Aiutami. Non chiedo altro.

di yoursincerely_ila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Un altro regalo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Sorpresa ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Un vecchio, piacevole ricordo ***
Capitolo 4: *** capitolo 4. Stranezze ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Brividi, brividi ovunque ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Pericolo ***
Capitolo 7: *** Attenzione. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. Relax ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. why me? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. Ed,Josh and the violence ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. Strange things ***
Capitolo 12: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Un altro regalo ***


La risata di una bambina riechegiò nel salotto. Una bellissima bambina, spensierata, contenta del suo nuovo giocattolo.Uno dei tanti che andrà a finire nella cesta dei "Giochi di tutto il mondo". Aveva gli occhi di un colore unico: blu,le labbra rosa con i capelli castano chiaro. La sua babysitter l'adagiò a terra e, tenendole le piccole, morbide manine, l'aiuto a dirigersi dal padre. 
-Gazie,papà!-. Disse la bellissima bambina con ancora gli occhi che le scintillavano. 
-Tutto per la mia piccola-. Disse sorridendole dirigendosi sulla scrivania come suo solito fare.Lei si sedette sulle sue gambe.
-Papà mi aiuti ad attaccale il cattellino?Lo mettiamo nella cesta di giochi tutto i mondo!-.Guardava il padre con un bellissimo sorriso bianco latte da far invidia alle piume delle candide colombe.
-Papà mi aiuti a attaccale l' adesivo?Lo mettiamo ne giochi tutto i mondo!-. 
-No piccola,ora no-. Una lacrima solcò la sua candida pelle e incominciò a tirare la manica della giacca del padre. Lei non piangeva.
-Devo lavorare-. Le asciugò la guancia. E la bellissima bambina, un pò triste, presa la penna e scrisse con la sua scrittura da bimba di 5 anni : << Loma >>.
La bellissima bambina, ora un pò cresciuta, ricevette un altro regalo.
-Ma papà, questo ce l'ho già!.. me lo hai portato 4 anni fa!-.Il padre neanche alzò la testa.
-...eh?..mi sono dimenticata piccola...-.Disse scrivendo freneticamente su quella maledetta agenda.
-Papà non sono piccola, sono già grande!-.E sbuffò. La bellissima bambina prese il pupazzo e scrisse << Roma >>. Poi, appena aprì la cesta, vide lo stesso pupazzo con su scritto << Loma >>. Al ricordo di quella scena, sorrise e li depose insieme sul fondo della cesta, dopo aver cacciato tutti i pupazzi.
Un ricordo sfocato ed ecco la bellissima bambina con le labbra rosa e gli occhi blu, ormai quasi matura. Guarda il padre con una profonda delusione e forse, anche dell'odio. Corse via da quel salotto e tutto divenne Opaco con ombre che la seguivano e il padre che le rideva in faccia. Tutti si allontanarono da lei, ad un certo punto. Tutto diventò buio. Gridò, ma nessuno la sentì. Riprovò, ma niente. si accorse che non erano gli altri che non sentivano, ma la voce che non usciva. Nessuno venne in suo soccorso. Nessuno l'aiutò. Rimase sola.
                                                                        ***
Mi sono svegliata gridando contro il cuscino. Scesi giù in cucina prendendo il cellullare, e mi preparai una camomilla. Mi appoggiai al lavandino, di schiena, con la tazza in mano.                     
-Era solo un sogno-. Mi ripetei...d'altronde, come ogni sera. Lo sognavo come ogni sera.
Composi il suo numero automaticamente, come ogni sera.
-Pronto...?-. Una voce assonnata mi rispose.
-Ehi...-. La mia voce tremava un pò. Era bello sentire la sua voce. La voce di un amico, che puoi trovare a qualunque ora per sfogarti.                                                                                                                                     
-Lo stesso sogno?-. Aveva capito, come sempre. Forse dal tono della mia voce o dall'ora. Guardai l'orologio: erano le 4 meno un quarto.                                                                                        
-S-si...-. Me lo ricordai e mi vennero i brividi.                                                                             
-Stai tranquilla, Grace. Sei forte, ricordalo. Se vuoi venire, vieni,lo sai che non devo neanche chiedertelo-. Quando mi dicono "stai tranquilla", non so come ma mi sente strana.. come se mi devo fidare,come se tiro un sospiro di sollievo, come se mi rende davvero tranquilla.     
-Grazie, per me ci sei sempre e, scusa se ti chiamo a quest'ora -. Sentì che sorrise.                     
-Non devi neanche dirlo.Ti voglio bene piccola. Ora vai a dormire che domani si lavora! Voglio vedere che combini se arrivi in ritardo.. Harry ti ammazza!-.Ridemmo entrambi. Solo il tuo migliore amico può farti ridere in momenti come questi. Provai a immaginare Harry, e ... si, era meglio che andavo a dormire.                                                                                                                   
-Hai ragione, ti voglio bene anche io josh-. Chiusi la chiamata e sorrisi. Finii la camomilla, lavai la tazza e salii sopra per raggomitolarmi al calduccio. 





            
          
 Salveee babeh! Insomma..è la mia prima ff.  Non uccidetemi se ci sono errori. Ho cercato di  scrivere il più capibile(?) quando parla la bambina ... :)  Passiamo ai fatti: Vi è piaciuta?? Avete capito, cioè mi sono spiegata bene? ovviamente devo essere vaga :P Recensite e scrivetemi cosa ne pensate :D
P.S. ci tengo a sepere cosa ne pensate! <3 E, se volete leggete ascoltando Make you feel my love di Adele. So che dovevo scriverlo prima maa.. vabbè x) 
                              
                                                                                                                           -Ila c:

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Sorpresa ***


" So wake me up when it's all over, when I'm wiser and I'm older ..."
-Mamma ancora 5 minuti...- " All this time I was finding myself ,And I didn't know I was lost .." Mi alzai dal letto per chiude quella maledetta sveglia . Okkey. Wake me up degli Avicii c'entrava, ma mi devo ripromettere di metterne una molto meno chiassosa. Mi alzai di controvoglia e guardai l'orario: erano le 8.13 ed il alle 9 devo già essere allo starbucks. Mi preparai velocemente e il risultato di tanta fretta fu una diciassettenne con la tuta che poteva ben essere scambiata per una signora di mezza età uscita dalle palestra. Ma vabbè. Scesi le scale di corsa guardando dove mettevo i piedi ma appena arrivai in cucina mi fermai: c'era Josh nelle vesti di un cuoco che armegiava nei fornelli. Sul tavolo c'era il ben di Dio. Lui è bravo a cucinare, ma il suo hobby è la batteria. La suona davvero bene.
-E tu che ci fai qui?- lo so che aveva le chiavi, gliele ho date io 2 anni fa. Ma so anche quando viene.
-Niente, ho solo pensato ' perchè non vado a trovare la mia migliore amica? Le preparo la colazione per iniziare la giornata con il piede giusto date che ogni notte dorme poco per la sua età e dato che... '-. Disse imitando la voce femminile.
- Grazie panda-. sono andata ad abbracciarlo per farlo stare zitto. Quando parla, sembra una macchinetta. Lo chiamo panda perchè è il suo nomignolo e anche perchè è sempre coccoloso, con quelle guanciotte, con quel tenero sorriso e con quegli occhi color cioccolato che ti fanno sciogliere perdentoti in quell'infinito. E si fa piacere da tutti , tutti amano i suoi abbracci, sopratutto io. mangiai velocemente e ogni cinque minuti guardavo l'orologio.
-Stai attenta che ti va di traverso-. Sembrava una qualsiasi madre , quando faceva così.
-Sì, papà-. Mi fulminó con lo sguardo. Poi mi ricordai una cosa.
-Sai, avevo intenzione di andare in un GameStop pomeriggio o domani,... Solo che qui a Doncaster non ce ne sono quindi mi accompagni a Londra?-. Gli feci un sorriso a 32 denti.
-Si, ma che ti devi comprare?-. Chiese incuriosito.
-Un nuovo gioco. Si chiama " Josh passione cuoco " E ti assomiglia molto...secondo me siete sosia. Mi dicono che , per quanto è avanzato, ti esce dalla console e ti cucina direttamente lui, neanche ti chiede cosa vuoi.... Sisi, tutto lui fa -. Dissi tutto questo con la bocca piena mentre addentavo un altro pancake guardandolo negli occhi e annuendo, credo a me stessa per rendere il tutto più credibile. All'inizio mi sono trattenuta ma poi gli sono scoppiata a ridere in faccia .
-Mm.. Davvero?!-. Si avvicinò ed io scappai facendo il giro del salotto. Mi sentii tirare per i fianchi e mi buttó sul divano facendomi il solletico.
- Josh ahahah... Basta ...ahaha il lavo ahaha ro - Non riuscivo a smettere di ridere, così la smise lui.
-Per sta volta-. E mi puntò il dito contro.
- Vabbè, io vado. Pomeriggio passo dall'ufficina, così dopo ci facciamo un giro. Ciao Panda -. Gli diedi un bacio, presi la borsa ed uscii. Anzi, me ne scappai.
-Ehi, ma non devo lavare io i piat... -. Non gli diedi il tempo di controbattere che chiusi la porta. Approposito ...
-Chiudi la porta a chiave, poi!-. Gridai da fuori.
E fu così che tutto il vicinato di girò a guardarmi.



