Never doubt

di The smile of Henry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una serie di sfortunate coincidenze ***
Capitolo 2: *** Come una mina pronta ad esplodere ***
Capitolo 3: *** Labbra da baciare ***
Capitolo 4: *** I miss you ***
Capitolo 5: *** Occhi negli occhi ***
Capitolo 6: *** Incontri interessanti in biblioteca ***
Capitolo 7: *** Ostacoli da superare ***
Capitolo 8: *** 5 seconds of summer ***
Capitolo 9: *** Perdonami ***
Capitolo 10: *** Farfalle nello stomaco ***
Capitolo 11: *** Certi ricordi non li puoi cancellare ***
Capitolo 12: *** Ti aspetterò ***



Capitolo 1
*** Una serie di sfortunate coincidenze ***


Quella giornata era iniziata male fin dal principio: già da prima di svegliarmi, avevo capito che sarebbe stata una pessima, pessima mattinata.

E ci avevo proprio azzeccato, riflettei.

Avevo passato una notte insonne popolata da incubi vividissimi, come non mi capitavano più da molto tempo.

Al risveglio avevo scoperto con orrore di non aver impostato la sveglia la sera precedente, così questa non aveva suonato, ed io ero decisamente in ritardo con la mia tabella di marcia.

Mi ero messa rapidamente i primi vestiti che mi erano capitati sotto mano, salvo poi rimirarmi per qualche breve istante nello specchio per controllare di essere presentabile e di aver almeno indossato le calze dello stesso colore.

Mi ero scoperta dimagrita, e questo non era affatto un bene: continuando di questo passo sarei presto rimasta solo pelle e ossa. Tralasciando questo dettaglio, avevo visto nello specchio una ragazza nella media, senza una particolare bellezza che possa suscitare l'invidia o l'attenzione di altri: una ragazza semplice con dei capelli ricci color nocciola e un paio di occhi azzurri che avevo ereditato dalla nonna materna.

Dopo aver controllato l'orologio, ero aubito corsa giù per le scale fino in cucina, tanto veloce da farmi sbattere il fianco contro lo spigolo del tavolo: non aveno quasi sentito il dolore presa com'ero dall'agitazione.

In tutto, in quella decina di minuti, ero stata capace di bruciare le fette biscottate, macchiarmi la maglietta con il caffè e dimenticare di lavarmi i denti.

Insomma, una serie di sfortunate coincidenze che sarebbero potute accadere a chiunque, e che, comunque, non mi avevano impedito di essere a scuola in perfetto orario.

Eh già, perché la parte più brutta di tutta la storia era proprio questa: oggi è il mio primo giorno nella scuola nuova che devo frequentare a causa del trasferimento mio e della mia famiglia.

Nonostante sia anche piuttosto bravina, la scuola non è mai piaciuta: e il fatto che non conosca nessuno qui, sicuramente non aiuta.

La campanella suonò interrompendo I miei pensieri funesti, dando inizio ad una giornata che sarebbe terminata anche peggio di come era iniziata.

Tutt'intorno a me sfrecciavano insegnanti, strudenti e studentesse, tutti assorti nei loro pensieri o impegnati in conversazioni fitte fitte tra di loro.

E poi c'ero io, sola e agitata.

Entrai in classe con il mio passo incerto, cercando di essere il più disinvolta possibile, e mi andai a sedere nell'unico posto rimasto libero.

Avevo immaginato quel primo giorno molte volte durante l'estate, e mi aspettavo, non so, che qualcuno si sarebbe interessato alla mia presenza.

E invece niente, ognuno continuò come se io non esistessi. Individuai subito nella classe un gruppo di barbie bionde che cercavano di catalizzare l'attenzione degli altri su di sé, circondate da ragazzi che si contendevano la loro compagnia: i classici ragazzi guidati solo dagli ormoni.

Qualche istante dopo di me, arrivò il professore di chimica.

Il povero diavolo, per quanto si sforzasse di mantenere l'attenzione degli studenti su di sé, era talmente noioso nelle sue spiegazioni, che, già nel giro di una decina di minuti, aveva perso ogni controllo sulla classe.

Nemmeno io potei resistere, e mi trovai a fantasticare con lo sguardo perso nel l'orizzonte.

Alcune ore più tardi ero ancora lì, assorta nel miei pensieri e annoiata più che mai, mentre aspettavo ansiosamente la pausa pranzo.

Quando finalmente arrivò, andai subito in mensa, e mi buttai subito sul cibo, stavo letteralmente morendo di fame. Dopo aver preso un trancio enorme di pizza,

mi trovai difronte a una scelta: avrei mangiato da sola o avrei cercato la compagnia di uno dei miei compagni di classe di cui non so nemmeno il nome?

Ero più più propensa a starmene in disparte sola soletta, quando, distratta, andrai a sbattere contro un ragazzo: caddi e mi versai l'acqua sulla maglia, suscitando risatine nei tavoli vicini.

Umiliata e bagnata fradicia, stavo per sedermi in un tavolo da sola, quando una ragazza attirò la mia attenzione, per chiedermi, con un gran sorriso, se volevo mangiare con lei e dei suoi amici. Accettai subito, e, ad una seconda occhiata, notai che era una di quelle ragazze che avevo definito in precedenza come 'barbie bionde'.

Mi sedetti al tavolo con lei, e, per tutta la durata della pausa pranzo, chiacchierai e risi insieme: non ci fu mai quel silenzio imbarazzante che mi ero aspettata.

Lucy, così si chiama, si rivelò una ragazza spontanea, chiacchierona e davvero molto gentile, tanto che mi prestò una maglietta per cambiarmi dimostrandomi che non si giudica mai un libro dalla copertina.

E dopo aver passato una mattinata così disastrosa, trovai un'amica, e la mia giornata diventò un pochino migliore.

E fu proprio in quel momento, mentre uscivo da scuola con Lucy, che incontrai per la prima volta il suo sguardo, e il mio mondo fu subito sottosopra.

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Ciao a tutti cari lettori/lettrici,

Questa è la prima FF che scrivo, e spero che, leggendola, vi possa far sorridere. E che vi faccia sognare.

Baci & abbracci

Fuchiara♡

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Capitolo 2
*** Come una mina pronta ad esplodere ***


Non appena incrociai il suo sguardo, rimasi catturata nell'oceano dei suoi occhi ed ebbi un brivido lungo la schiena. Quegli occhi di ghiaccio erano talmente intensi che rendevano quasi difficile sostenerne lo sguardo.

Il contatto durò solo pochi magici istanti, che mi sembrarono infiniti.

E poi tutto finì: una figura si frappose tra me e il misterioso ragazzo, facendomelo perdere di vista.

Feci vagare inutilmente lo sguardo tra la folla alla sua ricerca, ma ormai l'avevo perso, e non riuscii più a trovarlo.

Mentre tornavo a casa ero piuttosto afflitta, l'avevo perso e non avevo la più pallida idea di chi fosse, ne sapevo che aspetto avesse; mi ero semplicemente persa nei suoi occhi limpidi e non avevo visto altro di lui.

Mentre camminavo, non riuscii a pensare ad altri, nonostante fossi contrastata da diversi sentimenti che si facevano battaglia tra di loro.

Ad un certo punto un paio d'occhi completamente diversi da quelli del misterioso ragazzo di quella mattina affiorarono dai miei ricordi. Erano castani, color cioccolato, di una dolcezza così evidente da ammaliare chiunque, e, cosa più importante, erano legati ad una figura molto importante della mia via. Qualcuno, il cui ricordo mi era ancora troppo doloroso per poterlo sopportare, tanto che copiose lacrime salate iniziarono a rigarmi il volto, come tante stelle cadenti.

Ormai ero giunta a casa: cercai di asciugare le lacrime con la sciarpa e di assumere un atteggiamento composto. Appena aperta la porta, corsi su per la scala a chioccola che portava la mia camera, e lì mi rintanai, con la testa affondata nel cuscino per soffocare il pianto.

Mia madre, avendo visto di sfuggita la mia espressione stravolta, bussò alla porta di camera mia.
-Oh Sophie...!- sussurrò: appena mi aveva vista con gli occhi rossi e gonfi di lacrime aveva capito tutto. Si sedette vicino a me, e si portò la mia testa in grembo, iniziando dolcemente ad asciugarmi le lacrime, come solo una madre sa fare.

Rimanemmo così per una decina di minuti: io che singhiozzavo e lei che mi cullava cercando di calmarmi.
Poi mi sollevai e la abbracciai forte, cercando di trasmetterle tutta la gratitudine che provavo nei suoi confronti.

Dopo pochi istanti, sentimmo Christian, il mio fratellino, entrare sbattendo la porta e chiamare -Mammaaa!- a gran voce.
Lei mi guardò con espressione colpevole, ed io, anticipandola, le dissi -Vai da lui, io sto bene adesso.-

Nonostante sapesse con chiarezza che non era così, che non stavo affatto bene, mi stampò un bacio a fior di pelle sulla fronte, e mi disse di raggiungerla presto, perché aveva preparato il mio piatto preferito, e voleva tutti i dettagli della prima giornata al Norwest Christian College.

Dopo aver fatto un lungo bagno rilassante con tanta schiuma per riordinare le idee, passai il resto della giornata come se nulla fosse accaduto: soffocai dentro di me le emozioni e i ricordi che il misterioso ragazzo mi aveva fatto riaffiorare.
Ormai ero diventata brava in questo: a raccogliere tutto ciò che mi provocava dolore in uno speciale scomparto della mia mente e dimenticarlo lì.

Ma oggi ne avevo avuto la conferma: prima o poi, non importa quanto tempo sarebbe passato, avrei dovuto fare i conti con tutto ciò che avevo represso. 
Ero come una mina pronta a esplodere.

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#spazio autrice

Hey lettori/lettrici!

Mi sono impegnata davvero molto per questo capitolo, e spero vi piaccia!

Se vi va, lasciate un commento riguardo a come vi è parso il nuovo capitolo (o anche solo una ★, ne sarei felicissima)!

Ci vediamo al 3° capitolo :)

Bacioni, 

Fuchiara♥

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Capitolo 3
*** Labbra da baciare ***


Luke's POV

*Driiiiiiiin*

La sveglia suonò, ma io la ignorai, e tornai a dormire. Uffa, stavo facendo un sogno così bello! Non ricordavo precisamente tutti i dettagli, ma c'ero io su un palco, corcondato da un pubblico che urlava il mio nome.. poi il sogno di era fatto strano: era comparso dal nulla un pinguino e si era messo a ballare. Ed era stato a quel punto che mi ero svegliato.

Neppure il tentativo di ignorare la sveglia funzionò: mia madre, che, essendo insegnante di matematica proprio nella mia scuola, si svegliava al mio stesso orario,  venne a svegliarmi. 
-Luke Robert Hemmings, svegliati subito! O finirai per arrivare in ritardo già il secondo giorno!-

A malincuore mi alzai e andai in cucina, e mi abbuffai più che potei. 
Quella mattina la casa mi sembrò più vuota che mai: mi mancavano le risate e gli schiamazzi dei miei fratelli, Ben e Jack. 
Da quando si erano entrambi trasferiti, avevo iniziato a ricordare con nostalgia perfino i litigi su chi dovesse usare il bagno per primo o su chi debba rispondere al citofono, perché, ogni volta, nessuno voleva sospendere ciò che stava facendo per rispondere: così, dato che i fratelli trovavano sempre una scusa, toccava sempre a me, il piccolo di casa.

Mentre mi stiracchiavo notai la cartolina che Calum mi aveva inviato quest'estate dal mar Rosso, in Egitto; e questa mi portò nostalgia d'estate, di sole e di mare.
"Meglio non pensarci" decisi.
La scuola era iniziata da solo un giorno ed io già non ne potevo più: non era per i troppi compiti o troppo da studiare, perché ero abbastanza bravo in tutte le materie (soprattutto in scienze e matematica). Il mio odio alla scuola era dovuto al fatto che avrei preferito mille volte spendere quel tempo a suonare la mia chitarra, piuttosto che ad ascoltare qualche insegnante noioso.

