L'ultimo bacio

di Luna Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


1

L’ultimo bacio

“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

 

Dicembre 2018 - Casa Weasley

“Papà tu non capisci… non posso, davvero… non posso!”

Una ragazza dai capelli rossi e lucenti era dritta di fronte al divano blu del soggiorno. I piedi erano ben piantati a terra e i pugni stretti per il nervoso, indice di una forte agitazione. Aveva gli occhi azzurri, fissi sul padre, seduto in maniera composta e un po’ rigida, sul morbido sofà. Sembrava a disagio e profondamente avvilito.

L’uomo, dalla chioma fulva e scarmigliata, sospirò passandosi una mano dietro il collo. “Ascoltami Ginevra. Ricorda… nella vita tutto è possibile, se lo si vuole. D’accordo?!”

“Non c’entra davvero niente cosa voglio io, c’entra cosa posso e cosa non posso fare.

“Tutto si può, nei limiti dell’umano… piuttosto, cosa provi per lui?!” Domandò esasperato, accarezzando appena lo strato sottile di barba incolta.

Ginevra Weasley si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dagli occhi del padre. Le dita sottili e rosee, torturavano il maglioncino di lana pettinata, di un bel colore rosso vivo. “…ne sono innamorata.

Un sorriso paterno e comprensivo, si distese sulle labbra rosate dell’uomo. “E allora non vedo dove sia il problema… bambina mia.

Dall’alto dei suoi sedici anni, quell’età in cui bisogna trovare il dilemma in ogni cosa, a costo di crearsene, Ginevra borbottò per nulla convinta. Gesticolava con le braccia, mostrando tutto il suo disappunto. “Papà il problema lo vedo io! Io sono una Grifondoro… e lui un Serpeverde… della peggior specie, per giunta. Non avremo mai futuro, insieme!”

“La pensavo anche io così, alla tua età…”

La ragazza sbuffò scocciata. “Inutile discutere… papi, tu non conosci quel ragazzo. Benjamin Draco Zabini è un essere sprezzante, borioso e semplicemente detestabile!”

Il padre si lasciò sfuggire una risata, provocando un broncio infantile nella figlia. “…ma ne sei innamorata.”

Ginevra distolse lo sguardo, di nuovo, prendendo a fissare con incredibile interesse i motivi del tappeto persiano, sotto i suoi piedi. “…perdutamente.”

La voce cristallina e abbastanza alterata di sua madre, li richiamò all’ordine. “Ginevra! Ron! Andate a lavarvi le mani… la cena è pronta!”

Ronald Weasley sorrise incoraggiante alla figlia, alzandosi dal divano e sovrastandola con tutta la sua spaventosa altezza. Una mano ruvida e callosa, si posò sulla spalla della ragazza. “Hermione chiama… sai cosa succede se tardiamo, vero?!”

“Sì…” Assentì, visibilmente colpita dalla discussione appena avuta con lui. “…però davvero credimi, papà. Non ho… possibilità.”

Il sorriso sul volto dell’uomo si spense e un’ombra scura attraversò gli occhi celesti. “Una possibilità c’è sempre. Credimi… e dopo cena, permettimi di parlarti di tua zia Ginny.

“La zia?! Che c’entra lei?!” Domandò, sbattendo le palpebre in un chiaro segno di perplessità.

Ron le scompigliò la chioma rossa. “Ha fatto lo stesso errore che rischi di commettere anche tu e no, non voglio. Questa volta non deve accadere.

 

31 Agosto 1997 - Londra

La luce della luna, pallida e spettrale, incrementava la mia incapacità di riuscire a chiudere occhio, quella notte. Continuavo a rigirarmi nel letto, priva di quel torpore che, appena poche ore prima, mi aveva fatto congedare dai miei fratelli, conducendomi fino al letto ad una piazza e mezzo, in ferro lavorato, che occupava tre quarti abbondanti della mia misera cameretta. Me ne stavo distesa sul materasso ormai vecchio, avvolta per lo più da candide lenzuola di lino consunto, fissando il soffitto scrostato.

Vista così, apparivo come una ragazzina in preda ad una crisi di insonnia, in vista del ritorno a scuola. Niente di più sbagliato… la scuola non c’entrava assolutamente. Ero fin troppo ansiosa di cominciare il mio sesto anno ad Hogwarts. No, la mia era senza ombra di dubbio agitazione allo stato puro. Avevo provato ogni tipo di rimedio -a me noto- contro il mancato sonno. A partire da una buona tazza di latte caldo, preparato in cucina velocemente e con meno rumori possibili, fino al bagno rilassante. Nulla di tutto ciò, era servito a farmi avvicinare a Morfeo e Dio solo sapeva quanto avessi bisogno di riposare. La mia mente, aveva scartato a priori l’idea di tuffarmi in un libro o su un qualsiasi programma, trasmesso dal vecchio modello di televisore babbano, che un giorno papà aveva portato a casa, per far una sorpresa gradita a mamma. Curiosa com’ero, avrei finito per dimenticare totalmente il mio bisogno di dormire, terminando ciò che avevo incominciato.

La Tana era avvolta in un pacifico silenzio notturno. I miei fratelli, molto probabilmente, avevano deciso di rimandare la conversazione che stavano avendo poco prima che abbandonassi il soggiorno, decidendo di prendere esempio da me e andare a dormire, consci della giornata alquanto pesante, che li avrebbe attesi l’indomani mattina. Diagon Alley ci attendeva con i suoi ritmi frenetici e le lunghe scarpinate per i vari acquisti.

Ho sempre adorato quel momento. Arrivare nella cittadina magica con la metropolvere e fiondarmi in un labirinto di strade e stradine piene zeppe di vetrine ed espositori di ogni sorta. Non che mi fossi mai permessa il lusso di comprare qualcosa, che non fosse strettamente necessario al nuovo anno scolastico, ma mi piaceva comunque -come ogni ragazza sana di mente- girare per negozi o accompagnare Hermione alla ricerca di un tanto agognato libro ancora non letto. Di certo, era molto meglio che seguire mio fratello Ron che, assieme ad Harry, facevano tappa fissa in “Accessori per manici da scopa, di prima qualità”, locale che a dirla tutta, a me interessava molto relativamente. Volavo sì, ma per me era più un hobby, che una vera e propria passione. Ma questa è un’altra storia…

Quell’anno però, qualcosa di diverso mi spingeva a visitare quei luoghi ormai così familiari… a perdermi per le vie affollate.

Il mattino successivo, nonostante l’aria sbattuta e le occhiaie non propriamente sane che mi ero ritrovata sotto gli occhi, mi bastò una doccia rinvigorente e una buona colazione, per riprendermi se non al meglio, quasi. Non avevo neppure terminato il mio uovo con pancetta, che trangugiai il succo d’arancia che avevo sotto il naso e sfrecciai al piano di sopra, per cambiarmi. Non era mia abitudine prestare eccessiva attenzione a ciò che indossavo, specie per andare a fare spese a Diagon Alley, ma quella volta, seppur un po’ reticente, cercai di metterci più cura. Ciò che avevo scelto e cioè gonna a pieghe larghe di jeans, canotta rossa (regalatami da Hermione per il compleanno) e un paio di scarpe da ginnastica babbane (regalo di Harry e mio fratello Ron), mi andava più che bene. Non avevo bisogno di essere troppo appariscente. Ero già abbastanza osservata ed additata per i miei caratteristici tratti ‘Weasley’.

Fui la seconda, subito dopo papà, ad entrare nel camino di casa e ad arrivare al Paiolo Magico. Il pub, apparentemente babbano ed in realtà frequentato da maghi, nella periferia di Londra, mi apparve davanti agli occhi in tutto il suo grigiore. Mi era capitato poche volte, di metterci piede e ogni volta, la reazione era la stessa. Non mi piaceva. Di sicuro era molto meglio della Testa di Porco, uno squallido pub nelle viuzze isolate di Hogsmeade, ma ugualmente angusto, spoglio e poco accogliente.

“Tutto bene, bambina mia?!” Mi domandò mia madre, con tono apprensivo, notando il mio momento di defaillance. Non appena la mano che mi aveva sventolato sotto al naso, fu ritratta, mi persi ad osservare un cliente del locale, seduto in maniera scomposta ad una panca ed immerso nella lettura di quella che riconobbi subito come una copia del Profeta.

Annuii distrattamente, sotto le richieste insistenti della mamma. “Tutto apposto. Sentii un’improvvisa agitazione montarmi in corpo. Le gambe mi tremavano, le mani erano sudaticce e lo stomaco continua preda di sfarfallii inconsueti, ma per nulla fastidiosi. Di fronte a me, si stagliava la porzione di muro rovinato, che conduceva nel mondo magico.

Ignorai i richiami di mio fratello, sicuramente bloccato da Hermione, che aveva intuito qualcosa nel mio atteggiamento. Sì, sono convinta che si fosse accorta che avevo bisogno di libertà in quel momento. Me la immaginavo, con una mano appoggiata al braccio di quel testone, scuotere la testa e suggerirgli di lasciarmi stare. Mi appoggiai al varco che mio padre aveva creato nella parete, con la bacchetta, stando attenta a non sporcarmi col sudicio dei mattoni nudi. Con un tuffo al cuore mi gettai nella folla urlante, assaporando quella classica vitalità che adoravo respirare prima dell’inizio di un nuovo anno scolastico. Era come una scarica di adrenalina nelle mie vene.

Era nei momenti come quello, che la mia maturità svaniva, lasciando il posto alla ragazzina. Ero una ragazzina, in fondo. Innamorata di un sogno non più tanto irraggiungibile, quanto sbagliato. Folle, oserei dire.

“Ginny… il Ghirigoro è da quella parte.” Mi riprese Hermione, cercando di apparire il meno spazientita possibile.

Ma a me, davvero, non importava nulla della libreria magica. La mia destinazione era tutt’altra e non potevo, né volevo assolutamente cambiare progetti.

“Oh ehm… andate avanti. Vi raggiungo subito.

Il mio tono era incerto, tentennante, ma poco mi importò dello sguardo perplesso e forse preoccupato che Ron si scambiò con Harry, o della voce di mio padre che mi richiamava indietro. Sgusciai via dalla cerchia familiare e mi gettai a capofitto nella massa di persone, cercando da subito di far perdere le mie tracce. Mi lasciai alle spalle la boutique di Madama McClan, ricca di abiti sfarzosi e divise nuove ed il negozio di Olivander, arrivando a scontrarmi con un gruppo di ragazzini, intenti a fissare con cupidigia, la nuova collezione di accessori da scopa, presenti nella vetrina di quello che era considerato uno dei migliori negozi, per i manici da corsa.

Alle soglie di Notturn Alley mi fermai, ansante ed inquieta. Appoggiai le mani alle ginocchia scoperte e mi guardai intorno, con ansia febbrile. Non avevo mai amato quel posto e mi era sempre stato proibito di avvicinarmi. In tutta onestà, mai nella mia testa era anche solo passata l’idea di infrangere quel comando. Nei miei pensieri, difatti, il lato oscuro di Diagon Alley era sempre apparso come un luogo cupo e spaventoso. Sperduto ed isolato, nonché angosciante. Mi accorsi di non essermi affatto sbagliata.

…quel posto puzzava di morte.

E benché all’apparenza sembrasse disabitato e tranquillo, era come se ad ogni angolo di quei vicoli scuri, ci fosse qualcosa o qualcuno che mi spiava. Persino i ciottoli del terreno erano vischiosi, come intrisi di sangue e fango. Senza contare i muri della case circostanti, disgustosamente ricoperti di muffa e borracina.

Dove sei?” Mormorai a bassa voce, cercando di focalizzare lo sguardo nel buio delle stradine, nascoste alla luce del sole.

Con grande spavento, avvertii una presa salda sul mio polso e un attimo dopo, mi ritrovai nella penombra. Mi aveva avvolto nelle sue braccia, nascondendomi il volto nel suo petto e lasciando che mi inebriassi del suo profumo pungente e fresco. Coperto in gran parte dal mantello leggero e nero, le sole parti del suo corpo lasciate scoperte erano i capelli biondissimi e perennemente ordinati e gli occhi, di un grigio tagliente… eppure così caldi. “Ginevra…”

Il mio nome, pronunciato da quella voce, mi scosse come al solito. Era bello sentirlo pronunciare senza disgusto o offesa, da quelle stesse labbra che l’avevano sempre bistrattato. Aveva un che di malinconico.

Lo baciai. Lo baciai con talmente tanta foga, da sorprendermi. Era come se la mia vita dipendesse da quel contatto, dal suo respiro. Mi aggrappai alle sue spalle, come un naufrago ai resti della sua barca, stringendolo con possessione e disperazione al contempo. Quando mi staccai da lui, mi sentii improvvisamente strana.

“Draco…”

 

TBC

 

Note dell’autrice:

ed eccomi qui con l’ultimo parto della mia mente malata. Un’altra DracoxGinny. Ok, no, non uccidetemi. Vi avviso subito che questa storia è FINITA, cioè io ho pronti tutti i capitolini… (gli ultimi li sto preparando proprio in queste ore), di conseguenza le vecchie storie non ne risentiranno. Al massimo, qualche oneshot, ma se questa nuova fanfiction vi ispira, direi che qualche giorno in più potete aspettare, o no? ^^ Ovviamente… sempre che sia di vostro gradimento, altrimenti cancellerò tutto e mi dedicherò solo alle vecchie storielle ^^ A voi l’ardua sentenza =)

Per chi si aspettava una storia in perfetto stile Luna Malfoy NO, spiacenti, stavolta no. Cioè, tutta la storia sarà molto dolce, tormentata, passionale, e ok… ma… e ripeto… ma… *cough* la trama è stata elaborata con la collaborazione di Marcycas – The Lady of Darkness, e più che con Marcycas, dovrei dire con Lady stessa… quindi… *cough*. Comunqueboh, credo non ci sia molto da dire, se non leggete e fatemi sapere. ^^

Per chi ci tenesse a saperlo, la storia per un po’ andrà avanti e indietro nel tempo, oscillando di mesi… dal terzo o quarto capitolo in poi, andrà dal presente al futuro, direttamente =) Sono pochi capitoli, già ve lo anticipo ^^

Attendo di sapere…

 

Luna Malfoy

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2

L’ultimo bacio

 “Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

8 Marzo 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

“Ti dico che è un’usanza babbana, Ron.” Ripetè Hermione con voce rotta, per la seconda volta. “E’ stato un gesto carino, ok, ma nulla di più.

