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Ecco il seguito di “Msn: My Sweet Noise”, la cui protagonista (Asami) è
interpretata dalla cantante giapponese Ayumi Hamasaki :D
Ecco il seguito di “Msn: MySweetNoise”, la cui protagonista (Asami)
è interpretata dalla cantante giapponese AyumiHamasaki :D
“Sei leggermente fuori fuoco, Asami,
aspetta” sussurra il cameraman Kyoishi alla splendida
conduttrice televisiva AsamiMatsubara,
una bellissima donna di trent’anni appena compiuti,
snella e bassina con i capelli lunghi e tinti di
biondo. Gli occhi a mandorla giapponesi spiccano sul suo volto bianco e
sensuale, dove una bocca pitturata di rossetto rosso prende il sopravvento in
quel quadro fisiologico di ammiccamenti sensuali
“Ok…ora… come sono?” risponde
quella, reggendo il microfono in mano e sorridendo
“Perfetto… cominciamo a registrare questo dannato servizio”
”Ok…”
”3,2,1… !”
Rec.
“Buonasera telespettatori, ci troviamo di fronte alla
casa, dove si è compiuto uno strano ed efferato delitto, che ha suscitato non
poco scalpore… Un giovane ragazzo di diciassette anni, TatsuyaNobuyuki è stato ritrovato riverso sul pavimento nell’abitazione
della fidanzata ShizukaMurakami.
Quest’ultima è stata ritrovata orribilmente impiccata
al lampadario della casa. Difficile spiegare cosa sia successo veramente, ma
ciò che è sicuro è che la casa si è trasformata quasi in un mattatoio. È un
vero è proprio bagno di sangue, infatti, che dilaga sul pavimento della dimora.
Sangue misteriosamente presente, anche sulle gambe e sull’inguine della
ragazza. Secondo l’autopsia i due ragazzi non avevano assunto alcun tipo di
droga, né alcun tipo di bevanda alcolica prima di morire. Per ora, il caso
rimane un insoluto mistero, anche se la polizia di Tokyo ha archiviato il caso
come suicidio collettivo”
“Stop. Buona” Asami sospira “Come sono stata?”
”Incredibilmente splendida”
”Grazie amore” essì, cari lettori, purtroppo Asami
ha già un ragazzo: codesto individuo è proprio il cameraman della sua emittente
televisiva, KiyoshiKobasaki.
“Spero che tu non mi abbia fatto un primo piano sul volto
come l’altra volta, sembravo uno spaventapasseri”
”Che ci posso fare se sei così bella”
“Smettila”
”Comunque vedrai, l’edizione del telegiornale di stasera sarà piacevole grazie
alla tua presenza… questo è testimoniato anche dalla valanga di lettere di
ammiratori che ricevi ogni giorno, no?”
”Sì…”
”Bene…”
”Asami” esclama Mimiko, la
truccatrice, raggiungendo la presentatrice televisiva “Ti va di prendere
qualcosa da bere?”
”Perché no? Avrei bisogno di una dissetante vodka ghiacciata alla fragola per
tirarmi su di morale”
”Non bere alcolici, tesoro” reclama Kiyoshi
preoccupato
”Senti che parla” provoca Asami “E chi è allora
quello che rientra a casa ubriaco un giorno si e uno si?”
”Tuo fratello?”
”Non solo lui, anche tu mio caro…con tutte le birre che ti scoli la sera
possiamo dissetare l’intero Congo” Mimiko scoppia a ridere “Siete così comici quando
litigate voi due, vi dite sempre cose assurde”
“Dai, Mimiko…andiamo al bar”
”Mmmh…sì”
”Posso venire con voi?” aggiunge Kiyoshi, ancora
timoroso per la salute della sua amata
“No… questa è un’uscita di sole donne, quindi perché non
raggiungi i tuoi amici e bevi qualcosa con loro, come fai sempre del resto?”
“Veramente dovrei mandare la registrazione alla
televisione”
”ecco…vedi che qualcosa da fare ce l’hai…”
-
“Senti” sussurra Mimiko davanti
ad una cioccolata con tripla panna montata e scaglie di cioccolato “Ma tu cosa
ne pensi di quello strano fatto di sangue”
”Dici quello di cui ho fatto il servizio oggi?” risponde svogliatamente Asami, mentre compie giri in senso orario con il cucchiaino
nel cappuccino, da lei appena ordinato.
