Lost on Earth

di Sian
(/viewuser.php?uid=85880)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, Hitomi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Heikichi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Shunsuke e Chinatsu ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Kenji ***



Capitolo 1
*** Prologo, Hitomi ***


Lost on Earth

~Prologo~ 
Hitomi 


“Vai Saiku! Usa Lanciafiamme!” La giovane allenatrice diciasettenne, Hitomi Tanaka, puntò il dito verso il pokémon avversario: Leafeon; doveva riuscire a dimostrare a Kai una volta per tutte che Houndoom, il suo pokémon preferito soprannominato Saiku, fosse migliore di Leafeon.

“Kisachi, non farti intimorire! Contrattacca con Solarraggio.” Kai Hayashi, rivale di Hitomi da quando avevano incominciato l’avventura da allenatori dopo aver finito la scuola di Hoenn a Ferruggipoli, rispose all’attacco di Hitomi. Come primo pokémon, uno aveva ricevuto Plusle, e l’altra Minun, due pokémon identici di tipo elettro. Hitomi e Kai erano sempre stati amici dal momento che si erano seduti vicini il primo giorno di scuola, e, sebbene abitassero in città lontane, Hitomi a Mentania e Kai a Petalipoli, si incontravano a Ferruggipoli nei giorni di vacanza.

“Ehi, ma non mi avevi detto che non avresti mai utilizzato i soprannomi che avevo dato ai tuoi pokémon?” Hitomi rise.

“Ho detto che non mi piacevano, non che non li avrei mai utilizzati” Kai sfidò Hitomi con lo sguardo ma poi si concentrò sulla sfida che c’era in corso: non l’avrebbe mai data vinta a Hitomi.

In campo c’erano anche altri quattro Pokémon: Glaceon (Reiki) e Flygon (Tokuchiise) per la squadra di Hitomi, Plusle (Denseki) e Absol (Shiroku) per la squadra di Kai. Tutti i pokémon lottavano con tutte le loro forze, daltronde più tardi gli sarebbe aspettato il loro pranzo preferito preparato dai loro amorevoli allenatori. Solo Minun (Seiden) e Alakazam (Chiriko) erano rimasti a bordo campo ad osservare la lotta a tre. Minun nonostante facesse parte della squadra di Hitomi, dentro di sé faceva comunque il tifo per il suo migliore amico, Plusle. Erano come fratello e sorella dal primo giorno che vennero assegnati a Kai e Hitomi. Alakazam invece se ne stava sulle sue, appoggiato alla parete della montagna che scendeva a picco sulla radura, esercitando il suo potere psichico.

Houndoom era partito all’attacco: il suo corpo emanava una strana aura nera e tetra circondata da fiamme alte almeno due metri, sprigionò una fiamma arancione con grande forza; Glaceon incastonò intorno al lanciafiamme di Houndoom tantissimi cristalli di ghiaccio taglienti e gelidi che non si sciolsero nonostante le tante fiamme ustionanti attorno, era una vera e propria tormenta di neve, una bora; a quell’attacco si uní Flygon con il suo dragospiro, aumentando la velocità del lanciafiamme avvolto nella bora e aggiungendo una fiammata blu a spirale continuando a spingere con il suo respiro.

I Pokémon di Kai erano pronti a contrattaccare: Leafeon aveva già caricato il suo solarraggio, pronto a spingere gli attacchi dei suoi compagni di squadra; l'aura oscura di Absol sembrava viva, pulsava verso la metà del campo di Hitomi; all’interno dell'aura saettavano dei lampi e dei fulmini, accompagnati da un rumore grottesco, il suono di un tuono che si protraeva in tutta la radura, generato da Plusle. Il solarraggio di Leafeon caricò di velocità il neropulsar di Absol.

Essendo potenti allo stesso modo, i due attacchi si scontrarono al centro formando un contrasto d’azione. Nessuno dei sei Pokémon sembrava voler cedere: dovevano vincere per il loro allenatore!

Kai era fiero della sua squadra, ma ogni volta che combatteva contro Hitomi non dava mai il meglio di sé. Si perdeva ogni volta nei suoi occhi nocciola, conosceva ogni dettaglio del suo viso: le labbra rosee, la frangetta che si posava sbarazzina sulla fronte, i capelli castani che cadevano dolcemente sulle spalle, l’espressione di un’allenatrice che non si arrende mai.

Ad un certo punto la tensione dei due attacchi cedette e si creò un raggio di energia che sfrecciò veloce e colpì la parete ripida della montagna che contornava un lato della radura dove stavano combattendo Hitomi e Kai.

Quel raggio generò una scintilla e tutto cessò: dove sierano scontrati i due attacchi si formò una spirale energetica, dal centro scoppiettante di colori forti e accecanti, giallo, verde, bluette, arancione, bianco; il suo contorno era tutto nero che si espandeva di qualche centimetro ogni secondo.

Kai distolse lo sguardo da Hitomi e accecato dal raggio notò che la montagna iniziò a franare. Dalla parete si staccò un macigno proprio in direzione di Hitomi, la quale non si era accorta della frana, anzi era catturata dalla sorprendente potenza dei loro Pokémon.

In un istante quella spirale diventò un portale che iniziò a risucchiare tutto ciò che vi era nel suo cerchio d’azione. Houndoom e Leafeon furono i primi, e Kai sarebbe stato il secondo, ma doveva salvare Hitomi da quel macigno: “Alakazam! Usa levitazione!” Urlò al pokémon prima di essere risucchiato nel portale assieme a Minun, Plusle, Absol, Flygon ed infine Glaceon, che per la sua temperatura corporea molto bassa, congelò il portale in un ciondolo.