Una Granger quasi diciassettenne, sedeva su una delle panche che attorniavano il tavolo dei Grifondoro, nella Sala Grande. Tra le mani, stringeva un rametto di mimosa gialla, compiacendosi del pensiero gentile che Dean Thomas, aveva avuto nei confronti delle amiche più care. Persino Ginevra, con cui aveva chiuso una relazione l’anno precedente, aveva ricevuto il suo dono, essendo rimasta in ottimi rapporti amichevoli. Ron, però, sembrava non averla presa affatto bene. Ignaro dell’usanza secondo la quale, in quel giorno, si è soliti festeggiare ‘la donna’, si era accanito contro il povero ragazzo e la sua migliore amica, senza una ragione evidente.

“…ma perché anche a te?!” Aveva domandato con eccessiva enfasi e un’espressione serafica. Non si era neppure reso conto che, da un certo punto di vista, le sue parole avrebbero potuto offendere o ferire la compagna.

La mora infatti, aveva scacciato con la mano un ciuffo di capelli dai riflessi del miele e lo aveva guardato torva. Sembrava una pentola a pressione, pronta ad esplodere da un momento all’altro. “Ronald Weasley, collega il cervello prima di parlare! Cosa significa?! Non sono forse anche io una donna?!”

Ron deglutì il vuoto, passandosi un dito nel colletto della maglia color prugna. “Ma sì, ma sì! Certo che sei una donna però…”

Ginevra, temendo il peggio dalla boccaccia del fratello maggiore, pose un time out. “Fratellino, davvero, io direi che è il caso che tu la smetta. Lo riprese, mostrando i denti bianchissimi con un sorriso furbo e scatenando una risata di Harry, rimasto in silenzio ad osservare l’ennesimo battibecco tra i due amici. “…Dean non ha commesso alcun reato. Piuttosto, perché invece di far scoppiare il solito macello, non pensi ad un modo carino per festeggiare questo giorno?!”

Le guance del giovane Weasley si tinsero di un rosso vivace, mentre uno sguardo smarrito compariva sul suo volto pallido, spruzzato di lentiggini. “Ahem, ma io ed Harry, abbiamo gli allenamenti di Quidditch questo pomeriggio.

Hermione sbuffò scocciata, imbronciando le belle labbra rosee e portando i libri al petto. Scavalcando agilmente la panca di legno, si alzò da tavola. “Sei uno stupido!”

Harry inarcò un sopracciglio, seguendo con lo sguardo la figura della sua migliore amica, finché questa non scomparve dietro l’immenso e pesante portone di quercia. “Sei senza speranze… amico mio.” E poi la sua smorfia mutò in una di malcelato disgusto, quando gli occhi verdi incrociarono qualcuno poco gradito.

Ginevra, di spalle alla porta, si voltò seguendo la traiettoria del suo sguardo. Non si stupì poi più di tanto, nell’apprendere che quella reazione Harry l’aveva avuta alla vista di Draco Malfoy. Aveva appena abbandonato la Sala Grande, con il solito portamento fiero ed elegante, tallonato da Tiger e Goyle e con un braccio artigliato dalla presa salda di Pansy Parkinson, immancabile come sempre.

“…schifoso furetto.” Si lasciò sfuggire Ron, affondando di nuovo il cucchiaio nella tazza di porridge e riprendendo a mangiare con appetito.

Ginny aggrottò la fronte. Ormai c’era fin troppo abituata alle reazioni di suo fratello. “…non si parla con la bocca piena, Ron!” Il fratello era arrossito, in zone orecchie soprattutto e lei, con soddisfazione, aveva fatto schioccare la lingua e si era alzata da tavola, diretta nei sotterranei di Hogwarts, pronta a subire l’ennesima lezione di Pozioni.

Odiava quel posto.

La sua Sala Comune era calda ed accogliente e nonostante questo, spesso e volentieri si era ritrovata a dover utilizzare un plaid. Passava ore interminabili in poltrona, leggendo e rileggendo libri presi in prestito dalla biblioteca. Amava leggere. Non come Hermione, che si divertiva a studiare e ripassare libri didattici o a scarabocchiare temi su temi. No, lei preferiva la letteratura. Che fosse magica o babbana, straniera o inglese, classica o contemporanea a lei non importava. Le piaceva sfogliare pagine di racconti affascinanti, accoccolata vicino al camino… al caldo. Era un tipo freddoloso, effettivamente.

Sbuffò chiudendo meglio il mantello sul davanti e trattenendo al seno il volume di Pozioni. La gonna della divisa, corta per le numerose modifiche apportate, le lasciava scoperta una buona porzione di gambe, mantenendola nei limiti del consentito dal regolamento, ma peggiorandole la sensazione di freddo intenso che già provava. Il maglioncino grigio, ormai liso, proteggeva ben poco assieme alla leggera camicetta di cotone bianco, stretta al collo della cravatta rosso oro.

Voci e risate si andarono spegnendo lungo i corridoi e l’unico suono udibile furono le sue scarpe a mocassino, di un bel nero lucido. Scostò un paio di ciuffi color sangue dal viso, passandosi la lingua sulle labbra, inaridite dal freddo, sperando di ammorbidirle. Le morse piano, sperando che così bruciassero meno.

“Così uscirà il sangue…” Pronunciò una voce strascicata, poco distante da lei. Alzò gli occhi dal pavimento di pietra levigata, incrociando una figura alta e slanciata, nascosta dalla penombra. Stava appoggiato al muro del corridoio, con le braccia conserte e una gamba ripiegata contro la parete.

Istintivamente Ginevra arretrò di qualche passo, puntando gli occhi azzurri sullo studente che si staccò dalla sua posizione, avanzando verso di lei e lasciandosi illuminare dalla luce di una torcia, permettendole così di riconoscerlo.

“M-Malfoy…”

Draco curvò gli angoli delle labbra all’insù. “Weasley…”

Cosa ci fai qui?! Non avete Incantesimi coi Grifondoro?!” Domandò irritata. Stava cercando di recuperare quel tanto di sangue freddo, necessario a non mostrare l’agitazione. Non era prudente trovarsi da sola con lui.

“…vedo che sei informata Weasley. Cos’è? Fai da segretaria a Sfregiato?!”

Il tono con cui aveva pronunciato quella frase non le era piaciuto affatto. Serrò la mascella e strinse con forza il libro, al petto. L’avrebbero mai capito che quella per Harry era stata semplicemente una cotta? Sembrava quasi che a nessuno, fosse mai capitato di prendere una sbandata per qualcuno e di essersela fatta passare, così come era arrivata. Inaudito! “Non ti rispondo neppure, Malfoy.”

Draco fece qualche passo, verso di lei, sorridendole sornione. “E’ un peccato.”

Cosa? Che non ti risponda a tono, facendoti notare quanto le tue ‘insinuazioni’ siano stupide e banali?!” Chiese, ricambiando l’espressione beffarda, con una punta di nervosismo malcelato nella voce.

“No.” Si affrettò a rispondere, afferrandole il mento tra due dita e alzandole un po’ il volto, affinché lo guardasse dritto negli occhi argentei. “…Intendevo dire che è un peccato… che ti torturi a quel modo le labbra.”

Avvenne tutto in una frazione di secondi. Registrò a malapena il venir meno della presa sul libro e un attimo dopo, il tomo cadde a terra, con un tonfo sordo. Si trovò vicina a lui, troppo vicina. Talmente tanto vicina da sentirne il fiato tiepido e speziato sulla pelle del viso. E poi avvertì un tocco umido e deciso.

La stava baciando. Le sfiorava le labbra, accarezzandole la bocca con la lingua e diminuendo il bruciore dovuto alla secchezza. Schiuse le labbra, permettendogli di approfondire il bacio. In quel momento, tutto intorno a lei svanì.

Avvolta nelle spire del serpente… mi mangerà…

Quando il biondo Serpeverde si staccò da lei, riaprì gli occhi di scatto, arrossendo furiosamente e coprendosi la bocca con le mani. “Cosa… perché?!”

“Niente male… Weasley.” Le bisbigliò in un orecchio, scivolando con due dita sulla linea del collo e rivolgendole uno sguardo strano. Si allontanò subito dopo, abbandonandola nel mezzo del corridoio.

Un brivido le percorse la spina dorsale, mozzandole il fiato in gola.

Cosa ho fatto?!

 

31 Agosto 1997 - Londra  

Così celati alla vista altrui, mi sentivo al sicuro. Protetta dalle sue braccia. Avevo il volto schiacciato alla maglia leggera, di un colore nero come la notte e dal profumo intenso ed avvolgente. Ho sempre trovato il suo odore molto confortante e familiare. Nessuno, nemmeno mio padre (a cui ero solita rubare la maglia del pigiama, intrisa della sua colonia, durante le notti di temporale) mi ha mai trasmesso un calore così particolare. Una sensazione di pace profonda, con me stessa. Ero così felice, che avrei potuto mettermi a piangere. Era difficile da spiegare, ma provavo qualcosa di così unico e ‘mio’, che non avrei saputo esprimere a parole.

“Mi sei m-” Provai a dire, ma un suo bacio mi fece tacere. Sapevo che non amava certe frasi, da lui definite preconfezionate, ma avrei voluto comunque fargli sapere che quell’estate, lontana da lui, era stata molto triste e solitaria. Avevo passato giorni interi lontana dai suoi abbracci ed incredibilmente mi ero resa conto, di quanto fosse vero ciò che diceva il detto: “ti accorgi di quello che hai, quando ti viene a mancare”.

Si staccò dalle mie labbra e mi accarezzò la guancia con il naso, facendomi il solletico con i lunghi ciuffi biondi. Continuava a tenermi stretta tra le braccia e fui ben felice di accoccolarmici meglio. “Non dirlo. Lo so già.”

Sebbene in parte mi sentissi tarpata, non riuscii a replicare. Mi ero innamorata di Draco Malfoy così come era, con i suoi pregi e difetti. E seppure resa cieca da quel sentimento, mi ero sempre imposta di non perdere di vista, gli aspetti fondamentali del suo carattere e del nostro rapporto. Draco non era tipo da romanticismi scontati. Per la verità, nulla era scontato con lui. Preferiva stupire.

“Non sono potuto sfuggire ai miei, quest’estate. Mi spiegò conciso, forse appena dispiaciuto. Pensai che, quasi certamente, lo fosse molto di più di quanto non volesse dimostrare a parole. Magari non era così… ma volevo illudermi. In fin dei conti, mi piaceva anche il suo orgoglio smisurato, per cui non diedi molto peso alla cosa.

Scossi la testa, facendo ondeggiare i capelli color del sangue e sorridendogli con tutta la mia comprensione. “Non fa nulla. Ora sei qui no?!”

In risposta annuì e mi baciò, lasciando scivolare le dita pallide ed affusolate sotto il tessuto della mia canottiera. Sì, gli ero mancata anche io. Quella ne era la conferma. Rabbrividii al contatto con i suoi polpastrelli e mi strinsi ulteriormente al suo petto, non staccandomi dalle sue labbra. Adoravo il suo modo di baciarmi. Nel vero senso del termine, intendo. Riusciva ad allontanare qualsiasi pensiero dalla mia mente, sia che fosse negativo, sia che si trattasse di uno splendido sogno ad occhi aperti. Quando le sue labbra sfioravano le mie, venivo come intrappolata in quel contatto e nel suo sapore intossicante, perdendo completamente il controllo del mio corpo e della mia mente.

Lo sentii sospirare contro il mio collo, non appena si fu allontanato dalla mia bocca. Cercava di recuperare il fiato, come me del resto, tenendomi però stretta al suo corpo. “…devo andare, Ginevra. Mio padre si è attardato da Sinister, ma non credo che ci metterà ancora molto. Potrebbe venire a cercarmi…”

Nonostante mi dicessi che non era giusto, gli rivolsi uno sguardo rattristato e un sorriso che aveva dell’amaro. Non lo vedevo da poco meno di due mesi e l’idea di doverlo di nuovo lasciare, mi stringeva il cuore e mi angosciava. “D’accordo…”

La parte emotiva del mio cervello, mi ricordava che l’avrei rivisto l’indomani mattina a King’s Cross, ma quella emotiva la faceva da padrona, ripetendomi che questo, non cambiava assolutamente le cose. Non avrei potuto neppure avvicinarlo, in mezzo alla massa di studenti. Sarebbe stato stupido e pericoloso. Nessuno doveva sapere di noi o si sarebbe scatenato un vero e proprio putiferio.

“…ci vediamo domani.” Mi disse, chinandosi a baciarmi la fronte e lasciando scivolare via le sue braccia da me.

Annuii poco convinta e visibilmente dispiaciuta, mentre in me si insidiava una tristezza senza eguali. Mi mancavano le sue braccia, mi mancavano da morire. “Ciao.”

Lo guardai sparire nell’ombra di quei vicoli proibiti e qualche istante dopo, come se aspettassi di vederlo riemergere dalle tenebre, voltai i tacchi e presi a correre disperatamente nella direzione opposta, riversandomi nell’affollata Diagon Alley. Sentivo soffocante, la presenza di tutte quelle persone, perfettamente inutili al mio stato d’animo. Incrociai mio fratello Ron ed Harry, fermi di fronte al negozio di scope, presi da una conversazione piuttosto impegnata, sull’ultimo modello di Firebolt uscito in commercio.

“Ah sei qui!” Mi richiamò mio fratello. Gliela leggevo negli occhi la preoccupazione… peccato che non m’importasse. “Ci hai fatto stare in pensiero.”

Sorrisi forzatamente, cercando di nascondere tutto il malcontento che sentivo agitarsi prepotentemente in me. “Scusatemi.”

Non seppero mai, che quella frase per me aveva più di un significato.

 

27 Aprile 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

La domenica, era sempre stato il suo giorno preferito. Riusciva a terminare tutti i compiti il sabato, cosicché da essere libera di rintanarsi nella biblioteca o sulla Torre di Astronomia, nascosta dal porticato, per leggere un libro. Ma la primavera era finalmente arrivata, intiepidendo le giornate e rendendo i momenti liberi dallo studio anche più piacevoli. Di sicuro, era molto meglio riuscire a sfogliare un buon libro, seduta su una roccia, all’ombra di un qualsiasi albero del parco che circondava il castello.

Il lieve vociare di un gruppo di ragazzine del primo anno (Tassorosso), che ridevano e scherzavano poco distanti da lei, la distrasse momentaneamente dal racconto che stava terminando di leggere. Si era rifiutata di seguire suo fratello, Hermione ed Harry ad Hogsmeade, in una delle tante gite organizzate dalla scuola, nei fine settimana migliori. Aveva avuto dei giorni tremendamente stancanti, in vista dei G.U.F.O. e l’idea di riuscire ad avere del tempo tutto per lei, senza nessuno intorno, era veramente troppo allettante.

“Niente giro con il tuo gruppo di patetici amici… Weasley?!”

