Il ritorno di MA

di Okimar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza di Elena ***
Capitolo 2: *** Un nuovo anno, un nuovo Zick ***
Capitolo 3: *** Il covo dei mostri ***
Capitolo 4: *** Il sogno di Zick ***
Capitolo 5: *** Pezzetti di passato ***
Capitolo 6: *** Rinchiusi ***



Capitolo 1
*** La partenza di Elena ***


E' finita la scuola elementare per Elena e Zick, e si prospetta una fantastica estate,ma...
-Elena, non sei contenta che abbiamo sconfitto Magancat?- aveva chiesto Zick, vedendo l'espressione preoccupata dell'amica.
-Lo sarei... se non dovessi partire per New Bigburg -
-NewBigburg? Ma è lontanissimo!- aveva esclamato Zick. -E perchè?-
-Vogliono farmi cambiare scuola. Lo so che è distante.. ma i miei vogliono portarmi lontano da...-
"Non posso dirglielo: non posso dire a Zick che i miei genitori mi vogliono allontanare proprio da lui.."
Elena aveva dato a Zick un biglietto tutto incartocciato e se n'era andata.
"Chissà cosa intendeva Elena... meglio leggere il messaggio."
Zick aveva subito letto il messaggio.

Zick,
mi dispiace di essere stata così inutile. Vi auguro buona fortuna. Chiedi scusa da parte mia a Teddy, per tutto. E saluta Bombo, Jeremy, Timoty, tuo padre, tua madre, i nonni fantasma, i bolli, gli sgnakuz, Lay e dimenticavo, anche Lardine!
Addio,
la tua amica umana Elena

Naturalmente, quando Elena aveva scritto quel messaggio, era stravolta da quello che le stava capitando.

-Elena, tesoro, io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa importante!-
-E cosa c'è più importante di due gemellini così dolci e carini?- aveva detto ironicamente in risposta a sua madre.
Mentre scendeva le scale, già sentiva che qualcosa non andava.
-Elena, sai che comincerai le medie questo anno, vero?-
-Certo a meno che non mi fate saltare la scuola...- sorrise.
-No, ma che ne diresti di andare in un'altra città?-
-Non ci trasferiremo di già?- aveva chiesto allarmata, pensando che se se ne fosse andata da bigburg non avrebbe più visto i mostri di casa barrymore e non avrebbe più rivisto...Zick.
-No, certo che no, sciocchina, ma tu andrai in un'altra scuola media, quella di bigburg non ha una bella fama...-
-Ah no? E che mi dici di Zick? come faremo a essere amici se io frequenterò un'altra scuola?-
-Allontanarti da questo posto per un anno non ti farà che bene. E comunque ogni mese potrai venire qui in licenza.-
-Ma...-
-Niente ma, tu parti e basta.-
-Secondo me voi mi volete allontanare da bigburg per un altro motivo, e spero non sia quello che penso-
-Elena! Come puoi pensare una cosa così di noi?- aveva detto suo padre, che fino ad ora era stato zitto.
-Sarà... e quando partirei?-
-Tra una settimana.-

Non c'era altro. Zick non riuscì a trattenere una lacrima. La sua migliore amica se n'era andata e per sempre. Proprio ora che vedeva anche lei i mostri.
"Non ci posso credere. Deve partire, sarà lontanissimo, noi non saremo più amici..."
Camminando incontrò Teddy e Lay, che stavano andando a un'altro dei loro incontri per soli ragazzi dom.
-Che fai Zick, non vieni?- gli chiese Lay.
-No.- aveva detto secco, porgendo a Teddy il biglietto e facendogli segno di non mostrarlo alla ragazza.
Appena lo ebbe letto, Teddy allungò un braccio intorno alle spalle del giovane amico, e gli disse: -Questa non può essere Elena. Andiamo! Lei non si scuserebbe mai con me!- lo aveva detto per scherzo, ma non servì a tirare su di morale il ragazzino.
"Uffa adesso mi tocca mandarla via..."
-Lay, potresti andare da sola e dire agli altri che vengo domani?- aveva chiesto Teddy.
-Ok.- e se n'era andata.
Rimasti soli, Teddy parlò apertamente con Zick.
-Se ti manca già così tanto, significa che provi qualcosa di più che una semplice amicizia nei suoi confronti.-
-No!- aveva urlato, solo per scacciare l'immagine di Elena sorridente dalla sua mente.
Se mi sento così vuol dire che... avrà ragione Teddy?
-Zick, è chiaro come il sole che ti piace.- lo canzonò un tantino Teddy.
"Quando ammetterà che è cotto della sua migliore amica?"
-Davvero?- chiese lui preoccupato, sperando che Elena non avesse capito cosa provava lui nei suoi confronti. Anche perchè nemmeno lui lo aveva ancora capito.
-E da cosa l'hai capito?-
-Da come ti senti in imbarazzo quando siete vicini, ad esempio.-
-Non è vero!- disse, ma sapeva che invece lo era. Quando lei lo aveva abbracciato per la felicità di essere salvi dal mostro sauro, si era sentito strano, per questo l'aveva quasi respinta.
-E poi, non dimenticare che è stato grazie a lei che hai scoperto i tuoi poteri.-
Questo era vero. Nel biglietto si era definita inutile, ma nella realtà, se lui non avesse scoperto i suoi poteri, forse non avrebbero mai sconfitto Magnacat, e Bibbur-si sarebbe stata invasa da gorka e spettri neri.
-E' destino che state insieme Zick.- gli disse. -Va da lei e dille quello che provi. E comunque vada, la rivedrai.- disse lasciandolo solo con i suoi pensieri. "Ci vado", pensò, dirigendosi verso la sua casa e facendosi forza. Non avrebbe lasciato che la ragazza a lui destinata (secondo Teddy) andasse a studiare in un'altra città.
Suonò il campanello. La madre di Elena, finalmente senza pancione, venne ad aprire.
-Dov'è Elena?- chiese.
-Al parco.- "Uffa! Zick è un bravo ragazzo, ma da quando lo conosce, Elena è cambiata... trasferirla in un'altra scuola è la cosa migliore..."
Zick si precipitò al cancello, pronto ad aprirle il suo cuore.
Ma poi vide qualcosa che lo fece impazzire. Un ragazzo biondo, con i capelli lunghi, stava baciando una ragazzina con i capelli castano arancione. I capelli della ragazza non erano legati, ma sciolti sulle spalle e non indossava le solite magliette larghe e pantaloni larghi, ma un completino mozzafiato, ma non aveva dubbi. Quella ragazzina era Elena. E quel ragazzo, Teddy.
Elena sta... baciando Teddy Thour? Ma si odiano! tentò di suggerire al suo cervello una possibile soluzione a quel mistero, ma non la trovò.
-E-Elena!- non riuscì a non farsi sfuggire un grido, sia di stupore che poi di rabbia.
Questo vuol dire che lei non prova niente per me! Altrimenti perchè l'avrebbe baciato?
I due si staccarono di colpo. Elena aveva il viso in fiamme e una faccia da film horror. Teddy invece se la stava filando. Zick non lo rincorse. Con lui ci avrebbe parlato più tardi, tanto aveva tutta la vita per farlo. La priorità adesso, era parlare con Elena.
"Oh no, Zick! E' la fine..."
-Zick, ti giuro che è stato un incidente. Io ho cercato di reagire, ma...-
-Ti posso anche credere.- disse Zick, con un tono che diceva tutto il contrario. -Ma adesso non è questo che conta.- sapeva che invece, per lui, contava molto. -Io devo dirti due cose...- tentennò. -Elena, non mi importa quello che penserai, ma mi mancherai se vai via.-
-Oh, Zick!- disse lei. Zick si avvicinò pensando che fosse giunto il momento del Loro primo bacio, ma aveva capito male. Elena lo abbracciò e disse: -Anche tu mi mancherai Zick.-
Quando si staccarono, Zick osservò il look dell'amica. Se già si era innamorato di lei quando vestiva da maschiaccio, adesso sarebbe completamente partito per lei. Con i capelli sciolti era divina, anche se vederla con maglietta attillata e minigonna era davvero scioccante. Ma non gli piaceva solo per quello. La cosa che più gli piaceva di lei era che comunque si vestisse, rimaneva sempre la sua scatenata, testarda, migliore amica. Anche se questo non gli bastava più.
-Cosa stai guardando Zick?- gli chiese.
-Niente.- si riprese lui.
-Comunque, sia che ti manchi o no, i miei genitori hanno deciso.- continuò lei.
-Ma perchè non puoi frequentare le medie qui?-
-Non posso dirtelo Zick.- "Se glielo dico, mi odierà"
-Perchè?- chiese disperato. "Mi nasconde qualcosa..."
-Perchè è così. Ma comunque ci vorrà una settimana prima che cominci la scuola.-
-Ma siamo a fine giugno, le scuole cominciano a Settembre!-
-I miei vogliono che vada prima per ambientarmi. Sai è un collegio, quindi io vivrò lì. Ma potrai venire a trovarmi, se ti và. E io tornerò qui ogni mese, comunque vada.-
-Ma non sarà la stessa cosa, vero?- chiese Zick,cercando conforto, uno spiraglio di luce in quel buio.
"Tipregotipregotipregotiprego non dirlo..."
-No, non sarà mai come prima.- confermò Elena.
-Dobbiamo sfruttare questa settimana. Io non voglio perderti... ma visto che non posso fare niente per impedirlo, devo trovare una soluzione.-
-Non ci sono soluzioni. Ci sono solo il io che vado e il tu che resti.-
-Ma...- gli tappò la bocca con la mano, facendolo avvampare.
-Niente ma. Adesso devo andare a vedere la mia nuova divisa. Ciao Zick.- gli diede un bacio sulla guancia e si incamminò verso casa sua, lasciando Zick ancora con la mano nel punto in cui le sue labbra l'avevano sfiorato. "Mi ha baciato la guancia!"
Significava qualcosa per lei?

Il giorno della partenza di Elena, Zick si svegliò prestissimo anche perchè non aveva per niente dormito. era stato tormentato dall'idea di dire a Elena quello che provava. aveva già tentato, ma lei non l'aveva lasciato parlare.
Però non sarebbe servito visto che lei partiva.
Qualsiasi cosa avesse pensato, quando lei stava per salire sulla macchina, si abbracciarono velocemente e lei andò a salutare un ultima volta i mostri, i tutori, i nonni fantasma e i genitori di Zick. Mancava qualcuno all'appello e Zick sapeva anche chi era. Teddy.
Ma non gli importava.
-Addio Zick.- disse sottovoce per non farsi sentire dagli altri.
-Tornerai Elena, tornerai a Bigburg, io lo sento.-
-Sei sicuro di non essere tu a volerlo sentire?- gli chiese lei, sorridendogli. -Allora arrivederci.- salì in macchina. -Se vuoi scrivimi. Ti invierò il mio indirizzo.- la macchina partì e i due si salutarono con la mano finché non divenne un puntino lontano.

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Capitolo 2
*** Un nuovo anno, un nuovo Zick ***


UN NUOVO ANNO; UN NUOVO ZICK

Erano passati circa tre mesi da quando Elena se n'era andata. La scuola era ricominciata, e Zick aveva iniziato le medie. Era come essere tornati indietro di un anno, quando Elena non faceva ancora parte della sua vita. Tutti i compagni, persino quelli nuovi che non lo conoscevano, lo evitavano. Nessuno voleva essere amico di un tipo così strambo.
Elena era stata l'unica che, pur non essendo come lui, aveva saputo guardare oltre le apparenze, agendo fidandosi solo di quello che diceva lui. E ora, non c'era. Decise di scriverle una lettera, come lei gli aveva chiesto.

Cara Elena, "banale"aveva pensato.

Elena, ti scrivo come mi hai chiesto per darti una buona notizia: i miei genitori hanno deciso di comprarmi un cellulare e lo riceverò proprio questa settimana. Così se mi darai il numero della tua scuola, potrò chiamarti e non dovremo aspettare i comodi del postino! La scuola e davvero molto noiosa senza di te... a proposito: indovina con chi si sono messi Ford e Soup... con Patty e Tatty! Due coppie decisamente azzeccate, direi. Quando sarà la prossima volta che verrai in città? Scrivimi presto, voglio sapere quando potrò venire a trovarti.

Zick.
Ci mise molto più di quello che avrebbe dovuto, perchè continuavano a venirgli tremendi dubbi su quello che scriveva. Come ad esempio, il finale: non poteva scrivere baci, Zick, quello si scriveva ai parenti e non aveva valore; tuo Zick, era ancora peggio, quindi optò per un neutro Zick.
Zick uscì subito per imbucare la lettera, e proprio mentre stava superando la casa accanto a quella di Elena, incontrò Teddy.
-Ciao Teddy.- lo fulminò con lo sguardo. "Guarda se dovevo incontrare proprio quel traditore... "
-Zick, io...- poi si riprese. Non aveva mica paura di un ragazzino per giunta più piccolo di lui? Per tutti questi mesi dopo l'accaduto, era riuscito a evitarlo, ma adesso dove affrontarlo e chiudere una volta per tutte la faccenda. "Sono stanco di giocare al gatto e il topo"
-Non voglio litigare. Mentre abbiamo lottato contro Magnacat, siamo diventati amici, no? Allora io ti chiedo solo di dirmi perchè l'hai fatto.-
-Cosa?- fece finta di non sapere, Teddy.
-Sai cosa: dopo avermi spinto a dichiararmi a Elena, tu l'hai...- si fece coraggio. -Tu l'hai baciata!-
-Ah, quello.- finse che non avesse importanza. -E' stato un equivoco.- disse Teddy, spiegando a Zick come erano andate le cose.