...continua.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Heikichi ***


Lost on Earth

~Capitolo 1~
Heikichi


L’aveva trovata che girava nei pressi di casa sua, come se si fosse persa. Non l’aveva mai vista, quella ragazza dai capelli lunghi e azzurri, con gli occhi di ghiaccio. Era una tipa strana: aveva una coda e delle orecchie, sempre azzurre anche quelle ma con una punta più scura all’estremità, e non parlava moltissimo, o meglio, quando parlava era glaciale. Indossava un vestitino grigio chiaro tendente al celeste, ornato di un fiocco sul petto dello stesso colore più scuro della coda, al collo aveva uno strano ciondolo nero all’esterno e viola all’interno in una cornice argento. Era molto slanciata e magrolina, molto raffinata nei gesti, quasi come se fosse stata addestrata. Seppure dall’aspetto fosse una ragazza glaciale, Heikichi aiutò quella ragazza. Scoprì che si chiamava Reiki Tanaka e che era legata ad una certa Hitomi Tanaka, probabilmente sorelle. Aveva l’aria di essersi persa totalmente, di non sapere dove fosse finita, come se non conoscesse questo mondo: la Terra.

Eppure Heikichi sentiva il dovere di aiutare tutti quelli in difficoltà, e quella ragazza era una dei tanti. “Io sono Heikichi e mi piacerebbe aiutarti.”

La ragazza rispose dopo un po’: “Vorrei solo ritrovare Hitomi, e tornare nella forma in cui mi sono sempre vista. Così non mi piaccio.” Si guardò, per quel che poteva. Assomigliava al corpo di Hitomi, ma lei preferiva essere un Glaceon e guardare il mondo dal basso.

Heikichi storse il naso. “Non ti piacciono i tuoi capelli azzurri? Trovo che siano molto belli. O ti riferisci alla tua coda e alle tue orecchie?”

Reiki si prese una ciocca di capelli e li osservò, così con la coda. “No, non intendo questi. Dico il mio corpo... è... strano, e troppo alto.”

Gli scappò una buffa risata, e di risposta ricevette un’occhiata di Reiki: non sopportava che si prendessero gioco di lei, cosa che Leafeon faceva sempre.

Heikichi si scusò. “Quindi.” cambiò discorso “non sai dove andare?”

Reiki annuì.

“Hai già provato a chiamare Hitomi per sapere dove si trova?”

“Come faccio a chiamarla? Sarà lontana...” La ragazza non capiva, come poteva chiamare Hitomi per ritornare dov’erano prima? In quella pacifica radura, a vincere con i suoi compagni lo scontro contro la squadra di Kai. Invece no, si era ritrovata qui completamente da sola e probabilmente lontano da dove era prima con Hitomi e gli altri pokémon.

Heikichi sorrise ad Reiki e prese il suo cellulare mostrandoglielo. “Con questo chiami le persone lontane. Digiti il numero e parli, se risponde.”

Reiki guardò il cellulare di Heikichi curiosa. Hitomi aveva al polso uno strano aggeggio con cui chiamava la sua famiglia e i suoi amici, Kai compreso. Ma purtroppo non conosceva il “numero”. “C’è un problema... Non conosco il numero di Hitomi.” Sembrava quasi amareggiata.

“Allora non ci resta che cercarla! Se ti sei persa da lei non può essere andata lontana, no?” Heikichi prese per mano Reiki e andò verso il centro, dove c’era più gente. “Chiederemo ai passanti se hanno visto una ragazza come Hitomi.” Heikichi a quell’ora doveva già essere a casa per prepararsi alla verifica del giorno dopo, ma qualcosa gli diceva che doveva aiutare quella ragazza.

“Ok. Hitomi ha i capelli castani lunghi fino alle spalle, frangetta, occhi nocciola, porta una felpa azzurra e una gonna bianca. È alta circa così.” Reiki mimò l’altezza di Hitomi con le mani, voleva così tanto ritrovarla e ritornare un Glaceon.

“Bene, adesso fermeremo i passanti e chiederemo a loro.” Heikichi sorrise ad Reiki “Vedrai che la troveremo!”

“Speriamo.” disse Reiki un po’ titubante.


“Scusatemi se vi disturbo, avete visto per caso una ragazza alta così, capelli castani fino alle spalle con la frangetta? Indossa una felpa azzurra e una gonna bianca...” La coppietta a cui aveva chiesto gli rispose negativamente e che non stavano a guardare la gente che incontravano. Heikichi non si arrese, c’era tanta gente a cui chiedere. Le vecchiette sedute al bar, i negozianti, le famiglie.

Reiki stava a guardare Heikichi e lo seguiva in ogni suo spostamento, non voleva perdersi di nuovo. Avevano passato ormai metà pomeriggio assieme e le sembrava di essere quasi egoista a seguirlo e basta; doveva aiutarlo anche lei, così chiese pure lei: “Ha visto una ragazza alta così, capelli castani fino alle spalle, felpa azzurra, gonna bianca?”

“Sì, ho visto una ragazza con una felpa azzurra, non so se avesse la gonna bianca, però i capelli erano lunghi fino alle spalle! L’ho incrociata poco fa dietro la scuola elementare qui vicino.” Reiki era felice, forse aveva trovato Hitomi!

“Grazie.” Cercò con lo sguardo Heikichi ma non riusciva a trovarlo! Si era persa di nuovo? “Heikichi!!” Gridò in mezzo alla folla e dopo un po’ arrivò il ragazzo.  

Reiki gli disse che un signore aveva visto Hitomi vicino alle elementari.  

Sfrecciarono verso quella zona, dovevano fare in fretta. Il semaforo per attraversare la strada ci metteva sempre tanto a diventare verde per i pedoni.  

Heikichi premeva ripetutamente il bottone del semaforo, magari sarebbe diventato verde prima. “Dai dai dai!” Reiki si guardava in giro. Non aveva mai visto palazzi così alti e strade trafficate. “Verde!” Reiki si sentì tirare da Heikichi che aveva iniziato a correre verso le scuole elementari.

