Rikudou Legacy 2 - Un Lungo Viaggio

di crazyfrog95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La Profezia ***
Capitolo 2: *** Viaggio nella Foresta ***
Capitolo 3: *** Dominare gli Elementi ***
Capitolo 4: *** Il Segreto del Tempio ***
Capitolo 5: *** Il Ciliegio in Fiore ***
Capitolo 6: *** Novità nell'Aria ***
Capitolo 7: *** Acqua e Fuoco ***
Capitolo 8: *** Abilità Straordinaria ***
Capitolo 9: *** Déjà Vù ***
Capitolo 10: *** Fuori Dalla Tana ***
Capitolo 11: *** Confidenze ***
Capitolo 12: *** Sotto Attacco ***
Capitolo 13: *** La Promessa del Vendicatore ***
Capitolo 14: *** Una Vera Amica ***
Capitolo 15: *** Maturità ***
Capitolo 16: *** Il Mondo dei Rospi ***
Capitolo 17: *** Il Potere della Natura ***
Capitolo 18: *** Una Nuova Vita ***
Capitolo 19: *** Battaglia del Kazekage ***
Capitolo 20: *** Una Notizia Terribile ***
Capitolo 21: *** Il Ninja della Radice ***
Capitolo 22: *** Affari di Famiglia ***
Capitolo 23: *** Scendere in Campo ***
Capitolo 24: *** Duo Pericoloso ***
Capitolo 25: *** Irruzione! ***
Capitolo 26: *** Il Traditore della Sabbia ***
Capitolo 27: *** Fantasma del Passato ***
Capitolo 28: *** Il Dinamitardo ***
Capitolo 29: *** Bersaglio Abbattuto ***
Capitolo 30: *** L'Ultima Speranza ***



Capitolo 1
*** Prologo - La Profezia ***


Prologo - La Profezia


 

Era quasi arrivato.
Aveva passato mesi a cercare quel luogo, guidato solo dalle leggende che lo circondavano, e finalmente lo aveva trovato. Il Monte Myoboku si ergeva davanti a lui, imponente e maestoso, pervaso da un potere straordinario che lui stesso percepiva.
Si avvicinò guardingo, e ad un tratto si trovò la strada sbarrata da due enormi rospi, armati di lance. Il più grosso dei due parlò.
«Fermo! Chi sei tu? Cosa ci fai qui?»

Si raddrizzò, deciso a mostrare sicurezza, e rispose prontamente.
«Il mio nome è Jiraiya, chunin di Konoha e allievo del Sandaime Hokage, Hiruzen Sarutobi. Vengo in pace, vi prego, concedetemi un'udienza con il vostro sovrano!»
I due rospi si guardarono e annuirono, poi uno di loro gli fece lasciare tutte le armi e gli fece segno di seguirlo.


Camminarono per ore, in quel mondo che il giovane Jiraiya trovava sempre più straordinario, finchè non giunsero al cospetto di un enorme rospo. Questo si rivolse a lui con aria scocciata.
«Chi sei tu? Cosa vuoi da me?»
Jiraiya non si perse in chiacchiere.
«Io sono Jiraiya della Foglia, allievo del Terzo Hokage, e sono qui per apprendere l'Arte Eremitica dei Rospi. Ho viaggiato per mesi alla ricerca di questo luogo, e ora sono qui, in ginocchio davanti a voi, per chiedervi di prendermi come allievo. Vi supplico, vostra altezza, datemi questa possibilità!»

Gamabunta restò abbastanza impressionato da quello strano personaggio. Non sembrava un soggetto molto serio, ma gli aveva parlato con maestria e tono impeccabili.
«E sia, ragazzo. Vieni con me...»


Da quel momento, dopo una prova abbastanza impegnativa, Jiraiya fu accettato come allievo del re dei rospi Gamabunta, e trascorse diversi anni al Monte Myoboku, imparando l'Arte Eremitica e il Kawazu Kumite, il loro stile di combattimento.
Conobbe anche i due rospi anziani, Shima e Fukasaku, marito e moglie, che non la smettevano un secondo di litigare, nonostante alla fine si volessero molto bene. Questi lo accolsero a braccia aperte e lo trattarono come un figlio, aiutandolo nella padronanza dell'energia naturale e insegnandogli tutto ciò che c'era da sapere sul loro popolo.


Quando furono passati sette anni Jiraiya era diventato un vero eremita, ed era pronto a tornare a Konoha. Ma il giorno della partenza venne convocato da Gamamaru, il più anziano dei rospi, che aveva qualcosa di molto importante da dirgli.
Quando si presentò al suo cospetto sgranò gli occhi: nonostante fossero molto più vecchi di Gamabunta, Fukasaku e Shima avevano le dimensioni di normali rospi, invece Gamamaru era enorme anche rispetto al sovrano dei rospi, che al suo confronto sembrava davvero un cucciolo, essendo alto all'incirca la metà.

Il vecchio rospo lo guardò con occhi assenti, e iniziò a parlare.
«Giovane Jiraiya, nel momento in cui tu sei giunto qui, ho avuto come un'illuminazione, un residuo degli antichi poteri di preveggenza che possedevo in gioventù, al tempo dell'Eremita delle Sei Vie.
Ho qualcosa di molto importante da dirti riguardante il tuo futuro, perciò ascoltami attentamente.
Nella tua vita conoscerai l'amore, contrastato e difficile, e forse ciò è già accaduto. L'amore ti tormenta, e continuerà a perseguitarti negli anni che verranno, ma se avrai la pazienza e la maturità sufficienti, alla fine la tua devozione verrà ripagata.
Anche se non sei un soggetto proprio raccomandabile, diventerai un ninja straordinario, conosciuto in tutte le Cinque Terre. Tutti ti tratteranno con rispetto, e i tuo nome verrà conosciuto anche in paesi lontani, sia per le tue qualità di ninja che per il prodotto della tua creatività.
In futuro avrai molti allievi, tra i quali tre saranno i più potenti, e uno di loro avrà un ruolo centrale nel destino del mondo. Quell'allievo in futuro porterà una grande rivoluzione nel mondo degli shinobi. Potrebbe essere una rivoluzione che condurrà a una pace che il mondo non ha mai visto, oppure potrebbe portare il mondo alla rovina. Tu sarai la guida di quel rivoluzionario.
Ma arriverà il giorno in cui dovrai fare una scelta di grande importanza. Quale rivoluzione avverrà, dipenderà da questa scelta.»


Detto ciò, il grande rospo cadde addormentato, lasciando il povero Jiraiya con questo enigma.
Il giorno dopo Jiraiya ripartì alla volta del Villaggio della Foglia, ansioso di vedere quanto fossero diventate belle le sue abitanti...




 

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Capitolo 2
*** Viaggio nella Foresta ***


Viaggio Nella Foresta


 

L'autunno si avvicinava, e il vento era abbastanza forte da scuotere le chiome degli alberi fino a far spezzare alcuni rami.
Stava scendendo la notte, e benchè fosse ancora Settembre si cominciava ad avvertire il freddo dovuto al cambio di stagione. Il Paese dell'Acqua era un luogo abitabile solo nei pressi della capitale, il Villaggio della Nebbia, poichè il resto del suo territorio, anche se libero dalla nebbia, era inospitale come un deserto, a causa degli enormi pericoli che lo infestavano.


Nelle profondità delle foreste che segnavano il confine est del Paese, oltre i quali si entrava nel Paese del Vortice, Uzu, due figure si erano accampate per passare la notte. Entrambi sedevano accanto a un fuoco, acceso su una radura al riparo dal vento grazie ad una parete rocciosa, a mangiare ciò che avevano cacciato nei giorni precedenti.
«Ero-Sennin, quanto manca per arrivare? Ormai sono quasi tre mesi che siamo partiti, dovremmo esserci.»
L'uomo dai lunghi capelli bianchi ingoiò il boccone di carne che stava masticando, e rispose al giovane dai capelli biondi e gli occhi azzurri che lo aveva interpellato.

«Non avere tutta questa fretta di raggiungere il Villaggio del Vortice, Naruto. Era un luogo inospitale anche quando il villaggio era all'apice del suo splendore, ora che è disabitato da decenni sarà diventato ancora più pericoloso.
Comunque, non dovrebbe mancare molto. Se i miei calcoli sono giusti, entro una settimana dovremmo arrivare.
Ma non credere che una volta a destinazione potrai riposarti: dovremmo metterci alla ricerca di informazioni, e dovrai sempre guardarti le spalle, perchè ogni passo ti esporrà a nuovi pericoli. Non ti sei accorto dell'aria che si respira in questo luogo, per esempio? Non noti nulla di strano?»


Naruto allora fece attenzione, chiudendo gli occhi, e si mise in ascolto di qualsiasi rumore proveniente dal fitto della vegetazione. Sentiva il rumore del vento che scuoteva i rami, il fruscio delle foglie, lo scorrere di un ruscello lì vicino... e basta.
Ma certo, ora capiva...
«È strano, finora non abbiamo incontrato quasi nessun animale...»
Jiraiya sorrise compiaciuto.
«Te ne sei accorto, allora. Si, l'assenza di animali è un fattore indicativo della pericolosità di questo luogo. In realtà gli animali ci sono, solo che siamo stati abbastanza fortunati da non incontrarne nessuno ostile, esclusi quelli che abbiamo cacciato.»

Naruto assunse un'espressione interrogativa.
«Perchè? Noi siamo ninja, perchè mai dovremmo aver paura di qualche animale?»
Un lieve ghigno increspò il volto del bianco.
«Perchè gli animali che abitano questi luoghi non hanno niente a che vedere con quelli che popolano le Cinque Terre. Te ne accorgerai quando ne incontreremo uno, e allora capirai.»


Fece una pausa, chiudendo un attimo gli occhi, mentre faceva mente locale.
Erano partiti dal Villaggio della Foglia circa due mesi e mezzo prima, e avevano percorso svariate miglia attraverso il Paese del Fuoco e quello dell'Acqua, senza fretta.
Durante il viaggio, Naruto si allenava seguendo le direttive del Sannin, trascorrendo i pomeriggi ad allenarsi nel Rasengan, nel Raijin Volante, nel Mokuton e nel Kawazu Kumite, che nonostante i vari anni di pratica non aveva ancora perfezionato. La mattina invece si spostavano, per evitare di essere bersaglio di briganti o nukenin.
Con questo ritmo di viaggio, nel primo mese avevano percorso tutto il Paese del Fuoco, e nel secondo avevano attraversato quello dell'Acqua. Erano entrati nel territorio di Uzu solamente da un paio di settimane, ma percepivano chiaramente la differenza di ambiente che c'era tra quella terra selvaggia e il mondo a loro conosciuto.

Anche Naruto si era reso conto del cambio di ambiente. Guardandosi intorno, riusciva quasi a sentire la vita che scorreva attraverso il legno di quegli alberi secolari.
Forse era dovuto al Mokuton, ma sentiva di avere un legame particolare con quegli antichi abitanti di quella terra tanto inospitale. Percepiva quasi come se i loro rami raccontassero storie di un passato dimenticato, rimasto scolpito nella loro linfa e nelle loro radici per secoli.
La voce del suo maestro lo riscosse da quei pensieri.

«Sai, Naruto, trascorrere del tempo in queste foreste potrebbe farti capire come si sentivano i tuoi antenati, primo tra tutti Hashirama Senju, il Primo Hokage, quando dovevano combattere ogni giorno per sopravvivere, sia alle insidie del mondo che agli assalti dei clan rivali.»
L'espressione del biondo, al suono di quel nome, si fece più attenta.
«Cosa c'entra questo luogo con il Primo Hokage?»


Jiraiya sorrise, e iniziò a parlare.
«Vedi, Naruto, al tempo in cui visse Hashirama Senju non esistevano i villaggi, il mondo era in uno stato di guerra continua, combattuta tra i vari clan di ninja. I due clan più potenti erano i Senju e gli Uchiha, ed erano nemici giurati.
Solo in seguito, con il patto stretto tra i leader dei due clan, Hashirama Senju e Madara Uchiha, e la conseguente fondazione del Villaggio della Foglia a cui seguì la diffusione dell'ordinamento per villaggi, le cose iniziarono a cambiare.
I ninja di ogni villaggio si occupavano della sicurezza degli abitanti, e la vita divenne sempre più difficile per gli animali predatori, tanto che non se ne vedono da molti anni nelle terre civilizzate.
Qui è diverso: gli abitanti di Uzu vivevano in un villaggio che era una specie di fortezza, e non erano abbastanza per sterminare gli animali che rendevano pericolosa la foresta, potevano solamente respingerli per difendersi.»

«Ma questo cos'ha a che fare con il Primo Hokage? Lui dopotutto viveva nel Paese del Fuoco, non qui.»
Naruto alzò un sopracciglio, senza capire dove il maestro Jiraiya voleva andare a parare.
«È vero, ma a quel tempo non c'era molta differenza tra quelle terre e questa foresta. Anzi, è proprio con un'impresa in una foresta di questo tipo che Hashirama ottenne il ruolo di capoclan.»
«Davvero?»


Jiraiya prese un respiro e riprese, ricordando con piacere quella leggenda che il suo maestro, Hiruzen Sarutobi, aveva raccontato a lui, Tsunade e Orochimaru quando erano poco più che dodicenni.
«Prima della fondazione dei villaggi, durante quella che oggi viene chiamata "Epoca Sengoku", i clan avevano particolari leggi, diverse da clan a clan, per determinare chi dovesse assumerne la guida alla morte del leader.
Nel clan Senju, il ruolo di capo era in parte ereditario, in parte ottenuto tramite il merito.
In altre parole, la successione spettava a uno dei figli del capoclan, ma non era necessariamente il maggiore a ereditare la leadership. I vari fratelli dovevano affrontare una prova, e chi la superava otteneva il ruolo di comando.
Nel caso di Hashirama Senju, si trattò di catturare e sottomettere un orso senza nessuna arma o tecnica ninja.»

«Non mi sembra poi così difficile...» Obiettò l'Uzumaki.
«Certo, perchè l'idea che tu hai di un orso è quella di un animale moderno. Ma a quell'epoca gli animali erano estremamente più grandi e forti di quelli che ci sono ora. Pensa che all'epoca un semplice lupo aveva le dimensioni di un orso attuale. Un orso medio, a quel tempo, era grosso il doppio di un elefante. Inoltre il loro corpo era così robusto da resistere non solo alle ferite delle armi, ma addirittura agli attacchi a base di chakra. Puoi immaginare quindi quanto fossero temibili.»

Il biondo rabbrividì a quel pensiero. Adesso capiva perchè lo Shodaime era considerato così potente. Jiraiya continuò.
«Durante quella prova, che vide contrapposti i tre fratelli Senju, perse la vita il minore dei tre, Itama, poichè aveva sottovalutato la potenza dell'avversario. Tobirama, colui che poi divenne il Secondo Hokage, si salvò per miracolo, e Hashirama riuscì a catturare l'orso usando l'astuzia: fece in modo che con una zampata finisse intrappolato un un groviglio di rovi, e provocò una frana di massi su di lui, che lo fece svenire. Mentre era privo di sensi, fabbricò con il Mokuton delle catene che usò per immobilizzarlo, e al suo risveglio l'animale non fu in grado di muoversi. Grazie a quella prova di abilità, Hashirama divenne capoclan dei Senju.»

Jiraiya a quel punto sbadigliò, imitato pochi secondi dopo dall'allievo.
«Adesso è meglio che ci mettiamo a dormire. Non serve che uno dei due monti la guardia, se c'è qualche pericolo le mie tecniche di allarme ci svegliaranno.»
L'eremita aveva, infatti, piazzato una fitta rete di tecniche sensoriali intorno a loro, in modo che li avvertissero in caso di avvicinamento di nemici o animali.
E così i due si misero a dormire, e per quella notte nessuno li disturbò.


Passarono altri sei giorni, prima che i due giungessero al limite della foresta. Quando emersero dalla fitta boscaglia, davanti ai loro occhi si presentava uno spettacolo bello e inquietante allo stesso tempo: un'enorme distesa di rovine, perlopiù case di pietra, sulle quali crescevano edera e rampicanti di ogni tipo.

Se la vista di quella desolazione dava l'idea che al suo massimo splendore fosse un luogo in cui vivevano guerrieri invincibili, l'immagine della sua rovina faceva comprendere che qualcosa era stato capace di spezzare quel potere, e ridurre a ruderi quelle abitazioni un tempo inaccessibili. Un brivido corse sulla schiena di Naruto a quel pensiero.
Dopo un minuto di riflessione, i due si incamminarono verso quello che, un tempo, era stato il Villaggio del Vortice...




 

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Capitolo 3
*** Dominare gli Elementi ***


Dominare Gli Elementi


 

Maestro e allievo avanzarono lentamente tra le rovine, mentre i loro occhi perlustravano ogni centimetro di quella landa desolata.
Più andavano avanti, più sembrava loro incredibile quanto una società tanto progredita potesse sparire dalla faccia della terra in quel modo, senza lasciare traccia.

«Questo posto è enorme... Credo che dovremmo trovare un luogo sicuro in cui accamparci, per prima cosa, poi da domani inizieremo a esplorare la zona...»
Poi guardò l'allievo.
«Cerca di non fare azioni avventate, Naruto. Questo è un luogo pericoloso, qui non c'è spazio per gli errori. Troviamo alla svelta un posto riparato da usare come base.»
E così fecero. Scelsero un anfratto protetto da due costoni di pietra crollati l'uno sull'altro, poco visibile e facilmente difendibile, riparato dalle intemperie da una grande lastra di pietra orizzontale che poggiava sui due costoni come un tetto.

Passarono una settimana a perlustrare ogni metro quadrato di quel villaggio in rovina, ma non riuscirono a trovare nulla di utile. Non c'era più un rotolo, ne un'arma, nemmeno qualche oggetto di uso comune. O tutto era andato in rovina, o qualcuno si era assicurato che nessuno avrebbe mai saputo la verità su quel luogo, poichè in effetti sembrava proprio che qualcuno prima di loro avesse ripulito ogni centimetro di quei ruderi.
Probabile, dato che la caduta del villaggio risaliva a quasi vent'anni prima.


Durante le loro esplorazioni, i due ebbero modo di venire a contatto con la fauna locale, e finalmente Naruto comprese i motivi per cui Jiraiya riteneva che fino a quel momento fossero stati tanto fortunati...

Mentre setacciava quella che a lui sembrava una vecchia locanda, venne sorpreso alle spalle da un cinghiale alto quanto un cavallo, del quale un colpo di zanne bastò a mandare in frantumi la pietra su cui si abbattè.
Naruto cercò di difendersi e contrattaccare, ma qualcosa non andava: quel cinghiale era troppo forte, e troppo resistente alla fatica rispetto a un normale animale, non aveva mai bisogno di riprendere fiato.

Nemmeno la tecnica di suo padre gli fu d'aiuto: cercando di contrattaccare, Naruto lo prese alle spalle con un Rasengan, ma questo non ebbe il minimo effetto, non riuscì nemmeno a lasciare un graffio sulla pelle coriacea di quell'animale.
Tutto ciò che gli restava era scappare usando il Raijin Volante, e così fece finchè non intervenne Jiraiya, che mise in fuga l'animale con una vampata di fuoco.

«Meno male che ti avevo detto di non metterti nei guai... Piuttosto, finalmente hai capito che tipo di animali abitano questa zona?»
Naruto ci mise un po' a rispondere, ancora spiazzato dalla forza di quell'aggressore inaspettato.
I due quel giorno fecero una pausa. Era a entrambi chiaro che Naruto non avrebbe potuto continuare l'esplorazione senza una valida difesa dagli animali, così Jiraiya decise di sottoporlo ad un allenamento speciale...


Il giorno dopo maestro e allievo raggiunsero uno spiazzo erboso, e l'eremita iniziò a parlare.
«Bene, Naruto, ora che ti sei reso conto della situazione in cui ci troviamo, penso sia arrivato il momento di insegnarti qualcosa di più. Come hai notato, gli animali di questa zona sono praticamente immuni a qualsiasi attacco fisico o a base di chakra. L'unico modo per metterli in fuga, è usare l'arte elementale.»
«Quindi mi insegnerai le tecniche elementali?!»
Naruto non stava più nella pelle! Era rimasto piuttosto contrariato quando il maestro Kakashi aveva deciso di insegnare a Sasuke l'Arte del Fulmine, quando lui già conosceva quella del Fuoco, anzichè insegnare qualcosa anche a lui, e ora finalmente poteva raggiungere il livello dell'amico/rivale.
Jiraiya estrasse un plico di foglietti di carta, e ne diede uno a Naruto.

«La natura del chakra può essere di cinque diversi tipi: Fuoco, Acqua, Terra, Vento e Fulmine. Questi foglietti sono ricavati dalla corteccia di un albero che si nutre di chakra, e grazie a essi possiamo determinare a quale elemento una persona è più affine, in base alla sua reazione quando vi si immette del chakra. Osserva...»
Jiraiya prese un foglietto, e ci fece passare dentro del chakra. Questo reagì prendendo fuoco, riducendosi rapidamente in cenere.
«Visto? Io sono un tipo Fuoco, e infatti sono particolarmente bravo nelle tecniche di fuoco, anche se me la cavo anche con quelle di terra, visto che è il mio elemento secondario. Ora prova tu.»

Affascinato e incuriosito, Naruto prese a sua volta un foglietto, e vi immise un po' di chakra. Il foglietto si tagliò in due.
«Interessante, sei un elemento Vento... Sono piuttosto rari nel Paese del...»
Jiraiya però si interruppe subito, alla vista di un fenomeno inatteso: le due metà del foglietto di Naruto iniziarono a comportarsi in modo strano: la prima si accartocciò e poi prese fuoco, mentre la seconda si inzuppò per poi ridursi in polvere. Anche Naruto era rimasto piuttosto basito.
«Ma è normale che faccia così?»

L'eremita parlò lentamente, incerto su cosa dire.
«No, non lo è... Puoi farlo di nuovo?»
E passò un altro foglietto all'Uzumaki, che ripetè l'operazione. Il risultato fu lo stesso.
Jiraiya cadde seduto su un masso, con espressione pensierosa.
«Molto interessante... Non ho mai visto un foglietto di chakra comportarsi così, ha manifestato le alterazioni di tutti e cinque i tipi... Posso trarne una sola conclusione...»
Fissò negli occhi l'allievo, con intensità, prima di concludere la frase.
«..sei affine a tutti gli elementi. Credo che sia un caso unico, pare che nessun ninja nella storia sia mai riuscito a padroneggiare tutti gli elementi...»


Mentre parlava, a Jiraiya venne in mente un ricordo di molti anni prima. In effetti, quello che aveva appena detto non era del tutto vero. In passato aveva incontrato un altro ninja capace di tanto...
«Davvero?! Quindi posso usare ogni tipo di tecnica?!»
L'esultanza del biondo lo riscosse da quei pensieri. Dopotutto era solo un'ipotesi, avrebbe dovuto verificare, appena possibile...

«In teoria, si. Comunque, dato che è stato il Vento a manifestarsi per primo, la tua affinità è maggiore verso quell'elemento.
Di solito si ha l'affinità maggiore verso un elemento in particolare, poi si ha un elemento secondario, e si possono cercare di imparare fino ad altri due elementi, mentre ce ne sarà sempre uno a cui si è avversi. Nel tuo caso, essendo tu un elemento Vento, dovresti essere avverso al Fuoco.
Invece, da quello che ho potuto vedere, dopo il manifestarsi del Vento sono apparsi contemporaneamente tutti gli altri, il che vuol dire che sono tutti tuoi elementi secondari, verso i quali sei ugualmente predisposto, e incredibilmente non ce n'è nessuno al di fuori della tua portata.
Sinceramente, non so spiegare come sia possibile che tu sia escluso da quella che, a opinione comune, è una delle leggi fondamentali del chakra.
Ma essere predisposto non vuol dire che sarà facile dominare l'elemento, ci vorranno comunque impegno e allenamento per ogni arte. Quindi, iniziamo!»


I due passarono diversi giorni ad allenarsi insieme, e Naruto imparò alcune tecniche di tipo Vento, anche se non molto efficaci.
Imparò invece molto bene le tecniche di tipo Fuoco e Terra, dato che Jiraiya era un esperto di quei due elementi, e grazie alla Moltiplicazione del Corpo fu in grado di apprendere quelle due arti in modo estremamente rapido.
A dispetto delle aspettative di Jiraiya, ciò che gli fu più facile fu l'apprendimento delle tecniche di fuoco, sia perchè le aveva viste utilizzare da Sasuke, sia perchè, com'era risaputo, la Volpe a Nove Code aveva una particolare affinità con il fuoco, quindi di riflesso anche a lui riuscivano più naturali tecniche di quel tipo.
Ma Jiraiya non si limitò a insegnargli le tecniche più semplici. Grazie alla Tecnica del Richiamo, fece in modo che Naruto imparasse a combinare le tecniche di fuoco con l'olio sputato dai rospi. Arrivati a quel punto, il loro allenamento raggiunse un livello superiore...

«Ero-Sennin, non riesco molto bene a capire come coordinare il fuoco con l'olio, non è che potresti mostrarmi di nuovo i sigilli?»
Naruto stava infatti cercando di eseguire una tecnica di fuoco piuttosto difficile, da combinare con l'olio dei rospi, e non ricordava bene la sequenza di movimenti che doveva eseguire.
L'espressione di Jiraiya in quel momento si fece piuttosto contrariata, e questo gli rispose in modo deciso.
«No, Naruto, e prima che tu inizi a protestare, c'è un motivo ben preciso per cui ti dico di no. Ti faccio una domanda: per caso hai mai visto il maestro Kakashi o Sasuke usare i sigilli per la tecnica dei Mille Falchi?»

Il biondo ci pensò su. In effetti, non aveva mai pensato a quel particolare, ma sia il maestro che il compagno non avevano mai usato sigilli per le loro tecniche, semplicemente accumulavano il chakra nella mano.
«In effetti, no.»
Jiraiya allora sorrise leggermente.
«Esatto, ed è qualcosa che anche tu devi imparare. Una volta appresa una tecnica, non è più necessario replicare ogni volta la sequenza di sigilli, se si conosce il comportamento che deve seguire il chakra. D'ora in poi, devi cercare di eseguire le tue tecniche senza più usare i sigilli, così diventerai molto più rapido nell'agire, e potrai modificare e personalizzare ogni tecnica nel modo che ti sarà più utile, migliorandola ed eliminandone i difetti.
Per esempio, Kakashi in questo modo è stato in grado di modificare le caratteristiche del Mille Falchi, per trasformarlo nel Raikiri.
Dovresti essere avvantaggiato in questa operazione, perchè già sai usare due tecniche che non richiedono sigilli. Devi semplicemente seguire lo stesso procedimento.»


Era vero, nè il Rasengan nè il Raijin Volante richiedevano sigilli, perchè l'Uzumaki non le aveva imparate secondo una sequenza, ma sfruttando il semplice controllo del chakra. Doveva semplicemente applicare lo stesso principio a ogni tecnica.
Perciò Naruto da quel momento iniziò a esercitarsi in tutte le sue tecniche senza comporre alcuna sequenza di sigilli. La cosa era enormemente complicata, poichè per poter usare una tecnica in quel modo doveva comprenderne il funzionamento alla perfezione, non poteva semplicemente copiarla dal maestro. In questo Sasuke era stato avvantaggiato dallo Sharingan, che gli conferiva una particolare capacità di controllare il chakra.

La prima tecnica che riuscì a usare senza sigilli fu quella del Richiamo, e da lì fu aiutato dalla collaborazione dei rospi, che aiutandolo a sincronizzare il suo chakra con il loro, gli permisero di capire quali movimenti e alterazioni questo subiva in ogni tecnica.
Ci sarebbe voluto molto tempo perchè Naruto capisse alla perfezione come usare quel nuovo modo di combattere, ma il viaggio era lungo, e il tempo non gli mancava. Se voleva diventare Hokage, quella era una prova che doveva assolutamente superare.
La parte più difficile fu imparare a usare senza sigilli le tecniche elementali, perchè oltre al movimento del chakra doveva anche imparare ad alterarne la natura senza sigilli, e in quell'occasione Jiraiya gli diede più volte una mano, aiutandolo a cambiare la natura del chakra in diverse occasioni, finchè non fu in grado di farlo da solo.


Dopo quattro giorni di allenamento, durante i quali il biondo aveva padroneggiato gli elementi del Fuoco e della Terra, i due ripresero le ricerche. Naruto non aveva più bisogno della protezione di Jiraiya, e metteva in fuga da solo anche gli animali più grandi e feroci.
Passate due settimane dal loro arrivo, quando ormai pensavano che non ci fosse davvero più nulla, e che il loro viaggio fosse stato totalmente inutile, Naruto fece una scoperta sensazionale.

Stava esaminando le scritte incise su una parete addossata a una roccia, quando involontariamente schiacciò una mattonella del muro, che sprofondò per qualche millimetro nella parete, come un pulsante. Una vibrazione scosse l'intera parete di roccia, mentre il muro su cui era scritta quell'incisione si muoveva all'indietro. Poi, la parete di divise a metà, rivelando un corridoio che si addentrava nella roccia.
Chiamò l'eremita, che rimase affascinato da quella scoperta.

Insieme a Jiraiya, Naruto avanzò lentamente in quell'angusto corridoio naturale, che sembrava scendere gradualmente verso le profondità della terra. Non c'era nessuna forma di vita in quel passaggio, nè un insetto, nè un pipistrello, nemmeno qualche ragnatela, intorno a loro vedevano solo pietra.


Andarono avanti per diversi minuti, fino a quando i due non sbucarono in una cavità molto grande, illuminata dai raggi del sole che filtravano attraverso alcune aperture nel soffitto. Dall'esterno era impossibile notarle, perchè erano ricoperte dall'edera e dalla vegetazione, ma lì dentro, nel buio, rendevano visibile ciò che si stagliava davanti a loro: un enorme portale di pietra, scolpito direttamente nella roccia, decorato con dei kanji su tutto l'arco che lo circondava.
I due si avvicinarono, e Jiraiya iniziò ad analizzare le iscrizioni su quel portale.

«Incredibile...» disse tra sè in un soffio, dopo alcuni minuti di osservazione.
«Cosa c'è, Ero-Sennin? Trovato qualcosa di interessante?»
Jiraiya si voltò verso l'allievo, con sguardo trionfante.
«Hai idea di cosa abbiamo trovato, Naruto? Questa... è l'entrata per il tempio perduto di Uzu.»

Un brivido corse lungo la schiena dell'Uzumaki, a quelle parole. Forse in quel luogo avrebbe potuto sapere qualcosa sulle sue origini, e sul perchè il suo clan era stato sterminato.
Si accostò a una delle porte, e Jiraiya all'altra. Dopo un cenno di intesa i due iniziarono a spingere insieme, finchè le porte non si spalancarono, rivelando un salone immerso nell'oscurità.
Armati di coraggio, i due avanzarono lentamente nel buio...




 

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Capitolo 4
*** Il Segreto del Tempio ***


Il Segreto del Tempio


 

Il Sannin e il Jinchuuriki avanzarono lentamente, passo dopo passo, rimanendo sempre a meno di un metro l'uno dall'altro. L'oscurità che li avvolgeva sembrava avere una sua consistenza, per quanto era fitta. D'un tratto, appena superarono la zona illuminata dalla debole luce esterna, delle file di torce si accesero lungo i lati del salone, rivelando loro le dimensioni enormi di quell'antro.


Era un'enorme stanza rettangolare, lungo la quale scorrevano due file di colonne che la dividevano in tre navate, quella centrale leggermente più grande delle due laterali. La navata centrale era talmente larga, e il soffitto talmente alto, che Gamabunta avrebbe pouto passarci comodamente in mezzo. Le torce gettavano una lieve luce calda sull'ambiente, creando spettrali giochi d'ombra sulle pareti, che non aiutavano i due a restare calmi. Sembrava impossibile che sotto terra si nascondesse una cavità così enorme.
Si accorsero di trovarsi in cima a una scalinata, che discesero stando bene attenti a dove mettevano i piedi. Arrivati al livello del pavimento, si accorsero che un lieve strato d'acqua lo copriva, alto forse 10-15 centimetri.
La stanza era lunga forse duecento metri, e alla fine del corridoio formato dalle colonne si intravedeva un arco più piccolo, delle dimensioni di una porta, circondato da due lanterne che bruciavano con una fiamma di colore verde.

Vedendola, Naruto mosse un passo, ma il suo piede sprofondò schiacciando una mattonella che si abbassò di alcuni centimetri. Nello stesso momento, il biondo sentì un sibilo alla sua destra, e voltando la testa vide un'enorme ascia appesa a una corda venire verso di lui.
Anche Jiraiya si accorse del pericolo imminente, e prese il figlioccio dalla maglia, tirandolo indietro appena in tempo: la lama passò a pochi millimetri dal suo volto, tagliandogli un ciuffo di capelli.
«Stai attento a dove metti i piedi, Naruto. Se hanno fatto tutta questa fatica per nascondere questo posto, vuol dire che contiene qualcosa di veramente importante, perciò sicuramente è protetto da trappole di ogni genere.»
Benchè scosso dal pericolo appena scampato, il biondo fece un segno d'assenso, e i due ricominciarono ad avanzare, con tutti i sensi all'erta.


Raggiungere l'altro lato della sala fu estremamente difficile. Ad ogni passo, una nuova trappola si frapponeva tra i due e la porta.
Alcune di esse erano davvero ingegnose: una delle più pericolose era costituita da una gabbia che spuntava da sotto il pavimento per imprigionare il malcapitato, e dall'acqua emergevano dei piranha all'interno della gabbia, per divorarlo. Fu Naruto a far scattare quella trappola, e fortunatamente fu abbastanza rapido da usare il Raijin Volante per sfuggirle appena in tempo.
Durante l'avanzata, i due notarono che non c'erano per niente resti di umani passati da lì in precedenza, nessuno che fosse rimasto vittima di tutte quelle trappole. Evidentemente nessuno prima di loro aveva scoperto quel luogo, oppure erano stati così bravi da superare tutte le trappole illesi.

Ci volle un'ora buona prima che i due superassero l'ultimo trabocchetto, giungendo di fronte all'arco illuminato di verde.
Esso era scolpito con gli stessi kanji che decoravano il portone di accesso del tempio, ma al centro di essi era scolpita nella pietra la testa di un demone, che fissava i due ninja dell Foglia con espressione minacciosa.


I due oltrepassarono l'arco, facendo sempre la massima attenzione, e si ritrovarono in una stanza grande poco più dell'ufficio dell'Hokage, immersa quasi totalmente nel buio. Le pareti erano completamente spoglie, e la stanza era totalmente vuota, ad eccezione di ciò che vi era al centro.
L'unica luce che illuminava la stanza proveniva da lì, dove una grossa teca che sembrava d'oro levitava a mezz'aria su un altare di marmo bianco, al di sotto del quale un gran numero di candele diffondeva la sua luce calda nella piccola cripta. Attorno all'altare, erano disegnati sul pavimento un numero spropositato di sigilli, e la teca stessa era tenuta chiusa con un enorme numero di catene.

«Ero-Sennin, cosa credi che ci sia lì dentro?»
Naruto era trepidante, ma allo stesso tempo teso: cosa poteva esserci in quella teca da richiedere una tale protezione? Qualcosa di molto potente, o di molto pericoloso...
«Non lo so, ma se non apriamo quella teca non lo scopriremo mai.»
Jiraiya fece un passo in avanti, ma si fermò subito. Davanti ai due ninja atterrò una figura incappucciata, che sollevò la testa nella loro direzione.
L'uomo di fronte a loro indossava un mantello nero, e il cappuccio tirato fin davanti gli occhi nascondeva il suo volto. Ma le lame che spuntarono dalle sue maniche erano un gesto inequivocabile: non aveva alcuna intenzione di lasciarli avvicinare.

«Chi sei tu? Fatti da parte!»
Il misterioso avversario ignorò totalmente la minaccia di Naruto, e si lanciò all'attacco di Jiraiya, che non si fece trovare impreparato.
Anche Naruto intervenne in aiuto del maestro, ma nessuno dei due riusciva a colpire il nemico. Si muoveva con una rapidità sorprendente, anche superiore a quella di Orochimaru, e si spostava in quasi assenza di peso, come fosse fatto di fumo.
Ma se loro non riuscivano a colpirlo, lui invece non si stava facendo scrupoli a colpire loro. Le sue lame stavano mettendo a dura prova l'agilità dei due, che avevano già riportato alcuni graffi, e l'avversario sembrava non risentire minimamente della fatica.

«Arte del Fuoco: Grande Esplosione!»
Jiraiya tentò di utilizzare una tecnica elementale per colpirlo, ma il misterioso aggressore portò la mano davanti a sè, generando una barriera di chakra che deviò completamente il colpo.
Jiraiya rimase spiazzato dalla mossa, e l'avversario ne approfittò per contrattaccare: saltò, e dalle sue maniche lanciò un'enorme quantità di lame, dirette verso l'eremita. Questo non avrebbe mai fatto in tempo a schivarle, e solo l'intervento dell'Uzumaki lo salvò da morte certa.

«Arte del Legno: Scudo di Quercia!»
Unì le mani giusto in tempo per attivare quella tecnica di difesa. Enormi ramificazioni crebbero istantaneamente davanti all'eremita, bloccando la pioggia di lame. A quel punto il misterioso avversario atterrò lontano da loro, senza accennare ad attaccarli nuovamente.
Naruto e Jiraiya si riavvicinarono, il secondo ringraziò il primo, ed entrambi si misero in posizione di guardia. Ma l'avversario alzò una mano, come a volerli fermare.
«Portatore del Mokuton, qual è il tuo nome?»
Era la prima volta che quell'uomo parlava, la sua voce sembrava quella di un anziano, e nell'eco della stanza risuonava ancora più solenne.
Benchè spiazzato dalla domanda, senza abbassare la guardia, il biondo rispose con voce ferma.
«Io sono Naruto Uzumaki, figlio dello Yondaime Hokage, Minato Namikaze.»


A quel punto, successe una cosa che nessuno dei due si aspettava: l'incappucciato abbassò la mano, e si inginocchiò di fronte a loro due.
«Finalmente! Per così tanti anni ho aspettato, e ora finalmente un erede si presenta davanti a me!»
Parlava più con sè stesso che con i due, ma questi lo sentirono benissimo. L'incappucciato si rialzò di scatto, e fece cadere il cappuccio lungo la schiena.
Il suo volto era effettivamente quello di un vecchio, forse più del Sandaime, con una folta barba intrecciata di colore castano ingrigito, e occhi profondi di colore azzurro chiaro, simili a due pezzi di ghiaccio.

«Perdonatemi se vi ho attaccato, ma era il mio dovere, come custode di questo tempio.»
L'espressione del vecchio era di solo dispiacere. I due si rilassarono, e Jiraiya si avvicinò.
«Tu chi sei? Perchè ci hai attaccato?»
Il vecchio chinò leggermente il capo, e iniziò a parlare.
«Il mio nome è Imoru Kawariki, fedele servitore di Nakamoto Uzumaki, capo del Paese del Vortice e leader del clan Uzumaki.»
«Tu conoscevi gli Uzumaki?! Allora forse sai cosa è successo qui! Perchè il villaggio è caduto?»

Naruto era entusiasta all'idea di aver incontrato qualcuno che conoscesse la verità sul suo clan, e non esitò a parlare. Imoru a quelle parole abbassò lo sguardo, una profonda tristezza velò il suo volto.
«Purtroppo non so rispondere a quest'ultima domanda, perché non ho assistito in prima persona alla distruzione di Uzu, oh Kami, alla fine c'è stata davvero...
Si, io sono sempre stato un fedele servitore degli Uzumaki... e anche nella morte, continuo ad esserlo.»
A quelle parole, entrambi rabbrividirono.
«Come sarebbe a dire "nella morte"? Potresti spiegarci ciò che sai, per favore? Non siamo qui per profnare templi o rubare reliquie, siamo qui in cerca di risposte.»
Jiraiya tentò di essere diplomatico, e si sedette a terra, imitato dall'allievo, che aveva capito cosa il maestro aveva in mente.
Anche Imoru si sedette di fronte a loro, e iniziò a raccontare.


«L'inizio di questa storia risale a oltre cinquant'anni fa, quando era da poco salito al potere Hashirama Senju. Il clan degli Uzumaki era imparentato con i Senju, e nel corso dei secoli questa parentela tra i due clan aveva costituito le basi di una solida alleanza, fortificandosi ulteriormente grazie a vari matrimoni tra membri dei due clan, che permisero anche a ognuno di acquisire alcune caratteristiche tipiche dell'altro.
Il chakra dei Senju, per esempio, divenne potente quanto quello degli Uzumaki, e girava la voce che alcuni degli Uzumaki più dotati avessero guadagnato il potere di utilizzare il Mokuton, ma questa diceria non fu mai confermata.»

Il vecchio fece una pausa, guardando negli occhi entrambi, per poi ricominciare.
«Gli Uzumaki possedevano un chakra eccezionale, e ciò li rendeva perfetti per diventare dei Jinchuuriki, poiché potevano contenere qualsiasi tipo di demone. Fu questo che accadde a Mito Uzumaki, figlia del capoclan Nakamoto, quando divenne la sposa del Primo Hokage e fu scelta per custodire il Kyuubi. Il loro matrimonio fu il sigillo che univa le sorti dei nostri due clan.»
Naruto ascoltava con attenzione, e quella nuova informazione lo incuriosì molto. Non sapeva che la moglie dello Shodaime fosse stata la Jinchuuriki di Kurama, chissà cosa era successo per far finire la Volpe a Nove Code dentro di lei, e chissà cosa l'aveva scatenata, anni dopo, contro Konoha...

«Ma, pochi mesi dopo il matrimonio, la veggente del nostro villaggio ebbe una terribile premonizione: un nemico potente progettava l'asservimento dei cercoteri, e per evitare che gli Uzumaki potessero interferire li avrebbe sterminati entro pochi anni.
Fu il caos più totale, il villaggio si divise tra chi credeva alla sua visione e chi pensava che avesse perso le sue doti. Ma su una cosa erano tutti d'accordo: dovavano fare in modo di evitare quel terribile presagio.
Ma nella visione di quella donna non c'era solo una tragedia, c'era anche la speranza: molti anni dopo che il nostro clan si fosse estinto, un ultimo Uzumaki, erede del Mokuton dei Senju e figlio di un Hokage, sarebbe giunto qui in cerca di risposte, e sarebbe diventato colui che avrebbe portato la pace nel mondo.»

Naruto sentì un brivido a quelle parole, notando che tutte le caratteristiche descritte da Imoru corrispondevano a lui. Il vecchio continuò a raccontare.
«In seguito a questa premonizione venne costruito questo tempio, per proteggere e tramandare i segreti più potenti del nostro clan, in modo che l'erede predetto potesse riportarli alla luce.
Le trappole erano pronte, ma era necessario qualcuno che accettasse di diventare l'eterno guardiano di questa reliquia, che l'avrebbe consegnata al suo legittimo proprietario. Qui, entrai in gioco io.
Avevo un enorme debito di gratitudine verso il capoclan Nakamoto, che aveva salvato me e i miei fratelli da una terribile catastrofe, e inoltre ero affetto da una terribile malattia, che mi avrebbe ucciso nel giro di pochi anni, perciò decisi di offrirmi volontario. Tramite il sacrificio della mia vita, il tempio venne sigillato, e da allora la mia anima è rimasta qui, a guardia di questo tesoro, in attesa che un erede si facesse avanti.
E oggi, la profezia si compie.»


A quelle parole, lo sguardo si Imoru si soffermò su Naruto.
«Tu sei un Uzumaki, figlio di un Hokage, e discendente dai Senju, in quanto sai padroneggiare il Mokuton. Sei tu il legittimo erede dei segreti del clan Uzumaki.»
Detto questo, si alzò, dirigendosi verso la teca d'oro. Con un gesto della mano, spezzò tutti i sigilli che circondavano la cassa, e aprì le catene che la circondavano. La teca si aprì, e Imoru prese qualcosa al suo interno, per poi voltarsi verso i due, che lo avevano osservato tutto il tempo. Tra le mani, stringeva un rotolo dorato pieno di iscrizioni.

«Questo... è il rotolo proibito degli Uzumaki. In esso, sono raccolte tutte le tecniche di sigillo che resero così famoso e potente il clan di cui fai parte, portatore del Mokuton. I nostri anziani impiegarono mesi per raccogliere e perfezionare ogni tecnica, affinché nel tempo si conservassero nella loro purezza originaria. Ora, io lo affido a te, che ne sei il legittimo erede.»
Si avvicinò porgendo il rotolo a Naruto, che lo prese in mano esitante.
Nel toccarlo, sentì quasi un calore improvviso alle dita, una sensazione familiare, come se avesse sempre saputo che ciò sarebbe accaduto.


Imoru fece un passo indietro, e iniziò a svanire, come fosse fatto di tanti pezzi di carta e cenere.
«Il mio compito è terminato. Ora, finalmente, posso riposare in pace. Buona fortuna, giovane Uzumaki, fai buon uso della tua eredità...»
E il misterioso guardiano svanì, come riducendosi in cenere.


I due ninja della foglia tornarono al campo base, e si fermarono a riposare per la notte. Il giorno dopo, si prepararono a partire.
«Dove andremo adesso, Ero-Sennin?»
Naruto non aveva parlato quasi per niente, le rivelazioni sul suo clan avevano tenuto impegnata la sua mente per tutto quel tempo.
«Non abbiamo una meta precisa. Viaggeremo per le Cinque Terre, visitando tutti i villaggi possibili, e nel frattempo ci alleneremo insieme. Ti è stata data una grande opportunità, Naruto. Nessun clan era abile nelle tecniche di sigillo quanto gli Uzumaki, ciò che hai ricevuto ti sarà di enorme aiuto quando sarà il momento di domare la Volpe a Nove Code. E ora andiamo, non abbiamo più nulla da fare qui.»

Naruto annuì, e i due si incamminarono.
Il biondo si decise ad aprire il rotolo, e iniziò a studiare le tecniche che vi erano scritte.
Erano enormemente complicate, non aveva visto tecniche tanto complesse, nemmeno nel rotolo proibito dello Shodaime, ma aveva molto tempo a disposizione per impararle. Non avrebbe fallito quella prova, sarebbe tornato al villaggio più forte che mai, e nessuno avrebbe mai più potuto separarlo dalla splendida ragazza che lo aspettava.
La Hyuga occupava gran parte dei suoi pensieri, e fu con in mente l'immagine del suo volto che partì, seguendo il suo maestro.
"Tornerò presto, Hinata, e non ti lascerò più."




 

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Capitolo 5
*** Il Ciliegio in Fiore ***


Il Ciliegio in Fiore


 

Quel giorno era soleggiato come pochi, si vedeva che la primavera era alle porte. Finì di infilarsi i guanti di pelle nera, mentre si raccoglieva i capelli in una coda lunga fino al collo. Era passato circa un anno e mezzo da quando Naruto era partito con Jiraiya, e Sakura lo aveva passato ad allenarsi con i suoi maestri, prima tra tutte l'Hokage.

Dopo l'abbandono di Sasuke, le ci erano volute diverse settimane prima di riprendersi: per giorni aveva continuato a sperare che tutta quella situazione non fosse reale, che fosse solo un incubo, che bastasse risvegliarsi per ritrovare tutto alla normalità. Ma aveva dovuto aprire gli occhi, sbattendo contro la dura realtà: Sasuke se n'era andato, e Naruto era andato in viaggio con il suo padrino. Era rimasta da sola, e solo l'aiuto della sua nuova sensei l'aveva aiutata a non impazzire.

Il giorno che lei aveva accettato di iniziare ad allenarla era ancora impresso nella sua mente, così come il loro primo allenamento insieme...


*Flashback*

Sakura arrivò puntuale al campo di allenamento 0, dove la signorina Tsunade la stava aspettando. Si era chiesta il motivo per quella zona tanto inusuale: quello era un campo di allenamento riservato agli ANBU, perchè aveva scelto di allenarla proprio lì?
«Eccoti, finalmente. Allora, mi hai chiesto di prenderti come allieva, e ho accettato di farlo. Ma prima di tutto, ho bisogno di sapere quali sono le tue capacità. Perciò, in guardia!»
Sakura sgranò gli occhi. Cosa?! Voleva combattere?! Ma diceva sul serio?!
Neanche il tempo di formulare questo pensiero, che l'Hokage saltò e la caricò con un pugno dall'alto. Sakura lo vide giusto in tempo, e si spostò di lato per evitarlo.
Quel colpo ebbe una potenza devastante: il terreno su cui si abbattè andò letteralmente in frantumi. Doveva possedere una forza sovrumana! Ecco perchè aveva scelto quel luogo! E va bene, se voleva vedere di cosa era capace l'avrebbe accontentata!

Scartò sulla sinistra, avvicinandosi all'avversaria. Questa contrasse la bocca in un mezzo sorriso.
"Bene, non si sta limitando a scappare, mi sta analizzando per capire come contrattaccare. Direi che Kakashi sa fare bene il suo lavoro..."
La lasciò avvicinare, e Sakura la colpì con un calcio laterale, che lei parò alzando un braccio senza apparente difficoltà. Forse mise un po' troppa forza in quella parata, perchè la rosa fu sbalzata via dal contraccolpo.

Finì a terra, su un ginocchio, senza perdere di vista la sua avversaria.
"È straordinariamente forte, più di quanto avessi immaginato, ma non posso arrendermi!"
E così la rosa iniziò a farsi inseguire, scartando lateralmente per evitare i colpi. La sua buona agilità e le sue dimensioni ridotte riuscivano a tenere testa agli assalti basati sulla semplice forza della Sannin, o almeno questo lei le faceva credere.
Tsunade stava trattenendo la sua forza, per valutare quali fosserò le qualità della ragazza, e doveva riconoscere che si muoveva bene.
"Ha un'ottima agilità, ma manca in forza fisica. Vediamo un po' come sa controllare il chakra..."

Non fece neanche in tempo a pensarlo che la rosa iniziò a ricorrere alle sue Arti Illusorie. Ciò che le aveva insegnato suo padre le era tornato utile in molte missioni, e ora stava usando quelle arti per creare contrasti sensoriali, tentando di disorientare la Sannin. Questa, d'altro canto, sapeva benissimo come spezzare illusioni così deboli, ma la lasciò fare. Voleva vedere fino a che punto arrivavano le sue conoscenze di quello stile di lotta.
"Queste tecniche, se non ricordo male, le usava il padre di Kurenai. Chissà come la ha imparate..."

Sakura si avvicinò leggera all'Hokage, pronta a colpirla con il suo fiore all'occhiello.
«Tecnica del Lampo Accecante!»
Questa volta Tsunade fu davvero colta di sorpresa. Si era così concentrata sul controllo del chakra della ragazza da non accorgersi di quell'attacco, e così ora non vedeva più nulla.
Ma la mancanza della vista non le impedì di sentirla avvicinarsi. Sakura cercò di attaccarla con un calcio in volo, ma la bionda la afferrò per caviglia, guidata dal suo udito, e la lanciò lontano, mandandola a schiantarsi al suolo.
In pochi secondi, riacquistò la vista.
«Basta così. Direi che sono piuttosto soddisfatta, le tue Arti Illusorie sono abbastanza efficaci. Dimmi un po', dove le hai imparate?»

Sakura si rialzò, avvicinandosi alla Sannin, mentre si scrollava di dosso la polvere.
«Me le ha insegnate mio padre, che era un compagno di squadra del padre della maestra Kurenai, e le aveva imparate da lui. Ha detto che il mio controllo sul chakra mi rendeva adatta a quelle e alle arti mediche.»
Tsunade fece un sorriso.
«Beh, Kizashi ci ha visto benissimo. Raramente mi è capitato di incontrare qualcuno con una capacità di controllo del chakra così accurata. Presumo dipenda dal fatto che ne hai poco a disposizione.
Ciononostante, le tue maggiori potenzialità non risiedono nelle Arti Illusorie...»

Fece una pausa, avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
«Sakura, che ne diresti di imparare le arti mediche? Nel villaggio non ci sono medici esperti, a parte me, e questo è sbagliato, perchè senza medici un paese muore senza che nessuno possa aiutarlo. Che ne dici, vuoi diventare mia apprendista?»
Sakura fece i salti di gioia, con gli occhi che brillavano.
«Oh, si! Grazie, maestra Tsunade!»
Così, da quel giorno, Tsunade iniziò ad istruire Sakura nella medicina.

*fine flashback*


Era passato oltre un anno, e Sakura aveva compiuto progressi eccezionali.
Sotto la guida della sua maestra, aveva imparato a mutare il proprio chakra in energia di guarigione, ed era capace di sanare qualsiasi ferita fisica, dai semplici tagli alle ossa rotte. Non aveva ancora acquisito la precisione e la velocità dell'Hokage o di Shizune, ma con l'esperienza le avrebbe raggiunte in pochi anni.

Ma le arti mediche non erano l'unica cosa che Tsunade le aveva insegnato.
Se da un lato l'aveva trasformata in un medico di prim'ordine, dall'altro non aveva trascurato di farla diventare un ninja completo.
Le aveva fatto continuare i suoi regolari allenamenti con Kakashi, e le aveva insegnato la tecnica tramite la quale poteva aumentare la sua forza fisica concentrando il chakra negli arti.
Era la stessa tecnica che Naruto aveva impiegato anni prima, per imparare il Kawazu Kumite, solo che lei la sapeva usare molto meglio. Aveva un tale controllo sul chakra che anche la minima quantità aumentava la sua forza di oltre 20 volte.
Negli scontri con Kakashi questa nuova capacità si era rivelata incredibilmente utile, poichè aumentando la potenza delle gambe era anche in grado di muoversi più rapidamente, e il maestro spesso era costretto a fare sul serio contro di lei.

Anche suo padre non si era risparmiato con gli allenamenti: in quell'ultimo anno e mezzo Sakura aveva imparato tutte le sue tecniche, sia illusorie che di spionaggio.
Messe da parte le illusioni più basilari, che le aveva insegnato da bambina, era passato a mostrargli quelle più articolate, che di solito venivano usate per gli interrogatori, talmente ben strutturate che la vittima non si accorgeva nemmeno di esservi caduta. Non era molto precisa in tecniche di quel livello, ma anche in quel caso la pratica sarebbe stata sua alleata.
D'altra parte, nel villaggio non c'era più nessuno, eccetto la maestra Kurenai, che eccellesse in quel tipo di tecnica. L'unico altro ninja della Foglia che sapeva padroneggiare Genjutsu del genere era uno dei più famosi nukenin delle Cinque Terre...

Kizashi aveva dato fondo alla sua esperienza, facendo in modo che Sakura studiasse anche trucchi di spionaggio e decrittazione.
Oltre alle tecniche che permettevano di amplificare i sensi, ne aveva insegnate alla figlia alcune utili per gli inseguimenti, per esempio una capace di individuare le tracce di una persona specifica, con una precisione paragonabile a quella di un cane ninja.
Era davvero un peccato che la carriera di Kizashi Haruno avesse avuto uno sviluppo così misero: le sue capacità, nel complesso, erano di un livello ben superiore a un comune chunin, ma purtroppo la sua scarsa abilità nel combattimento ne aveva impedito l'ascesa ai gradi superiori. La ferita che aveva subito durante l'attacco del Kyuubi, poi, aveva mandato in frantumi ogni sua speranza di scalata di rango, e alla fine aveva dovuto rinunciare alla carriera di ninja.


