Di personal trainer ed aggeggi complicati

di Little Redbird
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di personal trainer ed aggeggi complicati ***
Capitolo 2: *** Nomi ***
Capitolo 3: *** Braccia ***



Capitolo 1
*** Di personal trainer ed aggeggi complicati ***


Flash scritta per il Drabble Week-end indetto nel gruppo We are Johnlocked.
 
Di personal trainer ed aggeggi complicati



"Ho. Bisogno. Di una pausa."
Col fiato corto, Stiles rallentò la velocità del tapis roulant da quattro ad uno. Al suo fianco, Scott correva a velocità nove, così concentrato da estraniarsi da tutto il resto.
"Ehi" lo chiamò. L'amico sbandò per un istante, ma si riprese subito. "Provo a fare un po' di pesi."
"Ah-ah."
Stiles scese con cautela da quell'aggeggio infernale e cercò di ritrovare in fretta l'equilibrio. La palestra non era frequentata da molti uomini, notò. C'era un'abbondanza di donne con pantaloncini striminziti e macchie di trucco sciolto sul viso. Sorrise ad un gruppetto di ragazze che sembravano avere la sua età, ma nessuna di loro si degnò di ricambiare.
Con una scrollata di spalle indifferente, si diresse verso gli attrezzi dedicati ai muscoli delle gambe. Osservò perplesso le figure che dovevano spiegare il funzionamento di un macchinario che prometteva di rinforzare le cosce e si posizionò per provarlo, ma dei gridolini sommessi attirarono la sua attenzione. Convinto che le ragazze di prima lo stessero prendendo in giro per le sue gambe troppo magre, si voltò imbarazzato, ma si rese subito conto che l'attenzione delle signorine era focalizzata su un giovane con enormi braccia muscolose. Stiles poteva vederlo soltanto da dietro, ma le sue immense spalle e la vita stretta gli suggerivano che doveva essere un gran pezzo di ragazzo.
Tornò a concentrarsi sull'aggeggio per le gambe, ancora incapace di capirne il funzionamento, e provò ad usarlo di nuovo. Supponeva di dover spingere con la coscia la parte morbida.
"Serve aiuto?"
Nel tentativo di liberarsi dall'attrezzo, vi incespicò e quasi travolse il ragazzo bruno. Quasi, perché era grosso il triplo di lui ed un anno di palestra non sarebbe bastato a riuscire a farglielo spostare di un millimetro. Alzò gli occhi verso quelli azzurri di lui, ringraziandolo per avergli impedito di sfracellarsi la faccia sul pavimento.
"Sono qui per questo" rispose l'altro. "Sono Derek. Il tuo personal trainer."
"Oh" rispose Stiles. D'improvviso non era più così sicuro di voler usare quel coso in sua presenza.
"Vuoi provare quello?" domandò Derek accarezzando la folta barba.
"Sì, cercavo di capire come funziona" ammise in imbarazzo.
Il ragazzo annuì, poggiandogli le mani sulle spalle senza imbarazzo.
"Guarda verso il muro e poggia la gamba destra sulla sbarra imbottita."
Stiles obbedì, sentendo la pesantezza di quelle enormi mani tenerlo inchiodato al pavimento.
Derek spostò una mano sulla coscia con cui Stiles doveva spingere l'attrezzo e lo aiutò con il movimento verso l'interno.
"Così" disse, approvando lo sforzo. "Lascialo andare lentamente" lo istruì senza smettere di toccarlo. "Le prime spinte bruciano un po', vero?"
L'unica cosa che bruciava in Stiles, in quel momento, era il viso. Sentiva le guance ed il collo roventi, come quel tocco sulla coscia, che aveva un che di possessivo.
L'esercizio continuò con due ripetizioni da quindici, al punto in cui - se non avesse avuto paura di perdere quel contatto - Stiles avrebbe chiesto pietà per i suoi poveri muscoli.
A salvarlo da un'uscita infelice, fu Scott, di cui si era completamente dimenticato. "Ti ci vuole ancora molto?"
"Credo di aver finito" rispose, asciugando con il collo della maglietta il sudore dalla fronte.
"Vai pure" gli disse il suo personal trainer, schiarendo la voce, rauca a causa del silenzio prolungato. "Domani sarai troppo indolenzito perfino per camminare; torna dopodomani, okay?"
Stiles annuì stordito e raggiunse Scott, sudato come fosse appena uscito dalla sauna, per andare a fare la doccia.
L'indomani, era sicuro, la palestra gli sarebbe mancata.