Ginevra si ghiacciò. Avrebbe voluto voltarsi e fulminare con lo sguardo il suo interlocutore, ma l’idea di incrociare quegli occhi, la spaventò. Voleva capire cosa diamine ci facesse lì Malfoy, perché per l’ennesima volta, stesse perdendo tempo a rivolgerle la parola e non qualche insulto. Non era normale. No, non lo era affatto.

“Ho preferito restare al castello per riposare. Qualche problema, Malfoy?!” Domandò acida, riportando la sua attenzione sul libro che aveva appoggiato alle ginocchia.

Draco si accomodò sull’erba, dandole le spalle, con la schiena contro l’albero. “…forse.”

“Forse…”

Cosa diavolo era quella sensazione all’altezza dello stomaco? Quante volte aveva bisticciato con lui in pieno corridoio, difendendosi dalle battute velenose ed offensive, di fronte a mezza o anche tutta la scolaresca!? Non era certo la prima volta che le rivolgeva la parola. Allora… cos’era? Cosa le prendeva improvvisamente? Perché non era poi tanto sicura che si trattasse di fastidio…?

“E che problema avresti, Malfoy… sentiamo.” Allungò una mano, con fare indifferente, verso un fiorellino di campo. Giallo, piccolo, splendente come un raggio di sole. Lo staccò, rigirandolo tra le dita e prendendo a fissarlo con noncuranza. Attendeva una risposta che, sì, probabilmente non sarebbe mai arrivata.

“Sei tu il mio problema, Weasley.”

O forse no.

Appoggiò le mani sull’erba fresca, sporgendosi dal suo lato di tronco e guardandolo con la fronte aggrottata. Aveva l’espressione di una che ha appena sentito sparare una grande cavolata e in quel momento si domandava se fosse totalmente ammattito.

“Io?! E perché mai?!”

Si ritrovò il viso appuntito e regolare, nonché pallido fino all’inverosimile, del biondino, a meno di una spanna dal suo. Poteva distinguere il profumo pungente del suo dopobarba e chiuse gli occhi, per qualche istante, respirandolo a pieni polmoni. Rilasciò il fiato e li riaprì, trovandoselo davvero troppo vicino.

“…perché mi piaci, Weasley.” Le soffiò contro la pelle, con tono serio e composto, sfiorandole appena le labbra. “Mi piaci parecchio.”

Lo vide piegare una gamba e allungare il corpo verso di lei. Le venne istintivo tendere la schiena, accostando la bocca alla sua e lasciandosi baciare. Non pensò a Ron e agli altri, a ciò che avrebbero potuto pensare se fossero tornati in quell’istante e li avessero trovati in quella situazione. Era quasi certa che Malfoy non sarebbe vissuto tanto a lungo da poterlo raccontare e qualcosa le diceva, che lei avrebbe subito la stessa sorte. Se le fosse andata meglio, avrebbe passato il resto della sua vita, segregata in camera.

Eppure tutto ciò non le importava. C’erano solo lei e Draco. Il bacio che si prolungava, passando da un lieve tocco a fior di labbra, a un contatto profondo e travolgente. Un brivido di eccitazione e benessere le attraversò il corpo, scuotendola.

…sì, si stava cacciando in un vero e proprio guaio.

Ma mai guaio fu più bello ed appassionante.

 

1 Settembre 1997 - Londra, Stazione di King’s Cross

“Muoviti Gin!”

Ron, con tutta la sua tristemente nota delicatezza, mi esortava a correre più veloce. L’orologio appeso al muro della stazione di King’s Cross, segnava le 10.50 e se non ci fossimo sbrigati, l’Espresso scarlatto sarebbe partito senza di noi. Temevo di perdere il baule e la gabbietta contenente il gufetto che mi era stato regalato da Fred e George, ondeggiavano un po’ troppo su quel vecchio carrello di ferro arrugginito. Non seppi neppure come, ma riuscii a salire sulla carrozza scelta da mio fratello. Harry e Neville erano stati così gentili da aiutarmi con i bagagli, a differenza di qualcun altro.

“…ragazzi, venite qui! Ho trovato uno scompartimento vuoto.” Hermione, brillante come al solito, era riuscita a trovare un posto tranquillo, perfetto per il nostro gruppo ormai allargato. Dopo la vicenda del quinto anno, al Ministero, e dell’ES guidato da Harry, il trio di una volta aveva fatto spazio anche a me, a Neville e a Luna. Per tutti, d’altronde, in un periodo come quello che stavamo attraversando, era confortante sapere che c’era qualcuno su cui poter sempre contare. Personalmente, per mia fortuna, sapevo di possedere una persona speciale in più, rispetto agli altri occupanti della cabina del treno.

Il mio sguardo dovette incupirsi, perché l’occhiata che mi rivolse Luna non fu delle migliori. Aveva persino perso l’aria stralunata e trascurato la copia del Cavillo che aveva tra le mani, al contrario come al solito. “Gin… che ti prende?!”

Scossi la testa, sforzandomi di apparire il più normale possibile. Avrei dovuto stare più attenta, mi ripetei mentalmente, o avrebbero finito con l’accorgersi che la mia era solo una squallida maschera di apparenza. “Va tutto bene… ho solo fatto troppa fatica con quel carrello. Sono un po’ stanca.”

La porta dello scompartimento, però, scorse con un fruscio, interrompendo la mia giustificazione. D’istinto chiusi gli occhi, trattenendo il respiro. “Bene bene bene, guarda un po’ chi abbiamo qui. Sfregiato, Mezzosangue, Lenticchia… e persino la Lunatica con l’Impiastro-Paciock!” Non mi ci volle di certo molto a riconoscere la sua voce, così diversa da quella che usava con me. Non mancai di notare che, a differenza del solito, non mi aveva chiamata “babbanofila” o “pezzente” anzi, per essere precisi, non mi aveva neppure nominata. Come se fossi di vetro trasparente.

Sentii Ron alzarsi in piedi, trattenuto da Harry ed Hermione. Vidi Neville appiattirsi contro lo schienale del sedile, e Luna riprendere la lettura del suo giornale strambo, come se nulla fosse. Fu più forte di me e alla fine alzai gli occhi verso di lui.

Cercai di non arrossire, quando il mio sguardo incrociò le sue iridi argentate e probabilmente ci riuscii anche. Draco mi squadrò appena un attimo, con una stana luce negli occhi, prima di riportare la sua attenzione sui miei amici e rivolgere loro un ghigno malefico dei suoi.

“…vai fuori dai piedi, schifoso furetto!”

Il primo istinto, come era ovvio, fu di alzarmi e schiaffeggiare mio fratello per quelle parole così dure. Sapevo che Draco era abituato a sentirsi chiamare a quel modo ed ero conscia del fatto che in passato, anche io avevo utilizzato termini non propriamente felici, nei suoi riguardi. Sì, lo sapevo, ma faceva male lo stesso. Avrei voluto proteggerlo dal veleno della mia famiglia e nonostante questo, sapevo che la prima da proteggere ero proprio io. Abbassai lo sguardo sui miei piedi e attesi che finissero di bisticciare.

Draco se ne andò con un fruscio del mantello e solo allora, mi decisi ad alzare la testa, osservando le varie reazioni. Harry e Ron erano visibilmente soddisfatti del loro ‘lavoro’. Hermione aveva rituffato la testa in un libro dalle dimensioni esagerate, mentre Neville cercava di capire come riuscisse Luna, a leggere il suo giornale capovolto.

“…torno subito.”

Ron interruppe lo scambio di congratulazioni con Harry e mi rivolse un’occhiata apprensiva. “Dove vai?!”

Sbottai. Ci provai davvero a prendere un forte respiro e a contare fino a dieci, per impedire al nervoso di prendere il sopravvento, ma mi andò male. Serrai i pugni lungo i fianchi e lo guardai di sbieco. “Al bagno Ron! Pensi che possa andarci da sola… o preferisci che mi faccia accompagnare da qualcuno?!”

Mi stupii di vedere la reazione di mio fratello. Mi fissava con gli occhi sgranati, così come Harry che aveva alzato entrambe le sopracciglia e il resto dello scompartimento, improvvisamente interessato a me, piuttosto che ognuno ai fatti propri.

Uscii sbattendo la porta e camminai pochissimo. Raggiunsi il primo finestrino abbastanza lontano da loro e appoggiai la fronte al vetro freddo. Fu solo dopo qualche minuto che la rabbia scemò e mi accorsi nel riflesso che, dietro di me, c’era qualcuno. “Che ci fai qui?!” Domandai stancamente, lasciandomi sfuggire un sospiro frustrato.

“…ti ho sentita urlare.”

Chiusi gli occhi e curvai le labbra in un sorriso aspro. “Succede sempre con quel testone di Ron, dovresti saperlo.

Puntai lo sguardo, nuovamente aperto, nel riverbero del finestrino. Draco mi scrutava con minuziosa attenzione, in religioso silenzio. “La smetteranno mai di trattarti come una bambina?... Nelle loro mani mi sembri una bambola di porcellana, pronta a frantumarsi da un momento all’altro.”

Era vero. Dio solo sapeva quanto aveva ragione. Mi sentivo esattamente così, quando ero circondata da loro. Fragile, indifesa, una sciocca statuina di cristallo, troppo delicata per qualsiasi cosa, sempre pronta ad essere difesa a spada tratta dal fratello maggiore di turno o dal principe azzurro di cui non le importava più nulla. “…credo il giorno in cui morirò.”

Mi accarezzò il collo, con la punta delle dita fresche, facendomi rabbrividire. “Tu non hai vetro nelle vene Ginevra… hai lava incandescente, pronta a bruciare tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Un gemito sommesso mi scivolò dalle labbra, socchiuse. “…Draco…”

“Fatti rispettare… fai che apprezzino il tuo vero io.”

Se ne andò, depositandomi un bacio sulla nuca e allontanandosi accompagnato dallo strofinio del mantello scolastico. Mi accorsi solo in quell’istante, dell’enorme differenza che intercorreva tra la persona che aveva lasciato gli amici qualche metro più indietro e quella che aveva ascoltato le sue parole. In me coesistevano due Ginevra. L’eterna bambina e la donna.

 

TBC

 

Note dell’autrice:

secondo capitolo di questa storiella senza pretese. Non so dirvi esattamente, quanti capitoli saranno. So che scrivere questa storia mi è piaciuto e che, pur pensando di averla conclusa, sto continuando ad apportare qualche modifica, ragion per cui non c’è nulla di definitivo. Tutto questo, mentre lavoro al capitolo de “Il Morso del Serpente”. Prometto che prima di Natale o al massimo tra Natale e Capodanno, avrete il nuovo capitolo. Promesso promesso.

Passo a ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e mi ha lasciato un commentino (ma anche chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)

Sky88: so che spesso, lo ammetto, non sono “umana” per come termino i miei capitoli, ma ritengo che la prima dote di uno scrittore (in erba o navigato che sia) debba essere proprio la capacità di creare et lasciare suspense. Altrimenti che gusto c’è?

DarkPhoenix: sono felice che ti piaccia la mia storia, sebbene Draco e Ginny non siano esattamente la tua coppia preferita =) Spero di non averti delusa col secondo capitolo.

Tink: bene, niente detenzione ad Azkaban, ti sei salvata =P Scherzo! Comunque questa storia, non si svolgerà solo ed esclusivamente entro il periodo di Hogwarts, tieni conto che gli episodi inerenti al momento scolastico, risalgono al sesto anno di Ginny e settimo di Draco, di conseguenza… perlomeno il biondino la scuola l’ha quasi finita =D Soddisfatta del nuovo capitolo?

Patty: ti ringrazio infinitamente per i complimenti alla storia. Ripeto che è una ficcina senza troppe pretese, nata da un’idea malsana, alimentata da un’altrettanto malsana testa di Lady =I però sapere che è piaciuta, mi rende… felice ^^

MaryAngel: per sapere cosa non deve più accadere, dovrai aspettare ancora un pochino. Per il resto… via via il puzzle andrà completandosi, ovviamente, e ti farà capire del perché Ron ha acquisito tutta questa maturità… Ti assicuro che quando ho dovuto scrivere la scena di Ron, che tranquillizzava la figlia Grifondoro, su una storia con un Serpeverde, stavo per mettermi a ridere e tremare da sola XD

Stellina: sì, l’hai già detto, ma io non posso anticipare nulla, oppure chi non ama gli spoiler mi ucciderà =P Sono felice che anche questa mia nuova storia ti sia piaciuta e spero che continuerai a seguirla e a dirmi cosa ne pensi. Per quanto riguarda Ron… ti svelo solo che non è stato colpito da un meteorite e che la sua maturità non è dovuta solo alla ‘crescita’ mentale =)

Marcycas – The Lady of Darkness: Marcycas! No ferma! Molla Lady…!! Ammetto che effettivamente, *cough* parte dell’idea è stata sua, ma la responsabilità è tutta mia (Luna parla mentre prepara le valigie). Ebbene sì, tutto quello che troverai scritto, era già stato deciso prima di parlare con Lady, e solo dopo, modificato di poco grazie al suo aiuto. Ma proprio poco (Luna indossa armatura e prende valigia.) Ora, non vorrei perdere l’aereo che mi porterà nella vita dedita all’anonimato ^_^ quindi ti lascio =* (Luna avvisa che d’ora in poi, se le minacce fioccheranno, pubblicherà con uno pseudonimo… in modo da preservare la sua vita)

Oryenh: ti salvi su questa storia perché era già quasi finita… altrimenti, la minaccia dello sciopero pende ancora sulla tua testa è_é Soprattutto dopo l’ultimo capitolo (che corro a recensire) sul quale ho qualche perplessità… ma Harry è tornato sì o no? CioèArienh parla con Harry O_O quindi non è sparito… o sulle scale era un fantasma?! *_* Buh

Feddy_chan: quei due tizi nella foto sono Brian Kinney e Justin Taylor di Queer as Folk =) Ti ringrazio per i complimenti e abbasso truzzolandia! \o/

Erda: oh ma ciao! No, tranquilla… Il Morso del Serpente risorgerà dalle ceneri. L’ultimo (non ultimo) capitolo è quasi pronto, ma purtroppo come ben sai, questi periodi sono pazzeschi, quindi mi serve taaaanta pazienza e buona volontà =)

Ryta Holmes: rimbambita =P mi posti due recensioni!!! Non si fa!! E lascia stare Lady o la storia non la continuo… chiaro?! >.< [Lady ringrazia commossa…!] Vedi di sbrigarti con i tuoi aggiornamenti, altrimenti vedrai che bel regalo di Natale *affiling katana*

Lynn Wolf: la tua recensione a voce, è stata sufficiente ^^ Sono contenta che ti piaccia la storia… ma stavolta recensisci >.< ‘naggia!!!! Vado a leggermi A Slytherin’s Tale… =P

 

 

Luna Malfoy

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


L’ultimo bacio

L’ultimo bacio

 “Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

1 Giugno 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Le pesanti cortine di velluto verde, nascondevano perfettamente i corpi addormentati dei due ragazzi. Ginevra, coperta da una leggera sottoveste di raso salmone, se ne stava accoccolata contro il petto nudo di Draco, riverso su un fianco, con una mano nascosta sotto il morbido cuscino di piume. La coperta di cotone, dello stesso colore delle tende, giaceva abbandonata e spiegazzata ai piedi del letto. La rossa si mosse un po’, appoggiando i pugni chiusi contro il torace del ragazzo e allungando le caviglie sulle sue gambe, a contatto con i pantaloni di raso nero. Draco schiuse gli occhi grigi, puntandoli sulla figurina accucciata contro di lui e sorridendo. “Buongiorno.”

