The Color Of Blood

di Phantom_Miria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Two Princes' Club ***
Capitolo 2: *** Fainting Fits and Meetings ***



Capitolo 1
*** The Two Princes' Club ***


The Two Princes' Club

Ciaaao *O*

Questa è la mia prima fic in assoluto, quindi…quindi che? Quindi niente, se facesse schifo sarebbe il caso di non postarla neanche. MA!! Dopo aver fatto un mese di meditazione profonda nei cunicoli delle Montagne Nebbiose del Nepal, sono arrivata alla conclusione che voglio davvero provare a scrivere una fic, e so di non essere esattamente un mito *si patpatta*,  ma vorrei migliorare nello stile &all, quindi sono ben accette eleganti e raffinate recensioni nelle quali il contenuto sia di quello spiacevole critico-costruttivo che ammazza l’autostima però serve >_> Comunque, emocorners a parte, riguardo alla fic volevo dire tante cose, me le ero anche segnate su un file word! Ma ovviamente non mi ricordo più che file word era e, avendolo chiamato qualcosa come “iosaojng”, tra i tanti file che hanno un nome molto simile, non avevo voglia di controllare ò_ò

Prima di tutto, questa fic, come avete visto negli avvisi iniziali, è AU. Non ce ne sono di AU Laven qui, o molto poche, e farmi tre mesi di vacanza leggendo quasi solo codeste storie, beh, è un fattore che ha esercitato la sua influenza (che sia positiva o negativa, ancora non lo so, ma vabbè, dettagli  >_> )

Vi dico solo che è stata la prima volta nella mia vita che ho desiderato di essere una fan dello yullen T_T

MA sono una convinta sostenitrice del LavenNecessarilyCanon, quindi ho dovuto togliere ad Allen quella parte un po’ alla Yuuki che io adoro così tanto ç__ç

Già brancolate nel buio e nella confusione? Bene, quello era vagamente il mio scopo, e comunque vi spiegherò meglio nei prossimi capitoli.

E non scervellatevi troppo nel tentare di capire la trama, perché non sono sicura di saperla neanche io.

Disclaimer: Non possiedo una beneamata mazza di dgm. T_T Maccheccaz--!! *Mugen!* Argh!

 

O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

Faceva male.

 

Non si aspettava facesse così male.

 

Stranamente, però, lo trovava un dolore eccitante.

 

Del caldo liquido rosso gli scendeva lungo l’incavo del collo, fino ad arrivare alla clavicola, sporcando la maglia nera.

 

Sentiva il suo stesso sangue venire risucchiato dalla bocca che lo mordeva. La sua pelle era ormai diventata gelida nel punto in cui le labbra dell’altro erano poggiate. Stava iniziando a vedere lampi neri davanti ai suoi occhi e questo, di sicuro, non era un buon segno; lui l’aveva avvisato del pericolo, del fatto che non sarebbe riuscito a fermarsi finché non gli fosse rimasto più sangue.

 

Portò lentamente una mano alla testa del ragazzo dietro di lui, che non riusciva a vedere con l’occhio sinistro. Si era persino messo sul suo lato destro: si chiese se l’avesse fatto consciamente o meno.

 

Tirò leggermente la mano verso l’alto, sempre tenendo le ciocche di capelli dal colore incandescente, per allontanare il ragazzo da sé. Non riusciva a capire: compiere quel gesto gli dava fastidio, come se il suo corpo desiderasse continuare quell’inumano trattamento. Gemette, quando l’altro, non intenzionato a mollare la presa con cui i suoi denti si serravano nella sua carne, morse più a fondo, facendo scappare dalla sua gola assetata nuovi rivoli di sangue.

 

Si stava eccitando ancora di più. Dio, cosa non andava in lui?! Stava per svenire dal dolore e forse morire per dissanguamento, e riusciva solo a pensare… Si, tanto per essere chiari, a come togliersi il ragazzo di dosso e fare sesso con lui fino a morire dalla stanchezza.

 

Ah, che cosa divertente, aveva pensato proprio la parola ‘morire’… beh, se la situazione non cambiava drasticamente, era sicuro che non mancasse molto per lui.

 

Facendo un enorme sforzo per scacciare dalla testa quei pensieri decisamente poco casti e inconvenienti, al momento, tirò nuovamente, con più forza, i capelli intrecciati alle sue dita, e pronunciò una sola parola, con voce tanto bassa e debole che stupì lui stesso, prima di scivolare nell’oscurità che lo avvolgeva.

 

Allen…

 

1.

The Two PrincesClubs

 

Quando sentì la campanella avvertire gli studenti della fine della lezione, Rabi si posizionò meglio sull’occhio destro la benda nera comprata tre mesi prima e raccolse da terra lo zaino, poggiandolo sul banco e iniziando a infilarci dentro, a forza, l’enorme libro di Storia. Non badò particolarmente all’inespressiva voce del professor Bookman mentre ricordava ai ragazzi, che già irrequieti si fiondavano verso la porta, di studiare per il test del giorno seguente. Ovviamente nessuno lo sentì. E lui non diede segno di irritazione alla mancata attenzione. Il professor Bookman era uno di quegli insegnanti a cui non importava che gli studenti fossero bravi o meno, che ascoltassero le sue spiegazioni o no, che intervenissero; non li rimproverava né pretendeva la loro concentrazione. Per lui contavano solo i voti dei test. Non gli interessava assolutamente sapere se la persona si era impegnata e si era sforzata di dare il suo meglio. “Tutto dipende dal test” era il suo motto. Lavi aveva sempre pensato che fosse una tecnica di insegnamento particolarmente triste. Era vero che i professori dovevano mantenere un certo distacco dai loro allievi, ma non fino a questo punto. E non era solo questione della classe. Più volte l’uomo si era dimostrato impassibile davanti ai problemi dell’Istituto; ad ogni accesa discussione tra professori, o professori e studenti, lui stava sempre zitto, osservava e ascoltava con attenzione, come se stesse guardando un film da imparare a memoria, ma non faceva mai niente per la comunità scolastica. Era ormai da tempo che giravano, per il vecchio, soprannomi come ‘Senza Cuore’, ‘Faccia Smorta’, ‘L’Antico’, ‘Panda’. Cioè, l’ultimo non c’entrava niente col fatto che risultasse totalmente impassibile ai problemi del mondo; era un soprannome dovuto al suo aspetto: basso, calvo se non per una ciocca di ondulati capelli grigi al centro della testa e con occhi scuri e contornati da due cerchi neri. Piuttosto che trucco, sembrava che qualcuno lo avesse preso a pugni da mattino a sera. Nel complesso, quindi, il vecchio sembrava più un monaco del Tibet che un insegnante di storia, dato anche il suo abbigliamento. Indossava spesso, infatti, una veste bianca e nera che, chissà perché, metteva sempre una certa soggezione agli studenti. Questo ovviamente solo in classe, al suo cospetto: una volta fuori dall’aula tutti si impegnavano strenuamente a screditare il professore, parlando del suo irritante modo di fare e prendendolo in giro per quella bizzarra usanza della matita nera intorno agli occhi. Nessuno però aveva mai osato mettere in discussione la sua conoscenza: di sicuro Bookman era uno degli uomini più colti del mondo; aveva scritto molti libri di storia, che avevano avuto grande successo, e il suo sapere si estendeva anche nei campi più improbabili. E il ragazzo l’aveva constatato proprio durante quell’estate problematica. Era inoltre conosciuto per avere un’ottima memoria fotografica, che gli permetteva di leggere un testo una sola volta per ricordarselo perfettamente.

 

E lo stesso valeva per suo nipote. Proprio così, Rabi Bookman era imparentato con il ‘vecchio Panda’ ed era persino nella sua classe di storia. Di solito una disposizione del genere la si evitava nelle scuole, ma sapendo dell’assoluta imparzialità del professore, il preside aveva pensato che per una volta si poteva fare un’eccezione.

 

Anche Rabi aveva una memoria fotografica straordinaria, si diceva persino migliore di quella del nonno, e ovviamente questo rappresentava un vantaggio incredibile dal punto di vista scolastico: grazie alle sue capacità, si era mantenuto al primo posto nella classifica della scuola per  entrambi gli anni precedenti. Ora che il nuovo anno era cominciato, però, il suo titolo di ‘miglior studente’ sembrava essere minacciato da un nuovo arrivato, che al momento era alla pari con lui nella classifica. D’altronde Rabi aveva temuto che le cose potessero cambiare, ma era sempre stato convinto di poter contare sulle sue doti e la sue mente: per due anni era stato il ‘beniamino’ dei professori, il più corteggiato dalle ragazze e, in pratica, il più popolare della scuola. Ma dall’inizio dell’anno scolastico un fattore che Rabi non aveva calcolato stava mettendo a rischio tutto ciò per cui il ragazzo aveva lavorato. Due insignificanti nuovi arrivati.

 

Si portò una delle due bretelle sulla spalla mentre con la mano libera si arruffò i già disordinati capelli rossi, per scacciare dalla mente quei pensieri fastidiosi, e uscì anche lui dall’aula, tentando piuttosto inutilmente di non farsi trascinare dalla folla che si era scatenata nei corridoi alla fine della lezione. Dopo essersi aperto una breccia tra un gruppo di ragazzini del primo anno, arrivò al suo armadietto, lo aprì e iniziò a togliere alcuni dei libri più pesanti della cartella che non avrebbe dovuto usare a casa per il giorno dopo.

 

OiRabi.” Chiamò una voce femminile alle sue spalle. Si voltò e vide la ragazza, ora davanti a lui, che aveva parlato arrossire lievemente. Era una studentessa del secondo anno, decisamente carina, con neri e lunghi capelli raccolti in due codini e grandi occhi castano scuri. Rabi sorrise: per quanto riguardava l’estetica, se l’era scelta decisamente bene.

 

“Ciao, Lee” le disse, e si chinò un poco per raggiungere le sue labbra. Dopo un breve bacio, che aveva fatto arrossire la ragazza ancora di più, Rabi continuò: “Allora, cos’è che dovevamo andare a vedere oggi?”

 

E-ecco… Era proprio di questo che volevo parlarti...” balbettò a mezza voce. Rabi le lanciò uno sguardo di disappunto.

 

“Non dirmi che ne hai un altro…” disse con un tono di voce che era un misto tra il ferito e l’arrabbiato.

 

“… Vedi, il fatto è che oggi lui ha lezione e ci siamo tutte date appuntamento fuori dalla palestra… Non che a me interessi davvero, lo sai! Però è una cosa così, che fa piacere farla ogni tanto con le amiche…” la voce della ragazza era diventata praticamente inudibile.

 

“Rimandare ogni volta un appuntamento con il tuo ragazzo per andare a spiare un branco di uomini che si sbracciano con delle stupide spade di legno e che sudano come maiali, non lo chiamerei esattamente ‘un semplice passatempo con le amiche’, Lenalee.” Rabi stava iniziando ad irritarsi. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo questa relazione. Aveva avuto svariate ragazze prima di lei ed era abbastanza certo che un comportamento del genere non fosse normale. Se aveva lui, c’era davvero bisogno di andare a guardare un ragazzo, per quanto fosse bello, praticare kendo nella palestra scolastica? Okay, lo ammetteva anche lui che quel tizio era sexy, fosse stato dell’altra sponda c’avrebbe fatto un pensierino, ma sicuramente non se era già impegnato!

 

“Non vado a vedere un branco di uomini che sudano!” la voce di Lenalee aveva assunto una sfumatura di indignazione “Vado a vedere sol-“ si fermò nel mezzo della frase, probabilmente rendendosi conto che ciò che stava per dire non era particolarmente corretto nei confronti del ragazzo di fronte a lei.

 

“Vai a vedere solo lui? Oh, beh, questo sì che mi rincuora.” Rabi si lasciò scappare un sorriso sarcastico “Già è innaturale che tu sia iscritta a un club del genere, avendo me. Ci manca solo che indossi anche la s—“ Non poté finire la frase quando adocchiò un riflesso di luce proveniente dalla maglia della divisa di Lenalee. Sul suo volto si formò un’espressione di puro disgusto.

 

“Che. Cos’è. Quella. Roba.” Scandendo ogni singola parola, Rabi puntò un dito verso l’oggetto del suo sconcerto. A questo punto la faccia di Lenalee avrebbe fatto invidia a un pomodoro.

 

V-vedi Rabi… Oggi le davano gratis, e non sono riuscita a resistere, così ne ho presa una e…” portò velocemente una mano all’altezza del cuore, per coprire una piccola spilla blu che scintillava alla luce che entrava dalle finestre del corridoio. Ma ormai Rabi l’aveva vista così tante volte, addosso a tante altre ragazze, che l’immagine stampata su essa era dipinta nella sua testa perfettamente. Ogni tanto rimpiangeva di avere una tale memoria fotografica. Sul piccolo cerchio di ferro blu vi era stampata la foto di un giovane dall’aria scontrosa, con gli occhi a mandorla e nero pece, le sopracciglia leggermente aggrottate e la fronte coperta da una spessa frangia di capelli neri. Il fatto che avesse i capelli, lunghi e raccolti in una coda alta, così scuri, faceva sembrare la sua pelle ancora più pallida e trasparente. Un paio di pesanti occhiaie contornavano il bordo inferiore degli occhi, stranamente conferendo al viso un aspetto ancor più affascinante. Se non avesse saputo chi era, avrebbe scommesso che fosse una femmina.

 

Rabi stava impazzendo. Come poteva Lenalee sbavare così per uno che non conosceva minimamente il significato di parole come ‘battuta’ o ‘sorriso’ ?? Ricordava bene la prima volta che aveva cercato di parlargli, all’inizio dell’anno scolastico, poco dopo il suo arrivo. Aveva fatto una simpatica e innocentissima battuta sui suoi capelli e pochi secondi dopo era miracolosamente riuscito ad evitare il fendente di una katana lunga e affilata che, però, non gli aveva risparmiato qualche ciuffo di capelli rossi. Dopo quell’incidente, avvenuto in mensa, il preside dell’istituto aveva proibito al ragazzo dai capelli neri di portare nuovamente la spada a scuola. Ma dopo essersi iscritto al club di Kendo e aver dimostrato la sua bravura, gli era stato concesso come premio di poter tenere con sé la spada di legno che usava per gli allenamenti. Rabi aveva sempre pensato che non fosse molto logico premiare qualcuno così pericoloso in questo modo, ma era noto a tutti che il preside Lee non era esattamente un tipo normale.

