Soft Feathers

di LoryFoxie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



Buona lettura e mi raccomando ricordatevi di recensire per aiutarmi a migliorare! :3



« Cap 1. »


C'era una volta, e chissà forse esiste ancora, un continente situato fra i ghiacci dell'antartide, protetto alla vista degli avidi esseri umani da altissime mura di ghiaccio eterno.
Il continente, chiamato Ydrane, era abitato da creature mitologiche di vario tipo: elfi, draghi, sirene, vampiri, maghi, angeli, e chi più ne ha ne metta. Queste creature, in tempi ancora più antichi, vivevano a contatto con gli esseri umani in armonia; ma, in seguito ad un evento molto spiacevole, preferirono isolarsi e non avere più contatti con loro.
Questo evento avvenne nell'età cristallea, un'età ormai dimenticata, di cui non si conserva traccia nei libri di storia.
Esistevano solo due grandi regni, a quei tempi: quello di Ether e quello di Eden, chiamati così perchè presero nome dalle due regine che lo governavano.
Ether era umana, e, come tale, governava un regno formato da umani.
Eden invece era metà angelo e governava il regno delle creature magiche.
I due regni vivevano in armonia fra loro, i commerci erano molto attivi, e tutta la popolazione viveva serena; ovviamente non mancavano gli individui attacca brighe, ma di solito le piccole dispute venivano risolte discutendone e trovando insieme una soluzione.
Uno di questi personaggi, pero', era diverso: più crudele e meschino degli altri, si opponeva al regno di Ether con tutte le sue forze... o almeno così si narra.
Il suo nome era Vincent, un mezzo demone: egli, bramoso del potere delle due sorelle, aveva creato un esercito proprio.
La sua base era situata alle pendici del vulcano Pyro, nascosta in una caverna sperduta dove nessuno osava avventurarsi.
Vincent aveva tre fedeli servitori: Arya, Andrew e Damian, comandanti di tre parti diverse dell'esercito: Arya, 19 anni umani, controllava l'elemento del vento ed era metà angelo;
Andrew, 23 anni umani, era metà lupo e controllava i fulmini (ed in parte il fuoco), era inoltre il primogenito di Vincent e molto unito alla sorella minore Fay;
Damian, il più fedele e spietato dei tre, aveva 21 anni umani, e capace di controllare l'acqua, signore incontrastato degli Oceani e metà pesce.
Vincent ed i tre erano temuti da tutti e anche coloro che sapevano dove si trovava la base non lo avrebbero mai riferito alle autorità; quelli che l'avevano quasi fatto erano poi misteriosamente scomparsi.
Arya si occupava solo dell'addestramento dell'esercito, e sarà lei a condurre questa storia..
Un giorno come gli altri, la ragazza stava andando nella sua camera dopo un lungo addestramento.
Non vedo l'ora di farmi una doccia. pensava mentre allargava le ali per sgranchirle.
E poi è così noioso stare qui! Immagino che Andrew e Damian si stiano divertendo, là fuori. Chissà perchè mi costringono a stare in questa gabbia? Voglio volare! Passare all'azione! poi si bloccò, come stordita dai suoi stessi pensieri.
Devo darmi una calmata. Vincent dà gli ordini, e sa sicuramente cos'è meglio per me. concluse, sospirando.
Entrò nella camera, buttò la spada sul letto e, dopo una doccia veloce, si sedette nella poltrona.
Verrà anche il mio turno, devo solo saper aspettare.
Chiuse gli occhi un attimo, per riposarli, ma poco dopo sentì bussare alla porta.
Riprese la spada ed andò ad aprire: si ritrovò di fronte Fay.
« Cosa vuoi? » chiese infastidita, per essere stata disturbata mentre si riposava finalmente un po': non ce l'aveva con la ragazzina, in realtà, ma il tono era uscito più freddo di quanto volesse.
« Posso entrare? » chiese la ragazza timidamente, senza avere il coraggio di guardare l'altra negli occhi.
« Certo.. » rispose Arya, più gentilmente, spostandosi dalla porta, per permetterle di entrare.
Fay entrò e si sedette su una sedia, mentre Arya chiudeva la porta e le si inginocchiava accanto.
« Ti devo parlare, è importante. » disse tremante la ragazza dai capelli blu, sempre evitando di guardare l'altra. Arya si innervosì, capendo che era successo qualcosa di grave.
« Cosa c'è? » chiese, cercando il contatto con i suoi occhi.
« Mio padre, Vincent... è stato ucciso da Damian. » disse Fay, tremante, trattenendo appena le lacrime.
« Cosa?! Non può essere! » urlò Arya, balzando in piedi. No, non poteva essere. Vincent non poteva essere morto per davvero, vero? Era tutto solo un brutto scherzo.
Rimase sbalordita da ciò che udiva, e, anche se aveva il sospetto che da tempo qualcosa stesse cambiando, non credeva che tutto sarebbe accaduto così velocemente ed alle sue spalle.
« Devo andare a parlargli. » disse ad Fay, ovviamente parlando di Damian. Come aveva potuto fare una cosa del genere?
« Aspetta, non ho finito. » continuò Fay, intrecciando le mani e torturandosele, più nervosa di prima. Arya la guardò di nuovo, chiedendosi cosa potesse esserci ancora: aveva ucciso pure Andrew, per caso?
« Ciò che è peggio - beh per me - è che lui e Andrew si sono accordati di... io... i-io dovrò sposare Damian. » concluse la ragazza, senza la forza di parlare, prima di scoppiare in lacrime.
« Arya ti prego, fai qualcosa. Tu sei la mia guardiana, non so a chi altro chiedere aiuto! » concluse, portandosi in avanti, poggiando le mani sulle braccia dell'altra, implorandola.
Arya era allibita, ed ormai stava perdendo l'uso della ragione per davvero.
Fay era la sua protetta, e nessuno poteva decidere sulla sua vita senza prima consultarla - eccetto Vincent, ma ora era morto. Che avesse intuito gli interessi di Damian, e l'avesse affidata a lei per quel motivo?
« Io proverò Fay, non temere. Riposati ora, non hai una bella cera. » disse, consolatoria, poggiandole una mano sulla spalla e sorridendole.
« P-posso restare qui? » chiese la ragazzina quindicenne con gli occhi ancora bagnati. Arya annuì, ovviamente più che d'accordo con la cosa: lì non l'avrebbero cercata per un po', e quindi si sarebbe potuta riposare.
« Si, resta quanto vuoi. Io intanto vado a parlare con Damian, e non temere, troverò una soluzione. »
Arya diede un bacio sulla fronte ad Fay, teneramente, e poi uscì dalla camera, camminando quasi stesse marciando - probabilmente, se avesse impresso nei passi la rabbia che provava in quel momento, il pavimento si sarebbe messo a tremare.
Si avviò verso la Sala Madre, dunque: una grande e buia stanza circolare dove di solito Vincent si trovava; dove di solito facevano le riunioni più importanti.
Damian e Andrew, evidentemente rientrati da poco, erano seduti al tavolo a parlare.
« Damian! » Arya emise un ringhio urlando il suo nome, ma quello parve non scomporsi, voltandosi verso di lei lentamente e sorridendole ironico - già sapeva perchè era lì, probabilmente.
« Arya hai saputo le belle notizie, immagino? » chiese, ironico.
« Si, e-- » venne interrotta subito, quando Damian alzò una mano e scosse la testa, per prendere parola.
« Tranquilla, tranquilla. Avrai poteri pari a quelli di Andrew, sarete entrambi miei collaboratori. » disse lui, guardando l'altro che annuì brevemente, per poi voltarsi verso Arya e sorriderle.
« Non è di questo che voglio parlarvi! » ringhiò la ragazza, in tutta risposta - al diavolo il potere che le stavano dando. Cercò di tranquillizzarsi, pero', visto che voleva mettere ben in chiaro ciò che stava per dire, e poi continuò.
« Damian, Fay ha solo quindici anni: non posso permettere che-- » a quanto pare, pero', interromperla stava diventando un'abitudine, perchè fu quello che Andrew fece subito, sentendo la sorella venire tirata in causa.
« E' solo un matrimonio d'affari. Fay non è felice? » chiese preoccupato: Arya avrebbe voluto ridere di fronte a quella preoccupazione, visto il modo in cui avevano deciso.
« Felice? » ringhiò, con odio, prima di proseguire con un tono più neutrale.
« No, non è felice. E voi avreste dovuto dirlo a me prima; devo ricordarvi che ruolo ho io? » chiese, ironica, guardando prima l'uno e poi l'altro.
« Ormai è tardi, e poi sarà un modo per 'unirci'. Io il marito, Andrew il fratello e tu la protettrice. Meglio di così? Comunque, la storia e' chiusa, non opporti. » disse secco e minaccioso Damian; ma Arya non si lasciò scoraggiare, ed un'idea balenò nella sua mente.
« Facciamo un duello: chi vince decide. » propose, seria, guardandolo dritto negli occhi con rinnovata determinazione.
Damian la guardò a sua volta, ma divertito.
« Va bene: dopo cena, nella palestra. » concordò, alzandosi e guardando i due; senza aggiungere altro, poi, uscì dalla stanza.
« Arya, Fay è venuta da te? Non è d'accordo? Pensavo fosse un'idea grandiosa. » le disse Andrew alzandosi ed avvicinandosi a lei, incrociando le braccia e inclinando la testa di lato, pensieroso.
« Cerca di convincerla, altrimenti di troverà male. » Arya distolse lo sguardo, mentre una nuova ondata di rabbia la travolgeva, ma Andrew non si arrese e la prese per un gomito, costringendola a guardarlo.
« Nessuno di noi vuole impedire questo matrimonio, no? » chiese, serio, prima di lasciarla andare ed andandosene a sua volta.
Ancora confusa, dopo tutto l'accaduto, Arya tornò in camera, lentamente, cercando di mettere chiarezza nella marea di pensieri che la stavano soffocando.
Fay era sdraiata sul letto e stava tranquillamente riposando, quindi decise di non svegliarla.
Piuttosto, si sedette sul margine del materasso, vicino a lei, e le accarezzò la testa in modo teneramente, prima di darle un bacio sulla fronte ed uscire nuovamente dalla stanza.
Avrebbe dato il meglio nel duello, ma aveva ben poche possibilità di vincere; Fay era come una sorella minore per lei, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ma Damian non aveva mai perso.
Proprio in quel momento Arya arrivò nella mensa, per cenare, ed il chiasso che si sentiva prima di entrare cessò all'istante: tutti i soldati si alzarono e attesero.
« Riposo. » esclamò loro Arya, prima di sedersi: non aveva fame, e difatti mangiò giusto un paio di pesche, prima di dirigersi in palestra.
Una volta arrivata, trovò Damian ad attenderla.
« Riscaldamento? » chiese lui, come se nulla fosse; come se non ci fosse un'altissima posta in gioco, con il solito sorriso beffardo sul volto.
« No, grazie. » rispose lei, stringendo poi i denti, per evitare di insultarlo o dire qualcosa che avrebbe potuto adirarlo - ma era possibile? Damian sembrava sempre così pacato.
« Bene, allora. Iniziamo? » chiese sorridente, muovendo il braccio per mettersi in posizione, mettendo il piede sinistro un po' più avanti rispetto al destro.
In palestra non c'era assolutamente nessuno, ed Arya pensò che era meglio così: non voleva un pubblico a distrarla.
I due si posizionarono l'uno di fronte all'altra e prepararono le armi; quindi, senza che nessuno desse il via, lo scontro iniziò.
Non descriverò cosa accadde esattamente, ma fu uno scontro davvero lungo - sebbene silenzioso: i due continuavano a respigersi, con potenza inaudita e sembrava che nessuno dei due dovesse mai prevalere sull'altro; sembrava che lo scontro dovesse durare in eterno.
Fuori divenne molto buio, e la palestra era illuminata solo dalla luce lunare, rimanendo così in penombra.
I due, pero', continuarono e continuarono ad attaccarsi, apparentemente per nulla provati dal cambiamento di luce.
Maledizione. pensò Arya, iniziando a sentire la stanchezza, mentre guardava Damian: sembrava tranquillo, come se avesse appena iniziato a lottare, ma anche lui doveva essere stanco... doveva esserlo, vero?
Notando l'espressione di Arya, sorrise, e fu così che la ragazza fece un passo falso.
Si sporse in avanti, per attaccarlo, ma Damian si spostò troppo velocemente di lato e l'angelo cadde a terra.
Si girò, veloce, ma si ritrovò Damian seduto sopra di lei, con la punta della spada puntata in gola. Aveva perso.
« Direi che hai perso. » disse lui, con il fiatone, ma sempre sorridente.
Arya non sapeva che dire, quindi si girò a fissare il muro. Non aveva mai perso uno scontro, e non credeva che facesse così male, soprattutto con quella posta così alta in gioco.
« Su su, non abbatterti; non tratterò Fay male, te lo assicuro. » disse lui posando la spada di fianco a sé, e prendendole il mento con due dita, facendola girare in modo che lo guardasse.
« Fidati, davvero. » disse, sorridendo, mentre la ragazza cercava ombre di menzogne nei suoi occhi: non ne trovò, ma non rispose. Era davvero a corto di risposte.
Fay ha 15 anni, non dovevo perdere. E' piccola. Sono un'incapace... pensava in tanto, sentendo la rabbia dentro di sé e non riuscendo proprio a smaltirla; si sentiva impotente, soprattutto in quel momento.
Prima che potesse rendersene conto, una lacrima scese dal suo occhi destro, rigandole la guancia e sparendo fra i capelli.
Damian si chinò su di lei, gentilmente, e le baciò la guancia umida, per poi spostarsi sulle sue labbra: un bacio leggero, casto e dolce, che sembrò ridare forza ad Arya, consentendole di spingerlo via e scattare in piedi.
Rossa come un peperone, si voltò e tornò correndo in camera sua, dove trovò Fay, ancora addormentata.
Che diamine stava succedendo?
Perchè Damian l'aveva baciata anche se stava per sposare Fay? Credeva di poter fare ciò che voleva?
« Arya? » chiese Fay, risvegliandosi e voltandosi verso di lei.
Arya, senza pensare, corse ad abbracciarla, stringendola forte a sé, cercando di passarle tutta la propria forza.
« Mi dispiace, mi dispiace da morire. » disse, fra le lacrime.
Fay parve capire subito a cosa si riferisse, eppure ora sembrava tranquilla.
« Va tutto bene Arya. Ci ho pensato, ed è tutto okay. Accetterò le mie responsabilità. E poi Arya, tu mi sarai accanto, vero? » chiese, speranzosa, ricambiando l'abbraccio.
Arya, pur non staccandosi da lei, si allontanò quel che bastava per guardarla negli occhi: la luna illuminava i loro volti, ed erano entrambe stupende, con le lacrime che le rigavano le guance; sembravano due principesse marchiate da un brutto destino, eppure pronte a combattere per ottenere ciò che volevano.
« Sempre, maestà! Sempre! » disse convinta, annuendo all'altra.
« Questo mi basta. » disse Fay, arrossendo - probabilmente realizzando solo dopo quell'appellativo ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.
Arya sorrise.
« Basta ora, devi dormire. Anzi, dobbiamo. »
La ragazza sciolse l'abbraccio, alzandosi, e le rimboccò le coperte.
« Dormirò sul divano, non preoccuparti. » le disse, gentile.
Fay annuì e si voltò verso il muro, mentre Arya si toglieva l'uniforme ed indossava una camicia da notte.
Prese quindi una coperta e si sdraiò sul divano, preparandosi a lasciare che Morfeo l'accogliesse fra le sue braccia.
« Arya, perchè non sei dalla parte di Eden e Ether? »
chiese, improvvisamente, Fay, tornando a girarsi verso l'altra.
« Voglio dire, tu non sei cattiva. Io purtroppo sono la figlia di Vincent, sai, ma tu? » chiese, curiosa. Arya, infatti, non aveva mai detto a nessuno il motivo per cui era lì.
« E' una storia lunga Fay. Te la racconterò un altro giorno. E poi, anche se volessi, ormai ci sono dentro, e non me ne andrò; almeno non finchè avrò il compito di proteggerti. »
rispose Arya, voltandosi verso lo schienale del divano.
« Va bene allora, buona notte. » disse Fay, chiudendo gli occhi nuovamente.
Poco dopo, Arya sentì il suo respiro farsi più leggero e naturale, segno che si era addormentata.
Anche lei, a sua volta, chiuse gli occhi, lasciando vagare la mente.
Si addormentò quasi subito, era stanchissima, e poco dopo iniziò a sognare.

Sognò un piccolo villaggio.
Tutto era tranquillo, nemmeno un filo di vento a muovere le fronde degli alberi, ed Aya era seduta su un masso vicino ad un fiumiciattolo - la bambina dimostrava circa sette anni.
All'improvviso, un urlò arrivò dal villaggio, ed Arya corse indietro, per raggiungerlo, ma un uomo la prese in braccio e la fermò.
Si nascose dietro un cespuglio, e fece segno alla piccola di non fiatare.
Lei ubbidì, senza capire che stava succedendo, e si limitò a guardare fra i rami.
C'era un gruppo di soldati al centro del villaggio, stavano ridendo come matti, ed avevano lo stemma del regno di Ether.
Un uomo, invece era a terra, in una pozza si sangue - dagli abiti sembrava un suo concittadino.
« Perchè? Perchè?! » chiese una donna in lacrime, inginocchiata vicino all'uomo in fin di vita.
« Questo sia di avvertimento per la prossima volta che non avverrà il pagamento. » disse, indifferente e crudele, il capitano - lo si capiva dall'armatura pomposa.
« Noi siamo poveri! » urlò in risposta un uomo, uscito dalla sua casa proprio in quel momento.
Poco a poco, tutti i cittadini del piccolo villaggio uscirono dalle case, ed urla di protesta si levarono in coro; il soldato li guardò, ed ordinò il silenzio.
« Verrete puniti se... »
Arya non capì chi, ma qualcuno aveva scagliato una pietra al soldato, colpendolo alla mano che brandiva la spada.
« Come hai osato? » sbraitò il militare, minaccioso, rivolto ad un ragazzino che poteva avere sì e no la sua stessa età - Arya lo conosceva, visto che giocavano spesso insieme.
L'uomo si avviò verso di lui, intenzionato a prenderlo per i capelli, ma il padre del ragazzo si mise fra i due.
« Se opporrai resistenza sarete entrambi uccisi. » l'avvertì, il soldato, minaccioso e con uno strano sorriso sulle labbra - che ci sperasse?
« Ci opporremo tutti! » urlarono in coro i cittadini, per nulla toccati dalla minaccia.
« Bene, se e' questo che volete. Truppe uccideteli tutti. » ordinò, senza tanti convenevoli.
Arya balzò in piedi, voleva correre dai suoi genitori in mezzo alla folla.
Sua madre la vide e sbiancò, ma l'uomo la riacciuffò prima che i soldati potessero vederla e la tenne stretta a sé, per impedirle di muoversi.
Sua madre sorrise, tristemente, e mosse le labbra per farsi capire dall'uomo. Non farle vedere. una muta richiesta, che egli si premurò di assecondare.
Arya iniziò a dimenarsi, ma era troppo debole, e così non vide ciò che accadde: tuttavia, sentì. Sentì urla strazianti venire dal villaggio, pianti, insulti, risate, rumori metallici.. poi la puzza di bruciato; le truppe si allontanarono ridendo, divertiti dallo spargimento di sangue, lasciando solo il silenzio diestro di loro.
No! No! NO. continuava a pensare la bambina, mentre iniziava a piangere.
L'uomo, sorpreso, allentò la presa e lei scattò fuori dalle sue braccia, ma ciò che vide la pietrificò, e non l'avrebbe mai più lasciata: il villaggio era in fiamme, decine di corpi giacevano a terra in oceani di sangue, e tutto stava andando a fuoco, distrutto.
Arya corse fra i cadaveri ed il fuoco, cercando i genitori, ed alla fine lì trovò distesi a terra, vicini, ad occhi chiusi, intenti a stringersi le mani.
Sembrava che stessero dormendo, ora finalmente sereni, consci che la loro bambina era salva.
L'uomo misterioso la raggiunse e le mise una mano sulla spalla, chinandosi a guardarla negli occhi, in ginocchio.
« Succede così quando non versano una certa somma d'oro alla regina Ether. » sussurrò, per nulla intenzionato ad addolcire la pillola.
« Come ti chiami? » le chiese, un po' più gentilmente, asciugandole un'unica lacrima che silenziosa le rigava il volto.
Arya non aveva il coraggio e la voglia di parlare, ma continuava a fissare la madre che dormiva: ripensò ai bei momenti vissuti in quel villaggio, alla mamma che la chiamava per la cena, alle risate in compagnia..
Il suo nome? Il suo nome era Arya, ma non aveva la forza di parlare e dirglielo.
« Arya? » chiese l'uomo, leggendole i pensieri.
« Arya, vieni con me. Riuscirò ad insegnarti come ottenere vendetta, vedrai. »
La bambina si voltò verso di lui: era un bell'uomo, dai lunghi capelli neri e gli occhi viola.
Come ti chiami? pensò la bambina, capendo che lui poteva sentirla anche se non parlava.
« Il mio nome è Vincent, Arya. Verrai con me? » chiese, dolcemente, prendendola per mano.
Si. annuì la piccola, lasciandosi poi prendere in braccio e portare via.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Arya sussultò, ed aprì gli occhi: era sudata a causa del sogno, e non riusciva più a dormire.
Realizzò di nuovo ciò che era accaduto: Vincent era morto, Damian era il nuovo capo, e quest'ultimo aveva deciso di sposare Fay senza avvertire Arya, sua protettrice, di nulla.
Si girò verso il letto, trovandovi ancora l'alltra ragazza, intenta a girarsi e rigirarsi; un sonno agitato anche il suo, a giudicare dall'espressione in volto e dal fatto che sembrava tutto fuorchè serena.
Arya si alzò, si avvicinò alla finestra, e notò che fuori iniziava ad essere giorno, visto che il cielo si stava rischiarando.
Si vestì ed uscì, dirigendosi verso il giardino a passo sicuro: appena fuori dischiuse le ali e spiccò il volo.
Era da tantissimo tempo che non volava, presa com'era da mille impegni, e quella sensazione meravigliosa riuscì a calmarla un po', così come il vento fra i capelli, lasciati sciolti apposta.
Appena vide il sole fare capolino fra le nuvole, però, decise di tornare alla base, a fare colazione.
Come al solito, dopo il saluto militare, tutti i soldati tornarono tornarono a sedersi ed a mangiare, silenziosi, mentre anche lei prendeva posto.
Dopo l'allenamento mattutino, infine, si recò nella Sala Madre, per vedere se c'era qualcosa da fare, e cercando Andrew: lo trovò proprio lì, intento a studiare delle carte, così Arya gli si avvicinò silenziosa e lo salutò.
« Andrew, ho parlato con Fay. » iniziò, incerta su come cominciare quell'argomento. Andrew sembrava pero' non ascoltarla del tutto, quindi Arya si chinò verso di lui, come per riportarlo alla realtà, sventolandogli una mano di fronte agli occhi.
« Aspetta un secondo. » si scusò lui, chino su alcuni fogli, con uno sguardo così serio da far quasi preoccupare Arya. Scarabocchiò qualcosa su di essi, e poi si raddrizzò, tornando finalmente a guardare la ragazza, indicandole i pezzi di carta.
« Abbiamo una missione importante da svolgere: Ether si sposterà dalla capitale per andare a trovare la sorella. Sai che significa? Che dobbiamo colpire. » disse, con una scintilla negli occhi, sorridendo. Arya divenne seria a sua volta, passando lo sguardo da Andrew ai fogli e poi di nuovo al ragazzo.
« Bene, cosa dobbiamo fare? » chiese, avvicinandosi di più per guardare ciò che Andrew le stava indicando.
« Allora, vedi questa? » - chiese, indicando una mappa - « Questa linea rossa è il percorso che utilizzerà Ether per arrivare dalla sorella, » mise l'indice su un cerchietto rosso « e questo è il punto dove noi attaccheremo. E' un passaggio stretto, quindi dovrà passare solo una carrozza alla volta. » spiegò, grattandosi per un secondo la fronte, tipico di quando pensava attentamente a cosa fare.
« Benissimo, quando avverrà tutto questo? » chiese Arya, che non stava nella pelle all'idea di potersi finalmente vendicare di tutti quegli anni di sofferenza.
« C'è anche la possibilità che sia tutto falso Arya, che sia una trappola, e che le informazioni ci siano state fornite da un falso informatore. Te ne rendi conto, vero? » chiese, guardandola serio.
« Si, ma voglio esserci Andrew. » ribattè, fermamente convinta, la ragazza.
Andrew tornò alla mappa, ed indicò tre punti blu che circondavano il punto rosso.
« I punti blu siamo noi: due punti hanno dei soldati, il terzo no; due si occuperanno di bloccare la carrozze in attesa di passare, e quella già passata; il terzo punto, invece - ovvero uno di noi soltanto - dovrà entrare nella carrozza di Ether ed ucciderla. Nient'altro. » continuò a spiegare, indicando di volta in volta i vari punti nella mappa.
« Voglio essere io quel punto! » esclamò subito Arya, sicura di sé.
« Mh, contestare è inutile, vero? » chiese Andrew, ovviamente ironico, guardando la ragazza: Arya emise un piccolo sibilo, divertita; tirarsi indietro ora che aveva la possibilità di vendicarsi? No, mai.
« Bene, appena arriva Damian comunicherò anche a lui il piano. » concluse Andrew, arrotolando la cartina.
« Comunicarmi cosa? » chiese una voce familiare, ovvero Damian, entrando nella stanza senza che nessuno lo sentisse arrivare: oppure era lì da un po'?
Andrew gli spiegò velocemente le informazioni che avevano avuto, ed il piano che aveva elaborato.
« Bene, e quando? » chiese Damian, avvicinatosi ai tre, ora intento a guardare Andrew negli occhi.
« La carrozza di Ether sarà lì fra quattordici o quindici ore. » rispose Andrew, piuttosto sicuro.
« Non c'è tempo da perdere, allora. Vado ad avvertire le truppe. » disse Arya, scattando verso la porta.
« Aspetta! Ci penserà Andrew. » la fermò Damian, volgendo poi lo sguardo all'altro: Andrew, con un ghigno, acconsentì ed uscì dalla stanza; Arya non capì cosa stesse accadendo, ma non ebbe il tempo di pensare visto che Damian l'afferrò per un polso e la trascinò fra le sue braccia, cingendole i fianchi con un braccio. Con la mano libera, poi, le alzò il mento e la baciò; un bacio ben meno casto di quello ricevuto in palestra, ma per un momento l'angelo si ritrovò confusa, incapace di muoversi.
Momento che passò subito dopo, quando la rabbia invase Arya, che facendo leva con le mani sul torso dell'uomo, lo spinse via.
« Che diavolo fai? » sbottò, fuoriosa, ed ovviamente arrossata.
« Si può sapere che ti prende? Presto sposerai Fay, non puoi continuare a baciarmi! » urlò, infuriata, per nulla preoccupata che qualcuno potesse sentirli.
« ... ... » Damian, rimasto in silenzio per tutto il tempo, con uno sguardo serio in volto, solo in quel momento esplose a ridere, prima di rispondere.
« Che importanza ha? E' solo un matrimonio d'affari; non mi interessa Fay. » rispose con non curanza, con il solito tono strafottente che Arya tanto odiava.
« Ma... che...? » Arya era ancora più confusa, e rimase impalata a fissarlo, come a chiedergli di spiegarsi meglio.
« Non sfiorerò Fay nemmeno con un dito; sarà mia moglie solo di nome. Non mi interessa quella ragazzina. » spiegò meglio Damian, accontentandola subito, ghignando.
« Damian, ma ti rendi conto di ciò che dici? » sibilò Arya, sgranando gli occhi, allibita.
« La sposerai, sarà tua moglie. Ti darà degli eredi, e dovrai passarci tutta la vita! » continuò, irata, cercando di ficcargli bene in testa il concetto.
« Ed io ti ho detto che non ho intenzione di far nulla, con lei. » Concluse, secco, Damian; sembrava a sua volta così serio che Arya pensò di essere diventata stupida: le mancava qualche dettaglio?
« Le rovinerai la vita! Non solo non ti ama, ma le toglierai anche la gioia di diventare madre! Pensa se si innamorasse di te dopo tutto? » Arya avanzò verso di lui e gli diede un pugno sul petto, imprimendovi tutta la propria rabbia: certo, un'altra ragazza lo avrebbe schiaffeggiato, ma Arya non era come le altre.
Damian, pero', ne approfittò per afferrarla nuovamente, come avesse semplicemente atteso che si avvicinasse di nuovo, e la baciò con forza.
« Non mi interessa. » sibilò, ad un soffio dalle sue labbra, puntando i propri occhi in quelli dell'altra.
« Sei un bastardo. Fay è la mia protetta, non puoi farle questo. » disse lei, cercando di liberarsi dalla sua presa, inutilmente ora che l'uomo la teneva ben salda per i fianchi.
« Preferisci che la violenti? Lei non si innamorerà di me, sta tranquilla. » spiegò Damian, piuttosto sicuro, cominciando ad arretrare verso il tavolo, spingendola.
« Allora le farai vivere una vita di... di solitudine? » sussurrò Arya, con il cuore che cominciava a batterle a mille: e lei, in tutto questo, che c'entrava?
« No: che si trovi un'amante. Non l'ostacolerò finchè resterà qualcosa di segreto. » disse, ridendo quasi in un sussurro, prendendo di peso Arya per i fianchi e facendola sedere sul tavolo: quindi prese a baciarle il collo, con la chiara intenzione di non volersi fermare lì.
Arya sgranò gli occhi, terrorizzata: stava davvero avvenendo tutto? Quella conversazione era reale, o si era addormentata?
« Tu... lei... amanti? Cosa? Ma come... suo marito... smettila Damian! » farneticava confusa, cercando di spingere via l'altro, mentre il cuore martellava sempre più veloce nel suo petto.
« Si, amante: Arya, vuoi tu essere l'amante di questo futuro re, finchè morte non ci sepa-- ah, pardon: per sempre? » chiese, non preoccupandosi dell'effetto delle sue parole, terribilmente serio; sembrava quasi una proposta di matrimonio vera e propria, e l'angelo questo non poteva sopportarlo. Dopo essere avvampata di vergogna, lottò con più foga contro la sua presa, riuscendo, infine, a liberarsi: corse via subito, uscendo dalla stanza prima che Damian potesse anche solo pensare di raggiungerla (anche se non lo fece).
Come poteva anche solo guardare Fay in faccia, ora? Cosa doveva dirle? Certamente non poteva confessare tutto quello che era accaduto, o avrebbe perso la sua amicizia.
Mentre camminava per il corridoio, persa fra i suoi pensieri, un soldato la fermò e lei si ricompose velocemente.
« Signorina Flint, le truppe sono pronte ed attendono ordini. » le disse, dopo aver fatto un saluto militare, mettendosi sull'attenti.
Era meglio accantonare i suoi pensieri per ora, aveva cose più importanti da fare: vendicarsi.
« Bene, partiremo fra un'ora. Faccia avvertire Damian, visto che immagino che sia stato Andrew a dirti di avvisarmi. » disse, con voce ferma, ritrovando piano piano il suo autocontrollo.
« Sissignore. »
Dopo che il soldato si fu allontanato, Arya tornò in camera: ringraziò il cielo quando vide che Fay era andata via, e prese spada ed equipaggiamento, preparandosi dopo una doccia veloce.
Raggiunse quindi l'entrata della base, notando che Damian e Andrew la stavano già aspettando. Cercò di non guardare il primo, concentrandosi sul secondo e su ciò che aveva il compito ti fare.
« Pronti? » chiese, serio, Andrew, spostando lo sguardo dalle truppe ai due.
Tutti annuirono, e, dopo essere saliti sulle carrozze, partirono.
Arya li seguiva volando: non aveva voglia di stare seduta insieme a Damian, e passò tutto il tempo del viaggio a pensare: rifletté sull'accaduto, cercò di trovare una spiegazione logica, ma nulla di quello che le veniva in mente era ragionevole.
Arrivarono a destinazione dopo parecchie ore, scesero dalle carrozze, e, mentre i due mezzi si allontanavano per nascondersi molto più in là, alcuni soldati nascosero le tracce da loro lasciate.
Quindi si diressero nel punto indicato per l'assalto: Arya si nascose dietro un cespuglio piuttosto folto nel punto in cui la carrozza di Ether sarebbe dovuta passare, attendendo il proprio turno senza fretta, anche se cercava di mantenersi tranquilla: no, non era la prima volta che uccideva qualcuno, ma sapeva che questa volta era diverso.
Attesero in silenzio per un'oretta, prima che da lontano si iniziassero a sentire i rumori delle carrozze ed i versi dei cavalli.
Vi erano in tutto cinque carrozze: le prime tre erano carrozze normali; la quarta era una carrozza più sfarzosa ed accanto ad essa, da entrambi i lati, vi erano due cavalieri a proteggerla.
Ether deve essere là: troppo vanitosa per qualcosa di più semplice e sicuro? si chiese Arya, guardando fra i rami, attenta a non farsi vedere.
L'ultima carrozza era a tetto scoperto e piena di bauli, senza persone fatta eccezione per il guidatore.
Le carrozze arrivarono al punto cruciale: la prima passò indisturbata e si fermò ad attendere dall'altra parte, così come la seconda; quando fu il momento della terza, invece, sguardi agitati passarono da soldato a soldato, ma c'era poco da fare visto che doveva necessariamente passare da sola, anche senza i cavalieri.
Iniziò quindi ad entrare nel piccolo tunnel dove Arya era nascosta, dietro al cespuglio, e, appena fu a metà, le truppe delle Brigate sbucarono dai nascondigli ed attaccarono i soldati.
Arya, veloce, salì nel tetto della carrozza, e dopo averlo squarciato con la spada, guardò dentro ad essa: Arya impallidì subito; non vi era una donna, bensì una bambina di circa cinque anni, che ricambiò lo sguardo terrorizzata.
Un uomo seduto accanto a lei sfoderò subito la spada, ma Arya più velocemente e lo uccise.
Il sangue sporcò le tendine della carrozza e la bambina fissò Arya negli occhi, terrorizzata e pallida.
« Tu chi sei? Dov'è Ether? » sibilò l'angelo, calandosi dentro la carrozza.
« I-io.. la mamma... io... » la bambina serrò gli occhi per paura, scuotendo la testa.
« Ti prego! Ti prego, voglio solo andare dalla mia mamma. » disse, pinagendo, spaventata. Arya era senza parole, e mentre il tempo in quella carrozza sembrava essersi fermato, da fuori giunse un urlo.
« Arya muoviti! » la voce era sicuramente quella di Andrew, ed Arya sospirò, indecisa sul da farsi.
Da lontano, infatti, stavano arrivando altri rinforzi, e lei doveva muoversi al più presto.
Che diamine devo fare? Non posso ucciderla, ma non posso nemmeno andare via così; mi ha vista! pensava, intanto, la ragazza.
« Tu vieni via con me. » decise infine, prendendo la bambina in braccio e volando fuori dalla carrozza.
Andrew e Damian notarono la bambina ma, anche se confusi, quando Arya si fu allontanata abbastanza volando alta, si ritirarono prima dell'arrivo dei rinforzi: si nascosero nella foresta accanto al sentiero, e fecero perdere le loro tracce con degli strataegemmi.
La bambina, intanto, cercava di divincolarsi dalle braccia di Arya, che pero' non la lasciò ovviamente andare, vista l'altezza in cui si trovavano.
« Smettila o ti lascio cadere! » la minacciò, infine, perdendo la pazienza; la bambina, quindi, si fermò, ma iniziò a piangere.
« Non farmi del male, voglio andare dalla mia mamma! Ti prego! » sussurrò, tremando.
« Questo non mi e' possibile farlo, ma non ti accadrà nulla se stai buona: promesso. » rispose Arya, volando più alta fra le nuvole: nessuno si accorse di loro, per fortuna.
Poco dopo, Arya atterrò proprio al centro della foresta dove vi erano anche Damian e Andrew, e, con la bambina ancora fra le braccia, si guardò attorno, cercando i propri soldati.
« Quanti? » chiese, voltandosi verso Andrew, chiedendo ovviamente il numero delle vittime.
« Due morti e tre feriti lievi. » rispose Damian, fissando poi lo sguardo sulla bambina.
« Dov'è Ether? Chi è lei? » chiese Andrew, precedendo la domanda dell'altro, guardando Arya, con tono di rimprovero.
« Credo sia la figlia, Ether non c'era. Evidentemente è già da Eden. » rispose, per nulla intimorita.
« Maledizione, ci hanno passato informazioni false. Me la pagheranno. » sibilò Andrew, pattendo un pugno contro la corteccia di un albero.
« Che dobbiamo fare con lei? » chiese Arya, sentendo il battito della bambina accelerare, visto che si trovava ancora fra le sue braccia.
« Non ci serve: un riscatto è fuori discussione, non ci serve nulla, e poi dubito che Ether cederebbe. » iniziò Damian, pensieroso.
« Quindi? » chiese, stranamente nervosa, Arya.
« Quindi niente, sbarazzatene. Anzi no, è una bambina, ma non possiamo lasciarla andare. Hn, insomma decidi tu Arya. » concluse, con un gesto della mano, andando poi a sedersi su un masso, sbuffando.
« Torniamo alla base a breve. » annunciò, subito dopo.
La bambina ancora tremava fra le braccia di Arya, e quindi la ragazza annuì, decidendo che era il caso di muoversi subito.
« Io vado volando, ci vediamo là. » avvisò, prima di spiccare il volo e perdersi nuovamente fra le nuvole.
« Cosa mi farai? Ti prego, ti prego portami a casa! » supplicò la piccola, cercando di farsi guardare dall'altra.
Arya la fissò un attimo, pensierosa: avrebbe voluto farlo, visto che era solo una bambina, ma non poteva. « Vedi non posso, visto chei ucciderebbero a vista. Non so cosa accadrà, ma ti prometto che non ti succederà niente, va bene? »
Arya usò un tono dolce e gentile, cercando di rassicurarla, e la bambina sembrò smettere di tremare, annuendo un po' insicura.
« Ho paura dei tuoi amici, prometti di non lasciarmi mai sola? » chiese, innocentemente, cercando ed ottenendo il contatto con i suoi occhi.
« Si, starai sempre con me. Come ti chiami? » chiese Arya, sorridendole.
« Lyin. » rispose la piccola, sorridendo a sua volta.
« Che bel nome. Io mi chiamo Arya, e sai, per via delle ali. Tutti dicevano che era un nome banale, ma a me piace. » spiegò la ragazza, ridacchiando.
Lyin allungò un braccio per toccarle le piume, come non credesse fossero reali: appena le sfiorò, sorrise. « Hai delle ali morbidissime. » disse, senza ritirare la mano, continuando ad accarezzarle.
Arya non replicò, ed il resto del viaggio continuò silenzioso; alla fine, arrivati a destinazione, atterrò elegantemente e chiuse le ali dietro la schiena, lasciando scendere Lyin, prendendola poi per mano.
« Uhm. Se vuoi seguirmi ovunque, dovrai togliere quest'abito ingombrante. » disse Arya guardandola meglio, mettendosi di fronte all'altra, che tristemente fissò il suolo, prima di risponderle. « La mamma mi ha regalato quest'abito, non voglio separarmene. » spiegò.
« Lo metteremo in armadio, non gli succederà nulla. » replicò Arya, sicura di sé.
« Cosa... cosa volete fare alla mia mamma? » chiese seria Lyin, subito dopo, guardando Arya dritta negli occhi; sembrava più che determinata ad ottenere risposta, e sembrava che la paura fosse momentaneamente sparita.
« Nulla. » mentì Arya, senza guardarla, voltandosi nuovamente verso la base, e guardando l'entrata. « Ora andiamo dal sarto, così ti farò cucire degli abiti. » cambiò argomento, prima che la bambina potesse solo aprir bocca.
Entrarono nella base, e camminarono silenziose fra la folla, che continuamente si voltava verso di loro, curiosa, cercando di capire chi fosse la nuova arrivata. Infine, le due giunsero davanti ad una porta decorata con vari nastri colorati.
« Sì, è un tipo strano. » spiegò Arya, vedendo lo sguardo confuso e sorpreso della bimba.
Un uomo anziano salutò Arya con un inchino, dopo che aprì la porta quando lei bussò. Aveva i capelli ben pettinati, neri con qualche ciuffo argenteo, e vestiva in maniera bizzarra.
« Come posso aiutarvi, signorina Flint? » chiese, prima di accorgersi della bambina, ed emettendo un "Ohh" sorpreso.
« Ho bisogno di abiti nuovi per la piccola Lyin. » spiegò brevemente Arya, sorridendogli ed indicandola. « Qualcosa di comodo. »
« Si, si! Entrate pure! » rispose l'uomo, mettendosi di lato per farle entrare: la sala era rettangolare, e vi regnava un chaos di stoffe, fili, nastri, strumenti da sartoria, e sparsi ovunque vi erano migliaia di disegni d'abiti e armature da rattoppare.
« Vediamo, vediamo un pò.. » l'uomo, che per il momento aveva smesso di guardare le due, andava girando per la stanza, prendendo in mano tanti tipi di stoffe, sfiorandole, e poi rimettendole a posto.
« Seta? Raso? No. Uhm, cashmere? » fissò la bambina, infine, e le si avvicinò con un metro; prese qualche misura ed annuì.
« Colore preferito, dolcezza? » le disse sorridente, molto gentilmente, inchinandosi di fianco a lei.
La piccola Lyin arrossì, scrollando le spalle alla domanda. « E' indifferente. » rispose, avvicinandosi di nuovo ad Arya, nascondendosi dietro una sua gamba.
« Bene, capisco. » sussurrò lui, pensieroso, guardando entrambe: il volto gli si illuminò proprio in quell'istante, e scattò in piedi.
« Signorina Arya, ricorda l'abito che mi ha chiesto di realizzarle? E' pronto, ma mi dia dieci minuti! » esclamò, prima di allontanarsi, entrando in una camera adiacente a quella. Le due si guardarono, ridendo.
« E' un pò svitato, ma è il sarto migliore che abbiamo, nonchè il migliore del regno. » spiegò alla piccola.
L'uomo tornò poco dopo con due abiti identici, ma uno era molto più piccolo dell'altro.
Gli occhi delle due si illuminarono: era davvero bello, corto e poco ingombrante; aveva una gonna a sbuffo bianca, e poi vi era una specie di salopette a metà sopra, marrone, comunque molto elegante e con varie comode tasche.
« Posso provarlo? » chiese la piccola, speranzosa, che più di tutti sembrava colpita da quella creazione.
« Si vieni, ti aiuto. » rispose Arya, mentre l'uomo usciva dalla stanza per lasciarle cambiare.
Dopo aver entrambe indossato l'abito, si specchiarono: sembravano sorelle, o mamma e figlia. Prima che potessero commentare, pero', bussarono alla porta, ed Fay entrò senza attendere, emettendo un gridolino di sorpresa appena vide le due.
« Ciao Arya! Chi è la bella bambina accanto a te? » disse, correndo a toccare una guancia ci Lyin per vedere se era reale: adorava i bambini, e non ne aveva mai visto uno così giovane - eccetto i piccoli soldati, ma di solito avevano almeno undici anni.
« Si chiama Lyin, c'era lei al posto di sua madre nella carrozza. » spiegò brevemente Arya. « Ah, capisco. Beh, non sapevo che Ether avesse una figlia così carina! Piacere di conoscerti Lyin, io sono Fay. Vuoi essere mia amica? » chiese, gentile, chianandosi verso di lei e porgendole una guancia. Lyin, pero', era terrorizzata, forse per via delle strane pinne al posto delle orecchie che Fay aveva, o per il colore azzurrino della pelle, e si nascose dietro ad Arya, senza che nemmeno la voce gentile di Fay potesse tranquillizzarla. Entrambe Arya ed Fay sorrisero a quella scenetta, ma erano sicure che si sarebbe abituata presto.
« Bene, io devo andare adesso. Damian mi ha cercata, doveva dirmi qualcosa riguardo al matrimonio; ci vediamo domani. »
Fay uscì e chiuse la porta, mentre Arya la guardava allontanarsi, incapace di dirle ciò che era accaduto quella mattina; il sarto, intanto, era rientrato ed attendeva pazientemente che le due gli dicessero se gli serviva altro.
« No, nulla, grazie mille. » rispose l'angelo, sorridendogli. Arya e Lyin uscirono dalla stanza e si diressero in mensa, camminando lentamente; la prima spese un po' di tempo ad indicare i vari punti più importandi della base alla seconda, cercando di farle capire a quali stanze poteva accedere ed a quali no. « Hai fame Lyin? » chiese Arya, infine, stringendole un pò la mano per farle coraggio. « Si un pò, ma dove stiamo andando? » rispose Lyin, che ancora non sapeva della mensa, guardando dritta di fronte a sé.
« Alla mensa; a quest'ora non ci sarà nessuno, ma di solito è piena di persone. » spiegò la ragazza, e, mentre camminavano, le spiegò velocemente anche com'era composta la gerarchia militare della loro base.
Dopo aver consumato una cena veloce, le due si diressero nella camera di Arya, dove quest'ultima diede a Lyin una sua camicia da notte e l'aiutò ad indossarla, per poi farla coricare nel suo letto e rimboccarle le coperte. « Arya, quando potrò tornare a casa? » chiese ingenuamente la piccola, ancora non arresasi all'idea di dover restare lì a lungo.
Povera bambina, spero tu non dovrai mai sapere che forse non avrai mai una casa in cui tornare, se vinceremo.
Arya abbassò lo sguardo riflettendo su una risposta; era così difficile cercare di dirle la verità, ma anche le bugie non aiutavano. « Non lo so, vedremo. » rispose infine, sorridendole per cercare di rassicurarla.
Lyin, accettata la risposta senza fare storie, si girò verso il muro; aveva un respiro irregolare, segno che stava cercando di trattenere le lacrime, ma l'angelo non poteva fare nulla per lei. Quindi, preso un cambio, andò in bagno, dove fece una doccia veloce; poi si sdraiò sul divano, per prepararsi a dormire.
Era troppo stanca per pensare a qualsiasi cosa, quindi si addormentò subito.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