Stava camminando per il parco, quando vide una ragazzina seduta sull'altalena, tutta sola, e si avvicinò, riconoscendola.
-Elena, che ci fai qui?- aveva esclamato.
-Il parco non è mica tuo.- aveva risposto prontamente.
-Ma non dovresti prepararti per partire?-
-Chi te l'ha detto?- aveva urlato la ragazzina.
-Zick.-
-E comunque a te che importa? Sarai felice che me ne vada, così non interferirò più tra te e Zick. Non sarò più la sua palla al piede. Contento?-
-So che non andiamo d'accordo, ma ormai, e mi sembra strano dirlo, mi sono abituato alla tua presenza.-
-Stai cercando di dirmi qualcosa di carino, Teddy Taur?- Elena sorrideva stupita, ma compiaciuta.
-Beh, ecco... mi mancherai, Elena.-
-Forse anche tu...- disse lei. I due ragazzi si abbracciarono, ma si staccarono quasi subito.
-Comunque lo consideriamo solo un armistizio, fino a quando tornerai?- aveva chiesto Teddy.
-Certo, ma non credo che tornerò prima della fine delle me...- la ragazza fu interrotta da un mostro, un bobak per la precisione, che si schiantò contro Teddy, spingendolo contro Elena.

-Per questo ti è sembrato che ci stessimo baciando.- disse Teddy, concludendo il suo racconto, mentre arrossiva leggermente.
-Ma se gli sei solo andato addosso, com'è che non vi siete staccati subito? E dov'era questo famoso mostro? Io non l'ho visto.- disse Zick, scettico se credere alle parole dell'amico.
-Era già scappato penso. E comunque eravamo troppo imbarazzati quando le nostre labbra si sono scontrate, quindi siamo stati immobili, troppo imbarazzati per l'accaduto. Adesso che ci penso, mi ha fatto anche male.- concluse Teddy, massaggiandosi la mascella.
-Ok, ho deciso di crederti, ma spero di non dovermene pentire. Per scusarti, potresti aiutarmi a conquistarla, nonostante la distanza...-
-E va bene, te lo devo.- Teddy aveva sorriso all'amico, e lui aveva fatto lo stesso.
Almeno, pensò Zick, ho di nuovo Teddy come amico, e lui non mi ha rubato la ragazza. Sempre meglio che niente.

-Elena!- tuonò la sua compagna di stanza, scendendo dal letto.
-Ma con chi cavolo stai parlando?- "assomiglia proprio a Steve.."
-Con nessuno, io stavo... sì, stavo provando una scena di un'opera teatrale.- disse Elena, sfoggiando uno dei suoi più bei sorrisi. "Fa che ci creda!"
-Ok, come vuoi... cambiamo argomento: hai notato come mi guarda Johnny?-
-Uff!- sbuffò Elena. Amy non era la compagna di stanza peggiore del mondo, ma neanche la migliore. Il suo problema e che non la finiva mai di parlare, e il suo argomento preferito erano i ragazzi. Assillava Elena con quell'argomento che fino a un anno fa non aveva mai sfiorato la sua mente... prima di incontrare Zick. -Sbuffi? Allora non ti dirò quale ragazzo si è perdutamente innamorato di te...-
-Cosa?- aveva urlato Elena. -Chi è? Ti prego Amy! Dimmelo!-
-Ok, ok. Frequenta il tuo corso di scienze, e anche il corso facoltativo per la salute.-
-Uhm..- si mise a riflettere Elena. -Ci sono tre ragazzi che frequentano entrambi i corsi con me. Johnny, Ralph e..-
-Steve.- disse Katy, l'altra sua compagna di classe, entrando nella loro stanza.
-Steve?- esclamò Elena, mentre la figura di un ragazzo alto, con i capelli neri e gli occhi azzurri le compariva nella mente. Era un ragazzo davvero carino, solo che alcuni ragazzi lo consideravano strano, perchè parlava da solo. Gli ricordava tremendamente Zick, e aveva il dubbio che anche lui vedesse i mostri. Come lei, del resto. E' davvero carino, ma mi ricorda troppo...
-Non ci posso credere! Ma ne sei sicura?- indagò Elena.
-Certo! Ti ricordi a ginnastica, quando dovevamo fare quel esercizio a coppie?- ma come fa ha non capirlo da sola? E' così evidente!
-Si, certo...- rispose cercando di rammentare qualcosa.
-Johnny, che voleva far coppia con me, mi ha detto che Matt, ha sentito da...-
-E' partita!- commentò sottovoce Katy, l'altra ragazza nella stanza.
Elena fece un risolino.
-Vieni al dunque!-
-Ha sentito che lui voleva fare coppia con te.- concluse con voce offesa, Amy.
-Ma non significa niente...- disse Elena.
-Già, se fosse solo questo... In classe ti fissa sempre, quando ti incontra diventa sempre rosso di vergogna, e una volta stava parlando di te a qualcuno, solo che Johnny mi ha detto che non c'era nessuno con lui... E' davvero un tipo strano!-
-Per questo non ha amici!- aveva detto Katy.
-Noooo!- aveva urlato Elena, interrompendole e uscendo di botto dalla stanza.
Ho già vissuto una volta questa storia, e non era andata bene... Amy e Katy erano la perfetta imitazione di Patty e Tatty... in quel momento. Avevano descritto Steve, proprio come un anno fa, le due smorfiosette mi avevano parlato di Zick... solitario, parla da solo, non ha amici... mancava solo la sua caratteriale allergia ai mostri...
Non poteva essere vero. Non voglio cascare di nuovo nella trappola di un doma...
I suoi pensieri vennero interrotti da un violento starnuto. Quando vide chi era l'autore, per poco non svenne...
-Steve!- esclamò, tappandosi poi subito la bocca.
-Ciao Elena.- aveva risposto lui.

Dopo aver imbucato la lettera, Zick era tornato a casa, dove era stato accolto in una discussione tra tutti i presenti.
-Che ne dici se domenica facciamo una gita?- gli aveva chiesto sua madre.
-Ma Greta, dobbiamo ancora setacciare alcune zone di Bigburg e...- la aveva interrotta Zob.
-Non voglio sentire ma! Sono quattro mesi che voi domatori cercate delle possibili tracce di altri gorka e pericoli... non ci sono, e quindi noi andiamo a fare un giro nella natura e basta!-
-Ha lo stesso caratterino di sua madre.- aveva detto ironicamente Theo, il nonno fantasma di Zick.
-Ti ho sentito sai!- l'aveva ripreso sua moglie.
-Ma non vedere che lui manca Elena?- aveva detto Bombo, il mostro che si era affezionato al ragazzino e che dopo la partenza della migliore amica, veniva a trovare Zick molto spesso o lo invitava nella casa dove abitava prima di essere rinchiuso in un oasi di detenzione.
-No, non è solo per questo.- Zick aveva abbassato la testa, voltandosi dall'altra parte. Forse dovrei dirlo almeno a mio padre. Ma se poi non fosse vero?
Penserebbero che sia solo una scusa per andare a trovarla...
-C'è dell'altro?- chiese suo padre.
-Ecco, io non volevo parlarvene prima di esserne certo, ma... credo che Elena sia in pericolo.-
-E come lo sai?-
-Ho trovato delle informazioni navigando per caso in rete, sulla scuola che frequenta Elena... lì vicino c'è un covo di...gorka e spettri neri!-
-Ma è terribile! Avresti dovuto dircelo prima!- disse Zob.
-Elena potrebbe aver avvertito qualcosa e essere andata da sola a controllare, lo sai com'è fatta!- disse Greta.
-E se le capiterà qualcosa...-iniziò Theo.
-Te ne sentirai responsabile per tutta la vita.- concluse la nonna di Zick.

-Ho bisogno di farti due domande, ma mi sarà difficile...- cominciò Elena. forzaforzaforzaforza!
-Ok, spara.-
-Tu provi qualcosa per me?- chiese lei.
-Intendi di livello più alto rispetto all'amicizia?-
-Sì-
-Sì- ripetè lui.
-Bene, e ora, se non lo fossi mi prenderai per pazza, ma tu sei per caso un domatore o un rifugiatore?- fadisì fadino
-Di mostri?- Elena annuì. -Sì, ma perchè vuoi saperlo?-
-Perchè io sono solo una rifugiatrice e ho bisogno di un domatore.-
-Per fare....?-
-Ho scoperto che vicino alla nostra scuola...- iniziò Elena.

-...c'è un terribile covo di gorka e spettri neri.- finì di raccontare agli altri giovani domatori, Zick.
-Porca bomba!- esclamò Teddy, la caratteristica esclamazione di Elena...
-Dobbiamo fare qualcosa!- disse Lay.
-Ci ho già pensato io- disse Zick. -Ma dovremmo partire senza il permesso dei nostri genitori.-
-Non ci lascerebbero mai andare...-
-Non è un problema... non è mica la prima volta che disubbidiamo, o sbaglio?- chiese Teddy facendo l'occhiolino a Zick.
-Già- rispose, prima di lasciare la stanza dell'antica armeria dove si riunivano i giovani domatori.
Ma quando uscì stava ad attenderlo una sorpresa, che non sarebbe stata certo di suo gradimento. Suo padre lo stava guardando con occhio accusatorio.
Oh no!
-Quanto hai sentito?-
-Abbastanza.- rispose l'ancora in forma domatore di mostri, Zobedia.
-Io devo andare a salvarla, non me lo puoi impedire!-
-Sicuro che si tratti solo di questo?-
-No, ma ora non ho il tempo di pensarci: dobbiamo andare ad avvisarla.-
-Ok.-
-Ecco lo sapevo che non mi... hai detto ok?- Zick non poteva credere alle sue orecchie: suo padre gli aveva dato il permesso di raggiungere Elena, anche se la loro non sarebbe stata una visita di piacere... ma un'altra delle loro missioni.
-Si, ma solo tu e io. Non possiamo mettere a rischio la vita di tante persone solo per lei, anche se per te vale molto di più vero?- non mentirmi figlio, so che è vero
-Forse...-