 

“Ma non si suppone che tu sia la mia ragazza, Lee?! Come diavolo puoi andare in giro con la spilla del Club delle Fangirls Svitate?!”  Rabi sapeva perfettamente che insultare le amiche di Lenalee poteva essere pericoloso. La ragazza era così dolce e gentile solitamente, ma dopo la prima volta in cui Rabi aveva avuto da ridire sul comportamento da oche di alcune sue compagne di classe, il giovane aveva, a suo discapito, scoperto che Lenalee sapeva tirare dei calci niente male. Faceva ginnastica artistica da quando aveva 4 anni, in fondo, non c’era tanto da stupirsi che quelle lunghe e toniche gambe riuscissero a raggiungere facilmente il suo collo dando luogo a un impatto notevole. Da allora era sempre stato molto attento nel discutere con lei. Ma al momento, sinceramente, non gli importava molto, riteneva di avere tutti i diritti di essere irritato. A quanto pare anche Lenalee lo pensava, dato che non gli arrivò nessun calcio in faccia.

 

“Non sono assolutamente Svitate, Rabi! È un Club come gli altri, e il suo nome è Club dei Principi! E il fatto che io lo frequenti non significa che ami alla follia quel ragazzo: è come avere una passione per qualche attore famoso e bello! Non c’è niente di male in un po’ di fangirlismo!” gridò Lenalee, poi, improvvisamente, la sua espressione passò da una scioccata a un’altra leggermente triste. “Senti, non ci metterò tanto oggi, voglio solo passare del tempo con Rou Fa e le altre… Quando avrò finito, se vuoi, possiamo andare un po’ ai parchi, ti va?” sorrise.

 

Rabi fu tentato di credere che lo stesse dicendo più per compassione che per vero interesse nei suoi confronti, ma impedì a se stesso di formulare un tale pensiero. Non aveva più molta forza per discutere, contando anche che, dopo che entrambi avevano alzato la voce, molte teste curiose si erano girate verso di loro per scoprire cosa stava succedendo. Se avessero dovuto continuare quella spiacevole conversazione, l’avrebbero fatto in un luogo più appartato; i parchi, nel caso, sarebbero andati bene. La sua fronte si aggrottò ancor di più, ma disse semplicemente, con un tono rassegnato.

 

“E quando saresti libera?” In fondo gli piaceva passare il tempo con Lenalee, gli piaceva farla ridere e gli piaceva vederla sorridere con quel sorriso luminoso che pareva rischiarare le sere passate insieme in giro per la città.

 

Lenalee rispose con aria più serena: “Alle 17.00 me ne andrò, prometto.”

 

Rabi tentò di sorridere insieme a lei e poggiò una mano sulla testa della ragazza, arruffandole i capelli. All’”Ehi!” di protesta, ghignò e la tirò via, lasciandola ricadere lungo i fianchi. Sinceramente, non capiva perché continuare in questo modo. Era palese che Lenalee non provava più la stessa attrazione di mesi prima per lui, ma… magari… se avesse continuato a starle vicino, facendole capire che non era disposto a lasciarla andare…

 

---                    Un Anno Prima

 

“STRIIIIIKE!!!” gridò eccitato Rabi quando vide una ragazza mora, dal corpo snello e gli occhi grandi da cerbiatto passare nel corridoio, poco lontano da lui.

 

C-chi..cosa..? Rabi stai be- …Oh, no.” mormorò il ragazzo biondo in piedi di fianco al rosso, alle prese con la serratura del suo armadietto perennemente rotto l’attimo prima di venire distratto dagli urletti isterici di vittoria.

 

“È..è…una BOMBA!!” la voce di Rabi si stava facendo a ogni parola più acuta, di lì a poco nessuno avrebbe potuto biasimare il suo amico per aver tentato di strappargli le corde vocali “Baka-Bak, guardala! È fantastica! E da come sorride e come cammina, si capisce che non solo è bellissima, ma anche gentile e divertente!” i suoi occhi smeraldo non si staccavano dalla figura che stava ormai per svoltare l’angolo.

 

“Ah, ora capisci i caratteri delle persone solo guardando il modo il cui ancheggiano?” commentò acido Bak. Rabi però si accorse della punta di irritazione nel suo parlare.

 

Ehi… Non è lei… la ragazza di cui mi hai parlato, vero…? La misteriosa stupenda ragazza a cui facevi fotografie di nascosto e per cui sbavavi dalla mattina alla sera?” chiese esitante il rosso.

 

“Beh, effettivamente sì, è lei” confessò Bak. “Lenalee Lee, sedici anni, ottima studentessa, sorella dell’attuale preside e frequentatrice del Club di Ginnastica Artistica.” Assunse poi un’aria più dignitosa, come per sfidare l’amico a prendersi gioco di lui, e si voltò di nuovo verso il suo nemico di ferro che era a quanto pare deciso a non aprirsi, a qualsiasi costo. “Ma ora non è più affar mio. Mi stupisce davvero, comunque, che tu ti  sia accorto di lei dopo quasi due mesi dall’inizio dell’anno. Probabilmente stai perdendo il tuo fiuto micidiale. Ma non preoccuparti, la vecchiaia arriva per tutti.”

 

“Ehi, non l’ho mai vista semplicemente perché solitamente le prime stanno al primo piano, no? E immagino che le—. No, aspetta un attimo, in che senso non è più affar tuo?? Mi hai asfissiato per ben due mesi con i tuoi racconti poetici sulla sua bellezza e sul suo essere divina, e ora, all’improvviso, non ti interessa più? Voglio dire, se davvero ci tieni a lei, io pos—

 

“Non è più affar mio semplicemente perché due giorni fa Fou mi si è dichiarata.” lo interruppe Bak bruscamente. Rabi notò il rapido crescere del rossore sulle guance del ragazzo, mentre questo ora piantava lo sguardo dritto al pavimento di marmo del corridoio. Gli ci vollero esattamente otto secondi per realizzare appieno ciò che l’amico aveva appena detto. Fu allora che, sbarrando gli occhi, lasciò la mandibola cadere verso il basso per lo stupore.

 

Co-…aspet-..COSA??” La faccia di Bak aveva assunto una nuova tonalità di rosso, più intensa e il povero ragazzo, preoccupato che orecchie indiscrete potessero sentire, fece segno a Rabi di abbassare la voce, portando agitato un dito alla bocca. Il rosso allora riprese: “Fou si è dichiarata?? E non mi dici niente, Baka-Bak?” sussurrò indignato “E come diavolo è potuto accadere che la Regina della Violenza abbia fatto una cosa tanto da… da… ragazza normale?!”

 

Bak era ancora intento a fissare il pavimento, per cercare di nascondere il suo arrossimento “Beh, ecco… Eravamo a casa mia a vedere Alien, hai presente, quella sera in cui tu non potevi venire perché avevi un appuntamento con la tua vicina di casa... Praticamente, quando è finito il film, abbiamo parlato e riso un po’… alla fine della conversazione ha borbottato “Mi piaci, scemo”, e quando io non le ho risposto perché ero troppo sconvolto per parlare, lei mi ha tirato un pugno.” Bak scosse le spalle, come ad indicarlo come un dato di fatto. Se possibile, la mandibola di Rabi si abbassò ancora di più. Dopo almeno un minuto di imbarazzato silenzio tra i due, il rosso scoppiò a ridere.

 

Bak alzò finalmente lo sguardo da terra, scocciato “Ehi, quel pugno è stato doloroso, non ridere dei mali altrui!”

 

Rabi sembrava non poter fermare il suo attacco di risate, ma, con un immenso sforzo, riuscì a ridurlo a un ghigno divertito e, appoggiando una mano sulla spalla dell’altro, commentò: “No, è che siete troppo perfetti insieme… In realtà ho sempre pensato che tu le piacessi, ma data questa tua mania per la Ragazza Misteriosa, non riuscivo a prevedere come sarebbe potuta finire.” Ora Rabi sorrise sinceramente, guardando Bak negli occhi e dandogli un colpetto sulla spalla su cui appoggiava la mano “Quindi ora state insieme? Avrai detto di sì, spero! Fou è una ragazza un po’ irruenta, ha bisogno di qualcuno fiacco come te che la tenga a bada” il ghigno ritornò a estendersi sulle sue labbra. 

 

Bak gli lanciò un’occhiataccia “Ehi, non scambiarmi per il preside! … Comunque sì, le ho detto che se voleva potevamo stare insieme. Lei mi ha risposto con uno sbuffo e se n’è andata via. Quindi presuppongo che al momento noi stiamo insieme. Suppongo. Non si può mai essere sicuri al cento per cento con Fou.”

 

Rabi ridacchiò e riportò la mano ai suoi fianchi: “Ti devo dar ragione… E Lenalee? Come hai fatto a dimenticarla così velocemente?”

 

Bak scrollò le spalle: “Immagino fosse solo un sentimento passeggero, dovuto più che altro a un’attrazione fisica… Fou è sempre stata una mia amica e, quando si è dichiarata, credo di aver realizzato solo allora cosa significasse davvero lei per me.”

 

Rabi lo guardò, incerto su cosa dire: “Ehm, perfetto! Quindi… non ti dispiace troppo se ci provo con Lenalee, vero?

 

 Bak ritornò all’armadietto, pronto a provare un’ultima volta. “No, non particolarmente.”

 

Il sorriso di Rabi si fece più largo, quando, spostando leggermente Bak da un lato, serrò le dita della mano destra a pugno e colpì con forza l’armadietto del biondo all’altezza della serratura. Questo, dopo aver emesso un sonoro ‘click’ insieme al rumore di ferraglia, si aprì.

 

Bak fissò sbalordito prima l’armadietto, poi il pugno di Rabi, poi Rabi, e di nuovo l’armadietto. “Farlo prima ovviamente no, eh?”

 

Il rosso si voltò verso la folla di gente che inondava il lungo corridoio dalle pareti bianche, cercando rapidamente tracce della ragazza mora, senza trovarne.

 

“Vuoi che ti presti la macchina fotografica?” lo canzonò Bak mentre toglieva alcuni libri dallo zaino.

 

Rabi lo fissò spalancando gli occhi color smeraldo, fingendo un’espressione scioccata: “Io?! Una macchina fotografica?! Non ho bisogno di quelle cianfrusaglie.” Sfoderò il suo miglior sorriso da pervertito “l’ho già memorizzata tutta, ancheggiamento per ancheggiamento.”

 

Bak sospirò: “Quando parli così, Rabi, mi sembri un tale maniaco sessuale che mi chiedo perché io ti frequenti ancora.”

 

L’altro ragazzo sorrise soddisfatto, come se considerasse l’affermazione un ottimo complimento, ma non rispose. Ritornò invece a guardare senza particolare interesse le persone che passavano per il terzo piano. ‘Bene’ pensò, ‘quest’anno scolastico sta iniziando a diventare più eccitante...’

 

---

 

Un’idea gli balenò improvvisa nella mente. Un’idea assurda, probabilmente Lenalee non sarebbe stata d’accordo, ma al momento non gliene importava più di tanto.

 

“Vengo con te.” disse. Lo disse velocemente, senza stare a pensarci tanto, e lo sconcerto si poteva facilmente leggere sul volto della mora.

 

…Cosa, scusa?” no, non era solo sconcerto, c’era anche dell’irritazione.

 

“Ho detto che vengo con te. Sai, ho sempre pensato che ogni individuo della coppia, affinché questa funzioni a dovere, debba interessarsi agli hobby dell’altro, in modo che si crei più intimità tra di loro e si rafforzi l’intesa. Quindi, vengo con te. È ora che veda e segua da vicino ciò che ti piace, per poterti soddisfare meglio, no?” Rabi stava sorridendo,uno scintillio ambiguo nel suo unico occhio visibile.

 

I-io non penso che sia davvero necessario… voglio dire, non devi sforzarti di seguirmi in tutto e per tutto e di amare tutto quello che amo io, mi va bene anche così, davvero!” Lenalee sembrava piuttosto disperata.

 

Suuu, Lee-chaan, non preoccuparti, non è un peso per me! È come passare del tempo con te, solo in modo più originale!”

 

In pochi secondi successero una serie di rapidi movimenti che Lenalee non colse distintamente, ancora sotto shock per la proposta avanzata dal diciottenne. Sentì le sue labbra unirsi nuovamente a quelle dell’altro e un colpo metallico provenire da dietro di lui; il suo polso venne afferrato di scatto e trascinato da una forte mano lungo il corridoio affollato dagli studenti.

 

“Mi-mi sa che non hai chiuso il tuo armadietto, Rabi!!” ansimò, tentando disperatamente di evitare tutti i corpi che le si paravano davanti mentre il ragazzo la conduceva verso una certa aula del  quinto piano.

 

“Chi se ne importa, ritornerò dopo a chiuderlo! Chi vorrebbe mai rubare un libro di scuola? È da mentecatti!” le rispose Rabi.

 

Pochi minuti dopo arrivarono, entrambi un po’ ansimanti, davanti a una porta bianca, con appeso un poster. Esso raffigurava lo stesso ragazzo della spilla attaccata alla maglia di Lenalee, ma Rabi non riusciva a capire se era la stessa foto o un’altra, dato che il soggetto sembrava non avere una spiccata mimica facciale. Era ancora lì, con lo stesso sguardo irritato, la stessa frangia nella stessa posizione, le stesse sopracciglia aggrottate e gli stessi occhi neri e cerchiati da occhiaie. Ah no, l’ombra del naso era in un’angolatura diversa rispetto a quella dell’immagine sulla spilla. ‘Ma dai, sembra un cadavere vivente! Come possono esserci tante sue fans? Non conta solo la bellezza, si tratta anche di esaminarne il carattere, e lui è un pezzo di ‘ il suo pensiero venne bruscamente interrotto da una gomitata nello stomaco.