“Sì…proprio quello…non è una storia intrigante?”
”Sì…in un certo senso lo è…”
”Insomma…ti rendi conto! Hanno archiviato il caso come suicidio! Non sembra una
follia?”
“Sì…in effetti ho trovato molto strano la scelta della
polizia di Tokyo, ma se hanno chiuso il caso in questo modo vuol dire che non c’erano
elementi per definire il fatto di sangue come un omicidio”
“è vero…ma…come possono essersi suicidati in un modo così
orrendo? Deve esserci un mistero molto più grande sotto”
”può darsi…ma dopotutto non è un nostro problema, noi siamo pagati solo per
parlare di questo caso, non di risolverlo…”
”Sempre fredda tu, eh?”
”Sì…precisamente…”
“Non hai proprio cuore, né curiosità”
”Ti sbagli, di cuore ne ho anche troppo e anche curiosità, ma so farmi gli
affari miei quando ce n’è bisogno”
”Sarà…ma io muoio dalla voglia di scoprire cos’è successo in quella casa”
”Questi ragazzini d’oggi, non si accontentano delle sigarette e del cellulare,
adesso scopano e si automutilano…”
”Credi che sia andata veramente così?”
”Probabilmente…avranno cercato di trovare il piacere nel dolore, ormai gli
esseri umani non sanno più come scopare in modo originale”
“Che schifo”
”Piuttosto Mimiko, come va la tua relazione con Takashi? Prosegue tutto alla perfezione?”
”Sì…più o meno…piuttosto bevi quel cappuccino e smettila di fare domande sulla
sfera privata”
Ok…in questo capitolo non avviene
nulla dimacabro e/o inquietante, e/o
pauroso…ma non preoccupatevi! Nei prossimi capitoli non mancherà il terrore!
Asami è stanca, la giornata di lavoro l’ha quasi uccisa
Asami è stanca, la giornata di lavoro l’ha quasi uccisa. È
appena passata, come ogni giorno, dopo il lavoro, a fare qualche compera. Oggi,
ad esempio, regge una borsa di plastica contenente delle banane, un melone,
delle pere e delle videocassette vergini. Cammina barcollando sui suoi tacchi
alti e si sente ubriaca senza aver bevuto nulla.
Manca poco e sarà a casa. Controlla l’orologio. Sono le
cinque del pomeriggio. Dietro di lei sente improvvisamente dei passi, ma la
strada e deserta.
Qualcosa di spettrale le alita sul collo, qualcosa che non la abbandona da
quando ha finito quel dannato servizio su quella casa maledetta. Per la
tredicesima volta si volta di scatto si volta dietro di sé e questa volta, vede
qualcuno. È un’ombra scura, che si avvicina sempre più. Asami torna sulla sua
strada e comincia a correre. Il suo fiato è un mostro che le si annida nell’ugola
e la sta rincorrendo. Quella cosa scura la vuole prendere.
Cerca le chiavi sul fondo della borsa. Dannazione! Dove
cazzo le ha messe?
La paura la sta costringendo a piangere. Quella strana ombra
dalle movenze femminili si sta avvicinando sempre più. Ecco le chiavi! Asami al
cuore in gola, le infila con fretta ed impulso nella
seratura, spinge. È spaventata. Entra. È salva. È viva.
Si lascia andare in ultimi
orgasmanti sospiri di sollievo, e si libera del cappotto. Ha bisogno di
respirare.
“Probabilmente quella strana ombra non era altro che una
persona” pensa tra sé, andando in cucina a prendersi una pillola. Da piccola,
infatti, Asami soffriva spesso di allucinazioni visive ed uditive, che le
impedivano di svolgere una vita normale.
Tutto inziò dalla morte di sua nonna. Il giorno dopo la
veglia funebre, ella disse alla madre di riuscire a vedere la nonna morta
parlarle, le diceva di tagliarsi un dito e di darlo in dono alla sua tomba.
Asami, così, prese un coltello, ma mentre stava per
mutilarsi la falange, la madre riuscì a fermarla in tempo. Aveva sei anni.
