Vita da proxy

di Arancino Spietato
(/viewuser.php?uid=587023)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivato ***
Capitolo 2: *** Tu non mi piaci, io non ti piaccio ***
Capitolo 3: *** La prova ha inizio ***
Capitolo 4: *** Giorno 1 - Tra foreste, orsi e spiegazioni ***
Capitolo 5: *** Giorno 2 - Incubi, lupi e boscaioli ***
Capitolo 6: *** Giorno 3 - Passi indietro e brutti pensieri ***
Capitolo 7: *** Giorno 4 - Cuore o testa? ***
Capitolo 8: *** Giorno 5 - Perché sei così cieco? ***
Capitolo 9: *** Giorno 5-6 - Una giornata movimentata e azioni corrotte ***
Capitolo 10: *** Giorno 7 - La casa - Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Un nuovo arrivato ***


       Vita da proxy


Salve :)
Per chi non conoscesse le mie due Creepypasta, i link sono qui sotto:
Mouthless Oliver
Smiling Alex
Ci vediamo alla fine del capitolo.
Buona lettura :)
P.S. In questo capitolo ci sarà un po' di linguaggio scurrile.

 

Un nuovo arrivato

 

Era mattina presto, e tutti i proxy se ne stavano nelle loro stanze a far niente, e il sedicenne Oliver White, adesso chiamato Mouthless Oliver, non era da meno.
Se ne stava sul suo letto, a pensare.
Pensava a come era entrato a far parte della “famiglia”, tre anni prima.

*Flashback*

Slenderman se ne stava là fermo, al centro dell'agorà dell'enorme villa, dove i proxy erano tutti riuniti in cerchio.
Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, Slenderman decise di rompere il ghiaccio:
«Allora, lui è un nuovo proxy, si chiama Oliver, salutatelo»
Oliver, timido, se ne stava dietro Slenderman, con lo sguardo basso. Non gli piaceva stare in mezzo alla gente, lo faceva sentire molto a disagio e in imbarazzo. Inoltre non era neanche abituato.
Slenderman, visto che vedeva che Oliver non aveva nessuna intenzione di socializzare, gli diede con la gamba una piccola pacca, e Oliver alzò soltanto la mano per salutare. D'altronde non poteva fare altro.
Tutti lo guardavano in modo strano, poiché non parlava.
Fu molto imbarazzante.
«Eddai! Non c'è bisogno di fare in quel modo! Cos'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» gli disse Toby per spronarlo.
«Beh, quasi. Non può parlare» rispose Slender.
«C-cosa?! In che senso?» disse Jeff.
«Guarda tu stesso»
Imbarazzato, Oliver abbassò la parte della maschera di fronte alla bocca, facendo vedere a tutti la sua parte inferiore del viso brutalmente mutilata. Nonostante tutti fossero abituati a cose molto macabre e truculente, quello che videro li lasciò a bocca aperta.
«Uuuh... deve aver fatto male» disse Ben
«Ma rimarrà muto?» chiese Sally
«No. Gli applicherò sulla testa un dispositivo che leggerà le sue onde cerebrali decodificandole in voce»
«Eeeh?» dissero tutti in coro, tranne Oliver, che sembrò capire tutto alla perfezione.
«In pratica un aggeggio che gli permetterà di parlare. Vado a prenderlo, tu resta qui Oliver, intanto stai con gli altri»
Slender se ne andò in un'altra stanza, lasciando i ragazzi soli.
C'era un silenzio tombale e Oliver se ne stava in piedi davanti a tutti torturandosi le mani. Sally gli si avvicinò con degli enormi occhioni curiosi, e dopo che fu stata lì ad osservarlo per qualche secondo, gli chiese:
«Come te lo sei fatto?» chiese col suo indice piccino che indicava la maschera di Oliver.
«Brutta storia»
Tutti quanti strabuzzarono gli occhi per lo stupore.
«Ma come diavolo hai fatto a parlare?!» chiese Toby.
«Telepatia»
«Wow! Che figata!»
«Oliver!» disse Slender uscendo dal ripostiglio.
«La telepatia consuma un sacco di energia per le persone non allenate come te. Per ora devi usarla con prudenza. Comunque, l'ho trovato. Sapevo che un giorno mi sarebbe tornato utile»
Slender gli si avvicinò e gli fece indossare una specie di corona di metallo dorato con un occhio rosso al centro come fosse stata una fascia.
«Ora prova a parlare. Senza la telepatia»
«Ehm... tipo così?»
«Bene, dopo molti anni ancora funziona. E non ha nemmeno la voce robotica. Però c'è un'altra cosa che dobbiamo fare»
«Cioè?»
«Devo marchiarti»
«In-in che senso?» chiese Oliver intimorito.
«Lo scoprirai tra poco»
Detto questo Slender afferrò con un tentacolo il braccio di Oliver e lo portò fuori.
«Buona fortuna amico» gli disse Ben prima che Oliver uscisse.
«Cosa?! Che vuol dire buona fortuna?!» chiese Oliver, sempre più spaventato.
Arrivati fuori Slender lo afferrò con diversi tentacoli, aprì la bocca e gli morse la spalla.
Oliver cercò di trattenersi dall'urlare, ma non ci riuscì. Non aveva mai provato un dolore simile in vita sua. Nemmeno quando gli avevano strappato la mandibola. I proxy ormai erano abituati a urla e roba del genere e l'urlo di Oliver non li scalfì nemmeno.
Quando i due tornarono, i proxy potevano vedere che il castano era pallido in viso e tremante.
Fu da quel momento che la sua vita da proxy cominciò.

*Fine flashback*

Nonostante fossero passati ben tre anni, Oliver non si era ancora aggregato bene nel “gruppo”. Era sempre un po' distante ed isolato. L'unico suo vero amico lì era Homicidal Liu. Siccome Oliver aveva la stessa età di Jeff, lui e Liu andavano d'accordo e divennero amici quasi subito.
Inoltre era molto invidiato dai maschi per il suo fisico e per le ragazze che gli svolazzavano intorno come mosche. Infatti aveva una muscolatura molto sviluppata, in più anche il suo carattere introverso e un po' freddo attirava inconsciamente le donne. Tutto grazie al suo sangue demoniaco.
Il suo fare niente e anche quello degli altri fu disturbato dalla voce di Slender, che disse a tutti di raggiungerlo nell'agorà.
“Il solito rimprovero perché fanno casino nelle camere da letto” pensò.
Oliver si alzò pigramente dal letto con un enorme sbadiglio, uscì dalla stanza, senza neanche mettersi la maglietta perché secondo lui faceva caldo nonostante fosse stato autunno, e scese le scale per raggiungere l'agorà, dove c'erano già tutti.
Si stupì vedendo quello che aveva portato Slenderman e pensò:
“No, seriamente. Un altro?! Non stiamo già abbastanza stretti qui?! Che bisogno c'era di avere un altro proxy?!”
Osservò meglio la persona che sarebbe dovuto essere il nuovo proxy: era un ragazzino di 11-12 anni, gracile, con dei capelli castano chiaro che sembravano esser stati spazzolati con la dinamite, e una maschera sopra i capelli. Quello che lo stupì di più furono i suoi occhi. Erano di color giallo limone, sembravano quasi luminosi.
“Sarà un effetto ottico dovuto alla luce” pensò.
«Ragazzi, lui è Alex, ma il suo vero nome è Michael Russell. Gli ho cambiato il nome perché potesse essere più al sicuro» disse Slender.
Sembrava un ragazzino normale, finché i suoi occhi non incontrarono quelli di Smile dog.
«Gaaaaaaaaaaaaaaasp!!!!»
Fece un “gasp” così lungo che per poco non soffocò.
Con uno scatto felino raggiunse Smile e si inginocchiò.
«Sei perfetto!» gli disse inquietante con un sorriso decisamente surreale che gli arrivava agli occhi e lo abbracciò, con gran confusione del povero cane. E a quel punto Oliver capì che Slender aveva avuto davvero dei motivi validi per prenderlo come proxy. Sentiva come se quel ragazzino apparentemente innocuo si sarebbe rivelato una macchina da guerra. Quel ragazzino non poteva essere umano. O per lo meno, non completamente. Forse era un demone mezzosangue come lui. O forse era un fantasma. Una cosa era certa: voleva scoprirlo.
«Senti per quanto ancora hai intenzione di stritolare quel povero cane?!» gli disse aggressivo Jeff.
«Cuciti quella bocca falsa!»
«Attento a come parli, moccioso!»
«Il tuo sorriso è solo un surrogato del mio, faccia di merda! Sembra che ti hanno cagato i piccioni in faccia!»
Tutti arretrarono, coscienti di quello che stava per accadere. Ormai tutti conoscevano Jeff.
Nessuno poteva dirgli che era brutto. Nessuno.
Anche il più ingenuo avrebbe capito che intorno a Jeff si stava formando un'aura omicida.
«Calmati Jeff» disse Liu.
«Tu... lurido pezzo di merda!!»
Estrasse il coltello, ma per fortuna Slender l'aveva afferrato.
«Devi calmarti Jeff! E anche tu Alex!»
«Ma è stata quella faccia da culo a cominciare!» si lamentò Alex.
«Sono davanti a te incestuoso figlio di puttana!»
«Poverino! Mi dispiace!» disse sarcastico Alex.
«Avrei dovuto strapparti le palle quel giorno, brutto bastardo! Ah, giusto, tu non ce le hai le palle!»
«Sì che ce le ho ed inoltre io non ho il culo al posto della faccia, infatti tu dici solo stronzate!»
«Sciacquati la bocca stronzo!»
«E tu vai a lavarti il culo che puzzi!»
«ADESSO BASTA!!»
Tutti si zittirono e scattarono sull'attenti. Quando Slenderman alzava la voce voleva dire che era finito il tempo di scherzare.
«Sono stanco di voi due! Litigavate ancora prima di venire qui! Non è possibile che voi due dovete fare una scenata ogni volta che vi vedete! Datevi. Una. Calmata! Non fatemelo ripetere di nuovo!! Chiedetevi scusa, ora!»
Per una bella manciata di secondi tutti e due tacquero.
«Mmmh... mmmhh... mhh... scusa» disse Alex a voce bassa, irritato.
«Grrr...»
«Jeff» disse Slender.
«...»
«Jeff!»
Jeff mugugnò qualcosa di incomprensibile.
«JEFF!»
«Scusa!» sbottò Jeff.
«Finiamola qui adesso» disse Slender.
L'atmosfera si calmò e Jeff se ne andò al piano superiore, mugugnando imprecazioni molto colorite.
Alex fece spallucce e si dirisse verso la massa di proxy che erano intenti a guardare la scena. Si mise a salutare tutti, e quando venne il turno di Laughing Jack, qualcosa gli disse che con lui sarebbe andato molto d'accordo.
«Ciao! Io sono Alex! Tu come ti chiami?» gli chiese felice tendendogli la mano.
«Laughing Jack»
«Jack! Vuoi diventare mio amico?» gli chiese ansioso con degli occhioni da cucciolo enormi.
«Perché no?»
«Gasp!»
Alex rimase immobilizzato con la bocca spalancata e con uno sguardo da deviato mentale.
«Ehm... tutto a posto?» chiese L.J. mentre gli passava la mano davanti agli occhi.
Dopo qualche secondo Alex rinvenì.
«Ho un amico... ho un amico! HO UN AMICO!! Yeeeeeeeeyy!!!» gridò Alex entusiasta e si mise a correre in cerchio attorno a L.J..
«Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico! Ho un amico!-»
Alex si fermò di colpo e si calmò. Andò da Slender, gli tirò teneramente i pantaloni per attirare la sua attenzione, e con degli occhioni da cucciolo, gli chiese:
«Quando si mangia?»
«In effetti è ora di colazione. Ragazzi! Andate a fare colazione forza!»
«Yey!»
Mentre i proxy si dirigevano nella sala da pranzo, Alex non si staccava un secondo da L.J., e quando quest'ultimo, per vedere come Alex avrebbe reagito, si mise a volare, quest'ultimo lo riempì di un sacco di domande.
«Puoi volare?!»
«Eh già»
«Sei un fantasma?»
«Non proprio»
«Che cosa hai fatto per venire qui?»
«Tsk, se te lo dico ti traumatizzi»
«Non è vero! Dai racconta!»
«Ok... allora, una volta ho visto un bambino che era solo e perciò io...»
E allora gli raccontò per filo e per segno che cosa fece al povero bambino, ovvero quello nella storia di Laughing Jack.
«... Mostruoso! In senso buono»
«Lo so, lo so. E tu?»
«Beh... io...»
E allora Alex gli raccontò tutta la sua storia.
«Mi stai dicendo che hai dei super poteri?! No, non ci credo»
«Allora vieni, guarda»
L.J. guardò stupito la palla di energia che si era formata nel palmo della mano di Alex.
«Wow... Tutto qui?»
«Non lo so. Ce li ho da qualche ora»
«Teniamoli d'occhio. Ora andiamo a mangiare dai»
I proxy fecero colazione e dopo un'ora Slenderman chiamò Alex nel suo ufficio.
«Che c'è?»
«Ascolta Alex, so che è il tuo primo giorno, ma il tuo allenamento deve cominciare ora»
«Allenamento? Che vuol dire?»
«Hai notato anche tu di avere delle “capacità” fuori dal comune, no? Dobbiamo allenarle fin da ora, in modo che tu possa diventare più forte»
«Ok»
«Il problema e che non abbiamo un allenatore simile a te»
«Ma Slenderman, chi meglio di Oliver farebbe al caso suo?» chiese Masky.
«Oliver? Quello con la maschera simile a quella di Toby?» chiese Alex.
«Masky, sai anche tu che cosa è successo un anno fa» disse Slender.
«Quando Oliver è... impazzito?»
«Sì. Ha perso il totale controllo di sé e dei suoi poteri, mettendo a rischio la vita di tutti i proxy. E non voglio che succeda di nuovo, altrimenti sarei costretto a mettergli un sigillo in modo che non possa sprigionare completamente i suoi poteri, e la cosa non mi sembra giusta nei suoi confronti»
«Capisco, ma in quel momento Oliver era parecchio stressato, e poi questo sarà solo un leggero allenamento, nulla di che»
«Mmhh... ok, gli darò un'ultima possibilità. Vallo a chiamare»
«Sì»
Dopo pochi minuti Oliver raggiunse anche lui l'ufficio di Slenderman.
«Mi hai chiamato Slenderman?»
«Sì. Sai, anche Alex, come te è “speciale”. E per questo, come ti ho allenato io, voglio che tu alleni lui»
«Ok»
«Oliver, sappiamo benissimo entrambi che cosa è successo un anno fa. Voglio che tu ti sappia controllare perché io so bene che puoi farlo. Sei un bravo ragazzo, e non mi va di metterti un sigillo. Sta attento»
«Non ti deluderò Slenderman»
«Allora l'allenamento può cominciare adesso, nella valle dietro la villa. Muoviamoci»
Slenderman, Masky, Hoodie, Oliver e Alex si dirissero verso l'enorme valle situata dietro la villa. Si era sparsa la voce, e tutti i proxy si erano recati sul retro per godersi lo spettacolo.
C'era tensione nell'aria, e Oliver e Alex stavano per scontrarsi.
«Pronto?»
«Sono nato pronto» rispose Alex con un sorrisetto in viso.
All'improvviso un raggio partì dalle mani di Alex. Appena colpì ad Oliver, una nuvola di terra si alzò, coprendo ogni cosa...

To be continued...


Angolo dell'arancino autrice:

Finalmente ce l'ho fatta!! EVVAI!!
Non sono molto brava a fare dei personaggi IC, ma in fondo questo è il primo capitolo e se vi pare che i personaggi siano troppo OOC ditemelo ;)
Spero che non mi uccidiate per il modo in cui ho trattato Jeff XD
Ringrazio tutti quelli che recensiscono, ma anche quelli che semplicemente leggono e gli utenti che mi supportano, come Amekita, sara2001, little_alice e DarkDream, ma anche tutti quelli che seguono soltanto leggendo :).
Che cosa è successo ad Oliver?
Oliver perderà il controllo o tutto andrà per il verso giusto?
Scopritelo nei prossimi capitoli!
Bye bye ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tu non mi piaci, io non ti piaccio ***


Tu non mi piaci, e io non ti piaccio

 

La nuvola di terra andò pian piano a svanire, mostrando Oliver, il quale, parando il colpo con una mano, non si era fatto nemmeno un graffio.
«Sarebbe stata una mossa efficace se fosse stata più forte» disse Oliver.
«C-cosa?! Come hai fatto?!» disse esterrefatto Alex, indietreggiando.
«Non ti conviene sottovalutarmi, ragazzino»
«Grrr»
«Ma sei felice o arrabbiato?»
«Sono arrabbiato!»
«Davvero? Dal tuo sorriso non si direbbe»
«Non ci posso fare niente! Mi viene naturale!»
«No perché sai, con quello sguardo arrabbiato e quel sorriso sembra che tu stia architettando un piano diabolico»
«Uh?! Grrr... NON PRENDERMI IN GIRO!!»
In uno scatto di rabbia Alex gli rilanciò un altro raggio, che Oliver parò ancora una volta.
«Ti ho già detto che non funzio-»
Non ebbe nemmeno il tempo di parlare che Alex gli si fiondò addosso, riempiendolo di calci e pugni, che però venivano tutti schivati.
«Non devi lasciare che la rabbia ti accechi. Devi essere preciso nei colpi!»
E così Oliver gli sferrò un bel ceffone che lo fece cadere a terra.
«Forza, alzati!»
Anche se lentamente, Alex si alzò, e Oliver notò qualcosa di strano: gli occhi di Alex erano diventati arancioni, e il suo sguardo diceva che era parecchio arrabbiato.
«Tsk, se ti fossi alzato a questa velocità in un vero combattimento a quest'ora saresti morto. Dopotutto ti ho dato solo uno schiaffo...»
«...»
«Allora facciamo così: io ti colpisco e tu devi schivare, ok?» disse Oliver scrocchiandosi le nocche.
Non aveva neanche permesso ad Alex di parlare e già lo stava riempiendo di pugni. Molti non riusciva a schivarli, e uno di questi all'addome fu così forte che lo fece sbattere contro una quercia. Il dolore allo stomaco fu così forte che Alex fu costretto a piegarsi in due.
Slender, un po' preoccupato, disse a Oliver di calmarsi e di non esagerare, ma quest'ultimo sembrò ignorarlo completamente. Questo si avvicinò ad Alex e gli alzò il mento, per guardarlo negli occhi.
«Tutto qui? Sul serio? Io so che tu puoi fare molto di più, te lo si legge negli occhi che ti stai trattenendo»
Gli occhi di Alex per risposta si illuminarono e con stupore di tutti assestò ad Oliver un potente pugno in faccia, ma lui spostò solo il viso, e non sembrava essersi ferito.
«Mi hai fatto un po' male. Stai migliorando»
All'improvviso Oliver gli prese il braccio con tutte e due le mani e lo lanciò dietro di lui. Alex fece un bel volo, ma cadde in piedi, e subito dopo essere atterrato, si fiondò come una belva contro Oliver, cercando di colpirlo, ma gli faceva solo qualche taglietto.
«Devi imparare a prevedere le mosse dell'avversario...»
Mentre Alex provò a dargli un pugno all'addome, Oliver si scansò e gli prese il braccio con due mani.
«... ed usarle contro di lui!»
Dopodiché lo lanciò di nuovo verso l'albero.
«Questo era un semplice esempio» disse Oliver pulendosi le mani.
Dopo qualche secondo il corpo di Alex cominciò a circondarsi di scariche elettriche rosse.
“Mhh... Forse finalmente si fa un po' sul serio” pensò Oliver.
Con grande velocità Alex gli lanciò un altro raggio, molto più potente e veloce di quelli precedenti, ma che Oliver riuscì a schivare lo stesso. Alex approfittò della sua breve distrazione per aggredirlo, e ricominciò la zuffa.
Mentre Oliver stava per assestargli una bella gomitata in viso, Alex si parò usando entrambe le mani, e usò il suo potere per ustionargli il gomito. Oliver si dovette allontanare, gemendo per il dolore.
«Merda...»
Era una brutta ferita: la poca carne che c'era sul gomito era stata bruciata lasciando esposto l'osso. Ma siccome Oliver non l'aveva guardata, non aveva capito quanto fosse stata grave, così non si preoccupò molto e con lo stesso gomito provò a dargli un'altra potente gomitata. Alex però la schivò e quindi Oliver colpì l'albero, provocando un dolore atroce. Si fermò qualche secondo per il forte dolore, ma subito dopo lanciò una grande fiammata nella direzione di Alex, che per miracolo la evitò.
«Ora facciamo sul serio»
Gli occhi di Oliver diventarono gialli e creò delle fiamme nell'aria, e da queste fiamme uscì una spadona con un buco al centro situato alla fine della spada, che si infiammò non appena Oliver toccò il manico.
Le cose si stavano facendo serie, lo avevano capito tutti. Ma quello non poteva essere un semplice allenamento. Oliver si stava lasciando un po' andare per i gusti di Slenderman.
«Forza, schivale!» gridò Oliver cominciando ad assestargli diverse stoccate, fendenti e altri tipi di colpi con la spada.
Data la pesantezza della spada, Oliver non riusciva ad usarla con molta agilità, così ad Alex non venne molto difficile schivare.
Oliver, infastidito dal fatto di non poter utilizzare la spada come voleva, strinse molto forte il manico, quasi a volerlo spezzare.
La sua rabbia aumentò la sua forza e con ciò anche il maneggiamento della spada. Alex stava rischiando molto, ma nessuno dei due voleva mollare.
«Che fai, adesso non mi colpisci più?»
«Oliver! Fai piano!» gli urlò Slenderman.
«Andate tutti al diavolo! Erano anni che non mi divertivo in questo modo!!» sbottò Oliver, prima di scoppiare in una grande, folle risata.
«Basta così Oliver! L'allenamento finisce qui-»
Appena finì la frase, un potente sgualembro colpì in pieno petto Alex, facendolo cadere a faccia in giù e perdere molto sangue.
«Alex!»
«Oh avanti Slendy, non si è fatto niente!! Vero Michael?!» gridò Oliver mentre con un piede gli schiacciava la testa, e sentendo i gemiti di dolore di Alex, non fece che aumentare la pressione.
«AHAHAHAHAHAH!! Alzati dai! Voglio divertirmi ancora un po'! Ahahahahahahah!!»
Alex però con i suoi poteri riuscì a creare una scossa elettrica non letale che attraversò il corpo di Oliver, che saltò letteralmente in aria, e si allontanò di qualche metro. Nel frattempo Alex riuscì ad alzarsi e ad appoggiarsi all'albero.
«Ahia porca troia! Ora ti faccio vedere io!»
Oliver corse verso Alex con la spada alta, intento a dargli il colpo di grazia.
«FERMO!!!»
Alex, poco prima dell'impatto con la spada, riuscì a creare una forte onda d'urto attorno a sé, che spazzò via Oliver di molti metri, e la spada si dissolse tra delle fiamme.
Oliver giaceva a terra, e non si muoveva.
Probabilmente era svenuto.
Alex, però, decise di andare a vedere se fosse stato effettivamente così.
«Alex! Stai attento!»
«S-secondo me è svenuto»
Alex gli si avvicinò molto, e quando arrivò a un metro di distanza, scoprì con orrore che Oliver non era affatto svenuto.
«Quanto sei stupido...»
Alex vide solo i suoi occhi illuminarsi di giallo, prima di ricevere un violento calcio in faccia, che gli fratturò la mascella e lo fece volare per qualche metro, poi Oliver alzandosi velocemente gli diede un pugno all'altezza del collo, dopodiché gli diede una forte ginocchiata allo stomaco, che gli fece sputare sangue, e dopo un potentissimo calcio sempre allo stomaco che lo spedì all'albero.
Oliver lo raggiunse e lo girò, mettendolo a faccia al muro. Gli diede un'altra ginocchiata alla schiena, e Alex non riusciva nemmeno ad urlare bene con tutto quel sangue in bocca e che gli continuava a risalire. Ormai la corteccia era diventata rossa.
«Mai...»
Oliver gli afferrò i polsi...
«abbassare...»
Glieli mise dietro la schiena...
«LA GUARDIA!!»
Con forza Oliver sollevò i polsi di Alex e di conseguenza le braccia sopra la testa, slogando così le spalle e strappando dei legamenti.
Alex non riuscì a non urlare per il dolore, e svenì poco dopo, stramazzando al suolo.
Oliver guardava ancora con sguardo folle il corpo di Alex messo molto male.
Realizzò quello che era successo solo quando Slenderman prese il corpo di Alex per portarlo in infermeria.
«Oh mio Dio no... Che cosa ho fatto?!... Porca puttana!! Perché, cazzo, perché?!»
Oliver si guardò le mani, frustrato per ciò che aveva fatto.
Come aveva potuto perdere il controllo così facilmente?
I proxy guardavano impotenti il corpo di Alex portato d'urgenza in infermeria. Anche se era lì da un paio di ore, quel ragazzino si era già fatto simpatico a molti proxy.
Oliver rientrò a testa bassa nella villa, per evitare gli sguardi arrabbiati degli altri. Persino Jeff, nonostante non fosse stato triste per Alex, era rimasto colpito dalla brutalità dei colpi che gli erano stati inferti.
«I medici si stanno occupando di lui, ma comunque non dovrebbe essere in pericolo di vita. Alex è un osso duro, non mollerà così facilmente»
«...»
«Oliver»
«Slenderman, io non-»
«Non cosa ah?! Non volevo procurargli una grave emorragia interna?! Non volevo rompergli qualche vertebra?! Non volevo usare una persona innocente come mio personale sacco da box per sfogarmi?!»
Oliver era già frustrato, ma quelle fredde parole furono come un orribile pugno allo stomaco. Lo ferirono dentro. Per la prima volta, si sentiva veramente in colpa per aver fatto del male a qualcuno.
«Io mi fidavo di te. Non me l'aspettavo. Non mi aspettavo che un tipo come te perdesse il controllo così facilmente. Sei forte ma sei pericoloso. Sappi che non ti sto “licenziando” solo perché non ti voglio contro di me e la mia famiglia»
Quelle ultime parole gli diedero il colpo di grazia.
L'orribile sensazione delle lacrime che stanno per uscirti dagli occhi lo invase.
Cercò disperatamente di trattenere le lacrime.
Se c'era una cosa che Oliver odiava di sé, quello era sicuramente il suo orribile, patetico, lato sensibile.
Detestava piangere, ma nei momenti di forte stress le lacrime cominciavano a pungergli gli occhi e a tentare con tutte le loro forze di uscire. Ma in fondo era stato da sempre così, e non ci ha mai potuto fare nulla. Odiava piangere: lo faceva sentire debole, un mollaccione, una donnicciola.
«Vieni con me»
Slender lo portò fuori, ed Oliver era completamente cosciente di quello che stava per accadere.
«Slender, ti prego, io-io non volevo! Non so cosa mi sia preso!»
«Quello che è fatto è fatto»
«Per favore, non mettermi quel sigillo»
«Oliver, vuoi capirlo oppure no che sei una bomba ad orologeria ambulante?!»
«C-cosa?»
«Se magari fossi stato normale, ti avrei potuto dare qualcosa, ma visto che sei un mezzo demone con te quelle medicine non funzionano. Sei troppo pericoloso, e non posso permettere che accada una terza volta!»
«Non è colpa mia!»
«Colpa tua o non, non cambia niente. E poi sta tranquillo, una volta che sarai senza poteri non avrai più il pensiero costante di fare del male a qualcuno»
«Tsk»
Slender senza preavviso lo afferrò per la vita con dei tentacoli, e con un altro gli abbassò la maschera.
“Ma che-” pensò Oliver.
Il suo pensiero fu interrotto da quel tentacolo che all'improvviso si infilò nel suo esofago. Non faceva male, ma era una sensazione tremenda, gli veniva da vomitare.
Dopo qualche secondo sentì come se il suo petto si fosse congelato dall'interno, e Slender ritirò il tentacolo.
“Un modo decisamente non piacevole di mettere un sigillo”
Una volta messo il sigillo, Oliver corse in camera sua, per nascondere le numerose lacrime che non riuscì più a trattenere.
Si chiuse dentro e dalla rabbia diede un calcio al muro così forte da creare una crepa. Forse non aveva più la sua incredibile forza data dal sangue demoniaco, ma i muscoli ce li aveva ancora.
«Fanculo!» ringhiò Oliver asciugandosi nervosamente le lacrime.
«Porca troia!»
Oliver sollevò il comodino e lo scaraventò sullo specchio, frantumandolo.
Si sedette sul letto e si sforzò per creare un fiamma, anche solo una piccola scintilla, tra le sue mani, che però, come previsto non arrivò mai.
Frustrato più che mai, si sdraiò, pensando che una dormita avesse potuto aiutare a smaltire lo stress.
Ok, era diventato un semplice umano. Un umano muscoloso e bipolare. E allora? Quasi tutti quelli che erano intorno a lui erano umani.
Pazienza, ci avrebbe fatto l'abitudine.
E senza accorgersene, si addormentò.
Si svegliò tre ore dopo.
Sarebbe dovuto scendere per pranzare, ma si vergognava troppo.
Chissà cosa avrebbero fatto gli altri. L'avrebbero perdonato? Non gli avrebbero più parlato? Nemmeno Liu?
E se fosse scappato?
Ci pensava da un bel po', ma ci aveva sempre ripensato. Quella sarebbe potuta essere la giusta occasione. Affanculo tutti.
Si alzò e corse al suo armadio per prendere delle lenzuola, poiché era al primo piano.
Le annodò fra di loro e annodò una delle estremità ai piedi del letto.
Aprì la finestra e buttò giù le coperte. Si stava avvicinando un temporale, avrebbe dovuto fare in fretta.
Mentre si stava arrampicando sulla finestra però:
«Oliver, sei qui?-»
Liu era entrato in camera, beccando Oliver con le mani nel sacco.
Quest'ultimo si annotò mentalmente di chiudere a chiave le porte quando aveva in mente di fare cose del genere.
Oliver con uno scatto felino scese dalla finestra, prese un pezzo di vetro e lo puntò alla gola di Liu.
«Tu non hai visto niente»
«Ehi ehi ehi Oliver! Che diavolo ti è preso?!»
«Vattene, tanto tu mi odi, come gli altri» disse Oliver buttando il pezzo di vetro a terra.
«Pfff, ahahahah! Oh Oliver... possibile che tu debba essere sempre così paranoico? Nessuno ti odia»
«Sì come no, infatti quei “calorosi” sguardi che ho ricevuto quando sono rientrato me li sono immaginati!»
«Sono rimasti solo colpiti, tutto qui, e poi Slender ha spiegato a tutti la situazione. Si calmeranno tra qualche giorno, e poi gli altri ti rispettano-»
«Certo! Mi rispettano perché hanno paura di me! Io sono “il demone mangia anime”! Hanno proprio ragione a temermi!» sbottò Oliver sedendosi sul letto.
«Uff! Che palle che sei Oliver! Poi hanno ragione a dirti che sei una testa calda!»
«Non sono irascibile! Sono stressato!»
«... Io... non volevo fare del male a quel ragazzino, lo giuro... non so cosa mi è preso» disse Oliver abbracciando le ginocchia.
«Oliver noi ti crediamo. Devi smetterla di rendere abnorme qualsiasi situazione. Alex guarirà, tu ti scuserai e tutto tornerà normale»
«E se non dovesse perdonarmi?»
«Anche se l'ho conosciuto davvero poco non mi sembra che sia un tipo da queste cose, ma comunque non pensiamoci ora. La sua guarigione non sarà breve. Qualche quattro, cinque mesi»
«...»
«...Vuoi ancora scappare?»
«N-no...»
«... Dai vieni a mangiare, aspettiamo solo te» gli disse Liu alzandosi.
«... Ok»
«E non ti preoccupare per quello che è successo ora, terrò la bocca chiusa»
Liu ed Oliver uscirono dalla stanza, e sulle scale:
«Liu»
«Huh?»
«Grazie»
«Di nulla amico»
Nonostante le consolazioni di Liu, i proxy cominciarono ad evitare Oliver.
Lui lo notò, e se ne stava sempre più chiuso in camera.
Molti lo andavano a trovare in infermeria. Anche Oliver era deciso ad andarci, ma ogni volta rimandava.
I quattro mesi passarono in fretta, e per il piccolo Alex era giunta l'ora di lasciare l'infermeria.
Quella era l'ultima possibilità.
«Dai Oliver! Non ti mangia!» gli disse Liu.
«Sì ma, e se mi attacca, e se mi urla contro?!» disse Oliver agitato facendo avanti e indietro per tutta la stanza.
«Se non vuoi farlo ti accompagno io»
«Non ne ho bisogno, non sono un bambino!»
«Eddai!!»
«Ok, ok, lo faccio... ehm...»
«Che c'è?»
«Stammi vicino, ho bisogno di supporto morale»
Liu cercò di trattenere le risate mentre scendevano verso l'infermeria.
Eh già, anche se Oliver voleva cercare di sembrare un adulto, era ancora un ragazzo, e Liu lo sapeva bene.
Arrivò insieme a Liu nella “sala d'attesa”, dove c'erano già Jack, Toby e Jane.
«C'è già qualcuno dentro?» chiese Liu.
«No» rispose Jane.
Oliver si dirisse verso la stanza ma venne fermato da Toby.
«Che vuoi?»
«Non puoi entrare senza le manette. Chissà cosa potresti combinare»
«Mi prendi per il culo stronzo?!»
«Ehi calmati!» gli disse Liu.
«Io sono calmo!»
«Sì certo, e io sono la Fata Smemorina»
«Perché sei qui? Vuoi finire il lavoro eh?» lo stuzzicò Jack.
«NON POSSO NEMMENO SENTIRMI IN COLPA ADESSO?!?!» gridò Oliver.
Capirono tutti di dover tacere perché stavano per superare il limite e lo fecero passare.
Oliver era fermo a guardare la porta.
«Oliver, ti hanno tagliato le mani? Perché non bussi?» disse Liu.
«Ora busso! Ok...»
E finalmente Oliver bussò.
Ci fu qualche secondo di silenzio, fino a quando da dentro la stanza si sentì una vocina dire «Avanti», e così Oliver si fece coraggio ed entrò.
Era una piccola stanza, tutta bianca, con un letto d'ospedale anch'esso bianco al centro, dove c'era Alex seduto. Gli avevano appena tolto il gesso, e indossava soltanto un camice azzurro da ospedale.
Il suo sguardo era inespressivo, e Oliver non aveva la minima idea di quale reazione avrebbe avuto.
«Ciao... Oliver, giusto?»
«Ciao Alex... ehm... mi dispiace di non essere venuto prima. Volevo chiederti perdono per quello che è successo. Io non volevo, ti giuro! Spero che tu mi possa perdonare. Ti pongo le mie più sincere scuse...» disse Oliver torturandosi le mani.
Dopo qualche secondo Alex scoppiò in una grande risata.
«Pensi sul serio di poter fare una cosa del genere e uscirtene con uno “scusa” eh? Brutto musone?! Io voglio i fatti! E poi sei più falso di una moneta da due dollari!»
«... Ah sì? È così che la metti? Va bene...»
Oliver aprì la porta per andarsene...
«E SIA!!»
Sbatté la porta così forte che tutta la stanza tremò.
«Vuole fare il bambino viziato?! E lo faccia! Ma io non voglio più avere a che fare con quel poppante!»
Oliver se ne salì le scale. Era arrabbiato, ma almeno non sentiva più i sensi di colpa.
«Cazzo...» disse Liu sbattendosi la mano sulla fronte.