-Allora, cos'hai detto che avrebbe inscatolato il tuo amico?- chiese Steve alla ragazza che amava, anche se ora, non era più un segreto.
-Beh naturalmente gorka, lo spettro nero di Barbaruffa, anche se poi non è rimasto nel dombox. Poi un gingi, ma non era cattivo, e tra quelle più rare una sfinge e un mostro sauro.-
-Deve essere veramente un domatore forte.- sarà più difficile eliminarlo
-Già- sospirò Elena.
-Ti manca, vero?-
-E' ovvio che mi manchi... è il mio migliore amico... l'unico che mi sopportava.- l'unico che c'era sempre per me, il mio vero amore aggiunse, ma solo nella sua testa.
-Ma tu non sei insopportabile!- sei molto di più..
-Grazie Steve, ma non mi conosci in tutto e per tutto: so essere veramente testarda se voglio...-
-Rimani lo stesso adorabile.-
-Oh Steve sei molto dolce, ma dobbiamo pensare prima a quel gruppo di gorka, poi ti prometto che penseremo a noi.- siiiii a noiiiiii!
Steve sorrise, ma il suo era un sorriso falso... E' caduta anche lei nella mia trappola... ragazze tutte uguali! basta che le aduli e le consoli e loro cascano ai tuoi piedi.
-Allora dobbiamo organizzare un piano d'azione. Non vorrai mica evadere dalla scuola senza un piano?-
-Significa che mi aiuterai?- Elena era al settimo cielo, e lo dimostrò scuotendo i suo lunghi capelli castano arancione e guardando Steve con i suoi occhi marroni. -Certo, come potrei lasciarti sola?-
Si creò un lungo silenzio imbarazzante tra i due, perchè Steve aveva già detto tutto quello che poteva a Elena, e lei non sapeva più che cosa inventarsi, ma a un certo punto, esplose con una favolosa idea.
-E se uscissimo dalla scuola durante l’ora di ginnastica? Così sarebbe più facile superare la sicurezza.-
-Ok, allora a domani?- chiese Steve guardando fuori dalla finestra e notando che il sole stava già sparendo, lasciando spazio alla luna.
-Si...- disse Elena, prima di arrossire violentemente quando Steve le baciò la guancia.
La ragazzina si incamminò verso la sua camera, dove due altre ragazze, una dai folti capelli neri e l’atra dai corti capelli biondi, la stavano aspettando da circa due ore. L’ora del coprifuoco del campus, era le nove, poi tutti dovevano rientrare, altrimenti rischiavano fino all’espulsione.
E Elena era sparita da così tanto tempo, dopo che le avevano detto di Steve, che tra poco avrebbero avvisato uno dei professori per avvertirli della sua scomparsa.
-Magari non avremmo dovuto dirle di Steve: hai visto che faccia ha fatto?- stava dicendo Katy, mentre si spazzolava i capelli neri e lisci.
-Prima o poi l’avrebbe scoperto, e comunque io credo che sarebbero una bella coppia: sono anime gemelle come io e il mio Johnny, a proposito te l’ho detto che mi ha mandato un bigliettino, ieri a matematica?- disse con aria sognante l’atra ragazza, mentre preparava i vestiti che avrebbe indossato il giorno successivo.
-Si, circa trecento volte, Amy!-
-Ciao ragazze!- disse Elena, entrando in silenzio nella stanza, con le dita incrociate, sperando che le altre due non facessero domande... desiderio non riuscito. -Ciao Elena.- disse facendo finta di niente Katy.
-Dove sei stata?- chiese invece subito Amy.
-Ho dovuto superare la barriere dei prof che stavano tornando dal biliardino... per un pelo mi beccavano!-
-Certo, ma noi intendiamo dove sei stata dopo essere scappata!-
-Oh, con Steve.-
-Steve?- chiesero all’unisono.
-Si, avevate ragione, gli piaccio.-
-Glielo hai chiesto?-
-Ovvio, non volevo rischiare incomprensioni solo dopo il primo mese di scuola...-
-Tu sei matta, ma almeno adesso hai il ragazzo, no?-
-No, non ci siamo messi insieme, c’è ancora una cosa che dobbiamo fare.-
-Cosa?-
-Non ve lo posso dire, ma adesso è tardi e io devo ancora preparare i miei vestiti, i libri per domani e pettinarmi...-
-Ok...- assentirono le due ragazze, una mettendosi le cuffiette dell’mp3, l’atra prendendosi un libro dallo scaffale e le domande, per quel giorno, finirono.
Meno male che ci hanno creduto... uffa ma perchè Zick non mi scrive? L’avrà ricevuto il mio indirizzo?
La ragazzina aprì una delle tre ante del grande armadio della loro camere, dove teneva i suoi vestiti. Non che le fossero veramente serviti, visto che la scuola media che frequentava aveva una divisa, davvero... beh particolare. Era composta da una camicetta bianca molto stretta e da una gonna corta abbinata. Ovviamente i maschi indossavano camicia e pantaloni, anche se molte ragazze del campus avrebbero pagato per vederli così! E quella scuola aveva anche un sacco di regole, e una di queste era che non si poteva tenere legati i capelli, tranne durante ginnastica o alle lezioni di chimica più pericolose. Quindi le era toccato abbandonare le sue due treccine e i suoi amati fermagli colorati e diventare un’altra persona. Dubitava che Zick l’avrebbe riconosciuta vestita così. Era anche diventata più alta, notò mentre si guardava allo specchio, pettinandosi i suoi capelli arancio indomabili, un po’ come lei. E più magra, a giudicare dal suo viso e la sua vita, che solo un anno fa erano ancora paffuti e da bambini.
La ragazzina posò la spazzola e aprì un’altro cassetto dell’armadio, prendendo il suo libro di matematica e quello di storia. Non prese invece la sacca di educazione fisica, perchè tanto avrebbero saltato la lezione per... combattere contro quei gorka e spettri neri.
Speriamo solo che Steve sia forte come Zick... se solo ci fosse lui, qui..
Era da due settimane che aveva scoperto quel covo di gorka e spettri alleati, e il suo primo pensiero era stato quello di avvisare Zick, ma il contatto telepatico non aveva funzionato e non si fidava della posta aerea. Così aveva deciso che siccome da sola non ce l’avrebbe mai fatta, aveva bisogno di un domatore di mostri, e anche di uno piuttosto forte... e sospettava che in una scuola così grande, ci sarebbe stato almeno un domatore. Anche una domatrice andava bene. Poi, poi era arrivato Steve, e tutto era diventato più semplice.
Guardò fuori dalla sua finestra. Manca poco, devo resistere. Domani sconfiggeremo quei maledetti!

-Allora quando partiamo?- aveva chiesto il giovane domatore, mettendo allo scoperto la sua ansia nei confronti del pericolo che stava affrontando probabilmente in quel momento la sua amica.
-Non possiamo partire subito: dobbiamo prima chiedere ai tutori.- aveva risposto invece con molta calma suo padre.
-Allora andiamo, no?-
-Zick è mezzanotte, non possiamo svegliare mezza città sospesa e mezza città degli umani solo perchè non sai aspettare fino a domani mattina.-
-E se domani fosse troppo tardi? Almeno non potrei avvisare telepaticamente Timoty?-
-Zick...-
-E va bene, buona notte!- disse arrabbiato il ragazzo, salendo le scale per ripensare a quella giornata, di nuovo senza Elena...
Guardò il cielo, che quella notte sembrava volesse riunire tutte le stelle del firmamento, pensando a Elena, a cosa stava facendo in quel momento, anche se era ora di dormire e in una scuola non avrebbero certo fatto eccezioni.

Nello stesso momento, dall'altra parte della città, una ragazzina stava guardando il cielo, pensando al suo amico lontano...

Spazio autrice:

a richiesta di BAbyDany94, ho pubblicato questo secondo cap. volevo solo dirti che la storia l'ho praticamente quasi finita, solo che mi vergognavo a continuare... (sono 12 capitoli fin'ora) :*)

ringrazio anche ricordati di me e I love sasunaru per aver recensito la ff

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Capitolo 3
*** Il covo dei mostri ***


Il suono di una sveglia irruppe nella stanza, e tre teste di ragazze mugolarono stiracchiando gli occhi. La ragazzina si alzò velocemente, e con un insolito sorriso stampato in faccia. La ragazzina che si stava pettinando lo notò, ma non fece commenti. Ormai si era abituata alle stranezze di Elena.
-Vado io in bagno.- urlò superando a razzo Amy che rimase un pochino scombussolata, ma si riprese subito.
-Ma certo, fa con comodo.- le rispose ironicamente.
Nel bagno, Elena, si mise in fretta la divisa, pettinò i capelli e uscì ancora sorridendo, prese i libri e si diresse nella sala mensa a fare colazione, seguita da due occhi stupiti che non sapevano a cosa pensare.
"Oggi è il gran giorno!"
Entrò nella mensa, prese una brioche e raggiunse Steve, che se ne stava appoggiato fuori dalla mensa, e che le sorrise non appena la vide. Elena finì in fretta di fare colazione e disse: -Allora sei pronto?-
-Certo, non crederai che abbia cambiato idea!-
-No, no. Allora ci vediamo a fisica.- lo salutò e si diresse verso l'aula di matematica, che aveva alla prima e seconda ora.
-Ciao Elena, com'è andata la verifica di inglese, ieri?- le chiese una ragazzina molto alta e con lunghissimi capelli castani.
-Abbastanza bene, ho preso sette. E tu hai parlato con il prof dell'errore dell'altro ieri?-
-No, perchè era già nervoso di suo...- rise, ma smise non appena il professore di matematica fece il suo ingresso.
-Speriamo che non interroghi.- le disse una ragazza, che stava appena dietro di lei.
-Io non ho potuto studiare, perchè...- disse la ragazza dai capelli castani.
-Jenny, le tue scuse ormai le conosciamo tutte. Perchè non provi semplicemente a studiare?- chiese Elena alla sua compagna di banco, sottovoce.
-Già, a proposito che ne dite se per il prossimo compito studiamo insieme?- propose la ragazza dietro, che sventolò i suoi capelli rossi, nella fretta di voltarsi, quando il professore si piazzò davanti a Elena e Jenny.
-Signorina Patata, signorina Owin, vedo che avete argomenti di conversazione più interessanti per non seguire la mia lezione.-
Elena e Jenny stettero in silenzio aspettando la ramanzina e i compiti in più che gli avrebbe dato il prof. di matematica.
Quando la campanella suonò, Tamara, la ragazza che sedeva dietro di loro, le invitò a venire la prossima settimana nella biblioteca della scuola per prepararsi alla prossima verifica di algebra.
Jenny e Elena facevano lo stesso corso di storia, oltre che di matematica, ma non erano compagne di banco, infatti, vicino a Elena c'era una ragazza molto minuta, con due occhiali neri più grandi di lei, una ragazza timida, ma simpatica.
-Ciao Tracy.- la salutò Elena, ricevendo un lieve sorriso.
-Bene ragazzi oggi parleremo dell'epoca romana...- cominciò la professoressa, mentre Elena partì per il viale dei ricordi, ripensando all'ultima settimana passata con Zick.

-Allora, dove vorresti andare?- le chiese Zick.
-Non so, tu?-
-Oggi è il tuo giorno, quindi si farà tutto quello che vuoi.-
-Davvero...- disse Elena, facendo una faccia molto strana, che spaventò Zick.
-Cosa vuoi? Che ti vada a prendere la luna?-
-No, vorrei solo andare a vedere la mia scuola, prima di andarci a vivere per un anno.-
-E come facciamo, c'è un treno, la metro, un autobus, qualcosa che ci porti lì?-
-No, mi porteranno i miei genitori, e l'unico altro modo per arrivarci è un autobus della scuola, ma porta solo studenti con il tesserino e io non l'ho ancora ricevuto.-
-Ma perchè devi andarci così presto?-
-Perchè mi devo ambientare, memorizzare le aule, sistemarmi nella stanza che mi assegneranno, e comunque non farò lezione fino a settembre, come te.-
-Sarà..- aveva risposto lui, lasciandola con un tremendo dubbio.

-Elena, allora ci vieni o no?-
-Cosa? Oh, ciao Ron.- disse, ritornando alla realtà.
-Ti ho chiesto se vuoi venire alla mia festa.- disse lui, rimanendo calmo, solo perchè Elena era abbastanza carina da colmare i suoi modi per niente femminili e le sue stranezze.
-Oh, e quando sarebbe?-
-Tra due settimane.- chiuse il discorso il ragazzo, lasciando un invito sul suo banco.

-Ma dove sono le mie scarpe?- chiese un ragazzo dai capelli blu, distruggendo la sua camera nel tentativo di ritrovarle.
-Zick, ma quando imparerai?- le chiese sua madre porgendogli le scarpe.
Il ragazzino se le infilò in fretta e uscì dalla casa.
Camminando, non potè fare a meno di lanciare un'occhiata verso la casa di Elena. Lei, che ora era così lontana...
Entrò in classe e si sedette in un banco. Da solo. Non c'era un ragazzina con le trecce arancio e un naso a patata, con un forte carattere irritabile, a fargli compagnia...
E se avesse incontrato qualcuno che avesse preso il suo posto? No, Elena non avrebbe mai trovato qualcuno come lui...

-E avete visto quando gli è caduto in testa quel liquido?-
-Già troppo spassoso.-
Eh già, Elena era proprio in bella compagnia. Con Amy, Ron, Johnny, Katy, Jenny, Tracy e Tamara.
Un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli neri, le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
-Ciao Steve.- cinguettarono Amy e Katy.
-Come va Monn?- disse invece Johnny.
-Bene.- rispose, mentre a Elena fece l'occhiolino, facendo scattare risolini da Katy e Amy.
-Noi andiamo a educazione fisica.- disse Elena.
-Ok, ci vediamo.- dissero gli altri.
-Allora, che piano hai preparato?- chiese Elena a Steve.
-Dovremmo semplicemente fingere di stare male, tanto siccome ci frequentiamo da poco, a nessuno verrà in mente che lo facciamo per stare insieme e non mi sembra che tu abbia mai saltato una lezione di educazione fisica, o sbaglio?-
-No, ma è solo un mese e un giorno che la facciamo. E comunque, chi non fa fisica sta in panchina, posto dal quale è impossibile non essere visti.- lo informò. -Lo so, credi che non ci abbia pensato?- le lanciò un'occhiataccia. -Basterà stare male sul serio, o meglio avere i sintomi di essere veramente malati, così il prof ci manderà in infermeria, molto vicino al..- ma non terminò la frase, perchè Elena aveva finalmente capito le intenzioni di Steve.
-Al cancello! Steve, sei un vero genio.-
-Già, ma tu hai un tremendo mal di testa e ti viene anche da vomitare, ok?-
-Scusa, ma non devi parlarmi così forte, mi sta per esplodere la testa, e...- tenendosi la testa con entrambe le mani, finse di stare per vomitare.
-Ma che ci fai in questa scuola? Dovevi andare a hollywood!- esclamò Steve e entrambi si misero a ridere. -Adesso però andiamo o rischieremo di dover andare davvero in infermeria, ma per la fatica di tutti gli esercizi supplementari che Smith ci farà fare!-
-Certo, ma tu cosa avrai?-
-Non ti preoccupare. Tutto calcolato.- disse, sorridendole.
Raggiunsero la palestra, pronti a fare la loro esibizione.
Ma non ce ne fu bisogno, perchè quel giorno, il professor Smith era malato e quindi la supplente, una ragazza molto carina, ma che di educazione fisica non capiva niente, dato che era una delle segretarie dell'istituto, decise che avrebbero visto un film sulla fisica, sfortunatamente però prese un dvd che parlava delle equazioni miste e del tempo per velocità fratto spazio, quindi tutti si addormentarono nei suoi vani tentativi di togliere il dvd dal lettore.
-E adesso che cosa facciamo?- aveva chiesto sottovoce Elena a Steve che era seduto di fianco a lei.
-Tu rispetta il piano, fidati.-
-Ok...- disse lei, anche se non era totalmente d'accordo con Steve.
Quindi si avvicinò all'arrabbiatissima segretaria e mostrandosi visibilmente in cattivo stato, chiese il permesso di uscire per andare in bagno, ma la segretaria abboccò completamente all'amo, tanto che la lasciò andare direttamente in infermeria.
E ora tocca a me pensò Steve, mentre sfregava mano contro mano.
-Persone immobili!- ordinò mentre tutti si fermarono nel preciso istante nel quale lui chiuse la bocca, preparandosi a gettare un'altro ordine.