Dieci giorni dopo, Asami ammise che il cugino ancora in vita
la venisse a visitare in sogno “senza chiudere la porta che separa i sogni
dalla realtà: ha perso la chiave chissà dove”. Era praticamente convinta, che
il cugino fosse in realtà prodotto della sua fantasia, ma che non riusciva a
restare chiuso nella sua testa. Aveva appena compiuto sette anni.
È stato in quel momento che cominciò ad imbottirsi di
antiallucinogeni.
Nonostante lo facesse in continuazione, le
allucinazione spesso apparivano come se nulla fosse ad intervalli
irregolari.
Le fa male la testa. Ingoia la pillola amara.
Il suo ragazzo sta controllando la registrazione allo studio
televisivo. Qualcosa di strano appare sotto gli occhi dell’uomo. Una faccia. Una
faccia cerulea è affacciata alla finestra, davanti alla quale Asami sta
parlando con il suo indefinibile sorriso di sempre. Pause.
Zoom.
Il cuore gli batte forte. C’è qualcosa di strano in quella
casa. È spaventato, ma intento a scoprire qualcosa:
quella casa dovrebbe essere deserta, nessuno dovrebbe esserci dentro. Si arma
dunque di videocamera e inizia a pregare.
Mimiko si sta truccando, si guarda allo specchio, osserva i
suoi lineamenti perfetti, i suoi occhi a mandorla incisi con inchiostro nero e
tedioso, le sue labbra rosse che spuntano in tutto quel bianco ancestrale. È bellissima
non c’è che dire. Ammira ogni suo particolare sulla soglia luminosa chiamata
specchio, quando nota che qualcosa è sulla sua spalla: un braccio bianco ed
ossuto, che la stringe sin sotto il collo. Mimiko scatta in piedi, lasciando
cadere a terra il suo rossetto preferito.
La ragazza si guarda intorno, con il cuore in gola, ha paura.
Si volta indietro, più volte, paurosa di qualcosa in
procinto ad accadere qualcosa. La stanza ruota intorno a lei, finchè nella
vasca da bagno vede muoversi qualcosa di scuro. Si avvicina, con il terrore che
pulsa nel sangue. Ansima, il terrore si ciba di lei.
La paura ha fame. tocca il bordo della vasca e lo sente freddo, le punge
le dita.
Avvicina lo sguardo al suo interno e vede delle gocce di
sangue, che si susseguono una all’altra, in una macabra composizione lunare,
sino allo scarico.
Asami ingoia un’altra amara pillola, mentre il destkop del suo portatile
si accende da solo, spiccando sul verdastro, occhieggiando verso di lei
Asami ingoia un’altra amara
pillola, mentre il destkop del suo portatile si
accende da solo, spiccando sul verdastro, occhieggiando verso di lei.
Ama stare su msn per qualche
tempo, parlottando con qualche suo ammiratore e con i suoi amici. Una finestra
aperta: “sei stato aggiunto da questo contatto”
Senza pensarci due volte, Asami
clicca su “accetta”. Non conosce quel contatto, dev’essere
un fan.
Asami- Ciao
Unknown-Ciao
Asami- Come ti chiami? Unknown-TatsuyaNoruma
Asami- Io sono Asami, ma penso che tu mi conosca,
sono piuttosto famosa :D Unknown- Sì, ti conosco, ma non sapevo tu fossi
famosa
Asami- beh =_=
Asami- è vero che lavoro in una rete televisiva locale, e non in
una nazionale come la Fuji Tv
Asami- ma ho comunque i miei fans e ne
vado fiera :D
Unknown-Fans che ti spogliano con gli
occhi e non vedono l’ora di violentarti sul tavolo, sbattendoti come una foca.
Asami-O_O
Asami- Ma…ma…come ti permetti di parlarmi in questo modo? Schifoso! Unknown- Senti Asami, chi
in realtà è più schifoso tra me e te? Asami- Intanto io non parlo in modo così volgare a
persone che si conoscono minimamente
Unknown- Ma Asami…noi ci conosciamo…ci
conosciamo benissimo Unknown- Non ti ricordi di me? Asami- Chi cazzo sei?
Unknown- Mi deludi piccola.
Unknown- E dire che mi hai fatto tanto male
Unknown- Riesco ancora a concretamente sentire le ferite sul mio
corpo
Unknown- Sono ferite che sanguinano, cazzo
Unknown- Mi fanno un casino di male ed è tutta colpa tua
Asami- Cosa avrei fatto io?