 
Nei prossimi giorni potrebbe arrivare il pov Derek :D

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Capitolo 2
*** Nomi ***




Il suo turno era appena iniziato e Derek era già sul punto di urlare. Aveva un nuovo cliente da seguire, ma il solito gruppetto di donne e ragazze che venivano in palestra con l’unico scopo di infastidirlo l’aveva bloccato al centro della sala dedicata a tapis roulant e bike. Si liberò in fretta di loro e scrutò le altre sale in cerca del nuovo iscritto.
Nella sala con gli attrezzi, un ragazzo magrolino osservava intimorito il MultiHip*. Poggiò goffamente una gamba sulla sbarra, ma non riuscì a spostarla di un millimetro.
“Serve aiuto?”
Cercando di liberarsi dall’attrezzo, inciampò e gli si abbatté addosso con la stessa leggerezza di una piuma.
“Grazie per avermi preso.”
Più che ‘preso’, l’aveva parato, pensò Derek.
“Sono qui per questo” gli disse. “Sono Derek, il tuo personal trainer.”
“Oh” rispose il ragazzo.
Non gli aveva detto il suo nome, notò Derek. Era uno strano ragazzo, sembrava sul punto di arrossire dalla testa ai piedi.
“Vuoi provare quello?” gli chiese. Accarezzò la barba, pensieroso: non era sicuro che quello fosse l’attrezzo giusto per iniziare.
“Sì, cercavo di capire come funziona” ammise, di nuovo in imbarazzo.
Derek annuì e gli poggiò le mani sulle spalle, notandone la fragilità. Sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro sotto il suo tocco.
“Guarda verso il muro e poggia la gamba destra sulla sbarra imbottita” lo istruì guidandolo con le proprie mani.
Il ragazzo obbedì, eseguendo movimenti lenti e misurati, come se avesse paura di inciampare di nuovo.
Derek spostò una mano sulla sua coscia, sentendo il contrasto di quella piacevole morbidezza, contro la spigolosità delle spalle magre.
“Così” lo incoraggiò, seguendo i suoi movimenti con lo sguardo. I muscoli poco sviluppati del ragazzo si muovevano rigidi e sembravano solleticargli la mano. “Le prime spinte bruciano un po’, vero?” Immaginava il dolore lancinante che doveva già sentire con delle gambe così poco allenate.
L’altro non rispose, lasciando che la sua domanda rimanesse in sospeso tra loro.
Derek non staccò mai le mani da quel corpo fragile, l’affascinavano le zone più piene, come i glutei, le cosce e la nuca. Quella nuca sembrava rispondere alle sue occhiate, lasciando rizzare i peli ogni volta che la guardava.
Non parlarono più per tutta la durata dell’esercizio, era così concentrato da dimenticare che a quel punto il ragazzo dovesse essere stanco morto.
Un altro ragazzo, che aveva visto correre sul tapis roulant come ne valesse la sua vita, attirò la sua attenzione chiedendogli se fosse pronto.
Dallo sguardo sollevato che gli si dipinse in viso, Derek capì che forse aveva esagerato un po’ per il primo giorno del suo nuovo cliente.
“Vai pure” gli disse, schiarendo la voce rauca. “Domani sarai tropo indolenzito perfino per camminare. Torna dopodomani, okay?” Si sentiva terribilmente in colpa per averlo sforzato così, ma il pensiero di lasciarlo andare, doveva ammetterlo, non gli piaceva affatto.
Il ragazzo annuì, dimenticando ancora una volta di dirgli il suo nome.
Di solito, Derek dimenticava i nomi dei clienti trenta secondi dopo che glielo avevano detto, ma stavolta cercò tra le carte dei nuovi iscritti per poter conoscere quello di lui. Ce n’erano due - lui ed il suo amico, suppose.
Scott McCall e Stiles Stilinski, lesse. Ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa: quello di quel ragazzo era il nome più strambo.
“Stiles” mormorò e sorrise a quel suono. L’indomani non sarebbe stata una giornata divertente senza Stilinski.




