MSN: My Sweet Noise 2

di ciabysan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue ***
Capitolo 2: *** Inquietanti Presenze ***
Capitolo 3: *** Conversazioni Dall'Inferno ***
Capitolo 4: *** Occhi Vitrei Dal Terrore ***
Capitolo 5: *** Cello ***
Capitolo 6: *** La Bambina Dal Vestito Sporco Di Sangue ***



Capitolo 1
*** Sangue ***


Ecco il seguito di “Msn: My Sweet Noise”, la cui protagonista (Asami) è interpretata dalla cantante giapponese Ayumi Hamasaki :D

Ecco il seguito di “Msn: My Sweet Noise”, la cui protagonista (Asami) è interpretata dalla cantante giapponese Ayumi Hamasaki :D

 

“Sei leggermente fuori fuoco, Asami, aspetta” sussurra il cameraman Kyoishi alla splendida conduttrice televisiva Asami Matsubara, una bellissima donna di trent’anni appena compiuti, snella e bassina con i capelli lunghi e tinti di biondo. Gli occhi a mandorla giapponesi spiccano sul suo volto bianco e sensuale, dove una bocca pitturata di rossetto rosso prende il sopravvento in quel quadro fisiologico di ammiccamenti sensuali

Ok…ora… come sono?” risponde quella, reggendo il microfono in mano e sorridendo

“Perfetto… cominciamo a registrare questo dannato servizio”
Ok…”
”3,2,1… !”

Rec.

“Buonasera telespettatori, ci troviamo di fronte alla casa, dove si è compiuto uno strano ed efferato delitto, che ha suscitato non poco scalpore… Un giovane ragazzo di diciassette anni, Tatsuya Nobuyuki è stato ritrovato riverso sul pavimento nell’abitazione della fidanzata Shizuka Murakami. Quest’ultima è stata ritrovata orribilmente impiccata al lampadario della casa. Difficile spiegare cosa sia successo veramente, ma ciò che è sicuro è che la casa si è trasformata quasi in un mattatoio. È un vero è proprio bagno di sangue, infatti, che dilaga sul pavimento della dimora. Sangue misteriosamente presente, anche sulle gambe e sull’inguine della ragazza. Secondo l’autopsia i due ragazzi non avevano assunto alcun tipo di droga, né alcun tipo di bevanda alcolica prima di morire. Per ora, il caso rimane un insoluto mistero, anche se la polizia di Tokyo ha archiviato il caso come suicidio collettivo”

“Stop. Buona”
Asami sospira “Come sono stata?”
”Incredibilmente splendida”
”Grazie amore”
essì, cari lettori, purtroppo Asami ha già un ragazzo: codesto individuo è proprio il cameraman della sua emittente televisiva, Kiyoshi Kobasaki.

“Spero che tu non mi abbia fatto un primo piano sul volto come l’altra volta, sembravo uno spaventapasseri”
”Che ci posso fare se sei così bella”

“Smettila”
”Comunque vedrai, l’edizione del telegiornale di stasera sarà piacevole grazie alla tua presenza… questo è testimoniato anche dalla valanga di lettere di ammiratori che ricevi ogni giorno, no?”
”Sì…”
”Bene…”
Asami” esclama Mimiko, la truccatrice, raggiungendo la presentatrice televisiva “Ti va di prendere qualcosa da bere?”
”Perché no? Avrei bisogno di una dissetante vodka ghiacciata alla fragola per tirarmi su di morale”
”Non bere alcolici, tesoro” reclama Kiyoshi preoccupato
”Senti che parla” provoca Asami “E chi è allora quello che rientra a casa ubriaco un giorno si e uno si?”
”Tuo fratello?”
”Non solo lui, anche tu mio caro…con tutte le birre che ti scoli la sera possiamo dissetare l’intero Congo”
Mimiko scoppia a ridere “Siete così comici quando litigate voi due, vi dite sempre cose assurde”

“Dai, Mimiko…andiamo al bar”
Mmmh…sì”
”Posso venire con voi?” aggiunge Kiyoshi, ancora timoroso per la salute della sua amata

“No… questa è un’uscita di sole donne, quindi perché non raggiungi i tuoi amici e bevi qualcosa con loro, come fai sempre del resto?”