Asami- Sei impazzito? Unknown- Tu sei impazzita!
Unknown- Sei impazzita quando hai preso quel coltello e hai
cominciato a divertirti sul mio corpo
Asami- Ma…
Asami- Cosa? Unknown- hai cominciato a tagliuzzarmi lentamente,
succhiavi il mio sangue e scavavi a fondo con le dita, fino a raggiungere l’osso
Unknown- Ti piaceva mutilarmi i muscoli e i tendini, raschiare e
guardare ciò che si nasconde interiormente
Unknown- Le mie urla non sono servite ad un cazzo…non ti hanno
fermata
Asami- Ma che cosa stai dicendo? Unknown- non ricordi proprio nulla
“accetta o rifiuta il file “Asami la puttana.jpg”
Asami è spaventata, blocca il contatto e chiama subito Mimiko, che è in linea.
Mimiko che è ferma a fissare quella vasca da bagno con strane
gocce di sangue al suo interno.
“Ma che cavolo?” pensa tra sé di
fronte a quello spettacolo macabro, quando sente dalla stanza adiacente un
trillo di msn, che la distrae e che la fa correre al
computer
“Asami
ti ha inviato un trillo”
“Asami ti ha inviato un trillo”
Asami-Mimiko! Dove
cazzo sei?
Mimiko- Eccomi! Asami- Dov’eri?
Mimiko- Ero in bagno…scusami
Mimiko- Ma che ti prende? Asami- Un pervertito mi ha aggiunto in msn e ha cominciato a parlarmi di cose strane
Mimiko- Ovvero?
Mimiko- Ti ha scambiata per una squillo vogliosa e
con sorpresa? XD
Asami- No…non prendermi per il culo…è una faccenda
seria
Mimiko- Certo che te non hai proprio il minimo
senso dell’humorL
Asami- Smettila! Sono terrorizzata
Asami- Questo continuava ad accusarmi di averlo
ferito ripetutamente…ma …non ho fatto nulla
Mimiko- Dammi il contatto di questo pervertito
Asami- che vuoi farne? Mimiko-Voglio fargli una lavata di capo
Asami- NO!
Mimiko- perché?
Asami-Potrebbe essere pericoloso…
Mimiko- Siamo amiche, no? Dovresti fidarti di me, e
io che persino ti tiro fuori dai guai. Su, passa sto contatto
Mi scuso per questi continui ritardi di aggiornamento, ma sapete…il
liceo linguistico richiede studio e concentrazione =____=
Mi scuso per questi continui ritardi di aggiornamento,
ma sapete…il liceo linguistico richiede studio e concentrazione =____=
Comunque io torno sempre, e non fuggo mai u.u
Mimiko si
alza dalla sedia. Ha il cuore in gola.
Comincia a
camminare a piccoli passi, mentre il fiato sopprime la sua naturalezza. Si
sente soffocare, vorrebbe fuggire, scappare. Vorrebbe, però, anche scoprire
cosa si nasconda in quella vasca. Come fa Tatsuya a sapere la presenza di
quelle strane macchie di sangue sulla superfice marmorea, notate da Mimiko in
precedenza.
Tum, tum,
tum.
Il suo
cuore rimbomba, raggiunge le pareti e si scaglia contro la sua paura, senza
riuscire a distruggerla.
La porta
del bagno è chiusa. Mimiko avvicina la sua mano lunga e magra. Afferra la
maniglia e sospira. La morte la guarda da lontano, mentre sussurra preghiere e
socchiude gli occhi. Spinge.
La porta
si apre con un rimbomante scricchiolio, la casa è in subbuglio: strani rumori
la percuotono. Strani scricchiolii e strepiti si susseguono con insistenza, ma
non fermano Mimiko, che avvicina terrorizzata la mano al bordo della vasca
bianca.
Ha paura. Sta
soffocando.
Ecco. I
suoi occhi si avvicinano sulla parete, fino a toccare il fondo della vasca. Nulla.
Non c’è nulla. Le macchie sono scomparse.
Come quelle
strane macchie, anche la paura sembra fuggire, abbandonando quella povera
disgraziata, che tira un sospiro di sollievo.
Mimiko si
alza in piedi, si controlla il trucco allo specchio. Ora le è tornato il
sorriso.
