Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
Dicembre 2018 - Casa Weasley
“Papà tu
non capisci… non posso, davvero… non posso!”
Una
ragazza dai capelli rossi e lucenti era dritta di fronte al divano blu del
soggiorno. I piedi erano ben piantati a terra e i pugni stretti per il nervoso,
indice di una forte agitazione. Aveva gli occhi azzurri,
fissi sul padre, seduto in maniera composta e un po’ rigida, sul morbido
sofà. Sembrava a disagio e profondamente avvilito.
L’uomo,
dalla chioma fulva e scarmigliata, sospirò passandosi una mano dietro il collo.
“Ascoltami Ginevra. Ricorda… nella vita tutto è possibile, se lo si vuole. D’accordo?!”
“Non c’entra
davvero niente cosa voglio io, c’entra cosa posso
e cosa non posso fare.”
“Tutto si
può, nei limiti dell’umano… piuttosto, cosa provi per lui?!” Domandò esasperato,
accarezzando appena lo strato sottile di barba incolta.
Ginevra
Weasley si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dagli occhi del
padre. Le dita sottili e rosee, torturavano il maglioncino di lana pettinata,
di un bel colore rosso vivo. “…ne sono innamorata.”
Un sorriso
paterno e comprensivo, si distese sulle labbra rosate dell’uomo. “E allora non
vedo dove sia il problema… bambina mia.”
Dall’alto
dei suoi sedici anni, quell’età in cui bisognatrovare il dilemma in ogni cosa, a
costo di crearsene, Ginevra borbottò per nulla convinta. Gesticolava con le
braccia, mostrando tutto il suo disappunto. “Papà il problema lo vedo io! Io
sono una Grifondoro… e lui un Serpeverde… della peggior specie, per giunta. Non
avremo mai futuro, insieme!”
“La
pensavo anche io così, alla tua età…”
La ragazza
sbuffò scocciata. “Inutile discutere… papi, tu non conosci quel ragazzo. Benjamin Draco Zabini è un essere
sprezzante, borioso e semplicemente detestabile!”
Il padre
si lasciò sfuggire una risata, provocando un broncio
infantile nella figlia. “…ma ne sei innamorata.”
Ginevra
distolse lo sguardo, di nuovo, prendendo a fissare con incredibile interesse i
motivi del tappeto persiano, sotto i suoi piedi. “…perdutamente.”
La voce
cristallina e abbastanza alterata di sua madre, li richiamò all’ordine. “Ginevra!
Ron! Andate a lavarvi le mani… la cena è pronta!”
Ronald Weasley sorrise incoraggiante alla
figlia, alzandosi dal divano e sovrastandola con tutta la sua spaventosa
altezza. Una mano ruvida e callosa, si posò sulla spalla della ragazza. “Hermione
chiama… sai cosa succede se tardiamo, vero?!”
“Sì…”
Assentì, visibilmente colpita dalla discussione appena avuta con lui. “…però davvero credimi, papà. Non ho… possibilità.”
Il sorriso
sul volto dell’uomo si spense e un’ombra scura attraversò gli occhi celesti. “Una
possibilità c’è sempre. Credimi… e dopo cena, permettimi di parlarti di tua zia
Ginny.”
“La zia?!
Che c’entra lei?!” Domandò, sbattendo le palpebre in
un chiaro segno di perplessità.
Ron le
scompigliò la chioma rossa. “Ha fatto lo stesso errore che rischi di commettere
anche tu e no, non voglio. Questa volta non deve accadere.”
31 Agosto 1997 - Londra
La luce
della luna, pallida e spettrale, incrementava la mia incapacità di riuscire a
chiudere occhio, quella notte. Continuavo a rigirarmi nel letto, priva di quel
torpore che, appena poche ore prima, mi aveva fatto congedare dai miei
fratelli, conducendomi fino al letto ad una piazza e mezzo, in ferro lavorato,
che occupava tre quarti abbondanti della mia misera cameretta. Me ne stavo
distesa sul materasso ormai vecchio, avvolta per lo più da candide lenzuola di
lino consunto, fissando il soffitto scrostato.
Vista
così, apparivo come una ragazzina in preda ad una crisi di insonnia,
in vista del ritorno a scuola. Niente di più sbagliato… la scuola non c’entrava
assolutamente. Ero fin troppo ansiosa di cominciare il mio sesto anno ad Hogwarts. No, la mia era senza ombra di
dubbio agitazione allo stato puro. Avevo provato ogni tipo di rimedio -a
me noto- contro il mancato sonno. A partire da una buona
tazza di latte caldo, preparato in cucina velocemente e con meno rumori
possibili, fino al bagno rilassante. Nulla di tutto ciò, era servito a
farmi avvicinare a Morfeo e Dio solo sapeva quanto avessi
bisogno di riposare. La mia mente, aveva scartato a priori l’idea di tuffarmi
in un libro o su un qualsiasi programma, trasmesso dal vecchio modello di
televisore babbano, che un giorno papà aveva portato a casa, per far una sorpresa
gradita a mamma. Curiosa com’ero, avrei finito per dimenticare totalmente il
mio bisogno di dormire, terminando ciò che avevo incominciato.
La Tana
era avvolta in un pacifico silenzio notturno. I miei fratelli, molto
probabilmente, avevano deciso di rimandare la conversazione che stavano avendo
poco prima che abbandonassi il soggiorno, decidendo di prendere esempio da me e
andare a dormire, consci della giornata alquanto pesante, che li avrebbe attesi
l’indomani mattina. Diagon Alley ci attendeva con i suoi ritmi frenetici e le
lunghe scarpinate per i vari acquisti.
Ho sempre
adorato quel momento. Arrivare nella cittadina magica con la metropolvere e fiondarmi in un
labirinto di strade e stradine piene zeppe di vetrine ed espositori di ogni sorta. Non che mi fossi mai
permessa il lusso di comprare qualcosa, che non fosse strettamente
necessario al nuovo anno scolastico, ma mi piaceva comunque -come ogni ragazza
sana di mente- girare per negozi o accompagnare Hermione alla ricerca di un
tanto agognato libro ancora non letto. Di certo, era molto meglio che seguire
mio fratello Ron che, assieme ad Harry, facevano tappa
fissa in “Accessori per manici da scopa, di prima qualità”, locale che a dirla
tutta, a me interessava molto relativamente. Volavo sì, ma per me era più un
hobby, che una vera e propria passione. Ma questa è un’altra
storia…
Quell’anno però, qualcosa di diverso mi spingeva a visitare quei
luoghi ormai così familiari… a perdermi per le vie affollate.
Il mattino
successivo, nonostante l’aria sbattuta e le occhiaie non propriamente sane che
mi ero ritrovata sotto gli occhi, mi bastò una doccia rinvigorente
e una buona colazione, per riprendermi se non al meglio, quasi. Non avevo
neppure terminato il mio uovo con pancetta, che trangugiai
il succo d’arancia che avevo sotto il naso e sfrecciai al piano di sopra, per
cambiarmi. Non era mia abitudine prestare eccessiva attenzione a ciò che
indossavo, specie per andare a fare spese a Diagon Alley, ma quella volta,
seppur un po’ reticente, cercai di metterci più cura. Ciò che avevo scelto e cioè gonna a pieghe larghe di jeans, canotta
rossa (regalatami da Hermione per il compleanno) e un paio di scarpe da
ginnastica babbane (regalo di Harry e mio fratello
Ron), mi andava più che bene. Non avevo bisogno di essere
troppo appariscente. Ero già abbastanza osservata ed additata per i miei
caratteristici tratti ‘Weasley’.
Fui la
seconda, subito dopo papà, ad entrare nel camino di casa e ad arrivare al
Paiolo Magico. Il pub, apparentemente babbano ed in realtà
frequentato da maghi, nella periferia di Londra, mi apparve davanti agli
occhi in tutto il suo grigiore. Mi era capitato poche volte,
di metterci piede e ogni volta, la reazione era la stessa. Non mi
piaceva. Di sicuro era molto meglio della Testa di Porco, uno squallido pub nelle viuzze isolate di Hogsmeade, ma
ugualmente angusto, spoglio e poco accogliente.
“Tutto
bene, bambina mia?!” Mi domandò mia madre, con tono apprensivo, notando il mio
momento di defaillance. Non appena la mano che mi aveva sventolato sotto al naso, fu ritratta, mi persi ad osservare un cliente del
locale, seduto in maniera scomposta ad una panca ed immerso nella lettura di
quella che riconobbi subito come una copia del Profeta.
Annuii
distrattamente, sotto le richieste insistenti della mamma. “Tutto apposto.” Sentii un’improvvisa agitazione montarmi in corpo. Le
gambe mi tremavano, le mani erano sudaticce e lo stomaco continua
preda di sfarfallii inconsueti, ma per nulla fastidiosi. Di
fronte a me, si stagliava la porzione di muro rovinato, che conduceva nel mondo
magico.
Ignorai i
richiami di mio fratello, sicuramente bloccato da Hermione, che aveva intuito
qualcosa nel mio atteggiamento. Sì, sono convinta che si fosse
accorta che avevo bisogno di libertà in quel momento. Me la immaginavo,
con una mano appoggiata al braccio di quel testone, scuotere la testa e
suggerirgli di lasciarmi stare. Mi appoggiai al varco che mio padre aveva
creato nella parete, con la bacchetta, stando attenta a non sporcarmi col
sudicio dei mattoni nudi. Con un tuffo al cuore mi gettai nella folla urlante,
assaporando quella classica vitalità che adoravo respirare prima dell’inizio di
un nuovo anno scolastico. Era come una scarica di adrenalina
nelle mie vene.
Era nei
momenti come quello, che la mia maturità svaniva, lasciando il posto alla
ragazzina. Ero una ragazzina, in fondo. Innamorata di un
sogno non più tanto irraggiungibile, quanto sbagliato. Folle, oserei
dire.
“Ginny… il
Ghirigoro è da quella parte.” Mi riprese Hermione, cercando di apparire il meno spazientita possibile.
Ma a me, davvero, non importava nulla della libreria magica.
La mia destinazione era tutt’altra e non potevo, né
volevo assolutamente cambiare progetti.
“Oh ehm…
andate avanti. Vi raggiungo subito.”
Il mio
tono era incerto, tentennante, ma poco mi importò
dello sguardo perplesso e forse preoccupato che Ron si scambiò con Harry, o
della voce di mio padre che mi richiamava indietro. Sgusciai via dalla cerchia
familiare e mi gettai a capofitto nella massa di persone, cercando da subito di
far perdere le mie tracce. Mi lasciai alle spalle la boutique di Madama McClan, ricca di abiti sfarzosi e
divise nuove ed il negozio di Olivander, arrivando a
scontrarmi con un gruppo di ragazzini, intenti a fissare con cupidigia, la
nuova collezione di accessori da scopa, presenti nella vetrina di quello che
era considerato uno dei migliori negozi, per i manici da corsa.
Alle
soglie di Notturn Alley mi fermai, ansante ed inquieta.
Appoggiai le mani alle ginocchia scoperte e mi guardai intorno, con ansia
febbrile. Non avevo mai amato quel posto e mi era sempre stato proibito di
avvicinarmi. In tutta onestà, mai nella mia testa era anche solo passata l’idea
di infrangere quel comando. Nei miei pensieri, difatti, il lato oscuro di
Diagon Alley era sempre apparso come un luogo cupo e spaventoso. Sperduto ed
isolato, nonché angosciante. Mi accorsi di non essermi
affatto sbagliata.
…quel
posto puzzava di morte.
E benché all’apparenza sembrasse disabitato e tranquillo, era come
se ad ogni angolo di quei vicoli scuri, ci fosse qualcosa o qualcuno che mi
spiava. Persino i ciottoli del terreno erano vischiosi, come
intrisi di sangue e fango. Senza contare i muri della case
circostanti, disgustosamente ricoperti di muffa e borracina.
“Dove sei?” Mormorai a bassa voce,
cercando di focalizzare lo sguardo nel buio delle stradine, nascoste alla luce
del sole.
Con grande
spavento, avvertii una presa salda sul mio polso e un attimo dopo, mi ritrovai
nella penombra. Mi aveva avvolto nelle sue braccia, nascondendomi il volto nel
suo petto e lasciando che mi inebriassi del suo
profumo pungente e fresco. Coperto in gran parte dal mantello leggero e nero,
le sole parti del suo corpo lasciate scoperte erano i capelli biondissimi e
perennemente ordinati e gli occhi, di un grigio tagliente… eppure così caldi. “Ginevra…”
Il mio
nome, pronunciato da quella voce, mi scosse come al
solito. Era bello sentirlo pronunciare senza disgusto o
offesa, da quelle stesse labbra che l’avevano sempre bistrattato. Aveva un che
di malinconico.
Lo baciai.
Lo baciai con talmente tanta foga, da sorprendermi. Era come se la mia vita
dipendesse da quel contatto, dal suo respiro. Mi aggrappai alle sue spalle,
come un naufrago ai resti della sua barca, stringendolo con possessione e
disperazione al contempo. Quando mi staccai da lui, mi
sentii improvvisamente strana.
“Draco…”
TBC
Note dell’autrice:
ed eccomi qui con l’ultimo parto della mia mente malata. Un’altra
DracoxGinny. Ok, no, non
uccidetemi. Vi avviso subito che questa storia è FINITA, cioè
io ho pronti tutti i capitolini… (gli ultimi li sto preparando proprio in
queste ore), di conseguenza le vecchie storie non ne risentiranno. Al massimo,
qualche oneshot, ma se questa nuova fanfictionvi ispira, direi che qualche giorno in più potete aspettare,
o no? ^^ Ovviamente… sempre che sia di vostro
gradimento, altrimenti cancellerò tutto e mi dedicherò solo alle vecchie
storielle ^^ A voi l’ardua sentenza =)
Per chi si
aspettava una storia in perfetto stile Luna Malfoy NO, spiacenti, stavolta no.Cioè, tutta la storia sarà
molto dolce, tormentata, passionale, e ok… ma… e
ripeto… ma… *cough* la trama è stata elaborata con la
collaborazione di Marcycas – The Lady of Darkness, e più che con Marcycas,
dovrei dire con Lady stessa… quindi… *cough*. Comunque… boh, credo non ci sia
molto da dire, se non leggete e fatemi sapere. ^^
Per chi ci
tenesse a saperlo, la storia per un po’ andrà avanti e
indietro nel tempo, oscillando di mesi… dal terzo o quarto capitolo in poi,
andrà dal presente al futuro, direttamente =) Sono pochi capitoli, già ve lo
anticipo ^^
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
8 Marzo 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
“Ti dico
che è un’usanza babbana, Ron.” Ripetè Hermione con
voce rotta, per la seconda volta. “E’ stato un gesto carino, ok, ma nulla di più.”
Una
Granger quasi diciassettenne, sedeva su una delle panche che attorniavano il
tavolo dei Grifondoro, nella Sala Grande. Tra le mani, stringeva un rametto di
mimosa gialla, compiacendosi del pensiero gentile che Dean Thomas, aveva avuto
nei confronti delle amiche più care. Persino Ginevra, con cui aveva chiuso una
relazione l’anno precedente, aveva ricevuto il suo dono, essendo rimasta in
ottimi rapporti amichevoli. Ron, però, sembrava non averla presa affatto bene.