La scuola era lì vicino ma dovevano fare presto, non che si fosse allontanata troppo. Per fortuna in un negozietto per la strada uscì una ragazza con una felpa azzurra e una gonna, non bianca, ma grigia. I capelli e il corpo erano molto simili. “Scusami... Sei tu Hitomi?” Heikichi arrivò dalla ragazza col fiatone.

“Ehm, no, scusa.” La ragazza se ne andò, un po’ impaurita.

“Peccato, ci somigliava però?” Heikichi si rivolse verso Reiki.

“Sì.” Rispose con un monosillabo: quella ragazza le assomigliava molto, e solo ora aveva realizzato quanto le mancava stare vicino ad Hitomi, a combattere per Hitomi, mangiare con lei. Si rattristò e le sue orecchie scesero verso il basso.

“Sei triste perché non l’abbiamo trovata?”

“Mi dispiace che ti abbia fatto perdere metà pomeriggio così...” Reiki non voleva ammettere di essere triste, non era da lei e non l’avrebbe fatto vedere a nessuno quindi si ricompose e fece finta di essere dispiaciuta, cosa che lo era davvero stranamente.

“Tranquilla, è tutto a posto. È un piacere per me aiutare tutti! Comunque, tu non sai dove andare giusto? E se per sta notte rimani a dormire a casa mia? È molto grande!” Heikichi sorrise per rassicurare Reiki, che sembrava triste e che la volesse nascondere.

“Sì.”

“Proveremo domani a cercarla, ok?” Heikichi iniziò ad avviarsi verso casa sua, seguito da Reiki.

“Ok.” Non faceva che rispondere con monosillabi, di solito le sue parole erano glaciali, ma questi monosillabi erano la prova che dava quando era triste.

Ripercorsero la strada fino a casa di Heikichi. Sulla targhetta c’era scritto “Matsuda”. Era una casa grande, una specie di villa tradizionale. L’entrata era in pietra bianca. Dopo aver superato il cancellino si apriva un grande giardino, e poco più in là, nel mezzo del giardino, la casa tradizionale. Aveva un corridoio esterno rialzato che circondava completamente la casa ed era riparato dal tetto che sporgeva. Per salire si usava un gradino in pietra e Heikichi si tolse le scarpe lì. Reiki lo guardò stranita. Perché togliersi le scarpe prima di entrare in casa? “Devo toglierle?”

Heikichi guardò Reiki “Ah sì, scusa. Lo fanno quasi tutti, tu no?”

“Io non ho bisogno delle scarpe”

“Ah...” Sì, era davvero strana quella ragazza. Si tolse le scarpe e poi entrò in casa seguendo Heikichi. Era grande e vuota la casa. Non c’era nessuno a parte Heikichi e lei.

“Vivi da solo in questa villa?” Reiki si guardava in giro: era davvero diversa dalla casa di Hitomi: il pavimento era strano, il corridoio circondava la casa, le porte erano scorrevoli e le pareti sembravano di carta.

“Da quattro mesì sì, i miei se ne sono andati per lavoro per qualche mese, ma presto ritorneranno. Però la domenica c’è mia zia che viene a vedere se è tutto a posto.” Heikichi sorrise portando Reiki nella sua stanza. “E, mi imbarazza chiederlo...”

“Cosa?”

“Ti da fastidio dormire nella mia stessa stanza?” Heikichi diventò tutto rosso “Non pensare male! È che finalmente c’è qualcuno a farmi compagnia, almeno per sta sera...”

Reiki sorrise, era la prima volta che la vedeva sorridere e le dava ancora di più un’aria glaciale. “No.” La verità è che pure Reiki si sarebbe sentita sola in una stanza a parte, certo, sarebbe stata una nuova esperienza: dormire fuori dalla pokéball in queste strane sembianze, ma la cosa che le sarebbe mancata di più era Hitomi. Aveva sempre dormito accanto a lei, sempre. Quindi non voleva stare da sola.

“Ehm, comunque è ancora presto per dormire. Dovremmo mettere qualcosa sotto i denti, che dici?” Heikichi dopo aver sistemato i futon per terra uscì dalla camera aspettando Reiki, e poi chiuse la porta della stanza dirigendosi verso l’altro lato della casa: la cucina. Stonava un po’ con tutta l’atmosfera tradizionale e antica: questa stanza era la più moderna di tutta la casa.  

Heikichi aprì il frigorifero e curiosò dentro. “Cosa ti piacerebbe mangiare?”

“Quello che mi dava Hitomi” Affermò sicura.

“E che cos’era?” Heikichi non capiva: perché Hitomi avrebbe dovuto dare da mangiare ad Reiki? Sorelle, va bene, ma fino ad un certo punto. Lui era figlio unico e non capiva i legami tra fratelli e sorelle ma addirittura darle da mangiare.

“Bacche”

“Ah, sì certo...” Heikichi non sapeva cosa dire. Come poteva Hitomi dare delle bacche a sua sorella? “...Mi prendi in giro?”

“No.” Reiki lo guardò con aria di sfida: aveva fame e voleva mangiare quelle bacche per pokémon.

“In questo caso non ne ho” Heikichi chiuse il frigorifero e si avviò verso l’entrata di casa “Andiamo a comprare qualcosa che ti possa piacere.”

Reiki seguì Heikichi e si rimise le scarpe da dove le aveva lasciate. Uscirono e si diressero verso un piccolo negozietto vicino alla villa di Heikichi. “Compra quello che desideri, pago io.”

Reiki si guardò in giro: questo posto era pieno di scaffali colmi di prodotti di ogni tipo. “Non ci sono le bacche?”

“Beh, ci sono i mirtilli e i lamponi, che sono delle bacche.” Andò verso la frutta e prese una confezione di mirtilli.

Ad Reiki si illuminarono gli occhi “Voglio questi!” Era felice e le sue orecchie erano dritte, e la coda scodinzolava, seppur lentamente per non farsi notare.

“Bene allora, aspettami qui, vado a prendere delle cose per me.”