Angolo dell'arancino autrice:

Ciao a tutti!
Ok, ora non cominciate a dirmi:
“Oh, ma come?! Oliver/Alex è troppo stronzo! Deve morire!”
Se già cominciate a giudicare così i personaggi dal secondo capitolo... U_U
Sento che c'è qualcosa che non va con questo capitolo, ma non riesco a capire cosa, spero sia solo una mia impressione. E poi l'ho fatto anche di fretta U_U Quanto detesto rileggere il capitolo X(
Ok, bye bye! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La prova ha inizio ***


La prova ha inizio


Attenzione: questo capitolo è a rating arancione-rosso

 

Oliver se ne era andato in camera sua sbattendo la porta, amareggiato, e si sdraiò sul letto.
Lo raggiunse Liu pochi minuti dopo.
Bussò alla porta:
«Oliver, sono io, Liu. Posso entrare?»
«Avanti»
Liu entrò e si sedette sulla sedia della sua scrivania.
«Ehi, sei ancora arrabbiato?»
«...»
In effetti la sua rabbia era scemata, ma non l'avrebbe ammesso.
«Avanti Oliver! Ti arrabbi pure? Dopo che l'hai quasi ucciso, non sei venuto a trovarlo, e adesso te ne esci con delle semplici scuse, mi pare normale che non ti abbia perdonato»
«...»
«Dai, probabilmente gli passerà. Devi continuare a fargli credere però che tu ci tieni-»
«Io non voglio fare amicizia con quel nanetto. Che ci guadagno?»
«E allora perché ti sei arrabbiato quando non ti ha perdonato?»
«...»
«Oliver... se non sai nemmeno tu quello che dici come dovrei aiutarti?!»
«Non te l'ha chiesto nessuno veramente»
«Non cominciare...»
«Che c'è? È la verità»
«E va bene sociopatico che non sei altro, me ne vado»
Detto questo Liu se ne andò.
«Uff... che bordello...» disse Oliver sbuffando.
Però continuava a pensarci...
Perché si era arrabbiato quando non lo aveva perdonato se non gli importava niente di Alex?
Forse non era del tutto così?
Nah...
Però, non ne era del tutto certo.
Per alleviare lo stress andò nella valle per allenarsi un po', e ci restò fino a tardo pomeriggio.
Poi, stanco, se ne ritornò in casa, si fece una doccia, e se ne andò a letto per rilassarsi.
Ma proprio mentre stava sonnecchiando, sentì bussare alla porta.
«Oliver»
«Entra»
Era Liu, che entrò. Aveva un'aria molto entusiasta.
«Siediti, devo dirti una cosa»
«Parla»
«Ho trovato il modo per farti sfogare!»
«E sarebbe?»
«Il sesso!»
«Ah sì, il se-COSA?!»
Non appena Liu pronunciò “sesso”, Oliver divenne pallido in viso, ma subito dopo il pallore venne sostituito da un rossore molto evidente.
«Eh già! Adesso che sei abbastanza grande potrebbe essere una proposta allettante! Che ne dici?»
«M-ma io-»
«Non fare così! Sembra che tu abbia appena visto un fantasma»
«No, è solo che... non mi sento pronto... Non credo che sia qualcosa adatto a me»
Dopo qualche secondo Liu cominciò a sganasciarsi dalle risate.
«Ehi, che c'è da ridere?!»
«Ahahah... Niente, e solo che... non è possibile! Non è possibile che tu non abbia un minimo di desiderio! Hai sedici anni! Dovresti avere gli ormoni a mille! E per di più sei anche mezzo demone quindi...»
«Beh, vuol dire che sono un'eccezione» disse Oliver sdraiandosi sul letto con le mani dietro la testa.
«Mmhh... Aspetta un secondo...»
«Cosa?» chiese Oliver mettendosi a sedere.
«Non è che per caso non vuoi farlo perché... ti vergogni?»
«Mh? Vergognarti di che?»
«Della lunghezza, per esempio, o della durata»
«Nah. Io sto a posto»
«E quanto duri?»
«MA SONO DOMANDE CHE SI FANNO QUESTE?!?!» gridò Oliver alzandosi in piedi con il viso in fiamme.
«Shhh! Non gridare!»
«Ok, ok, sono calmo» disse Oliver incrociando le braccia e mettendosi a sedere.
«Sei il mio migliore amico, non dovresti vergognarti. Perciò, quanto duri?»
«Sì ma... durare, in che senso?»
«... Mi spieghi come cazzo devo fare con te?»
«Ti ho fatto solo una domanda-»
«Tu mi aggredisci senza neanche sapere che cosa ti ho domandato?!»
«Ehm-»
«Vabbeh, lasciamo perdere...» disse Liu stringendosi con due dita la base del naso, rassegnato.
«Mi spieghi allora?»
«Ok. Allora, ti sei mai fatto una sega?»
«Una sega? Che centra la sega?»
Liu si sbatté la mano sulla faccia con un sonoro SLAM.
«Non ti sei nemmeno masturbato...?»
«N-no...»
«Come devo fare con te...»
«Parli oppure no?»
«Ok, quindi...»
E così i due passarono un'oretta tra concetti di sesso, punto G, fellatio, kamasutra e chi più ne ha più ne metta.
Oliver alla fine della lunga spiegazione aveva degli occhi enormi da quanto li aveva aperti per lo stupore. Aveva scoperto un mondo di cui non immaginava neanche l'esistenza.
«Wow...»
«Allora? Ti ho convinto?»
«Beh, ecco...»
«Oh avanti! Tu sei un demone! Dovresti essere il re della tentazione! Dovresti avere tutte le mosse del kamasutra nel sangue!»
«E invece no!»
«Secondo me se lo fai poi non ti fermi più»
«Tsk, non credo proprio»
«Mmh... siccome non è notte, per ora passeremo alle cose più “soft”»
«Perché? Che dobbiamo fare di notte?»
«Beh... diciamo che, ho delle amiche...»
«No... Sul serio? Vai a puttane?»
«Perché no?»
«E i soldi da dove li prendi? Dalle vittime?»
«E da dove sennò?»
«Ma non hai già Jane?»
«Ma che cazzo dici?! Io non sto con Jane, a me non piace quella!»
«Liu, sono il tuo migliore amico, lo sai che a me puoi dire tutto»
«... E va bene sì, però è solo una cotta!»
«Liu...»
«... SÌ! Sì, è vero! Mi piace Jane» disse Liu nascondendosi la faccia con le mani.
«Non devi vergognarti, l'avevano già capito tutti»
«Cosa?!»
«Sei un libro aperto, ti si legge in faccia che sei pazzo di lei»
«E come potrei non esserlo? La sua pelle così bianca e pura...»
«Non cominciare a fare lo smielato adesso»
Oliver fu certo di aver visto gli occhi di Liu diventare a forma di cuore.
«E i suoi occhi verdi così luminosi! Per non parlare dei suoi soffici boccoli neri come la notte senza stelle...»
«È una parrucca...»
«Non importa!! Le stanno benissimo lo stesso!»
«Tsk, l'amore, che maledizione»
«L'amore può farti sfiorare il cielo ma può farti anche toccare l'inferno, ma in fondo, ne vale la pena»
«Non ci tengo, sto bene così»
«Le ultime parole famose...»
«Sarà così stavolta!»
«Certo, vedremo...»
«Cambiando discorso, se ti piace così tanto Jane, perché non ci provi?»
«Perché lei non mi vuole! Lei vuole a quello stronzo di mio fratello!»
«Jeff?»
Liu si alzò in piedi e si mise a camminare nervoso per tutta la stanza.
«Ma che minchia di logica hanno le femmine?! Cioè, più sei stronzo con una donna e più sei figo ai suoi occhi?! E certo! Mi pare ovvio! Per conquistare una ragazza basta ucciderle la famiglia, bruciarla viva e lei ti correrà dietro!»
«Calmati Liu»
«No che mi calmo porca miseria! È un'ingiustizia! E poi lei merita di meglio di quello schizofrenico di merda!»
«Frena la lingua Liu. È sempre tuo fratello»
«NON VUOL DIRE UN CAZZO!! Quel pezzo di merda ha provato ad uccidermi! Lui. Non è. Mio fratello!!»
«Adesso smettila Sully!»
Liu aveva perso il controllo, facendo uscire la sua altra personalità, Sully.
«...»
«Vattene via!»
«Io non me ne vado! Tu non puoi dirmi quello che devo far-»
Oliver lo abbracciò, cogliendolo alla sprovvista. Aspettò dieci secondi, poi chiese:
«Liu?»
«Oliver... che è successo? Sully è uscito?»
«Sì, hai perso il controllo»
«Uff, grazie amico» disse Liu sciogliendo l'abbraccio.
«Tsk, non c'è di che»
«Dunque, tornando a quel discorso... cominciamo?»
«Sigh. Va bene»
«Ok, torno subito!»
Liu uscì dalla stanza in fretta e furia, e nel giro di trenta secondi era già rientrato con un portatile in mano.
«Un computer?»
«Una cosa è raccontarlo, una cosa è guardarlo...»
Liu accese il computer e mostrò ad Oliver il tanto conosciuto e rinomato sito rappresentate la principale fonte di piacere per le persone single e non. Che non sto qui a dirvi.
Già dalla schermata principale Oliver sembrava già interessato.
Liu cliccò su un video intitolato: “Come far venire un orgasmo vaginale”.
«Adesso slacciati la cintura, e fai quello che ti ho detto prima»
«Ok...»
Passarono mezz'ora davanti al computer, e Oliver si divertì non poco, quasi venne.
«Uff, uff... allora, com'è stato?»
«Una favola»
«Se già stai bene adesso, stanotte morirai per la goduria»
«Non vedo l'ora» disse Oliver riallacciandosi la cintura.
Liu per caso guardò l'orologio.
«Ehi, è ora di cena. Andiamo a mangiare prima che qualcuno ci venga a chiamare e ci scopra»
«Più che d'accordo, ho una fame»
I due andarono a cenare, e nel bel mezzo della cena, Slenderman si alzò e disse:
«Ragazzi non dimenticate che domani c'è l'allenamento mensile, e questo mese sarà a coppie! Perciò non andate a letto tardi»
Detto questo Slender si sedette.
«Vero! C'è l'allenamento domani!» disse Oliver a Liu sbattendosi una mano sulla fronte.
«Non ti preoccupare»
Finirono di mangiare, e la notte venne.
Prima che Liu e Oliver si dividessero per andare nelle proprie camere, Liu prese Oliver per un braccio e gli disse sottovoce:
«Allora, io ti chiamo verso l'una e tu devi essere pronto per quell'ora, ok?»
«Tutto chiaro»
Oliver se ne stese sdraiato sul letto fino a quando Liu non lo chiamò.
«Forza vieni»
Lo portò nella sua stanza, dove c'era già una corda di lenzuola pronta.
«Andiamo»
Liu e Oliver scesero dalla “corda” e Liu lo condusse nella foresta.
«Da questa parte c'è la strada»
Infatti dieci minuti dopo raggiunsero un recinto che separava la foresta dalla strada.
Lo attraversarono, e si ritrovarono davanti una strada malmessa, deserta, e illuminata da qualche lampione.
«Qualche isolato e arriviamo»
Arrivati, i due videro dall'altra parte della strada due donne. Una aveva i capelli lisci e biondi, aveva occhi azzurri, con minimo tre chili di trucco in viso, una minigonna fucsia, una giarrettiera nera, e un top nero che lasciava vedere praticamente tutta la sua quinta di seno. L'altra un po' più bassina, aveva dei boccoli neri, e occhi anch'essi azzurri, ma le caratteristiche erano più o meno uguali a quella di prima.
«Ehi Liuccino, sei arrivato presto oggi» disse la mora con un tono seducente.
«Liuccino?» gli chiese Oliver.
«Eh, già. Senti ho portato qui un amico, si chiama Oliver. L'ho invitato a “unirsi al gruppo”, non so se mi spiego... Per voi va bene?»
«E ce lo chiedi pure?! Faccelo conoscere...»
I due attraversarono la strada, e ad Oliver stava cominciando a non piacere più questa idea.
Appena arrivarono le due si fiondarono addosso al povero Oliver squadrandolo dalla testa ai piedi.
«Wow! Che muscoli, fai palestra?»
«Perché non ce l'hai portato prima?»
«Quanti anni hai?» chiese la bionda.
«S-sedici» rispose timidamente Oliver.
«E sei vergine?» chiese la mora.
«Sì»
«Aaahhh...» dissero in coro le due.
«Io sono Lucy» disse la bionda.
«E io sono Heather» disse la mora.
«Vieni con noi Oliveruccio, vi portiamo a casa, ihihihihi»
«Con piacere bellezze» disse Liu.
Mentre le ragazze li portavano nella loro casa, Lucy e Liu parlavano di affari:
«Cosa avete intenzione di fare stanotte?»
«Un po' di tutto»
«Ok, sono 450 dollari»
«Cosa?!»
«Sappi che vi abbiamo fatto uno sconto di cento dollari solo perché sei tu e perché il tuo amico è un fustaccio. E poi siamo in due, voi siete in due, è normale che il prezzo sia un pochino più alto. Da qua, forza»
«Uff, ok, tieni»
«Sono contanti vero?»
«Certo, come li vuoi tu»
E così Liu diede a Lucy un bel gruzzoletto da 450 dollari.
Nel frattempo erano arrivati ad una modesta abitazione a due piani.
Entrarono e non persero un secondo di più: andarono nella camera da letto, che più che camera da letto sembrava il set per un film porno, e cominciarono i preliminari. Oliver, anche se si divertiva, era ancora un po' teso.
Ma questa tensione lo abbandonò quando iniziarono le cose “hard”.
Le montava come un toro e si divertì da morire.
Un vero toccasana contro lo stress.
Dopo aver passato quasi tre ore e mezza a spassarsela tra sesso, sadomaso, e qualche spinello, i due decisero che era meglio andare.
«Ma come, ve ne andate già?» disse Lucy con il broncio.
«Scusaci piccola ma abbiamo molte cose da fare oggi. Sarà una giornata molto impegnativa»
«Oh, e va bene. Tornate presto, mi raccomando»
«Potete contarci!»
Oliver e Liu se ne andarono e tornarono alla villa, per godersi qualche ora di sonno.
Le sette del mattino erano arrivate, e così anche il giorno dell'allenamento mensile.
Tutti i proxy erano sistemati il linea orizzontale, con il grande bosco davanti.
Accanto a Slenderman, che stava davanti ai proxy, c'era il piccolo Alex, e anche se era da poco guarito, un allenamento come fisioterapia non gli avrebbe fatto male.
«Come vi ho detto ieri, l'allenamento di questo mese sarà a coppie, e questo mese vi ho portato qui, in uno dei boschi più grandi e pericolosi di tutta la regione» disse Slenderman.
Alex tirò dolcemente i pantaloni di Slender, e gli chiese:
«Slender, cos'è l'allenamento mensile?»
«L'allenamento mensile è una prova di sopravvivenza che faccio fare a tutti proxy ogni mese nei boschi. Devono riuscire a trovare da soli le risorse necessarie e ad uscire dal bosco entro un tot di giorni che si stabilisce in base alla grandezza e alla pericolosità del bosco. Può essere svolto da soli, in coppia, o tutti insieme. Questo mese sarà in coppia.»
«Ma siamo in diciassette! Siamo dispari!»
«Sfortunatamente Hoodie ha la febbre molto alta e non ha potuto partecipare»
«Ah, ok!»
«Allora, prendete un biglietto per scegliere il vostro partner»
Alcuni di loro presero dei bigliettini, con su scritto il nome del partner con cui dovranno affrontare l'allenamento.
Quando venne il turno di Oliver, uscì l'ultima persona con cui avrebbe voluto stare: Alex.
Avrebbe dovuto stare per davvero con un tornado yangire iperattivo?!
Appena preso il biglietto, Oliver e Alex si guardarono in cagnesco per alcuni secondi, poi Slender chiese:
«Allora?»
Come risposta, Oliver indicò Alex e disse:
«Lui»
Quasi tutti scoppiarono a ridere.
«Ragazzi basta!» gridò Slenderman per farli calmare.
«Oliver, Alex, se vi azzuffate e succede qualcosa punirò tutti e due!»
«Uff... ok»
«Ehm... Slenderman...»
«Sì Masky?»
«Posso parlarti un secondo in privato?»
«Certo, dimmi tutto»
«Non credi che lasciare in coppia Alex e Oliver sia pericoloso?»
«No. Altrimenti non l'avrei fatto»
«Come scusa?»
«Ho truccato il biglietto di Oliver mentre lo stava prendendo»
«C-cosa?! Perché?»
«Non tollero simili litigi nella mia famiglia, e poi, se Alex sia arrabbiasse, sai anche tu cosa succederebbe no?»
«Capisco ma, è passato solo un giorno»
«Voglio velocizzare i tempi. Vediamo come va a finire»
«Ah, allora... Ah! Un'altra cosa»
«Cioè?»
«Perché durante il combattimento non hai fermato Oliver?»
«Sai, potrei sembrare senza cuore da quello che sto per dirti, ma devi capire che Oliver stava perdendo il controllo e in quel momento la sua attenzione era tutta su Alex. Se avessi provato a fermarlo la sua attenzione si sarebbe spostata a me e tutti voi, e molto probabilmente vi avrebbe attaccato. Quindi ho pensato, meglio uno, che tutti quanti»
«Ah... capisco»
«Ora vai, la prova sta cominciando»
«Sì»
Le coppie si misero tutte in posizione, pronti a partire.
«Che la prova abbia inizio!!» gridò Slenderman.
E così le coppie cominciarono a correre per sentieri diversi.
La prova aveva inizio...
 

Angolo dell'arancino autrice:

Ok... sì... ho scritto un capitolo non solo completamente inutile, ma per di più anche... vabbeh, se avete letto avete capito. Non ho descritto le scene dettagliatamente perché non solo mi sento a disagio a far leggere mie opere sconce agli altri, ma anche perché non mi andava di mettere il rating rosso.
Mi sento così sporca U_U
Non so perché non l'ho cancellato e riscritto daccapo, forse perché non ho altre idee, quindi le critiche sulla trama di questo capitolo sono accettatissime.
Non so se ho veramente scritto una porcata o se sono io a fare una tragedia solo perché ho parlato di sesso. Spero di essere solo io, altrimenti perdonatemi U_U
Boh... mi sta andando in pappa il cervello, non so più nemmeno io quello che scrivo...
Ok, comincia questo allenamento.
Lo so, Alex e Oliver in coppia, e bravo Slendy- ehm, Slender XD
Che faranno?
La faccenda tra loro si risolverà oppure andrà peggio di prima?
Scopritelo nei prossimi capitoli :)
Bye bye ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Giorno 1 - Tra foreste, orsi e spiegazioni ***


Giorno 1

Tra foreste, orsi e spiegazioni

 

Era già da mezz'ora che le coppie erano partite per sentieri differenti, e adesso avrebbero potuto cominciare a rallentare.
Tranne Oliver, che in perfetta forma, scattava come un ghepardo nei sentieri, lasciando Alex indietro e con il fiatone.
«Ehi, anf, anf, anf, fai piano!» cercò di dire Alex ansimando per il fiatone.
«Non lamentarti e muoviti»
Alex fu costretto a fermarsi e ad appoggiarsi alle ginocchia per la stanchezza. Era ansimante e tutto sudato, e grazie al venticello fresco primaverile Alex riuscì a non svenire.
«Forza! Non fare il pigro!»
«Si può sapere, anf, perché vai così veloce?» disse Alex con una mano sul petto, sentendo il suo cuore scalpitare.
«... Così...»
In realtà però Oliver lo faceva apposta. Non c'era modo di farlo ragionare: se eri una persona non cara per lui e gli facevi qualcosa, la pagavi cara, e continuava fino a quando non si sentiva soddisfatto. Non importava se eri nel torto o nel giusto.
E avrebbe continuato ancora. Magari avrebbe potuto farlo correre così veloce da fargli venire un'aritmia cardiaca, oppure gli avrebbe fatto soffrire la fame, o lo avrebbe lasciato in balia degli orsi... piccolo Alex, in che guaio ti sei cacciato...
Gli scappò una risatina pensando a tutte le cose che avrebbe potuto fare.
«Entro quanti giorni dobbiamo scappare?» chiese Alex riprendendosi.
«Sette, se non ho capito male»
«Uffa!»
«Zitto e non lamentarti! Un giorno ti servirà tutto questo»
«Sì, mi servirà per romperti quel tuo bel culetto!»
Oliver strabuzzò gli occhi e fece per ribattere, ma poi pensò:
“Calmati Oliver, ti sta solo provocando. Tu sei meglio di lui, non devi reagi-”
«Prova a prendermi se ci riesci! Oliva!» gli disse facendogli la linguaccia e cominciando a correre.
«... IO TI SPACCO QUEL CAZZO DI CULO!!» urlò Oliver perdendo la sua poca pazienza e scattando all'inseguimento.
“Sono troppo distante, non riuscirà a prendermi”
Un po' affaticato, Alex guardò indietro per vedere quanto fosse stato vicino Oliver, e non vedendolo, si fermò un attimo e si guardò intorno, confuso.
Fino a quando Oliver non sbucò a sorpresa da dietro un albero e gli si fiondò addosso, facendolo cadere. Lo fece sedere e gli mise il braccio attorno al collo, per strozzarlo.
«Non dovevi farlo, stronzetto!»
«Coff, coff, lasciami!» disse Alex con voce strozzata.
«Di che ti dispiace!»
«Mai!»
Mentre Oliver lo stava “amichevolmente” strozzando, un ruglio fece raggelare il sangue ai due.
Si girarono nella direzione in cui proveniva il verso dell'animale: c'erano ben due orsi, distanti da loro qualche quindici metri.
Erano un po' spaventati, ma poi Alex approfittò della presa allentata di Oliver per alzarsi.
«Tsk, ci penso io»
Detto questo Alex tese la mano per lanciare un raggio ma... non uscì niente.
«Ma che- Perché non spara?!» disse Alex preoccupato, ritentando più volte di lanciare il raggio, ma invano.
«Aiutami Oliver!» disse Alex indietreggiando.
«Non posso, ho un sigillo!» sbottò alzandosi.
Gli orsi si stavano avvicinando pericolosamente, e i due erano disarmati.
«Oliver che facciamo?»
«... SCAPPA!!»