Negli ultimi mesi, Sakura aveva iniziato lo studio sui veleni e gli antidoti, una parte fondamentale della formazione di un ninja medico, e così stava chiusa per giorni interi in casa a studiare, uscendo solo per allenarsi con Kakashi e Tsunade, per esercitarsi in ospedale con quest'ultima, o per uscire con le amiche, una volta ogni tanto.
Ma quel giorno c'era una novità. Appena sveglia, aveva trovato un biglietto sotto la porta di casa sua, da parte del suo maestro.


"Sakura, sei convocata nell'ufficio dell'Hokage alle 11:00, ci sono delle novità che vorremmo comunicarti. Non fare tardi. -Kakashi"


E così Sakura si era preparata, e si stava avviando verso l'ufficio della sua maestra.
Prima di uscire, il suo sguardo cadde su un oggetto vicino alla porta di casa: una cornice, con il vetro coperto da un sottile strato di polvere.
Si fermò e prese in mano quell'oggetto, soffiando via il velo grigio che lo copriva.
La foto li ritraeva tutti e quattro: lei, Naruto, Sasuke e il maestro Kakashi insieme, sorridenti. Era stata scattata il giorno dopo la prova dei campanelli, il loro primo allenamento insieme. Erano passati più di due anni...

Con un tuffo al cuore, gli occhi verde smeraldo della ragazza si soffermarono sull'immagine di quel ragazzo moro che le aveva rubato il cuore.
Nonostante tutto ciò che era successo, Sakura non lo odiava.
Sakura lo amava, aveva continuato ad amarlo per tutto quel tempo, pregando ogni giorno che mollasse tutto, che lasciasse perdere la sua vendetta, che tornasse da lei. Una piccola lacrima scese lungo le sua guancia, asciugata subito.
Non aveva smesso di sperare, lui stesso non glielo aveva permesso. Nella sua memoria, in mezzo alla tristezza che quella terribile notte le aveva lasciato, una piccola speranza aveva preso forma, generata dalle parole che Sasuke le aveva rivolto prima di andarsene.

«Ti amo, Sakura. Tornerò, te lo prometto.»

Glielo aveva promesso, e lei gli avrebbe creduto. Avrebbe atteso il suo ritorno ogni giorno, diventando sempre più forte.
Ormai non era più un bocciolo, era sbocciata in uno splendido fiore di ciliegio, come la chiamava sua madre ogni volta, ed era capace di affrontare il mondo con le sue forze.
"Torna presto, Sasuke..."
E si voltò, uscendo di casa, diretta verso l'ufficio dell'Hokage.




 

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Capitolo 6
*** Novità nell'Aria ***


Novità nell'Aria


 

Erano le undici meno venti, e Hinata era in camera sua, stava finendo di vestirsi.
Era appena tornata da una missione di basso livello insieme al team 8, una semplice scorta ad un mercante verso un paesino lì vicino, niente di impegnativo, e si era concessa una lunga doccia rilassante. Era appena uscita, e con un'asciugamano avvolto intorno al corpo lasciava vagare la mente, mentre si asciugava e pettinava i capelli.

Era passato un anno e mezzo da quando Naruto se n'era andato, e da allora lei non aveva avuto un attimo di pace. Dal momento in cui il suo amato era partito, lei aveva fatto di tutto per diventare più forte, sia perchè voleva che al suo ritorno Naruto la trovasse tanto forte da rimanere impressionato, sia perchè i suoi innumerevoli allenamenti la distraevano dal pensare continuamente a lui.
Si guardò allo specchio, sorridendo ai cambiamenti che il biondo Uzumaki avrebbe trovato al suo ritorno.
In quell'anno e mezzo era cresciuta, uscendo dalla sua fase infantile e diventando una ragazza elegante e bellissima. I capelli corvini le ricadevano lisci fino alla schiena, e aveva messo su un seno che a volte la faceva vergognare, nonostante nessun uomo sano di mente avrebbe mai avuto il coraggio di definirlo un difetto. Il suo viso rotondeggiante si era lievemente allungato, dandole un'aria più matura, più adulta. Anche se lei non lo sapeva, persino la bellissima Ino le invidiava quelle forme perfette.


Ma l'aspetto di Hinata non era l'unica cosa che in quel lasso di tempo era cambiata. Da quando il biondo era partito e la squadra 7 si era sciolta, la corvina dagli occhi perlacei era stata presa come allieva dal maestro Kakashi, che l'aveva sottoposta ad un allenamento speciale sotto la sua diretta custodia.
Seguendo i suoi insegnamenti, era migliorata nel Taijutsu oltre ogni immaginazione, la maestra Kurenai non sarebbe mai stata in grado di portarla ad un livello del genere.
Era diventata forte e veloce quanto lo erano Naruto e Sasuke prima di andarsene dal villaggio, senza che ciò diminuisse l'eleganza e la precisione del suo Juken, e aveva un controllo del chakra praticamente perfetto, paragonabile a quello che aveva Sakura.

Inoltre aveva imparato molte tecniche utili, come quella della camminata sull'acqua, che le riusciva particolarmente bene, e dell'arrampicata verticale.
Il maestro Kakashi non poteva essere più orgoglioso, nemmeno Sasuke gli aveva dato così tante soddisfazioni come allievo, Hinata era semplicemente perfetta, e migliorava ogni giorno di più.
Ma Kakashi non era l'unico ad essersi impegnato per farla diventare così forte.

Da quella sera in cui suo padre l'aveva condotta nei sotterranei della villa a farle leggere la Stele Hyuga, il suo rapporto con lui e con sua sorella Hanabi era completamente cambiato.
Se per tutta la sua infanzia suo padre l'aveva denigrata e trattata da fallita, preferendo a lei la sorella minore, che si sentiva terribilmente in colpa per quella disparità di trattamento, ora le cose erano completamente diverse.
Suo padre aveva iniziato ad addestrarla personalmente, insieme ad Hanabi e a Neji, che dopo le rivelazioni sulla morte di suo padre aveva accantonato ogni rancore nei confronti della cugina, comportandosi con lei come un fratello maggiore.

I tre seguivano insieme le lezioni sul juken avanzato del capoclan, e miglioravano giorno dopo giorno. Hanabi, per quanto piccola, dimostrava un talento nella lotta innato, pari a quello che alla stessa età aveva Neji. Ma nessuno di loro era pari a ciò che era diventata Hinata.
Da bambina la sua timidezza l'aveva sempre resa allergica a ogni tipo di competizione, e il suo talento nella lotta era stato soffocato dalla sua indole pacifica. Ma ora le cose erano cambiate.
Forte della fiducia in sè stessa che aveva acquisito da quando lei e Naruto si erano messi insieme, il suo vero talento era venuto fuori, e gli insegnamenti di suo padre, uniti all'allenamento a cui la stava sottoponendo Kakashi, l'avevano resa una vera e propria macchina da guerra.


Kakashi si era accorto del suo talento latente quando aveva affrontato Neji nella seconda prova dell'esame chunin: pur non al livello del cugino aveva dimostrato capacità eccezionali, ma non valorizzate da un giusto allenamento.
Per questo aveva deciso di prenderla sotto la sua ala protettiva, e non si era sbagliato.
Hiashi le aveva insegnato gran parte delle tecniche segrete del clan Hyuga, prime tra tutte la Rotazione Suprema e le Sessantaquattro Chiusure, e gliene rimanevano poche da apprendere prima di acquisire le stesse conoscenze di suo padre.

Una svolta nel loro allenamento era avvenuta diversi mesi prima, quando Hiashi aveva voluto, per valutare il livello di entrambi, che Neji e Hinata si sfidassero nuovamente in duello. Talento o non talento, allenamento o non allenamento, nessuno si sarebbe mai aspettato che quello scontro prendesse una piega tanto inaspettata...


*Flashback*

I due si portarono a poca distanza l'uno dall'altro, guardandosi negli occhi, mentre Hiashi e Hanabi assistevano a pochi metri di distanza. Al segnale del capoclan i due si lanciarono l'uno contro l'altro, con il Byakugan attivo, mirando ai punti di fuga dell'avversario.

Le prime fasi dello scontro furono simili a quello che era avvenuto due anni prima: Hinata attaccava come un furia, e Neji parava e schivava, senza ancora contrattaccare. Ma la differenza tra quella battaglia e quella precedente era abissale, e Hiashi se ne era accorto: Hinata stava trattenendo la sua forza, voleva valutare come avrebbe reagito il cugino, prima di iniziare a fare sul serio.
Neji invece non si era reso conto della strategia adottata dalla cugina, ancora convinto di esserle superiore, e iniziò a contrattaccare pensando di ribaltare facilmente la situazione.

Ma dovette sbattere contro una cocente delusione: Hinata gli teneva testa con facilità, e le bastò aumentare un po' la velocità per mettere alle strette il cugino. Allora Neji capì quanto davvero Hinata fosse migliorata, e decise di iniziare a fare sul serio: indietreggiò di un passo, e assunse la posa tipica delle Sessantaquattro Chiusure.
La corvina lo notò, e si preparò ad intercettarlo. Non aveva alcuna intenzione di schivarlo, lo avrebbe fermato con la sua nuova mossa, che aveva finito di sviluppare pochi giorni prima. Chissà cosa ne avrebbe detto suo padre...

«Juken: Tecnica delle Sessantaquattro Chiusure!»
Neji attaccò, e Hinata in risposta iniziò a ruotare con eleganza su sè stessa, rilasciando dalla punta delle dita una piccola ma costante quantità di chakra.
Muovendo le braccia, disegnava nell'aria una fitta rete di scie di chakra che intorno a lei assunse la forma di una grossa sfera, con la quale bloccò completamente i colpi del cugino.

Per creare quella tecnica aveva in parte unito le Sessantaquattro Chiusure alla Rotazione Suprema, in parte si era ispirata al Rasengan di Naruto: mentre lui faceva ruotare il chakra nella sua mano per usarlo come arma, lei aveva ricreato una situazione simile rinchiudendosi in una imitazione di un grosso Rasengan, che invece bloccava i colpi dall'esterno.

Ma la sua mossa non era ancora finita: mentre Neji aveva usato tutti e sessantaquattro i colpi, lei aveva fatto ricorso solo a poco più di quaranta dei totali, poichè grazie al movimento della mani aveva parato più colpi con meno movimenti, e quindi aveva ancora circa venti colpi a disposizione, da convogliare in un unico attacco.
Con un passo leggero ed elegante si avvicinò a Neji, oltrepassando le sue difese, e appoggiò con delicatezza una mano sul suo petto.
«Juken: Difesa delle Sessantaquattro Chiusure!»

Dalla mano appoggiata sul petto del cugino rilasciò tutti i colpi di chakra che le erano rimasti, generando un'immensa onda d'urto che si abbattè su Neji, mandandolo a schiantarsi contro il muro della stanza, incredulo.
Hinata lo aveva sconfitto.

*fine flashback*


Il capoclan era rimasto a bocca aperta davanti a quella prodezza, sua figlia aveva imitato addirittura una mossa del Quarto Hokage, adattandola al suo stile prevalentemente difensivo! Quel duello aveva provocato lo stupore di tutto il clan, che finalmente riconosceva Hinata come la più pura degli eredi del Byakugan.
Hiashi non poteva essere più orgoglioso di sua figlia: aveva padroneggiato alla perfezione il Juken e lo aveva portato ad un livello pari al suo, sviluppando addirittura una sua mossa personale.
Il suo Byakugan era più potente che mai, entro pochi anni lo avrebbe raggiunto e superato, e sarebbe stata una capoclan che si sarebbe ricordata nella storia degli Hyuga.

E così Hinata, in pochi mesi, si era ritrovata ad essere la ninja più forte della sua generazione nel villaggio. Neanche Kiba e Shino le tenevano più testa, ormai era lei che guidava le loro tattiche di squadra, e Kurenai non poteva essere più felice per la sua allieva, che finalmente aveva spezzato il guscio che l'aveva tenuta imprigionata per anni.
Ma nonostante la sua forza e la sua bellezza, Hinata non era cambiata in quegli anni. Era sempre la dolce, timida, gentile Hinata che tutti conoscevano.
Guardandola, nessuno avrebbe mai detto che sotto quel viso d'angelo si nascondesse una kunoichi così dotata, lei stessa faticava a credere che i suoi miglioramenti fossero reali.
Le uniche cose che erano davvero cambiate del suo carattere erano la sua paura di lottare e il suo costante balbettìo, che ora erano completamente spariti.


Aveva quasi finito di prepararsi, il biglietto del maestro Kakashi era poggiato lì vicino, dopo che lei lo aveva letto appena uscita dall'acqua.

"Hinata, vieni nell'ufficio dell'Hokage alle 11:00, ci sono delle novità che vorremmo comunicarti. Non fare tardi.   -Kakashi"

Mancavano dieci minuti all'appuntamento, e lei aveva appena finito di prepararsi. Con un'ultima passata di spazzola uscì di casa, diretta all'ufficio dell'Hokage.

Una volta arrivata, bussò e aspettò il permesso di entrare.
«Avanti.»
Aprì la porta ed entrò nell'ufficio: l'Hokage era seduta sulla sua poltrona, e in piedi davanti alla scrivania c'era in piedi il maestro Kakashi.
Davanti al tavolo, due sedie erano rivolte verso la bionda Sannin, un libera e una invece occupata da Sakura.
«Buongiorno Hinata, come va?»
La rosa la salutò allegra, e Hinata rispose con un sorriso.
«Prego, Hinata, accomodati, ci sono delle novità per voi due.»

Hinata prese posto accanto a Sakura, poi l'attenzione di entrambe fu attirata da Kakashi.
«Ragazze, devo farvi un annuncio. Nell'ultimo anno e mezzo mi sono occupato personalmente dell'allenamento di tutte e due voi, e ho visto che siete entrambe migliorate enormemente. Con le vostre capacità io e l'Hokage abbiamo convenuto che non ha più senso impiegarvi per missioni banali come quelle che affrontate di solito. Quindi, ho preso una decisione...»
Fece una pausa, guardandole entrambe con l'occhio lasciato scoperto dalla maschera e dal coprifronte, in cerca di reazioni. Chissà come avrebbero reagito...
«Voglio iscrivervi ai prossimi esami di selezione dei chunin.»




 

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Capitolo 7
*** Acqua e Fuoco ***


Acqua e Fuoco


 

Sakura e Hinata rimasero sgomente da quelle parole.
«Cosa? Vuole iscriverci di nuovo agli esami?»
Kakashi le guardò con fare rassicurante.
«Già, ormai siete cresciute e siete diventate più forti. In qualità di vostro maestro vi ritengo pronte a passare l'esame, e sono sicuro che stavolta ce la farete in men che non si dica.
L'ultima volta che ci avete provato non era l'annata più favorevole per voi: anche se aveste avuto accesso alla finale, capacità come le vostre sarebbero state sempre messe in ombra da fenomeni del calibro di Gaara, Sasuke, Naruto o Neji. Quest'anno invece potrete partecipare come singole, e non avrete tutta questa concorrenza. Le vostre capacità sono più che sufficienti per l'esame, che ne dite, siete d'accordo?»


Le due ragazze si scambiarono uno sguardo di intesa, sorridendo.
«D'accordo, maestro, facciamolo!»
Sakura parlò con voce ferma ed eccitata, e l'espressione di Hinata era compiaciuta, esprimeva la stessa opinione. Kakashi allora sorrise (o almeno così parve alle due, dato che la maschera non mostrava la bocca), e si rivolse anche all'Hokage.
«Benissimo. In tal caso, per essere certo che voi non abbiate alcun problema, dato che mancano quattro mesi agli esami vorrei sottoporvi ad un allenamento speciale. È d'accordo, Hokage-sama?»
«Si, Kakashi, hai carta bianca. Fai ciò che ritieni più opportuno.» rispose l'Hokage con aria annoiata, senza alzare gli occhi dai documenti di cui si stava occupando.
Lo sguardo di Kakashi si spostò sulle due ragazze.
«E voi? Che ne pensate?»

Le due ragazze si dichiararono più che d'accordo, e il maestro diede loro appuntamento per la mattina dopo al campo n°7.
Sakura quindi tornò ad esercitarsi in ospedale e a studiare per gli antidoti, e Hinata tornò a casa, comunicando a suo padre la decisione di Kakashi.


«Beh, direi che ha ragione. Sei pronta per essere chunin, su questo nessuno può obiettare. Dopotutto Neji lo è, e tu sei più forte di lui.» Disse il capoclan.
Era vero, dopo quei disastrosi esami di due anni prima, durante i quali era successo il finimondo per colpa di Orochimaru, gli unici promossi al grado di chunin erano stati Gaara e Shikamaru.
L'anno succesivo, invece, avevano conquistato la promozione anche Neji e Shino. Inoltre lo Hyuga, da solo poche settimane, era stato raccomandato dal maestro Gai per una promozione al rango di jonin, quindi era ridicolo che Hinata non ottenesse almeno il grado di chunin.


La mattina dopo le due ragazze arrivarono puntuali all'allenamento, pronte a qualsiasi esercizio.
Ma il primo esercizio che dovettero compiere, specialmente Sakura, fu quello della pazienza: il maestro Kakashi non aveva perso il suo vizio di arrivare in ritardo, e si presentò una buona mezz'ora fuori orario, come se niente fosse.
«Maestro!! Non lo vuole proprio perdere questo vizio!!»
Sakura, com'era prevedibile, scaricò una ramanzina coi fiocchi sul suo maestro, mentre Hinata se la rideva.
D'altronde, il caratteraccio di Sakura era una cosa che in quegli anni non era minimamente mutata, e Kakashi ci aveva fatto l'abitudine.

«Allora, ragazze. L'allenamento a cui ho intenzione di sottoporvi necessita di questi...»
Parlando, tirò fuori un plico di foglietti di carta.
«Grazie a questi, che sono fogli ricavati da un albero che si nutre di chakra, siamo in grado di stabilire a quale elemento un ninja è affine, e quindi di capire quale alterazione della natura del chakra è più congeniale alle proprie tecniche.»
Sakura allora capì.
«Quindi vuole insegnarci ad usare l'Arte Elementale!»
Le due ragazze non stavano più nella pelle, conoscenze del genere rendevano un ninja di livello molto più alto della media!
«Esatto.» sorrise Kakashi, per poi farsi serio.
«Ma vi avverto, non sarà semplice. Imparare a dominare il proprio elemento è un requisito fondamentale per diventare jonin, e se qualcuno sa usare più di un elemento lo si può definire un ninja di prim'ordine. Sasuke era capace di usare sia l'Arte del Fuoco che quella del Fulmine già da genin, e da quello che so, anche Neji, Shikamaru e Shino padroneggiano il loro elemento.»
«Maestro, non ci non ci tiriamo indietro.»
A parlare stavolta era stata Hinata, con il suo solito tono gentile e pacato, ma deciso. Kakashi allora porse loro un foglietto ciascuna.

«Ecco, vedete...» Prese lui stesso in mano un foglietto, e fece scorrere del chakra al suo interno. Questo si accartocciò.
«Facendo scorrere il vostro chakra all'interno del foglietto, questo avrà una reazione diversa a seconda del vostro elemento. Ad esempio il mio, dato che il mio elemento è il Fulmine, si è accartocciato. Prova tu, Hinata.»

La corvina imitò il maestro, e dopo qualche secondo il suo foglietto si inzuppò.
«Interessante, quindi il tuo elemento è l'Acqua...»
Kakashi aveva notato anche un altro dettaglio: oltre a bagnarsi, il foglietto di Hinata si era leggermente strappato ad un'estremità.
Ebbe un sospetto, ma forse si trattava solo di un caso, perciò non lo fece notare.
Anche Sakura provò, e il suo foglietto si infiammò.
«Immagino quindi che il mio elemento sia il Fuoco.»
«Esatto. Allora vi insegnerò le tecniche di tipo acqua e di tipo fuoco.»
Detto questo Kakashi generò un clone, e questo andò con Sakura, mentre l'originale si occupava di addestrare Hinata.


E fu così che le due ragazze iniziarono ad allenarsi nelle loro Arti Elementali.
Essendo predisposta per il fuoco, Sakura imparò dal maestro Kakashi quelle che erano le stesse tecniche che utilizzava Sasuke: la Palla di Fuoco Suprema, la Pioggia di Fuoco, addirittura il Drago di Fuoco.
Per impararle, però, ci mise diversi giorni, poichè non aveva alcuna abilità innata dalla sua parte. A differenza di Sasuke non possedeva lo Sharingan, quindi non poteva imparare istaneamente una mossa solo guardandola, e non sapeva fare come Naruto, che usava i cloni per accelerare i tempi di apprendimento.
Un altro fattore di ostacolo veniva dalla sua limitata quantità di chakra a disposizione, il che la costringeva a fare continuamente delle pause per riprendersi.
Nonostante tutto, però, il suo controllo perfetto sulla sua energia le permetteva di apprendere più rapidamente di un ninja comune, quindi riuscì a imparare alcune tecniche di fuoco in poche settimane.

Diversamente procedeva l'addestramento di Hinata.
Aiutata dal Byakugan e dalla sua naturale eleganza, unita ad una particolare predisposizione per l'acqua, la corvina aveva imparato abbastanza rapidamente a controllare il suo elemento, e il ninja-copia le stava insegnando diverse tecniche di tipo acqua.


Kakashi era il miglior ninja del villaggio per sottoporle a quel tipo di allenamento, in quanto era il maggior conoscitore di tecniche tra i ninja di Konoha, e probabilmente anche in tutte le Cinque Terre.
Grazie al suo Sharingan aveva copiato più di mille tecniche dai suoi avversari, ed era capace di usare ben quattro elementi: Fulmine, Acqua, Terra e Fuoco, soprattutto Fulmine e Acqua. l'unico elemento che non sapeva usare per niente era il Vento, ma era più che normale.
Nessun ninja nella storia, secondo gli archivi di Konoha, aveva mai padroneggiato tutti e cinque gli elementi, e il Vento non solo era il più difficile da controllare, ma i ninja predisposti all'Arte del Vento erano molto rari nel Paese del Fuoco.
Gli unici che avevano una conoscenza di tecniche superiore a quella dell'Hatake erano Orochimaru, che ne aveva apprese moltissime grazie alla reincarnazione, e il defunto Terzo Hokage, che veniva chiamato "il professore" proprio in merito all'enorme numero di tecniche di cui poteva servirsi.

Oltre alle sue conoscenze personali, però, Kakashi ebbe a disposizione un altro aiuto per l'allenamento della Hyuga: in aggiunta alle sue, potè attingere alle tecniche contenute nella memoria della Kubikiri Hocho, la spada che un tempo era appartenuta a Zabuza, che ricordava ogni tecnica dei suoi precedenti proprietari, e anche quelle di Haku.
Hinata aveva imparato rapidamente la Tecnica del Drago Acquatico e quella delle Rapide Devastanti, e si stava allenando su quella della Prigione Acquatica.
Insieme a quest'ultima tecnica, le era venuta in mente una possibile combinazione con la sua Difesa delle Sessantaquattro Chiusure, ma ci sarebbero voluti molto tempo e molta pratica prima di riuscire a combinare due tecniche che sfruttavano una l'alterazione della forma e l'altra della natura del chakra.


A quei ritmo di allenamento, le due ragazze in sole tre settimane avevano imparato a controllare molto bene i loro elementi, e riuscivano già a usarli in battaglia.
A quel punto l'allenamento divenne molto più semplice: le due si affrontavano quasi quotidianamente sfruttando solo le loro tecniche elementali, e diventavano sempre più abili nel loro utilizzo, guidate anche da una sorta di spirito di competizione con l'altra.
Il loro rapporto era, sotto certi aspetti, simile a quello che c'era tra Naruto e Sasuke: erano amiche, ma facevano di tutto per essere migliore l'una dell'altra.
Un giorno, durante uno dei loro duelli, avvenne qualcosa che nessuno si aspettava...

Le due ragazze si stavano affrontando come sempre: Hinata colpiva con i suoi dardi d'acqua e Sakura rispondeva con i suoi attacchi di fuoco.
L'agilità di Sakura nello schivare i colpi di Hinata stava mettendo quest'ultima a dura prova, e le continue fiammate della rosa non davano un attimo di pace alla corvina, costretta a muoversi continuamente per evitarle.
Le due continuarono a bersagliarsi per diversi minuti, fino a quando, a un certo punto, Hinata perse l'equilibrio e si ritrovò distesa a terra. Sakura non perse tempo, e la attaccò dall'alto.
«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»

La grossa sfera di fuoco, leggermente più piccola di quella che sapeva creare Sasuke, volò a gran velocità verso Hinata, che non avrebbe mai fatto in tempo ad evitarla nella posizione in cui si trovava.
D'istinto, la Hyuga portò un braccio davanti al volto in un tentativo di difesa. Ma il calore che si aspettava non arrivò mai.
Contro ogni aspettativa, l'acqua del fiumiciattolo che scorreva nel campo, da cui Hinata aveva finora preso l'acqua necessaria per le sue tecniche, si mosse spontaneamente a sua difesa.
Un muro liquido si sollevò davanti alla corvina, e si solidificò in uno spesso velo ghiacciato. Il fuoco lo colpì in pieno, riducendolo nuovamente in acqua, ma anche nella confusione di quello scontro di elementi ciò che tutti avevano visto era inequivocabile.
Stupita, Sakura si diresse da Hinata e la aiutò a rialzarsi.
Anche il maestro Kakashi si avvicinò. Ciò che aveva appena visto avvalorava il sospetto che aveva avuto quando aveva sottoposto Hinata alla prova del foglietto. Ora doveva vederci chiaro.

«Ma... che diavolo era quello?!»
La rosa era stupita, cosa aveva fatto Hinata?
«Non lo so... non ho idea di cos'è successo...»
Anche la corvina non sapeva spiegarsi cosa aveva fatto. Quello che era apparso a proteggerla era un muro di ghiaccio, questo lo avevano visto tutti, ma non aveva idea di come poteva essere accaduta una cosa del genere.
Fu Kakashi ad intervenire.
«Forse io lo so, ma dobbiamo verificare una cosa per esserne sicuri. Hinata, vieni con me...»
Kakashi si intromise nella conversazione, e lasciò un suo clone ad allenarsi con Sakura, mentre lui portò via Hinata.

«Maestro Kakashi, dove stiamo andando?»
Chiese la Hyuga mentre camminavano rapidamente verso il quartiere delle ville più lussuose di Konoha.
«Da tuo padre. Ho bisogno di chiedergli una cosa...»
E così, i due si avviarono verso Villa Hyuga...




 

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Capitolo 8
*** Abilità Straordinaria ***


Abilità Straordinaria


 

Camminarono per circa dieci minuti, finchè non giunsero alle porte della grande villa Hyuga, dove Hinata condusse Kakashi alle stanze interne.
La corvina mandò un domestico a chiamare Hiashi, e i due lo attesero nella sala da pranzo finchè questi non arrivò due minuti dopo. Seduti gli uni di fronte all'altro, iniziarono a conversare.

«Avevi bisogno di parlarmi, Kakashi?»
Kakashi non si scompose per il tono apatico del capoclan, e iniziò a spiegare la situazione.
«Si, Hiashi. C'è stato un imprevisto durante gli allenamenti con Hinata, e ho bisogno della tua opinione, se sei disposto ad aiutarci.»
Con la sua tipica abilità diplomatica, Kakashi attirò l'attenzione dello Hyuga.
«Di cosa si tratta?»
Kakashi si raddrizzò.
«La situazione è questa: per permettere a Hinata di affrontare l'esame chunin, ho iniziato ad addestrarla sull'Arte Elemenale. L'ho sottoposta al test del foglietto, ed è risultata affine all'Acqua. Perciò ho iniziato ad insegnarle le tecniche di tipo acqua che conosco, e le ha padroneggiate molto bene. Si allena con Sakura Haruno, l'altra mia allieva, che è affine al fuoco, e le due si affrontano ogni giorno per migliorare le loro abilità.
Oggi però si è verificato un fatto inaspettato: mentre si allenava con Sakura si è trovata per un attimo in difficoltà, e istintivamente ha evocato uno scudo di ghiaccio. Inoltre, quando ha affrontato il test del foglietto ho notato che, oltre ad essersi inzuppato, questo si era anche leggermente strappato. Inizialmente non ho dato importanza alla cosa, ma dopo ciò che è successo oggi ho iniziato a pensare a questa possibilità...»
Fece una pausa, per assicurarsi di avere la completa attenzione dei due, per poi esporre la sua idea:
«Credo che Hinata abbia una doppia affinità elementale, all'Acqua e al Vento. Usando insieme questi due elementi, si ottiene l'Arte del Ghiaccio.»


Hiashi rimase un attimo in silenzio, digerendo quelle parole.
Era estremamente raro che un ninja sviluppasse una doppia affinità, significava non avere un elemento principale e uno secondario, ma avere la stessa propensione verso entrambi gli elementi, così che nessuno dei due prevaleva sull'altro.
I pochi casi di cui si aveva notizia erano la Godaime Mizukage Mei Terumi, affine all'Acqua e al Fuoco, che possedeva l'Arte del Vapore, Han della Roccia, il Jichuuriki del Gobi, con la stessa capacità, e Roushi della Roccia, Jichuuriki dello Yonbi, con le arti del Fuoco e della Terra, che gli avevano consentito l'uso dell'Arte della Lava. Quest'ultima però era un'abilità innata del suo cercoterio, perciò per lui non era stato difficile apprenderla.
Un'affinità doppia all'Acqua e al Vento era tipica del paese dell'acqua, in cui era presente, tempo prima, un clan famoso per l'uso dell'Arte del Ghiaccio...

«È possibile...» iniziò a parlare lentamente Hiashi, dopo una pausa di silenzio
«... che Hinata abbia ereditato questa predisposizione da sua madre, che era originaria del Paese dell'Acqua, e aveva legami di parentela con il clan Yuki, famoso per questa capacità ed estinto da decenni. Non so se ci siano ancora in vita membri di questo clan...»
«Mi è capitato di affrontarne uno, circa due anni fa, di nome Haku. Era l'apprendista di Zabuza Momochi.»
Kakashi ricordava bene l'abilità di quel ragazzo, perciò aveva compiuto ricerche approfondite su di lui dopo il completamento della missione, e aveva scoperto a che clan apparteneva.


HInata, intanto, era rimasta di sasso. Non aveva mai saputo delle origini di sua madre, pensava che anche lei fosse originaria del clan Hyuga, com'era tradizione per tutti.
Gli anziani erano sempre stati molto ostili ai matrimoni tra gli Hyuga e membri di altri clan, per preservare la purezza del Byakugan. Ma ora che ci pensava, sua madre non possedeva il Byakugan, anche se aveva gli occhi chiari.
Solo in quel momento capì perchè suo padre non si fosse opposto alla sua relazione con Naruto. Anche lui, a suo tempo, aveva dovuto combattere con gli anziani perchè accettassero sua madre, e le aveva risparmiato la stessa sorte...

«Comunque...» riprese Hiashi «...sei venuto a chiedere alla persona giusta. Io sono affine all'elemento Vento, e sono in grado di determinare se Hinata ha effettivamente una doppia affinità. Hai ancora quei foglietti?»
Kakashi tirò fuori nuovamente il plico di foglietti di carta, e lo porse al capoclan. Questo prese uno di essi, e lo porse alla figlia.
«Ripeti il test, Hinata, fammi vedere qual'è la reazione.»
Hinata lo prese, e ripetè la prova.
Il risultato non fu diverso dall'ultima volta: il foglietto si bagnò d'acqua, e un leggero strappo lo attraversò, stavolta però era poco più grande rispetto alla volta precedente, e anche lei se ne accorse.
Hiashi aveva osservato il fenomeno con il Byakugan attivo, e annuì tra sè, come ad avere conferma di un pensiero.
«Credo tu abbia ragione, Kakashi, ho percepito chiaramente un tipo di chakra diverso, oltre a quello dell'acqua.»

Allora lo Hyuga mise nuovamente mano al plico, prendendo stavolta due foglietti, e li poggiò sul tavolo davanti alla figlia, uno per ogni lato.
«Ascoltami bene, Hinata. Ora devi cercare di dividere il tuo chakra esattamente in due metà, e focalizzarle una sul braccio destro e una sul sinistro. Appena le avrai sincronizzate, poggia un dito di ogni mano su uno dei foglietti, ed emetti una piccola scarica di chakra contemporaneamente da entrambe le mani. In base alla loro reazione, capiremo se la tua affinità è singola o doppia. Se sei affine solo all'Acqua, entrambi dovrebbero bagnarsi. Se invece sei affine a due elementi diversi, i due reagiranno in modo diverso l'uno dall'altro.»

Hinata fece come richiesto: attivò il Byakugan, per avere maggior controllo sull'energia, e la divise in due poli, focalizzandola sulle mani. Quando fu pronta, ripetè il test con entrambi i foglietti contemporaneamente, colpendoli leggermente con un Juken.
L'effetto stavolta fu diverso: il foglietto di destra si inzuppò d'acqua, mentre quello di sinistra si tagliò a metà. Kakashi e Hiashi avevano l'aria soddisfatta.
«Straordinario, questo conferma ciò che pensavamo; hai una doppia affinità. Il che vuol dire che puoi usare sia l'Arte del Vento che quella dell'Acqua, e che puoi combinarle tra loro.»


Da quel momento, Kakashi e Hiashi iniziarono ad allenare Hinata insieme.
Hiashi le insegnò i fondamenti dell'Arte del Vento, senza scendere nei dettagli, poichè le tecniche di tipo vento non si adattavano allo stile di lotta del clan Hyuga, a parte alcune.
Sotto la guida di suo padre, Hinata imparò in pochi giorni la Tecnica del Palmo d'Aria, e apprese come convertire il suo chakra in chakra elementale sia nel tipo Acqua che nel tipo Vento.
La parte più difficile dell'allenamento, però, cominciò quando i due iniziarono ad addestrarla contemporaneamente.

I loro esercizi si basavano sul mantenere il chakra costantemente diviso in due metà, una affine all'Acqua e una al Vento, e mischiare continuamente i due elementi.
Questa fase fu davvero massacrante per la corvina, sia fisicamente che mentalmente, ma diede i suoi frutti: in pochi giorni, complice il Byakugan, Hinata imparò a controllare alla perfezione i due tipi di energia, e a combinarli tra loro. Così, dopo tre settimane di allenamento massacrante, iniziò a sviluppare l'Arte del Ghiaccio.
Nessuno al Villaggio della Foglia, nè probabilmente in tutte le Cinque Terre, sapeva come usare l'Arte del Ghiaccio, perciò Hinata si trovò a dover quasi inventare il suo stile.
L'unico vero aiuto che ebbe a disposizione fu quello della Kubikiri Hocho, nella cui memoria erano conservate anche le tecniche di Haku, e fu da queste che Hinata partì per creare il suo stile personale.

Kakashi e Hiashi si stupivano ogni giorno di più per l'abilità straordinaria che Hinata stava dimostrando. Vedendola allenarsi, faticavano a riconoscere in lei quella che fino a poco tempo prima era considerata la kunoichi più debole di Konoha, addirittura non adatta alla carriera di ninja.
Hinata era diventata una guerriera di prim'ordine, capace di fronteggiare chiunque, forse anche di mettere in difficoltà Kakashi stesso.

Il suo Juken si adattava bene all'uso del ghiaccio, e la Hyuga iniziò a combinare il suo nuovo potere con le sue tecniche di famiglia, ottenendo combinazioni letali.
Ricoprendo le mani e il corpo di un'armatura di ghiaccio era in grado di sferrare attacchi devastanti, sia per il fisico che per il sistema di circolazione del chakra, senza peraltro ridurre le sue difese, grazie alla corazza gelida di cui si circondava.
Così la sua difesa era diventata quasi impenetrabile, e il suo juken si era evoluto in modo da colpire non solo i punti di fuga del chakra, ma anche il fisico stesso, provocando ferite e lesioni esterne come lividi e fratture. In altre parole, oltre alla sua difesa ormai pressoché perfetta, Hinata poteva passare in qualsiasi momento all'attacco, colpendo con offensive micidiali.
Anche la sua velocità e agilità si adattavano bene alle sue nuove capacità: aveva infatti sviluppato una tecnica che ricopriva il terreno di un velo di ghiaccio, così che chiunque avesse difficoltà a rimanere in equilibrio, tranne lei, poichè ricopriva di ghiaccio i suoi piedi, e così era in grado letteralmente di "pattinare" sul ghiaccio, muovendosi con una velocità pari o anche superiore a quella che aveva normalmente, con una grazia non inferiore a quella di una fata.

Era diventata piuttosto abile anche nel combattimento a distanza, sfruttando il ghiaccio in modo molto simile a come Gaara sfruttava la sua sabbia: spuntoni e shuriken di ghiaccio lanciati a grande velocità contro gli avversari la rendevano capace di abbattere un gran numero di nemici in poche mosse, e con un consumo di chakra relativamente basso.
La precisione e la portata di questo tipo di offensiva erano ancora molto limitate, ma con il giusto allenamento e anni di pratica sarebbe stata in grado di fronteggiare chiunque.


Nell'ultimo periodo aveva anche iniziato a combinare l'Arte del Ghiaccio con la sua Difesa delle Sessantaquattro Chiusure, tentando di potenziarla. La sua idea iniziale era di aggiungere degli spuntoni di ghiaccio alla sfera difensiva di chakra nella quale si rinchiudeva con la sua tecnica, ma era ancora in alto mare, poichè già la sua tecnica di per sè richiedeva una concentrazione assoluta e un dispendio di chakra pazzesco, e combinarla con il ghiaccio era veramente difficile.
La sua idea di partenza però era sbagliata, poiché le rotazioni concentriche della sua tecnica personale non permettevano l'aggiunta di spuntoni, perciò dovette pensare ad un'alternativa, e iniziò a progettare una tecnica dalla dinamica totalmente diversa, che innescava l'effetto del ghiaccio solo una volta esaurite le rotazioni.

Ma ormai aveva poco tempo a disposizione, perciò ci avrebbe pensato in seguito: erano passati quattro mesi da quando aveva iniziato ad allenarsi insieme a Sakura, e la data dell'inizio degli esami era arrivata.
Il giorno della prima prova Sakura e Hinata si trovarono davanti casa di quest'ultima, e si avviarono insieme verso l'aula scelta..




 

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Capitolo 9
*** Déjà Vù ***


Déjà Vù


 

Sakura e Hinata raggiunsero l'aula destinata alla prima prova dell'esame, ovvero quella scritta. Nell'entrare e prendere posto ebbero una stranissima sensazione di déjà vù: per un attimo si videro lì, due anni prima, a compiere gli esami per la prima volta.
In quell'occasione Sakura aveva studiato molto bene, quindi sapeva gran parte delle risposte, e Sasuke aveva usato lo Sharingan per copiare da lei, anche se non gliel'aveva mai detto.
Lei lo aveva scoperto perchè aveva casualmente visto il foglio della prova dell'Uchiha, e c'era sopra la sua stessa calligrafia, il che voleva dire che aveva usato la sua arte oculare per copiare i movimenti della sua mano.
Non se l'era presa, ma le sarebbe piaciuto che Sasuke glielo dicesse, prima o poi...

Hinata, invece, due anni prima aveva rischiato molto di più.
Anche lei aveva studiato per la prova e sapeva quasi tutte le risposte, ma aveva visto Naruto in enorme difficoltà, e si era così offerta di aiutarlo.
Il biondo in quell'occasione aveva rifiutato, per non metterla in pericolo, e infatti così facendo l'aveva salvata, perchè l'esaminatore li aveva visti, e se lui avesse accettato l'aiuto li avrebbe bocciati entrambi. Ora era da sola, e se la sarebbe cavata con le sue sole forze...
L'esaminatore era lo stesso dell'ultima volta, Ibiki Morino, e anche la prova fu simile a due anni prima. Le domande stavolta erano quindici, più il quesito finale da distribuire a pochi minuti dalla fine. Ma loro avevano già superato una volta la prova, quindi sapevano di non avere nulla da temere, e infatti furono tra i pochi a non ritirarsi all'annuncio dell'ultima domanda, venendo così promosse di nuovo.


La seconda prova fu leggermente diversa per loro.
Mentre l'ultima volta avevano partecipato con i loro team, stavolta partecipavano come singole, e quindi le regole per loro avevano subito delle variazioni: non avevano bisogno di prendere entrambi i rotoli, dovevano solo raggiungere la torre centrale con il loro rotolo senza farselo rubare, quindi per loro era solo una prova di sopravvivenza.
Questa prova la affrontarono ognuna per conto proprio: Sakura sfruttò le capacità di spionaggio insegnatele dal padre per spiare diverse squadre e seguirle fino alla meta, mentre Hinata, sfruttando il suo Byakugan, decise di ridurre al minimo i rischi di assalto da parte di altre squadre, e puntò subito dritto alla torre raggiungendola in poche ore di corsa.
Giunse lì per prima, e vi rimase per due giorni in attesa che le altre squadre arrivassero. Alla fine del secondo giorno anche Sakura la raggiunse, insieme a diverse squadre di Paesi esterni.
Quell'anno erano le uniche di Konoha a partecipare. Le squadre più pericolose venivano dai villaggi della Roccia e della Nuvola, ma erano solo due o tre, di livello non troppo distante dal loro, ma non abbastanza forti da impensierirle.
Si erano accorte ben presto che gli allenamenti del maestro Kakashi le avevano rese abbastanza forti da battere chiunque tra quei genin.
Alla fine del terzo giorno, allo scadere del tempo a disposizione per la prova, le squadre che avevano superato la seconda fase erano sei più loro due, per un totale di 20 partecipanti.

La terza prova si svolse in modo analogo a due anni prima: la prima fase furono degli scontri preliminari tra i venti partecipanti, alla fine dei quali rimasero solo in dieci, e l'ultima fase si sarebbe svolta due settimane dopo, sotto forma di torneo.
Durante gli scontri preliminari, Hinata finì contro un ninja della Roccia che combatteva usando delle catene legate ai polsi. La sua tattica di lotta si riduceva ad assalti laterali con l'obiettivo di intrappolarla con le catene.
Era veloce, ma non abbastanza da eludere il suo Byakugan, e così la corvina non ebbe problemi a metterlo al tappeto in pochi secondi, con un colpo di Juken ben piazzato dietro la schiena.
Sakura invece finì contro un energumeno della Nuvola, che quando la vide fece una faccia infastidita per essersi trovato di fronte una ragazza. Fu tanto veloce a prenderla in giro per la sua debolezza, quanto lo fu a finire al tappeto con la mandibola fracassata da un pugno della rosa, che non aveva gradito il commento, e aveva risposto con il suo carattere notoriamente "pacifico".

E così le due si erano guadagnate l'accesso all'ultima fase. Dato il numero di partecipanti, il torneo sarebbe consistito in cinque duelli nel primo turno, e tra i cinque semifinalisti se ne sarebbero sorteggiati due, mentre gli altri avrebbero combattuto in uno scontro a tre.
Sakura nel primo turno fu sorteggiata per combattere contro un ninja della Nuvola che combatteva con dei kunai legati a dei fili che usava per attaccare a distanza, e che sembrava piùttosto arrabbiato per la sconfitta del suo compagno ad opera dell'Haruno, mentre Hinata finì contro uno dell'Erba che usava l'Arte della Terra.

Durante le due settimane precedenti al torneo, ognuna di loro continuò ad allenarsi, sviluppando e perfezionando le loro rispettive tecniche.
Hinata fece progressi nell'uso della Difesa delle Sessantaquattro Chiusure: ora sapeva usarla senza sprecare troppo chakra, ma ancora non sapeva combinarla all'Arte del Ghiaccio, che durante le prove precedenti non aveva voluto mostrare, nè aveva voluto rivelare alcuna sua capacità, limitandosi al semplice combattimento fisico.
Aveva infatti intuito che mostrare agli avversari le sue abilità sarebbe stato sconveniente, perciò aveva mantenuto un basso profilo. Due anni prima, lei e la sua squadra avevano saputo delle ablità degli avversari grazie a Naruto e Sasuke, che le avevano scoperte ingannando Kabuto. Ora aveva capito quanto fosse pericoloso mostrare le proprie capacità agli avversari, perchè loro l'ultima volta si erano preparati in base a ciò che sapevano di questi ultimi, mentre affrontare qualcuno di cui non si conoscono le abilità era molto più pericoloso.
Anche Sakura aveva fatto quel ragionamento, e non aveva rivelato la sua Arte del Fuoco o le sue tecniche mediche, ma non aveva resistito quando quel tizio della Roccia l'aveva insultata, e così ora tutti conoscevano la sua forza erculea. Anche lei passò quelle due settimane a perfezionare le sue tecniche di fuoco, migliorando leggermente l'efficacia delle stesse, e riducendo in parte il consumo di chakra.


Il giorno dell'ultima prova le due compagne furono le prime ad arrivare, e dopo il discorso inaugurale di Tsunade gli scontri ebbero inizio.
La prima a combattere fu Sakura, il cui scontro fu seguito con molto interesse dall'Hokage, che voleva vedere quanto fosse migliorata la sua allieva.
Quel ragazzo di Kumo era più veloce di lei, e quei kunai le avevano procurato diverse ferite, anche se superficiali.
Per buona parte dello scontro Sakura si limitò a schivare, ma le sue ferite raggiunsero un numero così alto che dovette necessariamente fare sfoggio delle sue capacità. Si allontanò dall'avversario, e in pochi secondi rimarginò tutte le sue ferite.
La faccia stupita dell'avversario fu l'occasione perfetta per il contrattacco, e la rosa non perse tempo. Con un calcio spedì una roccia contro l'avversario, mentre componeva i sigilli di serpente, pecora, scimmia, cinghiale, cavallo e tigre.
L'avversario reagì in ritardo, e riuscì solo a tagliare la roccia con i kunai, restando così esposto al colpo successivo.

«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»
La grossa vampata di fuoco lo colpì in pieno, spedendolo a schiantarsi contro la parete dello stadio, ricoperto di bruciature.
L'arbitro, che quell'anno era Aoba Yamashiro, dichiarò vincitrice Sakura, e si passò agli scontri successivi.
Tsunade era più che soddisfatta della sua allieva: aveva analizzato la situazione senza compiere gesti inutili, e aveva agito solo al momento giusto ottenendo la vittoria con una sola mossa senza sprecare energie inutilmente, anche se aveva atteso fin troppo tempo e aveva riportato ferite che avrebbe potuto comodamente evitare. Il suo errore era stato di tipo strategico.

Dopo un paio di turni toccò a Hinata, che combatteva senza alcuna difficoltà, schivando i continui attacchi di terra dell'avversario con facilità disarmante. Nonostante il ninja dell'Erba la attaccasse dal basso, per cercare di coglierla di sorpresa, il Byakugan della corvina era abbastanza potente da impedire che qualsiasi attacco andasse a buon fine. Consapevole che i turni successivi avrebbero richiesto le sue vere abilità, Hinata anche in quel caso si trattenne dall'usare le sue arti elementali, e aspettò che l'avversario fosse abbastanza stanco per scattare e atterrarlo con un rapido colpo di Juken allo stomaco.


Il primo turno così giunse al termine, e i cinque semifinalisti vennero sorteggiati per lo scontro a tre. Sakura finì nel primo match, contro un genin della Nebbia che usava due piccole katane, mentre Hinata fu sorteggiata per partecipare allo scontro a tre, insieme a due ninja provenienti uno dal Villaggio della Nebbia e l'altro da quello della Cascata.
Sakura vinse il suo scontro con più facilità rispetto al primo: non avendo la pazienza di aspettare e valutare la situazione aveva preso l'iniziativa, e così, appena l'avversario l'aveva attaccata frontalmente, lei aveva schivato il fendente della katana e lo aveva colpito con violenza con un montante, chiudendo lo scontro in pochi secondi.

Hinata invece si ritrovò in una situazione che richiedeva maggior attenzione.
Anche se il suo stile di lotta era adatto ad affrontare più nemici, non poteva permettersi di abbassare la guardia. In più i due avversari si erano resi conto che era lei la più pericolosa, e sembravano aver deciso di allearsi contro la Hyuga, per poi vedersela tra loro.
Ma se credevano che Hinata si sarebbe lasciata fregare così facilmente si sbagliavano di grosso. Pur avendo capito che era lei la più forte l'avevano enormemente sottovalutata, e decisero di attaccarla contemporaneamente da due lati, per impedirle di difendersi. Invece fecero esattamente ciò che Hinata voleva, e si ritrovarono preda della Rotazione Suprema, venendo sbalzati contro le pareti dello stadio da un'onda d'urto devastante.

Ci fu una pausa di qualche minuto, per dare modo alle due finaliste di riprendere fiato, dopodichè queste scesero in campo. Iniziava la finale: Sakura contro Hinata.
Le due passarono qualche secondo a guardarsi con un ghigno, divertite dalla situazione. Ma entrambe volevano vincere: solo perchè erano amiche, non voleva dire che non avrebbero fatto sul serio. E poi, ognuna di loro voleva dimostrare di essere più forte dell'altra, quindi avrebbero dato il massimo.
Aoba diede il via, e le due si scagliarono l'una contro l'altra. Sakura partì all'assalto con un pugno, che Hinata schivò con una piroetta per contrattaccare con un calcio dal basso, che Sakura parò con il gomito. Un attimo di pausa, poi le due ricominciarono a darsele.


Dagli spalti, Kakashi osservava lo scontro con interesse insieme a Hiashi Hyuga. Era più che soddisfatto che le sue due allieve avessero entrambe conquistato la finale, e vederle combattere con tutte le loro forze non solo lo riempiva di orgoglio, ma sarebbe stato il modo migliore per vedere quanto erano migliorate.
Con la coda dell'occhio osservò il viso di Hiashi, che non perdeva un solo fotogramma di quel duello. Accanto a lui, Hanabi e Neji osservavano Hinata con la stessa intensità: la prima con la chiara ambizione di arrivare un giorno al livello della sorella, il secondo con un mezzo sorriso, che poteva significare qualunque cosa.

Kakashi tornò a seguire lo scontro, facendo le sue valutazioni personali. Sulla carta lo scontro era equilibrato, poichè le grandi capacità nel Taijutsu di Hinata erano bilanciate dalla forza erculea di Sakura, e se l'Arte del Fuoco dell'Haruno batteva l'Arte del Vento della Hyuga, soffriva contro quella dell'Acqua, quindi l'Arte del Ghiaccio equivaleva quella del Fuoco.
Hinata però aveva un paio di condizioni a suo favore: negli scontri precedenti non aveva consumato che una minuscola quantità di chakra, mentre Sakura, oltre ad averne a disposizione di meno, ne aveva utilizzato una quantità maggiore.
A ciò si aggiungeva il loro carattere: Sakura si scaldava facilmente, e dava sfogo alla sua rabbia consumando più energie. L'indole pacifica e il sangue freddo di Hinata le consentivano un maggiore controllo e capacità di analisi della situazione, e in questa occasione ciò avrebbe potuto tornare a suo vantaggio.
Come a dare conferma alle sue ipotesi, le due si fermarono un attimo, visibilmente affaticate.


Sakura aveva il fiatone, quello scontro basato sulle arti marziali l'aveva sfiancata: la difesa di Hinata era perfetta, e lei non riusciva a colpirla direttamente.
Stava consumando le sue forze inutilmente, perciò cambiò tattica, iniziando a correre lateralmente mentre teneva lo sguardo fisso sulla corvina, pronta ad attaccare in qualsiasi momento.
Anche Hinata non era in forma smagliante.
Pur avendo parato tutti gli assalti di Sakura la grande forza di quest'ultima le aveva comunque fatto male, e le sue braccia erano coperte di lividi. Lei le aveva inferto solo pochi colpi, ma anche se la rosa si era curata nel fisico il suo flusso di chakra aveva subito delle alterazioni negative, che limitavano ulteriormente la sua capacità di uso del chakra, già ristretta a causa della sua quantità esigua.
Quando la rosa iniziò a correre di lato, la Hyuga capì al volo cosa stava per fare, e non si fece trovare impreparata. Contemporaneamente ai sigilli di Sakura, anche lei iniziò a comporne cinque richiamando il chakra dell'acqua.

«Arte del Fuoco: Tecnica della Pioggia di Fuoco!»
Sakura saltò, e dalla bocca sparò diversi proiettili di fuoco contro l'avversaria, sperando che la quantità di colpi bastasse a sopraffare la sua difesa. Ma Hinata reagì subito.
«Arte dell'Acqua: Tecnica del Muro d'Acqua!»
La Hyuga spruzzò dalla bocca una grande quantità d'acqua, che formò un muro davanti a lei bloccando l'offensiva della rosa. Appena Sakura atterrò, non perse tempo e lanciò dei kunai contro Hinata, che si spostò di lato appena in tempo.
Guardandosi negli occhi, le due iniziarono contemporaneamente a comporre i sigilli per due tecniche opposte, ma analoghe.
«Arte del Fuoco: Tecnica del Drago di Fuoco!»
«Arte dell'Acqua: Tecnica del Drago Acquatico!»
Dalla bocca di entrambe uscì un dragone fatto del loro elemento, e le due creature di fuoco e acqua si scontrarono con violenza, generando una nube di vapore. Nella scarsa visibilità che si era venuta a creare Hinata era avvantaggiata dal suo Byakugan, e così decise di chiudere lo scontro con i suoi nuovi poteri.

«Arte del Ghiaccio: Tecnica della Brina Terrestre.»
Posò una mano a terra e iniziò a congelare l'umidità presente nell'aria, ricoprendo il terreno con uno strato di ghiaccio. Quando il vapore si diradò, Sakura si ritrovò in piedi su un campo di gara completamente diverso, ricoperto dal ghiaccio, e muovendo un passo rischiò di perdere l'equilibrio.
Hinata allora fece la sua mossa, mostrando una tecnica che aveva inventato lei stessa. Compose una sequenza di dieci sigilli e posò le mani a terra.


«Arte del Ghiaccio: Prigione del Tempio di Cristallo!»
Alle sue parole il ghiaccio cominciò a crescere, rinchiudendo la rosa in una morsa su tre livelli.
Prima, intorno a lei sorse una prigione delle dimensioni di un camerino, una lastra di ghiaccio trasparente come vetro, ma spessa diversi centimetri. Poi, attorno a questa, degli spuntoni di ghiaccio generarono una gabbia, rinchiudendo la cabina precedente. Infine, un'ulteriore struttura di forma piramidale rinchiuse la seconda, dando a quella costruzione l'aspetto di una fortezza.
Sakura non rimase a guardare. Cercò di colpire la prigione con un pugno, ma il ghiaccio sotto i suoi piedi non le consentiva un appoggio stabile, e così non aveva modo di liberarsi. Inoltre la struttura della prigione distribuiva la forza del suo colpo per tutto il volume della costruzione, azzerandone gli effetti.