Ignaro dell’usanza secondo la quale, in quel giorno, si è
soliti festeggiare ‘la donna’, si era accanito
contro il povero ragazzo e la sua migliore amica, senza una ragione evidente.
“…ma perché anche a te?!” Aveva domandato con eccessiva enfasi
e un’espressione serafica. Non si era neppure reso conto che, da un certo punto
di vista, le sue parole avrebbero potuto offendere o ferire la compagna.
La mora infatti, aveva scacciato con la mano un ciuffo di capelli
dai riflessi del miele e lo aveva guardato torva. Sembrava una pentola a
pressione, pronta ad esplodere da un momento all’altro. “Ronald Weasley, collega il cervello prima di parlare! Cosa
significa?! Non sono forse anche io una donna?!”
Ron
deglutì il vuoto, passandosi un dito nel colletto della maglia color prugna. “Ma sì, ma sì! Certo che sei una donna però…”
Ginevra,
temendo il peggio dalla boccaccia del fratello maggiore, pose un time out.
“Fratellino, davvero, io direi che è il caso che tu la smetta.” Lo riprese, mostrando i denti bianchissimi con un sorriso
furbo e scatenando una risata di Harry, rimasto in silenzio ad osservare
l’ennesimo battibecco tra i due amici. “…Dean non ha commesso alcun reato.
Piuttosto, perché invece di far scoppiare il solito macello, non pensi ad un modo carino per festeggiare questo giorno?!”
Le guance
del giovane Weasley si tinsero di un rosso vivace, mentre uno sguardo smarrito
compariva sul suo volto pallido, spruzzato di lentiggini. “Ahem,
ma io ed Harry, abbiamo gli allenamenti di Quidditch questo pomeriggio.”
Hermione
sbuffò scocciata, imbronciando le belle labbra rosee e
portando i libri al petto. Scavalcando agilmente la panca di legno, si alzò da
tavola. “Sei uno stupido!”
Harry
inarcò un sopracciglio, seguendo con lo sguardo la figura della sua migliore
amica, finché questa non scomparve dietro l’immenso e pesante portone di
quercia. “Sei senza speranze… amico mio.” E poi la sua
smorfia mutò in una di malcelato disgusto, quando gli occhi verdi incrociarono
qualcuno poco gradito.
Ginevra,
di spalle alla porta, si voltò seguendo la traiettoria del suo sguardo. Non si
stupì poi più di tanto, nell’apprendere che quella reazione Harry l’aveva avuta
alla vista di Draco Malfoy. Aveva appena abbandonato la Sala Grande, con il
solito portamento fiero ed elegante, tallonato da Tiger
e Goyle e con un braccio artigliato dalla presa salda di Pansy Parkinson, immancabile come sempre.
“…schifoso
furetto.” Si lasciò sfuggire Ron, affondando di nuovo il cucchiaio nella tazza
di porridge e riprendendo a mangiare con appetito.
Ginny
aggrottò la fronte. Ormai c’era fin troppo abituata alle reazioni di suo
fratello. “…non si parla con la bocca piena, Ron!” Il fratello era arrossito,
in zone orecchie soprattutto e lei, con soddisfazione, aveva fatto schioccare
la lingua e si era alzata da tavola, diretta nei sotterranei di Hogwarts,
pronta a subire l’ennesima lezione di Pozioni.
Odiava
quel posto.
La sua
Sala Comune era calda ed accogliente e nonostante questo, spesso e volentieri
si era ritrovata a dover utilizzare un plaid. Passava ore interminabili in
poltrona, leggendo e rileggendo libri presi in prestito dalla biblioteca. Amava
leggere. Non come Hermione, che si divertiva a studiare e
ripassare libri didattici o a scarabocchiare temi su temi. No, lei
preferiva la letteratura. Che fosse magica o babbana, straniera o inglese,
classica o contemporanea a lei non importava. Le
piaceva sfogliare pagine di racconti affascinanti, accoccolata vicino al
camino… al caldo. Era un tipo freddoloso, effettivamente.
Sbuffò
chiudendo meglio il mantello sul davanti e trattenendo al seno il volume di
Pozioni. La gonna della divisa, corta per le numerose modifiche apportate, le
lasciava scoperta una buona porzione di gambe, mantenendola nei limiti del
consentito dal regolamento, ma peggiorandole la sensazione di freddo intenso
che già provava. Il maglioncino grigio, ormai liso, proteggeva ben poco assieme
alla leggera camicetta di cotone bianco, stretta al collo della cravatta rosso
oro.
Voci e
risate si andarono spegnendo lungo i corridoi e l’unico suono udibile furono le sue scarpe a mocassino, di un bel nero lucido.
Scostò un paio di ciuffi color sangue dal viso, passandosi la lingua sulle
labbra, inaridite dal freddo, sperando di ammorbidirle. Le
morse piano, sperando che così bruciassero meno.
“Così
uscirà il sangue…” Pronunciò una voce strascicata, poco distante da lei. Alzò
gli occhi dal pavimento di pietra levigata, incrociando una figura alta e
slanciata, nascosta dalla penombra. Stava appoggiato al muro del corridoio, con
le braccia conserte e una gamba ripiegata contro la
parete.
Istintivamente
Ginevra arretrò di qualche passo, puntando gli occhi azzurri sullo studente che
si staccò dalla sua posizione, avanzando verso di lei e lasciandosi illuminare
dalla luce di una torcia, permettendole così di riconoscerlo.
“M-Malfoy…”
Draco
curvò gli angoli delle labbra all’insù. “Weasley…”
“Cosa ci fai qui?! Non avete Incantesimi coi
Grifondoro?!” Domandò irritata. Stava cercando di recuperare quel tanto di
sangue freddo, necessario a non mostrare l’agitazione. Non era prudente
trovarsi da sola con lui.
“…vedo che
sei informata Weasley. Cos’è? Fai da segretaria a Sfregiato?!”
Il tono
con cui aveva pronunciato quella frase non le era
piaciuto affatto. Serrò la mascella e strinse con forza il libro, al petto.
L’avrebbero mai capito che quella per Harry era stata semplicemente una cotta?
Sembrava quasi che a nessuno, fosse mai capitato di prendere una sbandata per
qualcuno e di essersela fatta passare, così come era
arrivata. Inaudito! “Non ti rispondo neppure, Malfoy.”
Draco fece
qualche passo, verso di lei, sorridendole sornione. “E’ un peccato.”
“Cosa? Che non ti risponda a tono,
facendoti notare quanto le tue ‘insinuazioni’ siano
stupide e banali?!” Chiese, ricambiando l’espressione beffarda, con una punta
di nervosismo malcelato nella voce.
“No.” Si
affrettò a rispondere, afferrandole il mento tra due dita e alzandole un po’ il
volto, affinché lo guardasse dritto negli occhi argentei. “…Intendevo dire che è un peccato… che ti torturi a quel modo le labbra.”
Avvenne
tutto in una frazione di secondi. Registrò a malapena il venir meno della presa
sul libro e un attimo dopo, il tomo cadde a terra, con un tonfo sordo. Si trovò
vicina a lui, troppo vicina. Talmente tanto vicina da
sentirne il fiato tiepido e speziato sulla pelle del viso. E poi avvertì un tocco umido e deciso.
La stava
baciando. Le sfiorava le labbra, accarezzandole la bocca con la lingua e
diminuendo il bruciore dovuto alla secchezza. Schiuse le labbra, permettendogli
di approfondire il bacio. In quel momento, tutto intorno a lei svanì.
Avvolta nelle spire del serpente… mi
mangerà…
Quando il biondo Serpeverde si staccò da lei, riaprì gli occhi di
scatto, arrossendo furiosamente e coprendosi la bocca con le mani. “Cosa… perché?!”
“Niente
male… Weasley.” Le bisbigliò in un orecchio, scivolando con due dita sulla
linea del collo e rivolgendole uno sguardo strano. Si allontanò subito dopo,
abbandonandola nel mezzo del corridoio.
Un brivido le percorse la spina dorsale, mozzandole il fiato in
gola.
Cosa ho fatto?!
31 Agosto 1997 - Londra
Così
celati alla vista altrui, mi sentivo al sicuro. Protetta dalle sue braccia.
Avevo il volto schiacciato alla maglia leggera, di un colore nero come la notte
e dal profumo intenso ed avvolgente. Ho sempre trovato il suo odore molto
confortante e familiare. Nessuno, nemmeno mio padre (a cui ero solita rubare la
maglia del pigiama, intrisa della sua colonia, durante le notti di temporale)
mi ha mai trasmesso un calore così particolare. Una sensazione di pace
profonda, con me stessa. Ero così felice, che avrei potuto mettermi a piangere.
Era difficile da spiegare, ma provavo qualcosa di così unico e ‘mio’, che non avrei saputo esprimere a parole.
“Mi sei
m-” Provai a dire, ma un suo bacio mi fece tacere. Sapevo che non amava certe
frasi, da lui definite preconfezionate,
ma avrei voluto comunque fargli sapere che quell’estate, lontana da lui, era stata molto triste e
solitaria. Avevo passato giorni interi lontana dai suoi abbracci ed
incredibilmente mi ero resa conto, di quanto fosse
vero ciò che diceva il detto: “ti accorgi di quello che hai, quando ti viene a
mancare”.
Si staccò
dalle mie labbra e mi accarezzò la guancia con il naso, facendomi il solletico
con i lunghi ciuffi biondi. Continuava a tenermi stretta tra le braccia e fui
ben felice di accoccolarmici
meglio. “Non dirlo. Lo so già.”
Sebbene in parte mi sentissi tarpata, non riuscii a replicare. Mi
ero innamorata di Draco Malfoy così come era, con i
suoi pregi e difetti. E seppure resa cieca da quel
sentimento, mi ero sempre imposta di non perdere di vista, gli aspetti
fondamentali del suo carattere e del nostro rapporto. Draco non era tipo da
romanticismi scontati. Per la verità, nulla era scontato con lui. Preferiva
stupire.
“Non sono
potuto sfuggire ai miei, quest’estate.” Mi spiegò conciso, forse appena dispiaciuto. Pensai che,
quasi certamente, lo fosse molto di più di quanto non volesse dimostrare a
parole. Magari non era così… ma volevo illudermi. In fin dei conti, mi piaceva
anche il suo orgoglio smisurato, per cui non diedi
molto peso alla cosa.
Scossi la testa, facendo ondeggiare i capelli color del sangue e
sorridendogli con tutta la mia comprensione. “Non fa
nulla. Ora sei qui no?!”
In risposta annuì e mi baciò, lasciando scivolare le dita
pallide ed affusolate sotto il tessuto della mia canottiera. Sì, gli ero
mancata anche io. Quella ne era la conferma.
Rabbrividii al contatto con i suoi polpastrelli e mi strinsi ulteriormente al
suo petto, non staccandomi dalle sue labbra. Adoravo il suo modo di baciarmi.
Nel vero senso del termine, intendo. Riusciva ad allontanare qualsiasi pensiero
dalla mia mente, sia che fosse negativo, sia che si trattasse
di uno splendido sogno ad occhi aperti. Quando le sue labbra sfioravano le mie,
venivo come intrappolata in quel contatto e nel suo
sapore intossicante, perdendo completamente il controllo del mio corpo e della
mia mente.
Lo sentii
sospirare contro il mio collo, non appena si fu allontanato dalla mia bocca.
Cercava di recuperare il fiato, come me del resto, tenendomi però stretta al
suo corpo. “…devo andare, Ginevra. Mio padre si è attardato da Sinister, ma non
credo che ci metterà ancora molto. Potrebbe venire a cercarmi…”
Nonostante mi dicessi che non era giusto, gli rivolsi uno sguardo
rattristato e un sorriso che aveva dell’amaro. Non lo
vedevo da poco meno di due mesi e l’idea di doverlo di nuovo lasciare, mi
stringeva il cuore e mi angosciava. “D’accordo…”
La parte
emotiva del mio cervello, mi ricordava che l’avrei rivisto l’indomani mattina a
King’s Cross, ma quella emotiva
la faceva da padrona, ripetendomi che questo, non cambiava assolutamente le
cose. Non avrei potuto neppure avvicinarlo, in mezzo alla massa di studenti.
Sarebbe stato stupido e pericoloso. Nessuno doveva sapere di noi o si sarebbe scatenato un vero e proprio putiferio.
“…ci
vediamo domani.” Mi disse, chinandosi a baciarmi la fronte e lasciando
scivolare via le sue braccia da me.
Annuii
poco convinta e visibilmente dispiaciuta, mentre in me si insidiava
una tristezza senza eguali. Mi mancavano le sue braccia, mi
mancavano da morire. “Ciao.”
Lo guardai
sparire nell’ombra di quei vicoli proibiti e qualche istante dopo, come se
aspettassi di vederlo riemergere dalle tenebre, voltai i tacchi e presi a
correre disperatamente nella direzione opposta, riversandomi nell’affollata
Diagon Alley. Sentivo soffocante, la presenza di tutte quelle persone,
perfettamente inutili al mio stato d’animo. Incrociai mio fratello Ron ed
Harry, fermi di fronte al negozio di scope, presi da
una conversazione piuttosto impegnata, sull’ultimo modello di Firebolt uscito
in commercio.
“Ah sei
qui!” Mi richiamò mio fratello. Gliela leggevo negli occhi la preoccupazione…
peccato che non m’importasse. “Ci hai fatto stare in
pensiero.”
Sorrisi
forzatamente, cercando di nascondere tutto il malcontento che sentivo agitarsi prepotentemente in me. “Scusatemi.”
Non
seppero mai, che quella frase per me aveva più di un significato.
27 Aprile 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
La
domenica, era sempre stato il suo giorno preferito. Riusciva a terminare tutti
i compiti il sabato, cosicché da essere libera di
rintanarsi nella biblioteca o sulla Torre di Astronomia, nascosta dal
porticato, per leggere un libro. Ma la primavera era
finalmente arrivata, intiepidendo le giornate e rendendo i momenti liberi dallo
studio anche più piacevoli. Di sicuro, era molto meglio riuscire a sfogliare un
buon libro, seduta su una roccia, all’ombra di un qualsiasi albero del parco
che circondava il castello.
Il lieve
vociare di un gruppo di ragazzine del primo anno
(Tassorosso), che ridevano e scherzavano poco distanti da lei, la distrasse
momentaneamente dal racconto che stava terminando di leggere. Si era rifiutata
di seguire suo fratello, Hermione ed Harry ad
Hogsmeade, in una delle tante gite organizzate dalla scuola, nei fine settimana
migliori. Aveva avuto dei giorni tremendamente stancanti, in vista dei G.U.F.O.
e l’idea di riuscire ad avere del tempo tutto per lei, senza nessuno
intorno, era veramente troppo allettante.
“Niente giro con il tuo gruppo di patetici amici… Weasley?!”
