Un Semplice Sorriso

di jamesguitar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una caramella verde. ***
Capitolo 2: *** Farfalle che la vodka non riesce ad uccidere. ***
Capitolo 3: *** Lacrime piene di rimpianto. ***



Capitolo 1
*** Una caramella verde. ***


Banner by: Rainagain.
Un semplice sorriso.

Prima One Shot: Una caramella verde.
 

Dorset, 4 Aprile 2001.
 
Maddie sorrideva alla sua mamma, le aveva appena comprato un pacchetto di caramelle e la aveva resa felice, erano le sue preferite, quelle gommose a forma di orsetto di mille colori e sapori diversi. La bambina di cinque anni evitava sempre quelle verdi, sapeva che non le piacevano, aveva imparato a riconoscere quelle buone da quelle cattive.
«Piccola, che ne dici di andare a giocare?» le suggerì la madre Katy, si era portata una rivista di moda dietro e voleva rilassarsi un po’, fare la mamma a tempo pieno era faticoso.
La bimba annuì e si avviò correndo ai giochi del parco con i codini che le penzolavano dietro alle orecchie, un dentino in meno in bocca e le piccole manine pronte ad arrampicarsi sullo scivolo.
 
Ne appoggiò una sui pioli, con l’adrenalina che scorreva nelle sue vene, come sempre eccitata di salire così in alto e poi di lasciarsi cadere giù, sicura che non le sarebbe successo niente di male. Il cielo era azzurro quel giorno, il pacchetto di caramelle era al sicuro nella sua tasca, lo aveva nascosto così bene che si vedeva a malapena, nessuno gliel’avrebbe rubate, erano sue e di nessun altro. Gli occhi marroni di Maddie splendevano sotto il sole che quasi la accecava, erano luminosi e belli in quella giornata di primavera.
«Vuoi che ti aiuti?» un bambino la costrinse a girarsi. Era poco più grande di lei, sembrava avesse almeno sette anni; aveva i capelli biondi e un paio di occhi che Maddie considerò bellissimi, non avevano un colore preciso, ma erano chiarissimi e le sembravano belli come il cielo che li sovrastava.
La bambina sbuffò. «No, sono grande» la sua voce acuta fece sorridere James, quel bambino piccolo ma allo stesso tempo più grande di lei, in apparenza così prepotente, chi era per ridere di lei? Maddie si arrabbiò e tornò a guardare lo scivolo. Salì qualche piolo, quando le caramelle le caddero dalla tasca. Iniziò a piangere, voleva che sua madre la aiutasse a scendere e a prendere le caramelle prima che il bambino astuto le rubasse, ma lei era distratta da un articolo che stava leggendo. Le lacrime correvano sulle guance soffici di Maddie.
 
«Non piangere, ti aiuto io.» disse il bambino, e Maddie avrebbe voluto girarsi a guardarlo, ma era bloccata a metà tra il terreno e lo scivolo.
«No!» urlò. «Adesso scivolo giù, ti picchio se mangi le mie caramelle!»
La bimba si affrettò a salire ancora e poi a cadere, desiderando di sbrigarsi e di correre a prendere ciò che era suo e che non voleva condividere con nessuno. Nel momento esatto in cui i suoi piedi toccarono le foglie sul terreno si alzò in piedi e si mise a correre presso le scalette, dove le caramelle la aspettavano a terra e James le sorrideva in modo strano, come se si stesse prendendo gioco di lei.
Maddie afferrò il pacchetto ancora chiuso e osservò il bambino di fronte a sé con aria di sfida. «Sono mie, le caramelle!» disse, per poi mostrargli la linguaccia e farlo ridere, cosa che la fece imbestialire.
«Lo so che sono tue, e comunque a me piacciono solo quelle verdi. Volevo aiutarti, se non ti va non importa»
 
Maddie arrossì e si sentì in colpa, perché aveva pensato male di quel bimbo così bello e premuroso, e lei odiava le caramelle verdi e forse avrebbe davvero potuto offrirgliele, invece di darle al suo papà come al solito. Magari poteva chiedere scusa e giocare con lui, anche se era più grande, perché non aveva altri amici con cui farlo.
«Io sono Maddie, tu?» si avvicinò a lui e sorrise mostrando lo spazio tra un canino e un incisivo, poi risero insieme. «Mi chiamo James- disse il bambino -E scommetto che non ti piacciono le caramelle verdi»
Lei spostò il peso da un piede all’altro, affondando le sue scarpine rosa nel mare di foglie sotto di loro.
«Sono cattive, hanno un sapore strano. Quelle rosse sono molto meglio!» si giustificò, gesticolando con le manine e muovendo i braccialetti che circondavano le sue braccia piccole.
«Bleah – James fece una smorfia di disgusto – Quelle rosse sanno di sciroppo. Quelle verdi invece sanno di mela e pera insieme, quindi sono buonissime!» era un bambino con tanta voglia di crescere e allo stesso tempo il desiderio di restare piccolo per mangiare caramelle, andare al parco e conoscere bambine come Maddie, con i codini, quelle simpatiche che ti rallegrano la giornata.
 