Dopo aver indossato un paio di skinny jeans neri e una maglietta dei nirvana, mi incamminai verso scuola. Durante il tragitto incontrai Mike e Cal, e iniziai con loro una discussione.
Ultimamente avevamo iniziato infatti a trovarci nel garage di Michael per fare musica insieme: Cal suonava il basso, Mike ed io la chitarra. Il cantante di questa "band" ero io, anche se gli altri due formavano spesso dei cori stonati, che suscitavano sempre le mie risate.
Solitamente facevamo le cover di artisti famosi: Katy Perry era la più gettonata, anche perché Calum aveva una cotta segreta per lei.

Suonare con i ragazzi mi piaceva molto, ma, quando potevo, suonavo e cantavo anche per conto mio: l'artista che più preferivo era Ed Sheeran, le sue canzoni mi trasmettevano emozioni intense, anche dopo averle ascoltate più e più volte.

Chiacchierando, arrivammo a scuola con qualche minuto di ritardo, ed entrammo in classe a lezione già iniziata. Mi sedetti nell'unico posto rimasto libero vicino a Cal.
La lezione si rivelò, senza troppa sorpresa,  noiosissima: il professore si limitò a leggere il libro di testo, e questo mi risparmiò di prendere appunti.
Iniziai quindi a osservare i miei compagni con attenzione: alcuni già li conoscevo da anni, altri li avevo incrociati qualche volta in precedenza nei corridoi, mentre altri ancora erano nuovi.

Osservai per un po' Lucy, una mia amica fin dall'asilo, nonostante durante l'estate ci fossimo un po' allontanati a causa delle nostre diverse compagnie.
La osservai mentre prendeva diligentemente gli appunti, e, al vederla, ripensai al giorno prima, quando l'avevo vista in compagnia di un'altra ragazza, che non avevo mai incontrato prima.

Per qualche istante avevo posato lo sguardo su di lei, e lei su di me, prima di perderla di vista. Da quel momento il pensiero di lei mi stava tormentando: la vista delle sue labbra rosee mi avevano fatto venire voglia di baciarle dolcemente e mordicchiarle, avevo desiderato anche passarle una mano tra i capelli ricci per sentirne la morbidezza. 
Avevo capito subito che non era il tipo di ragazza con una bellezza sfacciata e volgare, al contrario la sua bellezza era nascosta e stava tutta nei dettagli: gli occhi limpidi, le linee dolci del viso, e il modo in cui sistemava ciocche di capelli dietro l'orecchio.

Per tutto il giorno avevo pensato incessantemente a lei, e questo, lo devo ammettere, mi aveva parecchio turbato. Infatti già avevo una ragazza, che tutti i ragazzi a scuola mi invidiavano: Aleisha.
E proprio quel pomeriggio mi sarei dovuto incontrare con lei.

Uscito da scuola, la vidi nuovamente. Ancora con Lucy e alcuni ragazzi, stava ridendo spensierata. Istintivamente sorridi, salvo poi provare una fitta di gelosia allo stomaco, quando vidi uno dei ragazzi che era lì con lei, giocare con i suoi ricci.
Ma non feci in tempo a vedere la sua reazione, che Cal e Mike arrivarono alle mie spalle e, assorto com'ero, mi fecero prendere un colpo.

Ridendo e scherzando, i miei amici mi distrassero dai miei pensieri, e giunsi a casa in poco tempo. Cal e Mike si fermarono a pranzo da me, e il pomeriggio facemmo i compiti insieme. Anzi, più che fare i compiti, suonammo un pochino, e poi guardammo qualche episodio di "How I met your mother", il mio telefilm preferito.

La sera, dopo cena, avevo un'appuntamento con la mia ragazza. L'appuntamento era alle 20 in pacca, ma persi di vista l'orario e arrivai con un quarto d'ora in ritardo. Aleisha non fu molto felice quando mi presentai indecentemente in ritardo, dato che solitamente ero molto puntuale. Nonostante questo, decidemmo di fare una lunga passeggiata, visto che l'estate era finita da poco, e quindi il clima era ancora mite.
Fu una strana serata, una tra le peggiori, a dir la verità: ogni volta che guardavo Aleisha, mi veniva in mente l'amica di Lucy.
Anche Aleisha si accorse che qualcosa non andavava, tanto che a fine serata mi parlò.

-Luke, amore, che hai? È tutta sera che sei strano! Prima sei arrivato in ritardo, ed ora questo: ti sento freddo e distante. È successo qualcosa che io non so?-

-Aly, non preoccuparti, sono solo stanco...- le risposi. Ma non finii la frase che lei partì all'attacco, come faceva sempre. 
Era una ragazza ambiziosa e testarda, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. E, nonostante le volessi molto bene, questa sua particolare sfumatura del carattere un po mi dispiaceva: io desideravo una ragazza timida, magari anche un po' indifesa, che avesse davvero bisogno di me.
-Luke, non rifilarmi sempre le solite scuse: oggi sei stanco, ieri eri preoccupato per Calum... non sono stupida, ti stai allontanando da me. Io... non ne posso più!  È da molto che fai così ormai. Non possiamo andare avanti così: forse hai bisogno di un po di tempo...-.
-No, non dire così, siamo solo stanchi, domani ne riparleremo.-

L'accompagnai fin sotto casa, e qui ci salutammo tristemente. 
Giunto a casa, andai subito a dormire, con ancora in mente le parole di Aleisha.

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#spazio autrice

Hey lettori / lettrici!

Ecco qui il 3° capitolo, spero davvero che vi piaccia (e in quel caso sarei davvero felice se votaste/commentaste★)

Ci vediamo al prossimo capitolo,

Baci & abbracci,

Fuchiara♡

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Capitolo 4
*** I miss you ***


Dopo qualche settimana, ai primi di ottobre, erano cambiate moltissime cose: dal paesaggio, che si era fatto autunnale, ricco di foglie di ogni colore, e sembrava un'enorme tavolozza di colori, al mio rapporto con Aleisha, che si era fatto sempre più difficile da portare avanti.

Ormai litigavamo quasi ogni giorno, e, spesso, a causa qualche stupidaggine. Aleisha aveva ragione, durante l'estate ci eravamo davvero allontanati, solo che, tanto le volevo bene, che non riuscivo ancora ad accettarlo.

Avevo rivisto ancora l'amica di Lucy, e avevo anche scoperto il suo nome: Sophie. L'avevo osservata spesso, ma non avevo avuto modo di parlarle, ne avevo più incrociato un suo sguardo: sembrava che, per dispetto, quando la guardavo, lei tenesse lo sguardo fisso in qualche altra direzione.

I sentimenti per lei che inizialmente mi avevano turbato, non erano cessati, anzi, erano forse aumentati, tanto che ogni volta che la incrociavo nei corridoi mi sentivo nello stomaco gli elefanti. (Altro che le farfalle!). Ma ancora mi sembrava impossibile provare delle emozioni così intense per una ragazza di cui sapevo a stento il nome, e che praticamente non sapeva nemmeno della mia esistenza.

Così, un giorno che avevo invitato a casa Calum, decisi di parlargliene, perché, anche se è un po' impulsivo e sembra superficiale, ha un suo lato serio, e sa sempre dare un consiglio giusto per ciascuno.

-Hey Cal, non è che ti potrei parlare di una cosa? Ho bisogno di uno dei tuoi consigli super! - gli dissi.

-Certo amico! Mmh.... indovino? Sei attratto sessualmente da me. Ammettilo, non puoi proprio resistermi e non sai cosa fare. Ho indovinato?-. Lo disse con un tono così serio che normalmente sarei morto dalle risate. Ma questa volta, riuscì solo a innervosirmi.

Quando Calum noto la mia reazione, o meglio, la mancanza di essa, capì che non ero in vena di scherzare, così, mi esortò a dirgli pure tutto quello che dovevo.

Così iniziai a spiegargli tutto nei dettagli senza nessuna interruzione da parte sua fino alla fine.

-Accidenti Luke! Io e Mike avevamo notato che eri un po strano in questo periodo, e avevamo anche scommesso: io credevo che Aleisha fosse incinta, ma Mike non era daccordo, e pensava che, dato che la pizzeria all'angolo ha chiuso, fossi in astinenza da pizza. Ahahah

Comunque, secondo me dovresti riflettere bene su cosa fare, e con chiarezza. Mettiamo in chiaro una cosa: quali sono i tuoi sentimenti per Aleisha? La ami ancora?-.

-Non so proprio- gli risposi -Le voglio un bene terribile, ma non sono più sicuro di ciò che provo per lei.-

-Luke, facciamo così, adesso andiamo a prenderci un gelato. Perché a pancia piena si riflette meglio, te lo assicuro.-

Così, c'incamminiamo verso il centro della città: ci volle poco ad arrivare, perché la gelateria era abbastanza vicina a dove abitavo. Mandai Cal a prendere il gelato, mentre io lo aspettavo seduto comodamente su una panchina nel parco. Mentre stavo riflettendo, faci vagare lo sguardo tutt'intorno sul panormana autunnale, e vidi una coppia di innamorati e dei bimbi giocare allegramente con un pallone. Ad un tratto il pallone si incastrò tra le fronde di un albero e, i bambini, che erano troppo piccoli per riuscire a riprenderselo, si stavano mettendo a piangere. Così, li andai ad aiutare: essendo abbastanza alto, riuscii facilmente nell'impresa, e resituii il pallone ai proprietari, che mi ringraziarono calorosamente.

Ma fu mentre stavo tornando alla panchina, che vidi ciò che non mi sarei mai aspettato di vedere. Su una panchina nascosta dall'ombra, vidi Aleisha con un ragazzo con i capelli ricci, sulla ventina, che non conoscevo. Li vidi, abbracciati, baciarsi con passione, ed io rimasi lì qualche secondo ad osservarli, sbalordito.

Ma fu l'assenza di emozioni che mi colpì: non provai nulla al vederla avvinghiata ad un altro.

In quel momento Aleisha si girò e mi notò. Lentamente si alzò e venne verso di me:

-Luke, scusa! Non volevo che lo scoprissi così. Avrei voluto dirtelo stasera... -

-In realtà la nostra storia è finita ancora molto tempo fa, solo che non abbiamo voluto accettarlo. Da un lato sono anche felice per te, sai? Sono felice che tu abbia trovato qualcuno che ti dedichi le attenzioni di cui hai bisogno. Sai, sei stata il mio primo amore, la prima con cui ho avuto una relazione seria. Però avrei preferito saperlo da te...-

-Hai ragione, avrei dovuto dirtelo subito.-

-Già! Ma non m'importa più, ormai quel che è fatto è fatto. E tu resti comunque una delle persone di cui mi fido di più. Sii felice.-

Aleisha mi sorrise tra le lacrime, e mi abbracciò forte, dicendomi:

-Anche tu troverai una ragazza che ti amerà per come sei e ti starà sempre vicina, Luke!-

Il ragazzo che prima avevo visto con lei si alzò, e forse fraintese la situazione, perché fece per andarsene tutto risentito. Allora andai da lui, che mi guardò con uno sguardo dispiaciuto.

-Non ne avevo idea Hemmings...-

-Spero che tu possa renderla felice.-

-Lo farò, comunque io sono Ashton-

E li lasciai così, lei in lacrime, e lui con una strana espressione sul volto.

Tornai da Cal, che aveva visto tutto da lontano. Mi guardò, mi porse il gelato, cioccolato e vaniglia, e mi propose, per tirarmi su un po il morale, di andare tutti da Michael per suonare insieme.

Mentre camminavo, realizzai di essermi appena tolto un grosso peso e di sentirmi molto più leggero.

Suonammo la mia canzone preferita, "I miss you" dei Blink 182.

....
Where are you and I'm so sorry
I cannot sleep I cannot dream tonight
I need somebody and always
This sick strange darkness 
....
I miss you miss you

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#spazio autrice

Hey lettori / lettrici,

Ecco qui il quarto capitolo, spero vi piaccia.