Intanto, Zick, ignaro di quello che stava capitando alla sua migliore amica, o meglio non del tutto ignaro visto che...
-Sono tornato da scuola!- urlò un ragazzino dai capelli blu, entrando nella sua casa, superando a velocità della luce i suoi nonni e arrivando finalmente a raggiungere suo padre.
-Vuoi proprio andare il prima possibile, vero?-
-Si.- aveva risposto lui, senza perdere tempo.

-Bene, persone, da questo momento dimenticherete le ultime ore, e solo quando lo vorrò io vi sveglierete.- mentre ammirava soddisfatto il suo lavoro, sperò che Elena avesse eseguito alla lettera i suoi ordini. "Sarebbe un peccato doverla uccidere, lei dovrà essere mia..."
Uscendo dall'aula video, chiuse la porta e vide soddisfatto che anche tutti gli altri semplici umani si erano addormentati secondo il suo desiderio. Mentre richiudeva il cancello che segnava il confine tra scuola e esterno, sperò che non ci fossero tanti domatori, domatrici o rifugiatori. Perchè essi, come Elena non avrebbero avuto nessuno effetto del suo “incantesimo”, funzionava solo con i semplici umani, quelli che non avevano nessun potere.
Raggiunse la ragazza e cominciò a dirle come sarebbero entrati nel covo di mostri, ma i due non erano soli come credevano, infatti due occhi verdi li stavano spiando.
-Quindi entriamo da quella porta e poi...- Steve tappò la bocca a Elena con la mano e le disse sottovoce: -Silenzio. C'è qualcun'altro qui.-
A Elena venne in mente uno dei primi giorni che era diventata amica di Zick, quando avevano spiato Tobia, il proprietario di un bar chiamato il vecchio mulino. -Chi?- chiede a bassa voce, liberandosi della sua mano.
-Non lo so... forse sono solo un pò scosso.- disse Steve, scuotendo la testa.
-Sarà... Comunque andiamo?- chiese spazientita. Aveva fretta di finire, chiudere quella storia. Sentiva che dietro al covo di gorka e spettri neri si nascondeva di più, anzi le ricordava una... una trappola! Ma che cosa potevano volere da lei? Che Steve fosse più forte, forte come Zick, tanto da avere nemici come Magnacat?
-Ok...-
Si incamminarono e cominciarono a seguire una piccola viuzza che era circondata da case che avevano l'aria disabitata, poi deviarono per un boschetto, Elena a un certo puntò si dovette fermare, perchè qualcosa si era incastrato ai suoi pantaloni. Si chinò e subito si spaventò quando si accorse che quella era una maniglia. "Una maniglia in mezzo a un bosco, e a cosa servirà?" si chiese ingenuamente.
-Steve, qui c'è una... maniglia.- pregò che non pensasse che fosse completamente impazzita. Dopo tutto qualcuno la doveva pur districare da quella maledetta cosa, no?
-Fantastico!- esclamò, sotto lo sguardo stupito di Elena.
-Fantastico?- ripeté lei come un registratore, solo con una nota di disappunto.
-Si, credo che l'abbiamo trovata.- disse Steve, colto in fallo. Quello era stato il suo primo errore, non poteva certo commetterne un altro. Sperò che Elena si fosse bevuta la storia del covo di mostri e che pensasse che lui avesse esclamato ciò perchè era felice che lo avessero trovato.
-Mi sembri un tantino troppo felice, come se sapessi già che quella maniglia porta a una botola che ci farà arrivare direttamente al covo...- disse lei, scettica. Cominciava ad avvertire qualcosa di negativo, ma era troppo stordita per riuscire a capire cosa la facesse stare così.
-Ma va? E come potrei?- disse lui, sincero come la volpe di Pinocchio.
Steve liberò la caviglia di Elena e cominciò a tirare la maniglia, ma non riuscì a ottenere niente di buono. Elena allora, capendo la situazione lo prese per le spalle e lo aiutò a tirare. finalmente sentirono un rumore, come la tomba di Dracula che si apre cigolando, e di botto Steve cadde addosso a Elena, con la maniglia in mano.
-Credo che dovremmo andare..- disse Elena, la voce era terrorizzata. Non le facevano paura il bosco, oppure quel grande buio che si vedeva guardando nella botola: no, c'era qualcos'altro, o meglio qualcun'altro che sembrava volerla minacciare, ma nonostante si sforzasse al massimo, non riusciva proprio a capire da dove venisse.
-Non possiamo andare adesso, ormai siamo alla resa dei conti: non volevi finire questa storia il prima possibile? Bene allora andiamo giù e quando torneremo ti assicuro che saremo cambiati, oh si.- disse, sottolineando l'ultima frase, cosa che lasciò Elena perplessa. Stava cominciando ad avvertire la verità, ma ormai non poteva fare nient'altro se non assecondarlo. Se avesse mostrato qualche segno che aveva capito cosa voleva in realtà fare Steve, lui avrebbe anche potuto eliminarla, pur di fare gloria al suo signore.
Aveva capito tutto in un solo secondo: le era bastato il contatto con la mano di Steve, quando aveva pronunciato quelle parole quando torneremo saremo cambiati, oh si.
Troppo spaventata per dire qualcosa, Elena seguì Steve nella botola, sparendo nel buio.

-Allora, credi che adesso potremo andare da Timoty?- chiese un ragazzino dai capelli blu a suo padre.
-Si, certo.- Per risparmiare tempo, i due domatori si infilarono i telepattini e atterrarono direttamente nel salotto del tutore stellato Timoty Moth.
-Zick! Zob! Cosa ci fate qui, con i telepattini?-
-Abbiamo brutte notizie, timoty.- disse Zick.
-Zick, non siamo ancora sicuri che ci sia un covo di mostri vicino alla scuola di Elena.- lo rimbeccò subito il padre.
-Ma io LO SENTO!- urlò.
-Mi volete spiegare una buona volta cosa sta succedendo?- chiese Timoty.
-Certo. Zick crede che...-
-Io non credo... sono sicuro che Elena sia in pericolo.-
Per far finire questa situazione, Zob tappò con la mano la bocca di Zick, e disse:
-Zick ha scoperto che vicino alla scuola dove sta andando Elena, c'è un covo di gorka e spettri neri.-
-E ti sembra poco?- ribattè il figlio, liberandosi dalla sua presa.
-Credo che Zick abbia ragione.- disse Timoty Zob rimase molto stupito.
-Dobbiamo contattare i tutori massimi.- disse Timoty, poi si concentrò e creò un contatto telepatico con loro.
-Tutore stellato Timoty Moth, qual'è il motivo del tuo richiamo?-
-Motivi gravi purtroppo. Il domatore Zick avrebbe scoperto un covo di gorka vicino alla scuola media di NewBigburg.-
-Bene, attendete ordini.- dissero i tutori, chiudendo il contatto.
-Allora, cos'hanno detto?- chiese Zick, impaziente.
-Hanno detto di aspettare.- rispose.

La ragazzina si calò sempre più nel buio, seguendo a tentoni il ragazzo sotto di lei, che scendeva tanto veloce come se sapesse già dove mettere i piedi. Pregando che il contatto telepatico con Zick funzionasse, Elena atterrò sul pavimento della base dei gorka con un salto.
-Allora, hai ancora paura?- le chiese Steve.
-Non del buio, questo è certo.- rispose lei, sperando che non notasse la sua agitazione.
-Allora andiamo, scommetto che sono proprio in quella stanza.- disse, prendendola per un braccio e trascinandola verso la porta di una stanza.

-Non possiamo aspettare! Dobbiamo andare a tutti i costi, anche se significasse disubbidire agli ordini dei tutori.-disse Zick.
-NO.- disse suo padre, senza ammettere obbiezioni.
-Ma...-
-Tuo padre ha ragione Zick. Forse in passato abbiamo disubbidito ai tutori, e ci è andata sempre bene, ma non potrà andare sempre così.- aggiunse Timoty.
-E se nel frattempo capitasse qualcosa a Elena?-
-Elena? Che cosa c'entra lei in tutto questo?- chiese Timoty, sempre più confuso.
-La scuola media è quella dove va lei.- disse Zick, chinando la testa.
-Ora capisco tutto...-

-Allora? Com'è stato il tuo primo mese?- chiese una signora dai capelli biondi, con in braccio due bambini.
-Bello, sì. Ho fatto tante nuove amicizie.-
-Vuoi andare a trovare i tuoi vecchi amici?-
-No, sono troppo stanca.-
Elena salì le scale diretta alla propria camera, ma nonostante si trovasse in uno stato che non sapeva nemmeno definire, non potè fare a meno di lanciare uno sguardo in direzione della casa di Zick, precisamente nella finestra della sua stanza.

Zick si trovava nella sua camera, arrabbiatissimo con suo padre e con Timoty, che di solito l'aveva sempre aiutato. Sapeva qual'era il problema: tutti credevano che lui volesse andare a salvare Elena da un "presunto" pericolo, che di certo si era inventato solo per andare a trovarla alla sua scuola. Ma non era così, poteva giurarlo. Avrebbe tanto voluto essersi inventato tutto, ma purtroppo non era così.
Guardò verso la casa di Elena, scorse la sua stanza. Vuota come al solito. Erano rimasti i poster attaccati al muro, ovviamente i mobili e il letto nel quale aveva dormito un sacco di volte prima di trasferirsi in quell’altra scuola.
Stava per distogliere lo sguardo, quando qualcosa, o meglio qualcuno attirò la sua attenzione.

Elena si sedette sul suo letto, e tentò di concentrarsi su Zick, per raggiungere un contatto telepatico con lui. Si sforzò al massimo, immaginandolo nella sua camera, dalla sua visuale, ovvero la sua finestra. E a un certo punto credette di essere riuscita davvero, perchè vide Zick, seduto sul suo letto, nella sua stanza.

"Ma... ho sognato o ho davvero visto Elena nella sua camera?"
Zick non poteva credere ai suoi occhi: quella era davvero Elena, nella sua stanza, a Bigburg. Era tornata! Questa notizia non poteva essere migliore.
Quando i suoi occhi castani incontrarono quelli di Elena, si staccarono dal resto del mondo, e per lui esistette solo lei. Ma mentre stava così, Elena si alzò dal suo letto, si avvicinò alla finestra e... la chiuse.
Zick ci rimase molto male, ma non si perse d’animo. Aprì la porta della sua camera, scese le scale, attraversò la sala, chiuse la porta di casa, suonò alla porta di Elena.
Venne ad aprirgli la madre di Elena, Julie.
-Oh, ciao Zick, cosa ti porta qui?-
-Ho intravisto Elena dalla finestra. Potrei andare a salutarla?-
-Mi dispiace, ma è molto stanca e non vuole vedere nessuno adesso. Ripassa più tardi.-
-Ok, grazie signora Patata, le dica che sono passato.-
-Certo.- rispose chiudendo la porta.

-Chi è venuto?- chiese la ragazzina, tenendosi la testa con entrambe le mani. Aveva una terribile emicrania, in più aveva sognato a occhi aperti Zick, che la guardava dalla sua stanza. Eppure, qualcosa le diceva che non aveva immaginato niente, ma a un certo punto, tutto era scomparso e lei si era ritrovata per terra, di fianco al suo letto e la finestra era chiusa.
-Zick.- rispose, ma la ragazzina non sentì quello che le disse sua madre, perchè era svenuta appena sul primo scalino delle scale. Julie corse il più veloce possibile chiamando a gran voce il marito, che stava guardando la televisione nella sala da pranzo.
-Tesoro! Elena è svenuta!-
Julie sollevò la testa di Elena, e lei aprì appena appena gli occhi, ma l’immagine che le arrivava era sfocata. Riuscì a intravedere anche suo padre che la sollevava di peso, sua madre che apriva la porta della casa, suo padre che la metteva in macchina, il rumore dell’auto che si accendeva e per ultimo un ragazzino con i capelli blu, ma ancora una volta, pensò di essersi sognata tutto.