“Veramente dovrei mandare la registrazione alla televisione”
”ecco…vedi che qualcosa da fare ce l’hai…”

-

 

“Senti” sussurra Mimiko davanti ad una cioccolata con tripla panna montata e scaglie di cioccolato “Ma tu cosa ne pensi di quello strano fatto di sangue”
”Dici quello di cui ho fatto il servizio oggi?” risponde svogliatamente Asami, mentre compie giri in senso orario con il cucchiaino nel cappuccino, da lei appena ordinato.

“Sì…proprio quello…non è una storia intrigante?”
”Sì…in un certo senso lo è…”
”Insomma…ti rendi conto! Hanno archiviato il caso come suicidio! Non sembra una follia?”

“Sì…in effetti ho trovato molto strano la scelta della polizia di Tokyo, ma se hanno chiuso il caso in questo modo vuol dire che non c’erano elementi per definire il fatto di sangue come un omicidio”

“è vero…ma…come possono essersi suicidati in un modo così orrendo? Deve esserci un mistero molto più grande sotto”
”può darsi…ma dopotutto non è un nostro problema, noi siamo pagati solo per parlare di questo caso, non di risolverlo…”
”Sempre fredda tu, eh?”
”Sì…precisamente…”

“Non hai proprio cuore, né curiosità”
”Ti sbagli, di cuore ne ho anche troppo e anche curiosità, ma so farmi gli affari miei quando ce n’è bisogno”
”Sarà…ma io muoio dalla voglia di scoprire cos’è successo in quella casa”
”Questi ragazzini d’oggi, non si accontentano delle sigarette e del cellulare, adesso scopano e si automutilano…”
”Credi che sia andata veramente così?”
”Probabilmente…avranno cercato di trovare il piacere nel dolore, ormai gli esseri umani non sanno più come scopare in modo originale”

“Che schifo”
”Piuttosto Mimiko, come va la tua relazione con Takashi? Prosegue tutto alla perfezione?”
”Sì…più o meno…piuttosto bevi quel cappuccino e smettila di fare domande sulla sfera privata”

 

 

Ok…in questo capitolo non avviene nulla di  macabro e/o inquietante, e/o pauroso…ma non preoccupatevi! Nei prossimi capitoli non mancherà il terrore!



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Capitolo 2
*** Inquietanti Presenze ***


Asami è stanca, la giornata di lavoro l’ha quasi uccisa

Asami è stanca, la giornata di lavoro l’ha quasi uccisa. È appena passata, come ogni giorno, dopo il lavoro, a fare qualche compera. Oggi, ad esempio, regge una borsa di plastica contenente delle banane, un melone, delle pere e delle videocassette vergini. Cammina barcollando sui suoi tacchi alti e si sente ubriaca senza aver bevuto nulla.

Manca poco e sarà a casa. Controlla l’orologio. Sono le cinque del pomeriggio. Dietro di lei sente improvvisamente dei passi, ma la strada e deserta.
Qualcosa di spettrale le alita sul collo, qualcosa che non la abbandona da quando ha finito quel dannato servizio su quella casa maledetta. Per la tredicesima volta si volta di scatto si volta dietro di sé e questa volta, vede qualcuno. È un’ombra scura, che si avvicina sempre più. Asami torna sulla sua strada e comincia a correre. Il suo fiato è un mostro che le si annida nell’ugola e la sta rincorrendo. Quella cosa scura la vuole prendere.

Cerca le chiavi sul fondo della borsa. Dannazione! Dove cazzo le ha messe?