“Mhm…giorno.”

Il biondino, poco soddisfatto della risposta biascicata, scese a baciarle una tempia e la guancia. “…sveglia pigrona, o ci perdiamo la colazione.

Ginny si rigirò, dandogli le spalle e ripiegandosi in posizione fetale. “Non ho fame… mhm, lasciami dormire. Le mani forti eppur delicate del ragazzo, la strinsero da dietro, facendola aderire completamente al suo corpo. “…non sei fatta per le lunghe chiacchierate notturne, eh. Crolli subito. Scherzò, rubandole un bacio nell’incavo del collo e affondando i denti nella carne tenera, a sorpresa.

Ginevra sgranò gli occhi, lasciandosi scappare un gridolino per il dolore. “Sei forse impazzito? Mi hai fatto male…”

Però ti sei svegliata.”

Il sorriso sprezzante che aveva sfoderato, non piacque per niente alla rossina che, indispettita, mise il broncio e si sollevò sulle braccia, mettendosi a sedere. “Bel modo di svegliare le persone… ma d’altronde cosa ci si può aspettare da Draco Malfoy?!” Infierì, facendo la linguaccia e avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia, strette al petto.

Un lato della bocca di Draco si curvò, in un ghignetto sadico. Appoggiò una mano al materasso e si chinò verso di lei, sfiorandole la pelle tra l’orecchio e il collo con le labbra. “…avresti preferito un risveglio di questo tipo?!” Ginny piegò la testa di lato, dandogli accesso facilitato per il suo compito. “…mi sa che lo devo prendere come un sì, ma qualcosa mi dice… che non ti saresti alzata, poi.”

“Scemo…” Sospirò con gli occhi ridotti a fessura e l’aria di chi sta per toccare il cielo con un dito.

Il biondino le passò una mano nella chioma color sangue e la trasse a sé, per un bacio vero. “…devo ricordarti che siamo in zona Serpeverde e che se non ci sbrighiamo, molti torneranno presto dalla colazione per studiare?! Se ti vedono… come giustifichiamo la cosa?!”

Come se si fosse improvvisamente resa conto della situazione, Ginevra si drizzò sulla schiena, osservandosi intorno con ansia crescente. “Merlino! Non mi ricordavo di… e ora?!”

“Calma…” La rassicurò, lievemente sconvolto da quella reazione, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e accarezzandole la guancia con le dita. “I miei compagni difficilmente iniziano a studiare prima delle dieci, la domenica. Abbiamo un po’ di tempo. Draco si sporse appena verso le tende, scostandone un lembo e gettando occhiate furtive nella camera che occupava con altri quattro Serpeverde. “Via libera.”

Con un balzo felino, la Grifondoro scese dal letto e districò il groviglio di lenzuola e vestiti che si era creato durante la notte. Afferrò i jeans dalla matassa di tessuto e li indossò in fretta e furia, lanciano sguardi apprensivi al ragazzo che con la solita calma flemmatica, che da sempre lo distingueva, infilava la divisa regolamentare.

“Dove diamine si è cacciata la maglietta?!” Borbottò, rovistando tra le coperte e sotto al letto. Quando riemerse, con i capelli arruffati e lo sguardo disperato di chi pensa già a dover uscire da una camerata maschile, con una sottoveste di raso come unica copertura, si ritrovò il volto di Draco, decisamente divertito, a pochi centimetri dal suo. “Direi che potresti uscire così… ma siccome non tollero che ciò che è mio, venga guardato più del necessario, eccoti la maglietta.” Ghignò compiaciuto, allungandole il capo d’abbigliamento color verde marcio. “…era finita sotto al cuscino.”

Con un’occhiataccia piuttosto eloquente, Ginny indossò l’indumento perduto e si aggiustò i capelli alla meno peggio. “Draco…”

Il Serpeverde, di spalle e intento ad annodare la cravatta, di fronte allo specchio della camera da letto, la guardò nel riflesso. “…mhm?”

“Ecco…” Infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans, abbassando lo sguardo sul pavimento in parquet e ciondolando sui piedi. “Sei d’accordo anche tu, no? Voglio dire… lo so che ne abbiamo parlato ieri, ma… non voglio che tu fraintenda, io…”

Il biondino lasciò perdere ciò che stava facendo e le si portò di fronte, con aria seria. “Ginevra, sai perfettamente come la penso. Anche per me non è una cosa da sbandierare ai quattro venti. E non si tratta di fratelli e amici gelosi, nel mio caso. Quindi, non farti stupide paranoie, perché davvero, non ce n’è bisogno. Una sua mano fresca, anzi quasi fredda, le accarezzò la guancia rosata, tempestata di lentiggini.

“D’accordo…” E finalmente un sorriso sereno, le spuntò sul volto.

Il rumore della porta che si apriva, fece scattare allarmati entrambi i ragazzi. “Draco… hai visto per caso…” Gli occhi blu pervinca di Blaise Zabini, saettarono dapprima sul suo migliore amico, poi sulla ragazza, nascosta solo in parte alla sua vista, ma perfettamente riconoscibile con i suoi tratti inconfondibili. “Che sta succedendo, qui?!”

 

1 Settembre 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Era una vera e propria tortura, sedere a quel tavolo e doversi accontentare di guardarlo da lontano. Avevo dovuto faticare non poco, per prendere il posto accanto al muro, cosicché da poter scrutare con più attenzione, ciò che avveniva tre tavoli più in là. Cambiavo continuamente posto, allontanandomi o avvicinandomi a Calì ed Harry, che sedevano al mio fianco, a seconda di come Hermione si spostava sulla panca, troppo presa da una conversazione con mio fratello, per accorgersi che il suo continuo movimento, mi stava innervosendo. Come se non fosse già complicato cercare spiragli attraverso gli studenti di Corvonero e Tassorosso.

Solo una volta, il mio sguardo incrociò quello plumbeo di Draco e, come al solito, il mio cuore perse un battito, prima di accelerare pericolosamente. Ero consapevole che per tutta la durata dell’anno scolastico, sarebbe andata così… ma faceva male lo stesso.

“…Ron?! Ron! Mi stai ascoltando sì o no?!”

Il rimprovero di Hermione, nei confronti di mio fratello, mi risvegliò da un momentaneo stato di trance in cui ero caduta. Quando misi a fuoco ciò che avevo davanti, trasalii. Ron aveva lo sguardo fisso su di me, uno sguardo furioso, oserei dire. “…che c’è?! Perché mi guardi?!”

“Come?!” Sibilò furibondo. Poche volte gli avevo visto addosso quell’espressione e quella luce negli occhi e quelle rare volte, si era sfiorato il litigio (quando non lo si prendeva in pieno). L’azzurro delle iridi, aveva lasciato spazio ad un blu cobalto, decisamente preoccupante. “…dove guardi tu, semmai.”

“Io? Nulla, pensavo e mi sono persa a fissare il vuoto…” Mentii prontamente.

Odiavo dover dire una bugia a mio fratello, proprio Ron che aveva sostituito in maniera impeccabile Bill, dopo la sua partenza, ma non potevo assolutamente pensare di rivelargli ciò che stavo passando. Ne sarebbe morto, credo.

Lo vidi inarcare un sopracciglio e storcere le labbra. “…mi credi tanto stupido, Gin? Cosa… stavi… guardando?!”

Sia Harry, che Hermione cercarono di mettersi in mezzo, ma Ron li zittì con un “Tacete per l’amor del cielo! E’ mia sorella e me la vedo io!”. Come era logico che fosse, entrambi evitarono di proseguire la discussione e ripresero a cenare, ignorando (o perlomeno facendo finta) il nostro battibecco. Fui molto grata ad Harry, per come si comportò. Conoscendo Hermione, ero del tutto sicura che una volta nella Sala Comune, gli avrebbe fatto una bella ramanzina, ma Harry no… non era assolutamente il tipo. Mi posò una mano sulla spalla e mi guardò di sottecchi, approfittando della distrazione di mio fratello, che beveva succo di zucca ghiacciato per bagnare la gola secca e ricominciare a sbraitare. “Coraggio Ginny…

“…allora?!”

Presi un forte respiro ed aprii e chiusi gli occhi, per un istante, cercando di accumulare tutta l’agitazione che avevo represso, da utilizzare come risposta. “Ron, ti ripeto che non stavo guardando niente in particolare e se anche fos-

“Spero per te che tu non stessi guardando quello sfigato di Micheal Corner… un’altra volta… perché non tollererò che ti rimetta con quel soggetto! Ti ha già fatta soffrire e non deve ripetersi!” Mi interruppe, serio e scuro in volto, con un volume di voce che avrei volentieri evitato. Qualche studente della nostra stessa Casa si voltò a guardarci e la cosa, mi mise in ulteriore imbarazzo.

Strinsi i pugni e lo scrutai torva. “Ron! Mi ascolti sì o no, per la barba di Merlino?! Non stavo guardando nessuno, ma se anche fosse… vista e considerata la tua spiccata attitudine a farti gli affari miei, stai pur certo che non te lo direi. E ora… se vuoi scusarmi… me ne vado… mi hai fatto passare l’appetito.

Erano i primi segni di cedimento, nel già quanto mai delicato rapporto col mio adorato fratello. Mi fidavo di lui certo, ma non abbastanza da potermi considerare così folle, da rivelargli la mia relazione con Draco Malfoy. Non avrebbe capito o per dirla tutta… non avrebbe voluto capire.

Mi strinsi nel mantello scolastico, improvvisamente più infreddolita di quanto il tempo appena autunnale permettesse. Tirai su col naso e mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio. I raggi lunari, molto flebili, illuminavano a malapena il lungo corridoio che conduceva all’atrio d’ingresso, ma ero fin troppo abituata a quella sensazione spettrale che emanava il castello, per cui continuai il mio cammino, cercando di allontanarmi il più possibile da mio fratello, dai miei amici e dalla loro fastidiosa ottusità.

Avvertii dei passi cadenzati e pesanti alle mie spalle, ma non ne ebbi paura. Avrei riconosciuto quel modo di camminare tra mille, così come il profumo che pochi istanti dopo mi avvolse. “Se è così dura per te… chiudiamo qua. Mi paralizzai. Qualcosa in me si spezzò di netto e per qualche istante, ebbi paura di non riuscire a respirare come avrei dovuto.

Quando mi voltai, decisa ad incrociare i suoi occhi grigi, ad affrontare la sua faccia spavalda e sicura di sé, a gridargli che era senza cuore per aver anche solo pensato ciò che aveva osato dire… abbassai lo sguardo. Non ce la feci. “…cosa dici?!”

“Dico che fa più male a te, che a me.” Forse si accorse che, formulata a quel modo, la sua frase mi aveva ferita. Non saprei dire se avessi veramente frainteso ciò che avevo udito, ma mi fece male e non mi preoccupai troppo di analizzare i miei pensieri. “…voglio dire… non ho fratelli imbecilli e amici insensibili, che mi tallonano e non mi fanno vivere. Sto sicuramente meglio di te e se tutta questa storia… può nuocerti in una qualsiasi maniera, non ci sto.

Non l’avevo programmato, anzi… ma nonostante tutta la buona volontà per non piangere, i miei occhi divennero lucidi. “No.”

“Ginevra…” Non lo lasciai finire la frase. Scossi la testa più volte, cercando di scacciare le sue parole e la sua voce preoccupata dalla mia mente e gli corsi incontro, chiudendo i pugni sul suo gilet grigio. Strinsi lo stemma dei Serpeverde con violenza, quasi a volerlo strappar via dal suo petto e incominciai a piangere. “No… no, no no.

“D’accordo.”

Alzai gli occhi sul suo viso in penombra, rischiarato da una torcia appesa al muro. Sembrava rilassato e la mia testa volle illudermi, facendomi pensare che forse era sollevato della mia risposta negativa. Sapevo che mi amava. Aveva il suo modo di dimostrarmelo, ma frequentando Malfoy, mi resi conto che a volte le parole aiutano a fugare piccoli e fastidiosi dubbi, da sciocca e sentimentale ragazzina innamorata.

“…d’accordo?!” Domandai ancora spaventata dall’idea di perderlo, scossa dal timore che la sua non fosse una possibilità a cui mi aveva messa di fronte, ma una decisione sua, già presa in precedenza.

Draco annuì, passandomi una mano per tutta la lunghezza dei capelli color rame. “…se è questo che vuoi, Ginevra, per me va bene. Ma devi essere forte, o non potrò permetterti di farti ulteriormente del male. Mi strinse con il braccio libero e dovetti sollevarmi sulle mezze punte, per ricambiare quel bacio di cui avevo disperatamente bisogno in quel momento.

Era così forte, così intenso e profondo l’amore che provavo per lui, da farmi sentire vuota ogni qual volta lo avevo distante. Ce l’avrei fatta. Dovevo resistere per il bene della nostra storia e se ciò avesse significato rivoluzionare i miei rapporti familiari… l’avrei fatto.

Amavo Draco più della mia stessa vita.

 

1 Giugno 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Fu difficile affrontare il discorso con Blaise Zabini, cosa ci facesse Ginevra in quella camerata e soprattutto come mai Malfoy, sapesse della sua presenza lì. Ancor più difficile però, fu apprendere con sorpresa che Zabini non era il tipico Serpeverde purosangue e razzista e che, a discapito dei timori di entrambi, non corse a gridare allo scandalo e al tradimento, non appena gli fu illustrata la situazione.

“…bel problema.” Fu il commento iniziale del giovane moro. Aveva ascoltato tutto in doveroso silenzio, seduto sul suo letto con le braccia conserte e l’aria profondamente concentrata. Non interruppe la spiegazione di Draco neppure una volta, annuendo di tanto in tanto e borbottando qualcosa di incomprensibile a mezza bocca.

