classe, affiancandola.

Di fronte alle macchinette nessuno dei due fiatò finché non ebbero in mano le loro bevande e non si diressero a una panchina, accomodandosi tranquillamente; manco fossero stati amici di vecchia data.

Mary aprì la lattina di tè deteinato al limone, pensierosa, per poi rivolgergli la parola:

- Cosa sai di Izanami e Izanagi?

Ruki sorrise:

- Sono divinità del folklore giapponese… - iniziò, interrompendosi per godersi la vista di lei che sbatteva una mano sulla fronte a mo’ di facepalm, borbottando che non si stesse riferendo a quelli del mito, ma a quelli della profezia.

Il sorriso del giovane assunse una sfumatura canzonatoria.

- Allora so quello che tu sai.

Il silenzio piombò nuovamente tra i due, seguito dallo snervante ticchettio delle unghie sulla lattina di caffè; la ragazza cominciò a percepire un forte senso di disagio (oltre a un insolito bisogno di prenderlo a mazzate), l’aria pareva essersi fatta più pesante, irrespirabile, e più opprimente. Bevve un ultimo sorso di tè, prima di accartocciare il contenitore e lanciarlo nel cestino a due metri di distanza, centrandolo perfettamente.

Si alzò, dicendo con un voce sottile che sarebbe ritornata in classe, e affrettò il passo in direzione di qualunque posto che fosse lontano da lui o dai suoi fratelli; si sentì afferrare il polso e udì la voce gelida e beffarda di Ruki soffiarle sui capelli e perforarle i timpani.

- È ancora presto per ritornare in classe, non credi? – sogghignò con un luccichio per nulla compromettente negli occhi, girandole intorno per posizionarsi di fronte a lei; improvvisamente quei dieci centimetri di differenza le sembrarono trenta – Chiacchieriamo ancora un po’.

Nonostante le occhiatacce d’argento che gli rivolse, Mary sudò freddo e rifletté sul da farsi: ricorrere ai propri poteri da demone, oltre a essere estenuante, non era una saggia idea, siccome c’erano ancora alcuni sporadici studenti che si aggiravano per i corridoi e i cortili dell’edificio scolastico, dunque incombeva il possibile pericolo del frustino di Reiji.

Dio, ti prego, non abbandonarmi, fai che qualche insegnante ha bisogno di lui…

- Ah, Mukami-kun!

Dio, ti adoro.

Colto di sorpresa da quel richiamo, Ruki indebolì istintivamente la presa sul polso di Mary, la quale ne approfittò per dimenarsi e scappò, cercando l’aula musica per rifugiarvisi. Udì alle sue spalle il professore che le raccomandava di non correre nei corridoi e il commento scherzoso rivolto al giovane che gli avesse fatto scappare la presunta fidanzata; quasi non si morse la lingua per l’impressione che le aveva fatto.

Ah?! No, no: Shuu forever.

Una volta giunta a destinazione, entrò nella stanza e si chiuse dentro, accasciandosi contro la parete e scivolando sul pavimento, ansimante, con dolori abbastanza tollerabili provenienti dal torace; si massaggiò il polso, recante un livido rosso e bollente, ricordo di quella fredda morsa. Non era tuttavia quel dettaglio a turbarla, quanto più l’espressione compiaciuta che il vampiro aveva manifestato nel momento in cui i suoi occhi blu macchiati di grigio avevano incrociato quelli argentati di lei. Esattamente, qual era il suo obiettivo? E perché il suo respiro stava impiegando così tanto tempo a regolarsi…?

Improvvisamente saltò in piedi, interrompendo l’ultimo pensiero (più preoccupante degli altri), e si addossò al muro, esaminando l’interno della stanza: avevano attirato la sua attenzione dei rumori estranei, non i soliti scricchiolii che accrescono ansia e paura durante il sonno, soprattutto dopo aver giocato a survival horror; annusò l’aria, sperando di trovare quel profumo di pulito che l’avrebbe placato la tensione.

Ma Shuu non era lì.

Mary deglutì, ignorando il groppo alla gola di preoccupazione (o delusione?) e restò al proprio posto; quando le luci improvvisamente si spensero, acuì i sensi e delle familiari vibrazioni le si avvicinarono, portandola a scostarsi di un poco nella direzione opposta.

- Ne ne~ Neko-chan, che idea romantica quella dell’appuntamento… - cominciò una voce squillante, suscitandole dei brividi alla colonna vertebrale.

- … Al buio! – concluse una voce più roca e dannatamente più vicina, proprio dietro di lei, seguita da una risatina sarcastica; un’altra ancora, più lieve e timida, le giunse direttamente all’orecchio, sfiorato dalle labbra del proprietario.

- Izanami…

Dita fredde come ghiaccioli le scivolarono lungo il collo, causandole un leggero sobbalzo; Oh, ma questi vampiri sono tutti uguali?!, pensò Mary, discostandosi da loro nell’ombra, mentre le sue iridi scintillavano fulminanti; due forti braccia si avvinghiarono alla sua vita e riconobbe la stazza del gigante, che le soffiò gelidamente sui capelli.

- Vieni con noi, ci divertiremo…

Ma anche no!, fu il pensiero allarmato della fanciulla, cercando di spingersi di dosso il corpo di Yuuma, che non si mosse di un millimetro.

- Qual è il vostro proble-…

- Shh~, non urlare, non vorrai mica attirare l’attenzione, ne, Neko-chan~? – le sussurrò il biondo con tono zuccheroso, aggrappandosi con il braccio sinistro al suo e tappandole la bocca con la mano destra. Un altro paio di braccia le strinsero quello libero e sulla spalla si posò il mento di Azusa, quasi con atteggiamento affettuoso, in cerca di attenzioni; era probabile che il giovane dagli occhi color lavanda la stesse fissando intensamente, in attesa che lei lo considerasse.

- Azusa-kun~ sei troppo appiccicoso! – lo rimproverò scherzosamente il biondo, per poi rivolgersi ancora a lei mormorando di perdonarlo; Figurati, pensò ironicamente Mary, con un nervo pulsante sulle fronte, perché dovrei arrabbiarmi con questo cucciolo mentre TU mi stai impedendo di parlare?! Togli quella mano, idiota!

- Kou, lasciala.

Oddio, è arrivato il capo…

Mary sussultò nel sentire una mano appoggiarsi in prossimità del collo, quasi sul décolleté, come se Ruki volesse percepire il suo respiro; il viso di lui si avvicinò al proprio e bisbigliò, più parlando con se stesso, che avesse qualcosa di strano nel respiro: come se fosse forzato, non naturale. Infine la sua voce le accarezzò il volto come una lama, assicurandole che i fratelli Sakamaki non sarebbero venuti a salvarla.

Era vero; ma non erano da biasimare: erano incorsi in una persona che avrebbero preferito mai più incontrare, per quanto impossibile.

La ragazza schioccò la lingua infastidita, bofonchiando se non fosse più semplice chiederle cosa interessava loro senza inscenare un rapimento degno di una commedia nera; Ruki sbuffò sarcastico e la sua mano scivolò ad accarezzarle la mandibola, rispondendo che sarebbe stato inutile agire in quel modo: nessuno dà senza qualcosa in cambio o senza evitare ritorsioni su se stesso.

- Tentare non nuoce – sospirò Mary; cosa c’era di così proibito in ciò che stavano cercando? E poi lei cosa poteva perderci, se lo avesse fornito? Ormai aveva già perso (quasi) tutto quello che le stava a cuore.

La fanciulla percepì un movimento titubante da parte del biondo, come se fosse stato allarmato da qualcosa; infatti, un attimo dopo, si era girato verso Ruki per riferirgli qualcosa che egli stesso non riusciva a credere.

- Ruki-kun… lei sta…

Il suono della campanella lo interruppe; Yuuma borbottò qualcosa, appoggiando il mento sulla testa della ragazza ancora incastrata nella sua morsa, e, ignorando le sue lamentele, avvertì i fratelli:

- Uno di loro si sta avvicinando.

E scomparvero, non senza averle lasciato dei ricordi: Kou un bacio sulla guancia, Ruki uno dei suoi soliti enigmatici sorrisi, Yuuma una scompigliata di capelli e Azusa una morbosa stretta delle mani tra le sue, teletrasportandosi qualche secondo più tardi rispetto agli altri.

Le luci si accesero; Shuu barcollò all’interno della stanza con un lungo sospiro irritato, rimuginando sull’incontro avuto prima e si bloccò nel percepire la presenza di Mary nella sua aula di musica. Un po’ titubante, la informò che Reiji la stesse cercando dall’inizio dell’intervallo e che fosse parecchio nervoso; la ragazza strofinò una mano sul braccio, annuendo con un cenno del capo e rapidamente avviandosi verso la porta.

Il biondo le afferrò un polso, quello che aveva stretto Ruki, e lo sollevò per esaminarlo, in silenzio; anch’ella ammutolì, lasciandolo fare, e arrossì un poco quando le si accostò con il naso ai capelli per annusarli.

- Tu adori cacciarti nei guai, vero? – le disse cupamente, aggrottando le sopracciglia e appoggiando la fronte contro la sua.

Muoio, pensò Mary; svenne.

 

 

Riaprì gli occhi lentamente, scorgendo forme sfuocate: man mano che distingueva i colori, percepì un senso di gioia mista a incertezza nel vedere la capigliatura rossastra della persona che la stava fissando dall’alto; ben presto riconobbe i lineamenti e soppresse tutto quello che stava provando per lasciar spazio alla stanchezza e allo stordimento.

Alzò il busto intorpidito e, mentre un corpo leggero si sedeva sul bordo del letto accanto a lei, udì la voce di Yui parlarle con tono preoccupato; spostò lo sguardo dalla giovinetta ad Ayato, che osservava la fidanzata a braccia incrociate, immusonito.

I due si scambiarono alcune battute, l’uno capricciosamente, l’altra ribattendo; Mary non riusciva a distinguere i suoni e si chiese se per caso non fosse diventata improvvisamente sorda o qualcosa di simile.

Purtroppo era solo un effetto del risveglio, perché la voce irritata di Reiji le giunse chiara e nitida alle orecchie, e non era sicuramente allegra e di buon auspicio.

 

 

- Markucchi?

Theo si avvicinò all’amico, posandogli una mano sulla spalla.

- Ti vedo piuttosto preoccupato, tutto bene? – gli chiese, sfoggiando come sempre il suo sorriso da ebete, mentre in cucina il senpai Morten e la kohai Anna si intrattenevano nei loro soliti battibecchi notturni.

- Non sono io quello preoccupato, è Aneki2 quella preoccupata.

Theo ammutolì e si sedette accanto a lui, che continuò.

- Ha troppi pesi e sensi di colpa sul cuore…

- Come sta Laito-san? – chiese l’altro dopo cinque minuti di silenzio, ricordando quel vampiro col capello che aveva incontrato in compagnia di Mary la prima volta che l’aveva rivista.

- Nessun miglioramento – rispose Mark, chinando il viso inespressivo verso l’alto.

Theo sospirò amareggiato, pur continuando a sorridere; udirono un rumoroso tonfo provenire dalla cucina.

- Anna ha di nuovo fatto cadere il frigo – mormorò Mark, completamente disinteressato.

- Può distruggere qualsiasi cosa, tanto il responsabile è Morten-senpai. Ah, ovviamente la moto di Cho-hime non si tocca – precisò Theo, rabbrividendo.

 

Certo che non si tocca la MIA moto, pensò Mary, dopo essersi scambiata la buonanotte con il fratello; si rigirò nel letto, pensando a quello che Reiji le aveva comunicato in merito al loro piacevolissimo incontro con il padre a scuola. Si chiese cosa ci facesse al liceo Karl Heinz; non aveva altro da fare tipo dedicarsi alla vita politica dietro la quale si nascondeva con il nome di Tougo Sakamaki?

Si alzò a sedere di scatto, corrugando la fronte.

- Shuu-san, fuori di qui.

 

 

 

 


Nani: letterlamente sarebbe "cosa" (s'intende "what"), come espressione è "Che c'è?"; non fate troppo affidamento alle mie traduzioni molto istintive e approsimative xD
2 Aneki: Sorella maggiore, sorellona

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Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Chapter 5

 

Ruki sogghignava, mentre si avviavano in sala insegnanti con in mano i registri di classe; avendo ottenuto i risultati migliori in un’estemporanea, il professore li aveva “premiati” con una piccola commissione da affidare esclusivamente a loro, ritenuti degni della sua fiducia. Certamente un onore essere nelle grazie di un insegnante, ma ciò non bastava ad allentare la crisi nervosa di cui era vittima Mary; era forse un dilemma quale fosse la causa del suo cattivo umore: l’influenza di Reiji o il ghigno enigmatico e beffardo di Ruki?

I nervi le pulsavano in ogni distretto corporeo e ignorò la presenza del vampiro accanto a lei, finché, una volta consegnati i registri, non si scambiarono un’occhiata d’intesa davanti alla porta dell’aula professori, una con un’espressione diffidente e l’altro con il solito sorriso.

- Fammi uno scherzetto come l’altra volta e giuro che ti strappo i denti. Non osare.

- Primo, non prendo ordini da te; secondo – sogghignò ancora, dopo aver pronunciato la prima sentenza con un tono cupo e contrariato – pensi davvero di essere in grado di strappare i denti a un vampiro?

Touché, dimenticavo che avete una costituzione fisica alquanto robusta, pensò Mary storcendo il naso e poi arricciando le labbra, imbronciata; Ruki, innanzi a questa buffa sequenza di smorfie, inarcò un sopracciglio, divertito, e le si avvicinò.

La ragazza si sentì raggelare il collo, a contatto con le dita fredde del vampiro che scivolarono sulla pelle come ghiaccioli, sfiorando infine il colletto della camicia; avvampò all’eccessiva vicinanza, mentre lui inspirava il suo profumo con la punta del naso che le toccava il retro dell’orecchio.

In qualche modo quell’approccio le ricordò Shuu…

- Tu hai odore molto singolare. Se dovessi lacerarti le carni, l’odore del tuo sangue si sprigionerebbe all’istante e ovunque, attirando anche i vampiri più lontani e più vili… - le mormorò, con voce bassa e penetrante – Ma non permetterò che ti tocchino: sarebbe un errore imperdonabile lasciarti nelle grinfie di creature infime come loro… o inette come i Sakamaki…

- Ehi, laggiù! Non flirtate davanti all’aula insegnanti, scostumati! Filate in classe! – giunse dal fondo del corridoio il richiamo di un insegnante; Mary non lo udì, troppo concentrata a non lasciarsi prendere dal panico.

 

 

Passarono due giorni dall'ultimo passionale scambio di battute con Ruki, e nessuno dei fratelli Mukami si era avvicinato a lei o a Yui; i Sakamaki, su raccomandazione di Reiji, erano comunque sempre sull'attenti e a turni vigilavano le ragazze (concentrandosi più che altro sulla futura vampira), tutti a esclusione di Shuu: sembrava essersi alienato dal mondo e ciò aveva accresciuto preoccupazione di Mary nei suoi confronti.

Aveva chiesto delle possibili spiegazioni al suo comportamento: Ayato e Kanato, che come tutti lo ignoravano totalmente disinteressati, non avevano saputo dirle nulla se non vi fosse tanta differenza dal solito; Subaru e Yui le avevano accennato di ricordare vagamente una certa amicizia stretta in passato, quando i sei fratelli erano poco più dei bambini; infine, Reiji, piuttosto ostile alla domanda e stranamente nervoso, le aveva chiarito la questione, allo stesso tempo sfoggiando una soddisfazione maligna che solo un invidioso poteva provare.

- Rammento che avesse avuto un amico umano; quello scansafatiche passava la maggior parte del tempo fuori casa con quell'essere inferiore, e puntualmente attirava le attenzioni di nostra madre, giustamente contraria alla compagnia che frequentava - sembrò irrigidirsi e l'atmosfera si fece gelida, mentre esaminava scrupolosamente i mobili della biblioteca in cerca della minima traccia di polvere. Mary, appoggiata contro uno scaffale mentre si torturava il labbro inferiore con le unghie, rifletté su quanto riferito e pose un'altra domanda.

- E ora? Immagino che quell'amico sia morto, considerando che si tratta di parecchie decine di anni fa...?

Prontamente Reiji la interruppe con una bassa risata sarcastica, voltandosi verso di lei e lanciandole un'occhiata ironica.

- Oh no, non è morto di vecchiaia o per malattia: è morto in un incendio!

Non appena fu pronunciata l'ultima parola, Mary sgranò gli occhi, colta da una triste illuminazione, e prima che il vampiro potesse continuare, lei lo aveva già ringraziato e si era congedata in fretta, lasciandosi alle spalle le sue lamentele.

Si avviò verso la camera del biondo, tuttavia fermandosi con la mano a mezz’aria, un momento prima di afferrare e tirare giù la maniglia della porta; chi era lei per tirare in ballo il passato e le sue ipotesi?

Era una sconosciuta: non sapeva nulla se non poco della loro infanzia, delle persone che li avevano circondati, delle vicende che avevano vissuto, dei loro sentimenti; non poteva parlare a Shuu di quello che le stava passando per la testa, o della fobia del fuoco che continuava a negarle di possedere: sarebbe stata invadente e indiscreta. E forse avrebbe potuto peggiorare quella relazione che si era recentemente instaurata tra loro, sebbene non fosse sicura di che tipo fosse o che lui la riconoscesse.

Sospirò amaramente e si rassegnò; forse avrebbe potuto presentarsi un’occasione più opportuna per discuterne. Con questo pensiero non molto confortante decise di dirigersi in camera di Laito, ad esaminare le sue condizioni, ignara che il suo profumo fosse giunto al naso del vampiro dagli occhi color oceano.

 

 

La fanciulla tamburellò nervosamente le dita sulla lattina di tè, consapevole che quel gesto avesse attirato l’attenzione del compagno di classe che la stava studiando dall’altra parte del cortile, insieme ai fratelli; Mary nel frattempo sedeva accanto a Yui su una panchina, cercando di ignorare il più possibile quelle occhiate pungenti sulle loro figure, vigilate in lontananza da Subaru. Mancava una decina di minuti alla fine dell’intervallo, che aveva dedicato a stare in compagnia della giovane dai capelli chiari, chiacchierando del più e del meno; e proprio in quel momento, dopo averle ignorate per due giorni, i fratelli Mukami avevano deciso di tornare in azione, seppur limitandosi ad osservarle.

Alzò lo sguardo di poco, incontrando gli occhi azzurri di Kou, il quale le rivolse un sorriso di zucchero; sopraffatta da un senso di disagio, si voltò immediatamente verso l’amica, chiedendole se avesse avuto ancora qualche problema con gli esercizi di matematica. Mentre ascoltava la risposta, le sorse spontaneamente un interrogativo, o meglio s'incuriosì: considerando che i fratelli Sakamaki avevano subito dei traumi durante la loro infanzia, i Mukami che tipo di passato avevano avuto?

S’irrigidì nel sentire una risata da parte del biondo con cui aveva stabilito quel breve contatto visivo e corrugando le sopracciglia si domandò se per caso non fosse in grado di leggerle nel pensiero. Puntò nuovamente gli occhi sui quattro vampiri, raggelandosi nell’incontrare il sorriso misterioso di Ruki, lo sguardo pensieroso di Azusa e i ghigni canzonatori degli altri due.

Storse il naso, fissata ansiosamente da Yui che le scosse leggermente la spalla per distrarla; Mary ricambiò il suo sguardo, sorridendo lievemente.

- Scusami, non volevo dimenticarmi di te.

- Uh-uh – fece l’altra, scuotendo la testa e sorridendo – Capisco che loro ti mettano pressione… in verità devo confessarti che nemmeno a me piacciono molto…

- Non è un fatto di piacere o meno – sospirò la ragazza, spiegandosi non appena incrociò gli occhi confusi della kohaiSemplicemente vorrei capire che intenzioni hanno.

E come fanno a sapere di Izanami e Izanagi?, pensò, arricciando le labbra; la campanella suonò. Sentì Yui borbottare qualche parola di delusione, mentre si alzava e la salutava con rammarico, per poi incamminarsi verso la propria classe; Ayato e Kanato la raggiunsero pochi secondi dopo.

Subaru, abbandonando l’angolo in cui si era accomodato per far loro da guardia del corpo, si avvicinò a lei, superandola e avviandosi verso l’interno dell’edificio scolastico.

- Andiamo – disse solamente, con le mani in tasca; prima di seguirlo, Mary sbirciò la postazione dei Mukami: se n’erano andati.

 

 

Reiji sospirò, massaggiandosi le tempie e borbottando che una volta a casa avrebbe dovuto cercare l’aspirina per il suo mal di testa che si era fatto più frequente e intenso.

- È strettamente necessario? – chiese, digrignando i denti; la giovane di fronte a lui continuò a fissarlo impassibile, muovendo solo la testa in un cenno affermativo.

Il vampiro si tolse gli occhiali e si ravviò i capelli con un gesto esasperato.

- E va bene! Però ti do massimo due ore per andare, trovare quello di cui hai bisogno e tornare!

Altrimenti…? Frustino…?, pensò Mary rabbrividendo dentro di sé, senza ostentare alcuna emozione; ringraziò il coetaneo e agitò la mano in direzione di Yui, che le rivolse uno sguardo un po’ preoccupato, e degli altri fratelli, chi disinteressato e chi meno.

Udì alle sue spalle l'albino imprecare e agitarsi, gridando che qualcuno di loro avrebbe dovuto andare a sorvegliarla, ma non ci fece caso; aveva rassicurato Reiji che eventualmente sarebbe stata capace di difendersi.

O forse...?

Avanzò in direzione dei cancelli del liceo, ridisegnando nella mente la mappa della città per individuare un negozio decente dove poter comprare alcuni capi d’abbigliamento che le servivano urgentemente. Grazie a qualcuno, la maggior parte delle sue maglie per la mezza stagione erano state strappate e di conseguenza buttate a malincuore; o anche riutilizzate da un altro qualcuno come stoffa per cucire i vestiti dei futuri peluche.

E poi aveva bisogno di cambiare aria. Definitivamente.

Appena fu travolta dalla folla urbana della sera, cercò il negozio che le interessava e prima di mettervi piede, si rivolse al Creatore pregando di riuscir a trovare subito qualche felpa adatta, in modo da poter aver ancor un po' di tempo per dedicarsi ad altro.

In una quarantina di minuti trovò due felpe larghe e comode, con il cappuccio, fabbricate con stoffa morbida, bella e soprattutto di buona qualità, una color acquamarina con dei motivi a gocce, l'altra semplicemente indaco; comprò una maglia di cotone pesante, nera, con i bordi di pizzo rosso in tinta con la stampa sul davanti rappresentante una grande rosa macchiata di sangue.

Azzeccata...

Successivamente, per godersi l'ultima ora di libertà, per prima cosa accontentò un suo piccolo capriccio: si comprò cinque confezioni di cioccolato fondente al peperoncino; poi adocchiò alcune vetrine di cianfrusaglie e articoli tanto carini quanto inutili; infine, s'avventurò in una libreria alla ricerca di un paio di libri interessanti (che non trovò) e di qualche piacevole manga da leggere la sera (che non trovò!).

Nel frattempo, cominciava a percepire sulla schiena la sgradevole sensazione di essere fissata; aveva sospettato che ci fossero i fratelli Mukami da qualche parte fin dall'inizio, ma sapeva distinguere i loro scaltri sguardi da quelli omicidi.

Aveva alle calcagna una cacciatrice.

In confronto, i quattro vampiri non erano un problema.

Più o meno.

I suoi occhi scorsero, tra i giornali e i manga in esposizione, alcune riviste: in particolare, una recava in prima pagina una foto di Kou Mukami, ritratto in una posa alquanto bizzarra mentre si ravviava sensualmente i capelli e porgeva a una presunta ragazza un mazzo di rose color lavanda.

Ha il sorriso più falso del mondo, considerò Mary, afferrando l'articolo, sfogliandolo e leggendo qualche dettaglio sul suo conto: il giovane vampiro lavorava come idol, ed era abbastanza noto tra le fan sia per le sue canzoni, sia per il suo aspetto; non se ne stupì, dopotutto il giovane aveva senza dubbio un bel viso e probabilmente la sua figura soddisfaceva i requisiti richiesti dall’agenzia che lo aveva assunto.

Ciò che veramente la incuriosiva era la sua voce; sarebbe stato interessante ascoltare qualche sua canzone, ma dove poteva trovare un suo CD?

- Neko-chan~ Puoi chiedere direttamente a me!

Oh, santo Babbo Natale di cioccolato che vendevano alla pasticceria vicino a scuola, imprecò Mary nella sua testa, ricordando quanto avesse odiato quei momenti in cui i bambini la spintonavano ovunque pur di arrivare il prima possibile alla bancarella dove consegnavano quel prodotto scontato del settantacinque per cento.

- Kou-kun – girò la testa di circa novanta gradi, ritrovandosi faccia a faccia con il ragazzo che si era sporto sopra la sua spalla destra, sorridendole sornione - Mi sembrava strano che non si fosse fatto avanti ancora nessuno.

- Qualche problema, ba~ka? – udì alla sua sinistra, riconoscendo la voce brusca di Yuuma; la fanciulla respirò profondamente, mantenendo la calma, rimise la rivista al suo posto e nel voltarsi verso il gigante sobbalzò, avendo incontrato non i suoi occhi nocciola, ma quelli color lavanda di Azusa, improvvisamente comparsole di fronte dal nulla (nemmeno lo stesso Kou sembrava esserlo aspettato, dal salto che aveva fatto).

- Ah... quello è... cioccolato al peperoncino... è piccante, ne?... Vero?... Brucia... – ridacchiò compiaciuto, toccandosi le labbra con le dita che stringevano le solite bende; dietro di lui Yuuma tirò un sospiro esasperato, lei inarcò un sopracciglio perplessa.

- Strano che quegli inetti dei Sakamaki ti abbiano lasciato andare in giro, da sola.

Ecco il capo, non vedevo l’ora di rivederlo, commentò ironicamente Mary, sudando freddo nel sentirsi stringere il braccio destro dal più giovane dei fratelli; ignorando il sorriso malizioso di Kou e l'occhiata ambigua di Yuuma, spostò lo sguardo su Ruki. Ponderò bene le sue parole prima di parlare, ammutolendo per qualche secondo, in quanto stava captando delle pessime vibrazioni nelle vicinanze.

- È ancor più strano che voi vampiri non riusciate a percepire la presenza di una cacciatrice nei paraggi - mormorò con voce appena udibile, fissandolo negli occhi. Il compagno di classe, sinceramente colto alla sprovvista da quel dettaglio sfuggitogli, ferendolo terribilmente nell'orgoglio, si fece serio e incrociò le braccia al petto.

- Questo potrebbe rivelarsi un problema. Hai intenzione di agire in qualche modo?

La fanciulla non rispose subito, pensierosa; Yuuma si grattò la nuca, borbottando che quell'imprevisto “non ci voleva”, e frugò in una tasca dei pantaloni alla ricerca di una zolletta di zucchero, sgranocchiandola con gioia per rilassare i nervi; Azusa continuava a osservarla, avvinghiato al suo braccio destro; Kou aveva portato le mani dietro la testa, dondolandosi sul posto, e sporgendosi in avanti per adocchiare il viso di lei, cercando di leggerle nel pensiero.

Dopo aver lanciato uno sguardo infastidito a quest’ultimo, Mary tirò l’ennesimo sospiro, massaggiandosi il dorso nel naso.

- Non mi piace sporcarmi le mani, ma… - pensò alla passata esperienza con l’ultimo cacciatore con cui si era scontrata e a quanto fosse sospetto il fatto che ne fosse arrivata un’altra nella stessa città - … forse è meglio eliminarla, prima che possa avvisare i suoi colleghi. Ah, è appena uscita dalla libreria.

I suoi occhi lampeggiarono d’argento; i Mukami, che stavano osservando la porta d’ingresso, non potevano vederle, ma parecchie decine di farfalle impalpabili e invisibili si erano alzate in volo, inseguendo la cacciatrice che si stava allontanando dal negozio.

- Beh, buona serata… – disse la fanciulla frettolosamente, approfittando della distrazione di Azusa per svincolarsi dalla sua presa e affrettarsi verso la porta; si sentì artigliare le spalle e nella sua testa lanciò uno strillò di disperazione.

- Neko-chan, non così in fretta~ Karl Heinz-sama ci ha raccomandato di riferirti un suo messaggio mooolto importante, hehe~ - le disse Kou, trattenendola mentre sfoggiava il suo strano sorriso; Mary batté le ciglia ripetutamente, corrugando la fronte.

- Di preciso quale sarebbe? – chiese, dimenandosi lentamente dalla morsa e girandosi un’ultima volta verso di loro; Ruki le sorrise a sua volta, enigmatico.

- Sarò breve ed esauriente allo stesso tempo: i Sakamaki non hanno bisogno di due scorte di sangue; quindi è il caso che tu ti trasferisca da noi.

Ora sì che sono nei guai, pensò la ragazza, dopo aver sgranato gli occhi e aver sbattuto una mano sulla fronte.

 

 

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Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


Chapter 6

 

Se avesse saputo prima che la cacciatrice era una fumatrice accanita, avrebbe evitato di stancare le sue povere farfalline per rintracciarla: avrebbe potuto riconoscere quel disgustoso odore di fumo anche a chilometri di distanza. Anzi, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di adoperare l'olfatto: sulla via dell'inseguimento, ad accompagnarla c'erano i quattro Mukami; con sua grandissima gioia.

Quante belle cose che stanno accadendo, pensò acidamente Mary, mentre si guardava intorno con attenzione, rendendosi conto di trovarsi in una strada piuttosto deserta, vicino a un'area in ristrutturazione. Probabilmente la cacciatrice doveva essere piuttosto confidente nelle proprie capacità; sapeva che la ragazza l'avrebbe pedinata e l'aveva volutamente condotta in quel quartiere abbandonato per affrontarla direttamente.

Si fermò, borbottando parole incomprensibili, e scrutò in lontananza quella figura femminile che reggeva tra le dita una sigaretta, espirando il fumo con gesti che sapevano tanto di tamarro.

Te la faccio esplodere in faccia, lo giuro, pensò nuovamente, con un nervo che le pulsava dolorosamente sulla tempia; palesemente seccato, Yuuma, che stava sgranocchiando qualche zolletta di zucchero, la spintonò da dietro, bofonchiando di non perdere altro tempo. Fortunatamente Mary riuscì a mantenere l'equilibrio (e soprattutto a ignorare il lancinante dolore che le aveva attraversato ogni distretto corporeo a partire dalla schiena); si voltò verso di lui, fulminandolo con un evidente tic all'occhio.

- Qual è il tuo problema? - sbottò, pur mantenendo un minimo di contegno; il gigante aprì la bocca, inizialmente sorpreso dal tono ostile della ragazza, per poi agitare un pugno.

- Hah?! Ti ho solo detto di non perdere tempo, non abbiamo tutta la notte per sbara-...

- Quella tipa - lo interruppe lei, sotto gli occhi divertiti di Kou e quelli severi di Ruki; Azusa li osservava timidamente con un dito sulle labbra - potrebbe eliminarci da un momento all'altro, bisogna essere prud-...

- HAH?! Oy, Mesubuta1!

E-eh? Mesu... bu-buta...?!

- Non osare sottovalutarci, non siamo deboli! - le urlò contro, afferrandole il colletto della camicia con aggressività e fissandola negli occhi. Ella non reagì subito, ancora in fase di elaborazione per quanto riguardava l'appellativo che le aveva appena attribuito; abbandonò la presa della mano, quindi caddero a terra la borsa di scuola e il sacchetto di carta contenente i nuovi indumenti e la cioccolata.

Ruki approfittò del momento di silenzio per riprendere Yuuma, intimandogli di abbassare il volume della voce; Azusa intanto si mordicchiava un dito, invidioso della posizione della fanciulla, dato che immaginava di essere al suo posto e di prenderle di santa ragione dal fratello maggiore.

- Forse non deboli, ma sicuramente tu in quanto intelletto scarseggi... - mormorò a un certo punto Mary, scrutando torva il vampiro che spalancò gli occhi, alquanto scioccato; Kou soffocò una risata a stento, scoppiando poi a ridere.

- HAH!? Tu...

La fanciulla percepì improvvisamente una scossa elettrica attraversarle la colonna vertebrale; riuscì a spingersi Yuuma di dosso e rapidamente scattò di lato sul ciglio della strada, evitando appena in tempo di venir schiacciata da un entità invisibile, che piombò sul terreno distruggendolo: colti di sorpresa, i vampiri indietreggiarono.

Mary schioccò la lingua: le braccia le dolevano, probabilmente a causa dell'immenso sforzo impiegato per muovere il gigante, il quale stava imprecando come un ossesso; temeva inoltre di essersi procurata una fastidiosa storta alla caviglia; infine, ricordandosi  dei suoi acquisti e della borsa di scuola, spostò l'attenzione su quel che ne era rimasto, brontolando amareggiata.

Udì la voce fredda di Ruki intimare al fratello infuriato di zittirsi, mentre Kou e Azusa si voltavano inquieti verso la donna che si stava avvicinando progressivamente, tranquilla, producendo ad ogni passo un ticchettio molesto a causa dei tacchi degli stivali.

La fanciulla seguì i loro sguardi e sgranò gli occhi quando scorse una mano luminescente alzarsi con un gesto rapido e deciso nella loro direzione: con uno scatto felino si collocò di fronte ai due vampiri, confusi, e alzò le mani davanti a se stessa, come per fermare qualcosa; lungo la pelle delle dita sorsero delle venature bordeaux.

Un violento impatto la scaraventò addosso ai due fratelli Mukami; tutti e tre stramazzarono a terra, lei ritrovandosi di schiena sopra al biondo, che emise un verso sicuramente non apprezzante; per togliersi d'impiccio dunque la fanciulla rotolò di lato, stringendo i denti dal dolore, ma in quel modo urtò Azusa, facendolo sospirare piacevolmente.

- Neko-chan, cosa...? - sentì Kou esclamare, con un tono più innervosito che sbigottito; lei lo ignorò, impegnata a scambiarsi un'occhiata perplessa con quella compiaciuta del gracile giovane dagli occhi color lavanda, entusiasta.

- Izanami... - la chiamò, e le avrebbe supplicato di urtarlo ancora se ella non fosse stata sollevata di peso da un paio di forti braccia; il brusco trattamento le suggerì che si trattasse di Yuuma, e non fallì nel dedurlo.

Errò invece nel pensare che l'avesse raggiunta per sfogare il proprio rancore sulla sua persona: il gigante affondò il naso tra i suoi capelli, respirandovi profondamente, inebriato, e solo allora Mary si rese conto di essersi procurata una ferita alla nuca; lui inspirò una seconda volta, emettendo un verso imbarazzante che le ricordò vagamente quelli di Shuu quando si sentiva troppo trascurato.

- Un sorsetto ora non sarebbe male, neh, Mesubuta~ - le sussurrò con voce roca nell'orecchio, ridacchiando in seguito, mentre le stringeva il polso con una mano e la tratteneva con l'altra su un fianco - Ti potrei perdonare l'insulto di prima...

Quale insulto? Io non ricordo di aver... ah, quello, commentò nella sua testa Mary, ricordando effettivamente di avergli dato del poco intelligente; cercò di trattenersi dal rifilargli un ceffone in pieno viso, ma non avrebbe avuto comunque il tempo di farlo: la cacciatrice, con le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle e la sigaretta tra i denti, si trovava ormai a un metro di distanza.

- Rivoltante - fu il suo commento aspro e nauseato; li scrutò con occhi freddi come il ghiaccio, il viso incorniciato da poche ciocche di corti capelli corvini.

Ruki ridusse gli occhi a due fessure, attento; Kou le rivolse uno sguardo indecifrabile e spostò le braccia dietro la testa, cupo; Azusa la esaminò silenziosamente dal basso, ancora seduto per terra, mordendo le bende sul polso; Yuuma grugnì, discostandosi un poco dalla ragazza, senza allentare la morsa; Mary puntò gli occhi argentati sulla figura, scorgendo sulla fronte un incisione che riconobbe all'istante.

- Figlia di streghe abusate... - sussurrò; difficilmente qualcuno avrebbe potuto cogliere nella sua voce una venatura di ripugno, ma ai fratelli Mukami non sfuggì e le loro menti furono attraversate da alcuni interrogativi.

- Oh taci, ibrido. Sicuramente non sono tanto immonda quanto quelli della tua specie.

I capelli di Mary sbiancarono e il suo sguardo s'affilò. Il vampiro finalmente abbandonò la presa e si allontanò di qualche passo: aveva sentito qualcosa formicolare sulla pelle, suscitandogli non pochi brividi, perché la sensazione era stata davvero strana, anormale.

La giovane avanzò verso l'avversaria e, dopo essersi ravviata i capelli, inclinò la testa di lato, dicendo:

- Non ho mai capito tutto questo astio nei confronti degli ibridi. Tutta invidia, o siete terrorizzati dal fatto che la maggior parte degli ibridi sono sempre piuttosto potenti?

- Invidia? Quale invidia? É a prescindere dal fatto che possedete poteri sovrumani, che esistono cacciatori per eliminarvi. Siete un pericolo per la specie umana, demoni, streghe e vampiri. E soprattutto voi ibridi, siete più pericolosi dei succhiasangue - ribatté acidamente la cacciatrice, alzando la testa e scoccando un'occhiataccia ai fratelli Mukami.

Mary sospirò esasperata, lasciando un po' di stucco i ragazzi.

- Sempre la stessa banalissima risposta. Mai un cacciatore che sappia darmi una spiegazione logica - commentò, scuotendo la testa prima di rivolgere gli occhi al cielo stellato; la cacciatrice inarcò il sopracciglio e lasciò cadere la sigaretta a terra, ormai consumata.

- Logica? Non devono esistere esseri capaci di uccidere con pochi gesti. Non è logico pensare alla sopravvivenza, alla salvaguardia del genere uma-...

- Egoisti, incoerenti, ignoranti - la voce penetrante e lugubre della fanciulla interruppe quella conversazione già ascoltata innumerevoli volte, tanto da perdere consistenza e credibilità.

La cacciatrice balbettò qualcosa, tentando di riprendere il discorso, prima di sgranare gli occhi nel percepire il freddo colpirle la gola: eppure ricordava di indossare una sciarpa... la quale pendeva in quel momento tagliata in due sul petto. Nell'abbassare lo sguardo sconcertata, il dolore, la sensazione di bagnato e l'odore metallico del sangue vennero finalmente captati dal cervello e la donna cadde sulle ginocchia, poi finalmente in posizione prona sul suolo.

Mary aggrottò le sopracciglia, fissando il corpo esamine con i suoi occhi argentati, aventi degli sprazzi color rubino che dichiaravano freddezza.

- Come se voi non foste da meno... - sussurrò; le sue labbra acquisirono una piega amara su quell'espressione pensierosa, dove persisteva ancora l'ombra del fastidio che aveva provato pochi secondi prima.

Un po' era sollevata: l'incontro non si era risolto in una lunga battaglia, i fratelli Mukami non erano stati feriti e lei... illesa nel corpo (perché nel frattempo quelle poche lesioni si erano sanate), tuttavia non nello spirito: già i rimorsi cominciavano a farsi avanti, prepotenti e giusti allo stesso tempo.

Prima che potesse permettere ad altri pensieri di annebbiarle la mente, la voce di Ruki la riportò nella realtà.

- Andiamo.

La ragazza si voltò verso di lui, impassibile; con un cenno del capo annuì e, recuperando le borse tristemente appiattite (sperò che si fossero perlomeno salvati gli indumenti e la cioccolata), seguì i quattro fratelli Mukami, ignara dei loro sguardi: il maggiore era curioso come non mai gli era capitato di essere; più di tutti gli altri, Kou era rimasto confuso dallo scambio di battute; Azusa, estasiato, stava già pianificando qualcosa per farla arrabbiare e farsi ferire (a-hem...); Yuuma non sapeva se essere preoccupato o meno.

Dopotutto la loro preda aveva appena ucciso di fronte a loro una cacciatrice senza muovere un dito.

 

 

 

 1Mesubuta: .... allora... vi dico solo che in ignlese lo traducono come "sow" o "piglet". In italiano suona molto peggio di quanto significhi. Mah...

 

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Capitolo 8
*** Chapter 7 ***


Chapter 7

 

Nel momento in cui Mary riaprì gli occhi, il primo pensiero ironico a lampeggiare nella sua testa fu: sto dormendo nella stanza "gentilmente" offertami dai Mukami; felicità...

Non appena adocchiò l'orologio appeso alla parete, che segnava le dodici e mezza (di giorno, ovviamente), il secondo fu: auguro tre mesi di dissenteria a tutti quelli che riescono a dormire tanto decentemente da far invidia alla Bella Addormentata.

La poveretta si era svegliata ben sei ore prima dell'orario usuale, ma almeno i soliti incubi non l'avevano perseguitata; mugugnando, si rigirò fiaccamente tra le coperte, stringendosi nella felpa acquamarina che pensò essere davvero comoda, finché non udì una risata soffocata, seguita da dei fruscii di stoffe e rumori di oggetti spostati.

Si alzò di scatto, rivolgendo lo sguardo verso l'armadio.

- Yuuma-kun?

Ah già, Ruki gli aveva assegnato il compito di recuperare i miei "effetti personali", come dice lui... ma perché a quest'ora?, considerò nella sua testa e inarcò un sopracciglio, stranita.

- Ah, mesubuta! - esclamò il ragazzone, girandosi con un ghigno malizioso sul volto, non ben promettente: Mary avvampò, tremando di vergogna e collera nello scorgere quali particolari indumenti reggessero quelle grandi mani virili.

E chi sarebbe il porco, qui?

La ragazza si alzò in fretta e furia dal letto in direzione del vampiro, il quale cercava di non ridere troppo rumorosamente, finché non rischiò di lanciare un'imprecazione quando si sentì sferrare un potente calcio negli stinchi.

- ARGH, ma che cazzo?! - strepitò, cercando di tenere il più basso possibile il volume della voce, mentre lei gli strappava dalle dita la biancheria e la riponeva rapidamente in uno dei cassetti interni dell'armadio - che ti salta in testa, mesubuta?! - sibilò a denti stretti, agguantandole il braccio e strattonandola.

La fanciulla lo guardò imbronciata e prima che potesse ribattere, il giovane aveva già cambiato discorso nell'accorgersi di un particolare:

- E perché diamine i tuoi capelli sono ancora bianchi? - chiese bofonchiando, perplesso.

Lei sbatté le palpebre, riavvolgendo il nastro e riascoltando attentamente la domanda; sollevò la mano dell'arto libero per afferrare una ciocca di capelli: erano ancora candidi come neve, effettivamente. Mary si lasciò sfuggire un sospiro tediato e spiegò che probabilmente i suoi poteri non si erano ancora ripristinati del tutto; notò l'occhiata interrogativa del vampiro che aveva corrugato la fronte e si morse le labbra alla ricerca delle parole più semplici per risultare più chiara.

- Quando uso troppo i miei poteri, o particolari abilità, per un po' di tempo non ne posso più usufruire... perché hanno dei limiti... e anche degli effetti collaterali, a volte - mormorò, interrompendosi parecchie volte per risultare esauriente.

Yuuma la fissò a lungo poco convinto, prima di scrollare le spalle e massaggiarsi il collo.

- Mah, niente di importante - aggrottò in seguito le sopracciglia, chinando il capo per avvicinarsi al suo viso - Piuttosto, non avevamo un sorsetto in sospeso? - disse, sogghignando, mentre le stringeva il polso.

La ragazza gli rivolse un'occhiata confusa, prima di sbattere le ciglia colta dal ricordo e annuire tranquillamente; il vampiro inclinò la testa di lato, stupito, bofonchiando che avesse accettato senza troppi problemi: Mary ribatté che era lì per quello, dopotutto.

- Eeeh, ii ko, ii ko1 - il gigante sorrise beffardo, scompigliandole i capelli; in cuor suo era un po' deluso, perché i tentativi di ribellione pur sempre lo eccitavano e rendevano le cose più movimentate.

La fanciulla arricciò le labbra leggermente infastidita: il contatto tra quella mano ancora estranea e i suoi capelli non le andava a genio, quindi l'afferrò scostandosela di dosso.

Successivamente, fissò negli occhi il giovane con serietà e una punta di minaccia:

- Sia ben chiaro che non esiterò a fermarvi a modo mio, nel caso mi senta in pericolo o sia di pessimo umore.

Di fronte a tanta determinazione, Yuuma ammutolì per qualche secondo, meravigliato, prima di scoppiare in una fragorosa risata. Improvvisamente se la sollevò sulla spalla, quasi ignorando l'intimidazione, e la ragazza squittì di sorpresa a gesto; ignorando le sue proteste, il vampiro camminò in direzione della scrivania che si trovava accanto al letto, e la fece accomodare un po' bruscamente sulla superficie linea.

Mary mugolò a causa dell'impatto contro il mobile e la parete, e alzò lo sguardo sul vampiro: sgranò gli occhi, rendendosi conto di quanto fosse imponente da vicino e se non fosse stato per il ghigno stampato sul volto, l'avrebbe volentieri scambiato per un orso di peluche gigante da abbracciare (che tenerezza); tuttavia, ritornò nella realtà non appena il giovane posò le mani a lato delle sue cosce per impedirle di sfuggirgli.

Avvicinò il naso al collo di lei, inspirando profondamente, e si lasciò sfuggire un verso di apprezzamento imbarazzante e, dopo aver tastato con la lingua la pelle (non si capisce ancora bene quale sia il fine di codesto gesto attuato solitamente dai vampiri: solo l'odore costituisce di per sé un assaggio...), affondò aggressivamente i denti nella carne.

Mary si tappò la bocca, soffocando appena in tempo uno strillo di dolore.

Shuu, ti ho trovato un degno rivale per "Mr Morso più doloroso 2014"... Sigh...

Pensare il bel biondo la distrasse: con malinconia si chiese come avesse reagito alla sua assenza, alla villa dei Sakamaki; anzi, conoscendolo... si era preoccupato per lei, vero? Il dubbio la demoralizzò un poco, considerando quanto fosse parecchio sfortunata in relazioni sentimentali e di quanto lo fossero quelli coinvolti (tra un dongiovanni morto e un irascibile friendzonato...): un altro masso di depressione a tormentarla.

Forse avrebbe fatto meglio a smettere di pensare così tanto.

- Oi, mesubuta.

Il giovane richiamò la sua attenzione, staccandosi dalla spalla (quando ci era arrivato?) e allentando la presa sui suoi fianchi (quando aveva spostato le braccia?); un rivolo di sangue gocciolò dal mento e i suoi occhi castani si riflessero in quelli più scuri di lei: sembrava piuttosto assorto.

- Ano Niito... - esitò un attimo, mentre lei ragionava che si stesse probabilmente riferendo al biondo (che coincidenza); la fanciulla fu certa che avesse appena cambiato la domanda da porle, a giudicare dall'improvvisa smorfia ironica - Hahaha, è il tuo amante?

Mary percepì un tic all'occhio e arrossì violentemente, balbettando nonsense.

- E-EH?! - sbraitò, ritrovandosi con una mano premuta sulla bocca per zittirla.

- Non urlare, baka! Quando sono andato a prendere la tua roba, quel tipo stava ronfando alla grande nel tuo letto...

Mary sbatté una mano sulla fronte, osservata dall'alquanto divertito vampiro: non sapeva se essere più imbarazzata o irritata.

 

 

Ruki stava preparando il tè in cucina, ponderando nella sua testa le parole della ramanzina che avrebbe rivolto a Yuuma e alla strega di lì a poco: chiunque si sarebbe svegliato con tutto quel fracasso che avevano causato dopo mezzogiorno; gli era persino parso di udire le risatine sommesse di Kou (anzi, quasi quasi un rimprovero non sarebbe mancato pure al giovane idol).

E, inoltre, il fratello dai capelli castani non avrebbe dovuto morderla.

Anzi, mezza strega, si corresse il vampiro, adocchiando dalla finestra della cucina l'orto che ricopriva gran parte del vasto giardino; solitamente il gigante non avrebbe mai permesso a nessuno di toccare il suo preziosissimo e sacrosanto orto, o almeno non senza il suo vigile controllo e aver prima insegnato come curare le piante coltivate.

Eppure eccolo lì, in compagnia della ragazza, mentre sbrigavano qualche faccenda davanti all'angolino dove crescevano le zucche.

Spero che non abbia intenzione di venire a scuola con quei capelli, constatò seriamente Ruki, sbuffando; non sarebbe stato semplice spiegare come da scuri fossero diventati bianchi e, nel giro di poco, fossero ritornati al colore originale. Tinta per capelli? Proibita dal regolamento scolastico; era di per sé già un miracolo che non avessero contestato la chioma di Kou (ovviamente quegli inetti dei fratelli Sakamaki l'avevano scampata per l'influenza della figura paterna, certo).

Sistemò il servizio da tè su un vassoio, quando improvvisamente Azusa gli parlò:

- Ne, Ruki...

Il vampiro dagli occhi grigio-blu deglutì; ormai era abituato alle impreviste comparse del fratello minore, o almeno riusciva a mantenere la sua compostezza: Kou e Yuuma continuavano a sobbalzare per lo spavento.

- Non è giusto che Yuuma abbia già bevuto da Izanami...

Ruki sospirò, poggiando una mano sul fianco e con l'altra ravviandosi i capelli che cadevano sulla fronte, e annuì che fosse d'accordo; Azusa sorrise contento e afferò il vassoio per portarlo nel soggiorno, non dopo aver toccato la teiera bollente per sentire se era davvero bollente (la miglior scusa per coprire il bisogno di scottarsi piacevolmente, bravo Azusa).

Nello stesso istante, dalla porta che comunicava con il giardino, entrarono Mary e Yuuma, la prima reggendo tra le mani un cestino con dei pomodori e l'altro una zucca.

- Ah, Ruki - il gigante gli si rivolse con nonchalance, poggiando l'ortaggio sul tavolo - è matura, puoi faci la zuppa per cena - disse, mentre accarezzava con una certa amorevolezza la superficie dell'alimento. La ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio, prima di salutare.

- Buonasera, Ruki-san. Spero tu abbia riposato bene.

- Non esattamente; era proprio di questo che vi volevo parlare - disse Ruki, sorridendo glacialmente; Yuuma si grattò la testa, tesissimo, e la fanciulla sfoggiò un'espressione impassibile per coprire la pelle d'oca - A proposito di stama...

Il vampiro sollevò le sopracciglia, fissando un punto ben preciso sulla spalla dell'interessata.

- Cos'è quello, di preciso?

- É uno spiritello - rispose tranquillamente lei, senza scomporsi.

- A forma di criceto? - il vampiro incrociò le braccia.

- Certo - confermò l'altra; come no, è cosa di tutti i giorni trovare un roditore comodamente spaparanzato sulla spalla di una tizia che si è appena trasferita da voi, pensò sarcasticamente nella sua testa.

- Ah, so-souda! - irruppe Yuuma, palesemente agitato - ricordi che c'erano delle entità demoniache dove ho piantato le zucche, no? Mesubuta mi ha spiegato che sono di solito attratti dalla presenza di spiritelli che devono essere "purificati"! Giusto? - fece un cenno del capo a Mary, dopo essersi massaggiato la nuca, in preda al panico.

Lei annuì, aggiungendo che, una volta "purificato", lo spiritello assumeva una determinata sembianza, in grado di allontanare entità di natura maligna o influenze negative; in verità aveva usato termini molto semplici, essendosi resa conto di quanto il gigante facesse fatica a comprendere i paroloni.

La ragazza sfiorò con l'indice un orecchio della piccola creatura, la quale emise un flebile verso di vivacità.

- Mh... è carino...

Mary fece un salto di come non ne aveva mai fatti durante le lezioni di educazione fisica, andando a sbattere contro il tavolo, il criceto andando a nascondersi dentro la camicia; il cestino con i pomodori minacciò di cadere a terra, ma fu sorretto prontamente da un non meno spaurito Yuuma.

- A-Azusa, da quando sei qui!? - strepitò, adocchiando poi la fanciulla immobile, bianca come un cencio e occhi spalancati; Ruki sospirò per l'ennesima volta, massaggiandosi la fronte e chiedendosi se fosse finalmente vicino il giorno in cui avrebbe superato il limite della sua pazienza.

- Sono sempre stato qui... - fu la semplice risposta del fratello minore, mentre spostava un dito alla bocca per mordicchiarlo pensierosamente; il suo sguardo immediatamente ritornò sulla ragazza e sorrise, per poi avvicinarsi preoccupato - Izanami... ti ho... spaventata...? Mi dispiace...

Yuuma schioccò le dita a lato del volto della ragazza dopo trenta secondi, durante i quali Azusa aveva fatto scivolare le braccia lungo quelle di lei, e finalmente la strega aveva scosso la testa, ripresasi dallo shock; rivolse un'occhiata imbronciata al giovane di fronte.

- Perché non ho percepito la tua presenza...? - bofonchiò, più parlando con se stessa.

Il vampiro inclinò la testa, interrogativo e il gigante inarcò un sopracciglio, perplesso, prima di afferrare il cestino con i pomodori e riporli dentro un cassetto nel frigorifero, borbottando tra sé e sé che avesse visto fin troppe cose strane: non aveva tutti i torti, tra le peripezie della sera prima, la conversazione avuta ore prima con lei e il procedimento con cui aveva liberato lo spiritello dalla sua condizione "impura". Sì, per quel giorno le sorprese bastavano.

- Per esempio, so che ora c'è anche Kou-kun in cucina, alle mie spalle...

- EH! Neko-chan, come hai fatto a vedermi?

Ruki assottigliò gli occhi, portando la mano chiusa a pugno di fronte alle labbra, e osservò con curiosità la ragazza mentre veniva attorniata dai fratelli, Azusa evidentemente attratto dalla sua persona, Yuuma  brontolando per tutte le cose che scopriva man mano, Kou in procinto di porle mille domande (e solo una piccola parte sarebbero state opportune e abbastanza intelligenti.

Izanami era piuttosto interessante, essendo un ibrido; era educata e intelligente, assennata (o per lo meno aveva capito che le sue riflessioni erano fondate, seppur strambe) e tranquilla: qualità che apprezzava molto.

Non avrebbero avuto troppi problemi. Vero?

 

 

 

 

 

 1Ii ko: vuol dire più o meno "brava bambina". *muore*

 

 

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Capitolo 9
*** Chapter 8 ***


Chapter 8

 

Grazie a Dio, i capelli erano tornati al loro colore originale appena prima di partire.

Mary non aveva aperto bocca durante il tragitto in limousine verso scuola, se non per chiedere cortesemente ad Azusa di non starle troppo incollato (non riusciva ancora a comprendere per quale ragione il giovane fosse tanto affascinato da lei); per il resto aveva silenziosamente osservato i fratelli Mukami interagire tra loro fraternamente: le sembrava un po' strana come situazione, quasi un illusione, essendo abituata all'atmosfera conflittuale che solitamente dominava tra i Sakamaki.

In particolare il suo sguardo si era soffermato più volte su Yuuma: nonostante avesse rinunciato a parlarne con Shuu, dentro di sé sussisteva quella sete di sapere nei confronti del suo passato; tuttavia il gigante non aveva mai dato segni di riconoscere qualcosa nella figura del biondo, e la fanciulla non aveva la minima idea di come avrebbe potuto approcciarlo per quella questione.

Giunti a scuola, si erano divisi, Yuuma e Azusa in una direzione, Kou in un'altra; la ragazza e Ruki si avviarono verso la propria classe, salendo le scale.

- Mi sembri piuttosto interessata a Yuuma, o sbaglio? - le chiese a un certo punto, sfoggiando sempre quel sorriso tra l'ironico e l'enigmatico; lei arrestò il passo, girandosi a scrutarlo con un sopracciglio inarcato e le labbra socchiuse in una smorfia.

- Non pensare che non mi sia accorto delle occhiate che hai continuato a rivolgergli - specificò il vampiro, inclinando la testa e fissandola con un luce sardonica negli occhi.

Mary si massaggiò la giuntura tra il naso e la fronte, borbottando frasi incomprensibili, e decise di ignorarlo, riprendendo il cammino.

Ruki mi sta antipatico, punto. Con questa poi...

Si fermò improvvisamente, non appena furono all'ultimo piano, e Ruki rilasciò uno sbuffo divertito, nel vedersi di fronte un Reiji alquanto stizzito, intento a incenerire con lo sguardo la ragazza.

- No - fece Mary, prima che il vampiro con gli occhiali potesse solo aprire bocca (aveva già avanzato un passo, sistemato gli occhiali e incrociato le braccia) - Per quanto possa essere stato maleducato non avvisare tempestivamente, non ti permetto di criticarmi: è stato vostro padre a decidere il mio trasferimento, a quanto pare - rivolse una rapida occhiata al vampiro accanto a lei, che la stava osservando interessato e quasi compiaciuto della faccia scioccata dell'altro.

Reii tremò nervosamente per un breve momento, per poi sospirare seccato e, stringendo i denti, annuire:

- Va bene.

Girò i tacchi e si avviò verso l'aula.

Sono già di cattivo umore, perfetto, pensò la fanciulla, massaggiandosi il collo e proseguendo nella stessa direzione; se Reiji aveva reagito così, gli altri fratelli...?

- Ruki-san. Smettila di sorridere in quel modo, per cortesia, sei estremamente irritante.

- Mi sembra di averti già detto che non prendo ordini da te, Kachiku.

- Ka... chiku?

Ma cos'è sta mania dei soprannomi? É in voga tra i vampiri...?

 

 

- Mary-senpai!

- Oh, quale gioia rivederti!

Le due ragazze si abbracciarono forte forte, come se non si fossero viste per mesi; si accomodarono alla solita panchina, la bionda con il suo succo al ribes, sorridendo gioiosa, e Mary con la sua lattina di tè al limone, accavallando le gambe esausta.

Non appena Yui le chiese come mai si fosse trasferita dai Mukami, un po' timidamente perché non voleva apparire troppo invadente, la ragazza procedette a spiegarle che si trattava del volere del padre dei Sakamaki, il quale per primo le aveva proposto di fare da scorta di sangue ai sei fratelli in cambio di vitto e alloggio. Successivamente la rassicurò di non preoccuparsi per lei, che tutto sarebbe andato bene.

- Tu hai avuto problemi? - le chiese la strega, dopo essersi interrotta per bere un sorso di tè.

- No - rispose la giovine, scuotendo la testa pensierosamente - Io no. Demo, Laito-kun... mi sembra che le sue convulsioni notturne siano peggiorate. Piange.

Il contenitore della bevanda cadde a terra con un suono metallico seguito da quello tipico di un liquido che si versava; la castana si voltò a guardarla, esterrefatta.

Laito non piangeva mai.

Divaricate le ginocchia, vi appoggiò i gomiti e nascose il viso tra le mani, sospirando; considerò che a quel punto sarebbe stato meglio consultarsi direttamente con Ari-sensei, ma Ruki sarebbe stato disposto ad accompagnarla dall'ex-insegnante?

Yui, notando  che il morale dell'amica si era appena lanciato da una torre, decise di cambiare argomento, pur non sapendo esattamente cosa tirare in ballo: forse le reazioni dei Sakamaki alla sua assenza? Le raccontò di come Ayato non se ne fosse interessato minimamente (dopotutto aveva avuto un impegno ben più importante, ovvero attirare le attenzioni della fidanzata); Kanato era sembrato leggermente imbronciato, probabilmente perché aveva bisogno di qualche consiglio per cucire i suoi dannatissimi peluche; Reiji era rimasto nella stanza a far scoppiare i nervi, non si sapeva bene se per la sfrontatezza di quella mezza strega mezza demone di non presentarsi o se per averle stoltamente concesso un paio d'ore di libertà; Shuu l'aveva aspettata dormicchiando nella sua camera da letto (e prima di partire le era parso di averlo sentito parlare con Reiji di qualche intruso...); infine, Subaru...

Oh mio Dio, Subaru-kun!, pensò terrorizzata Yui, rendendosi conto di aver dimenticato un dettaglio non trascurabile: il pessimo umore dell'albino.

- Mary-senpai! - la chiamò, mentre l'interpellata inarcava un sopracciglio, interrogativa, di fronte al tono ansioso della giovinetta.

Era troppo tardi, ormai; il vampiro in questione si stava dirigendo verso di loro con uno sguardo carico d'odio, speditamente. Seguendo lo sguardo della bionda, Mary si voltò, accorgendosi di un furente Subaru che si stava avvicinando; e la causa della sua ira (o gelosia?) sembrava proprio lei.

Qualche metro più indietro, intravide i fratelli Mukami fermarsi e osservare curiosi la scena, in particolare Kou, che se avesse avuto una poltrona e dei pop-corn a disposizione si sarebbe accomodato volentieri a godersi lo spettacolo; questa era stata l'impressione della castana che deglutendo si era alzata in piedi per fronteggiare coraggiosamente quella figura tanto rassomigliante e un vulcano in eruzione.

Qui mi sa che mi parte qualche osso.

- Subarucchi...

Non l'avesse mai pronunciato.

Un secondo dopo sapeva di essere con il sedere per terra, a tastarsi dolorante la faccia, mugugnando versi privi di senso; nel frattempo Yui si era frapposta tra i due, scongiurando il vampiro di non andare oltre e richiamando l'amica, vivamente preoccupata: quel croc che aveva sentito non le era piaciuto per niente.

Intanto, Yuuma li fissava sbigottito, ignorando Azusa che mormorava la sua invidia per la posizione di Izanami; Kou commentava impressionato che le sembrava di aver udito un brutto rumore, di qualcosa che si era rotto; Ruki aveva assottigliato gli occhi mormorando quanto fosse stato sgradevole la vista di quella scena.

Mary si rialzò lentamente in piedi, e con un gesto della mano, rimise a posto l'osso nasale che si era rotto e leggermente scomposto dopo l'impatto con il pugno sferratole dall'albino; Yui impallidì notevolmente e si accasciò nuovamente sulla panchina, rabbrividendo di fronte alla freddezza della castana che non mostrava più alcun segno di dolore. Anzi; sul suo volto si leggeva un'espressione alquanto infastidita, se non cupa.

- Seriamente, Subaru? - proferì, con voce atona e bassa; l'amica si fece piccola e desiderò trovarsi in classe con il suo Ayato piuttosto che lì.

- É già tanto che non ti abbia staccato la testa, ti avevo avvertito di non chiamar... - ribatté aggressivamente l'albino, agitando un pugno nella sua direzione. Era furioso: aveva rinunciato a lei, a malincuore aveva accettato che scegliesse Shuu; ma non poteva tollerare di vederla nelle grinfie di quei quattro. Sul suo cadavere.

- Seriamente?

L'ennesimo secondo dopo Subaru era disteso a terra, scaraventato qualche metro più in là rispetto a dove si trovavano i Mukami; Yuuma sgranò gli occhi ancor più sconvolto di prima, borbottando che quel giorno fossero tutti fuori di testa, mentre Kou gli ricordava che fosse anche lui un tipo piuttosto incline a menare le mani.

Per caso, non c'erano altri studenti nei dintorni ad aver assistito né alla precedente né a questa scena; Yui si chiese se non fosse una dote naturale delle creature non umane il non aver testimoni sgraditi a simili circostanze.

- Subaru - continuò la voce fredda e tagliente di Mary, mentre si avvicinava scrocchiando prima l'indice, - non provocare una strega - poi il dito medio, - peggio ancora un ibrido - l'anulare, - se non vuoi rogne.

Infine, il mignolo; e gli occhi argentati lampeggiarono ammonendo l'albino, non furenti, non offesi: tristi. Perché comprendeva benissimo i sentimenti di Subaru; perché sentiva nel profondo che forse aveva di nuovo fatto delle scelte sbagliate; perché cominciava a essere stufa di tutto quei massi che le stavano cadendo addosso sopprimendole l'umore.

Era stanca.

Il vampiro a terra la fissò senza controbattere e non assunse espressioni particolarmente alterate; anche lui si sentiva improvvisamente un po' sfiancato e si allontanò dopo essersi alzato, reagendo con un grugnito ai commenti di Kou che, se non fosse stato per Ruki, lo avrebbe seguito per tormentarlo.

Suonò la campanella.

- Mary-senpai, tutto bene?! - la bionda corse verso di lei, ansiosa, esaminandole il viso, orrendamente sporco di sangue e muco, e con un fazzoletto pulito in mano si apprestò a pulirlo.

La ragazza si scostò di scatto, afferrandole con delicatezza il braccio.

- Non preoccuparti, mi arrangio da sola. Torna in classe - la esortò Mary, con un tono gentile e allo stesso tempo che non ammetteva obiezioni; dopo averla fissata a lungo poco convinta, Yui abbassò la testa, lievemente abbattuta, e corse avviandosi verso la propria classe.

- Ugh - Kou squadrò disgustato lo stato del suo viso, di colpo piuttosto vicino; persisteva comunque un accento ironico e provocatorio nella voce - Sei ridotta proprio male, eh~? Ahahaha...

Mary lo ignorò, guadagnandosi inconsapevolmente un'occhiataccia dal biondo e una ghigno compiaciuto da parte di Yuuma, e si rivolse a Ruki.

- Ruki-san, sarò in infermeria. Potresti cortesemente avvisare l'insegnante per me?

Non aspettò la sua risposta; era già in cammino verso l'infermeria, non prima di aver rifilato un sonoro ceffone ad Azusa che, curioso ed esaltato, le aveva sfiorato il volto.

Il che aveva lasciato i fratelli Mukami a bocca aperta, chi per un moti vo, chi per l'altro.

 

 

- Hmm...

Mark cambiò canzone sul suo lettore mp3.

- Aneki...

 

 

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Capitolo 10
*** Chapter 9 ***


Chapter 9

 

Il cielo è limpido anche stasera. Non sento le nuvole sussurrare.

Mh.

Le stelle... le sento esclamare, sono sempre così allegre.

Ammutolì.

Aneki, da quanto non guardi le stelle?

Si rigirò nelle coperte, in posizione fetale.

Tu che puoi vederle... Guardale.

Singhiozzò.

Aneki...

- Oya, abbiamo una giovane studentessa che non si sente bene?

Mary si asciugò le lacrime nelle lenzuola, prima di disfare l'involucro nella quale si era avvolta mentre riposava e cercò con gli occhi leggermente infastiditi dalla luce la figura dell'infermiere, il quale si affacciò con discrezione dalla tende tirata a metà.

- Penso si tratti solo di stanchezza, niente di... grave...? - la giovane arricciò le labbra e squadrò da capo a piedi il giovane uomo che si era avvicinato esaminandola: aveva raccolto i lunghi capelli chiari in una coda bassa, indossava degli eleganti occhiali rettangolari e un panciotto bordeaux e aveva un'espressione rassicurante in volto.

Se non fosse stato per quel sorriso molto familiare.

- C'è qualche problema? - chiese preoccupato, inclinando il volto e portando una mano davanti al mento, accortosi della smorfia stranita della studentessa, che nel frattempo aveva alzato un indice verso di lui.

- Karl Heinz-san?

Silenzio.

L'infermiere indietreggiò, si voltò e tornò alla propria scrivania per compilare il registro; le chiese nome, cognome, classe, motivo della sua presenza in infermeria, orario ed eventuali medicazioni effettuate; la ragazza, bellamente ignorata, percepì un'altra crisi di nervi minacciare l'ingresso nella sua vita.

Si alzò in fretta e furia, raggiungendolo.

- Ho già compilato io il modulo, c'è solo bisogno della sua firma! Cosa ci fa qui, piuttosto? - domandò freneticamente, poggiando le mani sulla superficie linea dove l'uomo stava sfogliando il libretto.

- Oh, davvero? Diligente da parte tua, Flyer-san. Fossero tutti gli studenti come lei!

- Risponda alla mia domanda!

Le vetrine che chiudevano gli armadietti dei medicinali si incrinarono; gli occhi color ocra rossa dell'infermerie finalmente incontrarono quelli argentati della mezza strega, paonazza ma ancora ferma e composta.

- Non ho il diritto di professare questo lavoro, forse, Flyer-san?

Mary desiderò ardentemente infilzare il volto con le forbici contenute in uno dei cassetti della scrivania, avvolgergli la chioma nel nastro adesivo e appenderlo a qualche lampione vicino alla scuola; constatò nel momento stesso che i suoi pensieri fossero alquanto intrisi di macabro istinto omicida. E pensare che fino a qualche giorno stava facendo la timidona tra le braccia di un certo biondo dagli occhi color oceano...

- Non ho detto questo! - ribatté, cercando di mantenere la calma; si massaggiò la fronte, sospirando - Perché causare tutto questo macello con i Mukami, se poteva rivolgersi a me personalmente e sistemare le cose in modo civile?

In verità voleva discutere di molto altro ancora; però l'istinto le consigliò saggiamente di interrompersi: le vibrazioni emesse dall'uomo non promettevano bene, stranamente diverse dalla prima volta che l'aveva incontrato, quella sera alla locanda.

Poi, si ricordò del recente incontro tra padre e i sei figli avvenuto qualche giorno prima.

- Cosa vuole da noi...?

- La curiosità uccide il gatto, vorrei ricordarti, Mary Flyer - la voce fredda e bassa del vampiro le giunse alle orecchio come un avvertimento e dunque la fanciulla tacque.

Tacque solo quella sera: non era abbastanza in forze per contrastarlo; tuttavia, non avrebbe esitato ad affrontarlo, in futuro. Ormai qualcosa in se stessa bisbigliava sospetti nei confronti del Re dei Vampiri.

Uscì dall'infermeria; e il cattivo umore non era di certo migliorato.

 

 

Forse non tutto sarebbe andato storto quel giorno: Ruki si era rivelato assai disposto ad accompagnarla da Ari-sensei, oltre ogni aspettativa; Mary l'aveva quasi rivalutato, se lo stesso non avesse precisato con quel sorriso tanto antipatico che ovviamente l'avrebbero tenuta d'occhio. Inoltre, immaginò che fosse interessato allo studio dell'uomo, dopotutto la figura del vampiro le suggeriva di essere un intellettuale.

Il che non differiva tanto da lei stessa...

Prima che potesse rabbrividire a quel paragone, la mezza strega avanzò nella stretta viuzza ignorando le proteste del povero Yuuma (scoprì che la sua stazza potesse diventare un impedimento in certe situazioni) e le risate sguaiate del fratello idol; Mary cercò di sopprimere un ghigno nel vedere una smorfia infastidita sul volto del maggiore dei Mukami, una volta constatato che dovesse davvero strisciare in quel vicolo per procedere.

Azusa non ebbe nulla da ridire: sebbene avessero la stessa statura, il giovane aveva una costituzione fisica molto sottile rispetto a lei (che si vergognò profondamente di quello strato di ciccia che da anni cercava di eliminare con un'alimentazione non troppo ricca di carboidrati  e schifezze varie - ma nulla da fare...), perciò non ebbe problemi.

Forse tuttavia avrebbe desiderato averli...

Non appena uscirono dall'angusta viuzza, Mary intravide due chiome rossastre dalle scale che conducevano all'ingresso situato nel sottosuolo e riconobbe le due ragazze che stavano salendo: Mai e Rai Calling, le gemelle di ventisette anni che consegnavano la posta dalla città in cui abitavano in tutto il Giappone e viceversa.

- Oooh! - esclamarono all'unisono le due, quando si accorsero della presenza della loro kohai - Cho-hime~!

Si guardarono con i loro affilati occhi a mandorla, prima di avvicinarsi alla compagnia, salutando con un cordiale cenno della testa i quattro vampiri; Kou osservò con interesse il piccolo cappello ricoperto di piume variopinte che ricadeva a entrambe sul lato della testa, richiamando la stampa dei loro abiti merlettati e lunghi fin sopra le ginocchia, mentre Ruki ascoltava con attenzione il dialogo tra le tre streghe. Yuuma, mascherando la sua espressione, allungò lo sguardo sui décolleté delle due gemelle... e Azusa gli rivolse un'innocente occhiata interrogativa, non comprendendo quale oggetto avesse attirato tanto il suo interesse.

- Quanto tempo, Mary-chan~! Come te la passi? - le chiesero in sintonia l'una con l'altra, poggiando ciascuna una mano sulle spalle della fanciulla; Kou si chiese se non fossero delle cantanti, deducendolo dalle loro voci incredibilmente cristalline e intonate.

- Potrebbe andare meglio - rispose francamente lei, impassibile - Ari-sensei?

Le gemelle si scambiarono uno sguardo d'intesa, sogghignando.

- A quanto pare è di pessimo umore perché ha incontrato una certa persona...

Non sarà stato quell'uomo...?, pensò la mezza demone, ricordando l'episodio in infermeria.

- ... quindi buona fortuna! - conclusero loro, ognuna di loro afferrando un ciondolo appeso alle loro cinture di cuoio - Bye bye, Cho-hime~! - E scomparvero.

Mary si massaggiò il retro del collo, chiedendosi tra sé e sé perché mai quelle gemelle avessero il vizio di dileguarsi così, di punto in bianco, ogni qualvolta le si incrociava; scosse la testa e proseguì verso le scale, notando stranita l'assenza di Minocchi.

Udì delle voci provenire dalla stanza sotterranea, entrandovi con cautela; quasi dimenticandosi che ad accompagnarla vi fossero i quattro Mukami.

Si guardò intorno, accorgendosi del cambiamento di disposizione di mobili e oggetti, e i suoi occhi finalmente puntarono la figura di Ari-sensei, intento a discutere gravemente con una donna dai capelli tinti di verde scuro e le lunghe unghie in tinta.

- Elena-sensei? - la chiamò, avvicinandosi gradualmente, seguita dai quattro vampiri che osservavano i dintorni interessati: Kou era catturato dalla vivacità dei colori di polverine, bottiglie e vari indefinite cianfrusaglie; Azusa fissò incantato alcuni pugnali chiusi in una piccola vetrina; Yuuma sfiorò alcuni fiori esposti su un lungo tavolo nei rispettivi vasi etichettati; Ruki sorrideva mentre il suo sguardo si soffermava su diverse librerie collocate un po' ovunque.

La donna sussultò e i suoi occhi verdi caddero sulla figura della sua vecchia paziente; era stata lei ad occuparsi di Mary quando c'era stato l'incidente con la Miriandola Bluetta.

- Mary-chan... ti vedo bene - sorrise appena; non era nella sua persona esibire troppe emozioni, ma in verità era sinceramente contenta di rivederla.

- Ah... Cho-hime... - mormorò il signor Ari, finalmente consapevole della su presenza; sembrava perso nei suoi pensieri e quella piega imbronciata che spesso esibiva era più profonda del solito - Giusto, mi avevi scritto per Laito-kun...

L'uomo continuò a borbottare, avviandosi verso un tavolo dove un fornello da laboratorio stava riscaldando un contenitore trasparente, contenente un liquido scarlatto; l'ex-allieva lo squadrò perplessa, rivolgendo uno sguardo interrogativo alla dottoressa. Quest'ultima sospirò, spiegandole che ultimamente fosse stato piuttosto impegnato a incontrare alcune persone per risolvere o cercare soluzioni a vari problemi.

- Ci sono molti cacciatori, ultimamente... qui vicino, intendo - specificò Elena, poggiando una mano sulla guancia, pensierosa - Inoltre pare che ci siano contrasti nel Mondo dei Demoni.

Fantastico. No, aspetta...

- Questo significa... Okaa-san, è tornata?

La donna ammutolì alla domanda speranzosa della giovane.

- No - rispose al suo posto l'ex-insegnante, spegnendo il fornello e versando il liquido bollente in un becher - Proprio perché ci sono stati dei problemi in quel posto, deve rimanere via ancora per un po'. Cho-hime...

L'uomo si voltò, scrutando torvo i quattro vampiri.

- Perché sei con i figli adottivi di Karl Heinz?

- Eh? Figli adottivi?

Mary si girò verso i ragazzi, spalancando gli occhi: Ruki sogghignò, annuendo; lei sbatté la mano sulla fronte, soffocando un grugnito  sotto gli occhi beffardi di Kou e Yuuma,  e disse all'uomo di non volerne parlare.

Improvvisamente Elena informò di doversene andare e salutò, affrettando il passo verso l'uscita; Ari-sensei la fissò lugubre in volto, prima di spostare gli occhi sull'ex-allieva e chiederle se lei fosse in qualche modo responsabile della morte di una cacciatrice, avvenuta la sera prima: la fanciulla strinse le labbra, confermando con un cenno timoroso del capo.

- Non pentirtene, sai - disse l'uomo, sconcertandolo; si aspettava in verità che la rimproverasse, ma ben presto il suoi pensieri si annullarono alle seguenti parole - Quella tipa aveva ucciso Minocchi.

Mary si morse le labbra e percepì un'onda d'odio minacciare di sopprimerla; non porse le solite condoglianze all'ex-insegnante: sapeva quanto detestasse simili convenevoli, perciò, trattenendo un groppo alla gola, decise di arrivare al punto della sua visita.

- Sa cosa potrebbe avere Laito-kun, Ari-sensei? - chiese, seguendolo con dietro i vampiri mentre l'uomo di dirigeva a un altro banco per macerare delle foglie color blu cobalto.

- Qualcosa di simile a Claire, penso.

Mary rifletté qualche istante, prima di incupirsi. Dopotutto... dopotutto avevano entrambi vissuto esperienze simili, no? Aveva preferito non pensarci, ma alla fine la causa risiedeva probabilmente nel passato del vampiro...

- Quindi sta preparando quella medicina per calmare le cellule del cervello...?

- Hm. I suoi pensieri verranno riordinati e riacquisirà coscienza di sé; ovviamente ricorda che gli effetti collaterali sono la perdita di momenti della sua vita più recente, quindi potrebbe dimenticarsi di te - l'avvertì; la ragazza sospirò, sussurrando di saperlo.

Il signor Ari la informò che avesse bisogno ancora di dieci minuti prima di aver pronto il medicinale e le chiese di sistemargli, nell'attesa, il computer che teneva in una stanza a fianco della libreria, che le fu indicata con un contagocce.

Mary annuì, lievemente seccata dalla richiesta, e scusandosi con i Mukami, si allontanò.

- E NON FICCARE IL NASO NEI FILE BLOCCATI! - le urlò l'uomo, prima di girarsi verso i vampiri - Se volete fare un giro nel mio studio, non ci sono problemi. Badate a non toccare nulla se non i libri, però... - brontolò, ritornando sul suo lavoro.

Neanche a farlo apposta, Ruki si collocò di fronte a degli scaffali, cercando qualche titolo interessante in quei volumi; senza farsi notare, Kou sbuffò, infastidito dall'atteggiamento misantropo del signor Ari, e gironzolò per i banchi, aguzzando lo sguardo su un contenitore in cima a un armadio; Yuuma accarezzò con le dita i petali pallidi di uno strano fiore rosso, leggendo il cartellino appeso a una foglia; Azusa si morse l'indice, fissando una vetrina contenente due katane dall'impugnatura singolare.

Il biondo osservò incantato il celeste liquido sfavillante della bottiglietta e allungò la mano per afferrarla: non sapeva cosa fosse, ma qualcosa lo incitava ad agguantarla; peccato che non fosse abbastanza alto per arrivarci con la mano. Non vide sedie o mobili adatti per salirci sopra, perciò chiamò Yuuma, il quale lo raggiunse malvolentieri, dopo aver abbandonato a malincuore quelle piante tanto affascinanti.

- Che vuoi? - sbottò, evidentemente scocciato, schioccando la lingua.

- Yuuma-kun~ mi tiri giù quella bottiglietta~? - gli chiese Kou, sorridendo subdolamente, mentre l'occhio supervisore di Ruki si soffermava sospetto su di loro, a cui si unì anche Azusa, curioso. Il gigante fece una smorfia risentita:

- Huh?! Non fare stronzate, Kou, l'ha detto chiaramente quel tipo di non toccare la sua roba! Va a leggerti qualche libro...

- Yuuma-kun! Non dire idiozie, odio i libri! - ribatté Kou, acido, mentre Ruki si stava avvicinando a loro con uno sguardo serio - Dai, voglio solo vedere cosa c'è scritto sull'etichetta! Ti restituirò le zollette che ho rubato...

- Oy, Kou, Yuuma... - li chiamò il fratello maggiore, presagendo il peggio; Azusa aveva intanto alzato le mani, intento a placare le acque invano.

- HAH?! HAI TOCCATO LE MEI PREZIOSE SUGAR-CHAN?! - gridò aggressivamente il gigante, sbattendo una mano contro l'anta dell'armadio.

Udirono qualcosa tintinnare e tutti e quattro alzarono lo sguardo.

- Eh? - esclamarono all'unisono, scorgendo la bottiglietta tanto agognata dal biondo traballare e infine cadere sudi loro.

 

 

- Ari-sensei, ho sistemato il computer...

Mary lasciò cadere le braccia lungo i fianchi: i suoi occhi si spalancarono alla vista di quattro bambini dall'aspetto vagamente familiare, seduti davanti al tavolo dove l'ex-insegnante stava versando il medicinale pronto, un liquido lattiginoso, in tre ampolle. Quello dai capelli neri era spaventosamente cupo in volto; il biondo le sorrise furbescamente, colpito alla testa da un ceffone da parte di quello castano, palesemente furibondo; il più minuto la fissava  insistentemente con i suoi occhioni color lavanda.

- Ehm - borbottò l'uomo, chiudendo le tre fiale con mani tremanti di nervosismo e allo stesso tempo imbarazzo, non sapendo come spiegarsi - tu sai cosa succede a essere curiosi...

- Pretendo. Una. Spiegazione. Più. Accurata. ORA.

 

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Capitolo 11
*** Chapter 10 ***


Chapter 10

 

Mary era seduta su una poltrona, gambe divaricate e gomiti poggiati su di esse, il volto chinato e nascosto tra le mani; respirava lentamente, tentando di placare l'ennesima crisi nervosa che minacciava di manifestarsi da un momento all'altro.

Ari-sensei le aveva spiegato che l'effetto della pozione sarebbe durato al massimo tre giorni, e che i quattro fratelli avessero subito dei cambiamenti solo a livello fisico; dopo aver controllato nuovamente lo stato del medicinale contenuto nelle tre provette e aver adocchiato seccamente i vampiri (aggrottando la fronte nel vedere un Ruki così cupo che le ombre sembravano pallide in confronto), si rivolse all'ex-allieva con un brontolio:

- Consegnerò io i medicinali per Laito-kun - sbuffò; dopo qualche secondo di riflessione, si diresse verso una scrivania, trafficando tra varie carte impilate in una cesta, finché non ne estrasse una busta color avorio con gli indirizzi scritti in inchiostro dorato; Mary, avendo seguito i suoi movimenti con occhi stanchi, si sentì leggermente rinvigorita, avendo riconosciuto quella lettera che le fu immediatamente consegnata.

- Questa è da parte di tua madre... fossi in te, aspetterei a fare i salti di gioia.

La giovane strinse le labbra e istintivamente lo sguardo si spostò sui Mukami: Kou inclinò la testa, sorridendo interrogativo - in formato ridotto, sembrava pure un poco meno falso -, gli altri non se ne accorsero, distratti; quella lettera avrebbe confermato o meno se l'obiettivo di Karl Heinz fosse fondato, influenzando di conseguenza l'avvenire e i rapporti tra lei ed entrambe le famiglie Sakamaki e Mukami.

Sospirò, alzandosi, e con un lieve cenno del capo salutò l'ex-insegnante, per poi avvicinarsi ai quattro fratelli, non ben sapendo se abbassarsi per essere al loro livello o evitare un conseguente probabile putiferio; ma anche guardarli dall'alto non le sembrava una buona idea...

- Ruki-san?

Mary deglutì nel momento in cui l'interpellato girò la testa nella sua direzione con un lento e inquietante movimento, rivolgendole un'occhiata che intimidiva i lampi.

- Io qui ho finito, possiamo andare...

Prima che potesse aggiungere altro, il vampiretto si era sollevato dalla sedia e, superandola, si era avviato verso l'uscita, mutando il suo malumore in totale freddezza; la ragazza, ignorando il fatto che Ruki le arrivasse a metà braccio, lo seguì con uno sguardo indeciso: quella situazione la poneva proprio in difficoltà.

 

 

Ovviamente non aveva potuto fare a meno di dare un nome al criceto-spiritello: "Freckle"; e questo appellativo confermava quella fama di genio dalle idee fantasiose che le era stata attribuita fin dall'inizio della vita scolastica. La piccola creatura stava mordicchiando giocosamente le sue dita, comodamente seduto sul davanzale interno, mentre lei osservava pensierosa il cortile su cui si affacciava la finestra della cucina, illuminato dai lampioni che affiancavano il lastricato: Yuuma si stava occupando come di consueto dell'orto e non le sembrò tanto affaticato; dopotutto le arrivava un paio di centimetri più sopra delle spalle e rispetto ai fratelli era molto più robusto.

Rispetto agli altri, il ragazzone se la stava cavando discretamente per essersi ritrovato improvvisamente rimpicciolito.

Lo esaminò a lungo: più i suoi occhi si soffermavano sul suo viso, i suoi gesti, il suo corpo, più in se stessa si faceva largo la sensazione che Yuuma avesse un qualcosa di molto familiare; ricordò, quando curiosava tra le stanze della casa di famiglia, le fotografie di quando suo padre era ragazzino e di quanto il taglio degli occhi fosse simile...

Improvvisamente, una presa delicata sui fianchi la fece sobbalzare; soffocò in tempo un urlo di spavento con la mano e, girando di poco il busto, incontrò un paio di occhi color lavanda. Il vampiretto le arrivava un poco più sopra del gomito e indossava una specie di piccolo mantello; in realtà vi riconobbe la coperta che lui usava per dormire, scorta mentre stava passando dalla sua camera quella mattina.                        

- A-Azusa-kun... - sospirò, poggiando una mano sul petto come per impedire al cuore di sfondarlo, e gli rivolse uno sguardo di disapprovazione. 

- Izanami... sembri un po'... demoralizzata...

Era così evidente? Mary aggrottò le sopracciglia e, scegliendo il problema "minore", ammise con un mormorio di avere qualche difficoltà nel comportarsi con loro, di aver paura di trattarli spontaneamente come bambini e quindi di umiliarli; nel frattempo, pur rimanendo poi con le mani strette nelle sue, aveva con delicatezza sciolto la presa di Azusa, che l'aveva ascoltata attentamente, osservando assorto le ciocche di capelli che le incorniciavano il volto.

- Io non ho... problemi... a essere umiliato...

Un'ondata di gelo parve avvolgerla; Ari-sensei aveva ragione, sono cambiati solo in senso fisico, pensò la fanciulla, assumendo un'espressione esasperata.

- Non intendevo quello...

E mentre Azusa le rivolgeva un'occhiata interrogativa (con quelle fattezze fanciulline! Le si strinse il cuore da cotanta tenerezza), in cucina entrava Ruki, che si fermò di fronte all'armadietto dov'erano riposti alcuni utensili e pentole: aprì l'anta e il suo viso s'incupì, non appena alzò lo sguardo verso lo scaffale delle pentole, troppo alto da raggiungere.

Non ci può arrivare... e usare una sedia sarebbe un oltraggio al suo orgoglio..., Mary si morse il labbro, soffocando una risata; il suo volto impassibile non la tradì nel momento in cui il maggiore dei fratelli Mukami si voltò verso di lei.

- Kachiku, prendi la seconda pentola in alto a destra: occupati della carne.

Mary dovette impiegare tre quarti della sua forza d'animo per sopprimere l'ilarità provocata dal farsi chiamare in quel modo e assegnare compiti così autorevolmente dal piccolo vampiro; procedette come richiesto e, una volta appoggiata la pentola sul ripiano accanto ai fornelli, cercò la confezione di carne nel frigo per farne, come prontamente indicato, delle polpettine. Freckle intanto si era aggrappato alla sua camicia ed era salito sulla sua spalla, accomodandosi; Azusa era scomparso dal nulla.

Durante la preparazione del pasto, Mary rischiò più volte di aiutare Ruki in circostanze che non lo avrebbero richiesto, se non fosse accaduto quell'incidente dal signor Ari. La terza volta, non potendo il ragazzino raggiungere la parete dove era appesi mestoloni e cucchiai, la fanciulla gli aveva reso con molta naturalezza quello che gli interessava, senza rendersi conto di nulla, tanto era concentrata.

Inizialmente, preso in mano l'arnese, Ruki lo aveva fissato silenziosamente, per poi spostare lo sguardo sulla figura femminile che era ritornata a marinare la carne; arrossì violentemente, forse per orgoglio ferito, o imbarazzo, o irritazione, o un insieme di tante emozioni; infine, con tono cupo, pronunciò le seguenti parole:

- Non ho chiesto il tuo aiuto e non ne ho bisogno.

La fanciulla s'irrigidì, riflettendo. Sapeva che l'orgoglio dei quei vampiri fosse un qualcosa di intangibile, soprattutto nel caso di Ruki; ma non era... esagerato e insensato rifiutare un aiuto, data la situazione?

Perché alcuni vedono l'aiuto come qualcosa di negativo. Se è necessario..., a questo punto, la ragazza si era già scordata del vampiro e dell'ammonimento e pensava silenziosamente, procurando non poca collera al giovane; quest'ultimo ritornò alle sue faccende, borbottando che l'avrebbe punita adeguatamente quando fosse finito l'effetto della pozione.

- Ah. Avete il rosmarino? - chiese Mary, dopo qualche decina di minuti, prima di accendere il fuoco e cuocere la carne.

- Chiedi a Yuuma in giardino - rispose acidamente Ruki, spegnendo il fornello dopo aver verificato che la pasta fosse cotta.

La ragazza gli fece la linguaccia a sua insaputa, imitata dal criceto-spiritello, e uscì, pensando che anche cento camomille non l'avrebbero rilassato; il vampiro si ritrovò in cucina da solo e scrutò i dintorni.

Dall'esterno, la sua posizione non era visibile; dal piano superiore arrivava la musica di Kou, segno che era occupato; Azusa non era nei dintorni, ma probabilmente non si sarebbe fatto vedere prima di cena. Respirando profondamente, spostò una sedia e la collocò di fronte all'armadietto aperto.

L'aveva detto lui: non aveva bisogno di aiuto, si sarebbe arrangiato. Nei dovuti modi...

Sfortunatamente per lui, la sedia (o qualche spiritello maligno?...) non lo apprezzava: non appena si drizzò in punta di piedi per afferrare il manico dello scolapasta, percepì il suo equilibrio cedere e cadde di lato... ma l'impatto fu (molto) più morbido di quanto si fosse aspettato.

Infatti, Mary era rientrata in tempo per accoglierlo tra le braccia, nonostante si fosse comunque ritrovata distesa a terra, la testa e il didietro un po' doloranti. Fece leva su un gomito per rialzare lentamente la schiena, senza rendersi conto che nel susseguirsi dei fatti Freckle fosse rimasto accidentalmente schiacciato sotto il loro peso (non che uno spiritello possa farsi male...).

- Daijoubu1, Ruki-san?

Ruki non rispose: la sua attenzione era stata catturata dai battiti del cuore della ragazza, essendo finito di lato con la testa contro il suo petto. Da quanto tempo non sentiva il suono della vita così nitidamente, così da vicino...? Tale riflessione fu interrotta dal respiro di lei, che aveva già avuto modo di analizzare giorni prima: un respiro forzato, quasi non naturale; grazie alla vicinanza, colse anche dei sibili e dei gorgoglii strani.

La poveretta nel frattempo era arrossita violentemente; dopotutto...

- Ah! Ruki-kun, questo è alquanto audace da parte tua~ Hehe, sei sul morbido?

I due si rialzarono in mezza frazione di secondo, spolverandosi i vestiti e ritornando ai propri compiti, ignorando il sorrisetto di Kou e le sue continue lagne sul perché non ci fossero gli spaghetti alle vongole in bianco.

 

 

Mary era solita preferire la doccia al bagno per due motivi: risparmiava acqua (e anche tempo) e non correva il rischio di immergere la mente in troppi pensieri come il suo corpo affondava nell'acqua calda e confortante.

Quella notte, tuttavia, riempì la vasca da bagno e vi si accomodò, stanca, sollevando le ginocchia e tenendo le braccia in grembo; appoggiò la testa contro il bordo e osservò le pareti della vasca colorarsi di blu a causa del riflesso del costume (vivendo con i fratelli Sakamaki, aveva preso l'abitudine d'indossarne uno).

Pensò alla lettera che aveva scrupolosamente inserito tra le pagine del suo diario personale e al contenuto ancora sconosciuto, seppur intuibile; a Laito che si sarebbe svegliato senza di lei e con il rischio di dimenticarla; a Shuu che non avrebbe avuto modo di intrufolarsi nel suo letto mentre dormiva; e poi, la sua mente vago più indietro, in direzione del passato.

 

 

"Meno male che quella bambina è nelle mani di Ari! Speriamo bene..."

"Mary! Calmati. Abbi pazienza. Pazienza, calma e concentrazione. Sì... sì! Visto che ce l'hai fatta?"

"La figlia del signor Flyer si è fidanzata con Ryan Plum, hai presente? Quel caro ragazzo dagli occhi di ghiaccio?"

"Io li lascerei crescere, Mary-chan."

"Che disastro... quella ragazzina... ha un potere che fa paura... certo è che senza di lei forse le cose sarebbero peggiorate... però... E hai sentito? Ha ucciso la maggiore delle due sorelle Mist... la più piccola, Isa, non ha alcun parente ora..."

"Mary-senpaaai! Ti ammiro tantissimo! Insegnami!"

"Ha ucciso i signori Turner! A soli otto anni...! Che tragedia... non parliamo della piccola Claire..."

"Mary, ti piace il mio vestitino nuovo? Me l'ha regalato papà perché ho fatto la brava bambina..."

"Il fratello è cieco, poveretto, ma non è tanto normale anche lui... dice di sentire tante voci, tanti rumori!"

"Aneki."

"Sono un trio bizzarro... i gemelli Flyer e il giovane Theo Blizzard... Questo ragazzo è sempre in giro a urlare e a sorridere! Sembra l'Allegria in carne ed ossa!"

"Cho-hime, grande! Hai preso il massimo dei voti!"

"Eravamo contenti del signor Ari e ora guarda! A occuparsi di quei tre c'è quello scorbutico di Morten, il nipote della signora Lalla...

"Oy, Cho-hime, smettila di guardarmi dall'alto."

"La sorella di Morten, Finn... è inquietante quella piccola, spunta ovunque e nessuno se ne accorge!"

"Mary-senpai... attenta alla testa... te l'avevo detto..."

"Quella bambina ha pagato cara la sua curiosità! Sai che ha stretto amicizia con Anna? Eppure le stava così antipatica!"

"Ma che ca-... Smettila di giocare con la mia treccia, sei irritante, senpai!"

"Il signor Flyer è così asociale... si occupa del giardino e della casa, certo, ma quando viene qua non parla mai con nessuno!

"Mary, dammi una mano in giardino... Ecco, brava, prendi quei vasi."

"La signora di Vetro se n'è andata. Ha lasciato i gemelli soli con il padre! Sono ancora così piccoli... E poi la figlia ha un potere strano... Sarebbe stato meglio rimanere, abbiamo bisogno di una donna come lei che tenga sotto controllo i poteri dei figli!"

"Mary, Mark... mi dispiace... tornerò il più presto possibile, va bene? E vi farò conoscere anche i vostri cugini..."

"Rose è una traditrice!"

"Maaa-ry-chaaan~ Hehehehe~ Vuoi che ti restituisca il cuore di Ryan? È ancora fresco, fresco... Hahaha... HAHAHAHAHA!"

 

 

- Perché piangi?

Mary sbarrò gli occhi e li girò verso quel paio di iride azzurre che la stavano fissando intensamente, vicinissime.

Il suo grido arrivò in ogni angolo remoto della dimora dei Mukami: fece sobbalzare Azusa mentre lucidava i suoi coltelli da collezione, procurandosi con sua grande gioia alcune ferite; Ruki strappò in due un libro che stava leggendo prima di recarsi a letto e ciò non migliorò di certo il suo umore; Yuuma frenò in tempo la caduta di alcuni suoi barattoli contenenti zollette di zucchero, tirando un sospiro di sollievo e chiedendosi quanto altro dovesse ancora accadere prima che tutto ritornasse alla normalità (quale normalità?).

- KOU-KUN! Che diavolo ci fai qui?!

- Eeeh?! Ma come, sei in costume!? - esclamò deluso lui, ignorandola. Mary comprese come si sentisse Reiji in mezzo ai suoi fratelli.

- Ed è anche un pezzo intero, sei così poco attrae-...

- Piantala.

Kou si ritrovò con la testa che stava guardando il pavimento. A un altezza di circa due metri, librandosi, sorretto da qualche entità invisibile per le caviglie.

- WAAAH LASCIAMI, LASCIAMI!

Il vampiro si dimenò violentemente, urlando vendetta e imprecazioni contro la ragazza che, con un nervo pulsante sulla fronte, lo fissava con un'espressione tediata; riavvolse il nastro nella sua testa e rifletté su quello che le aveva chiesto: perché stava piangendo? Non se n'era nemmeno resa conto.

- Neh - cominciò, distraendo Kou dal suo agitarsi - Pensi mai al passato?

Il biondo, sorpreso da quella improvvisa domanda, esitò qualche secondo prima di rispondere; il suo viso assunse un'espressione amareggiata.

- Mh. Anche troppe volte... - aggiunse, assottigliando gli occhi e stringendo i pugni.

Mary sorrise.

- Concordo...

Uno strano silenzio li avvolse, prima di essere interrotto da un'altra domanda di lei, posta con più titubanza.

- Mi racconti un po'... di voi? Del vostro passato? Ti lascio giù, lo prometto.

Kou la guardò attentamente per poi annuire; lentamente si sentì trascinare verso il basso e, una volta a terra, si sedette a gambe incrociate sul pavimento, appoggiandosi con la schiena alla vasca da bagno.

E cominciò la loro storia: inizialmente erano anche loro esseri umani e si erano conosciuti in un orfanatrofio, dove avevano vissuto esperienze disumane e umilianti.

Ruki era figlio di una coppia benestante, solito a maltrattare i servi (e qui Mary sbuffò!), che poi a loro volta lo avevano malmenato il giorno in cui la madre lo aveva abbandonato e il padre si era suicidato, a causa della bancarotta a cui erano andati incontro; Yuuma era un ragazzino che soffriva di amnesia (e qui Mary ipotizzò...) e che era sopravvissuto alla sparatoria in cui erano morti i membri della gang a cui apparteneva; Azusa era uno di quei tanti bambini che girovagavano per le strade, dubbioso riguardo il senso della sua esistenza, finché tre ladruncoli non l'avevo preso con sé, i quali pur lo picchiavano di tanto in tanto (e qui Mary comprese!), soffrendone quando erano stati giustiziati per aver tentato di rubare nella casa di un ricco; Kou era stato abbandonato in un tombino e aveva passato il tempo a bramare l'azzurro del cielo (e qui Mary intese...), per essere successivamente trovato e mandato in orfanatrofio da dei soldati.

Le raccontò di come lo avessero inizialmente trattato bene: nuovi vestiti, cibo... e in seguito, a causa della guerra e della derivante necessità di denaro, lo aveva mandato in una sorta di club per "intrattenere" gli aristocratici: aveva di nuovo visto l'inferno; anche Ruki e Azusa avevano subito le angherie da parte degli altri bambini dell'orfanatrofio e per quanto riguardava Yuuma... beh, non conveniva certo inimicarselo. 

Le raccontò del tentativo di fuga e del fallimento... e poi dell'incontro con Karl Heinz, colui che li aveva salvati dando loro una nuova possibilità.

Di nuovo il silenzio li avvolse.

Qualcuno bussò alla porta.

- Kachiku! Sei lì dentro da un'ora e mezza, esci!

Kou era sparito; Mary, che sicuramente non voleva incrementare l'astio di Ruki, procedette a risciacquarsi, riflettendo su quanto le era stato detto.

Strano che me ne abbia parlato così facilmente..., pensò, mentre si vestiva; si asciugò velocemente i capelli e uscì dal bagno, dirigendosi verso la camera da letto.

- Yuuma-kun - lo chiamò istintivamente, adocchiandolo mentre saliva le scale. Il ragazzino inclinò al testa, con un'espressione interrogativa e un po' infastidita in volto.

Assomiglia a papà. Devo parlargli per Shuu.

- ... Buonanotte - sorrise, solo.

Yuuma spalancò gli occhi, un po' stranito; si era aspettato qualcosa di più, a giudicare dallo sguardo irrequieto della fanciulla. Annuì con un cenno della testa e si diresse verso la propria stanza.

Mary sospirò e ritornò sulla propria strada; almeno si sarebbe riposata... questo si era detta prima di aguzzare la vista sul suo letto: Kou la stava aspettando, seduto comodamente.

- Yahooo~ Neko-chan! Ora è il tuo turno!

La ragazza sostituì il suo volto in preda a una crescente irritazione con una smorfia confusa.

- Io ti ho raccontato del nostro passato, tu mi racconti del tuo! Scambio equo, no?

Hai capito la filosofia di questo ipocrita? Ugh..., la ragazza si massaggiò le tempie, borbottando;  non era da lei parlarne così facilmente con delle persone che aveva appena conosciuto, infatti a Subaru, Laito e Shuu aveva rivelato ben poco e si era concentrata sui dettagli meno crudi (a parte confessare che aveva ucciso i genitori della sua migliore amica).

Ma chi sapeva che cosa avrebbe fatto Kou, se non avesse accettato la sua richiesta?

Si sedette sul bordo del letto e, respirando profondamente, iniziò.






1Daijoubu: "stai bene?"

Tsuki 96's corner:
Oddio. Chiedo umilmente perdono per questo ritardo. Tra cattivo umore post-malattia, pigrizia, esami di maturità, blocco della scrittrice e tanto altro, non sono più riuscita ad andare avanti! Spero entro stasera o domani di pubblicare un altro capitolo, perché penso di avervi lasciato piuttosto sulle spine e alquanto confuse con questo capitolo! XD
Bye~

 

 

 

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Capitolo 12
*** Chapter 11 ***


Chapter 11

 

Mary si stava avviando lungo il lastricato, tenendo per mano il fratellino e assicurandosi che non inciampasse; di tanto in tanto sfiorava con le dita le foglie dei cespugli di rose non ancora sbocciati e rivolgeva lo sguardo al di là delle siepi, alzandosi sulle punte dei piedi, nel tentativo di adocchiare la chioma candida della madre.

Dopo dieci minuti di girovagare, si era seduta su un prato, senza far caso che fosse un po' umido e che avrebbe macchiato il vestito blu a quadri; Mark si era seduto accanto a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla e accarezzandole la mano, mormorando parole a caso, per il puro piacere di pronunciarle e di assaporarne il suono. Gli occhi vispi e scuri della sorellina si erano spostati dal cielo limpido alle variopinte mattonelle della pavimentazione; aveva sbuffato, annoiata, mormorando che non vi fosse nulla di interessante, e aveva scacciato qualche farfalla dai capelli.

- Aneki...

- Mh? Nani1?

- Li sento...

Mary aveva guardato attentamente i dintorni una seconda volta e li aveva visti, nascosti ai piedi di un cespuglio a qualche metro da loro; la sorellina aveva stretto a sé il gemello, sussurrando dolcemente per confortarlo, promettendo che loro non gli avrebbero fatto del male.

Aveva udito dei parlottii provenire da delle signorine vestite con lunghi abiti neri e dei grembiuli bianchi merlettati; li stavano osservando con la coda dell'occhio e la bambina, nonostante avesse poco più di tre anni, aveva capito che non erano occhiate benevoli e che probabilmente stavano... come diceva suo padre, delle signore che abitavano lunga la via? Spetelare? Spegolare?

- ... Spet-te-go-la-re? - aveva bisbigliato Mark, scandendo ciascuna sillaba e strofinando le mani sugli occhi spenti, assonnato; la sorellina aveva sorriso e annuito, strofinando la testa contro la sua in un gesto affettuoso. Poi, le aveva sentite dire:

- È da stamattina che li sto osservando; quella bambina continua a fissare il vuoto e parla da sola! A meno che non sia una di quelle persone capace di vedere i fantasmi...

- Sciocchezze!

- Se tieni conto di chi serviamo, non è un'ipotesi azzardata...

- Un conto un vampiro, un conto i fantasmi! Quella bambina è minorata...

Cos'è "minorata"? E poi quelli non erano fantasmi, erano spiritelli... e c'erano anche le farfalline... e sono ancora qui, aveva pensato, scacciandone alcune dalla faccia e rimproverandole, infastidita. Le donne, ancora con gli puntati su di lei, avevano ripreso a confabulare in merito alla scena alla quale avevano appena assistito.

Quelle signorine non le vedono? Uffa... mamma dice che esistono, papà non dice nulla perché non le vede, ma sa che non dico bugie...

- Il fratello è cieco, poveretto, ma non è tanto normale anche lui... dice di sentire tante voci, tanti rumori! - aveva continuato nel frattempo una delle cameriere.

- Aneki.

Mark si era stretto a lei, piagnucolando, ma non a causa di quelle chiacchiere: le creature nascoste che le sue orecchie percepivano e che gli occhi della sorellina vedevano si erano avvicinate un poco, curiose e allo stesso tempo minacciose.

- Va tutto bene. Va tutto bene... - la gemella lo aveva abbracciato ancora più stretto e aveva fissato intensamente quegli esseri i quali in seguito erano stati aggrediti dalle farfalline che da sempre l'accompagnavano.

Quelle farfalline che nessuno vedeva. Quelle creature strane, quelle ombre variopinte, quegli spiritelli simpatici e quei bizzarri, piccoli esseri che assomigliavano a topi: nessuna di queste era visibile agli occhi degli altri; ma Mark, cieco, udiva le loro voci, i loro movimenti, i loro gemiti.

Forse non siamo davvero normali?

Mary si era alzata in piedi, aguzzando la vista: dov'era la mamma? Non ne poteva più di stare lì e Mark stava cominciando a dare segni di cedimento alla sonnolenza. E poi aveva quella stranissima, triste e insopportabile sensazione di vuoto nel petto...

 

 

Il signor Flyer si era distratto solo un secondo, per esaminare quella piantine di fragole di bosco che stavano crescendo rigogliose sotto le ortensie delimitanti il sentiero accanto al fiume. Era bastato quell'attimo e Mark era scivolato in acqua, seguito dal grido della sorellina che era corsa subito ad afferrargli la mano, cadendo ella stessa nel torrente.

La moglie non glielo avrebbe perdonato...

Era corso lungo la riva il più velocemente possibile, vedendo ogni tanto riemergere dall'acqua le loro manine, finché non aveva svolto direzione per attraversare uno spesso tronco di legno e tuffarsi.

Era riuscito ad afferrarli appena in tempo e dopo una decina di minuti tra tenere la testa sopra il pelo dell'acqua e sopportare le urla dei figli, finalmente erano riusciti ad approdare. Ad aspettarli c'era la moglie, nera in volto, e lui aveva deglutito e sospirato, pur rimanendo impassibile.

I coniugi si erano appartati, dopo essersi assicurati che i gemelli stessero bene, per discutere (e da parte di lui per tollerare la ramanzina di lei); Mary e Mark si stavano tenendo per mano, fradici e con il fiatone, ancora un po' spaventati ma anche confusi.

- Aneki...

- Mh. Le farfalline sono rimaste fuori dall'acqua... ci potevano salvare! - aveva detto la bambina imbronciata, strizzandosi i capelli per eliminare l'acqua in eccesso; il fratellino aveva aperto la mano tenuta stretta fino a quel momento e le aveva chiesto che cosa avesse raccolto.

Mary aveva osservato l'oggetto attentamente, chiedendosi perché mai suo fratello, cieco, avesse rischiato la vita per afferrare qualcosa che aveva sentito chiamarlo.

- Sembra un ciondolo... un po' rovinato - aveva detto, fissando poco convinta la ruggine del pendolo - Buttalo via, aniki, c'è dentro uno spiritello malvagio... fanno brutti scherzi.

Mark aveva obbedito, deluso.

I genitori si erano avvicinati pochi minuti dopo e il padre li aveva presi in braccio facilmente, nonostante fossero piuttosto cresciuti per avere cinque anni; la madre si era avvicinata a loro, baciandoli sulla fronte e accarezzando le guance rosee.

Mary aveva capito subito che qualcosa non quadrava. V'era un che di preoccupante nell'espressionedella madre, nonostante sorridesse; ma i suoi opachi occhi color acquamarina non mentivano. Aveva avuto conferma a questa sua impressione quando la madre aveva chiuso la bocca dopo averla aperta, accarezzando i boccoli bianchi, nervosa.

Il marito aveva sospirato.

- La mamma deve andare via... Deve controllare alcune cose per voi... E ci vorrà un bel po' di tempo. Però cercherà di farsi vedere ogni tanto, quindi non disperate.

Mark si era dimenato sul suo braccio, mormorando paroline contrariate; la madre lo aveva abbracciato, cercando di rassicurarlo, per poi spostare gli occhi sulla bambina, silenziosa, ma dallo sguardo palesemente ostile.

La donna si era morsa le labbra, dispiaciuta.

Mary aveva arricciato le labbra, indispettita.

Mamma però sta facendo questo per noi... è importante...

- Mary, Mark... mi dispiace... tornerò il più presto possibile, va bene? E vi farò conoscere anche i vostri cugini...

I gemelli avevano guardato la madre allontanarsi a passo deciso e svelto, con i capelli che le fluttuavano lungo la schiena e la veste azzurra che frusciava contro l'erba e i cespugli in fiore. Mark aveva nascosto il viso nel collo di suo padre, ascoltando i remoti tentativi di sopprimere i singhiozzi da parte della madre; Mary aveva visto il cielo cambiare improvvisamente colore.

Il padre pensieroso stava già prevedendo i pettegolezzi che si sarebbero diffusi; sapeva che sua moglie era ammirata: era ben considerata sotto molti punti di vista, in particolare confidavano nel suo essere in grado di controllare i poteri dei figli. Tanti avevano capito che avrebbero potuto essere loro... soprattutto la figlia: da tanti segni aveva compreso che Mary avrebbe potuto essere Izanami. E la madre allora era partita per il mondo (o meglio i regni...), alla ricerca di ragazze con simili caratteristiche e che quindi avrebbero potuto diventare Izanami: poteva essercene solo una per volta.

 

 

- YUHUU~!

- THEO! Scendi immediatamente da quel lampione! E come ha fatto a salirci quell'ebete?! - il signor Ari aveva sbattuto una mano sulla fronte, sbuffando seccato davanti a quella scena: Theo Blizzard, suo allievo, si stava dondolano attaccato al lampione come una scimmietta, ridendo e salutando i passanti che lo guardavano alcuni terrorizzati, alcuni straniti e altri ridacchiando.