 

Ahio!” imprecò verso Lenalee.

 

“Allora, vogliamo entrare o vuoi stare ancora in contemplazione del poster?” fu la sua acida risposta “Sei voluto venire tu qui al Club, ora o entri e affronti le altre o puoi cogliere la tua ultima possibilità di andartene e aspettare le 17.00”

 

Rabi lanciò un’occhiataccia prima a Lenalee, poi di nuovo al poster, cercando di trasmettere telepaticamente al moro, dovunque egli fosse, tutta la sua rabbia. Era grato che la stanza scelta per ospitare il Club fosse una del quinto piano, che non veniva usato quasi mai. Di solito il piano dei Club era il quarto, quindi questo rappresentava un’eccezione. Rabi sospettava fortemente che il motivo di ciò fosse il pericolo che il diretto interessato di tutta la faccenda, se avesse scoperto che esisteva un comitato del genere, probabilmente avrebbe fatto fuori il preside per averne permesso la fondazione. Il che non avrebbe giovato molto al rosso, dato che il preside era il fratello della sua ragazza. Si stampò quindi un sorriso ebete sulle labbra e si rivolse alla ragazza.

 

“Ovviamente no, Lee, sono qui per te. Entriamo pure” detto ciò, appoggiò la mano sulla maniglia color oro e la girò. Quando sentì la serratura scattare, la spinse verso l’interno, facendosi da parte per far passare prima Lenalee.

 

O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

Rabi non era mai stato in quella stanza. Se uno non fosse stato sicuro al cento per cento di essere entrato nell’edificio scolastico, aver salito cinque rampe di scale e aver percorso un lungo corridoio per arrivarci, avrebbe potuto benissimo pensare di essere finito in un qualche palazzo reale. Il rosso sentì il braccio di Lenalee sfiorarlo mentre ella avanzava sorridendo verso il numeroso gruppo di ragazze, sedute al centro del pavimento su enormi e soffici cuscini blu notte, che parlavano tra di loro facendosi girare tra le mani dei fogli scritti. Sembravano decisamente immerse nella loro privata conversazione, tanto che alcune esclamarono dallo stupore quando Lenalee si aggiunse a loro, continuando a sorridere e salutando ognuna con un breve bacio sulla guancia. Dato che nessuna di loro fece una piega sul fatto che Rabi fosse lì, in piedi, davanti alla porta, con uno sguardo a dir poco scettico, il diciottenne concluse che quasi sicuramente non l’avevano visto. Sbuffando, si guardò attorno ancora una volta: le pareti della piccola stanza bianca erano ricoperte da poster e foto ritraenti tutte lo stesso identico soggetto. ‘Ecco, credo di aver appena trovato il mio Inferno privato… altro che frustate e minacce di morte: se qualcuno volesse davvero distruggermi psicologicamente, non deve fare altro che chiudermi a chiave qui per tre giorni interi senza lasciarmi possibilità di fuga’ pensò. Notò che, come anche nelle immagini sulla spilla e sulla porta d’ingresso, il moro non guardava mai dritto, e ciò suggeriva che le foto fossero state scattate a sua insaputa e poi lavorate con un programma come Photoshop per cambiare lo sfondo e magari rifinirne dei particolari.  Rabi rabbrividì: ogni tanto le ragazze potevano fare davvero paura…  Lungo ogni parete, inoltre, vi erano dei bassi mobili color oro che supportavano, sullo scaffale superiore, quantità infinite di grosse candele dalla cera blu, nera o rosa antico, e  parecchi lumini semi-consumati, mentre su quello inferiore, numerosi libri infilati l’uno accanto all’altro in ordine cromatico. Infine, nell’unico punto del muro in cui non era appeso nulla, si apriva una larga finestra che dava sul cortile interno dell’edificio.

 

“Ehi! Ma quello è Rabi!”

 

“Cosa?!”

 

Dio, quant’è bello…  Perché ha una benda sull’occhio? Esiste anche un Club per lui?”

 

“Cosa ci fa qui?!”

 

“Molte ragazze ci avevano pensato, ma poi si è messo con Lenny, ed è severamente proibito aprire un Club su una persona fidanzata. E comunque i Principi non possono essere comparati a nessuno.”

 

“Come mi hai appena chiamato??”

 

Lenalee, lo hai portato tu??”

 

Rabi stava ancora osservando l’ex-aula-ora-santuario con sguardo perso nello sconcerto più profondo, perciò non notò subito le svariate paia di occhi che si piantarono su di lui. Poi sentì una voce che lo invitava a sedersi, e lì si ridestò. Sbatté le palpebre un paio di volte in modo alquanto stupido, fissando il gruppo, poi si avvicinò e si lasciò cadere accanto a Lenalee nello spazio del cuscino di lei rimasto libero.

 

Era sempre stato convinto che ci fossero molte fans del moro, ma non credeva fossero così tante. In fondo ce n’era un altro di Principe nella scuola e, a quanto ne sapeva lui, era quello che aveva riscosso più successo. Ma subito dopo fece caso ad alcune facce che era assolutamente sicuro facessero parte dell’altro club, e si chiese se quindi questa non era per caso una riunione straordinaria a cui tutte le ragazze che dimostravano di essere abbastanza pazze erano invitate.

 

“ Buongiorno ragazze, come va la vostra seduta di oggi?” disse sorridendo e spostando i suoi occhi sulle espressioni scettiche di ogni membro presente. Non la stavano prendendo particolarmente bene, a parte due o tre, che lo guardavano con un’aria sognante degna di quella della protagonista di un manga shojo. Una delle studentesse sedute più vicino a lui, voltò di scatto la testa verso Lenalee, il suo sguardo irradiava ira. ‘Che reazione esagerata’ pensò tra sé e sé Rabi.

 

“Lena, cosa ti è saltato in mente di portare il tuo ragazzo qui?! Avrei potuto capire se avessi portato un maschio in generale, sai bene che lo yaoi io lo approvo e lo sostengo totalmente, ma lui no!” sibilò tra i denti.

 

Il rosso realizzò subito che quella doveva essere la capobranco. E sia per questo, sia per come si stava rivolgendo a Lenalee, che era arrossita per la vergogna all’accusa, Rabi iniziava già ad odiarla. Non che sul suo viso mostrasse traccia di quel sentimento, era piuttosto bravo a fingere e una volta stampatosi il suo tipico falso ghigno sulle labbra, niente riusciva a cancellarlo.

 

La ragazza in questione era  alta, snella e formosa, corti capelli ondulati, folte sopracciglia castano chiaro e occhi dello stesso colore. Rabi, per sua sfortuna, era costretto a vederla spesso, per i corridoi, durante più di una lezione al giorno, e aveva notato che manteneva sempre un comportamento autoritario e altero. Era una studentessa del suo stesso anno, e si atteggiava, con tutti gli altri ragazzi più giovani di lei come se fosse loro assolutamente superiore. Nonostante si proclamasse fedele amica di quelle altre che stavano di solito sedute con lei sui morbidi cuscini blu, il rosso sapeva perfettamente che, sotto quell’apparenza di gentile giovane sempre disposta ad ascoltare e pronta a guidare le compagne verso la scoperta dell’amore, si nascondeva un carattere molto più freddo e calcolatore. Pensandoci bene, chi poteva essere il leader di una tale squadra di pazze innamorate, se non Bridget Fay?

 

“Oh, ma non è stata colpa sua.” Intervenne allora Rabi, sempre sorridendo  “Sono voluto venire io, anzi, l’ho costretta a farmi venire. Per un giorno, credo di poter resistere alla visione di un allenamento di Kendo.”

 

L’espressione di Bridget si fece ancora più scettica: “I ragazzi non possono venire qui, a meno che non siano omosessuali, perché in quel caso –“

 

“Avete parlato di una regola del genere da qualche parte?” la interruppe Rabi, squadrandola malevolo con il suo occhio verde smeraldo.

 

“No, ma solo perché non ritenevo ci fosse bisogno di un –“

 

“In tal caso, credo che resterò.” Rabi sfoggiò un sorriso a trentadue denti alla stupefatta leader, che sembrava essere rimasta senza parole, scioccata dal fatto che qualcuno avesse osato interromperla ben due volte nel giro di pochi secondi. Rabi si sforzò di non ridacchiare, divertito dalla sua reazione.

 

Si voltò quindi verso due ragazze che conosceva come amiche abbastanza strette di Lenalee: portavano entrambe grandi occhiali da vista rotondi, una aveva i capelli scuri raccolti in folte trecce che scendevano rigide dietro le spalle minute, l’altra li aveva invece lisci, di un castano molto chiaro, e li teneva sciolti lungo la schiena. Entrambe continuavano a fissarlo, senza un minimo di ritegno, come se stesse ballando la samba davanti a loro. Rabi pensò che erano inquietanti, da un certo punto di vista. Ma erano amiche di Lenalee, ed era risaputo che le amicizie di Lenalee fossero un po’ strane. Bastava guardare Bridget.

 

 “Scusate la mia domanda, Moore e Rou Fa, ma voi non eravate del Club del Principino?” Rabi chiese interessato, anche se non riuscì a mascherare del tutto la sfumatura di sarcasmo con cui pronunciò l’ultima parola della frase.

 

Le due ragazze, colte totalmente alla sprovvista, arrossirono violentemente e piegarono in avanti la testa per nascondere il viso, incapaci di rispondere adeguatamente. Rabi si chiese preoccupato se le due stessero bene: era normale reagire così a una semplice domanda? Oppure si vergognavano della risposta che avrebbero dovuto dare? Però era davvero curioso di conoscere le loro motivazioni. Era assolutamente certo di ricordare bene: Lenalee gli aveva parlato molto di Rou Fa, raccontandogli delle sue origini cinesi e dell’amore sconfinato che nutriva per il Principino. Di Hesse Moore sapeva meno, ma non perché non si ricordasse, questo era impossibile che accadesse, quanto per il fatto che neanche Lenalee era molto informata: la ragazza si era trasferita nella scuola solo quell’anno, come i Principi, e le due non avevano ancora avuto modo di stringere una grande amicizia. Ma la mora aveva detto che era una ragazza timida e gentile e che, come Rou Fa, era rimasta ammaliata dal fascino e dalla gentilezza del Principino. Quindi non si spiegava perché fossero lì, Rou Fa non aveva mai mostrato un particolare interesse per il bel ragazzo dai lunghi capelli neri e con essa anche Moore. Sperando che le due ragazze si riprendessero dall’immotivato imbarazzo, Rabi aspettò un attimo, il silenzio opprimente della stanza che gravava sull’intero gruppo, le altre presenti che continuavano a spostare velocemente lo sguardo dal rosso, alle due ragazze interpellate e a Bridget.

 

Fu a quel punto che Bridget si svegliò dalla trance in cui era piombata: “Rou Fa, Moore Hesse e svariate altre studentesse ora presenti, sono qui per partecipare a questo evento speciale su mio invito, dato che oggi il loro Principe non è venuto a scuola e quindi non frequenterà il Club di Cucina. Dato che trovavo ingiusto farle rimanere nella loro aula a guardare le foto in loro possesso e a discutere del Principe…” Okay, stava scherzando, vero? Dio, Rabi non era sicuro di poter trattenere lo scroscio di risate che minacciava di interrompere una terza, fatidica volta, la decisa capogruppo. Il rosso trovava ridicolo il suo modo di parlare tanto pomposo di una cosa assolutamente assurda come quella. Ma sapeva che non se si fosse lasciato andare, questa volta il calcio in faccia da Lenalee non sarebbe riuscito ad evitarlo “…nel giorno in cui di solito vanno ad ammirarlo nell’Aula di Cucina…”, ‘a spiarlo, intende dire’, pensò Rabi, ‘Cristo, queste ragazze non si rendono neanche conto di quello che realmente fanno!!’ “…ho proposto loro di fare una visita d’eccezione al nostro Club, per andare a visitare il Nostro Principe nel suo ambiente naturale…”, ‘ma stanno parlando di un essere umano o di un animale in via d’estinzione?!’  “…il luogo che probabilmente è stato fondato con la scuola tempo addietro, solo per Lui, per il suo arrivo tra noi.” ‘Fate largo al Messia! Se non fossi sicuro al cento per cento di non essere pazzo…’ Pausa d’effetto. Assolutamente non necessaria, secondo Rabi. La poeticità del discorso si era eclissata circa dopo le prime tre parole “… La palestra per l’allenamento di Kendo!”

 

Un profondo silenzio, nato dal rispetto e dall’ammirazione per le fervide parole appena pronunciate dalla leader, calò al centro della stanza bianca e oro. Si sentì, vagamente, solo un grugnito soffocato. Anzi, per essere precisi lo sentì solo Lenalee, la più vicina al punto da cui era provenuto. La ragazza lanciò un’occhiata carica di sdegno verso Rabi, che, rimanendo silenzioso, le fece gli occhi da cerbiatto, come per chiedere per quale arcano motivo gli era stato concesso uno sguardo del genere. Ma il rosso non si era lasciato sfuggire quell’attimo in cui Lenalee aveva assunto un’espressione leggermente imbarazzata ed era arrossita. Ne dedusse che persino secondo lei l’elogio al presunto Dio della Bellezza era forse stato un po’ esagerato. Il ragazzo ne era profondamente grato.

 

Il resto del gruppo, Rabi rifletté, si poteva facilmente dividere in due blocchi: da una parte coloro la cui reazione era simile a quella avuta da Lenalee, e che, lui supponeva, erano per la maggior parte le frequentatrici dell’altro Club. Dall’altra parte quelle che, invece, ostentavano un’espressione di pura estasi e commozione, mentre guardavano il vuoto con occhi luccicanti, la mente persa in chissà quali pensieri poco casti.

 

Allora Bridget, dopo aver lanciato un’occhiata al suo orologio da polso, trasse un lungo sospiro, appoggiò entrambe le mani sul cuscino di velluto blu e si issò sulle gambe: “È ora, ragazze. Andiamo.”