Draco non si scompose. Rimase fermo, con le braccia conserte e la schiena appoggiata alla parete del dormitorio. Ginevra, invece, se ne stava seduta sul letto del compagno, il volto chino e le mani intrecciate sulle gambe, con una smorfia colpevole sul volto tempestato di lentiggini. “Blaise, se racconto tutto ciò a te, è solo perché so che non sei come gli altri. Non credo di dovermi giustificare con nessuno, ma sono altrettanto sicuro che i nostri amati genitori non perderebbero molto tempo, a far del male a Ginevra, se sapessero. Ginny alzò il viso, incrociando lo sguardo del ragazzo per una frazione di secondi. “…inoltre credo che non gioverebbe neppure a me, una simile rivelazione.

Blaise annuì. “Sì, hai perfettamente ragione. D’altro canto mi domando come sia potuto accadere che-”

“Non chiederlo.” Lo interruppe duro Malfoy, staccandosi dal muro e avvicinandosi ad ampie falcate al letto occupato da Ginevra. “Fino a qualche mese fa… avrei maledetto chiunque avesse anche solo osato asserire che tra me e Ginevra ci fosse qualcosa. Ma quel qualcosa ora c’è e non m’importa come e perché. So che c’è e questo ti basti.” Una sua mano si posò rassicurante, su quelle strette a pugno della ragazza. Non la guardò in faccia, continuò a sfidare con gli occhi il suo compagno di Casa.

“Non voleva essere una domanda pettegola… ma di vero interesse. Si affrettò a spiegare Blaise, sorridendo in maniera rassicurante. “E’ che lo ammetto… fa strano vedere il grande e imperturbabile Draco Malfoy, inn- mhm… preso da una ragazza, veramente preso intendo. Una Weasley poi.

Le labbra rosee di Draco si curvarono in un ghigno sardonico. “Non è come gli altri della sua famiglia.

“Draco…” La voce flebile di Ginny, richiamò l’attenzione degli altri, zittendoli momentaneamente. “Ascolta Zabini-

Il ragazzo inarcò un sopracciglio. “Blaise, Ginevra… chiamami Blaise. So parlare civilmente e a differenza di ciò che puoi sentire in giro… non mordo.”

“Bene Blaise…” Prese un forte respiro, girando la mano e stringendone una, fredda e pallida, di Malfoy. “Non ti chiedo di comprendere ciò che è successo tra me e Draco… non capiresti. E non perché sei ottuso o chissà che altro, solo… si tratta di una cosa nostra. E’ successo a noi, tutti gli altri devono restarne fuori. Proprio per questo… ciò che ti chiedo, che ti chiediamo… è di avere la cortesia di non dirlo a nessuno. Di coprirci… insomma. E Merlino solo sa quanto costi ad una Grifondoro come me, dover chiedere un favore ad un Serpeverde.” Terminò la frase con un sorriso, sottolineando la vena ironica dell’ultimo pezzo.

Sentì lo sguardo tagliente di Draco su di sé, ma non arrossì, né si voltò a guardarlo. Mantenne gli occhi azzurri puntati in quelli pervinca di Blaise.

“Bene, Ginevra. Rispose perentorio, non riuscendo a mascherare un sorriso soddisfatto. “Di natura non sono un pettegolo e credo che Draco possa confermartelo. Grazie al cielo sono uno dei pochi, se non forse l’unico in questa Casa, a farmi i fatti miei e a non giudicare. Ma d’altronde… visto e considerato che non mi conosci… penso ti basti sapere che ti do la mia parola. Vi appoggerò per quanto mi sarà possibile.

L’occhiata di Malfoy al suo compagno di scuola fu imperscrutabile, quella di Ginny però… fu di gratitudine. Sapere di avere qualcuno dalla loro parte, l’aveva aiutata ad avere un po’ di speranza per quello che, ai loro occhi, era un futuro alquanto incerto.

“Grazie…”

Zabini sorrise di rimando, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta d’uscita del dormitorio. “Controllerò che non salga nessuno, voi siate veloci. Abbassò la maniglia e si voltò nuovamente verso la coppia. “…state attenti. La vedo dura.

 

TBC

 

Note dell’autrice:

terzo capitolo. Iniziano i problemi. Ora… non correte ad affettare Lady, perché sappiate che la parte triste dipende esclusivamente da me. (…l’autrice fa le valige, chiama l’agenzia di viaggi, prenota un biglietto per nonsisadove e va via, lasciando davanti al PC il suo neurone Sid…)

Ahem… buonasera! ^^’’ Come al solito, quella emerita bastarda lascia me nei casini… a spiegarvi come andranno le cose. (Drrriiinnn driiinnnn) Scusate, il cellulare! (…..) Era l’autrice, mi comunica che non devo spiegarvi proprio nulla e che dovete sapere solo una cosa… se in questo capitolo si ha una parvenza di tristezza e un assaggio di problemini… nel prossimo… nel prossimo… ma passiamo a ringraziare chi ha letto “L’Ultimo Bacio” e ha lasciato un commentino (ma anche chi l’ha letta, apprezzata e non commentata ^^)

Sissichi: hai perfettamente ragione. La distinzione la fanno loro, ma lei glielo permette. O meglio… glielo permetteva =) per fortuna sta cambiando modo di vedere le cose.

Angele87: bentornata! ^^ Sono contenta che anche questa nuova storia ti sia piaciuta =) Ormai DracoxGinny sta diventando un’ossessione per me O.O

Stellina: ti ringrazio infinitamente. Ero convinta di scadere nel banale e nel ridicolo con la descrizione di Ginny bambina e Ginny donna, ma se così non è stato, ne sono felice =)

Patty: eh di discorsetti ce ne saranno tanti vedrai… ma non anticipiamo nulla =) Son contenta che la storia ti appassioni, ha appassionato anche me mentre la scrivevo. ^^

^Erin^: per l’aggiornamento… eccoti accontentata… un po’ in ritardo, ma purtroppo le vacanze di Natale et Capodanno sono state alquanto stressanti ^^

Cass93: no, per quello c’è già Ryta. Troppe scrittrici fanno male =P Al massimo poetessa, quando riprenderò in mano la mia raccolta… quando XD No, mai pensato seriamente alla carriera di scrittrice. Per me è più uno sfogo, diciamo =)

Erda: Il Morso Del Serpente arriva, tranquilla. Come ho già detto queste vacanze son state abbastanza stressanti ed esco pure da una brutta influenza, quindi… ho ritardato un po’ tutto. ^^’

Oryenh: tesoro… il masochismo sembra essere diventato la nostra ragione di vita. Io scrivo cose tristi e tu leggi. Tu scrivi cose sadiche e io leggo. Io non aggiorno più per sciopero e te… te mi accontenti dopo secoli, facendomi arrabbiare ancora di più u_u ehhh, siamo proprio masochiste, c’è poco da fare ^^

Florinda: grazie mille ^^

Eugenie: non ho una scadenza fissa. Dipende da impegni, tempo e ispirazione. Posso aggiornare dopo 4 giorni, dopo una settimana o come purtroppo accade per alcune storie… dopo mesi. ^^’’

 

Luna Malfoy

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


4

L’ultimo bacio

“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

 

10 Settembre 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Di certo non pretendevo che fosse così facile, neanche lo pensavo. Quando mi si era prospettata la possibilità di perdere Draco, avevo incominciato una lunga lotta con me stessa e con chi mi stava vicino. Non permettevo più a nessuno di entrare nella mia privacy. Non più del necessario, perlomeno.

Peccato che quello, in un certo qual modo, fosse l’ultimo dei miei problemi.

Dal momento che nessuno, a parte Blaise, conosceva il nostro piccolo segreto, tutti si sentivano in dovere di trattarci come dei single. E, visto e considerata la notevole popolarità di Draco tra le ragazze, furono parecchie le volte in cui dovetti assistere a scene che non riuscivo proprio a digerire. Pochissimi, se non unici, gli episodi in cui, accanto a me, capitava proprio Zabini e cercava di infondermi calma e coraggio, ricordandomi che Draco aveva scelto me. Me e nessun altra.

Ma era comunque difficilissimo assistere a veri e propri tentativi di seduzione, che ragazzine persino più piccole di me, ma di certo non meno spigliate, mettevano in atto nei confronti di Draco. Dovevo ammettere che, in qualsiasi situazione, lui manteneva il sangue freddo e la compostezza che da sempre lo caratterizzavano, eppure, nonostante questo, la sola idea che una qualsiasi di loro si avvicinasse quel tanto in più considerato ‘troppo’, mi agitava terribilmente.

Proprio osservandolo mi resi conto di quante sciocche studentesse di tutte le Case, provassero attrazione per lui. A partire dalle Serpeverde, nelle quali suscitava una sorta di venerazione. Gli si avvicinavano con la scusa di domandare i compiti per l’indomani o nuovi aggiornamenti e sviluppi sul fronte ‘squadra di Quidditch’. Oppure le Corvonero, con le quali teneva vere e proprie conversazioni su argomenti che capitava trattassero insieme, durante le ore doppie. Senza contare le Tassorosso. Ho sempre creduto che fossero molto timide ed impacciate. Incapaci di sfoderare alcun tipo di astuzia maliziosa. Mi resi conto, ben presto, di quanto mi sbagliassi. Si rivelarono essere le peggiori da quel punto di vista: insistenti e scaltre. Mi stupii di apprendere che anche nel gruppo delle Grifondoro, qualcuna trovasse particolarmente attraente l’antagonista dell’idolo Potter.

“Ci prendi gusto.” Lo schernii, in riva al lago, nascosti da una sporgenza rocciosa. Avevo appena assistito all’ennesimo tentativo di una Corvonero del terzo anno, di entrare nelle sue grazie.

Mi guardò perplesso, inarcando un sopracciglio e sporgendosi lateralmente per guardarmi in volto. Gli davo le spalle, ero seduta tra le sue gambe e fingevo disinteresse, mantenendo lo sguardo fisso sulla superficie dell’acqua. “A che ti riferisci?!”

“…alle tue… ammiratrici. Calcai un po’ il tono sull’ultima parola, conscia di averlo spiazzato.

“Sì, questo potevo anche intuirlo… ma in cosa ci prendo gusto?!”

Ridacchiai, senza farmi udire, scrollando appena le spalle. “A farmi ingelosire.

Non mi voltai, ma qualcosa mi disse che sulle sue labbra si era dipinto un sorrisetto compiaciuto, che non so come mi innervosì. Non c’era nulla di cui compiacersi. Non è bello far ingelosire l’altro. “…sei gelosa, quindi?!”

“Tu non lo sei, forse?!”

Mi strinse a sé, possessivamente. “No, direi di no.

“Ah no? Quindi non hai provato alcun tipo di fastidio quando Dean è tornato all’attacco l’altro giorno, giusto?!” Fu il mio turno di sorridere. Ancora i miei occhi non incrociarono la sua figura, ma nella più tipica tradizione Malfoy, seppi per certo che si fosse morso la lingua e avesse contratto la mascella, per evitare di rispondere. Avevo fatto centro.

“Thomas? Non sei così sciocca da tornare sui tuoi passi…” Fece, con tono beffardo, spostandomi alcuni capelli dalla base del collo e depositandomi un bacio sul pezzo di spalla, lasciato scoperto dalla camicia. “Lasciar perdere Draco Malfoy, per uno come lui… no, neanche una Grifondoro sarebbe così stolta.”

Rabbrividii per il contatto con le labbra calde di Draco sulla mia pelle. “Piano con le parole. Mi aveva infastidito quel suo commento. In passato avevo voluto davvero bene a Dean e se non fosse stato per la sua eccessiva gelosia e quell’ostinato modo di fare, quel suo trascurarmi per i suoi amici, quel dimenticarsi continuo di avere una ragazza che lo aspettava, i miei sentimenti non ero certa si sarebbero affievoliti così presto. Era una mia scelta, dopotutto, e non gradivo esserne derisa.

Fu la prima volta che scoprii un lato di lui che non mi piacque. Arroganza, presunzione e prepotenza a parte, mi trovai in disaccordo con ciò che pensava. Mi ritrovai a riflettere su ciò che mi disse una volta Blaise, durante un incontro che avevamo avuto in biblioteca… io persa nel mio tomo di Pozioni, di cui non capivo un accidente, lui disperato per un tema di Trasfigurazione.

“L’unico difetto di Draco… ok, forse non proprio l’unico… diciamo il peggiore è essere affetto da DracoCentrismo.

“Si ritiene dunque superiore agli altri?!”

“…e al centro del mondo …”

“Fantastico…”

Era ironico, ovviamente. Di fantastico nel suo essere accentratore, non c’era assolutamente niente. Ma fino ad allora il suo assolutismo non m’aveva mai sfiorata e di conseguenza, non mi si era posto il problema.

“Te la sei presa!?

Sapevo che avrei dovuto negare. Eppure non ci riuscii. Per una volta volevo provare a fargli capire che, forse, il suo comportamento non era sempre impeccabile. “Un po’…”

Lo sentii sbuffare e passarmi le mani sulle braccia, coperte dalla camicia bianca della divisa. “Lo sai che non sopporto quella gente e non è il semplice fatto che ti girino intorno. E’ più… il fatto che esistano.” Il mio nervoso aumentò.

“…ma sono i miei amici… e i miei fratelli. Fanno parte di me, della mia vita.”

Draco tacque un poco, poi mi puntò un dito sulla nuca e mi spostò la testa in avanti. “Sii onesta. Tu accetteresti di stringere amicizia con Tiger e Goyle o con Nott? Sopporteresti di rivolgere la parola a Pansy?... Mi sembra strano, dal momento che l’unica persona con cui a malapena parli è Blaise…”

Mi zittii. Era vero, verissimo. Io per prima non sopportavo la sua cricca di Serpi. L’idea di poter scambiare due parole con Tiger o Goyle mi rivoltava e Nott, erano ben poche le volte in cui l’avevo notato per davvero. Per quanto riguardava la Parkinson… la odiavo. E non si trattava di semplice gelosia nei confronti di quello che da qualche mese era il mio ragazzo. Non avevo mai potuto digerirla.

E’ più il fatto che esistano…

“Hai ragione…”

Mi fece voltare in modo brusco e mi baciò in modo strano. Quasi… sconsolato.

Eravamo stati ghiacciati dall’idea che, a tutti gli effetti, i nostri due mondi non collimavano per nulla.

 

3 Agosto 1997 - Londra

L’estate era sempre stata la sua stagione preferita. La temperatura era calda e piacevole e nessun obbligo scolastico la costringeva lontana da casa. Eppure quell’anno, qualcosa era diverso.