“Che
idiota…quel tizio voleva solo spaventarmi” pensa tra sé sorridente e felice “forse
quelle macchie erano solo frutto della mia stupida immaginazione”
Ma neanche
il tempo di pensare questa frase che…BAM!
Delle mani
dietro di lei le afferrano la bocca.
Mimiko si divincola disperata, tira gomitate al suo aggressore, ma questo non
muove la presa.
La ragazza
urla e morde, finchè riesce a liberarsi. Comincia a correre, mentre l’affanno
non l’abbandona. La porta d’ingresso è chiusa a chiave.
Le chiavi…le
chiavi…dove diavolo sono le chiavi?
Tutte le
chiavi, che erano poste sul tavolino all’ingresso, sono scomparse. Mimiko entra
nel panico. Si precipita in cucina: vuole uscire dalla finestra.
La apre
con il terrore nelle vene, poi avvicina uno sgabello e vi sale sopra. Tenta di
uscire con un balzo, ma scivola e cade a terra.
L’aggressore si avvicina: Mimiko riesce a sentire il suo respiro contro il suo
collo.
“Oddio…oddio”
grida disperata la ragazza, che si arma immediatamente di coltellaccio da
cucina. Le tremano le mani: se non troverà ben presto l’autocontrollo l’arma
potrebbe scivolarle dalle mani e trafiggerle il piede.
“Calmati
Mimiko, calmati” sussurra tra sé la ragazza disperata, mentre quell’ombra si
avvicina sempre più. Mimiko chiude gli occhi, finchè le sue orecchie non
sentono più nulla di strano. Riapre gli occhi e non vede più nessuna strana
ombra: sembra al sicuro, così, comincia a respirare normalmente.
Mimiko,
ormai ritrovato l’autocontrollo, abbandona il coltello nel lavandino.
Ma proprio
mentre pensa di essere al sicuro, la porta del frigorifero inizia ad aprirsi
lentamente, trascindandosi dietro uno strano scricchiolio allungato, che
inietta nel sangue il sentimento della paura. La ragazza fissa impietrita
quello strano fenomeno,mentre i suoi occhi diventano
vitrei dal terrore. Una gamba comincia ad uscire dal freddo limbo, ricoperta di
sangue. Qualcuno sta uscendo e vuole uccidere la povera ragazza impaurita.
La porta
si richiude. Quello strano individuo è finalmente fuori e può compiere la sua
spudorata vendetta.
Mimiko
riesce a vedere il suo volto ed è ancora più scioccata di prima: “Tu?” urla
impaurita, mentre il suo tono di voce subisce un calo a causa della forte
emozione.
Un grido. Il
suo cuore viene trafitto da un’arma contundente.
Scusate ancora per l’estenuante ritardo…vi chiedo perdono
Scusate ancora per l’estenuante ritardo…vi chiedo
perdono!
Kiyoshi era arrivato davanti a
quella casa, con la telecamera retta nella mano destra. Gli batteva il cuore in
maniera estenuante, ma non si tirò indietro: premette REC ed entrò, dopo aver
scavalcato la linea di nastro adesivo giallo della scientifica di Tokyo. Una
strana atmosfera lo rapì non appena diede una rapida occhiata ad una delle
finestre della casa. Abbracciò la telecamera ed entrò: voleva capire cosa fosse
successo davvero senza neppur saperlo, fatto sta che la curiosità è una delle
qualità dell’uomo e se scatenata è difficile distruggerla.
Il soggiorno era allagato nel sangue più assurdo, sul tatami
vi erano disegnate le sagome dei due cadaveri, trasportati poi alla
scientifica, intrappolata in un vicolo cieco.
Registrò qualsiasi luogo della casa: dal soggiorno, alla
cucina, fino a piombare nel bagno, ma nulla sembrò strano, dunque scese in
cantina. Aprì la porta che collega la cucina sino alla cantina e scese una
scalinata di legno, che scricchiolava sotto i suoi passi.
Crrrk…Crrrk…
Un rumore talmente inquietante da causare tumulti nel suo
cuore.
Avanzò a passi lenti, l’incauto Kiyoshi,
mentre intorno a lui la cantina si oscurava prepotentemente.