Nel frattempo, nella villa, Slenderman, dopo un bel bagno rilassante, si era messo con la vestaglia sulla poltrona a leggere il giornale. Del resto i giorni dell'allenamento erano gli unici in cui Slenderman poteva godersi un po' di tranquillità.
Poi, gli venne un pensiero, che lo portò a sbattersi la mano sulla fronte.
«Oh dannazione. Ho dimenticato di dire ad Alex che per la prova gli ho annullato i poteri... Oh, beh... non ne avrà bisogno»

«Che facciamo?!» chiese Alex mentre correva.
«Corri e sta zitto!»
Corsero via dagli orsi, ma questi li stavano inseguendo.
Correvano con tutte le loro forze, ma gli orsi si avvicinavano sempre di più.
Oliver decise di fare uno “scherzo” ad Alex: mentre correvano, gli si avvicinò e gli fece lo sgambetto.
Oliver continuò a correre, mentre Alex cadde malamente al suolo, e venne circondato dai due orsi.
Anche se spaventato, Alex riuscì ad alzarsi prima che gli orsi si avventassero su di lui.
Corsero per un chilometro e mezzo, a quel punto gli orsi non li stavano seguendo più e si fermarono.

Intanto, dall'altra parte del bosco, un'altra coppia stava chiacchierando camminando per un sentiero:
“Oh sì, sì, sì, sì, SÌ! Sono con Jane! Non ci credo! Ok Liu, adesso hai diciotto anni, comportati da uomo”
Erano questi i pensieri di Liu mentre camminava accanto a Jane, intenta a guardare il cielo nuvoloso, che prometteva pioggia.
Liu cercò di trovare un qualunque argomento per scacciare quell'imbarazzante silenzio.
«Ehm... Jane, hai freddo?»
«No, no, grazie, sto bene così»
Si creò altro imbarazzante silenzio, e Liu cercò di essere più confidenziale:
«Sai, dovremo stare sette giorni assieme, e non penso che dovremo staremo in silenzio per tutto questo tempo, no?»
«Sì... il fatto è che non c'è niente da dire...»
«Possiamo sempre trovare qualcosa da dire»
«S-sì...»
«... Sono un rompiscatole vero?»
«Oh no! Anzi...»
“Dannazione... che dovrei fare adesso?” pensò Liu nervoso.
«Ehm... che ne dici se ti insegno a costruire delle lance? Così potremmo cacciare e proteggerci» propose Liu.
«Sì, perché no? Quando ero in coppia con gli altri l'unica arma che avevo erano delle pietre...»
«Ti posso anche insegnare a difenderti»
«Volentieri!»
«Vieni con me, nel bosco troveremo dei rami adatti»
«D'accordo»
Così Liu accompagnò Jane nella foresta.
“Mi sa che questi sette giorni saranno un veeero sballo”

«...»
«...»
«Senti, neanche io volevo stare in coppia con te va bene?!»
«Cerca di non starmi vicino mocciosetta, altrimenti ti finisce male!»
Eh sì, LJ odiava i bambini, e come partner ebbe, per ironia della sorte, la piccola Sally. Anche se poi tanto piccola Sally non lo era dato che adesso aveva ben undici anni, ma comunque tra di loro non scorreva buon sangue. L'aria era molto tesa tra i due, che camminavano a tre metri di distanza guardandosi a volte in cagnesco, quasi come se fossero stati in procinto di avventarsi l'uno sull'altro.
«Non ne ho la minima intenzione, clown pedofilo da quattro soldi!»
«Ihihih, io? Pedofilo? Ihihihi... no, io massimo li uccido i bambini. Farebbe ribrezzo persino a me fare quelle cose con loro. Ihihihih...»
«Sembri un ritardato quando ridi in quel modo»
«E tu sembri una barbona conciata in quel modo»
«Meglio barbona che stronza come te!»
«Meglio stronzo che coglione come te!»
Avete presente quando negli anime due personaggi si guardano arrabbiati con una scarica elettrica che si lanciano con gli occhi, tipo Naruto?
Beh, quello era più o meno quello che stava succedendo a loro due.

Oliver e Alex erano dietro ad un pino, e Oliver si guardava intorno controllando che non ci fosse più nessun orso.
Si girò e guardò Alex, che aveva la sua tipica faccia arrabbiata: uno sguardo arrabbiato ma con la bocca contratta in un sorriso.
Molto probabilmente era arrabbiato con lui per quello che gli aveva fatto.
L'aveva quasi ucciso, di nuovo.
Ma Oliver non era ancora soddisfatto, voleva “stuzzicarlo” un altro po'. Voleva vedere se prima o poi sarebbe scoppiato. Sarebbe stato esilarante.
Così gli parlò, facendo finta di non sapere perché fosse stato arrabbiato.
«Ehi Alex, che hai?»
«Perché l'hai fatto?! Non ti è bastato quello che mi hai fatto quattro mesi fa?!»
«Ma è stato un incidente...»
«Ma perché continui a trattarmi così?! Che cosa ti ho fatto?!»
Oliver però sentì che i sensi di colpa si stavano impossessando di lui, così cercò di auto convincersi:
“Oliver, non devi sentirti in colpa. Stai facendo un po' il bulletto, mica lo stai torturando”
«Dopo che ho fatto una scenata per te tu mi ripaghi così-» disse Alex, ma poi sembrò pentirsene dato che si tappò la bocca con la mano.
«Una scenata, che vuoi dire?»
«No no niente. Dimenticatelo»
«Ormai ti ho scoperto quindi ti conviene parlare»
Alex sembrò convincersi e abbassò la testa.
«... Ti ricordi quando sei venuto a trovarmi, in infermeria?»
«Sì?»
«Beh, ecco... io ti ho sentito gridare da fuori che ti sentivi in colpa, così ho pensato che magari se ti facevo arrabbiare con me non ti saresti sentito più in colpa, ed evidentemente ha funzionato» gli disse Alex, come se fosse stata la cosa più normale al mondo.
Oliver rimase senza parole. Non poté credere alle sue orecchie. Aveva fatto tutto quello, per lui?
Chi se lo sarebbe mai immaginato che dietro ad un ragazzino all'apparenza così bambinesco e ingenuo ci potesse essere una così grande mente?
E forse anche, un grande cuore?
L'animo di Oliver era in un misto tra incredulità e sensi di colpa.
«Hai fatto tutto questo... per me?»
«Sì. Mi sarei dispiaciuto se ti fossi sentito in colpa. Dopotutto è stato solo un incidente»
«E non eri... arrabbiato?»
«È stato un incidente, hai perso il controllo, e quindi da un lato ti capisco, e capisco anche il timore che hai avuto nel confrontarti con me perché avevi paura che mi sarei arrabbiato. Quindi, perché mai avrei dovuto esserlo?»
Ad Oliver gli era andato in tilt il cervello. Non era possibile che stesse parlando con lo stesso Alex che quando si era fatto amico LJ si era messo a correre in cerchio come un perfetto idiota. Quello con cui stava parlando non poteva essere Alex...
Aveva sentito dire che prima che Michael si... “trasformasse” in quello che adesso conoscono tutti come Smiling Alex, fosse stato un bambino modello, con una maturità ed intelligenza incredibili. Credevano che da grande sarebbe diventato un genio.
Forse, in quel momento stava parlando con il vero Michael?
Alex alzò la testa e guardò Oliver con uno di quei sorrisi sinceri, di quelli che ti sciolgono il cuore e che ti tirano su di morale.
Se Oliver avesse avuto la bocca, si sarebbe lasciato contagiare da quel sorriso.
Oliver notò anche un'altra cosa: gli occhi di Alex erano diventati color ambra, non più giallo limone. Cosa che durò qualche cinque secondi, dopodiché Alex batté le ciglia e gli occhi tornarono gialli, e con essi tornò anche Alex.
Quest'ultimo abbassò di nuovo la testa.
«Però non te lo sei meritato, dal modo in cui mi stai trattando...»
«Alex... mi dispiace... io credevo che tu fossi veramente arrabbiato e così mi sono arrabbiato anch'io a mia volta perché in fondo, mi sono dispiaciuto»
«Sai Oliver, mi hanno detto che sono troppo ingenuo e che devo imparare a non fidarmi troppo delle persone perché queste potrebbero approfittare di me. Quindi se io ti perdono, prometti di non approfittarti di me?»
«Certo»
«Giurin giurello!» disse Alex porgendogli il suo esile dito mignolo.
Oliver sospirò, ma alla fine fece incrociare i mignoli.
«Wow! Hai la mano enorme!»
Senza avvisare Alex poggiò la mano su quella di Oliver, e a confronto quella di Alex sembrava quella di un bambino, tranne per il fatto che era magra e che ogni dito sembrava uno stuzzicadenti.
Oliver poi guardò il cielo, che per fortuna era tornato sereno. E in base alla posizione del sole sarebbe dovuto essere mezzogiorno.
«Ehi, devi andare in bagno?» chiese Oliver.
«No no»
«Sicuro?»
«Sicurissimo!»
«Ok, allora potresti farmi da guardia mentre io la faccio dietro un cespuglio?»
«Va bene»
Si alzarono, raggiunsero un grosso cespuglio e Oliver lo attraversò.
«Se ti azzardi a guardare ti ammazzo!»
«Tranquillo, fai pure»
Nel frattempo che Oliver “svuotava la bottiglia”, Alex si guardava un po' in giro ad osservare gli imponenti alberi del bosco.
Un particolare ramo di un albero non identificato attirò la sua attenzione. Vide qualcosa di strano su quel ramo, e guardando più attentamente, quella cosa era un nido di uccelli.
Intanto Oliver aveva finito, così uscì dal cespuglio, ma non trovò Alex.
«Alex, dove sei fini-»
Non fece in tempo a completare la frase che lo trovò.
Era sopra un ramo di un albero, intento ad osservare dei piccoli uccellini affamati dentro ad un nido.
Il problema era che il ramo si trovava ad una altezza di una decina di metri, cosa che lasciò Oliver abbastanza scioccato.
«Alex... come diavolo ci sei arrivato lassù?»
«Ehm... a dire il vero non lo so»
«Ok, tutto ciò è abbastanza inquietante, ora scendi»
«... Non ci riesco!»
«Come non ci riesci?!»
Sembrava una scena comica, anzi, forse lo era.
E adesso?
«Ok, allora, stai calmo... Riesci ad andare sul ramo sotto di te?»
«No! Non posso!»
«Dai Alex, ce la puoi fare!»
Alex si fece coraggio, e provò a scendere con i piedi nel ramo sotto di lui. Ormai aveva i piedi al ramo di sotto e le mani aggrappate a quello di sopra.
«Lasciati!»
Alex con un po' di esitazione mollò l'altro ramo, e afferrò subito quello ai suoi piedi.
Poi però, sentì uno scricchiolio, e dopo qualche secondo il ramo si spezzò in buona parte, rimanendo a penzoloni. Alex per fortuna aveva una presa salda e non lasciò la presa.
«AAAAHH!!! AIUTO!!»
Alex era terrorizzato e si dimenava.
«Alex! Non guardare in basso e calmati!»
«Come posso calmarmi?!»
«Va bene. So che ti sembrerà un'idea folle, ma devi lasciarti andare!»
«COSA?!»
«Non aver paura! Ti prenderò io!»
«...»
«Dai! Buttati!»
Dopo momenti di esitazione, Alex, lasciò la presa.
Furono attimi cruciali, ma per fortuna Oliver riuscì a prendere al volo Alex senza troppi sforzi, il che lo stupì.
«Wow... ce l'abbiamo fatta!»
Oliver lo mise a terra.
«Scusa Alex, ma tu quanto pesi?
«Credo trentuno chili»
«...»
«Ok trenta e mezzo»
«E quanto sei alto?»
«Se non mi ricordo male, un metro e cinquantacinque, perché?»
«Oh niente...»
Quel ragazzino non sarebbe sopravvissuto molto a digiuno. Era praticamente pelle e ossa.
«Spero ci sia un fiume qui vicino, ho un po' sete» disse Alex.
«Forse dovremmo andare da dove vengono gli orsi»
«Perché?»
«Perché gli orsi si nutrono anche di pesci, quindi possibilmente da quella parte ci sarà un fiume»
«E se non c'è?»
«Torneremo indietro»
«Ok...»

«Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky, Ehi Masky-»
«CHE VUOI?!?!?!?!»
«Che facciamo?»
“Io ti lascerei volentieri qua” pensò Masky, esaurito.
Era la terza volta consecutiva che capitava insieme a Toby. Secondo Masky i biglietti li aveva truccati Slenderman solo per il gusto di veder tornare i propri proxy con una crisi isterica causata dal loro partner.
Ci avrebbe scommesso ormai.
«Che noia, mi sto annoiando, che facciamo, c'è caldo, uffa, mi fanno male i piedi, dove dormiamo stanotte, che mangiamo, perché non ci riposiamo un po', perché non mi rispon-»
«BASTAAA!!!!!» urlò Masky tirandosi i capelli, in una forte crisi isterica.
Si mise correre per una meta indefinita, per scappare da lui.
«Ehy Masky che fai, perché corri, aspettami, perché vai così veloce, vuoi fare una gara, perché urli Masky...»
Toby si mise ad inseguirlo, con orrore di Masky.
«LASCIAMI IN PACE!!»

Intanto Oliver e Alex erano entrati nel territorio degli orsi, alla ricerca di un fiume, e ci misero qualche ora a trovarlo.
«Wow! Che bello! È così... nostalgico»
Alex guardava con tanta nostalgia quel fiume, che gli ricordava i pic-nic in famiglia in riva ai fiumi.
«Alex... tutto a posto?»
«Ah! Sì sì...»
Alex si inginocchiò alla riva per bere un po', e fece la stessa cosa Oliver.
«Ah, l'acqua è fredda. Brr, mi si sta congelando la mano»
«Già»
Per la prima volta Oliver sentì veramente la sensazione di freddo. Quando aveva ancora i poteri tra questi c'era anche quello che gli permetteva di resistere alle temperature estreme, ma adesso che era diventato un umano non ce lo aveva più.
«La corrente è anche forte»
«Alex, penso che dovremmo andarcene di qui al più presto. Vedi quella piccola cascata? Questo è uno dei luoghi di caccia ideali per gli orsi e presto torneranno. E se ci circondano saremo costretti ad attraversare il fiume, e non è un'idea consigliabile»
«Mh»
Alex guardava con appetito i pesci che saltavano dalla cascata.
«Possiamo pescarne qualcuno? Sto morendo di fame» disse Alex con una mano sullo stomaco.
«E con cosa li peschiamo?»
«Non lo so-»
Un altro ruglio li fece sobbalzare.
«Merda...» mugugnò Oliver.
Si alzarono e Alex si avvicinò ad Oliver.
Erano circondati da un gruppo di orsi grizzly.
«Oliver, che facciamo?»
«Non abbiamo altra scelta, dobbiamo attraversare il fiume!»
«La corrente è troppo forte!»
«Se non mi lasci andrà tutto bene. Forza!»
Detto questo Alex ed Oliver si tuffarono.
L'acqua era abbastanza alta, arrivava fino al torace di Oliver, e quindi Alex, che gli arrivava subito sotto il mento, dovette “nuotare”.
Gli orsi non volevano allontanarsi.
Oliver, notando che l'acqua era troppo alta per Alex, lo “abbracciò” con un braccio per tenerlo stretto, mentre con l'altra cercava di nuotare.
L'altezza dell'acqua, la forte corrente, la temperatura dell'acqua e Alex resero l'impresa difficile ad Oliver.
Dopo un po' però, riuscirono a raggiungere l'altra sponda.
Gli orsi per fortuna non li avevano seguiti e se ne andarono.
I due erano bagnati fradici, infreddoliti e stanchi, così se ne starono qualche minuto a riposare.
Dopo si rimisero a camminare verso una meta ignota.
Oliver riusciva a sopportare il freddo, ma Alex tremava, aveva la pelle d'oca e gli battevano i denti, e il cielo, tornato nuvoloso, peggiorava la situazione. Teneva la testa bassa e con le mani si teneva le braccia e le sfregava, per creare invano un po' di calore. La cosa strana era che non si lamentava.
«Vieni vicino a me» gli disse Oliver.
«Mh?»
«Ti verrà come minimo la broncopolmonite se te ne stai così al freddo. Almeno un po' ti riscaldi»
Oliver abbracciò Alex con un braccio, per aiutarlo a riscaldarsi. Si aspettava che fosse ghiacciato, invece era stranamente caldo.
Brutto segno...
«Aspetta Alex»
Oliver toccò con il dorso della mano la fronte di Alex, che risultò bollente.
«Mi sa che hai proprio un bel febbrone»
Erano già un paio di ore che camminavano, ed era già tardo pomeriggio, allora decisero di fermarsi e di costruire una capanna.
Per fortuna trovarono una piccola caverna.
Alex era sempre più debole. Aveva gli occhi spenti e non sorrideva. Doveva stare davvero male, così Oliver decise di farlo riposare un po'.
«Alex, tu riposa, sei troppo debole. Magari se te ne stai qui al fresco ti scende la febbre»
«No, ce la posso fare-»
«Niente storie, tu stai qui a riposare e io me ne vado qua in giro a cercare la legna e magari anche la cena. Per qualunque problema chiamami»
Così Alex restò nella caverna e si addormentò.
Quando si risvegliò era già tramontato il sole e Oliver stava cuocendo qualcosa su un fuoco.
«Ehi, ti sei svegliato»
«Mmhhh... quanto tempo è passato?»
«Non so... forse un'ora»
«Guarda qui cos'ho» disse Oliver indicando il presunto animale che stava cuocendo.
«Che cos'è?»
«Lepre. Non è proprio così grande e sostanziosa, ma meglio di niente»
«Uhm... Ok, io torno a dormire-»
«No. Prima mangi e poi dormi»
«Sarà la febbre, ma mi è passata la fame»
«Capisco che tu non abbia fame ma sei stato un giorno a digiuno, devi mangiare»
«Uff... ok»
«Devi mangiarla tutta»
«Cosa?! No! Non ce la farò mai a mangiarla tutta. Perché?»
«Devi mettere su grasso. Come pensi di sopravvivere a digiuno senza un briciolo di riserve di energia?»
«... E tu?»
«Tu ne hai più bisogno di me. Sei in piena fase della crescita e sei uno stecchino»
«Ma non voglio che resti a digiuno per me»
«Tranquillo, non è la prima volta. E poi mica ci muoio per un giorno»
«...»
«Ecco tieni, è pronta. Sta attento, scotta»
Oliver posò la piccola lepre su un manto di foglie.
«Mangiala tutta mi raccomando. Yaaaawn! Buonanotte»
Detto questo, Oliver si addormentò dando le spalle ad Alex.
Alex osservò la carne per qualche secondo, poi disse:
«Oliver»
«Mh?»
«Grazie di tutto»
«Di nulla»
Alex abbassò un po' la testa.
«E tu pensi che...»
«Cosa?»
«Potremmo diventare... amici?» disse Alex alzando la testa.
«... Sì, certo»
Alex sorrise, e senza farsi vedere, si mise vicino ad Oliver e si addormentò.
Anche se Oliver aveva un buco allo stomaco per la fame, aveva dato a quel ragazzino tutto il suo cibo. Quando mai l'avrebbe fatto con qualcun altro? A stento lo avrebbe fatto con Liu.
… Quel ragazzino aveva veramente il potere di cambiare le persone.


Angolo dell'arancino autrice:

Salve a tutti :)
Sì, ho scritto un po' di fluff. Mi sento fluffosa oggi :3
Che amicizia strana non trovate? Un asociale e un ipersociale, (non so nemmeno se esiste questa parola, ma credo di no XD) uno tsundere e uno yandere, lo ying e lo yang- ok la smetto XD
Siamo solo al giorno uno, nei prossimi capitoli svilupperò anche le altre coppie della prova.
Allora, alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Giorno 2 - Incubi, lupi e boscaioli ***


Giorno 2

Incubi, lupi e boscaioli


Era mezzanotte, più o meno. Una luna piena risplendeva nella notte tra migliaia di stelle, insieme alla via lattea che squarciava il cielo con grazia, creando uno spettacolo magnifico.
La neve che tranquilla era caduta risultava quasi luminosa alla luce della luna.
Oliver era tranquillo nel mondo dei sogni, fino a quando non sentì qualcosa premere sulla sua spalla. Cercò di ignorarla, ma poi una voce lo chiamò:
«Psss, Oliver, Oliver...»
Oliver si girò, un po' stordito per il risveglio.
«Mmhh... che c'è Alex?»
«Ehm... ecco...»
Oliver notò che Alex muoveva nervosamente le gambe.
Notò anche che la lepre non c'era più, quindi molto probabilmente se l'era mangiata.
«Allora?» disse Oliver mettendosi a sedere e stiracchiandosi.
«Io... devo fare pipì»
«Ah. E quindi?»
«Non voglio uscire da solo di notte...»
«Non puoi trattenerla?»
«No, mi scappa»
«Io ti avevo esplicitamente chiesto se tu dovevi andare in bagno, e tu mi hai detto no!»
«Ma prima non mi scappava!»
«...»
«Dai mi accompagni? Per favore?»
«Hai paura?»
«No! Non ho paura... è solo che la notte è... troppo seria»
Oliver con uno sguardo alla “Seriamente?”.
«Allora? Ti prego!»
«Sigh, va bene»
Oliver si alzò pigramente e accompagnò Alex ad un cespuglio poco distante.
Quando ebbe finito e ritornarono alla caverna, un ululato fece venire la pelle d'oca ad Alex.
«I lupi!» gridò Alex correndo nella parte più profonda della caverna e rannicchiandosi.
«Non fare così. Per ora sono lontani»
«E se sentono il nostro odore e ci sbranano nel sonno?!»
«Alex...»
«E se i lupi si alleano con gli orsi e ci mangiano insieme?»
«Alex!»
«E se saremo ancora vivi ma degli avvoltoi ci mangeranno vivi credendoci morti?»
«Alex, smettila di dire stronz-»
«E se un asteroide colpisse la nostra caverna causando l'apocalisse Moriremo tutti!!» disse Alex facendo l'espressione del quadro “L'urlo”.
«ALEX!» sbottò Oliver dando uno schiaffo ad Alex.
Oliver si chiese se magari quella lepre fosse stata infetta.
«...»
«Smettila e torna a dormire!»
Oliver notò che però Alex era decisamente spaventato e che stava sudando freddo. E soprattutto non stava guardando lui.
Così Oliver si girò e che cosa trovò?
Un bel branco di lupi grandi e affamati pronti a sbranarli vivi!
E c'erano anche degli orsi! Che bello...
Per qualche secondo tutti tacquero, fino a quando Oliver non sbottò:
«E MA CHE PALLE!!!»
Con uno slalom e una corsa che farebbe invidia a Bolt, Oliver e Alex scapparono da quegli animali pronti a far di loro lo spuntino di mezzanotte.
E fortunatamente ancora una volta riuscirono a far perdere le loro traccie, ma erano ancora troppo vicini per stare tranquilli, così si allontanarono e videro una casa.
Sì, una casetta in legno, la tipica casa dei boscaioli.
Il camino emetteva fumo e dalle finestre usciva luce, quindi sicuramente c'era dentro qualcuno.
Decisero di non chiedere di entrare, ma se ne andarono sul retro, alla ricerca di un magazzino da lavoro, che fortunatamente trovarono.
Entrarono, ma stavano un po' stretti e l'interno non era messo proprio bene.
I due si misero a sedere. Faceva un freddo cane, e non potettero fare a meno di tremare.
«Alex, un giorno ti cucio la bocca nel sonno così impari a fare l'uccellaccio del malaugurio!»
«Ma io non volevo...»
«Aspetta»
Oliver toccò col dorso della mano la fronte di Alex, e sta volta era tiepida, quasi fresca.
«Bene, ti è scesa la febbre»
«Ok... ma adesso che facciamo?»
«Mi sa che dovremmo restare qui fino all'alba-»
Oliver venne fermato dalla porta del magazzino che si apriva e sbatteva.
L'aveva aperta un omone con un giubbotto beige e degli scarponi. Aveva degli occhiali, barba e capelli rossi, e aveva un pancione. Sembrava quasi Babbo Natale con i capelli rossi.
«Oh, che cosa ci fanno due bambini qui? Lo sapete che non si gioca a nascondino nelle case degli altri?» disse l'omone con un forte accento scozzese.
«Ci scusi... noi...» disse Oliver.
«Vi siete persi?»
«Sì!» rispose Alex alzandosi.
«Ci dispiace per l'intrusione, ce ne stavamo andando» disse Oliver alzandosi anche lui.
«Oh ma dove andate con questo freddo! Fino a quando i vostri tutori non verranno a cercarvi resterete qui»
«Grazie mille...» disse Oliver.
«Venite con me»
Mentre l'uomo li portava all'entrata, Oliver sussurrò all'orecchio di Alex:
«Alex, non mi fido molto, non dobbiamo abbassare la guardia e agire e parlare solo lo stretto necessario. Non dobbiamo interagire troppo con questa gente, intesi?»
«Ok»
L'uomo li portò in casa, e un piacevole calduccio li investì.
Il soggiorno era arredato con un grande camino, un divano, una piccola televisione, un orologio a pendolo e delle teste di animali sul muro. In più nell'aria c'era un odore di biscotti appena sfornati molto invitante.
Oliver guardò l'orologio e pensò:
“Aspetta... ma chi è che cucina biscotti all'una e mezza del mattino?”
«Vi faccio conoscere mia moglie, venite»
L'uomo li portò in cucina, dove c'era una donna con delle trecce biondo cenere, paffuta e con un grembiulino intenta a sfornare biscotti.
Appena si girò e li vide sembrò piacevolmente sorpresa.
«Oh Chris, chi sono questi due bei giovanotti?»
«Li ho trovati nel magazzino. Dicono di essersi persi»
«Capisco. Volete un biscotto?»
Alex stava per ribattere con un “Sì, volentieri” ma poi lo sguardo di Oliver gli chiuse la bocca e disse:
«No... grazie»
«Va bene. Avete fame? Volete che vi prepari qualcosa?»
«No grazie... non abbiamo fame» rispose Oliver.
Lo stomaco di tutti e due però diceva il contrario.
«Oh, che maleducata, non mi sono neanche presentata: io sono Matilde e lui è mio marito Chris. E voi come vi chiamate?»
«Io mi chiamo Max e lui è Simon» disse Oliver.
Alex strabuzzò gli occhi ma non intervenì.
«Mh... Oh cielo Simon hai proprio degli occhi bellissimi! Giallo come un limone... Non ho mai visto occhi del genere»
«Grazie signora... alla luce mi diventano così»
«Oh quanto sei fortunato! I miei sono di un orribile marrone»
«Ma che ci facevate in giro a quest'ora?»
«Chris, devono essere stanchi, facciamoli riposare un po'»
«Oh, certo... vi porto nella sala degli ospiti»
Dopo un piccolo corridoio arrivarono nella stanza.
Era un po' piccola, con una finestra, due comodini, un lampadario, un caminetto, delle lampade abatjour e un letto matrimoniale.
«Ci sono problemi se il letto è matrimoniale?» chiese Chris.
«No no, si figuri...» rispose Oliver arrossendo un po'.
«Il bagno è in fondo a destra, non potete sbagliare, e la nostra camera è di fronte al bagno. Se c'è qualcosa che non va venite pure a chiamarci. Buonanotte»
Detto questo Chris chiuse la porta lasciando loro due con le abatjour e il camino accesi.
Alex saltò subito sul letto con una panciata.
«Ahhh! Finalmente un bel letto! Ero stanco di dormire a terra...»
«Assolutamente no. Dobbiamo andarcene, adesso»
«Ma perché? Qui abbiamo un letto, da mangiare, che tra l'altro non mi hai fatto prendere... ho una fame tremenda» disse Alex mettendosi a sedere.
«Aspetta, ma non mi avevi detto che l'avevi mangiata la carne?»
«Sì l'ho mangiata... ma subito dopo mi sono sentito male e ho vomitato tutt-»
«Ok ok ho capito... Comunque, non abbiamo tempo e poi non mi fido»
«Sei troppo serio»
«E tu sei troppo irresponsabile!»
«Uffa! Rilassati! Sono solo dei boscaioli che gentilmente ci hanno accolto in casa loro, cosa c'è di male?»
«Slender dice che nelle prove non dobbiamo per nessun motivo interagire con le persone»
«Allora subito prima di andarcene li uccidiamo»
«Ok»
«... Allora? Che facciamo?»
«Sigh. Forse hai ragione, mi sto facendo troppe paranoie... Va bene restiamo. Sono stanco morto»
«Yeeh!»
Alex si tolse le scarpe e si infilò sotto le calde coperte, spegnendo la propria abatjour.
«Dai copriti, queste coperte sono morbidissime!»
«O-ok...»
Oliver si coricò e spense l'abatjour, mettendosi il più lontano possibile da Alex e dandogli le spalle. Trovava un po' imbarazzante per un maschio dormire con un altro maschio, anche se questo era piccolo e ingenuo come Alex.
Quest'ultimo si addormentò quasi subito, mentre Oliver non ci riusciva.
C'era qualcosa che quelle persone nascondevano, ne era sicuro.
Si girò in direzione del comodino, e notò che non era completamente appoggiato al muro. C'era uno spazietto tra il comodino e il muro, e in questo spazietto c'era qualcosa. Sembrava un occhio, ma nel buio non riusciva a vedere bene. Accese la abatjour, e quell'oggetto era l'obbiettivo di una telecamera accesa.
Adesso aveva capito.
Strabuzzò gli occhi e svegliò subito Alex.
«Mmh... Che cosa c'è Oliver?»
«Ci stanno spiando! Dobbiamo andarcene adesso!» disse Oliver alzandosi e aprendo la finestra.
«Cosa?!»
«Muoviti Alex!» disse Oliver uscendo dalla finestra con un balzo.
Alex si preparò e dirisse alla finestra ma...
«Fermi se non volete ritrovarvi con una pallottola in testa!»
Matilde era entrata all'improvviso con un fucile a doppia canna in mano. Solo che non aveva più l'aspetto di una vecchia signora, sembrava ringiovanita di quarant'anni. Quello di prima doveva essere un travestimento.
Oliver, che era riuscito ad uscire dalla finestra, si abbassò e si mise ad ascoltare.
«Mani in alto»
Alex lo fece.
«Dov'è l'altro?! Rispondimi!!»
«È scappato da solo. Quello stronzo mi ha lasciato qui» rispose Alex, mentendo.
«Oh poverino. Ti consoleremo noi vedrai. Ora vieni con me, e se farai il bravo bambino non ti succederà niente»
Così Alex la seguì, e Matilde chiuse la porta.
«Merda no!»
Oliver scavalcò di nuovo la finestra.
Si avvicinò alla porta e l'aprì un poco, per vedere se ci fosse stato qualcuno, e fortunatamente la via era libera.
Aveva inizio la missione di salvataggio...