Zick era seduto sul primo gradino della scalinata che portava alla porta di casa sua quando vide i genitori di Elena uscire in gran fretta, il padre con in braccio la ragazza, lei come un corpo inanimato, sembrava non pesare niente. Vide la macchina partire, e corse in casa, per parlare con i genitori.
-Tu pensi che il malore di Elena sia collegato con quel covo di gorka?- gli chiese suo padre.
-Non lo so, e anche se lo sapessi, non mi credereste, quindi sarebbe inutile.- rispose Zick.
-E va bene.- disse Zob, decisissimo.
-Va bene cosa?- chiese il ragazzino senza capire.
-Domani partiremo alla ricerca di questo covo di mostri.- si spiegò il domatore.
-Davvero?- chiese Zick, al colmo della felicità.
-Voi credete?- disse una voce familiare alle loro spalle.

-Tesorino, stai un pò meglio?- chiese una donna dai folti capelli neri.
-Chi, dove sono?- chiese una ragazza.
-In ospedale, ti ci hanno portato i tu genitori dopo che ti hanno trovato svenuta per le scale.
-Ma... io devo andarmene, devo dire una cosa molto importante a... Zick- disse quasi senza fiato.
-E chi sarebbe questo Zick? Il tuo ragazzo?- chiese all’oscuro di quanta verità stava dicendo, l’infermiera.
-N-no, no no. E’ il mio migliore amico. Anzi, era.- ribatte Elena, arrossendo.
-Mi sembra strano che una ragazza carina come te non abbia un ragazzo.-
-Dove sono i miei genitori?- chiese per cambiare argomento.
-Sono a casa tua, sono tre giorni che non ti svegliavi.-
-Vuole dire che sono stata in... coma?-

Spazio autrice:
grazie per aver commentato, continuerò a pubblicare...
E ora una domanda per tutte le fan del Mondo Di Patty:
Ma sono davvero tornati i nuovi episodi? Oggi ho visto la pubblicità dei nuovi episodi, ma non ho ben capito.. chiunque sapesse qualcosa, potrebbe riferirmelo nel proprio commento?
Al prossimo capitolo, ciao! :*)

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Capitolo 4
*** Il sogno di Zick ***


-Così adesso state insieme?- chiese una ragazza bionda.
-Si. E tu e Johnny avete fatto qualcosa nel week end?- chiese una ragazza dai capelli arancioni.
-No, non abbiamo fatto niente di speciale, ma dicci di Steve..-
-Non so cosa dirti, è stato amore a prima vista...-
-Chi l'avrebbe mai detto?- disse Katy, mentre svuotava il suo zaino sul letto.
-Di certo non io, ma adesso dovrei andare, ho appuntamento con lui.- disse Elena.
-Ma certo, vai dal tuo tesoro.- dissero, poi si misero a ridere.
-Ciao!- disse salutandole con la mano, mentre usciva dalla stanza.
"Bene, se la sono bevuta"
Attraversò il corridoio e si mise in contatto con chiunque che le aveva lasciato un messaggio anonimo sulla porta di casa. Fortunatamente non lo avevano trovato i suoi genitori: sarebbe stato davvero difficile da spiegare, e non ci avrebbero creduto di certo.

-Timoty!- gridarono all'unisono Zick e suo padre per la sorpresa.
-Proprio io.- disse il tutore, di nuovo dopo tanto tempo con le sembianze di un gatto.
-Ho riflettuto a lungo su quello che mi avete detto. Elena è anche una mia amica e mi sono affezionato a lei, quindi...-
-Quindi...?- chiese Zick, speranzoso.
-Quindi avete il mio appoggio nella missione per salvare Elena.-
-Quale mis?- Zob tappò la bocca a Zick, con la mano.
-Possiamo fidarci di Timoty. Cosa ti sta succedendo? sei sempre più sospettoso.-
-E' che non riesco più a dormire. Tutte le notti sogno Elena, con un ragazzo che non ho mai visto, con i capelli neri e gli occhi azzurri, ma che è diverso da quello che sembra, e tutte le notti il sogno va avanti, come se fosse a puntate... mi fa diventare matto.-
-Vai avanti, la cosa si fa interessante.- disse Timoty.
-Beh ecco, tutto è cominciato la sera del giorno che ho visto Elena, mentre ci stava guardando ognuno dalla propria camera, lei si è alzata e ha chiuso la finestra, sono andato a trovarla, ma sua madre ha detto che non voleva visite, poco dopo sono usciti entrambi i suoi genitori, con Elena in braccio svenuta e...-
-Fermati un attimo. Hai detto che mentre vi stavate guardando si è alzata è ha chiuso la finestra, giusto?- gli chiese Timoty, che cominciava ad avere un dubbio terribile in testa.
-Si, è esatto.- rispose.
-Per caso ti ricordi se avesse uno sguardo particolare, qualcosa negli occhi?-
-Qualcosa negli occhi?- ripeté Zick, mentre cercava di ricordare, quando all'improvviso qualcosa gli tornò a galla. -Beh, adesso che ci penso era piuttosto strana, sembrava quasi in...-
-In trance?- suggerì Timoty, mentre deglutiva a fatica.
-Si, ma perchè queste domande?- chiese il ragazzino che non aveva ancora capito la gravità della situazione, nonostante non fosse così difficile, dato che ne parlava persino il manuale del domatore, ma lui non aveva mai avuto il tempo di studiarlo.
-Te lo spiegherò dopo, ora dimmi esattamente cosa sognavi su Elena.-
-Ok..- disse lui, anche se un tantino contrariato di non sapere cosa stava tramando Timoty.

Elena era in una stanza molto buia, sottoterra. Accanto a lei c'era un ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri, che la stava letteralmente trascinando verso una porta, che era illuminata artificialmente da un neon appeso sul soffitto di quella strana caverna. Elena si era spaventata, e a un certo punto, si era avvicinata al ragazzo, probabilmente in cerca di supporto, ma lui l'aveva scacciata via in malo modo. Elena si era quindi arrabbiata e aveva deciso di tornare indietro, ma il ragazzo l'aveva trattenuta per un braccio e le aveva detto che avrebbe incontrato dei veri fantasmi, e le aveva chiesto se non fosse stata contenta di questo. La ragazza aveva detto che si, in fondo sarebbe stato bello incontrare dei fantasmi, ma non di sicuro degli spettri neri. Il ragazzo aveva quindi rivelato alla ragazza che non c'erano spettri neri e gorka, ma degli spettri che erano stati esiliati dalla città sospesa, con accuse infondate e che l'aveva condotta lì, con l'inganno, perchè aveva bisogno del suo aiuto. Elena aveva chiesto al ragazzo come faceva a sapere che lei avrebbe scoperto il covo di mostri, e sopratutto come sapeva che lei vedeva i mostri perchè era una rifugiatrice. Il ragazzo le aveva confessato che non era un semplice domatore, ma che era anche un sensitivo, perchè sua madre era una sensitiva e suo padre un domatore. Elena aveva apprezzato che lui gli avesse rivelato tutti quei segreti, e che si fosse fidato di lei. Però gli disse anche che non sapeva come avrebbe potuto aiutare lui e gli spettri, perchè come sapeva di sicuro anche lui, lei aveva un solo potere dom: la vista.

-Sei sicuro che non ci sia altro?- chiese Timoty quando Zick finì di raccontare.
-No, questo è tutto quello che ho visto, beh, solo la prima notte.-
-Per adesso è sufficiente.- rispose il tutore, tutto concentrato.
-Ma che cosa hai in mente?- chiese Zick.
-Già, piacerebbe saperlo anche a me.- aggiunse Zob.
-Beh, la verità è che ho scoperto cosa sta succedendo a Elena.- disse Timoty.
-Allora parla.- disse Zick, spazientito.
-Sicuro di essere pronto?-
-Certo, ho affrontato numerosi pericoli, te lo sei dimenticato?-
-Si, ma nessuno riguardava qualcosa di sentimentale.-

Il ragazzo stava camminando da solo per la strada, quando qualcosa attirò la sua attenzione verso il tombino. Si chinò in mezzo alla strada, tirò con tutte le sue forze e finalmente il coperchio venne via. Si calò all'interno del tombino, scendendo sempre più in profondità. Si trovò davanti le fogne, come d'altronde si era aspettato di vedere, e segui il percorso della mappa che aveva in mano. A un certo puntò si trovò davanti a un bivio. Quelle carte, sfortunatamente per lui erano molto antiche, e non segnavano i nuovi condotti istallati nei sottosuoli di Bigburg, addirittura ne segnava alcuni che non esistevano nemmeno più. Inveendo contro chiunque avesse disegnato quelle carte, proseguì scegliendo la destra, perchè il suo istinto gli diceva che era quella giusta. Finalmente trovò la scala che lo fece sbucare direttamente sotto la Piramyd Inc.
Speriamo almeno che si faccia viva ,pensò mentre si intrufolava in quel edifico ormai vuoto da tutto quello che l'aveva riempito: non solo impiegati mezzi umani e mezzi mostri, non scrivanie e televisioni per le sale riunioni, ma un potente esercito di gorka, trai quali anche Magnacat, Omnised e Omniquad.
E proprio mentre entrò in quello che era stato l'ufficio dove Magnacat aveva elaborato ogni piano nei minimi particolari, dove ogni volta aveva dovuto dire che aveva perso un'altra battaglia, ma non la guerra, poi però, alla fine aveva perso anche quella, e la Piramyd Inc era crollata, in senso figurato, mentre lui veniva rinchiuso per sempre in un mostro sauro, dentro un ignobile Dom box, proprio lì era lei, seduta su un'isolata sedia di quel desolato luogo sinistro.
-Vedo che non hai mancato il tuo appuntamento.- le disse lei, come al solito sfacciata.
-Non potevo mancare a una cosa così importante, ti pare?- disse avvicinandosi alla donna.
-Bene, sono felice che tu sia qui, se solo ti potesse vedere tuo padre...-
-Non ti preoccupare mamma, riusciremo ad avere la nostra vendetta.- disse fiero lui, mentre un terzo occhio gli spuntava sopra al naso.

-E allora?- disse lui, nascondendo l'amore che provava dietro a un odio inventato.
-Se lo dici tu...- disse ancora dubbioso Timoty, cominciando a raccontargli la verità.
-Elena era in trance quando ha chiuso la finestra, perchè qualcun altro guidava la sua mente. E' già successo un caso simile, ma molti anni fa, circa due secoli di preciso, durante il regno di Ok.- disse facendo un mezzo inchino.
-Ok?- chiese allarmato Zob, ricordando ciò che gli aveva insegnato suo padre.
-Chi è questo Ok?- chiese allora il ragazzino, preoccupato dallo strano comportamento dei due.
-Ok fu uno dei più potenti domatori del diciannovesimo secolo, tanto che durante la grande invasione, quando i gorka erano alleati con dei mostri che per fortuna furono sconfitti definitivamente, tutti gli altri domatori, decisero che avevano bisogno di un capo, è scelsero proprio Oken, un giovane domatore che aveva sviluppato velocemente i suoi poteri, e che sarebbe diventato il più grande di tutti i tempi, se non fosse che...-
-Che...?- chiese Zick, totalmente assorto dalla storia e super curioso.
-Se non fosse che incontrò Leila, una giovane molto carina che discendeva da una famiglia di rifugiatori. I due si conoscevano da molti anni, ma nessuno dei due aveva mai rivelato i propri sentimenti all'altro, finchè...- Timoty chinò la testa, molto triste per quello che stava per dire.
-Leila dovette scappare con la sua famiglia in un altro posto, perchè dei cacciatori di domatori li avevano individuati come un problema per la crescita dei poteri di Oken. Anche i genitori del ragazzo impedivano ai due i vedersi, ma loro erano sempre riusciti a incontrarsi di nascosto. Un giorno, Oken decise di andare a trovare Leila, ma quando la incontrò lei lo ignorò, quasi come se non fosse esistito. Oken ci rimase molto male, tornò a casa e venne eletto nonostante la sua giovane età. Vinse la guerra e decise di ritrovare Leila, ma seppe da un vecchietto che la ragazza era stata data in sposa al re dei gorka, per un tozzo di pane. Distrutto, il ragazzo tornò a casa sua, dove morì dopo un'ora con nella mano un medaglione di una ragazza. Aveva ucciso lui la ragazza che aveva sempre amato, e tutto perchè non aveva mai avuto il coraggio si dirle cosa provava.-
-Oh.- si limitò a dire Zick, sfinito dalle le troppe emozioni che aveva provato mentre Timoty raccontava la storia.
-Quello che ti sto cercando di dire, e che quelli che tu credi sogni, sono in realtà...-
"Non dirlo, non farlo, nononono!"
-Visioni su Elena.- concluse il tutore.