Nello stesso momento a scuola, la dolce Yukiko
era ancora sconvolta da quel fatto avvenuto al suo amato TatsuyaNobuyuki. I due, infatti, erano molto amici e lei ne
era segretamente innamorata: non trovò, però, mai il coraggio di rivelarsi per
l’eccessiva popolarità del ragazzo. Il suo successo tra le ragazze avrebbe
potuto farla diventare triste nel caso di un rifiuto.
Yukiko era una ragazza bellissima
di sedici anni e, pur essendo giapponese era così alta da sfiorare il metro e
ottantacinque. Quando metteva le scarpe con il tacco raggiungeva con
estremafaciliti il metro e novanta. Di costituzione
molto magra, la ragazza praticava lo sport della pallavolo, dove entrò persino
nelle nazionali, giocando contro le squadre della Corea Del Sud e di Taiwan. Oltre
che pallavolista, Yukiko adorava suonare il
violoncello: ogni volta che si sentiva triste e sola si rinchiudeva nella
stanza della musica del suo liceo ed iniziava a suonare, con gli occhi chiusi,
lasciandosi trasportare da talento e cuore.
A volte piangeva, senza accorgersene. La sua asta toccava le
corde con estrema sensualità. Era libera da tutto e da tutti e sussurrava
preghiere d’amore al cielo.
Il giorno in cui sentì alle sette di mattina, davanti alla sua giornaliera
tazza di caffè latte, la tragica notizia di Tatsuya
si diresse a scuola, ma decise di saltare le lezioni, optando di suonare nell’assoluto
silenzio del suo dolore.
La stanza della musica era molto grande e comprendeva gli
strumenti dei più disparati. Sul lato destro e quello sinistro spiccavano i
violoncelli, le viole e i violini,un
pianoforte a coda era appoggiato davanti alla parete di fronte, insieme ad
alcune chitarre,sia acustiche che elettriche. Vi erano anche flauti,
clarinetti, armoniche, fisarmoniche, armoniche a vetro e tastiere elettroniche.
Non mancava la batteria e neppure il koto, lo
strumento tradizionale giapponese.
Yukiko vi entrò sola e si mise al
centro della stanza con uno sgabello di pelle marrone, dove imbracciò uno dei
violoncelli e con la sua leggiadra asta iniziò a strimpellare.
“Ave Maria” di Schubert. Gli angeli piansero da quanto stava
suonando bene.
Poi un rumorino, che non riuscì ad interromperla, ma che si
fece concreto nella sua mente. All’improvviso diverse corde di violini, viole e
violoncelli si staccarono di una estremità, scagliandosi contro Yukiko, prendendola per il collo.
La ragazza smise di suonare e lasciò cadere il suo strumento
a terra.
Si divincolò, trascinando sul pavimento quegli strumenti
musicali assassini. Le loro corde le stavano stringendo la gola, altre si
staccarono per scagliarsi sulle sue mani. In breve tempo la sollevarono,
legandola sul lampadario della stanza. Le sue braccia erano aperte, le gambe
penzolanti. Il suo corpo era letteralmente legato da tutte quelle strane corde
e quando Yukiko inalò il suo ultimo sospiro, l’unico
violoncello rimasto con tutte le sue corde iniziò ad intonare l’Ave Maria di
Schubert.
Capitolo 6 *** La Bambina Dal Vestito Sporco Di Sangue ***
Kiyoshi si guardò intorno, in cerca di qualcosa di insolito in
quell’oscura e macabra cantina
Kiyoshi si guardò intorno, in
cerca di qualcosa di insolito in quell’oscura e macabra cantina. Ad ogni passo
che compiva il suo cuore si sospendeva, attendendo qualcosa di terribile.
Dietro di lui la sua ombra era già fuggita dal terrore, ma il suo corpo era
come impietrito.
Qualcuno iniziò a piangere da dietro delle casse appoggiate
in un angolo della stanza polverosa. Casse di legno. Kiyoshi,
nonostante la paura, decise di avvicinarsi. Ogni suo passo creava una sorta di
abissale crescendo di scricchiolii e rumori inquietanti. Appoggiò una mano su
una delle casse a all’improvviso ne apparve una dal dietro che gli strinse il
polso.
Lui sussultò, divincolandosi si lasciò cadere all’indietro e
indietreggiò: era una bambina, nascosta dietro quelle strane scatole. Era
coperta dalla testa ai piedi di sangue e piangeva. Avrà avuto all’incirca sei-sette anni.