L'indomani, Arya si alzò presto. Infatti, come quasi ogni giorno, doveva allenare le truppe, e loro non avrebbero aspettato a lungo il suo arrivo. Iniziò a vestirsi, dunque, molto lentamente e cercando di fare il meno rumore possibile; poi prese la spada, che appuntò alla cintura, e si voltò verso la bambina.
Era sicura di non aver fatto rumore, eppure Lyin si svegliò poco dopo, mettendosi seduta e guardandola preoccupata. « Dove vai? » chiese spaventata, visto che forse si era alzata di soprassalto.
« « Vado a lavorare, dormi un altro pò. » » le disse con un sorriso, prima di accennare a voltarsi per andarsene; ma la bimba velocemente si alzò e corse da lei, abbracciandola per tenerla ferma. « No! No! Aspetta, non lasciarmi sola, per favore! »
Arya si voltò verso la bambina e la guardò attentamente. Cosa doveva fare con lei? Lasciarla lì e rischiare che uscisse da sola, mettendosi nei guai? Non poteva permetterlo. « Ti do dieci minuti per prepararti, in caso contrario ti lascerò qui. » disse seria, sedendosi nel divano, ed accavallando le gambe, per aspettarla.
La piccola non se lo fece ripetere e corse a vestirsi, mentre l'angelo la guardava per vedere quanto ci metteva: finì il tutto mettendo le scarpe velocemente, e fu subito accanto ad Arya, pronta per uscire.
« Undici minuti e mezzo: domani alzati prima o non ti aspetterò. » concluse Arya, in parte seria ed in parte sorridendo, alzandosi e raggiungendo la porta.
Andarono in palestra, dove molti uomini stavano eseguendo degli esercizi di riscaldamento: appena Arya entrò, scattarono in piedi e rimasero in silenzio, attendendo ordini; molti sguardi indagatori, intanto, si posarono sulla piccola Lyin, che arrossì e si nascose dietro Arya. « Lyin siediti in quella sedia, per favore. » le disse gentilmente lei, tornando poi a rivolgersi ai soldati. « Buongiorno! »
Loro risposero in coro e si allinearono prendendo le spade ed attendendo ulteriori comandi, che sapevano di lì a poco sarebbero arrivati.
Finirono la prima parte dell'allenamento alle dieci, ed erano tutti già stanchi e affamati, visto che di solito non facevano colazione prima di quella pausa. Arya, difatti, li fermò e concesse loro un piccolo break: tutti corsero allegramente ai lati della palestra dove vi erano dei cesti con la merenda - avrebbero impiegato troppo tempo, infatti, per andare e venire dalla mensa, a detta di Arya.
Un soldato consegnò un cestino anche all'angelo, che lo ringraziò e andò a sedersi accanto a Lyin, dandole metà della sua panino.
« Grazie. » rispose la piccola, prendendo la sua parte e mangiandola velocemente.
« Potevi rimanere in camera; immagino sia noioso così, senza far nulla. » disse Arya, subito dopo, mangiando lentamente.
« No, mi piace osservare. » ribattè la bambina, sicura, voltandosi verso l'altra ed annuendo convinta. Arya fece spallucce e continuò la sua merenda, fino a finirla.
L'allenamento riprese quindici minuti dopo, quando l'angelo si alzò e batté le mani per attirare l'attenzione, facendo cenno ai soldati di rimettersi in riga. Lyin, questa volta, passò all'azione: infatti aveva visto una spada di legno appesa nella parete di fronte a lei, e l'aveva presa, sperando così di poter imitare tutti gli altri. Arya non le disse nulla e la lasciò fare, ma poco dopo la bambina si stancò e tornò ad osservare.
« Per oggi è tutto, a domani. » concluse, non poi così tanto tempo dopo, Arya: soldati attesero che l'angelo e Lyin fossero uscite, poi crollarono a terra stanchi, anche se non l'avevano come al solito dato a vedere.
« Ouch. » si lamentò intanto la bambina, facendo una smorfia: Arya la osservò, prima di chiederle qualcosa.
« Che c'è, Lyin? » disse, come se non sapesse perfettamente quale fosse la risposta: non era pronta a maneggiare una spada, visto che era cresciuta nel lusso.
« Mi fa male tutto. » si lamentò Lyin, muovendo un pò la spalla sinistra, roteandola lentamente.
« E' normale, non avresti dovuto far tutto quello sforzo la prima volta, e poi non credo che tu debba imparare ad usare le spade. » concluse, gelida, Arya: non voleva che lo facesse; non voleva che diventasse come lei.
« No, non dire così! Prometto che non mi lamenterò più, ma per favore insegna anche a me! » Lyin si era fermata e fissava implorante Arya; sembrava che ci tenesse tantissimo, e l'angelo sospirò, prima di risponderle.
« Non mi occupo io di addestrare i novizi, e non puoi seguire i miei allenamenti subito, sono troppo pesanti. » ribattè, seria, tornando a camminare lentamente.
« Ed allora dove si addestrano i novizi? » insistette Lyin, seguendola, speranzosa.
« Se ne occupa Ludovic, un tipo molto severo che preferirei non farti conoscere. » rispose sibilando Arya, che non vedeva di buon occhio quell'uomo.
Lyin si spaventò per quel tono di voce, ma si riprese subito. « Non importa! Per favore voglio imparare, ed almeno avrò qualcosa da fare mentre aspetto di tornare dalla mamma. » disse le ultime parole velocemente e poi fissò il pavimento, preparandosi a ricevere un'ennesima delusione.
Arya era indecisa: non poteva dirle no, ed in più in quel modo avrebbe saputo esattamente dove trovarla ad ogni ora, conscia che non avrebbe rischiato di perdersi e finire in luoghi dove non sarebbe dovuta andare; quindi, alla fine, cedette. « E va bene, ma poi non dire che non te l'avevo detto, e non venire a piagnuccolare da me. Se entri a far parte dei novizi, io sarò in tutto e per tutto un tuo superiore: sai che significa questo? »
Lyin la fissò indagatrice, scuotendo la testa, confusa. « Significa che ti verrà data una stanza e dovrai dormirci da sola. Te la senti? » concluse Arya, fermandosi a fissarla dritta negli occhi.
Lyin sbiancò per un attimo, e sembrava che stesse per dire "Scherzavo!" ma poi si fece coraggio, ed annuì, seria. « Mi verrai a trovare o non ti vedrò più? » chiese pero' subito, incerta. « Ti verrò a trovare, questo te l'ho promesso, ma quando sarai fuori dalla stanza io sarò per te una totale estranea. Credimi, sarà pesante, ma è una tua scelta. »
Lyin rimase in silenzio, mentre si rimettevano a camminare e tornavano in camera, dove poi entrambe si lavarono e indossarono abiti puliti (il sarto ne aveva fatti di nuovi per Lyin).
Uscirono, quindi, e si diressero verso il piano superiore della costruzione: le mura di alcune stanze erano di vetro e si vedeva benissimo cosa accadeva all'interno; in una stanza c'erano alcuni ragazzini, i loro volti erano tutti arrossati per il grande sforzo che stavano facendo, ed un uomo continuava a urlare ordini. Aveva all'incirca sessant'anni, alto un metro ed ottanta, e portava una folta barba grigia. « Quello è Ludovic? » chiese Lyin, intimorita « Si. Allora, cosa rispondi? Te la senti davvero di cominciare questa vita da pazzi? Di sforzi e sacrifici? Di poco libero arbitrio? »
In cuor suo, Arya pregò che la bambina dicesse di no, ma Lyin dopo un ultimo attimo di esitazione annuì decisa.
« Molto bene, seguimi. Da ora in poi dovrai darmi del voi, ci siamo capite? » chiese Arya, mentre si avvicinavano alla stanza, senza voltarsi a guardarla: aveva vinto lei, sarebbe diventata una specie di soldato, imitandola.
« Si, signora! » annuì di nuovo, seria, Lyin.
Entrarono nella stanza e Ludovic interruppe gli allenamenti, avvicinandosi a loro; non sembrava felice di vedere l'angelo lì, e difatti lo dimostrò poco dopo.
« Signorina Arya, come mai qui? » chiese gelido, infatti, Ludovic, guardando prima Arya e poi la bambina.
Non gli era mai andata a genio che una sua discepola fosse diventata più importante di lui: infatti era stato lui ad addestrare Arya quando Vincent l'aveva portata per la prima volta là dentro; invece di sentirsene fiero, era diventato invidioso. « Ho una nuova recluta. » rispose Arya, per nulla intimorita dal tono di voce dell'altro, indicando la piccola di fianco a sé.
« Capisco. Nome? » chiese l'uomo, poi, con tono sempre gelido rivolto a Lyin.
« Lyin... signore. » rispose tremante la bambina, correggendosi subito.
« Bene, vedo che impari in fretta almeno le buone maniere. » Ludovic si avvicinò quindi ad una cassa e ne estrasse una semplicissima spada in legno, come quella che aveva usato in palestra, che diede subito a Lyin.
« Vai vicino ai tuoi compagni, più tardi ti verrà assegnata una stanza. » continuò, indicandole un posto vuoto fra le due file di ragazzi che componevano l'aula: erano rimasti in silenzio, osservando lo scambio di battute, incuriositi dalla nuova arrivata.
« Si, signore. » rispose subito Lyin, più sicura, correndo subito accanto ad altri ragazzini che, approfittando del fatto che Ludovic parlava ad Arya, la salutarono con un sorriso.
« Bene. Arrivederci Ludovic e buon lavoro. » concluse Arya, facendo un cenno della testa a mò di saluto, per poi allontanarsi da lì con una stretta al cuore.
Rimase però un pò fuori ad osservare la bambina, quando gli allenamenti ripresero: non se la cavava male per essere la prima volta.
Proprio in quel momento, un soldato le si avvicinò e le comunicò che Fay la stava aspettando nella sala madre, per poi allontanarsi subito ad un cenno dell'angelo. Arya ringraziò l'uomo, e quindi - lanciato un ultimo sguardo a Lyin - si voltò e si diresse verso la stanza in questione.
La Sala era vuota, eccettò per Fay, seduta su una sedia con una coppa di vino in mano; non sembrava completamente lucida, visto il modo scomposto in cui sedeva, ed Arya si preoccupo' un po'. « Che succede, maestà? » chiese, guardandola ed avvicinandosi ancora al tavolo.
« Damian mi ha detto che dopo il matrimonio non ha intensione di consumare nulla; che significa? » chiese, voltandosi lentamente a guardare l'altra, ora di fronte a sé: la testa di Arya girò per un attimo; con tutto quel che aveva fatto era riuscita a scordarsi di quella faccenda, ed ora ritrovarsi lì, a parlare di quello, era come un fulmine a ciel sereno. « Che non ha intenzione di dormire con te. » rispose, Arya, nel modo più naturale possibile, anche se era difficile mantenere la calma, in quel momento.
« Ed allora perchè mi sposa? Tanto vale eleggersi direttamente re senza tanti problemi, insomma, perchè far sì che Andrew rinunci al trono e poi sposare me? Se sono d'accordo, tanto vale eleggerlo re e basta. » Fay tornò ad osservare con attenzione il vino nella coppa: sembrava stranamente distante, come se la cosa non la toccasse più di tanto; probabilmente, pero', era effetto del vino.
« Andrew ha chiaramente detto che non vuole essere Re, anche quando Vincent era in vita, ma.. » iniziò Arya, incerta. C'era un ma? C'era qualcosa che impediva a Vincent di diventare re? « E quindi? Appunto! Che bisogno c'è di sposare ME! Di rovinarmi così la vita! »
Fay era scattata in piedi, lanciando la coppa di vino contro la parete dietro Arya: il calice di vetro esplose in mille pezzi scintillanti, mentre il vino lasciava una grossa macchia sulla parete e poi colava al suolo, lentamente.
« Perchè non mi dice lo scopo di tutta questa farsa? Perchè non mi dice chiaramente per quale motivo vuole rovinarmi la vita? » le lacrime presero a scendere lungo le guance di Fay, anche se la ragazza non emise un solo singhiozzo, visto che era troppo occupata a fissarsi i piedi, tremando.
« Fay, io non lo so.. » rispose Arya, in un sussurro, sconfortata: infondo lei aveva ragione, poteva semplicemente eleggersi re, e nessuno l'avrebbe ostacolato.
« Ma guarda, guarda. Che succede qui? » la voce di Damian risuonò nella sala come un tuono, anche se non aveva minimamente urlato; anzi, aveva il solito sorriso beffardo in volto, e si avvicinò a loro velocemente.
Entrambe le ragazze si voltarono verso di lui: Fay era fuori di sé dalla rabbia, mentre Arya non sapeva nemmeno cosa provare.
« Perchè non ce lo dici tu, Damian? Insomma, ho provato a capire, ma Fay ha ragione: perchè non ti proclami re e basta, invece di fare tutta questa scena? » rispose Arya gelida, alla domanda dell'uomo.
« "Perchè, perchè". Quante storie: semplicemente vorrei tenere una parvenza di normalità, che c'è di male? » disse lui, ridendo avvicinandosi alle due e fermandosi a pochi metri di distanza.
« Non è normale, nessuno direbbe nulla se tu ti proclamassi re. Dicci la verità Damian, cosa stai tramando? » insistette Arya, senza pero' avvicinarsi a lui, come temendo potesse reagire allo stesso modo della volta precedente: dubitava, infatti, che la presenza di Fay avrebbe cambiato poi molto.
« Nulla. » rispose lui, beffardo, e piuttosto sicuro di sé.
« Bugiardo! » urlò Fay prendendo un candelabro da sopra il tavolo e tirandoglielo con tutta la forza che aveva; Damian, pero', tranquillamente l'afferrò al volo e si avvicinò a lei, posando l'oggetto sul tavolo.
« Fay, cara, cos'hai? Ti vedo turbata. Sarà per quel che ti ho detto prima? Perchè se e' così, sai, posso sempre rimangiarmi tutto. » disse, divertito, avvicinandosi a lei, fino a quando i loro visi furono ad una decina di centimetri di distanza l'uno dell'altro.
Fay prese a tremare, e, facendo un paio di passi indietro, si allontanò da lui correndo da Arya, per farsi proteggere. Damian rise di gusto, voltandosi poi a guardare entrambe. « Non puoi sempre nasconderti sotto le sottane di Arya, non vale! Arya, ci lasceresti da soli? Voglio far capire ad Fay che forse è un bene se decido di non dormire con lei dopo tutto.. »
Arya preferì non capire del tutto le sue parole, ma non si mosse di un solo centimetro, e ricambiò lo sguardo implorante di Damian con uno ben più ostile. « Non sei ancora il re, e non prenderò ordini da te fino ad allora, ma Damian indagherò: questa storia della 'normalità' non mi convince più; ed ora, se non ti dispiace, noi andremmo. » Arya, presa Fay per il polso, uscì velocemente dalla stanza, dirigendosi nella camera di quest'ultima, entrandovi e richiudendo la porta alle proprie spalle, sentendosi subito più sicura.
Fay, invece, tremava come una foglia, anche se ancora non piangeva.« Che devo fare? Che devo fare, Arya? » chiese, in un sussurro, prima di accasciarsi al suolo, lasciandosi scivolare sul pavimento, ed abbracciandosi le ginocchia con le braccia, nascondendo il viso.
Arya si sedette accanto a lei e l'abbracciò: se prima aveva provato qualcosa per Damian, seppur non accettandolo, ora provava solo un immenso disgusto ed odio, per la situazione in cui le aveva messe.
« Scappa. » disse, in un sussurro, senza pensarci due volte: le parole uscirono spontanee dalle sue labbra, come non attendessero altro che essere pronunciate. Quella soluzione era sempre stata là, attendendo qualcuno che la tirasse in ballo, e lei lo sapeva.
Fay alzò lo sguardo e fissò incredula Arya, chiedendosi se si sentisse male: non era da lei, infondo, proporre una soluzione del genere. « Seriamente Fay, non hai detto di voler visitare il mondo esterno? Nessuno ti ha mai vista, perciò, scappa. Ti coprirò io la fuga. »
Fay non aveva parole con cui rispondere, quindi rimase in silenzio a riflettere, tornando a guardare di fronte a sé. « Ma se anche riuscissi a fuggire loro saprebbero che ci sei di mezzo tu! Cosa faresti? »
Arya scrollò le spalle, come se non valesse la pena di preoccuparsi per quel particolare; avrebbe sicuramente inventato qualcosa sul momento, e ne sarebbe uscita con qualche graffio al massimo. « Non avrebbero prove, inventerei qualcosa. Tu, invece, sei la mia protetta e non è giusto ciò che sta per succederti. Fay, sono seria. Non voglio per te un destino che non ti piace. Per favore, ascoltami. »
Fay fece segno di no con la testa, dubbiosa, senza pero' guardare l'angelo in viso. « Non me lo perdonerei mai se ti facessero del male! » rispose, testarda.
« Ed io non perdonerei mai me stessa per aver permesso un'idiozia del genere! Fay non c'è nulla che ti obbliga a stare qui; a quanto pare anche Andrew non capisce quanto tu possa soffrire! Beh, forse lui in fondo non se ne rende conto, ma so che non cambierà idea. »
Inutile dire che continuarono a parlare per un lungo periodo, finchè non si accorsero che erano da poco passate le tre di pomeriggio: ecco perchè, nonostante tutto, la fame si era impadronita di loro.
« Fay pensaci seriamente, domani voglio una risposta. » concluse Arya, alzandosi nuovamente ed aiutando anche l'altra, porgendole una mano.
Fay annuì, pensierosa, e l'angelo uscì dalla stanza. Aveva saltato il pranzo, ma quello non era un problema: non aveva visto Lyin, ed ormai le lezioni pomeridiane dovevano essere iniziate. Si ripromise di andarla a trovare la sera, ed intanto si diresse alla ricerca di Andrew, piuttosto, visto che doveva assolutamente parlare con lui di quanto accaduto poco prima con Damian. Chiese in giro, e finalmente una soldatessa le disse che si trovava in giardino.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Arya uscì con passo veloce dalla base, recandosi al giardino coperto esattamente al centro del vulcano, luogo in cui si poteva vedere la luce del sole. Trovò Andrew seduto in una panchina mentre tranquillo prendeva un pò di sole, rilassandosi ad occhi chiusi: ovviamente questo fece infuriare l'angelo ancor di più, visto che non riusciva a capire come potesse essere così tranquillo, visto tutto quello che stava accadendo.
Arya non riuscì a trattenersi, infatti, e appena gli fu vicino - approfittando del fatto che egli non l'aveva sentita o vista arrivare - gli diede uno schiaffo con tutta la forza che aveva.
Lui aprì gli occhi confuso, di scatto, e saltò all'indietro, mettendosi in posa difensiva, facendo una specie di verticale sulla panchina: questo grazie alla sua agilità da mezzo lupo, ovviamente. Fissò Arya confuso, prima di sbottare.
« Che diamine ti e' preso? » chiese, sorpreso, massaggiandosi la guancia rossa a causa dello schiaffo.
« Che cavolo hai tu! Non vedi come soffre Fay? Non ti rendi conto di che sposo hai scelto per lei? Svegliati Andrew, si tratta di tua sorella e tu non stai facendo nulla per aiutarla! Comunque il ceffone era per lei, da parte sua. » Poi, mentre lui ancora assorbiva le sue frasi, gli si avvicinò con un velocissimo scatto (aiutandosi con le ali), e diede un altro schiaffo all'uomo, nell'altra guancia, ora scoperta: Andrew non fece in tempo a reagire, e subì passivamente anche quello.
« Questo invece era per me e tuo padre: capisco che nessuno lo amasse particolarmente, - anzi tu l'odiavi - ma.. diamine! Credevo ti avesse insegnato come prenderti cura di tua sorella! » Arya stava sibilando furiosa, e Andrew non sapeva proprio come calmarla perciò aspettò semplicemente che raccontasse tutto l'accaduto con Damian, rimanendo in guardia per eventuali altri schiaffi.
Arya evitò ovviamente di dirgli dell'idea sulla fuga di Fay, ma non conservò nessun altro particolare, dicendogli assolutamente tutto ciò che era accaduto. « Ha davvero detto tutto questo? Non lo sapevo. »
Andrew fissò il cielo, pensieroso, incrociando le braccia. « Beh parlerò con lui, ma Arya il matrimonio non può essere annullato. Ormai è tutto deciso. » abbassò lo sguardo nuovamente sull'angelo, sospirando, e tornando a fissarla: ovviamente Arya sperava che lui dicesse l'opposto, e quella risposta proprio non se l'aspettava; era suo fratello, come poteva fare una cosa del genere ad Fay?
La ragazza sbuffò: aveva una gran voglia di sfoderare la spada e tagliare la testa a tutti, ma ovviamente non poteva fare una cosa del genere e così drastica, anche perchè al massimo doveva uccidere Andrew e Damian, ma dubitava che loro gliel'avrebbero lasciato fare. « Tu permetterai quindi che tua sorella soffra così? Non le volevi bene? » continuò infuriata, decidendo di non arrendersi così facilmente, almeno per il momento. « Io le voglio bene, e questo è per il suo bene, infatti! Che c'è di meglio d'esser la moglie di un re? »
Arya avrebbe preferito non sentire quelle parole, erano semplicemente assurde, però capiva: era dovuto al fatto che il ragazzo fosse cresciuto senza madre, allenato solo per la guerra, sottostando alla gerarchia militare a sua volta.
Andrew, anzi, voleva abbastanza bene ad Fay, ma non capiva che quello che aveva concesso avrebbe solo rovinato la vita di sua sorella.
« Va bene, basta, è inutile parlare con te. » Arya si voltò, sospirando, e tornò sconfitta alla base, senza lasciare il tempo a Andrew di fermarla e risponderle: ancora una volta, si sentiva sconfitta; ancora una volta non era riuscita ad ottenere ciò che voleva.. era così inutile? Andò in mensa e mangiò un panino, di controvoglia, per poi correre in palestra per allenarsi e scaricare un pò di tensione. La stanza era vuota, e riuscì così a dar foga a tutta la sua rabbia contro i manichini, che vennerò facilmente distrutti uno dopo l'altro. Un'ora dopo, un rumore alle sue spalle la fece girare di scatto e si trovò così Lyin di fronte.
« Che ci fai qui? » chiese, molto più duramente di quanto volesse: che non si aspettava di vederla lì; non voleva che la vedesse così arrabbiata.
« Nulla, signora, il maestro mi ha chiesto di posare le spade. » rispose Lyin, velocemente, spaventata.
Arya aveva una gran voglia di stringerla ma non poteva farlo, e poi cosa avrebbe pensato Lyin, visto il modo in cui le aveva parlato? Lei non sapeva nulla di tutta quella storia fortunatamente, e non voleva che sapesse. « Bene, allora muoviti. » concluse, quasi in un sussurro, abbassando lo sguardo e voltandosi verso un altro manichino meccanico davanti a sé, riattivandolo. Era un esercizio non troppo difficile che prevedeva il movimento di tutto il corpo per evitare di essere colpiti: parare, saltare, abbassarsi, schivare, colpire. La sua mente, pero', era altrove: forse era stata troppo fredda con Lyin, vero?
Sentì la porta chiudersi alle sue spalle, e capì che se n'era andata. Avrebbe chiesto scusa la sera, quando l'avrebbe raggiunta in camera.
Quandò finì l'addestramento era completamente esausta e sudata, con meno voglia di uccidere qualcuno e più smaniosa di andarsi a cambiare.
Mise a posto tutti gli strumenti e riprese la sua spada, quindi andò in camera e si concesse una lunga doccia rilassante; poi si diresse in mensa per la cena.
« Riposo. » disse automaticamente appena entrata, senza nemmo alzare lo sguardo: infatti, come sempre, i soldati si erano alzati in piedi.
Dopo che tutto tornò ad immergersi nel solito chiacchericcio, prese un vassoio e si mise in fila per la cena, ed intanto guardava fra i tavoli alla ricerca di Lyin.
La vide, poco dopo, con un gruppo di ragazzini in un tavolo al centro della sala: sentiva la mancanza di una compagnia femminile? Quell'anno era la prima ragazza, ed in totale fra le truppe c'erano quattordici donne; davvero poche rispetto agli uomini.
Si diresse con il vassoio, automaticamente, al tavolo dove di solito sedeva con Fay, Andrew e Damian, ma appena li vide cambiò idea e scelse un tavolino all'entrata della mensa, vuoto. Alcuni ragazzi si voltarono chiedendosi il motivo mai quel cambiamento, ma lei li fulminò con lo sguardo: quelli, impauriti, tornarono a mangiare.
Pian piano, finalmente, la mensa si svuotò e quando Lyin si alzò per andarsene in camera, lei fece altrettanto e la seguì.
La bambina entrò in camera e chiuse la porta, ed Arya attese un attimo, prima di bussare, dopo averla seguita così silenziosamente da non farsi notare.
« Chi è? » chiese, la bambina, correndo alla porta, ma non l'aprì: l'angelo sorrise, soddisfatto della prudenza che l'altra dimostrava.
« Sono Arya. » rispose, cercando di far suonare il tono dolce; Lyin, pero', non le rispose subito, ma alla fine cedette. « Che vuo-- ..cosa volete, signora? » chiese, mantenendo un tono freddo e distaccato che fece stringere il cuore di Arya.
« Dai Lyin apri, e scusa se sono stata fredda oggi, ma avevo dei problemi. » spiegò, con tono di scuse, sussurrando dall'altra parte della porta.
Lyin aprì un pò l'uscio, giusto per guardarla negli occhi. « Sei stata davvero antipatica, non credevo che dovessi trattarmi così anche quando non c'era nessuno: la palestra era vuota. » la bambina assunse un'aria corrucciata ed alquanto buffa; Arya dovette lottare per non ridere.
« Mi dispiace, davvero! Avevo litigato con alcune persone e quindi mi giravano un po' le scatole. Ora posso entrare? Mi perdoni? »
Lyin la fissò un pò, indecisa su cosa fare, ma alla fine - cedendo - si fece di lato ed aprì la porta completamente. Arya entrò e si guardò attorno, per vedere che stanza le avevano assegnato: la camera era molto più piccola della sua e meno decorata, ma comunque confortevole.
« Siediamoci sul letto, non ho il divano purtroppo. » disse Lyin, sussurrando, dopo aver chiuso la porta ed essere corsa a sedersi a gambe incrociate nel suo comodo giaciglio. Arya la raggiunse subito, senza rispondere, e si sedette a sua volta. « Senti, mi dispiace davvero per oggi, pace? » chiese Arya, tendendo il mignolo in segno di resa verso la bambina, con aria speranzosa. « Va bene, okay. » rispose Lyin, sospirando, porgendo poi anche il suo mignolo che le due strinsero in segno di pace.
« Allora com'è andato il primo giorno? » chiese subito l'angelo, curioso, osservando la piccola.
« Bene: faticoso, ma divertente! Cioè, a parte il fatto che Ludovic è tremendo. » rispose Lyin con una smorfia, mentre Arya ridacchiava. « Il signor Ludovic è, sì tremendo, ma un ottimo insegnante. Le lezioni teoriche, invece? »
La bambina rimase un attimo in silenzio, a pensare, ed alla fine rispose con una scrollata di spalle. « Noiose, ma molto ricche. Ho imparato un sacco di cose che prima non sapevo; per fortuna, pero', non mi hanno chiesto di leggere! Infondo ho solo otto anni e non so farlo benissimo ad alta voce. »
confessò Lyin, arrossendo un pò ed abbassando lo sguardo, grattandosi una guancia. « Tranquilla imparerai. Quand'è il tuo compleanno? » chiese Arya, stendendosi e guardando il tetto grigio della stanza, tipico di quel materiale, praticamente impossibile da tingere. « Ehm, se i mi miei conti sono esatti, fra 1 mese e 3 giorni: il 27 Novembre. » rispose lei, alzando alcune dita e contando.
« Ed il tuo? » chiese poi, voltandosi verso l'altra, curiosa. « Il mio... io non ho un compleanno, non lo ricordo. » rispose Arya, fra i denti; Lyin balzò in ginocchio sul letto vicino a lei, guardandola stupita. « Cosa? Non è possibile, tutti hanno un compleanno! »
Arya sospirò, scuotendo la testa, preparandosi a darle una piccola spiegazione. « Quando i soldati uccisero i miei genitori e fui portata qui, non ricordavo che giorno fosse il mio compleanno. Credo di averlo dimenticato, quindi da allora conto gli anni ma non festeggio il compleanno, non sapendo che giorno è. »
Lyin rimase a lungo in silenzio, cercando le parole adatte a risponderle, ovviamente sorpresa dallo scoprire un particolare così grande della vita della ragazza. « Chi li ha uccisi? » infine, facendo dei cerchietti sul lenzuolo, con un dito della mano destra, senza guardare l'altra.
Arya si morse un labbro, più che decisa a non rispondere: non poteva certamente dirle che era stata sua madre. « Non ha importanza. » decise dunque, con un tono che lasciava intendere di non voler parlare dell'argomento; Lyin ovviamente sbuffò, e non demorse. « Per me ne ha! Voglio conoscerti meglio. » confessò, arrossendo di nuovo, alzando lo sguardo verso l'altra. « Non c'è bisogno di sapere una cosa del genere per conoscermi meglio. » rispose Arya, questa volta ridendo. « Beh okay, allora facciamo che.. aspetta. » Lyin si alzò, veloce, e corse alla piccola scrivania che aveva: aprì il cassetto e tirò fuori un'agenda, che la bambina aveva decorato disegnandovi dei fiori di varie dimensioni; prese poi anhce una penna, e tornò da Arya. « Allora, ti scelgo io una data di compleanno. » decise, allegra, mettendosi a sfogliare le pagine, cercando con pazienza un giorno che la ispirasse: Arya la guardò sorridendo, lasciandola fare. « Vediamo: io lo faccio il 27 Novembre; 27 - 11 ..che te ne pare del 9 Febbraio? » chiese infine, alzando nuovamente lo sguardo verso l'altra, radiosa.
Arya si mise a ridere, ma annuì; la logica utilizzata per raggiungere quel giorno era strana, ma l'angelo non se la sentì di distruggere la felicità della piccola. « Certo, perchè no? Forse avrei dovuto inventarla da tempo, una data. » concluse, annuendo.
Lyin sorrise a sua volta e sfogliò le pagine fino a raggiungere il 9 Febbraio, dove scrisse "Compleanno di Arya" in modo gigantesco e con una piccola torta accanto, quindi posò tutto e si sdraiò accanto all'altra: il letto era una piazza e mezzo, perciò stavano comode senza doversi appiccicare troppo.
Lyin, pero', non sorrideva più, anzi assunse un'aria seria e tornò a guardare la ragazza. « Arya, noi siamo amiche, vero? » chiese, dubbiosa, con una scintilla di speranza negli occhi.
Arya la guardò, confusa, prima di risponderle. « Ma certo, perchè me lo chiedi? »
Lyin abbassò la voce, preoccupata, un po' vergognandosi per quello che stava per dire. « Beh, ci conosciamo da pochissimo e sono stata solo un impiccio fino ad ora. »
La bambina chiuse gli occhi, dopo aver confessato, forse per trattenere le lacrime.
« Oh no, non preoccuparti; mi sei piaciuta da quando ti ho vista nella carrozza. Credo di aver provato un affetto improvviso. » confessò Arya, arrossendo molto lievemente a sua volta: era strano confessare una cosa del genere, doveva ammetterlo.
La piccola riaprì gli occhi e la fissò sorridente; non vi era traccia di lacrime, e ciò fece pensare ad Arya che aveva semplicemente finto: sbuffò divertita. « Davvero? Io invece ero troppo terrorizzata per guardarti bene. » le disse Lyin, ridacchiando.
Continuarono a parlare del più e del meno per un pò, finchè Lyin non si addormentò.
Arya, quindi, si alzò silenziosa ed uscì dalla stanza, dirigendosi alla propria camera: era tardi, e lo si capiva dal silenzio che aleggiava nella base.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Mentre camminava per raggiungere la sua stanza, dopo aver lasciato quella di Lyin, l'angelò udì un rumore alle sue spalle, ma continuò a camminare come se nulla fosse, pur rimanendo in guardia.
Arrivata alla soglia della sua camera, aprì la porte e scivolò dentro la stanza, veloce e silenziosa: sbirciò dunque verso il corridoio buio, in cerca di qualcosa o qualcuno, ma non c'era assolutamente nulla. Che me lo sia immaginato? si chiese chiudendo la porta a chiave. Il rumore lo aveva sento dietro di lei, forse un pò a sinistra, quindi proveniva dal giardino. Chi poteva essere in giardino a quell'ora? Sicari? No, impossibile.
Spie? O forse solo ladri? Impossibile di nuovo: le sentinelle li avrebbero scovati, visto che erano addestrati apposta.
Sospirò e cercò di darsi una calmata: l'unica spiegazione possibile era che fosse stato il vento, e che lei era paranoica. Nient'altro.
Mise una camicia da notte, e si stese sopra le coperte; quella sera faceva un fresco piacevole, infatti sentì un leggero venticello sfiorarle la spalla.... e, visto che quel venticello non avrebbe dovuto esserci, scattò in piedi, impugnò la spada - che teneva ai piedi del comodino - e la puntò contro la finestra aperta, come non avrebbe dovuto essere. Si mise in guardia, scrutando nel buio, mentre la sua vista si adeguava alla poca luce lì presente.
« Chi c'è? » chiese al silenzio, squadrando ogni singolo angolo buio. Lei non aveva aperto la finestra, di quello era sicura.
« Calmati e non ti farò del male. » sussurrò una voce ,proveniente dall'angolo vicino alla porta; poco dopo, la figura accese la lampada sopra il comodino e si rivelò essere una donna avvolta in un mantello nero: un cappuccio copriva il volto, ma due lunghe ciocche viola uscivano da esso.
« Chi sei tu? » chiese Arya, gelida, pronta a parare eventuali attacchi a sorpresa.
« Sono venuta a prendere la principessa, dimmi dov'è. » rispose quella, senza far caso alla sua domanda, con tono freddo e distaccato.
La principessa, pensò Arya, era ovviamente Lyin e lei doveva essere una spia della regina, venuta a riprendersela. La notizia era già arrivata a palazzo, dunque.« Come hai trovato la nostra base? » chiese Arya con astio, preoccupata per la sicurezza di quel luogo, senza a sua volta far caso alla domanda della donna.
« Difficile, davvero, ma sono riuscita a far cantare un povero contadino, che altro non era se non una sentinella della vostra grande base. Ora dimmi, dov'è sua maestà Lyin? » insistette, rimanendo poi in silenzio in attesa della risposta alla sua domanda.
Non posso lasciar andare Lyin con lei anche se davvero volessi farlo. Direbbe alla regina la posizione della nostra base, e verremmo tutti attaccati. Arya era davvero molto tentata di rimandare Lyin dalla madre, infondo non voleva davvero che lei diventasse un soldato assassino, ma al tempo stesso non poteva farlo.
« Chi mi dice che tu sia stata mandata da Ether e non da qualcun altro? » chiese, sussurrando, Arya, con tono scettico. La donna dai capelli viola, in tutta risposta, tirò fuori da sotto il mantello una lettera sigillata che appoggiò ai piedi di Arya, con cautela, prima di tornare alla sua posizione.
Arya, sempre puntandole contro la spada, prese la lettera e notò che il sigillo apparteneva alla famiglia reale; ciò nonostante, non poteva farlo. Non poteva scegliere fra la felicità di una bambina o l'intera incolumità di tutto l'esercito, la seconda era più importante. Fu questo ciò che continuava a ripetersi mentre attaccava la donna e la colpiva alla gola: ella, che non si aspettava un attacco (forse pensava che Arya avrebbe letto prima la lettera?), morì in pochi secondi, senza poter fare nulla per difendersi. Arya, posata la lettera sul comodino, indossò un vestaglia e trascinò il cadavere fuori, dove venne soccorsa da una sentinella che si offrì di seppellire il cadavere.
L'angelo ringraziò e tornò in camera: con il mantello della donna aveva raccolto il sangue, quindi tranne la puzza, c'era solo una grande macchia già secca. La ragazza aprì la finestra, prese una camicia da notte pulita e corse in bagno. Evitò accuratamente di specchiarsi, e si lavò velocemente, per poi lavare la spada.
Quando finì tornò in camera e prese la lettera, aprendola.