Nel frattempo Matilde l'aveva portato in cantina.
Era grande e spaziosa, fatta di pietra. Era anche sporca di sangue asciutto e piena di polvere.
C'era un tavolo al centro e accanto un tavolino con un telo sopra.
«Sdraiati sul tavolo, sbrigati!»
Alex, dopo una piccola esitazione, lo fece.
“Oliver, dove sei finito...”
Matilde lo legò per bene.
«Boby caro, ho finito» disse Matilde chiamando qualcuno, e quel qualcuno era Chris, ma a quanto pare il suo vero nome era Bob.
Anche lui era travestito, infatti era un energumeno muscoloso.
«Cloe, ma quante volte ti ho detto che le gambe non le devi legare? Voglio proprio vedere come scalcia dal dolore... Eh eh»
«Ok, scusa»
Cloe slegò le gambe di Alex, che chiese spaventato:
«C-che volete farmi?»
Bob per risposta sbottò in una grande risata che rimbombò sui freddi mattoni in pietra che costituivano i muri della cantina. Levò il telo dal tavolino accanto ad Alex, dove c'erano un mucchio di attrezzi chirurgici incrostati di sangue.
Poi, rispose:
«Voglio vedere come sono fatte le tue budella»

Oliver era alla ricerca di un'arma, e si dirisse nella cucina.
Cercò un coltello, ma niente. Non c'era né nella credenza, né nei cassetti né da nessuna parte.
“Li avranno buttati. Bastardi”
L'ansia gli aumentava ogni secondo e non riusciva a trovare un'arma.
Poi però sentì qualcosa scricchiolare sotto ad un tappeto, così lo levò e trovò una botola.
L'aprì e ci trovò nientepopodimeno che una motosega.
“Mh. Non è utile per gli attacchi a sorpresa, ma è un'arma potente. Resisti Alex”
Ora doveva solo capire dove avevano portato Alex.
Provò ad accenderla, ma era scarica.
“Merda! Ora dove la trovo la benzina... forse nel magazzino”

Bob stava già cominciando ad alzargli la maglietta.
Alex era terrorizzato, sudava freddo, era andato in iperventilazione e il suo cuore batteva come se avesse voluto rompergli lo sterno.
Bob iniziò a tastare e a massaggiare il fallo di Alex, che divenne rosso come un pomodoro, e poi però lo spremette con tale forza da far urlare di dolore il povero Alex. Bob però gli tappò subito la bocca.
Alex cominciò a singhiozzare.
«Ti prego... non farlo...»
«Ahahahahah!! Povero piccolo bimbo!»
Bob cominciò a sfregare una lurida e grossa forbice su un fianco del piccolo.
«Bene, passiamo alle parti serie»
Bob prese la testa di Alex e la girò di lato, per puntare bene la forbice alla giugulare.
Un ghigno malefico e poco rassicurante si formò sul viso di Bob.
Senza preavviso lo girò e cominciò a scavare con forza nella carne sopra le scapole.
Alex urlava, urlava con tutte le sue forze, disperato.
Bob tracciò una lunga linea, sempre più profonda, che andava dalla scapola all'osso sacro.
Dopo qualche minuto, Bob decise di prendere il sale sul tavolino, e ne buttò una discreta quantità sulle ferite di Alex, e poi le leccò.
Alex urlò, sentendo la schiena bruciare.
«Adesso proviamo davanti...»
Bob lo slegò per farlo girare e mettersi a gattoni.
«Cloe, tienigli i polsi»
«Non puoi legarli?»
«C'è più gusto così»
«Eh eh eh... Ti stai divertendo?! Eh?! Dillo che ti stai divertendo, dillo!!»
Ma Alex non si stava affatto divertendo.

Oliver stava frugando furiosamente nel magazzino, ma di una tanica di benzina, nulla.
“Andiamo, andiamo! Dov'è?!”
Per fortuna la trovò in fondo a una caterva di roba.
Mise la benzina nel serbatoio, ritornò in casa e sentì delle urla, e dalla voce capì che era Alex.
«Alex!»
Proveniva dalla porta della cantina, e la sfondò.
«Alex!!» gridò Oliver accendendo la motosega.
Corse verso di loro, ma Cloe lasciò Alex e si avvicinò a Oliver puntandolo con una pistola.
«Un altro passo e ti ficco una pallottola nel fegato»
«O-Oliver!» gridò Alex con la voce spezzata dal dolore e dal pianto.
Oliver non poteva sopportarlo.
Avanzò verso Cloe, e lei premette il grilletto.
La pallottola lo colpì allo sterno, che si fratturò ma non colpì il cuore.
Per il colpo e per il dolore Oliver si inginocchiò, ma si rialzò pochi secondi dopo. Con gli occhi che brillavano di giallo. Il suo sguardo la paralizzò dalla paura.
«Ma che?! Stai indietro!»
Cloe premette di nuovo il grilletto, ma Oliver con velocità incredibile, afferrò la pallottola con due dita.
Cloe rimase esterrefatta, ma quando provò a sparare, la pistola era ormai scarica, e la buttò a terra.
«Che cosa vuoi da me?! NON AVVICINARTI!!!»
«Questo è il destino di coloro che non si sono svegliati...»
«Che-che cosa sei tu?» chiese Cloe, tremante per la paura.
«Ahahahahah!! Io, sarò la tua morte»
Tutto quello che Bob e Alex sentirono fu l'urlo di Cloe e poi più nulla.
Bob si fermò, si alzò e si girò verso Oliver.
«Ehi che hai fatto a- OH MIO DIO CLOE!!! SEI UN MOSTRO!!»
Alex era ancora sdraiato a pancia in giù sul lettino, non aveva neanche la forza di girarsi.
Tutto quello che sentì furono grida, arti che venivano strappati, ossa frantumate, sangue che schizzava e ancora grida.
Oliver, dopo aver finito, si dirisse verso Alex e lo guardò.
Aveva la schiena e l'addome coperti di tagli e sangue.
«Oh Alex... che cosa ti hanno fatto...»
«Oli-ver...» disse Alex tra le lacrime.
«Shh... Tranquillo, ci sono io adesso, andrà tutto bene»
Ad Oliver non andava di lasciarlo in quello stato, così strappo una pezza dai vestiti di Cloe e lo ripulì alla bene e meglio.
Poi gli rimise la maglietta, e lo prese in braccio.
Alex gli abbracciò forte il collo.
«Fa male...»
«Lo so Alex, ma devi resistere ancora un po'»
Solo in quel momento Oliver si ricordò di avere una pallottola nello sterno, ma anche se il dolore era forte la sua più grande preoccupazione in quel momento era di mettere Alex in salvo.
Lo portò nella camera degli ospiti. Non si poteva ancora uscire, c'era troppo freddo.
Lo mise sul letto e gli mise le coperte.
I primi e deboli raggi del sole illuminavano la stanza e il camino ormai si era spento.
Oliver si sedette accanto a lui e notò che Alex aveva lo sguardo perso nel vuoto, poi però lo guardò e gli disse:
«Non lasciarmi...»
«Non lo farò, tranquillo»
«Ti metteresti... vicino a me?»
«C-certo...»
Così Oliver si coricò accanto ad Alex, e questo lo abbracciò.
Lui ricambiò ma c'era qualcosa di strano nell'abbraccio di Alex, sembrava molto possessivo e usava anche le unghie per aggrapparsi.
«Shhh... calmati, è tutto finito»
«Mmhh...»
Alex era così stanco che si addormentò.
Oliver sciolse l'abbraccio e si dirisse allo specchio della stanza, per guardare il suo buco sul petto.
Nel frattempo rifletteva: come era riuscito ad usare i suoi poteri? Non doveva avere un sigillo?
Per vedere se aveva di nuovo i suoi poteri Oliver provò a creare una palla di fuoco, senza riuscirci.
E allora come aveva fatto?
Forse, aveva spezzato il sigillo per un attimo?
Un dolore acuto al petto gli ricordò che aveva ancora una pallottola nello sterno.
E adesso come se la doveva levare?
Andò in bagno, sperando che lì si potesse trovare qualcosa di utile.
Cercò negli scaffali e trovò un kit di pronto soccorso, tra queste c'erano anche pinzette, garza e acqua ossigenata.
Si levò la camicia bianca e prese le pinzette.
Con attenzione le inserì nel buco, aiutandosi con lo specchio. Ogni tanto toccavano la carne, provocando dolore.
Finalmente riuscì ad estrarre la pallottola e la buttò sul pavimento.
Poi veniva la parte più dolorosa, l'acqua ossigenata.
Prese il barattolo e si versò il liquido addosso, provocando un dolore lancinante e sulla ferita si formò molta schiuma.
Poi si mise la garza e la camicia.
Conservò un po' di bende e acqua ossigenata per le ferite di Alex.
Nonostante questo però continuava a sentire un dolore acuto allo sterno, poiché era fratturato. Si chiese come avesse fatto la pallottola a non colpire il cuore, forse grazie ai suoi poteri.
Ritornò in camera, con Alex che stava ancora dormendo, e Oliver decise di svegliarlo:
«Ehi Alex, so che sei stanco e che questo è un posto sicuro, ma prima usciamo da questo bosco e meglio è»
«Uhm... ok...»
«Però prima dovrei... medicarti le ferite»
«Ehm... sì»
Oliver lo medicò, e i tagli di Alex facevano un male cane.
«Ma meglio adesso? Come ti senti?» chiese Oliver.
«Io? Sto bene... Sto bene! Ahahaha!! Andiamo forza! Ahahahaha!! Sto bene!!»
Alex saltò giù dal letto e il suo sorriso però non era del tutto normale come il suo comportamento.
Oliver però decise di non darci troppo peso e andarono a fare colazione con dei biscotti, e finalmente uscirono.
«Ok, noi siamo venuti da sud, e dobbiamo andare a nord. Il sud è da quella parte, quindi il nord è dalla parte opposta. Andiamo forza» disse Oliver.
«Andiamo...»

In realtà però Alex non stava bene, per niente.
Gli rimbombava per la testa il sogno che aveva fatto:
Alex era al centro di una piccola stanza grigia e sporca, e davanti a lui c'era un lunghissimo corridoio. Cominciò a percorrerlo, e man mano che andava avanti comparivano scritte sempre più numerose fatte di sangue, che dicevano:
“Uccidilo”
Le scritte cominciarono a diventare voci. Quelle voci gli facevano scoppiare la testa. Poi insieme alle voci si aggiunsero risate, le sue risate.
Poi urla.
E alla fine, si svegliò.
Il sole che sorgeva creava uno spettacolo bellissimo nel cielo, tingendo quest'ultimo di arancione e le nuvole di rosa.
E i due camminarono verso la presunta meta, sperando di non incontrare più ostacoli sulla loro strada...
Cosa che ovviamente non succederà!


Angolo dell'arancino autrice:

Ciao!
Che dire, ho scritto un altro capitolo di getto.
Siamo solo al secondo giorno e Alex viene torturato e Oliver si becca una frattura allo sterno. Non so cosa succederà nei prossimi giorni XD
Devo dire la verità, per la parte in cui Oliver viene colpito da Cloe ma poi si rialza mi sono ispirata ad una scena del videogioco “The Wolf among us”
Se non lo conoscete andatevelo a vedere o ancora meglio giocatelo, è una figata assurda.
Bene bene, l'istinto omicida di Alex si è risvegliato... cosa farà il nostro piccolo yangire?
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, recensiscono, mettono la storia tra le preferite, seguite, ricordate ecc.
Grazie di cuore <3
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo :)
Bye bye ;)
P.S. So che in questo capitolo non si sono viste le rimanenti coppie, ma per favore siate pazienti, nel prossimo capitolo ci saranno :)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Giorno 3 - Passi indietro e brutti pensieri ***


Giorno 3

Passi indietro e brutti pensieri

 

L'erba che Oliver e Alex stavano calpestando diventava sempre più fitta e alta, insieme alla vegetazione attorno a loro.
«Ci stiamo addentrando sempre di più nel bosco. Vuol dire che siamo già a metà strada» disse Oliver mentre con una mano spostava i rami davanti a lui.
«Sei sicuro?»
«Quasi sempre è così»
Alex, essendo più piccolo sia di età che di statura, non riusciva a spostare bene l'erba e i rami.
«Ci servirebbe qualcosa per tagliare queste piante. Quando cerco di spostarle mi fanno il solletico!» disse Alex.
«Già»
«Perché non ci siamo portati la motosega?»
«Perché è troppo ingombrante, fa troppo rumore e quando ci attaccano in branco non è molto utile...»
Alex lo guardò con uno sguardo alla “Davvero?”
«Sigh... Va bene! Me la sono scordata, ok?!» sbottò Oliver.
«Io non voglio tornare indietro»
«Nemmeno io. Siamo distanti tre ore ormai»
«Mh...-WHO! Attento!»
Oliver aveva bloccato Alex con un braccio per non farlo cadere nel dislivello molto ripido che avevano davanti.
«Grazie... mh, è molto ripido... vabbeh dai andiamo»
Alex e Oliver attraversarono il dislivello ma era così ripido che i due furono costretti a correre, Alex quasi scivolò.
«Ehi! È stato fico! Vero Ol-... Oliver?»
Oliver era inginocchiato. Con una mano si reggeva al tronco di un albero mentre con l'altra si teneva il petto. Sembrava provare molto dolore.
«Argh!»
«Oliver che è successo?»
«Quella dannatissima pallottola... argh... per favore, cerchiamo di tenere un passo lento ok?»
«C-certo...»
Oliver provò ad alzarsi, ma il dolore glielo impedì.
«Argh! Cazzo! Fa un male cane...»
«Aspetta, ti aiuto»
Alex si inginocchiò accanto ad Oliver per sostenerlo, ma sentì una voce, una voce femminile, dentro alla sua testa, che gli diceva:
«Dagli un pugno al petto. Daglielo!»
«No! Zitta!» disse Alex a bassa voce scuotendo la testa.
«A-Alex? Hai detto qualcosa?»
«No no... Dai appoggiati a me»
Alex lo aiutò ad alzarsi facendolo appoggiare a sé e tenendolo con un braccio, mentre Oliver cercava di trattenere dei gemiti di dolore.
«Ma che cos'hai?» chiese Alex.
«Molto probabilmente ho lo sterno fratturato»
«Ma non potrà mai guarire se non ti riposi!»
«Mi riposerò a casa. Ora non abbiamo tempo. Dobbiamo uscire da qui»
«Mh... ok, però non fare sforzi»
«Grazie, anche se l'avevo già capito»
«...»
«... Puoi lasciarmi ora»
«Ah sì! Scusa...» disse Alex staccandosi e arrossendo.
«Non dirlo in giro, però Slender a volte è un po' irresponsabile. Ci lascia senza provviste né bussole né armi perché dice che ci dobbiamo abituare a situazioni estreme. Però non si ci deve dimenticare che è pur sempre una prova, quindi dei walkie-talkie per le situazioni di emergenza ce li poteva dare! Che cosa succederebbe se in mezzo al bosco qualcuno di noi avesse un malore o si procurasse una ferita ben più grave della mia? A volte quello spilungone non lo capisco proprio...»
«Hai proprio ragione. Hai provato a dirglielo?» chiese Alex mentre camminavano.
«Sì, e lui mi risponde che “sa quello che fa”. Tsk, voglio proprio vedere»
«Ehi aspetta! Sento qualcosa!»
Ascoltando attentamente, Oliver capì che quel rumore era acqua che scorre.
«C'è un fiume qua vicino»
I due si diressero verso la fonte del rumore e trovarono un fiumiciattolo, con in mezzo una diga fatta dai castori.
«Wow! Una diga dei castori! Che bella, non ne avevo mai vista una dal vivo...» disse Alex con fare sognante.
Oliver notò che vicino a loro, insieme a legnetti e fango c'erano delle buste di plastica. L'area della presunta “spazzatura” era piuttosto distesa, quindi forse ci poteva essere qualcosa di utile.
«Ehi Alex guarda là: c'è una lunga distesa di buste di plastica, quindi forse c'è qualcosa. Andiamo a cercare. Tu controlli la parte a sinistra, io quella destra»
«Ok!»
Alex e Oliver cominciarono a cercare.
Alex mentre frugava trovò un umido piccolo zainetto mimetico, lo aprì ma era vuoto. Stava per lasciarlo, quando noto che un lato dello zainetto era gonfio, così cercò una possibile tasca nascosta e la trovò.
Aprì la tasca e trovò un oggetto non identificato.
Aveva una forma rettangolare, era nero e lungo un po più del palmo di una mano, in più sulla punta aveva una fessura che sembrava fatta apposta per far entrare una lama.
Notò che su un lato aveva un piccolo pulsante, così lo premette, e dalla fessura uscì una grossa lama all'apparenza molto affilata, appuntita e seghettata. Forse apparteneva a qualche militare.
Alex la fissò per qualche secondo, ma poi tutto quello che gli stava attorno divenne... rosso. Tutto si tinse di rosso.
Si guardò le mani, da cui gocciolava sangue.
Sentiva anche delle urla e il suo cuore che batteva in sottofondo.
Anche se da un lato era intimorito, dall'altro era affascinato da quella sua inquietante visione durate qualche cinque secondi, anche se a lui parvero ore.
La voce di Oliver lo riportò alla realtà.
«Ehi Alex, trovato qualcosa?»
«Nascondilo, nascondilo!» gli urlava in testa quella stessa voce femminile.
Alex, per qualche strano motivo, l'ascoltò: ripose la lama e infilò il coltello a scatto nella larga tasca della sua giacca blu.
«No no. Non c'è niente qui» rispose Alex, mentendo.
«Allora mi sa che qua non c'è nulla. Andiamocene»
Oliver e Alex si allontanarono da quella zona e seguirono il fiume che li portava verso nord.
Alex aveva la testa bassa.
Era spaventato da quello che gli stava accadendo.
Non voleva farlo. Non voleva ucciderlo.
Ma il suo lato d'assassino sì.
Del resto c'era un motivo se lo chiamavano “la morte sorridente”. Uccideva le sue vittime senza pietà, con un sorriso stampato in volto.
Perché lo rendeva felice.
Molti lo definivano senza cuore, un doppiogiochista, che aveva due facce, che ti trattava bene ma poi ti pugnalava mentre tu non guardavi, ma in un certo senso, uccideva le persone depresse perché sperava che in cielo potessero avere un po' di felicità.
Ma quella volta no.
C'era una voce femminile, che lo spingeva a farlo, e lui non riusciva a sbarazzarsene, né tanto meno a non ascoltarla.
Forse era per il fatto che era schizofrenico, quindi non era una cosa preoccupante, ma gli dava davvero molto fastidio certe volte.
«Alex... tutto a posto?»
«Sì sì... mi ero solo incantato...» rispose Alex con un falso sorriso.
Non voleva ascoltare quella voce, ma in fondo Alex sapeva che di questo passo non avrebbe retto a lungo.
Se era vero che detestava le cose serie, allora avrebbe dovuto fare fuori anche lui.

«Yaaaaawn!»
«Finalmente ti sei svegliata, bella addormentata»
«Grazie del saluto. Sei sempre così cordiale Jeff»
Clocky si era appena svegliata, mentre Jeff con una pietra molto aguzza tentava di intagliare un pezzo di legno.
Jeff all'improvviso si avvicinò al suo viso e la guardò negli occhi.
Clocky era imbarazzata da quel contatto visivo prolungato.
«J-Jeff?»
«... Perfetto, sono le nove e trenta»
«BASTARDO!!»
«Che c'è? Stavo guardando l'orario» disse Jeff allontanandosi.
«Vieni qui se hai il coraggio!»
«Non vorrai mica sfidarmi?»
«Sì, fatti sotto! Oppure hai paura di essere battuto da una donna?»
«Alla fine di questo duello mi supplicherai»
«Voglio proprio vedere...»

«Uffa, è da più di un'ora che camminiamo, e sono stanco»
«E io sono affamato»
«Ma tu pensi sempre a mangiare?»
«Non è mica colpa mia. E poi sono un cane, wof!»
«Il “wof” te lo potevi anche risparmiare»
«Era per fare scena»
«E in che modo scusa?»
«... Lascia perdere. Certo che molti di voi umani non ce l'avete proprio il senso dell'umorismo...»
A un certo punto però, Smile fiutò qualcosa.
«Ehi Ben... sento qualcosa...»
«Tipo?»
«Canidi... grossi canidi...»
«... Lupi? Nah! Qui non ci sono lupi!»
«Come lo sai?»
«... Sono ottimista»
«Grr...»
«E ora perché mi ringhi?!»
«Non sono stato io!»
I due si girarono e che cosa videro?
Dei lupi trollatori!
(I lupi trollatori sono quella razza di lupi che si divertono, come dice il nome, a trollare i poveri malcapitati- Ma che dico! Continuiamo vah... U_U Nda)
«Grrrr...»
«Ehi ehi ragazzi, non fate così, veniamo in pace!» disse Smile, tentando di calmare le acque.
«Grrr...»
«Smile, n-non puoi a-attaccarli?» chiese Ben tremando.
«Sono minimo in dieci! È troppo per me! Mi sa dobbiamo scappare...»
«E che cosa stiamo aspettando?!»
«Niente infatti...»
«...»
«... CORRI!!»
E così Ben e Smile si misero a correre alla velocità della luce per sfuggire ai malvagi lupi trollatori.

«Non ti avvicinare troppo a quell'uccellino, altrimenti vede la tua faccia e se ne va. Ihihihihi...» disse LJ mentre Sally tentava di avvicinarsi ad un pettirosso.
«Ma perché continui a trattarmi così?! Che cosa ti ho fatto?!»
«Perché sei la classica mocciosetta fastidiosa e viziata»
«E perché sei amico di Alex allora? Lui ha solo un anno più di me!»
«Perché me lo chiedi? Sei gelosa di Alex? Cos'è, ti piaccio? Ihihihihihi...»
«No! Ma che idiozie dici! Rispondi alla mia domanda!» gridò Sally diventando rossa per l'imbarazzo.
«Non urlare così che mi trapani le orecchie! Comunque... sinceramente non lo so...»
«Cosa?»
«Quel marmocchio è davvero mooolto strano. E la cosa mi incuriosisce, ihihih... Forse perché ha dei poteri fighi, o forse perché non mi rompe le palle come fate tu e quell'altro mocciosetto biondo!»
«Ora non nominare Ben!»
«Devi deciderti carina: o ti piaccio io o ti piace Ben. Altrimenti dovrò chiamarti troiet-»
«ZITTO!! Basta! Non è vero niente! Non mi piace Ben né tanto meno tu! Clown di merda! Che schifo di karma che ho avuto per uscire come tua partner»
«E dai. Consolati con il fatto che le altre volte siamo stati peggio»
«Non me lo ricordare...»
«Ihihihihi... Già, che bei ricordi. Ad esempio quella volta che ti ho fatto cadere con uno sgambetto sulla cacca di orso di faccia»
«Stai zitto!» disse Sally tappandosi le orecchie.
«E quella volta che ho tagliato il ramo su cui stavi dormendo»
«Nooo... smettila!»
«Per non parlare di quella volta che ti ho buttato per sbaglio su una trappola per orsi! Ti sono rimasti impigliate delle ciocche di capelli e te le sei dovute strappare! Ti sei messa a urlare come se ti avessero stuprato dieci super dotati in un solo buco! Che ridere! Ahahahah!!»
«Tu lurido sadico schifoso! Ti rendi conto di quanto faccia male strapparsi i capelli?! O di quanto tempo ci è voluto per farli ricrescere decentemente?!»
«O di quando hai provato a strapparmi il naso per vedere se era finto- Aspetta, quello non ha fatto ridere!»
«Sì invece! Ahahahaha!! Così impari, clown da strapazzo!»
«Peccato per te che quella è stata la prima e ultima volta! Adesso sfodererò la mia arma segreta...»
«Cosa? Di che cosa stai parlando...?» chiese Sally un po' intimorita.
«L'arma che mette ansia a tutti i bambini...» disse lugubre LJ sfoderando le sue cadaveriche mani.
«Oh no... No... Tutto ma quello no...» disse Saly, indietreggiando.
«È l'ora...»
«No no ti prego!»
«... Del solletico!!»
Detto questo LJ cominciò a torturare Sally con del solletico, che sembrava fatto con molta abilità.
«BASTA!! AHAHAHAH!! Smettila!! NO!! AHAHAHAHAH!!»
«Non riuscirai a fermarmi!»
«BASTA!! AHAHAHAHAH!! Non respiro!!»
«Se parli vuol dire che respiri benissimo!»
Sally si contorceva tutta, mentre cercava di respirare tra tutte quelle risate, implorando a LJ di fermarsi, mentre lui si divertiva in modo alquanto malsano.
Però smise all'improvviso.
«Che ti sia di lezione, bimbetta. Ihihihi...»
Sally per risposta gli fece la linguaccia.
LJ, facendo finta di non aver visto, continuò:
«Dobbiamo muoverci adesso, è tardi»
«Ok...»
E anche loro si incamminarono verso nord.

Il “combattimento” di Jeff e Clocky si era trasformato in una gara a chi tirasse più forte i capelli dell'altro.
Dopo un po' però, i due caddero a terra con la testa pulsante.
«Jeff, anf anf, sei strano oggi... sei più tranquillo... A quest'ora mi avresti già fatto a pezzi»
«Astinenza da coltello... mi manca... quel bastardo di Slendy! È tutta colpa sua! Mi ha confiscato il coltello per la prova!»
«Aaahh! Già...»
«Senti una cosa... ma è vero che stai con quel rincoglionito di Toby?»
«Toby non è un rincoglionito! È solo “diversamente intelligente”... e comunque NO! Non stiamo insieme!... Però...»
«Però cosa?»
«Cioè... è carino... e gentile» confessò Clocky arrossendo.
«Quindi ti piace?»
«... Sì»
«E perché non glielo dici?»
«No... ho paura che lui non mi voglia...»
«E come diavolo fai a saperlo se vi parlate occasionalmente?»
«Penso che mi consideri troppo mascolina. Jane mi ha pure chiesto se ero lesbica...»
«Pff... Ahahahahaha!!!»
«Che c'è da ridere?!»
«Nah! Voglio dire, è vero che sei un maschiaccio, ma lesbica no, per quanto ne sappia... Sei lesbica?»
«NO!»
«E allora? Devi dimostrare agli altri che non è come pensano, e se loro ancora non ti credono li apri in due e li impicchi con le loro stesse budella!-»
«Jeff!»
«Scusa... è che mi manca troppo il mio Colty!»
«Il tuo chi?»
«Il mio coltello»
«Devi recuperare il tuo coltello al più presto, stai dando di matto»
«Sono già matto, se non si è capito»
«Nooo, nessuno capirebbe che sei matto guardandoti accoltellare una persona trentadue volte all'addome e cavargli gli occhi con le loro ossa ridendo come un maniaco, Oppure guardandoti semplicemente in faccia»
«Sì, ma comprendimi, sono in astinenza!»
«Ok, adesso possiamo continuare?»
«Sei così comprensiva... meno male che sei la mia migliore amica...»
«Allora?»
«Ecco, questo è un punto che devi migliorare: dovresti essere più comprensiva e ascoltare i problemi degli altri. Ti renderà più simpatica e le persone acquisteranno fiducia in te»
«Ma tu come fai sapere tutte queste cose?»
«Forse perché è la verità e anche un tipo ritardato come Toby lo capirebbe?»
«Continua»
«E dovresti anche parlare, mangiare, vestirti, devi fare tutto in modo femminile»
«Devo mettermi anche il profumo?»
«Sarebbe preferibile»
«O santo Cielo no!»
«Vuoi conquistare Toby sì o no?»
«Sigh. Sì»
«Allora devi fare questi piccoli sacrifici»
«Ok...»
«E quindi- ah giusto, ho trovato un coniglio. Cuciniamolo prima che vada a male»
«Sì»
Clocky e Jeff cucinarono il grosso coniglio e si sedettero a mangiarlo.
Clocky addentava, strappava e ingurgitava la sua succulenta zampa come se non ci stato un domani, o come se non avesse mangiato da settimane, o tutte e due insieme.
Jeff la guardò un po' intimorito, annotandosi mentalmente di dormire lontano da lei in caso che le fosse preso un attacco di fame e l'avesse divorato nel sonno.
«Un altro punto da correggere»
«Che p'è che non pa adeffo?» rispose Clocky con trecento grammi di carne in bocca.
«Una donna che può essere definita tale non mangia come uno scaricatore di porto e soprattutto non parla con la bocca piena»
Clocky ingoiò e rispose:
«Vuoi dire che devo morire di fame?»
«Puoi mangiare quanto vuoi, anzi ai ragazzi piacciono le ragazze con una buona forchetta, l'importante è che non ingrassi e che non ti ingozzi, come stavi facendo tre secondi fa»
«Mmh...»
«Devi mangiare a piccoli morsi e con la bocca chiusa»
«Così sembri mia madre»
«Lo so, e me ne vergogno»
«Tsk»
«Clocky, non te lo mangiare tutto ora, conservatelo per stanotte»
«Perché?»
«Così se di notte hai fame invece di mangiare me ti mangi quello. Seriamente. Avrai un futuro da cannibale di questo passo»
«Non fare il cretino e mangia! Altrimenti la tua parte me la mangio io»
«Non ci provare!»