Hinata aveva speso molto tempo, nello sviluppo di quella tecnica, per progettare quella struttura, ma alla fine ce l'aveva fatta.
Era tutta una questione di fisica: l'aveva concepita in modo che qualunque urto subìto venisse distribuito equamente per tutto il volume della costruzione, riducendo al minimo i danni e rendendo vani i tentativi di liberarsi. L'unico modo possibile era usare un attacco di tipo esplosivo, che colpisse la struttura in ogni suo punto. Le era costato due settimane di fatica, calcoli e sperimentazioni, ma aveva dato i suoi risultati. Sakura non aveva modo di uscire da lì. Non poteva neanche usare il fuoco, perchè il suo chakra era a livelli bassissimi, e non riusciva più neanche a richiamarlo.
Hinata si rialzò, anche lei provata da quella tecnica straordinaria che le era costata una quantità di chakra spaventosa, ma era valsa la pena di usarla.
Aveva aspettato il momento giusto: Sakura non aveva più abbastanza chakra per liberarsi. Dopo qualche secondo Aoba si fece avanti, capendo che non aveva più senso farle continuare.
«L'Incontro è finito. Hinata Hyuga vince il torneo!»


Lo stadio esplose in una boato di applausi, mentre Hinata scioglieva la tecnica e liberava Sakura. Questa aveva un'aria piuttosto contrariata, ma accettò la sconfitta e sorrise dandole la mano.
L'Hokage si alzò, avvicinanosi alla balconata, e il pubblico tacque. Le dispiaceva che Sakura avesse perso, ma era giusto così, Hinata aveva meritato in pieno la vittoria. Iniziò così il suo breve discorso.
«Complimenti vivissimi a tutte e due, avete dato prova di un'abilità fuori dal comune. Forse il vostro livello si avvicina anche a quello di un jonin, ma per ora, siete entrambe promosse al grado di chunin!»

Il pubblico esplose nuovamente in un applauso, e Hinata e Sakura si abbracciarono, felici del loro successo.
Lo sguardò di Hinata andò quasi automaticamente sul pubblico, e ciò che vide in quel momento non lo avrebbe mai dimenticato: suo padre era in piedi, e le stava applaudendo con un gran sorriso. Accanto a lui, anche Neji e Hanabi lo imitavano.
Hinata in quel momento era all'apice della felicità, finalmente suo padre le dava quell'affetto che per anni le aveva negato.
Insieme a Sakura, uscì dal campo di gara, dirigendosi verso casa per cambiarsi e riposarsi, dopo tutte le fatiche della giornata.




 

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Capitolo 10
*** Fuori Dalla Tana ***


Fuori dalla Tana


 

Un rumore lo fece svegliare di soprassalto. Si alzò a sedere di scatto, estraendo fulmineo la spada, e si guardò intorno in cerca di pericoli.
Quando il suo sguardo cadde sulla porta, però, capì che non c'era nulla di ostile. Sebbene il volto di quel ragazzo fosse quanto di meno rassicurante potesse immaginare...
«Sasuke, Orochimaru-sama vuole vederti. Dice che ha un compito da affidarti.»
Con l'aria più seccata che riuscì a ostentare, per nulla falsa, Sasuke si alzò lentamente riponendo la spada nel fodero, e si mise la casacca e i sandali.
Quando fu pronto, seguì Kabuto attraverso i bui corridoi di cui era formato il nascondiglio est di Orochimaru.

Dalle poche aperture verso l'esterno riusciva a intendere che doveva essere notte, ma anche di giorno quel luogo era illuminato solo da poche torce, altrimenti era costantemente immerso nell'ombra. E non era solo quel covo ad avere quella particolarità, ma ogni nascondiglio dell'eremita delle serpi era arredato nello stesso modo: buio, freddo, umido, angusto, con quel pavimento decorato a motivi curvilinei, tali da ricordare le spire di un rettile.
Il suo macabro gusto per quegli animali si rifletteva nel suo stile di decorazione, tanto che pareva davvero di trovarsi nella tana di un serpente, cosa che non era molto distante dalla realtà.
Ma se Orochimaru disgustava Sasuke per il suo aspetto e i suoi gusti, quel ragazzo dai capelli grigi che lo guidava superava di gran lunga il suo maestro, con quel suo modo di fare appiccicoso e mellifluo, tale da suscitare il sospetto di chiunque.
In quei mesi che aveva passato come allievo di Orochimaru, non aveva mai smesso di chiedersi cosa dava al Sannin la certezza di potersi fidare di Kabuto, dato che lui non c'era mai riuscito...
Mentre percorreva i corridoi di quel luogo lugubre, la sua mente vagò al ricordo degli ultimi mesi...


Erano passati due anni da quel terribile combattimento contro Naruto, davanti alle statue dei loro celebri antenati, e dopo pochi giorni di viaggio aveva trovato il covo di Orochimaru.
Questo lo aveva accolto a braccia aperte, per nulla toccato dalla morte di tutto il Quartetto del Suono. Forse l'unico per cui era in parte dispiaciuto era Kimimaro, ma l'avere Sasuke lì aveva cancellato ogni rammarico.
L'Uchiha aveva intuito subito che quell'essere voleva appropriarsi del suo corpo, ma non avrebbe potuto farlo prima di altri tre anni, e quindi aveva iniziato ad allenarlo per renderlo il più potente possibile, in modo da poter godere subito dei frutti del suo lavoro, quando si fosse reincarnato in lui.
Aveva innanzitutto compiuto esperimenti su di lui grazie ad alcuni farmaci ricavati dal veleno di serpente, che avevano avuto due diversi effetti su di lui: il primo era stato rafforzare ulteriormente il potere del Segno Maledetto, l'altro era stato la totale immunità a quasi tutti i veleni esistenti. A detta di Orochimaru, l'unico in grado di creare un veleno tale da nuocergli era Sasori della Sabbia Rossa, un membro dell'Akatsuki.
Il Sannin gli aveva parlato più volte di quell'organizzazione di cui un tempo faceva parte, e di cui Itachi era un membro. A Sasuke non interessava combattere contro quella squadra di nukenin, a lui bastava avere vendetta contro suo fratello.

Ma l'immunità ai veleni non era la sola cosa che aveva ottenuto in quei due anni.
Gli allenamenti a cui l'aveva sottoposto Orochimaru lo avevano reso forte e veloce quanto lo era il maestro Kakashi, e forse anche di più.
La stessa arma che ora portava nel fodero dietro la schiena era stata un dono del Sannin. Era anch'essa una Kusanagi, ricavata da un pezzo di metallo preso dalla Kusanagi originale, e forgiata con il veleno di serpente. Aveva la capacità di ripararsi in caso di scheggiatura sfruttando il chakra che il proprietario vi faceva scorrere, ed era compatibile con l'elemento Fulmine, così che Sasuke potesse sfruttarla per le sue tecniche più potenti.

In quel periodo, le sue tecniche erano diventare incredibilmente più efficaci.
La sua Arte del Fuoco era abbastanza potente da mettere in fuga persino i signori dei serpenti, contro i quali Orochimaru lo faceva allenare, e che ora era anche lui in grado di evocare.
Aveva inoltre avuto modo e tempo per migliorare il Mille Falchi, come aveva fatto Kakashi per creare il Raikiri, e aveva ideato alcune varianti che gli permettevano di usarlo a distanza, come la Lama dei Mille Falchi, ovvero un raggio di chakra di tipo fulmine, e il Flusso dei Mille Falchi, cioè un Mille Falchi usato con tutto il corpo anzichè con una sola mano, e con questa tecnica poteva anche far scorrere l'elettricità nel terreno, oppure creare senbon di chakra del fulmine, e lanciarli ovunque.
In altre parole, Sasuke era diventato estremamente potente. Non era ancora al livello di Orochimaru, ma con il Sannin che progressivamente si indeboliva e lui che diventava sempre più forte, presto lo avrebbe raggiunto e superato.
Sapeva per certo che suo fratello era molto più forte dell'eremita delle serpi, e quindi per poterlo sconfiggere doveva diventare più forte del suo maestro.


A vederlo, anche se si riconosceva tranquillamente il tredicenne di due anni prima, saltavano subito all'occhio i cambiamenti avvenuti col tempo nel suo aspetto.
Ormai Sasuke Uchiha non era più un ragazzino, i lineamenti da bambino stavano svanendo, lasciando il posto ad un volto più maturo e a un fisico da uomo, nonostante la giovane età. Le ragazze (poche in realtà) che incontrava andando in giro con Orochimaru cadevano letteralmente ai suoi piedi, e c'era anche una collaboratrice del Sannin, Karin, che ogni volta che lo vedeva faceva di tutto per conquistarlo. In realtà quella ragazza in parte spaventava Sasuke, che la riteneva completamente pazza.
Nonostante tutti i cambiamenti, c'erano due cose che non erano minimamente mutate in lui. La prima era la sua sete di vendetta verso il fratello, che non gli avrebbe dato pace finchè non avesse vendicato la sua famiglia.
La seconda era il suo pensiero costantemente rivolto a una ragazza di Konoha, dai capelli rosa e gli occhi verde smeraldo.

Sakura Haruno era un'ospite fisso nella sua mente, la sua immagine lo tormentava ogni notte, disturbando il suo sonno al pari degli incubi sulla sua famiglia, che ancora lo tormentavano.
Le domande che gli pungevano la mente come api non gli davano pace. Anzi, dovevano essere calabroni. Le api pungono una volta e poi muoiono, invece a tormentarlo erano sempre le stesse domande: Si sarebbe ricordata della sua promessa? Lo avrebbe ancora voluto con sè? Lo avrebbe ancora amato? E lo avrebbe mai perdonato per quell'abbandono?
In quegli anni non aveva mai provato il desiderio di mettere le mani su un'altra ragazza, nonostante le avances e le attenzioni che tutte, in prima linea Karin, gli rivolgevano. E non si poteva certo dire che Karin fosse brutta, con i suoi occhi e capelli rossi, gli occhiali e quel fisico da modella, anche se le mancavano un po' di curve, avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualunque uomo.
Ma non Sasuke. L'unica che era stata capace di fare breccia nel suo cuore era quella ragazza dai capelli rosa, a cui pensava continuamente, e neanche il fascino e la i continui assalti di Karin avevano mai sortito alcun effetto su di lui.
Una volta aveva anche pensato di svagarsi con lei, ma quando se ne era presentata l'occasione non aveva sentito nessuna attrazione verso quella ragazza dai capelli rossi.
Nessuna riusciva a smuoverlo, nella sua mente c'era solo l'immagine di Sakura.


Mentre i suoi pensieri lo tormentavano, Kabuto lo guidò attraverso le gallerie del covo fino a raggiungere una delle stanze sotterranee, dove Orochimaru si stava occupando di alcuni suoi esperimenti. Entrarono lentamente, e si avvicinarono al Sannin con Kabuto che rimaneva leggermente in disparte.
«Volevi vedermi?»
Dietro di sè, sentì Kabuto emettere un verso irritato. Non sopportava che Sasuke mancasse di rispetto in quel modo a Orochimaru, ma a Sasuke non importava nulla, e neanche Orochimaru stesso aveva mai dato peso alla cosa.
Si voltò a guardare l'Uchiha, con un mezzo ghigno sul suo volto cadaverico.
«Si, Sasuke, ho una missione da affidarti.»
L'Uchiha non potè che essere sollevato da quella prospettiva.
Erano rare le occasioni in cui usciva dai covi, e di solito si trattava solo di qualche allenamento con i serpenti, che necessitava di un ambiente aperto date le dimensioni di questi ultimi. Una missione gli avrebbe permesso di entrare in azione e valutare i suoi progressi, oltre che di prendere un po' d'aria fresca.

«Vedi...» riprese Orochimaru «...nel Villaggio della Roccia un mio vecchio collaboratore ha avuto recentemente contatti con l'Akatsuki, dato che lo Tsuchikage pochi giorni fa li ha ingaggiati per una missione, e potrebbe avere informazioni riguardo i loro covi e piani. Il suo nome è Kawatsuchi, voglio che lo catturi e lo porti qui. Vivo. Non resterà a Iwa per più di una settimana, quindi hai poco tempo: andrà subito a nascondersi, per evitare chi, come me, gli dà la caccia per le informazioni di cui è in possesso. È andato al villaggio solo per concludere un importante affare, e pare che abbia ingaggiato una scorta.»

Sasuke annuì, e si incamminò verso la porta, per poi fermarsi un attimo e voltarsi verso il maestro.
«Come devo agire? Chi devo portarmi?»
Orochimaru rispose apatico, rivolgendo nuovamente la sua attenzione ai suoi esperimenti. Parlò senza neanche voltarsi.
«Hai carta bianca, puoi fare come meglio credi, l'importante è che me lo porti qui vivo, deve poter parlare. Se lo desideri puoi andare anche da solo, ma se vuoi dei compagni, non portarne più di due. E se dovessi trovarti in pericolo, sappi che la tua vita viene prima della missione, quindi vedi di tornare tutto intero.»
Sasuke annuì, e si avviò verso la sua stanza, per prepararsi.


Due ore dopo stava lasciando il covo. Aveva deciso di andare da solo, dei compagni di squadra l'avrebbero solo intralciato, e si era munito di un mantello con cappuccio e di una fascia tirata sulla bocca, che nascondeva il suo volto.
La scelta di eseguire quella missione da solo aveva anche un altro significato per lui: l'unica squadra di cui sentiva di far parte era il Team 7, con Naruto, Sakura e Kakashi, e non avrebbe rimpiazzato loro tre con dei miseri sottoposti di Orochimaru, la sua mente rifiutava l'idea a priori.
Meglio andare da solo, perchè nessuno avrebbe mai potuto collaborare bene con lui con la stessa efficacia di quei tre.

Prima di arrivare alla porta, si trovò a passare per il suo campo di allenamento personale. Aveva replicato quella radura che c'era a Konoha, quella che usava per allenarsi prima di andarsene, con tutti i bersagli, anche quello nascosto dietro il masso.
Nel vedere quest'ultimo, un ghigno sfuggì dalle sue labbra: un kunai era conficcato esattamente nel centro del bersaglio.
Ce l'aveva fatta la mattina del giorno prima, dopo mesi di tentativi falliti e calcoli di traiettoria incredibilmente complicati, e senza neanche dover ricorrere allo Sharingan. Quell'azione impossibile, che prima di allora aveva visto compiere soltanto da suo fratello e dal suo vecchio maestro, ora non era più fuori dalla sua portata, e la strada per raggiungere il livello di Itachi si accorciava...

Distolse lo sguardo dopo qualche secondo, e raggiunse la porta. Quando uscì, fissò per qualche attimo la luna, godendosi l'aria fresca che accarezzava il suo volto. Finalmente era uscito da quella tana, e poteva entrare in azione.
Con passo rapido, si avviò verso il Paese della Terra...




 

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Capitolo 11
*** Confidenze ***


Confidenze


 

Dal termine dell'esame chunin erano passati circa due mesi, e Hinata e Sakura erano diventate ormai compagne fisse di allenamento.
Si aiutavano l'una con l'altra a migliorare le proprie abilità peculiari, e avevano anche messo a punto efficaci tattiche d'attacco combinate, che spesso arrivavano a mettere alle strette anche il maestro Kakashi, quando si univa a loro per dare una mano negli allenamenti.
Ogni mattina si allenavano con i loro rispettivi maestri, Sakura da sola con il maestro Kakashi e Hinata con la sua squadra, e nel pomeriggio si incontravano per perfezionare insieme le loro tecniche elementali. Durante questi scontri, Hinata aveva cercato di imparare da Sakura anche qualcosa sulle Arti Mediche, ma senza grossi risultati. Non riusciva a fare altro che curare piccole ferite superficiali, nonostante il Byakugan le consentisse un controllo del chakra perfetto. Semplicemente, Sakura in quel campo era più dotata di lei, senza contare che aveva una maestra considerata la miglior ninja medico esistente.

Le loro giornate passavano così, senza grosse variazioni nei loro programmi, a parte qualche piccola missione, fino al giorno in cui erano passati ormai due anni dalla partenza di Naruto e Sasuke.
Quel giorno stavano tornando a casa dopo i loro duelli quotidiani, chiacchierano del più e del meno, quando furono intercettate da un jonin che aveva un aspetto familiare.
«Sakura Haruno e Hinata Hyuga, l'Hokage vuole vederci tutti e tre subito.»
Dopo qualche istante le due lo riconobbero: era Genma Shiranui, il jonin che aveva arbitrato la terza prova degli esami chunin l'anno dell'attacco da parte del Vilaggio del Suono. Era inconfondibile con la sua bandana, il suo senbon tra le labbra e la sua aria incredibilmente annoiata


Senza perdere tempo raggiunsero insieme a lui l'ufficio della Godaime, bussarono, e ricevuto il permesso per entrare aprirono lentamente la porta.
L'atmosfera era piuttosto tesa, diversa dal solito. Non era la solita giornata in cui Tsunade era sbronza, stava smaltendo una sbornia della sera precedente o semplicemente non aveva voglia di lavorare: ora aveva un'aria preoccupata, e teneva in mano un foglio che sembrava l'origine di tutta quella tensione. Sakura aveva imparato a riconoscere quei segnali nella sua maestra, e non portavano mai nulla di buono. Alzò lo sguardo color cioccolato su di loro, e parlò senza preamboli.
«Genma, Sakura, Hinata, sedetevi e ascoltatemi bene. Ho una missione importante per voi.»

I tre presero posto, e l'Hokage iniziò a spiegare loro i dettagli.
«Stamattina è giunta a me la richiesta di aiuto da parte di un certo Kawatsuchi, un mercante del Villaggio della Roccia. Dovrebbe concludere un affare al villaggio tra due giorni, e ha richiesto una scorta per una settimana.
Anche se non lo sembra, questa è una missione di livello S.»
Sakura e Hinata fecero per protestare, ma l'Hokage le interruppe.
«So già cosa state per dire: siete solo due chunin, e non sapete come gestire una missione di questo livello. In realtà, c'è un motivo ben preciso se ho affidato questa missione proprio a voi due. Pare che questo Kawatsuchi sia stato recentemente invischiato con l'Akatsuki, e voi sapete benissimo di chi si tratta.
Ne fa parte Itachi Uchiha, e ne è un ex membro Orochimaru.»
A quei due nomi le ragazze ammutolirono, e l'Hokage ne approfittò per terminare la sua spiegazione.
«Proteggere questo mercante significherà guadagnare l'opportunità di ottenere informazioni sull'organizzazione, e scoprirne i piani potrebbe essere vitale per proteggere Naruto, dato che è un loro bersaglio.
Inoltre, avvicinarvi a Itachi Uchiha o a Orochimaru potrebbe condurvi dritti a Sasuke.»

Le due rimasero sbigottite dal ragionamento dell'Hokage. Kakashi aveva parlato loro di quell'organizzazione di nukenin, e anche loro erano a conoscenza di quanto fossero pericolosi, specie ora che davano la caccia a Naruto. Tsunade aveva ragione, era una missione che spettava solo a loro.
Si guardarono un attimo, e fecero contemporaneamente un gesto d'intesa. Al che, la Senju riprese.
«Comunque sia, non posso mandarvi da sole senza neanche un jonin. Kakashi è già impegnato in un'altra missione, perciò sarà Genma ad accompagnarvi, perché ha buoni rapporti diplomatici con la Roccia. Questo, tra l'altro, è un punto vitale della missione...»
L'espressione dell'Hokage si fece estremamente seria nello spiegare questo dettaglio.
«Iwa ricorda molto bene la Terza Guerra, e i rapporti tra Konoha e lo Tsuchikage non sono mai stati buoni. Se non fosse stato per merito del Quarto Hokage, la Terza Guerra sarebbe durata per molti altri anni...
Ho scelto due elementi validi come voi tre perché una buona riuscita della missione potrebbe portare a una nuova intesa dal punto di vista diplomatico, e allentare la tensione costante tra il Paese del Fuoco e quello della Terra.
È una grossa responsabilità, pensate di potercela fare?»

Le due ci rifletterono, e dopo qualche secondo Hinata prese la parola.
«Se lei ci ha reputato in grado di farlo, vuol dire che dobbiamo esserlo. E ha ragione, questo è un compito che spetta a noi.»
Tsunade chiuse un attimo gli occhi, e poi ricominciò a parlare.
«Bene, allora partirete tra un'ora, dovete arrivare entro domani sera a Iwa, e lì il committente vi darà gli ultimi dettagli.
C'è un ultimo dettaglio: Kawatsuchi ha richiesto che i ninja adibiti alla sua scorta indossino della maschere, quindi dovrete avere la vostra.»
La bionda si chinò sotto la scrivania e prese due maschere ANBU, che porse alle due ragazze. Una era un semplice ovale con due fessure oblique per gli occhi, l'altra raffigurava un gatto.
«Genma ha già la sua. Potete personalizzare la vostra maschera come volete, ma una volta giunti lì dovrete indossarla costantemente, chiaro?»
«Si, Hokage-sama»


E così le due ragazze si diressero ognuna a casa sua. Sakura ritoccò la sua maschera in modo piuttosto pesante: ritagliò uno spicchio in basso, in modo da lasciare scoperta la bocca. Ciò facilitava l'utilizzo delle sue tecniche di fuoco. Inoltre disegnò un rombo viola sulla fronte, e aggiunse dei petali rosa sul resto della maschera.
Hinata invece dipinse la sua maschera in modo da farla somigliare al muso di una pantera, con un simbolo disegnato in azzurro chiaro sulla fronte. Non raffigurava nulla di particolare, era un semplice kanji che significava “notte”.
Un'ora dopo entrambe erano pronte al cancello del villaggio, e all'arrivo di Genma si misero in marcia. Questo aveva con sè una semplice maschera bianca, raffigurante un lupo.

Il trio procedette di corsa nella foresta per diverse ore, mantenendo quel passo sarebbero giunti a destinazione a metà del giorno dopo, quindi potevano permettersi qualche pausa.
Durante uno di questi momenti di riposo, poco dopo il tramonto, mentre Genma era andato a cercare un po' di legna per il fuoco Hinata si avvicinò a Sakura.
Aveva notato che per tutta la giornata aveva tenuto un espressione pensierosa, ed era certa di sapere quali pensieri le martellavano la mente. Con lo scopo di farla sfogare, le diede un argomento di conversazione valido.
«Stai pensando a lui, vero?»
Sakura fece una faccia non troppo sorpresa, anzi, rispose con un mezzo sorriso beffardo, ma che mostrava comunque la sua tristezza.
«Già. In effetti, è da due anni che non faccio altro che pensare a lui...»

Hinata la capiva benissimo. Non era passato giorno senza che la sua mente si soffermasse sul pensiero di Naruto. Ormai era da due anni che non lo vedeva, e molte domande si affollavano nel suo cervello.
Era cresciuto? Quanto era cambiato? Era diventato ancora più bello? E soprattutto, provava ancora per lei ciò che provava due anni prima?
Questa era la domanda che più la tormentava. Dopotutto il maestro di Naruto era uno scrittore di libri per adulti, quindi Naruto poteva essere costantemente tentato da altre ragazze, oppure essersi dimenticato di lei...

Anche nella mente di Sakura si stava svolgendo più o meno la stessa scena. Quanto sarebbe stato diverso Sasuke? Le avrebbe voluto ancora bene? Oppure Orochimaru era riuscito a cambiarlo così tanto?
Mentre la sua mente era affollata da queste domande, si accorse dell'espressione che aveva assunto Hinata. Dietro quella maschera di gentilezza, era capace di vedere tutta l'ansia e la paura che quelle sue stesse domande stavano scatenando in lei. Ma dato che nel suo caso non avevano motivo di esistere, la rassicurò come poté.
«Stai tranquilla, Hinata, Naruto non ti ha dimenticata. Conoscendolo, anche lui passa ogni momento della giornata pensando a te.»

A quelle parole, la corvina avvampò. La sua timidezza, benché sopita, ogni tanto tornava a fare capolino, e così i suoi dubbi si tramutarono in parole.
«T-Tu dici? M-ma, se... se invece avesse...»
Non riusciva neanche a dar voce a quella paura che la attanagliava, ma Sakura la capì al volo.
«Credi davvero che possa averti dimenticato? O che possa perdersi dietro un'altra ragazza? Naruto ha sempre pensato solo a te! Non si è mai interessato nemmeno a Ino, credi davvero che un'altra ragazza possa conquistare il suo cuore, quando questo appartiene già a te?»
Non era contenta del paragone fatto con Ino, ma lei era ritenuta la ragazza più bella di Konoha, e Sakura, anche se a malincuore, non poteva negare che in fatto di bellezza la bionda le era superiore.
Ma Naruto non aveva mai avuto occhi per nessuno che non fosse HInata, quindi avrebbe scommesso tutto ciò che aveva sulla fedeltà di quello stupido biondino alla corvina.

Hinata non seppe trattenere un sorriso, rassicurata da quelle parole, e non esitò a dire a Sakura ciò che lei pensava.
«Grazie, Sakura. E stai tranquilla, sono certo che Sasuke non ti ha dimenticata. Se c'è una cosa che ho imparato è che i discendenti dei clan nobili, come gli Hyuga e anche gli Uchiha, mettono l'onore davanti a tutto, anche alla propria vita. Se Sasuke ti ha promesso che tornerà da te, stai certa che farà tutto ciò che è in suo potere per tenere fede alla sua promessa.»
Due lacrime di commozione e di gratitudine scesero lungo le guance di Sakura, che ringraziò la corvina con un dolce sorriso. In quel momento Genma ritornò con la legna, e i tre cenarono e di misero a dormire, dopo che Sakura ebbe piazzato alcune tecniche di allarme.
Accorgimenti del genere erano estremamente utili, perché permettevano all'intera squadra di riposare senza che uno di loro dovesse montare la guardia. Le tecniche li avrebbero avvertiti e svegliati in caso di pericolo.


La mattina dopo si rimisero in viaggio, e si fermarono solo all'ora di pranzo, per mettere qualcosa sotto i denti. Dopo neanche mezz'ora di cammino, arrivarono davanti alle porte del Villaggio della Roccia.





 

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Capitolo 12
*** Sotto Attacco ***


Sotto Attacco


 

Il trio della Foglia avanzò lentamente verso l'entrata del villaggio, ben diversa dall'accogliente portone di Konoha. A differenza della scritta di benvenuto che decorava i portoni del Villaggio della Foglia, quell'arco di roccia sembrava incutere timore a chiunque vi passasse di fronte.
I tre mostrarono alla guardia all'entrata il lasciapassare che Tsunade aveva fornito loro, ma la guardia li guardò malissimo quando capì da dove venivano.
Anche gli abitanti di Iwa non furono più cortesi con loro rispetto alla sentinella, tutti manifestavano un atteggiamento sospettoso verso quelle maschere, di fattura tipica del villaggio da cui venivano.
Quegli sguardi facevano rabbrividire Sakura, che si sentiva come se qualunque cosa in quel luogo volesse farle del male. Una sensazione simile la provava Hinata, ma dato che per anni era stata trattata con odio da tutti anche in famiglia, dove le cose erano cambiate solo di recente, era abituata a quel tipo di atmosfera, quindi gestiva la tensione meglio della compagna di squadra.

Dopo una buona mezz'ora di cammino giunsero alla casa del committente. Bussarono, dopo qualche secondo la porta fu aperta, e il padrone di casa comparve loro davanti. Kawatsuchi era un ometto basso e tarchiato, sulla sessantina, con una folta barba grigiastra che gli arrivava a metà della pancia e dei muscoli abbastanza sviluppati, che si intravedevano dalla camicia a quadri che indossava.
Il suo aspetto da fabbro/boscaiolo stonava con gli spessi occhiali appoggiati sul suo naso, che gli davano un'aria da intellettuale in profondo contrasto con il resto del corpo. Nonostante l'aspetto minaccioso e l'atmosfera tesa del luogo, quando parlò la sua voce fu allegra e gentile.
«Ah, voi dovete essere i ninja che ho richiesto all'Hokage! Prego, potreste mostrarmi i vostri documenti?»
Senza dire una parola, Genma mostrò al vecchio il documento datogli da Tsunade, e questo li fece accomodare in casa.
Si sedettero intorno a un piccolo tavolo, e Kawatsuchi li accolse con un tè.
Sakura e Hinata si trovarono spaesate: dopo ciò che avevano visto in quel villaggio non si aspettavano qualcuno che li trattasse in modo così gentile.
Invece Kawatsuchi fu estremamente affabile, e li accolse scusandosi per il comportamento dei compaesani.

«Mi dispiace per l'atteggiamento che gli abitanti del villaggio vi riservano, purtroppo molti di loro hanno perso i loro cari nell'ultima guerra. Gli abitanti del Paese delle Terra sono molto lenti a perdonare, e ancora di più a dimenticare.
Io non condivido il loro modo di pensare, ritengo che perdonare i torti subiti sia il primo passo per costruire una vera pace. È anche per questo che ho richiesto dei ninja mascherati, per rendere meno evidente la vostra appartenenza a Konoha ed evitare così di mettervi in difficoltà. Comunque, il vostro compito è questo...»

Li guardò tutti con intensità, prendendo posto dopo aver servito il tè, e riprese.
«Sono tornato ieri sera al villaggio, questo sarà il mio ultimo viaggio d'affari, dopodichè andrò in pensione e mi ritirerò in un luogo solitario e protetto, dove vivere in pace i giorni che mi restano.
Domani arriverà il mio socio, con il quale dovrò contrattare una fornitura di metalli per la fucina dello Tsuchikage. Dovrete badare che la transazione vada a buon fine, e proteggermi fino a quando non arriverà la mia scorta per il viaggio di ritorno, ovvero domani sera.
Dato che molti al villaggio sono di mentalità molto meno aperta rispetto a me, devo chiedervi di non mostrare il vostro volto, indossando sempre le vostre maschere. Potete tranquillamente soggiornare qui, non c'è bisogno di farvi pagare un alloggio quando posso ospitarvi io.»


Concluse il suo discorso con un sorriso, e le due ragazze capirono quanto erano fortunate ad aver incontrato un uomo così disponibile, visto che il resto del villaggio sembrava di tutt'altro avviso...
«La ringrazio per la sua ospitalità. Se permette vorremmo dividerci in turni, in modo da poter organizzare al meglio la sua protezione. Sarebbe molto utile sapere che tipo di aggressori potremmo ritrovarci contro, ha idea di chi potrebbe dare la caccia?»
Genma si rivolse con cortesia e professionalità all'anziano, che iniziò ad arricciarsi la barba mentre pensava.
«Dunque, sicuramente potrebbero avercela con me molti dei nukenin con i quali mi sono trovato, mio malgrado, a trattare negli ultimi anni. Sotto questo aspetto, non condivido per nulla la politica del nostro Tsuchikage, ma non posso farci nulla. È anche per questo che mi sono rivolto a Konoha anzichè a Iwa.
La maggior parte di questi nukenin non supera il rango B, anche se qualcuno di rango A c'è. Quello che temo di più, però, è un traditore di livello S con cui ho avuto a che fare diversi anni fa, con il quale non ho avuto ottimi rapporti. Dovreste sapere di chi si tratta, dato che proviene dal vostro stesso villaggio. È questo il motivo per cui ho richiesto aiuto proprio a Konoha, perchè forse avete idea di come fronteggiare un simile nemico.
Si tratta del Sannin Orochimaru, lo conoscete?»

Al nome dell'eremita delle serpi, un brivido corse lungo la schiena dei tre che lo ascoltavano. Tsunade li aveva avvertiti, ma sapere di trovarsi in una missione in cui c'era il serio rischio di imbattersi in quell'essere era comunque un'informazione tutt'altro che rassicurante...
Quella che sembrava più agitata era Sakura, che ben ricordava l'episodio in cui a Sasuke era stato imposto il Segno Maledetto. Se nè Naruto e Sasuke, nè il Terzo Hokage, nè Tsunade e Jiraya erano riusciti a sconfiggere quell'essere, averlo come avversario sarebbe stata una condanna a morte...

I tre concordarono sulla decisione di dividersi in turni di guardia: uno avrebbe fatto da sentinella, mentre gli altri due avrebbero riposato anche se non era necessario, in modo da essere nel pieno delle forze se qualcuno avesse attaccato. Il primo turno toccò a Genma, che anzi si offrì volontario, e così Sakura e Hinata si accomodarono nella stanza allestita per loro da Kawatsuchi.
Genma intanto si sistemò davanti alla porta e piazzò delle trappole alle finestre. Non era per niente sicuro della buona riuscita di quella missione, Tsunade li aveva lanciati in un rischio enorme.
Ciononostante, avrebbe fatto del suo meglio per impedire che venisse fatto del male a Kawatsuchi o alle due ragazze. Dopotutto era quello con il grado più alto, le due chunn erano sotto la sua responsabilità, ed erano alla loro prima missione di quel livello. Non osava pensare a cosa sarebbe successo se Hinata si fosse fatta del male, Hiashi Hyuga avrebbe rovesciato tutto il Paese del Fuoco...
E così montò la guardia, pregando che tutto andasse bene...



Sasuke si trovava appiattito contro il muro, in un vicolo tra due palazzi alti. Entrare al Villaggio della Roccia era stato più facile del previsto: aveva evocato un piccolo serpente di cui aveva preso il controllo con lo Sharingan, e lo aveva usato per esplorare le vie della città. Quando questo aveva trovato un luogo abbastanza grande e riparato dagli sguardi, da fuori delle mura Sasuke aveva evocato un serpente molto più grande e si era infilato nella sua bocca, per poi mandarlo sotto terra e farlo riemergere nel punto scoperto dal serpente più piccolo.
Era passato sotto le mura scavando una galleria, come una talpa, e una volta dentro aveva indagato sulla posizione del suo bersaglio. Uno dopo l'altro, aveva catturato furtivamente diversi passanti, leggendo la loro mente con lo Sharingan, e aveva ricavato le informazioni di cui aveva bisogno.
Aveva individuato la casa di Kawatsuchi, e ora la stava analizzando. Non c'era modo di accedere all'abitazione attraverso il tetto, a parte distruggere il soffitto, ma in quel modo avrebbe fatto davvero troppo casino, e oltre ad attirare l'attenzione avrebbe rischiato di uccidere involontariamente il bersaglio.
L'unica entrata possibile sembrava la porta principale, dato che sulle finestre erano state piazzate diverse trappole.
Tramite l'uso del suo occhio speciale, rilevava la presenza di quattro persone nel palazzo. Al piano superiore dormiva quello che sembrava un civile, dato che il suo chakra era molto debole. Al piano centrale dormivano quelli che sicuramente erano due ninja, il cui chakra gli sembrava stranamente familiare, anche se era sicuramente più forte di quelli simili che ricordava. Forse si stava sbagliando...
Al piano terra, subito dietro la porta c'era un terzo ninja, questo sicuramente sveglio, che montava la guardia.

La difesa era stata astuta, non aveva modo di infiltrarsi senza combattere. Per fortuna la casa era situata in una zona molto isolata del villaggio, e un po' di rumore non avrebbe attirato l'attenzione così tanto. Come al solito, non avrebbe ucciso nessuno.
Era una specie di giuramento fatto a sè stesso, un'auto-limitazione derivata dalla promessa fatta quasi tre anni prima al maestro Kakashi: non voleva diventare un mostro simile a Orochimaru, perciò aveva deciso che non avrebbe mai ucciso se non fosse stato necessario, limitandosi a stordire e lasciare privi di sensi i suoi bersagli.
C'era anche un altro motivo per cui non voleva fare vittime: si trattava di suo fratello Itachi. La vendetta contro di lui era il centro della sua vita, e voleva che fosse l'evento che avrebbe posto fine al suo passato e dato inizio a una nuova vita. Perciò non voleva che suo fratello fosse solo una delle tante vittime, voleva che fosse il primo che avrebbe ucciso a sangue freddo, il confine tra il suo passato oscuro e un nuovo futuro luminoso.
Avrebbe trattato nello stesso modo anche quei guardiani, colpevoli solo di trovarsi contro di lui, e che quindi non reputava meritevoli di morire.
Si sistemò il cappuccio e la maschera sul volto, e si preparò alla sua entrata...



Genma aveva tutti i sensi all'erta, avvertiva come un pericolo nell'aria.
Si alzò, guidato da un istinto che non seppe spiegarsi, pronto a difendersi da qualsiasi pericolo. Fu proprio questo suo istinto a salvarlo: d'un tratto una forte esplosione abbattè la porta, e l'onda d'urto lo mandò a sbattere contro il muro opposto. Grazie al suo addestramento, fu un rilesso automatico spostarsi lateralmente ed evitare i kunai che si piantarono nel punto dove lui si trovava una frazione di secondo prima.
Si alzò, fronteggiando il suo avversario, che appariva sfocato dal fumo e dal calore. Aveva un mantello nero con un cappuccio e una fascia tirati sul volto, che nascondevano la sua identità.
Ma la spada che aveva appena estratto dal fodero sulla schiena era un segnale chiaro in qualsiasi lingua...


Il rumore di un'esplosione fece svegliare di soprassalto Sakura, che saltò giù dal letto e si precipitò al piano di sotto, mettendosi la maschera lungo la strada. Non si voltò a guardare, ma sentiva i passi di Hinata che la seguiva, ed entrambe sbucarono nel grande salone d'ingresso della casa.
Genma stava combattendo a colpi di Taijustu contro un misterioso aggressore, il cui volto era coperto da un cappuccio e da una fascia sul viso, e i suoi senbon stavano facendo ben poco contro la spada e la velocità dell'avversario.
Dietro di loro arrivò anche Kawatsuchi, con la voce impastata dal sonno.
«Ragazze... cosa succede?»

All'udire la voce del suo bersaglio, l'assalitore si decise a mettere fine a quello scontro. Colpì con forza Genma in testa con una gomitata, facendogli perdere i sensi, e si avventò verso il suo obiettivo.
Sakura era di fronte a lui, e lo intercettò, mandandolo a sbattere con un pugno nello stomaco contro la parete opposta. Si voltò verso Hinata, che nel frattempo aveva attivato il Byakugan. Aveva un'espressione sbalordita, ma non era il momento di chiederle a cosa fosse dovuta.
«Rimani con lui!»
Disse a gran voce Sakura alla compagna, e si lanciò all'attacco contro l'aggressore, che nel frattempo si era rialzato. Strano, quel pugno avrebbe steso anche un bisonte, quel tizio doveva essere molto resistente...
«Sakura, ferma!»
Hinata cercò di avvertire la compagna. Lei stessa faticava a credere che il loro avversario fosse davvero lui, ma il suo Byakugan non mentiva mai.
Ma la rosa non l'ascoltò, e si gettò nella mischia.


"Sakura?! Oh, cazzo..."
All'udire quel nome, Sasuke aveva finalmente riconosciuto il chakra di quelle due ninja. Una di loro era Hinata, di cui aveva riconosciuto la voce, mentre l'altra... era la ragazza che da due anni popolava i suoi sogni.
Aveva steso il terzo membro della loro squadra con una gomitata, e ora che aveva capito con chi aveva a che fare sapeva che non avrebbe mai attaccato di nuovo.
Quel pugno era stato incredibilmente potente, se il suo corpo non fosse stato reso molto più resistente dal Segno Maledetto, probabilmente avrebbe avuto qualche costola rotta. In quegli anni Sakura doveva essere diventata davvero forte...
Rialzò lo sguardo, quella che ormai aveva capito essere Sakura non lo aveva evidentemente riconosciuto, perché si era lanciata all'attacco senza pensarci due volte. Mente una parte della sua mente pensava che forse lo avrebbe preso a pugni anche se lo avesse riconosciuto, il resto comandò al suo corpo di muoversi e schivare, perché non era sicuro di poter resistere ad altri colpi come quello di prima.

Il pugno della rosa, i cui capelli di quel colore così unico erano lasciati liberi da quella maschera, si abbatté sulla parete alle sue spalle mandandola in frantumi. I suoi riflessi e la sua velocità erano troppo per lei, non sarebbe mai riuscita a colpirlo in quel modo. Ma mentre la ragazza assumeva una nuova posizione d'attacco, Sasuke si rese conto che non mirava a colpirlo frontalmente.
Schivando il pugno di prima era finito in un angolo, e ora non aveva modo di schivare il colpo che l'avversaria stava preparando. I sigilli che stava componendo erano fin troppo familiari per lui, e mentre la sua mente metteva da parte lo sconcerto per ciò che stava vedendo, il suo Sharingan fu più veloce, e gli permise di copiare, in perfetta sincronia, gli stessi sigilli che Sakura componeva. Il loro attacco fu identico e speculare.
«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»
Le due grosse fiammate si scontrarono, generando un immane calore nella stanza, e incenerendo i vari mobili che l'arredavano. Attraverso il fuoco, Sasuke intravide la figura della rosa che attaccava nuovamente, scagliandosi con un pugno attraverso il muro di fiamme.
Conscio di non aver modo di schivarlo, e che l'unico modo per evitare di essere colpito era bloccare il colpo, Sasuke fece ricorso al primo livello del Segno Maledetto, espandendolo alle braccia, e si preparò con tutta la sua forza a bloccare quel pugno così devastante...


Sakura aveva fatto fare all'avversario esattamente ciò che aveva in mente, con quel pugno lo aveva spinto nell'angolo, e con quella fiammata aveva in mente di colpirlo in pieno.
Era rimasta piuttosto sorpresa che fosse riuscito a contrastarla, per giunta nello stesso momento e con la stessa tecnica, come se avesse previsto la sua mossa. Ma ora non aveva modo di schivare il suo attacco, caricò quanto più chakra poteva nella sua mano destra chiusa a pugno, e si lanciò attraverso le fiamme verso l'avversario.
Con sua enorme sorpresa, quel ninja bloccò il suo pugno con entrambe le mani, e mentre le fiamme si diradavano i due rimasero bloccati in una presa di forza, per qualche secondo.
Sakura strinse i denti, e il suo sguardo andò inevitabilmente a incrociare quello dell'avversario. Quando gli occhi dei due si incontrarono, lo stupore la lasciò senza fiato. Tutta la forza che aveva immesso in quel pugno si azzerò immediatamente, e retrocedette di qualche passo, stupefatta da quello che aveva davanti.

«Non... non è possibile...»
Parlò tra sè con un filo di voce, mentre la sua mente si rifiutava di accettare ciò che aveva appena visto.
Bruciato dal calore di prima, il laccio che teneva la maschera da ANBU ferma sul suo volto cedette, lasciandola cadere a terra e mostrando la sua espressione stupefatta.
Lei stessa faticava a crederci, ma non poteva essere diversamente, nessun altro poteva avere quegli occhi, rossi con quelle tre tomoe, e quel viso perfetto che ora si era rivelato, dopo che le fiamme avevano ridotto in cenere quel panno che gli copriva il volto. Questo si raddrizzò, liberandosi anche del cappuccio, e si avvicinò lentamente.

«Sei diventata davvero forte, Sakura...»
La sua voce la ridestò, il dolore che provava alle nocche le dava la prova che non stava sognando, che lui era davvero davanti a lei.
«Sei tu... Sasuke...»




 

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Capitolo 13
*** La Promessa del Vendicatore ***


La Promessa del Vendicatore


 

«Sei tu... Sasuke...»

Trovarsi di fronte quel viso perfetto, che per anni aveva dominato i suoi pensieri, aveva azzerato ogni pensiero razionale e ogni volontà di combattere in Sakura.
Indietreggiò lentamente fino a giungere accanto a Hinata, ancora con il Byakugan attivo. Anche lei era sorpresa di aver incontrato il loro vecchio compaesano, ma non aveva dimenticato che in quel momento era un loro nemico.
Sasuke si avvicinò a passi lenti e misurati, attratto dal volto di quella ragazza che tanto amava, beandosi della sua espressione sbalordita.
Una parte della sua mente teneva d'occhio anche Hinata, nel caso fosse intervenuta, mentre lui allungava una mano a sfiorare il volto della rosa.
«Quanto mi sei mancata...» disse tra sè, udito perfettamente anche dalla diretta interessata.
Sakura ebbe un brivido quando la mano dell'Uchiha sfiorò il suo volto, per un attimo chiuse gli occhi, godendosi il contatto con l'oggetto del suo amore.
Poi una ventata di lucidità attraversò la sua mente, portando con sè anche la rabbia che il moro le aveva causato in quei due anni. Con una mossa repentina, scacciò con uno schiaffo la mano del ragazzo, guardandolo ora con occhi di fuoco.
«Che cazzo ci fai qui?! Cosa sei adesso, il sicario di Orochimaru?»
Sasuke indietreggiò di un passo a quella reazione. Se l'era aspettato, era ovvio che Sakura fosse arrabbiata con lui, e così mutò la sua espressione in una maschera di freddezza disarmante.
«Potrei farvi la stessa domanda.»

Sakura strinse furiosamente i pugni, tremando dalla collera. Stava quasi per cedere alla rabbia e avventarsi su di lui, per fargliela pagare per quei due anni di assenza. Come se le avesse letto nel pensiero, prima ancora che lei riuscisse a muoversi, Hinata comparve fulminea tra loro, con una mano sul petto di entrambi, a dividerli.
Anche lei si era tolta la maschera, dato che in quella situazione era perfettamente inutile, e il suo Byakugan minacciava entrambi. Nonostante l'atteggiamento neutro, la sua tensione si evinceva dal chakra che si stava accumulando nelle sue mani, tanto che intorno a esse comparve un sottile velo di cristalli di ghiaccio.
A Sasuke non sfuggì quel fenomeno: si ricordava di Hinata come di una ninja con capacità pressochè nulle, ora invece il suo Sharingan lo metteva in guardia da un'avversaria incredibilmente potente, anche se non quanto lui.


«Stai calma, Sakura.»
Parlò con voce ferma, rivolgendosi alla sua compagna di squadra. Quindi si voltò verso l'Uchiha.
«Sasuke, non so cosa ci fai qui, ma è evidente che miri al signor Kawatsuchi, che noi abbiamo il compito di proteggere. Prima che tu faccia qualsiasi cosa, ti informo che dopo l'insistenza di Naruto, Sakura e Kakashi, l'Hokage non ti ha dichiarato ninja traditore. Ma se ci attaccherai, visto che siamo a tutti gli effetti tue compagne, non potrai evitare di essere degradato a nukenin. Perciò propongo una tregua, se entrambi siete d'accordo
Lo disse con calma, calcando bene sulle ultime parole e stringendo gli occhi, e sia Sakura che Sasuke sentirono chiaramente la minaccia nella sua voce. Sasuke riflettè un attimo, e benchè sorpreso da quel comportamento da parte di Hinata, decise di rispettare la richiesta della corvina. Così voltò loro la schiena.
«Fate come volete, non vi devo nessuna spiegazione sul mio operato.»
Sakura ebbe un altro fremito di rabbia a quele parole, ma stavolta la espresse in modo freddo e calcolato.
«Forse non devi spiegazioni a noi...»
Con violenza afferrò il braccio dell'Uchiha e lo fece voltare, in modo da guardarlo negli occhi. Sasuke rimase intimidito dalla freddezza di Sakura, ma ancora di più dallo sguardo di fuoco che gli stava rivolgendo in quel momento, come volesse bruciarlo all'istante.
Benchè lui, al contrario di lei, fosse realmente capace di una simile azione, ebbe qualche difficoltà a sostenere lo sguardo della ragazza.
«...ma ne devi a ME

Hinata assistette allo scambio di battute tra i due, tesa, mentre intanto Genma si riprendeva. In poche parole Hinata gli spiegò la situazione, e i due più Kawatsuchi attesero ansiosi il risolversi di quella muta contesa tra l'Haruno e l'Uchiha. Alla fine, Sasuke chiuse gli occhi.
«E va bene, hai ragione.»
Soddisfatta della risposta del ragazzo, Sakura si voltò verso i tre.
«Potreste lasciarci soli, per favore? Abbiamo alcune cose di cui discutere.»
Cogliendo al volo la richiesta della compagna, Hinata portò gli altri due di sopra superando le proteste di Genma, e si chiusero tutti e tre nella stanza del padrone di casa.
«Sei sicura che sia una buona idea, Hinata? Non mi fido di quell'Uchiha, e se facesse del male a Sakura?»
Genma espresse i suoi dubbi a Hinata, che lo rassicurò guardandolo con il Byakugan.
«Non preoccuparti, li sto tenendo d'occhio. Potrei anche sentire ciò che dicono, volendo, ma non lo farò: sono loro faccende private, nelle quali non posso e non voglio immischiarmi...»
Al che, Genma intuì quale fosse il reale rapporto tra Sakura e l'Uchiha, e non protestò più.



«Hai molte cose da spiegarmi, Sasuke. E sappi che non sono mai stata tanto arrabbiata con te come in questo momento.»
Sakura mise da subito le cose in chiaro, appoggiandosi alla parete, fissando il ragazzo con occhi di fuoco.
Sasuke la guardò intensamente, studiando le sue reazioni, e dopo qualche secondo parlò, a capo chino.
«Mi dispiace.»
Sakura fece una faccia contrariata.
«Ah, ti dispiace. Molto utile, davvero. Peccato che non me ne freghi nulla.
Hai una vaga idea di quanto mi hai fatto soffrire, Sasuke? Te ne sei andato dicendo di amarmi, promettendo che saresti tornato. Ma quale persona preferirebbe abbandonare una persona amata per fuggire con un traditore per diventare più forte? O magari quella sera mi hai solo preso in giro, come hai sempre...»
Non riuscì a finire la frase, si ritrovò addosso Sasuke, con espressione più furibonda che mai e lo Sharingan attivo, mentre con una mano la teneva inchiodata alla parete.
Tutta la rabbia che stava provando, tutti i buoni propositi di scaricargli addosso il dolore provato in quei due anni, tutto sparì come nebbia al sole davanti a quello sguardo carico di rabbia.
«Non osare... mai più... dire una cosa del genere...»
Sasuke parlò con un sibilo, vicino all'orecchio di Sakura, facendo rabbrividire la ragazza nel trovarsi così vicina a lui. Neanche lei seppe a cosa era dovuto quel fremito che aveva provato, se alla paura della rabbia del ragazzo o all'eccitazione di ritrovarsi vicina a lui, ma non riusciva a muovere un muscolo, come ipnotizzata da quella voce.
«Non osare mai più pensare che io ti abbia mai mentito, Sakura. Tutto ciò che ti ho detto, tutto ciò che c'è stato tra noi, è stato quanto di più vero io abbia mai detto e provato in tutta la mia vita. Come ti amavo due anni fa, così ti amo ora.»

Fu come se il tempo si fermasse. Tutta la rabbia che Sakura aveva provato, il dolore che l'aveva tormentata, i dubbi che Sasuke non l'amasse più...
Tutto era stato dissolto da quella frase che l'Uchiha aveva appena pronunciato. Come la prima volta che glielo aveva detto, così anche adesso Sakura si ritrovò a piangere, poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
«Allora perchè... Se mi ami, perchè mi hai lasciato sola? Avresti potuto trovare un altro modo, avresti potuto portarmi con te...»
Sakura aveva più di una volta pensato cosa sarebbe successo se fosse andata con lui, anzichè cercare di fermarlo. La missione di recupero non sarebbe mai partita, nessuno dei suoi compagni avrebbe rischiato la vita.
Ma Sasuke la dissuase subito da quel pensiero.
«Non te l'avrei mai permesso.»
Quella risposta fu talmente inaspettata che Sakura smise subito di singhiozzare, incatenando i suoi occhi a quelli dell'Uchiha, ora tornati neri, che appoggiò la fronte contro la sua, più in basso di qualche centimetro, senza interrompere il contatto visivo.
«Non ti avrei mai permesso di seguirmi, di sprofondare nell'ombra come me.
Tu non hai idea di quanto io abbia voluto andarmene, in questi due anni, di quanto io abbia desiderato abbandonare Orochimaru e la vita che sto facendo.
Ma non mi è possibile: Orochimaru non mi tiene con sè per avermi come sottoposto, ma perchè vuole reincarnarsi in me. Il suo Segno Maledetto mi impedisce di tradirlo. Non ti avrei mai condannato a questa vita d'inferno, Sakura, anche a costo di impedirti di seguirmi con la forza.»

La rivelazione scioccò Sakura. E così era questo che Orochimaru voleva, il motivo per cui li aveva attaccati in quella foresta.
Voleva scoprire quali fossero le abilità di Sasuke per potersi reicarnare in lui.
«Non puoi permetterglielo davvero!»
Si gettò addosso all'Uchiha, abbracciandolo.
«Non puoi lasciarlo davvero impossessarti del tuo corpo! Devi tornare da me, me l'hai promesso, te lo ricordi vero?!»
Sasuke rimase esterrefatto da quella reazione. Sakura, all'udire cosa rischiava stando con Orochimaru aveva dimenticato completamente la sua rabbia, e ora cercava con ogni mezzo di riportarlo indietro. Non averebbe mai potuto ricevere una prova d'amore più grande.
Ecco perchè non aveva mai sentito l'impulso di cedere alle avances di Karin, ecco cosa gli aveva dato la forza di resistere in quei due anni. Lei.
Circondò a sua volta la ragazza in un abbraccio, parlandole all'orecchio.
«Credi davvero che glielo permetterò? Ho i miei piani per evitarlo, fidati di me...»

Rimasero così per qualche secondo, l'uno tra le braccia dell'altra, finchè Sakura non smise di piangere, godendosi quella vicinanza. Rialzò lentamente la testa, guardandolo negli occhi.
«Sasuke...»
E con un sospiro, i due finalmente unirono le loro labbra in un bacio.
Non fu come l'ultima volta, quando il sapore delle lacrime di Sakura aveva dato un gusto così amaro al loro bacio d'addio. Ora ognuno voleva averne sempre di più, i loro corpi aderirono alla perfezione, e i due si lasciarono trasportare dal loro istinto, stringendosi in modo sempre più passionale. Le braccia di Sasuke sembravano fatte apposta per Sakura.
Distrattamente, i due si diressero senza separarsi verso il divano, unico mobile di quella stanza a non essere stato danneggiato dal loro recente scontro. Giunti lì, i due smisero di pensare.
Sasuke liberò lentamente Sakura dei vestiti, rivelando quel fisico atletico che lo mandava in estasi. La mancanza di seno di Sakura era compensata dall'armonia perfetta delle sue forme.
Sasuke non avrebbe mai potuto saziarsi di lei, e percorse il suo corpo con una scia infuocata di baci, facendola sospirare sempre di più.
Sakura reagì, prendendo l'iniziativa. Liberare Sasuke dell'haori che indossava era stato fin troppo facile, e ora si beava del fisico scolpito del suo ragazzo, che ormai era diventato un uomo.
Sasuke rispose con la stessa intensità e ribaltò la loro posizione, portandosi sopra la ragazza, che non aveva smesso di baciarlo e di guardarlo negli occhi, con i suoi color smeraldo.
Quando i due si unirono, il lieve dolore che provò Sakura all'inizio svanì in pochi secondi, sostituito da un'ondata di piacere crescente, che la avvolse come in un sogno. Anche Sasuke non era rimasto indifferente. Mentre la ragazza si avvicinava al culmine, vedere il suo volto contratto in quell'espressione di estasi era appagante quasi quanto averla davvero vicino a sè. Andarono avanti per quelle che sembravano ore, nessuno dei due voleva porre fine a quel gioco mortale. Alla fine, con un ringhio sommesso di lui e un lungo sospiro di lei, entrambi giunsero al culmine, accasciandosi esausti sul divano che era stato il loro nido d'amore.
Rimasero abbracciati l'uno all'altra, guardandosi negli occhi per chissà quanto tempo. Sakura si sentiva protetta in quell'abbraccio, non si sarebbe mossa per nulla al mondo.