«Ecco perché non mi piacciono, io odio le pere – Maddie fece finta di vomitare, e James rise – ti va se mangiamo le caramelle insieme? Tu prendi quelle alla pera, io le altre.»
Il bimbo dagli occhi chiari annuì e gli occhi gli si illuminarono, aveva fame e sua madre non gli comprava mai quelle caramelle, non voleva che mangiasse schifezze. Per una volta avrebbe potuto disobbedirle, ed era così eccitato all’idea.
«Certo! Andiamo a sederci sull’altalena?» la bambina annuì contenta a quella richiesta, e si mise a correre verso il gioco. Sbuffò perché come sempre non riusciva a salire da sola sul seggiolino, era troppo in alto e di solito era la mamma ad aiutarla.
«Mi aiuti?» chiese a malincuore, preferiva abbassare la cresta che chiamare sua madre, stava facendo amicizia con quel bambino e non voleva che rovinasse tutto. Lo avrebbe fatto sicuramente.
 
James alzò le sopracciglia. «Avevi detto di essere grande»
Lei lo fulminò con lo sguardo. «Lo sono, stupidino! È solo che non ci arrivo»
Il bambino sorrise e si trattenne dallo scoppiare a ridere, Maddie era dolcissima, comica e anche un po’ maldestra, ma la adorava. La prese per la vita e con un po’ di fatica riuscì a poggiarla sull’altalena, era più grande di lei ma comunque un bambino, perciò si fermò un secondo a riprendere fiato. Poi si sedette sull’altalena accanto alla sua e la incitò ad aprire il pacchetto.
Maddie armeggiò con le sue manine e porse al bambino una caramella verde, quella in cima al pacchetto, quell’orsetto gommoso. E lui lo afferrò, afferrò quella caramella sporca del sudore della bimba, ma buona comunque a suo parere. La afferrò e poi guardò quella bambina, che aveva spostato lo sguardo. Guardava un punto a lui sconosciuto con i suoi occhi di un marrone scuro, simile al nero, e pensava a chissà cosa.

In quel momento, nonostante l’estremamente giovane età, James pensò che fosse davvero bella.




 
#ANGOLOAUTRICE
Ciao, miei cari lettori, sono di nuovo di qui!
Probabilmente non vi aspettavate tutto questo, così a caso, boom, una nuova raccolta di One Shot su James. Vi devo confessare che è da un bel po' che mi frulla in testa quest'idea, scriverne tre che riconducano alla stessa storia. Posso anticiparvi che nelle prossime due i protagonisti, James e Maddie, non saranno più bambini. Spero che come inizio non sia noioso, ma sapete, non è proprio facile entrare nella testa di una bambina capricciosa di cinque anni e tirarne fuori dei pensieri del tutto sensati ahah. Spero si sia capito che in alcuni passaggi un po' strani, in cui magari manca una virgola che ci sarebbe stata, ho usato di proposito quello stile, per far capire meglio che è una bambina piccola a pensare, nonostante il racconto sia in terza persona.
Nulla, spero che qualcuno sia qui a leggere, altrimenti sarebbe molto deprimente! Non vi mangio mica se lasciate una recensione, dai <3.
Posterò se tutto va bene la seconda One Shot questo venerdì, il 5 Dicembre, mentre la terza sarà online il 10, a meno che non ci sia qualche imprevisto, ma non credo ce ne saranno.
Ringrazio Rainagain che ha creato il banner meravoglioso di questa raccolta!
Ci vediamo presto, gente.

Jamesguitar

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Capitolo 2
*** Farfalle che la vodka non riesce ad uccidere. ***



Un semplice sorriso.

Seconda One Shot: Farfalle che la vodka non riesce ad uccidere.
 
Dorset, 6 Agosto 2014
 
Il vento a metà tra il freddo e il caldo batteva sulle guance di Maddie, che stretta nel suo giubbotto di jeans aspettava James. Aveva bisogno di parlare, era questo che aveva detto, e lei era fin troppo agitata. Negli ultimi tempi la situazione tra loro era cambiata, non sapeva dire se in meglio o in peggio.
Aveva iniziato a sentire qualcosa quando lui le sfiorava la mano, a percepire dei brividi lungo la schiena ogni volta che James si avvicinava troppo, a ritrovarsi a fissarlo troppo spesso. E sapeva che non andava bene, che non doveva, ma lui era così bello. Lui c’era sempre stato, da quando erano bambini. Quindi forse sì, una cotta se l’era presa e le sue amiche avevano ragione, ma come avrebbe potuto evitarlo?
Con gli anni James, oltre a restare il migliore amico che qualsiasi ragazza potrebbe desiderare, era diventato davvero bellissimo. James Mcvey era un concentrato di gentilezza, dolcezza, bellezza e simpatia. Sì, Maddie poteva ammetterlo, forse le piaceva. E di sicuro era sbagliato, era stupido.
 