La paura la sta costringendo a piangere. Quella strana ombra dalle movenze femminili si sta avvicinando sempre più. Ecco le chiavi! Asami al cuore in gola, le infila con fretta ed impulso nella seratura, spinge. È spaventata. Entra. È salva. È viva.

Si lascia andare in ultimi orgasmanti sospiri di sollievo, e si libera del cappotto. Ha bisogno di respirare.

“Probabilmente quella strana ombra non era altro che una persona” pensa tra sé, andando in cucina a prendersi una pillola. Da piccola, infatti, Asami soffriva spesso di allucinazioni visive ed uditive, che le impedivano di svolgere una vita normale.

Tutto inziò dalla morte di sua nonna. Il giorno dopo la veglia funebre, ella disse alla madre di riuscire a vedere la nonna morta parlarle, le diceva di tagliarsi un dito e di darlo in dono alla sua tomba.

Asami, così, prese un coltello, ma mentre stava per mutilarsi la falange, la madre riuscì a fermarla in tempo. Aveva sei anni.

Dieci giorni dopo, Asami ammise che il cugino ancora in vita la venisse a visitare in sogno “senza chiudere la porta che separa i sogni dalla realtà: ha perso la chiave chissà dove”. Era praticamente convinta, che il cugino fosse in realtà prodotto della sua fantasia, ma che non riusciva a restare chiuso nella sua testa. Aveva appena compiuto sette anni.

È stato in quel momento che cominciò ad imbottirsi di antiallucinogeni.

Nonostante lo facesse in continuazione, le allucinazione spesso apparivano come se nulla fosse ad intervalli irregolari.

Le fa male la testa. Ingoia la pillola amara.

 

Il suo ragazzo sta controllando la registrazione allo studio televisivo. Qualcosa di strano appare sotto gli occhi dell’uomo. Una faccia. Una faccia cerulea è affacciata alla finestra, davanti alla quale Asami sta parlando con il suo indefinibile sorriso di sempre. Pause.

Zoom.

Il cuore gli batte forte. C’è qualcosa di strano in quella casa. È spaventato, ma intento a scoprire qualcosa: quella casa dovrebbe essere deserta, nessuno dovrebbe esserci dentro. Si arma dunque di videocamera e inizia a pregare.

 

Mimiko si sta truccando, si guarda allo specchio, osserva i suoi lineamenti perfetti, i suoi occhi a mandorla incisi con inchiostro nero e tedioso, le sue labbra rosse che spuntano in tutto quel bianco ancestrale. È bellissima non c’è che dire. Ammira ogni suo particolare sulla soglia luminosa chiamata specchio, quando nota che qualcosa è sulla sua spalla: un braccio bianco ed ossuto, che la stringe sin sotto il collo. Mimiko scatta in piedi, lasciando cadere a terra il suo rossetto preferito.

La ragazza si guarda intorno, con il cuore in gola, ha paura.

Si volta indietro, più volte, paurosa di qualcosa in procinto ad accadere qualcosa. La stanza ruota intorno a lei, finchè nella vasca da bagno vede muoversi qualcosa di scuro. Si avvicina, con il terrore che pulsa nel sangue. Ansima, il terrore si ciba di lei.
La paura ha fame.
tocca il bordo della vasca e lo sente freddo, le punge le dita.

Avvicina lo sguardo al suo interno e vede delle gocce di sangue, che si susseguono una all’altra, in una macabra composizione lunare, sino allo scarico.

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Capitolo 3
*** Conversazioni Dall'Inferno ***


Asami ingoia un’altra amara pillola, mentre il destkop del suo portatile si accende da solo, spiccando sul verdastro, occhieggiando verso di lei

Asami ingoia un’altra amara pillola, mentre il destkop del suo portatile si accende da solo, spiccando sul verdastro, occhieggiando verso di lei.

Ama stare su msn per qualche tempo, parlottando con qualche suo ammiratore e con i suoi amici. Una finestra aperta: “sei stato aggiunto da questo contatto”

Senza pensarci due volte, Asami clicca su “accetta”. Non conosce quel contatto, dev’essere un fan.