Ginevra si
ghiacciò. Avrebbe voluto voltarsi e fulminare con lo sguardo il suo
interlocutore, ma l’idea di incrociare quegli occhi, la spaventò.
Voleva capire cosa diamine ci facesse lì Malfoy,
perché per l’ennesima volta, stesse perdendo tempo a rivolgerle la parola e non
qualche insulto. Non era normale. No, non lo era affatto.
“Ho
preferito restare al castello per riposare. Qualche problema,
Malfoy?!” Domandò acida, riportando la sua attenzione sul libro che aveva
appoggiato alle ginocchia.
Draco si
accomodò sull’erba, dandole le spalle, con la schiena contro l’albero.
“…forse.”
“Forse…”
Cosa diavolo era quella sensazione all’altezza dello stomaco?
Quante volte aveva bisticciato con lui in pieno corridoio, difendendosi dalle
battute velenose ed offensive, di fronte a mezza o anche tutta la scolaresca!?
Non era certo la prima volta che le rivolgeva la parola. Allora… cos’era? Cosa le prendeva improvvisamente? Perché
non era poi tanto sicura che si trattasse di fastidio…?
“E che
problema avresti, Malfoy… sentiamo.” Allungò una mano,
con fare indifferente, verso un fiorellino di campo. Giallo, piccolo,
splendente come un raggio di sole. Lo staccò, rigirandolo tra le dita e
prendendo a fissarlo con noncuranza. Attendeva una risposta che, sì,
probabilmente non sarebbe mai arrivata.
“Sei tu il
mio problema, Weasley.”
O forse no.
Appoggiò
le mani sull’erba fresca, sporgendosi dal suo lato di tronco e guardandolo con
la fronte aggrottata. Aveva l’espressione di una che ha appena sentito sparare
una grande cavolata e in quel momento si domandava se
fosse totalmente ammattito.
“Io?! E perché mai?!”
Si ritrovò
il viso appuntito e regolare, nonché pallido fino
all’inverosimile, del biondino, a meno di una spanna dal suo. Poteva
distinguere il profumo pungente del suo dopobarba e chiuse gli occhi, per
qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Rilasciò il fiato e li riaprì,
trovandoselo davvero troppo vicino.
“…perché mi piaci, Weasley.” Le soffiò contro la pelle, con
tono serio e composto, sfiorandole appena le labbra. “Mi piaci parecchio.”
Lo vide
piegare una gamba e allungare il corpo verso di lei. Le venne istintivo tendere
la schiena, accostando la bocca alla sua e lasciandosi baciare. Non pensò a Ron
e agli altri, a ciò che avrebbero potuto pensare se fossero tornati in quell’istante e li avessero trovati in quella situazione.
Era quasi certa che Malfoy non sarebbe vissuto tanto a lungo da poterlo
raccontare e qualcosa le diceva, che lei avrebbe
subito la stessa sorte. Se le fosse andata meglio,
avrebbe passato il resto della sua vita, segregata in camera.
Eppure tutto ciò non le importava. C’erano solo
lei e Draco. Il bacio che si prolungava, passando da un lieve tocco a
fior di labbra, a un contatto profondo e travolgente.
Un brivido di eccitazione e benessere le attraversò il
corpo, scuotendola.
…sì, si
stava cacciando in un vero e proprio guaio.
Ma mai guaio fu più bello ed appassionante.
1 Settembre 1997 - Londra, Stazione di King’s Cross
“Muoviti Gin!”
Ron, con tutta la sua
tristemente nota delicatezza, mi esortava a correre più veloce. L’orologio
appeso al muro della stazione di King’s Cross,
segnava le 10.50 e se non ci fossimo sbrigati, l’Espresso scarlatto sarebbe partito senza di noi. Temevo di perdere il baule e
la gabbietta contenente il gufetto che mi era stato regalato da Fred e George, ondeggiavano un po’ troppo
su quel vecchio carrello di ferro arrugginito. Non seppi neppure come, ma
riuscii a salire sulla carrozza scelta da mio fratello. Harry e Neville erano stati così gentili da aiutarmi con i bagagli, a
differenza di qualcun altro.
“…ragazzi, venite qui! Ho trovato uno scompartimento vuoto.” Hermione,
brillante come al solito, era riuscita a trovare un
posto tranquillo, perfetto per il nostro gruppo ormai allargato. Dopo la
vicenda del quinto anno, al Ministero, e dell’ES guidato da Harry, il trio di
una volta aveva fatto spazio anche a me, a Neville e a Luna. Per tutti,
d’altronde, in un periodo come quello che stavamo attraversando, era
confortante sapere che c’era qualcuno su cui poter sempre contare.
Personalmente, per mia fortuna, sapevo di possedere una persona speciale in
più, rispetto agli altri occupanti della cabina del treno.
Il mio sguardo dovette
incupirsi, perché l’occhiata che mi rivolse Luna non fu delle
migliori. Aveva persino perso l’aria stralunata e trascurato la copia
del Cavillo che aveva tra le mani, al contrario come al
solito. “Gin… che ti prende?!”
Scossi la testa,
sforzandomi di apparire il più normale possibile. Avrei
dovuto stare più attenta, mi ripetei mentalmente, o avrebbero finito con
l’accorgersi che la mia era solo una squallida maschera di apparenza. “Va tutto bene… ho solo fatto troppa fatica con quel
carrello. Sono un po’ stanca.”
La
porta dello scompartimento, però, scorse con un fruscio, interrompendo la mia
giustificazione. D’istinto chiusi gli occhi, trattenendo il
respiro. “Bene benebene,
guarda un po’ chi abbiamo qui. Sfregiato, Mezzosangue,
Lenticchia… e persino la Lunatica con l’Impiastro-Paciock!”
Non mi ci volle di certo molto a riconoscere la sua voce, così diversa da
quella che usava con me. Non mancai di notare che, a differenza del solito, non
mi aveva chiamata “babbanofila” o “pezzente” anzi, per essere precisi, non mi
aveva neppure nominata. Come se
fossi di vetro trasparente.
Sentii Ron alzarsi in
piedi, trattenuto da Harry ed Hermione. Vidi Neville appiattirsi contro lo
schienale del sedile, e Luna riprendere la lettura del suo giornale strambo,
come se nulla fosse. Fu più forte di me e alla fine alzai gli occhi verso di
lui.
Cercai di non
arrossire, quando il mio sguardo incrociò le sue iridi argentate e
probabilmente ci riuscii anche. Draco mi squadrò appena un attimo, con una stana luce negli occhi, prima di riportare la sua attenzione
sui miei amici e rivolgere loro un ghigno malefico dei suoi.
“…vai fuori dai piedi, schifoso furetto!”
Il primo istinto, come era ovvio, fu di alzarmi e schiaffeggiare mio fratello
per quelle parole così dure. Sapevo che Draco era abituato a sentirsi chiamare
a quel modo ed ero conscia del fatto che in passato, anche io avevo utilizzato
termini non propriamente felici, nei suoi riguardi. Sì, lo sapevo, ma faceva
male lo stesso. Avrei voluto proteggerlo dal veleno della mia famiglia e
nonostante questo, sapevo che la prima da proteggere ero proprio io. Abbassai
lo sguardo sui miei piedi e attesi che finissero di
bisticciare.
Draco se ne andò con un fruscio del mantello e solo allora, mi decisi
ad alzare la testa, osservando le varie reazioni. Harry e Ron erano
visibilmente soddisfatti del loro ‘lavoro’. Hermione aveva rituffato la testa in un libro dalle dimensioni
esagerate, mentre Neville cercava di capire come riuscisse Luna, a leggere il
suo giornale capovolto.
“…torno subito.”
Ron interruppe lo
scambio di congratulazioni con Harry e mi rivolse un’occhiata apprensiva. “Dove vai?!”
Sbottai. Ci provai
davvero a prendere un forte respiro e a contare fino a
dieci, per impedire al nervoso di prendere il sopravvento, ma mi andò male.
Serrai i pugni lungo i fianchi e lo guardai di sbieco. “Al bagno Ron! Pensi che
possa andarci da sola… o preferisci che mi faccia accompagnare da qualcuno?!”
Mi stupii di vedere la
reazione di mio fratello. Mi fissava con gli occhi sgranati, così come Harry
che aveva alzato entrambe le sopracciglia e il resto dello scompartimento,
improvvisamente interessato a me, piuttosto che ognuno ai fatti propri.
Uscii sbattendo la
porta e camminai pochissimo. Raggiunsi il primo finestrino abbastanza lontano
da loro e appoggiai la fronte al vetro freddo. Fu solo dopo qualche minuto che
la rabbia scemò e mi accorsi nel riflesso che, dietro di me, c’era qualcuno.
“Che ci fai qui?!” Domandai stancamente, lasciandomi sfuggire un sospiro frustrato.
“…ti ho sentita urlare.”
Chiusi gli occhi e
curvai le labbra in un sorriso aspro. “Succede sempre con quel testone di Ron,
dovresti saperlo.”
Puntai lo sguardo,
nuovamente aperto, nel riverbero del finestrino. Draco mi scrutava con
minuziosa attenzione, in religioso silenzio. “La smetteranno mai di trattarti
come una bambina?... Nelle loro mani mi sembri una
bambola di porcellana, pronta a frantumarsi da un momento all’altro.”
Era vero. Dio solo
sapeva quanto aveva ragione. Mi sentivo esattamente così, quando ero circondata
da loro. Fragile, indifesa, una sciocca statuina di cristallo, troppo delicata
per qualsiasi cosa, sempre pronta ad essere difesa a spada tratta dal fratello
maggiore di turno o dal principe azzurro di cui non le importava più nulla.
“…credo il giorno in cui morirò.”
Mi accarezzò il collo,
con la punta delle dita fresche, facendomi rabbrividire. “Tu non hai vetro
nelle vene Ginevra… hai lava incandescente, pronta a bruciare tutto ciò che
incontra sul suo cammino.”
Un gemito sommesso mi
scivolò dalle labbra, socchiuse. “…Draco…”
“Fatti rispettare… fai che apprezzino il tuo vero io.”
Se ne
andò, depositandomi un bacio sulla nuca e allontanandosi accompagnato
dallo strofinio del mantello scolastico. Mi accorsi solo in quell’istante,
dell’enorme differenza che intercorreva tra la persona che aveva lasciato gli
amici qualche metro più indietro e quella che aveva ascoltato le sue parole. In
me coesistevano due Ginevra. L’eterna bambina e la donna.
TBC
Note dell’autrice:
secondo capitolo di questa storiella senza pretese. Non so dirvi
esattamente, quanti capitoli saranno. So che scrivere questa storia mi è
piaciuto e che, pur pensando di averla conclusa, sto
continuando ad apportare qualche modifica, ragion per cui non c’è nulla di
definitivo. Tutto questo, mentre lavoro al capitolo de “Il Morso del Serpente”.
Prometto che prima di Natale o al massimo tra Natale e Capodanno, avrete il
nuovo capitolo. Promesso promesso.
Passo a
ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e mi ha lasciato
un commentino (ma anche chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)
Sky88: so che
spesso, lo ammetto, non sono “umana” per come termino i miei capitoli, ma
ritengo che la prima dote di uno scrittore (in erba o navigato che sia) debba
essere proprio la capacità di creare et lasciare
suspense. Altrimenti che gusto c’è?
DarkPhoenix: sono felice che ti piaccia la
mia storia, sebbene Draco e Ginny non siano esattamente la tua coppia preferita
=) Spero di non averti delusa col secondo capitolo.
Tink: bene, niente detenzione ad
Azkaban, ti sei salvata =P Scherzo! Comunque questa
storia, non si svolgerà solo ed esclusivamente entro il periodo di Hogwarts,
tieni conto che gli episodi inerenti al momento scolastico, risalgono al sesto
anno di Ginny e settimo di Draco, di conseguenza… perlomeno il biondino la
scuola l’ha quasi finita =D Soddisfatta del nuovo capitolo?
Patty: ti ringrazio infinitamente
per i complimenti alla storia. Ripeto che è una ficcina
senza troppe pretese, nata da un’idea malsana, alimentata da un’altrettanto
malsana testa di Lady =I però sapere che è piaciuta, mi rende… felice ^^
MaryAngel: per sapere cosa non deve più accadere, dovrai
aspettare ancora un pochino. Per il resto… via via il
puzzle andrà completandosi, ovviamente, e ti farà capire del perché Ron ha
acquisito tutta questa maturità… Ti assicuro che quando ho dovuto scrivere la
scena di Ron, che tranquillizzava la figlia Grifondoro, su una storia con un
Serpeverde, stavo per mettermi a ridere e tremare da sola XD
Stellina: sì, l’hai
già detto, ma io non posso anticipare nulla, oppure chi non ama gli spoiler mi
ucciderà =P Sono felice che anche questa mia nuova storia ti sia piaciuta e
spero che continuerai a seguirla e a dirmi cosa ne pensi. Per quanto riguarda
Ron… ti svelo solo che non è stato colpito da un meteorite e che la sua
maturità non è dovuta solo alla ‘crescita’
mentale =)
Marcycas – The
Lady of Darkness: Marcycas! No ferma! Molla Lady…!! Ammetto che effettivamente, *cough*
parte dell’idea è stata sua, ma la responsabilità è tutta mia (Luna parla
mentre prepara le valigie). Ebbene sì, tutto quello che troverai
scritto, era già stato deciso prima di parlare con Lady, e solo dopo,
modificato di poco grazie al suo aiuto. Ma proprio poco (Luna indossa armatura
e prende valigia.) Ora, non vorrei perdere l’aereo che mi porterà nella vita
dedita all’anonimato ^_^ quindi ti lascio =* (Luna avvisa che d’ora in poi, se
le minacce fioccheranno, pubblicherà con uno pseudonimo… in modo da preservare
la sua vita)
Oryenh: ti salvi su questa storia
perché era già quasi finita… altrimenti, la minaccia
dello sciopero pende ancora sulla tua testa è_é Soprattutto dopo l’ultimo
capitolo (che corro a recensire) sul quale ho qualche perplessità… ma Harry è
tornato sì o no? Cioè… Arienh
parla con Harry O_O quindi non è sparito… o sulle
scale era un fantasma?! *_* Buh
Feddy_chan: quei due tizi nella foto sono
Brian Kinney e JustinTaylor di Queeras Folk =) Ti ringrazio per i complimenti e abbasso truzzolandia! \o/
Erda: oh ma ciao! No, tranquilla…
Il Morso del Serpente risorgerà dalle ceneri. L’ultimo (non ultimo) capitolo è
quasi pronto, ma purtroppo come ben sai, questi periodi sono pazzeschi, quindi
mi serve taaaanta pazienza e buona volontà =)
Ryta Holmes:
rimbambita =P mi posti due recensioni!!! Non si fa!! E
lascia stare Lady o la storia non la continuo…
chiaro?! >.< [Lady ringrazia commossa…!] Vedi di sbrigarti con i tuoi
aggiornamenti, altrimenti vedrai che bel regalo di Natale *affilingkatana*
Lynn Wolf: la tua
recensione a voce, è stata sufficiente ^^ Sono contenta che ti piaccia la
storia… ma stavolta recensisci >.< ‘naggia!!!! Vado a leggermi A Slytherin’s
Tale… =P
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
1 Giugno 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Le pesanti
cortine di velluto verde, nascondevano perfettamente i corpi addormentati dei
due ragazzi. Ginevra, coperta da una leggera sottoveste di raso salmone, se ne
stava accoccolata contro il petto nudo di Draco, riverso su un fianco, con una
mano nascosta sotto il morbido cuscino di piume. La coperta di cotone, dello
stesso colore delle tende, giaceva abbandonata e spiegazzata ai piedi del
letto. La rossa si mosse un po’, appoggiando i pugni chiusi contro il torace
del ragazzo e allungando le caviglie sulle sue gambe, a contatto con i
pantaloni di raso nero. Draco schiuse gli occhi grigi,
puntandoli sulla figurina accucciata contro di lui e sorridendo.