 

A queste sole parole, quasi simultaneamente tutte le presenti si alzarono di scatto e marciarono agitate verso la porta bianca, precedute dalla loro leader, che a differenza di loro, sembrava calma e composta.

 

Rabi non si era quasi accorto che anche Lenalee si era unita alla scia di studentesse, perciò velocemente si alzò anche lui e la raggiunse, circondandole il bacino con il suo braccio destro, mentre portava la mano dell’altra braccio verso la fronte, per sistemarsi meglio la bandana.

 

“Quindi, oraaa… Stiamo andando in palestra, no?” Rabi chiese a bassa voce. Lenalee annuì.

 

“Beh, diamine… wow, non credevo che avrei mai… fatto una cosa del genere, ecco” continuò ridacchiando. Lenalee alzò lo sguardo verso di lui, decisa, senza dire niente, ma sfidandolo a dire qualcosa contro di lei.

 

Oi oi, non sto mica dicendo che tutto questo è talmente surreale che mi sembra di trovarmi in un incubo dove ci sono pazze che spiano ragazzi dai tratti inquietantemente femminili “ altro falso sorriso. Rabi ci stava davvero prendendo la mano “Piuttosto… solo per curiosità, sono più numerose le fans del piccolo o del grande?”

 

Lenalee, facendo, fortunatamente per lui, finta di non aver sentito la prima frase, assunse un’aria pensierosa: “Credo siano di più quelle del Principino, ma di poco, dato che in generale alle ragazze piacciono i ragazzi più grandi, e lui è del terzo anno… Se anche il Principino fosse diciottenne, allora non saprei, magari in quel caso lo stacco sarebbe maggiore. In fondo lo sanno tutti che lui è molto gentile e premuroso verso tutti, mentre il Principe ha un atteggiamento… come dire, più aggressivo.”

 

“E tu, minacciare di morte per tagliuzzamento anche gli essere inanimati lo consideri solo ‘più aggressivo’?” commentò Rabi sarcastico “E, per favore, potresti smetterla di chiamarli Principe e Principino? È demoralizzante.”  Rabi gemette e mise il broncio “Tu non mi chiami mai principino.”

 

A questo punto Lenalee ghignò (un tipo di sorriso che sulla faccia della ragazza non era poi così frequente) e allungò una mano verso una guancia di Rabi “Beh, mio Principe, posso sempre iniziare” Rabi ridacchiò di nuovo, trattenendo un sospiro di sollievo per essere riuscito a cambiare il discorso sulla situazione attuale prima di rischiare ancor di più di ricevere un calcio indesiderato in qualche particolare parte del corpo.

 

Quando le affusolate dita di Lenalee arrivarono a toccare la benda nera posizionata sull’occhio destro del rosso, i suoi occhi si intristirono. Fu questione di un secondo prima che tornassero vivaci come prima, ma l’altro occhio verde smeraldo di Rabi non se li lasciò sfuggire. La ragazza riabbassò il braccio lungo il fianco.

 

Non aveva mai raccontato a Lenalee di come si era procurato quell’orribile ferita all’occhio, e non aveva intenzione di farlo ancora per molto. Quel che era successo tre mesi prima non era un ricordo piacevole, per nessuno dei due. Erano andati vicini, troppo vicini alla rottura, e Rabi non voleva, non poteva rischiare, raccontando tutto ora. Magari più tardi…

 

Eee, altra curiosità” Rabi interruppe il suo stesso flusso di pensieri. Non voleva rischiare di peggiorare il suo attuale stato d’animo.

 

“Quanta curiosità tutta in una giornata scolastica.” commentò Lenalee sarcastica “Lo sai, prima o poi questa tua smania di ricerca della verità, ti metterà in qualche serio guaio.” Rise. Scherzava naturalmente.

 

Ma non sapeva quanto dannatamente aveva ragione.

 

Aww, Lenaleeee, sono cresciuto in una famiglia di storici, ce l’ho nel sangue la sete di sapienza.” disse Rabi in tono lamentevole, facendo spallucce, per indicare che stava esprimendo un semplice dato di fatto.

 

“Bene, che vuoi sapere?”

 

“Sbaglio ooo… la Bridgy laggiù ce l’ha con me più di quanto ce la dovrebbero avere persone con cui avrò scambiato qualche frase o meno?”

 

Lenalee arrossì. Un attimo, arrossì?

 

“Beh, vedi… Hai sentito le ragazze, quando sei entrato nell’aula del Club, che stavano parlando di te? Quando hanno chiesto se c’era un Club anche per te? Ecco, verso la fine del tuo primo anno qui, per qualche tempo è effettivamente esistito questo Club…” Gli occhi di Rabi si spalancarono per lo stupore e lui restò a bocca aperta a fissare la diciassettenne mentre raccontava. ‘Un Club su di me..?’ si disse tra sé e sé, come per assaporare l’idea ‘…fico!! E com’è possibile che io non ne abbia mai scoperto l’esistenza? Beh, immagino per lo stesso motivo per cui neanche quel principe effeminato l’ha ancora scoperto… Ehi, aspetta, io non sono un totale idiota.

 

“E, ovviamente, il leader del gruppo era… era proprio Bridget.” Ormai avrebbero potuto dire a Rabi che un asteroide stava precipitando sulla Terra, che ET stava tentando di conquistare il mondo, a questo punto ci avrebbe potuto credere, perché che quella Bridget, in passato, si fosse presa una cotta per lui sfociava nel surreale.

 

Co-cosa?! In prima io piacevo a Fay??”riuscì a balbettare dopo qualche minuto di silenzio.

 

“Non solo al primo anno, anche all’inizio del secondo… Fino a che non ti sei messo con me.” Lenalee si stava guardando i piedi mentre parlava, spinta in avanti dal braccio di Rabi sui suoi fianchi. “Da allora ti ha preso in antipatia perché… credo che tu sia stata la sua prima seria cotta e, quando tu, a una gara di corsa di fine anno, la prendesti in braccio per portarla in infermeria dopo che si era slogata una caviglia sulla pista, lì è stato quando ha creduto che potesse esserci qualcosa…

 

Rabi smise un attimo di camminare. La corsa? Quale corsa? ‘…Ah, quella corsa…’ Il rosso cercò di riportare alla memoria il giorno in questione e, rapidamente, gli scorsero davanti agli occhi le immagini della scena: la ragazza che prima cadeva per terra mentre nel prato faceva una prova della partenza, poi si metteva seduta per tenersi con le mani la caviglia dolorante, lui che era lì vicino per fare lancio del peso ed era l’unico ad averla notata, lui che si avvicinava e gli chiedeva se stesse bene, lei che non rispondeva e continuava a guardare dritto per terra, lui che allora la prendeva in braccio per portarla dai giudici di gara per avvisare del nuovo problema.

 

Dalle sue, parti questa non era proprio una dichiarazione di amore, ma lasciamo perdere questi dettagli…

 

“Quindi la scuola è finita, e lei ha avuto alcuni mesi per pensarci sopra e decidere che aveva molte chances di conquistarti. L’anno dopo, proprio quando era sul punto di fare un passo avanti, tu hai iniziato a provarci spudoratamente con me e lei… si è sentita tradita.”

 

Non sapeva come questo potesse essere possibile, ma ora Rabi si vergognava un po’ di se stesso. Ma perché poi?! Non era colpa sua, lei non aveva fatto niente per farglielo capire, si ricordava bene che durante il primo anno, nonostante condividessero molte ore di lezioni insieme, lei non gli aveva quasi mai rivolto la parola! Non era colpa sua, dannazione, se era rimasta delusa! E ce l’aveva con lui per una cosa successa un anno prima?!

 

“E il Club che fine fece?” Rabi disse con voce strozzata. Ecco, ora non riusciva neanche a parlare decentemente! Che storia assurda.

 

“Andò avanti fino a che tu non mi chiesi di diventare la tua ragazza e io accettai” Lenalee concluse “Ovviamente Bridget non ne faceva più parte.”

 

Rabi sorrise malignamente e abbassò lo sguardo verso di lei “E tu, ne facevi parte?”

 

La mora, a sua volta, guardò il rosso negli occhi, prima di voltare la testa in avanti, senza rispondere, lasciando Rabi leggermente confuso.

 

“Non lo so… mi sento come se lo stessi tradendo… Tu no? Voglio dire, non c’è niente di male, però…

 

“Si, ti capisco, ma cosa ci possiamo fare? Lui non è venuto a scuola oggi, e le foto nuove non sono ancora arrivate… Tanto valeva che venissimo…

 

Rabi colse una piccola parte della conversazione che alcune ragazze, che camminavano davanti a loro, stavano bisbigliando. Due di queste erano Rou Fa e Hesse. A quel punto Rou Fa si voltò verso Lenalee, alzò la mano all’altezza della pancia e la mosse su e giù, segnandole di venire avanti con lei. Lenalee guardò Rabi, facendo un timido sorriso, come a chiedergli perdono, si sfilò dal braccio di lui che ancora era appoggiato al suo bacino, e andò avanti.

 

Rabi, rimanendo più indietro, si portò le mani alla nuca seguendo il flusso che si dirigeva rapidamente verso la palestra.

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Capitolo 2
*** Fainting Fits and Meetings ***


*O*

BBene Bbene, eccomi qui con il secondo capitolo con un ritardo commovente =D

Mi dispiace, questa storia non avrà degli updatamenti regolari, temo, dipende tutto dalla scuola, che in questo periodo si sta facendo più antipatica e tenebrosa ogni giorno che passa ò_ò

Comunque, questo capitolo non mi soddisfa particolarmente, ma almeno è appena entrato in scena Allen. Mi impegnerò al massimo per farli il più IC possibile (e Rabi è un po’ moscio ora per un motivo preciso, non preoccupatevi. Nel corso della storia, con l’influenza - maligna o benefica? - di Allen, si innalzerà di nuovo =ç= ). Argh, mi sono anche accorta che non sono particolarmente brava con le scene thrillose, che credo saranno frequenti nei prossimi capitoli, quindi non so bene come farò, vabbè >_>

Sapete, la cosa più irritante dello scrivere fanfictions è che nella propria mente le si immagina perfette, con ogni minimo particolare, poi quando le si scrive, se non si è capaci viene uno schifo =w= Infine, il capitolo doveva essere a livello teorico più lungo dal punto di vista della storia, solo che mi è uscito fuori più esteso del previsto, quindi l’ho tagliato dove l’ho tagliato. E la cosa importante che volevo far succedere, mi dispiace per Feniz, arriverà nel prossimo capitolo.

E ora risposte alle recensioni *w* ! Le ho apprezzate molto, gVazie a tutti. Anche se gradirei che chi aggiunge la storia tra i preferiti mi lasci almeno un commentino, please ç_ç ! E’ frustrante vedere 220 visite e 8 recensioni, anche se per il primo capitolo penso sia normale: anch’io spesso clicco su una fic e se vedo subito che è scritta male o cose del genere chiudo senza postare, ma immagino la conti come una lettura. Quindi mi aspetto di avere un numero più preciso di persone che leggono la fic con il secondo capitolo, guoo. Ancora gVazie a tutte <3

 

_Lily = Certo che la continuo! XD E grazie per avermi messa tra i preferiti >3

Lunella = è_é Apprezzo molto ma non osare toccare il MIO Allen, donna. Se vuoi ti presto momentaneamente Lavi *le lancia un Lavi appena uscito dalla LAVatrice* (uuh ma che battute pessimee =_= Mi sento molto nonna.)

Kyaya = *patpat* *&yurizza*

Lyla88 = Vabbè, con te l’Allen lo devo condividere per forza, cribbio é_é Sei l’unica sua fan rimasta sul forum apparte mmeH :mevoy:

Freija = Uaaaa, aiutooooo il Millennium Bug NOOOOOOO!! *fuggeH*

Mirai = Yeah, una veterana delle LaviAllen efp che mi recensisce XD Allora aspetto che tu la legga, ma soprattutto, e con ansiaH, che tu pubblichi la tua AU *w* E’ da troppo tempo che non leggo fic italiane XD Dobbiamo rifarci, gli americani non ci batteranno è_é !!

Naru 4 ever = Uhhh, graziee X3 Mi fa tanto piacere che tu l’abbia persino riletta XD Sai, stavo controllando qualche giorno fa quella roba lì, boy’s next door, e potrei anche farci un pensierino *w* . Vabbè, ora sono tutta presa da Sacro Furore Laven, ma un gioorno, quando riuscirò eventualmente ad uscire dal limbo dello yaoi esclusivo, magari lo leggerò =ò=

RedCrystal = …Sento di dover sapere chi sei, ma non ne sono sicura >_> Ardé?

 

Disclaimer: Continuo a non possedere una beneamata mazza di dgm. Possiedo però l’intestino della Hoshino.

 

Oo0o0o0o0o0o0o0oO

 

“… Ahi! Spostati, Renée!”

 

“Spostati tu, dannazione, non fai neanche parte di questo club, ho più diritto io di guardare!”

 

Ed eccole tutte lì, posizionate lungo il perimetro della palestra, alla ricerca di ogni possibile fessura per spiare all’interno. Svariate ragazze erano appostate sotto due finestre, ed ogni tanto, quando si aspettavano che nessuno all’interno stesse guardando verso di loro, lanciavano occhiate furtive oltre il vetro. Altre avevano notato che la porta dell’ingresso laterale non era chiusa perfettamente, quindi erano accalcate letteralmente una sull’altra per sbirciare con un solo occhio dalla stretta apertura.