Già a sette anni, Theo era rinomato per la sua allegria e spericolatezza, oltre a essere il miglior amico dei gemelli Flyer; anche se in spericolatezza non raggiungeva di certo i livelli dell'amica, Mary...

- Mark, dì a quell'idiota di scendere... - si era rivolto l'insegnante al ragazzino, ignorando il suo commento "Ari-sensei, non si dice idiota", per poi guardarsi intorno e cercare un caschetto castano scuro - E dove diavolo è finita tua sorella?!

Seguendo la direzione indicata con nonchalance dal bambino, il giovane uomo si era precipitato verso la via che conduceva alla centrale elettrica; perché erano stati in quella zona, poi? Ah, giusto: poco lontano dall'impianto elettrico c'era un'ampia brughiera, perfetta per cominciare le lezioni in quanto deserta e tranquilla.

E l'aveva vista aggirarsi sul perimetro della struttura, con la sua solita espressione curiosa e innocente.

- Quella... Argh! - il signor Ari le si era avvicinato a velocità super-sonica prima che potesse entrare da sotto le reti di protezione (come ci potesse riuscire era un mistero), acchiappandola e portandosela sulle spalle.

- Mary! Cosa ti salta in mente? - l'aveva sgridata, sulla via del ritorno.

La bambina aveva mugugnato:

- C'era un'ombra rossa che voleva farmi vedere come funziona la centrale... è lì da tanto tempo, quindi ha imparato molte cose...

Il signor Ari aveva sospirato, esasperato.

- Capisco che ti piaccia conoscere, ma ogni cosa a suo tempo, Mary! Un giorno ti ci porterò, va bene? Andare da sola non ti può far altro che male! Cerca di mettertelo in testa: è pericoloso.

Mary aveva brontolato qualcosa d'incomprensibile, fissando le proprie braccia penzoloni.

I problemi non erano ancora finiti per l'insegnante: una volta giunti alla postazione di prima, Mark era lì fermo, impassibile, e Theo era ancora agganciato con tutti e quattro gli arti al lampione, con il suo sorrisone da ebete ancora impresso sul volto... pallido come un cadavere e i suoi capelli neri non facevano altro che risaltare il biancore.

Il signor Ari aveva maledetto il giorno in cui aveva accettato l'incarico di insegnare al trio a controllare i propri poteri.

- Theo-kun, ti aiuto io! - aveva detto l'amica, scendendo dalle spalle dell'insegnante che era a suo volta sbiancato.

- No! Mary, non usare i tuoi...

La parte alta del lampione si era mossa e a Theo era sfuggito un gemito di paura.

- Mary-chaaan - aveva urlato, piagnucolando e mantenendo un sorriso nervoso.

- Un attimo... - la bambina aveva assottigliato gli occhi, cercando di concentrarsi; il ragazzino era scivolato, rimanendo appeso con le mani e prossimo allo svenimento.

Mary stava sudando freddo e tremava, spaventata. Perché non riusciva a far nulla? Le farfalline erano sembrate confuse; non era mai stato chiesto loro di "prendere" una persona, il massimo che avevano fatto fino ad allora era stato aiutarla a riprendere l'equilibrio quando inciampava.

Alcune persone nei dintorni si stavano allarmando; Mark aveva sentito anche i pettegolezzi maligni nei confronti della sorellina e aveva frenato le lacrime di frustrazione.

Il signor Ari si era inginocchiato accanto alla bambina, rendendosi conto di come stava precipitando la situazione, e le aveva poggiato le mani sulle spalle, forte e rassicurante:

- Mary! Calmati. Abbi pazienza.

La bambina aveva respirato profondamente, chiudendo gli occhi.

- Pazienza, calma e concentrazione.

Aveva riaperto gli occhi e aveva fissato intensamente l'amico; le farfalline lo avevano afferrato per i polsi e pian piano lo avevano portato giù.

- Sì... sì! Visto che ce l'hai fatta? - il signor Ari, solito a non sorridere di frequente, le aveva sorriso.

Mary s'era sentita realizzata ed era stata abbracciata da un Theo in lacrime per il sollievo e da Mark, aggiuntosi così, tanto per sentire il calore della gemella e del migliore amico.

E qualche malalingua, nel frattempo, aveva detto:

- Meno male che quella bambina è nelle mani di Ari! Speriamo bene...

Quel senso di realizzazione si era frantumato un poco.

 

 

- MAAAAARYYY!

Mary aveva sbattuto la testa contro l'albero.

A circa otto anni e mezzo non aveva molti amici a scuola: tanti le stavano lontani, troppo straniti dai suoi occhi vispi e focalizzati dove non c'era nessuno, altri semplicemente non l'avevano presa in simpatica, altri ancora non avevano avuto modo di conoscerla.

E poi c'erano quelli che non avevano intenzione di stare vicino a Mark, quel bambino cieco e troppo taciturno, troppo distratto da qualcosa, e a Theo: faccia da ebete.

Con alcune compagne di classe scambiava qualche chiacchiera semplice e pacifica, ma tutto sommato non aveva vere amiche.

Tranne lei: Claire Turner, quella bambina di un anno più giovane, trasferitasi un anno prima, che da settimane la stava inseguendo dappertutto, insistendo che avessero lo stesso odore; riguardo ciò, un giorno, il signor Flyer le aveva spiegato che fossero entrambe mezze streghe e mezze demoni.

Non che quella bambina le stesse antipatica: era solo un po' troppo avventata (non che Mary non lo fosse a sua volta...) e c'era un qualcosa di strano in lei; aveva un'atmosfera strana, soffocante, crucciante, e poi sulla sua pelle aveva brutte macchie e tanti graffi...

- Mary! - Claire l'aveva abbracciata con forza; la ragazzina aveva alzato un po' la testa per allontanare il naso da quella chioma rossa che la solleticava molto spesso.

La bambina si era allontanata, aveva fatto una piroetta e con le mani aveva afferrato i lembi del suo vestitino rosa, fissando con le sue iridi viola quelle castane dell'amica.

- Mary, ti piace il mio vestitino nuovo? Me l'ha regalato papà perché ho fatto la brava bambina...

Mary aveva taciuto per qualche secondo, osservando attentamente l'espressione della piccola di fronte a sé: c'era stato un che di amaro nel suo viso, quando aveva pronunciato le ultime parole. Ciò nonostante aveva sorriso:

- Sei bellissima! Andiamo a raccogliere un po' di fiori?

- No! Voglio fare quello che piace a te, non quello che piace a me! - Mary era curiosa, osservava e leggeva libri; Claire era radiosa, raccoglieva fiori e trotterellava.

La più grande allora aveva cominciato a frugare nella sua borsa, mentre rispondeva alle domande dell'altra su dove fossero il gemello e Theo; qualche metro più in là, l'amico stava descrivendo le nuvole a Mark, malinconico.

- Riuscirà mai a vedere, Markucchi? - aveva mormorato tristemente Claire; Mary aveva sospirato e non aveva risposto, tirando fuori un libro sulle creature che abitavano il mondo.

- Oooh, bello, bello! - aveva esclamato l'amica, sfogliando alcune pagine - Cerchiamo quelli come noi, neh?

Le bambine avevano trascorsa un'ora a divorare quel volume, a commentare; a un certo punto, Mary s'era resa del crescente disagio di Claire, in particolare nel momento in cui stavano leggendo una parte riguardo le possibilità di ottenere gli ibridi.

- Quindi è raro che nascano ibridi... - aveva sussurrato la rossa.

- Già. Anzi: è impossibile che nascano mezzi vampiri in tutti i casi! Difficile che nascano mezzi demoni e mezzi maghi...  è stato docu... domenta... "do-cu-men-ta-to" essere più frequente l'ibrido mezzo demone e mezzo umano... Molto più diffusi ancora sono i mezzi maghi e mezzi umani - aveva ripetuto a voce Mary, riflettendo - Infatti mamma è una demone e sua sorella era una vampira! Il nonno se non sbaglio era un demone, mentre la nonna una vampira o qualcosa del genere...

La castana si era interrotta, notando il silenzio dell'amica; l'aveva chiamata, perplessa.

­- Mary... Io... - la piccola l'aveva guardata: non c'entrava nulla con quello che stavano leggendo; era qualcosa che le voleva confidare, ma aveva paura. E paura era quella che si era dipinta sul suo volto quando una voce maschile l'aveva chiamata.

Si erano voltate e avevano visto il signor Turner avvicinarsi. A Mary quell'uomo non era mai piaciuto: troppo burbero, troppo cupo; anzi, anche la moglie non l'era gradita. I due coniugi le erano sempre parsi trasandati, e il loro fortissimo odore le faceva girare la testa...

Claire le strinse le mani, tremante.

- Claire? - confusa, la fanciulla dagli occhi scuri l'aveva scrutata; la rossa aveva ricambiato la sua occhiata con una supplicante.

Ti prego aiutami. Portami via.

Il padre le aveva rivolto un brusco saluto e aveva afferrato la manina della figlia, trascinandola via.

E sia i lividi viola sui polpacci di Claire sia il suo sguardo terrorizzato non erano sfuggiti a Mary.

Mark si era girato improvvisamente, sostenendo con le mani Theo, addormentatosi su di lui, e aveva ascoltato i pensieri dubbiosi e tremendi della sorellina; le consigliò di non andare sola, ma la bambina si era già alzata ed era corsa all'inseguimento.

A un suo compagno di classe, dopo una breve zuffa con altri compagni, erano rimasti per qualche giorno dei lividi viola. Come se li era procurati Claire? Non dagli altri bambini di sicuro: era sempre o sola, o in sua compagnia, o con i genitori. E quando era con i genitori era sempre agitata, pallida di timore.

Dopo una decina di minuti era di fronte alla porta della casa dei coniugi Turner; dopo aver atteso che entrassero, si era aggirata nel giardino, cercando una finestra con una fessura tra le tende per vedere l'interno.

(S)fortunamente ne aveva trovato una e quello che aveva visto... aveva confermato i suoi terribili dubbi. Aveva subito rivolto un pensiero al fratello per avvisarlo, cercando nel frattempo una via per entrare e salvare l'amica dalle percosse del padre e dagli schiaffi della madre, in mezzo al pavimento ricoperto da bottiglie frantumate, cocci di piatti e pezzi di legno (probabilmente una volta appartenenti a delle sedie).

Qualcosa, dentro, si stava agitando. Forse rabbia? Odio? Non era riuscita a riconoscere quella sensazione perché molto intensa, talmente intensa che aveva superato lo shock della sua scoperta.

Raggiunse la porta sul retro dell'abitazione e chiese alle farfalline di sfondare la porta: la porta si era spezzata in due lungo l'altezza, ciò nonostante c'era abbastanza spazio per passarci in mezzo ed entrare in casa; Mary non aveva però calcolato che il rumore sarebbe stato udito dai coniugi.

La signora Turner l'aveva vista e incollerita aveva cercato di scacciarla, ma le farfalline l'avevano spintonata di fianco, permettendo alla bambina di dirigersi verso il soggiorno e soccorrere l'amica.

Ma come?

- Claire...! - la voce le era morta in gola: per qualche motivo, il signor Turner quel giorno era stato più violento e la figlia giaceva sul pavimento boccheggiando, gli occhi semichiusi e un'espressione che non era più capace di essere sofferente; le braccia erano diventate quasi nere, il vestito lacerato, un rivolo di sangue scendeva dal naso e dalla bocca.

Mary aveva sbarrato gli occhi e si era avvicinata lentamente, muta. Non sentiva più nulla: non sentiva le grida aggressive dell'uomo che le dicevano di andare via, incapace di ricorrere alle mani per la sorpresa di averla trovata in casa; non sentiva la voce della donna che, ritornata, si avvicinava a lei per afferrarla e portarla fuori, impedita dalle farfalline invisibili.

Si era seduta accanto all'amica e lentamente l'aveva accolta tra le braccia, appoggiandola sul grembo, accarezzandole la fronte e dicendole che tutto sarebbe andato bene.

Claire piangeva; l'uomo si era alzato imponente e stava per sferrarle un calcio.

Quella strana sensazione che aveva cominciato a crescere aveva annullato ogni suo senso; era capace solo di vedere l'amica in quello stato e di percepire quel senso di odio e rancore dentro di sé. Aveva visto il pavimento sporcarsi di rosso, aveva visto gocce scarlatte cadere ovunque, su di lei e sul vestito roseo rovinato; le era sembrato di intravedere una mano mozzata cadere per terra.

Poi il nero.

Al suo risveglio, il soffitto delle stanze dell'ospedale le era sembrato molto vicino. Aveva udito parlottii nei corridoi e aveva visto ombre nere fissarla dagli angoli della stanza spoglia, malinconiche; i suoi occhi si erano voltati verso la sua sinistra, certa che ci fosse qualcuno: infatti, Claire giaceva dormiente tra le coperte del letto, fasciata e medicata opportunamente.

- Ari, pensi che possano trasformarsi in argento? - aveva riconosciuto la voce del padre, probabilmente a pochi passi dalla porta della stanza.

- Analizzando i tagli sui loro corpi sono state trovate tracce d'argento. Quelle farfalle posso diventare d'argento, sembrerebbe - aveva spiegato con voce nervosa l'insegnante, sbuffando - Hanno agito di loro spontanea volontà, secondo me. Mary deve aver provato una vasta gamma di emozioni molto forti, per cui i suoi poteri le sono sfuggiti di mano e le farfalline l'hanno protetta in modo... esagerato.

- Immagino... mia moglie mi aveva raccontato di esperienze simili in passato... - mormorò l'altro, demoralizzato.

- Sono il suo insegnante. Ci penserò io ad aiutarla, non ti devi preoccupare.

- Hai pensato a come spiegarle quello che è successo? Questo mi preoccupa - aveva detto il signor Flyer, la voce diventata più profonda e cupa.

- Papà - la voce tremante e flebile della bambina era giunta a loro, incitandoli e rientrare.

L'insegnante si era appoggiato contro il muro, le mani contenute nelle tasche dei pantaloni e le sopracciglia corrugate in una piega torva; il padre le si era avvicinato, piegandosi sulle ginocchia e accarezzandole il volto, con un'espressione inquieta.

- Dove... sono i... signori Turner? - aveva chiesto Mary, ma già sapeva la risposta e i lacrimoni scivolarono lungo al sua pelle pallida - Sono stata... io?

I due uomini non aveva risposto e avevano abbassato lo sguardo.

 

 

Mary aveva ringraziato Iddio di averla fatta crescere così in fretta, pur avendo solo dodici anni; era abbastanza robusta per avventurarsi nel fitto bosco (forse poteva anche ringraziare il fatto di mangiare troppi dolci...) e agevolare il passaggio tra rocce da spostare e vecchi tronchi d'albero da superare. Avanzava con il cuore in gola, entusiasta; da un po' di settimane stava studiando delle specie un po' particolari di piante parassite e non vedeva l'ora di vedere da vicino la Miriandola Bluetta.

Nel frattempo stava ignorando le proteste di Anna, una sua kohai2 che aveva accidentalmente incontrato prima di addentrarsi nella selva.

- Senpai! Ari-sensei ha detto che non è saggio avventurarsi in questa boscaglia! Ci sono troppe piante pericolose! - le aveva gridato la ragazza, tenendo stretta tra le mani la lunga treccia bionda e esaminando il percorso con i suoi occhi color pietra; l'aveva raggiunta e fermata.

- Senpai! - le aveva scrollato le spalle - Ci sono alcune piante velenose, è peric-...

- Anna, non preoccuparti, i veleni non hanno effetto su di me... stai tranquilla, so quel che faccio! - le aveva sorriso lievemente la ragazza, procedendo.

La bionda aveva emesso un verso esasperato, per poi allontanarsi.

Perché mi preoccupo, non mi sta neanche simpatica! Provo solo un po' di pietà per quel che è successo quattro anni fa con Claire... L'ha salvata da quei bastardi dei genitori e la gente qui la tratta ingiustamente! ... Mah, che si arrangi!, aveva pensato Anna.

Tuttavia, dopo soli tre metri aveva sentito quel grido che le avrebbe ghiacciato il sangue nelle vene ogni volta che l'avrebbe ricordato; grazie al suo corpo snello e agile era corsa verso l'uscita dal bosco e aveva cercato aiuto, ma non vedendo nessuno nei dintorni (era stato un tardo pomeriggio, quando tutti erano o già a casa o ancora al lavoro), era ritornata indietro.

L'aveva trovata grazie alle sue urla d'agonia, avvolta nelle spire di quella pianta parassita che le stava iniettando il veleno nel petto come un serpente; Anna non aveva saputo che fare, non aveva avuto con sé alcuna arma da taglio, né possedeva poteri adatti alla situazione. Un senso di impotenza e disperazione stava prendendo il sopravvento e gli occhi sbarrati dal dolore della senpai non aveva fatto altro che sconfortarla.

Si era passata le mani sui vestiti, cercando qualsiasi cosa, indietreggiando e avanzando con i passi, attenta a non calpestare le radici della Miriandola Bluetta; qualcosa aveva palpato, nella tasca dei pantaloni, e ne aveva tirato fuori dei fiammiferi. Uno a uno li aveva tirati fuori e accessi, buttandoli addosso all'arbusto, finché non avevano cominciato a formarsi delle fiamme e questo aveva iniziato a stridere, allentando la morsa sul corpo di Mary.

Anna rapidamente l'aveva raggiunta, aveva infilato le braccia sotto le sue ascelle e l'aveva trascinata via, ansimando e ignorando i gemiti deboli e sofferenti della ragazza.

Fuori dalla selva si era accasciata al suolo con la senpai sulle gambe e l'aveva scossa, urlando a squarciagola i nomi delle sue sorelle, istintivamente; ma se prima né loro né altri non avevano sentito le sue richieste d'aiuto, nemmeno in quel momento l'avrebbero sentita.

Mary continuava a tremare e strillare, in preda agli spasmi e Anna si era stretta la testa tra le mani, tappando le orecchie e chiudendo gli occhi per non guardarla, impressionata.

A un certo punto si era sentita afferrare per le spalle, l'avevano alzata e, aprendo gli occhi, aveva visto il signor Ari chinarsi sulla senpai, prenderla in braccio e, seguito da quella donna che ricordava chiamarsi Elena, dirigersi in fretta e furia verso l'ospedale. Poi, di fronte a sé era comparso il viso preoccupato di Theo e aveva sentito la voce di Mark dietro di sé tranquillizzarla.

Aveva le guance sporche di lacrime e di mascara; mai in quegli undici anni della sua vita aveva vissuto esperienza più terrificante e traumatizzante.

Quando erano giunti all'ospedale, solo stando nel cortile aveva udito le urla dell'infortunata, mentre la stavano operando ai polmoni per eliminare il parassita; Anna avrebbe poi scoperto che era stato necessario asportarle l'intero polmone e sostituirlo con uno artificiale che avrebbe reso la vita difficile a Mary.

Erano passate delle ore e si era trovata con Mark e Theo nella stanza nella quale era stata ricoverata la ragazza, la quale stava dormendo profondamente.

Al cellulare, Anna aveva rifiutato più volte l'invito della sorella maggiore a tornare a casa, preferendo aspettare il risveglio della compagna di scuola; nel frattempo l'avevano raggiunta le migliori amiche e compagne di classe Finn e Claire, quest'ultima quasi buttandosi sulla figura di Mary, ma trattenuta appena in tempo da un saggio e sorridente Theo.

La ragazza aveva ripreso coscienza il giorno dopo, salvata dagli abbracci stritolatori di Claire grazie al gemello, e si era fatta aiutare da Theo a mettersi seduta.

Nessuno aveva impedito ad Anna di darle uno schiaffo e Mary si era toccata la guancia stupita, fissando la bionda.

- Non ficcare il naso dove possono staccartelo, senpai no baka3! - l'aveva sgridata Anna, le mani sui fianchi e con tono autoritario.

Il silenzio era calato nella stanza, con un Mark silenzioso e impassibile, un Theo che sfoggiava la sua faccia da ebete e Finn che tratteneva Claire dal linciare la loro amica per aver messo le mani addosso alla "sua" Mary.

Quest'ultima aveva esibito un sorrisetto nervoso e le aveva preso le mani tre le proprie, sotto lo sguardo confuso di Anna:

- Grazie per avermi salvato, Anna - le aveva sorriso debolmente, ancora sotto stress per l'avvenimento e l'operazione.

La bionda era arrossita e aveva borbottato che avrebbe dovuto ringraziare il signor Ari e la signora Elena... per poi notare che la senpai stava toccando interessata i suoi capelli.

- Ma che ca-... Smettila di giocare con la mia treccia, sei irritante, senpai! - aveva strillato, riprendendosi la propria treccia  e protestando contro la faccia imbronciata di Mary.

 

 

- Mary-senpai... attenta alla testa... te l'avevo detto...

Finn stava osservando con sguardo indifferente la ragazza che aveva appena sbattuto la testa contro un ramo molto basso, massaggiandosela dolorante e borbottandole di non dire a nessuno della sua distrazione. L'amica l'aveva squadrata dal basso con i suoi occhi blu, inclinando il capo di lato, e le aveva riferito che vi fosse un testimone, indicando con il dito dietro le sue spalle.

Mary era diventata più rossa dei capelli di Claire e aveva cominciato a mormorare frasi incomprensibili e a sudare freddo: colui che l'aveva vista non era altro che Morten, fratello di Finn e senpai appena affidato a lei, Mark e Theo per accompagnarli nei piccoli incarichi che veniva assegnati ai ragazzi a partire dai quindici anni.

- A quale gloriosa scena ho avuto il piacere di assistere, haha - commentò sardonico il ragazzo, avvicinandosi a loro e scompigliando i capelli neri alla sorellina, per poi ravviarsi i propri biondi e assottigliare gli occhi nocciola - Ecco gli svantaggi dell'essere alti, eh!

Infatti, Morten era conosciuto non solo come uno tra i più scorbutici e suscettibili dei suoi coetanei, ma era in particolar modo noto per la sua altezza, un metro e sessanta centimetri scarsi per lui, sedicenne, che aveva smesso di crescere; quindi dieci centimetri più basso rispetto alla kohai Mary, che lo stava fissando dall'alto trattenendo un sorriso beffardo.

- Oy, Cho-hime, smettila di guardarmi dall'alto - fu infatti la reazione scontrosa da parte del ragazzo, dopo trenta secondi di silenzio e occhiate fulminanti.

Prima che Mary avesse potuto rispondere ironicamente, in lontananza avevano udito le urla di Theo e il conseguente tremare dei dintorni; avevano sbuffato, rassegnati: dove c'era Theo, c'era un terremoto, si sapeva.

- Non per essere stronzo, ma neanche la morte dei suoi genitori ha placato il carattere di quel Baka-ouji4 - aveva borbottato Morten, grattandosi la nuca e lisciandosi le maniche della giacca di pelle.

- Se tu avessi avuto dei genitori, non credo che il tuo carattere sarebbe stato meno irascibile di adesso - aveva ribattuto Mary - Infatti tua zia Lalla non riesce ancora a perdonarsi di non averti educato adeguatamente... meno male che Ficchan è una brava ragazza - aggiunse, dando una pacca affettuosa alla spalla dell'amica che si gonfiò silenziosamente, esaltata dal complimento.

- ... Taci, Cho-hime.

- Gné gné.

Finn aveva sospirato, abituata a quei battibecchi, e aveva agitato la manina per salutare Anna, Claire e Mark che si stavano avvicinando a loro volta, seguendo Theo.

- E parlando di svantaggi, Mo-senpai, che mi dici della forma del tuo naso...

- TACI, MARY.

 

 

- Mary-senpaaai! Ti ammiro tantissimo! Insegnami!

Mary aveva sbattuto ripetutamente la testa contro il libro, prima di venir fermata dalla mano di Ryan (con cui miracolosamente aveva riallacciato i rapporti di amicizia dopo qualche mese da quando si erano lasciati); Rose aveva sorriso debolmente, chiedendole scusa per l'insistente sorellina che ormai l'aveva presa in simpatia e trovava ogni momento buono per avvicinarsi a lei.

Si erano trovati tutti e tre nel cortile del liceo, per discutere del compito che era stato loro assegnato quella mattina, ovvero vigilare dalle postazioni che si affacciavano sul mare; Mary con la sua lattina di tè al limone e tremila fogli infilati nella borsa a caso, tra disegni, osservazioni e appunti, Ryan con la sua cartelletta contenente progetti da futuro architetto e ancora un po' scioccato dall'insufficienza ottenuta nella prova d'inglese (ed era pure l'ultimo anno di scuola), Rose con lo stress che le aveva arricciato i capelli color platino in una chioma informe e inestricabile, chiusa in una specie di chignon sulla testa.

Rose era una compagna di classe di Morten e coinquilina; era tradizione infatti che alcuni gruppi di studenti vivessero sotto lo stesso tetto, gestendo da soli il necessario per vivere: i gemelli Flyer, Theo, Claire, Anna, i fratelli Finn e Morten e le sorelle orfane Rose e Isa Mist avevano deciso di vivere insieme. Theo aveva provato a invitare anche Ryan ma questo, che non riusciva a perdonarsi dell'errore commesso con Mary e a guardare in faccia Mark, aveva rifiutato.

Ed era stato in quell'occasione che Isa aveva conosciuto Mary, affezionandosi, e quest'ultima, nonostante non la odiasse, si era disperata negli ultimi tempi per il suo eccessivo attaccamento; inoltre non apprezzava tutta quell'ammirazione e voglia di prenderla come modello: personalmente, non pensava di essere un buon esempio da considerare, soprattutto se ricordava l'incidente al polmone e quello con Claire...

La quattordicenne in questione li aveva appena raggiunti, impaziente di mostrare alla senpai i risultati di alcune ricerche.

- Rose-senpai. Ti prego. Dille di non fare la curiosa come me, rischia la pelle - aveva mormorato stanca Mary, massaggiandosi il setto nasale, mentre Ryan aveva sbuffato divertito e le aveva dato una pacca sulla testa, affettuoso. Molto affettuoso.

Due paia di occhi ambrati si erano quindi incontrati e le due sorelle si erano fissate.

- Onee-chan... onegai5? - Isa aveva fatto gli occhioni da cane bastonato.

- Isa - ma la severità della sorella aveva avuto la meglio.

- Mary-senpaaai - la ragazzina dai capelli castani le aveva quindi scrollato le spalle - allora insegnami tuuu!

- Isacchi... mollami... - era stata la sua risposta, acida e disperarata.

- Ahahahaha, Mary-chan, non puoi farci nulla. Sei troppo speciale - aveva sorriso Rose.

Mary era arrossita a quel complimento, mentre cercava di fermare la kohai.

Rose era gentile con lei e l'aveva consigliata molte volte; apprezzata e contemplata dalla quasi totalità degli studenti,  lei che era un buon modello da seguire...

 

 

- Però mi sbagliavo sul suo conto - disse Mary, osservando il soffitto bianco della sua stanza, sdraiata sul letto accanto a Kou che aveva ascoltato tutto, ogni tanto inserendo qualche domanda curiosa e qualche commento confuso o ironico.

Il silenzio calò per qualche secondo.

- Perché? - chiese Azusa, d'un tratto.

Kou e Mary fecero un salto che avrebbe fatto morire d'invidia le pulci.

- AZUSA!

I suoi occhi color lavanda li osservarono interrogativi.

- D-da quando sei qui? - chiese Kou, pensando che se fosse stato ancora un essere umano il cuore probabilmente gli sarebbe balzato in gola.

- Sono sempre stato qui - rispose lui, all'unisono con Mary che si aspettava quella risposta, mano sul cuore per placare i battiti che stavano minacciando di stenderla.

Si scambiarono delle occhiate d'intesa, finché la ragazza non si lasciò sfuggire una lieve risata, imitata dai due fratelli.

Udirono bussare alla porta, da cui entrarono un Ruki con volto spaventosamente lugubre e un Yuuma abbastanza irritato, protestando per il rumore.

Essendo bambini l'effetto era ovviamente tenerissimo.

- Ruki-kun, non ti arrabbiare, è colpa di Azusa-kun! - il vampiro in questione arricciò le labbra e guardò storto il biondo.

- Piuttosto, sarebbe interessante sapere cosa ci fate qui. Hai tu delle spiegazioni, kachiku? - chiese Ruki, rivolgendosi con un'espressione severa (e tenera) alla fanciulla, al posto della quale rispose prontamente Kou.

- Nah, nulla di che, Ruki-kun! Mi stava solo raccontando il suo passato, abbiamo finito - concluse, scendendo dal letto e trotterellando nell'uscire dalla stanza, dopo averli salutati. Yuuma lo seguì poco dopo, fulminando Mary con un'occhiataccia.

Ruki fissò intensamente la ragazza, facendola raggelare nervosamente all'interno della sua figura immobile e impassibile, e se ne andò anche lui.

- Izanami? Neh... perché.. ti sbagliavi... sul conto di Rose-san?

Mary ammutolì, riflettendo gli occhi nei suoi. Sorrise amaramente.

- Un anno dopo circa, ci fu un attacco alla nostra città... Scoprimmo che Rose era una traditrice. Aveva ucciso alcuni adulti e tanti nostri compagni di scuola... tra cui Ryan. Poi tentò persino di assassinare Isa.

- La... propria sorella...? - ripeté Azusa, sconvolto; lui di certo non avrebbe mai fatto una cosa del genere ai suoi fratelli. Mary annuì, mesta, e abbracciò le ginocchia dopo essersi appoggiata con la schiena al muro, gli occhi puntati sul copriletto color avorio.

- Io... Io... Io glielo impedii. Così facendo, però, la uccisi.

La ragazza nascose il viso tra le braccia e la sua voce incrinata esortò Azusa a lasciarla stare: non tutti come lui amavano soffrire in compagnia; anche se quel tipo di dolore, secondo lui, non sembrava così piacevole come quello che si procurava sul corpo...

- Mary-san... grazie per aver... raccontato... - il vampiro le accarezzò la testa e le augurò la buonanotte, sparendo.

Dopo qualche minuto lei si alzò, si cambiò, spense la luce e finalmente si rifugiò tra le coperte.

E gli incubi ritornarono a tormentarla, incominciando dall'immagine di Ryan, che lei aveva trovato sofferente e moribondo nel corridoio della scuola; del sorriso scellerato di Rose e dello sguardo incredulo e ferito di Isa; della scuola parzialmente distrutta.

 

 

Che lei aveva distrutto.





1 Nani?: Che cosa c'è/Che c'è/Cosa?
2 Kohai: è il termine con la quale si indicano i compagni di scuola più giovani (penso si possa usare anche in altri contesti, ma non sono sicura)
Senpai no baka: "Stupida di una senpai"; ricordo che senpai è il termine che indica invece i compagni di scuola più grandi
Baka-ouji: "Stupido-principe"; è un nomignolo inventato parallelamente a "Cho-hime", "Farfalla-Principessa"
Onegai: Per favore

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Chapter 12 ***


Chapter 12

 

Mary fissò il calendario stampato sulle ultime pagine del diario, confusa e totalmente immersa nelle sue riflessioni: le ultime perdite risalivano a luglio, e la fine di settembre si stava avvicinando. Non avevapiù avuto frequenti irregolarità da quando aveva dodici anni, salvo una un anno prima, e non riusciva a capacitarsi dei due bizzarri fenomeni. Forse lo stress?

Scrollò le spalle, sbuffando e gettò bruscamente il diario dentro il cassetto del comodino accanto al letto, facendo sussultare il criceto che stava dormicchiando sulla sua testa; udì dal piano di sotto le grida di Kou e Yuuma, probabilmente di nuovo impegnati a litigare tra loro per quel gambero fritto che aveva conteso durante il pranzo.

Con un sorriso divertito, la ragazza ritornò con lo sguardo sul diario e intravide la punta della busta che vi aveva nascosto la sera prima, dimenticandosene.

Okaa-san no tegami1...

La sfilò dalle pagine e l'aprì lentamente, con il cuore in gola; volendo mettersi più comoda, decise di spostarsi sul letto, dopo aver sistemato i cuscini contro la testata per sdraiarvisi sopra. Dispiegò il foglio e, fatto un respiro profondo, cominciò a leggere:

 

 

Mio dolce fiore di lavanda,

mi dispiace non averti scritto per quattro anni. Sono stata molto impegnata e comunicare è stato quasi sempre impossibile; ma non è di questo che voglio parlarti, innanzitutto.

 

 

Ahia. Se mamma scrive "innanzitutto", è finita..., pensò Mary, ironica.

 

 

Cosa. Ti. É. Saltato. In. Mente.

Perché, perché dovevi accettare la proposta di Karl?! Ringrazia Dio che l'abbia scoperto subito tramite tuo padre, quando ero di buon umore e quindi riuscivo a organizzare tutto nella mia testa.

Immagino che tu pensi che Karl ti abbia "ospitato" con i suoi figli solo in cambio del tuo sangue per loro; ebbene no.

La ricerca che ho condotto per tutti questi anni cercando altre ragazze che potessero essere Izanami mi hanno portato a incrociare Karl.

Sì, in qualche modo anche lui è coinvolto. O meglio, ha voluto impicciarsi.

Karl ha intenzione di far sposare Izanami e Eve con uno dei suo figli ciascuna.

 

 

- Cos- EEEEEH?! - Mary quasi non si strozzò con la sua stessa saliva. Tossì violentemente prima di riprendere la lettura, aiutata dal potere benefico di Freckle che una seconda volta era sussultato a causa della sua improvvisa reazione.

 

 

Eve e Izanami, secondo Karl, sono due figure singolari, dotate di poteri rarissimi e importanti. Con questi due matrimoni, la sua discendenza sarà sicuramente più forte e in grado di cambiare il mondo.

Ora; ignora il sogno utopistico e da eroe della Marvel di Karl e ritorniamo a noi.

Figlia mia. Io ho cercato ovunque: non c'è nessuna ragazza che come te riesca a vedere e percepire cose fuori dall'ordinario, persino per creature diverse dagli esseri umani. Non c'è alcuna che sia un poco sensitiva. Non esiste fanciulla che sia ascoltata da quei piccoli esseri come le tue farfalline.

Non c'è.

Sei tu, figlia mia, la prossima Izanami.

 

 

Due gocce bagnarono il foglio; Mary si asciugò subito gli occhi e resistette a quel pesante groppo alla gola per finire la lettera, mentre il criceto le coccolava una guancia, triste.

 

 

É mio dovere informarti dei futuri cambiamenti che coinvolgeranno il tuo corpo e i tuoi poteri.

Ci saranno frequenti e strambe irregolarità mestruali. Per qualche giorno potresti soffrire di malesseri, nausee ed emicranie, o simili.

La pelle comincerà a schiarirsi e diventare trasparente (pensa a Chihiro del tuo film preferito La città incantata), a partire dalle punta delle dita; riuscirai a distinguere le forme, ma si vedrà attraverso.

Alcune abilità si svilupperanno, per esempio il tuo potere rigenerativo potrebbe essere applicato su altri organismi; altre invece scompariranno.

C'è un ultimo "gradino", ma di questo preferirei parlartene di persona, in quanto è troppo complicato da spiegare per iscritto.

E non ho molto tempo; qui nel regno dei Demoni stanno combinando parecchi guai... Ma questo è il male minore. La cosa più orribile da sopportare è la compagnia di Karl, dato che è necessaria la sua collaborazione.

Tu sai quanto detesto Karl.

Mary. Mi dispiace. Non volevo che tu diventassi Izanami. Non pensavo che saresti nata. All'inizio era previsto solo Mark...

... E poi tu improvvisamente sei spuntata. Hai cominciato a svilupparti un mese dopo il concepimento, come un piccolo miracolo; allora qualcosa lo avevo già sospettato, e non ero la sola: infatti alcuni pensavano che fosse una maledizione, piuttosto. Ma, figlia mia? Tu non sei una maledizione. Ero sorpresa, certo, della tua improvvisa comparsa... ma ti amo, Mary.

 

 

Io non dovrei esistere”; Mary ricordava di aver pensato questo, quando Subaru mesi prima le aveva chiesto non chi, ma cosa fosse.

 

 

Tu e Mark, siete i miei tesori più grandi. Non permetterò che vi venga fatto del male. Non permetterò che vi stravolgano la vita. Farò del mio meglio per conseguire questi miei obiettivi.

E quindi farò di tutto affinché tu riesca a tollerare questi cambiamenti. Sarebbe anche bello pensare che esista un modo per evitare di diventare Izanami; ma si chiederebbe troppo: tentare non nuoce, ma montarsi la testa sì.

Riprendendo la storia dei matrimoni: io certamente non avrò nulla in contrario nei confronti di una tua possibile relazione sentimentale con uno dei figli di Karl.

E non parlo solo di quelli biologici, ma anche di quelli adottivi.

Immagino che tu non ricordi quest'ultimi: li avevate incontrati tu e Mark quando avevate tre anni; vi avevo portato con me durante una delle mie tante e allora frequenti visite di cortesia a Karl (quanto odio).

 

 

- O mio Dio...

Mary spalancò gli occhi, tuffandosi nei ricordi più remoti.

Ricordava quel giardino dove lei e il gemello stavano aspettando la mamma; ricordava quel gigante che aveva brontolato loro di allontanarsi dai cespugli di rose e che aveva regalato loro delle zollette di zucchero; ricordava quel biondo che stava osservando il cielo sdraiato sull'erba, osservato da lei a sua insaputa; ricordava quel dolce ragazzo che li aveva accompagnati all'interno, nascondendo alla loro vista il suo piccolo pugnale; ricordava quel giovane che sogghignava nel vederla alzarsi invano per raggiungere i volumi della libreria dove avevano trovato la madre discutere con Karl Heinz.

Come aveva fatto a dimenticare?

 

 

Uno di loro, Yuuma, se non sbaglio, ha un taglio degli occhi molto simile a quello di tuo padre, e sai che è uno dei suoi tratti più singolari. Se mai dovessi incontrarlo di nuovo, magari potresti chiedergli se ricorda di avere un qualche parente di nome Abel? Era il nome di un tuo bis-e-qualcosa nonno. Forse... dico forse... dovrebbero essere fratelli. Ma stiamo parlando di circa un secolo e mezzo fa. Forse di meno.

Con tutti i centenni che ho non riesco più a contare gli anni che passano.

Pensa che tuo padre si è sempre chiesto come abbia fatto ad innamorarmi per la prima volta proprio di lui, con tutti i centenni che ho vissuto e i giovanotti che ho incontrato.

Se confronti Karl e tuo padre, capirai perché.

Ho frequentato per tanto tempo Karl e sai benissimo cosa penso di lui.

Sai che mi aveva chiesto la mano? Ci aveva provato, anzi.

Io lo avevo già infilzato nello stomaco con una lama di vetro.

Dev'essersi offeso molto quando ha scoperto che m'ero sposata con un semplice stregone.

Che burlona che sono.

Mi sto dilungando troppo e sono costretta a concludere qui, figlia mia.

Ti voglio bene, mio dolce fiore di lavanda,

Tua madre, la Signora di Vetro

 

 

Bussarono alla porta e Mary nascose freneticamente la lettera nel diario (e Freckle sussultò una terza volta), poi riposto sotto il cuscino, e si alzò rapidamente per andare ad aprire.

Con gli occhi prontamente rivolti verso il basso, incontrò il volto infastidito di Ruki.

Che bellezza non vederlo più con quel suo sorriso irritante, commentò un po' acidamente nella sua testa, soffocando in tempo una risata.

- Primo, mi sembra di averti già detto di non urlare; secondo, per stasera voglio preparare… - l'espressione del vampiro mutò in una confusa e sospetta – Kachiku? Perché hai le guance bagnate?

Lacrime infami.

- Stavo leggendo qualcosa di abbastanza drammatico - rispose vagamente Mary, astuta: avrebbe potuto essere un libro a cui si stava riferendo e non una lettera come realmente era, dunque menzogna non era; Ruki sembrò cascarci, dopotutto sapeva della sua passione per la lettura (aveva intravisto un paio di volte dei libri di narrativa nella sua borsa, a scuola).

- Comunque, volevo informarti che hanno chiamato i Sakamaki, o per esser più precisi Eve, per far sapere che il terzo fratello si è risvegliato.

- DAVVERO?! - scattò in avanti Mary, prendendolo istintivamente per le spalle, euforica; i suoi occhi brillavano di felicità e le punte dei capelli s’erano sbiancate.

Ruki si era irrigidito ed era muto, impassibile, occhi sgranati verso il viso della ragazza (in quel momento) più alta di lui; si concentrò verso la calda stretta, infine i suoi occhi scrutarono le scure e gioiose iridi della fanciulla: avevano una piccola screziatura verde smeraldo in alto, come Yuuma in certi momenti della giornata, a seconda della luce...

- Lasciami, Kachiku - disse con voce bassa e ostile, incupitosi.

- Oh... Ah! Scusa! - Mary alzò le mani, imbarazzata, sorridendo nervosamente nel pensare che si fosse dimenticato di dirle cosa avrebbero fatto per cena; soprattutto si era dimenticato di invitarla a seguirlo per aiutarlo in cucina.

Ruki intanto si allontanava, emettendo un basso rantolio di astio e ignorando quella strana sensazione che stava percependo nel petto.

 

 

- Yuu-kun...

- Yuu-kun? Maji2?

Mary ignorò il commento indispettito del giovane, continuando il suo discorso mentre annaffiava le piante, tra le quali si muoveva il criceto scacciando i piccoli spiritelli maligni; lei e Yuuma o lavoravano in giardino, o scherzavano insieme: avevano scoperto di andare molto d’accordo, quasi avessero avuto qualcosa in comune nel sangue

- Mi ha detto Koucchi che tu soffri d'amnesia... è vero?

Il silenzio piombò nel giardino e Mary si sentì raggelare: quando sarebbe tornato normale l'avrebbe linciata, ne era sicura. Invece, lo sentì dopo qualche secondo brontolare un "sì", aggiungendo che non ne voleva parlare e maledicendo la linguaccia di Kou. In seguito lei lo osservò diventare improvvisamente pensieroso e sobbalzò quando scoppiò a ridere.

- Koucchi? AHAHAHAHA! Tu stai male! Ahahahahaha...

La fanciulla arrossì, abbozzando un sorrisetto, e si sentì scompigliare i capelli quando le passò dietro per prendere degli utensili da giardinaggio; lo udì rimproverare un Azusa che si era furtivamente avvicinato per cercare una forbice con cui provare a tagliarsi, urlandogli dietro di non azzardarsi mai a fare delle cose del genere con i suoi oggetti e nel suo orto.

Deluso dall’esito del suo tentativo ben pianificato, Azusa si avvicinò a lei, aggrappandosi al suo braccio libero e parlandole delle sue ferite, che aveva chiamato con i nomi dei bambini con cui era stato amico in passato: le chiese dei pareri su quali nomi avrebbe dovuto scegliere per i nuovi tagli; nonostante la cosa non le fosse gradita, Mary sorrideva e gli rispondeva dolcemente. Tra i due si era creato un certo affetto, forse perché lei gli pizzicava le guance o forse perché lui era tanto affascinato da lei (insomma, era mistero).

Nel frattempo dalla cucina provenivano le rumorose lagne di Kou, che desiderava di nuovo mangiare la pasta con le vongole in bianco per cena; ma Ruki fu irremovibile, probabilmente, da come si poteva dedurre dall’espressione abbattuta e capricciosa del biondo non appena si era affacciato alla finestra che dava sull’orto, scrutando i fratelli e la ragazza.

Con Ruki non si sapeva bene che tipo di relazione avesse: collaboravano in cucina e nelle faccende domestiche con naturalezza, ogni tanto si incontravano nella piccola libreria e discutevano di autori italiani, latini e russi; le altre volte bisticciavano (a modo loro). Per quanto riguardava Kou… lei cercava in tutti i modi di non lasciarsi trascinare in conversazioni dove lui avrebbe potuto interrogarla facendo uso del suo occhio; in altri momenti le era capitato di scambiare qualche sana risata dopo aver commentato gli atteggiamenti da tsundere3 di Subaru.

Mary continuava a sorridere, tranquillizzata da quell’atmosfera vivace e così familiare; finché il suo sguardo non si soffermò casualmente sulle punte delle dita che stavano maneggiando l'annaffiatoio: riusciva a intravedere al di sotto il verde della plastica.

Il suo cuore rallentò i battiti, mentre i lati della bocca si piegavano verso il basso, e lasciò cadere l'oggetto per terra, sorda alle grida contrariate di Yuuma e alle chiamate perplesse di Azusa, correndo all'interno della casa. Ruki la fissò sorpassarlo in fretta, come se fosse stata alienata, e numerose volte cercò di richiamare la sua attenzione, corrugando la fronte e chiedendosi che cosa le fosse preso; Kou l’aveva seguita, strattonandole la manica della felpa, ma né questo né altro fu d’aiuto; la ragazza si era chiusa in camera, senza dare spiegazioni.

Domani ritorniamo normali. E allora dovrà darmi spiegazioni, pensò Ruki, sorridendo malignamente.

 

 





1Okaa-san no tegami: La letttera della mamma :').
2Maji?: Se non erro, si potrebbe tradurre come "Seriamente?!", "Davvero?!", "Scherzi?!".
3Tsundere: è il nome con la uale i giapponesi indicano quei tipi di persone che sono apparentemente scontrose, aggressive o fredde, ma in realtà hanno un cuore d'oro e sono timide. Cioé Subaru.

 

 

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Capitolo 14
*** Chapter 13 ***


Chapter 13

 

Era rimasta un giorno intero chiusa in camera, se non per andare furtivamente in bagno – finalmente le mestruazioni avevano fatto il loro vile e impietoso ingresso, come se lei non avesse già avuto abbastanza da patire, scarabocchiando aggressivamente e scrivendo parole frenetiche sul suo diario, o girando in tondo e osservando l’esterno dalla finestra mentre si sfregava le dita; frustrazione, impotenza, rifiuto, panico: questi erano i suoi sentimenti, i suoi tormenti.

Il sonno, seppur durato a lungo, era stato disturbato più volte da nuovi incubi che aveva soffocato momentaneamente quelli vecchi, che pur minacciavano di tornare; e a forza di sfregarsi gli occhi per cacciare le lacrime e a causa di un tic che credeva aver superato, questi erano diventati gonfi e scarlatti come pomodori troppo maturi.

Infine Mary si trovava seduta alla scrivania con il volto sprofondato in un cuscino, rimuginando su quanto fosse stata patetica durante tutto quel tempo, con i capelli sciolti sparsi su tutta la superficie lignea.

Invece di reagire vigorosamente, aveva chinato il capo con arrendevolezza.

Quanto si stava vergognando…

Aneki, a tutti è concesso sbagliare.

L’importante è che tu sia cosciente e rifletta.

E questo non ti manca di sicuro.

Merp… Anikiii… le mie dita… sono trasparenti… e ieri erano solo le punte!...

Abbi pazienza e forza d’animo.

Tutto si risolverà.

Hai me, Theo, e gli altri.

Hai Yui-san. Hai i vampiri.

I vampiri sono un po’ menefreghisti, eh…

Con il tempo…

Qualcuno bussò alla porta.

Mary si alzò di scatto, prendendo i guanti che aveva preparato tempestivamente da indossare in presenza degli altri; come scusa fondata sul vero avrebbe detto che con il freddo, la pelle delle sue mani tendeva a raggrinzirsi e a irritarsi.

Quando ebbe aperta la porta, dovette alzare il viso per guardare negli occhi la persona di fronte a sé, rigida e a braccia conserte; in soli tre giorni si era abituata troppo a tenere lo sguardo basso…

-  Oh, Ruki-san, qual piacere.

Il sopracciglio destro del vampiro si contrasse per un millesimo di secondo e la sua espressione severa assunse una sfumatura minacciosa.

- Sei in vena di sarcasmo, Kachiku. Non approvo questo tuo atteggiamento – disse, freddamente.

- Puoi almeno mostrare un po’ di contentezza per essere ritornato normale? – esclamò Mary, grattandosi la spalla nervosamente – Insomma, non è il massimo presentarsi con quel muso lungo dopo una giornataccia…

S’interruppe, irrigidendosi al tocco delle dita glaciali di lui sulla pelle vicino agli occhi, arrossata e irritata; lo vide osservarla attentamente, con la fronte aggrottata, per poi incrociare i loro occhi, sogghignando.

- Pretendo una spiegazione per questo tuo recente comportamento, Kachiku. Altrimenti potrei punirti... Penso che tu ci tenga ad andare a scuola, stasera, per vedere qualcuno...

La fanciulla sgranò gli occhi.

Ruki non si serviva di frustini come Reiji; lui andava ad affondare la lama dove faceva più male e non in senso fisico: attaccava i sentimenti, si basava sull’attaccamento dell’individuo a persone, oggetti o qualsiasi altra cosa simile. Sicuramente era un trattamento molto più “efficace” rispetto a Reiji, ma anche più meschino.

Bastardo.

Mary schiaffeggiò la mano del vampiro dal suo volto, rivolgendogli un’occhiata ostile; a sua volta contrariato da quel gesto, il giovane le afferrò il polso strattonandola.

- Oy, che diavolo stai…

La coda dell’occhio cadde sulla mano coperta dal guanto, dettaglio che lo incuriosì non poco; l’altra nel frattempo era arrossita violentemente, indispettita, e cercò di dimenarsi dalla quella presa ferrea, inutilmente: il ragazzo contrastò la sua resistenza e, dopo un rapido movimento all’interno della stanza, la spinse contro il muro, bloccandola con l’avambraccio sul suo collo e premendo con la gamba le sue; Mary, gemendo dal dolore provocato dall’impatto contro la parete, tentò invano di spingerlo via con la mano libera, mentre l’altra veniva avvicinata al volto irritato di Ruki, che sfilò il guanto usando i denti.

Il ragazzo sbarrò gli occhi.

Se avesse dovuto descrivere in un libro quello che stava vedendo, avrebbe probabilmente usato l’immagine di una statua di vetro rosato: la mano della ragazza era diventata trasparente; coglieva la forma delle dita, delle unghie, ma il colore era come sbiadito sia in superficie sia internamente, perché riusciva a vedere attraverso il bianco della parete.

- Cosa… - cominciò Ruki, senza parole; certamente non si sarebbe mai aspettato una cosa simile. Ammutolì non appena dei singhiozzi giunsero alle sue orecchie e si voltò per guardarla in faccia: i capelli in disordine le incorniciavano il volto color cremisi per non si sa quale emozione, un misto di imbarazzo, frustrazione e disperazione; le lacrime le scivolavano lunghe le guance, macchiando la manica della giacca di lui.

Percepì qualcosa di spinoso nel suo petto, ma ignorò la sensazione, alleviando la presa con lo spostamento del braccio per afferrarle l’altra mano, premuta contro il suo petto per allontanarlo da sé.

- Spiega – le ordinò con voce che non ammetteva ribellioni, portando i suoi polsi a lato della sua testa e poggiando la fronte contro la sua per intimidirla (o forse per evitare una testata? Non sapeva chiarirsi il motivo, ma aveva immaginato qualcosa di simile…).

Mary si morse le labbra, facendole sbiancare; teneva gli occhi puntati sul pavimento, cercando di trovare interessanti i suoi stivali e le scarpe di lui; Ruki, d’altra parte, strinse la morsa sui suoi polsi e spostò la testa, in modo da avere il collo della ragazza a due centimetri dalle labbra, pronto a morderlo aggressivamente.

- Iza… nami… - mormorò con un filo di voce; il vampiro ritornò con la fronte contro quella della ragazza, che aggiunse – È un cambiamento… che occorre a… chi diventa Izanami…

Ruki sorrise, compiaciuto: questo provava che la ragazza fosse senza ombra di dubbio Izanami; ma perché la cosa sembrava spaventarla? Anzi; l’aveva notato fin dall’inizio che fosse mal disposta verso questo argomento.

Udì dei passi avvicinarsi e allentò la stretta, non dopo averle sussurrato nell’orecchio:

- Non è finita qui.

Mary respirò profondamente, scivolando a terra, toccandosi il petto per assicurarsi che il cuore non fosse balzato via; nel frattempo era entrato Azusa, tutto contento di essere tornato alle dimensioni originali ed entusiasta di incontrarla, poi preoccupandosi e rannicchiandosi accanto a lei per chiederle se stesse bene.

 

 

Quado Mary entrò finalmente in classe, la prima persona che notò fu Reiji, seduto al suo banco, pensieroso e perso, gomiti appoggiati sulla superficie lignea e mani intrecciate davanti al volto; inarcò un sopracciglio di fronte a quella figura e si apprestò a raggiungere il suo posto, gentilmente esortata da una spinta da parte di Ruki, a cui stava ostacolando il passaggio.

- Reiji-san?

Il vampiro con gli occhiali non le rispose, immerso in Dio sapeva quali pensieri; l’altro aveva allungato lo sguardo dalla sua posizione, dopo essersi seduto, curioso.

- Reiji-san – lo chiamò di nuovo Mary, alzando un poco la voce.

- Oh – il giovane alzò lo sguardo verso di lei, dapprima sorpreso poi serio – Anata desu…  - passò qualche minuto in cui si fissarono silenziosamente, in attesa che uno di loro parlasse – Forse… No. Non è nulla. L’insegnante è qua, torno al tuo posto.

Si alzò, imitando gli altri compagni e Mary fece come detto, riflettendo confusa su quanto quell’atteggiamento fosse sospetto; anche Ruki percepiva che vi fosse qualcosa di diverso dal solito, ma non vi fece caso  più di tanto: non gli importava.

Le ore passarono, durante le quali il vampiro dietro la ragazza si era più volte colto di sorpresa a fissarle senza motivo la schiena o i capelli, analizzandoli nei minimi dettagli: le gradazioni, i punti luce, le pieghe della divisa, le ombre, le forme che la stoffa avvolgeva; si annotò a mente che avrebbe dovuto prestare attenzione nel caso Kou fosse stato nei paraggi, dato che probabilmente si sarebbe impicciato.

Al suono della campanella dell’intervallo, Mary si diresse alla velocità della luce verso il cortile dove era solita incontrarsi con Yui e mangiare qualcosa insieme a lei; le voci di Ruki, irritato, e Reiji, severo, svanirono nell’aria come fumo.

- Yui-chan! – la chiamò non appena scorse una capigliatura bionda dietro un cespuglio; la giovane si alzò con calma e si voltò verso di lei, sorridendo un po’ mesta: la castana, nel vedere il suo aspetto rallentò il passo, si bloccò a fissarla meglio e infine riprese ad avvicinarsi finché non le posò le mani sulle spalle.

- Sei una vampira! – esclamò a voce bassa; da vicino riuscì a intravedere alcuni segni di stanchezza, soprattutto negli occhi color lampone: probabilmente il processo finale era stato abbastanza impegnativo. Yui allargò il sorriso e appoggiò le mani sulle braccia dell’amica, stringendole affettuosamente.

- Sono contenta di rivederti, Mary-senpai! – disse, per poi osservarla con un’espressione perplessa – Ti vedo un po’… “devastata”, come diresti tu – aggiunse con tono divertito per sdrammatizzare.

- Diciamo che… sono stati tre giorni abbastanza… intensi – mormorò vaga, barcollando indietro e sedendosi sulla solita panchina, tirando un sospiro; non sarebbe entrata nei dettagli: prima di scendere dalla limousine, i tre vampiri (Azusa ovviamente era stato troppo impegnato ad appiccicarsi al suo braccio, bisognoso di attenzioni) l’avevano cortesemente invitata a non proferire parola del piccolo incidente.

La neo-vampira si sedette, a sua volta esalando un sospiro intriso di stress.

- Immagino che sia stata un’esperienza pesante, l’ultima fase… - cominciò Mary; Yui annuì con un lieve cenno della testa, per poi scuoterla.

- Fisicamente sì, soprattutto per la sete; mentalmente non più di tanto… abitare con sei vampiri per più mesi deve avermi aiutato – rise brevemente – Il problema è un altro…

In seguito ammutolì, puntando ovunque gli occhi, palesemente indecisa se continuare o meno; la ragazza la scrutava nel frattempo, riflettendo sul comportamento di Reiji e stabilendo dei nessi logici tra quello che vedeva e sapeva; giunse alla conclusione che dovesse trattarsi di Laito, che, tra parentesi, aveva quasi dimenticato completamente dopo aver scoperto che Yui era finalmente una vampira.

- Laito come sta? – chiese d’in punto in bianco; vide la bionda irrigidirsi, tesissima: Mary sospirò – Mi ha dimenticato, vero? Non preoccuparti, sapevo che questo era uno dei possibili effetti collaterali…

- Non ti ha dimenticata – disse l’altra, interrompendola; la castana alzò lo sguardo, ma non gioì troppo presto nel vedere il disagio della vampira – Ricorda di averti incontrato… però… - esitò un attimo - Dopo aver risolto il problema con la mamma dei trigemini, ti avevo detto che tutti mi sembravano cambiati un po’ in meglio. Questo valeva anche per Laito. Tuttavia… sembra quasi ritornato come prima…?

Mary non ebbe tempo di registrare e analizzare ogni parola: fu distratta da una voce familiare che aveva chiamato Yui; udì solo quelle parole, quel tono giocoso, nient’altro, mentre il cuore le saliva in gola.

- Oy~ Bitch-chan, ti stavo cerca-… Oooh! – due occhi verde smeraldo si soffermarono sulla figura della mezza strega e le rivolse un sorrisetto, sistemandosi con un gesto della mano il capello sui capelli rosso-brunastri – Che piacere rivederti, Bitch-chan!

Micchan~!

Il ricordo risuonò nella sua mente in contemporanea all’appellativo che Laito avevausato per entrambe; allora Mary capì quello che Yui aveva cercato di comunicarle e, per un breve momento, si stupì di quell’atteggiamento insolito di Reiji, come se avesse toccato persino lui, ben sapendo che i fratelli non erano abituati a preoccuparsi l’uno dell’altro.

Non reagì a quella consapevolezza, non ancora; si limitò a sorridergli.

- Ben ritornato tra noi, Laito-kun – lo salutò, osservando malinconica la sua figura.

- Nfu~ Ne, Bitch-chan, ti vedo cooosì esausta! Non hai voglia di passare un po’ di tempo in mia compagnia? Così ti rilassi – le propose, rivolgendole uno sguardo malizioso e sottolineando con tono ammiccante le parole chiave; Mary inarcò un sopracciglio, tirando un sospiro di finta esasperazione.

- No, Laito-kun, non c’è bisogno. Ti ringrazio per il generoso pensiero – gli rispose sardonica, abbozzando un sorriso divertito.

- Eeeeeh, Tsumannee naa1~ - ribatté il vampiro con le labbra arricciate, fingendo un tono deluso – Peccato, davvero. E non posso divertirmi con l’altra Bitch-chan, altrimenti Ayato mi scortica… Ja ne2~.

Yui guardò l’amica osservare silenziosamente il vampiro allontanarsi; non parlarono più, ed erano ignare di un paio di occhi color lavanda che avevano assistito a tutto.

 

 

Mary stava disegnando lentamente, cercando di imprimere sulla carta l’immagine di Laito, quando l’aveva visto l’ultima volta, prima che andasse in coma.

Hai gli occhi più luminosi.”

Non importava quante volte cancellasse e ripassasse la matita sulla carta, non importava quanto minuziosamente tracciasse i vari dettagli: non riusciva ad ottenerli, non riusciva a riaverli indietro. Gli occhi freddi e distanti di quella mattina li avevano rimpiazzati.

La ragazza si ravviò i capelli bruscamente, strappandone un paio, e continuò a ricalcare con la matita sul foglio, a strofinare con la gomma, sempre più freneticamente, finché sulla carta consumata non comparve un buco; Mary si alzò di scattò e accartocciò il foglio in un gesto di disperazione, lanciandolo contro il muro.

La carta appallottolata rotolò vicino alla porta che si stava aprendo lentamente e Azusa fece capolino, osservando interrogativo la fanciulla che si risedeva alla scrivania con i gomiti piegati e il viso tra le mani, massaggiandolo nel tentativo di placare una crisi.

Il vampiro entrò in silenzio, richiudendo la porta e si avvicinò a lei, circondandole le spalle con le braccia non appena la sentì soffocare dei singulti; lei sussultò un istante all’improvviso contatto, ma si adattò rapidamente, spostando le mani a stringere quegli arti che stavano confortandola.

Azusa posò la testa contro la sua, senza proferire parola, e le strinse una mano con la propria; qualche minuto dopo, istigato forse dal profumo, dalla vicinanza o dalla circostanza particolare, aveva avvicinato il polso di lei alla bocca e l’aveva morso.

 

 



Tsumanne na: dovrebbe voler dire qualcosa tipo "che noia"
Ja ne: "ci vediamo", "a presto", "ciao"

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Capitolo 15
*** Chapter 14 ***


Chapter 14

 

Yuuma aveva dato una forte pacca alla testa di Mary, rischiando di farla capitombolare contro il muro.

- Mesubuta. Ho detto NON TROPPA ACQUA – la rimproverò, schioccando le dita contro la sua fronte non appena lei si era risistemata per guardarlo storta.

- Ahia! – si massaggiò la zona dolorante, adocchiando le piante che stava innaffiando: decisamente troppa acqua –Argh, scusa Yuu-kun, sono un po’ distratta…

Il gigante la osservò torvamente mentre si apprestava a recuperare un po’ di quell’acqua con della carta assorbente (gli aveva spiegato di aver imparato quel trucco dal padre) e riversarla dove ancora ce n’era bisogno; effettivamente, erano due giorni, da quando erano ritornati a scuola, che si comportava in modo strano: aveva cominciato a indossare dei guanti senza motivo, Ruki doveva chiamarla almeno due volte per farsi ascoltare, non si spaventava alle improvvise comparse di Azusa, non rispondeva alle domande impertinenti di Kou e… avrebbe ucciso il suo giardino.

- AAAH! MESUBUTA! TORNA DENTRO, ORA! – urlò il ragazzo non appena si accorse che stava per calpestare i suoi amatissimi pomodori, gli ultimi di quel periodo visto che il freddo si stava avvicinando e il sole stava impallidendo; spintonò la ragazza fino alla porta della cucina, bruscamente seppur tenendola ben salda – Quando sarai più lucida, ritorna! Dannazione

Mary lo guardò tornare indietro, leggermente dispiaciuta, e si criticò mentalmente per la sua recente scarsa attenzione; non si era accorta che dalla porta aperta in quel momento Ruki la stava fissando perplesso, tanto concentrato che quasi sobbalzò non appena vide con la coda dell’occhio la testa di Azusa fare capolino da dietro la sua spalla.

- Izanami…?

Mary si girò con occhi sgranati e ostili, non dopo aver rabbrividito a quel nome.

- Non chiamarmi Izanami – lo rimbeccò con voce inquietata.

- Izanami – inclinò la testa Azusa, innocente; lei sbatté la mano contro la fronte.

Una risata provenne da dietro le spalle dei due vampiri: Kou era appoggiato all’anta della porta.

- Neko-chan~ Ti vedo strana, ultimamente… Non che non lo fossi già prima – fu la frecciatina; Mary assottigliò gli occhi, pronta a ribattere con parole non proprio eleganti, ma Ruki le pizzicò il collo per farla ritornare tra loro, guadagnandosi un’occhiata stranita da parte di lei, il cui braccio fu presto circondato da quelle del giovane dagli occhi color lavanda.

- Nope~ Azusa-kun, penso che dopo i morsi di ieri e l’altro ieri tu possa anche distaccarti un attimo~ Non ho ancora avuto il piacere di assaggiare il sangue di Neko-chan – mise il broncio il biondo, guardandolo seccamente, con le mani appoggiate sui fianchi in un gesto fintamente serio. Azusa aggrottò la fronte, bisbigliando tra sé e sé qualcosa, contrariato da quel commento e stringendosi di più alla ragazza.

Ruki sospirò, ravviandosi i capelli, e ritornò alle sue faccende, lievemente ridacchiando mentre Kou e Mary si cimentavano in una serie di frecciatine con tanto di commenti da parte di Azusa; pensò che sembrava quasi che la fanciulla avesse riottenuto un po’ di grinta: aveva notato i suoi tentativi di rimanere attiva e tranquilla, nonostante avesse il morale sotto zero.

Certo che si deprime facilmente, rifletté mentre leggeva una ricetta che voleva provare per cena, eppure la prima volta che l’abbiamo incontrata… era così decisa, calma. È essere Izanami così tanto problematico? Dopotutto, Karl Heinz-sama non ci ha riferito molto, se non che è una figura importante per il suo progetto… e noi dobbiamo aiutarlo. Ci ha salvato la vita…

Strinse le dita sul libro di ricette che aveva tra le mani e pose fine ai suoi pensieri, rendendosi conto che non facevano altro che suscitare diversi dubbi, futili.

O forse era meglio metterli da parte, per il momento?

 

 

Mary lo stava cercando, ovunque.

Da quando era ritornata al liceo non aveva intravisto nemmeno l’ombra di quella chioma bionda e il luccichio malinconico di quegli occhi color oceano; aveva guardato nell’aula di musica, sul terrazzo della scuola, in cortile, nelle aule meno frequentate e in infermeria: nulla, sembrava che Shuu fosse scomparso dal nulla.

Aveva persino osato chiedere a Reiji il quale, con una smorfia piena di ribrezzo, le aveva risposto di non sapere dove fosse quello scansafatiche buono a nulla e di non essere interessato a qualsiasi cosa lo riguardasse.

Grazie Reiji, non avevamo ancora ben compreso il tuo odio e i tuoi istinti fratricidi.

La ragazza si era seduta su una panchina, sospirando stanca e leggermente affamata; aveva impiegato tutto l’intervallo per cercare quel pigrone, saltando pure parte della lezione conseguente – chissà Ruki e Reiji cosa stavano pensando nel vedere che il banco tra loro era vuoto – e il suo appuntamento quotidiano (notturno?) con Yui.

Dove sei, Shuu?

- Shuu-san… - mormorò a voce bassa, fievolissima, quasi sperando che solo lui la sentisse e le comparisse davanti, prima di sobbalzare spaventata nel sentire un soffio sul proprio orecchio: si voltò immediatamente e urlò – YUU-KUN!

La sua reazione venne accolta da una risata del gigante, che fece il giro della panchina in pochi e larghi passi, appoggiando il braccio lungo le spalle di lei, come un supporto.

- Oy, mesubuta! Ahahaha, hai avuto paura, eh? – sghignazzò, scompigliandole i capelli – E che ci fai qui, non dovresti essere a lezione?

- Stessa cosa potrei chiedere a te! – ribatté Mary, cercando di spostare quel pesante braccio invano; il vampiro la guardò di traverso, brontolando che l’avesse chiesto per prima lui e di rispondergli – Stavo cercando Shuu-san…

- Ah, ano Niito… il tuo amante, no? – aggiunse, sorridendo beffardo; la ragazza arrossì e guardò altrove.

E in quell’altrove lo vide, con la giacca della divisa scolastica appoggiata sulle spalle, il cardigan beige sopra la camicia, i capelli biondi e mossi illuminati dalle luci dei lampioni, gli auricolari nelle orecchie; quegli occhi color oceano che incrociarono i suoi.

- Shuu-san! – esclamò entusiasta la fanciulla, staccandosi di dosso il gigante e avvicinandosi di qualche passo all’altro; Yuuma la osservò allontanarsi, apparentemente impassibile, ma più da vicino si sarebbe potuto notare la lieve incurvatura delle labbra in un sorriso sereno. Così entusiasta non l’aveva mai vista, da quando le erano cascati addosso vari problemi; era ora che avesse un attimo di pace.

Purtroppo fu letteralmente un attimo di pace.

- Ah… sei tu… - fece Shuu, rivolto alla ragazza, ma i suoi occhi vitrei erano puntati sulla figura del vampiro dai capelli castani, che aggrottò le sopracciglia.

Mary in quel momento non sapeva cosa fare: cercare di parlare a entrambi, suggerendo che Yuuma potesse essere quell’amico che Shuu credeva morto in un incendio, o lasciare fare a loro? Yuuma avrebbe avuto qualche presentimento, o la memoria non gli avrebbe lasciato alcuno indizio? Shuu avrebbe avuto la determinazione di fare un passo avanti, o come sempre si sarebbe tirato indietro?

La giovane si avvicinò al biondo, prendendogli la mano, in questo modo spostando il suo sguardo su di lei.

- Shuu-san… prova a chiedergli… - lo supplicò con gli occhi.

Shuu sgranò il suo paio di iridi blu, stupito che lei avesse inteso così tanto di lui; si girò verso Yuuma, fissandolo intensamente, per poi ritornare sul viso teso di lei. Nella sua mente scorsero le immagini di Edgar, del cucciolo che gli aveva regalato, della sua città in fiamme e di lui che andava a salvare la famiglia senza più far ritorno, perché, essendo un essere umano, era una fragile vita; ricordò la prima volta che aveva morso Mary dell’aula di musica e quello che lei gli aveva riferito: “Il fuoco mi ucciderebbe, se non fuggissi in tempo”.

Ma Edgar… lui è sopravvissuto, pensò, per poi incupirsi, non è detto che lei si salvi, se le capita qualcosa… e io non voglio… provare di nuovo… quella sofferenza; la fissò intensamente negli occhi, mentre sentiva la presa di lei sulla sua mano, e questo contatto visivo a Mary sembrò un addio: Shuu si allontanò, chinando il capo verso il basso, ché non desiderava affatto relazionarsi con persone che poi avrebbe perso di certo.

- Stai lontana da me… È meglio che tu stia con loro – mormorò, voltandole le spalle.

- Shuu-san…? Ma io… io… - Ti amo. Girati. Ti prego. Girati!, continuò nei suoi pensieri, sgranando gli occhi e avvicinandosi.

Shuu si girò, ma per rivolgerle un feroce sguardo, minacciandola:

- Non ti avvicinare! – le soffiò sul viso, gelido, quasi sovrastandola nonostante i soli dieci centimetri di differenza tra le loro altezze – Sei solo cibo per me e con me non avresti modo di sopravvivere! – assottigliò gli occhi – Con loro starai più al sicuro.

Mary rimase immobile e lo vide andarsene, senza poter proferire parola; venne raggiunta da Yuuma, che aveva assistito alla scena a bocca aperta, sconcertato dall’improvviso sbotto del biondo, e borbottò che quel “tizio” avesse dei seri problemi. Scoccò un’occhiata dispiaciuta verso di lei e con una mano si apprestò a darle qualche pacca sulla schiena, dato che di meglio non sapeva (e non poteva per dannato orgoglio) fare; tuttavia si bloccò.

Shuu stava procedendo in avanti, deciso a non voler avere più a che fare con la mezza strega (nonostante cuore e mente, miracolosamente, si fossero alleati per dirgli che era un cretino), quando all’improvviso cadde violentemente a terra dopo essere stato colpito alla schiena altrettanto violentemente da un oggetto; finì con la faccia sul lastricato e si rialzò lentamente sollevandosi sulle mani e le ginocchia, guardando in avanti mentre mugugnava dal dolore e spalancando gli occhi nel vedere che una panchina gli era stata lanciata addosso: sapeva benissimo chi era stato e costei le avrebbe sentite di santa ragione. O questo era stato il suo obiettivo dopo essersi alzato e di nuovo rivolto aggressivamente all’interessata.

Perse voce nel vedere i suoi occhi argentati iracondi e i suoi capelli leggermente sbiancati, i pugni stretti e la bocca contorta in una smorfia palesemente furiosa.

- Pigro, immaturo, scansafatiche, irresponsabile, rammollito, gokutsubushi, bradipo e CODARDO! – gli urlò Mary, pronunciando quelle parole con quanta più rabbia, delusione e risentimento poteva; le lacrime scivolarono sulle guance – Per quanto ancora hai intenzione di nasconderti? Per quanto ancora credi che sia inutile vivere? Pensi davvero che vivere voglia dire o solo gioire, o solo soffrire? Pensi davvero che non ne valga la pena far qualcosa, impegnarsi, fare sforzi per vivere?! Per quanto ancora credi di andare avanti a far nulla, a rinchiuderti in te stesso, a logorarti?! SHUU!

Il silenzio piombò tetro, interrotto dal tonfo delle ginocchia di Mary a terra e dai suoi singhiozzi.

 

 

- Come sta~? – chiese Kou, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli. Yuuma sospirò, seccato.

- Nah, sta bene. Sfogarsi l’ha aiutata ad alleviare lo shock. Persino io dico che quell’idiota è stato davvero stronzo. Valla a cercare te una tipa come lei così innamorata e devota – borbottò, imprecando nel vedere che alcuni insetti stavano facendo festa con le patate.

- Mh… - pensò il biondo – Boh. Non mi parlare di amore, non so cos’è – detto questo rientrò in casa, cercando la ragazza in questione, che trovò seduta in soggiorno a leggere uno dei libri presi in prestito da Ruki.

Nel vederla sfogliare quelle pagine assunse un’espressione di ribrezzo, dato che leggere non era di sicuro tra i suoi interessi preferiti, anzi il contrario: gli sembrava un’attività così triste, così fredda e grigia… no, lui preferiva i colori vivaci, l’allegria, le luci del palcoscenico, la musica che faceva a gara con le voci delle fan estasiate dalla sua figura e dalla sua voce!

- Neko-chan~ - la chiamò, sedendosi accanto a lei e sfilandole il libro dalle mani; si beccò un’occhiataccia e uno sbuffo da parte di Mary.

- Hai qualcosa da chiedermi, Koucchi? – domandò. Il biondo la ignorò un attimo per leggere il titolo di quel volume: Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij.

- Mh, sembra noioso – lanciò il libro su un altro divano, per poi finalmente riportare l’attenzione su di lei, che aveva guardato con occhi sconvolti il tragitto del libro, per poi esalare un sospiro di sollievo quando era atterrato sano e salvo – Perché ti piace leggere? Come si fa a starsene da soli con il naso tra la carta quando in giro c’è gente con cui interagire e divertirsi?

Mary lo osservò un poco prima di rispondere.

- Anche leggere può essere fonte di divertimento… e non mi limito solo a quello, ogni tanto se riesco frequento un po’ di compagnia – disse, inarcando un sopracciglio perplessa. Kou arricciò le labbra, non ancora convinto.

- Ma come fai a trovare divertente la lettura? Stai leggendo solamente delle parole!

- E tu canti solamente delle parole – fu la risposta di Mary e prima che Kou, dopo un attimo di silenzio, potesse ribattere, aggiunse – Sul palcoscenico usi la voce, la danza, le luci; nei libri si usa l’immaginazione.

Dopodiché ammutolirono, uno riflettendo su quanto gli era stato appena riferito, l’altra fissandolo in attesa che reagisse, in un modo o nell’altro.

Kou aggrottò le sopracciglia in una smorfia astiosa, sia perché la ragazza aveva molto probabilmente ragione sia perché allo stesso tempo questo concetto dell’immaginazione gli era in parte sconosciuto; a causa della frustrazione, le saltò addosso, stendendola con la schiena sul divano, mettendosi a cavalcioni su di lei e bloccandole i polsi.

E poi mi irrita questa sua sincerità e questa sua fermezza, pensò il biondo, avvicinando il volto al collo della ragazza, mentre lei protestava che avrebbe potuto essere più gentile nel trattarla se aveva bisogno di bere; lo annusò, assaggiò la pelle con la lingua e affondò i canini nella tenera carne, succhiando avidamente quel nettare scarlatto, aromatico… il sangue di un ibrido, il sangue di Izanami.

La fanciulla digrignò i denti e restò calma, aspettando che il vampiro finisse il suo pasto; con la coda dell’occhio vide Ruki fissarli impassibile, all’esterno del soggiorno, per poi ghignare al suo sguardo interrogativo e andarsene. Come per dire “Toccherà a me, prima o poi”; Mary era convinta che fosse più un prima che un poi.

 

 

Yuuma osservò il cielo notturno, in parte nuvoloso e in parte limpido, e contò quante più stelle poteva scorgere.

- “Fare sforzi per vivere”, eh… - mormorò, ricordando le parole di lei rivolte a Shuu; anzi, queste parole si rivolgevano al mondo intero.

 

 

- Mary, Mark.

Accarezzandosi il ventre, una donna dai boccoli candidi, gli occhi color acquamarina e la voce cristallina, pronunciò i due nomi. Di fronte a lei, un’altra donna dai capelli violacei e gli occhi verdi, verdi come l’invidia, la fissava accigliata, con odio; disse:

- Anche se partorissi Izanami… nostro padre non ti noterà. Sei la sua vergogna… ha preferito me che non sono nata demone!

La donna con gli occhi limpidi la fissò impassibile, per poi girarsi.

- Non mi importa, sorella. Io vivrò per me. Non per gli altri – mormorò; si allontanò.

Mary si svegliò di scatto e accese la luce, massaggiandosi le tempie e cercando di ricordare tutti i dettagli di quel sogno: che propriamente non era, anzi, forse un frammento di qualcosa che era successo in passato con sua madre. Si alzò, sbadigliando, e fece un giro della camera, assonnata, finché il suo sguardo non cadde sui piedi nudi: le dita erano trasparenti; deglutì, ritornando a letto e spegnendo la luce.

 

 

 

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Capitolo 16
*** Chapter 15 ***


Chapter 15

 

Era l’ora di lezione prima dell’intervallo, durante la quale la classe di Mary si stava scervellando su un difficilissimo compito a sorpresa di fisica; erano già passati cinquanta minuti dall’inizio ed era da venti minuti che la ragazza e Ruki avevano finito di rispondere ai quesiti del proprio foglio, mentre Reiji stava solamente per la centesima volta rileggendo e controllando che fosse tutto impeccabile, dal contenuto alla calligrafia.

Suonò finalmente la campanella: coloro che avevano ancora da completare si agitarono sul posto, scarabocchiando tutto quello che la mente riusciva a elaborare; alcuni uscirono dalla classe consegnando i loro compiti all’insegnante, e si avviarono verso il bar della scuola; altri fecero tutto con calma, tra questi i due vampiri e la mezza strega.

Ruki vide la ragazza alzarsi con le mani nelle tasche della giacca e lasciare l’aula, diretta probabilmente verso la postazione dove era solita incontrarsi con Eve.

Sogghignò, prima di accorgersi che Reiji era in piedi di fronte a lui, serio e rigido.

- Deh? Ti serve qualcosa, Sakamaki Reiji?

- Solo una curiosità… qualche giorno fa, mi è capitato di sentire di sfuggita uno dei tuoi fratelli chiamare quella ragazza “Izanami”. Pensavo fosse un semplice nomignolo, finché Yui-san non mi ha detto che l’avete chiamata “Eve” – assottigliò gli occhi – Può darsi che io stia correndo troppo con l’immaginazione… questi sono nomi piuttosto importanti per alcune culture e mi chiedo se non nascondino un significato particolare…

L’altro sorrise enigmatico, mentre si alzava e lo fissava negli occhi.

- Oh? Vostro padre non vi ha mai detto nulla? Heh – sbuffò, prendendo in mano la borsa con i libri e gli appunti di scuola – Deve considerarvi degli inetti, per non essersi fidato a dirvi qualcosa. Jaa – salutò, mantenendo un ghigno beffardo sulle labbra, che si allargò non appena sentì dei nervi spezzarsi quando attraversò la porta, avviandosi lungo il corridoio.

Camminando accanto alle finestre per un paio di minuti, con la coda dell’occhio intravide le due ragazze incontrarsi e sedersi sulla solita banchina, chiacchierando; si fermò e perlustrò i dintorni, trovando compiaciuto Yuuma che le teneva d’occhio dal terrazzo, mentre sgranocchiava una mela. Inarcò un sopracciglio: il fratello gli sembrava alquanto immusonito; il suo sguardo in seguito si spostò su una macchia bionda più distante e trovò il primogenito della famiglia Sakamaki appoggiato di schiena contro il muro, apparentemente addormentato. E non gli era sfuggita la macchia nera sull’occhio.

Sghignazzò, per poi ritornare sulle due fanciulle: stavano ridendo, o meglio, Eve rideva, Izanami sorrideva e parlava, tranquilla, come se nulla la stesse turbando in quel momento o non l’avesse proprio mai tormentata. Stette affacciato alla finestra ancora qualche minuto, pensieroso, per poi rimettersi in cammino alla ricerca di un posto tranquillo per sedersi e leggere il suo dannatissimo libro.

Qualche minuto prima che finisse l’intervallo, Ruki era di ritorno, in anticipo come sempre e soddisfatto della sua puntualità; diversamente dal solito, qualcun altro era pure in anticipo: Mary era ferma alla finestra, osservante l’esterno e taciturna, nella stessa posizione dove era stato lui.

Il vampiro arrestò il passo e osservò attentamente lo sguardo di lei, malinconico, rivolto verso il terrazzo: seguendolo, si rese conto che la ragazza stava fissando la figura di Shuu Sakamaki, che non era rientrato, spostandosi solamente per appoggiarsi contro le inferriate; in quegli occhi scuri, sebbene la vedesse di profilo, scorgeva quel desiderio di riavvicinarsi al biondo e la frustrazione di non poterlo assecondare.

Ruki aggrottò la fronte: non sapeva spiegarsi il motivo, ma la vista di ciò lo infastidiva non poco; dopotutto avevano preso la ragazza affinché scegliesse uno di loro, in modo da poter realizzare l’obiettivo di Karl Heinz. Era necessario che scegliesse uno di loro: dovevano così tanto al loro salvatore… E il fatto che lei avesse una cotta (era una semplice cotta… no?) per Shuu Sakamaki non agevolava per niente i loro piani.

Così credeva il giovane che, dopo averla richiamata, entrò in classe per continuare ad assistere alle lezioni; la vide gettare un’ultima occhiata al terrazzo e digrignò i denti, contrariato.

 

 

- KOU! BASTARDO! RIDAMMI IL MIO GAMBERETTO!

Ruki puntò gli occhi su Yuuma, impegnato in una sfida all’ultimo sangue contro Kou per difendere la propria porzione di gamberetti fritti; sospirò, rimproverandoli delle loro pessime maniere a tavola. Azusa osservava i fratelli attentamente, pronto ad afferrare sotto il loro naso alcuni dei gamberetti contesi; Mary sorrideva lievemente, il volto appoggiato sulla mano chiusa, mentre con le bacchette spostava un po’ a destra e un po’ a sinistra ciascun gamberetto, prima di metterlo in bocca e masticarlo, assorta nei suoi pensieri.

La ragazza a un certo punto percepì una sensazione pungente sulla propria persona e, girando gli occhi, incontrò quelli color lavanda del vampiro seduto alla sua sinistra (alla sua destra c’era Ruki, guarda caso), intento a fissarla intensamente.

Si scambiarono degli sguardi, lei interrogativa, e lui indecifrabile; finché lei non gli offrì qualche gamberetto della sua porzione; Azusa sorrise dolcemente e la ringraziò, prendendone un paio. Mary sbuffò divertita e ritornò sul proprio piatto, ignorando il fatto che lui si fosse spostato più vicino a lei, contento.

Kou sgranò gli occhi sconvolto e sbatté le mani sul tavolo, rivolgendosi a lei, che era sobbalzata a causa di quell’improvviso gesto; Yuuma gli borbottò di darsi una calmata, ripreso dal fratello maggiore con un “Senti da che pulpito”.

- Eeeeeh, Neko-chan, hai dato alcuni tuoi gamberetti ad Azusa??? Non è giusto! – si lagnò, riferendosi probabilmente a quei gamberetti che il fratellino aveva già rubato a loro, mentre Ruki tentava di placare i propri nervi e gli intimava di abbassare il volume della voce.

- Non mi dispiace…? Non ho molta fame – mormorò lei, abbozzando un sorriso nervoso; il gigante la stava esaminando, preoccupato, pensando che fosse da qualche giorno che non mangiava con molto appetito e i suoi pensieri diventarono maledizioni nei confronti di un certo vampiro dagli occhi blu...

- Eeeeeh – fece il biondo, perplesso, per poi alzarsi in piedi entusiasta – Quindi non ti dispiace se prendo i tuoi gamberetti rimasti?!

- KOU! – lo ripresero all’unisono Yuuma e Ruki; Azusa rivolse a quest’ultimi uno sguardo alquanto perplesso.

- Mh-hm – scosse la testa Mary, alzando il piatto verso di lui – Serviti pure.

I due fratelli la guardarono come fosse un fantasma con trenta capelli in testa (?), mentre Kou gioiva e approfittava della sua gentilezza, mangiando con gusto.

A pasto concluso, sparecchiarono e portarono le stoviglie sporche in cucina, dove rimasero Ruki e Yuuma come stabilito dai turni.

- Ruki – lo chiamò a un certo punto, mentre asciugava i piatti appena lavati dall’altro e li impilava nell’armadietto soprastante – Perché lei sta indossando dei guanti, di recente? Non li toglie nemmeno quando mangiamo…

- Sta diventando trasparente – rispose semplicemente Ruki, afferrando al volo il bicchiere che Yuuma aveva lasciato cadere dopo aver analizzato per bene le parole che erano state appena proferite; lo stava guardando a bocca aperta e aveva gli occhi spalancati.

- HAH?!

- Non urlare. Il processo per diventare Izanami prevede che il corpo diventi trasparente – spiegò sinteticamente il fratello, dopo avergli scoccato un’occhiataccia; l’altro aggrottò la fronte, cercando di figurare bene nella mente il significato di ciò e sbottò di nuovo.

- Vuol dire che diventerà invisibile?!

- … No. Trasparente. Riesci a distinguere le forme, ma puoi vedere attraverso.

- Piuttosto i vestiti, sarebbe stato interess-

- Yuuma.

Il gigante tacque, sudando freddo dinnanzi allo sguardo inceneritore di Ruki, e ritornarono alle loro faccende, mentre dal soggiorno udivano i battibecchi tra Kou e Mary, questa che aveva proposto al biondo di leggere qualcosa; il maggiore dei quattro fratelli approvava questa sua scelta, nonostante la trovasse improduttiva. Eppure dovette ricredersi non appena uscì dalla cucina per sbirciare la situazione, improvvisamente acquietatasi: Kou, sdraiato su una poltrona con le gambe in aria e i gomiti sollevati, stava leggendo un libro, mentre la ragazza sedeva soddisfatta sul divano, a gambe accavallate, accanto ad Azusa che aveva appoggiato la testa sulla spalla di lei e chiuso gli occhi.

Le risate sguaiate di Yuuma si udirono anche quando questo si ritirò nella proprio camera, ma il biondo stava leggendo quel libro con un tale coinvolgimento nella trama che non si sarebbe mosso di un millimetro nemmeno se un elicottero fosse stato sul punto di precipitargli addosso.

- Cosa gli stai facendo leggere? – chiese Ruki, sedendosi su un’altra poltrona, appoggiando un gomito sul bracciolo e sostenendo con la mano il volto.

- Alice nel paese delle meraviglie – rispose lei, con un sorriso trionfante.

Il vampiro ghignò.

- Heh. Non male come scelta, non ci avevo mai pensato.

Mary gli rivolse un sorriso e lui si sentì sprofondare nella poltrona, ignaro della causa.

- Vogliate scusarmi – si alzò lei, dopo aver delicatamente spostato la testa di Azusa contro il bordo del sedile – Sono piuttosto stanca, ritorno in camera…

Detto questo si congedò, scrutata dal vampiro; Kou non si accorse di nulla, quel libro lo aveva davvero trascinato nel paese delle meraviglie.

Ruki lesse a sua volta un po’ il libro da cui non si separava mai, probabilmente per la millesima volta, e aspettò che passasse qualche decina di minuti; a tal punto posò il libro sul tavolino di fianco e si allontanò dal soggiorno, dirigendosi al piano superiore; i due fratelli dormivano, uno continuando, l’altro essendosi addormentato durante la piacevole e miracolosa lettura (avrebbe di certo subito le prese in giro di Yuuma il giorno seguente).

Il giovane bussò alla porta della camera da letto della fanciulla, per ben tre volte, aspettando una trentina di secondi ciascuna; leggermente spazientito, tirò giù la maniglia ed entrò furtivamente, notando che si era apparentemente addormentata a pancia in giù sul letto, tra alcuni fogli sparpagliati sulle lenzuola e anche per terra.

Avanzò di qualche passo, posando le mani sui fianchi e inarcando un sopracciglio nel vedere tutti quei capelli (non sembravano così tanti quando erano ben pettinati o raccolti) sparsi, quasi a nascondere parte di quel corpo sotto una grande macchia scura; si abbassò sulle ginocchia a raccogliere in mano alcuni capelli che toccava il pavimento e li ripose sulla schiena di lei, spostandoli un po’ più in là nel vederli scivolare di nuovo verso terra.

- … quasi quasi ti taglio i capelli, Kachiku… - mormorò, sogghignando nel vederla agitarsi nel sonno, quasi avesse percepito le sue intenzioni maligne.

Con la coda dell’occhio intravide quella lettera che il signor Ari aveva consegnato a Mary. Prima di afferrarla, si fece un rapido esame di coscienza (o meglio di correttezza) e scrollò le spalle, con un sorriso beffardo sulle labbra, e, sfilato il foglio ripiegato dalla busta, lesse attentamente il contenuto, facendosi serio man mano che andava avanti.

La sua lettura terminò nel punto in cui la donna parlava della comparsa improvvisa della figlia durante la gravidanza, un mese dopo il concepimento; la lettera era costituita da due fogli, infatti, e il secondo non era all’interno della busta. Ruki aggrottò la fronte e si guardò intorno nella stanza, cercando la parte che mancava e, irritato, rimise la lettera dove l’aveva trovata, ovvero sopra la scrivania.

Ritornò con gli occhi sulla figura dell’addormentata, che si era nel frattempo girata, un braccio steso lungo il materasso e l’altro appoggiato sulla sua pancia; ascoltò il suo respiro irregolare, come sempre evidenziando nella sua testa quanto gli sembrasse forzato e, dopo averlo sentito diverse volte, sofferente.

Si chinò con il corpo, appoggiandosi al letto con un mano per mantenere l’equilibrio, e con l’altra le spostò una ciocca di capelli dal volto pallido: le  palpebre e il resto della pelle intorno agli occhi erano arrossate e agli angoli della bocca erano rimasti i segni di una smorfia addolorata.

Ruki sospirò.

- Ti consideravo più interessante. Mi deludi, a deprimerti per così poco… solo per lui…

Ruki sapeva che Mary, almeno in quei giorni, stava piangendo a causa di quanto era successo con il primogenito della famiglia Sakamaki; chiunque avrebbe potuto dedurlo, perché tutti i fogli sparsi sulle lenzuola e per terra rappresentavano decine e decine di differenti ritratti del biondo, tracciati con la matite di grafite, o la saguigna, o l’inchiostro.

Izanami? Laito? Avrebbe avuto pazienza, avrebbe sopportato, e avrebbe agito in modo da volgere al meglio possibile i due casi; poteva sempre provare a riallacciare i rapporti con Laito, ricominciando da capo, e per quanto riguardava Izanami… si era preparata al colpo.

Con Shuu Sakamaki la storia era ben diversa: non essendo a conoscenza di quello che era successo in passato tra Mary e Ryan Plum, Ruki non capiva perché lei fosse rimasta così traumatizzata; gli esseri umani non erano capaci di amare sinceramente, quindi cosa poteva aspettarsi da un vampiro, una creatura che di sentimenti se ne intendeva persino peggio?

Sua madre diceva di amarlo, eppure l’aveva abbandonato.

… Shuu Sakamaki aveva mai detto alla mezza strega di amarla?

Qualcosa lo pizzicava al petto, intanto che s’immergeva in quelle complesse riflessioni che concernevano la relazione tra Mary e il pigro vampiro.

Qualcosa lo infastidiva pesantemente, e allo stesso tempo qualcos’altro lo turbava profondamente: perché si sentiva così?

Passarono due minuti di silenzio, tutto immobile se non per il petto della ragazza che si alzava e abbassa per la respirazione.

Ruki si sedette sul bordo del letto, appoggiando le mani a lato della testa di lei, e calò il busto fino a ritrovarsi con il naso a pochi centimetri dal volto della fanciulla; la fissò intensamente, per poi spostarsi sul suo collo, annusandolo e tastando la pelle con la lingua: se il profumo era molto invitante, questo gesto impregnò le sue papille gustative di un sapore aromatico.

Morse e bevve avidamente, dopo giorni che aveva bramato quel sangue con pazienza: sapeva che era stato “inquinato” dai morsi dei Sakamaki, quindi aveva atteso che i fratelli “ripulissero” quel liquido essenziale per la loro natura.

- Ru-Ruki-kun…? – balbettò Mary, svegliandosi e sussultando per la sorpresa un po’ brusca, poggiando le mani sulle spalle di lui per incitarlo a levarsi di dosso – Potevi anche svegliarmi prima… agh!

Ma il vampiro strinse la morsa, passando le braccia sotto la schiena di lei, continuando a nutrirsi di quel nettare scarlatto; la ragazza richiuse gli occhi e digrignò i denti, cercando di tollerare il dolore, seppur meno intenso rispetto ad altri vampiri…

- Hi…!

… come non detto. Le sfuggì un gemito sofferente e le si inumidirono gli occhi; percepiva sul collo il ghigno di Ruki, che si staccò.

- Il tuo sangue… ha un sapore singolare… non sarà come quello di Eve… dolce, inebriante… ma appaga la sete… e invoglia a volerne di più – dopo queste parole e averle strappato la felpa, la morse sulla spalla, con una mano che andò a posarsi sul suo viso, afferrando il mento, e l’altra a stringerle il braccio.

- Quegli inetti – disse tra un sorso e l’altro – i Sakamaki non meritano questo sangue. Non meriterebbero neanche quello di Eve, ma ormai lei ha trovato il suo Adam. Nemmeno il primogenito è degno di essere scelto da te, Izanami.

Mary spalancò gli occhi e ribatté, risentita.

- Non osare tirare in mezzo Shuu-san! Non c’entra niente lui!

Ruki sghignazzò, sollevandosi e la fissò negli occhi tranquillamente, sebbene avesse provato una sensazione incomprensibile ma sgradevole al petto; poi assottigliò gli occhi, freddo.

- Rinuncia a lui. Izanami non ha bisogno di un compagno capace di abbandonarla da un momento all’altro – si abbassò di nuovo, aderendo la mano alla guancia di lei, dopo aver asciugato una lacrima – Scegli me – sogghignò di nuovo – Hai bisogno di me…

… e io ho bisogno di te per ripagare il favore a Karl Heinz-sama.

Mary vide il viso di Ruki avvicinarsi sempre di più; la distanza tra le loro labbra diminuire sempre più.

 

 

- Yuuma-kun~ Hai sentito quel rumore? Io e Azusa-kun stavamo dormendo così bene!

- Proveniva dalla camera di Mesubuta… Boh.

- … Queste non sono… le voci di Ruki e Izanami…? Ruki… sembra davvero arrabbiato…

- … Sembra che Neko-chan… l’ha scaraventato contro il muro?!

- Non voglio essere nei panni di Mesubuta in questo momento. Giammai, brr.

 

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Capitolo 17
*** Chapter 16 ***


Chapter 16

 

Passarono tre settimane, durante le quali i fratelli Mukami legarono molto con Mary, stabilendo un rapporto quasi fraterno nei suoi confronti; forse era stata la capacità di convivenza e collaborazione in casa, forse il semplice accordo tra personalità pur tanto diverse, oppure qualcosa di incomprensibile, che andava al di là delle loro capacità intellettive, li aveva uniti. Da intendersi che l’affetto di Ruki era qualcosa di leggermente differente, sebbene non ricambiato allo stesso modo dalla diretta interessata.

Kou aveva imparato a divertirsi con la lettura, ovviamente non con un libro qualsiasi: romanzi storici, storie d’amore e trattati filosofici non facevano per lui (l’ultimo in verità non era per niente amato nemmeno da Mary); gli piacevano letture leggere e divertenti, che non prevedevano grandi ragionamenti e sforzi per comprendere la trama. Eppure, quando lei gli aveva proposto Il Piccolo Principe, il biondo ne era rimasto misteriosamente affascinato. Non si era divertito, ma aveva percepito qualcosa di tiepido crescere nel suo petto; una malinconia, forse, nata dall’incontro con il personaggio del Piccolo Principe.

Quando Mary leggeva sul divano del soggiorno, dopo qualche secondo si aggregava Kou, sedendosi accanto a lei con la schiena sul sedile e le gambe all’aria poggiate contro lo schienale, oppure sdraiato a pancia in su con la testa poggiata sul grembo di lei; a volte, giunto a un punto noioso, si addormentava e la ragazza, sorridendo lievemente, gli accarezzava i capelli, spesso soffermandosi sulla ciocca che gli copriva quell’occhio che leggeva il cuore delle persone.

Litigavano di rado e Kou s’irritava poche volte, forse per qualche capriccio o disaccordo; le parlava dei suoi programmi, delle prove e dei concerti, le faceva ascoltare qualche CD con le sue canzoni e le domandava qualche parere per abbinare capi d’abbigliamento.

Il rapporto tra Yuuma e Mary bizzarro: li sentivano urlare dal giardino imprecazioni e frecciatine tra loro (soprattutto in questo periodo che stavano preparando l’orto e gli alberi a sopportare il freddo imminente); in casa sembravano fratello e sorella, lui a scompigliarle i capelli e a scherzare (a volte con battute un po’ imbarazzanti – senza tirare in ballo l’argomento “occhi color oceano”), lei a sorridere e a dargli pugnetti sulla spalla. Kou li guardava inarcando un sopracciglio, confuso; Azusa era palesemente geloso e si sentiva trascurato, dopotutto Yuuma era il suo fratellone e Mary la sua Izanami; Ruki… appena se li trovava tra i piedi intimava loro di levarsi subito dalla sua strada: non riusciva a sopportare quell’atmosfera così vivace.

Una volta li aveva sorpresi in soggiorno, addormentati sul divano, lei con la testa appoggiata sulla spalla di lui: se Azusa non avesse minacciato di tagliarsi ovunque e sporcare tutta la casa con il suo sangue, probabilmente Kou avrebbe avuto per cena polpette di Yuuma e Mary piuttosto che vongole in bianco.

Il gigante era l’unico vampiro che, durante le ore di sonno, colto da una curiosa sensazione, si alzava e si teletrasportava nella stanza della fanciulla, sdraiandosi accanto a lei su un fianco e accarezzandole la schiena o la testa finché il suo viso non si rilassava, tormentata dagli incubi.

Con Azusa, Mary aveva conosciuto l’esasperazione: lo coglieva ovunque, in qualsiasi momento, a procurarsi ferite in ogni distretto corporeo; allora i capelli le si rizzavano in testa, sbatteva le mani sulle guance come nel quadro L’urlo di Munch e si fiondava su di lui per impedire che altro sangue fosse versato, rimproverandolo come una madre con il figlio incosciente. Azusa era pronto a dirle “Mi odi…? Non vuoi che… io sia felice?”, interrotto dai pizzicotti di lei sulle sue guance, ribattendogli che non c’era bisogno di tagliarsi se lei poteva pizzicargli le guance; il che aveva quasi funzionato: lui evitava di usare i suoi pugnali quando lei era nelle vicinanze, verso la quale correva ad appiccicarsi, altrimenti salutava i suoi amici sulla pelle…

Gli piaceva osservarla mentre disegnava, chiedendole di raccontargli i significati nascosti e le storie dietro i suoi dipinti e di come aveva imparato a disegnare, di spiegargli come si usavano gli acquerelli; aveva compreso che, come lui in qualche modo non poteva rinunciare a Justin, Melissa e Christina, Mary non poteva fare a meno dei suoi disegni: erano la sua anima, i suoi pensieri, i suoi sfoghi, la sua felicità.

A Mary invece non piaceva quando Azusa le spuntava da dietro. Sapeva che i vampiri erano capaci di teletrasportarsi, ma il giovane spesso era dietro di lei già da un po’; la ragazza era in grado di percepire la presenza di altri nei dintorni, eppure lui era l’eccezione: non era mai riuscita a captarlo. Allora faceva dei salti da far invidia alle rane.

La relazione con Ruki era esilarante. Dopo essere stato scaraventato contro il muro, il vampiro, che non aveva apprezzato di certo, aveva sì adottato le misure necessarie per evitare altri simili gesti, ma senza rinunciare al suo atteggiamento autoritario, afferrandole la testa con una mano e fissandola lugubremente quando qualcosa non andava nel verso giusto, lei abbozzando un sorriso nervoso e scusandosi; quando cucinavano o lavavano i piatti insieme, a tratti si beccavano a vicenda, a tratti collaboravano in armonia - come una coppia sposata (gli sarebbe piaciuto); durante l’ora del tè erano soliti conversare di letteratura (in particolare gialli), dei compiti svolti in classe e di argomenti talmente complessi che gli altri tre fratelli stavano li a fissarli a bocca aperta - Azusa inclinava solo la testa, con la tazzina sospesa in aria.

A scuola la osservava dalla finestra mentre chiacchierava con Yui, sorridendo appena quando lei rideva, aggrottando la fronte cupo quando, dopo che Eve se n’era andata, Mary rivolgeva lo sguardo verso il terrazzo, cercando una certa chioma bionda; e quelle tre uniche volte che aveva incrociato gli occhi color oceano della persona in questione – che scomparivano immediatamente dopo il contatto visivo, al ritorno da scuola Ruki la stava aspettando nella sua camera con un’espressione stizzita, nascondendo negli occhi l’ombra dell’amarezza, per poi morderla.

D’altra parte Mary era ben conscia dei sentimenti del ragazzo (aveva avuto la precedente esperienza con Subaru...), tuttavia senza poter far nulla: non poteva trattarlo con compassione, né gentilmente perché avrebbe rischiato di illuderlo, né aveva il coraggio di discuterne; Ruki stesso glielo aveva fatto capire, forse più che altro perché non voleva ammettere il suo affetto (Tsundere).

La ragazza sembrava essersi ripresa dai piccoli traumi, nonostante fosse palese che la storia di Izanami non le andasse comunque a genio e che le mancasse la figura di Shuu; ma almeno aveva ricominciato a scagliare oggetti a chi la infastidiva, a mordere con le parole le osservazioni maliziose, e sorrideva con più energia. E soprattutto difendeva con un certo orgoglio il suo piatto durante i pasti.

S’era profondamente affezionata ai Mukami; inoltre, dopo Azucchi, Koucchi e Yuu-kun, non aveva rinunciato a scegliere il nomignolo per il maggiore dei quattro fratelli: Ki-kun.

(Risate generali da parte degli altri tre)

Le braccia e i piedi erano diventati completamente trasparenti e aveva deciso di affrontare il cambiamento confessandolo a coloro che ancora non ne sapevano nulla, ovvero Kou e Azusa: il primo aveva detto che stava diventando come una statua di vetro (dentro di sé si era chiesto se sarebbe diventata fragile come una statua di vetro?...), il secondo le aveva supplicato di poter sperimentare come appariva una ferita sulla pelle trasparente. Proposta rifiutata all'istante, con tanto di rinforzi da parte di Yuuma e Ruki quando il fratellino l’aveva inseguita entusiasta per tutta la casa.

Per quanto riguardava il passato e i fantasmi che si presentavano di notte, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Non si spiegava certi sogni del passato di altre persone, come sua madre; forse c’era qualche messaggio nascosto, ma ne avrebbe parlato con la madre appena avrebbe avuto l’opportunità di incontrarla.

Infine, l’ultima settimana di ottobre era giunta.

 

 

Mary starnutì, soffiandosi il naso nel suo fazzoletto di stoffa. Seduto alla sua destra nella limousine, Yuuma l’adocchiò perplesso, chiedendole se anche le streghe prendevano il raffreddore: lei si girò lentamente verso di lui, impassibile, con il naso più rosso di una fragola cotta al sole; intanto Kou si stava trattenendo dal ridere e Ruki precisò che la fanciulla fosse un ibrido tra una strega e una demone, inascoltato.

- Posso sanare ferite, rigenerare tessuti, annullare gli effetti dei veleni, ma alcuni virus e batteri non posso fuggirli – spiegò, pensando nella sua testa che anche dal parassita della Miriandola Bluetta non poteva difendersi; fortunatamente Kou non ci aveva fatto caso, non avrebbe avuto l’umore giusto per riportare loro quell’episodio.

- Copriti allora! – esclamò il gigante, appoggiando il braccio sulle sue spalle e scompigliandole i capelli – Quella felpa mica ti scalda!

Infatti, la ragazza si stava limitando a indossare delle felpe pesanti sopra la camicia, come se non avesse capi d’abbigliamento adatti per la stagione fredda; il che era vero: l’unico cappotto invernale e la sola mantellina autunnale che possedeva si erano consumati durante le stagioni precedenti e aveva dovuto buttarli poco prima che incontrasse Karl Heinz e i figli.

Questa volta il biondo le lesse nel pensiero.

- Eh?! Come fai a essere a corto di vestiti?!

Ruki inarcò un sopracciglio.

- Non hai cappotti?

- Quelli che aveva li ha buttati a marzo perché erano sciupati – rispose per lei Kou, incredulo – Ma non riesco a capire, conosco ragazze che hanno decine di cappotti e tu ne avevi solo uno più una misera mantellina?!

Mary assottigliò lo sguardo, offesa dall’aggettivo attribuito a quella fantastica mantellina color indaco che le aveva regalato Theo per il quattordicesimo compleanno e che aveva retto tre autunni e tre, quasi quattro primavere; seccata, gli disse:

- Scusa se non sono il classico esempio di ragazza.

- A me piaci così, Izanami – intervenne così a caso il minore dei fratelli, seduto accanto a lei sulla sinistra e come al solito attaccato al suo braccio.

- A te piacerebbe Izanami anche se fosse grassa, Azusa-kun – commentò acido Kou, prima di rendersi conto dell’occhiataccia che gli stava rivolgendo la diretta interessata.

- Hai qualche problema con le persone paffute?

Yuuma soffocò una risata; era stato lui a definirla paffuta una decina di giorni prima, dopo essere entrato nella sua stanza mentre lei si stava cambiando e aver ricevuto in testa una valigia pesante.

Prima che la mezza strega saltasse addosso al biondo, i cinque erano già arrivati a scuola; scesero e ciascuno si avviò verso la rispettiva classe, salutandosi con un semplice cenno della testa, un burbero brontolio, una timida occhiata, un’allegra esclamazione e un lieve sorriso.

Giunti in classe e sedutisi ai rispettivi banchi, Ruki approfittò dei minuti mancanti all’inizio della lezione per leggere il suo libro, mentre Mary frugò sotto il banco alla ricerca della penna di scorta che lasciava a scuola nel caso avesse perso o finito quella che stava utilizzando: trovò sia quella, sia un oggetto simile, che però, toccandolo attentamente, finiva con un grosso rigonfiamento morbido e… fresco.

Tirò fuori la biro e l’oggetto ignoto, sgranando gli occhi nel vedere una rosa bianca.

In ottobre?; e i pensieri delinearono nella mente la figura di Subaru. Sorrise dolcemente e ripose la rosa sotto il banco, dandovi un’occhiata per controllare meglio e scorse un biglietto che recava, in una calligrafia frettolosa e molto semplice, la seguente parola: Scusa.

 

 

- Subarucc-…

- NON CHIAMARMI IN QUEL MODO E SMETTILA DI RINCORRERMI!

Kou guardava spanciandosi dalle risate la scena di fronte ai suoi occhi, dal terrazzo: Subaru stava scappando da Mary e avevano probabilmente già percorso per la terza volta il perimetro dell’edificio scolastico; a far compagnia il biondo c’era Yui, che fissava i due con uno sguardo tra il divertito e il preoccupato, sapendo che una corsa del genere avrebbe creato problemi all’amica. Che infatti di lì a poco crollò a terra ansimando per la fatica e la difficoltà a respirare.

Ma era tutto pianificato.

Mary aveva deciso di correre così tanto apposta.

Sapeva che l’albino l’avrebbe soccorsa se fosse caduta.

Certamente si sarebbe fermato e l’avrebbe raggiunta per assicurarsi che stesse bene.

- O-oy! Daijoubu ka?! – come previsto, Subaru si affrettò verso di lei e si abbassò sulle ginocchia, chinandosi su di lei per sostenerla e aiutarla ad alzarsi in piedi; lei si slanciò su di lui con un ultimo, immenso sforzo e lo abbracciò stretto, facendolo arrossire come un peperone e boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.

- Subaru-kun! – esclamò la ragazza, intensificando la morsa.

Il vampiro alzò le mani per togliersela di dosso, esitante; infine le diede un paio di pacche sulla schiena, distogliendo lo sguardo verso l’alto, imbarazzato, e digrignando i denti, e restarono in quella posizione finché il fischio di Kou non lo incitò a staccarsi da lei in modo brusco, per indirizzargli mille imprecazioni e un pugno agitato al vento.

- Subaru-kun è un casanova~ ehehe!

- OY, IDOL BASTARDO! VIENI QUI A DIRMELO SE HAI IL CORAGGIO!

Mary rise e invitò i due a scendere e a unirsi a loro, ignorando l’occhiata scioccata dell’albino; il biondo non se le fece ripetere due volte e, presa in braccio una sorpresa Yui, saltò giù dal terrazzo, procurando uno bello spavento alla neo-vampira che, una volta poggiati i piedi a terra, barcollò ad abbracciare l’amica in cerca di conforto.

Nel frattempo, i vampiri stavano battibeccando come se non ci fosse un domani (?): le due fanciulle li esaminarono, mentre Subaru sbraitava come un forsennato e Kou passava in mezzo secondo da un’espressione scherzosa a una pesantemente infastidita; le due si scambiarono un’occhiata d’intesa.

- Diventeranno grandi amici, neh? – sorrise Mary.

- Mh, se lo dici tu… però certamente non si odiano – rispose Yui, osservandoli – Se si odiassero veramente o si ignorerebbero, o si sarebbero già uccisi a vicenda.

- Logica da vampiri, eh – rise nervosamente l’altra; l’amica la imitò, sudando freddo.

- Già… Anche se…

La mezza strega la guardò curiosa, notando il tono più serio.

- Io penso che i sentimenti non siano solo umani… Loro… dicono che i vampiri sono crudeli… sono freddi… non provano sentimenti “umani” – s’interruppe, prendendo fiato – Ma non sono d’accordo… Se anche gli esseri umani stessi possono essere crudeli, quando predicano tanto la pace, l’alleanza… allora anche i vampiri possono nutrire affetto, sentirsi felici… se le circostanze lo permettono.

Mary ritornò con gli occhi sui due vampiri che si stavano tenendo reciprocamente per la giacca; sorrise e alzò gli occhi verso il cielo, scuro e nuvoloso.