“Buongiorno.”
“Mhm… ‘giorno.”
Il
biondino, poco soddisfatto della risposta biascicata, scese a baciarle una
tempia e la guancia. “…sveglia pigrona, o ci perdiamo la colazione.”
Ginny si
rigirò, dandogli le spalle e ripiegandosi in posizione fetale. “Non ho fame…
mhm, lasciami dormire.” Le mani forti eppur delicate
del ragazzo, la strinsero da dietro, facendola aderire completamente al suo
corpo. “…non sei fatta per le lunghe chiacchierate notturne, eh. Crolli subito.” Scherzò, rubandole un bacio nell’incavo del collo e
affondando i denti nella carne tenera, a sorpresa.
Ginevra
sgranò gli occhi, lasciandosi scappare un gridolino per il dolore. “Sei forse
impazzito? Mi hai fatto male…”
“Però ti sei svegliata.”
Il sorriso
sprezzante che aveva sfoderato, non piacque per niente alla rossina
che, indispettita, mise il broncio e si sollevò sulle braccia, mettendosi a
sedere. “Bel modo di svegliare le persone… ma d’altronde cosa ci si può
aspettare da Draco Malfoy?!” Infierì, facendo la linguaccia e avvolgendo le
braccia attorno alle ginocchia, strette al petto.
Un lato
della bocca di Draco si curvò, in un ghignetto sadico. Appoggiò una mano al
materasso e si chinò verso di lei, sfiorandole la pelle tra l’orecchio e il
collo con le labbra. “…avresti preferito un risveglio di questo tipo?!” Ginny
piegò la testa di lato, dandogli accesso facilitato per il suo compito. “…mi sa
che lo devo prendere come un sì, ma qualcosa mi dice… che non ti saresti alzata, poi.”
“Scemo…”
Sospirò con gli occhi ridotti a fessura e l’aria di chi sta
per toccare il cielo con un dito.
Il
biondino le passò una mano nella chioma color sangue e la trasse a sé, per un
bacio vero. “…devo ricordarti che siamo in zona Serpeverde e che se non ci
sbrighiamo, molti torneranno presto dalla colazione per studiare?! Se ti vedono… come giustifichiamo la cosa?!”
Come se si
fosse improvvisamente resa conto della situazione, Ginevra si drizzò sulla
schiena, osservandosi intorno con ansia crescente. “Merlino! Non mi ricordavo
di… e ora?!”
“Calma…”
La rassicurò, lievemente sconvolto da quella reazione, portandole una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e accarezzandole la guancia con le dita. “I miei
compagni difficilmente iniziano a studiare prima delle dieci, la domenica.
Abbiamo un po’ di tempo.” Draco si sporse appena verso le tende, scostandone un lembo e gettando occhiate
furtive nella camera che occupava con altri quattro Serpeverde. “Via libera.”
Con un
balzo felino, la Grifondoro scese dal letto e districò il groviglio di lenzuola
e vestiti che si era creato durante la notte. Afferrò i
jeans dalla matassa di tessuto e li indossò in fretta e furia, lanciano sguardi
apprensivi al ragazzo che con la solita calma flemmatica, che da sempre lo
distingueva, infilava la divisa regolamentare.
“Dove
diamine si è cacciata la maglietta?!” Borbottò, rovistando tra le coperte e
sotto al letto. Quando riemerse, con i capelli
arruffati e lo sguardo disperato di chi pensa già a dover uscire da una
camerata maschile, con una sottoveste di raso come unica copertura, si ritrovò
il volto di Draco, decisamente divertito, a pochi
centimetri dal suo. “Direi che potresti uscire così… ma siccome non tollero che
ciò che è mio, venga guardato più del necessario,
eccoti la maglietta.” Ghignò compiaciuto, allungandole il capo d’abbigliamento
color verde marcio. “…era finita sotto al cuscino.”
Con
un’occhiataccia piuttosto eloquente, Ginny indossò l’indumento perduto e si
aggiustò i capelli alla meno peggio. “Draco…”
Il
Serpeverde, di spalle e intento ad annodare la cravatta, di fronte allo
specchio della camera da letto, la guardò nel riflesso. “…mhm?”
“Ecco…”
Infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans, abbassando
lo sguardo sul pavimento in parquet e ciondolando sui piedi. “Sei d’accordo
anche tu, no? Voglio dire… lo so che ne abbiamo
parlato ieri, ma… non voglio che tu fraintenda, io…”
Il
biondino lasciò perdere ciò che stava facendo e le si portò
di fronte, con aria seria. “Ginevra, sai perfettamente come la penso. Anche per me non è una cosa da sbandierare ai quattro venti.
E non si tratta di fratelli e amici gelosi, nel mio
caso. Quindi, non farti stupide paranoie, perché davvero, non ce n’è bisogno.” Una sua mano fresca, anzi quasi fredda, le accarezzò la
guancia rosata, tempestata di lentiggini.
“D’accordo…”
E finalmente un sorriso sereno, le spuntò sul volto.
Il rumore
della porta che si apriva, fece scattare allarmati
entrambi i ragazzi. “Draco… hai visto per caso…” Gli occhi blu pervinca di
Blaise Zabini, saettarono dapprima sul suo migliore amico, poi sulla ragazza,
nascosta solo in parte alla sua vista, ma perfettamente riconoscibile con i
suoi tratti inconfondibili. “Che sta succedendo,
qui?!”
1 Settembre 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Era una
vera e propria tortura, sedere a quel tavolo e doversi accontentare di
guardarlo da lontano. Avevo dovuto faticare non poco, per prendere il posto
accanto al muro, cosicché da poter scrutare con più attenzione, ciò che
avveniva tre tavoli più in là. Cambiavo continuamente posto, allontanandomi o
avvicinandomi a Calì ed Harry, che sedevano al mio
fianco, a seconda di come Hermione si spostava sulla panca, troppo presa da una
conversazione con mio fratello, per accorgersi che il suo continuo movimento,
mi stava innervosendo. Come se non fosse già complicato
cercare spiragli attraverso gli studenti di Corvonero e Tassorosso.
Solo una
volta, il mio sguardo incrociò quello plumbeo di Draco e, come al solito, il mio cuore perse un battito, prima di
accelerare pericolosamente. Ero consapevole che per tutta la durata dell’anno
scolastico, sarebbe andata così… ma faceva male lo stesso.
“…Ron?!
Ron! Mi stai ascoltando sì o no?!”
Il
rimprovero di Hermione, nei confronti di mio fratello, mi risvegliò da un
momentaneo stato di trance in cui ero caduta. Quando misi a fuoco ciò che avevo davanti, trasalii. Ron aveva lo sguardo fisso su di me, uno sguardo furioso, oserei
dire. “…che c’è?! Perché mi guardi?!”
“Come?!”
Sibilò furibondo. Poche volte gli avevo visto addosso quell’espressione e quella luce negli occhi e quelle
rare volte, si era sfiorato il litigio (quando non lo si prendeva in pieno).
L’azzurro delle iridi, aveva lasciato spazio ad un blu cobalto, decisamente preoccupante. “…dove
guardi tu, semmai.”
“Io?
Nulla, pensavo e mi sono persa a fissare il vuoto…” Mentii prontamente.
Odiavo
dover dire una bugia a mio fratello, proprio Ron che aveva sostituito in
maniera impeccabile Bill, dopo la sua partenza, ma non potevo assolutamente
pensare di rivelargli ciò che stavo passando. Ne sarebbe morto, credo.
Lo vidi
inarcare un sopracciglio e storcere le labbra. “…mi credi tanto stupido, Gin? Cosa… stavi… guardando?!”
Sia Harry, che Hermione cercarono di mettersi in mezzo, ma Ron
li zittì con un “Tacete per l’amor del cielo! E’ mia sorella e me la vedo io!”.
Come era logico che fosse, entrambi evitarono di
proseguire la discussione e ripresero a cenare, ignorando (o perlomeno facendo
finta) il nostro battibecco. Fui molto grata ad Harry,
per come si comportò. Conoscendo Hermione, ero del tutto
sicura che una volta nella Sala Comune, gli avrebbe fatto una bella
ramanzina, ma Harry no… non era assolutamente il tipo. Mi posò una mano sulla
spalla e mi guardò di sottecchi, approfittando della distrazione di mio
fratello, che beveva succo di zucca ghiacciato per bagnare la gola secca e
ricominciare a sbraitare. “Coraggio
Ginny…”
“…allora?!”
Presi un
forte respiro ed aprii e chiusi gli occhi, per un
istante, cercando di accumulare tutta l’agitazione che avevo represso, da
utilizzare come risposta. “Ron, ti ripeto che non stavo guardando niente in
particolare e se anche fos-”
“Spero per
te che tu non stessi guardando quello sfigato di
Micheal Corner… un’altra volta… perché non tollererò che ti rimetta con quel
soggetto! Ti ha già fatta soffrire e non deve ripetersi!” Mi interruppe,
serio e scuro in volto, con un volume di voce che avrei volentieri evitato.
Qualche studente della nostra stessa Casa si voltò a guardarci e la cosa, mi
mise in ulteriore imbarazzo.
Strinsi i
pugni e lo scrutai torva. “Ron! Mi ascolti sì o no, per la
barba di Merlino?! Non stavo guardando nessuno, ma se anche fosse… vista
e considerata la tua spiccata attitudine a farti gli affari miei, stai pur certo che non te lo direi. E ora… se vuoi scusarmi…
me ne vado… mi hai fatto passare l’appetito.”
Erano i
primi segni di cedimento, nel già quanto mai delicato rapporto col mio adorato
fratello. Mi fidavo di lui certo, ma non abbastanza da potermi considerare così
folle, da rivelargli la mia relazione con Draco Malfoy. Non avrebbe capito o
per dirla tutta… non avrebbe voluto capire.
Mi strinsi
nel mantello scolastico, improvvisamente più infreddolita di quanto il tempo
appena autunnale permettesse. Tirai su col naso e mi
spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. I raggi lunari, molto flebili, illuminavano a malapena il lungo corridoio
che conduceva all’atrio d’ingresso, ma ero fin troppo abituata a quella
sensazione spettrale che emanava il castello, per cui continuai il mio cammino,
cercando di allontanarmi il più possibile da mio fratello, dai miei amici e
dalla loro fastidiosa ottusità.
Avvertii
dei passi cadenzati e pesanti alle mie spalle, ma non ne ebbi
paura. Avrei riconosciuto quel modo di camminare tra mille, così come il
profumo che pochi istanti dopo mi avvolse. “Se è così dura per te… chiudiamo
qua.” Mi paralizzai. Qualcosa in me si spezzò di netto
e per qualche istante, ebbi paura di non riuscire a respirare come avrei
dovuto.
Quando mi voltai, decisa ad incrociare i suoi occhi grigi, ad
affrontare la sua faccia spavalda e sicura di sé, a gridargli che era senza
cuore per aver anche solo pensato ciò che aveva osato dire… abbassai lo
sguardo. Non ce la feci. “…cosa dici?!”
“Dico che
fa più male a te, che a me.” Forse si accorse che, formulata a quel modo, la
sua frase mi aveva ferita. Non saprei dire se avessi veramente frainteso ciò
che avevo udito, ma mi fece male e non mi preoccupai
troppo di analizzare i miei pensieri. “…voglio dire… non ho fratelli imbecilli
e amici insensibili, che mi tallonano e non mi fanno vivere. Sto sicuramente
meglio di te e se tutta questa storia… può nuocerti in una qualsiasi maniera,
non ci sto.”
Non l’avevo programmato, anzi… ma nonostante tutta la buona volontà per
non piangere, i miei occhi divennero lucidi. “No.”
“Ginevra…”
Non lo lasciai finire la frase. Scossi la testa più volte, cercando di
scacciare le sue parole e la sua voce preoccupata dalla mia mente e gli corsi
incontro, chiudendo i pugni sul suo gilet grigio. Strinsi lo stemma dei
Serpeverde con violenza, quasi a volerlo strappar via dal suo petto e
incominciai a piangere. “No… no, no no.”
“D’accordo.”
Alzai gli
occhi sul suo viso in penombra, rischiarato da una torcia appesa al muro.
Sembrava rilassato e la mia testa volle illudermi, facendomi pensare che forse era sollevato della mia risposta negativa. Sapevo che mi
amava. Aveva il suo modo di dimostrarmelo, ma frequentando Malfoy, mi resi
conto che a volte le parole aiutano a fugare piccoli e
fastidiosi dubbi, da sciocca e sentimentale ragazzina innamorata.
“…d’accordo?!”
Domandai ancora spaventata dall’idea di perderlo, scossa dal timore che la sua
non fosse una possibilità a cui mi aveva messa di fronte, ma una decisione sua,
già presa in precedenza.
Draco
annuì, passandomi una mano per tutta la lunghezza dei capelli color rame. “…se è questo che vuoi, Ginevra, per me va bene. Ma devi
essere forte, o non potrò permetterti di farti ulteriormente del male.” Mi strinse con il braccio libero e dovetti sollevarmi
sulle mezze punte, per ricambiare quel bacio di cui avevo disperatamente
bisogno in quel momento.
Era così
forte, così intenso e profondo l’amore che provavo per
lui, da farmi sentire vuota ogni qual volta lo avevo distante. Ce l’avrei fatta. Dovevo resistere per il bene della nostra
storia e se ciò avesse significato rivoluzionare i miei rapporti familiari… l’avrei fatto.
Amavo
Draco più della mia stessa vita.
1 Giugno 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Fu difficile
affrontare il discorso con Blaise Zabini, cosa ci facesse Ginevra in quella
camerata e soprattutto come mai Malfoy, sapesse della
sua presenza lì. Ancor più difficile però, fu apprendere con sorpresa che
Zabini non era il tipico Serpeverde purosangue e razzista e che, a discapito
dei timori di entrambi, non corse a gridare allo scandalo e al tradimento, non
appena gli fu illustrata la situazione.