 

Come promesso, ecco il POV di Derek. 
L'idea di continuarla almeno per un altro capitolo mi stuzzica non poco, ma cercherò di trattenermi.

*MultiHip è il nome di un attrezzo che ho trovato su google, che mi sembra sia quello che ho descritto, ma non sono sicura si chiami così.

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Capitolo 3
*** Braccia ***


Come promesso, eccovi un ultimo capitolo!




Il mercoledì successivo, Stiles era ancora dolorante a causa degli esercizi del lunedì ma, ansioso di rivedere il suo personal trainer e di evitare una figuraccia non presentandosi, si era costretto ad alzarsi dal letto e andare in palestra.
Aveva deciso che non avrebbe provato attrezzi strani, questa volta. Per quanto gli fosse piaciuto sentire le mani di Derek sul corpo, si era sentito terribilmente in imbarazzo. I suoi piani, però, vennero rovinati appena fu entrato nell’edificio. La palestra era gremita di persone di ogni età, dagli altoparlanti risuonava una canzone recente mentre, nella sala apposita, decine di persone correvano verso nessun dove sulle bike, incitati da una ragazza che gli stava di fronte e che pedalava come una matta con i suoi polpacci che facevano invidia a quelli di Derek. Stiles si disse che avrebbe fatto meglio ad aspettare Scott, impegnato con la squadra di Lacrosse, che sarebbe arrivato soltanto un’ora dopo.
A malincuore, si accorse che l’unica sala libera era quella degli attrezzi, deserta come due giorni prima.
“Come vanno le gambe?” Con un sorriso enorme dipinto in viso, il suo personal trainer lo guardò dalla testa ai piedi.
“Bene” mentì.
Derek sembrò non credergli, ma non obiettò. “Va bene” disse. “Oggi, però lavoriamo sulle braccia, così non sforziamo troppo i muscoli, ti va bene?”
“Certo” sospirò Stiles, non era sicuro di poter reggere altri esercizi per le gambe.
“Vieni.” Derek lo guidò nella sala degli attrezzi e, con non poca sorpresa da parte di Stiles, chiuse la porta dietro di loro. “Così non sentiamo la musica troppo alta” spiegò, notando l’espressione del ragazzo.
Stiles annuì imbarazzato.
“Allora…” Derek si fermò, facendo finta di non conoscere il suo nome.
Stiles lo guardò per un attimo confuso, poi rispose: “Stiles.”
Derek sorrise. Sapeva che fosse suo il nome strano. “Allora, Stiles” continuò. “Ti faccio fare questo” disse, indicando uno di quegli aggeggi che l’altro aveva visto usare solo tv. “Siediti qui” gli disse, facendolo accomodare sulla poltrona rigida. Derek sistemò i pesi dietro lo schienale, alleggerendoli fino a che gli sembrava andasse bene. Tornò di fronte al ragazzo e lo aiutò a sistemare le braccia in alto, a tenere le maniglie che tiravano i pesi. Fece scorrere le mani lungo le braccia, con la scusa di controllare che i muscoli fossero rilassati.
I peli sulle braccia di Stiles si rizzarono di colpo, rispondendo a quel tocco leggero.
“Apri le gambe” ordinò Derek, aiutandolo a tenerle ben tese da una parte e dall’altra della seduta. Si posizionò al centro, toccando con le ginocchia il bordo della sedia, e Stiles si ritrovò faccia a faccia con i suoi addominali fasciati dalla maglietta aderente. Arrossì, sperando che l’altro non se ne accorgesse.
Derek lo aiutò con il movimento delle braccia, dall’interno verso l’esterno e viceversa, ed ogni volta che le sue braccia seguivano quelle di Stiles verso l’esterno, lui poteva vedere il bordo della maglietta alzarsi di qualche millimetro e scoprire la pelle del basso ventre, coperta da una leggera peluria scura.
“Tutto bene?”
“Sì” rispose, ingoiando l’imbarazzo.
Giuro, si disse Stiles, la prossima volta non scendo dal tapis roulant.




 


Me l’avete chiesto in tante e non ho saputo dirvi di no, spero vi piaccia come i precedenti. Fatemelo sapere :D
Ci sono tantissimi attrezzi in palestra, ma fermiamoci finché siamo in tempo ;)

A presto,
Red.

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