Dietro ci sono sempre le stelle.

Sì, sorella mia. Le sento cantare… E tu vedi. Vedi il Tutto e il Nulla.

- Siamo tutte creature… amiamo, odiamo… soffriamo, gioiamo… - mormorò.

Speriamo, crediamo… ci abbattiamo, ci inganniamo…

- Viviamo – aggiunsero contemporaneamente le due fanciulle.

Kou e Subaru si stavano guardando intorno, il primo ravviandosi i capelli e l’altro massaggiandosi il collo; all’improvviso tesero entrambi la mano l’uno verso l’altro.

- Ricominciamo… da capo? – borbottarono all’unisono.

E ripresero a litigare, imbranati com’erano.

 

 

- Shopping?

- Esatto, Neko-chan~ Andiamo!

E Mary l’indomani era stata trascinata dal biondo per una serata tra i negozi.

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Chapter 17 ***


Chapter 17

 

Scosse la testa due volte, lentamente perché sentiva di avere un lieve mal di testa, esprimendo il suo disaccordo con il parere che Kou: secondo lui, le sarebbe stato d’incanto il cappotto giallo canarino esposto in una vetrina.

- No. Mai.

- Neko-chaaan~ - si lagnò il biondo, tirandola per le braccia – Hai bisogno di vestiti carini e vivaci, i tuoi sono troooppo semplici!

Ma a me vanno bene così!, urlò disperatamente nella sua mente la ragazza, guardandosi dietro le spalle: con solo una sciarpa avvolta al collo, Yuuma stava sgranocchiando tranquillamente delle zollette di zucchero, Azusa stava cercando tra i vari negozi uno che lo interessasse, Ruki aveva un viso da far paura, tanto era seccato da quell’improvvisa e futile uscita.

O meglio: perché trascinare dietro tutta la famiglia quando Mary avrebbe potuto fare benissimo da sola?

Di questo passo, inoltre, avrebbero impiegato l’intero fine settimana prima che lei trovasse il capo d’abbigliamento che assecondava i suoi gusti: Kou continuava a portarsela dietro nei negozi più cari e frequentati, consigliandole giacche e soprabiti costosi e appariscenti, che non le piacevano per niente; e non riusciva mai ad alzare il dito per dire “Ma io voglio un semplice cappotto nero, o grigio” che il biondo la prendeva per mano e si catapultava da un’altra parte, una volta appurato che fosse inutile insistere con le sue proposte.

Rimasto indietro, Ruki gli gridava di fermarsi, poi costretto a recuperare il gigante pericolosamente incantato dal negozio di dolci che vendeva delle confezioni scontate di zuccherini colorati; il fratellino accelerava il passo per ricongiungersi alla mezza strega, come un pulcino segue la chioccia, strofinando il viso contro la sua spalla e avvolgendo le braccia intorno al suo.

Mary rabbrividì, mentre ignorava la recensione molto accurata da parte del biondo riguardo una giacca, chiedendosi se tutti gli idol o simili professionisti s’intendessero di moda; si strinse nella felpa, infreddolita, scorrendo con gli occhi sulle vetrine, cercando di resistere alla tentazione di fermarsi dai venditori di strumenti artistici e fare il rifornimento di colori acrilici e acquerelli.

A ben pensarci, ho finito i colori metallici…

Fu così che in un attimo di distrazione, durante il quale Kou veniva riconosciuto da due fan, Ruki chiudeva gli occhi massaggiandosi le tempie irritato e Yuuma salvava tempestivamente il barattolo di zollette che gli stava scivolando dalla mano, Mary e Azusa scomparvero. I tre fratelli prima si guardarono tra loro, poi esaminarono i dintorni e ritornarono di nuovo a fissarsi tra loro: il biondo impallidì, il gigante sgranò gli occhi e il maggiore… si rabbuiò spaventosamente.

Dopo una decina di minuti a rintracciare i due dispersi e a domandarsi perché non riuscissero a percepire il loro odore, s’incontrarono vicino a una panchina come prestabilito; solo che esattamente su quella panchina li stavano aspettando quelli che avevano cercato: Mary con un sorriso soddisfatto, avvolta da una pesante mantellina grigio scuro e con in mano un sacchetto di plastica con il logo del negozio “Colours 4 life”, e Azusa mezzo addormentato, la testa appoggiata contro la sua spalla e la mano intrecciata nella sua; il gigante scorse tra le mani di lei una scatoletta di medicinali per l’emicrania.

- Neko-chan! – esclamò inorridito Kou – L’hai comprata senza di me?! Nooo, quel colore è cooosì triste! - si lamentò, scuotendola per le spalle mentre lei rimaneva mite e contenta sulla panchina.

Yuuma sghignazzò, prendendola in giro per quell’espressione assurdamente serena; Ruki, invece di rimproverarli per essere scomparsi, esibì un ghigno compiaciuto, dichiarando che fosseora di tornare a casa, visto che l’obiettivo per cui erano usciti era stato conseguito. Il biondo dimenò le braccia per protestare, sudando freddo di fronte all’occhiataccia che gli venne rivolta dal fratello; il gigante borbottò che fosse davvero il caso di rientrare e con un cenno della testa indicò il vampiro beatamente assopito.

- Volevo... passare una piacevole serata con Neko-chan e i miei cari fratelli… visto che oggi non avevo impegni con il lavoro, né avevamo lezione… - mormorò il biondo, incupitosi improvvisamente.

Ruki socchiuse la bocca, incapace di rispondere, l’altro si massaggiò la nuca, guardando altrove con un lieve rossore sulle guance; Azusa aprì un poco gli occhi e sollevò la testa, fissando i fratelli con una smorfia assonnata, Mary sbatté le palpebre, pensierosa, per poi alzarsi in piedi e avvicinarsi a Kou.

Gli afferrò la mano, stringendola.

- Andiamo a mangiare qualcosa, Koucchi? A quest’ora di solito ceniamo…

Kou spalancò gli occhi, per poi allargare la labbra in un sorriso felicissimo.

- Sì! Offro io! – esclamò, saltando ad avvolgere un braccio intorno alle spalle di lei e con l’altro afferrando la mano di Azusa e tirandolo a sé, circondando anche le sue spalle, e procedette in direzione di un ristorante che frequentava durante le pause pranzo.

Ruki non si oppose e li seguì, abbozzando un piccolo sorriso, e Yuuma fece altrettanto, tranquillo; quest’ultimo si fermò solo un secondo per guardare indietro; le era parso di vedere una persona familiare, ma non ci fece caso più di tanto: il momento era troppo bello da rovinare con i suoi presentimenti.

 

 

- A te piace proprio tanto la nocciola… - bofonchiò Ruki, leggermente sconvolto dal triplo dessert della ragazza seduta alla sua destra: un bignè ripieno di gelato alla nocciola, della mousse alla nocciola e una piccola fetta di cheesecake con la crema alla nocciola.

Mary arrossì e borbottò che per un giorno si potesse esagerare, supportata alla sua destra da Kou, che aveva mangiato cinque piatti di vongole in bianco: aveva tutto il diritto di difenderla…

Azusa li osservava sgranocchiando dei biscotti allo zenzero, deluso che non fossero così piccanti come sperava, e leggermente risentito di non essere vicino alla sua Izanami; Yuuma, seduto tra il fratellino e il maggiore, scherzò sogghignando, staccando un pezzo del dolce di scaglie di caramello solidificato che aveva ordinato.

- Dopo non lamentarti se ti chiamo paffuta, ehehe.

L’acqua che aveva nel bicchiere gli arrivò in faccia.

- MESU-…

- Yuuma – lo silenziò in tempo Ruki, con uno sguardo che avrebbe terrorizzato il Diavolo; il gigante si morse le labbra, soffocando l’ondata di imprecazioni e insulti da rivolgere alla mezza strega che lo stava fissando con un sorriso innocente e allo stesso tempo con un luccichio compiaciuto negli occhi argentati.

- Izanami, i tuoi occhi – l’avvisò Azusa con un mormorio, perdendosi in quelle iridi luminose che ritornarono scure non appena Mary sbatté le palpebre.

- Neh, Neko-chan – parlò a un certo punto Kou, leccandosi le labbra sporche di quella panna che ricopriva il suo bicchiere pieno di gelato e frutta – Tu hai un gemello, giusto?

La ragazza annuì, ingoiando un cucchiaino di mousse.

- Come avevi detto che si chiamava? – continuò a interrogare il biondo, masticando un pezzo di ananas con un po’ di gelato al fiordilatte.

- Mark.

Ruki aggrottò la fronte, pensieroso, mentre mangiava il suo sorbetto al limone; Mary e Mark, perché cominciavano a suonargli tanto familiari quei nomi, messi insieme…? Rifletté poi, casualmente, che entrambi iniziavano con le stesse tre lettere e in tutto ne avevano quattro; sicuramente chi aveva dato loro i nomi non era stato molto originale…

- MARK FLYER?! – urlò improvvisamente Kou, facendo sobbalzare sulla sedia Azusa e quasi provocando il soffocamento di Yuuma con una zolletta andatagli di traverso; Ruki inarcò un sopracciglio e gli scivolò la porzione di sorbetto dal cucchiaino nella ciotolina.

La maggior parte dei clienti di quel ristorante li scrutarono silenziosi; la fanciulla stava sudando freddo sotto tutti quegli occhi, desiderando vivamente di sparire sottoterra.

- Ops… scusate, fufu~ - ridacchiò Kou, fingendo un sorriso innocente.

Qualcuno mormorò il nome del biondo e la parola “idol”, ma in breve tempo tutto l’atmosfera ritornò alla normalità; il maggiore dei fratelli gli scoccò un’occhiata glaciale e la mezza strega gli domandò il perché di quella reazione a dir poco euforica.

- Tuo fratello non è lo stesso che gestisce quel famoso blog di musica che sta avendo un successone? – Kou sembrava molto esaltato.

- Ah, quel blog… beh, non lo gestisce proprio lui, però dà le indicazioni necessarie per dirigerlo e scrivere i post... – precisò Mary, poggiando un gomito sul tavolo e il viso sulla mano, ammonita da Ruki che di gomiti sul tavolo non ne voleva assolutamente vedere.

Di Reiji ne basta uno e avanza pure, Ki-kun.

- Ah – commentò il biondo – Perché non lo gestisce direttamente lui? – aggiunse, ingoiando in un colpo solo una pallina di gelato alla crema.

- Animale – commentarono Ruki e Yuuma, disgustati dai modi del biondo; il primo si voltò verso il secondo, torvo, e iniziò una discussione su quanto anche le sue maniere a tavola non fossero il massimo e il gigante sentì una vena pulsargli dolorosamente.

- Kou, Mark è cieco – rispose Azusa al posto di Mary che confermò con un cenno della testa, specificando che fosse il loro amico Theo a occuparsi del sito; poi tacque, masticando lentamente la torta, pensierosa.

- Kachiku? – la richiamò Ruki, interrompendo la vivace conversazione con il gigante.

Sono qui con Theo, aneki.

Ci troverai in un negozio di elettronica accanto a una pizzeria.

Finite di mangiare con calma.

Sai che Theo ci mette tanto a scegliere ciò che gli serve.

La mezza strega sorrise e si rivolse a Kou.

- Koucchi, vorresti conoscere mio fratello?

 

 

Mary non ne poteva più delle domande curiose del biondo.

- Ma ti assomiglia? Quanto è alto? Come si veste? Ha un caratterino come il tuo? Qual è il suo colore preferito? Davvero sa suonare qualsiasi strumento? Ha successo con le ragazze? Ha il complesso della sorella?

- È anche lui paffuto? – sghignazzò Yuuma, tanto per affondare ancora di più il coltello nella piaga.

Le ultime due domande fecero pulsare una vena sulla fronte di lei e prima che sbottasse, Ruki le aveva piantato una mano sul retro del collo, massaggiandolo gentilmente per esortarla a non fare altre scenate in pubblico; la ragazza gonfiò le guance imbronciata, continuando a camminare a braccetto con Azusa, il quale dopo qualche minuto attirò la sua attenzione tirando delicatamente l’orlo della mantellina nuova.

- Azucchi? – lo guardò curiosa, seguendo con lo sguardo la direzione indicata dal dito che aveva alzato; sorrise e si staccò, accelerando il passo verso la persona che il timido vampiro aveva (bizzarramente) riconosciuto.

Aniki!

Aneki…

La sorella avvolse le braccia intorno alla vita di un ragazzo che ricambiò la stretta circondandole le spalle e appoggiando affettuosamente la testa contro la sua; era alto qualche centimetro di meno rispetto a Yuuma, indossava una larga giacca grigia con il cappuccio e semiaperta, tale che si vedevano altri strati di vestiti al di sotto. Portava un berretto color indaco sul capo, da cui sfuggivano alcune ciocche di capelli tinti di rosa che arrivavano probabilmente con le punte più lunghe alla base del collo, attorno a cui erano appoggiate delle cuffie con il lettore MP3 incorporato.

Restarono abbracciati per cinque minuti esatti; Ruki si schiarì la voce, distraendoli, mentre Yuuma avanzava qualche passo più avanti, con una smorfia stranita sul volto.

- Oy, siamo ancora qui, Mesubuta e Momo-kun.

I due gemelli si girarono nello stesso momento e li fissarono con la stessa, impassibile espressione sul viso: Kou si piegò in due dalle risate, Azusa strabuzzò gli occhi sorprendendosi della somiglianza, Ruki sogghignò e Yuuma si morse le labbra per non scoppiare anche a lui a ridere.

- Yuu-kun, si chiama Mark… - iniziò lei, girandosi con le spalle rivolte al fratello che le avvolse le braccia intorno, appoggiando il mento sulla sua testa.

- Non Momo-kun – concluse lui, con una voce molto sottile e delicata; se Ruki avesse potuto paragonarla a un’ immagine concreta, avrebbe detto che assomigliava a un petalo.

- Oooh! – Kou balzò in avanti, afferrando un mano (guantata) del ragazzo e stringendola – Piacere, sono Kou Mukami! Sono un tuo grande ammiratore, il tuo blog è davvero interessante e coinvolgente! – si presentò con un sorriso a trentadue denti.

- Ah, Kou Mukami l’idol, vero? – mormorò Mark, mantenendo lo sguardo fisso – Hai talento, ma hai una voce rotta.

Silenzio.

- Eh? – fece Kou, l’ombra del sorriso ancora presente sul volto, a occhi spalancati.

I fratelli ammutolirono: avevano come l’impressione che improvvisamente il gelo li avesse avvolti, nonostante fosse l’ultima settimana di ottobre. Mary si sentì profondamente tesa e telepaticamente rimproverò il fratello di non aver taciuto il suo parere.

Ops.

Aniki, baka!

Fortunatamente, Theo arrivò proprio in quel momento, causando un terremoto.

- CHOOO-HIMEEEEE!

Yuuma perse l’equilibro e cadde sul didietro; a Ruki scivolò di mano l’inseparabile libro; Azusa si massaggiò le orecchie piacevolmente sorpreso da quella voce che gli aveva quasi fatto sanguinare i timpani; Kou sbatté le mani sulle proprie, sentendo solo uno strano fischio.

Alcuni passanti si guardarono intorno, storditi; alcuni vetri dei negozi si erano crepati, i gatti miagolavano, i cani abbaiavano e le luci di certi lampioni lampeggiavano a intervalli irregolari; alcune macchine avevano rischiato di finire fuori strada.

I gemelli, al contrario abituati da anni a quel fenomeno e quindi ormai immuni, avevano entrambi schiaffeggiato sulle guance l’amico che era appena giunto da loro correndo, il quale poggiò una mano sulla testa e sorrise colpevole,  e si scusò mille volte chinando il busto.

Si voltò verso i quattro fratelli e rapidamente strinse la mani a ciascuno di loro, raccogliendo e restituendo il libro di Ruki e aiutando a sollevarsi da terra uno Yuuma che non sapeva più che pesci pigliare: finalmente aveva assistito alla cosa più strana successa nella sua lunga vita!

- Piacere sono Theo, il migliore amico di… - s’interruppe, precipitandosi dietro i gemelli e abbracciandoli entrambi dalle spalle – Markucchi e Cho-hime! – esclamò, sorridendo e stringendo affettuosamente i due; uno rimase impassibile, l’altra sbuffò con un sorriso e alzò gli occhi al cielo.

- Sei stato tu a causare quel terremoto? – chiese Azusa prima che potessero farlo gli altri, avvicinandosi alla nuova conoscenza che con un sorriso da ebete annuì, massaggiandosi la nuca – Puoi farmi anche del male? – domandò ancora con gli occhi che brillavano.

Mary si pose immediatamente tra i due, ignorando la faccia perplessa dell’amico, e prese per le spalle Azusa, rimproverandolo di smettere di cercare ovunque delle fonti di dolore fisico e pizzicandogli le guance come per placare la sua sete di sofferenza.

Nel frattempo, Kou rivolse un’occhiata indecifrabile a Mark, ovviamente ignaro, anche perché si stava concentrando su delle sorgenti sonore provenienti dai dintorni; Ruki lo osservava attentamente, assorto nei suoi pensieri: stava scavando nella sua memoria alla ricerca di qualcosa che lui stesso non sapeva ben definire…

Yuuma notò che, oltre alle altre piccole differenza come la statura e il collo più spesso, il gemello della ragazza aveva anche il taglio degli occhi leggermente diverso e, anzi, gli ricordava un po’ il proprio… e anche nelle sue iridi scorse quella pagliuzza verde che lui aveva.

- Neh, Theo-san… perché la chiami Cho-hime? – chiese il minore dei quattro fratelli a un certo punto, una volta che Mary smise di sgridarlo, mentre fissava quest’ultima dopo aver rivolto lo sguardo all’interpellato.

- Perché lei è la Principessa Farfalla! – esclamò, sfoggiando un sorrisone ancor più ebete del solito; la diretta interessata arrossì e di fronte alla smorfia confusa di Azusa e a quelle interrogative degli altri tre sospirò, alzando una mano.

Su un dito comparvero cinque farfalline, color lillà, bianco, grigio, verde chiaro e azzurro pastello: Kou spalancò gli occhi sorpreso, emozionandosi; Azusa sorrise lievemente, incantato dalla delicatezza di quelle creature; Yuuma si chiese ironico se quegli insetti avessero infestato per tutto quel tempo il suo giardino, sogghignando; Ruki fu abbastanza arguto da fare il collegamento “farfalle” e “telecinesi”, trovando una spiegazione, e allo stesso tempo la sua mente gli stava inviando dei segnali.

Aggrottò la fronte non appena un ricordo riaffiorò tra i suoi pensieri, insieme all’immagine di una donna dai boccoli bianchi…

- Oy… Kachiku… - la chiamò con un fil di voce, ma non fu udito perché Mary era impegnata a comunicare telepaticamente con il fratello; non aveva niente da perdere comunque, perché sarebbe arrivato alla conclusione di lì a poco.

- Cho-hime, a proposito, siamo con… ah… - cominciò Theo, interrompendosi nel vedere i gemelli impegnati nella loro conversazione segreta.

- Siete venuti con mamma? – Mary guardò l’amico, che annuì con un cenno della testa.

- Oh, conosceremo anche la mamma di Neko-chan?! – esclamò emozionato il biondo – Lei è una demone, vero? – continuò, cercando la risposta affermativa di tutti e immaginando nella sua testa come fosse l’aspetto della donna.

Ruki divenne tesissimo.

- La mamma di Izanami? – ripeté Azusa, anche lui entusiasmato; conoscendo la mezza strega, si aspettava una personalità dolce e amichevole (non aveva pienamente torto, ma qualcosa da ridire ci sarebbe stato…).

- Anche lei è la principessa di qualcosa? – scherzò il gigante, scompigliando i capelli alla ragazza che protestò al gesto, mentre il fratello spostava di poco il viso in direzione della sua voce, riflettendo da dove avesse già udito un simile timbro.

- Viene chiamata la Signora di Vetro, effettivamente… - brontolò Mary, stringendo con le mani il braccio del vampiro e cercando di toglierlo dagli amati capelli; rasarli a zero sarebbe potuta essere una soluzione? Poi però se ne sarebbe pentita… dopotutto Ryan… le aveva detto di farli crescere…

Aneki non pensare al passato. Mi diventi tutta malinconica e depressa.

Scusa. Quel rosa?

Volevo provare… non ti piace?

Ti dona meglio di quanto ci si potrebbe aspettare.

A te starebbero bene viola. O blu scuro.

Facciamo anche verde pino.

Nah.

Mentre stavano cercando di richiamare alla realtà i gemelli, i vampiri e Theo vennero interrotti dalla voce cristallina di una donna.

- Buonasera, cari. Theo, non urlare per piacere. Mary, mio fior di lavanda, dritta con la schiena. Mark, mio dolce usignolo, fuori le mani dalle tasche. E voi…

I vampiri sgranarono gli occhi, senza parole; finalmente Ruki ricordò tutto.

Davanti a loro, una donna poco meno alta di Mary stava loro rivolgendo un sorriso, gli occhi fieri e color acquamarina puntati su di loro; riconobbero quel viso chiaro e incorniciato da lunghi boccoli candidi, la veste color cobalto simile a un kimono lunga fino ai piedi e un soprabito color cremisi merlettato ai bordi, tonalità che richiamavano quelle del wagasa, l’ombrello tipico giapponese, a cui si stava appoggiando.

Era lei, la Signora di Vetro. Quella stessa donna che circa quindici anni prima era venuta a visitare Karl Heinz nella dimora dove erano vissuti temporaneamente. Fu solo in quel momento in cui compresero che la ragazza con cui avevano vissuto quelle settimane insieme e il ragazzo che avevano appena conosciuto non erano altri che quei due gemelli che lei si era portata con sé quel giorno, quei bambini di poco più di tre anni che, lei con i suoi occhioni vispi e lui con il suo viso timido e spaurito, si erano aggirati ovunque.

- Ruki-kun, Kou-kun, Yuuma-kun, Azusa-kun. È un piacere rivedervi, carissimi.

 

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Capitolo 19
*** Chapter 18 ***


Chapter 18

 

Ruki stava leggendo un altro paio di libri dell’ampia biblioteca di cui disponeva la villa; Karl Heinz lo aveva invitato generosamente a usufruire di quella collezione dei volumi intoccati e preziosi, dai contenuti misteriosi e pieni di conoscenza. L’odore della carta e del cuoio della rilegatura gli avevano impregnato piacevolmente le narici, finché le sue orecchie non aveva avvertito un rumore provenire dalla porta.

Aveva alzato lo sguardo, curioso di vedere in faccia colui o colei che lo aveva appena interrotto durante la sua lettura, ma bizzarramente non vede nessuno, pur essendo certo che vi fosse qualcuno, ne aveva sentito l’odore e aveva saputo individuarlo: questo perché aveva rivolto gli occhi troppo in alto; se li avesse abbassati, si sarebbe accorto di una coppia di bambini di poco più di tre anni avventurarsi all’interno della biblioteca.

Poi aveva sospirato, dandosi mentalmente dello sciocco e, alzatosi, si era diretto verso gli schiaffali alla sua destra, vicino alla scala che portava al soppalco dove erano custoditi i libri più antichi e interessanti.

Abbandonato sui gradini, con il viso tra le mani e i gomiti sulle ginocchia, aveva visto uno dei due intrusi, un bambino dai capelli scuri e lunghi fin sotto le orecchie, con la frangetta che per poco non copriva i suoi occhi scuri e persi nel vuoto.

- Ehi – lo aveva chiamato Ruki, avvicinandosi ancora un poco e guardandolo severamente; l’interpellato aveva alzato il viso tranquillamente verso di lui, come se si fosse aspettato il suo arrivo.

Era stato in quel momento che il vampiro aveva intravisto il vuoto negli occhi del piccolo, non rivolti direttamente verso i suoi: era cieco. Aveva sospirato un’altra volta.

- Siete i figli della Signora di Vetro? – aveva domandato; l’altro aveva annuito con un cenno della testa – Come mai siete qui dentro? – aveva chiesto ancora, guardandosi intorno alla ricerca di un’altra testolina castana, sicuro che fosse nelle vicinanze.

- Aneki adora i libri… - aveva risposto con una vocina lieve e delicata – è curiosa.

Ruki sogghignò, sbuffando.

- La curiosità uccide il gatto – aveva detto; in seguito aveva sentito delle manine aggrapparsi alla stoffa dei suoi pantaloni.

Aveva abbassato lo sguardo e incontrato un altro paio di occhi scuri che lo stavano fissando intensamente; la bambina aveva le labbra arricciate e le guance gonfiate, quasi imbronciata o offesa.

- Non riescono a prendere quel libro! – aveva alzato la manina, indicando il libro in questione che si trovava effettivamente su uno scaffale molto alto.

Prima che Ruki avesse potuto inarcare un sopracciglio e prendere in giro la bambina perché ancora troppo bassa per afferrare oggetti da luoghi alti, qualcuno aveva irrotto bruscamente nella biblioteca, sbattendo la porta e urlando:

- OI, MARMOCCHI! LO SO CHE SIETE QUA!

Riconosciuta la voce, il vampiro aveva, ancora, sospirato di conseguenza, massaggiandosi il setto nasale e preparandosi a rimproverare il burbero fratello che era arrivato di lì a poco e aveva fulminato con lo sguardo i due gemelli, nascosti dietro le gambe di Ruki, aggrappati ai suoi pantaloni con suo lieve fastidio.

- Yuuma, non urlare – gli aveva detto freddamente, indirizzandogli un’occhiata severa; il gigante si era massaggiato il retro del collo, protestando.

- Questi due parassiti stavano strappando dei fiori nel giardino!

- Erano già morti! – aveva ribattuto prontamente la bambina, facendogli la linguaccia e provocandogli un tic irritato all’occhio.

Ruki aveva la mano di fronte alle labbra, divertito dalla reazione della piccola; nel frattempo, aveva percepito gli altri due fratelli avviarsi in biblioteca, attirati dal baccano che i due stavano portando avanti litigando in merito alla morte o meno di quei fiori.

Il fratellino della bambina era rimasto dietro le sue gambe, lo sguardo basso e l’espressione mite e attenta, come un gatto quando è in ascolto.

Il vampiro aveva sospirato per l’ennesima volta (bastaaa), richiamando il fratello e schioccando un dito sulla fronte della bambina, che se la massaggiò imbronciata e mormorando un flebilissimo “scusa”; Ruki aveva sorriso compiaciuto e aveva camminato fino a quel scaffale per afferrare e consegnare il libro interessato alla piccola, abbozzando un sorriso divertito nel vederla sorridere grata e sedersi per terra per sfogliare il volume.

Si era chiesto come avrebbe fatto a leggere, sicuro che a tre anni non fosse possibile; esaminando attentamente il libro dall’alto, aveva capito che lei si sarebbe per il momento soffermata sulle figure illustrate, pur notando i suoi primi sforzi di leggere le lettere più grandi e maiuscole. Kou e Azusa erano arrivati, pieni di domande e ricevendo spiegazioni brontolate dal gigante; il bambino che, dopo l’allontanamento di Ruki si era seduto su un baule, li aveva osservati, cercando di memorizzare le voci e comunicando allo stesso tempo con la sorellina.

 

 

Ruki chinò la testa rispettosamente, salutando la donna di fronte a loro; Kou abbozzò un sorriso imbarazzato, memore di quella volta che aveva versato sui suoi vestiti un bicchiere di succo al lampone e che ancora non era riuscito a perdonarsi; Azusa sorrise contento e si avvicinò a lei per stringerle le mani, gesto ricambiato con sua grande gioia; Yuuma si massaggiò il collo, bofonchiando disperatamente qualche parola tra quelle più corrette da usare in una circostanza simile.

- Buonasera… signora…

- Buonasera, Yuuma-kun – rispose con più sicurezza la signora di Vetro, alzando il viso nella sua direzione e mantenendo quel sorriso fiero e calmo; si soffermò un attimo ad osservargli i lineamenti del viso e gli occhi, misteriosa  – … Ti vedo in forma!

Co le gote lievemente arrossate, il gigante fece un sorrisetto che si trasformò in una smorfia infastidita non appena Kou gli rifilò una dispettosa gomitata nel fianco.

- Azusa-kun, mio caro, ti tagli ancora – disse con voce leggermente severa al vampiro che gettò lo sguardo a terra, sussurrando che non potesse farne a meno – Sarebbe allora opportuno imparare a bendarti in modo ordinato e pulito, mio caro – gli accarezzò le mani ancora una volta, prima di lasciarle e avvicinarsi a Kou.

- Purtroppo non ho ancora avuto l’opportunità di ascoltare una tua canzone, Kou-kun, sono stata piuttosto impegnata… mi rincresce profondamente.

- Ah…! N-no, si figuri, signora di Vetro, n-non c’è bisogno di scusarsi… - balbettò il biondo, sinceramente intimorito dalla sua presenza seppur pacifica e benevola; o forse non riusciva proprio a dimenticare l’affronto di anni prima, per il quale Karl Heinz l’aveva rimproverato duramente, sebbene lei lo avesse perdonato di buon cuore.

La donna infine si rivolse a Ruki, non dopo aver represso uno sbuffo divertito nel scorgere il libro da cui non si separava mai.

- Ruki-kun, ti ringrazio per aver ospitato mia figlia in casa vostra. Mi auguro non abbiate avuto problemi di alcun tipo – aggiunse, assottigliando gli occhi di poco.

Mary stava per rispondere al suo posto, mentre il gemello aggrottava le sopracciglia come per dire “No, sorellina, non farlo”: la madre si girò verso di lei prima che potesse pronunciare una sola lettera.

- Non sto parlando con te, signorina. È scortese irrompere nei discorsi altrui, mio fior di lavanda.

La figlia rimase impalata sul posto, con un‘espressione per niente sorpresa né impaurita e non appena la donna ritornò sul vampiro, alzò gli occhi al cielo, comunicando telepaticamente le solite lamentele al fratello: da una vita sopportavano le manie di buona educazione della madre…

Intanto Kou rifletteva sull’appellativo riferito alla mezza strega, rendendosi conto per la prima volta da più di tre settimane che il profumo della ragazza in questione fosse davvero quello di lavanda; se Yuuma avesse potuto leggergli nei pensieri, gli avrebbe fatto un ironico applauso e regalato il mongolino d’oro.

- Si figuri – sorrise garbatamente Ruki – Non si preoccupi, non abbiamo avuto problemi…

Ruki e Mary si scambiarono uno sguardo che nascondeva una guerra mondiale in atto nelle loro teste; nel frattempo la signora di Vetro allargò il sorriso, soddisfatta, e si rivolse alla figlia, avvicinandosi ed esaminando una ciocca di capelli dopo averla delicatamente sollevata con le dita bianche come marmo.

- Mary, ci sono tante cose che devo ancora riferirti… ma faremo tutto con calma. Ho visto i figli di Karl nelle vicinanze e vorrei approfittare dell’occasione per rivolgere qualche parola a tutti voi, possibilmente.

La fanciulla sbatté le palpebre, sorpresa: non avrebbe mai immaginato che i fratelli Sakamaki uscissero insieme per una serata tra i negozi; sicuramente avvolti da un’atmosfera completamente diversa da quella che si era creata con i Mukami…

Scent of dried flowers~…

And I’m walking through the fog~...

Walking through the fog~…

Mi mancava “Labyrinth” di Elisa...

Vogliamo parlare di Jeff Buckley?

Oddio, ti prego, che divento malinconica…

- Mary, Mark! – li richiamò la madre, dopo dieci minuti che aveva scambiato altri convenevoli e piacevoli dialoghi con i quatto fratelli, mentre Theo fissava inebetito i due amici che si perdevano nei loro pensieri.

- Scusa mamma – dissero all’unisono, voltandosi verso di lei allo stesso momento; lei era l’unica persona oltre alla gemella su cui Mark riusciva a puntare correttamente il suo sguardo spento (causando la grande gelosia del padre, nonostante non fosse colpa sua).

La signora di Vetro sospirò e invitò tutti i presenti a seguirla in direzione di un locale dove si sarebbero ritrovati con gli altri vampiri, a cui aveva lasciato un messaggio tempestivamente; il come i Mukami l’avrebbe sognato, Theo l’avrebbe ingigantito, i gemelli… sudavano freddo all’idea dei mezzi di cui disponeva la madre per comunicare, avendoli provati letteralmente sulla propria pelle.

Della serie che anche se sei bloccato in bagno per forze superiori ti arriva il messaggio.

Inquietante.

E dicono a me che sento tutto.

Perché è bello sentirsi le voci dei morti che vogliono continuare a vivere mentre cerchi di dormire. Davvero bello.

Dormire senza te nell’altro letto è stato un supplizio.

Non dirlo a me. Mi sei mancato, aniki.

Anche a me, aneki.

- Mark, Mary, se vi intrattenete ancora una volta nelle vostre conversazioni mentali sarò costretta a procedere con le maniere forti.

Ruki sogghignò sadicamente, godendo della vista della mezza strega che obbediva un po’ malvolentieri alla madre; Mary gli scoccò un’occhiataccia.

 

 

Il silenzio regnava intorno ai fratelli Sakamaki e Yui, seduti di fronte alla signora di Vetro che aveva deciso di far accomodare ai suoi lati i fratelli Mukami e i figli; per essere più precisi, erano seduto in questo ordine: da una partes tavano Shuu, Subaru, Ayato, Yui, Reiji, Kanato e Laito, e dall’altra Yuuma (di fronte al biondo a cui aveva rivolto uno sguardo indecifrabile), Kou, Azusa, la signora di Vetro, Ruki, Mary e Mark.

Theo non si era unito alla tavola, preferendo stare in piedi “di guardia”, come aveva lui stesso detto. Era sempre stato abituato a stare in disparte in simili momenti: a scuola era sempre quello che metteva a posto la classe prima e dopo le lezioni, mentre i compagni chiacchieravano; nella casa dove viveva con gli amici, o aggiustava aggeggi meccanici o era impegnato altrove a svolgere la stessa attività, quando gli altri si riunivano durante i pasti o per dei brevi momenti di svago. Nonostante i sorrisoni e la sua allegria, era il più isolato di tutti, e i gemelli erano tra le poche persone ad aver avuto l’onore di passare più tempo con lui.

- Reiji-kun, è un piacere rivedervi… sono passati circa diciannove anni dall’ultima volta che ci siamo visti, nevvero? – parlò pacatamente la donna, fissando intensamente l’interpellato che deglutì, profondamente irritato che ella gli facesse quest’effetto.

- Non sbagliate, signora – rispose, cercando di mantenersi il più composto possibile – La seconda e ultima vostra visita risale al venti settembre di diciannove anni fa.

Mary fece un rapido calcolo mentale che allora sua madre era già in dolce attesa di loro; nel frattempo la madre annuiva e prima di procedere con il suo discorso, ricordò quei momenti…

 

 

Era entrata nella sontuosa dimora con passo deciso e veloce, giungendo tramite le indicazioni del maggiordomo al soggiorno dove la stavano aspettando Beatrix, Christa e i figli di Karl Heinz – aveva ringraziato Dio che come al solito non ci fosse, altrimenti avrebbe attuato un omicidio.

Entrando nell’ampia sala, era stata accolta calorosamente da Christa, che per il momento sembrava essere in perfetta salute mentale; purtroppo, centenni fa, aveva lei stessa assistito alla sua prima manifestazione di squilibrio psichico.

- Onee-sama! – aveva esclamato l’albina, andandole incontro con un sorriso pieno di entusiasmo e gli occhi lucidi di commozione: dopotutto erano tanti anni che non si erano più viste.

Che carina la mia Christa, mi considera ancora una sorella maggiore, aveva pensato la donna sorridendo affettuosa, stringendole le mani.

- Christa, che piacere rivederti. Come stai, mia cara?

L’albina, come raramente accadeva, aveva cominciato a conversare vivacemente con la demone, perfettamente a suo agio e quasi dimenticandosi di tutto quello che stava intorno a loro.

Mentre la vampira parlava, con la coda dell’occhio la Signora di Vetro aveva intravisto nell’ombra la figura del figlio che le stava osservando con un’espressione indecifrabile, pur scorgendo uno certo stupore nei suoi occhi; pensò che probabilmente la madre non fosse solita a comportarsi in quel modo e si sentì profondamente spiaciuta per il giovane.

Dopo qualche minuto era entrata nella stanza Beatrix, seguita dai figli Reiji, con un portamento elegante e corretto, e Shuu, il quale era palesemente seccato di dover presentarsi.

- Beatrix, che bel viso espressivo – aveva scherzato la donna, rivolgendole uno sguardo d’intesa; la bionda sospirò.

- La tua ironia è sempre la benvenuta – aveva mormorato, non proprio convinta delle sue parole, ma con quella peste di Cordelia il carattere della Signora di Vetro era un toccasana – è stato molto cortese da parte tua venire appositamente per farci visita, nonostante i tuoi impegni.

- Ah, non parliamo di impegni… dopotutto sono stata rinnegata dalla mia famiglia – aveva sorriso la donna; per un breve secondo gli occhi della bionda si erano velati di amarezza, ritornando inespressivi.

Intanto, anche i figli di quest’ultimi sembravano leggermente sorpresi: non avevano mai sentito la madre parlare in quel modo così… sereno?

- Voi siete Shuu-kun e Reiji-kun, giusto? – si era poi rivolta loro la demone, osservandoli con occhi misteriosi; il secondogenito aveva fatto un lieve ma rispettoso inchino.

- Sì, signora; è un immenso piacere conoscerla.

Il biondo si era limitato a un cenno della testa, guadagnandosi un’occhiata sprezzante da parte del fratello e un rimprovero pacato dalla madre, che non aveva degnato di un occhiata il secondo figlio: la Signora di Vetro si era segnata questo dettaglio in testa.

- Sembra quasi che ti sia sdoppiata in loro, cara Beatrix – aveva commentato, sarcastica.

La bionda l’aveva fissato intensamente, imitata dai figli, facendo sfuggire una piccola risata alla demone che in seguito si era di nuovo rivolta a Christa.

- Cara Christa, non mi hai ancora presentato tuo figlio.

- Subito, Onee-sama! – aveva sorriso l’albina, dapprima un po’ persa (la donna aveva temuto per un momento una sua crisi) – Subaru? Avvicinati…

Il figlio emerse dall’ombra lentamente, restando a debita distanza da tutti i presenti nella sala e rivolgendo un cenno del capo alla demone, sussurrando un flebile “Piacere”; la donna gli aveva rivolto un sorriso dolcissimo ed era avanzata decisa verso di lui, il quale era sobbalzato e si era guardato intorno in cerca di un’inesistente via di fuga.

Gli aveva afferrato le mani tra le proprie, stringendole.

- Guardami negli occhi quando mi parli e quando ti parlo, Subaru-kun.

Subaru aveva sgranato gli occhi, irrigiditosi, sentendo nelle viscere della sua anima una paura anomala risvegliarsi. L’aveva appena… minacciato?!

La Signora di Vetro aveva sorriso soddisfatta e si era allontanata.

- Dove sono i trigemini? – aveva chiesto, girandosi poi verso la porta dove erano comparsi gli interessati, compiaciuta – Tempismo perfetto, Ayato-kun, Laito-kun, Kanato-kun.

Il primo aveva sogghignato, esclamando:

- Certo che è perfetto, cosa vuoi aspettarti dal Grande Me!

- Nfu~ Ancora con quella storia, Ayato-kun… Piacere di conoscerti, comunque, Signora di Vetro~! – aveva detto Laito, con uno sguardo ammiccante e un inchino teatrale.

- Piacere… questo è Teddy… - si era presentato Kanato, fissando titubante la donna. Davvero questa donna era sua…

- Zietta, eh? Nfu~ - aveva bisbigliato il fratello, osservandola attentamente.

La Signora di Vetro aveva atteso qualche secondo prima di proferire parola, immersa nei suoi pensieri, iniziando una conversazione abbastanza tranquilla con alcuni di loro, mentre altri tacevano e ascoltavano, o ignoravano e guardavano disinteressati; non erano sfuggiti certi momenti di tensione, nati in particolare dall’interazione con i giovani.

Subaru si era sentito profondamente a disagio seppur sollevato nel vedere la madre serena per una buona volta; Reiji si era sentito fastidiosamente inferiore alla demone, che gli aveva fatto notare parecchie volte degli errori nelle sue maniere; Shuu aveva pensato che fosse troppo allegra per essere una donna di parecchi centenni; Kanato non aveva avuto più nulla da ridire, impegnato a ingozzarsi con i dolci che la zia aveva portato; Ayato si era sentito finalmente apprezzato, date le attenzioni della parente; Laito… non aveva saputo cosa pensare nei suoi confronti… era così diversa da...

lei, che era arrivata una mezz’oretta più tardi, rivolgendo alla sorella uno sguardo pieno d’odio che i figli mai avevano visto prima di allora.

- Tu – aveva sibilato con tono pieno d’astio.

- Cordelia! Sorellina mia… - aveva sorriso l’altra; i suoi occhi pieni di tutt’altre emozioni.

 

 

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Capitolo 20
*** Chapter 19 ***


Chapter 19

 

La donna fissò intensamente i trigemini, sorridendo.

- Ancora non sapete di chi io sia madre e…

Si rivolse ai due figli, non dopo aver chiesto cortesemente a Ruki di ritrarsi un po’ con la sedia.

- Voi non sapete di chi io sia sorella.

Mary e Mark per una frazione di secondo rimasero perplessi, per poi collegare tutto tramite quelle due frasi sibilline e i presenti; Laito, muto e immobile, percepiva il cervello suggerirgli qualcosa e Ayato e Kanato assunsero delle espressione confuse, il primo integrando uno sbuffo disinteressato.

- Sono la sorella maggiore della defunta Cordelia – e qui i gemelli videro una luce nascosta e sprezzante, ma malinconia, nei suoi occhi – e sono la madre di Mary e Mark.

Silenzio.

Reiji sbatté le palpebre, sgranando gli occhi; Shuu rimase a bocca aperta; Subaru aveva alzato le sopracciglio incredulo; Ruki era immobile e inespressivo; Yuuma guardava indifferente il bordo del tavolo; Kou borbottava che la parentela tra Mary e i “trigemidioti” non lo garbava molto; Azusa si mordicchiava il dito geloso (?); i trigemini stessi erano diventati statue dalle facce scioccate.

Mary si massaggiò il collo, schiarendosi la voce senza riuscir a esprimere qualcosa; Mark aveva il viso alzato verso il cielo, come se improvvisamente fosse stato attratto da qualche entità misteriosa e celeste; Theo sorrideva come un ebete; Yui, prendendo coraggio in mezzo a quell’imbarazzante silenzio, si rivolse alla Signora di Vetro, mentre un coro di voci nella testa della mezza strega intonava un canto lirico di lode alla neo-vampira.

- Questo significa che Ayato-kun, Kanato-kun e Laito-kun sono cugini di Mary-senpai e Mark-san, giusto?

La donna annuì con un cenno del capo, sorridendole.

- Esattamente. Mi dispiace solo di non essere mai riuscita a dichiararlo quanto prima, a causa dei miei impegni…

- Non preoccuparti, mamma – la interruppe improvvisamente Mary, quasi senza rendersene conto, congiungendo le mani in segno di scusa all’occhiata disapprovante della madre.

Ayato scoppiò a ridere.

- Non ci credo! Sono imparentato con una stregaccia…!

- E io con un megalomane idiota – brontolò in risposta la diretta interessata, poggiando la testa su una mano, annoiata, mentre il rosso protestava contrariato e Subaru sfoggiava un ghigno divertito.

- Parole sante – commentò l’albino, rivolgendo uno sguardo canzonatore al fratello che lo fulminò con un’occhiataccia.

- Ayato, Subaru – li richiamò Reiji, sistemandosi gli occhiali con un gesto nervoso – Non è questo il modo di porvi; rimandate le vostre zuffe a più tardi, senza ricorrere alle mani – sottolineò, cercando di scongiurare eventuali nuovi danni alla struttura della villa. Infine, si rivolse alla Signora di Vetro, che aveva assistito alla scena con un sorriso divertito sulle labbra.

Mi sembrano più legati tra loro, rispetto a quella volta…, pensò ella.

- Questo spiega il perché percepii altre forme di vita in lei, diciannove anni fa – disse, spostando lo sguardo sui figli della donna, la quale annuì ancora una volta.

- Eh~ Io e Bitch-…

- Laito-kun – la zia lo richiamò, sempre con il sorriso sulle labbra, ma con uno sguardo affilato e ostile; il vampiro scrollò le spalle e tirò giù il capello, quasi a voler nascondersi.

Mary gli rivolse un’occhiata malinconica, prima di incrociare gli occhi con quelli color oceano di Shuu, che da tanto la stava fissando, pensieroso: quel morso ben visibile e fresco sul collo lo infastidiva profondamente.

- Spero di non risultare indiscreto, ma sarei curioso di sapere di quali impegni stava parlando poc’anzi – Reiji fissò negli occhi la donna, cercando di mantenersi composto e di non lasciarsi sopraffare dalla tensione che provava in sua presenza.

- In parole povere, stiamo avendo qualche problema nel Regno dei Demoni – cominciò a spiegare lei – Alcune persone con cui avevamo stipulato degli accordi in passato si sono stancate di rispettarli e, dato che ero tra i moderatori all’epoca, sono tenuta a risolvere la situazione, insieme a vostro padre.

I sei fratelli raggelarono; la Signora di Vetro non se ne stupì per nulla, al contrario quasi se ne compiacque.

- Questo è il grosso problema da una parte; dall’altra, pare che ultimamente questa città sia stata meta di un paio di cacciatori…? – continuò, spostando gli occhi su Mary che con un cenno della testa confermò – Ebbene, mentre mancavano pochi chilometri all’arrivo, Mark ha percepito la presenza di parecchi altri cacciatori… Infatti, purtroppo, quando si ha a che fare con dei cacciatori, che uno li scacci via o li uccida, il risultato è sempre lo stesso: o il cacciatore sopravvissuto torna dai superiori ad avvisarli, o l’improvvisa scomparsa di egli allarma i colleghi che decidono di ispezionare il luogo.

Reiji assottigliò gli occhi e Ruki assunse un’espressione molto seria.

- Mendokusai… Vuole dire che dovremo essere più cauti a partire da adesso? – brontolò Shuu, massaggiandosi il collo stanco e roteando gli occhi al cielo; Yuuma inarcò un sopracciglio, chiedendosi se ci fosse almeno una cosa a renderlo più… vivo.

La Signora di Vetro sorrise, soddisfatta che il ragazzo avesse inteso il messaggio dietro le sue parole; il biondo sbuffò, seccato, non senza aver ricevuto un’occhiata sprezzante dal fratello con gli occhiali come al solito.

Ayato sbottò, protestando che non fosse così debole da non poter contrastare eventuali cacciatori: dopotutto tra vampiri e umani, la forza dei primi era indiscutibilmente superiore; Subaru e Kanato si ritrovarono d’accordo con le sue parole, precisando infastiditi che non si trattasse solo di “Ore-sama”.

- Alcuni di loro non sono completamente umani e altri hanno acquisito dei poteri tramite modifiche genetiche – ribatté Mary,  alzando improvvisamente il tono della voce, quasi fosse stata improvvisamente innervosita da qualcosa.

I fratelli Mukami, i Sakamaki e Yui spalancarono gli occhi e fissarono senza parole la ragazza, stupiti da quell’insolito brusco intervento, essendo abituati a una personalità più calma e agitata solo in certe particolari situazioni, tra cui sicuramente non rientrava quella del momento.

- Il cacciatore che era con Richter aveva delle capacità anormali e quella che ho incontrato circa un mese fa con loro – continuò, indicando con un cenno del capo i quattro fratelli – era figlia di streghe abusate.

Reiji ripeté le ultime due parole con uno sguardo interrogativo, domandandole di spiegargli a chi si stesse riferendo; la Signora di Vetro, captato il disagio della figlia, sviò un attimo l’attenzione, rivolgendosi a Yui e a Mary.

- Ragazze, forse non sarebbe male per voi passare un po’ di tempo insieme, che dite? Vi vedete solo a scuola, sarà rilassante girare in città come vere amiche fuori dalle mura scolastiche.

Le due in questione si scambiarono un’occhiata, la neo-vampira leggermente intimorita dall’invito che sapeva più di un ordine (avendo vissuto con i vampiri, ormai sapeva riconoscere la differenza) e l’altra riconoscente alla madre per aver sorvolato sull’argomento che stavano quasi per affrontare; entrambe s’alzarono, non senza un coro di proteste da parte di Ayato, e si allontanarono, dirigendosi verso l’uscita del locale.

- Theo, Mark, sorvegliatele – raccomandò infine la donna agli altri due giovani.

Il primo con il solito sorrisone da ebete acconsentì e si congedò; l’altro sembrò svanire, ma a giudicare dallo spostamento d’aria capirono che si era mosso alla massima velocità.

- Tornando a noi… - cominciò la donna, guardando negli occhi uno a uno i vampiri.

Prima di parlare con Mary, devo provare a placare gli animi a questi giovani.

- Ho delle cose molto importanti da discutere, e vi riguardano.

 

 

- Perché sei qui? Vuoi dimostrare che sei una figlia degna dei nostri genitori?! – aveva urlato Cordelia, una volta che si era chiusa in una stanza con la sorella maggiore, per “parlare” in privato. La vampira dagli occhi verdi e astiosi aveva pensato che poi avrebbe dovuto punire Ayato, avendo percepito la sua presenza dietro la porta, intento a origliare con Kanato e Laito (ai quali ovviamente non avrebbe obiettato nulla); sebbene lui fosse abbastanza grande, ciò non l’avrebbe trattenuta dal rimproverarlo con le dovute maniere.

La Signora di Vetro aveva abbozzato un sorriso e chinato il capo, esaminando i motivi ricercati delle piastrelle; non aveva scartato la possibilità che sua sorella scoprisse fin dal primo momento che fosse in dolce attesa, né tantomeno l’eventuale “discussione” per coinvolgere il fragile rapporto che avevano in famiglia.

- Sono gemelli, vero? Emani lo stesso odore che emanavo io… - aveva mormorato la vampira, stringendo le mani sui fianchi: sapeva che la sorella maggiore, essendosi sposata con un mago, avrebbe avuto più possibilità di partorire degli ibridi… e quindi…

- Mary, Mark.

Accarezzandosi il ventre, la donna dai boccoli candidi aveva pronunciato i due nomi. Di fronte a lei, la sorellina dagli occhi verdi come l’invidia, l’aveva fissata accigliata, con odio.

- Anche se partorissi Izanami… nostro padre non ti noterà. Sei la sua vergogna… ha preferito me che non sono nata demone! – aveva sbottato, acidamente.

La donna con gli occhi limpidi l’aveva guardata impassibile, per poi girarsi.

- Non mi importa, sorella. Io vivrò per me. Non per gli altri – aveva sussurrato, nella sua voce un’impercettibile incrinatura, quasi malinconica; infine si era allontanata, per ritornare da Beatrix e Christa al fine di salutarle.

Cordelia si era morsa il dito, frustrata; avrebbe dovuto essere lei a partorire Izanami, non la sorella maggiore ripudiata dal loro stesso padre per le sue idee anti-conformiste: in questo modo lei avrebbe rischiato il suo posto di favorita e la Signora di Vetro l’avrebbe sostituita, avendo dimostrato la sua superiorità rispetto a lei, seppur malvolentieri da parte della famiglia.

Invece no. Tre maschi inetti le erano toccati.

- AYATO! – aveva gridato; il figlio interpellato si era irrigidito nel suo nascondiglio, ben sapendo cosa lo avrebbe atteso; intanto, nel profondo del suo cuore, aveva già cominciato a pianificare la sua cruenta ribellione, stanco di quelle sevizie…

 

 

La Signora di Vetro osservò i giovani dai visi pensierosi e leggermente a disagio, i fratelli Mukami compresi; la donna aveva deciso di cominciare con la questione riguardante Eve e Izanami, spiegando le intenzioni di loro padre come l’aveva esposto nella lettera indirizzata alla figlia (evitando possibilmente altre nuove critiche rivolte a Karl Heinz, dato che sapeva che i quattro figli adottivi tenessero particolarmente al rispetto nei suoi confronti).

Se c’era una persona che sembrava godere della novità, si trattava di Ayato, il quale sfoggiava un sorrisetto compiaciuto e sicuro di sé.

- He, non c’è problema! – esclamò, alzandosi in piedi e poggiando le mani sul tavolo – Io e Chichinashi siamo i designati Ibu e Adamu! Certamente i miei successori saranno i migliori (ma sempre meno di me)!

Reiji,Shuu, Ruki e Kou si massaggiarono le orecchie alle sue parole in inglese storpiato; il rosso non era mai stato un granché in inglese...

- Ma se Ibu è a posto… la stregaccia? – continuò Ayato, guardando i presenti perplesso e poi sogghignando – Chi vuole la stregaccia?

Kou scoccò un’occhiata maliziosa al fratello maggiore che ricambiò lo sguardo con un’espressione che il biondo pensò di paragonare a quella di Satana infuriato, facendosi piccolo; Azusa, compresa la ragione dietro quello strambo modo di comunicare, arricciò le labbra colto da una piccola gelosia.

I Sakamaki, intanto, si erano tutti girati a guardare Shuu, il quale aveva inarcato un sopracciglio e sospirato, massaggiandosi il collo e preparandosi a brontolare il suo parere contrariato (o tale voleva farlo apparire).

- Non guardate me…

- Certo che non dovete guardare quest’idiota – lo aveva interrotto Yuuma bruscamente, alzandosi in piedi e fissando con astio il biondo più anziano di lui, che s’irrigidì prima di alzare infastidito gli occhi verso l’altro.

- Nessuno ha chiesto il tuo parere.

- Hah! Come se me ne fregasse qualcosa, Neet!

- Allora perché sei intervenuto, marmocchio? – aggrottò la fronte Shuu, ancora più irritato; il gigante sentì una vena pulsargli dolorosamente e sbatté le mani sul tavolo, sbottando aggressivamente contro il primogenito della famiglia Sakamaki.

- A CHI MARMOCCHIO, TESTA DI CA-…

- Yuuma! – lo richiamò Ruki, in quel momento nervoso per l’atmosfera tesa che si era creata; gli altri si erano scambiati qualche sguardo interrogativo sull’inspiegabile dialogo tra il biondo violinista e il gigante, e la Signora di Vetro aveva osservato la scena con un viso impassibile e l’occhio attento a ogni singolo dettaglio.

- Oi~ non c’è bisogno di essere così violenti, nfu~ Un Subaru basta e avanza.

- CHE DIAVOLO VAI A DIRE, HENTAI DEI MIEI STIVALI!

Prima che Subaru si avventasse fisicamente su Laito e Yuuma e Shuu passassero alle mani (perché nel frattempo avevano continuato a litigare con Azusa che attendeva il momento giusto per mettersi in mezzo e beccarsi in pieno un pugno), Kou aveva alzato la voce:

- Reiji-kun, perché ridi~? – aveva domandato al suddetto vampiro con voce giocosa e allo stesso tempo furba, avendolo colto in flagrante mentre sorrideva di nascosto di fronte al bisticcio tra il fratello maggiore e quel vampiro di cui aveva riconosciuto il volto…

Il giovane si era sistemato gli occhiali, schiarendosi la voce non appena tutti gli sguardi erano caduti curiosi sulla sua figura, in attesa di una spiegazione; Shuu lo stava fissando a occhi sgranati, in quanto aveva un brutto presentimento al riguardo, e Yuuma lo scrutava intensamente, certo che vi fosse qualcosa di strano tra loro, un qualcosa che li legasse in qualche modo.

- Sembrava quasi che gioissi nel vedere Shuu-kun e Yuuma-kun litigare… - aggiunse Kou, incurvando ancor di più il suo sorriso e, dietro la frangia di capelli, il suo occhio destro divenne rosso.

Reiji si concesse cinque secondi di riflessioni prima di sfoggiare un sadico sorriso e spiegarsi.

- Trovo alquanto esilarante che i due stessi qui presenti fossero grandi amici un centennio fa… e ora sono peggio di cane e gatto - i suoi occhi si illuminarono di malizia, soffermandosi sulla figura di Shuu, apparentemente indifferente ma scongiurante negli occhi, e di Yuuma, che stava registrando e collegando nella sua testa il necessario per comprendere quell’osservazione.

Il gigante ammise di non ricordarsi nulla del proprio passato, cosa al quale Reiji reagì rispondendo che forse era meglio così, dopo l’incendio che aveva distrutto il villaggio in cui aveva vissuto con la famiglia; il biondo sgranò gli occhi e cominciò a sudare freddo, agitato.

- Reiji… taci.

- Non provarci nemmeno, Neet! Ho diritto di avere delle risposte! – gli ringhiò contro Yuuma, afferrandolo per il colletto del cardigan, mentre il vampiro con gli occhiali si godeva la scena – Dimmi cosa è successo in passato! Eravamo grandi amici, giusto? E poi?! Perché c’è stato quell’incendio? E perché non mi hai mai detto nulla?! HAH?!

Shuu digrignò i denti e chiuse gli occhi, sforzandosi di trovare l’energia per rispondere e soprattutto le parole da riferire.

- … perché è colpa mia. Non volevo più saperne nulla di te… un mero essere umano… ho appiccato io l’incendio, quella volta.

Un silenzio glaciale piombò nella stanza.

Il biondo abbassò lo sguardo, non facendo caso al lettore MP3 staccatosi a causa della poca delicatezza di Yuuma, che lo stava fissando incredulo e scioccato; Reiji spalancò gli occhi e quasi ribatté, ma venne preceduto da Kou che sbatté le mani sul tavolo, alzandosi furioso.

- MENTI! Non è vero che hai appiccato l’incendio! Nonmentire! – sibilò a denti a stretti al vampiro che stava per ripetere che fosse stato lui la causa di tutta quella tragedia.

Gli altri vampiri a quel punto si stavano tutti scambiando delle occhiate perplesse, chi più o meno a disagio in mezzo a tutto quel trambusto; la Signora di Vetro non parlava: la faccenda riguardava esclusivamente loro, perciò non sarebbe intervenuta.

Il gigante guardò in faccia Shuu.

- Perché diavolo hai mentito, Neet?

- É…  comunque colpa mia. Se avessi evitato di frequentarti, avresti potuto salvarti…

- No, NO! – gridò Kou, incollerito più di prima, mentre Ruki sospirava spossato da quel momento – Stai mentendo a te stesso! Lui! – indicò con un dito Reiji, che aggrottò la fronte accigliato – È stato lui ad appiccare l’incendio!

Shuu e Yuuma si voltarono a guardare il giovane che con un gesto rigido e lento si sistemò gli occhiali sul naso.

- Reiji, tu…?

- Sei stato tu, quattr’occhi?

Il silenzio seguì e la temperatura ambiente sembrò diminuire drasticamente a causa della tensione.

- Basta così – fu la voce della donna a interrompere quel silenzio – Avrete modo di portare avanti questa questione in un momento più opportuno e riservato e, mi raccomando, senza passare alle maniere forti – assottigliò gli occhi su Yuuma che spostò lo sguardo altrove.

- È stato un piacere rivedervi e credo che non passerà molto tempo prima che ci incrociamo di nuovo – sorrise enigmatica, per poi rivolgersi ai trigemini – prima di congedare tutti, vorrei un attimo scambiare due parole con voi. Seguitemi.

La donna si alzò e si avviò verso un angolo isolato del locale, dove si accomodò su una poltrona e i tre vampiri presero posto sul divano di fronte a lei, un po’ sotto pressione.

Nel frattempo, Subaru, Kou e Azusa li osservavano curiosi, mentre Ruki si assicurava che tra Yuuma, Shuu e Reiji non scoppiasse il pandemonio: i tre di fatto di stavano scambiando delle occhiate in cagnesco, il biondo limitandosi poi a chinare il capo e ignorare tutto, anche il forte dolore che percepiva nel petto.

 

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Capitolo 21
*** Chapter 20 ***


Chapter 20

 

Mary aveva passato una piacevole serata in compagnia di Yui, e di Theo e Mark sebbene le avessero guardate da lontano per la maggior parte del tempo, stando alle loro spalle. Aveva notato, tuttavia, gli sgurdi d’intesa che Theo aveva rivolto all’amico di frequente, il loro dialogare quasi preoccupato ed esitante, le loro espressioni di disagio; il gemello non le aveva comunicato molto telepaticamente, facendola insospettire non poco e sentire alquanto frustrata.

Certamente le stavano nascondendo qualcosa, ed esitava a rivelarle ciò per chissà quale timore.

Sulla via del ritorno al locale dove erano rimasti i vampiri e la Signora di Vetro, le ragazze con in mano una busta ciascuna con il regalo che si erano fatte a vicenda, Mary lanciò mentalmente un richiamo al fratello, domandandogli se ci fosse qualche problema; si era pure voltata dopo un minuto di silenzio da parte di lui e lo aveva guardato torva, spaventando più Theo ch’era impallidito e aveva voltato altrove lo sguardo, nervoso, mentre Mark era rimasto immobile, i suoi occhi spenti fissi nel vuoto; Yui spostava lo sguardo da un presente all’altro, confusa e interrogativa.

- Non avete nulla da dirmi? – chiese la mezza strega, alzando il tono gelido; l’amico si massaggiò il collo come gesto per placare il panico e balbettò ce non vi fosse nulla di importante da riferirle.

Mary li fissò poco convinta e più severamente.

- O forse non è ancora il momento opportuno per dirtelo – tentò di nuovo di dissuaderla dall’insistere Theo.

- Va già meglio. Aspetterò.

Ignorò i sospiri sollevati dei due giovani e riprese a camminare, tranquillizzando con una pacca sulla spalla la bionda e riprendendo a loro conversazione riguardo le razze feline che conoscevano.

Appena furono di fronte alla porta d’ingresso, da questa uscirono Shuu, Reiji e Subaru, seguiti dai fratelli Mukami.

- Mi madre vi ha congedato? – chiese la ragazza, un po’ canzonando la madre con i termini formali che era solita usare; non le sfuggì la tensione tra Yuuma e i due primogeniti di Karl Heinz, annotandosi di scoprire qualcosa più avanti.

- Mh – annuì Ruki – Per quanto ci riguarda possiamo rientrare. O preferireste passare la notte da noi? – chiese rivolgendosi a Theo e Mark.

Il primo scosse la testa, sorridendo:

- La Signora di Vetro ha chiaramente stabilito che saremmo partiti stanotte stessa.

- Peccato, buon viaggio allora – sorrise cortesemente Ruki, mentre Mary gli rivolgeva uno sguardo stranito inarcando un sopracciglio.

- Dove sono Ayato-kun e gli altri? – chiese nel frattempo Yui ai tre fratelli Sakamaki di fronte a lei; Reiji le rispose che erano rimasti dentro con la Signora di Vetro e, prima che la bionda potesse domandare il motivo, specificò di essere all’oscuro della ragione di ciò.

Mary aggrottò la fronte e arricciò le labbra, incuriosita da quel dettaglio, e pensò se per caso sua madre non avesse voluto chiarire il rapporto conflittuale tra la madre dei trigemini e gli stessi. Ebbe conferma alla sua ipotesi nel momento in cui i suddetti uscirono dal locale con dei musi lunghi e delle facce che parlavano da sé: “non parlateci, parliamo macaco” (?); dietro di loro, la donna dai boccoli di neve sfoggiava il suo solito sorriso mite e si avvicinò ai gemelli e a Theo, rivolgendosi alla figlia.

- Mio fior di lavanda – le accarezzò una gote con le dita, con un tocco quasi fantasma – ci vedremo molto presto.

Ma non avevi qualcosa da dirmi…?, pensò subito la fanciulla, perplessa; il fratello finalmente riprese la loro comunicazione telepatica per riferirle un ulteriore messaggio da parte della madre.

Ha deciso di rimandare a un altro momento quel dettaglio. Io non so nulla.

Però anche tu nascondi qualcosa!

Meh.

Quando torno a casa faccio i nodi alle corde dei tuoi strumenti.

Nuuuuu.

La Signora di Vetro richiamò i figli, di nuovo cimentatisi in una delle loro conversazioni lontane dal mondo esterno, e rivolse gli ultimi saluti alle due famiglie, facendo tante raccomandazioni e augurando a Yui di non riscontrare problemi con la sua nuova vita da vampira; in ultimo, si fermò davanti alla figura imponente di Yuuma, esaminandolo intensamente, tanto che il gigante sudò freddo.

- Perdona il mio poco garbo, ma sono sicura che i tuoi lineamenti sono troppo particolari per non essere stati ereditati dagli stessi parenti di mio marito. E quindi dei miei figli – sorrise, lanciando un’occhiata ai gemelli e soffermandosi in particolare su Mark – Il taglio dei vostri occhi è unico; solo i maschi della famiglia di mio marito lo hanno… e solo i membri della stessa hanno quello sprazzo di verde nell’iride.

Yuuma tacque, non sapendo come rispondere.

 

 

Una volta tornata alla dimora dei Mukami, fatte tutte le cose in bagno, cambiatasi nel pigiama, e scartato il dono da parte di Yui (un set completo di pennini per l’inchiostro, azzeccatissimo; lei aveva regalato alla biondina una scatola ingegnosissima dotata di diversi e nascosti scompartimenti), Mary si era lanciata sul materasso, sprofondando a pancia in già nelle coperte, assonnata e spossata.

Se tutte le uscite con Kou doveva prevedere “imprevisti” come quello, allora la prossima volta avrebbe rifiutato la proposta, probabilmente…

Sentì bussare alla porta e grugnì, seccata, comunque dando il permesso a quella persona di entrare; era certa che si trattasse di Yuuma, dal suono strascicato e pesante dei suoi passi sul pavimento, e soprattutto dall’enorme dislivello che percepì crearsi quando a che questo si buttò sul letto accanto a lei, mugugnando un monosillabo senza senso di stanchezza.

- Non so se sono rincretinito o cosa, ma penso di aver capito che potremmo essere parenti? – lo sentì parlare e socchiuse un occhio per osservarlo: il gigante era disteso di fianco, rivolto verso di lei, palpebre serrate ed espressione rilassata, la testa appoggiata sul braccio piegato; l’altro era abbandonato tra loro sulle coperte.

- Mamma dice che dovresti essere fratello di un mio bis-e-qualcosa nonno. Si chiamava Abel…

Yuuma aggrottò la fronte e sembrò riflettere profondamente, ripetendo sulle labbra quel nome; sospirò.

- Non mi dice nulla…

E poi tacque, aprendo gli occhi e assumendo un’espressione turbata; la guardò.

- Tu sapevi… che io e quel Neet ci eravamo conosciuti da bambini?

Questa volta fu Mary a tacere per un attimo, prima di rispondere.

- Lo avevo sospettato. Sapevo che aveva perso un caro amico umano in un incendio… e poi, quando tu sei comparso…

- … Capisco.

Il vampiro si girò sulla schiena e incrociò le braccia dietro al testa, scavando con gli occhi dei percorsi immaginari sul soffitto; Mary lo imitò, con la differenza che poggiò le mani sul ventre e chiuse gli occhi. Lo udì borbottare che pareva che fosse stato Reiji ad appiccare l’incendio al villaggio dove era vissuto in passato, secondo l’occhio di Kou; in seguito, dopo una lunga pausa, aggiunse che non riusciva a capire perché il biondo si fosse caricato sulle spalle la colpa, ingiustamente. Per lui, Shuu si era fatto troppi problemi; e soprattutto non li aveva affrontati nel modo giusto.

La ragazza abbozzò un sorriso, d’accordo con le sue ultime parole.

Yuuma, qualche minuto prima di addormentarsi, le chiese se fosse ancora innamorata di lui.

- Oh sì. Mi manca…

Ed entrambi caddero nel regno dei sogni.

 

 

Mary stava soffrendo di un’emicrania indescrivibile fin dal risveglio: durante l’intervallo, decise di dirigersi velocemente in infermeria, speranzosa che un riposino di qualche minuto le avrebbe alleviato il dolore anche di poco.

Ovviamente, se mai aveva incontrato il biondo dagli occhi color oceano tutte le volte che aveva pensato di vederlo; questa volta, scordatasi la possibilità che potesse trovarsi lì a ronfare come al solito, si immobilizzò a fissarlo, non appena chiuse la porta dietro di sé.

Il vampiro ricambiò lo sguardo sorpreso (o inorridito?) con occhi spalcanti, prima di brontolare a monosillabi e sospirare seccato.

Felice di rivederti anche da parte mia, pensò ironica.

La situazione si rilevò alquanto imbarazzante: la ragazza era ancora ferma sul posto e si guardava intorno nervosa, cercando in tutti i modi possibili una scappatoia, allo stesso tempo trovandoli tutti infattibili o sciocchi; Shuu si massaggiava la nuca, mugugnando, anche lui indeciso sul da farsi.

E alquanto infastidito dal forte odore che lei emanava, così vicino dopo tanto tempo che l’aveva osservata da lontano (spesso rischiando di farsi spezzare l’osso del collo da Yuuma).

Poi, Mary ebbe l’illuminazione. Non così tanto geniale…

- Shuu-san… - lo chiamò, facendole girare verso di lei malvolentieri, costretto a vedere la sua figura che tanto lo attraeva al punto da fargli sentire un certo prurito alle mani – Cosa è successo ieri sera tra te, Reiji-san e Yuu-kun?

Inizialmente il biondo inarcò un sopracciglio all’ultimo nome, poi collegandolo a Yuuma e fraintendendo su una loro possibile relazione, ingelosendosi; in un secondo momento, rifletté sulla domanda che gli era stata posta e grugnì infastidito.

- Non ti deve importare. Sono cose passate che non avrebbero dovuto essere state tirate in ballo… - sibilò, digrignando i denti; il comportamento di Reiji lo aveva irritato profondamente, pur non biasimandolo per la causa che lo aveva portato ad agire in quel modo in passato: dopotutto la madre l’aveva trascurato ingiustamente, con tutto il duro lavoro che aveva portato avanti per renderla fiera di lui…

- Ma Yuu-kun vuole sapere… ne sono sicura, sente che gli manda qualc-…

- NON HA BISOGNO DI SAPERE!

Mary sobbalzò, sgranando gli occhi: Shuu non aveva mai alzato la voce contro di lei e ricordava di non averlo mai sentito gridare con altri…

- Edgar è morto per colpa mia! – continuò Shuu, abbassando leggermente il tono ma rimanendo furioso - Sono stato io a continuare a frequentarlo, nonostante sapessi che vampiri e umani insieme non convivono se non uno a discapito dell’altro! Reiji ha appiccato l’incendio? È sempre colpa mia! – la sua voce cominciò a incrinarsi e parlò più velocemente, dando libero sfogo a tutti i pensieri che lo aveva tormentato per tanti, lunghi anni - Se non avessi continuato a incontrarmi con lui, Reiji non l’avrebbe mai fatto! Se non lo avessi portato quella volta ad assistere a una festa in ballo, non sarebbe stato umiliato! Se non l’avessi conosciuto, quel cagnolino non sarebbe mai stato portato via! È un bene che abbia dimenticato! Ha una nuova vita ora, meglio così…

- NON STA AFFATO BENE E TU SEI UN GRANDISSIMO CODARDO!

Shuu spalancò gli occhi, preso alla sprovvista dall’inaspettato sbottare di lei.

- Yuuma ha sofferto dopo che si è risvegliato senza ricordi, sia perché non aveva un’identità, sia perché pur rifacendosi una nuova vita, ha comunque dovuto affrontare altre dolorose difficoltà! Se avesse almeno delle risposte al suo passato oscuro, almeno avrebbe qualcosa a cui aggrapparsi! Tutti hanno bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, nella vita, Shuu! – dichiarò esasperata, mentre alcune lacrime le scivolavano lungo le guance – Tu non hai fatto nulla, ti sei lasciato affogare in un mare di amarezza, non hai nemmeno provato a cercare un ancora di salvezza in qualcosa! Tu non vuoi che Yuuma sappia perché non vuoi affrontare la cosa, non perché pensi che Yuuma rimarrà ferito in qualche modo!

Le ultime parole furono come migliaia di pugnalate al petto di Shuu, che indietreggiò sconvolto da quella sepolta consapevolezza, incapace di accettarla; schioccò la lingua, frustrato, e ribatté, prendendola per le spalle in uno slancio di aggressiva emotività.

- Come puoi dire una cosa del genere? Non puoi capirmi!

- Posso capirti benissimo invece! Perché anch’io sto commettendo l’ennesimo errore!

- Eh…? – il biondo la guardò confuso, mentre lei abbassava lo sguardo piena di vergogna, singhiozzando.

- Non ho mai accettato i miei poteri! Non ho mai accettato di aver ucciso i genitori di Claire… Rose-senpai… anche se era stato per una causa “giusta”, in verità era per un mio desiderio egoista di eliminarli, dato tutto l’odio che avevo provato per loro. Allora sono fuggita per non voler averci più a che fare, per dimenticare, ma continuano a tormentarmi… gli incubi del passato, e io non riesco ad affrontarli perché anch’io sono codarda! – ammise dolorosamente, piangendo, mentre il vampiro la fissava senza parole , sconcertato - E non voglio essere Izanami, non l’ho mai accettato… mi sembra una responsabilità troppo grande da reggere…!

Il silenzio piombò su di loro.

Dopo quell’improvvisa e incontrollata confessione, Mary si asciugò freneticamente gli occhi con le maniche della divisa, voltandosi di schiena e apprestandosi a uscire dall’infermeria.

A lenti passi, singhiozzando, il capo mestamente chino: così Shuu la vide allontanarsi da lui, ancora a occhi sbarrati e bocca socchiusa per lo shock subito di fronte a quell’esplosione di sentimenti soppressi e nascosti, pieni di sofferenza e angoscia; forse, anche per le frecciatine che aveva risvegliato in lui il senso di colpa nei confronti del suo atteggiamento che per anni aveva portato avanti, un atteggiamento codardo.

Un senso di delusione, sconforto e mortificazione attraversò ogni cellula del suo corpo, facendo tremare d’indignazione e la paura di dipinse nei suoi occhi quando essi si soffermarono sulla mano di lei appoggiata alla maniglia della porta, pronta a tirarla giù.

No. Non l’avrebbe fatta uscire.

Non l’avrebbe fatta allontanare da lui, di nuovo.

Mary d’un tratto si sentì cingere la vita da due forti braccia e quel profumo tanto caro e familiare di pulito le inondò le narici; presto si ritrovò distesa su uno dei letti dell’infermeria e s’irrigidì quando, facendo leva su un gomito e balbettando perplessa, Shuu la raggiunse mettendosi a cavalcioni sopra di lei.

- Sh-Shuu…?! – arrossì la ragazza, strisciando indietro sul materasso fino a sbattere la schiena contro la testa del letto.

Il vampiro si avvicinò a carponi, si sedette sulle sue cosce e le afferrò i polsi, impedendole qualsiasi via di fuga; i loro visi erano distanti solo un centimetro, le iridi blu che fissavano intensamente quelle scure.

L’oceano che ritrovava i propri abissi.

- Mary… - il biondo avvicinò le labbra al suo orecchio – Non mi abbandonare di nuovo…

La fanciulla non udì più nulla e spalancò gli occhi, perdendo qualche battito; la sua espressione si addolcì, mentre veniva abbracciata dal vampiro, e abbozzò un sorriso malinconico.

- Sei tu che mi hai abbandonato, baka – sbuffò sardonica, avvolgendo le mani dietro la sua schiena e affondando il viso nell’incavo tra la spalle e il collo di lui, inspirando il suo profumo e recuperando nella sua memoria ogni percezione tattile, olfattiva, uditiva e visiva per combaciarle con quelle che stava provando.

Dopo qualche minuto, era sdraiata sul materasso con le braccia poggiate rigidamente sul suo petto, nel tentativo di trattenerlo dallo scambiare effusioni più passionali, con una smorfia nervosa sul volto.

- Siamo a scuola, Shuu-san – mormorò imbarazzata, sentendo gli arti indebolirsi sotto la pressione esercitata dal torace del vampiro che bofonchiò contrariato.

- Per te è Shuu, togli quel suffisso… e vorrei ricordati che è circa un mese che risento della tua assenza – digrignò i denti, seccato, alzando sopra di loro le coperte e riflettendo che probabilmente lei stesse usufruendo della forza da demone per contrastare la sua da vampiro; quindi prima o poi avrebbe ceduto, giusto?

Superato il limite, la mezza strega abbandono sì ogni sforzo di resistenza, ma anche il giovane piombò spossato sopra di lei, a causa della fatica impiegata per vincerla.

- Marmocchia – la criticò beffardo e avvolse le braccia intorno alla sua vita, sistemando il capo nella posizione più comoda tra la spalla e il petto della ragazza.

- Koala – ribatté Mary un po’ offesa, per poi sorridere, prima di infilare le dita di una mano tra i suoi capelli, accarezzandoli, e poggiare l’altra sul suo braccio.

- Non era bradipo? – chiese Shuu, alzando un po’ il viso verso il suo collo, baciandolo.

Lei scrollò le spalle, arrossendo a quel tocco; il biondo sembrò pensieroso, per poi aggrottare la fronte infastidito.

- Quante volte ti hanno morso? – chiese, palesemente geloso e possessivo.

- Secondo te sto li a contare? Non ricordo. Sicuramente Ki-kun ha bevuto più volte…

- Perché quel tipo ha bevuto più degli… no aspetta, “Ki-kun”? – iniziò con un tono minaccioso il vampiro, facendo in seguito una faccia stranita a quel nomignolo.

- Poi c’è Koucchi, Azucchi e Yuu-kun~.

Dopo parecchi secondi di silenzio, Shuu iniziò a sghignazzare ininterrottamente. 

 

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Capitolo 22
*** Chapter 21 ***


Chapter 21

 

Reiji non era stato ben felice di rivedere dalle finestre della scuola quello scansafatiche che ronfava beatamente con la testa sul grembo della mezza strega, mentre questa chiacchierava con Yui durante gli intervalli.

Yuuma aveva reagito in modo un po’ diverso; sebbene non avesse visto dapprima di buon occhio la loro riappacificazione, ne aveva poi approfittato per stuzzicare il biondo ogni volta che lo trovava appiccicato alla presunta nipote (quanto era strano per lui pensare questo!); nonostante i battibecchi, i due non andavano poi così tanto in disaccordo, considerando che Kou e Subaru litigavano sempre.

L’albino stesso (a modo suo) e Yui erano stati contenti di rivederli insieme; i trigemini erano rimasti indifferenti, forse Laito era sembrato pensieroso in un primo momento: qualcosa di sepolto nella memoria cercava di riaffiorare nella sua mente, qualcosa che lo chiamava eppure di cui non ne sentiva la voce.

La piccola delusione da parte di Kou e Azusa derivava dalla consapevolezza che non sarebbero stati scelti né da Eve, né da Izanami e quindi non avrebbero ripagato Karlheinz di averli salvati; poco importava loro di questo in verità, rallegrati dal vedere Mary felice.

Al contrario, Ruki non trovava modo di sopprimere la sua gelosia interna: infatti si mostrava solamente un po’ più freddo del solito, ma dentro di sé era tormentato dalla sensazione di perdita e di sconforto, percepita dalla stessa Mary che ne era rattristata (e percepiva una sorta di dejà vu…?) e spesso non era in grado di comportarsi come di consueto in sua presenza, a disagio. Ruki aveva provveduto a farglielo notare, resistendo all’impulso di sfogare tutta la sua amarezza, e aveva cercato di tranquillizzarla.

Infine, Mary aveva spiegato solo a Shuu, Yui e Subaru la questione inerente a Izanami e le loro facce stranite nel vedere le sue braccia, i piedi e le caviglie trasparenti la dicevano tutta su come la pensavano in merito; Subaru aveva persino chiesto se fosse in grado di attraversare i muri e se Yui non l’avesse calmato, probabilmente Shuu sarebbe morto strozzato dopo averlo canzonato sull’assurdità che aveva ipotizzato.

Lo spirito benevolo che tanto rassomigliava un criceto, Freckle, si occupava per la maggior parte del giorno dell’orto di Yuuma, proteggendolo da creature maligne, tanto che raramente interagiva con gli altri, se non con Mary durante le ore di sonno, accoccolandosi  comodamente tra i suoi capelli.

Nonostante i dispiaceri sentimentali e i soliti, naturali bisticci, sembrava che ormai tutto fosse tranquillo…

 

 

- Shuu… per piacere… devo ritornare in classe…

Invano, la ragazza cercò di liberarsi dalla presa ferrea del vampiro, sulle cui gambe era stata fatta sedere, e questo non ne volle sapere di sciogliere le braccia dalla sua vita, mentre sonnecchiava con la testa poggiata sulla spalla di lei; mugugnò qualcosa di incomprensibile, si sdraiò lungo la panchina, portandosela appresso, più precisamente adagiandola quasi sotto di sé, e le fece sfuggire un piccolo grido di sorpresa durante il brusco movimento.

Mary lo richiamò di nuovo, sospirando esasperatamente.

- Sono stato senza di te per circa tre settimane… - le brontolò nell’orecchio, sbadigliando e stringendosi di più a lei, quasi a voler consumare quanto più calore poteva.

La fanciulla ribatté mormorando che non fosse propriamente accettabile come giustificazione, ma, prima ancora che potesse terminare la frase, era stata voltata dalla sua mano verso il suo viso e le sue labbra si erano posate sulle proprie, zittendola.

Più volte tentò di protestare e altrettante volte fu silenziata dalla bocca del vampiro, sempre più passionale; ad un certo punto, quando Shuu era impegnato a palparle il fondoschiena ignorando le proteste imbarazzatissime di lei, udirono una voce schiarisi e si girarono: con tanto di tic nervoso all’occhio, Ruki li stava fulminando con uno sguardo che avrebbe incitato i morti a fare le valigie per un altro Oltretomba.

- La ragazza deve tornare in classe. Lavoriamo in coppia durante le lezioni di chimica – dichiarò il giovane davanti a loro, braccia conserte e rigido.

- La mia ragazza, precisiamo – bofonchiò l’altro.

I due si scambiarono occhiate in cagnesco e la povera vittima si fece piccola in mezzo a loro, non volendo essere coinvolta più di quanto non lo fosse di già, e si mise composta, scostando con uno sforzo enorme la mano del biondo dal proprio posteriore.

Prima che Shuu potesse ribattere, Mary gli baciò la guancia.

- Ci vediamo più tardi, Shuu – gli sorrise timidamente e allo stesso tempo dolcemente, per poi allontanarsi e uscire con Ruki, il quale aveva inarcato un sopracciglio alla scena.

Il biondo era rimasto impalato sulla panchina con un ghigno stampato in faccia.

 

 

- Ta-daaah~!

Kou poggiò di fronte a Mary una tazza simile alle quattro coordinate che possedevano i fratelli Mukami, decorate con lo stesso motivo ma abbinate a ciascuno con un colore diverso: un grigio talpa per Ruki, un rosa vivo per Kou, un azzurro pastello per Azusa e un acceso arancione per Yuuma; infine, quest’ultima era color argento con qualche sprazzo verde per lei, la quale era rimasta a bocca aperta.

- Ma… ma io non sono parte… - cominciò ancora incredula, per poi essere interrotta da una forte pacca sulle spalle che riconobbe certamente essere da parte del gigante.

- Se è vero che siamo imparentati, sei anche parte della nostra famiglia – esclamò sorridente e le scompigliò i capelli, ritornando da Freckle che gli stava sgranocchiando una mela appena raccolta, corrucciato.

- Davvero, non posso accettare... – la fanciulla ritentò con la sua timida protesta, leggermente arrossita, ma il biondo tagliò corto, fingendosi offeso.

- Daaame, Neko-chan! Questa tazza è per te, l’abbiamo stabilito insieme e i regali non vanno rifiutati!

- Izanami… Non vuoi… avere… un posto tra noi…? – le domandò Azusa, mostrando un’espressione triste e arricciando le labbra di proposito per apparire deluso e farla sentire in colpa; la mezza strega scosse la testa freneticamente, ormai arresasi.

Ruki le rivolse un sorriso, o quello che sembrava sempre un ghigno su di lui.

- Ti conviene accettarla. L’abbiamo fatta fare apposta per te.

Dopo qualche secondo di silenzio, Mary annuì con un cenno della testa, sorridente e con gli occhi lucidi per l’emozione.

 

 

- Subaru-kun~!

- STAMMI LONTANO PARASSITA!

Subaru stava di nuovo correndo per adempiere all’ardua impresa di scappare da Kou, che voleva proporgli di lavorare con lui nell’agenzia che lo aveva assunto come idol, dato che vedeva nell’albino grandi potenzialità per diventare tale; Mary e Yui li osservavano dal cortile del liceo mezze divertite e messe stranite.

- Grandi amici… - commentò Yui, ignorando l’ennesimo squillo da parte di Ayato sul cellulare che i Sakamaki avevano provveduto a comprarle, contente nella rubrica solo i loro numeri.

- ‘Na meraviglia – concordò Mary ironica, aggiungendo – Proprio come quei due.

E con la testa fece un cenno in direzione del terrazzo, dove un Yuuma alquanto irritato le stava urlando di santa ragione a Shuu, profondamente addormentato contro un muretto e quindi ignorandolo bellamente.

- ‘Sti vampiri… - sospirò ridacchiando la mezza strega.

- Sono irrecuperabili! – concluse la neo-vampira, scrivendo un esasperato messaggio di risposta al fidanzato promettendo che sarebbe tornata da lui entro la fine dell’intervallo; nel frattempo Mary era corsa sul terrazzo a impedire al gigante di pestare il bel biondo.

 

 

Mary e Laito si scontrarono nella biblioteca all’interno dell’edificio scolastico, mentre la prima cercava qualche libro di architettura e il secondo flirtava con due studentesse del primo anno.

- O-ha-yo~ Bitch-chan! – la salutò il vampiro, rivolgendole il solito sorrisetto malizioso, tenendo una mano allacciata alla vita di una delle ragazze e l’altra appoggiata sulla spalla dell’altra.

- Ciao, Laito-kun – sorrise appena Mary, ritornando con gli occhi sugli scaffali alla ricerca del titolo che le interessava – Vedi di non farti richiamare qui, mi raccomando.

- Nfu~ Ma Bitch-chan, le regole sono fatte per essere trasgredite~ No? – ribatté il rosso, fingendosi imbronciato, e chiese conferma alla sua compagnia che rispose con delle risatine di consenso.

- Responsabilità tua, allora – disse l’altra, rivolgendosi un sorriso indecifrabile, e si allontanò con in mano il libro trovato.

Laito non vide il velo di malinconia nei suoi occhi, mentre la guardava andarsene; ma mentre chiacchierava vivacemente con le due fanciulle, frugò nella sua memoria, alla ricerca della fonte di quella voce che lo chiamava.

O era una voce che chiamava lei…?

 

 

- Hai visto Subarucchi, Azucchi e Shuu insieme?! – esclamò Mary, scioccata dalla notizia di Kou che annuì, anche lui sconvolto, mentre asciugava i piatti che lei gli passava dopo averli lavati e risciacquati.

- Quando sono andato da Subaru-kun a lamentarmi del perché non facesse tanti problemi ad Azusa-kun come fa di solito con me, mi ha urlato che almeno mio fratello non è irritante quanto me! Mi ha offeso! – spiegò il biondo con tono frustrato e gesticolando agitatamente, nonostante una parte di lui fosse d’accordo con l’osservazione dell’albino.

La mezza strega pure non era così disaccordo con il parere di Subaru e non aveva idea di come parlarne con calma con Kou, nervosa; nel frattempo quest’ultimo continuava a conversare, parlando di quanto fosse divertente vedere Subaru esasperarsi quando si rifiutava di far del male ad un persistente Azusa, o di come Shuu borbottasse loro di tacere irritatamente; finché al secondo piatto scivolato e rotto Ruki non li richiamò, intimando loro di tacere e di concentrarsi sul loro compito.

 

 

Mary sbadigliò, girandosi tra le coperte belle calde che la confortavano dai freddi assurdi dei primi di novembre, e si scontrò con un corpo più freddo, sbarrando gli occhi.

- Sh-Shuu?! – mormorò, quasi alzando la voce, sconcertata nel ritrovarsi nel letto il bel biondo che procedette ad avvolgere le braccia intorno alla sua vita, stringendosi a lei come a un cuscino.

- Mh, fai silenzio, sto dormendo… - bofonchiò con tono sonnacchioso, strusciando il viso contro il suo petto e facendola arrossire sia d’imbarazzo che di irritazione, dopo aver aggiunto che indossasse un pigiamo molto carino, ma per niente sensuale: aveva le stampe di piccoli pulcini azzurri su sfondo grigio.

- Shuu! Non dovresti essere qui! Ki-kun ti ammazzerà!

Il vampiro non rispose se non con un grugnito infastidito e allo stesso tempo con una risatina beffarda a quel nomignolo, rimanendo attaccato a lei, la quale sospirò e cominciò ad accarezzargli i capelli, baciandogli la testa di tanto in tanto.

Il giovane strofinò le mani lungo la sua schiena, borbottando dopo un po’ che fosse stranamente fredda; la fanciulla ipotizzò che probabilmente era dovuto al fatto che probabilmente aveva tirato troppo le coperte, scoprendo quindi parte del corpo. Lui insistette che era davvero fredda e lei si mise seduta, sollevando i lembi della maglia e facendogli esaminare la sua schiena.

- Mary. É… - mormorò, scioccato – È trasparente.

Tacque, voltandosi lentamente verso il suo viso, lo sguardo color oceano che la fissava preoccupato; dopo quelli che sembrarono secondi interminabili, sorrise, accarezzandogli la guancia.

- Non preoccuparti, è solo un processo. Non sto male – gli baciò la fronte, mentre lui sbuffava e si adagiava con il capo sulle sue cosce. La ragazza sorrise di nuovo e ritornò a vagare con le dita tra i suoi boccoli biondi e morbidi, districando qualche nodo, rilassandolo.

- Voi due volete morire male.

Shuu e Mary non avevano ancora capito che con Ruki era meglio non rischiare. 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Chapter 22 ***


Chapter 22

 

- Piantala di ROMPERE!

- Oooh, quante storie! Sei pure mio ospite, non puoi trattarmi così!

Ruki stava trattenendo il crescente istinto omicida, mentre preparava tè e biscotti in cucina, cercando di ignorare in tutti i modi le urla che provenivano dal soggiorno, e anche Azusa il quale era intento nella sperimentazione dei vari gradi di ustione mediante il bollitore dell’acqua.

Yuuma se ne stava tranquillo in giardino, vestendo i frutteti con degli spessi intrecci di paglia per proteggerli dal freddo imminente, anzi, giunto con largo anticipo durante la prima settimana di novembre, ormai già passata; i battibecchi tra Subaru e Kou, nonostante attraversassero i muri, non lo toccavano più di tanto.

L’albino in questione si era ritrovato in trappola quando, a scuola, il biondo gli aveva proposto di venire a casa loro (principalmente per convincerlo ancora a lavorare con lui in un duetto): da una parte i fratelli erano diventati ultimamente irritanti e la consapevolezza della presenza di Shuu non l’avrebbe confortato, in quanto quest’ultimo aveva cominciato a frequentare casa Mukami unicamente per stare appiccicato vicino a Mary; dall’altra avrebbe dovuto sopportate quel cantante da strapazzo.

Alla fine aveva optato per il male minore, considerando che la compagnia di Shuu, Mary e anche Azusa (più o meno) fosse di gran lunga preferibile a quella degli altri fratelli.

Nel soggiorno, Mary leggeva serenamente sul divano, accarezzando lentamente i boccoli del bel biondo che sonnecchiava con la testa poggiata sulle sue cosce, beato; Kou e Subaru litigavano al tavolino dove stavano giocando a dama, su suggerimento della mezza strega per qualche oscuro motivo…. ma Ruki si era reso conto che l’albino non aveva ancora pericolosamente gesticolato da quando era iniziata la partita con le pedine.

Sperò di non dover ritirare quanto ragionato, intanto che lui e Azusa rientravano rispettivamente con le tazzine su un vassoio e una scatola di biscotti, annunciando che il tè fosse pronto; il primo non mancò di fulminare con lo sguardo il primogenito della famiglia Sakamaki, disapprovando la sua nonchalance nel rimanere in quella posizione.

- Grazie Ki-kun, Azucchi – sorrise Mary, alzando gli occhi dalla lettura; il vampiro dagli occhi color lavanda ricambiò il sorriso e si sedette sulla poltrona accanto, porgendole il contenitore dei biscotti, mentre il fratello maggiore le rivolgeva un piccolo ghigno che forse voleva dire “prego”, o meglio “prego, Kachiku”.

- Oy, paffutella! – entrò Yuuma con aria seccata, recando in mano una piccola scatola rettangolare; Shuu sghignazzò al nomignolo, beccando un colpetto di dita sulla fronte da parte dell’interessata che aveva invece reagito arricciando le labbra, imbronciata.

- Yuuma, quel pacchetto? – domandò Ruki, scrutando sospettoso l’oggetto che il gigante stava consegnando a una Mary confusa, gli altri che fissavano interrogativi.

- Che diavolo ne so, è arrivato questo dannatissimo piccione con questa robaccia e sopra c’era scritto “Per Mary Furaia” - spiegò irritato, massaggiandosi la spalla contro cui il voltatile era andato a sbattere violentemente, senza fortunatamente infilzarlo con il becco.

- “Flyer” – lo corresse lei, sorridendo mentre apriva il pacchetto: all’interno c’era un cellulare, la sua custodia e i cavi per ricaricarlo e per collegarlo al computer.

Shuu socchiuse un occhio, osservandola curioso; Kou commentò che effettivamente, pensandoci, non l’aveva mai vista con un cellulare e Subaru concordò: se Mary ne avesse posseduto uno, l’albino lo avrebbe già distrutto…

- Izanami… è il tuo cellulare… vero… - mormorò Azusa, fissando interessato il disegno filiforme della custodia, mentre Yuuma borbottava:

- Chi cavolo manda un piccione a restituirti il cellulare!

- Piuttosto, non hai mai avuto un cellulare per tutto questo tempo?!- esclamò sconvolto Kou – Persino Subaru ne ha uno, anche se non lo usa!

- Per evitare di leggere messaggi molesti da parte di parassiti! – ribatté acido il sopracitato, facendo riferimento a chissà quali parassiti.

Ruki li guardava uno ad uno inarcando un sopracciglio, stupito che nessuno fosse arrivato alle sue conclusioni con dei piccoli ragionamenti; Shuu si era disinteressato del fatto da un po’, ritornando a dormire comodamente sulle gambe della sua amata, avvinghiandosi alla sua vita.

- È Theo che usa i piccioni. E per quanto riguarda il cellulare – disse Mary, accarezzando lo schermo, pensierosa – lo avevo lasciato in camera prima di andarmene un anno e mezzo fa…

Kou sbatté le palpebre, perplesso.

- Perché? Voglio dire… come hai fatto a tenerti in contatto con Theo-kun, o altri tuoi amici?

- Ho voluto proprio tagliare i ponti con tutti… - fu la risposta della fanciulla, mentre fissava con occhi vitrei lo sfondo della schermata, dopo aver acceso il cellulare: ritraeva lei e…

Ryan-senpai… Rose-senpai…

Improvvisamente udirono il telefono di casa squillare nel corridoio che comunicava con la stanza; i fratelli Mukami si scambiarono degli sguardi sorpresi tra loro: a pochi avevano consegnato il numero, ovvero la scuola e l’agenzia per cui Kou lavorava; Ruki si era occupato di impedire che qualsiasi ente pubblicitario potesse disturbarli con delle offerte; ancora, difficilmente sarebbe stata Yui a chiamarli o qualcun altro dei Sakamaki, pur avendo ricevuto il numero da Kou “per sicurezza”, come si era giustificato il biondo…

- Pronto? – Ruki attese la risposta, mentre gli altri lo fissavano silenziosi aspettandosi chissà quale apocalisse; non erano molto lontani dalla realtà.

Il maggiore dei Mukami sgranò gli occhi in un primo momento, per poi assumere un’espressione seria.

- La avverto subito.

Posò la cornetta e si girò verso i presenti.

- Abbiamo dei cacciatori alle calcagna, dobbiamo andarcene immediatamente.

- Cosa?! – esclamarono all’unisono Subaru, Kou e Yuuma, sconcertati; Shuu aveva emesso uno sbuffo irritato, Azusa si stava mordicchiando un dito leggermente agitato e Mary si era irrigidita, concentrandosi sui suoi sensi da mezza strega ed entrando in contatto telepatico con Mark.

- I Sakamaki ed Eve hanno dovuto fuggire dalla villa dopo essere stati raggiunti da un gruppo di cacciatori – spiegò Ruki, avanzando di qualche passo, pensieroso, aggiungendo che avevano usufruito delle vie sotterranee che conducevano in qualche edifico abbandonato nelle periferie della città – Anche noi dovremmo avere un passaggio che ci conduca sulla stessa strada…

- Non è saggia come idea – lo interruppe la ragazza, facendo alzare un Shuu contrariato.

Azusa la chiamò interrogativo e gli altri la scrutarono confusi: la tensione era palpabile.

- Sono ovunque. Andare da un parte all’altra non cambierà nulla, ma ormai è meglio rimanere uniti – si alzò dal divano, poggiando a malincuore il libro sul tavolino davanti e, rispondendo alla domanda seccata di Subaru sul da farsi, disse – Ho avvisato mio fratello che avvertirà a sua volta Ari-sensei… per ora fate affidamento su di me – sospirò massaggiandosi la testa, stressata, i capelli che stavano diventando bianchi sulle punte.

- Paffutella, siamo vampiri… – cominciò a protestare Yuuma, alquanto risentito di venir sottovalutato come del resto lo erano anche Subaru, Kou e un po’ gli altri; Azusa no, lui voleva rimanere ferito appositamente.

- Certo, agite pure voi... ma seguite le mie indicazioni – li guardò severamente, facendo poi un cenno a Ruki – Collaboriamo insieme. Due teste sono meglio di una.

Ruki sorrise, ignorando Shuu che si stava lamentando con lei tramite dei brontolii che anche lui fosse parecchio intelligente.

- La mia testa vale per cento, Kachiku.

 

 

Yui stava protestando debolmente da un’ora, scomodamente trasportata sulla spalla di Ayato, in fuga con gli altri fratelli dal gruppo di cacciatori che aveva fatto irruzione nella villa; ovviamente, nessuno aveva portato con sé un cellulare: Reiji lo teneva con sé solo fuori casa, quello di Kanato aveva fatto le ragnatele in un cassetto in camera, quello di Laito era stato sequestrato e non più restituito da un insegnante che l’aveva beccato inviare messaggi sconci durante la lezione, quello di Ayato era andato perso lungo la strada, poi probabilmente distrutto inconsapevolmente dai cacciatori che li stavano inseguendo.

Yui, al contrario, da quando le era stato regalato (o come dicevano loro, “procurato per le emergenze”), lo teneva sempre in una qualsiasi tasca dei suoi indumenti; perciò, in un momento di sosta, Reiji aveva provveduto a farselo prestare per chiamare i fratelli Mukami e informarli dell’accaduto, mentre Laito ed Ayato acuivano i loro sensi iper-sviluppati, pronti a captare un eventuale pericolo.

La vampira, finalmente rilasciata da quella tortura al suo povero stomaco, si guardò intorno, ignorando la breve conversazione tra Reiji e presumibilmente Ruki; si trovavano in un vasto reticolo di passaggi sotterranei, apparentemente risalenti alla Seconda guerra mondiale, piuttosto ampi per essere dei tunnel e con i soffitti sostenuti da rigide fondamenta in legno ammuffite e gonfiate dall’umidità. Intravide rabbrividendo qualche topo correre sulle travi dove erano intrecciate spesse ragnatele; i suoi occhi, in particolare, caddero sull’impianto di illuminazione vecchio, ma ancora stranamente funzionante: qualcosa nel suo cervello suggerì che vi fosse un che di poco chiaro in ciò…

- Abbiamo deciso di incontrarci nell’edificio abbandonato dove questi sotterranei conducono, – asserì Reiji dopo aver appoggiato una mano sulla sua spalla, riportandola alla realtà e restituendole il cellulare – lì discuteremo sul da farsi.

- Perché non possiamo semplicemente combatterli? Siamo vampiri, li distruggeremo di sicuro! – protestò Ayato con tono alquanto infastidito, mentre Kanato si lamentava brontolando sul perché dovessero ritrovarsi con quei luridi non purosangue, sprezzante.

- Ayato. È meglio non sottovalutarli, non sono normali esseri umani. Sanno usare la magia e con la magia bisogna essere cauti.

- Come possono dei normali esseri umani saper usare la magia? Hanno fatto un patto con il diavolo, nfu~? – chiese con tono quasi allegro Laito, confuso ciò nonostante.

Reiji non rispose subito, pensieroso.

“Il cacciatore che era con Richter aveva delle capacità anormali e quella che ho incontrato circa un mese fa con loro era figlia di streghe abusate”, aveva detto la mezza strega, quella sera al locale; aveva fatto delle ricerche per conto suo da quella volta per capire che cosa avesse inteso per “streghe abusate”: aveva scoperto trattarsi di vere e proprie streghe che venivano perseguitate, catturate e poi violentate (o artificialmente fecondate in rarissimi casi) da dei cacciatori o dei sostenitori di essi, al fine di generare degli ibridi dotati di poteri magici di cui poi usufruire per cacciare altre streghe. Tali streghe abusate, dopo quel disumano sopruso, venivano eliminate spietatamente.

Questo disgusta persino un vampiro come me. Questi esseri umani sono davvero…

Quali termine poteva descriverli il meglio possibile? Al momento non ne trovava…

D’un tratto, udirono un rimbombo e i vampiri percepirono l’avvicinarsi di un nemico; un approcciarsi molto, molto rapido.

- YUI! – gridò Ayato, fiondandosi su di lei e stringendola tra le sue braccia per spostarsi e schivare un potente attacco che arrivò in mezzo secondo a distruggere pareti e soffitto, serrando alcuni passaggi che si incrociavano in quel punto dove si erano fermati; Reiji e Kanato come felini li raggiunsero e insieme si allontanarono rapidamente. Poi, ai due gemelli si rizzarono i capelli in testa.

Dov’era Laito?

Urlarono il suo nome, ma era chiaro che fosse rimasto al di là del blocco terroso, in un altro tunnel; e ormai era prioritaria la fuga dai due cacciatori incappucciati che li stava rincorrendo più indietro.

 

 

- Cosa?!

I sei vampiri si fermarono e guardarono la ragazza, scambiandosi tra loro delle occhiate confuse; dopo una ventina di minuti da quando si erano avventurati di corsa nei sotterranei, Mary aveva deciso di chiamare Yui per informarsi sulla loro situazione e all’improvviso era sbottata in quel modo, sconvolta, arrestando il passo.

- Neko-chan? – l’aveva chiamata Kou, inclinando la testa; Ruki domandò se ci fosse qualche problema e Shuu la osservò attentamente, presto intuendo cosa poteva averla tanto preoccupata.

- Cosa faccio… - mormorò lei, terminando la chiamata e posando la mano sulla fronte pallida – Laito

Subaru sbarrò gli occhi.

- È successo qualcosa a quel pervertito?  N-Non che mi importi più di tanto, eh…

- Gentile da parte tua essere in pensiero per il tuo Onii-chan, Subaru – ridacchiò il biondo, sistemandosi gli auricolari nelle orecchie scivolati durante il tragitto, e continuò a sghignazzare mentre l’albino arrossiva e negava con borbotti e pugni per aria, rivolgendosi infastidito anche a Kou che lo prendeva in giro.

Azusa si avvicinò a Mary e le prese le mani tra le proprie, stringendole, e sorrise dolcemente non appena i loro sguardi si incrociarono.

- Izanami… vai da Laito-san… se desideri aiutarlo… gli vuoi bene, no? Noi… ci arrangeremo.

La fanciulla, i cui occhi avevano minacciato lacrime già dalle prime parole, rivolse lo sguardo agli altri, insicura; Ruki le sorrise e Yuuma piegò un braccio in alto, stringendo la mano in un pugno come a indicare che il potere fosse tutto nelle loro mani.

- Non preoccuparti, paffutella! Siamo forti!

Mary rimase ferma ancora un secondo, prima di imboccare un altro passaggio, affidandosi ai propri sensi per orientarsi e rintracciare il vampiro con il cappello; i sei giovani la osservarono sparire alla loro vista a una ramificazione, impassibili.

- Se la caverà? – domandò Subaru, stringendo la chiave che portava al collo.

- Togli quel punto interrogativo – sbuffò annoiato il fratello, rimettendosi in cammino.

- Potresti mostrare un po’ più di preoccupazione per la ragazza, dopotutto ha scelto te – ribatté aspramente Ruki.

I due si lanciarono frecciatine con delle occhiate gelide come l’Antartide e affilate come i pugnali collezionati da Azusa; gli altri sospirarono, seccati dall’ennesimo bisticcio, e Kou borbottò:

- Ci risiamo…

 

 

Correva, sfruttando la resistenza e la velocità conferite dalla sua parte demoniaca e ignorando il dolore lancinante che proveniva dal suo polmone artificiale; i suoi sensi la guidavano, dirigendola verso la zona dove si trovava Laito, le cui immagini riempivano la sua mente in una sequenza ininterrotta di ricordi.

Laito… Laito!

Mary certamente amava Shuu. Certamente voleva diventare sua sposa.

Mary certamente amava i fratelli Mukami. Certamente li voleva parte della sua famiglia.

Mary certamente amava Laito. Certamente lo voleva proteggere, lo voleva vicino.

Il suo migliore amico, il suo caro cugino, il suo fratello d’affetto, il suo figlio da proteggere; tutto questo era stato lui per lei, fin da quando si erano conosciuti: voleva indietro il suo Laito.

Non udiva e percepiva più nulla: tutti i sensi avevano lasciato che i suoi occhi vedessero il tutto e il nulla; dopo aver girato diversi bivi, la ragazza si bloccò, osservando prima il familiare capello abbandonato per terra, poi il vampiro che si stava difendendo malamente dal cacciatore, schivando degli incantesimi che altrimenti lo avrebbero imprigionato in una morsa di ghiaccio.

Mary chiamò il suo nome, distraendo entrambi dal loro scontro; Laito si voltò verso di lei di scatto, sorpreso, e il cacciatore sgranò gli occhi nell’incontrare le sue iridi argentate brillare determinate nella propria direzione, presto alzandoli verso l’alto da cui cadde una pesante trave di legno, stordendolo sul colpo.

Accasciatosi al suolo il corpo del nemico, innanzitutto la ragazza si assicurò che il soffitto non fosse pericolante dopo averlo privato di un sostegno, in seguito rivolse lo sguardo al cugino; rimasero immobili a fissarsi, in silenzio, mentre diversi pensieri attraversavano le loro menti.

- Laito! – esclamò finalmente Mary, abbracciandolo di slancio con impeto quasi materno – Meno male, ho avuto tanta paura per te…

Il vampiro sbatté le palpebre, stupito, con le braccia che esitavano a posarsi sulla schiena di lei per ricambiare quella stretta piena di sollievo; abbozzò un sorrisetto.

- Ma no, nfu~! Noi vampiri siamo forti…

Il tremolio insolito colto nella sua voce gli suonò davvero strano; sapeva che non fosse dovuto all’inseguimento e all’attacco da parte del cacciatore, ma allora cosa lo aveva provocato? E perché gli stavano tremando anche le mani…?

- Laito? – la fanciulla, accortasi del suo atipico comportamento, gli prese il viso tra le mani, osservandolo preoccupata – Tutto bene?

I suoi occhi scuri si specchiarono in quelli smeraldini di lui, il quale li spalancò lentamente nel percepire dagli angoli della memoria una voce, la sua stessa voce, chiamare la mezza strega di fronte a lui.

Micchan~!

- … Micchan…? – mormorò attraverso le labbra appena socchiuse; Mary sussultò e le si inumidirono gli occhi, sfoggiando un sorriso malinconico ma dolcissimo e pieno di affetto.

- Sì, Laito. Sono la tua Micchan… - lo abbracciò di nuovo, stringendolo a sé.

E finalmente le mani del vampiro si posarono sulla sua schiena, forti e sicure.

 

 

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Capitolo 24
*** Chapter 23 ***


Chapter 23

 

Yui avrebbe rischiato di morire più per soffocamento a causa dell’energica stretta di Ayato piuttosto che per mano dei due cacciatori che li avevano raggiunti; il vampiro la teneva tra le braccia, righiando, mentre Reiji e Kanato impugnavano due spade che si erano portati dietro in caso di emergenza.

Gli avversari di fronte, che certamente erano gemelli a giudicare dalla netta somiglianza, li osservarono cauti, uno con in mano una sorta di martello luminoso con un lungo manico d’acciaio e l’altro con le mani avvolte da filamenti color verde fluorescente; li sentirono borbottare tra loro:

- Dannazione… sono figli di Karlheinz…

- Due contro tre, eh…

Udendoli, Reiji aveva curvato le labbra in un sorriso compiaciuto, deducendo che fossero temuti dai due cacciatori; tuttavia la sua bocca ritornò a una linea sottile quando li vide sfoggiare dei ghigni non ben compromettenti: li stava sottovalutando.

- Kanato, stai in guardia – mormorò, mettendosi in posa e tenendo una mano sulla tasca, pronta a estrarvi una delle boccette o dei sacchetti contenenti esperimenti che lo avrebbero aiutato ad effettuare dei piccoli ma utili incantesimi, se necessario.

- Non c’è bisogno che tu me lo dica – ribatté aspramente il fratellino, profondamente infastidito dal venir trattato come un marmocchio (EHM); da dietro, dopo aver trattenuto una pernacchia rivolta al gemello, Ayato rassicurava Yui che l’avrebbe protetta e che nessuno sarebbe riuscito nemmeno a graffiarli.

Il cacciatore armato si lanciò contro di lui, mirando con il martello per il cranio; con uno scatto che solo un vampiro poteva fare, Kanato schivò l’attacco e con un fendente amputò il braccio al nemico, sogghignando soddisfatto, mentre la facilità con cui era proceduto il brevissimo scontro confondeva le idee a Reiji: all’inizio sembrava che gli avversari fossero esitanti nell’affrontarli, poi avevano dato l’impressione di essere in grado di sconfiggerli e, infine, Kanato pareva aver trionfato.

Per il momento.

Il cacciatore privato dell’arto improvvisamente si era girato verso il giovane dagli occhi viola e lo aveva sbattuto a terra, stringendo tra le dita della mano sana il suo esile collo, con un forza sovrumana che lo sorprese orribilmente .