(se vi è piaciuto, votate★/commentate, accetto amche consigli per migliorare la storia!)

Nel prossimo capitolo ci sarà un avvenimento molto significativo per la storia!

Baci & abbracci

Fuchiara♥

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Capitolo 5
*** Occhi negli occhi ***


Sophie's POV

Le tende scostate della finestra di camera mia lasciavano entrare un debole spiraglio di luce che ricadeva proprio sul mio viso, scaldandomi piacevolmente e facendomi credere di essere ancora in estate.

Mi svegliai così, in una stanza inondata di luce con il cinguettio degli uccellini in sottofondo. Era proprio un'atmosfera da fiaba.

Con un risveglio del genere e la consapevolezza che era domenica, e quindi non c'era scuola, mi alzai con un sorriso stampato sul viso. Un sorriso destinato a non durare, perché mi scappò l'occhio sul calendario: era il 23 ottobre, il giorno dell'anniversario della sua morte.

Era già passato un anno dal giorno in cui Jer se ne era andato, lasciandomi qui da sola, in preda allo sconforto e alla depressione. Ricordavo che, per i primi mesi dopo l'accaduto, mi ero chiusa in me stessa e nella mia solitudine. Avevo iniziato inoltre a non mangiare più, diventando davvero troppo magra e a non dormire, perché ogni notte il mio sonno era disturbato da incubi che, il più delle volte, mi facevano svegliare urlando nel mezzo della notte, con il cuore in gola. A quel punto la situazione si era fatta davvero insostenibile, e avevo provato a farla finita, perché senza lui niente aveva più senso. Ma, dopo aver toccato il fondo, avevo iniziato, principalmente grazie all'aiuto di amici e parenti, una lenta risalita dal baratro della depressione in cui ero caduta. Da lì in poi, le cose erano gradualmente migliorate: avevo ripreso a mangiare e ad andare a scuola, avevo smesso di fare incubi grazie ai farmaci che mi permettevano un sonno senza sogni, e, di tanto in tanto, mi concedevo dei momenti felici con gli amici. Ma mi era rimasto comunque un vuoto nel cuore, che niente poteva colmare, e che esisteva tutt'ora.

Scesi lentamente le scale e, al mio arrivo in cucina, il chiacchierio sommesso dei miei genitori si interruppe: mi stavano aspettando e volevano assicurarsi che stessi bene. Mangiammo in silenzio e in fretta, dopo di che, feci per alzarmi, e mia madre m'interruppe:

-Sophie, pensavo... pensavamo che potremmo andare tutti insieme al cimitero. Ti andrebbe?-.

Accettai, anche perché, se non me l'avessero proposto loro, gli avrei comunque chiesto di accompagniarmi. Così salii in camera, mi lavai e indossai degli indumenti sobri e neri, dopodiché partimmo, fermandoci anche dal fiorista prima di arrivare a destinazione. Una volta arrivati, chiesi loro di lasciarmi un po di tempo da sola con Jer. Raggiunsi il cancello d'entrata, e, facendomi strada tra centinaia di lapidi in marmo tutte uguali, arrivai davanti alla sua.

Era una grande lapide di freddo marmo bianco, ai cui piedi stava una grande quantità di fiori, lettere e candele, portati da persone a cui molto probabilmente non era mai importato molto di lui mentre era in vita.

Ricavai uno spazietto tra tutti questi oggetti, e appoggiai in un vaso i tulipani rossi che avevo portato con me. Sapevo che probabilmente i tulipani non erano i fiori più indicati, ma questi erano i fiori preferiti da Jeremy: amava coltivarli, e vederli sbocciare in primavera.

Al ripensare a lui, una grande tristezza si impadronì di me, ma non versai nemmeno una lacrima: avevo pianto così spesso dopo la sua morte, che avevo esaurito le lacrime.

Poi guardai la distesa infinita di lapidi che arrivava fino alla linea dell'orizzonte, e notai una figura poco più avanti che mi sembrò familiare, la vidi abbassarsi e scomparire.

-Ehi tu!- urlai. Preoccupata che potesse essersi sentito male ed essere caduto, andai a controllare, salvo poi scoprire che era il ragazzo dagli occhi blu che avevo notato il primo giorno di scuola.

Il ragazzo stava benissimo: era inspiegabilmente sdraiato vicino ad una lapide, e mi stava osservando incuriosito. Conscia di aver appena fatto una figuraccia, diventai tutta rossa come un peperone e, farfugliando, cercai di scusarmi e di spiegargli ciò che avevo pensato nel vederlo scomparire.

-Ehi, tranquilla! Io sto bene, anche se sembra strano, vengo qui ogni domenica a trovare mio padre, e, se mi sdraio vicino a lui e gli racconto la mia settimana, mi sembra di averlo più vicino!-

-Oh, scusa, non volevo interromperti, continua pure, io vado via..-

-NO! Cioè, aspetta, mi fa piacere avere compagnia, Davvero! Comunque io mi chiamo Luke, andiamo alla stessa scuola.-

-Piacere di conoscerti Luke! Io sono Sophie. ...Devo dire che mi sorprende incontrare qualcuno che conosca in questo cimitero dimenticato da Dio.-

-Eh già! Ma mio padre ha sempre insistito per essere sepolto con i suoi genitori, così, quando, mentre era in una missione militare in Iraq, se n'è andato, abbiamo esaudito il suo ultimo desiderio.-

-Ohh... -

-E tu invece Sophie? Posso chiederti cosa ci fai anche tu qui?-

-Sono qui... per un mio amico, Jeremy. Sono venuta a trovarlo...-

A queste parole, i miei occhi s'inumidirono, tradendo il mio stato d'animo interiore.

-Che delicatezza la mia! Scusa davvero, non volevo farti stare male, dico sul serio.-

-Non... non ti preoccupare, sto bene. Però adesso devo andare, i miei genitori mi aspettano in macchina. È stato un piacere conoscerti.-

-Anche per me, Sophie. Eeee..... spero di vederti ancora.-

Zigzagando tra le lapidi, cercai di andarmene il più in fretta possibile da lì. Luke... al solo vederlo, mi aveva fatto provare delle emozioni molto intense: sciami di farfalle mi turbinavano nelle stomaco, e il sangue mi era salito alle guance, colorandole di un vergognoso color ciliegia. Per un momento, avevo dimenticato tutto il resto: c'eravamo solo io e lui.

Ma poi, lui aveva rovinato tutto. Mi aveva ricordato il vero motivo per cui ero venuta quella mattina, e la realtà e il senso di colpa che provavo nei confronti di Jer mi erano caduti addosso come acqua fredda. Salii in macchina, e mia madre, dopo aver scambiato di nascosto un'occhiata con mio padre, mi chiese come fosse andata. Le risposi che andava tutto bene, che avevo incontrato anche un amico, ma che Jer mi mancava ancora tanto. Così lei, da brava madre, mi propose di invitare Lucy a casa nostra e di fare un pigiama party tra ragazze.

Sinceramente, avrei solo avuto voglia di stare da sola e pensare, magari di fare anche un bel bagno caldo con tante bolle di sapone, sorseggiando un po' di cioccolata calda e con una musica rilassante in sottofondo, come un notturno di Chopin. Avrei voluto trovare un momento per riordinare i miei pensieri. Ma sapevo che dopo la morte di Jeremy mi era stata accanto sempre, e aveva rinunciato a molto per vedermi tornare felice. E adesso vedevo come fosse costantemente in pena, attentissima a non farmi ricadere del baratro della disperazione. Quindi, le avrei dimostrato che non doveva più preoccuparsi per me, le avrei tolto quel peso. Così mi feci forza e accettai, anche perché ero certa che passare una serata con Lucy mi avrebbe solo fatto bene.

Lucy era una di quelle ragazze solari e allegre, vicino a cui non era possibile nemmeno pensare a cose tristi. E in quel poco tempo dopo che ci eravamo conosciute, ci eravamo davvero legate, e adesso sentivo di potermi fidare totalmente di lei.

Lucy arrivò presto, e solo dopo aver mangiato la pizza, mi sentivo già meglio. Quella sera ci misimo lo smalto a vicenda, provammo nuove acconciature e ci scambiammo dei gossip piccanti sui nostri compagni e compagne. Ad un certo punto facemmo perfino una battaglia di cuscini, tanto che volavarono piume da tutte parti. Mia madre finse di essere indispettita dal disordine, ma sospetto che cercasse di nascondere che era in realtà felice dell'effetto che Lucy stava avendo su di me.

Quella sera, prima di andare a dormire, ci raccontammo anche i nostri segreti. Quando fu il mio turno, le raccontai di Jeremy: fu davvero dura raccontarle tutto, tanto che ad un certo punto mi ero sfogata con un pianto liberatorio, ma sentii di essermi liberata di un peso. Lucy rimase davvero sconvolta dalle mie rivelazioni, ma non vidi in lei lo sguardo di compassione e pietà che leggevo negli occhi di tutti nella vecchia scuola.

Le accennai anche di Luke e lei mi disse che era un bravo ragazzo, timido e riservato, ma anche tenerissimo, e che si era da poco lasciato con la fidanzata.

Quindi, dopo aver condiviso tra di noi gran parte della nostra vita, ci addormentammo molto tardi e con il sorriso sul volto.

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#spazio autrice

Buongiorno! ♥

Vi è piaciuto il nuovo capitolo? Finalmente c'è stato il primo incontro, e si è iniziato a capire di più su Jeremy, che, a quanto pare, era davvero molto importante per Sophie.

Scusate se ci ho messo tanto a scriverlo, ma la terza liceo è davvero dura!

Fatemi sapere se vi è piaciuto, accetto anche consigli per migliorare la storia.

Al prossimo capitolo,

Fuchiara♡

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Capitolo 6
*** Incontri interessanti in biblioteca ***


La mattina seguente ci eravamo svegliate molto tardi, immerse nel caos che avevamo creato la sera precedente: c'erano piume dappertutto, mollette, smalti e lacci per i capelli sparsi un po' a caso sul ripiano sotto lo specchio, e i cuscini, accatastati nell'angolino della stanza, impedivano alla porta della camera di aprirsi. Nonostante tutto quel disordine, mi ero davvero divertita con Lucy, senza pensare affatto a Jeremy o a Luke.

Dopo quel giorno, avevamo iniziato a trovarci spesso l'una a casa dell'altra e a uscire insieme, anche solo per un gelato o per studiare insieme, dato che la mia situazione scolastica non era di certo tra le migliori. In letteratura e in filosofia mi sembrava tutto così facile, e capivo tutto al volo, mentre il vero disastro erano le materie scientifiche: di certo l'aiuto di Lucy era sempre ben accettato! Lei era davvero il mio faro nella nebbia, mi dava sempre ottimi consigli e mi aiutava ad essere felice.

Quel giorno, più o meno una settimana e qualche giorno dopo quel fatidico 23 ottobre, Lucy ed io decidemmo di fare una passeggiata nel centro di Sidney per guardare le vetrine e magari prendere anche qualche dolcetto in pasticceria, perché secondo il suo parere ero troppo magra, dovevo ingrassare! E quindi, quale scusa migliore per mangiare cioccolata e dolci fino a scoppiare?

Così iniziammo a passare di negozio in negozio, provando decine e decine di abiti diversi. A fine pomeriggio ci ritrovammo entrambe cariche di borse, borsine e borsette contenenti i nostri acquisti: Lucy trovò un abito stupendo di color acquamarina che si intonava perfettamente ai suoi occhi grigi e che la fasciava mettendo in risalto il suo fisico slanciato e le sue curve, a cui abbinò un paio di scarpe con il tacco e una poschette; mentre io trovai una gonna a fiori a vita alta, a cui abbinai un paio di parigine dello stesso colore, una camicetta e un paio di tacchi alti.