 

Rabi si appoggiò al muro esterno, osservando Lenalee che, come le altre, si faceva largo tra le teste davanti alla porta per poter vedere il suo adorato Principe. Si lasciò sfuggire un pesante sospiro, mentre si voltava per ammirare il giardino davanti a sé: essendo quasi a fine ottobre, il piccolo boschetto all’interno del cortile della scuola era dipinto con le tonalità più chiare dell’autunno, e il sole illuminava con i suoi deboli raggi le poche foglie cadute a terra. L’erba ancora bagnata di pioggia emanava un profumo che il rosso adorava e, da più lontano, arrivavano le voci degli iscritti ad Atletica che correvano sulla pista rossa e bianca. Tutto irradiava quel senso di tranquillità che Rabi trovava perfetto per riflettere. Lenalee. Ogni singolo momento che passava con lei, la sentiva allontanarsi sempre di più, per quanti baci o abbracci si scambiassero. Qualche volta aveva persino l’impressione che la ragazza si vergognasse durante quei momenti. E ora questa passione per il Club, come doveva affrontarla? Doveva dirle chiaro e tondo che lo scocciava da morire il fatto che stesse sempre in compagnia di pazze idolatrici, o era meglio accettare questo suo innocuo passatempo? D’altronde, dal punto di vista della coppia, non doveva preoccuparsi troppo. Il Principe Kanda era in pratica un bastardo cuore di pietra, la sua bellezza era unicamente quella fisica, non c’era possibilità che Lenalee lasciasse lui per mettersi con l’altro. O meglio, non era possibile che Kanda ricambiasse i sentimenti. …Giusto?

 

Continuando a rimuginare, Rabi si spinse in avanti per staccare la schiena dal muro e si incamminò verso il punto in cui si trovava Lenalee. Gli era venuta la curiosità di vedere questo fantomatico dio muovere spade in aria. Ma perso com’era nei suoi pensieri, non si accorse della ragazza che improvvisamente girò, correndo, l’angolo della palestra e gli finì addosso, facendolo barcollare pericolosamente.

 

Scu-scusa..ahio…” balbettò la ragazza, che arretrava altalenante da lui.

 

Oi, fa’ più attenzione, le ragazze non dovrebbero correre con tan…ta…Rabi lasciò cadere la frase nel vuoto, quando la riconobbe.

 

La ragazza davanti a lui non era nientemeno che la signorina Emilia, piuttosto famosa in tutta la scuola per essere una della fans più sfegatate di Kanda e per altre qualità fisiche, come dire, piuttosto evidenti. Avevano frequentato svariate classi assieme, e si potevano considerare buoni amici. Soprattutto durante l’anno precedente, all’inizio del quale era arrivata. Emilia era senza dubbio una bella ragazza, con un portamento da signora, e, tralasciando i saltuari sbocchi d’ira improvvisi che erano soliti terrorizzare tutti gli studenti che non la conoscevano, era simpatica e generosa: aveva trovato un lavoro come aiutante all’orfanotrofio della città, e quando Rabi l’aveva conosciuta, gli parlava sempre dei suoi ragazzi, di quali fossero dolci e buoni e quali delle vere e proprie pesti. Ne parlava con una tale foga e emozione che aveva fatto venire a Rabi voglia di provare ad andarci. E così era stato: si era recato all’orfanotrofio, con Lenalee appresso, per quasi  tre mesi interi circa due volte a settimana, e là, come Emilia, si occupava di fare l’intrattenitore. E aveva scoperto di essere piuttosto bravo a far ridere i bambini. Con grande gioia di Lenalee, che era rimasta commossa da quelle visite, Rabi aveva riscosso grande successo tra i marmocchi, tanto che, ora che non veniva più, questi continuavano a chiedere di lui, o così diceva Emilia.

 

Già, perché non andava più? Altra piacevole attività che aveva, senza un preciso motivo, smesso di svolgere dopo quelle vacanze…

 

“Oh, Rabi! Che ci fai qui? Non… non fai parte del Club, no? Non dirmi che Lenalee ti ha chiesto di venire!” esclamò Emilia stupita.

 

“Ah, no, assolutamente!  Mi sono auto-invitato…  puoi immaginare quanto fosse felice il vostro Boss, ahah…” scherzò Rabi, grattandosi la nuca imbarazzato.

 

Emilia rise dolcemente: “Ah, capisco.” Poi aggiunse, sorridendo con innocenza: “Geloso della tua splendida ragazza? Non preoccuparti del signorino Kanda, lui è assolutamente mio.” Il suo sorriso si allargò, gli occhi azzurri che scintillavano maliziosamente.

 

Ecco il cambiamento di Emilia-con-sbocchi-dira-ma-generosa a Emilia-la-conquistatrice: ciò che era radicalmente cambiato nel loro amichevole rapporto dall’inizio del nuovo anno, era proprio l’ossessione per il Principe per cui era tanto famosa. Rabi si era ben presto ritrovato a sentire più chiacchiere su di lui che sui vivaci ragazzi dell’orfanotrofio. E, non avendo Rabi una buona predisposizione verso Kanda, ciò aveva in parte allentato il loro legame. Il cambiamento era stato impressionante: ogni tanto la si vedeva camminare rapida per i corridoi con uno sguardo misto tra l’adorante e il sadico, solo per notare poco più avanti la presenza del Principe, frequentemente affiancato dall’altro suo compagno famoso.

 

“Ci conto, Emilia! E sicuramente Lenalee non ha speranza con lui, se ci sei tu di mezzo.” le ammiccò Rabi. Manovra di auto-convinzione. Non sempre efficace.

 

Emilia, però, sembrava essere più sicura: “Ah, stanne certo! E quando avremo deciso la data del matrimonio, inviterò sia te che Lenalee!” scherzò – perché stava scherzando, vero…? – e stava per continuare, quando si levò da dietro di loro un coro di soffocati “kyaaa!”. A quanto pare Kanda doveva appena aver esibito una mossa tremendamente sensuale.

 

La stessa realizzazione doveva essere passata per la mente di Emilia, perché iniziò a spostare il peso da un piede all’altro con fare impaziente: “Scusa, Rabi, ma… devo proprio andare. A dopo!” detto ciò, fece uno scatto in avanti, sorpassandolo, e raggiunse in una frazione di secondo le sue compagne di Club che l’accolsero con ulteriori ‘kyaa’ di sorpresa.

 

Ricordandosi dei suoi stessi propositi, Rabi si avvicinò a una finestra, la stessa sotto cui erano appostate Rou Fa e Moore Hesse. Queste stavano bisbigliando qualcosa tra di loro, rosse in volto e visibilmente agitate.

 

“Beh, è effettivamente magnifico ma il Principino è decisamente meglio! Ha un’aria così pura e dolce, mentre questo qui se ne sta accigliato ventidue ore su ventiquattro! E ogni volta mi stupisco che possano stare così spesso insieme… Sono uno l’opposto dell’altro, come il bianco e il nero. Cioè, cosa ne esce fuori se li mescoli? Il grigio è un colore così deprimente… La nebbia è deprimente…

 

Ro-Rou Fa… Ciò che stai dicendo non ha assolutamente alcun senso, te ne rendi conto, vero?” commentò con un tono di voce sconcertato Hesse. “E poi, da come parli, sembra che tu sia una fan dello yaoi…

 

“Oddio, no! Non mi interessa lo yaoi, io voglio Allen per me!”

 

“E anche tu hai i capelli neri…

 

“Cosa? O-Oddio, hai ragione!! Devo tingermeli!! Non voglio creare grigio!”

 

Rou Fa calmati! Stai dicendo cose assurde!”

 

“Me li tingerò di rosso!! Bianco e rosso fanno rosa, e il rosa è un bel colore! Non trovi??”

 

Rou Fa… Senti, capisco che la tua cotta per Allen è pesante, ma non penso che dovresti—“

 

“Già, il rosa è un bel colore.” commentò Rabi a mezza voce.

 

Entrambe le ragazze, non accortesi della presenza del rosso, lanciarono un gridolino di stupore, di cui si pentirono subito quando arrivarono loro parecchie occhiatacce da parte del gruppo di spie più vicino.

 

Rabi ridacchiò: “Scusate, non era mia intenzione spaventarvi. Piuttosto, dov’è il nostro signorino Principe?” alzò di poco la testa, per cercare di individuare all’interno dell’edificio una figura con dei capelli neri lunghi tanto quanto quelli di Lenalee. Finalmente, riuscì a scorgerlo tra la ventina di ragazzi vestiti in tunica.

 

Beh, quello era qualcosa da vedere.

 

Kanda era distanziato dal resto del gruppo, sicuramente allenandosi da solo, dato che i suoi movimenti non erano gli stessi degli altri. Ma confrontandolo con tutti i presenti, egli aveva delle movenze che parevano divine: la grazia con cui faceva roteare la katana, l’agilità con cui cambiava appoggio sui piedi, l’ondulare della coda di capelli corvini che sembrava essere coordinata ad ogni suo passo. Ora Rabi capiva che l’aggettivo ‘magnifico’ usato poco prima da Rou Fa fosse l’unico termine utilizzabile.

 

‘Beh, se fossi gay…’. Rabi restò a fissarlo per parecchi secondi, troppo affascinato per distogliere lo sguardo. In quel momento il viso del Principe non mostrava neanche la solita espressione scocciata o irosa che aveva di solito.

 

Non si accorse quindi di un’altra figura, che avanzava decisa verso la sua finestra.

 

Sshh! Abbassati!”

 

“Ormai ci ha visti, togliamoci di qui!” Le due ragazze, di cui Rabi aveva momentaneamente dimenticato l’esistenza, a quanto pare se n’erano accorte. Anche se troppo tardi.

 

La finestra si aprì di scatto, facendo sobbalzare tutti e tre per lo spavento. Da questa si sporse un uomo, probabilmente sulla quarantina, alto e con folti capelli rosso scuro e muscoli perfettamente scolpiti su braccia e petto. Più che l’allenatore di kendo, sembrava un lottatore di wrestling. Questi guardò verso di loro, per poi voltare la testa con sguardo minaccioso anche verso le altre ragazze più lontane, con espressioni altrettanto spaventate.

 

“Ancora qui?! Vi avevo già detto le altre volte di non venire più! Qui ci alleniamo, capito?! Non ci aiuta in alcun modo sentire gridolini estasiati ogni dieci secondi! Ora smammate!” ruggì l’insegnante.

 

Un coro di lamentele miste a urletti sconvolti si alzò dal gruppo di fans che erano state colte spiare dalla fessura della porta laterale. Tra quelle con l’espressione più scocciata, con grande disappunto di Rabi, c’era anche Lenalee.

 

Il rosso lanciò un’occhiata veloce all’interno dell’edificio per studiare le reazioni dei ragazzi che si stavano allenando: alcuni guardavano nella loro direzione, con facce divertite, stupite e alcune persino lusingate dall’attenzione riservata loro. Altri sembravano invece più timidi e nervosi, e trascinavano la punta della propria spada di legno lungo il pavimento, aspettando che il maestro tornasse da loro. Ma ciò che stupì di più Rabi, fu proprio Yu Kanda. Questi non si fermò come tutti gli altri, ma continuò a danzare con la sua spada con movimenti ancora più ampi e lenti. La sua fronte si era leggermente aggrottata, come se si sforzasse nel compiere un movimento particolarmente difficile. Ma i suoi movimenti sembravano fluenti e aggraziati come quelli di prima.

 

E c’era qualcosa di strano in quelle movenze. Rabi non era riuscito a capirlo poco prima, perché era troppo sbalordito dalla sua abilità, ma ora che era l’unico a muoversi in tutta la palestra, comprese ciò che lo inquietava: il rumore dei suoi passi. Un’improvvisa tensione invase il suo corpo, accompagnata da un vago senso di minaccia.

 

“Ma mancano soltanto dieci minuti! Non possiamo restare qui a finire di vede—“ Lenalee cominciò a dire, ma, nel tentativo di camminare verso l’insegnante per fronteggiarlo e scavalcare le innumerevoli paia di piedi e mani poggiati a terra che la separavano dal suo obiettivo, inciampò quando una di queste si mosse improvvisamente, e per sostenersi appoggiò una mano sulla porta semi-aperta. Ovviamente la porta non sostenne il peso e si aprì completamente verso l’interno, lasciando la ragazza cadere rovinosamente sul pavimento della palestra, trascinando qualcun'altra con lei.

 

Lenalee! Ti sei fatta male?!” strillò una sua compagna.

 

Rabi, trattenendosi dal ridere per rispetto nei confronti della sua ragazza, superò rapidamente le persone che si agitavano verso di lei, e la raggiunse porgendole una mano. “Dai, tirati su.”

 

Lenalee arrossì d’imbarazzo, e strinse la mano di Rabi. Il quale, però, non notò niente di tutto questo.

 

Un’ondata di freddo lo investì in pieno, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Sentì che le sue dita scivolavano tra quelle di Lenalee, mentre il suo braccio ritornava come morto lungo il fianco e lui cadeva sulle sue ginocchia. Ansimò, con la faccia rivolta verso terra, sentiva solo vagamente le braccia che lo circondavano e tentavano di tirarlo su in posizione eretta. Sentì, invece, una spada affilata che gli trafiggeva i polmoni, inondandoli di freddo, mentre il terrore gli invadeva il cuore. Davanti ai suoi occhi si materializzò una sagoma imprecisa, offuscata da qualcosa che assomigliava a un fitto strato di nebbia. La figura aveva un che di familiare, e solo quando la nebbia si fece più rada, Rabi notò che era una ragazza ricoperta di sangue, sangue che lentamente sgorgava da due piccoli e profondi buchi vicino al collo. Cercò di gridare, di allungare il braccio verso la persona di fronte a lui, ma la gola e il corpo non rispondevano ai suoi comandi. Gli occhi che lo guardavano erano vacui, senza espressione, come se la ragazza fosse ormai morta, ma la sua bocca si stava movendo, senza che ne uscissero suoni. All’improvviso, due mani dalle dita pallide e magre afferrarono i fianchi della vittima, e dietro quest’ultima comparve una nuova sagoma, ancor meno definita. L’unica cosa che Rabi distinse, prima di venire avvolto completamente da quella nebbia gelida, furono due occhi di un rosso brillante guardarlo assetati da dietro la figura di Lenalee.

 

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---                    Un Anno Prima

 

“Il vostro rapporto si prospetta piuttosto doloroso” commentò divertito Rabi, toccando ancora una volta il livido sul braccio di Bak.

 

“Non sei divertente, Rabi” commentò acido Bak, massaggiandosi il punto in cui la pelle era vagamente violacea “Ha detto anche che non l’ha fatto apposta.”

