Nove orchidee (/viewuser.php?uid=1469) Lista capitoli: Capitolo 1: *** Come la luna piena la notte di Samhain *** Capitolo 2: *** Storie dall'oceano topografico *** Capitolo 3: *** L'unica che dia pace *** Capitolo 4: *** Dignità del proprio rango *** Capitolo 5: *** La chiamerei Yuuki *** Capitolo 6: *** Quel che poi accadrà, nessuno lo sa *** Capitolo 7: *** Genesis *** Capitolo 8: *** Kaname *** Capitolo 9: *** Prendimi per mano *** Capitolo 1
Capitolo 2
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Capitolo 3
*** L'unica che dia pace ***
L’unica
che dia pace
“Qui,
a lenire il mio dolore,
sta umile, sommessa, la sua timida, semplice, femminile tenerezza.” Evgenij Evtušenko «Rido?» La porta scivolò silenziosa sui cardini. «Sei qui?» L'acredine di braci spente pervadeva la camera, buia; a un primo sguardo le parve vuota, ma persino con Haruka alle spalle poté cogliere la forte presenza di loro fratello maggiore, da qualche parte nelle vicinanze. Esitò, chiedendosi cosa fare. Poi, scambiato uno sguardo d'intesa con Haruka, strinse le labbra ed entrò, sgambettando con grazia sulle esili gambe di undicenne. «Rido…?» Lo trovò al di là del letto, stravaccato contro il muro tra le falde cascanti del baldacchino. La sua camicia francese era quasi completamente aperta, sbilenca, come se avesse cercato di strapparsela. Alcuni bottoni puntellavano il tappeto persiano. «Fratellino» mormorò, inginocchiandosi. Non era la prima volta che lo trovavano così e, temeva, non sarebbe stata l'ultima. Che stava succedendo? C'era senza dubbio qualcosa di diverso. La barriera di cortigiani che li divideva si faceva ogni giorno più folta e minacciosa. All'improvviso Rido si svegliò dal suo torpore e l'abbrancò per i gomiti. Juri mandò un grido di sorpresa. Poi, capito che la stava abbracciando, si rilassò. «Che cosa ti hanno detto…?» Lui non rispose, nascondendo il respiro agitato nel suo collo. Avvertendo una collera familiare montarle nel petto, la bambina ricambiò la stretta con forza. «Sono solo degli invidiosi. Non ascoltarli, Rido.» I suoi ricci le solleticavano la bocca. Inattesa, una risata gutturale fece vibrare le sue spalle, rombando negli ampi polmoni maschili con la minaccia di un ruggito. «Oh, lo so» lo sentì dire, finalmente. «Ma quanto sono bravi a recitare il loro ruolo.» Tacque ancora un istante, quindi si scostò e le passò le mani fra i capelli, guardandola coi suoi strani occhi spaiati. Un sorriso sicuro. La baciò sulla guancia, tenendola stretta. «Tu sei l'unica che mi dia pace, Juri.» |
Capitolo 4
*** Dignità del proprio rango ***
Nota:
grazie per tutte le recensioni <3 mi aspettavo più
kanamiane, ma magari lurkano XD
Ecco dell'altro RidoxJuri, con Haruka che continua la parte del terzo incomodo... però non durerà a lungo, promesso ;-) Adoro Haru, soprattutto dopo certe uscite del fanbook. ---------------------
Dignità
del proprio rango
“Non si è mai soli in
pochi.”