 
Salveee babeh ! Che ne pensate? Recensitee :) Scusate se ci sono errori, non era mia intenzione...
Cercerò di publicare un capitolo un giorno si ed uno no, oppure ogni 2 giorni.Ma qui nessuno mi dice cosa pensa... Vi pregooooo *faccina da cucciola* E quindi... Alla prossima !<3

-Ila<3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Un vecchio, piacevole ricordo ***


Arrivata a lavoro erano le 8.36.mi sono messa il grembiule con su scritto “buon pranzo da Grace”. Si era un po’ ridicolo. Molto ridicolo. Mi diressi nell’ufficio del direttore per prendere presenza.
- 6 minuti, brava Grace, vedo che migliori di giorno in giorno-. Harry. È il mio “datore” di lavoro, insieme al padre ,che non c’è mai, pronto a cedere al figlio l’attività di Starbucks ovvero il locale più frequentato di Doncaster. Ed è davvero di compagnia ,in un certo senso, quando a volte lavora come impiegato.
-Si.. sto migliorando-. Dissi accennando un sorriso.
-Già-. Tirò il mio grambiule per avvicinarmi a lui. Mi diede un bacio e sorrise. Un bianco sorriso con le fossette che lo incorniciano. Ma io mi sono ritratta subito.
-Non cambi idea, vero?-. era con le mani in tasca.
-Non ti arrendi, vero?-. gli sorrisi facendo “no” con la testa ed uscì da quella stanza.
Lui non è il mio ragazzo.. anche se glielo farei un pensierino… . il nostro rapporto è un po’ complesso. Siamo amici anche se non sembra. Non andiamo oltre. Almeno io.
*1 anno e mezzo fa *
Camminavo per le strade di Doncaster in cerca di lavoro. Era un giorno afoso, faceva molto caldo. Guardavo le vetrine dei negozi nel corso per vedere se c’era qualche richiesta di lavoro, dando poco conto a quello che potevo avere d’avanti. Praticamente potevo sbattere contro un palo e spaccarmi la testa come si spacca un cocco quando cade a terra. “bel paragone”. Grazie.”il cocco all’interno è vuoto , proprio come la tua testolina”. Grazie coscienza, sempre garbata. Entrai in diversi negozi per attaccare la mia locandina con su scritto il mio numero di cellulare per babysitting. Si lo so, è banale, ma non mi veniva altro. Qualcuno si scontrò con me e gli cadde tutto ciò che aveva in mano.
-scusa , sono un po’ distratta-. “ hai ragione”. Stai Zitta. “no, stai zitta tu”. Finiscila di.. .
-no scusami tu, colpa mia-. Mi abbassai per aiutarlo e lo guardai negli occhi. E che occhi. Color smeraldo, labbra rosse, muscoli da paura, alto, bellissimo.. “non ti vergognare, nessuno ti sente”. Tu si.”io sono te”. Ah, già. Arrossì.
-piacere, harry-. Arrossì di nuovo per .. boh non so. Sono arrossita e basta. Gli strinsi la mano.
-grace-. Ci fu qualche minuto di silenzio.
-scusa per prima, ero distratto..-. che cucciolo... La devo finire,lo giuro.
-no, figurati non è successo niente-. Ho sempre avuto il dubbio che lui doveva dire ‘non è successo niente’.
-va bè, ciao harry.. è stato un piacere-. Dissi sorridendogli e faci per andarmene. Sentì tirare il polso e mi girai.
-ci rivedremo?-. emh.. lo spero. Grace. Che abbiamo detto prima? Basta.
-lo spero-. Devo imparare ad ascoltarmi, mi disubidisco.. non va bene, non va bene per niente. Sorrise ed io… bè lo fissai come un ebete mentre se ne andava.
Dopo un’ora, vidi da starbucks una locandina con su scritto ‘cercasi personale’. Entrai , mi feci indicare l’ufficio e appena entrai lo vidi.
-Tu??-.Alzò la testa. Non sapevo lavorasse qui.. aspetta. Lui è il direttore. What the fuck..?
-Tu?-. Rise ed io mi sciolsi in una risata insieme in una risata.
-Son venuta perché fuori avevo letto che cercate personale quindi..-. Dissi indicando dietro e gesticolando.
-Mmh..-. Mmh?. MMH? CHE MI RAPPRESENTA? UN MODO PER MORIRE,FORSE? VUOI CHE IL MIO FUNERALE VENGA SVOLTO DOMANI,FORSE?“Ehi calmati”.Oh fanculo. Bella persona, mi mando a fanculo da sola..
-Un attimo che prendo il curriculum e te lo..-.
-No, va bene. Sei assunta-. E sorrise. Minchia.
-Come?.. i-io devo.. il curriculum.. la..non è che non mi piace questo lavoro ma.. *respiro profondo* . Che vuoi dire?-. Cioè, non sono cose che capitano tutti giorni. Appoggiai le mani ai fianchi. Rise.
-Mi stai prendendo in giro, vero?-. non ci potevo chiedere, misi la borsa in spalla e mi girai.
-Non sto scherzando, non lo farei mai-. Mi girai ed ,infatti, era serio.
-Ti assumo..-. Incominciò a spuntare sul mio volto un sorriso a 360°.
-Ad una condizione-. Ecco. Era troppo bello per essere vero.
-Dici-. Ho come l’impressione che Harry sia un ragazzo intelligente.
-Ti assumo, solo se mi asseconderai-. Aveva qualche dubbio?.
-È  ovvio, Harry. Sarai tu il mio capo ora-. Gli sorrisi  e corsi ad abbracciarlo fortissimo. Anche se il mio concetto di ‘forte’ doveva essere ben diverso da quello di Harry. Lui era un colosso,io in confronto ero un uccellino. Appena mi staccai, con un braccio intorno al mio bacino, mi tirò ed io, d’istinto, misi le mani d’avanti. Mi baciò. Un bacio casto, dolce. Un bacio che ti fa sognare come non mai. Un bacio. Ma come mi sono ridotta?Devo imparare a ragionare prima di agire.. “Ah bella, vedi di calmarte!”. Ah coscienza, fanculo.”ti sei resa conto che ti insulti da sola, vero?”. In realtà.. “Ok, ho capito. La risposta è no”. Meglio non controbattere, lei ha sempre ragione.
Lo guardai spiazzata.
-Lo hai promesso prima-. Accennò un sorriso. Feci mente locale e.. ah. Il suo ‘solo se mi asseconderai’. Non era proprio una cattiva idea ,per avere un lavoro, ma comunque io avevo frainteso.
-Potevi dirlo prima-.
-Non credo avresti accettato-. Si avvicinò ed io indietreggiai. Eravamo sempre appiccicati ,comunque. La mia schiena arrivò a toccare contro la porta fredda. Mi vennero i brividi.
-Tu non mi conosci-. Lo guardavo fisso negli occhi facendo ‘no’ con la testa. Sorrise.
-A questo si può rimediare-. Strofinò il suo naso con il mio. Mi immagino già la prima pagine del giornale:’E fu così che Grace McCarter morì:uno strofinio di nasi e qualche sorriso. Si dispensa dalle visite. Il funerale sarà domani ore 18.00’. Nono, lasciamo stare. Poi Josh mi manderà pure qualche malanova nell’aldilà. E, povero cucciolo, sicuramente starà male.
-Non puoi pretendermi-. Non mi sembra una cosa giusta, una cosa normale. D’altronde, le cose normali non capitano mai alla sottoscritta.
-Non ti pretendo-. Cercò di avvicinarsi di nuovo.
-Non sono un giocattolo, Harry. Non puoi fare quello che vuoi-. Incomincia ad irritarmi.”solo ora?”.Stai zitta,tu.
-Lo vuoi il lavoro?-. ah. Il lavoro...che fare? Non lo so. Però non può ricattarmi! ..Mi morsi il labbro.
-Ecco, quindi ti conviene-. Si avvicinò ancora di più.
-Ti odio. Non puoi farmi ricattarmi! Te la prendi con una piccola ragazza indifesa.. ti odio!-. Ora sì. Che mi sta sulle ‘scatoline’.
-Prego-. Ci fu un minuto di silenzio.
-Senti, ho cercato di dirtelo con le buone. Ricattami un’altra volta e ,giuro, ti ritroverai con un acutissimo dolore ai gioielli di famiglia-. Ormai per il lavoro non posso fare niente, che poi che saranno dei baci! Non saranno neppure veri.. credo. Non accetterò mai più qualcosa da lui se prima non so cosa. Lezione n°1.
-Mi piacciono le sfide. Quindi era un sì?-. in effetti..
-Non ho risposto-. “ Ma chi vuoi imbrogliaree!”. Giuro che se continui, ti ficco un palo nel culo.” Te lo metti tu stessa quindi.. fai pratica?”.Aaah! Non ti sopporto. “ Love you too”. Fancul too.
-Non era una domanda-. Ooh quanta voglia di prenderlo a schiaffi. “Ma non vuoi rovinargli il suo bel faccino, vero?”. Sai che sembri? Una sanguisuga malata di artrosi che si appiccica all’orecchio gridandoti la verità!!. “Ho ragione”. Inutile rispondere. Che poi alla fine mi insulto da sola..”L’hai capito finalmente”….
Me ne andai senza salutare. Ero incazzata nera.
-Si saluta!-.  Urlò, ma non ci feci caso e ,senza voltarmi, andai avanti cercando nella borsa l’iPod. Sentì tirarmi un braccio e mi girai.
-Si saluta-. MAMMA SANTA QUANTO MI IRRITA! Così diedi una ginocchiata ai gioiellini a cespuglio ad Harry e.. guardarlo toccarsi la pancia per dolore, fa male. Ma diciamo che è come se non gli avessi fatto niente, con la forza che possiedo. Infatti si alzò subito. “Complimenti, hai avuto coraggio”. Oh, un complimento. Grazie.
-Così impari. Io te lo avevo detto-. Girai i tacchi accesi quell’affare produttore di musica. L’unica cosa che mi faceva davvero rilassare.
-Grace McCarter, io non mi arrendo-. Un po’ quelle parole mi toccarono, ma fino ad un certo punto. E così, sulle note di Drunk, immaginai ad Harry e al suo comportamento alquanto irritante, ma.. dolce. Si preoccupava di me, io gli importavo.