Reiji non fece in tempo a pronunciare la prima sillaba del nome del fratellino che l’altro aveva allungato le braccia come se fossero state fatte di materiale elastico, avvolgendosi attorno al suo sollo e intensificando sempre di più la morsa fatale; il giovane, digrignando i denti e sopportando il dolore acuito dai microscopici aculei che ricopriva la pelle nemica, raggirò abilmente la spada nella mano, tagliando di netto quegli arti che gli volevano staccare la testa. Sbarrò gli occhi nel vederli riattaccarsi al corpo dopo essersi afflosciati sul terreno.

Yui e Ayato erano immobili, sconcertati e increduli di fronte a quello che stavano vedendo: quelli non erano più esseri umani, ma veri e propri mostri creati dall’odio…

Kanato aveva provato a dar fuoco al cacciatore accanito su di lui, ma sembrava che a quest’ultimo avesse fatto solo il solletico.

La mente di Reiji divenne un foglio completamente bianco, privo di pensieri: non li aveva sottovalutati, ma nemmeno si era aspettato che la situazione volgesse a tal punto critico…

D’un tratto i presenti si accorsero di non udire più nulla, a eccezione degli avversari che, a causa dello sforzo che stavano impiegando per freddare i due vampiri, non se ne resero conto; Yui rifletté perplessa: era come se di punto in bianco avesse perso l’udito e Ayato continuava ad aprire la bocca senza tuttavia sentire la propria voce.

Poi, in mezzo a loro, apparve Mark, in verità solo spostatosi alla velocità del suono; i cacciatori, finalmente notata l’anomalia del momento grazie alla presenza del nuovo arrivato, si voltarono per guardare quest’ultimo dapprima confusi, in seguito assunsero una smorfia di disgusto, deducendo la natura dell’ibrido dagli occhi argentati.

Non fecero in tempo a saltargli addosso con odio e ferocia che vennero sbalzati contro le pareti a causa dell’impatto esercitato dalle onde sonore che il mezzo demone aveva loro diretto, facendo ben attenzione a non coinvolgere nel raggio anche gli altri; i corpi nemici si accasciarono sul suolo storditi e dalle loro orecchio uscì del sangue.

Finalmente, i suoni ritornarono e il vero silenzio venne sostituito dal silenzio mascherato.

Kanato si massaggiò il collo e senza pensarci due volte si alzò e procedette a dar fuoco ai corpi dei due cacciatori, incollerito; Reiji si schiarì la voce, fissando il fratellino e scuotendo la testa, per poi girarsi verso Mark che nel frattempo era stato raggiunto da Yui, piena di gratitudine e sollievo, e Ayato, entusiasta di averlo visto in azione.

- È STATO DANNATAMENTE EPICO!! – esclamò, scuotendo il povero ragazzo per le spalle; prima che potesse aggiungere altro, il fratello maggiore lo aveva preceduto, scostandolo.

- Sì, sì, bando alle ciance; immagino tu sia qui grazie a tua sorella, giusto? Bene; grazie per l’aiuto.

Abbozzò un sorriso di cortesia (non si saprà mai se fosse spontaneo oppure forzato) che mutò in una smorfia interrogativa non appena Mark rivelò di non essere venuto da solo.

- Chi altro è venuto, quindi? E dove sono, più che altro?

 

 

- PORCA PU-…

- Yuuma!

- RUKI, NON È IL MOMENTO DI LAMENTARSI DEL MIO LINGUAGGIO!

I fratelli Mukami, Shuu e Subaru correvano: non erano stati affatto più fortunati rispetto all’altro gruppo, in quanto durante il percorso aveva incrociato due cacciatori che li stavano inseguendo all’interno di… una specie di enorme palla di roccia acuminata e incandescente?

Ovviamente Yuuma aveva dovuto prendere sulle spalle come un sacco di patate Azusa, affascinato da quel letale aggregato; e, ovviamente, quello che era rimasto più indietro era Shuu, troppo stanco per correre.

- OI, SHUU! – urlò Subaru, guardandosi dietro le spalle con occhi sgranati e terrorizzati – Accelera, cazzo!

- Ma seriamente, NEET! ACCELERA!! – diede man forte Yuuma, irritato dalla nonchalance sul volto del biondo, mentre Kou commentava su quanto fosse assurdo il fatto che non apparisse nemmeno un tantino preoccupato per la situazione (e anche che non fosse ancora stato raggiunto e schiacciato da quel masso sferico).

Ruki, nel frattempo, nella sua testa formulava nessi logici tra cause, fatti e conseguenze.

Quell’inetto va lento; addizioniamo che verrà travolto e ucciso; se muore, Kachiku rimarrà sola… e triste?!, pensando ciò e ispirandosi al pensiero egoista che l’avrebbe avuta tutta per sé (sigh), gridò al primogenito della famiglia Sakamaki:

- OI, PRIMOGENITO INUTILE E SCANSAFATICHE! SE MUORI, MI PRENDO LA  RAGAZZA!

Prima di pronunciare le ultime tre parole, Shuu lo aveva già raggiunto, dando inizio contemporaneamente a una gara a chi lanciava occhiate più fulminanti e di conseguenza facendo sospirare di noia gli altri.

Il gigante e Subaru si scambiarono un’occhiata d’intesa e, rallentando il passo per ritrovarsi dietro gli altri, improvvisamente frenarono, girando i tacchi, e contemporaneamente scagliarono un pugno contro il masso in arrivo: l’ustione che si procurarono alle nocche e a una parte delle dita sulle loro mano destra bruciava tantissimo ma ne era valsa la pensa, perché la palla di roccia era stata sbalzata indietro e aveva rotolato qualche metro più in là per poi arrestarsi.

Yuuma sventolò la mano, soffiandoci sopra e imprecando con tutte le parole più rozze che il suo vocabolario conteneva, mentre l’albino esaminava seccamente la propria, schioccando la lingua irritato; Shuu, da quando i due si erano fermati coraggiosamente, era rimasto lì impalato a fissarli sconvolto per il rischio che avevano corso, soffermandosi in particolare sulla pelle bruciata delle nocche del gigante che gli rivolse un’occhiata confusa.

Ruki, seguito dagli altri, si era avvicinato ai due e prima che potesse chiedere a Yuuma se il danno alla mano fosse particolarmente grave, si erano tutti girati verso i cacciatori che li avevano raggiunti, parecchio imbizzarriti; uno di loro emanava fiamme sempre più ampie dal proprio corpo.

- Ci stanno per dare fuoco – mormorò Kou, sudando freddo, mentre Shuu cercava in tutti i modi di non farsi sopraffare da un’imminente crisi di panico.

Azusa pensò che non gli sarebbe piaciuto vedere i propri fratelli carbonizzati e, scendendo dalla spalla di Yuuma, si pose di fronte a loro, facendo loro spalancare gli occhi di sorpresa e orrore; il gigante lo tirò immediatamente indietro, sbraitando.

Subaru assottigliò gli occhi e si morse le labbra, sentendosi completamente inutile; un mostro come lui che poteva distruggere qualsiasi cosa, ma che non sarebbe riuscito a salvarli in quel momento: perché si sentiva così impotente?

Improvvisamente sentirono dei flebili rumori, come di fili tesi e vibranti, suono molto familiare alle orecchie di Shuu; i due cacciatori si bloccarono, captando il pericolo, e d’un tratto si ritrovarono con la faccia a terra e vennero trascinati da qualcosa alle loro spalle, cercando di aggrapparsi al terreno conficcandovi le unghie e osservando confusi i fili trasparenti che stringevano dolorosamente le loro caviglie.

Uno di loro imprecò e lanciò una fiamma contro i fili che si sciolsero e, in lontananza, sentirono una persona schioccare la lingua irritata e muoversi verso di loro, venendo allo scoperto: un ragazzo dai corti capelli biondi e gli occhi castani e determinati lanciò una strana sfera addosso al cacciatore che manipolava il fuoco; questo cominciò a sussultare violentemente, fulminato dalla scarica elettrica scaturita dall’oggetto, e stramazzò morto.

L’altro avversario digrignò i denti e si scagliò contro il giovane che, muovendo rapidamente le braccia, fece uscire dall’interno delle maniche della giacca in pelle nera numerosi fili che si attorcigliarono attorno al nemico, il quale riuscì a liberare le mani, afferrò i fili e con un enorme sforzo si girò per tirarlo e lanciarlo contro le pareti.

- AGH! – gemette di dolore e tagliò i fili il più velocemente possibile, evitando così di venir nuovamente sbalzato in giro; lanciò un’occhiata ai vampiri e gridò loro – Andate, ora!

I sei esitarono un attimo prima di ritornare sui loro passi, avviandosi lungo il percorso che conduceva al punto di ritrovo; udirono in lontananza degli spari e delle urla, tra cui la voce di Theo che scherzava e rideva.

- Sbaglio, o il biondino era un tappo? – commentò Yuuma, sogghignando canzonatore.

- Chissenefrega, ti pare il momento di soffermarti su una cosa così ridicola?! – sbottò Subaru.

- HAH?! Che hai detto, albino dei miei stivali?! – ringhiò il gigante, prendendolo per il colletto della giacca mentre correvano.

- Non chiamarmi albino, bastardo! – ribatté aggressivamente l’altro, un nervo che gli pulsava vistosamente sulla fronte.

- Finitela di punzecchiarvi, su~ - cercò di calmarli Kou, dietro di loro, appoggiando ciascuna mano su una spalla dei due che si voltarono a rivolgergli un’occhiata gelida e inquietante, facendolo rabbrividire e decelerare per allontanarsi.

Poi, girando a un bivio, si bloccarono a fissare le scale che conducevano all’ambiente esterno; Kou e Yuuma tirarono un sospiro di sollievo e Azusa chiese se fosse il caso di aspettare i due che erano rimasti a combattere il cacciatore.

- Non possiamo sapere se sono riusciti ad avere la meglio… - rifletté Ruki, mentre Subaru aggiungeva che probabilmente lo avevano sconfitto, a giudicare dal silenzio che ne era seguito dopo qualche minuto da quando li avevano lasciati – Sì, ma potrebbe essere stato lui a eliminare loro…?

- Sciocchezze, mica ci facciamo accoppare da un misero cacciatore!

I vampiri voltarono gli sguardi e videro il giovane sconosciuto avvicinarsi con Theo, il quale agitò la mano per salutarli; Yuuma, osservando la differenza di statura tra i due, confermò la sua impressione: sicuramente quel biondino era solo un poco più alto rispetto a Yui, ma non raggiungeva sicuramente il fratello isterico dei trigemini.

- Salve~  Non siete rimasti feriti gravemente, vero? – chiese premurosamente Theo, analizzandoli mentre riponeva una pistola nell’apposita custodia agganciata alla cintura – Quelle ustioni non mi entusiasmano… - mormorò preoccupato nel soffermarsi sulle scottature di Subaru e Yuuma, pur mantenendo il suo solito sorriso.

- Non preoccuparti, non è nulla per noi vampiri… purosangue – disse l’albino, sottolineando l’ultima parola e scoccando un’occhiata beffarda al gigante che ricambiò con una smorfia indignata.

- Non è una ferita grave nemmeno per me – sibilò a denti stretti.

Theo rise.

- Hahaha, grandi amici!

I due lo guardarono inarcando un sopracciglio.

- Baka-Ouji, sono grandi amici come lo siamo io e Anna – commentò l’amico acidamente, dandogli uno schiaffo sulla testa, per poi rivolgersi nuovamente ai vampiri, serio – Comunque, io sono Morten, piacere.

- Piacere, Morten-kun~ - esclamò Kou, porgendogli la mano per una stretta cordiale – Sei stato incredibile con quei fili!

- Nah, non ho brillato particolarmente, sembrava giocasse al lancio del martello – brontolò il mago, grattandosi la testa in un gesto di stizza, tremando non appena Theo commentò che fosse colpa della sua minuta corporatura.

- Non osare parlarne, Theo! E non chiamarmi “Mo-senpai”!! – ringhiò profondamente infastidito.

Yuuma nel frattempo sogghignava di nascosto.

 

 

- Konbawa, minna-san~ - canticchiò Theo salutando il resto dei fratelli Sakamaki e Yui, per poi rivolgersi a Mark che era stato approcciato da Morten per il resoconto.

- Markucchi, Cho-hime come sta? – domandò, appoggiando il gomito sulla spalla dell’amico più basso che fremette di rabbia e si scostò bruscamente, sbuffando incollerito e allontanandosi per presentarsi al resto del gruppo in fuga.

- Dovrebbe arrivare a momenti… - fu la flebile e inespressiva risposta di Mark, concentrato a percepire eventuali pericoli nelle vicinanze.

Che non tardarono ad arrivare, intanto che Morten informava che si sarebbero diretti dal signor Ari.

Theo tirò fuori la pistola rapidamente e sparò un colpo in aria, mancando di poco la figura deforme che svolazzava sopra di loro; Mark era sparito e il loro senpai aveva manipolato altri fili per cercare di afferrare quella creatura.

- Dannazione è un spiffero degli incubi! – esclamò innervosito.

- “Spiffero degli incubi”? – ripeté Reiji – Non sono quelle creature che brancolano di notte alla ricerca di sonnambuli da divorare?

Morten annuì, continua con una punta di fredda ironia nel tono.

- Esattamente; potremmo paragonarli a feroci “animali” allo stato brado… però a quanto pare hanno cominciato ad “addomesticarli” per sbranare anche persone sveglie, soprattutto streghe, vampiri e demoni.

- E ibridi! – gridò in aggiunta Theo, continuando a sparare.

- Vedi di non finire le munizioni, Baka-Ouji! – lo ammonì il biondo, riflettendo velocemente per una soluzione e continuò il suo discorso, ascoltato anche da Ruki e gli altri, interessati (e un po’ confusi se ci capivano poco, come Yuuma) – Solitamente è difficile affrontarli, soprattutto vampiri e maghi non sono in grado di annientarli senza ricorrere a pratiche più complesse. L’unico modo è sperare che Mark faccia qualcosa… o Cho-hime, se arriv-…

Una farfalla luminosa color pesca gli svolazzò davanti agli occhi, facendolo sorridere.

Migliaia di farfalline si levarono in cielo, illuminando la notte come tante stelle e suscitando stupore generale nei presenti, tranne Subaru che le riconobbe; le piccole creaturine danzarono in centri concentrici e colorati, delineando anche diverse figure geometriche, per poi catapultarsi in direzione dello spiffero che si espanse, rassomigliando un’ampia rete di materiale gelatinoso che le intrappolò.

- Nfu~ Vi sono mancato? – Laito si teletrasportò accanto ai fratelli, facendo l’occhiolino.

- Laito! Dov’eri fini- … - Ayato s’interruppe stupito, conscio che qualcosa fosse cambiato nel gemello; o meglio, che fosse ritornato quel cambiamento che non aveva poi così tanto disprezzato.

Yui, accortasi anch’ella della novità, sorrise gioiosa, pensando a quanto dovesse essere stata felice Mary; pian piano, anche il resto dei Sakamaki abbozzò una smorfia di sollievo.

- Cho-hime! – urlò improvvisamente Theo, entusiasta, e nello stesso momento Mary schioccò le dita, dopo aver salito le scale dei sotterranei, i suoi occhi argentati fissi sulle farfalline che la chiamavano in aiuto.

Il rumore delle ali battute si fece più acuto, quasi metallico, e i colori tenui e chiari sembrarono scurirsi su un grigio alluminio: pezzi dello spiffero degli incubi caddero lentamente sul suolo, con lo stesso andamento di una piuma, come se fossero stati sminuzzati; infatti, le piccole creaturine stavano tagliando quella rete imprigionante.

Theo corse e si lanciò contro l’amica, abbracciandola con foga, e lei abbozzò un sorriso divertito, cercando però di toglierselo di dosso.

-  Theo, mollami, non abbiamo ancora finito con lo spiff… Oh. Mio. Dio.

Morten sgranò gli occhi nel sentirla esclamare in quel modo, sconvolta, e i suoi occhi ritornarono sui resti dello spifferi che nel frattempo si erano aggregati tra loro, dando vita a una nuova figura nascosta da un lungo e lacerato mantello nero, inquietante e possedente un’enorme falce…

Quello non era uno spiffero degli incubi; era un Mietitore, in grado di mutare forma per trarre in inganno le sue vittime e poi coglierle fatalmente di sorpresa.

- MARY! A te l’onore! – urlò Morten alla fanciulla visibilmente impallidita che sobbalzò sul posto, protestando.

- EH?! Perché io?!

- Perché tu hai più esperienza, rintronata! – si giustificò il biondino, riferendosi a un episodio passato dove la solita curiosità di lei l’aveva condotta all’incontro con un Mietitore.

Theo diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla dell’amica, sorridendo terrorizzato e scappando.

Mary ebbe un tic all’occhio e, mentre i suoi capelli schiarivano sul bianco, gridò loro di coprirle almeno le spalle.

- Una coperta di lana va bene? – rispose Theo, scherzando, per poi ricevere in testa un pugno dal biondo, assolutamente non divertito dalla battuta come del resto neanche i vampiri aveva reagito positivamente, a parte Yui che aveva sorriso appena.

Devo aiutarti?

Ma dai!

Mark spuntò in mezzo all’aria dal nulla e atterrò sulla testa del Mietitore, tirando un po’ giù il cappuccio del mantello e scoprendo il teschio grigio e polveroso che si celava sotto.

Theo e Morten si coprirono gli occhi, lagnandosi, e l’ultimo, alla domanda perplessa di Reiji, spiegò che se c’erano delle cose da non toccare a un Mietitore, esse erano il suo teschio, soprattutto, e la sua falce.

Mary chiamò il fratello che giusto in tempo schivò un fendente dell’arma dell’essere oscuro e si tenne a debita distanza; nel frattempo, la gemella aveva radunato intorno a sé le farfalline, facendone mimetizzare alcune e istruendo altre sulle prossime azioni da compiere, tenendo conto che i Mietitori potevano da un momento all’altro raggiungerti alle spalle e…

Aneki alle tue spalle!

La fanciulla si gettò di lato, evitando per un pelo la lama della falce sulla propria carne e rotolò per allontanarsi un poco prima di rialzarsi e richiedere alle minuscole creature di infastidirlo con la sua falce, per distrarlo.

E se fuggissimo e basta? Non è che poi ci rintraccia per forza.

Solitamente… però ammazzerebbe qualcun altro.

… non ho idea di come distruggerlo…

L’altra volta l’avevamo infilzato con tante lame così da distruggere il cuore di cristallo che protegge nella gabbia toracica, no?

… Uff, non volevo usare questi poteri di fronte a loro…

Alcune farfalline scapparono in volo per evitare di venir falciate e il Mietitore, finalmente liberatosi del fastidio, non si accorse delle lame d’argento che sbucarono da terra, conficcandosi dentro la sua figura fino a spezzarne il cuore; l’essere lanciò un urlo stridulo, prima di scoppiare in una pioggia di scintille e schegge di pietre preziose che si dissolsero nell’aria come se fossero stati vapori colorati.

Mark comparì accanto alla sorella e si scambiarono uno sguardo con i loro occhi argentati screziati di rosso, come erano diventati rossi i tre nei raggruppati a trifoglio che possedevano entrambi sul lato sinistro del collo.

Sorrisero e si avvicinarono agli altri, dando alcune spiegazioni ai vampiri.

 

 

E intanto il signor Ari ed Elena li stavano aspettando impazientemente, l’ultima visibilmente preoccupata… ed entrambi anche piuttosto a disagio, causa della presenza di altre due persone nello stesso posto.

Karlheinz e la Signora di Vetro.

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** Chapter 24 ***


Chapter 24

 

Il signor Ari ed Elena sedevano stanchi a un tavolo, sospirando per l’ennesima volta, mentre le loro orecchie dolevano nell’udire l’incessante e disagiante dialogo tra Karlheinz e la Signora di Vetro, che pur sempre continuava a sorridere, ma le rughe intorno agli occhi evidenziavano il fastidio che stava provando.

- Sono sempre stati così? – chiese Elena, mentre li osservava conversare vivacemente, perplessa.

- Dalle voci che ho sentito, pare che si beccassero fin da quando la Signora di Vetro era nella culla.

- Hanno molti di anni di differenza? – domandò questa volta curiosa.

- Se tieni conto che Karlheinz – e qui il signor Ari sfoggiò una smorfia ripugnata – ha più di duemila anni e la Signora di Vetro è considerata tra quelli più vicini a essere suoi coetanei…

Elena sgranò gli occhi, mentre nella sua mente registrava le parole di lui e numeri di tre o quattro cifre volteggiavano confusamente.

Nel frattempo, Mary era entrata seguita dalla sua compagnia e, udendo quelle voci familiari fin dalla porta d’ingresso, comprese che fossero capitati in un pessimo momento; Reiji, riconosciuto il padre dal tono calmo e autoritario (con il tipico accento beffardo), si chiese quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che l’aveva sentito discutere così animatamente.

Shuu aveva assunto un’espressione profondamente seccata (come la maggior parte dei suoi fratelli), mentre i Mukami aveva o inarcato il sopracciglio o inclinato la testa confusi dalle frecciatine formulate educatamente che si stavano rivolgendo a vicenda i due titani; non appena raggiunsero l’atrio dove il signor Ari li aveva accolti con un “Tempismo da schifo”, pensarono che avrebbero piuttosto affrontato un po’ di più i cacciatori.

Certamente i fratelli Sakamaki avrebbero proprio preferito qualsiasi altra cosa che avere a che fare con Karlheinz (Reiji escluse solo il caso di venir riconosciuto dal padre come diletto successore, ma questa è una storia a parte); Ayato, Kanato e Laito sfoggiavano l’espressione più seccata, Subaru invece, al contrario di quello che qualcuno avrebbe potuto aspettarsi, osservava la Signora di Vetro sorpreso dalla sua capacità di tenere testa al padre.

- Mamma – mormorò Mark per attirare la sua attenzione.

- Non ora, figlio mio, sto parlando – rispose rapidamente la donna, sospendendo un attimo la discussione con il dovuto avviso rivolto all’altro e rilassando un poco i suoi occhi nel vedere il figlio.

Il giovane scambiò degli sguardi d’intesa con la gemella, sotto quelli curiosi dei vampiri, e riprovò a chiamare di nuovo la madre.

- Mamma…

- Insomma, Mark, non è buona educazione… - si girò nuovamente la Signora di Vetro verso di lui, dopo essersi ancora scusata per l’interruzione con Kalrheinz, ritrovandosi a incrociare un paio di occhi da cucciolo bastonato.

Gli angoli della sua bocca si abbassarono lievemente, mantenendo sempre un sorriso abbozzato, e i suoi occhi si assottigliarono.

Mark sbatté le palpebre, sostenendo lo sguardo dolcissimo.

La madre sospirò, sorridendo un po’ divertita e fissandolo un po’ severa.

- Solo perché non hai torto sul fatto che non gioverebbe continuare, ma in altri casi non tollererò questo tuo atteggiamento, figliolo, non sei una persona viziata. Karl, – si voltò nuovamente verso il vampiro, che sorrideva un po’ deluso di non poter intrattenersi più a lungo in quella piacevole conversazione – mi dispiace, dobbiamo concludere qui.

Quel “mi dispiace” suona così male, pensò perplessa Mary, battendo il cinque con il fratello e allo stesso tempo accarezzando la mano a Shuu, che aveva appena avvolto le braccia intorno alle sue spalle e poggiato la testa contro la sua, assonnato.

La Signora di Vetro si avvicinò giovani, sorridendo rassicurante.

- Mark mi ha già detto che state tutti in ottima salute, anche se… - osservò Yui intensamente, un bagliore preoccupato nelle sue iridi color acquamarina – Mia cara, mi sembri abbastanza esausta. Chiedi alla signora Elena di darti qualcosa per rilassarti, ti prego.

La fanciulla sbatté le palpebre, arrossendo lievemente, ed annuì con un cenno della testa, mentre Ayato avvolgeva un braccio intorno alla sua vita e la conduceva dalla donna indicata, brontolando un qualcosa del tipo “Visto, Chichinashi, te l’avevo detto che mi sembravi strana!”.

- Mary, mio fior di lavanda, penso che il Mietitore abbia avuto un brutto effetto su di lei… - asserì la donna, rivolgendo lo sguardo alla figlia che annuì.

- Non l’avevo notato, però è probabile che Yui, in quanto appena vampirizzata, non abbia ben retto le vibrazioni che emana il Mietitore…

- Di cosa state parlando? – chiese Reiji precedendo Ruki, entrambi interessati all’argomento, mentre Shuu sbadigliava, gli altri fratelli Sakamaki assumevano delle espressioni confuse e i Mukami ascoltavano curiosi; nel frattempo si erano riuniti Yui ed Ayato, la prima sorseggiando una tisana e il secondo corrugando la fronte.

- I Mietitori sono creature demoniache che amano infestare particolarmente il mondo umano, nonostante siano originari del Regno dei Demoni – spiegò Karlheinz, avvicinandosi a sua volta; tra i Sakamaki scorse una scarica elettrica di disagio, non abituati a tanta confidenza – Tra le varie caratteristiche che possiedono, hanno anche la capacità di emettere dei flussi di energia che vanno a interagire con il sistema nervoso, provocando stanchezza, nausea o qualsiasi altro sintomo che causi disagio o indebolisca l’obiettivo. Hanno più effetto sugli esseri umani e Eve, in quanto era comunque tale, ne ha risentito.

Karlheinz sorrideva e guardava con occhi indecifrabili i figli biologici e adottivi, uno a uno; questi, non si seppero spiegare il motivo, percepirono degli strani brividi.

E a Ruki, Shuu, Reiji, Laito ed Azusa non sfuggì l’espressione amareggiata che la Signora di Vetro aveva assunto nel momento in cui lui aveva pronunciato il nome “Eve”.

Yui teneva la testa china sulla tazza e mormorò, inascoltata da tutti:

- Non mi piace essere così debole… - la sua voce giunse solo alle orecchie di Ayato, che strinse la mano sul suo fianco, e a Mark, che abbozzò un sorriso mentre nella sua mente elaborava un piano segreto.

- Ritornando a noi – parlò di nuovo la Signora di Vetro, interrompendo il silenzio che era nato improvvisamente, facendo sobbalzare Theo – Come vi avevo già accennato, i cacciatori vi hanno procurato dei grossi problemi… e non vi resta altro che andarvene da questa città, in quanto a breve ne arriveranno altri, probabilmente.

I vampiri non spalancarono gli occhi per la sorpresa: sapevano che prima o poi sarebbe arrivato un giorno in cui avrebbero dovuto traferirsi altrove, per una ragione qualsiasi; l’unica cosa ad averli stupiti era stato lo scoprire gli insani progetti che i cacciatori avevano elaborato per rendersi più forti e in grado di combattere vampiri, demoni, maghi o ibridi.

Nonostante Ayato, o Kanato, o Subaru, o Yuuma, faticassero ad ammetterlo, tutti erano giunti a una conclusione: con quei cacciatori o ci mettevi le penne o ti preparavi ad affrontarli, considerando tutti i possibili e improbabili assi nella manica; non importava quanto potessero essere forti, dovevano studiare delle strategie e acquisire a loro volta dei “trucchi” per vincere.

Shuu sbuffò annoiato, stringendosi a Mary, e borbottò quanto la cosa lo scocciasse, mentre Reiji digrignava i denti dicendo che per una volta fosse d’accordo con il fratello; Laito ridacchiò e si chiese dove sarebbero stati mandati e se avrebbe incontrato delle belle signorine, mentre Kanato sorrideva inquietantemente che tali “signorine” si sarebbero potute aggiungere alla sua collezione di bambole; Subaru e Kou guardarono quest’ultimi disgustati, mentre Azusa tirava la manica Yuuma, assorto nei suoi pensieri, come se stesse cercando nella memoria qualcosa che aveva dimenticato. Ayato mormorò che il trasferimento non gli sarebbe importato più di tanto purché rimanesse con Yui, sicuro che nessuno lo stesse ascoltando; questa alzò gli occhi color lampone su di lui e sorrise, facendolo arrossire e balbettare imbarazzato che non avesse detto nulla.

Karlheinz osservò attentamente il primogenito e la ragazza, poi l’altro figlio imbronciato con Yui; l’angolo della sua bocca si piegò in un sorriso compiaciuto, fulminato con la coda dell’occhio dalla Signora di Vetro, a sua volta fissata da Ruki, la cui mente stava lavorando da un bel po’ su alcune ipotesi…

- Signora di Vetro, immagino abbiate intenzione di mandarli nella nostra città – suggerì Morten, accarezzando distrattamente una piantina su un tavolo e ignorando il richiamo brontolato da parte del signor Ari, in quanto un secondo dopo dovette ritrarre le dita per non farsele azzannare.

- Esattamente, Morten-kun. Sì, Mary, figlia mia, è ora che tu torni a casa – asserì la donna, fissando intensamente la figlia che era stata sul punto di ribattere, abbassando lo sguardo leggermente frustrata.

Non me la sento ancora di tornare lì…

Shuu, percepito il disagio dell’amata, le massaggiò con le dita la spalla, facendo sorridere ancor di più il padre, soddisfatto che i suoi piani stessero procedendo a gonfie vele.

Raccapricciante, fu il pensiero di tutti i vampiri nel notare l’espressione di Karlheinz.

Quest’ultimo si schiarì la voce e aggiunse:

- Ho già incaricato dei famigli di trasferire i vostri effetti personali più indispensabili – a questa parola Laito schioccò la lingua, sicuro che tanta della sua roba fosse stata semplicemente scartata nel sacco dei rifiuti (si può ben immaginare che cosa) – nella casa dove sarete ospitati momentaneamente.

- Spero che con “famigli” non ti stessi riferendo anche a me – borbottò il signor Ari, trattenendosi dal chiamarlo con degli epiteti non decorosi, per poi rivolgersi ai vampiri – Sono andato personalmente nelle vostre case a radunare in qualche valigia ciò che potrebbe esservi utile durante il viaggio e a recuperare un cambio pulito per ciascuno di voi da indossare prima di partire… e come vedo ho fatto bene, quindi spero perdonerete la mia indiscrezione – concluse, guardandoli dall’alto al basso: i loro vestiti erano strappati in diversi punti, sporchi e logori. Prima che potessero aprire bocca, non si sa bene se per protestare o ringraziare, il signor Ari si allontanò e si chiuse in una stanza dopo aver indicato dove fosse la doccia.

- Partirete stasera con un treno diretto verso Hachinohe, dove poi… verrete guidati da Mary – riassunse brevemente la Signora di Vetro, sorridendo alla figlia che sbatté le palpebre perplessa per poi sobbalzare e guardare il gemello e i due amici.

- Voi non restate?! – sbottò, mentre Theo ridacchiava massaggiandosi la nuca, Mark abbassava il capo in un gesto di scusa e Morten, sbuffando, le affondava un indice sulla fronte.

- Guarda che andiamo a ostacolare qualche cacciatore, mica a farci una breve vacanza! Voi starete comodi sul treno, noi dovremo salvarci le chiappe!

Mary arricciò le labbra imbronciata, incapace di protestare, e lasciò che Shuu le sussurrasse nell’orecchio che sarebbe stato meglio così: avrebbero potuto passare tutto il tempo tranquillamente a dormire; i fratelli lo guardarono con un’espressione affatto sorpresa, Kou inarcò un sopracciglio e Ruki si massaggiò il setto nasale, bofonchiando qualcosa sottovoce, mentre Azusa continuava a cercare di attirare l’attenzione del fratello che ancora non aveva ricordato quella cosa che gli sembrava tanto importante.

La Signora di Vetro sorrise ai vampiri e fece un elegante inchino piegando la testa, salutandoli e augurando loro buon viaggio, e informò loro che lei e Karlheinz sarebbero andati a risolvere questioni particolarmente delicate nel Regno dei Demoni: non sarebbero stati raggiungibili per un po’ di tempo. La donna e il vampiro si scambiarono un’occhiata d’intesa (qualcuno avrebbe giurato di aver visto anche un accenno di fastidio da parte di lei) e si allontanarono bisbigliando tra loro, verso l’uscita.

Calò il silenzio, e i presenti si guardarono tra loro, per poi far cadere gli sguardi su Elena che era rimasta in disparte ad osservarli; questa arrossì e rapidamente si avviò in direzione di un tavolo per frugare in un cassetto interno, tirandone fuori due boccette di vetro e avvicinandosi a Mary per consegnargliele.

- Sai cosa sono, vero?

Mary sospirò annuendo, rigirando i due oggetti tra le dita; Elena abbozzò un sorriso amareggiato e si voltò verso i tre ragazzi che stavano attendendo ordini da lei, in quanto era stata incaricata di dirigere il loro intervento in quella città.

- Procediamo con la missione: Morten, ispeziona dall’alto; Mark, ascolta le conversazioni; Theo, manometti i loro mezzi di comunicazione e spostamento.

I tre annuirono e, dopo aver salutato Mary e i vampiri, si congedarono.

- Ci vedremo in ospedale, Mary-chan – sorrise e scomparì in una nuvola di vapore verde che la ragazza spostò da se stessa sventolando la mano, seccata.

Il signor Ari nel frattempo era uscito dalla stanza e si era bloccato a guardarli, scocciato.

- Beh? Preparatevi e vedete di sparire il prima possibile!

Mangiato pane e simpatia per colazione, eh?, pensò Mary, non ascoltando i commenti irritati o risentiti di alcuni vampiri.

- HO LASCIATO QUEL DANNATO CRICETO NELL’ORTO! – gridò all’improvviso Yuuma, facendo saltare tutti i presenti per lo spavento, tranne Mary che lo guardò sbattendo le palpebre, impassibile, e indicò la propria capigliatura.

- In verità è sempre stato qui fino ad adesso…

E dai suoi capelli spuntò suddetto criceto, sotto gli occhi (e le bocche) spalancati di tutti.






Ciao a tutte le mie care lettrici!
Non fucilatemi! x°D
Lo so che sto aggiornando di nuovo in ritardo, ma ho intenzione da ora in pi di aggiornare sempre più frequentemente perché non vedo l'ora di finire questa avventura, sia perché ho paura di ritardare di nuovo (e non va mai bene) sia perché ho altre storie che voglio scrivere, e accumularle non va bene!
E poi questa storia deve prendere forma fino alla fine... prima che il tempo si porti via tutta la fantasia con cui ci ho lavorato sopra ;)
A presto~

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Capitolo 26
*** Chapter 25 ***


Chapter 25

 

Sul treno erano stati riservati loro solo tre scompartimenti; erano in dodici e dunque avevano dovuto suddividersi in gruppi da quattro: ma chi sarebbe stato con chi? Dopo varie discussioni che li avevano quasi portati a perdere il treno, le bizzarre combinazioni erano state così risolte: Ruki, Yuuma, Shuu e Mary; Subaru, Kou, Azusa e Reiji; Laito, Kanato, Ayato e Yui.

È superfluo aggiungere che l’albino fosse stato il più infelice a causa delle disposizioni (escludendo Ruki che avrebbe dovuto sopportare un certo biondo comodamente assopito sul grembo della ragazza amata), nonostante avesse potuto accadere di peggio: se avesse avuto uno dei trigemini al posto dell’altro fratello, probabilmente il treno sarebbe stato distrutto.

Il viaggio sarebbe durato parecchie ore e ne erano passate solo due da quando si erano accomodati; e alcuni già erano sul punto di buttarsi dal finestrino…

 

 

Ruki aveva tentato di leggere, ma, come Yuuma gli aveva fatto notare, era rimasto fermo alla prima pagina del libro scelto per passare il tempo, fin da quando lo aveva aperto; forse i suoi occhi erano addirittura rimasti incollati alle prime parole, senza più scorrere.

Non li aveva più degnati di uno sguardo dalla partenza, tuttavia via il vampiro aveva percepito i loro spostamenti, le loro voci, i loro profumi: sapeva che Shuu s’era spalmato addosso a Mary, non molto contenta di ciò perché un po’ ostacolata nei movimenti; ronfava beatamente e ogni tanto si svegliava per scambiare qualche effusione non troppo intima (perché altrimenti la fanciulla lo avrebbe seriamente tenuto sospeso in aria contro il soffitto), brontolando della presenza dei due Mukami, Yuuma in particolare che gli rispondeva con delle frecciatine irritate.

Ci mancava solo che cominciasse a sbaciucch…

- Sh-Shuu! Smettila! – protestò la ragazza sobbalzando sul posto, imbarazzata, mentre il biondo le baciava il collo dopo averle tolto di mano il cellulare dove stava giocando a qualche puzzle; aveva avvolto intorno alla sua vita le braccia e strofinava la fronte contro il suo viso, solleticandole la pelle con i suoi ciuffi d’oro.

Ruki chiuse di scatto il libro, lo ripose sul sedile di lato, si alzò rigidamente e uscì dallo scomparto con passo fermo; il fratello non s’accorse di nulla, perché si era addormentato e stava russando come un ghiro.

Mary arricciò le labbra e rivolse un’occhiataccia di rimprovero al vampiro, il quale scrollò le spalle e, sogghignando, si fiondò sulle sue labbra dopo averle accarezzate con l’indice, mangiandole con foga e godendosi i gemiti contrariati della giovane che presto cedette…

 

 

Laito sbuffò rumorosamente, il viso sostenuto da entrambe le mani e i gomiti appoggiati sulle cosce, la schiena ricurva; i suoi occhi verdi scrutarono annoiati Kanato, accanto a lui, stringendo tra le braccia il suo Teddy con il quale scambiava ogni tanto qualche parola, per esempio chiedendogli se nella città della mezza strega vendessero dolci e quali tipi, oppure lamentandosi di quanto fossero irritanti Yui e Ayato.

Il fratello maggiore spostò lo sguardo su quest’ultimi, concorde con il fatto che la loro presenza non fosse tanto divertente: sembrava quasi che Ayato li avesse esclusi dalla sua mente, immaginando di essere solo con la sua fidanzata, con la quale chiacchierava del più e del meno, passando dal stringerle la mano al circondarle le spalle con un braccio, e ogni tanto guardava altrove arrossendo, colto di sorpresa da qualche commento sincero e positivo di lei nei suoi confronti (cosa ci vedesse di positivo in lui non si saprà mai).

Dopo una decina di minuti che li fissava, decise che era il momento di uscire e prendersi una boccata d’aria fresca, lontano da quella coppietta e da quel fratellino ingrato  che non lo aveva più degnato di uno sguardo da quando erano saliti (forse anche prima).

Laito indossò il cappello in testa, raddrizzandolo per bene, e, senza dir nulla, si alzò e uscì dallo scompartimento, avviandosi lungo il corridoio del vagone e pensando se ci fossero delle belle ragazze da rimorchiare a bordo.

 

 

Subaru si sentiva oppresso.

Oppresso dallo spazio limitato dello scompartimento dove sedeva e dai tre vampiri con cui lo condivideva.

Oppresso da un Kou troppo vivace e chiacchierone, il quale non smetteva un attimo di parlargli e di tartassarlo di domande e di proteste che lo incitavano a essere più allegro.

Oppresso da un Azusa che gli stringeva la mano tra le proprie, scuotendola, e gli supplicava di pestarlo a sangue, come sfogo o allenamento.

Oppresso da un Reiji che lo stava tenendo d’occhio peggio di un cecchino, pronto a stenderlo nel caso scoppiasse l’ira provocata dalla situazione sgradevole in cui si trovava.

Stava soffocando, si sentiva assillato, voleva scappare, un urlo lo scongiurava aprire bocca; stringeva i pugni molto forte, le unghie ormai conficcate nella pelle, vene che pulsavano in tutti i posti possibili.

Poi vide fuori dal finestrino della porta scorrevole Laito che passava fischiettando, con un braccio intorno al collo di una giovincella un po’ imbarazzata.

- Reiji, se mi fai uscire giuro non rompo niente. Altrimenti… - asserì, scroccando le nocchie delle mani; Kou si allontanò da lui impallidendo, quasi a voler sparire nell’angolo dove si stava rimpicciolendo, e Azusa, con gli occhi che brillavano impazienti, si rivolse a Reiji per esortarlo a non far uscire l’albino.

Il vampiro si sistemò gli occhiali, facendo due rapidi calcoli nella mente.

Se Subaru fosse uscito, forse si sarebbe calmato; ma almeno Kou sarebbe stato zitto (lo aveva minacciato a suo tempo che gli avrebbe fatto ingerire qualche veleno se lo avesse disturbato) e Azusa si sarebbe dedicato all’auto-lesionismo (non un grande risultato, ma meglio di ogni altra cosa; meno male che non sapeva nulla del suo frustino…).

- Sei congedato.

Subaru uscì immediatamente, sentendosi leggero come non mai, mentre dietre di lui Kou si lagnava che si sarebbe annoiato senza di lui e Azusa arricciava le labbra imbronciato.

 

 

Ruki non aveva mai vissuto un’esperienza così noiosa in treno: aveva lasciato il libro nello scompartimento e di ritornarci per riprenderselo non ne aveva voglia; aveva girato avanti e indietro da un vagone all’altro, esplorandoli quasi tutti e senza ricavarci nulla di soddisfacente (neanche l’aver origliato il più pervertito dei trigemidioti dietro qualche porta, impegnato con qualche sconosciuta); infine, si era dovuto limitare a starsene fermo davanti a una finestra, osservando disinteressato il paesaggio e le città che restavano man mano più indietro.

Comunque: com’è che ci sono ancora i treni a scomparti…?

I suoi pensieri casuali s’interruppero non appena il suo olfatto odorò l’avvicinarsi di un vampiro, che riconobbe essere Subaru.

- Oh. L’ultimogenito dei Sakamaki, eh – Ruki abbozzò un ghigno, scrutando l’albino che si stava avvicinando, accostandosi alla finestra accanto con un sbuffo spazientito.

- Tch – rispose solo l’altro, tenendo lo sguardo fisso sull’ambiente esterno; il maggiore dei fratelli Mukami trattenne una breve risata e anche lui distolse gli occhi.

Entrambi rimasero in silenzio per qualche paio di minuti; il primo a rompere il ghiaccio fu Subaru, il quale si schiarì la voce e schioccò la lingua, irritato, incitando l’altro vampiro ad aggrottare la fronte e a porgli la domanda che aveva già formulato da tempo, dopo aver osservato attentamente i fratelli Sakamaki.

- Non andate molto d’accordo tu e i tuoi fratelli, neh?

- Quelli non li considero neanche miei fratelli – borbottò sprezzante l’albino, stringendo i pugni, e continuò prima che l’altro potesse chiedere altro - Invece voi andate d’accordo, mi sembra, pur non condividendo legami di sangue.

Ruki lo scrutò attentamente, soffermandosi sull’occhio vermiglio che guardava in basso.

- Vi invidio un po’… - mormorò Subaru a voce flebilissima, voltandosi dall’altra parte.

Il vampiro dai capelli scuri assottigliò gli occhi e ritornò sul paesaggio, pensieroso e leggermente imbarazzato da quella situazione; non si seppe spiegare il motivo, ma dopo qualche minuto disse:

- Ho notato che sopporti già un po’ di più il primogenito…

Subaru mugugnò sbuffando.

- Tra un maniaco delle buone maniere che sembra una donna mestruata ogni giorno, un moccioso isterico che porta a spasso un peluche, un idiota che si crede il re, un pervertito che si porterebbe a letto l’armadio se non ci fossero più donne, Shuu è sicuramente quello più tollerabile! – si sfogò, massaggiandosi la testa con un gesto frustrato – Anche se per un periodo non ho sopportato che stesse con la stregaccia…

- “Stregaccia”, heh… - ripeté divertito Ruki, per poi tornare serio le riflettere sulle ultime parole – Non dirmi che anche tu hai una cotta per lei…? – sussurrò più a se stesso, quasi incosciamente.

Subaru sbatté le palpebre e lo guardò stranito.

- “Anche tu”?

Il giovane Mukami riuscì a non arrossire vistosamente, resosi conto dell’errore, e scrollò le spalle, digrignando i denti e intimandogli di ignorare tutto quello che gli era sfuggito; l’altro non disse più nulla dopo aver bisbigliato che ormai non provasse più nulla per lei.

Il silenzio ritornò di nuovo, ancora più imbarazzante, presto interrotto dalle voci di alcune fanciulle e di quella di un certo loro conoscente che si stava divertendo; si scambiarono uno sguardo seccato ed entrambi si allontanarono, conversando su quanto entrambi fossero d’accordo che certi individui fossero davvero indigesti.

- Cambiando argomento – sospirò Ruki dopo un po’, ritornando agli scompartimenti – Immagino che fosse Kou ad assillarti.

- Agh, non me ne parlare… non c’è uno piccolo spazio da voi? – bofonchiò l’albino, storcendo il naso al pensiero di risedersi in parte a quell’idol.

- Io ero uscito perché tuo fratello stava facendo la corte alla “stregaccia”, per usare un eufemismo – il vampiro si riavviò i gesti con un gesto infastidito, sospirando di nuovo.

- Però con loro c’è anche l’altro, no…? – domandò Subaru, un po’ turbato dalla notizia.

Ruki lo fissò silenziosamente prima di rispondere.

- Stava dormendo…

Entrambi spalancarono gli occhi e si precipitarono nello scompartimento, spalancando bruscamente la porta e rimanendo di sasso: Yuuma stava ronfando semi-sdraiato, Mary dormiva sopra di lui con i vestiti stropicciati (e che presumibilmente erano stati sistemati il meglio possibile) e sul viso i residui del rossore causato dalle intense attenzioni ricevute da parte di Shuu, il quale giaceva privo di sensi dall’altra parte, con un vistoso bernoccolo sulla fronte.

I due vampiri sbuffarono sollevati, ringraziando la prontezza del gigante.

 

 

Reiji aveva rischiato di diventare un tutt’uno con il suo sistema nervoso in crisi e di scoppiare, dopo aver recuperato quello screanzato del fratello che non aveva voluto separarsi dalle giovincelle con cui aveva trascorso il viaggio; era stato necessario uno sguardo di Mary per far desistere Laito e finalmente tutti i vampiri erano scesi dal treno con i bagagli, stanchi e storditi come non mai.

Kou teneva d’occhio Azusa, temendo che pur di farsi male si sarebbe buttato anche sulle rotaie; Ayato fulminava i giovani passanti che osavano commentare apprezzamenti nei confronti della sua ragazza, che teneva schiacciata contro il suo petto, causandole un rossore notevole sulle guance e sulla punta delle orecchie. Laito fischiettava, guardandosi intorno e facendo un occhiolino ammiccante alle donzelle, senza farsi notare dal fratello maggiore che si era tolto gli occhiali per massaggiarsi gli occhi.

Ruki e Subaru scoccarono delle occhiatacce a Shuu, il quale si era chinato con la testa verso Mary per farsi esaminare il bernoccolo procuratogli da Yuuma, che stava accanto a loro spiegando la dinamica della vicenda e giustificando la sua azione; la ragazza stringeva le labbra per non ridere, ogni tanto adocchiandoli discutere, e si alzò in punta di piedi per baciare la fronte dolorante del bel biondo, mentre il gigante sbuffava annoiato, nascondendo un ghigno alle guance rosse dell’altro vampiro.

Reiji, calmatosi un poco e assicuratosi che tutti i fratelli, i Mukami e Yui fossero presenti, si era guardato intorno, osservando le poche persone che affollavano la stazione, e si rivolse a Mary:

- Strano che ci sia così poca gente. Dove dobbiamo dirigerci ora, di preciso?

- Di solito questo è uno di quei periodi in cui viaggiano poche persone… Ora dobbiamo dirigerci verso quell’ascensore e scendere fino all’ultimo piano sotterraneo; da lì ci avvieremo verso un’uscita segreta e dovremo camminare per un po’ fino a una baia protetta.

Shuu grugnì, già esausto al pensiero di tutto quel movimento; Kanato domandò se non ci fosse un modo più semplice, ma la giovane scosse la testa.

- È il modo più sicuro per arrivare all’isola dove si trova la mia città. Siete coperti bene? Anche se siete vampiri, dovete tenere conto che qui fa molto più freddo e che dovremo stare all’aria aperta per un bel po’… - il suo sguardo si soffermò in particolare su Yuuma, preoccupata dalla sola sciarpa che egli indossava sopra il suo enorme cardigan nero.

- Nah, tranquilla, paffuta – ridacchiò scompigliandole i capelli.

Ayato si tolse la giacca e la mise sopra le spalle di Yui, borbottando che secondo lui non fosse coperta abbastanza; la fanciulla sbatté le palpebre dapprima sorpresa, per poi arrossire e sorridere felice dell’atteggiamento del ragazzo nei suoi confronti.

 

 

Non appena furono giunti alla baia, i vampiri (alcuni di loro piuttosto infreddolito come Santa Mary aveva previsto) rimasero a bocca aperta: non per lo stupore, bensì per lo sconcerto nel vedere il nulla del nulla; solo mare e sabbia di fronte a loro, dopo la vasta area boschiva che avevano attraversato.

Ruki si schiarì la voce e guardò perplesso Mary che avanzava sulla spiaggia guardandosi intorno e sorridendo come se si stesse rivolgendo a delle entità che loro non vedevano.

- Kachiku, sicura che…?

- Oooh, pazientate un attimo! - ribatté lei, abbassandosi sul terreno, e sembrò comunicare con qualcosa o qualcuno, osservata dagli occhi confusi di Subaru, Yuuma, Laito, Kou e Ayato.

Kanato cominciò a dare segni di un esaurimento nevrotico, con grande gioia da parte di Reiji che intervenne per cercare di sopprimere le sue lagne prima che sfociassero in strilla capricciose e irritanti; nel frattempo Mary si era alzata e aveva indicato loro di avanzare verso il mare.

- Anche se vi sembrerà di mettere i piedi nell’acqua, fatelo. Poi capirete, non posso spiegarvelo a parole…

I vampiri si scambiarono delle occhiate non convinte, Yui perplessa e pensierosa; solo Azusa e Shuu procedettero e, non appena arrivarono alla linea dove l’acqua schiumeggiava sulla riva, sparirono, lasciando gli altri presenti a bocca aperta, questa volta sì per la sorpresa.

- Che, che, ch’è successo?! – esclamò sconvolto Kou, che non ci raccapezzava più nulla, sbarrando di più gli occhi nel vedere il fratellino ricomparire.

- Venite… fidatevi… è una magia…

Reiji e Ruki, curiosi di capire di cosa si trattasse, li imitarono e presto tutto il resto della combriccola li seguì.

Non appena misero piede in acqua, che invece affondò in altra sabbia, si ritrovarono in un ulteriore prolungamento della spiaggia e meravigliati fissarono l’isola che improvvisamente era comparsa nel mare dinnanzi a loro, raggiungibile tramite un basso ponte che la congiungeva alla spiaggia. Mary sorrideva compiaciuta delle loro espressioni e si affrettò a spiegare che fosse tutto merito di alcuni spiritelli che nascondevano alla vista di occhi indiscreti l’esistenza dell’isola e di quella parte di spiaggia.

- E se qualcuno dovesse accidentalmente arrivare qui e scoprirla perché semplicemente voleva fare una nuotata nel mare? – chiese Kou, mentre Subaru borbottava perché solo a lui venissero in mente domande da porre, disturbando la quiete altrui con la sua voce.

- Per quello ci sono dei maghi ai limiti di questo bosco a tenere d’occhio la zona – disse la fanciulla, voltandosi indietro per fare un cenno della testa al gruppo di alberi che fungeva da barriera naturale.

- AH?! – gridò Ayato sobbalzando, indicando con il dito una fila di strani esserini neri dietro di loro – Che cosa sono queste cose?!

- Sono gli spiritelli – sorrise Mary, salutandoli.

Le creaturine assomigliavano a un agglomerato di cinque sassi neri delle dimensioni di un’arancia, quello più alto simile a una testa, a dedurlo dai cerchi che potevano essere occhi e dalla linea che fungeva da bocca; mossero il capo in un movimento simile a quello di tanti campanellini e il rumore prodotto ricordò alle loro orecchie il fruscio delle foglie.

Mary fissò l’isola in silenzio, mentre i vampiri si avvicinavano agli spiritelli, curiosi e meravigliati.

Riconobbe la scogliera dove si trovava la scuola che aveva frequentato.

Riconobbe, da lontano, la forma dei resti che ne rimanevano: una sorta di mezzaluna, come se un’esplosione sferica avesse distrutto e portato via una gran parte dell’edificio.

E lei ne era stata la causa.

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Capitolo 27
*** Chapter 26 ***


Chapter 26

 

Mary e Shuu sbadigliarono all’unisono, guadagnandosi un’occhiataccia e uno sbuffo sprezzante da parte di Reiji che commentò su quanto il fratello la stesse influenzando; la coppietta si era scambiata degli sguardi annoiati e avevano rivolto gli occhi al cielo, ignorandolo.

Stavano attraversando a piedi il ponte, non potendo usufruire della struttura mobile che li avrebbe trasportati più rapidamente, dato che con il freddo gli ingranaggi erano diventati inadoperabili.

- Neh, come ti senti a tornare a casa~? – domandò Kou raggiungendo la mezza strega e avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle, curioso;  questa scrollò le spalle.

- Mh, non sono proprio molto entusiasta…

- Eeeeh?! Ma non hai gli amici qui?!

- Quello è vero… - mormorò Mary, soffermandosi con la mente su dei visi familiari, chiedendosi se nell’arco di un anno e mezzo circa fossero rimasti gli stessi o se qualcuno fosse cambiato; considerando una delle sue kohai, negò tale possibilità.

Il biondo arricciò le labbra corrucciato e tentò di trarre qualche altro dettaglio sul perché non fosse tanto contenta di essere “rimpatriata”, finché non decise che avrebbe ottenuto più soddisfazione ad assillare Subaru, piuttosto che a venir ignorato dalla ragazza, la quale abbozzò un ghigno vittorioso nel momento in cui Kou si allontanò da lei.

Ma ben presto il suo ghigno sparì in quanto, non appena furono a un quarto di strada, percepì delle vibrazioni insolite; spostò lo sguardo in alto e osservò le alte colonne che reggevano il complicato reticolo di strette strade innalzate che serviva loro per tenere d’occhio i dintorni, tramite taluni che volontari sceglievano di fare da vedetta.

Aveva come l’impressione che qualcuno la stesse fissando la lontano…

Qualcuno che conosceva ma allo stesso tempo non riconosceva…

- Mary? – la chiamò sussurrandole nell’orecchio Shuu, avendo notato la sua perplessità.

- Ah… nulla – mormorò lei, sorridendo lievemente, pensando che forse Theo e Mark le avrebbero saputo spiegare qualcosa in merito a quella sua strana sensazione che man mano si faceva sempre più forte e più inquietante.

- Cho-himeee! – sentirono gridare Theo, poco distante da loro, mentre si sbracciava e accanto a lui Morten si assicurava che non avrebbe alzato di troppo il volume della voce, rischiando di causare altri terremoti.

I vampiri si sentirono internamente molto sollevati di vederli, dato che per loro rappresentavano la fine di quel viaggio e l’inizio di qualcosa di nuovo: in passato, soprattutto i Mukami, non avevano avuto modo di frequentare molto maghi, perciò sussisteva questa adrenalina dell’ignoto e dell’inaspettato (forse qualcuno era un poco meno entusiasta di fare nuove esperienze, tipo Shuu o Subaru).

- Avete fatto buon viaggio? – domandò subito il mago dai capelli a spazzola, osservandoli un po’ nervoso; persino Kanato era più alto di lui…

- È stato un po’ stancante, ma non abbiamo riscontrato problemi – rispose Ruki precedendo Reiji, infastidendolo non poco e forse volontariamente, e il suo sguardo cadde sulle quattro figure che stavano osservando i nuovi arrivati dai gradini delle scale scavate nella roccia davanti a loro.

Mary aveva sbarrato gli occhi ed era arrossita leggermente nel vederle, imbarazzata.

Seduta sul gradino più basso sedeva Claire, la sua migliore amica, con i gomiti poggiati sulle cosce e il viso tra le mani, sorridendo un po’ maliziosamente e esaminando attenta i vampiri con i suoi occhi viola che facevano a pugni con la capigliatura rossa.

Appoggiata contro il muretto che sosteneva il corrimano stava Anna, a braccia incrociate, con la sua lunga treccia di capelli biondo platino che risaltavano sopra la giacca blu scuro, scrutandoli apparentemente un po’ arrogante con i suoi occhi color pietra.

Più in alto c’era Finn, la sorella minore di Morten dai capelli neri come pece, talmente immobile che Subaru, Yuuma e Ayato la scambiarono quasi per una statua, con le mani infilate nelle tasche e gli occhi blu fissi su Azusa che ricambiava lo sguardo, indecifrabile.

Infine, sul gradino più alto sedeva Isa, che sorrideva allegra e un po’ timida, le guance rosse sotto le sue iridi di ambra su cui ricadeva la frangetta castana, e che fu l’unica ad alzarsi e scendere per correre incontro alla sua senpai, la quale impallidì.

- MARY-SENPAIIIII!!! - gridò saltandole addosso con le braccia al collo, facendole perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente a terra sul didietro.

- Ouch, Isacchi… - bofonchiò Mary, borbottandole di spostarsi di dosso e digrignando i denti mentre quella la stringeva forte, fissate dai vampiri, chi un po’ perplesso, chi un po’ divertito; finalmente, la mezza strega di sentì privare di quel peso sul proprio corpo, poiché la giovane kohai era stata sollevata per il cappotto da Anna, irritata.

- Isa! Non è educato comportarsi così di fronte a degli ospiti! – la rimproverò la bionda, furente; l’altra mormorava delle scuse sudando freddo e pregandola di lasciarla andare.

- Senti da che pulpito, scommetto le mie gemme che entro dieci minuti comincerai a sbottare anche contro di loro! – esclamò ridacchiando la fanciulla dai capelli rossi, alzandosi e avanzando con passi piuttosto barcollanti verso Mary, scoccando un’occhiata di scherno ad Anna che si morse le labbra per trattenersi dall’insultarla – Cho-hime! Sono contenta di rivederti, hehehe~! – disse dolcemente, abbracciando l’amica che si era rialzata.

Laito intanto la fissava silenzioso e sbattendo le palpebre, curioso; gli altri cinque fratelli inclinavano la testa, pensando che quel tono di voce suonasse piuttosto familiare…

- Ciao, Claire - rispose semplicemente Mary, abbozzando però un sorriso sincero e sereno, e ricambiò la stretta, per poi rivolgere gli occhi verso l’altra figura che se ne stava ancora in disparte, inespressiva – Ficchan, non vieni a salutarmi?

La minuta ragazzina scese lentamente le scale, mentre Claire si spostava di lato, affrettando il passo nell’avvicinarsi alla senpai e abbracciandola stretta; i vampiri quasi rimasero a bocca aperta: da lontano era sembrata piuttosto bassa, ma messa a confronto con l’altra, quei trenta centimetri di differenza erano impressionanti.

- Senpai – bisbigliò, facendosi accarezzare i capelli dalla mezza strega che sorrideva intenerita; subito Finn si staccò e guardò negli occhi Azusa, entrambi impassibili.

Kou, Ruki e Yuuma li osservarono confusi e si scambiarono delle occhiate interrogative.

- Anna – chiamò infine Mary, guardando la kohai con la quale aveva sempre avuto un rapporto burrascoso; quest’ultima, a braccia conserte, le rivolse uno sguardo un po’ indeciso e un po’ imbronciato.

- Buongiorno, Mary-senpai – bofonchiò solo, guardando altrove; la ragazza abbozzò un sorrisetto e annuì con un cenno della testa, per poi rivolgersi a Morten.

- Avete già preparato le stanze?

- Aaah ecco, io, Theo e te dobbiamo parlare di questo altre cose… - rispose un po’ agitato il giovane, facendole cenno di avvicinarsi e massaggiandosi il retro del collo; i tre si ritirarono a parlottare, lasciando le quattro streghe a fare conoscenza con i vampiri.

- Yoroshiku ne~ Io sono Claire, hehe~ - si presentò la rossa con voce mielosa, assumendo una posa un po’ frivola; Laito ridacchiò e le si avvicinò per baciarle la mano e i suoi fratelli la osservarono ancora un momento per poi esclamare un “oh” all’unisono.

- Ci mancava solo che esistesse la versione femminile di questo hentai – borbottò Subaru, cupo in volto e per niente entusiasta, mentre Reiji si massaggiava il setto nasale bofonchiando “Che indecenza!” e Ayato si grattava la testa sbuffando.

Shuu pensava un po’ annoiato che forse lì finalmente si sarebbero sistemati tutti; in tal modo avrebbe avuto Mary tutta per sé… nel riflettere su questo scoccò una silenziosa occhiataccia a Ruki, che gli dava le spalle e fissava disgustato Laito mentre faceva mille moine a Claire, la quale posava le dita sulle labbra ridacchiando.

- Io sono Anna, piacere di conoscervi – disse con fredda cortesia la strega dalla lunga treccia bionda, infastidita dal comportamento dell’amica, per poi poggiare una mano sulla spalla della più giovane del quartetto – questa è Isa, abbiate pazienza con lei, a volte diventa improvvisamente troppo vivace, nonostante si imbarazzi facilmente.

- Piacere! – esclamò l’interessata dopo aver messo il broncio per quella descrizione azzeccata ma poco carina da riferire.

Il silenzio cadde improvvisamente, mentre gli occhi di tutti s’indirizzavano sulla figura della più minuta, in attesa che anche lei si presentasse; tuttavia sembrava che quella silenziosa giovine si fosse persa nel contatto visivo che stava scambiando con Azusa… e solo allora tutti notarono che lei gli stava stringendo la mano.

- A-Azusa…?! – lo chiamò perplesso Yuuma, con un tic all’occhio e una buffa smorfia impressa sul volto; Kou poggiò le mani sulle spalle del fratellino, scuotendolo leggermente, e Ruki tentò a sua volta di attirare la sua attenzione.

- Ruki… ho trovato… la mia futura… sposa… - mormorò il gracile vampiro, guardando Finn con occhi incantati.

- COSA?! – fu l’urlo generale che s’innalzò in cielo; persino le altre tre ragazze si unirono, sconvolte.

Solo Laito sbatté un secondo le palpebre per poi sorridere malizioso, sussurrando qualcosa nell’orecchio di Claire che imitò la sua espressione.

- Mi sta… ah~… distruggendo… le ossa… della mano… - gemette Azusa pieno di beatitudine, con un rumore di sottofondo che effettivamente rassomigliava a quello di ossa che si stavano rompendo.

Il gigante e l’idol emisero un verso di esasperazione, rivolgendo gli occhi al cielo e massaggiandosi la fronte; Ruki rimase immobile e inespressivo, seppur probabilmente in cuor suo si stesse domandando perché nessuno dei suoi fratelli fosse un pochettino più normale (pur erano meglio dei Sakamaki, questo era certo).

Anna borbottava rivolta a Isa che ci mancava solo che i vampiri appena arrivati facessero breccia nei cuori delle giovani ragazze in città, ma s’interruppe non appena vide che la kohai stava guardando con occhi luminosi uno dei ragazzi che, seguendo la traiettoria dello sguardo, scoprì essere l’albino, il quale insieme agli altri fratelli stava guardando nauseato Laito, attorcigliato con le braccia alla vita di Claire (No comment).

No. No. NO, pensò sbattendo una mano sulla fronte, profondamente risentita; avrebbe preferito che una cosa del genere non fosse mai accaduta, ma ora chi avrebbe fermato Isa dal rincorrere il proprio primo amore? Sospirò disperatamente e si voltò verso i tre che si erano allontanati per discutere delle camere e di qualche altro argomento e pensierosa si soffermò sulla figura di Mary, un velo di preoccupazione negli occhi.

Poi, d’un tratto, si sentì chiamare da dietro da una vocina flebile e si girò, abbassando gli occhi sulla biondina che i vampiri si erano portati dietro e che, da quel che aveva visto e capito, era la fidanzata della testa rossa dall’aria superba.

- Piacere, Komori Yui desu! – sorrise la fanciulla, tenendo la mano verso di lei.

Anna sorrise dopo un momento di smarrimento e gliela strinse, lasciando poi il posto a Isa che gliela afferrò con entrambe le proprie, assicurandole che con loro si sarebbe divertita; udì Claire scusarsi con Laito e le sembrò di sentire un sospettoso “smack” e la ragazza dagli occhi viola si avvicinò a sua volta accogliendo Yui in un abbraccio, facendola arrossire con i suoi commenti su quanto fosse carina e piccina.

A causa della vicinanza, Yui ebbe modo con il suo olfatto di percepire quanto l’odore emanato da Claire assomigliasse a quello di Mary; ciò poteva voler dire solo una cosa.

- Claire-san… per caso sei anche tu una mezza strega e mezza demone?

La ragazza in questione spalancò gli occhi e la fissò a bocca aperta, sorpresa da quella domanda, e annuì con un lento cenno della testa, per poi sorridere.

- Ah, ho capito! Sei una vampira ora, sai riconoscere queste cose ormai, hehe~! Complimenti, non tutti riescono a tanto dopo poco tempo che sono stati vampirizzati!

Yui le rivolse un sorriso a trentadue denti, lusingata dal complimento, senza rendersi conto che la mezza demone sapesse della sua natura appena mutata (merito di quel pettegolo di Mark).

Nel frattempo Morten si era accostato a loro e aveva richiamato i vampiri.

- Ok, le stanze dovrebbero essere pronte entro stasera; per quanto riguarda eventuali scorte di sangue, o potete rivolgervi a Martha, la fidanzata di Theo che vedrete questo pomeriggio, visto che anche lei è una vampira, o potete andare direttamente in ospedale e chiedere della dottoressa Kuragehime, che vi fornirà di sacche di sangue.

I vampiri rimasero un po’ sbalorditi per quella disponibilità e non seppero reagire se non con un cenno di assenso con la testa; solo Ruki e Reiji ringraziarono a voce, cordiali.

Prima che il biondo, dopo aver lanciato uno sguardo tra il confuso e il corrucciato alla sorellina che non smetteva di stringere la mano ad Azusa, potesse aggiungere altro, Anna lo aveva interrotto, avendo ancora osservato attentamente Mary che parlava con Theo.

- Mi sembra troppo tranquilla, non sa di…? – domandò, suscitando parecchi interrogativi nei presenti a parte nelle altre tre ragazze, le quali apparvero piuttosto a disagio; Morten scosse la testa, serio, e lei sbottò:

- NON GLIEL’AVETE DETTO!?

Il suo urlo venne seguito da un eco continuo che si dissolse nell’aria parecchi secondi dopo; Theo e l’amica si erano voltati verso il gruppetto, perplessi, mentre Morten si massaggiava la fronte borbottando frasi sconnesse, infastidito.

Mary avanzò verso di loro e aggrottò la fronte, sospettando a cosa si riferisse Anna: dopotutto Theo e Mark le aveva detto che avevano qualcosa d’importante da riferirle.

- Cosa non mi avete detto? – domandò severa, spostando lo sguardo su ciascuno di loro.

Isa tenne lo sguardo basso e le labbra strette, Anna grugnì stringendo con le mani la propria treccia in un gesto di stizza, Claire fissò la migliore amica dispiaciuta, Finn non batté ciglio (ma Azusa sentì la sua presa intensificarsi); Morten scambiò un’occhiata d’intesa con Theo e, tirando un sospiro scontento, le disse:

- Sarebbe meglio che fosse Mark a dirtelo…

- Aneki, ti ci porto subito – apparve d’un tratto il suddetto dietro la gemella, facendo fare un salto di spavento a qualcuno; Mary si voltò a guardarlo e annuì, la fronte ancora corrugata e gli strinse la mano, facendosi guidare dal fratello in una direzione che presto riconobbe essere quella diretta al cimitero.

I vampiri li osservarono allontanarsi, prima di venir invitati dalle quattro (o tre e mezzo) streghe e dai due maghi ad addentrarsi in città.

 

 

Non mi piace quando mi tieni chiusa la tua mente, aniki.

Meh.

Daaaiii, non puoi farmi questo. Siamo una mente sola da sempre.

Meh.

Non ti faccio i pancake domani mattina.

Abbi pazienza, dai…

Lo sapevo che con i pancake ti avrei smosso, fratellino caro~.

Mark abbozzò un sorriso e strinse affettuosamente la mano della sorella, mentre si incamminavano in mezzo alle lapidi; quasi quasi non voleva che scoprisse quello che era accaduto durante la sua assenza…

Si fermarono di fronte a una di quelle lastre funebri che si innalzavano da terra verso il cielo: sulla superficie era stato inciso il nome “Ryan Plum”; Mary fissò quelle lettere con occhi malinconici, nella sua mente un milione di immagini a fluttuarle davanti, ricordi.

Mark fece un respiro profondo e indietreggiò, lasciando la presa e abbassando la testa, gli occhi vuoti che non voleva “incontrare” quelli della sorella, la quale gli rivolse uno sguardo interrogativo; tuttavia, qualcosa nella sua testa cominciava a elaborare certi segnali che aveva ricevuto inconsapevolmente.

- Aniki…? Cosa mi state nascondendo?

Il gemello non rispose, mordendosi le labbra.

- Cosa è successo…? – domandò ancora, insistendo e alzando il tono della voce, irrequieta e spaventata.

- Mary-chan.

Il cuore di lei smise di battere per un momento e, nello stesso istante, si girò di nuovo verso la lapide, verso la voce così familiare che l’aveva chiamata; le tremarono le labbra e sbarrò gli occhi scuri che incrociarono un paio di iridi color ghiaccio e allo stesso tempo piene di calore, di affetto, e anche di leggera amarezza.

Il viso era leggermente grigiastro e sembrava solcato da delle cuciture.

I capelli lunghi viola con ciocche di diverse tonalità gli incorniciavano il viso.

Vestiva elegante e con la sua tipica sciarpa piumata color lillà.

Il suo dolce sorriso era rivolto alla sua cara Mary-chan.

Quest’ultima, con voce scossa, occhi umidi e ancora increduli, con voce flebile sussurrò:

- Ryan… senpai…?

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Capitolo 28
*** Chapter 27 ***


Chapter 27

 

I vampiri si guardavano intorno, incuriositi dalla moltitudine di giovani in giro per le stradine della città: alcuni chiacchieravano seduti a un tavolino di quello che sembrava un bar, altri stavano gestendo dei lavori su un generatore di elettricità, e ancora altri scherzavano tra loro.

A meravigliarli fu il reticolo di strette stradine che sovrastava la città, dove giravano sporadicamente un paio o poco più di ragazzi, i quali indossavano una specie di divisa; Anna spiegò trattarsi di addetti al controllo della sicurezza interna, aggiungendo che il nastro blu al braccio destro li distinguesse da quelli che controllavano l’ambiente esterno circostante, che lo avevano color giallo.

- E il nastro rosso? – mormorò interrogativo Kanato, mentre i suoi occhi fissavano un signore (il primo che vedevano essere più vecchio di trent’anni) con il suddetto accessorio al braccio.

- Ah, quelli sono indossati dai più anziani che si occupano della gestione delle cose più importanti – esclamò Isa, salutando un gruppo di ragazze che erano passate accanto a loro, sue compagne di classe; rimase un poco infastidita dalle loro occhiate entusiaste rivolte all’albino e pensò che avrebbe probabilmente dovuto darsi una mossa…

.. perciò si era messa di fianco a lui, fingendo nonchalance.

- A proposito di anziani… ho notato che sono pochi…? – borbottò perplesso Kou, scompigliandosi un poco i capelli.

- Diciamo che l’isola si divide in due parti – Anna, che stava in capo al gruppetto, si fermò e si girò a guardarli - Una è questa città, dove vivono i giovani che imparano ad arrangiarsi da soli, oltre a studiare e robe varie; l’altra, che si trova a un quarto d’ora di strada da qui è quella dove nasciamo e abitiamo i primi anni, per poi ritornarci se decidiamo di non aver più nulla da fare qui… Ovviamente ho sintetizzato la cosa e, per carità divina, CLAIRE! Datti un contegno! – sbottò improvvisamente, rivolta all’amica che non aveva smesso per un secondo di scambiarsi sdolcinatezze, per usare un eufemismo, con Laito.

Gli altri aveva cercato di ignorarli, disgustati, ma non era servito a molto, sospirando di sollievo quando finalmente la ragazza si spostò, seppur scusandosi un po’ troppo allegramente; l’altro invece arricciò le labbra corrucciato, per poi sorridere di nuovo a un occhiolino da parte di lei.

- Interessante – commentò Ruki massaggiandosi il mento, mentre Yuuma ridacchiava che sicuramente i Sakamaki non avrebbero saputo da dove cominciare, nell’ipotetico caso in cui fossero stati abbandonati a se stessi in quella città.

Reiji si schiarì la voce e rivolse al gigante un’occhiataccia, intimandogli di non associarlo a quegli inetti dei fratelli, in particolare al primogenito che stava sbadigliando; quest’ultimo non era annoiato, in verità, semmai preoccupato per Mary che ancora non si era fatta vedere, nonostante fossero già passati quaranta minuti da quando si erano avventurati in quella città, facendosi guidare dalle quattro ragazze come in una gita turistica (in modo eccellente, oltretutto).

Yui aveva gli occhi che brillavano; da tanto tempo, al di fuori della scuola, non vedeva così tanti giovani, e il fatto che Isa stesse stringendo amicizia con lei (la stava tenendo a braccetto, infatti) la rendeva felice; Ayato un po’ meno, geloso com’era, ma pur di vedere il suo sorriso entusiasta, magari avrebbe potuto sacrificare qualcosina…

I Mukami, tra i vampiri, erano sicuramente quelli più affascinati.

Se Reiji stava coltivando solo un interesse di tipo “strategico”, Kanato e Ayato aguzzavano gli occhi in cerca rispettivamente di dolci e takoyaki, Shuu era distratto e Laito osservava il didietro di Claire, Ruki si sentiva stranamente euforico e vagava con gli occhi ovunque, Kou sbatteva le palpebre su chiunque, notando quanto sembrassero diversi dalle solite persone noiose incontrate a lavoro o a scuola, Yuuma ammirava taluni che stavano lavorando, e Azusa osservava un po’ invidioso i gruppi di amici che scherzavano tra loro.

Oh, Subaru.

L’albino taceva, una smorfia indecifrabile impressa sul volto; Isa con la coda dell’occhio lo esaminava confusa, chiedendosi cosa lo stesse turbando e, con molto coraggio e tanto rossore sulle gote, gli tirò la manica per attirare la sua attenzione.

- Tutto bene, Subaru-kun?

- O-Oi… mollami… - balbettò con un tic all’occhio lui, senza dimenare il braccio nonostante sentisse l’impulso di farlo; la strega lasciò subito la presa, scusandosi in modo molto agitato – T-Tranquilla! Non mordo!

Entrambi ammutolirono e si guardarono; lei soffocò una risata divertita e lui si massaggiò il collo scuotendo la testa, imbarazzato.

- Comunque, sono solo seccato. Troppo rumore, troppa gente… e devo girare con questi qui – bofonchiò sprezzante assottigliando gli occhi in particolare sui suoi fratelli.

- Non ti piace stare in compagnia? Nemmeno con chi potresti andare d’accordo? – domandò la fanciulla, inclinando la testa con una tenerezza da far invidia a un gattino.

Subaru si morse l’interno della guancia, scacciando il pensiero di come potesse essere così carina, e voltò lo sguardo altrove, sbuffando.

- È u-una perdita di te-tempo… sì, una perdita di tempo.

Isa pensò che la risposta non fosse molto convincente e lui stesso non ne fosse molto convinto; prima che potesse dire qualcosa in merito, Morten, il quale era rimasto indietro con Theo tutto il tempo per i fatti suoi, si era messo a litigare con Anna una volta raggiuntala per comunicarle che fosse il caso di dirigersi direttamente all’abitazione.

Azusa sussurrò se non fosse il caso di intervenire (nel caso fossero passati alle mani), ma Finn pensò bene di trattenerlo tramite una presa stritolante attorno al suo braccio, facendolo mugolare di felicità; Ruki li osservava con uno sguardo perplesso, sospirando.

- Perdonateli, fanno sempre così – esclamò Claire, appoggiando le mani sulle braccia che Laito aveva appena avvolto alla sua vita, approfittando della distrazione di Anna.

- E solo perché gli ha dato per sbaglio una gomitata nell’occhio? – commentò stranito e incredulo Yuuma, grattandosi la testa; Theo gli si avvicinò appoggiando una mano sulla sua spalla.

- Sai, la sua altezza…

Su di loro calò un silenzio di pietà per Morten, interrotto dal gigante che, trattenendo delle crudeli risate, decise di porre fine a quel litigio, troppo fastidioso da sopportare.

- Oi, piantatela! – sbottò sbattendo un mano contro il muro presso il quale si trovavano e facendo tremare la struttura circostante (in tal caso un monolocale dove viveva sola una ragazzetta che sobbalzò a causa di quel mini-terremoto); il mago dai capelli biondi lo guardò dal basso, ancora più innervosito.

- Non ti impicciare, Giraffeman!

Silenzio. Yuuma sentì un tic all’occhio annunciargli un violento scontro tra lui e il piccoletto; era una frana in inglese, ma anche uno stupido avrebbe capito a cosa alludesse il nomignolo che gli era stato appena affibbiato.

- Che hai detto, Chibi1?

- Hah?! Con chi parli, spilungone?

- Basta voi due! – intervenne Anna, che fino a quel momento aveva cercato di sopprimere la voglia di litigare con entrambi; dopotutto c’erano degli ospiti, dovevano comportarsi in maniera tranquilla e più cordiale possibile…

- Taci, biondona! Affari da uomini! Per quel che si può dire di questo tappo – sghignazzò Yuuma, scoccando un’occhiata canzonatoria a Morten, il quale arrossì di rabbia e cominciò a balbettare; Anna però era diventata nera di odio e aveva afferrato il colletto della giacca del gigante, tirandolo verso di lei: non le piaceva farsi chiamare “biondona”.

I tre continuarono a litigare tra loro, attirando gli sguardi e le chiacchiere dei passanti, chi divertito e chi infastidito; Theo provò ad avvicinarsi per cercare di placare le acque, ma Finn lo fermò, scuotendo la testa silenziosa.

- Eeeh, facciamo così… vi porto io a casa e loro…? – cominciò a proporre il mago, tenendo una mano sulla sua berretta.

- Li lasciamo qui, dai! Hehe~ - ridacchiò Claire, mentre accarezzava la guancia di Laito con le dita, con gesti alquanto suadenti; Theo annuì lentamente, inarcando un sopracciglio di fronte a quella scena.

Reiji e Ruki, e probabilmente anche gli altri, pensarono che forse sarebbe stato il caso di lasciarsi indietro anche loro due; e mentre finalmente s’incamminavano, a Kou non sfuggì la sensazione che ci fosse qualcuno a fissarlo di nascosto…

 

 

- Sembra una catapecchia – commentò Ayato una volta che tutti (anche i tre che fino a poco prima stavano quasi per dare inizio a una guerra) furono davanti all’edificio il cui esterno ricordava tanto una fabbrica abbandonata, in mezzo a tanti alberi spogli, dai tronchi coperti da uno spesso strato di paglia per proteggerli dal freddo.

Reiji gli scoccò un’occhiataccia, nonostante non fosse tanto disaccordo, ma questo era solo l’esterno: forse l’interno si sarebbe scoperto essere più accogliente; di fatti, Claire ridacchiò e ribatté con tono leggermente offeso che il vampiro avesse parlato troppo presto, per poi sussurrare a Laito che non aveva tutti i torti a dire che il gemello fosse un po’ sciocco (il diretto interessato per poco non rischiò di linciarli per quell’insulto).

Theo girò la chiave nella serratura e invitò gli ospiti ad entrare, raccomandando prudenza nel scendere le scale.

Una volta dentro… rimasero piacevolmente stupiti.

Nonostante le pareti ruvide e tristi, il resto della struttura era stato ristrutturato e suddiviso in modo che un soppalco percorresse tre quarti dei lati, uno di questi con le porte delle stanze da letto, il secondo con quelle che conducevano ai bagni e infine sull’ultimo si affacciava quella d’ingresso; scendendo dalle scale, si veniva accolti da un ampio spazio: a destra si trovavano poltrone, divani e tavolini (con tanto di televisione e piattaforme videoludiche), più degli scaffali pieni di libri addossati alle pareti; a sinistra c’era una stanza che sporgeva dalla parete, delimitata da dei muri probabilmente aggiunti di recente, interrotti dal vano che fungeva da ingresso e non più alti di due metri, e attorno ai quali erano stati collocati dei tavoli lunghi e non troppo stretti con tanto di sedie.

Morten vi si diresse con Finn, annunciando che sarebbero andati a preparare del tè, quindi si dedusse trattarsi della cucina; Isa avrebbe poi spiegato a Yui che c’era una botola comunicante con la dispensa e una stanza sistemata a mo’ di infermeria privata.

Sempre sullo stesso lato, in fondo, c’erano diversi mobili su cui erano stati disposti dei computer e vari utensili da lavoro, più altre indistinguibili forme a causa del buio che poi celava parte della zona (Theo avrebbe detto più tardi a Yuuma che c’erano le porte che conducevano al garage e alla serra dove coltivavano qualche pianta edibile e fiori); infine, l’ultimo dettaglio che colsero gli occhi dei vampiri, furono le quattro colonne che si innalzavano agli angoli di questa zona da lavoro, sorreggenti un’ulteriore stanza che “pendeva” dal soffitto, accessibile tramite una rampa di scale che spariva all’interno di un buco.

- Chi cavolo ci sta lì…? Sembra quasi che potrebbe staccarsi dal soffitto e precipitare a terrà da un momento all’altro – borbottò Ayato perplesso; Kanato concordò con lui, nonostante avesse aggiunto che avesse un che di affascinante e originale.

- Secondo voi? – esclamò Anna con un tono tediato, come a voler suggerire che la risposta fosse molto banale, mentre invitava tutti a sedersi nel “soggiorno aperto”.

Yui sbatté le palpebre e mormorò incredula:

- Mary-senpai e Mark-san…?

Claire, Anna e Isa annuirono e Theo scoppiò a ridere nell’assistere alle espressioni assunte dagli ospiti.

- Una stanza speciale per dei gemelli speciali, no? – dichiarò per poi congedarsi e dirigersi verso lo spazio dove lavoravano, avendo delle riparazioni da portare a termine.

Reiji si era seduto in una poltrona in disparte, i Mukami avevano occupato un divano abbastanza lungo per contenerli tutti quattro, Yui, Ayato e Kanato si erano accomodati su un altro sofà, Shuu si era lasciato cadere su un’altra poltrona accanto a Subaru e… Laito era sparito chissà dove con Claire.

- Non sentiremo la loro mancanza, penso – commentò acidamente Anna, sedendosi su una sedia accanto a Isa; accavallò le gambe e incrociò le braccia, prima di dare un rapido sguardo a tutti e schiarirsi la voce.

- Le camere da letto non sono abbastanza da assegnarvene una ciascuno… ci sono tre stanze disponibili per tre persone, e uno di voi dovrà condividere un’altra con Morten e Theo. Ah, Yui-san – rivolse uno sguardo all’interessata – starà con noi ragazze, visto che abbiamo quella più grande.

Prima che Ayato potesse protestare, Reiji e Ruki avevano acconsentito, seppur il primo un po’ malvolentieri, per poi discutere con i fratelli con chi spartirsi le camere da letto: Kanato sarebbe stato sicuramente con Reiji, dato che lo sopportava più degli altri, e alla fine anche Ayato si aggregò, considerando che altrimenti sarebbe dovuto stare con Subaru, oltre a Shuu e Laito (e Morten gli stava piuttosto antipatico); gli altri quattro parlottarono brevemente tra loro e considerarono di lasciare a Yuuma l’onore di stare in stanza con i due maghi, così che Ruki potesse tenere sotto controllo Kou e Azusa.

Da notare che i Sakamaki arrivarono quasi al litigio per giungere a una conclusione, mente i Mukami si accordarono quasi subito su questa scelta.

Nel frattempo arrivarono Morten con teiera e tazzine su un vassoio e Finn con un cesto di biscotti di tutti i tipi; alla vista dei dolci Kanato si sentì nel suo paradiso goliardico.

- Avete già pensato a cosa avreste intenzione di fare, durante la vostra permanenza? – domandò Morten, versando il tè nelle tazzine e facendole distribuire a Isa, la quale continuava ad adocchiare di nascosto l’albino con un sorriso da fanciulla infatuata.

- Per quanto mi riguarda, sarei interessato a visitare la città, la trovo alquanto suggestiva – rispose per primo Reiji, esaminando la propria bevanda calda e abbozzando un sorriso di approvazione nel sentirne il profumo – Non so i miei fratelli cosa vogliano fare, ma, per quanto la cosa mi infastidisca, sarebbe meglio che li avessi sott’occhio, conoscendoli.

Ayato e Kanato si cimentarono immediatamente in un coro di proteste contro le parole del fratello maggiore, e Subaru schioccò la lingua irritato, lanciando un’occhiata interrogativa alla streghetta dagli occhi ambrati; Shuu, che aveva chiuso gli occhi rilassandosi con la musica, alzatone il volume, ignorò completamente l’acido commento, piuttosto focalizzandosi su dove potesse essere finita la sua mezza demone.

- Capisco… e voi? – il mago dai capelli biondi rivolse uno sguardo ai Mukami.

- Anche a noi farebbe piacere visitare la città – sorrise cordialmente Ruki, sorseggiando il tè e lanciando un’occhiata di rimprovero a Yuuma e Kou che si stavano sbafando di dolcetti (e ad Azusa che teneva le mani intorno alla tazza per scottarsi).

- Bene, allora farò in modo di ottenere qualche giorno di ferie per farvi da guida… - mormorò pensieroso Morten, prendendo una sedia per la sorellina e afferrando la propria tazza di tè, bevendo in piedi, finché non rischiò di rovesciare tutto nel sobbalzare a causa di Mark, improvvisamente comparsogli di fianco.

- MARK! – gridò, massaggiandosi la fronte irritato – Smettila di comparirmi alle spalle!

- Meh… - fece il mezzo demone, alzando la testa verso l’alto.

- Cho-hime? – domandò bruscamente Anna, fissandolo cupa; Mark non rispose subito e mormorò che stavano per arrivare anche loro.

- Loro? – ripeterono all’unisono le streghe e Morten, interrogativi e increduli.

Sentirono delle voci giungere dall’esterno intensificarsi man mano che si avvicinavano e dalla porta d’ingresso entrò Mary, mentre sbottava:

- Non si è mai sentito di un Casanova zombie!

E mentre scendeva i gradini a passo rapido e seccato, dietro la seguiva il ragazzo dagli occhi di ghiaccio e la sciarpa di piume al collo, ribattendo con un sorriso un po’ offeso e un po’ scherzoso:

- E dai, Mary-chan, è tanto che non le vedevo!

- Non avresti dovuto proprio più vederle! Avresti dovuto rimanere sottoterra!

- Heee, Mary-chan, hidoiii2 – finse di piagnucolare il ragazzo, per poi finalmente degnare di uno sguardo i presenti e sorridere  – Konbawa3~ Mi chiamo Ryan Plum, il suo ex – si presentò, indicando la ragazza in parte che si massaggiò esasperata il setto nasale.

- Teoricamente – aggiunse Mark, che purtroppo non poteva vedere le facce perplesse dei vampiri e quelle scioccate di Azusa, Kou, Shuu e Subaru (e anche Laito rimase sconvolto quando lo venne a sapere più tardi) – Sarebbe morto.

- Ma qualche deficiente l’ha riportato in vita per sbaglio – continuò Morten, sospirando scocciato - Cioè. Non è vivo. È un cadavere rimesso alla bell’e meglio e animato.

- Mary-senpai, daijoubu4? – chiese finalmente Isa, preoccupata per l’amica; quest’ultima le rivolse dapprima uno sguardo un po’ spento, per poi abbozzare un sorriso forzato.

- Ho passato di peggio? – rispose, non proprio convinta; le streghe aggrottarono la fronte, chi impensierita e chi leggermente irritata da quella risposta (nome a caso: Anna).

Shuu fissava Mary intensamente, silenzioso.

- Oh, ma salve dolce donzella! – Ryan raggiunse Yui, che sobbalzò sorpresa e arrossì a quell’approccio così espansivo – Hai fato buon viaggio? Sei stanca? Se vuoi posso…

Mary gli lanciò addosso la teiera vuota, impedendogli di continuare le sue avances, prima che fosse Ayato a reagire nel peggiore dei modi; e Morten lanciò un terrificante urlo di angoscia nel vedere quella stoviglia frantumarsi a terra, dono di un’anziana signora che aveva aiutato in passato.





[1] Chibi: si può tradurre con "piccoletto".
[2] Hidoi: *crudele" letteralmente, lo si usa per lamentarsi di un comportamento poco carino, se non maligno, nei propri confronti.
[3] Konbawa: "buonasera".
[4] Daijoubu: "Stai bene?".

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Capitolo 29
*** Chapter 28 ***


Chapter 28

 

All’ora di cena i vampiri erano stati invitati ad accomodarsi lungo quei tavoli che circondavano i muri separanti la cucina, nella quale Morten e Finn stavano preparando un pasto da consumare, artefice del profumo invitante che aveva incuriosito persino Kanato, nonostante non si trattasse di un dolce.

Theo chiacchierava allegramente con Kou, Azusa e Laito, soffermandosi su esilaranti episodi della sua infanzia (che quindi avevano coinvolto anche i gemelli Flyer); dapprima silenziosa, Anna stava fornendo a Reiji qualche dettaglio in più sulle sorelle vampire che si erano trasferite lì da circa un anno, ogni tanto rivolgendo un’occhiata in cagnesco a Yuuma che la scrutava torvo, ancora infastidito dalla lite che avevano avuto entrambi con Morten; il gigante ascoltava con poco interesse la conversazione tra Claire, ritornata da poco (senza fiato ed emanante un odore che i vampiri riconobbero con ribrezzo), e Yui, alla cui vita Ayato aveva avvolto un braccio, geloso; Kanato scambiava qualche parola in disparte con Teddy, mentre Subaru e Shuu si erano lasciati distrarre da Isa a proposito delle attività extra che svolgevano il pomeriggio, rilevando in particolare il corso di musica che Mark teneva con quelli più giovani e quello di arti marziali gestito dalla signora Lalla, zia di Finn e Morten.

I gemelli erano spariti entrambi nella loro camera da letto, lei per mettere a posto i propri effetti personali che non aveva più toccato da quasi un anno e mezzo, lui giustamente per farle compagnia, dopo tutto il tempo che era stato senza di lei a malincuore (e no, il contatto telepatico non era stato sufficiente); Ryan, infine, da una poltrona fissava tutti con le labbra arricciate, imbronciato, sentendosi completamente ignorato e isolato.

E forse non aveva torto.

- E poi nel pomeriggio, al mare, io e Markucchi ci siamo addentrati nell’acqua e…

- E idioti come siete vi siete fatti pungere dalle meduse – sbottò Anna che stava origliando da poco, rammentando quell’accaduto, e si girò a guardarlo male – Vi facevano così male le gambe che ho dovuto trascinarvi IO fuori dall’acqua, e grazie a voi le meduse avevano attaccato anche me!

I vampiri e le altre ragazze intanto tacevano, ascoltando chi divertito, chi curioso e chi perplesso.

- E me! – urlò Morten dalla cucina – Mi avevi urlato contro che dovevo tenerli d’occhio io e poi ci eravamo messi a litigare, cadendo poi tutti e due in acqua! TRA LE MEDUSE!

- Forse gli idioti siete voi… - mormorò Claire massaggiandosi la mascella, facendo ridacchiare Laito e Kou e imbizzarrire i diretti interessati.

All’improvviso sentirono uno strillo seguito da un tonfo e, se i vampiri si scambiarono degli sguardi confusi per poi rivolgerli scioccati a Mary che giaceva a terra dolorante, gli altri aveva tirato un sospiro esasperato.

- Ci risiamo... – sbatté una mano sulla fronte Anna, mentre Morten faceva la sua teatrale uscita in grembiule e padella in mano, il viso seccato e come per dire “Spero sia uno scherzo, non è possibile!”, prima di rientrare scuotendo il capo.

- Mary-senpai! – la chiamò Isa alzandosi preoccupata e accorrendo; Shuu e Subaru aveva gli occhi spalancati e le loro menti non riuscivano a capacitarsi di quanto successo.

- Aaa~ha, ha sempre avuto uno scarso equilibrio! – commentò con compassione Claire, spiegando a Laito e al resto che la ragazza in questione avesse questo difetto di cadere spesso da scale a pioli o simili strutture; aggiunse anche la fobia per le altezze, dettaglio che sbalordì più di tutto.

- Claire – sibilò cupamente Mary, avvicinandosi con passo zoppicante e sedendosi accanto a Shuu, ignorando il ghigno beffardo di quest’ultimo – Per cortesia, taci.

L’amica fece un sorrisetto un po’ ambiguo, muovendo le dita lungo le sue labbra mimando il gesto di chiudere una cerniera; Anna nel frattempo borbottò qualcosa a proposito dell’ipotesi che fossero quelle cadute a causarle qualche disfunzione nel cervello, ma venne bellamente ignorata e poi spaventata dalla presenza di Mark alle sue spalle.

- Mo-senpai, io devo andare, ho un lavoretto da fare allo studio… - disse con voce dispiaciuta; il biondo uscì di nuovo, con alcuni piatti pieni di spaghetti al ragù che posò davanti a Kou, Theo, Laito ed Azusa, imitato dalla sorella che li portò ad Anna, Reiji, Yuuma, Claire, Yui ed Ayato.

- Dimmelo prima! Va beh, la tua porzione la mangerà…

- Iooo~! – alzò la mano Ryan, allegro, prima di spostare la testa per schivare un quadro.

- GLI ZOMBIE NON MANGIANO PASTA! – gli urlò contro Mary, quasi rompendo un timpano al biondo che spostò gli occhi da lei all’altro con evidente fastidio.

- … Theo – bofonchiò Morten, alzando gli occhi verso l’alto stizzito dall’interruzione.

Mark annuì flebilmente e scosse la mano per salutare tutti, prima di dirigersi verso l’ingresso e uscire a velocità del suono; intanto i due fratelli avevano portato il resto delle porzioni a Kanato, Isa, Subaru, Shuu, Mary e infine per se stessi.

- Hm? Ki-… - quest’ultima si trattenne dall’usare il nomignolo, tossicchiando – Ruki-kun?

- È in camera a riposare – rispose Yuuma con nonchalance, precedendo Kou che già si stava ingozzando, stupito di quanto fosse gustosa quella pasta al ragù (ma non quanto quella alle vongole).

Mary fece un cenno della testa, recepita l’informazione, e pose lo sguardo sul proprio piatto, abbozzando un sorriso.

Le era mancata la cucina di Morten e Finn.

- Salvia, basilico, erba cipollina, timo, origano, maggiorana e un pizzico di paprika.

- NON HAI NEMMENO INIZIATO A MANGIARE, CHO-HIME!

E le erano mancate anche le gare per indovinare le spezie e gli sguardi sconcertati di Morten quando azzeccava tutto senza aver nemmeno assaggiato.

I fratelli Sakamaki si guardarono tra loro un po’ spaesati, non abituati a quelle bizzarre situazioni; al contrario, i Mukami sorridevano un po’ compiaciuti e allietati.

 

Kanato rimase tranquillamente disteso nel letto a bisbigliare con Teddy, senza lamentarsi né infastidire gli altri due fratelli; e questi avrebbero dovuto ringraziare la santissima Finn, che aveva tempestivamente rimpinzato il vampiro dagli occhi viola con tanti dolci, avendolo sentito mugugnare tristemente che avrebbe desiderato un dessert dopo cena.

Reiji sopportava i borbotti provenienti da sotto le coperte che avvolgevano Ayato, non tollerando il pensiero di essere stato separato da Yui e che quest’ultima stesse conversando con tanta gaiezza con le altre ragazze, nella stanza accanto.

Contemporaneamente, il vampiro che aveva posato gli occhiali sul comodino accanto, rifletté su quanto fosse accaduto nell’arco di quella giornata e rammentò le descrizioni di quelle due vampire che Anna gli aveva riferito, chiedendosi chi mai potessero essere, dato che gli era sembrato di capire che fossero di nobile lignaggio.

 

Yui, d’altro canto, si sentiva a proprio agio con quelle quattro streghe che l’aveva accolta ben volentieri nella propria stanza, Finn sacrificando il proprio letto per un futon sul pavimento pur di farla dormire comodamente; Anna le aveva dato qualche pacca sulla testa, ascoltando comprensiva la sua lunga avventura iniziata con l’incontro con i Sakamaki, ogni tanto divertendola con dei commenti acidi nei loro confronti.

Claire ascoltava ridacchiando e le fece l’occhiolino quando le altre accennarono seccate alla relazione che aveva già intrapreso con Laito; da qui, la vampira dedusse che la mezza demone assomigliasse al vampiro più di quanto credeva… e certi dettagli forniti con reticenza le fecero intendere che cose molto più oscure l’avevano coinvolta in passato.

Isa, quella che sembrava più entusiasta di fare amicizia con lei, le stringeva le mani tra le proprie, chiacchierando del più e del meno, in particolare soffermandosi sulla grande ammirazione che provava nei confronti della sua senpai e saltellando dalla gioia nel saper che Yui condividesse le sue opinioni (seppur per cause differenti di base).

Finalmente, aveva potuto pensare di ritrovarsi in una condizione (più o meno)normale, con amiche (più o meno) normali, comportandosi in modo (totalmente) normale.

 

Il gigante ci stava prendendo gusto nel lanciare frecciatine a Morten, il quale si tratteneva in tutti i modi dal linciare Yuuma per la sua sfacciataggine, ogni tanto dando sfogo alla sua lingua tagliente quando opportuno, con conseguenze quasi drastiche se non fosse stato per gli interventi di Theo che sudava freddo nell’assistere al loro scambio di velenose battute, immaginando al loro posto un T-Rex (e “T” stava per “tamarro”) e un Velociraptor, come in una sequenza di vignette comiche.

A un certo punto ne aveva avuto abbastanza e, attirata l’attenzione del vampiro, gli aveva chiesto se avesse saputo nulla di nuovo circa la presunta parentela con il padre di Mary; l’altro, dopo qualche secondo di silenzio, aveva scosso la testa, negativo, per poi sbarrare gli occhi piacevolmente sorpreso nel sapere dal mago che il signor Flyer avesse anch’egli il pollice verde, descrivendo le piantagioni di erbe aromatiche, verdure e alberi da frutto che curava nel giardino di casa propria, nell’altra città dell’isola.

Aggiunse che il signor Flyer fosse molto più altro di Yuuma, ma né lui né gli altri vampiri si sarebbero veramente resi conti dell’altezza dell’uomo fino all’eventuale incontro.

Quella notte Yuuma sognò estesi campi di orti e frutteti, e qualche incubo sul possibile legame di sangue lo scosse, ma non troppo.

 

Kou e Azusa avevano avuto qualche difficoltà ad addormentarsi, perciò il secondo sdraiatosi accanto all’altro a pancia in giù, si erano messi a parlottare riguardo alle nuove persone che avevano conosciuto, scambiandosi reciprocamente delle opinioni, e nel frattempo rammentando un po’ cupamente i vecchi tempi all’orfanatrofio, dato che stavano nuovamente condividendo una stanza.

Ruki, da quando si era ritirato, era rimasto seduto sul letto con la schiena al muro, leggendo alcuni libri che aveva preso in prestito dagli scaffali della sala, tra cui un vecchio quadernetto che Theo gli aveva rivelato essere uno dei tanti su cui Mary aveva appuntato i suoi studi di piante, animali, marchingegni o altro.

Sfogliando quest’ultimo, si era reso conto con quanta passione e dedizione la mezza strega si fosse dedicata a quelle attività auto-didattiche, allo stesso tempo abbozzando un sorriso nel vedere sui lati o negli angoli delle pagine degli scarabocchi e delle scritte casuali, frutti della fervida immaginazione della giovinetta ch’era stata (e che sempre sarebbe stata?); quasi gli sfuggì un sbuffo divertito nel leggere un brevissimo fumetto che ella aveva disegnato in fondo al quadernetto, illustrando una sua avventura al mare.

Ciò non lo aveva distratto e impedito dal richiamare i due fratelli che di soppiatto erano stati sul punto di uscire, per dirigersi nella stanza dei gemelli Flyer e curiosare.

 

Subaru stava giurando su tutte le divinità che ricordava di aver sentito durante quelle poche lezioni a cui aveva assistito: prima o poi avrebbe strozzato quel vampiro che gli stava assillando di continuo, accennando con commenti maliziosi e versi esaltati alle attenzioni che la piccola Isa aveva rivolto all’albino; Laito infatti continua a ripetere, certo, che la strega fosse interessata al fratellino, alle cui spalle aveva avvolto un braccio, dicendo che fosse ora di fare qualche chiacchierata “seria” in merito a certe cose

Shuu sbuffava ininterrottamente, insopportabilmente infastidito da tutto quel baccano; solo il pensiero di Mary riusciva a distrarlo e, dopo una buona mezz’ora che i due avevano cominciato a litigare, si teletrasportò.

 

Mary sedeva di fronte agli scaffali pieni di libri e stava dando un’occhiata agli album di fotografie, sfogliandolo e commentandolo con il fratello, accanto a lei e con la testa poggiata sulla sua spalla, entrambi avvolti in una grande coperta; la sorella descriveva la foto interessata e il fratello raccontava di quel giorno, ridacchiando malinconico o sospirando sollevato.

Ehi, questa foto non la ricordavo…

Quale?

Penso che sia stata scattata di nascosto, mi ritrae a scuola durante la lezioni di ginnastica…

Ah, sì… è stato Theo, l’ha scattata perché quel giorno eri riuscita a fare la verticale.

Ah, è vero! Ah, guarda qui, c’è quella di quando sono stata assegnata come senpai guida alle ragazze. Anna ha una faccia esilarante.

Quando mette il broncio sì. Non c’è quella dove sta facendo a botte con qualcuno?

Quel qualcuno è Mo-senpa; sì, è qui. Pfff,il suo occhio nero.

I gemelli, stanchi di guardare le foto, si erano poi sdraiati sul letto, uno di fronte all’altro, per un’ultima chiacchierata.

Aneki… avrei voluto dirtelo prima, di Ryan.

Don’ worry. Non è quello a preoccuparmi, ormai…

Lei?

Hm… già. Se lei è di nuovo presente, siamo nei guai. Era una delle migliori, dopotutto.

… quel pugno che hai dato a Ryan mentre cercava di rassicurarti, però.

Gli sta bene, poteva evitare la battuta sul “dilettare di nuovo le donzelle”.

La sua faccia scioccata è stata epica.

Ehehehe.

Il fratello strinse tra le braccia la sorella che aveva cominciato a singhiozzare.

 

- Oh, Shuu-san – mormorò Mark nel percepire la presenza del vampiro davanti a lui – Aneki è uscita… è al nostro rifugio.

- Rifugio? – ripeté interrogativo il biondo, ancora corrucciato di non averla trovata nel letto come sperava.

- Hm. Si trova nel bosco, lungo il fiume, nella zona dove rientra sottoterra.

Il vampiro annuì e, bisbigliando un ringraziamento, scomparve di nuovo.

Il mezzo mago tacque per qualche secondo, rimettendosi comodo nella propria amaca.

- Mi sa che Aneki stanotte si legherà a un altro… uff, è troppo presto – si lamentò con voce flebile, arricciando le labbra e gonfiando le guance.

 

- Ti giuro che non volevo sconvolgerti la vita…

- Ryan-senpai, piantala. Non è colpa tua – sospirò Mary, osservando il cielo limpido e illuminato dalle stelle la cui luce colorava di argento gli alberi e le increspature del torrente.

- Sei cambiata però – si lagnò capricciosamente l’altro, poggiando il mento sulla mano in un gesto melodrammatico – Non sei più la mia dolce e timida kohai… mi sembri anche meno curiosa…

- Più prudente, vorrai dire – ridacchiò lei, grattandosi la testa imbarazzata; Ryan abbozzò un sorriso a sua volta, continuando le sue lamentele e guadagnandosi delle occhiatacce e dei finti calci negli stinchi.

- Sei maturata – disse infine, per poi assottigliare gli occhi e fissarla – Anche se forse manca qualcosa.

Mary ricambiò quello sguardo, sudando freddo.

- Mary-chan… ogni giorno è una buona occasione per fare i conti con i propri demoni. Per tentare di trovare una soluzione a ciò che ci cruccia. Io, da “resuscitato”, posso dirti che non è simpatico morire con tanti rimpianti. Fai quello che devi fare. Provaci; sono i risultati che contano, certo, ma se non inizi oggi ad agire, quando lo farai?

La ragazza aveva abbassato la testa sulle acque che venivano risucchiate dalla crepa nel suolo sottostante quella roccia dove sedevano, riflettendo su quanto le era stato appena riferito: credeva di aver voltato le spalle alle sue insicurezze, eppure Ryan aveva scovato in lei qualcosa che ancora la tormentava; cosa le mancava, ancora?

- Ti lascio… forse lui saprà aiutarti a trovare una risposta – sorrise il ragazzo-zombie, facendole l’occhiolino, e si dileguò nelle ombre.

Mary si voltò indietro e vide dinnanzi a sé Shuu, la fronte corrugata dalla gelosia e gli occhi puntati su di lei, pieni di brama; la fanciulla sentì un tuffo al cuore a quell’intenso sentimento che il vampiro emanava tramite pochi atteggiamenti e si alzò in piedi, venendogli incontro con un sorriso rincuorante.

Il biondo le afferrò i polsi tra le mani e chinò la testa, posando la fronte contro la sua e chiudendo gli occhi.

- Sei mia, non puoi lasciarmi – disse, un po’ freddamente; lei ridacchiò, strofinando il naso contro il suo.

- Tranquillo, non vado da nessuna parte… e voglio stare con te – mormorò, a sua volta serrando le palpebre.

Shuu lasciò la presa e portò le mani al viso di lei, baciandole le labbra prima delicatamente, per poi premere con foga e circondarle la vita con le braccia; seppur imbarazzata e agitata, Mary si sentì al sicuro e a suo agio.

Tra le braccia dell’amato, e a casa sua.

Lì apparteneva.

 

- Sh-Shuu…! N-Non qui! E poi ti ho detto che prima…!

- Tuo fratello mi ha detto che avete la casetta sulla quercia qui a fianco… e io non posso più aspettare. O forse… se vuoi procedere con quel rito di cui mi parlavi… saremmo a posto con tutto così, no…? Hehehe, guarda come sei rossa.

- Sh-Shuu…

- I tuoi sanno, no? E non hanno problemi. Me l’hai detto sul treno.

- Ma… tu…

- Io ti voglio. Non ho dubbi su questo.

- … mh. Anch’io.

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Capitolo 30
*** Chapter 29 ***


Chapter 29

 

La mattina seguente, dopo abbondanti ore di riposo (persino Reiji si stupì di aver dormito più del solito, chiedendosi se fosse l’effetto di quella città), i vampiri furono risvegliati dal dolce profumo di pancakes e cioccolato.

Tralasciando la perplessità di Subaru e Laito quando non trovarono Shuu né nel letto, né in nessun angolo della casa, i dieci giovani avrebbero potuto giurare di sentirsi sereni; come se nulla in passato li avesse mai turbati.

Lasciate le rispettive camere, si erano ritrovati ai tavoli intorno alla cucina, dove era già seduta una Yui fresca e allegra – Ayato aveva dovuto nascondere in tutti i modi il rossore sulle guance – che fino a quel momento aveva piacevolmente chiacchierato con Morten, impegnato a finire di preparare la colazione; una capiente teiera di tè nero aromatizzato ai frutti di bosco e una brocca in ceramica colma di cioccolata calda li aspettavano pronte per essere consumate.

- Sono in paradiso – commentò Kanato con la bava alla bocca, disgustando Reiji e Ruki.

Il mago li accolse con un cenno cortese della testa e li fece accomodare.

- Prego, servitevi pure, ce n’è per tutti. Le ragazze sono andate a scuola – dichiarò immediatamente prima ancora che Azusa o Laito chiedessero – Theo è al lavoro, Mark è chissà dove come al solito e…

Morten scoccò un’occhiata a tutti.

- Sapete dov’è finita Cho-hime? Wait. Dov’è l’altro biondo? – chiese, contando i vampiri presenti e confermando che ne mancasse uno.

Il silenzio calò.

 

 

 

 

Ignorando i commenti immaturi e indecenti che si erano scambiati i trigemini tra loro, i vampiri erano usciti in città con Morten, che indicò la posizione dei negozi, delle scuole e delle abitazioni, spiegando in seguito come fossero progettate le strette stradine che sovrastavano l’intera città: rivelò che fossero rette tramite un complesso reticolato di materiale resistente dalle enormi strutture bianche e cilindriche che avevano visto sui margini dell’isola (ma che nessuno ricordava, a essere onesti; troppo stanchi per il viaggio, e troppo orgogliosi per ammetterlo).

Il mago aveva poi parlato dei numerosi boschi e della fitta foresta che affiancava la strada che portava dritta alla città dall’altra parte dell’isola; inoltre, cosa che ritenne importante, rivelò loro la presenza di un fiume che attraversava l’intero territorio, ramificandosi in fiumicelli molto più piccoli.

Mentre si avviavano verso le periferie della città, dove si trovavano le scuole, gli edifici di controllo e i centri di allenamento dove ci si esercitava con i propri poteri, Morten dovette mantenere ben saldi i nervi: alcuni individui del gruppo, inizialmente tranquilli, si erano infine un po’ stufati col passare del tempo e di conseguenza avevano cominciato a infastidire gli altri; chi come Laito, imitato poi da Kou, punzecchiava Subaru riferendosi a una certa streghetta dagli occhi ambrati, chi come Azusa stuzzicava Kanato purché gli facesse del male (aveva calcolato che fosse l’unico che avrebbe potuto cedere alla rabbia e sfogarsi violentemente su di lui), chi come Reiji e Ruki si lanciavano frecciatine sulle buone maniere da impartire ai fratelli, dopo il caos che alcuni avevano causato durante la colazione.

E poi c’erano Yuuma, con lo spiritello Freckle che chissà come si era fatto ritrovare accanto a lui sul cuscino quella mattina, e Ayato con Yui, tranquilli, il primo soprattutto poiché erano tutti affaccendati e quindi non si sarebbero interessati alla seconda.

Passando davanti alle scuole, Morten udì la campanella suonare l’inizio dell’intervallo e ringraziò il Creatore, pensando che avrebbe potuto distrarli nel caso le ragazze fossero passate nel corridoio le cui finestre si affacciavano sulla via che stavano percorrendo; difatti così accadde e la prima a sporgersi fu Claire, salutando entusiasta i vampiri e in particolar modo rivolgendo un sorriso dolcissimo, ma pur malizioso, a Laito che le mandò un bacio con la mano, il suo solito sorrisetto stampato in volto.