La lontananza da Hogwarts, da Draco per la precisione, avevano avuto il potere di gettarla in uno stato d’animo che non le si addiceva per niente. Passava le ore sotto il suo albero preferito, a pochi metri dall’entrata della Tana, nascosta dall’ombra della chioma sempre verde e immersa in letture didattiche e non.

“Gin… vieni sulla collina? Io ed Harry stiamo andando a giocare a Quidditch!”

La voce di suo fratello Ron la distrasse dal romanzo babbano che le era stato regalato da Hermione, per il suo sedicesimo compleanno. Cime Tempestose era il titolo. L’aveva attirata sin dalle prime pagine e si era anche divertita a commentare il racconto con l’amica, in quel momento seduta a pochi passi da lei, impegnata a rileggere un tema di Incantesimi.

“No Ron, non mi va… fa caldo e sono stanca.”

Sentì lo sguardo di Hermione sulla sua schiena, ma non si voltò di proposito. Doveva cambiare scusa, lo sapeva. Ormai era una settimana che utilizzava il pretesto della stanchezza e alla lunga, non avrebbe retto. “Ti farebbe bene una bella corsa sulla scopa, Gin. Sono giorni che non fai movimento… non vorrai diventare come me, vero?!”

La battuta della maga la fece ridacchiare. Si girò ad incontrare lo sguardo color cioccolato e sorridente dell’amica e scosse vigorosamente la testa. “Oh, son davvero stanca. Fa troppo caldo persino per volare… qui si sta così bene.

Hermione inarcò un sopracciglio castano, picchiettandosi le dita della mano destra sulle labbra, in una posa concentrata. “Non sarai mica innamorata, eh Ginny?!”

Ginevra si guardò frenetica intorno, sospirando di sollievo quando si accorse che Ron ed Harry avevano lasciato perdere e si erano allontanati. Si spostò una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l’orecchio e cercò di non arrossire. “Ma che dici! No che non sono innamorata!” Il cuore prese a martellarle incessante nel petto. Così forte che ebbe paura che potesse udirlo persino Hermione.

La maga dai capelli ricci fece spallucce, arrotolando la pergamena che stava ristudiando. “…era una pura curiosità. Hai una strana luce negli occhi e ho creduto che-… ma se dici che non è così, ti credo.

Non le piaceva mentire. Meno che mai ad Hermione. In fondo era l’unica ragazza che potesserealmente’ considerare un’amica.

E’ così, è così.” Abbassò lo sguardo, torturandosi nervosamente le mani, una volta abbandonato il libro sulle gambe. “Niente... niente ragazzi. Non ho tempo e voglia di frequentare qualcuno.

L’altra la guardò incuriosita per qualche istante, prima di sgranare gli occhi color caffè e puntarle il dito indice contro. “Non… non sarà ancora… Harry, vero?!”

Ginny aprì e chiuse la bocca un paio di volte, diventando paonazza. “Ma no… certo che no!” Marcò bene quella negazione.

Se si fosse trattato di Harry, di quella stupida cotta adolescenziale che tutti continuavano ad attribuirle, sarebbe stato tutto più semplice! Non ci sarebbe stato alcun motivo di mentire a lei, a suo fratello, senza contare sua madre e suo padre. Entrambi, lo sapeva, avrebbero fatto carte false perché la loro bambina finisse dritta dritta tra le braccia del loro Harry caro. Ma no, il suo cuore aveva scelto e non aveva scelto poi così bene. O forse sì. Non stava a lei giudicarlo in fondo. Il tempo e l’evolversi di quella storia avrebbe dimostrato ciò che la sua scelta, avrebbe comportato. A lei e agli altri.

“…ok, ok… come no detto.” Rispose Hermione scioccata da quella reazione. Alzò le mani in segno di resa e tornò a dedicarsi ai suoi studi, dandole di nuovo le spalle per tre quarti.

Mai come in quel momento… Ginevra si sentì sola.

 

24 Dicembre 1997 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Avevo deciso di inventare una scusa coi miei familiari e di restarmene a scuola. L’idea di base non era quella di passare più tempo con Draco, assolutamente. Il mio era principalmente un voler scappare alla mia famiglia. Alle loro domande. Ai loro sguardi. I sensi di colpa per aver tenuto nascosta la relazione con quello che era da sempre un nemico dei miei fratelli e il figlio del male, per i miei genitori, cominciavano ad aumentare… soffocandomi.

Blaise, la mia unica ancora di salvezza in quel mare di menzogne però, era tornato a casa per le vacanze natalizie e ad Hogwarts rimanevamo io e una trentina di studenti, ad esagerare. Tra di loro, strano a dirlo, vi era anche Malfoy.

“Come mai hai deciso di rimanere?!”

Da quando aveva preso a fumare, di certo non lo sapevo dire. Lo guardai aspirare una boccata dalla sigaretta che aveva tra le dita e tirarsi un po’ su sui cuscini. Il letto perfettamente in ordine, come sempre. I libri, gettati alla rinfusa qua e là per la camera, come sempre. Tutto… era come sempre. Fin troppo monotono, mi ritrovai a pensare.

I suoi occhi argentati si posarono su di me, ma non abbassai lo sguardo. Ormai ero in grado di sostenerlo. “Avevo da finire alcune cose e poi sono stato messo in punizione dalla McGranitt… scontarla adesso è sempre meglio che attendere il periodo delle partite di Quidditch.

Un verso incomprensibile, ma logicamente incredulo, mi sfuggì dalle labbra.

“Scettica?!”

Sorrisi sprezzante, imitandolo alla perfezione. “Forse…”

Osservai la sua mano raggiungere il posacenere di vetro opaco che c’era sul comodino e spegnervi la sigaretta, con forza.

Non ricordavo da quando avessimo preso a stuzzicarci in maniera pungente, da quando tutta la… no, tenerezza sarebbe sbagliato… forse delicatezza, fosse andata a farsi benedire, ma in quegli istanti me ne accorsi. Eravamo più freddi, rispetto all’inizio. E potevo metterci la mano sul fuoco che il dover fare tutto di nascosto, il dover mascherare la nostra storia dietro battute e scherzi di fronte al resto del mondo, giocasse una parte rilevante in tutto ciò.

“Tu mi ami?!”

Mi morsi la lingua. Da dove diavolo mi venivano fuori certe idiozie? Ok, io avevo ammesso a me stessa, mai a lui… di amarlo profondamente. Quasi disperatamente, avrei osato dire. Ma lui? Lui non era mai andato oltre il “mi piaci”. In pieno stile Malfoy, dovevo ammetterlo.

Piegò un sopracciglio biondo, voltandosi appena verso di me, con un’espressione che tradiva incredulità. “Come, scusa?!”

Ebbi l’istinto di tacere, di mordermi le labbra fino a farle sanguinare sì, ma di starmene zitta o al massimo dire che non era niente. E invece la mia testa e la mia bocca, parvero scollegarsi di nuovo. “Non è difficile Draco… mi ami? Basta dire sì o no.

Fu lui a tener chiusa la bocca. E sì che era palese. Avrei potuto intenderla come unchi tace acconsente’, ma sapevo chi avevo di fronte e cosa significasse quel silenzio. “Ok, è no.

Mi alzai di scatto dal letto e mi gettai il mantello, lasciato sulla sedia, addosso alla divisa. Ero stufa di quel suo mutismo, della sua faccia perplessa ed irritata e di quella messinscena che si era creata, a partire da quando quel pomeriggio mi aveva chiesto di ‘studiare insieme’. Studiare insieme… andiamo… avrei dovuto capire dove voleva andare a parare. Ciononostante gli fui grata di non aver neppure provato a sfiorarmi. Se gli avessi posto quella domanda ‘dopo’ e avessi ricevuto quello schiaffo morale, l’avrei presa molto peggio.

Lo fissai un’ultima volta, seduto sul letto a baldacchino e mi voltai decisa ad andarmene. Fu allora che sentii una mano sul mio polso e una presa salda tirarmi indietro. Pensai volesse tornare sui suoi passi. Chiedere scusa e dirmi che sì, mi amava, ma semplicemente non era abituato a dirlo.

Mi diedi mentalmente della cretina, facendomi presente che lui era Draco Malfoy. Non il principe azzurro, un po’ chiuso e introverso.

“Non mi è dato di amare nessuna… Ginevra.

E quello fu ben peggiore dello schiaffo morale. Era la dura realtà

 

TBC

 

 

Note dell’autrice:

ed eccomi col penultimo capitolo. Sì, avete capito bene. Si tratta proprio del penultimo. Dopo di questo ci sarà solo un ultimo scorcio e l’epilogo. Fondamentale, direi. ^^ Che ne dite? Come vi avevo anticipato… iniziano i *veri* problemi. Mi dispiace se i capitoli risultano un po’ lunghi e un po’ corti, ma del resto la storia era già sviluppata e tagliandola, non escono uguali.

Ora… prima di fuggire per via dell’ora tarda… e visto e considerato che ho: una gamba quasi fuori uso e di color violetto e una spalla dolorante… (no, non sono le lettrici inferocite, ma un incidente in scooter…) e che dovrei quindi stendermi, ci tengo a ringraziare dal profondo del cuore chi continua a seguire la mia storia.

Sia chi non commenta, che chi invece mi lascia una recensione e a tal proposito…

Patty: grazie per aver ritardato la versione di latino e aver lasciato un commento ^^ Son felice che ti piaccia questa mia fanfiction… è più che altro un esperimento, ma ci tengo ^^

Eugene: non posso ancora dirti nulla… ma credo che presto, molto presto, saprai ^^

Angele1987: grazie infinite dei complimenti… sei sempre adorabile =)

Stellina: nessuna anticipazione… altrimenti rovino tutta la suspense. Dai… in fondo la storia è quasi finita… puoi resistere ancora un po’, no? ^^

Marcycas – The lady of darkness: e sì che son bastarda, ma non fino a questo punto. Farli lasciare così… naaaa… non avrebbe senso. Il grazie per Harry non era ironico, era sentito. Almeno lui non aveva aggredito né lei né Ron. ^^

^Erin^: eccoti accontentata ^^ Spero che ti piaccia ^^

Cass93: proprio presto non è… ma ho fatto del mio meglio… lo giuro!! ^^

Oryenh: niente colpo di grazia, visto? Visto? Ohi… sei viva no?! *_* -Luna si preoccupa- dai su su, non l’è mica successo nulla. Coraggio ^_^

Ryta Holmes: ehhhh e sì che te sai anche come finisce eh! Ma non ti azzardare a dire una virgola, o ti stronco >.<

 

Alla prossima ^_^

 

Luna Malfoy

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


L’ultimo bacio

L’ultimo bacio

“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---

 

 

 

14 Febbraio 1998 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Nonostante più volte, al buio della mia stanza, avessi pensato e ripensato a ciò che era successo la Vigilia di Natale, a ciò che mi aveva detto così duramente, senza tanti giri di parole, continuai a stare con lui. Ci vedevamo sempre di nascosto. A fine allenamenti, o al termine di una partita, ma capitavano anche occasioni ‘speciali’, come durante il Capodanno o i fine settimana organizzati ad Hogsmeade. Di incontrarci entro le mura di Hogwarts, dopo il ritorno di mio fratello e del resto della scolaresca, neanche a parlarne. Ero seguita in maniera troppo zelante da tutti e mai come in quel periodo, mi sentii una sorvegliata speciale.

Arrivai a credere che i miei familiari e i miei amici, avessero in -non si sa bene quale modo- scoperto la mia relazione con Draco e che tentassero di racimolare prove tenendomi sott’occhio. Durante una chiacchierata con Blaise, però, mi resi conto che tutto ciò era semplicemente ridicolo e che ero solo io ad essere più stressata del solito, e ad avvertire più pressante la loro presenza, in realtà identica a prima.

San Valentino arrivò e con lui, nuovi problemi. Sapevo cosa sarebbe accaduto durante il quattordici febbraio, ero preparata psicologicamente. Ma si sa, la vita è una continua sorpresa e neanche nei miei sogni più reconditi, avrei potuto immaginare ciò che accadde.

Quel mattino mi svegliai di buon’ora, intenzionata a scendere prima di tutti in Sala Grande, fare colazione in fretta e furia e nascondermi in biblioteca. Perlomeno fino all’inizio dell’orario delle lezioni, non avevo alcuna intenzione di trovarmi di fronte Ron.

Fu quando aprii gli occhi, stropicciandomeli con le mani e riprendendo l’uso completo della vista, che mi accorsi di un qualcosa sul mio cuscino.

Una rosa gialla.

Non aveva bigliettino, ma sapevo con certezza chi era il mittente. Solo una persona, conosceva la mia passione per quel particolare fiore. Solo lui.

Come penso fosse naturale, il mio cuore incominciò a battere a ritmo incessante nel petto, mentre stringevo il fiore che avevo ricevuto e sorridevo ignara di apparire probabilmente ridicola, con quell’espressione beata e serena. Non so esattamente quanto rimasi ferma lì, seduta sul materasso, con quella rosa in mano, ma sicuramente trascorse una buona mezz’ora.

Quando scesi in Sala Comune, mi accorsi che dormivano ancora tutti e con mia immensa gioia, scivolai via dal buco dietro il ritratto della Signora Grassa e corsi giù per le scale della Torre, diretta alla mensa. In fondo alla scalinata, da solo, e con già la divisa scolastica addosso, trovai Draco.

“Buongiorno.” Ero tutta un sorriso. Lui, invece, aveva la sua solita aria fiera e imperturbabile.

Mi accennò un ghigno, sollevando gli angoli della bocca. “Buongiorno a te.

“Grazie…” Dissi solamente, sporgendomi in avanti, più alta di uno scalino rispetto a lui, per dargli un bacio di ringraziamento.

Una sua mano, però, si strinse attorno al mio polso e mi sentii strattonare con forza, giù, fino alla rampa di scale che conduceva nei sotterranei. Faceva un freddo cane, ma lì… schiacciata contro un angolo della parete liscia, nascosti alla vista da un’armatura di ferro vecchia di chissà quanti anni, lo percepii di meno. Il suo mantello nero, pesante e scomodo, quasi copriva entrambi.

Alzai lo sguardo su di lui, incrociando quegli occhi grigi e freddi e sussultando. Aveva un’espressione più che seria. “Che succede?!”

Scosse impercettibilmente la chioma bionda, rilassando i tratti del volto. “Nulla. Volevo solo farti gli auguri… mi è forse negato?!”

“No, certo che no. Sciocco.” Risposi, riprendendo finalmente a respirare in modo normale. Non mi ero neppure accorta di aver trattenuto il respiro per tutta la durata del suo silenzio.