 

Asami- Ciao

Unknown-Ciao

Asami- Come ti chiami?
Unknown- Tatsuya Noruma

Asami- Io sono Asami, ma penso che tu mi conosca, sono piuttosto famosa :D
Unknown- Sì, ti conosco, ma non sapevo tu fossi famosa

Asami- beh =_=

Asami- è vero che lavoro in una rete televisiva locale, e non in una nazionale come la Fuji Tv

Asami- ma ho comunque i miei fans e ne vado fiera :D

Unknown- Fans che ti spogliano con gli occhi e non vedono l’ora di violentarti sul tavolo, sbattendoti come una foca.

Asami- O_O

Asami- Ma…ma…come ti permetti di parlarmi in questo modo? Schifoso!
Unknown- Senti Asami, chi in realtà è più schifoso tra me e te?
Asami- Intanto io non parlo in modo così volgare a persone che si conoscono minimamente

Unknown- Ma Asami…noi ci conosciamo…ci conosciamo benissimo
Unknown- Non ti ricordi di me?
Asami- Chi cazzo sei?

Unknown- Mi deludi piccola.

Unknown- E dire che mi hai fatto tanto male

Unknown- Riesco ancora a concretamente sentire le ferite sul mio corpo

Unknown- Sono ferite che sanguinano, cazzo

Unknown- Mi fanno un casino di male ed è tutta colpa tua

Asami- Cosa avrei fatto io?

Asami- Sei impazzito?
Unknown- Tu sei impazzita!

Unknown- Sei impazzita quando hai preso quel coltello e hai cominciato a divertirti sul mio corpo

Asami- Ma…

Asami- Cosa?
Unknown- hai cominciato a tagliuzzarmi lentamente, succhiavi il mio sangue e scavavi a fondo con le dita, fino a raggiungere l’osso

Unknown- Ti piaceva mutilarmi i muscoli e i tendini, raschiare e guardare ciò che si nasconde interiormente

Unknown- Le mie urla non sono servite ad un cazzo…non ti hanno fermata

Asami- Ma che cosa stai dicendo?
Unknown- non ricordi proprio nulla

 

 

accetta o rifiuta il file “Asami la puttana.jpg

 

Asami è spaventata, blocca il contatto e chiama subito Mimiko, che è in linea.

Mimiko che è ferma a fissare quella vasca da bagno con strane gocce di sangue al suo interno.

“Ma che cavolo?” pensa tra sé di fronte a quello spettacolo macabro, quando sente dalla stanza adiacente un trillo di msn, che la distrae e che la fa correre al computer

 

Asami ti ha inviato un trillo”
Asami ti ha inviato un trillo”

Asami- Mimiko! Dove cazzo sei?

Mimiko- Eccomi!
Asami- Dov’eri?

Mimiko- Ero in bagno…scusami

Mimiko- Ma che ti prende?
Asami- Un pervertito mi ha aggiunto in msn e ha cominciato a parlarmi di cose strane

Mimiko- Ovvero?

Mimiko- Ti ha scambiata per una squillo vogliosa e con sorpresa? XD

Asami- No…non prendermi per il culo…è una faccenda seria

Mimiko- Certo che te non hai proprio il minimo senso dell’humor L

Asami- Smettila! Sono terrorizzata

Asami- Questo continuava ad accusarmi di averlo ferito ripetutamente…ma …non ho fatto nulla

Mimiko- Dammi il contatto di questo pervertito

Asami- che vuoi farne?
Mimiko-Voglio fargli una lavata di capo

Asami- NO!

Mimiko- perché?

Asami-Potrebbe essere pericoloso…

Mimiko- Siamo amiche, no? Dovresti fidarti di me, e io che persino ti tiro fuori dai guai. Su, passa sto contatto

Asami- però

Asami- non fare cazzate

Mimiko- tranquilla…

Asami- stockenhausen_tatsuya@hotmail.jp

 

Aggiungi contatto: stockenhausen_tatsuya@hotmail.jp

Il contatto è in linea

 

Mimiko clicca due volte sull’omino verde della perversione.