“Ok.” Aspettò e poi pagarono alla cassa, tornando a casa mangiando mirtilli.

“Mi raccomando, non ne mangiare troppi. Poi stai male.”

“Io non sto male, li mangio sempre. Anche se questi sono piccolissimi e diversi, sono molto buoni.” Reiki finì la scatolina di mirtilli da sola.

“Ah, ok. Sei sicura che ti bastano quei pochi mirtilli? Poi svieni.”

“Sono a posto così.” Reiki sbuffò, si preoccupava troppo quel ragazzo.

Heikichi non commentò più niente e tornarono a casa in silenzio. Una volta a casa Heikichi si diresse in soggiorno, dove c’era la tv e la console. “Se vuoi puoi andare in camera a riposarti, io sto qui a giocare per un’oretta. Domani devo andare a scuola.”

“Resto qui con te.” Si sedette sul pavimento vicino a Heikichi guardando che giocava ad un gioco di combattimenti. Sceglieva sempre un tipo con i capelli biondi ed una tuta arancione, e schiacciando sui bottoni del joystick si poteva pure moltiplicare e lanciare cose appuntite. Alle volte, quando la sua vita finiva si arrabbiava, ma poi tornava normale. Mentre quando vinceva era tutto entusiasta e si vantava. Tutto questo da solo, senza parlare ad Reiki che era lì a guardarlo, per aspettare ad andare a letto.

Ad un certo punto Heikichi si alzò in piedi “Cavolo! Domani ho il test!” Lasciò il gioco acceso e corse a prendere il libro e gli appunti. Reiki si avvicinò al joystick e lo prese in mano curiosando. Non aveva mai visto una cosa simile, forse uno a casa di Kai, ma non ci era stata molto, o meglio Hitomi la teneva nella pokéball. Schiacciò un bottone ed il personaggio sferrò un pugno verso l’avversario, che lo evitò.

Heikichi tornò di corsa e trovò Reiki con in mano il joystick. “..Gioca pure se vuoi.” le sorrise e andò a ripassare in un angolo della stanza, per non distrarsi.

La ragazza quando arrivò Heikichi mise il joystick al suo posto e lo aspettò per spegnere tutto, aveva capito che gli serviva silenzio. Gli occhi iniziarono a chiudersi per la stanchezza, e quando Heikichi si voltò la trovo per terra che dormiva. “Reiki!” Si avvicinò e la toccò. Lei si svegliò di scatto. “Stavi solo dormendo! Che spavento.” Heikichi spense la console e invitò Reiki ad andare a letto. “Io devo finire di studiare, a domani mattina, buona notte.”

“Ok, buona notte.” Si avviò verso la camera di Heikichi ma si perse per casa. Dopo aver girato tutta la casa si ritrovò dove l’aveva lasciata Heikichi “Dov’è la camera?”

Heikichi all’inizio si spaventò per la voce, pensava di essere ormai sveglio solo lui. Poi rise e mostrò la camera ad Reiki. “Ho finito di ripassare, più o meno.” Ritirò i libri nella cartella e poi si svestì, si era dimenticato che c’era pure Reiki in stanza, e lo stava guardando. “Ah, non hai il pigiama?”

“No, dormo così.” Reiki si infilò sotto le coperte del futon arrossendo. Stessa cosa fece Heikichi che spense la luce poco prima.

“Buona notte.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Shunsuke e Chinatsu ***


LOST ON EARTH

~Capitolo 2~
Shunsuke e Chinatsu

cap-2-shunsuke-e-chinatsu


“Mineko! Guarda che roba squisita!” Un ragazzino dai capelli biondi si affacciò alla vetrina di una panetteria e pasticceria ammirando ottime ciambelle e panini. Dal negozietto usciva un profumo di dolci e pane appena sfornati da far brontolare il suo stomaco.

“Togliti dal vetro Kazushi... Tutti ci guardano in modo strano” La ragazzina, apparentemente gemella del ragazzino, non amava essere notata perciò cercò di allontanarsi. “E poi quelle cose non sembrano buone..”

“Stai scherzando? Scommetto che sono buonissime!” Fissò una ciambella e andò verso la porta del negozio: aveva fame e quella ciambella l’aveva conquistato.

“Benvenuti” Una ragazza dai capelli biondo cenere salutò i ragazzini appena entrati nel negozio. “Desiderate qualcosa?” Sorrise ai due. Erano entrambi strani, probabilmente gemelli: capelli biondi, occhi nocciola, vestiti di giallo, uno con i pantaloncini, l’altra con la gonna. Sulle guance il ragazzo aveva un segno più rosso, la ragazza un meno blu. Avevano entrambi delle orecchie da coniglio, e una strana coda uguale al segno che avevano.

“Sì, vorrei una di queste!” Kazushi sorrise di rimando indicando una ciambella.

“Tu non prendi niente?” Chiese alla gemella.

“No, non fa per me...” Eppure guardava con gola dei pasticcini alla vaniglia.

“Ok” Prese la ciambella, la avvolse nella carta e la porse al ragazzo poi domandò alla ragazza: “Sicura che non vuoi nulla?”

“Ehm, s-sì” Arrossì e si diresse verso l’uscita aspettando il gemello.

“Ok! Allora sono 300 yen”

Il ragazzo guardò la commessa. “Yen?”

“Yen, i soldi” Probabilmente erano piccoli, per questo che non sapevano cos’erano gli yen? Ma cosa ci facevano in giro da soli? Eppure sembravano avere sui quindici anni.

“...Non ho soldi con me. Prendeva tutto Kai per me.” Il ragazzo sembrava quasi dispiaciuto di non poter pagare quella delizia.

La ragazza ipotizzò che Kai fosse il padre o il fratello. “E adesso non c’è?”

“No, non so dove sia finito. Prima eravamo in un bosco ma poi io e lei ci siamo ritrovati qui”

“Ah... Capisco” Disse così ma non riusciva a credere a quello che diceva il ragazzo. Non c’erano boschi da queste parti, a meno che non si riferisse alla collina là vicino, ma non era un bosco. “Quindi vi siete persi?”