Nina si era seduta con la schiena appoggiata ad un tronco, ad immergersi nei suoi pensieri.
EJ stava ancora dormendo accanto a lei. Doveva essere stanco morto.
Ed era normale, dopo che avevano dovuto passare una notte su un albero per via degli orsi.
Non sapendo cosa fare, Nina si guardò intorno; trovò un bastoncino, lo prese e cominciò a disegnare sulla terra.
Le piaceva guardare EJ mentre dormiva. Il suo Jack. Ma le piaceva anche fare dei disegni in cui EJ rappresentava il suo principe azzurro.
Era da quando lei aveva messo piede nella villa di Slender che lo aveva adocchiato.
Un po' più in disparte, un po' più riservato. Un po' più figo.
La sua pelle così innaturalmente grigia, il suo amore per i reni, la sua maschera che lo rendeva più misterioso di quanto già non fosse...
Aveva così tante qualità quel Jack.
Nina aveva sempre immaginato il suo principe azzurro come il classico uomo alto, biondo dagli occhi azzurri, con un cavallo bianco, pronto a portarla via nel suo castello delle fiabe.
Ma lui era mille volte meglio.
Il problema era che non riusciva mai a capire se il suo sentimento fosse ricambiato o se lei fosse stata per lui solo la sua migliore amica.
Con lei era sempre molto affettuoso, ma temeva che non sarebbe mai andato oltre.
Si avvicinò pian piano al suo corpo dormiente, per annusare il profumo agrodolce del sangue rappreso che macchiava la sua felpa nera.
Anche se era un gesto rischioso, Nina voleva provare a toccare la mano del suo amato, che toccava l'erba.
Lentamente strisciò la mano sull'erba fino a toccare con le dita affusolate il dorso della mano di Jack, e delicatamente la mise sopra.
Molto lentamente, strinse la mano per godere ancora meglio il calore emanato dalla pelle di Jack, all'apparenza fredda.
Guardava le loro mani, ed entrò in una specie di trance, fino a quando:
«Mh? Nina... Yaaaawn! Che cosa c'è?»
«Ah-... ehm... avevi un insetto sulla mano...»
«Ah... Come ti senti?»
«Io adesso sto bene, tu però non hai dormito»
«Non ho sonno, tranquillo»
«Sicura?»
«Sì sì»
«Allora io propongo di andare avanti»
«Certo!»
«Andiamo forza»
“Uff, l'ho scampata per un soffio...”

«Attenta, schivalo!»
Liu già dal mattino presto, dopo una modesta colazione, era intento a far continuare a Jane la lezione su come difendersi.
Jane stava attaccando Liu con la punta della lancia, ma le cadde di mano, e quando l'afferrò con una mano per prenderla, la mano di Liu si appoggiò sulla sua per sbaglio.
Il risultato fu che i due si guardarono, arrossendo subito dopo, e Liu le lasciò prendere la lancia.
«Jane! Scusa... stavo per prenderla io e...» disse Liu cercando di scusarsi.
«No, no... non fa niente...»
«Ok... continuiamo?»
«Certo!»

Mentre Masky, con qualche sosta, continuava a scappare da Toby e a tentare di farlo mangiare dagli orsi.

Molte ore dopo, al tramonto, Oliver e Alex stavano ancora camminando per raggiungere un altro fiume.
Lo trovarono in un altro paio d'ore, dove Oliver bevve un po'.
Quando poi si rialzò la maschera vide che Alex lo guardava sconvolto.
«Che hai? Perché mi guardi così?»
«La tua... La tua...» disse tremolante Alex massaggiandosi la mandibola.
«La mia bocca dici?»
Alex annuì leggermente.
«Davvero?... L'hai notato soltanto adesso?!»
«Sì...»
Oliver si spiaccicò la mano sulla fronte.
«Non ci credo... ma scusami, allora a che cavolo pensavi che mi servissero una maschera retrattile e una fascia in metallo con una pietra che si illumina ogni volta che parlo?!»
«Pensavo che fosse come quella di Toby...»
«Ah...»
«È inquietantissimo... però e figo! Ma come te lo sei fatto? Deve aver fatto molto male. Non dirmi che te lo sei fatto da solo!»
«No! Come puoi pensare una cosa del genere! Nemmeno Jeff sarebbe così pazzo da farlo!... Forse. Comunque me l'hanno fatto dei bulli, ma preferisco non scendere nei dettagli. E sì, ha fatto male. MOLTO male»
«Wow... mi dispiace Oly»
Oliver strabuzzò gli occhi.
Con uno scatto lo prese al collo e lo alzò.
«... La prossima volta che mi chiami in quel modo te ne esci con il collo rotto. CHIARO?!»
«S-sì...»
Oliver lo mise a terra.
«... Si può sapere perché diavolo te la sei presa tanto?!»
«Non sono affari tuoi! Adesso andiamocene...»
Si formò tensione fra loro e non parlarono più. Non trovarono nulla da mangiare, e se dovettero andare a dormire a digiuno.
Mentre Alex provava ad addormentarsi, la voce lo chiamò.
«Ehi Michael, hai visto come ti ha trattato? Guardati, hai ancora i segni delle sue dita sul collo. Dovresti punirlo, no?»
«Lasciami in pace. Lui mi ha salvato un sacco di volte. E poi scommetto che è solo stressato»
«Pensala come ti pare, ma se cambi idea chiamami. Ihihihi, buonanotte, Michael»
Anche se aveva detto alla voce quelle cose, Alex si sentiva un po' ferito, ma decise di perdonarlo. Forse la mattina seguente si sarebbe scusato.
E così si addormentò.
Facendo lo stesso, identico, incubo.


Angolo dell'arancino autrice:

PER FAVORE LEGGETE :)

Salve a tutti ragazzi e ragazze! :)
Eccovi qui un nuovo capitolo... scritto con i piedi devo dire... -__-
Cioè, un uomo che dà consigli ad una donna per essere più femminile?!
E questo uomo è Jeff the killer? .-.
… No, io dovevo essere ubriaca mentre scrivevo, sicuramente! >_<
Ho fatto Jeff di un OOC grande quanto una casa a dir poco U_U
Non fatemi una ramanzina nemmeno se ho fatto Nina, EJ o Clocky troppo OOC, poiché non conosco un tubo del loro comportamento.
Io ho un serio problema, si chiama “sindrome della scrittura OOC” o “sindrome della scrittura anti-IC”.
Questa seria malattia consiste nel fatto che l'autore/rice, per quanto possa conoscere bene un personaggio, non riesce a farlo IC. Nei casi più gravi riesce a fare a malapena IC i suoi stessi OC.
Io sono un caso quasi grave XD
E il caldo peggiora la situazione :(
Comunque, ritornando al capitolo, la voce sta convincendo Alex ad uccidere Oliver, per quanto tempo il nostro “occhi al limone” reggerà?
E come mai Oliver ha reagito così male per un piccolo e innocente diminutivo?
Ma mi è sorto un piccolo dubbio: non è che vi stanno antipatici i miei personaggi?

Ice: “Dite di sì e vi taglio la gola!”
Ice! Chi ti ha detto che potevi uscire, ah?! Mi stai spaventando gli utenti, vattene!
Ice: “Che barba che sei...”
Seriamente, non badate a quello che ha detto.
Le critiche, purché costruttive, sono sempre ben accette :)
Tu.

Ice: “Che c'è?”
La prossima volta che esci senza permesso ti taglio i capelli!
Ice: “Noooo!! La mia bellissima chioma di seta biondo paglierino noo!! :'(”
Grazie per rinfacciarmi sempre che hai dei capelli più belli dei miei, sei una sorellina adorabile, la migliore -_-
Ice: “Ben ti sta!”
Fa silenzio! Non eri nemmeno programmata per apparire in questo angolino autrice, né in tutti gli altri angolini, quindi cuccia!
Ice: “Non sono un cane!”
Zitta!
Ice: “Piuttosto, non dovevi dire qualcosa a quelli che ti seguono?”
Ah giusto! Scusate per avervi fatto aspettare, quindi...
COSA?!?!?
TRECENTOTRENTA VISITE E 29 RECENSIONI CON SOLI 5 CAPITOLI IN MENO DI UN MESE?!?!?!?
CENTO E OLTRE UTENTI CHE SEGUONO I MIEI CAPITOLI?!?!?!?

Ice: “Sorellona, lo sai che ci sono autori che fanno molto meglio di te vero?”
Lo so benissimo, ma questa è la mia storia, faccio quello che voglio e degli altri me ne frego.
Dicevo, io vi ringrazio davvero di cuore per tutto quello che fate, perché non sarei nessuno se non ci foste voi a seguirmi giusto?

Ice: “Più o meno...”
Non ho mai raggiunto un traguardo così alto in così poco tempo.
Forse ha ragione Ice, forse non è poi così tanto, ma per me lo è, e io vi ringrazio immensamente.
Grazie davvero, con tutto il cuore :)
Ringraziate! Tutti quanti!

Ice: “Grazie per seguire la mia sorellona”
Oliver: “Grazie a tutti per seguire la nostra storia”
Alex: “Grazie tantissimissimissimo a tutti quanti! :3”
Scarlett: “Grazie a tutti!”
Shhh!! Zitta Scarlett!! Tu ancora non sei apparsa nella storia!!
Scarlett: “Oops... Fate come se non avessi detto niente, ok?”
Vi mando un bacione e un abbraccio virtuale e detto questo ci vediamo al prossimo capitolo ;)
Ciao :)
P.S. Ditemi insieme alla recensione se vi ha dato fastidio Ice così non parteciperà più, ma se mi dite che può stare la tengo :)

Ice: “Ehi! Non puoi fare di me quello che ti pare e piace!”
Sì invece!
*Parte la musica Sad Scrubs (quella usata nei video di favij nei momenti “tristi”, se avete capito)*

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Giorno 4 - Cuore o testa? ***


Giorno 4

Cuore o testa?

 

Alex guardava la luna.
I suoi innumerevoli tentativi di dormire erano tutti invani, data la fame, il freddo e soprattutto lo stesso incubo che lo perseguitava da un giorno.
Al risveglio da questi incubi, la testa gli doleva, e in bocca era sicuro di sentire il sapore del sangue.
Alex ammirava il cielo stellato appoggiato al tronco di un pino.
Osservava anche il corpo dormiente di Oliver, che gli dava le spalle e se ne stava sdraiato di fianco sull'erba, beato. Era uno dei pochi momenti in cui lo vedeva rilassato e tranquillo. Da addormentato sembrava completamente un'altra persona.
Tornò a guardare il cielo.
I suoi occhi, innaturalmente gialli come un limone, sembravano quasi risplendere ai raggi di luna.
Forse per la tonalità, o forse per il suo velo di lacrime.
Quel velo diventò sempre più spesso, finché una piccola e calda lacrima uscì dal suo occhio e scorse impavida sulla guancia.
Una lacrima che si lasciava dietro dolore e sofferenza.
Quella lacrima, sola, decise di portarsi dietro un'altra lacrima, e un'altra, e poi un'altra ancora, e quel velo di lacrime si trasformò in un singhiozzio.
Nonostante i suoi sforzi, quelle lacrime continuavano ad uscire.
Nascose la testa tra le ginocchia e i singhiozzi divennero sempre più forti.
Oliver, però, non sembrava sentire.
Beato lui e tutti gli altri, nel loro mondo, dove niente può ucciderli, dove niente può togliere loro la libertà.
Oh, i sogni, quale magia.
Ti fanno credere che puoi fare tutto, ma è solo un illusione.
Provano ad illuderti dai problemi della vita, creando dei mondi magici, che nessuno a parte te può toccare, dove il dolore non esiste.
Ma che succede quando si trasformano in incubi?
Ti fanno perdere la voglia di dormire, ma in tutti i sogni, piacevoli o spiacevoli che siano, c'è sempre un fondo di verità in quello che vediamo, o meglio, viviamo.
Gli incubi però, come dire... lo dicono esplicitamente, rispetto ai sogni, se nella tua vita o nella tua mente c'è qualcosa che non va.
E allora perché?
Perché quegli incubi lo perseguitavano, in un certo senso, anche da sveglio?
Perché dicevano tutte quelle brutte cose?
Perché era pazzo forse?
Ma “pazzia” non vuol dire per forza “follia omicida”...
No?
Quella volta, i suoi sogni erano sbagliati.
Non poteva essere lui a pensare quelle cose. Si rifiutava di crederci.
Quella voce non poteva appartenere alla sua testa.
«Chi... chi sei tu?» chiese Alex, riprendendosi dalle lacrime.
«... Non lo so, non so niente di me, non so nemmeno se sono mai esistita. So solo di essere una donna e che sono dentro di te... Michael» rispose la vocina, dopo qualche secondo.
«Perché mi fai questo? Mi odi?»
«No. Lo faccio per il tuo bene»
«In che senso?»
«Lui. Lo odio»
«Chi? Oliver? Perché lo odi?»
«Non voglio che per colpa sua tu ti dimentichi di me»
«Come posso dimenticarmi di te se abiti nel mio corpo?»
«... Lo odio... lo odio! Devi ucciderlo!»
«No, non voglio! Zitta, zitta!» sbottò Alex tappandosi le orecchie.
Peccato che però Oliver era tutt'altro che addormentato; aveva ascoltato tutto.
La voce tormentò Alex per tutta la notte, lasciandolo sveglio.
Già, che notte da incubo.
Ma agli altri andava forse meglio?

«Oddio Liu che facciamo?!» chiese Jane a bassa voce, agitata.
«Shhh! Se stiamo zitti se ne andrà... forse» rispose Liu, anche lui con la voce bassa.
«Come forse?!» sbottò Jane a voce più alta.
Liu con una mano le tappò la bocca, anche se poi non era proprio la bocca perché Jane aveva la maschera, ma andiamo avanti.
Erano rintanati all'interno del tronco di un albero.
L'interno era piccolo e conteneva a stento due persone sedute.
L'apertura che conduceva all'interno era così piccola che una persona poteva entrare e uscire solo strisciando. Un luogo parecchio claustrofobico, ma sicuro contro grossi animali selvatici, come gli orsi.
Si erano rifugiati lì proprio perché erano inseguiti da un orso.
Jane era tesissima, e avrebbe volentieri usato il braccio di Liu come anti-stress, ma capì che era meglio non farlo. Anche Liu era preoccupato, ma cercava di non darlo a vedere in presenza di una ragazza, soprattutto della ragazza di qui aveva una cotta!
Dopo un po' di minuti, non si sentirono più rumori dall'esterno, e i due si tranquillizzarono un po'.
«Ok, credo che possiamo uscire» disse Liu provando ad uscire.
«No! È troppo pericoloso!»
«Ma credo che se ne sia andato»
«Per favore Liu! E se ci fossero altri animali?! No, io ho paura ad uscire...»
Si sentì all'improvviso un ululato.
«Lo senti?! Oddio ci mancavano anche i lupi! No no! Col cavolo che esco!»
«Jane, calmati»
«Non dirmi di calmarmi!» sbottò Jane, nascondendo la testa tra le ginocchia e abbracciando le gambe.
Se Jane non avesse avuto la maschera, Liu avrebbe visto che stava entrando nel panico, e aveva anche un velo di lacrime.
Liu non poteva stare lì impalato, doveva fare qualcosa per calmarla.
«Jane, guardami» le disse Liu con un tono dolce ma serio allo stesso tempo.
Jane alzò lentamente la testa e lo guardò.
«Andrà tutto bene. Devi fidarti di me. Non permetterò a niente e nessuno di farti del male. Finché ci sarò io con te, sarai al sicuro, e poi, non ti ho insegnato quelle tecniche di difesa per niente giusto?»
Jane annuì.
«Capisco che tu sia spaventata, ma qui dentro niente può farci del male, quindi vorrei che cercassi almeno in parte di rilassarti. Dormiremo qui, ok?»
«S-sì»
Liu si rimise accanto a Jane, che era tutta rossa.
«... Hai freddo?»
«N-no...»
«E allora perché hai la pelle d'oca e tremi?»
«...»
«Dai, tieni, ti riscalderà»
Liu si tolse la giacca nera e la mise sulle spalle di Jane.
«Ma Liu...»
«Non preoccuparti per me... non morirò di freddo...»
Jane però che Liu stava tremando come una foglia.
«Liu...»
«T-tranquilla...»
Ma non era affatto bello stare ad una temperatura di circa cinque gradi centigradi con solo una maglietta.
Siccome dovevano dormire, Jane si tolse la maschera, l'appoggiò a terra, e girò la testa dall'altra parte rispetto a Liu, per non fargli vedere la sua faccia.
«P-perché ti nascondi?»
«N-niente...»
«... È per la tua faccia vero?»
«È orribile, sembro Jeff»
«Dai, non farti problemi, e poi non è stata nemmeno colpa tua»
«Ma sono sfigurata! Quel bastardo!...»
Anche se erano passati anni da quando Jeff uccise la sua famiglia e la bruciò viva, a Jane le venivano le lacrime agli occhi sia per la tristezza e la rabbia al solo pensiero.
«Ma tu hai qualcosa di bello in viso, che Jeff non ha»
«E cioè?»
«I tuoi occhi»
Jane stette un secondo in silenzio, arrossì, e poi rispose:
«Nah. Sono di un comune verde, nulla di speciale»
«Non è vero. Quando sei felice sembrano come risplendere e in quei momenti i tuoi occhi sono i più belli del mondo»
Jane divenne ancora più rossa.
Liu si maledisse mentalmente. Forse aveva esagerato con i complimenti e adesso Jane aveva capito che lei gli piaceva?
Jane si girò e guardò negli occhi Liu.
«D-davvero?»
«Perché ti dovrei dire il falso?»
«... Senti Liu»
«Sì?»
«Ma... perché mi stai dicendo tutte queste cose?»
Beccato.
Liu andò leggermente nel panico e si strizzò le meningi per trovarsi una qualsiasi scusa, credibile e non.
«Ehm... perché sono vere» rispose Liu con la voce un po' tremolante.
«Nessuno mi aveva mai detto queste cose, nemmeno i miei genitori» disse Jane giocherellando con i capelli.
«Forse non l'hanno mai notato»
«Sai Liu... tu sei, come dire, speciale»
«Speciale?»
Forse, forse il momento era arrivato! Forse il suo sentimento era ricambiato!
Il cuore di Liu accelerò e dentro la sua testa sentiva già i suoni delle campane della chiesa.
«Fin da quando ti ho visto per la prima volta a scuola, insieme a Jeff, prima che lui impazzisse, vedevo nei tuoi occhi che tu eri diverso. E in effetti è così. Non avevo mai incontrato nessuno come te Liu. Volevo solo dirti che...» disse Jane sempre più imbarazzata torturandosi i capelli.
Lei gli afferrò le mani...
Continua! Dillo! Di ti amo! Di ti amo! Di ti amo!
«Per me sei come un fratello»
Liu strabuzzò gli occhi e le campane si fermarono.
“No Liu. Ti è andato in pappa il cervello. Lei non ha detto fratello. Lei NON ha detto fratello. Hai sentito male” pensava Liu cercando di auto convincersi.
«F-fratello?»
«Sì! Sei il fratello che non ho mai avuto!»
Avete presente la musica Sad moment? Quella che usa Favij nei momenti tristi? Ecco, partì quella.
Eh già. Liu era stato friendzonato.
Liu era imbambolato, a fissare il vuoto.
«... Liu? Che hai?»
«... Andiamo a dormire»
«Ehm... ok»
Liu e Jane si sedettero con la schiena appoggiata all'interno del tronco, uno accanto all'altro.
Però prima di dormire Liu sibilò:
«Cupido, un giorno ti infilerò una di quelle tue frecce su per il culo! Così ci pensi due volte prima di colpire una persona sola!... Che palle»

Sally non riusciva a dormire.
Si rigirava nell'erba ma proprio non ci riusciva.
Guardava Jack che invece dormiva bello spaparanzato.
Era proprio una tortura non riuscire a dormire.
Poi però, sentì degli scricchiolii dietro di lei, come dei rametti che venivano calpestati.
Si girò, ma dietro di lei non c'era nessuno.
Soggezione, pensò.
Nonostante avesse undici anni aveva ancora una fifa matta del buio, e quella notte era illuminata solo da una debole falce di luna.
Era tutto molto inquietante.
Risentì quel rumore, ma stavolta era più forte.
Non si girò, era solo soggezione.
Ma sentiva degli sguardi puntati sulla schiena, degli sguardi penetranti e pesanti come macigni.
Poi sentì dei passi, molto ovattati.
E poi dei respiri.
Lentamente, si girò.
Jack venne svegliato dall'acutissimo grido di Sally.
Si guardò intorno, e la vide a terra, con un branco di lupi e orsi che la circondavano.
La raggiunse subito e si mise accanto a lei, come scudo per proteggerla.
«Adesso non ti muovere, altrimenti il mio trucco non funziona» le sussurrò Jack.
Sally annuì, spaventata.
Se ne stese lì ferma, come Jack aveva detto, mentre lui creava illusioni facendo credere agli animali che lo stavano attaccando, ma invece si stavano attaccando tra di loro.
Sally però notò che gli animali si stavano pericolosamente avvicinando a lei, così indietreggiò.
Mentre Jack si divertiva come un pazzo, si ricordò che c'era Sally, così decise di darle un'occhiata.
Si girò, e c'era un orso dietro di lei, pronto a darle una zampata.
«Attenta!»
Lei non ebbe il tempo di girarsi che quel grizzly le sferrò una potente zampata in testa, che la mandò subito al tappeto.
«Ihihihihih... allora volete le maniere forti... e sia»
Sul viso di Jack si formò un sorriso per niente rassicurante, e in pochi secondi i corpi degli animali erano a terra, insieme a i loro organi e sangue.
Jack prese il corpicino di Sally in braccio e la portò lontano da lì.
Perdeva parecchio sangue dalla testa, brutto segno.
La portò dentro ad una caverna improvvisata, e dopo pochi minuti Sally riprese conoscenza.
«J-Jack... ahi... la testa. Che è successo?»
«Sei svenuta ma adesso sei al sicuro»
Sally per un momento, ma solo per un momento, avrebbe voluto abbracciarlo.
«Non mi dici nemmeno grazie per averti salvato la pelle?» disse Jack sdraiandosi per dormire.
«...»
«Tsk, buonanotte, mocciosa. E non fraintendere, ti ho salvato solo perché altrimenti Slendy mi avrebbe conciato per le feste»
Sally, un po' offesa, si chinò anche lei per dormire.
Passò un'ora, e Sally non riusciva a chiudere occhio perché si sentiva in colpa. In fondo le aveva salvato la vita, più o meno.
Ma chiedergli scusa mai. Era troppo orgogliosa.
Così decise di farlo in modo che neanche l'avrebbe sentita.
Si girò verso di lui, dato che prima era sdraiata dandogli le spalle e lo guardò.
Era davvero carino.
Ancora sdraiata, si avvicinò a lui, e posò delicatamente le sue labbra sulla sua guancia.
Sapeva di caramella e sangue.
Dopodiché, gli disse a bassissima voce:
«Grazie»
Si girò e se ne tornò a dormire.
Era imbarazzata: l'aveva addirittura baciato sulla guancia!
Tanto sta dormendo, pensò, non se ne ricorderà...
Però Jack era sveglio e quindi aveva sentito tutto quello che Sally gli aveva fatto, e quando lei si era girata, non poté che accennare un piccolo e sincero sorriso.

La mattina arrivò presto, e Oliver fu svegliato dai caldi raggi del sole.
Si stiracchiò e si guardò intorno, ma non vedeva Alex.
Aveva sentito tutto quella notte, ma con chi diavolo stava parlando Alex.
Si sarebbe anche dovuto scusare per il giorno prima, quando l'aveva quasi strozzato solo perché Alex l'aveva chiamato Oly.
Ma non si era arrabbiato tanto per il nomignolo, ma per una faccenda molto più delicata.
Non riusciva a dimenticare.
Non riusciva a dimenticare quella scena, dove aveva messo fine alla sua vita normale, alla sua sanità mentale.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi.
Quegli angelici occhi blu che lo guardavano con confusione e dolore.
Gli occhi di sua sorella.
Era la sua migliore amica. Lei era sempre accanto a lui quando aveva qualche problema.
E come l'aveva ripagata? Bruciandola viva.
Il suo tatto così delicato, i suoi abbracci calorosi e affettuosi, i suoi occhi pieni di amore, non li avrebbe mai dimenticati.
Sembrava quasi un angelo. Un angelo custode venuto dal cielo per portarlo via dall'inferno.
Ma lui non meritava l'amore di quell'angelo.
La sua anima era stata macchiata permanentemente da quel marchio subito alla nascita. Neanche se fosse diventato santo le porte del paradiso gli si sarebbero aperte.
Ricordava i bei momenti, quando da bambini giocavano.
Sua sorella lo chiamava spesso Oly.
Per questo non voleva essere chiamato in quel modo. I ricordi erano troppo dolorosi.
Decise di scacciare via quei pensieri e si alzò, per cercarlo.

Quel liquido rosso e caldo che gli scorreva sul braccio lo inebriava da morire.
Un tranquillo venticello accarezzava i capelli di Alex, che si muovevano fluenti insieme al vento.
Ma la brezza non riusciva a togliere il pungente odore ferroso del sangue fresco, che Alex respirava a pieni polmoni.
Con il suo coltello a scatto nella mano sinistra e la testa del cervo nella destra, affondava con brutalità la lama nel ventre dell'animale.
Le sue interiora cominciarono ad uscire lentamente dall'addome e a toccare l'erba, divenuta scarlatta.
Continuava a dilaniare la pelle e i muscoli, e il silenzio di quella piccola valle in cui si trovava veniva spezzato dal rumore delle continue coltellate.
Cinquantotto, cinquantanove, sessanta, sessantuno...
Il sangue caldo usciva a fiotti, macchiandogli la faccia e la giacca.
«Mostro... mostro...»
Il coltello affondò nel petto, infilzando i polmoni.
«Ti odio...»
Posò con poca grazia il coltello a terra e con le mani ruppe le costole, per raggiungere il cuore.
«Eh eh... Eheheheh... Ahahahah... Che cosa ho fatto?»
Riprese il coltello, e cominciò a pugnalare il cuore.
«Che cosa ho fatto di male?! BRUTTO BASTARDO!!»
L'ultima pugnalata fece uscire un fiotto di sangue che macchiò il viso di Alex.
Leccò il sangue che gli era finito vicino alla bocca, con disgusto e piacere.
Strappò il cuore dal petto e lo prese in mano, e cominciò pian piano a stringerlo.
«Perché?... Perché?...»
Cominciò a ridere, rideva, rideva risate malate.
Malate e folli.
Strinse quel cuore talmente tanto dal ridurlo in poltiglia, e lui rideva.
Ma mentre rideva, le sue lacrime cominciarono ad uscire confondendosi con tutto quel sangue.
Rideva e piangeva.
Ma perché stava piangendo?
O perché stava ridendo?
Boh.
Chi li capisce i matti?
Continuò per qualche minuto, dopodiché sia il pianto che le risate si attenuarono fino a scomparire.
Rimase a guardare la sua vittima con uno sguardo inespressivo.
Stava per incidere un sorriso sul muso del cervo, quando sentì dei passi.
Ripose subito il coltello nella tasca e si girò per vedere chi era.
«Ehi Alex ti stavo cerca-... Che... cosa hai fatto?» chiese Oliver, vedendo lo spettacolo di Alex.
«... Avevo fame, e volevo cercare qualcosa da mangiare»
In effetti era da un giorno che non mangiavano perciò Oliver ci credette.
«Senti Alex... scusa, per come ti ho trattato ieri, mi dispiace»
«Oh, lascia perdere»
Oliver si avvicinò un po', curioso di vedere come Alex avesse conciato quel povero animale, infatti si può dire che non era messo bene.
«Guardati sei tutto sporco... Ma come hai fatto a tagliarlo?»
Oh oh...
Fortunatamente Alex notò che il cervo era senza un corno, forse se lo era rotto, e riuscì a trovare una scusa.
«Ehm... gli ho strappato il corno e l'ho usato per tagliarlo...»
«Wow... e dove lo hai messo?»
«Ehm... l'ho buttato»
«E perché?!»
«Beh, perché era pericoloso lasciarlo in giro... chissà, e se ci fossi inciampato?»
«Mmhh... oookaay...»
Oliver non ci credeva molto, ma non aveva proprio voglia di discutere in quel momento, quindi ignorò anche il fatto che l'animale era stato quasi completamente sventrato e si concentrò su come cucinare la carne.
«Andiamo a cucinarla ora?» chiese Oliver.
«Certo...»