Maddie si torturava i pollici in attesa del suo arrivo. Era nervosa, aveva paura che il suo migliore amico si fosse reso conto di ciò che provava per lui, e aveva paura che sarebbe stato tutto diverso. Non era questo che voleva, la cosa che desiderava di meno era che si allontanasse da lei e che il loro rapporto cambiasse.
Era tutto così surreale, per il semplice fatto che loro erano James e Maddie, i migliori amici per sempre, il bambino e la bambina che si erano scambiati delle caramelle al parco e che grazie a quel gesto erano diventati amici. Niente era mai riuscito a separarli, nessuno.
Non si erano allontanati quando James aveva iniziato a frequentare, cinque anni prima, una ragazza di un anno più grande che trattava male Maddie. Non si erano allontanati quando Maddie aveva iniziato a volere i suoi spazi e si era arrabbiata per la gelosia di James nei confronti dei ragazzi che le chiedevano di uscire. Non si erano allontanati quando la differenza di età era sembrata un problema a tutti, erano restati in piedi nonostante le difficoltà.
Probabilmente Maddie era sempre stata innamorata di lui senza rendersene conto. Perché capiva solo adesso qual era il sentimento che le opprimeva il petto quando James usciva con quella ragazza, o le farfalle nello stomaco che a volte la coglievano alla sprovvista. Maddie sapeva che James non provava le stesse cose e le stava bene, tutto ciò che voleva era che nulla cambiasse e che lui restasse il suo migliore amico, quello che la chiamava durante la notte perché non riusciva a dormire, quello che la consolava quando litigava con un padre fin troppo irascibile e quello che la difendeva da chi voleva farle del male.
 
«Ehi, sei venuta» una voce fin troppo familiare la portò a girarsi e gli occhi marroni di una diciassettenne stramba si accesero.
«Come potevo mancare, Mcvey?» la voce di Maddie era più acuta del previsto, e James se ne accorse. Se ne accorse perché si trovava nella sua stessa situazione, era un momento imbarazzante per entrambi.
«Okay… Siamo qui, quindi»
La ragazza annuì e abbassò lo sguardo. Si sentì arrossire e sperò con tutto il cuore che il buio la aiutasse a nasconderlo.
«Sai, i miei amici dicono che ti sei presa una cotta per me» le parole di James colpirono in pieno petto Maddie, che spostò di scatto gli occhi verso il ragazzo che aveva davanti. Il suo tono era scherzoso, al punto di essere quasi offensivo, ma la sua espressione era fin troppo seria.
Maddie deglutì. «Perché?» chiese con voce flebile, timorosa di perdere l’unica persona che contava davvero.
«Beh, sai, le prove non mancano. E sì, forse me ne sono accorto anche io.»
 
Maddie rimase in silenzio. Non sapeva esattamente cosa dire, le capitava davvero raramente di trovarsi in situazioni del genere con lui, e aveva paura di sbagliare tutto. Il cuore le batteva a mille nel petto, cosa avrebbe dovuto fare?
«Io…» provò a parlare, a dire qualsiasi cosa, ma lui la bloccò.
«No, ti prego, non dire niente. Lo so che è imbarazzante, lo è anche per me, ma se sei qui è perché devo confessarti una cosa una volta per tutte, prima che sia troppo tardi.»
James trattenne il fiato in attesa che Maddie annuisse. La conosceva fin troppo bene, dopo nemmeno dieci secondi lo fece.
 
«Non so come dirtelo in modo semplice» disse quindi il ragazzo. «Ecco, potrei essere un po’ innamorato di te. Un po’ tanto. E potrei esserlo da tanto tempo, sai, tipo qualche anno»
E fu la tempesta. Fu una bufera di emozioni nel cuore di Maddie, che sussultò scossa da quella rivelazione così seria che lui sembrava aver preso alla leggera.
«Non credo che tu possa ricordare il nostro primo incontro, giusto? Eri così piccola. Ti consideravo come una sorella minore, dico davvero, ma poi è cambiato tutto. So che te ne sei accorta anche tu»
Il cuore di Maddie batteva all’impazzata. Non sapeva cosa dire, era senza parole, tutta quella situazione era surreale. Si diede un piccolo pizzicotto sul braccio cercando di non farsi vedere, doveva essere un sogno. Chiuse gli occhi sicura che quando li avrebbe riaperti si sarebbe trovata nel suo letto, ma quando sollevò le palpebre era ancora lì, con davanti un James Mcvey in attesa di risposte.
 
«Non capisco» si limitò a dire la ragazza, scuotendo la testa.
Lui rise, forse sarcasticamente. «Sai, non capisco neanche io. Dovrei essere il tuo migliore amico, giusto? E ti giuro che era così, un tempo. Ma io… sì, mi sono innamorato di te giorno dopo giorno, Maddie»
La mora cercava di trovare una risposta a tutto quel casino, ma non ci riusciva. Era uno scherzo, vero? «Quando è cambiato tutto, James?» chiese, titubante.
E lui, con le mani che tremavano, rispose: «Non ricordi, Maddie? Non ricordi quel giorno?»
 
Dorset, 9 Luglio 2011
 
«James, basta!» Maddie correva per la spiaggia ridendo come una matta, con addosso il suo costume da bagno preferito, mentre il suo migliore amico sghignazzava e la rincorreva con una ciotola di acqua fredda in mano.
Il sole stava tramontando all’orizzonte, il cielo era dipinto di varie sfumature di rosso, dal rosa all’arancione, e dei gabbiani volavano in lontananza. La spiaggia del Dorset era deserta a parte per quei due ragazzi spensierati che giocavano come se fossero ancora i bambini di una volta.
Maddie si lasciò cadere a terra sfinita e quando James la raggiunse, lo pregò ridendo di non rovesciare il recipiente. Come prevedibile il ragazzo non la ascoltò, e lei si ritrovò ad urlare per la temperatura fin troppo bassa di quell’acqua.
 