“Voglio tornare a casa” gli disse spaventata
“Chi sei?” rispose lui
“Portami a casa”
Era scalza ed indossava solo una leggera tunica bianca,
deturpata da violenti schizzi di sangue
“Che ti è successo?” continuò a domandare, allora Kiyoshi spaventato “Qualcuno ti ha fatto del male?” senza
smettere di riprenderla con la telecamera.
La bambina scosse la testa, continuando a piangere “non mi
ha fatto niente nessuno…questo sangue non è mio…voglio tornare a casa…voglio
tornare a casa”
“Di chi è quel sangue?”
“Ti prego, portami a casa”.
Asami, intanto, era ipnotizzata dal computer e
osservava con inquietudine la finestra muta della conversazione con Mimiko.
Il suo cuore batteva forte. Era sempre più preoccupata per
il destino di quell’anima così innocente, quando all’improvviso quel misterioso
persecutore tornò, aprendo un’altra finestra. Era riuscito a sbloccarsi.
“Ma…come?” pensò Asami
terrorizzata, che però non esitò a leggere ciò che le era stato scritto
“Hai fatto la mossa sbagliata…Mimiko è morta”
“Cooosa?”
sussultò Asami con il terrore nel sangue, bloccando il
contatto, chiudendo la conversazione e disconnettendosi.
Decise di aprire un nuovo
indirizzo mail e di avvertire sul suo blog che non avrebbe più rivelato un
indirizzo al quale potessero accedere anche i fans.
Non sapeva se Mimiko
era morta o meno, ma in quel momento le interessava solamente la sua di
salvezza.
Così compilò le lunghe striscette del modulo di registrazione, mentre il suo
cuore, batteva, batteva forte.
Fu solo in quel momento che msn si avviò da solo, diventando automaticamente uno
strumento di morte e terrore.
Quello strano TatsuyaNobura la importunò nuovamente: “non sarà facile
liberarti di me, non ti basterà cambiare contatto..io un giorno verrò a
prenderti, ciò che hai fatto è terribile”
Asami- Io? Io non ho fatto nulla
Tatsuya- Oh…eccome… tu…
Asami- Io? Io cosa? Tatsuya- Ti ricordi di mia sorella Moe?
Asami- No… non ho mai conosciuto nessuno con questo strano nome
Tatsuya- Era il suo soprannome, in realtà si chiamava Shizu ed aveva una sorella gemella che si è uccisa diverso
tempo fa…
Asami- E cosa avrei fatto io a questa “Shizu”
o “Moe” che sia?
Tatsuya- forse è meglio che tu cominci a ricordare…
Asami- Io? Io non ho nulla da ricordare
Tatsuya- Oggi ho guardato il tuo notiziario e ho notato quell’espressione…l’espressione
dei tuoi occhi, quella che non dimenticherei mai…solo così mi accorsi che
quella persona che sto cercando da anni in realtà sei tu
Asami- Ti ho già detto che non ti conosco e che non conosco te
Tatsuya- Ma io conosco i tuoi occhi…sei tu la colpevole! Asami- Ma di cosa? Di cosa cazzo? Tatsuya- cinque anni fa Shizu
era tua amica e tu l’hai uccisa dopo che questa aveva fatto l’amore con il tuo
ragazzo…
Asami cercò di rivangare il passato, quale fu il ragazzo che
ebbe cinque anni prima? Non lo ricordava, ne aveva avuti tanti, troppi di
ragazzi… avrebbe potuto persino essere stata insieme con metà Giappone senza
saperlo alla perfezione
Asami- Io non ho mai ucciso nessuno… è una cosa ignobile! Asami- Quindi smettila di giudicarmi…non ho fatto
nulla
Tatuya- Io non dimentico quella tua espressione, quel tuo volto,
quei tuoi lineamenti…io ti ho vista….ho visto l’uccisione di mia sorella con i
miei occhi. E l’ho capito oggi che in realtà eri tu, proprio durante il giorno
di quello strano omicidio avvenuto a casa mia…
Asami- A casa tua? Tatsuya- Si…prima che ci venisse ad abitare quella
puttanella, in quella casa abitavo io, con i miei genitori e le mie sorelle…