 

Salve  ragazze!!  Allora?? com'è? in questo capitolo è uscito un lato aggressivo  di Grace.  Spero vi sia piaciuto, dico solo che nel prossimo capitolo un altro membro uscirà fuori! ahahha :) ditemi cosa ne pensate <3 
p.s. da oggi mi firmero .hes. 
hope u like it 
.hes

 
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4. Stranezze ***


 

          -me la lasciate una piccolissima recensione?*fa gli occhi dolci*<3
                                                                *è un mattone*



-Oh,Grace, Grace. Perché sei tu, Grace?-. disse il ‘poeta’.
-Giuro, non lo so nemmeno io-. Alzai le mani. Ridemmo, d’altronde, quello che facevamo sempre.
Driin driin.
Lo guardai negli occhi con sguardo di sfida. Fecimo a gara a che arrivasse prima al telefono. BOOM! Cado come una pera cotta. Ma devo arrivare prima io, così alzai il sederino e corsi più veloce possibile. Infatti, arrivai prima io e alzai la cornetta per un millesimo di secondo prima di lui.
-Salve, Starbuck al suo servizio. Come posso esserle utile?-. Devi essere convincente quando rispondi. Harry mi guardava e rideva ed io, per poco, non scoppiai a ridere al cliente. Per poco, infatti.
-Scusi, ma io starei parlando…-. Disse la voce.
-Si mi scusi, ho mal di gola-. E cercai di imitare la mia risata in un brutto mal di gola. Misi la mano alla gola per essere più convincente anche se mi resi conto che il cliente non poteva vedermi. Harry era accasciato a terra per il ridere. Coprii la cornetta del telefono per mimare ad Harry un ‘questa me la fai pagare’.
-Si,vabbè. Vorrei..-. Presi nota sull’agenda con la mia scrittura ordinata.
-Ah,ah.mh.Bene. ..il nome?.. . si. Arrivederci-. Chiusi tutto strappando il foglio per attaccarlo alla mensola.
-Ti conviene toglierti dalla mia vista per un po’ se non vuoi finire male-. Acidità portami via.
-Mi vuoi bene?-. Mise il broncio ed io, con quella faccia da cucciolo, come potevo arrabbiarmi?.
-…Certo-. Sorrisi e lo abbracciai. Sorrise e non potei fare a meno di mettere il dito in quelle splendide fossette. Rise.
-Sono troppo..belle-. Ma.. DA DOVE MI ESCONO?.”Ti vengono al momento o te le prepari prima?”.Senti, non sono in vena di scherzare.”Capito, ti vengono spontanee..”…
-Se vuoi, sono tutte tue-. Sapeva come raggirarmi. Avvicinò il viso.
-Lo sai come la penso-. Risi spingendolo con le mani per allontanarmi lentamente senza dargli le spalle.
-ehm.. e da quando prendo sul serio quello che pensi?-. disse il poeta con le mani dietro la schiena avvicinandosi con così troppo leggerezza contemporaneamente a troppa velocità.
-da ora-. Gli sorrisi pensando che mi prendesse sul serio.
-no, mi dispiace-. Ecco, lo sapevo. Fece spallucce e mise una mano dietro il mio bacino facendomi piegare il busto.
-mi vuoi come compagna di tango ma ti vergogni a chiedermelo, non è vero?-. rise senza spostarsi da questa posizione. Non capivo come facesse a tenere in una sola mano 49 kili.
-mi hai scoperto-. Sorrise e mi baciò. Anche se con tutte le forze ho cercato di ritirarmi, per un secondo non ci sono riuscita. Infatti, allontanai la testa e puntai il mio sguardo nei suoi bellissimi occhi. Serrai le palpebre,scrutandolo.
-questa cosa non finirà mai vero?-. sorrise facendomi segno di no e mi diede dei piccoli baci agli angoli della bocca. Mi alzai per incominciare a preparare quelle maledette ordinazioni che, come ogni giorno, finivo per ammucchiarle tutte alla fine. Chissà grazie a chi.. . ancora non ho capito il perché di tutte queste coccole solo per essere stata assunta. D’altronde non ci si può innamorare a prima vista. Almeno io non ci credo. Magari ti innamori di qualcuno che all’apparenza è tutto ‘casa e chiesa’ ma poi è capace di farti del male. Ovviamente non parlo di harry!... io l’ho sperimentato e non è stata una bella sensazione anche perché io di ..lui, non ero nemmeno innamorata quindi le cose hanno preso una piega diversa da come mi ero aspettata. La cosa che mi ha distrutto e che mi ha fatto chiudere diventando un po’ acida è stato il fatto che mio padre sapeva tutto e non hai mai alzato un dito. Sapeva che lui mi distruggeva la vita come si smonta ogni quadratino di un puzzle uno alla volta.
-emh..-.Harry alzò la mano, come per contraddire, ma poi l’abbassò subito. Ho sempre avuto paura che tutti da un giorno potessero lasciarmi ed è anche per questo che in alcuni momenti sono più ‘dolce’ del solito. Sono fatta male, capita. So solo che il mio carattere dipende dal mio passato. Non è che lo so, l’ho capito in questi ultimi anni, lontana dalla cruda verità della mia adolescenza.
Anche se si può scappare dai ricordi, rimarranno sempre impressi nella mente. Come quando viene timbrato un cavallo col fuoco; quando riesce a scappare non se ne sta nei dintorni ma sfreccia nella natura selvaggia da dove è nato, correndo come un forsennato saltando qualsiasi ostacolo gli passi d’avanti.  Ma sarà sempre marchiato con un piccolo numero sulla coscia. Così piccolo ma anche così grande che nessuno glielo farà dimenticare, quel ricordo non glielo toglierà nessuno.
-tutto si può recuperare, anche il tempo. Certo, i ricordi non possono svanire così,nel nulla .. ma si può cercare di ricoprirli con dei bei momenti passati con chi si ama. E, fidati, non sei fatta male. Bisogna solo saperti prendere-. Sorrise grattandosi la testa. Si avvicinò e mi prese la mano. La dolcezza si impossessò del suo sguardo.
-capito?-. rimasi un po’ spiazzata da quelle parole. Io non ho aperto bocca.
-E tu.. come facevi a … Harry?!-. incominciava a spaventarmi l’idea che potessi leggere nel pensiero e .. aspetta. Le persone leggono nella mente? Gli umani leggono nella mente altrui? Incatenai i nostri sguardi senza lasciargli via di fuga. Un velo di confusione, dubbio e rimorso di aver parlato troppo, attirarono la mia attenzione. Dopo riuscì a celare il tutto nel suo sguardo inerme.
-ho solo detto quello che pensavo-. Certo, perché è normale contraddire i pensieri altrui senza dirli ad alta voce.
-no,Harry. Hai detto ciò che qualcun altro avrebbe detto se avessi espressi i miei pensieri-. Se pensa di raggirarmi, si sbaglia di grosso. Ci furono 2 secondi di silenzio il cui i nostri sguardi non si mollavano perché i miei occhi, ancora sorpresi, cercavano spiegazioni. Titubò un secondo.
-Ti dico di no. Credimi quando parli-. Mi strinse la mano più forte annientandomi con gli occhi, che presero una colorazione più scura, segno che non fosse di buon umore. Una strana sensazione di consapevolezza mi pervase. Tutto sembrava giusto, la scena di pochi minuti prima mi apparse come un ricordo di cui potessi vederlo un'unica ultima volta. Scossi la testa ritornando alla realtà. Decisi di assecondarlo per non fare questioni. D’altronde non volevo litigare con lui, anche se pian piano volevo arrivare fino al fondo di questa storia.
-Si ma mi fai male-. Ritirai la mano squotendola. Di colpo, dove avermi osservato, se ne andò. Bene. Di bene in meglio. Dal forno alla brace, come si suol dire. Preparai tutte quelle ordinazioni da sola pensando al suo strano comportamento. Sentì entrare qualcuno.
-sono venuto per ritirare le mie 20 ordinazioni-. Alzai gli occhi e solo ora mi accorsi di chi avessi d’avanti. Avete presente i modelli di Ambercrobie & fitch? Ecco. Solo che aveva gli occhi color ghiaccio coi capelli sul castano, e con un tatuaggio a forma di testa di cervo sul bicipite. Notai sui polsi altri disegni. Gliele porsi pensando ancora alla scena di prima confusa da Harry.. era stato sempre un ragazzo solare e simpatico.
-la vita fa brutti scherzi?-. annuivo capendo solo dopo qualche secondo che non era la mia coscienza a parlare, ma qualcuno estraneo ad essa.
-era una domanda, vero?-. lo speravo perché oggi ne avevo sopportate troppe, di stranezze. Non ero tanto certa che Harry lo avesse fatto ma la più piccola e profonda parte del mio cervello, lo era, mi urlava che tutte le mie teorie fossero giuste.
-si, lo era-. Nel suo viso comparve un’espressione di ovvietà che cercava di nascondere che fosse turbato. Scacciai questi pensieri tornando alla realtà.
-sono 14.50-. cercai di sorridere per non farlo rimanere male, ma notai che gliene importato più di tanto. Infatti se ne andò. Era un tipo misterioso: prima sorride e poi se ne va, mah. Mi ha dato l’impressione che sappia tutto di me. Prima di aprire la porta, girò solo la testa tenendola bassa come se stesse origliando. Fece ‘no’ con la testa e alzando lo sguardo, mi salutò con un accennato sorriso e con 2 dita alla tempia. Dopodiché scomparve nell’affollata Doncaster, lasciandomi perplessa. 


 

salve plebee :3 vi è piaciuto?? lo so che è un pò lungo
rispetto agli altri , ma non sono riuscita a spezzarlo :) hope u like it .

.ila

p.s. ehi tu, sisi, proprio tu, me la lascia una piccola recensione? pure tipo"bella" o "brutta".. grazie <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. Brividi, brividi ovunque ***


SCUSASE SE L'HO METTO IN RITARDO MA PRIMA NON SAPEVO COME SI FACESSE: RINGRAZIO CON TUTTO IL CUORE LE 2 PERSONE CHE L'HANNO MESSA NEI PREFERITI,SEGUITE E RICORDATE!! VI RINGRAZIO CON TUTTO IL CUORE!!.
                                                              ora potete leggere :3
                                                                       p.s. è lungo 