Ether IX, regina del regno umano, unica sovrana [...] prega Vincent, comandante illegittimo di un gruppo armato di ribelli, che inseguono una causa folle [...] di restituire Lyin I, figlia della regina, unica erede.
Eventuali richieste non saranno nemmeno prese in considerazione, restituite l'ostaggio ed ai vostri inviati non sarà fatto del male.



Che lettera assurda. pensò Arya, gettandola nel cestino, sbuffando. Non sono nemmeno disposti ad eventuali richieste, ma non ci tiene a sua figlia? Io farei di tutto, anche rinunciare alla mia corona per lei. O forse no? Infondo ho ucciso quella donna per salvaguardare la base. Lyin, fortunatamente, non è mia figlia dopotutto. E poi e' anche ovvio che 'non sarà fatto del male agli inviati', così potranno pedinarli per trovare la base.
Quando tutta la puzza fu uscita, sostituita da un'aria fredda, Arya chiuse la finestra e decise che era meglio mettere da parte quello che era accaduto dormire; in realtà non vi riuscì per parecchio, e se alla fine si addormentò, fu semplicemente perchè era esausta.
L'indomani, dopo i soliti addestramenti ed il pranzo, fu convocata dai suoi colleghi, Andrew e Damian.
« Mi cercavate? » chiese Arya, entrando nella Sala Madre, guardando i due.
« Sì, abbiamo saputo dell'incidente avvenuto la notte scorsa. Cos'è successo? » chiese Andrew, velocemente, indicando una sedia di fronte ad entrambi; sembrava semplicemente curioso, ma l'angelo era un po' titubante.
Arya si sedette, dunque, e raccontò velocemente dell'infiltrata che aveva ucciso. « E per quale motivo si era infiltrata? » chiese Damian, serio, incrociando le braccia sul tavolo. « Per Lyin: voleva che gliela consegnassi senza opporre resistenza, in modo da poterla riportare a casa. »
Damian rimase in silenzio, e distolse momentaneamente lo sguardo dalla ragazza, portandolo alle proprie mani, pensieroso. « Lyin è la bambina che hai rapito dalla carovana? Quella che si trovava al posto di Ether? » chiese Andrew, mentre Arya annuiva. « Sapevo che quella bambina avrebbe portato solo guai... » sussurrò, infine, Damian, rialzando lo sguardo sui due, come a dire "Ve l'avevo detto".
Arya si mise sulla difensiva, subito: sapeva che quel momento sarebbe arrivato nello stesso istante in cui era entrata lì. « Lyin è solo una bambina, non c'entra con la crudeltà della madre. » ribadì, seria, guardando l'uomo, che la fissò di rimando. « E' comunque un problema: finchè è qui, ci saranno più spie del solito che proveranno a infiltrarsi per salvarla. Dobbiamo toglierla di mezzo e spedirla con un pacco regalo alla madre. »
Arya balzò in piedi e sbattè un pugno sul tavolo, furiosa. Sapeva, infatti, che "pacco regalo" significava farla fuori. « Non se ne parla! Lyin è una bambina! » urlò, cercando di far entrare bene nella mente del tritone quelle parole.
Andrew fissò Damian a sua volta, annuendo. « Dobbiamo trovare una soluzione meno critica Damian, infondo la piccola non è una minaccia così grande. » concordò, cercando di far ragionare l'altro.
Damian alzò le mani, in segno di resa, e ridacchiò. « Si forse avete ragione voi. Allora, che suggerite? La spediamo viva con un pacco alla madre? Facciamo dei buchi sopra la scatola e via. » concluse, ovviamente ironico, guardando entrambi: al momento non era minaccioso, quindi si poteva ancora farlo ragionare, e tanto bastava. « Non saprei. Concordo sul fatto che non può star qui - no, non può Arya, è una minaccia per noi. » concordò Andrew, voltandosi verso Arya quando questa aprì bocca per contestare. « Hai visto con che facilità si è infiltrata quella donna, no? Avrebbe potuto anche ucciderti se fosse stata più brava. » continuò, serio.
Arya abbassò lo sguardo: in cuor suo non voleva separarsi da Lyin; erano state insieme solo due giorni, ma si era affezionata a lei. « Che proponete, allora? » chiese, tornando a sedersi sconfitta. Almeno la bambina sarebbe stata bene, e tanto le bastava. « Non so, magari possiamo mandarla alla base che c'è a Torithia: proseguirebbe l'addestramento, e tu potresti andare a trovarla ogni tanto. Che ne dite? » propose Andrew, guardando entrambi. « Torithia è a quattro giorni di volo da qui. E poi non è molto protetta. » contestò la ragazza, raddrizzandosi, nervosa.
« Appunto Arya, ragiona! Anche se qualcuno andasse a salvarla, noi non perderemmo nè molti uomini, nè la una base di particolare valore. Lyin, in più, tornerebbe a casa dalla sua adorata mammina. » concluse Damian, alzandosi.
Arya fissò entrambi: sì, era tutto vero, e così sarebbero stati tutti contenti. Infondo Lyin aveva detto più volte di voler tornare a casa.
Abbassò lo sguardo, fissando la tovaglia, ed annuì.
« Bene! Mando subito una sentinella ad avvertir-- » Andrew venne interrotto da un secco "No" da parte di Arya.
« Glielo dirò io. » concluse, alzandosi, apparentemente tranquilla, ed uscendo dalla stanza. Percorse due lunghi corridoi e si trovò davanti alla porta dell'aula di "Proprietà delle erbe". Bussò ed attese; se aveva fatto bene i conti, Lyin doveva essere lì a quell'ora.
Una donna, apparsa dopo aver aperto la porta, fece un mezzo inchino e le chiese cosa cercasse. Arya spiegò che doveva parlare con una studentessa di nome Lyin, poi la donna annuì e l'angelo rimase fuori ad attendere.
Lyin uscì dalla stanza, poco dopo, con aria interrogativa e, appena vide l'amica, non riuscì a trattenere un sorriso. « Vieni con me. » sussurrò Arya alla bambina, senza riuscire a nascondere un po' di turbamento che l'aveva presa.
La piccola assunse un'aria preoccupata, ma non rispose ed assecondò la sua richiesta.
Raggiunsero il giardino, dunque, e si sedettero su una panchina.« Che succede, signora? » chiese Lyin, incerta su come comportarsi.
« Tranquilla, non darmi del lei. » la corresse Arya, ottenendo un sorriso da parte di Lyin, che poi tornò seria. « Beh, allora che succede? Sentivi la mia mancanza? Ammettilo! » chiese dunque, divertita, agitando le braccia in aria.
Arya sentì il cuore in gola ed un'opprimente stretta allo stomaco, ma si comandò di stare calma: Lyin voleva tornare a casa, e se lei ne era felice, anche lei doveva esserlo.
« Forse abbiamo trovato un modo per riportarti a casa. » buttò lì, cercando di assumere un tono neutro. « Davvero? » chiese Lyin, ovviamente radiosa, con gli occhi che le brillavano di felicità.
« Si, in pratica ti trasferiremo in una base lontana da qui, e lasceremo spargere la voce, così che tua madre possa inviare degli uomini a prenderti. » concluse velocemente, Arya, senza riuscire a guardarla: il sorriso sul volto di Lyin sparì all'istante, capendo finalmente il perchè dell'espressione dell'angelo. « Significa che non ti vedrò più? » chiese, sussurrando, mentre gli occhi le diventavano rossi al pensiero della risposta ovvia: Arya annuì.
« No, non voglio! » urlò Lyin, scattando in piedi, ora lacrimante. « Arya, ti prego, vieni con me! Convincerò io la mamma a non farti del male! » la supplicò, seria, mentre Arya si metteva a ridere: una risata brevissima e senza gioia. « Mi torturerebbero, Lyin. Questo è il mio posto, e lo sarà fino alla fine, qualunque essa sia. Ascoltami. »
Arya prese le mani di Lyin, in piedi di fronte a lei, intenta a far segno di no con la testa.
« Ti accompagnerò personalmente a Torithia, e mi accerterò che tu sia trovata dagli uomini di tua madre velocemente. Lyin, ascoltami! » insistette l'angelo, vedendo che la bambina si rifiutava di farlo.
Lyin, improvvisamente, smise di muoversi e provò a guardarla. « Non voglio, tu sei la mia prima amica vera.. » singhiozzò, fra le lacrime, abbassando poi lo sguardo. « Lyin! Se ci fosse stata tua madre al posto tuo... » Arya si costrinse a continuare la frase, pur sapendo che la bambina non l'avrebbe presa bene: era l'unico modo, quello, di convincerla. « .. l'avrei uccisa, Lyin. L'avrei fatto. Come puoi dire di essermi amica? Un giorno ucciderò tua madre, o sarà lei a uccidere me: è scritto nel nostro destino, sin dal giorno in cui mi unii all'esercito di Vincent. » concluse: Lyin era sbiancata e fissava Arya come se fosse un'aliena. Come fosse la prima volta che la vedesse dopo giorni. « Non ti credo, lo dici solo per farmi andare via! » urlò, più che decisa a non dar conto a quelle frasi.
« Lyin, è la verità! Perchè credi che abbiamo attaccato le carrozze? Per un saluto? » insistette l'angelo, sentendo il proprio cuore infrangersi in mille pezzi. Le lacrime presero a scendere dagli occhi della bimba ancora più copiose di prima. « Bugiarda! BUGIARDA! » urlò, dimenandosi e correndo via, probabilmente verso la sua stanza.
Arya però sapeva che aveva creduto alle sue parole, e probabilmente ora la odiava, ma era giusto così: non poteva andare diversamente, lei era la figlia della sua nemica, l'assassina dei suoi genitori.
Rimasta sola, chiamò un messaggero e lo avvertì di andare a Torithia e dire di evacuare la zona, magari sostituendo i soldati con alcuni contadini del luogo che si prendessero cura della piccola: la regina non aveva nessun motivo di far uccidere dei contadini.
Tornò in camera, prese due fogli bianchi ed una penna: in uno, indirizzato alla regina, scrisse: "Maestà, credo che voi abbiate fatto un buco nell'acqua oggi, ma almeno riavrete vostra figlia. Tutte le persone qui sono dei contadini, non fategli del male." ed incitava la sovrana, inoltre, a trattare bene Lyin; l'altra era indirizzata a Lyin stessa.
Passò due ore a scriverla, mettendoci tutto l'affetto che provava per lei, e pregò che Lyin la perdonasse, infondo non era colpa sua se il destino le voleva nemiche. Non ebbe il coraggio di aggiungere che i soldati di Ether avevano ucciso i suoi genitori, e comunque vi era il rischio che Ether leggesse a sua volta la lettera, ed Arya non voleva farle capire che il suo obbiettivo diretto era lei.
Timbrò la prima con lo stemma delle Brigate Nere, e la seconda la lasciò senza.
Qualche giorno e non avrebbe mai più rivisto Lyin.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Arya aveva appena riposto le lettere in un cassetto quando sentì qualcuno bussare alla porta: si voltò verso di essa, chiedendosi chi potesse essere. « Avanti. » rispose, dunque, attendendo seduta sulla sua scrivania, con i piedi appoggiati alla sedia di fronte a sé. Fay entrò velocemente nella stanza, guardandosi alle spalle, come per controllare che nessuno l'avesse vista, e quindi chiuse la porta alle proprie spalle, appoggiandovisi. « D'accordo! » sussurrò, nervosa, appena incrociò lo sguardo di Arya, senza muoversi da lì. La ragazza scattò in piedi, sgranando gli occhi, capendo ciò che intendeva: Fay si era decisa a fuggire. « Ma, Arya, è una pazzia. Vieni con me, ti prego, o ti faranno del male. » continuò subito la sirena, supplichevole. « Fay, ne abbiamo parlato. Io sono conosciuta ovunque, mi taglierebbero la testa, o peggio le ali, se solo mi vedessero! » rispose l'angelo, serio, guardando Fay dritta negli occhi, cercando di farle capire ciò che intendeva. « Ti prego, puoi camuffare il tuo aspetto. Ci sono altri esseri alati in giro. » protestò Fay, cercando a sua volta di far ragionare l'altra, ma inutilmente.
« Ci sono tanti tipi di ali: alcuni angeli hanno ali più bianche delle mie, più grandi, di colore diverso, e quel che vuoi; ma nessuno ha ali così morbide. E lo sai, che sono l'ultima con le ali così. Gli altri sono tutti morti. » concluse, fredda, mordendosi un labbro, al ricordo del villaggio che bruciava. « So di questa storia solo in parte, e, in caso non ti ricordassi, mi avevi promesso di raccontarmela qualche giorno fa: ma non è questo il punto! »
Fay si avvicinò all'amica, e le prese le mani, guardandola implorante e cercandole di farle capire ciò che voleva dirle. « Fuggiamo insieme! So che vuoi vendetta, ma da quando Damian è salito al potere, stanno succedendo cose strane. » sussurrò, guardando la finestra e mordendosi un labbro, come se si fosse lasciata sfuggire qualcosa di troppo. « Cose strane? Che intendi? » chiese Arya, confusa, cercando nuovamente il contatto con gli occhi dell'altra. « Cosa? Nessuno te l'ha detto? » chiese Fay, voltandosi nuovamente verso l'altra: era evidentemente sorpresa.
« Damian ha ordinato di bruciare due villaggi ai confini con la capitale degli uomini, Reirha. Ci vivevano solo dei poveri contadini, costretti a fuggire. » confessò, subito.
Arya sgranò gli occhi puntandoli in quelli di Fay. Com'era potuta succedere una cosa del genere? Chi aveva permesso tale scempio? Perchè Damian aveva fatto una cosa simile? « COSA?! » urlò, furiosa, lasciando andare le mani della ragazza e sgranando gli occhi. « « Shhh! Se non sanno che lo sai, un motivo dev'esserci! » » Fay la pregò di abbassare la voce, preoccupata che qualcuno potesse sentirli e prendersela con lei o con l'altra, punendo magari entrambe.
« Damian pagherà per questo! Andrew lo sa? Come ha potuto permettere una cosa del genere? Le Brigate Nere sono nate proprio per evitare che queste cose accadessero: che gli umani smettessero di far scempio dei nostri villaggi. Non sono nate per comportarci come un qualsiasi assassino e fare altrettanto! E che diamine! Sono anche io al pari di quei due, almeno finchè Damian non diventa re, quindi avrebbero dovuto consultarmi! » continuò lei, infuriata, senza far molto caso alle continue proteste e lamentele di sottofondo di Fay.
« Vedi? Questa causa sta diventando qualcosa di sbagliato, peggiore di Ether stessa! Ti prego, fuggiamo insieme, ho bisogno di te. »
Fay aveva le lacrime agli occhi, e strinse le mani di Arya con più forza, riprendendole dopo aver ottenuto l'attenzione della ragazza. « I-io non so. » sussurrò Arya, confusa, spaesata, ed ancora infuriata per quanto accaduto, abbassando lo sguardo, incapace di guardare l'altra: era davvero pronta per un passo del genere? Era pronta a fuggire?
« Arya hai promesso di servirmi sempre. » insistette Fay, sussurrando, puntando i propri occhi negli occhi dell'altra. « Maestà, sì, ma... »
Arya fissò Fay di rimando: fuggire era davvero possibile? Poteva farlo? Voleva davvero fuggire? Forse no, ma aveva promesso di servire Fay; era un suo dovere.
« Va bene. » disse, alla fine, in un soffio.
Il volto di Fay si illuminò di gioia, mentre addirittura si metteva a saltellare, agitando le braccia dell'angelo. « Grazie, grazie! Però suggerirei di fuggire quando Lyin sarà partita: sai, saranno distratti dal controllare che sia tutto perfetto, e ci basterà metterci dei mantelli per uscire silenziose dal cancello, già comunque aperto, senza che nessuno ci noti. »
Aggiustando qualche dettaglio, il suo piano non era male, quindi Arya acconsentì, annuendo: inoltre, voleva che Lyin fosse fuori dalla base quando lei sarebbe fuggita, per non correre rischi inutili.
Fay abbracciò Arya ed uscì subito dopo, lasciandola da sola.
La ragazza, dunque, si avviò lentamente nel letto e si sdraiò esausta: quella settimana era decisamente da dimenticare, erano successe troppe cose nell'arco di troppo poco tempo.

Passarono tre giorni e Lyin rifiutò categoricamente di incontrare Arya; mentre i preparativi per il suo trasferimento erano quasi completi, anche quelli della fuga procedevano senza intoppi.
Il messaggero era riuscito a prendere senza problemi una nave volante, e quindi si attendeva il suo ritorno di lì ad un giorno: Arya sentiva il suo battito cardiaco aumentare di velocità di giorno in giorno, ed era estremamente nervosa; il suo istinto, infatti, le diceva che c'era qualcosa che non andava, ma non capiva proprio cosa.
Quel pomeriggio, dopo pranzo, Damian e Andrew la mandarono a chiamare: l'angelo entrò veloce nella sala grande, con la mano sull'elsa della spada - era un'abitudine quella, ma ora la faceva sentire semplicemente più sicura. « Il messaggero è tornato, Lyin può partire. » le comunicò, allegramente, Andrew.
« Non useranno una nave volante però, quindi ci vorranno tre giorni di marcia a cavallo. In questi tre giorni, l'altra base preparerà tutto. Perfetto no? » concluse, sorridendo rassicurante, guardando l'angelo, che annuì ed abbozzò un sorriso a sua volta. Quella notte, dunque, le due sarebbero fuggite.
« Bene, allora vado ad avvisare Lyin? » chiese, nervosa, senza guardare mai Damian negli occhi, sicura che in un modo o nell'altro si sarebbe tradita, se l'avesse fatto. « Sì, fa pure. Tutto okay comunque, Arya? » chiese Damian, squadrandola, come al solito: lui non riusciva proprio a starci senza osservarla? Questo suo atteggiamento la innervosiva parecchio, in realtà. « Si, solo che... » - cercò una scusa per giustificarsi, velocemente - « ...voglio solo che sia tutto perfetto. » concluse, sorridendo, sperando che le credessero. « Non temere, domani sarà ogni cosa al suo posto finalmente. » rispose, tranquillo Damian, ricevendo in cambio un segno d'assenso incerto da parte della ragazza, che poi uscì dalla sala. Le sue parole le rimbombavano nella mente, e più le riportava a galla, più pensava che c'era qualcosa di minaccioso in esse.
Che le avesse scoperte? No, era impossibile: Fay e Arya avevano pianificato tutto alla luce del sole, chiaccherando tranquillamente, come facevano sempre, e quindi senza destare sospetti. Se si fossero incontrate di notte, allora la cosa sarebbe stata rischiosa, visto il numero di spie in giro. Dunque, era sicura che non le avessero scoperte, eppure qualcosa continuava a preoccuparla, senza darle pace.
Le sue gambe la condussero veloce davanti alla porta della camera di Lyin, dove bussò ed attese una risposta.
« Chi è? » chiese la bimba, come sempre. « Principessa, sono Arya. » disse, con tono piuttosto neutrale e freddo: quella risposta era per farle capire che non era lì per scopi personali, e quindi era obbligata ad aprirle, e difatti così fece la bambina, poco dopo. « Che succede, signorina Arya? » chiese, fredda a sua volta. « Partirete stanotte, al calar del sole. » rispose Arya, sempre mantenendo un tono formale, ma non freddamente. « Bene, grazie. Ora vogliate scusarmi, finisco di preparare la valigia. » rispose la piccola, indicando la camera alle sue spalle: indossava di nuovo il suo abito pomposo, e poco dopo fece un inchino e chiuse la porta in faccia all'altra.
Arya rimase cinque minuti davanti ad essa, con il cuore che le batteva a mille, incapace di muoversi da lì, di staccarsi da lei. Doveva pero' farlo: Lyin sarebbe tornata a casa, e tutti sarebbero stati felici, comunque le cose fossero andate. « Buon viaggio. » sussurrò, prima di voltarsi ed allontanarsi: credette di aver sentito un 'grazie' ma forse se l'era solo immaginato.
Dopo ciò, si diresse nella camera di Fay, che l'attendeva: due borse erano sul suo letto, tutto era pronto.
« E tu, sei pronta? » le chiese Fay, dopo cinque minuti che ripassavano il piano: Arya si riscosse dai suoi pensieri, annuendo e cercando di sorridere. « Sì. » rispose, anche se - vista la sua faccia - era più un "No" dal tono che aveva usato. « Tranquilla Arya, andrà tutto per il verso giusto vedrai! » la incoraggiò la sirena, sorridendo radiosa.. ma come faceva ad essere così radiosa?
Arya la guardò negli occhi, e, di nuovo, l'istinto le diceva di voltarsi e fuggire, ma non doveva ascoltarlo. Era solo nervosa, e l'aveva promesso ad Fay.
Se solo Vincent fosse stato lì, tutto quello non sarebbe accaduto. A ben pensarci, Arya non aveva avuto nemmeno l'occasione di rimpiangerlo, con tutto ciò che stava accandendo. Infondo era vero che se lo aspettavano: era comunque vecchio, sarebbe morto in pochi mesi, o forse meno, ma avrebbe voluto averlo lì in quel momento.
Le poche ore che li dividevano dal tramonto passarono - passate a chiacchierare sempre e solo del piano di fuga -, ed Arya andò fuori a salutare i pochi soldati mandati con Lyin: non farlo sarebbe sembrato sospetto, e lei questo non lo voleva. Le fece male vedere la piccola partire, ma si sforzò e le sorrise. Poi dicendosi stanca, quando la carrozza si allontanò, tornò in camera: Fay l'attendeva, ed indossò il suo mantello, porgendo all'angelo il proprio. Quello della sirena era bianco con i ricami azzurri, mentre quello di Fay era di un blu profondo.
« Andiamo? » chiese Fay, sorridendole: Arya volle scambiare quel sorriso per semplice eccitazione all'idea della fuga, ma l'istinto continuava a suonare l'allarme rosso.
Uscirono silenziose dalla stanza, e, come da piano, a causa della partenza di Lyin, tutti erano nel cortile a salutare chi partiva, perciò non incontrarono nessuno nei corridoi. Rimasero comunque vigili, mentre si muovevano silenziose da ombra ad ombra, per raggiungere la loro meta.
Andarono nell'uscita posteriore della base, e notarono che non c'era nessuno, tranne le due solite sentinelle: atterrarle sarebbe stato facile, e quindi Arya si mise all'opera. Prese una cerbottana da sotto il mantello, e lanciò un dardo avvelenato alla prima sentinella (quella più lontana da loro), poi, mentre quella cadeva a terra morta e la seconda si guardava attorno confusa, Arya le saltava alle spalle, tagliandole il collo con un pugnale: fu troppo lenta, e morì subito.
Arya si voltò quindi verso Fay, facendole segno di raggiungerla. « Andiamo, dai. » le sussurrò, cercando di farle capire di fare in fretta.. ma Fay non si mosse. « Fay che hai? Muoviti! » ripeté, vedendo che continuava a non muoversi da lì: le andò più vicina, e di nuovo la voglia di fuggire si impadronì di lei, ma non vi diede ascolto. « Fay! » sussurrò, stavolta minacciosa. Ora, pero', Fay sorrideva, anzi, aveva proprio un'espressione malvagia in volto. Arya ne fu confusa: la conosceva da sempre, e non aveva mai visto quell'espressione sul suo viso; che stava succedendo? « Scusa Arya, ho cambiato idea. » disse ad alta voce la ragazzina, tranquilla. Poi tutto avvenne in fretta, troppo velocemente: prima che l'angelo potesse ribattere, due sentinelle arrivarono dietro di lei e le bloccarono le braccia, ma Arya, con un pò di fatica, riuscì a saltare e colpirle. Improvvisamente, pero', qualcun altro la bloccò, prendendola per i fianchi e bloccandole le braccia: Damian.
« Avresti dovuto scegliere me, quando te ne avevo dato la possibilità, ma, beh, infondo meglio così. » le sussurrò, in un orecchio. Arya era confusa, ma provò comunque a lottare, solo che Damian la disarmò e due soldati la legarono. Fay si avvicinò dunque a Damian e l'abbracciò, gongolando come una bambina di due anni che aveva appena ricevuto una caramella. « Sono stata brava? » gli chiese, dopo avergli dato un bacio sul collo, come ci fossero solo loro due, in quel luogo. Serve dire che Arya era sbiancata? Serve dire che si stava chiedendo per quale motivo non aveva seguito il proprio istinto? « Bravissima tesoro, davvero. Degna di sostituire il posto di Arya. » rispose Damian, ghignando: eppure non guardava Fay, ma lei. Eppure, nonostante ora la stesse abbracciando, non sembrava volerlo davvero fare. Era solo un'impressione?
« Traditrice. » sibilò Arya, piuttosto, mentre puntava gli occhi su Fay. « Perchè? » chiese, furiosa, senza pero' urlare.
« Su, calmati, lascia che ti spieghi io. » si intromise nuovamente Damian.
« Allora, da dove iniziare? Uhm, sì. E' successo quando abbiamo deciso il matrimonio di Fay, ed abbiamo notato che tu eri di troppo. » iniziò, ridendo.
Arya era sbiancata, quasi bianca come il suo stesso mantello, mantello che le impediva di volare, mantello che Fay le aveva suggerito di indossare. « Non ci posso credere. » sussurrò fra sè e sè, scuotendo la testa: la rabbia, la frustrazione.. erano così forti che pensava l'avrebbero schiacciata da un momento all'altro.
« Sì, invece. Insomma: tu sei troppo gentile, leale e tutte quelle cose che poco si addicono a chi mira a conquistare il mondo. » continuò Damian, ridacchiando. « Tu non avresti mai approvato che dei poveri innocenti venissero uccisi, no? » si intromise Fay ghignando a sua volta.
« Sei di troppo, perciò abbiamo organizzato tutto questo. Ora, mentre noi parliamo qui come vecchi amici, lasciami spiegare cosa accadrà alla tua piccola Lyin. » continuò ancora Damian, lasciando Fay e inginocchiandosi accanto ad Arya - la prima protestò e la seconda cercò di tirarsi indietro, fallendo a causa delle corde. « Sai, non mi va proprio di lasciare una base in mano al nemico solo per una piccola mocciosa, quindi, appena lei metterà piede a Tarithia, i nostri soldati la uccideranno. Ti piace il piano? » chiese, sorridendo a trentadue denti, prima di baciare Arya, che si dimenò con quanta più foga avesse e gli sputò in un occhio, mentre Fay si lamentava più rumorosamente. Lui, semplicemente, utilizzò la manica della giacca per asciugarsi, e poi scrollò le spalle. « Che peccato, davvero, che tu debba marcire nella torre. » disse, dispiaciuto, rialzandosi e facendo un paio di passi indietro.
Fece quindi un segno ai soldati, che presero Arya e la trascinarono via. « Me la pagherete, maledetti! » urlò lei dimenandosi, mentre veniva condotta nella prigione. Ed ora cosa poteva fare? Andrew sapeva ciò che era accaduto? Era a sua volta coinvolto in tutta quella storia? Era davvero rimasta da sola, lei? Abbandonata al suo destino? Ed anche Lyin sarebbe morta senza che lei avesse potuto cercare almeno di salvarla?

