Of Love and Kingdoms

di Evil_Queen2291
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“Non dovremmo farlo…” la voce di Emma era arrochita dal desiderio mentre Regina cercava di slacciare i legacci della sua camicia. La placca frontale e le protezioni delle spalle da tempo abbandonate a terra, il Cavaliere Bianco indossava ancora solo i suoi calzoni scuri da cavallo. La Regina, al contrario, era ancora completamente vestita.
 
“Vostra Maesta…ti prego…” Emma cercò di fermare la bruna, che sembrava troppo concentrata nel baciarle il collo per degnarla di una risposta. Il cavaliere si fece coraggio ed afferrò la regina per le braccia, costringendola ad allontanarsi appena.
 
“Cosa c’è che non va?” chiese la regina, spiazzata dal comportamento del suo cavaliere favorito.
 
Emma prese un profondo respiro. “Non posso farlo, vostra Maestà” disse, evitando di incrociare lo sguardo dell’altra donna. La regina sbatté le palpebre diverse volte, mentre metabolizzava quelle parole.
 
“Cosa vuoi dire?”
 
“Io…solo…Non posso.”
 
La regina indietreggiò, separandosi completamente da lei, con uno sguardo di dolore fin troppo visibile nei suoi occhi castani. Fece un altro passo indietro, scuotendo la testa. Non riusciva a credere che…
 
“Perché?” chiese, tenendo a stento a freno le lacrime.
 
“Ho fatto un giuramento, Regina…Ti prego, io…”
 
“Adesso sono Regina, non è vero?” lo sdegno nella sua voce non riuscì affatto a coprire quanto profondamente fosse ferita. Emma fece un passo in avanti verso di lei, cercando di raggiungere le sue mani, ma Regina aumentò la distanza tra di loro.
 
“Vai via” le disse, girandosi verso la parete.
 
Il cuore di Emma si frantumò in un milione di pezzi. Poteva percepire le lacrime di Regina, ma non disse nulla. Era tutta colpa sua. Non aveva nessuno da accusare.
 
Solo me stessa, pensò.
 
Ti prego, Regina, perdonami…
 
 
“Hai fatto quello che ti avevo ordinato?”
 
Emma annuì, mantenendo la schiena perfettamente dritta ed il suo sguardo rivolto al muro. Non poteva sopportare di guardare quell’uomo negli occhi. Non dopo quello che Regina le aveva detto.
 
“Bene, sir Swan” disse il re, seduto sul suo trono, le mani poggiate in grembo. “Come dovresti sapere, non ho intenzione di far circolare questa storia fuori da questa corte.”
 
“Lo so, vostra maestà”
 
L’uomo annuì ancora. “E spero che tu sappia che sono stato molto generoso con te, risparmiandoti la vita.”
 
“Non ho mai chiesto questo.”
 
“NON OSARE!” ruggì il re, sollevandosi di scatto. Prendendo un respiro, riportò la sua voce ad un tono normale. “Sono perfettamente consapevole che le tue suppliche sono state solo per la regina
 
Emma non poté trattenere una smorfia nel sentire il tono disgustato con cui l’uomo aveva pronunciato il titolo. Strinse a pungo le mani, tenendo a freno la rabbia. Non poteva assassinare il re, anche se era un maledetto bastardo. Anche se aveva…
 
“CAVALIERE!” la voce del re strappò Emma dai suoi pensieri.
 
“Sì, vostra maestà?”
 
“Sei bandito”
 
“Cosa?” Emma non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. Le aveva giurato, dannazione, che sarebbe rimasta al suo posto, proteggendo la Regina. Aveva pensato che il re volesse vederle entrambe soffrire tenendole vicine….
 
“Ho detto che sei bandito. Ti sono revocati i tuoi titoli con effetto immediato e non tornerai mai più nel mio regno. Se dovesse anche solo mettere un piede di nuovo nelle mie terre, avrò la tua testa su una picca”
 
Prima che Emma potesse anche solo aprire bocca, qualcosa la colpì sulla testa. Ed il mondo diventò nero. 


A.N. So che dovrei lavorare su The winner takes it all, ma quest'idea non voleva lasciarmi in pace, quindi... Si tratta della mia prima AU, vorrei davvero sapere cosa ne pensate :) 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


N.d.A. Piccola precisazione introduttiva prima di lasciarvi alla storia vera e propria. Trattandosi di un AU, mi son presa la libertà di rimodulare parentele et similia in modo più funzionale alla storia che ho programmato. Qualsiasi differenza con OUAT verrà spiegata, anche se non ‘tutte e subito’. Se qualcosa vi sembrerà fuori posto, tranquilli: avrà senso a breve (…spero ;) ). 
 