Chiusi il locale a chiave e mi girai. Volevo fare una passeggiata per riflettere sull’accaduto di oggi.. dovevo avere il tempo di elaborare il tutto. La macchina la lasciai la, sicura che il mattino seguente me ne sarei tornata con quella. Presi le cuffie e incominciai a dirigermi verso l’officina di josh con la musica di sottofondo. Non distava molto, ma a piedi erano 15 minuti buoni. Tutti gli strani momenti mi passarono uno dopo l’altro e si soffermarono su quello sconosciuto. Avevo l’impressione di averlo già visto .. eppure mi diffondeva fiducia, ed è davvero strano perché io sono un tipo di ragazza che deve conoscerle bene le persone per aprirsi o no.
-ehi, bellissima. Vieni qua-. Girai la testa di scatto pensando fosse qualcuno non gradito. Dal lato opposto , c’era un gruppo di ragazzi agli angoli del marciapiede dove un vicolo stretto e corto oscurava i loro volti. Un ragazzo biondo si avvicinò alla fine del marciapiede salutandomi con la mano. Tirai un sospiro di sollievo quando lo riconobbi.
-Marcus. .. prova a salutarmi in un altro modo quando è quasi buio,o potrei pensare che uno stalker mi stesse pedinando-. Istintivamente guardai l’ora. Erano le 17.42 e, come solito di Doncaster, il cielo stava prendendo una colorazione scura. Attraversai la strada facendo attenzione alle macchine, anche se non ce n’era traccia. Sorrise con la sua solita punta di malizia mista a divertimento e lo abbracciai. L’ho conosciuto quando sono arrivata qua, chiedendogli un’indicazione.
-ne vuoi?-. mi offri una sigaretta.
-grazie-. La presi e, guardandola, la posizionai sulle labbra e inspirai. Una strana ma familiare sensazione mi pervase. La gola incominciò a bruciare un po’ e sentì il fumo pervadermi i polmoni incominciando a sentir sempre meno l’aria fresca che segnava la fine dell’estate. Buttai il fumo fuori e incominciai a rilassarmi. Si, mi piaceva la sigaretta. No, non fumavo. Ho sempre interpretato il termine ‘fumare’ come vizio. Il mio non è un vizio, il mio è ‘una sigaretta ogni tanto’.
-vedo che non fumi da tanto. Rise e mi resi conto che fino a quel momento, avevo tenuto gli occhi chiusi. Non feci in tempo a rispondere che qualcuno alla fine del gruppo parlò, facendo scomparire le due chiazze rosse sui miei zigomi.
-ehi, non ci presenti la tua amichetta?questa non è cortesia-. La sensazione di calore svanì subito e sentì piccoli brividi pervadermi tutto il corpo. Forse per la paura, forse per il troppo mancato uso di quella sostanza nociva, ma optai per la prima. Si, alla fine faceva male. “ah, vedo che lo sai”. Ah, vedo che sei tornata a rompermi, cara vecchia amica. “si, e ti conviene andartene.. credo che finirà male”. C’è marcus, lui è mio amico. “ certo.. ah, per la  cronaca non me ne sono mai andata, scienziata”. Credevo avessimo avuto un discorso serio.. mi sbagliavo. Notai lo sguardo incessante di Marcus sul mio, cercando il mio consenso. Feci un passo avanti. Quello che aveva parlato prima uscì dal buco del vicolo e mi sorrise. Era carino, alto, ma ciò che attirò la mia attenzione fu un enorme tatuaggio che prendeva tutto il braccio. Non era uno, era un insieme che andava a formare un intreccio di rami molto confusionario.
-emh..piacere, Ed.-. non feci caso a quello che disse e mi avvicinai al suo braccio, come si mi abbia incantato. Senza staccare gli occhi da quel buffo disegno, esitai prima di toccarlo e percorsi una linea che, partendo dal bicipite, arrivava al gomito con diversi ghirigori. Quando mosse un po’ il braccio, mi resi conto di quello che avevo appena fatto e lo guardai negli occhi, notando solo ora la troppa vicinanza col suo viso. Tutti ci fissavano e il silenzio regnava fin quando non decisi di prender parola.
-Grace-. Dissi prendendogli la mano lungo il fianco per stringerla.
-Bel tatuaggio-. Si, non sapevo che fare per smorzare tutta quella tensione che si era creata. Aprì bocca, ma ,lui, rimase a bocca aperta.
-Grazie, mi piacciono i tatuaggi-. Bene, anche a me.”carino il ragazzo”. Lo so, idiota.”lo so che sei idiota”.grazie.”niente, per te questo e altro”. Ci mancava.
-si vede-. Dissi sorridendo, lasciando la piccola conversazione avuta con la mia ‘amata’ coscienza. Rise. Aveva una risata bella, coinvolgente ma anche che incuteva paura. Sta di fatto che risi anch’io. Finalmente tutti iniziarono a parlare e io sorrisi per il sollievo.
-Grace,ti accompagno-. Sentì la giacca tirare da qualcuno.
-ti ricordi che devi fare quella cosa?-. Marcus mi guardava alzando un po’ le sopraciglia come per stare al suo gioco.
-Ah..si!..quella cosa.. me l’ero proprio dimenticata,che testa!-. ancora non capivo perché volesse che me ne andassi. Volevo e doveva darmi spiegazioni.
-ciao ragazzi,è stato un piacere, a presto-. Tutti si avvicinarono un po’, forse perché alcuni non mi avevano sentita arrivare, e rimasi pietrificata. C’era quel ragazzo che mi fissava trafiggendomi con lo sguardo rendendomi nuda ai suoi occhi. Tutto sembrava inutile. Lui era lì, ed io a pochi passi da lui. Non riuscivo in nessun modo a distogliere lo sguardo e sembravo che neppure lui ne fosse in grado. Marcus mi tirò di nuovo il braccio portandomi alla realtà. Girai la testa di scatto incominciando a camminare velocemente.
-Ciao bellezza, è stato un piacere. Ci rincontreremo, ne sono certo!-. gridò dalla mia parte opposto. Credo che ‘brividi’ sia l’unica parola per descrivere quel momento.
-Ma mi vuoi dire che cazzo ti è preso?-.mi urlò dopo che girammo l’angolo.
-Che mi prende..?..Niente..-. Ancora una volta i suoi occhi si erano fissati nella mia mente e non riuscivo a scacciarli. Non capisco, che cosa ho fatto di sbagliato? Ho ‘cercato’ di fare amicizia. Forse si è accorto del mio comportamento con lo sconosciuto. Speravo di no perché non volevo dare spiegazioni.”non le sai per te, figurati per lui”. Su questo di do ragione.
-Niente?? Fare la misteriosa con Ed lo chiami niente?? Tu..tu non puoi avere questi atteggiamenti con lui-. Gridò ancora facendomi spaventare. Mi prese il polso e lo strattonò, come per farmi ritornare in me. Quelle che ottenne, fu vedere i miei occhi brillare. Pizzicavano, ma strinsi le labbra. Distolsi lo sguardo e,lui, poggiò le mani sulle mie spalle.
.Grace, ehi. Lui è.. pericoloso. Ed io non voglio che tu ti metta nei guai per colpa mia-. Lo so che lo faceva per il mio bene ma io ero fatta così: quando qualcosa attirava la mia attenzione, era finita.
-Non è colpa tua. Ho agito d’istinto, scusami-. Alzai gli occhi e mi sorrise, come per rialzarmi il morale.
-Non devi chiedermi scusa-. Mise il braccio intorno alle mie spalle e ci incamminammo verso l’officina di josh, parlando del più e del meno. Ma quelle immagini del ragazzo con gli occhi color ghiaccio restavano la, come un pennarello indelebile: fisse per sempre.


 

Salve plebee :3 vi è piaciuto? ora iniziano gli incastri e gli intrecci ahahah vabbè.. ditemi che ne pensate, è importante pure per sapere se scrivo bene o no! <3
mi firmerò :
-jhw 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. Pericolo ***