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Quella notte, dopo averla condotta nella torre-prigione che per lei avevano preparato, frustarono Arya talmente tanto che svenne dal dolore nel giro di un'ora. Del resto, era questo il trattamento che spettava ai traditori, prima della morte. L'indomani, appena sveglia, la ragazza si ritrovò distesa su un pò di paglia, con una scodella d'acqua vicina a lei.
In un primo momento, dolorante com'era, rimase immobile a fissare il soffitto e le pareti grigie, poi, facendosi forza, si mise seduta e prese l'acqua, bevendola come se non bevesse da mesi. Si sentì un pò meglio, e riuscì a focalizzare lo sguardo su ciò che la circondava: c'era un pò di luce che filtrava da una finestrella con le sbarre, e, dall'altezza di essa, e dalla posizione del sole, capì che si trovava nella torre est della base.
Non aveva la spada e mantello, ed a stento riusciva a muoversi.
Si mise seduta meglio, molto lentamente, ma ogni movimento faceva bruciare le ferite alla schiena, provocandole un dolore insopportabile. Fay l'aveva tradita, la stessa ragazza con cui era cresciuta, la sua migliore amica, la sua protetta: come aveva potuto farle una cosa del genere? Come aveva potuto pensare di fidarsi di lei?
Si ritrovò a piangere come una bambina, come non faceva da quando i suoi genitori erano stati uccisi: tutto ciò per cui aveva lottato era andato perso, le mire di quei due aspiravano a qualcosa di terribile, ed, in più, Lyin era in pericolo di vita, e lei non poteva salvarla.
Come poteva Arya, ferita ed imprigionata, arrivare da lei in tre giorni e salvarla, anche volendo?
Pianse finchè non svenne di nuovo, esausta e dolorante, infischiandosene di chiunque potesse deciderle di deriderla, in quel momento. Al risveglio, la luce del sole era più rossa, segno che forse erano le tre o le quattro del pomeriggio: un uomo era inginocchiato accanto a lei e le esaminava le ferite. Era il dottore della base, un vecchietto molto gentile che lei apprezzava abbastanza. « Mia cara, che ti hanno fatto..? » sussurrò, con voce spezzara, mentre l'aiutava a sdraiarsi su una brandina che aveva da poco preparato.
Arya si mise a pancia in giù, e lui le alzò la maglia insanguinata, per poterla curare meglio.
Dal suo tocco, poco dopo, e dal silenzio che ne seguì, capì che era rabbrividito, trattenendo il respiro: era davvero messa così male?
« Tranquilla, l'importante è che non si infettino. » le fece forza - si fece forza? - il dottore, mettendosi a pulire le ferite, e spalmandovi un unguento dall'odore di margherite, tiepido. Il dolore diminuì subito, ed Arya si sentì meno rimbambita, lasciando comunque che il dottore la fasciasse con cura. « Grazie. » sussurrò, guardandolo e cercando di sorridergli.
« La causa per cui abbiamo tutti lottato insieme a Vincent è stata profanata oggi, ma non possiamo ribellarci, o ci ucciderebbero tutti. » disse quello, sussurrando a sua volta, con tono triste. « Lyin è in pericolo, che devo fare? » Arya riprese a piangere silenziosamente, dopo aver posto quella domanda.
« Io non saprei come aiutarvi signorina, ma se vi verrà in mente qualcosa, non esiterò a farlo. » rispose quello, con tono orgoglioso e carico di speranza. Subito prese un panno bagnato e lavò la faccia ad Arya, completamente sporca per aver dormito fra la polvere. « Grazie ancora. » sussurrò Arya, addormentandosi quasi subito, senza nemmeno accorgersene, ora che la schiena pulsava meno. Era debole, le ferite avevano sciupato la maggior parte delle sue energie.
Quando si risvegliò era notte, e la fioca luce della luna illuminava la prigione in cui era rinchiusa.
Rimettendosi seduta, provò poi ad alzarsi lentamente: la testa le girava, perciò attese che passasse, e forse impiegò ore a farlo, o forse solo qualche minuto, ma riuscì infine a mettersi in piedi. Non aveva la forza di muoversi però.
« Signorina Arya! » sussurrò un soldato alle sbarre, lei si voltò confusa e vide parecchie persone che la fissavano: che ci facevano lì? Erano andati a deriderla o qualcosa del genere? « Chi siete? » chiese accennando a qualche passo verso di loro, ma dovendosi fermare non appena la testa riprese a girare. « Siamo semplici soldati signora, ma non è questo l'importante. » continuò quello, mentre altri annuivano decisi. « Vede, noi non possiamo opporci a quest'oltraggio, ma possiamo limitarne i danni. » continuò, mentre tutti sorridevano, mentre Arya li ascoltava, ancora più confusa. « Ascolti! Domani Damian verrà a trovarla, e lei deve assolutamente far finta di stare malissimo, - magari finga essere svenuta - o la farà frustare di nuovo. » le disse velocemente, mentre due dei soldati più lontani si guardavano attorno preoccupati, come allarmati dall'improvviso silenzio: stava arrivando qualcuno o erano solo tesi? « Ed in più, ecco del cibo! » aggiunse una ragazza, subito dopo, passando all'angelo un pezzo di pane attraverso le sbarre.
Arya pianse commossa, mentre prendeva il pane e lo divorava: erano due giorni che non mangiava, e non le interessava di divorare qualcosa così velocemente di fronte a loro. « Signorina! » esclamò un altro soldato,avvicinandosi alle sbarre, per ottenere la sua attenzione. « Noi non permetteremo che lei marcisca qui, quindi, domani dopo la visita, le daremo le chiavi e l'aiuteremo a fuggire, deve mettersi in forze! » le disse veloce, sussurrando così a bassa voce che Arya dovette avvicinarsi per sentire.
« Se lo farete verrete uccisi! » si ribellò lei, scuotendo la testa, fermamente convinta e decisa a non accettare il loro aiuto. « No, non tema! Le chiavi cadranno accidentalmente accanto alle sbarre, e nessuno vi noterà mentre voi fuggite. » disse un altra donna, intromettendosi, ridacchiando. « Voi ruberete degli abiti puliti e dei viveri. » continuò, prima che fosse un uomo anziano, questa volta, ad intromettersi.
« Si, e, accidentalmente, qualcuno lascerà il cancello posteriore socchiuso. » tutti annuirono allegramente a quelle parole, e, quando una guardia arrivò annunciando che aveva udito dei rumori sospetti, salutarono frettolosamente e corsero via silenziosi.
Lei finì il pane con un morso, e si distese, fingendo di dormire.
Qualche minuto dopo udì dei passi, che si fermarono proprio di fronte alla sua cella: qualcuno che controllava la prigione? Erano passi leggeri, sicuramente di una ragazza. « Ti diverti nella tua nuova camera? Sai ho trovato per caso la lettera indirizzata a Lyin. Che parole commoventi che le hai scritto. »
Un rumore di carta strappata, e poi i passi di Fay che si allontanavano. Arya non ebbe il coraggio di alzarsi e prendere quei fogli; non voleva farlo e non l'avrebbe fatto.
Avrebbe, piuttosto, detto quelle parole proprio a Lyin: l'avrebbe salvata a costo di perdere la vita.
Fu con questi pensieri, che riuscì ad addormentarsi serenamente.
L'indomani la porta della prigione cigolò forte, svegliandola, ma Arya mantenne gli occhi saldamente chiusi: il piano aveva inizio; nessuno le avrebbe detto "via!".
Il dottore le cambiò le bendature, anche se molto lentamente, mentre parlava a bassa voce con qualcuno: probabilmente Damian.
« E' ancora davvero molto debole, non mi sente nemmeno ora che le sto cambiando le bende, per non contare che non mangia da due giorni. » gli spiegò, piuttosto serio.
L'uomo si alzò, quindi, e guardò Damian, prima di continuare. « Probabilmente morirà oggi stesso, se la frusterete di nuovo. » disse, duro, rivolto all'altro. « Ne siete sicuro vecchio? Se mentite pagherete, lo sapete. » rispose, Damian, con tono minaccioso e... divertito?
« Mio signore, è così, e lo confermo senza timore. » ribattè quello, tranquillo: Arya dovette ammettere che sapeva fingere proprio bene, visto che forse lei stessa ci sarebbe cascata senza ribattere. « Molto bene, torneremo domani. »
Damian uscì dalla stanza - avrebbe riconosciuto il suo passo ovunque - ed il vecchio si avvicinò di nuovo a lei, chinandosi, fingendo di controllarla di nuovo.
« Signorina Arya? »
la ragazza aprì gli occhi, lentamente e con cautela, quindi lo guardò, sorridendogli. Il vecchio mise due piccole pillole verdi in un bicchiere d'acqua e glielo porse.
« Questo l'aiuterà a riacquistare energie più velocemente, beva. Oggi è un gran giorno! » disse allegramente ,mentre lei prendeva il bicchiere ed ingoiava l'acqua in due grandi sorsi. « Lo so. » rispose, sorridente, con sguardo complice. Dopo che l'uomo fu uscito, Arya si alzò lentamente: era riuscita a dormire bene e, grazie alle cure del dottore, ora si sentiva decisamente meglio - anche se ovviamente ancora debole.
Si alzò cauta e provò a fare un pò di stretching per vedere fino a che punto le ferite facevano male, notando - sorridendo - che riusciva a fare cose normali, come camminare e chinarsi, senza troppa fatica. Provò anche a volare, e fu abbastanza semplice visto che le ali reggevano tutto il suo peso e le zone della schiena attorno ad esse non erano ferite. Passò qualche ora, in cui Arya rimase in attesa: la medicina stava molto lentamente avendo effetto, ed, intanto, aveva preso un pezzo di vetro e si era tagliata un paio di dita - nulla di profondo - in modo da sporcare brandina e pavimento con il sangue che ne colava. Così, Damian, non avrebbe potuto dire che il dottore aveva mentito al riguardo, infondo non poteva sapere che quel sangue proveniva dalle mani e non dalla schiena.
Verso mezzogiorno, quando le campane della mensa suonarono, una guardia passò fischiettando vicino alla prigione e lasciò cadere le chiavi, - come da piano - quindi come se non se ne fosse accorta, si rivolse al collega « E' ora di pranzo, meglio muoversi prima che finiscano i panini, non credi? » chiese, mentre l'altro annuiva sorridente; i due si allontanarono silenziosi, senza voltarsi verso l'angelo.
Arya prese le chiavi ed aprì la porta, poi, velocemente, ma attenta, andò alla lavanderia, dove una donna, che l'attendeva davanti alla porta, la fece entrare e le diede una borsa ed un cambio.
« Qui ci sono viveri, una borraccia d'acqua ed un altro cambio d'abiti. » le disse, sussurrando. « Grazie infinite! » ringraziò Arya, prima di cambiarsi e prendere la borsa. Uscì, poi, dalla stanza ed si recò nell'entrata posteriore della base. C'erano due nuovi soldati, che la videro subito, e lei si spaventò non poco, ma i due le fecero segno di intesa e le andarono incontro.
« Fuori dal cancello c'è un carro, il sarto deve andare a fare provvista di spago e stoffe. » le spiegò uno dei due. « Non sapete quanto siete stati bravi! Vi sarò eterna debitrice! » sospirò, lei felice, con l'immenso desiderio di saltare al collo dei due ed abbracciarli: peccato che non era il genere di cose che lei faceva, solitamente.
« E' stata lei ad insegnarci tutto questo, e speriamo che quando ci reincontreremo sarà per qualcosa di meglio: magari la fine di quest'incubo! » rispose l'altro tranquillo, annuendo. « Già. Se avessi una spada però, sarebbe meglio. » sussurrò lei, sconfortata. La sua, quella che Vincent le aveva regalato, era chissà dove nella base, e forse era stata già ditrutta da Damian.« Non tema! Ora, veloce! »
Arya annuì ed uscì silenziosa dalla base, quindi vide il carro e vi salì dietro, mettendosi sotto uno spesso telo che la nascose completamente: non le rimase molto da fare, se non pregare che non la scoprissero.
Forse le sue preghiere furono ascoltate, o fu semplice fortuna, fatto sta che i soldati non chiesero a Tory (il sarto) di controllare il carro e quello passò indisturbato.
Arya ringhiò di vittoria: per la prima volta, da quando tutta quella storia era iniziata, si sentiva davvero libera.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Dopo un pò che il carro camminava, Arya sentì Tory chiamarla, rendendosi conto - in effetti - che era impossibile che il sarto non sapesse della fuga di Arya. « Su, venga. Ormai siamo lontani dalla base, e nessuno la noterà. » l'avvisò, senza voltarsi verso di lei, continuando a tenere le redini del carro.
Arya uscì allo scoperto e si sedette accanto al sarto, sorridendogli. « Grazie infinite per tutto l'aiuto, ma come farò a salvare Lyin? Non posso usare navi volanti. » Arya si guardò le mani appoggiate sopra i ginocchi, esprimendo ancora una volta il proprio dubbio ad alta voce: ormai pensava solo a quello, non ad altro.
« Voli! Se davvero tiene a quella bambina, voli come non ha mai fatto! Ha un giorno di tempo per raggiungerla, ed io sono convinto che può farcela. » le rispose l'uomo, sorridendo, infondendole fiducia e coraggio. « Comunque, se riesce ad aprire la mia borsa, troverà qualcosa che le tornerà utile. » disse, indicando con la mano, una borsa si cuoio sopra il telo, che Arya subito prese ed aprì, tirandone fuori il suo mantello pulito e piegato.
« Tory, grazie. » disse, sorridente. « Non è nulla, anzi ho apportato delle modifiche: ora ci sono dei buchi per le ali, lo provi! » continuò quello, sempre sorridendo, ed annuendo, prima di tornare a concentrarsi sulla strada.
Arya prese il mantello e fece per indossarlo, ma qualcosa cadde, e quindi la ragazza, ancora più sorpresa, si ritrovò fra le braccia il fodero della sua spada, e notò, fuori di sè dalla gioia, che c'era proprio la sua arma. Senza pensarci due volte, diede un bacio a Tory sulla guancia in modo affettuoso, per poi indossare il mantello e tornare a guardare la spada, sognante. « Ma come hai fatto? » chiese, ridendo, felicissima.
« E' stata l'unione di tutti noi per liberarvi. Non abbiamo fatto mai una cosa del genere e - porca puzzola! - e' stato bellissimo! » rispose lui, ridendo come un matto. Arya, ora serena, prese un pezzo di pane dalla sacca e lo mangiò, mentre si godeva il viaggio. In poche ore raggiunsero la città di Serya, dove Tory la salutò e si diresse a comprare delle stoffe. Arya comprò un pò di cibo ed affittò una camera in una locanda per riposarsi ancora un pò, per essere sicura di avere energie sufficienti a ciò che l'attendeva.
Dormì tutto il pomeriggio, e quando si svegliò, dopo aver pagato il conto - coperta dal cappuccio sul volto - uscì dalle mura della città; camminò un pò, prima di spiccare il volo. Ebbe solo un piccolo capogiro, ma si riprese subito, e proseguì senza intoppi. Non ho mai volato così tanto, ma devo salvare Lyin. Non posso permettere che le facciano del male! pensò, più che decisa a non arrendersi dopo le prime difficoltà: con quell'obbiettivo in mente, si mise a volare più veloce che poteva.
Non aveva mai volato a quella velocità, ed inoltre persino il vento e le stelle sembravano esserle favorevoli. Volò dunque per molte ore - i pensieri persi a ciò che l'attendeva -, poi, quando vide il sole cominciare a sorgere all'orizzonte, decise di fermarsi in un piccolo villaggio dove affittò una stanza.
Dormì, mangiò e cambiò le bende (che fu un'impresa ardua, da svolgere da sola), quindi pagò e ripartì. Ancora era molto lontana dalla sua meta, ma non volle arrendersi e riprese il viaggio più veloce di prima.
Intanto, più il tempo passava e più temeva di non farcela, quindi si rifiutò anche di pranzare continuando a volare.
Cosa avrebbe fatto una volta là? Non poteva affrontare tutti i soldati, e dubitava che loro sapessero tutto ciò che era accaduto alla base. Sono un'idiota, ma e' ovvio! pensò allegra, dopo che un'idea era balenata nella sua mente: non sapevano, e quello sarebbe stato il suo vantaggio. Comportarsi come se nulla fosse, dare ordini, farsi ubbidire.
Certo, sicuramente qualcuno stava correndo ad avvisarli di tutto, ma con un pò di fortuna, lei sarebbe stata lontano quando il messaggero sarebbe giunto alla base.
Poco dopo, fermò in una piccola cittadina di nome Rethair, per cenare, ma non volle riposarsi più di tanto, visto che era tardi; quindi riprese a volare e, finalmente, dopo un paio d'ore, vide in lontananza la base di Tarithia.
Atterrò con eleganza di fronte all'entrata principale, ed un soldato fu subito da lei. Il cuore batteva a mille, ma Arya non volle darvi peso. « Chi va là? Identificati! » urlò quello, puntandogli una spada contro, visto che la ragazza aveva ancora il cappuccio alzato: cappuccio che prontamente calò, puntando gli occhi nel viso dell'altro.
« Arya Flint, e se riprovai a minacciarmi così, ti farò frustare finchè non morirai. » rispose, con una sicurezza di cui non si sarebbe mai ritenuta capace. Davvero una punizione terribile, visto che l'ho provata in prima persona. pensò, sorridendo.
« Oh, signorina Arya! Sono molto dispiaciuto, farò aprire subito i cancelli. » disse quello, dopo aver abbassato la spada ed aver fatto almeno una decina di inchini militari, terrorizzato.
« No, non è necessario. Dimmi piuttosto: dov'è Lyin? » gli chiese, con il tono più autoritario che riuscisse ad usare: il soldato parve momentaneamente confuso, ma poi si riprese. « Oh! Non sono ancora arrivati ma dovrebbero essere qui a momen- ...eccoli, guardi! » concluse, indicando con un braccio un gruppo di soldati a cavallo, in avvicinamento.
Davvero sorpresa, Arya si voltò e vide un gruppetto di cavalieri che avanzavano: al centro c'era Lyin che sembrava alquanto imbronciata.
Quando furono accanto a loro, i soldati smontarono e si inchinarono di fronte ad Arya.
« Riposo. Cambiamento d'ordini, devo occuparmi di Lyin personalmente.. se sapete cosa intendo. » disse agli uomini, sorridendo ed assumendo un'aria malvagia: ciò che la sconcertò, non poco, fu che ci riuscì in pieno. Gli uomini risero di gusto, ed uno aiutò Lyin a scendere da cavallo. « Sentito? Va con lei! » le disse, spingendola verso Arya, che l'afferrò per un polso. Lyin era confusa ed improvvisamente spaventata, visto che forse aveva intuito che c'era qualcosa che non andava.
« Bene, voi tornate pure alla base. » ordinò l'angelo, guardando poi gli uomini annuire e risalire in sella.
In quel preciso momento, pero', un messaggero arrivò a cavallo, correndo come un forsennato - forse aveva visto Arya da lontano, e per questo aveva accellerato l'andatura. « NO, NO! E' la traditrice! FERMATELA! » urlò, disperato, cercando di farsi capire: furono tutti troppo lenti, pero', ed Arya prese Lyin in braccio subito, volando via, più in alto che poteva.
Solo quando furono davvero lontane, la ragazza si concesse un sospiro di sollievo e tornò a guardare Lyin. La bimba piangeva, fra le sue braccia, guardandosi attorno confusa. « Mi spieghi che sta succedendo? Sarei potuta tornare a casa! » le disse, arrabbiata, sebbene non del tutto convinta.
« Era tutta una farsa per ucciderti. » le rispose, altrettanto arrabbiata, Arya: Lyin si bloccò subito, sbiancando.
« Senti sta calma, appena trovo un luogo sicuro dove passare la notte ti spiego tutto. » la rassicurò l'angelo, cercando di sorriderle; poi, pero', trattenne un lamento: una ferita doveva essersi aperta.
« Che hai Arya? » chiese Lyin, preoccupata, dimenticandosi persino le lacrime e tutta la paura provata. « Nulla, anzi guarda! Quella caverna andrà bene. ..Come sei vestita leggera Lyin, starai gelando! » esclamò, dopo aver indicato con lo sguardo una piccola insenatura, tornando a guardare la bambina e testando il tessuto dell'abito che indossava.
« No, sto bene. » ribattè Lyin, tranquilla, mentre atterravano vicino all'entrata della piccola grotta nascosta dagli alberi. Arya, assicurandosi di fare attenzione, sfoderò la spada e controllò che non ci fossero animali, quindi fece segnò a Lyin di entrare. « Accendiamo un fuoco? » chiese la piccola, sedendosi su un masso lì presente, pieno di muschio umido.
« No, è troppo rischioso, quando saremo più lontane lo faremo. » disse Arya, improvvisamente affaticata: si sentiva stanchissima e la testa le girava, ed infatti fu la bambina a spiegarle il motivo di tanta stanchezza, subito dopo.
« Sanguini! » urlò infatti la piccola Lyin, terrorizzata. « Tranquilla. Mi basterà stringere le bende e.. » la bambina, pero', la interruppe, guardandola preoccupata ed avvicinandosi a lei. « Mi dici che è successo, o no? » chiese, serissima in volto, e preoccupata.
Arya sospirò, e le raccontò tutto: TUTTO. Non le risparmiò nessun particolare perchè aveva bisogno di svuotarsi: il matrimonio, il tradimento, la tortura e la fuga. Lyin era bianca come un lenzuolo, ma non si mosse. « Posso vedere le ferite? Ti aiuto a lavarle e fasciarle. » disse, scattando in piedi, mentre Arya sorrideva tristemente e scuoteva la testa. « Meglio di no. Non vorrei che tu avessi uno svenimento o degli incubi. » le spiegò: Lyin, pero', non arrendendosi, continuò ad insistere finchè Arya non acconsentì.
Mentre lei toglieva la camicia, ed iniziava a srotolare le bende, Lyin prese quelle pulite dalla borsa e dell'acqua dalla borraccia dell'angelo.
Arya non poteva vederla in volto, mentre le puliva le ferite, ma dal suo respirò irregolare capì che stava trattenendo le lacrime. « Senti Lyin, se non te la senti non forzarti. Ce la faccio da sola, davvero. » le disse, voltandosi verso di lei, preoccupata. In effetti Lyin piangeva, sì, ma aveva anche fuoco negli occhi: così tanta ira che l'altra quasi si spaventò.
« Ti hanno davvero fatto questo? Non mi è mai piaciuta Fay. Che mostri. » le disse, iniziando a fasciarla, poco dopo.
« Non pensarci più. » ribattè Arya, dopo aver seppellito le vecchie bende fuori dalla grotta ed aver sciaquato la piccola spugna morbida che il dottore le aveva dato, riponendola nella borsa. L'angelo passò quindi un pezzo di pane alla bambina, mettendosi poi a mangiare in silenzio. « Che facciamo ora? » le chiese Lyin, incerta. « Dormiamo e pensiamo domani al resto. » concluse Arya, dando il suo mantello a Lyin, mentre lei si avvolgeva nelle ali e si distendeva sul pavimento. La piccola era poco distante da lei, ma sembrava tremare. « Senti freddo? » le chiese preoccupata, alzando un ala per vederla meglio « No, ma ho paura. Posso dormire con te? » chiese la piccola, sussurrando e gattonando fino a raggiungerla.
Arya sorrise e, aprendo le ali per permetterle di raggiungerla, l'abbracciò, coprendo entrambe con le piume. Si misero a ridere poco dopo, quando Lyin disse che sembrava una tenda umana; infine si addormentarono tranquille.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


L'indomani, Arya e Lynn si svegliarono quando il sole era appena sorto, e ciò si capiva semplicemente dal freddo che faceva, oltre che dalla posizione della stella. Le due indossarono i propri mantelli, raggiungendo quindi l'entrata della caverna, mentre l'angelo si premurava di eliminare ogni traccia del loro passaggio lì.
« Ed ora? » chiese Lyin, incerta, rimanendo incollata alla ragazza, per paura di perderla di vista e perdersi. « Sicuramente sorvegliano i cieli, ora che possono e si sono organizzati, quindi dovremo camminare lungo il bosco. » rispose Arya, tranquilla, mentre Lyin le rivolgeva un'occhiata ancor più insicura. « Si, ma dove andiamo? » insistette dunque, mentre aspettava che l'angelo smettesse di bere, visto che aveva tirato fuori una borraccia piena d'acqua. Arya rimase in silenzio: ci aveva pensato, ma non sapeva davvero che fare. O meglio, un'idea ce l'aveva, ma non sapeva se sarebbe riuscita nell'intento di portarla a termine. « Devo trovare un modo di riportarti a casa. » rispose, infine, dopo aver posato la borraccia nuovamente nello zaino della ragazzina. « Va bene, ma tu vieni con me dalla mamma! » disse Lyin, decisa a non accettare lamentele: Arya, infatti, la guardò scettica, visto che non le aveva mai sentito usare quel tono. « Tua madre mi farà decapitare. » sussurrò, sospirando e scuotendo la testa per cercare di farla ragionare. « Ma no, mi hai salvata, e poi non fai più parte delle Brigate Nere. » le spiegò Lyin, sorridendo, ed annuendo convinta. « Si Lyin, ma non è così semplice: vorranno sapere dov'è la base e se non collaborerò.. »
Lyin la interruppe, parlando sopra di lei prima che la ragazza potesse finire la frase, con la stessa convinzione di prima, mista a scetticismo. « Perchè non dovresti collaborare? » chiese, quindi, guardando l'angelo.
Arya la fissò e sbuffò, sicura che tanto la bambina non avrebbe capito. « A parte Damian, Andrew ed Fay, gli altri sono tutti delle vittime. Mon puoi chiedermi di portare anche il peso delle loro coscienze, Lyin. » concluse, alzandosi ed avviandosi verso l'interno del bosco.
« Tu non conosci mia madre. Per favore, Arya, se è come dici tu, allora ti aiuterò io stessa a fuggire. » ribattè la piccola, seguendola e superandola, per guardarla negli occhi.
« Lyin, io conosco tua madre: altrimenti perchè mi dovrei trovare in questa situazione? » rispose gelida, Arya, fermandosi qualche secondo, ma poi ripartendo.
« Beh se tu la smettessi di fare la misteriosa e mi dicessi cosa ti ha fatto, forse capirei! » sibilò Lyin, in tutta risposta. « Non voglio. E' pur sempre tua madre. » rispose ancora, l'angelo, per nulla intenzionata a farsi convincere.
Intanto le due avevano preso a camminare caute nella foresta, parlavano con sussurri ed Arya teneva tutti i sensi allerta.
« Ma non credi che io debba saperle queste cose Arya? So di essere solo una bambina, ma credo sia giusto sapere invece di vivere nell'ignoranza e fidarmi delle persone sbagliate! » continuò Lyin, insistendo, mettendosi di fronte alla ragazza per bloccarla: Arya sbuffò, stanca, e si sedette su un masso, mettendosi a guardare la bambina con aria triste. Lyin sembrò pentirsi subito e le corse accanto, preoccupata. « Tutto bene? » le chiese, guardando Arya, che annuì in tutta risposta.
« Non è nulla. » rispose questa, incerta; non sapeva se dire a Lyin la verità, oppure no.« Per favore Arya. » chiese, supplichevole la bambina, cercando di far capire all'altra quanto quelle informazioni le servissero.
Alla fine, Arya si decise: prese fiato ed iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto, e fu come rivivere tutto quanto. Dopo averlo fatto, aveva le lacrime agli occhi e Lyin era pallidissima. « Bene, ora andremo a palazzo e chiederemo spiegazioni a mia madre. » annuì, convinta, la bambina senza commentare ciò che l'angelo le aveva appena raccontato.
Arya impallidì: non voleva davvero parlare di ciò che era accaduto con la regina, ma si fece forza e si rialzò, riprendendo la marcia. Se solo avessero trovato un villaggio, avrebbero potuto chiedere indicazioni in modo da capire dove fosse il palazzo di Eden. Infatti Arya dubitava che Ether fosse tornata al suo palazzo con sua figlia dispersa da quelle parti, per quanto potesse essere crudele.
Camminarono due giorni nella foresta: le provviste erano finite e si cibavano soprattutto di frutta e radici, ma, per fortuna, avevano almeno trovato un fiumiciattolo da cui potevano bere.
Il problema maggiore era che Arya si stancava facilmente e doveva riposare, ed in più le bende pulite stavano finendo e le ferite continuavano ad aprirsi.
Poi, il terzo giorno, finalmente videro delle capanne: il villaggio era immerso nel verde, e c'erano in tutto solo una decina di case. Un uomo sulla cinquantina appena le vide le soccorse, decidendo di ospitarle in casa sua.
Arya ringraziò cortesemente per averle aiutate, dicendogli che avrebbe pagato l'alloggio alla fine della loro permanenza lì.
Rimasero alcuni giorni: mentre Arya si riprendeva del tutto, Lyin si informava sulla direzione da prendere per raggiungere la capitale; in più, fece rifornimenti di provviste ed abiti. Bende ormai non ne servivano più visto che le ferite erano rimarginate quasi completamente, almeno in apparenza. Solo due o tre si cicatrizzarono, per fortuna, mentre le altre sparirono. Dopo una settimana, furono pronte a ripartire. L'uomo non accettò i soldi di Arya, raccomandandosi affinchè lì conservasse per quando le sarebbero davvero serviti; così, quando partirono, tutti gli abitanti le salutarono calorosamente e dissero loro di tornare appena possibile.
« Allora, per arrivare a Firius dobbiamo seguire il fiume finchè non arriveremo ad una cittadina chiamata Almens. Da lì prendiamo la nave volante per ehm... ah si! Veleya. » Lyin stava ripassando ad alta voce il percorso, ed Arya l'ascoltava in silenzio; senza dubbio una lunga rotta, ma se erano caute, e se le spie di Damian non le trovavano, allora sarebbe stato semplice. Lyin avrebbe preso la nave volante e Arya l'avrebbe seguita a distanza: preferiva incontrare la regina prima di farsi vedere da altri soldati, o l'avrebbero uccisa all'istante.
« Dopo Veleya prendiamo la nave che ci porta dritti a Firius da mia madre. » concluse la piccola, sorridendo.
Continuarono a camminare, parlando di tanto in tanto, ma rimanendo soprattutto in silenzio per il resto del viaggio: Lyin le chiedeva se stava bene, e Arya annuiva; la ragazza era concentrata ad ascoltare ogni possibile rumore proveniente dalla foresta. Prima avessero raggiunto Firius, e prima sarebbero state davvero al sicuro; certo, almeno che la regina Eden non l'avesse fatta decapitare senza tante cerimonie.
Dopo due giorni, arrivarono ad Almens: era davvero silenzioso ed i suoi abitanti furono molto meno ospitali con le ragazze, rispetto al piccolo villaggio in mezzo alla foresta. Le due trovarono una locanda dove poterono passar la notte, e l'indomani Lyin andò ad informarsi per gli orari della nave volante mentre Arya pagava il locandiere e preparava un panino alla bambina per pranzo. Dopo aver mangiato, Lyin salì sulla nave ed Arya attese che decollasse, per seguirla; ogni tanto la bambina si sporgeva per controllare che l'angelo la seguisse davvero, ed ogni volta sorrideva ad Arya, che si faceva appena vedere, prima di tornare a nascondersi fra le nuvole.
Il viaggio proseguì tranquillo, e dopo dieci ore arrivarono a Veleya: la cittadina non era esattamente "tranquilla"; c'erano guardie ovunque, che sorvegliavano la strada principale, ed erano sicuramente truppe reali, lì per assicurarsi che i cittadini fossero protetti. Infondo a Veleya si potevano trovare ubriaconi e prostitute praticamente ovunque, ma la via principale era tranquilla, e tanto bastava.
La nave sarebbe partita dopo due giorni ed Arya trovò una casa abbandonata poco fuori città: infatti, la ragazza non si trovava bene nella locanda, visto che il locandiere sembrava davvero un tipo TROPPO tranquillo, e quindi le puzzava di spia.
Lyin, intanto, continuava a parlare di sua madre, spiegando ad Arya come fosse diversa dalla nonna, ma l'angelo non ascoltava molto, e si limitava ad annuire ogni tanto, oppure a dire un 'si, no'.
Durante la seconda notte, Lyin non riusciva a dormire, quindi si mise seduta e decise di provare a conversare con l'altra, che comunque era sveglia. « Arya, perchè sei così silenziosa ultimamente? Sei arrabbiata con me? » chiese timidamente, guardandola da sotto l'ala. « Certo che no; come puoi pensare una cosa del genere? Su, ora dormi che è tardi. » rispose Arya, con un mezzo sbadiglio. « Okay ma allora perchè sei così silenziosa? » insistette la piccola, per nulla rassicurata dalle parole dell'altra.
« Sono solo molto vigile, e non mi va di abbassare la guardia. Mi sento in costante pericolo, e soprattutto voglio proteggerti. » spiegò quindi Arya, con dolcezza, cercando di mettere da parte l'ansia almeno per quel momento: Lyin sorrise, e l'abbracciò, sentendosi subito più rassicurata. « Sono proprio contenta di essere tua amica! » disse infatti, allegramente.
Arya le diede un bacio affettuoso sulla fronte e chiuse gli occhi; Lyin fece altrettanto e poco dopo si addormentò, ignara che Arya era ancora sveglia e non avrebbe dormito tutta la notte, ascoltando invece ogni singolo rumore esterno.
L'indomani si alzarono all'alba e si prepararono velocemente, dirigendosi nuovamente in città. Mostrarono quindi i biglietti al controllore, dopo essere arrivate al porto, pieno di persone in partenza. « Bene, nomi? » chiese l'uomo alle due, con tono neutrale di chi stava semplicemente svolgendo il proprio lavoro. « Melany Schrint e Rosalie Pureblood, siamo cugine. » rispose tranquillamente Arya, con un sorriso. L'uomo annuì, sorrise a sua volta e si allontanò.
Appena fu lontano, Lyin tirò un sospiro di sollievo e sorrise ad Arya. « Mel non vedo l'ora di essere a casa! » disse, battendo le mani, dimostrando di avere proprio sette anni. Arya sorrise a sua volta, annuendo. « Già Rose. » Gli altri passeggieri li guardavano sorridenti, immaginando che fra le due cugine ci fosse un rapporto davvero stretto, cosa che era, se non fosse stato per il fatto che non erano cugine. Nessuno di loro mi conosce, - pensò Arya, continuando a sorridere - ma cosa farebbero se sapessero quante persone ho ucciso per una causa inutile? si chiedeva, intanto, cercando di non lasciar intravedere quel turbamento interno; peccato che fosse così difficile da costringerla ad abbassare lo sguardo ed ordinarsi di non piangere: sarebbe sembrato davvero sospetto. Per fortuna, ci pensò Lyin a tirarle su il morale ,parlandole del pagliaccio di corte. « Quanto ci vuole ancora? » chiese impaziente alla compagna, dopo cinque o sei ore di viaggio.
« Direi un paio d'ore. Il Mare d'Ambra non è piccolo, anche se può sembrarlo, dall'alto. » rispose Arya, incerta.
Le due, successivamente, pranzarono insieme agli altri viaggiatori, chiaccherando del più e del meno; appena Firius fu visibile, gli occhi di Lyin si illuminarono dalla felicità, mentre Arya si sentì senza più una via di fuga, sebbene l'istinto non le annunciasse un qualche pericolo imminente.
Scesero dalla nave, lentamente, e salutarono tutti, poi tirarono su i cappucci e si diressero all'entrata del grande palazzo al centro della cittadina. Le guardie le fermarono e Lyin calò il cappuccio, per mostrar loro chi fosse. « Hey tu! Sono Lyin I de Puris, fammi entrare subito... per favore. » si corresse alla fine, incerta, mentre il soldato la squadrava. Poi, questi si inchinò e le rivolse un gran sorriso, pieno di felicità. « Principessa, siete tornata! Sapeste quanto sono stati in pena i vostri parenti! Ma chi è lei? Il cappuccio per favore. » disse, il soldato, avvicinandosi ad Arya, ma Lyin prontamente lo fermò, mettendosi di fronte alla ragazza, mani sui fianchi e sguardo di chi ha capito come si comanda. « Lei è con me, e il cappuccio resta dov'è. Se ci sono problemi, mi prendo tutte le responsabilità. » disse, autoritaria, guardando l'uomo dritto negli occhi. Il soldato la fissò incerto, poi annuì e le scortò nella sala del trono. Appena la porta si aprì, il cuore di Arya cessò di battere per un attimo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Dopo essere state scortate per tutto il castello, Arya e Lyin entrarono, finalmente, nell'ampia sala ovale che doveva essere la sala del trono. Arya si ritrasse ancora di più dentro il cappuccio mentre il cuore le martellava veloce nel petto.
C'erano tre figure in fondo alla sala e due guardie normali ai lati dei gradini che portavano al palchetto dov'erano sedute le due regine.
Due donne, elegantemente vestite, ed entrambe con due corone al capo, stavano parlando fra di loro e forse non si erano accorte della presenza delle due: una aveva un grande paio d'ali dorate e capelli biondi, mentre l'altra aveva gli stessi capelli del colore di Lyin e occhi azzurri.
La terza figura era un ragazzo forse poco più grande di Arya, portava una grande spada dietro la schiena (cosa che la fece rabbrividire), ed aveva capelli ed occhi castani. Appena Ether vide la figlia, scattò in piedi, fregandosene dell'etichetta, e corse ad abbracciarla, tuffandosi fra le sue braccia - Lyin, a sua volta, si era messa a correre in contro alla madre. Arya avanzò molto lentamente e quando fu a cinque passi da loro si fermò.
« Lyin, Lyin! Sei tornata finalmente! Non sai quanto mi hai fatto stare in pena! » disse Ether, abbracciando la figlia, che ricambiò il caloroso abbraccio con uno un pò incerto. « Mamma, sto bene. Sono stata aiutata da un'amica. » spiegò lei, tranquilla, con un sorriso.
Solo allora tutti gli sguardi si posarono sulla sconosciuta dal mantello bianco: il ragazzo si avvicinò ad Arya, cercando di vederne il viso. « Giù il cappuccio, per favore. » disse con gentilezza, ma anche con tono autoritario di chi non ammetteva repliche. « Ehm, un attimo Thomas, prima devo dirvi una cosa. » intervenì Lyin, timidamente, mentre la madre e la zia la guardarono confuse in attesa di una spiegazione. Lyin raccontò lentamente tutto: dall'attacco alla carovana, all'addestramento, alla trappola che aveva miracolosamente scampato grazie ad Arya; non lasciò nessun particolare, e cercò di essere il più precisa possibile. « Ecco, le cose sono cambiate alla base delle Brigate Nere mamma, ora Arya non è più una di loro. »
Capendo ovviamente chi si celasse sotto al cappuccio, i presenti si voltarono di nuovo verso Arya, mentre Thomas tirò fuori la spada, puntandogliela contro. « Ora giù il cappuccio, per favore. » ripetè, con molta meno gentilezza. Sentendosi completamente indifesa, Arya obbedì. « Arya Flint! » urlò la regina Eden, facendo accorrere le altre due guardie che la circondarono; non che non se l'aspettasse, ma vederla proprio lì la sorprese abbastanza.
« No! Mamma è stata lei a salvarmi, ed è stata anche torturata! Per favore non fatele del male! » urlò Lyin, con le lacrime agli occhi.
« Torturata...? » chiese incerta Ether, guardandola, in attesa di una spiegazione da parte sua. Arya sapeva che doveva parlare, difendersi, spiegare, ma le parole le morivano in gola. Prese fiato, cercando il coraggio che sapeva di avere. « Si, ecco.. » non sapeva, pero', come spiegare tutta la situazione che aveva vissuto, e fu davvero grata a Lyin quando si intromise ed iniziò quell'ultima parte del racconto. Alla fine, la bambina prese coraggio per rivolgere alla madre quell'ultima domanda che assillava sia lei che l'angelo. « Mamma, tu hai davvero fatto bruciare il villaggio di Arya? »
Ether la guardò, sorridendole dolcemente, prima di scuotere la testa. « No tesoro, visto l'età di Arya posso dire con certezza che allora governava la nonna, e sai quanto me che il suo governo fu uno dei più spietati. » spiegò, con calma.
« La nonna? » chiese Arya confusa, fissandola. « Si. Oh Thomas, per l'amor del cielo, abbassa la spada! » si intromise Eden, guardando il ragazzo ed avvicinandosi a lui, costringendolo ad eseguire quanto richiesto.
« Mia madre, Ether VIII. Morta dieci anni fa, dopo aver seminato il terrore in tutto il popolo terrestre, umani e esseri magici. » spiegò Ether, alquanto sorpresa dal fatto che Arya non lo sapesse; ma l'angelo, di sicuro, lo era di più. « Non vi sono giunte notizie della mia incoronazione? Di generazione in generazione ci sono state nove Ether, compresa me. Ho deciso di rompere questa stupida catena chiamando mia figlia Lyin. Delle nove Ether, mia madre fu in assoluto la peggiore, e non mi vergogno a dirlo. » spiegò, più pazientemente, sospirando. « Continuo a pensare, pero', che sia strano che non lo sapeste. » concluse, guardando la ragazza, dubbiosa.
Arya commentò con un sorriso triste, scuotendo la testa. « Io no. Mi sono state nascoste troppe cose in questi ultimi tempi. » rispose, fra i denti, cercando di mantenere la calma; strinse i pugni e si morse un labbro. Anche Vincent l'aveva ingannata, quindi? Aveva passato dieci anni della sua vita chiusa in quella prigione che sentiva come un luogo familiare, ucciso tante spie indifese, torturate altre, per cosa? Ora capiva: forse alcune di quelle spie erano venute per annunciare l'incoronazione della nuova Ether, e lei non aveva dato loro ascolto.
Ciò che più la feriva, pero', erano le bugie di Vincent: credeva che almeno lui non le avesse mai mentito, ma si sbagliava.
Si sentiva terribilmente sbagliata e colpevole, un'assassina e nient'altro. Non doveva piangere, eppure le lacrime iniziarono a scenderle copiose dagli occhi e le bagnarono le guance, mentre si lasciava scivolare in ginocchio. Lyin fu subito da lei, abbracciandola, e nascondendo il suo viso alla vista altrui. « Arya, è palese che per tutti questi anni sei stata ingannata. » disse ad un certo punto, tranquilla, Eden. « Ragion per cui non dovrai mai temere una sentenza nei tuoi confronti. Hai riscattato il tuo debito salvando la vita della principessa Lyin, e da ora potrai vivere come una cittadina libera. » concluse avvicinandosi ad Arya e posandole una mano sulla spalla, chinandosi un po'. Ether a sua volta sorrise, mentre Thomas sembrava visibilmente rilassato: forse le sue parole avevano convinto persino lui. « Mi domando se sarai disposta a collaborare con noi, Arya? » chiese Ether, dolcemente. Arya, dopo aver alzato nuovamente lo sguardo, annuì e si asciugò le lacrime con il palmo della mano. « Bene, domani pomeriggio ci incontreremo di nuovo qui. Lyin vuoi accompagnare la nostra ospite nella stanza accanto alla tua? Magari puoi anche mostrarle il castello più tardi. »
Lyin annuì allegramente e prese una mano dell'angelo, per trascinarlo via. La ragazza si alzò e fece un piccolo inchino, seguendo la bambina, sentendo che i battiti del suo cuore non accennavano a voler diminuire: era fuori pericolo, sì, ma la ferita subita era ancora troppo grande.
Attraversarono un lungo corridoio e salirono un'ampia scala che le portò ai piani superiori; Lyin si fermò davanti ad una porta e si voltò nuovamente verso Arya, indicandogliela. « Quella è la mia stanza, mentre questa è la tua. » disse, puntando un dito contro le due porte vicine. « Presto verrà una cameriera e potrai chiederle dei vestiti puliti. » continuò, sorridente. « Vedi, Arya? Si è sistemato tutto come ti avevo detto. » esclamò poi, ancor più allegra di prima.
Arya provò a sorridere, ma non ci riuscì poi molto, preferendo limitarsi a fare un cenno con il capo.
« Purtroppo non posso rivolgere le mie domande ad un amico ormai morto da meno di un mese. »
Già, era passato davvero poco tempo, eppure sembrava una vita. Le due entrarono poi nella grande stanza quadrata: era davvero molto simile a quella che aveva nella base, tranne per le tonalità di colori e la qualità del legno, visto che questo era molto chiaro e tutto l'arredamento era sul rosa pastello.
Lyin l'aiutò a togliersi il mantello, visto che Arya si sentiva improvvisamente completamente esausta. « Dai riposa, ti mostro il castello un altra volta. » disse la bambina, sorridendole e ripiegando il manto.
Lyin appese il mantello dentro l'armadio, mentre Arya si sdraiava sul letto a pancia in giù. « Senti, ti controllo le ferite prima di andare, okay? » le disse la piccola, iniziando a toglierle anche la maglia: Arya non si preoccupò nemmeno di annuire ed attese che finisse. « Chiamo il dottore! » esclamò Lyin, qualche minuto dopo, incredibilmente preoccupata. « Perchè? » chiese Arya, stancamente, senza capire cosa fosse successo di così grave. « Le ferite si sono tutte riaperte. Com'è possibile? Non erano guarite? » dal tono di voce, la bambina era davvero preoccupata, ed Arya cercò di rassicurarla subito. « Lyin, tranquilla, deve essere finito l'effetto delle pillole che ho preso; non credevo nemmeno durassero così tanto. Comunque, una volta che l'effetto finisce, il corpo torna allo stato precedente la loro assunzione. » spiegò, calma, anche se lentamente iniziava a sentire nuovamente il dolore alla schiena. « Oh, ma avresti dovuto dirmelo subito allora! Torno immediatamente! » urlò la ragazzina, mentre correva fuori dalla stanza.
Arya chiuse gli occhi distrutta: si sentiva esattamente come quando era nella torre, solo che ora era tutto incredibilmente diverso.
Rilassò le ali ai lati del letto, allungandole e distendendole completamente, arrivando a toccare il pavimento. Aveva passato dieci anni a vivere nella menzogna, fidandosi delle persone sbagliate, e questo continuava a renderla sempre più triste. Eppure, qualcosa stonava: non che le parole di Ether non l'avessero convinta, ma come poteva una notizia così importante essere passata inosservata? Come poteva lei non ricordarne nulla? Arya ripassò lentamente tutti i suoi ricordi di dieci anni prima: erano molto confusi, eppure uno di questi "flash" tornò due volte ad affiorare nella sua mente. Si concentrò, quindi, su quello e liberò la mente dai rumori esterni del castello in vita; forse si addormentò o forse era molto concentrata, ma alla fine riuscì a ricordare.