 

Mimiko- Stronzo!
Mimiko- Chi cazzo sei?

Mimiko- Che cazzo hai fatto ad Asami?

 

Unknown non risponde. Asami sull’altra linea.

 

Asami- non l’avrai aggiunto spero

Mimiko- si, l’ho aggiunto…non posso permettere che disturbi la mia migliore amica

Asami- cazzo

Mimiko- e comunque non risponde, tu intanto bloccalo

Asami- già fatto…

Mimiko- brava

Asami- ma ho come la sensazione che voglia uccidermi

Asami- e non basterà bloccarlo in msn

Mimiko- ma che dici?
Mimiko- oddio mi ha risposto

Asami- cosa? Cosa?

 

Unknown sull’altra linea

 

Unknown- Controlla la vasca da bagno…c’è qualcosa di strano al suo interno… e non sono più solo gocce di sangue…

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Capitolo 4
*** Occhi Vitrei Dal Terrore ***


Mi scuso per questi continui ritardi di aggiornamento, ma sapete…il liceo linguistico richiede studio e concentrazione =____=

Mi scuso per questi continui ritardi di aggiornamento, ma sapete…il liceo linguistico richiede studio e concentrazione =____=

Comunque io torno sempre, e non fuggo mai u.u

 

Mimiko si alza dalla sedia. Ha il cuore in gola.

Comincia a camminare a piccoli passi, mentre il fiato sopprime la sua naturalezza. Si sente soffocare, vorrebbe fuggire, scappare. Vorrebbe, però, anche scoprire cosa si nasconda in quella vasca. Come fa Tatsuya a sapere la presenza di quelle strane macchie di sangue sulla superfice marmorea, notate da Mimiko in precedenza.

Tum, tum, tum.

Il suo cuore rimbomba, raggiunge le pareti e si scaglia contro la sua paura, senza riuscire a distruggerla.

La porta del bagno è chiusa. Mimiko avvicina la sua mano lunga e magra. Afferra la maniglia e sospira. La morte la guarda da lontano, mentre sussurra preghiere e socchiude gli occhi. Spinge.

La porta si apre con un rimbomante scricchiolio, la casa è in subbuglio: strani rumori la percuotono. Strani scricchiolii e strepiti si susseguono con insistenza, ma non fermano Mimiko, che avvicina terrorizzata la mano al bordo della vasca bianca.

Ha paura. Sta soffocando.

Ecco. I suoi occhi si avvicinano sulla parete, fino a toccare il fondo della vasca. Nulla. Non c’è nulla. Le macchie sono scomparse.

Come quelle strane macchie, anche la paura sembra fuggire, abbandonando quella povera disgraziata, che tira un sospiro di sollievo.

Mimiko si alza in piedi, si controlla il trucco allo specchio. Ora le è tornato il sorriso.

“Che idiota…quel tizio voleva solo spaventarmi” pensa tra sé sorridente e felice “forse quelle macchie erano solo frutto della mia stupida immaginazione

Ma neanche il tempo di pensare questa frase che…BAM!

Delle mani dietro di lei le afferrano la bocca.
Mimiko si divincola disperata, tira gomitate al suo aggressore, ma questo non muove la presa.

La ragazza urla e morde, finchè riesce a liberarsi. Comincia a correre, mentre l’affanno non l’abbandona. La porta d’ingresso è chiusa a chiave.

Le chiavi…le chiavi…dove diavolo sono le chiavi?

Tutte le chiavi, che erano poste sul tavolino all’ingresso, sono scomparse. Mimiko entra nel panico. Si precipita in cucina: vuole uscire dalla finestra.