James scoppiò a ridere e si rese conto troppo tardi di ciò che aveva fatto: Maddie balzò in piedi e lo spinse in mare cadendo insieme a lui. Risero fino alle lacrime, si schizzarono, finché dei leggeri brividi di freddo non iniziarono a percuoterli.
«Usciamo, dai» disse il ragazzo sghignazzando.
Entrambi raggiunsero velocemente la spiaggia. Maddie tremava e anche James, ma decise di cederle la sua giacca. Gliela appoggiò sulle spalle e poi si sedette accanto a lei sulla sabbia. Osservarono quel panorama così bello, così familiare.
 
La ragazza gli appoggiò la testa sulla spalla, al suo migliore amico, colui che c’era sempre. Non ci fece molta attenzione, ma il ragazzo abbassò lo sguardo sui suoi capelli bagnati; e poi giù, sui suoi occhi di un marrone così bello da cadere nel banale, sul suo naso che sembrava scolpito e sulle sue labbra divenute viola per il freddo.
«Voglio andarmene» sussurrò James, riportando lo sguardo all’orizzonte e scacciando l’idea di baciarla che si era impossessata della sua mente.
«Oh…» Maddie si allontanò e lo guardò. «Okay, prendo le mie cose e-»
«Non intendevo questo» James scosse la testa. «Voglio andarmene da questa città così piccola, Maddie. Voglio andare a Londra, mettere su una band, magari diventare famoso»
Lei lo ascoltò, e poi afferrò una sua mano. «Lo so, ti conosco troppo bene. Magari un giorno ci andremo insieme, ci pensi?» e il ragazzo scoppiò a ridere, felice di avere un’amica come lei, felice di trovarsi con una ragazza del genere in quel momento, felice della sua vita che sembrava migliorare ogni giorno di più.
 
«Questo è sicuro. Così puoi fare ancora la selezionatrice delle ragazze con cui esco» disse il biondo, facendo sogghignare la sua amica.
«E così tu puoi continuare ad essere il mio bodyguard. Mica male come idea, no?»
Maddie si accorse che James stava tremando, perciò prima che potesse replicare disse: «Rivuoi la tua giacca?»
Lui scosse la testa. «Non c’è bisogno, davvero»
La mora sospirò, James non era affatto bravo a mentire. Si tolse la giacca e la mise addosso ad entrambi, come una specie di piccola casetta sotto cui rifugiarsi, come quelle che facevano da bambini con i panni del bucato stesi ad asciugare dalla mamma.
 
James osservò la ragazza ancora una volta, nonostante il cervello gli ordinasse di non farlo. Il suo cuore gli stava gentilmente chiedendo di posare lo sguardo su quelle labbra tese in un sorriso bellissimo, sul suo corpo che non era mai stato perfetto ma che entrambi accettavano, sugli occhi di una ragazza che ne aveva passate tante fin da bambina.
E forse sì, forse il ragazzo si rese conto che aveva voglia di lei. Che provava il desiderio di assaporare le sue labbra una volta per tutte, che magari ripetersi allo specchio centinaia di volta che non era possibile che fisse innamorato della sua migliore amica era stato inutile.
Forse capì che tutto ciò che voleva era davanti ai suoi occhi e che era meglio di tutto il resto: meglio delle ragazze con cui era uscito, meglio dei baci falsi che aveva dato a ragazze a caso pur di dimenticare che Maddie non avrebbe mai voluto lui. Capì che le nottate passate a bere vodka sapendo che era ad un appuntamento con un ragazzo che non era lui voleva dire essere geloso, che ignorare i suoi sentimenti non avrebbe portato nulla di buono.
 
«Ti sarò accanto sempre, James, ricordalo bene» disse Maddie voltandosi, e quando James incontrò il suo sguardo, capì di esserne innamorato perso, senza speranza, senza via d’uscita. Capì che era innamorato del suo semplice sorriso, che lo scaldava nei giorni freddi e bui. Capì che lo sarebbe stato sempre.
 
Dorset, 6 Agosto 2014
 
«Mi hai promesso di essermi accanto, Maddie, e l’hai fatto. Mi sento così… così stupido a provare questo per te da quel giorno, da quella sera sulla spiaggia, e credimi, ci ho provato. Ho provato a mettere da parte questo sentimento, ogni giorno fino ad oggi. Ma non ci riesco. E sai, forse ti amo da sempre, anche se non l’ho mai ammesso a me stesso fino a quel momento»
La ragazza sentì il cuore galoppare. Non riusciva a respirare, era tutto così strano. Ricordava alla perfezione il momento di cui parlava James, nonostante lui credesse il contrario. Su quella spiaggia, nello stesso identico punto, tre anni prima Maddie aveva sentito qualcosa per lui per la prima volta, anche se aveva fatto finta di non farci caso. Come poteva dimenticarlo?
«James…»
«Non dire niente, ti prego. So che…»
Maddie scattò tutta insieme, «Ti amo», infastidita dal fatto che non la facesse parlare, e si sorprese delle sue stesse parole. Si stupì di essere riuscita a pronunciarle.
 