Quindi, eravamo sulla strada del ritorno, costeggiando le spiagge, quando vidi un ragazzo in lontananza che sembrava proprio Luke! In quel preciso istante stavo proprio pensando a tutt'altro, e lui era il mio ultimo pensiero. Quando scorsi la sua figura, lo vidi in compagnia di un altro ragazzo moro e sorridente, con cui sembrava molto in confidenza. Aveva infatti un'aria molto rilassata e serena, e camminava tranquillamente guardando il mare. Non mi aveva ancora notata, ma, non appena lo fece, mi dedicò un sorriso a trentadue denti che illuminò all'istante quella giornata serata di fine ottobre, poi si fermò difronte a me:

-Hey Sophie! Hai visto che bello che è il mare oggi?-

Lo disse senza staccare gli occhi dai miei, quasi come se non gli importasse affatto del mare, trasformando questa frase così innocente in qualcosa di più. Quello sguardo così intenso unito a quella sua voce improvvisamente roca aveva creato un'atmosfera intima e dannatamente sexy... che mi aveva fatto arrossire fino alla punta dei capelli. Mi sentivo le guance andare a fiamme e tingersi di un prepotente color ciliegia, e non aiutava il fatto che fossi anche in compagnia.

In quel momento sentii un lieve -Ehm..- provenire da dietro alla spalla di Luke, quasi per ricordare anche a lui che non eravamo soli. Presi quindi in mano la situazione e presentai una Lucy più timida e sorridente del solito a Luke e al suo amico, il quale si presentò come Calum, Cal per gli amici.

Fu qui che cadde un silenzio imbarazzante, perchè nessuno sapeva cosa dire. In fin dei conti, non è che fossi così in confidenza con Luke, ci eravamo incontrati solo una volta e non ci eravamo scambiati che poche parole. Quindi Calum, che evidentemente era un tipo molto loquace, tentò di intavolare una conversazione.

-Allora ragazze, avete fatto spese eh?- disse notando il numero di borse che avevamo con noi.

Lucy gli rispose prontamente -Eh già, abbiamo trovato molte cose carine. E voi invece dove andate?-

-Luke sta andando a casa, mentre io sto andando in quel nuovo locale che hanno aperto poco lontano da qui. Si chiama "Summer day" credo, o comunque qualcosa del genere. So che danno una festicciola, vi va di venire?-

Lucy mi guardò, evidentemente tentata.

-Io passo, non sono proprio il tipo da feste. Ma tu, Lucy, se vuoi, vai pure!- dissi.

-Non so. Adesso devo andare a casa, non ho ancora cenato, ma forse farò un salto più tardi!-

-Guarda che ci conto! ahaha-

Per tutto il tempo, Luke non aveva detto nulla, ma si era limitato a tenere i suoi occhioni azzurri fissi su di me, ed era stato molto difficile evitare di guardarlo. Quindi, quando fu il momento dei saluti, ci salutammo brevemente, e, mentre ognuno stava riprendendo la propria strada, le nostre mani si sfiorarono involontariamente, provocandomi dei brividi sulla schiena.

Tornando a casa, parlai con Lucy di quello strano incontro, e il primo commento che fece fu:

-Caspita, Luke ti stava proprio mangiando con gli occhi, penso che tu gli piaccia! E hai visto il suo amico?-.

Quindi mi confidò che le era molto piaciuto Calum, le era sembrato un ragazzo divertente e, soprattutto, molto molto carino, tanto che stava davvero prendendo in considerazione di andare alla festa. Mi pregò inoltre di andare con lei, ma io le risposi dispiaciuta che non ero un'amante delle feste e che stavo già pensando di fare un salto in libreria. A quel punto eravamo arrivate all'incrocio in cui le nostre strade si dividevano, quindi, dopo esserci abbracciate e salutate, le suggerii di andare alla festa per conoscere Calum, e, magari, di portare anche uno dei suoi amici.

Invece, io quella sera andai, come avevo programmato, in biblioteca, dato che non l'avevo ancora visitata dal mio trasferimento, ed ero rimasta senza libri da leggere.

Appena arrivai, mi trovai difronte ad un edificio enorme, al cui interno trovai tre piani di scaffali di libri: ero estasiata, non avevo mai visto così tanti libri tutti insieme, nel vecchio paese, l'unica biblioteca che c'era, era minuscola e bisognava sempre ordinare i libri in qualche città vicina.

Rimasi così per qualche attimo impalata sulla soglia ad ammirare questo paradiso: i libri erano davvero la mia passione, e non smettevo mai di leggere.

Quindi entrai e, sempre ammirando tutti quei libri, iniziai a passare con lo sguardo alcuni scaffali, accarezzandone con la mando il dorso, quasi come se fossero sacri.

In quel momento, un ragazzo dai capelli rosso fuoco (evidentemente tinti) comparve al mio fianco mentre cercava un libro. Mi guardò e sorrise.

-Questa è la prima volta, eh?-

Annuii -È davvero così evidente?-

-Abbastanza- rispose lui ridendo -Io abito qui da sempre, ma ogni volta che entro qui dentro, sono sempre affascinato come la prima volta! Io sono Michael, comunque!-.

-Io invece sono Sophie!-

Iniziammo così, e trascorremmo l'intera serata a chiacchierare, a ridere e a scherzare, interrotti solo da alcuni messaggi che Lucy mi mandò per tenermi al corrente della sua serata con Cal, e Michel, o Mike, come voleva essere chiamato, fu davvero un'ottima compagnia, tanto che, in breve diventammo amici.

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#spazio autrice

Hey lettori / lettrici, ♥

Ecco qui il nuovo capitolo, spero davvero che vi piaccia.

Cosa ne pensate?

Lasciate commenti♡

Bacioni,

Fuchiara ♥

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Capitolo 7
*** Ostacoli da superare ***


Luke's POV

Quel giorno, la lezione di letteratura inglese su Shakespeare era particolarmente noiosa ed io non riuscivo a restare concentrato sulle parole della professoressa, che parlava, parlava, parlava senza sosta. Ma io riuscivo a pensare solo alla sera precedente... e a lei, perché ormai era davvero evidente che mi ero preso una bella sbandata per Sophie. All'inizio non ne ero del tutto certo, ma poi avevo iniziato a pensare sempre più spesso a lei e solo a lei, tanto che, poco per volta, tutto il resto era passato in secondo piano.

La sera precedente era talmente bella da rendermi incapace di distogliere lo sguardo da lei e da farmi perdere il filo del discorso. Quando poi le nostre mani si erano involontariamente sfiorate, il mio cuore aveva perso un battito. Avrei voluto girarmi, metterle le mani sui fianchi e chinarmi su di lei per appoggiare le mie labbra alle sue e baciarla in ogni modo possibile. Ma, purtroppo, il vero Luke era un attimino più timido di così, e quindi mi ero limitato a salutarla e a guardarla mentre si allontanava. Avevo ammiravo molto il modo con cui Cal, diversamente da me, era partito subito all'attacco inviando Lucy, l'amica di Sophie, alla festa: non si era fatto fermare dalle emozioni, e aveva subito preso in mano la situazione. Ovviamente, avevo capito subito che la ragazza lo aveva colpito molto, anche perché aveva continuato a parlare di lei fino a casa mia. Speravo solo che quella storia durasse un po' più di tutte le altre, perché Calum s'innamorava follemente di due o tre ragazze diverse al mese, che poi finiva puntualmente per lasciare poco dopo. Ma quella volta avevo la sensazione che fosse diverso, magari mi sbagliavo, ma non avevo mai visto Calum così preso.

"Vedremo" pensai tra me e me.

La lezione sembrò non finire mai, e io spesi quel tempo per inventarmi qualche stratagemma che mi permettesse di parlare di nuovo con Sophie, o anche solo di vederla, ma ogni idea mi sembrava sbagliata, e così ero rimasto velocemente senza strategie, dopo averle scartate tutte una dopo l'altra. Avrei fatto meglio a trovane una prima della fine della giornata, perché avevo un disperato bisogno di vederla.

"Forse è questo che si prova ad essere innamorati" riflettei. In effetti non avevo mai provato davvero l'emozione di essere realmente innamorato, non in quel modo, almeno. Quando avevo conosciuto Aleisha, era stata lei a chiedermi di uscire, e avevo imparato ad amarla con il tempo, perché inizialmente mi era sembrata una delle tante storielle da una poco che avevo sempre avuto. Certo, ero stato ancora innamorato, ma mai così, con questa bruciante voglia di lei dentro, e la sua immagine marchiata a fuoco nei miei pensieri.

Finalmente la campanella suonò, segnando la pausa pranzo, così mi diressi in mensa, dove Calum, seduto a un tavolo, mi fece segno di raggiungerlo. Solitamente era lui il primo ad arrivare, e quindi gli spettava il compito di prendere il tavolo migliore e aspettarmi. Ma questa volta, notai, il tavolo era più affollato del solito .... e tra le persone sedute c'erano anche Lucy e Sophie, che in quel momento sembrava più agitata del solito. Il cuore mi balzò in gola: sembrava, dopotutto, che non avrei dovuto in scervellarmi per inventare stratagemmi. Cercai di riordinare velocemente miei pensieri, e mi andai a sedere insieme a loro, sedendomi proprio di fronte a lei, che abbassò subito lo sguardo nel suo vassoio. Calum e Lucy mi salutarono brevemente e ripresero il loro discorso in merito al cibo che ci servivano in mensa. Mi sembravano molto in sintonia, e, anche se non ho ancora avuto occasione di parlare con Cal della sera precedente, avrei scommesso che avevano iniziato, o avrebbero iniziato a breve a frequentarsi. Sophie, invece, aveva l'aria smarrita e imbarazzata: non sembrava affatto a suo agio. Così cercai un pretesto per iniziare a parlare con lei: le chiesi come trovasse la scuola nuova e gli insegnati, intavolando un'imbarazzatissima conversazione. Ad un certo punto, lei si accorse di essersi dimenticata di prendere la bottiglietta dell'acqua, così io, per acquistare punti ai suoi occhi, mi offrii di andare a prenderle da bere.

Forse però avrei fatto meglio a lasciare che andasse lei, perché quando tornai con l'acqua, tenendo in una mano la sua bottiglietta e nell'altra la mia da cui avevo appena bevuto e che quindi era stappata, inciampai, e mi sfuggì l'acqua di mano. La bottiglia fece un volo e atterrò sulla testa di Sophie, rovesciandosi tutta sui suoi capelli e sui vestiti, suscitando le risate generali.

"Accidenti a me" pensai, mentre Sophie, che fino a quel momento era rimasta girata verso il tavolo e quindi mi stava dando le spalle, si girò repentinamente verso di me. Mi fissò con odio e rabbia, e se ne andò in direzione dei bagni, probabilmente per asciugarsi. Avrei dovuto scusarmi, dirle che non l'avevo fatto apposta, non l'avrei mai fatto apposta, ma che ero solo inciampato, ma, dopo aver visto il suo sguardo carico d'astio, avevo esitato e lei se ne era andata. Lucy si alzò subito dopo di lei, per andare a calmarla, e, nel passarmi a fianco, mi guardò malissimo.

-Lucy, dille che mi dispiace, che non l'ho fatto apposta!-

Lei mi guardò di rimando e se ne andò senza dire nulla. Rimasi lì, nel mezzo della mensa, per qualche attimo, dopodiché andai a vedermi con Cal.

-Amico, questa volta l'hai combinata davvero grossa!-
-Ma non l'ho fatto apposta, l'avrai visto anche tu!-
-Io si, ma Sophie no, lei era girata verso di me quando sei inciampato. E, probabilmente, adesso penserà che tu l'abbia fatto apposta.-
-Ma non è così! Appena torna, le parlerò, sono sicura che capirà.-
-Buona fortuna!-

Dopo una decina di minuti, suonò la campanella e Sophie non era ancora tornata. Ma ormai non avevo più tempo, dovevo tornare in classe, non avevo altra scelta che parlare con lei solo alla fine delle lezioni. Il resto della mattinata, lo trascorsi così, a pensare, affranto, allo sguardo di odio che lei mi aveva lanciato. Era ovvio che adesso, anche se mi avesse perdonato, avevo perso la possibilità di avere una chance con lei. "Sono il solito idiota" pensai. Così, non appena finirono le lezioni, andai a cercarla, ma la vidi solamente mentre si mescolava nella folla per evitarmi.