Gli avvolsi le braccia intorno al collo e mi lasciai baciare. Un bacio a labbra aperte, come me ne aveva dati tanti. Intenso e travolgente. Eppure diverso. Le sue labbra, semi aperte e umide, perfettamente modellate alle mie, quella volta ebbero il potere di farmi rabbrividire. Scariche elettriche lungo tutta la spina dorsale, che mi mozzarono il fiato. Le mie gambe tremavano appena e dovetti aggrapparmi con forza alle sue spalle ampie, per non scivolare a terra in ginocchio. Sentii una sua mano scivolare via dai miei fianchi, infiltrarsi nel tessuto del mantello di lana e raggiungere le pieghe della mia gonna grigia. Le sue dita, affusolate e quasi femminili, mi solleticarono la gamba, costringendomi poi a sollevarla per cingergli la vita.

Un sospiro mi sfuggì dalle labbra e dovette soddisfarlo molto, perché mi sorrise contro la bocca.

Smisi del tutto di sentir freddo. “Il fatto che non mi sia concesso amare… non esclude che mi possa affezionare a qualcuno.

Avvertii una sensazione calda e piacevole sulle guance e all’altezza del petto. Dovevo essere arrossita, ma non mi interessava. Stavo bene.

Sentimmo delle voci provenire dal piano di sotto e qualche istante dopo, dal piano di sopra. Il resto degli studenti si era svegliato e presto, forse troppo presto, i corridoi sarebbero diventati affollati.

Lo scrutai. Mi persi, nel vero senso della parola, nei suoi occhi argentati. E ne sentii la mancanza, anche se era ancora lì con me. “Ci vediamo più tardi…”

“Sì.” Mi rispose telegrafico, chinandosi sulle mie labbra a rubarmi un altro bacio.

Rimasi a fissarlo, mentre scendeva i gradini che portavano alla zona dei Serpeverde, facendo frusciare il mantello contro la ringhiera e girandosi solo una volta a guardarmi.

Non vidi i tratti tesi del suo volto e l’espressione tormentata. O forse, più onestamente, non volli vedere.

 

 

14 Febbraio 1998 - Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Era stata una giornata stancante. In tutti i sensi. 

Era iniziato tutto con un'ora doppia di Pozioni, dove -non so come- ero riuscita a battere i miei record di goffaggine, facendo esplodere il calderone. Questo, forse, sarebbe passato come un episodio quasi banale, considerata l'ormai nota attitudine di Neville, a farne scoppiare uno a lezione. Peccato che nel mio caso, sfortuna volesse che il professor Piton, nel momento dello scoppio, si trovasse di fronte al mio banco per controllare come procedevo nella preparazione. Quando lo vidi insozzato di verde marcio da capo a piedi, ma incolume, pensai che fosse stato fin troppo fortunato. 

...lui non era dello stesso avviso. 

Solo all'ora di pranzo, dopo aver subito in ordine: una ramanzina, con la beffa di 30 punti tolti a Grifondoro per la mia bravata, un'ora di Trasfigurazione e due di Storia della Magia, ebbi la forza di trascinarmi in Sala Grande, a sbocconcellare qualcosa. Maledissi il mio buonumore e ottimismo, di qualche ora prima. 

Come era prevedibile, trovai Ron ed Hermione più accigliati del solito. Con tutta probabilità avevano litigato poco tempo prima e pensai, fosse davvero stupido farlo proprio nel giorno in cui si celebra l'amore. Li invidiai e detestai allo stesso tempo. Non avevano alcun problema a mostrare la loro relazione, nessuno li avrebbe giudicati, eppure... eppure perdevano il loro tempo a becchettarsi per motivi tanto inutili. Harry, mi rivolse un'occhiata comprensiva, notando il mio disappunto. 

"Lo sai come sono fatti..."

Sbuffai scocciata, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassando lo sguardo. "Lo so, ma inizio a non sopportarli più."

Ridacchiò e mi venne spontaneo sorridere. La risata di Harry era davvero contagiosa... genuina. Per quel poco che sorrideva, specie in quel periodo. Mi fu naturale gettare uno sguardo verso il suo piatto e non potei fare a meno di notare la quantità notevole di bigliettini colorati. 

"Ah però, complimenti signor Potter!" Scherzai, indicando con un cenno del capo il mucchietto di missive. "...ha fatto conquiste!"

Lo vidi arrossire. "Eh già... Luna non sarà molto contenta." Si grattò la nuca, imbarazzato. "...ma anche tuo fratello non è stato da meno."

Lanciai una rapida occhiata di fronte ad Harry, dove Ron aveva appoggiato un bel numero di foglietti di carta colorati e... a quanto potevo sentire... anche profumati. Non mi ci volle molto per intuire il perché dell'ennesimo litigio, ma sospettavo che anche Hermione avesse ricevuto lo stesso trattamento da qualche ragazzo e che a mio fratello non fosse andata giù la cosa. 

Fu istintivo alzare lo sguardo e cercare, attraverso i posti lasciati liberi dagli studenti che avevano finito di mangiare, Draco. Era ancora seduto al tavolo dei Serpeverde, con accanto Tiger e Goyle -come al solito- e non molto distante una Pansy Parkinson decisamente troppo contenta. Blaise, non so come, intercettò l'occhiata che stavo lanciando al suo compagno e mi guardò in modo strano. 

Ero stanca e mai come in quell'istante me ne resi conto. 

Non ne potevo più di dover scambiare sguardi con Draco, di poter contare esclusivamente sull'aiuto di Blaise, di dovermi nascondere da tutto e da tutti. Avevo appena sedici anni e mi ero andata a impelagare in qualcosa più grande di me. Amavo Draco. Lo amavo come probabilmente non avrei amato nessun altro. Lo amavo perché era lui. Perché era irascibile, scontroso, prepotente... eppure così profondamente diverso con me, rispetto a com'era con gli altri. Ma quella storia clandestina, vissuta nell'ombra e nella paura, mi angosciava e mi toglieva energie. 

Sospirai alzandomi dal tavolo e uscendo in fretta dalla mensa. Odiavo fare quei pensieri 'brutti', eppure non riuscivo a farne a meno. Nell'ultimo periodo ci stavamo allontanando, parecchio. E quella sensazione di distanza mi preoccupava... non avrebbe portato nulla di buono. 

"Nessun bigliettino...?!" 

Mi bloccai di fronte alla terza vetrata del corridoio ovest. Il sole in quelle ore aveva raggiunto il culmine, ciononostante considerato il periodo invernale neppure si notava. La luce era debole e tiepida. 

"...no, se non consideriamo qualche Tassorosso di cui non ricordo il nome, due amici di Corner che ho mandato al diavolo e un Grifondoro particolarmente coraggioso." Risposi, facendo spallucce e continuando a dare le spalle al mio interlocutore.

"Coraggioso?!"

Annuii, appoggiandomi al muro e scrutando fuori dalla finestra. "Sì, beh... se mio fratello lo viene a sapere sono guai e in Sala Comune le notizie circolano piuttosto in fretta."

Sentii un fruscio alle mie spalle e un attimo dopo mi fu accanto. "Capisco... e nessun Serpeverde?!"

"Non sono il loro tipo." Scherzai, mentre sul mio volto spuntava un sorriso divertito. "Sono troppo Grifondoro." 

"...vero." Mi diede ragione, con tono serio. "...e anche piuttosto sorvegliata..."

"Vero." Gli feci il verso, voltandomi ad incrociare i suoi occhi color dell'acciaio più puro. "Draco cosa c'è?!"

Mi scrutò in silenzio per qualche istante, con la sua aria imperscrutabile e altera. Resistetti all'impulso di abbracciarlo lì, in mezzo al corridoio e di far sparire quel sentore amaro. Avevo un groppo in gola e una gran voglia di piangere, ma non lo feci. Continuai a reggere il suo sguardo. 

"..."

"Vuoi che ti renda le cose più facili?" Presi un forte respiro e chiusi gli occhi appena un istante. "...vuoi che ti dica che così non possiamo andare avanti? Che nonostante io ti ami, non è possibile avere un futuro?!"

Mi osservò, chiudendosi in quel mutismo che mi stava esasperando. 

"...e quali sarebbero le motivazioni? Diventerai ciò che diventerai, seguirai le orme di tuo padre e... aspetta... non dirmelo -ah già! ma non stavi mica parlando!- non puoi avermi al tuo fianco perché tutto questo... tutto quello che farai... mi farà soffrire vero?!" Avevo l'affanno e il cuore mi batteva ad un ritmo esagerato... forse fu proprio in quel momento che incominciai a piangere. In una frazione di secondo, sentii alcune lacrime scendere sul mio volto. 

Stupida... 

Da dove mi erano venute fuori quelle parole, da quanto sapevo che sarebbe finita così, non avrei saputo dirlo. Mi esplose tutto dentro, quando vidi il suo sguardo e quell'espressione colpevole. Non saprò mai chi realmente di noi due, era la vera vittima. E chi il carnefice. Ma forse... forse entrambi eravamo vittime di quell'ingiustizia che chiamiamo vita. Di ciò che tutti chiamano destino e che tutti pensano sia possibile da cambiare con le nostre sole forze. 

Niente di più sbagliato. 

"...vai via." Non era che un sibilo, ciò che uscì dalle mie labbra, ma ero certa che l'avesse udito. 

Mi voltai nuovamente verso la finestra e chiusi gli occhi, lasciando scivolare via l'amarezza di quell'istante. Sciogliendomi in quel pianto liberatorio, ma non straziante che mi avrebbe spossata, ma fatta sentire... "bene". 

Fu appena un minuto dopo, che mi girai. Era ancora a metà corridoio, come se l'avesse fatto apposta a percorrerlo con calma, quasi aspettasse che lo fermassi. 
"Draco!" Gridai con tutta la voce che avevo in corpo. Si voltò, stupito. 

E corsi. Corsi come non credevo di essere capace. E lo raggiunsi. Mi aggrappai alle sue spalle e lo baciai. Fu un bacio disperato. Era come se entrambi ci cibassimo dell'altro. Come se da quel bacio dipendesse la nostra intera esistenza. 

Non so come, qualche minuto dopo eravamo al terzo piano, nella Stanza delle Necessità, che avevo conosciuto quando ero un membro dell'ES. Avevo cercato di non staccarmi mai dalle sue labbra, dal suo corpo e quando fummo dentro la stanza, quasi vuota, fatta eccezione per un camino ed un divano, facemmo l'amore con urgenza. 

Era la nostra prima volta. Prima e ultima, dovrei specificare, anche se fa male. 

Indescrivibile è il primo termine che mi viene in mente, ripensando a quell'esperienza. Per Draco non ero la prima, lo sapevo e non m'importava. Per me fu indimenticabile. La sensazione della sua pelle contro la mia, del suo sapore lievemente salato, delle sue mani tra le pieghe degli abiti e a stretto contatto col mio corpo, delle sue dita leggere e fresche, delle sue labbra morbide e bollenti, ricordo tutto. Con rimpianto ed amarezza, aggiungerei. Era stato delicato e appassionato allo stesso tempo. Tenero ed impetuoso. Era entrato in me con calma, quasi avesse paura di rompermi, quasi stesse giocando con una bambola di cristallo e mi aveva asciugato una lacrima, sfuggita al controllo per il tenue dolore provato. 

Mi aveva amata... amata e stregata allo stesso tempo. Trasportata in un vortice di emozioni che non avrei mai più provato. 

Ero stata rapita da Draco Malfoy e da ciò che ci stava legando.

Dovetti essermi addormentata tra le sue braccia, perché lo ricordo. Oppure quella parte è stata solo un sogno, ma non m'importa, mi è sempre piaciuto pensare che fosse andata così. 

 

 

Quando mi svegliai, sul divano, Draco non c'era più. Al suo posto... sul tavolino di legno, posto sul tappeto, un biglietto. 

 

 

La vita va avanti. 

Non vivere nel rimpianto, ma fai di questo un mezzo per guardare al futuro.

Non so se ti ho amata... ma mi piace pensare che sia cosi.

Draco Malfoy.

 

 

Non lo rividi mai più.

 

 

 “...mentre piove, piove...

Magica quiete velata indulgenza
dopo l'ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio
Mille violini suonati dal vento
l'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno.”

--- Carmen Consoli ---

 

 

TBC

 

 

Note dell'autrice:

ok, frenate! Perché se mi uccidete... io non posso mandare il famoso epilogo e voi non saprete mai come andrà a finire. (Perché? Non è finita ancora?! ndMarcycas  no, no... altrimenti mica ci sarebbe l'epilogo! ndLuna  ma non ti basta ciò che ci stai facendo? ndMarcycasInnervosita  lascia perdere ndLady) Bene... *preparing valigie e contatting Lady* con questo vi dico che... ci vediamo o domani o domenica, ma è più probabile domenica, perché domani ho un sacco di cose da fare. Certo... ammesso e non concesso che vi interessi... perché... in caso contrario io l'epilogo non lo mando!

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita fin qui e che mi faranno sapere cosa ne pensano e se vogliono l'epilogo, in particolare:

Eugenie, ^Erin^, Marcycas - The Lady of Darkness, Cass93, Patty, Stellina, Oryenh.

Un grazie anche alla mia beta reader: Ryta Holmes

 

Luna Malfoy.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Epilogo ***


6

L’ultimo bacio

“Di quei violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio…
…ma sono lacrime mentre piove…”

--- Carmen Consoli ---



Dicembre 2018 - Casa Weasley

Ginevra Weasley aveva gli occhi puntati sulla figura di suo padre. Stava seduto, in silenzio, con le mani congiunte davanti alla fronte e il volto basso. Aveva parlato in maniera sofferta, lo sguardo lucido e la mascella contratta, ma aveva mantenuto quell'aspetto fiero e orgoglioso di sempre. Sua madre, invece, era seduta sul bracciolo della poltrona, accanto a lui. Di tanto in tanto gli accarezzava i ciuffi rossi e tirava su col naso, decisa a reggere fino in fondo quella che per lei era una tortura, pur di rimanergli accanto e aiutarlo a ricordare.

"Papà..."

Ronald Weasley alzò gli occhi azzurri sulla figlia. "...dimmi."

"Mi dispiace... so che probabilmente ora... tu voglia darci un taglio, smettere di parlarne, ma... come fai a sapere tutte queste cose?!" Domandò incerta, intrecciando le mani sulla gonna che indossava e torturandosi le dita. Lo sguardo puntato sul tappeto persiano del salotto.

L'uomo si alzò dalla poltrona e camminò fino alla libreria in noce, che occupava un'intera parete della stanza. Afferrò un libricino dalla rilegatura rosso scuro, bordata d'oro e lo strinse forte in una mano. Non si voltò subito ad incrociare la figura della figlia. Prese prima un forte respiro.