-Sono Elena.- disse la ragazzina, rintanata in uno sgabuzzino, mentre teneva due dita sulla sua testa per cercare di rendere il contatto telepatico più forte. -Bene Elena.- disse una voce di donna. -Ora farai esattamente quello che ti dico.-
-Certo, attendo ordini.-
-Andrai da Steve Moon, e gli consegnerai questa lettera. Hai capito esattamente ogni cosa?-
-Certo, andrò.- rispose, mentre con una mano scriveva su un pezzo di carta quello che la voce nella sua testa gli dettava.
-Questa è la tua prima missione, non mi deludere.-
-No padrona.-
-Bene.- la donna seduta sulla sedia del grande ufficio vuoto, si lasciò scappare un sorriso di soddisfazione, mentre chiudeva il contatto con quella ragazzina molto sfortunata.
Esattamente come la sua bisnonna pensò la donna, mentre stracciava in due la foto di una giovane ragazza dai capelli arancione castano, accanto a un ragazzo dai capelli blu, vestiti alla moda più grande del 1800.
Chiuso il contatto, ne aprì subito un'altro con un altro ragazzo.
-Sta arrivando, tutto sta andando come previsto figlio mio.-
-Bene madre, sono ansioso di leggere la lettera.- rispose il ragazzo mentre si scostava una ciocca nera dalla fronte.

-Ma ne si proprio sicuro?- chiese Zick.
-Volevi la verità a tutti costi, no? Beh, io te lo data.-
-Si, ma cosa significa? Quel ragazzo del sogno non si è mostrato mica cattivo.-
-No, ma tu hai detto che era diverso da quello che sembrava, o sbaglio?-
-Si l'ho detto, ma nel sogno non ne ho mai avuto la prova.-
-Perchè tu lo sentivi, come sentivi che Elena era in pericolo.-
-Cos'altro hai sognato?- chiese Timoty, mentre lui si preparava di nuovo a raccontare tutto, ma stavolta c'era qualcosa che non avrebbe potuto dire, solo a pensarci diventava rosso dalla vergogna.
Qualcosa che considerava senza valore per Timoty, mentre invece ne aveva molto.
-Ecco, io...-
I ragazzi erano entrati nella stanza e il ragazzo aveva emesso uno strano suono, successivamente al quale erano sbucati fuori attraversando i muri, numerosissimi fantasmi, dall'aspetto benevolo, che evidentemente non erano spettri neri. Il giovane aveva subito presentato ai fantasmi, Elena, che non potendo stringere la mano a tutti si era limitata a un sorriso. Elena aveva quindi chiesto come poteva aiutarli, e il ragazzo le aveva prontamente risposto. Avrebbe cominciato a pubblicare storie su ognuno di quei fantasmi, sulla loro vita prima e dopo che morissero, su come li avevano maltrattati i mostri della città sospesa e infine al loro esilio in quel buco. Elena gli chiese come faceva a sapere che avrebbe tanto voluto fare la giornalista o la scrittrice, poi si ricordò che era un sensitivo e che le leggeva nella mente. Per adesso sarebbe bastato, ma purtroppo non sarebbe stato sufficiente, aveva aggiunto tristemente il ragazzo, posandole una mano sulla spalla. Elena aveva quindi ribattuto che avrebbe fatto qualsiasi cosa avesse potuto perchè quei fantasmi potessero di nuovo camminare (si fa per dire) di nuovo liberamente per la città sospesa. Lui l'aveva abbracciata e lei aveva ricambiato. Poi si era messa all'opera e aveva ascoltato numerose storie, (due però avevano attirato la sua attenzione, (ma anche quella di Zick, che si era ingelosito quando quel ragazzo nel sogno aveva abbracciato Elena). Intanto il ragazzo scriveva riga per riga quello che dicevano i fantasmi, finchè arrivò il turno per parlare di un fantasma che era stato un glorioso domatore, come disse lui, che era stato il primo a essere eletto giovanissimo da altri domatori per vincere un grande guerra, che aveva avuto tutto, ma che per lui era sempre stato niente, perchè aveva perso per sempre la ragazza che amava, se non adirittura l'aveva ucciso lui stesso. Il fantasma aveva anche un aspetto più giovane degli altri, e aveva i capelli blu, cosa che sul momento ricordò proprio Zick. Poi fu il turno dell'altra unica fantasma giovane presente in quel gruppo, quando Elena le si avvicinò subito sembrò di vedere la stessa persona, perchè anche lei aveva i capelli arancione castani, ma legati in una pettinatura ottocentesca, una mezza coda di cavallo, e vestiva abiti molto più antichi, ma sembrava davvero la fotocopia di Elena, solo con pochi anni di più. La fantasmina le raccontò che era morta a soli sedici anni, ma non ne ricordava nemmeno la ragione. Sapeva che amava un ragazzo della sua età, e che dopo aver compiuto dodici anni non l'aveva mai più rivisto, ma non si ricordava nemmeno più come fosse di aspetto. Elena si comosse alla storia di quella povera ragazza e le chiese come si chiamava, ma ella disse che non se lo ricordava. Sospettava che era proprio il fatto che non aveva più rivisto quel ragazzo la causa della sua perdita di memoria. Dopo che ebbe finito di scrivere quelle due storie che avevano particolarmente interessato Elena, il ragazzo le chiese se avesse mai saputo di una lontana parente rifugiatrice di mostri, ai tempi dell'ottocento, che venne bruciata sul rogo insieme al marito che era per metà gorka. Elena gli chiese il perchè di quella domanda e rispose comunque dicendo che non sapeva molto dei suoi avi, e non si sarebbe mai aspettata di avere una trisnonna rifugiatrice. Lui le rispose che non era sicurissimo, ma data la somiglianza di Elena e la fantasmina, poteva benissimo darsi che fosse proprio lei la trisnonna di Elena. Allora la ragazzina si avvicinò alla fantasmina e le chiese che effetto le faceva pensare a un rogo. La fantsmina emise un verso di dolore e comincioò a parlare tutto di seguito: raccontò che proveniva da una stirpe di rifugiatori, disse che un giorno era dovuta scappare con la sua famiglia lontano, che era stata data in sposa a un re malvagio, e che quando un prode guerriero aveva vinto la guerra, i soldati domatori avevano messo lei e il suo sposo sulle fiamme ardenti. Elena le chiese mentre si trovava ancora in quello strano stato se ricordava il suo nome. lei le rispose che certo si ricordava come si chiamava: Leila Patata, ecco qual'era il suo nome. Di fronte all'evidenza Elena rimase un tantino scioccata, ma si riprese quando la fantasmina, la ringraziò per averle fatto ritrovare i suoi ricordi. Elena le disse che le aveva fatto molto piacere e con il permesso del ragazzo, le rivelò che per il nonavantanove per cento delle possibilità era la sua tris nipote. Leila disse che era molto felice di avere una nipotina, e che anche lei aveva notato la loro somiglianza. Il ragazzo le disse che adesso però, dovevano andare alla redazione di bigburg, per pubblicare l'articolo sui fantasmi esiliati dalla città sospesa. Elena annuì e salutò la sua "nonna". I due ragazzi uscirono dalla specie di grotta sotterranea e apparirono in superficie, precisamente in un bosco.
Ed'è proprio alla fine del sogno che avenne la cosa che Zick non volle raccontare: il ragazzo, dopo che fece uscire Elena la prese per il colletto della divisa e la avvicinò a sè... baciandola. Zick non voleva confessare la fine del suo sogno, e quando Timoty gli aveva detto che non era un sogno, ma delle visioni di cose accadute veramente, si era veramente arrabbiato e ingelosito.
-Sicuro che non ci sia dell’altro?- chiese sospettoso Timoty.
-No, non c’è altro...- indugiò Zick.

-Steve!- chiamò Elena raggiungendo un ragazzo seduto da solo ad uno dei tavoli della mensa.
-Si?- chiese lui.
-Ho una lettera per te.- disse meccanicamente lei, mentre nella sua testa, due Elene combattevano l’una contro l’altra. Una voleva consegnare la lettera a Steve, perchè la donna le aveva ordinato di farlo, e anche perchè era sotto il comando di una forza esterna e sconosciuta. L’altra, la parte completamente umana della ragazza, voleva riuscire a mettersi in contatto con quel ragazzo che era stato per un anno il suo migliore amico, ragazzo del quale non si ricordava più il nome. Ne l’aspetto, ne il carattere. Sapeva solo che avrebbe dovuto parlargli di qualcosa, ma non si ricordava più cosa. Una strana sensazione però, gli diceva che avrebbe fatto meglio a seguire la sua parte umana, che quella “mostruosa”.
Elena consegnò la lettera a Steve, nonostante le proteste della sua testa.
Steve lesse la lettera con molto interesse. Conteneva gli ordini che avrebbe dovuto eseguire.

1) ricattare fantasmi per convincere la ragazzina della tua bontà
2) portare la ragazzina sottoterra e “trasformarla” come già detto in riunione
3) portare la ragazzina nel covo e eliminare la sua immagine
4) trovare il “fattore Z”
5) eliminare il fattore Z
6) liberare M
7) conquistare la città sospesa
8) schiavizzare il genere umano
9) conquistare il mondo

-Grazie Elena. Mi sei stata di grande aiuto.-
"Non immagini quanto"
Non appena la ragazzina se ne andò, si mise in contatto con la donna misteriosa.
-Punti 1 e 2 eseguiti, madre.-
-Bene figlio, proseguire con il punto 3.-
-A quando?- chiese
-Direi che nel week end, quando andrà a Bigburg sarà più facile.-
-Bene.- il ragazzo chiuse il contatto.

Zick stava camminando per la strada solitaria, quando vide qualcosa sulla strada. Il coperchio del tombino era stato tolto, e chiunque ci fosse entrato non aveva chiuso molto bene. Ci riflettè su.
"Non può essere stato un operaio del comune. Avrebbe certamente richiuso il tombino, e se ci fossero stati dei lavori avrebbero messo dei cartelli, ci sarebbe qualcosa di diverso, avrei sentito dei rumori. E di sicuro avrebbero richiuso il tombino, altrimenti se fossero successi incidenti, avrebbe potuto risentirne il comune."
Gli venne un dubbio, quindi aprì il tombino e si calò nelle fogne, seguendo quel fiume tossico di immondizia e scarti.
A un certo punto c’era un bivio e non sapendo da che parte andare, prese una moneta dalla tasca e fece testa o croce.
Testa vado a destra, croce a sinistra
Lanciò la moneta. Cadde per terra. Si chinò per vedere da che parte sarebbe andato.
-Testa.- disse nel buio e solitario luogo.

-Elena, sei pronta?-
-No-non mi sento molto bene.- rispose la ragazzina, che era ancora nel suo letto nonostante fossero passate le otto, ora dell’inizio delle lezioni. -Vuoi che chiamiamo qualcuno?- chiese Katy.
-L’infermiera ad esempio.- aggiunse Amy.
-No, devo riuscire ad andare a lezione, oggi c’è il test di algebra.- disse alzandosi e barcollando fino in bagno.
-Ma guarda come stai: non puoi andare a lezione così.- disse Amy.
-Se proprio vuoi uscire mettiti dei vestiti e poi andiamo.- disse Katy, facendo l’occhiolino a Amy che aveva capito le intenzioni dell’amica.
Elena si mise una maglietta azzurra e dei jeans, poi diede una spazzolata ai suoi capelli.
Appena uscì dal bagno, Amy e Katy la presero per le braccia e la trascinarono a forza nell’infermieria.
-Non sappiamo che cosa abbia, ma di certo non sta bene.- disse Amy all’infermiera
-La esaminerò subito.- rispose la donna.
-Ok, noi andiamo a lezione.- disse Amy.
-Ti verremo a trovare più tardi.- disse Katy.
-Ciao!- dissero poi in coro mentre uscivano dalla stanza.
-Ciao.- rispose con il morale a terra, Elena.

Il ragazzino si rese improvvisamente conto che la direzione che stava seguendo, lo stava portando direttamente nel centro della città, verso il vecchio covo di... Magnacat.
Che ci fosse lui dietro questo? si chiese, poi ricordò che Magnacat si trovava nella pancia del mostro sauro, insieme a il suo allealto, e Omniquad e Omnised erano ricnchiusi in due dombox.
Ma poteva esserci un’altro gorka con le stesse intenzioni di Magnacat, magari anche più potente di lui.
-E adesso cosa faccio?- chiese a se stesso, trovandosi di fronte a una scala che portava dentro l’edificio ormai disabitato di Magnacat.
O almeno Zick pensava fosse disabitato...

Spazio autrice:
mi scuso per la grande attesa, ma ho avuto seri problemi familiari, e postare era l'ultima cosa alla quale pensavo...
al prossimo capitolo... sperando che stavolta non passi così tanto tempo! :*)

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Capitolo 5
*** Pezzetti di passato ***


PEZZETTI DI PASSATO

L’uomo stava camminanado avanti e indietro per la stanza, mentre aspettava che il giovane scendesse dalle scale. Era terribilmente agitato per quella missione. Ne aveva afrontati tanti di pericoli. Per salvare suo figlio, per la città sospesa, per sua moglie... perchè allora era cosi strano? Elena era una cara ragazza, coraggiosa e buona... ma non era sua figlia. Era solo la migliore amica di suo figlio, eppure sentiva un forte legame con lei...
Fortissimo...
-Papà, sono pronto.- disse il ragazzino scendendo a razzo dalle scale. -Non ci crederai mai, ma non trovavo le mie scarpe.- disse fulminando con lo sguardo Bombo.
-Me aveva dimenticato loro gusto.- si giustificò il grosso mostro rosso.
-Va beh, andiamo.- tagliò corto l'uomo, aprendo la porta principale della casa.
I due uscirono e salirono in macchina, Zob infilò le chiavi e premette l'accelleratore.
-Papà, non credi di andare un pochino troppo forte?- disse Zick, a fatica con tutta l'aria che arrivava dal finestrino per la velocità troppo elevata.
-No, ho fretta di raggiungere New bigburg e scoprire se c'è davvero un covo di gorka.-
-Si, ma così rischi che miss. Rose ti dia una multa, se non ti toglie direttamente la patente.-
-Piantala.- disse suo padre, ignoramdolo.
-Uffa.- disse Zick, anche se non stava nella pelle di rivedere Elena.
Chissà se era cambiata? Se aveva tanti amici? E se... avesse trovato un ragazzo?