Vide l’espressione di James cambiare, i suoi occhi accendersi e si avvicinò, appoggiò due mani al suo petto e ascoltò il suo cuore che correva insieme al proprio, lo fissò negli occhi e disse: «Credo che sia un casino, vero?»
Aspettò una risposta che non tardò di certo ad arrivare. «Non voglio allontanarmi da te, credimi, ma non posso continuare in questo modo. Proviamoci, per favore.»
Maddie lasciò che le labbra del suo migliore amico si posassero sulle sue, che le sue mani calde si aggrappassero ai suoi fianchi e trattenne il respiro per unirsi a lui una volta per tutte, assaporò la bocca dell’unico ragazzo che avrebbe voluto per davvero, l’unico che c’era sempre stato e che non la avrebbe mai lasciata, colui che avrebbe asciugato il suo pianto e fatto in modo di non esserne mai la causa.
«Resteremo in piedi, te lo prometto» sussurrò James sulle sue labbra, mentre la brezza marina li infreddoliva. Ma insieme, non avevano paura di nulla. Insieme, sarebbe andato tutto bene.




 
#ANGOLOAUTRICE
Eccomi qui, come promesso!
Allora... Come potete vedere, James e Maddie sono cresciuti tutti insieme. Gli anni volano, sì *battuta squallida time*.
Spero solo che non troviate il tutto forzato; a me non lo è sembrato affatto, perché andiamo, sono passati anni dalla prima One Shot e loro sono maturati, cresciuti. Poi l'idea è nata come un trio(?) di OS, quindi a me sembra ben strutturata.
Avrete di sicuro notato il desiderio di James di andarsene, l'argomento di cui parla a Maddie sulla spiaggia qualche anno prima del momento principale della OS, il giorno in cui si rende conto di amarla. Non voglio fare spoiler, ma vi renderet conto che è il tutto un po' sfasato in fatto di periodi rispetto alla vita reale. A proposito di quel salto nel tempo, spero vi sia piaciuto, secondo me ci stava bene!
Credetemi, scrivere questa OS mi ha fatto piangere come una fontana, e nemmeno so perché. Personalmente mi piace davvero un sacco, e non vedo l'ora di scrivere l'ultima per poi pubblicarla il 10 Dicembre.
Non mi arrabbio se recensite, care! Quindi aspetto il vostro parere, fatevi vive :)
A mercoledì,

Jamesguitar

 

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Capitolo 3
*** Lacrime piene di rimpianto. ***



Un semplice sorriso.
Terza One Shot: Lacrime piene di rimpianto.
 
Decicato al mio James, l'unico regalo di Natale che vorrei davvero ricevere.

Dorset, 8 Novembre 2020.
 
Era un giorno come gli altri, quello. Maddie era andata a lavorare nel negozio della madre e si trovava ancora lì. Osservò le gocce di pioggia che cadevano fuori dalle quattro mura tra cui si trovava e si ritrovò a sospirare pesantemente, era rimasta sola nel negozio e avrebbe dovuto chiudere, ma non ce la faceva. Forse era stupido, anzi, lo era sicuramente, ma aver trovato la settimana prima quella lettera dopo tanti anni, averla trovata troppo tardi, la aveva colpita nel profondo, così forte che a volte pensava di non riuscire a respirare. Si sentiva così stupida, così idiota ad averla persa non appena era arrivata, ma superstiziosa com’era non faceva che chiedersi se non fosse giusto così. Lei e James erano sempre stati uniti da un filo invisibile, ma la perdita di quel pezzo di carta non poteva significare la rottura del filo?
 
Maddie scosse la testa e si avvicinò alla porta d’ingresso del negozio, poi chiuse a chiave e girò il cartello closed. Tornò dietro al bancone e con pigrizia accese la televisione, era raro che lo facesse, ma non se la sentiva di andare a casa con quel tempaccio e non aveva voglia di restare sola a far niente.
Sbuffò quando apparì un programma di cucina e cambiò canale, ma subito si pentì. Il suo cuore si spezzò in mille pezzi, come al solito, a vedere quel volto sorridente dietro allo schermo, circondato dai suoi tre amici che non avrebbe mai conosciuto. Sentì i suoi occhi appannarsi e la sensazione delle lacrime sulle guance, che scorrevano lentamente mentre il video musicale veniva trasmesso su MTV. Cos’aveva fatto di male? Perché sembrava che tutti ce l’avessero con lei, che chiunque la stesse rimproverando per la sua mancanza di troppi anni prima?
 
Le note di quella canzone erano una melodia tagliente per il suo cuore, e Maddie affondò le unghie nel legno per cercare di scacciare il dolore, senza risultato. La aveva ascoltata una volta sola, appena era uscita, e subito era scoppiata a piangere come una disperata.  La aveva sempre evitata da quel momento, ma ora non riusciva a spegnere le televisione, era come attratta dallo schermo e non si era quasi accorta dei fiumi che uscivano dai suoi occhi un tempo truccati miseramente, proprio come piaceva a lui.
 
«Ti prego, Maddie, vieni con me»
 
La ragazza pensò che aveva sognato tante volte di svegliarsi una mattina e non ricordare più chi fosse James, che aveva sognato di dimenticarlo per sempre e di rimuoverlo dalla sua mente, perché odiava sentirsi ricordare dalle sue immagini sul web, dai suoi tweet e dai ricordi che aveva sbagliato tutto, che era sempre stato troppo presto o troppo tardi, che il loro momento non era mai arrivato veramente e non sarebbe arrivato mai più.
Maddie leggeva di James, leggeva delle sue delusioni in amore e delle sue riflessioni, e non riusciva mai a non piangere perché sapeva che se ci fosse stata lei con lui lo avrebbe trattato come un principe, che non lo avrebbe fatto soffrire. Ma sapeva anche che aveva sempre fatto lo stesso errore, allontanare le persone, ogni volta, e che quello fatale li aveva allontanati per sempre.
 