Capitolo 6.
-Allora, ve lo chiedo un’ultima volta. Dov’è? Sono io,Grace!E che cazzo!-. Sbattei la mano sul citofono per scaricare la rabbia e lo stress accumulato, anche se ciò che ottenni fu sentire le vene del palmo pulsare.
-Signorina, ci scusi. In questi giorni abbiamo riscontrato dei problemi con i clienti che hanno cercato di dar fuoco alla nuova ferrarri stravolgendo la procedura-. Il controllore finalmente si rese conto di chi fossi grazie alla mia dolcezza sconfinata.
-Va bene,ma dov’è Josh?-. La mia pazienza ha sempre avuto un limite, e ora siamo sulla soglia,caro.
-Entri signorina-. Dopo avermi aperto il cancello, superai il prato verde e le due fontane in vetro. Salii i gradini e attraversai le due colonne che rendevano l’entrata molto elegante. Il salone era sempre lo stesso, mobili in mogano, divani di pelle, e un grosso lampadario di vetro attorniato da ghirigori. Il controllore fece segno di seguirlo e nel frattempo incontrai Jack, collega di Josh.
-Ehi Grace!-. mi abbraccio ed io ricambiai ma non con il solito entusiasmo.
-Qualcosa non va?-. sapeva che quando venivo qui, era sempre o perché non avevo niente da fare e dovevo rompere le scatole a Joshino, o perché gli dovevo parlare. Ha sempre saputo del nostro rapporto, tutta Doncaster lo sa. Se ci vedono insieme ormai sanno che siamo come fratelli.
-Gli devo parlare-. Mi diede un bacio sulla guancia e andandosene mi disse:
-Ero così convinto che volessi farlo esaurire-. Risi e finalmente arrivai a destinazione. Stanza C5. Feci un sorriso al signore accanto a me, e sene andò. Senza neanche bussare, entrai.
-Grace!-. Si mise una mano al cuore facendo finta di sentirsi male. Corsi ad abbracciarlo e per poco non perse l’equilibrio. Scoppiai a piangere sapendo che fosse l’unica persona che non mi avrebbe chiesto niente fino a quando non avrei parlato. L’unica persona che mi capiva, di cui mi potessi veramente fidare. O forse ero io che mi creavo uno scudo contro gli altri, come Harry o Marcus. D’altronde loro sono stati sempre disponibili, a differenza mia. Sentì che mi accarezzava la schiena come faceva … mia madre. Il pianto aveva già raggiunto i singhiozzi irrefrenabili come un treno a 100 Km/h. Quando alzai la testa e vidi i suoi occhioni color cioccolato, ricordai che non c’era nessun problema che non poteva risolvere insieme. Come sempre. Improvvisamente cercò di trattenere una risata, ma invano. Lo guardai confusa e, prendendomi per le spalle, mi fece girare di fronte al finestrino della meravigliosa Aston Martin modello vanquish volante,colore celeste lucido. Dire che ero appena uscita da una miniera, era poco. Lo guardai sorridendo e notai che aveva la canottiera grigia, sporca di olio. Risi anch’io.
-Non capisco se stai ancora piangendo, o stai ridendo-. Appoggiò una mano al bancone per le risa. Gli lanciai la prima cosa che vidi. Poi me la restitui e mi pulì la faccia.
-Davvero spiritoso-. Mi resi conto che forse era quello il momenti giusto.
-Sai, oggi ho incontrato un ragazzo, era con Marcus. Oddio, non proprio con lui, era un bel gruppo-. Mi venne in mente il ragazzo con lo sguardo di ghiaccio:in fin dei conti era con loro. Forse Marcus poteva presentarmelo.. o forse aveva già la ragazza?Spero proprio di .. Ma che sto dicendo? A me non me ne deve importare. Stop. Gli raccontai tutto.  Mi prese il polso per avvicinarmi a lui ma lo ritrassi subito. Mi aveva fatto male Harry, in quel punto. Lo riprese con delicatezza e alzò la manica. Mi fulminò con lo sguardo quando vide l’ematoma violaceo sulla mia pelle chiara.
-Chi è stato?-. Disse con una freddezza mai sentita fin ora uscire dalla sua bocca.
-Ho sbattuto con la macchina del gelato-. Non volevo che si arrabbiasse, perché lo sarebbe stato a momenti. Poi sa che sono un disastro in tutto.
-Non è finita qui. Mi ha detto che è.. pericoloso-. Sputai con acidità. Non volevo dire il suo nome. Di colpo si spostò poggiando i gomiti sul cofano della sua amata macchina, con le mani ai capelli. Rimasi un po’ sconvolta dal suo comportamento. Anzi, da quello di tutti.
-Grace dimmi che non è quello che penso-. Non ricevendo una risposta perché la mia bocca era come paralizzata.
-Si chiama Ed, non è vero?-. La speranza nei suoi occhi che si sbagliasse era indiscutibilmente presente. Improvvisamente sentì la mano bagnata. D’istinto guardai il soffitto ma la vista era annebbiata, così mi accorsi chi era che perdeva. Chiusi le palpebre pensando al ragazzo con lo sguardo di ghiaccio. Provai a calmarmi, e , inspiegabilmente, ci riuscii. Sentì una sedia spostarsi, diversi rumori di attrezzi e una porta sbattere. Ero rimasta sola e , nonostante ciò, non aprì gli occhi. Pensai ai momenti passati con Josh, a tutti i problemi risolti insieme. A quando ne combinava lui, a quando ne combinavo io.La prima volta che si comportò così, fu il giorno in cui raccontai della mia vecchia vita. Era un fetta della mia vita e lo sarà sempre.
La porta si aprì sbattendo, facendomi ritornare alla realtà. Si era cambiato e aveva un borsone in spalla. Rimase sulla soglia.
-Vieni con me-. Senza domande lo seguì e salimmo in macchina. Durante il tragitto nessuno parlò. Pensai al fatto che IO dovevo essere scioccata, e lui quello che doveva consolarmi, ma la situazione si era ribaltata. Ci fermammo sotto casa sua.
-Resta in macchina e non ti muovere-. Mi imbronciai,neanche mi guardò negli occhi. Rientrò neanche 2 minuti dopo e ripartì.
-Dove stiamo andando?-.Non rispose. Capito? Non rispose. Vuoi la guerra? E guerra sia.
-Ferma sta cazzo di macchina Joshua, e fammi scendere! Non ho intenzione di rimanere un minuto di più-. Quando lo chiamavo per nome, significava che ero veramente nera. Senza far caso alle mie parole, accostò dopo quansi un minuto.
Scesi,e lui insieme a me e al suo borsone. Quando notai la casa che avevo di fronte, restai ferma un secondo, ma dopo mi diressi a casa mia. L’aprì e Josh mi seguì a ruota. Salì sopra e incominciò a disfare la piccola valigia. Avevo intenzione di dirgli”ma no, fai pure come se fossi a casa tua”, ma non lo feci per due motivi:1,non era momento adatto e 2, era pure casa sua in un certo senso.
-Che stai facendo?-. mi girai per chiudere la porta.
-Dormo qui stanotte-. Si, dormi fuori al buio, caro mio.
-Non ti ho invitato-. Incrociai le braccia e mi posizionai di fronte a lui. Potevo essere pure bassa, ma avere fegato è la mia specialità.
-Infatti non te l’ho chiesto-. Proseguì fermandosi pure lui.-Non voglio lasciarti sola sta notte-. Si sedette sul letto e incominciò a calmarsi. Sciolsi le braccia e mi sedetti al suo fianco strofina dogli una mano sulla schiena: sapevo che faceva rilassare.
-Conosco Ed, conosco bene quel bastardo-. Quell’affermazione mi fece rimanere di stucco. Non mi sembrava tipo da frequentare uno come Ed. Molte domande nacquero su questo argomento e Josh incominciò a parlare, rispondendo alle mie domande.
-L’ho incontrato prima che tu arrivassi qui a Doncaster. In quel periodo ero fidanzato con una bellissima ragazza. Si chiamava Susan-. Si bloccò guardando per terra, lo sguardo fisso nel vuoto:si era perso in quel ricordo.
-Il primo giorno che Susan lo conobbe se lo ritrovò la sera stessa sull’uscio di casa sua, ma lei,da ragazza per bene, lo caccio. La stressò per un mese a mia insaputa. Era troppo buona e non voleva farmi preoccupare. Una sera andammo in discoteca. Lei era bellissima. Lo vide e me lo presentò. Mentre ero andato a prendere 2 birre, se la portò in macchina. Susan non capiva niente,l’aveva fatta ubriacare. Quando tornai la sentì dire ‘sono fidanzata’ e a quelle parole sorrisi. Mi resi conto troppo tardi del vero significato:era in pericolo, ed io non c’ero. La sgommata di una Volkswagen mi attirò fuori. Vidi tutto-. Si fermò un attimo e nel suo sguardo c’era solo dolore, per aver rivissuto questa storia ad alta voce, e rabbia,per quello stronzo.
-Un camion andò a sbattere contro di essi. Susan morì sul colpo perché lui si nascose dietro il suo esile corpo per pararsi il culo. Corsi e strappai lo sportello. Vidi ciò e lo presi dal colletto buttandolo fuori e lo presi a calci. Arrivarono altri ragazzi e lo portarono via. Quando vidi il suo flebile corpo pieno di sangue scappai a casa. Il giorno del funerale feci un discorso e,dopo aver poggiato una rosa rossa sulla bara, me ne andai. Non uscì per un mese-. Lo guardai ed era a pezzi, aveva gli occhi arrossati. Lo abbracciai fortissimo per fargli capire che ci tenevo a lui, non volevo che me lo portassero via.
Pov Josh
Ricambiai l’abbraccio. Avevo paura che mi portassero via anche lei. Non volevo perderla,avrei fatto di tutto.-Ti proteggerò, a costo di finire in carcere-. A quelle parole sussultò. Le accarezzai i capelli e abbracciati come due bambini, ci coricammo. Si addormentò subito. Pensai e ripensai all’accaduto e il pensiero di perderla mi perseguitava senza sosta.
-Ti proteggerò,Grace-. Ed il sonno mi portò con se nel mondo degli incubi.


Eccolo, spero vi piaccia:)
.grace

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Capitolo 7
*** Attenzione. ***


Ragazza, mi sembra di scrivere ai muri, ed in questo momento di parlare ai muri. Neanche un commento... neanche un 'bella,carina,schifosa,cancellala', niente. non so se qualcuna di voi scrive storie,ma quando ricevete delle recenzioni,non vi sentite..come soddisfatte? .Mi farebbe molto piacere,anche  perchè è un periodo così e mi sto rifuggiando nella scrittura. ma non voglio che pure questo sia inutile.
Spero che prenderete in considerazione quello che vi ho detto :3
p.s. grazie a nonhounnomedecente e freakout per la recenzione,dopo 5 capitoli,ma grazie di cuore,seriamente<3