“Sì, forse” Non era molto sicuro: ancora non aveva capito cos’era successo e perché si trovassero in sembianze simili. Voleva continuare ad essere un piccolo Plusle e stare con una piccola Minun e inoltre non avrebbe mai voluto lasciare Kai e Hitomi. Doveva ritornare com’era prima.

La porta si aprì: “Chinatsu, dovevi aspettarmi fuori da scuola!” Entrò un ragazzo altissimo che non si accorse di Mineko che era ferma vicino alla porta e la urtò facendola cadere. Si allarmò subito e si scusò porgendole una mano per alzarsi. “Scusami tanto! Tutto bene?”

Minun si alzò “S-sì” Riusciva sempre a mettersi in imbarazzo, tanto che arrossì di nuovo. Forse era causato dalla sua timidezza?

“Shun, ti avevo mandato un messaggio dicendoti che ero uscita prima!” Gli urlò contro la commessa.

Il ragazzo controllò il cellulare. “Oh, è vero” Fece una breve pausa “Comunque avresti dovuto aspettarmi lo stesso”

“Sei insopportabile!” Poi si rivolse al ragazzino che aveva acquistato la ciambella. “Se vuoi puoi aspettare qui tuo papà così pagherà la ciambella? Ma è da tanto che vi siete persi? Magari è qui vicino” Sorrise per rassicurarlo, aveva un’aria confusa.

“Che è successo Chi-chan?”

“Questi ragazzi si sono persi e non hanno soldi per pagare la ciambella. Non sono carinissimi?” Chinatsu guardò i due sorridendo. Erano davvero strani.

“Come si sono persi? Stanno bene?” Li squadrò entrambi: sembravano messi bene di salute, di certo non sembrava che si fossero persi. Forse lo confermavano le loro facce sperdute. “Potremmo dare alla polizia i loro nomi”

“I loro genitori saranno preoccupati... Come vi chiamate?” Chinatsu era sempre gentile con tutti, tranne che con suo fratello, Shunsuke.

“Io sono Kazushi, lei è Mineko” Disse seguito poi da un brontolio proveniente dal suo stomaco.

Chinatsu rise divertita “Mangiala pure, offro io”

“Chi-chan! Lo sai bene che se la padrona ti vedesse offrire ciambelle non avresti più questo lavoro part-time!” Shunsuke le gridò contro, ma la sorella aveva ragione ad offrire il cibo ai due ragazzini.

“Maddai, tu sai benissimo che non posso far morire di fame due ragazzini!” Chinatsu gli rispose di rimando.

Assistendo a quella lite Kazushi addentò la ciambella gustandosela. Non aveva mai assaggiato una delizia simile. “Mineko, è buonissima! Assaggiala” Il fratello le mise in bocca un pezzo di ciambella. “Com’è?”

Mineko oppose resistenza ma scoprì che in realtà era buona e soffice. “è... B-buona” sorrise imbarazzata.

“Ne vuoi una anche tu?” Chinatsu gliela offrì.

“Grazie!” Mineko la divorò, aveva fame pure lei dopo tutto.

“Comunque Shunsuke, dici che dobbiamo chiamare la polizia? Ma poi ce li portano via! Sono così carini~!”

“Ma non sono tuoi... Semmai se proprio non vuoi denunciarli alla polizia potremmo appendere in giro per le strade qui vicino un annuncio con la loro foto” Shunsuke rifletté un attimo “Ma poi dove li teniamo? In negozio non possono stare. Secondo me dobbiamo chia-“

“A casa nostra, ovviamente!” Chinatsu sorrise interrompendo il fratello.

“Ma sei scema? Ai nostri cosa gli diciamo? Abbiamo trovato questi ragazzini che si sono persi e non li abbiamo consegnati alla polizia? Maddai, sii seria!”

“Si vede che non sai fare le cose di nascosto.”

“Vuoi nasconderli?! Tu sei completamente pazza. Dammi il telefono che chiamo la polizia” Shunsuke raggiunse il telefono del negozio.

Mineko e Kazushi li stavano ad ascoltare ma loro avevano in mente di andare a cercare Kai e Hitomi, non sarebbero stati rinchiusi da nessuna parte. “Veramente noi vorremmo cercare Kai e Hitomi da soli” Intervenne Kazushi.

“Ma... Non li troverete in un giorno. Dove dormirete?” Chinatsu era preoccupata per quei due ragazzini.

“Nelle pokéball” Rispose alla domanda Kazushi. come se fosse la cosa più naturale. Aveva sempre dormito lì e lì avrebbe dormito lo stesso.

“Pokéball?” Sia Shunsuke che Chinatsu storsero il naso: erano veramente strani questi due. Ma seppur fossero alquanto strani, alla fine si sa che tutti cedono al comodo e caldo letto. Così, Chinatsu, Shunsuke, Kazushi e Mineko, dopo il lavoro part-time dei primi due, si diressero verso casa.

“Siamo tornati!” Gridarono all’unisono Chinatsu e Shunsuke. Poi sibilarono ai due gemelli di salire le scale e nascondersi in camera in silenzio, esattamente la seconda porta a destra.

“Bentornati” Si affacciò sul corridoio la madre mentre Kazushi e Mineko salivano le scale silenziosamente. “Avete già mangiato?”

“No”

“Mamma, due nostri amici, ci hanno chiesto se possono dormire da noi per un po’ di giorni. Possono? Tanto lo spazio c’è e abbiamo una camera in più...” Chiese Shunsuke facendo attenzione a non far trapelare che erano già in casa.

“Chiedilo a papà, per me va bene. Basta che siano educati e che non restino per molto”

Chinatsu sorrise soddisfatta: il fratellone Shunsuke funzionava sempre.