«Io non scelgo te, James!»
 
Erano state quelle le ultime parole che gli aveva rivolto. Nessun bacio d’addio, nessuna frase sdolcinata, ma una coltellata che gli aveva inflitto senza pietà e che non poteva dimenticare.
 
Ogni anno James McVey veniva in Dorset per Natale, Maddie lo sapeva perfettamente, e ogni volta lo ignorava. Ma lui non l’aveva mai cercata, quindi perché avrebbe dovuto fare diversamente?
Sapere che era nella sua stessa città e non potersi muovere era una tortura, lo era sempre stata, ma non si sarebbe mai azzardata a mettere piede fuori casa, sapendo che avrebbe potuto incontrarlo. E vederlo, ignorarsi, avrebbe portato altro dolore. Ne aveva abbastanza di soffrire.
Ma se era vero, allora perché non riusciva a smettere di piangere?
 
Dorset, 30 Aprile 2016.
 
«Maddie, ti prego, vieni con me» la proposta di James era assurda, Maddie scosse la testa. Si accorse dello scintillio che scompariva dagli occhi del biondo ed indietreggiò, come se le semplici parole che il ragazzo aveva detto potessero ucciderla da un momento all’altro.
«L-lo avete accettato?» era spaventata da quello che stava succedendo. Sapeva che James aveva incontrato Bradley, un ragazzo che amava cantare, per mettere su una band. Sapeva che avevano trovato un batterista e che avevano iniziato a caricare cover su Youtube, che avevano preso un bassista in prova e che forse avrebbero firmato un contratto. Ma diavolo, non credeva sarebbe successo così in fretta.
«Sì, Maddie! Ci faranno firmare un contratto, ti rendi conto? Affitteremo un appartamento a Londra per lavorare meglio, e dato che sarò qui davvero poco ho pensato di chiederti di venire con me» James si era spento un po’, aveva capito che non avrebbe avuto la reazione che sperava.
Maddie appoggiò la fronte su una mano e provò a respirare regolarmente, ma non  ce la faceva. Doveva aiutare la sua famiglia, aveva promesso di restare in quel periodo di crisi e di aiutare al negozio, ora che aveva finito la scuola. Aveva rinunciato al College per questo, che senso aveva andarsene?
 
«Sei semplicemente fuori di testa!» iniziò a piangere, anche se odiava farlo davanti a lui. «Io non posso, e sai benissimo il perché! Mio dio, davvero pensi di andartene e basta? Lasciarmi così?»
Non riusciva a crederci. Era successo tutto troppo in fretta, santo cielo.
James voleva stare calmo, davvero, ma non ce la fece. «Non puoi? E perché? Perché devi aiutare la tua famiglia? Hai due fratelli, Maddie, che non fanno nulla tutto il girono! Non puoi lasciarmi andare da solo, per favore!»
Non voleva lasciarla lì, da sola, ma allo stesso tempo non poteva rinunciare al sogno di una vita. Perché diavolo non riusciva a capirlo come una volta?
«Lo sai benissimo che non sono abbastanza responsabili, e poi come lo spiego a tutti? “Ciao mamma, ciao papà, ciao Joseph, ciao Ally, me ne vado a Londra!”»
 
Maddie sapeva che le sue parole stavano ferendo James, sapeva che si stava comportando male e lui anche, ma proprio non riusciva a smetterla, anche se forse avrebbe proprio dovuto.
«Sai cosa, Maddie? Magari per una volta potresti scegliere me, invece degli altri!»
La ragazza scosse la testa perché proprio non ci riusciva a fidarsi del tutto di lui, quel tradimento bruciava sotto la pelle, scorreva nel sangue, e chi le diceva che non sarebbe stato diverso? Chi le diceva che poteva lasciare la sua famiglia e abbandonarla nel momento del bisogno, seguendo un ragazzo di cui forse aveva smesso di fidarsi in una grande città per aiutarlo a seguire il suo sogno, sapendo che il suo non si sarebbe mai realizzato?
«Io non scelgo te, James!»
Maddie scappò via senza sapere che la mattina dopo James avrebbe fatto i bagagli, che sarebbe andato via e che non avrebbe mai avuto l’occasione di baciarlo l’ultima volta.
 
Dorset, 8 Novembre 2020.
 
Facevano male. I ricordi erano lame che affondavano nel petto di Maddie, una ragazza rimasta incompleta per anni e che quando aveva finalmente trovato ciò che le mancava, lo aveva perso per sempre.
Maddie poteva dire quanto voleva che era andata avanti, che piano piano stava diventando un’adulta a tutti gli effetti e nel frattempo James poteva essere rimosso dalla sua mente, ma sapeva non era così. Lei ci provava, davvero, ma non ci riusciva. Qualsiasi ragazzo che vedeva le ricordava lui, ogni sorriso le faceva pensare che non era bello come quelli che James faceva di prima mattina, nessun paio di occhi aveva la stessa tonalità dei suoi, quel verde/azzurro irresistibile che aveva fatto innamorare fin troppe ragazze a scuola, ma che avevano guardato sempre e solo lei.
 