Un anno prima…
 
“Avresti dovuto dirmelo prima, Cora!”
 
Leopold picchiò con forza il pugno sul tavolo del suo studio, ma la donna non batté ciglio, limitandosi a fissarlo dritto negli occhi.
 
“A quale scopo, mio caro?” si passò le mani sulla gonna, distendendo delicatamente le pieghe, prima di posarle in grembo. “Mi sono occupata personalmente del problema. Lo stalliere non è più un problema” gli sorrise ed il sovrano la guardò con attenzione, aggrottando la fronte.
 
“Lo hai mandato via?”
 
Cora rise alcuni secondi, coprendosi le labbra. “Non essere sciocco, Leopold. Gli ho strappato il cuore dal petto e l’ho distrutto davanti a suoi occhi”
 
Leopold la guardò interrogativo e la donna sbuffò, spazientita. “Regina. Ho ucciso il suo amato stalliere davanti ai suoi occhi”
 
L’uomo si poggiò allo schienale della sedia, soddisfatto. Incrociò le mani sotto il mento, assorto. “C’è solo un altro aspetto di cui mi devo occupare allora… Puoi andare”
 
Cora si alzò, accennando ad un saluto con il capo.
 
 
 
“Swan!”
 
Emma sobbalzò sulla sua branda, sbattendo le palpebre velocemente. Quando riuscì a mettere a fuoco la figura davanti a sé, si lasciò cadere di nuovo sul materasso di paglia. “Graham, che diavolo vuoi?”
 
“C’è qualcuno che vuole parlare con te” il Cacciatore rimase immobile sull’uscio della porta, le braccia incrociate al petto e la solita espressione corrucciata.
 
“Mandalo via”
 
“Non posso”
 
Emma si sollevò, guardandolo negli occhi. “Cosa vuol dire che non puoi? Hai finalmente trovato qualcuno in grado di prenderti a calci?” prese una pausa. “Oltre me, s’intende”
 
Il sorriso le si congelò sulle labbra quando vide che Graham non aveva intenzione di rispondere a tono, come avevano sempre fatto in quelle schermaglie verbali.
 
“Chi è?” gli chiese, con cautela, mentre si metteva seduta sul letto, passandosi una mano tra i capelli.
 
“Un Genio”
 
Emma scoppiò a ridere. “Bella battuta, Cacciatore. Davvero. Ora dimmi chi diavolo è così posso prenderlo a calci personalmente!”
 
“Te l’ho detto, un Genio. E porta un messaggio con il sigillo del Re”
 
Emma si bloccò immediatamente. “Quale?”
 
“Re Leopold”
 
 
 
“Dov’è Swan?” chiese Regina, senza preamboli, all’ancella che le stava intrecciando i capelli.
 
“Non saprei, sua Maestà” le mani della ragazza tremavano leggermente, mentre continuava ad evitare il contatto con gli occhi della sovrana attraverso lo specchio.
 
“Era qui stamattina?”
 
La ragazza scosse la testa, furiosamente. Regna fu presa immediatamente da un terribile senso di preoccupazione. Serrò la mascella, imponendosi di respirare con calma.
 
Non è accaduto nulla, Regina. Calmati. Sicuramente è nel piazzale di addestramento e si lamenterà tutto il giorno per le braccia indolenzite.
 
 
“Mia cara, sei raggiante questa mattina” la salutò Leopold, cingendole possessivamente la vita con il braccio prima di baciarla sulla guancia.
 
Regina si costrinse a sorridergli amabilmente. “Merito dello splendido rubino che mi ha donato per il mio genetliaco, sua Maestà”
 
Leopold sorrise soddisfatto, dandole una pacca leggera sul dorso della mano, poi le fece cenno di accomodarsi sul trono alla sua sinistra.
 
La donna scandagliò velocemente i volti presenti quella mattina, notando subito l’ambasciatore di Arendelle. Ecco spiegata tutta la sua gentilezza, si disse.
 
“Mia cara, lascia che ti presenti ser Kristoff” il giovane biondo si avvicinò di qualche passo, raggiungendo la piattaforma del trono al centro della Sala Grande. Si inchinò rispettosamente alla coppia reale, mormorando alcune parole di circostanza, ma Regina non si premurò di prestarvi troppa attenzione. I suoi occhi tornarono ad osservare le persone presenti, ma, a parte Kristoff, non riuscì a trovare nessun cavaliere al di fuori delle guardie personali del Re.
 