«Maaaaskyyy, dove seeei?»
Masky si era nascosto dietro a un albero per non farsi vedere da Toby, però...
«Trovato!»
La voce di Toby lo fece saltare in aria dallo spavento.
«Ma perché continui a scappare?»
In effetti la situazione era un po' irreale: Toby rincorreva Masky da quattro giorni, ed era tanto se si erano fermati per fare i loro bisogni e bere dell'acqua. Quindi non mangiavano e dormivano da quattro giorni.
Masky, stremato e in procinto di esplodere in un'altra crisi isterica, decise di affrontare Toby, tanto non era la fine del mondo.
«Allora Toby... Lo capisci o no che mi stai pesantemente sul culo?!»
«C-cosa?»
«Devi smetterla di rompere e di fare tutte quelle domande, altrimenti potrei non diventare responsabile delle mie azioni»
«Ok, quindi devo-»
«STAI. ZITTO»
«... Ok»
«Andiamo a cercare qualcosa da mangiare adesso»

Clock era beata nel mondo dei sogni, fino a quando non fu disturbata da uno strano rumore. Sembrava qualcosa che sbatteva ripetutamente.
Cercò di ignorarlo, ma fu costretta a svegliarsi.
Abbastanza irritata, si dirisse verso la fonte del rumore, e trovò Jeff che stava dando dei calci ad un albero.
«Si può sapere che diavolo stai facendo? Mi hai svegliata»
«Non lo vedi?» rispose Jeff continuando a dare calci all'albero.
«Potresti spiegarmelo a me, visto che sono una comune mortale?»
«Qui non c'è niente di appuntito o affilato, cazzo! Non posso neanche dormire perché non ho la mia fottutissima mascherina!»
«Ah ok... e allora?»
«Sono incazzato porca miseria!»
«Va bene. La smetti adesso?»
Jeff però non sembrava ascoltarla.
«Ho detto smettila!»
«Ma perché non te ne vai a fanculo?! Torna a dormire!»
«Non posso se continui a fare rumore!»
«Uff... che palle»

Nel frattempo, in una casetta molto lontana da tutti i nostri killer, una ragazza sedicenne si guardava allo specchio, orgogliosa del proprio corpo, risultato di decine e decine di omicidi dalla tenera età di dodici anni.
Quasi tutte le parti del suo corpo non erano sue, ma una volta erano di altre ragazze, indegne di avere quelle parti così belle.
Lunghi capelli rossi e mossi che le toccavano il sedere, delle mani delicate dalle dite affusolate, e occhi bicolore, il destro verde e il sinistro azzurro, un nasino piccolo e all'insù e la sua quinta di seno.
Tutte quelle parti del corpo, anche se non sue, le stavano a pennello.
«Già, quelle troiette non se lo meritavano. Ahhh sono proprio perfetta»
Da qualche giorno però sentiva delle urla provenire dal bosco, il che voleva dire che qualcuno era entrato nel suo territorio.
Così prese il suo amato arco e e delle frecce e uscì dalla casetta per una perlustrazione.
Sapeva usare il coltello, ma preferiva non toccare il sangue di quelle luride persone imperfette.
«Bene, vediamo quanti indegni saranno mandati all'inferno, eh eh eh...»


Angolo dell'arancino autrice:

PER FAVORE LEGGETE :)

Salve a tutti da me
Ice: “E da me!”
Ci sono tante cose da dire che potrei scrivere un'intera pagina, ma io dirò le cose più importanti, a cominciare dal fatto che, se devo essere sincera, questo capitolo l'ho fatto di malavoglia, tanto per togliermelo dalle scatole.
Quindi può darsi che sia fatto in modo un po' frettoloso.

 

 

 

 

Ok, so che ci sono parecchie cose che non vanno bene in questo disegno:

Punto uno:
Non è proprio un granché, non ha nemmeno le ombre! Ha solo il colore di base!
Sì, lo so, ma capitemi, era mezzanotte e volevo fare un disegnino su di loro. Sono troppo teneri! Come si fa a non shipparli?! *^*
Ed inoltre questa scena neanche c'è nella storia.

Punto due:
Jane è una tappa (non è proprio un errore, ma vabbeh).
Jane: “Ehi!”
Perdonami, ma non sono molto brava negli abbracci di profilo, e poi quelli frontali sono più romantici! Quindi se ti facevo più alta non si vedeva la faccia di Liu, scusa Jane.

Punto tre, che è solo una nota:
Jane non ha la maschera, penso si fosse capito, no? XD

Punto quattro:
Ma Liu non è stato friendzonato?
Lo so, ma volevo lo stesso disegnare una piccola fanart su di loro :)
Ma vabbeh, spero che possiate apprezzarlo lo stesso :)
E poi c'è fluff. AMO il fluff *^*
Ice.

Ice: “Sì?”
Non hai niente da dire?
Ice: “... Ah giusto! Ringrazio a tutti per avermi supportato! Grazie a voi adesso apparirò in tutti gli angolini e tormenterò mia sorella per tutta la sua permanenza su EFP! Muahahahah! >:D”
Ehm... veramente solo per questa storia.
Ice: “Muahaha- Cosa?”
Tu sei stata autorizzata per stare negli angolini autrice di QUESTA storia, non di tutte le altre. È già tanto se a volte ti faccio apparire nelle recensioni.
Ice: “Ma, ma... tu non puoi lasciarmi così! Che cosa farò! D'X”
Perché non te ne stai con Fran e mi lasci in pace?...
Ice: *si blocca*
I-Ice?
Ice: “... FRAAAAAAAAAAAAAAN!!!!!” *corre a velocità della luce verso il fandom di Katekyo Hitman Reborn*
Ok, sì, mia sorella è innamorata pazza di Fran (mia sorella, non io, SIA CHIARO!), e finché lui non la manderà a quel paese, potrò stare tranquilla tranquilla a finire l'angoli-
Ice: *apre all'improvviso la porta con una faccia da depressa cronica, con tanto di rughe e occhiaie*
Che è successo?
Ice: *piange* “Ho provato a parlargli, sob, ma dice che è impegnato con Belphegor!!!” *piange come una fontana*
Vabbeh, sarà per la prossima FF-
Ice: “BRUTTO ST***O DI UN PRINCIPE!!! TESTA DI CA**O TI SPACCO IL C**O!!! FRAN È SOLO MIO!!!” *prende due mitra e comincia a sparare dappertutto, poi sfonda la porta e si ridirige armata fino ai denti nel fandom di KHR.
Oooookaaay, sorvoliamo.
Tra un po' dovrò chiamare questo spazio “sclero dell'autrice” non “angolo”.

Alex: “Certo che a tua sorella manca qualche rotella... Ho fatto pure rima... Come prima! :3”
Scarlett: “Alex, la smetti di fare il coglione?”
Scarlett! Non si dicono le parolacce senza censura nei miei angolini!
Scarlett: “Senti io sono io, tu non sei nessuno e io faccio quello che mi pare”
… Hai fatto solo una piccola scena e già ti odio :)
E poi io comando tutto quello che fai e dici.

Scarlett: “Non è vero!”
Proviamo?
Scarlett: “medkwngveniwh... jkenfkjebfjesdkweb... mi chiamo Scarcacca e per professione sturo i cessi- Ma che cazz-!!”
Alex: “Ahahahahah!! Ben ti sta!”
Scarlett: “Piccolo-”
Ice: “FRAAAAAAAAAAN!!!” *spara dappertutto*
Ice che ci fai qui-
Ice: “FRAAAAAAAAAN!!!
Ok basta ora!

Ah! Aspettate!
Un'ultima cosa, è importante.
Stavo pensando di scrivere una raccolta con scene inventate da voi.
Mi spiego, voi adesso nelle recensioni mi scrivete se volete questa raccolta, e se la volete, mi scrivete anche un'idea per delle scenette.
Ad esempio, mi scrivete: “Cosa succederebbe se le Creepypasta andassero al Luna Park?” oppure “Cosa succederebbe se le creepypasta maschi diventassero femmine e viceversa?” e io scrivo la scena (le domande che ho appena fatto sono ancora disponibili).
Ogni capitolo sarà composto da una sola scena, e in cima al capitolo citerò il nome di chi mi ha chiesto la scena.
Per ora potete scrivermi le scene nella recensione, poi quando scriverò la raccolta, mi domanderete le scene là.
Inoltre queste scenette andranno in ordine cronologico con questa FF, nel senso che se, per esempio, qui non è ancora apparso un personaggio, non posso metterlo nelle scenette finché non appare (a parte alcune eccezioni).
Poi, oltre a delle scenette, se volete, farò anche dei capitoli dedicati ai F.A.Q. a tutti i personaggi e a me, e le domande le potrete scrivere sempre nella recensione.
Mi raccomando, siate originali ;)
Se avete qualche dubbio chiedete pure.
Spero che acconsentirete (anche se io un po' ne dubito u.u)
E ditemelo se lo volete nella recensione capito? Non ve lo dimenticate.

Allora, grazie per aver letto e alla prossima, uff...
Ciao <3
P.S. Più di 400 visite? Basta, io vi amo :*

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Giorno 5 - Perché sei così cieco? ***


(Se un giorno mi andrà lo completerò)
Questo è dedicato a tutti quelli che mi seguono! <3

 

 

Giorno 5

Perché sei così cieco?

 

Il giorno precedente, la rossa non aveva trovato nessuno, segno che ancora gli intrusi erano lontani dalla sua dimora, ma avrebbe tenuto comunque gli occhi aperti.
Il corpo di Oliver era disteso tra la fresca erba ai piedi di un vecchio e grande abete, mentre i caldi raggi dell'alba riscaldavano delicatamente la sua pelle.
Guardava il cielo, ancora arancione da un lato e blu dall'altro, mentre questo scompariva lentamente.
Pensava e pensava, ma i suoi pensieri a causa del sonno erano confusi, sconnessi. Nonostante il sonno non era riuscito a chiudere occhio. Sentiva che qualcosa non andava, sentiva che qualcosa di brutto stava per succedere.
E sapeva anche chi era la causa. O almeno, lo ipotizzava, poi buttava quell'idea nel cestino della sua mente e la ripescava ancora.
Alex.
Possibile che quel ragazzino stava facendo tutta una finta e che in realtà volesse soltanto scuoiarlo vivo?
Però quando gli sorrideva sembrava così sincero, i suoi occhi brillavano... ma allora perché avrebbe dovuto fare finta? Perché non l'ha ucciso subito se davvero conservava ancora rancore verso il demone?
Girò la testa nella direzione del corpicino dormiente di quel ragazzino.
Sembrava così beato, aveva il visino di un angioletto.
Così... apparentemente innocente.
C'era decisamente qualcosa che non andava dentro di lui. A parte la pazzia, ovvio. L'avrebbe scoperto anche con la forza se necessario.
Ad un certo punto le palpebre gli divennero pesanti, molto pesanti, e in pochi secondi ricadde tra le braccia di Morfeo.
Si risvegliò ore dopo, e il sole era già alto nel cielo. Si girò per guardare Alex, ma non lo vedeva.
Decise di alzarsi per andare a cercarlo, ma appena si alzò sentì un acuto dolore al petto, anche se minore rispetto alle altre volte. Forse finalmente la frattura si era decisa a guarire.
Era la seconda volta che se ne andava da qualche parte senza chiamarlo.
Che volesse solo lasciarlo dormire? Probabile...
Camminò per un chilometro, chiamando ad alta voce il suo nome, ma nessuna risposta.
Poi sentì il rumore di acqua che scorreva. Caspita! Era pieno di fiumi lì!
E si dirisse verso il suono, dove trovò qualcosa di incredibile: un grande lago, con una grande e alta cascata. L'acqua era blu e apparentemente limpida.
La guardò un po', poi notò che sulla riva c'era una maglietta bianca, una giacca blu e una maschera gialla con uno smile cucito sopra. Erano i vestiti di Alex!
Si era andato a fare un bagno forse.
Si avvicinò ai suoi vestiti e vide un rigonfiamento dentro una delle tasche.
Fece per controllare quando...
«Oliver»
Questo si girò di scatto, sorpreso dal rumore improvviso.
«Ah Alex, non venire così all'improvviso, mi hai fatto saltare in aria!»
«Scusa»
«... Ma non congeli a torso nudo?»
«No. L'acqua è tiepida»
«Ma dov'eri? Non c'eri in acqua»
«Ero dietro la cascata. Quando sono uscito dall'acqua poi non mi hai visto»
Oliver per caso si soffermò ad osservare il corpo del minore, bagnato come un pulcino: non aveva ancora pelo né sul torace, né sulla pancia, né sulle braccia, né tanto meno sotto le ascelle, era pelato. Dalla spalla sinistra al fianco destro era presente una cicatrice, causata dalla spada di Oliver, nel loro primo combattimento, ma era in parte coperta dalle bende per le ferite che gli aveva causato quel boscaiolo. Aveva i muscoli dell'addome molto evidenti, ma solo perché praticamente non aveva grasso.
«Perché non mi hai avvisato che c'era una cascata qua?»
«Scusa, me lo sono dimenticato»
Alex lo guardò con un piccolo sorriso, anche se per Oliver c'era qualcosa che non andava in quel sorriso. Il bagliore negli occhi del piccolo non c'era, aveva gli occhi spenti, cosa molto strana per un tipo come lui.
«Alex... siediti, devo parlarti»
Questo, anche se un po' stranito, si vestì e si sedette.
«Che cosa c'è?»
Oliver prese un profondo respiro e rispose:
«... Ti sembro stupido?»
«Mh?»
«Credi che non abbia capito che c'è qualcosa che non va in te di questi ultimi giorni?»
«... Non so di cosa tu stia parlan-»
«Non fare lo stupido con me»
«Lo sai che è maleducazione interrompere le persone quando parlano?»
«Non cambiare discorso! Affrontami! Io voglio solo aiutart-»
«Non ho NULLA che non va» disse Alex, con un tono e sguardo molto serio, inusuale per lui.
«Cosa ti costa dirmelo?»
«Ti ho detto che non ho nulla-»
«Ti ho sentito ieri notte»
Alex strabuzzò leggermente gli occhi, ma Oliver non lo notò.
«... E cosa avresti sentito?»
«Ti ho sentito piangere, e parlare con qualcuno... Con chi stavi parlando?»
«Mi sa che hai sognato, non è successo niente, io stavo dormendo» disse il minore, mentendo.
Non sapeva nemmeno lui perché gli stava mentendo così. Perché non glielo stava dicendo? Era come se qualcosa lo bloccasse, lo costringesse a mentire, o meglio...
Qualcuno.
Aveva una voglia matta di urlare “Sì c'è qualcuno che mi tormenta! Aiutami!”, ma le parole gli morivano in gola, la sua bocca restava sigillata, permettendo il passaggio solamente alle parole che quel “qualcuno” lo costringeva a dire.
Il suo sguardo era inespressivo, anche se avrebbe voluto piangere e urlare per la frustrazione.
Quando vorresti fare qualcosa, ma non puoi farla, e sai che l'unica cosa che ti blocca sei tu, ti verrebbe di strapparti i capelli.
«Non stavo dormendo, sono più che certo di essere stato sveglio. Non mentirmi!»
«Non ti sto mentendo, lo vuoi capire?-»
Alex venne interrotto da un ceffone, che lo fece cadere di fianco (Oliver, dai troppi schiaffi -__- ndA). Guardò negli occhi il maggiore con confusione e un po' di rabbia, mentre lo guardava con rabbia e severità.
Dopo qualche secondo Oliver lo prese, lo rialzò, gli mise le mani sulle spalle e avvicinò il viso al suo.
«Smettila di mentirmi! Alex, io voglio solo aiutarti. Non voglio vederti in quello stato... Di me ti puoi fidare!»
«Non... ho niente...»
«Uff... fa come ti pare»
Il minore lo guardò per qualche secondo, poi si alzò e si sedette dietro di lui.
Oliver si girò verso il lago, ad osservare la sua acqua limpida.
Si alzò il silenzio tra i due.
Il maggiore iniziò a giocherellare con l'acqua immergendo le dita e facendo dei piccoli schizzi, immerso nei pensieri.
«Perché non ti fai una nuotata?» gli chiese il minore.
«Perché la mia maschera non è sigillata, quindi l'acqua passerebbe e mi andrebbe nella trachea, e io annegherei subito»
«Mmh... capito»
«Ehi... perché non gli fai fare un bagno? Ihihi...» disse una vocina dentro la testa di Alex, che purtroppo questo conosceva.
«Zitta!» gli rispose lui mentalmente.
«... È un ordine, muoviti!»
«Zitta zitta! Tu non puoi darmi ordini! Vattene!»
«Come ti permetti?! Non farmi usare le maniere forti»
«Sarebbero?»
Pochi secondi dopo aver fatto quella domanda, sentì un dolore lancinante alla testa e se la strinse istintivamente. Non fece un suono, per non allarmare Oliver, ma avrebbe voluto urlare. Sentiva la testa scoppiare, come se qualcosa stesse cercando di venir fuori.
Dopo una decina di secondi, che per Alex furono un'eternità, il dolore alla testa svanì alla stessa velocità in cui era venuto. Era stordito, non capiva più quello che stava succedendo, si sentiva un burattino, il suo corpo si stava muovendo da solo. Non riusciva a provare più emozioni, non riusciva a pensare.
Non riusciva a ribellarsi, nemmeno quando vide la sua mano premere contro la schiena del maggiore, cercando di buttarlo in acqua. La pressione non era forte, così Oliver si girò per guardarlo, ma perse l'equilibrio, e cadde in acqua insieme ad Alex.
Oliver sentì subito l'acqua invadergli i polmoni, mentre i sensi lo stavano velocemente abbandonando.
L'ultima cosa che vide prima di cadere in acqua furono gli occhi del minore. Però, pensava il mezzodemone nell'acqua, avevano qualcosa di strano...
Poi la risposta gli venne come un lampo, subito prima di perdere i sensi:
Alex non ha l'occhio sinistro azzurro...

«Oh Oliver, tu non sei stupido... Sei solo cieco»

«Oliver, Oliver! Svegliati!»
Questo si mise a sedere all'improvviso, con Alex accanto, con un'espressione preoccupata sul viso.
«Ti senti bene Oliver?»
Solo in quel momento il maggiore ricordò l'accaduto e sbottò, alzandosi in piedi:
«Perché l'hai fatto?!»
«O-Oliver, io non ho fatto niente! Avrai avuto un incubo»
Oliver si calmò, e guardò negli occhi Alex, che sembrava sincero. Osservò il colore, e l'occhio sinistro era ritornato ad essere giallo limone.
«E allora si può sapere cosa diavolo è successo?!»
«Abbiamo fatto una discussione alla riva, poi tu ti sei seduto, probabilmente ti sei addormentato e sei caduto in acqua» disse Alex, mentendo.
«A-addormentato?»
«Già. Per fortuna ti ho ripreso subito»
Notò infatti che oltre lui anche Alex era bagnato.
Eppure gli era sembrato tutto così reale.
Decise di dargli il beneficio del dubbio, ma l'avrebbe tenuto d'occhio.
Dopo qualche secondo il borbottio del suo stomaco gli ricordò che era a digiuno dal pomeriggio precedente.
«Mh... ok. Andiamo a cercare qualcosa da mangiare, ho fame» disse Oliver, dirigendosi da qualche parte nella foresta.
Trovarono un coniglio, poi accesero un fuoco e cominciarono a cuocerlo.
Nel frattempo provavano anche ad asciugarsi.
Anche Alex aveva una gran fame, e l'odore della carne metteva l'acquolina in bocca.
Quando il coniglio fu pronto e Alex ne strappò un pezzo per mangiarlo, la carne gli rimase in mano. Non riusciva nemmeno a metterla in bocca, gli si era chiuso lo stomaco, ma stranamente anche se non riusciva a mangiare la fame non lo abbandonava.
«Ehi che hai?» chiese Oliver.
«N-non ho fame» rispose Alex, mentendo.
«Come?! Ma se non mangiamo nulla da ieri pomeriggio?!»
«... Non riesco a mangiare, ho la nausea»
«Secondo me hai così fame che ti è venuta la nausea. Dai dalle almeno un morso»
Il minore mangiò un piccolo boccone, ma appena lo mise in bocca sentì un conato di vomito salirgli nell'esofago, e fu costretto a sputarlo.
«È strano... Non è che ti sei preso un virus?»
«Non credo»
«... Può darsi che più tardi riesci a mandarla giù. Per ora se non puoi non mangiarla»
Ma Alex non si sentiva male. Era come se gli si fosse sigillata la bocca dello stomaco. Aveva fame, ma non riusciva a mangiare giù nulla.
Guardava la carne con tristezza, mentre sentiva lo stomaco contorcersi e brontolare. Era una vera tortura.
Il tempo passò, Oliver aveva finito, ma Alex non riusciva ancora a mangiare.
«Come ti senti?» chiese il maggiore.
«Uguale» rispose sospirando.
«... Sicuro di sentirti bene? Hai fame e non riesci a mangiare o non hai proprio fame?»
«La prima...»
«Forse potrebbe aiutarti bere un po' d'acqua, non so»
«Ok, allora vado»
«Vuoi che t'accompagno?»
«No, grazie...»
«Ok»
Alex si alzò e si dirisse verso il lago.
Bevve qualche sorso d'acqua, e questa filava liscia come l'olio. Ma allora perché l'acqua la ingoiava senza problemi, mentre il cibo gli dava la nausea?
La risposta gli arrivò da una “persona” indesiderata.
«Eh eh, vedo già che è davvero brutta la mia punizione eh?» disse la vocina.
«Cosa?!»
«Questo è per non avermi ascoltato e per salvato da morte certa quel demone da quattro soldi. Tu oggi non mangi»
«Hm, sai che peccato» mentì lui mentre si metteva una mano sullo stomaco.
«Anzi che lo sto facendo solo per oggi! Dovresti ringraziarmi! Ingrato!»
«Tsk»
«Oh Michael, non lo capisci che lo faccio per il tuo bene? Per il NOSTRO bene?»
«Non so che cosa tu stia dicendo, e smettila di chiamarmi Michael, mi dà fastidio il modo in cui lo fai»
«... Perché mi odi così tanto?»
«Sì! Ti odio! Ti odio! Ti odio! Adesso mi chiedi pure perché?!»
Nessuna risposta.
«Rispondimi!»
Ma la vocina ormai era sparita. Che l'avesse lasciato definitivamente in pace?
«... Dannazione»
Tornò da Oliver, e lo trovò tranquillo tranquillo a farsi una penichella. Era proprio un dormiglione quando voleva.
Provò a mangiare un pezzo di carne, oramai fredda, ma ebbe lo stesso risultato di prima.
Rassegnato, si sedette vicino al maggiore, non se la sentiva di svegliarlo, e lo fissò.
Non sapeva bene nemmeno lui perché lo stava facendo, ma lo fissava, come un perfetto piccolo stalker.
Guardava il suo addome che si gonfiava e sgonfiava, per respirare. La testa leggermente inclinata all'indietro, per appoggiarsi al tronco. Gambe accavallate e le braccia che si posavano l'una sopra l'altra sulle cosce. Il suo respiro era lento e regolare. I suoi capelli castano chiaro, tendenti al rossiccio, che si muovevano fluenti insieme al vento, erano davvero incantevoli.
Non c'è che dire, era proprio un bel ragazzo.
Non sapeva perché, ma aveva la forte tentazione di ascoltargli il cuore.
Lentamente, posò l'orecchio sul petto di Oliver, sperando di sentire il battito.
Dovette spostarsi un po', col risultato di averlo solleticato leggermente con i capelli, ma alla fine ci riuscì e l'ascoltò.
Era abbastanza lento e regolare, e il suo suono aveva un non so che di rilassante, tanto che Alex era tentato dal fare un riposino sul suo petto, anche perché, nonostante ci fosse stato freddo, la pelle di Oliver sembrava una stufa, era piacevolmente caldo.
Si allontanò quel tanto che bastava per non disturbarlo e si mise a guardarlo molto intensamente, come se avesse voluto farlo svegliare con lo sguardo.
Finché Oliver girò la testa verso Alex, in uno stato di dormiveglia, e aprì leggermente gli occhi, e si ritrovò a pochi centimetri dalla faccia del minore, che lo guardava con gli occhi spalancati.
Saltò in aria per lo spavento.
«Alex! Mi devi far venire per forza un infarto oggi vero?!»
«Eh eh eh... Scusa» disse Alex ridente.
«Ad ogni modo... come va?» chiese il maggiore.
«Uff, ancora niente» rispose l'altro, un po' triste.
«Questa situazione non mi piace per niente. Come può essere possibile che hai fame ma non riesci a mandare giù nulla? Neanche l'acqua?»
«No, l'acqua riesco ad ingoiarla»
«L'acqua va giù e il cibo no, bah. Comunque se la situazione non migliora prenderemo provvedimenti. Non voglio lasciarti morire di fame»
«G-grazie...»
«Andiamo?»
«Ok»
Mentre camminavano, la vocina di Alex tornò.
«Ti deciderai ad ascoltarmi adesso?» chiese la voce.
«No» rispose lui mentalmente.
«Sappi che fino a quando non farai come ti dico ti lascerò patire la fame»
«... Non m'interessa»
«Vedremo...»

Liu era seduto per terra a disegnare cerchi per terra con un bastoncino, rompendo di tanto in tanto il rametto per rabbia per poi prenderne un altro.
Non riusciva ancora ad accettare il fatto di essere stato rifiutato. E se avesse avuto ragione? E se veramente Jane fosse stata innamorata di suo fratello?
Sicuramente non ci avrebbe visto più.
Jane, che intanto poco distante cuoceva una talpa, non sembrava dare molto peso all'umore di Liu, tant'è che canticchiava pure. Che avesse fatto finta oppure per davvero non se n'era accorta solo il Cielo lo sapeva.
“Sei come un fratello per me, tsk” pensava lui.
Lanciò via il rametto e si sedette a guardare il cielo limpido e azzurro, senza nuvole.
Una leggera brezza, non troppo fredda, accarezzava i lunghi capelli marroni di Liu, che danzavano leggeri trasportati dal vento.
Si calmò un po', molto, tanto che non riusciva più ad accorgersi del tempo che passava.
Quando finalmente si riprese dalla trance, sentiva che c'era qualcosa che non andava... Non sentiva più il canticchiare di Jane in sottofondo.
Liu si girò, e non la vide accanto al fuoco, era scomparsa.
Cominciò a preoccuparsi.
«Jane! Dove sei?»
Non ebbe nessuna risposta
Si alzò e andò a cercarla.
“Ma dove diavolo si sarà cacciata?!” pensò.
Camminò, fino a quando della puzza misto ad un odore di fumo entrò nelle sue narici, facendolo tossire.
«Ma che- Whooo...»
Liu si girò verso la fonte dell'odore e si paralizzò dallo stupore.
Davanti a lui c'era Jane, con indosso solo l'intimo in pizzo nero, lasciando in mostra le sue curve, la sua terza di seno, e la sua pelle bianchissima e bruciata. Si era tolta la maschera, ed era sdraiata in una posizione molto sexy.
Con una mano giocherellava con i capelli nero carbone della sua parrucca, mentre con l'altra teneva in mano... Una canna.
Liu era paralizzato, scioccato, stupito, incredulo, sconvolto, esterrefatto, stupefatto, sbigottito, impietrito, di stucco, a bocca aperta e occhi spalancati... Ma una parte di sé era maniacalmente eccitata in quel momento.
“No, no no no no no. Questo dev'essere un sogno...”
Con voce sensuale Jane cominciò a parlare:
«Ti stavo aspettando Liu...»
Liu non riusciva quasi a parlare. Aveva la voce tremolante e balbettava.
«Ah... ahm... E-ecco... Ehm... Q-quella è-è... Marijuana?»
«Mmhh... Forse. L'ho trovata qui, l'ho bruciata col fuoco, e ho... Mmmhh... Inspirato...»
Jane aveva la tipica faccia e voce da drogato, di quelli che si sentono in paradiso, sembrava beata con quella canna in mano.
«Allora, Liu... Cosa aspetti? Vieni qui... E scopami»
«C-c-c-c-cosa?!»
Jane si avvicinò a Liu, lo strinse a sé mettendogli le braccia sulle spalle e gli sussurrò all'orecchio:
«Ti prego... Fammi tua»
«J-Jane... Io»
«Non avere timore... Lo voglio... Adesso...»
“Dai Liu! È l'occasione della tua vita!!”
«Ehm...»
(Vi state chiedendo perché ho lasciato il finale aperto? Leggete le note dell'autrice alla fine e lo scoprirete...)