-Non ce la faccio più. Non resisterò ancora a lungo.-
Una ragazzina camminava da sola per il bosco, ormai da circa due ore.
Dopo tutto questo tempo perso, poteva affermarlo con sicurezza: si era persa. Eppure non sarebbe dovuto essere così difficile ritrovare la strada per quel covo dove c'erano quei poveri fantasmi. Voleva solamente parlare con la sua antenata, raccontare a qualcuno quello che provava e trovare un modo per cercare di ricordare il nome di quel domatore...
Ma ad un tratto, perse tutta la volontà che aveva, e i suoi piedi la costrinsero a tornare sui propri passi.

Stavano per voltare una curva, quando Zob frenò bruscamente facendo sbattere Zick contro il sedile davanti al suo.
-Papà, ma sei...- il ragazzo non terminò la frase, perchè sopra di lui, stavano cadendo enormi massi, franati dalla montagna.
-Attento!- gridò l'uomo in preda al panico.
Zick si ricordò di quando aveva distrutto i massi che erano caduti quando aveva attivato l'allarme dell'antica armeria. Gridò a suo padre:
-Distruggili con il dom!-
L'uomo cominciò a sparare energia dom ovunque i massi stavano precipitando, ma nonostante i loro sforzi, i massi erano troppi e ben presto qualcuno li avrebbero colpiti. Mentre Zick, pensava a una soluzione alternativa, distruggeva i massi più vicini.
"Pensa, pensa in fretta" si diceva mentre rifletteva Cosa avrebbe fatto Elena? lei era quella che aveva piani geniali.
-Ma certo!- esclamò a un certo punto, come illuminato da un'idea folle. -Dobbiamo fare una sfera di energia dom!- esclamò rivolto al padre.
-Che cosa?- gridò Zob, sfinito e quasi senza energia.
-Una sfera di energia dom, se ha funzionato con gli spettri, magari funzionerà anche con i massi!-
-Tentar non nuoce.- disse il domatore, per poi correggersi proprio mentre un enorme masso stava precipitando sopra di lui. -Anche se in questo caso non è il proverbio più appropriato.-
-Papà!- gridò Zick.
Un urlo solitario, un urlo non udito da nessun orecchio umano.
Ma da uno strano volatile, con delle appendici verdi e grigie...

-Dove sei stata?-
Il ragazzo stava urlando furiosamente, non perchè era preoccupato per la sua salute, ma perchè sua madre aveva quasi perso il controllo mentale dalla ragazzina. Il pensiero di Zick è troppo forte per lei. Anche se ha dimenticato il suo nome, sente ancora qualcosa...
-Non, non urlare così.- stava per piangere, ma non poteva lasciarsi andare davanti a... lui. A uno di quel tipo.
-Ti ho chiesto: dove sei stata?- ripetè meccanicamente lui, senza provare alcun sentimento.
-Fuori. Nel...bosco.- chinò la testa.
-Lo sai che non ti è permesso andarci da sola. Sciocca!- aggiunse poi.
-Sai una cosa: ti preferivo quando fingevi di essere umano.- controbatté la ragazzina, che si era ormai ripresa. Non avrebbe permesso a qualcuno di insultarla, controllo mentale o no.
Il ragazzo rimase colpito da Elena: era la prima umana che riusciva a lottare contro il controllo talmente tanto da riuscire a ribellarsi a chi le comandava. Rilesse la lista.
"Portare la ragazzina nel covo"
Quella era la prossima missione, e lui sentiva che, nonostante il carattere ribelle e perennemente testardo della ragazza, sarebbe riuscito a trasformarla, definitivamente.
Lei era l'arma più letale che poteva trovare per combattere Zick.
Perchè era la cosa alla quale il domatore teneva di più.

I due domatori si concentrarono più che potevano, come non mai e crearono una sfera di energia dom. Non una sfera qualsiasi, ma la più grande che si sia mai vista.
La cosa non passò inosservata al volatile grigio verde, uno dei mostri ska più cattivi: un gorka mutaforma.
-Capo, i domatori hanno distrutto tutti i massi della frana.-
-Maledizione! E come hanno fatto?-
-Hanno usato una... sfera di energia dom.-
-NO! E tu che cosa ci fai ancora lì? Scappa prima che ti vedano.-
-Certo, ma ho un buona notizia per lei.-
-Spero per te che lo sia.-
-Zobedia è stato colpito da un masso.-
-Bene.-

-Zick.- disse Zob, tratendendo a stento un urlo, quando provò ad alzarsi da solo.
-Papà, ma tu sei... ferito?- chiese il ragazzino notando le smorfie di dolore sul volto del padre.
-Credo di sì. Ma dobbiamo andare da Elena.-
-L'unico posto dove andrai tu, sarà un ospedale, e di corsa.-
-E tu cosa farai?-
-Dopo averti aiutato, andrò da Elena.-
Detto ciò, il giovane domatore si concentro per chiamare un fidato amico dei domatori da millenni: un flyvan.
Il più vicino stava riposando su un albero di una grande radura, quando sentì il richiamò dom, e spiccò un leggiadro volo verso il domatore che lo aveva chiamato. -Eccolo qui, il tuo passaggio.- disse Zick.
Aiutò Zob a issarsi alla belle e meglio sul mostro alato e poi si siedette a sua volta.
-Andiamo verso quella città.- ordinò con la voce dom, Zick. Di sicuro in una città ci sarà un ospedale.
Il flyvan superò le montagne e arrivò nel pieno centro della città. Dall'alto, il ragazzino scorse un edificio molto grande e quindi ordinò al flyvan di avvicinarsi. Il mostro planò verso di esso e atterò sul suo tetto.
-Si! E' un ospedale!- urlò felice Zick. -Attera più in basso.-
L'uccello eseguì l'ordine.
-Grazie flyvan. Mi dispiace ma ho ancora bisogno del tuo aiuto, quindi ti toccherà aspettarmi.-
Scese dal mostro e aiutò suo padre a entrare nell'ospedale.

-Dove mi stai portando? Lasciami andare!- gridò Elena, tentando di far lasciare la presa a Steve.
-Lo scoprirai presto. Ma purtroppo sarà troppo tardi.-
-Ti scopriranno. Non mi potrai nascondere per sempre.- ribattè convinta, lei.
Sul viso del ragazzo comparve un sorriso maligno.
-Ne sei così convinta?-
La ragazzina stette zitta, apettando che proseguisse. Sapeva che avrebbe detto qualcos'altro. E' tipico delle persone malvagie allungare l'agonia.
-Se vuoi veramente saperlo, stiamo andando a organizzare la tua morte.-
-La mia... morte?- chiese Elena. Cosa potevano volere da lei?

-Reparto sei.- rispose una giovane donna, mentre con una mano teneva la cornetta del telefono e con l'altra segnava il nome di un paziente.
-Grazie.- rispose il giovane. -Dovremo prendere l'ascensore.- aggiunse rivoltò a suo padre, mentre guardava il cartello indicatore.
-Poco male.- rispose l'uomo dolorante.
Zick premette il pulsante di chiamata dell'ascensore e attese in silenzio.
L'ascensore arrivò pochi secondi dopo.

Una limusine nera, comparve davanti al cancello della scuola. Su una delle portiere c'era stampato il simbolo universale della Piramyd inc. Sulla targa dell'auto c'era scritto: M1000.
Il guardiano della scuola fece fermare l'auto, e il conducente abbassò il finestrino nero, per avere il via libera dall'uomo. Appena entrati, la donna al suo interno riconobbe la figura in lontananza seduta su una delle panchine. Accanto c'era la ragazza.
I due erano occupati in un'accesa discussione.
-Non verrò mai con te.-
-Non hai scelta. E per gli altri, noi siamo un'allegra coppia che va a fare una romatica gita in riva al lago, appena fuori dal campus.-
-Bleah, una gita con te! Non ci verrei neanche se ci stessimo andando veramente!-
-Giusta osservazione.- disse, mentre i suoi occhi celesti incontrarono quelli di ghiaccio come i suoi della madre.
-E comunque, adesso è troppo tardi.-
La ragazzina si voltò e si trovò di fianco una lunghissima macchina nera, con i vetri oscurati. Da essa scese una donna vestita di nero, con gli occhi ancora più chiari di quelli di Steve.
-Tu devi essere Elena.- disse con la sua voce cristallina. Una voce ingannatrice, una voce familiare.
-.....- Elena era rimasta senza parole, ma aveva abbastanza fiato per urlare. -AIUTO!-
Prima che una mano inguantata le tappasse la bocca, prima che delle braccia molto forti, non certo della donna, la presero di forza e la infilarono malamente nella limousine.
Steve e la donna salirono appena dietro di lei.
-Stai comoda?- gli chiese la donna, mentre da dietro le legavano i polsi e le gambe.
-Credi che qualcuno l'abbia sentita?- chiese invece il figlio, preoccupato.
-No, il guardiano è sistemato.- disse un'altra voce, quella dell'autista.
Elena non disse una parola. Rimase in silenzio, voltandosi a guardare la sua scuola sparire in lontananza.
Quel piccolo particolare, le fece provare sentimenti che credeva aver perso per sempre.
Fu quello il secondo errore di Steve: aveva sottovalutato qualcosa che Elena provava, provava per qualcuno di speciale.
E mentre le mettevano una benda sugli occhi, sentì di aver ritrovato un pezzetto di passato.

Quella notte non aveva dormito per niente, non avrebbe voluto dormire, perchè non avrebbe voluto che giungesse il giorno. Quel giorno se ne sarebbe andata dalla sua casa, dal suo Sfruscio, da Puffy, dai suoi genitori, anche se in quel momento non provava sentimenti positivi verso di loro, visto che erano loro la causa di tutto quello che le stava succedendo.
Avrebbe sopportato di essere compagna di banco perfino di Tatty e Patty, o Ford, Soup... chiunque.
Ma non voleva lasciare Oldmil village.
Non poteva fare nulla perchè questo non accadesse, nonostante avesse pensato ad ogni soluzione, niente era risultato possibile.
Così era deciso. Partiva quel giorno.
Lasciava tutti i suoi amici.
Ma quali amici? Era troppo testarda, irritabile e maschiaccio per avere degli amici.
Ma ne aveva uno. Il migliore. E il suo nome era...
Zick.
Ezechiele Zick, il più grande domatore di mostri.

Era uscito dall'ospedale da pochi minuti e stava aspettando che il flyvan lo notasse per poi planare fino alla strada dove era il giovane domatore. Finalmente vide qualcosa nel cielo, avvicinarsi sempre di più... sempre di più...
E afferrarlo per la maglia, portandolo sempre più su con i suoi artigli sporgenti.
-Ma questo non è un flyvan!- escalmò osservando l'orribile essere che l'aveva rapito.
Le ali verdastre, due appendici grigie, tre occhi e una testa ricoperta di punti rossi sporgenti.
-Un gorka mutaforma!-
-Hai buon occhio, giovane domatore.- rispose l'essere.
Zick si preparò a lanciare un raggio dom, ma si fermò quando il mostro, pronunciò quelle parole.
-Non ti conviene inscatolarmi se vuoi rivedere la tua amica Elena tutta intera.-
Quelle parole immobilizzarono Zick, che si lasciò trasportare fino al covo del suo capo.
Era un classico. L'eroe che non può uccidere (o inscatolare) il tirapiedi del malvagio, perchè esso tiene in ostaggio la sua migliore amica, per la quale l'eroe prova qualcosa di più...
Solo che quello non era un film: era la dura realtà.

Scese dalle scale, trasportando la sua ingombrante valigia.
A colazione ignorò completamente i genitori, e quando suo padre caricò la valigia sulla macchina, andò nella casa del suo migliore amico e saluto una ad una, le persone alle quali teneva di più.
Il nonno fantasma Theo, la nonna fantasma Tess, i genitori di Zick, e anche Bombo, che era stato avvisato da Zick della partenza di Elena.
E poi era arrivato quel momento.
Il momento che aveva temuto di più, fin dal primo istante dopo che i genitori le avevano detto l'amara notizia.
Era arrivato il momento di salutare Zick.
Di dirgli addio, perchè niente sarebbe mai stato come prima.