«Come pensi di fare?»
Sasuke la guardò con attenzione. Erano rimasti in quella posizione per parecchio tempo, quelle erano le prime parole che venivano pronunciate da diverse ore, spezzando quell'atmosfera perfetta, ma capì subito a cosa si riferiva la ragazza.
«Non lo so di preciso, per ora ho solo qualche idea. Orochimaru non mi lascerà andare via senza combattere. Dovrò aspettare il momento in cui starà per reincarnarsi, quando sarà più debole, e ribalterò il Segno Maledetto, così non avrà più il controllo su di me e potrò ucciderlo. Poi inizierò a dare la caccia a Itachi.»
Sakura chinò il capo, conscia che non avrebbe potuto fargli cambiare idea. Per il momento, voleva solo godersi quell'attimo di beatitudine. Chiuse gli occhi scivolando nel mondo dei sogni, tra le braccia dell'Uchiha.


Sasuke si svegliò prima del sorgere del sole, e si alzò facendo attenzione a non svegliare la ragazza che giaceva al suo fianco.
Si rivestì rapidamente, senza far rumore, e controllò con i suoi occhi speciali che tutti fossero ancora addormentati. Avuta la conferma di ciò, si diresse alla camera dove Kawatsuchi riposava. Era un modo meschino di agire, ma era l'unico possibile per terminare la missione senza combattere. Giunse davanti al vecchio che dormiva, e con cinque sigilli attuò il suo piano.
«Tecnica del Richiamo Inverso.»
Una nuvola di polvere esplose nella stanza, teletrasportando il vecchio dritto nel covo che si era scelto fuori dal villaggio, in una gabbia preparata in precedenza.
Lo avrebbe consegnato a Orochimaru una volta che sarebbe tornato al covo. L'unica controindicazione del suo piano era che la tecnica che aveva appena usato faceva un rumore ben più forte rispetto alla corrispondente, perciò il rimbombo svegliò tutti. Sasuke tuttavia non si mosse, sapeva che non lo avrebbero fermato.

Hinata aprì gli occhi di scatto, svegliata da quel rumore così forte.
No, accidenti! Sakura si era fatta fregare!
Aveva tenuto d'occhio i due, con riservatezza, fino a tarda notte, ma tenere il Byakugan attivo la stancava rapidamente, e alle fine aveva ceduto al sonno. Sperava che Sakura fosse riuscita, intenzionalmente o meno, a trattenere Sasuke, ma a quanto pare nemmeno lei era riuscita a fermarlo.
Corse verso la camera di Kawatsuchi, sentendo dietro di sè Genma che la seguiva, ma quando vi giunse trovò solamente Sasuke, in piedi al centro della stanza, immerso in una nuvola di fumo che lentamente si diradava.
«Ma cosa...?»
Anche Sakura fece capolino dietro di lei, scarmigliata e coperta da una maglietta e dal leggero pantaloncino che indossava la sera prima, messi evidentemente di tutta fretta.
La sua espressione cambiò da assonnata a sgomenta quando constatò l'assenza di Kawatsuchi.
Sasuke non badò agli altri, ormai aveva quello per cui era venuto, non aveva senso rimanere oltre. Si diresse verso un finestra lasciata aperta, preparandosi ad andarsene.

«Allora è questo ciò che volevi fare? Mi hai solo usata, per avere via libera senza combattere?»
Quelle parole lo ferirono più di quanto sapesse manifestare, soprattutto dette dalla ragazza con cui aveva passato la notte. Si fermò, voltandosi verso di loro, e si avvicinò alla ragazza, che ora aveva ripreso a piangere. Hinata e Genma si fecero da parte, e Sakura non ebbe neanche la forza di muoversi.
L'Uchiha la prese con due dita da sotto il mento, depositando un bacio sul suo volto, asciugando le lacrime.
«Non ti ho mai mentito, Sakura. Tutto ciò che è avvenuto stanotte non lo dimenticherò mai, è stato quanto di più vero sia mai accaduto tra noi. Ma non posso seguirti ora, la mia strada è ancora avvolta nell'ombra, questo era l'unico modo per evitare di fare del male a te o a loro.»
Sakura lo guardò intensamente, non smetteva di piangere, ma ora non le importava più nulla di mostrarsi forte davanti a lui o agli altri. Sapeva che stavano per separarsi, e voleva imprimere bene il suo volto nella memoria, finchè non fosse tornato.
Incapaci di resistere l'uno all'altra, entrambi si avvicinarono scambiandosi un bacio intriso di lacrime, simile a quello con cui lui le aveva detto addio due anni prima. Rimasero uniti per pochi secondi, godendosi quegli ultimi attimi che potevano condividere prima di separarsi di nuovo.
Sasuke si staccò dopo qualche istante, voltandosi, e si arrampicò sul davanzale della finestra.
«Sakura.»
La chiamò a bassa voce, e lei si concentrò nuovamente su di lui.
«Non ho dimenticato la promessa che ti ho fatto due anni fa. Porterò giustizia per il mio clan, e poi tornerò da te. Aspettami, non ti abbandonerò. Ti amo.»
Detto questo, Sasuke compose un sigillo, e anche lui sparì, seguendo l'uomo che aveva catturato prima.


Sakura ci mise un po' a riprendersi, aiutata da Genma e Hinata, che avevano assistito allo scambio tra i due senza dire una parola. Alla fine, quando le lacrime finirono, un lieve sorriso spuntò sul suo volto.
Il giorno dopo i tre ripartirono verso il Villaggio della Foglia, per la prima volta con alle spalle una missione fallita.




 

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Capitolo 14
*** Una Vera Amica ***


Una Vera Amica


 

«Capisco. Così la missione è fallita...»
Tsunade chinò il capo, frustrata per quella complicazione. Aveva sperato con la buona riuscita di quella missione di ottenere informazioni e di recuperare i rapporti con Iwa, ma a quanto pare quel compito si era dimostrato troppo arduo per quei tre. Se solo Kakashi fosse andato con loro, forse le cose sarebbero andate diversamente...
«Come si è comportato Sasuke?»

Hinata cerco bene le parole con cui rispondere. Avevano appena fatto rapporto, e per quanto grata del fatto che Tsunade non si fosse arrabbiata più di tanto, non poteva scacciare l'amarezza per aver fallito una missione di quell'importanza.
«Inizialmente ci ha attaccato. Avevamo le maschere, quindi non ci ha riconosciuto, ma comunque non ha cercato di ucciderci. Poi, quando ho chiamato Sakura per nome, dato che avevo capito che era lui, ha smesso di attaccare e si è solo difeso. Alla fine ci siamo tutti riconosciuti, quindi ci siamo tolti le maschere. Da lì in poi, se n'è occupata Sakura...»
Sulle ultime parole si voltò verso la rosa, che teneva lo sguardo basso. Tsunade chinò il capo, riflettendo su come agire.
Alle spalle di Hinata, Genma e Sakura non avevano aperto bocca. Il primo perchè non aveva nulla da dire, la seconda perchè Hinata aveva già detto tutto l'importante, e non voleva dire altro. Si accorse che la Sannin la stava guardando, come volesse leggerle nel pensiero, e non riuscì a sostenere lo sguardo della sua maestra.

Alla fine Tsunade sospirò.
«Va bene... Visto che non ha agito volontariamente contro dei compagni, non ci sono motivi per dichiararlo traditore. Avete due giorni di riposo, potete andare.»
Genma e Hinata si riavviarono, invece Sakura rimase nell'ufficio, aveva bisogno dell'aiuto della su maestra.
«Sakura, hai qualcosa da dirmi?»
Tsunade si era accorta dell'atteggiamento di Sakura, e voleva aiutarla. La rosa si sedette di fronte all'Hokage, e iniziò a parlare.
«Maestra Tsunade, ho bisogno di un consiglio...»
E così iniziò a raccontare alla Sannin ciò che era accaduto tra lei e Sasuke, dalla promessa che lui le aveva fatto due anni prima, a ciò che le aveva rivelato su Orochimaru, fino alla notte che avevano passato insieme.
Era questa la preoccupazione che aveva spinto Sakura a chiedere l'aiuto della maestra. L'imbarazzo si faceva sentire, ma con Tsunade aveva ormai più confidenza che con i suoi genitori, ed era lei la persona migliore a cui chiedere. Dopotutto era il miglior medico delle Cinque Terre, mentre lei non aveva ancora imparato nulla di ginecologia, nè su come gestire situazioni di quel tipo...
«Comprendo la tua preoccupazione, in effetti siete stati molto imprudenti, anche se riesco a capire la situazione...»
Si chinò a cercare qualcosa nel cassetto, e dopo qualche istante porse a Sakura un scatolina di cartone, contenente delle pillole.
«Se le cose non "tornano a posto" entro una settimana dai tuoi giorni, prendine una e fammi sapere. Voglio comunque tenerti d'occhio, e sarà il caso che ti insegni qualche tecnica per "prevenire" situazioni di questo tipo...»
Sakura era arrossita terribilmente nel parlare con la sua maestra di quell'argomento, ma non aveva potuto farne a meno, aveva bisogno di sapere.
E così, dopo le raccomandazioni dell'Hokage, si avviò verso casa. Si cambiò velocemente e uscì di nuovo, non ce la faceva a restare ferma, aveva bisogno di fare una passeggiata e schiarirsi la mente.


Fece un giro per il villaggio, e rimase fuori fino a sera. Tanto aveva avvertito suo padre che forse avrebbe fatto tardi, quindi non si sarebbero preoccupati. Dopo ore di camminata senza una meta precisa si sedette su una panchina, fermandosi a riflettere.
Aveva rivisto Sasuke, aveva passato la notte con lui, avevano anche fatto l'amore. Lui le aveva di nuovo detto di amarla, e ogni sua paura che lui l'avesse dimenticata, che non la volesse più, era svanita.
Non aveva del tutto eliminato il sospetto che durante la sua permanenza con Orochimaru avrebbe potto cedere al suo istinto e tradirla con altre ragazze, ma dopo ciò che era accaduto e che le aveva detto non credeva che lo avrebbe fatto così facilmente...
Dopo diversi minuti si rese conto del luogo in cui si trovava: senza pensarci, le sue gambe l'avevano portata nel luogo dove lei e l'Uchiha si erano detti addio due anni prima. Era seduta su quella stessa panchina dove lui l'aveva lasciata addormentata, coperta dalla sua maglia.
Rendersi conto di quel particolare contribuì ancora di più a confonderla, temeva di stare davvero impazzendo, ogni cosa la faceva pensare a lui.
Si prese la testa tra le mani, cercando di schiarirsi le idee.

«Wow, per ridurti così devi essere proprio in pessimo stato...»
Sakura si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce. Statuaria nel suo vestito viola e i suoi capelli biondi che incorniciavano quel viso e quel fisico da modella, Ino Yamanaka si era avvicinata a lei con un sorriso.
«Ciao, Ino...»
Sakura rispose con voce stanca. Ricordava benissimo quando, da bambine, erano amiche per la pelle, prima che la rivalità per Sasuke le mettesse l'una contro l'altra. Il loro rapporto era simile a quello che c'era tra Sasuke e Naruto: erano capaci di capirsi con uno sguardo, l'intesa che c'era tra loro era qualcosa di unico.
Ino prese posto accanto a lei e le parlò con voce insolitamente amichevole, anzichè prenderla in giro come faceva di solito.
«Sakura, cosa ti è successo? Con me puoi parlare liberamente, ti conosco meglio di quanto tu conosca te stessa. È per via di Sasuke, vero?»
Sakura sgranò gli occhi dalla sorpresa. Incredibile come, nonostante fossero passati anni da quando erano amiche per la pelle, Ino riuscisse a capirla così bene...
«Già, ma dubito che ti interessi di ciò che provo per lui, non volevi averlo per te?»
Sakura cercò di essere pungente, ma con sua sorpresa Ino scoppiò a ridere.
«Bwahahahahah! Credi davvero che io sia ancora innamorata di Sasuke?»
Gli occhi fuori dalle orbite di Sakura furono la sua muta risposta.
Al che, Ino tornò seria e le parlò con tono amichevole.

«C'è stato un periodo in cui mi piaceva Sasuke, lo ammetto, ma ero solo una ragazzina, mi interessava perchè era il più figo dell'accademia, oggi non credo che mi comporterei nello stesso modo. E comunque, per quanto sia innegabilmente un bellissimo ragazzo, ha perso ogni attrattiva per me nel momento stesso in cui se n'è andato dal villaggio.
Tu invece sei diversa da me, tu sei davvero innamorata di lui, lo sei sempre stata. Se devo essere sincera, dopo che lui se n'è andato mi sono sentita un verme per aver cercato di portartelo via in questi anni, e mi dispiace che la nostra amicizia sia stata rovinata da un motivo del genere...»
A quelle parole, Sakura si aprì in un largo sorriso.
«Beh, ci sono stati davvero dei momenti in cui ti avrei fatto saltare i denti, Ino-Pig. Ti ricordi per esempio quando ce le siamo date di brutto all'esame chunin?»
Ino fece un sorriso malizioso nel risentire il vecchio soprannome con cui Sakura la chiamava da piccola, derivato dal suo nome, e rispose adottando lo stesso canale.
«Già, Fronte Spaziosa, non ricordo di aver mai picchiato così forte qualcuno in vita mia...»
E i ricordi di entrambe volarono al loro duello durante quella prova...


*Flashback*

Sakura scese le scale trovandosi di fronte Ino, che la guardava con occhi di fuoco. Non avrebbe mai permesso a quella smorfiosa di umiliarla davanti a tutti, le avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta!
Tirò fuori dalla tasca il vecchio nastro rosso che Ino
stessa le aveva regalato da bambina, un oggetto che lei aveva messo da parte con l'intenzione di tirarlo nuovamente fuori solo al momento della resa dei conti con la sua eterna rivale, e se lo legò tra i capelli. Avrebbe dato fondo a ogni sua risorsa, pur di vincere...
«Potete iniziare!»
Gekko Hayate diede il via a quel bagno di sangue, e le due ragazze iniziarono a picchiarsi come non mai. Quel duello per loro significava molto più che un semplice esame: era il culmine di una rivalità nata tanti anni prima, iniziata in amore ed estesasi poi a qualsiasi cosa.

Perfino i maestri e gli altri partecipanti rimasero allibiti dalla grinta con cui le due ragazze se le stavano suonando. Per una volta, Naruto capì cosa volesse dire far arrabbiare sul serio Sakura, e ne fu seriamente spaventato. Ma si sa che vedere le ragazze che se le danno ha il suo fascino...
Dopo circa dieci minuti dall'inizio dell'incontro le due ragazze erano coperte di lividi e graffi, ma nessuna delle due voleva cedere. La svolta avvenne quando, per cercare di passare in vantaggio, Sakura si fermò e si allontanò di qualche passo per lanciare una delle sue illusioni.
Ma
in quel modo fece il gioco di Ino, che fu più veloce, e ne approfittò per colpirla con la sua tecnica speciale.
«Tecnica del Capovolgimento Spirituale!»

Grazie a quella tecnica l'utilizzatore poteva temporaneamente prendere possesso del corpo dell'avversario, e Ino intendeva usarla per costringere Sakura a ritirarsi. Il rischio della tecnica era che, se non si colpiva il nemico, la coscienza impiegava qualche secondo prima di tornare nel corpo dell'utilizzatore, e in quel lasso di tempo quest'ultimo rimaneva indifeso. Quando Sakura si era fermata era stata l'occasione perfetta per agire, e la volontà di Ino aveva preso il controllo del corpo della rosa.
Ma questa si dimostrò ben più tenace del previsto, e con uno sforzo di volontà senza precedenti riuscì a liberarsi dalla tecnica, riacquistando il controllo sul proprio corpo.
Esauste e piene di frustrazione, le due si lanciarono in un'ultima carica l'una contro l'altra e si colpirono a vicenda con un pugno in faccia, finendo entrambe distese a terra prive di sensi.

*fine flashback*


«Beh, anche se abbiamo finito per pareggiare, è stato un bello scontro!»
Sakura ricordò con un sorriso quella memorabile sfida, e Ino le rispose con un mezzo ghigno.
«Eh si, ma almeno a quel tempo eravamo pari, adesso credo che tu sia diventata più forte di me, anche se io sono più bella.»
Mantenne un tono volutamente controllato fino all'ultimo dettaglio, ma sulle ultime parole non potè fare a meno di sfoggiare un po' della sua tipica vanità.
Non le andava giù che Sakura fosse diventata più forte di lei, anche se non poteva negarlo. Ma per quanto forte, la rosa non poteva assolutamente paragonarsi a lei in bellezza, e questo era chiaro a qualsiasi uomo del villaggio e dintorni. L'unica della loro generazione che poteva davvero rivaleggiare con lei in quel campo era Hinata, che aveva ricevuto in dono da Madre Natura una bellezza naturale incredibile.
«Beh, scusa se sono un ninja, e non una modella!»
Sakura reagì con stizza a quella presa in giro, gonfiando le guance come una bambina. Era l'unica cosa su cui Ino aveva sempre ragione: quando si trattava di estetica nessuno poteva contraddirla.
Nel vedere la sua reazione la bionda scoppiò in una risata, che dopo qualche secondo coinvolse anche la rosa.

«Però, c'è qualcos'altro che non mi hai detto...»
La bionda smise di ridere, e la guardò con aria sospettosa.
«Recentemente è successo qualcosa, vero? Guarda che di me puoi fidarti, se vuoi parlarne...»
Sakura tornò seria, e per un attimo riflettè.
Ino dopotutto aveva messo da parte gli anni durante i quali erano state nemiche, e non aveva esitato ad aiutarla vedendola in difficoltà. E aveva ragione, aveva bisogno di parlare con qualcuno, e nessuno era meglio di lei.
«In effetti, c'è qualcosa che vorrei dirti...»


E così Sakura iniziò a parlare, raccontando a Ino della missione al Villaggio della Roccia, di come erano state attaccate, di come avevano scoperto che il loro avversario era Sasuke.
Infine, la rosa parlò della notte che avevano trascorso insieme e della promessa che lui le aveva fatto. Ino era senza parole.
«Cioè, aspetta, fammi capire...»
Restò un attimo a riflettere, cercando le parole giuste, prima di attaccare a parlare tutto d'un fiato.
«Hai fatto sesso con il ragazzo più figo del Paese del Fuoco, di cui sei innamorata da una vita, lui ti ha promesso che sarebbe tornato da te, ti ha detto che ti ama, e tu ti stai deprimendo?! Ma mi stai prendendo in giro?!»
Sakura era rimasta sbigottita dallo sbotto dell'amica, ma non ebbe il tempo di ribattere che lei aveva già ricominciato.
«Sakura, al posto tuo io semplicemente mi metterei a correre in giro urlando per la felicità! Se lui dopo due anni non ti ha dimenticata, e appena ti ha visto ha smesso di attaccarvi, anzi, ti ha detto di nuovo che ti ama (e tu sai meglio di me quanto spesso Sasuke Uchiha parli di sentimenti!), hai ancora il sospetto che possa dimenticarti o tradirti? Stai tranquilla, anche lui è stracotto di te!
Posso avere un sacco di difetti, ma su queste cose non sbaglio mai. Fidati, pensa a rilassarti.»

Ino concluse con un sorriso allegro che lasciò Sakura di sasso, mandando in frantumi la risposta che stava crescendo nella sua mente. Ino aveva ragione, si stava torturando con quel pensiero, e finiva solo per farsi del male.
«Hai ragione, non è il caso di preoccuparsi.» ammise alla fine.
Poi sfoderò un sorriso leggero, e provocò l'amica con una frase che era certa l'avrebbe mandata su di giri...
«Allora... Shopping?»
Come previsto gli occhi di Ino si illuminarono, un enorme sorriso le arrivò da un orecchio all'altro e la bionda scattò in piedi, la afferrò per un braccio e iniziò a trascinarla a tutta velocità verso la strada di Konoha dove c'erano tutti i migliori negozi.


Passarono tutta la serata a chiacchierare di Sasuke, di allenamenti, di missioni svolte, e anche di pettegolezzi vari. Dopotutto erano ragazze.
Tornata a casa, Sakura non poteva che sentirsi grata nei confronti di Ino. Aveva finalmente recuperato quell'amicizia che negli ultimi anni le era tanto mancata, e la bionda l'aveva fatta sentire molto meglio.
Non avrebbe mai potuto trovare un'amica vera come Ino, forse solo Hinata poteva essere un'amica altrettanto valida, ma l'intesa che aveva con lei non era minimamente paragonabile a quella che aveva con la Yamanaka.
Grazie a quella serata riuscì a passare una notte di sonno tranquillo, che la fece svegliare riposata e piena di energie. Un sole gioioso la accolse al suo risveglio, e dopo essersi vestita si diresse al campo d'allenamento, pronta a ricominciare.

Giunta lì, trovò Hinata intenta a muovere nell'aria alcuni cristalli di ghiaccio. La raggiunse rapidamente, ed entrambe ricominciarono ad allenarsi.
"Ti aspetterò, Sasuke, e quando tornerai mi troverai migliore di quella notte. Farò in modo che tu non possa lasciarmi mai più..."
Aveva finalmente capito ciò che aveva provato Hinata quando Naruto se n'era andato, e ora era determinata a diventare più forte possibile. Con quella nuova convinzione, ricominciò ad allenarsi.




 

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Capitolo 15
*** Maturità ***


Maturità


 

Ce l'aveva fatta, finalmente.
Chiuse il rotolo, alzando gli occhi al cielo, con una senso di soddisfazione che da tanto tempo non provava.
Nella foresta raramente era così facile distinguere le condizioni meteorologiche, le fronde degli alberi in quella zona erano talmente fitte da impedire di riconoscere se c'era bel tempo o se pioveva, dato che né i raggi del sole né la pioggia riuscivano a filtrare attraverso quelle fronde. Ma quella che ora si vedeva chiaramente era una splendida giornata di sole, e il biondo si affacciò in una radura per potersi beare di quei raggi dorati.
Naruto Uzumaki era cresciuto parecchio da quando era partito dal Villaggio della Foglia, più di due anni prima. I tratti infantili stavano cominciando a lasciare il posto a un volto e un fisico degni di un uomo: i suoi capelli biondi erano diventati più lunghi, era più alto e più robusto, temprato dagli innumerevoli allenamenti a cui il padrino lo sottoponeva.
Il suo aspetto ricordava quello di Minato, ma i lineamenti erano quelli di Kushina, questo pensava il suo maestro quando lo guardava. Il suo carattere invece non era minimamente cambiato, era rimasto lo stesso ragazzo solare e gentile di sempre, e aveva dato tutto sè stesso per completare gli allenamenti il prima possibile, così da poter tornare al suo villaggio, dove la ragazza che amava lo aspettava da ormai due lunghi anni.

Nella mente dell'Uzumaki, Hinata era uno dei pensieri più ricorrenti. Il volto angelico di quella ragazza unica che gli aveva rubato il cuore lo tormentava nei suoi sogni, rendendolo sempre più impaziente di rivederla.
Molte domande affollavano la sua già tormentata mente, senza dargli tregua: Quanto era cresciuta? Quanto l'avrebbe trovata cambiata al suo ritorno? Sarebbe stata ancora più bella di prima? Di questo, Naruto non dubitava.
Nella sua mente l'immagine che aveva di Hinata era ancora quella di una ragazzina di tredici anni, chiisà quanto era diventata bella crescendo, era impaziente di vederlo.
Anche i dubbi lo tormentavano, se lei lo avesse aspettato fedelmente o si fosse innamorata di qualcun altro. Era sicuro che non lo avrebbe mai tradito, aveva visto con i suoi occhi quanto la ragazza lo amava e l'aveva amato da quando erano bambini, e lui la ricambiava in pieno, ma non era mai riuscito a scacciare del tutto il dubbio che avesse ceduto alle lusinghe di qualcun altro.
Del resto, lui stesso era stato più volte tentato da altre ragazze, le varie volte che lui e il suo maestro si fermavano in qualche villaggio, ma non aveva mai ceduto.
Non desiderava altro che la sua bella corvina, e nessun'altra ragazza avrebbe mai potuto avere il suo cuore. Certo, avere Jiraiya come maestro non era d'aiuto...
«Ehi, Naruto, hai finito allora?»


Si voltò al suono di quella voce. Come se lo avesse chiamato col pensiero, fu ridestato dai suoi pensieri proprio dall'Eremita dei Rospi.
Incredibile quante ne avessero passate insieme in quei due anni, avevano percorso tutte le Cinque Terre ninja, dai mari del Paese dell'Acqua al deserto del Paese del Fulmine, fino a visitare anche regioni fredde come il Paese della Brina o tropicali come il Paese delle Calde Primavere.
Nonostante la maggior parte del tempo lo avessero passato ad allenarsi, Naruto si era divertito tantissimo. Jiraiya era un personaggio capace di far morire dalle risate, anche nei suoi momenti meno opportuni, tipo quando veniva scoperto a spiare nei bagni delle donne.
Si perché, nonostante avesse l'amore di Tsunade, non aveva perso il vizio di deliziare i suoi occhi con gli spettacoli che gli si offrivano davanti alle terme, e a volte, quando veniva scoperto, inventava scuse talmente assurde che Naruto aveva iniziato a segnarsi quelle più memorabili.
La scena migliore a cui aeva assistito era stata senza dubbio quella di quasi un anno prima, quando aveva evocato un rospetto e lo aveva lanciato di nascosto nella piscina delle donne, e vi era così entrato con la scusa di recuperarlo. Naruto aveva quasi perso un paio di costole dalle risate.
Ma malgrado non avesse rinunciato alle sue manie di guardone, non aveva mai più provato a sedurre un'altra donna. Non voleva tradire Tsunade, ed era orgoglioso che Naruto seguisse il suo esempio resistendo alle lusinghe delle ragazze. Anche se, in effetti, in sua compagnia non era così facile tenere fede ad un impegno del genere...

«Si, Ero-Sennin, ho appena finito.»
Già, ce l'aveva appena fatta. Nella sua mano destra, il rotolo proibito degli Uzumaki era chiuso e sigillato con l'ultima tecnica che vi aveva appena appreso.
La lettura del rotolo era stata il fulcro dei suoi allenamenti, nel corso di quel viaggio. Lo avevano trovato circa un anno e mezzo prima, nelle rovine del Villaggio del Vortice, e da allora Naruto aveva imparato una alla volta tutte le tecniche che vi erano scritte.
Più andava avanti, più si rendeva conto di quanto quelle tecniche segrete rendevano pericoloso il Clan Uzumaki, anche se di natura pacifica, e più capiva il motivo del suo sterminio, anche se non era più vicino a capirne il responsabile.
Le tecniche descritte in quel rotolo erano ben più potenti, nel complesso, di quelle scritte nel diario di suo padre: con quei sigilli era capace di compiere praticamente qualsiasi cosa.
Quella mattina aveva finalmente imparato l'ultima, ovvero il Sigillo del Rotolo, lo stesso che era stato usato decenni prima per rinchiuderlo nel tempio, così che il legittimo erede potesse impedire a chiunque di rubarne i segreti, una volta appresi lui stesso.


Raggiunse Jiraiya, rimettendo il rotolo al sicuro nella borsa, accanto al diario di Minato. Anche quello era stato debitamente letto dall'Uzumaki, che aveva padroneggiato gran parte delle tecniche del Quarto Hokage. Molte di esse, però, non era stato in grado di apprenderle, poichè richiedevano un'abilità nell'Arte del Vento che a lui mancava.
Benchè avesse scoperto di essere affine a tutti gli elementi, con prevalenza di quello del Vento, Jiraiya era un esperto nelle arti del Fuoco e della Terra, e non era stato capace di insegnargli più che qualche misera tecnica del Vento, e così non aveva l'abilità necessaria per apprendere tutti gli assi nella manica di suo padre, che invece era un maestro in quel campo.
Poco male, avrebbe risolto il problema una volta tornato al villaggio, e le abilità che aveva nel manipolare il fuoco e la terra erano comunque eccezionali, quindi non era del tutto indifeso.

Il padrino lo guardò con aria compiaciuta, soddisfatto del lavoro che aveva compiuto in quegli anni. Allenare Naruto era stato molto faticoso, ma aveva dato le stesse soddisfazioni che a suo tempo aveva dato l'addestrare Minato.
L'Uzumaki imparava molto in fretta, ed era capace di modificare e riadattare le tecniche che gli davano più problemi in modo da saperle sfruttare al meglio.
Per esempio, tempo prima, aveva riscontrato alcune difficoltà nell'apprendere la Tecnica del Nascondiglio Terrestre, un jutsu con la quale ci si nascondeva sotto terra, e allora aveva risolto il problema in maniera molto originale, ovvero invertendo un'altra tecnica, la Decapitazione Terrestre: questa era una tecnica che intrappola l'avversario sotto terra, e lui aveva aumentato il raggio d'azione della tecnica e l'aveva usata su sè stesso, ottenendo il medesimo risultato di quella in cui aveva difficoltà.

«Beh, direi che il nostro allenamento è quasi completo. Non voglio azzardare una previsione affrettata, ma sono convinto che tra poco potremmo anche tornare al villaggio.»
Con quella frase provocò l'euforia del biondo, più che entusiasta all'idea.
«Evvai! Non vedo l'ora di rivedere Hinata!»
Jiraiya sorrise a quella scena, anche lui non vedeva l'ora di tornare dalla sua Tsunade, ma non aveva dimenticato i motivi per cui erano partiti. Quel viaggio non serviva solo a rafforzare Naruto, ma a proteggerlo.
Nel corso delle sue visite ai vari villaggi aveva raccolto informazioni sull'Akatsuki, l'organizzazione che dava la caccia ai Jinchuuriki, ma non aveva scoperto molto, se non che era composta da dieci membri, di cui gli unici noti erano Sasori della Sabbia Rossa, un famoso nukenin della Sabbia, Deidara della Roccia, un traditore di Iwa, Kisame Hoshigaki, un ex Spadaccino della Nebbia, e Itachi Uchiha, lo sterminatore del clan di Konoha.
Aveva portato via Naruto dal villaggio perchè non lo prendessero di mira.
Ma Naruto non era più il ragazzino che era partito. Era molto maturato, aveva padroneggiato tutte le tecniche del rotolo, di suo padre e le sue, ed era diventato molto più forte e veloce.
I suoi vestiti di quando era partito erano ormai troppo piccoli per lui, quindi gli aveva fatto un regalo: una nuova tuta da combattimento, comprata al Villaggio del Tè qualche giorno prima, arancione come piaceva a lui, ma con i dettagli di colore nero. L'aveva fatta rinforzare, tutto a sue spese, con diverse placche interne, abbastanza leggere da non intralciarlo nei movimenti, ma resistenti come fossero di metallo.
Era diventato un vero guerriero, ormai. Forse era arrivato il momento di insegnargli l'ultima cosa...


«Aspetta a parlare, ci sono ancora alcune cose che devo insegnarti. Prima che ti monti la testa, voglio verificare di persona quanto sei migliorato. Vieni con me.»
E così lo guidò in una radura, al centro della quale si fermò e lo fissò negli occhi.
«È arrivato il momento di combattere contro di me, Naruto, mostrami di cosa sei capace. Niente tecniche, niente armi, solo Taijustu, usa tutta la tua forza.»
E si mise in guardia.
Benchè sorpreso da quella sfida Naruto non si tirò indietro, e con un ghigno abbandonò tutte le sue armi, per poi lanciarsi all'attacco dell'eremita.
Il duello iniziò con un calciò laterale da parte di Naruto, parato da Jiraiya con un avambraccio. Il biondo volteggiò in aria per colpirlo con un altro calcio, stavolta diretto verso il basso, ma l'eremita lo schivò e contrattaccò con un pugno, parato con il palmo della mano dal biondo.
Ad ogni colpo successivo, aumentava la potenza immessa nei colpi: quello era un effetto peculiare del Kawazu Kumite. L'arte di combattimento dei rospi si distingueva dalle altre proprio per questa caratteristica: imitando in lotta i movimenti dei rospi del Monte Myoboku si otteneva uno stile imprevedibile, capace di abbattere qualsiasi difesa, anche i riflessi straordinari dello Sharingan.
Solo un'altra arte di combattimento eremitica poteva contrastare quello stile, come Naruto aveva avuto modo di sperimentare quando aveva affrontato Orochimaru nella Foresta della Morte, durante l'esame chunin.
Ma il Kawazu Kumite non era solo imprevedibile, aveva anche un'altra particolarità: ogni volta che un colpo veniva parato, infatti, l'energia di quel colpo non si disperdeva, ma si riversava nell'attacco successivo, rendendolo doppiamente potente. Era per questo che solo un eremita poteva utilizzare quello stile, perchè nessuna altro ninja avrebbe potuto sostenere un carico di energia così immenso.
Ma Naruto poteva. Lui era un Uzumaki, il suo chakra poteva sostenere qualsiasi sforzo, e così combatteva alla pari con Jiraiya, tenendo testa al Sannin.

Lo scambio di colpi crebbe sempre di più, in forza e in velocità, finchè il terreno stesso iniziò a subire gli effetti dei violenti impatti che i due avversari indirizzavano l'uno all'altro. Entrambi colpivano con tutta la loro forza, ma nessuno dei due riusciva a sfondare la difesa dell'altro, così che l'energia accumulata fosse sempre maggiore.
Alla fine, i due fecero scontrare i loro pugni l'uno con l'altro, e l'impatto fu talmente forte da sbalzarli via entrambi, scaraventandoli contro gli alberi alle loro spalle.
Mentre Jiraiya si rialzava, dolorante, non potè fare a meno di sorridere. Naruto aveva imparato alla perfezione quello stile, i suoi movimenti non avevano alcuna imperfezione, era riuscito addirittua a tenere testa a lui, pur non essendo un eremita. E lui non ci era certo andato leggero, anzi, aveva combattuto al meglio delle sue possibilità. Non c'era più alcun dubbio, ormai era pronto.
«Ottimo lavoro, Naruto»
Il biondo si stava rialzando, affaticato da quella lotta, ma orgoglioso di aver tenuto testa al Sannin. Questo si avvicinò e lo aiutò a tirarsi su.
«Ormai hai raggiunto la maturità, sei un ninja di prim'ordine. Perciò, è arrivato il momento che io ti insegni un'ultima cosa...»

Naruto lo guardò interrogativo, mentre si girava ed eseguiva una tecnica a lui ben nota.
«Tecnica del Richiamo.»
Da una piccola nuvoletta di fumo comparve un rospo verde, con barba e baffi grigi. Con sorpresa di Naruto, Jiraiya si inchinò al rospo.
«Maestro Fukasaku, quanto tempo!»
Il rospetto si accorse di Jiraiya, e parlò con voce gracchiante.
«Oh! Piccolo Jiraiya! Da quanto tempo che non ci vediamo! E lui chi sarebbe? Aspetta... non sarà...?»
Jiraiya sorrise: «Si, maestro, è proprio lui...»
Guardò Naruto, che si presentò mostrando all'animale lo stesso rispetto di Jiraiya.
«Piacere, maestro... Fukasaku, giusto? Io sono Naruto Uzumaki, figlio dello Yondaime Hokage, Minato Namikaze.»
Fukasaku lo guardò con aria compiaciuta.
«Già, gli somigli moltissimo, ma si vede chiaramente anche la somiglianza con tua madre Kushina. Ah, che donna che era, la migliore che abbia mai conosciuto, Minato era così orgoglioso quando me la presentò...»
Fukasaku si stava perdendo nei ricordi, quindi Jiraiya lo fermò prima che iniziasse a divagare.
«Maestro Fukasaku, ho bisogno del suo aiuto.»
Fukasaku si zittì, e lo ascoltò.
«Sotto la mia guida, Naruto è diventato un ninja di grandi abilità, perciò sono giunto alla conclusione che può accedere all'ultima fase del suo allenamento.
Secondo lei, è degno di apprendere l'arte eremitica?»


A quelle parole gli occhi di Naruto brillarono, e un enorme sorriso si dipinse sul volto dell'Uzumaki. Aveva sempre voluto imparare quell'arte, da quando aveva visto Jiraiya usarla per la prima volta, un anno e mezzo prima.
Erano stati aggrediti da dei mostri, nelle profondità di una grotta nei pressi del Villaggio del Gelo, nel Paese della Brina, e per salvarlo da un'imboscata il Sannin aveva fatto ricorso a quell'arma segreta.
Naruto ricordava benissimo la potenza che l'eremita aveva acquisito in quella circostanza, una scena indimenticabile, e da allora anche lui aveva desiderato di poter apprendere un'abilità del genere.
Ma vedendo il padrino enormemente affaticato dopo l'esaurimento della modalità eremita, aveva compreso di non essere abbastanza forte per un'arte del genere, quindi non aveva insistito. L'avrebbe imparata a tempo debito, e a quanto pare Jiraiya ora lo riteneva pronto!

Fukasaku guardò attentamente Naruto, studiandolo come fosse un cavallo da tiro.
«Se non sbaglio, tu sei quello che Gamabunta ha accettato come compagno d'armi, vero? In effetti, sospettavo che prima o poi Jiraiya ti avrebbe addestrato nell'arte eremitica. Mi fido di lui, e se mi ha convocato vuol dire che ti ritiene pronto, perciò anch'io sono d'accordo.»
Poi si voltò verso il Sannin.
«Userò l'evocazione inversa, poi vi richiamerò io. Avete cinque minuti per recuperare i vostri bagagli, poi vi evocherò.»
Detto ciò, sparì in una nuovoletta di fumo. Jiraiya si alzò, iniziando a recuperare le sue cose.
«Naruto, fai i bagagli, presto!»
Mentre recuperava le sue cose, Naruto chiese spiegazioni al maestro.
«Ero-Sennin, che cosa vuol dire che ci evocherà lui?»
«Vedi, Naruto...» Iniziò l'eremita
«...il luogo in cui risiedono i rospi è al di fuori delle Terre Ninja, a quasi due mesi di cammino da qui, ed è praticamente inaccessibile agli umani. Perciò per arrivarci useremo una Tecnica del Richiamo: di solito siamo noi ad evocare da lì i rospi, invece stavolta sarà lui ad evocare noi, risparmiandoci il viaggio. Preparati, sta per evocarci.»

Finito di sistemare i bagagli i due si sedettero l'uno di fronte all'altro, in attesa. Poi, a un certo punto, una strana forza li avvolse: provarono una sensazione di risucchio, e tutto intorno a loro svanì.
Nel giro di un secondo si ritrovarono avvolti in una nuvola di fumo, mentre il paesaggio intorno a loro si rivelava. Naruto aveva provato una sensazione stranissima, come di formicolio lungo tutto il corpo, ben diversa da quella che provava di solito usando il Raijin Volante. Ma si dimenticò subito della sgradevole esperienza, rimanendo ammaliato dalla magnificenza del luogo in cui erano giunti.
«Questa è la dimora del popolo dei rospi, Naruto. Benvenuto sul Monte Myoboku!»




 

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Capitolo 16
*** Il Mondo dei Rospi ***


Il Mondo dei Rospi


 


«Benvenuto sul Monte Myoboku, Naruto!»
L'Uzumaki si guardò intorno, ammaliato dallo spettacolo che si offriva ai suoi occhi. Si trovava in quello che sembrava un'immenso stagno per rospi, con ninfee grosse quanto elefanti e piante talmente alte che la magione dell'Hokage ci sarebbe entrata dentro comodamente. L'aria era più pesante che nella foresta, sentiva caldo, e l'umidità era asfissiante.
Non riusciva a capire bene di che colore fosse il cielo, la luce era distorta dalle esalazioni d'olio dello stagno su cui si trovava, ne sentiva l'odore chiaramente.
Più guardava, più c'era da vedere.
A grande altezza volavano enormi insetti, mosche grandi come cani e libellule tanto grosse da poterle cavalcare. La sua espressione era impagabile: con gli occhi sgranati e la bocca aperta, tanto che Jiraiya, accanto a lui, scoppiò a ridere per quella visione, facendolo tornare alla realtà.
«Bene, vedo che tutto è andato a meraviglia.»
Solo allora Naruto si accorse di colui che aveva parlato. Fukasaku era davanti a loro, e Jiraiya vi si avvicinò.
«Lei non sbaglia mai un colpo, maestro. Non abbiamo lasciato indietro neanche i bagagli.»
«Bene, allora possiamo procedere.»
Fukasaku si voltò, e si "incamminò" saltellando verso la vegetazione. Jiraiya lo seguì e Naruto, benchè ancora un po' sconcertato, andò con loro.


Attraversarono quello che visto dall'alto doveva essere un prato, con la differenza che i fili d'erba di cui era fatto erano alti come gli alberi di una foresta secolare.
A Naruto sembrava sempre più di essersi rimpicciolito fino alle dimensioni di una formica, e ne sarebbe stato certo, se non avesse conosciuto le dimensioni reali di Fukasaku e degli altri rospi che incontravano. Ne riconobbe alcuni che lui e Jiraiya avevano evocato ogni tanto, da grandi come cavalli ad altri relativamente piccoli, grossi quanto dei gatti.
Anzichè essersi rimpicciolito lui, si trovava in un luogo in cui tutto era enorme. Ora capiva com'era possibile che esistessero animali tanto grossi...

Camminarono per circa un'oretta, a fatica nella fitta vegetazione, finchè non giunsero in uno spiazzo di fronte ad un grande palazzo. Guardandosi intorno, si godeva di una vista panoramica di tutto il villaggio costruito in quel luogo magico, abitato completamente dagli anfibi.
L'architettura di quelle abitazioni era stranissima: ogni palazzo era costruito in modo curvilineo, come se fosse stato realizzato di un'unica colata di terracotta, come dei vasetti per il miele. Con la differenza che erano abbastanza grandi da ospitare i signori dei rospi. Non c'erano più che una ventina di case, ma ci sarebbero volute settimane per visitarle in ogni dettaglio.
«Prima di iniziare l'allenamento...»
Fukasaku si voltò verso di loro
«... vorrei far conoscere al piccolo Naruto il vecchio Gamamaru, potrebbe avere qualcosa di interessante da dirgli.»

E il piccolo rospo eremita si diresse, seguito dai due, verso il più grande di quei palazzi, che in fatto di dimensioni poteva quasi competere con la montagna degli Hokage.
Entrarono da un portone scolpito nella pietra, e si ritrovarono in una stanza buia.
«Shima! Abbiamo ospiti!»
Fukasaku parlò ad alta voce, con tono scocciato.
«Cosa diavolo ti urli?! Ci sento benissimo!»
Una voce gracchiate inconfondibilmente femminile rispose con tono altrettanto seccato. Dal buio emerse un'altro rospo, delle stesse dimensioni di Fukasaku, ma di colore viola.
«Oh, ma guarda! Piccolo Jiraiya, da quanto tempo che non ci vediamo!»
Naruto notò con quanta rapidità era cambiato il tono di voce del rospetto viola, da scocciato a decisamente allegro. Il suo maestro era così famoso da quelle parti?
«È un piacere rivederla, Shima-sama. Vorrei presentarle una persona...»
Voltò lo sguardo verso l'Uzumaki, e solo allora Shima si accorse di lui.
«Oh... ma... mi ricorda... aspetta, non sarà...?»
Naruto sorrise, e si piegò sulle ginocchia per avvicinarsi a Shima.
«PIacere di conoscerla, io sono Naruto Uzumaki, figlio dello Yondaime Hokage, Minato Namikaze.»
Shima si aprì in un largo sorriso.
«Ma certo che lo sei, gli somigli tantissimo, anche se si nota molto la somiglianza con tua madre Kushina. Mi è sempre stata simpatica quella donna, era un peperino che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, neanche da Minato...»
«Shima, non gli interessano i tuoi racconti, sono venuti qui per vedere Gamamaru.»

Fukasaku interruppe Shima in modo piuttosto sgarbato, quindi si voltò verso i due umani.
«Proseguite fino alla stanza del vecchio, puoi guidarlo tu Jiraiya?»
«Si, nessun problema.»
I due ripartirono, mentre i due rospi riprendevano a urlarsi contro a vicenda.
«Non farci caso...» disse sottovoce Jiraiya a Naruto.
«... sono sposati da quasi cento anni, e anche se sembra che non si sopportino, in realtà si vogliono molto bene. Fanno sempre così, è il loro modo di dimostrarsi il loro affetto.»
Naruto ridacchiò, pensando a quanto era diverso da così il rapporto che c'era tra lui e Hinata, e nel frattempo entrambi giunsero al cospetto di un enorme rospo.
Era così imponente che in confronto Gamabunta sembrava un cucciolo, e appariva decisamente più vecchio degli altri, tanto che la sua pelle era rugosa come quella di un rinoceronte. Teneva gli occhi socchiusi, come se non vedesse molto bene.
«Grande Gamamaru, si ricorda di me?»
Il vecchio rospo all'udire quella voce aprì gli occhi, e fece roteare le pupille finché queste incontrarono la figura del Sannin.
«Oh, piccolo Jiraiya, sembra passato così poco tempo da quando te ne sei andato. Quanto tempo sarà passato, trent'anni? E chi è il giovane accanto a te? Oh, aspetta, credo di aver capito... Sei il figlio di Minato, vero?»

Naruto annuì, stavolta perplesso. Quel rospo non ci vedeva molto bene, era palese che avesse problemi di vista legati all'età, e allora come poteva averlo riconosciuto così presto, senza neanche notare la somiglianza con suo padre? Che avesse percepito il chakra di Kurama? Eppure in quegli anni era stato molto attento, non aveva mai lasciato che il suo chakra prendesse il sopravvento...
Fu il rospo stesso a dare spiegazioni sui suoi dubbi.
«Ti stavo aspettando, sapevo che prima o poi saresti venuto da me... Ho avuto diverse visioni su di te, nel corso degli anni, ho molte cose da dirti sul tuo futuro...»
Jiraiya sgranò gli occhi a quelle parole. Sapeva che a volte Gamamaru aveva previsioni del futuro, lui stesso ne aveva avuta una dedicata a sè, ma erano un evento molto raro! Se aveva avuto diverse predizioni su Naruto, voleva dire che aveva qualcosa di estremamente importante da rivelargli...
«Ascolta con attenzione, Naruto, Gamamaru ha la capacità di prevedere il futuro, e nessuna delle sue predizioni si è mai rivelata sbagliata.»
Si rivolse al suo allievo, che diede così la massima attenzione al rospo. Questo chiuse un attimo gli occhi, e iniziò a parlare.
«Tu... incontrerai un polipo.»


Per un attimo, tutto si fermò. Sia Jiraiya che Naruto fecero una faccia sconcertata. Ma diceva sul serio o li stava prendendo in giro?
«Hai... hai detto... un polipo?!»
Il vecchio rospo annuì, senza mostrare esitazione.
«Si. Neanche io capisco molto bene questa visione, ma per quanto possa sembrare strano, nella mia premonizione tu sei chiaramente al fianco di un enorme polipo, su questo non c'è dubbio, anche se non so dirti chi sia, cosa abbia a che fare con te o quando lo incontrerai. Ma una cosa è certa, ti troverai di fronte una creatura con otto zampe.
Ascolta, le mie visioni non si fermano qui, ne ho avute parecchie sul tuo futuro.
Il resto della tua vita, o forse anche qualcosa del passato, questo non sono in grado di distinguerlo, sarà segnato dalla presenza al tuo fianco di una donna, una donna molto importante per te.
Non so dirti di preciso di chi si tratta, vedo solo due occhi del colore della luna...»
A quelle parole, Naruto sorrise raggiante. Sapeva benissimo chi era la persona a cui Gamamaru si riferiva.
«Inoltre, e questa è la parte più importante, in futuro affronterai un avversario con un potere immenso negli occhi, e da questo scontro dipenderà il futuro di tutti. Ma nello scontro interverrà un altro guerriero, che si rivelerà un potente alleato o un ulteriore nemico. Questo non è chiaro, starà a te decidere il ruolo che questo terzo personaggio avrà, dipenderà dalle scelte che farai.
Un ultima cosa: nel corso della battaglia con questo nemico, subirai un grande dolore, intenso come non puoi nemmeno immaginare. Ma se colui che interverrà nella battaglia sarà tuo alleato, insieme riuscirete a porre rimedio a questa disgrazia, e potrete riuscire addirittura a cambiare il vostro destino.
Non ho altro da dirti, ragazzo, le mie visioni si fermano qui.»


L'ultima rivelazione aveva dato a Naruto molto da pensare: un avversario con un potere immenso negli occhi. Nella sua mente c'era l'immagine di un solo ninja, che peraltro aveva già affrontato una volta. Sasuke. Ormai il suo migliore amico era diventato un seguace di Orochimaru.
Era lui l'avversario di cui il rospo parlava? Sarebbe stato costretto ad affrontare quello che considerava un fratello? E cos'era quel grande dolore che gli aveva predetto? Come avrebbe potuto evitarlo?
Quel pensiero lo tormentò per i due giorni successivi, durante i quali soggiornò al palazzo di Fukasaku e Shima, soprannominati rispettivamente Pà e Mà da Jiraiya.
Shima cucinava spesso, e stranamente riusciva a rendere delizioni anche piatti all'apparenza disgustosi, come vermi e insetti di ogni tipo. Inizialmente Naruto era sbiancato nel vedere piatti del genere, ma vedendo Jiraiya mangiare con gusto si era deciso ad assaggiare, e aveva potuto apprezzare le abilità culinarie di Shima.
Il terzo giorno fu il momento di iniziare gli allenamenti. Carico ed eccitato come non mai, Naruto si avviò verso il luogo che Fukasaku gli aveva indicato. Era in anticipo, perciò si sedette lì in attesa dell'arrivo del rospo maestro.
Chissà in cosa consisteva l'arte eremitica...
Non aveva idea di cosa aspettarsi, l'unica cosa che aveva potuto notare quella volta che Jiraiya l'aveva usata era stato l'aumento spropositato di tutte le sue capacità fisiche, sia forza che velocità. Forse era per quello che gli aveva fatto imparare come aumentare la propria forza tramite la concentrazione del chakra, per imitare quella condizione. Ma quell'arte così potente non poteva essere solo un semplice aumento delle capacità fisiche, doveva sicuramente esserci qualcos'altro...

«Naruto?! Che cosa ci fai qui?»
Quella voce alle sue spalle lo riscosse dai suoi pensieri. Si voltò, e davanti a lui c'era un rospo arancione grosso quanto una mucca, dall'aria familiare.
Inizialmente non capì chi aveva di fronte, poi notò i suoi vestiti: un kimono blu, con lo stemma dei rospi reali stampato sopra. Quell'abbigliamente e la voce conosciuta fecero capire a Naruto chi era quell'anfibio, e non riuscì a trattenere lo stupore.
«Wow! Certo che sei cresciuto proprio tanto, Gamakichi!»



«Sei sicuro di quello che fai, Jiraiya?»
Fukasaku lo guardava con aria interrogativa, ma seria. Ciò che l'eremita dei rospi stava facendo era un rischio enorme, voleva essere sicuro delle sue ragioni.
«Si, maestro. Naruto ha raggiunto la maturità, e conosce alla perfezione tutte le tecniche del clan Uzumaki e quasi tutte quelle di suo padre, per non parlare poi della sua abilità innata, il Mokuton. Una volta che avrà completato l'addestramento nell'arte eremitica potrà tenere testa a qualsiasi avversario, sarà anche più forte di me, e forse sarà in grado perfino di domare la Volpe a Nove Code. Perciò, io voglio fare in modo che possa sempre contare su di voi, come ho potuto farlo io.»
Così dicendo, estrasse la pergamena che teneva nella tasca interna del suo yukata rosso, e la porse al vecchio rospo.
«Qui... c'è la chiave della gabbia del Kyuubi.»
Fukasaku prese la pergamena con mani tremanti, e la soppesò per un attimo. In quel rotolo era scritta la formula per sciogliere il sigillo posto su Naruto dal Quarto Hokage, e liberare così il potere del più potente dei demoni...
Poi la diede a Shima e le si rivolse, stavolta senza il minimo tono sgarbato.
«Portala al vecchio Gamamaru, è più sicuro che sa lui a conservarla. Gliela daremo quando sarà pronto.»
Shima si avviò verso il vecchio rospo profeta con in mano il prezioso carico.
Nel frattempo i due eremiti si avviarono verso il luogo dove Naruto li aspettava, pronti per iniziare.




 

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Capitolo 17
*** Il Potere della Natura ***


Il Potere della Natura


 

«Non immaginavo fossi diventato così grosso! Si vede che sei il degno figlio di Gamabunta! E che fine ha fato Gamatatsu?»
Naruto faticava ancora a credere che il rospo davanti a lui fosse Gamakichi. L'ultima volta che lo aveva evocato era stato circa due anni prima, appena prima di partire con Jiraiya, e non era più grosso di un comunissimo rospo.
Ora invece era diventato delle dimensioni di un cavallo! Avrebbe potuto salirci sopra come con Gamabunta!
«Gamatatsu? Come al solito si sta abbuffando... ma se vuoi dopo lo andiamo a trovare. Piuttosto, cosa ci fai qui? Non ricordo di averti mai visto qui a Myoboku...»
Naruto si raddrizzò, e parlò con voce orgogliosa.
«Già, è la prima volta che vengo. L'Ero-Sennin ha deciso di farmi imparare l'arte eremitica, e oggi dovrei iniziare ad allenarmi. Il maestro Fukasaku dovrebbe arrivare tra qualche minuto...»
«Ma guarda un po', anch'io sono qui per il tuo stesso motivo. Due giorni fa mio padre ha chiesto al vecchio Fukasaku di allenarmi nell'arte eremitica, e così sarai tu il mio compagno di allenamento!»
Naruto fu piacevolmente sorpreso da quelle parole.
«Ma che bella notizia, così potremo anche imparare a combinare le nostre mosse! Senti, ma il maestro per caso sai che fine abbia fatto? Dovrebbe essere arrivato, ormai...»
«Infatti eccomi qui.»

Naruto si voltò, alle sue spalle erano appena arrivati Jiraiya e Fukasaku.
«Immagino che tu già conosca Gamakichi, perché vi allenerete insieme. Ma prima che iniziate, devo spiegarti di cosa si tratta l'arte eremitica, Naruto. E ti conviene ascoltarmi bene, perché apprendere il dominio sulla natura è molto difficile, e pericolosissimo se si sbaglia.»
«Dominio sulla natura?»
Naruto era perplesso, forse aveva frainteso ciò che aveva visto con Jiraiya l'ultima volta...
Fukasaku ridacchiò, e si avviò verso uno stagno vicino, facendogli segno di seguirlo.