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. Relax ***


La fresca brezza di settembre mi attraversò il corpo, segno che la finestra era stata lasciata aperta. Presi il lenzuolo per tirarlo su, fino a sopra la testa, ma qualcuno lo abbassò fino al collo. Cercai di aprire gli occhi, ma uno spiraglio di luce mi colpiva proprio sul viso. Corrugai la fronte e mi accucciai a qualcosa, o meglio, qualcuno che,per risposta, rise fragorosamente.
-Josh..-.dissi con la voce impastata dal sonno.
-Mm?-. si girò su un fianco, ed io feci lo stesso.
-Voglio un abbraccio-. Subito mise un braccio intorno alle mie spalle per avvicinarmi a lui. Un piccolo sorriso nacque sulle sue labbra. Era così dolce che pure io sorrisi. Mi sentivo scombussolata e stordita, ma ero felice che Josh fosse rimasto. Anzi, si fosse auto-invitato. Mi comparvero tutte le scene di ieri sera e non potei far altro che aspettare che passassero. Mi strinsi al suo petto e mise il mento sui miei capelli. Sì, ero nana.
-Tanto per sapere, da quanto sei sveglio?-. il fatto che non abbi dormito tutta la notte mi incuteva i sensi di colpa.
-Da circa mezz’ora-. Chiusi gli occhi e tirai un sospiro di sollievo.
-E a cosa pensavi?-. non volevo che pensasse ad Ed. non volevo che il mio migliore amico diventasse un criminale. Non volevo non abbracciarlo, solo perché uno stupido vetro ci avrebbe diviso.
-Pensavo a cosa fare oggi-. Guardò verso il basso ed io alzai gli occhi per intrecciarli a quei due pozzi senza fondo. Mi sorrise e mi diede un bacio sulla fronte. Chiusi gli occhi beandomi di quella posizione così.. boh, mi sentivo al sicuro,sapevo che nessuno mi avrebbe fatto del male.
-Quindi?-. ero sicura che voleva distrarmi da tutto, soprattutto da quella sgradevole situazione. Ma  ero anche convinta che fosse lui a doversi distrarre.
-Ti porto in un posto speciale, mangiamo al Mc, e poi ci vediamo un film. Scelta libera, eh-. Cercava il mio consenso ed io lo abbracciai subito. Cioè, lo strinsi più forte. Sorridevo come una malata.
-Cosa posso fare, io, senza di te?-. dopo che mi preparai aspettai che andasse a cambiarsi, per poi ritornare. Appena mi vide si bloccò.
-Portati una giacca-. Disse osservando il mio top color militare e i miei jeans a sigaretta. Stava scherzando? Si moriva di caldo! Lo guardai stranito. Avete presente paperino e i punti interrogativi che escono attorno alla sua faccia? Ecco. Rise divertito.
-Tu portalo-. Feci come disse e, appena salì in macchina, mi coprì gli occhi con una benda dicendomi che era la sorpresa. Il viaggio durò circa mezz’ora. Gli chiesi almeno trenta volte dove eravamo diretti, ma non ne volle che sapere. All’ultima, mi disse:
-Sei proprio pesante!-.Misi il broncio e rise.
-Non te la sarai presa!-. in effetti,no,ma mi piaceva stuzzicarlo e quindi non risposi.
-Ti voglio bene- disse e io, ridendo, lo abbracciai.
Quando arrivammo, parcheggiò e mi tolse la benda. Appena uscì dalla macchina ..BOOM. il big ben era di fronte a me.
-Siamo a Londra!!-. lo guardai con occhi e occhi spalancati. Era tutto sorridente.
-Eh già, ti piace?-. feci un giro su me stessa lentamente, beandomi di quello splendido spettacolo: macchine,gente sorridente, chi messa a punto pronta a tornare a lavoro, chi in canottiera e occhiali da sole, negozi,bar,ristoranti.
-E me lo chiedi??!-. rise, ed io insieme a lui. Presi il giubbotto notando che un fresco venticello mi sfiorava la pelle provocandomi piccole scosse. Mi guardò tipo ‘te lo avevo detto’. Girammo un sacco di negozi ma mi soffermai soprattutto da A & F. era enorme! C’era un reparto dedicato solo ai cappelli e la persi josh. Osservai tutti i vestiti e trovai un paio di cose carine. Corsi a chiamarlo e lo feci accomodare sulle poltroncine di fronte al mio nuovo camerino. Uscì con il primo vestito: giallo evidenziatore con le spalline, lungo fino un po’ sopra il ginocchio. Un cinturino lo rendeva semplice ma elegante.
-Carino-. Sorrise –Se non consideriamo che sembri un canarino,ti sta molto bene-. Rise ed io gli feci la linguaccia. Un po’ ci ero rimasta male veramente, ma vabbèh. Ne provai altri e non vi dico le facce disgustate degne di un premio Nobel. Solo alcuni gli piacquero; mi fidavo del suo gusto. Il sedicesimo, nonché ultimo, era azzurro con le spalline grosse ed era ricoperto di pizzo dello stesso colore. Un enorme, bellissimo, fiocco azzurro a cintura rendeva più elegante la parte posteriore dell’indumento,cui abbinai un decolté a ballerina neri.  Arrivava circa 3 cm sopra il ginocchio.
-Sei stupenda-. Rimase a bocca aperta ma sospettai che sparasse cose tipo ‘per halloween oppure carnevale,sono indeciso’ o ‘per andare a mare,è troppo corto’, come qualche (tutti, ma mi sembra male) cambio di abiti prima. Non disse niente quindi mi girai per guardarmi allo specchio. Mi piaceva tanto. Sul suo viso spuntò un sorriso lungo quanto The Bridge. D’un tratto si incupì ed io lo guardai in cerca di risposta.
-La mia piccola sta crescendo-. Fece finta di asciugarsi una lacrima con il labbro sporgente. Alzai gli occhi al cielo.
-pensavo fosse qualcosa di serio,idiota-. Si portò una mano alla bocca fingendosi offeso. Scoppiai a ridere come un asino che si sta affogando.
-sembri proprio gay!-. sapeva che scherzavo ma avvicinandosi mi disse:
"vuoi proprio vederlo se sono gay?che poi si dice dell’altra sponda". Gli misi le mani al petto e gli feci no con la testa perché ero troppo presa dalle risa.
Comprai altre cose tra cui diversi cappelli. Quando vidi che aveva dei cappelli, anche lui se ne accorse, e insieme dicemmo:"ce li scambiamo,vero?". credo che non ho mai riso così tanto in vita mia. Il piano di riuscire a farmi dimenticare ha funzionato e credo che la stessa cosa valga per lui. Notai che aveva in mano diversi vestiari,così, dopo diverse lamentele,lo trasportai in un camerino. Lo obbligai a fare una sfilata e posso dire che,come ho già detto,ha buon gusto. Mi sedetti,stanca. Quando uscì sembrava un modello: pantaloni a cavallo basso, canottiera nera,cardigan e scarpe basse. Ciò che mi colpì fu cosa c’era scritto sulla maglia: Bitch please,i'm famous.
-Chiudi la bocca che entrano le mosche-.
-Sei davvero carino-. Sorrise.-Ma il cardigan non c’entra un cazzo-. Mi guardò malissimo. Uno di quegli sguardi che se potessero ucciderti,saresti già nella tomba.
-Sempre delicata. Continua ad andare così-. Risi e lui,dopo vani tentativi di far finta di essere arrabbiato, rise con me. Girò la testa di lato.
-Quindi?-. vidi che i vestiti appesi erano tutti simili ma di colori diversi .
-Quindi ti stanno bene e li compri. Ma te le devo dire io queste cose?!Pensavo ti vestissi da solo ormai-. Convinto dalle mie parole e dopo avermi dato una pacca che mi stava per buttare a terra,andammo a pagare.
Girammo tutta Londra, ma non fecimo in tempo a salire sulla LondonEye.
-Sarà per la prossima volta-. Disse. Non di certo mi sarei scoraggiata o rattristita nel non salire su quella ruota panoramica.
-lo vuoi un gelato?-. annuì e ci incamminammo verso ‘Burger Ice’ prendendo posto in uno di quei tavolini di fronte al Big Ben.
-Salve, che cosa ordinate?-. un cameriere sulla trentina con camicia e papillon si rivolse a noi sorridendo.
-Limone e fragola. Per lei cioccolato e panna-. Mi sorrise,ed io ricambiai. Dopo che mangiamo, mi riaccompagnò a casa. Per tutto il viaggio non fecimo altro che parlare della bellissima giornata trascorsa, e di quando gli lanciai la panna.
-Un giorno,quello meno aspettato, me la pagherai-. Disse nascondendo un sorriso.

Ciao :3 SCUSATE IL RITARDO,NON HO SCUSE.
veramente, scusatemi. anyway, vi è piaciuto?
 questo è un capitolo leggero per prepararvi al prossimo
<3 spero vi sia piaciuto 
.jhw

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. why me? ***


Josh mi accompagnò a casa,dicendo che doveva assolutamente farsi una doccia per colpa mia. Aprì la porta,le diedi un calcio per richiuderla e,buttata la borsa e le buste a terra,mi gettai sul divano. Ero sfinita. Decisi di seguire il consiglio del mio migliore amico e andai ad aprire l’acqua calda per mettermi a mollo. Entrata nella vasca mi sentì già meglio e quando immersi la testa  tutti gli avvenimenti di questi giorni scomparvero sebbene sapessi per poco. Stetti in quel relax totale per minuti o forse ore.  Sta di fatto che dopo essermi vestita, uscì per rinfrescarmi le idee pensando che anche l’aria fresca portasse tutto con se. Ma non fu così perché appena il vento mi accarezzò sentì un brivido crescere lungo la schiena. Non era paura, solo freddo. Mi strinsi nelle spalle e incominciai a camminare verso dove le gambe mi portarono,come se fossero  autonome.
Pensare a Ed mi faceva venire i brividi,e sta volta di paura. Focalizzai la sua immagine nella mia mente provando a ricordarne i tatuaggi che mi avevano tanto attirato. Ce n’era una familiare e cercai di capire dove l’avevo visto. Era una stella a cinque punte. Qualcuno in questi giorni…forse… il cellulare squillò,distraendomi.
Numero Sconosciuto.
.-Pronto?-. All’inizio nessuno rispose.
.-Grace,bella mia, quanto mi è mancata la tua voce-. No. Non poteva essere lui. Non doveva. Ora che ho cambiato tutto radicalmente. Ora che mi sono fatta una vita lontana da lui. La mia colonna vertebrale minacciava di cedere da un momento all’altro.
-Che vuoi?Chi te lo ha dato il mio numero?-.  cercai di essere il più possibile distaccata. Anche se la domanda era molto stupida sapendo che lavorava in un agenzia molto conosciuta. Non mi ha mai voluto dire che lavoro svolgeva. Mai.
-Te. Questo non importa. Mi manchi piccola e.. cosa?...manchi pure a john…-. Cosa? Era con lui?
-Non lo nominare quello stronzo!!-. Gridai a denti stretti. John mi ha sempre voluta, ma io non gli ho mai dato corda. Lavorava con mio padre. Un giorno decise che niente andava bene e mi portò in un posto nascosto del parco picchiandomi e gridando perché non l’amavo. Io ho sempre detto che al cuor non si comanda. Ho sempre avuto paura di lui. Ho sempre avuto paura che Harry possa fare una cosa del genere anche se tutta me stessa sa che lui è un ragazzo d’oro. Ed io non lo merito. È  questo il motivo per cui cerco di tenere le distanze, per quel che posso.
-Calmati bambina mia io..-.
-BASTA! Tu non sei più mio padre!!-. chiusi la chiamata. Oh no, eccole. Un sacco di lacrime venne rovesciato sulle mie guancie. Corsi. Corsi più veloce che potevo. Volevo sfuggire, anzi cacciate la s. Ci ero dentro fino al collo,ormai.
Il sole era ormai tramontato e la luce incominciava a svanire. Sentì dei passi nella mia direzione,ma non ci feci caso. Quando mi guardai il torno non capì dov’ ero arrivata. C’era un bellissimo prato verde,enorme, ed un casolare di legno ben curato lo rendeva molto elegante. Era uno splendido paesaggio e il tramonto con sfumature dal color pesca al color senape, era imminente. Mi sedetti e il contatto con il terreno freddo mi fece abbassare lo sguardo notando piccole gocce di rugiada attorniarmi. Le sfiorai pensando quanto fossero fortunate. Avevano un ruolo preciso nella natura e non doveva scegliere cosa fare. Si creavano, si dissolvevano e di nuovo il ciclo ripartiva. Tutto il mio opposto. Rimasi con le braccia agganciate alle ginocchia,la testa china, sicura che nessuno poteva sentirmi urlare nel silenzio.
-Grace..-. una voce suadente mi pervase i timpani come fosse armonia pura. Credei fosse solo l’immaginazione.
-Grace perché piangi?-. girai la testa e vidi quel ragazzo con le mani in tasca scrutarmi per filo e per segno.
-Tu chi sei?-. mi rigirai a guardare lo splendido panorama, sapendo che ce n’era uno stupendo dietro di me,con gli occhi azzurri. Non avevo più forte di fare qualcosa di sensato,però.
-Qualcuno che vuole sapere come mai una bella ragazza come te sta piangendo-. Sentì che sorrise e si sedette vicino a me.
-Secondo te arriva uno sconosciuto e gli racconto la mia vita?persona e film sbagliato-. Rise e mi provocò qualcosa. Non so di preciso cosa, ma lo respinsi. Poi perché rideva? Ero davvero combinata male?
-No,non lo sei-. All’inizio pensai che fosse la mia coscienza che,da un po’ di tempo a questa parte,era sparita. Poi mi resi conto che era stato lui a parlare.
-Sbaglio o hai detto ciò che pensavo?-. come se fosse la domanda più stupida di questo mondo. Abbassò lo sguardo.
-Credo che tu mi conosca-. Fissò i miei occhi nei suoi. Ne era convinto?
-Ah si? E come mai non so il tuo nome? Vai a rimorchiare da un’altra parte,coso-. Non ero in vena di giochetti infantili. Guardai da un'altra parte per non rimanere a fissarlo come era successo con Ed, anche se sapevo che lui non mi avrebbe fatto mai del male. Lo sentivo. Si dice che le donne abbiano un sesto senso. Perché non usarlo?
-Piacere, Louis-. Mi offrì la mano avvicinandosi. Finalmente potei vedere il colore dei suoi occhi più da vicino. Erano stupendi,proprio come li avevo immaginati. La sua pelle era chiara però come se fosse di una porcellana indistruttibile. Il naso era alla francese e la bocca sottile e rosea non voleva altro che essere sfiorata.
-Stai scherzando?..-. lo guardai malissimo ma quando capì che era serio alzai gli occhi al cielo e gliela strinsi. Perché tutti gli psicopatici capitano a me? Perché?!
-Ehi!-. mi spinse con la spalla.
-Che c’è?-. rise e notai che le sue iridi stavano prendendo una colorazione blu,come il cobalto,come i miei occhi.  Anche se erano come una droga. Guardarlo,intendo . Io sapevo bene chi fosse,comunque. Era quello che dopo avermi fatto fare tutte quelle ordinazioni manco mi salutò! Rise di nuovo. Stavolta mi provocò una scarica di brividi e una sensazione di felicità che non potei reprimere,stavolta. Era così forte che ebbi l’impressione che emanasse energia positiva. Scacciai subito quel pensiero troppo strano. Uno strano malore allo stomaco. Cosa mi stava succedendo? Perché il mio corpo rispondeva in questo modo?  Ma soprattutto: perchè quando lo vedevo mi sentivo al sicuro? Tutte domande senza una risposta,purtroppo.
.-Io non dovrei essere qui,sai? Vorrei, ma..-. lo interruppi subito,pensando di aver frainteso tutto. Chi ero io di così speciale da poter attirare la sua attenzione?
-Allora perché sei venuto?-. se aveva intenzione di farmi soffrire in futuro, ne avevo già abbastanza.
-Non lo farei mai,Grace-. Lo guardai e gli occhi mi caddero sulle sue labbra un’altra volta. Così sottili e pure così invitanti. Dovetti battere le palpebre più volte per formulare una domanda di senso compiuto.
-Emh, come mai leggi nel pensiero?-. cercai di essere il più indifferente possibile, come se lo facessi anche io.
-E meglio che vada-. “Brava grace,hai rovinato tutto!”. Eccola. Lo sapevo che era passato troppo tempo. Si alzò e mi offrì la mano. Le sue dita rimasero incastrate nelle mie e,dopo aver sussurrato al mio orecchio :”a domani,piccola”, si incamminò lasciandomi lì a bocca aperta. Il mio cuore martellava nella gabbia toracica per l’improvvisa vicinanza invece che battere.  Quando mossi la mano sentì un qualcosa di morbido ma tagliente. L’aprì e trovai un pezzettino di carta bruciacchiato. C’era scritto: ‘α πѲєσζω ‘.
-Ehi, ma che..?-.  Puff. Era sparito. Non c’era più. Come poteva essere? Non c’era né  un vicolo né qualcosa dietro cui nascondersi. Perché poi doveva nascondersi? Come aveva fatto a sparire? Che voleva dire quel biglietto? Chi era veramente? Ma la domanda più importante era : perché si è avvicinato?
 