“…bel
problema.” Fu il commento iniziale del giovane moro. Aveva ascoltato tutto in doveroso
silenzio, seduto sul suo letto con le braccia conserte e l’aria profondamente
concentrata. Non interruppe la spiegazione di Draco neppure una volta, annuendo
di tanto in tanto e borbottando qualcosa di incomprensibile
a mezza bocca.
Draco non
si scompose. Rimase fermo, con le braccia conserte e la schiena appoggiata alla
parete del dormitorio. Ginevra, invece, se ne stava seduta sul letto del
compagno, il volto chino e le mani intrecciate sulle gambe, con una smorfia
colpevole sul volto tempestato di lentiggini. “Blaise, se racconto tutto ciò a
te, è solo perché so che non sei come gli altri. Non credo di dovermi
giustificare con nessuno, ma sono altrettanto sicuro che i nostri amati genitori non perderebbero molto tempo,
a far del male a Ginevra, se sapessero.” Ginny alzò il
viso, incrociando lo sguardo del ragazzo per una frazione di secondi. “…inoltre
credo che non gioverebbe neppure a me, una simile rivelazione.”
Blaise
annuì. “Sì, hai perfettamente ragione. D’altro canto mi
domando come sia potuto accadere che-”
“Non
chiederlo.” Lo interruppe duro Malfoy, staccandosi dal muro e avvicinandosi ad
ampie falcate al letto occupato da Ginevra. “Fino a qualche mese fa… avrei maledetto
chiunque avesse anche solo osato asserire che tra me e Ginevra ci fosse qualcosa. Ma quel qualcosa ora c’è e non m’importa come e perché. So
che c’è e questo ti basti.” Una sua mano si posò rassicurante, su quelle
strette a pugno della ragazza. Non la guardò in faccia,
continuò a sfidare con gli occhi il suo compagno di Casa.
“Non
voleva essere una domanda pettegola… ma di vero interesse.”
Si affrettò a spiegare Blaise, sorridendo in maniera rassicurante. “E’ che lo
ammetto… fa strano vedere il grande e imperturbabile Draco Malfoy, inn- mhm… preso da una ragazza, veramente preso intendo.
Una Weasley poi.”
Le labbra
rosee di Draco si curvarono in un ghigno sardonico. “Non è come gli altri della
sua famiglia.”
“Draco…”
La voce flebile di Ginny, richiamò l’attenzione degli altri, zittendoli
momentaneamente. “Ascolta Zabini-”
Il ragazzo
inarcò un sopracciglio. “Blaise, Ginevra… chiamami Blaise. So parlare
civilmente e a differenza di ciò che puoi sentire in giro… non mordo.”
“Bene
Blaise…” Prese un forte respiro, girando la mano e stringendone una, fredda e pallida, di Malfoy. “Non ti chiedo di comprendere
ciò che è successo tra me e Draco… non capiresti. E non
perché sei ottuso o chissà che altro, solo… si tratta di una cosa nostra.
E’ successo a noi, tutti gli altri devono restarne
fuori. Proprio per questo… ciò che ti chiedo, che ti chiediamo… è di avere la
cortesia di non dirlo a nessuno. Di coprirci… insomma. E Merlino solo sa quanto costi ad una Grifondoro come me, dover chiedere un
favore ad un Serpeverde.” Terminò la frase con un sorriso, sottolineando
la vena ironica dell’ultimo pezzo.
Sentì lo
sguardo tagliente di Draco su di sé, ma non arrossì, né si voltò a guardarlo.
Mantenne gli occhi azzurri puntati in quelli pervinca di Blaise.
“Bene,
Ginevra.” Rispose perentorio, non riuscendo a
mascherare un sorriso soddisfatto. “Di natura non sono un pettegolo e credo che
Draco possa confermartelo. Grazie al cielo sono uno dei pochi, se non forse l’unico in questa Casa, a
farmi i fatti miei e a non giudicare. Ma d’altronde… visto e considerato
che non mi conosci… penso ti basti sapere che ti do la mia parola. Vi
appoggerò per quanto mi sarà possibile.”
L’occhiata
di Malfoy al suo compagno di scuola fu imperscrutabile, quella di Ginny però…
fu di gratitudine. Sapere di avere qualcuno dalla loro parte, l’aveva aiutata
ad avere un po’ di speranza per quello che, ai loro occhi, era un futuro
alquanto incerto.
“Grazie…”
Zabini sorrise di rimando, alzandosi dal letto e dirigendosi verso
la porta d’uscita del dormitorio. “Controllerò che non salga nessuno,
voi siate veloci.” Abbassò la maniglia e si voltò
nuovamente verso la coppia. “…state attenti. La vedo dura.”
TBC
Note dell’autrice:
terzo capitolo. Iniziano i problemi. Ora… non correte ad
affettare Lady, perché sappiate che la parte triste dipende esclusivamente da
me. (…l’autrice fa le valige, chiama l’agenzia di viaggi, prenota un biglietto
per nonsisadove e va via, lasciando davanti al PC il
suo neurone Sid…)
Ahem… buonasera! ^^’’ Come al solito,
quella emerita bastarda lascia me nei casini… a spiegarvi come andranno le
cose. (Drrriiinnndriiinnnn)
Scusate, il cellulare! (…..) Era l’autrice, mi
comunica che non devo spiegarvi proprio nulla e che dovete sapere solo una cosa…
se in questo capitolo si ha una parvenza di tristezza e un assaggio di problemini… nel prossimo… nel prossimo… ma passiamo a
ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e ha lasciato un commentino (ma anche
chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)
Sissichi: hai perfettamente ragione. La
distinzione la fanno loro, ma lei glielo permette. O meglio… glielo permetteva =) per fortuna sta cambiando
modo di vedere le cose.
Angele87: bentornata!
^^ Sono contenta che anche questa nuova storia ti sia piaciuta =) Ormai DracoxGinny sta diventando un’ossessione per me O.O
Stellina: ti
ringrazio infinitamente. Ero convinta di scadere nel banale e nel ridicolo con
la descrizione di Ginny bambina e Ginny donna, ma se così non è stato, ne sono
felice =)
Patty: eh di discorsetti
ce ne saranno tanti vedrai… ma non anticipiamo nulla
=) Son contenta che la storia ti appassioni, ha appassionato anche me mentre la
scrivevo. ^^
^Erin^: per l’aggiornamento… eccoti accontentata… un po’ in ritardo, ma
purtroppo le vacanze di Natale et Capodanno sono
state alquanto stressanti ^^
Cass93: no, per quello c’è già Ryta. Troppe scrittrici fanno male =P Al massimo poetessa, quando riprenderò in mano la mia
raccolta… quando XD No, mai pensato seriamente alla carriera di scrittrice. Per
me è più uno sfogo, diciamo =)
Erda: Il Morso Del Serpente arriva,
tranquilla. Come ho già detto queste vacanze son state abbastanza stressanti ed
esco pure da una brutta influenza, quindi… ho ritardato un po’ tutto. ^^’
Oryenh: tesoro… il masochismo sembra
essere diventato la nostra ragione di vita. Io scrivo cose tristi e tu leggi.
Tu scrivi cose sadiche e io leggo. Io non aggiorno più per sciopero e te… te mi
accontenti dopo secoli, facendomi arrabbiare ancora di più u_uehhh, siamo proprio masochiste, c’è poco da fare ^^
Florinda: grazie
mille ^^
Eugenie: non ho una
scadenza fissa. Dipende da impegni, tempo e
ispirazione. Posso aggiornare dopo 4 giorni, dopo una settimana o come
purtroppo accade per alcune storie… dopo mesi. ^^’’
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
10 Settembre 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Di certo non
pretendevo che fosse così facile, neanche lo pensavo. Quando
mi si era prospettata la possibilità di perdere Draco, avevo incominciato una
lunga lotta con me stessa e con chi mi stava vicino. Non permettevo più a
nessuno di entrare nella mia privacy. Non più del necessario, perlomeno.
Peccato
che quello, in un certo qual modo, fosse l’ultimo dei miei problemi.
Dal momento che
nessuno, a parte Blaise, conosceva il nostro piccolo segreto, tutti si
sentivano in dovere di trattarci come dei single. E, visto e considerata la
notevole popolarità di Draco tra le ragazze, furono parecchie le volte in cui
dovetti assistere a scene che non riuscivo proprio a
digerire. Pochissimi, se non unici, gli episodi in cui, accanto a me, capitava
proprio Zabini e cercava di infondermi calma e coraggio, ricordandomi che Draco aveva scelto me. Me
e nessun altra.
Ma era comunque difficilissimo assistere a veri e propri tentativi
di seduzione, che ragazzine persino più piccole di me, ma di certo non meno
spigliate, mettevano in atto nei confronti di Draco. Dovevo ammettere che, in
qualsiasi situazione, lui manteneva il sangue freddo e
la compostezza che da sempre lo caratterizzavano, eppure, nonostante questo, la
sola idea che una qualsiasi di loro si avvicinasse quel tanto in più
considerato ‘troppo’, mi agitava terribilmente.
Proprio osservandolo
mi resi conto di quante sciocche studentesse di tutte le Case, provassero attrazione per lui. A partire
dalle Serpeverde, nelle quali suscitava una sorta di venerazione. Gli si
avvicinavano con la scusa di domandare i compiti per l’indomani o nuovi
aggiornamenti e sviluppi sul fronte ‘squadra di Quidditch’. Oppure le Corvonero,
con le quali teneva vere e proprie conversazioni su argomenti che capitava
trattassero insieme, durante le ore doppie. Senza contare le Tassorosso. Ho
sempre creduto che fossero molto timide ed impacciate. Incapaci di sfoderare alcun tipo di astuzia maliziosa. Mi resi conto, ben presto,
di quanto mi sbagliassi. Si rivelarono essere le
peggiori da quel punto di vista: insistenti e scaltre. Mi stupii di apprendere
che anche nel gruppo delle Grifondoro, qualcuna trovasse
particolarmente attraente l’antagonista dell’idolo Potter.
“Ci prendi gusto.” Lo
schernii, in riva al lago, nascosti da una sporgenza rocciosa. Avevo appena
assistito all’ennesimo tentativo di una Corvonero del terzo anno, di entrare
nelle sue grazie.
Mi guardò perplesso,
inarcando un sopracciglio e sporgendosi lateralmente per guardarmi in volto.
Gli davo le spalle, ero seduta tra le sue gambe e fingevo disinteresse,
mantenendo lo sguardo fisso sulla superficie dell’acqua. “A che ti riferisci?!”
“…alle tue…
ammiratrici.” Calcai un po’ il tono sull’ultima
parola, conscia di averlo spiazzato.
“Sì, questo potevo anche intuirlo… ma in cosa ci prendo gusto?!”
Ridacchiai, senza
farmi udire, scrollando appena le spalle. “A farmi ingelosire.”
Non mi voltai, ma
qualcosa mi disse che sulle sue labbra si era dipinto un sorrisetto
compiaciuto, che non so come mi innervosì. Non c’era
nulla di cui compiacersi. Non è bello far ingelosire l’altro. “…sei gelosa,
quindi?!”
“Tu non lo sei,
forse?!”
Mi strinse a sé,
possessivamente. “No, direi di no.”
“Ah no? Quindi non hai provato alcun tipo di fastidio quando Dean è
tornato all’attacco l’altro giorno, giusto?!” Fu il mio turno di sorridere.
Ancora i miei occhi non incrociarono la sua figura, ma nella più tipica
tradizione Malfoy, seppi per certo che si fosse morso
la lingua e avesse contratto la mascella, per evitare di rispondere. Avevo
fatto centro.
“Thomas? Non sei così sciocca da tornare sui tuoi passi…” Fece, con tono
beffardo, spostandomi alcuni capelli dalla base del collo e depositandomi un
bacio sul pezzo di spalla, lasciato scoperto dalla camicia. “Lasciar perdere
Draco Malfoy, per uno come lui… no, neanche una Grifondoro sarebbe così stolta.”
Rabbrividii per il
contatto con le labbra calde di Draco sulla mia pelle. “Piano con le parole.” Mi aveva infastidito quel suo commento. In passato avevo
voluto davvero bene a Dean e se non fosse stato per la
sua eccessiva gelosia e quell’ostinato modo di fare,
quel suo trascurarmi per i suoi amici, quel dimenticarsi continuo di avere una
ragazza che lo aspettava, i miei sentimenti non ero certa si sarebbero
affievoliti così presto. Era una mia scelta, dopotutto, e non gradivo esserne
derisa.
Fu la prima volta che
scoprii un lato di lui che non mi piacque. Arroganza,
presunzione e prepotenza a parte, mi trovai in
disaccordo con ciò che pensava. Mi ritrovai a riflettere su ciò che mi disse
una volta Blaise, durante un incontro che avevamo avuto in biblioteca… io persa
nel mio tomo di Pozioni, di cui non capivo un accidente, lui disperato per un
tema di Trasfigurazione.
“L’unico difetto di Draco… ok,
forse non proprio l’unico… diciamo il peggiore è essere affetto da DracoCentrismo.”
“Si ritiene dunque superiore agli altri?!”
“…e al centro del mondo
…”
“Fantastico…”
Era ironico,
ovviamente. Di fantastico nel suo essere accentratore, non c’era assolutamente
niente. Ma fino ad allora il suo assolutismo non
m’aveva mai sfiorata e di conseguenza, non mi si era posto il problema.
“Te la sei presa!?”
Sapevo che avrei
dovuto negare. Eppure non ci riuscii. Per una volta
volevo provare a fargli capire che, forse, il suo comportamento non era sempre
impeccabile. “Un po’…”
Lo sentii sbuffare e
passarmi le mani sulle braccia, coperte dalla camicia bianca della divisa. “Lo
sai che non sopporto quella gente e non è il semplice fatto che ti girino
intorno. E’ più… il fatto che esistano.” Il mio nervoso aumentò.
“…ma
sono i miei amici… e i miei fratelli. Fanno parte di me, della mia vita.”
Draco tacque un poco,
poi mi puntò un dito sulla nuca e mi spostò la testa in avanti. “Sii onesta. Tu
accetteresti di stringere amicizia con Tiger e Goyle o con Nott? Sopporteresti
di rivolgere la parola a Pansy?... Mi sembra strano,
dal momento che l’unica persona con cui a malapena parli è Blaise…”
Mi zittii. Era vero,
verissimo. Io per prima non sopportavo la sua cricca di Serpi. L’idea di poter
scambiare due parole con Tiger o Goyle
mi rivoltava e Nott, erano ben poche le volte in cui
l’avevo notato per davvero. Per quanto riguardava la Parkinson… la odiavo. E non si trattava di semplice gelosia nei confronti di
quello che da qualche mese era il mio ragazzo. Non avevo mai potuto digerirla.
E’ più il fatto che esistano…
“Hai ragione…”
Mi fece voltare in modo
brusco e mi baciò in modo strano. Quasi… sconsolato.
Eravamo stati
ghiacciati dall’idea che, a tutti gli effetti, i nostri due mondi non
collimavano per nulla.
3 Agosto 1997 - Londra
L’estate
era sempre stata la sua stagione preferita. La temperatura era
calda e piacevole e nessun obbligo scolastico la costringeva lontana da
casa. Eppurequell’anno,
qualcosa era diverso.