I due si fermarono e si sedettero sulla riva di quello specchio d'acqua, e Fukasaku iniziò a parlare.
«Vedi, Naruto, l'arte eremitica non è qualcosa pensato per combattere, ma permette di fare praticamente qualsiasi cosa. Ora ti spiego...
Come tu dovresti sapere, il chakra in un essere vivente viene generato unendo le due componenti di energia: fisica e spirituale. Pochi sanno, invece, che esiste una terza forma di energia. Questa è detta energia naturale, è come se fosse il chakra delle piante, delle rocce, del cielo, di tutto l'ambiente che ti circonda.
Gli umani non sono in grado di percepirlo, di solito. L'allenamento da eremita serve proprio a questo: imparare a percepire e sfruttare l'energia naturale. Aggiungendo questa terza componente al mix di creazione del tuo chakra se ne aumenta la quantità in maniera esponenziale, e questo ha effetti sul tuo corpo, donandoti qualità superiori a quelle di un comune essere umano. Guarda...»
Fukasaku si avvicinò ad un'enorme statua di un rospo, grossa quanto un elefante, e si voltò verso Naruto.
«Ora entrerò in modalità eremita, guarda attentamente, perché questo mi permetterà di sollevare questa statua.»
Naruto lo guardò con attenzione e con una punta di scetticismo. Aveva ascoltato con attenzione ogni parola, e aveva riconosciuto nella descrizione parte di ciò che aveva visto quella volta in Jiraiya, ma non credeva che quel potere donasse a quel piccolo rospo una forza tale da permettergli di sollevare quell'oggetto migliaia di volte più pesante di lui.

Fukasaku unì le zampe anteriori, restando immobile per qualche secondo. Dopodiché si avvicinò al masso e vi poggiò le zampe in una posizione di presa.
Con sommo stupore dell'Uzumaki, seguendo il movimento delle sue braccia, il masso si sollevò di tutta l'altezza del rospo, che lo teneva sollevato senza apparente fatica.
Mentre Naruto recuperava gli occhi che gli erano caduti fuori dalle orbite dalla sorpresa, Fukasaku posò il masso a terra e si avvicinò al biondo.
«Uff... Non ho più l'età per queste cose, in gioventù l'avrei alzato anche solo con un dito...» sospirò nostalgico. Dopodiché si riprese, e parlò con più serietà.
«Comunque, il punto è: hai capito quali sono i benefici che questi poteri possono darti?»
Naruto si illuminò in un grande sorriso.
«Si, non vedo l'ora di impararlo anch'io!»
Fukasaku sorrise sotto i baffi, sarebbe stato interessante addestrarlo...
«Allora ascoltami bene. Il punto più difficile, di solito, è l'inizio. Gli umani non hanno la capacità di percepire l'energia naturale, quindi bisogna fare in modo di renderti in grado di farlo. Lo stagno qui vicino non è fatto d'acqua, ma di uno speciale olio usato da noi rospi. Tramite quest'olio, ungendoti le mani, dovresti essere in grado di percepirla e assorbirla. Oppure puoi provare a percepirla senza usarlo, ma dubito che otterrai qualche risultato.»


Naruto allora chiuse gli occhi, e si concentrò sullo stagno.
In effetti, sentiva come un moto di energia scorrere all'interno del liquido, come se stesse guardando dei pesci che nuotano in uno stagno. Ma quell'energia era diversa dal chakra che percepiva di solito, e da qualunque altro avesse mai percepito. Se il colore del chakra comune era celeste e quello di Kurama era rosso, quello appariva di una strana tonalità di verde...
«Maestro Fukasaku, è sicuro che gli umani non siano in grado di percepire questa energia? Perché mi pare di sentire qualcosa... Per caso ci sono dei pesci nello stagno?»
Fukasaku rimase sbalordito da quella frase.
«No, lo stagno è disabitato... Com'è possibile che tu... aspetta un attimo... Tu sei un discendente di Hashirama Senju, per caso?»
Il biondo annuì.
«Si, lo era mia madre, che era un'Uzumaki come me, quindi lo sono anch'io. Sono anche in grado di utilizzare l'Arte del Legno.»
L'espressione sul volto del vecchio rospo in quel momento mutò radicalmente, dipingendosi in una di sommo stupore.
«Ma questo spiega tutto! Non solo anche Hashirama Senju era un eremita, ma era anche l'unico essere umano che io abbia mai visto in grado di percepire l'energia naturale, poiché il Mokuton gli conferiva una speciale affinità con la natura. Era in grado di usare l'arte eremitica senza alcuna limitazione! Se tu sei in possesso delle sue stesse capacità, il tuo allenamento diventerà molto più semplice...»

Fukasaku assunse un'espressione meditabonda, e rimase in silenzio per qualche secondo. Poi, si rivolse al biondo.
«Visto che sei in grado di percepirla, perché non provi ad assorbirla? Così vedremo fino a che punto possiedi le capacità del tuo antenato.»
Naruto fece come richiesto, e si concentrò nuovamente su quella strana energia. Stranamente ora la percepiva ancora meglio di prima, forse perché sapeva cosa cercare, e così si collegò a quel flusso di potere, tentando di assorbine una parte.
Improvvisamente si sentì carico come mai, quell'energia stava prendendo possesso del suo corpo, scorrendovi come fosse stato torrente in un piccolo canale, si sentiva scoppiare.
In quel turbinio di energia, sentì una sgradevole sensazione salire dalla sua mano destra. La guardò, il kanji del legno sul dorso della mano brillava di rosso, ma ciò che più lo sorprese fu l'aspetto delle sue dita: i polpastrelli stavano mutando, come se si stesse trasformando in un rospo.
Terrorizzato da quella vista si volto verso Fukasaku in cerca di spiegazioni. Ma...

SBAM!!

«Ahia!»
Quando voltò la testa la sua vista si annebbiò. Aveva appena subito un colpo in testa con qualcosa di duro, probabilmente gli sarebbe spuntato un bernoccolo. Quando recuperò la vista, vide in mano al vecchio rospo il bastone che lo aveva appena colpito.
«Ma che diavolo le salta in mente, mi ha fatto male!»
«Scusa, ragazzo, ma l'ho fatto per salvarti la vita. Guardati le mani.»
Naruto fissò le mani, e notò con sollievo che la trasformazione di prima era sparita. Fukasaku allora iniziò a spiegare.
«Vedi, Naruto, l'energia naturale porta benefici eccezionali, ma ha degli effetti collaterali molto pericolosi. Prima di tutto, un normale eremita necessita di restare completamente immobile per assorbire l'energia, l'unico che non aveva questa limitazione era lo Shodaime Hokage, Hashirama, e a quanto vedo anche tu non hai questa necessità, poiché mentre assorbivi l'energia non eri perfettamente immobile.
Inoltre, non si può assorbire l'energia naturale in modo illimitato. Se se ne assorbe troppa, questa provoca dei mutamenti nel corpo, trasformandoti progressivamente nell'animale a cui sei legato, nel tuo caso un rospo.
Se non si blocca questo effetto all'istante, se l'energia prende il sopravvento su di te, ti trasforma in una statua di pietra in modo irreversibile. Questo bastone...»
E dicendo queste parole picchiettò sul ramoscello di legno che teneva in mano.
«...ha la capacità di disperdere l'energia naturale al contatto, e noi lo usiamo proprio per evitare che gli apprendisti eremiti subiscano questi terribili effetti collaterali...»

Mentre parlava, il suo sguardo scorse sulle statue che adornavano quel luogo. Tutte erano di pietra, e raffiguravano rospi.
Solo allora Naruto comprese: quelle statue erano coloro che prima di lui avevano tentato di apprendere l'arte eremitica, senza successo. A quel pensiero, un brivido corse lungo la sua schiena.
«Purtroppo, come vedi, non sempre riusciamo a salvare gli apprendisti...
Comunque, da ciò che ho visto tu sei abbastanza dotato, perciò forse riuscirai a imparare abbastanza rapidamente. Di solito per acquisire la capacità di percepire e controllare l'energia naturale gli umani hanno bisogno di ungersi con l'olio di quello stagno, ma tu non ne hai bisogno.»
«Quanto ci vorrà prima che io riesca ad imparare quest'arte?»
Naruto non aveva fretta, ma non poteva negare a sè stesso quanto fosse dura stare per così tanto tempo lontano da Hinata. Gli mancava da morire...
Temeva di dover passare mesi in quel luogo, e la risposta di Fukasaku gli diede, purtroppo, ragione.
«Il tempo necessario varia da persona a persona. Jiraiya impiegò sette anni per apprendere alla perfezione l'arte eremitica, e lui era abbastanza dotato. Purtroppo, non conosco alcun modo per velocizzare l'addestramento... L'unico modo è fare continuamente dei tentativi, e diventare progressivamente più abili e precisi. In base alle tue capacità, mi azzarderei a dire che ci metterai all'incirca cinque anni per padroneggiare quest'arte alla perfezione.»

Quella risposta gettò Naruto nello sconforto. La prospettiva di dover passare cinque anni in quel luogo non lo allettava. Se solo avesse potuto fare più rapidamente...
D'un tratto, la soluzione gli venne spontanea.
«Forse io so come fare... Kage Bunshin no Jutsu!»
Naruto unì le mani nel suo sigillo preferito, e con uno sbuffo di fumo, in un attimo fu circondato da decine di suoi cloni. L'espressione sul volto di Fukasaku era più che soddisfatta.
«Ottima idea, ragazzo! Non pensavo sapessi usare una tecnica di questo livello, nemmeno Jiraiya ne è capace. In questo modo potrai velocizzare enormemente il tuo allenamento, se tutti i tuoi cloni si alleneranno nell'assorbire l'energia naturale ci metterai molto meno tempo.»
Naruto fece come richiesto, e tutti i cloni iniziarono contemporaneamente ad assorbire energia naturale. Fukasaku, come previsto, iniziò a colpire in testa con il bastone ogni clone che superava il limite. Arrivarono a un punto in cui il piccolo rospo si muoveva a una velocità spaventosa, per colpire tutti al momento giusto, tanto che Naruto a un certo punto non ne poté più.
«Ehi, si dia una calmata, non stiamo mica giocando ad "Ammazza la talpa"!»
«Scusami, ma mi è difficile tenere sotto controllo tutti questi cloni.»


Continuarono così per diversi giorni. Per evitare incidenti, Fukasaku stabilì un limite di cloni utilizzabili dall'Uzumaki: non più di quattro alla volta.
Ma anche con questa limitazione, la capacità di apprendimento del biondo fu sorprendente. Complice la sua abilità innata, Naruto fu in grado di regolare alla perfezione il livello di assorbimento dell'energia naturale.
Il trucco stava nel fare in modo che la quantità di energia naturale fosse uguale alle componenti fisica e spirituale, e grazie al suo chakra da Uzumaki che la bilanciava, Naruto poteva accumulare una quantità di energia naturale ben superiore a quella di Jiraiya.
Anche le trasformazioni subite dal suo corpo furono ridotte rispetto a quelle del padrino: Fukasaku gli spiegò che ogni eremita subiva dei mutamenti quando entrava in quella modalità, assumendo caratteri tipici del proprio animale. Per esempio, a Jiraiya naso e occhi diventavano simili a quelli di un rospo, e i tatuaggi che lo ricoprivano si accentuavano.
Le trasformazioni che subiva Naruto erano molto più limitate, a dimostrazione della sua abilità superiore: gli occhi diventavano come quelli di un rospo, gialli con una pupilla orizzontale di forma rettangolare, ma a parte dei segni arancioni attorno ad essi nessun'altra parte del suo corpo subiva mutazioni. L'unica cosa che notarono era che in modalità eremita il segno del Mokuton sul dorso della sua mano si illuminava, come se stesse sfruttando l'Arte del Legno.
Fukasaku aveva avanzato un'ipotesi per spiegare quel fenomeno: secondo lui l'Arte del Legno derivava dall'arte eremitica, poiché era un'interazione diretta con l'ambiente naturale, quindi le due erano collegate, e l'utilizzo dell'una coinvolgeva in parte l'altra. Era per questo che Naruto era così abile, perché avendo usato più volte l'Arte del Legno, indirettamente si era allenato a controllare l'energia naturale, e quindi ora gli risultava più semplice.

Dopo alcune settimane il controllo dell'energia naturale di Naruto fu perfetto, tanto che non aveva più bisogno nemmeno di accumulare energia, ma questa automaticamente fluiva in lui fino a saturarlo, senza oltrepassare il limite.
In altre parole, grazie alla sua abilità innata poteva sfruttare l'arte eremitica senza nessuna limitazione, e aveva accesso a una fonte di chakra pressoché illimitata. L'energia naturale scorreva in lui costantemente, nella giusta proporzione senza mai sforare, e lui poteva passare in modalità eremita all'istante, senza doverne accumulare ulteriormente.
Da quel momento Jiraiya e Fukasaku iniziarono ad allenarlo, insieme a Gamakichi e Gamatatsu, che si era unito a loro, sull'impiego in lotta dell'energia naturale.
Passarono molti mesi a sviluppare ogni aspetto della lotta, dal semplice Taijutsu alle tecniche elementali. Il primo passo fu completare il Kawazu Kumite. Ora che aveva appreso l'arte eremitica, Naruto non aveva più bisogno di potenziare i suoi arti con l'accumulo del chakra, e l'energia naturale diventava un'estensione del suo corpo, permettendogli di infliggere pesanti danni ai bersagli con cui si allenava. La sua forza era tale che con un solo braccio riusciva a sollevare e lanciare Gamabunta, e la sua resistenza gli permetteva qualsiasi sforzo.
Anche le sue capacità percettive si acuirono in modo innaturale, permettendogli di percepire il chakra di ogni forma di vita nelle vicinanze, alla pari e anche meglio di un ninja sensitivo.
Il passo successivo fu l'applicazione dell'energia naturale alle tecniche che sfruttavano il chakra. Il Rasengan di Naruto divenne esponenzialmente più potente, e il biondo imparò anche a crearne due contemporaneamente, o uno di dimensioni molto più grandi. Una volta fecero una prova, il Rasengan più grande che riusciva a creare, e il risultato misurava all'incirca i quattro metri di diametro. Si avvicinava molto, sia per dimensioni che per potenza, al Rasengan Titanico di Jiraiya. Naruto lo aveva battezzato semplicemente “Grande Rasengan”.


Passarono oltre sei mesi a perfezionare ogni aspetto del Rasengan e del Kawazu Kumite, per poi passare alle tecniche elementali. L'enorme quantità di energia che Naruto riusciva a gestire rese straordinariamente potente qualsiasi tecnica, sia nell'Arte del Fuoco che in quella della Terra.
Purtroppo nessun rospo era in grado di insegnargli adeguatamente l'Arte del Vento, poiché la loro specie non usava quell'elemento, ma dai signori dei rospi fu in grado di apprendere l'Arte dell'Acqua e numerose tecniche di quell'elemento, come le Sfere d'Acqua Solida di Gamabunta e il Getto Tagliente di Shima e Fukasaku, ovvero un getto d'acqua di piccole dimensioni, ma con una pressione tale da poter forare e tagliare anche i sassi.
Grazie all'Arte dell'Acqua imparò anche a utilizzare l'olio, che in combinazione con l'Arte del Fuoco gli consentiva di attaccare con devastanti ondate di olio bruciante.
Si allenò anche nel sincronizzare i suoi attacchi con Gamakichi e Gamatatsu, i due principi dei rospi. La sintonia che c'era tra loro era qualcosa di incredibile, ogni volta che uno di loro faceva una mossa, gli altri due sapevano esattamente come aiutarlo senza essere d'intralcio.
Insieme svilupparono un attacco combinato devastante: il Bolide Incendiario. Esso era una combinazione di tre diversi attacchi: un soffio di fuoco di Naruto, un getto d'olio di Gamakichi e un forte soffio di vento dei possenti polmoni di Gamatatsu. La potenza di questo attacco era straordinaria: nemmeno Gamabunta e Jiraiya, anche collaborando, riuscivano a respingerlo.

Ma i migliori risultati si ebbero nell'utilizzo dell'Arte del Legno.
L'Uzumaki fino a quel momento l'aveva utilizzata in modo istintivo, solo perché l'aveva ereditata, ma non si era mai soffermato ad analizzare come effettivamente funzionava.
Il Mokuton, in realtà, altro non era che la combinazione delle arti della Terra e dell'Acqua, e lui aveva appreso l'Arte della Terra da Jiraiya.
Adesso che invece conosceva anche l'Arte dell'Acqua, poteva sfruttare molte più qualità della sua abilità innata. Per esempio, poteva ottenere una diversa consistenza e durezza del legno, variando le proporzioni dell'energia di tipo Terra o Acqua. Più energia di tipo Terra irrobustiva il legno, una prevalenza di tipo Acqua lo rendeva invece più leggero e veloce, ma meno duro.
Immettendo nei rami il chakra naturale, non aveva più limiti nel suo utilizzo. Quando si allenava nell'Arte del Fuoco e nel Kawazu Kumite finiva ogni volta per devastare l'intera foresta che popolava quel luogo magico, e poi la rigenerava interamente con la sua abilità innata.

Il suo allenamento continuò così per oltre un anno, finché una terribile notizia giunse a interrompere quella routine...




 

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Capitolo 18
*** Una Nuova Vita ***


Una Nuova Vita


 

L'aria si stava raffreddando, mentre il sole si abbassava sull'orizzonte.
Dal balcone da cui osservava quello spettacolo, il ragazzo non poteva fare a meno di essere orgoglioso e affascinato da ciò che vedeva.
Il deserto era uno spettacolo che non tutti sapevano apprezzare, e nonostante la vita nelle sue vicinanze non fosse comodissima, ciò era compensato dai magnifici spettacoli che il sole e la sabbia offrivano con la loro luce e i loro riflessi.
Al calare della notte, il Villaggio della Sabbia prendeva vita. I negozi restavano aperti fino a notte inoltrata, e i locali straripavano di clienti. Anni prima questa situazione sarebbe stata un'utopia, ma con i suoi sforzi aveva permesso che il villaggio prosperasse e si arricchisse, ritrovando la sua passata magnificenza.
Un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma non si voltò. Sapeva benissimo chi era, e a conferma dei suoi sospetti la voce di suo fratello lo chiamò.
«Stai facendo tardi, Gaara, dovresti cominciare ad avviarti.»
Gaara socchiuse gli occhi, poi diede un'occhiata all'orologio appeso sul muro della sua stanza. Kankuro aveva ragione, erano le 22:30, tra pochi minuti avrebbe dovuto trovarsi al ristorante che aveva prenotato.
«Si, Kankuro, grazie.»
Dopotutto, non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Aveva una certa immagine da mantenere, e non poteva fare figuracce.
Perchè lui era il Kazekage.


Indossò l'abito cerimoniale che il suo ruolo imponeva per occasioni di quel tipo, lasciando il copricapo verdeacqua dietro la schiena, appeso al collo con una cordicella, e diede una leggera pettinata ai suoi capelli rossi, per poi avviarsi al seguito del marionettista. Mentre lo seguiva, la sua mente volò al sè stesso di qualche tempo prima, e non potè far altro che sorridere al pensiero di quanto fossero mutate le cose in quel lasso di tempo.
Erano passati ormai tre anni da quegli esami di selezione dei chunin a Konoha, e lui era tornato al villaggio con un insegnamento che gli aveva cambiato la vita: Naruto Uzumaki, il suo più grande avversario, l'unico ad averlo mai sconfitto, dopo aver vinto non lo aveva denigrato, umiliato o ucciso. Gli aveva offerto la sua amicizia. Era ciò che Gaara aveva sempre desiderato, anche se fino a quel momento non se n'era mai reso conto, e da quel giorno la sua vita era cambiata.
Tornato al villaggio aveva ricevuto la notizia della morte di suo padre, e ciò aveva provocato una strana reazione in lui. Non aveva pianto, non aveva versato una lacrima per quell'uomo che aveva più volte tentato di ucciderlo, ma si era sentito vuoto, come privato di qualcosa che aveva sempre dato per scontato.
Solo più tardi avrebbe realizzato che quello era senso di colpa, per essere stato lui la causa, per tutti quegli anni, del mancato rapporto che dovrebbe esserci tra padre e figlio. Con la sua follia aveva messo in pericolo il villaggio, e suo padre aveva dovuto rinunciare al loro rapporto, cercando con tutte le sue forze di ucciderlo.
Le parole di Naruto avevano innescato in lui un cambiamento radicale, e per giorni la sua mente era stata tormentata da un esame di coscienza di una vita intera. Quante volte era stato trattato con odio da tutti? Troppe, mai una volta le cose erano andate diversamente.
E come aveva reagito? Odiando e distruggendo tutto a sua volta.
Ma tutto ciò era cambiato.

Da quando aveva deciso di migliorare, di ottenere il rispetto degli altri non per paura del demone che custodiva, ma per la persona che era, il suo modo di fare era cambiato totalmente.
I suoi fratelli, che per un'intera vita, pur volendogli bene, avevano avuto il terrore della sua follia, erano stati i primi a credere in lui, e in poco tempo aveva stretto con loro un rapporto magico che nessuno, almeno inizialmente, riusciva a comprendere.
Ridevano, scherzavano, si capivano e si volevano bene, una situazione fino a quel momento impensabile.
Non erano mancati i momenti di tensione, certo, a volte Gaara si arrabbiava, e allora Shukaku aveva la possibilità di liberarsi. Ma dopo alcuni mesi aveva trovato una soluzione.
Durante una notte aveva deciso di conoscere il demone che custodiva, e avrebbe cercato, per quanto possibile, di comprenderlo. Dopotutto, entrambi erano sempre stati trattati da emarginati, quindi potevano comprendersi a vicenda.
Si era così immerso nelle profondità della sua mente, giungendo senza timore dinanzi al demone della sabbia. La discussione che ne era seguita non era stata proprio una chiacchierata da amici, ma Gaara aveva fatto valere le sue ragioni, lasciando l'ospite piuttosto contrariato.
Alla fine, paradossalmente, il loro rapporto era migliorato.
Non erano diventati amici, ma Shukaku aveva smesso di tormentare Gaara, iniziando a provare per lui una lieve forma di rispetto. Dopotutto, aveva avuto il coraggio di presentarsi al suo cospetto e discutere apertamente con lui.
Gaara non poteva comunque dormire, ma aveva smesso di avere attacchi di follia, e questo era stato un enorme passo avanti.


Libero dai tormenti di Shukaku e dai suoi problemi mentali, era emerso il vero carattere di Gaara. Riservato e di poche parole, ma gentile e saggio, e dotato di un intelletto fuori dal comune. Questi cambiamenti, uniti all'amore e al sostegno dei suoi fratelli, avevano provocato una decisione storica.
A pochi mesi di distanza dalla morte del Quarto Kazekage, dopo un breve periodo di governo di passaggio, il consiglio della Sabbia aveva deciso di affidare a lui la carica di suo padre.
La decisione era stata tremendamente impopolare, poichè il popolo non voleva saperne di essere governato da un Jinchuuriki, che fino a poco tempo prima mostrava chiari sintomi di squilibrio mentale.
I primi mesi erano stati durissimi, nessuno voleva accettare la sua autorità, e Suna aveva rischiato di perdere i suoi rapporti diplomatici con i paesi vicini, per non parlare delle lotte interne e delle frangie rivoluzionare che si era trovato a dover combattere e mitigare.
L'unico villaggio che non aveva mutato i suoi rapporti con Suna era stato Konoha. La Godaime Hokage Tsunade Senju, memore di ciò che era avvenuto con Naruto, aveva deciso di avere fiducia in Gaara, e aveva acconsentito a mantenere inalterati i rapporti della Foglia con la Sabbia.
Seguendo il suo esempio altri paesi avevano cercato il dialogo, e con sorprendenti doti diplomatiche Gaara aveva assicurato ottimi scambi commerciali e vie di comunicazione al suo villaggio.
Gli stessi consiglieri, che inizialmente erano dubbiosi riguardo le sue capacità di governare, erano rimasti stupefatti da ciò che il neo-Quinto Kazekage, per quanto giovane, era riuscito a compiere.

Ma una cosa era rimasta inalterata: l'odio dei suoi compaesani, che continuavano a vederlo come il mostro della sabbia. Nessuno di loro era ancora pronto a fidarsi di lui, e nonostante egli si prodigasse per dimostrare quanto fosse cambiato, nonostante la ricchezza che aveva iniziato a portare al villaggio e la magistrale politica attuata, i risultati non erano incoraggianti...
La situazione era rimasta tesa per oltre un anno e mezzo dalla sua nomina, fino a quando Gaara non aveva preso una decisione che avrebbe mutato per sempre l'opinione che il villaggio aveva di lui: decise di diventare, insieme ai suoi fratelli, un maestro.


Il giorno che i tre fratelli Sabaku si presentarono all'Accademia ninja di Suna c'erano venticinque neo-genin che avrebbero dovuto scegliere da chi volevano apprendere le arti ninja superiori.
Fu così che i ninja appena diplomati si divisero. La paura per Gaara aveva impedito quasi a tutti di volerlo come maestro: dodici genin scelsero Temari e altrettanti si affidarono a Kankuro.
Gaara c'era rimasto malissimo, ancora nessuno voleva provare a fidarsi di lui...
E invece, c'era stato un solo genin che si era avvicinato titubante a lui. Quando l'aveva vista la prima volta, non credeva ai suoi occhi: Matsuri, una quattordicenne appartenente a nessun clan, figlia di due civili, si era avvicinata a lui e l'aveva scelto come suo maestro.
Piccola, alta poco meno di lui, con un fisico più gracile della media ma ben proporzionato, con buone promesse per il futuro, con i suoi capelli e occhi color cioccolato l'aveva incantato. Era la sua prima allieva, la prima persona ad essersi fidata di lui.

Da quel giorno Gaara aveva dedicato a quella ragazza tutto il tempo che riusciva a ritagliare dai suoi doveri di Kazekage, impegnandosi a renderla il più forte possibile, orgoglioso di ogni suo miglioramento, e orgoglioso di sè stesso nello scoprirsi un buon maestro e, soprattutto, un buon amico.
Perchè Matsuri non lo temeva. Inizialmente aveva provato una certa soggezione nel trovarsi con lui, ma conoscendolo aveva avuto modo di superare e sfatare qualsiasi pregiudizio il villaggio avesse per lui.
Dopo pochi mesi di addestramento si erano svolti degli esami di selezione dei chunin, e lei era stata l'unica a superarli tra tutti i partecipanti della Sabbia.
Lo stupore di tutto il villaggio era stato la molla che aveva cancellato ogni macchia dalla reputazione di Gaara, e l'inizio dell'enorme rispetto che il popolo aveva iniziato a provare per il suo Kazekage.

Un anno dopo, la felicità di Gaara era stata completa. Un episodio con Matsuri gli aveva donato ciò che nella sua vita era sempre mancato...


*Flashback*

Gaara era estremamente orgoglioso della sua allieva, l'allenamento che aveva sostenuto quella mattina era uno dei più duri a cui Baki, il suo vecchio maestro, l'avesse mai sottoposto, e vedere la sua allieva completarlo con successo era stata un'enorme soddisfazione.
Per premiarla le aveva offerto il pranzo, e aveva passato con lei tutto il pomeriggio. D'un tratto, mentre pagava il conto e ringraziava il proprietario, la ragazza gli fece una strana proposta...
«Maestro Gaara, vorresti combattere contro di me? Vorrei mostrarti tutti i miei progressi, sempre se tu sei d'accordo.»
Seppur sorpreso da quella richiesta Gaara accettò, e insieme di diressero al campo di addestramento privato che il Kazekage aveva riservato solo a lei.
Si batterono per più di un'ora, e benchè Gaara non avesse nemmeno pensato di fare sul serio, non aveva potuto fare a meno di restare stupefatto dall'abilità di Matsuri.
La ragazza aveva padroneggiato alla perfezione le Lame di Vento di Temari, anche se non usava un ventaglio, e aveva in parte sviluppato una forma di controllo della sabbia, seppur non assoluto e potente come il suo.
Alla fine, Matsuri era crollata esausta al suolo.

Gaara le si avvicinò e si sedette accanto a lei, posando la testa della ragazza sulle sue ginocchia. Era una strana situazione, provava qualcosa che non aveva mai provato prima di allora. Una sorta di inquietudine, come una morsa allo stomaco, ma non era una brutta sensazione...
D'un tratto Matsuri si sollevò, e incatenò i suoi occhi color cioccolato a quelli verdeacqua del suo maestro, avvicinandosi sempre di più...
«Matsuri...»
Era solo un sussurro, ma Gaara desiderava avvicinarsi sempre di più, le labbra della ragazza era come se lo stessero chiamando...
«Maestro... Gaara...»
Anche la ragazza era al limite, il buonsenso le imponeva di allontanarsi subito, ma il suo istinto prevalse sulla ragione. Con un movimento esitante, posò le labbra su quelle del giovane Kazekage, che inizialmente ne fu stupefatto, ma poi rispose al bacio.
Restarono lì per quelle che parvero ore, beandosi della compagnia l'uno dell'altra...

*fine flashback*


Da quel giorno, la vita di Gaara poteva davvero dirsi felice.
Al villaggio la notizia della sua relazione con Matsuri si era sparsa in fretta, e addirittura le altre ragazze avevano preso a invidiarla per la sua conquista.
Paradossalmente, da temuto come un mostro, Gaara era diventato il ragazzo più ambito del Paese del Vento, e non passava giorno senza che subisse le avances di altre ragazze che chiedevano di diventare sue allieve.
Ma lui non aveva mai ceduto, aveva occhi solo per Matsuri, e anche se alla fine aveva accettato di addestrare anche altri allievi nessuna altra ragazza ebbe mai il coraggio di provarci con lui.
Ma quest'ultima condizione non dipese dalla sua reputazione...
Infervorata, era stata proprio Matsuri a minacciare qualunque ragazza osasse provarci con Gaara, e alla fine nessuna aveva più osato sfidarla.
Seppur leggermente spaventato, Gaara era divertito e stuzzicato nel vedere la sua ragazza così gelosa. Non poteva essere più attratto da lei di così, era felice, e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo...



Era proprio da lei che si stava dirigendo. Si erano messi insieme sei mesi prima, e lui aveva organizzato per il loro semi-anniversario un'uscita nel ristorante più lussuoso di Suna, il cui proprietario era onorato di avere come ospite il più giovane Kage della storia, dopo il Quarto Mizukage.
Giunse al locale e prese posto in attesa della sua compagna. Quando questa entrò, Gaara faticava a credere a ciò che vedeva...
Matsuri era vestita con un abito da sera che la fasciava alla perfezione. Di un colore a metà tra rosso e ambra, il vestito le arrivava alle ginocchia, si stringeva sopra la vita con una cintura, che provocava svolazzi della gonna vaporosa, e le arrivava alla gola, senza spalline, allacciandosi dietro il collo e lasciando la schiena quasi completamente scoperta. Non c'era scollatura, ma anche così il suo seno, anche se piccolo, era valorizzato alla perfezione, senza cadere in un eccesso di volgarità.
La ragazza si sedette, e Gaara non poteva fare a meno di toglierle gli occhi di dosso, facendola arrossire. Era di una bellezza accecante in quell'abito, e la serata passò così, tra le chiacchiere allegre e qualche bacio, che non facevano altro che mandare fuori di testa tutte le ragazze del locale.
Per Matsuri, vedere le facce invidiose delle altre ragazze era esilarante...

Passata l'una e mezza i due decisero di rientrare, e Gaara accompagnò la ragazza fino a casa. Lungo la strada, mentre chiacchieravano, per un attimo qualcos'altro attirò la sua attenzione.
Non sapeva spiegarsi con esattezza cosa fosse, ma aveva come la sensazione di un pericolo imminente, e sentiva che anche Shukaku era piuttosto irrequieto.
«Gaara, mi stai ascoltando? C'è qualcosa che non va?»
Anche Matsuri si era accorta della momentanea assenza di Gaara, che subito si voltò e la rassicurò.
«Si, si, scusami, mi sono distratto un attimo...»
Seppur sospettosa, la ragazza non indagò oltre.
Giunsero dopo un quarto d'ora di camminata sulla soglia della casa di Matsuri, dove il Kazekage la salutò con un intenso bacio, e si diedero la buonanotte. O almeno, Gaara la diede a lei, visto che lui non poteva dormire.
Ma anche se avesse potuto, quella sera non sarebbe mai andato a letto...
Trasportato dalla sua sabbia come da un tappeto volante giunse rapidamente alla sue stanze, dove si liberò dei vestiti cerimoniali da Kazekage, indossò la sua tenuta da combattimento e prese la sua giara colma di sabbia.
Quindi raggiunse il tetto e si mise a scrutare l'orizzonte, in attesa che l'ospite indesiderato che aveva percepito chiaramente si mostrasse.
"Avanti, vieni, ti sto aspettando..."



A distanza di alcuni chilometri, al chiaro di luna, due figure avanzavano a piedi nel deserto.
Una di loro era un ragazzo dai lunghi capelli biondi che coprivano metà del viso, nascondendo un mirino inserito al posto di un occhio perso in battaglia. Aveva in testa un coprifronte del Villaggio della Roccia, il cui marchio era segnato da un taglio orizzontale, segno che il suo proprietario era un traditore. Il suo dettaglio più inquietante, però, era che sul palmo di ogni mano c'era una bocca, con tanto di denti e lingua.
L'altro invece era decisamente più basso, la metà del biondo, e sembrava tutto fuorchè umano. Camminava come fosse una tartaruga, ma una grossa coda di metallo simile a quella di uno scorpione si intravedeva dietro di lui, nascosta sotto il mantello.
Entrambi erano vestiti nello stesso modo, una cappa nera con disegnate delle nuvolette rosse, e un cappello di paglia calcato sul viso a nascondere il volto.
Il più basso parlò al più alto.
«È il momento di agire, Deidara. Cerca di non farti scoprire, e soprattutto non esagerare. Il Kazekage ci serve vivo.»
Il biondo rispose con aria scocciata, gettando via il cappello.
«Ti preoccupi troppo, Sasori. È un ragazzino, dopotutto, non mi darà problemi.»
Così dicendo infilò una mano in una borsa che portava sotto il mantello, e ne estrasse una piccola quantità di argilla. La bocca presente su quella mano la mangiò, e dopo pochi secondi la risputò, scolpita nella forma di un piccolo gufo.
Il biondo vi immise del chakra e lo lanciò in aria, e dopo qualche metro il gufo si ingrandì con uno sbuffo di fumo e si animò, discendendo verso di lui.
Deidara ci salì sopra, prendendo il volo. Si diresse dunque verso la sua meta: il Villaggio della Sabbia, che ora si vedeva all'orizzonte.


Grazie alla silenziosità del gufo su cui volava, passò oltre le mura di quel villaggio non notato da nessuna sentinella.
"Però... se nessuno mi ha visto entrare sarà più facile di quanto pensassi..."
Ma non fece in tempo a finire questo pensiero che notò ciò per cui era venuto.
Il Kazekage era in piedi sul tetto del suo palazzo, e lo fissava con aria minacciosa.
Pronto a combattere, Deidara si diresse verso di lui...





 

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Capitolo 19
*** Battaglia del Kazekage ***


Battaglia Del Kazekage


 

Quel tizio si avvicinava, e Gaara era pronto a fronteggiarlo. Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo girare indisturbato, lui era il Kazekage, e aveva il dovere di difendere il suo villaggio e la sua gente.
Deidara si fermò a mezz'aria, a distanza di qualche metro dal rosso, guardandolo con aria di sfida.
«Le sentinelle di questo villaggio sono alquanto impreparate, sono entrato senza essere notato da nessuno.»
Se il suo intento era di prenderlo in giro o innervosirlo, Gaara non mostrò nessun cambio di espressione. C'era una spiegazione valida alla sua facilità nell'intrufolarsi: le sentinelle non erano distratte o impreparate, ma non si trovavano affatto sulle mura, quella sera. Aveva dato la giornata libera a tutti i ninja del villaggio, in occasione della festa, e aveva disposto una tecnica di percezione intorno alle mura, in modo che lui stesso avrebbe percepito qualsiasi tentativo di intrusione.
Era così che si era accorto di quel ninja, e ora questo lo osservava con un'espressione che faceva venire a Gaara voglia di prenderlo a schiaffi.
Aveva un'aria strafottente, come se stesse guardando un idiota. Gli avrebbe insegnato con le maniere forti ad avere rispetto per il Kazekage...

«Adesso vedi di non darmi problemi, non vorrei rovinare questa magnifica serata...»
E con una mossa repentina, Deidara lanciò una manciata di argilla bianca addosso a Gaara, che la bloccò con una manciata di sabbia appena uscita dalla sua giara.
Dopo un attimo l'argilla brillò, esplodendo.
Quel boato fu il segnale d'inizio della battaglia. Gaara allargò le braccia e iniziò ad attaccare Deidara, che restava sollevato da terra grazie al suo gufo, con grosse braccia di sabbia simili a quelle di Shukaku. Se una di quelle braccia lo avesse colpito lo avrebbe scaraventato al suolo, dove sarebbe stato molto più semplice eliminarlo senza problemi.
L'avversario però era agile, e non si lasciava colpire facilmente, schivando ogni colpo e rispondendo con delle dosi di argilla esplosiva che obbligavano Gaara a interrompere l'offensiva per schivare o parare le esplosioni.
Il terreno di scontro era decisamente a sfavore del Kazekage, perchè lui combatteva per proteggere il villaggio nel quale si trovavano, mentre l'avversario non si faceva alcuno scrupolo nel distruggere tutto ciò che lo circondava.

Dopo alcuni minuti Gaara realizzò che quella situazione lo teneva costantemente sotto scacco: l'avversario dalla sua posizione sopraelevata lo teneva sempre sotto tiro, e lui sprecava chakra per difendersi e per difendere il villaggio.
Inoltre non sapeva di quanta altra argilla l'avversario fosse dotato, quindi non poteva sperare semplicemente che finisse le munizioni.
Doveva portare la situazione a suo vantaggio, perciò creò una nuvola di sabbia e ci salì sopra, librandosi anche lui a mezz'aria e portandosi alla stessa altezza del biondo.
Un'attimo di pausa, e poi Gaara iniziò a bombardare il nemico con shuriken e proiettili di sabbia, costringendolo a indietreggiare.

"Accidenti, è più forte di quanto pensassi... Meglio ritirarsi, per ora, non abbiamo fretta..."
Deidara evitò l'ultima scarica di colpi diretti verso di lui, e si diresse a tutta velocità verso le mura del villaggio, alla ricerca dell'aiuto del compagno. Non aveva previsto che un ragazzo così giovane sarebbe stato capace di resistergli così, lo aveva sottovalutato. Con l'aiuto di Sasori invece lo avrebbero schiacciato in un baleno.
Ma mentre volava verso il deserto vide al suo fianco una nuvoletta di sabbia, e quando si voltò vide su di essa Gaara che lo inseguiva.
«Non così in fretta!»
Il Kazekage non aveva la minima intenzione di lasciar scappare quell'aggressore, voleva catturarlo e interrogarlo, o alla peggio lo avrebbe ucciso, per evitare che nuocesse ulteriormente al villaggio.


Nel frattempo il fragore della battaglia aveva svegliato gli abitanti di Suna, e i ninja che assistevano a quello spettacolo si erano affidati alla guida di Kankuro, secondo in comando dopo Gaara, per mettere al sicuro i civili.
Deidara pensò bene di sfruttare a suo favore il terreno di battaglia, e diresse il suo gufo verso il basso volando rasente al terreno, in mezzo ai vicoli, costringendo Gaara a stargli dietro per proteggere i civili.
Infatti l'Akatsuki si era messo a scagliare bombe ovunque, facendo affidamento sulla volontà dell'avversario di proteggere la sua gente, e il suo presentimento si era rivelato giusto.
Il Kazekage lo inseguiva a tutta velocità, e dirigeva la sua sabbia a proteggere tutti coloro che venivano minacciati dalle esplosioni di quel nemico.
La sua concentrazione era massima, oltre che proteggere tutti doveva volare ad altissima velocità in mezzo a dei vicoli molto stretti. Una distrazione e si sarebbe schiantato contro un muro.
Nella confusione però non potè difendere sè stesso adeguatamente, e fu colpito da diverse esplosioni che lo debilitarono parecchio.

Quando una delle bombe fu sul punto di minacciare una bambina lui usò gran parte della sua sabbia per proteggerla, e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Era furibondo, se prima aveva intenzione di catturare quell'invasore, ora che aveva osato mettere in paricolo la sua gente voleva annientarlo, gliel'avrebbe fatta pagare molto cara...
Perciò diresse una grande quantità di sabbia contro quel ninja volante, costringendolo a riprendere quota, e continuò a bersagliarlo con tutto l'arsenale a sua disposizione.
Dopo diversi minuti di fuga e inseguimento di Deidara questo si fermò ad alta quota, esausto per la fuga e indebolito dai colpi che aveva ricevuto. Davanti a lui, a diversi metri di distanza ma alla stessa altezza, Gaara lo fissava con aria omicida, stanco ma determinato a finirlo il prima possibile.
Ma Deidara aveva un asso nella manica, e tirò fuori dal mantello una grossa bomba, pronto a mettere fine a quell'incontro...
«Sei più forte di quanto pensassi, ma è ora di mettere fine a questa lotta... Sparirai insieme a tutto il tuo villaggio! C3!»

Lanciò la bomba in aria, e con uno sbuffo questa si ingrandì di colpo, diventando delle dimensioni di un elefante, e iniziò a precipitare verso il suolo.
In quel momento il terrore più puro colse Gaara: se quella bomba fosse esplosa, l'intero villaggio sarebbe stato raso al suolo. Non poteva assolutamente permetterlo.
Il suo chakra non sarebbe mai bastato, perciò attinse direttamente a quello di Shukaku, che aveva seguito tutta la battaglia, provando una strana inquietudine. Diversamente dalle altre (rare) volte in cui aveva avuto bisogno di attingere al chakra del demone, l'Ichibi stavolta non oppose la minima resistenza, quasi fosse d'accordo nel prestargli la sua energia. Che fosse anche lui spaventato da quell'avversario, e avesse deciso che collaborare era la scelta migliore?
La sabbia nella sua giara non sarebbe stata sufficiente a sostenere un impatto del genere, perciò sollevò direttamente la sabbia del deserto che circondava il villaggio. Con il chakra di Shukaku era un'impresa titanica, ma possibile.
«Arte della Sabbia: Grande Scudo Aereo di Shukaku!»

Nel breve lasso di tempo in cui la bomba precipitò verso il suolo, Gaara fu in grado di erigere un'immensa barriera di sabbia sotto di essa, e quando l'attacco entrò in contatto con lo scudo di sabbia si scatenò una colossale esplosione.
Il calore delle fiamme sprigionate da quel concentrato d'energia distruttiva rendeva Gaara inquieto, incerto sull'essere riuscito o meno a difendere la sua gente.
Deidara invece osservava soddisfatto la sua opera, le esplosioni erano ciò che lui più amava: si considerava un'artista, capace di creare attimi di pura energia e distruzione destinati a durare un momento, prima di svanire. Per lui, l'arte era un'esplosione.
Ma la sua espressione compiaciuta si sgretolò in una di assoluta incredulità, quando il fumo dell'esplosione di diradò: la barriera aveva assorbito completamente il colpo, e il villaggio non aveva subito alcun danno.
Sollevò lo sguardo sul Kazekage, in ginocchio sulla sua nuvola, ma carico di un odio spaventoso nei suoi confronti.

Gaara era esausto, non aveva mai usato così tanto chakra tutto in una volta, ma doveva finire ciò che aveva cominciato.
Matsuri, questo fu il pensiero che gli diede la forza di rialzarsi. Doveva difendere la ragazza di cui era innamorato e tutta la sua gente, a qualsiasi costo.
Si rialzò tremante per la fatica, ma determinato a scatenare tutto il suo potere, e così iniziò ad accumulare energia per contrattaccare, concentrando le sue forze in un ultimo attacco finale.
Sollevò lo sguardo verso Deidara, pronto a finirlo, mentre questo lo osservava incredulo. Attinse nuovamente al chakra di Shukaku e manovrò la stessa sabbia che aveva usato come barriera, generando un'enorme ondata verso Deidara, che fece appena in tempo a scappare fuori dalle mura del villaggio.
Ma fece esattamente ciò che Gaara voleva.
Volando sulla sua nuvola di sabbia lo lasciò allontanarsi di qualche chilometro dal villaggio, per poi inseguirlo e prepararsi a dargli il colpo decisivo...



Kankuro vide i due contendenti allontanarsi in volo verso il deserto, e incrociò lo sguardo di sua sorella Temari.
«Raduna una squadra, io li inseguo!»
E prima che la sorella potesse ribattere si lanciò all'inseguimento dei due. Gaara li aveva protetti tutti, tante volte. Ora sarebbe toccato a lui difendere il suo fratellino, a qualsiasi costo...

Gaara aspettò che Deidara si trovasse in pieno deserto, per poi dare inizio al suo attacco finale.
«Arte della Sabbia: Artiglio di Shukaku!»
Davanti a Deidara, un'immensa colonna di sabbia spuntò bruscamente dal terreno, costringendolo a fermarsi di colpo per cercare un'altra via di fuga.
Gaara approfittò di quell'istante, ed eresse altre colonne intorno all'avversario, limitando il suo spazio aereo e impedendogli di fuggire, racchiudendolo in una grande gabbia fatta di sbarre di sabbia.
Con un ultimo sforzo, usò una tecnica che fino a quel momento aveva sempre temuto di utilizzare, perchè concedeva a Shukaku parte della sua libertà.
Era per questo che lo aveva attirato fuori dal villaggio, per evitare di mettere in pericolo gli abitanti con quell'attacco tanto pericoloso. Era la summa di tutti i suoi poteri, la sua arma segreta, e ora l'avrebbe scatenata contro quel bastardo.
E così, per la prima volta, si lanciò in quell'impresa.
«Arte Proibita della Sabbia: Fauci del Demone del Deserto!»

La sabbia al di sotto dell'uccello di Deidara, delimitata dalla colonne evocate dal Kazekage, iniziò a deformarsi, e dal sottosuolo emerse una visione terificante per il nukenin.
Dal terreno, fece capolino la grande testa di Shukaku. Gaara aveva evocato, con molta fatica, una parte del cercoterio. Quella tecnica consisteva nel lasciar emergere la testa del demone rinchiuso al suo interno, per permettergli di scatenare la sua potenza contro un avversario. Non era lui a controllarlo, era il demone stesso a dare sfogo alla sua sete di distruzione.
Il tasso di sabbia spalancò le fauci, accumulando nella bocca grosse bolle di chakra di colore rosso e blu, che si condensarono in una grande sfera nera.
Deidara aveva capito cosa stava per succedere, ma non aveva modo di evitarlo. Così, preso dal terrore, fece l'unica cosa che gli venne in mente: lanciò delle bombe addosso all'avversario, che gli si attaccarono sul corpo.
Nello stesso momento in cui le bombe d'argilla esplosero addosso a Gaara, il demone della sabbia lanciò la sua Teriosfera che prese in pieno il dinamitardo, esplodendo a mezz'aria.

Un'enorme esplosione scaraventò a terra entrambi.
Gaara perse i sensi all'impatto con il suolo, affaticato dall'enorme dispendio di chakra e indebolito dai danni subiti, e Deidara precipitò a diversi metri di distanza, gravemente ferito. Aveva perso un braccio nell'esplosione, ed era ridotto malissimo. Ma aveva compiuto la sua missione, il Kazekage giaceva a terra privo di sensi, pronto per essere portato al loro covo.
«Però... ti ha ridotto proprio male, Deidara.»
Il biondo a quella voce si voltò, trovandosi vicino il compagno di squadra, e gli rispose isterico.
«Taci, Sasori, potevi anche darmi una mano, già che c'eri! Dato che vedi da te in che condizioni mi ha ridotto, ci penserai tu a trasportarlo!»
Deidara era molto orgoglioso, ma non poteva negare di essere veramente a pezzi. Quella sconfitta lo rendeva furibondo.
Sasori rispose con aria scocciata.
«IN circostanze normali ti avrei mandato a cagare subito, dopo una frase del genere, ma dato che sei letteralmente a pezzi direi che posso fare un'eccezione...»
E si avvicinò al corpo del rosso, avvolgendolo e sollevandolo con la coda di metallo. I due si avviarono verso la loro meta con il loro prezioso carico, ma una voce alle loro spalle li costrinse a fermarsi.


«Fermi!»
Si voltarono. Davanti a loro, l'appena sopraggiunto Kankuro aveva assistito a tutta la scena, dall'eroica lotta del fratello all'ultimo scambio di battute tra i due rapitori.
Non lo avrebbe lasciato nelle loro mani, avrebbe combattuto con tutte le sue forze, in attesa dei rinforzi guidati da Temari.
«Non vi permetterò di portarlo via, giù le mani dal mio fratellino!»
E così dicendo estrasse le pergamene che teneva in tasca, ed evocò sue tre marionette.
Sasori si fece avanti.
«Oh oh, un marionettista... Tu devi essere Kankuro. Sai usare contemporaneamente tre marionette. Notevole, non c'è che dire. Ma non sei neanche lontanamente alla mia altezza...»
Alzò un braccio, e tre freccette spuntarono dalla sua manica, andando a colpire una marionetta ciascuna.
Al contatto con quei proiettili le marionette andarono in pezzi, mentre Kankuro le osservava incredulo e terrorizzato.
«Cosa... Come...?»
Ma non fece in tempo a rendersi conto di ciò che era successo che l'avversario lo colse di sorpresa. Con uno scatto fulmineo, Sasori spuntò alle sue spalle e lo colpì allo stomaco con la coda di metallo, lasciandogli un profondo squarcio su un fianco.
Mentre Kankuro stramazzava a terra, un'orrenda sensazione lo invase: si sentiva bruciare dall'interno, come se le sue ossa avessero preso fuoco, non riusciva a muoversi per il dolore.
«Credevi davvero di poter sconfiggere il maestro dell'arte delle marionette con delle creazioni di scarto, di cui conosco ogni meccanismo, dato che ne sono il creatore? Pecchi in presunzione, ragazzo.»

Solo allora Kankuro capì con chi aveva a che fare. Lo scorpione che era disegnato sulle sue marionette, o su quanto ne restava, era la sua firma.
«Tu... tu sei...»
«Si, hai capito bene, io sono Sasori della Sabbia Rossa. Il veleno che ti ho iniettato avrà effetto in tre giorni, così avrai tempo per pentirti della tua presunzione, prima di morire. Consideralo un premio per il tuo coraggio nell'avermi sfidato...»
Dette queste parole si avvicinò al compagno, che si reggeva in piedi a fatica, ed entrambi sparirono con un richiamo inverso.
Kankuro si sentiva impotente. Gaara non aveva mai avuto bisogno del suo aiuto, e per una volta che si era trovato in pericolo lui non era stato in grado di proteggerlo...
Una voce familiare lo riscosse da quei pensieri.
«Kankuro!»
Era Temari, e con lei doveva essere arrivata la squadra dei rinforzi. Con amore fraterno, la ragazza lo sollevò leggermente.
Kankuro era sul punto di cedere, ma trovò le forza per dirgli una sola parola.
«S-Sasori...»


Sasori. All'udire quel nome, Temari sbiancò.
Davvero il più grande traditore del villaggio della Sabbia era coinvolto nel rapimento di suo fratello? Se era stato lui ad avvelenare Kankuro, c'era una sola persona a cui chiedere aiuto per salvarlo e recuperare Gaara.
«Tornate a Suna il più in fretta possibile, e inviate una richiesta d'aiuto immediato al Villaggio della Foglia!»
Konoha era il loro miglior alleato, e l'Hokage era il miglior medico delle Cinque Terre. Se esisteva qualcuno in grado di trovare un antidoto per Kankuro, era lei.
Quell'ordine dato da Temari alla squadra fu l'ultima frase che Kankuro sentì, prima di perdere i sensi.
Ora, tutto era nelle mani di Konoha...




 

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Capitolo 20
*** Una Notizia Terribile ***


Una Notizia Terribile




 

«Ho capito, quindi niente di difficile.»
Kakashi annuì, dopo le indicazioni sulla missione ricevute dall'Hokage. Quella che gli era appena stata affidata era una missione di livello C, niente di impegnativo, pareva che le cose stessero andando per il meglio nel Paese del Fuoco in quei mesi. Nessuno aveva problemi tali da richiedere missioni di livello elevato.
«Si, Kakashi.»
Tsunade si distese sullo schienale, chiudendo gli occhi in un attimo di relax.
«Si tratta solo di ritrovare un carico di merce rubato, l'unico pericolo potrebbe essere costituito da qualche brigante che lo voglia per sè, ma è un rischio minimo. Mi dispiace farti scomodare per una cazzata del genere, ma dato che sei senza far niente da un bel po'... sai, non vorrei che iniziassi ad ingrassare.»
Concluse la bionda con un ghigno divertito.
«Si, certo, come no...»
Kakashi stava per rispondere con una battuta, ma non ne ebbe il tempo, perché quello che sembrava un uragano urlante irruppe nella stanza interrompendoli. Dopo qualche istante, Kakashi riconobbe che si trattava di Shizune.
«Maestra Tsunade! È successa una cosa terribile!»

L'Hokage scattò in piedi, alzando la voce.
«Calmati Shizune! Riprendi fiato e spiegami il motivo di quest'agitazione.»
La mora si piegò ansimante sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato, mostrando una lettera nella mano destra.
«Non c'è tempo... Il Villaggio della Sabbia ha appena spedito una richiesta di aiuto della massima importanza: il Kazekage è stato rapito da due membri dell'Akatsuki!»
Un attimo di incredulità, poi Tsunade strappò letteralmente di mano all'assistente la suddetta lettera e la lesse con crescente ansia, come sperando che quello che c'era scritto smentisse ciò che aveva appena sentito.
Purtroppo invece Shizune aveva ragione. E così, alla fine, quella squadra di nukenin aveva deciso di entrare in azione...
Per fortuna Naruto non era lì presente, altrimenti chissà come avrebbe reagito... Alla fine, con un'espressione funerea, ma risoluta, si rivolse all'argenteo.
«Kakashi, missione annullata. Va a cercare Sakura, i team 8 e 10 e Yamato. Voglio uno squadrone di soccorso, dobbiamo essere pronti a partire entro mezz'ora. E appena la vedi manda Sakura da me, presto!»


A quell'ordine, il ninja-copia si catapultò fuori dalla stanza, alla ricerca dei ninja interessati. Prima di tutto trovò Hinata, non gli fu difficile percepire il suo chakra grazie allo Sharingan, le spiegò velocemente la situazione e le diede ordine di trovare tutti gli altri con il Byakugan, per poi riunirsi all'ingresso del villaggio in meno di mezz'ora.
Allo scattare della Hyuga anche lui si diresse verso casa di Sakura, e quando arrivò la trovò intenta a sistemare alcuni documenti.