 
Ehi! ora inizia la parte che preferisco *-* spero vi sia piaciuto
perchè il prossimo è una bomba ancora più grande di questo!
fatemi sapere cosa ne pensate,vi voglio bene
.jhw
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. Ed,Josh and the violence ***


α πѲєσζω.   Cosa voleva dire? Che lingua era? E perché mi aveva lasciato un bigliettino? Non poteva dirmelo a voce? Forse sapeva già che non avrei capito un bel niente. Ritornai a casa con in testa la terza guerra mondiale. Come aveva fatto a trovarmi,poi? Perché non me lo ha scritto in italiano? Sono una negata. Forse voleva che lo cercassi. Salì in camera e,dopo aver acceso il pc, rilessi più e più volte quel bigliettino scandendo parola per parola. Notai il P greco: lo usavo in matematica. Quindi questo voleva dire che.. era greco, era solamente greco! Ed io che incominciavo a pensare all’aramaico.. ecco a cosa serve la matematica, a identificare i bigliettini degli sconosciuti, grazie alle lettere. Ed io che dubitavo delle formule di geometria. 
Cercai l’alfabeto su internet e,identificando ogni parola, ne capii il significato . α per a, π per p…. ‘a presto’. C’era scritto.. a presto. Lui voleva vedermi. Di nuovo. Ma perché? Che cosa c’era in me che poteva interessargli? Che cosa aveva lui da mandarmi in tilt ogni volta che lo vedevo? Perché imprimere il suo viso,le sue labbra,i suoi occhi, aveva un effetto calmante come una tazza di camomilla? Ma la domanda era : perché me ne stavo interessando? Perché non me ne sono fregata e non l’ho buttato?
Sentì il campanello suonare: sicuramente era Josh. Andai ad aprire e trovai l’unica persona che mi sarei mai aspettata.
-Hey bellezza,come stai?-. Entrò senza permesso e chiuse la porta.
-Che ci fai qui? Come fai a sapere dove abito?-. sputai cercando di rimanere calma. Anche se la sua maglietta rossa e i pantaloni da militare mi ricordarono .. un vecchio nemico.John. Devo ricordarmi di guardare lo spioncino la prossima volta.
-Wohoo, che siamo nervosi! Avevo voglia di vederti e di farti vedere qualche tatuaggio..sai ne ho in tutti il corpo-. Mi sorrise maliziosamente. Indietreggiai fino a che il bancone della cucina mi bloccò.
-Mi fai schifo,Ed-. Ora mi chiedo: perché trovo il coraggio solo in queste situazioni?
-Mi piacciono le ragazze con un bel caratterino-. Si avvicinò fino a cingermi i fianchi con prepotenza,alzandomi per farmi sedere sul bancone. Per tutta la forza che ho cercato di usare , non credo che servì a molto. Mise le mani sulle mie ginocchia aprendole lentamente.
-Sei così invitante,come un pasticcino-. Alitò sul collo. Che schifo. L’unico aggettivo che riuscì a trovare fu: sono nella merda. Quando si avvicinò con il bacino di più fino a toccare con il bacino il tavolo, mi allontanai.
-Fai la brava bambina,Grace. Lo sai che poi dovrò arrivare alla forza? Non ti farò del male, vedrai-. Si, certo. Gli misi le mani sul petto, non volevo che ciò che pensassi si realizzasse.
-Che vuoi fare?-. Rise. Rise nel vedere una ragazza indifesa. Che merda.
-Stai tranquilla,mi ringrazierai-. Detto questo,si fiondò sulle mie labbra con violenza stringendomi a se.
Nulla. Fu quello che provai. Lo picchiai ma mi strinse ancora di più. Avevo paura. Avevo paura che sarebbe andato oltre. Paura che mi avrebbe fatto del male. Paura che nessuno sarebbe arrivato in tempo. Paura che non fosse venuto Louis a salvarmi. Perché Louis? Non lo so. Il mio cuore lo aspettava. Ed era troppo muscoloso per me. Lo presi per le spalle e,per farlo smettere, appoggiai la sua fronte sulla mia. Quando volevo che fosse Louis al suo posto… baciare le sue sottili labbrae.. Stop. Ma che sto dicendo? Non mi devo permettere di pensare queste cose.
-Sei bellissima,piccola. Louis aveva ragione-. Quelle parole mi confusero. Cosa c’entrava lui con Louis? Erano persone caratterialmente diverse. O almeno lo pensavo. Era con lui,però, insieme a Marcus e.. non mi diede il tempo di capire ciò che stava facendo per la troppa velocità del suoi movimenti quasi inumani. Mi forzò ad aggrapparmi a lui e mi baciò il collo mordendolo. Il dolore provato era indescrivibile. Mi buttò sul divano squadrandomi. Si tolse la maglia e notai tutti i tatuaggi. Convinto che stessi guardando il suo petto,scappai dal divano e,aprendo la porta, trovai Josh pronto a bussare. Grazie Signore.
-Grace-. Sorrise ed io scoppiai a piangere. Ed mi prese per mano e mi tirò a se.
-Dove credevi di andare,eh? Ti avevo detto che avrei usato le..-. Grazie al cielo non fece in tempo a finire che Josh gli mollò un pugno sulla schiena. Ed non l’aveva visto o sentito. Un altro pugno in faccia dopo essersi girato lo fecero cadere a terra. Io era lì,impalata. Piangevo e basta.
Ero terrorizzata.

POV Josh
La rabbia era irrefrenabile. Non ci potevo credere,non lo volevo. Stava per succedere la stessa cosa con lei. Non gli bastava Susan,no. Se non fossi arrivato in tempo.. non ci volevo pensare. Assolutamente.
-Ecco a te il secondo round,bastardo di merda-. Gridai con tutta la voce che riuscì a recuperare. Lo riempì di calci senza ritegno. Li meritava tutti, uno per uno. Non bastavano per scaricare tutta la mia rabbia.
-Basta-. Grace si mise di fronte a me. Stavo per darle un pugno.
-Esci-. Rimase immobile. Era spaventata a morte ma il suo sguardo rimase fermo. Il suo sguardo. I suoi occhi. Tutto il trucco era sulle guance ormai quasi nere con gli occhi rossi. Volevo ammazzarlo.
-Ho detto basta. O la finisci o me ne vado-. Non stava scherzando. Possibile? La rabbia mi accecò di nuovo e la presi per le spalle. 
-Ti stava per violentare,lo vuoi capire? Non fare la santarellina del cazzo con me,Grace. Non è momento di essere perbenisti. Non voglio perderti come Susan!-. le sputai addosso. Si fece piccolissima di fronte a me. Era ancora più spaventata di prima. Il suo sguardo si incupì. Che cretino. Stupido,stupido,stupido.
-Cacciami le mani di dosso-. Mi guardò con disprezzo. Mi sentì vuoto.
-Cacciami le mani di dosso!-. mi prese le braccia e le colpì con rabbia. Prese il giubotto e se ne andò.
Che cosa avevo fatto..? non capivo perché voleva che smettessi,poi. Lei era una ragazza d’oro, non voleva mai fare davvero del male a qualcuno. Presi quel rifiuto umano e lo scaraventai fuori.
-Vedi di non farti più vedere,stronzo-. Chiusi la porta con violenza e notai del sangue a terra. Pulì tutto  sapendo che Grace non avrebbe dimenticato, soprattutto con dei segni. Dovevo prevederlo però, perché è andata peggio. Io volevo  fargli dimenticare ciò che era successo, invece l’avevo fatta scappare via.
Sono un mostro.