La
lontananza da Hogwarts, da Draco per la precisione, avevano avuto il potere di
gettarla in uno stato d’animo che non le si addiceva
per niente. Passava le ore sotto il suo albero preferito, a pochi metri
dall’entrata della Tana, nascosta dall’ombra della chioma sempre verde e
immersa in letture didattiche e non.
“Gin…
vieni sulla collina? Io ed Harry stiamo andando a
giocare a Quidditch!”
La voce di
suo fratello Ron la distrasse dal romanzo babbano che le era stato regalato da
Hermione, per il suo sedicesimo compleanno. Cime
Tempestoseera il titolo. L’aveva attirata sin
dalle prime pagine e si era anche divertita a commentare il racconto con
l’amica, in quel momento seduta a pochi passi da lei, impegnata a rileggere un
tema di Incantesimi.
“No Ron,
non mi va… fa caldo e sono stanca.”
Sentì lo
sguardo di Hermione sulla sua schiena, ma non si voltò di proposito. Doveva cambiare scusa, lo sapeva. Ormai era una settimana
che utilizzava il pretesto della stanchezza e alla lunga, non avrebbe retto.
“Ti farebbe bene una bella corsa sulla scopa, Gin. Sono giorni che non fai
movimento… non vorrai diventare come me, vero?!”
La battuta
della maga la fece ridacchiare. Si girò adincontrare lo sguardo color cioccolato e sorridente dell’amica e scosse
vigorosamente la testa. “Oh, son davvero stanca. Fa troppo caldo persino per
volare… qui si sta così bene.”
Hermione
inarcò un sopracciglio castano, picchiettandosi le dita della mano destra sulle
labbra, in una posa concentrata. “Non sarai mica innamorata, eh Ginny?!”
Ginevra si
guardò frenetica intorno, sospirando di sollievo quando si accorse che Ron ed
Harry avevano lasciato perdere e si erano allontanati. Si spostò una ciocca di
capelli rosso fuoco dietro l’orecchio e cercò di non arrossire. “Ma che dici! No che non sono innamorata!” Il
cuore prese a martellarle incessante nel petto. Così
forte che ebbe paura che potesse udirlo persino Hermione.
La maga
dai capelli ricci fece spallucce, arrotolando la pergamena che stava
ristudiando. “…era una pura curiosità. Hai una strana luce negli occhi e ho
creduto che-… ma se dici che non è così, ti credo.”
Non le
piaceva mentire. Meno che mai ad Hermione. In fondo
era l’unica ragazza che potesse ‘realmente’
considerare un’amica.
“E’ così, è così.” Abbassò lo sguardo, torturandosi
nervosamente le mani, una volta abbandonato il libro
sulle gambe. “Niente... niente ragazzi. Non ho tempo e voglia di frequentare
qualcuno.”
L’altra la
guardò incuriosita per qualche istante, prima di sgranare gli occhi color caffè
e puntarle il dito indice contro. “Non… non sarà
ancora… Harry, vero?!”
Ginny aprì
e chiuse la bocca un paio di volte, diventando paonazza. “Ma
no… certo che no!” Marcò bene quella
negazione.
Se si fosse trattato di Harry, di quella stupida cotta
adolescenziale che tutti continuavano ad attribuirle, sarebbe stato tutto più
semplice! Non ci sarebbe stato alcun motivo di mentire a lei, a suo fratello,
senza contare sua madre e suo padre. Entrambi, lo sapeva, avrebbero
fatto carte false perché la loro bambina finisse
dritta dritta tra le braccia del loro Harry caro. Ma no, il suo cuore aveva scelto e non aveva scelto poi così
bene. O forse sì. Non stava a lei giudicarlo in fondo.
Il tempo e l’evolversi di quella storia avrebbe dimostrato ciò che la sua
scelta, avrebbe comportato. A lei e agli altri.
“…ok, ok… come no
detto.” Rispose Hermione scioccata da quella reazione. Alzò le mani in segno di
resa e tornò a dedicarsi ai suoi studi, dandole di nuovo le spalle per tre
quarti.
Mai come in quel momento… Ginevra si sentì sola.
24 Dicembre 1997 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Avevo
deciso di inventare una scusa coi miei familiari e di
restarmene a scuola. L’idea di base non era quella di passare più tempo con
Draco, assolutamente. Il mio era principalmente un voler scappare alla mia
famiglia. Alle loro domande. Ai loro sguardi. I sensi di
colpa per aver tenuto nascosta la relazione con quello che era da sempre un
nemico dei miei fratelli e il figlio del male, per i miei genitori,
cominciavano ad aumentare… soffocandomi.
Blaise, la
mia unica ancora di salvezza in quel mare di menzogne però, era tornato a casa
per le vacanze natalizie e ad Hogwarts rimanevamo io e
una trentina di studenti, ad esagerare. Tra di loro,
strano a dirlo, vi era anche Malfoy.
“Come mai
hai deciso di rimanere?!”
Da quando
aveva preso a fumare, di certo non lo sapevo dire. Lo guardai aspirare una
boccata dalla sigaretta che aveva tra le dita e tirarsi un po’ su sui cuscini. Il letto perfettamente in ordine, come sempre. I libri, gettati alla rinfusa qua e là per la camera, come sempre.
Tutto… era come sempre. Fin troppo monotono, mi ritrovai a pensare.
I suoi
occhi argentati si posarono su di me, ma non abbassai lo sguardo. Ormai ero in
grado di sostenerlo. “Avevo da finire alcune cose e poi sono stato messo in
punizione dalla McGranitt… scontarla adesso è sempre meglio che attendere il
periodo delle partite di Quidditch.”
Un verso
incomprensibile, ma logicamente incredulo, mi sfuggì dalle labbra.
“Scettica?!”
Sorrisi
sprezzante, imitandolo alla perfezione. “Forse…”
Osservai
la sua mano raggiungere il posacenere di vetro opaco che c’era sul comodino e
spegnervi la sigaretta, con forza.
Non
ricordavo da quando avessimo preso a stuzzicarci in maniera pungente, da quando
tutta la… no, tenerezza sarebbe sbagliato… forse
delicatezza, fosse andata a farsi benedire, ma in quegli istanti me ne accorsi.
Eravamo più freddi, rispetto all’inizio. E potevo metterci la mano sul fuoco
che il dover fare tutto di nascosto, il dover mascherare la
nostra storia dietro battute e scherzi di fronte al resto del mondo,
giocasse una parte rilevante in tutto ciò.
“Tu mi
ami?!”
Mi morsi
la lingua. Da dove diavolo mi venivano fuori certe idiozie? Ok,
io avevo ammesso a me stessa, mai a lui… di amarlo profondamente. Quasi
disperatamente, avrei osato dire. Ma lui? Lui non era
mai andato oltre il “mi piaci”. In pieno stile Malfoy, dovevo ammetterlo.
Piegò un
sopracciglio biondo, voltandosi appena verso di me, con un’espressione che
tradiva incredulità. “Come, scusa?!”
Ebbi l’istinto
di tacere, di mordermi le labbra fino a farle sanguinare sì, ma di starmene
zitta o al massimo dire che non era niente. E invece
la mia testa e la mia bocca, parvero scollegarsi di nuovo. “Non è difficile Draco… mi ami? Basta dire sì o no.”
Fu lui a
tener chiusa la bocca. E sì che era palese. Avrei
potuto intenderla come un ‘chi tace acconsente’, ma sapevo chi avevo di fronte e cosa
significasse quel silenzio. “Ok, è no.”
Mi alzai
di scatto dal letto e mi gettai il mantello, lasciato sulla sedia, addosso alla
divisa. Ero stufa di quel suo mutismo, della sua faccia perplessa ed irritata e
di quella messinscena che si era creata, a partire da quando quel pomeriggio mi
aveva chiesto di ‘studiare insieme’. Studiare insieme…
andiamo… avrei dovuto capire dove voleva andare a
parare. Ciononostante gli fui grata di non aver neppure provato a sfiorarmi. Se gli avessi posto quella domanda ‘dopo’
e avessi ricevuto quello schiaffo morale, l’avrei presa molto peggio.
Lo fissai
un’ultima volta, seduto sul letto a baldacchino e mi voltai decisa ad
andarmene. Fu allora che sentii una mano sul mio polso e una presa salda
tirarmi indietro. Pensai volesse tornare sui suoi passi. Chiedere scusa e dirmi
che sì, mi amava, ma semplicemente non era abituato a dirlo.
Mi diedi
mentalmente della cretina, facendomi presente che lui era Draco Malfoy. Non il principe azzurro, un po’ chiuso e introverso.
“Non mi è
dato di amare nessuna… Ginevra.”
E quello fu ben peggiore dello schiaffo morale. Era la dura
realtà
TBC
Note
dell’autrice:
ed eccomi col penultimo capitolo. Sì, avete capito
bene. Si tratta proprio del penultimo. Dopo di questo ci sarà solo un ultimo
scorcio e l’epilogo. Fondamentale, direi. ^^ Che ne dite? Come vi avevo anticipato… iniziano i *veri* problemi. Mi dispiace se
i capitoli risultano un po’ lunghi e un po’ corti, ma
del resto la storia era già sviluppata e tagliandola, non escono uguali.
Ora… prima di fuggire per via dell’ora tarda… e
visto e considerato che ho: una gamba quasi fuori uso
e di color violetto e una spalla dolorante… (no, non sono le lettrici
inferocite, ma un incidente in scooter…) e che dovrei quindi stendermi, ci
tengo a ringraziare dal profondo del cuore chi continua a seguire la mia
storia.
Sia chi non commenta, che chi invece mi lascia una recensione
e a tal proposito…
Patty: grazie per aver ritardato la
versione di latino e aver lasciato un commento ^^ Son felice che ti piaccia
questa mia fanfiction… è più che altro un
esperimento, ma ci tengo ^^
Eugene: non posso ancora dirti nulla… ma credo
che presto, molto presto, saprai ^^
Angele1987: grazie
infinite dei complimenti… sei sempre adorabile =)
Stellina: nessuna anticipazione… altrimenti rovino tutta
la suspense. Dai… in
fondo la storia è quasi finita… puoi resistere ancora un po’, no? ^^
Marcycas – The lady of darkness: e sì che son bastarda, ma non fino a
questo punto. Farli lasciare così… naaaa… non
avrebbe senso. Il grazie per Harry non era ironico, era
sentito. Almeno lui non aveva aggredito né lei né Ron. ^^
^Erin^: eccoti
accontentata ^^ Spero che ti piaccia ^^
Cass93: proprio
presto non è… ma ho fatto del mio meglio… lo giuro!! ^^
Oryenh: niente colpo di grazia,
visto? Visto? Ohi… sei viva no?! *_* -Luna si preoccupa- dai
su su, non l’è mica successo nulla. Coraggio ^_^
Ryta Holmes: …ehhhh e sì che te sai anche come finisce eh! Ma non ti azzardare a dire una virgola, o ti stronco
>.<
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
14 Febbraio 1998 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Nonostante più
volte, al buio della mia stanza, avessi pensato e ripensato a ciò che era
successo la Vigilia di Natale, a ciò che mi aveva detto così duramente, senza
tanti giri di parole, continuai a stare con lui. Ci vedevamo sempre di
nascosto. A fine allenamenti, o al termine di una
partita, ma capitavano anche occasioni ‘speciali’,
come durante il Capodanno o i fine settimana organizzati ad Hogsmeade. Di incontrarci entro le mura di Hogwarts, dopo il ritorno di mio
fratello e del resto della scolaresca, neanche a parlarne. Ero seguita
in maniera troppo zelante da tutti e mai come in quel periodo, mi sentii una
sorvegliata speciale.
Arrivai a
credere che i miei familiari e i miei amici, avessero in -non si sa bene quale
modo- scoperto la mia relazione con Draco e che tentassero
di racimolare prove tenendomi sott’occhio. Durante una chiacchierata con
Blaise, però, mi resi conto che tutto ciò era semplicemente ridicolo e che ero
solo io ad essere più stressata del solito, e ad avvertire
più pressante la loro presenza, in realtà identica a prima.
San
Valentino arrivò e con lui, nuovi problemi. Sapevo cosa sarebbe accaduto
durante il quattordici febbraio, ero preparata psicologicamente. Ma si sa, la vita è una continua sorpresa e neanche nei miei
sogni più reconditi, avrei potuto immaginare ciò che accadde.
Quel
mattino mi svegliai di buon’ora, intenzionata a
scendere prima di tutti in Sala Grande, fare colazione in fretta e furia e
nascondermi in biblioteca. Perlomeno fino all’inizio dell’orario delle lezioni,
non avevo alcuna intenzione di trovarmi di fronte Ron.
Fu quando
aprii gli occhi, stropicciandomeli con le mani e riprendendo l’uso completo
della vista, che mi accorsi di un qualcosa sul mio
cuscino.
Una rosa
gialla.
Non aveva
bigliettino, ma sapevo con certezza chi era il mittente. Solo una persona,
conosceva la mia passione per quel particolare fiore. Solo lui.
Come penso
fosse naturale, il mio cuore incominciò a battere a
ritmo incessante nel petto, mentre stringevo il fiore che avevo ricevuto e
sorridevo ignara di apparire probabilmente ridicola, con quell’espressione
beata e serena. Non so esattamente quanto rimasi ferma lì, seduta sul
materasso, con quella rosa in mano, ma sicuramente trascorse
una buona mezz’ora.
Quando scesi in
Sala Comune, mi accorsi che dormivano ancora tutti e con mia immensa gioia,
scivolai via dal buco dietro il ritratto della Signora Grassa e corsi giù per
le scale della Torre, diretta alla mensa. In fondo alla scalinata, da solo, e
con già la divisa scolastica addosso, trovai Draco.
“Buongiorno.”
Ero tutta un sorriso. Lui, invece, aveva la sua solita aria fiera e
imperturbabile.
Mi accennò
un ghigno, sollevando gli angoli della bocca. “Buongiorno a te.”
“Grazie…”
Dissi solamente, sporgendomi in avanti, più alta di uno scalino rispetto a lui,
per dargli un bacio di ringraziamento.
Una sua
mano, però, si strinse attorno al mio polso e mi sentii strattonare con forza,
giù, fino alla rampa di scale che conduceva nei sotterranei. Faceva un freddo cane, ma lì… schiacciata contro un angolo della parete
liscia, nascosti alla vista da un’armatura di ferro vecchia di chissà quanti
anni, lo percepii di meno. Il suo mantello nero, pesante e
scomodo, quasi copriva entrambi.
Alzai lo
sguardo su di lui, incrociando quegli occhi grigi e freddi e sussultando. Aveva
un’espressione più che seria. “Che succede?!”
Scosse
impercettibilmente la chioma bionda, rilassando i tratti del volto. “Nulla. Volevo solo farti gli auguri… mi è forse negato?!”
“No, certo
che no. Sciocco.” Risposi, riprendendo finalmente a
respirare in modo normale. Non mi ero neppure accorta di aver trattenuto il
respiro per tutta la durata del suo silenzio.