La ragazzina a bordo dell'auto, si chiese dove la stessero portando. Avendo una benda sugli occhi non riusciva a vedere dove stesse andando. Sentiva però i discorsi tra Steve e sua madre.
-Ti dico che dovremmo prima liberare papà, e poi pensare al domatore.-
-No. Mai sottovalutare il nemico. Anche tuo padre l'ha fatto... puoi ramamentarmi dove si trova adesso?-
-In un dombox.- rispose con l'amaro in bocca, Steve.
-Esatto. Si fa come stabilito. chiusa la discussione.-
Nel buio della limousine, la ragazzina sentì tutto. Ed ebbe paura. Perchè aveva finalmente capito chi era il padre di Steve. Il mostro rinchiuso in un dom box. E doveva assolutamente avvertire Zick.

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Capitolo 6
*** Rinchiusi ***


RINCHIUSI

-Dove mi stai portando?- chiese il ragazzino, dopo che era passata almeno un'ora dal suo rapimento.
-Lo saprai, ma a tempo debito.- rispose il gorka mutaforma.
-C'è Magnacat dietro tutto questo? E' riuscito a mandare un contatto telepatico nonostante si trovi in un dombox?-
-No, c'è qualcuno di molto più potente.- si limitò a rispondere misterioso. Il ragazzino non fece altre domande e cominciò a guardare il panorama per localizzare più o meno dove lo stavano portando.
C'era un lago, con acque sporche e non molto profonde, ma con un faro che gli ricordava qualcosa...
-Ma quello è Port Reef, l'oasi di Lardine!- esclamò stupito, mentre ricordi felici gli passavano davanti.
Ed era proprio lì che il gorka aveva deciso di atterrare: planò leggermente verso sinistra e si curvò facendolo cadere malamente sul terreno.
Il gorka mutaforma, da volatile si trasformò per una volta in quello che era veramente: un gorka, mostro ska della peggior specie. Corpo gigantesco a pera, verde e ricoperto di squame, testa minuscola con tre occhi, maligni e ingannatori.
-Dammi un segno che Elena sta bene, altrimenti ti inscatolo.- disse il giovane domatore, brandendo il suo fidato dombox.
-Calma mio giovane amico.- disse una voce alle sue spalle.
Gli ricordava qualcosa... ma cosa?
-Chi... chi è lei?- chiese voltandosi a vedere la sua misteriosa interlocutrice.
-Non mi riconosci? Questo mi ferisce, Ezechiele Zick.-
Odiava essere chiamato per nome intero, non lo sopportava proprio.
Una donna. No, donna era una definizione troppo ampia. Quella non si poteva definire una donna, perchè anche se il suo cuore esternamente era umano, dentro batteva un cuore gorka, un cervello gorka.
-Lei è la moglie di M...- stava per pronunciare quel nome, quando due uomini, o meglio due androgorka, lo presero di forza per farlo entrare nel vecchio faro.
Lo trascinarono verso una boccia di vetro.
-Non avete intenzione di mettermi dentro quella cosa, vero?-
Sui due androgorka comparve un sorriso maligno.
E per la seconda volta nella sua vita, si ritrovò dentro una teca di vetro, come un pesce in gabbia.
Chissà se anche stavolta Elena gli salverà la vita?

Ma Elena non stava certo meglio di lui.
Anche lei si trovava nel vecchio faro, ma non sapeva che fosse lì anche Zick.
Era ancora legata, ma le avevano tolto la benda dagli occhi.
-Tanto tra poco non vedrà più niente.- aveva detto un androgorka, mentre la mettevano in una specie di contenitore di vetro. Stare lì dentro, la faceva pensare ai mostri catturati dai domatori, inscatolati in un dombox.
Dentro quella specie di gabbia, cominciò a cercare di capire se c'era un modo di uscire. Non c'erano guardie a bada della ragazza. Probabilmente avevano pensato che non ce n'era bisogno.
-Gli dimostrerò che si sbagliano.- disse Elena.
"Oh no! Se comincio a parlare da sola diventerò pazza!"
Battè più forte che poteva sulla parete della teca, l'unica che non era di vetro, ma di un metallo. Sperava che ci fosse un punto debole, doveva pur esserci un modo per scappare da quel posto! Non si era mai arresa quando combatteva contro Magnacat, pur non vedendo i mostri, era sempre riuscita a cavarsela. Ma certo... con lei c'era Zick. Andava a lui il merito di tutti i loro successi. In fondo, aveva ragione Teddy, nonostante sembrasse strano pensarlo. Lei era solo un peso per Zick. E ora che se n'era andata, probabilmente stavano tutti molto più bene.
"Non mi devo abbattere così. Devo uscire di qui e dimostrare che qualcosa valgo ancora "
A un certo punto, si ritrovò a pensare a una cosa che aveva notato. La teca, la gabbia insomma, nella quale era richiusa, era un semicerchio. ma la parete, quando ci aveva battuto contro per vedere di scappare, aveva suonato vuoto. Questo voleva dire che... aveva ancora una speranza. La speranza che, sei i suoi calcoli erano giusti, c'era qualcun'altro dall'altra parte.
E se era fortunata, magari sapeva come uscire.
Un rumore interruppe i suoi pensieri.
Un suono conosciuto.
Familiare.
Uno starnuto.

Rinchiuso in quella cosa, dopo aver pensato ad ogni modo per evadere, il giovane domatore, si accasciò sulla parete di quella stramaledetta gabbia. Doveva trovare un modo per uscire di lì al più presto, altrimenti non avrebbe potuto salvare Elena...
Si, come se avesse mai avuto bisogno del suo aiuto.
Se lui non fosse stato così sciocco da cacciarsi sempre in un sacco di guai, lei non sarebbe mai stata in pericolo. Lei non li vedeva i mostri, prima. Come poteva non essere sempre rapita da uno sgherro di Magnacat, se non vedeva la sua natura mostruosa?
Poi le cose si erano ribaltate. Lui aveva perso i suoi poteri per colpa di Mgnacat, che glieli aveva rubati, e sua madre aveva trasmesso i suoi di rifugiatrice a Elena. E Elena lo aveva salvato, fingendo di non vedere ancora i mostri.
Ma ora, li vedevano entrambi. E lui era così lontano da lei, come poteva salvarla? Come poteva aiutarla, se era lui che ne aveva bisogno?
"Basta con questi discorsi" si disse "Devo trovare il modo di uscire da qui! Maledizione!"
Batté i pugni contro la parete, ma non accade altro, se non che si ferì a una mano.
-Fantastico!- si disse. -Ci mancava solo che... e-tciù!-
Allergia ai mostri. Tutta colpa sua!

La ragazzina ci pensò, ci pensò per davvero.
Ma non poteva credere che fosse Zick l'altro intrappolato in quel coso.
Zick non si sarebbe mai fatto prendere. O magari avevano mandato una mini gorka, proprio come per lei avevano mandato Steve.
Ma aveva ancora un solo punto di vantaggio da loro: non sapevano che lei si era ricordata dell'esistenza di Zick. La credevano ancora un guscio vuoto, senza sentimenti. Incapace di combattere. Bene, molto bene.
La partita era ancora aperta. E lei non vedeva l'ora di giocare.

A Zick venne un'idea. Aveva già provato a lanciare raggi dom, ma magari il comando dom, sarebbe riuscito anche se si trovava rinchiuso dietro quel vetro.
Beh, tentar non nuoce pensò.
Lanciò un fortissimo richiamo verso qualunque mostro che si trovava nei paraggi.
"Lasciami andare! Fammi uscire da qui!" ordinò, apparentemente senza risultati.
-Io... non posso.- rispose una voce, appena udibile, flebile e lontana. -E- Elena?- chiese Zick.
Ma ormai era troppo tardi. Elena era stata già portata via, e ora, Zick era davvero rimasto solo. Senza di lei.

Elena venne trascinata a forza verso un'altra stanza del vecchio faro. Dentro alla stanza, riconobbe Steve, la donna che doveva essere la madre di Steve e altri androgorka.
La stavano portando verso una macchina molto strana. Era a forma triangolare, come una piramide, con due porte su un lato e una finestra rotonda su un altro lato. Sul terzo lato, invece, c’erano quattro leve, ognuna contrassegnata da un numero.
-Portatela dentro.- ordinò la donna, indicando una delle due porte sul primo lato.
Elena non poté fare a meno di urlare.

Nonostante fosse dietro un vetro molto spesso, riuscì a sentire l’urlo della ragazza. Sapeva che quella ragazza era Elena, ma sapeva anche che non poteva fare nulla per lei. Stavolta se la sarebbe dovuta cavare da sola.
-Ah, maledizione, maledizione!- urlò più forte che poté.
-Ti serve una mano?- chiese una voce dietro di lui.
Si voltò e dietro alla spessa lastra di vetro, c’era una ragazza, con i lunghi capelli neri a treccia, e un viso tondo. Aveva anche due magnetici occhi azzurri...
"Riprenditi Zick" si disse "Non puoi fare questo torto a Elena. A te piace lei, no?"
Anche se dopo aver visto quello splendore, non era più così sicuro...
-Si, ho bisogno che mi fai uscire, la mia amica è in pericolo!-
La ragazza si voltò dall' altra parte e Zick credé che se ne stava andando, invece, pochi secondi dopo, la lastra si alzò e lui fu libero.
-Ma.. come hai fatto?- le chiese.
-Ho semplicemente tirato questa leva. Ma dov’è la tua amica?-
-Lei è...-
Come fossero stati due calamite, uno attirò l’altra contro di lui e le loro labbra si sfiorarono. A Zick passò davanti tutta la vita che aveva trascorso con Elena, i momenti di imbarazzo e quelli di felicità, le loro liti e anche...
Si staccarono con tanta forza che per poco Zick non picchiò la testa contro lastra dove poco fa stava rinchiuso. La ragazza lo guardò esterrefatta. Perchè aveva provato cose che non poteva nemmeno descrivere. Eppure lo conosceva solo da qualche minuto, neanche.
-Io... io...- provò a spiegare Zick.
-Non dire niente. E’ stato solo un incidente.- disse la ragazza, anche se sentiva che in realtà era qualcosa di livello superiore, che non avrebbe potuto descrivergli.
Come poteva dirgli che era una sensitiva? Come l’avrebbe presa, lui? Di sicuro avrebbe pensato che fosse pazza. E adesso quello che lui voleva era solo trovare la sua amica e andarsene da quel posto.
-Andiamo a cercare la tua amica, così ve ne andrete. Ma spiegami perchè eri rinchiuso.-
-Mi ha rapito un gorka mutaforma.-
-Tu li puoi vedere?- chiese lei allibita.
-Certo sono un domatore.- spiegò il ragazzo. -E tu? Sei una rifugiatrice o una domatrice?-
-Sono una... sensitiva.- ammise.
-Una sensitiva? Non ne ho mai conosciuta una.-
-Beh... andiamo dalla tua amica, prima che si accorgano che ti ho liberato.-
-A proposito, tu che ci fai qui?-
-Io sono una delle figlie di Mister M, è stata la mia famiglia a rapirti.-
-Allora perchè tu mi hai liberato?-
-Non lo so, ho sentito come un richiamo...-

-Liberatemi! Fatemi uscire di qui!- ma il suo comando non aveva funzionato.
Almeno credeva...
Una ragazza aveva udito quelle parole e, uscendo da una macchina triangolare, era corsa nella stanza dei prigionieri, perchè non poteva non ubbidire a un comando dom.

-Davvero? Perchè io ho mandato un comando dom..-
-Va beh, non pensiamoci più, andiamo dalla tua amica e finiamo questa storia.- disse lei molto agitata. Non doveva pensare a quello che aveva provato. Doveva dimenticarlo. Tanto probabilmente non l’avrebbe più rivisto dopo che li avesse fatti scappare.
-Comunque io sono Zick.- le disse presentandosi.
-E io Terry.- rispose lei.
I due ragazzi uscirono dalla stanza dei prigionieri, quando Zick notò qualcosa nell’altra cella, quella di fianco a lui dove doveva esserci stata Elena.
-Aspetta, devo prendere una cosa.- disse chinandosi a prendere un codino con un fiocchetto verde. Quello era il fiocco che Elena indossava sempre! Lo legava attorno i capelli a mo di trecce.
-Allora, arrivi?- gli chiese spazientita.
-Si, dovevo solo prendere questo.- disse il ragazzo, mostrandole il fiocco. -Ma... quello è mio! Dove l’hai trovato?- chiese, strappandoglielo di mano.
-Era nella gabbia dov’era rinchiusa la mia amica.-
-Come si chiama?-
-Chi?- chiese lui senza capire.
-La tua amica: come si chiama?-
-E-Elena, Elena Patata.-
Terry ebbe una scossa fortissima non appena lui pronunciò quel nome, e subito dopo svenne.
-Terry?- chiese il domatore, preoccupato.
-Eccola, l’abbiamo trovata!- disse un ragazzo, completamente identico a Terry, probabilmente suo fratello. Aveva i suoi stessi capelli nerissimi e i suoi occhi azzurrissimi, ma i suoi erano gelidi e perfidi.
Zick, preso dal panico, prese di peso Terry e si buttò dalla finestra del faro.
-Lasciala andare!- urlò il ragazzo.
Quella fu la prima volta che Zick vide il suo nemico numero uno.
Ma non sarebbe stata l’ultima.

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