Anna dovette avvolgere le braccia intorno alle spalle di Finn per impedirle di scavalcare la finestra e di raggiungere Azusa, con cui scambiava degli sguardi malinconici, desiderosi di stare vicini; Kou, dopo averle salutate, le osservò attentamente e resosi conto dell’assenza di Isa, sapendo dell’interesse di questa nei confronti di Subaru, chiese dove fosse, impaziente di trovare l’occasione giusta per mettere in imbarazzo l’albino.

- Isa è più piccola di un anno, quindi è in un’altra classe. Però se aspettate qualche minuto, dovrebbe arrivare – disse Anna, per poi lamentarsi con l’amica di stare ferma e di non stringerle le mani, ricordandole che le sue prese troppo forti avrebbero potuto rompere le ossa a qualcuno (dopotutto avevano dovuto pagare alla scuola numerose maniglie per le porte che Finn aveva aperto troppo bruscamente…).

La giovane mise il broncio e nascose parte del viso nel colletto alto del gilet, sempre continuando a fissare il suo vampiro che si mordicchiava un dito, anch’egli scontento a causa del permesso negato da Ruki di raggiungerla all’interno dell’edificio scolastico.

- All’ora di pranzo andiamo tutti a mangiare al ristorante di Miko~? Fa sempre tante cose buone… e poi sono sicura, Laito-kun, che ti piaceranno i suoi macaron~ - ridacchiò Claire rivolgendosi al suddetto che le scoccò un’occhiata bramosa.

Morten si voltò verso Reiji e Ruki, in attesa di una risposta a quella proposta e, prima che entrambi potessero acconsentire (il primo con meno entusiasmo; dopotutto i vampiri avevano bisogno solo di sangue!), i fratelli li avevano preceduti, accettando con un euforico “sì” – escludendo Subaru che sbuffò seccato, non molto elettrizzato all’idea.

Yui scorse con la coda dell’occhio Isa salutarla qualche finestra più a sinistra e finalmente affacciarsi accanto alle altre tre streghe, sorridendo allegramente; Laito e Kou puntarono gli occhi su Subaru, sogghignando, e l’albino sentì i propri nervi pulsare dolorosamente sulla fronte e sul collo.

- Allora è deciso, ci vedremo lì per l’una – sospirò Morten – Se vedete Mark, avvisatelo per piacere, probabilmente sarà nell’aula di musica a preparare gli strumenti per la sua lezione pomeridiana... e avvisate anche Baka-Ouji via sms. Ah, avete visto Cho-hime?

Isa e Claire streghe strabuzzarono gli occhi e si scambiarono degli sguardi confusi, per poi rivolgerli al mago che assottigliò gli occhi, infastidito dalla reazione esagerata di Anna che aveva borbottato qualcosa e alzato gli occhi al cielo, mentre Finn aveva inclinato semplicemente la testa.

- Che ne sappiamo, siamo uscite stamattina pensando che tutti stessero dormendo! – sbottò Anna, a sua volta infastidita dall’espressione dell’altro, che digrignò i denti.

- Però Cho-hime non era nella sua stanza, a quanto pare!

- Non sono la sua baby-sitter e non me ne frega nulla di dove va! – ribatté acida Anna, allontanandosi un poco; Claire inarcò un sopracciglio e le fece una pernacchia, ignorando l’occhiataccia poi ricevuta, prima di guardare Morten e scrollare le spalle.

- Sai com’è, essendo tornata a casa... Forse sarà andata da sola da qualche parte, forse la scuola vecchia… - suggerì timidamente Isa, con occhi comprensivi; Finn annuì, concorde, e Claire tacque nel momento in cui si rese conto dell’assenza di Shuu, sorridendo come un ebete.

Le tre streghe chiacchierarono qualche minuto con i vampiri, rispondendo più che altro alle domande di Ruki e Reiji, curiosi se le lezioni s’incentrassero sulle solite materie o se si studiasse altro; Anna, dopo qualche minuto, era stata sul punto di affacciarsi di nuovo e precisare un’informazione che Isa stava fornendo in merito all’esercitazione dei propri poteri, svolta separatamente con degli insegnanti adeguati.

Tuttavia, non appena aprì bocca, anche i suoi occhi si spalancarono, fissi verso una figura alle spalle del gruppetto che si stava avvicinando.

- Sh-Shishou1…! – esclamò la bionda, gli occhi che brillavano esaltati seppur non celando un certo timore, o rispetto, nei confronti della persona che si stava avvicinando a loro.

Yuuma inarcò un sopracciglio a quell’espressione che reputò esilarante e si voltò imitando gli altri, non rendendosi conto che fossero rimasti chi a bocca aperta e chi rigido e ad occhi sbarrati: il gigante stesso quasi non fece cascare la mascella a terra nel vedere quell’uomo possente e alto, molto alto, a meno di pochi metri di distanza.

Indossava vestiti scuri sotto una larga giacca marrone scure, nelle cui tasche erano state abbondante le mani; i capelli color castano scuro erano legati in una corta e disordinata coda, lasciando alcuni ciuffi a incorniciargli il volto dai linearmente rigidi e virili, appena ricoperto da una barba incolta, dalla carnagione leggermente abbronzata.

Gli occhi marroni, con una punta di verde, fissavano inespressivi i vampiri davanti a sé, soffermandosi in particolare su Yuuma che, ripresosi dalla sorpresa iniziale, ne notò il taglio, uguale a quello dei propri occhi; lui, Ruki, Azusa e Kou giunsero alla stessa conclusione: si trattava del padre di Mary, il signor Flyer…

- Ma quanto diamine è alto – commentò con voce strozzata Kou, alzato la testa verso l’uomo che, ora vicinissimo a loro, li sovrastava tutti, incluso il terzo dei fratelli Mukami.

- Sarà più di due metri – suggerì Laito con un tic all’occhio, pensando che la sua Micchan avesse probabilmente preso più dalla madre che dal padre in fatto di altezza (e probabilmente altri particolari dell’aspetto fisico, escludendo viso, occhi e capelli).

Morten si schiarì la voce e salutò educatamente l’uomo, che continuava a scrutarli silenziosamente con i suoi occhi scuri, e lo presentò.

- Questo è il signor Flyer, il padre di Cho-hime. È conosciuto per essere uno dei pochi stregoni a manipolare il fuoco, ed è l’insegnante di riferimento per l’apprendimento dell’arte della spada. Per esempio, Anna è una sua discepola – si grattò il collo, tenendo il capo chino; se già il peso della sua statura rispetto agli altri e a Yuuma in particolare lo tormentava, si poteva ben immaginare come si sentisse in presenza di quell’uomo (e Kanato stava condividendo le stesse emozioni).

Reiji e Ruki esaminarono quell’uomo attentamente, un po’ affascinati e allo stesso tempo confusi dalla sua figura un po’ fiacca, come se ne avesse viste di tanti colori e se ne fosse pure stufato; Kou e Laito continuavano a sgranare gli occhi sconvolti; Ayato e Subaru tenevano la bocca aperta e quasi dubitavano che in quanto vampiri avrebbero potuto avere successo in un eventuale scontro contro di lui; Azusa sorrideva: dopotutto era il padre della sua Izanami, non poteva far altro che ammirarlo e provarne simpatia!

- Mh – il signor Flyer fece un cenno del capo, probabilmente per salutare (forse Mark aveva ereditato il carattere taciturno dal padre?), e fece scorrere gli occhi su ciascuno di loro; sembrò abbozzare un sorriso a Yui, e infine puntò lo sguardo su Yuuma, osservandolo attentamente.

Il vampiro in questione non si era mai sentito così in tutta la sua vita, nemmeno con Karlheinz; e non fraintendiamo: il sentimento che stava provando era un misto tra timore e rispetto, e forse poteva cominciare un po’ a capire cosa provasse Anna nei confronti del proprio maestro, che le aveva rivolto uno sguardo d’intesa, informandola che quel pomeriggio sarebbero andati avanti con l’allenamento.

- Tu sei Yuuma, suppongo – disse l’uomo con voce profonda, calma, forse un poco stanca; Reiji pensò che avrebbe potuto paragonarla a quella di uno Shuu più anziano e presumibilmente più maturo e responsabile (alquanto improbabile che lo diventasse, ma erano dettagli). L’interessato deglutì prima di annuire e il signor Flyer sospirò.

- Al momento ho un impegno, ma presto parleremo insieme – poggiò una mano sulla propria spalla, massaggiandola mentre la sua espressione appariva un attimo assorta – Mia moglie ti ha accennato che potresti essere un mio parente, giusto?

Yuuma annuì di nuovo e, dopo qualche secondo, l’uomo con un cenno della testa si congedò, allontanandosi verso destra, in direzione dell’ingresso dell’edificio scolastico, mentre Anna tratteneva stentatamente dei gridolini euforici, fissata da una seccata Claire, una perplessa Isa e ignorata da una silenziosa Finn, concentrata su Azusa come sempre.

Morten borbottò che si fosse dimenticato di chiedergli se sapeva dove fosse finita la figlia, ma fece spallucce e decise di continuare il giro in quella zona, non prima di aver ricordato alle streghe l’appuntamento al ristorante.

E avviandosi verso quella che fu definita una sede di controllo, Yuuma distrattamente seguiva i racconti della loro guida, travolto da mille interrogativi; se il signor Flyer era un mago e suo parente, allora la sua famiglia era stata anch’essa dotata di poteri magici? Quindi… anche lui stesso?

- Ci ho lavorato un mesetto: è un lavoro talmente stressante che persino Cho-hime dopo una settimana ci aveva rinunciato… - informava Morten nel frattempo, con dei borbottii, la sua espressione mutata in una smorfia sprezzante al ricordo di quei tempi.

- Quindi, se non ho capito male, cominciate a lavorare a quindici anni? – chiese Reiji, il mento tra le dita.

- Sono dei lavoretti part-time per guadagnare qualche spicciolo e imparare qualcosa, e non solo il mestiere in sé; hanno lo scopo di dare un’idea per il futuro. Per esempio Cho-hime, dopo vari esperimenti, aveva deciso di unirsi agli addetti al controllo esterno e di diventare anche postina – specificò Morten, avvisandoli che sarebbero tornati indietro per il pranzo e che nel pomeriggio li avrebbe portati ad assistere ad alcune esercitazioni.

- E tu, Morten-kun? E Theo-kun, e Mark-kun~? – domandò curioso Laito, mentre lo seguiva insieme agli altri.

- Baka-Ouji ripara e costruisce macchinari o qualsiasi marchingegno; Mark voleva dedicarsi al controllo interno, ma alla fine si è limitato alle lezioni di musica per i più giovani; io lavoro come hacker al computer… ah, Mary faceva anche questo, però poi le sono venute forti emicranie e la dottoressa Elena le aveva consigliato di smettere.

Ruki pensò che probabilmente quei mal di testa non fossero dovuti al tempo passato davanti agli schermi, ma al processo per diventare Izanami.

… Seriamente, dov’è finita quella ragazza?!, pensò, prima di rimproverare Kou che si era fermato davanti a un gruppetto di ragazzine che lo avevano riconosciuto e gli stavano chiedendo l’autografo.

 

 

Shuu, prima che Mary potesse svegliarsi, aveva quasi avuto la tentazione di buttare il suo cellulare direttamente fuori dalla finestra, mirando per il fiume; fortunatamente si era limitato a soffocarlo sotto una pila di cuscini (che costituivano quasi il settanta per cento dell’interno di quella casetta sull’albero), attutendone la suoneria di una chiamata in arrivo da parte di Theo.

Era ritornato accanto alla strega, ancora avvolta nelle coperte, tirando un sospiro di sollievo nel verificare che non fosse stata destata da quel rumore assurdo; che caspita di “musica” era quella, poi? Un giorno avrebbe dovuto cambiare la sua libreria musicale, a sua insaputa; doveva convertirla alla musica classica.

Accarezzò la fronte alla mezza strega, raccogliendole tutti i capelli e muovendoli di lato; la abbracciò da dietro e appoggiò la fronte contro la sua spalla, chiudendo gli occhi e preparandosi a ricadere in un sonno profondo.

O almeno ci provò; per qualche misterioso motivo, non riusciva più a riaddormentarsi, da quando si era svegliato quella mattina presto. Non sapeva spiegarsene la causa… o forse ignorava che fosse la felicità che nel profondo provava. O il sollievo che tutto ciò non fosse un sogno.

Mary era finalmente sua: sul proprio anulare destro e su quello della fanciulla, un marchio che assomigliava a un anello tatuato sulla pelle, color verde-acqua, lo provava; si erano scambiati la promessa, la quale era stata approvata e benedetta, sotto i suoi occhi meravigliati da quell’evento segreto che solo loro avrebbero ricordato, un rito miracoloso e privato che solo alcune comunità di streghe e maghi conoscevano e praticavano.

Il vampiro strinse a sé la ragazza che mugugnò, finalmente svegliata a causa di quella morsa intensificata; Mary ci mise qualche minuto prima di riprendere lucidità e arrossire lievemente, girandosi tra le braccia dell’amato e rivolgendogli lo sguardo, timidamente.

Ma con occhi che brillavano di gioia.

- Buongiorno, Shuu… - sorrise dolcemente, stringendogli la mano destra con la propria.

Il biondo la fissò dapprima impassibile, per poi abbozzare un sorriso tranquillo, e avvicinò il viso al suo, baciandola.

- Ehi, scricciolo

Mary sentì le guance diventare incandescenti e nascose il viso contro il suo petto, facendolo sghignazzare; il giovane continuò a prenderla in giro, solleticandola e ogni tanto discorrendo brevemente riguardo a casuali pensieri che la loro mente suggeriva.

- Che ore sono? – domandò dopo un poco la ragazza, mentre gli accarezzava le dita della mano.

- Penso sarà mezzogiorno… - sbadigliò Shuu a occhi chiusi, continuando a crogiolarsi tra le coperte e facendo finta di nulla quando ella mormorò che fosse strano che nessuno l’avesse ancora cercata, nemmeno per mettersi d’accordo sul pranzo.

Poi, colta da un bizzarro presentimento, alzò la testa verso la postazione dove pensava di aver lasciato il cellulare, sul tavolino: il fatto che non ci fosse confermò la sua ipotesi e, mettendosi seduta, rivolse uno sguardo accusatorio al biondo, pretendendo delle spiegazioni.

Shuu aprì un occhio, la fissò e inarcò un sopracciglio, interrogativo.

- Non fare il finto tonto, dov’è il cellulare?

Il vampiro sbuffò seccato e la tirò giù tra le proprie braccia, borbottando che non ne avesse bisogno e che dovesse restare lì con lui.

Dopo una breve zuffa, tra lei che gli tirava le guance e lui che cercava di ostacolarla sdraiandosi sopra di lei, Mary riuscì a sfuggirgli e a gattonare verso la pila di cuscini che era stata sicuramente spostata, non ricordandola così sistemata quando l’aveva adocchiata la notte prima; frugandovi, finalmente adescò l’oggetto e impallidì nel vedere la lunga serie di chiamate perse e messaggi non letti.

Shuu ignorò l’occhiataccia di fuoco che gli venne scoccata, continuando piuttosto a lagnarsi come un bambino capriccioso che non volesse andarsene da quel rifugio, che stavano bene così, che non fosse necessario aggiungersi agli altri e continuò a bofonchiare lamentele anche quando si fece tirare su a fatica dalla fanciulla e nel momento in cui era finalmente scesi dalla casetta, diretti verso la città.

 

 

 

 1Shishou: "maestro"

 



Chiedo venia per il ritardo, ma l'ispirazione aveva di nuovo fatto le valigie O_O'
Ed ero anche molto titubante su alcune scene... però ho considerato che fossero necessarie, per fini che capirete più avanti...

A presto, spero di aggiornare di nuovo il prima possibile!

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Capitolo 31
*** Chapter 30 ***


Chapter 30

 

Morten tirò un sospirò di sollievo una volta che si furono tutti accomodati a tavola, in attesa che i pasti ordinati arrivassero (e non aveva da temere alcun ritardo e conseguenti lamentele, conoscendo bene la puntualità dei dipendenti di Miko): i vampiri, disposti a gruppetti, erano stati immediatamente distratti dalle quattro streghe che si erano presentate il più presto possibile; inoltre, Reiji e alcuni di loro erano piuttosto curiosi di incontrare quelle due vampire di cui tanto avevano sentito parlare, che sarebbero giunte di lì a poco con Theo.

Yuuma, Kou e Ruki sobbalzarono quando si ritrovarono al loro tavolo Mark, spuntato da chissà dove e quando, mentre Azusa lo aveva salutato con un sorriso, interrompendo un secondo la sua lenta e tranquilla conversazione con Finn, la quale come al solito gli teneva la mano tra le proprie.

Reiji, Kanato e Morten si erano seduto a un altro tavolo, lasciando tre posti liberi per Theo e le vampire, attendendo il loro arrivo; tempestivamente, il mago aveva fatto portare al vampiro dagli occhi viola un piatto di pasticcini, avendo già compreso la sua natura isterica e considerato che l’unica soluzione per tenerlo buono fosse rimpinzarlo di dolci.

Ayato, Yui, Subaru, Isa, Claire e Laito infine si erano accomodati a un altro tavolo, tutti abbastanza contenti della disposizione, se non per eccezione dell’albino che avrebbe dovuto subirsi le lagne da vampiro geloso e possessivo del primo e gli smielati scambi di effusione del secondo con la mezza demone; tuttavia Isa, percependo il suo disagio (che non era così invisibile a causa del vistoso nervo che gli pulsava sulla fronte), aveva provveduto a intrattenerlo con delle chiacchiere, cercando di focalizzarsi su argomenti che lo interessassero un poco (per esempio parlare della forza sovrumana di Finn nonostante la sua costituzione fisica minuta).

Anna a sua volta aveva occupato un posto a un altro tavolo, da sola, e quando Yuuma aveva chiesto a Mark perché facesse l’asociale, il ragazzo gli aveva spiegato che di lì a poco sarebbero arrivate le sue quattro sorelle ad unirsi (usavano pranzare quasi sempre lì, tutte insieme, e i portafogli non ne risentivano tanto perché il proprietario del ristorante era un loro parente); la strega, origliando la domanda del gigante, gli aveva gridato contro che non fosse un asociale, e i due di conseguenza avevano cominciato a bisticciare, finché sulla testa della bionda non precipitò l’elsa di una spada.

- ARGH! Ellen! – sbraitò la ragazza, massaggiandosi la nuca dolorante e alzando lo sguardo verso la giovane donna che l’aveva colpita in testa, la quale la stava fissando severamente, mentre i vampiri assistevano alla scena.

- Per te è “Onee-sama”, anzi “Onee-san”, visto che “Onee-sama” spetta alla maggiore – ribatté l’altra, sedendosi accanto a lei; un po’ più indietro, altre tre figure femminili si avvicinavano e i presenti, focalizzandosi sull’aspetto delle quattro nuove arrivate, poterono notare quando avessero in comune con Anna: capelli biondissimi e occhi color grigio pietra, fisici snelli e portamento elegante e fiero; avevano tutte la chioma lunghissima e liscia, chi raccolta in una coda di cavallo o in una treccia, tranne una che aveva dei ricci sbarazzini e abbastanza corti.

La sorella che era stata chiamata Ellen e si era appena seduta fece un cenno di saluto ai vampiri, rivolgendo loro un sorriso cortese, per poi indirizzarne uno dolcissimo a Mark che arrossì vistosamente, facendo sogghignare i fratelli Mukami; i capelli erano legati in una coda di cavallo, senza alcuna ciocca a ricaderle sul viso, solcato sulla guancia da una larga cicatrice, e indossava la divisa con la fascia blu.

Nel frattempo, si erano aggregate le tre sorelle rimaste: la prima, presumibilmente era la maggiore dato che le altre due erano molto più basse e avevano visi ancora piuttosto fanciulleschi, dalla treccia bionda posta alta sulla testa, prima di sedersi salutò i vampiri cordialmente, persino con un lieve inchino; la più giovane, con i capelli legati in una coda bassa, si presentò, rivelando di chiamarsi Michaela e di avere dodici anni (più tardi Claire avrebbe chiarito che Angela ne aveva venticinque, Ellen ventuno e la quartogenita quindici), più sinceramente gentile e calorosa nell’approccio; infine, l’ultima, Lucy, trotterellò timidamente e si sedette bisbigliando un saluto, per poi spalancare gli occhi e scattare con la testa verso Kou.

- AH! – esclamò scioccata – Mukami Kou-sama…! – aveva sussurrato con voce strozzata, mentre nelle sue iridi comparivano tanti cuoricini.

Anna la guardò contrariata con un tic all’occhio, finalmente ricordandosi che la propria sorellina avesse un debole per l’idol, il suo cantante preferito in assoluto, e scoccò un’occhiataccia all’interessato quando lo sentì ridacchiare e salutarla allegramente.

Prima che i due potessero sfociare in una rissa verbale (non a caso Anna tra le sorelle era conosciuta come l’Iraconda), Claire si era alzata con un balzo, battendo una volta le mani in un gesto di piacevole sorpresa.

- Ma guarda un po’ chi c’è~ Hehehe, cosa vedono i miei occhi su quelle dita~!?

I presenti si voltarono, seguendo la direzione dello sguardo della mezza demone, e videro in lontananza Mary e Shuu avviarsi verso di loro, il secondo con un braccio sulle spalle di lei e la prima con il viso timidamente chino, le dita della loro mano destra intrecciate tra loro; il marchio a forma di anello sull’anulare di lui fu palese non appena furono abbastanza vicini e Isa e le sorelle più giovani di Anna sobbalzarono emozionate, mentre le maggiori abbozzavano un sorriso e a Finn brillavano gli occhi sul suo viso impassibile, deducendo che simile segno si trovasse anche sulla mano destra della mezza strega, sempre attorno alla base dell’anulare, coperta dal guanto.

Anna li fissava con gli occhi fuori dalle orbite e si voltò dopo qualche secondo, con un’espressione indecifrabile; Claire, ridacchiando alle espressioni confuse dei vampiri (per il cenno a quello che lei aveva visto sulle loro dita; per il resto, avevano compreso la situazione dall’odore che le loro narici avevano percepito all’ingresso della coppia…) e scambiando uno sguardo d’intesa con Mary che era arrossita violentemente, spiegò:

- Sono ufficialmente marito e moglie, secondo un nostro rito, hehehe~.

Il silenzio calò per poi essere interrotto dalle loro esclamazioni, chi di sorpresa, chi di gioia un po’ delusa, chi semplicemente turbato dalla notizia e chi inizialmente stupito e poi contento; e poi c’era chi, inosservato e taciturno, si era alzato dal tavolo e si era congedato, usando la solita scusa di dover usufruire dei servizi…

… e solo Azusa, che stava sorridendo felice per la sua Izanami travolta dalle amiche entusiaste per la notizia, se ne accorse e pensieroso osservò Ruki allontanarsi.

- Ma Theo-kun non arriva più? – chiese a un certo punto Laito, considerando che ormai ci fossero tutti fuorché il suddetto e le due vampire; contemporaneamente, un grido fece tremare il ristorante e alcuni camerieri ebbero la sveltezza di tenere ferme le stoviglie pericolanti, tirando dei sospiri seccati.

- RAGAZZI, SCUSATE IL RITARDO~! – Theo spuntò dalla porta d’ingresso alternando ai propri passi qualche saltello, seguito da due giovani che dovevano essere più o meno alte quanto Kanato; entrambe avevano gli occhi color rubino (che Reiji trovò particolarmente familiari) e dei capelli verde scuro, tagliati in un’acconciatura differente, e l’indistinguibile odore da vampire purosangue non sfuggì alle narici degli altri.

Quella che li aveva corti fin sotto le orecchie e piuttosto folti, con una cortissima  frangetta a incorniciarle la fronte, agitò la mano e si presentò con tono allegro:

- Buongiorno~ Io sono Martha. È un onore fare la conoscenza dei figli di Karlheinz-sama! – sorrise, per poi rivolgersi a Mary e tenderle la mano che le venne stretta – E sono contenta di poterti conoscere, finalmente, Mary-chan! Theo-kun mi ha parlato sempre così tanto dei suoi amici d’infanzia.

La ragazza ricambiò il sorriso, osservando attentamente il luccichio negli occhi di ella e le bizzarre e insolite lentiggini sparse su tutto il viso: pur essendo la prima volta che la incontrava, ne aveva avuto una buona impressione, perciò in cuor suo ritenne che potesse “approvarla” come la fidanzata del suo migliore amico.

L’altra sorella, che portava i capelli legati sulla testa con un fermaglio in legno solcato da delle incisioni in bronzo, fece un rispettoso inchino rivolto ai fratelli Sakamaki, poi sistemandosi gli occhiali a mezzaluna che le erano scivolati lungo il naso a causa di quel gesto, e rivolse un cenno cordiale di saluto ai Mukami.

- Io sono Lily; potete pure rivolgervi a mia sorella o a me nel caso aveste bisogno di scorte di sangue; ci potete trovare all’ospedale o sulla riva est dell’isola – aggiunse, seria e precisa, per poi avvicinarsi a sua volta a Mary.

I fratelli Sakamaki, d’altro canto, le scrutavano sospettosi: quei capelli e soprattutto quegli occhi cominciarono a sembrare molto familiari, e anche il loro odore comunicava qualcosa; Reiji era l’unico, insieme a Shuu il quale non ci fece caso più di tanto, che nel suo cervello aveva elaborato correttamente tutti i dati disponibili e pensò di essere arrivato a una conclusione, decidendo tuttavia di rimandare domande di conferma per educazione, dato che le portate stavano per arrivare.

 

 

Il pranzo attirò l’attenzione dei curiosi e non, in particolare dal momento in cui Morten e Yuuma cominciarono a litigare di nuovo, il primo offeso per la critica alla sua altezza che il secondo gli aveva rivolto, dopo avergli urtato la testa con il gomito in un brusco gesto per dimenarsi dalla presa supplicante di Kou (a cui la porzione di bocconcini di pollo impanati e fritti non era bastata).

Mark, a tal punto, si era alzato e li aveva raggiunti nel tentativo di placare le acque, un po’ timidamente (e forse anche per attirare su di sé lo sguardo di una delle sorelle di Anna…), risparmiando il compito a Ruki che si concentrò, con le orecchie un po’ doloranti, sulla propria crema di funghi, sporadicamente lanciando delle occhiate ad Azusa che, da quando il fratello maggiore era ritornato ad accomodarsi, lo fissava di tanto in tanto, alternando un boccone a qualche scambio di parola con Finn, improvvisamente più chiacchierona del solito (e pensare che alcuni insegnanti l’avessero ritenuta persino muta…).

Kanato, fortunatamente, non apparve troppo infastidito dal trambusto, grazie al vassoio di pasticcini e tortine che aveva ordinato; al contrario, Reiji osservava cupamente i due litiganti, e quando udì Lily sospirare e sussurrare che a tavola non fosse educato comportarsi in tal modo, iniziò con ella una piacevole conversazione sul galateo a tavola, per poi dilungarsi in altri argomenti, tra cui un commento disapprovante nei confronti di Theo e Martha: chiacchierando, giocavano con il risotto nel piatto, spostandolo con le posate come a comporre dei disegni.

Isa era riuscita miracolosamente a far pendere dalle proprie labbra Subaru, che nonostante tutto continuava a fingersi disinteressato alle varie storielle che la strega gli stava fornendo in merito alle sue amiche, pur avendo rischiato numerose volte di scoppiare a ridere e di assumere un’espressione sconvolta; Ayato e Yui mangiavano tranquillamente, il primo commentando che i takoyaki fossero  più squisiti che avesse mai mangiato e raccomandandole che avrebbe dovuto imparare dal cuoco, così glieli avrebbe cucinati ancora, e la seconda annuendo con un sorriso divertito; Laito e Claire avevano un attimo placato i loro bisogni affettivi reciproci e discutevano di qualcosa di insolitamente serio per due personalità come loro.

Il tavolo delle sorelle di Anna era il più silenzioso: ogni tanto Ellen e Angela si scambiavano qualche informazione e novità sui rispettivi lavori (per esempio eventuali avvistamenti o anomalie nell’isola), Michaela inviava messaggi sul cellulare senza farsi beccare dalle maggiori, Lucy lanciava sguardi pieni di ammirazione ed emozioni a Kou, che la faceva arrossire ogni qualvolta la coglieva in flagrante, rivolgendole un sorrisetto; Anna taceva, fulminando con gli occhi la quartogenita e l’idol, oltre a osservare con la coda dell’occhio la senpai che si era seduta in disparte con il primogenito della famiglia Sakamaki, a uno dei tavoli che affiancavano le pareti.

Nel frattempo, Mary stava andando in crisi a causa della fatica impiegata per impedire al panico di assalire completamente Shuu: sfortunatamente, il biondo aveva alzato casualmente lo sguardo verso l’alto e, non appena aveva visto i grandi lampadari appesi al soffitto essere muniti di vere e proprie candele accese, era impallidito notevolmente, irrigidendosi e spalancando gli occhi; la mezza strega gli aveva preso il viso tra le mani, rivolgendolo verso di lei, e aveva cominciato a sussurragli parole dolci per calmarlo, accarezzandogli le guance e i capelli, stringendogli le mani e esortandolo a concentrarsi sulla gustosa bistecca che aveva nel piatto.

Verso la fine del movimentato, pur piacevole, pasto, mentre finivano di consumare i propri dessert, le sorelle maggiori di Anna furono le prime a congedarsi, dovendo ritirarsi ai loro posti di lavoro; successivamente, anche Morten, Theo e Mary (con grande dispiacere di Shuu, che si teneva aggrappato alla maglia di lei) si alzarono e si scambiarono uno sguardo d’intesa.

- Ho pensato che sarebbe meglio lasciar scegliere a voi cosa fare questo pomeriggio, e saranno le ragazze a guidarvi – disse il mago dai capelli biondi, indossando la sua giacca di pelle che aveva posato sullo schienale della propria sedia – Io ho un compito da svolgere a casa, Theo deve aggiustare qualche macchinario all’ospedale e Mary…

L’interpellata sospirò, dopo essere riuscita a scrollarsi di dosso la presa del biondo, imbronciato.

- Mi hanno già caricato la borsa di lettere e pacchi da consegnare… entro le sei – digrignò i denti, massaggiandosi il setto nasale esasperata (e Kou la stava scrutando pensieroso, l’occhio destro che brillava vermiglio), per poi sorridere ai presenti – Ci vediamo stasera a cena, ragazzi.

Diede un affettuoso colpetto in testa a Shuu prima di voltarsi, e finalmente con i due maghi si avviò verso l’uscita, ovviamente non prima di aver pagato il conto per tutti (in qualche modo riuscivano sempre a mettersi d’accordo e racimolare i soldi necessari), sparendo alla vista degli altri che dopo qualche minuto avevano terminato di mangiare.

- Momo-kun, tu non hai nulla da fare? – borbottò Yuuma, mentre sgranocchiava l’ultima delle venti zollette di zucchero che si era fatto portare; Mark mormorò arricciando le labbra di non chiamarlo così e rispose che aveva in programma una lezione di musica, a cui Kou esclamò che volesse assistere anche lui.

- D’accordo – abbozzò un sorriso il gemello di Mary, per poi chiamare il cognato (quanto suonava strano…!) – Shuu-kun, penso che non ti dispiacerebbe unirti a noi…

Il biondo sembrò un attimo esitare, soffermando lo sguardo su Kou che lo fissava con un sorrisetto per niente raccomandabile; infine sospirò e optò per accettare la proposta: dopotutto era la soluzione migliore, altrimenti avrebbe dovuto sopportare tutti gli altri in chissà quali attività che non lo attiravano affatto a prescindere in cosa consistessero.

Una delle sorelle minori di Anna, Lucy, si alzò timidamente.

- E-Ehm… potrei venire a-anch’io…? – balbettò rossissima in volto, gli occhi puntati su Kou come se il permesso dipendesse solo da lui; il vampiro strabuzzò gli occhi un po’ sorpreso e, prima che la strega dalla lunga treccia bionda potesse sbottare contro la sorellina, annuì con un energico cenno della testa.

- Ma certo~ Più siamo, meglio è! Giusto, Usagi-chan~? – esclamò con tono giocoso, mentre Anna si alzava ad afferrare tra le braccia una Lucy svenuta da quell’abbaglio troppo intenso da sostenere.

- NON AFFIBBIARLE QUESTI DISGUSTOSI NOMIGNOLI A LUCY, PARASSITA!

- Eeeeh, ma solo Subaru-kun può chiamarmi in quel modo… - bofonchiò crucciato Kou, incrociando le braccia dietro la testa.

- Lo faccio anche adesso, se desideri – ringhiò l’albino con una vena pulsante sulla fronte e scrocchiandosi le dita, per poi sentirsele stringere tra le mani di Isa che lo pregò di stare calmo, sfoggiando degli occhi da cucciola bastonata a cui arrossì violentemente.

- Onee-chan~, io torno a casa, devo studiare per la verifica di storia! – disse Michaela, la più piccola, che si alzò, facendo un cenno della testa per salutare, e si allontanò.

Nel frattempo, Lily e Reiji si erano messi d’accordo che sarebbero andati all’ospedale con Martha, essendo il vampiro in cerca di risposte al suo presentimento nei loro confronti; si aggregò anche Ruki, sia curioso di sapere come fosse possibile che avessero delle scorte di sangue spettanti esclusivamente a loro, ma soprattutto consapevole che non avrebbe tollerato la compagnia degli altri (si aspettava che sarebbero stati alquanto rumorosi).

Anna, dopo essere riuscita a ridestare la sorellina, si era alzata e aveva fatto segno a Finn che fosse ora di andare al campo degli allenamenti, impaziente di esercitarsi con il signor Flyer; tuttavia la minutissima strega continuò a fissarla impassibile, stringendosi al braccio di Azusa, il quale sorrideva timidamente e godeva di quella stretta stritolante.

- Seriamente, Finn. Andiamo – l’amica la richiamò, irritata; tuttavia, l’altra sembrò solo addossarsi di più al vampiro dagli occhi color lavanda che, saggiamente, propose:

- Verrò… con te… va bene…?

A quel punto Finn si era alzata e si era trascinata dietro il vampiretto, superando Anna; questa rimase a bocca aperta, incredula, e batté poi una mano sulla fronte, grugnendo qualcosa di poco carino e sbraitando nel veder Yuuma, Subaru e Isa seguire la coppietta.

- Devo fare da babysitter a tutti voi?! – strepitò, allontanandosi.

- Heee, Anna si lamenta sempre così tanto… però alla fine si prende cura di tutti~ - commentò Claire con il volto tra le mani; Laito ne abbassò una per leccarle la guancia sporca di panna, facendola ridacchiare.

- Nfu~ Assomiglia a qualcuno che conosco – disse il vampiro, scoccando un’occhiata divertita a Reiji che inarcò un sopracciglio, per poi sospirare e domandare cosa avessero intenzione di fare quel pomeriggio.

- Penso che porterò tutti… Laito-kun, Ayato-kun, Kanato-kun e Yui-chi… in girò per la città~ Ci sono parecchi locali interessanti e sono certa che li apprezzeranno, hehehe~ - sorrise la mezza demone, assicurando al secondogenito dei Sakamaki che si sarebbe occupata di loro nel migliore dei modi.

Reiji non ne fu molto convinto, ma si limitò a un cenno di assenso e si congedò con le sorelle vampire e Ruki; intanto, anche il gruppetto di Mark si era già avviato verso la scuola.

- Bene, bene~ Andiamo? – Claire si alzò, ravviandosi i capelli con un gesto alquanto civettuolo (alcuni ragazzi che stavano ancora pranzando le lanciarono dei fischi di approvazione, guadagnandosi un inaspettato sguardo gelido da parte di Laito), e prese a braccetto Yui, ignorando le proteste di Ayato, e invitò i trigemini a seguirla per la loro lunga avventura tra i negozi e le botteghe della città.

E forse li avrebbe mollati in un posto qualsiasi, lasciandoli improvvisamente a se stessi, per riservarsi un appuntamento privato con Laito, soli soletti da qualche parte…

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Capitolo 32
*** Chapter 31 ***


Chapter 31

 

Yuuma e Subaru osservavano gli studenti con grande ammirazione, ogni tanto sogghignando e facendo qualche commento beffardo nei confronti di qualcuno un po’ più goffo; certo era che, nonostante fossero vampiri, ci avrebbero pensato due volte prima di accettare uno scontro con la signora Lalla, zia di Finn e Morten, e la stessa nipote, l’unica delle tre persone che erano state accettate nel corso più avanzato di quegli allenamenti. E come conferma era sufficiente vedere quelle colonne di pietra venire quasi polverizzate da un solo pugno della piccola strega, la cui pelle veniva solcata da luminescenti linee azzurre nel momento in cui attaccava.

Nel frattempo, era impegnata in un corpo a corpo con uno dei due compagni di corso, combattimento che si era dimostrato un po’ monotono dopo una mezz’oretta (ma non si stancavano…?), per cui i due vampiri di erano messi a gironzolare per i campi, osservando gli altri alunni, seguiti da Isa.

Inutile dire che Azusa, resistendo alla tentazione di infiltrarsi in qualunque lezione per farsi sbriciolare a suon di pugni e calci, fosse rimasto ad assistere alla lotta tra Finn e l’altro ragazzo, un po’ invidioso di quest’ultimo, fissandola come se fosse stata la sua regina.

Dopo un’altra mezz’ora finalmente i due avversarsi si erano fermati e, salutandosi rispettosamente, era usciti dal ring, lasciando il terzo compagno, il più forte, a istruire un paio di potenziali candidati a venir accolti al loro corso; la strega con il fiatone aveva raggiunto il vampiro sorridente e, con un cenno, gli aveva indicato di seguirla fino alla panchina, dove si sedette, asciugandosi il collo e il viso imperlati dal sudore; Azusa la contemplava con lo sguardo, affascinato.

- Finn-san… sei meravigliosa… un giorno… potrei… farti… da avversario…? – le chiese, pregustando già nelle sue fantasie lo stato in cui sarebbe stato ridotto; la streghetta, dapprima taciturna e con lo sguardo sulla punta delle scarpe, bevve un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta, prima di rivolgergli uno sguardo inespressivo.

Azusa però nei suoi occhi un velo di timore.

- Azusa-kun. Sei sicuro che vada bene così?

Il giovane inclinò la testa, un po’ confuso da quelle parole.

La fanciulla girò nuovamente il viso verso le proprie scarpe, facendone toccare le punte.

- Io… fin da quando sono nata… ho sempre avuto questa forza. È ereditario. Solo che, come in passato una mia bisnonna era molto meno forte, io sono troppo forte.

Azusa le prese le mani tra le proprie, impedendole di continuare a torturarsi le dita per, piuttosto, sfogare le sue emozioni sulle quelle di lui, che cominciò un po’ esitante a stritolare.

- Non potevo abbracciare nessuno a scuola perché rischiavo di spezzare qualche osso. Avevano tutti paura di me. Io avevo paura di far del male.

Il vampiro annuì, confermando che la stesser ascoltando, e la esortò a continuare, contento che taciturna come fosse si stesse impegnando a confidarsi con lui.

- Poi… ho incontrato Claire, che mi aveva detto che sarebbe stata lei ad abbracciarmi… e poi Anna, che mi avrebbe accarezzato la testa… e poi…! – le si illuminarono gli occhi, tanto emozionata che non si rese conto del sospettoso crack proveniente dalle dita di Azusa, all’apice della felicità – Senpai…! Ha lasciato, pazientemente, che io l’abbracciassi il più delicatamente possibile…! Però ha dovuto indossare il busto per qualche settimana, dopo.

Finn ritornò impassibile e fissò il vampiro, che sorrideva, aggiungendo che Mary l’avesse esortata a esercitarsi nel moderare la propria forza; in cuor suo, Azusa pensò soddisfatto che non ne avesse ancora il pieno controllo, a giudicare dal dolore proveniente dalle sue mani, ma a lui andava bene così.

- Il dolore… lo adoro… soprattutto… se viene… da una persona… che adoro…! – spiegò alla streghetta che abbozzò un piccolo sorriso e si tuffò tra le sue braccia, piena di gioia; come pieno di gioia fu l’altro, percependo qualche frattura ornare le sue costole.

 

 

Yuuma era completamente assorto nell’osservazione del signor Flyer, che stava insegnando a uno dei suoi alunni più giovani come eseguire un fendente senza che il peso della spada influisse troppo il gesto; il gigante soffocò una risata nel sentirlo borbottare che il ragazzino avrebbe dovuto contribuire anche con un costante esercizio per costruire più muscoli e stamina, dopo aver osservato che fosse un po’ magrolino.

Il vampiro evitò per un pelo il fodero di una katana sulla testa e fulminò con gli occhi Anna, la quale si era avvicinata e si era appoggiata di schiena contro lo steccato in legno, a sua volta guardandolo male.

- Non c’è niente da ridere. Se uno vuole seriamente percorrere simili studi, deve impegnarsi duramente, anche a costo di qualche sacrificio! – disse severa, ritornando a osservare con occhi adoranti il proprio maestro.

Yuuma inarcò un sopracciglio e bofonchiò:

- Sarai mica innamorata di un vecc-… - schivò di nuovo un altro attacco con l’elsa della katana, sbraitandole di stare calma.

- Non ti azzardare a fare simili supposizioni! Volgare! – ribatté indignata lei, rossa in volto per il fastidio – Shishou è il mio modello!

- Capito, capito – blaterò l’altro, trattenendo una risata a causa del modo di parlare della strega – Modello, eh… - ripeté, rammentando la figura di quel ragazzo che era stato capo della piccola banda che l’aveva accolto in passato.

Anna lo esaminò silenziosa, pensando che probabilmente il vampiro vi stesse riflettendo seriamente; forse anche lui aveva avuto una figura simile nella sua vita.

- Che tipo è, lui? – chiese d’un tratto Yuuma; la bionda, un po’ presa alla sprovvista, ci impiegò qualche minuto prima di rispondere.

- Shishou è… sembra quasi sempre come stanco, o indifferente a tutto. Semplicemente non esprime i suoi sentimenti a gesti ed espressioni. È dalle sue parole che cogli cosa prova. È la persona più sincera che abbia mai conosciuto, probabilmente. E se domandi ad altri, ti diranno la stessa cosa.

Il gigante sbatté le ciglia, pensando che Kou avrebbe cercato di verificare personalmente se il signor Flyer fosse veramente così schietto; continuò ad ascoltarla.

- Non solo è un mago e spadaccino talentuoso, – qui la strega si lasciò sfuggire un sospiro di ammirazione, facendo roteare gli occhi a Yuuma – si preoccupa anche di incoraggiare moralmente i suoi studenti. Io… - deglutì, un po’ esitante, ma il silenzio e lo sguardo fisso di lui la esortarono a continuare – Tra le mie sorelle, sono quella meno dotata in fatto di poteri magici. Shishou mi ha insegnato a valorizzare ciò che possiedo, ciò che sono, anche se mi sembra poco.

La strega sorrideva inconsciamente; il vampiro non poté fare a meno di abbozzare un sorriso a sua volta.

- Infine, ha degli hobby davvero… strani, se si giudica solo dalle apparenze.

- Ti riferisci al suo pollice verde? – mormorò il gigante, ricordando le parole di Theo; lei annuì – Pure io ho la passione per il giardinaggio. Sarà di famiglia, se è vero che siamo parenti?

Anna lo esaminò attentamente, soffermandosi sui lineamenti del suo viso; Yuum non avrebbe mai ammesso a nessuno che in quel momento si era sentito un po’ arrossire sotto quelle iridi di pietra, fredde ma intense.

- Avete gli stesse occhi; se non siete parenti stretti, avrete un antenato in comune – disse.

- Hm – fece Yuuma; il silenzio calò per qualche secondo, interrotto dalle lamentele di qualche studente che aveva fatto cadere la pesante guaina sul piede e dalle conseguenti risatine dei due – Sai, mi stai un po’ più simpatica, ora.

- Un po’? – la bionda inarcò un sopracciglio, sardonica – Se stai cercando di rimorchiare, stai fallendo miseramente.

Anna si allontanò, inconsapevole della pernacchia che le venne indirizzata di nascosto dal vampiro; era più concentrata sulla voce esaltata di Isa, che fin dall’inizio aveva accompagnato ovunque Subaru, e secondo la bionda lo stava assillando troppo: in verità, non aveva la minima idea di quanto l’albino si stesse divertendo, affascinato da quel mondo così nuovo e differente dall’ambiente in cui era cresciuto.

- Yuuma.

Il gigante sobbalzò e voltò lo sguardo dalla bionda alla persona di fronte a sé, con cui dovette alzare lo sguardo verso l’altro per incontrarne gli occhi, così simili ai propri; quando solitamente era abituato ad abbassarlo…

- Si-Signor Flyer… - bofonchiò, abbozzando un sorriso nervoso.

L’uomo aggrottò la fronte.

- Non essere così formale. Io e mia moglie avremmo piacere ad averti, con i tuoi fratelli, a cena da noi, stasera; e se non è un problema per voi, potete restare anche a dormire – propose, con voce profonda.

Il vampiro sbatté le palpebre, per poi annuire con la bocca leggermente socchiusa.

 

 

Nulla nella sua vita era mai stato così emozionante come poter star seduta di fianco al suo idol del cuore e parlargli, per la piccola Lucy; per non parlare di quando il biondo le aveva fatto i complimenti per quella nuvoletta d’oro che si ritrovava sulla testa: zucchero filato d’oro, così l’aveva descritta…! D’altra parte, Kou si sentiva un po’ in colpa a lusingare un po’ disonestamente la strega: il suo occhio rosso aveva scoperto che l’affetto, l’ammirazione e la devozione provate nei suoi confronti erano sincere; si era particolarmente stupito di quanto intense fossero e si era chiesto se non fosse stato il caso di essere un po’ più serio del solito con la giovane.

Mark, nel frattempo, istruiva un paio di bambini, probabilmente di otto anni, su come impugnare tenere violino e archetto, osservato attentamente da Shuu che sedeva ben lontano dagli occhi curiosi degli studenti e da quelli ammaliati del gruppetto di fanciulline che gli rivolgevano degli sguardi fugaci, tra loro ridacchiando e sfoggiando delle gote rosate; il vampiro sbuffava alle loro reazioni e, fissando l’anello tatuato sul suo anulare destro, si chiedeva se fosse il caso di spezzare loro il cuore mettendolo in mostra.

Due ragazzi un po’ più grandicelli si erano avvicinati a Mark, chiedendogli di ascoltare un breve brano suonato da uno con il violino e dall’altro con il clarinetto; il bel biondo ascoltò attentamente la melodia e le critiche da parte del mezzo mago, pensando che fosse d’accordo su molte considerazioni che stava esponendo ai due allievi per indicare dove avessero sbagliato, ma anche dove avessero eccelso rispetto alle lezioni passate.

I due giovani si erano scambiati un’occhiata d’intesa e sorridenti gli aveva rivolto un lieve inchino, rispettoso e grato, per poi ritornare alle loro sedie e concentrarsi su qualche altro brano come ulteriore esercizio.

Shuu osservò e tuti gli altri simili momenti che susseguirono con un’espressione strana sul volto e una sensazione altrettanto strana dentro di sé, oltre all’ammirazione provata per quel ragazzo dagli occhi spenti e indubbiamente talentuoso, prova la maestria con cui suonava una vasta gamma di strumenti musicali; qualcosa lo spingeva a pensare che gli sarebbe piaciuto essere al posto di suo cognato, ma allo stesso tempo si derideva, pensando che non fosse il tipo da muovere un solo dito per attività simili, oltre a non avere probabilmente la stessa pazienza di Mark nel gestire quel gruppetto di discenti…

… ma forse

Il vampiro sbuffò seccato nell’udire l’ennesima chiacchierata rumorosa e squillante tra Kou e Lucy, voltandosi a lanciare loro un’occhiataccia; l’idol gli fece un pernacchia e con tono solenne si giustificò che la lezione stesse già volgendo al termine: dopo una decina di minuti, tutti gli allievi si erano alzati e congedati, dopo aver salutato e scambiato qualche amichevole parola con Mark.

- Mark-kun~ ne, oltre a suonare tutti questi strumenti, sai anche cantare? – gli chiese, curioso.

- Mh… Ogni tanto canto, ma raramente… quando ero più piccolo cantavo più di frequente, con Aneki – mormorò pacatamente lui, mentre metteva al loro posto gli strumenti nelle rispettive custodie, dopo averne accarezzate le forme e sentito i suoni per distinguerle.

- Anche Neko-chan cantava?! – esclamò sorpreso il vampiro, subito interrotto da Shuu prima che potesse aggiungere qualcos’altro.

- Se era brava da bambina, ora non lo è più: è stonatissima.

- Confermo – disse semplicemente Mark, abbozzando un lieve sorriso, mentre Kou ridacchiava che forse erano stati un po’ troppo freddi nei confronti della poveretta; nel frattempo Lucy si era avvicinata e aveva chiesto se Mary sarebbe tornata a casa sana e salva: dopotutto, era appena tornata a casa e già l’avevano incaricata di consegnare così tante lettere, da come si era lamentata.

Il mezzo mago esitò un po’ prima di rispondere, ma venne preceduto dall’idol sulle cui labbra si era formato un ghigno sardonico:

- Sì, come no, è andata a fare la postina…! – commentò ironicamente, fissando intensamente il mezzo mago di fronte a sé che si sentì il capo pungere a causa di quello sguardo; l’altro vampiro, intanto, spostava gli occhi dall’uno all’altro confuso, per poi sgranare gli occhi sbalordito alle seguenti parole – Perché ha mentito~? Non è da lei~!

- In verità Aneki – Mark si alzò in piedi, massaggiandosi una spalla – è andata all’ospedale…

Cosa?, pensò Shuu e in un attimo si era teletrasportato.

 

 

Dopo essersi casualmente scontrati con il gruppetto di Claire e aver rimproverato aspramente i trigemini durante il tragitto, Reiji aveva notato di come il suo umore si fosse ben presto sanato non appena erano ritornati sui propri passi, lui, Ruki, Marta e Lily; in particolar modo con quest’ultima aveva ripreso a discutere di chimica e biologia, soffermandosi su esperimenti e su fenomeni interessanti che si erano verificati: era rimasto piacevolmente colpito dall’intelligenza di quella vampira e dalla sua vasta conoscenza scientifica, e ciò non aveva fatto altro che accrescere la sua stima nei suoi confronti.

D’altra parte, si chiedeva come potesse essere sorella dell’altra: la vampira dal viso lentigginoso trotterellava lungo i corridoi dell’ospedale salutando il personale con esagerata euforia e i pochi pazienti (giovani) con delle vivaci pacche sulla spalla; al contrario, la sorella maggiore camminava a testa alta, dritta ed emanando un certo senso di professionalità tramite la sua figura composta e seria.

Ruki, distante due metri dai tre, si guardava intorno con disinteresse e assorto nei propri pensieri; e mentre si dirigevano verso la stanza dove erano conservate le scorte di sangue riservate ai vampiri, gli parve di udire la voce di Mary provenire da una stanza nel corridoio affianco.

Arrestò il passo rivolgendo lo sguardo in quella direzione e, dopo aver lanciato un’occhiata al gruppetto che proseguiva senza curarsi della sua presenza, ne aveva approfittato per girare in quel bivio e tendere bene le orecchie: percepì di nuovo la stessa voce e seppe rintracciarne la fonte, accostandosi a una porta socchiusa.

All’interno, vide il signor Ari seduto un po’ fiaccamente su una sedia, con un’espressione seccata sul volto, e che borbottava qualcosa d’incomprensibile; in piedi c’era la signora Elena, la mano a coprirle la parte inferiore del volto e gli occhi velati da una lieve preoccupazione, o forse stress; riconobbe, davanti alla porta, il profilo di Ryan Plum che rivolgeva gli occhi a terra, pensieroso; infine, sgranando gli occhi, trovò Mary seduta di spalle su un lettino, il corpo superiore quasi completamente trasparente eccetto per la testa, il collo, qualche sprazzo intorno alle spalle e forse, o ci sperava, anche sotto l’unico indumento che aveva tenuto indosso oltre ai jeans che le fasciavano gli arti superiori (alias il reggiseno sportivo).

- Pensavo che con quella fiala il processo avrebbe rallentato, invece… - mormorò la donna dagli occhi verdi, con voce flebile – Se mi dici che in due giorni sono diventate trasparenti le gambe e adesso anche il petto…

- Povero Shuu-san – commentò a un tratto Ryan, apparentemente impassibile, schivando in tempo il comodino che andò a sbattere violentemente contro la porta, chiudendola; fortunatamente Ruki seppe reagire in modo rigido, così da non attirare l’attenzione.

- Evita queste osservazioni futili e insolenti, per cortesia – lo rimproverò Elena, rivolgendogli un’occhiata seccata, mentre il signor Ari bofonchiava alla mezza strega se avesse notato cambiamenti nei suoi poteri telecinetici.

- Qualcosina – sussurrò Mary, cercando di rammentare quei dettagli che aveva osservato poco tempo prima – È capitato che non riuscissi a farmi intendere da loro… e mi sembra che il processo di rigenerazione sia accelerato un poco.

Il vampiro non riusciva a vedere bene, ma dal gemito terrorizzato della signora Elena e di Ryan e dall’odore di sangue intuì che la fanciulla si era probabilmente procurata una ferita sul braccio, o da qualsiasi altra parte, per provare la sua ipotesi; pensò a quanto dolore avesse provato, a quanto coraggio avesse impiegato e a quanto avesse faticato a non emettere alcun suono di dolore.

Dopo un attimo di silenzio, udì Ari.

- Ci metteva un po’ di più  guarire, un taglio del genere… Come facciamo con l’operazione?

Ruki si sentì irrigidirsi e si chiese a cosa si stesse riferendo, teso dalla gravità delle loro voci e dall’atmosfera cupa che aleggiava in quella stanza.

- Non è possibile eseguire l’operazione in questo stato… - rispose Elena, questa volta palesemente ansiosa; Ryan tirò un sospiro leggermente innervosito e si sentì un fruscio, come se si stesse ravviando i capelli in un gesto di frustrazione.

- E continuare ad assumere quel medicinale che mi avevi dato insieme all’altra fiala? – propose la mezza strega.

- No, non servirebbe a molto.

Il silenzio calò.

- Quello è un anello del rito, o sbaglio? – domandò improvvisamente il signor Ari.

Di nuovo, tutti tacquero, si udirono solo alcuni fruscii di stoffe e dei movimenti, poi il rumore frenetico di tacchi sulle piastrelle del pavimento.

- Mary-chan! Non dirmi che…?! – gridò Elena, alquanto scioccata.

Improvvisamente, tra i vari odori, riconobbe quello di un altro vampiro che si era appena teletrasportato in quella stanza; pensò che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi prima che questo si accorgesse della sua presenza.

- Cosa sta succedendo? – chiese Shuu, con un tono che pretendeva spiegazioni e da cui si deduceva che fosse stato in pensiero per Mary; quest’ultima stava per dirgli che non avrebbe dovuto essere lì, interrotta da Ari che rispose con voce fredda, probabilmente sconvolgendo tutti i presenti.

- Il suo polmone artificiale va cambiato, ma l’operazione non è praticabile nelle sue condizioni. Inoltre, il processo per diventare Izanami è molto vicino al termine. E, tutto questo, potrebbe causarle gravi problemi se una nuova creatura sta crescendo all’interno del suo grembo.

Il silenzio che seguì fu il più inquietante che fosse mai calato.

E Ruki si era dileguato immediatamente. 

 

 

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Capitolo 33
*** Chapter 32 ***


Chapter 32

 

- Ma cos’ha?! – borbottò Anna, lanciando un’occhiataccia a una Claire che ridacchiava con Laito mentre raccontava a tutti le figuracce che Ayato aveva fatto durante i loro giri in città, con Yui che arrossiva e tratteneva una risata di tanto in tanto e Kanato che sghignazzava più sadico che mai.

- Complesso della sorella – sibilò a denti stretti Morten, già intento a preparare la cena; Theo entrò in cucina e udì le sue parole.

- Oooh, state parlando di Markucchi? Poveretto, sta ancora singhiozzando perché Shuu-san gli ha rubato la sua Aneki – sospirò con un sorriso tra il divertito e il dispiaciuto.

La bionda alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un grugnito seccato.

- Mi è sembrato di sentire una Mesubuta – sogghignò Yuuma appoggiandosi alla parete che racchiudeva la cucina, i suoi occhi puntati sulla strega in questione che divenne paonazza e lo approcciò immediatamente per protestare.

Theo e Morten li osservarono litigare.

- Ma da quando vanno d’accordo? – chiese il secondo guardando il primo con un’espressione decisamente stranita e orripilata.

- L’amore è bello quando litigarello~ - canticchiò l’altro, sgranocchiando un pezzo di pane e dirigendosi in soggiorno per unirsi alle chiacchiere con i vampiri.

Il mago dal perenne sorriso sulle labbra esaminò dapprima silenzioso il gruppetto: Azusa e Finn sedevano vicini e tranquilli, guardando gli altri interagire; Reiji e Lily si mormoravano tra loro qualche commento di critica nei confronti di tali che si esibivano troppo; Martha rideva a crepapelle alle battute di Laito, prima di rivolgere un dolcissimo sorriso a Theo che la raggiunse sul divano, sedendosi vicino a lei; Subaru nascondeva un sorriso, tenendo il capo verso il basso, e Isa ridacchiava scoccandogli delle occhiate soddisfatte (dopotutto era riuscita a stargli vicino tutto il giorno e a farlo sentire a proprio agio: avrebbe dovuto segnare questa vittoria nel suo diario!); Yui guardava tutti con occhi luminosi e felici, sollevata da questa nuova atmosfera di allegria e (quasi) accordo reciproco; Yuuma e Anna soggiunsero scambiandosi tra loro delle occhiate di fuoco e rivolgendo delle frecciatine a Kou e Claire che li prendevano in giro; Kanato bisbigliava chissà cosa a Teddy, un po’ imbronciato, probabilmente perché non riteneva nessuno di loro degno di fargli compagnia.

Ruki se ne stava un po’ in disparte davanti agli scaffali pieni di libri, sommerso da pensieri di cui nessuno, eccetto uno, sapeva ancora nulla; si accostò ai divani solo quando notò sul suo orologio da polso che fosse arrivato il momento di uscire: i fratelli Mukami erano stati invitati a stare dai coniugi Flyer.

- Kou, Yuuma, Azusa. Andiamo – li chiamò semplicemente, rivolgendo un lieve e sbrigativo cenno di saluto agli altri, ignorando i commenti confusi di Laito e Kou su quanto sembrasse strano quel giorno; Azusa lo fissò preoccupato e finalmente si alzò per seguirlo, non dopo che Finn gli stritolò le braccia affettuosamente.

Appena uscirono dall’abitazione, tutti (meno Azusa, serenissimo) s’irrigidirono e si voltarono lentamente verso la porta d’ingresso alle loro spalle.

- Momo-kun. Caz-…!

- Ne ne, Mark-kun, smettila di spuntare all’improvviso, sarò un vampiro, ma non sono più sicuro che sia così impossibile per noi morire di spavento! – si lamentò Kou, scuotendo le braccia al mezzo mago che mormorò un flebile scusa, gli occhi gonfi e rossi di pianto: qui i quattro fratelli strabuzzarono gli occhi e Azusa chiese quale fosse il problema.

- Aneki… - gli occhi scuri del giovane s’inumidirono di nuovo, facendoli subito irrigidire per la sorpresa; il biondo e il gigante provvidero subito nel tentativo di consolarlo o di distrarlo cambiando argomento, mentre Ruki osservava la scena basito.

Ma posso anche ben comprenderlo, pensò tra sé e sé, ignaro che il fratellino più piccolo lo stesse fissando con la coda dell’occhio.

 

 

Richiamarono Yuuma più volte dallo stato di trance in cui era precipitato non appena aveva visto il giardino di casa Flyer: grande, circondato da alberi tra cui un ciliegio, un nocciolo, un pino e un salice piangente; in fondo stava una serra e davanti tutte aiuole e orti ben organizzati, con tutti i tipi di ortaggi e piante immaginabili (o così si leggeva dai cartellini rimasti infissi nel terreno: poche pianticelle erano rimaste e altre sarebbero state piantate più tardi, con l’inverno alle porte). Si chiedeva solo cos’altro di meraviglioso ci potesse essere nella serra, ma la sua immaginazione venne interrotta in tempo dalla voce del signor Flyer che nel frattempo era uscito di casa, avvicinandosi per aprire il cancello.

Quest’ultimo s’era detto tra sé e sé che avrebbero potuto comodamente teletrasportarsi dentro casa, così lui avrebbe evitato di uscire; tuttavia, la moglie non avrebbe apprezzato per niente un simile atteggiamento, ed era meglio tenerla tranquilla, dopo tutto quello che stava succedendo di negativo, ovvero le cattive novità che si scambiava con Karlheinz riguardo il Regno dei Demoni, e di positivo, come la sistemazione della figlia – cosa che lui aveva accettato con il crepacuore. La sua piccola bambina…!

Il signor Flyer scosse quell’insieme di pensieri dalla sua testa, ricambiando il saluto che i fratelli Mukami gli aveva rivolto attraversando il cancello; diede una pacca sulla testa a Mark e guidò i ragazzi all’ingresso, invitandoli a proseguire e chiedendo come fosse stato il viaggio.

- Un po’ stancante visto che siamo andati a piedi… un’ora… - Kou si strozzò con le sue stesse parole, percependo l’occhiata inceneritrice di Ruki sul proprio capo, e tacque.

- Oh, certo – disse l’uomo, incrociando le braccia, impassibile – Si può raggiungere questo posto solo a piedi, al massimo in bicicletta o in moto.

- Come faceva Aneki… - mormorò Mark, dirigendosi verso una stanza da cui proveniva un profumino delizioso; i vampiri lo udirono salutare la madre e la voce dolce di questa ricambiare, accennando qualcosa in merito alle stanze.

- Siete molto lontani dalla città? – chiese Ruki.

- Un venti minuti a piedi da qui – rispose semplicemente il signor Flyer – Venite, vi porto in soggiorno così bevete un po’ di tè caldo.

- Molto volentieri… - mormorò Azusa sorridendo, mentre lo seguivano dentro una stanza con un divano a tre posti, due poltrone, un tavolino di legno in mezzo, un camino acceso e una sedia a dondolo di fronte alla finestra dove erano state tirate giù le persiane.

Kou, sedendosi tra Ruki e Azusa, si era guardato attorno, osservando quanto rustico e semplice fosse quell’ambiente, seppur ricco di elementi: alcuni quadri erano appesi alle pareti, dei vasi e dei libri collocati su alcuni ripiani e fiori ed erbe essiccati pendevano dalle travi del soffitto; le pareti erano dipinte di un azzurro chiarissimo che sfumava sul bianco in alto, i rivestimenti del divano e delle poltrone erano color sabbia e il tavolino verniciato di bianco, in tinta con gli stipiti delle porte e delle finestre. Quello che stupì particolarmente tutti e quattro, fu l’atmosfera di quell’abitazione: confortante, accogliente, calda, come se fosse stata la loro stessa casa e, misteriosamente, qualcosa di più.

Yuuma, che sedeva in una delle poltrone, fissò curioso le piante che erano state appese con spago e puntine al soffitto, chiedendosi se avessero lo scopo di profumare le stanze o se venissero utilizzate a scopo alimentare, o curativo.

Il signor Flyer, il quale si era assentato per recuperare il vassoio con il servizio da tè, ritornò e si accinse a versare e a porgere a ciascuno una tazzina colma di un’aromatica bevanda, il cui odore rilassò i nervi ai vampiri non appena giunse alle loro narici.

- Che cose questo tè…?! – il biondo assaggiò ed esultò sorpreso, le sue papille gustative travolte da un sapore dolce, seppur leggermente aspro, e piccante – È SQUISITO! - esclamò ad alta voce, entusiasta, intanto che Azusa sorseggiava a sua volta deliziato e Ruki gli intimava di darsi una regolata.

- Sono contenta che ti piaccia, Kou-kun – la voce della Signora di Vetro li fece alzare di scatto e chinare la testa in cenno rispettoso verso di lei, la quale sorridendo ricambiò il saluto nello stesso modo e si accomodò sulla sedia a dondolo, sistemando lo scialle color porpora che la copriva insieme all’abito color oltremare – E sono ancora più contenta di rivedervi, tutti e quattro.

I vampiri si sedettero, abbozzando un sorriso.

- È semplice tè nero, solo che ci aggiungo qualcuna delle erbe aromatiche coltivate da mio marito – spiegò la donna, accennando con lo sguardo all’uomo che si era seduto sulla poltrona vicino a lei, dalla parte opposta rispetto a Yuuma, il quale si sentiva un po’ in soggezione a essere di fronte a loro.

- Ma Mark-kun dov’è? – domandò Kou guardandosi intorno e annusando l’aria, dopo che Ruki l’ebbe ringraziata per l’informazione; la Signora di Vetro puntò l’indice verso l’alto.

- Si è ritirato nella sua vecchia camera – disse, riposando la mano sopra l’altra – Si riunirà a noi a cena. Come state? Come vi sentite qui all’isola?

I quattro fratelli si scambiarono uno sguardo d’intesa tra loro: per non ritardare troppo la cena, avrebbero dovuto sintetizzare molte cose, perché troppe ne aveva da raccontare.

 

 

- Grazie dell’aiuto, Ruki-kun.

- Si figuri, Signora di Vetro – sorrise il vampiro mentre asciugava alcuni dei piatti che aveva appena lavato, aiutando la donna, la quale stava riponendo le stoviglie asciutte nell’apposita credenza in legno verniciato di azzurro – Qualsiasi cosa pur di ricambiare la vostra ospitalità.

- Oh, non dire sciocchezze, caro – la demone gli rivolse uno sguardo divertito – O se davvero volete ringraziarmi, mi basta che accettiate di stare qui a dormire.

Ruki tentò di rifiutare ma l’occhiata severa e intimidatoria di lei, enfatizzata dal perenne sorriso che in quel momento apparve anche piuttosto inquietante, lo fece desistere: dopo una ventina di minuti aveva recuperato Kou e Azusa che si erano messi a chiacchierare vivacemente con Mark e Yuuma che era andato nella serra con il signor Flyer, sia per vedere le piante coltivate sia per parlare di questioni familiari; in particolare, non si riusciva a capire se il gigante fosse al settimo cielo o ancora leggermente confuso, siccome gli erano state fatte vedere alcune vecchissime foto dei suoi presunti parenti e in particolare di Abel, quello che doveva essere stato il fratello sopravvissuto all’incendio che aveva distrutto il villaggio e la sua famiglia.

Le camere disponibili (tra cui quella dei gemelli dove Mark avrebbe dormito per terra) erano munite di due letti singoli ciascuna, e in poco tempo, seppur con molte lagne da parte di Kou, si accordarono che Ruki e Yuuma avrebbero dormito con il mezzo mago, e gli altri due si sarebbero riposati nella stanza per gli ospiti, dalle pareti dipinte di giallo ocra e motivi floreali bianchi e marroni, in tinta con i fiori secchi che riempivano i vasi verdi adagiati sulle due cassettiere in legno di quercia.

Nonostante fosse stato stabilito fin dall’inizio che Mark avrebbe dormito per terra su un futon, il giovane sembrò ripensarci quando si rese conto che uno dei due avrebbe dovuto adagiarsi sul letto della sorella; e mentre rifletteva su questa importantissima e vitale questione, i due fratelli esaminavano la stanza: Ruki rimase colpito dal fatto che anche lì  ci fossero degli scaffali con libri e fogli pieni di appunti ammassati alla rinfusa, certamente proprietà di Mary; il gigante, dal canto suo, sorrideva divertito nel vedere diverse cianfrusaglie abbandonate sui mobili, le foto appese alle pareti che ritraevano i gemelli e quella faccia da ebete, gli scarabocchi sui muri (chissà quante ne aveva dette la madre alla figlia…) e qualche paio di scatole chiuse, contenenti chissà quali misteri.

Pure qui sussisteva l’essenza di quella coppia di gemelli, rispecchiata dagli oggetti.

- Yuuma-kun, dormi tu per terra.

- Hah?! – sbottò lui, scoccandogli un’occhiata sconvolta, più per l’improvviso cambio d’idea che per il fatto di dover usufruire del futon; aveva dormito in condizioni peggiori, dopotutto…

- Non voglio che occupi il posto di Aneki.

Ruki e Yuuma sgranarono gli occhi alle labbra arricciate di Mark, imbronciato come un bambino.

- Momo-kun, non pensavo avessi davvero il complesso della sorella! E poi non sei cotto di una delle sorelle biondone?– sbraitò il gigante, mentre l’altro tirava un sospiro esasperato e si ravviava i capelli in quel gesto così tipico e melodrammatico; il mezzo mago inizialmente arrossì per il riferimento ad Ellen, poi bofonchiò qualcosa d’incomprensibile e gli occhi gli si inumidirono di nuovo, allarmando Yuuma che procedette a dargli qualche pacca sulla spalla, un po’ imbarazzato e a disagio, cercando nella sua testa qualche frase incoraggiante.

- Su dai… è la vita, no…? – i suoi occhi poi caddero sulla figura del fratello maggiore che si era improvvisamente incupito e attorno a cui si era avvolta un’atmosfera di depressione; il gigante sbuffò seccato.

Perché proprio io devo beccarmi questi due depressi, PERCHÉ, pensò nella sua testa, staccandosi e lasciando che i due si rannicchiassero su se stessi, vicini vicini, confessando con dei brontolii penosi tutti i loro pensieri, certo che è però una novità vedere Ruki in questo stato…

Il gigante si fermò un attimo davanti a una porzione della parete dove stava la porta, osservando i disegni appesi: ridacchiò nel leggere la firma irregolare “mARy” con tante stelline intorno (o almeno gli sembravano stelline, forse erano fiori?), per poi massaggiarsi il mento confuso nell’individuare delle strane macchie che ricorrevano in tanti disegni, intorno a quella che sembrava una bambina, probabilmente la stessa Mary.

- Momo-kun – lo chiamò, approfittando di quell’occasione sia per trovare una risposta alla sua curiosità sia per distogliere l’attenzione dei due dai loro dilemmi sentimentali – Cosa sono tutte queste cose strane nei disegni della paffutella? Voglio dire, so riconoscere alberi e case, più o meno, ma queste cose… sembrano quasi dei mostriciattoli?!

Il gemello singhiozzò un attimo prima di riflettere sulla domanda e ponderare bene la risposta; nel frattempo anche Ruki si era interessato e, una volta in piedi, diede un’occhiata a quegli scarabocchi, aggiungendo che certamente erano delle creature bizzarre, a giudicare da quei segni che riconosceva come occhi.

Mark si alzò per accomodarsi sul letto della sorella e finalmente parlò, tenendo il capo chino verso il basso.

- Come sapete, io sono cieco. Però ho un udito talmente fino che riesco a sentire le voci dei defunti, i rumori che nessun altro riesce ad ascoltare e… insomma, tutto ciò che voi non potreste mai udire – a quelle parole i vampiri si scambiarono un’occhiata, aggrottando la fronte per quell’espressione amareggiata che era apparsa sul volto del mezzo mago – Al contrario, possiamo dire che Aneki ha il dono della vista.

I due fratelli, soprattutto Yuuma, ci misero un po’ prima di afferrare il concetto.

- Vuoi dire che lei vede cose che gli altri non possono vedere? – chiese Ruki per avere conferma; l’altro annuì, sospirando.

- È terrificante all’inizio, sapete. Io non avevo idea di cosa stesse succedendo, in mezzo a tutte quelle voci e quei suoni – si coprì le orecchie, ricordando l’angoscia che aveva provato durante i primi anni in cui aveva cominciato ad avere coscienza di quello che gli stava intorno, nel buio totale – e chi poteva credere alla mia sorellina, quando urlava che c’era un essere nero che voleva rapirmi? Tanti sanno che i bambini vedono i frutti della loro immaginazione, ma non era questo il caso… Poche persone ci credevano, ovviamente perché sapevano la verità dietro Izanami.

- Aspetta, c’è qualcosa che non capisco: tu cosa c’entri con tutto questo? – sbottò Yuuma, irritato dal caos nella sua testa provocato da tutte quelle informazioni – Voglio dire, la paffutella è Izanami e c’ha tutti questi brutti casini alle calcagna; ma tu? Cosa c’entri?!

Mark sembrò spostare il viso per fissarlo; se avesse alzato di più il viso, sarebbe riuscito a dare l’impressione di guardarlo negli occhi.

- I primi Izanami e Izanagi erano fratelli.

 

 

- Non l’avrei mai detto… - bisbigliò pensieroso Shuu, accarezzando la schiena della mezza strega sdraiata accanto a lui, avvolti entrambi dal piumino caldo della casetta sull’albero che avevano scelto come propria casa provvisoria.

Mary si morse il labbro inferiore, annuendo.

- A quanto pare Izanagi era sia cieco, sia muto, che sordo; poteva contare solo sulla percezione tattile e sull’olfatto. E Izanami era rimasta l’unica parente a occuparsene, perciò tra di loro si era stabilito un fortissimo legame – aggiunse, cercando in tutti i modi di impedire che la commozione trapelasse dalla voce o dall’espressione del suo viso, invano – Erano entrambi soli, e per di più Izanami riusciva a vedere le creature che si nascondono agli occhi degli altri, ed erano spesso inseguiti da quelle più maligne, bramose di cibarsi delle loro carni in quanto celavano al loro interno dei poteri immensi. Lei si sacrificava sempre per proteggere il caro fratello.

Il vampiro aggrottò la fronte e strinse la strega contro il suo petto, accarezzandole la testa, mentre scoppiava a piangere; fu difficile mettere insieme le parole sconnesse che riferì tra un singhiozzo e l’altro, ma riuscì ad apprendere il finale di quella storia.

Dopo continue fughe, rifugi passeggeri e numerose ferite, ad un certo punto Izanagi, stanco che non potesse proteggere a sua volta la sorella, le aveva fatto da scudo nel momento in cui ella stessa si era ritrovata in pericolo, esausta e ferita gravemente; tuttavia, era stato ucciso dall’ennesimo essere che li aveva attaccati: il dolore di Izanami era stato talmente intenso che i suoi poteri, risvegliati, aveva distrutto tutto ciò che si trovava nel raggio di una lunghissima distanza.

- S-Shuu… è successa la stessa cosa… un anno e mezzo fa… - gemette con voce rotta la fanciulla, stringendosi al corpo dell’amato.

- Shhh, ora dormi… mi racconterai domani – le mormorò nell’orecchio, baciandone il lobo e chiudendo gli occhi.

Mary si addormentò poco dopo; e il vampiro, accarezzando la pelle fredda e trasparente dell’amata, rivolse lo sguardo al soffitto, pensieroso.

Ancora non immaginava che l’indomani sarebbe stato il primo giorno di una serie di spiacevoli eventi.

 

 

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Capitolo 34
*** Chapter 33 ***


Chapter 33

 

- Ki-kun?

Ruki sobbalzò sul posto e, dal cespuglio di rosmarino ricoperto di brina su cui si era soffermato distrattamente, voltò lo sguardo verso colei che lo aveva chiamato, sgranando gli occhi.

- Kachiku… - mormorò appena.

Si fissarono qualche senza proferir parola, lei inizialmente sorpresa e poi inquieta, lui dapprima soprappensiero e in seguito amareggiato.

- Hai sentito tutto ieri, vero…? All’ospedale.

Il vampiro spalancò gli occhi, sconcertato che la mezza strega si fosse accorta della sua presenza il giorno prima; quindi, certamente, sapeva anche che avesse sentito tutto fino all’arrivo di Shuu e che di conseguenza lui fosse consapevole di quella possibilità. I due si sentirono ancora più a disagio a pensarci; proprio in quel momento la sorridente Signora di Vetro uscì di casa, respirando profondamente l’aria fresca e pulita di quella mattina, per poi rilasciare un sospiro seccato e adocchiarli, avvicinandosi a loro.

- Suppongo che tu abbia appena ricevuto cattive notizie, mamma…? – le chiese la figlia, inclinando la testa preoccupata; la donna annuì, appoggiando le dita sotto il mento e spostando lo sguardo dall’una all’altro.

- Karl mi ha detto che probabilmente i demoni stanno organizzando un attacco per creare disordini nel Regno dei Demoni, ma anche qui – spiegò, lasciandosi sfuggire un altro sospiro e aggiungendo che tutta quella situazione la stesse stancando più del processo di Izanami; guardò Mary, dolcemente, e le accarezzò la guancia – Mio fior di lavanda, fai attenzione durante la mia assenza. Temo si presenteranno presto infelici eventi…

La Signora di Vetro voltò gli occhi verso Ruki:

- Spero non ti dispiaccia se ti chiedo di proteggere Mary, Ruki-kun. E questo favore è rivolto, possibilmente, a tutti. Aiutatevi a vicenda.

Il vampiro ammutolì inizialmente, apparentemente concentrato su qualche sua riflessione, per poi chinare la testa rispettosamente, facendo spalancare gli occhi alla fanciulla per la sorpresa mista a shock.

- Certamente, Signora di Vetro.

La donna sorrise e salutò i due giovani, prima di dirigersi verso il cancello e incamminarsi lungo il sentiero diretto verso la foresta.

Il silenzio calò nuovamente, entrambi scambiandosi delle occhiate piene di emozioni: lei lo squadrava con rimprovero, lui con determinazione; dopotutto, era suo dovere proteggerla sia in quanto Izanami, e quindi per rimanere fedele al piano di Karlheinz, sia in quanto la ragazza che amava.

Se non poteva averla, avrebbe dato la sua stessa vita pur di salvarla.

 

 

Azusa, Kou e Ruki vennero accompagnati da Mark in direzione della città; Yuuma rimase in compagnia del signor Flyer, il quale gli aveva proposto di passare la mattinata con lui in giardino, aiutandolo a svolgere alcuni lavori di pulizia e di manutenzione: ovviamente, il gigante non ci aveva pensato due volte prima di accettare.

All’inizio, forse perché entrambi imbarazzati per essere soli, si erano solamente limitati il mago a dare istruzioni (e a osservare intensamente quello spiritello a forma di criceto che gironzolava scacciando piccoli esseri maligni) e il vampiro a porre domande di curiosità e per verificare che avesse eseguito correttamente i compiti assegnati; pian piano, avevano cominciato a scambiarsi qualche dettaglio sulla loro vita, l’uomo curioso di sapere del legame con i tre fratelli adottivi, il ragazzo interessato a come avesse conosciuto la Signora di Vetro e cosa avesse provato fino a quel momento ad avere una famiglia.

Il signor Flyer aveva percepito che le domande di Yuuma fossero particolarmente incentrate su quell’argomento per via del proprio passato; certamente il gigante aveva un’idea di cosa fosse una famiglia grazie ai tre fratelli, ma sicuramente sentiva nel profondo del proprio animo il richiamo dei ricordi che non sarebbero più riaffiorati, memori di quei tempi in cui era cresciuto con i genitori e i fratelli ormai sconosciuti.

- Hah? La paffuta una volta è rimasta impigliata con i capelli al cancello per tre ore?

- Già. Da quel giorno ha tenuto sempre i capelli non più lunghi della base del collo. Se fossi tornato a casa prima… - sospirò l’uomo, massaggiandosi la fronte.

Yuuma intanto sghignazzava, intento a riempire di foglie morte e ramoscelli un sacco, mentre Freckle inseguiva un altro spirito dispettoso, cercando di assumere l’espressione più aggressiva che poteva.

 

 

- Non va bene!

Ari camminò avanti e indietro freneticamente, ravviandosi i capelli con la mano in un gesto stizzito; Elena si mordicchiava l’unghia del pollice, frustrata a causa dell’ennesimo fallimento dell’ultimo delle decine di esperimenti che stavano conducendo dalle cinque di mattina, in quel laboratorio privato dell’ospedale.

- Non faremo in tempo a rimpiazzare il polmone… - mormorò la donna, cercando di sopprimere la forte crisi nevrotica che la stava per assalire.

- Quanto le rimane? – chiese lui, osservandole gli occhi velati di ansia e tormento.

- È questione di giorni… e se, come ci ha detto la Signora di Vetro, dovessero presentarsi eventuali disgrazie, il probabile stress che Mary-chan soffrirà potrebbe peggiorare le sue condizioni… è allora le rimarrebbero due giorni, circa…

Elena si lasciò cadere sulla sedia, poggiando i gomiti sulle cosce e nascondendo il volto nelle mani, cominciando a tremare e singhiozzare, sconfortata.

L’uomo fissò la sua figura, stringendo i pugni: tra l’insopportabile impotenza, il desiderio di consolare la donna che amava e l’urgenza di salvare la sua allieva, non sapeva quale lo avrebbe portato per prima a un esaurimento mentale.

 

 

Anna stava bollendo d’irritazione e la sua pazienza stava giungendo al limite; oltretutto, più quella fastidiosa presenza alle spalle la stuzzicava, più lei perdeva della preziosa concentrazione sulle domande di fisica del compito in classe.

Maledetta Claire, ruggì nella sua testa, pensando che le avrebbe fatto comodo se fosse stato legale portare delle armi all’interno della scuola; avrebbe sicuramente adoperato la sua katana per amputare le mani alla sua “amica” e porre fine a quel suo fastidioso punzecchiare sulla propria schiena.

- Annaaa~ Non so cosa rispondere alla domanda quindici~! – sussurrò a bassissima voce la rossa, questa volta utilizzando la penna per toccarle la spalla.

Invece di fare porcate con quel porcone, potevi studiare!, pensò con un verso pulsante sulla fronte la strega dalla lunga treccia bionda, quasi spezzando a metà la biro impugnata.

Nel frattempo, dopo aver risposto rapidamente a tutte le domande con estrema facilità, Finn rilesse le risposte date con uno sguardo soddisfatto e, come sempre per prima, si alzò in piedi per trotterellare verso la scrivania del professore, consegnando i fogli del compito; certamente la senpai sarebbe stata molto orgogliosa di lei e dei suoi risultati!

In un’aula al piano inferiore, intanto, la lezione di storia proseguiva lenta e soporifera per gli alunni della decima classe; Isa, nonostante si sforzasse di ascoltare con attenzione e di prendere appunti, aveva ormai numerose date che le giravano a spirale negli occhi, e le sue povere orecchie fumavano a causa di impietosi fatti storici che si susseguivano l’uno dopo l’altro; quanto invidiava Michaela-chan e Lucy-chan, le sorelle minori di Anna-senpai, che frequentavano ancora la sesta e la nona classe!

Quanto rimpiangeva quegli anni felici, dove tutto le sembrava più semplice…

 

 

- Da quando hai il permesso di unirti alle pattuglie di ispezione, Theo? – chiese Mary, mentre scendeva prudentemente lungo la ripida discesa verso il mare che bagnava l’isola a ovest; la mezza strega indossa la divisa con la fascia gialla, quella vecchia uniforme che aveva lasciato nell’armadio più di un anno prima e che aveva personalizzato lei stessa, mantenendo uguali i pantaloni e la camicia e modificando il soprabito a mo’ di mantellina.

- Da quando spesso hanno avuto a che fare con marchingegni malfunzionanti~ - canticchiò Theo, allargando le braccia per inspirare l’aria purissima del mare, gustandosi l’odore di salsedine e la brezza gelida che gli procurava quella tanto familiare pelle d’oca – Cho-hime, pare che ci siano dei membri che lo fanno apposta…

La ragazza tacque un momento, tirando fuori il binocolo e osservando in lontananza la distesa d’acqua e girandosi per ispezionare la parte di costa visibile del Giappone; quando spostò l’arnese dagli occhi, questi si erano illuminati di un cupo argento e le sopracciglia si erano piegate in una smorfia astiosa.

- Dei voltagabbana traditori, in parole povere – sibilò, digrignando i denti.

- Mh… - gli occhi verdi dell’amico si persero nella volta celeste, sorridendo pieno di amarezza, ma anche di rabbia.

Rabbia per colei di cui tutti si erano fidati, ma di cui non si sarebbero dovuti fidare.

Udirono Angela chiamarli dalla scogliera più avanti.

- Morten-kun ha mandato un messaggio dal quartiere generale…! – urlò la maggiore delle cinque sorelle bionde.

Il ragazzo ridacchiò nervosamente, mormorando che non promettesse nulla di buono e che prevedesse grandine e fulmini; Mary sospirò, e aggiunse che, da quanto le stava dicendo Mark telepaticamente, avrebbero anche potuto tenere in considerazione l’arrivo di un diluvio universale.

L’aria stessa è impaurita. Le voci delle nuvole sono ansiose.

Ti dispiace più che altro perché hanno interrotto il tuo dolce momento con Ellen-senpai, dì la verità.

Da qualche parte, Mark stava arricciando le labbra imbronciato e rosso come un pomodoro, mentre la seconda sorella maggiore di Anna riceveva altre comunicazioni alla radiolina, il viso serissimo e preoccupato.

 

 

Martha indicava diverse tipologie di dolci a Kanato, desideroso di assaggiare tutte quelle leccornie messe in esposizione dalla pasticceria dove la vampira l’aveva portato per tenerlo tranquillo, a causa delle continue provocazioni di Ayato, rimproverato da una Yui che stava acquisendo sempre più potere su di lui (grazie alle tattiche femminili adoperate dalle donne per controllare i propri compagni), e di Laito, che infine si era distratto con Ryan a parlare delle loro esperienze ed è superfluo spiegare in che ambito.

Osservando contrariato il comportamento disdicevole dei propri fratelli, Reiji era rimasto in disparte con Lily, con la quale aveva finalmente deciso di scambiare qualche parola in merito al dubbio che gli era sorto da quando aveva conosciuto quelle due sorelle; sembrava quasi, anzi, che la maggiore se lo fosse aspettato, dato che lo interruppe scusandosi prima ancora che iniziasse a parlare.

- Sono a conoscenza di cosa volete interrogarmi; ebbene, mia madre era una vampira purosangue, ma di basso rango, mentre nostro padre è quell’uomo che voi conoscete come Richter… vostro zio, se non erro – Lily gli rivolse un intenso sguardo d’intesa da dietro le lenti dei suoi occhiali a mezzaluna, attenta a non alzare troppo la voce affinché Martha non si rendesse conto di cosa stessero discutendo, in quanto si trattava di un argomento molto delicato soprattutto nei suoi confronti.

Reiji abbozzò un sorriso compiaciuto.

- Come immaginavo… Non vorrei essere indiscreto, tuttavia mi lascia alquanto perplesso questo fatto. Pensavo che nostro zio avesse follemente – qui un po’ involontariamente assunse un tono sarcastico – perso la testa per… un’altra donna.

Lily tacque un secondo.

- Forse aveva delle urgenze da soddisfare… perdonate la volgarità – sibilò, trattenendo a fatica l’odio trapelato da quelle parole.

Il vampiro la guardò pensieroso, prima di richiamare i trigemini che stavano per litigare con il commesso della pasticceria.

 

 

Beatamente sdraiato su una panchina, totalmente incurante del gelo e delle occhiate perplesse dei passanti, Shuu dormiva rilassato, ascoltando musica classica e godendosi la brezza fresca che gli baciava le gote, immaginandosele più tiepide e nella sua mente immaginò le labbra di Mary…

Aneki, mi fa sempre paura sentire per sbaglio i pensieri di Shuu-san.

Ah, ti capisco, Aniki.

 

 

Subaru camminava tra le viuzze di un piccolo borgo, curiosando dalle vetrine di negozi di antiquariato e dalle porte aperte delle locande dove gruppetti di amici giocavano a scacchi o si riposavano dal primo turno di lavoro, chiacchierando del più o del meno; non l’avrebbe mai apertamente ammesso, ma provava un po’ d’invidia a vedere quei giovani così allegri, così socievoli… e anche se in alcuni momenti due individui cominciavano a litigare e per poco non passavano alle mani, questi facevano la pace e cercavano di parlarne insieme, imbarazzati, o forse ancora infastiditi.

Sicuramente, l’atmosfera era ben diversa da quella che aveva sempre percepito nella sua “famiglia”; erano più una famiglia quei quattro Mukami…

- Suuubaru-kuuun~!

L’albino accelerò il passo, ignorando quella voce che preannunciava l’arrivo della sua dannazione; qualche paio di metri più indietro, infatti, Kou sbuffò, arrestando il passo.

- Uffa, perché fugge sempre…! – borbottò, mentre Ruki mormorava che l’ultimogenito della famiglia Sakamaki non avesse tutti i torti a reagire in quel modo.

- Kou… perché non… lo segui…? – propose Azusa al fratello che, senza farselo ripetere due volte, fece un balzo sul posto e iniziò la caccia all’albino, rincorrendolo allegramente e con entusiasmo, affibbiandoli i più bizzarri nomignoli che si potessero inventare e ricevendo in risposta dei grugniti o degli insulti.

Il fratello maggiore dei Mukami si ravviò i capelli in quel suo gesto così tipico, di esasperazione, e guardò Azusa con occhi severi:

- L’hai fatto apposta, vero.

- Hehe… così… se Subaru-san si arrabbia… potrà sfogarsi… su di me…  hehe… - ridacchiò Azusa, soddisfatto dal suo piano geniale; dopotutto Finn non era lì con lui, quindi doveva trovare altri modi per procurarsi dolore.

Ruki si massaggiò la fronte, sospirando di nuovo, e pensò a come evitare la certa esplosione di rabbia da parte di Subaru a causa di Kou; avvicinandosi ai due che si erano fermati a litigare, il primo stizzito e il secondo imbronciato, aprì la bocca per cercare di placare le acque, ma venne subito interrotto.

 

 

Un improvviso boato scosse l’intera città.

Tremarono i vetri, merli e passeri si levarono in cielo spaventati; gli studenti si alzarono dopo qualche secondo di rigida confusione, affacciandosi alle finestre e guardando l’esterno alla ricerca della possibile fonte da cui era provenuto quel frastuono.

I più adulti avevano assunto delle espressioni gravi, consapevoli di ciò che li attendeva.

 

 

Yuuma guardò confuso il signor Flyer mormorare qualcosa d’incomprensibile, alzandosi in piedi e rivolgendo gli occhi al cielo.

 

 

Subaru e Kou si guardarono intorno, bofonchiando che diamine stesse succedendo, mentre Ruki aggrottava la fronte e Azusa si mordicchiava il dito.

 

 

Shuu si era miracolosamente messo a sedere, colto da un brutto presentimento.

 

 

Lily, Martha e Reiji percepirono subito l’anomalia nell’aria; Yui, inquieta, e i trigemini adocchiavano perplessi gli abitanti della città, la maggior parte di loro che borbottavano irrequieti.

Ryan era scomparso improvvisamente, scusandosi che avesse una mansione da svolgere.

 

 

Ari ed Elena erano usciti in fretta e furia dall’ospedale per informarsi rapidamente di quello che stava accadendo e riflettere sul da farsi, messi alle strette anche dal tempo e dalla situazione.

 

 

Anna ripeteva agitata che quel clamore non le avesse suggerito nulla di buono, e Claire era uscita di classe per raggiungere Isa, la quale aveva sentito urlare due piani più in basso; Finn sedeva al proprio banco silenziosa, rigirando tra le mani il braccialetto che Morten le aveva regalato.

 

 

I compagni l’aveva accerchiata, preoccupati e tentando di confortarla; ma ormai la fanciulla singhiozzava incontrollabilmente e la sua voce strozzata cercava di formulare qualche frase sensata.

Claire, giunta con un fulmine in classe, si fece largo tra gli studenti e si accovacciò accanto all’amica, stringendole le spalle.

- Isa? Isa! Cos’hai?! – le chiese, prendendole il viso rigato di lacrime tra le mani, cercando di non lasciarsi condizionare dalla disperazione negli occhi ambrati di lei.

- La… scuola… - asserì tra un singulto e l’altro la ragazza – lei

La mezza demone s’irrigidì, per poi alzarsi e avvicinarsi alla finestra tra gli sguardi amareggiati e impauriti degli altri giovani; spalancò gli occhi, incredula a quello aveva appena notato.

 

 

- La vecchia scuola… è completamente… - bisbigliò Theo, sconcertato.

- Distrutta – concluse Angela, stringendo l’impugnatura della spada.

Mary fissò con occhi vitrei il fantasma di quella mezzaluna che erano stati i resti del vecchio edificio scolastico.

In quel momento, però, più nulla esisteva.

È tutto crollato improvvisamente… sente le loro voci… e la sua

Rose.

 



Hello everyone~

Spero possiate perdonarmi il ritardo, ma tra studiare i vecchi libri di scienze, leggere, disegnare, affrontare le notizie dal mondo (per lo più tutte, ma tutte, cattive, almeno dal mio punto di vista), cercare di sconfiggere la pigrizia e soprattutto LA DANNATA ISPIRAZIONE CHE VA E VIENE, proprio la mia testa non riusciva a figurare nulla per continuare questo capitolo (sappiate le idee ci sono, devo solo arricchire X°D).

Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento e che stiate passando dei giorni felici... e nel caso siate stanche per la scuola... beh, sono orgogliosa di voi, perché vuol dire che vi state impegnando! U_U

A prestooo~♥

 

 

 

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Capitolo 35
*** Chapter 34 ***


Chapter 34

 

Tacevano, senza parole, ciascuno per i fatti suoi seduto nell’angolo ritenuto più comodo; dall’esterno, lontani rumori metallici e voci tonanti interrompevano il silenzio, a cui si aggiungeva ogni tanto il tamburellare delle dita da parte di Kou o Laito.

- Cosa succederà ora? – chiese Yui, dopo quella che sembrò un’eternità, il cuore in gola e le dita intrecciate strettissime tra di loro; Ayato sedeva sul divano accanto a lei, la testa completamente abbandonata contro la spalla di lei e l’espressione tediata, e in parte a lui sedeva Kanato, interessato esclusivamente a scambiare qualche parola telepaticamente con l’orsacchiotto (era già tanto che fosse tranquillo, grazie alla scorta di dolci che si era procurato).

Anna sospirò, ravviandosi i capelli senza disfare la treccia; scorse con lo sguardo tutti i presenti nella sala, irritata di non vedere quello spilungone e il tizio sempre assonato.

- Finché non riceviamo nuovi ordini, non posso dire nulla di certo a parte il fatto che molto probabilmente siamo stati attaccati – sintetizzò brevemente, sapendo che si trattasse di qualcosa di ben più complesso – Non è sicuro, ma è molto probabile che non è finita qui – aggiunse, rispondendo alla domanda di Reiji.

I suoi occhi color pietra caddero sulla figura della kohai, rannicchiata contro i tavoli attorno alla cucina, seduta in una posizione scomodissima; piuttosto che chiedersi come riuscisse a stare in equilibro e a non provare fastidio, la bionda si domandò se non fosse il caso di consigliarle di ritirarsi in camera: ben sapeva che genere di pensieri stessero attraversando la mente della piccola Isa, spiacevoli e sconfortanti.

Subaru stesso la guardava di sottecchi, stupito che la vivacità con cui l’aveva conosciuta fosse stata soppressa da quell’evento; n-non che m-me ne importi qualcosa, eh, pensò, distogliendo lo sguardo prima che Kou e Laito potessero coglierlo in flagrante e canzonarlo.

Azusa sedeva con Finn e Ruki su un altro sofà, lasciandosi stringere le mani dalla strega che sfogava la sua irrequietezza , fissata dall’altro vampiro, accigliato: le quattro streghe sembravano alquanto turbate, in confronto alle due vampire che si erano sedute nella zona dei computer per rimanere in contatto con Morten e tenersi aggiornate sulla situazione, in compagnia di Reiji.

In particolare Claire sfoggiava la smorfia più irritata che nessuno di loro le aveva mai visto in volto: si mordicchiava un’unghia, digrignava i denti, arrotolava con stizza una ciocca di capelli intorno al dito, e soprattutto ignorava l’occhiata imbronciata di Laito, desideroso di attenzioni, dato che si stava annoiando a far nulla.

Kou, seduto su un gradino delle scale che conducevano alle camere da letto, teneva la testa tra le mani, e i gomiti poggiati sulle ginocchia, arricciando le labbra ai mille punti interrogativi che infestavano a sua testa, in particolar modo chiedendosi dove fossero finiti Yuuma e Shuu; si domandò, un po’ con sua sorpresa, se Lucy (e aggiunse Michaela per dare una qualsiasi scusa a se stesso al fine di giustificare quella considerazione) fosse al sicuro.

- Signori, vi consiglio di ritirarvi nelle vostre stanze – esclamò battendo una volta le mani Lily, avvicinandosi seguita da Martha e Reiji – Hanno stabilito che tutti devono rimanere in casa, fatta eccezione per le sentinelle notturne appositamente scelte da loro; e questo varrà anche per i prossimi giorni: non appena il sole sarà calato fino all’alba.

- E i senpai? – sbuffò Anna, incrociando le braccia, mentre alcuni già si alzavano.

- Dovrebbero ritornare a momenti con Yuuma-san e Shuu-san, non preoccuparti – abbozzò un sorriso la vampira, esortando i ragazzi e le streghe a congedarsi; fece un cenno di saluto a Reiji, non senza scambiarsi un lungo sguardo d’intesa, e si girò vero Martha per chiederle di rimanere fuori ad aspettare gli altri.

Rimase immobile ad osservare i trigemini parlottare tra loro e protestare qualcosa contro Reiji, irremovibile, e ridacchiò nel sentire Anna borbottare ripetutamente che non fosse affatto preoccupata; Claire non reagì scherzosamente come al solito alle lamentele della bionda e Lily dedusse che fosse filata dritta a letto, freddamente, e si sarebbe addormentata prima delle altre, le quali invece avrebbero faticato a chiudere occhio, soprattutto Finn e Yui.

Infine, i suoi occhi caddero su Subaru, che ancora non era rientrato, fermatosi ad osservare dall’alto la figura di Isa, ancora immobile davanti ai tavoli intorno alla cucina.

La vampira spostò l’attenzione sulla streghetta e sospirò mestamente, riflettendo che non potesse fare molto per lei: sapeva essere una situazione molto delicata soprattutto per le streghe e i maghi; tuttavia, dato che si era trasferita con la sorella solo dopo quell’episodio, non conosceva con esattezza cosa fosse successo, perciò non aveva mai osato né pretendere che le raccontassero tutto, né di intervenire quando rammentavano l’accaduto in qualche modo.

Lily scomparve, raggiungendo Martha all’esterno di quell’abitazione, e lasciò Isa sola con una luce accesa, che illuminava solo quella porzione dell’ampio spazio coperto, e l’albino.

 

 

- Oi.

Isa sobbalzò sul posto e i suoi occhi stanchi si posarono sul viso serio di Subaru, il quale si era appena seduto sulla sedia accanto a lei; guardò velocemente l’orologio appeso alla parete e sussultò nel costatare che la mezzanotte fosse passata già da un bel po’.

Sono rimasta qui tutto questo tempo…?

Venne distratta dal rumoroso sospiro seccato del vampiro, verso la quale si voltò nuovamente, un po’ confusa: perché non era andato a dormire con gli altri? Era rimasto lì apposta per lei? Il giovane intanto la fissava con occhi severi, pur velati di preoccupazione, e le sopracciglia aggrottate tradivano anche una certa irritazione.

- Sono ore che quelle due sorelle hanno raccomandato di andare a letto, e tu sei ancora qui! – borbottò, senza alzare troppo la voce.

La strega sbatté le palpebre, osservandolo un po’ basita, per poi soffocare una risata intenerita che lo fece arrossire e sbottare d’imbarazzo mascherato da sdegno, pretendendo spiegazioni per quella reazione.

Però almeno ha sorriso, pensò inconsciamente Subaru.

- Non pensavo che ci tenessi così tanto, Subaru-kun! Sembri di solito così menefreghista! – ammise ridacchiando la fanciulla, osservandogli dolcemente le gote che diventavano sempre più scarlatte e ascoltando i suoi vani tentativi di giustificare quel comportamento.

L’albino, infine, si limitò a distogliere lo sguardo, digrignando i denti.

- Si può sapere che ti è preso? – borbottò dopo qualche minuto di silenzio.

Isa tacque per un po’ prima di rispondere, un po’ esitante.

- Non è la prima volta che succede una cosa simile. Probabilmente ne hai già sentito parlare, ma durante l’aprile di un anno fa, fummo attaccati – fece un respiro profondo, prima di continuare con una piega amara sulle labbra – Io ero stata portata con tutti gli studenti di massimo sedici anni, e all’epoca ne avevo quindici,  in un posto sicuro, studiato appositamente in vista di eventuali offensive o disastri naturali. Con noi c’erano anche alcuni feriti, tra cui anche Rose-oneesan. Però…

La voce della strega s’incrinò e Subaru si girò verso di lei, interrogativo, per poi spalancare gli occhi, scioccato: Isa stava tremando, tenendosi la testa tra le mani.

- Quando andai a trovarla in infermeria, non era lì… e quindi sgattaiolai fuori per cercarla, seguendo le tracce di sangue che aveva lasciato… - disse tra un singhiozzo e l’altro.

E Mary-senpai mi seguì. Mi aveva vista…

 

 

Che cosa fosse passato per la testa della kohai, gliel’avrebbe chiesto una volta che sarebbero tornate sane e salve al rifugio, aveva pensato Mary, mentre furtivamente si muoveva nel buio, nella direzione in cui aveva visto Isa allontanarsi.

Non erano bastati tutti gli interrogativi su chi potesse essere il traditore e su chi e perché avesse pianificato quell’aggressione: si era aggiunto anche quell’imprevisto!

Perché si era allontanata? Una simile azione avrebbe potuto suscitare degli inutili sospetti nei suoi confronti, e dall’espressione preoccupata che le aveva scorto in viso, Mary aveva escluso quell’ipotesi senza alcun dubbio; cosa poteva averla impensierita così tanto da spingerla a quel gesto tanto folle e imprudente?

Era nel frattempo giunta nei pressi della scuola, proprio uno dei posti a maggior rischio di pericolo; aveva ringraziato mentalmente Isa per la sua geniale idea e, stringendo la coda con cui aveva legato i capelli lunghi fin sotto le spalle, si era intrufolata all’interno dell’edificio, mormorando alle farfalline di ispezionare il luogo attentamente e di allontanare eventuali ostacoli.

Aveva chiuso la mente al gemello non appena lo aveva sentito richiamarla, chiedendogli scusa, ed era salita al primo piano, sentendo delle voci familiari in lontananza, confuse e incomprensibili.

Avvicinandosi piano, con cautela, le sue orecchie avevano riconosciuto la voce strozzata e sofferente di Ryan, e il cuor le era salito in gola, facendole rischiare di perdere la sua fredda calma e di precipitarsi impulsivamente in suo aiuto; tuttavia, quando aveva sentito il tono lugubre e la risata sadica di una seconda persona, si era bloccata, sentendosi irrigidire come una statua.

Rose… senpai…?

Per qualche momento, non era più riuscita a registrare alcuna parola né alcun suono; i suoi occhi, da dietro l’angolo che la separava dal corridoio, avevano visto delle chiazze di sangue improvvisamente macchiare la parete opposta alla quale si trovavano i due giovani.

Ha appena ammazzato un nemico. Vero.

Aveva udito uno strillo che aveva identificato appartenere a Isa e i passi affrettati della stessa precipitarsi su per le scale conducenti al secondo piano; a seguire, altri passi lenti e inquietanti procedere nella stessa direzione, accompagnati da una roca risata.

Mary era scivolata contro la parete dopo essersi appoggiata contro di schiena, finché non aveva toccato il pavimento freddo; il cuore batteva forte, ma piano, e nelle sue orecchie rimbombavano i gemiti agonizzanti del ferito.

Non è Ryan. Non è Ryan. Non è Ryan.

Aveva percepito le guance bagnarsi; inconsapevolmente le lacrime erano scese lungo la pelle pallida e tremante.

Finalmente, dopo aver chiuso gli occhi e deglutito con difficoltà, la mezza strega aveva cercato di rialzarsi, inutilmente: le gambe erano diventate come di gelatina; frustrata, si era tirata trascinandosi il peso del resto del corpo con le braccia, voltando l’angolo e sussultando alla vista del giovane disteso a terra, in una pozza scarlatta sempre più grande, trafitto da numerose corte e letali lame.

Quasi rischiando di cadergli addosso, si era sistemata in modo da avere il busto chinato sopra di lui: lo aveva osservato, singhiozzando, e aveva avvicinato la mano, vacillando, e gli aveva accarezzato il viso, balbettando; Ryan l’aveva guardata con occhi infossati e quasi vitrei, rantolando, e aveva cercato di abbozzare un sorriso, gemendo, e aveva alzato la mano verso il suo volto, ansimando.

- Ma… ry… - aveva pronunciato lui con voce soffocata e flebile; rivoli di sangue erano fuoriusciti dagli angoli della sua bocca.

- Ryan… senpai... Ryan…! – aveva chiamato lei con voce angosciata e addolorata; le mani si erano alzate verso quella a mezz’aria.

Ma quella mano era caduta con un tonfo flaccido, scivolando alla sua presa ancora assente, e il mago aveva esalato l’ultimo respiro:

- Suki1

La ragazza aveva cominciato a vedere tutti i colori vorticare furiosamente davanti a sé; dentro di sé aveva percepito qualcosa ribollire e mandare scariche elettriche in tutto il suo corpo, che si era mosso senza che lei se ne rendesse veramente conto.

Aveva attraversato gradini e corridoi.

E poi aveva visto gli occhi ambrati di Isa guardare la sorella che la stava per pugnalare, feriti dal quell’imperdonabile tradimento.

Gli occhi ormai rossi di Mary si erano assottigliati sulla figura di Rose, accortasi della sua presenza, pieni di odio, di risentimento e di rancore; prima che la traditrice potesse attaccarla…

 

 

- Ehi? OI! – urlò Subaru, afferrando le spalle a Isa, in preda alle convulsioni.

- Colpa mia… colpa miacolpa mia colpa mia colpa mia colpa mia colpa mia colpa mia colpa mia colpa mia colpa mia

L’albino si morse le labbra: i bruschi e incontrollati movimenti, l’ininterrotta e lugubre litania, gli occhi vuoti e tormentati della piccola strega gli ricordavano troppo la madre e tutti quei momenti che aveva patito e sopportato vivendo con lei; deglutì e digrignò i denti, cercando dentro di sé tanta forza per non lasciarsi sopraffare dalle terribili emozioni che stavano riaffiorando e cercando di annegarlo.

Perché riusciva a spaccare i muri ma non a resistere a quello strazio?

 - Rose… ROSE… sempre così vicina… perché…. PERCHÉ – strillò Isa, sbattendo le mani contro il tavolo con così tanta violenza da procurarsi dei lividi sui palmi – è mia sorella avrei dovuta accorgermene prima perché perché perché non ho visto che ci tradiva dietro le spalle oh mio Dio è colpa mia non avrei dovuto seguirla quella notte Mary-senpai non avrebbe distrutto la scuola non avrebbe sofferto così tanto NESSUNO AVREBBE SOFFERTO! – continuò a gridare, ormai non più cosciente.

Era sul punto di continuare, e Subaru sull’orlo di una crisi di panico, quando due mani guantate la raggiunsero da dietro e si posarono sui suoi occhi, coprendoli; l’albino, ignorando i vocii provenienti dalle stanze da letto socchiuse da coloro che si erano svegliati e la presenza di altre persone nei dintorni, sobbalzò e voltò lo sguardo verso la ragazza che era appena arrivata, spalancando gli occhi.

La divisa era sporca e stracciata, gli occhi argentati stanchi e mesti, i capelli bianchi ma spenti; Mary appoggiò la fronte contro la testa di Isa.

- Calmati, Isacchi – mormorò con voce ferma ma calda.

- M-Mary… se-senpai… - balbettò con voce tremante e piangendo la strega, mentre alzava le mani fredde su quelle dell’altra, stringendole.

- Shhh, Isa. Va tutto bene. Dormi – la mezza strega le baciò la testa con fare materno e sorresse prontamente il corpo della fanciulla che si afflosciò contro di lei, esausto.

- La portiamo noi in camera – bisbigliò Lily, avvicinandosi e prendendola tra le braccia, e con Martha si materializzò nella stanza delle ragazze, suggerendo di tornare a dormire a Yui e Anna, le quali erano state destate dalle urla, preoccupate.

- Subaru – l’albino si voltò verso Shuu, fissandolo un po’ stordito – torna a letto, fratellino – gli diede una pacca sulla testa, sogghignando, forse per sdrammatizzare e cercare di risollevarlo; probabilmente l’interessato se ne sarebbe ricordato e annuì, scomparendo.

Yuuma aprì la bocca per sbadigliare rumorosamente e si grattò la testa, bofonchiando la buonanotte e camminando con finta nonchalance verso la stanza che condivideva con Theo e Morten, che lo seguirono dopo aver scoccato un’occhiata silenziosa all’amica, ancora ferma sul posto.

Mark si avvicinò lentamente a lei, poggiando la testa sulla sua spalla, scrutato un po’ gelosamente dagli occhi color oceano del vampiro.

- Ah – sospirò Ryan, seduto sul divano – Dai, su! Andate a nanna, che domani ci aspetta una giornataccia…! – consigliò allegramente, seppur la sua faccia esprimesse tutt’altro.

Il gemello e Shuu si scambiarono uno sguardo d’intesa e, presa a braccetto da entrambi i lati, accompagnarono Mary in camera da letto: Mark si rannicchiò nella propria amaca, dimenticandosi di togliere le cuffie; il biondo si sdraiò accanto alla ragazza dopo averla aiutata a distendersi, e le accarezzò i capelli, cercando di fare del suo meglio a mormorarle parole di conforto.

Mary si strinse a lui, mordendosi le labbra e trattenendo dei singulti.

In sala, solo, Ryan pensava; e così avrebbe continuato per tutta la lunga notte che lo aspettava, come sempre era successo da quando era stato riesumato.

 

 

Isa, seguendo lo sguardo di Rose, si era a sua volta voltata verso la senpai, sgranando gli occhi per lo stupore e trattenendo il respiro per il sollievo, misto a tensione; successivamente si era sentita assalire dal timore: l’espressione di Mary era talmente intensa e carica di emozioni per lo più negative che difficilmente una persona non si sarebbe sentita intimidita in sua presenza.