I due proxy erano stesi a terra, a far niente.
Si erano riempiti con un cervo trovato per grande fortuna.
Masky stava ai piedi di un albero a pensare, mentre Toby era per terra, a disegnare con un ramoscello.
Masky per caso, dato che non era molto lontano da Toby, sbirciò quello che stava disegnando: una ragazza probabilmente, molto stilizzata, poi disegnò accanto un ragazzo, anch'esso stilizzato, e i due si prendevano per mano. Il ragazzo aveva un cappuccio e una maschera e la ragazza aveva un orologio al posto dell'occhio sinistro.
Masky strabuzzò gli occhi e vide che Toby aveva uno sguardo triste.
Poi lo vide disegnare un cuore attorno ai due ragazzi.
No... Sul serio?!
Toby ancora non aveva notato che degli occhi indiscreti stavano osservando la sua “opera d'arte”, fin quando non si girò e...
«Aahh! M-Masky!»
Toby saltò in aria per lo spavento, ma dopo essersi ripreso guardò velocemente Masky e il suo disegno, e si sedette sopra quest'ultimo, con uno sguardo da
ebete.
«Cos'era quel disegno?» chiese Masky, avendolo pescato con le mani nel sacco.
«Q-quale disegno?»
«Quello su cui ti sei seduto sopra»
«M-ma che dici?!»
«Toby, è inutile provare a nasconderlo, tanto ormai l'ho visto... Era Clocky quella vero?»
«Ehm...» rispose arrossendo.
«Sigh, sì...» continuò Toby.
«Ah... Sul serio?»
«Certo! È carina... e tosta. Molto tosta»
«Troppo tosta per te, mi sa»
«Infatti! È per questo che non le piacerò mai!»
«Ti, ti ha rifiutato?»
«Beh... No ma-»
«E allora come fai a sapere che non le piaci?!»
«Ti sembra dimostrare interesse per me? Io sono un mollaccione in confronto a lei, non mi vorrà mai...»
«Forse perché non vi parlate praticamente mai? O forse anche lei ha una cotta per te e vuole che sia tu a fare il primo passo»
«Lei? Una cotta per me? Me la posso solo sognare...» disse Toby sospirando.
«Ma tu non partire già dal presupposto che lei non ti voglia! Ti rendi la cosa difficile»
«Mmhh... È solo che... Come diavolo si fa a conquistare una ragazza? Specialmente una ragazza come lei?»
«Allora, ogni donna ha il proprio carattere, ma la cosa che in un uomo cercano è la stessa: la dolcezza»
«E tu come fai a saperlo?»
«... Perché io in realtà... Sono una donna»
«Davvero?»
«No idiota!» e gli assestò un karate-chop in testa.
«Ahia!» disse Toby massaggiandosi la testa dolorante.
«Comunque, me l'ha detto una volta Smexy»
«Offenderman? Offender ha dato consigli?»
«Sì, molti mesi fa, a me e a Hoodie»
«E perché a voi due?»
«Perché siamo proxy di Slender»
«Ma anche io sono un proxy!»
«Eri al bagno»
«Ah... Continua»
«Dicevo, ci vuole dolcezza con le donne, se vuoi fare stragi di cuori»
«Ma perché allora a molte donne piacciono quelli stronzi?»
«Perché dolcezza, non vuol dire essere smielati. Gli uomini che fanno smancerie falliscono miseramente»
«E allora come si fa ad essere dolci ma non smielati?»
«Devi farti desiderare»
«E come si fa?»
«Allora, prima di tutto, devi assolutamente cercare di creare delle discussioni con lei che creino delle affinità»
«Eh?»
«Insomma, parla con lei di cose che le interessano, sii spontaneo. La donna vuole essere capita»
«Oookay...»
E così Masky diede qualche consiglio a Toby su come poter riuscire a conquistare Clocky.
«Capito?» chiese Masky.
«Alla perfezione»

«Ahhh! Quanto prude cazzo!» disse Clocky grattandosi nervosamente le braccia.
«Te l'avevo detto di smettere di arrampicarti come una scimmia» disse Jeff, mettendo dell'acqua in una busta di plastica trovata per caso vicino a quel
ruscello dove erano accampati.
«E smettila di farmi la ramanzina! Ti ho detto che ci sono inciampata sull'edera velenosa!»
«Ma se ti fossi preoccupata più per l'edera che per quei fottuti uccellini a quest'ora non sarebbe successo niente!»
«A quest'ora non sarebbe successo niente, gne gne!» ripeté Clocky imitando scherzosamente il tono di voce di Jeff.
«Guarda che te la butto addosso sta busta se non ce la smetti!»
«Mmmhh...»
«Brava»
Jeff porse a Clock la busta con l'acqua fredda che lei misi sul braccio più malconcio.
«Adesso alza il culo e andiamo!»
«Mi sorprendo sempre della tua immensa gentilezza, Jeff» disse Clocky sarcastica.
E anche quei due andarono avanti, verso il “traguardo”...


Sclero Angolo dell'arancino autrice:

PER FAVORE LEGGETE!!

Eccoci qua!
Scusate per il ritardo, ma non avevo ispirazione u.u e FINALMENTE mi sono levata dalle scatole questo benedetto capitolo! Scusate ma di sti tempi non ho proprio voglia di scrivere, perdonatemi Ú___Ù'''
Sì è venuto anche male, vi do il permesso di trucidarmi.
Ma vi prometto che i prossimi capitoli saranno migliori!
Comunque, ho delle cosuccie più importanti da dire.
Ho modificato il capitolo 5, come avete potuto leggere nell'avviso nella descrizione, perché andava contro le regole. Poi...


 

Realizzata da Susy_e_Cosci

Realizzata da sissi1234

Realizzata da Kia_yo15

 

Queste sono delle fanart FANTASTICHE su Oliver e Alex, ma penso che l'abbiate capito tutti.
Ancora mi chiedo come abbia fatto Susy a colorare così bene quel disegno... Davvero, wow.
Poi sissi1234, Oliver ti è riuscito che è una bomba sexy meraviglia, credimi :Q___
E per ultimo, ma non meno importante, Kia_yo15, complimenti anche a te, è davvero carino come disegno ;)
Voglio ringraziare a tutte e tre di cuore per questi splendidi disegni, davvero, grazie mille ^^
Vi dico la verità, non mi è mai passato per la testa che qualcuno avesse potuto addirittura fare delle fanart sui miei personaggi.
Vi adoro ragazze! Grazie ancora!
Io adesso prendo questi bei disegnini, me li stampo come poster, e me li attacco in camera mia, caso chiuso!
Poi, altro avviso...

Avete letto la scena tra Liu e Jane vero? E vi starete chiedendo perché ho lasciato il finale aperto... Beh... l'ho fatto perché...
Ero indecisa, e quindi voglio farlo decidere a voi!
Sì! Avete capito bene!
Siccome questa parte non sarà importantissima per la storia voglio far decidere a voi come andrà a finire!.
Basta che nella recensione mettiate un semplice messaggino e dovrete scegliere tra:
“Far accettare la proposta di sesso a Liu” o “Farlo rifiutare”
Ovviamente sarò democratica: la maggioranza vincerà, e se i voti saranno uguali farò a sorteggio.
Votate, mi raccomando!
Inoltre, un'altra cosuccia...



Non so se sia davvero così oppure il contatore è un troll, ma comunque, volevo dirvi grazie.
Grazie per le quasi 700 visite, grazie ai quasi trecento utenti che seguono la mia FF, grazie a tutti quelli che recensiscono, grazie a tutti.
Io sinceramente, non so se mi merito le oltre 50 recensioni che ho ricevuto, poiché ci sono persone che scrivono MOLTO meglio di me, come Amekita o Miss Rainbow.
Io sono una dilettante, eppure tutti voi mi supportate, mi apprezzate e mi aiutate a migliorare.
E vi ringrazio di cuore :')
Vorrei darvi un grande abbraccio, ma vi limito a mandarvi un abbraccio e un bacione virtuale.

Ice: “Ma che cosa smielosa -__- Fa cadere le pal-”
Ice porca miseria!! Hai rovinato l'atmosfera! D:<
Ice: “Mi si stava sciogliendo il cuore, che vuoi...”
-___-'''... *facepalm*
Marcus!! Sei felice di partecipare piccolo puccino puccioso? :3

Marcus: “O///O'''... Ehm... E-ecco io... Beh sì...”
Ice: “Mah, piccolo non direi, dato che è alto 1,90 m... -_-”
Ma è puccioso :3
E tu? Piccolino coniglietto fluffosino pucciosino? *^*

Pensieri di Lilac: “Ma perché tutte le ragazze perdono la testa appena mi guardano? Mah, gli umani, chi li capisce è bravo” *salta sulla spalla di Marcus, a tipo Pikachu*
Alex: “E io?!”
Anche tu sei puccioso :3
Ice: “Ma quando parteciperanno?”
Ancooooooora. Un bel po' più avanti.
Scarlett: “Me lo posso prendere io a Marcus per ora >:)”
NO!! TU. NO. Va via!!
Scarlett: “Marcuccino! Vieni dalla tua Scarlett, voglio vedere cosa sai fare >:)”
Marcus: “O///O... Ehm... Io sono un seminarista cattolico-”
Scarlett: “E allora? Fammi vedere il tuo lato trasgressivo...” *si inumidisce le labbra*
VIA DA QUI TRO*A!! *le tiro una padella in testa*... Oliver la rifiuta e ora ci prova con Marcus, ma guarda questa vah...
P. di Lilac: “Guai a te se lo tocchi ancora!!” *crea una palla di fuoco viola in bocca*
Marcus: “Lilac ti prego calmati!”
Mi sa che qui succede il finimondo, io me ne vado! *corro in un'altra stanza* Fiu... Ok... Ho finito con questo sclero chilometrico...
Alla prossima :-*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Giorno 5-6 - Una giornata movimentata e azioni corrotte ***


Giorno 5-6

Una giornata movimentata e azioni corrotte


«Non avere timore... Lo voglio... Adesso...»
“Dai Liu! È l'occasione della tua vita!!”
«Ehm...»
Liu ci pensò per qualche secondo, e quando prese finalmente una decisione, si formò un ghigno sul suo viso.
«Come vuoi tu...» rispose lui, mentre si toglieva la sciarpa a strisce nere e bianche (non è juventino xD Nda) e la giacca nera.
La situazione si riscaldò...
Liu avvolse la schiena di Jane con le braccia per sbottonare il reggiseno, mentre lei si toglieva le bretelle. Il reggiseno cadde a terra, lasciandole il petto nudo.
«Ora le mutandine...» disse la mora.
Cominciò ad abbassare l'intimo in pizzo nero fino a far vedere l'inguine, poi si bloccò e disse all'altro moro:
«Vuoi farlo tu?»
«No continua, sei sexy»
«Eheheheh...»
Jane tolse lentamente l'intimo, e Liu cominciò a toccarla.
Si sdraiarono e iniziarono i preliminari, accompagnati dall'odore della canna che bruciava, che la mora aveva inconsciamente lasciato cadere a terra, tra l'erba secca.
I due erano eccitati e nudi, e si stavano divertendo così tanto da non notare che una piccola parte di erba accanto a loro stava prendendo fuoco...
«Anf, anf, Liu... Sei... Così, così caldo...»
Liu, dato che era sopra di lei, si accorse che la terra accanto alla testa della mora stava bruciando.
«Ah! Jane spostati!»
«C-cosa c'è?!» disse Jane, spostandosi come Liu aveva chiesto.
«Gasp!» continuò lei, spaventata.
Per fortuna Liu prese la sua giacca e soffocò il fuoco.
«Cazzo, c'era mancato poco...»
«Uff... Allora Liu, continuiamo?»
«Ma tu quella canna dove l'hai presa?»
«Non pensarci adesso...»
«Jane...»
Sul viso di Jane si formò una smorfia d'irritazione.
«... Sai una cosa? Basta. Non si fa più niente!» disse lei riprendendosi il reggiseno da terra.
«Cosa?! Ehi ehi perché?»
«Vattene... Vattene!»
«Jane! Che ti prende?!» esclamò Liu prendendole le spalle.
La vista della mora diventò distorta, e i tratti facciali di Liu cominciarono a modificarsi: la sua pelle iniziò a cambiare colore, diventò sempre più pallida, fino a diventare bianca, screpolata, bruciata. Anche il colore dei suoi occhi cambiò: da verde foglia diventarono color azzurro ghiaccio, e i suoi capelli marrone scuro divennero neri, tutto nel giro di pochi secondi.
Il respiro di Jane si affannò e il suo cuore cominciò a batterle velocemente.
«J-Jane?» chiese Liu, accorgendosi del fatto che la mora lo stava guardando spaventata.
«Non toccarmi mostro!» gridò lei, allontanandosi.
«Jane?!»
«Muori stronzo!»
Jane si buttò su Liu e cercò di strozzarlo. Il moro la tolse da sopra di sé e la tenne ferma afferrandola dai polsi, dato che era molto più forte di lei.
«Jane che diavolo ti prende?!»
«Ti odio lurido bastardo!» gridò lei dimenandosi.
«Ma che-»
«Riuscirò a mandarti a dormire! Una volta per tutte!»
«Mandarmi a dormire?... Ma che cazz- Oh ho capito!... No Jane! Sono io, Liu»
«No! Sta zitto verme schifoso!» gridò Jane dando un calcio ai gioielli di famiglia di Liu, che cercò di trattenersi dall'urlare.
«Cazzo Jane! Sono Liu! Non Jeff!»
Jane lentamente smise di urlare e dimenarsi e cominciò a piangere.
«Perché piangi?»
«Scusa...»
«No! Non devi preoccuparti per me, non è successo niente!» disse Liu con un tono dolce per consolarla.
«Non... è per te, sniff, non... Non riesco»
«Non riesci?»
«... Non riesco a... Levarmelo dalla testa»
«Jeff?»
«Lui... Quando mi ha bruciata... Ci penso giorno e notte, non posso continuare così»
«Jane, quello che è fatto è fatto. Non puoi continuare a pensare al passato, e ucciderlo non riporterà in vita nessuno. So che è difficile affrontare una cosa del genere, ma devi farlo»
«È... è difficile»
La mora cominciò a piangere più forte, e si lasciò cadere tra le braccia di Liu, che ricambiò affettuosamente l'abbraccio.
«Andrà tutto bene, non piangere»
Liu le asciugò le lacrime, poi Jane si staccò all'improvviso e si mise una mano davanti alla bocca.
«Aspetta...» disse lei, prima di andare dietro un albero e vomitare.
«Jane? Stai bene?»
«Gli effetti della canna...»
«Ora me lo dici dove l'hai presa?»
«Guarda, qui accanto c'è un'intera piantagione»
Liu osservò la parte di bosco alla sua destra, e notò infatti che man mano che si andava a destra le piante non erano più muschi o felci, ma maria.
«Probabilmente le coltiva qualcuno» disse Liu.
«Che ne so...»
«Andiamo a vedere»
«Perché?»
«Non c'è un perché, sono curioso e basta»
«Slender ha detto che dobbiamo stare alla larga dalle altre persone...»
«Eddai, che può succedere?»
«E se ha un cane? O un fucile?»
«Allora scapperemo»
«Mh»
«Ehi aspetta... Guarda! Vedo del fumo!» disse Liu indicando una piccola nuvola di fumo uscire da qualche abitazione non lontano da loro.
«C'è qualcuno qui! Andiamocene»
«Maari è qualche vecchietto e riusciamo a rapinarlo e a rimediare qualcosa»
«Ecco... Non so se sia una buona idea»
«Se vediamo che la situazione diventa pericolosa ce ne andiamo, ok?»
«Ok»
Liu e Jane si rivestirono e andarono a esplorare quello strano luogo nella foresta.

La frangia rossa della ragazza continuava a caderle davanti agli occhi.
Sbuffò ancora, infastidita. Nonostante fosse tanto bella, così come tutto il suo corpo, era molto fastidiosa per la sua eccessiva lunghezza, ma per lei era la bellezza che contava, e non l'avrebbe mai tagliata.
La sua mano destra si muoveva in alto e in basso, per far entrare e uscire il filo rosso acceso dal pezzo di stoffa che stava cucendo.
Era seduta sul lato del suo letto matrimoniale a gambe incrociate, sopra il piumone rosso. La stanza era abbastanza piccola, con dei muri in legno e un parquet con un tappeto anch'esso rosso, con una grande finestra che dava sul letto e un caminetto davanti ad esso.
Teneva tra le dita affusolate e pallide una bambola di pezza, con dei bottoni colorati fucsia e neri al posto degli occhi, e un sorriso fatto a pennarello nero. I capelli della bambola erano veri, neri e lucenti, lunghi una decina di centimetri.
Il filo entrava e usciva formando una linea a zig zag dalla pancia della piccola bambola, Sdrenia, ripiena di batuffoli di cotone.
Realizzare bambole aiutava la rossa a rilassarsi. Da piccola non le erano mai interessate più di tanto. Quel semplice atto, insieme al guardarsi allo specchio e a contemplare il suo corpo, le liberava la mente.
E doveva essere così anche quel pomeriggio, fino a quando una figura entrò in quella camera.
«Buon pomeriggio... principessa»
Era un diciottenne, alto circa un metro e settantacinque.
Aveva dei capelli biondo chiarissimo lunghi fino alle scapole raccolti in una coda bassa, ed indossava un cappotto blu scuro e stivali marroncini.
Guardava la sedicenne davanti a sé con i suoi penetranti occhi azzurro ciano e con un ghigno sul volto.
«La smetti?» rispose la rossa continuando a cucire.
«Di fare cosa?»
«Lo sai benissimo»
«No invece»
«Non fare il coglione Edward! Non mi chiamare principessa, te l'avrò ripetuto miliardi di volte cazzo!»
«Dai zuccherino, non arrabbiarti» disse il biondo sedendosi accanto a lei.
«Vattene»
«No, voglio stare accanto a te»
La ragazza continuò a cucire senza guardarlo e con una smorfia d'irritazione sul viso.
«... Perché mi ignori?»
«...»
«Non mi ignorare...»
«...»
«Non mi ignorare!»
Il biondo le diede un ceffone che la fece cadere sul letto, e lui si mise sopra di lei e le bloccò i polsi.
«Dai Scarlett... Non fare la principessa cattiva, altrimenti dovrò fare il principe cattivo anch'io» disse lui con un tono alquanto malsano.
Scarlett lo guardava con gli occhi spalancati senza proferire una parola, in un misto di paura e rabbia.
La rossa girò la testa di lato, ma Edward le prese il mento per guardarla negli occhi.
«Ok?» chiese lui.
La rossa chiuse gli occhi, e anche se non voleva farlo per colpa dell'orgoglio, si sforzò a fare un piccolo cenno.
«Ok» disse lui, sorridente.
E se ne uscì contento dalla camera.
La rossa rimase sdraiata per qualche secondo, poi abbracciò le ginocchia.
Ripensava ancora a quel giorno d'inverno di tre anni prima.
C'era una bufera, ma lei camminava in mezzo a quella tempesta di neve.
Era il venticinque gennaio, il giorno del suo compleanno, compiva tredici anni.
Il suo abitino pieno di fronzoli viola e nero era ricoperto di neve, insieme ai suoi capelli rosso-arancioni.
Tremava, la gonna le lasciava un pezzo tra la coscia e il ginocchio, coperto dallo stivale, scoperto, raffreddandola ancora di più.
Non avrebbe retto a lungo là fuori, stava andando in ipotermia, e se non avesse trovato subito un riparo sarebbe morta per il freddo.
Ogni passo era sempre più faticoso, credeva di aver perso le speranze quando vide una figura non lontana da lei.
La ragazza lo chiamò a gran voce, lui la raggiunse e l'aiuto, con un sorriso sincero in volto.
All'inizio sembrava un ragazzo gentile: l'aveva portata a casa sua e le aveva offerto vitto e alloggio.
Il giorno seguente però, le sue violente turbe psichiche vennero presto a galla: era bipolare, passava dall'essere felice e innocuo all'essere violento, aggressivo, sadico e psicopatico. Lei aveva tentato di scappare, ma lui la chiudeva in casa. Aveva inoltre provato più volte di violentarla.
Gli era grata per averle salvato la vita, ma un giorno l'avrebbe sicuramente uccisa in un raptus di follia. Non sarebbero andati avanti ancora per molto...

Una brezza delicata sfiorava il corpicino della ragazzina undicenne, sollevandole leggermente i lunghi e mossi capelli marroni e il vestitino rosa.
Osservava con i suoi grandi occhi smeraldini i fiori di campo appena raccolti che teneva nelle sue piccole mani.
Un sorriso le si formò sul viso vedendo tutti gli splendidi colori di quei petali. Si sedette a gambe incrociate e prese uno di quei fiori, un papavero rosso.
Lo osservò qualche secondo e poi cominciò a strappare delicatamente i petali ad uno a uno.
«M'ama»
Un petalo rosso cadde sull'erba verde.
«Non m'ama...»
E un altro.
«M'ama»
Un altro.
«Non m'ama...»
E un altro ancora.
«M'ama...!» disse Sally con entusiasmo strappando l'ultimo petalo.
Intanto una figura magra e alta, bicolore, la osservava con un po' di disappunto.
«Tsk, siamo in una foresta circondati dagli orsi e quella pensa ai fiori, che bimba idiota, ihihihih» diceva il clown fra sé e sé, appoggiato ad un albero.
Si avvicinò alla mora e le tolse dall'alto il papavero ormai senza petali di mano.
«Ehi!» sbottò Sally.
«Dovremmo pensare ad andare avanti piuttosto che giocare con i fiori. Anche perché se ci sono di nuovo gli orsi te ne esci da sola, io non ti aiuto più ihihihih» disse LJ mentre nella mano riduceva a brandelli lo stelo del fiore.
Sally lo guardava con lo sguardo più truce che avesse potuto fare... Senza molti risultati.
«Alza le chiappette e andiamocene cretinetta, ihihihihi»
«Piantala!» sbottò la bimba alzandosi, cercando di fare la dura.
«Altrimenti? Che mi fai? Ihihihi»
In fondo non aveva tutti i torti...
Sally lo guardò ancora più arrabbiata e se ne andò, sbattendo i piedi.
Non immaginavano che delle figure li stessero osservando con aggressività...

Il quadrupede scalpitava disperato, in lotta per la propria vita. I suoi zoccoli fendevano l'aria, ricoperti del suo sangue.
Il povero animale non poteva urlare, né emettere alcun verso, poteva solo guardare il suo assassino infilzandogli brutalmente il suo coltello nell'addome, mentre le sue budella stavano uscendo lentamente dall'enorme squarcio.
Il ragazzino gli aveva già tagliato le zampe posteriori, così le prese e le usò per cavare in profondità i bulbi oculari del piccolo cerbiatto, mettendo fine alla sua agonia.
Incise con il suo coltello la carne delle guance, creando un taglio che arrivava fino alle orecchie.
Il sangue che ricopriva le sue colpevoli mani era come una droga, anche se aveva un odore nauseante, ne aveva bisogno.
La fame lo portò a bere il sangue del cucciolo, nonostante non avesse avuto un buon sapore. Trovò un po' di sollievo, anche se sapeva che non sarebbe servito a molto.
A quel punto gli occhi del dodicenne dall'arancione tornarono al loro normale giallo, si mise a sedere a gambe incrociate e rimase a guardare la carcassa maciullata del cerbiatto con sguardo perso, finché...
«Dovevi bere il sangue di quel bastardo, non il suo!» lo rimproverò la sua vocina.
Alex si coprì il viso con le mani, esasperato per l'ennesima apparizione di quell'irritante vocina.
«Lasciami in pace, ti prego!» implorò Alex.
«E tu lasciami parlare per una buona volta»
«No, no!» gridò Alex stringendosi la testa.
Intanto, da dietro un albero, Oliver ha osservato attento tutta la scena.
Voleva solo guardare, sarebbe intervenuto solo se la situazione fosse degenerata.
Ne aveva la conferma, Alex aveva un coltello, stava andando fuori di testa, e molto probabilmente era stato lui a gettarlo nel lago.
Ma come si spiegava il suo occhio sinistro azzurro che aveva avuto per quell'attimo?
«Non ti voglio ascoltare! Vattene!» urlò Alex.
«Shhh! Zitto, altrimenti ti sente!»
«Non m'interessa!» disse Alex con le lacrime agli occhi per l'esasperazione.
Al maggiore il dodicenne faceva un po' di compassione, ma intervenire in quel momento lo avrebbe sicuramente messo nel panico e fatto cedere la sua già precaria sanità mentale. Gli avrebbe levato il coltello di notte, mentre dormiva.
Il minore per disperazione cominciò a singhiozzare premendosi la testa più forte che poteva, fino a farsi male.
«Michael, non piangere-»
«NON CHIAMARMI MICHAEL!!!» gridò Alex a pieni polmoni, mentre i suoi occhi diventavano arancioni.
Dopo quel piccolo sfogo Alex ricominciò a piangere ancora più forte.
«Michael non esiste più...» continuò il moro, tra le lacrime.
Dopo qualche minuto si calmò, posò il coltello a scatto nella tasca della giacca, e con sguardo vuoto si dirisse ad un ruscello, dove buttò il cadavere dell'animale e si sciacquò alla bene e meglio dal sangue.
Andò da Oliver, il quale lo stava aspettando ad una grotta, dove si erano accampati per quella sera.
Il mezzo demone cercò di cambiare argomento e di tirarlo su di morale, ma anche il più ingenuo avrebbe potuto capire che il piccolo era decisamente triste e sconsolato, non aveva più nemmeno appetito.
Anche se in pena per Alex, il maggiore avrebbe dovuto tenere gli occhi aperti: sarebbe potuto impazzire da un momento all'altro, e lui era disarmato...

«Liu guarda!»
«Mh?»
«Una fenice...» disse Jane, con voce sognante.
«... Ma perché ti sei drogata?»
«Ero stressata...»
Liu roteò gli occhi e continuò a camminare.
«... Mi sento osservato» continuò Liu, guardandosi intorno.
Ad un certo punto Jane lanciò un gridolino, e quando il moro si girò per guardarla vide che al suo collo c'era conficcata una specie di freccia, e in pochi secondi lei cadde al suolo, svenuta.
«Jane!»
Stava per soccorrerla, quando sentì un pizzico al collo, come un ago. In pochi attimi le sue palpebre diventarono sempre più pesanti e perse i sensi.
Degli uomini vestiti in nero li presero e li infilarono in un camioncino, portandoli alla loro fabbrica...
Liu si svegliò con delle manette, in una cella piccola e fredda, grigia e piena di polvere, con un orologio moderno bianco che segnava le 20:51 e un calendario che segnava il 26 marzo. Tra le quattro mura c'erano due porte in ferro e sopra una di essa era posto un altoparlante.
«Ma che... Jane, Jane svegliati!» disse Liu, spintonando la mora, ancora svenuta.
«Mmhh... Che è successo?» chiese Jane un po' intontita.
«Non lo so, ci avranno attaccati e ci hanno portato qui» rispose Liu, guardandosi nervosamente intorno.
«Oddio che facciamo?!»
«Ok, stiamo calmi...»
All'improvviso qualcuno cominciò a parlare attraverso l'altoparlante. Era una voce maschile, roca e virile.
«Buonasera ostaggi, avete passato bene qui il vostro primo giorno? Ebbene sì, siete qui da quasi ventiquattro ore dormiglioni che non siete altro»
«Ostaggi?» chiese retorica Jane, incredula.
«Siamo stati svenuti per quasi ventiquattro ore? Ma che cazzo sta succedendo?!» sbottò Liu.
«Comunque, ovviamente non siete autorizzati ad uscire dalla stanza, a parte per il bagno che avete collegato, altrimenti vi uccideremo»
I due strabuzzarono gli occhi.
«Non sappiamo ancora se i nostri “offerenti” ci daranno la somma richiesta e se terranno la bocca chiusa, volevo solo dirvi che, siccome sono buono, avete molte probabilità di morire, quindi potete già cominciare a pregare, ahahahahahah!»
E con la sua maligna risata chiuse il microfono.
«... Ma dove siamo finiti?» chiese retorica Jane.
Si cominciò a sentire un debole pianto nella stanza accanto attutito dalle mura.
Si potevano distinguere delle parole:
«... Jack... Svegliati»
Liu incredulo appoggiò l'orecchio alla parete e disse:
«... Sally?»