Corrugò la fronte, preoccupata. Dove sei, Emma?
 
“Qualcosa ti turba, mia regina?” la voce di Leopold e la sgradevole sensazione del suo viso troppo vicino alla sua pelle la fecero rabbrividire.
 
“No, sua Maestà” si sforzò di aggiungere un sorriso, consapevole di quanto fosse importante, per suo marito, mostrare al mondo quanto felice fosse la sua giovane sposa.
 
Giovane abbastanza da essere sua figlia… Regina scacciò con forza quel pensiero, prima che la solita ondata di nausea le attanagliasse lo stomaco. Gli prese dolcemente la mano, accarezzandogli leggermente l’anello con il sigillo reale. Lo stesso sigillo che aveva usato più di una volta su di lei…

“Maestà” iniziò, attirando la sua attenzione. Attese che l’uomo tornasse a guardarla negli occhi prima di riprendere a parlare. “Speravo di poter uscire a cavallo, oggi…”
 
“Oh, ma certo, mia cara” il sorriso che Leopold le indirizzò in risposta le diede un brivido terribile. “Jones!”
 
L’uomo fu di fronte al trono in pochissimo tempo. “Maestà” si inginocchiò, in attesa degli ordini.
 
“Oggi accompagnerai la regina nella sua passeggiata a cavallo. Bada che non le accada nulla”
 
Regina fu sul punto di obiettare, ma sentì le dita del Re serrarsi attorno al suo polso. Incrociò per un solo secondo i suoi occhi, leggendovi chiaramente l’avvertimento a non dire una sola parole.
 
 
La prima sensazione che Emma riuscì a distinguere fu l’odore di sottobosco, pungente, che la circondava. Cercò di aprire gli occhi, ma il dolore alla testa era martellante, rendendo ogni movimento incredibilmente più difficile.
 
Ma che diavolo…?
 
I ricordi di quanto era accaduto nella Sala del Trono tornarono gradualmente a galla, frammentati. “Bastardo…” sibilò a denti stretti, aprendo con cautela gli occhi.
 
“Un semplice grazie sarebbe stato sufficiente, ser!”
 
Emma tento dì alzarsi in piedi di scatto, ma due mani solide la trattennero su quello che doveva essere un letto da campo. “Calma, calma… Chiunque ti ha colpito, ti ha messa fuori gioco per un bel po’ di tempo. Posso assicurarti che qui sei al sicuro”
 
Il cavaliere cominciò a mettere a fuoco la figura davanti a sé. Dove aveva già visto quell’uomo? Aveva sicuramente un volto più che familiare, ma non riusciva ad associarlo a nessun nome.
 
“Robin di Loxley” le disse, quasi intuendo la domanda nei suoi occhi. L’uomo le porse la mano ed Emma la strinse non appena riuscì a mettersi seduta.
 
“Swan”
 
Robin rise. “So perfettamente chi sei, ser Swan. Non ho dimenticato il tuo viso, né la mia riconoscenza”
 
Quelle parole fecero scattare immediatamente qualcosa: una donna, terrorizzata, e con un neonato in braccio, assalita da almeno tre uomini armati, mentre un quarto tratteneva Robin a terra. Era successo subito dopo la Guerra degli Orchi, quando tutti i confini del regno erano stati invasi da reduci e disertori di almeno tre eserciti diversi, lasciando la zona devastata e fuori controllo.
 
“Come sta il bambino?” gli chiese, massaggiandosi la nuca. Non fu sorpresa di trovarvi tracce di sangue secco ed un vistoso ematoma. Non sparirà facilmente…
 
“Roland e Marian stanno benissimo” Robin prese una ciotola, porgendogliela. “Butta giù questo, ti aiuterà con il dolore alla testa”
 
Emma lo ringraziò con un cenno del capo, mentre la svuotava d’un fiato, non trattenendo una smorfia di disgusto. “Spero che gli effetti siano migliori del sapore di questa robaccia, Loxley…”
 
“Lo sono, fidati. Ora vuoi spiegarmi cosa è successo per fare in modo che il Primo Cavaliere della Guardia della Regina finisse svenuto nel bel mezzo della foresta?”
 
“Questa, amico mio, è una lunga storia…”
 
“È il tuo giorno fortunato: i fuorilegge han sempre a disposizione molto tempo”
 

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