-Lucy!-

Gridai piu volte il suo nome, ma lei non mi sentì, o comunque, finse di non sentirmi, ed io dovetti tornare a casa senza aver potuto parlarle. Non avevo nemmeno il suo numero di telefono per mandarle un messaggio o per chiamarla: avrei dovuto aspettare il lunedì. Quel pomeriggio andai da Michael a suonare: ma, come al solito, Cal era in ritardo, così Mike ed io, dopo aver montato gli amplificatori, iniziammo a suonate senza di lui una canzone di Hot Chelle Rae, intitolata Tonight tonight, che si adattava quasi perfettamente alla mia situazione.

....
It's been a really really messed up week 
Seven days of torture, seven days of bitter 
And my girlfriend went and cheated on me 
She's a California dime but it's time for me to quit her 
....

Dopo aver suonato, iniziammo a parlare, e io arrivai a raccontargli di Sophie. Michael sembrò sorpreso, e mi chiese:

-Sophie Walker?-
-Si, lei, la conosci?-
-L'ho conosciuta ieri sera in biblioteca. È davvero carina, se è lei, ed è anche davvero molto simpatica!-

Proprio in quel momento entrò un agitatissimo Calum, sventolando sotto i nostri nasi un volantino colorato.

-Un concorso!- urlò con aria trionfante.
-A scuola ho trovato un volantino di un concorso per band che si svolgerà tra un mesetto circa. È la nostra occasione!-

Mike prese in mano il bando del concorso e lo esaminò con uno sguardo entusiasta.

-SBEEM! È davvero una bella idea, Cal!
...Ragazzi, abbiamo un problema. Qui c'è scritto che le band devono essere composte da almeno un chitarrista, un bassista e un batterista.-
-Abbiamo un mese per trovarci un batterista! - rispose Calum.

Questa si che fu una pessima notizia: non conoscevamo nessuno che suonasse la batteria. Certo, avremmo sempre potuto chiedere al cuginetto di Cal, ma non sarebbe affatto stato il massimo suonare con un bambino di sei anni che suona la batteria solo da qualche mese.

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#spazio autrice

Buongiorno lettori/lettrici♥

Questo è il settimo capitolo, vi è piaciuto? Lasciate commenti/voti, ne sarei davvero felicissima.★

Al prossimo capitolo,

Bacioni,

Fuchiara♥

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Capitolo 8
*** 5 seconds of summer ***


I'm the son of rage and love 
The Jesus of suburbia 
From the bible of none of the above 
On a steady diet of soda pop and Ritalin 
No one ever died for my sins in hell 
As far as I can tell 
At least the ones I got away with

And there's nothing wrong with me 
This is how I'm supposed to be 
In a land of make believe 
That don't believe in me

Get my television fix sitting on my crucifix 
The living room or my private womb 
While the moms and brads are away 
To fall in love and fall in debt 
To alcohol and cigarettes and Mary Jane 
To keep me insane and doing someone else's cocaine

....

Mi svegliai a causa della suoneria del telefono, Jesus of Suburbia dei Green day. Come tutte le domeniche mattina pensavo di dormire fino a tardi per recuperare il sonno che avevo perso durante la settimana, ma questa volta Cal mi aveva svegliato prima del solito.

-Heey..!- sussurrai, dopo aver accettato la chiamata, con la voce insonnolita di chi si è appena svegliato. Perfino Molly, la mia cagnolina, arrivò in camera mia e si mise a scodinzolare dopo aver sentito tutto quel baccano.

-Buongiorno dormiglione! Ho una proposta per te!-

-Devi farmi le proposte proprio la domenica mattina? Sono solo le otto e io stavo ancora dormendo. Ma dimmi... e fai in fretta.-

-Oggi dopo pranzo io e Mike vogliamo andare in centro per passare dal negozio di musica a prendere delle cosette che ci servono. So che avevi bisogno anche tu di qualcosa, vieni anche tu?-

-Cioè, tu mi svegli mentre sai che sto dormendo, per venire con voi oggi pomeriggio? Quando fai così ti detesto davvero, amico!-

-Hahah tu lo dici, ma dubito che riusciresti a odiarmi, sono troppo carino!-

-E anche modesto, mi dicono ahahah. Comunque penso di venire oggi, quindi a che ora?-

-Verso le 14, ma fai con calma perché il negozio apre solo alle 15, quindi abbiamo molto tempo. Ti passiamo a prendere io e Mike, a dopo!-

-A dop..-.

Non ero riuscito nemmeno a finire la frase che Calum aveva riattaccato, aveva fretta il ragazzo eh! Tornai subito al caldo sotto le coperte, e quando fui sul punto di riaddormentarmi, suonò il citofono.

"Oh ma allora non posso proprio dormire eh" pensai scocciato, e, visto che ormai mi ero svegliato ben due volte, ci rinunciai e decisi di scendere a fare colazione. Passai la mattinata in pigiama ad imparare una nuova canzone con la chitarra, che ero certo sarebbe piaciuta moltissimo ai ragazzi. Arrivò presto l'ora di partire, e i ragazzi si fecero trovare sotto casa mia con un leggero ritardo.

Senza fretta, c'incamminammo verso il centro, chiacchierando e scherzammo. Riflettemmo anche sul problema del batterista, e, a questo proposito, Michael, una volta tanto, ebbe un'idea geniale: sicuramanete Jason, che era il proprietario del negozio di musica in cui stavamo andando, conosceva qualcuno che avrebbe fatto al caso nostro, o comunque, avrebbe potuto diffondere la voce.

Quando arrivammo, il negozio era ancora chiuso, ma c'erano già dei clienti in coda, così, mentre Mike e Cal aspettavano che Jason arrivasse ad aprirlo, io, che non avevo affatto voglia di stare ad aspettare, decisi di andare a fare un giro. Mi serviva proprio una maglietta nuova, così mi diressi nel solito negozio in cui avevo comprato praticamente tutti i capi del mio guardaroba. Spulciai in giro per il negozio e trovai una canottiera nera con la scritta 'You complete mess', che sembrava fatta per me. Dopo aver pagato, mi incamminai verso il negozio in cui mi aspettavano i ragazzi. Fu mentre stavo camminando, che mi trovai difronte a ... Ashton.

-Hey Hemmings, che begli occhiali! Dove li hai trovati?- mi disse in tono ironico, in effetti quel giorno indossavo un paio di occhiali verde fluo e rossi che mi piacevano particolarmente, ma, comunque, non presi il commento sul personale, anzi, gli risposi con altrettanta ironia:

-Hey Irwin! A me piace molto quella t-shirt viola invece ahah!-

Ci guardammo per un attimo e poi entrambi scoppiammo a ridere. Iniziammo poi a chiacchierare del più e del meno, fino ad arrivare al punto in cui Ahton mi chiese cosa ci facessi in giro.

-Sono qui con Calum e Michael, non so se li conosci, in questo momento mi staranno aspettando nel negozio di musica di Jason: Calum doveva comprare delle corde nuove per il suo basso.-

-Conosci Jason? Io vado sempre lì a prendere le bacchette per la batteria!-

-Sisi, anche io vado sempre lì. Ma aspetta... suoni la BATTERIA?-

-Si, anche il piano, il sax e la chitarra, ma principalmente quella, perchè?-

Ashton era evidentemente rimasto perplesso di fronte al mio tono entusiasta, così gli spiegai che stavamo cercando appunto un batterista per un concorso, e gli chiesi, anzi, quasi lo implorai di aiutarci. Concordammo che sarebbe venuto ad una prova e che poi avremmo deciso in seguito. Scoprii anche che era appena uscito da una band, 'Swallow the goldfish'. Feci subito una chiamata entusiasta a Cal e gli spiegai che forse avevo trovato una soluzione al nostro problema. Concordammo insieme, visto che nessuno di noi aveva programmi, di provare insieme direttamente quella sera. Salutai così Ashton, sapendo che l'avrei rivisto di lì a qualche ora. Dopodichè, raggiunsi gli altri ragazzi ed andammo insieme a casa di Mike. Infatti lui, che aveva un anno in più rispetto a noi, viveva già per conto suo, e non più con i genitori, quindi, quando dovevamo trovarci per suonare insieme, venivamo sempre lì.

Cenammo insieme ed io mangiai una pizza diavola dopo tanto tempo di astinenza.

Quindi, mentre aspettavamo Ash, iniziammo a giocare a Fifa, e Calum, che anche nella realtà era una forza a calcio, stava quasi vincendo, quano il campanellò suonò. Ashton, sempre con quell'orribile t-shirt del pomeriggio, entrò in casa e gli proposimo di unirsi a noi nel giocare.

Ashton rifiutò infastidito e propose di andare a suonare, e questo fece abbastanza incavolare Calum, che mi sussurrò:

-Amico, questo qui non mi piace!-

Nonostante tutto, invece, suonammo davvero bene quella sera, tanto che anche Cal si rimangiò ciò che aveva detto. Suonammo diverse canzoni e, a fine serata, ervamo davvero soddisfatti. Ash accettò quindo di diventare il batterista della band, che però aveva adesso bisogno di un nome. Non si era mai posto questo problema, anche perché avevamo sempre suonato per conto nostro, ma adesso, che avremmo partecipato a un concorso, avremmo dovuto pensarci.

Ci misimo quindi attorno a un tavolo e iniziammo a esporre alcune idee: Mike propose 'Bromance', ma, per sua sfortuna, la sua proposta non ebbe particolare fortuna. Il nuovo arrivato, Ash, propose '5 seconds of...', che era l'inizio di un nome che poteva piacere a tutti. Quindi io proposi 'Five seconds of summer', e questo rimase il nome della nostra band.

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Ciao ragazze/ragazzi,

Vi è piaciuto questo capito? Finalmente abbiamo la band al completo!

Giusto qualche giorno fa, il 3 dicembre, la band ha 'compiuto' 3 anni!

Al prossimo,

Baci & abbracci,

Fuchiara♥

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Capitolo 9
*** Perdonami ***


Sophie's POV

Quella mattina non avevo proprio voglia di andare a scuola: la prima ora aveva una verifica di matematica per la quale avevo trascorso tutto il weekend a studiare, ma che sarebbe andata male comunque.

Ed era proprio per questo motivo che avevo deciso di aderire al 'workshop', ossia, avrei preso lezioni di matematica e di fisica da un ragazzo dell'ultimo anno: avevo già un appuntamento per quel pomeriggio. Non sapevo ancora chi fosse il suo tutor, ma speravo che fosse serio e preparato, anche se, dai messaggi che ci eravamo scambiati per concordare l'orario e il luogo, non avevo la minima idea di chi ne di come avrebbe potuto essere.

Camminando, raggiunsi la scuola e, mi incontrai fuori dal cancello dell'entrata con Lucy, che, come sempre, era arrivata prima di me e mi stava aspettando.

Mentre ci salutavamo, notai che dalla direzione opposta a quella da cui ero giunta io, stava arrivando, in compagnia del suo amico Calum, Luke, e che, dopo aver vista, affrettò il passo per raggiungermi, probabilmente per prendersi nuovamente gioco di me.

Quanto poco lo sopportavo quel ragazzo! Inizialmente mi aveva fatto una bella impressione, avevo creduto che mi piacesse pure un pochino, ma, dopo che mi aveva fatto quello stupido scherzo, avevo iniziato a non sopportarne nemmeno più la vista.

Mi aveva ridicolizzata di fronte all'intera scuola e del tutto presa in giro! Si era finto anche amichevole e aveva cercato di farmi sentire a mio agio, per poi umiliarmi non appena ne aveva avuto l'opportunità.