Era notte.
Oliver era teso come una molla, mentre Alex non mostrava segni di miglioramento. La sera prima non era successo niente, ma mai dire mai.
Si distesero accanto al fuoco, a guardare le stelle.
Voleva allentare la tensione, così prese il primo argomento che gli passò per la testa, e gli venne in mente una cosa.
«Ehi Alex»
«Mh?»
«Sai che giorno è oggi?»
«Mmh... Non so. Ho perso il conto»
«Che giorno era quando siamo partiti?»
«Credo... Il 20»
«E ora siamo al... sesto giorno giusto?»
«Sì»
«Quindi è il 26... Bene»
«Cosa?»
«No niente...»
«Dai cosa?» chiese Alex, con la sua solita aria felice che gli era finalmente tornata.
«... È il mio compleanno»
Il viso di Alex si illuminò.
«Davvero? Auguri! Quanti anni compi?» chiese Alex, con un sorriso sincero in viso.
«Diciassette... Sto diventando vecchio» disse scherzosamente Oliver.
Alex per risposta rise.
Passarono pochi minuti in silenzio, fino a quando Alex non sbadigliò rumorosamente.
«Sonno eh?» chiese Oliver.
«Mmmh... Sì» rispose Alex stropicciandosi un occhio.
«Dai dormi, sarai stanco»
«Ok... Buonanotte»
«Notte»
Andarono a dormire, o meglio Alex andò a dormire, il maggiore attese fino a quando non fu abbastanza sicuro che il minore si fosse addormentato.
Lui dormiva sul fianco, dandogli le spalle, e questo dava un vantaggio al mezzo demone.
Si sporse verso Alex, e allungò il braccio verso la tasca in cui era nascosto il coltello.
Con calma e delicatezza afferrò il manico, incrostato di sangue.
Lo sfilò delicatamente dalla tasca, quando una mano gli afferrò il polso.
Alex si girò all'improvviso, gli prese il coltello dalle mani e gli salì sopra, cercando di infilzarglielo nella gola.
Oliver istintivamente bloccò la lama con le mani, facendole sanguinare.
Lo guardò in viso: il suo folle sorriso gli arrivava ai lati degli occhi e i suoi occhi diventati arancioni brillavano nel buio.
Riuscì a levarselo di dosso e ad alzarsi, con le mani ferite che gli bruciavano.
Alex rimase a terra, a carponi, e si fissavano.
Lentamente il suo sorriso divenne un espressione triste e stupita e i suoi occhi tornarono gialli.
«Oh no... No...»
Il minore si alzò, nel panico, e scappò via.
«Alex!» gridò Oliver, ma appena uscì dalla grotta non riuscì a vedere più il moro, era sparito.
Oliver non era arrabbiato con Alex, voleva solo riuscire a farlo calmare, così si addentrò nella foresta, chiamandolo di tanto in tanto.
Aveva anche cominciato a piovere a catinelle, e Oliver commentò imprecando in modo molto colorato.
Era passata quasi un'ora, e il mezzo demone stava ancora camminando tra quel diluvio, fino a quando non trovò qualcosa che lo lasciò “a bocca aperta” (XD ndA)
«... E questa da dove sbuca?!» sbottò Oliver, davanti all'enorme struttura.
Era un'enorme reggia: molto vecchia e sicuramente disabitata, le piante crescevano rigogliose sulle sue mura malandate. Era a due piani, sarà stata grande più di 600 metri quadri. Dal tetto mancavano parecchie tegole, come dal camino mancavano dei mattoni. Le travi in legno erano dipinte di un nero carbone, dando un'aria ancora più tetra alla casa. La porta di entrata sarà stata alta circa tre metri, e larga altri tre.
“Forse Alex si è nascosto qua” pensò.
Inoltre si sarebbe beccato una polmonite se fosse rimasto ancora là fuori.
Così decise di entrare...
“Darò solo un'occhiata, andrà tutto bene”
Le ultime parole famose.


Angolo dell'arancino autrice:

SIIIIIIIII!!!!!!!
I'M BACK BITCHES!!!
Rieccomi! :D
Allora, prima di tutto chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, ma l'ispirazione fa va e vieni con me u.u
E scusate se la scena di sex tra Liu e Jane ha fatto schifo, ma... Preferivo non scendere nei dettagli.
Allooora...
Liu e Jane (e qualcun altro...) sono stati rapiti e presi in ostaggio, beeeene...
Alex è impazzito ed è scappato, beeeene...
Oliver ha trovato una casa abbandonata nel bosco, beniiiissimo!
A proposito di Oliver, auguriiii! :D Hai 17 anni ormai! Sei un ragazzone!

Ice: “Che compleanno di merda -_-”
Questa volta ti devo dar ragione XD
… Non so che dire in questo angolo autrice, mi sa che è la buona volta che riesco a farlo di una lunghezza non chilometrica...

Ah giusto, per chi fosse interessato, ho fatto una pagina Facebook.
Mi hanno chiesto di farla, e io, dato che non sapevo una ceppola di come funzionava, ho detto: “Va bene, io la faccio, vediamo che succede”
Ed eccola qua :D
In questa pagina potete trovare aggiornamenti sulle storie, disegnini su VDP e Creepypasta in generale ecc. Magari se la pagina avrà successo potrei fare anche sondaggi o fumetti...

QUI c'è il link ;)
Eeee... O_O
71 recensioni?! O_O ma... ma... ma... il capitolo scorso eravamo solo a 50!
Io non finirò mai di dirvi che vi adoro ^_^ non mi sarei mai aspettata che una semplice fanfiction ottenesse tanto successo!
Grazie-di-cuore <3

Ice: “Ma dici sempre le stesse cose tu? -_-”
Zitta -3-
E detto questo vi lascio ^_^
Alla prossima, baci :*

Ice: “Ciau °3°/”

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Giorno 7 - La casa - Parte 1 ***


Giorno 7

La casa – Parte 1



Oliver aprì con decisione le immense ante di quell'enorme reggia, ed esse, a differenza di quanto il moro pensasse, non produssero un gran cigolio. Qualcuno doveva aver aperto le porte recentemente...
Appena entrò si sollevò un gran polverone, e non si stupì molto di quello che vide: l'agorà era enorme, simile a quella di una scuola, grande circa 200 metri quadri. A destra dell'entrata rettangolare un palo in legno, anche se danneggiato e ammuffito, reggeva una parte del piano superiore, che sporgeva come un balcone con una ringhiera anch'essa in legno quasi completamente distrutta dal tempo. Inoltre c'era una scala curva che portava al piano superiore, inagibile data la parte inferiore distrutta, su quel balconcino che poi continuava coperto dai muri orizzontalmente. La stessa cosa per l'altro lato.
C'era un orribile odore di chiuso là dentro e tutta quella polvere lo fece starnutire.
Per quanto riguarda l'arredamento non era messa molto meglio: era arredata da grandi librerie in legno impolverate e ammuffite. Alcune erano vuote, altre avevano solo qualche libro ammuffito e altre ne avevano a decine, alcuni ridotti in polvere. Attaccati ai muri c'erano dei quadri di cui ormai rimaneva solo la cornice dorata, la tela doveva essere stata logorata dalla muffa.
In alto, al centro della sala e attaccato al soffitto c'era un grande e bellissimo lampadario a candele decorato con cristalli stile Ottocento. Le candele bianche erano consumate e tutta la struttura era impolverata e coperta di ragnatele.
Il grande tappeto ovale verde acqua sotto i piedi di Oliver era impolverato e anch'esso usurato, e le travi del pavimento, come quelle dei muri, erano ammuffite e decadenti.
Le uniche cose che non sembravano aver subito i danni del tempo erano un classico orologio a pendolo a numeri romani, ovviamente fermo, e un pianoforte a coda di un nero lucente, che era posizionato sulla parte destra dell'agorà, a circa dieci metri di distanza dalla scala.
Insieme ad esso c'era un abbinato e piccolo sgabello nero con la seduta orizzontale rossa e pomposa, il classico sgabello per il pianoforte.
I pianoforti hanno sempre affascinato Oliver, nonostante non avesse la minima idea di come si suonassero.
Non riusciva a staccare lo sguardo da quel piano, ma si convinse di dover andare a cercare Alex e di non avere tempo per quello.
Al centro tra i due pali c'era una porta, e accanto alla scala di destra e a quella di sinistra ce n'erano due, in tutto tre.
Si guardò un'ultima volta intorno e decise di salire le scale a sinistra, dato che erano le uniche agibili.
La ringhiera in legno era quasi assente, e a ogni suo passo i gradini scricchiolavano pericolosamente.
Guardava nervosamente a destra e a sinistra con lo sguardo, sentendosi osservato.
Riuscì ad arrivare sano e salvo al secondo piano, sul balconcino.
A destra e a sinistra c'erano lunghi corridoi, quella casa era enorme.
Scelse di andare a destra e si incamminò in quel lugubre corridoio, decorato da candelabri attaccati alle pareti, spenti e impolverati, delle finestre che mostravano il cielo notturno, bagnate dall'incessante pioggia, e qualche specchio rotto di tanto in tanto. Non riuscì a non farsi venire la pelle d'oca e a non tremare, c'era un freddo cane là dentro.
Non riusciva a vedere molto anche se c'erano le finestre, dopotutto era notte, e ogni tanto calpestava pezzi di vetro rotto.
Camminava lentamente, con calma e prudenza.
Ancora una volta guardava per tutti gli angoli, cercando di trovare quella trottola fuggitiva, e nel frattempo rimuginava sull'episodio accaduto un'ora prima.
Alex aveva tentato di ucciderlo, ma lui era partito lo stesso per andarlo a cercare. Perché? Perché teneva tanto ad un ragazzino schizofrenico iperattivo che si era fatto amico da una settimana che ha per giunta cercato di ucciderlo? Forse non era completamente colpa sua, forse era solo un povero malato di mente che seguiva le vocine nella sua testa, forse non era crudele. E Oliver in situazioni normali lo avrebbe semplicemente mandato a quel paese. Ma perché lo stava cercando così insistentemente?
Che fosse stata la prima persona dopo anni a cui il demone si fosse davvero affezionato?
… Bah.
Un cigolio improvviso lo riportò alla realtà.
Si fermò e rimase a guardare con attenzione la porta alla sua sinistra a qualche metro di distanza che cominciava ad aprirsi.
Il suo cuore cominciò a battere velocemente, in preda all'ansia.
Cercava di non avere timore, ma quel fatto lo stava decisamente inquietando.
Quando la porta fu completamente spalancata, una figura ne uscì lentamente, guardandosi intorno.
Il cuore di Oliver cominciò a galoppargli nel petto quando riconobbe gli occhi di quella figura, che scintillavano nel buio come quelli di un gatto.
«Alex...!»

Il corpo smilzo del clown giaceva a terra, sul freddo marmo nero delle mattonelle della piccola stanza.
La ragazzina accanto a lui lo scuoteva, cercando di farlo svegliare, ma sembrava tutto inutile.
La bimba sembrava disperata, ci aveva quasi perso le speranze e non capiva perché quello spettro monocromatico non volesse sentir ragione di svegliarsi.
Si sedette a gambe incrociate, mentre con il braccio si asciugava le lacrime e tirava su con il naso che aveva cominciato a colare.
Non riusciva a muoversi bene con i polsi e le caviglie ammanettati, infatti perdeva spesso l'equilibrio.
«Jack, ti prego...» implorava Sally.
E ora? Quale sarebbe stata la prossima mossa del tizio dell'altoparlante?
Guardava il corpo dormiente di Jack con sguardo triste, ma poi strabuzzò gli occhi sentendo una voce a lei familiare provenire dalla stanza accanto.
«Sally!»
La ragazza guardò il muro, mentre un sorriso le sorgeva in volto.
«Sally sei tu?» continuò la voce.
«L-Liu!» rispose speranzosa Sally.
«C'è Jack con te? State bene?» chiese Liu.
«Io sì ma... Jack è ancora svenuto. Voi state bene?»
«Sì tranquilla, tu pensa a Jack»
Liu finì la conversazione, quando gli venne in mente una cosa: l'effetto della canna di Jane doveva essere finito, era passato un giorno... E adesso?
Il moro divenne tutto rosso e pregò tutti gli dei perché Jane non si ricordasse quell'episodio imbarazzante. Ma che diavolo gli era venuto in mente?! Come aveva potuto approfittare di lei? Sì, era strafatta, ma adesso Jane come l'avrebbe presa? Si sarebbe arrabbiata? L'avrebbe perdonato? Si sarebbe scusata lei? Tutti questi pensieri assillavano la mente del diciottenne.
«Liu tutto a posto?» gli chiese Jane.
«Mh? Oh sì sì sì sì sì! Tranquilla...» le rispose il maggiore, agitato.
Forse avrebbe dovuto parlarne, se l'avesse scoperto da sola probabilmente questo l'avrebbe solo fatta arrabbiare di più.
“Dai Liu, non è il momento adatto per pensare cose del genere, dobbiamo uscire da qui!” pensò Liu.
In quel preciso istante la porta di ferro si aprì con violenza, colpita dall'esterno da un calcio, e sbattendo contro la parete producendo un rumore assordante.
Entrarono degli uomini con una tuta nera, che li alzarono e, nonostante i due si dimenassero e scalciassero, li portarono via.
La stessa cosa successe anche a Sally, mentre Jack venne lasciato, ancora svenuto, nella stanza.
«No! Lasciatemi andare! Lasciatemi! Jack! Jack! Svegliati! Jack!» gridava Sally, mentre la portavano via insieme a Liu e Jane...

«Dai Jeff non fare il pigro proprio ora! Siamo quasi arrivati è il settimo giorno!» lo incitò Clock mentre camminava energica per il sentiero.
«E che succede? Arriva Samara?» rispose sarcastico Jeff.
«Ma muoviti vah!» disse scherzosamente Clock, spingendolo da dietro.
«Non mi spingere!»
«Se non ti faccio muovere io non ci arriviamo manco per dopodomani»
«Sì che ci arriviamo... Mancheranno sì e no... Venti chilometri...»
«E allora muoviti, che ci arriviamo di pomeriggio»
«Ma perché non possiamo dormire?! Ho sonno cazzo, riprendiamo di mattina» si lamentò Jeff.
«Ma non ci arriviamo!»
«Sì invece!... Ehi Clock»
«Mh?»
«Lo vedi quell'albero? Quel pino alto, là sotto...» chiese Jeff indicando un albero a circa trecento metri di distanza.
«Sì...?»
«Facciamo una gara. Se arrivo a toccare l'albero per primo dormiamo e ricominciamo a camminare di mattina, se arrivi tu continuiamo a camminare»
«Mh... Pensi di batter-»
«Troppo lenta!» disse Jeff, cominciando a correre inaspettatamente, senza nemmeno far finire la mora di parlare.
«Non vale!»
I due iniziarono a correre come se non ci fosse un domani, e anche se di poco, vinse Jeff.
«Ah ah! Ho vinto io, come sempre»
«Hai barato!»
«Il fatto è che non sai perdere» le disse Jeff facendole la linguaccia.
«Tu nemmeno»
«Sì ma tu-»
Un fruscio di cespugli, alla loro destra, proprio accanto, interruppe Jeff, facendoli scattare sull'attenti.
Si allontanarono un po', intimoriti dall'improvviso movimento.
«C-cos'è?» chiese Clock tra il timore e la curiosità.
«Sarà un animaletto, non fare la femminuccia»
Si dovette ricredere quando, dal cespuglio, uscì una piccola zampetta ricoperta da poca pelliccia marroncina, poi uscì l'altra, e poi una testolina rotonda, anch'essa ricoperta da pelliccia, con due orecchie rotonde, un musetto e due occhietti neri dall'aria curiosa. Sembrava avere circa uno-due mesi.
«Clock, andiamoce-»
«Ooooow che carino! È un cucciolo di grizzly!»
«Appunto! Se la madre ci trova vicino ad un suo cucciolo ci sbrana vivi!»
Ma Clock sembrò non ascoltarlo, anzi si inginocchiò e cominciò a parlare con il cucciolo.
«Ciao! Io sono Clock! Dov'è la tua mamma?»
Per risposta a quel comportamento Jeff si spiaccicò una mano in faccia.
«Clock! Andiamocene!»
«Un attimo! È troppo bello!» rispose Clock guardando il piccolo grizzly davanti a sé con occhi luccicanti.
«Se arriva la madre siamo fottuti! Lo vuoi capire sì o no?!»
«Me ne sbatto»
«Cosa?!» disse esasperato ed incredulo Jeff davanti alla reazione della mora.
«Dai Jeff un minuto!»
Intanto l'orsetto stava cominciando ad agitarsi, e indietreggiò.
«Vedi Jeff lo stai spaventando!»
«Ma se sei tu quella che parla a voce alta!»
Il cucciolo, non sapendo che fare, si girò e tornò da dove era venuto.
«Mh? Ehi aspetta torna qui!» disse Clocky rivolta all'orso, accorgendosi della sua fuga.
«Ecco andiamo ora»
«No! Dobbiamo vedere dove va! Potrebbe perdersi e non ritrovare più la sua mamma...»
«Clock, hai sonno e stai sparando cazzate, ora noi ce ne andiamo, ci riposiamo e riprenderemo a camminare, ok?»
Ma la mora non l'aveva nemmeno ascoltato e si era già intrufolata nel bosco, seguendo il cucciolo.
L'altro, sconsolato, seguì di malavoglia la sua compagna, maledicendola mentalmente.
Seguirono il cucciolo per qualche minuto, finché arrivarono a destinazione, e Clock sbarrò gli occhi per quello che vide: sull'erba era presente una carcassa di orso grizzly adulto. Il collo dell'animale era segnato da un buco, probabilmente un proiettile, e il sangue colava fresco sul suo corpo finendo sul terreno.
Non si muoveva, e attorno al corpo altri due cuccioli vegliavano sull'animale defunto, molto probabilmente la madre, con un'aria triste.
Il cucciolo raggiunse i suoi presunti fratellini e cominciò a guardare la madre.
Clock si lasciò sfuggire un “Ow” di compassione verso quei poveri piccoli orsi e mamma orso.
«La loro mamma è...» disse la mora.
«Morta, meglio per noi» continuò Jeff.
«Sei un bastardo senza cuore Jeff, fattelo dire»
«Grazie»
«E ora che facciamo?»
«Ce ne andiamo»
«Ma non possiamo lasciarli così! Sono troppo piccoli, moriranno senza la mamma»
«E che vuoi fare? Portarli con te?»
«... Perché no?»
«Sei seria?»
«No sai? Ovvio che sono seria»
«Ma sei deficiente?! Ti vuoi portare tre cuccioli d'orso dappresso?!»
«E che ci fa?»
«... Clockwork, questa è davvero l'idea più stupida che tu abbia mai avuto»
«Senti piuttosto che farmi la ramanzina, perché non mi aiuti a dare loro dei nomi?»
Una vena pulsante spuntò sul collo di Jeff, che fece un gran sospirone.
«Allora, a te... Brownie. A te Honey e tu... Bernie! Brownie Honey e Bernie, perfetto!»
«Hai bevuto?»
«Dai cucciolotti, venite da mamma Clocky» disse Clock piegandosi un po'.
«Fai sul serio? Oddio...» sbuffò Jeff.
«Aiutami a portarli invece di lamentarti» disse la mora prendendo in braccio Honey e Brownie.
Il killer guardò la ragazza camminare verso il sentiero, lasciandolo con Bernie.
«E tu che vuoi?» chiese Jeff, rivolto all'orsetto.
Quello lo guardava con i suoi teneri occhioni neri, come se stesse chiedendo di prenderlo in braccio.
«... No, non mi fare gli occhi dolci che non ci casco, è inutile!... Smettila... Smettila!... Va bene hai vinto!»
E così il sedicenne, intenerito da quegli occhioni, lo prese in braccio, e andò da Clock.
Che avesse un debole per quell'orsetto?
«Possiamo andare ora?» chiese Jeff un po' seccato.
«Finalmente ti sei deciso a prenderlo!»
«Ma solo perché mi stavi assillando, sia chiaro»
«Va bene va bene, non ti sto dicendo nulla»
«Tsk, andiamo forza»
Così i due si rimisero in cammino, con questi orsi in braccio... E senza un piano in mente.

Il moro non rispose al richiamo del maggiore, e rimase lì a fissarlo nell'oscurità, con i suoi occhi giallo limone dallo sguardo inespressivo.
Oliver era tesissimo. Non aveva la minima idea di come avrebbe potuto reagire Alex.
Solo dopo pochi secondi rispose e avanzò di qualche passo.
«Oliver...»
La luce della luna passando dalla finestra colpì il viso del minore, rivelando uno spesso velo di lacrime nei suoi occhi e l'espressione corrucciata di chi sta per scoppiare a piangere.
Il dodicenne si mise a pochi centimetri dal diciassettenne, e dopo pochi secondi cadde in ginocchio.
Alex gli abbracciò le gambe, e si mise a gridare:
«Mi dispiace! Oliver ti prego perdonami! Non volevo, non volevo ti giuro! Perdonami! Perdonami ti prego!»
Grandi lacrimoni uscivano numerosi dai suoi occhi, mentre supplicava Oliver di perdonarlo.
Quest'ultimo provò un po' di compassione per il minore. Ed era una cosa strana, di norma se fosse stato qualcun altro l'avrebbe strozzato a morte. Invece non riusciva a provare rabbia nei confronti di quella trottola.
A quel punto Oliver, con le gambe bagnate di lacrime, quasi istintivamente si inginocchiò e abbracciò il minore, accarezzandogli i capelli.
Non proferì parola, preferiva non parlare in situazioni così delicate.
Il moro ricambiò l'abbraccio affondando il viso nel torace del maggiore, continuando a piangere, questa volta per sfogo più che altro.
«Dai smetti di piangere, va tutto bene, ti perdono» gli sussurrò Oliver.
«Ma-ma... H-ho provato a-ad u-ucciderti...» rispose Alex con la voce rotta dal pianto.
«Ho detto che ti perdono, punto e basta»
Oliver si rialzò, e aiutò con la mano anche il minore ad alzarsi.
«Ora andiamocene da qui, non mi piace per niente questo posto» disse Oliver.
«Perché? È bellissimo!» ribatté Alex con un sorriso ampio.
Il mezzo demone lo guardò con gli occhi sbarrati come per dire “WTF?!”
«Che c'è?» chiese il moro con la sua ingenuità.
Come potevano piacergli quelle pareti cadenti, polverose, grigie e ammuffite, come tutto il resto della villa? Mah.
«Comunque dobbiamo andarcene lo stesso Alex, dobbiamo tornare a casa no?»
«S-sì...» rispose il diretto interessato non molto convinto della sua risposta.
Così i due scesero le scale e andarono di fronte alla porta principale, ma quello che videro li lasciò di stucco: sull'imponente portone di legno c'era una scritta in rosso acceso, che risaltava tra quei colori spenti:

“TROVA LA CHIAVE”

«Ma che cazz?! Non c'era prima!» esclamò Oliver, con gli occhi spalancati.
Alex non disse niente, si limitò a guardare il portone con stupore.
Dopo poco notarono che anche le finestre del piano terra erano sbarrate da tavole di legno inchiodate al muro.
«Ok, dobbiamo andarcene, subito» disse Oliver, evidentemente nervoso.
Si avvicinò alla porta e tentò di aprirla, ma non si spostava di un centimetro, il che fece aumentare notevolmente il nervosismo del mezzo demone.
«Merda merda merda!» ripeteva con rabbia il diciassettenne mentre tirava con tutte le sue forze un'anta della porta.
«E ora che facciamo?»
«Mmh... Le finestre del piano di sopra dovrebbero essere aperte. Se siamo fortunati troveremo delle lenzuola e un letto e scapperemo. Perciò, andiamo sopra, sigh»
Detto questo i due si diressero al piano di sopra...

Gli omoni vestiti in nero portarono i tre in un enorme stanza con una porta. Le pareti e il pavimento erano uguali a quelli delle stanze: muri bianchi, un po' sporchi, e mattonelle in marmo lisce e nere.
Li buttarono letteralmente a terra, e solo allora notarono le telecamere poste un po' dappertutto.
«Lasciateci andare! Che sta succedendo a LJ?!» gridò aggressiva Sally, rivolta agli scagnozzi.
Uno di loro le diede un ceffone così forte che la undicenne cadde di lato.
«Ehi! Non toccatela!» gridò Jane, avvicinandosi a Sally.
Gli omoni per risposta risero di gusto, malvagiamente.
Gli occhi dei tre brillavano di rabbia.
La ragazzina si rialzò, con un segno rosso sulla guancia.
«Che volete farci?!» chiese Liu.
«Dobbiamo assicurarci che non spifferiate niente» rispose uno degli scagnozzi, scrocchiandosi le nocche.
«Provaci figlio di puttana» disse il moro, alzandosi per sembrare minaccioso, nonostante gli scagnozzi fossero stati tipo trenta centimetri più alti di lui.
«Ahahahaha! Che vuoi fare stuzzicadenti?»
«Se provate a toccarci vi rompo il culo capito?!»
Ci furono pochi secondi di silenzio, dopodiché gli scagnozzi scoppiarono in una fragorosa risata, durante la quale Liu assestò un bel calcio nei gioielli ad uno di loro, il più “esile”.
«Scappate!» urlò Liu alle due, riferendosi alla porta aperta davanti a loro.
Sally e Jane ascoltarono e in meno di due secondi stavano già correndo verso la porta in metallo.
«Non lasciarle scappare! Io mi occupo di lui» disse il più muscoloso all'altro, che cominciò a rincorrere le ragazze.
«Liu!» gridò Jane, preoccupata per lui.
«Non pensare a me! Corri!»
Così fecero. Varcarono la porta aperta, ammanettate e inseguite da un energumeno che acquistava terreno sempre di più.
Appena uscite dalla porta le due si ritrovarono davanti ad una specie di labirinto.
Dopo pochi minuti di corsa riuscirono a seminare lo scagnozzo, nascondendosi in un vicolo cieco.
«E ora che facciamo?» sussurrò Sally a Jane.
«Non lo so Sally...»
«Lo so io che vi faccio...»
Le due ragazze sobbalzarono e si girarono, verso lo scagnozzo impugnante una pistola.
«Mani in alto!»
Le ragazze obbedirono, mentre il loro cuore batteva veloce nel loro petto e il respiro diventava affannoso.
«Ora vi faccio esplodere la testa puttanelle!-»
Gli occhi dello scagnozzo si spalancarono all'improvviso, mentre una mano, bianca e nera e scheletrica, uscì dal suo addome, per poi ritirarsi.
L'uomo sputò sangue e cadde a terra, deceduto, lasciando vedere la figura dietro.
Appena lo vide, gli occhi smeraldini di Sally brillarono di gioia e sorrise con gran felicità.
«... Jack!»

 

Angolo dell'arancino autrice:

Ciaoooooooooooo!
Sono tornataaa (bitches)!! B|
Allora, chiedo perdono per la lunga assenza, ma:
1) Sono stata ricoverata in ospedale per una settimana (non dico altro. Per chi fosse interessato mi contatti per messaggio privato)
2) La linea è mancata per giorni quando avevo finito il capitolo (quando si dice fortuna -.-).
Coooomunque, come avete notato dividerò questo capitolo in più parti perché accadranno un saaaaacco di cose.
Perciò... Oliver ha perdonato Alex, che pucci :3 (e ancora non avete visto niente) e Clocky si è trovato tre nuovi amichetti: Honey, Brownie e Bernie ^^
E Jack si è svegliato finalmente! Chissà ora che succederà...
Tutti: “Ehm ehm, ma te quand'è che la scrivi la Creepypasta del tuo ultimo OC? Ovvero Edward? E “Momenti di vita tra proxy”?”
Eeeehm... un giorno la farò ^^'''
No dai scherzo, cercherò di farla il prima possibile, ma ragazzi, siccome ho un timer al computer e quindi posso scrivere solo tre ore al giorno, mi viene difficile scrivere un capitolo in fretta, quindi perdonatemi per l'assenza.
Inoltre sto passando un periodo molto difficile, dove c'è anche l'ispirazione che va e viene, insomma, è un bordello.
Beeeh... Dato che voglio riempire ancora questo angolo autrice vi ringrazio delle oltre 1100 visite e 80 recensioni *^*
Mi sento un po' Favij versione EFP quando ringrazia per gli iscritti XD
Perciò... Non devo dire nient'altro... Credo.
Allora, spero di non avervi annoiato, e alla prossima ^^
Kiss kiss, la vostra Arancino ;-*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2702946