Dopo aver indossato degli occhiali dalle lenti dorate, sogghignando, Rose si era mossa come un felino, pronta ad attaccarla: le farfalline, dalle ali diventate d’argento e taglienti, ma ancora invisibili, le erano volate contro per difendere la loro principessa; tuttavia, erano state immediatamente respinte, come se la ragazza fosse riuscita a vederle.

Mary nel frattempo si era già spostata altrettanto rapidamente, approfittando della distrazione, e aveva raggiunto la più giovane, mettendosi di fronte a lei; la nemica si era di nuovo girata verso di loro, intenzionata ad annientarle, ma dai suoi occhi trapelò la confusione: intorno alla due ragazze erano comparse delle strane linee luminose che si era fatto sempre più nitide e avevano cominciato ad assumere la forma di lettere, in diverse lingue; uno strano vento era entrato e le aveva avvolte, diventando sempre più forte tanto da infastidire anche l’avversaria, e degli anomali aloni scuri si erano chiusi intorno a loro come grandi foglie o grandi petali dai bordi irregolari, come un fiore che invece di schiudersi ritorna bocciolo.

Sulla superficie le scritte si erano adagiate, allargandosi fino a ricoprirla del tutto, e cominciò a risplendere di una luce che si propagò ampiamente, accecando Rose.

Da lontano, chi era fuori aveva scorto questa luce diffondersi dalle finestre della scuola; poi, era diventata un’enorme sfera bianca, come una luna piccola, e un fragore tonante aveva rotto vetri e fatto tremare la terra, e la luce aveva inghiottito tutto.

E quando finalmente le persone ripresero coscienza, la mattina seguente, della scuola non ne era rimasta che una mezzaluna di rovine; gli alberi avevano perso tante foglie e i rami penzolavano semi-spezzati; il mare era calmo e il cielo limpido, come se prima ci fosse stata una tempesta.

Per terra, tra le macerie dell’edificio, avevano trovato Isa e Mary distese e prive di sensi; più lontano, i resti dilaniati e come carbonizzati di due cadaveri, una giovane donna e un giovane uomo.

 



1 Suki: in giapponese, in questo contesto, significa "ti amo". Vi prego di non uccidermi, ho pianificato questo dall'inizio TvT Amo il drammatico, sorry~

Dunque, ritornano i flashback con vostra grande amarezza felicità! Ci tengo a precisare che sono raccontati più che altro dal punto di vista di Mary; nel senso che Isa non ha raccontato tutto quello che vi ho rivelato a Subaru; per esempio, non può sapere che Ryan ha confessato a Mary ancora una volta i suoi sentimenti.

Alla prossima e non voletemi male ;v; (e a proposito: teoricamente, dovrei aver risolto tutti gli interrogativi che avevo lasciato in sospeso; in ogni caso siete pregate di farmi sapere se invece ho dimenticato di spiegare bene qualcosa - a parte la storia di Izanami,per quella dovete aspettare i capitoli futuri - mi raccomando!)

 

 

 

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Capitolo 36
*** Chapter 35 ***


Chapter 35

 

Kou si svegliò con un grugnito, massaggiandosi gli occhi e nascondendo la testa sotto il cuscino, per attutire le voci provenienti dall’esterno della camera, invano: con l’udito finissimo fornito dalla sua natura, ormai quei tentativi erano futili; si sollevò sui gomiti, a pancia in giù, e incrociò le braccia per appoggiarci il mento, sbuffando.

- Ruuuki-kuuun – cantilenò, senza ricevere risposta; riprendendo pieno controllo dei sensi, si accorse che né il fratello maggiore né Azusa erano in stanza, perciò si alzò, si vestì rapidamente e uscì, mentre si legava una ciocca di capelli nel solito codino.

Raggiunse Ruki che si trovava in piedi dietro l’inferriata del soppalco, intento a osservare le persone che stavano sotto; affacciandosi, con la coda dell’occhio scorse Azusa seduto sugli ultimi gradini della rampa di scale, accanto a Finn che teneva la testa accoccolata contro il suo collo, stringendogli le mani lentamente, con dei gesti apparentemente stanchi. I suoi occhi poi si spostarono sull’atrio e sbatté le palpebre, perplesso.

Theo andava avanti e indietro dai tavoli attorno alla cucina, dove sedeva una Mary di cattivo umore, al garage, e dalle poche parole che si scambiavano, si capiva che stessero parlando delle riparazioni della sua moto, al momento in atto; sempre nella stessa zona, seduti ai computer, c’erano Morten e Lily che smanettavano ai computer, con lo stress dipinto sulla faccia e un telefono tra la spalla e l’orecchio, tramite cui ricevevano le comunicazioni dai superiori (a Kou sembrò quasi di essere in uno di quei film d’azione, con degli agenti segreti e un quartier generale tecnologicamente avanzato).

Martha e Mark sedevano qualche posto più lontano dalla gemella dell’ultimo, annoiati, e parlottavano di argomenti casuali di tanto in tanto, senza essere davvero interessati; nella zona soggiorno, sdraiato su un divano dormiva comodamente Shuu, e Ryan lo osservava da sopra lo schienale con una smorfia accigliata, mentre Yuuma scuoteva un filo d’erba in plastica (?) sopra la faccia del vampiro, sghignazzando dispettoso.

Il clamore che aveva destato Kou quindi era solamente causato dalle voci di Morten e Lily, con sua sorpresa: gli era sembrato che ci fossero più persone, in realtà.

- Hai capito cosa sta succedendo, Ruki-kun? – chiese al fratello, guardandolo da dietro la frangia dorata.

- Stanno ricevendo istruzioni su cosa fare; a quanto pare ieri, dopo l’attacco alla vecchia scuola, hanno individuato sì degli individui sospetti, però non sono riusciti a raggiungerli e identificarli in tempo. E sembra che ora sia tutto tranquillo, ma hanno intenzione di perlustrare l’intera isola per sicurezza – sospirò Ruki, riprendendo fiato; infine aggiunse - Anzi, sono al novanta per cento sicuri che prossimamente attaccheranno in massa. Questo era una specie di avvertimento.

- Eeeeh, che brutta storia – borbottò Kou, incrociando le mani contro l’inferriata e adagiandoci la testa; forse aveva fatto troppo presto a pensare che lì si sarebbero divertiti, ed era davvero un gran peccato, perché l’ambiente lo metteva a proprio agio e aveva notato che stesse avendo un effetto benefico su tutti loro.

Udì una porta aprirsi e, voltandosi, vide Claire e Anna uscire, entrambe con delle espressioni indecifrabili in volto, seguite da Yui, che si fermò un attimo sulla soglia, presumibilmente guardando Isa con un velo di preoccupazione negli occhi; le due streghe scesero le scale, raggiungendo la cucina per far colazione, mentre la neo-vampira approcciò i due fratelli, spostando lo sguardo da loro all’atrio ripetutamente.

- Sapete cosa sta succedendo? – chiese anch’ella, preoccupata, stringendo le mani davanti al petto.

Ruki le ripeté ciò che aveva riferito a Kou e la bionda, più rivolta a se stessa, mormorò mogia mogia che la situazione le dispiacesse: dopotutto si era fatta delle amiche e pensava che durante quel soggiorno in città avrebbe accumulato tante belle esperienze e ricordi felici; l’idol si stupì nell’ascoltarla, giacché condivideva la sua opinione.

E non era l’unico: anche gli altri vampiri avevano percepito un drastico cambiamento nel loro umore da quando erano arrivati, come se la brezza marina di quell’isola li avesse purificati (non esageriamo!).

Nel frattempo erano usciti i fratelli Sakamaki: Kanato era andato ad accomodarsi su una poltrona, chiacchierando con l’orsacchiotto e deridendo Shuu mentre veniva infastidito da Ryan e Yuuma; Reiji aveva salutato con un cenno della testa i presenti e si era avvicinato a Lily, attendendo un suo momento libero per farsi aggiornare sulla situazione; Subaru si era guardato intorno alla ricerca di Isa, sbraitando contro Kou che non fosse preoccupato per lei, poi informato da Yui che la streghetta fosse rimasta in camera; Ayato, uscito qualche minuto più tardi sbadigliando, si era catapultato addosso alla fidanzata, portandola via dai due Mukami che l’avevano guardato con degli sguardi seccati; infine, Laito si era precipitato in cucina, seguendo l’odore di Claire, e si era avvinghiato a lei, lagnandosi che si fosse sentito solo e ignorato.

Ruki sospirò e fece cenno a Kou di scendere dal soppalco; non appena anche Subaru posò i piedi sull’ultimo gradino della rampa di scale, Morten si alzò dalla sua postazione e richiamò l’attenzione di tutti.

- Poiché oggi saremo tutti impegnati, sarete voi a gestire voi stessi. Potete girare in città… non dovete però avvicinarvi alle coste, né uscire dal centro abitato – specificò, ravviandosi i capelli color grano – Nel caso aveste bisogno di noi, potete tornare qui e rivolgervi a me o a Lily-san, oppure a Martha-san nel caso doveste incontrarla in giro.

- Se ci è permesso visitare liberamente la città, deduco che la situazione non sia poi così grave? – chiese Reiji, che non era riuscito a ricavare nulla dalla maggiore delle due sorelle vampire, ancora impegnata con un superiore al telefono.

- Diciamo che la città è ancora sicura, come zona. Per il momento; quindi vi chiedo comunque di rimanere in allerta, inoltre con i vostri sensi sarà più facile captare eventuali pericoli, giusto?

Ayato immediatamente gonfiò il petto, dandosi delle arie e affermando che lui si sarebbe subito accorto se qualcosa non andava, al che i fratelli e i Mukami rotearono gli occhi, sbuffando, mentre Yui abbozzava un sorriso, intenerita in qualche modo dal suo atteggiamento da megalomane.

- Morten-senpai, noi andiamo – Anna uscì dalla cucina seguita da Claire, la quale sembrava un po’ più allegra a giudicare dal sorriso che aveva rivolto a Laito; le ragazze, raggiunte da Finn che si separò da Azusa con un sofferente espressione in volto, salutarono e si avviarono verso l’ingresso, non dopo essere riuscite a strappare la mezza demone dalle braccia del vampiro, con il quale si stava scambiando effusioni sempre più passionali.

Finalmente, Lily interruppe la comunicazione e si alzò, informando che a Mary e a Ryan fosse stato assegnato l’incarico di perlustrare l’isola con un altro gruppetto, a Theo di svolgere delle riparazioni nei posti segnati su un foglietto che gli fu consegnato e a Mark di dirigersi dalle sorelle maggiori di Anna, Angela ed Ellen, con grande gioia del mezzo mago per la presenza di quest’ultima.

- Martha – disse infine, rivolgendosi alla sorella minore – Vai a chiamare Isa e portala dal Governatore.

Laito e Kou si avvicinarono a Morten per domandare chi fosse il “Governatore” e, ignorando il commento di Reiji su quanto fossero sciocchi da non sapere riflettere su chi potesse essere, seppero che si trattava di colui che rappresentava l’intera isola e che aveva in mano il compito di suddividere i poteri tra i vari organi amministrativi, di controllare che le leggi fossero rispettate e di gestire le varie faccende che riguardavano il benessere e la sicurezza della popolazione.

Subaru sobbalzò e chiese se Isa fosse coinvolta in qualche grosso guaio, se doveva incontrare un personaggio tanto importante, ma tacque prima che i due vampiri potessero canzonarlo, arrossendo violentemente e guardando altrove; intanto, Martha si era teletrasportata nella camera delle ragazze.

Theo, prima di congedarsi, verificò che le condizioni della moto di Mary fossero ottimali e salutando tutti con un sorrisone, se ne andò, seguito a ruota poi da Mark, apparentemente impassibile, tuttavia tradito dalle mani che tremavano di emozione al pensiero che sarebbe stato vicino alla ragazza di cui era innamorato.

Mary non si era ancora mossa dalla sedia e fissava il vuoto, pensierosa.

- Neko-chan~ - la chiamò Kou, avvicinandosi e sedendosi accanto a lei; non ricevendo risposta, arricciò le labbra imbronciate e schioccò un dito contro il suo naso.

- Ahia! – la fanciulla si coprì il naso e guardò confusa il vampiro, mentre Ruki e Azusa a loro volta li raggiungevano.

- Mi stavi ignorando~ cru-de-le – si lagnò l’altro, aggrottando le sopracciglia in un’espressione immusonita; Subaru borbottò qualcosa da lontano che gli suscitò un tic all’occhio e ben presto sparì dalla sua visuale, impegnato a battibeccare con l’albino.

Mary sbatté le sopracciglia, osservandoli perplessa, per poi ridacchiare.

- Ah… Izanami… finalmente… – fece Azusa, afferrandole le mani e stringendole – Ti ho… visto così… poco… ultimamente… mi mancava... il tuo… sorriso…!

Mary rimase a bocca aperta, incapace di dire qualsiasi cosa; Ruki si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito e la fissò con una dolcezza quasi insolita da parte sua, per poi assumere una smorfia inacidita: Shuu era comparso dall’altro lato, appoggiando la testa sulla sua spalla.

- Quello zombie ilare ti sta aspettando sull’uscio… stai attenta – bofonchiò assonnato, grugnendo infastidito nel sentire Yuuma gridargli di non fuggire proprio sul più bello (era riuscito a infilargli il filo d’erba di plastica in una narice).

La ragazza annuì e gli diede una pacca affettuosa sulla testa, carezzandogli i capelli, per poi alzarsi e fare un cenno di saluto con la testa ai due Mukami; agitò la manina rivolgendosi a tutti gli altri e anche lei, in compagnia di Ryan, lasciò la casa, uscendo dal garage; rombi di motori si udirono affievolire dopo un po’.

Morten e Lily erano ritornati ai computer, armati del solito telefono tra la spalla e l’orecchio, e si erano immersi nel loro lavoro; Martha probabilmente si era teletrasportata con Isa, avendo Yui trovato vuota la stanza quando era rientrata per recuperare il cappottino per uscire.

Le due famiglie si erano scambiate degli sguardi un po’ imbarazzati, un po’ fulminanti.

- Andiamo a fare colazione insieme~? – propose Kou a un certo punto, per rompere il ghiaccio, con un braccio intorno alle spalle di Subaru che cercava di mantenere la calma.

Gli rivolsero uno sguardo torvo.

E Shuu era ritornato a ronfare sul divano.

 

 

La prima cosa che Reiji e Ruki notarono incamminandosi per le vie della città, fu lo sguardo perso nel vuoto dei più anziani; alcuni giovani ogni tanto rivolgevano gli occhi al cielo o si guardavano intorno attenti, ma erano tutti per lo più tranquilli, assorti nelle loro faccende quotidiane.

Passando da alcuni gruppi radunati agli angoli delle strade, li udivano rammentare episodi passati, riferendosi in particolar modo a quello che era accaduto l’aprile dell’anno precedente; i due vampiri si erano scambiati uno sguardo interrogativo, ma più di tanto non potevano saperne.

O meglio: se Ruki avesse chiesto ai fratelli, o Reiji a Shuu oppure a Laito, qualcosa avrebbero saputo.

Ben presto furono distratti entrambi da un ristorante che stava già cominciando a preparare qualche pasto: in particolare il Sakamaki aveva riconosciuto il profumo della pasta alla carbonara, mentre il Mukami aveva odorato zuppa di pesce.

Il proprietario li accolse volentieri e un paio di ore dopo, Reiji era rimasto a parlare di cucina italiana; Ruki si era diretto verso la biblioteca, e ci sarebbe rimasto per parecchio tempo.

 

 

Yuuma si era fermato davanti a un negozio di articoli per giardinaggio, osservando pensieroso alcuni strumenti per potare, considerando che quelli posseduti erano vecchi e con le lame non più affilate (anche per colpa di qualcuno…); intanto, Kou si era fermato in un negozio poco più distante di articoli musicali ed elettronici, verificando con grande soddisfazione che vendevano tutti i suoi CD e non ci pensò due volte a proporre al proprietario di stabilire un pomeriggio per ricevere le fan e regalare loro la sua presenza, innanzitutto, e un autografo.

Azusa, cui il gigante aveva vietato di seguirlo per evitare spargimenti di sangue e cui importava ben poco di musica e dispositivi elettronici, si era avventurato in un piccolo locale carino e accogliente, principalmente finalizzato a offrire un posto al coperto e un’atmosfera tranquilla a chi voleva fermarsi per studiare, per chiacchierare con gli amici, per leggere, o semplicemente per prendere una tazza di tè e qualche biscotto dal bar interno e osservare il via vai di persone dalle vetrine; il vampiro scorse con gli occhi, infine, gli oggetti in vendita esposti su alcuni scaffali in un angolo, per lo più prodotti di cartoleria o completamente casuali (come un vasetto con dentro un piccolo cactus…?), e sorrise, pensando di aver trovare il luogo adatto per passare il tempo libero con i fratelli.

E anche per un appuntamento con Finn.

 

 

Se non fosse stato per un individuo inquietante alle loro spalle, appiccicato alla vetrina di uno dei banconi della stessa pasticceria dove Martha lo aveva portato, Ayato avrebbe potuto considerare quel momento uno dei migliori della sua lunghissima vita: davanti a due tazze di cioccolata calda e due piatti di crepes alla crema e marmellata di ciliegie, sedeva a un tavolino insieme a Yui, la quale sorrideva, contenta che per una volta si stessero comportando come normali fidanzati (perché normali fidanzati non rimangono in casa ventiquattro ore su ventiquattro a nutrirsi l’uno del sangue dell’altra e viceversa); il ragazzo rivolgeva lo sguardo dall’altra parte, borbottando mentre conversava con lei, allegra, incapace di guardarla a causa dell’effetto che il suo bel viso sereno gli provocava.

Non vedeva l’ora di uscire da quel posto e cercare dei takoyaki, credendo che lo avrebbero aiutato a rinfrescarsi la testa (illuso).

Kanato, contando quei pochi spiccioli che risparmiava da tempo per comprarsi qualche dolce speciale, stava ponderando se prendere un’intera torta fredda al cioccolato bianco e lamponi oppure comprarsi una scorta di pasticcini e barrette di cioccolato: ardua scelta, e nemmeno Teddy seppe rispondere quale fosse la scelta migliore quando il vampiro glielo domandò, gli occhi lucidi per la frustrazione.

Dentro di sé maledì Reiji per avergli diminuito la paghetta dopo quel disastro in cucina accaduto anni prima; se non gli avesse sottratto per sempre una parte dei soldi che gli spettavano, già di per sé pochi, avrebbe potuto acquistare sia la cheesecake sia la scorta di dolciumi.

 

 

Certamente Subaru disprezzava i fratelli, un po’ meno Shuu, ma in particolar modo i trigemini (neanche Reiji era al loro livello, con tutti i rimproveri per i muri rotti e le spese di riparazione; dopotutto non aveva tutti i torti): Kanato frignava così tanto che i suoi timpani erano sempre doloranti e il sonno vimpossibile; Ayato con le sue manie di superiorità lo irritava al punto dal volersi pugnalare allo stomaco; Laito era il più insoffribile con tutti i suoi riferimenti a un ambito particolarmente imbarazzante, e inoltre sembrava prediligere l’albino come vittima da stuzzicare.

Infatti, la sua pazienza stava cominciando a sfiorare i limiti da quando, avventuratosi tra i corridoi della scuola con il permesso del guardiano, il fratello che lo aveva seguito continuava a rivolgergli a raffica interrogativi sulla sua relazione con Isa.

D’altra parte Laito non aveva seguito Subaru solo per tormentarlo; bensì voleva stare separato dalla sua Claire il meno possibile, motivo poco credibile dal punto di vista di uno sconosciuto se lo avesse visto per i corridoi dell’edificio: salutava con moine e occhiolini ogni ragazza che incontrava per caso, da quelle che si dirigevano verso un laboratorio, a quelle che semplicemente andavano in bagno (e in questo caso chiedeva se potesse unirsi a loro…).

Durante l’intervallo di metà mattina si erano ritrovati con le quattro streghe: Anna era alquanto seccata dalla loro visita, soprattutto nel vedere l’amica civettuola e il vampiro pervertito cercare un posticino più isolato e intimo, e Finn aveva arricciato le labbra per la delusione, vista l’assenza di Azusa; infine, dopo qualche minuto, arrivò anche Isa che stava per informarle della conversazione sostenuta con il Governatore, ma s’interruppe non appena si rese conto della presenza dell’albino.

Le brillarono gli occhi di felicità.

 

 

- Cosa ti ha scritto Theo-kun?

- Pfff, qualcosa del tipo che gli è arrivato in faccia un quintale di benzina… e un po’ gli è andato in bocca.

Ryan si trattenne dal ridere, mordendosi le labbra, e Mary infilò in tasca il cellulare, scuotendo la testa con un ghigno abbozzato in volto; i due giovani diedero un’occhiata alla fattoria abbandonata che era stata di quel vecchio solito aprire ogni pomeriggio la sua bottega in città, offrendo come merenda agli studenti i panini ripieni di mozzarella o scamorza da lui prodotti con il latte della piccola mandria che allevava.

- Mi manca quel buon vecchio – commentò lui, sospirando, e sfiorò con le dita il recinto di legno.

Mary annuì, assottigliando gli occhi sulle finestre private del vetro anni prima, quando era morto il proprietario di quella terra; quest’ultima e il bestiame erano stati venduti poi dalla figlia a un altro fattore, che abitava in una zona della costa del Giappone e che nonostante la distanza non faceva mancare alla città dei suoi prodotti… buonissimi, ma comunque tanto diversi da quelli del vecchio prima di lui.

- Ti ricordi? Eravamo venuti qui con Isa-chan quell’inverno, per aiutarla a gestire i propri poteri… - mormorò Ryan con voce flebile e intrisa di nostalgia.

Mary annuì di nuovo, questa volta con una punta di freddezza nello sguardo; quella volta anche Rose li aveva accompagnati.

Il ragazzo sospirò e si voltò, ritornando alla moto.

- Forza, Mary-chan, abbiamo ancora un bel po’ di posti da ispezionare!

La fanciulla fissò la terra di fronte a sé e nella sua mente comparvero le immagini del defunto anziano, che andava a visitare con il gemello e il padre quando era bambina, in estate, per farsi consegnare direttamente latte, formaggi, carne e qualche verdura o dei frutti che il signor Flyer ancora non coltivava.

Si morse le labbra e deglutì a fatica, trattenendo le lacrime di malinconia, e girò le spalle alla fattoria, raggiungendo Ryan.


Chiedo umilmente scusa per il ritardo! Due settimane... O_O
Lasciate che vi spieghi: secondo la scaletta degli eventi che devono succedere, avrei dovuto già passare alle vicende principali, ma ho pensato che sarebbe stata una cosa troppo frettolosa; insomma, i vampiri sono arrivati da poco in quest'isola, è meglio lasciarli un po' tranquilli ad abituarsi all'ambiente, no?!
Dunque ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo per scarsa ispirazione, non avendo previsto questo cambio di programma.
Il prossimo capitolo prevederà un paragrafo come riassunto di altri due giorni trascorsi in città, e poi... ;D Azione!

Come state, cmq?! L'estate è arrivata... mi aspetto che siate in fase di riposo e rilassamento!
Fatemi sapere cosa pensate della storia fin'ora, mi raccomando! Mi fa sempre piacere sentire i vostri pareri, anche se dovessero essere negativi! (s'intende però che li voglio costruttivi e sensati XD)

A presto!!!

 

 

 

 

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Capitolo 37
*** Chapter 36 ***


Chapter 36

 

I giorni successivi seguirono la stessa trama: i vampiri erano liberi di fare ciò che più garbava loro, ogni tanto in compagnia degli altri quando avevano un paio di ore libere, e l’atmosfera in città era sempre la stessa, tesa; tuttavia, la gente svolgeva le sue attività quotidiane come di norma e tranquillamente, mantenendo un moderato grado di allerta.

L’amicizia tra Yui e le streghe si rafforzò: con Isa aveva instaurato un rapporto quasi materno, trovandola molto vivace e fanciullesca per avere già sedici anni; Finn era una presenza confortante e tranquilla, con la quale prendere una camomilla prima di andare a letto; Claire era la tipica ragazza simpatica con la quale chiacchierare, tra sani pettegolezzi, consigli sulla cura del corpo e costruttive osservazioni culinarie (soprattutto a vantaggio della mezza demone, che non sapeva cucinare granché bene…); provava una forte ammirazione per Anna, sua coetanea eppure apparentemente più vecchia perché molto matura, in particolare per il suo forte carattere che probabilmente Yui un po’ invidiava, dato che le sarebbe piaciuto essere altrettanto combattiva e determinata…

Isa, nonostante la sua personalità ancora un po’ bambinesca, adoperava tutte le tecniche femminili possibili e innocenti per far cascare nella sua trappola Subaru; appena trovava un momento libero, gli si avvicinava e trovava un valido argomento per cominciare una conversazione con lui, che dapprima rispondeva a monosillabi e con disinteresse, per poi trovarsi sempre più a proprio agio e lasciarsi sfuggire qualche sorriso, grazie alla prontezza della strega di volgere il discorso in modo che potesse interessargli. D’altra parte, era successo che Isa si fosse lasciata vincere dai sensi di colpa, che sfociavano in crisi isteriche e convulsioni: la tanto vivace e socievole streghetta si era rivelata molto più fragile di tutte le altre; e poiché spesso confessava a Subaru i suoi sentimenti più reconditi, l’albino seppe delle sue insicurezze, delle sue paure.

Azusa e Finn erano un caso disperato: stavano sempre insieme e Azusa l’avrebbe persino seguita fino in bagno se i tre fratelli non l’avessero trattenuto dal farlo; era un’impresa separarli la mattina quando la minuta ragazza doveva dirigersi a lezione, e anche la notte prima di andare a dormire (Claire aveva scherzato che avrebbero dovuto lasciare una stanza tutta per loro, ma poi ne sarebbe spettata una anche a lei e Laito, per essere equi…). Spesso andavano in quel locale che Azusa aveva scoperto, per prendere un po’ di tè e biscotti e passare del tempo insieme, senza tante parole come al solito.

Morten, Theo e Martha si scambiavano delle occhiate d’intesa quando notavano Anna e Yuuma scambiarsi frecciatine; se il gigante e Morten aveva deciso di ignorarsi, il primo e la strega in questione non avevano più smesso di punzecchiarsi: una volta lei gli aveva pestato il piede; un’altra i capelli di lei si erano incastrati in un bottone della camicia di lui; ogni tanto la ragazza riceveva qualche commento, dal sarcastico al malizioso, quando era agli allenamenti; e, ancora, Anna lo canzonava quando ammetteva di sentire la mancanza di Freckle, trasferitosi definitivamente nell’orto del signor Flyer. “L’amore non è bello se non è litigarello”, ridacchiava Martha, dando una gomitata nel fianco di Theo.

Inutile soffermarsi su Claire e Laito, se non per rivelare che in quei giorni, sopraffatta dai ricordi, la mezza demone aveva raccontato al vampiro del proprio passato, sfogando la sua rabbia, la sua amarezza, il suo bisogno di trovare un amore vero; lui le aveva accarezzato la schiena per consolarla, pensieroso, stringendo le mani quando la sua memoria e la sua coscienza entravano in contrasto.

Kou era riuscito a farsi dare da Isa il numero di cellulare di Lucy, pensando che avrebbe potuto essergli utile rimanere in contatto con una fan che aveva avuto l’occasione di conoscere; sotto sotto, forse, un minimo d’interesse nei suoi confronti c’era…

Reiji e Lily prendevano il tè delle cinque e discutevano di argomenti filosoficamente o scientificamente profondi; nel primo caso, Ruki partecipava alla conversazione ben volentieri, in quanto nel secondo la loro altezzosità vampiresca era insopportabile persino per lui stesso.

Mary e Shuu, in quei pochi momenti che avevano a disposizione da trascorrere insieme, la maggior parte dei quali occorrevano di notte, s’isolavano da tutti, lei tra le braccia di lui; spesso le mani del biondo le accarezzavano distrattamente il ventre, mentre lei osservava il cielo con occhi persi in chissà quali pensieri; gli era capitato di svegliarla e confortarla durante il sonno, perché colta da quegli incubi che la tormentavano da anni.

Per quanto riguardava nuove “amicizie”: Theo andava d’accordo un po’ con tutti, in particolare Laito, Ayato e Kou; a grandi linee, Morten sopportava Shuu, Reiji e Ruki, forse perché più maturi rispetto agli altri (nonostante lo snervasse vedere il primo dormire ovunque), ma in quanto al resto, i vampiri non gli andavano molto a genio per puro istinto; Anna era dello stesso parere, nonostante trovasse Azusa alquanto docile, ignorando il suo palese masochismo, e pensasse che Subaru fosse il più normale tra tutti, ritenendo la sua suscettibilità mera e giustificata conseguenza dell’aver dei fratelli incompetenti e irritanti; Finn, sempre attaccata al suo amato vampiro, aveva avuto modo di rivolgere qualche parola solo ai Mukami, e un poco a Subaru quando questo le aveva posto qualche domanda sul suo potere; Isa cercava di stare in buoni rapporti con tutti, e il suo allegro sorriso coinvolgeva in particolare Kou, Yuuma, Ayato, Laito e inaspettatamente anche Kanato, al quale aveva dato qualche dritta per confezione dei peluche a mano, e la sua presenza era comunque gradita agli altri, forse solo Reiji la considerava piuttosto infantile; Claire invece era il contrario, stuzzicava i fratelli di Laito in compagnia dello stesso, ma con i Mukami manteneva un atteggiamento neutro.

Infine, le sorelle vampire: se Lily si trovava a proprio agio in compagnia di Reiji, Ruki e talvolta anche Shuu, Martha stranamente aveva stretto amicizia con Kanato, probabilmente perché entrambi nutrivano un certo interesse per il macabro, unica passione che non condivideva con Theo, troppo impressionabile.

E intanto a Mary non rimaneva che la testa e qualche sprazzo sul resto del corpo intoccati da quella trasparenza che nascondeva coprendosi da capo a piedi.

 

 

- Un frappè alle fragole e cioccolato, grazie~!

La cameriera annotò l’ultima ordinazione e fece un inchino, chiedendo cortesemente di avere pazienza, e rientrò in cucina; Kou batté le mani entusiasta di assaporare per la terza volta quella dolcissima bevanda, per poi mettere il broncio alla gomitata che Yuuma gli aveva indirizzato nel fianco, guardandolo male per il suo atteggiamento: aveva attirato l’attenzione di alcune ragazzette curiose, che ora li stavano osservando ridacchiando innocentemente, mettendolo in imbarazzo.

- Eeeh, che timido Yuuma-kun~ - lo canzonò il fratello.

- Piantala, idiota – sibilò tra i denti il gigante, cercando di focalizzare il suo interesse sulle piantine di cactus del davanzale.

Ruki sospirò per l’ennesima volta, voltando pagina, e continuò la lettura del libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca; allo stesso tavolo sedevano anche Azusa e Finn, la seconda che disegnava con le unghie dei casuali scarabocchi sul dorso della mano di lui, il quale gioia di quelle linee dapprima bianche e poi rosse.

Notò anche quanto fossero minute le mani della streghetta e inconsciamente si chiese come potesse essere così forte e riuscir a sollevare oggetti anche dieci volte più pesanti di lei: suppose che il suo potere non avesse limiti da quel punto di vista… no?

- Yuuma-kun, quando confesserai il tuo amore per la biondina?

- HAH?!

- Yuuma.

Le ragazzette accanto ridacchiarono, mentre Yuuma metteva a posto il tavolo che aveva ribaltato dopo essersi alzato bruscamente, rosso come un pomodoro; ciò non gli impedì di rifilare un calcio negli stinchi di Kou per porre fine alle sue sghignazzate.

 

 

Ayato non approvava quella situazione per niente; anzi, era convinto che fosse tutto una cosa inutile, o almeno non necessaria: perché Anna stava insegnando a Yui come impugnare la spada, se lui stesso ne era in grado e bastava per proteggerla?!

- Ecco, brava Yui-san! Questo fendente era già più sciolto, ti stai abituando al peso della spada – d’altra parte, la bionda era molto soddisfatta dei piccoli miglioramenti conseguiti dalla neo-vampira ma mano che continuava ad allenarsi, sotto la sua supervisione (e quella del fidanzato, il quale fin da subito si era opposto all’idea prima di rischiare di ritrovarsi la katana di Anna infilata da qualche parte…).

Calcolò che in poco tempo, impegnandosi costantemente in quel modo, Yui avrebbe potuto affrontare sua sorella Michaela in uno scontro alla pari; la fanciulla in questione, dentro di sé, gioiva, perché finalmente si sentiva in qualche modo realizzata, più forte.

Kanato la osservava dal divano annoiato, bisbigliando a Teddy che fosse davvero impacciata e buffa, ridendo quando la povera ragazza inciampava nei propri piedi, sbilanciatasi in un movimento o mentre eseguiva qualche altro fendente.

Reiji leggeva qualche libro di quelli esposti sugli scaffali della casa, ogni tanto sfogliando alcune pile di fogli su cui Mary aveva in passato annotato le sue osservazioni e i suoi studi, soffermandosi soprattutto su quelle delle creature che vivevano sull’isola.

- Il Drago dell’Isola…? – mormorò, leggendo uno di questi.

 

 

Subaru si sentiva alquanto scocciato: aveva pensato che l’uscita avrebbe coinvolto solo lui e Isa, che gli aveva proposto di percorrere insieme le stradine sopraelevate della città; invece, la compagnia includeva Laito e Claire, la quale si era tirata dietro Shuu per fargli “muovere un po’ le chiappe”, come lei stessa aveva detto (l’albino avrebbe ammesso che in quel momento l’aveva trovata davvero simpatica, quando di solito la considerava abbastanza irritante per il carattere molto simile a quello del fratello porcone).

Isa gli stava sempre vicino, accompagnandolo lungo quelle viuzze strette, e di tanto in tanto veniva spinta dall’amica, o dall’altro vampiro quando quest’ultima era impegnata e recuperare il biondo rimasto indietro ad appisolarsi contro un palo: in quei momenti la prendeva tra le braccia, timoroso che potesse inciampare e cadere oltre il reticolo che sosteneva quelle piattaforme, e arrossiva come un peperone non appena incrociava quegli occhi ambrati, sorpresi e imbarazzati, che poi gli sorridevano pieni di gratitudine.

In cuor suo, la streghetta ringraziava anche Claire.

- Ne – la voce di Laito a un certo punto attirò la loro attenzione (tranne quella di Shuu che stava di nuovo crollando a terra addormentato, con la mezza demone che gli sbraitava dietro e lo minacciava di farlo volare a colpi di ventaglio) – È una ruota panoramica quella?

Il vampiro indicò una forma circolare molto lontana; erano su una delle stradine più alte, perciò riuscivano a vedere un’ampia porzione dell’isola, comprese alcune colline e la foresta che separavano le due città dell’isola e anche alcune abitazioni molto alte o costruite sugli altopiani: perciò quella struttura ad anello e “punteggiata” era abbastanza ben riconoscibile.

- Oooh, sì! Isa! – esclamò Claire, girandosi verso la streghetta che aveva assunto un’espressione strana, come se sapesse cosa stesse per dire – Ti ricordi! È dove abbiamo scoperto la fobia di Cho-hime~ Eravamo andate in quel luna park tre anni fa, se non sbaglio, e…

Shuu alzò gli occhi al cielo e incrementò il volume della musica: quando la mezza demone iniziava a raccontare, andava spedita, senza che nessuno riuscisse a interromperla; persino Laito stava cominciando a impallidire…

Tuttavia pur riuscì a udire il boato che seguì di lì a poco.

 

 

- Sì? … Sì, va bene – rispose Anna al telefono, allarmata, al tempo stesso facendo cenno a Yui di calmarsi, mentre la osservavano impazienti Ayato e Kanato, impassibile Reiji.

Il fortissimo fragore che li aveva fatti sobbalzare era dovuto all’esplosione della struttura di controllo che si trovava a sud-est dell’isola, nelle vicinanze delle rovine del vecchio edificio scolastico; così vicino, eppure nessuno di quelli che avevano perlustrato l’isola si erano accorti di anomalie in quella stessa zona.

Intanto che uno dei loro insegnanti le dava indicazioni sul da farsi, Anna rifletté su quanto fosse strana quella situazione e, memore degli eventi passati, cominciò a temere il peggio del peggio: che ci fossero altri traditori tra di loro…?

- Avete avvisato Finn? Bene, la ringrazio signore - tirò giù la cornetta e fece un respiro profondo, prima di voltarsi verso i vampiri – Mi hanno raccomandato di accompagnarvi al punto di ritrovo in casi di evacuazione…

Yui sussultò.

- È grave?! – domandò, ansiosa, stringendosi le dita tra loro; nel profondo si rimproverò di quell’atteggiamento: doveva essere più coraggiosa e calma!

 Anna si mordicchiò il labbro e sospirò e prima che potesse aggiungere qualcosa, sentirono un altro clamore e contemporaneamente la terra tremò.

- Questo è l’attacco definitivo! – la bionda corse verso la propria camera e afferrò velocemente uno zainetto e la sua katana – Seguitemi e, Yui-san, prendi anche la spada che ti ho regalato!

- E-Eh?! Quale… Come regalato?! – sopprimendo la tensione del momento, la neo-vampira sgranò gli occhi confusa, rivolgendosi alla strega che le pose l’arma utilizzata fino a quel momento per allenarsi – Hai detto che è stata la tua prima spada…!

- Appunto – Anna fece un sorrisetto – Un caro ricordo per una cara amica! Andiamo!

La gioia di quel gesto rinvigorì la fanciulla che la seguì con gli altri stringendo tra le mani quel dono, osservata un po’ gelosamente da Ayato.

 

 

Claire si lamentò al cellulare con un superiore che non poteva lasciare soli i tre fratelli per portare Isa alla riva, insultandolo con parole che nemmeno Subaru (o Yuuma) aveva mai avuto la fantasia di inventare; la streghetta dagli occhi ambrati, nel frattempo, fissava il mare persa nei suoi pensieri, principalmente con un’espressione afflitta, e l’albino non aveva idea di cosa avesse.

E dentro di sé stava avendo luogo il conflitto tra la sua coscienza che insisteva che era preoccupato per lei e il suo lato tsundere che negava.

Laito fischiettò distrattamente, spolverando il cappello che gli era caduto di testa quando era sobbalzato a causa di quel boato, e adocchiò Shuu che ronfava tranquillo per terra, con la schiena poggiata al muretto della scalinata dove si erano fermati; poi guardò le varie persone che uscivano, chiudeva casa o negozio, e si affrettavano, alcuni con delle divise, altri raggiungendo dei gruppi, per avviarsi verso il rifugio previsto dai piani di evacuazione di quella città.

- Sono abbastanza composti… - mormorò, indifferente – Sanno di essere in pericolo, ma non si abbattono. Strano.

- Gli umani sono più fifoni; e poi ci siamo noi vampiri, che non ci cambia nulla – commentò Shuu, abbozzando un sorriso sardonico.

- Mh… - fece spallucce Laito, per poi concentrarsi sulla conversazione di Claire, che stava ancora urlando irritata ai superiori che dovevano fare qualcosa per i vampiri.

Una volta terminata la chiamata, si rivolse a loro, infastidita.

- O aspettate che arrivi Ficchan con i Mukami a prendervi, o vi dirigete per quella strada – indicò la suddetta con l’indice – e vi arrangiate. Decidete voi – guardò intensamente negli occhi Laito, che ridacchiò, per poi afferrare la mano di Isa – Ci vediamo. Siate prudenti.

Sussultarono nel sentire un altro fragore e si girarono, scorgendo del fumo nero e la parte visibile di un edificio alto crollare a pezzi; la strega bisbigliò che fosse la torre dei postini, prima di essere strattonata via dall’amica che aveva imprecato, amareggiata: i tre fratelli le videro scomparire non appena voltarono strada a un bivio.

- Perché la ragazza dev’essere portata in riva al mare? – chiese Subaru, perplesso, gridando a Laito di tacere quando questo gli suggerì che dovesse chiamarla “fidanzatina”, ma s’interruppe per fissare Shuu non appena questo bofonchiò qualcosa d’incomprensibile.

- Shuu, ripeti~ - lo incitò l’altro con tono fintamente allegro, ravviandosi i capelli rossi.

- Gli abitanti di quest’isola… anni fa… si stabilirono qui per fuggire da dei cacciatori… - finalmente sbadigliò dopo diverse pause senza successo, causando un tic nervoso all’occhio dell’albino – E ci trovarono un drago a fin di vita, che guarirono. Per ricambiare il favore, questo drago promise che li avrebbe protetti insieme a tutte le creature che già popolavano l’isola.

- Aaah, tipo quei batuffoli neri tutti carini che c’erano quando siamo arrivati~ - esclamò Laito, fulminato dal biondo per averlo interrotto; dopotutto era un caso davvero particolare, stava formulando una quantità di frasi di senso compiuto maggiore rispetto al solito!

- Alcuni, avendo dei poteri affini all’acqua, crearono un qualche… contatto speciale con il drago… così da collaborare con più efficacia, o qualcosa del genere… E svolgevano il ruolo di sacerdoti o qualcosa… - sbuffò annoiato, cercando di ricordare le esatte parole con cui Mary glielo aveva spiegato, e si alzò, scompigliandosi i capelli – Quella ragazzina… è l’ultima di queste persone, dato che sono state tutte massacrate durante quell’episodio… Che seccatura – borbottò, avviandosi verso la strada indicata da Claire.

- Nfu~ Quindi Isa-chan è una sacerdotessa, ne~ - lo seguì Laito.

Subaru rifletté, per poi scrollare le spalle e proseguire dietro di loro; sacerdotessa o meno, (la sua) Isa restava (la sua) Isa.

 


 

Eccomi~ Perdonate di nuovo il ritardo, ma mi sa che l'Ispirazione è davvero andata in qualche paese freddo per sfuggire a questo caldo... *sta sciogliendosi sulla sedia*
Come vedete, non sono passati due giorni, ma un bel po' X°D Tipo una settimana? *controlla il libretto delgi appunti con la cronologia della storia* Capperi, devo aggiornare qui X°D

Spero che vi sia piaciuto il capitolo, a presto~

 

 

 

 

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Capitolo 38
*** Chapter 37 ***


Chapter 37

 

- Lily-chan, per piacere, porta qui quella provetta; Martha-chan, puoi mettere sul fuoco quella soluzione rosa in quella beuta? Grazie.

Quando si erano trasferite in quella città, all’inizio, le due vampire non riuscivano a orientarsi nel laboratorio di Elena: ce n’erano migliaia di provette e centinaia di miscele dal colore rosato e dopo un paio di mesi si erano abituate, trovando nelle istruzioni di Elena delle indicazioni utili; per esempio, quando diceva “quello” intendeva solitamente l’ultimo oggetto che aveva toccato, ma come capirlo se non sapevano quale fosse stato? Facile: essendo abituata a ripassare più volte lo smalto sulle unghie nello stesso giorno, dato che si rovinava a causa degli ininterrotti esperimenti e attività che svolgeva, spesso non aspettava che si asciugasse prima di ritornare al lavoro.

Quindi, quando Martha trovò, tra una decina di beute con una soluzione rosa, quella che recava sulla superficie tracce di smalto più fresche, capì che era quello l’oggetto voluto e afferrò il recipiente con cautela, mettendolo sul fuoco di un becco di Bunsen: il colore sfumò presto su un color indaco, cambiamento che fu osservato con entusiasmo dalla vampira.

La sorella maggiore nel frattempo, aveva consegnato una provetta contente una polverina verde a Elena, la quale l’aveva versata in un miscuglio strano e bollente: lo stesso scoppiò di lì a poco e in tempo la donna allontanò se stessa e la ragazza.

- Mi scusi, signora Elena, ma cos’era esattamente quello – mormorò con un filo di voce Lily, togliendosi gli occhiali per pulire le lenti sporcate dal fumo rosso accesso.

- Sto cercando di creare una pozione che possa far funzionare più a lungo il polmone di Mary-chan – spiegò la dottoressa, avvicinandosi di nuovo ed esaminando il liquido ottenuto: nero pece, al contrario delle sue aspettative – Dannazione… così non va bene…

Lo sguardo di Elena vagò nella stanza, fermandosi sul calendario e sull’orologio da parete: non restava molto tempo…

 

 

Mary sfrecciava alla massima velocità possibile con la sua moto, lungo le strade cementate, prima di eseguire un brusco spostamento sulla destra e addentrarsi nella foresta.

- Ma-Ma-Ma-Ma-Ma-MARY-CHAN?! – strillò terrorizzato Ryan, aggrappandosi a lei più forte che poteva e ringraziando il Creatore che non potesse percepire alcun dolore mentre sobbalzava brutalmente a ogni buca, dosso naturale o quant’altro.

- Scorciatoia – spiegò molto sinteticamente l’altra, evitando per un pelo il robusto tronco di un abete.

Il ragazzo abbozzò un sorriso poco convinto e ancora per niente rassicurato; alzò la testa verso il cielo, osservandone la limpidezza e l’azzurro tanto inusuale per il mese di novembre che volgeva alla fine: sembrava quasi che anche il cielo li stesse tradendo, fingendo che la situazione fosse ben tranquilla e senza pericoli in vista. Non sapeva spiegarselo, ma qualcosa gli diceva che tante cose sarebbero andate nel verso sbagliato.

Era tanto distratto da quei pensieri negativi che non sentì l’avvertimento di Mary e improvvisamente si ritrovò a volteggiare in aria, dopo aver sentito uno strano rumore di ossa o rami rotti, e finì a terra, vedendo in lontananza l’amica frenare  e voltarsi verso di lui, lo sguardo accigliato da dietro le lenti di protezione; c’era tuttavia un altro dettaglio che non gli quadrava e, focalizzandosi meglio, si rese conto che il suo corpo era steso a terra, con un ramo spezzato poco distante.

Adesso si spiegava il perché non riuscisse a sollevarsi sulle braccia per rialzarsi.

- Eeehm… Mary-chaaan, sarebbe gentile da parte tua se mi aiutassi…

La fanciulla sbatté una mano contro la fronte, ravviandosi i capelli in un gesto seccato e, poggiata la moto contro un enorme masso, lo raggiunse per prendere tra le mani la sua testa, un po’ orripilata, tenendola il più lontano possibile da se stessa.

- Non sono radioattivo, tesoro – borbottò Ryan mentre veniva restituito al suo corpo: dal collo acefalo uscivano delle linguette nere e viola che, non appena fu vicina la sua testa, si riagganciarono a quelle che fuoriuscivano da quest’ultima e dopo un sono tritruck (?) il ragazzo si raddrizzò in piedi sgranchendosi, sotto gli occhi scioccati di Mary.

- Oh su, Mary-chan, non eri tu quella che dissezionava i pesci morti trovati in spiaggia…

- QUELLI ERANO SOLO PESCI! – ribatté schiaffeggiandolo sulla testa.

Il ragazzo annuì fingendosi poco convinto e rise nel ricevere un pugno sul braccio, seguendola per rimettersi in moto; d’un tratto, udirono uno strano urlo animalesco.

Mary ammutolì, cercando di identificare la creatura a cui apparteneva quel verso.

- Meglio sbrigarci… - suggerì Ryan – Non voglio Mietitori alle calcagna… potrebbero rendermi uno di loro.

La ragazza annuì e partirono.

 

 

- Signorine, da questa parte, prego~ - esclamò allegramente Theo, guidando un gruppo di ragazzine di circa undici anni verso la scala conducente all’interno della struttura che fungeva da rifugio secondo i piani di evacuazione (ovvero l’interno di una collina, costituita da una massiccia e resistente roccia poi scavata ingegnosamente); le fanciulle sobbalzarono e s’affrettarono nella direzione indicata.

Il mago le osservò ridacchiando, intenerito, e per un momento vide al loro posto le sue quattro kohai, anni prima, affrettarsi verso l’edificio scolastico, in ritardo a causa di Claire, svegliatasi molto tardi; i suoi occhi si velarono di nostalgia e si concesse un attimo ancora di distrazione per massaggiarsi le tempie, prima di ritornare al suo dovere.

Nel frattempo, Mark ascoltava tutti i suoni, tutte le voci dei dintorni, concentrandosi in particolare su quelle delle persone care e che conosceva; se l’amico fosse passato per caso accanto a lui, si sarebbe reso conto dal rossore sulle guance che aveva udito la voce della sua Ellen, impegnata altrove a ostacolare dei nemici con la sorella Angela e altri compagni: la determinazione della ragazza e la sua personalità combattiva e fiera, tipica della propria famiglia, aveva sostituito l’eventuale preoccupazione del mezzo mago con l’amore e l’ammirazione nei suoi confronti.

Tanto che, tramite i suoi pensieri, le mandava messaggi d’incoraggiamento…

E Dio solo sa cosa Ellen gli rispondeva, tanto da farlo diventare ancora più paonazzo.

 

 

Il venticello gelido soffiava docile, accarezzando i capelli biondi di Morten; dall’alto di un muro che cingeva la baia, poggiatovi di schiena a braccia conserte, osservava le persone radunate sulla spiaggia, soffermandosi soprattutto sulla figura di Isa che veniva preparata con le vesti e gli accessori che da anni erano tradizionalmente fatti indossare quando sacerdotesse e sacerdoti si riunivano per incontrare il Drago dell’isola.

Il mago sospirò amareggiato, rammentando malinconico l’ultima volta che aveva visto la famiglia riunita per lo stesso evento, molti anni prima di venir massacrati durante quell’attacco

Isa sembrava abbastanza tranquilla, più di quanto si sarebbe aspettato: probabilmente perché era fiduciosa nelle capacità del Drago e quindi certa che la situazione non sarebbe precipitata drasticamente; ciò lo aveva messo di buon umore, dato che tra le cose che sopportava meno c’era proprio l’atteggiamento demoralizzato della streghetta.

Essendo stato coetaneo e compagno di classe di Rose, nonché suo compagno di squadra, era solito frequentare molto la sua famiglia, perciò tra tutti era quello che conosceva meglio Isa: l’aveva vista crescere, e la considerava al pari di una sorella, come Finn, la quale oltretutto era la migliore amica della ragazza dagli occhi ambrati.

Si allontanò dal muretto, chiudendo la zip della giacca di pelle nera, infreddolito, e scese qualche gradino delle scale che portavano alla spiaggia, fermandosi ad ammirare i colori delle stoffe addosso ad Isa, e delle perline con cui alcune donne le stavano ornando i capelli, lucide e scintillanti; i suoi occhi color nocciola si spostarono sulle onde del mare, appena mosso, e respirò l’aria impregnata di salsedine.

Sì, amava davvero tanto la sua casa.

 

 

Ari osservò alcune fotografie incorniciate e appese alla parete dello studio del signor Flyer, il quale stava comunicanda al telefono con la moglie, per apprendere notizie dal Regno dei Demoni; alcune ritraevano la famiglia al completo, prima che la Signora di Vetro partisse per la sua missione, altre immortalavano i gemelli, talvolta in compagnia dei loro amici.

Tutte quelle in cui che avevano incluso anche Rose era stato eliminate, probabilmente, appese lì dove erano rimaste le impronte rettangolari di alcuni quadri.

Sospirò, chiedendosi per l’ennesima volta come non avessero notato nulla di anomalo nel comportamento della traditrice in tutti quegli anni passati: né lui, né Isa, né il resto della famiglia, né gli amici, né i gemelli; e in quel momento, sospettava che altri membri della città fossero della stessa natura

- Ari – lo chiamò il signor Flyer, riportandolo alla realtà; il giovane uomo voltò gli occhi scuri verso quelli castani spruzzati di verde, serio e in attesa di aggiornamenti.

- A quanto pare il Signore dei Demoni è responsabile di tutto il casino… aver saputo solo dopo più di diciassette anni che Cordelia era stata uccisa non ha giovato molto a tenerlo buono – disse, ravviandosi i capelli – Per di più dagli stessi figli avuti da Karlheinz  - sospirò seccato.

- Quindi immagino abbia sollevato tutto questo disordine per rinfacciare la colpa a quell’uomo – suppose l’altro, lasciandosi sfuggire un grugnito di fastidio e ribrezzo.

Il signor Flyer annuì, aggiungendo che per lo meno non si era verificato di peggio: l’eclissi lunare avrebbe potuto occorrere contemporaneamente nel Regno dei Demoni e in quello umano, influenzando i poteri di Kalrheinz e di conseguenza indebolendo la barriera che aveva creato per tenere in prigionia gli ultimi sopravvissuti dei First Blood, i due fratelli Tsukinami; quest’ultimi ne avrebbero approfittato per cercare altri discendenti dei progenitori, scoprendo che l’unica persona in vita era Yui Komori, un’umana vampirizzata possedente il cuore di Cordelia, la cui madre, defunta moglie del Re dei Demoni, era zia degli stessi fratelli Tsukinami.

Ari, un po’ confuso, considerò che ci fosse anche la Signora di Vetro; dopotutto, era la sorella maggiore di Cordelia.

Il signor Flyer tacque un attimo, prima di guardarlo e rivelargli che il sangue dei First Blood poteva essere ereditato solo dalle quattro sotto-razze (di cui facevano parte i vampiri); essendo la moglie una demone, non era possibile che questo sangue scorresse nel suo corpo.

Passò qualche secondo di silenzio prima che l’ex-insegnante domandasse se Karlheinz stesse facendo qualcosa di utile.

- L’ultima volta che ha cercato di fare qualcosa di utile ha fatto un disastro – fu la risposta.

I due uomini si lasciarono sfuggire un sospiro esasperato, prevedendo tempeste.

 

 

- SHUU! MUOVI QUEL MALEDETTO DERETANO E SVEGLIATI, CAZZO!

Qualche ragazza nelle vicinanze che tratteneva un avversario dall’attaccare la collega fulminò con lo sguardo Subaru, inorridita dalla sua volgarità; l’albino arrossì violentemente e distolse lo sguardo, borbottando qualcosa, per poi rifilare un calcio negli stinchi a Laito dopo che gli commentò di essere fortunato che Isa non fosse rimasta troppo impressionata dal suo carattere scorbutico.

Shuu intanto si sollevò stancamente dalla panchina, protestando che aveva bisogno di riposare per un paio di minuti, ogni tanto.

- Con “ogni tanto” intendi dire ogni tre minuti?! – sbottò irritato Subaru, con una vena che gli pulsava dolorosamente sulla fronte.

Nel frattempo, gli occhi di Laito avevano scorto del cielo un lampo rosso.

- Ragazzi… ho visto qualco-…?!

 I vampiri balzarono indietro appena in tempo prima di venir investiti da un enorme palla scarlatta luminescente, che presto divenne opaca e si crepò; infine si ruppe in mille pezzi come se fosse stata di vetro, rivelando al proprio interno un uomo dai capelli rossi, muscoloso e ricoperto quasi totalmente da tatuaggi che raffiguravano streghe sul rogo e corpi martoriati di vampiri e demoni.

- Non si capisce che è un cacciatore, eh – esclamò ironicamente Laito, indietreggiando non perché intimorito, bensì perché non era esattamente il tipo da cimentarsi in scontri: era una persona pacifica lui (finché non si trattava di torturare delle donzelle…).

- Taci, porcone – borbottò l’albino, stringendo i pugni e osservando con attenzione l’uomo, preparato ad affrontarlo; Shuu, notando la sua prontezza, bofonchiò se non fosse piuttosto il caso di teletrasportarsi altrove ed evitare quella seccatura.

Mentre lo diceva, si vide arrivare a un soffio dai capelli un oggetto di metallo, schivato con un riflesso involontario del corpo che ne aveva percepito il rapido avvicinamento: l’uomo aveva appena cercato di tramortirlo con un enorme martello, massiccio e dal manico piuttosto lungo e robusto per sorreggerne il peso, spuntato da chissà dove; i tre vampiri si scoccarono un’occhiata a vicenda e, pensando inconsciamente alle decine di giovani che avrebbero potuto giacere a terra uccisi da quell’arma, decisero di intervenire.

Tuttavia, non fecero in tempo a muoversi di un solo passo che addosso al cacciatore atterrò Finn, dritto sulla faccia con i piedi; sentirono dei crack di ossa rotte e l’uomo cadde a terra, il viso illividito dalla potenza della strega che balzò indietro, raddrizzandosi e rivolgendo un cenno di testa ai tre fratelli di allontanarsi e raggiungere i Mukami che arrivarono di lì a poco ai piedi delle scale dove altre persone si affrettavano per rispettare il piano di evacuazione.

Si scambiarono un altro sguardo d’intesa e seguirono l’indicazione, raggiungendo gli altri quattro, Yuuma commentando a Shuu che si fosse perso per una buona volta di vederlo finalmente in azione; improvvisamente, Azusa sobbalzò.

- Finn…! Attenta…!

La strega sgranò gli occhi: stava voltandosi per avvicinarsi agli altri a sua volta, dopo aver verificato di aver stordito efficacemente l’avversario, quando si vide arrivare il martello dritto allo stomaco: venne sbalzata violentemente contro la parete dietro di lei, procurandoci delle crepe a causa della forza con cui era stata colpita e cadendo a terra su mani e ginocchia, tossendo malamente a causa dell’impatto.

Il più giovane dei Mukami urlò qualcosa che giunse indecifrabile alle orecchie di Finn, la quale strinse i pugni e digrignò i denti, alzandosi in piedi; ignorò il dolore e si tolse la giacca, per poi scrocchiarsi le mani e concentrarsi sui propri poteri: luminescenti linee azzurre le percorsero la pelle in arabeschi.

Il nemico si precipitò verso di lei, sferrando un altro colpo di martello: la strega trattenne contemporaneamente il respiro e afferrò la testa dell’arma sotto gli occhi stupiti dei vampiri e quelli sconcertati dell’uomo; Finn strattonò l’arma in modo da sbilanciare l’avversario verso la propria sinistra e, avanzando in avanti e prendendo tra le mani il manico, assestò un calcio contro il suo torso, sbalzandolo in avanti e facendogli perdere la presa del martello.

L’avversario non fece tempo a riprendersi che venne tramortito dalla sua stessa arma, impugnata dalla strega; il colpo fu talmente potente che rimbalzò sul terreno per parecchi metri prima di sbattere e distruggere in parte il muro di un garage.

Finn espirò finalmente, lasciando cadere a terra l’enorme martello; le linee scomparvero e barcollando raggiunse i vampiri, subito approcciata da un ansiosissimo Azusa che la toccò ovunque: nessuno, a parte lui, poteva procurarle lividi o ferite…!

- Ehi, tutto bene, nanetta? – le si rivolse Yuuma.

Shuu ridacchiò non appena il gigante imprecò di dolore dopo aver ricevuto una pedata sulle ginocchia da parte della minuta ragazza, imbronciata per il nomignolo che le era stato affibbiato, stringendosi al corpo del suo amato vampiro, lieto di sentirsi stritolare e che stesse ancora bene, nonostante fosse esausta.

E poi udirono l’urlo penetrante che raggelò loro il sangue nelle vene e che subito riconobbero appartenere a Isa: Subaru sentì il cuore in gola.

 

 

Cazzo!

Morten non era il tipo da imprecare troppo spesso, ma in quel momento era l’unica parola che il suo cervello riusciva a suggerire ripetutamente, come una radio rotta, fissando sconvolto la scena dinnanzi a sé, nella baia, appoggiato al muretto per evitare di afflosciarsi sulle gambe per lo shock.

Fino a pochi minuti prima, vestita e ingioiellata alla perfezione, Isa si era presentata davanti al mare, decisa, e con i piedi nudi abbelliti da un paio di anelli in corallo e una cavigliera di lapislazzuli si era incamminata sul pelo dell’acqua, focalizzandosi sui suoi poteri, lasciando che la pelle venisse solcata da delle linee arancioni; aveva pronunciato delle parole in una lingua antica e le onde del mare si erano innalzate a creare una sorta di bozzolo d’acqua, che poi si era sciolto rivelando il corpo lungo e maestoso del Drago, dalle squame lucenti e cerulee e gli occhi rosa pallido, gentili.

E poi, si era visto un lampo bianco attraversare l’aria, e la testa del Drago era caduta in acqua, tingendola di verde scuro con il sangue, e Isa aveva lanciato un urlo talmente terrificante che Morten aveva sentito le proprie viscere contorcersi su se stesse.

Erano accorsi dei compagni, combattendo i nemici che si erano presentati, e il mago aveva osservato muto e a occhi spalancati, incapace di muoversi; finalmente, scorgendo Isa che si dimenava nelle acque cercando di raggiungere la testa, seppe qual era il suo compito.

Deglutì e saltò giù, aiutandosi con i suoi fili, pronto ad affrontare eventuali ostacoli e determinato a recuperare la testa del Drago, il cui corpo era stato inghiottito dal mare, diretto verso una zona più sicura...

 

 

Intanto, a decine di metri dall’uscita dalla foresta, due giovani in moto fuggivano a una coppia di Mietitori e un demone.

 

 

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Capitolo 39
*** Chapter 38 ***


Chapter 38

 

Per praticità, Ayato aveva sollevato Yui per trasportarla sulla schiena, ma per comodità quella soluzione era alquanto discutibile, dato che, correndo all’impazzata, la fanciulla continuava a sobbalzare (e inoltre doveva reggere la spada regalatale da Anna in una mano); certamente, però, considerando che avevano alle calcagna dei piranha volanti, preferiva quella piccola tortura al pensiero di farsi sgranocchiare viva da quegli esserini orridi e bizzarri.

D’altro canto, il vampiro pensava che quei cacciatori e Reiji sarebbero stati ottimi amici: da quanto aveva capito tramite Anna, i primi si divertivano a fare esperimenti su qualsiasi creatura o elemento sottomano, hobby condiviso dal fratello maggiore; non era difficile trarne la suddetta conclusione.

Anna era molto più stressata di quanto lo sarebbe stata in “normali” condizioni: era ancora irritata con Reiji a causa del suo commento nei confronti della sua capacità di annullare i poteri magici entro una certa area limitata, considerandola alquanto inutile a causa di questo stesso difetto e ferendola quindi nell’orgoglio; inoltre, Kanato continuava a strillare per la confezione di donuts che gli era sfuggita di mano durante la fuga e che non era riuscito a recuperare perché la strega, saggiamente, glielo aveva impedito.

Chi ha la precedenza, la nostra sicurezza o la tua gola?!, pensò la ragazza, promettendosi che non appena avrebbe avuto un momento libero, lo avrebbe strozzato; se non fosse stata trucidata lei per prima…

- Scale! – avvisò, precipitandosi lungo di esse in fretta e furia, saltando gli ultimi tre gradini con un salto, e ignorò il commento di Ayato che lui sapesse fare di meglio; ma doveva proprio soffermarsi sui suoi atteggiamenti arroganti in un momento simile?

Questi vampiri…!, commentò nella sua testa Anna, fremendo di irritazione.

Poi, voltando a un bivio, arrestò il passo.

- Ehi, cazzo ti fermi! – cominciò a imprecare il vampiro dagli occhi verdi, contrariato, per poi interrompersi non appena udì un sinistro rumore di ossa rotte.

Di fronte a loro, una ragazza dagli occhi a mandorla e l’appariscente abito macchiato di sangue aveva appena spezzato l’osso del collo a quello che Anna riconobbe essere uno dei senpai di venticinque anni; lo ricordò che consegnava la posta tra un parte dell’isola e l’altra e che spesso portava a Isa dei krapfen all’albicocca per colazione.

Invece, l’assassina era…

- Rai… san?! – esclamò inorridita e soprattutto sconvolta.

“Ci sono traditori e complotti ovunque”; le paure delle sorelle erano terribilmente fondate.

La giovane si voltò lentamente verso di lei, un sorriso inquietante e pieno di malignità impresso sul volto: era irriconoscibile; Anna teneva gli occhi spalancati, sotto shock, finché l’improvviso movimento dell’avversaria nella sua direzione non la ridestò.

- Allontanatevi verso quella colonna, presto! – urlò ai vampiri, indicando il suddetto punto con la spada che poi sfoderò, difendendosi in tempo dalla baionetta di Rai, la quale subito scomparve dalla sua vista per riapparirle dietro.

Anna ricordò che le gemelle Calling avevano il potere di materializzarsi, in un punto qualsiasi dei dintorni, da un momento all’altro: era nettamente in svantaggio, a meno che non fosse riuscita a utilizzare il suo di potere; ma con la nemica che continuava a spuntarle da ogni angolo possibile, sarebbe stato difficile se non addirittura impossibile.

Ebbe ancora la prontezza, e la fortuna, di parare un altro colpo; in seguito, una bruciante e pungente sensazione si diffuse dalla spalla: con un colpo di katana allontanò Rai, il tempo di riprendersi e osservare la profondità della ferità, ma purtroppo l’avversaria era molto più rapida e se la vide comparire davanti, pronta a sferrarle il colpo di grazia, mentre sentiva lontana la voce di Yui che urlava il suo nome terrorizzata.

Quella pugnalata non arrivò mai: si fermò a mezzaria, subito dopo il suono di un proiettile sparato, e Rai barcollò indietreggiando, il volto contratto in una smorfia confusa e angosciata, mentre l’abito si macchiava di rosso in corrispondenza della schiena e un po’ anche del petto; poi stramazzò al suolo, gli occhi spalancati e vitrei.

La strega osservò il corpo ormai esamine con evidente perplessità, per poi rivolgere lo sguardo verso la persona che aveva puntato l’arma da fuoco contro l’avversaria: era la gemella, Mai, con uno sguardo perso e stralunato, le mani tremanti a stringere un fucile a pompa e ad abbassarlo, facendolo cadere a terra; balbettava qualcosa, in prenda all’agitazione, l’ansia, l’orrore e… un tormentato rimorso.

- Non volevo… non… non so perché… non avremmo dovuto… Rai – pronunciò il nome della sorella con voce roca e impastata di dolore, per poi balbettare altri parole senza un evidente nesso logico, poco lucida.

Infine, recuperò il fucile, puntandoselo contro un po’ a fatica; Anna si sentì irrigidire.

- Mi dispiace.

- MAI-SAN, NO!

La giovane donna pentita cadde a terra, gli occhi chiusi e bagnati; sembrava più serena della gemella.

 

 

Azusa afferrò al volo il corpicino di Finn e a sua volta Yuuma li sorresse, evitando che il fratellino perdesse l’equilibrio cadendo all’indietro a causa del forte impatto.

- Finn…! Tutto… bene?! – chiese allarmato il vampiro, stringendole le spalle con il braccio e la mano con la propria; la strega minuta bofonchiò qualcosa d’incomprensibile con un filo di voce, dolorante, e i suoi occhi si spostarono dal suo viso alla figura del demone che l’aveva scaraventata via.

Era troppo forte per lei e, sfortunatamente, temeva di essersi procurata una lieve frattura alla tibia, a giudicare dal dolore allucinante che le attraversava tutta la gamba; aveva bisogno di rinforzi e certamente non voleva lasciare che se ne occupassero Subaru e Yuuma, i quali erano avanzati di qualche passo scrocchiandosi le mani, pronti a contrattaccare la creatura.

Prima che uno dei due fronti potesse solo muoversi di mezzo millimetro, in mezzo a loro atterrò Claire, imitando un po’ l’entrata in scena che aveva fatto Finn precedentemente; stava accucciata a terra con un ginocchio piegato e distese le braccia, le mani che stringevano ciascuna un ventaglio color porpora con motivi floreali dorati.

- Cl-… Claire… - sussurrò l’amica, mentre si faceva aiutare da Azusa a rialzarsi e reggersi in piedi.

- Tranquilla, Ficchan~ Ho tutto sotto mano – il tono delle ultime parole calò di un ottava, provocando dei leggeri brividi di emozione lungo la schiena di Laito, che la stava osservando interessato ed euforico.

Aprì i ventagli e improvvisamente si alzò il vento, dapprima debole e poi, man mano che Claire si sistemava in posizione eretta muovendosi come a ritmo di una danza, s’intensificò e parve concentrarsi attorno al demone che si guardava intorno spaesato, come confusi erano anche i vampiri nel notare i capelli della ragazza diventare candidi: dopotutto era anche lei una mezza strega e mezza demone, come Mary.

La ragazza incrociò le braccia e sulla superficie dei ventagli si formò una crosta dorata irregolare, formata da milioni di piccoli cristalli appuntiti; successivamente aspettò che il vento formasse una sorta di piccolo ciclone, all’interno del quale il nemico cercava di rimanere con i piedi per terra ed emanava scariche elettriche, invano.

Infine, Claire allungò le braccia davanti a sé e dai ventagli si staccarono i frammenti dorati, entrando nel vortice che girò ancora più brutalmente e graffiando profondamente il demone, ovunque; quando Claire decise che fosse abbastanza, il vortice si dileguò lentamente e il corpo dell’avversario cadde a terra, ricoperto interamente di sangue.

I vampiri rimasero a bocca aperta: fino a quel momento, a parte i rari episodi in cui avevano assistito agli scontri di Mary, nessun potere era sembrato tanto feroce e spietato come quello; vennero ridestati dall’applaudire di Laito, avvicinatosi alla mezza demone che nel frattempo aveva riposto i ventagli in due taschine apposite legate alle gambe.

- Nfu~ Spettacolo davvero ammirevole ed entusiasmante, Claire-chan~ - cinguettò con tono lezioso, avvolgendo un braccio intorno alla sua vita e…

- CAZZO, LAITO, TI PARE IL MOMENTO?! – sbraitò Subaru, mentre Kou sfoggiava una smorfia disgustata e aiutava Azusa ad accompagnare Finn lungo la strada che la streghetta indicò loro di percorrere, verso il rifugio.

- Che porcone… -sputò a terra Yuuma, seguendo i due fratelli con Ruki, questo senza aver prima scoccato al vampiro in questione un’occhiata di ribrezzo.

Shuu sbadigliò e barcollò dietro di loro; intanto, i due piccioncini si scambiarono qualche ultima effusione.

 

 

Correva a perdifiato, ignorando i rami che gli scalfivano il viso e la sua giacca di pelle preferita; non aveva la possibilità di pararsi il viso tra le braccia, poiché tra queste stava la testa del Drago dell’isola, avvolta in spessi teli, i più superficiali che cominciavano a macchiarsi di quel sangue verde scuro; i sacerdoti lo avevano avvisato: doveva recarsi in fretta al rifugio per portarla al sicuro, prima che il sangue gli toccasse la pelle, ustionandola e causandogli un qualche drastico cambiamento nei poteri o nell’organismo.

Morten scivolò lungo un pendio e attraversò rapidamente la riva del fiume, seguendone l’andamento in quanto conduceva direttamente al rifugio; ricordò Mark che gli aveva raccontato di quella volta in cui vi era caduto con la gemella, per poi venir recuperati dal padre. In breve, dimenticò quello che stava pensando e con un balzo attraversò il punto in cui il fiume scorreva sottoterra per un breve pezzo.

Il sudore gli scivolava sulla pelle ed era caldo, così caldo che non sentiva minimamente l’aria fredda di fine novembre; così caldo che non sentiva più il dolore delle ferite che si era procurato evitando dei nemici che lo avevano seguito per un po’, bloccati in tempo dalle sorelle maggiori di Anna: Angela gli aveva lanciato una boccetta per alleviare eventuali scottature a causa del sangue del drago, Ellen gli aveva urlato che avrebbe avvisato Mark della sua situazione (anche se il gemello ne era ormai già a conoscenza, molto probabilmente, salvo distrazioni).

- WOAH! – scivolò, questa volta accidentalmente; rotolò stringendo al petto la testa, senza percepire alcune gocce del sangue macchiargli e bruciargli la pelle delle mani, e si sporcò di fango finché andò a sbattere un po’ malamente contro un tronco vecchio e pesante.

Mugugnò qualcosa per la propria schiena che strillava pietà e si rialzò dopo aver fatto un respiro profondo, pieno di forza d’animo.

Devo portare la testa al sicu…

Nonostante fosse ancora un po’ stordito per la caduta, distinse nitidamente il suono di una risatina un po’ oscurata dal rumore dei suoi passi: si bloccò e, con la mente, frugò velocemente nei ricordi per trovare la persona a cui apparteneva quel modo di ridere, seppur più malvagio e crudele rispetto al tono dolce e modesto che la memoria riportava.

Si voltò e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli ambrati di colei che era stata la sua compagna di squadra, la sua migliore amica: riccioli di un biondo quasi bianco a incorniciarle il viso, Rose era lì di fronte a lui, i suoi vecchi pugnali intrisi di veleno libranti in aria attorno a lei, pronti a convergere sul corpo del mago.

- Ehi, Rose. Quanto tempo – borbottò sardonicamente il biondo, indietreggiando di un passo e sistemando la testa del Drago sotto un solo braccio, in modo da averne uno libero per attaccare e difendersi.

- Morten. Scorbutico come sempre – sorrise l’altra; la pelle era grigiastra e solcata da cuciture come quella di Ryan, inconfutabile segno che era uno zombie, resuscitata tramite chissà quale incantesimo proibito e maledetto.

- Meglio scorbutico che traditore – sibilò acido il ragazzo e prontamente tirò dei fili davanti a sé, fermando in tempo alcuni pugnali, mentre con altri tirava il tronco in parte contro l’avversaria.

Non ho… tempo di affrontarla…

Amaramente si voltò e corse il più veloce possibile, tenendo le orecchie ben tese e preparando al momento delle piccole trappole con i suoi fili; percepì un dolore penetrante sulle mani e, dandovi una rapida occhiata, si rese finalmente conto che il sangue del drago gli aveva ustionato così tanto la pelle da aver creato dei solchi nella carne.

Non perse tempo a imprecare e accelerò, ringraziando i geni della sua fami-…

Un'altra sensazione di dolore, ancora più acuta e insopportabile, si diffuse dalla schiena in tutto il corpo: rallentò solo di un paio di passi, per poi riprendere la corsa, ansimante e frastornato; le lucine colorate che cominciò a intravedere con la coda dell’occhio erano la firma dell’artefice di quel veleno che impregnava la lama conficcata sul dorso...

Non posso… fermarmi ora…

Strinse i denti, sudatissimo, e continuò a correre, urlando quando tirò con i fili il robusto tronco di un abete, spezzandolo e scagliandolo contro Rose che rimase sconcertata da quella forza, nonostante fosse già a un punto critico: le tossine erano pronte a corrodergli le viscere, secondo i tempi che aveva misurato correttamente.

La nemica lanciò altri pugnali, la maggior parte evitati, alcuni lacerandogli i vestiti e un po’ la pelle, uno a infilzarsi nella carne del suo polpaccio; sentì compiaciuta il suo lamento di dolore, ma provò un’ira intollerante nel costatare che il mago non si sarebbe fermato nemmeno se lo avesse decapitato.

Ovviamente stava esagerando, ed era pronta a ricorrere proprio a quella disumana decisione per sbarazzarsene e finalmente impossessarsi della testa del Drago.

Tutto andò storto, tuttavia, perché prima che potesse avventarsi su di lui, Mark era comparso di fronte a lei, gli occhi argentati spruzzati di scarlatto e le lame d’argento che presto sbucarono dal terreno, indirizzati verso di lei; Rose si lasciò sfuggire un grugnito ostile e le schivò per un pelo indietreggiando a grandi balzi, finché la sua schiena con si scontròo contro qualcosa dalla circonferenza molto piccola, e fredda, e quasi appuntita…

Poi due spari, e vide dal proprio stomaco uscire due proiettili che le scoppiarono davanti al viso, scorticandolo sul mento e sulle guance.

- THEO…! – tuonò, girandosi per accoltellarlo al collo; il suo polso venne bloccato dalla mano del mezzo mago che comparì accanto all’amico, il quale si tolse la giacca della divisa, rivelando una tuta aderente nera, gli occhiali e il basco, ravviandosi i capelli neri ad occhi chiusi.

Quando li aprì, fredde iridi verdi fissarono Rose, la quale abbozzò un sorriso maligno, un po’ elettrizzata dalle loro espressioni serie e piene di odio nei suoi confronti.

- È giunto il momento di fare i conti.

La voce di Theo non era mai stata così grave e lugubre.

 

 

Mary urlò a Ryan di scansarsi, perché di vederlo un’altra volta finire a pezzi e poi aiutarlo a ricomporsi certamente non aveva più voglia: non appena il ragazzo si spostò, le farfalline lanciarono addosso all’essere demoniaco le macerie che nel frattempo avevano recuperato da un piccolo edificio abbandonato in mezzo al bosco, ch’era molti anni prima la casa del guardiano del fiume.

La creatura venne sepolta da quel cumulo di rovine, mettendola per il momento fuori gioco e così permettendo ai due di concentrarsi sull’ultimo dei due Mietitori che dovevano ancora affrontare; il primo era stato prontamente trafitto dalle lame d’argento di Mary, che in seguito si era resa conto di non riuscire più a manipolarle.

Ryan domò le ombre, facendole innalzare e circondare il Mietitore; successivamente, sparì dietro una di esse, lasciando che il nemico si guardasse intorno confusamente.

Nel frattempo Mary si era un attimo allontanata in disparte, concentrandosi sui proprio poteri: era come se ci fosse un qualche tipo di interferenza tra il suo volere e il suo potere; non riusciva a riprodurre delle lame di argento, né a percepire atomi di argento nei dintorni e a manipolarli. Probabilmente si trattava di un’altra delle tante anomalie che si presentavano durante il processo per diventare Izanami…

Udì il Mietitore emettere una sorta di ruggito e poi lo scontrarsi di due lame: sbucando da un groviglio di ombre, Ryan aveva cercato di fendere in due l’essere di fronte, che tuttavia prontamente parò l’attacco con la propria falce; lì iniziarono a spingersi a vicenda e la sorte di ciascuno dipendeva dall’esito di ciò.

Se Ryan fosse riuscito ad avere la meglio, avrebbe scisso in due il Mietitore per poi infilzarne con la punta della falce il “cuore”, mettendo fine alla sua esistenza; se si fosse verificato il contrario, il Mietitore avrebbe potuto rendere lo zombie uno della sua specie.

I Mietitori erano creature molto forti in questo: Ryan stava perdendo.

Fu allora che Mary saltò sul dorso dell’avversario, stringendogli il capo tra le braccia, così da permettere al ragazzo di procedere secondo quanto detto.

- Meno male… grazie, Mary-chan – le sorrise, dopo aver osservato la creatura fondersi in una poltiglia scura che venne assorbita dal terreno lentamente.

La fanciulla ricambiò appena, per poi irrigidirsi: Mark le aveva appena segnalato quanto era accaduto a Morten e lo riferì all’altro, con il quale si precipitò verso il fiume; il biondo non doveva essere molto lontano, secondo i rapidi calcoli che fece mentre correva, ignorando il dolore lancinante al polmone per lo sforzo.

Infatti, non appena furono a pochi passi dal raggiungere il torrente, bastò guardare prima a sinistra e poi a destra per scorgere il mago fermo in prossimità della riva che bagnava l’involucro nella quale era avvolta la testa del drago, abbandonato ai suoi piedi.

- Morten! Siamo qui! – gridò Mary, sollevata, correndogli incontro.

Ryan lo fissò attentamente, pensieroso, e il suo viso assunse una piega amara, avvicinandosi a sua volta.

- Mo-senpai! – esclamò la ragazza, poggiando una mano sulla spalla dell’amico – Tranquillo, ora ci siamo noi ad aiutarti! Andremo al rifugio insieme…! – man mano che andava avanti, il suo sorriso andò svanendo, finché non ammutolì per osservarlo meglio.

Il corpo di Morten era appena freddo, rigido, grondante sangue a causa delle ferite e del veleno, che tra i vari danni arrecava quello di un dissanguamento rapido; gli occhi vitrei e puntati su un punto fisso del fiume, la bocca appena socchiusa e con un filo scarlatto a gocciolargli dalla parte del viso che non era visibile dalla loro posizione.

- Mo-senpai…? – lo chiamò Mary, quasi senza respiro – Su, so che sei stanco… ma dobbiamo ancora… - le labbra avevano cominciato a tremarle.

- Mary-chan.

La voce di Ryan la fece voltare verso di lui, lentamente e malvolentieri: temeva che le stesse per confermare il suo atroce sospetto; il ragazzo-zombie la scrutò con gli occhi velati di compassione e un lieve sorriso amareggiato.

- È già morto – le sue parole furono come un pugno nello stomaco.

- Ma… è… è… in piedi… - Mary barcollò sul posto, a occhi sgranati e lucidi.

- Incredibile, vero? È stato così forte, così determinato, che persino il corpo si è dimenticato che ormai può riposare in pace – mormorò con un groppo alla voce Ryan; se avesse potuto, avrebbe versato parecchie lacrime.

In compenso scivolarono lunghe le guance dell’altra.

 

 
 


Salve~ spero mi perdonerete ancora per il solito ritardo... *suda freddo, nervosa*
Tra studio, manga/anime da leggere/guardare, sopravvivere (LOL) e varie cose... ah, anche il caldo... e l'Ispirazione che gioca a nascondino...
Perdonatemi, insomma TvT
Ah, e non uccidetemi per Morten.
Era tutto previsto fin dall'inizio.
Solo che...
... la cosa è uscita molto più drammatica di quanto lo avessi immaginato.
*piange in un angolino*

Fatemi sapere che ne pensate come sempre, grazie per leggere! :D

 

 

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Capitolo 40
*** Chapter 39 ***


Chapter 39

 

Yui scrutò con occhi velati di ansia e preoccupazione l’interno del rifugio nel quale erano stati portati: era tutta una rete di stanze, ripiani, scale e colonne ingegnosamente progettata e scavata nella roccia, la quale costatò essere piuttosto resistente poiché Subaru, dopo averci mollato un pugno nel sentire quello che era successo a Isa, vi aveva provocato delle lievi crepe, stupito e quasi contento che per una volta non avesse buttato giù un intero muro; non mancava nulla che fosse necessario, tra l’infermeria, la dispensa di viveri, il ripostiglio di coperte e vestiti puliti, e simili.

I giovani intorno stavano seduti, parlottando tra loro, altri camminavano avanti e indietro, alcuni di quelli che avevano combattuto si erano sdraiati in qualche angolo a riposare; i più anziani discutevano in disparte con espressioni serie, o uscivano da una stanza all’altra per analizzare delle informazioni in merito alla situazione e ponderare sul da farsi.

Non prima di essersi soffermate sulla signorina Elena che correva da un ferito all’altro per esaminarlo e invitarlo o no a raggiungere quelli più gravi in infermeria, le iridi color ciclamino chiaro della neo-vampira osservarono le figure delle quattro streghe: Anna puliva la lama della sua katana con minuziosa attenzione, probabilmente per evitare che la concentrazione si focalizzasse sul tradimento e la morte delle gemelle Calling, oltre a tutto il resto; Claire si limava le unghie distrattamente, spiegando a un Laito curioso la differenza tra demoni e creature demoniache, spesso erroneamente trascurata; Finn si massaggiava le braccia con delle pomate anti-dolorifiche, fissata teneramente da Azusa, il quale stringeva tra le mani la sua giacca; infine, la piccola Isa era accucciata su se stessa su una panchina, singhiozzante, le gambe piegate e circondate dalle sue braccia, il volto appoggiato tra le ginocchia e gli occhi gonfi e rossi.

Subaru guardava dispiaciuto la streghetta dagli occhi ambrati, sentendosi impotente in quanto non in grado di dirle qualcosa al fine di confortarla: da quel che aveva capito, il Drago dell’isola era stato decapitato e, pur essendo una creatura che avrebbe potuto resistere a questa condizione acefala per un limitato periodo di tempo, ciò comportava un netto svantaggio, perché le creature dell'isola sarebbero rimaste in uno stato confusionario e il loro eventuale aiuto sarebbe risultato poco efficace, senza la protezione e la coordinazione del Drago; l’unica speranza era che la testa fosse tratta in salvo il prima possibile e restituita al corpo del Drago, per il momento al sicuro in una zona nascosta e sconosciuta ai più.

Ciò aveva spiegato Lily a Reiji e Ruki, mentre rigirava tra le dita affusolata la fiala che avrebbe dovuto consegnare a Mary non appena sarebbe arrivata; il secondogenito dei Sakamaki si massaggiava il mento pensieroso, mentre l’altro vampiro rifletteva su quanto i draghi fossero creature affascinanti e particolari e allo stesso tempo si chiedeva quando quella situazione sarebbe volta al termine (e non tragicamente).

Martha nel frattempo, seduta accanto alla sorella a cui volgeva le spalle, era impegnata a medicare le ferite di Theo, ridacchiando ogni qualvolta il fidanzato si lasciava sfuggire un gemito dolorante o abbozzava un sorriso imbarazzato nel farsi accarezzare dolcemente i capelli; Shuu li guardava annoiato, sbuffando di tanto in tanto e immaginando al loro posto se stesso e Mary, solo con i ruoli invertiti, probabilmente; Kou era riuscito a trovare tra la folla di persone nel rifugio la nuvola d’oro di Lucy e l’aveva raggiunta per rivolgerle la parola, inconsapevolmente sollevato che stesse bene; Yuuma inarcò un sopracciglio nel vedere il fratello idol ridere con la ragazzina, sogghignando per poi camminare in giro, lanciando sguardi un po’ ovunque e in particolare sulla spalla fasciata di Anna; Ayato sedeva su una sporgenza rocciosa che fungeva da panchina, accanto a Yui alla cui vita aveva avvolto il braccio protettivamente, imbronciato che l’attenzione della neo-vampira fosse rivolta a ciò che li circondava.

E quando finalmente la fidanzata appoggiò la testa contro la sua spalla sospirando e facendolo arrossire leggermente, il vampiro, che era anche contento, schioccò la lingua infastidito nel vedere Ellen avvicinarsi a loro, sorridendole e adocchiando la vecchia spada della sorellina stretta tra le sue mani.

- Vedo che Anna ti ha regalato la sua prima compagna di combattimento – disse con voce pacata e aggiunse – Però le lezioni che ti ha dato su come maneggiare la spada sono merito di qualcun altro.

Yui sbatté le ciglia, assumendo un’espressione confusa e la bionda ridacchiò, intenerita.

- È stata un’idea di Mark, me ne aveva parlato pochi giorni fa; avrei potuto pensarci io ma, essendo piuttosto impegnata con il mio lavoro e vedendo che Anna stava stringendo amicizia con te, ho pensato che lei fosse più adatta a insegnarti. Se vuoi ringraziare Mark, ti conviene limitarti a pensarlo – fece l’occhiolino – Quel tenerone è molto timido, soprattutto quando riceve parole di gratitudine e apprezzamenti – detto ciò rivolse loro un cenno di saluto con la testa e si allontanò, cercando e raggiungendo la sorella Angela che stava rimproverando un gruppo di ragazzi più lontano.

- Quindi è tutta colpa di quella testa rosata? – borbottò Ayato, arricciando le labbra.

- Ayato-kun! – la fanciulla gli rivolse uno sguardo rimproverante – Non parlare così come se avesse fatto un danno; è stato molto gentile da parte sua…! – si morse le labbra e abbassò lo sguardo, un po’ amareggiata, cogliendo un po’ di sorpresa il vampiro.

- E-Ehi, Chichinashi… c-che ti succede? – le domandò, raddrizzandosi e posando le mani sulle sue spalle.

- Non mi piace essere debole, Ayato-kun… - mormorò Yui, mentre gli occhi le s’inumidivano – Sono diventata una vampira, ma sento che non è sufficente… e non voglio dipendere sempre da te! – ribatté prima ancora che lui potesse protestare, guardandolo poi con tristezza – Voglio essere più forte… per aiutare gli altri… - sospirò di nuovo e accoccolò la testa contro il suo petto, lasciandolo senza parole e turbato.

- Mi domando dove sia Mary-senpai… - sussurrò dopo un po’, cambiando argomento, preoccupata; Ayato fece spallucce, ipotizzando che fosse da qualche parte con Ryan ad affrontare altre creature demoniache o dei cacciatori.

- Dovrebbero tornare da un momento all’altro, però – sbottò una voce facendoli sobbalzare e si voltarono verso il proprietario della voce, rimanendo di sasso: si trattava di un grosso lupo nero dagli occhi dello stesso colore che li fissavano intensamente.

- Ari-sensei! – esclamò Anna; già da un po’ aveva interrotto la pulizia della sua katana a causa di Yuuma, sedutosi accanto a lei per punzecchiarle dispettosamente la spalla, ridendo e massaggiandosi il braccio colpito da qualche pugno da parte di lei.

I vampiri, attirati dalla sua voce, spalancarono la bocca e sgranarono gli occhi nel vedere il lupo trasformarsi nell’uomo che era Ari, il quale si stiracchiò bene il collo e le braccia camminando in mezzo a loro ed esaminandoli torvamente.

- Nessuno di voi ha più ricevuto notizie da Cho-hime e Ryan? – chiese assottigliando gli occhi sulle quattro streghe, le due vampire e il mago, per poi lasciarsi sfuggire un sospiro irritato nel ricevere una risposta negativa – E Morten? – guardò Finn che scosse la testa, imbronciata per l’assenza del fratello - Dov’è Mark?

- Penso sia ancora giù, con Kanato-kun… - rispose Theo, il suo solito sorriso leggermente storpiato da una smorfia piena di astio, dato che con “giù” si riferiva al piano sotterraneo dove si trovavano le celle per eventuali prigionieri o coloro i cui poteri sfuggivano dal proprio controllo e li rendevano folli; ovvero, dove momentaneamente avevano rinchiuso Rose.

Infatti, Isa tremò visibilmente nel sentirlo e si mordicchiò le dita, osservata dagli occhi preoccupati di Subaru, mentre sul viso di Claire calava un’ombra inquietante e grondante di odio, tanto che Laito sentì l’impulso di allontanarsi qualche centimetro da lei, pur percependo un brivido di emozione attraversargli la spina dorsale; Anna digrignò i denti e ritornò alla spalla, pulendone accuratamente l’elsa e ignorando l’occhiata interrogativa del gigante ancora in parte a lei.

Ari intanto aveva inarcato un sopracciglio.

- Kanato-kun…? – lanciò un’occhiata ad Ayato e Laito, ricordando che fosse il loro trigemine – Perché si trova giù anche lui?

I vampiri si scambiarono delle occhiate d’intesa e assunsero delle espressioni seccate, qualcuno anche pieno di ribrezzo.

- Oh. Non voglio saperlo – scosse la testa Ari.

Improvvisamente un potente urlo di disperazione fece tremare tutto il rifugio, calandolo  in seguito in un silenzio agghiacciante.

Ari, dapprima rigido come tanti, si voltò a guardare Theo, i cui occhi verdi spalancati confermarono il suo sospetto: quella voce apparteneva a Mark; entrambi si alzarono di scotta e precipitarono lungo il corridoio e successivamente le scale che portavano al piano sottostante.

 

 

- Mark?! Mark! – il signor Flyer chiamò il figlio, scuotendogli delicatamente le spalle, inginocchiato di fronte alla sua figura accucciata su se stessa, con la testa tra le mani e gli occhi da cui scendevano copiosamente delle lacrime.

Il mezzo mago continuò a gemere, sofferente, e mormorava monosillabi senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

Kanato rivolse la sua attenzione ai due, inclinando la testa e mormorando a Teddy che si stessero comportando in modo strano, oltre a considerare che quell’urlo fosse stato davvero forte, più che fastidioso: la roccia di quel piano si era sgretolata superficialmente, tanto che un po’ di polvere e qualche frammento erano caduti; inoltre, si erano mosse e ammaccate le sbarre magiche dietro le quali era rinchiusa Rose, avvolta in teli altrettanto incantati per una maggiore sicurezza.

- Mark! – questa volta a chiamarlo non fu il signor Flyer, che si voltò verso le scale, bensì Theo che lo raggiunse in fretta e furia, quasi scivolando, e si accovacciò accanto all’amico, sfregandogli la schiena con la mano e cercando di rassicurarlo; Ari giunse poco dopo, rallentando con il fiatone e guardando interrogativo il padre del ragazzo.

- Non appena abbiamo terminato di rinchiuderla – spiegò, indicando la ragazza-zombie che li guardava freddamente e immobile come una statua – Ha lanciato quel grido e… - guardò il figlio con l’amarezza e la preoccupazione negli occhi - si è messo a piangere.

Ari si massaggiò la fronte e s’inginocchiò a sua volta, dal lato opposto rispetto a Theo, e posò una mano sulla testa di Mark, dopo avergli sfilato il berretto di lana: mormorò qualche incantesimo calmante e, finalmente, il mezzo mago tirò un respiro profondo, smettendo di piangere e limitandosi a singhiozzare ogni tanto.

- Markucchi, che è successo? – domandò l’amico stringendogli la mano, sorridendo con le sopracciglia piegate dall’ansia.

Gli occhi spenti del ragazzo cercarono di specchiarsi nelle sue iridi verdi.

- Mo-senpai… - sussurrò con un filo di voce flebilissimo.

Theo s’irrigidì.

 

 

Mary montò sulla moto; si sistemò gli occhialini di protezione, lasciando che il loro elastico schioccasse contro la testa, e fece un cenno con la mano a Ryan, indicando che fosse pronta: il ragazzo-zombie annuì, in piedi su una nuvola di ombre sulla quale erano distesi il corpo di Morten e la testa del Drago, avvolti da dei nastri d’ombra per garantire che non sfuggissero durante il percorso.

Entrambi partirono, prendendo strade diverse: l’obiettivo era lasciare che il corpo dell’amico defunto e la testa del Drago arrivassero incolumi al rifugio, senza eventuali impedimenti; Ryan, infatti, avrebbe difficilmente attirato l’attenzione dei nemici grazie i suoi movimenti silenziosi e oscurati dalle ombre, in mezzo alla foresta.

La mezza strega, con il rombo della sua moto e un cumulo di ombra nella mantellina che fungeva da falsa testa del Drago, avrebbe avuto più probabilità di attirare eventuali nemici e distrarli dall’obiettivo principale, ingannandoli.

Ovviamente entrambi speravano di non scontrarsi con alcuna entità ostile: Mary era stanca, sia fisicamente sia psicologicamente, e Ryan semplicemente voleva ritornare al rifugio e stare con tutti i compagni.

Mentre Mary procedeva correndo alla massima velocità (che nel suo caso voleva dire qualcosa di meno a quello che ci si potrebbe aspettare), i pensieri si concentravano su Morten, su quello che aveva vissuto insieme: i suoi rimproveri a Mark di stare più attento a quello che stava dicendo, le sclerate con lei che continuava a curiosare, i nervi che pulsavano nel vedere il sorriso di Theo ventiquattro ore su ventiquattro; rammentò la sua prima espressione di grande rammarico, circa un anno e mezzo prima, a causa di quell’attacco che aveva provocato la morte di tutti i giovani dell’età dei gemelli e quelli di un anno e due più grandi.

Poi, Rose aveva ucciso Ryan che altrimenti sarebbe stato l’unico superstite dei suoi coetanei, e Mary aveva ucciso la traditrice, così che Morten era rimasto il solo sopravvissuto dei compagni della sua età, i gemelli e Theo a loro volta di quelli che all’epoca avevano circa diciassette anni… e, in quel momento, erano rimasti solo loro tre, con la morte del senpai.

La mezza strega sentì gli occhi pungerle per le lacrime e, poiché stava guidando, scacciò via tutti quei pensieri per focalizzarsi sul percorso che cominciava a farsi tortuoso, perciò rallentò un poco; tuttavia, non fu abbastanza da evitare di ribaltarsi quando le arrivò n mezzo alla strada un’entità non subito identificata.

Non avrebbe mai più ricordato quante capriole in aria e per terra fece, ma certamente avrebbe rammentato per molto tempo il dolore allucinante che le attraversò la schiena, mentre rotolava in mezzo ai cespugli per poi finalmente fermarsi; ebbe la fortuna di non essere andata contro gli alberi, ma con una colonna vertebrale interamente fratturata o quasi, l’osso della tibia spezzato e i polsi slogati, non le avrebbe fatto tanto più male. Non le restava solo che aspettare un bel po’ di minuti per rigenerarsi.

Si accorse che la lente sinistra degli occhiali si era frantumata e ringraziò Dio che almeno l’occhio non fosse stato trafitto dalle schegge, che forse si erano disperse più indietro.

Vide sfrecciare verso se stessa le care farfalline, le quali erano rimaste tranquillamente indietro non essendo veloci quanto la moto, e quasi le venne da fare qualche commento sarcastico, ma la voce le morì in gola prima ancora di bofonchiare una sola sillaba: davanti a lei c’era quella creatura demoniaca che aveva affrontato con Ryan e pensava fosse fuori gioco; fu sul punto di comandare a quei minuscoli esserini svolazzanti di attaccarlo, quando la sua coscienza le urlò che l’avversario fosse in grado di domare le fiamme.

Le avrebbe facilmente carbonizzate; fu allora che si rese conto di essere indubbiamente in grave pericolo: come quando aveva avuto a che fare con le prime entità misteriose che incontrava da piccola, con i genitori di Claire, con la Miriandola Bluetta, con Rose, Mary sentì la paura assalirla e suscitarle una crisi di panico.

MARK!

Il mostro demoniaco radunò intorno a sé delle lingue di fuoco, indirizzandole in seguito verso di lei che sgranò gli occhi nel vederle sempre più vicine, sempre più luminose, sempre più calde; vide con sgomento le farfalline automaticamente formare uno scudo di protezione di fronte a lei…

… e bruciarono come centinaia e centinaia di foglietti di carta colorata.

La voce rimase ancora sepolta nella gola e gli occhi lacrimarono; lo shock aveva quasi reso il dolore fisico impercepibile momentaneamente ed era rimasta a fiato sospeso: le sue compagne di vita stavano morendo, una dopo l’altra.

MARK! MARK! MARK!

Solo i suoi pensieri urlavano, mentre le fiamme finalmente la raggiungevano; chiuse gli occhi istintivamente, per sentire d’un tratto un corpo buttarsi su di lei e impedire ancora al fuoco di divorarla, sebbene percepisse un rovente dolore provenire dall’occhio sinistro.

Aprì l’occhio ancora protetto dalla lente per scorgere l’inconfondibile lillà di una sciarpa di piume.

- N… No… - seppur flebilissima e roca, la sua voce finalmente uscì, intrisa di angoscia.

- Mary-chan… - sussurrò Ryan, il suo spirito ancora presente nel suo cadavere che stava bruciando rapidamente, perciò, prima di ritornare all’Oltretomba dopo essere stato privato del corpo, si affrettò ad aggiungere qualcosa; parve fermarsi un attimo e riconsiderare.

Alzò la testa di un poco, in modo che lei potesse scorgere il suo sorriso amaro, ma non gli occhi pieni di amore.

- Ti auguro di essere felice con Shuu-san.

 

 

Lily decapitò la creatura demoniaca con un rapido fendente, utilizzando la sua kusarigama, un’arma giapponese a forma di falce, pulendone la lama nel mantello che indossava; si sistemò gli occhiali con un rapido gesto della mano e si avvicinò alla sorella, seduta accanto al corpo di Morten, con la testa del Drago avvolta nel suo cappotto e stretta tra le braccia: stava piangendo silenziosamente con il viso appoggiatovi sopra.

- Lily-neesan… - singhiozzò, pronunciando poi il nome di Theo con un tono acuto.

- Povera Finn-chan… - mormorò l’altra, fissando il biondo senza vita, dispiaciuta.

Rivolse lo sguardo alla sua sinistra, incamminandosi nella stessa direzione e fermandosi a raccogliere qualcosa di piccolo che dal suolo aveva attirato la sua attenzione con un movimento appena percettibile: si chinò e, sgranando le iride vermiglie, raccolse una farfallina verde sofferente, con le ali mezze bruciate che fremevano debolmente, a tratti.

- Mary… - udì la voce profonda del signor Flyer mormorare, a due metri di distanza.

Dopo aver dissipato tutte quelle fiamme al suo arrivo, l’uomo aveva soccorso la figlia, rispettosamente scostando quel che restava del cadavere carbonizzato di Ryan, e l’aveva presa e sollevata tra le braccia, accarezzandole il viso.

- Papà… - rispose con voce strozzata, palesemente sull’orlo delle lacrime.

Il padre annuì, stringendola e alzandosi in piedi.

L’occhio sano della mezza strega si chiuse; Mary cadde in un sonno profondo.
 


*fa capolino dal muro di protezione* Salveeee *evita per un pelo dei proiettili d'argento* OK OK MI SCUSO PER IL RITARDO COME AL SOLITOOOOO 
Aaaaah no...
Siete incacchiate perché ho ucciso un'altra persona... :D
Veramente era già morto... :D
...
...
...
D:
Sappaite che soffro più di voi a causa di questo *piange in un angolino*

Spero di pubblicare i prossimi capitoli il più presto possibile; che Dio e l'Ispirazione mi assistano!
E statemi bene, care lettrici! Fatevi sentire, mi mancate tutte, dalle prime che mi recensivano alle ultime >.<


 

 

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Capitolo 41
*** Chapter 40 ***


Chapter 40

 

Per una buona volta nella sua vita, il sonno di Mary fu solo un susseguirsi di tonalità scure di blu, come se si trovasse negli abissi di un oceano, interrotto ogni tanto da un flash rosso che proveniva da sinistra; fluttuava con il corpo rilassato e la mente vuota da ogni pensiero: ricordava solo il suo nome, null’altro, godendo della pace dei sensi.

Eppure, più cominciava a calare nelle profondità violacee e buie, più nella sua mente cominciavano a riecheggiare delle voci, sempre più familiari; percepiva una sensazione farsi largo nel suo cuore, come se si rendesse conto di essere priva di qualcosa di molto importante: la vita.

Allora finalmente riconobbe chi la chiamava, chi urlava, chi piangeva, chi rideva.

 

 

Aprì gli occhi, o meglio, l’occhio, lentamente, come se fosse stata una mattina come tutte le altre; con la differenza che giaceva sì in posizione supina, ma con la testa girata sul lato destro: vedeva solo il cuscino bianco, odorante di sapone e disinfettante, e una piccola parte della stanza in cui si trovava… in più, quello che le parve per un momento un ciuffo di paglia dorato.

Si chiese perché vedesse buio dall’occhio sinistro, provando a chiudere un occhio e tenendo aperto l’altro, prima di considerare che forse quella non era paglia, ma ciocche di capelli biondi; infatti, percepì un corpo sdraiato accanto al proprio, con le braccia avvolte alla sua vita, la testa accoccolata contro il suo collo e il respiro che le solleticava la pelle.

- Shuu… - provò a chiamarlo; uscì una voce sottile e acuta, quasi un fischio.

Il vampiro accanto fu comunque in grado di udirlo e si mosse un po’ bruscamente rispetto alla sua usuale calma lentezza: la mezza strega girò appena il capo per alzare lo sguardo sul viso del bel biondo che si era sollevato sulle braccia, alzandone una per accarezzarle la guancia; nei suoi occhi color oceano lesse preoccupazione, sollievo e amarezza mista a spavento.

- Scricciolo – mormorò con tono basso e incrinato da quello stesso mix di emozioni.

Una porta s’aprì e si richiuse, seguita dal rumore di passi affrettati verso di loro.

- Si è svegliata? – Mary riconobbe Theo, ansioso e impaziente, e con la coda dell’occhio lo vide spuntare sulla sua destra – Cho-hime…! – abbozzò un sorriso e solo in quel momento la ragazza si rese conto che aveva gli occhi gonfi e le labbra screpolate.

Al mago le labbra si screpolavano solo quando provava intense sofferenze per qualche spiacevole accaduto; la mezza strega rifletté su quale potesse essere il motivo e finalmente tutti i ricordi le si riordinarono cronologicamente nella memoria, riaffiorando impietosamente.

Si alzò di scatto solo per tornare giù con un dolore lancinante al corpo.

- Non devi muoverti… sei ancora in fase di rigenerazione – le disse Shuu, sistemandosi meglio sul bordo del letto e posando le mani sulle sue spalle; nonostante la voce severa, la sua espressione rimase uguale e Theo quasi piegò gli angoli della bocca in una smorfia amara, tanto che il solito sorriso sembrò ancor più forzato e tragico.

- Cho-hime… - la chiamò, tentando di confortarla; dopotutto solo lui e Mark potevano capirla e condividerne il dolore, sia per la perdita di Morten, sia per il sacrificio di Ryan.

- Non sono più la Principessa Farfalla – sibilò acidamente Mary, voltandosi dall’altra parte, sentendosi strozzare da un groppo alla gola e pungere l’occhio dalle lacrime che si erano preparate a sgorgare nuovamente.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata, poco sorpresi da quella reazione; l’amico sospirò e la guardò pieno di compassione, mentre il vampiro si piegò verso il comodino per prendere in mano qualcosa.

- In verità, una è rimasta – le rivelò, facendola girare con l’occhio spalancato e incredulo.

Nel palmo della sua mano a coppa, una piccola farfalla verde sbatteva lentamente le ali ormai parzialmente inesistenti; la piccola creatura fremeva, sofferente e in fin di vita: la fanciulla sentì le labbra tremolare, commossa alla vista della piccola amica, e rivolse uno sguardo supplicante a Theo affinché l’aiutasse a mettersi seduta.

Con un po’ di fatica e tanto dolore lungo gli arti e la colonna vertebrale (e con il certo e terrificante rimprovero da parte di Elena), Mary venne appoggiata di schiena contro la testata del letto; riuscì a guardarsi intorno e riconoscere che fosse una delle poche stanze singole dell’infermeria all’interno del rifugio e diede anche un’occhiata al suo corpo: era tutto completamente bendato, dal collo alla punta dei piedi, e solo la coperta forniva ulteriore copertura delle sue forme, oltre a una fascia di stoffa per il petto. Dedusse che anche il suo occhio sinistro fosse stato fasciato in modo opportuno, a causa dell’ustione.

In quel momento non fece tanto caso al suo pudore, anche se probabilmente in altre condizioni avrebbe fatto lo stesso, dato che erano solo presenti Shuu, suo marito, e Theo, il miglior amico che guardava sempre e solo in faccia le donne compresa lei, se non strettamente necessario; la sua attenzione era completamente rivolta alla farfallina che il bel biondo fece scivolare delicatamente dalla sua mano a quelle dell’amata, la quale osservò con tanto amore e tristezza la creaturina.

Dopo alcuni minuti che sembrarono ore di silenzio, chiese:

- Come sta Ficchan…?

Sentì Theo inspirare profondamente ed espirare di colpo, ravviandosi i capelli con un gesto incerto: mormorò che la minuta strega fosse rimasta accanto al fratello per tutta la notte, con la testa sul suo grembo ed accarezzandogli i capelli con sguardo vitreo, quasi in modo meccanico; il respiro di Mary ebbe un tremito e si massaggiò il collo istintivamente, per sopprimere un altro groppo alla gola.

Fu strofinandolo che si accorse di un dettaglio che non quadrava, tra i tanti che ancora aveva da constatare: le dita scivolarono dietro, sfiorando i capelli e afferrandone una ciocca, lungo il quale i polpastrelli scivolarono per un brevissimo tratto, incontrando il vuoto appena poco sopra le spalle.

Sgranò gli occhi, puntandoli sulle due figure maschili che non poterono far altro che distogliere lo sguardo, incapaci di dirlo a voce; la fanciulla con mani tremanti si ravviò i capelli, confermando che fossero corti: dovevano essersi bruciati tra le fiamme di quella creatura demoniaca, ma certamente le erano stati anche tagliati per conferirci il miglir aspetto possibile.

- Elena-san te li ha sistemati mentre ti bendavano l’addome… - parlò finalmente Theo, il quale balzò sul proprio posto dicendo che doveva avvisarla del risveglio dell’amica; uscì.

A Mary intanto era sorto un altro interrogativo allarmante, toccandosi il ventre.

- Il…? – fece per domandare, interrotta da Shuu che posò le mani sulle sue, stringendole.

- Lì è tutto a posto, miracolosamente.

La mezza strega sospirò sollevata, facendo cadere la testa contro la spalla del vampiro che la avvolse nel suo abbraccio, cullandola; il mago abbozzò un sorriso osservandoli e si congedò, avvisando che sarebbe andato a informare Elena.

Nel frattempo, nella stanza si sollevarono singhiozzi, urli soffocati e sussurri di conforto.

 

 

Elena le spiegò che riportava ustioni superficiali sulle braccia, su una parte del fianco sinistro e una un po’ più consistente sull’occhio sinistro; quando le tolse le bende del viso dopo quelle del corpo, esaminato tramite il tatto, la donna non riuscì a nascondere un’espressione amara e leggermente impressionata: le palpebre nell’angolo più esterno si erano fuse insieme e intorno la pelle era leggermente raggrinzita, rossa e come secca.

- Riesci a vedere…?

Mary chiuse l’occhio destro e ammutolì per un istante, facendola irrigidire dal terrore e esalare un sospiro esasperato quando scosse la testa, negando; scoppiò a piangere, coprendosi il viso con le mani vacillanti.

- Dovrei essere io a piangere… - abbozzò un sorriso amaro la mezza strega, cercando di sdrammatizzare, e sgranò gli occhi non appena fu abbracciata di slancio dalla dottoressa.

Alzò lentamente una mano, dandole delle gentili pacche sulla schiena, mentre la udiva singhiozzare sommessamente, tuttavia tremando visibilmente; attese che si sfogasse completamente per dieci minuti (e non aveva da lamentarsi, dopotutto lei stessa ci aveva messo mezz’ora con Shuu, prima) e continuò ad ascoltare il resto che la riguardava.

- Per quanto riguarda il polmone, sono riuscita a creare due miscele, che vanno assunte una dopo l’altra affinché svolgano la loro funzione senza problemi… le avevo affidate a Martha e Lily, ma visto che eri pressoché incosciente… - tirò fuori dalla tasca del camicione bianco due fiale, consegnandole nella sua mano – Dovrebbero essere in grado di ritardare lo smorzamento del polmone artificiale… sperando che entro questo breve periodo si riesca a trovare una qualsiasi soluzione. Questo è tutto… ah.

Elena la guardò con occhi nuovamente lucidi.

- Mary-chan, i tuoi capelli…

- Non si preoccupi – sorrise la mezza strega, ravviandoli con un gesto della mano – Ci sono cose più importanti… e poi ero abituata ad averli corti…

Io li lascerei crescere, Mary-chan.”

La fanciulla chiuse gli occhi e chinò il capo, abbozzando un sorriso amaro e allo stesso tempo dolce.

Riposa in pace, Ryan…

- Com’è la situazione? – chiese, alzando lo sguardo verso la donna di fronte, la quale non riuscì a trattenere una smorfia di sorpresa a quell’improvvisa determinazione.