Il padre, come c’era da aspettarsi, non ascoltò nemmeno Shunsuke e lo scacciò via dicendogli “Sì, tutto quello che vuoi”. Faceva sempre così, un po’ menefreghista.

Chinatsu e Shunsuke corsero di sopra per vedere se i due erano a posto nella camera. “Hanno detto di sì! Ma per ora voi non ci siete e “arrivate” domani. Per sta sera dormite con noi nella nostra camera. Alla mattina per fortuna i nostri escono presto e quindi abbiamo casa libera. Adesso noi andiamo a mangiare e vediamo di rubare qualcosa anche per voi, anche se avete mangiato fino adesso ciambelle e panini” Sorrisero i due lasciandoli soli.

“Ok” Quando uscirono Mineko si affacciò alla finestra: case e ancora case. Poco più in là la collina che si vedeva dalla città. Era tutto diverso. Le scese una lacrima pensando ad Hitomi. Dov’era finita? Per fortuna c’era con lei Kazushi e poi hanno trovato Chinatsu e Shunsuke, molto gentili nell’aiutarli. Ma Hitomi le mancava troppo, voleva rivederla subito e sperava non le fosse successo niente. “Kazu-chan... Non sei triste?” Non si volse a guardarlo, continuava a lacrimare fissando la cima della collina.

Kazushi guardò Mineko e si avvicinò a lei sfiorandole i capelli con una mano.

"Sì, ma non lo faccio vedere” Si rattristì ma poi sorrise. “Fatti forza, non siamo da soli” Guardò il panorama anche lui e aspettò la cena consolando Mineko che era con il morale a terra, e a lui dispiaceva vederla così: il suo compito era di proteggerla, visto che Kai teneva molto ad Hitomi.

Un po’ di tempo dopo arrivarono Chinatsu e Shunsuke con un po’ di frutta e dei dolcetti. “Scusate per l’attesa ma abbiamo aspettato che tutti uscissero dalla cucina” I due poggiarono la ciotola con la frutta vicino a Mineko e Kazushi e mentre loro mangiavano qualcosina, iniziarono a tirare fuori i futon per i due ospiti. Shunsuke invece avrebbe dormito sul letto a castello condiviso con Chinatsu, e come sempre partiva la lotta dei cuscini per aggiudicarsi il letto superiore. Questa volta vinse Shunsuke mentre Chinatsu era sconsolata.

“Uff. Domani sarà mio. Comunque. Kazu-chan e Mi-chan, il bagno è in fondo al corridoio. Se volete andare fate attenzione a non farvi vedere” Chinatsu si sedette a studiare per la scuola e Shunsuke fece lo stesso mentre Mineko e Kazushi dopo aver finito il cibo e quello avanzato averlo nascosto si sdraiarono sui futon e si addormentarono subito in quanto erano stanchi e non sapevano di cosa parlare.

“Stanno dormendo...” Sorrise Shunsuke guardando Mineko che teneva per mano Kazushi nel sonno. “Io copio a scuola i compiti, vado a dormire così possiamo spegnere la luce per loro”

“Certo certo. Scommetto che farai i compiti anche al buio. Comunque ti ricordo che tu eri quello che li voleva dare alla polizia eh” Chinatsu ritirò tutti i libri e quaderni e poi spense la luce infilandosi nel letto.

“Stavo pensando che è la prima volta in tutta la mia vita che vado a dormire così presto” Shunsuke rise e poi andò anche lui a letto. “’notte”

Chinatsu non rispose, era persa a guardare i due ospiti in mezzo alla stanza. Era davvero felice e sperava di poter diventare amica loro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Kenji ***