Tirai quindi il braccio di Lucy, e la esortai ad affrettarsi. Lei mi guardò dispiaciuta, e mi chiese:

-È ancora per Luke?-

-Decisamente!-

-Oh Soph! Io non so bene cosa sia successo, perché stavo parlando con Cal e quindi non ho visto la scena, ma quando gli sono passata a fianco per raggiungerti, mi è sembrato sinceramente dispiaciuto, e mi ha pregato di dirti che non l'aveva fatto apposta..-

-Si, certamente, si sta solo prendendo gioco di "quella nuova"!-

-Non so, mi sembrava giusto che tu lo sapessi!- rispose lei sulla difensiva, evidentemente risentita per il mio scatto d'ira.

-Lo so, hai fatto bene e non ce l'ho con te! Ma cambiamo argomento, non voglio parlare di questo. Come va con Calum?- le chiesi maliziosa. In effetti erano usciti parecchie volte in quei giorni ed ero assolutamente certa che a Lucy lui piacesse e anche parecchio.

Lei arrossì, e con rinnovato sorriso, iniziò a raccontarmi di lui, di quanto fosse fantastico e di come l'avesse invitata al ballo d'inverno che si sarebbe tenuto dopo pochi giorni.

-Ah... e ovviamente ci verrai anche tu! Ho sentito in giro che Sam, un mio amico molto molto carino- e qui mi strizzò l'occhio -vorrebbe invitarti!-

-No dai, sai che non sono affatto una ragazza da feste!-

-E dai, Sophie, vieni, ti divertirai! Fallo per me.-

Scoppiai a ridere di fronte alla sua faccia da cucciolo.

-Ci penso, e questo è tutto quello che posso concederti-.

-Mmh.. ti convincerò, vedrai.-

***

La mattinata passò senza grandi problemi, anche se la verifica andò male come avevo previsto in precedenza.

Non vidi più Luke fino alla fine delle lezioni, quando lo scorsi da lontano appoggiato al mio armadietto che mi aspettava. Io, che stavo andando proprio lì, decisi di fermarmi per evitarlo e di cambiare strada prima che mi notasse.

Luke aveva appoggiato la schiena all'armadietto e teneva le braccia incrociate sul petto, sul viso aveva un'espressione assorta, e continuava a morderdicchiare e a giocherellare con il piercing al labbro.
Per la prima volta, al vederlo così evidentemente tormentato, mi sfiorò il pensiero che potesse esserci stato un malinteso e che realmente non l'avesse fatto apposta.

Ma poi, ragionai, se davvero fosse stato così, non se ne sarebbe rimasto lì impalato senza dire nulla, si sarebbe scusato, o avrebbe provato a seguirmi, no?!

Così, sempre pensando a Luke, tornai a casa, pranzai, preparai libri e quaderni, e mi diressi in biblioteca, arrivando con alcuni minuti di ritardo. Sulla strada mi arrivò anche un messaggio di Michael:

"Ciao Sophie, come stai?"

In effetti, Michael ed io eravamo diventati molto amici negli ultimo giorni: ci sentivamo spesso, ed eravamo anche usciti insieme la sera precedente. Mi ero trovata molto bene con lui e, per quelle poche ore, avevo smesso di pensare a Luke, che in quei giorni era il mio chiodo fisso e non riuscivo a cancellarlo dalla mia mente.

Il ricordo piacevole di quella serata, passata tra risate e chiacchiere, mi fece affiorare un sorriso sulle labbra.

Appoggai la mano sulla maniglia fredda del portone, ed entrai in libreria. Nuovamente rimasi impressionata dalla quantità dei libri e dalla grandezza della sala, che era praticamente mezza vuota, fatta eccezione per il bibliotecario e un ragazzo biondo che era chino su un libro.

Presupponendo che fosse lui il ragazzo che ero venuta ad incontrare, mi avvicinai e gli chiesi:

-Ehm.... Scusa, sei tu il mio tutor di matematica?-

-Certo!- mi rispose.

Il ragazzo sollevò lo sguardo, e, solo in quel momento realizzai chi fosse: era Luke. Rimasi totalmente sorpresa: non mi sarei mai aspettata di trovarmelo difronte, e, evidentemente, la cosa era reciproca, data l'espressione sorpresa sul suo volto.

Rimasi paralizzata per un istante, mentre Luke si riprese in fretta.

-Sophie....-

-Luke. Mi spiace per averti fatto sprecare una giornata, ma domani andrò subito a chiedere un altro tutor.-

Mi girai e feci poche falcate verso l'uscita,  quando sentii una mano calda afferrarmi il braccio per trattenermi.

-Aspetta! Temo che dovrai accontentarti di me, tutti gli altri tutor sono già stati assegnati. Ti rimango solo io!- mi disse con un sorriso spavaldo sul viso.

Rimasi interdetta per un attimo, riflettendo ogni alternativa possibile, fino a che mi resi conto, sconsolata, che non avevo altra scelta. Se non avessi accettato, sarei stata probabilmente bocciata sia in matematica che in fisica: avevo proprio bisogno di un aiuto.

-E va bene- affermai -se davvero non ho alternative, facciamo questa cosa. Ma sappi che se queste lezioni non fossero così importanti per me, non accetterei.-

Luke parve soddisfatto da questa risposta, e mi ricondusse al tavolo dove aveva sparso i suoi quaderni, abbastanza in disordine, dovevo dire.

Pregando che almeno mi aiutasse per davvero, aprii la borsa e ne estrassi quaderni e libri, pronta ad iniziare quella che sarebbe stata certamente un'ora infinita.

-Iniziamo, abbiamo già perso cinque minuti!-.

Lui mi guardò per qualche secondo e poi mi disse:

-Così non va. Prima dobbiamo chiarire una cosa...-

-No, non voglio parlarne, iniziamo.-

-Eh no, adesso ascolti quello che ho da dirti, poi iniziamo. Allora...-

"Autoritario il ragazzo." pensai.

Parlò in fretta e senza pause, fissandomi intensamente negli occhi, per essere certo che stessi ascoltando bene.

-Io... mi dispiace davvero per l'altro giorno. Davvero. Sono un'imbecille, giuro, mi è scivolata la bottiglia di mano. Ma non l'ho fatto apposta, non lo farei mai apposta, devi credermi. Mi sono sentito così in colpa, non volevo davvero metterti in imbarazzo...-

-Basta così, ho capito- replicai duramente.

-No, non hai capito. È stato tutta colpa mia e mi dispiace, seriamente, non volevo tutto questo. Ti prego, perdonami e proviamo ad essere amici!-

Ci fu un momento imbarazzante di pausa, nel quale valutai attentamente la situazione: accidenti, la sua espressione dispiaciuta sembrava davvero sincera.

-Ti credo, sembri sincero- risposi dopo un po'. -Ma non farlo mai più, d'accordo?-

Luke adesso appariva visibilmente sollevato, e iniziammo presto la nostra lezione. Fu un'ora produttiva, in cui studiammo intensissimamente e ci esercitammo fino a che appresi la lezione. Il tempo volò, e, velocemente, passarono quasi due ore: un'ora in più del previsto!

Mentre stavamo provando l'ennesimo problema di geometria analitica, alzai lo sguardo verso di lui, che era tutto intento nella spiegazione. Notai che, mentre era concentrato sul quaderno, si mordicchiava il labbro inferiore su cui stava un piercing nero. Rimasi a fissarlo per qualche istante,  immaginando a come sarebbe stato baciarlo, sentendo il metallo freddo a contatto con le mie labbra e morderlo dolcemente, quando la sua voce mi distrasse.

-Sophie? Ci sei fino a qui?-

-Ehm... no.-

Diedi un'occhiata al telefono e notai l'orario.

-Ma è tardissimo! Sono passate quasi due ore!-

Lui mi guardò e si aprì in un sorriso, che accentuò le due fossette sulle guance.

-Però, il tempo è davvero volato, non trovi?-

Ci mettemmo poi d'accordo per l'orario della lezione successiva e venne presto il momento dei saluti. Strano ma vero, avrei voluto restare in sua compagnia ancora e ancora. Prima di andare, Luke mi guardò intensamente.

-Sophie, io in qualche modo mi devo far perdonare. Ho pensato che potremmo andare insieme al ballo d'inverno-.

Oh.. questo proprio non me l'aspettavo.

-Ehm..-

-Cioè,  se ti fa piacere. Altrimenti non fa nulla- disse lui intristito notando la mia esitazione.

Ero abbastanza combattuta, da un lato, non mi piacevano molto le feste, dall'altro non mi spiaceva per niente passare altro tempo con lui.

-Si, penso sia un bella idea.-

-Non importa... aspetta, quindi vieni?-

-Si- dissi ridendo.

Gli s'illuminarono gli occhi, e ci lasciammo così, con il cuore leggero per la felicità. Appena salutato Luke, presi in mano il cellulare per mandare a Lucy un messaggio.

"Conta su di me per la festa, vengo con Luke"

In pochi minuti, prima di arrivare a casa, mi arrivò la risposta tempestiva di Lucy, che, come avevo previsto, mi disse che le avrei dovuto spiegare molte cose e che mi avrebbe chiamato dopo poco.

Quella sera stessa, sotto sua insistenza, andammo a prendere gli abiti per il ballo.

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Buonasera cari lettori/lettrici♥

Cosa ne pensate del nono capitolo?

Luke si vuol far perdonare da Sophie, e ci riesce.
Nel prossimo ci sarà il ballo,

Bacioni,

Fuchiara♥

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Capitolo 10
*** Farfalle nello stomaco ***


Arrivò presto il giorno del ballo e ormai tutto era pronto: avevo il vestito e il cavaliere, ma ero comunque nervosa e agitata.

E certo era comprensibile, l'unica altra festa a cui avevo partecipato l'avevo trascorsa con Jer e, quindi, tutto in quel momento mi ricordava quel giorno.

Eravamo andati alla festa insieme ai nostri amici, ed era stato in quel momento che avevo capito che l'amicizia tra di noi era diventata qualcosa di più, o almeno, mi ero scoperta innamorata di lui, ma non sapevo se ricambiasse i miei sentimenti. Avevamo ballato e scherzato tutta la sera, Jeremy aveva spesso sorriso, e credo che, per una volta, fosse anche felice, cosa rara per lui, data la difficile situazione familiare.
Un momento in particolare era rimasto impresso, indelebile, nella mia mente: avevamo ballato abbracciati una canzone molto lenta, e lui aveva allacciato le mani dietro ai miei fianchi, appoggiando la testa alla mia e sussurrandomi all'orecchio "io per te ci sarò sempre".  Mi aveva tenuta tra le braccia dolcemente, e c'eravamo fermati in mezzo alla pista da ballo, incuranti delle altre coppie che tutt'attorno a noi avevano continuato a ballare.

Ma non era stata che tutta una bugia, lui mi aveva abbandonata, e adesso mi trovavo qui, nella stessa situazione a un anno di differenza, ma senza di lui.

Alcune lacrime mi rigarono il viso, mentre i ricordi di quella sera, e la rabbia insieme al senso di colpa per il suo abbandono riaffiorarono. Cercai di asciugarmi gli occhi, in fin dei conti, non c'era ragione di rovinare la serata prima ancora di cominciarla, e iniziai a truccarmi.

In quel momento entrò in bagno Lucy, e, dopo aver visto i miei occhi rossi, mi abbracciò, senza fare domande, e, molto probabilmente, indovinando il motivo del mio umore. Finii con lei di truccarmi, e poi andammo entrambe in camera per indossare i rispettivi vestiti.

Eravamo andate qualche giorno prima a prenderli, e li avevamo scelti, ma solo dopo aver provato quasi tutto il negozio, per il disappunto della commessa, che aveva dovuto rimettere in ordine tutto.

Ma alla fine, ne avevamo trovati di perfetti per noi. Lucy aveva scelto un vestito color argento, che ben s'intonava con gli occhi, e che, aderente e lungo solo fin sopra il ginocchio, esaltava le sue forme.