 
Ehi ! :) ve lo avevo detto che era un bomba più grossa!
comunque .. spero di aver descritto bene le sensazioni
perchè sono molto importanti.
lasciatemela una recensione,capitemi.
.jhw

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. Strange things ***


Corsi piangendo verso il nostro posto. Si, l’avevo denominato così perché là c’era stato il nostro primo incontro. Ovviamente non c’era. Chiusi gli occhi e Ed che mi metteva le mani addosso mi fece provare repulsione verso il mio corpo. Mi fece rabbrividire.
-Perché a me?-.  urlai al cielo. Ormai era tutto buio. Le gambe mi tremavano e mi faceva male tutto,pure il cuore.
Piansi.
Piansi perché ero sicura che non sarebbe mai finita.
Piansi perché avevo trattato male Josh senza un motivo ben preciso.
Piansi per Louis,per la prima volta.
Piansi perché non c’era. Avevo bisogno di lui. Dov’era?
Sentì un rumore e,guardandomi le spalle spaventata,mi avvicinai al casolare. Era buio e non avevo intenzione di tornare a casa e affrontare..tutto. Camminando,sentì un altro rumore. Avevo paura che Ed sarebbe uscito da un momento all’altro.
-Chi è?..-. Un altro fruscìo di foglie. Mi girai vedendo una figura alta,possente e.. paurosa. Mi  allontanai con gli occhi spalancati.
-Ed..-. Corsi con tutte le forze che mi erano rimaste. Speravo che sarei riuscita a scappare in tempo. Non sentendo passi o foglie scricchiolare, allentai il passo. Sentivo che qualcosa mi diceva di fermarmi e tornare indietro. Il mio polso fu preso e Ed mi fece girare.
Occhi colo ghiaccio.
-L-louis..-. lo abbracciai fortissimo,sentendomi al sicuro da tutti,da lui. Allentai la tensione del muscoli e piansi per la gioia. Non ero mai stata così debole. Mi sfiorò la schiena delicatamente ricordando il tavolo e.. mi allontanai. Il suo sguardo era confuso, il mio ancora spaventato.  Aveva capito che era successo qualcosa. Si avvicinò con calma osservando ogni mia reazione,prese la mia mano accarezzandola. I nostri occhi erano come calamite, non riuscivano a staccarsi.. Fece un passo,poi un altro,fino a raggiungermi. Piano piano mi abbracciò di nuovo, ed io mi sentì in paradiso.
-Va tutto bene,Grace. Ora ci sono io-. Lo strinsi più forte e lui ricambiò. Perché mi stavo fidando di un perfetto sconosciuto? In quel momento non mi importava. Volevo stare con quello sconosciuto. Volevo essere avvolta da quella braccia possenti, volevo appoggiare la testa sulla sua spalla. Ma in quel momento mi sentivo ancora uno schifo. Ed mi aveva toccata e io dovevo riabituarmi. Cercai infatti di non reagire impulsivamente e quindi di non staccarmi. Con Louis era diverso,sapevo che mi avrebbe sempre protetta.
-Vieni come me-.  Quest’affermazione mi lasciò un po’ perplessa,ma non mi scosse più di tanto.
-T-tu non mi vuoi fare d-del male,vero?-. il suo volto si rilassò e un piccolo sorriso si intravide.
-Non ti farei mai del male-. Disse sottolineando il ‘mai’. Mi tese una mano. Che fare? Lo guardai ,e poi, la sua mano. Oh, al diavolo Ed e tutta sta storia! La strinsi e mi sentì già meglio. Ci incamminammo verso il casolare. Aperta la porta,mi fece entrare. Era una bella casa. Era tutta di legno, addobbata sempre con mobili di legno, ed era luminosa. Ci sedemmo su un divano bedge e gli raccontai tutto. Mi aprì con lui, con una naturalezza impressionante,come se lo conoscessi da secoli.
Lui mi ascoltava come nessuno aveva mai fatto veramente. Aveva proprio una predisposizione. È diverso da sentire,perché quando senti, le cose non ti rimangono. Quando ascolti, tu ti interessi all’argomento, diventando schiavo di come finirà l’aneddoto o il racconto. Mi sentivo apprezzata.
-Non so perché ho fermato Josh. Forse avevo paura che potesse ucciderlo-. Mi accarezzo la mano. Un piccolo gesto ma con grande significato. Voleva dire ‘ci sono io con te’. Mi diffondeva fiducia e sicurezza.
-Grace sei stata saggia. Nessuno avrebbe saputo ragionare in circostanze come quelle-. Mi sentivo così..così.. così bene.
-Louis,perché sono qui?-. rise.
-Beh, sei scappata da casa tua e sei venuta nel mio giardino-. Scherzò. Si era suo,manco a farlo apposta. Comunque mi aveva detto che potevo venire quando volevo.  Comunque era la verità,la sua. Ma perché proprio qua? Perché sono arrivata qui? Perché, per la prima volta casualmente mi ero ritrovata in questa splendida radura, nonché casa sua? E perché mi stavo fidando di lui? Vedendo che non ebbi una reazione precisa, si alzò per andare in cucina e mi fece segno di seguirlo. Si fece una tazza di thè chiedendomi se lo volessi e gli feci di ‘no’ con la testa distrattamente. Quella stanza era decisamente carina: la cucina di fronte alla porta, il tavolo in mezzo, una grande finestra sopra la cucina e al lato del tavolo c’era un’enorme tv incastrata nel muro. Si accomodò su una sedia in una sedia del tavolo quadrato. Mi sedetti di fronte a lui, ancora un po’ spaventata dalla mano di un uomo.
-secondo te,perché sei qua?-. questa domanda mi spiazzò . Dovevo avere io delle risposte.
-Beh, io.. non lo so. Non me n’ero neanche accorta che sono arrivata qua dopo..si, quello che è successo-. Mi osservava compiaciuto. Alzò un sopraciglio come se la risposta fosse ovvia. Ma qual’era la risposta? Io non lo sapevo perché le mie gambe automaticamente mi avevo portato qui e.. io. Io l’ho voluto. Io sono voluta venire qua, l’avevo già stabilito prima di mettere le gambe in moto. La mia faccia cambiò espressione cancellando quella rughetta che si era formata tra le sopraciglia.
-Perché?-. mi uscì come pensiero ad alta voce.
-Si vede che ti attraggo-. Disse con nonchalance sorseggiando il thè. Un sorriso furbo gli incorniciò le labbra. Le mie guance andarono a fuoco,colte alla sprovvista. Era la verità, però. Lui mi piaceva, anzi io ero ossessionata da lui. Lo pensavo notte e giorno. Forse per questo mi avvicinai col busto coi gomiti appoggiati al tavolo e gli diedi un leggero bacio. Lui era diventato serio e non smetteva di fissare le mie labbra,d’altronde come facevo io.  Si leccò le labbra secche, e ritornarono rosate. Era un’attesa stressante, esasperata. Lo baciai sul serio assaporando quelle labbra che avevo così ardentemente sognato. Louis reagì assecondando i miei movimenti e si alzò senza lasciare il nuovo nostro contatto. Anch’io mi alzai.  Mise le mani nei miei capelli
Mossa sbagliata.
Mi fece ricordare Ed e lo allontanai con uno spintone sul petto.
-No. Non di nuovo-. Non volevo rivivere tutto da capo. Non di nuovo. Louis non era un ragazzo cattivo, ma il mio cervello reagì così..
-Vattene,non di nuovo!!-. gridai prendendomi la testa fra le mani. Tutte le immagini di qualche ora prima mi annebbiarono la mente. Sbandai  e ruppi qualcosa.
Ed. il suo sorrisetto. Io. Le sue mani. Il tavolo. L’espressione di Josh. Ed a terra. Josh che picchia uno stomaco. 
 Tutte immagini confuse che si ripetevano senza sosta.
-Smettila di far girare la stanza,Louis!-. il mio corpo venne scaraventato sulla porta dal mio inconscio,pronto a fuggire. Le lacrime mi riempirono il volto.
Ed,di nuovo. Il tavolo. Un altro piatto rotto. Josh. Josh sporco di sangue. Un vaso in mille pezzi.
Gridai, volevo che tutto smettesse di girare così velocemente e che le immagini se ne andassero. Chiusi gli occhi con tanta forza e mi tappai le orecchie con i palmi, cercando di fermare tutto.
-Basta!-. singhiozzai ancora. La testa mi stava scoppiando. Improvvisamente vidi tutto buio e una forte stretta che mi fece calmare. La sua figura era così alta da far andare via la luce. Delle calde mani mi strinsero la schiena come se non voleva lasciarmi.
-Sh, ci sono io. È tutto al proprio posto. Non ti preoccupare-. Mi baciò più volte la testa e mi strofinava la mano sulla schiena facendo tornare il mio respiro regolare, mentre parlava. La sua voce. Mi pervase stringendo un dolore allo stomaco. Una sensazione mi pervase. Cercai di identificarla. Non era paura,no. Era.. sicurezza,protezione. O erano forse queste le farfalle di cui tutti parlavano? Non ne ero sicura. Non ero sicura di niente,in quel momento.
Solo che io sarei rimasta con Louis perché mi faceva sentire bene. 


Ehi!
Eccomi di nuovo. Non so se questo si può definire capitolo perchè fa schifo. comunque, mi sono impegnata e,oltre a questo ho pubblicato una OS. se vi va, passate : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2526837&i=1 . 
Parlando di Louis, ora si incomincia a capire che ruolo ha, mentre di Grace i sentimenti sono ancora confusi. che succederà? eheheh. recensiteee , recensite quello che pensate,perfavore. 

.hes
 

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Capitolo 12
*** Avviso ***


Ciao ragazze, è da un sacco che non aggiorno perchè ho deciso di non continuare la storia in quanto nessuno mi dice ciò che pensa e io non so se vi piace o no.
comunque, ne ho scritta un'altra, se vi va passate, si chiama Cademon's fells :)

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