La apre con il terrore nelle vene, poi avvicina uno sgabello e vi sale sopra. Tenta di uscire con un balzo, ma scivola e cade a terra.
L’aggressore si avvicina: Mimiko riesce a sentire il suo respiro contro il suo collo.

“Oddio…oddio” grida disperata la ragazza, che si arma immediatamente di coltellaccio da cucina. Le tremano le mani: se non troverà ben presto l’autocontrollo l’arma potrebbe scivolarle dalle mani e trafiggerle il piede.

“Calmati Mimiko, calmati” sussurra tra sé la ragazza disperata, mentre quell’ombra si avvicina sempre più. Mimiko chiude gli occhi, finchè le sue orecchie non sentono più nulla di strano. Riapre gli occhi e non vede più nessuna strana ombra: sembra al sicuro, così, comincia a respirare normalmente.

Mimiko, ormai ritrovato l’autocontrollo, abbandona il coltello nel lavandino.

Ma proprio mentre pensa di essere al sicuro, la porta del frigorifero inizia ad aprirsi lentamente, trascindandosi dietro uno strano scricchiolio allungato, che inietta nel sangue il sentimento della paura. La ragazza fissa impietrita quello strano fenomeno,mentre i suoi occhi diventano vitrei dal terrore. Una gamba comincia ad uscire dal freddo limbo, ricoperta di sangue. Qualcuno sta uscendo e vuole uccidere la povera ragazza impaurita.

La porta si richiude. Quello strano individuo è finalmente fuori e può compiere la sua spudorata vendetta.

Mimiko riesce a vedere il suo volto ed è ancora più scioccata di prima: “Tu?” urla impaurita, mentre il suo tono di voce subisce un calo a causa della forte emozione.

Un grido. Il suo cuore viene trafitto da un’arma contundente.

Silenzio. Ssssssh…

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Capitolo 5
*** Cello ***


Scusate ancora per l’estenuante ritardo…vi chiedo perdono

Scusate ancora per l’estenuante ritardo…vi chiedo perdono!

 

Kiyoshi era arrivato davanti a quella casa, con la telecamera retta nella mano destra. Gli batteva il cuore in maniera estenuante, ma non si tirò indietro: premette REC ed entrò, dopo aver scavalcato la linea di nastro adesivo giallo della scientifica di Tokyo. Una strana atmosfera lo rapì non appena diede una rapida occhiata ad una delle finestre della casa. Abbracciò la telecamera ed entrò: voleva capire cosa fosse successo davvero senza neppur saperlo, fatto sta che la curiosità è una delle qualità dell’uomo e se scatenata è difficile distruggerla.

Il soggiorno era allagato nel sangue più assurdo, sul tatami vi erano disegnate le sagome dei due cadaveri, trasportati poi alla scientifica, intrappolata in un vicolo cieco.

Registrò qualsiasi luogo della casa: dal soggiorno, alla cucina, fino a piombare nel bagno, ma nulla sembrò strano, dunque scese in cantina. Aprì la porta che collega la cucina sino alla cantina e scese una scalinata di legno, che scricchiolava sotto i suoi passi.


CrrrkCrrrk

 

Un rumore talmente inquietante da causare tumulti nel suo cuore.

Avanzò a passi lenti, l’incauto Kiyoshi, mentre intorno a lui la cantina si oscurava prepotentemente.

 

Nello stesso momento a scuola, la dolce Yukiko era ancora sconvolta da quel fatto avvenuto al suo amato Tatsuya Nobuyuki. I due, infatti, erano molto amici e lei ne era segretamente innamorata: non trovò, però, mai il coraggio di rivelarsi per l’eccessiva popolarità del ragazzo. Il suo successo tra le ragazze avrebbe potuto farla diventare triste nel caso di un rifiuto.