Maddie pensò che aveva trovato la lettera nel momento sbagliato, che si avvicinava il Natale ed era probabile che lui fosse già in città, e che forse non avrebbe resistito e avrebbe lasciato la lettera nella sua casella della posta, giusto per fargli sapere che l’aveva letta e che non la avrebbe dimenticata facilmente.
La ragazza si asciugò le lacrime, doveva andare a casa. Sapeva che non lo avrebbe incontrato in giro, non gli piaceva uscire la sera quando stava a quella che un tempo era casa sua, perciò poteva stare tranquilla. Spense la televisione e il locale diventò silenzioso, più silenzioso di quanto avrebbe dovuto.
Scoppiò a piangere di nuovo, stavolta inarrestabile, perché la mancanza di qualsiasi suono la aveva lasciata sola con se stessa, sola con la consapevolezza che aveva fatto troppi errori e che se prima era troppo presto adesso era troppo tardi, come al solito, non sarebbe mai arrivato il momento giusto.
 
Sentì una mano bussare alla porta all’improvviso, e provò a smettere di singhiozzare. Possibile che la gente non leggesse mai i cartelli? Si staccò dal bancone a cui si reggeva per scacciare il dolore e non cadere nella disperazione, prese il cappotto, la borsa e si avviò alla porta. La aprì con le chiavi che erano rimaste attaccate ed uscì di fretta senza guardare chi l’aveva disturbata, girandosi e chiudendo il locale, poi mise le chiavi in tasca.
Un colpo di tosse fatto apposta per attirare la sua attenzione le fece gelare il sangue, e chiuse gli occhi. No.
Non poteva essere lui, giusto? Eppure Maddie non sbagliava mai, non dimenticava nemmeno un dettaglio delle persone che conosceva, era una sua caratteristica. Era cresciuta con quel ragazzo, come poteva dimenticare quel suono? Il suo profumo?
 
Chiuse gli occhi e pianse ancora, nonostante avesse sempre odiato quella parte debole di lei, quel sentimentalismo che non riusciva mai ad evitare.
Si girò lentamente e ciò che vide la lasciò spiazzata. Lo stesso viso, le stesse fossette tese per quel sorriso troppo bello per questo mondo orribile, quella corporatura muscolosa e quei jeans bucati sul ginocchio nonostante la temperatura. Maddie non riusciva a respirare, infilò le mani nelle tasche per evitare che tremassero e si sentì male, perché era la prima volta che lo vedeva da quando era partito e non sarebbe dovuta andare così, Maddie avrebbe dovuto andare a casa e chiudercisi dentro finché non se ne fosse andato.
 
«Ciao» disse James e dal suo tono si capì tutta l’ansia e la paura che provava, il sorriso che portava in volto divenne falso e a Maddie mancò il respiro.
«Ciao» rispose lei.
James non avrebbe dovuto, ma odiava vederla piangere e non riuscì a trattenersi dall’abbracciarla. La circondò con le braccia facendole mancare il respiro. Era troppo per lei, sentire il corpo del ragazzo premuto contro il suo, il suo profumo che le era mancato così tanto riempirle le narici. Si allontanò di scatto e provò a scusarsi con gli occhi ma non ce ne fu bisogno, lui capì.
«Come te la passi?» era la domanda peggiore da fare, ma d’altronde cosa poteva chiederle?
Maddie alzò le spalle, indicò il trucco colato sulle guance e provò a sorridere: «Tu che dici?»
 
James smise di sorridere, la aveva cercata per un motivo e voleva dirle ciò che aveva in testa, prima di cambiare idea e scappare a gambe levate come aveva fatto una volta.
«Mi dispiace.» sussurrò, senza sapere cosa aspettarsi da quella ragazza troppo bella, troppo intelligente, troppo tutto per piangere.
Maddie sentì il cuore cederle nel petto, fu come se un’onda la avesse investita in pieno e si sentì morire. Cosa avrebbe dovuto dire? Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, non voleva commettere lo stesso errore di anni prima e reagire male a ciò che diceva.
«Ti dispiace?»
«Sì, mi dispiace. Ti giuro che non sono qui per farti qualche scenata o stupida dichiarazione d’amore, perché ciò che provo per te lo sai già e mi sembra stupido. Semplicemente, mi dispiace. Volevo dirti questo.»
 
Maddie scosse la testa e non riuscì ad aprire gli occhi, anche se avrebbe voluto. Non ce la faceva a incontrare i suoi, perché sapeva che sarebbe impazzita e non poteva essere vero, doveva essere un incubo, lui non poteva essere lì per davvero come Maddie aveva sognato tante volte prima di svegliarsi e scoprire che non sarebbe mai tornato.
«Io… non so che cosa dire» confessò la mora, mordendosi il labbro.
 