Nel pensiero aveva all'incirca nove anni e si trovava nella sala madre della base principale. Vincent l'aveva fatta chiamare, ma perchè? La piccola Arya si avvicinò lentamente a lui, regalandogli uno dei suoi sorrisi più radiosi, prima ripensarci e cercare di darsi un contegno.
« Che succede, signore? » chiese il piccolo angelo, incerto.
« Oh, eccoti qui finalmente. Sai, mi chiedo se valga la pena che tu continui a stare qui con noi. » disse lui, prendendola in braccio e dandole un bacio sulla fronte, facendola arrossire fino alla punta dei capelli. « Perchè? Cos'è accaduto? » chiese lei confusa: l'idea di lasciare quel luogo era totalmente insensata e lei non voleva farlo. Non voleva ritrovarsi nuovamente da sola ora che aveva dei nuovi amici ed una specie di famiglia. « Arya, tu sei qui per vendicare i tuoi genitori, giusto? Beh, vedi, la regina è morta. » le annunciò lui, sedendosi su una sedia e appoggiando il mento sopra i suoi capelli. « Morta? Chi l'ha uccisa? » chiese confusa Arya, alzando lo sguardo verso di lui. Vincent rise, prima di continuare. « Nessuno piccola; è morta di vecchiaia. » spiegò, sereno. « Cos'è la vecchiaia? Una malattia? » continuò la bambina, che non riusciva a capire di cosa l'uomo stesse parlando.
« Più o meno. » Vincent giocò con una ciocca dei capelli dell'altra, perso fra i suoi pensieri, prima di prendere fiato e continuare. « Sai, mi chiedo a cosa serva tenere le Brigate Nere ancora in vita, visto che il nostro obbiettivo è morto. Potrei sempre chiudere tutto e ricominciare d'accapo con te; lo sai che ti voglio bene come una figlia, vero? » le chiese, guardandola e sorridendole dolcemente. « Lo so. » rispose Arya, arrossendo di nuovo; non l'avrebbe mai ammesso ma a volte s'immaginava come sarebbe stato essere al posto di Fay, e sognava di avere tutto quell'affetto per sé. « Potremmo vivere come una famiglia: io, tu, Fay, Andrew... e perchè no, anche Damian se vorrà. » continuò lui, iniziando a cullarla. Arya si sentì completamente al sicuro fra le braccia dell'altro ed il sonno s'impadronì lentamente di lei.
Quello stesso giorno, incredibilmente, Vincent si ammalò: il dottore disse ad Arya che non riusciva a ricordare, e che la malattia sarebbe andata via via peggiorando negli anni.



Arya, tornando alla realtà, riaprì gli occhi di scatto.
Vincent aveva dimenticato che Ether era morta, per questo ha continuato con le Brigate. Pian piano la malattia lo ha divorato, finchè Damian non gli ha fatto un favore, uccidendolo.
Le lacrime ripresero a scorrerle sulle guance, ma ora stava per arrivare il dottore e quindi doveva conservarle finchè non fosse stata nuovamente sola. Poco dopo, quando era riuscita a calmarsi, anche se ancora vagava nel calore di quel ricordo e di quell'abbraccio, la porta della stanza si aprì.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


« Tu aspetta fuori! » ordinò Lyin a qualcuno, mentre rientrava nella stanza. « Arya, c'è il dottore qui con me, e Thomas fuori. » le spiegò, avvicinandosi al letto e chinandosi verso di lei.
Arya rispose con un lamento e il dottore si avvicinò veloce; lo capiva dai passi presenti nella stanza, un po' come era successo nella torre.
« Oh dei, come hai fatto a viaggiare così? » chiese una voce femminile alle sue spalle; Arya si voltò incuriosita, piegandosi un po', e vide una donna sulla quarantina con un camice azzurro che stava chiudendo la finestra. Tornò quindi ad appoggiare la testa sul cuscino e spiegò delle pillole che il dottore le aveva fatto prendere. « Ah si, le pillole Alensi. Alquanto rare, ma decisamente utili. » convenne la signora, iniziando a pulirle le ferite, dopo aver preso tutto il necessario da una piccola valigia che aveva portato con sé. « Lyin mi servono delle bende, puoi andare a prenderle? » chiese la donna alla bambina, prima che Arya sentisse i passi della piccola uscire dalla stanza ed allontanarsi. « Scusi, dottoressa? Ho un messaggio da parte della regina per la signo-- ma che? »
Arya non si scompose pur sapendo che c'era Thomas nella stanza, rimanendo immobile per lasciare che la dottoressa continuasse il proprio lavoro. Né si sorprese nel sentire il suo tono di voce cambiare nel giro di un secondo. « Che messaggio? » chiese debolmente, trattenendo i lamenti dovuti alla sostanza disinfettante sui tagli. Le ferite si stavano, infatti, ancor più velocemente riaprendo ed il dolore era ora insopportabile.
« Chi ti ha fatto questo? » chiese Thomas, con tono sconcertato, senza entrare ulteriormente nella stanza.
« Come? Credevo che stessi ascoltando quando Lyin... la principessa Lyin, ha spiegato la situazione. » rispose lei, acida, sbuffando divertita.
« Si, ma aveva detto che eri guarita. » ribatté lui, con tono altrettanto acido.
A quel punto intervenne la dottoressa, e gli spiegò come funzionavano le pillole Alensi: Arya non poteva vedere i loro volti, ma capì che Thomas era impallidito dalla domanda della dottoressa che gli chiedeva se si voleva sedere e riprendersi. « No, e' tutto okay. Dirò alla regina che non puoi incontrarla. » concluse il ragazzo, uscendo dalla stanza. « Tipo strano, non credi? » le chiese la dottoressa, alzando le sopracciglia, scuotendo la testa, e tornando a pulire e cucire. « Io comunque sono la dottoressa Ryka, medico di corte. » si presentò lei, sorridendole, mentre Arya annuiva. « Io sono Arya Flint. » disse, un po' incerta, in un sussurro, sperando che non la sentisse, quasi.
Ci fu una pausa di silenzio, seguita da un "oh!" sorpreso da parte della dottoressa. « Sai, è stata poco fa tolta una taglia su di te. Mi chiedevo come mai, ed ora che ci penso, non ti ho ancora vista in faccia. » rispose, ridendo, mentre iniziava a spalmare un unguento sulle ferite. « Uhm, temo che ti resteranno un paio di cicatrici. » sentenziò la dottoressa, posando l'impiastro d'erbe nuovamente nella valigia. « Una in più, una in meno, cosa vuole che sia? Meriterei la morte. » disse Arya, seria, in tutta risposta. « No, no. Se la regina vi ha risparmiato, allora c'è un valido motivo che sapremo presto. Se lei ha deciso così, allora io non ho nulla contro di te. E poi... » - le disse, seria, Ryka - « chiunque ti ha fatto questo è ben peggiore di te, e quindi nostro comune nemico. » concluse, annuendo, proprio mentre la porta si riapriva ed Arya sbuffava. « Ecco le bende! » esclamò Lyin, correndo da Ryka; Arya dovette mettersi seduta mentre Ryka la fasciava, e questo le procurò non pochi dolori. « Ecco fatto, ora puoi riposare. Prendi questa bevanda per calmare il dolore. » le disse la dottoressa, poi, porgendole una bottiglia con del liquido verdastro dentro.
Arya annuì e bevve la tisana fredda che Ryka le porgeva quasi subito, sdraiandosi poi nuovamente.
« Dovrai stare a letto almeno tre giorni per consentire alle ferite di chiudersi, e poi potrai volare ma non dovrai affaticarti troppo. Evita di camminare per non dare troppo peso alla schiena. » l'ammonì Ryka, mentre si alzava e chiudeva la valigetta.
« Dirò personalmente alle regine di non disturbarvi. Ora vogliate scusarmi, torno domani. » Ryka salutò ed uscì dalla stanza, mentre Lyin si sedeva nel bordo del letto.
« Che ora è, Lyin? » chiese Arya, guardando la bambina. « Le sei e mezza. Ah! Apro un pò la tenda per farti vedere il paesaggio. » rispose prima, per poi esclamare il resto con un tono allegro ed eseguire. Erano nella parte alta del castello e si vedevano i tetti arancioni della cittadina di Firius, che si estendeva vasta sotto ai loro occhi. In lontananza c'era il mare blu, ed il sole ormai era quasi del tutto tramontato. « Che bello qui. » sussurrò Arya, con un sorriso. « Oh. Dovresti vedere casa mia, Tyria! E' sulle montagne, e ci sono tante foreste e una grande cascata, ma la mamma non vuole viaggiare ora. Ha detto che non partirà finchè le Brigate non saranno annientate, perchè vuole aiutare la zia. » spiegò Lyin, velocemente, prima di accorgersi che l'amica aveva gli occhi che si chiudevano da soli.
« Sei stanca, dormi Arya. Ci vediamo domani. » le disse, uscendo dalla stanza e lasciando Arya da sola, che finalmente poté chiudere gli occhi. Era davvero stanca, ed infatti si addormentò poco dopo. Si svegliò nel cuore della notte, pero', sentendo un peso accanto a lei e chiedendosi chi fosse, preoccupata.
Quando si voltò, pero', trovò Lyin accanto a sé, intenta a dormire tranquilla. Non se la sentì di svegliarla per chiederle di cosa avesse paura stavolta, quindi la coprì con un'ala per non farle prendere freddo. Forse fu un gioco dell'ombra, ma Arya avrebbe giurato di aver visto Vincent appoggiato nell'angolo vicino alla porta, che le sorrideva. Battè le palpebre un paio di volte, e l'uomo sparì. La ragazza si guardò attorno, ma non lo trovò da nessun'altra parte: lui non era più là, così come i suoi genitori.
Chiuse gli occhi e lentamente si addormentò; prima che ciò accadesse, quando era quasi sul punto di addormentarsi, le parve di sentire anche la voce di Vincent, ma era dentro di sé, fra i suoi pensieri, e non all'esterno. « Io ti sarò sempre accanto piccola mia. » disse, un flebile sussurro, prima di svanire.
Arya dormì senza versare una lacrima, sapendo che infondo era vero: tutte le persone a cui voleva bene le erano sempre vicine, perchè continuavano a vivere nel suo cuore.

« Maestà! Maestà! L'abbiamo trovata! » fu questa voce a far sobbalzare sia Lyin che Arya, quando si svegliarono l'indomani, spaventate. « Che cavolo hai da urlare? » grugnì Lyin, con voce assonnata, mettendosi seduta. « Dove vi eravate cacciata? Ci siamo spaventate! » continuò la donna dalla voce stridula, provocando ancor più fastidio alle due.
Arya, pero', non riuscì a trattenere una risata mentre la stanza si popolava lentamente: Ether, Eden, due guardie, la badante e Thomas entrarono nella stanza.
« Prima ho controllato ma non l'avevo vista perchè quella la copriva con l'ala! » spiegò la vecchia, alla regina. Eden sorrideva divertita, mentre Ether sbuffava, ora tranquilla. Thomas era dietro tutti e semplicemente svolgeva il suo lavoro di guardia del corpo della regina Ether, quindi non aveva un particolare sguardo: o meglio, Arya non riuscì a decifrarlo. « Scusa, mamma. » disse Lyin, alzandosi, e rivolgendo un ultimo sorriso ad Arya, prima che tutti uscissero dalla stanza e la lasciassero sola. Qualche ora più tardi, due persone le portarono la colazione e poi il resto della mattinata passò lentamente: Arya si sentiva nervosa, trovandosi in quella totale solitudine, ma, finalmente, dopo pranzo Lyin la raggiunse. « Scusa! Mamma ha voluto che tornassi a prendere lezioni, sai che noia! » disse la bambina, dandole un bacio sulla guancia, prima che Arya ricambiasse con uno sulla fronte. « Sempre meglio di star chiusa in una stanza a non far nulla. » la contraddisse lei, sbuffando. « E comunque, come mai eri da me ieri? Di che avevi paura? » chiese con un sorriso divertito l'angelo. « A volte mi sembra di essere ancora alla base; ho paura di svegliarmi e ritrovarmi là. » spiegò la piccola, timidamente, arrossendo per la vergogna. Poi, trattenendo le lacrime, continuò. Era incredibile come il suo umore fosse variato, e ciò stranì Arya, che si mise in guardia. « Mamma vuole rimandarmi a Tyria fra due giorni. » concluse, in un soffio, distogliendo lo sguardo dall'altra.
« Cosa? No! » urlò Arya, in tutta risposta, sgranando gli occhi: non voleva rimanere da sola in quella città a lei sconosciuta, in compagnia di quelli che un tempo erano stati i suoi nemici. « Convincila tu, Arya! Dice che qui è troppo pericoloso per me e che papà mi aspetta a casa. » la supplicò la bambina, prendendole le mani.
« Papà?..Oh. » Arya non aveva proprio pensato al padre di Lyin, il re. Non si era mai preoccupata mai dei sovrani maschi, visto che la sua attenzione era sempre stata concentrata sulla regina, e di conseguenza tendeva a dimenticarsene facilmente. Eden non era sposata, pero', visto che era la stessa fin dall'inizio dei tempi. "Sorella" di regno della regina degli umani, ma non di sangue. Gli umani invecchiavano e morivano, gli angeli no (a meno che non venivano uccisi), sebbene crescessero fino ad una certa età. « Beh, allora sai forse dovresti tornare da lui. Immagino sia preoccupato. » dissi incerta Arya, evitando di guardarla per non tradirsi. « Ma non voglio lasciarti! Il mio regno è a due settimane da qui! E' lontanissimo, e non voglio lasciarti qui mentre combatti Damian e gli altri. » urlò Lyin con le lacrime agli occhi, visto che non capiva perchè ora Arya avesse cambiato idea. « Lyin, tu sarai regina un giorno. Devi stare al sicuro, non in mezzo a quello che probabilmente presto diventerà un campo di battaglia. » rispose Arya, severa, alla bambina: nemmeno lei voleva separarsene, ma il bene di Lyin veniva prima d'ogni cosa.
« Avevano incaricato Thomas di scortarmi, ma lui ha detto che non vuole venire e non lo hanno obbligato! Perchè lui resta ed io non posso? » rispose nuovamente la piccola, gonfiando le guance, infastidita.
Arya prese fiato, e sospirò, prima di risponderle. « Voi umani siete così cocciuti! Thomas non è importante come te, Lyin, te l'ho già detto. Tu diventerai regina, quando tua madre sarà troppo vecchia. » le spiegò con pazienza, cercando di farle capire quanto fosse importante che lei stesse al sicuro.
La piccola la guardò confusa, con lo stesso sguardo che la piccola Arya aveva quando Vincent le aveva annunciato la morte di Ether. « Vecchia? » chiese dunque. Arya si rabbuiò: non voleva essere lei a spiegare ad una bimba di sette anni una cosa come quella.
« La vecchiaia è come una malattia, ti colpisce lentamente e ti porta alla morte. Nessun umano può guarire. » le disse, certamente senza tatto, ma non sapeva come altro fare.
Lyin impallidì, infatti, e scosse la testa. « Anche io, la mamma e papà? » chiese, tremante. Arya sospirò, alzando lo sguardo e cercando le parole adatte a tranquillizzare la piccola.
« Lyin calmati, ed ascolta attentamente: la vecchiaia non è una malattia brutta, fa parte del ciclo della vita. »
Lyin sembrò ricolorarsi, un pò, ma forse non aveva ancora esattamente capito. « Quindi è normale? » chiese, esitante e speranzosa. « Piccola, meno ci pensi ora e meno dovrai preoccuparti in futuro. Quando sarai vecchia sarai talmente saggia da affrontare la morte stessa a testa alta ed uscirne vincitrice. » disse tranquilla Arya, sperando che in quel modo la bambina si calmasse e non ci pensasse più. Sembrò funzionare perchè Lyin sorrise, apparentemente senza più paura. « Torno dopo cena, ok? Scusa, mi dispiace lasciarti da sola, ma devo proprio. » le disse quindi, avvicinandosi alla porta; Arya sorrise e fece un cenno con la testa, anche se dividersi da lei la rendeva triste. Quando fu uscita, l'angelo guardò fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri. Ammesso che fosse sopravvissuta agli scontri con Damian e Andrew, poi come avrebbe reagito quando un giorno Lyin sarebbe morta di vecchiaia? Solo il pensiero la riempiva d'angoscia e tristezza. Non devo pensarci, ho altro a cui badare adesso. si disse, fermamente, ripassando la posizione di tutte le basi delle Brigate: sicuramente la principale ora stava per essere spostata, ma tutte le altre sarebbero state lente ad eseguire gli ordini, e forse potevano ancora bloccare tutte quelle truppe, riducendo di molte centinaia l'esercito di Damian.
Si perse in quei pensieri fino all'orario di cena, cercando di continuare ad evitare il pensiero di Lyin che tornava a casa, lasciandola lì da sola.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Due giorni dopom Arya si sentiva decisamente meglio e poteva stare in piedi volando, proprio come aveva detto la dottoressa Ryka, che ogni giorno la visitava e le cambiava le bende. Finalmente! Non ce la facevo più a stare in quel letto. pensò Arya, quando uscì dalla camera accompagnata da una preoccupatissima Lyin. « Sicura di farcela? Posso avvertire mamma e zia che non ce la fai ancora, così riposi un altro pò! » le disse, superandola e sbracciandosi per farsi notare.
Arya rise, prima di risponderle, scuotendo la testa. « Ma io sto bene, Lyin! Dai, accompagnami. » le disse, dunque, seguendo di nuovo la bambina fino alla sala del trono. Quando arrivò, l'angelo fece un cenno della testa al posto di un inchino alle regine, e si avvicinò. « Vi sentite meglio? » chiese Eden alla ragazza, che annuì.
« Bene, ne sono felice. La riunione si terrà nella sala del consiglio. Lyin tu vai pure dal maestro, ti sta aspettando. » concluse dunque la regina delle creature magiche, sorridendo alla bambina.
Era palese che la ragazzina non volesse andare, ma Thomas la prese in braccio di peso e la scortò fuori. Gli altri, intanto, si diressero tutti in un'altra stanza, adiacente alla sala del trono: era lunga e stretta, con almeno sei finestre da un lato e svariati quadri dall'altro. La stanza era occupata per la maggior parte da un lungo tavolo rettangolare, e ad attenderli vi erano altre due persone, già sedute: un uomo robusto sulla sessantina, dai capelli ancora rossi ed un paio di baffi altrettanto rossi, ed un altro alto e magro, sulla cinquantina, dall'aspetto abbastanza strano; aveva, infatti, ali da falco ma non era proprio un angelo visto che era cavallo dalla vita in giù. Le regine si sedettero a capotavola, Arya alla loro destra, e gli altri due uomini di fronte a lei, a sinistra. Thomas entrò poco dopo e rimase in piedi dietro Ether, come sempre in pratica.
« Arya, loro sono Sir Flurrent ed il conte Bacham. Signori, lei è Arya Flint, e da qualche giorno non è più una nostra nemica. » spiegò Ether, indicando a vicenda i presenti.
I due accennarono un saluto verso Arya, sebbene i loro sguardi sembravano volerla uccidere, mentre il gelo si spandeva per la stanza. Come dargli torto? pensò Arya, mentre li osservava. L'angelo si sentiva terribilmente indifeso davanti a quegli uomini, e Sir Flurrent era quello che la preoccupava di più: se avessero deciso che non ci si poteva fidare, o che non aveva detto la verità riguardo a qualcosa, e quindi dovevano arrestarla, anche se Arya avesse provato a volare via lui l'avrebbe acciuffata senza problemi.. beh, in realtà anche la regina Eden, ma nel suo caso sperava che l'abito fosse abbastanza ingombrante. Arya aveva lasciato, inoltre, la spada in camera, e quindi si sentì totalmente indifesa. « Tranquilli, signori. Iniziamo? » chiese Ether alzandosi, e srotolando una grande mappa del mondo, che precedentemente era appoggiata al tavolo. Arya dovette passare le seguenti due ore a spiegare la posizione di tutte le basi delle brigate nere, dovendo fare i conti con i due uomini, che si dimostrarono più freddi di quanto si fosse aspettata: ogni cosa che diceva veniva subito in dubbio, anche se era ovvio che non stesse mentendo. Trattenne tutta la rabbia che si stava lentamente accumulando, finchè non ce la fece proprio più e sbattendo un bicchiere d'acqua sul tavolo disse che doveva andare in bagno, uscendo poi di fretta.
In realtà si andò a sedere su uno scalino della rampa che portava al piano superiore, dopo aver volato veloce fino a quel punto, senza badare a niente e nessuno; quindo portò le mani al viso per coprirlo. Ma insomma, che ci faccio io qui? Forse sarebbe stato meglio vivere nella menzogna piuttosto che sopportare tutto questo. pensò stanca, chiudendo gli occhi. Poco dopo sentì dei passi e qualcuno si fermò accanto a lei.
« Il bagno non è lì. » disse, colui che si rivelò essere Thomas, ironico, sedendosi a sua volta.
« Senti, che vuoi? Ora torno, un attimo. » sbottò Arya arrabbiata, sempre ad occhi chiusi per non guardarlo, e scuotendo la testa. « Sir Flurrent e Bacham sono davvero pesanti a volte, specialmente quando non si fidano di qualcuno. E poi, » - continuò lui, per nulla ferito dal suo tono arrabbiato - « la razza di Sir Flurrent è stata distrutta completamente un paio d'anni fa dalle Brigate. » spiegò, paziente.
Arya lo guardò, togliendo le mani dagli occhi, ed assunse un'aria scettica, sospirando. « Dunque è vero, è proprio un Savi. Permettimi di dirti, pero', che noi li uccidemmo solo dopo che una loro tribù catturò alcuni nostri uomini e li smembrò appendendoli a dei pali. » spiegò Arya, disgustata. « Già, te ne hanno proprio dette tante di menzogne, eh? » disse il raagzzo, ironico, mentre lei lo fissava confusa. « Quell'avvenimento non è mai accaduto. Le brigate nere volevano solo il loro territorio, che è in un punto assai favorevole. » concluse, scrollando le spalle. « Cosa ti dice che non siano stati loro a mentire riguardo ai cadaveri invece? Ho visto uno di quegli uomini. » ribattè lei, mentre l'espressione di disgusto le si dipingeva in volto, senza che lei cercasse di nasconderla. « E' stata in assoluto la cosa più raccapricciante che io abbia mai visto. » concluse, chiudendo gli occhi e rievocando immagini orrende, pur non volendo farlo.
« Ed io ti dico che non è così. Non so cosa smembrò le vostre truppe, ma di sicuro non furono i Savi. Non avevano denti affilati o armi per farlo, e comunque sia odiavano il sangue. » ribattè lui, sicuro.
« Come vuoi, non furono i savi allora, ma non guidai io quella spedizione, anzi non l'approvai affatto. La maggioranza vinse. » spiegò Arya, stancamente.
« Questo sir Flurrent non lo sa, Arya. Noi non sappiamo tutto ciò che è successo nelle brigate, per questo vogliamo capire. » rispose prontamente il ragazzo, cercando di farsi guardare negli occhi.
Thomas, quindi, si alzò e le porse la mano per aiutarla a sua volta ad alzarsi. Arya sbuffò, accettò l'aiuto, e lo seguì nuovamente nella sala del consiglio. Le pianificazioni ripresero e tutto terminò solo tre ore più tardi, all'ora di pranzo, che consumarono in quella stessa sala.
« Allora mandiamo delle spie a controllare se tutte queste basi sono ancora abitate, in caso positivo procediamo con l'occupazione di esse. » concluse Eden, facendo un cenno a Sir Flurrent che si allontanò immediatamente.
« Probabilmente no maestà, è passato troppo tempo, ma magari c'è qualche soldato stanco di lottare. » disse Arya, rivolta alla regina.
« In quel caso li interrogheremo per capire se hanno informazioni riguardo a possibili nuove basi. » concluse la donna, annuendo verso di lei. « Arya, abbiamo finito per oggi. Domani Lyin parte per Tyria, che ne pensi tu al riguardo? » chiese Ether, improvvisamente, fissandola come in cerca di approvazione.
Arya prese fiato, e, per quanto difficile fosse per lei separarsi dalla piccola, rispose che era una buona idea per salvaguardare la sua incolumità. « Molto bene, così sia. Domani, alle nove di mattina, la nave volante partirà. In cinque giorni arriverà a Tyria, facendo rifornimento di carburante ogni dieci ore. »
Arya annuì e si alzò, facendo poi un mezzo inchino ed uscendo dalla sala volando lentamente. Aver accettato che Lyin partisse non toglieva nulla al dolore che stava provando: si era proprio legata alla piccola.
Improvvisamente, mentre volava, l'angelo vide proprio la bambina, intenta ad uscire da una stanza non poi così lontana da lei. « Oh eccoti qui, pensavo proprio a te! » esclamò Arya, raggiungendola.
Lyin sorrise e si alzò sulla punta dei piedi per dare un bacio sulla guancia all'amica, quando lei si chinò.
« Come stai? » le chiese, con tono ancora un pò preoccupato. « Bene bene; com'è andata la lezione, piuttosto? » domandò Arya, dopo aver risposto alla sua domanda per rassicurarla. « Noiosa, come sempre. » si lamentò la bimba, sospirando.
« Maestà, vostra madre vi attende nella sala del trono. » annunciò Thomas, improvvisamente, arrivando silenzioso alle loro spalle e facendole sobbalzare entrambe. Lyin sbuffò, dunque, e si avviò verso la sala, salutando l'amica con un cenno della mano. Arya, quindi, si voltò e fece per andarsene anche lei, ma Thomas la superò e le si fermò davanti. « Ti va di visitare la città? » chiese, sorridente, mentre Arya sorrideva a sua volta. « Voi umani siete sempre così strani. Va bene, andiamo. » acconsentì, scrollando le spalle.
La ragazza passò dunque il pomeriggio con Thomas, in giro per Firius: era una città deliziosa, con tante villette a schiera dai tetti rossi. C'erano due locande molto eleganti ed una bellissima spiaggia bagnata dal mar d'Ambra, con le sue sfumature oro/verdi. Cenarono insieme, proprio lì, mangiando un panino sulla spiaggia fresca, e poi tornarono al castello. Thomas accompagnò Arya fino in camera, dove la salutò. « Grazie per la visita guidata Thomas, è stato davvero un pomeriggio divertente. » lo ringraziò lei, con un sorriso. Lui annuì a sua volta e sorrise. « Mi sono divertito molto anche io. Beh, a domani Arya. » disse, baciandole il palmo della mano destra ed allontanandosi silenzioso.
Arya entrò e chiuse la porta, sentendosi stranamente euforica. Era anche arrossata ed il cuore le batteva veloce, eppure era sicura di non aver la febbre. Non devo prendermi una cotta per Thomas, è umano. pensò, mordendosi un labbro, andando poi a cambiarsi, indossando la camicia da notte. Rimase per un pò affacciata alla finestra, guardando la cittadina con le sue luci colorate, persa nei suoi pensieri. Poi la chiuse ed andò a dormire, addormentandosi felice, dimenticandosi persino che l'indomani la sua migliore amica sarebbe partita e forse non l'avrebbe mai più rivista.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Arya si svegliò stanca, non avrebbe voluto alzarsi. Non era per le ferite alla schiena, che si erano finalmente chiuse, ma per una fitta allo stomaco provocata da quel che sarebbe accaduto di lì a poco.
Lyin l'avrebbe lasciata. Sarebbe partita per Tyria e forse non l'avrebbe mai più rivista.
Ma non poteva non andare a salutarla, così si fece coraggio e si alzò. Rifece il letto velocemente, si lavò e si vestì, eseguendo tutti questi gesti in maniera meccanica, per cercare di non pensare a quello che di lì a poco l'aspettava. Poi uscì dalla camera e si affrettò allo sbarco delle navi volanti.
Erano le otto e mezza, e non c'era nessuno a parte coloro che dovevano sistemare la nave volante prima del decollo. Si sedette su un muretto ed attese, provando a chiudere la mente da ogni ricordo che l'assaliva e concentrandosi sul paesaggio.
Alle otto meno dieci arrivarono tutti i passeggeri: la famiglia reale, Thomas e Lyin erano il primo gruppo. La bambina aveva pianto, lo si vedeva dagli occhi gonfi, ma ora sembrava che si fosse arresa. Ether l'abbracciò, una volta che il gruppo si fu fermato nei pressi della nave, e così fece anche Eden. Thomas, invece, la salutò con un inchino. Quando Lyin si voltò verso il ragazzo, per salutarlo con una mano, vide Arya alle sue spalle, e senza pensarci due volte si precipitò da lei, saltandole al collo ed abbracciandola.
Arya la tenne stretta e iniziò a volare verso l'alto, sopra le nuvole, dove trovarono un bellissimo cielo azzurro ad attenderle.
« Non voglio andarmene.. » sussurrò la piccola fra sé e se.
« Io non voglio che tu te ne vada, ma è per il tuo bene. » rispose Arya abbracciandola più forte. Lyin non ribattè, ma si limitò ad annuire.
« Ci rivedremo un giorno. » aggiunse Arya con tono consolatorio.
« Me lo prometti? Farai di tutto per mantenere questa promessa? » chiese la piccola, seria, guardandola negli occhi.
Arya esitò, non sapeva come sarebbe finita la guerra, ma ora Lyin aveva bisogno di quella certezza per partire, e quindi alla fine annuì. Non poteva dirle che forse non si sarebbero mai più riviste, non poteva spaventarla con frasi del genere. Quella bugia era per il suo bene, per lasciare che partisse con una speranza.
Dopo un altro paio di minuti, le due atterrarono e Lyin salì sulla nave, seguita poi da tutti gli altri viaggiatori. Avvicinandosi al bordo della nave, si limitò a guardarli tutti e salutare con la mano, palesemente trattenendo le lacrime e cercando di sorridere. Quando la nave partì e fu alta, tutti gli accompagnatori tornarono al castello, tranne Thomas. Arya rimase a guardare la nave finchè non divenne un punto lontano e sparì.
Avrebbe voluto piangere, ma non poteva perchè Thomas era lì. Non voleva farlo davanti a lui!
Piuttosto che andarsene, pero', il ragazzo si avvicinò a lei e l'abbracciò. A quel punto Arya non riuscì più a tenersi e scoppiò in lacrime.
Non seppe quanto tempo passò finchè Thomas le alzò il mento con una mano e le sorrise.
« Dai, la rivedrai un giorno. » sussurrò dolcemente, guardandola e specchiandosi nei suoi occhi, cercando di infondere in lei un pizzico di speranza.
Arya annuì, sciolse l'abbraccio e tornò al castello dirigendosi in camera sua, dove si sdraiò sul letto e si addormentò.
Si rifiutò di pranzare, e di pomeriggio, quando una guardia la mandò a chiamare per la riunione quotidiana, si rifiutò di partecipare con la scusa che stava poco bene. Passarono due giorni, e la storia non cambiò, visto che la ragazza passò tutto il tempo in camera, rifiutandosi di mangiare e dicendo che stava male. Il pomeriggio del terzo giorno bussarono alla porta e, anche se molto di controvoglia, Arya si alzò per andare ad aprire:si ritrovò Thomas di fronte, che la guardò con sguardo severo.
« Non puoi continuare così, devi uscire. » le sussurrò abbastanza deciso, facendo poi un passo avantie prendendola per un polso, costringendola ad uscire dalla camera.
Arya si dimenò e impuntò i piedi, ma Thomas, per tutta risposta, la prese in braccio e la tenne stretta, portandola fuori dal castello come un sacco di patate. Arya arrossì e pregò che non ci fosse nessuno in giro: chissà perchè Thomas doveva comportarsi così, con lei? Non poteva semplicemente lasciarla da sola, a rimuginare su quel che voleva?
Quando raggiunsero le cucine, Arya sentì il profumo che veniva dall'interno, e non riuscì a trattenere un brontolio dello stomaco. Thomas ridacchiò, mettendola poi già e prendendola per mano, prima di scortarla dentro. Una volta lì si sedettero ad un tavolo, e, mentre il ragazzo chiaccherava con una cuoca, Arya si guardava attorno incuriosita.
Alla base non erano tutti così allegri, anzi, regnava il silenzio assoluto, ma non aveva mai capito il perchè, visto che in fondo ai cuochi non mancava nulla e non venivano trattati male. Per quel che ne sapeva, ovviamente.
Vagando con gli occhi sulla grande stanza rettangolare, Arya posò lo sguardo su di Thomas, solo per accorgersi che la stava osservando. Arrossì e l'abbassò, cercando di concentrarlo altrove.
« Sono tre giorni che non mangi, se Lyin fosse qui ti rimprovererebbe. » la canzonò sorridendo, il ragazzo, pur non cercando di costringerla a guardarlo. Arya non seppe che rispondere, in fondo era vero, così rimase in silenzio fissando un paio di mele verdi.
Appena la cuoca le porse un piatto con una minestra, che emanava un odore squisito, Arya aveva quasi deciso di non mangiarla per non darla vinta a Thomas, ma alla fine la fame ebbe la meglio. Il ragazzo non rimase ad osservarla tutto il tempo, tornando piuttosto a parlare con un ragazzo dal camice pieno di macchie di vari colori; solo quando finì, le chiese se si sentisse meglio. Arya annuì ancora rossa di vergogna ed evitò di guardarlo, spostando lo sguardo sul panorama esterno.
« Ed ora usciamo. » disse Thomas alzandosi e prendendola per mano, nuovamente. Arya lo guardò confusa e si fece trascinare fuori. Andarono in un piccolo boschetto poco fuori le mura della città: era tutto molto tranquillo, farfalle volavano ovunque fra i fiori e la luce del sole veniva filtrata dalle foglie alte dei rami degli alberi.
« Che bello! » esclamò la ragazza entusiasta, non aveva notato quel boschetto quando erano arrivate.
« Questo è il mio luogo segreto. » disse Thomas sorridente, avvicinandosi a lei. Arya lo guardò stupita, per nulla in imbarazzo, talmente era persa in quella meraviglia.
« E' davvero bello! Ma non ci sono animali selvatici? » chiese guardandosi attorno, mentre lui si metteva a ridere.
« In un boschetto così piccolo? No, ma nessuno ci viene solo per precauzione. » spiegò. La prese per le spalle e la voltò verso di lui. Arya arrossì, sentendo il proprio cuore mancare un battito, per la vicinanza improvvisa.
« B-beh è stato divertente, ora devo tornare... a... »
Thomas avvicinò il volto al suo e la baciò, gentilmente. Arya rimase confusa all'inizio, poi ricambiò il bacio, sapendo che avrebbe da sempre voluto farlo. Per qualche secondo si perse in quel gesto così semplice ed intimo, ma alla fine si staccò da lui, e fece un passo indietro, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa.
« Non posso... » sussurrò tristemente, tornando con i piedi per terra.
« Perchè no? » chiese Thomas, confuso. Arya alzò lo sguardo, aveva due lacrime ai bordi degli occhi, ma non voleva mettersi a piangere.
« Non posso! Tu sei umano, io no... tu... invecchierai, e morirai... io no... » disse, cercando di respirare fra una parola e l'altra, per non essere bloccata dalle lacrime. Thomas le prese un braccio.
« Arya io morirò, è vero, ma per questo vorresti rimanere da sola per sempre? Non provi niente per me? » le chiese prima di avvicinarsi a lei per abbracciarla. Arya si divincolò dalla sua presa, stavolta con forza per riuscirci subito.
« Certo che provo qualcosa per te! E' per questo che non voglio! Non posso pensare che un giorno.. » scosse la testa, e le lacrime presero a scorrerle dagli occhi, spiccò il volo e tornò a palazzo; Thomas la chiamò solo una volta, ma lei lo ignorò ed accelerò il volo, entrando nella sua camera dalla finestra. Sono una codarda. pensò, buttandosi nel letto.
Ho paura di innamorarmi troppo. Come potrei vivere dopo la sua morte?
No, devo riuscire a dimenticarlo, devo riuscire a non provare nulla per lui. Forse in questo modo anche lui si rassegnerà, e comunque può essere solo un'infatuazione momentanea... lo spero davvero per lui...
pensò, anche se in realtà sperava che non fosse così. Forse, se fosse stata umana, non ci avrebbe pensato due volte a ricambiare l'amore che Thomas provava per lei. Ma lui era destinato a morire, se non per malattie o per la guerra imminente, comunque sarebbe morto di vecchiaia. Ed Arya sarebbe rimasta sola per sempre, a meno che non si fosse uccisa. Domani andrò alla riunione, forse tuffandomi a capofitto nella guerra contro i miei vecchi amici, riuscirò a scordarmi di lui, e anche se sarà lì dovrò ignorarlo. si promise, prima che i pensieri tornassero ancora una volta a Lyin, ed alla ferita recente dovuta alla sua partenza. Forse Thomas pensava di consolarla, con quel bacio? Forse pensava che le avrebbe dato un buon motivo per pensare ad altro? Beh, in parte vi era riuscito, ma di sicuro non l'aveva aiutata. A cena, Arya mangiò velocemente con le regine e poi si congedò, tornando ancora in camera, dove passò la notte seduta sopra il davanzale della finestra, ad osservare le stelle. Cosa le avrebbe detto di fare sua madre? O suo padre? E Damian avrebbe saputo dirle qualcosa?
La sua famiglia non era più lì, Lyin era partita: forse, in parte, aveva anche paura di formarne una nuova? Andò a letto e si lasciò cullare dai bei ricordi che aveva della sua infanzia. Così lontana e così irreale, da sembrarle che non fosse mai davvero avvenuta, che fosse nata già grande e con tutti quei problemi. Si addormentò poco dopo, quando ormai era notte inoltrata, e si sentiva sfinita.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