Yukiko era una ragazza bellissima di sedici anni e, pur essendo giapponese era così alta da sfiorare il metro e ottantacinque. Quando metteva le scarpe con il tacco raggiungeva con estrema  faciliti il metro e novanta. Di costituzione molto magra, la ragazza praticava lo sport della pallavolo, dove entrò persino nelle nazionali, giocando contro le squadre della Corea Del Sud e di Taiwan. Oltre che pallavolista, Yukiko adorava suonare il violoncello: ogni volta che si sentiva triste e sola si rinchiudeva nella stanza della musica del suo liceo ed iniziava a suonare, con gli occhi chiusi, lasciandosi trasportare da talento e cuore.

A volte piangeva, senza accorgersene. La sua asta toccava le corde con estrema sensualità. Era libera da tutto e da tutti e sussurrava preghiere d’amore al cielo.
Il giorno in cui sentì alle sette di mattina, davanti alla sua giornaliera tazza di caffè latte, la tragica notizia di Tatsuya si diresse a scuola, ma decise di saltare le lezioni, optando di suonare nell’assoluto silenzio del suo dolore.

 

La stanza della musica era molto grande e comprendeva gli strumenti dei più disparati. Sul lato destro e quello sinistro spiccavano i violoncelli, le viole e i violini,  un pianoforte a coda era appoggiato davanti alla parete di fronte, insieme ad alcune chitarre,sia acustiche che elettriche. Vi erano anche flauti, clarinetti, armoniche, fisarmoniche, armoniche a vetro e tastiere elettroniche. Non mancava la batteria e neppure il koto, lo strumento tradizionale giapponese.

 

Yukiko vi entrò sola e si mise al centro della stanza con uno sgabello di pelle marrone, dove imbracciò uno dei violoncelli e con la sua leggiadra asta iniziò a strimpellare.

“Ave Maria” di Schubert. Gli angeli piansero da quanto stava suonando bene.

Poi un rumorino, che non riuscì ad interromperla, ma che si fece concreto nella sua mente. All’improvviso diverse corde di violini, viole e violoncelli si staccarono di una estremità, scagliandosi contro Yukiko, prendendola per il collo.

La ragazza smise di suonare e lasciò cadere il suo strumento a terra.

Si divincolò, trascinando sul pavimento quegli strumenti musicali assassini. Le loro corde le stavano stringendo la gola, altre si staccarono per scagliarsi sulle sue mani. In breve tempo la sollevarono, legandola sul lampadario della stanza. Le sue braccia erano aperte, le gambe penzolanti. Il suo corpo era letteralmente legato da tutte quelle strane corde e quando Yukiko inalò il suo ultimo sospiro, l’unico violoncello rimasto con tutte le sue corde iniziò ad intonare l’Ave Maria di Schubert.

 

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Capitolo 6
*** La Bambina Dal Vestito Sporco Di Sangue ***


Kiyoshi si guardò intorno, in cerca di qualcosa di insolito in quell’oscura e macabra cantina

Kiyoshi si guardò intorno, in cerca di qualcosa di insolito in quell’oscura e macabra cantina. Ad ogni passo che compiva il suo cuore si sospendeva, attendendo qualcosa di terribile. Dietro di lui la sua ombra era già fuggita dal terrore, ma il suo corpo era come impietrito.

Qualcuno iniziò a piangere da dietro delle casse appoggiate in un angolo della stanza polverosa. Casse di legno. Kiyoshi, nonostante la paura, decise di avvicinarsi. Ogni suo passo creava una sorta di abissale crescendo di scricchiolii e rumori inquietanti. Appoggiò una mano su una delle casse a all’improvviso ne apparve una dal dietro che gli strinse il polso.

Lui sussultò, divincolandosi si lasciò cadere all’indietro e indietreggiò: era una bambina, nascosta dietro quelle strane scatole. Era coperta dalla testa ai piedi di sangue e piangeva. Avrà avuto all’incirca sei-sette anni.

“Voglio tornare a casa” gli disse spaventata
“Chi sei?” rispose lui

“Portami a casa”

Era scalza ed indossava solo una leggera tunica bianca, deturpata da violenti schizzi di sangue

“Che ti è successo?” continuò a domandare, allora Kiyoshi spaventato “Qualcuno ti ha fatto del male?” senza smettere di riprenderla con la telecamera.