Per me, invece, avevo preso un abito blu scuro con due spallini sottili e la scollatura a cuore con inserti di pizzo. Il vestito non era molto lungo, era fermato con un nastro bianco sotto il seno e scendeva morbido, con la gonna che ad ogni mio passo svolazzava. Detto in questo modo può non rendere l'idea, ma Lucy mi aveva assicurato che avrei lasciato tutti a bocca aperta.

Stavo giusto sistemando un po i capelli, quando sentii il citofono suonare, evidentemente erano arrivati Calum e Luke. Lucy andò ad aprire, e rimase con loro fino al mio arrivo. Dalla camera potevo sentire le loro chiacchiere, che cessarono non appena arrivai.

Al mio arrivo, Lucy mi alzò il pollice in segno di approvazione, Cal mi sorrise, e mise un braccio intorno alla vita della mia amica, sussurrandole all'orecchio qualcosa che la fece arrossire. Mentre Luke, stranamente silenzioso, fece vagare lo sguardo su di me e, con voce un po' roca, mi fece mille complimenti.

-Sophie... sei davvero stupenda stasera, tutto gli altri ragazzi saranno invidiosi di me!-

Salimmo in macchina, Luke guidava e arrivammo a scuola: la festa era stata organizzata in palestra, sulle cui pareti erano appesi striscioni e dal cui soffitto pendevano dei nastri che, intrecciati tra di loro, formavano dei fiocchi di neve.

Appena entrati, Calum e Lucy sparirono, lasciando noi da soli e imbarazzati.

Stettimo un attimo a guardarci, dopodiché Luke mi chiese subito di ballare, ed io accettai. Ballando, parlammo molto e io scoprii tante cose che non sapevo su di lui: mi raccontò dei suoi fratelli, di come fosse diventato da poco zio e di sua madre, che, costretta a crescere i figli da sola, era stata tutto per loro.

Ma soprattutto fui segretamente felice di notare le occhiatine invidiose che le altre ragazze mi riservavano, trovandomi in compagnia di uno dei ragazzi più belli quella sera.

Perché era impossibile negarlo, Luke era davvero affascinante, con quell'abbigliamento che gli calzava a pennello, mettendo in risalto gli occhi, color mare quella sera. Indossava una camicia bianca da cui s'intravedevano i muscoli delle braccia e un paio dei suoi soliti skinny jeans neri, che, ormai avevo capito, indossava praticamente in ogni situazione e che gli risaltavano le gambe perfette, tanto che nessuno reggeva il suo confronto. Senza dimenticare il suo piercing ad anello sul labbro inferiore, che gli dava un aria più sexy di quanto non fosse già, specialmente quando si mordicchiava il labbro distrattamente, di solito quando era nervoso o concentrato.

Il ragazzo mi superava di una spanna buona, ma, mentre ballavamo, capitava che ci sfiorassimo per caso, e ogni volta sentivo le farfalle nello stomaco. Se non fosse che la cosa era praticamente impossibile, avrei detto di essermi innamorata. Sicuramente non era così. O meglio, ero un po' confusa al riguardo, e per quella sera, cercai di non pensarci.

Notai anche Lucy e il suo cavaliere ai bordi della palestra mentre si baciavano appassionatamente, e, osservai, le mani di Cal erano ovunque su di lei. Era un po una scena imbarazzante, ma fui davvero felice per lei e tornai a rivolgere l'attenzione su Luke.

A quel punto la musica cambiò e il Dj mise un lento. Oh, che situazione imbarazzante! Non sapendo cosa fare, feci per uscire dalla pista, ma Luke mi trattenne.

-Non balli con me?- sussurrò al mio orecchio, sovrastando la musica altissima.

Ovviamente non fui capace di negarglielo, e ci trovammo a ballare, non stretti come voleva lui, ma nemmeno troppo distanti. Lui teneva le mani sui miei fianchi, trasmettendomi una piacevole sensazione di calore, mentre io tenevo le miei allacciate dietro al suo collo. Ben presto mi tirò sempre più vicina tenendo lo sguardo fisso al mio.

Era sempre così intenso il suo guardo, tanto che ad un certo punto ci trovammo talmente vicini, viso contro viso, senza rendercene conto, tanto da sfiorarci le labbra e da sentire i nostri respiri sulla pelle.

In quel momento non pensavo a niente, sentivo solo i battiti accelerati del mio cuore che pompava il sangue in tutto il mio corpo, così, quando Luke appoggiò dolcemente le sue labbra alle mie, iniziando un bacio lento e dolce, io lo ricambiai.

Fu in quel momento, mentre Luke, quasi chiedendomi il permesso, cercò di approfondire il bacio, che io mi resi conto di ciò che stavo facendo.

Mi staccai da lui, frastornata, e, avendo un'improvvisa mancanza d'aria, uscii da quella stanza in cui si trovavano troppe persone, tanto che l'aria mi sembrò quasi irrespirabile.

Uscii correndo, fino ad arrivare quasi alla macchina, e qui mi rannicchiai per terra sporcando il mio bellissimo vestito. Rimasi qui per qualche attimo a realizzare ciò che era appena successo, con ancora il suo sapore dolce sulle labbra: mi sentivo sporca, sbagliata. Non sapevo davvero come era potuto accadere, ed ero soprattutto arrabbiata con me stessa.

Luke, che, senza che me ne accorgessi, mi aveva seguito, mi raggiunse poco dopo, e mi osservò per un attimo con il fiatone prima di parlare.

-Non capisco, ho sbagliato qualcosa?-

-No, non è colpa tua...-

-Tu hai ricambiato il bacio!-

-Non dovevo, io sono solo sua-

-Sua?-

Mi guardò per un attimo confuso, con tristezza mista a incredulità.

-Tu mi piaci, Luke..-

-Ma cosa? Anche tu mi piaci davvero tanto Sophie, sei la prima ragazza per cui ho dei sentimenti così intensi da non poterli nascondere. Ti ho baciata, e tu hai ricambiato il bacio.- disse cercando di contenere i suoi toni che avevano iniziato a scaldarsi.

-Tu.. non capisci, Luke!-

-No, non capisco. Spiegamelo tu allora!-

-Mi piaci, meriti di saperlo- dissi, e mentre lo feci, lo guardai dritto negli occhi.

-Io sono solo sua, sono di Jeremy-

E così, per la seconda volta nel giro di poco, mi ritrovai a raccontargli tutto, perdendomi nei ricordi e sentendomi terribilmente in colpa.

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Ciao lettori/lettrici,

Un capitolo ricco di avvenimenti eh? E nel prossimo si spiegheranno molte cose, soprattutto su Jeremy e sul suo rapporto con Sophie.

Fatemi sapere come vi sembra♥

Bacioni,

The smile of henry♥

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Capitolo 11
*** Certi ricordi non li puoi cancellare ***


-Jer ed io ci siamo conosciuti tanto tempo fa, non ricordo nemmeno di aver mai vissuto senza di lui.

Ci siamo incontrati la prima volta all'asilo: lui era un bambino timido ed educato, più o meno l'opposto di me, che ero una piccola peste e facevo disperare le maestre, tanto che un giorno avevo addirittura morso un compagno, e, per questo motivo, ero stata messa in castigo in un angolino della classe fino a che non avessi chiesto scusa. Fu in quel momento che Jer mi vide e, non so perchè, venne a farmi compagnia. Passammo l'intera giornata a giocare con macchinine e bambole, e, da quel giorno, diventammo inseparabili: giocavamo sempre insieme e ci sedevamo a tavola vicini.

Dall'asilo eravamo passati alle elementari, e, tra di noi, si era instaurata una forte amicizia, tanto che spendevamo le giornate intere insieme: andavamo a fare passeggiate, in biblioteca, al parco e spesso invitavo Jer a casa mia. Eravamo due bambini spensierati e allegri, o almeno io lo ero, e credevo che lo fosse anche lui.

Fu in seconda elementare, quando avevamo circa sette anni, che iniziò a comportarsi in modo strano: inizialmente si assentò da scuola per alcuni giorni e, quando tornò, notai che preferiva spesso restare da solo e isolarsi, che passare del tempo in mia compagnia. Avevo spesso la sensazione che mi evitasse: trascorrevamo sempre meno tempo insieme e, oltre a questo, iniziò a rifiutare i miei inviti a passare il pomeriggio insieme a casa mia, ne io fui più invitata da lui.

Tutto questo, unito al suo atteggiamento più chiuso e silenzioso, mi portò a credere che per lui la nostra amicizia non fosse più così importante e quindi, nel giro di poco, smisi completamente di parlargli.

Qualche tempo dopo, sentii i miei genitori, mentre parlavano, o meglio, bisbigliavano tra di loro in cucina, supponendo che io stessi già dormendo profondamente. Mia madre stava raccontando di come avesse saputo dai vicini che la madre di Jeremy se ne era andata da poco abbandonando padre e figlio, senza spiegare a nessuno il perchè e facendo nascere il sospetto ai vicini che, tra quelle quattro mura, succedesse qualcosa di strano.

Non compresi a pieno il significato di quel discorso, ma capii quando basta per rimanere sconvolta di quanto appena sentito. Feci per tornare in camera mia, ma i miei genitori mi sentirono sgattaiolare su per le scale a piedi nudi e, con espressione corrucciata, mi chiesero da quanto li stessi ascoltando. Non sapendo ancora mentire, risposi che avevo sentito praticamente tutto il discorso, così, dopo che mi ebbero riaccompagnata in camera mia e rimboccato le coperte, mia madre mi pregò di non diffondere quella voce, se davvero avevo a cuore il mio amico, e di stargli accanto più di prima.

Ebbi tutta la notte per riflettere sulle sue parole, e capii che forse Jer aveva iniziato ad essere strano solo a causa della partenza della madre, e non per altri motivi. Quindi, già dal giorno seguente, tornai ad essere sua amica, e non gli chiesi mai, nonostante la mia curiosità, cosa fosse successo realmente. Con il tempo, Jer ritornò ad aprirsi lentamente con me, ma senza più tornare spensierato come lo era prima, e, soprattutto, senza più sfiorare l'argomento. Era diventato un bambino schivo e taciturno, ma io avevo continuato a stargli accanto, quando tutti gli altri bambini tendevano ad evitarlo.

A undici anni, iniziai a intuire che in quella casa succedesse davvero qualcosa di molto brutto: Jer spesso era assente da scuola, e, una volta, mentre facevamo ginnastica, essendoglisi sollevata involontariamente la maglietta, notai che sulla schiena aveva delle strane cicatrici e dei brutti ematomi viola e neri. In quel momento non volli chiedergli nulla, ma, quando fummo da soli, cercai di paragliene, senza però ottenere nessuna risposta. Dopo questo episodio, divenne sempre più attento e taciturno, anche se ad un certo punto non riuscii più a tenermi nascosta la verità. Scoprii che il padre, da dopo la partenza della madre, aveva iniziato ad affogare i dispiaceri dell'alcool e, ubriaco, ogni volta, lo picchiava, usando anche la cintura. Mi assicurò però che in realtà il padre non era una brutta persona: lo faceva sempre a causa dell'alcool, e, la mattina dopo si scusava ogni volta e giurava, con le lacrime agli occhi, di non bere più. Ogni volta però infrangeva la promessa fatta, e si ripeteva sempre la stessa scena.

Sconvolta, andai a parlarne con i miei genitori, che, inorriditi a loro volta, contattarono dei lontani parenti di Jer affinchè si prendessero cura di lui al posto del padre. Sfortunatamente riuscirono a mettersi in contatto solo con dei lontani prozii, a cui di lui non interessava nulla, ma questo ancora non lo sapevo e, comunque, erano meglio del padre. Jer accettò il trasferimento con sollievo, senza evitare però di sentirsi tradito quando avevo spifferato il suo segreto. Ma comunque, non riuscii a lungo a tenermi il broncio, e quelli che venirono furono, e lo sono tutt'ora, gli anni migliori che ho trascorso con lui: passammo alle medie, iniziammo ad avere le rispettive prime cotte e, in terza media ci fu un ballo davvero speciale, in cui capii per la prima volta di essermi innamorata di lui.