Dieci minuti dopo quella terribile notizia, la rosa bussò ed entrò nell'ufficio dell'Hokage.
«Maestra Tsunade, il maestro Kakashi mi ha detto che voleva vedermi con la massima urgenza.»
Tsunade si alzò, e le spiegò velocemente la situazione.
«C'è un motivo ben preciso per cui volevo vederti, Sakura. Nell'ultimo anno, hai appreso tutto ciò che ho potuto insegnarti riguardo i veleni.
Kankuro, il fratello del Kazekage, che anche tu hai conosciuto, è stato avvelenato da uno degli aggressori. Si tratta di uno dei più grandi esperti di veleni della storia dei ninja, sono pochissimi i sopravvissuti ad un suo attacco velenoso.
Andrei personalmente a occuparmi di Kankuro, dato che conosco l'uomo che l'ha avvelenato, ma i miei doveri di Hokage mi impediscono di muovermi dal villaggio. Perciò voglio che sia tu a svolgere questo compito al mio posto. Vai al Villaggio della Sabbia insieme agli altri e trova un antidoto per questo veleno, è questa la tua priorità. Vai nel mio laboratorio e prendi tutto ciò che ti occorre, non badare a spese. Dopodiché, quando Kankuro sarà fuori pericolo, anche tu ti unirai alla missione di recupero di Gaara. Tutto chiaro?»
«Si, maestra Tsunade!»
Sakura si fiondò fuori dalla stanza, diretta al laboratorio di Tsunade per prendere qualsiasi strumento avrebbe potuto esserle utile in quel compito.
Normalmente aveva il divieto di entrarvi, se non in compagnia della sua sensei, ma quella era un'emergenza, e lei stessa le aveva dato il permesso.

Nascosto nell'ombra in un angolo dell'ufficio dell'Hokage, un piccolo rospo aveva ascoltato ogni cosa.
"La situazione è gravissima, devo informare subito Naruto!"
Fece un sigillo, e svanì in un piccolo sbuffo di fumo.



Naruto e Jiraiya si trovavano seduti all'ombra di un'enorme pianta, vicino al palazzo del Monte Myoboku. Avevano appena fatto colazione, e li aspettava un'altra giornata di intenso allenamento.
Ormai Naruto aveva imparato veramente tutto, dall'arte eremitica più semplice alle sue applicazioni nelle arti ninja e nella sua stessa abilità innata, fino anche a completare il Kawazu Kumite. Aveva superato anche lo stesso Jiraiya, che lo definiva un "eremita perfetto".
Stavano aspettando Gamakichi, Gamatatsu e Fukasaku, e dopo pochi minuti li intravidero all'orizzonte mentre si avvicinavano.
«Buongiorno, ragazzi, cosa vogliamo fare oggi? Volete esercitarvi ancora nel Taijutsu?» Chiese assonnato Fukasaku.
Naruto e Jiraiya si guardarono, poi entrambi annuirono.
«Si, credo sia la cosa migliore: non c'è altro che io debba insegnarti, al momento, quindi credo sia meglio tenerci semplicemente in allenamento. Restiamo ancora qualche giorno, giusto per essere sicuri che tu abbia imparato bene tutto quanto, poi potremmo anche tornare al Villaggio della Foglia.»

A quella frase di Jiraiya, un grande sorriso di dipinse sui volti di entrambi.
Ormai era da più di tre anni che avevano lasciato Konoha, erano stanchi di viaggiare, chissà come aveva fatto Tsunade per tutto quel tempo...
Erano le undici di mattina, e Naruto si era svegliato da poco. Di solito di alzava all'alba per allenarsi, ma dato che la sera precedente avevano festeggiato il suo sedicesimo compleanno avevano fatto più tardi del solito, quindi i suoi maestri avevano deciso di lasciarlo riposare un po' di più.
I due umani si alzarono e si diressero dagli altri tre, diretti al campo di allenamento, quando una nuvoletta di fumo apparve tra loro.
«Naruto! Ci sono pessime notizie!»
Il biondo guardò il piccolo rospo che era apparso davanti a lui, e quando realizzò di chi si trattava lo prese una stretta al cuore.
Se era venuto a chiamarlo, significava che era successo qualcosa di molto grave...
«Gamasupai! Parla, che cosa è successo?»

Gamasupai riferì velocemente a Naruto la notizia che era appena giunta al villaggio, e di come Tsunade avesse deciso di comportarsi di conseguenza. Mentre Naruto assimilava la notizia, Jiraiya chiese spiegazioni.
«Naruto, cos'è questa storia?»
Solo in quell'istante l'Uzumaki si rese conto che nè Jiraiya nè gli altri, a parte Gamakichi, sapevano nulla di Gamasupai.
«Ecco, vedete...» e iniziò a raccontare...


*Flashback*

Fece un passo indietro verso il precipizio, guardando il volto angelico della splendida ragazza in piedi davanti a lui.
«Ciao, Hinata...»
Prima di sparire fissò un'ultima volta quegli occhi color perla che tanto amava, come a volerli imprimere a fuoco nella sua memoria. Lui ora sarebbe partito con Jiraiya per così tanto tempo, senza vederla, senza poterle stare accanto, senza neanche poter sapere se lei era al sicuro.
Se solo ci fosse stato un modo per essere certo che lei fosse protetta, avrebbe vissuto il suo viaggio con molta più serenità...
D'un tratto un'idea giunse nella sua testa.
Dopo quell'ultimo saluto si lasciò cadere all'indietro, e a mezz'aria si teletrasportò con il Raijin Volante per poi riapparire in cima ad un palazzo al di sotto della montagna degli Hokage. Aveva poco tempo, Jiraiya lo stava aspettando, doveva fare in fretta.

Cinque sigilli ed eseguì la tecnica che aveva imparato dall'Eremita dei Rospi.
«Tecnica del Richiamo»
Con un piccolo sbuffo di fumo davanti a lui apparve il piccolo Gamakichi, inconfondibile con il suo color arancione acceso e il suo yukata blu.
«Ehilà, Naruto, di cosa hai bisogno?»
«Ascolta, Gamakichi, ho un favore da chiederti. Io adesso partirò con l'Ero-Sennin, e starò via dal villaggio per circa tre anni. Ma non posso andarmene senza avere la certezza di lasciare al sicuro Hinata, Sakura, il maestro Kakashi e tutto il villaggio. Potresti fare in modo che un rospo mi tenga aggiornato su ciò che succede qui?»
Gamakichi si prese il mento tra le zampe, pensieroso.
«Mmm... vorresti qualcuno che possa tenere d'occhio i tuoi amici... Forse conosco il rospo giusto.»
Anche Gamakichi allora eseguì una Tecnica del Richiamo, e davanti a lui comparve un rospo molto piccolo, non più grande di una noce, di colore viola con delle strisce nere. Questo si guardò intorno spaesato, e poi si rivolse al rospo arancione chinando la testolina.
«Principe Gamakichi, come posso esservi utile?»
Il rospo arancione si rivolse di nuovo all'Uzumaki.
«Naruto, questo è Gamasupai, il migliore dei nostri rospi spia. È troppo piccolo per combattere, quindi si è specializzato nello spionaggio e nella raccolta di informazioni. Piccolo com'è, può entrare in una stanza senza essere notato da nessuno, neanche da un ninja sensitivo, e ha un'udito finissimo. Inoltre è in grado di teletrasportarsi dal Monte Myoboku, la dimora dei rospi, al mondo degli umani, quindi potrà avvisarti qualora lo ritenga opportuno.»

Naruto era pienamente soddisfatto.
«È magnifico Gamakichi, grazie, è esattamente quello di cui avevo bisogno!»
Il principe rospo sorrise.
«Bene allora. Gamasupai, ti affido agli ordini di questo ragazzo. Esegui qualsiasi compito ti affiderà.»
Detto questo, Gamakichi sparì, e il piccolo rospo guardò interrogativo l'Uzumaki.
«Allora... Gamasupai, giusto? Io adesso partirò dal villaggio per un po' di tempo, quindi vorrei che tu tenessi d'occhio Hinata Hyuga e Sakura Haruno, e che mi avvisi se si dovessero trovare in grave pericolo, o se al villaggio dovesse succedere qualcosa di veramente importante.
Non serve che mi avvisi per ogni minimo pericolo, dopotutto anche loro sono ninja, ed è normale che affrontino missioni. Ma se dovessero trovarsi in situazioni critiche, non esitare ad avvisarmi. Ne sei in grado?»
Gamasupai assimilò ogni parola, e annuì al biondo.
«Sarà fatto, ehm...»
Il piccolo rospo esitò un attimo, e Naruto comprese la sua difficoltà. Con un sorriso, lo aiutò.
«Naruto. Naruto Uzumaki. E non serve che mi tratti con tutta questa deferenza, fai come se fossi un amico.»
Gamasupai allora sorrise a sua volta, e diede la sua conferma.
«D'accordo, Naruto, farò ciò che mi hai chiesto.»
E sparì in una nuvoletta di fumo.
Naruto si rialzò, quella soluzione lo rendeva molto più tranquillo. Ora si che poteva intraprendere il suo viaggio con serenità. Con un altro Raijin Volante si teletrasportò alle porte del villaggio, dove l'Ero-Sennin lo aspettava.

*fine flashback*


Jiraiya aveva ascoltato rapito ogni parola, e alla fine commentò con un ghigno compiaciuto.
«Però... una trovata davvero geniale, Naruto, i miei complimenti. Comunque...»
E qui si voltò verso tutti.
«... le informazioni da te riportate, Gamasupai, sono davvero allarmanti. Alla fine allora l'Akatsuki ha cominciato a muoversi... Sinceramente non credevo che avrebbero cominciato proprio da Gaara, hanno finito per inimicarsi un intero Paese Ninja...»
Naruto allora intervenne.
«Ero-Sennin, dobbiamo andare ad aiutarli! Se anche noi ci uniamo alla squadra di recupero, avremo maggiori possibilità di salvare Gaara!»
Jiraiya si voltò verso l'allievo, e gli rispose con voce più seria che mai.
«Sapevo che avresti detto questo, Naruto, ma no, non possiamo intervenire così. La Foglia sta radunando uno squadrone di soccorso, scelto appositamente per questa situazione, e finchè non sappiamo dove si nasconde l'Akatsuki saremmo solo d'intralcio se ci unissimo a loro.
Dobbiamo invece aspettare che giungano al Villaggio della Sabbia: lì sicuramente troveranno qualche indizio che noi, data la nostra mancanza di abilità in campo investigativo, non potremmo mai trovare. Inoltre, se apparissimo con un'Evocazione Inversa nel mondo umano, ci ritroveremmo nella foresta da cui siamo entrati qui, nel Paese del Tè, e ci metteremmo un sacco di tempo a raggiungere gli altri.»

Naruto dovette dare ragione al maestro, ma sapeva che non avrebbe mai parlato in quel modo se non avesse avuto un'altra idea in mente...
«Cosa suggerisci di fare, allora?»
Jiraiya allora si raddrizzò, e iniziò a spiegare il suo piano.
«Manderemo nuovamente Gamasupai alla Foglia, e partirà insieme allo squadrone di soccorso, di nascosto. In questo modo anche lui saprà le informazioni che la squadra raccoglierà, e potrà tornare indietro a informarci, così li raggiungeremo in tempo e preparati a dovere.
Rimanendo qui potremo anche raccogliere per conto nostro delle informazioni su questi nemici: stando alle informazioni che ha raccolto Gamasupai, credo di conoscere l'identità dell'avvelenatore.
Darai un sigillo di Dislocazione a Gamasupai, così lo lascierà lungo la strada, e una volta che la squadra inizierà l'inseguimento vero e proprio potremo arrivare a loro da metà strada, grazie al Raijin Volante, allora li troveremo e raggiungeremo facilmente grazie alla modalità eremita.»


Naruto restò di sasso davanti a quel piano. Jiraiya a volte era davvero geniale, quando metteva da parte il pervertito che era in lui...
Benchè contrariato dal non poter andare subito dagli altri, non potè ribattere alla logica di quel piano.
«Va bene, facciamo così... Ma appena abbiamo le informazioni che ci servono partiamo, ok?»
Jiraiya annuì, e Naruto estrasse dalla tasca un biglietto, che aveva comprato insieme ad un plico di talismani per trasformarlo in una carta-bomba, ma che si prestava anche a quell'uso. Vi impresse sopra un sigillo di Dislocazione, e lo consegnò a Gamasupai.
«Quando tornerai al villaggio, vai con la squadra di soccorso e lascia questa pergamena nascosta al confine tra il Paese del Fuoco e quello del Vento, quando lo attraverseranno.
Dopodichè seguili, non perderli di vista un attimo, e quando partiranno per inseguire Gaara vieni qui e avvisami. E ora vai, Gamasupai, siamo nelle tue mani.»
Con questo nuovo compito il piccolo rospo svanì nuovamente, ritrovandosi nel Villaggio della Foglia. Lì, si nascose vicino al cancello del villaggio, e attese qualche minuto.
Finalmente, lo squadrone di soccorso riunito dall'Hokage era pronto. O quasi...




 

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Capitolo 21
*** Il Ninja della Radice ***


Il Ninja Della Radice


 

Il gruppo convocato dall'Hokage si riunì rapidamente alle porte del villaggio. Quando Sakura arrivò trovò Kakashi, che aveva il comando della missione, già lì ad aspettarli, in compagnia di Asuma, Kurenai e del capitano Yamato, che aveva conosciuto diversi mesi prima. Evento piuttosto raro, visto che il vizio di arrivare in ritardo il suo maestro non lo aveva mai perso. Evidentemente la gravità della situazione aveva avuto effetto anche su un ritardatario cronco come lui.
In pochi minuti arrivarono i vari chunin dei team convocati: Shikamaru, Ino, Choji, Hinata, Kiba e Shino. Sakura si aggiunse loro, e li maestro diede il via alla missione.
«Bene, ci siamo tutti. Possiamo partire.»
Si voltò verso l'uscita dl villaggio, ma appena fece un passo due figure gli sbarrarono la strada.
Una di loro era un vecchio, il cui braccio destro era coperto di bende e tenuto all'interno del vestito, come se fosse rotto. Anche metà del suo volto era bendata, così che solo il suo occhio sinistro era visibile, piccolo e nero come la pece. La sua espressione non mostrava il minimo segno di debolezza dovuta all'età o di rispetto verso di loro, solo fredda autorità e cinismo, quasi strafottenza. Si reggeva in piedi con un bastone tenuto con il braccio sinistro.
Dietro di lui, l'altra figura era un ragazzo della stessa età di Sakura, o giù di lì. Al vederlo, lei e Ino sbarrarono gli occhi: quel ragazzo somigliava moltissimo a Sasuke, con i suoi occhi e capelli neri tenuti corti, e quell'espressione atona e priva di emozioni.
Era vestito di una tuta corta di colore nero la cui maglia gli lasciava scoperta la pancia, e la sua pelle era bianca come quella di un cadavere. Sembrava quasi che fosse un disegno in bianco e nero. Restava in disparte, nascosto dietro l'ombra dell'anziano, come se non volesse mostrarsi.

Alla vista dei due Kakashi si fermò, fissando con espressione infastidita il più vecchio.
«Consigliere Danzo. Cosa ci fa qui? Stiamo partendo per una missione importante, non abbaimo tempo da perdere.»
Benchè rispettoso, dal tono usato dall'argenteo traspariva solo ostilità verso quel tizio.
Danzo non si scompose minimamente, e rispose con arroganza, come se non gli importasse nulla di qualsiasi cosa Kakashi avesse detto.
«Alla vostra missione si è appena aggiunto un componente, un membro della Radice, addestrato personalmente da me. Ho parlato con l'Hokage, e si è detta d'accordo.»
Kakashi guardò sospettoso il ragazzo dietro Danzo, che in quel momento si era fatto avanti. Non credeva affatto che l'Hokage fosse stata d'accordo con Danzo, con il quale era sempre stata in contrasto, più probabilmente non aveva potuto dire di no.

Il ragazzo fece un passo avanti, con un sorriso visibilmente falso, di cortesia.
«Il mio nome è Sai. Piacere di conoscervi.»
Sakura lo guradò incuriosita e sospettosa. Non aveva chiesto a nessuno di loro i loro nomi, quindi o li sapeva già o non gli interessava conoscerli. Entrambe le cose la rendevano meno propensa a fidarsi di lui.
A rompere quella tensione fu Asuma, che si avvicinò al ragazzo con fare bonario.
«Beh, avere un membro in più per una missione così difficile potrà solo esserci d'aiuto. Benvenuto in squadra, ragazzo.»
Sai lo guardò con aria apatica.
«La ringrazio, maestro Asuma.»
E rivolse un'ultimo sguardo al vecchio, che annuì prima di incamminarsi nuovamente verso il villaggio.


E così il gruppo partì, diretto a tutta velocità verso il Villaggio della Sabbia. Era necessario un giorno di viaggio per raggiungerlo, e la notizia del rapimento del Kazekage aveva impiegato una notte per giungere loro, perciò non si fermarono mai se non per mangiare, avevano troppa fretta.
Durante la pausa, mentre mangiavano, Ino e Sakura iniziarono a chiacchierare.
«Beh, Sakura, alla fine ce l'hai fatta! Tsunade ti ha assegnato una missione veramente importante: sarai il medico che salverà la vita al vice-comandante di Suna!»
Sakura abbassò lo sguardo, imbarazzata e tesa allo stesso tempo.
«Spero che tu abbia ragione, Ino... Sarebbe veramente brutto fallire la prima missione importante che Tsunade mi assegna. Sarebbe venuta lei personalmente, ma purtroppo non può muoversi dal villaggio.»
«Come è giusto che sia.»
Le due ragazze si voltarono verso chi aveva parlato. Probabilmente non era rivolto a nessuno in particolare, ma era stato Sai a esprimere quella considerazione, a bassa voce, tra sè. Ma tutti lo avevano udito perfettamente.
«Come scusa?»
Sai si voltò verso di loro, e rispose senza esprimere la minima traccia di imbarazzo, timore o qualsiasi altra emozione. Chissà come faceva, si chiedevano le ragazze: nemmeno Ino, di solito così abile nell'interpretare l'atteggiamento altrui, riusciva a discernere cosa passava per la mente di quel ninja misterioso...

«L'Hokage non dovrebbe mai abbandonare il villaggio, a meno che non sia in pericolo di vita. Nemmeno in guerra.
Sinceramente non capisco perchè sprecare un medico per aiutare un altro villaggio. Se sono in quelle condizioni è unicamente perchè non sono stati in grado di difendersi, meritano quello che gli è successo.»
Sakura allora scattò.
«Ma che razza di discorso è?! Allora per te dovremmo lasciarli così? A prescindere dal fatto che Konoha e Suna sono alleati, non potremmo mai abbandonare degli amici al loro destino!»
Sai aveva ascoltato ogni parola con quel suo volto inespressivo, senza scomporsi minimamente.
«Non condivido le vostre opinioni. Io eseguo solo i miei ordini. Anche voi fate lo stesso, anche se non capisco il motivo di tali ordini, ma non li obietto, come ogni ninja dovrebbe fare. Un ninja deve essere solo un'arma, nulla di più.»
Quel discorso spaventò Sakura, piuttosto che farla ulteriormente arrabbiare.
«Quindi se un superiore ti ordinasse di ucciderti senza motivo, o di uccidere una persona a te cara, lo faresti? Ma non hai una coscienza?»
«La coscienza è per i deboli.»
A quell'uscita la pazienza di Sakura arrivò al limite, e la rosa si scagliò contro il ninja pallido con la mano destra stretta a pugno, pronta a smontargli la faccia.
Era a pochi centimetri dal suo volto, quando qualcuno si materializzò tra loro.
Il maestro Kakashi bloccò il suo pugno senza apparente fatica, mentre Sai non aveva avuto alcuna reazione.
«Basta così, Sakura, non tollero litigi nella mia squadra. Ora allontanatevi e finite di mangiare, tra dieci minuti ripartiamo.»
La freddezza e l'autorità con cui il maestro aveva parlato bastarono a spegnere ogni ostilità.
Sakura rimase a fissare Sai, che senza dire una parola prese le sue cose e si allontanò di qualche metro, andando a mangiare per conto suo.
«Ma che razza di problemi ha quel tipo?»
Sakura rivolse questa domanda al maestro, che prima di tornare dagli altri jonin si fermò a rispondere.
«La vita nella Radice è durissima, Sakura. Non tutti riescono a sopportarla, e alcuni sviluppano un modo di pensare incomprensibile.»
Detto questo, si allontanò.


Sakura e le altre ragazze ripresero a mangiare, ma c'era una di loro che non riusciva a stare con la testa insieme alle altre.
Da quando si era allontanato, Ino non aveva smesso di fissare Sai, come attirata da quello strano modo di fare. C'era qualcosa di strano in quel ragazzo, qualcosa che non riusciva a spiegarsi, e lei voleva scoprire di che si trattava...
«Scusate, ragazze, torno subito...»
E così la bionda si alzò, avvicinandosi lentamente al ninja della Radice.

Sai intanto aveva finito di mangiare, e aspettava l'ordine di ripartire del capitano Kakashi. Nell'attesa aveva estratto nuovamente il suo blocco da disegno, e stava dipingendo un albero dalle forme molto particolari che da quella postazione poteva ammirare con una buona prospettiva.
Non ci mise più di due minuti a disegnarne il contorno, e con le sue arti ninja poteva cambiare il colore dell'inchiosto che utilizzava. Mentre lo colorava sentì dei passi leggeri alle sue spalle, sicuramente di una delle ragazze. Chissà cosa voleva da lui. La sentì fermarsi a un passo da lui.
«Sei davvero bravissimo...»
Voltò leggermente la testa, trovando davanti a sè gli occhi azzurri di Ino Yamanaka. Sentì una strana soddisfazione invaderlo, ma non seppe spiegarsi perchè. Dopotutto, nessuno gli aveva mai fatto un complimento per i suoi disegni...
«Grazie.»
Una risposta secca, senza alcuna emozione, com'era solito fare. Ma stavolta non gli sembrava sufficiente, sentiva come di voler dire qualcosa di più a quella ragazza che aveva mostrato interesse per ciò che stava facendo, ma le parole sembravano non voler uscire dalla sua bocca, come se non sapesse cosa dire...
«Come lo intitolerai?»
Senza aspettare altre repliche da parte di Sai, Ino aveva posto quella domanda spinta dalla curiosità, ma la risposta che ricevette la lasciò senza parole.
«A dire il vero, non credo che darò un titolo a questo disegno, come non ho mai fatto per tutti gli altri.»
Era la pura verità. i suoi disegni si limitavano a riprodurre oggetti e paesaggi reali, non aveva mai sentito il bisogno di dare un nome a ciò che vedeva.
Ino non sembrava credere a ciò che aveva sentito.
«Non hai mai dato un titolo a uno dei tuoi disegni? Perchè? Non hai fantasia con i nomi, per caso?»
«Non è questo. In realtà, non ne ho mai sentito la necessità, dato che mi limito a riprodurre immagini reali. Che titolo dovrei dare a un disegno come questo? "Albero nella Foresta del Fuoco"?»

Ino non capì se la risposta che le aveva dato era seria o sarcastica, era incredibilmente difficile interpretare le emozioni di quel ragazzo, non le era mai stato così difficile con nessun altro...
«Il titolo non deve per forza essere collegato al soggetto che disegni, può benissimo essere riferito al colore che usi, a quali emozioni ti fa provare guardandolo, a un ricordo piacevole a cui hai pensato mentre lo disegnavi. Dopotutto sei un artista, e puoi esprimere la tua arte non solo con l'immagine, ma anche con le parole, puoi mettere parte di te nella tua opera. A cosa ti fa pensare questo disegno, che cosa ti fa provare?»
Già, cosa gli faceva provare quel disegno? Nulla. Nè odio, nè amore, nè felicità, nè tristezza. Nessuna emozione attraversava la mente di Sai, e c'era un motivo ben preciso per quella condizione.
«Le emozioni sono un ostacolo per un ninja. Io non ne sono affetto.
Nel corso del mio addestramento ho imparato a sopprimere totalmente le mie emozioni, com'è richiesto a ogni ninja della Radice, e sono il migliore in questo.»
«Vorresti dire...»
Ino era sconcertata da quanto aveva appena sentito. Non voleva credere a ciò che quel ragazzo aveva appena detto.
«... che tu non provi alcuna emozione?»
Sai scosse la testa, dando conferma di quella terribile ipotesi.
«Ho imparato a eliminare qualsiasi cosa potrebbe intralciarmi, come coscienza o emozioni. Sono solo un'arma, come ogni buon ninja dovrebbe essere.»

Ripetè nuovamente la frase che aveva pronunciato con Sakura, confermando la sua presa di posizione. Ino non lo riteneva possibile, non riusciva a capacitarsi di trovarsi di fronte a un simile caso.
«Ma com'è possibile vivere senza emozioni? Non provi mai nessuna gioia o dolore? Non vuoi bene a nessuno, non hai nessun amico?»
Sai abbassò lo sguardo.
«Amici... un tempo ne avevo uno. No... era molto di più per me... Mio fratello Shin. Ma quando lui morì, quelle alla sua morte furono le ultime lacrime che versai, le ultime emozioni che provai.
Ormai ho dimenticato il sapore dell'amicizia, della gioia o del dolore. Non l'ho mai cercato nella Radice, nè nessuno ha mai cercato amicizia in me.»
Ino si sentì svuotata. Come si poteva vivere per anni senza avere nessun amico? Non credeva che qualcuno avrebbe mai potuto sopportare quel fardello.
Poi, di colpo, le venne in mente un'altra persona che aveva vissuto in quel modo. Naruto.
Per anni lo aveva tenuto lontano, insieme a tutte le altre ragazze dell'Accademia, e solo poche persone avevano accettato la sua compagnia.
Chissà come doveva aver sofferto, quando aveva realizzato cosa aveva passato l'Uzumaki si era sentita nauseata, schiacciata dai sensi di colpa. Ma una cosa era vivere così perchè condannati dal prossimo, un'altra era farlo per scelta.
«Non so come tu possa vivere così, ma se questa è la tua scelta, la rispetterò. Sappi però...»
Mentre se ne andava fissò intensamente Sai, con i suoi occhi azzurri fissi in quelli nero pece del ninja della Radice.
«... che se lo vorrai, in me potrai sempre trovare un'amica.»
Concluse con un sorriso radioso, prima di riavviarsi verso le altre ragazze.


Sai rimase sconcertato da quella situazione, e qualcosa scosse il suo corpo come un brivido, una scarica elettrica che lo attraversò da capo a piedi.
Perché quella ragazza si era interessata a ciò che lui provava? Cosa le importava? E soprattutto, perché lui si sentiva così, pensando a lei?
Possibile che, dopo tanti anni, stesse iniziando nuovamente a provare emozioni?
Guardò nuovamente il suo disegno, gli sembrava così effimero, ora che lo guardava con il suo solito occhio critico...
Una nuova immagine aveva preso forma nella sua mente, tanto forte da non poterla ignorare. Prese nuovamente il suo blocco da disegno, incapace di ignorare quell'ondata di ispirazione che lo aveva travolto.
Il capitano Kakashi stava dando ordine di ripartire, ma prima di raggiungere gli altri doveva almeno dare un abbozzo a quel nuovo disegno.
Lo avrebbe continuato con calma a casa, e lo avrebbe curato nei minimi particolari. Non lo avrebbe continuato su quel misero blocco da disegno, per ciò che aveva in mente serviva una tela di alta qualità, avrebbe usato quei fogli solo per bozze e schizzi.
A matita, tracciò rapidamente quei segni che davano un'idea della figura che aveva in mente. Quei capelli lunghi all'apparenza così morbidi, quel corpo sinuoso, quegli occhi azzurri così brillanti.
Non aveva mai fatto un ritratto a una persona, ma in quel momento sentiva il bisogno urgente di farlo. E per la prima volta, sapeva già quale titolo avrebbe dato a quel disegno: lo scrisse in un angolo del foglio, per non rischiare di dimenticarlo, e lo nascose con una tecnica ANBU, per evitare di farlo leggere.

"Ino / Amore"


Raggiunsero il Villaggio della Sabbia verso sera, dove la reggente Temari li accolse con sollievo, mentre Sakura si precipitò a curare Kankuro.


 

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Capitolo 22
*** Affari di Famiglia ***


Affari di Famiglia


 

Erano passate diverse ore ormai da quando Sakura era entrata in quella stanza.
Kakashi guardò l'orologio: le 19:00, erano esattamente quattro ore che erano lì fuori ad aspettare novità.

Una volta arrivati al Villaggio della Sabbia, Temari li aveva accolti trafelata, ma sollevata di vederli.
Constatata l'assenza di Tsunade, l'idea di avere Sakura come sua sostituta non sembrava averla resa entusiasta, ma non aveva protestato, ben consapevole che evidentemente non si era potuto fare in altro modo, perciò aveva condotto frettolosamente la rosa nella stanza dove Kankuro era ricoverato.
Dopo alcuni minuti era uscita dalla camera, lasciando Sakura da sola a lavorare per non disturbarla, e aveva spiegato la situazione agli altri 11 ninja presenti.
In pochi minuti fece un breve ma dettagliato riassunto della situazione, di come Gaara fosse stato attaccato nel cuore della notte da un ninja volante, dello scontro violentissimo nei cieli di Suna, di come il Kazekage lo aveva condotto fuori dal villaggio per poter combattere al meglio, e di come Kankuro lo avesse seguito.
Lei stessa aveva seguito le loro tracce pochi minuti dopo, alla testa di una squadra di 20 jonin, ma erano arrivati troppo tardi. Gaara e il suo avversario erano spariti, e avevano trovato Kankuro disteso a terra, agonizzante, tra i rottami delle sue marionette. Quell'unico nome che era riuscito a pronunciare aveva messo in allarme tutto il villaggio.

Sasori della Sabbia Rossa era il più famoso e pericoloso tra i nukenin di Suna, ed era conosciuto come il miglior marionettista del mondo, oltre che un irraggiungibile esperto di veleni.
Proprio in merito a questa sua fama, appena Kankuro era stato riportato indietro le sue ferite erano state esaminate dalla vecchia Chiyo, la nonna di Sasori, anch'ella maestra di marionette e veleni, e sua ex-maestra. Ma anche le sue conoscenze non avevano sortito grandi risultati. Il veleno utilizzato del nipote era straodinariamente potente, mai visto dalla vecchia, probabilmente lo aveva inventato lui stesso, e causava la morte nel giro di tre giorni.
Più che rallentarne l'effetto, Chiyo non era riuscita a fare nulla. Ma al contrario di Temari, che aveva gioito nel vedere l'arrivo dei rinforzi di Konoha, Chiyo non si era dimostrata altrettanto entusiasta.
La reazione che aveva avuto nel vedere Kakashi era stata tutt'altro che amichevole...


*Flashback*

Kakashi e il resto della squadra raggiunsero la porta della camera dove Kankuro era ricoverato, accomodandosi in sala d'attesa. Sakura li aveva preceduti, correndo nella camera, e ora loro attendevano sue notizie.
Mentre aspettavano, a un certo punto la porta della camera di aprì, e ne uscì Temari seguita da un'altra donna, bassa, anziana, piena di rughe, ma con un vigore non comune.
«Allora? Ci sono novità?»
Kakashi si alzò, rivolgendosi a Temari, ma all'udire la sua voce la vecchia ebbe una reazione brusca.
«TU! Zanna Bianca della Foglia! Pagherai per ciò che hai fatto a mio figlio!!»
Chiyo era sul punto di avventarsi su un Kakashi colto alla sprovvista, ma Temari la fermò trattenendola.
«Si calmi, vecchia Chiyo, lo guardi bene: lui non è il ninja che crede...»
A quella frase la vecchia si fermò, osservando meglio l'argenteo. In effetti aveva ragione: Zanna Bianca doveva avere quasi sessant'anni, e quell'uomo, anche se gli somigliava molto, per quanto poteva mostrare quella maschera, non poteva averne più di una trentina.
Compresa la reazione della signora, Kakashi si rivolse a lei con tono diplomaticamente calmo.
«Non so quali dissapori lei possa aver avuto con mio padre, Sakumo Hatake, ma sappia che è morto più di vent'anni fa.»
Non amava parlare di suo padre, aveva un ricordo tormentato di lui e del suo misterioso suicidio...
Chiyo strinse lo sguardo.
«Il figlio... quindi tu sei Kakashi Hatake dello Sharingan. Ho sentito molto parlare di te. Dicono che tu sia uno shinobi dalle capacità straordinarie, come lo era tuo padre del resto...»
Il tono usato adesso era più freddo, distaccato, mostrava un'antipatia derivata dal nome dell'interlocutore, piuttosto che vera ostilità. Sarebbe stato interessante avere a che fare con quell'uomo...

*fine flashback*


Da quello spiacevole malinteso erano passate più di due ore, i vari membri della squadra della Foglia stavano trascorrendo il tempo ognuno a modo suo.
Asuma era vicino alla finestra a fumare una sigaretta, con Kurenai vicino che gli intimava di smetterla. Shikamaru era seduto con la testa reclinata all'indietro, appoggiata al muro, probabilmente addormentato. Choji stava divorando un pacchetto di patatine comprato al bar lì vicino.
Ino si stava limando le unghie, mentre Hinata teneva lo sguardo fisso dulla porta, con il Byakugan attivo. Il suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione, positiva o negativa che fosse.
Kiba aveva comprato delle speciali pillole per Akamaru, che al Villaggio della Foglia non si trovavano e che aveva rimediato in un negozio specializzato lì vicino, e ora le stava sistemando nella borsa, mentre Shino lo aveva accompagnato al negozio, e adesso stava osservando Akamaru dormire in un angolo della stanza, ancora incapace di credere a quanto fosse diventato grande quel cane in così pochi anni, ormai era grosso quanto un leone.
Sai era in un angolo, per fatti suoi, e disegnava sul suo blocco da disegno. Era appogggiato con le spalle a due diverse pareti, perciò non poteva avere nessuno dietro di sé: nessuno avrebbe potuto sbirciare il suo disegno senza farsi notare. Forse solo Hinata avrebbe potuto farlo, con la sua abilità innata.
L'argenteo aveva notato questo particolare. Forse era solo un caso, ma gli sembrava che Sai stesse cercando volutamente di nascondere cosa stava disegnando, a differenza delle altre volte. Notò che a volte lo sguardo del ninja della Radice saettava per un attimo verso Ino, che non se ne accorgeva, intenta nella sua opera. Ebbe un sospetto, ma comunque non erano affari suoi.
Solo Yamato e Kakashi erano in piedi vicino alla porta, in attesa, troppo tesi per cercare di rilassarsi.
Pochi minuti prima Yamato aveva avuto un'idea niente male: mentre aspettavano novità sul conto di Kankuro, avevano deciso di avvantaggiarsi nella ricerca dei loro nemici.
Grazie a un frammento di quell'argilla esplosiva di cui si era servito l'avversario di Gaara, trovato sul luogo dello scontro, avevano a disposizione l'odore di uno dei due Akatsuki. Perciò Kakashi aveva evocato Pakkun e la sua squadra di cani segugi, che si erano subito messi sulle tracce del proprietario di quell'odore.


Passò un'altra mezz'ora, ma ancora non c'erano state novità. Poi, d'un tratto, Hinata scattò in piedi, disattivando il Byakugan e fissando la porta, in attesa.
Tutti gli altri si riscossero con quel movimento repentino e si alzarono, avvicinandosi.
Pochi secondi dopo la porta della stanza si aprì, e una Sakura visibilmente esausta ne uscì ansimante. Era pallida, e le tremavano le mani. Chissà quanto chakra aveva consumato...
«Fiuu... C'è mancato poco... Quel veleno era davvero potente, ma credo di essere riuscita ad isolarlo. L'ho analizzato, e per quanto potente credo di sapere come creare un antidoto.»
Tutti esultarono, complimentandosi con la ragazza per l'impresa compiuta. Quella più stupita di tutti era senza dubbio Chiyo: nemmeno lei era riuscita a contrastare così efficacemente il veleno del nipote. L'allieva di Tsunade era più dotata di quanto pensasse...
Con quel nuovo traguardo raggiunto Chiyo si era eclissata, diretta chissà dove, mentre Temari aveva accompagnato Sakura nel negozio di medicinali ed erbe più fornito del Villaggio della Sabbia, dicendole di prendere tutto ciò che le serviva senza badare a spese, avrebbe pensato lei a saldare il conto.
Così Sakura si era messa a lavoro sull'antidoto, e nel frattempo il resto della squadra si era mobilitato per preparare la partenza.
Asuma e Kurenai avevano ottenuto le schede con la descrizione dettagliata di Sasori, mentre i documenti che descrivevano l'altro ninja assalitore erano meno precisi.
Secondo quelle fonti il compagno di Sasori era un certo Deidara, nukenin della Roccia, famoso per la sua Arte dell'Argilla Esplosiva. La taglia che il Bingo Book riportava di lui ammontava a 60 milioni di ryo, mentre per Sasori ne segnava 55.
Anche senza informazioni più dettagliate, il quadro che avevano dei loro nemici era inquietante.
Kakashi sul Bingo Book aveva una taglia di 75 milioni, certo, ma ciò non voleva dire che potevano permettersi di sottovalutare i loro nemici. Dopo di lui, quelli considerati i più forti della loro squadra erano Asuma, con i sui 35 milioni di taglia, e Yamato, con 30 milioni.
Se tutti i membri dell'Akatsuki potevano tutti vantare una potenza del genere, quell'organizzazione era una seria minaccia per la stabilità delle Cinque Terre...
Già Itachi Uchiha da solo era abbastanza potente da spazzare via gran parte dell'armata della Foglia, se non addirittura tutta quanta. Molti ritenevano esagerata la sua fama, ma chi lo conosceva bene, come Kakashi, sapeva benissimo che Itachi meritava ogni centesimo della sua taglia, ben 150 milioni di ryo...


Kakashi riteneva molto strano il sistema di taglie del Bingo Book, nel quale venivano attribuite taglie anche a ninja non traditori, quasi a voler spingere sempre più shinobi a diventare nukenin e cacciatori di taglie.
Quel sistema aveva provocato un'esplosione del mercato nero, ma era necessario, perchè sapere quanto erano potenti i ninja di ogni Paese influenzava sensibilmente i rapporti politici con gli altri. Secondo quel sistema di riferimento il Paese del Fuoco era il più potente, alla pari con quello del Fulmine.
Dopotutto, anche se la taglia del Raikage ammontava a 135 milioni di ryo, ben superiori agli 80 di Tsunade, Konoha disponeva di molti più ninja di alto livello, equilibrando le forze.
Quando era ancora vivo, il Quarto Hokage poteva vantare una taglia di ben 200 milioni di ryo, mentre i Sannin arrivavano a 100 Jiraiya e 110 Orochimaru.
Il Terzo Hokage aveva una taglia di 90 milioni, ma la sua cifra non era molto affidabile, perchè il sistema basato sul Bingo Book era stato introdotto quando lui era già avanti negli anni, quindi non più all'apice della sua forza.
Gaara aveva una taglia da 70 milioni, era considerato uno dei Kage più deboli.
E poi... c'era suo padre, Sakumo Hatake, che nel suo massimo splendore era stato valutato 140 milioni di ryo.
Anche le sue allieve avevano iniziato a farsi conoscere, su Sakura pendeva una taglia di appena 20 milioni, mentre quella di Hinata era di 25.
Non si era informato sul conto degli altri ragazzi dell'età delle sue allieve, ma sapeva che loro erano le due più forti della loro generazione.
Chissà a quanto sarebbe ammontata la taglia di Naruto e Sasuke, quando sarebbero tornati...

«Kakashi!»
Quella voce familiare riscosse l'argenteo da quei pensieri, facendolo voltare verso il carlino che gli correva incontro.
«Trovato qualcosa, Pakkun?»
Il cagnolino riprese fiato, e diede il suo responso.
«Si, ho diffuso la traccia tra tutti i segugi del Paese del Fuoco e dintorni, e ne è stata individuata la fonte, all'ingresso di una grotta nel Paese dei Fiumi.»
Kakashi guardò gli altri, che annuirono. Poi, si rivolse nuovamente a Pakkun.
«Bene, ottimo lavoro. Ho bisogno di un'ultimo favore: và da Sakura, e riferiscile ciò che hai scoperto. Noi iniziamo a prepararci per partire, appena ha pronto l'antidoto deve curare Kankuro e portarne un po' per il viaggio, ci servirà contro Sasori.»
Pakkun annuì, e scattò verso il laboratorio dove si trovava la ragazza.
Intanto, tutti iniziarono a prepararsi.


Si ritrovarono un'ora più tardi alle porte del villaggio, tutti pronti a partire. Con loro c'erano Temari e Chiyo, tutti stavano aspettando l'arrivo di Sakura.
Alla fine apparve il profilo dell'Haruno in avvicinamento, e tutti si prepararono a intraprendere il viaggio. Li raggiunse in pochi secondi.
«Allora, come sta Kankuro?»
Sakura mostrò loro due fiale piene di liquido verdastro trasparente.
«Kankuro è salvo, l'antidoto fa effetto. Dovrà stare a riposo per qualche giorno, ma è fuori pericolo. Purtroppo però non sono riuscita a produrre più antidoto di così.»
Kakashi annuì, e la squadra si incamminò.
«Aspettate!»
Tutti si voltarono: verso di loro stava correndo una ragazza dai corti capelli castani. Si fermò davanti a loro, ansante, con le mani sulle ginocchia.
«Matsuri! Cosa ci fai qui?»
Temari si rivolse a lei con tono scocciato, le aveva detto di non interferire. Ma la ragazza non si voltò nemmeno verso di lei, gli occhi lucidi fissi in quelli dell'argenteo, che aveva riconosciuto come capo della squadra. Cadde sulle ginocchia, parlando a testa china.
«Vi prego... riportate indietro Gaara... Non mi importa che dentro di lui ci sia il demone della Sabbia, non mi importa nemmeno che lui sia il Kazekage... Vi chiedo solo di riportarlo indietro, sano e salvo... Riportatelo da me, vi supplico...»
Non riuscì a continuare, grosse lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance, accompagnate da singhiozzi, nemmeno Temari ebbe cuore di mandarla via o di non ascoltarla.

Nella squadra, quella più colpita di tutti era stata Hinata. Quella ragazza aveva buttato al vento la sua dignità da ninja, e si era inginocchiata davanti a degli stranieri, pur di riavere con sè Gaara.
Lei avrebbe fatto esattamente la stessa cosa.
Se fosse stato Naruto ad essere stato rapito, lei non avrebbe esitato a inginocchiarsi di fronte a degli stranieri, se questi avevano la possibilità di salvarlo.
Ebbe l'impulso di andare da lei, di consolarla, di farle sentire in qualche modo la sua vicinanza, ma prima che potesse muoversi una frase bloccò il pianto della ragazza.
«Alzati, Matsuri.»
La castana si voltò, a parlare era stata la vecchia Chiyo, che fece un passo avanti.
«Gaara è il Kazekage, e per quanto possa essere difficile darò anche la mia vita, se necessario, per riportarlo indietro, te lo prometto.»
Quell'uscita fece agitare Temari.
«Vecchia Chiyo, non starà pensando di andare anche lei!»
La vecchia si voltò verso la ragazza con i quattro codini.
«Non lo sto pensando. L'ho già deciso.»
Temari fece per protestare, ma Chiyo l'anticipò subito.
«Prima di essere un nukenin del Villaggio della Sabbia, Sasori è un traditore del clan della Sabbia Rossa. Questi sono affari di famiglia, ed è mio compito porre rimedio a qualcosa che fu una mia responsabilità.
Dopotutto... sono stata io a sigillare Shukaku dentro Gaara, quindi se lui è stato rapito è colpa mia. È mio preciso dovere fare ciò che posso per salvarlo.»
Temari allora reagì con orgoglio.
«Allora vengo anch'io. Gaara è mio fratello, non posso non aiutarlo.»
«No.»
La risposta della vecchia fu così secca che Temari non ebbe la forza di ribattere.
«Se falliamo e Gaara muore, tu e Kankuro siete gli unici a poter diventare Kazekage, e finchè tuo fratello non si rimette tu sei l'unica possibile erede del titolo: non posso lasciarti venire con noi. Và da tuo fratello, questo è un'ordine.»
Temari non potè ribattere, a denti stretti voltò loro le spalle.
«Bene. Allora buona fortuna.»
Chiyo guardò Kakashi, e quest'ultimo annuì e corse fuori dal villaggio, seguito da tutti gli altri.


Mentre Temari tornava al palazzo del Kazekage, il piccolo Gamasupai aveva assistito a tutta la scena, nascosto in un angolo nell'ombra.
Con un sigillo si teletrasportò nuovamente al Monte Myoboku, per riferire a Naruto le informazioni che aveva raccolto.




 

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Capitolo 23
*** Scendere in Campo ***


Scendere in Campo



Naruto era nervoso, camminava a grandi passi su e giù per l'archivio dove si trovavano lui e Jiraiya, incapace di stare fermo. Non gli andava giù che sia Gaara che Hinata e Sakura fossero in pericolo, l'attesa del ritorno di Gamasupai lo stava uccidendo. Ancora qualche minuto e sarebbe andato a spaccare qualche masso per scaricare un po' di tensione.
«Vedi di calmarti, Naruto, siamo tutti tesi per questa storia, comportandoti così non sei di aiuto.»
Il biondo guardò infastidito il padrino dopo quel rimprovero. Facile per lui parlare, non era la sua ragazza ad essersi appena imbarcata in una missione suicida: la sua donna era al sicuro a Konoha, protetta da centinaia di jonin pronti a rischiare la vita per proteggere l'Hokage.
Senza badare allo sguardo risentito dell'allievo, il Sannin si concentrò nuovamente sui documenti che stava esaminando.

L'Uzumaki e il suo maestro erano in quell'archivio da ore, avevano cercato ovunque informazioni sui membri dell'Akatsuki di cui avevano notizia, ovvero Sasori, Deidara, Kisame e Itachi. La biblioteca del Monte Myoboku era di gran lunga più vasta di quella di Konoha, poiché i rospi sensitivi raccoglievano costantemente informazioni dal mondo esterno, da tutti e cinque i Paesi, e così quella miniera di conoscenza restava sempre aggiornata.
Secondo Jiraiya, dalle informazioni riportate da Gamasupai, tra cui la descrizione del combattimento di Gaara e i sintomi dell'avvelenamento di Kankuro, gli aggressori del Jinchuuriki erano Deidara, un ninja traditore della Roccia, e Sasori della Sabbia Rossa, il famoso marionettista traditore di Suna. Doveva essere stato lui ad avvelenare Kankuro, la sua abilità nell'uso dei veleni era conosciuta in tutti e cinque i Paesi. Che Hinata e i suoi amici andassero ad affrontare nemici del genere faceva stare Naruto tutt'altro che tranquillo.
Mentre lui faceva avanti e indietro, Jiraiya continuava a spulciare tutti i documenti possibili. In particolare, stava studiando il percorso che quei due Akatsuki avevano seguito per giungere al Villaggio della Sabbia, così da poter determinare dove si trovasse il loro covo. Dato che erano giunti da nord-est, la loro base doveva trovarsi nei pressi del Paese del Fuoco, forse proprio sotto il naso dell'Hokage.
Ma trovava poco plausibile che avessero un unico covo, più probabilmente ne avevano diverse decine, come Orochimaru.
Aveva inoltre fatto una ricerca sui possibili modi per estrarre un cercoterio dalla sua Forza Portante, cercando di capire se era possibile fermarli e, in caso, se erano ancora in tempo per salvare il Kazekage. 
Le tecniche utili per un'operazione del genere erano veramente poche, e la maggior parte richiedeva un'abilità innata, o la collaborazione di più persone.
L'ipotesi più plausibile, secondo Jiraiya, era che i membri dell'Akatsuki utilizzassero la Tecnica del Sigillo dei Nove Draghi, un justu di confinamento che sfruttava in sincronia il chakra di più shinobi. 
Il vantaggio di questa tecnica era l'assenza di rischi: qualsiasi altra tecnica di estrazione richiedeva uno o più sacrifici, e qualsiasi errore poteva essere fatale per gli utilizzatori. Quella invece non aveva lo stesso costo, ma richiedeva molto più tempo, e gli utilizzatori dovevano restare immobili. 
Secondo le informazioni in suo possesso l'Akatsuki era formata da circa 10 elementi, quindi se tutti collaboravano la durata del rituale per l'estrazione di un demone di quel calibro si sarebbe aggirata sui tre giorni.
Se il suo sospetto era giusto, dovevano sbrigarsi: il Kazekage era stato rapito un giorno e mezzo prima, quindi avevano ancora poco più di ventiquattr'ore per salvarlo, prima che l'estrazione del demone fosse completata.
Gaara infatti non rischiava solo di perdere il demone che era l'arma segreta del suo villaggio: se un cercoterio viene estratto, la sua Forza Portante perde la vita, poiché l'apparato circolatorio del chakra viene irrimediabilmente danneggiato, e la mente stessa del custode viene sfibrata dal trauma.
Gli unici capaci di sopravvivere all'estrazione di un cercoterio, si diceva, erano i membri più puri del clan Uzumaki, per via del loro chakra eccezionale.


Mentre entrambi erano assorti nei loro pensieri, una nuvoletta di fumo comparve con uno sbuffo al centro della stanza, attirando l'attenzione dei due.
«Naruto! Jiraiya-sama! Ci sono novità!»
Sia l'Uzumaki che il Sannin si avvicinarono rapidamente all'appena riapparso Gamasupai, e anche Fukasaku, che era appena entrato nella stanza, si mise in ascolto.
Il rospo spia riferì rapidamente ciò che aveva scoperto la squadra di soccorso: l'identità dei due aggressori e le condizioni di Kankuro, e disse loro anche chi si era unito allo squadrone di recupero e dove erano diretti.
Jiraiya non sembrava entusiasta che le sue ipotesi fossero giuste, il suo volto lasciava trasparire solo preoccupazione.
«Hai fatto davvero un ottimo lavoro, Gamasupai. Ora puoi anche riposarti.»
Naruto congedò il rospetto, che fece un sospiro di sollievo e si allontanò saltellando.
Poi il biondo si voltò verso il maestro, che lo guardava con aria seria.
«Allora? Che facciamo?»
Jiraiya annuì tra sé, e rispose.
«Adesso andiamo anche noi. Il tuo addestramento è finito, ora sei finalmente pronto a scendere in campo, e siamo preparati come meglio possiamo. 
Useremo il Raijin Volante per raggiungere il confine tra i Paesi del Fuoco e del Vento, dove Gamasupai ha lasciato la tua pergamena, e da lì proseguiremo verso il Paese dei Fiumi. È un viaggio piuttosto lungo, anche usando la modalità eremita ci metteremo almeno un giorno di viaggio, se corriamo costantemente senza fare mai una pausa. Non so se arriveremo in tempo.»
«Allora muoviamoci!»
Naruto posò una mano sulla spalla di Jiraiya, pronto a teletrasportarsi, ma la voce di Fukasaku li fermò.

«Aspettate!»
Entrambi si voltarono verso il vecchio rospo eremita, che si avvicinava saltellando, e solo allora notarono che stringeva tra le zampe due piccoli fagotti.
«Prendete questi!»
E consegnò un fagotto a ognuno di loro.
«Prevedendo che sareste dovuti andare via di corsa, Shima ha preparato questi due bento speciali. Basteranno a saziarvi per un paio di giorni, e vi aiuteranno a restare svegli. Hanno anche la capacità di accelerare il recupero fisico, così quando arriverete sarete in forma smagliate, liberi dalla fatica degli ultimi allenamenti, e potrete combattere al meglio. L'unico effetto collaterale è che quando l'effetto si sarà esaurito ci metterete più tempo a riprendervi, ma in un'emergenza del genere non si può fare diversamente.
Dovrebbe bastare per sostenervi per un paio di giorni.»
Naruto e Jiraiya fissarono il piccolo rospo con aria stupefatta.
«Grazie mille, maestro Fukasaku, ci sarà molto utile. E la ringrazio per la sua ospitalità e per avermi insegnato, le devo davvero molto.»
Naruto chinò la testa, grato, facendo un leggero inchino al rospo che gli aveva insegnato l'arte eremitica. Il vecchio eremita sorrise, e non li trattenne oltre.
«È stato un piacere, ragazzo mio. Salutatemi l'Hokage quando tornate a Konoha. E ora andate!»
Senza indugiare ulteriormente Naruto posò una mano sulla spalla di Jiraiya, ed entrambi svanirono in un lampo di luce gialla, trasportati dalla tecnica del Quarto Hokage.



Nel cuore del Paese dei Fiumi, nel buio di una grotta il cui ingresso era sigillato da un enorme masso, diversi ninja erano immobili nella stessa posizione da ore.
In quell'enorme cavità nella roccia un'enorme statua era spuntata dal terreno, evocata dal capo dell'organizzazione. Raffigurava un grande mostro, con la bocca aperta e nove occhi, tutti chiusi. Le sue mani erano rivolte verso l'alto, e su ogni dito c'era la figura di un ninja, tutti nella stessa posizione.
Gli unici fisicamente presenti in quel momento, però, erano quattro: quello sul pollice sinistro, quello sull'anulare sinistro, quello sull'indice destro, e quello sull'anulare destro.
Deidara e Sasori, insieme a Itachi Uchiha e a Kisame Hoshigaki, stavano partecipando a una tecnica si gruppo assieme alle figure di altri cinque ninja vestiti esattamente come loro: con una cappa nera a nuvole rosse. L'unico dito su cui non c'era nessuno era il mignolo sinistro, quello era il posto che un tempo spettava a Orochimaru.
Gli altri erano solo degli ologrammi, partecipavano alla tecnica con un jutsu di comunicazione a distanza, pertanto solo il loro spirito si trovava in quel luogo, mentre il loro corpo era altrove, immobile da oltre ventiquattr'ore.
A terra di fronte alla statua, un ragazzo dai capelli rossi agonizzava dal dolore, mentre un flusso di chakra rosso usciva dalla sua bocca e finiva in quella dell'enorme statua, come se lo stesse divorando.
«Uff, che palle... Ma dovremo fare ogni volta questo teatrino? Stare immobili per tutto questo tempo è così noioso...»
Il biondo sull'indice destro, che portava un anello sullo stesso dito, si lamentava come un bambino, e l'ologramma del ninja sul medio destro, l'unica donna del gruppo, lo rimproverò.
«Smettila di lamentarti, Deidara, non c'è un modo più veloce per estrarre il demone.»
Deidara sbuffò risentito dopo quel rimprovero.
«Oh, scusa mammina, farò il bravo bambino d'ora in poi...»
La donna stava per replicare stizzita, ma la voce imperiosa dell'uomo sul pollice destro li mise entrambi a tacere.
«Deidara, Konan, smettetela tutti e due, pensate a concentrarvi.»

Deidara sentì un brivido lungo la schiena a quelle parole, e chiuse la bocca: il loro capo sapeva davvero come tenerli tutti in riga.
Nessuno conosceva le sue abilità, a dire il vero nessuno di loro lo aveva mai nemmeno incontrato, a parte Konan: lei era l'unica che riferiva personalmente a lui.
Ma tutti loro percepivano il suo immenso potere, e non osavano contraddirlo. Persino il ninja sull'anulare destro, che era forse il più forte di tutti loro, non osava ribattere a quello shinobi.
Perché nonostante Itachi Uchiha fosse probabilmente il più potente ninja del Paese del Fuoco, il suo Mangekyo Sharingan era nulla rispetto all'immenso potere che risiedeva negli occhi del loro capo. Quelle sei iridi concentriche, di colore grigio-viola, mettevano in soggezione tutti loro...
E così la loro tecnica proseguì, mancava circa un giorno e mezzo al completamento dell'estrazione dell'Ichibi...