La bambina scosse la testa, continuando a piangere “non mi ha fatto niente nessuno…questo sangue non è mio…voglio tornare a casa…voglio tornare a casa”
“Di chi è quel sangue?”

“Ti prego, portami a casa”.

 


Asami, intanto, era ipnotizzata dal computer e osservava con inquietudine la finestra muta della conversazione con Mimiko.

Il suo cuore batteva forte. Era sempre più preoccupata per il destino di quell’anima così innocente, quando all’improvviso quel misterioso persecutore tornò, aprendo un’altra finestra. Era riuscito a sbloccarsi.

“Ma…come?” pensò Asami terrorizzata, che però non esitò a leggere ciò che le era stato scritto

 

 

“Hai fatto la mossa sbagliata…Mimiko è morta”

 

Cooosa?” sussultò Asami con il terrore nel sangue, bloccando il contatto, chiudendo la conversazione e disconnettendosi.

Decise di aprire un nuovo indirizzo mail e di avvertire sul suo blog che non avrebbe più rivelato un indirizzo al quale potessero accedere anche i fans.

Non sapeva se Mimiko era morta o meno, ma in quel momento le interessava solamente la sua di salvezza.

Così compilò le lunghe striscette del modulo di registrazione, mentre il suo cuore, batteva, batteva forte.

Fu solo in quel momento che msn si avviò da solo, diventando automaticamente uno strumento di morte e terrore.

Quello strano Tatsuya Nobura la importunò nuovamente: “non sarà facile liberarti di me, non ti basterà cambiare contatto..io un giorno verrò a prenderti, ciò che hai fatto è terribile”

 

Asami- Io? Io non ho fatto nulla

Tatsuya- Oh…eccome… tu…

Asami- Io? Io cosa?
Tatsuya- Ti ricordi di mia sorella Moe?

Asami- No… non ho mai conosciuto nessuno con questo strano nome

Tatsuya- Era il suo soprannome, in realtà si chiamava Shizu ed aveva una sorella gemella che si è uccisa diverso tempo fa…

Asami- E cosa avrei fatto io a questa “Shizu” o “Moe” che sia?

Tatsuya- forse è meglio che tu cominci a ricordare…

Asami- Io? Io non ho nulla da ricordare

Tatsuya- Oggi ho guardato il tuo notiziario e ho notato quell’espressione…l’espressione dei tuoi occhi, quella che non dimenticherei mai…solo così mi accorsi che quella persona che sto cercando da anni in realtà sei tu

Asami- Ti ho già detto che non ti conosco e che non conosco te

Tatsuya- Ma io conosco i tuoi occhi…sei tu la colpevole!
Asami- Ma di cosa? Di cosa cazzo?
Tatsuya- cinque anni fa Shizu era tua amica e tu l’hai uccisa dopo che questa aveva fatto l’amore con il tuo ragazzo…


Asami cercò di rivangare il passato, quale fu il ragazzo che ebbe cinque anni prima? Non lo ricordava, ne aveva avuti tanti, troppi di ragazzi… avrebbe potuto persino essere stata insieme con metà Giappone senza saperlo alla perfezione

 

Asami- Io non ho mai ucciso nessuno… è una cosa ignobile!
Asami- Quindi smettila di giudicarmi…non ho fatto nulla

Tatuya- Io non dimentico quella tua espressione, quel tuo volto, quei tuoi lineamenti…io ti ho vista….ho visto l’uccisione di mia sorella con i miei occhi. E l’ho capito oggi che in realtà eri tu, proprio durante il giorno di quello strano omicidio avvenuto a casa mia…

Asami- A casa tua?
Tatsuya- Si…prima che ci venisse ad abitare quella puttanella, in quella casa abitavo io, con i miei genitori e le mie sorelle…

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