L'indomani si presentò alla riunione più taciturna del solito. Thomas non era presente, il che l'aiutò a concentrarsi sui discorsi strategici che facevano i generali.
Era un pò come ai vecchi tempi, con la differenza che questa volta era dalla parte giusta.
Proprio mentre erano intenti ad analizzare le lettere ricevute dalle spie inviate ad esaminare le basi abbandonate, entrò di corsa un messaggero e porse un foglio arrotolato alla regina Ether.
La donna aprì e lo lesse diventando sempre più seria, e quando finì, lo passò alla sorella che assunse un'espressione ancora più cupa.
« Sembra che non vogliano più giocare a nascondino. » disse Eden, posando il foglio sul tavolo, ed ovviamente Arya si sporse, così come gli altri generali, per leggerlo.
La ragazza riconobbe subito la calligrafia di Fay ed il suo sguardo divenne ancora più gelido di quello delle due regine, tanto che Sir Flurrent sembrò spaventarsi.
« Le brigate Nere, ammesso che questo messaggio provenga davvero da loro, ci sfidano a campo aperto, per vedere una volta per tutte chi governerà questo mondo. Non è più una battaglia ora, è la guerra vera e propria. » disse Eden seria.
Ether prese varie pergamene e iniziò a scrivere.
« Chiederemo aiuto a tutti i vari regni sparpagliati per il resto del mondo. Sir Flurrent voglio che voi vi occupiate di organizzare l'esercito. Conte Bacham voi dovrete usare tutte le vostre conoscenze strategiche per aiutarci.
Lo scontro avverrà fra un mese, nelle Pianure del Nulla, è lì che ci attendono.
» disse Eden, guardando tutti uno ad uno, impartendo ordini come la degna sovrana che era.
Ether smise di scrivere, in quel momento, ed arrotolò tutte le pergamene che chiuse con la cera imprimendo il simbolo del sigillo reale. Poi mandò a chiamare una dozzina di messaggeri, consegnando una pergamena ed annunciando una meta per ognuno di loro.
Eppure Arya era dubbiosa, e con lo sguardo passava dal foglio ad una finestra, pensierosa, senza pronunciar parola: Eden, notandolo, le chiese cosa la turbasse.
« Non capisco. La pergamena è sicuramente proveniente da una dei capi delle Brigate, ma non credo che posseggano un esercito abbastanza forte da competere con il vostro. » disse lentamente, riflettendo sulle proprie parole.
« Quindi credi sia una trappola? » chiese Bacham, drizzandosi ed assumendo un'aria scettica.
« No, però non credo siano così sprovveduti da affrontarci in una guerra a campo aperto così facilmente. » rispose Arya, seria.
« Hai qualcosa in mente? » chiese Ether subito, tornando a sedersi dopo aver congedato i messaggeri. Arya rimase in silenzio, cercando di sistemare le proprie idee e poi riferire quel che aveva pensato. Bisognerebbe trovare la base principale e controllare di persona cosa sta accadendo. pensò, mordendosi un labbro, prima di proseguire.
« Beh, io ho molte conoscenze nell'esercito delle Brigate. Molti di loro sono dalla loro parte perchè costretti, e non per libera scelta. Altre persone sono perennemente controllate da loro all'esterno della base perchè gli forniscono materiali. Quindi nemmeno loro sono liberi, però so dove abitano e loro sanno dove la base si trova. » iniziò lentamente, ed incerta. La notizia non avrebbe fatto piacere ai presenti, ed infatti Flurrent divenne rosso d'ira.
« Perchè non ce l'hai detto subito!?! » chiese furioso. Arya rimase impassibile, capendo la sua reazione ma per nulla intenzionata a farsi intimidire.
« Perchè avrei messo in pericolo persone innocenti: prima che voi foste arrivati da loro, loro sarebbero stati semplicemente fatti fuori dalle Brigate. »
Flurrent non sembrò calmarsi del tutto, ma certamente ora si stava dando un contegno.
« Comunque, » - continuò la ragazza - « io potrei chiedere ad uno di loro, sapere dove si trova, ed infiltrarmi nella base. »
Eden si alzò in piedi e scosse la testa, prima di risponderle. « Non se ne parla, è troppo pericoloso! »
Arya sospirò, e scosse la testa; anche questa volta si era immaginata la reazione della sovrana e, se segretamente apprezzava la preoccupazione che la sovrana aveva provato, dall'altra era più che decisa a farsi ascoltare.
« Si, ma non è rilevante. Partirò domani stesso, volerò veloce. Conosco qualcuno che non abita poi così lontano da qui. Non posso dirvi altro, ma sarò di ritorno in una settimana al massimo. »
Eden tornò a sedersi, evidentemente non convinta del piano, ma Ether sospirò lentamente, annuendo.
« Molto bene, direi che noi continueremo dopo pranzo, mentre tu, Arya, partirai quando preferisci. »
Tutti i presenti si alzarono, si scambiarono un paio di occhiate fugaci, e poi Flurrent e Bacham si congedarono. Arya, invece, si avvicinò a Ether: non sapeva bene perchè ma l'assenza di Thomas le sembrava sospetta, e, anche se non voleva ammetterlo, era preoccupata.
« Maestà posso chiedervi dov'è Thomas? Di solito è sempre con voi a svolgere il suo lavoro. » disse, incerta, cercando di far sembrare quella domanda una semplice curiosità. Ether le sorrise, prima di risponderle.
« Thomas è al campo d'allenamento; sembrava nervoso per qualcosa, e quindi gli ho concesso una giornata di riposo. »
Arya la ringraziò, annuendo, e si congedò dalle regine.
Senza pensarci due volte, guidata dalle proprie gambe, si diresse fuori dal palazzo, e poi seguì una stradina fino ad alcuni piccoli campi recintati con delle assi di legno.
Thomas era lì, si stava allenando con la spada: Arya si avvicinò lentamente, insicura se disturbarlo o meno, mentre lo osservava; sembrava stanco, visto che probabilmente si era allenato per diverse ore. Ma, che scema, perchè sono qui? Dovrei lasciarlo in pace, dopo tutto quello che gli ho detto.
Ormai però era tardi e Thomas l'aveva vista, raggiungendola dopo aver messo via la spada.
« Novità? » chiese, cercando di non apparire nervoso in sua presenza.
« Ci hanno dichiarato guerra: fra un mese, nelle Pianure del Nulla. » annunciò seria la ragazza, rabbuiandosi per un attimo, a causa della notizia. Ricordava ancora la lettera scritta da Fay, e ciò le riportò alla mente il tradimento subito da quella che considerava una sorella.
« Sono sicuro che possiamo farcela. » cercò di incoraggiarla il ragazzo, poggiandole una mano sulla spalla per consolarla; il gesto apparve un po' forzato, da parte sua, e la mano venne tolta immediatamente.
« Si. Comunque io parto fra poco. » annunciò Arya, che si era dispiaciuta nel vedere che l'altro la trattava con freddezza: ma cosa si aspettava, dopo quello che gli aveva detto? L'aveva respinto, e non in maniera gentilissima.
Thomas la guardò confuso, lasciando che la preoccupazione trasparisse dal proprio sguardo, prima di decidersi a parlare.
« Dove vai? » chiese, in un sussurro, guardandola negli occhi.
Arya non ricambiò lo sguardo, quando rispose, preferendo spostarlo sulla staccionata di fianco a loro.
« Non posso dirtelo, non vorrei che il vento spargesse la voce; ci rivedremo fra una settimana. » Lui, a quel punto, fece un passo avanti ed avrebbe voluto protestare, ma Arya lo bloccò mettendogli un dito sulle labbra e scuotendo la testa. Poi, prima che la mente potesse protestare, gli si avvicinò e gli diede un bacio sulle labbra. Fu così che la ragazza decise di spegnere del tutto i pensieri e si lasciò andare ai sentimenti. Inzialmente Thomas era rimasto così sorpreso da sgranare gli occhi, ma poi ricambiò il bacio, stringendo a sé la ragazza. Incapaci di fermarsi, Thomas prese in braccio la ragazza, portandola fra le spighe di un campo di grano dove dormirono insieme, consapevoli che quella poteva essere l'ultima volta che si vedevano.
E, ammesso, che lei fosse tornata, avrebbero avuto 70 anni, o forse solo un mese, da passare insieme. Ma per il momento il pensiero fu accantonato da entrambi, perchè quel momento era troppo speciale per essere rovinato da pensieri così tristi.
La sera stessa Arya partì, volando veloce sopra le nuvole, aiutata da un cielo senza stelle e senza Luna che l'aiutava a nascondersi.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Arya volò fino ad una lontana fattoria ai confini del regno.
Qui, atterrò silenziosa e rimase ferma per parecchi minuti alla ricerca delle spie delle Brigate. Difatti poco dopo sentì un innaturale rumore provocato dallo spezzarsi di un ramo sotto i passi di una recluta inesperta.
La ragazza corse silenziosa fino alle spalle dell’uomo e, prima che quello potesse accorgersi di nulla, lo colpì alla testa, facendolo svenire. Si mise di nuovo allerta e fece lo stesso con le altre sette sentinelle.
Appena ebbe finito, entrò nella fattoria attraverso una finestra del secondo piano. Qui, cautamente, controllò le stanze del piano superiore ma non vi trovò nessuno.
Devo scendere. Pensò, dirigendosi cauta ai piani inferiori dove trovò l'ennesima sentinella ad attenderla; riuscì però a coglierla di sorpresa, mettendola al tappeto come le altre.
Arya si diresse quindi nel soggiorno, dove un vecchietto fissava distratto il fuoco scoppiettare nel camino.
Appena vide la ragazza, scattò in piedi.
« Arya! Che ci fate qui, se ci vedono...! » ma Arya lo interruppe, facendogli segno di tacere.
« Non preoccupatevi, nessuno mi ha vista Sir Leor. » gli spiegò, gentilmente, continuando a tendere le orecchie per ascoltare i rumori che li circondavano.
L’uomo sembrò apparentemente più tranquillo ma corse a chiudere le tende delle grosse finestre che davano sul giardino.
« Come mai siete qui? Pensavo che ci teneste alla vostra vita! » La sgridò poi, tornando a concentrarsi su di lei.
« Sono qui perché ho bisogno di sapere dov’è locata la base al momento. » Rispose seria Arya, di punto in bianco e senza giri di parole: ogni momento era importante, per lei.
« Per quale motivo vi interessa? Statene alla larga! » le rispose pero' l'uomo, nervoso. Sembrava sul punto di cacciarla, ma non perchè non volesse condividere con lei un'informazione del genere, quanto perchè sembrava davvero troppo preoccupato all'idea di lasciare che la ragazza andasse lì da sola.
« Ho bisogno di sapere dove si trova, e non accetterò un no come risposta! » replicò la ragazza, un po’ scocciata, incrociando le braccia e fissando l'altro con un cipiglio minaccioso.
« Vi caccerete nei guai, ma la scelta e' vostra. La base è ancora nello stesso luogo, ma già la maggior parte dei documenti più importanti, e le truppe più forti, sono state spostate nella base del Lakon. » Spiegò l’uomo rassegnandosi alla testardaggine di Arya, sospirando ed andando a sedersi.
« Ve ne sono riconoscente, davvero. » disse lei avvicinandosi a lui. Gli diede un pugno allo stomaco e sospirò mentre lui si accasciava: l'uomo, pero', non sembrò mandare sguardi di odio all'altra, anzi, sembrò annuire prima di svenire.
« Mi dispiace, era necessario, così penseranno all’attacco di un brigante. » sussurrò Arya, controllando il polso dell'altro per assicurarsi che stesse bene, tutto sommato.
Arya, quindi, uscì dalla fattoria prendendo un po’ di cibo e mettendo sottosopra qua e là, attenta che le sentinelle fossero ancora svenute.
Ora che faccio? Torno a palazzo e li avverto della nuova posizione della base? Però, se vado nel Lakon, potrei trovare informazioni importanti riguardo all’attacco. Insomma, di solito mettevamo per iscritto tutti i nostri piani, quindi spero che non abbiano cambiato questa abitudine. pensò, sospirando, cercando di distrarsi dai ricordi che l’assalivano.
Il Lakon era un piccolo arcipelago non molto distante dalla fattoria dove ora si trovava. Un giorno di volo, prendendosela comoda, ma andando lì doveva stare molto attenta a dove metteva i piedi. Un passo falso e l’avrebbero scoperta.
Dopo aver deciso di partire per il Lakon, ed essersi allontanata abbastanza dalla fattoria, Arya si fermò nella cima di un folto albero per passarvi quel che restava della notte e riposare. Si addormentò quasi subito, seppur fu un sonno molto leggero, visto che era pronta a balzare via al minimo rumore sospetto.

Tutto ciò che avvenne, pero', fu un sogno.
Thomas era davanti a lei e le teneva le mani: aveva uno sguardo determinato, ed Arya piangeva.
« Mi dispiace, non posso restare. Addio ora, voglio trovare la mia felicità, e non è con te. In qualche modo farò del mio meglio. Non cercarmi più. »
Quindi le lasciava le mani e si voltava, svanendo man mano che si allontanava. Arya provò a corrergli dietro ma non riuscì a raggiungerlo, ed infine scivolò a terra, mentre Thomas spariva e lei rimaneva sola, circondata dalla neve candida e fredda che le sfiorava la pelle. Facendosi forza, Arya entrò quindi in una casa apparsa dal nulla e vi trovò di fronte ad un’anziana donna sdraiata su un letto, in fin di vita. Incuriosita le si avvicinò, ma si sentì gelare dentro e bloccare le gambe proprio quando incrociò lo sguardo dell'altra.
« Arya, Arya! Mi avevi detto che non avrei avuto paura della morte, e invece sono terrorizzata! Mi sento così tradita! Ti odio! Vattene! »
La voce della donna era proprio quella di Lyin, della piccola bambina, ed Arya nel sonno urlò terrorizzata, correndo via dalla casetta, che sparì una volta che lei fu di nuovo fra la neve.
Spaventata e confusa, la ragazza si sedette su un masso e si guardò attorno: ora era in un cimitero, ma non era spaventoso, come nel sogno precedente. La neve ricopriva tutto, regalandogli un aspetto candido e sereno, e persino l'angelo si sentì tranquillizzare da quell'atmosfera di pace.
Proseguendo con lo sguardò, Arya notò che seduto su una lapide vi era Vincent, che la guardava sorridendo. Arya gli si avvicinò, sentendo le lacrime salirgli agli occhi: anche lui era lì per dirle che la odiava?
« Anche tu sei arrabbiato con me? Perché mi hai lasciata da sola? » chiese in un singhiozzo, senza nemmeno cercare di contenersi.
Vincent, a quel punto, si alzò e l’abbracciò, come quando era piccola.
« Te l’ho promesso, io sarò sempre con te. Credi in te Arya, e nei tuoi sentimenti. Tutto andrà per il meglio. » le sussurrò, cullandola in quel tenero abbraccio, sfiorandole i capelli.
Arya si sentì molto meglio, e sorrise persino all'uomo che intanto aveva preso a dissolversi lentamente; ciò, pero', non spaventò Arya che anzi rimase affascinata a guardarlo mentre un turbine di fiocchi di neve lo portava via.


Quando Arya si svegliò, era circondata dalla neve, che era caduta da poco, imbiancando tutta la regione. Si alzò e, dopo aver fatto una colazione veloce, partì a tutta velocità per raggiungere il Lakon, mettendo il sogno avuto di recente in secondo piano: forse aveva avuto bisogno di vedere di nuovo Vincent, anche se solo per qualche istante. Forse aveva avuto bisogno di una spinta in più per credere di non aver sbagliato tutto, fino ad allora.
Comunque doveva ancora escogitare un modo per entrare nella base, e non poteva perdersi a fantasticare troppo: chissà se Tory era già stato trasferito là? Chissà se Fay, Andrew e Damian erano già arrivati? Non le restava che scoprirlo.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


La mattina arrivò alla spiaggia, e qui la ragazza si perse nello scenario per qualche minuto: in lontananza diverse isole, sparpagliate qua e là, erano inondate dalla luce rosea dell'alba, che sembrava donare un aspetto magico al tutto. Ma dove poteva essere la base, in quelle isole? La ragazza prese a volare, quindi, nascondendosi fra le nuvolette rosee e basse che ricoprivano il cielo a tratti. Le isole sembravano tutte deserte, fatta eccezione per quelle più grandi dove alcuni piccoli boschetti avevano avuto modo di formarsi. Fu nella seconda, in quanto dimensioni, isola che Arya notò uno scintillio: non vi avrebbe davvero fatto caso, non fosse stato per quell'innaturale bagliore.
La ragazza si avvicinò, dunque, facendo molta attenzione: fra le fronde degli alberi lì presenti, sembravano spuntare - a debita distanza - due punte di metallo, che le ricordarono le punte delle torri di un qualsiasi castello. Facendo attenzione a non farsi vedere, quindi, Arya scese rapidamente e si nascose fra gli alberi, e, una volta lì, si ritrovò di fronte alle mura alte e maestose di quello che sembrava un palazzo fatto con pietra lavica: sicuramente per costruirlo avevano utilizzato materiale proveniente dal vulcano Pyro, insieme ad un quantitativo di magia non indifferente per far crescere gli alberi di tutte le isole affinchè fossero abbastanza alti.. oppure quella vegetazione era naturale? Non poteva dirlo, non conosceva il mondo esterno.
Il cuore di Arya, comunque, prese a battere velocemente, ma la determinazione, la spinse a proseguire il suo cammino. Quando fu vicina, ripiegò le ali dietro la schiena e si nascose dietro un albero.
Le solite cinque sentinelle controllavano l’entrata, e molte altre erano sparse sulle mura.
Almeno quest’abitudine non è cambiata. Pensò Arya con un silenzioso sbuffo. Si allontanò, e quando fu sicura di non essere vista, spiccò nuovamente il volo, nascondendosi fra le nuvole.
Andò al di sopra della base,e guardò al suo interno. Nella piazzetta esterna del castello vi erano parecchie truppe, e questo la portò a scoraggiarsi un attimo, non sapendo proprio come entrare. Poi, fra la moltitudine di soldati, intravide il dottore che l’aveva aiutata a fuggire: lo seguì dall’alto fino a quando quello non entrò in una capannina che probabilmente fungeva da ufficio. Facendosi coraggio, poi, attese che tre sentinelle passassero e scese in picchiata, entrando nella capannina veloce come il vento.
L’uomo sobbalzò per la paura, ma vedendo Arya il suo volto si illuminò: aveva una, nuova, profonda cicatrice nella guancia destra, e Arya giurò di farla pagare a Damian; quella era sicuramente opera sua, ed a giudicare dal rimarginarsi della ferita, risaliva al giorno dopo che Arya era fuggita.
« Ne è passato di tempo signorina! Beh non poi così tanto.. Ma cosa ci fate qui? Se vi beccano è la fine! » Disse l'uomo, intanto, correndo a tirare le tendine per non farsi scoprire.
« Non temete, ho le ali slegate e posso volare via come il fulmine se necessario. Sono qui per il messaggio che ci hanno inviato, quello della guerra. Voi ne sapete qualcosa? » chiese subito Arya, che, per quanto avrebbe preferito perdersi in chiacchere piu' leggere, non ne aveva proprio il tempo.
L’uomo, pero', scosse la testa e sospirò, sedendosi. « Purtroppo sono informazioni riservate, e qui nessuno ha accesso a loro tranne i tre generali. » rispose l'uomo, sconsolato.
Arya si rabbuiò, sentendo la notizia. « Loro sono qui? » Chiese, seria, portando la mano all'elsa della spada, automaticamente.
« No, Andrew è impegnato in non so quale missione, e Damian ed Fay sono nella vecchia base. Però… »l’uomo si interruppe abbassando lo sguardo.
« Però cosa? » insistette Arya, che sperava l'uomo potesse dirle qualcosa di più.
« Tory è tenuto prigioniero nelle segrete di questa base dal giorno in cui vi ha aiutata a fuggire. Io mi sono salvato per via del sangue che Damian ha trovato, ma gli altri sono stati traditi da una spia... Tory è l’unico sopravvissuto. » soffiò l'anziano, arrossendo per lo sforzo di trattenere le lacrime.
Arya sbiancò, si sentì girare la testa: le persone che l’avevano aiutate a fuggire erano state tutte uccise, escludendo solo il dottore ed il sarto. Tanti innocenti avevano pagato per la sua fuga, per salvarle la vita.
« Me la pagheranno. » Sibilò irata la ragazza, dando un pugno al primo muro che trovò, cercando di riprendere la concentrazione a causa del dolore.
« Non ora Arya! Volevate delle informazioni giusto? I documenti più recenti sono tenuti nella sala del trono. Essa si trova nel cuore della base, ma è facile arrivarvi, visto che tutti i corridoi portano là. » riferì velocemente, per cambiare argomento, il dottore.
« Molto bene, ma dopo aver ottenuto le informazioni che mi interessano andrò a liberare Tory. Voi mi servite qui. Non dite a nessuno che mi avete vista, nemmeno alle persone di cui vi fidate. » riprese Arya, dopo un lungo minuto di silenzio dovuto al fatto che stava ancora cercando di riprendersi dalla notizia shock ricevuta da poco. Il dottore annuì stancamente, passandosi una mano sulla cicatrice.
« Lo so bene, purtroppo. Ora andate! A mezzogiorno è il momento migliore per far tutto, si sa. Ora di pranzo. » le disse l'uomo, indicandole l'orologio da polso che in quel momento indossava.
Nello stesso istante, a conferma di quel che aveva detto, un forte gong risuonò all'esterno per indicare l’ora di pranzo.
Arya, quindi, salutò con un cenno del capo il dottore e si allontanò silenziosa. Per fortuna sono esseri umani che hanno bisogno di cibarsi, altrimenti non so come avrei potuto entrare nella sala del trono. Il problema, ora, è trovare le segrete dove tengono Tory. Ma credo che troverò una cartina della base nella sala del trono. pensò sospirando, mentre attendeva il momento giusto per uscire da quell'abitacolo, e poi entrare nel castello.
Nascondendosi fra un'ombra ed un'altra del corridoio, Arya corse silenziosa verso il centro della base. Dovette mettere al tappeto alcune sentinelle, ma nessuna riuscì a dare l’allarme. Arya sapeva però che doveva sbrigarsi, visto che adesso era solo questione di tempo prima che qualcuno si accorgesse dei corpi svenuti dei compagni.
I corridoi sembravano infiniti, eppure era sicura di andare nella direzione giusta perché via via che si avvicinava aumentava il numero di guardie; infine Arya si trovò davanti ad una grossa porta di ottone: qui vi erano cinque persone armate ad attenderla, ed appena la videro in un primo momento sembrarono confuse, cosa che le tornò utile; la ragazza infatti ne approfittò per metterne fuori gioco tre, ma due fuggirono, e, sebbene una riuscì a colpirla lanciandole un pugnale, l’altra fu più veloce e sparì nel nulla.
Devo sbrigarmi! si disse, entrando veloce nella stanza e chiudendola dall’interno con una grossa asse di legno. Senza far caso ai dettagli dell'immensa ed elegante sala, la ragazza si mise subito a cercare i documenti che le interessavano. Attacco… attacco… maledizione! Qui non c’è nulla. pensò correndo, a cercare la cartina: no, non si aspettava di trovare dei documenti così importanti semplicemente poggiati sul tavolo, ma sperava che qualcosa le dicesse anche solo vagamente cosa aspettarsi da quella guerra imminente. Purtroppo aveva fallito, ma se proprio era andata lì a vuoto, allora avrebbe salvato il sarto.
Trovò la cartina del castello appesa al muro, e con un sospiro di sollievo notò che l’unico modo di accedere alle segrete era quello di scendere una scalinata nascosta nella sala del trono: probabilmente la cartina era lì solo perchè il trasferimento non era ancora avvenuto del tutto, e di conseguenza ancora Damian e gli altri dovevano abituarsi a quel nuovo luogo. Arya si avvicinò veloce al punto indicato dalla cartina, e premette con il piede la mattonella nel pavimento indicata sulla mappa. Le scale apparirono davanti a lei, e la ragazza le scese velocemente.
Le segrete non erano altro che un lungo corridoio, ai cui lati erano situate delle celle. Arya corse, cercando Tory: lo trovò accasciato nella cella più lontana, ed estraendo la spada distrusse il lucchetto che chiudeva le sbarre, senza tanti convenevoli. L’uomo si girò debolmente e, vedendola, grosse lacrime gli caddero stancamente dagli occhi.
« Tranquillo Tory, sono qui per salvarti. » disse Arya, prendendolo per le spalle ed aiutandolo ad alzarsi. Di sopra, intanto, erano iniziati forti rumori per cercare di abbattere la porta, ma Arya non si scoraggiò: i due risalirono le scale e subito Arya corse ad aprire una finestra. Poi, prendendo bene Tory per le braccia, spiccò il volo, proprio nello stesso istante in cui la porta veniva abbattuta. Fortunatamente l'uomo era molto minuto, o probabilmente la ragazza non sarebbe stata in grado di sollervarlo, pur con la forza delle ali.
Le guardie accorse, intanto, iniziarono subito tirarle delle frecce, ma per sua fortuna solo una la raggiunse, colpendola ad un’ala. Ignorando il dolore, la ragazza si allontanò volando sempre più alta.
La mia solita fortuna! Pensò, mentre sentiva il sangue caldo dell’ala arrivarle alla schiena.
Tory sembrava svenuto, e lei doveva assolutamente trovare un villaggio dove accamparsi, ma non lì vicino. Cominciò, pero', a sentirsi debole non troppo tempo dopo che volavano, nonostante lei facesse di tutto per rimanere ben sveglia. Le si appannò la vista mentre volava, e lentamente iniziò a cadere verso il basso. No, non ora! Non ora! si disse, inutilmente: era debole, e si stava dissanguando velocemente; le ali erano il punto più debole degli angeli, e lei non faceva certamente eccezione.
Atterrò con un tonfo nella neve e rimase immobile, dolorante, incapace di far altro se non strisciare verso il sarto atterrato poco più in là. Non era ancora svenuta, quando avvolse sia lei che Tory nelle sue ali.
Se proprio devo morire ora, almeno proverò a far sì che Tory non muoia assiderato… pensò, disperata, prima di svenire.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Quando si svegliò era distesa su un comodo letto, mentre una leggera e fresca brezza le arrivava al viso.
Si voltò verso la finestra e vide un ragazzo voltato che osservava fuori.
« Thomas? » Chiese confusa. Il ragazzo si voltò, ma non era Thomas. A giudicare dal suo viso era più giovane di lei, e i suoi occhi erano di una bizzarra forma rotonda. « Oh scusami, ti avevo scambiato per qualcun altro… »
Disse Arya provando a mettersi seduta. « Aspetta, ti aiuto! » Disse il ragazzo accorrendo ad aiutarla.
« Sono contento che ti sei ripresa! L’uomo che era con te, ora sta riposando dopo esserti stato accanto tutta la notte. Hai dormito per quattro giorni senza svegliarti. Continuavi a chiamare questo Thomas… »
Disse il ragazzo sedendosi su una sedia accanto a lei. Arya sgranò gli occhi. « Quattro giorni!? Oh no! Devo tornare a palazzo! »Urlò provando ad alzarsi, ma non per la fretta che le era venuta, bensì per il dolore che aveva provato mentre cercava di alzarsi. « Sta ferma! Non puoi muoverti da qui per un altro paio di giorni almeno! »La rimproverò il ragazzino. « Ma io devo assolutamente tornare a palazzo, a Firius! Penseranno che sono morta… » gli spiegò calmandosi un po’ per via del dolore.
« Se non fai rimarginare la ferita, non potrai più volare. » Le annunciò Tory assonnato, entrando nella stanza.
« Buongiorno signore! » Disse allegramente il ragazzo alzandosi per farlo sedere.
« Buongiorno a te Matt. Dormito bene? » Gli chiese il sarto sedendosi. Si rivolse poi ad Arya. « Ti senti meglio? Poco dopo che sei svenuta mi sono svegliato, e facendomi forza ti ho presa in spalla. Ho camminato per un bel po’.. ma per fortuna ho trovato questo piccolo villaggio. »
Arya sospirò. « « Devo tornare a Firius immediatamente o pensaranno che sono morta... » » disse ai due seria.
« Mi dispiace Arya ma non possiamo permettertelo. Hai bisogno di almeno due giorni di riposo. » replicò Tory.
« Maledizione Tory! Da quando sono fuggita non faccio altro che stare a letto a piangermi addosso! Non posso ritardare, devo tornare subito a palazzo! » replicò furiosa lei, fissandolo. Matt li guardò entrambi. « Ehm, forse una soluzione c'è! » annunciò. Arya e Tory lo guardarono allibiti, prima che la prima dicesse « E ce lo dici solo ora? ...E sarebbe? » lo incentivò a continuare. « Conosco un tizio, Lucas, che costruisce degli strani macchinari in grado di volare ad alta velocità. Solo che non li vende... » concluse tristemente. Arya scosse la testa. « Dove abita? » gli chiese decisa, prima di alzarsi. Indossava una camicia da notte leggera, e le sue ali erano completamente fasciate. Una fitta la colpì, ma non lo diede a vedere, sapendo come avrebbero reagito. « Hey dove sono i miei vestiti e la mia arma? » domandò guardandosi attorno.
Matt e Tory sospirarono, arrendendosi. « Jade sta lavando gli abiti, mentre la spada si trova dal sindaco. E' la regola del villaggio mi dispiace, ti verrà riconsegnata quando te ne andrai. »
Arya sospirò ed annuì. « Posso avere dei vestiti o vado da questo Lucas in pigiama? Forse riesco a sedurlo per farmi dare uno di questi cosi... » disse ironica. Matt le fece segno di aspettare e uscì dalla camera. « Io vado nella mia camera a riposare. Arya, cosa intendi fare con me? » chiese Tory quando rimasero soli.
« Che intendi Tory? Vorrei solo sapere se ne sai qualcosa di tutta questa storia... ed ho saputo... gli altri... »
Arya si fece triste in volto, e Tory si alzò, abbracciandola. « Non è colpa tua Arya. Ora dobbiamo pensare solo a distruggere le Brigate. Quando Vincent le aveva iniziate, erano un'organizzazione buona, contro la vecchia regina. Dovresti saperlo no? » gli chiese. Arya sorrise. « Pensavo di saperlo. Peccato che non mi sono accorta dei cambiamenti... »
Tory la guardò confusa,e la ragazza gli spiegò in poche parole cosa aveva scoperto. Già, per lui non era chissà quale notizia, ma per lei era stato disastroso. « Oh.. io pensavo voi lo sapeste! Tutti dicevano che ne eravate a conoscenza! »
Ad Arya venne davvero da ridere, ma si trattenne e scosse la testa. « Voi sapete niente riguardo alla dichiarazione di guerra? » gli chiese. « No, sono stato imprigionato quando sono tornato, sono venuto a sapere della notizia tramite il dottore... ma dubito che abbiano messo qualcosa per iscritto stavolta. Puzza di trappola, ma immagino tu lo sappia. » Arya sospirò.
In quell'istante entrò Matt accompagnato da una ragazza, anche lei alata. Arya rimase senza parole, sapeva ovviamente che ancora esistevano persone alate, ma non ne aveva incontrate. Le sue piume erano come arruffate, e corte. Sarà questa la sua particolarità? si chiese, osservandola. Matt prese parola, « Bene,... Jade questa è Arya. Arya questa è Jade. » Arya sorrise, ma l'altra ragazza parve sbiancare. Oh no, si sarà spaventata sapendo chi sono?
Matt sorrise a Tory, « Bene noi andiamo, così puoi cambiarti. Ti aspettiamo fuori. » detto questo uscirono.
« Arya... Arya Flint? » chiese Jade ancora pallida.
« Io... si... ma non sono più quella di una volta, giuro! » le disse lei come per tranquillizzarla. La ragazza però scosse la testa, mentre delle lacrime apparivano nei suoi occhi. « « Non ci credo... » » disse in un sussurro.
« Invece ti giuro che ho smesso! Ho aperto gli occhi! » Arya non sapeva come convincerla. Non voleva che la prima persona alata che incontrava la reputasse quello che ormai non era più, ovvero un'assassina a sangue freddo.
Jade singhiozzò e sorrise fra le lacrime. « Non ci credo, non ci posso credere! Arya Flint! »
Arya non sapeva più che pensare, ma Jade invece di fuggire, si avvicinò a lei e l'abbracciò (piano, attenta alle ferite).
« Ma che...? » La ragazza era davvero confusa, quindi Jade, ridendo e piangendo al tempo stesso, prese un gran respiro e parlò.
« Tu non ti ricordi di me, quando eri piccola io me ne sono andata dal nostro villaggio. Avevo conosciuto il mio futuro marito... Arya... ti ho cercato così a lungo! E poi sono venuta a sapere..l'incendio, le brigate... Arya! Arya, io sono tua sorella! » disse con un grosso sorriso, accompagnato da un altro secchio di lacrime.
Arya rimase scioccata, ma alla fine i conti tornavano. I capelli rosa, le ali bianche.... Jade...
Un flashback le affiorò alla mente.