Gli
avvolsi le braccia intorno al collo e mi lasciai baciare. Un bacio a labbra
aperte, come me ne aveva dati tanti. Intenso e
travolgente. Eppure diverso. Le sue
labbra, semi aperte e umide, perfettamente modellate alle mie, quella
volta ebbero il potere di farmi rabbrividire. Scariche
elettriche lungo tutta la spina dorsale, che mi mozzarono il fiato. Le
mie gambe tremavano appena e dovetti aggrapparmi con forza alle sue spalle
ampie, per non scivolare a terra in ginocchio. Sentii una sua mano scivolare
via dai miei fianchi, infiltrarsi nel tessuto del mantello di lana e
raggiungere le pieghe della mia gonna grigia. Le sue dita, affusolate e quasi
femminili, mi solleticarono la gamba, costringendomi poi a sollevarla per
cingergli la vita.
Un sospiro
mi sfuggì dalle labbra e dovette soddisfarlo molto, perché mi sorrise contro la
bocca.
Smisi del
tutto di sentir freddo. “Il fatto che non mi sia concesso amare… non esclude
che mi possa affezionare a qualcuno.”
Avvertii
una sensazione calda e piacevole sulle guance e all’altezza del petto. Dovevo
essere arrossita, ma non mi interessava. Stavo bene.
Sentimmo
delle voci provenire dal piano di sotto e qualche istante dopo, dal piano di
sopra. Il resto degli studenti si era svegliato e presto, forse troppo presto,
i corridoi sarebbero diventati affollati.
Lo
scrutai. Mi persi, nel vero senso della parola, nei
suoi occhi argentati. E ne sentii la mancanza, anche
se era ancora lì con me. “Ci vediamo più tardi…”
“Sì.” Mi
rispose telegrafico, chinandosi sulle mie labbra a rubarmi un altro bacio.
Rimasi a
fissarlo, mentre scendeva i gradini che portavano alla zona dei Serpeverde,
facendo frusciare il mantello contro la ringhiera e girandosi solo una volta a
guardarmi.
Non vidi i
tratti tesi del suo volto e l’espressione tormentata. O
forse, più onestamente, non volli vedere.
14 Febbraio 1998 - Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts
Era stata
una giornata stancante. In tutti i sensi.
Era
iniziato tutto con un'ora doppia di Pozioni, dove -non so come- ero riuscita a
battere i miei record di goffaggine, facendo esplodere il calderone. Questo,
forse, sarebbe passato come un episodio quasi banale, considerata l'ormai nota
attitudine di Neville, a farne scoppiare uno a lezione. Peccato che nel mio
caso, sfortuna volesse che il professor Piton, nel
momento dello scoppio, si trovasse di fronte al mio banco per controllare come
procedevo nella preparazione. Quando lo vidi insozzato
di verde marcio da capo a piedi, ma incolume, pensai che fosse stato fin troppo
fortunato.
...lui non
era dello stesso avviso.
Solo all'ora di pranzo, dopo aver subito in ordine: una
ramanzina, con la beffa di 30 punti tolti a Grifondoro per la mia bravata,
un'ora di Trasfigurazione e due di Storia della Magia, ebbi la forza di
trascinarmi in Sala Grande, a sbocconcellare qualcosa. Maledissi
il mio buonumore e ottimismo, di qualche ora prima.
Come era
prevedibile, trovai Ron ed Hermione più accigliati del solito. Con tutta
probabilità avevano litigato poco tempo prima e
pensai, fosse davvero stupido farlo proprio nel giorno in cui si celebra l'amore.
Li invidiai e detestai allo stesso tempo. Non avevano alcun problema a mostrare
la loro relazione, nessuno li avrebbe giudicati, eppure... eppure perdevano il
loro tempo a becchettarsi per motivi tanto inutili. Harry, mi rivolse
un'occhiata comprensiva, notando il mio disappunto.
"Lo
sai come sono fatti..."
Sbuffai
scocciata, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassando lo
sguardo. "Lo so, ma inizio a non sopportarli più."
Ridacchiò
e mi venne spontaneo sorridere. La risata di Harry era davvero contagiosa...
genuina. Per quel poco che sorrideva, specie in quel periodo.
Mi fu naturale gettare uno sguardo verso il suo piatto e non potei fare a meno
di notare la quantità notevole di bigliettini colorati.
"Ah
però, complimenti signor Potter!" Scherzai, indicando con un cenno del
capo il mucchietto di missive. "...ha fatto conquiste!"
Lo vidi
arrossire. "Eh già... Luna non sarà molto
contenta." Si grattò la nuca, imbarazzato. "...ma
anche tuo fratello non è stato da meno."
Lanciai
una rapida occhiata di fronte ad Harry, dove Ron aveva
appoggiato un bel numero di foglietti di carta colorati e... a quanto potevo
sentire... anche profumati. Non mi ci volle molto per intuire il perché
dell'ennesimo litigio, ma sospettavo che anche Hermione avesse ricevuto lo
stesso trattamento da qualche ragazzo e che a mio fratello non fosse andata giù
la cosa.
Fu
istintivo alzare lo sguardo e cercare, attraverso i posti lasciati liberi dagli
studenti che avevano finito di mangiare, Draco. Era ancora seduto al tavolo dei
Serpeverde, con accanto Tiger
e Goyle -come al solito- e non molto distante una
Pansy Parkinson decisamente troppo contenta. Blaise, non so come, intercettò
l'occhiata che stavo lanciando al suo compagno e mi guardò in modo
strano.
Ero stanca
e mai come in quell'istante me ne resi conto.
Non ne
potevo più di dover scambiare sguardi con Draco, di poter contare
esclusivamente sull'aiuto di Blaise, di dovermi nascondere da tutto e da tutti.
Avevo appena sedici anni e mi ero andata a impelagare
in qualcosa più grande di me. Amavo Draco. Lo amavo come probabilmente non
avrei amato nessun altro. Lo amavo perché era lui. Perché era
irascibile, scontroso, prepotente... eppure così profondamente diverso con me,
rispetto a com'era con gli altri. Ma quella
storia clandestina, vissuta nell'ombra e nella paura, mi angosciava e mi
toglieva energie.
Sospirai
alzandomi dal tavolo e uscendo in fretta dalla mensa. Odiavo fare quei pensieri
'brutti', eppure non riuscivo a farne a meno. Nell'ultimo periodo ci stavamo
allontanando, parecchio. E quella sensazione di
distanza mi preoccupava... non avrebbe portato nulla di buono.
"Nessun
bigliettino...?!"
Mi bloccai
di fronte alla terza vetrata del corridoio ovest. Il sole in quelle ore aveva
raggiunto il culmine, ciononostante considerato il periodo invernale neppure si
notava. La luce era debole e tiepida.
"...no,
se non consideriamo qualche Tassorosso di cui non ricordo il nome, due amici di
Corner che ho mandato al diavolo e un Grifondoro particolarmente
coraggioso." Risposi, facendo spallucce e continuando a dare le spalle al
mio interlocutore.
"Coraggioso?!"
Annuii,
appoggiandomi al muro e scrutando fuori dalla
finestra. "Sì, beh... se mio fratello lo viene a sapere sono guai e in
Sala Comune le notizie circolano piuttosto in fretta."
Sentii un
fruscio alle mie spalle e un attimo dopo mi fu accanto. "Capisco... e
nessun Serpeverde?!"
"Non
sono il loro tipo." Scherzai, mentre sul mio
volto spuntava un sorriso divertito. "Sono troppo Grifondoro."
"...vero."
Mi diede ragione, con tono serio. "...e anche
piuttosto sorvegliata..."
"Vero."
Gli feci il verso, voltandomi ad incrociare i suoi occhi color dell'acciaio più
puro. "Draco cosa c'è?!"
Mi scrutò in
silenzio per qualche istante, con la sua aria imperscrutabile e altera.
Resistetti all'impulso di abbracciarlo lì, in mezzo al corridoio e di far
sparire quel sentore amaro. Avevo un groppo in gola e una gran voglia di
piangere, ma non lo feci. Continuai a reggere il suo sguardo.
"..."
"Vuoi
che ti renda le cose più facili?" Presi un forte respiro e chiusi gli
occhi appena un istante. "...vuoi che ti dica che così non possiamo andare
avanti? Che nonostante io ti ami, non è possibile avere un
futuro?!"
Mi
osservò, chiudendosi in quel mutismo che mi stava esasperando.
"...e quali sarebbero le motivazioni? Diventerai ciò che diventerai, seguirai le orme di tuo padre e... aspetta...
non dirmelo -ah già! ma non stavi mica parlando!- non
puoi avermi al tuo fianco perché tutto questo... tutto quello che farai... mi
farà soffrire vero?!" Avevo l'affanno e il cuore mi batteva ad un ritmo
esagerato... forse fu proprio in quel momento che incominciai a piangere. In
una frazione di secondo, sentii alcune lacrime scendere sul mio volto.
Stupida...
Da dove mi
erano venute fuori quelle parole, da quanto sapevo che sarebbe finita così, non
avrei saputo dirlo. Mi esplose tutto dentro, quando vidi il suo sguardo e quell'espressione colpevole. Non saprò mai chi realmente di
noi due, era la vera vittima. E
chi il carnefice. Ma forse... forse entrambi eravamo vittime di quell'ingiustizia che chiamiamo
vita. Di ciò che tutti chiamano destino e che tutti pensano sia possibile da
cambiare con le nostre sole forze.
Niente di
più sbagliato.
"...vai
via." Non era che un sibilo, ciò che uscì dalle
mie labbra, ma ero certa che l'avesse udito.
Mi voltai
nuovamente verso la finestra e chiusi gli occhi, lasciando scivolare via
l'amarezza di quell'istante. Sciogliendomi in quel
pianto liberatorio, ma non straziante che mi avrebbe spossata,
ma fatta sentire... "bene".
Fu appena
un minuto dopo, che mi girai. Era ancora a metà
corridoio, come se l'avesse fatto apposta a percorrerlo con calma, quasi
aspettasse che lo fermassi.
"Draco!" Gridai con tutta la voce che avevo in corpo. Si voltò,
stupito.
E corsi.
Corsi come non credevo di essere capace. E lo raggiunsi. Mi aggrappai alle sue spalle e lo baciai. Fu
un bacio disperato. Era come se entrambi ci cibassimo dell'altro. Come se da quel bacio dipendesse la nostra intera esistenza.
Non so
come, qualche minuto dopo eravamo al terzo piano, nella Stanza delle Necessità,
che avevo conosciuto quando ero un membro dell'ES.
Avevo cercato di non staccarmi mai dalle sue labbra, dal suo corpo e quando fummo dentro la stanza, quasi vuota, fatta eccezione per un
camino ed un divano, facemmo l'amore con urgenza.
Era la
nostra prima volta. Prima e ultima, dovrei specificare, anche se fa male.
Indescrivibile
è il primo termine che mi viene in mente, ripensando a quell'esperienza.
Per Draco non ero la prima, lo sapevo e non m'importava. Per me fu
indimenticabile. La sensazione della sua pelle contro la mia, del suo sapore
lievemente salato, delle sue mani tra le pieghe degli abiti e a stretto
contatto col mio corpo, delle sue dita leggere e fresche, delle sue labbra
morbide e bollenti, ricordo tutto. Con rimpianto ed
amarezza, aggiungerei. Era stato delicato e appassionato allo stesso tempo.
Tenero ed impetuoso. Era entrato in me con calma, quasi avesse paura di
rompermi, quasi stesse giocando con una bambola di cristallo e mi aveva
asciugato una lacrima, sfuggita al controllo per il tenue dolore provato.
Mi aveva amata... amata e stregata allo stesso tempo. Trasportata in
un vortice di emozioni che non avrei mai più
provato.
Ero stata
rapita da Draco Malfoy e da ciò che ci stava legando.
Dovetti
essermi addormentata tra le sue braccia, perché lo ricordo.
Oppure quella parte è stata solo un sogno, ma non
m'importa, mi è sempre piaciuto pensare che fosse andata così.
Quando mi
svegliai, sul divano, Draco non c'era più. Al suo posto...
sul tavolino di legno, posto sul tappeto, un biglietto.
La vita va avanti.
Non vivere nel rimpianto, ma fai di questo un mezzo per
guardare al futuro.
Non so se ti ho amata... ma mi
piace pensare che sia cosi.
Draco Malfoy.
Non lo
rividi mai più.
“...mentre piove,
piove...
Magica quiete velata indulgenza
dopo l'ingrata tempesta riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio
Mille violini suonati dal vento
l'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno.”
--- Carmen Consoli ---
TBC
Note dell'autrice:
ok, frenate! Perché se mi
uccidete... io non posso mandare il famoso epilogo e voi non saprete mai
come andrà a finire. (Perché? Non è finita
ancora?! ndMarcycas
no, no... altrimenti mica ci sarebbe l'epilogo! ndLuna ma non ti basta ciò che ci stai facendo?
ndMarcycasInnervosita
lascia perdere ndLady) Bene... *preparing
valigie e contatting Lady* con questo vi dico che... ci vediamo o domani o domenica, ma è più
probabile domenica, perché domani ho un sacco di cose da fare. Certo... ammesso
e non concesso che vi interessi... perché... in caso
contrario io l'epilogo non lo mando!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita fin qui e che mi faranno sapere cosa ne pensano e se
vogliono l'epilogo, in particolare:
Eugenie, ^Erin^, Marcycas -
The Lady of Darkness, Cass93, Patty, Stellina,
Oryenh.
“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”
--- Carmen Consoli ---
Dicembre
2018 - Casa Weasley
Ginevra
Weasley aveva gli occhi puntati sulla figura di suo padre. Stava seduto, in
silenzio, con le mani congiunte davanti alla fronte e il volto basso. Aveva
parlato in maniera sofferta, lo sguardo lucido e la mascella contratta, ma aveva
mantenuto quell'aspetto fiero e orgoglioso di sempre. Sua madre, invece, era
seduta sul bracciolo della poltrona, accanto a lui. Di tanto in tanto gli
accarezzava i ciuffi rossi e tirava su col naso, decisa a reggere fino in fondo
quella che per lei era una tortura, pur di rimanergli accanto e aiutarlo a
ricordare.
"Papà..."
Ronald
Weasley alzò gli occhi azzurri sulla figlia. "...dimmi."
"Mi
dispiace... so che probabilmente ora... tu voglia darci un taglio, smettere di
parlarne, ma... come fai a sapere tutte queste cose?!" Domandò incerta,
intrecciando le mani sulla gonna che indossava e torturandosi le dita. Lo
sguardo puntato sul tappeto persiano del salotto.
L'uomo
si alzò dalla poltrona e camminò fino alla libreria in noce, che occupava
un'intera parete della stanza. Afferrò un libricino dalla rilegatura rosso
scuro, bordata d'oro e lo strinse forte in una mano. Non si voltò subito ad
incrociare la figura della figlia. Prese prima un forte respiro.
"...l'ho
trovato subito dopo la fine della guerra."