~Capitolo 3~

Kenji

 photo kenji.jpg 

Intorno a lei c’era un paesaggio tutt’altro che uguale a quello della radura. Si trovava in una stanza monotona: scaffali color nocciola, muri bianchi, un letto con una coperta nera piena di peli di cane, una fotografia, raffigurante un ragazzo dai capelli neri e gli occhi mori assieme ad un akita-inu rosso, appesa sopra alla scrivania di fronte al letto. La ragazza si affacciò alla finestra e vide che si trovava ad un’altezza per lei stratosferica. Poi si accose che il vetro rifletteva la sua immagine: era diversa da come era prima. Ora stava su due zampe, i capelli corti lilla erano scompigliati, gli occhi del medesimo colore erano impauriti e in mezzo alla fronte aveva un pallino rosso. I suoi vestiti, anch’essi viola e lilla, erano piuttosto stravaganti: pancia scoperta, gonna corta e calze lunghe, una coda biforcuta e due lunghe orecchie.
Era ancora intenta a guardare la sua nuova immagine riflessa, quando sentì dei rumori provenienti dal resto dell’appartamento. “Eccoci a casa!” Una voce maschile provenì dal salotto. Poi ci fu un abbaio di un cane. La ragazza capì che si trattava probabilmente del ragazzo nella foto con il suo cane.
Dei passi si muovevano verso la stanza dove si era ritrovata. Quando il ragazzo aprì la porta della camera e trovò lei vicino alla finestra ebbe un sussulto. “Chi diavolo sei? Come hai fatto ad entrare?” Era spaventato e prese in mano l’asta appendi abiti che c’era di fianco alla porta della camera.
La ragazza era altrettanto spaventata e disorientata, quasi come se sembrasse colta di sorpresa: “io... Cercavo Kai veramente...”
Il ragazzo la guardò stranamente: gli sembrava impossibile che una ragazza del genere vestita in abiti provocanti cercasse qualcuno in casa sua. Come minimo era un ladro stravagante. “Dimmi la verità, se vuoi i soldi prendili pure.”
“No, mi chiamo Sion e ad un tratto mi sono trovata qui, all’improvviso. Stavo lottando assieme a Kai contro Natsume e Hitomi in una radura. Non voglio i soldi...” La ragazza era più spaventata del ragazzo tanto che iniziò a parlare senza fermarsi. Non capiva perché si fosse ritrovata con altre sembianze in un appartamento di un ragazzo mentre poco prima stava lottando.
Arrivò l’akita-inu del ragazzo e iniziò ad abbaiare a Sion. “Calmo Aka... Ci penso io” Il ragazzo impugnò per bene l’asta appendi abiti, di quella ragazza non si fidava. “Ti conviene andartene prima che ti succeda qualcosa. Non chiamerò la polizia.”
Sion lo guardò e iniziò a piangere: “Non voglio fare niente di male... Io mi sono trovata qui, con questo corpo. Non so nemmeno come e perché sono qui.”
Notò che era impaurita e che, se non stesse fingendo, era una ragazza fragile. Pose l’asta vicino al muro ma senza abbassare la guardia. “Ancora non ho capito come hai fatto ad entrare, però mi sembri sincera.”
“Io voglio tornare da Kai... Aiutami ti prego!” Sembrava si fosse calmata ma all’improvviso scoppiò a piangere di nuovo. Per il ragazzo sembrava avere a che fare con una bambina delle elementari, non di certo con una dall’apparenza di diciassette anni.
“Kenji, piacere.” Si presentò e poi le porse dei fazzoletti. “Non so chi sia questo Kai, e nemmeno come sei sbucata qui, ma farò il più presto possibile per farti andare via dal mio appartamento e ritrovare Kai.”
“Grazie! Sei gentile” Sorrise asciugandosi le lacrime.
Kenji la guardò basito: a lui stesso gli era sembrato sgarbato e poco cortese mentre lei apprezzò la sua rudezza. Quella tipa era davvero lunatica. “Sono appena rientrato da una passeggiata... Ma mi costringi ad uscire di nuovo per questo Kai... Muoviti, prima che mi passi la poca voglia che ho di aiutarti.”
Sion, ancora con il sorriso in faccia, si diresse assieme a Kenji all’uscita della palazzina. Una volta scesi Kenji guardò la ragazza lilla, sembrava una di quelle tipe travestite, un cosplay di qualche cosa. Anche se era vestita in quel modo molto piccante aveva capito che era una ragazza fragile e timida. Per questo non capiva il perché di quei vestiti. “Senti...” Incominciò il ragazzo. “Posso chiederti una cosa?”
Sion, colta di sorpresa, rispose con un cenno. Si sentì domandare: “Perché quei vestiti così strani?”. Lei arrossì perché veramente non lo sapeva neppure lei e non poteva rispondergli che ci si è ritrovata, suonerebbe troppo bizzarro. Così rispose: “è un regalo che mi ha fatto Kai”. Ciò non era nemmeno falso perché Kai, ultimamente aveva regalato a Sion un fiocco da mettere al collo e quei vestiti ci assomigliavano.
Kenji pensò a chi potrebbe essere questo Kai di cui tanto parlava come se fosse il suo ragazzo. “Ok, vogliamo andare?”
La ragazza in lilla seguì Kenji che le faceva domande in modo svogliato sull’aspetto di questo presunto Kai. Dopo averlo descritto in tutti i minimi dettagli cercò di ricordarsi dove l’aveva lasciato. “In una radura, stavo combattendo contro Natsume”
Kenji guardò stranito Sion, anche se questa storia l’aveva già sentita quando la trovò in camera sua. Qui in giro non c’erano radure e gli sembrava impossibile combattere contro una persona, a meno che non tirassero a Boxe. Ma Sion non aveva per niente l’aspetto di un pugile. Inoltre ancora non gli era chiaro come avesse fatto a trovarsi nel suo appartamento.
La ragazza spiegò: “Te l’ho già detto, dopo essermi scontrata contro Natsume sono stata portata qui.”
Kenji scoppiò a ridere mentre a Sion salivano le lacrime agli occhi. “Scusa ma non credo a queste cose” Poi notò che la ragazza era moralmente instabile, perciò smise di ridere. Era proprio una noia aiutare quella tipa, aveva ben altro da fare, eppure non l’aveva ancora abbandonata.
“Kenji, sto dicendo la verità... Io non so come abbia fatto a trovarmi nel tuo appartamento.” Sion piagnucolava.
Il ragazzo non sapeva cosa ribattere. Non poteva lasciarla lì, era indifesa e debole. Ma non poteva nemmeno aiutarla visto che non capiva la situazione. “Non sai dove poter trovare Kai?”
Si asciugò le lacrime “No, non ci separiamo mai, non saprei dove cercarlo”
Kenji la guardò e si accorse che, anche se aveva un cuore duro e l’inizio non era cominciato bene, le faceva tenerezza. Le sorrise. “Ho capito. Allora facciamo un giro nei dintorni”