Aveva si e no due anni, quindi era tutto molto sfocato. Era seduta a tavola, c'erano i suoi genitori che chiaccheravano.
« Jade mi ha scritto una lettera. Dice che la luna di miele è andata benissimo ed ora si sono stabiliti in un piccolo villaggio... è lontano da qui, ma ci assicura che verrà a trovarci. » disse la madre, allegramente mostrando una breve lettera al marito. « Mamma, mamma! Jade mi porterà dei giocattoli? Lucas sta bene? » chiese la piccola Arya sorridendo.


Il flashback si fece confuso. Ed Arya tornò alla realtà, ritrovandosi anche lei in lacrime a guardare Jade. « Jade!!!!!!!!!! Mi ricordo! Ora ricordo! »
Le due si abbracciarono strette. Dopo tanti anni che non si vedevano, finalmente erano riunite.
« Oh Arya! Non immagini quanto ho sofferto! » le disse Jade piangendo e tenendola stretta. « Jade, Jade! Come posso essermi scordata di te? » chiese, più a se stessa, Arya, in lacrime.
« Non preoccuparti Arya, ora siamo di nuovo insieme. Ti ricordi di Lucas? Mio marito... Ora gli chiederò di darti uno di quei cosi... non devi usare assolutamente le ali. Oh sorellina! Mentre ti vesti abbiamo tanto di cui parlare... prima di partire. » Jade sorrise e prese una busta che aveva con se, con gli abiti puliti, e rammendati alla perfezione, di Arya.
« Prima di partire? » chiese Arya confusa mentre si vestiva.
« Veniamo con te, ovvio. Non ho intenzione di perderti, e non fare storie. So cavarmela meglio di quel che sembra in combattimento. »
Arya la fissò confusa, « Ma... Lucas? » chiese confusa.
« Verrà anche lui ovvio. Io, tu e Lucas. Il giusto numero di quei... ehm, cosi. » disse Jade aiutandola a vestirsi in modo che non toccasse le ali più di tanto.
Appena finito, si diressero da Lucas.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


Dopo che Arya si fu vestita, e fece colazione, continuando a parlare con Jade, si diressero fuori dalla casupola.
Il villaggio dove abitava sua sorella era piuttosto piccolo, sperduto in mezzo alla neve e circondato da colline piene di boschi.
Nulla da ridire, un posto perfetto per una cartolina!
Le due arrivarono in una casa più grossa delle altre, ma non vi era una porta normale, bensì una specie di grande vetrata. All'interno Arya vide molti strani macchinari, con prezzi non troppo alti. Entrarono velocemente, e Jade si diresse subito al bancone iniziando a suonare il campanello. Arya intanto si guardò attorno; c'erano stranissimi oggetti che non aveva mai visto. Quel villaggio era minuscolo, ma conteneva tantissima tecnologia! Un uomo biondo, alto e sulla trentina arrivò cinque minuti dopo. Baciò Jade e le sorrise. « Arya? » disse l'uomo guardandola. Lei si avvicinò al bancone e sorrise imbarazzata. Purtroppo ricordava poco e niente della sua infanzia, Lucas poi, lo ricordava solo per nome.
« Quanto tempo è passato Arya! Come stai? » le chiese allegramente. « Beh dico che puoi vederlo da solo.. » disse con tono sarcastico la ragazza indicando le ali.
« Non preoccuparti, non preoccuparti! Possiamo partire quando vuoi, le navette sono pronte! » disse Lucas facendole segno di seguirlo. Arya ubbidì e oltrepassò la piccola porta accanto al bancone, ritrovandosi in una specie di grande magazzino in metallo.
Lucas si avvicinò a degli strani apparecchi che sembravano sedie con le eliche. « Tadaaaan! Ecco le navette. » disse indicandole, e Arya si chiese seriamente se la stesse prendendo in giro. « Ma stai scherzando? Questi aggeggi non sembrano così affidabili... » disse un pò delusa osservandoli.
Lucas però si mise a ridere. « Possono sembrare sgangherati lo so, ma sono super veloci! Arriveremo a Firius in tre o quattro ore al massimo. » annunciò allegramente battendo le mani.
La notizia rallegrò Arya, ma continuava a nutrire forti dubbi. « Posso partire subito? » gli chiese incerta. « « Puoi? Possiamo! Si certo! Va da Jade che ti aspetta a casa, deve prendere le nostre armi e partiremo. ...Niente storie, so cosa stavi per dire. » » concluse vedendo che Arya aveva aperto bocca per dirgli di non venire. « Ma è pericoloso! Dobbiamo andare in guerra! » protestò.
« Poche storie, ora vai da Jade. » rispose tranquillamente Lucas, accompagnandola alla porta principale del negozio. Arya sbuffò ed uscì, dirigendosi a casa.
Davanti all'uscio trovò Tory e Matt. « Tory cos'hai intenzione di fare tu? Resti qui? » chiese Arya all'uomo, prima di entrare. « Si signorina, credo questo posto sia abbastanza sicuro al momento. Mi ospiterà Matt. » disse tranquillo. Arya annuì, sorrise al ragazzo ed entrò in casa.
Jade era nel soggiorno, con tre bisaccie in mano, una delle quali la porse ad Arya che sorrise e ringraziò. « Jade ma Matt dove abita? » Jade sorrise, e arrossì. « Arya, Matt è mio figlio.. ha solo 16 anni. » rispose tranquillamente mentre ricontrollava il contenuto del suo zainetto. Arya la guardò confusa, ma poi ebbe un'illuminazione « Oh... Lucas è tuo marito giusto... » Arya rimase perplessa, Lucas era umano. Come poteva sua sorella convivere con l'idea che sarebbe morto?
« Senti Jade, ma Lucas è... » Jade la interruppe con un no della testa. « Lucas era umano, prima di avere un grave incidente. Ora è in parte cyborg. Ti spiego, le parti più vitali di se stesso sono controllate da macchine. Si rigenerara continuamente Jade, non invecchia. Matt non ha le ali, ma ha ereditato l'immortalità.. per fortuna. » aggiunse Jade con una nota di ringraziamento. Arya annuì. « Possiamo andare? » chiese alla sorella impazientemente. « Aspetta, ti devo controllare le ferite.. » disse Jade, lasciando poca scelta alla sorella.
Partirono un'ora dopo, sulle navette. Arya e Jade avevano i loro dubbi sulla resistenza di quei "cosi", ma appena partirono notarono che non solo erano facili da manovrare e super veloci, ma anche comodi!
I tre furono a Firius dopo tre ore e mezza. Atterrarono ai cancelli, e li lasciarono passare appena riconobbero Arya.
Furono scortati nella sala del trono, e Ether e Eden li accolsero felicemente. « Pensavamo che qualcosa fosse andato storto! » disse Ether preoccupata.
« In parte è così. Non ho scoperto nulla sull'attacco maestà, mi dispiace... » disse Arya a testa bassa. « Non ha importanza, ora devi riposare. Ma dimmi, chi sono queste persone con te Arya? » chiese Eden.
Arya sorrise e guardò la sorella. « Maestà, lasciate che vi presenti mia sorella Jade e suo marito Lucas. »
I due fecero un piccolo inchino, poi Lucas parlò. « Maestà è un onore incontrarvi, e anche servirvi. Io mi occupo di tecnologia avanzata... sapete cos'è? » chiese insicuro.
Ether rimase pensierosa, mentre Eden annuì. « Si, ma pensavano fosse una pratica arcana e dimenticata. Ci aiuterete in guerra con le vostre invenzioni? » chiese subito, speranzosa.
Lucas sorrise ed annuì. « Avrò bisogno di molti materiali per creare delle armi. »
Eden annuì e chiamò qualcuno. « Non vi dispiace mettervi subito a lavoro giusto? »
Lucas scosse la testa e sorrise gentilmente, in silenzio. Jade si avvicinò ad Arya e le sussurrò « La verità è che non vede l'ora di iniziare, ha tante idee in testa! » e rise. Lucas la guardò con un sorriso di rimprovero e poco dopo se ne andò seguendo un uomo appena arrivato. Arya si guardò intorno... dov'era Thomas?
Ether sembrò intercettare i suoi pensieri e sorrise. « Jade, se volete posso farvi accompagnare a fare un giro nel castello. »
Jade sorrise, evidentemente eccitata « Certo maestà! Ma vi prego, datemi del tu. » aggiunse tranquilla. E poco dopo anche lei se ne andò accompagnata da una cameriera.
Ether riprese il discorso. « Ci dirai cosa ti è accaduto più tardi, ora dirigiti in camera tua e riposa. Thomas è andato fuori per una missione di ispezione, tornerà più tardi. » e sorridendo, la congedò. Arya annuì e dopo un breve inchino se ne andò.
Raggiunse la sua camera, e dopo essersi messa una camicia da notte (sicuramente più comoda dei suoi vestiti), si sdraiò nel letto, attenta a non far troppa pressione sulle ali ancora doloranti.
Si addormentò senza nemmeno accorgersene, e non fece alcun sogno. Era semplicemente ancora troppo debole.
Si svegliò quando fuori era buio, perchè aveva sentito la sua porta chiudersi. Si mise seduta e si stropicciò gli occhi, appannati per il sonno.
Non ebbe però tempo di guardare davanti perchè qualcuno si sedette proprio di fronte a lei e l'abbracciò (piano). Arya si riprese, e riconobbe subito quelle braccia. Le lacrime le salirono agli occhi mentre ricambiava l'abbraccio. « Ciao amore mio.. » disse Thomas in un sussurro allontanandosi un pò per guardarla in faccia e sorridendogli.
« Avevo creduto che non ti avrei più rivisto.. » confessò Arya fra le lacrime. « Ehhh.. non puoi mica liberarti di me così facilmente, mia cara! Ma devi raccontarmi tutto ora, sono stato così in pensiero... »disse dandole un bacio sulla fronte. Arya appoggiò la testa sul suo petto e dopo un sospiro prese a raccontare tutto ciò che era accaduto.
Thomas intanto l'abbracciava e la cullava, veramente contento di averla lì. Di tanto in tanto diceva parole come "E' tutto passato, non pensarci più" oppure "Ti amo, avevo paura che fossi morta". Ed Arya era felice, felice come non mai.
Dormirono abbracciati, e stavolta Arya si che ebbe la forza di sognare.

Si trovava ancora una volta al suo vecchio villaggio, ed era in camera sua a giocare con le bambole.
Poco dopo scese, per il pranzo e si sedette a tavola. Mamma stava cucinando una buonissima minestra con i piselli e le patate e già Arya si leccava i baffi. Doveva essere squisita! « Arya va a chiamare Jade, deve essere fuori con quel, ehm...Lucas se non sbaglio. » la mamma sorrise ed Arya si alzò, uscendo.
Cercò un pò in giro e finalmente vide Jade e Lucas. Erano seduti sull'unica panchina del villaggio che parlavano fitto fitto. Arya si avvicinò sorridente e saltò in braccio a Lucas.
« Buongiorno signorina! » disse allegramente Jade arruffandole i capelli e dandole un bacio sulla guancia. « E' pronto in tavola!! » annunciò allegramente.
Lucas e Jade sorrisero e rientrarono. Arrivò anche il padre, e ora la famiglia era riunita.
Dopo il pranzo, Lucas si alzò e prese la mano di Jade che però rimase seduta. « Signor Flint, io... io vorrei il vostro permesso per sposare vostra figlia Jade. » disse tutto in un fiato, nervosissimo. Il padre fece uno sguardo severo, e rimase in silenzio a lungo.
Jade temeva che la risposta fosse negativa e già progettava una fuga....
Poi all'improvviso, lui sorrise e fece segno di andarsene. « « Si si, portatela va! Una bocca in meno da sfamare.. » » tutti si misero a ridere e Jade corse ad abbracciare il padre. Il matrimonio si celebrò in quello stesso villaggio, e la cerimonia non fu sfarzosa ma molto bella. Jade e Lucas fecero le valiggie e decisero di partire per il viaggio di nozze quella sera stessa. Arya era contenta, anche se non poteva sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che Jade avrebbe visto i genitori, e che lei avrebbe visto Jade solo molti anni dopo.


Arya si svegliò con un misto fra il triste e il felice. Era contenta di aver ritrovato Jade, ma i suoi genitori...
Thomas si svegliò a sua volta, fuori era ancora un pò buio. Dovevano essere all'incirca le cinque del mattino. Arya l'abbracciò e gli diede un bacio sulle labbra.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


L'indomani si ritrovarono tutti nella sala riunioni.
Arya era ancora dolorante, ma si stava riprendendo alla svelta grazie alle cure dei dottori del castello. E poi la guerra si avvicinava, non poteva rimanere a poltrire nel letto!
Ether prese subito la parola quando tutti furono seduti.
« Siamo qui oggi, per organizzare un piano riguardo alla guerra a cui parteciperemo fra tre settimane. »
Indicò un mucchio di fogli davanti a se, con aria insoddisfatta. « Di tutti i messaggeri che abbiamo inviato, solo la metà, ovvero sei regni, hanno risposto alla nostra richiesta d'aiuto. »
Rimase in silenzio, lasciando che Eden prendesse la parola a sua volta.
« Possiamo comunque farcela. Se le informazioni di Arya sono vere, avremo un esercito almeno doppio al loro.
Però ovviamente sembra troppo facile, anche per il semplice motivo che sono stati loro a sfidarci in campo aperto. Io davvero non capisco....
» concluse in un sussurro.
« Si, sicuramente hanno qualcosa in mente. » commentò Jade.
« Però possiamo farcela, qualsiasi sorpresa stanno progettando per noi. Il doppio dei soldati è pur sempre qualcosa. E poi avremo la tecnologia di mio marito Lucas ad aiutarci. » concluse con un sorriso rivolto all'uomo.
Arya osservò lo scambio di sguardi in silenzio, e intanto si sentiva osservata e spostando lo sguardo, notò che Thomas la guardava.
« Tutto okay? » gli sussurrò mentre le sovrane riprendevano a parlare di strategie per la guerra.
« Si. Non permetterò a questa guerra di dividerci. Lotterò con tutte le mie forze per tornare vivo. » rispose il ragazzo sottovoce, prendendole una mano e stringendola delicatamente. Arya sorrise, ricacciando il pensiero che lui sarebbe comunque morto di vecchiaia in un angolo lontano della sua mente.
La riunione continuò così, e alla fine, dopo tre ore di strategie e dubbi, sembravano aver messo a punto un buon piano.
Ci sarebbe stato un esercito "centrale" composto da un numero pari a quello nemico, a cui avrebbero preso parte Arya e Thomas, che sarebbe andato direttamente contro le Brigate Nere.
E poi ci sarebbe stato un esercito "a sorpresa" che li avrebbe affiancati dopo l'eventuale sorpresa da parte dei nemici. Lucas e Jade sarebbero stati in quest'esercito con i loro macchingegni.
« Ieri avete visto le risorse di cui siete a disposizione, vi bastano? » chiese Ether a Lucas, prima di chiudere la riunione.
« Si, sono sufficienti maestà. » rispose lui educatamente.
« Lucas ama il suo lavoro vero? » chiese sottovoce Arya alla sorella, che sorrise ed annuì.
« La verità, anche se non lo ammetterà mai, è che vuole vendicarsi delle Brigate per averti tenuta così a lungo lontana da noi e beh... per tutte le pene che hai dovuto passare dopo aver deciso di salvare Lynn e Tory. » rispose la sorella, guardando con ammirazione l'uomo che amava.
Arya arrossì, sapeva che Lucas le voleva bene come una sorellina, e le dispiaceva non ricordare così tanto di lui, ma era sicura che sarebbe riuscita a ricambiare.
« C'è solo una cosa di cui avremmo bisogno, se possibile, » stava intanto dicendo lui alle sovrane « « si tratta di Adamantio. Si può trovare nelle caverne della città Yveleyn. Sapete, l'ultima città angelica ancora esistente... anche se in rovina. Non me ne serve molto, una manciata sarebbe l'ideale... » » disse con tono grave.
Eden sospirò. « Sapete bene Lucas, che l'unico modo per raggiungere quella città è in volo. Ed anche se si raggiunge, non è detto che i suoi cittadini ci concederanno l'Adamantio così facilmente anche se è un quantitativo ridotto. » disse portando lo sguardo fuori dalla finestra, al cielo.
« Yveleyn? » chiese Arya cascando dalle nuvole. Conosceva quella città, ma non c'era mai andata.
« Si, Arya. Molti angeli l'hanno abbandonata per via del regime troppo ristretto che vige. Sai, nessun rapporto con le altre creature, e cose del genere...
Ormai ci saranno si e no una decina di persone in quella "città", o forse dovrei dire santuario, visto che tranne per l'edificio principale il resto sono rovine...
» le spiegò la sorella. Ma erano cose che comunque Arya già sapeva.
Non era mai andata in quella città perchè c'era qualcosa di sbagliato in essa, come se nel più profondo del suo cuore avesse paura di andarci.
« So benissimo che probabilmente diranno di no, ma forse, se riuscissimo a convincerli in qualche modo.... oppure rubarla, se necessario. Ho davvero bisogno di quell'adamantio. » insistette Lucas determinato a non accettare un no come risposta.
Eden guardò Jade ed Arya. « Gli unici in grado di andare in quella città, gli unici di cui mi fido, siete voi due e Sir Flurrent, ma - » continuò guardando Flurrent in modo che non replicasse, visto che aveva già aperto bocca « - sir Flurrent mi serve qui per mandare avanti i preparativi per l'esercito. Quindi sta a voi, se vi sentite di far questo tentativo potete farlo. L'importante è che non vi mettiate nei guai e che torniate entro due settimane. La riunione è terminata. » concluse, voltando i tacchi ed andandosene seguita da Ether, Sir Flurrent e il conte Bacham.
Nella stanza rimasero Thomas, Lucas, Jade ed Arya, che si guardarono in silenzio per un pò.
Fu Thomas a rompere il silenzio. « A cosa ti serve l'Adamantio? » chiese a Lucas, incrociando le braccia scettico.
« Un'arma segreta da usare in caso di bisogno. » rispose lui. « Se vuoi, puoi affiancarmi nella sua costruzione. Non ho segreti. » gli disse, cercando di convincerlo che era qualcosa di utile.
« E' pericolosa questa Yveleyn? » chiese guardando Jade preoccupato. « E poi Arya non può ancora volare. »
Jade lo guardò, e scosse la testa.
« Yveleyn non è pericolosa per gli angeli. Alla fine dei conti è un santuario, un tempio dove si può liberamente andare a pregare. Liberamente per noi, ovviamente. » spiegò. « Però hai ragione, Arya non può ancora volare. »
La ragazza sbuffò. « Posso usare una navetta. »
Jade rise « « Ad Yveleyn non ti lascerebbero atterrare, odiano tutto ciò che non sia "angelico". Posso andare da sola però. » » aggiunse, guardando Lucas per guardare la sua reazione.
Ovviamente l'uomo non fu contento della proposta, ma aveva davvero bisogno di quel materiale. Sentiva che qualcosa di brutto sarebbe accaduto nelle pianure del Nulla e voleva aver qualcosa con cui potersi difendere. Alla fine decisero che Jade sarebbe andata da sola -nonostante le proteste della sorella- e quindi se ne andarono da quella sala. Thomas e Lucas si congedarono andando ad iniziare i preparativi per la così detta Super Arma, e le ragazze tornarono in camera.
« Ma io voglio venire! » insistette Arya, sedendosi sul suo letto e guardando la sorella con sguardo assassino.
« Sei debole, non puoi volare. » la rimproverò Jade, sedendosi accanto a lei e prendendole una ciocca dei capelli, iniziando a pettinarli con una spazzola.
Aveva preso quel vizio da quando l'aveva ritrovata e niente e nessuno l'avrebbero fermata dal farlo ogni santa volta che erano da sole!
« Io sto bene ora! E poi Yveleyn, nonostante sia sospesa nell'aria, non è così alta! Saranno si e no cinque minuti di volo. Posso farcela! » insistette, voltandosi e prendendole le mani.
« No, Arya. » rispose secca la sorella, alzandosi e prendendo la borsa a tracolla che aveva portato con se dal villaggio. « Vado da Lucas, ti serve niente? » chiese, cambiando discorso.
Arya andò ad affacciarsi alla finestra, rifiutandosi di risponderle.
Jade si avvicinò alla porta e l'aprì. « Arya, lo faccio per il tuo bene. Quel luogo... ha un'atmosfera che farebbe venire i brividi a chiunque. Sarà per colpa delle rovine e dell'adamantio, non so, ma è meglio se vado da sola. E tu sei ancora debole. » le ripetè per l'ultima volta, prima di uscire e chiudere la porta alle sue spalle.
Arya si voltò a guardare la porta. Ancora una volta, avrebbe agito di testa sua.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


Fu così che Arya partì da sola verso Yveleyn, rubando una delle navette di Lucas e non portando molto con se, se non qualche provvista.
Yveleyn non era distante dal castello, ma questo però non perchè fosse in una zona vicina ad esso, ma, sparsi in giro per il continente, vi erano vari "vortici" connessi ad essa fra le nuvole.
Per esempio, ve ne era uno vicino a Firius, uno vicino alla sua ex base principale, e uno anche là.
Il problema era che questi vortici erano davvero molto alti, quasi alla fine dell'atmosfera terrestre, per questo solo creature alate riuscivano a raggiungerli.
Quando Arya arrivò praticamente sotto al vortice, due ore dopo, lasciò la navetta incustodita e si mise a srotolare le ali dalle bende; ciò le procurò un leggero fastidio, ma non dolore.
Provò a sgranchirle sbattendole lentamente, e notò soddisfatta che non facevano male.
Ce la posso fare! pensò facendosi coraggio, prima di spiccare il volo e volare sempre più alta.
Non voleva andare piano, doveva sbrigarsi, forse Jade e gli altri si erano già accorti della sua assenza, oppure non ancora.
Con tutti questi pensieri in mente, iniziò a sentirsi mancare l'aria; era altissima e aveva anche superato le nuvole, però in compenso si intravedeva il vortice blu che l'avrebbe condotta ad Yveleyn.
Un ultimo sforzo. pensò prendendo aria, perchè sapeva che a qualche centimetro da esso non ce ne sarebbe stata.
Ed infatti, sentì le forze mancarle e fu solo grazie alla determinazione se riuscì ad entrare nel vortice, prima di essere avvolta dal buio più totale.
Durò forse cinque minuti, forse un'ora, ma quando uscì dal tunnel si ritrovò esattamente sopra le rovine di Yveleyn.
Atterrò esattamente davanti al portone di quello che sembrava l'edificio principale, capendo da sola che doveva essere il santuario di preghiera.
L'atmosfera era in un certo senso tesa, e c'era davvero troppo silenzio.
Entrò lentamente nell'edificio, sentendo come dei cori di preghiera provenire dal suo interno.
Vide almeno sei angeli, con dei mantelli bianchi e le ali celesti, inginocchiati davanti alla statua di quella che doveva essere da loro considerata una divinità sopra le altre. Arya dal canto suo non aveva mai creduto in niente che non fossero cose solidamente "reali", che poteva verificare.
Entrò lentamente, silenziosa, ma per quanto fosse agile, sembrò che gli altri angeli l'avessero sentita. Infatti interruppero le preghiere e si voltarono quasi contemporaneamente a fissarla.
Arya sentì dei brividi correrle lungo la schiena, ma era sicura che non fosse paura!
Uno di loro fece solo un passo in avanti ed abbassò il cappuccio, rivelando un uomo anziano dai capelli castani ed ondulati. Fu lui a parlare per primo.
« Benvenuta ad Yveleyn, sorella. Siete qui per pregare? » chiese con voce profonda che quasi incantò la ragazza, che deglutì e scosse la testa piano.
« Io... sono qui perchè ho bisogno di un pò di adamantio. Si trova nei tunnel sotterranei della vostra città. » spiegò, sperando che bastasse.
« A cosa ti serve l'Adamantio? » le chiese, con voce neutrale, l'uomo.
« C'è... avverrà una guerra fra tre settimane. L'esercito imperiale contro le Brigate Nere. L'adamantio ci serve per costruire un'arma. » spiegò, anche se si sentiva veramente a disagio.
« Se è per costruire un'arma, allora mi dispiace, ma indifferentemente se siete nemici o amici, non vi daremo quel che chiedete. » rispose impassibile l'uomo, unendo le mani e scuotendo leggermente la testa.
« Mi dispiace, ma io ho bisogno dell'adamantio. Con o senza il vostro permesso. » insistette Arya, abituata ad ottenere sempre quello che voleva. E visto che si trattava di una cosa così importante, non si sarebbe arresa. Nemmeno in quella città che sembrava così minacciosa e sacra al tempo stesso.
« E allora non sei la benvenuta qui, perchè non avrai quello che ci chiedi. Nemmeno se fosse un granello della sua polvere. » rispose l'uomo, allargando un braccio a mostrarle l'uscita.
La ragazza uscì, ma non andò via; piuttosto si mise a girare per le vie di Yveleyn, cercando un'entrata che la conducesse tunnel dove si trovava l'adamantio.
Si sentiva osservata, ma quando cercava di captare l'aura, i passi, i respiri o qualsiasi cosa che le indicasse la presenza di qualcun altro, si doveva ricredere perchè non c'era nulla.
Alla fine si sedette esausta su una panchina in rovina ed evitò anche solo di guardare le ali che le facevano nuovamente male.
Ed ecco che sentì di nuovo d'essere osservata. « Basta, vieni fuori. » disse a voce non troppo alta, anche se era sicura che chiunque la stesse osservando l'aveva sentita.
Ed infatti, dietro di lei c'era un'altro di quegli angeli incappucciati di bianco.
« State male? » le chiese la voce di un ragazzo, da sotto il cappuccio, in modo molto formale.
Arya si voltò sorpresa a guardare la figura che ora le si era avvicinata e stava tirando fuori qualcosa da una sacca che portava a tracollo.
Arya si alzò e fece qualche passo indietro. « Sto bene. Chi sei? »
Il ragazzo abbassò il cappuccio, e lei potè finalmente vedere il suo viso. Aveva corti capelli castani ed occhi verdi.
« Il mio nome è Matthew. » rispose, finalmente tirando fuori una boccetta di quella che sembrava acqua cristallina. « Hai una ferita alle ali, lascia che ti aiuti. » le suggerì porgendole una mano.
Arya lo guardò diffidente, ma le ali le iniziavano a far nuovamente male, forse per lo sforzo che aveva fatto per raggiungere il tunnel.
« No grazie. » rispose fredda, allontanandosi da lui, che però la seguì.
« Non stai bene, devi lasciare che ti curi. Non ti farò nulla! Devo solo versarti un pò di questa pozione.. » le spiegò lui senza arrendersi.
Arya si voltò verso di lui e gli puntò la spada contro (era l'unica cosa che aveva preso oltre allo zaino con le provviste).
« Non ho bisogno del tuo aiuto. Per quanto ne so, potrebbe essere veleno. »
Matthew alzò le mani in segno di resa. « Come vuoi. Se hai bisogno, siamo nel santuario. » rispose prima di voltarsi e volare via.
Arya, che finalmente si sentiva davvero sola, riprese la ricerca di un punto d'accesso alle gallerie, che però non portò a risultati.
Ormai si erano sicuramente accorti della sua scomparsa, che fare?
Iniziò automaticamente a camminare verso il punto da cui era uscita dal tunnel e quando vi fu sotto, alzò lo sguardo per guardarlo.
Con orrore notò che si stava chiudendo, perchè?
Spiccò il volo per raggiungerlo, ma nonostante volasse veloce, appena fu a qualche metro da esso, quello si era chiuso, lasciando solo un alone blu.
Arya, provata per lo sforzo di dover volare con le ali doloranti, e per la mancanza d'ossigeno, ebbe un giramento di testa che le fece perdere del tutto le forze ed iniziò a precipitare.
Ad un certo punto non capì più molto, ma si sentì presa in braccio da qualcuno.
« Va tutto bene, sei al sicuro. Tutto andrà per il meglio. » le disse una voce femminile, prima che sprofondasse nell'oblio.
Quando si svegliò, si ritrovò in un letto, in una stanza che non conosceva.
Si mise seduta di scatto, ma urlò dal dolore perchè nel torpore si era dimenticata delle ali.
Fu raggiunta subito da due angeli dal mantello bianco, solo che non erano incappucciate stavolta.
Una aveva lunghi capelli neri e lisci e lunghi, l'altra rossi e corti.
« Non muoverti! » le ordinarono avvicinandosi a lei. « Non ti abbiamo ancora messo la pozione, non preoccuparti passerà prestissimo ora. » disse la donna dai capelli neri, togliendo il tappo da quella che sembrava la stessa boccetta che Matthew aveva provato a farle usare.
« Io non la voglio quella roba! » protestò lei, ma con scarso successo. Il liquido trasparente le scivolò veloce sulla ferita, provocando un leggero pizzicorio che però non le fece male. La ferita si richiuse quasi istantaneamente ed Arya la fissò ad occhi sgranati.
« Co..cos'era? » chiese sorpresa.
« Lacrime della Dea. » rispose la donna dai capelli rossi.
« Chi siete voi? » chiese ancora, quasi automaticamente.
« Siamo come te, semplicemente angeli che seguono un Credo in particolare. Nulla di speciale. »
In quel momento bussarono alla porta, e Arya vide Matthew, l'uomo che le aveva rifiutato l'Adamantio, ed altri due uomini che non conosceva.
Si voltò verso le uniche due donne « Chi di voi mi ha salvata prima? » chiese loro. Le donne si guardarono confuse e scossero la testa. « Noi non sappiamo nemmeno cosa ti sia successo, ti abbiamo trovata davanti alla porta del santuario. » spiegò lei la donna dai capelli corvini.
Arya scosse la testa. « Non è possibile, ho sentito la voce di una donna prima di svenire, non me la sono immaginata. » replicò insistente.
Tutti rimasero sorpresi ed un gran brusio si levò per la stanza, senza che Arya riuscisse davvero a capire qualcosa.
« Hey! Non sto capendo niente! » sbottò alla fine, prima che le fosse venuto anche il mal di testa.
« La Dea ti ha parlato! Significa che forse abbiamo sbagliato ... forse dobbiamo darti davvero l'adamantio!... » replicò l'uomo che prima le aveva negato quella sostanza.
« Ma di che stai parlando, quale Dea... era reale... » disse scettica la ragazza, che però sembrò completamente ignorata.
Solo Matthew la guardò e le si avvicinò.
« Quanto Adamantio ti serve? » le chiese.
Arya lo guardò stupita. « Come? Posso averlo? » chiese confusa, prima che lui le annuisse.
« M-me ne serve poco, giusto un pugno... » disse, sebbene non capiva se la stesse prendendo in giro o cosa; ma il ragazzo semplicemente annuì ed uscì dalla stanza. Gli altri angeli si ricomposero e fu l'uomo anziano dai capelli castani a parlarle.
« Come hai ben capito, avrai il tuo Adamantio. Il problema è che al momento tutti i tunnel sono chiusi, e lo resteranno per una settimana. Non potrai abbandonare Yveleyn per questo lasso di tempo. » le spiegò.
« State scherzando? » chiese loro la ragazza confusa. Voleva tornare al castello dopo aver preso l'adamantio!
« E' così che funziona qui. Ogni sei mesi i tunnel si chiudono per una settimana... o due... beh raramente anche tre... » disse incerto l'uomo, forse per la prima volta un pò preoccupato nel vedere lo sguardo di Arya, che alla parola "tre" gli aveva rivolto uno sguardo assassino.
« Non posso restare qui così a lungo! Devo tornare al castello! »
L'uomo fece un mezzo inchino. « Purtroppo questo non dipende da noi! Per favore usufruisca di questa stanza per tutto il tempo della sua permanenza. Sia fiduciosa, e vedrà che fra una settimana il tunnel si riaprirà! Ora riposi. Matthew le porterà l'adamantio quando l'avrà preso. »
Tutti gli angeli uscirono dalla stanza, lasciando Arya sola e confusa.
Se fossero passate tre settimane, la guerra sarebbe iniziata.
Ma mentre girava per cercare una galleria, aveva notato che attorno ad Yveleyn si stava formando una specie di uragano. Solo che non immaginava che anche i tunnel si sarebbero chiusi di li a poco!
Insomma, non poteva andar via semplicemente volando, nè poteva usare i tunnel. Era bloccata in quello stupido santuario dedicato ad una dea che a quanto pare le aveva anche parlato! Quale onore...!
Sono nei guai... pensò con un sospiro prima di abbandonare la testa sul cuscino. Aveva bisogno di trovare una soluzione...