 

“Oh ho, su quello non ci conterei!” rise l’altro “E in quanto tempo dovresti guarire?”chiese, indicando con un cenno della mano la fasciatura che circondava un polso del biondo.

 

“Il medico dice che non è niente di grave, si risolverà in pochissimo tempo.”

 

Mh.” Commentò il rosso, scrutando tra la folla del pub. Ad un tratto vide la porta del bagno aprirsi e da dentro uscirne una ragazza decisamente bassa e dai capelli arancioni, che iniziò a dirigersi verso il loro tavolo. Una volta arrivata davanti ai due giovani, sbottò con voce irritata:

 

“Ma è così difficile mettere degli stupidissimi rotoli di carta igienica in ogni bagno? Cazzo, mi chiedo per cosa stiano disboscando la foresta amazzonica! Un semplice. Rotolo. Di. Carta igienica. O almeno, che mettano fuori un cartello con un avviso, perché poi una entra, fa quello che deve fare e solo quando arriva il momento, nota che manca la carta! Dio, quant’è irritante!”

 

Bak arrossì per l’imbarazzo, notando due persone che si erano voltate, dal tavolo vicino, verso di loro, mentre Rabi tratteneva a stento le risate: sebbene ogni tanto gli sfoghi di rabbia di Fou potessero essere fonte d’imbarazzo per i due, c’era sempre qualcosa di esilarante in essi, e Rabi si divertiva ogni volta. A differenza di Bak, che pareva spesso tener troppo conto delle impressioni altrui.

 

“Quindi? Come hai fatto?” chiese Rabi fingendo assoluto interesse.

 

“Ma anche no, non lo voglio sapere! Fou, ti prego!” esclamò Bak con voce implorante.

 

“Oh, fortunatamente avevo un pacchetto di fazzoletti, fazzoletti che ho anche usato per appendere alla porta del bagno un avviso sulla problematica mancanza di carta.”

 

Rabi ridacchiò sommessamente e si portò il bicchiere di birra alla bocca. “Voi due mi dovete ancora spiegare nei dettagli come Bak si è slogato un polso e quasi sfasciato una spalla.” commentò, ancora una volta tentando di trattenersi dallo scoppiare a ridere in faccia ai due.

 

Bak a questo punto diventò paonazzo, e anche Fou sembrò non essere completamente a suo agio. Ed era piuttosto raro, almeno fino alle ultime settimane, vedere Fou arrossire o essere impacciata.

 

“Non è successo niente di che,” iniziò la ragazza, fingendo indifferenza nonostante il rossore sulle guance la tradisse “Ieri Bak è venuto a casa mia verso mezzanotte  per… salutarmi… e, dato che è basso” –“non sono basso! Sono più alto di te!” – “dicevo, dato che è basso e senza muscoli, come al solito non riusciva ad arrampicarsi sul davanzale della finestra, nonostante abiti al piano terra.”

 

“Non è proprio un piano terra, abbiamo già constatato che si tratta di un piano terra molto rialzato. E sbaglio o anche Rabi fa fatica a salire? Lui riesce a salire solo perché è un mostruoso fascio di muscoli! Vero Rabi?!”

 

“Beh, effettivamente ci arrivo quasi solo con le mani… quindi tu che sei deboluccio proprio non hai speranza.”

 

“Visto? Perciò, come ogni volta ha ricorso all’albero davanti alla finestra” – “che usi anche tu!” – “sì ma che c’entra, io sono una ragazza! E dall’albero si è arrampicato. Poi da lì è caduto. Fine.”

 

Rabi sgranò gli occhi incredulo. Poi, intuendo qualcosa, guardò maliziosamente prima Fou, poi Bak.

 

“Ah ha, Bak è salito troppe volte su quell’albero per poter cadere così. Non è che… ha subito qualche distrazione?” chiese con falsa innocenza.

 

Bak sembrava volersi sotterrare sotto il tavolo, Rabi poteva giurare che iniziavano a vedersi i primi sintomi dell’orticaria che lo colpiva quando si agitava troppo. Fou, d’altro canto, era allenata a mascherare le emozioni, come gradimento o imbarazzo, con atteggiamenti di insufficienza, irritazione o rabbia illogica, ma quando la si conosceva bene, si poteva imparare a distinguere l’indifferenza sincera da quella forzata. Infatti il rossore delle guance quasi impossibile da vedere, soprattutto sotto le luci al neon gialle e azzurrognole del locale, ancora la tradiva.

 

Quando però tutt’e due arrivavano a quello stato, era meglio interrompere la conversazione lì, se si voleva evitare un improvviso sbocco d’ira di Fou o un Bak mugolante per la sua orticaria.

 

Vaa bene, non voglio sapere.” concesse Rabi, prendendo nota mentale di estorcere l’informazione a Bak in privato, più tardi. “Piuttosto… Mancano 2 giorni al Ballo di Halloween della scuola. Avete intenzione di candidarvi ufficialmente per il concorso della migliore coppia?”

 

Fou fece una faccia disgustata: “Assolutamente no! Non voglio essere classificata come la Barbie dell’anno! Non che in realtà ci siano possibilità…  E poi mi sembra ci siano delle terzo-anno spaventose questa volta, per non parlare di alcune new entry niente male. Vogliamo tirare dentro una certa Lenalee Lee? Sembra molto apprezzata dai ragazzi, di ogni anno.”

 

“Pare che tu abbia molti concorrenti, amico mio.” sghignazzò Bak, uscito per metà da sotto il tavolo.

 

Rabi sbuffò, posando sulla superficie piana il bicchiere mezzo vuoto e portando le mani dietro la testa: “Sinceramente, penso di avere buone probabilità con Lena. Inoltre, ho intenzione di passare molto tempo con lei al Ballo… Non la inviterò direttamente, dato che non ci siamo quasi mai parlati. Tra l’altro credo che ormai gliel’abbiano già chiesto in migliaia. Sarei solo un altro che viene rifiutato ora come ora. Quindi mi avvicinerò a lei in modo… originale.”

 

“Ossia rovesciarle ‘accidentalmente’ un bicchiere di vino addosso e offrirle il tuo ‘aiuto’ per pulirsi?” chiese Bak, sospettoso  dell’integrità morale dell’amico.

 

Rabi lo guardò fingendo una faccia scandalizzata: “O mio Dio, no! Non potrei mai!” e aggiunse con nonchalance “quel trucco è ormai superato. Semplicemente lasciatemi fare.” E sfoderò un sorrisetto malizioso.

 

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“Allora, cos’è successo a casa di Fou?” domandò impaziente Rabi, una volta usciti dal locale.

 

Bak distolse velocemente lo sguardo dai due occhi verde smeraldo che lo fissavano con insistenza.

 

Ecco… io… Oh, e va bene” cedette prima ancora di trovare una scusa per scappare da lì “Stavo… mi stavo arrampicando, e volevo fare una sorpresa a Fou, quindi non l’avevo avvisata. Ma non avevo previsto il fatto che… aveva appena finito di farsi la doccia e si stava cambiando per andare a letto.” disse, senza prendere il respiro nell’ultima parte della frase.

 

Rabi spalancò gli occhi, mentre il suo cervello si chiedeva se era il caso di ridere o se doveva essere imbarazzato lui stesso per l’amico. Prima che potesse decidere, però, Bak continuò.

 

“Quindi mi sono, come dire… distratto. E allora mi è scivolata una mano dal ramo e sono caduto per terra sbattendo il polso. Grazie al cielo quell’albero è piuttosto basso.” finì emettendo un lungo sospiro.

 

“… wow, solo… wow.” Rabi aveva la mente paralizzata. Nonostante avesse sempre sospettato che il rapporto tra Bak e Fou, suoi amici da quando aveva dieci anni, si sarebbe evoluto in qualcosa di più, sentirsi raccontare dal suo migliore amico che questo aveva visto la sua migliore amica nuda, era abbastanza destabilizzante.

 

“E, a proposito, dato che ormai la parte più imbarazzante te l’ho detta – e non osare fare accenno di tutto questo a Fou! -, mi chiedevo se tu mi potresti dare qualche consiglio per il Ballo di Halloween.”

 

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O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

…è stato così improvviso… mi sono spaventata a morte…

 

“Non preoccuparti, Lenalee, si sveglierà tra poco.”

 

“E le ragazze e i ragazzi presenti?”

 

“Li ho mandati tutti via, nonostante mancassero 10 minuti alla fine della lezione.”

 

“Ma cosa è successo?”

 

“Avrà avuto un semplice svenimento, può capitare. Sa se ha fatto molti sforzi negli ultimi giorni, se era affaticato in qualche modo?”

 

“No, non credo. Con le materie non ha problemi, anche se… Beh, nell’ultimo periodo…

 

Rabi non aprì l’occhio. Si limitò a restare sdraiato dov’era. Sotto di sé sentiva il lettino duro dell’infermeria, che poteva facilmente riconoscere date le numerose volte in cui si era rifugiato dentro la stanza per sfuggire alle lezioni che si prospettavano troppo noiose.

 

Le voci che sentiva provenivano dai suoi lati, ed era già riuscito a riconoscerle tutte: il tono preoccupato e spaventato di Lenalee, la voce perplessa dell’infermiera scolastica e quella calma e ferma dell’allenatore di atletica. Ma doveva esserci un’altra persona, dato che i respiri erano quattro, per quanto flebile e silenzioso fosse l’ultimo. Combattendo contro la voglia di dormire ancora per qualche minuto, la curiosità ebbe la meglio su di lui e aprì lentamente l’occhio sinistro. La vista gli parve sfuocata per qualche secondo, ma dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, ritornò alla sua solita chiarezza.

 

Vedere la faccia di Lenalee davanti a lui, sana e viva come sempre, gli fece tirare un sospiro di sollievo. Nonostante quel che aveva visto era palesemente solo un’allucinazione, gli era sembrata così vera che per un attimo… aveva creduto davvero che la ragazza fosse morta. Un brivido gli percorse la spina dorsale.

 

Rabi! Finalmente!” Lenalee esclamò quando lo vide svegliarsi, il sollievo che le dipingeva l’espressione. Si buttò su di lui a braccia aperte, incurante degli avvisi che nel mentre le venivano fatti dal professore, che stava dal lato opposto del letto.

 

Ow, Lee, vacci piano!” scherzò Rabi, abbracciando la ragazza di rimando “Lasciami respirare prima!”

 

Lenalee rise, una risata nervosa che Rabi sentì vibrare sul suo petto. Si allontanò quindi da lui, liberandolo dall’abbraccio e ritornando alla sua posizione precedente, vicino al lettino. Rabi perciò scrutò i dintorni della stanza: come aveva indovinato, il professore era anch’egli al suo fianco, che lo guardava probabilmente cercando di capire se era tutto a posto; l’infermiera, una donna alta e magra, sulla cinquantina, con un viso altero che terrorizzava sempre tutti i pazienti non abituali, era seduta davanti alla piccola scrivania in legno, piegata su dei fogli stampati che stava velocemente compilando. E infine, appoggiato di schiena contro il muro rosato della stanza, c’era un ragazzo.

 

Aveva sedici anni, eppure la sua statura e il suo aspetto innocente lo facevano sembrare ancora più giovane. Era snello e piuttosto basso, infatti, e il suo viso aveva qualcosa di sorprendente: la pelle pallida sembrava liscissima e quasi risplendeva sotto i fiochi raggi di luce che entravano dalla finestra dell’infermeria. Il viso, dagli occhi grandi e luminosi, di un pallido grigio-azzurro, era incorniciato da corte ciocche di capelli dal colore più insolito che Rabi avesse mai visto, il colore della luna. Solo un particolare di quel volto sembrava stonare con tutto il senso di purezza che esso trasmetteva: una lunga cicatrice rosso sangue correva da sopra l’occhio sinistro lungo tutta la guancia, finendo poco prima di raggiungere la linea della mandibola.

 

Rabi lo aveva già visto ogni tanto nei corridoi durante gli intervalli, svariate volte fuori dalla scuola, nel parcheggio, qualche altra quando era costretto a restare a scuola nel pomeriggio per qualche attività e si ritrovava nelle vicinanze del club di cucina. Era convinto di aver memorizzato ogni particolare del suo aspetto fin dal primo incontro, ma ogni singola volta che lo incrociava, non poteva non rimanere stupito dalle sue fattezze. Ed erano infatti queste sue fattezze ad averlo reso in poco tempo uno dei ragazzi più popolari della scuola, a farlo nominare quasi ufficialmente “il Principino”.

 

Quegli occhi grigi e profondi lo guardavano inquisitori come il suo occhio verde smeraldo li stava osservando. Rabi sentì un secondo brivido freddo scendergli lungo la schiena, lasciandogli la pelle d’oca per qualche secondo. Ancora una volta, una sensazione di pericolo imminente lo invase completamente, e i suoi muscoli si irrigidirono all’istante, pronti a scattare al minimo accenno di movimenti avventati. Il rosso realizzò che quell’istinto per il pericolo era un aspetto del suo altro lato che doveva ancora imparare a controllare.

 

Dopo quello che sembrò un secolo, ma trattandosi di fatto solo di una decina di secondi, il professore prese la parola: “Rabi, come stai ora? In caso non ti ricordassi, sei svenuto in palestra, e hai sbattuto la testa sul pavimento abbastanza forte. Gentilmente, l’allenatore di Kendo ci ha aiutato a portarti qui. Se ti sentissi male di nuovo, ti prego di dircelo subito. La signorina” disse, accennando con un movimento della testa verso l’infermiera “sta compilando i fogli per la denuncia, che poi daremo al signor Bookman. Ma mi sembra che tu ora stia bene, no?” finì, rivolgendogli un sorriso gentile.

 

“Si, sto… penso di stare bene” borbottò Rabi in risposta. “Quanto sono stato… addormentato?”

 

“Poco più di 5 minuti, non preoccuparti. Hai fatto sforzi particolari, oggi o in questi giorni, qualcosa che potrebbe spiegare perché sei svenuto?” chiese gentilmente l’uomo.

 

“No, niente di che. Penso di aver semplicemente avuto un calo di zuccheri, tutto qui.” mentì. Aveva mangiato abbondantemente quella mattina a colazione, come ogni altra mattina. Ma non aveva la minima intenzione di raccontare ciò che aveva visto, o aveva pensato di vedere, poco prima di svenire.