"...l'ho trovato subito dopo la fine della guerra."

Ginevra allungò le mani, afferrando il tomo da quelle del padre. Lo fissò stupita per qualche istante, rigirandoselo tra le mani. "E' il diario di zia Ginny, questo?!"

Il mago annuì. "Sì... è il suo diario. Quando l'ho visto la prima volta, era nascosto sotto il materasso del suo letto... al quartier generale. Ho pensato che fosse uno dei libri che era solita prestarle tua madre, ma... quando l'ho aperto ho capito che non era così."

La ragazza abbassò di nuovo gli occhi sul diario, accarezzando con le dita la copertina, di vellutino e aprendolo. "C'è... scritto tutto quello che mi hai raccontato, papà?!"

"Tesoro..." Intervenne Hermione, alzandosi dal bracciolo della poltrona e inginocchiandosi di fronte alla figlia. Strinse le mani tra le sue e appoggiò le ginocchia, coperte da un pantalone nero, sul parquet del salotto. "Papà ti ha raccontato tutto questo... per farti capire che-"

Ma Ginevra scosse la testa, risoluta. "Papà... com'è morta zia Ginny e che ne è stato di... lui?!"

Ron sospirò impercettibilmente, così piano che neppure le due donne se ne accorsero. "Tua zia Ginny è morta sotto i miei occhi. Sotto gli occhi di tutti noi dell'Ordine della Fenice, tua madre e zio Harry compresi."

Le mani di Hermione si strinsero attorno al tessuto della gonna, indossata dalla ragazza. Distolse lo sguardo dagli occhi azzurri della figlia e si morse il labbro inferiore, reprimendo quelle lacrime malinconiche che premevano per uscire.

La giovane Ginevra si arrestò, col fiato mozzo in gola per quella rivelazione. Suo padre aveva assistito alla morte della sorella. Quella sorella che, a detta di molti, aveva amato e protetto da tutto. "...e lui?!"

"...anche." Si passò due dita sugli occhi, cercando di calmare il battito accelerato del cuore e il groppo che gli si era formato in gola.

Il peso dei ricordi lo stava schiacciando.

Ignorò i tentativi di sua madre di farla smettere, di non rievocare nella mente di suo padre quei sentimenti, quell'episodio così doloroso. Voleva e doveva saperne di più, a costo di sembrare egoista e azzardata.

"...com'è successo?!"

Ma Ron non l'ascoltava più. Fissava il vuoto, ignaro delle parole della figlia, mentre in testa gli rimbombavano i rumori della battaglia, l'odore acre di sangue e morte e quelle urla straziate di soldati e Mangiamorte.


11 Ottobre 2000 - Hogsmeade

L'estate che seguiva il mio diploma alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, segnò l'inizio della sanguinosa seconda guerra, contro il Signore Oscuro. Schiere di Mangiamorte, avevano incominciato ad attaccare ogni angolo del mondo magico in modo freddo e spietato, estendendosi ai confini della Londra babbana e colpendo i familiari dei mezzosangue. Persone indifese, perlopiù vecchi e bambini, venivano fatti fuori con ferocia, per mezzo di maledizioni senza perdono o armi babbane, procurate durante i numerosi saccheggi.

Il mio progetto, sin da quando mi era stato chiesto di orientarmi verso una carriera (nel periodo pre-G.U.F.O.), era sempre stato quello di diventare Auror. Mi sarei arruolato nelle milizie dell'Ordine della Fenice come soldato semplice e avrei fatto carriera, pronto ad affrontare l'ormai prossimo scontro con Voldemort. Non credevo di certo che quello scontro, sarebbe arrivato così presto.

Avevo affiancato Harry, quando ci era stato consegnato il modulo per il reclutamento e non mi era stato proprio possibile convincere Hermione a non farlo. A risparmiarsi quell'inutile sofferenza. Volevo che vivesse lontana da tutto quello, che vivesse felice. Lontana da me, se necessario. Ma, come mi disse lei una volta, avevamo affrontato tutto insieme e non potevamo separarci proprio nel momento di maggior bisogno.

Allo stesso modo, un anno dopo, avevo cercato di impedire quell'atto a mia sorella. Ginevra era testarda, come un po' tutti noi membri della famiglia Weasley e proprio non mi fu possibile farla desistere. Avevamo litigato non so neppure quante volte, su quella questione, eppure, fui io stesso ad accompagnarla al quartier generale, l'estate del duemila, per firmare ed entrare a far parte dell'Ordine.

Non mi capacitavo di come, due delle donne più importanti della mia vita, indossassero quel mantello nero, bordato di blu, quella maschera color notte e quel distintivo, che le rendeva a tutti gli effetti delle combattenti. Entrambe infatti, avevano rifiutato di occuparsi della burocrazia dietro una quanto mai sicura scrivania.

No, loro volevano combattere faccia a faccia con il nemico. Ed è così che le ricordo.

La prima volta che ci spedirono su campo, mi spaventai io stesso della reazione che ebbero. Mia sorella in primis. Sapevo che Hermione aveva un'energia e una forza di volontà indescrivibili, seconda forse solo a me ed Harry, che eravamo uomini. Ragionamento maschilista, me ne rendo conto, ma non cambio di certo opinione. Ma Ginevra era una vera sorpresa. Lottava con incantesimi potenti, armi alla mano, accesa di quella rabbia e di quel desiderio di vendetta che accomunava gran parte dell'armata. Avevamo visto molti dei nostri amici perire sotto il fuoco nemico. Primo tra tutti Dean Thomas. Credetti fosse anche quella, una delle ragioni che l'avevano spinta ad unirsi all'esercito magico.

Contrastava gli attacchi dei Mangiamorte con potenza e precisione, non permettendo a nessuno di coglierla di sorpresa. Rammento di un solo episodio in cui abbassò la guardia, ma procediamo con ordine.

Era di una di quelle mattine in cui ti svegli e preferiresti non farlo. Sin da quando avevo aperto gli occhi, un peso opprimente e una strana sensazione negativa mi avevano occupato i pensieri, ed era stato con quel brutto presentimento, che avevo iniziato la giornata, insieme al caffé caldo e brodoso che servivano alla mensa dell'Ordine. Hermione ed Harry discutevano di un nuovo attacco nei pressi del quartiere residenziale di Hogsmeade e di un nuovo omicidio, avvenuto alle porte di Diagon Alley. Mi ero estraniato di proposito da quella conversazione che non faceva che accrescere il mio pessimo umore. Mi odiavo quando capitava. Ero scontroso, irascibile e di poche parole. E quelle poche che pronunciavano, finivano per far indispettire qualcuno. Harry, probabilmente, era l'unico immune, ormai fin troppo abituato al mio carattere impossibile.

Ginevra era entrata poco dopo e aveva quell'aria battagliera e determinata, che ormai le vedevo addosso tutte le mattine. Era cambiata la mia piccola farfalla dalle ali rosse. Era cresciuta. E non lo potevo accettare. Crescere così, in quel modo orribile, alla sua giovane età, era quanto di più ingiusto trovassi al mondo.

Ci spedirono in battaglia e con ancora il cuore oppresso da quel sentore di pericolo, non furono poche le volte in cui tentai di convincere mia sorella e rimanersene alla base. Non era una missione più pericolosa delle altre e lo sapevo bene, ma ciononostante, quella volta mi sentivo ancor meno sicuro e convinto di volerla veder combattere al mio fianco.

L'agguato scattò, in quelle vie isolate di Hogsmeade, così come programmato con il nostro infiltrato nelle file dei Mangiamorte. Ero troppo impegnato a tirar fuori la bacchetta e la spada, per accorgermi di ciò che mi stava avvenendo intorno. Avevo trovato il mio bersaglio, o sarebbe meglio dire che lui aveva trovato me... da quel momento il resto non contava. Fu dura. Ogni qual volta riuscivamo a farne fuori uno, un altro sbucava dal nulla e dovevamo ricominciare. Sembravano infiniti.

Soltanto molto tempo dopo, forse un'ora, forse di più, io ed Harry eravamo liberi e potemmo dare una mano ad Hermione, accerchiata da tre incappucciati. Cercai Ginevra nella folla. Ero disperato, credevo di non vederla più. E invece era lì in mezzo, forte e coraggiosa, che affrontava il suo nemico dalla maschera d'argento. La riconoscevo dal suo modo di attaccare col pugnale e dalla forza con cui impugnava la bacchetta, nella mano sinistra.

C'era tensione, nell'aria. Aleggiava intorno a noi come il puzzo di morte e sangue. Tutta la zona ne era pregna e se non fosse stato per una forte abitudine a tutto quello scempio, credo che ne saremmo stati soffocati. Il cielo era scuro. Me ne accorsi quando alzai la testa e quando riabbassai lo sguardo, sulla battaglia, maledissi il mio momento di distrazione.

Ginevra era a terra, probabilmente ferita. Accanto a lei, il corpo dell'incappucciato. Si erano colpiti a vicenda in uno scontro diretto, come mi spiegò Hermione poco dopo. Mi precipitai accanto a mia sorella, prendendola per le spalle e scuotendola. Le tolsi la maschera e le aprii il mantello, rabbrividendo. Uno squarcio profondo si apriva all'altezza del ventre. Era rimediabile, ne ero convinto. Forse troppo convinto. E continuavo a ripeterglielo. Le dissi che sarebbe guarita, che era stata grande, che persino io ed Harry, più vecchi di lei, non saremmo riusciti a tener testa ad un Mangiamorte in quel modo. Mi si sciolse il cuore a vederla accennare un sorriso, un sorriso così bello che persino i suoi occhi contribuivano ad allargare. I suoi occhi azzurri, come i miei. Mi accorsi solo in quell'istante che gli occhi di Ginevra, non erano vivi e gioiosi come quando era bambina, non lo erano più da tempo, ma troppo preso da me stesso, non me ne ero accorto.

Quegli occhi, pochi minuti dopo, si chiusero per sempre.

Piansi come un disperato.

A nulla valsero i leggeri scossoni di Harry e la vista di Hermione sconvolta, ferma accovacciata vicino a mia sorella, con una mano stretta tra le sue. Avevo perso la mia farfalla dalle ali rosse. Tutti noi, avevamo perso una persona meravigliosa.

Credo di aver spaventato a morte entrambi i miei migliori amici, quando mi alzai di scatto e mi avventai sul corpo esanime del Mangiamorte che aveva osato uccidere Ginevra. Credo che non saprò mai l'espressione sconvolta e furiosa che avevo sul viso, quando la maschera cadde dal volto dell'uomo che stringevo per le spalle, ormai morto, rivelando che si trattava di lui.

Draco Malfoy aveva ammazzato mia sorella e a sua volta era perito.

Credevo che avessero combattuto con tanto astio, consapevoli di chi avessero di fronte. Che l'odio, scaturito da anni e anni di beffe e insulti, fosse sfociato in un combattimento all'ultimo sangue, dal quale tutti e due, erano usciti sconfitti.

Lo credevo finché non misi mano al suo diario.

Sapevo che era sbagliato leggere i pensieri e i desideri più intimi e segreti di Ginevra. Lo sapevo, ma lo feci comunque. Aprii e sfogliai quelle pagine, nutrendomi dei misteri che mia sorella aveva custodito nel suo cuore, privando tutti noi di una amara e sorprendente verità.

"Nonostante tra noi due sia tutto finito, io amo Draco Malfoy più di me stessa. Se vado avanti, se guardo al futuro, è solo perché me lo ha chiesto lui. Vivo nel rimpianto di non aver potuto avere una storia alla luce del sole, una storia normale. Vivo nella consapevolezza che anche lui mi ha amata, anche se non è stato capace di dirmelo. Vivo... per noi. Per quel noi che forse il futuro ci riserva. Quando tutto sarà finito... quando avrò contribuito a ripulire il mondo magico, da quel male che ci ha divisi." Questo diceva l'ultima pagina, scritta durante il suo settimo anno a scuola.

Non avevano riconosciuto l'uno il volto dell'altra. Avevano lottato contro la persona amata e l'avevano uccisa, senza neppure saperlo.

Quel pensiero mi lacerò l'anima e mi svuotò il cuore.


Dicembre 2018 - Casa Weasley

"Non... è possibile."

Ron alzò lo sguardo sulla figlia Ginevra. Seduta, con le mani davanti alla bocca e gli occhi lacrimosi. Hermione era ancora inginocchiata davanti a lei, il volto nascosto dai palmi aperti e il corpo scosso da fremiti e singhiozzi.

"...è per questo che pretendo che tu non abbia rimpianti, Gin. E' per questo che voglio che dimostri a chiunque che nell'amore non conta a quale razza, Casa, o famiglia appartieni. Conta solo ciò che provano due persone. Noi, col nostro egoismo e il nostro disprezzo, abbiamo sacrificato la loro storia d'amore... e la guerra li ha riuniti. Ma a quale prezzo?"

"Nell'amore..." Singhiozzò la ragazza, alzandosi di scatto dalla poltrona e correndo ad abbracciare suo padre. Piansero l'uno contro l'altra, stretti e uniti come non mai. "Nell'amore conta solo l'amore. Grazie... grazie papà."


FINE


Note dell'autrice:

{Aereoporto di Fiumicino: Lady e Luna hanno fatto passare i loro bagagli e hanno consegnato il biglietto. [Destinazione Sconosciuta] Continuano a guardarsi intorno, preoccupate che Marcycas, Ryta e le altre lettrici possano raggiungerle. L'aereo parte, con un sospiro di sollievo delle due ragazze.}

Davanti al PC, l'unica cosa che resta è una foto in movimento di Luna che fa "ciao ciao" con la manina, con su scritto "Io e Lady partiamo per qualche tempo. Bye bye!" La camera, è stata completamente svuotata di libri, vestiti e tutto ciò che Luna possiede. Un foglio bianco, giace abbandonato sulla scrivania del computer.

"Grazie a tutte per aver letto questa storia. Siamo giunte dunque al termine. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate (eh, ma ce le tiri così eh! ndLady ops, ma io li voglio i commenti ndLunaColBroncio ok, ma almeno siate magnanime! ndLady), se vi è piaciuta... ^^ Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuta, capitolo per capitolo, e anche quelli che non hanno commentato ^^

Oryehn

Marcycas-The Lady of Darkness

Ryta Holmes

Scarlet Blood

Patty

Stellina

Sissichi

Cass93

Ginny88

^Erin^

Jennina

Ice Camille

Eugenie

Angele87

Florinda

Erda

Feddy_chan

Mary Angel

Tink

DarkPhoenix
Sky88

...spero vivamente di non aver dimenticato nessuno ^^

Alla prossima!
Luna Malfoy. "

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