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


Salve a tutti! Vi chiedo scusa per la lunghissima assenza. Si parla di anni, addirittura. Ogni volta che leggevo la storia provavo a finirla ma, pur avendo idea di come concluderla, non riuscivo a mettere nero su bianco. Stavolta mi sono intestardita e voglio farlo.
Come noterete, lo stile è cambiato parecchio. Vi chiedo scusa se non è di vostro gradimento, ma non posso fare altrimenti visto che non riesco proprio nell'altro modo.
Buona lettura, e non dimenticatevi di recensire.
(Apprezzo gli "stupenda" e via dicendo, ma se poteste spendere un paio di minuti in più e lasciare anche qualche critica per migliorarmi, ve ne sarei grata)


La giornata passa troppo lentamente per i suoi gusti.
Arya si è stancata di rimanere a letto in attesa del ritorno di Matthew con l'Adamantio. Si alza, poco prima di cena, sgranchisce le gambe e prova a muovere le ali, notando con sorpresa di non provare alcun dolore.
La ferita si è rimarginata dopo che le hanno versato addosso quel liquido cristallino che a lei è sembrato tanto sospetto: evidentemente aveva ragione, ma aveva sbagliato a pensare fosse veleno.
L'angelo si avvicina alla finestra e guarda fuori dalla stessa: nessun tunnel in vista, e probabilmente l'idea di volar giù è da scartare. Non saprebbe dire dove si ritroverebbe se lo facesse.
Improvvisamente, qualcuno bussa alla porta e lei va ad aprire. Matthew.
Lascia entrare l'angelo ed incrocia le braccia, quindi, guardandolo sempre con sospetto.

« Ti ho portato l'Adamantio e la cena. »

Le dice, ignorando evidentemente comportamento ostile di Arya. Il giovane appoggia quindi un vassoio sulla scrivania poco lontana dal letto, e poi fruga in una tasca tirandone fuori un sacchetto rosso in velluto.
Quest'ultimo lo porge poi ad Arya.

« Controlla pure, ma dovrebbe essere più che sufficiente. »

Le spiega, gentile, attendendo che lei lo faccia. Neanche a dirlo, la ragazza apre subito il sacchetto e versa parte del contenuto sul palmo della mano destra. E' decisamente di più di quel che serviva a Lucas.
Arya rimette l'adamantio a posto ed annuisce, guardando poi la cena. Ha fame, ma non si fida ancora di quelle persone: perchè dovrebbe? Prima erano tanto restie a darle l'Adamantio e poi improvvisamente erano diventati amiconi. Davvero le parole di una fantomatica Dea avevano cambiato così tanto la loro opinione su di lei?

« Un grazie sarebbe stato ben accetto e... no, non è avvelenata, puoi mangiare. »

Dice Matthew, prima di sospirare ed avvicinarsi alla porta. Si volta un attimo verso la ragazza, prima di uscire.

« Domani ti vengo a prendere per fare un giro delle rovine. Visto che non puoi andare da nessuna parte, tanto vale provare a soddisfare un po' la tua curiosità, no? »

Chiede amichevole, prima di far un cenno con il capo a mo' di saluto ed uscire. Arya resta lì, senza rispondergli. Quand'è uscito, si avvicina guardinga al vassoio e prova a capire dal profumo dei cibi se questi sono stati in qualche modo contaminati da qualcosa. Quindi assaggia un pezzettino di ogni cosa.
Appena capisce che è sicuro, mangia tutto. Aveva davvero fame, infondo. Matthew le dà sui nervi almeno quanto Thomas i primi tempi che lo conosceva. Non sa perchè, ma è così.
L'indomani lo segue per il tour promesso, restando in silenzio mentre l'angelo le spiega un po' tutta la storia di Yvelein.

La città era nata secoli prima, e non da subito era un pezzo di terra fluttuante. Si trattava di un'isola con un fiorente commercio in metalli. Era però anche famosa per vari miracoli che si diceva fossero opera di una Dea scesa in terra per aiutarli contro un'imminente catastrofe. Nessuno aveva mai visto la Dea, fatta eccezione per una cerchia ristretta di credenti. La catastrofe, però, avvenì davvero: un grosso tsunami stava per immergere l'isola, quando questa improvvisamente aveva preso a fluttuare e si era elevata ben sopra il livello del mare e dell'onda in arrivo. Molti commercianti e famiglie a quel punto avevano deciso di abbandonare Yvelein perchè il commercio sembrava destinato a morire a causa della difficoltà di far attraccare navi volanti all'isola; non solo per la posizione della stessa, ma anche perchè i fedeli della Dea cominciavano a vedere di malocchio chiunque non fosse lì per pregare la loro divinità salvatrice. Così, velocemente, la città era morta. I secoli poi erano passati, molti edifici erano caduti in rovina, molti fedeli avevano abbandonato la fede; gli unici rimasti, erano un gruppo di angeli.

« ...Ti rendi conto che raccontarmi la vostra storia non mi sta di certo aiutando a vedervi di buon'occhio? Siete stati egoisti e chiusi come una setta, non è di certo un complimento. »

Commenta Arya, quando Matthew sembra aver finito il proprio racconto. Questi ridacchia, facendo poi spallucce prima di scavalcare un grosso masso per proseguire.

« Ti ho raccontato la verità. Non vedo perchè nascondere le parti più scomode. Noi siamo qui perchè crediamo in questa Dea e, permettimi, i macchinari inventati dalla nuova cultura li troviamo inutili e barbari. Così come la guerra, del resto. »

Arya scavalca il masso a sua volta, mentre i due si addentrano in una palazzina semi distrutta e proseguono su per le scale raggiungendo il secondo piano della stessa.

« Questo era un ospedale. Si dice che la Dea sia apparsa per la prima volta qui, salvando una bambina affetta da una grave malattia. »

Spiega Matthew, avvicinandosi ad una porta ed aprendola: all'interno, a differenza di quel che pensava Arya, è tutto molto pulito. Si vede che lo curano in continuazione, ma non solo: svariate candele accese e colorate sono sparse qua e là, creando un meraviglioso gioco di luci.

« Kyle ti ha invitata a pranzo con tutti noi, oggi. »

Le annuncia mentre lei è ancora presa dalle luci e dalla stanza, come rapita. Annuisce distrattamente, infatti, prima di capire veramente ciò che le è stato detto. Matthew però coglie al volo la palla, facendo battere le mani una singola volta.

« Ottimo! »

La ragazza sospira, ma non si tira indietro. Se davvero deve stare lì una settimana, probabilmente provare a parlare con i tipi non è una brutta idea. Non che le dispiaccia troppo la solitudine, ma... Da quando ha lasciato le Brigate, qualcosa in lei è cambiato. Ritrovarsi da sola ora la intristisce, forse perchè ha fin troppo tempo per pensare al passato. Così trascorre il pranzo con gli addetti al culto di quella misteriosa Dea. Scopre, con sua sorpresa, che sono molto più cordiali ed aperti di quanto pensasse. Certo, sono stati chiari riguardo a guerra, armi, e qualsiasi "marchingegno diabolico" creato, ma per il resto non le sembrano troppo diversi da comuni persone. Hanno interessi diversi, gusti diversi in quanto a cibo e vestiario. Interessanti modi di passare il tempo, come balli e feste e serate passate a guardare le stelle o suonare strumenti.
I giorni passano, ed Arya comincia a sentirsi parte di loro. Sa che non si tratta di uno strano piano per tenerla lì, perchè ogni giorno controlla se i tunnel sono stati in qualche modo manomessi o nascosti, ma ogni giorno puntualmente non trova niente. Lì non c'è niente, loro non nascondono niente e non le impediscono di fare le sue ricerche. Un giorno Kyle le chiede persino se vuole una mano, ma lei gentilmente rifiuta.
La vera sorpresa è Matthew. Il rapporto con il ragazzo migliora e si fanno più vicini, anche se lei gli confessa da subito di avere una relazione con un umano e lui ricambia con la confessione di aver provato per lei qualcosa da subito, ma ha deciso di rispettare la sua relazione con l'altro.
Il dubbio si insinua in lei però, come un serpente silenzioso.
Thomas è umano, morirà. Matthew è un angelo, è immortale come lei, e potrebbero vivere felici per sempre. Ogni giorno che passa, si avvicina sempre più all'angelo e si allontana sempre di più da Thomas.
La prima settimana passa ma i tunnel non si riaprono.
La seconda settimana scorre altrettanto velocemente, e lei ha smesso di controllarne l'apertura. Ha smesso di pensare a casa decidendo di godersi il tempo che potrà passare lì, in compagnia di così tanti suoi simili.
A metà della terza, però, la realtà la colpisce forte come uno schiaffo: la guerra è ormai alle porte e lei è bloccata lì. Le persone che ama rischieranno di morire e lei non potrà aiutarle se non si riapriranno i varchi.
Il sesto giorno, un giorno prima della guerra, è così nervosa da decidere di evitare chiunque.
All'alba del settimo giorno vola sul tetto dell'Ospedale in rovina ed entra dalla finestra nella stanza delle candele, trovandola vuota.

Non sa perchè è lì.
Non sa perchè sta per fare quello che sta per fare, ma...

« Dea, ti prego, non lasciare che combattano senza di me. »

...si ritrova a pregare, sinceramente, che quella Dea che l'ha salvata ora l'ascolti.
Sfiora una candela, mentre pensa a Thomas: morirà, mentre lei è bloccata lì? Morirà pensando a lei, da solo, mentre lei ha quasi ceduto all'idea di poter avere un amore eterno con Matthew? Se accadesse, Arya non potrebbe mai perdonarselo. Ama Thomas, solo lui.
Vuole bene a quelle persone ed ha scoperto che Yvelein è davvero una bella città... ma lei non appartiene a quel posto, lei deve tornare a casa. Da sua sorella, da suo cognato. Da Thomas, da Lyin.
Improvvisamente, un bagliore attira il suo sguardo. Si volta in direzione dello specchio, dove crede di aver visto una sagoma estranea, ma... non c'è niente. Solo il suo riflesso.
Passa qualche attimo a guardarsi, quando Matthew apre la porta, respirando affannato come se avesse corso.

« Si sono riaperti! I vortici sono aperti! »

Le dice, con il fiatone, porgendole il sacchetto rosso che lei aveva lasciato in camera. Arya lo prende e scatta, volando fuori a tutta velocità. E' vero, i vortici sono aperti, compreso quello da cui è arrivata lei, anche se è un altro quello che attraverserà per raggiungere i propri amici nelle Pianure del Nulla.
Kyle e tutti la stanno attendendo già al bordo dell'isola; sono tutti in pigiama, molti ancora assonnati. Si avvicina loro, il capo prende parola.

« Puoi tornare a casa, Arya. E' stato davvero un piacere averti con noi. »

Le dice, con tono affettuoso, allargando le braccia verso di lei. La ragazza non resiste, ricambia l'abbraccio dell'uomo che per tre settimane le ha fatto da mentore. Le ha spiegato molte cose sugli angeli, non solo su Yvelein. Cose che non sapeva di sé stessa.

« Se vorrai tornare, sarai sempre la benvenuta. »

Le dice, prima di sciogliere l'abbraccio. Velocemente tutti si avvicinano a lei per avere un abbraccio a loro volta, e lei li ricambia tutti nonostante la fretta la stia facendo agitare. Matthew è l'ultimo.

« Beh, direi che è ora di andare, per te. »

Dice, cercando di non lasciar trasparire la tristezza nella sua voce. Intanto gli altri si allontanano, lasciandoli da soli.

« E' stato piacevole passare tutto questo tempo insieme, Matt. »

Gli risponde lei, sorridendogli. Le si stringe il cuore all'idea di lasciarlo, ma al tempo stesso lei ama Thomas, vuole e deve tornare da lui al più presto. Matthew annuisce, sorridendo un po' più di prima. Le si avvicina, per abbracciarla. Si stringono per un po', lui sembra incapace di lasciarla andare così è lei a mettere fine al contatto.

« Sta attenta. »

Le dice, prima di avvicinarlesi. Lei è quasi pronta a spingerlo via, ma Matthew semplicemente le dà un bacio sulla fronte e poi si volta, allontanandosi. Arya resta qualche secondo ferma lì ad osservarlo.
Ma deve andare.
Spicca il volo un attimo dopo, utilizza le tecniche che Kyle le ha insegnato per sfruttare al meglio le correnti d'aria presenti e raggiungere il vortice più velocemente e con meno fatica.
Trattiene il fiato quando sente che l'aria si fa più fredda e comincia a scarseggiare.
E' un attimo, il vortice la inghiotte. Quello dopo, si ritrova su una lunga distesa di terra: le pianure. In lontananza, vede due schieramenti. E' iniziata.
Sbatte le ali velocemente per riprendere quota, poi vola più velocemente possibile in direzione della battaglia.
Il sacchetto è ben legato alla cintura della gonna, la spada è impugnata stretta con la mancina.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


Arya sta volando così veloce che il vento gelido sembra quasi tagliarle il viso, ma non le importa.
Da quanto tempo è iniziata la battaglia? Quanti di loro sono morti? Quanti nemici sono presenti?
Sente il rumore delle armi che cozzano fra loro, dei cannoni che esplodono. Non è abbastanza vicina, ancora, per vedere niente di preciso. Sono tutti mescolati, un'indistinta chiazza confusa.
Vola più veloce, e poi ancora di più. Non ce la fa più ma non le importa, deve sbrigarsi.
Appena è abbastanza vicina da riconoscere gli schieramenti, ha un tuffo al cuore: perchè i nemici sono così tanti e loro così pochi? Cos'è accaduto che non sa?
Atterra fra gli amici quando finalmente riesce a raggiungerli. Qualcuno la riconosce e le urla di raggiungere Lucas, indicandole dove si trova. Questi è su una collinetta, in compagnia di un grosso cannone. O almeno così sembra.

« Arya! »

Esclama, avvicinandolesi e stringendola a sé.
...E dire che si aspettava la ramanzina.

« Stai bene, grazie al cielo! Appena sei sparita abbiamo capito che eri andata da sola, così abbiamo provato a raggiungerti, ma il varco era chiuso! »

La ragazza annuisce, distrattamente, prima di armeggiare con il sacchetto legato alla cinta per toglierlo e cederlo poi all'inventore.

« L'Adamantio. »

Spiega semplicemente, guardandosi intorno.

« Dov'è Jade? Dov'è Thomas? Perchè siamo così tanto in svantaggio, che sta succedendo? »

E' nervosa, non capisce come sia potuto succedere. Il loro numero era maggiore, perchè improvvisamente sembravano così pochi?

« Le Brigate... no, Damian, ha stretto alleanze con più creature di quel che pensassimo. I troll delle montagne ed i lupi delle Foreste Selvagge, per esempio. Sono esseri spregevoli, hanno accettato per il semplice gusto di venire a farci a pezzi. Ma non fa niente! Con questo metallo riusciremo a pareggiare i conti! »

Arya lascia che Lucas si dedichi all'arma, mentre prende a cercare Jade o Thomas. Incrocia la chioma della sorella mentre si avvia verso gli attaccanti della seconda fila. Impugna una balestra e sta caricando una freccia proprio in quel momento. Appena la vede, corre per raggiungerla.

« Arya, grazie ai Cieli stai bene! »

Esclama, abbracciandola un po' frettolosamente.

« Sì, ho già consegnato l'adamantio a Lucas e mi ha spiegato delle creature. Come procede la guerra? »

Jade annuisce distrattamente prima di indicare i diversi fronti su cui sono impegnati.

« Le creature ci hanno attaccati a Nord. Eden sta lottando a Est contro Damian ed i suoi, mentre Ether è ad Ovest contro altre truppe nemiche. Per fortuna a Sud siamo liberi, ma abbiamo tenuto comunque un drappello di uomini lì per guardarci le spalle. »

Spiega Jade, prima di rimanere in silenzio e spostarsi di qualche metro a destra per tornare a mirare e colpire uno dei nemici che si stava pericolosamente avvicinando, mirando al ginocchio dello stesso.

« E Thomas? »

Sa che non dovrebbe stare lì a chiacchierare, ma non può farne a meno visto che è appena arrivata e deve capire come sono messi.

« Non lo so, non lo vedo dall'inizio della battaglia. Buona fortuna, sorellina. »

Dice poi Jade, prima di allontanarsi definitivamente. Del resto la battaglia andava combattuta da qualcuno, e lei non poteva perdere più tempo di quanto ne aveva già perso.
Arya si mette in moto a sua volta. Per quanto vorrebbe cercare il ragazzo, sa che non può permettersi di sottrarsi alla lotta ancora per molto. Il suo obbiettivo non sono quelle creature, però, ma Damian.
Si dirige dunque ad Est, tornando a volare veloce. Quando vede Fay sgozzare una donna con un sorriso malvagio stampato in viso, decide di cambiare i propri piani iniziali e le atterra di fronte.

« FAY! »

Urla, correndole incontro ma fermandosi a distanza di sicurezza. Fay usa una lancia ed un pugnale per lottare, Arya lo ricorda bene. Credeva fosse un'incapace con entrambe, ma semplicemente fingeva.

« Ooooh! Aryetta! »

La saluta la nemica, allegramente. Arya si chiede cos'ha sbagliato, con lei. Non capisce cosa possa aver mai fatto di male per meritarsi il suo odio, visto quanto pensava fossero unite.
L'angelo si ferma a quattro metri da lei. Spada retta con entrambe le mani pronta ad usarla per difendersi, gambe leggermente piegate e pronta a scattare.

« Fay, arrenditi e non ti farò del male. »

Le parole pronunciate divertono la nemica in maniera forse un po' esagerata. La guarda, uno sguardo carico d'odio, ed un attimo dopo è partita a tutta velocità. Tenta un affondo contro Arya, ma l'angelo riesce a schivare in tempo e farsi di lato. Si china sul terreno, poi scatta verso l'alto e tenta un montante diretto allo stomaco di Fay, ma questa è altrettanto veloce e si tira indietro, facendo girare la lancia per colpire con l'asta Arya.
La prende ad una guancia, la botta fa male ma non ha nessun taglio.
Poggia la mano libera sull'asta che l'ha appena colpita e tira verso di sé per avvicinare la nemica, poi con la spada disegna un tondo roverso diretto ai suoi fianchi.
La spada affonda nella carne dell'altra, che urla e fa un balzo indietro. L'ha presa, la ferita sanguina copiosa, ma lei non si dà per vinta.
Arya getta la lancia a terra, poi torna in posizione difensiva.

« Basta Fay! Arrenditi e non ti ucciderò! »

La pesciolina si inginocchia premendo con forza la ferita in un tentativo di fermare lo scorrere del sangue. Annuisce, respirando affannata. Arya le si avvicina quindi, sempre con la spada puntata contro di lei.

« Lasciami guardare, posso provare a bendarti. »

Suggerisce, guardando Fay negli occhi. Quello che accade dopo avviene tutto in un attimo: Fay estrae il pugnale nascosto sotto la camicia e cerca di colpire Arya, ma questa capisce in tempo l'inganno e, per difendersi, affonda la lama della propria spada nel suo stomaco.
Si guardano per quello che sembra un tempo interminabile, la presa sul pugnale viene meno e Fay tossisce sangue poco dopo. Infine si accascia ed esala il suo ultimo respiro.
Arya vorrebbe fermarsi a fare qualcosa, forse piangere, ma sa di non potersi permettere quel lusso. Estrae quindi la spada e si rimette in piedi.
Torna a cercare Damian con lo sguardo, abbattendo e combattendo alcuni soldati delle Brigate. Molti li conosce, e la cosa la rattristisce in maniera insopportabile. Avrebbe preferito combattere quelle creature selvagge, piuttosto che loro. Quando finalmente trova l'altro, il mondo sembra crollarle addosso.

Non ha neanche idea di come riesca a muoversi, mentre corre verso di lui.
Ma non è Damian che ha attirato la sua attenzione.
Non è Damian quello steso sul terreno, in una pozza di sangue.
E' Damian quello in piedi, che ha appena estratto la spada dal corpo morente di... Thomas.
Non ha dubbi, quello è il suo Thomas. Il peggio è accaduto.
Corre verso di lui, non le importa neanche che l'altro possa colpirla ed ucciderla. Si inginocchia accanto a lui e cerca di tirarlo su, fra le proprie braccia.

« Thomas! N-No! Ti prego! No! »

Esclama, mentre le lacrime le appannano la vista. Il ragazzo non sembra essere neanche in grado di aprire gli occhi, o di parlare, ma alza una mano per cercare quella della ragazza, appoggiata ad una delle proprie guance. Ma.. scivola giù, poco dopo. E lui smette di respirare.

« Ti prego, ti prego... non puoi morire, non puoi. »

Le lacrime prendono a colare calde lungo le sue guance, impedendole di vedere il viso dell'altro. Le pulisce con il dorso della mano. Damian interviene.

« Smettila di piangere, è morto. E lo sapevi che sarebbe morto comunque, prima o poi. »

Arya non ha la forza di reagire.
In un'altra storia, forse quella frase l'avrebbe riempita di rabbia, l'avrebbe portata a voler vendicare il suo amore, ma... non ce la fa. E' paralizzata, a terra. Il corpo di Thomas è ancora caldo, non le pare vero che non respiri più. Non sente i rumori della battaglia, non sente le parole del nemico. Non vede Lucas attivare il cannone e far fuori buona parte delle creature selvagge. Non le importa niente di niente, quella guerra per lei è come se fosse uno sgradevole contorno a quello che davvero ha di fronte.

« No... »

Torna a ripetere, incredula, accarezzando la fronte del ragazzo che ha fra le braccia.

« Arya! »

Damian sembra arrabbiato. Perchè? Perchè non la uccide e basta così da permetterle di raggiungere Thomas nell'Aldilà? Ammesso che ci sia, un aldilà. Se fosse semplicemente finita? Se davvero non avesse più modo di vederlo? Non sentirà più la sua risata, non avrà più modo di sentirsi prendere in giro. Non potrà più ricevere i suoi baci, le sue carezze. Thomas è... morto.
Damien si china su di lei, l'afferra per le spalle e la tira su di forza.

« Maledizione, Arya! Era uno stupido umano, lo sapevi che sarebbe accaduto comunque! »

Ora, la rabbia si impadronisce di lei.
Sbatte le ali con una forza tale da riuscire a spingersi indietro e minare l'equilibrio dell'altro. Afferra la sua spada, fa una capriola a mezz'aria ed atterra un paio di metri indietro rispetto a dov'era prima. China sul terreno, guarda Damian con odio.

« Ti pentirai di quello che hai fatto. »

Sibila, prima di scattare in avanti. Finge un affondo, ma all'ultimo alza la spada verso l'alto e va a cozzare con l'arma dell'altro, facendola volare via. Sa che questo significa poco, visto che Damian è in grado di combattere anche a mani nude, ma non le importa.
Tenta di lasciar scivolare la spada sulla sua testa in un fendente, ma Damian intercetta il suo polso e la ferma in tempo. La battaglia attorno a loro sembra procedere con più foga; entrambi gli schieramenti stanno subendo delle gravi perdite, ma ad Arya questo... non importa.
Ora, vuole vendetta.
Ad ogni colpo di spada dell'angelo segue un pugno od un calcio del tritone. Entrambi ben presto si ritrovano a sanguinare, ed Arya sa che Damian è più forte di lei. Ma le non importa.
Arretra, ad un certo punto. Alza la spada in diagonale con entrambe le mani e poi tenta un colpo che va dall'alto, a destra, verso il basso. Uno sgualembro dritto eseguito perfettamente, che però Damian scansa. Ne approfitta, lui, per intrecciare le mani e colpirla alla schiena quand'è chinata per seguire il movimento della spada. Questa le scivola di mano, mentre cade giù di faccia. L'angelo tenta di rialzarsi, ma l'altro la tiene giù e la costringe a voltarsi, intanto che porta entrambe le mani attorno al suo collo e stringe la presa.
Arya lotta, scalcia, tenta in ogni modo di graffiare e ferire le sue braccia, ma la cosa non sembra toccare minimamente Damian. Prova a raggiungere la propria spada, ma è troppo lontana.
La presa continua a rinforzarsi, l'aria comincia a mancarle. E' questa la sua fine, dunque?
Si abbandona ad essa, incapace di lottare oltre. Ma proprio quando credeva di stare per svenire, Damian allenta la presa e la lascia respirare, guardandola.

« Perchè non capisci? »

Le chiede; non ha solo ira negli occhi, c'è qualcos'altro che lei non riesce ad identificare. Tossisce, prende aria a pieni polmoni ora che può farlo.

« Perchè non sei semplicemente rimasta con noi? Se accettavi la nostra guerra, niente di tutto questo sarebbe accaduto. Saresti mia moglie, forse. Fay e Thomas sarebbero ancora vivi. »

Damian la guarda con uno sguardo che non riesce ad interpretare. Non riesce neanche bene a capire quello che le sta dicendo, a causa del trambusto e della lotta.

« Damian... »

Sussurra, tossendo ancora. Lui si fa più attento, ma non si sposta. Ha ancora le mani attorno al suo collo, ma sono semplicemente appoggiate.

« ...vai a farti fottere. »

Conclude Arya, con odio e rabbia, prima di allungarsi ad afferrare l'elsa della propria arma e farla roteare con forza per poi mandarla ad abbattersi sul collo del tritone. La testa... si stacca con una facilità impressionante, e vola via. L'angelo non ha tempo però di mettersi a guardare la scena macabra, è già in piedi.
Tutti i nemici che la circondano si fermano per un attimo, confusi da quanto accaduto. Gli alleati approfittano di questo momento per attaccare, un altro colpo di cannone in lontananza mette praticamente fine al conflitto a Nord. All'improvviso, un corno suona. Qualcuno fra loro, nel punto dove si trova l'Angelo, avanza in mezzo alla folla con il corno fra le mani. Andrew.
Arya lo guarda, confusa.

« UOMINI, ORA CHE DAMIAN è DECEDUTO VOI RISPONDETE SOLO A ME. RITIRATA! »

Urla. La battaglia prosegue, ma i nemici prendono a ritirarsi. Andrew, però, non è fra questi. Resta di fronte ad Arya, e lei non sa come deve comportarsi. Deve colpirlo?
Con lui i rapporti sono sempre stati strani. Alla fine, non era neanche stato lui a torturarla ed imprigionarla, e lei non sa quanto potesse saperne. E' un nemico, ma fino a che punto?

« Arya, io... »

Sua sorella era morta. Il suo migliore amico era morto. Arya sapeva che entrambi, da quella guerra, ne stavano uscendo più morti che vivi.

« ... lasciami prendere i loro corpi. Non mi vedrete mai più, scioglierò le brigate. »

L'angelo guarda i propri compagni; sanno che sta a lei decidere. Arya li guarda, poi guarda Andrew. Non ha la forza di voltarsi a guardare i cadaveri di Fay e Damian. Annuisce.
Nessuno osa attaccare Andrew e la coppia di uomini che lo aiutano a prendere i cadaveri.
La battaglia si placa.
La guerra è finita.
Hanno vinto.
Ma Arya sente di aver perso. Ha perso tutto quando Thomas è morto. Ha Jade, ma... l'amore della sua vita non è più lì. Non ha neanche avuto modo di poter stare con lui per qualche giorno in più. Se fosse stata lì avrebbe potuto fare qualcosa o si sarebbe svolto tutto in maniera uguale? E' un dubbio che non si toglierà mai di dosso. Si accascia al suolo, sporca di sangue - il suo, quello di Damian e di altri nemici - e ferita. Non ha più voglia di vivere.



Salve! Devo ammettere che questo capitolo lo volevo rendere molto più lungo, molto più dettagliato. Purtroppo, però, sono... stanca, diciamo così, di gestire questo racconto. Ho quindi optato per tagliare molte parti, soprattutto quello della guerra (anche perchè, lo ammetto, io non sono brava per niente con queste cose xD). Spero vi sia comunque piaciuto.
Alla prossima ;)!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23. Epilogo. ***


E' passato un mese dalla fine della guerra.
I morti sono stati onorati con funerali sfarzosi, la pace è tornata a regnare.
Eden ed Ether hanno deciso di dividere i loro regni. I regni delle creature magiche aldilà delle montagne, il regno degli uomini invece a sud. Una barriera sigillerà per sempre le due terre, solo poche creature avranno il privilegio di poter viaggiare fra i due continenti.
Arya non è fra questi, ma prima che il sigillo venga reso effettivo, la ragazza va a trovare Lyin.
E' un bel pomeriggio, lo passano in compagnia mentre l'Angelo l'aggiorna su quanto accaduto. Lyin la stringe forte, quando le dice della morte di Thomas. Arya la lascia fare, visto il bisogno che ha di qualcuno che la stringa.

« Sono sicura che vi rivedrete, un giorno. »

Afferma la piccola, con un'ingenuità disarmante e genuina. Arya vorrebbe crederle, le sorride. A fine giornata, si dicono addio. E' un addio stranamente meno doloroso di quel che entrambe pensavano, forse perchè sono consapevoli che anche se divise fisicamente saranno sempre l'una nel cuore dell'altra.

Arya torna a casa, da Jade, nel piccolo villaggio dove Tory si è stabilito definitivamente. La notizia dello scioglimento delle Brigate Nere si è sparsa velocemente. Arya non sa che fine ha fatto Andrew, ma spera che riesca a riprendersi dalla perdita subita, come lo spera per sé stessa.
A cena, Jade le si rivolge e lei casca dalle nuvole, presa com'era dai propri pensieri.

« Che farai ora, Arya? »

Le chiede la sorella, addentando un pezzetto della carne che Matt ha gentilmente cucinato per loro. E' già un cuoco provetto, suo nipote. Gli sorride, prima di rivolgersi alla sorella. Ci ha pensato su, nell'ultimo periodo.

« Penso tornerò ad Yvelein. »

Confessa, senza troppa voglia di continuare a mangiare. Si sforza.
Non lo fa per Matthew, anzi Arya pensa che non riuscirà mai a superare quello che ha provato per Thomas. Però Yvelein era una cittadina tranquilla, dove avrebbe potuto provare a rilassarsi e passare il resto della sua immortalità. Magari con il tempo il dolore si sarebbe alleviato... magari se avesse cominciato a credere in quella Dea che l'aveva aiutata per ben due volte, l'avrebbe aiutata lei ad alleviarlo.

« Capisco. Beh... torna a trovarci ogni tanto, però. »

La sorella allunga un braccio per prendere la mano di Arya e stringerla, affettuosamente. La cena procede tranquilla, nel cuore della notte Arya parte. Non saluta nessuno.
Non pensa tornerà mai da Jade. Lei... non riesce a pensare di farlo. Quei luoghi le ricordano tutto ciò che ha perso, non vuole tornarci.
Viaggia per ore. Raggiunge uno dei vortici quando è quasi l'alba. Vola in alto, lo attraversa. Si ritrova ad Yvelein, dove atterra silenziosa. Stavolta sa come non farsi sentire, e non ha intenzione di annunciare la propria presenza lì fino all'indomani. Non per qualche motivo in particolare, semplicemente non vuole svegliarli tutti nel cuore della notte.
Si avvia verso il solito palazzo in rovina, nella solita stanza piena di candele colorate. Non sa di preciso perchè è proprio lì, ma non le importa. Del resto, se ha intenzione di passare l'eternità in quel posto, non deve esserci per forza un motivo.
Cammina lentamente lungo la stanza, con la mente svuotata da ogni pensiero mentre osserva le fiamme danzarle di fronte agli occhi. Sfiora una candela rossa come il sangue, il colore le ricorda quello della battaglia affrontata. Non solo, le ricorda anche quello dei genitori. Quello di tanti nemici uccisi durante la sua vita. Il rosso è stato il colore più importante, per lei.
Il rosso del sangue di Thomas.
Lascia andare la candela, come si fosse scottata anche se effettivamente non ha toccato la fiamma.
Si lascia cadere, scoppia di nuovo in lacrime.
Piange, piange per un tempo che le pare interminabile.

« Non posso andare avanti così. Non posso andare avanti senza di te. »

Singhiozza, mentre i ricordi di ogni attimo passato con Thomas le invadono la mente come un fiume in piena. Riuscirà mai davvero a riprendersi? Le prime luci dell'alba inondano la stanza, quando finalmente smette di piangere. Si alza, esce dalla stanza. Vola sul tetto dell'Ospedale, nella parte non distrutta.
Si siede sul bordo dello stesso e guarda il sole, in lontananza, irradiare di rosa il cielo.
Si sente vuota, ora. Sa che piangerà ancora, ma ora come ora non ce la fa.

« Arya? »

Un uomo la chiama. Probabilmente Matthew o Kyle, anche se la voce ha qualcosa di... strano, che stona. Non ha voglia di voltarsi, non lo fa.

« Sei davvero tu? »

Passi che si avvicinano, lei si alza. Il tono di voce però non le pare davvero quella di Matthew. Arya.. si volta, lentamente. Il cuore prende a battere velocemente. Non può crederci, non deve illudersi. E' sicuramente uno scherzo del vento o di un raffreddore.
Neanche il tempo di far compiere il giro al proprio corpo, che quel qualcuno la sta abbracciando, nascondendole il viso nel suo petto. Così non può guardarlo e lei vorrebbe protestare, ma quel qualcuno prosegue.

« Lei ha detto che saresti venuta, me l'ha giurato, ed io ho aspettato. Arya! »

Lo spinge via, ha bisogno di vederlo. Ha bisogno di capire che non sta impazzendo.
Thomas è di fronte a lei.
Thomas è vivo, di fronte a lei.
Le ci vuole qualche attimo, prima di notare le ali.

« ...Thomas? »

Chiede confusa, speranzosa, incredula. E' davvero lui? Ma cosa gli è successo? Chi è "Lei"? Tutte domande che non pone, ma che le si possono leggere negli occhi.

« Ero.. morto. Credo. Poi una presenza femminile mi ha accolto fra le sue braccia, mi ha detto di fidarmi e che ti avrei rivista qui. Non l'ho vista bene in faccia, ma quando mi sono svegliato ero già su quest'isola volante, con... queste. »

Muove le ali, indicandole. Arya è ancora più incredula di prima.
La... Dea aveva riportato in vita Thomas?

« Poi ho conosciuto gli altri angeli. Mi hanno chiamato 'miracolo della Dea' o cose così. Non mi interessava molto, io aspettavo te. »

Le si riavvicina, le prende il viso fra le sue mani e la guarda. Lei ricambia lo sguardo, sente le lacrime tornare a rigarle il volto.

« ...Thomas? »

Trova la forza di ripetere, ancora incredula. Le lacrime le stanno appannando la vista, lei le lascia cadere giù solo per poter vedere l'uomo di fronte a sé. L'angelo di fronte a sé.
Thomas è un angelo. Come lei.

« Sono qui, Arya. Sono qui. »

Ripete il ragazzo, stringendola a sé. Ed Arya lo lascia fare, ricambia l'abbraccio, scoppia in lacrime stavolta di felicità. I singhiozzi la fanno tremare, la ragazza stringe ancor più forte l'altro come per paura di star sognando.
Però non sta sognando, lui è lì per davvero. E' immortale come lei, per davvero.
E, fra se e sé, ringrazia quella misteriosa Dea che l'ha aiutata così tanto, prendendola in simpatia.
Si stacca dal suo abbraccio poco dopo, solo per poterlo baciare. E lasciarsi baciare. Poi il resto vien da sé.
Ora è felice, e sa che lo sarà per l'eternità.

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