Ginevra
allungò le mani, afferrando il tomo da quelle del padre. Lo fissò stupita per
qualche istante, rigirandoselo tra le mani. "E' il diario di zia Ginny,
questo?!"
Il
mago annuì. "Sì... è il suo diario. Quando l'ho visto la prima volta,
era nascosto sotto il materasso del suo letto... al quartier generale. Ho
pensato che fosse uno dei libri che era solita prestarle tua madre, ma... quando
l'ho aperto ho capito che non era così."
La
ragazza abbassò di nuovo gli occhi sul diario, accarezzando con le dita la
copertina, di vellutino e aprendolo. "C'è... scritto tutto quello che mi
hai raccontato, papà?!"
"Tesoro..."
Intervenne Hermione, alzandosi dal bracciolo della poltrona e inginocchiandosi
di fronte alla figlia. Strinse le mani tra le sue e appoggiò le ginocchia,
coperte da un pantalone nero, sul parquet del salotto. "Papà ti ha
raccontato tutto questo... per farti capire che-"
Ma
Ginevra scosse la testa, risoluta. "Papà... com'è morta zia Ginny e che
ne è stato di... lui?!"
Ron
sospirò impercettibilmente, così piano che neppure le due donne se ne
accorsero. "Tua zia Ginny è morta sotto i miei occhi. Sotto gli occhi di
tutti noi dell'Ordine della Fenice, tua madre e zio Harry compresi."
Le
mani di Hermione si strinsero attorno al tessuto della gonna, indossata dalla
ragazza. Distolse lo sguardo dagli occhi azzurri della figlia e si morse il
labbro inferiore, reprimendo quelle lacrime malinconiche che premevano per
uscire.
La
giovane Ginevra si arrestò, col fiato mozzo in gola per quella rivelazione. Suo
padre aveva assistito alla morte della sorella. Quella sorella che, a detta di
molti, aveva amato e protetto da tutto. "...e lui?!"
"...anche."
Si passò due dita sugli occhi, cercando di calmare il battito accelerato del
cuore e il groppo che gli si era formato in gola.
Il
peso dei ricordi lo stava schiacciando.
Ignorò
i tentativi di sua madre di farla smettere, di non rievocare nella mente di suo
padre quei sentimenti, quell'episodio così doloroso. Voleva e doveva saperne di
più, a costo di sembrare egoista e azzardata.
"...com'è
successo?!"
Ma
Ron non l'ascoltava più. Fissava il vuoto, ignaro delle parole della figlia,
mentre in testa gli rimbombavano i rumori della battaglia, l'odore acre di
sangue e morte e quelle urla straziate di soldati e Mangiamorte.
11
Ottobre 2000 - Hogsmeade
L'estate
che seguiva il mio diploma alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts,
segnò l'inizio della sanguinosa seconda guerra, contro il Signore Oscuro.
Schiere di Mangiamorte, avevano incominciato ad attaccare ogni angolo del mondo
magico in modo freddo e spietato, estendendosi ai confini della Londra babbana e
colpendo i familiari dei mezzosangue. Persone indifese, perlopiù vecchi e
bambini, venivano fatti fuori con ferocia, per mezzo di maledizioni senza
perdono o armi babbane, procurate durante i numerosi saccheggi.
Il
mio progetto, sin da quando mi era stato chiesto di orientarmi verso una
carriera (nel periodo pre-G.U.F.O.), era sempre stato quello di diventare Auror.
Mi sarei arruolato nelle milizie dell'Ordine della Fenice come soldato semplice
e avrei fatto carriera, pronto ad affrontare l'ormai prossimo scontro con
Voldemort. Non credevo di certo che quello scontro, sarebbe arrivato così
presto.
Avevo
affiancato Harry, quando ci era stato consegnato il modulo per il reclutamento e
non mi era stato proprio possibile convincere Hermione a non farlo. A
risparmiarsi quell'inutile sofferenza. Volevo che vivesse lontana da tutto
quello, che vivesse felice. Lontana da me, se necessario. Ma, come mi disse lei
una volta, avevamo affrontato tutto insieme e non potevamo separarci proprio nel
momento di maggior bisogno.
Allo
stesso modo, un anno dopo, avevo cercato di impedire quell'atto a mia sorella.
Ginevra era testarda, come un po' tutti noi membri della famiglia Weasley e
proprio non mi fu possibile farla desistere. Avevamo litigato non so neppure
quante volte, su quella questione, eppure, fui io stesso ad accompagnarla al
quartier generale, l'estate del duemila, per firmare ed entrare a far parte
dell'Ordine.
Non
mi capacitavo di come, due delle donne più importanti della mia vita,
indossassero quel mantello nero, bordato di blu, quella maschera color notte e
quel distintivo, che le rendeva a tutti gli effetti delle combattenti. Entrambe
infatti, avevano rifiutato di occuparsi della burocrazia dietro una quanto mai
sicura scrivania.
No,
loro volevano combattere faccia a faccia con il nemico. Ed è così che le
ricordo.
La
prima volta che ci spedirono su campo, mi spaventai io stesso della reazione che
ebbero. Mia sorella in primis. Sapevo che Hermione aveva un'energia e una forza
di volontà indescrivibili, seconda forse solo a me ed Harry, che eravamo
uomini. Ragionamento maschilista, me ne rendo conto, ma non cambio di certo
opinione. Ma Ginevra era una vera sorpresa. Lottava con incantesimi potenti,
armi alla mano, accesa di quella rabbia e di quel desiderio di vendetta che
accomunava gran parte dell'armata. Avevamo visto molti dei nostri amici perire
sotto il fuoco nemico. Primo tra tutti Dean Thomas. Credetti fosse anche quella,
una delle ragioni che l'avevano spinta ad unirsi all'esercito magico.
Contrastava
gli attacchi dei Mangiamorte con potenza e precisione, non permettendo a nessuno
di coglierla di sorpresa. Rammento di un solo episodio in cui abbassò la
guardia, ma procediamo con ordine.
Era
di una di quelle mattine in cui ti svegli e preferiresti non farlo. Sin da
quando avevo aperto gli occhi, un peso opprimente e una strana sensazione
negativa mi avevano occupato i pensieri, ed era stato con quel brutto
presentimento, che avevo iniziato la giornata, insieme al caffé caldo e brodoso
che servivano alla mensa dell'Ordine. Hermione ed Harry discutevano di un nuovo
attacco nei pressi del quartiere residenziale di Hogsmeade e di un nuovo
omicidio, avvenuto alle porte di Diagon Alley. Mi ero estraniato di proposito da
quella conversazione che non faceva che accrescere il mio pessimo umore. Mi
odiavo quando capitava. Ero scontroso, irascibile e di poche parole. E quelle
poche che pronunciavano, finivano per far indispettire qualcuno. Harry,
probabilmente, era l'unico immune, ormai fin troppo abituato al mio carattere
impossibile.
Ginevra
era entrata poco dopo e aveva quell'aria battagliera e determinata, che ormai le
vedevo addosso tutte le mattine. Era cambiata la mia piccola farfalla dalle ali
rosse. Era cresciuta. E non lo potevo accettare. Crescere così, in quel modo
orribile, alla sua giovane età, era quanto di più ingiusto trovassi al mondo.
Ci
spedirono in battaglia e con ancora il cuore oppresso da quel sentore di
pericolo, non furono poche le volte in cui tentai di convincere mia sorella e
rimanersene alla base. Non era una missione più pericolosa delle altre e lo
sapevo bene, ma ciononostante, quella volta mi sentivo ancor meno sicuro e
convinto di volerla veder combattere al mio fianco.
L'agguato
scattò, in quelle vie isolate di Hogsmeade, così come programmato con il
nostro infiltrato nelle file dei Mangiamorte. Ero troppo impegnato a tirar fuori
la bacchetta e la spada, per accorgermi di ciò che mi stava avvenendo intorno.
Avevo trovato il mio bersaglio, o sarebbe meglio dire che lui aveva trovato
me... da quel momento il resto non contava. Fu dura. Ogni qual volta riuscivamo
a farne fuori uno, un altro sbucava dal nulla e dovevamo ricominciare.
Sembravano infiniti.
Soltanto
molto tempo dopo, forse un'ora, forse di più, io ed Harry eravamo liberi e
potemmo dare una mano ad Hermione, accerchiata da tre incappucciati. Cercai
Ginevra nella folla. Ero disperato, credevo di non vederla più. E invece era
lì in mezzo, forte e coraggiosa, che affrontava il suo nemico dalla maschera
d'argento. La riconoscevo dal suo modo di attaccare col pugnale e dalla forza
con cui impugnava la bacchetta, nella mano sinistra.
C'era
tensione, nell'aria. Aleggiava intorno a noi come il puzzo di morte e sangue.
Tutta la zona ne era pregna e se non fosse stato per una forte abitudine a tutto
quello scempio, credo che ne saremmo stati soffocati. Il cielo era scuro. Me ne
accorsi quando alzai la testa e quando riabbassai lo sguardo, sulla battaglia,
maledissi il mio momento di distrazione.
Ginevra
era a terra, probabilmente ferita. Accanto a lei, il corpo dell'incappucciato.
Si erano colpiti a vicenda in uno scontro diretto, come mi spiegò Hermione poco
dopo. Mi precipitai accanto a mia sorella, prendendola per le spalle e
scuotendola. Le tolsi la maschera e le aprii il mantello, rabbrividendo. Uno
squarcio profondo si apriva all'altezza del ventre. Era rimediabile, ne ero
convinto. Forse troppo convinto. E continuavo a ripeterglielo. Le dissi che
sarebbe guarita, che era stata grande, che persino io ed Harry, più vecchi di
lei, non saremmo riusciti a tener testa ad un Mangiamorte in quel modo. Mi si
sciolse il cuore a vederla accennare un sorriso, un sorriso così bello che
persino i suoi occhi contribuivano ad allargare. I suoi occhi azzurri, come i
miei. Mi accorsi solo in quell'istante che gli occhi di Ginevra, non erano vivi e
gioiosi come quando era bambina, non lo erano più da tempo, ma troppo preso da
me stesso, non me ne ero accorto.
Quegli
occhi, pochi minuti dopo, si chiusero per sempre.
Piansi
come un disperato.
A
nulla valsero i leggeri scossoni di Harry e la vista di Hermione sconvolta,
ferma accovacciata vicino a mia sorella, con una mano stretta tra le sue. Avevo
perso la mia farfalla dalle ali rosse. Tutti noi, avevamo perso una persona
meravigliosa.
Credo
di aver spaventato a morte entrambi i miei migliori amici, quando mi alzai di
scatto e mi avventai sul corpo esanime del Mangiamorte che aveva osato uccidere
Ginevra. Credo che non saprò mai l'espressione sconvolta e furiosa che avevo
sul viso, quando la maschera cadde dal volto dell'uomo che stringevo per le
spalle, ormai morto, rivelando che si trattava di lui.
Draco
Malfoy aveva ammazzato mia sorella e a sua volta era perito.
Credevo
che avessero combattuto con tanto astio, consapevoli di chi avessero di fronte.
Che l'odio, scaturito da anni e anni di beffe e insulti, fosse sfociato in un
combattimento all'ultimo sangue, dal quale tutti e due, erano usciti sconfitti.
Lo
credevo finché non misi mano al suo diario.
Sapevo
che era sbagliato leggere i pensieri e i desideri più intimi e segreti di
Ginevra. Lo sapevo, ma lo feci comunque. Aprii e sfogliai quelle pagine,
nutrendomi dei misteri che mia sorella aveva custodito nel suo cuore, privando
tutti noi di una amara e sorprendente verità.
"Nonostante
tra noi due sia tutto finito, io amo Draco Malfoy più di me stessa. Se vado
avanti, se guardo al futuro, è solo perché me lo ha chiesto lui. Vivo nel
rimpianto di non aver potuto avere una storia alla luce del sole, una storia
normale. Vivo nella consapevolezza che anche lui mi ha amata, anche se non è
stato capace di dirmelo. Vivo... per noi. Per quel noi che forse il futuro ci
riserva. Quando tutto sarà finito... quando avrò contribuito a ripulire il
mondo magico, da quel male che ci ha divisi." Questo diceva l'ultima
pagina, scritta durante il suo settimo anno a scuola.
Non
avevano riconosciuto l'uno il volto dell'altra. Avevano lottato contro la
persona amata e l'avevano uccisa, senza neppure saperlo.
Quel
pensiero mi lacerò l'anima e mi svuotò il cuore.
Dicembre
2018 - Casa Weasley
"Non...
è possibile."
Ron
alzò lo sguardo sulla figlia Ginevra. Seduta, con le mani davanti alla bocca e
gli occhi lacrimosi. Hermione era ancora inginocchiata davanti a lei, il volto
nascosto dai palmi aperti e il corpo scosso da fremiti e singhiozzi.
"...è
per questo che pretendo che tu non abbia rimpianti, Gin. E' per questo che
voglio che dimostri a chiunque che nell'amore non conta a quale razza, Casa, o
famiglia appartieni. Conta solo ciò che provano due persone. Noi, col nostro
egoismo e il nostro disprezzo, abbiamo sacrificato la loro storia d'amore... e
la guerra li ha riuniti. Ma a quale prezzo?"
"Nell'amore..."
Singhiozzò la ragazza, alzandosi di scatto dalla poltrona e correndo ad
abbracciare suo padre. Piansero l'uno contro l'altra, stretti e uniti come non
mai. "Nell'amore conta solo l'amore. Grazie... grazie papà."
FINE
Note
dell'autrice:
{Aereoporto
di Fiumicino: Lady e Luna hanno fatto passare i loro bagagli e hanno consegnato
il biglietto. [Destinazione Sconosciuta] Continuano a guardarsi intorno,
preoccupate che Marcycas, Ryta e le altre lettrici possano raggiungerle. L'aereo
parte, con un sospiro di sollievo delle due ragazze.}
Davanti
al PC, l'unica cosa che resta è una foto in movimento di Luna che fa "ciao
ciao" con la manina, con su scritto "Io e Lady partiamo per qualche
tempo. Bye bye!" La camera, è stata completamente svuotata di libri,
vestiti e tutto ciò che Luna possiede. Un foglio bianco, giace abbandonato
sulla scrivania del computer.
"Grazie
a tutte per aver letto questa storia. Siamo giunte dunque al termine. Spero che
mi farete sapere cosa ne pensate (eh, ma ce le tiri così eh! ndLady ops,
ma io li voglio i commenti ndLunaColBroncio ok, ma almeno siate magnanime!
ndLady), se vi è piaciuta... ^^ Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuta,
capitolo per capitolo, e anche quelli che non hanno commentato ^^
Oryehn
Marcycas-The
Lady of Darkness
Ryta
Holmes
Scarlet
Blood
Patty
Stellina
Sissichi
Cass93
Ginny88
^Erin^
Jennina
Ice
Camille
Eugenie
Angele87
Florinda
Erda
Feddy_chan
Mary
Angel
Tink
DarkPhoenix
Sky88
...spero
vivamente di non aver dimenticato nessuno ^^