 

Il professore annuì e camminò al fianco dell’infermiera per aiutarla a finire i moduli. Lenalee, dopo aver seguito con gli occhi l’adulto mentre si allontanava, ritornò a Rabi, e parlò con voce bassa, ma più rilassata di prima: “Rabi, il professore ha chiamato tuo nonno, dovrebbe essere qui tra pochi minuti. Sembrava preoccupato, sai?” disse, l’ultima frase pronunciata con un tono di sincero stupore. D’altronde Rabi non poteva biasimarla, e lui stesso faticava ad immaginare suo nonno con un’espressione diversa da quella impassibile che usava sempre a scuola, o da quella irritata che invece tirava fuori – insieme a un calcio volante ben assestato – quando Rabi lo stuzzicava. Ora che ci pensava bene, molti abusavano della sua testa per un allenamento speciale di calci. Almeno, se i suoi voti scolastici si fossero mai abbassati – cosa di cui dubitava profondamente – poteva dare la colpa a queste particolari persone.

 

“Ah, davvero?” ridacchiò sarcastico, essendo riuscito a distogliere lo sguardo da un certo paio d’occhi che si sentiva ancora addosso. Portò le gambe oltre il bordo del lettino, e scese da esso. Ma a quanto pare si era mosso troppo velocemente, perché quando toccò terra gli comparvero dei fastidiosi lampi neri nella raggio visivo del suo unico occhio sano. Si appoggiò quindi al lettino con un braccio, portandosi l’altro alla fronte per sfregare le dita contro la pelle, in un tentativo di ristabilizzarsi.

 

“Non dovresti muoverti così velocemente dopo essere svenuto, lo sai?” commentò il giovane dai capelli bianchi, prima che Lenalee riuscisse a comporre una sola parola “E’ meglio che tu rimanga seduto fino a che tuo nonno non arriva.” continuò, con una voce talmente musicale che Rabi fu costretto dal solo suono a rinchiodare il suo occhio sulla giovane faccia pallida. Lo irritava tremendamente quel vago senso di sottomessa venerazione che il ragazzo gli suscitava, lo faceva sentire inferiore.

 

“No, grazie, ce la faccio. Sto perfettamente.” disse Rabi.

 

Il ragazzo assunse un’aria lievemente sorpresa per l’immotivata freddezza della voce di Rabi, ma rispose con un ampio sorriso, in apparenza sinceramente soddisfatto che il rosso stesse bene: “Meglio così, no?”

 

Rabi lo guardò, incerto su cosa rispondere. Era rimasto un po’ spiazzato da quel sorriso, e la seconda realizzazione del giorno lo aveva portato a notare che in effetti non aveva mai rivolto la parola al ragazzo prima di allora. Certo, si erano incrociati parecchie volte, ma mai parlati. L’unica volta in cui aveva provato a parlargli, era stato uno dei primi giorni di scuola, lo stesso in cui lo spadaccino sclerato lo aveva quasi affettato in mensa. Da subito, infatti, il ragazzo aveva suscitato il suo interesse. Quella sete di sapere incontrollabile che caratterizzava lui, come anche suo nonno, lo aveva spinto a cercare di scoprire il perché della presenza di quei capelli bianchi, della sottile cicatrice rossa sul viso e persino dei guanti che usava ogni giorno per venire a scuola. Ma quella volta, appena si era avvicinato ai nuovi arrivati per fare conoscenza, poco prima dell’incidente, il ragazzo aveva iniziato a comportarsi in modo strano, continuava a spostare il peso da una gamba all’altra con aria agitata, e si era tappato il naso con una mano, a quel punto dicendo di dover andare in bagno.

 

“Ovviamente!” disse Lenalee sollevata. Poi continuò, l’eccitazione evidente nella sua voce: “Ecco, Rabi, come sai, lui è —“

 

“Allen Walker, il Principe della scuola, primo nella classifica degli studenti del suo anno e frequentatore del club di Cucina” finì per lei il rosso “come non saperlo.” aggiunse, non sforzandosi troppo nel nascondere lo scetticismo nella sua voce. Abbandonò il suo posto in piedi accanto al lettino, e allungò una mano verso il ragazzo, perché questo la stringesse. Allen prontamente rispose al gesto, ma Rabi notò il suo occhio destro contrarsi per un attimo, all’accenno del soprannome datogli dalle fangirls. Soddisfatto di aver intaccato, anche se minimamente, quella faccia felicemente perfetta, il rosso continuò “Io sono –“

 

Rabi Bookman,” lo interruppe Allen, afferrando la sua mano “nipote del professor Bookman, primo nella classifica degli studenti del suo anno, ex-frequentatore del club di atletica e di nuoto e fidanzato di Lenalee Lee, figlia del preside scolastico. Come non ricordarlo.” terminò, allargando il sorriso gentile che aveva stampato in faccia. Rabi lo guardò, nuovamente stupito, prima di ridacchiare sommessamente e rilasciare la mano inguantata. Allen 1 Rabi 0.

 

“Ottimo inizio, direi.” commentò ghignando.

 

Allen aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu zittito dal suono di un cellulare che squillava. Nella tasca dei jeans di Rabi, infatti, vibrò l’apparecchio telefonico, e il ragazzo lo tirò velocemente fuori, schiacciando un pulsante e aprendo la connessione.

 

“Pronto?”

 

Rabi?”

 

“Ah, ciao Panda-jiji.” Se l’uomo dall’altra parte della conversazione avesse avuto il potere di entrare nel cellulare e uscire dal capo opposto calciando la testa del rosso come fosse stato un pallone da calcio, beh, probabilmente avrebbe applicato questa sua dote.

 

“Stupido nipote, trascina quel tuo cervello completamente inutilizzato in strada, sono arrivato.” rispose con voce scocciata.

 

Rabi sorrise: “Ma certo, Pan~da, arrivo subito!” e, senza dare all’altro il tempo di replicare, riattaccò. Era particolarmente esaltante punzecchiare Bookman al telefono, era una situazione in cui l’idea dell’”azione-reazione” non valeva. O meglio, valeva, ma la suddetta reazione – il venire scagliato a metri di distanza da un nonnetto tappo – arrivava in ritardo e dava il tempo a Rabi di prepararsi emotivamente, o persino studiare delle tecniche per sfuggire all’ottima mira del vecchio.

 

Intanto il professore si era voltato verso di lui: “Perfetto, allora. Domani daremo al signor Bookman il foglio, e dovrebbe essere tutto a posto. Ti ripeto, se ci sono ripercussioni, faccelo sapere.”

 

“Certo, professore” rispose educatamente Rabi. “Lenalee, ti dobbiamo accompagnare a casa?”

 

La ragazza scosse la testa, pensosa: “No, non dovrei averne bisogno. Ni-san ha detto che mi riaccompagnava a casa lui se aspettavo solo un altro po’. Ho già detto all’infermiera che l’aiuterò a mettere a posto qualche documento, o una cosa del genere. Quindi non c’è problema, vai pure.”

 

“Okay” commentò Rabi, sorpassando il lettino e avvicinandosi a lei. “Sicuro di stare bene?” chiese Lenalee dubbiosa.

 

Rabi le sorrise e la abbracciò. Con la coda dell’occhio vide che dietro di sé Allen spostava il peso da una gamba all’altra, non soffermando lo sguardo su nulla, lasciandolo vagare per la stanza. probabilmente non sapendo come concedere spazio ai due. Questo non fece altro che allargare il suo sorriso: “Ovvio che si, io guarisco piuttosto velocemente, lo sai.”

 

“Almeno questo.” sussurrò la cinese.

 

Rabi la fissò perplesso. “Cosa vuoi dire?”

 

Lenalee alzò la testa per incrociare lo sguardo con il suo, e prese un profondo respiro prima di dire, ancor più a bassa voce: “Ci sono altre cose che vorrei sapere.”

 

Rabi avrebbe quasi potuto giurare che, vicino a lui, Allen si era immobilizzato per un attimo, prima di riprendere i suoi ridicoli ondeggiamenti sul posto. Il suo sorriso di cominciò a cadere. Esitò sulla scelta delle parole da usare: “Lee, io…

 

“Non fa niente, Rabi. Tuo nonno ti sta aspettando.” disse, liberandosi dal suo abbraccio “Il film lo rimandiamo a un altro giorno, okay?” continuò sorridendogli.

 

“Va bene, Lee. Allora… a domani.” Rabi salutò, frustrato dalla piega con cui era terminata la conversazione. Distogliendo lo sguardo dai tristi occhi viola della ragazza, alzò una mano per salutare il professore e l’infermiera, che ora si era alzata e stava tirando fuori da un cassetto un grosso pacco di fogli, appoggiandoli sulla scrivania, sotto la luce della lampada da tavolo. Lenalee camminò fino a questa, e iniziò a sfogliare curiosa i documenti.

 

Proprio quando Rabi stava per salutare anche Allen, quest’ultimo lo precedette alla porta.

 

“Vengo con te fino al parcheggio.” disse velocemente.

 

A Rabi sembrò che dicendo ciò, Allen fosse arrossito.

 

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“Bene.”

 

“Si, allora… Io vado di qua.”

 

“Okay. Non… non hai bisogno di un passaggio?”

 

Rabi, un altro secondo di più e…

 

“Sii sii, vecchio Panda…

 

Rabi sventolò una mano su e giù in direzione del professor Bookman, seduto al posto di guida all’interno di una Smart grigio metallizzato, una sorta di rappresentazione meccanica del suo proprietario, anch’egli piccolo, grigio, e in generale orrendo. L’anziano aspettava impaziente che il nipote salutasse il ragazzino dai capelli argentati per poter ritornare nella propria casa, a finire una ricerca particolarmente complicata su un passo della Bibbia. Si trattenne a stento dal suonare il clacson, semplicemente perché lui stesso odiava quel rumore spacca timpani, ma quando ci voleva ci voleva.

 

“No, grazie, abito… nei dintorni.” rispose Allen, apparendo un po’ a disagio “Bene, spero che tu stia meglio in futuro. Ci si vede nei corridoi?”

 

Rabi sorrise, non sapendo esattamente che altro fare: “Certo, nei corridoi. Allora a domani.”

 

Una folata di vento gli scompigliò ancor di più i capelli rossi, che ora non erano tenuti composti dalla bandana che gli stava attorno al collo. Davanti a lui, Allen si irrigidì di scatto, puntando gli occhi verso la zona del suo collo. Pensando che avesse visto qualcosa o qualcuno comparire oltre le sue spalle, Rabi voltò la testa per controllare, ma non vide nessuno.

 

“Io d-devo andare. Ciao.” balbettò Allen, Rabi ritornando a guardarlo perplesso.

 

“Ehi, Allen, stai be —“ non fece in tempo a finire la frase, il ragazzino era già partito, correndo a una velocità sorprendente lungo la strada che costeggiava un lato della scuola.

 

Rabi lo guardò allontanarsi sempre di più, rimanendo comunque piuttosto riconoscibile a casa dei suoi insoliti capelli. Sentendo uno sguardo insistente su di lui, il ragazzo si volse e si avvicinò alla piccola macchina parcheggiata a pochi passi di distanza. Mentre apriva la portiera del posto davanti, Rabi notò che Bookman non aveva un’espressione irritata, ma seria e sospettosa.

 

“Perché quella faccia, nonno?” chiese Rabi, sperando che la domanda potesse distrarlo dalla vendetta fisica che di solito gli arrivava a quel punto.

 

Bookman gli tirò uno scappellotto in testa, con uno movimento tanto veloce che Rabi, fosse stato quello di un tempo, non sarebbe riuscito a seguire. Ma anche potendo, lo spazio per schivarlo non c’era, date le dimensioni di quella scatola meccanica. Comunque, tentativo di distrazione miseramente fallito.

 

Aww, non vale attaccarmi in spazi ristretti, vecchiaccio! Io non riesco quasi a stare dritto qu- Ow!” esclamò, ricevendo un secondo colpo. Si portò le mani dietro la testa per tenersi il punto dolorante.

 

“Non hai risposto alla domanda, in ogni caso.” commentò, mettendo il broncio.

 

“Stupido nipote” borbottò Bookman. Rabi notò la rapida occhiata che il vecchio lanciò allo specchietto retrovisore “Da quanto frequenti Allen Walker?”

 

“Eh?” Rabi rispose stupito. Non era suo solito chiedere delle amicizie che stringeva a scuola “Non lo frequento, ci siamo solo incontrati oggi in infermeria. Era solo lì per…per…” il ragazzo si accorse solo ora che non sapeva cosa diavolo ci facesse Walker nell’infermeria quel pomeriggio.

 

“Per?” chiese insistente Bookman.

 

Rabi abbassò lo sguardo, quasi vergognato di se stesso per non sapere una cosa così semplice: “Io… non lo so. Non gliel’ho chiesto. So solo che era già lì, quando mi sono svegliato. A quanto mi ha detto Lenalee, sembra vada a prendere spesso Yu Kanda dopo gli allenamenti. Probabilmente è arrivato quando sono svenuto e ci avrà accompagnato dall’infermiera. Anche se…” effettivamente non c’era molta logica in questo. Il professore stesso aveva detto che aveva mandato a casa tutti gli studenti presenti. Perché Allen, che non c’entrava niente e non aveva neanche assistito alla scena, sarebbe dovuto restare? Mentalmente, si segnò il promemoria di chiederlo a Lenalee il giorno dopo.

 

“A proposito di svenimenti… Tu che svieni, Rabi, è un fenomeno piuttosto insolito ormai. Cosa ti è successo?” mentre chiedeva, Bookman accese il motore della macchina e cominciò a svolgere complicate e inutili manovre per uscire dal posto di parcheggio in cui, Rabi si domandò come, si era infilato.

 

“Dannata carriola…” cominciò a imprecare Bookman sottovoce, voltando con un movimento brusco tutto il volante da una parte.