Goethe «E' una cosa ridicola, Haruka. Non ti vergogni di te stesso?» No, Haruka non si vergognava di se stesso. Non si vergognava di nulla, apparentemente, poiché seguitò a masticare il boccone senza pulirsi la faccia dalla panna. Alzando le spalle, Juri tagliò il dolce con la forchetta e offrì un'altra porzione, subito incamerata dalla bocca zannuta del fratello. Rido fumò. «Beh, dovresti. Sembri un poppante.» Haruka deglutì, si leccò i baffi e gli indirizzò uno sguardo piatto. «Che male c'è? La festa è finita.» «Chi vuoi che ci veda, siamo solo noi» confermò Juri. «Non è questione di essere o non essere visti» ribatté il maggiore, arruffando le penne. «E' questione di comportarsi con la dignità del proprio rango.» Il placido Haruka sembrò finalmente irritarsi: storse la bocca, scambiò un'occhiata con la sorella e, infine, si alzò dal tappeto persiano, spolverandosi. «Scusate, Gran Ciambellano. Vado a dormire ora. E' abbastanza dignitoso questo?» e aggiunse una linguaccia per buona misura. Quando se ne fu andato Juri scosse il capo, raschiando il piattino. «Sei il solito rompiscatole, Rido…» Pescò il boccone finale, quello con ciliegina, e se lo portò alle labbra senza più considerare il fratello. Ebbe scarso successo. «Oi.» Le stava tirando la gonna. «Che c'è?» Lui squadrò il cucchiaio, poi, con tutta la dignità di un principe sedicenne, spalancò la bocca guardando altrove. Juri scoppiò a ridere e lo accontentò. |
Capitolo 5
*** La chiamerei Yuuki ***
Capitolo 6
*** Quel che poi accadrà, nessuno lo sa ***
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Quel che poi
accadrà, nessuno lo sa
“Ogni
amore che non si fondi sull’amicizia
è come un palazzo costruito sulla sabbia.” Ella Wheeler Wilco «Sposerai Rido?» «E’ stabilito che sia così.» «Non propinarmi questo credo. Non parlo di quello che vogliono gli altri, ma di quello che vuoi tu.» La giovane Juri immerse i piedi nel laghetto, emettendo una risata spenta. «Lo so che è cambiato; so come la pensa adesso. E non gli voglio più bene come una volta… ma ho scelta?» «Un’alternativa c’è sempre.» «Ah, ah. Non credo. Impazzirebbe del tutto se gli venissi a mancare. E chi vuole un’altra guerra?» Il volto di Haruka si riflesse sull’acqua, accanto al suo. «Non ti fidi di lui. Non gli confidi nulla da tempo.» «Poco importa.» «E tu, Juri? Non sei tu quella che vuole ricompensare l’onestà e i buoni propositi? Chi penserà alla tua felicità?» I loro occhi s’incontrarono e lei, per paura di dire qualcosa di cui si sarebbe pentita, li abbassò, scuotendo la testa. Suo fratello s’avvicinò fino a posarle il mento sulla spalla, proprio accanto all’orecchio, dove il suo respiro s’arricciò come la coda di un fuoco fatuo. «Vorrei essere io a farlo.» Il cuore sembrava uscirle dalla gola. «Sposa me, Juri.» Ma dolore e piaghe per le loro
offese,
battaglia e carestia e tutte le pestilenze, faranno di questa terra una landa desolata… |
Capitolo 7
*** Genesis ***
Nota:
l'addio fra Rido e Juri. Da qui in poi solo angst e temi dark, siete
avvisati ^^;
Grazie ancora per le recensioni. --------------------------
Genesis
“Il
suo cipiglio era triste; l’occhio, al di sotto,
lampeggiava come una scimitarra dalla guaina.” Henry Wadsworth Longfellow «Come hai potuto? Come hai potuto?» La vampira distolse lo sguardo, dura e impenetrabile come il basalto che pavimentava il corridoio. «Non sono più abbastanza per te?» «Sei anche troppo.» «Juri…» «Sei diventato un assassino!» scattò lei. «Un tiranno sanguinario! La vita degli altri non ha più alcun valore per te ― se mai ne ha avuto.» «La tua mi è inestimabile.» Una risata secca. «Io sono una su milioni, Rido. Non è stringendoci l’un l’altro a occhi chiusi che diventeremmo dei buoni sovrani.» «E tu che ne sai?» fu l’altera risposta. Juri scosse il bel capo. «E’ solo la punta dell’iceberg. C’è tanto altro.» «Spiegami il resto, allora. Avanti.» Il tempo che gli concedeva, però, andava morendo. Lo fissò con gelo. «Basta, Rido. Abbiamo chiuso. E’ finita. Non sposerò mai un despota.» Gli volse le spalle. «Juri?!» «Addio.» E lo abbandonò lì, in un angolo del loggiato, a raccogliere i pezzi dell’unico cuore che avesse mai posseduto… sacrificio inevitabile perché si completasse la genesi del mostro che da sempre gli albergava in corpo. |
Capitolo 8
*** Kaname ***
Nota:
uff... ma perché non accetta più il bel carattere
gotico che usavo per i titoli? ;_; E' una tristezza, senza...