Naruto e Jiraiya apparvero con un lampo giallo nel bel mezzo di una foresta, tra un tronco caduto e un piccolo fiumiciattolo. Le fronde degli alberi coprivano il cielo soleggiato, immergendo il sottobosco in una tenue luce dorata. Non un alito di vento giungeva loro, solo una pesante umidità che attirava dei fastidiosi insetti. Se la situazione non fosse stata così urgente, probabilmente i due si sarebbero fermati per ore a contemplare quel piccolo angolo di paradiso.
Naruto individuò subito la pergamena che aveva dato a Gamasupai perché la lasciasse lì, e la recuperò. Il piccolo rospo l'aveva nascosta accuratamente sotto un grosso sasso, per proteggere il sigillo da eventuali piogge, e lo aveva seppellito sotto uno spesso strato di foglie per mimetizzarlo. 
Nessun altro avrebbe mai potuto trovarlo, era stato nascosto davvero alla perfezione, ma la tecnica di rilevamento dei sigilli di Naruto non falliva mai, e ora che aveva imparato anche le tecniche sigillanti degli Uzumaki era uno scherzo per lui individuare quel piccolo oggetto.
Si guardarono intorno per un istante, senza la minima idea di dove si trovavano. Dopo qualche secondo, Jiraiya estrasse una mappa e iniziò a studiare la posizione del sole e l'ora. Naruto non lo disturbò, conscio che non avrebbe saputo aiutarlo, quindi evitò di essere d'intralcio. La lentezza di quell'operazione però lo mandava sempre più in paranoia, stavano perdendo tempo prezioso.
Ci volle un quarto d'ora abbondante, ma alla fine Jiraiya riuscì a individuare la loro posizione esatta: si trovavano nel Paese del Vento, vicino al confine con il Paese del Fuoco. Dovevano procedere verso nord-est, per raggiungere gli altri membri della squadra della Foglia.
I due così attivarono la modalità eremita e iniziarono a correre verso la direzione stabilita. Erano ancora troppo lontani per percepire il chakra dei loro compagni, ma quello stato gli permetteva di muoversi rapidamente e senza pause.
Già iniziavano a sentire gli effetti benefici del bento speciale di Shima, la loro stanchezza stava svanendo, e la loro andatura non accennava a diminuire.
Così sfrecciarono insieme nella foresta, diretti verso il cuore della battaglia...



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Capitolo 24
*** Duo Pericoloso ***


Duo Pericoloso





Nel cuore del Paese dei Fiumi, nelle profondità di una grotta in una parete di roccia, il rituale di estrazione del Tasso Monocoda era quasi giunto al termine. 
I nove ninja che vi partecipavano, tutti vestiti nello stesso modo, erano immobili da due giorni e mezzo, ancora poche ore e avrebbero potuto riposarsi. Tutti si trovavano in piedi sulle dita delle mani di un'enorme statua raffigurante un mostro, con i palmi rivolti verso l'alto, e proseguivano quell'operazione senza obiettare.
Dopo il rimprovero del capo nessuno aveva più detto una parola, il silenzio regnava sovrano in quel gruppo. Silenzio che venne interrotto dal capo stesso, quando mancavano circa quattro ore al termine dell'operazione, rivolto a due degli altri.
«Si avvicina qualcuno, è una squadra composta da dodici persone, immagino siano i vostri inseguitori, Deidara e Sasori.»
Deidara sobbalzò a quelle parole, come temesse di essere incolpato, ma rispose ugualmente.
«Ehi, quando noi ce ne siamo andati non c'era nessuno, non so come abbiano fatto a seguirci.»
«C'è anche la possibilità che siano ninja coinvolti in altre incombenze, potrebbero trovarsi a passare da qui solo per caso.»
Itachi intervenne a calmare la situazione, conscio della probabile ira del loro capo.
«No, non è così.»
Il leader smentì immediatamente quell'ipotesi.
«Sono guidati da Kakashi Hatake e Chiyo della Sabbia Rossa, immagino quindi che stiano cercando il Kazekage. Avranno seguito il vostro odore grazie a qualche segugio, il ninja-copia è rinomato per i suoi cani-ninja.»
«Quindi cosa facciamo?»
Stavolta fu Sasori a parlare. Il capo voltò leggermente lo sguardo verso di lui, senza cambiare posizione.
«Voi due siete ancora debilitati dalla lotta con questo ragazzo, soprattutto tu, Deidara, perciò saranno Itachi e Kisame a occuparsi di loro. Ormai siamo a buon punto, possiamo finire il rituale anche senza di loro: andate e fateci guadagnare tempo. Senza di voi, dovremmo impiegare circa otto ore per portare a termine il rituale, teneteli occupati il più possibile.»
A quell'ordine, i due ninja sugli anulari destro e sinistro abbandonarono il loro posto, uscendo dalla grotta.



A circa trenta chilometri dalla caverna nella quale era in atto l'estrazione dell'Ichibi, dodici ninja stavano correndo a tutta velocità verso quello stesso luogo.
Avevano passato diverse ore prima il confine tra i Paesi del Vento e dei Fiumi, erano in viaggio da un giorno e mezzo, e fino a quel momento non avevano incontrato alcuna difficoltà.
Mentre proseguivano, a un certo punto il Byakugan di Hinata percepì due grossi chakra diretti verso di loro.
«Maestro Kakashi.» Avvertì subito il capitano della squadra.
«Ci sono due chakra molto potenti di fronte a noi, che facciamo?»
Kakashi a quelle parole fece segno al resto della squadra di fermarsi.
«Attenti, formazione da combattimento, abbiamo compagnia.»
E puntò lo sguardo verso un punto tra gli alberi, pronto ad accogliere i loro ospiti.
A quell'ordine tutti si disposero in cerchio, coprendosi le spalle a vicenda e tenendo d'occhio la situazione.
Come se Kakashi avesse attirato la sfortuna su di loro, i due ninja che lo preoccupavano emersero uno dopo l'altro dalla foresta, senza il minimo tentativo di attaccarli di sorpresa.
Il primo di loro era un uomo enorme, anche se Sakura e Hinata non erano sicurissime di poterlo definire un uomo. Aveva la pelle blu, e dei piccoli occhi perfettamente rotondi, come quelli di un pesce. A rafforzare la somiglianza, dei piccoli segni sugli zigomi sembravano proprio delle branchie. 
Ma se non era il suo aspetto, pur minaccioso, a spaventarli, l'enorme arma che portava dietro le spalle non lasciava assolutamente pensare che fosse lì per una chiacchierata amichevole. Una grossa spada, ancora di più della Kubikiri Hocho, con un'elsa lunga al cui termine era attaccato un piccolo teschio. La lama, se era una lama, perché nessuno di loro ne aveva mai vista una così spessa, era nascosta da un pesante bendaggio che la celava alla vista.
Se il primo aveva semplicemente messo in guardia il gruppo di soccorso, all'apparizione del secondo li colse il terrore più puro. Persino Sakura, che non lo aveva mai visto direttamente prima d'ora, sapeva benissimo chi era.
Perché quegli occhi rossi con tre tomoe e quel viso dannatamente somigliante a quello del fratello minore, anche se solcato da profonde occhiaie, potevano appartenere a un solo shinobi: Itachi Uchiha, lo sterminatore del suo clan.
Anche Kakashi fu tremendamente preoccupato dall'apparizione del secondo.
Entrambi vestivano allo stesso modo, una cappa nera a nuvole rosse, che indicava la loro appartenenza all'organizzazione che aveva rapito il Kazekage.

«Eheheh... Sono parecchi, meglio così, era da tanto che non facevo movimento...»
Il più alto ghignò nel constatare l'inferiorità numerica, facendo scricchiolare le nocche.
«Calma, Kisame.»
Itachi fece un passo avanti, e tutto il gruppo si mise in guardia. Alcuni erano visibilmente terrorizzati, come Ino e Yamato, ma gli altri celavano le loro emozioni mantenendo un'espressione fredda e risoluta.
Con estrema calma, l'Uchiha si rivolte all'argenteo.
«Ne è passato di tempo, Kakashi. Ho saputo che ti sei occupato dell'allenamento del mio fratellino. Dimmi un po', è migliorato o è rimasto l'inetto che era quella notte?»
Quella provocazione non scalfì minimamente Kakashi, che si alzò il coprifronte rivelando lo Sharingan ed estrasse lentamente l'enorme spada.
«Ciò che è successo a Sasuke non è affar tuo, te ne sei lavato le mani anni fa. Fatti da parte, non diamo la caccia a te, siamo qui per il recupero del Kazekage.»
Itachi chiuse un attimo gli occhi, per poi rispondere con estrema calma.
«Già, lo immaginavo. Sfortunatamente, siamo qui proprio per questo. Voi da qui non passerete.»
Annuendo tra sé, come a prendere atto di quella frase, Kakashi dispose gli alleati.
«Sakura, Hinata, Sai, con me, tutti gli altri su quello con la spada. Lui è Kisame Hoshigaki, era uno spadaccino della Nebbia, prima di diventare un traditore, e fu uno dei partecipanti alla congiura che provocò la morte del Quarto Mizukage, su di lui pende una taglia di 90 milioni di ryo. Senza lo Sharingan non avreste la minima possibilità contro Itachi, lasciate che me ne occupi io.»
Gli altri annuirono e si disposero come richiesto. Sakura, Hinata e Sai si portarono dietro le spalle dell'argenteo, mentre tutti gli altri caricarono Kisame.
«Avanti, fatevi sotto!»
E slegò parte delle bende che legavano la sua spada, Samehada, detta anche Pelle di Squalo. A vederla, si intuiva chiaramente il motivo di quel nome: non si trattava di una lama singola, ma di un insieme di scaglie che ricordavano i denti di uno squalo. Non serviva a tagliare, ma a triturare.


Kakashi fissò dritto negli occhi Itachi, che non aveva cambiato espressione. La mano destra stringeva nervosamente la Mannaia Decapitatrice che un tempo era di Zabuza, mentre dietro di lui le sue allieve si preparavano a usare le arti del Fuoco e del Ghiaccio.
Sai aveva messo mano al suo wakizashi, e con l'altra mano era pronto a lanciare degli shuriken.
L'Uchiha li fissò uno a uno, senza mostrare alcuna emozione.
«State davvero per sfidarmi? Ti ricordavo più intelligente, capitano Kakashi, forse quella spada ti ha reso troppo sicuro di te.»
L'argenteo fu imperturbabile.
«Non accetto giudizi da parte di un traditore, che fino a pochi anni fa era un mio subordinato, e soprattutto che ha sterminato la propria famiglia, lasciando da solo un bambino che lo amava più di chiunque altro al mondo.»
Itachi fece una smorfia a quell'ultima frase, la prima che incrinava la sua altrimenti perfetta maschera di apatia.
«Sasuke non vale nulla. Quando mi troverà non gli darò un'altra possibilità, non ne è degno.»
A sentire quell'insulto, Sakura non ne poté più.
«Non osare parlare di Sasuke in quel modo, non hai idea di cosa gli hai fatto passare! Come ti permetti di giudicare in quel modo qualcuno che tu stesso hai condannato a una vita di sofferenza?!»
Lo sguardo di Itachi si fece incuriosito, mentre si spostava sul viso di Sakura.
«Mmmh... Non pensavo di conoscerti in questa circostanza, Sakura Haruno. Devo dire che mio fratello si è scelto una bella ragazza.»

Itachi avrebbe voluto fare una foto alla faccia che aveva fatto Sakura in quel momento, con gli occhi sgranati dalla sorpresa e il volto che avvampava.
«M-ma t-tu... c-come...?»
Il nukenin deformò la sua espressione in un ghigno.
«Io so sempre tutto, confettino, nulla sfugge al mio sguardo. Se te lo stai chiedendo, si, so anche della vostra “notte di fuoco” al Villaggio della Roccia.»
Adesso Sakura era diventata tanto rossa da fare invidia alla vecchia Hinata, mentre Kakashi si voltava verso di lei con un sopracciglio alzato, senza riuscire a trattenere un velo di malizia.
«Non sapevo di questo “particolare”, Sakura.»
Ancora imbarazzata, la rosa riportò il suo sguardo sull'Uchiha. Pessima mossa.
«Scommetto che tieni molto a lui, chissà come reagiresti se gli succedesse qualcosa di brutto, sono curioso...»
Mentre Itachi parlava, il paesaggio mutò, e Sakura si ritrovò immersa nell'ombra. Sentì un rantolo vicino a lei, e quando si voltò la sua faccia si dipinse in un'espressione di puro orrore. Davanti a lei, la visione del ragazzo che tanto amava. 
Sasuke era steso a terra, ricoperto di sangue, e vicino a lui c'era Orochimaru con espressione ghignante e un kunai in mano, che infieriva sadicamente sulle sue ferite.
Non riusciva a sopportare quello spettacolo, il ragazzo urlava come se lo stessero scuoiando vivo, cosa che in effetti Orochimaru stava facendo, e Sakura non riusciva a muoversi.
Un voce le sussurrava all'orecchio, indistinta come un eco, un semplice sussurro, ma terribilmente comprensibile.
«...è colpa tua... non sei stata capace di proteggerlo... lo hai lasciato andare via... colpa tua... colpa tua...»
Sakura si tappò le orecchie con le mani, ma la voce non diminuiva, anzi diventava sempre più forte, la faceva impazzire.
Poi, d'un tratto, tutto tornò alla normalità. Si voltò: Hinata le aveva poggiato una mano sulla spalla. Allora capì quello che era accaduto: Itachi aveva usato un Genjutsu, tanto potente da convincerla davvero che ciò che vedeva fosse reale, e lei non se n'era nemmeno accorta, tanto era stato abile nell'uso.
Ciò che suo padre le aveva insegnato era nulla in confronto, Itachi era un vero maestro dell'Arte Illusoria. Hinata se ne era accorta solo grazie al Byakugan, che le aveva mostrato il suo flusso di chakra disturbato da quello dell'Uchiha, altrimenti la tecnica sarebbe stata perfetta.
La corvina l'aveva appena liberata, passandole una piccola quantità di chakra, e intanto Kakashi e Sai erano partiti all'attacco.

O almeno, Kakashi stava combattendo, mentre Itachi aveva disarmato Sai in un attimo, ferendolo al fianco con la sua stessa arma e scagliandolo a terra con un calcio ben assestato. La sua azione era stata talmente rapida che Sai se n'era reso conto solo dopo essere finito al tappeto sanguinante. Ora, solo Kakashi fronteggiava l'Uchiha.
Il nukenin e l'argenteo rimasero bloccati per un attimo in una prova di forza, durante la quale quest'ultimo si rivolse alle allieve.
«Hinata, Sakura, aiutate Sai, con lui me la vedo io!»
E i due ricominciarono a combattere.
La velocità con cui si scambiavano i colpi era straordinaria, nemmeno il Byakugan di Hinata riusciva a seguire il loro movimenti.
Così le due prestarono soccorso a Sai, che respirava a fatica, mentre il loro maestro combatteva.


Itachi parava e schivava i colpi dell'avversario con una disinvoltura spaventosa, senza nemmeno avere il fiatone. Kakashi sfruttava la sua agilità per colpire rapidamente con pugni e calci, e si appoggiava alla spada per effettuare attacchi aerei. 
Aveva sviluppato quel particolare stile di lotta dopo aver ricevuto la Kubikiri Hocho: prima di allora era molto più diretto e veloce, ma aveva adattato il suo stile in modo da poter sfruttare i devastanti fendenti dell'enorme arma.
Tuttavia in quella situazione la spada non gli era di grande aiuto, poiché Itachi contrattaccava così rapidamente da non dargli la possibilità di sferrare i suoi fendenti. Perciò scelse di abbandonare l'arma piantandola a terra, e di tornare a battersi con il suo vecchio stile di lotta, che in quel momento risultava più efficace.
Continuarono a scambiarsi colpi per diversi minuti, senza che uno dei due prevalesse sull'altro. Poi Kakashi fece un errore, e un pugno di Itachi riuscì a superare la sua guardia facendolo indietreggiare. L'avversario ne approfittò subito, e compose rapidamente sei sigilli che lui conosceva molto bene. Aveva visto il suo vecchio allievo compierli esattamente nello stesso modo, e si preparò a intercettarlo.
«Arte del Fuoco: Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!»
L'enorme fiammata uscì dalla bocca dell'Akatsuki, dirigendosi rapidamente verso di lui. 
Kakashi ne rimase sconcertato: non aveva mai visto una Palla di Fuoco Suprema così grande, nemmeno suo padre Fugaku era capace di tanto.
Ciononostante non si fece trovare impreparato, e contrattaccò senza neanche compiere i sigilli.
«Arte dell'Acqua: Muro d'Acqua!»
Davanti a lui si sollevò una grande ondata che respinse il calore nemico. D'un tratto il suo Sharingan gli permise di accorgersi di un pericolo imminente, e lui si mosse appena in tempo. Saltò ed evitò la mano di Itachi, che era appena emerso da quella stessa acqua tentando di afferrarlo, mentre quello che lo aveva attaccato con il fuoco svaniva in una nuvola di fumo.
“È stato un clone ad attaccarmi? Non me ne sono neanche accorto, è stato velocissimo nel crearlo! E poi ha usato la Tecnica del Nascondiglio di Roccia per sparire sottoterra e cogliermi di sorpresa!”
Nessun avversario mai incontrato in vita sua era così strabiliante nell'usare e combinare insieme tecniche elementali di tipi tanto diversi. Le abilità di Itachi rasentavano il divino.

Rimessi i piedi per terra si preparò al contrattacco, e alzò una mano giusto in tempo per fermare un pugno di Itachi, trattenendolo vicino a lui.
Contemporaneamente preparò nella mano sinistra un Raikiri, e colpì l'avversario al petto. Le sue dita però affondarono solo per pochi centimetri nel torace dell'Uchiha, perché con la mano libera questo aveva afferrato il polso dell'argenteo, e in una prova di forza tentava di allontanarsi, mentre questo lo tratteneva a sè. Kakashi però aveva previsto tutto, e con la sua ultima mossa seppe portare a termine l'offensiva.
«Arte del Fulmine: Impulso Esplosivo!»
Questo non poté fare nulla per sfuggire, dalla mano pervasa dai fulmini venne emanata un'ondata di chakra che esplose con violenza, la cui onda d'urto lo scaraventò a decine di metri di distanza con il torace squartato, e dopo un lungo volo finì per schiantarsi contro un albero.


Nel frattempo Sakura e Hinata avevano rimesso in sesto Sai, e tutti e tre raggiunsero il maestro mentre esaminava il corpo fumante del nemico. L'espressione sul suo volto però non era rassicurante, e avvicinandosi i tre si resero conto del perché.
Dove avrebbe dovuto trovarsi il cadavere del nemico c'era invece il corpo di un altro ninja, a loro sconosciuto, immerso in un grande mucchio di polvere, forse cenere o sabbia.
«Maestro Kakashi, che significa? Ha usato la sostituzione?»
Sakura si mise nuovamente in guardia, ma Kakashi la tranquillizzò, con tono amareggiato.
«No, Sakura, questa è una tecnica proibita inventata da Orochimaru, che permette di combattere a distanza. Non abbiamo combattuto con il vero Itachi, ma con un altro ninja con le sue sembianze, controllato a distanza.
È una tecnica simile alla Moltiplicazione, ma richiede un sacrificio umano, e anziché creare un semplice clone permette di controllare la vittima, dandole il proprio aspetto. Se non sbaglio è tratta da una tecnica proibita del Secondo Hokage, la stessa che quella serpe ha usato tre anni fa per combattere contro il Sandaime.
Immagino sia stato lui a insegnarla agli altri membri dell'Akatsuki, oppure è stato Itachi stesso a copiarla con lo Sharingan. Più probabile la seconda: dubito che quella serpe abbia condiviso volontariamente una delle sue preziose tecniche.»

Constatando che non avevano più un avversario, si diressero a dare supporto agli altri.
Nel frattempo, lo scontro tra il resto della squadra e lo spadaccino della Nebbia non procedeva bene...



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Capitolo 25
*** Irruzione! ***


Irruzione!



La situazione si era fatta difficile, per la squadra di soccorso. Quel traditore della Nebbia si era rivelato un avversario degno della sua taglia, nessuno di loro riusciva a tenergli testa per più di qualche secondo.
Il suo stile di lotta era abbastanza semplice: non era particolarmente veloce, si basava sulla violenza dei colpi sferrati con la spada. Il problema era che aveva molta forza fisica, e riusciva a muovere quell'enorme arma in modo straordinariamente rapido. 
Samehada, poi, non era una semplice spada. Quell'arma possedeva una coscienza e una volontà proprie, come ogni Spada della Nebbia, ma a differenza delle altre non si trattava di una semplice spada pensante, ma di un vero e proprio essere vivente. Inoltre aveva la capacità di assorbire il chakra del nemico, cosa sperimentata dal gruppo quando Choji aveva bloccato un fendente con entrambe le mani.
Oltre all'aver rimediato dolorose ferite causate da quei denti, si era indebolito nel tenere ferma la lama, poiché aveva assorbito gran parte della sue energie.
Quell'arma permetteva anche di percepire e riconoscere il chakra nelle vicinanze, alla pari di un ninja sensitivo. Questa sua caratteristica aveva fatto in modo che Kisame, nell'Akatsuki, occupasse principalmente il ruolo di cacciatore, dato che nessuno poteva nascondersi a lui.
Quella caratteristica rendeva estremamente difficile ingaggiare in lotta Kisame, poiché avvicinarsi per colpirlo era estremamente rischioso, e nessuno di loro aveva modo di attaccarlo efficacemente a distanza.
Come risultato di quella situazione, gli unici che riuscivano davvero a contrastare l'uomo-pesce erano Yamato e Asuma, supportati da Shino e Shikamaru.
Kurenai non poteva far altro che distrarlo con delle illusioni sensoriali, ma anche questa tattica sortiva poco effetto, poiché le capacità percettive della Samehada aiutavano il suo proprietario a districarsi nei diversivi della bella mora dagli occhi rossi.
Asuma era l'unico capace di contrastare la sua spada, poiché aveva ricoperto le sue personali armi, una coppia di tirapugni affilati, con una lama di chakra di tipo Vento, allungandola fino a un metro.
Con quelle due lame di energia contrastava efficacemente l'arma del nemico, ma questo aveva anche altri assi nella manica...

«Arte del Fuoco: Ceneri Brucianti!»
Stanco di tentare assalti rischiosi e che finivano sempre a vuoto, Asuma cambiò strategia, e attaccò con la sua tecnica preferita.
Questa consisteva nel soffiare una grande nuvola di ceneri infiammabili contro il nemico, per poi dare loro fuoco e farle esplodere grazie a una scintilla prodotta dallo sfregamento tra loro delle sue due piccole armi.
Kisame vide arrivare quell'attacco, e si preparò a contrastarlo. La strategia di attaccare dalla distanza adottata dagli avversari era buona, ma non avevano fatto i conti con la sua Arte dell'Acqua. 
Dopotutto, era uno dei Sette Spadaccini della Nebbia. Avrebbero presto imparato con chi avevano a che fare...
Contrattaccò senza neanche comporre i sigilli.
«Arte dell'Acqua: Esplosione Acquatica!»
Spalancando la bocca, eruttò un'immensa ondata d'acqua contro gli avversari, tale da mandare in fumo l'attacco precedente e far perdere l'equilibrio al jonin del Vento.
Kisame ghignò, e senza perdere tempo approfittò dell'occasione, saltando e componendo i sigilli per la sua tecnica preferita.
«Arte dell'Acqua: Tecnica dello Squalo Proiettile!»
Dalla massa d'acqua che aveva inondato il terreno di scontro si sollevò un grosso squalo d'acqua, che prese di mira il Sarutobi ancora a terra.
Questo lo vide dirigersi a grande velocità verso di lui, senza poter fare nulla per difendersi, mentre la faccia dell'avversario era piegata in un ghigno sadico.
Ma l'attacco non andò a segno.
«Arte del Legno: Paratia Lignea!»
Ricorrendo alla sua abilità speciale, Yamato eresse un grosso paramento di legno tra Asuma e lo squalo, sul quale quest'ultimo andò a schiantarsi senza provocare danni, a parte qualche scheggiatura sullo scudo appena creato.
L'ex-ANBU non perse tempo, e contrattaccò dirigendo i rami verso il nukenin nel tentativo di immobilizzarlo.
Il suo Mokuton, anche se non potente e accurato come quello di Naruto o dello Shodaime, era la miglior soluzione in quel momento, poiché il terreno inondato dalla tecnica precedente gli permetteva di attingere a una grandissima fonte d'acqua, utile per far crescere più rapidamente il legno.
Kisame però non aveva intenzione di cedere facilmente, e si spostò a una velocità sorprendente, date le sue dimensioni, tranciando con la sua arma i rami che si avvicinavano troppo, e tenendosi costantemente a distanza.

Chiyo stava per intervenire, ma due dei ragazzi la anticiparono. 
Mentre Yamato, interrotto l'attacco, aiutava Asuma a riprendersi, Shikamaru e Shino tennero a distanza Kisame con le loro tecniche: mentre Shikamaru lo costringeva a muoversi freneticamente per non essere agguantato dalla sua ombra, Shino lo bombardava con nuvole di insetti venefici, che lo costringevano a colpire con dei dardi d'acqua.
I due compagni, entrambi jonin da poco, avevano pensato a una particolare strategia d'attacco: mentre i due maestri avevano tentato, senza successo, di sfondare la sua difesa, loro adesso lo stavano inducendo a stancarsi, a consumare più chakra possibile.
La vecchia kunoichi della Sabbia rimase piacevolmente sorpresa dalla strategia che i due avevano adottato, forse la nuova generazione di ninja non era completamente una rovina, come sospettava...
Ma Kisame non era uno sprovveduto, realizzò presto quale fosse la loro strategia, e decise prontamente come contrattaccare.
Colto da un lampo di genio, usò la Tecnica della Prigione Acquatica su sé stesso,  rinchiudendosi in una bolla d'acqua, dove né l'ombra del Nara né gli insetti dell'Aburame potevano raggiungerlo.
Nessuno di solito resisteva più di qualche minuto in una prigione di quel tipo, prima di terminare l'ossigeno, ma grazie a quelle che erano, come Sakura aveva sospettato, delle branchie, lui poteva resistere quanto voleva.
Il suo ghigno svanì quando vide arrivare, in supporto ai suoi otto avversari, gli altri quattro che prima si erano scagliati su Itachi.
A quanto pare, il suo clone non aveva resistito più di tanto. Beh, poco male: il loro obiettivo era di guadagnare tempo, e ci erano riusciti.
Conscio di aver assolto al suo compito e di non essere in grado di affrontare ben dodici avversari insieme, si ritirò tramite una Tecnica del Richiamo Inverso.


All'improvvisa sparizione di Kisame, il gruppo della Foglia e Chiyo si guardarono intorno spaesati.
Temendo che si fosse nascosto per attaccarli di sorpresa, Hinata usò la sua abilità innata per cercarlo nei dintorni, ma il suo chakra era sparito. A quanto pare, si era ritirato per davvero.
Il gruppo si rimise frettolosamente in marcia, quella scaramuccia aveva fatto perdere loro circa un'ora, e la battaglia aveva cancellato parte delle tracce che dovevano seguire. Ci volle un'altra mezz'ora buona prima che riuscissero a rimettersi sulla giusta strada, e ripresero la marcia il più velocemente possibile.
Dopo diverse ore di cammino, forse cinque, giunsero a una grotta dove la traccia si interrompeva. L'ingresso della caverna era sigillato da un enorme masso, alto ancora di più delle porte di Konoha, sul quale era impresso un complesso sigillo.

«Ci siamo, le tracce che abbiamo seguito portano qui... Hinata, puoi controllare la situazione?»
All'ordine del maestro Kakashi la corvina attivò il suo Byakugan, guardando in tutte le direzioni. Non percepiva alcuna forma di vita nell'ambiente circostante, erano soli in quella vallata, fatta eccezione per delle fiammelle di chakra che rilevava all'interno della grotta.
Si concentrò meglio su quel punto, e vide dieci persone: nove in piedi sulle mani di un'immensa statua, una distesa a terra, dalla cui bocca usciva un flusso di chakra diretto verso la bocca della statua.
Ma il chakra di quegli shinobi non era normale. Solo due di loro avevano un flusso regolare, mentre gli altri erano molto più piccoli, quasi trasparenti, come fossero dei fantasmi, ancora meno che cloni.
Guardando meglio, notò che in realtà le figure erano degli ologrammi, e che tutti erano in una stessa posa. Al centro di loro, disteso a terra, Gaara rantolava debolmente, il suo chakra era quasi completamente esaurito.
«Sono lì dentro, e con loro c'è anche Gaara!»
Alla sua esclamazione tutti si avvicinarono, pronti a lanciarsi contro quella parete di roccia, ma Yamato li fermò.
«Aspettate! Non possiamo entrare così facilmente: questa è una barriera a cinque sigilli, per poter rimuovere l'ostacolo dobbiamo prima eliminare i cinque kanji che lo mantengono stabile. Se provassimo ad attaccarlo, la potenza dei nostri colpi si ritorcerebbe contro di noi.»
Quella infatti era una soluzione molto efficace per tenere lontani gli ospiti indesiderati. Era un sigillo molto complicato, ma la grande difficoltà di esecuzione era giustificata dall'eccellente funzionalità. 
Se nel gruppo non c'era un ninja sensitivo, era un compito estremamente lungo e difficile trovare i sigilli sparsi per l'ambiente e rimuovere la barriera. Ma loro fortunatamente non ne erano sprovvisti.

Compreso che non si poteva fare altrimenti, Kakashi elaborò un piano.
Grazie al Byakugan di Hinata, individuarono cinque talismani nelle vicinanze, e verso ognuno di loro si diresse un membro del gruppo. Andarono Shikamaru, Shino, Choji, Kiba e Sai, e insieme ai maestri rimase Ino, che con le sue abilità sensoriali permetteva a tutti di restare in contatto telepatico.
Per rimuovere la barriera, infatti, era necessario disabilitare tutti i sigilli contemporaneamente.
Ci misero una buona mezz'ora per raggiungerli tutti, e quando furono in posizione Kakashi diede loro il segnale.
«Ok ragazzi, al mio tre: uno, due, tre!»
Al via di Ino, tutti e cinque rimossero nello stesso istante il loro sigillo dal punto sul quale era piazzato, e quando li staccarono la barriera tremolò leggermente, ma non ebbe alcun effetto, se non che il sigillo sul masso svanì.
Un altro pericolo causato dalla barriera erano infatti le sue difese, se si tentava di rimuoverla.
Infatti, se i sigilli venivano rimossi uno alla volta, si attivavano trappole esplosive di tipo elementale. Ma se, come nel loro caso, i sigilli venivano rimossi tutti nello stesso momento, la rete di allarme collassava senza che scattasse alcuna trappola.
In pochi minuti si raggrupparono tutti lì di fronte, avevano perso quasi un'altra ora.
Ma le cose adesso andavano male...
Sempre grazie al Byakugan, Hinata aveva scrutato nuovamente all'interno della grotta, e ciò che aveva visto non era nulla di buono...



Con un ultimo rantolo, Gaara esalò il suo ultimo respiro, mentre uno degli occhi della statua si apriva, rivelando una pupilla gialla su fondo nero: l'occhio di Shukaku.
«Bene, fuori uno, ne restano otto.»
A quella frase del capo, tutti si rilassarono, abbandonando la loro posizione di assoluta immobilità.
Erano fermi da 72 ore, non ne potevano più. Ma il loro riposo avrebbe dovuto aspettare...
«Deidara, Sasori, i vostri inseguitori ci hanno raggiunto. Sono qui fuori, e stanno per rimuovere la barriera. Dato che le vostre tracce li hanno condotti qui, tocca a voi occuparvene.»
Deidara ghignò a quell'ordine, facendo scricchiolare le nocche.
«Bene, avevo proprio bisogno di muovermi un po', dopo questo supplizio... Mi divertirò a farli saltare tutti in aria!»
Sasori invece mantenne un tono più contenuto.
«A quanto pare mia nonna ha deciso di mettere fine ai suoi giorni... Bene, se ha così tanta fretta di morire, l'accontenterò.»

Uno a uno, i sette ologrammi cominciarono a svanire. Anche Itachi e Kisame, che si erano uniti nuovamente al gruppo tramite i loro ologrammi per velocizzare il processo, dopo essersi ritirati dallo scontro di prima, tornarono ai loro corpi. Grazie al loro supporto avevano terminato il rituale in poco più di sei ore, piuttosto che nelle otto previste.
Alla fine, l'unico ologramma rimasto fu quello del loro capo.
«Stavolta non fate errori. Uccideteli fino all'ultimo.»
E con quell'ordine, anche il suo ologramma si dissolse.
Deidara allora generò un piccolo uccello d'argilla, che si ingrandì e prese tra le fauci il corpo senza vita del Quinto Kazekage.
«Bene, che si facciano avanti: se è questo cadavere che vogliono, che vengano a prenderselo!»
E i due rimasero così in attesa, mentre il gruppo di assalitori stava per fare irruzione.



«Maestro Kakashi...»
La voce tremante e l'espressione funerea di Hinata fecero allarmare tutti.
«All'interno della grotta sono rimaste solo due persone. Sono Deidara e Sasori, li riconosco dalle foto che abbiamo visto sul Bingo Book. 
Ma... con loro c'è... il cadavere di Gaara...»
Nel pronunciare le ultime parole, una lacrima scese sulla sua guancia, erano arrivati troppo tardi.
Il suo pensiero andò a Matsuri, al dolore che avrebbe patito nello scoprire che il suo amato era morto...
Come avrebbe reagito lei a ricevere una notizia simile? Se fosse stato Naruto la vittima?
Non voleva nemmeno pensarci, sarebbe impazzita dal dolore, ne era certa. 
In quella ragazza vedeva le sue stesse emozioni, il pensiero di ciò che avrebbe provato a quella notizia la terrorizzava...
«Sei sicura che sia davvero morto? Non c'è più nulla da fare?»
Kakashi voleva essere sicuro, prima di dichiarare la missione fallita.
Hinata annuì debolmente, non potendo fare altro.
«Mi dispiace, non ha più neanche una goccia di chakra...»
Un attimo di silenzio, carico di tristezza, seguì alla sua affermazione, rotto dopo pochi secondi da Sakura.
«Adesso basta! Non ce la faccio più a stare con le mani in mano! Se siamo arrivati tardi per salvare Gaara, vorrà dire che lo vendicheremo!»
La sfuriata di Sakura incontrò il favore di tutti, che estrassero le armi e assunsero la posizione di combattimento, pronti ad entrare, dopo aver capito cosa aveva in mente di fare la rosa che aveva preso una leggera rincorsa.
Ormai nessuno di loro pensava più alla missione, adesso ciò che cercavano era sangue, vendetta, giustizia.
Sakura caricò quanto più chakra possibile nella mano destra, stretta a pugno, e si avventò saltando contro quell'enorme masso, decisa a polverizzarlo.
«SHANNAROOOOO!!!!»
Con quell'urlo di battaglia, Sakura abbatté la devastante potenza del suo pugno su quell'enorme pietra, che finì ridotta in briciole da quell'impatto. 
L'onda d'urto fu terribile, i detriti causati dalla distruzione di quel masso arrivarono a decine di metri di distanza, mentre la squadra superava l'ingresso ora libero.
Tutti e dodici i ninja fecero irruzione all'interno della grotta, facendo fronte comune, mentre i loro avversari li guardavano con aria di scherno e di sfida.
Se sul viso di Deidara si leggevano sfida e altezzosità, il volto di Sasori sembrava una maschera, non lasciava trasparire alcuna emozione.
Ma non fu la loro visione a gettare il gruppo nello sconforto, bensì ciò che scorgevano dietro di loro.
Dietro Deidara, un grosso uccello d'argilla teneva nel becco il corpo di Gaara...




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Capitolo 26
*** Il Traditore della Sabbia ***


Il Traditore della Sabbia



Il gruppo fissò i due avversari senza emettere un fiato, l'attenzione di tutti i ragazzi era fissa sul corpo del loro coetaneo, che non erano riusciti a salvare.
Deidara li esaminò uno a uno, poi si rivolse al compagno.
«Mmmh... A parte il ninja-copia e tua nonna, non mi sembrano niente di speciale...
So che ti arrabbierai per questo, ma voglio pensarci io a loro. Gli mostrerò la mia arte, e lasceranno questo modo accecati dalla sua bellezza!»
Deidara si era già esaltato, mentre ancora una volta Sasori sentiva l'impulso di strangolare il suo compagno per quella che lui reputava una blasfemia.
«Se quelle orrende esplosioni tu le definisci arte... La vera arte è qualcosa di immortale, capace di non essere scalfita dallo scorrere del tempo, perfetta in ogni momento.»
Deidara rinunciò a discutere su quel fronte con l'altro, non lo avrebbe mai capito.
«Questa è solo la sua opinione, la mia arte è un attimo di fugace bellezza, visibile solo una volta, per poi non essere mai più ripetuto né dimenticato.
Ad ogni modo, immagino tu voglia occuparti di tua nonna. Io mi porto dietro gli altri.»

Il gruppo assistette a quello scambio di opinioni con aria perplessa. Stavano per essere attaccati da una squadra decisa ad annientarli, e si mettevano a parlare di arte?! Ma li volevano prendere in giro?
«Ehi, voi due! Non osate ignorarci!»
A parlare era stata Ino, offesa più di tutti per essere stata ignorata, ma soprattutto irritata dall'aspetto di quel biondino, talmente femminile da farla sentire presa in giro.
Deidara allora ghignò malvagio, e saltò sul suo uccello d'argilla.
«È lui che volete? Allora venite a prenderlo!»
E si lanciò a tutta velocità fuori dalla grotta, passando in volata a poca distanza sopra le loro teste.
Kakashi guardò Chiyo, che capì subito cosa volesse dire.
«Inseguitelo, a mio nipote ci penso io!»
Così il ninja-copia si lanciò all'inseguimento del biondo, e tutti lo seguirono. Le uniche rimaste nella grotta con Chiyo furono Sakura, che stava cercando qualcosa nella borsa, e Hinata.
«Vecchia Chiyo, tenga!»
La rosa le passò due fiale contenenti un liquido verde trasparente.
«È l'antidoto, ne avrà bisogno!»
E anche lei si mise a seguire gli altri.
Solo Hinata rimase nella grotta, e Chiyo si rivolse a lei con durezza.
«Cosa fai ancora qui, ragazzina? Segui Kakashi e prendete Deidara, a Sasori ci penso io.»
Ma Hinata non aveva alcuna intenzione di andarsene. Per una volta, la sua indole pacifica e timida era scomparsa senza lasciare alcuna traccia, sostituita solo dalla volontà di combattere. 
Tanta fu la sua determinazione da disobbedire all'ordine della donna, e così fece un passo avanti affiancandola.
«Vecchia Chiyo, io resto con lei. Gli altri sono più che sufficienti per occuparsi di Deidara, le mie abilità saranno più utili a lei che a loro. E poi...»
Fece una pausa, attirando l'attenzione di Chiyo, e poi riprese.
«Lo faccio soprattutto per Matsuri. Anche il ragazzo che amo è una forza portante, e ho visto l'amore che la legava a Gaara. Se non sono riuscita a salvarlo, farò tutto ciò che è in mio potere per vendicarlo, perché io capisco perfettamente come lei si sente!»
E con quella dichiarazione che lasciò la vecchia di stucco, Hinata assunse la posa di combattimento attivando il Byakugan.
Chiyo fu sorpresa dalla presa di posizione della corvina, ma non obiettò. Dopotutto, lei le stava dando la conferma che nella nuova generazione esistevano ancora ninja con un grande senso dell'onore. 

Sasori, immobile, aveva osservato con attenzione tutta la scena.
«Commovente, davvero, ma non avete alcuna speranza contro di me. Vi annienterò prima che voi possiate accorgervene!»
Il tono con cui il nukenin aveva parlato non tradiva alcuna esitazione, era davvero disposto a uccidere sua nonna.
Mentre Sasori le minacciava, Chiyo non poté fare a meno di ricordare quello che una volta era stato il suo miglior allievo, oltre che il suo adorato nipotino...


*Flashback*

Non aveva mai avuto occasione di conoscere a fondo il suo nipotino prima di allora, ma quando le giunse la notizia che suo figlio e sua nuora erano caduti in guerra, sotto i colpi di Zanna Bianca della Foglia, fu lei che lo prese con sé e che lo allevò.
Sasori era un bambino buono e gentile, ma il ricordo dei genitori lo tormentava, il suo pianto era una costante nella giornata. Chiyo non aveva idea di cosa fare per alleviare il suo tormento, finché un giorno le venne un'idea.
Era il compleanno di Sasori, gli aveva preparato una torta, e lui l'aveva mangiata in silenzio ringraziandola per il regalo. Poi era andato in camera sua, e Chiyo sapeva che avrebbe nuovamente pianto, perché i suoi amati genitori non erano con lui in quel giorno speciale.
Ma proprio quando stava per iniziare a piangere, un rumore lo aveva distratto. Voltandosi verso la porta socchiusa della sua camera, vide un piccolo robottino camminare goffamente verso di lui, con un fiore in mano.
Fu talmente incuriosito da quello strano fenomeno che dimenticò subito la sua tristezza, e non si accorse di quando sua nonna entrò nella stanza. Solo dopo diversi minuti di curiosa osservazione si accorse dei fili.
Sottili fili di energia collegavano le articolazioni di quel robottino alle dita della nonna, e quel piccolo essere si muoveva seguendo i loro movimenti!
Strabiliato da quel fenomeno, si rivolse alla nonna.
«Nonna! Ma come fai?»
Chiyo sorrise, e lo prese in braccio.
«Ti piace? Vorresti imparare a farlo anche tu?»
Al sorriso di quel bambino dai capelli rossi, un fenomeno così raro da vedere, la nonna lo portò nella stanza dove teneva tutte le sue marionette.

Da quel giorno, Sasori imparò a usare l'Arte del Marionettista. 
Aveva un talento naturale, comprendeva facilmente quale fosse il meccanismo di movimento di ogni marchingegno, e imparò senza difficoltà ad usare i fili di chakra. Ben prestò seppe controllare i meccanismi di base di tutte le marionette della nonna, e quando fu il momento ne iniziò a creare di sue. 
Ma nemmeno Chiyo avrebbe mai potuto immaginare quali sarebbero stati i soggetti della sua prime marionette...
Spiandolo dalla porta della sua camera, lo sorpresa mentre le sue due marionette, controllate da lui, lo abbracciavano come fosse loro figlio.
La marionette raffiguravano sua madre e suo padre.

*fine flashback*



Qui giorni erano ormai lontani, adesso suo nipote era il più pericoloso tra i nukenin di Suna, nonché il marionettista riconosciuto come il più abile al mondo.
Conscia che non poteva fare diversamente, si preparò a combattere.
E così lo scontro iniziò...



Naruto e Jiraiya volavano da un ramo all'altro, percorrendo rapidamente la foresta.
Grazie all'arte eremitica avevano da tempo percepito il gruppo di recupero inviato da Tsunade, e man mano che si avvicinavano riuscivano a distinguere sempre più chiaramente i membri che lo componevano.
Naruto aveva riconosciuto Hinata, Sakura, Kakashi, Kiba, Shino, Shikamaru, Ino, Choji e lo zio Asuma. Jiraiya aveva identificato Yamato, inizialmente non notato dal biondo, e Kurenai.
C'erano però due chakra che nessuno di loro aveva mai percepito. Uno apparteneva ad un ninja dello stesso livello di Hinata e Sakura, probabilmente della stessa età. L'altro invece era visibilmente più potente, ma limitato, come se appartenesse a una persona molto anziana.
Era da diverse ore che avevano individuato la traccia, e benché avessero vagato a vuoto per un certo periodo, da quando li avevano trovati avevano corso per ore senza interruzione. La modalità eremita permetteva loro di compiere sforzi immensi senza risentirne, e il bento energetico che Fukasaku aveva dato loro prima di partire aveva ulteriormente incrementato la loro resistenza.
Nel corso del viaggio avevano anche percepito due chakra incredibilmente potenti nelle vicinanze del gruppo, ma erano spariti poco tempo dopo. Naruto aveva avuto il presentimento di riconoscere uno dei due, gli era sembrato terribilmente familiare, ma dato che era sparito poco dopo non se n'era preoccupato, il gruppo non aveva subito perdite.

Ormai non erano molto distanti, ancora pochi minuti e li avrebbero raggiunti.
Ad un certo punto, però, i due percepirono una variazione.
Gran parte dei membri del gruppo era andata in una direzione, seguendo un chakra molto grande, mentre due membri erano rimasti fermi, insieme ad un altro chakra altrettanto potente.
Tra i due fermi, l'Uzumaki riconobbe quello della sua ragazza.
«Ero-Sennin, credo che si siano separati!»
 Jiraiya aveva avuto la stessa sensazione.
«Si, me ne sono accorto. Cosa intendi fare?»
Ormai Jiraiya aveva rinunciato a discutere, sapeva già che quel testone del suo figlioccio avrebbe fatto di testa sua.
«Io vado da Hinata, pensa tu ad inseguire il gruppo grande!»
Jiraiya annuì, e la traiettoria di corsa di Naruto iniziò a deviare dalla sua. Ma prima che potesse allontanarsi troppo, Jiraiya lo richiamò.
«Naruto!»
Il biondo si voltò, dandogli la sua attenzione, e Jiraiya proseguì.
«Non usare l'arte eremitica a meno che non sia strettamente necessario. È una capacità segreta, riservata a pochi, e non voglio che la mostri a nessuno, a meno che non ti trovi costretto a utilizzarla, solo se ne va della tua vita o di quella di Hinata, intesi?»
Naruto annuì, capendo le preoccupazioni del padrino, e riprese ad allontanarsi.
Così i due si separarono: mentre Naruto correva verso la sua amata, Jiraiya inseguiva il gruppo che a sua volta inseguiva quello che doveva essere Deidara. Aveva infatti percepito, ora che si era avvicinato, che il chakra davanti a tutti proveniva dall'alto, quindi doveva trattarsi di un ninja volante.
Per logica, quindi, l'altro ninja, quello da cui l'allievo si stava dirigendo, doveva essere Sasori.
“Ti prego, Naruto, non fare cazzate...”
E accelerò il passo. Mancavano pochi chilometri a raggiungerli...

Naruto ora correva a perdifiato.
La modalità eremita, unita al suo chakra di Uzumaki e al bento energetico, riusciva a malapena a sopportare la foga con cui correva, avrebbe raggiunto il luogo dello scontro entro pochi minuti, di quel passo.
La preoccupazione per la sua ragazza aveva raggiunto un livello mai visto prima d'ora, il chakra del loro avversario era potente, temeva per la vita della corvina come mai in vita sua aveva avuto paura di qualcosa. 
Non avrebbe mai più lasciato che Hinata fosse così lontana da lui, le avrebbe piazzato addosso un sigillo di Dislocazione, in modo da poterla raggiungere in qualsiasi momento.
“Aspettami, Hinata, sto arrivando!”
E accelerò ancora, fino al limite...




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Capitolo 27
*** Fantasma del Passato ***


Fantasma del Passato


Sasori si lanciò contro le due avversarie, e Hinata lo intercettò bloccando la sua avanzata con un Palmo d'Aria ben piazzato, che lo sbalzò leggermente all'indietro fermando la sua avanzata. Sasori non si arrese, e senza perdere tempo tirò nuovamente fuori la sua coda d'acciaio, così simile a quella di uno scorpione, e mirò alla gola della ragazza con lo spuntone avvelenato.
Prima che Hinata compisse qualsiasi movimento sentì come una forza estranea tirarla dalle spalle, e scivolò indietro di qualche metro. Confusa, si voltò verso la sua compagna di squadra, e vide con stupore dei fili di chakra partire dalla sue mani per andare ad attaccarsi ai suoi polsi, alle sue caviglie, alle sue articolazioni: Chiyo aveva usato l'Arte della Marionetta per salvarla dall'attacco dell'avversario, usando come marionetta il suo stesso corpo.
«Da quello che vedo, hai ottime capacità di attacco. Tu pensa a colpirlo, io conosco il suo stile di lotta, e ti aiuterò da lontano a schivare i suoi colpi.»
Hinata annuì leggermente, e si lanciò nuovamente contro Sasori. Con il suo juken inizialmente tentava di colpire i punti di fuga, ma si era resa conto ben presto che qualcosa non andava: il flusso di chakra dell'avversario era incredibilmente irregolare, sembrava che fosse riscoperto da un'enorme armatura vivente, e non aveva alcun punto di fuga.
Conscia che il suo solito stile di combattimento non avrebbe sortito alcun effetto cambiò tattica, ricoprendo le mani di uno spesso velo di ghiacciò e iniziando a mirare alle articolazioni dell'avversario.
Se non poteva fermare il suo flusso di chakra, allora gli avrebbe rotto tutte le ossa.

D'altro canto, Sasori era in difficoltà.
Hiruko era la sua arma più versatile, ma contro quella ragazza stava soffrendo non poco. Lui bersagliava la corvina con tutti i colpi di cui era capace, ma sua nonna conosceva alla perfezione il suo stile di lotta, e riusciva a salvarla ogni volta che stava per colpirla. Resosi conto che la sua marionetta principale era diventata inutile, anche in seguito ai pesanti danni che quella Hyuga gli aveva inflitto, tirò il filo d'emergenza e attivò il meccanismo di autodistruzione.
Chiyo fiutò il pericolo, e tirò rapidamente indietro Hinata. Fece appena in tempo, un secondo più tardi l'avversario esplose in una nuvola di fumo, e i pezzi di quella che Hinata aveva inizialmente scambiato per un'armatura volarono ovunque.
«Adesso ho capito. Ti sei sbarazzato di Hiruko...»
Hinata guardò interrogativa la vecchia, che le spiegò tutto.
«Hiruko era l'ultima marionetta che Sasori aveva creato prima di tradire il Villaggio della Sabbia. La più grande debolezza dei marionettisti è che le loro armi, le marionette, devono essere manovrate continuamente, lasciando i loro proprietari costantemente esposti al pericolo di attacchi da parte degli avversari.
Sasori aveva risolto questo problema rinchiudendosi dentro la sua marionetta, ma ora è uscito, il che vuol dire che ha intenzione di fare sul serio...»
Mentre parlava, il fumo si stava diradando.
«Esatto, nonna. Hiruko mi è stato utile in questi anni, ma è molto più comodo affrontarti in questa forma...»
All'apparizione del loro avversario, sia Hinata che Chiyo sgranarono gli occhi.
Davanti a loro era in piedi un ragazzo all'incirca ventenne, con corti capelli rossi e occhi grigi spenti.
«Vecchia Chiyo, è sicura che sia lui?»
Hinata era perplessa: secondo le informazioni, Sasori aveva tradito il suo villaggio più di vent'anni prima! Come era possibile che non fosse invecchiato minimamente?!
La vecchia marionettista era altrettanto esterrefatta, ma non aveva dubbi.
«Si, Hinata, lo riconoscerei tra mille.»
Mentre parlava, Chiyo tirò fuori dalla tasca due rotoli, e li aprì.
Dalla nuvoletta di fumo che ne scaturì la vecchia tirò fuori due marionette: una di loro era un uomo dai capelli rossi, armato di una spada e di uno scudo di chakra, mentre l'altra era una donna con i capelli castani, e nelle mani una frusta spinata e una mazza.
A Hinata, entrambi ricordavano in qualche modo il loro avversario.
Nel vederli, Sasori ebbe un fremito di sorpresa.
«Non posso crederci, dopo tutti questi anni usi ancora quei due rottami?»
Chiyo non si scompose, e rispose al nipote con voce grave.
«Te li ricordi, vero? Le tue prime marionette: Mamma e Papà.»
Alla vista di quella bambole Hinata trasalì, ricordando la storia di Sasori che aveva letto nei suoi fascicoli: quel ragazzo era rimasto orfano da bambino, durante la Terza Guerra. 
In quel momento capì cosa avesse in mente Chiyo: forse sperava che rivedere i suoi genitori avrebbe fatto tornare in sé Sasori. Ma l'avversario non mostrò alcuna reazione davanti a quei corpi inanimati.
«Non vedo cosa tu possa farne, conosco ogni meccanismo di quelle marionette, le annienterò in pochi secondi come ho fatto con quelle di Kankuro.»
Chiyo assottigliò lo sguardo, e rispose a tono.
«Ora non stai combattendo contro Kankuro, ma contro di me. Ricordati che io sono stata il tuo maestro, e che sono sempre la miglior marionettista del Villaggio della Sabbia.»
L'avversario ghignò a quell'esternazione, e rispose con nonchalance.
«Forse hai ragione nonna, ma ormai ho raggiunto un livello nettamente superiore al tuo...
E poi, morivo dalla voglia di mostrarti la mia arma segreta...»

Mentre parlavano, Sasori estrasse dalla tasca un rotolo e lo aprì davanti a loro, mostrando un ideogramma che recitava “Sandaime”.
Chiyo trasalì come se avesse visto un serpente. Non voleva crederci, suo nipote non poteva essersi ridotto a tanto...
«Non può essere...»
In quel momento, con uno sbuffo di fumo, Sasori evocò la sua marionetta. Si trattava di un uomo con lunghi capelli scuri, con gli occhi gialli e vestito di una tunica marrone/grigio scuro.
Ma la differenza con le altre marionette era evidente, anche Hinata se ne accorse subito: al contrario di quei semplici esseri inanimati, quella marionetta possedeva un suo sistema circolatorio del chakra.
«Sasori... Non pensavo potessi arrivare  a questo punto... Hai trasformato in una marionetta il Terzo Kazekage!»
Hinata inorridì a quella parole. Quello che stavano affrontando era un vero mostro, capace di violare le tombe pur di incrementare il suo potere!
Più dettagli emergevano dell'avversario, più la sua innaturale volontà di distruggerlo cresceva...
«Si nonna, finalmente ho inventato la marionetta suprema! Una marionetta capace di usare tecniche ninja, e non una qualunque, ma nientemeno che il più grande Kazekage di sempre!»
Una luce folle illuminava i suoi occhi, mentre parlava. Non era minimamente pentito di quell'atto immondo.
«Hai superato ogni limite! Sei coinvolto nella morte di ben tre Kazekage!»
Ora Chiyo era furibonda, ma l'espressione di Sasori si fece prima perplessa, e poi si distese mentre spiegava.
«Aspetta, aspetta... si, è vero che ho ucciso il Terzo e catturato il Quinto, ma con la morte del Quarto non c'entro nulla. È stato Orochimaru a ucciderlo, e all'epoca aveva già lasciato l'Akatsuki.»
La risposta non soddisfò Chiyo.
«Ciò non toglie che sei un maledetto traditore! Oggi pagherai per tutto ciò che hai fatto!»
Colma di collera, Chiyo scagliò le sue marionette all'attacco di quella di Sasori, e così fece anch'egli per contrastarle.