Procedette a informarla che la testa del drago e Isa stessa si trovavano al sicuro in una stanza sigillata e vigilata da alcuni dei giovani più potenti, oltre al signor Ari, e accennò anche che Subaru aveva insistito a rimanere nei dintorni, giustificandosi che fosse una zona più tranquilla (Mary trattenne un sorriso divertito); Mark stava riposando in un’altra stanza dell’infermeria, esausto dall’ininterrotto e doloroso pianto, e Theo e Martha gli facevano compagnia; Claire, Anna e Finn dormivano nella zona principale del rifugio come tutti gli altri (quindi la mezza strega dedusse che fosse ancora notte), e con loro c’erano Azusa, Yuuma, Kou, Laito, Ayato e Yui, precisando che quest’ultima fosse stata molto in pensiero per lei; rivelò che apparentemente Kanato avesse sviluppato un certo interessamento nei confronti di Rose (giurò che non fosse uno scherzo nel vedere lo sguardo vuoto della ragazza), aggiungendo che era sorvegliata da Lily e il signor Flyer, il quale sarebbe giunto a minuti per trovarla; Ruki e Reiji erano stati chiamati per farsi consegnare dei messaggi da Karlheinz, avendo già dormito abbastanza, considerando che poche ore di riposo a loro bastavano.

- Li ho visti mezz’ora fa che stavano discutendo… da quel che ho capito, sembra che nel Regno dei Demoni abbia prevalso il caos. Quel che è peggio, si sono improvvisamente aperti i portali, anche quelli che comunicano con altre dimensioni… quindi penso sia molto probabile che presto accadrà un disastro, una guerra… una mini-Apocalisse– spiegò un po’ scherzando Elena, sedutasi sul bordo del letto.

Mary le osservò il viso, riflettendo su quanto le era stato riferito, e notò dalle borse sotto gli occhi e la bocca socchiusa quanto la dottoressa fosse stanca.

- Di mia madre non ha avuto notizie…? – domandò, alzandosi dal letto e ignorando le proteste della donna che le raccomandava di sdraiarsi di nuovo e riposare.

- Starà collaborando con Karlheinz – rispose, poco certa della sua ipotesi, mentre osservava confusa la fanciulla che si guardava intorno nella stanza alla ricerca di qualcosa – Ti serve qualcosa, Mary-chan?

- Vestiti, con questa camicia da ospedale non posso uscire.

Elena balzò in piedi.

- No! Non puoi uscire in questi condizioni! – dissentì, avvicinandosi a lei.

- Elena-sensei, sto bene – la guardò con fermezza Mary, aggrottando la fronte e in questo modo creando delle strane pieghe intorno all’occhio sinistro – Ora la mia priorità è riportare la testa al Drago.

La donna tentò di nuovo di ribattere contrariata, ma le morirono le parole in gola: come poteva contraddirla? Aveva perso così tanto… eppure voleva andare avanti; sospirò amaramente e si massaggiò la fronte, mormorando che c’era bisogno di organizzare un piano per portare la testa senza incontrare ostacoli il più possibile, che aveva bisogno di persone che l’accompagnassero, che era insicura di quali poteri avesse ora senza le povere farfalline, e continuò a citare, una dopo l’altra, tutte le sue perplessità, finché la mezza strega non la interruppe.

- Elena-sensei… so già cosa devo fare.
 

 

 

Shuu, dopo aver lasciato la moglie sola con la dottoressa, era uscito e si era accomodato tranquillamente per terra, con la schiena contro la parete rocciosa dove era più liscia, infilando gli auricolari alle orecchie e rilassandosi: sapeva che presto avrebbe dovuto “muovere le chiappe” (perché le parole della versione femminile di Laito gli erano rimaste così impresse, perché) per Dio solo sapeva cosa, quindi tanto valeva sfruttare quel poco tempo che gli rimaneva.

A conferma dei suoi sospetti, poco prima che uscisse Mary da quella stanza, percepì n brivido percorrergli la schiena e un ronzio fastidioso sostituire l’orchestra nei suoi timpani: qualcuno, certamente l’amata, stava parlando di lui.

Di fatti, appena fu spalancata la porta, la mezza strega si fermò davanti a lui.

- Shuu… devo dirti una cosa.

Questa “cosa” non mi piace affatto già adesso, commentò il biondo nella sua testa, sospirando seccato e alzando lo sguardo verso di lei per rimanere un po’ sorpreso dalla sua figura: aveva rifatto le solite due treccine sul lato sinistro del viso, sebbene più corte, e si era cambiata in un paio di jeans grigi, un dolcevita di lana nero e una giacca blu piena di tasche che la ragazza stava riempiendo con varie cose passate da Elena, perplessa; i suoi occhi brillavano, decisi.

Abbozzò un ghigno e si alzò, pronto a lamentarsi.

- Non dirmi che devo venire con te… - brontolò, scompigliandosi i capelli.

- Non lamentarti – lo rimproverò Mary, pizzicandogli il naso – Sapessi quanto dovrai muoverti dopo che avrò partorito!

Shuu rimase in silenzio per mezzo minuto, prima di deglutire.

 

 


Chiedo assolutamente perdono.
Ve l'ho detto: ho tante cose per la testa, e martedì ho il test per Professioni Sanitarie *gulp*
Però finirò questa storia in modo FANTASTICO (spero), come io ho sempre progettato (più o meno) e senza deludervi (lo speroooooo).
Però, 40 capitoli... è la storia più lunga che abbia mai scritto.
... sono fiera di me stessa, per una buona volta. *sorride contenta*

A presto!!

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Capitolo 42
*** Chapter 41 ***


Chapter 41

 

- Mary-senpai... sei proprio sicura di voler andare adesso?!

La mezza strega abbozzò un sorriso, osservando il volto ansioso di Isa, la quale le stringeva le braccia con forza, quasi tirandola appena verso di lei; dietro quest’ultima, Subaru le guardava poco convinto, massaggiandosi il retro del collo, mentre accanto all’altra Shuu sbadigliava, con ancora impressa in volto una smorfia contrariata, e sul posto dondolava silenziosamente Mark, i cui occhi erano ancora gonfi e rossi di pianto.

- Preferisco agire adesso, Isacchi… diciamo che d’un tratto mi sento potente - ridacchiò Mary, scompigliandole affettuosamente i capelli.

Isa arricciò le labbra e abbassò il capo verso il basso, arrendendosi alla sua decisione in apparenza; improvvisamente alzò di scatto la testa e, stringendosi la gonna tra le mani, sbottò:

- VENGO CON TE!

Silenzio.

- Non mi sembra una bu-…

- Vengo con te, vengo con te, VENGO CON TE! – protestò scuotendo violentemente la testa la streghetta, lasciando di stucco i due vampiri presenti con il suo atteggiamento simile a quello di una bambina capricciosa.

La ragazza alzò la mano e aprì bocca per tentare ancora una volta di ribattere, ma, nel vedere lo sguardo determinato di Isa, si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito e accettò; Subaru sobbalzò ed esclamò che si sarebbe unito a loro: Shuu gli rivolse un ghigno malizioso e beffardo, facendolo arrossire e borbottare che fosse solo perché curioso di vedere il Drago.

- Allora, andiamo? – bofonchiò annoiato Shuu – Voglio concludere in fretta.

- Potevi restartene con le chiappe qui al rifugio, sai? – lo guardò l’albino accigliato.

Il biondo sbatté le palpebre e gli rivolse uno sguardo indecifrabile.

- Cos’avete tutti contro il mio posteriore…?

Mary si morse le labbra per trattenere una risata e diede una pacca sulla schiena di entrambi, esortandoli a procedere lungo il percorso verso il lago (dove presumibilmente si trovava il Drago); Isa si avvinghiò immediatamente al braccio di Subaru, facendolo avvampare e balbettare frasi disconnesse.

La mezza strega e l’altro vampiro si scambiarono uno sguardo d’intesa, sorridendo della coppietta dietro di loro, ignari della smorfia imbronciata di Mark, ancora leggermente geloso della gemella; nel frattempo si erano incamminati, solo per venir interrotti dalla voce di Ruki che chiamò:

- Izanami.

SI voltarono tutti verso di lui, Shuu fulminandolo con lo sguardo e avvolgendo un braccio intorno alla vita della moglie; a questa reazione, il vampiro gli lanciò un’occhiata divertita e si rivolse nuovamente a Mary, la quale lo stava guardando curiosa di sapere cosa volesse.

- L’ho promesso alla Signora di Vetro: ti proteggerò. Perciò non puoi rifiutare la mia richiesta di aggregarmi a voi – disse, serio nel tono e nell’espressione, tanto da lasciar alquanto sbigottiti Mark, Isa e Subaru, quest’ultimo anche un po’ di ammirazione.

- Non ce n’è bisog-… - stava per dire il biondo, contrariato, ma fu interrotto dalla ragazza che annuì con un sorriso.

- Va bene, Ki-kun.

Shuu spalancò gli occhi e protestò, seguendola mentre lei lo ignorava scuotendo la testa e pizzicandogli il naso di tanto in tanto; l’albino e la streghetta proseguirono a loro volta, mentre Ruki si voltò un attimo ad osservare Mark, fermo sul posto, come se stesse aspettando qualcuno che non tardò ad arrivare.

Dall’uscita del rifugio, infatti, corse fuori Yui, gridando loro di aspettarla, e dietro di lei spuntarono anche Ayato, il quale continuava a sbuffare seccato, il signor Flyer, Laito e Claire, entrambi con le dita intrecciate tra loro; Shuu borbottò qualcosa e, prima che chiunque potesse aggiungere altro, brontolò a tutti di sbrigarsi: evidentemente sentiva già la mancanza di rimanere sdraiato a lungo in un posto tranquillo, povero.

La vampira raggiunse rapidamente la mezza strega, afferrandole e stringendole le mani nelle sue, pregandola di lasciarla venire con loro: aveva l’aspetto di essersi appena svegliata da un incubo, a giudicare dagli occhi terrorizzati, la pelle d’oca e la leggera tremarella alle braccia; Subaru, alle sue parole, inarcò un sopracciglio e Shuu si massaggiò il collo con aria poco convinta.

- Saresti d’intralcio, debole come sei – bofonchiò quest’ultimo, ricevendo un’occhiataccia sia dalla moglie che dal fratello megalomane.

Subaru annuì, concorde, e fu sul punto di aggiungere qualcosa quando improvvisamente di fronte a lui si teletrasportò Yui stessa, la quale gli mollò un pugno in piena faccia, spiazzando i presenti tranne Mark, che abbozzò un sorriso, e il signor Flyer.

- Non sono più debole! – ribatté stringendo le mani sulla mantellina che indossava, per poi andare in panico e spostare lo sguardo dall’uno all’altro, balbettando che avesse sbagliato persona, avendo voluto mirare al biondo.

Il silenziò calò su tutti, interrotto dalle continue scuse di Yui e dai mugugni di dolore e di sorpresa da parte dell’albino, a cui accorse Isa, seppur stesse abbozzando un sorriso; Ayato posò le mani sulla spalle della fidanzata ridendo e approvando quel gesto, fiero di lei, per poi stringerla a sé e mormorarle qualcosa nell’orecchio che la fece avvampare e squittire imbarazzata; Shuu e Ruki si trattennero dal ridacchiare di fronte al naso leggermente illividito di Subaru, il quale lanciò un’occhiataccia a Laito che lo stava prendendo in giro, chiedendogli se avesse capito cosa provavano i poveri muri buttati giù di tanto in tanto da lui stesso.

Il signor Flyer si schiarì la voce e si avvicinò al gruppetto, facendo un cenno con la testa ai vampiri e tendendo loro quattro spade, ognuna dotata di elsa, fodera e lama elaborate differentemente da quelle delle altre.

- Potrebbero esservi utili – mormorò soltanto, spiegando brevemente le caratteristiche di ciascuna, cosicché i quattro giovani potessero scegliere quella che più ispirava ciascuno.

Nel frattempo, Laito e Claire s’erano avvicinati a Mary per abbracciarla e baciarle le guance, entrambi allo stesso tempo, facendola di conseguenza arrossire per l’improvvisa manifestazione d’affetto; Shuu sentì un tic all’occhio nell’assistere a quella scena, mentre sceglieva la sua arma, e non fu l’unico: Mark aveva gonfiato le guance, imbronciato come un bambino e come sempre geloso della sua amata sorella.

- Sii prudente, Micchan~ Fufu – esclamò il vampiro con tono allegro.

- Mi raccomando… - disse Claire, toccandole la pancia per accennare alla vita che si stava sviluppando all’interno e poi posando la mano sulla propria, e fece l’occhiolino – Diventeranno ottimi amici come noi due, vero?

L’amica sbatté le palpebre per qualche secondo, confusa, per poi spalancare gli occhi e afferrare le spalle della mezza demone che ridacchiò: la guardò incredula, poi voltandosi verso Laito, divertito dalla sua reazione (nonostante avesse notato un velo di incertezza nei suoi occhi, comprensibile…), e di nuovo verso di lei, con il sorriso che cominciava a dipingersi sempre più largo sulle labbra.

- Vogliamo andare?

Mary sbuffò: era meglio partire subito prima che l’umore di Shuu degenerasse oltre…

 

 

- Non ho un bel ricordo dei sotterranei – borbottò tetramente Subaru, rammentando la fuga dalla villa quella volta che erano stati avvisati della presenza dei cacciatori in città.

Gli altri vampiri non poterono non essere d’accordo con quelle parole; Isa li guardò un po’ incuriosita, mentre Yui sospirava con un sorrisetto nervoso e Mary scrollava le spalle, telepaticamente comunicando qualcosa con Mark, l’una accanto all’altro per sostenere la testa del Drago avvolta in un grande telo incantato: il sangue, il quale continuava misteriosamente a fuoriuscire, vi sarebbe rimasto all’interno senza disperdere alcuna goccia, altrimenti rischiando di procurare danni a qualcuno.

- Tranquillo, Subaru-kun, questo passaggio è molto più breve di quanto sembri – sorrise la streghetta, stringendogli il braccio.

L’albino balbettò qualcosa riguardo il lasciargli l’arto, arrendendosi.

- È da un’ora che stiamo camminando – ribatté Ruki freddamente, seguito dallo sbuffo seccato di Shuu.

Isa ridacchiò inquietata dallo sguardo glaciale del vampiro e mormorò che fossero vicini all’uscita; Ayato domandò se non fosse un po’ strano il fatto di non essere stati ancora attaccati da eventuali nemici, evidentemente annoiato: i fratelli e il maggior dei Mukami gli rivolsero delle occhiatacce, preferendo il più possibile evitare ostacoli del genere.

- Se nessuno ha captato nulla di anomalo, non ci sono problemi – esclamò Mary.

- Rimaniamo comunque cauti… - sussurrò Mark, concentrato sui suoni nei dintorni – Non vorremmo che avessero un asso nella manica più potente di tutti noi…

- Anche più dei figli di Karlheinz-sama? – chiese un po’ perplessa Isa e prima che Ayato potesse replicare, orgoglioso, la mezza strega le aveva già risposto.

- Anche il più debole, se straordinariamente intelligente, potrebbe decapitare Shuu.

Il biondo inarcò un sopracciglio e scosse la testa, ridacchiando, sebbene fosse d’accordo in parte con l’affermazione della moglie; Ruki annuì, totalmente concorde, e Subaru mugugnò qualcosa, corrucciato, mentre Ayato obiettava imprecando.

Arrestarono il passo non appena la galleria sottosuolo tremò improvvisamente, accompagnata da dei tonfi pesanti, sempre più forti e poi indebolendosi man mano, facendoli irrigidire e acuire i sensi; Yui si pettinò i capelli con le dita scrollandosi di dosso un mucchietto di polvere che le era caduta addosso, mentre Mark mormorò che, da quanto udiva provenire da una decina di metri sopra le loro teste, ci fosse una qualche creatura il cui nome non fu capito dai vampiri.

- Il clanptocler-cosa? – esclamò Ayato con le sopracciglia aggrottate in una smorfia confusissima

- Klamptoteklerunzay – ripeté Mary, sospirando nostalgica – Uno dei miei primi oggetti di studio… - sospirò.

E fonte di guai, pensò Shuu sbadigliando, non prestando molta attenzione alla lunga spiegazione che la moglie fornì di quell’essere che viveva nelle foreste più fitte e oscure e che per la sua natura facilmente malleabile era piuttosto soggetto a venir sfruttato per scopi opposti alla sua indole pacifica, e per questo spesso viveva la metà della propria longeva esistenza (qualche centinaio di anni).

Subaru chiese quanto fossero grandi per causare così tanto trambusto; quando Isa rammentò dai testi di studio che fosse lungo una ventina di metri, tutti si concentrarono a trovare dei paragoni efficienti per figurare correttamente suddette dimensioni, rimanendo la maggior parte un po’ impressionati. In particolare, Ayato si domandò di cosa si nutrisse.

Mary sospirò e si massaggiò la fronte, ravviandosi i capelli per poi lanciare uno sguardo a Mark, con cui iniziò una breve comunicazione telepatica; il gemello dopo qualche secondo annuì e, dopo aver appoggiato la testa del Drago per terra, sotto gli occhi incuriositi (e un po’ seccati) degli altri sembrò scomparire, spostandosi verso una qualche meta sconosciuta alla velocità del suono.

- Procediamo – disse la ragazza, facendo poi cenno a Yui di avvicinarsi a lei per aiutarla a trasportare la testa del Drago.

La bionda, contenta di poter essere utile, si avvicinò e sollevò l’altro lembo del telo e si rese conto di quanto la testa della povera creatura pesasse poco e niente: meravigliata, mentre avanzavano, chiacchierò in merito con l’amica, ogni tanto ascoltando anche gli interventi di Isa che, essendo la sacerdotessa, era quella che sapeva meglio di tutti; a un certo punto, la streghetta citò qualcosa a proposito di una dimensione e, sul punto di uscire finalmente da quel passaggio sottoterra, Yui si fermò, spalancando gli occhi impensierita da qualcosa.

Mary le lanciò un’occhiata curiosa e fece cenno agli altri di proseguire, rimanendo in disparte con la vampira e chiedendole se avesse qualcosa da confidarle: con gli occhi leggermente intimoriti, l’altra le raccontò che aveva sognato di trovarsi in uno spazio surreale, con i piedi su una superficie che sembrava uno specchio d’acqua, dove sopra la sua testa levitava una cupola costituita solo dalle fondamenta che poggiavano su un tamburo, o meglio una specie di corridoio dalla struttura circolare; era accasciata contro le radici sporgenti di un albero spoglio, che aveva cominciato a fiorire rigoglioso e a riempirsi di foglie, e tra i rami aveva scorto una grande mela rossa.

Yui prese un respiro profondo e continuò: aveva colto la mela e improvvisamente l’albero aveva cominciato a perdere le foglie e a marcire lentamente; poi, era stata inghiottita dall’acqua sotto di lei, come se improvvisamente  si fosse creata una fossa marina.

Mary sbatté le palpebre, riflettendo, e mormorò che in apparenza non le sembrava tanto terrificante, considerando quanto ne fosse spaventata l’amica; quest’ultima annuì.

- Però… dentro di me… sentivo un fortissimo disagio…  E non è tutto!

- Eh? – esclamò sorpresa l’altra.

- Nel sogno improvvisamente comparivi tu: a un certo punto sapevo nuotare e ti ho visto galleggiare priva di sensi nell’acqua… quindi sono venuta a salvarti… e, una volta riemerse, quell’edificio stava crollando… l’albero era stato sradicato e sotto di esso c’era la testa del Drago! E sanguinava tanto, tanto… - mormorò con un tremolio nella voce.

La mezza strega sgranò gli occhi.

Lo sai cosa vuol dire, vero, Aneki?

Sarà… tutto inutile… ormai…

Sospirò e si ravviò i capelli in un gesto di sconforto; Yui le afferrò le mani, stringendole.

- Cosa facciamo…? – sussurrò.

Improvvisamente udirono un boato.

 



Chiedo come al solito perdono... ma davvero... sto facendo fatica a concludere TvT
Non fraintendete: non sto perdendo interesse, affatto; semplicemente, ho in testa le "tappe" principali, ma non posso mica scrivere solo quelle! X°D
Ho bisogno di approfondire, inserire scene intermerdi, passaggi, no? Altrimenti sarebbe più noioso e, soprattutto, verrebbe meno lo sviluppo, le interazioni e la presenza dei personaggi.
Spero possiate perdonarmi per il solito ritardo e per gli eventuali futuri (molto probabili perché inizieranno le lezioni di Infermieristica TvT)
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
A presto ♥

 

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Capitolo 43
*** Chapter 42 ***


Chapter 42

 

Il boato proveniva dalla zona nella quale era situato il rifugio, segno che era stato attaccato; immediatamente Mary sentì il cuore in gola, pur sapendo che le barriere protettive avrebbero dovuto reggere l’offesa per un certo periodo di tempo.

Nello stesso momento, aveva percepito delle vibrazioni negative farsi sempre più intense: delle creature demoniache si stavano avvicinando alla loro posizione; i vampiri, a loro volta resisi conto del pericolo imminente, avevano posato la mano sull'elsa delle proprie spade, pronti a sfoderarle, con l'eccezione di Subaru che si era limitato a pararsi di fronte a Isa, in allerta e aggrottando la fronte.

Mary aveva chiamato telepaticamente il gemello, stringeva tra la presa sul lembo della stoffa avvolta intorno alla testa del Drago: ebbe conferma che, da quanto il suo udito stava ascoltando, il rifugio era stato attaccato e, inoltre, rimase sorpresa quando il fratello aggiunse che aveva sentito le voci di Yuuma, Kou e Azusa insieme a quelle delle ragazze e di tutti i loro compagni, impegnati ad affrontare gli avversari; un piccolo sorriso comparve sulle labbra per breve tempo, rincuorata dall'intervento dai ragazzi (immaginò che anche Reiji e Laito stessero dando un contributo a modo loro, e che Kanato fosse comunque rimasto nei sotterranei a tenere d'occhio Rose).

- Mary! - udì la voce di Shuu chiamarla, allarmato.

La mezza strega notò appena in tempo con la coda dell'occhio una sfera di fuoco (ne aveva abbastanza, di fiamme...) sfrecciare verso di lei: la schivò buttandosi di lato, per poi sentirsi afferrare per la vita, sollevare ed essere allontanata rapidamente, ritrovandosi infine con i piedi a terra e tra le braccia del bel biondo; Yui si era teletrasportata con la testa del drago tra le braccia, reggendola a fatica a causa del peso, e Ayato l'aveva spostata dietro di sé, impugnando la spada verso uno della dozzina di esseri che li avevano circondati, dai più svariati e raccapriccianti aspetti.

- Eccomi – Mark “comparve” d’un tratto accanto alla sorella, percependone l’intenso sguardo d’intensa che gli rivolse; abbozzò un lieve sorriso.

I loro occhi si tinsero d’argento, i capelli divennero candidi (sebbene non fosse possibile rendersene conto con quelli tinti di rosa di lui) e, appena qualche centimetro sotto il loro lobo dell’orecchio sinistro, i tre nei rassomiglianti un trifoglio da neri sfumarono in un rosso papavero; da questi si ramificarono dei filamenti color porpora, ornando la loro pelle candida con motivi astratti, in particolare intorno ai loro occhi come maschere.

- Vi state preparando per il Carnevale?! – ironizzò acidamente Ayato, prima di rimanere a bocca aperta.

Mark sfrecciò verso una delle creature mostruose e, sviluppatesi delle piccole lame dal suo braccio, le decapitò di netto la testa.  Successivamente, parve scomparire sotto i loro occhi e in breve tempo un'altra decina si ritrovarono acefali; nel frattempo Mary si era abbassata sulle ginocchia e aveva appoggiato le mani sull'erba umida, chiudendo gli occhi e concentrandosi: mentre Mark eliminava gli avversari rimasti, dal terreno emersero milioni di aghi, sempre più alti e robusti, espandendosi verso il bosco.

I vampiri udirono gemiti di dolore e rumori di ossa spezzate e carni trafitte, consapevoli che altri nemici in avvicinamento fossero stati annientati.

Ayato captò improvvisamente un movimento alle sue spalle e prontamente si voltò, sfoderando la spada che il signor Flyer aveva loro provvisto: con un solo preciso fendente lacerò diagonalmente il petto di un cacciatore, il quale lanciò un grido straziante di dolore per poi stramazzare a terra.

Ebbe così inizio lo scontro.

 

 

Yuuma spezzò l’osso del collo a un uomo con nonchalance, inquietando la ragazzetta che aveva appena salvato; questa balbettò uno spaventato grazie e, adocchiandolo intimorita, si alzò in piedi e corse verso i compagni che tentavano in tutti i modi di mantenere la barriera attiva, alcuni riparando quei buchi che qualche avversario aveva procurato pur di attraversarla.

Il gigante sbuffò scrollando le spalle a quella reazione e si guardò intorno, alla ricerca di qualche viso familiare: storse la bocca non appena scorse una lunga treccia bionda, la cui proprietaria stava trafiggendo un piccolo demonietto molesto, il quale si disintegrò in una nuvola di polvere viola che raggiunse gli occhi della ragazza e procurandole un intenso e fastidioso prurito. Il vampiro sghignazzò nel vederla imprecare e strofinarsi gli occhi e una frazione di secondo dopo sgranò gli occhi.

Un individuo dalle corna prominenti e dalla forma bizzarra apparve dietro la strega, pronto a porre fine alla sua vita.

- BIONDONA!

Prima che Anna potesse rivolgergli un insulto, lo vide apparire di fronte a lei, seppur ancora in modo offuscato, e si sentì avvolgere un braccio intorno alla vita, avvampando; udì uno scrocchio di ossa alle sue spalle e un grugnito di dolore: Yuuma aveva appena girato il braccio del demone, fratturandogli radio e ulna, e con un rapido gesto lo lanciò sul terreno.

Finn arrivò con un balzo sopra il nemico e con un pugnò gli sfondò la gabbia toracica.

- Tutto bene? – chiese la minuta fanciulla, rialzandosi e scoccando uno sguardo impassibile ai due.

- Grande, piccoletta – ridacchiò il gigante, alzando il pollice in un gesto di approvazione, per poi abbassare il viso verso la strega tra le sue braccia e sbattere le palpebre, confuso.

La giovane in questione aveva il viso bordeaux, le labbra strette tra loro, gli occhi spalancati: le mani erano appoggiate sul suo petto, in previo tentativo di scostarselo di dosso, ma sembrava essere rimasta… rapita dai pettorali che i polpastrelli toccavano appena sopra il sottile tessuto della maglia che li ricopriva; dopotutto, l’ultimo contatto fisico che aveva mai avuto con un individuo di sesso maschile era stato baciare la guancia al padre, a sette anni.

Il vampiro rimase interdetto per qualche secondo, per poi ghignare.

- Mh… il tuo culo non è male, potresti anche piace-…

- NON FARTI STRANE IDEE, VAMPIRASTRO!

Yuuma ammise a se stesso che oltre al bel didietro sapeva tirare i pugni mica male…

 

 

- Claire-chan~ - Laito arricciò le labbra imbronciato, mentre tentava di trattenere sotto di sé la mezza demone.

- Suvvia, Laito-kun~ Devo dare una mano ai miei compagni, avremo tempo per far le coccole più tar-…

Il vampiro si fiondò sulle labbra della ragazza dagli occhi viola con foga, zittendola e lasciandola senza respiro; si sollevò e, dapprima sorridente, assunse un’espressione insolitamente seria e si abbassò a baciarle il ventre e ad accarezzarlo, poggiandoci la guancia, dopo aver sollevato il lembo della sua canotta.

- La creaturina qui dentro ha bisogno di tranquillità~.

Claire lo osservò leggermente spiazzata dal suo atteggiamento; successivamente, un tenero sorriso si dipinse sulle sue labbra, e alzò le mani per accarezzare quei capelli bruno-rossicci.

- WOAH! Che state facendo qui?! Che schiiifooo~ - strepitò tra l’inorridito e il disgustato Kou, comparendo alla porta di quella stanza isolata e buia; dietro di lui fecero capolino Azusa, impassibile a mordicchiarsi il dito, e Lucy, che si coprì il viso, imbarazzata.

Claire e Laito li guardarono e si scambiarono un’occhiata confusa, per poi scoppiare a ridere; Kou rivolse loro uno sguardo irritato e sbuffò, portando via il fratellino e la streghetta che ancora stava balbettando loro che non fosse il momento di fare certe cose e che avrebbero dovuto aiutare in quel momento.

- Ops~ - esclamarono all’unisono i due amanti.

 

 

Reiji e Lily guardava Martha con un’espressione tesa: essendosi offerti volontari per tenere d’occhio le comunicazioni, si erano chiusi nella stanza con tutti i marchingegni per ricevere e mandare informazioni via onde radio e altri mezzi, che fosse con l’altra parte dell’isola o altri riceventi; in quel momento, stavano parlando con…

- K-Karlheinz-sama… - mormorò con un filo di voce la vampira più giovane; quanto avrebbe voluto che Theo fosse lì con lei, avrebbe potuto incoraggiarla con la sua spensieratezza! Il mago, tuttavia, era impegnato a difendere il rifugio dai nemici.

Il ragazzo respirò profondamente e chiese cortesemente che gli fosse passato il ricevitore.

- Padre? Sì… cosa...?

Sgranò gli occhi: cosa intendeva dire con “Saremo lì, ma per breve tempo”? E chi era l’altra persona con lui?

 

 

- ISA-CHAN!

La streghetta si vide piombare addosso Yui, la quale si era gettata verso di lei per pararla dall’attacco di un cacciatore, ricevendo il violento colpo dritto in testa: Ayato lanciò un urlo e procedette a decapitare l’uomo che aveva osato far del male alla fidanzata, giacente e priva di sensi tra le braccia di Isa, tremante; la vampira stava perdendo sangue dal capo e la vista di quel liquido rosso risvegliò ricordi tremendi ed emozioni scalpitanti nella fanciulla dagli occhi ambrati.

Subaru, dopo aver sbattuto un demone contro l’albero e avergli artigliato a morte la gola, si voltò allarmato verso la ragazza solo per irrigidirsi e rimanere spiazzato: lungo la pelle di lei si stavano formando delle linee bianche, come quelle di Mark e Mary, solo seguendo motivi geometrici; la mezza strega in questione si rese conto a sua volta di quel che stava succedendo e gridò a tutti di fare attenzione.

Isa sembrò mormorare qualcosa, quasi in uno stato di trance, e infine lanciò un potente e acutissimo grido; contemporaneamente un impeto di energia si irradiò da lei in tutta la zona circostante, facendo perdere l’equilibrio ai presenti: con essa si manifestarono i poteri della streghetta e una sottile patina di ghiaccio ricoprì tutta la zona per poi ispessirsi in strati di ghiaccio, intrappolando in morse fatali i nemici. Fortunatamente i vampiri e i gemelli rimasero immuni, se non per qualche cristallo di ghiaccio sul corpo.

Calò il silenzio e i ragazzi si scambiavano degli sguardi sbigottiti; Subaru interruppe quel momento di disorientamento, soccorrendo rapidamente la fanciulla e prendendola tra le braccia con delicatezza.

- E-Ehi! Isa?!

Ayato li raggiunse, preoccupato per Yui; nel frattempo si avvicinarono anche gli altri, Mary chinandosi per recuperare la testa del Drago, Mark pensieroso, Shuu sbuffando seccato e Ruki osservando le due ragazze attentamente: soffermandosi sulla strega in particolare, reputò che non fosse il caso di continuare con loro.

Mark annuì, concordando con il vampiro, e aggiunse:

- Sarebbe meglio se vi riaccompagnassi al rifugio... Isa è troppo debole per continuare…  E anche Yui-san…

- No…! – fu la reazione improvvisa della vampira, con voce strozzata – Devo… venire…

- Yui, non dire cazzate! In queste condizioni non puoi fare nul-… - ribatté contrariato Ayato, dopo averle leccato le ferite sulla testa a fatica (non era certamente facile con quella vaporosa chioma bionda).

- DEVO! – tagliò corto lei, la voce roca e impastata con tanta angoscia.

Ayato la scrutò aggrottando le sopracciglio e disse che fosse una follia; dalle labbra della fidanzata uscirono altre deboli parole, riguardo un qualche dovere, e pronunciò anche il nome di Izanami.

Mary sospirò rumorosamente e si alzò in piedi, sollevando la testa del Drago, aiutata da Shuu; come se fosse stata a comando di un gruppo di agenti, assegnò i loro compiti: Mark avrebbe portato Isa e Subaru al rifugio e sarebbero rimasti lì tutti e tre (ovviamente il gemello non approvò molto questa decisione), gli altri sarebbero proseguiti verso il lago.

Dopo che il mezzo mago si mise d’accordo di farsi teletrasportare dall’albino, quest’ultimo puntò gli occhi su di loro, esitante.

- Buona fortuna… - sussurrò appena, impercettibile; scomparvero.

Il quintogenito della famiglia Sakamaki si alzò borbottando qualcosa, non senza fulminare la mezza strega, e si caricò sul dorso la povera vampira che bisbigliava cose senza senso, come febbricitante: la botta doveva averla stordita parecchio, procurandole uno stato confusionale; scuotendo la testa, Ruki si chiese cosa mai l’avesse spinta a insistere così tanto, considerando che fosse davvero una pazzia.

Il gruppo si rimise in camminò verso il lago, facendo attenzione a non scivolare sul ghiaccio; si accorsero che non erano molto lontani dalla meta e in una decina di minuti arrivarono al grande specchio d’acqua, limpido e luminescente per le creaturine che vigilavano in quello spazio circondato da una curiosa combinazione di salici e abeti; i vampiri rimasero meravigliati da quei piccoli esserini dal musetto felino, privi di zampe posteriori e possedenti un manto azzurro e perlucente, che sembrava costituito da una sostanza fluida, eterea.

Mary fece un respiro profondo e scambiò un’occhiata d’intesa con Shuu: entrambi avanzarono ed entrarono con i piedi in acqua, procedendo con cautela fino a immergersi con l’acqua che arrivava alle ginocchia, poi alle cosce, in seguito a livello dell’ombelico; Ruki assisteva, stranamente teso, quasi consapevole che di lì a poco sarebbe accaduto qualche imprevisto; Ayato si era fermato alla riva, adagiando delicatamente il corpo della fanciulla e bagnandole la testa con l’acqua del lago, che le guarì miracolosamente le ferite non ancora rimarginate e la fece rinvenire con qualche goccia versata nella sua bocca.

Ridestandosi, Yui sbatté le palpebre, incontrando il viso sollevato del suo vampiro e sorridendogli dolcemente; d’un tratto, come colta da un terribile presagio, alzò la schiena di scatto e si guardò intorno, focalizzando l’attenzione sui due che ormai erano immersi nel lago fin sopra ai gomiti.

- MARY-SENPAI! SHUU-SAN! TORNATE INDIETRO!

Mary, dapprima titubante, percepì una sensazione strana provenire dal basso, intorno alle sue gambe, come se l’acqua stesse ribollendo: Shuu trattenne il fiato nel vedere l’acqua diventare scura e sempre più vischiosa, rassomigliando la consistenza del fango; lanciarono entrambi un’esclamazione di sgradita sorpresa non appena si accorsero che stavano venendo risucchiati da quella sostanza. La mezza strega strinse la testa tra le braccia, disperata e incapace di formulare soluzioni nella sua testa, colta alla sprovvista; incoscientemente, Ruki, Ayato e Yui li raggiunsero per istinto, nel tentativo di aiutarli a fuoriuscire: rimasero a loro volta bloccati e pian piano, tutti insieme, tra imprecazioni, inutili sforzi e grida di aiuto, vennero inghiottiti.

Divenne tutto nero, ma solo per qualche secondo.

 

 

Aneki… fa male… fa male…

Dove sei

AneKI

NON SENTO I TUoi pensierI

SOLO LE URLA NEI TUOI SOGNI

svegLIATI

FA MAL-

 

 

Yui si risvegliò con uno spasimo, tastando con le mane la superficie su cui era distesa, umida e palpabile; girò la testa a destra e a sinistra, nel primo caso scorgendo il profilo di Ayato, ancora incosciente, e nel secondo la schiena di Shuu, rimanendo confusa nel vedere che il suo cardigan azzurro fosse pulito, nonostante fino a poco fa fossero tutti rimasti intrappolati in quella melma misteriosa. Fece leve sui gomiti per sollevare il busto, esaminò se stessa e gli altri interamente, trovando Mary accanto al biondo e Ruki di fronte a sé, e constatò che nessuno si fosse sporcato; dedusse che si fosse trattato solo di un espediente illusorio per trasferirli in quel posto…

Spalancò gli occhi inorridita non appena apprese dove fossero: era lo stesso posto che aveva sognato, quella distesa infinita e surreale di acqua dove non affondavano; alzò gli occhi e vide quella singolare cupola lievitare sopra di loro, sinistra, solcata da diverse crepe, infine si girò e alle sue spalle trovò il povero albero rinsecchito, dietro il quale giaceva un’enorme figura attorcigliata su se stessa, ricoperta di squame celesti e opache.

- Il Drago…! – esclamò con voce strozzata la vampira, ponendo le mani davanti alla bocca in un gesto di sgomento; scosse la testa e tremante si alzò, cercando la testa della povera creatura.

Dov’è?!

- Mary-senpai, Mary-senpai…! – la bionda raggiunse la mezza strega e si accovacciò accanto a lei, scuotendola e continuando a chiamarla.

La ragazza strinse gli occhi e li aprì lentamente, frastornata e leggermente sudata, come se avesse vissuto qualche incubo prima di risvegliarsi; nel frattempo anche gli altri vampiri erano rinvenuti e recuperarono la posizione eretta in breve tempo, Ayato e Ruki scrutando cauti il luogo dove erano finiti, Shuu assicurandosi che la moglie non fosse ferita e aiutandola a mettersi in piedi.

- Mary-senpai, la testa! Non c’è! – Yui le strattonò le braccia atterrita.

I vampiri puntarono di scatto gli occhi su di lei, sconcertati, e l’amica la guardò dapprima incredula, poi sconvolta, guardandosi intorno e soffermandosi sul corpo del Drago, e s’incamminò verso di esso mentre Shuu le consigliava di fermarsi, teso: la giovane percepì delle vibrazioni negative provenire dalla stessa direzione e arrestò il passo, attendendo che l’individuo ignoto facesse la sua comparsa.

Infatti, dopo pochi secondi, da dietro le forme rettiliane spuntò un uomo dai corti capelli candidi in forte contrasto con la pelle leggermente olivastra, gli occhi color verde smeraldo, una barbetta appena accennata sul mento; indossava sopra la camicia di fattura antica un grande soprabito color prugna riccamente decorata, degna di un sovrano.

Shuu emise un lieve latrato interno.

- Burai… il Signore dei Demoni

Ayato sgranò gli occhi: ciò significava che quello era il padre di Cordelia, ovvero suo nonno?! Rifletté che anche la cugina fosse sua nipote, allora…

Il demone abbozzò un sorriso e guardò il vampiro dai capelli rosso-bruni.

- Mh, è la prima volta che vedo uno dei figli di Cordelia…

Con occhi della stessa tonalità di verde, i due si scambiarono un’occhiata di ostilità da parte del più giovane e di scherno da parte dell’altro.

Nel frattempo le iridi scure della mezza strega erano fisse in un unico punto: l’uomo reggeva la testa del Drago con una mano stretta attorno a una delle due corna, il sangue verde scuro gocciolava sulla distesa d’acqua tingendola momentaneamente per poi svanire diluendosi in essa; deglutì e avanzò con passo deciso verso di lui, attirando la sua attenzione.

- Tu sei… - Burai assottigliò gli occhi con astio; mai avrebbe creduto di vedere la figlia di colei che aveva abbandonato la propria famiglia, la dinastia regia dei Demoni, per seguire i proprio valori… e mai avrebbe pensato che sarebbe diventata Izanami.

Mary stese il braccio di fronte a sé.

- La testa del Drago, per cortesia. Va restituita.

“Nonno”? Brrr, suona così male…

L’uomo scosse la testa, lasciandosi sfuggire una breve risata che non prometteva nulla di positivo: le rivolse uno sguardo ironico.

- Oh, non preoccuparti, mia nipote ibrido: il Drago avrà la sua testa…

La ragazza sentì un principio di sorriso pizzicarle le labbra, anche se l’appellativo “ibrido” la irritò non poco.

- Perché altrimenti non potrò cibarmene.

La bocca della mezza strega assunse una piega di shock misto a raccapriccio; a Yui sfuggì un gemito di orrore, Ayato percepì un tic all’occhio nel registrare e riascoltare più volte nella sua testa ciò che aveva appena sentito, Shuu e Ruki nutrirono ribrezzo nei confronti di quelle parole e dell’uomo che le aveva pronunciate.

- Qual è il tuo piano, Signore dei Demoni? – domandò il biondo, affiancando la moglie e mettendosi di fronte a lei, protettivo.

Burai li squadrò inclinando la testa, sussurrando nauseato che Izanami avesse trovato come compagno uno dei figli inetti di quell’uomo ripugnante.

- Diventare il più potente, no? Dovresti sapere benissimo, primogenito ed erede della famiglia Sakamaki, che le carni dei Draghi conferiscono tutti i loro poteri alla persona che le consuma. Solo così potrò vincere contro Karlheinz e affrontare eventualmente i superstiti della dinastia degli Tsukinami! – spiegò sempre con più enfasi e veemenza il demone, gli occhi iniettati di sangue e velati dall’irrazionale brama di potere.

Ruki si chiese perché non avesse già iniziato a nutrirsi del povero Drago, invece di aspettare la testa; rammentò che il sangue e il corpo della creatura, in quello stato, fossero maledetti: il Signore dei Demoni aveva bisogno che fosse tutto intero al fine di conseguire il suo obiettivo.

- Per questo hai… tutto questo…?! Hai idea di cosa hai provocato?! – Mary strinse i pugni, pensando a tutte le persone che erano morte e che stavano morendo, probabilmente.

Burai rise.

- Pensa quello che vuoi, nipote; ma ognuno è libero di fare quel che gli è più comodo, non credi? Sono disposto a tutto, pur di vendicarmi contro Karlheinz… anche danneggiare l’equilibrio tra le dimensioni e venire meno a patti secolari! – sibilò pieno di odio e rancore nei confronti del Re dei Vampiri, voltandosi verso il collo acefalo del Drago e avvicinando la testa, mentre con l’altra mano eseguiva un incantesimo per ricollegarla.

- FERMO! – la mezza strega si slanciò verso di lui solo per venir sbalzata da una forza invisibile, rotolando per terra dolorante.

Shuu e Ruki la recuperarono, assicurandosi che fosse integra, e l’aiutarono a rialzarsi; videro con la coda dell’occhio Ayato sguainare la spada e prendere la rincorsa contro il parente, Yui a urlargli agitata di fermarsi: anche lui venne scaraventato lontano, sbattendo la testa, oltre a venir ferito da delle schegge di quelli che sembravano frammenti di smeraldo.

Il demone abbozzò un sorriso soddisfatto e procedette, d’un tratto fermando la mano a mezz’aria: aveva percepito la presenza di…

- Non cambi mai, padre.

Mary fissò sbalordita la figura della madre uscire da un varco intradimensionale, comparso dal nulla alle spalle di Burai, seguita da Karlheinz in persona, come sempre sfoggiante un sorriso più ambiguo rispetto a quello naturale della demone.

- Tu…!

Il Signore dei Demoni non ebbe tempo di scambiare qualche parola con la figlia che si ritrovò una spada conficcata in petto e il viso del suo acerrimo nemico davanti al proprio.

- Tutti prima o poi pagheranno le conseguenze delle proprie azioni, Burai. Per te, questo momento è appena arrivato – sfilò la lama dal corpo dell’uomo che si accasciò a terra.

La pelle venne sporcata dal sangue della testa del Drago e rapidamente cominciò a scurirsi, come se stesso andando in necrosi: presto si disintegrò sotto gli occhi turbati dei giovani; la donna dai boccoli candidi non batté ciglio e solo il suo amaro sorriso si lasciò sfuggire un “addio, padre”.

- Bene, una cosa è fatta. Ora… - Karlheinz lanciò una rapida occhiata ai figli e alle fanciulle, per poi afferrare la testa per le corna e, con l’aiuto della Signora di Vetro, finalmente il Drago riottenne la propria testa.

Dei cerchi luminosi si formarono intorno all’attacco tra il capo e il collo, allargandosi e compattandosi con le carni della creatura che fremette, emettendo un basso e rauco verso di sofferenza; la donna gli accarezzò la testa, mormorando dolci parole di conforto, mentre il vampiro procedeva a sanargli completamente il danno.

Improvvisamente la dimensione sembrò tremare e alcuni frammenti della cupola caddero a terra; la Signora di Vetro incitò il gruppetto ad avvinarsi e creò intorno a loro una sfera protettiva.

- Cosa sta succedendo, vecchiaccio decrepito?! – sbottò Ayato contro il padre, fissandolo con avversione; Yui poggiò la mano sul suo braccio, tentando di calmarlo.

L’uomo gli rivolse un lieve sorriso sarcastico, seppur intenerito dall’atteggiamento della vampira.

- Suvvia, è questo il modo di rivolgerti a tuo padre?

- Il solo condividere il tuo stesso sangue mi fa ribrezzo! – rispose acidamente il figlio, ringhiando.

Ruki gli lanciò un’occhiata di disapprovazione: come osava usare quel tono e insultare il suo salvatore? Mary invece sospirò, pensando che non fosse il momento di dilungarsi in conflitti genitori-figli, e scambiò uno sguardo d’intesa con la madre, che continuava a consolare il povero Drago, sempre debole e anzi sempre più… pallido; si avvicinò, accucciandosi accanto alla creatura e chiedendo cosa mai gli stesse succedendo.

- Purtroppo, il Chaos si sta diffondendo ovunque… e sta influenzando moltissimo il suo organismo e i suoi poteri, povero piccolo…

“Piccolo”?, inarcò un sopracciglio Shuu, esaminando quel corpo rettiliano: nonostante fosse tutto attorcigliato su se stesso, la lunghezza di quell’ammasso di squame superava sicuramente i trenta metri e la testa era troppo grande per rimanere comodamente tra le braccia di una persona.

- Per quanto possa essere stato quel tizio a causare tutto questo casino – asserì Ayato, continuando a fissare il padre negli occhi – Qualcosa mi dice che tu sei sempre coinvolto!

La Signora di Vetro sospirò, mormorando che non avesse tutti i torti; Karlheinz le rivolse uno sguardo fintamente offeso.

- Mi ferisci, così.

- Per cortesia, Karl, hai distrutto la vita di tre donne e di sei ragazzi, sei insensibile come un ago da prelievo – replicò la donna, alzandosi in posizione eretta e spolverandosi il soprabito color fucsia.

- Ho salvato la vita a quattro orfani, vorrei ricordarti, cara – ribatté, il sorriso che cominciava a sfumare verso una smorfia contrariata.

- Non hanno valore le buone azioni fatte per compensare gli errori, se poi compirai altri sbagli! – il sorriso della Signora di Vetro scomparve, lasciando di stucco i giovani che stavano assistendo alla scena un po’ perplessi, un po’ annoiati, un po’ ansiosi di trovare una qualsiasi soluzione.

- Si deve rinunciare ad alcune cose e talvolta sacrificarle pur di realizzare dei progetti – sibilò stringendo i denti il Re dei Vampiri, reazione che stupì i figli.

O meglio: il comportamento d’entrambi li stava sorprendendo non poco; sembravano due adolescenti…

- “Sacrificare” ciò che ti appartiene e riguarda, Karl! Non rovinare la mia sorellina, – la donna cominciò a elencare contando con le dita – far impazzire la povera Christa, usare la mia amica Beatrix, rendere un incubo la vita dei tuoi figli, sfruttare i quattro che hai adottato, imprigionare i fratelli Tsukinami, abbandonare il tuo figlio illegittimo, coinvolgere mia figlia! – la demone lo fissò negli occhi intensamente – Quali altre povere anime torturerai ancora per raggiungere i tuoi obiettivi?!

- Ciò non sarebbe successo se tu non avessi rifiutato la mia proposta di matrimonio, Eva!

L’atmosfera si raggelò e la tensione s’impadronì dei giovani: Ayato rimase a bocca aperta bofonchiando monosillabi, Yui batté le ciglia mormorando se avesse sentito giusto, Shuu sgranò gli occhi desiderando che avesse avuto indosso gli auricolari, Ruki si infilò una mano tra i capelli in un gesto di esaurimento nervoso; infine, Mary finalmente comprese tutto.

La mamma… era la vera Eve…?
 


Come al solito, chiedo UMILMENTE perdono per questo imperdonabile ritardo. ... ma mi perdonate, vero? Anche se io stessa non perdonerei me stessa (lol)...
Ho incominciato, il 3 ottobre, le lezioni di Infermieristica all'Università (sono sempre in graduatoria per Ostetricia e spero mi ammettano, se qualcuno rinuncia lolololol): ho le lezioni dalle 9 circa fino alle 5 e includete i quaranta minuti di viaggio per andare e tornare e anche l'oretta per prepararsi la mattina... e il tempo libero che ho alla sera per lavarmi, mangiare e rilassarmi. Capite bene che non ho molta occasione di scrivere, ma sappiate che le idee ci sono, devo solo svilupparle... ma penso che a breve questa storia, finalmente, sarà conclusa.
Vi avverto che l'epilogo sarà LUNGHISSIMO, ma spero gratificante e cuuute.
Io mi auguro di riuscire a pubblicare almeno ogni settimana, tuttavia so già che sarà un'impresa ardua.
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
A presto e Buon Halloween! Che i vampiri possano farvi visita ;P

P.S. Un grazie alle ultime lettrici che hanno lasciato delle recensioni davvero carine e gentilissime! Purtroppo non ricordo se ho risposto e in tal caso, ancora purtroppo, non lo farò per carenza di tempo... ma sappiate che apprezzo le vostre recensione, e quelle di tutte le altre mie care lettrici, tantissimo!
Amo ognuna di voi. ♥

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Capitolo 44
*** Chapter 43 ***


Chapter 43

 

Eva era nata nell’anno del Signore e già questa coincidenza era stato il primo segno della comparsa nell’ambiente demoniaco di una personalità particolare, diversa; all’epoca, Karlheinz aveva pressappoco qualche centinaia d’anni e un intelletto molto sviluppato: giunta notizia che la primogenita del Signore dei Demoni Burai fosse nata, il futuro Re dei Vampiri aveva fin da subito previsto che la sua esistenza sarebbe divenuta importante, non per il suo sangue blu, né per il nome biblico che le era stato curiosamente attribuito.

Aveva visto giusto: raggiunta l’età dei primi atteggiamenti di consapevolezza, le sue polemiche rivolte alla mentalità discutibilmente riprovevole dei demoni avevano suscitato non poca sorpresa e perplessità, ma soprattutto gran delusione da parte del padre; certamente un’anticonformista nella stessa famiglia reale non era vista di buon occhio.

La piccola demone, a un certo punto, aveva dovuto arrangiarsi nella propria educazione: gli insegnanti che Burai le aveva assegnato avevano presto perso la pazienza e si erano licenziati per non ascoltare più le sue “superflue” domande e “sciocche” considerazioni; molti degli ultimi assunti erano stati giustiziati, dato che anche il Signore dei Demoni era diventato intollerante, vedendoli come meri incapaci e codardi.

Durante il lungo periodo in cui le sembianze di Eva avevano richiamato quelle di una fanciulla di dodici anni, era avvenuto un importante incontro tra le personalità più potenti del mondo magico: Lady Fucsia, all’epoca la rappresentante di maghi e streghe, la maggior parte dei quali erano sempre stati i più disposti a convivere con gli esseri umani, date le somiglianze più marcate; Sir Mendilion, portavoce degli elfi che da qualche tempo avevano deciso di rimanere in disparte da tutto e tutti, se non in occasioni particolari; il capofamiglia della stirpe degli Tsukinami, Giesbach; il Signore dei Licantropi; il Re dei Vibora, detti anche Echidna o Tifoni da alcune razze; il capo del clan delle Aquile, la razza tendenzialmente più anarchica e solitaria; ovviamente Burai, Signore dei Demoni; Karlile, padre di Karlheinz e Re dei Vampiri, seppur ancora per poco; infine tante altre figure di minor rilevanza.

In simili eventi, resi festosi per alleggerire eventuali tensioni ed evitare scontri (inoltre se n’era approfittato per celebrare i duecentocinquanta e duecento anni del primo e secondogenito di Giesbach, Carla e Shin Tsukinami) Eva era solita presentarsi solo per le formalità, rimanere nei dintorni ancora per un po’, tranquilla, e in seguito avviarsi in giardino, sedendosi in qualche angolo remoto e leggere un paio di pergamene, assettata di sapere; la demone aveva l’abitudine di portarsi dietro sempre qualcosa dalla biblioteca del padre, nascondendolo all’interno di una borsa celata dal mantello scarlatto perennemente indossato, con tanto di cappuccio a coprirle parte della chioma.

La giovane era stata coerente anche quella sera: dopo i convenevoli e aver assistito a qualche chiacchiera sulla politica e sulle situazioni attuali sia nel mondo magico sia in quello umano, era uscita in cortile e si era accomodata sul muretto che faceva da perimetro allo specchio d’acqua riflettente i raggi lunari chiari come i suoi candidi boccoli; aveva tirato fuori un voluminoso manoscritto, uno dei primi ricopiati e rilegati a mano, e aveva ricominciato la lettura dal punto in cui era arrivata.

Fato volle che di lì a poco uscisse anche Karlheinz, annoiato dai soliti dialoghi dei detentori di potere e dalla loro, secondo lui, scarsa accortezza in ambito governativo: non li riteneva degni dell’incarico che ricoprivano, o almeno questo suo giudizio era rivolto ai rappresentati delle quattro sotto-razze derivate dagli Tsukinami, includendo questi ultimi; recentemente, aveva notato di quanto il loro modo di pensare fosse privo di qualcosa, di qualche aspetto che egli stesso non sapeva identificare.

Si era quindi avventurato all’esterno del palazzo, rilassando i muscoli facciali stressati dal continuo sorridere, e aveva seguito il proprio istinto, avvicinandosi alla postazione della demone: da quando l’aveva scorta all’interno dell’edificio durante le presentazioni, aveva subito percepito la necessità di approcciarla e parlarle; qualcosa, fin dalla sua nascita, lo aveva convinto che c’era bisogno di conoscerla.

Inoltre, le voci che giravano sul suo conto non avevano fatto altro che acuire la sua curiosità.

- Buonasera, Eva, figlia di Burai, Signore dei Demoni – l’aveva salutata, chinandosi con il busto e la testa e poggiando una mano sul petto, in corrispondenza del cuore.

Eva, la quale aveva avvertito il suo arrivo molto prima, era rimasta immersa nella lettura fino all’ultimo secondo: non appena la “i” di “Demoni” era uscita dalla bocca del vampiro, la fanciulla aveva alzato gli occhi verso di lui, impassibile come tutti era abituati a vederla.

- Buonasera a voi, Karlheinz, figlio di Karlile, Re dei Vampiri – aveva ricambiato molto semplicemente, ritornando al proprio libro.

Il silenzio era calato e il giovine aveva sorriso, chiedendosi se fosse più consono essere divertito da quella reazione, irritato o addirittura imbarazzato; aveva optato per fare un qualche passo a sinistra, esaminando distrattamente un cespuglio di rose rosse rese argentee dalla luna, e aveva poi rivolto di nuovo l’attenzione verso di lei.

- Non avete interesse per le discussioni dei nostri genitori e degli altri sovrani? – aveva domandato.

La demone era sembrata assumere un’espressione riflessiva e aveva alzato di nuovo lo sguardo verso di lui, sempre seria.

- Non ritengo produttivo partecipare alle loro riunioni se la mia parola non sarà presa in considerazione o, peggio ancora, non mi sarà concesso esporre le mie opinioni.

Il vampiro aveva allargato di più il sorriso e si era seduto sullo stesso muretto, mantenendo una distanza di circa un metro per non metterla a disagio e soprattutto per evitare di suscitarle qualsiasi sentimento di astio o comunque negativo nei suoi confronti: aveva bisogno di stringere con lei un’amichevole intesa; inimicarsela sarebbe stato svantaggioso per i suoi piani.

- Cambiamo argomento: avete notato che alcuni esponenti della stirpe dei First Blood hanno un aspetto poco sano? Malaticcio, direi. Heh, bizzarro: da creature di forte costituzione come noi, la malattia è cosa molto rara se non improbabile.

- Non impossibile, però – aveva ribattuto la demone, fissandolo dritto negli occhi con le sue iridi color acquamarina; Karlheinz aveva pensato che gli ricordassero tanto alcune anfore di vetro dell’Antico Egitto che possedeva nella sua collezione di manufatti storici.

- Certamente - aveva sorriso – Mi domando se sarà contagiosa…? Se ha contaminato gli Tsukinami, potrebbe contagiare anche le altre razze e con conseguenze più importanti - aveva considerato, pensieroso.

- Bisognerebbe indagare. Dubito che vorranno ascoltarci, tuttavia: sono troppo orgogliosi per ammettere di essere intralciati da un “misero” morbo - Eva era ritornata al proprio libro, ammirando la pergamena e i caratteri finemente trascritti con minuziosa cura.

- Almeno che io non sostituisca mio padre – Karlheinz aveva alzato lo sguardo al cielo notturno, riconocendo mentalmente e correttamente i nomi di tutte le stelle.

La fanciulla aveva sgranato gli occhi e, controllando le proprie emozioni di sorpresa, gli aveva rivolto un’occhiata interrogativa; era stata sul punto di dirgli che difficilmente avrebbe ottenuto il trono prima del previsto, dato che il padre sembrava godere di ottima salute, i suoi poteri erano ancora tra i più forti, quasi a competere con i First Blood, e che…

Karlheinz si era lasciato sfuggire una breve risata sinceramente divertita che a Eva era suonata più calcolatrice e fredda.

- Su questo temo che dovrò correggervi, figlia del Signore dei Demoni: accadrà molto presto. Perché le mie mani… - aveva alzato le suddette, esaminandole con occhi velati di mistero, anche di sete di potere - … altrettanto presto, porranno fine alla sua lunga vita, come mio padre stesso desidera da millenni.

 

 

La demone non aveva creduto subito a quella promessa, seppur esitante; si era pentita successivamente di non aver fatto più affidamento ai suoi dubbi, quando era pervenuta la notizia che il nuovo Re dei Vampiri fosse diventato Karlheinz stesso e che una delle prime novità dall’inizio del suo governo era stato l’isolamento dei Progenitori da tutte le altre razze, in modo che l’Endzeit, il nome con la quale era stata dichiarata quella malattia che li stava sterminando uno a uno, non si propagasse a nessun’altra di esse.

Lo stesso si era inoltre assegnato il compito di fare ricerche approfondite sull’epidemia, studiando il genoma delle varie razze e gli effetti di un campione dell’organismo responsabile, una creatura che non aveva saputo classificare né come batterio, né virus: aveva scoperto che tutte le sotto-razze generate dai First Blood fossero a rischio di contaminazione; c’erano un gruppo di geni comuni che a seguito del contatto con l’agente patogeno risultavano difettati. Aveva sperimentato lo stesso sul genoma di elfi, stregoni, demoni ed esseri umani: pur persistendo il danno, esso aveva interessato un numero minore di geni e una certa resistenza da parte delle cellule.

Karlheinz era rimasto alquanto sorpreso dalle sue scoperte, che aveva inoltrato a Eva stessa per saperne cosa ne pensasse; inoltre, la sua mente stava già escogitando un piano efficace per prendere due piccioni con una fava: da lungo tempo aveva osservato i comportamenti di tutte le specie, dai Progenitori agli esseri umani; si era reso conto di un aspetto degli ultimi che lo attirava in particolar modo e che sentiva essere assente in tutte le altre razze, senza considerare streghe e maghi, molto simili, e gli elfi… già particolari di loro. Dunque, se aveva ipotizzato che incrociare tra loro delle specie per ottenere ibridi potesse risultare proficuo per sviluppare una repellenza all’Endzeit, allo stesso tempo ne avrebbe approfittato per dare origine a una nuova specie, potente, forte, e “sensibile” quanto quella umana: era giunto alla conclusione che fossero i sentimenti ciò che mancavano in loro e che solo streghe, maghi, elfi ed esseri umani fossero in grado di provare.

Eva aveva percepito uno sgradevole presentimento non appena le era arrivato il messaggio: venuta a conoscenza dell’esperienza di “Karl”, come egli stesso le aveva permesso di appellarlo, aveva solo trovato prova a fondare i suoi presagi, e si era preparata a incontrarlo il più rapidamente possibile.

Avevano l’aspetto di adolescenti vicini all’età adulta; tuttavia, la loro mente era ben più profonda e matura di quella di uomo centenario che fosse intelligente e colto.

Il loro secondo incontro era stato uno degli eventi più memorabili per il vampiro, se non un’ulteriore incremento del suo interesse per la demone: quest’ultima infatti, non appena si erano ritrovati in una biblioteca come accordato, gli aveva mollato dritto in faccia il primo schiaffo mai ricevuto in vita sua; non gli aveva fatto alcun male, ma il gesto in sé aveva certamente smosso il suo carattere.

- Non puoi trattare gli individui come oggetti, Karlheinz! – lo aveva rimproverato, incrociando le braccia al petto e alzando la testa dignitosamente, i severi occhi color acquamarina riflessi nei suoi.

Il Re dei Vampiri aveva sbattuto le palpebre, ancora leggermente stordito e sorpreso dalla sua reazione, per poi lasciarsi sfuggire una breve risata divertita.

- Suvvia, Eva, lo sto facendo per il bene di tutti: non possiamo lasciar che l’epidemia interessi anche le altre razze – aveva risposto tranquillamente, massaggiando la guancia che sembrava intoccata; eppure percepiva ancora l’impatto di quella candida mano.

La donna l’aveva fissato imperturbabile per qualche minuto, prima di sospirare e girarsi, riflettendo su possibili soluzioni da avanzare.

- Giusto l’altro giorno, è accorsa al mio palazzo in cerca d’aiuto Menae, la cognata di Giesbach. Conoscendo gli svaghi di vostro padre, vorrete perdonarmi per questa piccola scortesia, forse potremmo proporgli…?

La demone gli aveva rivolto un’occhiata gelida.

- Non osare.

- Perché no, Eva? Hai in mente altri piani? Da quel che si sa dalla notte dei tempi, gli unici ibridi esistiti e sopravvissuti sono quelli nati da un genitore mago e uno umano, o demone e umano; raramente si sono verificati casi di prole ibrida dall’unione di un demone con un mago… e sai bene che le quattro grandi sotto-razze non sono mai state in grado di generare ibridi. I Progenitori, per mantenere la purezza della loro razza, si sono sempre sposati tra di loro per evitare contaminazioni, per cui non sappiamo che esito darebbe la riproduzione tra un First Blood e un demone – disse Karlheinz, calmo.

- Perché proprio un demone? Perché proprio mio padre? – la donna lo stava guardando con uno sguardo ancora affilato e contrariato.

Il Re dei Vampiri ridacchiò e le spiegò che gli Tsukinami non avrebbero mai accettato come consorti esponenti né di razze tanto inferiori come quella umana e quella delle streghe, né delle razze da loro stessi derivati, dato che li consideravano come dei “First Blood sporchi”, indeboliti; era fuori questione coinvolgere gli elfi, anch’essi molto attaccati alla purezza di razza, dunque rimaneva come ultima possibilità quella dei demoni.

Eva aveva taciuto per qualche minuto, per poi voltargli le spalle.

- Non ho certamente il diritto d’impedire a te o a mio padre di conseguire i vostri progetti; sempre ammesso che mio padre accetti il tuo suggerimento.

E si era allontanata, lasciando i boccoli bianchi danzare lungo la sua schiena, osservati intensamente dal vampiro che aveva sorriso compiaciuto.

 

 

Alla nascita di Cordelia, ci era voluto un mese per Eva prima di riprendersi dallo shock: Menae era morta quasi immediatamente dopo il parto e non aveva trasmesso la malattia alla neonata.

Karlheinz era venuto a far visita per vedere le condizioni di quest’ultima e costatare con soddisfazione che l’esperimento avesse avuto successo; Burai non era per niente contento nonostante sapesse di aver di fronte una creatura sì forte… ma non era una demone. Cordelia non era un ibrido: scorreva certamente nelle sue vene anche il sangue del padre, tuttavia i geni manifestavano solo i caratteri dei Progenitori. Il Re dei Vampiri aveva convinto, inoltre, il Signore dei Demoni a tacere le origini della piccola: le avrebbero al contrario fatto credere di essere nata vampira.

Mentre i due stavano parlando in una stanza in privato, Eva ne aveva approfittato per intrufolarsi nella stanzetta dove riposava la sorellina; si era avvicinata alla culla silenziosamente, accucciandosi accanto, e aveva osservato la creaturina di fronte, ancora sveglia: aveva gli occhi verdi come il padre e quei pochi e sottili capelli sulla testa sembravano color ametista. Affascinata dall’aspetto della piccola, aveva alzato una mano e l’aveva tesa verso il viso della neonata, sfiorandolo appena: Cordelia si era mossa, aveva emesso uno stridulo verso di contentezza e le aveva afferrato il dito.

Sulle labbra di Eva, per la prima volta nella sua vita, era comparso un sorriso gioioso.

- Ciao, sorellina mia… - aveva sussurrato, dondolando delicatamente la mano.

- EVA! Lontana! – aveva interrotto quel momento la voce tonante del padre, facendola sobbalzare all’indietro e perdere quell’espressione felice.

Solo Karlheinz era riuscito a scorgerla per una frazione di secondo e aveva percepito qualcosa di anomalo nel suo petto; non ci fece caso più di tanto, interessato a sentire quanto aveva da dirle Burai.

- Sia ben chiaro, figlia mia: non voglio che tu metta in testa a Cordelia le tue strambe idee. Sono stato chiaro? – le aveva intimato, guardandola negli occhi con astio.

Eva aveva sbattuto le palpebre, reggendo il suo sguardo, impassibile; aveva inspirato profondamento e infine annuito.

- Sì, padre.

Solo il Re dei Vampiri aveva percepito una certa incrinatura amara nella sua voce e, successivamente, aveva sgranato gli occhi quando ella gli aveva rivolto uno sguardo carico d’odio, nel lasciare la stanza: aveva capito che avrebbe avuto bisogno parlarle e chiarire, perciò si era congedato e l’aveva seguita.

Dunque, avevano ripreso la medesima discussione: per quanto potessero essere sbagliati i metodi di Karlheinz, Eva non riusciva però a trovare altro modo, e ormai il latte era stato versato; le restava solo da capire le reali intenzioni del vampiro, dato che era ben consapevole che nascondesse gran parte dei suoi piani.

- Quale sarà la vostra prossima mossa? – gli aveva chiesto.

- Trovare altre combinazioni possibili per ottenere generazioni più forti e immuni all’Endzeit, no? – aveva sorriso tranquillamente lui, quasi dilettato.

- Voi… - si era interrotta, pensierosa, voltandosi dall’altra parte – Permettete: voi siete un grande idiota.

Era la terza volta che egli rimaneva di sasso; solo allora, finalmente, aveva compreso di essere infatuato della demone.

Ciò nonostante, tal dettaglio non l’aveva fatto desistere dall’assumere un atteggiamento sempre più scorretto con il passare degli anni, man mano che Cordelia cresceva, splendida nell’aspetto, ma con i difetti dell’ambiente in cui era cresciuta; il Re dei Vampiri aveva meditato che se ad Eva fosse stato concesso di rimanere vicino alla sorellina, forse quest’ultima sarebbe stata più predisposta a un carattere migliore, e aveva sperato di rimediare facendo il galante con lei (e non solo lui; Richter, il fratello minore, era rimasto profondamente affascinato dalla donna da lunghi capelli violacei).

Certamente la donna tanto ammirata dagli uomini di corte s’era innamorata, quasi ossessionata, del vampiro: tuttavia ciò servì solo a inasprire di più i rapporti con la sorella maggiore, nei confronti della quale era stata influenzata a nutrire diffidenza e disprezzo, tramutati in odio e invidia pura; in più, per cercare di conquistare il suo amore, sarebbe ricorsa a qualsiasi cosa, anche al tentativo di umiliare Eva o, peggio, eliminarla: era ben consapevole dei frequenti ritrovi tra i due e tanti avevano notato l’interessamento di Karlheinz nei confronti della demone, la quale, almeno in apparenza, era solo determinata a continuare le loro ricerche e i loro studi.

Era normale e anche piuttosto consueto che due fratelli si affrontassero in un duello per provare la propria superiorità sull’altro; raramente accadeva tra due sorelle, a meno che non fossero le uniche discendenti dirette della famiglia, come nel caso delle figlie del Signore dei Demoni: così era accaduto un giorno, quando Cordelia aveva sfidato la sorella maggiore, in occasione di un’altra adunata, nonostante potesse contare solo su quelle poche abilità di cui pensava di disporre, ignara della propria vera natura.

Quello era stato il giorno in cui a Eva era stato attribuito l’appellativo di Signora di Vetro, coniato da Karlheinz stesso che, insieme al resto dei presenti, aveva assistito allo scontro tra le due sorelle: in verità Cordelia, la quale aveva dapprima infierito verbalmente e in modo violento nei confronti dell’altra, aveva avuto ben poco tempo di agire con i propri poteri, in quanto la maggiore aveva immediatamente elevato intorno a sé decine di coni di vetro, dalle superfici ruvide, irregolari e affilate; al primo passo da parte della minore, dopo un’iniziale reazione sorpresa perché Eva mai aveva fatto uso delle proprie capacità in pubblico, ella aveva innalzato alcune delle punte verso Cordelia, quasi pungendola in corrispondenza del cuore, e le aveva rivolto uno sguardo gelido e intimidatorio.

Molto più intimidatoria era stata tuttavia la potenza che tutti i presenti aveva percepito provenire dalla primogenita del Signore dei Demoni, silenzioso e sovrappensiero proprio a causa di ciò; la secondogenita aveva di nuovo cominciato a riempirla di insulti, protestando e dandole della codarda mentre questa si precipitava fuori dalla sala, per fuggire da quell’ambiente che fin dalla nascita non l’aveva accolta amorevolmente.

E non voleva anche che quella farsa proseguisse un solo secondo di più.

Nel frattempo, il Re dei Vampiri l’aveva seguita, colpito dall’intensità che aveva emanato con i suoi poteri, assicurandosi che Cordelia non se ne accorgesse: non voleva che la donna continuasse a perseguitarla, causando altre probabili e inopportune sceneggiate.

Raggiunta la demone, appoggiata alla balaustra in marmo di un balcone, aveva anch’egli posto una mano sul parapetto e sollevato il viso verso il cielo, ancora intoccato dall’inquinamento luminoso e perciò sfavillante di stelle.

- Mi chiedo se avreste potuto avere la meglio su di lei… anche pur non utilizzando i suoi veri poteri – aveva considerato con il solito sorriso Karlheinz.

- La mia sorellina è più forte di me. E non l’ho fermata per timore e vergogna di mostrare la mia inferiorità – aveva chiarito immediatamente lei, girandosi in modo che il viso non fosse compreso nella visuale dell’uomo, il quale la scrutò attentamente.

- State piangendo, Eva?

Ricevendo solo silenzio come risposta, aveva aggiunto, leggermente sorpreso:

- Curioso… non siamo creature capaci di provare emozioni come queste, o almeno non fino a questo punto – improvvisamente si era interrotto.

Era Eva! Eva era la persona adatta a generare una stirpe di creature potenti e allo stesso tempo “sensibilmente umane”: come aveva fatto a non pensarci prima? Ecco cosa lo aveva attirato fin dall’inizio! Inoltre, se Cordelia aveva la madre First Blood e il padre demone, poteva aver ereditato solo da quest’ultimo l’immunità all’Endzeit, nonostante non fosse della stessa razza: quindi anche Eva avrebbe potuto conferire geneticamente la stessa caratteristica alla sua futura progenie!

Mancava solo trovare un degno compagno, che fosse altrettanto forte quanto lei o di più, e possibilmente simile a lei in quanto coscienza…

Bisogna trovarle… un Adamo? Adamo ed Eva, per una nuova generazione!, aveva pensato.

L’aveva guardata: la demone lo stava osservando a sua volta da un po’, da quando aveva lasciato in sospeso il discorso che aveva iniziato, domandandosi quali altri genialate gli fossero passate per la testa; i suoi occhi color acquamarina si erano di nuovo specchiati in quelli del vampiro, suscitandogli una sensazione bizzarra nel petto.

- Eva, diventereste la mia sposa?

Colta di sorpresa, la donna era sobbalzata e, per la prima volta in vita sua, arrossita violentemente: dopotutto era stata la prima volta in cui un uomo le aveva fatto una proposta simile; certamente nessuno della sua specie aveva mai pensato di unirsi con lei in matrimonio, nonostante fosse la figlia del Signore dei Demoni, a causa della sua particolare ed unica personalità, discriminata quasi allo stesso livello di un’eretica.

Doveva tuttavia rifiutare: non ricambiava i suoi sentimenti, ed era troppo presto, aveva timore di come avrebbe reagito la sorellina, era sicura che si conoscessero ancora poco e che ci fossero altre tappe fondamentali da raggiungere prima…

- Io e voi potremmo essere la soluzione a tutto! Stavo pensando che…

Ormai, però, le sue parole entravano e uscivano attraverso le orecchie di Eva; in quel momento, amarezza e delusione avevano avuto il sopravvento.

E forse era stato a causa solo di un piccolo malinteso: se Karlheinz fosse stato più avveduto, avrebbe capito che la sua scelta era stata molto più sincera e passionale di quanto avrebbe mai pensato; perciò, mentre il vampiro continuava a parlare, bruscamente la demone lo aveva interrotto con un secco e freddo:

- No.

L’uomo aveva spalancato gli occhi, notando l’occhiata glaciale rivoltagli.

- Come no…? Eva? Suvvia, è una buona id-…

- Karl, non nascerebbero mai degli ibridi – aveva tagliato corto ella, chinando il capo verso il basso e portandosi le mani al petto, iniziando a torturarsi le dita.

L’altro era rimasto leggermente spiazzato dall’osservazione, pur essendone perfettamente a conoscenza; s’era lasciato sfuggire una breve risata per sdrammatizzare.

- Non importa, Eva, avete visto cosa è successo con Cordelia: è una First Blood, eppure è immune all’Endzeit; dev’essere qualcosa che scorre nel sangue dei demoni. E con i vostri valori-…

- Esatto, Karl: i miei valori. A quanto pare ne abbiamo pochi in comune, a partire dal motivo che vi ha spinto a porgermi questa proposta. Rinunciate.

Eva gli aveva voltato le spalle dopo aver chinato il busto in un gesto di saluto e si era allontanata; Karlheinz l’aveva fissata allontanarsi immobile, il sorriso che svaniva dalle sue labbra e gli occhi che s’assottigliavano pieni di risentimento e amarezza.

 

 

Da quell’evento in poi, i loro rapporti erano cessati, se non per le solite formalità; inoltre, Eva aveva iniziato a frequentare sempre meno ritrovi e feste, più interessata a provare a vivere tra gli esseri umani, o almeno tra maghi e streghe che più erano loro somiglianti.

Si era chiesta se avrebbe mai fatto amicizia con loro, una notte durante la quale stava preparando l’occorrente per abbandonare il palazzo e la “famiglia” e dare una svolta alla propria vita; quante amiche possedeva…? Forse nessuna: le uniche due persone con cui aveva mai legato in modo più socievole, se così si poteva definire, erano state una vampira bionda dal viso inespressivo, con cui avevano discusso animatamente di buone maniere (il suo nome doveva essere stato Beatrix, se non ricordava male), e una candida come una rosa bianca, come infatti era chiamata da tutti, la leggera e splendida Christa, una timida e riservata presenza che aveva avuto modo di incontrare in un giardino tra i cespugli di rose.

Improvvisamente, aveva alzato lo sguardo sulla sorellina con perplessità, non appena questa aveva fatto irruzione nella sua stanza, mani sui fianchi ed espressione vittoriosa.

- Karlheinz-sama… no, Karl, oggi stesso ha chiesto la mia mano! – aveva gonfiato il petto Cordelia, fissandola con i suoi occhi verdi ed arroganti.

Eva aveva inarcato un sopracciglio e aveva sussurrato un “congratulazioni”, ritornando alle proprie faccende; l’altra, un po’ seccata dalla reazione poco appagante, aveva sgranato gli occhi nel notare i bagagli sparsi qua e là.

- Te ne vai? – aveva chiesto, davvero incredula; non aveva saputo spiegarsi se fosse per la contentezza, in quanto le sembrava troppo bello per essere vero, o per una lieve e celata tristezza nel profondo.

- Questa è la mia intenzione – calcolando rapidamente che avesse preso tutto il necessario, aveva chiuso i bauli ed evocato un portale per farveli passare; si era voltata verso Cordelia e le aveva rivolto un sorriso, quello con cui tutti l’avrebbero per sempre conosciuta in seguito  – Porgi i saluti a nostro parte da parte mia, sorellina. Addio.

 

 

Karlheinz non si era limitato a sposare Cordelia.

Aveva fatto rinchiudere i fratelli Carla e Shin Tsukinami, ultimi superstiti della loro famiglia, in una dimensione presente nel regno dei Demoni, invalicabile: a meno che non avesse avuto luogo un’eclissi di luna scarlatta, la quale avrebbe indebolito i poteri del Re dei Vampiri e quindi permesso ai due di liberarsi.

Cordelia non riusciva a rimanere incinta; non era possibile comprendere quale fosse la causa, ma il vampiro non ci aveva pensato due volte a sposarsi con Beatrix, la figlia di una delle famiglie più nobili e abituali ospiti dell’ambiente reale; dalla loro unione erano nati il primogenito Shuu e Reiji. Solo in seguito la prima moglie era riuscita a gestire una gravidanza e partorire dei trigemini, Laito, Kanato e Ayato; e in particolare da allora erano iniziate le controversie tra le due vampire.

Non era finita lì: Karlheinz aveva voluto sperimentare cosa sarebbe nato dall’unione con un membro della sua stessa famiglia e l’unica donna che rispondeva alle sue esigenze era la cugina Christa; da quest’ultima aveva avuto il sesto figlio, Subaru, e una serie di problemi a causa del danno mentale che la povera Rosa Bianca aveva subito nello scoprire i suoi veri fini.

Eva, un giorno, aveva persino sentito dire che l’uomo avesse accolto tra le proprie braccia quattro orfani umani che aveva vampirizzato: ovviamente era certa che dietro tal gesto non v’era stata tanta compassione, ma bensì un qualche altro strampalato progetto; tuttavia la curiosità la esortava a conoscerli, forse per un insito desiderio di cercare di “salvarli” dall’influenza che il Re dei Vampiri avrebbe potuto esercitare su di loro.

Aveva così riallacciato i rapporti con Karlheinz; litigando fin dal primo secondo, ma almeno i quattro giovani l’avevano presa in simpatia e lei li aveva amati immediatamente, incitata dall’istinto materno di cui non aveva mai avuto l’occasione di usufruire, essendo ancora nubile e illibata dopo quasi duemila anni di vita.

Probabilmente perché avrebbe avuto bisogno di aspettare altre decine di anni prima di trovare l’uomo della sua vita.

 

 

- Guardi che così si scotterà – aveva udito una voce profonda brontolare dietro di lei.

- Come, prego? – Eva aveva girato la testa per osservarsi dietro le spalle e aveva sgranato gli occhi nel vedere quel mago alto due metri sovrastarla.

Il giovane uomo, rivolgendole uno sguardo un po’ stanco, aveva sospirato e, mormorando un “con permesso”, le aveva spostato la mano dall’oggetto che stava osservando in quel negozio di articoli magici.

La donna aveva percepito il calore di quella grande mano intorno alla propria, più minuta e tanto bianca in confronto al leggero colorito abbronzato della pelle di lui.

- Se avesse fatto scorrere la mano ancora un po’ più giù, si sarebbe bruciata le dita – aveva spiegato con calma l’estraneo, esaminandole le mani – Sarebbe un peccato se su mani tanto delicate come queste rimanessero dei segni d’ustione…

Eva l’aveva fissato a occhi ancora sbarrati, senza parole e stupitissima, ed era arrossita.
 


Chiedo per davvero umilmente perdono per l'ennesima volta. Cercherò di approfittare del poco tempo che ho durante queste vacanze invernali di scrivere il più possibile, così da finalmente concludere questa storia. (Così da evitare ulteriori ritardi... non perché ne sia stufa, sia ben chiaro; ...no va beh, non vedo anche l'ora di concluderla, ma più per soddisfazione... sarebbe la mia prima serie di due storie (lunghe parecchi capitoli) ad essere decentemente conclusa! *^*).
Spero che tanti interrogativi si siano chiariti con questo capitolo, che non è altro che un lungo flashback della vita passata di Eva e Karlheinz.
Con il prossimo capitolo, ritorneremo alla situazione attuale...
... e vedremo un bel po' di sofferenza, tra combattimenti fatti più per farla finita e corse in fretta e furia per cercare non-si-sa-bene-che-roba.
Quanto sono stata chiara, vero?
Come state, comunque, mie care lettrici? Se siete arrivate pazientemente fino a qui... vi ringrazio dal profondo del mio cuore.
A presto e baciabbracci.

Tsuki 

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Capitolo 45
*** Chapter 44 ***


Chapter 44

 

- Laito-kun? – la voce sottile di Claire, appena svegliata, ruppe il silenzio; si strofinò gli occhi, rivolgendo lo sguardo verso il vampiro che si era appoggiato alla roccia dove una fessura permetteva l’ingresso dei primi raggi di luce dell’aurora che illuminavano fiocamente la nicchia dove si erano appartati, per riposare in tranquillità, senza che Kou o Reiji venissero a disturbarli, per un motivo o l’altro.

- Come la luna… - mormorò il vampiro, pensieroso.

La mezza demone inclinò la testa, ancora assonnata, e bofonchiò di ripetere, confusa.

Gli occhi verde smeraldo si voltarono verso di lei, luminosi.

- Nfu~ Micchan è come la luna! Ha la capacità… no, il dono di riflette quell’insieme di valori e principi tanto sconosciuti a creature dannate come me - fece una breve pausa, appoggiandosi di schiena contro la parete e alzando la testa verso l’alto – Come la luna illumina la terra buia durante la notte, quando la vera fonte di quella luce è lontana… perché la luna ama tanto la terra che non vuole vederla soccombere alle tenebre~ proprio come Micchan ci ama tanto e non vuole che diventiamo dei cattivoni, nfufu~!

Claire rimase a bocca aperta per un po’, sorpresa da quella profonda considerazione, per poi sorridere, ravviandosi i capelli.

- Sei in vena poetica, o anche filosofica, Laito-kun~? Mi piace questo tuo lato, hehehe~.

- Aaaaah~, Claire-chan, mi piace quando sei così sincera!

Prima che il vampiro potesse lanciarsi sulla fanciulla, dei gridi acuti e sofferenti giunsero alle loro orecchie, appartenenti a una voce familiare: Mark, qualche piano più sottostante, piangeva e si dimenava, scosso da convulsioni e suoni anomali che rimbombavano nella sua testa, incapace di stabilire la solita comunicazione telepatica con l’amata gemella.

 

Mary si allontanò dal gruppetto, infilando una mano tra i capelli e scompigliandoli in un gesto teso, sovrappensiero, e mugugnò qualche lamento a causa di un mal di testa che continuava a manifestarsi a intervalli irregolari; la Signora di Vetro osservò preoccupata l’atteggiamento della figlia .

- Mio fior di lavanda?

Perché non riesco a parlare con Aniki…?, si domandò, ignorando involontariamente i richiami della madre, finché non sentì una mano posarsi sulla spalla; si voltò verso quegli occhi color oceano, interrogativi, per poi scorgere quelli inquieti degli altri vampiri: anche loro percepivano qualcosa di strano…?

- Mamma… cosa sta succedendo? Sembra tutto confuso... – mormorò, rivolgendosi allarmata alla madre che scambiò uno sguardo d’intesa con Karlheinz, impassibile dopo aver abbandonato l’espressione amareggiata e risentita precedente.

- Temo che il Chaos stia avendo il sopravvento, anzi – sospirò rassegnato il Re dei Vampiri – A quanto pare, abbiamo fallito – i suoi occhi color ambra pallido si soffermarono sulla figura di Mary – Izanami… solo tu puoi resettare tutto.

- Eh…?

La mezza strega non capì di cosa stesse parlando e Shuu borbottò qualcosa, seccato; Ayato e Yui si scambiarono uno sguardo confuso, mentre Ruki, perso nei suoi pensieri, rivolgeva lo sguardo altrove, stringendo i pugni sull’elsa della propria spada scelta.

Karlheinz spiegò che il suo piano originale prevedeva che Izanami usasse il suo potere per azzerare la situazione nel caso il piano di Adam ed Eve avesse esordito nel peggior scenario possibile, oltre a essere una sorta di supporto e un’altra coppia a generare una prole forte e potente, possibilmente immune all’Endzeit; caratteristica che avrebbero ereditato sicuramente i discendenti di Eve, cioé Yui, grazie al trapianto del cuore di Cordelia.

Mary fissò l’uomo a occhi spalancati e bocca socchiusa: non era tanto sconvolta dai suoi piani, di cui era già a conoscenza in misura sufficiente a concordare con la madre che fosse un idiota; quanto più per il fatto che non sembrava affatto pentirsi, o almeno sfoggiare un’espressione amareggiata o dispiaciuta, per quello che aveva fatto.

- Ci hai veramente usati tutti… dal primo, all’ultimo… - sussurrò con voce strozzata, guardando prima la madre, poi Shuu ed Ayato, in seguito Ruki e Yui; infine si ritrovò a guardarsi la punta degli scarponcini, sporchi di uno strano liquido verde scuro…?

- Il Drago?! – esclamò inorridita.

Solo allora tutti si resero conto che il Drago stava perdendo sangue copiosamente, da delle misteriose lesioni che s’aprivano lungo il suo corpo una dopo l’altra, sempre più rapidamente e sempre più profonde; la povera creatura mugolava debolmente e nemmeno l’abbraccio della Signora di Vetro alla sua testa, per il momento non toccata dalle ferite, servì a consolarla.

- Questo è grave, davvero grave – bisbigliò Karlheinz, più a se stesso, considerando che se il Drago era in quelle condizioni, dunque non restava più alcuna speranza se non quella di resettare.

Com’era possibile che tutto gli fosse sfuggito così di mano? Fino a poco tempo fa, aveva tutto sotto controllo; era stato anche ben felice di vedere che si fossero sviluppati sentimenti sinceri tra i figli e le due elette, consapevole che questo sarebbe stato solo un grande vantaggio per tutti. Eppure, il risultato di tutti i suoi sforzi, seppur cosciente che avesse fatto soffrire altri, si stava tramutando in tragedia; avrebbe potuto tornare indietro con il tempo, come aveva fatto in rare e piccolissime occasioni… ma si erano trattati di lassi brevissimi: in questo caso avrebbe dovuto regredire troppo, e magari non avrebbe più conseguito alcuni esiti importanti…

Come avrebbe potuto indurre Izanami a usare il suo potere? Forse uccidendo uno di loro e procurarle in questo modo un intenso dolore per la perdita, come era successo in passato?

… No. Era stanco. Davvero stanco, di ricorrere a quelle soluzioni estreme. Dopo una lunga esistenza come la propria, vissuta tra esperienze ed eventi vari, forse riusciva a immedesimarsi in Eva e capire i suoi valori…

- MARY-SAN!

L’urlo di Eve lo ridestò dai suoi pensieri e, con orrore, alzò il capo per vedere il viso di Izanami imbrattato dalla maledizione del sangue del Drago: pelle, occhi e capelli erano diventati completamente neri, con sottili striature bianche irregolari che si incrociavano tra loro; la Signora di Vetro lanciò un’esclamazione esasperata, Shuu venne fermato appena in tempo da Ruki ed Ayato dal fiondarsi impulsivamente sulla moglie e toccarla per istinto, rischiando di venir contaminato.

Il sangue era penetrato attraverso una fessura sulla suola degli scarponcini della mezza strega, inzuppando la calza e di conseguenza entrando in diretto contatto con la cute dei piedi: ciò avrebbe implicato il rapido indebolirsi dei poteri di Izanami; erano giunti al peggio del peggio.

 

Subaru osservò il cielo oscurarsi improvvisamente; aveva accettato di accompagnare Isa, ancora debole e con l’umore sotto i piedi, in una stanza del rifugio da cui poter vedere il sorgere del sole: era durato solo qualche minuto, poi era improvvisamente comparsa una fessura nel cielo (avrebbe giurato di aver sentito un urlo straziante, come l’atmosfera fosse stata viva e fosse stata strappata in due), dal quale s’era diffuso uno strano fluido scuro che aveva cominciato a propagarsi ovunque, intaccando anche il mare e la terra, celandole sotto un velo invalicabile, simile a una fitta nebbia nera.

Isa si strinse all’albino, osservando con occhi sgranati il preoccupante fenomeno, il labbro che tremolava di angoscia; il vampiro, nonostante la vicinanza della streghetta gli avesse procurato una lieve tinta rosea alle guance, avvolse un braccio intorno alle sue spalle.

- Andrà tutto bene… mi fido di quella stregac-… voglio dire, di Mary.

La fanciulla lo guardò con le sue iridi ambrate.

- Speriamo… Mark-senpai non riesce a comunicare più con Mary-senpai… poverino, sta soffrendo così tanto… e Theo non sa più cosa fare per lui

Una voce maschile li chiamò: Reiji li avvisò di ritornare giù con tutti gli altri, in quanto avevano intenzione di sigillare ogni apertura o interstizio comunicante con l’esterno, per arrestare il più a lungo possibile l’avanzata di quell’estranea materia oscura.

- Andiamo, Isa – mormorò Subaru, cercando di sembrare il più rassicurante possibile.

La ragazza annuì e scorse dietro il vampiro con gli occhiali le sorelle Lily e Martha rivolgerle un sorriso rincuorante… seppur ci fosse, nei loro occhi, rassegnazione e inquietudine; mentre uscivano, udì in lontananza le urla di Anna e Yuuma, i quali stavano di nuovo amichevolmente litigando, e rientrarono nel grande atrio dov’erano tutti riuniti, chi assonnato, chi ancora ferito e in attesa di ulteriori cure, chi impaurito, chi calmo ma internamente disperato. Vide Kou e Azusa lanciarsi degli sguardi preoccupati, in evidente pensiero per il fratello maggiore; Laito e Claire si erano finalmente fatti vivi, dopo essere rimasti soli in disparte chissà dove; le sorelle maggiori di Anna erano sedute e discutevano tra loro a bassa voce, accarezzando i capelli delle due più piccole che dormivano con la testa sul loro grembo; non vide Kanato, probabilmente rimasto giù nei sotterranei in compagnia della sorella zombie…

Scorse con la coda dell’occhio, in un angolo, il signor Ari e il signor Flyer; quest’ultimo le sembrò improvvisamente invecchiato: non aveva mai notato quel ciuffo bianco di capelli…? E  aveva occhiaie molto profonde.

Mary-senpai… torna presto, ti prego…

 

Kalrheinz aveva esalato un sospiro rassegnato e aveva dichiarato il proprio volere di fronteggiarsi in un duello contro i due figli, certo che avrebbero terminato la sua lunga esistenza: ciò sarebbe stata la sua unica consolazione, dopo i diversi fallimenti a cui era andato incontro di recente; Ayato e Shuu a quelle parole avevano sgranato gli occhi e, vedendo il padre tirar fuori dal proprio mantello una spada, automaticamente le loro mani si erano appoggiate alle else delle proprie per sfoderarle. Tuttavia, si erano improvvisamente ritrovati rinchiusi in una bolla trasparente, solida e fredda, come se fosse stata di ghiaccio, e la Signora di Vetro si era spostata di fronte a loro, con in mano una lunga e seghettata lama di vetro: non avrebbe permesso al Re dei Vampiri di commettere una simile sciocchezza in quella situazione, non tanto perché stufa di quel rituale con la quale egli stesso aveva ottenuto il trono (essendo ben consapevole che i figli non erano tanto contrari a quel metodo), ma perché lo interpretava come un segno di arrendevolezza e un po’ anche di codardia; in verità, forse si trattava anche di una lor piccola personale “resa dei conti”...

Avevano dunque iniziato a combattere tra loro di fronte agli occhi dei due Sakamaki, i quali cercavano in tutti i modi di non rimaner affascinati dai movimenti rapidi e abili dei due avversari per concentrarsi a trovare una via di fuga da quella sfera di vetro; Ruki assisteva con il cuore in gola, non sapendo più a cosa pensare, siccome uno era il suo salvatore, l’altra una delle poche donne di cui si era mai fidato e che aveva mai rispettato in vita sua; Mary si era accasciata a terra, improvvisamente debole e molto stanca, priva di interesse per quello che stava succedendo tra la madre e il vampiro.

Tra l’ansia per la maledizione del Drago che stava consumando il corpo dell’amica e l’agitazione dell’improvviso scontro (pensò addirittura che stessero andando tutti fuori di testa), Yui fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, nel tentativo di concentrarsi: si era resa conto di essere l’unica con la mente abbastanza lucida e libera di ragionare sul da farsi, per quanto non avesse idea di come agire; dopotutto era solo un’umana da pochi mesi diventata vampira! Eppure, credeva fortemente che ci fosse un dettaglio che l’era sfuggito…

Il sogno!, pensò spalancando gli occhi all’improvviso e accucciandosi accanto alla mezza strega che alzò una mano per tenerla lontana.

- Yui, no avvicinarti, potrei contagiarti…

- Mary-senpai, il mio sogno! – esclamò la vampira, riassumendoglielo brevemente, e, alla faccia ancora perplessa dell’altra, aggiunse – La mela! L’avevo raccolta! Ma non ho mai sognato che andava persa o distrutta…!

Indicò il Drago, l’albero, l’ambiente in generale: tutto stava andando in rovina; ma non v’era traccia effettiva della mela che avrebbe dovuto raccogliere dalla pianta, ma non l’aveva vista pendere da nessun ramo fin dall’inizio, né l’aveva scorta da nessun’altra parte.

- Sono certa che dobbiamo cercarla! – insistette Yui, quasi stringendole le mani tra le proprie ma prontamente fermata da Mary, la quale fu rinvigorita da quelle parole.

Pur sembrando un’ipotesi banale, era sempre qualcosa…

Si scambiarono uno sguardo d’intesa e, dopo essersi assicurate che gli altri fossero impegnati (Karlheinz ed Eva combattevano, i ragazzi… in qualsiasi caso, avrebbero costituito un intralcio in quanto maschi), si alzarono, allontanandosi rapidamente; non fu difficile per la mezza strega dissolvere una parte della sfera protettiva della madre, utilizzando gran parte di quel briciolo di potere che le rimaneva a causa della stanchezza e della maledizione.

- Secondo la legge di Murphy, la mela dovrebbe essere nel posto più irraggiungibile – suggerì Mary, recuperando un po’ del suo sarcasmo e humor nero.

Lanciata un’occhiata a Yui, entrambe alzarono la testa verso l’alto, verso quella struttura circolare che li sovrastava; raggiungerla non sarebbe stato un problema neanche in questo caso: la vampira avrebbe saputo teletrasportarsi, la mezza strega avrebbe usufruito dei suoi poteri da demone e così fecero.

 

Lo scontro durò quella che sembrò un’infinità per la limitata pazienza di Shuu, il quale aveva lasciato ad Ayato l’onore di distruggere quella barriera sorprendentemente resistente (sembrava quasi fosse di diamante!), per evitare di sprecare energie, come al solito; il fratello imprecava come un ossesso, irato con la zia per non avergli lasciato l’opportunità di conciare per le feste il padre e irritato dalla lentezza con la quale stava scalfendo quella parete di vetro.

Ruki assisteva immobile sul posto, ogni tanto osservando il povero Drago che impallidiva con il passare dei secondi, sofferente; percepì la tensione salire non appena la lama di vetro si frantumò in mille pezzi e la Signora di Vetro cadde a terra, sfavorita dall’inaspettato attacco magico che l’opponente aveva rivolto contro di lei.

Karlheinz sospirò, puntata la punta della propria spada verso il viso della demone, e aprì bocca per parlare, ma alcuna parola ne uscì: sgranò gli occhi, gemendo più di stupore che di dolore all'inconfondibile sensazione di trafittura da parte di due lame, e sentì il bruciore irradiarsi dal cuore in tutto il corpo; Eva si sollevò sulle mani poggiate per terra, raddrizzando le braccia, e alzò il capo verso il Re dei Vampiri e i due giovani dietro di lui.

L'uomo rimase ancora apparentemente stupefatto, per poi abbozzare un sorriso sulle labbra da cui colava un rivolo di sangue.

- Non pensavo che Ari avesse trovato la sostanza adatta per impregnare le lame destinate ai vampiri... lo sapevi, Ayato?

Il figlio dietro sbatté le palpebre confuso: dopo esser riuscito a liberarsi, era intervenuto con Shuu, così, colto da un qualche istinto interiore nel vedere improvvisamente la zia in svantaggio; sebbene fosse nella sua volontà affrontare il padre, credeva che le due spade fornite da Ari sarebbero state innocue, dato che ci voleva ben altro per uccidere il Re dei Vampiri...

Shuu tacque; aveva riconosciuto appena l'odore dell'Acqua d'Argento, ma non ci aveva badato più di  tanto a sua volta: non aveva mai ritenuto possibile che il liquido riversato da una sorgente sperduta in qualche dimensione ultraterrena potesse essere davvero fatale...

Ruki osservava la scena, la mano stretta dolorosamente attorno all'elsa della propria spada che aveva deciso di non impugnare contro il salvatore di lui e i fratelli, e comprese tutto: che Ari avesse previsto e pianificato tutto? Che la Signora di Vetro fosse stata a conoscenza di ciò...?

L'ultimo dubbio fu smentito dal commento intriso di amarezza che la donna pronunciò.

- Ah... mio marito... che sciocco...

Il silenzio calò tra loro, appena toccato dai cigolii della struttura sopra le loro teste che le ragazze stavano perlustrando disperatamente alla ricerca di quella mela, ancora a loro insaputa (o almeno dei tre giovani).

- Ragazzi... lasciatelo... - mormorò con un filo di voce la donna.

Shuu e Ayato esitarono un momento, prima di sfilare le lame dal corpo del padre che parve loro essere diventando improvvisamente fluido per la facilità con cui le ritrassero; l'uomo cadde in avanti, prontamente afferrato dalle braccia della Signora di Vetro che gli sistemò debolmente la testa sul proprio grembo, spostandogli con delicatezza qualche ciocca dei lunghi capelli chiari dal viso.

Ruki nel frattempo si avvicinò e fissò incredulo, ancor più dei due figli biologici, il vampiro morente: davvero se ne sarebbe andato così...?

- Ah... Eva... - sospirò Karlheinz, rivolgendo gli occhi persi a viso della donna, la quale ricambiò lo sguardo con un'espressione malinconica - Ho sbagliato parecchi calcoli... che vergogna, per due bagagli di esperienza e sapienza come noi...

La Signora di Vetro scosse la testa.

- Karl... abbiamo sbagliato entrambi e allo stesso tempo... non ne siamo completamente responsabili... ho frainteso, quella volta. Se solo avessi cercato di capirti...

- No, Eva - la interruppe, sorridendo e chiudendo gli occhi - Non sarebbero mai nati Izanami e Izanagi.

Tacquero entrambi.

- Alla fine... pur avendo finalmente ottenuto l'opportunità di porre fine alla mia lunga vita... ho ancora questo vuoto, a me ignoto... - sussurrò Karl, sempre più pallido in tutta la sua figura, vesti comprese.

La Signora di Vetro, gli strinse una mano tra le proprie.

- Karl... non sei mai stato solo...

L'uomo abbozzò una lieve risata strozzata, sarcastico.

- Anche quei quattro fratelli ti amano tanto, ti sono grati... - aggiunse la donna, rivolgendo gli occhi a Ruki, il quale si avvicinò ancora e si inginocchiò, chinandosi verso quella figura evanescente e gli afferrò l'altra mano.

Ebbero un dejà vu; solo, era Karlheinz quello che veniva salvato.

- Signore... forse non sarò stato sempre d'accordo con voi... ma, se si potesse tornare indietro nel tempo, afferrerei di nuovo la vostra mano. Vi rispettiamo, siamo in debito con voi... e sì, vi amiamo - il giovane vampiro riuscì a sopprimere la voce dall'incrinarsi.

Karlheinz socchiuse appena gli occhi, guardando il moro di fronte a sé; Ruki sentì una leggera pressione da parte della mano dell'uomo sulle proprie e abbassò il capo per celare la sua espressione addolorata quando scorse i suoi occhi lucidi.

- Ruki... questo, da parte tua... - sorrise, non riuscendo a finire; il suo aspetto ormai rassomigliava quello di una statua abbandonata in un luogo desolato e grigio.

Shuu e Ayato non sapevano che dire; stranamente, la morte del loro vecchio non suscitava in loro alcun sollievo o soddisfazione: anzi, quella lacrima solitaria e non versata che avevano intravisto prima che il padre chiudesse gli occhi li aveva leggermente scossi, procurandolo loro un certo disagio.

Eva sospirò e accarezzò il viso di Karlheinz.

- Karlheinz, riposa in pace... fuggi da questo mondo, da quell'ambiente che non ci ha accolto, che non ti ha veramente riconosciuto...  possa Dio aver misericordia di te.

E Karlheinz finalmente spirò, riducendosi in milioni di frammenti di polvere sugli abiti della donna e tra le mani di lei e di Ruki.

 

Yui e Mary perlustrarono la struttura da cima a fondo, rischiando più volte che parte del soffitto crollasse sulle loro teste o di precipitare dall’alto; eppure della mela sembrava non esserci alcuna traccia e ciò le gettava nello sconforto con il passare del tempo, tanto che per la disperazione esaminarono anche gli spazi più angusti dove era molto improbabile che si trovasse il frutto.

La vampira aveva gli occhi lucidi di frustrazione e delusione, dato che era stata lei stessa a suggerire l’idea, spinta da un sogno che avrebbe potuto rivelarsi vero solo in parte e non totalmente come aveva sperato; la mezza strega si era accasciata contro la parete, scivolando con il sedere a terra e osservandosi le mani dopo aver tolto i soliti guanti che indossava: la trasparenza di Izanami aveva lasciato posto al nero della maledizione e alle linee bianche, forse corrispondenti delle vene sottostanti (in quel momento non riusciva più a concentrarsi più di tanto e verificare se il paragone fosse anatomicamente corretto).

Sospirò, mentre l’amica si sedeva accanto a lei, non troppo vicina.

- Mary-senpai, mi dispiace… ero sicura che l’avremmo trovata…

- Forse era solamente qualcosa di allegorico, Yui-chan – la interruppe Mary, la quale stava tentando di rimanere lucida e ragionare – La domanda è: cosa rappresenta?

- Avevo sognato di raccoglierla… - mormorò ancora l’altra, chiudendo gli occhi esausta.

La giovane rifletté su quelle parole, lo sguardo fisso sul dipinto appeso sulla parete crepata di fronte a lei, per poi spalancare gli occhi e alzare un dito verso l’oggetto stesso, incredula.

- Yu-Yu-Yu-Yui-chan…

La bionda le rivolse dapprima uno sguardo perplesso e, seguendo al direzione indicate, soffermò gli occhi sul quadro, analizzando ciò che raffigurava: rimase a bocca aperta, perché vi era illustrato un albero pieno di foglie con un ramo che sporgeva in modo naturale e da cui pendeva una mela; inoltre, accanto l’albero, c’era la figura di una minuta fanciulla dai capelli chiari, ritratta nella posa di una persona che si alza in punta di piedi con le braccia alzate per afferrare qualcosa dall’alto.

- Ok, – si riprese Mary – abbiamo la conferma che una mela deve pur c’entrare qualcosa, e che anche tu stessa sei coinvolta; però dove e come?!

Improvvisamente s’acquietarono entrambe, colte da una gelida sensazione.

- Karlheinz-san… - bisbigliò Yui, recitando mentalmente una preghierina.

- Prima o poi, moriamo tutti… - sospirò l’altra, massaggiandosi il collo, e sobbalzò non appena vide la madre comparire di fronte a loro.

- Mie care, venite… so cosa stavate cercando, e purtroppo avete sbagliato dove e come – sorrise, per poi rivolgere loro un’occhiata sia di rimprovero che scherzosa – Se non foste state così precipitose e aveste atteso con pazienza, vi avrei dato indicazioni.

Le due giovani di scambiarono un’occhiata nervosa e vennero teletrasportate giù con la donna; Ayato si fiondò sulla fidanzata, scrollandola per le spalle e lamentandosi che ci fosse mancato poco per soffrire di una crisi isterica dopo aver notato che era scomparsa dal nulla, e Shuu scrollò le spalle e sbuffò di fronte alla moglie, commentando che  fosse davvero difficile tenerla d’occhio e che non l’avrebbe mai più lasciata sola.

Mary fece una pernacchia, mentre Ruki fissava le sembianze modificate dalla maledizione con un certo disagio.

La Signora di Vetro invitò Yui ed Ayato ad avvicinarsi all’albero e ad appoggiarvi entrambe le mani.

- Dato che sono stati Shuu-kun e Ayato-kun a… - Eva sospirò e lasciò la frase in sospeso, sapendo che tutti avrebbero inteso – Il potere di Karlheinz è stato riversato in entrambi; non so come e in che quantità, ma sono certa che basterà per… beh, potete già vederlo da voi – sorrise la donna nel veder l’albero rinvigorirsi miracolosamente e riempirsi di foglie e gemme.

Yui assistette al fenomeno con occhi che brillavano di meraviglia, Ayato assottigliò gli occhi e aggrottò la fronte un po’ perplesso, Shuu rimase impassibile, Mary ringraziò Dio che almeno una cosa stesse procedendo a loro favore e Ruki si chiese come i due Sakamaki avrebbe risolto la seguente questione: chi sarebbe diventato il nuovo e futuro Re dei Vampiri? Era probabile che si sarebbero affrontati per contestare il trono…

Su uno dei rami più bassi e vicini, sbocciò un bellissimo fiore, il cui aroma si diffuse rapidamente nell’aria, inebriando i presenti; come in una sequenza velocizzata di un documentario naturalistico, videro il passaggio dal fiore al frutto, una mela rosso sangue gonfia, dall’aspetto appetibile e lucido: fu a questo punto che Yui, mossa da un istinto proveniente dall’animo, alzò le braccia e avvolse il frutto tra le dita, dopo averne accarezzata la buccia fresca e profumata, con tenerezza.

Proprio nel momento in cui stava per staccarla dal ramo, un boato li distrasse: si guardarono intorno, notando che intorno a loro era calato il buio che andava via via stringendosi, inghiottendo gradualmente l’intera dimensione, compreso il povero Drago che emise un ultimo verso di agonia; non si accorsero tuttavia delle crepature provenienti dall’altro e grossi frammenti affilati come pezzi di vetro caddero a terra, facendo sobbalzare le ragazze.

La Signora di Vetro provvide a creare un’altra barriera protettiva, ma non fece in tempo che una grossa lastra cadde addosso a Yui, trafiggendole il petto.

- YUI! – il grido disperato di Ayato, il quale prese tra le braccia la ragazza, scioccata e sul punto di perdere i sensi, non giunse alle orecchie di Mary.

Con occhi spalancati, labbra tremanti, ella indietreggiò, scrutata da un ansioso Shuu e un preoccupato Ruki, mentre la madre percepiva la tensione farsi sottilissima: intorno alla figlia apparvero delle scritte bianche, in diverse lingue, in cerchi; allo stesso tempo, una folata di vento dalla provenienza sconosciuta si avventò contro di loro e le scritte diventarono linee sempre più spesse, fino a costituire una sfera intorno alla mezza strega.

Shuu urlò qualcosa, Ruki sgranò gli occhi; Mary aprì la bocca per lanciare un urlo straziante, ma senza voce.

Tutto divenne nero.

 

E poi arrivò il bianco.
 


Buonasera e mi auguro di avervi soddisfatto con questo capitolo~
E anche di aver suscitato in voi un po' di pietà per Karl... Un pochino, dai. altre persone che shippano Eva con Karl? :D
Il prossimo, sarà il penultimo capitolo... e infine, l'epilogo.
... wow.
Baciabbracci,

Tsuki

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Capitolo 46
*** Chapter 45 ***


 Chapter 45

 

Aneki. Mia adorata sorella.

Mary aprì gli occhi sbattendo le palpebre ripetutamente, ciascuna volta vedendo l’ambiente circostante passare gradualmente dal buio totale al bianco accecante; si accorse di essere stesa su una superficie palpabile, ricoperta da una bassissimo banco di nebbia, piacevolmente fresca, e sollevò il busto con cautela, guardandosi intorno: non v’era nulla se non quell’infinta distesa di candore, i contorni definiti solo da una gradazione sul grigio chiaro.

Nulla, ma qualcuno c’era: poco distante da lei, intravide la figura del fratello, e un impeto di gioia, mista a tristezza ed euforia, la spinse ad alzarsi e a corrergli incontro, abbracciandolo di slancio; Mark avvolse a sua volta le braccia intorno al corpo più sottile della sorella, baciandole la testa e trattenendo a stento le lacrime di sollievo.

- Aneki… pensavo di averti perso per sempre… - sussurrò con voce strozzata, gli occhi vitrei persi nel vuoto.

Mary scosse la testa.

- No che non mi hai perso…! Non mi perderai mai – ribatté intensificando la morsa, incapace di aggiungere qualcosa di sensato.

Una voce li fece sobbalzare di sorpresa e voltare verso la fonte di provenienza: una donna dai neri capelli mossi, lunghi fino quasi a sfiorare il suolo, li osservava con uno sguardo tanto dolce quanto malinconico, un velo di amarezza a coprire l’azzurro degli occhi stanchi e vecchi, nonostante l’apparente aspetto giovane; indossava più strati di indumenti, delle tuniche di colori neutri, che risaltavano il luminoso verde della collana di perle di giada.

- Mi fa piacere che, finalmente, una coppia di gemelli sia rimasta unita - dichiarò, enigmatica.

I due ibridi la scrutarono un po’ diffidenti, un po’ timorosi, tenendosi per mano e molto vicini, come per cercare la sicurezza l’uno nell’altra; la sconosciuta si lasciò sfuggire una breve risata intenerita e tese loro una mano.

- State tranquilli, non vi farò del male. Al massimo potrei influenzarvi con tutta la tristezza che pesa su di me da innumerevoli anni, ma forse avete anche voi sofferto abbastanza da esserci abituati – disse con un sorriso mesto, cercando di sdrammatizzare.