A quel punto mi sono scoperta a desiderare qualcosa di più: la sua amicizia non mi bastava più, ma io sapevo che lui non mi avrebbe mai vista in quel modo. Per lui sarei sempre stata la migliore amica, e, ne ero certa, perché Jer era già innamorato di un'altra. Una ragazza bella e intelligente, con degli occhi che ricordavano una notte stellata, come amava ripetermi spesso. Non parlava che di lei tutto il tempo: ripeteva in continuazione quanto fosse bella, senza accorgersi dei miei sentimenti per lui.

Avevo iniziato ad odiare questa ragazza senza nemmeno sapere chi fosse, perché Jer aveva sempre insistito per tenere per sé la sua identità, almeno fino a che non fosse riuscito a conquistarla.

Soffocai quindi i miei sentimenti per lui, o almeno ci provai, affogando io stessa nel mio amore non corrisposto.

Fu un sollievo quando iniziammo il liceo: io scelsi il liceo linguistico, mentre lui il liceo scientifico, e, quindi, non saremmo più stati in classe insieme. Conobbi nuove persone e feci nuove amicizie che iniziarono a contendere con Jer il mio tempo. Per un po frequentai anche qualche ragazzo, prima di capire che nessuno lo avrebbe mai potuto sostituire.

Lui, del resto, rimase il solito ragazzo bello e taciturno, e, a causa dei muri che si era costruito attorno, s'isolò da tutto e da tutti. Vedendo che io non feci lo stesso, iniziò a diventare geloso e solitario. Iniziammo così a vederci sempre meno spesso e, forse, ad allontanarci anche un pochino, ma, nonostante ciò, lui per me rimaneva comunque molto importante.

Passammo tutto l'anno in questa situazione di stallo, e Jeremy divenne sempre più strano, fino a che, il 23 ottobre, quando entrambi eravamo in seconda superiore, mi diede un appuntamento a casa sua, perché, lui mi disse, doveva parlarmi di qualcosa d'importante.

Rimasi sorpresa dalla sua richiesta improvvisa, anche perché, negli ultimi tempi, non mi aveva più invitato da lui, e così, mi presentai all'appuntamento con qualche minuto di anticipo. Ero ancora per strada, ero quasi arrivata, quando avevo sentito un forte boato risuonare nell'aria e che mi era sembrato provenire proprio dalla sua casa. Sospettosa, avevo iniziato ad aumentare il passo e iniziato a pensare alla serata precedente, quando avevo notato il suo comportamento strano, un pensiero mi aveva sfiorato. Ma no, non era assolutamente possibile!

In pochi attimi arrivai a destinazione ed entrai in casa, iniziando a urlare il suo nome, senza che nessuno mi rispondesse.

Impalata sulla porta, avevo visto, poco più in là, una sostanza rossa e densa espandersi sulle candide mattonelle bianche. Con orrore mi ero diretta in cucina.

Dopo essere entrata ed aver visto ciò che si trovava all'interno, avevo buttato a terra la borsa e la vista mi si era oscurato per un attimo.

Jer era steso sul pavimento immerso in una pozza di sangue che continuava ad espandersi, gli occhi spalancati senza espressione e le pareti ricoperte degli schizzi del suo sangue. Sul petto aveva un foro e teneva ancora nella mano la pistola. Per terra, di fianco a lui, c'era un foglietto bianco con poche scritte. Muovendomi come una marionetta a cui hanno tagliato i fili, avevo chiamato subito il 118 e mi ero gettata di fianco a lui, iniziando a scuoterlo.

Jer aveva ruotato gli occhi verso di me e spalancato la bocca per cercare di pronunciare un nome.

C'era troppo sangue...

Non so quanto tempo era passato prima che io realizzassi che Jer non mi avrebbe più risposto, ma, quando me ne ero accorta, ero scappata a piangere, mescolando al suo sangue ancora caldo, di cui ormai ero ricoperta, alle mie lacrime salate.

In quel momento avevo visto il foglietto, la lettera, e, con lo sguardo offuscato dalle lacrime, avevo iniziato a leggerla. Aveva scritto alcune frasi con una grafia tremolante e disordinata.

"Carissima Sophie,

Ti scrivo per l'ultima volta.

Perdonami se non ho avuto il coraggio di affrontare di petto la situazione, e chiamami pure stronzo e codardo, non m'importa, non posso più continuare. Ho scelto di fuggire perché ogni istante vicino a te senza averti è diventato come un pugnale nella carne... e fa male.

Ti amo, Sophie. Cazzo quanto ti ho amato! Sei la mia ancora, l'unico motivo motivo per cui sono rimasto per così tanto tempo, ma, senza di te, non ha più senso vivere.

Sarò tuo per sempre,

Jer"

Più leggevo la lettera, più mi sentivo morire dentro: era stata tutta colpa mia, mia! Non avrei mai potuto vivere sapendo cosa avevo fatto.

E subito dopo il senso di colpa, la rabbia, come aveva potuto abbandonarmi?

Mille emozioni si agitavano dentro di me, ed io rimasi impalata, lo sguardo fisso nei suoi occhi senza vita.

Così mi trovarono i soccorritori: impregnata del suo sangue e delle mie lacrime.-

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#spazio autrice

Buonasera ragazzi/e♥

Questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere, e spero che non abbia deluso le vostre aspettative.

È tutto visto dalla prospettiva di Sophie, che racconta a Luke quanto è successo.

Ho un'idea, vi andrebbe un piccolo spin-off di pochi capitoli solo su Jeremy? Fatemi sapere cosa ne pensate!

Baci&abbracci,

Buon natale a tutti♥

The smile of henry

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Capitolo 12
*** Ti aspetterò ***


Luke's POV

Sophie finì il suo triste racconto con i bellissimi occhi offuscati dalle lacrime, che ormai scendevano copiose sulle guance, facendole colare il trucco. Ma anche così, devastata e straziata, era comunque la ragazza più bella che avesssi mai visto.

Era stato davvero difficile ascoltare, ma lo era stato ancora di più per lei raccontare, tanto che spesso, specialmente verso la fine, era stata interrotta dai singhiozzi del pianto. Quando arrivò alla fine, quasi con sollievo, esplose in un pianto disperato, ed io l'abbracciai stretta, per farle capire che io ero lì, che non l'avrei abbandonata, non anche io.

Sophie appoggiò la testa sul mio collo e ricambiò l'abbraccio con disperazione: rimanemmo così, in quest'intreccio per molto tempo, lei piangeva e io le accarezzavo i capelli, morbidi proproo come avevo immaginato.

Sentivo sul collo il suo respiro frammentato che mi causava brividi lungo tutta la schiena, e il suo petto, sempre meno scosso dai singhiozzi del pianto che si stava esaurendo, aderiva completamente al mio, tanto da farmi sentire i battiti accellerati del suo cuore.

Il suo essermi così vicina e totalmente abbandonata tra le mie braccia mi scombussolò interiormente, provocandomi l'istinto di avvicinarla ancora di più a me per avere qualcos'altro.

"Cazzo" pensai cercando di controllarmi, "come può una ragazza avere quest'effetto devastante su di me?"

Era straziante averla così vicina, tenerla tra le mie braccia, senza che fosse davvero mia. Ma, realizzai in quel momento, l'avrei aspettata fino a che non sarebbe stata pronta per una nuova relazione, perché Sophie ne valeva davvero la pena. Era una ragazza così forte all'apparenza e così fragile dentro, che mi faceva desiderare di stare sempre al suo fianco per evitarle ogni dispiacere.

La strinsi ancora di più nell'abbraccio, tanto da sollevarla da terra. Dopi poco, lei si staccò da me e, guardandomi dispiaciuta, cercò di asciugarsi i segni delle lacrime. Così, avvicinandomi un poco a lei, le sussurrai all'orecchio:
-Sorridi, perché quando lo fai sei bellissima! -

Sophie rimase inizialmente stupita dalla mia frase, ma poi, dopo quest'attimo d'esitazione, mi regalò un sorriso stupendo, che le illuminò tutto il viso.

-Luke, scusa davvero, non avrei voluto che tu mi vedessi così! E, inoltre, ti ho sporcato tutta la camica..-

-Non ti preoccupare, m'importa solo che tu stia bene-.

Sophie annuì e cercò di sistemarsi il vestito, ormai sporco e bagnato di lacrime. Dopo aver rimirato il proprio riflesso nel finestrino, si rivolse a me.

-Io non posso rientrare in questo stato. Chiamo i miei e torno a casa, tu se vuoi torna pure dentro!-

-Ma figurati, ho la macchina, ti accompagno io!-

-Non devi...-

-È deciso, vieni dai!-

-Mmh... -

Sophie mi ringraziò con una vocina riconoscente e bonariamente rassegnata, e mi seguì fino alla mia macchina, che era parcheggiata poco più in là. Da perfetto gentiluomo, le aprii la portiera e lei si accomodò sul sedile a fianco del guidatore della mia macchina.

Non appena fui salito anche io, accesi la macchina e iniziai a fare retromarcia, mentre lei cercava di sistemarsi il trucco pulendo le sbavature con dei fazzolettini che aveva trovato nel cruscotto. Mentre accendeva la radio e trovava una stazione di musica che potesse piacerle, mi spiegò che non voleva che i genitori scoprissero che stava di nuovo male a causa di Jer, e iniziò a raccontarmi di come erano stati duri i giorni e i mesi dopo che lui se ne era andato, giorni di dolore immersi nella compassione altrui.

Il tragitto fino a casa sua fu molto breve, ma la nostra conversazione fu così appassionante, che, non appena arrivai, spensi la macchina fuori dal cancello di casa sua e continuai a parlare con lei ininterrottamente.

Quella sera fu davvero ricca di rivelazioni, scoprimmo molto l'uno dell'altra. Lei mi rivelò che le piaceva il suono della pioggia e il gracidare delle rane nelle nottate serene, e che sperava una giorno di diventare giornalista o scrittirice, perché scrivere l'appassionava molto. Io le raccontai di mio padre, che se ne era andato in un'operazione militare quando i miei fratelli ed io eravamo molto piccoli, lasciandoci soli con nostra madre, che aveva provveduto a crescerci da sola.

Oltre che bellissima, avevo scoperto che Sophie era anche molto intelligente: leggeva libri su libri con la stessa velocità con cui s'abbuffava di dolci, che erano la sua droga.

Parlammo per molto, tanto che rimanemmo in macchina sotto casa sua per circa un'oretta, fino a che notammo che di era fatto davvero tardi, e così giungemmo alla fine del nostro discorso.

Prima di andarsene, Sophie si schiarì la gola e, con espressione più sera, iniziò a parlarmi.

-Stasera sono stata molto bene e mi sono aperta con te, più di quanto abbia mai fatto con nessuno. Mi hai capita subito e non hai provato pena per me. Ti sono davvero grata di questo. Ora che ti ho raccontato tutto, spero che potremo diventare amici!-

-Certo...-

Amici non era esattamente quello che volevo, ma, sapendo tutto ciò che aveva passato, me lo sarei fatto bastare, per ora. Le sarei stato accanto fino a che non avesse superato Jer, l'avrei aspettata.

Sophie, prima di scendere dalla macchina, mi stampò un lieve bacio impacciato sulla guancia, imprimendomi del suo dolce profumo.

La guardai avviarsi verso casa, cercare le chiavi nella borsa e aprire il portone di casa sua. Qui si girò e mi regalò un bellissimo sorriso.

Quando fui sicuro che non mi avrebbe più sentito, sussurrai, tra me e me:

"Sophie Walker, Ti aspetterò sempre..."

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Buongiorno lettori/lettrici♥

Cosa ne pensate del dodicesimo capitolo?

Buona lettura♥

Bacioni,

The smile of henry♥

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