Sion lo guardò: non sembrava più il ragazzo che l’aveva quasi aggredita nell’appartamento. Così iniziarono a vagare per il parco vicino la casa di Kenji.
“Quindi cosa farai se non troviamo Kai entro oggi?” Le domandò.
Ci pensò, ma non arrivò ad una risposta “Non lo so”
Gli balenò in testa un’idea bizzarra “Ti posso ospitare per la notte, se hai bisogno!” Anche se Aka, il suo cane, non gliel’avrebbe permesso.
A Sion brillarono gli occhi. “Davvero?”
“Certo, non posso di certo lasciarti qui. Ho capito che sei in difficoltà e che non hai mai visto una città come questa, anche se non capisco come sia possibile, ma accetterò le tue parole” Kenji la guardò, era davvero entusiasta e felice per quella proposta.
“Grazie!”
Continuarono a cercare Kai nel parco, anche se sapevano entrambi che non era lì. Ormai stavano passando il tempo a passeggiare più che a cercare Kai. “Qui mi rilasso sempre assieme ad Aka.” Il ragazzo andò verso una panchina libera, dove solitamente si sedeva assieme all’akita inu e aspettava che Natsumi, la ragazza che le piaceva, passasse di lì per tornare a casa, ma purtroppo era già tardi.
“Aka è il tuo cane?” Sorrise Sion sedendosi mantenendo una certa distanza.
“Sì, spero non ti abbia spaventata”
“In verità un pochino, ma sono abituata a sentire Natsume” Rise pensando a Houndoom quando lo faceva arrabbiare.
Kenji era confuso, pensava che Natsume fosse una persona, non un cane. Ma non chiese nulla e sorrise. “Torniamo indietro? Ormai sta facendo buio”
“Come vuoi tu” Sion si alzò assieme a Kenji e tornarono a casa.
Appena entrarono nell’appartamento Aka saltò addosso a Kenji, mentre quando vide Sion le ringhiò contro. “Aka, sta calmo, è una brava ragazza, non farà nulla”. L’akita inu annusò la nuova arrivata e poi si mise nella sua cuccia ad aspettare l’ora di cena.
Sion sentì un tintinnio di un collarino per animali. Si girò verso la finestra e notò un gatto nero sdraiato sul davanzale: probabilmente prendeva il sole prima che tramontasse.
“Lui è Saki” Kenji lo richiamò con un fischio breve, distinto da quello per Aka. Il gatto aprì gli occhi, e con pigrizia si alzò, si stiracchiò e miagolò a Kenji prima di saltare giù e correre in mezzo alle sue gambe.
“É affettuoso” Sorrise abbassandosi ad accarezzare il gatto.
“Sì, molto. Vieni a vedere cosa mangiare?” Si incamminò verso la cucina.
Sion annuì e lo seguì in cucina assieme a Saki. “Vivi da solo?”
“No, i miei genitori lavorano tutto il giorno. Escono presto e tornano tardi. Non li vedo quasi mai se non sto sveglio fino a tardi o mi sveglio presto al mattino.” Kenji aprì il frigorifero e fece guardare a Sion cosa volesse di cena mentre lui aprì la scatoletta per Saki e diede i croccantini ad Aka. Per cena scelse di mangiare della frutta fresca. Kenji era in realtà un po’ preoccupato della scelta della ragazza. Lui invece si preparò del riso bollito, due patate al cartoccio accompagnate dagli spinaci, concludendo con una mela. “Sei sicura che ti basta della frutta?”
“Sì, penso sia anche tanta. Di solito mangio solo delle bacche o cose piccole” Sion sorrise mangiando una mela.
Kenji era allibito: era proprio strana. Finirono di cenare in silenzio: Sion era imbarazzata mentre Kenji non sapeva cosa dirle.
“Se vuoi farti la doccia vai pure, domani dopo che sarò tornato da scuola andremo a cercare Kai, va bene?” Kenji mise gli utensili usati in lavastoviglie e poi andò ad accendere la tv distendendosi sul divano di pelle, mentre Saki gli salì sulla pancia per farsi coccolare.
“Ok...” Sion era preoccupata per Kai e per gli altri. Dove erano spariti tutti? Perché si trovava in quelle sembianze? Non faceva altro che chiederselo anche sotto la doccia. Prese un asciugamano ed uscì dal bagno perché aveva una domanda urgente da fare a Kenji: “Domani possiamo andare a comprare anche dei vestiti? Mi vergogno ad andare in giro con dei vestiti del genere”
Kenji la guardò e poi accorgendosi che era nuda con solo un asciugamano addosso si rigirò e rispose di sì. Era arrossito dall’imbarazzo: cosa le prendeva a quella ragazza? Però un po’ gli dispiaceva non vederla più con quegli abiti addosso. Non ci pensò più, Sion era ancora lì con solo l’asciugamano. Magari si aspettava qualcosa. Kenji senza girarsi le chiese: “Hai bisogno per caso dei vestiti per questa notte e per domani?”
Sion rispose affermativamente, aspettando che il ragazzo le donasse degli abiti.
Il ragazzo dai capelli corvini scansò Saki dalla pancia e si alzò evitando la vista su Sion e si diresse in camera dei suoi genitori. “Non penso mia madre si accorgerà che gli mancheranno dei vestiti... Nel caso dovrò comunque spiegarle che ce li hai tu e perché.” Sospirò, non sarebbe stato facile. Non aveva grandi rapporti con i suoi genitori e nemmeno riusciva ad affrontare delle discussioni con loro. Ma prese una camicia da notte, dei pantaloncini di jeans e una maglietta a maniche corte azzurra. Li porse a Sion. “Spero ti piacciano, sono le uniche cose un po’ giovanili in questo armadio antiquato” Rise chiudendo le ante.
La ragazza lilla annuì “Vanno benissimo, grazie!” Si dileguò di nuovo in bagno ad indossare la camicia da notte per poi andare a dormire. “Kenji, dove posso dormire?”
Spense la tv e raggiunse Sion. Si diresse verso camera sua: “Puoi usare il mio letto, io farò finta di essermi addormentato sul divano, mi capita spesso. I miei non verranno a controllare in camera mia, lo sanno che non sopporto quando entrano a guardare cosa combino.”
“Oh.. ok. Grazie” Sion era un po’ preoccupata. “Devo dormire in camera da sola al buio quindi?”
Kenji le sorrise rassicurandola che il lampione della strada avrebbe fatto luce lo stesso. E non era da sola perché per ogni evenienza lui era in salotto, non in capo al mondo. Sion annuì e si ritirò in camera addormentandosi nel letto di Kenji, o forse il letto di Aka vista la quantità di peli presenti sulla coperta.
Anche il ragazzo si addormentò sul divano, poco prima che i suoi genitori entrassero e lo videro dormire tranquillo.

Note dell'Autore:
Eccomi con un nuovo capitolo :') Il prossimo sarà Houndoom! Fatemi sapere che ne pensate sulla storia in sé. Cosa vi aspetterete quando verranno raccontati tutti i personaggi? Cosa succederà? Vi lascio con un po' di domande xD
Ci vediamo a Dicembre,
Sian <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2780654