- Voi siete… - mormorò Mary, ispirata dall’intuito.

- Izanami – concluse Mark a sua volta.

La donna annuì con un lento gesto della testa, assumendo un’espressione quasi sconfortata da quella considerazione; come se non avesse mai desiderato essere chi era.

Sospirò.

- Il mio povero fratello Izanagi… quando morì, come ben sapete, a causa dell’odio, della rabbia, della vendetta e di qualsiasi altra emozione negativa, risvegliai il mio potere… il quale aveva la capacità di “azzerare” tutte le circostanze presenti nei miei dintorni, e forse estendendosi a territori ancor più lontani. Tuttavia… - sospirò, facendo qualche passo alla sua destra e tenendo il viso basso – Tanti, se non tutti, hanno frainteso questo potere. Il significato, come attuarlo e, soprattutto, quali sono i reali effetti, le vere conseguenze, che porta seco.

I gemelli, taciturni, si scambiarono uno sguardo d’intesa.

- Nel senso che si è stati soliti pensare che questo “azzerare” implicasse davvero un “ritornare alle origini” e quindi un “rifare tutto da capo”? – suggerì abbastanza certa la mezza strega.

Izanami le rivolse un sorriso soddisfatto e annuì, dicendo che avesse c’entrato in pieno la questione.

- Quindi tanti ne hanno approfittato… sono diventati avidi e superbi… - bisbigliò Mark, ricordando la prima frase che la donna aveva rivolto loro: “Mi fa piacere che, finalmente, una coppia di gemelli sia rimasta unita”.

- E stolti – aggiunse la donna, gli occhi persi nel vuoto, ricordando il fato a cui erano andati incontro quelle poche coppie di gemelli ibridi che, nascendo una volta ogni centennio circa, erano stati potenziali Izanami e Izanagi – Sapendo cosa successe a me, molti tentarono di risvegliare i presunti poteri nello stesso modo: uccidevano il proprio fratello, o sorella. Come potevano, però, cuori così freddi e duri da attuare il fratricidio, provare lo stesso immenso dolore della mia perdita? Certamente non bastava neanche la minima e sincera sensazione di amarezza.

- Tanto avrebbe prevalso il “ma era necessario” – aggiunse il mezzo mago, stringendo la mano della sorella; non riusciva a immedesimarsi in quelle persone, tanto la amava: non avrebbe mai potuto commettere lo stesso crimine per un fine così futile.

Tali e quali erano i pensieri della gemella, la quale teneva il capo chino, dispiaciuta dall’apprendere quelle avvenimenti passati e allo stesso tempo indignata dalla follia di quegli individui.

- Così ne erano convinti – sospirò Izanami, per poi rivolgere uno sguardo luminoso e sollevato verso Mary – Ma tu, mia cara, hai rifiutato questa posizione fin dall’inizio… o meglio, hai colto ciò che era davvero più importante, hai pensato solo a ciò che ritenevi più essenziale: i tuoi valori, la tua vita e quella di chi ti sta intorno.

La donna li raggiunse e posò le mani sulle loro congiunte, mentre delle lacrime le scivolavano sul volto. Spiegò loro che, nonostante Mary fosse rimasta priva di energie, il suo desiderio che le cose ritornassero alla loro normalità, di rivedere i propri cari al sicuro e di ritornare alla routine di tutti i giorni, aveva avuto il sopravvento, permettendole di sprigionare quel potere; la drammatica situazione in cui erano precipitati si sarebbe risolta: i nemici sarebbero ritornati nei rispettivi territori, le dimensioni avrebbero riacquisito il loro equilibrio e la maledizione del Drago sarebbe stata annullata.

Mark formulò una domanda mentalmente, mordendosi le labbra per evitare di azzardarsi a porla, tanto era impossibile; Izanami gli rivolse uno sguardo compassionevole e scosse la testa: chi era morto non poteva essere riportato in vita. Il giovane pensò a Morten, trattenendo le lacrime e dandosi dello stupido con un sorriso abbozzato, vergognandosi di quella vana speranza.

- È ora di tornare a casa. Che Dio vi assista, sempre. E… grazie.

Il suo corpo cominciò a emettere una fioca luce che andò intensificandosi sempre di più, fino ad abbagliare la mezza strega; persino il gemello percepì tramite i suoi occhi spenti un lievissimo chiarore, appena distinto.

Calarono di nuovo nel buio, perdendo i sensi.

 

Zitti, lasciatemi dormire…

Aneki, dai, sono tutti preoccupati!

No… ti rendi conto di quante ne ho passate, Aniki? Avrei bisogno di un mese intero di riposo per riprendermi da tutti questi traumi…

Pensa alla povera Izanami che è rimasta sola tutto questo tempo, in attesa di noi, senza il suo caro fratello. Vuole vederci continuare a vivere. Amata sorella… Svegliati!

- Mary, svegliati!

Finalmente la giovane aprì gli occhi lentamente, guardando i lineamenti sfocati del viso chino su di lei, ma abbastanza nitidi da rivelarle l’espressione esasperata e ansiosa di Shuu, una volta che ne riconobbe l’oceano degli occhi; si sentiva il corpo tutto intorpidito, la schiena sofferente e le punta delle dita molto, molto fredde.

Il vampiro strozzò un sospiro di sollievo per stringerla forte tra le propria braccia, contro il petto, nascondendo il viso nel suo collo e mormorando che forse allora i miracoli esistevano davvero.

- Idiota… mica ti lascio solo, ormai… - bisbigliò debolmente la ragazza, abbozzando un sorriso e tentando inutilmente di pizzicarlo; i muscoli non rispondevano ai suoi comandi, ancora troppo stanchi.

Con la coda dell’occhio, finalmente Mary si rese conto del viso lacrimante di gioia di Yui, poco distante, sorretta dalle braccia possessive di Ayato che alzava gli occhi al cielo nel vedere il fratello maggiore così schifosamente emotivo (come se a lui stesso non fosse venuto un infarto nel vedere la fidanzata priva di sensi!); dall’altro lato vide la figura di Ruki che dava loro le spalle, lo sguardo rivolto in direzione di qualcosa che lei ancora non poteva vedere.

Roteò gli occhi per osservare i dintorni: neve; tutto il prato, gli alberi e i cespugli erano ricoperti di neve bianca, pura, e l’acqua del lago dove si erano immersi si era ghiacciata almeno in superficie. Le creature dal muso felino e prive di zampe inferiori la osservavano da dietro i mucchietti candidi e soffici, curiose e pacifiche; il sole si stava alzando nel cielo limpido e rosato dalla sua luce, presto azzurro, qualche uccellino cinguettò, un vento gelido ma leggero le accarezzò le guance, gli echi lontanissimi delle voci dei compagni che erano rimasti nei pressi del rifugio arrivarono alle sue orecchie piene di positività: tutto era tornato nella tranquillità.

L’attacco era finito, i nemici allontanati; le sofferenze sarebbero persistite, ma si sarebbero affrontate con cuore forte e mente serena.

Mary sospirò e sentì gli occhi inumidirsi, prima di venir tirata su delicatamente dal bel biondo; ritrovando a fatica l’equilibrio sui propri piedi e rifiutando di venir presa in braccio con disappunto da parte del marito, la mezza strega vide finalmente cosa Ruki aveva fissato fino a quel momento: la madre era seduta sulla riva del lago e stringeva tra le mani il mantello di Karlheinz.

Da quella posizione, nessuno di loro poteva vedere il viso della Signora di Vetro; ma non era difficile per loro immaginare che stesse pensando al defunto Re dei Vampiri e riflettendo ancora sul loro passato.

Mary zoppicò, facendosi aiutare da Shuu, verso la figura materna, osservata da Ruki con occhi malinconici e pensierosi; si accucciò accanto a lei e posò la mano su quella bianca del genitore, attirando la sua attenzione: madre e figlia si scambiarono uno sguardo d’intesa, triste e dolce.

 

Coloro che erano usciti dalla battaglia indenni o non troppo ammaccati aiutarono a trasportare i meno fortunati o all’ospedale dall’altro capo dell’isola, per chi aveva conseguito le ferite più gravi, o a quello locale, per tutti gli altri, essendo più piccolo e avendo meno risorse adatte per particolari tipi di intervento.

Rose fu subito portata in una torre lontana dove venir rinchiusa forse per sempre, condannandola alla pena di lunghi e forse eterni anni di torturante noia; se non fosse stato per Reiji che aveva bisogno della presenza di tutti i fratelli per discutere di una cosa importante, Kanato probabilmente l’avrebbe seguita.

Forse, lo avrebbe fatto in futuro

La Signora di Vetro, seppur spossata, il signor Flyer con i capelli che sembravano una scopa e il signor Ari che doveva far affidamento a una stampella per accompagnare la gamba fratturata (oltre al gesso intorno al braccio) vennero immediatamente convocati dalle figure governanti dell’isola, per cui si assentarono momentaneamente dalla città dei giovani mentre questi, con l’aiuto di alcuni adulti giunti dall’altra, curavano i propri feriti e provvedevano a riparare il resto dei danni arrecati, nonostante alcuni edifici fossero già stati ristrutturati in parte dal potere di Izanami.

La prima cosa che accadde a Mary, mettendo piede nella struttura ospedaliera per accertare le sue condizioni di salute, fu di essere travolta da un gruppetto di persone, o più precisamente ragazze: Isa le era saltata al collo, portandola a terra con astio da parte di Shuu e ignorando il consiglio di Subaru, anch’esso contrario, sia perché alla stessa streghetta era stato raccomandato di evitare movimenti bruschi dalla dottoressa Elena, sia perché la povera mezza strega aveva perso i sensi brevemente per l’improvviso impatto contro il pavimento; agitata, Anna l’aveva scossa per le spalle, non aspettandosi che sarebbe svenuta così facilmente, prima di venir recuperata da Yuuma (il quale aveva evitato lo sguardo inquisitorio di Ruki sul proprio braccio bendato); Finn era rimasta sopra di lei, osservandola silenziosa in attesa che si ridestasse, non facendo caso all’ennesimo sguardo seccato di Shuu; solo Claire riuscì a persuaderla ad alzarsi e aiutò il biondo a sollevare l’amica, ciascuno sorreggendola da un lato.

Laito aveva assistito con gran divertimento alla scena, prendendo in giro la mezza demone che si sarebbe aspettato più da lei un comportamento come quello di Isa, in una situazione simile; nel frattempo Kou e Azusa si erano avvicinati a Ruki, sorprendendolo con tutte le loro domande preoccupate e celò a malapena la leggera commozione che gli avevano suscitato, fingendosi tosto e dicendo che non era successo nulla di che.

Un secondo dopo aveva assunto un’espressione grave, pensando che sarebbe stato difficile rivelare loro che il padre adottivo fosse morto… ma non ci sarebbe voluto molto, perché Reiji l’avrebbe dichiarato più tardi. Essendo purosangue e diretti discendenti di Karlheinz, i figli che non avevano visto la sua morte avevano comunque percepito il suo decesso.

Mary venne portata nella stessa stanza di Mark e tutti gli altri dimessi o portati in pronto soccorso per degli accertamenti più generali; solo Shuu avrebbe potuto rimanere e attese all’esterno la fine della visita, in compagnia della seconda sorella maggiore di Anna, Angela, in un imbarazzante silenzio in mezzo al via vai di infermieri, pazienti, passanti e dottori.

Quando Elena uscì e diede loro il permesso di entrare, non riuscirono ad avvicinarsi di un solo centimetro alla porta che Theo era già sfrecciato all’interno per vedere i migliori amici: il ragazzo si era gettato sull’uno abbracciandolo stretto al collo, quasi rendendolo pure muto per la troppa forza; simile fato toccò all’altra che aveva preparato come scudo un misero quadernetto di fronte al proprio viso, accorgimento che divertì molto il vampiro e l’altra strega che intanto si era seduta sul bordo del letto di Mark.

- Ok, Theo, basta così – fece Mary con voce strozzata, cercando di scrollarsi di dosso quella sorta d’ameba affettuosa; il mago lasciò la presa con un sorriso imbronciato e si accomodò sull’unica sedia presente in stanza, mentre Shuu si sdraiava direttamente accanto alla moglie, senza fare caso al suo sopracciglio inarcato.

- Dunque! – esclamò Theo, rivolgendo uno sguardo a ciascuno dei presenti, a parte il vampiro che si era accucciato comodamente per fare una dormitina, godendosi le carezze sui capelli da parte della ragazza – Cosa succederà ora?

Tutti tacquero in un primo momento ed Ellen fu la prima a rompere il ghiaccio.

- Si torna alle nostre attività quotidiane, no? Senza sottovalutare la possibilità di eventuali complicazioni in futuro, ovviamente – considerò saggiamente, per poi dare un’occhiata al biondo, stringendo la mano di Mark che era andata a posarsi sulla sua -  Per quanto riguarda i Sakamaki e Mukami, sarà necessario consultare Kalheinz-sama…

- Non è più con noi – la interruppe prontamente Mary, inespressiva.

- Pazienza, aspetteremo che tor-…

- No, Ellen-san, non mi sono spiegata bene o non hai capito: intendo dire che è morto.

Calò nuovamente il silenzio; Ellen aveva spalancato gli occhi sbigottita e Theo aveva la bocca leggermente aperta per lo stupore.

- Ma – si riprese la sorella di Anna – chi diventerà il nuovo Re dei Vampiri, allora…?

Shuu aprì gli occhi, fissando l’azzurrino chiaro delle lenzuola che avvolgevano il corpo della moglie, e fece un respiro profondo, consapevole che di lì a poco Reiji sarebbe venuto a chiamarlo proprio per riunirsi con gli altri fratelli e discutere di quella questione; dal momento che lui ed Ayato avevano sconfitto il padre contemporaneamente, la legge “Il trono spetta al figlio maggio” non era più valida.

Sbuffò seccato e si alzò sotto gli occhi preoccupati di Mary, uscendo dalla stanza con malavoglia e dirigendosi dai fratelli; immaginò le loro facce sconvolte, soprattutto quella di Reiji, nel vederlo arrivare di sua spontanea volontà, senza essere stato nemmeno chiamato: si lasciò sfuggire una risata sardonica e uscì dall’ospedale, trovandoli a qualche metro di distanza dall’ingresso, con i piedi affondati nella neve morbida.

Ayato sedeva su una panchina con Yui sulle ginocchia, stringendola a sé pensieroso, mentre questa tentava di ignorare gli sguardi dei curiosi, imbarazzata; Kanato sedeva su un muretto, dondolando le gambe e sembrava quasi lo stesse facendo apposta per dare una pedata dritta in faccia a Laito, il quale lo evitava lamentandosi di affrettare la discussione dato che aveva un appuntamento con Claire nella stanza di Isa, ricoverata per un improvviso incremento di pressione; Subaru guardò scocciato il fratello con gli occhiali che lo stava incaricando di andare a chiamare il primogenito.

E, come previsto, con loro grande sorpresa (e shock da parte di Reiji) Shuu in persona si presentò di fronte a loro.

Ripresosi dallo stato di sconcertamento, il secondogenito si schiarì la voce e si sistemò gli occhiali sul naso.

- Oh, questa è un evento assai raro e singolare. Andrebbe segnato sul calendario – commentò ironico – Immagino che tu abbia capito l’importanza di questa situazione, nonostante tutti i tuoi difetti.

Shuu roteò gli occhi al cielo.

- Prima chiariamo, prima finiamo, e io posso tornare a dormire – a queste parole fu il turno dell’altro di alzare gli occhi esasperatamente.

- Sei sicuro che avrai ancora tempo per i pisolini, Shuu~? Mi sembra alquanto probabile che tocchi a te… e francamente meglio così, io non voglio averci nulla a che fare~ - disse Laito, sistemandosi i capelli con fare melodrammatico.

- Come vi ho già detto, abbiamo ammazzato il vecchio allo stesso tempo – sbottò Ayato, facendo sobbalzare Yui per lo spavento, non aspettandosi quell’improvviso intervento.

Il biondo lo scrutò attentamente e mormorò che gli sembrasse alquanto di cattivo umore.

- Per quanto Ore-sama sia perfetto per questo ruolo, visto che sono il migliore senza dubbio, non ho…! – il vampiro dai capelli rossastri si morse le labbra e ringhiò irritato.

- Ah, posso capirti, fratellino: non hai voglia di addossarti questo peso, vero, fufu~ Non ti biasimo! - continuò per lui il gemello, guadagnandosi un’occhiata gelida da parte dell’interessato.

Tutti e sei i fratelli sapevano benissimo che diventare Re dei Vampiri avrebbe implicato mille e più responsabilità; chi avrebbe avuto l’intenzione di occuparsi di tutto questo, dopo che avevano passato tutta la loro esistenza o a sopportare le madri problematiche o (la maggior parte di loro) a far niente?

- Rassegnati, Shuu: a te le redini del regno~! – asserì teatralmente Laito, fingendo un inchino galante come se si trovasse di fronte a una figura regale.

Subaru taceva, con le braccia incrociate sul petto e borbottando che non vedesse l’ora di venir congedato; Ayato teneva la fronte corrugata, combattuto fra il desiderio di far vedere a tutti il Grande Se Stesso che avrebbe governato e l’istinto di condurre una vita più tranquilla (dopotutto aveva già Yui; sinceramente, non aveva più bisogno di nulla, se non di tranquillità); Kanato sembrava avere tutt’altro per la testa, tanto che persino Teddy penzolava dalla stretta delle sue mani in malo modo; Laito spostava lo sguardo dall’uno all’altro in attesa che fosse dichiarato il verdetto finale, con un sorriso abbastanza idiota in faccia; Reiji fissava da dietro le lenti il fratello maggiore con un’espressione indecifrabile, quasi fosse preoccupato o ansioso per qualche oscuro motivo; Shuu ricambiava lo sguardo inespressivo, riflettendo.

Yui attese pazientemente, ringraziando Dio che non si fossero linciati a vicenda: si sarebbe aspettata una cosa simile, ma molto probabilmente erano tutti davvero stanchi, tra il loro passato e gli avvenimenti recenti; era ora che meritassero persino loro un po’ di pace.

Infine, Shuu sospirò, massaggiandosi il collo.

- Reiji, fai tu. Siete tutti congedati, buonanotte – disse frettolosamente, voltando le spalle per avviarsi prontamente dalla moglie e sdraiarsi sul suo lettino (mai avrebbe pensato che i lettini dell’ospedale potessero essere comodi).

Il vampiro in questione sbatté le palpebre colto alla sprovvista, dopo un brevissimo silenzio in cui gli altri erano rimasti a bocca aperta; trasalì e raggiunse il fratello per afferrargli la spalla e fermarlo, risentito e allo stesso tempo perplesso.

- Fuggi ancora dai tuoi doveri, scansafatiche che non sei altro?!

- Oh Reiji, andiamo, non c’è niente di cui stupirsi – ribatté seccato il biondo, girandosi a faccia a faccia e lasciandolo un po’ stupito per l’espressione determinata che sfoggiava –Lo sanno tutti che non mi sono mai impegnato veramente per questo ruolo, non mi ha mai interessato e mai mi interesserà. Tu sei più portato. Buonanotte.

Cercò nuovamente di allontanarsi, ma grugnì nel sentirsi trattenuto di nuovo per il braccio.

- Non usare scuse, Shuu! Per una buona volta nella tua vita, affronta le tue responsab-…

- Tu hai studiato, tu ti sei dato da fare per tutta la vita – tagliò corto il biondo, dimenandosi dalla sua presa e alzando il tono della voce, avendo raggiunto il limite della tolleranza – Per una buona volta nella tua vita, renditi conto che qualcuno ha notato e apprezzato i tuoi sforzi!

Reiji s’irrigidì, colpito da quelle parole.

- Tu meriti questo incarico, Reiji – sospirò Shuu, scompigliandosi i capelli in un gesto spazientito e guardandolo dritto negli occhi – Hai tutto quello che ti serve: le conoscenze, la forza, l’intelligenza, il senso dell’ordine e della disciplina… e già ti immagino a letto con quella tipa lì, Lina? Lila? Lini? Lilly? Boh, che è una vampira purosangue e persino imparentata con noi! Tutto è perfetto: sei tu il nuovo Re dei Vampiri, punto.

Sfortunatamente per il biondo che si sentiva la gola indolenzita da tutto quel parlare (che faticaccia!), il fratello minore aprì di nuovo la bocca, leggermente rosso in volto sia per l’imbarazzo che per l’indignazione a causa dell’accenno a Lily.

- Ok, sono io il nuovo Re dei Vampiri – lo interruppe appena in tempo, confondendo le idee a tutti per un momento, per poi alzare improvvisamente la voce e attirare la voce di presenti e passanti che si fermarono, assistendo come testimoni alla scena - E oggi stesso io, Shuu Sakamaki, Re dei Vampiri, abdico al trono in favore di mio fratello Reiji Sakamaki, nuovo Re dei Vampiri!

Il silenzio calò, lasciando chi esterrefatto e chi meravigliato; il vampiro con gli occhiali era immobile come una statua, attonito e incapace di aggiungere altri pareri contrari.

- Finalmente! – esclamò Shuu, ritornando sui propri passi verso l’interno dell’ospedale, da una finestra del quale si era affacciata la moglie, incuriosita dalle voci che aveva sentito provenire da fuori, che gli stava sorridendo divertita – Buonanotte!

 

- Ehi, vampirastro, mi sembri crucciato – commentò Anna, appena uscita dalla stanza dove la sorella Angela riposava per recuperare le energie spese durante la difesa del rifugio, anche se non avrebbe affatto riposato visto che le sorelline Lucy e Michaela la stavano tartassando di chiacchiere (soprattutto la prima in merito alla sua cotta per Kou).

Yuuma le rivolse uno sguardo accigliato e brontolò:

- Non sono affari tuoi, biondona.

La strega gli diede uno schiaffo intesta, facendolo alzare con uno scatto di rabbia.

- Datti una calmata, orso bruno! Sono solo in pensiero per te! Sembri davvero giù di morale! – si tappò la bocca non appena si rese conto di quanto aveva ammesso, arrossendo violentemente.

Il vampiro sgranò gli occhi prima di sogghignare e posare le mani sui fianchi della ragazza, guardandola maliziosamente dall’alto.

- Non c’è bisogno di tanti giri di parole per dirmi che ti interesso, eh – ridacchiò, afferrandole il mento tra le dita e facendo scendere l’altra mano un po’ troppo in basso

- La-LASCIAMI, PORCONE! - Anna gli sferrò una ginocchiata in una zona un bel po’ delicata e si allontanò, borbottando insulti e imprecazioni nei confronti del vampiro che si era sì piegato in due dal dolore, ma rideva di gusto, visto che il rossore sulle guance della ragazza si era accentuato di più.

- Era proprio necessario fare tutto questo baccano? – udì la voce di Ruki provenirgli da dietro le spalle, mentre si alzava e si riaccomodava sulla panchina.

- Suvvia Ruki, non dirmi che non faresti anche tu così – sghignazzò il gigante, ignorando i commenti sarcastici di Kou ch’era appena giunto insieme ad Azusa, sedendosi ciascuno al suo fianco.

Il fratello più grande scosse la testa, disapprovando il suo comportamento, senza però negare quanto aveva detto.

- Ruki… - lo chiamò Azusa, rivolgendogli un’espressione mesta, mentre gli altri due cominciavano di nuovo a litigare, causando qualche rimprovero da parte di un infermiere di passaggio che intimò loro il silenzio; dopotutto era già sera tardi e tanti si erano coricati a letto prima, esausti – Come faremo ora…?

Sentendolo, i due smisero immediatamente di battibeccare e tacquero, chinando il capo verso il pavimento: il maggiore li aveva già avvisati della morte di Karlheinz, loro tutore e padre adottivo; erano riusciti, dopo una breve reazione scioccata, ad accantonare la notizia fino a quel momento, dedicandosi a visitare chi era ricoverato, a chiacchierare con le streghe o scherzare con Mark, a prendere in giro Subaru (Kou, insomma!), ad applaudire Shuu per la scenata fatta nel cortile dell’ospedale  (Yuuma, anche tu!), a sbaciucchiarsi nel sottoscala con la fidanzatina (Azusa…?!); tuttavia, con quelle semplici tre parole avevano ceduto all’amarezza.

- Non sono sempre stato d’accordo con alcuni suoi “colpi di genio”, però… - bofonchiò Yuuma, tenendo la mano contro il viso, il braccio poggiato sulla gamba e l’altro penzoloni.

- Ci aveva salvato… non pensavo che sarebbe morto così… non l’abbiamo neanche salutato… o ringraziato abbastanza… - sussurrò con voce strozzata Kou, torturandosi le dita e tenendo gli occhi fissi a terra, umidi.

- Ruki… ora che non c’è più… siamo ancora una famiglia…? – chiese Azusa.

Ruki spalancò gli occhi e lo guardò sconcertato, stupendosi della propria reazione.

- Certo che lo siamo! Rimarremo per sempre fratelli! – esclamò, stringendo i pugni.

- Ma… non abbiamo più un padre... o comunque un tutore…

- Non che ci serva un tutore, Azusa – ribatté Yuuma, seppur non si sentisse molto convinto – Siamo abbastanza grandi per gestirci da soli… forse possiamo stare qui e pure lavorare, così ci guadagniamo da vivere e ci sistemiamo in modo decente.

- Sempre ammesso che possiamo restare - disse Kou, abbattuto e pessimista – Eravamo venuti qui su richiesta di Karlheinz, per rifugiarci temporaneamente a causa di quel gruppo di cacciatori.

Yuuma lo guardò male, sbottando che fossero troppo negativi; eppure anche lui, come Ruki, si sentiva molto insicuro: possibile che con la morte di Karlheinz si sentissero così persi? Avevano il brutto presentimento che sarebbero stati abbandonati, gettati via; nonostante Azusa avesse legato sentimentalmente con Finn e Yuuma avesse trovato un lontano parente (e la futura compagna, quasi certamente), pensieri nefasti suggerivano loro che sarebbero rimasti soli, di nuovo, al mondo.

Nessuno vicino, solo loro quattro a sostenersi a vicenda; la sensazione ricordava troppo la loro esperienza in orfanatrofio, dove avevano avuto tutti contro.

- Ehi, ehi, che succede qui? Abbassate la voce, state disturbando al quiete – una voce bassa e profonda irruppe nella loro conversazione; si voltarono verso il signor Flyer che si stava avvicinando a loro, l’andamento un po’ strascicato e il viso molto stanco.

Almeno si era pettinato i capelli in una coda abbastanza ordinata, probabilmente su indicazione della moglie al fine di aver un aspetto accettabile con cui presentarsi.

- Signor Flyer – Ruki lo salutò con un rispettoso cenno del capo e sintetizzò in modo distaccato – Stiamo pianificando cosa fare, ora che è deceduto Karlheinz-sama, nostro padre adottivo e tutore.

- Beh – disse semplicemente l’uomo, facendo spallucce – Verrete a vivere da noi, no?

I quattro fratelli lo fissarono in silenzio per qualche secondo, per poi assumere delle espressioni confuse: Kou boccheggiava, incapace di dire qualcosa, Azusa aveva inclinato la testa interrogativo, Yuuma strizzava gli occhi cercando di capire se intendeva davvero quello che aveva appena riferito, Ruki si sentì travolgere da domande e dubbi.

- Come, prego? – il maggiore sgranò gli occhi, scuotendo la testa – Ma siamo degli estranei, l’ultima volta eravamo solo ospiti, adesso si parla di un periodo più lungo, non possiamo…

- Ruki-kun, quando parli troppo tendi a essere troppo precipitoso e irragionevole – la voce divertita e cristallina della Signora di Vetro giunse alle loro orecchie come un suono confortante e ben promettente; la donna comparve accanto al marito, prendendolo a braccetto e accarezzandogli la mano, mentre esaminava i volti dei vampiri con i suoi dolci occhi color acquamarina, il sorriso rifiorito sulle sue labbra.

Il signor Flyer brontolò qualcosa a bassa voce e spiegò, guardando Yuuma.

- Questo giovanotto è mio parente; quindi legalmente può benissimo vivere da noi. Ora, non siete registrati tutti e quattro come fratelli? Sì? Allora automaticamente diventate anche voialtri – puntò gli occhi su Ruki, Kou e Azusa, uno per volta – nostri parenti. Fine della storia; benvenuti nella famiglia Flyer.

- Mi registrerò come vostra nuova tutrice, per maggior sicurezza – sorrise Eva, per poi tendere la mano verso di loro – Torniamo a casa, miei cari?

I fratelli Mukami tacquero: Ruki per un attimo rammentò la madre che l’aveva lasciato solo e tradito con la sua fuga, Azusa quella che non aveva mai conosciuto, Kou quella che l’aveva abbandonato per qualche motivo che non avrebbe mai scoperto, Yuuma quella che la sua memoria aveva cancellato forse per sempre; tutti e quattro osservarono quella mano candida e morbida alzata nella loro direzione, materna.

Solo per loro.

Si scambiarono degli sguardi d’intesa e sorrisero, chi trattenendo un’insolita commozione, come Kou e Yuuma, chi un’impensata gioia, come Ruki, e chi la tentazione di chiedere se avrebbe potuto continuare a tagliarsi, come Azusa ovviamente.

 

Mary aprì gli occhi nel buio della stanza condivisa con il gemello; solo la luce debole proveniente dal corridoio attraverso la piccola vetrata della porta illuminava i lineamenti del fratello dormiente e i tratti dei mobili, ma non ne avrebbe avuto bisogno per rendersi conto che accanto a lei non c’era più Shuu, ben ricordando che si era addormentato sfacciatamente abbracciato a lei.

Si alzò, evitando di indossare le ciabatte per ridurre la possibilità di fare tanto rumore, e in punta di piedi uscì dalla stanza, maledicendo i cigolii provocati dalla porta quando l’aveva aperta, pur avendola fatta scorrere il più delicatamente possibile; indossava delle calze abbastanza spesse, tuttavia percepì il pavimento gelido causarle proteste da parte dei piedini, ignorandole.

Perlustrò i corridoi più vicini, curiosando in quelle poche stanze vuote o rimaste a porta aperta, senza disturbare chi vi riposava all’interno; dubitava che Shuu sarebbe andato a dormire in altre camere, ma da un vampiro come lui ci si poteva aspettare di tutto.

Scesa nell’atrio, chiese a qualche infermiera del turno della notte se avesse visto il vampiro aggirarsi per l’edificio: sembrò quasi che fosse svanito nel nulla; sospirando, si sedette su una panchina gonfiando le braccia e guardò l’orologio appeso a una parete, notando che fosse quasi mezzanotte e considerando che avesse dormito solo un paio d’ore.

- Izana-…

Mary sobbalzò sul posto, rabbrividendo nell’udire quelle sole tre sillabe, ma si rallegrò subito nel sentire la voce di Kou rimproverare il fratello, dopo avergli tappato la bocca, e dirgli che quel nome fosse un tabù.

- La nostra cara amica ora si chiama Mary~ Ma io continuerò a chiamarla Neko-chan, ehehe~ - il biondo la raggiunse saltellando per sedersi accanto a lei, con il braccio intorno alle sue spalle.

- Koucchi, mi sono sempre chiamata Mary – rise la mezza strega, dandogli una leggera gomitata al fianco, spiritosamente.

- Dettagli, paffutella, dettagli – sghignazzò Yuuma scompigliandole i capelli, rimanendo in piedi mentre Azusa occupava il posto vicino a lei dall’altro lato.

Ruki rimase un po’ in disparte, osservandoli chiacchierare e ridere, sereno; Mary fu molto lieta di ricevere la notizia che la famiglia si sarebbe allargata: era molto affezionata ai fratelli Mukami, perciò sapere che avrebbero abitato nella casa dei genitori le fece davvero piacere.

Discussero come avrebbero potuto definirsi in termini familiari: era la tris-e-qualcosa nipote di Yuuma, ma sembrava troppo strano; mentre ragionava con Kou che avrebbero potuto semplicemente ritenersi fratelli; Ruki li richiamò, avvisandoli che fosse ora di tornare nella nuova casa, avendo promesso alla Signora di Vetro che sarebbero rientrati entro la mezzanotte e mezza, il tempo per far dare un’ultima occhiata al braccio del gigante, rimasto ferito a causa di un demone.

- Ehi, paffutella, torna a letto ch’è tardi – la baciò sulla fronte, cogliendola di sorpresa, e ridacchiò, uscendo dall’ingresso della struttura sanitaria.

Lo seguì Azusa, dopo averle scoccato a sua volta un timido bacio sulla guancia con l’augurio della buonanotte e non prima di averle riferito di aver visto Shuu sul terrazzo dell’ospedale e che probabilmente si trovasse ancora lì; anche Kou non mancò di esprimere la sua manifestazione d’affetto, baciandole gli occhi e confessandole che a casa sarebbe andato a curiosare nella sua stanza.

- Se è per leggere qualche libro, va bene – rise Mary, strofinandosi gli occhi per fingersi disgustata.

- Eeeeh, cattiva, con Yuuma-kun ad Azusa-kun non hai fatto così! Comunque non credo proprio, odio leggere – ribatté alzandosi dalla panchina l’altro, con aria di superiorità; prima di procedere si fermò - … forse.

Nell’atrio rimasero solo lei e Ruki: le infermiere del turno di notte erano andate a fare un giro di ispezione; Mary si alzò e si avvicinò al vampiro, massaggiandosi il braccio e tenendo la testa bassa.

- Non riuscirai mai più a sentirti a tuo agio con me, vero? – pronunciò il ragazzo con tono un po’ gelido, facendola rabbrividire e assumere una smorfia rattristata; eppure, quando ella alzò il volto verso di lui, incontrò un paio d’occhi pieni d’amore e si sentì stringere il cuore di sconforto.

- Ki-kun… - mormorò con voce strozzata dall’amarezza e sussultò nel venir abbracciata improvvisamente.

- Stai tranquilla. Ti amerò sempre. Ti proteggerò sempre. Solo… da lontano. Rispetto i tuoi sentimenti, sebbene a malincuore – disse Ruki, sentendosi la voce incrinare alle ultime parole.

Mary tacque, incapace di rispondere, e si diede della codarda, perché tale era davvero.

Ruki intensificò la stretta brevemente, prima di baciarle l’orecchio con un rapido gesto, tanto da procurarle il solito fastidioso schiocco.

- AH! Ki-kun! Dà fastidio, diamine! – si allontanò bruscamente la mezza strega, tamponandosi con la mano l’orecchio, rossissima in volto; guardò Ruki coprirsi la bocca con la mano, trattenendosi dallo scoppiare a ridere, nonostante le spalle tremanti lo tradissero, e le voltò le spalle, avviandosi verso l’uscio.

- Buonanotte, Mary.

La giovane lo fissò sparire nel buio dell’esterno, malinconica, per poi sobbalzare e lanciare un grido spaventato nel sentirsi soffiare nell’orecchio.

- Fufu~ - il vampiro le sistemò sulle spalle un giaccone pesante.

- Laito! Anche tu, insomma! – fece a bassa voce, irritata e poi sorridendo.

I due si scambiarono un abbraccio.

- Cuginetta mia~ Voglio essere sicuro che i nostri figli faranno amicizia, d’accordo~? Se magari un mio maschietto si spossasse con una tua femminuccia sarebbe l’ideale, sì~ - suggerì ridendo Laito con un braccio intorno alle sue spalle, mentre s’incamminavano in direzione del terrazzo come proposto da lei, per raggiungere Shuu.

- Ma dai, Laito, già pensi a questo?! Sei troppo avanti! – ridacchiò Mary, dandogli qualche pacca sulla schiena.

- Mh, hm – scosse la testa il vampiro dagli occhi di smeraldo – Ti assicuro che riesco già a prevedere quanti figli avremo, tutti noi intendo, quante femmine, quanti maschi, e chi si sposerà con chi~. E ora… prego, mia cara Micchan!

Laito le fece un galante inchino, tenendola per una mano mentre con l’altro braccio le apriva la porta che dava sul terrazzo, tenendolo per invitarla ad uscire; la ragazza lo guardò un attimo in silenzio, con un tenero sorriso sulle labbra.

- Ti voglio bene, Laito – disse di punto in bianco, gli occhi lucidi.

Il ragazzo sbatté le palpebre, per poi abbozzare un sorriso ch’era una via di mezzo tra il suo solito sorrisetto e uno più dolce, più sincero.

- Anch’io, Micchan~. E ti conviene chiarire cosa intendi con “bene” nei miei confronti, visto che penso che Shuu si sia appena ingelosito – le indicò con un cenno del capo l’esterno e Mary seguì il gesto con lo sguardo, trovando in lontananza il biondo che li stava fissando.

Si scambiarono uno sguardo e risero, separandosi: Laito chiuse la porta e trotterellò giù, sognando ad occhi aperti altri dettagli della loro vita futura; ascoltando attentamente il lievissimo suono dei piedi che sprofondavano nella neve (e adesso urlavano per il freddo e maledicevano la proprietaria per non aver indossato almeno delle pantofole), Mary avanzò con calma verso il marito che non voleva saperne nulla di distogliere gli occhi dalla sua figura.

- Puzzi di Mukami e di Laito – commentò il biondo, contrariato, mentre le annusava capelli, viso, orecchie (quasi tentò di mordergliele) e spalle, provocandole il solletico.

- Ma piantala, Shuu! – lo abbracciò, adagiando la testa contro la sua spalla e dondolandosi sul posto – Tra nove mesi sarai padre, eh. Devi abituarti a dormire di meno – rise, vedendo il suo viso assumere una smorfia fintamente disperata.

La coppia alzò il viso a guardare il cielo, limpido e stellato; ebbero un dejà vu: il vampiro chiese con un sussurro se si ricordasse quella notte in cui gli aveva confessato i propri sentimenti e, nel ricevere la conferma, aggiunse che non le aveva più risposto in modo appropriato.

- Ti va bene se lo chiamiamo Edgar, nel caso sia maschio?

- Shuu, non cambiare discorso – rise la mezza strega, dandogli un pugnetto nello stomaco – Comunque sì, mi va bene. E se è femmina… Narciso?

- Che schifo.

- Ma come?!

Shuu la colse di sorpresa baciandola.

- Ti amo anch’io, scricciolo.

Mary sospirò contenta e pizzicò il naso al vampiro, il quale brontolò facendola sorridere, mentre la stringeva da dietro, accarezzandole il ventre e tornando con lei a osservare la notte; ricominciarono a discutere presto di neonati e nomi, lei evitando di raccontargli le idee di Laito che gli avrebbero fatto ribrezzo, lui protestando che non voleva rinunciare troppo al suo dormire.

 

E il Cielo benedì la coppia e chi stava intorno a loro.

 



Finito. Quasi. Manca solo l'Epilogo, dove riassumerò solo gli eventi del futuro...
... ma qui già si conclude la storia. Quasi piango.
Ci vediamo all'Epilogo, di nuovo, e li vi saluterò, forse per sempre.
Continuerò sempre a scrivere, ma, vedendo che su EFP il fandom di DL è poco attivo, dubito che pubblicherò altre storie; ma boh, vedremo.

Intanto, vi ringrazio come al solito di aver letto la mia storia fino a qui.

A presto! ♥

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Capitolo 47
*** Chapter ∞ ***


Chapter ∞

 

Ryan osservò attentamente Hope, intenta a pulire il violino verniciato di bianco come era solita fare tutti i pomeriggi alle cinque; orario in cui il padre sonnecchiava ancora comodamente disteso sul divano del soggiorno e il gemello pure stava probabilmente schiacciando un pisolino in qualche luogo improbabile (effettivamente, anche lei aveva molta voglia di stendersi e dormire…), mentre la madre era ancora al lavoro e il fratello e la sorella minori trascorrevano un’ultima ora in biblioteca prima di rincasare.

Rigirando tra le mani alcune caramelle che spesso si portava seco, il demone abbozzò un sorriso nel vederla aprire la bocca in una smorfia poco raffinata, come altrettanto poco raffinata fu l’imprecazione che le sfuggì nel notare più sporco del previsto sulla superficie dell’amato strumento; probabilmente uno dei gemelli minori aveva combinato qualcosa, seppur involontariamente: non raramente la sorellina Faith inciampava nei propri piedi, rovesciando il succo di carota o la torta ricoperta di glassa al cioccolato.

Finalmente la vampira puntò gli occhi azzurri sul giovane affacciato alla finestra e gonfiò le guance nel vederne l’espressione divertita; aveva percepito, o meglio udito, il suo arrivo già qualche metro prima di giungere alla casa, ed era abituata a questa routine: le cinque erano anche l’orario in cui Ryan finiva i suoi giri pomeridiani di consegne e, guarda caso, la casa di Hope era sempre l’ultima.

Gli fece cenno di entrare dalla finestra, che si era abituata a lasciare aperta proprio per permettergli l’accesso, nonostante sembrasse sempre tanto scocciata di ospitarlo; il demone fece un allegro cenno della testa e aprì le ante, scavalcando il muro, e le richiuse, senza mai togliere lo sguardo dalla coetanea a cui consegnò un paio delle caramelle, una volta giunto al tavolo a cui era seduta e accomodatosi su una delle seggiole libere.

- Buonsera, Hop-chan, mhh~!

L’altra sbuffò emettendo un verso leggermente simile a un grugnito, dopo aver esaminato le caramelle con un luccichio contento negli occhi e averne scartata una, cominciando a gustarla.

- Hope, Ryan, HOPE. Che novità hai oggi? Sempre ammesso che siano interessanti e non i soliti pettegolezzi – brontolò, ritornando a pulire con cura le corde del violino, sempre in ansia che si spezzassero.

- Mhh~ - ridacchiò lui, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sulle dita tra loro intrecciate, abbozzando quel ghigno malizioso che in città ormai tutti conoscevano e tanti temevano (sebbene non più di quello della sorella Nanami, assai più carica e divulgatrice di informazioni) – Ieri sera, mentre tornavo a casa, ho visto mia sorella sulla porta di casa… e indovina con chi stava parlando~? Ti do un indizio: non ci piacciamo tanto, anzi, per niente.

- Kaoru-kun? – Hope fece un bizzarro movimento della testa e si ravviò i non troppo corti capelli color biondo scuro, stranita – Ma non dovevano tornare ieri al castello?

- A quanto pare zio Reiji ha detto loro di rimanere ancora qualche giorno da Martha-san e Theo-san, se ho capito bene a causa di qualche imprevisto, mhh~ - spiegò Ryan, attorcigliando intorno all’indice una ciocca dei suoi capelli bruno-rossicci, e puntò i ridenti occhi viola nei suoi – Ma non è questo il dettaglio più intrigante!

La vampira sbuffò, scuotendo la testa, e brontolò che non fosse una novità che tra Nanami e Kaoru vi fosse del tenero, mentre riponeva il violino nella custodia con estrema delicatezza.

- Hop-chan, tu non hai visto quello che ho visto io! Si sono ba-cia-ti~, mhh~ - ridacchiò il giovane, le gote leggermente arrossate di emozione – O meglio, la mia cara sorellina lo ha baciato e lui è rimasto immobile, ha pure borbottato qualcosa in contrario, ma avresti dovuto vedere quanto era diventato paonazzo! – l’andamento della sua parlantina era aumentato, come se qualcuno avesse impostato la velocità al massimo – Sarebbe davvero fantastico vedere la faccia di zio Reiji quando saprà che suo figlio è interessato alla figlia di uno dei suoi fratelli “meno amati”, per non dire altro… ma, Hope?!

- Eh?! – la ragazza aprì gli occhi di scatto e alzò la testa bruscamente, lasciandosi sfuggire un gemito dolorante per il solito schiocco al collo e pensando tristemente che avesse ingoiato la caramella non ancora finita.

Ryan gonfiò le guance e mise il broncio, brontolando che si fosse addormentata proprio sul più bello del suo racconto e l’altra fece spallucce in risposta, ribattendo che non fosse poi così interessata e considerando che avesse bisogno di farsi una dormitina sul divano lì presente, collocato appositamente per eventuali attacchi di sonnolenza.

- Mi è concesso unirmi al tuo pisolino? – il demone distese le labbra in un largo sorriso, appoggiando le mani sulle guance e fissandola intensamente, tranquillo, come se dietro le sue parole non celasse un briciolo di malizia.

Hope gli rivolse uno sguardo seccato.

- Seriamente?

Ma le sue guance rosee la tradivano.

 

 

- Hikari! Hai visto il mio paio di occhiali di scorta?

La vampira era comodamente e allo stesso tempo elegantemente seduta su una poltrona, assorta nella lettura del terzo voluminoso libro della giornata; senza alzare gli occhi dalla pagina, mormorò un “sulla libreria” con voce atona.

Kaoru sospirò e si avvicinò al mobile, trovando la custodia sullo scaffale più centrale e domandando alla sorella minore cosa ci facesse lì: nel prenderlo in mano capì subito che fosse vuoto e il suo viso lentigginoso assunse una smorfia ancor più confusa ed irritata, infilando le mani tra i capelli scuri in un istintivo gesto stizzito.

- Hikari?!

- Ah, scusa, Onii-sama: li sto indossando io stessa…! Me n’ero quasi dimenticata; sai com’è, abbiamo lo stesso modello di occhiali e la stessa miopia – abbozzò un sorrisetto maligno la ragazza, girando gli occhi rossi verso il fratello, il quale stava respirando profondamente per mantenere la calma e trattenersi dal linciarla.

Dopotutto il figlio del Re dei Vampiri non poteva permettersi simili comportamenti! Un principe deve essere paziente, calmo, educato, riflessivo e…

- Onii-sama, andresti a comprarmi alcune confezioni di tè?

altruista?!

- Perché mai dovrei, con tutti gli impegni che ho…!

-  Perché altrimenti Otou-sama saprà della tua relazione con nostra cugina Nanami.

A Kaoru il lato calcolatore e malvagio della sorella non era nuovo; ma che fosse a conoscenza di quel dettaglio, ciò lo fece strabuzzare gli occhi e balbettare monosillabi, tra l’imbarazzo, il risentimento e l’indecisione di quella situazione tragica.

Il padre era stato chiaro: non c’erano problemi se andavano d’accordo con i figli dei suoi fratelli e dei Mukami… ma guai se avessero intrecciato dei rapporti sentimentali!

Il vampiro si massaggiò il setto nasale, togliendosi gli occhiali crepati, probabilmente sempre a causa di qualche piano escogitato dalla sorella – forse per fargli pagare il torto di qualche giorno prima, quando le aveva per sbaglio pestato il piede e sporcato gli stivaletti bianchi? Si era spesso chiesto da chi avesse ereditato quel carattere spietato e manipolatore, unao dei pochi tratti che li contraddistingueva, dato che, soprattutto fisicamente, si assomigliavano molto, nonostante avessero due anni di differenza.

Sbuffando esasperato, prese il portafoglio e uscì, ignorando il sorriso compiaciuto della sorellina e rimpiangendo i libri di chimica che aveva avuto intenzione di consultare per un paio dei suoi esperimenti da eseguire con il padre, una volta tornato al castello.

Avesse saputo che anche la sorella andava molto d’accordo con qualcuno…!

 

 

Morten non aveva rinunciato a coprirsi i corti capelli biondi con la sua berretta verde scuro, regalo del padre, sebbene fossero solo i primi di settembre; agilmente batteva le dita sulla tastiera, sistemando il danno che i gemelli Mukami avevano procurato a tutti i computer dell’aula informatica del liceo, un “Bentornati a scuola” anticipato nella quale era stato coinvolto proprio per prevenire simili esiti: invece Edward non aveva eseguito alla lettera le sue istruzioni e aveva mandato in tilt i calcolatori. Lui e il fratello Lucks erano stati puniti con pomeriggi di pulizia generale nell’intero edificio scolastico, già aperto per le attività dei club pomeridiani e l’utilizzo dei laboratori, mentre Morten era stato solo incaricato di mettere a posto il problema che avevano causato; gli insegnanti ormai ben conosceva questo trio e sapevano che i gemelli lo trascinavano quasi sempre contro la sua volontà nelle loro bravate.

- Pssst – sentì il mago all’improvviso, mentre riavviava il ventesimo computer riparato dopo aver ri-installato i software fondamentali, e sobbalzò sulla sedie, sbattendo le ginocchia contro la scrivania e soffocando un gemito di dolore.

La risata che seguì lo fece irrigidire e alzare gli occhi al cielo, esasperato: era di nuovo Edward, e dalle iridi grigie che brillavano come per dire “Ho un nuovo piano” non promettevano nulla di buono.

- Morty~ Indovina un po’ cosa ho in mente~! – sghignazzò il coetaneo con l’alta e corta coda di capelli sbarazzini biondo-castani, il canino un po’ più evidente dell’altro che premeva contro il labbro inferiore.

- S-Santo cielo… E-Eddy… S-Stai già p-pulendo l’intera s-scuola, vuoi a-anche occuparti de-dell’asilo nido…? – balbettò, come sempre, l’amico, cugino da parte materna e compagno di classe, massaggiandosi le nocche in un gesto nervoso.

Edward sbuffò schifato.

- Nah, ci pensa già Lucks con quella sua debolezza per i marmocchietti… e non voglio cambiare pannolini, giammai, sono già abbastanza i bagni qui… - si lagnò, annusando i vestiti già impregnati del fetore dei gabinetti per i maschi; mentalmente si domandò se anche Lucks avesse visto l’apocalisse in quelli femminili, ma scrollò il pensiero per riportare l’attenzione sugli occhi marroni chiazzati di verde di Morten, preoccupato e già in ansia per le possibili conseguenze del suo nuovo progetto.

- Dai, amico mio, non fare quella faccia! Si tratta di una cosa banalissima e innocente!

- S-Sì… I-Innocente come qu-quella volta i-in cui ha-hai riempito d-di p-puntine le s-scarpe di K-Kaoru-san… - commentò il mago togliendosi gli occhiali e pulendone le lenti con un lembo della felpa.

- Aaaah, te lo ricordi?! Ahaha, che bell’esperienza ch’è stata quella! La sua faccia…! Per di più di fronte alla sorella di Ryan… Comunque, ritornando a noi, voglio solo mettere un po’ in disordine la biblioteca! Tipo spostare qualche libro nella sezione sbagliata, o cambiare secondo l’ordine alfabetico… cose così!

Morten lo fissò gravemente e per niente convinto, tanto che Edward mise il broncio e domandò quale fosse il problema: non gli sembrava un’azione così diabolica e pericolosa!

- E-Eddy… Hi-Hikari-chan… si a-arrabbierà mo-moltissimo…

L’altro inarcò un sopracciglio e impiegò qualche secondo di tempo per riflettere su quanto gli aveva riferito: perché mai quella quattr’occhi avrebbe dovuto incavolarsi? Ah, giusto, la sorella del quattr’occhi-scienziato-pazzo amava leggere, amava le biblioteche dell’intera isola e allo stesso modo avrebbe nutrito tale affetto nei confronti di quella della scuola; tuttavia non avrebbe dovuto essere un problema: i due quattr’occhi frequentavano raramente la scuola, ovvero in quei periodi in cui venivano all’isola per trovare la zia Martha e i cugini, dato che vivevano al castello del padre.

- Machissene! – sbottò, afferrandolo per le spalle e trascinandoselo dietro in spalla, ridendo e ignorando le proteste balbettate dal povero cugino.

Nel frattempo, proprio nel piano inferiore dove si trovava la biblioteca scolastica e verso cui si stavano dirigendo, la stessa sopraccitata aveva sentito le loro voci; ripose il libro al suo posto nello scaffale degli argomenti di fisica, aggrottando la fronte infastidita, e s’incamminò verso la porta, fermandosi di fronte ad essa con le braccia incrociate, le gambe strette e la testa alta, severa e intimidatoria.

O così per lo meno aveva intenzione di apparire allo sguardo del giovane vampiro che aprì la porta, allegro per poi strabuzzare gli occhi alla vista di Hikari.

Morten alzò il viso un po’ a fatica, notando la presenza della cugina.

- C-Ciao Hikari-ch-chan… - la salutç agitando malamente la mano, non sentendo più il sangue scorrervi nelle vene dato che la teneva aggrappata al colletto dell’amico per paura di cadere.

- Mukami Edward! Ti conviene liberare mio cugino, per prima cosa, e poi ritornare ai tuoi lavori di pulizia, se non vuoi incorrere in conseguenze peggiori! – dichiarò con tono autoritario e deciso la ragazza.

Il giovane sbatté le ciglia un po’ colto di sorpresa, per poi scoppiare a ridere e sghignazzare.

- E sentiamo, topolina di biblioteca: quali sarebbero queste conseguenze peggiori? Non sto facendo nulla di male, tra l’altro! – ribatté, mettendo giù il povero Morten che barcollò dentro la stanza, alla ricerca di una sedia dove sedersi e placare il leggero giramento di testa che gli era venuto.

Hikari arrossì d’irritazione, e pure d’imbarazzo a quell’appellativo con cui solo Edward la chiamava.

- Non ancora, sottolineiamo! Vorresti davvero combinare qualche guaio?! E poi che il tutto venga riferito a tua madre?!

Bingo! Edward, all’accenno rivolto alla madre, impallidì leggermente, immaginandola con il suo sguardo di pietra che lo fulminava come l’ira divina: aveva effettivamente patito la stessa visione e la relativa ramanzina quando avevano mandato in tilt i computer della scuola (per non parlare di quando li aveva quasi menati per le puntine – quella seconda volta che le aveva usate per “sperimentare” - posate sulla sedia del vecchio insegnante di matematica… ouch!); forse non sarebbe stato davvero il caso di rivederla in quello stato, se non persino peggiore…

… ma se avesse ceduto sarebbe stato come dare ragione alla topolina di biblioteca!

- Gné gné! – le fece la linguaccia, pizzicandole il naso e superandola per avvicinarsi a uno scaffale qualsiasi e iniziare la sua diabolica opera.

La vampira percepì un nervo pulsare dolorosamente sulla fronte e si voltò di scattò, afferrandogli il braccio tra le proprie e trattenendolo, mentre sbottava rimproveri nei suoi confronti; tuttavia la forza del ragazzo era maggiore, perciò piuttosto che bloccarlo si sentì venir trascinata con lui, mentre questo ridacchiava sotto i baffi nel vederla diventare paonazza per lo sforzo: quanto era carina.

- Che sta succedendo qui, santo cielo!

La voce di Kaoru li colse di sorpresa, facendoli sobbalzare (per poco Morten non cadde dalla sedia); Hikari fu sul punto di rivolgere uno sguardo di aiuto al fratello, pronta a rivelargli tutto, ma la vista di Nanami Sakamaki alle sue spalle, e soprattutto dopo aver collegato il rosso del suo rossetto al rosso che intravedeva sulla base del collo dell’altro, non ben coperto dal colletto della camicia insolitamente sbottonata, fu il colpo di grazia.

- Voi…! Stavate…! – la fanciulla aveva raggiunto il culmine del rossore sul suo viso e improvvisamente tacque, formulando piani malefici di vendetta nei confronti di entrambi il fratello e la sua fidanzatina.

Aspetta che nostro padre lo venga a sapere, Onii-sama…!, pensò, prima di rendersi conto che Edward aveva avvolto un braccio intorno alle sue spalle e avvicinato il volto al suo orecchio per sussurrarle una sua osservazione, ghignando maliziosamente.

- Dai, non fare così: tanto lo so che faremo lo stesso anche noi, fra qualche anno, nel sottoscala qui vicino… - disse, concludendo la frase con un bacio sulla guancia, per poi saggiamente scomparire, evitando la furia funesta di Kaoru che si fiondò sulla sorellina per pulirle il viso con delle salviettine, “disinfettandola”.

Nanami scosse la testa e roteò gli occhi al cielo, osservando divertita i due cugini che bisticciavano e Morten che li fissava annoiato, tenendo la testa tra le mani e i gomiti poggiati sulle gambe; Hikari si affrettò a uscire dalla biblioteca, intenzionata a trovare quel maleducato che avrebbe pagato caro per quel villano gesto: la prese un po’ in giro, soffocando delle risate nell’udire le sue risposte stizzite e indignate, e la guardò allontanarsi lungo il corridoio.

- Dovevi proprio infastidirla, Nanami-san? – sospirò contrariato Kaoru, approcciandola.

La vampira fece un sorrisetto innocente e si ravviò i capelli, girandogli intorno.

- Ohoho~, ma dai, Kaoru-kun~ Io voglio solo sdrammatizzare, è lei che è tanto permalosa! – cinguettò, avvolgendo le braccia intorno al suo collo dopo essersi sollevata in punta di piedi.

- I-Io penso che to-tornerò di s-sopra… - Morten scappò dalla stanza rapido come un leopardo, consapevole che l’atmosfera creatasi era un chiaro invito a lasciarli soli.

Kaoru chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, paziente.

- Nanami-san, dovrei tornare a casa. Ho promesso di aiutare mia zia in alcune faccende.

La giovane inclinò la testa e arricciò le labbra, imbronciata, borbottando che fosse ancora troppo presto e che avessero trascorso pochissimo tempo insieme, aggiungendo la frase latina “nec sine te nec tecum vivere possum” per sfoggiare la sua unica bravura, oltre alla passione per la storia; l’altro vampiro, infilando una mano tra i capelli e massaggiandosi il cuoio capelluto, la corresse che buona parte delle due orette in cui erano stati insieme era stata usata interamente per scambiarsi effusioni fin troppo passionali.

- Esagerato~ Erano solo bacetti! – si lagnò lei saltando sul posto, fintamente capricciosa.

- Nel mio dizionario quei “bacetti” non corrispondono a una lunga sessione di baci alla francese o, come dice tuo fratello, a limonare”.

La vampira gonfiò le guance e lo fissò insistentemente, solleticandogli il retro del collo con le lunghe unghie smaltate di verde come i suoi occhi; infine si arrese, ma a patto che il ragazzo scambiasse con lei l’ultimo bacio del giorno: tanto ne avrebbe potuto godere ancora per un po’, prima del loro ritorno al castello.

Kaoru le scrutò il viso per qualche secondo, le palpebre serrate dipinte lievemente con un leggero ombretto rosso che richiamava i suoi capelli, tra i quali infilò la mano nel chinarsi, avvicinando le loro labbra e chiudendo a sua volta gli occhi.

 

 

Melissa saltellava allegramente tra gli scaffali del supermercato, contenta che lo zio Kou l’avesse accompagnata, approfittando di un suo impegno per registrare un paio delle canzoni del nuovo CD che sarebbe uscito prossimamente.

Ignara delle occhiate che qualche signora anziana o giovincello le rivolgevano incuriositi o turbati dalle cicatrici sul volto, la minuta strega chinava ogni tanto la testa per osservare la merce esposta, dai libri alla frutta, dalle confezioni di cereali (forse quelli per la colazione di Justin stavano finendo…?) ai bellissimi set di coltelli da cucina… poteva già sentire la loro lama sulla pelle, fresca e fine, e vedere il rosso brillante del sangue che ne sarebbe colato! Immersa nelle sue fantasie, raddrizzò le orecchie nell’udire delle voci familiari provenire dal reparto di elettronica.

Rapidamente e altrettanto silenziosamente si diresse in quella zona, sistemando i mossi capelli scuri scalati legati con un fiocco azzurro in una coda e assicurandosi che la frangetta fosse carina (non “ordinata”: era affezionata a quella capigliatura scompigliata che aveva ereditato dal padre); da dietro uno scaffale fece capolino con la testa e i suoi occhi color lavanda – anch’essi ereditati dal padre! Quanto era felice di assomigliare così tanto a lui – brillarono alla vista di quella testa coperta dalla berretta verde scuro e i piccoli ciuffi di capelli che ne sfuggivano, ribelli.

- E-Ed, penso che no-non sia il c-caso di prendere q-questi auricolari… - udì la stupendissima voce di Morten mormorare all’altra persona accanto, che altri non era che il cugino Edgar, con lo sguardo sempre annoiato e gli occhi socchiusi per la sonnolenza.

Quest’ultimo si arruffò i capelli color biondo scuro con un fare scocciato, borbottando con voce roca che fossero lì da mezz’ora solo per un paio di auricolari o cuffie decenti.

- C-Continui a cambiarli o-ogni mese…! E n-ne prendi se-sempre di scarsa qu-qualità... E-Ecco, queste cuffie do-dovrebbe andare bene…! – esclamò Morten afferrando la confezione di un paio delle suddette, nere con i bordi argentati.

Edgar inclinò al testa, poco convinto.

- Non saranno troppo scomode, Mort…? E poi non sono io che le rompo, è Ran che non fa attenzione quando gliele presto! – si lagnò, girandosi alla ricerca di un qualsiasi posto confortevole per schiacciare un pisolino; i suoi occhi azzurri caddero sulle sottili ciocche di capelli che spuntavano da dietro uno scaffale, riconoscendole all’istante.

- Mort, la tua spasimante è qui – borbottò seccato, sapendo che probabilmente il suo appuntamento con il sonno sarebbe stato rimandato a più tardi.

Il cugino si girò lentamente e un tic all’occhio lo colse nel vedere Melissa fuoriuscire dal suo nascondiglio e raggiungerlo trotterellando; il rossore sulle sue guance risaltò ancora di più in contrasto con il verde del cappello che indossava.

- M-M-Me-Me-Melis-ssa…?! – bofonchiò, iperventilazione già in atto.

- Morten-senpai…! – la strega allargò le braccia e le richiuse intorno al mago, stringendolo affettuosamente e strofinando la testa contro il suo petto, affettuosa e lieta di quel contatto; l’altro vampiro inarcò un sopracciglio e alzò gli occhi al cielo.

- Ok; prendo queste cuffie e la finiamo qui… ciao Mort, a domani! – disse, liquidandolo con la giovane fanciulla nel dirigersi alla cassa per procedere con l’acquisto.

Il ragazzo con gli occhiali sobbalzò sul posto e spostò ripetutamente la testa da Melissa ad Edgar, sentendosi tradito dal cugino di parte materna: e se la ragazzina avesse cominciato a chiedergli di provare a tagliarla con nuovi arnesi contundenti, chi l’avrebbe più aiutato a uscire da quella situazione?!

Forse era meglio iniziare ad accarezzarle la testa: sì, quello era il modo migliore per distrarla da eventuali pensieri… tra l’altro il suo sorriso soddisfatto era carino, perciò anche Morten ne avrebbe giovato.

 

 

Tra le tante cose che odiava, persino più di quelle volte in cui il padre non aveva tempo da dedicarle a causa del lavoro da idol, Hana detestava cimentarsi in partite videoludiche con l’amica e compagna di classe Christa: mai c’era stata una volta che avesse vinto contro l’albina, mai. Inoltre, a coprire la musica di sottofondo c’erano le costanti chiacchiere di Maria, come al solito riguardanti le soporifere lezioni di storia che avrebbero mandato in coma eterno i gemelli Sakamaki (quelli più grandi), e il ticchettio della punta del taglierino che Melissa continuava a rigirare tra le dita, intagliando la matita con piccoli ghirigori e ridacchiando felice, visto che era un regalo del suo Morten-senpai.

- Non ne posso più… - sbuffò sconvolta all’ennesima gara di corsa persa, mentre l’altra alzava le braccia verso l’alto in un gesto di vittoria.

- Prima o poi ce la farai, Hana-chan! – la incoraggiò Christa, sgranchendosi arti e schiena e rivolgendole gli occhi scarlatti da dietro la frangetta candida – Vedrai che continuando a impegnarti riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi!

- Non sempre totalmente, però – aggiunse con una vena di acidità nella voce Maria, rivolgendo uno sguardo fintamente dolce alla bionda che in risposta le lanciò un’occhiata fulminante con le sue iridi azzurro-grigie.

Christa balzò in piedi e tolse appena in tempo il taglierino dalle mani di Melissa, prima che ella si incidesse i polpastrelli e versasse qualche goccia sul pulito copriletto color azzurro confetto, rimproverandola gentilmente di stare attenta ad eseguire le sue attività in posti opportuni – tenendo conto che avrebbe proprio potuto farne anche a meno.

Melissa gonfiò le guance.

- No. Voglio farmi tanti amici come ha fatto papà~! – sorrise guardandosi alcune cicatrici sul braccio, pensando con tanto affetto al viso del padre. La vampira rivolse alla strega un’occhiata di comprensione e tenerezza, per poi fare un sospiro tra il divertito e il tediato nel sentire le altre due amiche iniziare a bisticciare.

Hana incrociava le braccia e arricciava le labbra in una smorfia imbronciata e offesa, rispondendo a tono alle considerazioni poste da Maria, la quale teneva le mani sui fianchi, gli occhi verdi fissi in quelli dell’altra e i capelli biondo-rossicci che sembravano gonfiarsi ogni qualvolta cominciava a perdere le staffe e ad alzare la voce, momenti in cui sfoggiava le zanne da vampira.

Christa intervenne mettendosi in mezzo e cercando di rappacificarle, nonostante ci fosse ormai abituata e fosse impossibile metterle d’accordo su tutto: fin da quando erano state due pargolette, le due coetanee avevano mostrato una tendenza a punzecchiarsi a vicenda; zia Yui e la signora Lucy avevano più volte raccontato la famosa storiella di quando Hana aveva tirato i capelli a Maria, quest’ultima le aveva vomitato sul vestitino azzurro il latte dell’ultimo pasto ed entrambe, infine, si erano mollate manate in faccia strillando versi inintelligibili… e di come zio Ayato e il signor Kou avessero assistito tifando ciascuno per la rispettiva figlia.

Maria improvvisamente lanciò un urlo terrorizzato nel sentirsi qualcosa strisciare tra i capelli, mentre la strega osservava con un sorriso compiaciuto e maligno le radici che aveva fatto crescere sulla sua testa, giocherellando con una ciocca dei propri boccoli biondi; Christa provvide ad aiutare l’altra vampira, cercando in tutti i modi di non strapparle anche i capelli stessi, mentre quest’ultima lanciava delle occhiate indispettite alla bionda, ben presto assillata da Melissa che la pregava di fare la stessa cosa con lei: pensava che le radici sarebbero cresciute direttamente dal cuoio capelluto, procurandole dolore, quando in realtà Hana aveva solo lanciato dei semini, mascherando il movimento del braccio come un gesto di stizza.

- Hana! La pagherai per questo! – si lamentò la vampira dagli occhi verdi, mentre gemeva dolorante all’ennesimo capello strappato insieme alle poche radici rimaste che Christa stava togliendo il più delicatamente possibile.

- Ho già pagato abbastanza con lo scherzetto che mi hai fatto a giugno! – rispose con una linguaccia e le mani sui fianchi l’altra, riferendosi ai sassolini finissimi che aveva trovato nelle proprie scarpe da ginnastica mentre si cambiava per la lezione di educazione fisica.

- Sempre la stessa storia, che grandi amiche! – commentò sarcastica e tranquilla l’albina, ridacchiando nel farsi tirare le orecchie da Maria, la cui smorfia irritata era già mutata in un sorriso divertito.

Ben presto anche Hana abbozzò un sorriso, accarezzando la testa a Melissa e negandole l’ennesima richiesta di farle del male con i suoi poteri.

 

 

- Nick… sono finite le mele disidratate… - singhiozzò Justin, asciugandosi gli occhi color lavanda e soffiandosi il naso nel fazzoletto, buttandolo insieme a tutti gli altri ammucchiati sul pavimento; ovviamente avrebbe più tardi provveduto a pulire, da bravo ragazzo educato qual era.

- Un attimo… - tirò su con il naso l’altro, gli occhi blu-verdi altrettanto lucidi e fissi sullo schermo – Un attimo… Oddio, sta morendo…!

L’amico strinse tra le mani la coperta nella quale si era avvolta e raddrizzò la schiena, sgranando gli occhi di fronte alla scena: dopo aver assistito alla tragica e drammatica morte dei propri compagni di viaggio, la protagonista aveva appena squarciato con un fendente il petto del nemico, il quale si era accasciato a terra morente e le aveva appena chiesto di togliergli la maschera affinché vedesse il suo viso prima di decedere.

Nicholas infilò le mani tra i capelli castani, stringendoli per la tensione, e si morse le labbra, in attesa del colpo di scena: con tutti i film che Justin gli aveva fatto vedere, aveva già capito che il nemico si sarebbe rilevato essere un personaggio importante e creduto perso dalla protagonista, la quale ora si era chinata per scoprirgli il volto, con gesti tanto lenti che i due amici stavano morendo dalla curiosità di verificare chi si nascondesse sotto quella travestimento.

E il campanello di casa suonò, facendo sobbalzare sul posto entrambi; il demone sbuffò e fermò appena in tempo il film con il telecomando, lanciando uno sguardo silenzioso ma pieno di significato all’amico che ricambiò con un’occhiata altrettanto eloquente: perché si presentavano imprevisti sempre al momento cruciale?

Mai avevano visto un lungometraggio per intero, senza interruzioni, pur organizzandosi: scelto un pomeriggio, Nicholas si assicurava di avere la casa libera, o che il padre e i gemelli maggiori stessero per lo meno dormendo profondamente, preparando divano, tappeto, bevande, snack e soprattutto fazzoletti necessari per tutta la durata del film; Justin giungeva con il DVD noleggiato in biblioteca o la chiavetta con il film scaricato da internet grazie a Morten, portandosi anche dietro la propria coperta preferita e il taccuino dove prendeva appunti riguardo il film, che avrebbe poi recensito sul proprio blog.

Eppure c’era sempre qualcosa a interrompere il loro hobby: durante un film d’azione la gemella di Nicholas, Faith, aveva per sbaglio dato a fuoco a una piantina del salotto dopo essersi emozionata un po’ troppo, svegliando e allarmando il povero padre pirofobo; una volta era arrivato Ryan per consegnare loro alcune lettere ed era rimasto a chiacchierare del più e del meno nell’attesa che Hope si svegliasse dal pisolino pomeridiano (e si può ben immaginare che aspettò invano); c’era stato quell’episodio del black-out in tutta l’isola, causato involontariamente da Edward e Lucks quando avevano tirato uno scherzetto al signor Theo; ancora, era accaduto che Ranmaru fosse stato invitato da Edgar a casa per svolgere insieme i compiti di matematica e avesse deciso di tenere ad alto volume lo stereo per assicurarsi che l’amico rimanesse sveglio, selezionando solo musiche di genere metal; infine, un giorno si era unita a loro Melissa, la quale aveva avuto la brillante idea di sperimentare sulla propria pelle il coltello della cucina, quando avrebbe dovuto andarci solo per procurare al fratello un bicchiere d’acqua.

- Justiiin, vai tu, ti prego… - sospirò Nicholas nel sentire il secondo scampanellio.

L’amico si alzò abbozzando un sorriso, assecondandolo: la pigrizia del padre non aveva risparmiato neanche l’amico, sebbene l’effetto non fosse stato tanto pesante come nel caso di Edgar e Hope; infatti Nicholas era solamente pigro ed era piuttosto sveglio, forse grazie alla straordinaria creatività che lo esortava a sfornare storie, fomentata dalla moltitudine di romanzi che divorava in una sola settimana e anche dalle vicende dei lungometraggi che lui stesso gli proponeva.

Justin s’incamminò lungo il corridoio, giungendo alla porta d’ingresso e aprendola, rimanendo di stucco nel vedere chi stava impazientemente per suonare la terza volta il campanello di casa: gli occhi rossi di Christa e quelli verdi di Maria si specchiarono nei suoi lavanda e, infilando le dita tra i capelli neri, il mago sentì le guance diventare incandescenti alla vista di quest’ultima.

- Ma-Maria… Christa… Ciao, cosa ci fate qui…? – domandò timidamente, cercando di tenere lo sguardo basso, mentre si udiva la voce di Nicholas chiedere chi fosse alla porta, urlando dal soggiorno.

- Niiick~! – lo chiamò l’albina entusiasta, entrando con nonchalance in casa e sfrecciando rapidamente verso la stanza nella quale il demone si era irrigidito per poi guardarsi intorno disperatamente, alla ricerca di un nascondiglio introvabile.

Chiunque, tuttavia, avrebbe fallito nel tentativo di celare la propria presenza a Christa.

Rimasero soli Justin e Maria, i quali si scambiarono degli sguardi, entrambi imbarazzati nello stesso modo ma esprimendolo diversamente: il mago si mordicchiava il labbro, la vampira rigirava tra le dita il ciondolo a forma di croce regalatole dalla madre.

- Vi abbiamo interrotto la visione del film? – ruppe il ghiaccio a un certo punto.

Justin abbozzò un cenno della testa.

- Posso restare con voi per il resto del film…? Prometto di stare tranquilla, ho con me il lavoro a maglia per tenermi impegnata – disse, tirando fuori dalla borsa la bozza intrecciata di una sciarpa di lana color ocra per confermare le sue parole.

Il ragazzo sorrise e annuì, aggiungendo che non ci fosse alcun problema; la fece entrare, raggiunsero gli altri due in soggiorno, trattenendosi dal ridacchiare nel vedere Christa comodamente accucciata sul divano contro Nicholas, rosso in volto come un pomodoro ed estremamente nervoso, e si sedettero sul tappeto: Justin si riavvolse nella coperta e invitò Maria a rimanergli accanto.

La vampira accettò un po’ titubante: avrebbe dovuto sopportare il suo ammaliante profumo di sapone e soprattutto resistere alla tentazione di assaggiare il fluido rosso che gli scorreva in corpo; ma pur di passare del tempo con lui avrebbe sacrificato qualsiasi cosa.

Christa al contrario non si fece problemi a mordicchiare il polso di Nicholas, durante il proseguimento del film…

 

 

Una decina di bambini scalciò tra le prime distese di foglie autunnali, correndo lungo il sentiero interno alla foresta dove s’infiltrava il fiume dell’isola, urlando con le loro voci bianche e allegre; Lucks, il quale camminava tranquillamente dietro di loro, con le mani in tasca e gli occhi fissi su ciascuno di loro, sorrise alla vista dei loro visi entusiasti e presto batté le mani per richiamare la loro attenzione e proporre l’attività che aveva progettato per quel giorno.

- Bene, ragazzuoli, tutti intorno a me… Ida, sei molto alta, stai nascondendo il povero Joseph – ridacchiò il vampiro scompigliando i capelli a una delle bambine e invitandola a spostarsi più dietro – Così siamo apposto! Ecco il compito di oggi: raccoglierete tutte le foglie che vi sembrano diverse tra loro, poi ci riuniremo di nuovo e cercheremo di riconoscere tutti insieme a che piante appartengono! Vi piace come idea?

Quasi tutti schiamazzarono positivamente, non vedendo l’ora di mettersi in opera; quei pochi che misero il broncio erano solamente piccoli individui pigri che desideravano arrivasse in fretta il momento che tutti aspettavano: quando Lucks si sedeva su un grande masso e loro intorno a lui per terra, sopra le proprie giacche, ad ascoltarlo mentre parlava degli alberi, delle loro foglie, dei loro fiori, del loro legno profumato che da tempo aveva iniziato a lavorare, creando magnifiche opere di artigianato… di cui si portava sempre dietro dei piccoli campioni, ma pur sempre preziosi, che regalava a ciascuno di loro.

E poi li portava a turno sulle spalle, a correre lungo il sentiero e verso i campi che a primavera si dipingevano di variopinti fiori tra margherite, narcisi, violette e tulipani.

Il vampiro li osservò con un tenero sorriso cimentarsi nell’attività proposta e si ritirò in disparte, appoggiandosi con la schiena contro il tronco di un albero: i suoi occhi grigi si spostavano da un bambino all’altro, attento alle loro azioni, ai loro sguardi, al loro labiale, e soprattutto alla vivace forza che sprigionavano da tutti i pori; li adorava.

E adorò ancor di più la vista di una capigliatura nera, dai lisci capelli tagliati dritti, posta a un livello non tanto più alto rispetto ai bambini, a causa della statura piccola che aveva ereditato dalla madre, seppur sempre più alta di quest’ultima: Christina, sulla via del ritorno dalla sua quotidiana passeggiata nel bosco, camminava lungo il sentiero, non sorpresa di vedere i bambini tuffarsi nei mucchi di foglie, e a sua volta vagava alla ricerca di chi li aveva portati con gli occhi verdi dietro alle spesse lenti degli occhiali.

Non appena incrociarono gli sguardi, pieni di intesa, la vampira abbozzò un sorriso e gli si avvicinò.

- Buon pomeriggio, cugino Lucks – lo salutò con voce calma e composta, le mani infilate nella tasca della felpa, e rivolse l’attenzione ai bambini, tenendo le orecchie ben aperte alle parole del vampiro.

- Tina, eccoti puntuale come sempre e con gli occhiali sul naso, meno male – rise lui, dando un’occhiata all’orologio da polso per confermare quanto considerato e rammentando quanto spesso le accadeva di perdere gli occhiali – Non avrai anche programmato questa breve sosta in nostra compagnia, eh?

La giovane scosse la testa, allargando leggermente il sorriso divertita.

- Non dire sciocchezze, calcolo sempre qualche minuto in più del solito per tornare a casa.

- Non è la stessa cosa? – si grattò la testa Lucks, trattenendosi dal ridere.

- Non pensavo di incontrare proprio te… per esempio, ho visto anche Hana-chan, in riva al fiume.

- Nostra cugina? Non dovrebbe essere con le altre a prepararsi per l’inizio delle lezioni? – chiese leggermente confuso il ragazzo.

Christina sollevò le spalle, non sapendo cosa rispondere, aggiungendo che l’unica informazione che poteva dargli fosse relativa al perché fosse : stava crescendo una piccola aiuola di fiori; e quando l’altro le domandò ancora perplesso a che pro, la vampira ridacchiò, accarezzando una ciocca dei capelli che le arrivavano appena sotto le orecchie.

- Vuole avere dei fiori per farci una corona e regalarla a Ranmaru-kun. Sai, per quella volta che le ha ghiacciato il trucco, involontariamente.

Lucks si spanciò dalle risate, immaginando il viso imbarazzato e risentito del sopracitato.

 

 

Ranmaru e Edgar erano soliti frequentarsi tra loro più spesso rispetto ad altri coetanei; non solo perché erano cugini da parte paterna, non solo perché i padri, tra tutti i fratelli, erano quelli che si “volevano più bene”: ciò che più li accomunava era il carattere. Entrambi erano taciturni e piuttosto riservati, seppur per motivi diversi – il primo per timidezza, l’altro per pigrizia e disinteresse verso gli altri – e s’intendevano spesso e meglio tramite la comunicazione non verbale; rispettavano l’uno lo spazio personale dell’altro: se Edgar si addormentava di colpo, evento assai frequente e normale, Ranmaru lo lasciava in pace, ordinando la sua collezione di oggetti rotti (il padre si era sempre chiesto da chi avesse preso questa bizzarra e singolare abitudine), e se Ranmaru ascoltava musica metal, a Edgar non dispiaceva unirsi a lui e rinunciare a quella classica.

E proprio di musica stavano discutendo quel pomeriggio, seduti sul muretto che dava sul mare, vicino al cimitero; il biondo sbadigliava, annuendo o dissentendo con cenni della testa o a monosillabi, e l’altro si lamentava dei pregiudizi nei confronti del genere metal, soprattutto il sottogenere denominato “metal sinfonico”, gesticolando con fervore e allo stesso tempo guardandosi intorno attentamente, alla ricerca di qualsiasi cosa che fosse spezzata o danneggiata: una matita vecchia, un coccio di una boccetta preziosa, una catena arrugginita di un gioiello rovinato, un peluche scucito abbandonato per strada.

Edgar cominciò a rendersi conto dopo una mezz’oretta che qualcosa stava andando storto quando sentì balbettare il cugino dagli occhi ambrati e i capelli castani che gli coprivano parte del viso, come il padre albino: voltandosi verso di lui, notò il rossore sulle guance e il tic all’occhio, deducendo che la propria sorellina Faith fosse nei paraggi; perciò si voltò nuovamente, annoiato, per poi mutare l’espressione in una più nervosa.

Faith camminava lungo il muretto tenendosi in equilibrio pericolosamente, accompagnata dall’amica Aiko; su quest’ultima si soffermò lo sguardo di Edgar, intento a fissarle i lunghi capelli biondi, ondeggianti sulla schiena, e gli occhi marroni chiazzati di verde, fissi sull’altra ragazza e ansiosi che cadesse da un momento all’altro.

Effettivamente Faith perse l’equilibrio, ma fortunatamente dalla parte dove c’era il suolo pronto a ricevere il suo atterraggio; la ripida discesa non accolse il suo cadavere e i tre presenti si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo, chiedendosi come facesse una giovane di quindici anni a essere ancora così spericolata e incosciente.

Curiosa come nostra madre…, pensò Edgar, sollevando e agitando la mano in segno di saluto alle due fanciulle che s’avvicinarono, scompigliando i capelli scuri alla sorellina che si avvinghiò al suo torso, affettuosa.

- Fratellone! – esclamò, strofinando la testa contro il suo petto, contenta.

Ranmaru la osservò, sentendosi un po’ geloso dell’amico, e distolse lo sguardo dopo averlo incrociato con quello sghignazzante di Aiko; quest’ultima a sua volta spostò l’attenzione su Edgar, posando le mani sui fianchi con fare di rimprovero.

- Guarda che non mi hai ancora restituito il mio libro di chimica, lazzarone! – lo rimbeccò, facendolo sbuffare seccato.

- Mi serve ancora… avremo un compito già il primo giorno… - si giustificò, borbottando.

- Ma veramente avremo un compito di letterat-… - stava per rivelare l’altro, ritrovandosi la bocca bruscamente tappata dalla mano del coetaneo, nervoso.

- Eeeeeed – incrociò le braccia la bionda, assottigliando gli occhi furenti sulla figura del vampiro, il quale roteò gli occhi al cielo, pronto a sentire la solita ramanzina – Non dovresti neanche averne bisogno, visto che l’avete già studiata due anni fa!

- Ho bisogno di un ripasso… - ribatté brontolando Edgar, massaggiandosi il collo e staccandosi dalla sorellina che fino a quel momento era rimasta abbracciata a lui, ridacchiando sotto i baffi alla scena.

I due cominciarono a litigare, lei animatamente e lui improvvisamente loquace, mentre Ranmaru li scrutava con un sopracciglio inarcato mormorando che non sarebbero mai cambiati e che non se ne sarebbe stupito se di lì a qualche anno si sarebbero sposati; poi i suoi occhi caddero su Faith, la quale stava divagando con la mente in chissà quale pianeta, l’espressione alquanto bambinesca per la sua età.

- Ran-kun, cuginetto mio – esclamò a un certo punto, puntando i profondi occhi scuri su di lui, provocandogli quasi uno spavento – Pensi che Ai-chan non sia più cotta di Justin-kun?

Il giovane sbatté le palpebre e arricciò le labbra.

- Penso di sì… voglio dire… dopo quello che era successo…

Rammentarono quel giorno in cui alla povera Aiko era sfuggita una parola di troppo sul suo affetto nei confronti di Justin e a quest’ultimo era capitato di rispondere in maniera troppo schietta, involontariamente; perciò Maria si era resa conto che non aveva mai degnato di uno sguardo chi le aveva sempre rivolto la maggior parte delle attenzioni (Justin spesso le aveva prestato degli appunti per scuola, sotto suggerimento di Melissa; sempre lui le portava dei fiori l’otto marzo e il giorno del compleanno; ancora, solo lui si accorgeva dei minimi cambiamenti nei suoi vestiti o nella capigliatura), sempre ricercate invano da parte di Kaoru, amaramente scoprendo che già Nanami aveva catturato il suo cuore.

Aiko aveva pianto tanto, nonostante fosse conosciuta come tra le più toste delle ragazze della sua età; dopotutto, anche lei aveva dei sentimenti, ed era rimasta ferita. Per tanto tempo non si erano più parlati, Justin per imbarazzo e vergogna di aver avuto poco tatto, lei per dolore e rifiuto. Alla fine tutto si era risolto con il regalo che le aveva fatto, un paio di piantine grasse che erano andate ad aggiungersi al piccolo angolo della camera che la strega aveva riservato al suo pollice verde.

- Uffa, volevo andare a raccogliere i funghi nel bosco… - brontolò scontenta Faith, incrociando le braccia e provando a richiamare l’amica che continuò a ignorarla, impegnata a reggere il confronto con Edgar – Ok, andrò in biblioteca da Ruki-nii~!

- Cos- Aspetta, Faith! – non appena la voce della strega pronunciò quel nome, Ranmaru sobbalzò allarmato e tentò di fermarla inutilmente, perché lei era già partita come un razzo in direzione della suddetta meta.

Il vampiro si lasciò sfuggire un grugnito stizzito e, lanciando un’occhiataccia all’amico ed Aiko, le corse dietro; odiava profondamente quell’uomo: era certo che avesse ammaliato Faith fin da bambina, portandogliela via con il passare del tempo.

 

 

Il vampiro osservò soddisfatto il lavoro appena concluso: tutti i libri presenti erano ritornati al loro posto e dove mancavano quelli prestati aveva messo delle composizioni di pietre colorate, o comunque piccoli oggetti esteticamente gradevoli per riempire il vuoto, dietro suggerimento di Faith, ella stessa creatrice di alcuni di questi manufatti che gli aveva portato.

Aprì l’agenda dove era solito segnare tutti i suoi programmi e promemoria, sbarrando il riordino generale dei volumi; come previsto, era riuscito a finire tutto in tre giorni, pulendo anche gli interni degli scaffali, e il giorno dopo avrebbe proseguito la pulizia del resto dei mobili e dell’intero edificio. Ragionò che avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Yuuma e Azusa per finire entro la sera del giorno dopo, così da poter accogliere le classi del primo anno di scuola primaria con la biblioteca in perfette condizioni, appena sarebbe iniziato l’anno scolastico; poi avrebbe dovuto chiedere a Mary di sostituirlo verso sera, per un paio di ore, il tempo di ritornare finalmente a casa propria e occuparsi anche di essa.

Forse aveva ragione Kou: passava così tanto tempo in biblioteca che ormai avrebbe potuto anche trasferirsi direttamente lì e lasciare il suo appartamento ai futuri giovani.

Si ravviò i capelli e ripose gli occhiali, fattore esclusivamente estetico del suo aspetto da bibliotecario, nell’apposita custodia, che collocò all’interno di uno dei cassetti della sua scrivania personale, chiudendolo con il lucchetto.

I suoi sensi da vampiro avvertirono immancabilmente la presenza della solita intrusa che fin dall’età infantile aveva frequentato la biblioteca e la sua compagnia; abbozzò un sorriso divertito e sospirò, sedendosi sulla sedia imbottita a sfogliare il proprio inseparabile libro, richiudendolo non appena percepì la strega raggiungerlo da dietro, impaziente di riuscire un giorno a leggerne il contenuto.

- Nooo, c’ero quasi! – si lamentò la ragazza, saltando sul posto come una bambina indispettita, e lo fissò imbronciata con i suoi grandi occhi scuri.

- Faith, non dovresti essere sulla via del ritorno a casa? – cambiò discorso l’altro, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio a quel comportamento non consono alla sua età.

- Comunque, Ruki-nii, vedo che hai messo tutto a posto, finalmente! – esclamò guardandosi intorno la giovane dai capelli bruni, lunghi fin sotto le spalle e lisci come spaghetti, tanto che nemmeno la forcina che usava per tenere le ciocche lontane dagli occhi riusciva a svolgere bene la propria funzione, scivolando sempre verso il suo viso.

Ruki sospirò, questa volta come riflesso del suo tentativo di mantenere la pazienza.

- Certo che ora è tutto in ordine. A breve verranno i bambini neo-studenti, è d’obbligo accoglierli con un edificio pulito, sistemato e accogliente – sorrise guardando alcuni degli adesivi che la stessa strega aveva attaccato sulle lampade annesse ai banchi dove sedersi per leggere, la maggior parte ritraenti animali stilizzati o faccine spiritose.

- Manca un’oretta alla cena, posso rimanere ancora una mezz’oretta a farti compagnia, Ruki-nii! – rispose “in ritardo”, rivolgendosi uno sguardo innocente.

Il vampiro si ravviò i capelli e mormorò se non si sarebbe arrabbiato il padre a sapere che era di nuovo in biblioteca con “quello lì dai capelli color salsa di soia”; la fanciulla  si sedette su uno dei tavoli e dondolò le gambe, dicendo che non vedeva l’ora che arrivasse il momento in cui i bambini avrebbero messo piede in quell’edificio, introdotti nel mondo delle storie; Ruki considerò che avrebbe potuto coinvolgere i nipoti e tutti gli altri, soprattutto Lucks che ci sapeva fare con i marmocchi; Faith rise, commentando che il babbo aveva un modo strano di dare nomignoli alle persone.

Sì, Faith era fatta così: molto spesso le sue parole si riferivano a ciò che era stato detto prima dell’ultima battuta da parte dell’interlocutore; il vampiro aveva sempre ritenuto che fosse alquanto abile a non scomporsi per lungo tempo, quanto era altrettanto adorabile da arrabbiata non appena perdeva la continuità del suo atteggiamento.

Pensò fosse uno dei pochi tratti che la rendevano diversa dalla madre, con cui aveva in comune tutto il resto, soprattutto la sua curiosità e la passione per gli hobby creativi, solo che si dedicava più al crafting che alla scrittura, talento del gemello, e al disegno, su cui tanto aveva lavorato Mary, diventando illustratrice di tanti libri che la stessa biblioteca possedeva.

- Ruki-nii, stai pensando a mia mamma? – domandò improvvisamente la giovane, arricciando le labbra e attirando di nuovo la sua attenzione.

- Scusa, mi stavi dicendo qualcosa di importante? – rispose l’altro, ignorando l’accenno a Mary, cosa che fece gonfiare le guance a Faith, infastidita.

- Ruki-nii, mi dispiace ripetertelo tutte le volte… ma mia mamma ormai sta con il babbo. Non dico di dimenticarla, ma… - per un momento volle provare a fare la persona matura, cose che non le riusciva per niente con il tono di voce infantile che sfoggiava sempre, tranne durante le interrogazioni a scuola in cui era irriconoscibile.

- Mi sembra di aver già chiarito con te questa questione, Faith – la riprese duramente Ruki, rivolgendole un’occhiata glaciale che l’ammutolì per un po’ – Non potresti mai capirmi. Ora torna a casa, la tua famiglia ti sta aspettando.

- Come posso tornare dalla mia famiglia, quando tu non ne hai una ad aspettarti a casa? – mormorò la strega guardandolo tristemente.

Il vampiro sgranò gli occhi e aprì bocca per poi richiuderla: come poteva ribattere? Kou aveva Lucy e la figlia, Azusa aveva Finn e i tre figli, Yuuma aveva Anna e, anche loro, tre figli; Ruki era rimasto solo, chiudendo in un forziere il suo amore per Mary senza mai scordarlo, accompagnato solo dai libri e dai figli dei fratelli e dei Sakamaki, tra alti e bassi: nonostante i loro difetti, o un po’ di astio covato da alcuni nei suoi confronti, mai era stato così a proprio agio tra i giovani, tanto era brillante quella nuova generazione.

E poi c’era Faith. Si era sempre chiesto cosa avesse spinto la bambina che era stata, fino all’adolescente ch’era diventata, a seguirlo ovunque e instaurare un rapporto amichevole con lui; aveva sempre cercato però di evitare comportamenti che avrebbero potuto illuderla, data la giovane età soggetta a infatuazioni passeggere e ingannevoli. Dopotutto il suo aspetto da giovane “scapolo” aveva attirato le liceali durante tutti quei diciassette anni, da quando si era stabilito a vivere sull’isola con gli altri.

Sospirò e si ravviò i capelli in un gesto nervoso.

- Faith, torna a casa ti ho detto.

- Ti capisco perfettamente, invece! – balzò sui propri piedi la ragazza, posando le mani sui fianchi e cambiando il tono della voce, più adeguato alla sua età.

Ruki rise, scuotendo la testa amaramente.

- Non potresti nemmeno comprendere l’invidia che provo per tuo padre, Faith, tanto gli vuoi bene.

La strega scosse la testa, rifiutandosi di uscire e avviarsi verso casa; spazientito, Ruki l’ammonì di ubbidire da brava ragazza e andarsene, per poi rimanere spiazzato da quello che le proprie orecchie udirono.

- Come no! Invidi mio padre come io invidio mia madre, Ruki-san. Però le voglio bene comunque, è la mia mamma!

Il vampiro si sedette sulla sedia, fissandola interdetto; con una semplice frase aveva rivelato due cose: che lui si era sbagliato completamente sul suo conto, sottovalutandola, e che Faith era infatuata di lui. Infilò le dita tra i capelli, respirando profondamente e sentendosi in bilico tra una risposta sensata e matura e una reazione nervosa e confusa.

- Ma non preoccuparti, Ruki-nii! – Faith sorrise radiosa, ritornando al suo portamento fanciullesco – Se non riuscirai mai a ricambiare i tuoi sentimenti, mi basterà fare lo stesso che tu hai fatto nei confronti di mia madre! Io, Faith Sakamaki, giuro di amarti e proteggerti in eterno, seppur da lontano! – annunciò con fare solenne, piegando il braccio e mettendo una mano sulla fronte come in un saluto militare.

Ruki ebbe un dejà vu e scoppiò a ridere, chinando il busto verso il basso.

Faith sbatté le palpebre e lo guardò confusa, chiedendosi se fosse stata troppo infantile.

Il vampiro si alzò e le rivolse un indecifrabile ma allo stesso tempo tenero sorriso, per poi tirarle la guancia e ribadirle nuovamente che fosse ora di tornare a casa, ignorando i mugugni di dolore da parte della povera strega che cercò di sfuggire a quella presa ferrea.

Nel frattempo, due occhi ambrati rimasero a fissarli per qualche minuto, sconsolati.

 

 

Ranmaru, nel limite del possibile, uscì dalla biblioteca senza lasciare tracce della sua presenza e scese i gradini che portavano all’ingresso con passi lenti e strascicati; aveva sempre sperato che l’interesse di Faith fosse solo qualcosa di passeggero. Certamente era ancora giovane e i suoi sentimenti avrebbero potuto mutare... qualcosa, tuttavia, diceva al giovane che non sarebbe successo.

Rammentò di aver sentito lo zio Laito chiacchierare di qualche delusione d’amore di suo padre, un giorno che era stato invitato da Ryan a casa sua con Edgar; allora aveva quasi pensato che suo padre fosse stato un rammollito e un po’ patetico e in quel momento si sentì terribilmente in colpa: ci voleva tanta forza e tanto coraggio per superare quello stato di sconforto, di perdita. Si avrebbe potuto definirla “una semplice cotta da adolescenti, passerà!” e forse in futuro avrebbe pensato lo stesso, ma era davvero giù di morale nonostante cercasse di ignorare il groppo alla gola e l’improvvisa nausea.

- Ran~maru~kun~ - udì una voce femminile provenire dalla sua sinistra.

- Ci mancava la stregaccia – borbottò stringendo i denti il giovane, rivolgendo gli occhi al cielo.

Hana gonfiò le guance, offesa, e balzò giù dal muretto che affiancava la rampa di scale, sulla quale si era seduta ad aspettarlo, con le mani dietro la schiena; il vampiro assottigliò gli occhi verso le sue braccia, sospettoso.

- Che hai lì dietro? – domandò immediatamente, aspettandosi che fosse qualche vendetta nei suoi confronti per un qualsiasi torto che le aveva fatto inconsapevolmente, come spesso gli accadeva di venir accusato dalla stessa.

La strega sorrise maliziosa e alzò la testa con fare di superiorità.

- Lo scoprirai solo se chiuderai gli occhi!

- Fossi scemo, non ci casco. Ci vediamo – sbuffò scocciato Ranmaru, infilando le mani nella tasca della giacca di jeans e avviandosi lungo la strada verso casa, domandandosi mentalmente cosa ci fosse per cena.

Hana fissò la sua schiena allontanarsi, contrariata, e lo rincorse per poi saltargli sulle spalle, quasi sbilanciandolo; il ragazzo imprecò pesantemente e se la scrollò di dosso, voltandosi furente per dirgliene quattro: istintivamente chiuse gli occhi nel vederla alzare le braccia verso il suo viso, per poi riaprirli nel sentirla ridacchiare e allontanare gli arti.

Lo osservava con un’espressione contenta, le gote rosse e gli occhi luminosi; ignaro che anche il suo viso avesse assunto una leggera sfumatura rosea, il vampiro si rese conto di avere in testa qualcosa e la tastò con le dita, riconoscendo al tatto una sensazione morbida e fresca, fatta di intrecci alternati a forme più complesse e fragili: delicatamente sollevò l’oggetto della testa e corrugò la fronte nel portarsela di fronte, scoprendo che era una semplice corona di fiori, tra margherite, violette e altre varietà di fiori, fatti crescere dai poteri magici della stessa.

La strega, timorosa che potesse gettarla a terra, la prese tra le mani per rimettergliela in testa, annunciando soddisfatta che gli stesse bene; il giovane inarcò un sopracciglio e scosse la testa, ritornando sui propri passi.

- I fiori sono da femmine – brontolò; ma non si tolse la corona di fiori, gesto che riempì di gioia la fanciulla, la quale lo seguì, avvinghiandosi al suo braccio e strattonandolo, e lo informò che fosse stata invitata con i genitori dalla madre di lui a cenare con loro.

Ranmaru protestò che suo padre sarebbe stato davvero contento; Hana ridacchiò.

 

 

E fu così che Subaru si ritrovò Kou e famiglia al suo ritorno a casa, rimanendo impalato sulla soglia d’ingresso e con un tic all’occhio nel vedere il biondo che agitava la mano allegramente davanti a lui, sorridendo e chiedendogli se non fosse felice di rivedere il suo migliore amico; Lucy e Isa chiacchieravano in cucina, tranquille, la prima aiutando la seconda a preparare il tavolo per la cena, ignorando i battibecchi dei mariti in soggiorno (almeno Subaru si consolò più tardi nel sapere che la figlia stava ottenendo ottimi risultati con gli allenamenti di CrossFit); nel frattempo, Hana tentava di battere Christa a uno sparatutto per l’ennesima volta, invano, entrambe scrutate da Ranmaru, scocciato che le due coetanee gli avessero sequestrato la camera per usufruire della sua console, non prima che il ragazzo avesse potuto nascondere in un luogo sicuro la corona di fiori.

 

 

Yui tornò a casa dal suo turno da infermiera stremata, sia fisicamente per la stanchezza e il viaggio sia psicologicamente (aveva visto un altro paio di anziani morire, mentre stringeva loro le mani nel mantenere la promessa di assistenza fino alla fine); la figlia la accolse a braccia aperte, raccontandole le novità del giorno e scartando i dettagli sul cespuglio di spine che aveva piantato nel giardino della vicina, scherzo suggeritole dal padre che non perdonava quella vecchia signora di averlo criticato per il suo continuo ingozzarsi di takoyaki; Ayato, d’altra parte, era impegnato a cercare e comprare su Internet i libri di testo del primo anno consigliati dal liceo, che Maria avrebbe cominciato a frequentare la settimana seguente, entusiasta ma pur amareggiata che non sarebbe stata in classe con tutte le amiche (purtroppo Melissa e Christa erano finite in classi diverse, rimanendo sola insieme a Hana… con cui aveva pur una sorta di rivalità…).

 

 

Con un sorriso gioioso sulle labbra, Azusa accolse tra le braccia i tre figli di ritorno da una passeggiata, baciando sulla fronte le sue due bambine e scompigliando i capelli al secondogenito; Finn a sua volta li stritolò uno a uno, soffermandosi più a lungo sulla più giovane che ne apprezzò il dolore causato e il rumore delle ossa scricchiolate; Christina si collocò immediatamente nella sua poltrona preferita, con un libro già pronto in mano da leggere, Justin aiutò la madre in cucina, riflettendo su come recensire un film appena visionato quello stesso pomeriggio, e Melissa, a cui venne vietato di metterci piede per i disastri che combinava nel futile tentativo di preparare deliziosi manicaretti, fece compagnia al padre in soggiorno, accoccolandosi contro di lui sul divano e lasciandosi accarezzare i capelli dal padre, gesti calmi e pieni di affetto che le acquietavano il cuore.

 

 

Lily assottigliò gli occhi sui due figli, abbozzando di nascosto un sorriso: il suo sesto senso da madre aveva percepito quel che avevano combinato all’isola durante la loro breve vacanza passata con i cugini, prima di ritornare al castello dove stavano cenando con il padre, rispettando le regole del galateo con cura come Reiji aveva insegnato loro; non fu difficile nemmeno per il Re dei Vampiri notare una chiazza rossastra sul retro del collo di Kaoru, promettendosi che dopo il pasto avrebbe scambiato qualche parola con il primogenito, sperando vivamente che l’odore della progenie di quel pervertito di suo fratello fosse solo frutto della sua immaginazione, e considerò che anche Hikari emanasse un profumo diverso dal solito, che tanto gli ricordava un certo vampiro non purosangue… Come al solito, questi pensieri non fecero altro che fargli pulsare i nervi.

 

 

Edward tornò più tardi del solito, avendo perso la percezione del tempo durante l’allenamento con il signor Flyer (che considerava più come un nonno che come il cugino di non-sapeva-bene-quale-di-preciso grado che era); Anna lo aspettava sull’uscio con le braccia incrociate e furente, consapevole che avesse per l’ennesima volta annodato i tubi dell’acqua nel giardino, dando altre rogne al padre che ci stava lavorando con cautela con l’inizio dell’autunno e le giornate fredde; i vicini ormai era abituati alle grida di Yuuma, mentre rimproverava il figlio ribelle, scena a cui assistevano il gemello Lucks, con un’aria spiritosa della serie “te l’avevo detto” (come se lui stesso non fosse stato responsabile di altre catastrofi commesse insieme), e Aiko, con gli occhi ridotti a due fessure, seccata dal comportamento irrecuperabile del fratello maggiore; il padre diede un ultimo schiaffo in testa ad Edward, minacciandolo di ritirarlo dal club di arti marziali.

 

 

Ryan e Nanami, nonostante avessero essi stessi degli atteggiamenti civettuoli, odiavano rientrare e ritrovarsi i genitori che limonavano in salotto: si fermarono sul posto a fissarli con uno sguardo annoiato e lasciandosi sfuggire un grugnito irritato che sostituiva un “ci risiamo”; Claire almeno sobbalzò sul posto e si staccò dal marito, scusandosi seppur non molto imbarazzata, mentre Laito ridacchiò e fece l’occhiolino al figlio, come per dirgli di imparare da lui per quando sarebbe stato solo con Hope (sorprendentemente, ciò che aveva previsto e riferito alla sua adorata cuginetta Mary diciassette anni fa si era realmente avverato!); la figlia si sedette tra i genitori e iniziò a raccontare ciò che aveva scoperto girando in città, il figlio si avviò in cucina per preparare la cena, sapendo che avrebbe dovuto imparare per compensare la pigrizia e conseguente incapacità da parte della sua amata; la sorellina sarebbe stata più fortunata, dato che probabilmente zio Reiji aveva insegnato ai figli l’arte culinaria.

 

 

Morten si rilassò, sdraiato sul tappeto del soggiorno e lasciandosi cullare dalla melodia suonata al pianoforte dal padre, dopo aver riposto gli occhiali sul tavolino ed aver piegato il berretto a mo’ di cuscino sotto la propria testa; Ellen nel frattempo stava combinando un disastro con la cena e certamente a breve avrebbe chiamato la sorella maggiore a raggiungerla per darle una mano; Mark scorreva le dita leggere come piume sui tasti, esercitando una minima pressione, ma intense emozioni sonore, al tempo stesso comunicando telepaticamente con l’amata gemella, sorridendo di un affetto raro e indicibile, che solo lui e Mary potevano capire, e di tanto in tanto compiangendo il povero amico Theo e la moglie Martha, soli e soletti nel loro amore senza frutti per un difetto genetico; il figlio si assopì poco dopo e presto i dolci sogni suggeriti dalla poesia del padre si tramutarono in incubi dove i cugini lo coinvolgevano in piani maligni che sicuramente avrebbero avuto un esito negativo, facendolo sudare freddo e contorcere nel sonno.

 

 

Ruki osservò la luna già visibile in cielo dall’oculo centrale del soffitto, dalla quale proveniva tutta la luce del tramonto, ancora sufficiente a illuminare quasi tutti gli scaffali e i mobili della biblioteca; al vampiro sarebbe bastata per scorrere gli occhi sulle parole del libro appartenuto al padre, che al momento aveva posato sul ginocchio accavallato, assorto nella contemplazione di quel bianco satellite e nei suoi pensieri. Gli sfuggì una breve risata, ricordando quanto era accaduto con Faith, e, accarezzandone la copertina azzurra, risollevò il libro per continuare la lettura, maneggiandolo in modo tale che dalle pagine più in fondo sfuggì un sottile oggetto, simile a un filamento d’erba; Ruki, perplesso, si chinò a raccoglierlo da terra e sgranò gli occhi nel vedere un rametto di lavanda essiccato e pressato; lo girò pensieroso tra le dita, per poi avvicinarlo ed annusarlo: l’aroma era andato perso con il tempo. Abbozzò un sorriso e si alzò, avviandosi verso uno scaffale dove erano collocati dei libri di erboristeria e piante: ne prese uno sui fiori, aprì una pagina a caso e vi infilò il rametto di lavanda, chiudendo il volume e riponendolo al proprio posto; infine, ritornò alla scrivania e finalmente al libro.

 

 

Faith avanzò quatta quatta verso le sue vittime, trattenendosi dal ridacchiare alla vista di tutti e tre sul divano, beatamente addormentati l’uno accanto all’altro; Nicholas la osservò grattandosi la fronte e mordendosi le labbra, certo che il padre e i fratelli si sarebbero accorti prima o poi della sua presenza; invece, non appena la gemella balzò in braccio a tutti e tre con successo, essi sussultarono e spalancarono gli occhio scioccati dall’improvviso impatto, per poi riconoscere la causa del loro risveglio e richiamandola con tono scontento e occhi desiderosi che il loro sonno non fosse mai stato interrotto; Faith si sistemò sulle gambe del padre e gli avvolse le braccia al collo, coccolona, e Shuu si addolcì un poco, pur rimanendo in apparenza indifferente; Hope controllò l’orario sul cellulare, arrossendo a un messaggio abbastanza sconcio da parte di un demone dai capelli rossi, e quasi rischiò che il padre lo leggesse; Edgar tirò su con il naso e gettò la testa all’indietro, istantaneamente addormentandosi di nuovo e sognando lunghi capelli biondi; udirono la porta d’ingresso aprirsi e richiudersi e i figli si alzarono in piedi di scatto, affrettandosi fuori dal soggiorno.

Nicholas fu il primo a raggiungerla e le rivolse un sorriso dolce; Faith, che corse rapida come una gazzella, le andò incontro abbracciandola di slancio; Hope camminò verso di lei e si fermò poco distante, aspettando che si avvicinasse per prenderle la giacca e la borsa e riporle sull’attaccapanni; Edward si accasciò sonnolento contro l’anta della porta del soggiorno, non riuscendo più a muoversi dopo solo qualche passo, e la salutò con voce impastata dal sonno:

- Bentornata, mamma.

Mary sorrise radiosa come il sole nel venir accolta dalle sue stelle, per poi rivolgere uno sguardo pieno di amore a Shuu, comparso dietro di lei per baciarle la guancia.

- Sono a casa.

 

 

- Rose-san, hai visto? I miei nipoti mi hanno mandato un’altra foto~.

Kanato ridacchiò con voce sottile e ripose la fotografia in una cornice viola con i fiori bianchi, unendola insieme a tutte le altre sul mobile in ebano che aveva scelto per raccogliere i doni che gli arrivavano dai nipoti (quelli di cortesia dei fratelli – esortati dalle mogli - li bruciava o teneva, a seconda che fossero dolci, stoffe o giocattoli); osservò i volti delle persone ritratte, disposte sui gradini di una scala in pietra, con un’espressione insolitamente dolce e al tempo stesso indubbiamente sinistra, talvolta lasciandosi sfuggire una smorfia più o meno sprezzante ai figli di quei luridi non purosangue.

Kaoru e Hikari erano sicuramente i soggetti più seri e disciplinati del gruppetto, ma uno sguardo più attento avrebbe potuto notare che la seconda stava pizzicando il fratello sul fianco, probabilmente per vendicarsi di un qualche piccolo torto, e il maggiore stringeva le labbra per trattenersi dal sgridarla; Hope era la più inespressiva, dall’altro lato di Hikari, con la quale inaspettatamente aveva stretto più amicizia rispetto alle altre, forse perché era la meno rumorosa; Nanami teneva le braccia avvinghiate a quello di Kaoru, sorridendo al fotografo con un viso meno malizioso del solito, mentre Ryan sfoggiava un piccolo ghigno, le braccia posate ciascuna sulle spalle di Edgar, a occhi socchiusi e con espressione seccata, e di Ranmaru, palesemente contrariato da quel contatto; Christa guardava di sottecchi Nicholas, il quale sorrideva timido dietro la sorellina Faith, allegra come sempre; Melissa stringeva le mani al fratello e alla sorella, il sorriso sereno e pieno di gioia, mentre Justin sfoggiava una smorfia alquanto imbarazzata, dato che Maria, stante su un gradino più alto rispetto a lui, aveva poggiato le mani sulle sue spalle, stringendole affettuosamente; Christina sorrideva mite, intoccata dal fatto che le dita di Lucks stessero sfiorando le sue, questo pure in apparenza tranquillo, le spalle circondate dalle braccia del gemello; Edward aveva messo in risalto il suo ghigno più largo e sbruffone, fissato con un sopracciglio inarcato dalla sorellina Aiko, probabilmente ignara che la foto fosse stata già scattata e a cui Hana aveva dato il braccetto, alzando la mano libera con le dita a “v”; infine, Morten fissava la macchina fotografica rigido e con un sorriso storto per cui probabilmente era stato preso in giro dai gemelli Lucks ed Edward.

- Sono carini, vero, Rose-san, Teddy?

Sulla poltrona della stanza, colma di peluche fabbricati dallo stesso vampiro, adornata di merli e pizzi sugli abiti da bambola di porcellana, lo zombie della ragazza non annuì, né con un monosillabo né con un cenno della testa, lo sguardo vitreo fisso nel vuoto; persino Teddy, posato accanto a lei, sembrava più espressivo.

 

 

Ché non tutti si meritano il lieto fine

 

.

 



... che dire.
Finalmente, finisce qui.
Vi ringrazio per aver letto e apprezzato, spero, la storia fino alla fine.
Spero abbia reso chiaro chi è figlio di chi X°D.

Qui, penso proprio che termina, almeno per un lungo periodo, la mia attività su EFP. 
MA conitnuerò a fantasticare e scrivere.

Tanti abbraccia,

Tsuki

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