«Non credo che mi permetterai di nuovo di vederti, perciò ti chiedo di elencare le cose che ho fatto che ti hanno ferita, una per una. Ho passato anni a chiedermi perché non avessi risposto a quella lettera, e…»
«L’ho trovata solo una settimana fa» sussurrò la mora, aprendo leggermente le palpebre e osservando la sua espressione sconvolta.
«C-Cosa?» Maddie riuscì a vedere un accenno di lacrime e si odiò per essere stata distratta come sempre, per non aver notato quella che avrebbe potuto essere l’occasione per ricominciare daccapo con lui ed essere felice.
«Mi è arrivata ma l’ho messa via, credendo che fosse vecchia» ammise, sentendo una lacrima attraversarle la guancia e provando a scacciare il dolore che le attanagliava il petto, senza riuscirci.
 
«Tu…» James si avvicinò di nuovo, sapeva che era sbagliato, ma non ce la faceva. Le afferrò la nuca e la avvicinò al suo viso, mescolò i loro respiri e le asciugò la lacrime con il pollice, di vederla piangere per i suoi sensi di colpa non aveva voglia. E lo sapeva che magari era stata colpa sua davvero e faceva bene a sentirsi male, ma non riusciva a desiderare nemmeno un secondo che soffrisse.
«Dispiace anche a me» disse Maddie mentre la brezza le colpì il viso, seccando la pelle che James ancora toccava con le dita. Non riusciva a muoversi, era come bloccata da un incantesimo.
 
«Tradirmi è stata la cosa peggiore che potessi fare, James. E io sono stata una stronza da quel momento, ma lo sai che…»
«Sì, lo so che sei fatta così, e non ti biasimo. Ma Maddie, volevo solo che venissi con me e che potessimo ricominciare daccapo»
«Credimi, lo so, però… cazzo, non mi è mai stato permesso di andare al College e odiavo il fatto che tu potessi realizzare il tuo sogno, mentre io non avrei mai potuto» ammise la mora, abbassando lo sguardo e piangendo ancora, senza riuscire a fermarsi.
James rimase perplesso da quella risposta. «Non credevo la pensassi così. Sai, magari avresti potuto dirmelo. Magari sarebbe potuta andare in modo diverso»
 
La ragazza non sopportò più quella lontananza e lo abbracciò forte, come avrebbe voluto fare in quegli anni che senza di lui erano passati lentamente. Estati che non avevano avuto lo stesso sapore senza i suoi baci al sapore del gelato che aveva appena mangiato o alla sua risata che riempiva le giornate uggiose, gli inverni passati senza la cioccolata calda del bar all’angolo che non era mai riuscita a prendere da quando era andato via, le foto strambe fatte col suo cellulare e finite chissà dove.
James affondò il viso nei suoi capelli e ne sentì il profumo; senza che riuscisse a controllarsi singhiozzò sulla sua spalla e non servì a nulla ripetersi di essere forte, perché non ce la faceva e forse andava bene così, forse dovevano incontrarsi quella sera e sistemare tutto, forse non era vero che il loro momento non sarebbe mai arrivato.
 
«James, giuro che se avessi letto la lettera in cui mi dicevi che saresti tornato se lo avessi voluto, io non ci avrei pensato due volte a chiamarti. È tutta colpa mia.» la ragazza singhiozzò e si lasciò cullare dal ragazzo che avrebbe amato sempre, dal ragazzo che era tornato in un modo così scontato e allo stesso tempo così assurdo ed inaspettato.
«Non so più chi sono, ma so che persona ero prima che rovinassimo tutto, prima che io rovinassi tutto tradendoti e prima che troppi errori ci tenessero separati» sussurrò James. «Le canzoni che scrivo parlano tutte di te, perché sei l’unica che abbia mai amato davvero e farei di tutto per farti tornare da me»
Forse fu l’emozione, o il desiderio di scappare da una cittadina troppo piccola, la stanchezza di una vita così triste e monotona e il desiderio di realizzare anche il proprio, di sogno, a far dire a Maddie: «Non ti lascerò andare via di nuovo, James, verrò con te. Rimetteremo insieme i pezzi come avremmo dovuto fare tempo fa», piangendo, per poi farle baciare James. Farle assaporare le sue labbra dopo troppi anni passati a cercare di scoprire chi erano, senza rendersi conto che senza l’altro non erano nessuno.




 
#ANGOLOAUTRICE
Ebbene, povere anime distrutte che siete arrivate fin qui a sopportarmi, eccoci con l'ultima shot della raccolta.
Non avete idea di quanto mi sia affezionata a James, Maddie, ciò che hanno passato e qualsiasi abbia scritto di loro. Era da mesi che progettavo di scrivere questa raccolta e ora che l'ho pubblicata non solo mi sento felice, mi sento anche soddisfatta.
Lo so che come finale questo può sembrare un po' scontato, ma secondo me non lo è più di tanto e poi credo che dovesse andare proprio così, che loro due dovessero rivedersi e promettersi di riprovarci, senza nessuna sicurezza di arrivare in fondo al tunnel, ma di cercare di uscirne insieme. Se sapeste il finale che avevo pensato all'inizio... Ew, vi verrebbero i brividi.
Niente, ringrazio chi ha recensito e letto in silenzio, mi ha fatto piacere sapere che qualcuno apprezzava la mia idea!
Anche stavolta un vostro parere mi farebbe davvero felice, ragazze. Spero di non avervi deluse!

Alla prossima storia,


Jamesguitar

Ps. Sto scrivendo anche una long su James, "Marlboro". Se vi va, fate un salto!

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