 

“Eh, Panda – ow!! Non puoi lasciare il volante per picchiarmi, nonno!” gli gridò Rabi, massaggiandosi la testa “Comunque, te lo dico solo se mi lasci guidare.” dichiarò con solennità.

 

Bookman imprecò ancora una volta, ma sembrò pensarci su. Poi, senza dire niente e aggrottando la fronte, aprì la portiera e scese dalla macchina. Rabi sorrise e lo imitò, uscendo rapidamente e dirigendosi verso l’altro lato. Una volta effettuato il cambio, il rosso avviò il motore e in due semplici mosse riuscì a liberare l’auto, dirigendola ora sulla strada di casa. Il suo sorriso si allargò divertito quando vide la faccia alterata del vecchio.

 

“Allora, perché sei svenuto?” domandò ancora una volta, e il ghigno di Rabi cadde all’istante. Tenendo gli occhi puntati sulla strada, tirò un profondo respiro, cercando di riportare alla memoria ciò che aveva visto poco prima di perdere i sensi. A Bookman era sicuro di poter dire la verità, non doveva preoccuparsi di essere ritenuto pazzo. Non molti ne erano a conoscenza, ma l’anziano era un esperto in fenomeni sovrannaturali, e Rabi, essendo quello che era, lo sapeva meglio di tutti.

 

Ho… visto delle cose.” cominciò il ragazzo, cercando intanto le parole giuste per descrivere quei momenti confusi.

 

Il sole era ormai quasi tramontato, e uno strato di nebbia si stava formando tra le strade della città.

 

In pochi minuti, Rabi finì di raccontare, e ora il Bookman sembrava immerso nei suoi pensieri. Ormai mancava poco al loro appartamento, e il rosso era curioso di conoscere le conclusioni a cui era arrivato l’altro.

 

Finalmente, quando iniziava a intravedersi in lontananza il piccolo cortile della loro casa, Bookman parlò: “Stai attento a scuola, Rabi, cerca di evitare certe compagnie. Ti ho già accennato alla notizia che mi è arrivata da loro riguardante l’arrivo in città di nuovi… pericoli. Non posso ancora esserne certo, ma da quello che ho visto a scuola e che mi racconti tu, ho i miei sospetti.”

 

Rabi si girò verso di lui con gli occhi spalancati, prima di ricordarsi che stava ancora guidando: “Ehi ehi, cosa intendi dire con ‘nuovi pericoli’? Non mi hai raccontato tutto l’altra volta! E chi sono ‘lo—Ah.” terminò Rabi, ammutolito dalla realizzazione. Se loro si erano presi la briga di avvisare Bookman, vuol dire che la faccenda era seria. Non che il vecchio si fosse preoccupato di dirgli chi fossero effettivamente, ma era chiaro da come li aveva visti andare in giro, delle armi che si portavano dietro, che erano una sorta di combattenti. Che stessero dalla parte degli uomini o contro, questo non lo sapeva. E chiedere informazioni a Bookman era pressoché inutile, ma valeva la pena provare ogni tanto.

 

“È un grave problema per te dirmi cosa sta succedendo dandomi maggiori dettagli?” chiese ironico.

 

Bookman lo squadrò con una gelida occhiata: “Per ora non mi sembra il caso, e non voglio che tu ti concentri su altro in questo periodo. Il tuo obiettivo dev’essere uno soltanto: devi imparare a stabilizzarti.”

 

Rabi sbuffò sonoramente: “Sto già facendo grandi progressi, Pand—Ow! Non vale neanche se sto guidando io!!” esclamò scocciato. Lo metteva terribilmente di malumore essere lasciato all’oscuro di qualcosa.

 

“Allora assumi un atteggiamento più devoto verso il tuo istruttore!” gli rimbeccò l’altro.

 

“Ma tu non mi stai insegnando niente!!” sbottò Rabi irato. Bookman non rispose, e il silenzio calò nello stretto abitacolo.

 

Arrivati davanti al cortile, Rabi cercò con lo sguardo, nel buio ormai fitto, un posto libero lungo il marciapiede.

 

“Accendi le luci anteriori.”

 

“Non ne ho bisogno.” ribatté secco il ragazzo.

 

Infatti, una volta trovato, Rabi riuscì a parcheggiare senza difficoltà nonostante il buio. Spense il motore e tolse le chiavi dalla fessura, lanciandole a Bookman. Dopodiché, rimanendo in silenzio, aprì la portiera, ma mentre portava le gambe a terra, sentì la presa di una mano sul suo braccio.

 

“Nipote idiota, tieni sotto controllo la tua curiosità. Quando riterrò giusto dirtelo, te lo dirò. Per ora, non legarti troppo né a Yu Kanda né ad Allen Walker. E… tieni d’occhio anche Lenalee.”

 

Rabi sgranò l’occhio per lo stupore, ma si riprese in pochi istanti.

 

“Non ho problemi a stare lontano dal giapponese – a meno che non voglia andare incontro a morte certa – ma non vedo il motivo di non stringere amicizia con Allen. A me sembra un bravo ragazzo.” rispose Rabi. In realtà non si era ancora fatto un parere su Walker, e al momento non era particolarmente interessato a diventare un suo grande amico. Semplicemente, molte cose di lui lo intrigavano, e Rabi non era un tipo che si tirava indietro quando c’era da scoprire qualcosa di nascosto. E dato che Bookman sembrava così infastidito da un suo possibile legame con lui, il ragazzo pensava che stargli vicino fosse proprio un buon punto di partenza per trovare indizi da solo. Ciò che lo aveva stupito di più, in realtà, era stato l’avviso su Lenalee: cosa c’entrava lei in tutto questo? Doveva dedurne che il ‘sogno’ che aveva visto poteva essere in qualche modo reale…?

 

Bookman lo guardò scetticamente, ma gli lasciò andare il braccio. “Bene.”

 

“Vado a farmi una dormita, mi gira un po’ la testa al momento. Sarà a causa del colpo in testa che ho preso cadendo per terra” disse Rabi, finalmente uscendo dall’auto.

 

“Sai perfettamente che non può essere così.”

 

“Allora andrò a farmi una dormita per il semplice gusto di farla.” ribatté Rabi irritato. Detto ciò andò ad aprire la porta di casa, entrò, Bookman poco dietro di lui, e si diresse subito in camera sua. C’erano parecchie cose su cui doveva riflettere, ed era sicuro di poter arrivare a qualche indizio solo ripensando agli avvenimenti del giorno, in particolare quelli concernenti un certo ragazzo dai capelli bianchi.

 

O0o0o0o0o0o0o0o0o0O

 

Allen rallentò il passo, ritenendo di essersi allontanato abbastanza ormai. Non avvertiva più alcun odore, e, ora che ci pensava, non era neanche sicuro di conoscere il luogo in cui si trovava. Era sicuro di aver preso la strada giusta mentre correva, aveva svoltato una volta a sinistra, due a destra e poi aveva… Erano due a destra? O solo una? Di solito faceva più attenzione a ciò che lo circondava, nella speranza di cogliere qualche segno riconoscibile, ma la fuga improvvisata gli aveva fatto momentaneamente dimenticare delle sue innate capacità orientative. Quindi ora si trovava in una delle tante, stramaledettamente identiche vie costeggiate da villette a schiera e non sapeva cosa avrebbe dovuto fare ora. Poi si ricordò della splendida invenzione degli ultimi decenni chiamata ‘cellulare’, e tirò suddetto apparecchio fuori dalla tasca dei jeans e compose uno degli unici tre numeri che avesse mai chiamato. Poggiò la cornetta contro l’orecchio, aspettando che dall’altra parte rispondessero.

 

Click. “Pronto.”

 

“Ehi, BaKanda, anche al telefono i tuoi modi riescono ad irritarmi! Non lo trovi un fenomeno fantastico?!”

 

“Cosa vuoi, moyashi.”

 

“È Allen, BaKanda, Allen. Dopo quanto, un secolo? Dopo un secolo non riesci ad afferrare una parola così semplice? Comunque” tagliò corto il ragazzo, prima che l’altro potesse rispondere “ho bisogno di te. Sono in una via che non so esattamente dove si trovi, e il fatto che qui tutte le vie siano uguali non mi sta aiutando per niente.”

 

“Ti sei perso.”

 

“Non lo definirei così. Direi più che… sto scoprendo nuovi posti. Quindi? Riesci a trovarmi?”

 

“Col cazzo, moyashi. Mi sto allenando, non posso interrompere per ritirare una mammoletta da una strada pericolosa.” Era sempre sorprendente notare come Kanda acquisisse velocemente il linguaggio volgare base di ogni decennio.

 

Daaai, Kandaaa! Se mi vieni a prendere, mhh… ti cucino la soba?”

 

“…”

 

“Anche domani sera?”

 

“Aspettami lì. Dimmi il nome della via.” Allen lo lesse su una targhetta in ferro attaccata all’estremità di un palo all’inizio della strada.

 

“Sei dall’altra parte della città.”

 

“Ma per favore, non è assolutamente vero! La direzione è giusta, ne sono sicuro!” si lamentò Allen. Dall’altra parte, però, non giunsero risposte, e il ragazzo si accorse che Kanda aveva riattaccato.

 

Allen allora si appoggiò alla recinzione bianca di uno dei giardini, osservando il sole che spariva dietro l’orizzonte dei tetti. Occupò quel breve tempo che aveva prima che Kanda arrivasse, per ripensare agli avvenimenti di poco prima. Nonostante la giornata non fosse iniziata particolarmente bene, dato il lavoro che aveva dovuto svolgere in mattinata, era contento di aver deciso di andare incontro a Kanda alla fine dell’allenamento. Prima di tutto perché era riuscito a evitare una possibile catastrofe, riguardo alla quale aveva seriamente intenzione di discutere con il giapponese, poi anche perché era riuscito finalmente a parlare al ragazzo dai capelli rossi. Era da un po’ che seguiva i suoi movimenti a scuola e raccoglieva informazioni su di lui, senza mai avere il coraggio di parlargli direttamente. Certo, quel giorno non era andato esattamente al meglio, dato che Rabi aveva seriamente rischiato di finire in coma, ma meglio di niente. Si era aspettato, per la verità, di parlare persino di più in tali circostanze, si era aspettato domande sulla sua presenza in infermeria con la ragazza cinese e il professore, sulla sua presenza in generale a scuola, dato che quel giorno non era venuto – a meno che qualcuno non avesse già informato il rosso del motivo ‘ufficiale’. Invece niente, erano rimasti a guardarsi per pochi secondi, che erano parsi un’eternità, e poi si era scambiati due parole fuori da scuola. Ah, il fatidico momento ‘fuori da scuola’… al diavolo le città ventose. Una zaffata un po’ più intensa e Rabi non avrebbe probabilmente fatto in tempo a registrare ciò che stava succedendo, prima di trovarsi il collo sbranato.

 

Un movimento rapido di fianco a lui richiamò la sua attenzione. Il giovane giapponese, con addosso vestiti neri che si mimetizzavano nel buio, si avvicinò a lui. E lo colpì alla testa.

 

“Ahi, BaKanda! Per cos’era quello?!”

 

“Per avere interrotto il mio allenamento.” disse asciutto Kanda, nascondendo un ghigno soddisfatto. Probabilmente il suo cervello era perso in pensieri legati in qualche modo alla soba.

 

Allen guardò l’ora segnata sul display del cellulare che teneva ancora in mano. “Visto che non era dall’altra parte della città? Non puoi metterci un minuto per percorrerla tutta.” constatò compiaciuto.

 

Kanda sbuffò irritato e riprese a camminare, questa volta poco davanti ad Allen.

 

Quest’ultimo fissò la sua schiena, pensieroso: “Sai, penso sia il caso di parlare di ciò che è successo in palestra.” affermò calmo.

 

Tch, non sono affari tuoi. È stata una cosa momentanea, lui si è avvicinato troppo a lei, con quel suo sorriso sornione, mi ha irritato. E poi mi fissava.” commentò Kanda, più scocciato di prima.

 

Allen si fece serio: “Vedi che non accada mai più, Kanda, potevi mandarlo in coma, com’è successo quella volta a Crowley.” Poi aggiunse, toccandosi leggermente la guancia con l’indice: “Per la verità, sono stupito: è rimasto svenuto solo per 5 minuti, e anche da sveglio, non sembrava particolarmente sconvolto. Magari non ci sei andato così pesante come avrei creduto” concluse, non troppo sicuro delle sue supposizioni.

 

Kanda si fermò davanti a lui, senza voltarsi indietro, e così Allen. “Quel che ha visto era pesante.” disse soltanto. Allen lo guardò perplesso, poi annuì silenziosamente, e il giapponese riprese a camminare “Comunque non mi sembra tu ti possa lamentare troppo, moyashi” – “È Allen!!” – “dato che hai finalmente parlato con quell’idiota da cui sei ossessionato da due mesi.”

 

Allen arrossì a quelle parole, non avendo previsto che Kanda avrebbe trovato il modo per prenderlo in giro ulteriormente riguardo a questo: “No-non sono ossessionato… soltanto, mi interessa. Tutto qui.”

 

“Il fatto che tu sappia tutto di lui senza avergli nemmeno mai parlato, che lo spii a scuola quando ti capita di incontrarlo, e che diventi oscenamente rosso appena ti faccio notare tutto ciò, io questa la chiamo ossessione.”

 

Allen non rispose subito, occupato a studiare una smorfia con cui potesse trasmettere al compagno tutta la sua irritazione. Se lo diceva così, dava l’impressione sbagliata, lui non era un maniaco... giusto? Seguire di nascosto una persona all’interno della scuola non era un comportamento così strano! Tutte le ragazze del primo anno facevano così con lui – certo, loro non avevano proprio la stessa sua capacità di rimanere nell’ombra, ma pur pedinamento era.

 

Continuarono a camminare per qualche tempo in silenzio, uno dietro l’altro, poi Allen ruppe di nuovo il silenzio.

 

“Ora che siamo sicuri che hai trovato la tua, cosa pensi di fare?” chiese, cercando di mascherare la sua tristezza nella voce.

 

“…”

 

“Sappi che… se ne avessi bisogno, io ci sarò sempre.”

 

 Tch.”

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