Le marionette si muovevano a una velocità vertiginosa, Sasori con la sua unica marionetta teneva testa facilmente alla due di Chiyo, e nel frattempo evitava i dardi di ghiaccio con cui Hinata lo bersagliava.
La corvina infatti non era rimasta con le mani in mano, e benché avesse percepito nel corpo di Sasori la stessa difesa della marionetta precedente, nonostante non capisse perché quel flusso di chakra fosse così irregolare, le era chiaro che il juken era perfettamente inutile.
Perciò non si risparmiò, e iniziò a tempestarlo di proiettili di ghiaccio che nella maggior parte dei casi lo mancavano, ma alcuni colpi andarono a segno facendolo sbilanciare. 
Nel frattempo le marionette di entrambi gli avversari avevano subito enormi danni, le loro armi, nel caso di quella di Sasori un grosso paio di artigli avvelenati, erano ormai inutilizzabili.
Stanco di quella situazione e irritato da un dardo di ghiaccio che lo aveva colpito sulla spalla, Sasori indietreggiò con un balzo, e altrettanto fecero Hinata e Chiyo.
Con un ghigno Sasori tirò fuori senza scomporsi quel dardo che lo aveva ferito, e stranamente dalla ferita non uscì neanche una goccia di sangue. Poi, senza smettere di sorridere, sollevò la sua marionetta verso l'alto a diversi metri di quota, e compose un singolo sigillo con una mano.
«Tecnica della Nuvola Venefica!»
Le due donne indietreggiarono con un balzo, per guadagnare tempo prima che l'enorme nuvola di gas tossico emanata dalla marionetta dell'avversario le raggiungesse.
«Hinata!»
La corvina a quel richiamo si voltò e vide Chiyo lanciarle una della fiale di antidoto. La prese al volo e la ingurgitò in un sorso. Secondo ciò che aveva detto Sakura durante il viaggio, una di quelle fiale avrebbe garantito dieci minuti di immunità al veleno.
Comunque non valeva la pena di rischiare, così accumulò chakra di tipo Vento nella mano e colpì la nube con un potente Palmo d'Aria, disperdendola in pochi istanti.
Quando la loro visuale fu libera, videro Sasori che compiva alcuni sigilli. Prima di finire, questo si rivolse loro con una smorfia sanguinaria sul volto.
«Ahahahah! Ora conoscerete la mia tecnica più potente, quella che rese il Terzo Kazekage il più famoso! Arte del Magnetismo: Sabbia Ferrifera!»

Un attimo di tensione, poi dalla marionetta iniziò a uscire una grossa nuvola di sabbia nera, composta da limatura di ferro e minerali pesanti. La nuvola indugiò pulsando per un attimo, poi esplose formando migliaia di spuntoni.
Chiyo e Hinata evitarono di essere colpite per un soffio, mentre per le due marionette dell'anziana kunoichi non ci fu nulla da fare: finirono entrambe demolite da quell'attacco straordinario.
Anche il terreno di scontro non uscì illeso da quella mossa: gli spuntoni colpirono il soffitto della caverna con violenza, provocandone il crollo. La luce del sole illuminò quell'arma che sembrava invincibile, e per un attimo Sasori sembrò inarrestabile.
Ma fu solo un attimo.
Approfittando del momento di stallo Hinata corse in orizzontale lungo la parete, sfruttando la tecnica di arrampicata verticale, e senza fermarsi si portò alla stessa altezza della marionetta. Mentre correva componeva una sequenza di sigilli, preparando una tecnica che aveva creato lei stessa pochi mesi prima, e che non aveva mai utilizzato in combattimento.
Perché? Perché quella che stava per lanciare era una tecnica omicida. Ma non era il momento di indugiare.
Saltò contro la marionetta ancora sospesa in aria, decisa a distruggerla. Sasori si accorse di quell'attacco, e indirizzò diversi dardi di sabbia ferrifera, raccolti da quella caduta a terra, contro la corvina. Ma era troppo tardi per fermarla: con un volteggio provocato da una leggera emissione di chakra Hinata evitò i dardi, e posò la mano sull'obiettivo, dove comparve un sigillo brillante di luce celeste.
Atterrò con grazia al suolo e unì le mani in un ultimo sigillo, terminando così la sua azione e innescando il suo colpo più micidiale.
«Arte del Ghiaccio: Giudizio della Neve!»
La marionetta palpitò, come se al suo interno qualcosa fosse cresciuto improvvisamente, e un attimo dopo esplose, distrutta dall'interno da un'enorme cristallo di ghiaccio.
Quella tecnica funzionava in modo molto simile al Raijin Volante di Naruto: dopo aver effettuato la sequenza di sigilli si poneva un marchio sull'obiettivo, e all'attivazione della tecnica un grosso blocco di ghiaccio di forma stellare cresceva bruscamente all'interno di esso, facendolo esplodere dall'interno.


L'espressione di Sasori, per la prima volta, fu esterrefatta.
Di tutto ciò che avrebbe mai potuto pensare, il fatto che una ragazzina distruggesse la sua arma preferita era l'ultima delle sue aspettative.
Hinata arretrò fino a raggiungere la donna, che stava estraendo una grossa pergamena dalla veste. Quell'attacco così potente aveva consumato gran parte del suo chakra, e ora la corvina si reggeva in piedi a malapena.
Ma il loro avversario aveva perso la sua arma, e Chiyo era pronta a finirlo. 
Sasori si ricompose, tornando ad un'espressione neutra.
«Non credevo che sarebbe mai stato sconfitto...»
Dopo quella frase che sapeva di rassegnazione la sua espressione mutò nuovamente, trasformandosi in un ghigno.
«Devo farti i miei complimenti ragazzina, era da anni che non incontravo un avversario del tuo calibro. Ma così mi hai costretto a fare sul serio, e adesso dovrò mostrarvi il mio segreto. Dopotutto...»
Mentre parlava, gettò via il mantello nero che lo ricopriva, restando a petto scoperto.
«... è passato molto tempo, dall'ultima volta che ho usato il mio vero corpo.»
Chiyo e Hinata rimasero di stucco, quello che stavano vedendo andava contro qualsiasi legge morale, era un abominio vivente. Il corpo di Sasori era sfregiato da enormi cicatrici, e al centro del suo petto era piantato quello che sembrava un cuore, con inciso un kanji.
Ora che lo notavano, la bocca di Sasori non si muoveva come le loro, ma aveva un sistema di scorrimento simile a quello delle marionette.
Con stupore delle due uno sportellino si aprì sullo stomaco di Sasori, e da esso uscì un lungo cavo d'acciaio che andò a piantarsi al suolo, e sul quale Sasori si arrampicò raggiungendo una posizione sopraelevata.
Sulla sua schiena erano spuntate delle specie di ali, formate da un sostegno di ferro e da un'elica ciascuna.
Chiyo era inorridita a quella vista.
«Non posso credere che tu sia arrivato a tanto... finora una cosa del genere era stata solo teorizzata, ma tu lo hai fatto davvero... hai trasformato il tuo stesso corpo in una marionetta!»
Ecco come aveva fatto a restare giovane per tutto quel tempo, non era invecchiato perché non aveva più un corpo umano, ma quello di un robot. Questo spiegava anche perché la sua ferita di prima non avesse sanguinato: in lui non scorreva sangue.
«Si, nonna, io ho sconfitto l'unico nemico che nessuno ha mai potuto fronteggiare: il tempo! Mentre tutti i più grandi ninja della storia, te compresa, nulla possono contro la vecchiaia e la morte, il mio nuovo corpo non subirà mai i segni del trascorrere degli anni.
Questa è la mia vera arte, l'immortalità, capace di resistere allo scorrere inesorabile del tempo, e di durare in eterno!»

Hinata non voleva credere a ciò che vedeva, ma la realtà si palesava davanti ai suo occhi.
Sasori era un mostro, non quello che intendevano gli abitanti del villaggio quando insultavano Naruto chiamandolo demone, ma un vero mostro, che aveva perso ogni briciola della sua umanità.
Con un ghigno del nukenin, lo scontro ricominciò. Una nuova apertura si aprì sul petto del marionettista, accanto a quel simbolo, e da esso uscì quella che sembrava la canna di una pistola.
Grazie al Byakugan Hinata si accorse che l'avversario stava concentrando una grande quantità di chakra in quell'arma. Ora finalmente capiva perché il sistema circolatorio di quell'essere era così irregolare: non era un essere umano, non aveva un apparato naturale, ma lo aveva costruito artificialmente, privilegiandone l'utilità piuttosto che la verosimiglianza. Nessun punto di fuga conduceva il chakra all'esterno, ogni vaso confluiva in un'arma, quell'intero corpo era un'arma vivente.
Percepito il pericolo giocò d'anticipo, preparandosi a contrattaccare.
Sasori compose un sigillo.
«Arte del Fuoco: Fiamme dello Scorpione!»
Un'imponente fiammata esplose dalla canna di quell'arma, scatenando il suo calore contro le due donne. Chiyo era troppo lenta, non sarebbe mai stata in grado di schivare quell'attacco, ma Hinata aveva previsto quella mossa, e contrattaccò appena in tempo.
«Arte dell'Acqua: Muro d'Acqua!»
Una grossa ondata si erse davanti alle due fermando le fiamme, e Sasori interruppe dopo pochi istanti il flusso di fuoco, capendo che era stato inutile.
Tramite il Byakugan Hinata si accorse del nuovo attacco del nemico: Sasori aveva indirizzato il suo cavo d'acciaio verso di loro, e nel vapore che si era creato Chiyo non poteva vederlo.
Consapevole di essere lei il bersaglio principale, Hinata si concentrò al massimo, e con un tempismo perfetto colpì il cavo con un kunai, deviandolo verso terra e facendolo piantare al suolo, per poi congelarlo all'istante.
Non era abbastanza per bloccare completamente l'avversario, ma almeno quel cavo per un po' sarebbe stato fermo.
Intanto, Chiyo era pronta.
Distese davanti a sé la pergamena, che fluttuava nell'aria davanti a lei, pronta a rivelare la sua arma segreta...

 

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Capitolo 28
*** Il Dinamitardo ***


Il Dinamitardo



Kakashi correva alla massima velocità, seguito a poca distanza dal resto del gruppo.
Il loro avversario era rapido, quel suo uccello d'argilla gli permetteva di volare a una velocità ben superiore a quella che loro potevano sostenere a piedi. Ma nonostante ne avesse la possibilità, Deidara non stava cercando di scappare. Rallentava a intervalli regolari, per permettere loro di raggiungerlo. Sembrava che li stesse guidando in un luogo specifico.
Dopo diversi minuti di inseguimento l'avversario si fermò a mezz'aria, a circa dieci metri di quota. Erano giunti in una grande radura circondata dai fitti rami della foresta, il cui terreno era estremamente irregolare: alti dislivelli e rocce appuntite lo costellavano, rendendo arduo il movimento. L'erba alta ostacolava i loro passi, rallentandoli e intralciandoli.
L'argenteo alzò lo sguardo verso l'avversario, che ora aveva un ghigno stampato sul volto, mentre metteva le mani nelle tasche.
Deidara li guardava con aria di sfida, erano finiti proprio dove lui voleva: in quel terreno di scontro avrebbero avuto notevoli difficoltà a muoversi, mentre lui poteva volare liberamente e bombardarli con tutto il suo arsenale.
Con il Kazekage era stato imprudente, aveva portato con sé solo una modesta quantità di argilla, ma ora si era preparato a dovere: nelle sue tasche aveva dei sigilli di evocazione, dai quali poteva richiamare argilla praticamente all'infinito, poiché attingeva direttamente alla sua enorme riserva nascosta nelle profondità di una caverna nel Paese della Terra, che lui periodicamente controllava e riforniva per essere certo di avere sempre materiale a disposizione.
«Bene, vediamo di cosa siete capaci!»
Al suo comando, l'uccello su cui stava in piedi ingoiò completamente il cadavere del Kazekage, così che loro non potessero attaccare direttamente il suo mezzo di volo per non distruggere ciò che stavano cercando di recuperare, e lui avrebbe potuto dare sfogo alla sua vena artistica.
Sarebbe stato un vero piacere trasformare quei dieci ninja in fuochi d'artificio, avrebbe accresciuto ancora di più la sua fama sconfiggendo avversari del genere, e tutti avrebbero riconosciuto la bellezza della sua arte...
Prese una manciata di argilla per ogni mano, le bocche sui suoi palmi la lavoravano in modo estremamente rapido, e iniziò a scaraventare piccoli dardi contro gli avversari.

Il gruppo iniziò a muoversi freneticamente, per evitare quei colpi con cui Deidara li bombardava. I suoi attacchi non erano semplici dardi esplosivi: il biondo faceva assumere ai suoi colpi le forme più disparate, dando loro anche particolari abilità.
Alcuni colpi prendevano la forma di piccoli uccelli, che si muovevano nell'aria seguendo le indicazioni dell'Akatsuki, e la loro traiettoria di volo così irregolare rendeva veramente arduo colpirli.
Altri assumevano la forma di serpenti, che in quel terreno così accidentato e ricoperto di erba alta trovavano facilmente riparo dagli occhi del gruppo, solo Kakashi riusciva ad accorgersi di loro grazie allo Sharingan, mentre gli altri dovevano fare affidamento solo sui loro riflessi.
Infine, c'era un terzo tipo di forma che i colpi di Deidara assumevano: quella di piccoli ragni. Essi avevano una potenza esplosiva ridotta, a causa delle loro piccole dimensioni, ma attaccavo in gruppi di decine alla volta, e potevano provocare danni ingenti soprattutto quando si arrampicavano sui corpi dei loro avversari, non notati, ed esplodevano addosso a loro.


Gli attacchi esplosivi di Deidara stavano mettendo a ferro e fuoco il gruppo. 
Solo Kakashi non era mai stato colpito, mentre gli altri avevano tutti riportato ferite di diverse entità. 
Shino al momento era quello più in difficoltà, poiché pur non essendo ferito in modo serio non aveva quasi più insetti a disposizione, visto che la maggior parte era perita nel cercare di arginare il flusso di ragni esplosivi. Era stata una manovra efficace, in quanto i suoi insetti avevano la capacità di percepire la piccola quantità di chakra immessa nell'argilla e quindi di trovare facilmente i loro bersagli, ma a lungo andare il loro numero si era drasticamente ridotto.
Una ferita abbastanza grave fu riportata invece da Shikamaru, che fu colpito contemporaneamente da due serpenti esplosivi che gli si erano attorcigliati attorno alle gambe, e aveva riportato bruciature piuttosto profonde sulle caviglie.
Sakura si era occupata di curarlo, nonostante anche lei avesse ricevuto una brutta ustione a una spalla causata da uno degli uccelli, ma per curarlo lo aveva dovuto portare via dal campo di battaglia, nel fitto della foresta, indebolendo così la forza d'attacco del gruppo.

Gli otto rimasti però non si erano limitati a schivare: dopo l'iniziale smarrimento avevano fatto fronte comune per contrattaccare, combinando tra loro le varie abilità di cui disponevano.
Yamato e Asuma misero su un'offensiva molto pericolosa: il Mokuton dell'ex-ANBU era servito per far crescere rapidamente una pianta che aveva afferrato l'ala del volatile avversario, tenendolo fermo per qualche istante, e Asuma aveva usato le Ceneri Brucianti per fare fuoco alla pianta.
L'attacco era andato quasi a segno: all'ultimo momento Deidara aveva distrutto con un'esplosione i rami che lo imprigionavano, scampando alle fiamme per un soffio, ma riportando comunque diverse ustioni.
Anche Kakashi aveva portato avanti un'offensiva diretta, stavolta ben più efficace. Aveva notato durante la lotta quale fosse l'abilità speciale di Sai: mentre diversi animali esplosivi lo stavano per attaccare, questo aveva tirato fuori una grossa pergamena bianca, e con un pennello aveva rapidamente disegnato su di essa tre grossi leoni.
«Arte Magica: Ultra-Illustrazione Animale»
Sorprendendo il ninja copia, con quella tecnica aveva animato gli animali appena disegnati, che erano saltati fuori dalla pergamena attaccando quelle creature esplosive.
Ammaliato da quella strana ma efficace tecnica, Kakashi si era avvicinato a lui.
«Sai, saresti in grado di creare un uccello d'inchiostro abbastanza grande da trasportarci in volo tutti e due?»
Sai lo aveva guardato apatico per un istante, prima di rispondere.
«Posso farlo, ma mi serve qualche secondo.»

Senza attendere la risposta dell'argenteo, Sai iniziò a disegnare un'enorme uccello, mentre Kakashi si occupava di tenere lontane le creature esplosive. Queste però non mollavano, e lo attaccavano da tutte le direzioni.
“Dannazione, non possiamo continuare così, ci deve pur essere un modo per fermarle...”
Kakashi si stava spremendo le meningi, in cerca di una possibile soluzione, ma ancora non ne era venuto a capo.
A un certo punto, nel suo campo visivo notò Ino alle prese con un gruppo di uccelli esplosivi, mentre stava per essere colpita alle spalle da un grosso serpente d'argilla.
Senza pensarci, fece la prima cosa che gli venne in mente per salvare la bionda.
«Arte del Fulmine: Carica della Bestia Fulminea!»
Quella tecnica era un derivato del Raikiri, e funzionava in modo molto simile al Clone di Fulmini: Un grosso fascio di elettricità prendeva la forma di un cane e correva a gran velocità contro il nemico, esplodendo al contatto con il bersaglio in una scarica elettrica.
Quella tecnica salvò la vita alla Yamanaka, riducendo in polvere la bestia esplosiva alle sue spalle, ma l'attacco ebbe anche un effetto imprevisto: dopo aver colpito e ridotto in polvere quel serpente, l'onda elettrica provocata dall'impatto colpì tutti gli animaletti d'argilla lì vicino, facendoli stramazzare al suolo inanimati.
Quell'inaspettata reazione suggerì a Kakashi la soluzione.
“Ma certo! Per rendere esplosiva l'argilla Deidara usa chakra di tipo Terra, e la mia Arte del Fulmine può neutralizzarla!”
Folgorato (letteralmente) da quell'idea, si preparò ad applicarla per tutto il campo di battaglia. Posò le mani a terra, e attuò la sua idea.
«Arte del Fulmine: Saetta Terrestre!»
Aveva inventato quella tecnica da parecchio tempo, ma non aveva mai avuto occasione di usarla, soprattutto perché non era molto potente, quindi non aveva mai sentito la necessità di perfezionarla. Ora invece si rivelò estremamente utile: grazie ad essa propagò una scarica elettrica a basso voltaggio per tutto il terreno di scontro, troppo debole per arrecare danno ai ninja, ma abbastanza forte da annientare all'istante quell'esercito di piccole bombe animate.
«Ho finito!»
Sai usò nuovamente la sua tecnica peculiare, e dalla sua pergamena uscì un enorme uccello fatto interamente di inchiostro nero, sul quale saltarono sia lui che Kakashi.
L'uccello prese il volo, al comando del suo creatore, dirigendosi contro il dinamitardo.

Deidara aveva continuato per tutta la durata della battaglia ad aggiungere sempre più creature d'argilla all'esercito che assaliva quei ninja. Che due di loro fossero riusciti a scappare non lo preoccupava, li avrebbe cercati una volta fatti fuori tutti gli altri.
Aveva consumato un bel po' di chakra, ma ne era valsa la pena: le sue creature li tenevano alle corde, ancora pochi minuti e avrebbero ceduto. Poi, c'era stata una svolta inaspettata.
Un'ondata elettrica si era diffusa per il terreno, neutralizzando all'istante tutte le sue creature. Questa non ci voleva, avevano capito il punto debole delle sue bombe!
Stava per lanciarne un'altra ondata, ma un nuovo attacco lo costrinse a fermarsi.
Dietro di lui, un grande uccello d'inchiostro lo stava raggiungendo, e sul suo dorso c'erano il ninja copia e un ragazzino con i capelli neri e la pelle bianca, probabilmente quello che ne controllava il volo.
L'uccello nero si alzò repentinamente di quota, passando sopra il suo, e nel momento in cui la sua ombra lo oscurò l'Hatake saltò giù, atterrando davanti a lui.
Adesso la situazione era svantaggiosa per lui, le sue abilità nel combattimento ravvicinato non erano eccezionali, e Kakashi sembrava averlo capito, poiché iniziò ad attaccarlo con una serie degna di un esperto di Taijutsu, aiutandosi con l'enorme spada.
Deidara schivava e si abbassava, ma non avrebbe resistito a lungo...



“Devo sbrigarmi, ci sono quasi!”
Jiraiya ormai era vicino, con la sua arte eremitica percepiva chiaramente i movimenti di chakra nei dintorni, che indicavano una battaglia in corso. Giunto nelle vicinanze, entrò finalmente in contatto visivo con la battaglia.
A circa un chilometro di distanza, in una radura che vedeva bene dall'altezza a cui si trovava, il gruppo di Konoha che aveva inseguito si batteva contro un grosso gruppo di esserini bianchi che esplodevano di continuo, mentre nel cielo era in corso una battaglia aerea tra un grosso uccello d'argilla, sul quale stava in piedi Deidara, e uno altrettanto grosso ma nero, fatto di quello che gli sembrava inchiostro, sul quale si trovavano Kakashi e un altro ragazzo che non riconosceva.
Nelle vicinanze percepiva anche il chakra di Sakura e di Shikamaru, dovevano essere scampati alla battaglia in qualche modo, forse lui era ferito e lei lo stava curando.
Disattivò la modalità eremitica, sia perché non era più necessario tenerla attiva, sia perché doveva rimanere un segreto, e si diresse laggiù a tutta velocità.


Deidara era in seria difficoltà, quel jonin era un vero maestro nel combattimento ravvicinato, e lui era già stato ferito alla spalla da quella grossa spada.
Consapevole che non avrebbe resistito a lungo, cambiò tattica: saltò giù dall'uccello e disattivò la tecnica che lo teneva attivo. Questo scomparve, e Kakashi precipitò insieme a lui. Il corpo del Kazekage, libero dalla prigionia del suo uccello, iniziò a precipitare con loro.
A mezz'aria, l'uccello da cui era saltato riprese al volo il ninja-copia, mentre Deidara continuava a precipitare. Ma lui sapeva bene come combattere in una battaglia aerea: ancora in caduta libera, prese una manciata d'argilla per ogni mano. Ne lanciò una a forma di ragno su quell'uccello, al quale andò ad aggrapparsi sotto l'attaccatura dell'ala destra, e l'altra prese la forma di un altro uccello, che si ingrandì di colpo riprendendolo al volo. 
Salì di quota rapidamente, riprendendo nel becco il corpo del Kazekage e facendolo nuovamente ingoiare al suo mezzo di trasporto, e mentre l'uccello d'inchiostro virava per raggiungerlo, Deidara con un sigillo attivò l'esplosivo piazzato su di esso.
L'esplosione lo colpì sotto un'ala, dissolvendo la tecnica e facendoli precipitare. Quando stavano per giungere a terra, uno dei loro compagni intervenne per salvarli.
Yamato aveva osservato insieme ai compagni tutta la sequenza, vedere quella battaglia  aerea era stato spettacolare, ma ora Sai e Kakashi stavano precipitando.
Erano a una quota di più di venti metri, la caduta sarebbe stata fatale! Solo lui poteva salvarli, perciò si mise a lavoro.
«Arte del Legno: Albero Elicoidale!»
Con quella tecnica, Yamato aveva fatto crescere rapidamente un albero a forma di molla, che aveva circondato l'area in cui sarebbero precipitati Kakashi e Sai, e aveva fatto crescere una serie di rami pieni di foglie al suo interno, in modo da attutirne la caduta con decine di strati di fogliame.
La strategia funzionò, e dopo una caduta rocambolesca i due giunsero a terra senza subire grosse conseguenze dell'urto.
«Grazie, Tenzo.»
Kakashi lo ringraziò e tutti si misero nuovamente in guardia, l'avversario stava per colpire di nuovo.

Deidara era furibondo, quei piccoli insetti lo stavano mettendo molto più in difficoltà di quanto pensasse. Adesso aveva esaurito la pazienza, li avrebbe finiti con la sua tecnica più potente...
«Adesso ne ho davvero abbastanza di voi! Ora scomparirete nella mia massima arte!»
Con quella frase, prese una grossa quantità di argilla e la impasto fino a creare una grossa bomba, che caricò con un'enorme quantità di chakra.
La lasciò cadere, e la bomba si ingrandì a mezz'aria. La stessa tecnica che aveva usato contro il Kazekage, per cercare di distruggere il Villaggio della Sabbia, ora avrebbe spedito all'inferno quel gruppo di fastidiosi ninja, lasciando il suo autografo sulla crosta terreste.
Da quel giorno, chiunque fosse passato da quelle parti avrebbe riconosciuto chi era stato a creare quell'enorme cratere che stava per formarsi, e tutti avrebbero ricordato l'arte di Deidara della Roccia.
Quell'idea lo aveva così incantato che non si accorse della risposta alla sua offensiva.


Il gruppo osservò impotente quell'enorme bomba cadere contro di loro.
Nessuno di loro sapeva cosa fare per fermarla. L'unico in grado di farlo era Kakashi.
Non voleva arrivare a tanto, ma il suo Mangekyo Sharingan sembrava l'unica soluzione.
L'iride nel suo occhio cambiò, assumendo la sua forma di shuriken a tre punte ricurve, ma prima che potesse attivare il Kamui, un personaggio apparve nel suo campo visivo, anticipandolo.
«Rasengan Titanico!!!»
Il ninja colpì la bomba con quello che tutti riconobbero come un'enorme Rasengan, aveva un diametro di oltre dieci metri, riducendola in polvere con quella sfera di chakra vorticante, e impedendone l'esplosione.
Atterrando davanti a loro, il loro salvatore si mostrò. Yukata rosso, lunghi e ispidi capelli bianchi raccolti in una coda e una grossa pergamena a tracolla sulla schiena, era inconfondibile.
«Ehilà ragazzi, tutto bene?»
Tutti sembravano sbalorditi di vederlo, ma Kakashi non si perse in chiacchiere, ci sarebbe stato tempo più tardi per le spiegazioni.
«È un piacere vederti, Jiraiya.»




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Capitolo 29
*** Bersaglio Abbattuto ***


Bersaglio Abbattuto



Jiraiya li guardò in volto uno per uno, analizzando le condizioni in cui si trovavano. Malconci e feriti, affaticati dalla lunga battaglia, ma vivi. C'erano tutti, anche quel ragazzo che non conosceva e che sotto il suo sguardo chinò la testa in segno di rispetto. Jiraiya dedusse che appartenesse alla Radice, dati i suoi modi e il suo abbigliamento. 
Si portò al loro fianco, per poi dirigere lo sguardo verso l'avversario. Non sembrava felice di quell'interruzione. Senza voltarsi si rivolse a Kakashi.
«Da quello che vedo non ve la passate molto bene. Ho percepito i chakra di Sakura e Shikamaru nelle vicinanze. Cos'è successo?»
Altrettanto conciso, il ninja-copia fece un rapido riassunto della situazione al Sannin.
«Shikamaru era ferito, così Sakura lo ha portato via per curarlo. Ora abbiamo un problema più urgente: vedi l'uccello su cui quel tizio vola? Lì dentro c'è il corpo di Gaara. Non siamo arrivati in tempo per salvarlo, ma almeno stiamo cercando di recuperare il suo corpo. 
Lo abbiamo inseguito e ci ha portato fin qui, stiamo cercando di recuperarlo, ma come avrei capito non possiamo attaccare direttamente quell'affare. 
Il terreno su cui ci troviamo non offre grandi possibilità di movimento, avvantaggiando lui. Attacca usando piccole creature fatte di argilla esplosiva, ma sono fatte di chakra di tipo Terra, quindi la mia Arte del Fulmine può neutralizzale.»
La spiegazione fu rapida ed esauriente, e Jiraiya iniziò ad elaborare un piano d'attacco. Non era un genio come Shikamaru o suo padre Shikaku, ma lui e Kakashi insieme potevano annientare quell'idiota senza troppi sforzi. La chiave di tutto era semplice, ma bisognava coordinarsi alla perfezione.
«Dobbiamo fare in modo di separarlo da quella bestia volante e farlo atterrare. Se arrivi vicino, credi di riuscire a colpire quell'uccello senza danneggiare il corpo di Gaara?»
Il Sannin si rivolse al ninja-copia, che rifletté un attimo prima di dare la sua conferma.
«Direi di si, il mio Raikiri è preciso come sempre, il problema però è avvicinarsi. E poi, come ha fatto prima, può evocare un altro uccello e restare in volo.»
«Allora dovremo fare in modo di separarli e colpirlo subito, senza dargli la possibilità di restare in volo. Dalla ferita che ha sulla spalla, deduco che non sia molto abile nel corpo a corpo. Se lo rimettiamo con i piedi per terra, sarà facile sopraffarlo.»
Con il consenso generale, Jiraiya iniziò a spiegare il suo piano d'attacco.


Deidara era furibondo come non mai.
Già una volta il suo attacco più potente era stato fermato senza poter lasciare la sua firma, ora era accaduto una seconda volta!
Per giunta cominciava ad essere stanco, aveva consumato molto chakra, e l'avversario che ora si trovava davanti era nettamente superiore a lui. Se in uno scontro diretto con l'Hatake poteva spuntarla, con una buona dose di astuzia e fortuna, quando a lui si aggiungeva uno dei Ninja Leggendari le sue possibilità scendevano pericolosamente a zero.
“Non sono in grado di continuare, devo allontanarmi...”
Cercando di distrarli per potersela svignare senza problemi iniziò nuovamente a bombardarli, stavolta con proiettili molto più pericolosi: uccelli grossi come vere aquile si dirigevano contro di loro a tutta velocità, più grandi e semplici da colpire, ma con un potere esplosivo di gran lunga maggiore di prima.
Ma il gruppo non si fece trovare impreparato.
Tutti avevano compreso il piano di Jiraiya, e iniziarono ognuno a fare la sua parte, sparpagliandosi e agendo secondo le sue direttive.
Kiba iniziò a vorticare insieme ad Akamaru, e Yamato plasmò con il Mokuton una punta di legno da usare come scudo. In quel modo la loro tecnica delle Zanne Perforanti era molto più devastante, e poterono puntare senza rischi ai proiettili dell'avversario.
Di solito i due inseparabili compagni eseguivano quella combinazione sfruttando una punta di ghiaccio creata da Hinata, ma quella soluzione non era poi così diversa: anche se la durezza del legno era inferiore a quella del ghiaccio, quindi l'attacco risultava meno potente, lo scudo di legno era più leggero e permetteva loro di muoversi più rapidamente, e dovendo bersagliare i proiettili anziché l'avversario la situazione era tutta a loro vantaggio.
Con quella combinazione, i due spazzarono via tutti gli uccelli evocati da Deidara.
A quel punto fu il turno di Asuma.
«Arte del Fuoco: Ceneri Brucianti!»
La tecnica dl figlio del Sandaime fu molto più estesa del normale, la nuvola di ceneri si estese all'intera radura, ma il maestro del Vento non diede subito fuoco alle polveri, come invece Deidara si aspettava.

Il ninja volante fu colto di sorpresa da quella mossa: aveva virato con il suo uccello in modo che il corpo di quest'ultimo lo riparasse dall'esplosione imminente, ma così facendo aveva perso di vista i suoi avversari, che ne avevano approfittato sparpagliandosi e nascondendosi, sfruttando la momentanea impossibilità dell'avversario a vederli.
Kakashi e Jiraiya di erano posizionati ai due lati opposti della radura, a est e ovest, pronti ad agire. Choji era andato con Jiraiya e aveva ingrandito il suo braccio con la Tecnica dell'Espansione Corporea, in modo da avere abbastanza forza da lanciarlo quando Ino avrebbe dato il segnale.
La bionda era rimasta al centro del campo di battaglia, protetta da una cupola di legno creata da Yamato, e con le sue capacità sensoriali teneva in contatto le menti di tutti in modo da coordinarli, dato che il polverone impediva loro di vedere.
Deidara era spaventato, quella nuvola di polvere gli impediva di vedere i suoi avversari, perciò potevano attaccarlo in qualsiasi momento. Ma anche loro avevano lo stesso svantaggio, perciò lui poteva approfittarne per fuggire.
D'un tratto la nuvola di fumo prese fuoco, e la vampata di calore si diresse pericolosamente verso di lui. Alla fine il Sarutobi aveva attivato la seconda fase della sua tecnica, ma le dimensioni di quella nuvola erano eccessive perché prendesse fuoco tutta insieme, e la fiammata partì dalla parte più lontana da lui, da sud, quindi lui si diresse verso nord, dove il calore non lo avrebbe raggiunto.
Ma appena si mosse di pochi metri in quella direzione, fu costretto a fermarsi: un nugolo di frecce luminose sbucò dal polverone mirando a lui. Erano davvero tantissime, come se fosse stato un esercito a scagliarle, e lui non aveva modo di evitarle tutte.
Istintivamente indietreggiò, portando le braccia a difendersi. Ma il dolore che si aspettava non venne: le frecce gli passarono attraverso senza danneggiarlo, come fossero fantasmi.


Kurenai ghignò, nel vedere il suo attacco andare a segno. Quell'illusione non lo avrebbe danneggiato, ma lo avrebbe portato a rimanere fermo, nella linea di tiro stabilita da Kakashi e Jiraiya.
Ino percepì che tutto era andato come previsto, e diede il segnale al Sannin di proseguire con la fase successiva. Al comando della bionda, Choji lanciò in aria Jiraiya con tutta la sua forza, indirizzandolo verso l'Akatsuki.
Deidara, rendendosi conto di essere stato giocato, si guardò intorno spaesato. Per colpa di quell'attacco aveva perso il senso della direzione, e ora non sapeva più dove guardare.
Un rumore alla sua destra lo fece voltare, e dal polverone sbucò urlando Jiraiya, con nelle mani due grosse sfere di chakra vorticante.
«Doppio Rasengan!»
Il Sannin si avventò sull'avversario, che istintivamente indietreggiò con il suo volatile, schivando l'attacco e lasciando che il suo avversario cadesse verso terra nella nube di fumo. Ma nello stesso momento, sentì un peso posarsi sul suo uccello d'argilla, e si voltò per fronteggiare il suo avversario, con espressione scioccata.

Aveva funzionato alla grande, Jiraiya era stato un genio.
Grazie ai diversivi di Asuma e Kurenai Deidara era rimasto fermo nella loro linea di tiro, ed entrambi lo avevano attaccato contemporaneamente. Mentre il Sannin si era avventato su di lui urlando, per attirare la sua attenzione, Kakashi e Sai avevano sfruttato un nuovo uccello d'inchiostro per arrivare silenziosamente alle sue spalle. Jiraiya invece era atterrato senza problemi, attutendo la caduta con i due Rasengan.
L'attacco era stato perfetto, e Kakashi era atterrato sull'uccello di Deidara attaccandolo alle spalle.
Il biondo era rimasto sbalordito da quell'offensiva, e si abbassò appena in tempo per evitare un fendente di quell'arma enorme. Ma dopo averlo fatto, capì immediatamente di essere stato fregato di nuovo. Dietro al Kakashi che era atterrato davanti a lui, un suo clone, o forse l'originale, non riusciva a distinguerli, era atterrato sull'ala del suo volatile colpendola in pieno con un Raikiri, e tranciandola di netto.
L'uccello iniziò a precipitare con loro due sopra, ma Deidara aveva già messo mano ad una nuova dose di argilla per creare un nuovo volatile. Stava per farlo, quando il suo avversario lo colse di sorpresa: il Kakashi che aveva di fronte gettò dietro di sè la Mannaia Decapitatrice, che fu presa al volo dall'altro, si lanciò su di lui afferrandolo per le spalle ed esplose in una scarica elettrica di enorme potenza.
Era un Clone di Fulmini! Quell'attacco a sorpresa, grazie al chakra di tipo Fulmine, aveva inibito la sua capacità di animare l'argilla!
Senza che potesse fare nulla per evitarlo Deidara precipitò verso il suolo, mentre il vero Kakashi apriva il corpo inanimato del vecchio volatile e recuperava il corpo di Gaara.
Con il cadavere del Kazekage in braccio l'argenteo saltò nuovamente sull'uccello di inchiostro di Sai, che dopo qualche secondo atterrò sano e salvo al suolo.


Deidara colpì il suolo in modo estremamente violento, aveva almeno il braccio sinistro e quattro costole rotti, e quel braccio d'argilla che aveva provvisoriamente sostituito il suo originale destro, distrutto durante la battaglia contro il Kazekage, ormai era andato in pezzi.
A fatica si rialzò, tenendosi in piedi a stento. La nube di cenere infiammabile e fuliggine si era dissolta dopo l'esplosione, e ora tutti i suoi nove avversari lo circondavano lentamente, tagliandogli ogni via di fuga. Shino era rimasto in disparte in quel piano, dato che non aveva più insetti, ma ora anche lui partecipava a quell'accerchiamento minaccioso intorno a Deidara. Il nukenin si guardava intorno terrorizzato, mentre il cerchio si stringeva.
Resosi conto che non aveva più alcuna speranza, ferito e malconcio, odiandosi per questa decisione, per la prima volta in vita sua Deidara scelse di optare per la ritirata.
Con il braccio che gli era rimasto, anche se rotto, compose a fatica un sigillo con una mano sola, e attivò una Tecnica di Richiamo Inverso.
Kakashi lo vide alzare il braccio, e capì al volo cosa stava per fare. Era senza armi e aveva le braccia impegnate dal reggere il corpo di Gaara, c'era perciò un solo modo per colpirlo prima che fuggisse. L'azione anticipò il pensiero, e il ninja-copia attivò il Mangekyo Sharingan.
«Kamui!»

Una nuvoletta di fumo circondò Deidara, la cui immagine fu distorta per un attimo dalla spaccatura dimensionale generata da Kakashi, e poi scomparve nel nulla. 
Non ce l'aveva fatta, Deidara era riuscito a fuggire, ma era certo di averlo sentito urlare per un attimo, quindi forse era riuscito a colpirlo.
Kakashi barcollò per un attimo, improvvisamente esausto a causa dell'enorme dispendio di chakra che quella tecnica richiedeva, ma si rimise in piedi dopo pochi istanti. Anche i suoi occhi pareva che non fossero stati danneggiati.
Consapevoli che non c'era più nulla da fare, i nove ninja si limitarono a portare via il corpo di Gaara, dirigendosi verso il luogo dove si erano separati e cercando Sakura e Shikamaru lungo la strada. 



«Aaahhggh... Cazzo!!»
Deidara era appena riapparso nel bel mezzo della foresta.
Si guardò il braccio sinistro, la fonte più grande di dolore: era stato tranciato di netto a metà! Maledetto Hatake, era riuscito a colpirlo un attimo prima che sparisse!
E come ciliegina sulla torta quel colpo aveva anche interferito con la sua tecnica del Richiamo Inverso, ed era riapparso solo a metà strada verso il luogo dove voleva comparire.
Maledizione, quello si che era un problema...
A fatica, dato che non aveva più mani con cui aiutarsi, si rimise in piedi barcollante. A pochi metri di distanza da lui, con sollievo, notò il braccio che gli era stato appena staccato in condizioni relativamente buone.
Non senza una certa fatica, cercò di riprenderlo e di infilarselo tra la spalla e il moncherino tagliato. Avrebbe potuto chiedere a Kakuzu di riattaccarglielo, una volta tornato alla base.
«Qualcosa mi dice che ti serve una mano.»
All'udire quella voce, mai sentita prima di allora, si voltò. Davanti a lui c'era un tizio veramente strano. Indossava una corazza leggera di colore scuro, con una sciarpa verde intorno al collo. I capelli erano spettinati e di colore scuro, ma del volto non si intravedeva nulla, poiché era coperto da una maschera arancione a spirale, con un solo buco sull'occhio destro.
«Chi cazzo sei tu, e che vuoi da me?!»
Deidara si rivolse con astio a quel personaggio così strano. Non era in giornata, e se quel tipo voleva prenderlo in giro lo avrebbe fatto fuori senza pensarci due volte, anche senza braccia avrebbe trovato il modo.
«Calmati, Deidara.»
Una seconda voce, più conosciuta, attirò nuovamente la sua attenzione. Dietro al tizio mascherato, era spuntato da sottoterra una creatura vestita con il suo stesso mantello a nuvole rosse.
Due grosse foglie di aloe circondavano la sua testa, che era colorata esattamente in due metà, una bianca e una nera.
«Zetsu! Che diavolo ci fai qui, e chi è questo tizio?!»
Quello chiamato Zetsu non si scompose, e gli rispose tranquillo.
«Sono stato mandato a cercarti, il capo ha detto che eri in difficoltà, e vedo che aveva ragione, ti hanno ridotto piuttosto male. Questo che vedi accanto a me è un nuovo membro di Akatsuki.»
A quel punto il tipo mascherato si fece avanti.
«Piacere, io sono Tobi, Tobi è un bravo ragazzo!»
Con tono da bambino troppo cresciuto, Tobi si avvicinò a lui, e raccolse il suo braccio da terra.
«Tobi ti aiuterà, Tobi è un bravo ragazzo!»
Deidara fissò incredulo quel tizio, ancora indeciso se ucciderlo o ridere di lui.
Beh, alla fine lo stava aiutando, quindi forse avrebbe anche potuto sopportarlo, per un po'...
«Va bene, Tobi, o come ti chiami... Torniamo al rifugio...»
Con aria umiliata ed esausta, Deidara si incamminò lentamente verso la base, accompagnato da quei due.




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Capitolo 30
*** L'Ultima Speranza ***


L'Ultima Speranza




“Devo sbrigarmi, manca poco!”
Naruto correva a perdifiato, un orrendo presentimento lo attanagliava da ore.
Grazie alla modalità eremita percepiva chiaramente la battaglia che si stava svolgendo a meno di un chilometro da lui: c'erano due chakra umani, uno dei quali era quello di Hinata, in compagnia di un altro chakra, ma completamente diverso da qualsiasi altro avesse mai percepito.
Un corpo composto da pezzi di cadaveri attaccati tra loro, questa era l'impressione che Naruto aveva nel percepire quell'energia così strana, e questo lo metteva incredibilmente a disagio. Sapere Hinata in compagnia di un essere con un chakra del genere lo faceva star male, correva a tutta velocità verso di loro, deciso a proteggerla.
L'aver percepito così chiaramente il suo chakra era stata un'emozione indescrivibile, la voglia di rivederla era al culmine, così affrettò ulteriormente il passo.
“Resisti Hinata, sto arrivando!”



Hinata rivolse lo sguardo alla vecchia accanto a sé, con quella grossa pergamena che fluttuava nell'aria di fronte a lei. Ormai era troppo stanca per continuare, aveva bisogno di qualche minuto per recuperare, ma il suo Byakugan funzionava ancora benissimo, e percepiva un potere straordinario in quel rotolo...
Anche Sasori mostrò sorpresa nel vedere quella pergamena, il suo volto si deformò in un'espressione di stupore, per quanto le fattezze di una marionetta lo permettessero.
«Ma quello è...»
Chiyo ghignò.
«Esatto Sasori, ora vedrai la mia vera forza...»
Con un sigillo Chiyo attivò il rotolo, e davanti a lei comparvero dieci marionette tutte diverse tra loro, ma accomunate dagli stessi vestiti, tutti di colore bianco, e dallo stile, come fossero state costruite tutte dalla stessa persona. Azzardando un termine, Hinata avrebbe detto che quelle marionette sembravano essere tutte sorelle tra loro.
«Questa è la mia Tecnica Bianca Segreta!»
Sasori assunse un'aria seria, come se quella mossa avesse cambiato le carte in tavola. Non sembrava spaventato, ma di certo non era più spavaldo come prima.
«Ammetto di averti sottovalutato, nonna. Non pensavo che fossi tu a possedere le leggendarie Dieci Marionette di Chikamatsu, con quelle potresti conquistare un'intera fortezza da sola. Sono considerate le migliori marionette mai create, e forse è vero, anch'io dubito di averne mai costruite di così perfette.»
Fece una pausa, per poi piegare nuovamente le labbra in un mezzo sorriso, che alle due non piacque per nulla.
«Ma non credere di essere superiore a me. L'abilità di un marionettista si misura dal numero di marionette che riesce a controllare contemporaneamente, e se riesci davvero a usarle tutte e dieci insieme non posso che darti ragione nel considerarti il miglior marionettista del Villaggio della Sabbia. Ma non sei comunque al mio livello. Ora vedremo se la tua Tecnica Bianca supera la mia Tecnica Rossa...
Anche se normalmente combatto usando una sola marionetta, ho costruito questo corpo in modo da facilitarmi l'utilizzo di un gran numero di marionette nello stesso momento, e sono in grado di usarne fino a cento insieme. Abbastanza da annientare una nazione.»


Quell'ultima frase mandò nel panico le due.
Cento marionette tutte insieme... significava avere un intero esercito dalla propria parte.
L'espressione di Chiyo evidenziava la sua paura di una simile eventualità, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro. Se Sasori era davvero in grado di un'opera del genere, dovevano fermarlo prima che potesse agire. Perciò diresse subito all'attacco tutte le sue marionette, e Sasori iniziò a muoversi freneticamente per evitare i colpi.
Le marionette bianche avevano diverse abilità ed equipaggiamenti, in modo da poter affrontare qualsiasi tipo di avversario. Ma anche Sasori conosceva le loro abilità, quindi agiva in modo da costringerle a ostacolarsi tra loro.
Le marionette più vicine a lui erano tre, grosse ed equipaggiate con spade e armi contundenti, che lui teneva a bada con il suo cavo metallico, liberatosi da quella morsa di ghiaccio, e con le eliche d'acciaio sulla sua schiena. Proprio con queste era riuscito a tranciarne a metà una, e le altre due avevano intensificato i loro attacchi.
Nel frattempo Chiyo aveva indirizzato altre tre marionette ad attaccarlo da lontano: due si erano combinate in un'unica arma, e lo bersagliavano con un enorme shuriken controllato a distanza, del quale potevano modificare la traiettoria a loro piacimento, mentre la terza sfruttava dei cavi simili al suo, per limitarne i movimenti.
Sasori nel frattempo era riuscito a stritolare con il suo cavo un'altra delle marionette guerriere vicine a lui, e ora si era sollevato in aria per poter fronteggiare meglio quelle che lo attaccavano a distanza.
Innanzi tutto afferrò al volo lo shuriken con il suo cavo e lo usò per disintegrare l'ultima marionetta guerriera, mandando in pezzi anche lo shuriken stesso.
Quindi ne afferrò le armi, cadute a terra, e le lanciò dritte in testa a una marionetta che Chiyo stava per spedire all'attacco, anticipandola.
Le altre due marionette che lo attaccavano a distanza continuarono, e quella che usava i cavi si agganciò al lui, permettendo all'altra di salire sulla corda e usarla per avvicinarsi.

Hinata nel frattempo era rimasta a guardare, con la tecnica di prima aveva consumato un'enorme quantità di chakra, e adesso faticava a rialzarsi. Non poter essere utile in quella fase dello scontro era frustrante, ma non aveva abbastanza chakra per le sue arti elementali, e il suo Juken era totalmente inutile contro il corpo artificiale del nukenin. 
In altre circostanze non avrebbe fatto un uso così indiscriminato delle tecniche elementali, ma l'impossibilità di combattere usando il suo stile principale l'aveva obbligata a ricorrere a tali mezzi, quindi aveva finito per sprecare molto più chakra del previsto, e adesso ne stava pagando le conseguenze. 
Sasori stava distruggendo le marionette di Chiyo troppo rapidamente, nel giro di un minuto ne aveva già neutralizzate cinque, e lei non si era ancora ripresa a tal punto da poter essere d'aiuto.
Intanto il marionettista aveva contrattaccato, dirigendo verso quella marionetta che si avvicinava sul cavo un'immensa fiammata che l'aveva completamente carbonizzata e che aveva avuto l'effetto di fondere il cavo sul quale si muoveva.
Così la settima marionetta non aveva più un'arma, e fu facile preda delle sue eliche che la mandarono in mille pezzi.
Mentre suo nipote annientava le sue armi viventi, Chiyo si era ingegnata e aveva preparato un attacco massiccio: le ultime tre marionette si erano assemblate in una struttura piramidale, con due affiancate e una in piedi sulle spalle delle altre, e lei vi aveva concentrato una grande quantità di chakra per usare la sua tecnica più potente.
Ora era pronta, e avrebbe dato il tutto per tutto.
«Tecnica Bianca Segreta: Schianto dei Tre Tesori!»
Nello spazio centrale lasciato da quella formazione di marionette, venne a crearsi una forte corrente d'aria che aspirava tutto ciò che aveva di fronte.
Al centro di quella corrente, le armi della tre marionette che componevano la struttura si erano assemblate, per comporre un vortice capace di disintegrare qualsiasi cosa vi fosse passata in mezzo.

Sasori aveva appena distrutto la settima marionetta, e si trovava pericolosamente vicino alla struttura al momento dell'attivazione della tecnica, quindi non aveva molte possibilità di fuga.
Cercò con tutte le sue forze di allontanarsi dal vortice, che lo attraeva con una forza straordinaria, ma i rottami della marionette che aveva distrutto prima, attirati anch'essi, lo colpivano sulla schiena spingendolo sempre di più verso la fonte di quell'attrazione.
Guardò le armi che riducevano in briciole tutto ciò che vi passava in mezzo, e per la prima volta la paura di morire lo colse. Avrebbe fatto di tutto per evitare quella fine!
Si aggrappò con il cavo al terreno, ma presto anche quello avrebbe ceduto, non sapeva più cosa fare per uscire da quella situazione. D'un tratto, gli venne in mente l'unica idea possibile: per salvarsi avrebbe dovuto sfruttare le sue qualità da ninja, anziché da marionettista.
Afferrò al volo una delle armi delle marionette distrutte, un piccolo coltello da lancio, e lo tirò con tutta la sua forza verso sua nonna. Lo aveva caricato di chakra prima di lanciarlo, quindi fu abbastanza veloce da non essere influenzato da quella forza attrattiva.
Senza che potesse fare nulla per schivarlo o difendersi, Chiyo fu colpita alla spalla da quel coltello e perse il controllo sulla tecnica, che si interruppe. Senza perdere tempo, Sasori diresse un'altra fiammata verso quelle tre marionette, e le distrusse in modo che non potessero replicare quella combinazione così pericolosa.
Chiyo tirò fuori quel coltello dalla spalla, rialzandosi a fatica, mentre suo nipote si alzava nuovamente da terra fluttuando a mezz'aria. Avevano perso la loro ultima arma.
Sasori la guardò con aria irritata.
«I miei complimenti, nonna. Sei riuscita a mettermi in pericolo di vita, è passato così tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno mi ha portato a un tale limite...»
La sua espressione era neutra, priva di qualsiasi emozione, ora era deciso a ucciderla senza perdere altro tempo. Senza aggiungere altro, la colpì ferocemente con il cavo mandandola a sbattere contro la parete rocciosa.
Stava per finirla trafiggendola con la punta del cavo, quando uno scudo di ghiaccio si materializzò davanti a lei, bloccando il suo affondo.
Voltò lo sguardo: la ragazza dagli occhi chiari si era rialzata e aveva evocato quella difesa. Ma era chiaro come il sole che non era più in grado di affrontarlo, riusciva quasi a sentire lui stesso la sua fatica. La sua Arte del Ghiaccio era pericolosa, certo, non ricordava di aver mai incontrato qualcuno che fosse capace di utilizzarla, ne aveva solo sentito parlare. Ma non aveva più le forze neanche per reggersi in piedi, e bastò una ventata scatenata dalla eliche sulla sua schiena per farla letteralmente volare via, mandando anche lei a schiantarsi contro le mura di quella caverna a cielo aperto.
Si avvicinò a passi lenti e misurati, avrebbe finito prima lei, e poi si sarebbe occupato di sua nonna.


Hinata lo guardava spaventata, con la schiena poggiata contro il muro, ancora stordita e col fiato mozzato per l'urto subito. Era questa la sua fine?
Quel nukenin le si stava avvicinando con il cavo d'acciaio puntato verso di lei, la cui punta acuminata gocciolava di veleno, ne riusciva quasi a sentire l'odore da lontano. Ormai l'effetto dell'antidoto di Sakura doveva essere svanito, una ferita del genere l'avrebbe uccisa di certo.
Non aveva la forza di muoversi, non poté far altro che chiudere gli occhi, mentre il cavo partiva a tutta velocità, diretto verso il suo petto.
“Naruto... Mi dispiace... Avrei tanto voluto vederti, un'ultima volta...” 
Fu il suo volto, i suoi occhi azzurri e il suoi capelli color del sole, che vide nella sua mente mentre Sasori stava per finirla.
Sentì il sibilo del cavo fendere l'aria, e strinse gli occhi, non avendo il coraggio di vedere la morte in faccia.
Uno, due, tre secondi, ma il dolore che si aspettava non arrivò.
Era già morta? Era stato tutto così rapido? No, respirava ancora, sentiva la dura roccia dietro la schiena, e le ferite che si era procurata in battaglia bruciavano, dandole la certezza di essere ancora viva. 
Allora cos'era successo? Perché Sasori si era fermato?

«Ti sei arresa?»

Quella voce.
Forse era davvero già morta, forse era in paradiso, e sentiva quel suono a lei così dolcemente familiare. Non ci credeva, lo stupore fu tale da costringerla ad aprire gli occhi.
Tuta arancione e nera, capelli biondi, in piedi davanti a lei, il suo salvatore aveva bloccato con una mano il cavo che stava per ucciderla a meno di un metro da lei, e lo teneva fermo con un solo braccio. Si voltò a guardarla dritta negli occhi, con il suo mezzo sorriso che tanto amava, e quell'azzurro cielo si immerse nel suo bianco perla. 
Restò a bocca aperta, gli occhi sgranati, sconvolta dalla felicità di rivederlo.
Riuscì a pronunciare una sola parola, senza fiato.
«N-Naruto...»

 
Fine Seconda Parte





Spazio autore:
E così siamo arrivati alla fine anche di questa seconda storia. So che molti di voi brameranno la mia morte per il modo (osceno) in cui l'ho terminata, ma abbiate fede, il prossimo capitolo della serie non tarderà ad arrivare, e la battaglia giungerà alla fine...

Come sempre, i ringraziamenti sono d'obbligo per:
-i 41 che hanno inserito questa storia tra le preferite;
-i 78 che l'hanno messa tra le seguite;
-gli 8 che l'hanno segnata tra le ricordate.

Ma ovviamente non nego i miei più sentiti ringraziamenti anche ai lettori silenziosi, che anche nell'anonimato apprezzano il mio impegno. Purtroppo però ho notato che nella seconda metà della storia le recensioni sono molto diminuite, mi dite perché?. 
La storia non la scrivo solo io, ma tutti voi che lasciate la vostra opinione e quindi parte di voi, siete tutti protagonisti. Qualsiasi apprezzamento o critica ricevo mi fa sempre piacere, è il miglior modo che avete per dimostrarmi se apprezzate o no il mio impegno. Quindi non siate timidi: ogni commento, anche se breve, è sempre ben accetto :)

Il terzo capitolo della saga, quello attorno al quale ruoterà l'intera serie, sta per iniziare. Seguitemi nel seguito della saga di “Rikudou Legacy”: Un Legame Oltre il Tempo!
A presto ;)
-crazyfrog95

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