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Kaname
La prima volta che lo tenne in braccio, al riconoscimento ufficiale, gli ricordò certi suoi ritratti antichi. Lo sguardo diretto, il viso ovale e la presa imperiosa del piccolo pugno sui volants della sua camicia erano gli stessi che pennelli spelati avevano tracciato, secoli prima, sulle tele di famiglia, guidati da mani ossequiose nei confronti del re e dell'erede al trono. Quel bambino avrebbe potuto essere suo figlio. Non lo era — difficile scordarlo — ma nei pochi attimi in cui rimase solo con Juri, mentre lei lo cullava, quella sensazione surreale non lo abbandonò. La seconda volta, Kaname gli rammentò sua sorella. Quella curiosità innata, le buffe espressioni infantili erano ciò che era stata Juri prima di trasmutarsi in una donna irriconoscibile. La terza volta gli rammentò Haruka. Il fragile incanto cristallizzò e precipitò sul fondo della sua anima. I capelli del bambino erano meno ricci. Nel placido, gentile sguardo si personificavano i velenosi sentimentalismi di suo fratello minore, curati e cresciuti con amore; e lui ne fu disgustato. Quello non era suo figlio. Non poteva più neanche fingere. Giurò che l'avrebbe distrutto. Il quarto incontro sarebbe stato anche l'ultimo. |
Capitolo 9
*** Prendimi per mano ***
Se qualcuno è più stato sulla mia pagina personale, tra l'altro, avrà letto l'aggiornamento... e saprà che la presente è l'ultima pièce (probabilmente per sempre) che pubblicherò su VK... mi spiace per tutte le persone meravigliose che hanno commentato le mie fic, ma purtroppo alla musa non si comanda e gli ultimi sviluppi del manga mi hanno profondamente delusa; ora la musa si dirige verso altri, luminosi lidi *coughVersaillesnobaracough* E' stata comunque una bella esperienza, che ha cambiato il mio modo di scrivere e aperto i miei interessi al gotico-dark. Chissà che un giorno io non trovi un manga simile abbastanza geniale da ricatturarmi... comunque sia, per ora torno alla mia classica passione, lo storico-avventuroso. Bye bye ^^ -------------------------------------------
Prendimi per mano
“Com’è
meravigliosa la Morte,
la Morte e suo fratello, il Sonno!” P. B. Shelley, Il demone del mondo E poi, un giorno avevano un altro figlio. Ne divenne conscio per caso, in sogno. Quale che fosse il motivo della lunga ignoranza (erano stati così bravi?), non sprecò un'ora per passare all'offensiva. Era un doppio tradimento, un doppio voltafaccia… Doppio… Doppio… Avrebbe spezzato anche la piccola. Quel proposito divenne un'ossessione, un chiodo fisso di cui era impossibile liberarsi. Bruciante persino quando, fisicamente, un cranio non l'aveva più. Com'era? Non riusciva a vederla. Dov'era? Doveva alzarsi e uscire, via dalla cripta… Quel fuoco demoniaco tacque solo quando, anni dopo, finalmente la incontrò. Fu un brevissimo, illuminante attimo di silenzio: quella era Juri — Juri come la ricordava negli anni della giovinezza, sicura, combattiva, onesta nello sguardo e negli intenti ― tornata dall'oltretomba per trascinarlo all'inferno. E lui, dopo aver giocato un po' (estrema indulgenza di un condannato), spalancò le braccia e l'accolse, pagando il suo debito; ultimo dei tre fratelli a morire. - end -
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